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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 175 di martedì 10 ottobre 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO TRAVERSI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 86, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di un'interpellanza e di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'interpellanza e di interrogazioni.

(Iniziative per pervenire in tempi brevi alla nomina dell'alta commissione per la valutazione dei progetti «Pinqua», in materia di sviluppo infrastrutturale e rigenerazione urbana - n. 3-00713)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Fede ed altri n. 3-00713 (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Tullio Ferrante, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con riferimento all'atto di sindacato ispettivo, si rappresenta quanto segue.

Con decreto ministeriale n. 106 del 18 aprile 2023 è stata ricostituita l'alta commissione di cui all'articolo 1, comma 439, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, per la valutazione delle proposte di rimodulazione relative al Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare (Pinqua), nonché delle proposte progettuali riguardanti il programma sperimentale Dateci spazio. Detta commissione, che si è già riunita il 2, il 16 e il 30 maggio, il 15 giugno, il 3 e il 24 luglio, il 5 e il 19 settembre e il 3 ottobre ultimo scorso, ha valutato 79 richieste di rimodulazione dei progetti inerenti al Pinqua: 74 di queste sono state valutate positivamente, per 3 sono state richieste integrazioni documentali e per 2 è stato espresso parere sfavorevole. La prossima riunione è stata già fissata per il prossimo 18 ottobre. Le rimodulazioni delle proposte oggetto di valutazione da parte dell'alta commissione intervenute dal 2 maggio scorso ad oggi non hanno comportato criticità tali da mettere in discussione il relativo finanziamento concesso e sono tutte in linea con il rispetto delle tempistiche del PNRR e del programma in particolare. Per completezza d'informazione, si comunica che per il programma “Dateci spazio” sono stati presentati 12 progetti, di cui 11 ammessi a finanziamento.

PRESIDENTE. Il deputato Fede ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Mi definisco parzialmente soddisfatto, nel senso che prendo atto delle comunicazioni che il Sottosegretario ci ha dato - e lo ringrazio – e, quindi, del fatto che sia avvenuta la semplice sostituzione dei funzionari dell'Alta Commissione in quiescenza. Peraltro, si tratta di un percorso che avviene mediamente dopo 40 anni di lavoro, quindi con un adeguato preavviso e non sicuramente di un'evenienza straordinaria, ma chiaramente ciò è avvenuto. Forse, è stata tardiva la risposta all'interrogazione, ma comprendo gli impegni del Sottosegretario e non voglio in alcun modo essere polemico gratuitamente. Quindi, che questa Commissione abbia ripreso la sua attività e abbia fatto anche diverse sedute ci fa piacere perché ricordo che i progetti Pinqua sono stati inseriti nel PNRR e sono quei progetti che andranno a riqualificare, a rimodulare e a ridare valore alla rigenerazione, alla riqualificazione, all'edilizia economica e sociale delle nostre città.

Chiaramente per noi si trattava di un obiettivo molto importante, essendo una delle tante azioni messe in atto grazie ai fondi che il nostro presidente, Giuseppe Conte, ha ottenuto in Europa e ha messo a disposizione dei Governi che, da quella data in poi, hanno l'obbligo di gestirli.

Quindi, chiaramente si tratta di opportunità uniche e irripetibili - da molti è stato definito un piano Marshall - di un evento eccezionale, come forse dal dopoguerra non se ne vedevano, ottenuto dalla capacità di dialogo in Europa per poter finalmente, per la prima volta, avere un'Europa solidale nei fatti e non un'Europa che dia diktat, indicazioni o che si opponga alle opportunità.

Questa iniziativa è quanto mai utile e necessaria e non poteva essere ritardata semplicemente - oserei dire, senza usare toni denigratori - dal banale compito di sostituire delle persone. Per questo ringrazio il Sottosegretario e mi auguro che la stessa celerità e attenzione siano tenute in tutti i procedimenti che andranno a formare le voci di spesa e vi sia facilità nell'esecuzione dei progetti del PNRR, perché sappiamo bene che questa disponibilità incredibile ha creato anche dei problemi e forse ha messo in difficoltà qualcuno che non riesce a gestirli nella maniera opportuna. Però, si tratta di risorse che - faccio un paragone con l'attualità - sono a disposizione, in parte, a fondo perduto, in parte, a un tasso più basso ed agevolato, molto più basso rispetto alle forme di autofinanziamento che in questi giorni il Governo sta facendo con l'emissione di buoni che costano e sono comunque un debito molto maggiore.

Quindi, non ricorriamo a spese che hanno costi maggiori, ma utilizziamo bene quelle che abbiamo, alla migliore possibilità economica a livello europeo. Questa è un'azione che dobbiamo svolgere continuativamente e la finalità di questa interrogazione era di sollecitare, di stimolare e di tenere alta l'attenzione perché quanto è avvenuto ultimamente, quando il Ministro Fitto è venuto in Aula a riferire del definanziamento di 16 miliardi dei fondi del PNRR - peraltro anche quelli destinati ai comuni e agli enti locali per riqualificare opere che erano necessarie da decenni - chiaramente non ci ha fatto piacere.

Quindi, da parte nostra c'è la massima disponibilità, con fare collaborativo, perché è nostra intenzione – com'è giusto che sia - dare le migliori soluzioni a questo Paese. Su questo non saremo mai polemici in maniera strumentale, ma sempre propositivi perché oltretutto sentiamo che questa misura, di fatto, ci appartenga. Siamo orgogliosi di aver dato questa opportunità che non dobbiamo sprecare, e non dobbiamo perdere neanche un euro. Quindi, per questo ringrazio e, comunque sia, auspico anche che ci sia una sempre maggiore e tempestiva condivisione in Aula delle informazioni, così come delle risposte da dare ai cittadini.

(Iniziative di competenza volte ad abrogare le imposte di attraversamento sui servizi essenziali corrisposte dagli enti locali a Rete ferroviaria italiana – n. 3-00714)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Penza ed altri n. 3-00714 (Vedi l'allegato A). Il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Tullio Ferrante, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Con riferimento a tale atto di sindacato ispettivo, la società Rete ferroviaria italiana ha rappresentato quanto segue. Il gestore dell'infrastruttura svolge le attività di gestione e manutenzione dell'infrastruttura connesse alla circolazione ferroviaria. Le cosiddette interferenze, cui fanno riferimento gli onorevoli interroganti, sono opere estranee all'infrastruttura ferroviaria nazionale, la cui realizzazione - com'è noto - è disciplinata dall'articolo 58 del DPR n. 753 del 1980. Tale norma prevede che il gestore dell'infrastruttura rilasci apposita autorizzazione per garantire la sicurezza delle opere e degli impianti e la regolarità dell'esercizio ferroviario. Per procedere a rilasciare questa autorizzazione ed assicurare la successiva gestione in sicurezza delle interferenze, sono previste tre fasi. La prima è quella del rilascio dell'autorizzazione che prevede l'esame della richiesta del gestore interferente da parte di RFI, al fine di verificare che la stessa non vada a inficiare la sicurezza e la regolarità dell'esercizio ferroviario.

La seconda è la realizzazione dell'opera effettuata dal gestore interferente nel corso della quale RFI, nel rispetto delle norme emanate dall'ANSFISA, svolge l'attività di sorveglianza e scorta obbligatoria per le lavorazioni eseguite nelle vicinanze dei binari. A queste possono aggiungersi i costi di concessione per eventuali rallentamenti e/o interruzioni dell'esercizio ferroviario.

La terza fase è quella della gestione e attivazione dell'opera interferente, nel corso della quale RFI effettua le seguenti attività: visite lungo linea per verificare che la presenza dell'interferenza non causi problemi all'infrastruttura ferroviaria; sorveglianza e scorta per far accedere nella proprietà ferroviaria il gestore interferente quando necessario; visite specialistiche nel caso di cavalcaferrovia; verifica ed archiviazione dei verbali di buon funzionamento dell'intero impianto che il gestore interferente è obbligato ad inviare ad RFI. Per la gestione dell'attività descritta, RFI sottoscrive appositi contratti con gli enti gestori di detti attraversamenti per il ripianamento dei costi di gestione delle interferenze, calcolati in termini di ore/uomo necessarie alle attività descritte e quelli legati alla stipula e alla gestione amministrativa dei contratti di attraversamenti e parallelismi.

Pertanto, il gestore dell'infrastruttura ferroviaria non applica imposte di autorizzazione o canoni annui di attraversamento, ma gli viene esclusivamente riconosciuto il ripianamento dei costi previsti da detti contratti sottoscritti con gli enti gestori degli attraversamenti per effettuare una serie di attività finalizzate a garantire la sicurezza della circolazione.

PRESIDENTE. Il deputato Penza ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, purtroppo non sono soddisfatto della risposta perché questa è stata data sulla base di una domanda che lei - o comunque il Governo - ha posto a Rete ferroviaria Italiana. La domanda posta effettivamente al Governo era molto semplice, ovvero si chiedeva cosa volesse fare questo Governo per far fronte a queste spese che sostengono i comuni, specialmente i comuni minori. È chiaro che una spesa del genere può essere affrontata da un comune più grande, che ne può risentire di meno, ma immaginiamo per un attimo un comune di 2.000 abitanti, come può essere ad esempio il comune di Montefredane, attraversato comunque da una linea ferroviaria.

Adesso la domanda che facciamo al Governo - e quindi ci saremmo aspettati un impegno del Governo su questo punto - è come facciano ad affrontare questi canoni i comuni minori, con bilanci minimi, in relazione ai quali gli amministratori locali fanno spesso fatica ogni anno a redigere anche un semplice bilancio.

Chiediamo se il Governo ha intenzione in qualche modo di andare incontro a questa esigenza, che oggi abbiamo portato qui in Aula. Però, capisco che, oltre a una risposta girata gentilmente da Rete ferroviaria italiana, non abbiamo di fatto un riscontro oggettivo da questo Governo.

Forse è stato posto in modo sbagliato, avremmo dovuto prevedere, invece, un impegno per questo Governo come un ordine del giorno perché, se a una domanda semplice su come il Governo voglia intraprendere un'azione per agevolare questi comuni mi viene risposto con una semplice risposta rigirata da Trenitalia, vorrà dire che lo strumento che abbiamo utilizzato è sbagliato. Quindi, sicuramente inoltrerò di nuovo, in un'altra forma, l'esigenza che chiedono anche questi comuni sotto forma di ordine del giorno e mi auguro che il Governo in tal senso voglia prendersi un impegno serio, perché in questo contesto non mi posso ritenere soddisfatto, in quanto non è una risposta precisa alla domanda che viene posta.

(Iniziative di competenza per una riforma del sistema del sostegno nelle scuole di ogni ordine e grado al fine di garantire il rispetto del principio di inclusione - n. 2-00062)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Morgante n. 2-00062 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Morgante se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MADDALENA MORGANTE (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, nell'anno scolastico 2021-2022, gli insegnanti di sostegno impiegati nelle nostre scuole, nelle scuole italiane, erano circa 207.000. Secondo quanto emerge dal report Istat - è proprio da questo dato che vorrei partire - sull'inclusione scolastica degli alunni con disabilità, più di 70.000 docenti di sostegno - quindi circa il 30 per cento, partendo dai 207.000 complessivi - non hanno una formazione specifica, in particolare sulle metodologie inclusive, ma sono stati chiamati nelle classi per far fronte alla carenza delle figure specializzate. In Italia abbiamo, quindi, un alto numero di cattedre di sostegno assegnate ai supplenti e moltissimi di questi non sono specializzati nella didattica speciale. Considerando, inoltre, la precarizzazione di queste cattedre, il numero dei docenti non specializzati è praticamente raddoppiato. È nota a tutti la notizia di una mamma che ha ritirato il proprio figlio da scuola a 16 anni dopo aver cambiato 17 insegnanti di sostegno in 10 anni. È un caso limite, certamente, ma denota, comunque, una criticità di questa problematica, una vera e propria emergenza degli insegnanti di sostegno. Inoltre, numerosi sono ancora i fattori della disuguaglianza scolastica, anche con alcune marcate differenze territoriali. Va però detto che la scuola italiana è, comunque, ai primi posti nel mondo per spirito di accoglienza e capacità di inclusione. Colgo l'occasione per ringraziare tutti gli insegnanti e tutto il personale scolastico che, quotidianamente, con passione e con competenza, lavorano ogni giorno nelle nostre scuole.

Forse, però, è arrivato il momento di un ritorno al vero e proprio senso di inclusione e integrazione a scuola, che è nata con le migliori intenzioni e che, molto spesso, riesce ancora a rappresentare un esempio alto a livello internazionale.

Pertanto, chiedo al Governo, in primo luogo, cosa intenda fare o, magari, stia già facendo per riformare il sistema di sostegno nelle scuole di ogni ordine e grado, sia in termini di reclutamento sia in termini di formazione specializzata, al fine davvero di garantire appieno il rispetto fondamentale del principio di inclusione scolastica, uniformemente su tutto il territorio nazionale. In secondo luogo, chiedo se sia stata effettuata una ricognizione delle strutture scolastiche esistenti sul territorio nazionale, con particolare riguardo alle barriere architettoniche ancora esistenti e, nel caso affermativo, quali siano i risultati di questo lavoro.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito, Paola Frassinetti, ha facoltà di rispondere.

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Morgante, con riferimento alla tematica dell'inclusione scolastica degli alunni con disabilità, relativamente allo specifico profilo concernente gli accorgimenti finalizzati all'abbattimento delle barriere architettoniche delle strutture scolastiche esistenti sul territorio nazionale, rappresento che il Ministero dell'Istruzione e del merito, attraverso un'estrazione dei dati contenuti nel Sistema nazionale delle anagrafi dell'edilizia scolastica, ha fotografato lo stato degli edifici italiani sotto il profilo degli accorgimenti adottati per il superamento delle barriere architettoniche. Ritengo doveroso precisare che non si tratta di un'indagine a campione ma di un vero e proprio censimento che ha interessato 40.221 edifici scolastici attivi in Italia o, comunque, adibiti ad attività connesse con la vita scolastica. Preciso che la legge prevede che i dati vengano caricati dagli enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico. L'indagine condotta dal Ministero ha evidenziato che, per l'anno scolastico 2022-2023, l'81,70 per cento del totale degli edifici ha adottato accorgimenti specifici finalizzati all'abbattimento delle barriere architettoniche. L'analisi dei dati restituisce, indubbiamente, una situazione differenziata tra le regioni. Così, per avere una visione puntuale delle diverse realtà territoriali, si rinvia al sito del Ministero, laddove detto monitoraggio è pubblicato, con cadenza annuale, in un'apposita sezione dedicata del Portale unico dei dati della scuola. Aggiungo che l'indagine periodica condotta e l'analisi dei dati conseguentemente raccolti consentono di provvedere a una ponderata e oculata programmazione delle risorse disponibili, con l'investimento delle stesse nella riqualificazione e nella costruzione di scuole innovative. In questa prospettiva, Governo, regioni ed enti locali operano in maniera coordinata per l'individuazione congiunta di soluzioni adeguate alla questione delle barriere architettoniche e funzionali alla definizione di migliori condizioni non solo degli edifici scolastici ma, altresì, della qualità della didattica.

Con riferimento all'altra questione posta con il presente atto ispettivo e, dunque, in relazione all'esigenza di garantire insegnanti di sostegno in tutti gli istituti facenti parti del sistema di istruzione, ricordo con soddisfazione che il decreto-legge n. 44 del 2023 ha previsto, per l'anno scolastico 2023-2024, un piano straordinario con il quale abbiamo voluto dare una risposta significativa e tempestiva alle esigenze degli studenti con disabilità, garantendo maggiori qualità di insegnamento e continuità didattica e riducendo, al contempo, il fenomeno del precariato degli insegnanti di sostegno. Si tratta, infatti, della più rilevante immissione in ruolo di docenti di sostegno negli ultimi anni, che ha fatto registrare una percentuale pari al 74,1 per cento di copertura dei posti del contingente su posto di sostegno, rispetto al 53,2 per cento di copertura nell'anno scolastico 2022-2023.

Quello che ho appena richiamato è solo un primo intervento, al quale seguiranno certamente ulteriori misure di sistema, cui il Ministero sta già lavorando, volte a garantire la massima qualificazione dei docenti di sostegno e, al contempo, a promuovere la continuità didattica di tali docenti a beneficio degli alunni con disabilità.

PRESIDENTE. La deputata Morgante ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MADDALENA MORGANTE (FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio il Sottosegretario, l'onorevole Frassinetti, per la sua risposta chiara, precisa, puntuale e pienamente esaustiva. La ringrazio, soprattutto, per avere sottolineato la volontà, l'impegno di questo Governo che, fin dall'inizio, ha dimostrato una forte sensibilità sul tema scolastico e anche sul merito. Grazie anche per le misure - illustrate nella risposta del Sottosegretario - che questo Governo ha già messo in campo. Grazie al Governo, infatti, l'attività che è stata svolta fin dai primi mesi di questa legislatura ha voluto rimettere il merito al centro del sistema scolastico e universitario, ha voluto contrastare la dispersione scolastica, ha voluto valorizzare la professione del docente ma anche tutelare le scuole paritarie e la libertà educativa delle famiglie.

La nostra Costituzione mette al proprio centro la persona e così credo fortemente che la scuola debba mettere al proprio centro, anche qui, la persona, per quanto riguarda gli studenti ma anche i docenti. Credo che oggi, più che mai, davvero la scuola debba tornare a essere un vero e proprio ascensore sociale, in modo da garantire a tutti gli studenti e a tutti i nostri ragazzi capaci e meritevoli di avanzare, senza alcun tipo di problema, nel proprio percorso scolastico. Questo è il merito, questo significa il merito, il merito consente proprio questo, consente a tutti gli studenti volenterosi di raggiungere i propri traguardi, i propri obiettivi, indipendentemente dalla situazione economica di partenza.

Sono anche fortemente convinta, Sottosegretario, che la scuola debba educare i ragazzi al rispetto delle persone e al rispetto delle regole e promuovere anche il senso di comunità, la bellezza di appartenere alla nostra comunità. È bello impegnarsi per un modello educativo e crederci tutti insieme, un modello educativo fondato sul rispetto reciproco e sulla capacità di andare oltre e di abbattere quelle barriere fisiche e anche mentali.

E questo significa impegnarsi per una Nazione che guardi al futuro e che non lasci indietro nessuno; questo vuol dire, ritornando al tema dell'inclusione scolastica, avere anche una scuola in grado di raggiungere davvero tutti i ragazzi, anche quelli più fragili e anche quelli che si trovano in situazioni familiari magari più svantaggiate. Sono sicura, signor Presidente e signor Sottosegretario, che il Governo manterrà sempre alta l'attenzione su una tematica così importante, qual è quella della scuola, garantendo il sostegno ai ragazzi con queste forme di fragilità.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento di un'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 13.

La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 13.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa della seduta sono complessivamente 85, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Comunicazioni del Governo sulla situazione e le prospettive in Medio Oriente a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Governo sulla situazione e le prospettive in Medio Oriente a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele.

Avverto che è in distribuzione l'organizzazione dei tempi che è stata anticipata nella giornata di ieri ai gruppi parlamentari e che sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

Ricordo che le eventuali risoluzioni riferite alle comunicazioni del Governo dovranno essere presentate nel corso della discussione.

(Intervento del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, ho voluto essere subito qui, in quest'Aula per riferire sul conflitto provocato dalla feroce aggressione di Hamas di sabato scorso e sull'azione diplomatica che stiamo conducendo per evitare un'escalation.

Sabato mattina Israele ha subito un attacco a sorpresa su larga scala, come cinquant'anni fa, durante lo Yom Kippur: civili inermi sono stati assaliti mentre celebravano lo Sukkōt, la Festa delle capanne, una delle ricorrenze più importanti del calendario ebraico.

L'offensiva, avviata con un massiccio lancio di razzi verso Tel Aviv, Gerusalemme e tutti i principali centri del Sud di Israele è stata accompagnata da incursioni di unità armate in territorio israeliano. I terroristi hanno assaltato città e piccole comunità vicine al confine e colpito in maniera indiscriminata obiettivi civili, seminando morte e terrore.

Tutti noi abbiamo visto le immagini strazianti dei ragazzi braccati e decimati nel deserto, del kibbutz di Be'eri, ridotto a fossa comune, degli anziani strappati alle loro case. Il bilancio, ancora ufficioso, è pesantissimo e, purtroppo, destinato ad aggravarsi con il passare dei giorni. Tra gli israeliani si contano più di 900 morti e oltre 2.600 feriti, decine di ostaggi sono stati deportati nella striscia di Gaza, ma da sabato mattina abbiamo dato subito priorità alla situazione degli italiani in Israele. Sono in contatto costante con l'Unità di crisi del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, con l'Ambasciata di Tel Aviv, con quella di Beirut, con il Consolato generale a Gerusalemme, che ringrazio per la dedizione e il grande lavoro svolto. Stiamo operando incessantemente per assistere i nostri connazionali. Gli italiani residenti in Israele sono oltre 18.000, tra cui numerosi cittadini con doppia cittadinanza. Circa 1.000 ragazzi con doppio passaporto sono arruolati nell'esercito israeliano per il servizio di leva. Nella striscia di Gaza la presenza stimata è di 10 italiani in totale, inclusa una bambina di un anno. È presente, altresì, a Gerico un nucleo di Carabinieri, impegnato nella formazione della Polizia palestinese, con la missione MIADIT.

Purtroppo, non abbiamo ancora notizie certe dei coniugi italo-israeliani ancora dispersi, probabilmente presi in ostaggio. Liliach Lea Havron e Eviatar Moshe Kipnis vivevano nel kibbutz di Be'eri, teatro di un massacro. Faremo il possibile per trovarli e portarli in salvo.

Abbiamo assistito e continuiamo ad assistere i viaggiatori temporanei, per consentire il loro rientro a casa.

Non abbiamo notizie certe, esatte degli italiani presenti, perché molti non sono registrati nelle App di Viaggiare Sicuri o del Ministero degli Affari esteri, quindi, ogni tanto si manifesta la presenza di gruppi di italiani. Noi riteniamo che siano circa 1.000, che si aggiungono ai 18.000. Stiamo lavorando per rimpatriarli tutti. Stamane ne sono partiti 200, con due voli militari organizzati dal Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e dal Ministero della Difesa; 180 dovrebbero partire oggi pomeriggio, con un volo di una compagnia privata, la Neos Air, che dovrebbe atterrare all'aeroporto di Verona. Nei prossimi giorni dovremmo rimpatriare altri 500 italiani, con due voli militari e altri due voli della compagnia privata Neos Air. Ci sono, poi, già altri circa 100 italiani che sono tornati in questi giorni, con voli di compagnie private, El Al e Ryanair; adesso vola - pare - soltanto El Al; finché hanno volato le altre compagnie, sono tornati per loro conto con queste compagnie, come avete visto dai servizi delle televisioni. Questo è quello che riguarda i nostri cittadini italiani, che continueremo ad assistere in tutti i modi possibili. Però, è importante che tutti i connazionali si registrino sul sito Viaggiare Sicuri e scarichino l'App Unità di Crisi, attivando la geolocalizzazione.

Sabato ho partecipato a una riunione d'urgenza a Palazzo Chigi, presieduta dal Presidente del Consiglio, con i Ministri dell'Interno e della Difesa, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e i vertici dell'intelligence: abbiamo rafforzato le misure di sicurezza per la comunità ebraica e gli obiettivi sensibili in Italia e, in particolare, il ghetto di Roma. E proprio ieri abbiamo ricordato il terribile attentato alla sinagoga di 41 anni fa.

A seguito dell'aggressione subita sabato, il Governo israeliano ha immediatamente dichiarato lo stato di guerra e attivato attacchi aerei sulla Striscia. C'è, purtroppo, da attendersi un più ampio contrattacco di terra e si contano finora oltre 700 palestinesi uccisi e circa 4.000 feriti.

Per questa folle spirale di violenza è chiaro che c'è un solo e unico responsabile, che è Hamas. Il gruppo terroristico ha rivendicato la paternità dell'attacco e lanciato un appello ad altre formazioni militari radicali e all'intero popolo palestinese a unirsi alla mobilitazione contro Israele.

Alle ostilità sul fronte meridionale si è aggiunto, già nelle prime ore di domenica, il lancio di razzi di Hezbollah verso postazioni militari israeliane vicine alla linea di demarcazione con il Libano: un segno di solidarietà e di evidente raccordo operativo con le azioni di Hamas. Israele ha risposto attaccando le postazioni del Partito di Dio nel sud del Libano e anche stanotte scambi di artiglieria e razzi si sono susseguiti lungo la Linea Blu. Tre miliziani di Hezbollah sono morti. Abbiamo in Libano oltre 1.100 nostri militari, che operano con il contingente UNIFIL a guida italiana e la missione bilaterale MIBIL. Si registrano scontri e disordini anche a Gerusalemme Est e in varie località della Cisgiordania.

L'attacco di Hamas contro Israele è un gravissimo atto di aggressione, privo di giustificazione; ha causato centinaia di vittime innocenti e migliaia di feriti e ha riacceso un conflitto che rischia ora di estendersi, con conseguenze devastanti. Un'azione così brutale e irresponsabile deve essere condannata senza alcuna ambiguità.

Israele è una Nazione sovrana che ha il diritto di esistere e difendersi da chi vuole cancellarla dalla carta geografica. Ha il diritto fondamentale di vivere in pace e sicurezza. Nessun popolo dovrebbe essere costretto a vivere costantemente nell'angoscia e nella paura degli attacchi terroristici.

Auspico che dal Parlamento arrivi un messaggio unitario in tal senso. Il Governo ha immediatamente condannato gli attacchi contro Israele e il Presidente del Consiglio ha chiamato il Premier Netanyahu per esprimere solidarietà al Governo e al popolo israeliano. Il Capo dello Stato ha inviato un messaggio di cordoglio al Presidente israeliano Herzog. Domenica ho avuto un lungo colloquio telefonico con il Ministro Cohen, manifestando la mia vicinanza e ribadendo l'impegno incondizionato dell'Italia per la difesa e la sicurezza di Israele. Stiamo lavorando a tutto campo in stretto coordinamento con la comunità internazionale, le istituzioni europee e i Paesi alleati. Una ferma condanna per le efferate violenze verso i civili colpiti e rapiti dalle loro case è giunta subito dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres. Il Presidente Biden ha assicurato il pieno sostegno statunitense alla sicurezza di Israele, ribadendo il suo assoluto diritto a difendersi e ha messo in guardia altri potenziali attori ostili sulle conseguenze di eventuali tentativi di sfruttare la situazione per ottenere vantaggi.

Piena solidarietà a Israele è stata espressa anche dall'Unione europea. In un comunicato a nome dei 27 Stati membri, sabato, abbiamo chiesto l'immediata cessazione degli attacchi insensati, sottolineando come essi non faranno altro che acuire le tensioni sul terreno, compromettendo, in tal modo, le giuste aspirazioni del popolo palestinese.

Questo pomeriggio, alle 16, prenderò parte a una riunione straordinaria del Consiglio Affari esteri dell'Unione europea interamente dedicata alla crisi in atto e saranno collegati anche il Ministri degli Affari esteri israeliano e il Ministro degli Affari esteri palestinese. Discuteremo anche degli aiuti umanitari, su cui abbiamo ascoltato dichiarazioni contraddittorie a livello europeo. Per quanto riguarda gli aiuti italiani, verificheremo che siano effettivamente utilizzati a fini umanitari e non per altri scopi.

Il Presidente del Consiglio, ieri sera, ha partecipato a un vertice con i leader di Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito. Al centro della discussione le iniziative politiche per evitare l'ampliamento del conflitto e l'esigenza assoluta di tutelare la vita degli ostaggi, a cominciare dai bambini. In precedenza, avevo partecipato anch'io, domenica, a una riunione con il Segretario di Stato Antony Blinken e gli altri colleghi del “quintetto”. Dietro richiesta di Emirati Arabi Uniti e Malta, il Consiglio di sicurezza si è riunito per consultazioni a porte chiuse domenica. È stato triste constatare come alcuni membri, tra cui la Russia, abbiano impedito una condanna esplicita di Hamas. Su impulso giordano, domani si terrà una riunione ministeriale della Lega araba al Cairo. Vedrò, nella capitale egiziana, il Segretario generale Aboul Gheit, subito prima della sua riunione con i Ministri arabi.

Non è la prima volta, purtroppo, che assistiamo a un confronto armato tra Hamas e Israele, ma la dimensione e il livello di violenza di quest'attacco sono senza precedenti e rischiano di trascinare una regione già afflitta da continui focolai di instabilità in una guerra generalizzata, che metterebbe a repentaglio ogni possibilità di dialogo.

Gli attacchi di Hamas s'inseriscono in un quadro regionale complesso. I terroristi che controllano Gaza hanno, infatti, trovato una sponda in Hezbollah. Il coinvolgimento del “Partito di Dio” può destabilizzare un Paese, il Libano, già da tempo attanagliato da una crisi politica. Ieri, il Presidente del Consiglio ha ribadito al Primo Ministro libanese, Mikati l'impegno dell'Italia a evitare questa prospettiva. Il Libano rimane una nostra priorità.

Desta forte preoccupazione, invece, il ruolo dell'Iran. Le autorità di Teheran hanno espresso solidarietà e sostegno alle azioni di Hamas. Si tratta, al momento, di un sostegno per lo più politico, ma i festeggiamenti al Parlamento di Teheran non sono certo un buon segnale.

Altro obiettivo dichiarato di Hamas è interrompere le positive dinamiche d'integrazione regionale messe in atto dagli accordi di Abramo del 2020 e, da ultimo, dall'avvicinamento tra Israele e Arabia Saudita. È un processo che, invece, va tutelato; può fornire un contributo importante alla pace, alla stabilità e alla prosperità regionale e portare benefici allo stesso popolo palestinese. Non dobbiamo dividere l'Occidente dal mondo arabo che ha tentato di normalizzare i suoi rapporti con Israele. È fondamentale lavorare, in collaborazione con i nostri alleati, per promuovere una de-escalation e mettere in atto iniziative umanitarie per mitigare le sofferenze della popolazione civile.

Possiamo contare anche sul contributo costruttivo dell'Arabia Saudita, della Giordania e dell'Egitto, Paesi arabi che, come noi, vogliono evitare un allargamento del conflitto. Non è un caso che proprio da Riad, Amman e Il Cairo siano venuti pronti e chiari inviti alla moderazione, nel solco del contributo già profuso da Egitto e Giordania, con gli Stati Uniti, per il raggiungimento, in febbraio e marzo, delle intese di Aqaba e Sharm el-Sheik, che avevano portato a un abbassamento del livello di tensione, propensione alla moderazione che ho potuto anche constatare direttamente, la scorsa settimana, durante la mia missione a Riad. Nel pomeriggio di domenica, ho avuto colloqui telefonici con il collega egiziano Shoukry e il giordano Safadi. Ho espresso apprezzamento per l'azione stabilizzatrice svolta da lunga data da Egitto e Giordania nella regione. Ho sottolineato, in particolare, l'importanza del ruolo di Amman quale custode dei luoghi sacri di Gerusalemme. A entrambi i Ministri ho offerto la piena disponibilità dell'Italia a contribuire agli sforzi diplomatici.

Nella stessa prospettiva, tra ieri e oggi, ho parlato con i colleghi di Emirati Arabi Uniti e Turchia, oltre che con il patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa. Prevedo numerosi altri contatti nelle prossime ore, ad esempio con i Ministri di Qatar e Algeria.

Domani incontrerò, a Il Cairo, il Presidente al-Sisi e il Ministro degli Esteri Shoukry. Quest'ultimo sta conducendo una fittissima rete di contatti con i principali interlocutori internazionali. L'Egitto è un interlocutore cruciale e può svolgere, oggi, come ha già fatto in passato, un ruolo fondamentale di tramite con Hamas in situazioni di crisi, anche per favorire una trattativa sugli ostaggi. Con il Ministro Shoukry, firmerò anche una dichiarazione in materia di contrasto all'immigrazione irregolare. Questa nuova crisi ci ricorda che non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia su questo fronte.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, la drammatica situazione di questi giorni richiama la necessità di riportare il processo di pace al centro dell'attenzione internazionale. La posizione dell'Italia al riguardo è molto chiara. Restiamo convinti che la sola via per la pace sia una soluzione a due Stati, giusta e sostenibile, negoziata direttamente tra le parti, in linea con i parametri stabiliti dal diritto internazionale e dalle rilevanti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Sembrano, ahimè, trascorsi secoli dagli Accordi di Oslo, che avevano offerto la visione di due Stati fatti per vivere nel reciproco riconoscimento e per la realizzazione di due diritti, quello di Israele, a esistere e vivere in pace e in sicurezza, e quello del popolo palestinese, ad avere una patria.

Rimane indispensabile recuperare quella visione per restituire una speranza alle popolazioni di questa martoriata regione, una speranza che la guerra sembra aver tragicamente annientato ma che non dobbiamo abbandonare, operando per far tacere le armi, aiutare le popolazioni sofferenti e rilanciare un orizzonte politico e un ritorno delle parti al tavolo. Questo è il nostro obiettivo. A questo l'Italia lavora, con la forza che le deriva dall'essere interlocutore credibile ed equilibrato, Paese fondatore dell'Unione europea e futuro Presidente del G7. Vi ringrazio (Applausi).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo. Ha chiesto di parlare il deputato Simone Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro Tajani, la ringrazio per il lavoro svolto da lei, dalla Farnesina e, in particolare, dall'unità di crisi in questo tragico frangente. Grazie per aver organizzato e riportato nel nostro Paese, con voli militari e privati, come lei ha appena accennato, in tempi brevissimi i nostri connazionali e per aver supportato innumerevoli connazionali che sono, comunque, riusciti a tornare con i propri mezzi nel nostro Paese.

Come ha ricordato lei, Ministro Tajani, ad oggi il bilancio ufficioso è pesantissimo. Le cifre le ha indicate lei prima: più di 900 morti, 2.500 feriti, tantissimi ostaggi. Grande impatto ha avuto nell'opinione pubblica italiana la notizia che sabato all'alba c'è stato un attacco al festival Supernova nel Sud d'Israele, dove per ore i miliziani di Hamas hanno inseguito a bordo di jeep, moto, pick-up e addirittura deltaplani le persone e i ragazzi che cercavano di fuggire e di nascondersi. Li hanno uccisi e li hanno sequestrati. Testimoni hanno raccontato di violenze, esecuzioni e stupri. Le immagini e le cronache ci raccontano di cadaveri abbandonati per strada, civili uccisi alle fermate degli autobus, in cortili e spazi pubblici vicino alle case, mentre i sopravvissuti raccontano di un numero imprecisato di persone sequestrate e portate via, ad esempio a Sderot, la più grande cittadina israeliana vicino alla Striscia di Gaza e una delle prime città a essere attaccate da Hamas. Colleghi, Hamas ha messo in atto una tremenda brutalità jihadista, Hamas proprio come l'ISIS.

Condanniamo fermamente questo feroce e vile attacco terroristico su più fronti messo in atto da Hamas. Ribadiamo per Israele il diritto di vivere in pace e, come lei ha accennato, Ministro, anche per il popolo palestinese il diritto di avere una patria. Voglio anche sottolineare il grande rischio di un coinvolgimento di Hezbollah, che potrebbe coinvolgere anche i nostri circa 1.200 soldati della missione UNIFIL che sono dislocati al confine fra Israele e Libano, soldati che lavorano per la pace e per sostenere le popolazioni locali. Questo atroce attacco di Hamas è esploso al Sud ma il rischio di destabilizzazione riguarda anche il Nord. Come lei stesso ha dichiarato, Ministro Tajani, ci dispiace vedere i salti di gioia in Parlamento a Teheran per quanto sta accadendo in Israele e condanniamo questa condotta del Parlamento iraniano.

Ministro, è necessario fermare ogni sorta di finanziamento a Gaza dall'Italia o da privati italiani o associazioni italiane, perché c'è un forte rischio di finanziamenti indiretti ad Hamas. Esprimiamo, quindi, la nostra piena solidarietà al popolo israeliano. Siamo al fianco del popolo israeliano in questo difficile momento e ribadiamo, con convinzione, il nostro sostegno a lungo termine a Israele. Il nostro pensiero e la nostra preghiera sono costantemente rivolti al popolo israeliano. Auspichiamo la fine immediata degli attacchi e una rapida de-escalation del conflitto, con un'iniziativa diplomatica internazionale, e auspichiamo che si possano mettere in atto iniziative umanitarie al più presto per diminuire le sofferenze di questa popolazione. Ministro, colleghi, il terrore non deve prevalere (Applausi dei deputati dei gruppi Lega e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la ringraziamo per le parole e per l'impegno, anche fattivo, per quel che riguarda gli italiani presenti in Israele e per le parole equilibrate che ha speso. L'attacco terroristico su larga scala, una scala di guerra che ha portato al massacro di centinaia e centinaia di civili israeliani inermi da parte di Hamas, è una barbarie inumana e indicibile che non ha ragioni né giustificazioni possibili. Hamas è un'organizzazione terroristica nata per contestare a Israele il diritto stesso ad esistere come Stato e considera i civili israeliani come bersagli militari. Propugna la più spietata, cinica e oscurantista dittatura fanatica contro la libertà delle donne e degli uomini anche nella Striscia di Gaza. La carneficina dei ragazzi del rave, colpevoli agli occhi dei massacratori di vivere la loro libertà, è l'emblema dell'odio che Hamas ha per i fondamenti della civiltà e della società aperta e libera europea. È un segno del legame ideologico e simbolico tra Hamas e i sostenitori del regime iraniano, che da un anno reprime nel sangue la forte ed eroica voglia di libertà delle donne e degli uomini iraniani, giovani e non solo. Ministro, abbiamo valutazioni precise sull'attuale leadership di Tel Aviv, sui suoi errori e responsabilità nella politica interna ed esterna di Israele, certo, ma questo non cambia in alcun modo il giudizio su quanto accaduto. L'attacco è a Israele e alla sua esistenza, profondo, efferato e radicale. Certamente, il fanatismo vuole interrompere anche le prospettive inedite di dialogo tra Israele e il mondo islamico, far ripiombare il Medio Oriente nella fase più buia della contrapposizione violenta e senza speranza. A questo bisogna opporsi reagendo in termini di sicurezza e di iniziativa politica internazionale, insistendo nel rendere chiara la volontà di una pace sostenibile in Medio Oriente, nell'interesse di tutte le donne e gli uomini che vi abitano, a prescindere dalla loro religione e dal Paese in cui vivono.

Tutto questo non è lontano da noi, questo riguarda l'Europa dall'interno, le sue istituzioni, i nostri valori fondativi, riporta alla stagione non lontana degli attacchi terroristici, legati da una scia di sangue con la strage dello scorso weekend. Concludo dicendo che siamo al fianco di Israele, della sua difesa della libertà e della democrazia, sosteniamo il suo sforzo di disarticolare e neutralizzare la violenza di Hamas. L'obiettivo non è la vendetta ma la ricostruzione di una prospettiva positiva, in cui in ogni momento resti chiara la distinzione tra lo scempio dei terroristi e la forza esercitata da uno Stato di diritto che rispetta e deve rispettare il diritto internazionale umanitario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maullu. Ne ha facoltà.  

STEFANO GIOVANNI MAULLU (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, signor Ministro, grazie soprattutto per avere dato un quadro di insieme rispetto a una tragedia che ha colpito Israele ma che credo abbia colpito tutto l'Occidente democratico, che si rivede in dinamiche che durano ormai da decenni e che hanno una triste scia di sangue. Sono troppi gli episodi per non avere la dimensione di memoria di ciò che è accaduto nei confronti di Israele, da Monaco per arrivare sino a sabato, quando migliaia di innocenti sono stati messi a ferro e fuoco, sgozzati, sono stati passati per le armi senza alcuna pietà da terroristi. La dimensione, l'aggressione e le regole di ingaggio che Hamas ha voluto sviluppare in quel contesto sono infatti regole di ingaggio proprie di chi semina il terrore, di chi semina il terrore nei propri territori, di chi lo ha fatto fuori dei propri territori. Basterebbe ricordare il Bataclan, qualche anno fa, basterebbe ricordare la tragedia dello Stato islamico e il terrore che si diffuse in tutte le nostre comunità. Allora, dire che siamo vicini a Israele probabilmente non basta, non basta soprattutto per i tanti distinguo che affiorano nella nostra società, per i tanti distinguo che vengono fatti tra chi è democrazia piena e compiuta in un contesto di teocrazie religiose e di dittature militari, in un contesto in cui non esiste la democrazia come siamo abituati a considerarla e, qualche volta, non ci rendiamo conto dell'estremo valore che essa ha.

Difendere Israele significa difendere tutti noi e ricordare magari chi qui, in quest'Aula, chiamava Israele un pezzo di Europa e voleva a tutti i costi - e parlo di Marco Pannella - riportare questo pezzo di democrazia in un contesto mediorientale all'interno di un disegno più vasto, che significa democrazia, libertà e sviluppo. Ma tutto questo credo vada attualizzato, e bene ha fatto il Ministro Tajani, e bene ha fatto ancora prima il Presidente del Consiglio a dire che siamo al fianco di Israele. Lo siamo per tradizionali rapporti di buon vicinato con tutto il settore mediorientale; lo siamo per un rapporto assolutamente sinergico con questa democrazia, ma soprattutto lo siamo perché è un contesto di pericolo.

Credo sia evidente a tutti che esiste una faglia, una divisione tra sciiti e sunniti e i palestinesi sono l'elemento che viene utilizzato per alimentare questo contrasto e questa sorta di egemonia nel Golfo. E viene fatto nella maniera più brutale: viene fatto usando il terrore. Quindi, nel dire che siamo con Israele, occorre dire, in maniera ferma, in maniera assolutamente rigorosa, che non è possibile accettare distinguo; non è possibile farlo neanche leggendo, ad esempio, le espressioni di un giovane ricercatore che sta a Bologna, che è stato protetto, curato e tutelato da questa democrazia, da questa Repubblica, da questo Governo, per poter tornare libero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È inaccettabile che non si possa dire con grande chiarezza, anche da chi ha avuto la possibilità di apprezzare i benefici della democrazia, che ciò che è accaduto sabato è puro terrorismo; soprattutto, non è possibile sentire queste parole da chi ha avuto coetanei ammazzati nella maniera più barbara possibile. È un discorso complesso quello che credo leghi la geopolitica e Israele, ci riporta probabilmente all'inizio del protettorato britannico, quando il Gran Mufti arabo aveva addirittura formato battaglioni che spalleggiavano le SS nella lotta contro gli ebrei.

Credo che tutto questo, insieme a piccoli pezzi di storia, debba servire, soprattutto, in quest'Aula, perché arrivi forte e chiara la volontà di questo Governo e di questa maggioranza di tutelare Israele “senza se e senza ma” e che occorre ragionare sui motivi che spingono ancora oggi tante forze politiche a non prendere piena coscienza di tutto quello che noi stiamo vedendo, a non vedere questo disegno che tende a minacciare le nostre libertà nella maniera più bieca possibile, utilizzando il terrore rispetto a valori e procedure che tutti noi siamo abituati a considerare ormai preistoria, ma che ancora oggi in tanti Paesi sono realtà.

Il Ministro degli Affari esteri ha citato l'Iran. Bene, l'Iran ha avuto manifestazioni di giubilo all'interno del proprio Parlamento rispetto a ciò che è accaduto in Israele, ma è la stessa teocrazia che tende a eliminare qualsiasi diritto democratico per i propri cittadini, per le donne, e credo che tutto questo vada rammentato in un discorso più ampio che ci deve vedere protagonisti, come bene ha illustrato il Ministro Tajani, di un processo certamente di pacificazione, per la ripresa degli Accordi di Abramo, che avevano un grande valore perché permettevano a tutti i Paesi del Golfo, che non avevano mai avuto eventi bellici con Israele, di rincominciare a dialogare. Tutto questo ha fatto paura, soprattutto a tutti coloro che continuano a usare i palestinesi come strumento di morte e di lotta politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, intanto la ringrazio per quanto ci ha riferito in maniera puntuale, che ci permette di ricostruire i fatti, le responsabilità e anche informazioni preziose per quanto riguarda i nostri connazionali, ma soprattutto ci avvicina a questa tragica situazione e ci fa dire che non c'è pace per Israele, non c'è pace per i fratelli maggiori nella fede, le donne e gli uomini che abitarono e regnarono su quelle terre. Non c'è pace per quell'uomo o per quel popolo errante, eternamente alla ricerca della sua terra promessa. Non c'è pace per i figli di coloro che lasciarono l'Europa dopo la tragica vicenda della Seconda guerra mondiale, cercando qualcosa di meglio per il proprio futuro. Non c'è pace per Israele. Non c'è pace per la Palestina, per i palestinesi, per i bambini palestinesi, per gli operai palestinesi, pendolari tra due mondi separati da un muro che li costringe a interminabili code che separano le loro case dai loro luoghi di lavoro.

Non c'è pace per Israele, non c'è pace per due popoli che la storia sospinge in una terra comune: due popoli che hanno bisogno di due Stati. In un mondo in cui la guerra si accende improvvisamente, laddove non era fino al giorno prima immaginabile, in un mondo in cui perfino le bandiere della democrazia e della pace vengono ammainate con grande facilità e rapidità da un giorno all'altro, potendo contare sull'indifferenza o, addirittura, sulla complicità degli altri, anche tra di noi, ecco in un mondo che la politica sembra aver smesso di abitare il conflitto israeliano-palestinese sembrava finito ai margini delle cronache e destinato a non assumere più quel ruolo di emblema di ogni conflitto.

Oggi le dinamiche di questa improvvisa, crudele e disumana guerra riportano in quella martoriata terra il primato tra i conflitti. Lì troviamo terrorismo, religione, problemi storici e secolari dell'immigrazione, temi sull'uso delle risorse, sviluppo economico, rivendicazione della storia, ingiustizie, ingerenze straniere, differenze culturali: ogni possibile forma di conflitto si riaffaccia tra le alture del Golan e il deserto del Negev. E sembra voler mostrare al mondo l'insuperabilità di questo male e il primato di questo luogo che tiene in sé tutto ciò e conserva la salvezza di Gerusalemme. E non è possibile, per chi tra noi abbia non solo cuore ma anche una minima capacità di lettura di quanto accade nel mondo, non precipitare in un abisso per vedere che quel male - quel male - attraversa anche noi.

Nessuno sconto, quindi, nessuna giustificazione, nessuna apertura al dubbio per chi volontariamente individua nelle persone innocenti un nemico, per chi ritiene di poterne straziare le vite in nome di una propria ragione, di una propria storia, di un proprio Dio, di un proprio interesse e finanche di un proprio diritto. Nessuna bandiera nelle nostre istituzioni, nelle nostre scuole, nelle nostre case può sventolare portando con sé quest'ambiguità del male.

Allora, signor Ministro, mi unisco alle sue parole, in questo caso la responsabilità è chiara e ha un nome: ha il nome di Hamas. Quindi, nessuna porta spalancata, nessun cedimento di fronte al giudizio di cosa sia terrorismo, cosa sia inganno, cosa sia odio, cosa sia cospirazione, cosa sia dittatura e cosa sia sottomissione.

È guerra in Israele, è una guerra che mostra il proprio volto atroce per il modo in cui si accanisce sugli innocenti, che palesa come vi siano organizzazioni in grado di tenere sotto scacco popoli, Governi e Stati che fingono di essere democrazie ma tengono sotto il proprio giogo il proprio popolo e partecipano alla creazione della guerra.

È guerra in Israele e le immagini che ci giungono straziano il cuore di chi ha amato quei luoghi. È guerra in Israele, ma ciò che ha saputo superare e ingannare i migliori servizi segreti, ciò che ha saputo superare e ingannare la tecnologia che si credeva più avanzata, ciò che lascia sbalorditi per la dinamica avvenuta sul territorio è, in realtà, un grande monito per l'Europa e per il mondo intero: chi ha colpito lo ha fatto per impedire che un grande processo di pace andasse avanti, per fermare un cambiamento che sarebbe arrivato inesorabile a soverchiare quello che per loro era il sogno di vittoria inseguito per generazioni; disposti a tutto per questo, anche a tenere in ostaggio il proprio popolo, come abbiamo detto.

È guerra e la guerra è davanti a noi ed è visibile a tutti: porta i segni della distruzione, della morte e della crudeltà. Non hanno visto arrivare i deltaplani a motore, i parapendii diventati strumento di morte, ma anche noi non dobbiamo commettere l'errore non solo di non capire cosa stia accadendo in Israele e come schierarci, ma di non vedere e non sentire quei segnali e quei ronzii che violano non il nostro spazio aereo, ma la nostra civiltà, la nostra cultura, la nostra forza nel mondo.

Per noi, per Israele, per le guerre che incendiano il mondo la bandiera della pace che dobbiamo sventolare si chiama “umanità”, si chiama “compassione”, si chiama “comprensione” e “accoglienza”, si chiama in una parola “politica”.

È guerra in Israele e non vi è tristezza più grande, nel piangere con loro, che quella di temere che il mondo non lo sappia vedere, che il mondo non lo sappia riconoscere.

La guerra porta come responsabile, lo abbiamo detto, un nome: Hamas. Siamo vicini alle vittime israeliane e palestinesi, preghiamo perché l'escalation non vada oltre la capacità di difendersi e la possibilità di esistere in quel territorio.

Chiediamo al nostro Paese, chiediamo alla politica, chiediamo all'Europa di rimanere vigili per evitare l'escalation e per consentire a Israele di esercitare il suo diritto di esistere (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Ministro, onorevoli colleghi, permettetemi innanzitutto di ringraziare il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, la nostra ambasciata a Tel Aviv, il nostro consolato a Gerusalemme e l'unità di crisi della Farnesina i cui funzionari stanno svolgendo un lavoro egregio a supporto dei nostri connazionali che attualmente si trovano in Israele.

Il nostro primo pensiero va a tutti quegli italiani che in queste ore si trovano in una situazione di grande incertezza e pericolo. In questo momento di forte preoccupazione, è doveroso sottolineare come il Governo italiano stia lavorando alacremente in stretta collaborazione con le autorità israeliane per garantire la sicurezza e l'assistenza a tutti i nostri connazionali coinvolti in questa crisi.

Dopo i missili lanciati da Gaza e la successiva rappresaglia condotta da Israele, che nel frattempo ha indetto lo stato di guerra, si conta già un numero complessivo elevato di vittime tra civili e militari; si parla anche di decine di ostaggi in mano ai palestinesi. La situazione è difficile e impossibile da prevedere.

Entrando più nel merito dell'analisi geopolitica, risulta evidente come la situazione in Israele costituisca solo un tassello di un puzzle globale più complesso, caratterizzato da conflitti e tensioni in molte regioni del mondo: pensiamo alla vicina Ucraina. Il conflitto arabo-israeliano da decenni è una questione di grande rilevanza e fonte di tensione internazionale, e la recente escalation tra Hamas e Israele ne è, purtroppo, solo l'ultimo capitolo.

L'attacco di Hamas contro Israele è inedito per grandezza, portata e danni causati, soprattutto in termini di perdite di vite umane. Emerge la necessità di un impegno costante da parte dei Paesi europei per promuovere la pace, il dialogo e una soluzione duratura, al fine di garantire la stabilità della regione. Abbiamo una diplomazia di primo livello, capace di sfruttare le proprie relazioni internazionali, e la credibilità del nostro Paese per raggiungere l'obiettivo. L'Italia può farsi promotrice di un impegno coordinato a livello internazionale, coinvolgendo Paesi come l'Egitto, la Giordania e l'Arabia Saudita che possono svolgere un ruolo fondamentale nella mediazione tra le parti in conflitto nella regione. Dobbiamo tutti impegnarci per una soluzione diplomatica della crisi e per una de-escalation immediata e duratura, come giustamente ha sottolineato lei, Ministro Tajani: la situazione è estremamente delicata e richiede un approccio bilanciato.

Riconosciamo il diritto di Israele a difendersi contro l'aggressione di Hamas che ha causato sofferenze indicibili tra la popolazione civile: questo è un principio fondamentale e un dovere morale. Per la violenza e la brutalità dell'attacco Hamas dev'essere condannata e l'impegno della comunità internazionale dev'essere quello di portare la pace in questo territorio da troppi anni teatro di conflitti.

Sicuramente, a tutela dei più deboli, si renderà necessaria l'apertura di corridoi umanitari nella striscia di Gaza in modo da proteggere i civili inermi, in particolare donne e bambini. Occorre quanto mai evitare che vi sia un'estensione del conflitto, ancor più rischiosa se si considera la saldatura possibile tra le azioni di Hamas e gli Hezbollah del vicino Libano: una realtà, a sua volta, in preda ad una profonda crisi politica.

Preoccupano anche le immagini provenienti dall'Iran che non condannano il massacro dei cittadini israeliani indifesi, anzi. È chiaro che, di fronte a un'aggressione che sta sconvolgendo il mondo per la brutalità, con una serie predeterminata di atti contro civili e non azioni militari, non possiamo stare che dalla parte di Israele e del suo popolo così brutalmente colpito.

Come Noi Moderati, esprimiamo, pertanto, la nostra massima solidarietà al popolo di Israele, vilmente attaccato dai terroristi arabi, e stasera saremo presenti alla fiaccolata organizzata da Il Foglio all'Arco di Tito, qui a Roma. Il mio pensiero di vicinanza - mi consenta, Presidente Fontana - va alla comunità ebraica della mia Venezia e alla comunità ebraica di Roma che proprio ieri ha commemorato l'attacco subito dai terroristi palestinesi il 9 ottobre 1982 al Tempio Maggiore, che ha portato alla morte del piccolo Stefano, di soli due anni.

Non credo possano esserci dubbi su quale debba essere il posizionamento dell'Italia nel conflitto appena esploso in Medio Oriente e mi auguro che, almeno su questo, maggioranza e opposizione non si dividano. Coraggio, Israele, siamo con voi (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, signor Presidente, gentili colleghe e gentili colleghi, sono giorni estremamente intensi, sono giorni estremamente tristi e lo sconcerto, il dolore e la preoccupazione per gli eventi che, dal 7 ottobre, occupano le prime pagine di tutti i giornali rappresentano un'ulteriore sfida per la comunità internazionale nel suo complesso e un'ulteriore prova, in particolare per l'area mediterranea, inevitabilmente influenzata dall'evolversi di dinamiche e delicati equilibri relativi alla macroregione del Nordafrica e del Medio Oriente.

Ci troviamo dunque, ancora una volta, in quest'Aula a dover ragionare in termini di guerra, senza neanche però riuscire a quantificare con esattezza i morti, data la volatilità dello scenario e la violenza degli scontri in atto. Guerra, questa volta guerra in Israele: uno stato di guerra dichiarato formalmente a seguito del brutale, ingiustificato e ingiustificabile attacco sferrato dall'organizzazione terroristica di Hamas contro Israele, contro le sue Forze armate e contro la popolazione civile inerme.

Noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre sostenuto la necessità di trovare una soluzione equilibrata all'endemico conflitto israelo-palestinese, una soluzione lungimirante, che tenga conto delle istanze di entrambe le parti, costruita all'interno della cornice concettuale del principio: “due popoli, due Stati”. Anche alla luce dei drammatici accadimenti di questi giorni, sento la necessità di ribadire che si riaffermino, senza traccia di ambiguità, il diritto all'esistenza e il diritto alla difesa di Israele.

Ci auguriamo tutti ovviamente che l'inevitabile risposta israeliana risulti proporzionata e in linea con il diritto internazionale, così come con il diritto internazionale umanitario, per quel che concerne soprattutto le operazioni in aree densamente popolate da civili, motivo per cui esprimiamo preoccupazione per le possibili modalità di condotta definite dall'ONU una punizione collettiva.

Ai civili, ovunque essi siano e qualunque nazionalità abbiano, devono infatti essere assicurate le essenziali e inalienabili garanzie concernenti incolumità fisica e risorse di base, come acqua e medicinali. Per questo motivo, ci auguriamo che la comunità internazionale raccolga l'invito avanzato dall'Organizzazione mondiale per la sanità affinché siano garantiti corridoi umanitari per la popolazione civile di Gaza.

Cos'è, allora, per noi il “senza se e senza ma”? Il “no” al terrorismo deve essere senza se e senza ma. Il “no” ad Hamas deve essere senza se e senza ma. Dal terrorismo non può mai derivare la pace; terrorismo e pace sono due concetti inconciliabili. Il reale pacifismo non può mai - mai - giustificare condotte come quella di Hamas: questo sia ben chiaro e non venga mai messo in discussione.

Hamas è un'organizzazione terroristica tra le più pericolose al mondo e soprattutto - ci tengo a sottolineare con chiarezza questo aspetto - Hamas non rappresenta tutti i palestinesi. Se non ci fossero limiti di tempo, Presidente, ci sarebbe da aprire una grande parentesi sull'identità politica della variegata galassia di attori palestinesi, caratterizzata, non solo da complessità, ma anche da alta conflittualità interna, dovuta a visioni, obiettivi e spesso agende distanti e inconciliabili.

L'irrisolto rapporto tra Hamas e Fatah, ad esempio, è uno dei tanti aspetti che contribuiscono a rendere lo scenario particolarmente incerto, contraddittorio e ciclicamente violento, nel non dichiarato, ma palese intento di consolidare signorie interne e, al contempo, di proiettare potere all'esterno e, non ultimo, al fine di accreditarsi presso attori statuali e non statuali, che, da oltre confine, storicamente, forniscono aiuti e risorse di vario genere.

Colgo l'occasione inoltre per mettere in guardia da quella che possiamo definire come la strisciante tentazione di utilizzare quanto accaduto - ferme restando le innegabili implicazioni in termini di fallimenti negoziali della comunità internazionale rispetto a tale dossier -, per mettere più o meno in discussione il ruolo delle democrazie liberali all'interno dello scenario globale.

La feroce dinamica di terrore che ha inaugurato, di fatto, un nuovo conflitto, potenzialmente dal respiro regionale, se si guarda nella prospettiva anche di un potenziale - ed è stato citato negli interventi precedenti - coinvolgimento di ulteriori attori, quali Hezbollah, ad esempio, pone quindi con urgenza l'Italia, l'Unione europea e la comunità internazionale nella sua interezza nella necessità di interrogarsi in merito alla realtà di un mondo multipolare sempre più pericoloso, in merito al quale risalta l'inadeguatezza di vecchi concetti strategici e posture politico-culturali di fatto inadeguate a gestire, affrontare, ma anche solo a comprendere appieno la complessità degli scenari attuali.

Allargo l'orizzonte del ragionamento, Presidente. Credo che, tra le tante cose da mettere in priorità, questo Governo debba anche condurre una riflessione e vagliare attentamente le forme di aiuto, volontarie o involontarie, dirette o indirette, rispetto agli obiettivi terroristici. Nel contesto, una particolare attenzione ha anche la dimensione dell'educazione: la guerra, infatti, non è solo fisica, spesso si combatte anche con le parole e con i messaggi che si veicolano a livello culturale. L'educazione delle giovani generazioni è il primo gradino nel plasmare il futuro che sarà. La disattenzione della comunità internazionale, anche rispetto al tema, molto delicato, dei contenuti dei libri di testo, ad esempio, credo debba essere oggetto di una profonda riflessione in questi giorni. È fondamentale lavorare per arginare il dilagare dell'odio razziale e interetnico. Se si vuole veramente arrivare a raggiungere degli obiettivi nel futuro, non si può prescindere dall'iniziare a lavorare con convinzione anche a partire dalle nuove generazioni. Infine - e pongo un quesito di natura molto concreta al Ministro - alla luce di quanto descritto e in vista dell'annunciato viaggio del Ministro in Egitto, alla ricerca di un rapido ed efficace canale di mediazione, considerato, inoltre, il rilevante ruolo di moderazione svolto dall'Italia, attraverso l'UNIFIL lungo la frontiera libanese, chiedo se ritenga possibile che, in caso di un intensificarsi del contributo delle milizie di Hezbollah alla guerra in corso, il contingente italiano in loco possa trovarsi impegnato in veri e propri compiti d'interposizione. Immagino che il Governo si stia ponendo questa domanda già da tempo e stia dunque analizzando con serietà tutti i possibili conseguenti scenari.

Concludo, ribadendo con forza in questa circostanza che il popolo israeliano ha tutta la nostra solidarietà ed esprimiamo solidarietà a tutti i civili palestinesi coinvolti, loro malgrado, nella reazione israeliana. In questa prospettiva, una genuina solidarietà si manifesta, innanzitutto, spazzando via il campo da ogni possibile traccia d'indifferenza e accettazione di qualsivoglia forma di violenza, come una realtà di fatto, in una certa misura ineluttabile rispetto alle dinamiche che caratterizzano alcune regioni del mondo. Quindi, devo terminare necessariamente con le parole di Martin Luther King: “Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi, è l'indifferenza dei buoni” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Lo Stato di Israele ha subito un attacco su larga scala e senza precedenti ad opera del gruppo terroristico di Hamas, un'offensiva preparata con meticolosità da lungo tempo e che ha visto il lancio di centinaia di razzi sulla Striscia di Gaza, cui ha fatto seguito una vera e propria incursione sul territorio dello Stato ebraico da parte dei terroristi. Hanno preso d'assalto città e piccole comunità vicine al confine con la Striscia di Gaza, colpendo, in maniera indiscriminatoria, obiettivi militari e civili. L'assalto dei terroristi ha provocato oltre 900 vittime israeliane, ma il conto potrebbe essere ancora più elevato; a questi, si devono aggiungere le migliaia di feriti, i dispersi e gli ostaggi, mentre è di oltre 700 il bilancio delle vittime palestinesi a seguito della reazione dell'esercito israeliano.

Siamo di fronte al peggiore massacro di civili dalla fondazione dello Stato ebraico. Le immagini della brutalità dell'assalto terroristico continuano a rimanere impresse nei nostri occhi. Fin dai primi istanti, gli stessi aggressori hanno cominciato a diffondere video che mostravano i commando fare irruzione con le armi spianate nei posti di confine e nei kibbutz, fermandosi casa per casa, freddando i malcapitati che li paravano davanti, e il rastrellamento di chi era impossibilitato alla fuga.

In particolare, suscitano sgomento e commozione quei 260 corpi di giovani, di ragazzi e ragazze trucidati, mentre partecipavano ad un rave party organizzato nel deserto in occasione della festa ebraica di Sukkoth e che hanno avuto l'unica colpa di trovarsi a pochi chilometri dalla Striscia di Gaza, centinaia di ragazzi e ragazze che ballavano felici e spensierati a ritmo di musica e ignari del terribile destino che li attendeva.

Abbiamo assistito a un'aggressione brutale, a uccisioni efferate e sommarie di soldati e civili, all'uso di donne, bambini e anziani, israeliani e non, come scudi umani o come possibili pedine di scambio. Come ha denunciato l'UNICEF, nulla giustifica l'uccisione, il mutilamento o il rapimento di bambini: è per questo che non possiamo che condividere l'appello, affinché tutti i responsabili rilascino immediatamente e in sicurezza tutti i bambini in ostaggio a Gaza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Forza Italia è convintamente e fermamente dalla parte di Israele e del suo popolo; è vicina a chi ha subito l'atroce perdita di un caro, a chi è stato ferito, a chi vive ore di angoscia per la sorte di un proprio congiunto nelle mani dei terroristi islamici. In particolare, ci stringiamo intorno ai due cittadini italiani con doppio passaporto italo-israeliano, padre e figlio, che risultano irrintracciabili. Un pensiero va anche ai nostri connazionali - circa 18.000 - che vivono in Israele. Tra questi, un migliaio di giovani ebrei con doppia cittadinanza che stanno svolgendo il servizio di leva nell'Esercito israeliano; 500, invece, sono in visita in Terra Santa come pellegrini o risiedono temporaneamente nel Paese per motivi di lavoro.

Il Ministro Tajani ha avviato sin da subito, fin dal primo momento, un attento monitoraggio della loro situazione e attivato una rete di contatto con i connazionali presenti nel Paese, in stretto raccordo con l'ambasciata a Tel Aviv e il consolato generale a Gerusalemme. Oggi, sono atterrati a Pratica di Mare i primi voli che riportano in Italia i nostri connazionali in difficoltà. Grazie, Ministro, per il suo instancabile lavoro e per il suo grande impegno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Siamo solidali anche con le comunità ebraiche d'Italia, che vivono momenti di sofferenza, angoscia e timore per i loro affetti e che sono sgomente per la situazione in Israele, colpite da tanta, inattesa violenza. Condanniamo con la massima fermezza l'attacco di Hamas e riconosciamo il pieno diritto di Israele a difendere la propria esistenza e la propria integrità di fronte a un'azione terroristica di una tale ferocia e brutalità che non ha eguali.

Le forze di sicurezza israeliane stanno riprendendo il controllo del Sud del Paese, ma le operazioni di bonifica richiedono ancora un po' di tempo. Purtroppo, è alto il rischio di un coinvolgimento nel conflitto di altri attori regionali, a partire dal vicino Libano, senza contare la possibilità di una sollevazione anche della popolazione palestinese della Cisgiordania.

In questo quadro, non possiamo che sostenere l'operato del Governo e del Ministro Tajani affinché, assieme ai partner internazionali e agli altri attori regionali, si convinca Israele a non intraprendere la strada della mera vendetta, umanamente comprensibile, ma foriera di ulteriori drammi e sofferenze e a non abdicare alla ricerca di una soluzione diplomatica.

Occorre disinnescare la miccia che rischia di far deflagrare una regione che è già una polveriera. Uno scenario destabilizzante per l'intero ordine mondiale, già alle prese con ulteriori, gravi situazioni di crisi e di guerra presenti, a cominciare dal conflitto russo-ucraino.

Prioritario, quindi, è contribuire a raffreddare le tensioni nell'area del cosiddetto Mediterraneo allargato, fulcro dell'interesse del nostro Paese. L'opera di interlocuzione di questi giorni, di queste ore e delle prossime ore del Ministro Tajani va, appunto, in questa direzione. Siamo a fianco di Israele e del suo popolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro Tajani, abbiamo ascoltato con attenzione le sue comunicazioni e informazioni e di questo la ringraziamo. Quello che è accaduto il 7 ottobre è un crimine contro l'umanità, un fatto di una ferocia inaudita e dal gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra arriva la ferma condanna contro questa atrocità commessa dal gruppo di Hamas. C'è stata una pianificazione di una strage di civili, casa per casa, e tutto ciò è inaccettabile. Vede, signor Ministro, c'è una drammatica contabilità che ha a che fare con la vita e la morte delle persone: dal 2018, i palestinesi uccisi dagli israeliani sono 6.000, gli israeliani uccisi dai palestinesi prima della giornata di sabato erano 400, ma questi numeri - lo diciamo con chiarezza - non possono giustificare in alcun modo quanto accaduto sabato 7 ottobre in Israele.

Sono trascorsi 30 anni - lei lo citava prima - dagli Accordi di Oslo. Era il 13 settembre del 1993, Yasser Arafat stringeva la mano al Ministro degli Esteri Shimon Peres, alla presenza del Premier Rabin, sotto gli occhi di Bill Clinton, Presidente degli Stati Uniti d'America. Tutto è rimasto sulla carta, com'è rimasta lettera morta la soluzione “due Stati, due popoli” a cui lei ha fatto riferimento.

In questi anni c'è stata una strategia politica da parte di questa organizzazione, Hamas, che lentamente è cresciuta e che ha delegittimato l'autorità laica dell'Autorità nazionale palestinese e questo è avvenuto attraverso gli occhi disattenti della comunità internazionale. Però, non possiamo non fare alcune considerazioni, perché siamo attenti ad evitare ogni forma di strumentalizzazione politica, specialmente in un momento di grave lutto come quello che ha colpito il popolo israeliano. Allora, le voglio citare e voglio citare al Parlamento quello che i giornali israeliani in questi giorni, anzi proprio oggi, hanno scritto. Tal Schneider di The Times of Israel, corrispondente diplomatica, dice in maniera molto chiara: “Per anni, i vari Governi guidati da Benjamin Netanyahu hanno adottato un approccio che divideva il potere tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, mettendo in ginocchio il Presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas e compiendo mosse che sostenevano il gruppo terroristico di Hamas”. L'idea era quella di impedire - scrive The Times of Israel - di andare verso la creazione di uno Stato palestinese, quindi nel tentativo di indebolire l'Autorità nazionale palestinese. Scrive Haaretz, il quotidiano più importante di Israele, proprio stamane: “Il disastro che si è abbattuto su Israele durante la festività di Simchat Torah è chiaramente responsabilità di una persona: Benjamin Netanyahu”. Non lo diciamo noi, lo scrive il maggior quotidiano israeliano.

Il Primo Ministro, che si vantava della sua vasta esperienza politica e della sua insostituibile saggezza in materia di sicurezza, non è riuscito a identificare i pericoli verso i quali stava consapevolmente conducendo Israele quando ha istituito un Governo di annessione ed esproprio, quando ha nominato Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir a posizioni chiave. Vi è stato un processo di annessione di terre e di esproprio.

Noi lo abbiamo ribadito, oggi l'impegno massimo - lo ripetiamo - deve essere quello di marginalizzare e di mettere all'angolo gruppi terroristici che non sono e non lavorano per la causa palestinese. Però, dobbiamo anche dire un'altra cosa, dobbiamo ricordare con grande forza - noi lo facciamo, da parte del nostro gruppo, senza alcun problema - che c'è assolutamente la necessità e l'urgenza di ribadire, anche in questo Paese, il diritto dello Stato di Israele di esistere e di avere la sua sicurezza, come deve esserci il diritto del popolo palestinese di esistere, con una possibilità di autodeterminarsi, cosa che, purtroppo, non è accaduta in questi anni, con le numerose risoluzioni internazionali che sono state dimenticate e non considerate dalla comunità internazionale.

Ieri abbiamo assistito a uno spettacolo imbarazzante da parte della Commissione europea. Abbiamo ascoltato, infatti, il Commissario ungherese annunciare lo stop ai fondi per le popolazioni palestinesi, dopo una convocazione immediata da parte di Borrell. Sa perché è imbarazzante? È imbarazzante perché oggi l'80 per cento della popolazione palestinese, che si trova in una situazione disastrosa dal punto di vista umanitario, vive grazie a quei fondi. Sono state costruite scuole e sono stati costruiti presidi sanitari. Non considerare questo è una grave mancanza ed è imbarazzante da parte dell'Unione europea aver espresso quella posizione. Ha detto oggi il sottosegretario Fazzolari che la nostra prudenza ha generato questa mostruosità. Io direi che ciò che ha generato la mostruosità è stata l'indifferenza che non ha affrontato il tema del conflitto israelo-palestinese, l'indifferenza rispetto a quel conflitto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Sono ore drammatiche e noi, come gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, ribadiamo la solidarietà al popolo israeliano, duramente colpito da un attacco terroristico efferato e senza precedenti. Ma la reazione, signor Ministro, non può e non deve essere quella di bombardare i civili, uomini, donne e bambini e togliere loro cibo, acqua e luce. Lo dice oggi, l'ONU, non può essere una punizione collettiva. Sono già state sfollate 180.000 persone, ci sono palestinesi, a Gaza, senza casa. Noi siamo diversi dai terroristi, signor Ministro, chiediamo che gli ostaggi siano liberati per riprendere un percorso di pace con chi la pace la vuole e con chi garantisca la difesa dello Stato dei palestinesi e garantisca al popolo palestinese di esistere e di auto-determinarsi. Sono momenti difficili ma bisogna avere anche la capacità, l'onestà intellettuale e l'obiettività storica di contestualizzare e di non decontestualizzare quanto sta accadendo, perché non ci potrà essere pace se, da un lato, si riconosce il diritto allo Stato di Israele di esistere e, dall'altra parte, non si riconosce che c'è un popolo che vive una situazione drammatica e a cui la comunità internazionale in questi anni ha voltato le spalle (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Signor Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, c'è un'urgenza, un'apprensione in questo momento che si impone su tutto e che credo possa unire davvero l'intero Parlamento: è l'appello che, come comunità internazionale, dobbiamo rivolgere ai terroristi di Hamas per il rilascio immediato e senza condizioni degli ostaggi, bambini e anziani, consentendo l'accesso dei soccorsi a tutti i civili che ne hanno urgente bisogno.

Di fronte a noi, Ministro, ce lo ha detto, si è aperta una voragine di sangue e di orrore: morti, feriti, dispersi, donne, anziani e bambini. Piangiamo le troppe vittime innocenti di una strage che si è consumata all'alba di Shabbat. La solidarietà a Israele e al suo popolo, che ha diritto a difendersi, in linea con il diritto internazionale, è netta, chiara e limpida, senza distinguo e senza ambiguità. L'attacco atroce, indiscriminato e senza precedenti, di Hamas, condotto con una brutalità che non eravamo abituati più a vedere e che non riusciamo nemmeno a guardare, va condannato con la massima fermezza, come ha fatto larga parte della comunità internazionale, come ha fatto il nostro Paese, con le parole solenni del Presidente Mattarella, nel cui solco si collocano quelle della Presidente del Consiglio dei ministri, le sue, signor Ministro, e quelle dei vertici delle istituzioni e di tutte le forze politiche di questo Parlamento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 14,10)

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). I crimini commessi da Hamas in Israele sono azioni terroristiche di massa, pulizia etnica, genocidio. Non ci sono ragioni politiche, sociali, economiche che possono attenuarli. Nulla si può invocare di fronte al male assoluto e dobbiamo avere coscienza che, di fronte a noi, si apre anche il rischio di una catastrofe umanitaria, di un'escalation di violenza, terrore e guerra che potrebbe portare al coinvolgimento di altri attori.

È per fronteggiare e scongiurare questa prospettiva che la politica, anche oggi, in quest'Aula, non dovrebbe dividersi, Ministro e colleghi, dovrebbe piuttosto dare un segnale forte di unità. È la ragione - lo dico ai colleghi della maggioranza - per la quale abbiamo offerto la disponibilità a una mozione comune, nella speranza che fosse colta questa disponibilità. È ancora possibile farlo in questi minuti.

Noi chiediamo di stare nel solco delle dichiarazioni ufficiali dell'Unione europea e prevedere la condanna ferma e inequivocabile dell'attacco terroristico di Hamas, la piena solidarietà a Israele e a tutte le vittime civili, l'impegno a ogni sforzo diplomatico con i nostri alleati e con i Paesi del mondo arabo che possano svolgere una funzione per evitare, impedire l'esplosione del Medio Oriente. Il Medio Oriente ha una storia intricata, un groviglio di ragioni e di torti di cui la questione israelo-palestinese ha spesso costituito causa ed effetto, scaturigine e precipitato. È questa consapevolezza che non ha mai impedito al nostro Paese di svolgere una funzione politica in quello scacchiere, per la quale, per quanto il mondo sia cambiato e siamo cambiati anche noi, anche oggi - ritengo - dobbiamo provare ad essere all'altezza.

Ma il fermo immagine sulla giornata di sabato è necessario, perché è innegabile un drammatico salto di qualità a cui la cruda contabilità dei morti che lei ha citato, signor Ministro, ci richiama tutti: quell'attacco ha rivelato, qualora si nutrissero ancora dubbi, la vera natura di Hamas, la sua volontà di distruggere Israele, colpendo deliberatamente obiettivi civili. Il diritto a esistere e a vivere in sicurezza di Israele per noi è scolpito sulle tavole sacre della civiltà occidentale, risorta dalle ceneri del nazifascismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Che vi sia un disegno, spalleggiato in primo luogo dal feroce regime iraniano - che, non dimentichiamolo, ogni giorno si macchia dell'assassinio dei suoi figli - per impedire la normalizzazione dei rapporti tra Israele, Arabia Saudita e il mondo arabo e spingere a una generalizzata rivolta anti-israeliana nell'area che già trova le sue manifestazioni antisemite intollerabili e conta i suoi primi morti fuori da quei confini, è un fatto notorio e palese. Che vi fosse l'interesse di Hamas a dare il colpo definitivo all'Autorità nazionale palestinese, per presentarsi come unica forza in grado di rappresentare la Nazione e riguadagnare terreno su altre forze estremiste emergenti in quel territorio, è altrettanto chiaro.

Per tutte queste ragioni, sappiamo quanto sia necessario che Hamas venga neutralizzata nella sua capacità di minacciare la sicurezza e la vita di Israele; sappiamo però anche che non possiamo fermarci qui e che dobbiamo lavorare per impedire che proprio il loro disegno si compia. Servirà forza e unione, ma servirà anche molta intelligenza politica, perché il terrorismo - ce lo insegna la storia - si può battere solo così. E voglio dirlo con molta chiarezza: la reazione di Israele era prevedibile e rappresenta un'altra prova del disinteresse totale di Hamas per la vita e il destino dei palestinesi. Il loro obiettivo non è rivendicare pace e giustizia, ma governare la guerra. E proprio per questa ragione, l'unica divisione che dovremmo fare emergere, adesso, con chiarezza è quella che da sempre attraversa la storia martoriata della Terra Santa e di tutta la regione, la divisione tra chi vuole una pace giusta, duratura e sostenibile e chi, ogni volta che questa prospettiva sembra avvicinarsi o fare qualche passo avanti o timidamente riaffacciarsi a un possibile orizzonte, come in questo caso, ci trascina nuovamente nel terrore.

In quest'Aula, signor Presidente, dovremmo tutti concordare su un punto: la scelta scellerata di Hamas ha colpito anche un'altra vittima, le legittime aspirazioni di pace del popolo palestinese, che pagherà un prezzo ulteriore di sofferenza, miseria e lutto, dopo anni in cui è stato lasciato troppo solo, senza alcuna prospettiva reale di pace e di giustizia. E dobbiamo dirlo con forza e con ragione, se vogliamo impedire di fare il più grande favore possibile ai terroristi. Non possiamo far passare l'equazione Hamas = Palestinesi, perché sarebbe una menzogna e di fronte alla storia, all'ieri e al domani, sarebbe peggio di un crimine, sarebbe un errore politico. Ecco perché quello che è andato in scena ieri tra i Commissari europei non è stato un bello spettacolo, e non solo perché le decisioni non si prendono via Twitter, non si smentiscono via Twitter, ma, perché, sospendere gli aiuti alla popolazione palestinese, che già soffre una terribile crisi umanitaria, sarebbe un regalo insperato proprio ad Hamas, che l'Unione europea, con lungimiranza, ha già dichiarato organizzazione terroristica e, dunque, già oggi non può e non deve essere destinataria di aiuti. Sollevare il tema adesso, oltre che rivelare uno scopo smaccatamente strumentale, equivarrebbe non solo a smentire la stessa Europa, ma a indebolire ulteriormente l'Autorità nazionale palestinese, che è già fortemente delegittimata. Questo è nostro interesse? Lo chiedo al resto dell'Assemblea. No, non lo è e lo è ancor meno se vogliamo preservare un ruolo per la ricerca di una soluzione politica. Perché la soluzione politica, qualcuno dirà: ora, nel mezzo della guerra? Io dico che noi non siamo irrealisti; sappiamo che Israele ha dichiarato guerra al terrore e ribadiamo, lo abbiamo detto con chiarezza, che Israele ha diritto a difendersi, ma, come dice l'Unione europea, come hanno detto le Nazioni Unite, diciamo anche noi, in quest'Aula, che ha diritto a difendersi sempre rispettando il diritto internazionale e il diritto umanitario. Di fronte alla storia, un assedio a Gaza come quello annunciato ieri, con interruzione di luce, acqua e soccorso umanitario, in una striscia dove vivono 2 milioni di persone, in quella che è diventata una prigione a cielo aperto, nella colpevole indifferenza della comunità internazionale, che non saprebbero dove andare insieme ai loro 900.000 bambini, che lì vivono, tutto questo, come hanno ricordato le Nazioni Unite, è proibito dal diritto internazionale umanitario e rappresenterebbe, come ha spiegato un'amica di Israele, Emma Bonino, un crimine di guerra, che Israele, avendolo subito con l'attacco di Hamas, deve avere la forza morale di non commettere. Occorre garantire e aprire corridoi umanitari a Gaza, garantire una via di uscita da Gaza e di accesso ai soccorsi.

E voglio citare le parole di Giorgia Meloni che, a seguito della riunione del Quintetto, ha indicato la necessità di operare per evitare un ampliamento della crisi a livello regionale e per tutelare la popolazione civile coinvolta. Io ho apprezzato, Ministro, anche le sue parole, oggi, sull'impegno del Governo a evitare l'escalation, ecco perché sarebbe un errore, lo dico ai colleghi della maggioranza, sprecare quest'occasione per dare un segnale di unità. Tutti, di fronte a quest'ora così buia della storia, dobbiamo provare un po' a superare noi stessi, i nostri riflessi condizionati, i nostri posizionamenti. Mai come in questo momento, abbiamo bisogno di una politica che sia alta, dell'onestà, di tutta l'onestà, di tutto il coraggio e di tutta l'intelligenza che la politica può avere; dobbiamo mettercela tutta e deve mettercela l'Europa, che deve darsi una vera politica estera comune, perché qui corre un rischio esistenziale. Non ne abbiamo parlato oggi, ma dobbiamo parlarne ancora a lungo, poiché se guardiamo la carta geografica ci accorgiamo che tutte le aree di crisi, in questo momento, incidono sui nostri confini: dalla guerra che ci è entrata in casa in Ucraina e che rischia oggi di cronicizzarsi alla ri-esplosione del conflitto in Nagorno-Karabakh, fino all'emergere di nuove preoccupanti tensioni nei Balcani, per non parlare degli effetti del golpe nel Sahel e del collasso della Tunisia. Serve politica per ritessere i fili del negoziato e di uno sforzo diplomatico che impedisca l'esplosione del Medio Oriente come ulteriore tassello di un caos globale che finisce per abbattersi soprattutto su di noi.

E, per quanto irrealistica e, per certi versi, persino paradossale possa apparire in questo frangente, nel mezzo della guerra, dell'orrore, del terrore, la prospettiva dei due popoli e due Stati, che anche lei ha richiamato, in realtà, è l'unica soluzione che possa garantire una pace sostenibile e durevole. Questo è il vero realismo e dobbiamo continuare a portarlo avanti insieme. Anche l'Italia, in linea con la sua grande tradizione diplomatica, può svolgere un ruolo e una funzione: spingere la comunità internazionale - è questo che le chiediamo di fare, Ministro - a riprendere il processo di pace in Medio Oriente, anche a tutela della sicurezza di Israele per cui oggi siamo tutti in apprensione. C'è stato un colpevole abbandono di questo percorso. Gaza è diventata quella prigione a cielo aperto, in una crisi senza sbocco, che è stata completamente abbandonata dopo la vittoria di Hamas nel 2006 e via, via dimenticata da tutti. Noi, che ci siamo subito e con chiarezza schierati a difesa di Israele e del suo diritto a esistere, non possiamo non richiamare errori e responsabilità dell'attuale Governo israeliano, abbiamo deprecato, nei mesi scorsi, l'indebolimento della vivace democrazia israeliana, lo abbiamo fatto insieme alle forze democratiche di Israele che amano quel Paese, perché amiamo quel Paese, e con cui siamo in costante rapporto, a partire dal nostro nobile partito fratello, il Labor. Le scelte dell'estrema destra hanno aperto anche un disallineamento tra Governo e apparati di sicurezza e lo stesso esercito israeliano…

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Concludo, Presidente. Haaretz, lo ripeto, Haaretz, ha scritto che Netanyahu è direttamente responsabile di quello che, a tutti gli effetti, è un collasso della sicurezza, di un sistema di sicurezza che vantava un primato mondiale. La sua politica aggressiva di occupazione e sostegno agli insediamenti illegali non solo ha esasperato i palestinesi, ma ha distratto il Governo dalla capacità di cogliere e fronteggiare le vere minacce. Nessun giustificazionismo, dunque, verso Hamas, che agisce per la sua folle ideologia, spalleggiato dall'Iran, e, tuttavia, il fallimento politico dell'estrema destra israeliana è evidente. Netanyahu ha pensato di poter liquidare la questione palestinese, semplicemente rimuovendola, ma su questo, dobbiamo dircelo con onestà, c'è una responsabilità di tutti noi. Tutti hanno ricordato il cinquantesimo anniversario dello Yom Kippur, quasi nessuno che sono i trent'anni dagli accordi di Oslo con quella straordinaria stretta di mano tra Arafat e Rabin. La soluzione dei “due popoli due Stati” non può diventare un richiamo burocratico in risoluzioni che non legge più nessuno, deve essere un imperativo politico e morale. Oggi, occorre unirsi contro il terrore, ma anche farlo su una prospettiva di pace. Ora, occorre reagire all'attacco.

Nel farlo vorrei ricordare quelle parole di Rabin che rappresentano al meglio il coraggio e la forza della politica e la sua massima “combattere il terrore come se la pace non esistesse e fare la pace come se non ci fosse il terrore” non rappresenta soltanto una lezione politica e morale che non va dimenticata, ma anche le coordinate per navigare in questo tempo terribile senza affondare, per non soccombere con la nostra civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Salvatore Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, mi lasci innanzitutto esprimere il mio personale e di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia ringraziamento al Presidente Meloni, a lei, alla sua opera, all'opera della Farnesina, agli uffici del MAECI e al Ministro della Difesa per quello che state ben facendo per il rientro dei nostri connazionali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Abbiamo appreso con piacere dell'arrivo di due voli a Pratica di Mare questa mattina che hanno riportato 200 connazionali in patria, altri li aspettiamo nei prossimi giorni.

Il vile attacco di Hamas contro la popolazione civile nella notte del 7 ottobre a Israele, con una pioggia di missili che ha causato morte e distruzione, non è un atto di guerra, è un crimine contro l'umanità che non possiamo fare a meno di denunciare. Si tratta di un conflitto atavico, ancestrale, che trova la sua origine nella notte dei tempi, un conflitto intergenerazionale, dove l'odio tra i popoli si è trasmesso come il peggiore dei virus attraverso il proprio patrimonio genetico.

Ciò che tragicamente è impossibile debellare è un odio così radicato da non lasciare alcuno spazio alla pace e alla risoluzione del conflitto. Un assedio cominciato all'alba, mentre i bambini andavano a scuola, mentre i giovani ballavano, mentre tanta gente stava andando a lavorare, aspettando e sperando in un giorno di normalità, un giorno di pace. Invece, un attacco a sorpresa, senza precedenti, su larga scala, con oltre 5.000 razzi e svariati blitz di terra diretti verso Israele: è la “tempesta al-Aqsa” e Hamas è il suo mandante.

A cinquant'anni dallo Yom Kippur, tale attacco si ripete nella settimana di Sukkot, la festa dei tabernacoli, nel giorno in cui il popolo di Israele è più vulnerabile, perché dedito alle sue festività e in questo giorno sacro Hamas, senza indugio, ha sferrato il suo feroce attacco, riaprendo drammaticamente e per l'ennesima volta un conflitto che sembrava lievemente sospeso. Perché la verità è che non c'è pace in questa guerra, non c'è volontà di soluzione.

Il conflitto tra il terrorismo palestinese e il popolo di Israele lascia l'Occidente disarmato e inerme, non per incapacità, ma per impossibilità di mettere in atto strumenti propriamente capaci di portare a una pace giusta, ma soprattutto duratura. La storia della nostra comunità internazionale è la testimonianza di come tali tentativi, dalla dichiarazione Balfour ai Trattati di Oslo, agli Accordi di Abramo, siano riusciti a raggiungere solo deboli risultati, resi tali dal mancato rispetto degli accordi dalle parti e resi impossibili soprattutto dalla matrice terroristica che, come ogni terrorismo, non ha confini di civiltà e per esistere, per l'appunto, smantella qualsiasi assetto giuridico capace di fare da deterrente a una furia che è diventata, ancora di più, incontrollabile, come abbiamo visto.

Ma la forza disgregante dell'azione terroristica si scontrerà sempre con un principio che nessuna violenza potrà estirpare: la risposta unitaria e fermamente convinta della comunità internazionale che, seppur fiaccata nell'animo nell'assistere a tali atrocità, non si discosta nemmeno di un centimetro dalla condivisa denuncia degli spaventosi atti criminali di Hamas, com'è stato, infatti, fermamente ribadito dalla nostra Premier Giorgia Meloni, a seguito della riunione telefonica con il Presidente degli Stati Uniti, il Primo Ministro inglese, il Presidente della Francia e il Cancelliere tedesco, testimonianza di come il nostro Paese, grazie all'opera del Presidente Meloni e alla sua opera, abbia ripreso centralità nello scacchiere internazionale.

Come ribadito dal nostro Presidente, non ci sono dubbi nel sostenere convintamente Israele, affinché possa difendersi e proteggere la sua integrità territoriale nei confronti di chi, facendo venire meno ogni accordo internazionale e ogni rispetto dei diritti umani, assalta, in maniera violenta e improvvisa, una terra senza lasciare alcuno spazio alla mediazione e disintegrando ogni speranza di futuro. Non mi riferisco solo, Ministro, al popolo israeliano, ma anche ai civili palestinesi che questo conflitto non lo avrebbero mai voluto - anche se iscritto nella loro memoria storica – e, per questo, costretti a subirlo e a essere indottrinati per prenderne parte.

Per tale ragione, oltre che ribadire il nostro sostegno a Israele e la ferma condanna al regime terroristico di Hamas congiuntamente alla comunità internazionale, i nostri sforzi devono essere rivolti per evitare un ampliamento della crisi a livello regionale e per tutelare la popolazione civile coinvolta.

Mi lasci esprimere, infine, la nostra preoccupazione per il rialzo dei costi energetici. Bisogna agire preventivamente e agire preventivamente significa anche prendere per tempo le crisi. È innegabile la nostra preoccupazione sul piano energetico, un déjà vu che ci riporta agli inizi del conflitto russo-ucraino e che ci ricorda come, a fronte di queste situazioni devastanti dal punto di vista umanitario, c'è chi vuole speculare sul piano energetico, ma dobbiamo essere pronti a vigilare affinché ciò non accada. É un rischio che non possiamo permetterci, perché, colleghi, si tratta di fare non solo ciò che è giusto, ma, soprattutto, ciò che è necessario e il nostro sforzo, condiviso con la comunità internazionale tutta, deve protendere ai sacri principi dell'Occidente, per cui ogni guerra è sbagliata, ma in ogni guerra ingiusta è diritto di un popolo difendersi…

PRESIDENTE. Concluda.

SALVATORE CAIATA (FDI). …e che si faccia il possibile, se non l'impossibile, per il raggiungimento di un accordo che possa magari un giorno portare finalmente alla pace (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giangiacomo Calovini. Ne ha facoltà.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, Raz e Aviv sono i nomi delle due bambine rapite sabato mattina dai terroristi di Hamas in territorio israeliano lungo il confine con la Striscia di Gaza; hanno 3 e 5 anni. Sempre dalla Striscia di Gaza oltre ai terroristi sono arrivati anche i razzi, che hanno ammazzato, tra le molte vittime, 6 bambini arabi. Il più piccolo, Yazan, viveva nel villaggio di Arara e aveva 5 anni. Quelli che ho appena citato, Presidente, sono solo alcune delle tante, troppe drammatiche storie riportate in queste ore dalla stampa internazionale che stanno suscitando, giustamente, molto scalpore.

Vede Presidente, se qualcuno non lo avesse ancora capito, ci troviamo di fronte a una situazione di estrema gravità che richiede una riflessione approfondita, ma, nello stesso tempo, una risposta estremamente determinata.

Il conflitto in corso tra Hamas e Israele costituisce un nuovo gradino nella spirale discendente di violenza che circonda l'Italia e l'Europa come non avveniva da decenni. Alle 6,30 dello scorso sabato mattina, quando le sirene hanno svegliato molte città israeliane, annunciando un attacco senza precedenti lanciato da Hamas contro Israele, tutti noi ci siamo trovati ancora dinanzi a una nuova invasione territoriale di uno Stato sovrano, come, purtroppo, è già avvenuto, pochi mesi fa, a qualche centinaio di chilometri da noi.

I fatti sono chiari e lo devono essere per tutti. Hamas, insieme al Jihad islamico palestinese, ha lanciato un'operazione aerea, terrestre e marittima contro lo Stato di Israele. Ha lanciato migliaia di razzi, sottolineando - inutile nasconderlo - un importante, però, fallimento della capacità di prevenzione israeliana, paragonabile forse all'impreparazione mostrata durante la guerra dello Yom Kippur del 1973. È un fallimento che, però, non riguarda solo Israele, ma riguarda tutti noi.

I perché di questa tragedia sono molteplici e l'Italia deve essere ben consapevole delle dinamiche di sicurezza che coinvolgono aree così prossime alla penisola e attori con cui Roma ha relazioni strategiche.

In primo luogo, è fondamentale interrogarci sulle ragioni che hanno spinto Hamas a lanciare l'operazione “Alluvione al-Aqsa”. Certo, le restrizioni all'accesso all'area sacra della moschea possono essere state una molla per quest'azione, ma è difficile credere che siano l'unico motivo. Ci sono da considerare sicuramente anche altri fattori locali, come il momento di disattenzione dello Shin Bet o l'appuntamento del cinquantenario della guerra dello Yom Kippur, che avrebbe spinto l'organizzazione palestinese a un'azione, ma sicuramente c'è molto di più. Infatti, colleghi, siamo dinanzi a dinamiche geopolitiche certe di carattere generale ma che hanno e avranno conseguenze sul precario equilibrio mondiale, di cui anche noi chiaramente facciamo oggi parte.

Dobbiamo capire che sul piano strategico l'attacco palestinese è da considerare un tentativo di far saltare il tavolo dei negoziati che nelle ultime settimane stava portando a una storica e importantissima normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Israele e Arabia Saudita. Nei calcoli di Hamas - e indirettamente dell'Iran, suo alleato - la normalizzazione con Riad potrebbe rappresentare un cambiamento a favore di Israele da cui difficilmente potrebbe poi risollevarsi e che farebbe seguito all'ormai sempre più tiepida relazione tra i Governi di alcuni Paesi arabi, tra cui quelli più facoltosi come gli Emirati Arabi Uniti, e la galassia palestinese.

Hamas non aveva nascosto la sua totale opposizione a questo genere di apertura diplomatica e la rottura, quindi, dell'unità del fronte del rifiuto palestinese, operata da Abu Mazen, potrebbe aver spinto Hamas a un tentativo disperato di compromettere in extremis questo fondamentale disegno.

Inoltre, bisogna tener presente che, in un conflitto asimmetrico come quello in corso, è improbabile che la parte militarmente più debole, cioè Hamas, abbia agito senza il sostegno di attori esterni. Qui arrivo a un altro punto fondamentale, perché è ovvio che i sospetti si concentrino, in questo momento, su Teheran e su un regime che rivendica - è notizia di pochi minuti fa - con orgoglio gli ideatori di un massacro di civili e bambini.

Tuttavia, non possiamo escludere che l'attacco sia stato sferrato oltre l'intensità concordata e in questo senso Hamas sarebbe interessata a trascinare l'Iran dentro l'equilibrio bellico per aumentare la propria forza diplomatica e militare, aprendo scenari ancora più inquietanti.

Ma c'è anche la Russia su cui dobbiamo porre in questo momento attenzione. Questa crisi non può che rafforzarla, essendo prevedibile che gli Stati Uniti - e non solo - dovranno dirottare una quota di sforzi politici, militari ed economici a sostegno di Israele, sottraendo, dunque, risorse al fronte ucraino. Tutte pedine di un mosaico difficile da costruire e da comporre ma che, se non ben attenzionato da tutti noi, potrebbero portare a un disegno in cui l'Europa e l'Occidente avrebbero molto, troppo da perdere.

Venendo all'Italia, la Presidente Meloni e il Vicepresidente e Ministro degli Affari esteri Tajani, che ringrazio per essere qui in Aula con noi, hanno chiarito sin da subito la posizione italiana, che si muove lungo due binari principali concordati con gli alleati storici: Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania. Bene, quindi, signor Ministro, il fermo sostegno a Israele e un'inequivocabile condanna degli spaventosi atti criminali di Hamas, che hanno causato un terribile numero di vittime innocenti, e bene, quindi, la tutela della vita degli ostaggi, a partire da quella dei bambini, che è una priorità assoluta su cui si dovranno concentrare gli sforzi diplomatici. È chiaro a tutti che l'Italia deve mantenere un approccio di sostegno a Israele e, al contempo, agire in maniera concertata con gli alleati e con i partner per arrivare a una de-escalation.

Ci tengo a sottolineare - e concludo, Presidente - un aspetto fondamentale. La crisi in Israele dimostra la correttezza della posizione italiana in politica estera. Il fianco Sud della NATO, ovvero quello che comprende il Medio Oriente e il Nordafrica, non è affatto pacificato; è un arco di instabilità e di potenziale crisi che attanaglia la regione da tempo, e non è più possibile negarlo. Questa crisi oggi si quantifica brutalmente con un numero di vittime civili israeliane che ha già superato le 1.000 unità, a cui vanno sommate le 500 palestinesi. È una crisi che non si può negare in un mondo che cambia veloce e in cui i mutamenti geopolitici possono avere conseguenze devastanti. È una crisi che merita risposte e attenzione da tutta la comunità internazionale. Lo dobbiamo alle vittime di questi terribili attentati, alla storia di quella regione e al futuro nostro e dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.

Poiché il seguito della discussione sulle comunicazioni del Governo è previsto a partire dalle ore 15, sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà a tale ora.

La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 15,13.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Dal momento che sono ancora in corso alcune riformulazioni e aggiustamenti di risoluzioni, sospenderei ulteriormente la seduta, se non vi sono obiezioni, per riprenderla alle ore 15,30, nell'interesse, mi pare di capire, un po' di tutti. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,14, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ha chiesto di parlare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Ne ha facoltà.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. In ragione del fatto che alcune risoluzioni sono state appena consegnate, l'ultima proprio pochi istanti fa, il Governo chiede almeno un quarto d'ora di tempo per poterle esaminare con la dovuta attenzione e poi poter dare il parere. Noi abbiamo atteso fino adesso il deposito delle risoluzioni, quindi chiedo all'Aula di concedere al Governo di poterle esaminare.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Noi l'abbiamo depositata all'una!

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Voi sì, altri no, e quindi il Governo chiede il tempo necessario per poterle esaminare e dare un parere dopo avere letto con attenzione le risoluzioni.

PRESIDENTE. Allora, al di là dei commenti informali, non credo che ci sia qualcuno che voglia prendere la parola per dire di essere contrario, visto che le risoluzioni sono arrivate in questo momento. Diamo corso alla richiesta del Governo di avere 15 minuti di sospensione, quindi diciamo che la seduta riprenderà alle ore 15,47. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,32, è ripresa alle 16.

Seguito della discussione sulle comunicazioni del Governo sulla situazione e le prospettive in Medio Oriente a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione sulle comunicazioni del Governo sulla situazione e le prospettive in Medio Oriente a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Richetti ed altri n. 6-00048, Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00049, Magi e Della Vedova n. 6-00050, Calovini, Billi, Marrocco e Tirelli n. 6-00051 e Braga, Francesco Silvestri e Zanella n. 6-00052. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.

Avverto che è stata ritirata la risoluzione Calovini, Billi, Marrocco e Tirelli n. 6-00051, quindi c'è una risoluzione in meno, anche a dimostrazione del fatto che la situazione era in trasformazione. Prego, la ascoltiamo Ministro Tajani.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Richetti ed altri n. 6-00048.

Il Governo esprime altresì parere favorevole sulla mozione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00049, con la seguente riformulazione, al punto 8 del dispositivo: “auspica che sia tutelata la popolazione civile”, sopprimendo le parole seguenti: “nella massima misura possibile”.

Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Magi e Della Vedova n. 6-00050 e sulla mozione Braga, Francesco Silvestri e Zanella n. 6-00052, se riformulata espungendo il punto 5 della premessa.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,03).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Voglio ringraziare il Ministro Tajani per i pareri per la maggior parte favorevoli su tutti i dispositivi e, con poche variazioni, nelle premesse.

Resta il rammarico, signor Ministro - e questo senza alcuna polemica va a discapito innanzitutto della maggioranza -, per il fatto che lo sforzo che lei ha compiuto in sede di illustrazione dei pareri non sia stato fatto precedentemente dai gruppi di quest'Aula per arrivare anche a un testo condiviso, che credo avrebbe rafforzato il Governo e avrebbe dato un senso di vicinanza e di partecipazione da parte del Parlamento italiano a quanto sta accadendo in Palestina.

Noi siamo soddisfatti e la ringraziamo. Crediamo che i punti che sono stati inseriti nelle varie mozioni siano in gran lunga convergenti: il riconoscimento del diritto di Israele di esistere e di difendersi nel rispetto del diritto internazionale e del diritto umanitario e la preoccupazione a che gli aiuti e i fondi umanitari - com'è stato detto ieri, in modo chiaro, dall'Alto rappresentante Borrell -, in particolare i nostri, quelli dell'Unione europea, arrivino alla popolazione civile e non vengano in alcun modo utilizzati da Hamas per le azioni criminali. C'è, poi, lo sforzo corale, in particolare attraverso l'Unione europea, dell'Italia e dei principali partner a che, accanto, a Israele si possa lavorare per aprire nuovi canali politici e diplomatici a livello internazionale: lei domani sarà in Egitto ed è importante il coinvolgimento di questo Stato, anche perché - com'è scritto in una delle risoluzioni - l'Egitto potrà rappresentare l'unico sbocco di fuga anche delle popolazioni civili presenti nella Striscia di Gaza.

Quindi, credo che i pareri del Governo - e noi voteremo a favore di tutti i dispositivi di tutte le mozioni - diano il segno di un Parlamento che comunque condivide la condanna della violenza e degli atti terroristici, la preoccupazione per le popolazioni civili e la volontà di riaffermare, in particolare in sede europea, anche negli scenari nuovi che si sono aperti negli ultimi anni, l'obbligatorietà dell'impegno verso un percorso di pace sostenibile e duraturo.

E ciò, nell'interesse, innanzitutto, oggi, della popolazione civile israeliana, inerme, barbaramente colpita dai terroristi di Hamas e, più complessivamente, nell'interesse della vita delle persone che abitano quei territori, senza riguardo alla religione o alla nazionalità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Lo abbiamo detto a ragione per l'Ucraina, dobbiamo dirlo per Israele: l'attacco senza precedenti all'unica democrazia del Medio Oriente è da condannare. Pensiamo in questo momento a tutte le vittime di questo brutale e ingiustificabile attacco terroristico di Hamas. La difesa di Israele deve far comprendere entro quale drammatica prospettiva si colloca l'attuale scenario di guerra: da una parte, il modello democratico di Israele, dall'altra, l'appello di Hamas al mondo islamico per annientare Israele. Il diritto di Israele a difendersi dall'aggressione terroristica di Hamas è alla base della condanna dell'Unione europea a sostegno di Israele. Allo stesso tempo, in questa situazione delicata, occorre lavorare per la de-escalation e la pace, come ha affermato il Ministro Tajani poco fa, in Aula.

Le preoccupazioni relative a un possibile allargamento dello stato di guerra sono certamente condivisibili e, tuttavia, devono tenere in considerazione tutti gli interrogativi prudenti, ma più che fondati, al centro dell'analisi su quello che sia stato o possa essere il coinvolgimento dell'Iran. Quali che possano essere le risposte a tali difficili interrogativi, lo scenario imposto con l'attacco di Hamas non è più quello di un conflitto territoriale.

Concludendo, viste le risoluzioni presentate, condividiamo la ratio delle stesse e voteremo a favore. Oggi più che mai, dobbiamo sentirci cittadini di Israele.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, ci sono date che segnano la storia, ci sono immagini che rimangono nella memoria, anche di coloro che non c'erano: sono quelle che creano uno spartiacque fra prima, quando si credeva che non potessero accadere, e dopo, quando non si sarebbe mai voluto vedere.

Purtroppo, in questi ultimi tempi, la guerra è diventata un tema ordinario, con inevitabili conseguenze su più livelli, da quello degli equilibri internazionali a quello economico, con le prevedibili oscillazioni dei mercati. Tuttavia, con gli atti di guerra non riusciremo mai a farci l'abitudine, perché, molto semplicemente, non sono atti connaturati alla natura umana, semmai ne sono una sua distorsione.

I racconti di guerra, infatti, hanno sempre lacerato le coscienze, emergendo spesso mesi o anche anni dopo gli accadimenti. Nell'era dei social, poi, tutto è immediato, tutto irrompe nel quotidiano. E, allora, appare sugli schermi di tutti noi il video di un bambino, un bambino rapito durante gli attacchi di sabato, irriso e molestato da altri bambini. Lui israeliano, loro palestinesi. Signor Presidente, in quel video non vi sono atti di particolare violenza, ma è l'immagine dell'odio radicato nei bambini, a riprova che in quei luoghi, purtroppo, la guerra è diventata un'abitudine ed è parte dell'ordinario, così come il dolore e la tristezza di chi è costretto a vivere perennemente in uno stato di tensione.

Abbiamo visto famiglie riprese mentre venivano separate, mentre comprendevano che i loro cari erano stati uccisi o erano in procinto di morire, abbiamo visto esseri umani portati in giro come trofei, abbiamo visto giovani, tanti giovani. Il raid al festival musicale, di sicuro, è tra gli eventi più tragici e simbolici di quel sabato. Si è voluto colpire in un giorno di festa, si è voluto colpire chi gioiva, chi si divertiva, chi era felice.

Signor Presidente, si è voluto creare il terrore. Ci sono atti che sono propriamente di guerra e, poi, c'è la vigliaccheria del terrorismo. Un'azione contro militari, pur non essendo mai giustificabile, non è paragonabile ad attacchi contro neonati, contro donne e contro bambini o contro giovani inermi, e sabato 7 ottobre, come dicevo prima, signor Presidente, sarà uno spartiacque. Dove ci porterà e come cambierà ancora una volta lo scacchiere mondiale può, anzi, deve deciderlo tutta la comunità internazionale.

L'Italia, sin da subito, ha condannato la viltà di quanto commesso e analoghe condanne sono giunte da molte nazioni, non solo da parte di quelle che potrebbero essere considerate del fronte occidentale; anzi, direi particolarmente positive sono le iniziative di mediazione partite proprio dall'interno del mondo arabo. In un certo senso, è la logica stessa della contrapposizione fra due fronti - Occidente e mondo arabo - che noi dovremmo tentare di superare per evitare di alimentare le tensioni. Non possiamo identificare il mondo arabo o i palestinesi con Hamas: Hamas è un'organizzazione estremista, terroristica e militarizzata, che, però, dobbiamo dirlo, è riuscita a raccogliere forte consenso nella popolazione della Striscia di Gaza.

Signor Presidente, quello di sabato è stato un attacco completamente imprevisto, ma era davvero imprevedibile? È uno dei temi che anima il dibattito in questi giorni. La falla dell'intelligence israeliana ha risucchiato troppe vittime e ostaggi per non porsi la domanda, ma la prima risposta che ci si può dare è di essere sempre grati di stare dalla parte del mondo dove queste domande si possono porre, dove si possono anche mettere in discussione scelte e ammettere errori.

Ma questa non è una falla circoscritta ad Israele: è una falla di tutta la comunità internazionale che ha creduto che la questione mediorientale fosse, se non risolta, almeno calmierata - ed eravamo anche noi distratti dalla guerra nel cuore dell'Europa - e, invece, purtroppo, non è così.

Come siamo arrivati a sabato è sicuramente importante da comprendere, ma è ancora più importante guardare a domani.

Il vertice dei 5 leader europei con Biden, ieri sera, ha tracciato con chiarezza gli obiettivi. Il Presidente degli Stati Uniti Biden, il Primo Ministro britannico, il Presidente francese Macron, il Cancelliere tedesco Scholz e la nostra Presidente Giorgia Meloni, durante la riunione dedicata alla crisi che si è aperta dopo l'attacco di Hamas ai danni dello Stato di Israele, hanno affermato con chiarezza, e cito testualmente, che “le azioni di Hamas non hanno alcuna giustificazione, alcuna legittimità e devono essere universalmente condannate. Niente, mai, giustifichi il terrorismo”. Ecco, signor Presidente, niente, mai, giustifichi il terrorismo. Quando si prendono volutamente di mira civili, si è sempre dalla parte del torto. Non c'è nessuno spazio per ambiguità di fronte alla violenza inaudita esercitata sui bambini, sulle donne, sugli anziani, sulle famiglie.

Di fronte alla crudeltà dell'atto stesso, all'aggravante dei video registrati e diffusi per alimentare il terrore e alla cattura di numerosi ostaggi per esercitare pressione, di fronte a tutto ciò, è impossibile avere esitazioni.

Ricordiamo, inoltre, come ha confermato lei, signor Ministro, durante il suo intervento, che, fra i dispersi, ci sono due cittadini italiani con doppio passaporto che soggiornavano in uno dei kibbutz di frontiera assaltati e che ci auguriamo siano rintracciati presto sani e salvi.

Tuttavia, c'è un passaggio importante nella dichiarazione di ieri sera, finalizzata proprio a sollevare ed evidenziare le differenze interne al mondo arabo. Cito ancora testualmente: “Riconosciamo tutti le legittime aspirazioni del popolo palestinese e sosteniamo pari misure di giustizia e libertà per israeliani e palestinesi. Ma non commettiamo errori: Hamas non rappresenta queste aspirazioni e non offre nulla al popolo palestinese se non altro terrore e spargimenti di sangue”. Un messaggio importante per una popolazione che si è affidata a un'organizzazione come Hamas e per chi ha perso la speranza di vedere altrimenti esaudite le proprie istanze.

L'obiettivo principale, a questo punto, è sicuramente evitare l'ampliamento della crisi.

Il rinnovato sostegno a Israele nei suoi sforzi per difendere se stesso e il suo popolo da queste atrocità si accompagna, infatti, all'appello ad altri gruppi estremisti e a qualsiasi Stato che possa cercare di trarre vantaggio dalla situazione, in particolare all'Iran, di non cercare di sfruttare questa situazione per altri scopi, né di estendere il conflitto oltre Gaza.

Ci si rivolge, dunque, agli altri attori regionali, a quelli che hanno o hanno avuto interesse a destabilizzare l'area in passato; attori più o meno coinvolti nelle diverse crisi che agitano il Medio Oriente e che ne fanno spesso terreno di scontro di potenze globali.

Abbiamo ascoltato attentamente il ministro Tajani, potendo apprezzarne l'impegno delle istituzioni italiane a tutti i livelli, a supporto, prima di tutto, dei cittadini italiani presenti in territorio israeliano, ma soprattutto nell'ordine di creare quelle condizioni necessarie a una stabilizzazione dell'intera regione mediorientale.

Un lavoro fatto di dialogo è finalizzato innanzitutto alla tutela degli ostaggi. Il sostegno a Israele e l'impegno a garantire la sicurezza dei cittadini israeliani e la comunità ebraica presenti sul nostro territorio sono i nostri principali obiettivi. La ferma volontà di lavorare per creare le condizioni per un Medio Oriente pacifico e integrato è, invece, il nostro orizzonte.

Su questo siamo convintamente al fianco del Governo per le azioni che intenderà intraprendere (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signor Presidente, signor Ministro degli Esteri, signori e signori del Governo, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, gli attacchi terroristici multipli e indiscriminati con cui Hamas ha colpito la popolazione civile israeliana nella giornata del 7 ottobre richiedono, da parte di tutte e tutti, una condanna ferma e senza alcuna ambiguità; una condanna ferma, come occorre fare sempre quando l'orrore della violenza si abbatte su chi è più indifeso, su chi non ha possibilità di scelta, su chi non porta sulle proprie spalle alcuna colpa; una condanna ferma, come sempre occorre fare quando l'esercizio del terrore, come arma di guerra, viola sistematicamente non solo il diritto internazionale, ma anche la sacralità della vita di chi ne è colpito in modo improvviso e senza possibilità di riparo.

Le immagini arrivate da Israele hanno travolto le coscienze di tutte e tutti. Abbiamo visto tutti e tutti nei ragazzi e le ragazze che ballavano in quei rave party i nostri fratelli, le nostre sorelle e i nostri figli, abbiamo visto nelle persone cacciate casa per casa, strada per strada, noi stessi e noi stesse, vittime potenziali di un odio cieco.

Dunque, la nostra condanna è ancor più forte, perché è in grado di riconoscersi nel dramma e nel baratro di una violenza che produce, come sempre in queste condizioni, una regressione generale non solo della vita materiale, violata dalle lame e dalle pallottole, ma anche della qualità del discorso pubblico.

Quegli attacchi, come abbiamo detto anche oggi in quest'Aula, colpiscono il popolo israeliano, Israele, la sua sicurezza e colpiscono le ambizioni e le speranze del popolo palestinese di veder riconosciuto finalmente il proprio diritto all'autodeterminazione, un diritto troppo a lungo e sistematicamente violato e tradito negli anni che abbiamo alle spalle.

Vede, signor Presidente, esiste una necessaria e decisiva differenza tra la giustificazione e la comprensione: nulla può giustificare gli attacchi dell'organizzazione terroristica di Hamas ai civili israeliani, ma, in questo momento, di fronte all'ecatombe che si para davanti a noi, abbiamo il dovere della comprensione, perché la comprensione è la condizione necessaria perché la politica possa muoversi oltre il commento, oltre la condivisione di un sentimento, oltre il giudizio, perché la politica possa provare ad organizzare e ad indicare una risposta, una soluzione, una via attorno a cui organizzare la ricerca di una soluzione di un futuro che fuoriesca dal cortocircuito infernale della violenza e della guerra.

La guerra, signor Presidente, pretende sempre l'arruolamento: con chi stai, chi è il tuo nemico, chi è il tuo amico.

Esiste, colleghe e colleghi, una terza scelta che non ha nulla a che vedere con l'equidistanza: è la scelta di chi sta con i civili, quelli che non scelgono mai nulla, è la scelta di chi sa che il proprio nemico è innanzitutto la violenza, il fanatismo, il fondamentalismo, l'apartheid di Stato; è la scelta di chi sa che il proprio amico è innanzitutto la pace, il rispetto, la legalità internazionale. È la scelta di chi non si rassegna all'impotenza, di chi non si rassegna allo sguardo su quell'area martoriata del mondo, come lo sguardo di chi ha solo, come esito possibile, quello del pianto.

In questi decenni, la disperazione in quell'area del mondo è cresciuta a dismisura e di questa disperazione ci sono molti responsabili: uno di questi è il Premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Oggi, altri ed altre, prima di me, hanno ricordato le parole dell'editoriale di oggi, del più importante giornale israeliano, Haaretz. In quell'editoriale si scrive che Benjamin Netanyahu ha istituito un Governo di annessione ed esproprio, mentre ha abbracciato una politica estera che ignorava apertamente l'esistenza e i diritti dei palestinesi.

A quelle scelte, in questi anni, si sono accompagnati atti concreti: l'espansione continua delle colonie illegali in territorio palestinese, in violazione esplicita dell'articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra e la violazione sistematica di numerose, numerose e numerose risoluzioni delle Nazioni Unite che, nella prospettiva dei “due popoli - due Stati”, hanno chiesto di interrompere, revocare le occupazioni illegali, di ricostruire una prospettiva in grado di indicare concretamente un orizzonte di pace.

In questi anni, in Israele e in ciò che resta della Palestina, le scelte della destra israeliana e dei governi israeliani hanno cinicamente ma lucidamente contribuito a demolire la credibilità, l'autorevolezza della leadership laica della Palestina, favorendo - fate voi, direttamente od indirettamente, poco cambia - l'egemonia del fondamentalismo, del fanatismo, che, come abbiamo detto oggi, non solo produce morte, quando scatena la violenza dell'attacco terroristico, ma riduce le speranze di quel popolo a una prospettiva sempre più fragile ed impalpabile.

E, allora, oggi comprendere, organizzare una risposta significa rimettere al centro la prospettiva di pace, guardare in faccia le responsabilità nostre, l'ignavia di una comunità internazionale che per troppo tempo, troppo a lungo ha voltato la testa dall'altra parte, ha consentito che l'illegalità e la violazione della legalità internazionale si reiterassero con costanza; ha tolto lo sguardo da quella tragedia e dalle proprie responsabilità.

Organizzare una risposta vuol dire ricordare a Israele che il suo diritto alla difesa, stabilito dalle norme internazionali, ha appunto i limiti di quelle norme; vuol dire affermare con chiarezza che quello che accade in queste ore a Gaza, la più grande prigione a cielo aperto del mondo, un'area urbana piccolissima, nella quale vivono, senza via di fuga, due milioni di palestinesi, quasi 900.000 bambini, la stragrande maggioranza di loro in condizioni di deprivazione sociale, culturale impressionanti, dipendenti, in tutto o quasi tutto dal sostegno internazionale, che quello che accade in quell'area, con il blocco della fornitura di elettricità, di cibo, di acqua, cioè di beni fondamentali per la sussistenza, è non solo una violazione del diritto internazionale ma un crimine di guerra.

Credo che di fronte al terrorismo di Hamas, al terrorismo indicibile e inaccettabile che si è scaricato sulle spalle dei civili israeliani, su Israele, sul popolo israeliano e su tutto il mondo, si debba noi oggi tutti e tutte chiedere a Israele di non macchiarsi di crimini nella sua reazione.

Occorre farlo oggi per garantire che resti aperta una prospettiva di pace, occorre farlo oggi perché il conflitto non si allarghi alle potenze regionali, occorre farlo oggi per rendere concreto e non retorico l'appello a evitare un'ulteriore drammatica escalation.

Signor Presidente, abbiamo il dovere, insieme, fin dove è possibile, e ognuno con le sue idee, dove non ci arriviamo, di contribuire a un salto di qualità, non per l'oggi, ma per il domani. Dobbiamo, oggi, chiedere, tutti e tutte, l'immediata liberazione degli ostaggi e un cessate il fuoco; dobbiamo, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, disegnare concretamente la road map di una possibile ricostruzione di un processo di pace. Mai così lontana è stata la prospettiva di due popoli due Stati, mai così necessaria è oggi quella prospettiva. Mi faccia concludere, Presidente, citando pochissime parole di uno splendido scritto di oggi di Raniero La Valle, un grande giornalista di questo Paese e non solo giornalista. Al termine di un bellissimo articolo, scrive Raniero La Valle: “Noi dunque piangiamo con Israele su Gerusalemme, la città divisa che pur unisce due popoli nel dolore e li abbracciamo nello stesso amore. Ma non così possono piangere quanti hanno concorso alla sciagura di oggi, facendo propria e promulgando l'ideologia della vittoria incurante della giustizia e tributaria solo della forza”.

Ecco, queste parole dicono qualcosa, non solo, su quello che è successo oggi, su quello che abbiamo alle spalle, ma, soprattutto, sul futuro che dobbiamo e possiamo provare a ricostruire (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Rosaria Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, desidero innanzitutto ringraziare la Presidente Meloni per la sua visita di oggi alla sinagoga di Roma e per le parole nette che ha pronunciato in quella sede a sostegno di una comunità che teme per i suoi figli, per i suoi amici, per i suoi parenti e per la terra che gli è cara. Un ringraziamento lo dobbiamo anche a lei, Ministro Antonio Tajani, per l'attivismo profuso in questi giorni, sia ai tavoli della diplomazia, sia nelle scelte più operative in favore dei nostri connazionali in Israele, sia a tutela degli obiettivi sensibili in Italia e per questo ringraziamo naturalmente anche il Ministro Piantedosi.

In questo contesto resta il rammarico per non essere riusciti a raggiungere in queste ore il risultato che molti di noi auspicavano: il Parlamento unito nel condannare l'aggressione terrorista di Hamas a Israele. Non avremo una risoluzione unica, com'era necessario, opportuno, doveroso e questo lo considero un errore. Ho lavorato anche personalmente per questo obiettivo, perché sui grandi temi della politica estera non ci si divide e non ci si divide se si ambisce ad essere un Paese rispettato e ascoltato e spero che nel voto sulle risoluzioni si possa rimediare a questo errore, manifestando quell'unità che non siamo riusciti a raggiungere nella predisposizione dei singoli testi. Per queste ragioni, Azione voterà le risoluzioni di maggioranza e di opposizione o parte di esse che condivide, ma allo stesso tempo ha presentato un suo testo che definisce con precisione la nostra posizione politica. Abbiamo le idee chiare su quello che è successo e su come l'Italia deve e dovrà affrontarlo. Sappiamo che questo non è il momento dell'ambiguità, dei “ma anche” o dei “né, né”. La furia ideologica, portata avanti peraltro con gli stessi metodi dell'ISIS, di Hamas ha un obiettivo molto chiaro: negare il diritto di Israele a esistere come Stato del popolo ebraico e, più oltre, intimidire chiunque sia percepito come infedele, non solo gli ebrei, ma anche i cristiani e gli stessi arabi musulmani che hanno una visione diversa dell'Islam. Sappiamo anche chi, da anni, da decenni, ispira quella furia, chi utilizza il conflitto, ogni conflitto, nel martoriato Medio Oriente, con il tentativo di affermare la sua supremazia sul mondo musulmano e allontanare ogni prospettiva di tregua, ogni segnale che possa imprimere una svolta a questa infinita stagione di guerre.

Abbiamo visto il Parlamento di Teheran inneggiare con grida di giubilo ai massacri nei kibbutz ed è evidente cosa festeggiavano: non solo, lo sterminio di un popolo che considerano nemico, di uno Stato che definiscono “usurpatore”, ma anche la possibile fine degli accordi di Abramo, che stavano portando alla normalizzazione dei rapporti tra Israele e Riyad, uno spiraglio di luce nel caos, che adesso rischia di chiudersi brutalmente.

Onorevole Presidente e onorevoli colleghi, abbiamo molto chiaro quello che è successo ed è altrettanto chiara la nostra posizione, fondata su due capisaldi: la condanna senza riserve al terrorismo di Hamas, peraltro, già pronunciata da larghissima parte della comunità internazionale, a partire dall'Unione europea e dagli Stati Uniti d'America, ma, non solo, la condanna senza riserve del terrorismo di Hamas, anche la condanna di chi ammanta la viltà terrorista con il velo della resistenza armata, della lotta popolare, del martirio, in favore di una causa, perché chi lo fa è amico dei terroristi e come tale va denunciato, isolato e condannato.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 16,33)

MARIA ROSARIA CARFAGNA (A-IV-RE). La democrazia italiana non dovrà lasciare alcuno spazio a chi applaude alla barbarie, a chi la giustifica, a chi la fiancheggia con analisi menzognere. Vigileremo e risponderemo con tutti i mezzi che la democrazia ci offre e lo dico anche a beneficio di chi, nelle piazze virtuali dei social, definisce i terroristi come martiri della libertà. Non sono martiri della libertà; chi uccide, chi rapisce, chi prende in ostaggio donne, bambini e anziani, chi profana cadaveri non è un martire della libertà, ma è una bestia disumana che merita tutto il nostro disprezzo (Applausi), come meritano il nostro disprezzo tutti quelli che in qualche modo li giustificano o li fiancheggiano.

Ma la condanna dei barbari, ovviamente, non basta, bisogna affiancare a questa condanna il sostegno, anch'esso, mi auguro, senza alcuna riserva, del diritto di Israele a difendersi. Oggi, è scontato, ma domani? Come dicemmo ai tempi dell'invasione russa in Ucraina, siamo davanti a una scelta di campo, che andrà ribadita nel tempo: o da una parte o dall'altra, e lo dico perché troppe volte abbiamo visto solidarietà e commozione di fronte alle commemorazioni per gli stermini del passato, ma anche tanti distinguo rispetto agli atti terroristici dei giorni nostri. Noi sappiamo fin da ora da che parte stiamo e da che parte staremo, dalla parte della democrazia, dalla parte del popolo israeliano aggredito, dalla parte di un popolo che non esitò a lasciare gli insediamenti di Gaza nel 2005 proprio per favorire un processo di pace e Gaza, oggi, non è una prigione a cielo aperto per colpa di Israele o delle politiche di Israele (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma per la ferocia con cui Hamas governa la Striscia di Gaza, che poteva essere uno dei posti più belli del mondo e, invece, è stato trasformato in un covo di terroristi. Staremo dalla parte di chi contrasta e condanna il terrorismo di Hamas e dei jihadisti, di chi obbliga il suo stesso popolo a pagare un inaudito prezzo di sangue pur di sabotare uno spiraglio di pace che si apre in quella parte del mondo. La democrazia israeliana saprà difendersi e noi la sosterremo e saremo dalla sua parte; la democrazia israeliana saprà reagire e noi saremo al suo fianco; Israele tornerà a essere un luogo sicuro e noi saremo orgogliosi di averlo sostenuto, difeso e spalleggiato nella sua ora più difficile e più buia (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, signori rappresentanti del Governo, quella di oggi è una pagina triste, una pagina grave, una pagina della storia che non avremmo mai voluto vivere. Ottant'anni dopo Auschwitz, dobbiamo assistere ancora una volta alle immagini strazianti di donne e uomini, di bambini e anziani percossi, umiliati, deportati e uccisi per l'unica colpa di essere ebrei, per l'unica colpa di essere cittadini di uno Stato che è la sola democrazia liberale compiuta del Medio Oriente.

Temo davvero che questo sia solo l'inizio di una sequenza annunciata di orrore e di sofferenze di cui saranno vittime tutti, il popolo ebraico e anche i popoli arabi, proprio quel popolo di Gaza e della West Bank che i terroristi di Hamas dicono di voler difendere ma che, invece, espongono a lutti e a sofferenze drammatiche quanto inutili.

Oggi, onorevoli colleghi, è più che mai il giorno della chiarezza. Gli appelli alla pace, alla moderazione e al contenimento dell'escalation sono sacrosanti, giusti e doverosi per ogni persona e per ogni Nazione che si definisca civile, ma questi appelli non bastano se non vengono posti con il massimo rigore alcuni punti fermi, proprio come ha fatto dal principio il Governo, come lei ha ribadito più volte, Ministro Tajani, e di questo le siamo davvero grati.

È il momento di ribadire, senza equivoci, che nessuna equidistanza è possibile fra un Paese democratico aggredito e un movimento terrorista aggressore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che nessuna pace in Medio Oriente sarà mai possibile, tanto meno con la formula dei due popoli e due Stati che noi continuiamo a ritenere necessaria, se a Israele non verrà garantita davvero la sua sicurezza; la sicurezza che oggi è messa in pericolo dalla violenza di Hamas, ma anche dall'atteggiamento ambiguo dell'Autorità palestinese, dalla minaccia di Hezbollah e dalle possibili complicità iraniane.

È il momento di ribadire che Israele, proprio come diciamo spesso e giustamente per l'Ucraina, ha il diritto e il dovere di difendersi, di difendere il suo popolo, e che le conseguenze di tutto questo, i lutti e le sofferenze che ne deriveranno, saranno responsabilità dell'aggressore, non dell'aggredito che si difende.

La guerra, onorevoli colleghi, è sempre la peggiore delle tragedie, è sempre una sconfitta del concetto stesso di umanità, ma questo non consente mai di stabilire un'equivalenza morale fra chi sostiene la causa della libertà, del diritto e della democrazia e chi tenta di distruggerla in nome dell'odio razziale, religioso o politico.

Nella Seconda guerra mondiale molti innocenti, anche nel nostro Paese, hanno sofferto, hanno perso la vita, i beni e gli affetti in conseguenza dei bombardamenti aerei alleati, ma solo la propaganda nazista ha cercato di proporre un'intollerabile equivalenza fra le dolorose necessità della guerra e le gratuite e deliberate sevizie ai danni di tanti innocenti messe in opera allora dal regime hitleriano. Anche questa volta come allora, onorevoli colleghi, è in gioco la sopravvivenza del popolo ebraico, ma, con essa, anche la nostra, di europei e di occidentali.

Alcuni di voi in quest'Aula ricordano bene le famose parole di Ugo La Malfa: “La nostra libertà si difende sotto le mura di Gerusalemme”. Israele è parte della nostra anima - lo ha ricordato tante volte il presidente Berlusconi -, è parte della nostra identità di europei e di occidentali, un'identità che si fonda sull'incrocio delle due grandi e profonde radici, quella giudaico-cristiana e quella greco-romana. È questo che i terroristi di Hamas e i loro finanziatori odiano davvero: odiano la possibilità di un incontro pacifico fra questa grande civiltà e quella vera, altrettanto grande, del mondo islamico, un incontro che, per quanto riguarda Israele, forse non era mai stato così vicino. Gli Accordi di Abramo, i rapporti positivi di Israele con molti Paesi del Golfo, con il Marocco, con l'Egitto, con la Giordania, col Sudan, le possibili relazioni con la più prestigiosa monarchia del mondo arabo, quella saudita, erano le chiavi attraverso le quali sarebbe stato possibile - io spero che sia ancora possibile - risolvere anche il problema palestinese. Di più, potevano e possono essere la chiave di un grande sviluppo pacifico per una delle aree potenzialmente più ricche e più avanzate del pianeta. Si potrebbe realizzare finalmente l'incontro, proprio nel nome di Abramo, fra le tre grandi religioni monoteiste.

È tutto questo che Hamas e i suoi ispiratori non possono accettare. Non possono accettare che finisca il linguaggio dell'odio verso Israele, quell'odio che in alcuni Paesi arabi è stato instillato per generazioni fin dalla più tenera infanzia, quell'odio che ancora s'insegna nelle scuole controllate dall'Autorità palestinese e, ahimè, spesso finanziate dall'Europa e dall'Occidente. Un sistema di aiuti che è servito poco o nulla a quei popoli ed è servito moltissimo ad arricchire classi dirigenti corrotte e incapaci che hanno cementato, nell'odio verso Israele, il consenso vacillante dell'opinione pubblica palestinese.

Di più: è legittimo pensare che certi aiuti confluiti nella Striscia di Gaza siano serviti proprio a preparare quest'aggressione. Se davvero a fornire il propellente dei razzi che hanno distrutto le case di civili innocenti, se davvero a pagare il carburante dei pick-up carichi di miliziani armati che sparavano sui ragazzi di Israele fossero, in qualche modo, i denari dell'Europa, quindi anche i nostri, sarebbe una beffa atroce e uno scandalo che deve immediatamente finire.

Fa bene, dunque, la mozione che stiamo per votare a chiedere tutte le azioni necessarie per evitare che arrivino fondi destinati a finanziare azioni terroristiche o alla propaganda dell'odio antisemita.

Tutto questo rende ancora tristemente attuali le famose parole di Golda Meir: “La guerra finirà quando gli arabi riusciranno ad amare i loro figli più di quanto riescano a odiare i nostri”. Per questo dobbiamo dire con chiarezza che la responsabilità di questo conflitto, dei lutti e delle sofferenze che accompagnano ogni conflitto dei civili ebrei e dei civili arabi che ne sono vittime è una sola: è di un movimento terrorista come Hamas, che, del resto, non fa mistero, fin dal suo statuto, di volere la distruzione di Israele e l'uccisione dei suoi abitanti.

Onorevoli colleghi, consentitemi di concludere con una nota personale. Ieri sera mi trovavo a Malmö, la terza città della Svezia, una città con una forte presenza d'immigrazione islamica. Ebbene, mi è toccato assistere ai caroselli di auto imbandierate con il vessillo palestinese che festeggiavano per le vie del centro: ragazzi molto giovani, con la kefiah e con il velo, che celebravano suonando il clacson, come noi facciamo per una partita di calcio, l'uccisione di tanti loro coetanei nel deserto di Israele. Uno spettacolo che a me è parso semplicemente agghiacciante (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Sia chiaro, onorevoli colleghi: noi non siamo come loro e non dobbiamo cedere alla loro logica dell'odio e dello scontro. Sappiamo che sono i frutti avvelenati della propaganda e che ci sono tanti arabi che sono inorriditi da tutto questo quanto lo siamo noi, ma questo spettacolo per le strade di una grande città europea è qualcosa di più di un sintomo pericoloso: è la manifestazione di un contagio che dobbiamo assolutamente controllare. La pianta odiosa dell'antisemitismo è stata estirpata in Europa - almeno in Occidente - nel 1945. Non possiamo, a nessun costo, permettere che torni a spargere i suoi frutti malvagi né in Medio Oriente né in Europa.

Per questo, cari colleghi, noi siamo con Israele (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Per questo crediamo sia fondamentale lavorare per fermare questo tragico conflitto e per questo siamo fieri delle parole del Presidente Meloni e del Ministro Tajani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Voteremo a favore, quindi, con convinzione sul testo sottoscritto dai capigruppo della maggioranza e sugli altri sui quali il Governo ha espresso un parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, Ministro, rappresentanti del Governo, mentre il Parlamento discute del dramma umano che si sta consumando in Israele nella Striscia di Gaza, la conta delle vittime delle ostilità continua tragicamente ad aggiornarsi e le notizie che giungono dal Medio Oriente non lasciano intravedere un prossimo miglioramento della situazione.

In Israele c'è stato un chiaro atto terroristico, una tragedia assoluta per il popolo israeliano, ma anche per le legittime aspirazioni del popolo palestinese e per la stabilità dell'intero Medio Oriente. Di più: è un massacro che nei fatti, per la rabbiosa reazione di Israele e per l'impatto avuto sull'opinione pubblica internazionale, lede la stessa causa dei palestinesi.

Si è trattato, però, di un attacco tremendamente efficace nella sua ferocia da mettere in luce la vulnerabilità di Israele e la débâcle del Governo Netanyahu, nonostante avesse fatto proprio del tema securitario uno dei suoi cavalli di battaglia. Un fallimento non solo di intelligence ma di strategia politica.

Come ha detto due giorni fa lo scrittore israeliano Assaf Gavron, Netanyahu non ha solo indebolito esercito e polizia, ma ha seminato odio e razzismo, ha parlato di superiorità ebraica, ha pensato di poter continuare a umiliare impunemente i palestinesi.

Questa disfatta è colpa di Netanyahu, scrive lo scrittore israeliano. Dentro queste parole, la politica deve leggere il senso più intimo della sua missione: indagare le origini che hanno portato a questo, ragionando della complessità di una situazione che non può essere mandata in soffitta con qualche frase di circostanza o con atteggiamenti da tifoserie contrapposte, poco idonei alla grammatica istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Indagare il contesto sociale per dare modo a tutta la comunità internazionale di costruire un'alternativa vera e concreta a questa spirale di violenza.

La Striscia di Gaza è una lingua d'asfalto grande un decimo della Valle d'Aosta, la regione italiana più piccola, in cui vivono ammassati oltre 2 milioni di abitanti, due terzi dei quali non raggiungono i 25 anni di età. Una realtà dove un'intera generazione, da 15 anni a questa parte, ha conosciuto e vissuto solo questo scenario di guerra e instabilità. Gaza, oggi, è una prigione a cielo aperto, dove si sopravvive in condizioni disumane nel silenzio della comunità internazionale.

E non può non essere considerato questo, quando si pretende o si aderisce alla proposta di sospendere ogni tipo di aiuto, anche umanitario, a Gaza, visto che non può non tenersi conto del fatto che, dati Oxfam, 7 persone su 10, che vivono nella Striscia di Gaza, sopravvivono grazie agli aiuti delle organizzazioni internazionali. La politica italiana, oggi, dovrebbe fare collettivamente queste valutazioni, non per trovare una giustificazione all'efferata violenza terroristica, ma per rintracciarne le radici, per capire i motivi per cui la disperazione si è fatta rabbia, fino al punto di essere stata raccolta da un'organizzazione terroristica, incapace di astenersi dal linguaggio della violenza.

Queste sono le ragioni per cui non accettiamo alcun tipo di semplificazione e chiediamo al Governo italiano uno sforzo di responsabilità. Chiediamo al Governo italiano di rivolgere un appello a Israele, perché eserciti il suo legittimo diritto di difesa nel rispetto del principio di proporzionalità e del diritto umanitario internazionale, con azioni mirate contro obiettivi militari di Hamas, senza colpire gli inermi civili palestinesi, che vanno tutelati nel rispetto delle Convenzioni di Ginevra. Chiediamo al Governo italiano di rivolgere un appello a Israele, perché si astenga dal mettere in pratica condotte che si riverberano più sui civili che sui terroristi da stanare. Mi riferisco al taglio della luce, dell'acqua, degli aiuti alimentari, azioni che innegabilmente gravano come macigni sui civili. Una pratica condannata dall'ONU, secondo cui la privazione dei beni essenziali per la sopravvivenza è proibita dal diritto internazionale umanitario. Ogni restrizione di movimenti di persone e beni per mettere in pratica un assedio deve essere giustificata da necessità militari, altrimenti corrisponde a una punizione collettiva.

Chiediamo al Governo italiano di agire per ottenere l'immediata apertura di corridoi umanitari per consentire l'evacuazione temporanea di bambini, donne e anziani dalla Striscia di Gaza (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), e, come richiesto dall'Organizzazione mondiale della sanità, per consentire di raggiungere i civili di Gaza con forniture mediche essenziali. Parallelamente, è urgente che si attivino canali diplomatici per convincere Hamas a liberare gli ostaggi civili israeliani nelle sue mani.

Chiediamo al Governo italiano di lavorare per un'immediata de-escalation, al fine di evitare che il conflitto produca ulteriori massacri e si allarghi alla Cisgiordania e ai Paesi vicini, in particolare in Libano, dove ci sono oltre mille nostri militari caschi blu della missione UNIFIL, che si troverebbero in guerra. Chiediamo al Governo italiano di lavorare, dopo la tregua, alla ripresa dei negoziati di pace per arrivare a una definitiva soluzione del conflitto basata sul principio dei “due Stati per due popoli”, supportata dall'ONU, l'unica in grado di garantire legittimi diritti e aspirazioni del popolo palestinese e l'altrettanto legittimo diritto di Israele a continuare la sua esistenza in sicurezza. Una soluzione che, come stabilito dalle risoluzioni delle Nazioni Unite, prevede la fine dell'occupazione illegale dei territori palestinesi e il riconoscimento reciproco di uno Stato palestinese basato sulle frontiere del 1967 e dello Stato di Israele, con Gerusalemme capitale condivisa. Non possiamo tacere, infine, due considerazioni di carattere politico.

Quello a cui stiamo assistendo è anche frutto della latitanza e della disattenzione della comunità internazionale, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, verso la questione israelo-palestinese degli ultimi anni, lasciando languire troppo a lungo il processo di pace, arenatosi, dopo la proposta di Trump che prevedeva, di fatto, lo smembramento totale della Palestina e la perdita di Gerusalemme come città condivisa, facendola diventare capitale di Israele. Un'umiliazione per le aspirazioni del popolo palestinese, che, in contemporanea, si è trovato anche abbandonato dai suoi storici sostenitori del mondo arabo con la politica di Trump e Biden di riavvicinamento a Israele di Emirati, Bahrein e ora anche dell'Arabia Saudita.

L'ultimo aspetto da sottolineare è che questa tragica e clamorosa riesplosione del conflitto israelo-palestinese è una conseguenza dell'instabilità globale che, come il MoVimento 5 Stelle sostiene da tempo, deriva anche dal prolungarsi del conflitto in Ucraina. La comunità internazionale, quindi, si muova con determinazione, prima che i sanguinosi tasselli di questo mosaico di morte si uniscano tra di loro, prima che il mondo precipiti nell'abisso di una Terza guerra mondiale.

Per tutte queste considerazioni, dunque, Presidente, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla risoluzione delle opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, permettetemi di iniziare questo mio breve intervento con l'espressione di una presa di posizione: la Lega è con Israele “senza se e senza ma” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Israele è l'unica democrazia occidentale di tutto il Medio Oriente, contro tutti i predicatori d'odio, contro quei terroristi che tengono in ostaggio la propria popolazione, contro coloro che parlano di fame e miseria, e poi si approvvigionano, in modo miracoloso, di migliaia di missili e razzi da usare contro i civili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Invece di costruire scuole ed ospedali, costruiscono tunnel.

E proprio per questo, come Lega, chiediamo al signor Ministro, oltre a quanto già scritto nella risoluzione di maggioranza, di sospendere l'erogazione dei fondi alle organizzazioni palestinesi, finché non sarà stata fatta totale chiarezza sulla destinazione di quei fondi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

In questa battaglia, dobbiamo avere ben chiaro da che parte stiamo e da che parte si trovi l'Italia. L'Italia è con Israele, contro i suoi nemici, contro coloro che rifiutano il dialogo e continuano a negare il diritto degli ebrei a vivere sicuri nel proprio Stato.

Dicono che Israele sia frammentato e diviso, che il suo Governo sia contestato. Bene, ma questa è precisamente la prova che Israele è una vibrante democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Tutti possono contestare l'Esecutivo, possono dissentire. Possiamo dire la stessa cosa degli abitanti della Striscia di Gaza? Ne dubitiamo fortemente. Hamas ha attaccato un rave, come quelli che piacciono tanto ai progressisti e che, invece, urtano la sensibilità dei sostenitori dell'Islam politico fondamentalista.

Piaccia o non piaccia, solo in Israele esiste la libertà di pensare, esprimersi, criticare e anche ballare o ascoltare musica, dobbiamo prenderne atto. Siamo e saremo con Israele nella battaglia forse più difficile della sua storia, dai tempi della guerra di indipendenza. Speriamo, altresì, che Gerusalemme, che noi della Lega vorremmo vedere riconosciuta come capitale dello Stato di Israele, ritrovi la tranquillità e sia ristabilita una dissuasione credibile, che doni stabilità e serenità non solo ai suoi abitanti, ma a tutto il Medio Oriente.

Ci auguriamo che Hezbollah eviti il proprio coinvolgimento e che tutti gli attori da cui dipendono le forze estremiste diano prova di moderazione. Un altro nostro desiderio è che si smetta di essere indulgenti nei confronti degli Stati che fiancheggiano o tollerano i movimenti estremisti. Dobbiamo sostenere con convinzione gli Accordi di Abramo nei confronti di chiunque voglia sabotarli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Forte è il sospetto che tutto questo sia stato pensato proprio per farli fallire, per sprofondare tutto il Medio Oriente nel caos, a vantaggio dei nemici dell'Occidente tutto.

Signor Presidente, colleghi, nel ribadire che siamo al fianco di Israele nella lotta al terrorismo e continuiamo a credere nella possibilità della pace, anche in questi giorni così oscuri in cui sembra che non ci sia spazio per alcuna speranza, vogliamo però dire che è il momento davvero di fare delle scelte. Da una parte ci sono quelle potenze, quegli Stati, che vogliono riscrivere le regole della convivenza a livello globale, quegli Stati revisionisti, dall'Iran alla Russia, alla Cina, dall'altra c'è la democrazia, ci sono tutte le democrazie occidentali. E noi non possiamo, in questo frangente, tentennare. Abbiamo ben chiaro dove stare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Finché vivrà Israele, vivrà l'Occidente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Elly Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, fatemi iniziare questo intervento anzitutto esprimendo, anche a nome del gruppo del Partito Democratico, cordoglio per le vittime, tutte le vittime, e preoccupazione per gli ostaggi, compresi i due italiani di cui si sono perse le tracce. Invito il Ministro a tenere aggiornati il Parlamento e il Paese con l'arrivo di ulteriori notizie e a fare ogni sforzo per tutelare la vita degli ostaggi, a partire dai bambini, e ottenerne l'immediata liberazione. Lasciatemi unire le mie e le nostre parole a quelle di solidarietà forte espresse anche questa mattina nei confronti di Israele, brutalmente colpito con agguati terroristici partiti all'alba di sabato, lo Shabbat, il giorno dedicato al riposo.

Come ha detto anche il Ministro Tajani, quello di Hamas è un gravissimo atto di aggressione senza alcuna giustificazione, che apre un conflitto che rischia di estendersi con conseguenze devastanti, un'azione che va condannata senza ambiguità, come ha fatto larga parte della comunità internazionale e come ha fatto il nostro Paese con le parole solenni del Presidente della Repubblica, nelle quali tutti ci riconosciamo e nel cui solco si collocano quelle del Governo e dei vertici delle istituzioni, così come di tutte le forze politiche (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

I terroristi si sono ben guardati dal perseguire obiettivi militari. Abbiamo visto immagini di sprezzo della vita umana, una pianificazione volta a colpire persone indifese, ragazzi che ballano, nonni e nipoti nei kibbutz, giovani donne. Atti come quelli documentati dai social e dalle TV di tutto il mondo sono contrari al senso stesso di umanità, al rispetto della vita e a qualsiasi anelito di giustizia. Gli attacchi di sabato in Israele costituiscono uno degli episodi di violenza più brutali degli ultimi cinquant'anni, che ci riporta alla mente scene orribili di sterminio che credevamo fossero superate per sempre. L'ha ricordato prima l'onorevole Provenzano: quell'attacco ha rivelato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la vera natura di Hamas, la sua volontà di distruggere Israele colpendo deliberatamente obiettivi civili. Un disegno purtroppo spalleggiato anche dal regime iraniano, che ogni giorno si macchia di crimini orrendi verso le sue figlie e i suoi figli, come reazione anche al dialogo tra Israele e Arabia Saudita. Quindi, questo è un disegno che spinge a una generalizzata rivolta anti-israeliana di tutta l'area, che già trova le sue intollerabili manifestazioni antisemite e i suoi primi morti fuori da quei confini. Così com'è chiaro l'interesse di Hamas a dare il colpo definitivo all'Autorità nazionale palestinese, in una competizione folle con altre forze estremiste emergenti. Per tutte queste ragioni sappiamo quanto sia necessario fermare Hamas e le sue minacce. Sappiamo anche che non dobbiamo fermarci qui e che dobbiamo lavorare per impedire che quel disegno si compia. Serviranno forza e unione, ma servirà anche molta intelligenza politica. Israele ha diritto di esistere e va ribadito con nettezza a chi vuole cancellarlo dalle mappe. Ha diritto di difendersi, in linea con il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario, come cita la Dichiarazione dei 27 Paesi UE, firmata anche dal Governo italiano, dichiarazione che chiede, giustamente, l'immediata cessazione degli attacchi insensati che acuiscono le tensioni, compromettendo le giuste aspirazioni del popolo palestinese, il quale pagherà un prezzo ulteriore di sofferenza, di miseria e di lutto, dopo anni in cui è stato lasciato troppo solo, senza una prospettiva reale di pace e di giustizia. Le giuste aspirazioni di pace e libertà dei palestinesi rischiano di essere vittima, anch'esse, degli attacchi terroristici di Hamas.

Identificare il popolo palestinese con Hamas sarebbe un errore e un enorme favore che facciamo proprio ad Hamas. Va chiarito che chi, come Hamas, compie tali scempi, è nemico della causa palestinese. Il suo obiettivo non è perseguire la pace e la giustizia, ma governare la guerra. Ecco perché l'unica divisione che dovremmo far emergere ora è quella tra chi vuole una pace duratura e chi lavora contro questa prospettiva, scegliendo il terrore e la violenza. La convivenza pacifica tra due popoli e due Stati rimane la soluzione della ragione: per quanto più lontana possa apparire nel mezzo della guerra e dell'orrore, è in realtà l'unica soluzione che possa assicurare una pace durevole e sostenibile. Dobbiamo continuare a portarla avanti tutti insieme. Il processo di pace negli ultimi anni è stato messo in crisi da iniziative unilaterali da entrambe le parti: i continui attacchi missilistici provenienti da Gaza, l'allargamento degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania. Voglio ricordare un passaggio di un grande scrittore israeliano, David Grossman: È la pace che tocca la vita della gente comune quella di cui abbiamo bisogno, la pace tra noi e la Palestina, i nostri vicini. Siamo stati per troppo tempo privati della vita, non riesco a pensare alla mia vita senza la paura. Israele dovrebbe essere la nostra casa ma non lo sarà finché anche i palestinesi non ne avranno una.

Ora è il tempo della politica. Serve lo sforzo di ogni parte, mi rivolgo anche a tutte le forze politiche qui rappresentate, in quest'Aula, per moltiplicare gli spazi diplomatici e di dialogo volti ad evitare un'escalation e un allargamento del conflitto. Un ottimo segnale è arrivato oggi dall'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Borrell, che ha invitato il Ministro degli Esteri israeliano e il Ministro degli Esteri palestinese a partecipare alla riunione dei Ministri degli Esteri dell'Unione europea di questo pomeriggio. Il Governo italiano si metta in questo solco e favorisca, anche in questa occasione, la ripresa del dialogo tra le parti e tra i principali attori della regione, per scongiurare un'escalation militare che danneggerebbe in primis la popolazione civile.

L'Organizzazione mondiale della sanità ha chiesto un corridoio umanitario dentro e fuori la Striscia di Gaza, per raggiungere le persone con forniture mediche essenziali. Chiediamo che il Governo, l'Unione europea e la comunità internazionale raccolgano questo appello, che viene anche dai volontari e dagli operatori e operatrici che si trovano sul campo in questo momento e che denunciano l'impossibilità di portare aiuti ai civili che ne hanno bisogno. Evitiamo una catastrofe umanitaria. Evitiamola per le persone innocenti tutte. Ci appelliamo a che prosegua la fornitura di acqua, elettricità e di beni essenziali al popolo palestinese, in una situazione umanitaria già gravemente compromessa come quella di Gaza, lì dove vivono milioni di persone e moltissimi minori a cui già è sottratto molto, da una scuola a una casa. Ci appelliamo a che proseguano gli aiuti umanitari indispensabili, giacché Hamas è riconosciuta come organizzazione terroristica e non riceve non può ricevere quegli aiuti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). E non si usi questo argomento per colpire il fondamentale lavoro e il ruolo nei conflitti della cooperazione internazionale e degli aiuti umanitari. Voltare le spalle all'intero popolo palestinese sarebbe, anche questo, un favore ad Hamas. Difendiamo, invece, gli innocenti con la politica e con la diplomazia. Isoliamo Hamas. Serve un'azione politica forte dell'Unione europea e dell'Italia. Avremo bisogno di mettere in campo tutta l'intelligenza della diplomazia mondiale per isolare Hamas nel popolo palestinese e nel mondo arabo, per evitare un'escalation militare nell'area e un massacro umanitario. Dobbiamo lavorare affinché la reazione sia condotta in maniera tale che il diritto internazionale venga riaffermato e ribadito. Dobbiamo lavorare contro il terrorismo, la cultura di morte razzista, antisemita e odiatrice delle differenze, ogniqualvolta questa si manifesti. Ma queste cose, l'Europa le deve fare con un maggiore protagonismo e rimettendo al centro alcuni princìpi essenziali. Israele ha diritto ad esistere e ad esistere in sicurezza. I palestinesi vogliono poter vivere liberi nei loro territori e in pace. La formula “due popoli, due Stati”, che negli ultimi anni era stata abbandonata, rimane invece l'unica vera strada per la pace, seppur difficile da percorrere. È questa l'unica prospettiva in grado di togliere agli assassini ogni residuo alibi con cui mascherano i loro intenti di dominio. Oggi l'attacco terroristico e la logica estremistica che esso fomenta si configurano come la sfida più pericolosa a questa prospettiva. Troppo a lungo questa stessa prospettiva è stata svilita e mortificata e c'è stato un colpevole abbandono del percorso. La questione palestinese non è eludibile.

Dobbiamo avere coscienza che, di fronte a noi, si apre anche il rischio di una vera catastrofe umanitaria e di un'escalation di violenza, di terrore e di guerra, che potrebbe coinvolgere anche altri attori. Dobbiamo evitarlo. Il Medio Oriente - lo sappiamo - ha una storia molto intricata, un groviglio di ragioni e di torti, di cui la questione israelo-palestinese ha spesso costituito una causa ed un effetto. E l'Italia, in linea con la sua grande tradizione di diplomazia, può e deve svolgere un ruolo e una funzione per la pace, spingere l'intera comunità internazionale a riprendere il processo di pace in Medio Oriente, anche a tutela della sicurezza di Israele.

Quella era la speranza degli Accordi di Oslo di 30 anni fa ed è proprio per le future generazioni di bambine e di bambini in Israele e in Palestina che dovremmo tutti impegnarci per una prospettiva di pace.

Mi sono venute in mente le parole di un uomo che si spese molto per la pace, che pagò con la vita, Yitzhak Rabin: “Dobbiamo pensare e guardare alle cose del mondo in modo diverso. La pace richiede un nuovo assetto di concetti e definizioni”. Ecco, facciamo in modo che l'Europa e il nostro Paese giochino ad ogni costo un ruolo di primo piano per la pace, cominciando da subito, con un forte appello al dialogo e al rispetto del diritto internazionale. Tutte le energie - e dico tutte le energie - del Partito Democratico saranno dirette allo sforzo per raggiungere la pace (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tremonti. Ne ha facoltà.

GIULIO TREMONTI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e signori del Governo, ieri con una dichiarazione congiunta, il Presidente degli Stati Uniti, il Primo Ministro inglese, il Presidente francese, il Cancelliere tedesco e la Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, hanno unito le bandiere dell'Occidente e le hanno schierate con Israele (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Per l'Occidente non c'erano, non ci sono e non ci saranno alternative, uniti tutti al destino di Israele.

L'essenza del terrore non è mai facile da analizzare, ma quello del 7 ottobre scorso non è stato solo un atto terroristico, un atto mirato a seminare il terrore; è stato soprattutto un atto di guerra e per questo un atto con finalità ed estensione tanto ampie da riguardare il nostro presente e il nostro futuro. È dovere e potere di questo Parlamento, dei Parlamenti, riflettere sulla cifra degli eventi che sono in atto, eventi che hanno un'altissima intensità e dimensione, non solo locale, ma strutturale ed epocale. Riflessioni sulle cause della guerra: certo non solo l'odio più o meno atavico, ma anche l'interesse economico e geopolitico è alla base di quanto è successo. La mutatio rerum che è in atto ci suggerisce - e forse ci obbliga - ad alcune riflessioni. Il Medio Oriente è parte integrante di rotte e di flussi che da sempre connettono Europa ed Asia, Indo-Pacifico e Atlantico. Suez, a pochissimi chilometri dagli eventi di queste ore, è sempre più importante, perché è lungo il percorso di due vie, la Via della seta cinese e la nuova Via del cotone, quella che l'ultimo G20 ha definito come il corridoio economico India-Golfo-Unione europea. Dunque un'altra via, la Via della seta, ma anche la Via del cotone in alternativa, una nuova via che ritraccia rapporti globali che un tempo univano Roma e l'Asia.

È stato corretto e lungimirante che su tutto questo il Governo Meloni e il Ministro degli Esteri abbiano espresso la loro visione e tutto il loro impegno. E poi comunque ancora gli Accordi di Abramo: erano questi la base per uno schema diplomatico mirato ad avvicinare Israele, Arabia Saudita e altri enti palestinesi e, tra l'altro, anche i palestinesi e a facilitare così una saldatura del Medio Oriente e del Golfo per collegare più efficacemente la Penisola araba al Mediterraneo e poi all'Oceano Indiano e al Pacifico. Con una specifica: sugli Accordi di Abramo si giocava - e si gioca - un'altra partita, forse fondamentale, la partita sul futuro del petrolio. Oggi si dice che è finita l'età della pietra: c'è ancora la pietra, certo, ma è finita l'età in cui la pietra è un mezzo essenziale per la vita e per la guerra. Quella che si gioca oggi è la partita sul futuro del petrolio, l'idea che l'età del petrolio abbia alla fine un termine sostituito da altre energie e che siano perciò necessari per i Paesi che avevano e che hanno ancora il petrolio nuovi e alternativi strumenti e scenari economici e politici. Una parte importante del mondo arabo sarebbe tagliata fuori da tutti questi scenari e progetti, se avessero successo i Patti di Abramo.

Non solo: forse non si può dire che Russia e Cina siano i burattinai della tragedia in atto, ma è certo che ne traggono vantaggio, per la Russia un vantaggio anche solo immateriale, la distrazione dalla guerra in Ucraina.

Infine, gli effetti economici attesi dalla guerra. La storia non si ripete mai per identità perfette: non è detto che ci sia una crisi petrolifera totale, com'è stata nel 1977, con la conseguente depressione economica dell'Occidente. Oggi il fronte del petrolio non è più unito, ma, rispetto ad allora e a differenza di allora, il fronte della finanza è drammaticamente scombinato. In un mondo che è tornato ad essere furioso, Mundus furiosus, la storia non è finita - come si usava dire - ma sta tornando con il carico degli interessi arretrati e accompagnata dalla geografia. Tutto questo vale anche per l'Unione europea. A lungo, ancora pochi anni fa, si diceva: l'Unione europea si trova dentro un “ring of friends”; oggi sarebbe più appropriato dire che è dentro un cerchio di fuoco.

Oggi, dunque, l'Europa deve occuparsi, oltre che di se stessa, dell'Africa, del Mediterraneo e del Golfo. Una lezione che ci viene dalla storia dell'oggi è che le divisioni interne creano fatalmente fragilità esterne. Torno dunque al principio: torno all'Unione delle bandiere dell'Occidente e al loro schieramento per Israele. Solo il coraggio dell'oggi, coraggio che dobbiamo mostrare in tutto il nostro campo di azione, può darci prosperità e pace per il domani (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00048, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00049, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Magi e Della Vedova n. 6-00050, per le parti non assorbite, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo ora alla votazione della risoluzione Braga, Francesco Silvestri e Zanella n. 6-00052. Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il 5° capoverso della premessa - su cui il Governo ha espresso parere contrario - distintamente dalla restante parte della risoluzione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Braga, Francesco Silvestri e Zanella n. 6-00052, ad eccezione del 5° capoverso della premessa, per quanto non assorbita, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Braga, Francesco Silvestri e Zanella n. 6-00052, limitatamente al 5° capoverso della premessa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Sono così esaurite le comunicazioni del Governo sulla situazione e le prospettive in Medio Oriente a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele.

Seguito della discussione della proposta di legge: Sasso ed altri: Modifiche agli articoli 61, 336 e 341-bis del codice penale e altre disposizioni per la tutela della sicurezza del personale scolastico (A.C. 835-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 835-A: Modifiche agli articoli 61, 336 e 341-bis del codice penale e altre disposizioni per la tutela della sicurezza del personale scolastico.

Ricordo che nella seduta del 2 ottobre si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 835-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 835-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 1.

ROSSANO SASSO , Relatore. Grazie, Presidente. In merito all'articolo 1, parere contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 17,25)

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Aspettiamo che i colleghi prendano posto. Tuttavia, avviso che ci sono molte votazioni in sequenza e, quindi, vi chiedo di non abbandonare la vostra postazione per evitare di allungare troppo i nostri lavori.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.30 Amato, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

( Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.27 Amato, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.28 Amato, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01 Amato, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.0100 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 835-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ROSSANO SASSO, Relatore. Grazie, Presidente. I pareri sugli emendamenti presentati all'articolo 2 sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'emendamento 2.2 Piccolotti.

Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Presidente, intervengo molto brevemente per richiamare l'attenzione dell'Aula e anche delle forze di maggioranza su questo emendamento. Ho visto che il Governo ha dato parere contrario, ma credo si tratti di un punto particolarmente importante, su cui da tempo insistiamo, noi forze dell'opposizione, ma su cui insistono anche tutte le associazioni studentesche e i sindacati studenteschi del Paese.

Si tratta, infatti, di inserire, dentro questa legge, che, appunto, tratta della sicurezza del personale scolastico, anche un servizio che sia invece dedicato alla stabilità emotiva degli studenti e delle studentesse. Quindi, si tratta di mettere, accanto alle misure di repressione, che sono prevalenti in questo provvedimento, anche qualcosa che riguardi la prevenzione.

Attraverso questo emendamento, infatti, intendiamo prevedere un potenziamento del servizio di psicologia scolastica a supporto degli studenti e anche dei docenti e dei progetti integrativi rivolti anche alle famiglie, perché è evidente che la violenza e gli atti di violenza a cui assistiamo nelle scuole hanno a che vedere anche con una relazione malata fra la comunità educante e le famiglie e i problemi psicologici dei ragazzi.

Quindi, davvero, chiederei al Governo e alla maggioranza di ripensarci e di votare a favore, perché un eventuale voto negativo sarebbe un segnale di disinteresse verso una vera e propria piaga che riguarda questo Paese, nel quale vi è una vera e propria epidemia di problemi di salute mentale che, con il COVID, sono emersi prepotentemente, come segnalato più volte anche dall'ordine degli psicologi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 835-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ROSSANO SASSO, Relatore. I pareri sugli emendamenti all'articolo 3 sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.101 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 835-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ROSSANO SASSO, Relatore. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti presentati all'articolo 4 i pareri sono tutti contrari, tranne sull'emendamento 4.103 Miele, che è favorevole.

Su tutti gli altri il parere è contrario.

PRESIDENTE. Sull'emendamento 4.103 Miele il parere è favorevole e sull'emendamento 4.100 D'Orso c'è una riformulazione? Io ce l'ho segnato così.

ROSSANO SASSO, Relatore. Presidente, ribadisco che il parere è favorevole all'emendamento 4.103 Miele. Sull'emendamento 4.100 D'Orso il parere è favorevole se riformulato come l'emendamento 4.103 Miele.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.102 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione…

Revoco l'indizione della votazione.

Il parere del Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ora all'emendamento 4.102 Piccolotti.

Ha chiesto di parlare il deputato Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Presidente, volevo semplicemente richiamare l'Aula sull'ennesima modifica del codice penale.

Ogni legge ha una modifica del codice penale. Questa legge addirittura è rubricata: “Modifiche agli articoli 61, 336 e 341-bis del codice penale (...)”. Noi andiamo ad inserire nelle aggravanti comuni una nuova aggravante specifica, puntuale per queste materie. Quando? Quando ci sono i casi di violenza e di minaccia. Quindi, ci sono reati che prevedono la violenza e la minaccia e noi prevediamo un'aggravante quando questa violenza e questa minaccia sono perpetrate nei confronti di determinati soggetti. Poi, andiamo a modificare l'articolo relativo alla minaccia a pubblico ufficiale e, anche in questo caso, andiamo ad aggravare la sanzione quando ci sono questi soggetti. Secondo me, andiamo a creare una contraddizione o un'interferenza tra norme del codice penale. Non è una cosa che dico oggi; l'ho già detta in Commissione giustizia in occasione del parere. Mi era stato detto, da parte del Governo: “Guarda, diamo un parere e facciamo un'osservazione”, perché l'osservazione è stata fatta dalla Commissione giustizia, “e la rivediamo prossimamente o nella Commissione di merito o in Aula”. Adesso arriviamo in Aula con una modifica raccolta dal relatore e, devo dire, una modifica opportuna, perché altrimenti se io litigo al semaforo con un insegnante e gli do un cazzotto mi becco l'aggravante, che è finalizzata a tutt'altro. Ora con la modifica, in cui si dice che il reato dev'essere commesso in occasione e per effetto della sua funzione, la cosa viene lievemente aggiustata, ma non viene aggiustata l'interferenza tra l'aggravante comune e la minaccia e l'oltraggio a pubblico ufficiale.

Io lo dico perché poi veniamo tacciati di fare norme che fanno a cazzotti fra di loro. Lo dico al relatore: questa cosa non verrà presa in considerazione, anche perché il relatore non fa parte della Commissione giustizia e non c'è nessun rappresentante della Commissione giustizia, però qui non soltanto usiamo le scorciatoie del codice penale per risolvere problemi che dovrebbero avere tutt'altri esiti, ma addirittura creiamo un danno ulteriore, perché nei tribunali queste due norme saranno in contraddizione fra loro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Molto velocemente, anche per sottolineare che per una volta con il deputato Costa siamo d'accordo. Siamo d'accordo perché queste norme, che per l'ennesima volta inaspriscono le pene e che con il nostro emendamento proponiamo di sopprimere, sono sbagliate dal punto di vista dell'idea che le ispira e sono anche scritte male, come il deputato Costa ha spiegato puntualmente e come era emerso anche in Commissione giustizia. Per cui, sarebbe bene votare il nostro emendamento soppressivo.

Aggiungo anche, giusto per dare l'idea, che, dall'inizio della legislatura, questo Governo ha inasprito le pene e prodotto una svolta securitaria, che chiamerei panpenalistica, spesso per decreto, per decine di nuovi e vecchi reati, per i rave, per le ONG che salvano i migranti, per il codice della strada, per le norme sui centri per il rimpatrio, per la criminalità minorile, per la violenza sui social, per gli incendi boschivi, per gli attivisti del clima, per chi danneggia i monumenti, per la gestazione per altri e poi le norme sul voto in condotta e l'elenco potrebbe ancora andare avanti. Allora, sorge spontanea una domanda: il centrodestra pensa che qualsiasi problema sociale e qualsiasi problema del Paese possano essere risolti con nuovi reati oppure aggravando le pene (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Perché abbiamo l'impressione - e poi ve ne darò conto - che questa modalità di azione non solo è ideologica, ma semplicemente non funziona. Queste sono previsioni di leggi che poi rimangono completamente lettera morta e non producono alcun effetto sui fenomeni concreti e reali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.102 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.101 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Prima di passare all'emendamento 4.103 Miele, già evocato, ricordo che sull'emendamento 4.100 D'Orso il relatore e il Governo hanno espresso parere favorevole, purché sia riformulato nel senso di sostituire le parole “di tali professioni o attività” con le parole “delle loro funzioni”, risultando così identico all'emendamento 4.103 Miele.

Chiedo dunque alla deputata D'Orso se intenda o meno accettare tale proposta di riformulazione.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione e questo è il correttivo più che opportuno, di cui parlava prima il collega Costa, che recepisce un'osservazione che abbiamo sollevato durante l'esame di questo provvedimento in Commissione giustizia. Chiaramente, circoscrive, quindi, l'ambito dell'applicazione dell'aggravante ai reati che vengono compiuti comunque a causa o nell'esercizio delle funzioni. Diversamente ci sarebbe stata un'aberrazione, perché in qualsiasi caso, in modo anche imprevedibile e oggettivo, si sarebbe contestata un'aggravante senza alcun tipo di legame con le funzioni esercitate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Solo per chiarire che il voto favorevole su questi due emendamenti del nostro gruppo non è dovuto al fatto che concordiamo con le norme che la legge prevede, ma al fatto che, essendo stato bocciato il nostro emendamento soppressivo, che sarebbe stato più opportuno, quantomeno questi due emendamenti sono necessari per migliorare il testo e renderlo minimamente votabile, fatto salvo che l'Aula sa, perché il deputato Costa l'ha sottolineato, che anche con questo emendamento le norme rischiano di produrre confusione e contraddizione.

PRESIDENTE. Avendo la deputata D'Orso accettato la proposta di riformulazione del suo emendamento, nel senso di renderlo identico all'emendamento 4.103 Miele, li porro congiuntamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.103 Miele e 4.100 D'Orso, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 835-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ROSSANO SASSO, Relatore. Grazie, Presidente. Parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 5.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.3 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 835-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ROSSANO SASSO, Relatore. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 6.1 Boschi parere contrario e sull'emendamento 6.100 Miele parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1 Boschi, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 Miele, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 835-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ROSSANO SASSO , Relatore. I pareri sono tutti contrari, Presidente.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo, della I Commissione (Affari costituzionali) e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.2 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 835-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Sull'ordine del giorno n. 9/835-A/1 Ascani il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/835-A/2 Manzi parere contrario. Ordine del giorno n. 9/835-A/3 Orfini parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sugli ordini del giorno n. 9/835-A/4 Ferrari e n. 9/835-A/5 Orrico il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/835-A/6 Piccolotti è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/835-A/1 Ascani c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo: viene accolta? Deputata Manzi, prego.

IRENE MANZI (PD-IDP). Presidente, non con intento dilatorio, ma se fosse possibile risentire la riformulazione perché eravamo a prendere gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Era “a valutare l'opportunità di”, se non vado errato.

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Viene accolta la riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/835-A/2 Manzi, su cui il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/835-A/2 Manzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Sull'ordine del giorno n. 9/835-A/3 Orfini c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/835-A/4 Ferrari il parere del Governo è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per esprimere il dispiacere e sperare che il Governo possa ripensare a questo parere perché suona veramente male questo voto negativo che si intende dare a un'intenzione che viene ribadita da tutti come realtà necessaria, fortemente necessaria. Presidente, da qui alla fine dell'anno ci aspettano almeno 40 donne morte, lo sappiamo già, ce lo dicono purtroppo le statistiche degli ultimi anni, questo macabro conteggio che ci dà almeno 10 donne morte al mese. Come possiamo evitarlo? Certamente lavorando, come si sta facendo in questi giorni in Commissione giustizia, per una nuova legge sul contrasto alla violenza contro le donne.

PRESIDENTE. Colleghi! Prego, prosegua.

SARA FERRARI (PD-IDP). Rafforzando sicuramente le misure cautelari in chiave di prevenzione affinché la violenza non si trasformi addirittura in femminicidio. Ma la vera prevenzione - ce lo hanno detto tutti gli auditi che hanno partecipato alle nostre audizioni e lo dicono i risultati del lavoro prezioso delle 12 relazioni che la precedente Commissione sui femminicidi ha prodotto - è quella culturale, è quella educativa, è quella che passa attraverso l'insegnamento nelle nostre scuole, di ogni ordine e grado, ai maschi e alle femmine, per capire come ci si rapporta in maniera corretta e rispettosa nelle relazioni interpersonali.

Quest'ordine del giorno chiede la vera applicazione del Piano nazionale contro la violenza e le discriminazioni, che esiste già, esiste già dal 2015, ma rimane pressoché inosservato e inapplicato, salvo la volontà, la libera volontà di docenti e dirigenti scolastici che applicano per propria convinzione questo Piano. Chiedere al Governo che le disposizioni contenute in questo Piano siano effettivamente applicate nelle nostre scuole e sentirsi rispondere di “no”, senza, come sempre, alcuna motivazione, francamente è un dispiacere per tutti noi ed è anche difficile da spiegare fuori di qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente, solo per chiedere alla deputata Ferrari di sottoscrivere, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere a nome di tutto il gruppo e sollecitare ancora la Sottosegretaria Frassinetti a ripensarci. Credo che questo sia un tema, come ha illustrato la collega Ferrari, assolutamente centrale, non c'è niente di strumentale in questo nostro ordine del giorno. Chiedo davvero al Governo di ripensarci.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/835-A/4 Ferrari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/835-A/5 Orrico, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Per chiedere al Governo e alla maggioranza un supplemento di riflessione, anche se, dopo la sceneggiata che abbiamo visto la scorsa settimana in Aula, messa in atto per l'ennesima volta dalla Lega, che ha definito l'educazione affettiva e sessuale propaganda gender, dubito che il Governo e la maggioranza avranno di che riflettere su quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che chiede due cose molto semplici e basilari.

Se per caso voi decideste di andare qualche giorno nelle scuole a chiederlo ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze, vi direbbero che a scuola vogliono l'educazione affettiva e sessuale, vogliono lo psicologo e vogliono avere il supporto di tutte quelle figure pedagogiche che possano aiutarli nell'affrontare una realtà difficile e complessa come quella che viviamo.

E allora in quest'ordine del giorno chiediamo di rafforzare e di prevedere fondi per le comunità educanti, che abbiamo istituito nel 2020, e che sono uno strumento di contrasto alla dispersione scolastica e di lotta contro la povertà educativa, perché, laddove sono state attivate, hanno dimostrato di riportare la scuola al centro della comunità e di dedicare ai ragazzi attività didattiche ed extra didattiche che si sono tradotte in una scuola aperta anche il pomeriggio, che allontana i ragazzi dalla strada (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e da tutti quei fenomeni di rabbia sociale e di solitudine che voi pensate di combattere con la repressione e con atteggiamenti solo punitivi e sanzionatori.

E poi, Presidente, quello che ci dovrebbe spaventare, quello che spaventa noi del MoVimento 5 Stelle non è la propaganda gender, ma le statistiche: lo sapete che l'89 per cento dei ragazzi e delle ragazze si informa sul sesso attraverso Internet? E allora, se dedicassimo ai ragazzi e alle ragazze l'opportunità di affrontare percorsi attraverso i quali apprendere come relazionarsi con gli altri e con il prossimo, accompagnati da professionalità che fanno questo nella vita, probabilmente avremmo meno gravidanze indesiderate in fascia adolescenziale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), avremmo meno violenza di genere, avremmo meno bullismo e avremmo anche, forse, meno casi di aggressione nei confronti di dirigenti e docenti scolastici.

E allora il consiglio che voglio dare a questa maggioranza sorda, che guarda solo nel proprio ombelico, è di studiare: studiare le statistiche e studiare anche la nostra proposta di legge che parla di educazione affettiva e sessuale, così come si è fatto in Danimarca, che è uno dei tre Paesi più felici al mondo, dove i bambini, a partire da 6 anni, fanno percorsi di educazione affettiva. Infatti, il sapersi relazionare non riguarda soltanto i giovani, riguarda noi adulti, e forse dovremmo imparare dalle giovani generazioni che chiedono alla politica di fare quello che voi non siete in grado di fare, ma che noi vediamo molto chiaramente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Intervengo per chiedere alla collega di sottoscrivere il suo ordine del giorno e per ribadire l'attenzione da parte del Governo rispetto a queste tematiche. Ci dispiace che non sia stato accolto il nostro ordine del giorno, ma questi sono i temi che erano al centro anche degli emendamenti su cui non abbiamo discusso, ma che cercavano di indirizzare il senso di questa proposta di legge verso una logica non esclusivamente punitiva, ma verso un'azione di prevenzione, un'azione di recupero rivolta soprattutto alla comunità scolastica nel suo insieme. Queste parole d'ordine, quelle della comunità educante, della lotta alle discriminazioni e all'educazione alla differenza, dovrebbero risuonare costantemente all'interno della scuola e indirizzare l'azione del Ministero dell'Istruzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere, a nome di tutto il gruppo MoVimento 5 Stelle, quest'ordine del giorno e per ricordare o, comunque, preannunciare al Governo e alle forze di maggioranza che, sul tema, abbiamo presentato un emendamento in sede di proposta di legge sulla violenza domestica. Per cui ci aspettiamo un ulteriore supplemento di riflessione. Se non lo farete oggi, fatelo quantomeno per i prossimi giorni, perché è inutile continuare a dire che il problema è culturale, soprattutto culturale, e poi non investire proprio sulla cultura, non mettere un euro per introdurre, come noi vi chiediamo oggi e vi continueremo a chiedere anche in sede di Commissione giustizia, l'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nelle istituzioni scolastiche. Se non faremo questo passo, avremo un bel dire del cambiamento culturale e di stanare questa mentalità che provoca il substrato su cui si innestano la violenza di genere e la mancanza di rispetto, oserei dire ancora prima, verso le donne. E non è più accettabile una cosa del genere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Solo per sottoscrivere quest'ordine del giorno e per porre una domanda a questa quest'Aula: perché, se una bambina picchia, è un maschiaccio? Perché, se un bambino piange, è ancora considerato in questa società una femminuccia? Perché le ragazze possono camminare mano nella mano, ma i maschi no? Perché si studia Gabriele D'Annunzio e non Grazia Deledda? Perché, se mamma non lavora, non è un problema, mentre se non lo fa il papà, è una vergogna? Ecco, ve lo diciamo in un modo semplice: l'ideologia gender non c'entra niente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Il patriarcato è intorno a noi e il sessismo è intorno a noi. Per un'ora d'amore serve educazione sentimentale, serve educazione alle parole, al senso di quello che diciamo, perché non basta più parlare solo di femminicidio, se non arriviamo all'origine del male: le storture nella nostra società. Ringraziamo la deputata Orrico e ringraziamo tutte le donne che, in questo Parlamento, da più di dieci anni, chiedono la stessa cosa: aprire gli occhi e farlo dal mondo della cultura, dell'istruzione e, soprattutto, nelle nostre case (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/835-A/5 Orrico, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

L'ordine del giorno n. 9/835-A/6 Piccolotti è accolto come raccomandazione, accettata.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 835-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calogero Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Secondo alcuni dati del Ministero dell'Istruzione, nello scorso anno scolastico 2022-2023, gli episodi di violenza nelle scuole nei confronti…

PRESIDENTE. Mi scusi. Prego i colleghi che si stanno allontanando dall'Aula di farlo senza chiacchierare e disturbare l'oratore. Prego, deputato Pisano.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Secondo alcuni dati del Ministero dell'Istruzione, nello scorso anno scolastico 2022-2023, gli episodi di violenza nelle scuole nei confronti dei docenti sono stati ben 5 al mese e, nella metà dei casi, ad essere coinvolti sono i genitori.

Secondo altre statistiche, circa il 40 per cento degli insegnanti dichiara di aver subito almeno una forma di vittimizzazione. A tali dati, si aggiungono gli episodi di cronaca delle ultime settimane. A Bari, il 29 settembre scorso, un docente è stato colpito al petto con una pistola a pallini nel momento in cui entrava in aula per il cambio dell'ora, fortunatamente senza gravi conseguenze. A Napoli, il 26 settembre, invece, una maestra di 59 anni della scuola dell'infanzia è stata aggredita dai genitori di un bimbo, riportando uno shock emotivo e una contusione cranica.

I dati e gli episodi riportati delineano un fenomeno in crescita, che richiede certamente di essere compreso e ascoltato. Una tendenza, quella del ricorso alla violenza da parte dei più giovani, che denota un problema che trova, purtroppo, spesso, espressione nel contesto scolastico, ma che, in realtà, va ben oltre tale ambito e affonda le sue radici nei contesti familiari e sociali di provenienza.

Come abbiamo avuto modo di dire più volte, il problema in sé e per sé non è solo sociale, ma anche culturale e richiede di affrontare di petto il disagio che i giovani esprimono talvolta attraverso atti di violenza. Tali alti sono certamente sempre da condannare, senza giustificazione o scusanti buoniste, tuttavia è evidente che dietro tali azioni si nasconde un problema ben più profondo: arrivare a compiere atti di violenza nei confronti degli adulti, in particolare, denota probabilmente una forma di esasperazione frutto di una mancanza di ascolto e di disagi personali. Chi non viene ascoltato, chi non si sente capito automaticamente si sente solo con il proprio problema e può arrivare a sfogare una frustrazione ricorrendo a tali atti di violenza, pensando erroneamente che, in questo modo, si possa dimostrare la propria autorevolezza; in realtà, si dimostra l'esatto contrario… Scusi, Presidente, non si sente niente.

Per questo, Presidente, il provvedimento che andiamo a votare oggi interviene in merito ai fenomeni di violenza esercitata dagli studenti, ma anche dai loro familiari, nei confronti del personale della scuola, modificando il codice penale con disposizioni finalizzate a tutelare la sicurezza del personale scolastico. In particolare, vengono modificate le fattispecie di violenza o minaccia a pubblico ufficiale e di oltraggio a pubblico ufficiale, introducendo una nuova aggravante comune, applicabile a tutti i delitti commessi con violenza o minaccia.

Non solo. Il provvedimento in esame intende sì normare, ma anche affrontare il problema sul piano socio-culturale. Tra gli obiettivi dell'Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico che si intende introdurre grazie a tale provvedimento vi è anche la promozione di corsi di formazione per il personale scolastico, finalizzati alla prevenzione e alla gestione delle situazioni di conflitto, nonché a migliorare la qualità della comunicazione con gli studenti e con le famiglie, anche al fine di valorizzare l'alleanza scuola-famiglia nel rispetto del principio della partecipazione collaborativa e, parallelamente, l'organizzazione di iniziative a favore degli studenti, finalizzate al contrasto del disagio giovanile, ponendo particolare attenzione ai minori coinvolti come parte attiva di episodi di violenza.

Ecco, è proprio da questo che la scuola deve ripartire.

Alla luce di quanto detto, crediamo fermamente che i fenomeni di violenza possano essere contrastati sia mostrando che tali atti non restano impuniti, ma anche e soprattutto attraverso percorsi promossi dalla scuola con il coinvolgimento delle famiglie, per analizzare sempre più nel dettaglio i disagi che i più giovani si trovano a vivere, anche in base al contesto sociale che fa da contorno alla loro realtà di prossimità. Il ruolo della scuola, infatti, è anche quello di sostenere i genitori nel loro ruolo educativo. La famiglia, in base a quanto previsto dall'articolo 30 della Costituzione, è il primo nucleo educativo; tuttavia, oggi le famiglie hanno sempre più necessità di essere supportate in questo compito. Spesso accade che le difficoltà tra i genitori si riversino sui figli e che i disagi di questi ultimi dipendano da un'assenza di comunicazione con i genitori.

Pertanto, crediamo che valorizzare i nostri ragazzi, far sentire che c'è qualcuno che, prima della loro formazione, ha a cuore la loro vita, i loro desideri e le loro aspirazioni sia lo strumento educativo capace di far venir meno le ragioni di fondo che portano a usare violenza contro insegnanti e personale scolastico, uno strumento educativo che oggi è sempre più in mano alla scuola e che si configura in un contesto dove i nostri ragazzi possono comprendere loro vero valore, attraverso percorsi anche personalizzati, ma soprattutto grazie a insegnanti capaci di andare oltre il mero dato scolastico.

Come gruppo Noi Moderati, siamo stati e saremo sempre al fianco della scuola, degli insegnanti, di tutto il personale scolastico e dei nostri ragazzi, per accompagnarli nella sfida educativa che sono chiamati a vivere ogni giorno.

Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisabetta Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Cercherò di non dilungarmi troppo, anche se noi di Alleanza Verdi e Sinistra riteniamo che la questione delle aggressioni verso i docenti e, in generale, verso il personale scolastico nelle scuole sia molto seria e da affrontare con il dovuto approfondimento. Riteniamo questo perché sono tanti i dati che arrivano, il collega che mi ha preceduto ne ha ricordati alcuni e ci sono anche dati raccolti dagli studenti stessi, penso, ad esempio, al sito www.skuola.net, che ha fatto un sondaggio fra i ragazzi e le ragazze e ha scoperto che almeno un ragazzo su 5 più volte, nell'arco dell'anno, ha assistito a episodi di violenza verbale e, nel 18 per cento dei casi, anche fisica contro i docenti. Questo è il segno che c'è una diffusione sociale della violenza e di rapporti interpersonali che via via si vanno deteriorando e il segno anche che c'è una sempre più scarsa considerazione del ruolo sociale dell'insegnante, del docente, in generale dell'istituzione scolastica.

Ecco, allora, di fronte a problemi così gravi, noi ci aspettavamo che la Camera dei deputati potesse fare una discussione concreta, pragmatica, reale, provando anche a dare seguito a quanto via via è emerso nelle audizioni delle varie associazioni che si occupano di scuola e delle associazioni dei sindacati che operano nella scuola, perché da queste audizioni è emerso, in maniera abbastanza unanime, che il mondo della scuola non crede che una stretta securitaria, un mero intervento sul sistema penale possa, in qualche modo, risolvere di per sé la situazione, ma chiede, invece, che venga posta attenzione al grande tema della comunità educante, al grande tema dell'educazione dei ragazzi e, in particolare, della educazione alla gestione delle emozioni e anche al grande tema della formazione del personale docente, che dovrebbe essere accompagnato con una formazione specifica che riguardi la gestione di gruppi adolescenziali, come spesso una classe è. E, invece, in Parlamento arriva questa proposta dell'onorevole Sasso, che sostanzialmente ricalca una proposta già approvata nel 2020 e che riguardava il grande tema - anche in quel caso - delle aggressioni al personale sanitario e sociosanitario. Dico che la ricalca perché quella legge sostanzialmente prevedeva l'istituzione di un Osservatorio, prevedeva l'istituzione di una Giornata e prevedeva l'aggravamento delle pene comminate a chi appunto si rende protagonista di atti di violenza contro il personale sanitario, come, purtroppo, avviene quotidianamente negli ospedali e nei presidi sanitari italiani; prevedeva anche, quella legge, alcune norme che riguardano la prevenzione e, quindi l'obbligo, anche delle ASL, di lavorare su questo punto con misure specifiche e provando a mettere in campo elementi di contrasto che non agiscano solo dopo che il fatto si è compiuto, ma anche prima.

E, allora, pensando alla legge che approviamo oggi, che riguarda il mondo della scuola, io sono andata a vedere i dati che riguardano le aggressioni del personale sanitario, per verificare se norme di questo tipo, cioè norme che aggravano le pene, sono efficaci oppure non sono, sostanzialmente, che azioni di propaganda, e ho trovato dati preoccupanti perché, dal 2016 al 2020, di fatto, il numero delle aggressioni al personale sanitario è rimasto sempre costante, ma poi la relazione dello stesso Osservatorio istituito dalla legge del 2020 sul personale sanitario dice che nel triennio fra il 2019 e il 2021 è possibile osservare che il trend degli eventi nel corso del triennio è rimasto costante, con una deflessione media del 30 per cento nel corso del 2020, compatibile con gli effetti della pandemia. Cioè, lo stesso Osservatorio ci sta dicendo che, dopo l'approvazione della legge che aggrava le pene contro chi assale, aggredisce il personale sanitario, non c'è stato, di fatto, alcun reale cambiamento nel numero degli eventi che si verificano e nemmeno nella loro qualità, ovvero ci sta dicendo che questo tipo di misure semplicemente non servono a granché e che servirebbe, invece, tutt'altro, cioè un lavoro sociale, culturale, di educazione e di formazione, che naturalmente andrebbe fatto anche utilizzando professionisti e figure professionali specializzate come quelle degli educatori che, tra l'altro, abbiamo recentemente riconosciuto attraverso l'istituzione di un albo.

Peccato che una misura reale di contrasto e prevenzione delle aggressioni contro il personale scolastico, proprio perché deve avere queste caratteristiche di ricostruzione dei nessi educativi e culturali della comunità educante e delle famiglie, avrebbe necessità di qualche risorsa. E, invece, anche nelle norme che approviamo oggi - più o meno come quasi tutte quelle che passano in Commissione cultura e istruzione - alla fine, c'è una previsione sulle risorse che dice: “ad invarianza di risorse finanziarie”. Cioè, si fanno le norme bandiera dicendo che si inaspriscono le pene, però, poi, non si investe nemmeno un euro nel tentativo di far funzionare le logiche preventive.

Allora, capite bene che noi consideriamo questa legge, che oggi andrete ad approvare con la nostra astensione, sostanzialmente, come nient'altro che una norma abbastanza irrilevante. Spiego anche per quale motivo ci asteniamo e non votiamo contro. Ci asteniamo perché all'interno di questa legge c'è una sola previsione, dal nostro punto di vista, positiva ed interessante, che è quella dell'istituzione di un osservatorio che segua i casi di violenza nelle scuole. Lo diciamo e ci teniamo a sottolinearlo, perché è bene che ci sia un luogo in cui venga monitorata la situazione, che, secondo i sindacati, è in continuo peggioramento - i casi di cronaca che tanti colleghi hanno citato e che tanti citeranno ce lo dimostrano -, ma è anche importante che questo Osservatorio possa avanzare delle proposte per abbandonare - speriamo quando questo Governo non ci sarà più - l'approccio ideologico, securitario e panpenalista e addivenire ad un approccio di senso che possa incidere davvero sulla condizione degli insegnanti e delle insegnanti.

L'ultima cosa che vorrei sottolineare - l'ho fatto anche in altre occasioni - è che, se i ragazzi e le famiglie pensano che sia possibile aggredire verbalmente o, peggio, fisicamente un insegnante per un voto sbagliato o per una frase che non è piaciuta, è anche perché c'è stata una vera e propria demolizione della riconoscibilità sociale del ruolo di chi lavora nella formazione. Questo è accaduto per ragioni culturali, perché i modelli che sono avanzati come vincenti nel discorso pubblico sono altri, a partire dai manager, dagli influencer, dalle persone che si occupano di finanza, tante altre figure che sono sembrate più autorevoli, più vincenti, più forti; ma, poi, è accaduto - ho concluso, Presidente - anche perché gli stipendi degli insegnanti sono andati, via via, scendendo, fino ad una quota che li rende davvero vergognosamente bassi, a volte molto più bassi anche di chi fa un lavoro che ha bisogno di minore qualificazione.

Siccome il Governo sta preparando la finanziaria - ho chiuso - e non abbiamo visto in NADEF risorse per l'aumento degli stipendi di questo comparto e per il rifinanziamento del rinnovo del contratto, noi davvero pensiamo che queste risorse siano irrinunciabili. Difendere la dignità degli insegnanti è anche difendere la qualità e la quantità della loro retribuzione e dei loro diritti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Si sentiva l'esigenza di questo provvedimento, Presidente? Francamente, proprio no. È un provvedimento che, in qualche modo, interviene in modo concreto nei grandi problemi che esistono nella scuola italiana? Ovviamente, no. Servirà a qualcosa? Ma questo non lo diciamo noi, Presidente, basta vedere - lo ricordava adesso l'onorevole Piccolotti - l'articolo 7 di questa proposta di legge, che dice che stiamo scherzando: è un manifesto, è una bandiera, perché dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Abbiamo scherzato. Lo dico con tutta la stima che provo nei confronti dell'onorevole Sasso ma, anche per quanto riguarda i parlamentari della maggioranza, è il giochetto che ci viene dato tra un decreto e l'altro, nel quale, invece, si caricano o si scaricano le esigenze e i problemi della maggioranza. Facciamo finta di fare una legge, di occuparci di chissà quali grandi problemi e, poi, sostanzialmente, è un gioco che si ferma qui. Peraltro, è un gioco che non è neanche particolarmente azzeccato.

Io direi che questo provvedimento si sviluppa in due parti: la prima che non è dannosa e non so quanta utilità potrà portare; la seconda che, invece, è certamente dannosa, ed è quella sulla quale, quando bisogna fare danni, non c'è bisogno di coperture finanziarie, perché basta toccare il tema della giustizia, il panpenalismo, aumentare pene - come ricordava benissimo l'onorevole Costa - oppure inventare nuovi reati, e abbiamo risolto tutto. Questo è a costo zero dal punto di vista economico, ma per la civiltà giuridica di questo Paese sono costi pesanti che, di volta in volta - non mi riferisco solo a questo Governo - appesantiscono il nostro sistema delle pene.

I primi tre articoli sono per la costituzione di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico presso il Ministero dell'Istruzione e del merito, al quale sono attribuite diverse funzioni, anche importanti. C'è un solo particolare, Presidente, che vorrei far notare a lei e al collega Sasso: di questo Osservatorio faranno parte i rappresentanti di tutti i Ministeri - il Ministero dell'Interno, il Ministero della Giustizia, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali -, delle regioni, le organizzazioni sindacali, di categoria, studentesche, dei genitori e anche un rappresentante dell'INAIL. Però, Presidente, si sono scordati di metterci dentro un rappresentante del Ministero dell'Istruzione, il che, dal punto di vista della concretezza anche delle scelte che si fanno, non è particolarmente brillante. D'altra parte, non è la sola svista: ci auguriamo, ovviamente, che nel passaggio al Senato alcune cose vengano, in qualche modo, corrette.

La seconda parte del provvedimento, invece, come ricordava il collega Costa, non solo non è adeguata, ma a noi preoccupa molto. Si interviene, per l'ennesima volta, sul codice penale, guidati, signor Presidente, dall'erronea convinzione che inasprire le pene o introdurre nuove fattispecie di reato - in questo caso ci avete risparmiato almeno questo, cioè la costruzione di nuovi reati - sia un deterrente oppure serva a dare, come si dice, un segnale.

Se volessi uniformarmi ad alcuni atteggiamenti che hanno avuto alcuni partiti della maggioranza, magari anche quello del collega Sasso, a proposito del benaltrismo, riguardo al fatto che i problemi della scuola, per esempio rispetto ai docenti, sarebbero le paghe, gli stipendi e via dicendo, sarebbe molto facile fare benaltrismo. Sappiamo perfettamente che mai potrebbe essere un provvedimento come questo a risolvere i problemi veri e concreti che esistono nel reparto della scuola – sappiamo perfettamente che con la clausola finale, che riguarda, peraltro, l'invarianza finanziaria, sarebbe una presa in giro -, e noi continuiamo a pensare che non sono questi i problemi della scuola, quello dell'inasprimento delle pene; ma almeno non peggioriamo la situazione.

Diciamo anche che, stando nell'ambito di questo provvedimento, si potrebbe fare qualcosa di più e il paradosso è che, tra i compiti dell'Osservatorio, gli ambiti sui quali bisognerebbe intervenire con risorse umane, economiche e intellettuali sono elencati: si parla di monitoraggio dei casi e formazione di docenti e famiglie, attenzione al dialogo scuola-famiglia, attenzione al disagio che è la prima delle cause degli episodi di violenza. Lo sappiamo, colleghi, quello che dovremmo fare. Il paradosso, quindi, è che sappiamo cosa si dovrebbe fare, ma, poi, lo mettiamo in un elenco di compiti che è l'ennesimo Osservatorio nel quale non investiamo neanche un centesimo.

Quali sono gli aspetti che riguardano il codice penale che, anche prima, il collega Costa ha messo bene in evidenza? La Commissione ha fatto un lavoro che, perlomeno, ha ridotto il danno, perché la proposta di partenza era ancora più pesante sotto questo punto di vista. La configurazione dell'aggravante è più limitata rispetto alla proposta iniziale del collega Sasso, perché riguarda solo chi esercita la potestà genitoriale o il tutore; l'aggravante non è quantificata fino a due terzi, com'era in origine, ma fino alla metà; per un genitore che commette violenza contro un dirigente scolastico la pena massima sarà, quindi - virgolette, Presidente - solo di 7 anni e mezzo rispetto agli 8 anni e 4 mesi.

Certo, resta il fatto che ci sono fattispecie di omicidio, signor Presidente, con pene massime inferiori, ma un passo indietro, seppur minimo, è stato fatto in Commissione.

Anche l'idea di intervenire sull'articolo 61, le aggravanti comuni, è l'altra novità introdotta dalla Commissione. È sensato l'intervento della Commissione che ha depotenziato il testo iniziale, purtroppo, però, vi siete dimenticati di correlare tra loro le aggravanti generiche e quelle specifiche. Non lo dico io, ma, come ricordava, anche questo, il collega Costa, lo ha detto nel suo parere la Commissione giustizia. Ci auguriamo anche che il Senato faccia qualcosa di più di quello che è stato fatto alla Camera per correggere queste storture.

Insomma, per chiuderla e per farla breve, signor Presidente, ci troviamo di fronte a un'ennesima iniziativa legislativa che, sul piano del merito che deve affrontare, non risolverà certamente i problemi strutturali che incontra il mondo della scuola, che mette in piedi un nuovo Osservatorio, al quale però bisognerà mettere mano, perché vi siete dimenticati qualche pezzo, e che l'unica portata d'immediata efficacia che ci sarà è quella di un aggravamento, ancora una volta, del nostro sistema giudiziario, del nostro sistema penale, che non risolverà minimamente i problemi a cui vorrebbe porre rimedio e che, invece, aggraverà un sistema che già si è aggravato nel corso del tempo, anche grazie a un vostro contributo, che non è stato indifferente dall'inizio dell'anno, a partire dal decreto Rave per poi continuare.

Poi, scopriamo, ma lo dico sempre con grande stima, perché per me rimane un punto di riferimento, un luminare, sperando che qualcosa di quello che dice trovi concretezza nell'azione di Governo, che ancora oggi il Ministro Nordio nella sua dichiarazione ci spiegava che in questo Paese occorre depenalizzare. Ecco, diciamo che questo provvedimento non è esattamente conforme e simmetrico al pensiero del Ministro Nordio. Magari, poi, quello che accade non è conforme ugualmente al pensiero del Ministro Nordio (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rita Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, intanto, mi scuso per la voce e spero di non prendere qualche attacco di tosse, ma l'aria condizionata, devo dire, è abbastanza forte. Con il provvedimento che oggi ci apprestiamo a votare abbiamo rivolto la nostra attenzione a questo problema che riguarda l'intera comunità civile: il fenomeno delle aggressioni fisiche e verbali operate nei confronti del personale della scuola, docenti, soprattutto, da parte di studenti, ma, soprattutto, la cosa più grave, anche da parte dei loro genitori, molto spesso.

La situazione sta assumendo i toni di una vera e propria emergenza che non ci può lasciare indifferenti e che richiede una risposta molto forte, ma soprattutto condivisa, da parte delle istituzioni e dei cittadini, che deve essere politicamente trasversale.

Molto spesso, qui, in Aula, parliamo dell'importanza di essere uniti nelle iniziative che prendiamo e credo che, in questa occasione, sia ancora più importante che questo avvenga, perché sia chiaro a tutti che la tutela della funzione docente non è una battaglia di parte, ma è una priorità assoluta. Dai dati del Ministero dell'Istruzione e del merito, dall'inizio dell'anno, sono circa 5 al mese gli episodi di violenza contro il personale della scuola e sta accadendo ogni settimana, più di una volta a settimana. Sono dati che ci devono allarmare, di cui bisogna tener conto, soprattutto, perché c'è una realtà preoccupante, quella degli episodi dei quali magari non si parla, che si tende a nascondere.

Il provvedimento in esame interviene in questa materia su due piani: da una parte, agisce a livello di prevenzione, istituendo l'Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico, al fine di monitorare e studiare il fenomeno e di promuovere azioni di sensibilizzazione e contrasto; dall'altra, interviene con una misura di natura penale, introducendo modifiche ad alcuni articoli del codice. All'articolo 61 del codice introduce, tra le aggravanti comuni, l'avere agito in danno di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola, nei delitti commessi con violenza e con minacce. Nel modificare l'articolo 336, rafforza la natura di pubblico ufficiale del dirigente scolastico e del personale docente, introducendo un'aggravante che prevede, nel caso siano aggrediti, l'aumento della pena da un terzo a due terzi, se il fatto è commesso dal genitore o dal tutore dell'alunno. Nella stessa direzione si muove la modifica introdotta all'articolo 341-bis, che disciplina l'oltraggio a pubblico ufficiale, introducendo, anche qui, una forte aggravante per l'aggressione commessa contro il personale docente, tecnico, amministrativo o ausiliario della scuola.

È evidente a tutti che qualcosa si è rotto. Gli insegnanti sono da sempre al centro della cultura dei nostri ragazzi e quello che leggiamo nelle cronache quasi tutti i giorni ci deve far riflettere e soprattutto ci deve far avvertire il dovere di intervenire e fare qualche cosa. Penso, per esempio, al caso della professoressa accoltellata ad Abbiategrasso da uno studente di 16 anni o a quel docente pugliese colpito con una pistola a pallini da uno studente di 17 anni. Questa stessa cosa era già successa a una professoressa di Rovigo, dove gli studenti aggressori avevano sparato solo per fare il video, sperando che riscuotesse visualizzazioni sui famosi social. O, ancora, penso alla professoressa malmenata in Campania dalla madre di una sua studentessa, perché non accettava i voti che erano stati dati alla figlia dalla professoressa stessa. Non dimentichiamo i casi gravissimi che riguardano i collaboratori scolastici e tutti gli altri dipendenti della scuola, anche loro, ovviamente, tutelati da questa proposta. È inutile proseguire con l'elenco che sarebbe troppo lungo, come abbiamo detto.

Con questo provvedimento, vogliamo stare vicini a tutti i docenti, che attraversano questi momenti che, dobbiamo ribadirlo, non sono umilianti per loro, ma sono umilianti per gli studenti che li provocano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e, soprattutto, vogliamo condannare l'atteggiamento che hanno alcune famiglie nel non prendere provvedimenti educativi nei confronti dei loro figli e nel non difendere l'operato degli insegnanti. Cosa ha portato a questa situazione tanto da spingere uno studente o un genitore a diventare violento con chi, da sempre, ha rappresentato una figura centrale e carismatica della nostra vita? Per un docente è diventato quasi rischioso assumersi la responsabilità di dire “no”, di assegnare un giudizio negativo. Che poi i giudizi negativi, lo sappiamo tutti, anche da adulti, sono quelli che continuano a farci crescere.

Se non siamo più in grado di insegnare questo ai nostri ragazzi, rischiamo di condannarli a una vita da ragazzi immaturi, soprattutto, possono diventare anche violenti. E fa male sapere che gli insegnanti, oggi, si sentano come una categoria di lavoratori avvilita e svilita, loro che sono sempre stati un baluardo per l'etica, l'educazione e la legalità.

La politica si deve assumere, con tutti gli strumenti che ha a disposizione, l'onere di contribuire a invertire la rotta, a ridare fiducia al mondo della scuola. Questo provvedimento, che non si pone certo in un'ottica risolutiva del problema, rappresenta però un importante segnale per il Paese. Lo Stato deve difendere la scuola e quelle lavoratrici e quei lavoratori che con passione la rendono effettiva e operativa tutti i giorni dell'anno.

Voglio specificare che riteniamo fondamentale che il Parlamento si faccia carico di difendere, non solo, il principio che sta alla base della funzione docente, ma anche le singole persone, nella loro incolumità fisica e nella vicinanza nel momento della difficoltà. Per questo mi è sembrata molto importante la decisione del Ministro di mettere l'Avvocatura dello Stato a disposizione degli insegnanti colpiti da atti di violenza e da aggressioni fisiche e verbali.

Infine, voglio ricordare che, come chiediamo anche per altre categorie, per esempio, per i medici, per gli infermieri, per le Forze dell'ordine, crediamo che ci debba essere un giusto riconoscimento economico anche per gli insegnanti. Gli sforzi di questo Ministero dell'Istruzione e del merito sono notevoli e nutro grandissima fiducia circa il fatto che, in questa legislatura, riusciremo finalmente a dare una giusta valorizzazione di ogni genere alla scuola (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Concludo, citando le parole del Presidente Mattarella: “La scuola è di tutti ed è per tutti”, per questo non può essere un luogo di paura e di violenza, deve essere un luogo sicuro. Per tutti questi motivi, annuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gaetano Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Questa proposta di legge che ci accingiamo a votare, introducendo modifiche al codice penale a tutela della sicurezza di tutto il personale del mondo della scuola, investe una delle questioni più problematiche che un legislatore si trovi ad affrontare. La proposta, infatti, esprimendosi sul fenomeno preoccupante delle violenze e delle minacce perpetrate da chi esercita la responsabilità genitoriale contro dirigenti scolastici e docenti, chiama in ballo l'intero sistema d'istruzione quale fondamentale terreno di cambiamento e progresso imprescindibile nella delineazione di programmi pubblici di welfare veramente efficaci.

Siamo consapevoli del fatto che il fenomeno dei reati violenti contro il personale scolastico vada risolto anche - e sottolineo: anche - con l'inasprimento delle pene. Ma una logica repressiva da sola non è sufficiente a ottenere seri e duraturi risultati, se non supportata da programmi di educazione che coinvolgano tutti i soggetti interessati - alunni, famiglie e istituzioni - affrontando il problema alla radice. Punire, dunque, quando necessario, ma anche contribuire alla diffusione di una cultura della prevenzione che nasce dal confronto e che coinvolge tutti i soggetti delle comunità educanti che si fanno attori di un cambiamento radicale. Questo è il motivo per il quale ritengo necessario soffermarmi brevemente sul legame che unisce da sempre scuola e democrazia, per riflettere sul valore effettivo e non retorico che il sistema scolastico dovrebbe esprimere attraverso un processo di miglioramento continuo al quale ciascuno di noi, a prescindere dalla propria ideologia politica, deve contribuire. È evidente che abbiamo una diversa visione del mondo della scuola e della necessità di crescita dei ragazzi. Ad esempio, quelle che qualcuno ha definito “porcherie” in quest'Aula noi riteniamo siano dei passaggi fondamentali nella crescita dell'individuo, proprio per evitare che crescano i famosi lupi. Ma questo non ce lo siamo inventati noi del Movimento 5 Stelle: basterebbe saper leggere i documenti di esperti psicologi di fama mondiale, le linee guida del programma dell'Organizzazione mondiale della sanità, gli standard europei per capire che sarebbe molto meglio un'educazione giusta e corretta da parte di specializzati, anziché i siti porno. Per questo, consapevoli dell'importanza della tematica, ci siamo fatti un'idea ben precisa di come debba essere strutturato il nostro sistema di istruzione e di educazione, delle emergenze più impellenti da affrontare, degli obiettivi da raggiungere quanto prima perché l'Italia non resti ancora indietro su questo fronte rispetto agli altri Paesi europei.

In un momento di congiuntura economica stringente è a rischio lo stesso diritto allo studio, fondamentale garanzia del principio di eguaglianza sostanziale, sancito dall'articolo 3, secondo comma, della Costituzione, e del valore dell'equità, pilastri portanti dello sviluppo dell'individuo sia come singolo che come cittadino.

Pensiamo che i soldi messi sul capitolo scuola siano un investimento, voi no: voi li reputate spese da tagliare. L'Italia investe solo il 4,1 per cento del PIL nel settore scuola rispetto ad una media del 5 per cento raggiunta nel resto dell'Europa. Da noi ancora si registra un preoccupante divario tra Nord e Sud per quanto riguarda il fenomeno della dispersione scolastica. Sarebbero, quindi, necessarie maggiori risorse da destinare al mondo della scuola, ponendo al centro di ogni intervento l'alunno e i suoi bisogni educativi e di crescita. Voi invece puntate al dimensionamento, a una riorganizzazione della rete scolastica che - così com'è stata strutturata da questo Governo, attraverso una diminuzione in chiave esclusivamente economicistica delle figure centrali, quali quelle del dirigente scolastico e del direttore dei servizi generali e amministrativi - taglia il numero degli istituti, rischiando di impoverire ulteriormente le comunità educative nei territori periferici più fragili. Ed è proprio là, invece, che la scuola dovrebbe essere maggiormente presente, facendo sentire il proprio peso sociale accanto alle famiglie in difficoltà, perché il carovita si traduce inevitabilmente in un caro scuola che minaccia fortemente il diritto allo studio che, da bene comune di tutti, diventa privilegio di pochi. L'incremento fino al 15 per cento, non solo dei testi scolastici ma di tutto il materiale didattico, impedisce, infatti, anche a una buona fetta della cosiddetta classe media di assicurare un adeguato percorso educativo ai propri figli, negando loro la possibilità di un ingresso soddisfacente nel mondo del lavoro che assicuri un'assistenza dignitosa.

La nostra idea del sistema scolastico, fatto di comunità educanti nelle quali si favorisce la crescita personale, contrastando l'abbandono, la povertà culturale, le varie forme di disagio giovanile, nello stesso momento in cui si acquisiscono competenze professionali, non può riconoscersi nella proposta di legge di cui oggi si è discusso. Certo, alcuni suggerimenti sono già stati accolti in sede di Commissione, come quelli concernenti l'inserimento e la composizione dell'istituendo Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico, ma ritenevamo fondamentale estendere anche agli studenti azioni specifiche di formazione per la gestione dei conflitti, prevedere una mediazione più efficace rispetto ai bisogni psicologici degli alunni con l'introduzione di figure come lo psicologo scolastico o, comunque, di servizi di assistenza e supporto anche per i docenti. Occorre fare formazione finalizzata alla prevenzione, alla gestione delle situazioni di conflitto come attività obbligatorie, da effettuare in orario di servizio nell'ambito degli interventi di prevenzione e formazione per la sicurezza degli ambienti di lavoro. Ma alla fine, Presidente, l'articolo 7 di questa proposta di legge chiarisce il quadro generale: non ci deve essere aggravio ai danni della finanza pubblica. Quindi, tutto quanto si pensava e si sperava diventa chiacchiere, proposte senza copertura finanziaria, e si lascia solamente l'ambito repressivo. Per questo dichiaro che il voto del Movimento 5 Stelle sarà di astensione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rossano Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Maestra di sessant'anni aggredita a Fuorigrotta, presa a schiaffi dai genitori di un bambino, il 26 settembre di quest'anno; professore colpito con pistola ad aria compressa da uno studente di 17 anni, a Bari, la settimana successiva; altra docente accoltellata da studente in classe ad Abbiategrasso, il 29 maggio 2023; pochi giorni prima, a Rovigo, un'altra insegnante era stata colpita al volto con pallini di gomma sparati con pistola ad aria compressa e, poi, anche ripresa col cellulare e umiliata tra le risate generali. Queste sono solo alcune tra le più recenti aggressioni ai danni dei docenti, delle oscene e recenti aggressioni, senza dimenticare l'insegnante di Padova che, nel 2018, rimediò la rottura del setto nasale dopo aver ricevuto un pugno in faccia da una mamma - la mamma di un ragazzino di prima media - perché aveva rifiutato di cancellare un voto basso al figliolo. O, ancora, la maestra picchiata ad Alessandria o il docente aggredito a Villaricca da un piccolo bulletto camorrista. Insegnanti sempre più vittime di aggressioni da parte dei loro alunni e, molto più spesso, da parte dei genitori degli studenti che ne sostengono in modo arrogante le ragioni. Aggressioni che colpiscono al cuore la nostra vita collettiva, una frattura del patto educativo tra la scuola e le famiglie che, oltre ad essere lo specchio del degrado e della crisi di valori della società odierna, è tra le principali cause della perdita di autorevolezza e prestigio del nostro corpo docente, checché ne dica la sinistra. È una deriva alla quale abbiamo deciso di iniziare a porre rimedio da genitori, da legislatori e da protagonisti della comunità educante. E, come gruppo Lega, insieme al Ministro Valditara, lo stiamo facendo con questa proposta di legge, con la riforma del voto in condotta e con il ritorno del merito e dell'autorevolezza del nostro corpo insegnante (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Quello dell'insegnante, Presidente, deve tornare ad essere il lavoro prestigioso e riconosciuto che era fino a qualche anno fa. Da un bravo insegnante dipende il futuro di ciascun individuo e un bravo insegnante non deve avere paura di essere picchiato se mette una nota a chi disturba in classe o se mette un 4 a chi non ha studiato (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Durante il suo iter parlamentare questa proposta di legge è stata accusata, da parte dell'opposizione, di deriva securitaria, di deriva autoritaria.

Verrebbe davvero da sorridere, se non stessimo affrontando un argomento profondamente serio e importante. Informo i colleghi progressisti che le violenze e l'oltraggio a pubblico ufficiale, perché tale è un docente nell'esercizio delle proprie funzioni, sono fattispecie già previste dal nostro ordinamento e questa proposta di legge, fortemente voluta dalla Lega-Salvini Premier, ha l'obiettivo di inasprire le pene, intervenendo, come è stato già evidenziato, sugli articoli 61, 336 341-bis del codice penale, al fine di tutelare la libertà di insegnamento quale base per la crescita delle nuove generazioni e di restituire ai docenti un ruolo di primo piano. Dunque, si inaspriscono le pene per fatti accaduti a scuola proprio per la sua specificità, perché è un luogo di educazione e formazione e anche per la presenza di minori.

Da politici e da legislatori non garantiamo, colleghi, una condizione di serenità a maestre e a maestri, a professoresse e a professori se sottovalutiamo le numerose e oscene aggressioni fisiche, se derubrichiamo questi atti a mere bravate. Da genitori non facciamo gli interessi dei nostri figli se contestiamo i loro insegnanti o se, addirittura, andiamo a scuola a tirargli un ceffone.

Presidente, sarebbe ora che le autorità competenti iniziassero a far rispettare quanto previsto dall'articolo 2048 del codice civile, cioè la culpa in educando: se i minori di anni 14 rompono, danno fastidio o commettono un reato ne rispondono mamma e papà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma che razza di società pensiamo di lasciare ai nostri figli se andiamo, noi genitori, a danneggiare chi ha il compito, insieme a noi, di istruirli e di educarli, cioè i loro insegnanti? Rimpiango i tempi, seppure duri, in cui, quando si prendeva un brutto voto a scuola, a casa i genitori ti davano il resto. Oggi mamma e papà, che giocano a fare gli amici, purtroppo, e troppo spesso sono i sindacalisti dei figli, il resto lo danno ai professori e questo non va bene. Dobbiamo avere il coraggio di dire le cose come stanno: altro che deriva autoritaria. Questi sono i frutti avvelenati di una cultura e di una deriva progressista nelle scuole che, dal Sessantotto in avanti, hanno causato un disastro educativo che è sotto gli occhi di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Forse, Presidente - e per suo tramite lo dico ai colleghi dell'opposizione -, la nostra sarà una scuola vecchia, antiquata, decrepita, quella in cui vorremmo gli insegnanti rispettati e non picchiati e umiliati, dove se un ragazzo sbaglia glielo si dice e dove se non studi e non rispetti le regole non vieni promosso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Meglio una scuola in cui ci si alza ancora in piedi quando entra il docente piuttosto che una scuola in cui prendo il professore a pistolettate ad aria compressa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Abbiamo previsto, però, non soltanto un aspetto repressivo, ma anche uno preventivo e pedagogico: l'istituzione di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico, che dovrà monitorare il fenomeno della violenza sugli insegnanti, relazionarne al Parlamento, promuovere corsi di formazione per il personale, finalizzati alla prevenzione e alla gestione di situazioni di conflitto e migliorare la qualità della comunicazione con le famiglie.

La proposta di legge, che porta la mia prima firma e, con orgoglio, quella dei colleghi della Lega-Salvini Premier, prevede, inoltre, diversi momenti di sensibilizzazione sul tema.

Sono stato accusato, insieme al mio partito, di aver pensato alla sicurezza dei docenti. Io mi chiedo: come mai chi ha gestito, per 11 anni, degli ultimi 13, il Ministero di viale Trastevere non ha speso o mosso un dito per rimediare a tutto questo disastro educativo? La Lega ha voluto fortemente questa legge, depositata per la prima volta nel 2019, quando, però, non avevamo la maggioranza numerica e il PD, il MoVimento 5 Stelle e altre sinistre la affossarono. Depositata in questa legislatura, dopo 8 mesi sarà, oggi, votata in Aula e io ringrazio tutti i colleghi della maggioranza di centrodestra per la sensibilità sul tema.

La Lega ha voluto questa legge, è vero, così come ha lavorato alacremente, insieme al Ministro Valditara, per avere più insegnanti e più personale ATA, grazie, ad esempio, ad Agenda Sud. Come primo atto del Ministero dell'Istruzione e del merito ricordo il rinnovo contrattuale, con l'aumento di stipendio per circa 800.000 insegnanti. Abbiamo stanziato, da ultimo, ingenti risorse per combattere la dispersione scolastica e l'abbandono, con un altro esercito, questa volta non di poliziotti, ma di insegnanti e di educatori, e circa 40.000 docenti hanno presentato domanda per diventare docenti tutor. Insomma, abbiamo posto la scuola al centro dell'agenda di Governo, com'è giusto che sia.

Nel concludere, Presidente, nonostante la polemica degli ultimi giorni, che spesso ha visto caratterizzare un dibattito che, comunque, ha avuto il merito di porre la scuola al centro della discussione politica, io provo a rivolgere un appello non ai partiti, ma ai deputati, in libertà di coscienza. Questa è una proposta di legge parlamentare: è nata in una Commissione parlamentare e non è stata decisa dal Governo, ma da deputati, da singoli deputati. Mi piacerebbe dare a tutto il mondo della scuola e alla comunità scolastica un segnale di attenzione e di unità, perché ci si può dividere su tutto, Presidente, ma non sul punire chi picchia un insegnante, perché chi picchia, umilia o usa violenze fisiche o psicologiche nei confronti di un maestro o di una maestra va punito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Basta girare la faccia dall'altra parte, perché - e davvero concludo, Presidente -, da oggi, grazie a questa legge fortemente voluta dalla Lega, sia ancora più chiaro e forte il messaggio, che non è più solo tale, ma è legge dello Stato, spero fra qualche minuto e spero all'unanimità: chi tocca un docente tocca lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Irene Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Colleghi, Sottosegretaria Frassinetti, per parafrasare l'incipit di Per chi suona la campana, pensiamo anche noi che nessuna scuola sia un'isola e che, quindi, qualunque cosa avvenga all'interno della scuola e nella comunità scolastica, lo stare bene in quei luoghi sia qualcosa che ci riguarda direttamente, che ci colpisce e che chiama in causa anche la nostra responsabilità, nei momenti positivi e nei momenti negativi; e questo lo dico proprio con riferimento agli episodi di violenza che si verificano o che si sono verificati all'interno della scuola. Quegli episodi ci interrogano e ci colpiscono e nessuna delle forze politiche presenti in quest'Aula è indifferente a quello che avviene, perché sono episodi molto gravi che hanno coinvolto docenti, studenti e personale scolastico e vanno contrastati e sanzionati. Quegli episodi inducono le istituzioni a riflettere, ad assumersi la responsabilità, però, di ragionare - e non soltanto punire - sui contesti in cui quei fenomeni maturano, sulle cause che li originano e di provare a dare soluzioni a fenomeni che esprimono un disagio profondo e forte che tocca tutta la comunità scolastica, perché è il benessere complessivo della comunità scolastica ad essere colpito e incrinato da quello che avviene al suo interno.

C'è una consapevolezza, però, che vogliamo richiamare in questa sede, ossia che ancora più a scuola l'esclusiva cultura della sanzione e della punizione - che, purtroppo, è molto cara all'attuale Governo -, se priva di una visione di sistema che leghi in sé il comportamento del singolo alla dimensione collettiva e alla dimensione comunitaria, non è in grado di produrre alcun tipo di risultato. Sono anni di studi pedagogici a dircelo e non questa o quella forza politica, perché la scuola, colleghi, è una comunità in cui la violenza dovrebbe essere estranea, è una comunità educante in cui dovrebbero trovare applicazione concreta e vivente i valori democratici del confronto, del dialogo, del riconoscimento reciproco, in cui si dovrebbero imparare a gestire i conflitti e a stare insieme, anche nella differenza. Proprio per questo noi siamo convinti che la repressione e la punizione da sole non siano sufficienti, perché è necessaria una visione di sistema che passi dalla prevenzione, che investa sulle cause che producono quei fenomeni violenti e che, soprattutto, promuova un'azione educativa importante sul disvalore di quelle azioni, su quello che esse esprimono, favorendo una consapevolezza reale da parte degli studenti.

In questo senso serve una strategia educativa e, purtroppo, la proposta di legge, che oggi state per approvare, di strumenti educativi, in realtà, non ne mette molti a disposizione. Prevede un osservatorio e siamo contenti del fatto che, nel passaggio in Commissione, quell'osservatorio abbia ampliato i propri compiti e le proprie funzioni, però c'è una clausola di invarianza finanziaria che, purtroppo, non ci fa granché sperare in positivo rispetto a quelle che saranno le reali possibilità che quello strumento avrà a sua disposizione. Gli intenti che sono alla base di quello strumento sono condivisibili.

I colleghi di maggioranza, tra l'altro, ci hanno rassicurato, nel corso della discussione generale, sul fatto che si prevedranno strumenti ulteriori - la legislazione vigente già consente di attuare quelle azioni -, ma devo dire che la totale assenza di misure - domani discuteremo della NADEF - a favore dell'istruzione tutto sommato ci fa sospettare che questo non avverrà. E allora è più facile prevedere una norma penale, l'ennesima, a beneficio della stampa, anziché provare a evitare che fenomeni di violenza si verifichino, e quindi prevenirli realmente.

Ed è questo, colleghi - partiamo da questo provvedimento, ma lo sguardo potrebbe alzarsi - il grande limite dell'azione di questo Governo. Penso proprio al decreto Caivano, che - sono state ricordate alcune di quelle misure - assegna personale tecnico aggiuntivo alle scuole fino al 31 dicembre 2023. Non ho sbagliato data, è proprio il 31 dicembre 2023. Va a prevederle per un solo anno scolastico e soprattutto utilizzando risorse che sono state stanziate per altro - penso alle risorse stanziate per le scuole colpite dall'alluvione in Emilia-Romagna oppure al Fondo per l'ampliamento dell'offerta formativa - mancando, però, di un intervento serio, reale, strutturale e concreto a favore dell'istruzione per Caivano, che è stato teatro delle orribili violenze che hanno colpito l'estate del 2023, ma che riguarda larghe parti del nostro Paese, le periferie delle grandi città, al Nord e al Sud e i piccoli e grandi centri che puntellano il territorio italiano.

Quindi, introdurre, come fa il decreto Caivano, un reato a carico dei genitori che non mandano i figli a scuola appare privo di efficacia preventiva, dal momento che i contesti degradati e quelli legati alla criminalità organizzata sono per lo più impermeabili alla sanzione. E non lo dice il Partito Democratico, ma lo dice la Società italiana di pedagogia proprio nelle memorie che ha consegnato in Senato al decreto Caivano, perché non basta tagliare i fondi, come si prevede, o punire con la reclusione fino a 2 anni per motivare, purtroppo, un genitore a mandare un figlio a scuola. Ciò perché il tema del disagio giovanile e del contrasto alla violenza ha una valenza molto più ampia e complessa, che va affrontata prima ancora che quel reato si verifichi, offrendo soprattutto delle alternative, offrendo degli strumenti e una rete di supporto alle famiglie, perché solo, e lo ribadiamo in questa sede, una buona relazione tra scuola e famiglia funge da fattore preventivo e di protezione per i ragazzi, ma per realizzarla serve un supporto educativo di educazione stabile, permanente e duratura in quei territori. Serve costruire comunità educanti, che sono state richiamate più volte in questa sede. Serve costituire delle reti stabili tra istituzioni, mondo del Terzo settore, oratori, parrocchie e quanti, in realtà, vogliono in quei territori dare una mano per accompagnare e sostenere le comunità. E serve soprattutto investire - non stiamo inventando nulla in questo senso - su figure come quelle del pedagogista, dell'educatore - non basta soltanto un docente tutor, purtroppo - che possano garantire, tra l'altro, un supporto psicologico rivolto al personale scolastico, agli studenti, alle famiglie. Serve investire su piani e su azioni che contrastino la violenza di genere e tutte le forme di discriminazione, che educhino alla parità tra i sessi. E siamo molto dispiaciuti del fatto che il Governo non abbia accolto i tanti ordini del giorno che questa sera sono stati presentati in quest'Aula, perché l'aumento degli episodi di violenza è lo specchio di una realtà sociale in cui c'è un forte indebolimento del tessuto valoriale, in cui la scuola ha perso il suo ruolo centrale di fattore di crescita e di educazione per la società.

E allora, ferme restando le responsabilità personali civili e penali, che ovviamente vanno perseguite con gli strumenti che, è stato ricordato, già la legge in questo senso offre, occorre valorizzare quella straordinaria alleanza che deve costituirsi tra la scuola e la famiglia, ma partendo dal basso, partendo da un ascolto, da un coinvolgimento forte delle famiglie, dei docenti, della comunità educante, degli stessi studenti. Bisogna avere fiducia negli studenti e nelle studentesse e provare a coinvolgerli nelle misure che devono toccare e che toccano quotidianamente la scuola.

Serve investire sui docenti e serve investire seriamente sulla loro formazione, iniziale e in servizio. Serve ridare valore, e si ridà valore al docente con un investimento economico chiaro, preciso e certo soprattutto, perché, per restituire autorevolezza alla scuola, non basta uno spot, non basta il tempo di un decreto-legge. Serve visione, serve soprattutto quello che un rappresentante della Caritas - l'ho ricordato anche in discussione generale - ha citato qualche settimana fa in un seminario: serve una straordinaria tenerezza dello Stato. Cosa vuol dire questo? Vuol dire farsi carico, essere vicini ed empatici e, soprattutto, capire che il futuro della comunità scolastica è a carico delle istituzioni e dobbiamo portarlo avanti e farcene carico tutti. E serve, soprattutto, costruire quella scuola costituzionale che il Ministro Valditara afferma di voler aprire e di aver messo in campo quest'anno. Una scuola che è aperta a tutti, come dice l'articolo 34 della Costituzione, ma che, soprattutto, per farlo, investe nei contesti più difficili. È quella che ha, come obiettivo, a fianco della sanzione, la rieducazione. È quella che ha, come faro, l'articolo 3 della Costituzione. E, quindi, il provvedimento che tra poco voteremo, pur intervenendo su fenomeni gravi e complessi, pur prevedendo un Osservatorio che dovrà incoraggiare e monitorare i fenomeni di violenza, non è da solo sufficiente a intervenire in maniera seria, strutturale e concreta, perché mancano le risorse, mancano gli strumenti e perché c'è un'ottica fondamentalmente soltanto ed esclusivamente punitiva in questo provvedimento.

I fenomeni di violenza, però, ci coinvolgono e ci colpiscono. E anche nella limitatezza dei provvedimenti che abbiamo appena citato, nella profonda consapevolezza che la sanzione sia ricompresa in un contesto di prevenzione e di educazione, come le altre forze di opposizione, noi ci asterremo su questo provvedimento, richiamando, però, il Governo e le forze di maggioranza a un intervento più profondo, perché non è in gioco la posizione delle forze di opposizione o delle forze di Governo, è in gioco il futuro delle generazioni più giovani e, soprattutto, del sistema scolastico nel suo insieme. Abbiamo una grande scommessa sulle nostre spalle e mi auguro che sappiate coglierla, al di là di quello che voterete questa sera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Amorese. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO AMORESE (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, Sottosegretaria Frassinetti, da ieri è attivo un nuovo provvedimento del Governo che riguarda 1.200.000 figure, tra docenti e personale scolastico. Perché parto da qui? Perché questa legge, che stiamo per votare, non è isolata, non è un provvedimento spot che noi portiamo in quest'Aula, ma è uno dei tanti segnali di attenzione alla scuola e al personale scolastico, in particolar modo, stasera, alla figura essenziale, fondamentale e costituzionale del docente. Parto da qui perché voglio, poi, arrivare alla profondità di questa proposta di legge. Parto da qui perché non è l'unico segnale di attenzione: rinnovi di contratti, continuità didattica che in precedenza non c'era e che con questo Governo inizia a essere importante e forte. E poi stasera arriviamo a commentare e a dichiarare il voto di una legge essenziale, importante, oserei aggiungere purtroppo importante. Purtroppo importante: ci si arriva come necessità. Come si arriva alla situazione di oggi, per cui questa legge è necessaria? È una delle conseguenze finali, colleghi, delle degenerazioni di un certo periodo della stagione della cosiddetta Prima Repubblica, in particolar modo delle degenerazioni del Sessantotto. Una degenerazione che, via via, ha avvelenato ogni tipo di autorità, ogni tipo di forma di tradizione, ogni tipo di gerarchia. È avvenuto nella famiglia: il rispetto nei confronti dei genitori è sempre più basso, figuriamoci come potevamo continuare anche nella scuola. Il rispetto nei confronti dei docenti si è ridotto, negli anni: siamo passati dal vietato vietare, alle offese e alle aggressioni quotidiane.

Ebbene, non voglio citare - lo hanno già fatto alcuni nostri colleghi - i tanti esempi che ci sono - ce ne sono stati anche recentemente - di aggressioni, di offese pesanti con l'aggravante del video. Voglio pensare e parlare di quei numerosi – probabilmente, sono molti di più - episodi che non vengono denunciati, che non sono venuti mai a galla, perché ormai, in alcune situazioni - e lo dico tranquillamente -, in ogni parte della nostra Nazione, sono ritenuti quasi la normalità, purtroppo. E, allora, al disincanto, alla demotivazione dei docenti, che, appunto, spesso, si trovano addirittura ad arrendersi davanti a questi fatti, rispondiamo, sì, anche con questa legge, assolutamente sì, perché non ci siamo arresi, vogliamo ridare loro - ai docenti, agli insegnanti, a tutto il personale scolastico - una bandiera che sia fatta di stima, di onorabilità, di orgoglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), l'orgoglio di tornare nelle classi a esercitare quello che, una volta, era considerato il mestiere più bello del mondo e che deve tornare ad esserlo, con orgoglio.

Il messaggio di questa legge - così come tutti i provvedimenti del Governo Meloni e del Ministro Valditara - non può essere rivolto solo ai docenti, perché mi rivolgo anche agli studenti: se ridiamo autorevolezza alla figura del docente, gli riconsegniamo un'altra bandiera, quella del rispetto, della volontà, del riscatto sociale, perché un rapporto più serio, più complementare tra docente e studente è il bene della scuola, nella sua quotidianità.

E, allora, mi rivolgo anche ai genitori. Mi rivolgo anche ai genitori, perché, come sappiamo, purtroppo, protagonisti di questi episodi di violenza, di aggressione, di brutalità verbale sono anche i genitori. Questa forse è una cosa addirittura più grave, perché posso immaginarmi quanto possa sentirsi screditato un docente, quando, magari davanti agli studenti, viene ripreso, attaccato, aggredito da un genitore.

Allora, mi rivolgo a questi genitori: fate i genitori, non fate i sindacalisti, perché non è quello il vostro ruolo. Il vostro ruolo è di educare i figli e magari cercare di capire, a volte, bocciature, sospensioni, quando un docente riprende alcune situazioni. Fate meno i sindacalisti e fate più i genitori.

Questa legge servirà a ribadire come i professori e le professoresse sono pubblici ufficiali e come tali devono essere considerati. Le aggravanti, gli aggiornamenti del codice penale - purtroppo, uso ancora questo questa espressione - sono essenziali, non si poteva farne a meno, possono essere un deterrente essenziale, così come lo è l'aver ripreso e riformato il voto in condotta. È chiaro che la sinistra lo aveva eliminato, con il Ministro Fedeli, nel 2017, per di più nelle scuole medie, che tutti sappiamo essere i tre anni più delicati nel passaggio tra le elementari e le eventuali superiori. Riteniamo che anche il voto in condotta sia importante per ridare dignità, importanza, autorevolezza alla figura alla figura del docente, un valore sociale, un valore etico, un valore esistenziale.

Questo è quello che pensiamo di andare nel profondo in questa proposta di legge. Senza il rispetto del ruolo dei docenti, colleghi, c'è davvero una scarsa possibilità di arrivare a una auspicata empatia e alla complementarietà tra la figura del docente, la figura dello studente e le proprie famiglie. Il rischio - in questi anni, si sente un po' nell'aria - è che ci sia proprio la volontà di superare la figura del docente con altre figure, e questo, come Fratelli d'Italia, lo riteniamo scorretto e pericoloso.

Allora, prima, mi sembra il collega Sasso mi ha ricordato che ci si alzava in piedi. Io non so se questo avvenga ancora, in alcune scuole non avviene più, addirittura, in alcune scuole, c'è questa nuova sperimentazione di eliminare il voto e la consapevolezza del voto, ma, poi, quando qualcuno si iscrive all'università, i voti te li dicono subito. Quindi, è il caso che, nella vita, si stia attenti ad essere esaminati, ad essere giudicati, perché, poi, la società, il mondo del lavoro, l'università lo fanno.

Il collega, prima, parlava dell'alzarsi in piedi. Io non so perché la mente mi sia andata a una canzone di un cantautore romano che, nel 1975 - la canzone è Compagno di scuola - diceva: “Le otto e mezza tutti in piedi, il Presidente, la croce e il professore”, in ordine chiaramente gerarchico, parlando di scuola. Credo che, per esempio - lo dico come inciso, visto che lo hanno fatti tanti miei colleghi -, ed è successo ieri in una scuola, togliere il crocifisso dalle classi sia una scemata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché la scuola è laica e le tradizioni italiane ed europee sono laicamente profonde e devono essere portate avanti.

Nell'annunciare il voto convintamente e orgogliosamente favorevole di Fratelli d'Italia, chiudo con una citazione bellissima di Edmondo De Amicis, che penso non abbia bisogno di presentazioni in quest'Aula. Diceva: “Pronuncia sempre con riverenza questo nome - maestro -, che, dopo quello di padre (possiamo, ovviamente, declinare “maestra” e “madre”) è il più nobile, il più dolce nome che possa dare un uomo ad un altro uomo” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 835-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

In morte dell'onorevole Marco Martinelli.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Marco Martinelli, già membro della Camera dei deputati dalla XV alla XVII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Si riprende la discussione della proposta di legge n. 835-A.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 835-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 835-A: “Modifiche agli articoli 61, 336 e 341-bis del codice penale e altre disposizioni per la tutela della sicurezza del personale scolastico”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 45) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo a questo punto i nostri lavori, che riprenderanno nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30, con l'esame della Nota di aggiornamento al DEF.

Il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti all'ordine del giorno della seduta odierna è, dunque, rinviato alla seduta di domani, nella quale saranno iscritti dopo l'esame della Nota di aggiornamento al DEF.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Scutella'. Ne ha facoltà, per 2 minuti.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei portare all'attenzione dell'Aula il punto n. 11 del programma elettorale dell'attuale Premier Meloni. Al punto n. 11 si diceva: “Una sanità al servizio della persona”. Bene, questo è uno dei tanti punti che rappresenta un tradimento nei confronti degli elettori, perché avete sancito il taglio alla sanità per gli anni 2023-2024 e questo, Presidente, fa molto male, soprattutto per una persona che, come me, proviene da una regione, la Calabria, che soffre per la sanità, dove per un'operazione o anche per una semplice visita siamo costretti ad emigrare in altre regioni.

Ebbene, la soluzione noi l'avevamo trovata, perché con il PNRR sono previsti ospedali e case di comunità che offrono servizi essenziali, come un prelievo, un elettrocardiogramma, però, verranno tagliati anche questi. Vorrei sapere dal Governo che fine faranno le 61 case di comunità e i 20 ospedali di comunità previsti per la Calabria. Quale sarà la loro fine? Allora, il Premier Meloni e questo Governo come rispondono ai cittadini calabresi, come rispondono a un pensionato mio concittadino, di Corigliano-Rossano, che dovrà fare 400 chilometri per un semplice elettrocardiogramma? O come risponderanno all'ospedale Annunziata di Cosenza, dove il 70 per cento di accessi al pronto soccorso riguarda casi che possono essere spostati in case e in ospedali di comunità?

Allora, al Presidente Meloni che dice che sarebbe miope concentrare le risorse sulla sanità, rispondo che dovrebbe confrontarsi con i cittadini, con i medici, con gli infermieri, con chi cerca tutti i giorni di lottare e portare avanti il sistema sanitario nella nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 11 ottobre 2023 - Ore 9,30:

(ore 9,30, con votazioni non prima delle ore 12,30, e ore 16)

1. Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023. (Doc. LVII, n. 1-bis)

Relatrice: FRASSINI.

2. Seguito della discussione della proposta di legge:

SCHIFONE e FOTI: Istituzione della Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. (C. 854-A​)

Relatore: CANGIANO.

3. Seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00082, Marattin ed altri n. 1-00190 e Candiani, Lucaselli, Rossello, Romano ed altri n. 1-00195 concernenti iniziative in materia di revisione della governance economica dell'Unione europea e delle relative politiche di bilancio .

4. Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:

PITTALIS: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave "Moby Prince". (Doc. XXII, n. 9-A)

e delle abbinate proposte di inchiesta parlamentare: RICCARDO RICCIARDI ed altri; SIMIANI. (Doc. XXII, nn. 28-29)

Relatrice: MACCANTI.

5. Seguito della discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00191, Quartini ed altri n. 1-00193 e Bonetti ed altri n. 1-00194 concernenti iniziative a salvaguardia del sistema sanitario nazionale .

(ore 15)

6. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 19,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 3, il deputato Candiani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 3, il deputato Penza ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 4 e 5, il deputato Sorte ha erroneamente espresso voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 5, la deputata Braga ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6, la deputata Colombo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 9, il deputato Lampis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 10, la deputata Morgante ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 28, la deputata Caretta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 33, il deputato De Corato ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 35, il deputato Stefani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 37, il deputato Mari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere un voto di astensione.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale RIS. 6-48 308 296 12 149 296 0 47 Appr.
2 Nominale RIS 6-49 RIF 311 299 12 150 299 0 45 Appr.
3 Nominale RIS 6-50 312 301 11 151 301 0 44 Appr.
4 Nominale RIS 6-52 DISP 1 303 303 0 152 303 0 44 Appr.
5 Nominale RIS 6-52 DISP 2 313 294 19 148 122 172 44 Resp.
6 Nominale PDL 835-A - EM. 1.100 302 300 2 151 135 165 43 Resp.
7 Nominale EM. 1.7 305 301 4 151 133 168 43 Resp.
8 Nominale EM. 1.6 308 287 21 144 117 170 43 Resp.
9 Nominale EM. 1.10 305 303 2 152 136 167 42 Resp.
10 Nominale EM. 1.11 304 301 3 151 134 167 42 Resp.
11 Nominale EM. 1.15 308 304 4 153 134 170 42 Resp.
12 Nominale EM. 1.16 310 308 2 155 137 171 42 Resp.
13 Nominale EM. 1.17 308 306 2 154 136 170 42 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM. 1.22 309 308 1 155 138 170 42 Resp.
15 Nominale EM. 1.30 308 307 1 154 137 170 42 Resp.
16 Nominale EM. 1.27 309 308 1 155 137 171 42 Resp.
17 Nominale EM. 1.28 307 305 2 153 134 171 42 Resp.
18 Nominale EM. 1.101 307 305 2 153 133 172 42 Resp.
19 Nominale ARTICOLO 1 310 171 139 86 171 0 42 Appr.
20 Nominale ART. AGG. 1.01 312 306 6 154 137 169 42 Resp.
21 Nominale ART. AGG. 1.0100 307 303 4 152 133 170 42 Resp.
22 Nominale EM. 2.100 310 307 3 154 135 172 42 Resp.
23 Nominale EM. 2.2 307 306 1 154 134 172 42 Resp.
24 Nominale EM. 2.3 306 304 2 153 133 171 42 Resp.
25 Nominale ARTICOLO 2 309 173 136 87 172 1 42 Appr.
26 Nominale EM. 3.101 311 308 3 155 133 175 42 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM. 3.100 310 306 4 154 133 173 42 Resp.
28 Nominale ARTICOLO 3 309 171 138 86 170 1 42 Appr.
29 Nominale EM. 4.102 308 203 105 102 32 171 42 Resp.
30 Nominale EM. 4.101 305 205 100 103 34 171 42 Resp.
31 Nominale EM. 4.103, 4.100 RIF 308 307 1 154 302 5 42 Appr.
32 Nominale ARTICOLO 4 307 302 5 152 273 29 42 Appr.
33 Nominale EM. 5.3 303 302 1 152 139 163 42 Resp.
34 Nominale EM. 5.2 299 282 17 142 118 164 42 Resp.
35 Nominale ARTICOLO 5 309 307 2 154 170 137 42 Appr.
36 Nominale EM. 6.1 299 295 4 148 129 166 42 Resp.
37 Nominale EM. 6.100 304 181 123 91 172 9 42 Appr.
38 Nominale ARTICOLO 6 307 305 2 153 171 134 42 Appr.
39 Nominale EM. 7.1 304 300 4 151 133 167 42 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 45)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM. 7.2 307 304 3 153 133 171 42 Resp.
41 Nominale ARTICOLO 7 308 304 4 153 173 131 42 Appr.
42 Nominale ODG 9/835-A/2 298 294 4 148 127 167 42 Resp.
43 Nominale ODG 9/835-A/4 296 295 1 148 127 168 42 Resp.
44 Nominale ODG 9/835-A/5 291 287 4 144 121 166 41 Resp.
45 Nominale PDL 835-A - VOTO FINALE 257 150 107 76 150 0 41 Appr.