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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 164 di lunedì 18 settembre 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 15 settembre 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 73, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 14 settembre 2023, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari il senatore Adriano Paroli, in sostituzione del senatore Mario Occhiuto, dimissionario.

Discussione della proposta di legge: S. 340 - D'iniziativa dei senatori: Balboni e Liris: Introduzione del reato di omicidio nautico e del reato di lesioni personali nautiche (Approvata dal Senato) (A.C. 911​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 911: Introduzione del reato di omicidio nautico e del reato di lesioni personali nautiche.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 911​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.

La II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Andrea Pellicini.

ANDREA PELLICINI , Relatore. Grazie, Presidente. La proposta di legge, di iniziativa del senatore Balboni, finalizzata all'introduzione nel nostro ordinamento del reato di omicidio nautico e del reato di lesioni personali nautiche, è stata approvata dal Senato nella seduta del 22 febbraio 2023 e, dopo l'esame in Commissione giustizia alla Camera, oggi approda finalmente in Aula. Ringrazio il presidente, onorevole Ciro Maschio, per avermi conferito l'incarico di relatore di questo importante provvedimento. Il presidente, che è sempre molto presente e attento, mi ha dato questo compito dicendomi che era per competenza tecnica - è stato troppo buono - ma anche perché è a conoscenza della mia passione per le barche e per la nautica in generale.

La passione per la vela e per la nautica non è soltanto un modo di vivere il mare o i laghi, ma è anche una preziosa risorsa economica, imprenditoriale e lavorativa a livello nazionale. Basti pensare che nell'anno 2021, dopo la ripresa a seguito del COVID, la nautica italiana ha avuto un fatturato globale di 6,11 miliardi di euro, con un incremento del 31,1 per cento rispetto al 2020, e con una quota destinata all'export pari al 71 per cento della produzione nazionale, con un mercato interno che, invece, pesa per il 23,9 per cento e che ha avuto un incremento, rispetto all'anno precedente, del 35 per cento. I dati dei primi 6 mesi del 2022 appaiono ancora più importanti, con una crescita ulteriore dell'esportazione di un ulteriore 72 per cento, più del doppio rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente. Dati davvero sensazionali, che dimostrano come l'industria e il design italiano siano in assoluto tra i migliori del mondo, se non i più forti in assoluto. Questo, ovviamente, giustifica il clima di euforia che si respira alla vigilia del Salone di Genova che si aprirà proprio giovedì 21 settembre e che, dopo l'inaugurazione con il Ministro dei Trasporti, Salvini, riceverà, il giorno seguente, la visita del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Tutto questo grande movimento intorno alla nautica, che aumenta ogni anno i suoi appassionati, impone alle istituzioni il dovere di favorire la cultura della navigazione responsabile, delle sue regole di condotta, dell'andare per mare, sui laghi, nelle lagune e nei fiumi in totale sicurezza per sé e, soprattutto, per gli altri. Anche quest'anno si sono verificati degli incidenti di gravità assoluta, come quello in cui ha perso la vita, davanti al mare di Amalfi, la turista americana Adrienne Vaughan, che stava serenamente prendendo il sole a prua di un gozzo al momento dello scontro tra questa barca e un veliero. Non si possono non ricordare in quest'Aula Umberto Garzarella e Greta Nedrotti che, il 19 giugno 2021, furono travolti sul lago di Garda da un motoscafo che viaggiava ad altissima velocità, condotto da due cittadini tedeschi in stato di ebbrezza che forse non si accorsero nemmeno, visto lo stato in cui si trovavano, di aver urtato e travolto l'imbarcazione su cui si trovavano Umberto e Greta. Una vicenda allucinante, che ha spezzato la vita di due giovani ragazzi e che ha portato alla sentenza del tribunale di Brescia del 13 giugno 2022, il quale ha ritenuto gli imputati colpevoli di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, condannandoli l'uno alla pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione e l'altro a quella di 2 anni e 11 mesi di reclusione. Con la legge oggi in approvazione queste pene sarebbero risultate molto più severe. Ancora in questi giorni, leggevo alcune parole, colme di dolore ma anche di grande dignità, dei genitori di Greta ai quali nessuna sentenza di condanna, nemmeno la più pesante, potrà ridare la loro unica figlia. Essi auspicano, però, che la loro lacerante vicenda possa almeno servire per far approvare questa legge che, oltre a servire come deterrente per non far accadere più fatti del genere, possa rendere le pene per l'omicidio nautico proporzionate alla gravità dei fatti commessi. Ancora oggi, ad esempio, la legge italiana non prevede la sanzione accessoria della revoca della patente di guida in caso di omicidio nautico, che è prevista per l'omicidio stradale ma non per l'omicidio nautico. La proposta di legge in esame va a colmare questa lacuna. Non possiamo, inoltre, non ricordare la struggente vicenda che, pochi giorni dopo i fatti di Greta e Umberto, colpì sul lago di Como Luca Fusi, un giovane studente universitario della Bocconi che viveva a Guanzate con la sua famiglia. Luca, che era su una barca ferma sul lago con altri due amici, vicino a Tremezzina, fu travolto da un potente motoscafo che correva ad alta velocità e sul quale viaggiavano undici studenti belgi. Nel caso di specie, la ragazza belga alla guida del motoscafo patteggiò una pena di 2 anni di reclusione con la condizionale. In quella circostanza, il segretario nazionale della sezione nautica della Confarca, la confederazione che rappresenta le scuole nautiche italiane, affermò che sul mare e sui laghi servono controlli non soltanto fiscali ma anche e soprattutto finalizzati a sanzionare chi supera i limiti di velocità, ricordando, ad esempio, che, entro un miglio dalla costa, la velocità non può superare i 10 nodi. Siamo convinti che si possa e si debba lavorare ancora molto, a tutti i livelli, per migliorare la cultura della sicurezza in navigazione. Questa legge, oltre a parificare dal punto di vista sanzionatorio l'omicidio nautico a quello stradale, può essere l'occasione per far diventare centrale proprio il tema della sicurezza. Solo così le nuove norme daranno una risposta concreta ai comportamenti che mirano a reprimere.

Il testo della proposta di legge si struttura in due soli articoli.

All'articolo 1, gli articoli 589-bis e 590-bis del codice penale vengono sostituiti dalla nuova formulazione con la quale la normativa dell'omicidio stradale e delle lesioni stradali viene estesa ai casi di chi, per colpa, cagiona la morte o lesioni personali di un'altra persona con violazione della disciplina della navigazione marittima interna.

In materia di navigazione marittima interna, a livello nazionale, si applicano principalmente le norme del codice della navigazione nonché quelle del codice della nautica. Ai sensi del comma 2 del nuovo articolo 589-bis, le disposizioni dell'omicidio nautico, così come quelle delle lesioni personali nautiche, si applicano ai fatti di reato compiuti alla guida di una delle unità da diporto di cui all'articolo 3 del Codice della nautica da diporto, secondo cui per unità da diporto si intende ogni costruzione di qualunque tipo e con qualunque mezzo di propulsione destinata alla navigazione da diporto. La pena base dell'omicidio nautico è, quindi, la medesima prevista per l'omicidio stradale: la reclusione da 2 a 7 anni.

Va ricordato che il delitto di omicidio stradale è stato introdotto nel nostro ordinamento con la legge n. 41 del 2017, diventando figura autonoma di reato, mentre, prima, costituiva semplicemente un'aggravante dell'omicidio colposo, soggetto, quindi, al giudizio di bilanciamento tra le circostanze attenuanti e aggravanti. Pertanto, in caso di equivalenza tra le medesime, veniva applicata la pena prevista per l'omicidio colposo ordinario, cioè la reclusione da 6 mesi a 5 anni.

Oggi, quindi, per l'omicidio nautico si parte, invece, da un'ipotesi che prevede la reclusione da 2 a 7 anni, mentre, per le lesioni personali nautiche, l'ipotesi base prevede la reclusione da 3 mesi ad 1 anno per le lesioni gravi e da 1 a 3 anni per le lesioni gravissime.

Le pene diventano ancor più severe in caso di morte di una persona provocata per colpa alla guida di un'unità da diporto in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione provocata dall'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope: da 8 a 12 anni, in caso sia stato accertato un valore corrispondente ad un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro o sotto l'influenza di sostanze stupefacenti o psicotrope; da 5 a 10 anni, quando il tasso alcolemico accertato è tra 0,8 e 1,5 grammi per litro.

Infine, in caso di omicidio nautico plurimo o di omicidio e lesioni personali ad altri soggetti si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena, in questo caso, non può superare gli anni 18.

Anche per le lesioni personali nautiche, è prevista un'escalation delle pene se commesse alla guida di un'unità da diporto in stato di ebbrezza o sotto l'influsso di sostanze stupefacenti o psicotrope: da 3 a 5 anni per lesioni gravi e da 4 a 7 anni per lesioni gravissime, in caso di tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro; da 1 anno e 6 mesi a 3 anni per lesioni gravi e da 2 a 4 anni per lesioni gravissime, in caso di tasso alcolemico tra 0,8 e 1,5.

Le pene sono aumentate se a commettere reati sono soggetti che utilizzano unità da diporto per fini commerciali, se, poi, il fatto è commesso da persona non munita di patente nautica, ove prescritta, o con patente revocata o sospesa, ovvero quando l'unità da diporto sia sprovvista di assicurazione obbligatoria.

Come per l'omicidio stradale e le lesioni personali stradali, la pena, se il conducente si dà alla fuga, è aumentata da un terzo a due terzi e, comunque, non può essere inferiore a 5 anni per l'omicidio nautico e a 3 anni per lesioni personali nautiche.

Per quanto riguarda le lesioni personali nautiche, il delitto è punibile a querela della persona offesa se non ricorrono circostanze aggravanti. Questo per quanto riguarda l'articolo 1.

Vengo velocemente a parlare dell'articolo 2 della proposta di legge. L'articolo 2 della proposta di legge in esame estende l'arresto obbligatorio in flagranza, già previsto per l'omicidio stradale aggravato, per il conducente che si trovi in stato di alterazione per assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope ovvero di una quantità di alcol con un valore superiore a 1,5 grammi per litro o laddove detto valore sia ricompreso tra 0,8 e 1,5, laddove si tratti, appunto, di conducenti professionali. La novella legislativa per l'omicidio nautico è, però, innovativa, secondo il mio parere in maniera avveduta, anche per l'omicidio stradale, stabilendo che la Polizia giudiziaria proceda all'arresto obbligatorio nei casi sopra indicati, salvo - e questa è una novità, quindi, anche per l'omicidio stradale - che il conducente si sia immediatamente fermato, adoperandosi per prestare o attivare i soccorsi e si sia messo immediatamente a disposizione degli organi di Polizia. Viene, quindi, positivamente dato rilievo al ravvedimento operoso di chi, nonostante abbia commesso un reato grave, intervenga subito per soccorre la persona offesa e si metta subito a disposizione delle forze di Polizia. Come detto, la normativa è innovativa anche per l'omicidio stradale. Ad oggi, è sempre previsto, infatti, l'arresto obbligatorio in flagranza nei casi indicati, anche laddove venga prestato subito soccorso e si sia collaborativi con la Polizia giudiziaria. Tutto ciò premesso e riservandomi ulteriori considerazioni di carattere politico in sede di dichiarazione di voto, mi accingo ad ascoltare la discussione generale di questa mattina.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, senatore Durigon, che rinuncia. È iscritto a parlare il deputato Palombi. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PALOMBI (FDI). Signor Presidente, onorevole Sottosegretario, onorevoli colleghi, negli ultimi anni, fatti di cronaca, purtroppo, troppo spesso, raccontano di drammatiche morti provocate da imbarcazioni, che riaccendono i riflettori sulla necessità di introdurre nel codice penale il reato di omicidio nautico, prevedendo la stessa disciplina prevista per l'omicidio stradale. Nel 2016, infatti, è stato introdotto il reato di omicidio stradale con lo scopo di diminuire l'aumento delle morti derivanti dalla circolazione di veicoli a motore e con il medesimo intento si vuole regolamentare e responsabilizzare ulteriormente i conducenti di natanti ed imbarcazioni in caso di incidenti.

L'approvazione della proposta di legge è fondamentale per garantire la sicurezza delle persone in mare o nelle acque interne e l'aggravamento delle pene potrebbe anche contribuire a prevenire gli incidenti, sensibilizzando i conducenti delle imbarcazioni sull'importanza della sicurezza e della responsabilità durante la navigazione. È fondamentale che tutti i diportisti o i piloti di imbarcazione - che nella stragrande maggioranza sono persone prudenti, siano essi professionisti o appassionati di nautica - abbiano una buona conoscenza delle norme sulla navigazione marittima e agiscano con una maggiore consapevolezza e responsabilità. Diventa, quindi, determinante incidere non solo sull'entità della pena e sulle misure che ne garantiscano l'immediata efficacia, ma, soprattutto, sul corretto inquadramento dell'approccio psicologico di chi, nella consapevolezza della propria condotta, ne accetta il rischio e le inevitabili conseguenze. Il reato di omicidio nautico proposto è, quindi, la risposta a una serie di tragici incidenti verificatisi negli ultimi anni, che hanno portato alla perdita di vite umane a causa dell'imprudenza o della negligenza di taluni sciagurati conducenti di imbarcazioni.

Tale provvedimento, composto di 2 articoli, è volto a disciplinare, oltre al reato di omicidio nautico e lesioni nautiche gravi o gravissime, anche l'ipotesi di fuga del conducente in caso di omicidio nautico o di lesioni e le evenienze in cui è possibile procedere all'arresto in flagranza. Se mi è permessa una digressione di carattere personale, confesso, cari colleghi, in quanto appassionato di nautica da molti anni, che l'approvazione di questa proposta di legge mi farebbe sentire più al sicuro ogni qualvolta io sia al timone in mare aperto, consapevole dell'aumento di presa di coscienza delle conseguenze a cui ogni ipotetico conducente nautico andrebbe incontro con l'introduzione del reato di omicidio nautico.

Passando all'analisi del testo, l'articolo 1, al comma 1, sostituisce l'articolo 589-bis del codice penale, che attualmente riguarda la sola fattispecie del reato di omicidio stradale, al fine di estendere la relativa disciplina anche all'omicidio nautico, in tal modo creando una nuova fattispecie penale. Ancorché il comma 1 intervenga attraverso l'integrale sostituzione dell'articolo 589-bis del codice penale, di fatto, le modifiche si limitano ad inserire specifiche disposizioni in alcuni commi e alla rubrica del citato articolo allo scopo di introdurre nell'ordinamento la fattispecie di omicidio nautico senza innovare rispetto a quanto già previsto per l'omicidio stradale, ma, anzi, mutuandone integralmente, per quanto compatibile, la disciplina.

Gli unici commi non modificati, anche se per ragioni opposte, sono il quinto e il settimo comma, poiché le fattispecie in essi previste non sarebbero applicabili all'omicidio nautico. Più in dettaglio, il primo comma dell'articolo 589-bis viene modificato al fine di prevedere che la morte conseguente alla violazione delle norme sulla disciplina della navigazione marittima o interna integri un'ipotesi di omicidio colposo, punibile con la reclusione da 2 a 7 anni.

L'articolo 1, comma 2, modifica, invece, la rubrica dell'articolo 589-ter, relativo alla circostanza aggravante speciale prevista per il caso di fuga del conducente a seguito di omicidio stradale, che trova ora applicazione anche nel caso di omicidio nautico per effetto delle modifiche apportate dall'articolo 1, comma 1, all'articolo 589-bis. Tale circostanza aggravante prevede un aumento di pena da un terzo a due terzi e una pena, comunque, non inferiore a 5 anni.

Coerentemente, l'articolo 1, comma 2, coordina la rubrica dell'articolo 589-ter, aggiungendo il riferimento all'omicidio nautico a quello già previsto dell'omicidio stradale. L'articolo 589-ter, introdotto con la legge n. 41 del 2016, prevede, infatti, una nuova circostanza aggravante ad effetto speciale per il caso in cui il conducente di un veicolo a motore che abbia cagionato per colpa un omicidio stradale, sanzionato dall'articolo 589-bis, si sia dato alla fuga.

Analogamente alle modifiche apportate dal comma 1 all'articolo 589-bis, il comma 3 interviene sull'articolo 590-bis al fine di estendere l'autonoma fattispecie di reato relativa alle lesioni personali stradali anche alle ipotesi di lesioni gravi o gravissime che siano commesse con violazione delle norme sulla disciplina della navigazione marittima o interna. Si consideri che le due fattispecie di reato, al netto della diversità di condotta e del diverso trattamento sanzionatorio, le quali non costituiscono oggetto di modifica, condividono la stessa struttura e sono state strutturate in maniera sostanzialmente identica sotto il profilo della formulazione. Anche in questo caso, il comma 3, pur intervenendo attraverso integrale sostituzione dell'articolo 590-bis, si limita, di fatto, ad inserire in alcuni commi e alla rubrica del citato articolo taluni incisi, allo scopo di introdurre nell'ordinamento la fattispecie di lesioni nautiche gravi o gravissime senza innovare rispetto a quanto già previsto per le lesioni stradali gravi o gravissime.

L'articolo 1, comma 4, modifica la rubrica dell'articolo 590-ter, relativo alla circostanza aggravante prevista per il caso di fuga del conducente, che, con la sua condotta, ha provocato ad altri lesioni personali, che trova ora applicazione anche nell'ambito della navigazione per effetto delle modifiche apportate dall'articolo 1, comma 3 all'articolo 590-bis.

Tale circostanza aggravante prevede un aumento della pena da un terzo a due terzi e una pena comunque mai inferiore a tre anni; coerentemente l'articolo 1, comma 4, coordina la rubrica dell'articolo 590-ter, aggiungendo il riferimento alle lesioni personali nautiche, oltre a quelle stradali già previste.

L'articolo 2 interviene sul codice di procedura penale, in materia di arresto in flagranza di reato: in particolare, il comma 1 modifica l'articolo 380, comma 2, lettera m)-quater del codice di procedura penale in materia di arresto obbligatorio in flagranza.

In sostanza, attraverso l'introduzione di questo dettato normativo si vuole mutuare l'effetto deterrente che ha portato a una sostanziale diminuzione degli eventi mortali o dannosi, in conseguenza dell'introduzione della nuova fattispecie normativa dell'omicidio stradale, auspicando che l'introduzione di un medesimo meccanismo rispetto alla circolazione nautica possa portare i medesimi benefici.

Va infatti rilevato che l'aumento della sinistrosità e degli eventi avversi ha fatto da contraltare al sicuramente positivo aumento del turismo nautico, che ha portato evidenti benefici ad alcuni asset strategici della nostra economia, come il turismo in senso stretto o l'industria nautica più in generale, che continua a rappresentare una delle eccellenze della nostra nazione.

È, allora, compito del legislatore quello di intervenire per far sì che appassionati diportisti e semplici turisti possano continuare a vivere la loro passione in assoluta sicurezza. E ciò passa anche attraverso l'introduzione di discipline come la presente, che hanno sicuramente il merito di innalzare l'attenzione di coloro che si mettono alla guida di un'imbarcazione o di un natante.

Anche attraverso l'approvazione di provvedimenti come quello oggi in discussione, si attua quella visione del mondo che deve vedere l'uomo al centro di ogni attività, con evidente attenzione per la tutela e il rispetto della vita.

Per questo il gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia sostiene con assoluta convinzione l'introduzione di questa nuova fattispecie di reato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Onorevoli colleghi, onorevoli colleghi relatori e signor rappresentante del Governo, oggi discutiamo un provvedimento che riprende il contenuto di un disegno di legge che, già nella scorsa legislatura, era arrivato praticamente a conclusione, approvato dall'altro ramo del Parlamento. Purtroppo, lo scioglimento anticipato delle Camere ci ha costretto a discutere in questa legislatura un provvedimento che probabilmente avremmo già dovuto concludere nella precedente legislatura, per - e riprendo le parole del relatore - il ricordo, anche emozionato, di quel 19 giugno del 2021, quando Umberto e Greta vennero travolti nel lago di Garda e della tragedia che colpì Luca Fusi pochi giorni dopo.

Tanti fatti ci dimostrano come sia molto importante e fondamentale inserire nel nostro ordinamento penale la fattispecie dell'omicidio nautico e di considerare l'omicidio nautico - il reato di lesioni personali nautiche - così come è stato per l'omicidio stradale, una priorità da un punto di vista dell'azione legislativa, attraverso strumenti concreti.

Sono anche previste, nel provvedimento in corso di approvazione, le ipotesi di fuga del conducente in caso di omicidio nautico, di lesione nautiche gravi o gravissime o le evenienze in cui è possibile procedere all'arresto in flagranza.

Ora il testo in esame - è stato ricordato sia dall'intervento del relatore sia dagli altri interventi - è composto di due articoli, nei quali sono disciplinati, oltre alle fattispecie richiamate, anche le ipotesi di fuga del conducente e, in particolare, all'articolo 1, comma 1, che sostituisce l'articolo 589-bis del codice penale, il cosiddetto omicidio stradale, che attualmente riguarda la sola fattispecie del reato di omicidio stradale, al fine di estendere la relativa disciplina anche all'omicidio nautico.

In tal modo, viene istituita questa nuova fondamentale fattispecie penale: nel dettaglio, la modifica del primo comma dell'articolo 589-bis prevede che la morte conseguente alla violazione delle norme sulla disciplina della navigazione marittima interna integri un'ipotesi di omicidio colposo punibile con la reclusione da due a sette anni; la modifica del secondo comma dell'articolo 589-bis estende le previsioni del primo comma a chiunque, ponendosi alla conduzione di un'unità di diporto in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psicofisica conseguenti all'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope cagioni, per colpa, la morte di una persona. In questo caso, la pena prevista è da 8 a 12 anni di reclusione.

Ai riferimenti normativi concernenti lo stato di ebbrezza e lo stato di alterazione psicofisica conseguente all'assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope contenuti nel codice della strada (rispettivamente articolo 186, comma 2, lettera c) e articolo 187) vengono affiancati gli analoghi riferimenti contenuti nel codice della nautica da diporto. Inoltre, il testo che stiamo esaminando modifica i commi terzo e quarto dell'articolo 589-bis che attualmente prevedono ulteriori ipotesi di omicidio colposo commesso in stato di ebbrezza alcolica, per estendere le previsioni anche all'omicidio nautico.

Ora, io non andrò ad intervenire su tutti gli altri elementi dei due articoli, anche perché penso che sia utile per la nostra discussione di oggi non ripetere le cose su cui c'è una sintesi tra il lavoro della scorsa legislatura e quello della attuale e dove c'è una possibile convergenza, diciamo, di finalità sia tra le forze di maggioranza e opposizione.

Andiamo piuttosto a cercare di affrontare i punti su cui già, a giugno, nell'iter in Commissione ci siamo divisi su alcuni emendamenti e spero che oggi invece daremo al Paese un segnale diverso.

Io penso che sia giusto e importante. Perché? Che cos'è questo provvedimento che stiamo affrontando?

E' un'occasione per rendere più attuale una norma che ha avuto un impatto positivo per quanto riguarda almeno l'assunzione di consapevolezza di coscienza di quanto sia grave l'elemento dell'omicidio stradale. Di fronte alle stragi che avvengono sulle nostre strade, alla violenza stradale che si accanisce contro persone più deboli c'è un'assunzione di responsabilità dell'ordinamento che ha previsto una fattispecie nuova di reato. Ma, quando è stato fatto, non si teneva conto di alcuni aspetti di cui era giusto tenere conto. E allora si interviene con una nuova norma che va a correggere questo testo e a integrare e inserire un nuovo aspetto.

Da questo punto di vista, noi abbiamo presentato un emendamento molto chiaro - e basta aprire un giornale di oggi per capire come questo tema sia nell'agenda anche dell'azione di questo Governo o almeno nell'agenda delle dichiarazioni di principio di questo Governo - chiedendo che, così come ci sono delle condotte (e l'abbiamo ripetuto adesso per l'omicidio stradale e per l'omicidio nautico) che rappresentano delle aggravanti, perché nel momento in cui si uccide una persona sotto l'uso di sostanze stupefacenti o dopo aver abusato di sostanze alcoliche, siamo chiaramente dinanzi ad un comportamento più grave e come tale deve essere sanzionato: non solo in via amministrativa, non solo con una multa più pesante, non solo col ritiro della patente, bensì deve essere sanzionato penalmente, come è giusto e corretto che sia.

Noi riteniamo che non si possa continuare a tenere gli occhi del codice penale chiusi sul fenomeno dilagante dell'utilizzo dello smartphone alla guida, perché basta passare sei o sette secondi con gli occhi sullo schermo, andando a 50 chilometri orari, mentre si vuole rispondere a un messaggio - è ancora più criminale se si vuole fare un video o una diretta social o un qualunque tipo di intervento che va in questa direzione - per avere una situazione come se si stesse procedendo per cento metri ad occhi chiusi.

Ciò vale per l'omicidio stradale, ma vale ancor di più per l'omicidio nautico: perché quando uno vede il mare davanti libero, il lago tutto libero e sta guardando uno schermo, si sente ancora più libero magari di poter guardare il cellulare e non si accorge che c'è quel gozzo, quella persona che sta nuotando o quella persona che proprio non si vede all'orizzonte. E quindi l'attenzione alla guida non è solo un tema relativo a quello che uno ha fatto due ore prima o tre ore prima del presunto momento in cui potrebbe avvenire l'omicidio, ma è quello che avviene anche in quel momento; cioè, l'omicidio guardando uno schermo è un omicidio in flagranza di reato e si tratta di un'aggravante!

Noi abbiamo chiesto una cosa semplice: tenendo conto degli interventi che si stanno ipotizzando sul codice della strada - oggi il Governo affronterà questo tema - abbiamo rimarcato come, nel momento in cui si sta intervenendo sull'omicidio stradale ovvero stiamo intervenendo sull'omicidio nautico per attualizzare l'omicidio stradale, non si possa ignorare questa fattispecie gravissima. Abbiamo visto cosa è successo ad Alatri, ci siamo resi conto di quello che è successo con la tragedia del piccolo Manuel a Roma: ogni giorno, enormi tragedie di persone che stanno facendo un video con il telefono cellulare. E non si risponde solo con le multe, non si risponde solo con le sanzioni: è un comportamento troppo grave, perché questi casi di cronaca tremendi sono solo la punta dell'iceberg di una sottovalutazione complessiva di un pericolo gravissimo, che noi abbiamo quando ci mettiamo alla guida tenendo uno smartphone in mano. E pensiamo tutti che poi alla fine abbiamo quella soglia d'attenzione, che possiamo tenere un occhio qui e un occhio lì, che possiamo intervenire all'ultimo momento, mentre non si può intervenire all'ultimo momento se si guida ad occhi chiusi (e questo è troppo grave)!

Ora, la richiesta che avevamo fatto con questo emendamento, bocciato inspiegabilmente dalla maggioranza, è la seguente: di fronte ad un fenomeno così grave, assumiamoci una responsabilità collettiva.

Ci confronteremo sugli interventi sul codice della strada. Ci saranno le proposte del Governo e ci sono le proposte dell'opposizione. Noi abbiamo presentato anche testi di legge su questo tema - di cui vi ho detto - e anche una proposta di legge, dopo la bocciatura dell'emendamento, insieme ai colleghi della Commissione giustizia, al capogruppo Gianassi e a 20 parlamentari del Partito Democratico, chiedendo di intervenire con un testo apposito. Se non si può fare in questo, si faccia con un altro testo, si faccia con un decreto, ma si faccia l'intervento anche sul codice penale nei confronti di questo comportamento che deve essere sanzionato.

Abbiamo presentato proposte sulle vittime della strada. Noi abbiamo i fondi dell'RC auto che devono essere destinati all'assistenza delle vittime della strada e da anni, da quarant'anni, c'è una legge che lo dice. Questa assistenza avviene, ma c'è un grande vulnus: di fronte alla complessità delle cose che bisogna fare dopo aver subito una tragedia, le persone sono spesso sole. Non c'è un luogo dove ricevere assistenza legale, non c'è un luogo dove si può ricevere un'assistenza medica continuativa che sia non solo legata all'emergenza, cioè l'ambulanza che ti viene a prendere, ma anche la capacità di seguire le conseguenze fisiche e psicologiche, spesso decennali, che ci sono a seguito di un sinistro di questo tipo.

Allora, i fondi che ci sono, al di là dei rimborsi che spesso arrivano a chi è in grado di accedere a tutte le informazioni che servono per espletare tutte le procedure necessarie, devono essere anche utilizzati per mettere tutti nelle condizioni di poter rispondere, per sostenere quelle associazioni e quelle reti volontarie che ci sono sul territorio che, da esperienze di tragedie personali, costruiscono grandi momenti di riscatto dei territori e che intervengono per fare da sprone nei confronti delle amministrazioni, per cercare di costruire strade più sicure, per creare luoghi e spazi più a misura dei pedoni. Abbiamo visto in questo weekend i dati drammatici sulla strage di pedoni che sta avvenendo nelle nostre strade.

Poi, ci deve essere la cultura nelle scuole, con la possibilità di avere una giornata in cui ricordiamo tutte le vittime delle tragedie nelle strade, una giornata in cui ci sia la possibilità di spiegare a tutti anche la pericolosità della guida. Noi ne trasmettiamo tanti aspetti positivi, abbiamo film bellissimi che ci raccontano di quanto si possa andare veloce e correre in maniera forsennata sulle strade, ma non riusciamo a comunicare, con la stessa forza, quanto questo tipo di condotta rappresenti un pericolo enorme per noi stessi e per gli altri.

Di fronte a tutto questo abbiamo tante cose da fare. Sicuramente, è importante intervenire nei confronti dell'omicidio nautico, perché è un elemento che va considerato. Da questo punto di vista abbiamo presentato degli emendamenti di merito, che ripresenteremo in Aula perché speriamo che ci sia un'attenzione diversa rispetto a quella c'è stata in Commissione. Un emendamento che abbiamo presentato intende chiarire che per le unità da diporto adibite al noleggio, ricomprese nella definizione di unità da diporto utilizzate ai fini commerciali (articolo 3, comma 1, lettera a), del codice della nautica da diporto, di cui al decreto legislativo n. 171 del 2005), occorre non la patente nautica, come riportato nel testo, bensì il titolo professionale del diporto, ai sensi del regolamento recato con il decreto del 10 maggio 2025, n. 121, del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Quindi, chiediamo un'indicazione accurata anche nel testo normativo del titolo necessario per portare avanti la condotta che viene inserita nella norma.

L'ultimo emendamento, oltre a ribadire la necessità di introdurre le aggravanti sopra ricordate nelle proposte emendative precedenti, interviene per correggere un errore. Infatti, per le unità da diporto adibite al noleggio, ricomprese nella definizione di unità da diporto utilizzate a fini commerciali ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a), del codice della nautica da diporto (decreto legislativo n. 171 del 2005), occorre questo titolo, cioè il titolo professionale del diporto.

Per quanto riguarda, invece, l'altro emendamento, intendiamo prevedere aggravanti nel caso di determinati comportamenti, quali il mancato rispetto della precedenza o il mancato rispetto della distanza dalla costa, per coloro che, alla guida di unità da diporto, causano la morte di una persona, come già previsto per i conducenti di autoveicoli. Quindi, abbiamo presentato anche due emendamenti di merito per quanto riguarda proprio la fattispecie dell'omicidio nautico, chiedendo di uniformare maggiormente la disciplina rispetto a quanto avviene per i veicoli e di farlo utilizzando una terminologia più appropriata riguardo ai titoli necessari per portare avanti determinate condotte.

Al di là di questo, quello che noi chiediamo è che non si sprechi questa occasione in Parlamento. Abbiamo un tema che è centrale e, dunque, si deve dare un segnale chiaro. Abbiamo avuto vari annunci di queste modifiche del codice della strada. Arriveranno probabilmente oggi, se gli annunci saranno confermati. Ci confronteremo nel merito e questo lo dico da forza d'opposizione, perché tutto quello che andrà nella direzione di garantire un'effettiva sicurezza sulle strade, un maggiore sostegno alle vittime, alle loro famiglie, alle comunità, un sostegno alle amministrazioni locali che sono chiamate a fare investimenti importanti in questa direzione e tutto ciò che andrà nella direzione di una cultura dell'educazione stradale e nella direzione di quello che chiedono le nostre proposte come Partito Democratico avrà la nostra attenzione, il nostro confronto e il nostro sostegno. Però, non si possono tenere gli occhi chiusi sul fatto che non è solo per via amministrativa che si deve intervenire nei confronti di un comportamento criminale che rischia di portare a una crescita esponenziale delle morti sulle nostre strade. Gli studi dicono, infatti, che circa il 15 o il 20 per cento - in base ai diversi studi - degli incidenti che noi abbiamo sono frutto di una disattenzione alla guida legata all'utilizzo di uno smartphone. Ci sono numeri differenti, ma io penso che questa sia solo la punta dell'iceberg, perché per ogni incidente che avviene ci sono tantissimi incidenti rischiati o incidenti causati, perché la mia disattenzione guardando lo smartphone può generare un comportamento errato da parte di un altro automobilista o di un altro pedone o di un altro motociclista che vedono un mezzo andare alla cieca e, allora, sono chiamati a cambiare il loro comportamento.

Di fronte a tutto questo bisogna porre un argine. Noi l'abbiamo chiesto con i nostri emendamenti e chiediamo oggi al relatore, ai rappresentanti del Governo e a tutto il Parlamento di leggere con attenzione quello che chiediamo con i nostri emendamenti e di cogliere questa occasione. Penso che, se il tema è questo, e sarà sicuramente condiviso, anche da parte del Senato ci sarà la disponibilità, in maniera chirurgica, a intervenire rapidamente. Noi oggi stiamo facendo, 6-7 anni dopo, un'attualizzazione giusta di una legge. Allora, evitiamo di ritrovarci a dover attualizzare ulteriormente una misura, che dovremmo già attualizzare oggi, fra 6-7 anni. Lo possiamo fare oggi in discussione generale, condividendo questo contenuto, e lo potremo fare mercoledì, votando qui in Parlamento i nostri emendamenti. Cerchiamo di dare un segnale chiaro nei confronti dell'utilizzo criminale dello smartphone alla guida da parte di chi, mentre sta guidando un mezzo, un mezzo nautico o uno su strada, gira un video o fa una diretta social, mettendo a rischio la propria vita e quella degli altri senza rendersi conto della gravità assoluta di questo gesto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Simonetta Matone. Ne ha facoltà.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Presidente, io non inizierò il mio intervento con l'elenco degli incidenti nautici che hanno funestato i nostri ultimi anni. Ricorderò soltanto l'ultimo, quello di Umberto e Greta, di 37 e 24 anni. Sono episodi tragici che ci hanno colpito tutti, non essendo più, peraltro, la navigazione da diporto uno sport o un hobby elitario ma ormai abbastanza popolare.

Se è vero che non bisogna mai legiferare sotto la spinta emotiva, è altrettanto vero che un vulnus legislativo esisteva e che troppi soggetti responsabili di terribili omicidi l'hanno fatta franca per l'assetto normativo vigente e anche - permettetemi, da ex magistrato - per una leggerezza e sottovalutazione spesso da parte di appartenenti all'ordine giudiziario, che hanno lasciato liberi soggetti capaci poi di rientrare, per esempio, in patria e non essere più rintracciati.

Il testo che noi oggi esaminiamo è stato approvato dal Senato, così come è stato modificato dalla Commissione, nella seduta del 21 febbraio 2023. È stato trasmesso alla Camera ed è stato assegnato alla Commissione giustizia il 27 febbraio 2023. Quindi, c'è stata una grande velocità dal punto di vista dell'iter legislativo. Il provvedimento, come avete sentito, si compone di due articoli, nei quali sono opportunamente richiamate anche le ipotesi di fuga del conducente in caso di omicidio nautico o di lesioni nautiche gravi o gravissime e sono ricordate le evenienze in cui è possibile procedere all'arresto in flagranza.

Sono tutti strumenti normativi che non esistevano, perché fino ad oggi se una persona si rendeva responsabile della morte di un'altra alla guida di un'automobile rischiava fino a 18 anni di reclusione ma se era alla guida di un'imbarcazione poteva rischiare, sì e no, 6 mesi.

Ricordo la drammaticità dell'iter che ha portato alla creazione dell'omicidio stradale, strumento fondamentale perché noi giudici eravamo costretti a piroette ideologiche e intellettuali per arrivare a fermare persone che, ponendosi alla guida, avevano accettato il rischio che qualcuno morisse, e questo oggi invece è previsto anche da questa norma. Diventa quindi determinante non soltanto incidere sull'entità della pena e sulle misure che ne garantiscono l'efficacia immediata, ma anche e soprattutto sul corretto inquadramento psicologico di chi, consapevole della pericolosità della propria condotta, ne accetta il rischio in assoluto spregio delle conseguenze, perché, quando c'è la commissione di un reato, quello che poi tocca fare è ripercorrere l'iter psicologico del soggetto che astrattamente ha commesso quel reato. La disciplina che si propone, quindi, deve essere il più possibile conforme a quella del comportamento in caso di incidente stradale per le lesioni gravi e per la morte. Non ripercorrerò il testo dei 2 articoli, perché sono stati brillantemente illustrati dai tre oratori che mi hanno preceduto, ma sottolineerò come noncuranza, disattenzione e sottovalutazione di quanto sia pericoloso andare per mare e su ogni tipo di acqua, perché ovviamente ci riferiamo anche ai laghi e ai fiumi, dovrà essere valutato dal punto di vista della sanzione. È anche, però, estremamente difficoltoso disciplinare una normativa come questa, e non basta il mero richiamo alla normativa legata alla strada, perché la navigazione ha caratteristiche diverse, perché il contesto è diverso, è diversa la sorveglianza, l'accertamento, i rilievi sono assai complicati. In mare non ci sono i segni di frenata, esempio banale, ma efficace. Peraltro trovo estremamente positivo che tra le unità di diporto siano comprese, perché prima erano sfuggite, anche le moto d'acqua. Perché dico questo? Perché le moto d'acqua sono strumenti divertentissimi, diffusissimi, tutti noi le abbiamo viste al mare sfrecciare, ma assolutamente pericolosi, forse più pericolosi di un'imbarcazione da diporto. Quindi, è importante che oggi si arrivi alla formulazione di una norma che prevede che, in caso di violazione delle norme cui seguano lesioni o morte, la pena sia commisurata a quella dell'omicidio stradale, e che sia prevista, anche indipendentemente dalle conseguenze, la guida in stato di ebbrezza o di alterazione da sostanze psicotrope. Ogni volta che parlo di questo argomento ricordo a tutti il dibattito nel Paese sulla liberalizzazione delle sostanze, e ricordo e pongo sempre l'interrogativo: lei nuoterebbe o attraverserebbe la strada davanti a un soggetto che 5 minuti prima si è fatto una canna? Penso che nessuno, anche i più liberali, risponderebbe di sì. Va ricordato, inoltre, l'aumento della pena se si circola senza patente nautica o con la patente sospesa o revocata o senza assicurazione obbligatoria. Peraltro, noi dobbiamo essere anche rassicurati dal fatto che la patente nautica sia difficilissima da prendere. Diciamo che è una delle poche selezioni veramente serie, dove chi la concede ha il senso di responsabilità di negarla se non sei perfettamente capace. Peraltro, secondo me, vanno fatte anche campagne informative per convincere chi si mette al volante di un'imbarcazione dell'importanza e pericolosità dei rischi a cui va incontro. Un'attenzione particolare andrà posta per le sanzioni accessorie. Noi abbiamo un ordine del giorno della Lega, approvato al Senato in Commissione, sul quale per fortuna il Governo ha espresso parere favorevole, per coordinare le sanzioni accessorie in caso di omicidio o lesioni nautiche, che andrà poi coordinato con l'impianto sanzionatorio finale. Questa è una cosa alla quale il partito di cui sono espressione tiene moltissimo. Quella che abbiamo compiuto è un'opera di responsabilizzazione, ma vorrei dire che è soprattutto un'opera di civiltà. Noi lo dobbiamo a tutti quelli che per disattenzione, superficialità e mancanza di norme hanno perso la vita e sono rimasti, per così dire, senza risarcimento né morale, né materiale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, l'Aula si accinge oggi a discutere, e spero approvare, una proposta di legge che concerne l'introduzione dei delitti di omicidio e lesioni nautiche. Ci terrei a sottolineare che è una proposta di legge sulla quale il MoVimento 5 Stelle ha lasciato il segno. Il testo attuale riprende il percorso parlamentare, come più volte affermato nel corso del dibattito, della passata legislatura e verte sull'equiparazione sostanziale della normativa relativa all'omicidio colposo e alle lesioni colpose stradali a quelle avvenute in ambito nautico. Il testo è pertanto volto a colmare quel vulnus rilevato da tutti dopo che in effetti fu approvato il reato di omicidio stradale.

Un vuoto legislativo che si palesa con maggiore frequenza durante il periodo estivo, dove non mancano episodi di incidenti mortali causati da barche. Inesperienza, disattenzione, mancato rispetto delle regole di sicurezza e diligenza, ma anche casi di guida in stato di ebbrezza alcolica o di assunzione di sostanze stupefacenti: queste sono le principali cause di questi incidenti. La condotta irresponsabile di questi soggetti necessita, quindi, di maggiore attenzione. Resta quindi da colmare una vera e propria lacuna normativa, in quanto le medesime condotte, assolutamente equiparabili dal punto di vista del principio di offensività nelle condotte poste in essere, verrebbero valutate in maniera difforme in assenza di una norma penale ad hoc. La lesione di beni giuridici tutelati quali la vita e l'integrità fisica avrà finalmente lo stesso trattamento sanzionatorio sia che la condotta sia posta in essere mediante un'imbarcazione sia mediante un'automobile. Il testo presentato altro non è che il testo unificato approvato nella scorsa legislatura. Per meglio dire, i nostri emendamenti hanno composto il testo unificato che è stato approvato nella scorsa legislatura. Mi preme ricordare un aspetto relativamente al tema in esame su quanto è accaduto nella seduta dell'Assemblea della scorsa legislatura.

La Lega, per bocca del senatore Pillon, presentò un emendamento per l'Assemblea che sostituiva il termine “unità di diporto” con “natante, imbarcazione o nave”. L'emendamento fu approvato all'unanimità, fatto salvo il MoVimento 5 Stelle, che votò convintamente contro. Non sono un giurista, ma so per certo cosa stia a significare il termine “unità di diporto” così come disciplinato dal codice della nautica da diporto, quindi ancorato a una precisa norma di legge, ma so anche che, se si vuole modificare il codice penale al fine dell'applicabilità di una sanzione, occorre rispettare il principio di tassatività, principio cardine della materia.

Infine, la tassatività della fattispecie penale implica che il fatto debba essere individuato dettagliatamente nei suoi estremi. La norma penale, cioè, deve individuare gli estremi del fatto di reato in essa contenuti in modo che si possa distinguere con precisione ciò che è lecito da ciò che è vietato. Bisogna ancorare la punibilità a un dato preciso, scevro da qualsiasi tipo di fraintendimento. La Lega, fortunatamente, è tornata sui suoi passi, presentando per l'esame in Commissione l'emendamento opposto rispetto a quello fatto approvare nella scorsa legislatura, ritornando alla dicitura “unità di diporto”. Quindi meglio tardi che mai, e non penso sia l'unico caso in cui la maggioranza dovrà tornare sui suoi passi.

Ripeto, questo testo è molto nostro, e quindi proseguo con l'analisi del provvedimento. In Commissione sono stati approvati diversi emendamenti a nostra prima firma. Quello che prevede in materia di procedibilità: la querela per la sola fattispecie base e la procedibilità di ufficio per tutte le altre ipotesi aggravate. Qui, se posso, Presidente, aprirei una breve parentesi: nel testo unificato, approvato nella scorsa legislatura, anche noi avevamo previsto la modifica del regime di procedibilità, ma avevamo anche previsto una norma transitoria.

Da ultimo, tralasciando l'emendamento di mero coordinamento normativo relativo all'arresto facoltativo esteso anche al settore nautico, ce n'è un altro che aumenta gli oneri in capo al soggetto agente ai fini dell'esclusione dell'applicazione dell'arresto obbligatorio in flagranza nei casi di guida in stato di ebbrezza e alterazione da sostanze stupefacenti. L'emendamento approvato prevede che, nei casi di omicidio colposo stradale aggravato, non sia sufficiente l'essersi fermato per prestare o attivare i soccorsi, cosa che noi, tra l'altro, nel testo unificato non prevedevamo; con il nostro emendamento approvato si aggiunge anche il fatto che il soggetto debba mettersi immediatamente a disposizione degli organi di polizia giudiziaria.

L'Italia si posiziona all'ottavo posto al mondo per numero di barche possedute: risultano iscritte quasi 600 mila unità di diporto per un totale di più di 600 mila barche circolanti. Questi aumenti giustificano l'intervento in oggetto. Occorre una regolamentazione rigida ma, allo stesso tempo, proporzionata, al fine di bilanciare correttamente i beni che rischiano di essere lesi e l'atteggiamento psicologico del reo.

L'equiparazione dell'omicidio e lesioni colpose nautici a quelli stradali elimina una incertezza interpretativa e àncora il soggetto alle proprie responsabilità e a una sanzione proporzionata al disvalore della condotta posta in essere.

Quindi, siamo contenti di questa discussione e speriamo che il disegno di legge venga approvato con tutti gli emendamenti proposti. Vi ringrazio dell'attenzione.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 911​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Andrea Pellicini. Prego, onorevole.

ANDREA PELLICINI , Relatore. Brevissimamente, Presidente. La discussione è stata assolutamente interessante e gli argomenti posti all'attenzione dell'Aula sono di sicuro rilievo.

Ho ascoltato anche il collega del Partito Democratico con tutte le sue osservazioni che avevamo già esaminato in Commissione: il Governo aveva dato un parere negativo per determinati motivi. Oggi non mi esprimo su queste richieste, perché lo farò nella competente sede di mercoledì. Però, a prescindere dal parere che verrà dato, sono sicuramente stimoli ad una discussione che deve essere portata avanti. Quindi, ringrazio anche il collega per tutte queste osservazioni.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, senatore Durigon.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Innanzitutto, ringrazio tutti davvero per la discussione molto importante. Credo che nel prosieguo del dibattito siano da visionare anche i vari emendamenti e che, comunque, tutti quanti siamo accomunati da un sentimento positivo verso questo disegno di legge.

Quindi, grazie davvero a tutti quanti.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge costituzionale: S. 13 - D'iniziativa dei senatori Iannone ed altri: Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva (Approvata, in prima deliberazione dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, dal Senato) (A.C. 715-B​) (10,53).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in prima deliberazione dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, dal Senato, n. 715-B: Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 715-B​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.

La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Berruto.

MAURO BERRUTO, Relatore. Grazie, Presidente. Non voglio sottrarre tempo alla discussione generale che riguarda un provvedimento tanto atteso, sul quale c'è stato un percorso molto lungo, anche in questo caso iniziato nella precedente legislatura; mi permetta, però, di incominciare con un ringraziamento al presidente della Commissione Affari costituzionali, l'onorevole Nazario Pagano, che ha deciso di affidare in maniera forse anche un po' inconsueta il ruolo di relatore a me e a un collega della maggioranza, l'onorevole Alessandro Urzì. Oggi sono qui anche a rappresentare naturalmente quest'ultimo, proprio a dimostrazione del fatto che questa proposta di legge - nata, come dicevo, nella precedente legislatura e arrivata all'ultima lettura utile, che purtroppo non si verificò per lo scioglimento delle Camere - fin dal primo istante, ha agito in maniera istituzionalmente trasversale.

L'idea di porre al centro dell'attenzione e della riflessione del Parlamento una necessaria modifica alla Costituzione nel tentativo di riconoscere il ruolo dello sport nacque nella primavera del 2020, proprio in un momento forse fra i più drammatici della storia del nostro Paese e, naturalmente, fra i più drammatici della storia dello sport. Proprio in quel momento, quando lo sport si fermò, apparve evidente la centralità dello sport per le politiche del nostro Paese e per il suo valore. Un valore tangibile naturalmente, misurabile anche in termini di PIL e di economia che genera, e un valore altrettanto importante, definiamolo intangibile: quel valore educativo, quel valore sociale e quel valore di promozione del benessere psicofisico che sono poi diventati proprio l'oggetto del testo della modifica all'articolo 33 che siamo chiamati a valutare.

Nacque in quel momento, nella primavera del 2020, un lavoro di confronto fra forze politiche. In quel momento io non ero parlamentare, ma ricordo dopo pochi mesi una riunione, credo decisiva, presso il CONI, voluta anche da forze esterne al Parlamento. Mi piace ricordare, in questa occasione, il lavoro di un'associazione che si chiama Cultura Italia, che ha uno spin off che si chiama Sport Italia, la quale convocò, proprio nella sede del CONI, tutte le forze politiche. Vi fu una partecipazione assolutamente allargata, anche degli organi istituzionali dello sport, quali il CONI e gli enti di promozione sportiva. Si percepì in quel momento - ripeto, siamo ancora fuori dal Parlamento - che quella volontà fosse veramente comune. E il lavoro parlamentare nella precedente legislatura fu molto rapido. Si identificò rapidamente la collocazione e si scelse l'articolo 33. Non entro nei dettagli - lo farò mercoledì, in occasione delle dichiarazioni di voto - ma la scelta cadde sull'articolo 33 che fu preferito all'articolo 9, che era stata una prima idea, seguita da un'analisi dell'articolo 32 (che avrebbe avuto ovviamente senso), che difende e tutela il diritto alla salute e alle cure. La scelta fu, dunque, quella dell'articolo 33, che parla meravigliosamente di arte e di scienza. Ecco, permettetemi una piccola digressione professionale, da allenatore o da ex allenatore: che lo sport sia arte e scienza mi entusiasma.

Poi, altrettanto rapidamente, si arrivò a identificare il testo, che è lo stesso che saremo chiamati a valutare. Un comma che, in chiusura dell'articolo 33, reciterà: “la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale, di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme”. Ripeto: non entro ora nel merito di questa declinazione e di questi tre valori che la Repubblica si impegna a riconoscere nella sua Carta costituzionale - il valore educativo, il valore sociale e il valore di promozione del benessere psicofisico - ma mi piace sottolineare che per quelle imponderabili traiettorie della vita, domani, in quest'Aula, celebreremo il settantacinquesimo anniversario dall'approvazione della nostra Carta costituzionale. Ospite sarà Bebe Vio, straordinaria atleta, fonte di ispirazione per tutti noi, e sono certo che lo farà anche domani.

Ebbene, il giorno seguente saremo chiamati - lo ricordo, ci tornerò fra breve, con la necessità dei voti dei due terzi dei rappresentanti della Camera - a migliorare, anche se questo verbo suona quasi irriverente rispetto alla Carta costituzionale, ma diciamo quantomeno ad attualizzare la Carta costituzionale riguardo a questa materia, per attualizzare e ricondurre nel riconoscimento della Costituzione quel valore che lo sport oggi rappresenta e quindi, in questo senso, migliorare e attualizzare il lavoro dei nostri padri e delle nostre madri costituenti, che fecero un lavoro naturalmente straordinario, ma in un momento storico diverso da quello che oggi viviamo.

Sono certo, diciamo fortemente ottimista, che lo faremo. Nelle tre letture della precedente legislatura la proposta ottenne una stragrande maggioranza di voti positivi; in questa legislatura il percorso è stato netto: mai alcun voto contrario, né in questa Camera, né al Senato; nelle due letture già effettuate al Senato voto unanime, qui, anche senza alcuna astensione, lo scorso 4 aprile, in occasione della prima lettura del provvedimento.

Sottolineo questo passaggio perché, per quanto riguarda le caratteristiche specifiche della seconda deliberazione di una proposta di legge di revisione costituzionale, ricordo che, in base all'articolo 138 della Costituzione, tali leggi “(…) sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.” Mentre “Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere, a maggioranza di due terzi dei suoi componenti”.

In merito, il Regolamento della Camera prevede anzitutto, all'articolo 98, che, “Quando il progetto di legge costituzionale è trasmesso dal Senato nello stesso testo già adottato dalla Camera, l'intervallo di tre mesi per procedere alla seconda deliberazione decorre, (…), dalla data della prima deliberazione della Camera” che, nel caso di specie, risale - come dicevo - al 4 aprile 2023, quindi i tempi sono maturi per procedere con l'esame in seconda deliberazione. Inoltre, l'articolo 99 del Regolamento della Camera precisa che, “Ai fini della seconda deliberazione, la Commissione competente riesamina il progetto nel suo complesso e riferisce all'Assemblea”, che procede alla discussione sulle linee generali, per poi passare alla votazione finale, senza discutere gli articoli, non essendo ammessi emendamenti, né ordini del giorno, né richieste di stralcio di una o più norme. Infine, l'articolo 100 del Regolamento dispone che “Se il progetto è approvato con la maggioranza dei due terzi dei componenti della Camera, il Presidente ne fa espressa menzione nel messaggio, agli effetti del terzo comma dell'articolo 138 della Costituzione”, ovvero dell'entrata in vigore della modifica senza che sia possibile sottoporlo a referendum. In merito, faccio presente che il Senato ha approvato, in seconda deliberazione, la proposta di legge costituzionale con 170 voti favorevoli e 1 astenuto. Se anche in questa Camera, dunque, si raggiungesse la maggioranza dei due terzi dei componenti, la modifica dell'articolo 33 della Costituzione potrebbe entrare in vigore e credetemi - e chiudo, e lo dico e lo ribadisco, non da parlamentare, non da persona che oggi si occupa di politica dello sport, ma da uomo che ha dedicato la sua vita allo sport - mercoledì sarà un giorno epocale per la storia dello sport nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo, senatore Durigon ha facoltà di intervenire. Vi rinunzia. È iscritto a parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghi, relatore, rappresentanti del Governo, è una giornata storica che si avvicina - sarà mercoledì, l'ha ricordato, in qualità di relatore, il collega Mauro Berruto - e, nell'unirmi a questa considerazione, fatemi ringraziare veramente, a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, il lavoro che ha fatto Mauro Berruto, prima da sportivo poi da politico e oggi nelle istituzioni, per arrivare a toccare questo traguardo, a lungo atteso.

La riforma costituzionale che ci apprestiamo ad approvare in via definitiva si basa su un lavoro che ha radici antiche, sicuramente sul lavoro fatto nella scorsa legislatura in Senato; infatti, il testo che stiamo discutendo oggi è in sostanza simile a quello che l'altro ramo del Parlamento affrontò prima dello scioglimento delle Camere. È stato un bene che si sia ripartiti da dove si era rimasti, con uno spirito unitario che dovrebbe valere per ogni intervento sulla nostra Carta fondamentale. La Costituzione è di tutti ed è un testo vivo, che unisce le generazioni, per questo non sono mai auspicabili riforme fatte a colpi di maggioranza, mentre il metodo di questo nostro lavoro è quello che dovrebbe ispirarci sempre; poi è chiaro che la maggioranza si deve determinare, ma l'auspicio deve essere quello di costruire percorsi più larghi possibili di condivisione.

Come detto, il testo che stiamo discutendo oggi si basa sulla proposta di riforma costituzionale analoga che fu approvata durante la XVIII legislatura, in prima e seconda lettura al Senato e in sola prima lettura in questa Camera - quindi, ci eravamo fermati a un passo dall'obiettivo -, e non conclude il suo iter in ragione dello scioglimento delle Camere. Lo stiamo constatando anche qui, e l'abbiamo registrato nella discussione generale precedente, come l'interruzione anticipata della precedente legislatura ha portato poi a diversi risultati negativi, però quello che possiamo correggere correggiamolo il prima possibile.

La proposta si compone di un unico articolo, che modifica l'articolo 33 della Costituzione, aggiungendo un nuovo, ultimo comma, ai sensi del quale: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme”. Non si tratta di una riforma marginale, stiamo creando un nuovo diritto, quello allo sport.

Partiamo dal testo; la riforma dispone, come detto, che “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme”. È il verbo “riconoscere” a qualificare il tutto, la Repubblica ritiene che questo diritto esista, già prima di essere scritto nella Carta, e lo riconosce, lo sancisce, lo accetta e lo difende. Il verbo “riconoscere” è già - come sappiamo - usato nell'articolo 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo (…)”, ed è per questo che si può parlare di un nuovo diritto fondamentale che l'inserimento dell'attività sportiva in Costituzione sancisce e tutela. Ma perché all'articolo 33? Si è discusso, infatti, se collocare il diritto allo sport all'articolo 9 o all'articolo 32, ma, da un lato, si è preferito non toccare uno degli articoli fondamentali e, dall'altro, poiché l'articolo 32 riconosce il diritto universale alla salute, ha un oggetto unico e omogeneo, che ha sconsigliato di aggiungervi fattispecie diverse; invece, l'articolo 33 prevede che l'arte e la scienza sono libere, e lo sport è, al contempo, arte, scienza e cultura ed è apparsa quindi questa la sede idonea per l'affermazione del diritto allo sport, facendo anche da ponte tra l'articolo 32 ricordato e il 34, che tutela il diritto all'istruzione.

Il nuovo diritto allo sport si declina, quindi, in tre direttrici fondamentali, complementari tra loro. La prima fa riferimento al valore educativo dello sport, che si unisce così alle altre agenzie che hanno come compito l'educazione: faccio riferimento alla famiglia, alla scuola, ma anche agli istituti penitenziari, dove progetti legati allo sport possono avere quella funzione rieducativa dei detenuti che la Costituzione prevede all'articolo 27. La seconda direttrice è quella che riguarda il valore sociale dello sport, un valore che riguarda giovani e anziani, tenendo conto che - per fortuna - il nostro Paese è uno di quelli dove la speranza di vita è più lunga e dove lo sport può aiutare a prolungare la possibilità di una vita sana; e ce lo dicono i tanti progetti di successo di active ageing che si svolgono nelle nostre città, dove persone scoprono spesso lo sport quando scoprono di avere più tempo libero, perché finisce la fase del lavoro, si apre una nuova fase della vita e in quel momento iniziano un'attività sportiva regolare persone che iniziano a divenire anziane, attività utile per la loro salute, ma anche per alleviare il peso che il sistema di welfare deve affrontare, potendosi concentrare sui grandi anziani che necessitano di interventi costanti.

Il valore sociale dello sport sta anche nel conoscere la sconfitta, nel saperla accettare e analizzare per poter fare meglio la prossima volta; la sconfitta non va contro la cultura del merito, correttamente intesa, ma è necessaria per migliorarsi, come necessario è l'avversario da affrontare, rispettandolo e venendone rispettati. Ma il valore sociale dello sport è fondamentale anche per i giovani; sappiamo bene come la pratica sportiva spesso salva letteralmente la vita di tante ragazze e tanti ragazzi; già oggi spesso palestre, campi sportivi, luoghi dove si fa sport, come i nostri parchi che vengono spesso attrezzati per lo sport all'aperto, sono vere e proprie isole dove tanti giovani costretti a vivere in situazioni di disagio riescono a respirare un'aria diversa.

Ecco, l'articolo 33, modificato, deve essere inteso anche come un impegno delle istituzioni, a tutti i livelli, a non lasciare che sia solo la buona volontà di un amministratore illuminato, la buona volontà di un insegnante o la buona volontà in un determinato contesto sociale, a creare le occasioni per permettere a queste ragazze e a questi ragazzi di portare avanti la pratica sportiva. Dev'essere un dovere, un impegno che ci riguarda tutti.

Il terzo valore è quello relativo al diritto al benessere psicofisico generato dall'attività sportiva: benessere che non è solo non essere malati, ma che è sicurezza di sé, affermazione nel rispetto delle regole e degli altri; ed è salute lo star bene fisicamente, il non accontentarsi di non essere malati, appunto, ma cercare di aspirare a qualcosa di più, a un benessere fisico e psichico, che può crescere portando avanti un'attività sportiva. Per ciascuno l'obiettivo può essere diverso, ma il fatto stesso di dedicare un po' di tempo a questa attività cambia in meglio la nostra condizione individuale. La riforma riconosce il valore dello sport a tutti i livelli, da quello professionistico a quello amatoriale, senza distinzione di genere, età e condizioni di salute pregresse, ma è solo un primo fondamentale passo in avanti. Ad esso devono seguire iniziative che poi rendano concreto il diritto allo sport.

Noi interveniamo sulla Costituzione. Spesso ci confrontiamo su quanto sia distante la vita che viviamo ogni giorno da quello che è scritto sulla nostra bellissima Carta e su quanto dobbiamo fare per accorciare questa distanza. Oggi, che collochiamo un nuovo traguardo, portiamo avanti anche una riflessione sul fatto che questo traguardo, poi, possa essere raggiunto e possa essere raggiunto attraverso azioni concrete. La Repubblica, con la modifica all'articolo 33, prende un impegno: quello di rendere concreto il diritto allo sport, approntando risorse sufficienti in modo che il mondo dello sport, tutto il mondo dello sport, possa contare su infrastrutture adeguate, superando la cronica scarsità di mezzi che oggi lo affligge. Dev'essere possibile che tutte e tutti, nelle rispettive capacità, possano fare pratica sportiva. Dobbiamo essere sinceri: spesso non è così e solo chi ha i mezzi, fa sport, anche non di vertice, anche da un punto di vista generale. Certo, esistono una grandissima tradizione e una grandissima ricchezza di realtà associative, spesso dilettantistiche, di federazioni, enti di promozione sportiva, soggetti che ogni giorno lavorano per permettere a più persone di fare sport, ma ancora non è, purtroppo, una possibilità per tutte e per tutti. Per questo, il nuovo articolo 33 dev'essere inteso come punto di partenza e non di arrivo per la concreta realizzazione di un nuovo diritto allo sport.

Infine, lo sport è un valore da tutelare, perché, con la musica, è probabilmente l'unica vera lingua universale. Lo sport supera le barriere di lingua, di religione, supera i totalitarismi politici, le piccole miserie quotidiane. Vediamo, in tanti sport di vertice, italiani di nuova generazione che portano con orgoglio il tricolore e che sono esempio per tanti giovani, che, magari, vivono condizioni molto più difficili nella nostra città, ma possono sognare di arrivare a questi traguardi guardando questi esempi, questi eroi.

Le madri e i padri costituenti non avevano potuto dare in quel tempo, probabilmente, il giusto riconoscimento alla pratica sportiva, perché, purtroppo venivano da un'epoca in cui lo sport era diventato uno strumento di propaganda aggressiva da parte del regime. Ma adesso possiamo scrivere una nuova pagina, anche per la storia dello sport del nostro Paese. È venuto il tempo di riconoscere questo diritto e di tutelarne il valore per la Repubblica. Il diritto allo sport, quindi, si pone come una cornice, entro la quale è necessario dipingere un nuovo quadro di politiche e interventi per lo sport, proprio per evitare che rimanga una semplice buona attenzione, ma sia un vero e proprio punto di partenza e di ripartenza.

Noi, come Partito Democratico, vogliamo fare la nostra parte dall'opposizione. Abbiamo presentato numerose proposte di legge collegate allo sport, proposte che intendono essere l'architrave di una riforma più complessiva e strutturale del mondo sportivo. Tutte queste proposte portano la prima firma del nostro collega Mauro Berruto, ma vedono l'adesione di numerosi colleghi e colleghe del nostro gruppo, perché il tema dello sport è per il Partito Democratico un tema che ci impegna e ci coinvolge tutti.

Sono tante le cose che si possono fare. Partiamo dalla possibilità di prescrivere l'attività sportiva con ricetta da parte del medico di famiglia: è un farmaco molto più efficace di tanti altri e potrebbe risolvere, in termini di prevenzione, tanti, tanti, tanti problemi. È chiaro che bisogna creare una cultura, bisogna mettere nelle condizioni i medici di famiglia di poterlo fare, bisogna mettere in condizione le strutture territoriali di garantire, poi, che a quella prescrizione corrisponda la possibilità di vedere erogato un servizio. Quindi non è semplicemente un tratto di penna in una norma, è un'azione collettiva, che bisogna mettere in campo. Ma si può e si deve fare.

Abbiamo anche proposto la defiscalizzazione dei costi delle attività sportive. Noi ogni anno scarichiamo tante spese, che forse contribuiscono meno al benessere psicofisico e al benessere del Paese delle attività sportive. Così come il sostegno per una piena ed efficace attuazione della legge di riforma del lavoro sportivo: quante persone fanno un lavoro sportivo e non viene riconosciuto loro come lavoro, anzi, si trovano a dedicare ore fondamentali, in un percorso fondamentale per la nostra società, a cui non è dato il giusto riconoscimento. Così come la promozione dell'attività fisica adatta per le persone affette da malattie croniche e invalidanti.

Ricordiamo, inoltre, la proposta di legge che intende estendere a tutta la popolazione la detrazione del 19 per cento, già attualmente prevista all'articolo 15, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, per le spese sostenute per l'iscrizione annuale e l'abbonamento ad attività di associazioni sportive, palestre, piscine e altre strutture e impianti sportivi, dedicati alla pratica sportiva dilettantistica, per i bambini e i ragazzi da 3 a 18 anni, e ne aumenta l'importo detraibile. Così come quella che prevede la realizzazione o la riqualificazione di impianti e l'individuazione di aree verdi per favorire lo sviluppo o la diffusione dell'attività sportiva all'aperto, in considerazione di quanto possano, i nostri parchi, rappresentare un'occasione straordinaria per l'attività sportiva. E infatti, dove ci sono amministrazioni che hanno colto questa opportunità, noi vediamo che quelle dove ci sono impianti sportivi sono le parti più vive dei nostri parchi, le più pulite, le più curate, dove le persone si prendono cura di loro stesse e anche degli spazi intorno a loro. Ed è contagiosa questa cura, che è parte del concetto di sport come diritto di tutti, facendo anche riferimento agli indubbi vantaggi per la salute di ciascuno e ciascuna di noi, oltre ad avere una ricaduta positiva sul Sistema sanitario nazionale.

Abbiamo, inoltre, presentato un testo che prevede l'istituzione del Fondo nazionale per l'inclusione sportiva e vari altri su temi che, in senso ampio, hanno a che fare con lo sport per tutti. Arrivare alla discussione ed approvazione almeno di alcune di queste proposte di legge sarebbe un segnale positivo, non solo relativamente ai singoli oggetti delle iniziative, ma anche per evidenziare come le istituzioni intendano agire in maniera efficace per rendere davvero reale il diritto alla pratica sportiva come diritto universale che la modifica dell'articolo 33 della Costituzione comporta.

L'ultima di queste proposte di cui abbiamo parlato, la proposta sull'inclusione, mi dà l'occasione di sottolineare, nel momento in cui facciamo un passo così storico e così importante, un settore fondamentale dello sport: lo sport paralimpico. E penso al grande contributo di Luca Pancalli e di tutto il Comitato italiano paralimpico, di tutte le donne e gli uomini che consentono, attraverso lo sport paralimpico, di costruire nello sport quell'integrazione e quella capacità di vivere una condizione di disabilità come sprone per costruire qualcosa di grande ed importante per sé e per gli altri, che è da esempio per tutti gli altri settori.

E allora, se vogliamo veramente dare attuazione a tutta la nostra Carta costituzionale, partendo dagli articoli fondamentali, partendo dall'articolo 2 e dall'articolo 3, dare forza allo sport significa - grazie alle esperienze che abbiamo visto e grazie al ruolo, ad esempio, dello sport paralimpico - riuscire, poi, ad avvicinare la nostra Costituzione a tutti gli altri articoli e a tutti gli altri princìpi. Quindi, stiamo facendo qualcosa di grande e di importante, che non può fermarsi qui e che dev'essere solo l'inizio di un nuovo percorso.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marco Perissa. Ne ha facoltà.

MARCO PERISSA (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, buongiorno. Ci siamo. È la seconda volta che lo dico in quest'Aula. Ci ricordava il collega Berruti come una modifica costituzionale abbia la necessità di passare due volte alla lettura della Camera e due volte alla lettura del Senato. Oggi ci siamo e la storia a volte ci mette davvero davanti delle coincidenze strane e particolari, perché arriviamo oggi ad una discussione generale che porterà, nel corso della settimana, lo dico senza timore di smentita, ad un'approvazione unanime da parte di questo Parlamento di una proposta di legge di riforma che prevede il riconoscimento del valore dello sport all'interno della Costituzione, proprio nei giorni in cui si celebra il settantacinquesimo anniversario della nostra Costituzione.

Mi lasci dire quanto posso considerarmi orgoglioso, da sportivo prima ancora che da deputato della Repubblica, del compimento di questo percorso, che è iniziato nella scorsa legislatura e per il compimento del quale, devo dire, tutti i gruppi parlamentari, compreso quello di Fratelli d'Italia, hanno fatto la propria parte, sia nella legislatura precedente che in quella attuale.

È una coincidenza anche questa, però l'idea, da parlamentare di Fratelli d'Italia, di poter vedere la chiusura di questo cerchio sotto il Governo Meloni mi rende particolarmente orgoglioso. È un caso, sicuramente, però evidentemente non è un caso che il Presidente Meloni, nei confronti del sistema sportivo, abbia dato segnali di attenzione particolarmente rilevanti nella scorsa legislatura come leader dell'opposizione - tantissimi suoi interventi erano dedicati allo sviluppo di politiche attive a favore del sistema sportivo - e indicando - questo sì è un elemento estremamente tangibile - da Presidente del Consiglio in carica un Ministro per lo Sport e i giovani. Inoltre, si tratta di una persona competente mentre, in passato, non sempre è capitato che un Ministro fosse competente della materia di cui si occupava. In particolare, in passato, non è neanche successo sempre che i Governi decidessero di dedicare un'attenzione politica tale allo sport da poter indicare un Ministro. Abbiamo visto alcuni Sottosegretari, anche bravissimi, iperattivi da questo punto di vista, ma la dignità politica di un Ministero istituito appositamente è un segnale estremamente positivo per questo mondo.

La soddisfazione va di pari passo con la consapevolezza. Noi, oggi, da un punto di vista istituzionale, certamente facciamo un passaggio estremamente importante in termini di assunzione di responsabilità, perché adeguare la nostra Carta costituzionale in ambito sportivo rispetto al dettato europeo, per esempio, è un'assunzione di responsabilità non tanto di un Governo o di un Parlamento ma, in generale, di uno Stato nei confronti di questa materia.

L'elemento ulteriormente rilevante è che noi riconosciamo il valore dello sport - su questo ha speso parole estremamente condivisibili il collega Casu - in tutte le sue forme. È questa definizione che, a mio avviso, rende questa modifica degna di nota, perché interpreta lo sport in maniera discontinua rispetto a come il sistema legislativo italiano lo ha interpretato fino a ieri. Infatti, in Italia non esiste una legge che definisca il perimetro dello sport. Da dopodomani, sarà la Costituzione a dirci che sport è tutto quello che fa bene non solo al fisico, ma anche alla mente e all'interazione sociale mentre, fino all'altro ieri, sport era tutto quello che poteva essere annoverato all'interno di una competizione sportiva, amatoriale o meno. Questo dà al sistema sportivo un perimetro molto più ampio di quello che siamo abituati a conoscere in Italia.

La consapevolezza dipende proprio da questo, perché se noi interpretiamo - come da domani o da dopodomani il nostro dettato costituzionale vorrà - la materia sportiva a 360 gradi, quindi non soltanto dal punto di vista della competizione ma anche e soprattutto dal punto di vista della promozione dell'agio, del benessere, dei corretti stili di vita, dobbiamo avere la consapevolezza - questo era quello che dicevo poco fa - che l'Italia dello sport va a due velocità. C'è, infatti, un sistema agonistico, competitivo, olimpico, comunque di livello internazionale, che in barba alle statistiche - soprattutto quelle della popolazione, in quanto l'Italia è un Paese che sullo scenario internazionale ha una popolazione nettamente inferiore, per numeri, a quella dei Paesi con i quali si confronta - riesce ad avere delle posizioni stabili da tantissimi anni a livello di vittorie, medaglie e quant'altro. Di questo va dato atto al Comitato olimpico, al Comitato italiano paralimpico e alle federazioni delle discipline sportive che si occupano di formare i formatori, di mettere questa competenza a disposizione dei giovani talenti, di aiutare questi giovani talenti a superare una serie di barriere che lo sport, in Italia, pone di fronte agli occhi di chi ha la volontà di dedicarsi anima e corpo a quel percorso, a quella “carriera”. Su questo tornerò dopo ma, intanto, mi permetto di aprire una riflessione, per esempio, sul buon posizionamento internazionale del medagliere italiano. È un medagliere a rischio nel lungo periodo perché - parlavo di statistica - noi siamo un Paese che vive una forte crisi di denatalità. Questo Governo sta investendo tanto ma è chiaro che, quanti meno bambini nasceranno, tanti meno giovani inizieranno a praticare sport e tanti meno talenti riusciremo a portare al livello internazionale. Purtroppo questa è una statistica: l'inversione dell'indice di natalità, oltre che direttamente appannaggio del sistema Paese anche nel recuperare il ruolo centrale delle famiglie, andrebbe indirettamente anche a vantaggio del sistema sportivo. Ecco perché ritengo che, per esempio, nelle prossime normative, gli incentivi alla natalità siano un elemento fondamentale, anche apparentemente non connesso al sistema sportivo ma, secondo me, indirettamente a sostegno della crescita e dello sviluppo del sistema sportivo.

Questo sistema sportivo va ad una velocità, nonostante tutto quello che ho detto fino adesso, poi c'è una impietosa classifica OCSE che vede l'Italia classificata agli ultimi posti come indice di attività sportiva intesa come attività fisica finalizzata al benessere. Questo non può sorprenderci perché noi arriviamo, nel settembre 2023, ad approvare una riforma costituzionale, salutandola con grande gioia, come elemento di fondamentale innovazione per la concezione che il nostro sistema legislativo e il nostro apparato amministrativo hanno dello sport. Salvo alcuni interventi strutturali molto importanti avvenuti nel 2018, l'altra norma che risulta agli albori della cronaca in materia sportiva è la cosiddetta legge Melandri che, ormai, è un po' datata rispetto agli anni contemporanei.

Come dicevo prima in termini di consapevolezza, ci sono stati Governi che, nel corso del tempo, non è che abbiano proprio dimostrato che alle dichiarazioni d'affetto nei confronti del sistema sportivo poi potessero corrispondere le cosiddette politiche attive. Che sia questa la volta buona, di fronte ad un'assunzione di responsabilità così importante - ne sono certo - del Governo. Tuttavia, su un tema come lo sport sarebbe anche bello darci una stretta di mano ideale per fare in modo che le politiche messe in campo da un Governo possano essere proseguite da quello successivo, a prescindere dal suo colore. Ne va del benessere, della salute e della formazione dei nostri figli e delle nostre figlie. Sarebbe bello siglare un patto interlegislatura - chiamiamolo così - per cui, se si avvia un percorso, il Governo successivo, anche se di un colore differente, possa riprendere in continuità il lavoro che si è svolto.

C'è una serie di interventi che va fatta e che ci appropinqueremo a presentare all'attenzione, prima, della Commissione e del presidente Mollicone e, poi, di quest'Aula, come forze di maggioranza, per migliorare quel sistema sportivo, chiamiamolo così, di base, promozionale, amatoriale, non finalizzato all'aspetto competitivo seppure caratterizzato, a volte anche quello, dall'aspetto competitivo. Per farlo, bisogna avere presente con chiarezza che il Ministero per lo Sport e i giovani, con il Ministro Andrea Abodi, e Sport e salute, con il presidente Marco Mezzaroma e l'amministratore delegato Diego Nepi Molineris, a cui vanno i miei migliori auguri di un buon lavoro, trattandosi di un consiglio di amministrazione che si è insediato all'inizio di agosto, hanno un ruolo fondamentale nella realizzazione di politiche attive che possano coinvolgere i principali - passatemi l'inglesismo - stakeholders di riferimento del sistema sportivo. Mi riferisco agli enti di promozione sportiva che sono all'interno del sistema sportivo, quegli asset che, più di altri, presidiano il territorio, sostengono le associazioni di base, piccole e medie, permettono di sostenere e rendono sostenibile lo sport in tutti quei luoghi d'Italia dove lo sport non è soltanto attività fisica ma è anche la barriera, per esempio, contro la criminalità organizzata, contro la tossicodipendenza, contro lo spaccio, contro l'illegalità, eccetera. Penso, uno su tutti, al maestro Maddaloni.

Abbiamo tutti chiaro, quando pensiamo a lui, cosa significhi essere un figlio di Scampia e ritornare a casa, un giorno, con un oro olimpico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ed è incredibile come ad un uomo della sua caratura morale ed umana, e anche con la sua ruvidità caratteriale - se me lo consente - a distanza di tanti anni da quell'oro olimpico, ancora si riempiono gli occhi di commozione ed emozione, quando lo racconta.

Ecco, a quegli enti di promozione sportiva e a quelle società sportive noi dobbiamo dare delle risposte; dobbiamo dare delle risposte, partendo dall'idea che l'obiettivo finale resta la salute dei nostri figli e delle nostre figlie, ma non soltanto: vi è la possibilità di utilizzare la pratica sportiva per cercare di completare, per esempio, quell'elemento di recupero che è insito nella carcerazione; e, quindi, prevedere lo sport all'interno delle carceri, come strumento funzionale al raggiungimento dell'idea di recupero, attraverso lo sconto della pena.

Occorre portare lo sport nelle periferie e nelle scuole come parte integrante di una comunità educante, che accompagni i più piccoli verso la maturità, non solo accademica, ma anche emotiva ed intellettuale.

Approviamo questa riforma costituzionale, sapendo che - benché in quest'Aula negli anni ci siamo, io per primo, riempiti la bocca con lo sport nei momenti di gioia e abbiamo speso parole di stima, rispetto e affetto nei confronti di quel mondo - oggi lo sport in Italia non è per tutti. Esistono ancora tre grandi barriere, a mio avviso, che con l'attività di questo Governo ci siamo impegnati - e ci impegneremo - non tanto superare, ma a demolire completamente.

La prima è, evidentemente, una barriera d'accesso economica: il sistema sportivo e le associazioni di base si mantengono, per lo più, grazie alla possibilità dei genitori di pagare le rette dei propri figli, dal mese di settembre al mese di giugno.

Il COVID prima, la guerra poi, l'inflazione ora hanno messo a serio rischio la possibilità delle nostre famiglie: oggi, mediamente, in Italia una retta per un centro sportivo costa fra i 30 e i 40 euro a figlio e, quindi, per una famiglia che ha due o tre figli, a volte anche per le famiglie che hanno un solo figlio, questa spesa rischia di diventare insostenibile. Anzi, in alcuni casi è già diventata una spesa insostenibile: questa è una barriera d'accesso che dobbiamo demolire.

Si parlava di defiscalizzazione: ecco, per esempio, sarei dell'idea - mi sto impegnando al riguardo - che, piuttosto che dare la possibilità di defiscalizzare i costi per le spese sostenute per l'attività sportiva dei propri figli, dovremmo avere la forza di utilizzare quelle risorse, che già lo Stato definisce, per quei genitori che non riescono a sostenere le spese, consentendo loro di mandare i figli a scuola.

Una seconda barriera è quella logistica: se pratico calcio, tendenzialmente lo posso fare in tutte le parti d'Italia. Se, per “disgrazia”, mia figlia o mio figlio si appassionano all'hockey su prato, devo sperare di avere un campo vicino casa, altrimenti diventa uno stillicidio tutti i giorni far conciliare l'attività lavorativa dei genitori con l'attività sportiva dei figli, con i campi che stanno magari a 40 chilometri dalla propria abitazione.

Bisogna, dunque, investire sulla moltiplicazione capillare dell'offerta sportiva, ma soprattutto sulla sua eterogeneità, partendo dal presupposto che ci sono sport che, una volta che l'imprenditore sostiene l'investimento, sono più sostenibili e altri che hanno bisogno dell'aiuto dello Stato. Avendo chiaro questo - e lo dico con uno slogan - proviamo a portare non il padel in tutta Italia, perché questo ci arriva da solo e ha tutte le possibilità per farlo senza l'aiuto dello Stato, ma l'hockey su prato in tutte le periferie d'Italia!

La terza barriera culturale - e concludo - è la seguente: è scientificamente provato che i figli di genitori che hanno fatto sport, fanno sport, mentre i figli di genitori che non hanno fatto sport, più difficilmente praticano sport.

Occorre rimettere le famiglie al centro di una formazione che gli spieghi, a livello intergenerazionale ma anche come supporto alla loro “sovranità educativa” che “cedono” al mondo della scuola, che, se la cedono anche al sistema sportivo possono trovare in esso un alleato nella formazione, nella crescita e nell'educazione dei propri figli. Si tratta di una questione fondamentale.

Queste tre barriere possono essere superate attraverso una proposta normativa organica, che rimetta al centro la pratica sportiva, con un unico obiettivo - lo dico sempre e concludo, - ovvero l'idea di essere - Comitato olimpico, Comitato Italiano Paralimpico, il Parlamento, il Governo, la società Sport e Salute - un unicum istituzionale, mossi nella direzione di portare a praticare sport, per tutto quello che ci siamo detti, quante più persone possibile, in ogni luogo della nostra penisola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Onorevoli colleghi e colleghe, intanto un doveroso ringraziamento al ministro Abodi, che è stato presente in Commissione durante tutte le sedute in cui si è discusso di questo provvedimento. Abbiamo riscontrato un interesse e una passione reali da parte del Ministro. Un ringraziamento va anche ai correlatori e, a nostro avviso, è significativo il fatto stesso che per questo provvedimento ci sia una sorta di squadra di relatori.

Voteremo a favore di questa proposta d'inserimento dello sport nella nostra Costituzione; però, mi lasci dire che il nostro è un voto consapevole, perché il MoVimento 5 Stelle è sempre molto attento quando si parla di ritocchi e di interventi sulla Costituzione.

In passato, infatti, abbiamo anche lottato affinché la nostra Costituzione non venisse toccata, perché nonostante i suoi 75 anni, dobbiamo riscontrare in essa una certa “giovinezza”. Riteniamo che nella nostra Costituzione non possa essere inserito tutto ciò che ha rilevanza o importanza: un principio al quale la collettività riconosce un valore non deve necessariamente avere una collocazione costituzionale, perché la Costituzione è, appunto, una Carta importantissima ed ogni modifica e ogni intervento su di essa devono essere sviscerati e ponderati.

Ogni volta che quest'Aula e il Parlamento intervengono sulla Costituzione non è solo un momento celebrativo importantissimo, ma anche un momento di grande riflessione, perché senza dubbio il Parlamento è il luogo dove le parole costituiscono, fondano e plasmano la nostra identità di Paese. E proprio per questo, in questo luogo, in quest'Aula, più che altrove, si avverte molto spesso lo “spreco” di parole, quando le parole appunto vengono utilizzate come contenitori vuoti e insignificanti, che non impegnano; ma, allo stesso modo, si può avvertire il peso delle parole, quando sono dense di significato, e questo avviene per ogni atto normativo che il Parlamento adotta.

Ma quando s'inseriscono nuove parole nella nostra Costituzione, per il solo fatto che vengono inserite, esse acquistano un peso, diventano una sorta di macigno, ad un tratto diventano un punteruolo, perdono la loro volatilità e si caratterizzano appunto per esercitare un grande stimolo per noi che legiferiamo. Infatti, come ci ricorda Pietro Calamandrei, la nostra Costituzione è solo il preludio, l'inizio e non la fine della storia. È l'annuncio di una rivoluzione che, ahimè, però è ancora da compiere. Allora, abbiamo trovato nello sport unione e abbiamo deciso che, per tutti noi, lo sport diventasse un macigno e un punteruolo, e ciò proprio perché siamo consapevoli del suo valore.

Lo sport unisce, ci fa comprendere l'importanza dell'altro; con lo sport, si annullano le diversità, le disuguaglianze e le disabilità.

Lo sport restituisce la parte migliore dell'essere umano, ci insegna la bellezza della vittoria ma anche il sudore dell'impegno e la saggezza della sconfitta. Abbiamo svolto una lunga discussione su quale fosse la parte della Costituzione nella quale inserire lo sport: se fosse più da inserire nella parte che riguarda la salute, o più strettamente connessa al benessere, o se invece occorresse legare la previsione più alla formazione e all'educazione, come poi è stato scelto.

Quindi, da qui abbiamo deciso di inserirlo nell'articolo 33, perché abbiamo inteso lo sport non solo come un benessere fisico ma piuttosto, al pari della cultura e dell'arte, come uno strumento che sviluppa la persona, che modella i nostri caratteri e va a dominare anche le nostre passioni. Non è un caso che, all'indomani dei tristi fatti di Caivano, don Patriciello, simbolo della lotta per la legalità e il riscatto sociale dei ragazzi di quel quartiere, interpellato su cosa servisse per la rigenerazione del Parco verde di Caivano, ha chiesto, come prima cosa, il recupero del centro sportivo del quartiere.

Oggi stiamo dicendo, infatti, che lo sport ha un valore costituzionale, perché aiuta nel riscatto sociale e aiuta ad essere comunità e per questo ha una maggiore tutela. Perciò è necessario che questa nostra scelta sia consapevole e sia anche conseguente a scelte di Governo necessarie per dare attuazione a questo diritto, per dare la possibilità a tutte e a tutti di esercitare questo diritto che vogliamo elevare a rango costituzionale, perché, ad oggi, soltanto un milione, su 5 milioni, di ragazzi tra i 6 e i 17 anni pratica uno sport, mentre il 15 per cento di questi svolge soltanto un'attività fisica saltuaria.

C'è una povertà sportiva nel nostro Paese che si aggiunge a tante altre povertà. Tantissime persone non possono arrivare ad esercitare questo diritto per problemi di natura economica, perché non se lo possono permettere, e su questo dobbiamo dare una risposta insieme, il Governo soprattutto, perché, nelle manovre di bilancio, non possono avere rilievo soltanto le squadre di serie A.

Dobbiamo, quindi, ora essere consequenziali con atti governativi e normativi che realizzino e vadano ad attuare questo diritto riconosciuto ad ogni cittadino. Ci vogliono risorse per recuperare strutture già esistenti, come quella di Caivano, ma anche per costruirne nuove soprattutto nelle periferie e al Sud. È recentissimo uno studio de Il Sole 24 Ore che ci dice che al Sud mancano strutture, che ci dice che c'è uno sport estremamente penalizzato al Sud. Chi è stato nelle istituzioni di prossimità sa che cosa significhi lo sport, sa quanto sia importante per combattere il disagio, l'isolamento e la fragilità. È uno strumento di riscatto, uno strumento primario.

Oggi in quest'Aula, pensando al potere dello sport, non posso non pensare a Francesco, un bambino speciale della mia città che, con il nuoto, supera la sua disabilità, ma la piscina nel mio comune non c'è. I genitori, Carmela e Giovanni, con tanti sacrifici sono costretti a spostarsi in un altro comune, dove c'è la piscina che, però, rischia di essere chiusa nei prossimi mesi. Allora, chiediamo al Governo un impegno concreto già nella prossima manovra di bilancio. Chiediamo di impegnarsi affinché i tanti Francesco, che vivono nelle periferie del nostro Paese, all'ombra delle grandi città, abbiano la loro piscina e, insieme ad essa, il proprio riscatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Federico Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Onorevoli colleghi, signor Presidente, signori del Governo, con questa proposta stiamo raggiungendo un risultato storico a cui lavoriamo sin dalla scorsa legislatura, come ricordava il collega Perissa. Lo sport in tutte le sue forme, praticato a livello agonistico e dilettantistico, rappresenta un importante strumento formativo di integrazione sociale e di dialogo culturale, nonché un volano per la diffusione di valori fondamentali quali la lealtà, l'impegno, lo spirito di squadra e il sacrificio. La diffusione della pratica sportiva in quasi tutte le società del mondo contemporaneo è il segno evidente dell'importanza che lo sport ha assunto dal punto di vista civile, sociale e culturale. A Caivano, ad esempio, per agganciarci subito alla stretta attualità, sono stati subito annunciati, come prima iniziativa, investimenti per la riqualificazione del centro sportivo. Dunque, non soltanto la sicurezza e la repressione della criminalità, ma la prevenzione attraverso lo sport e la cultura, che si coniugherà, con uno spazio polifunzionale, all'attività sportiva.

La Costituzione italiana, come insieme di norme e di principi fondamentali che regolamentano i diritti e i doveri dei cittadini, nonché i poteri e le funzioni degli organi pubblici, non aveva, fino ad oggi, alcun riferimento specifico all'attività sportiva o allo sport in generale. Al contrario, colleghi, alcune costituzioni straniere prestano attenzione allo sport, come la Costituzione del Portogallo, quella elvetica o quella greca. È un tema che abbiamo già celebrato con un'importante mostra tenutasi al CONI, lo scorso autunno, sui 33 miti dello sport, che serviva proprio a celebrare il fatto che questa proposta di legge costituzionale fosse passata alla Camera in prima lettura. Poi, come è stato detto dai colleghi, la legislatura è caduta in maniera improvvisa e oggi andiamo a riportare questo patto tra legislature, come ricordava il collega Perissa.

Ritengo doveroso, però, non per primogenitura, ma per un tributo all'uomo e al suo impegno civile, ricordare qui, oggi, la prima proposta in Parlamento attraverso una PDL presentata nel 1997 dal senatore Maceratini, allora capogruppo di Alleanza Nazionale che fu, appunto, antesignano rispetto a queste altre proposte. Pensate che già la destra politica 25 anni fa - ripeto: 25 anni fa l'approdo in Parlamento della prima proposta di legge in tal senso - aveva intuito che per riformare il sistema sportivo italiano fosse necessario costruire una cornice proprio attraverso una riforma costituzionale.

Vi riporto, quindi, l'attualità della PDL depositata nella XIII legislatura, cioè 5 legislature fa: elevare a livello costituzionale il diritto allo svolgimento dell'attività sportiva, intesa come momento ricreativo ma anche di formazione, di educazione e rigenerazione spirituale. È una proposta che allineerebbe lo Stato italiano, appunto, ad altri Stati europei, così come ricordato. Questa proposta rappresenta, quindi, una posizione storica della destra italiana, ma diventa oggi una proposta dell'intero Parlamento e di questo siamo assolutamente fieri e orgogliosi. È una proposta che venne reiterata nelle scorse legislature senza fortuna. Da sempre affermiamo il grande valore formativo che assume lo sport, perché è uno straordinario strumento per costruire competenze trasferibili anche in altri contesti di vita. È una filosofia di vita, è un modo di approcciare alla vita con nobiltà di spirito, rispetto dell'avversario e anche, appunto, fiera e sana competizione.

Non a caso le attività motorie sono entrate a pieno titolo nelle scienze dell'educazione e la strada che intendiamo percorrere è esattamente quella di promuovere al massimo una vera cultura pedagogica e sportiva.

Educazione e sport è un binomio che necessita di sinergie ancora prima di garanzie costituzionali. Nello scorso fine settimana, ad esempio, si sono tenute importanti iniziative internazionali, come la Longines al Circo Massimo, la Formula 1 dell'equitazione mondiale che si tiene a Roma in uno dei più importanti luoghi della capitale e, quindi, d'Italia e del mondo, occasione per celebrare il legame storico tra Roma, il Circo Massimo e il cavallo attraverso spettacoli equestri che ricordano, con questo binomio, il legame storico che c'è con l'arte equestre e l'equitazione, ambiti considerati a torto minori, ma che, invece, muovono due miliardi di PIL italiano.

Poi, c'è un'altra manifestazione simbolica del fair play e dell'importanza dello sport. Anche qui non parliamo del calcio, importantissimo e identitario, ma della scherma, con il maestro Musumeci Greco e con l'iniziativa nazionale “A Fil di Spada”, che vede grandi atleti nazionali olimpici insieme ad atleti paralimpici andare in pedana davanti ai nostri monumenti e presto ci saranno novità importanti sulla presenza della scherma nei nostri beni culturali. E' quindi una valorizzazione dello sport come cultura diffusa, come cultura di base, come cultura per la valorizzazione del territorio.

L'Italia, come sappiamo, ospiterà presto i Mondiali di scherma paralimpica a Terni: un'altra dimostrazione dell'interesse che questo sport ha per la nostra Nazione.

Dobbiamo poi trasporre anche in politica pubblica la costituzionalizzazione dello sport. L'impegno che il Ministro Abodi, il Ministro Valditara e il Sottosegretario Frassinetti hanno preso è quello di portare l'attività fisica - o riportare l'attività fisica, motoria e sportiva - in tutte le classi della scuola elementare. Come Commissione sport, insieme alla Commissione lavoro con il presidente Rizzetto, abbiamo portato avanti un'intensa attività istruttoria tramite un'indagine conoscitiva sul lavoro sportivo che ha permesso, inoltre, di approfondire le specificità del settore e anche le criticità della riforma.

Il Parlamento ha avuto un ruolo centrale, nel miglior modo possibile, per migliorare i correttivi sul lavoro sportivo e, probabilmente, dopo la fase di avvio sperimentale, sarà necessario intervenire ancora. Abbiamo ritenuto fondamentale la richiesta di introduzione di una moratoria, che permetta, appunto, a questo settore di conformarsi ai dettami del provvedimento e siamo convinti che sia imprescindibile un percorso rapido che ci conduca ad un contratto nazionale dello sport e siamo altrettanto convinti della necessità dell'introduzione di una NASpI speciale.

Saranno reintrodotti poi, e questa è davvero una bella notizia, è una grande notizia, dal prossimo anno scolastico i Giochi della gioventù, le Olimpiadi degli studenti, nate nel 1969 da un'idea di un grande dirigente sportivo e avvocato, Giulio Onesti. Vi parla uno dei ragazzi che faceva i Giochi della gioventù ormai nel lontano 1980. Facevamo salto in lungo, atletica, salto in alto, tutte attività che si sono perse nel corso degli anni anche per un frainteso egualitarismo che a un certo punto prese possesso della gestione e del governo della scuola, come se competere fosse un male, come se non insegnasse il merito e anche il rispetto dell'avversario, e non facesse gruppo, comunità all'interno delle scuole.

Il Governo Meloni, coinvolgendo varie amministrazioni, i Ministri Abodi, Valditara, Lollobrigida, Schillaci, ha poi sancito con un protocollo ad hoc la rinascita di questa competizione, nata 54 anni fa, che negli anni ha subito due interruzioni, una nel 1996 e una seconda dal 2017 ad oggi. Inoltre è presente una specifica proposta di legge, qui, alla Camera, che, non appena sarà terminato il passaggio al Senato, sarà abbinata.

Il futuro, infine, e quindi l'interazione fra digitale e sport. Nel volume Moneyball: The Art of Winning, an Unfair Game, già nel 2004, autore Michael Lewis, si parlava dell'impiego dell'intelligenza artificiale nella modellizzazione statistica al fine di assemblare una squadra di baseball composta da soli fuoriclasse, la Oakland Athletics. Esiste, quindi, la necessità di regolamentare gli sport, e anche per questo la VII Commissione ha iniziato un percorso di indagine conoscitiva sull'innovazione nei settori di propria competenza, che non potrà non riguardare anche lo sport.

Colleghi, il riconoscimento dello sport in Costituzione mette al centro il mondo dilettantistico e agonistico, le ASD, gli enti di promozione sportiva, gli atleti, le società sportive. Un mondo che dopo il COVID dobbiamo continuare a sostenere e che ha dimostrato di essere competitivo a livello globale, come per i mondiali di basket e di pallavolo. Su questo do la notizia che riaprirà la stagione un'altra ASD, nata proprio qui, che sarà quella della nazionale di pallacanestro Parlamento, aperta a tutti coloro che lavorano nei palazzi di Camera e Senato, e non soltanto agli eletti, proprio a dimostrazione che dobbiamo essere portatori noi stessi in prima persona del valore positivo dello sport di base.

Concludo ricordando proprio delle parole di Giulio Onesti: lo sport è una scuola mirabile di disciplina, di controllo. Esso è prezioso per la collettività umana e risponde in pieno alle esigenze della civiltà moderna.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 715-B​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Mauro Berruto. Prego, onorevole.

MAURO BERRUTO, Relatore. Grazie Presidente, grazie agli onorevoli colleghi e colleghe che hanno voluto intervenire in questa discussione generale, grazie al senatore Durigon in rappresentanza del Governo. Anche io mi associo e chiedo la cortesia di riportare questo ringraziamento anche al Ministro Abodi, come ricordava la collega Auriemma sempre presente quando si trattava di proseguire questo iter. Ripeto, grazie a tutti coloro che sono intervenuti. L'onorevole Casu lo ringrazio ovviamente in modo particolare, faceva riferimento allo sport come linguaggio universale, faceva riferimento a un fatto davvero epocale, la nascita di un nuovo diritto, un diritto allo sport.

Come tanti altri interventi, ha ricordato come poi questo diritto però vada sostenuto da politiche pubbliche. Ringrazio l'onorevole Casu anche per avere sottolineato l'aspetto culturale dello sport, mi permetto di aggiungere della storia dello sport, che è la storia del Novecento, la storia del nostro Paese. L'onorevole Perissa ricordava la coincidenza, come ho fatto anch'io nell'introduzione, sul fatto che domani celebreremo questo anniversario in quest'Aula, e sarà una sportiva, Bebe Vio, a ispirarci. Credo che nulla succeda per caso, quindi anche questo iter probabilmente ha un senso.

L'onorevole Perissa ricordava giustamente la necessità di un adeguamento a politiche europee che già riconoscono in molte carte costituzionali l'importanza e la centralità dello sport. E lo ringrazio per il ricordo di come lo sport, così come è scritto nell'articolo che voteremo, sarà interessato in tutte le sue forme. Per noi italiani, tendenzialmente, quando sentiamo la parola sport, il cervello rimanda in maniera quasi pavloviana, quasi automatica, allo sport di vertice. Invece lo sport è tutto, lo sport è per tutti, e ha quelle due velocità dello sport che l'onorevole Perissa richiamava, perché, è vero, oggi lo sport non è per tutti, tendenzialmente ancora oggi lo sport è per chi se lo può permettere.

Onorevole Auriemma, la ringrazio per avere riconosciuto la composizione della squadra, è vero, è successo così ed è bello che qualche volta alcuni provvedimenti lo permettano. Abbiamo altre occasioni e altri temi sui quali ci dividiamo, però questo è stato un momento bello di condivisione.

E condivido, naturalmente, onorevole Auriemma, che, ogni volta che si mette mano a una modifica della nostra Carta costituzionale, bisogna farlo con grande ponderatezza, con grande attenzione, con grande rispetto, mi verrebbe da dire, per un lavoro straordinario, che però, come dicevo, noi oggi possiamo attualizzare, lo ricordava anche l'onorevole Mollicone. Alcune - molte, mi verrebbe da dire - costituzioni europee hanno questo passaggio nella loro carta costituzionale, la Spagna, la Grecia, il Portogallo, la Svizzera, per una ragione molto semplice: sono state scritte più recentemente, sono più moderne, nel senso di essere state scritte in tempi più recenti.

Grazie anche per il riferimento a Caivano, in generale alle periferie e ai luoghi dove è più difficile accedere, come nell'esempio che lei ha voluto portare, alla pratica sportiva. Le politiche pubbliche dovranno avere anche questo compito, di accorciare le distanze fra l'utenza e la possibilità di disporre di quel servizio. Infine l'onorevole Mollicone, che ringrazio anche nel ruolo di presidente della VII Commissione. Non c'è più, ma non importa. Faccio parte della VII Commissione: ci ha ricordato, e condividiamo assolutamente, la necessità anche di modificare il nome anche della Commissione stessa, che si occupa di cultura, di istruzione, di scuola, di ricerca, di editoria e di sport, ma non riporta questo nome nella denominazione della Commissione stessa, e saremo ovviamente dalla sua parte se vorrà modificare questa denominazione.

Anche l'onorevole Mollicone ricordava la necessità di politiche pubbliche. Condividiamo completamente, ci siamo trovati insieme a cercare di migliorare la legge di riforma sul lavoro sportivo, credo che ci siamo riusciti, ognuno con il suo contributo, e probabilmente la miglioreremo ancora. Nessun dubbio, a testimonianza di quanto sottolineava l'onorevole Mollicone, che la madre di tutte le battaglie sia quella della scuola, della scuola primaria, dell'allargamento a tutte le classi della scuola primaria della possibilità di avere degli insegnanti e delle insegnanti specializzate nell'educazione motoria, mi verrebbe da aggiungere anche la scuola dell'infanzia.

Nessun dubbio, e anche lì ci siamo trovati, sul rilancio dei Giochi della gioventù, intuizione, e anche noi lo ricordiamo con piacere, di un grande dirigente dello sport come l'avvocato Onesti, perché - l'onorevole Mollicone lo ricordava - tutto ciò è coerente con questo concetto di cultura pedagogica. È vero, lo dicevano 2.800 anni fa gli antichi greci, quando parlavano di paideia, che era la completezza dell'educazione dei giovani, che comprende un aspetto intellettuale, chiamiamolo così, e un aspetto legato invece al fisico.

Chiudo anche sul richiamo al futuro dell'onorevole Mollicone, perché anche lo sport naturalmente cambia, anche lo sport si evolve, anche lo sport è sottoposto a delle nuove accelerazioni, che devono essere accompagnate, anche in questo caso, dal legislatore. Credo che l'armonia istituzionale sia stata rappresentata molto bene anche da tutti gli interventi.

Mi permetto di aggiungere, anche a nome dell'onorevole Urzi', oltre ai ringraziamenti che rifaremo, un numero: 267. È il numero di voti che serve per raggiungere la maggioranza dei due terzi e fare sì che mercoledì questo provvedimento epocale venga definitivamente approvato (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, senatore Claudio Durigon.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, grazie per la parola. Volevo estendere un ringraziamento a tutti quanti voi per il grande lavoro che avete fatto.

Credo che, se finalmente la parola sport entrerà nella nostra Costituzione in una settimana così importante, sia merito di questo ramo del Parlamento, ma anche del Senato. Sono davvero orgoglioso di poter dire che finalmente riusciamo a fare una cosa davvero storica. Oggi, insomma, non sono qui per spiegare le motivazioni del Governo ma solo per dirvi “grazie” per il lavoro che state facendo (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario Durigon. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Carotenuto ed altri n 1-00080 concernente iniziative in materia di sicurezza sul lavoro.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Carotenuto ed altri n 1-00080 (Ulteriore nuova formulazione) concernente iniziative in materia di sicurezza sul lavoro (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

Avverto che sono state presentate le mozioni Mari ed altri n. 1-00179, Gribaudo ed altri n. 1-00180 e Soumahoro e Schullian n. 1-00181 (Vedi l'allegato A) che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritta a parlare l'onorevole Auriemma, che illustrerà anche la mozione Carotenuto ed altri n. 1-00080, che ha sottoscritto in data odierna. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Qualche giorno fa il Ministro Salvini ha riferito in quest'Aula sui gravissimi fatti di Brandizzo, dove hanno perso la vita cinque lavoratori travolti da un treno. Siccome molte volte il destino è cinico, mentre il Ministro Salvini relazionava, giungevano notizie di altri lavoratori morti: ad Arzano un operaio moriva cadendo da un'impalcatura e a Bologna un lavoratore moriva all'aeroporto. Una strage, da Nord a Sud.

Si muore ad ogni età, anche se colpisce in modo particolare il dato degli infortuni mortali tra i più giovani: soltanto nel 2022 sono morti ben 22 ragazzi under 20. A guardare i numeri sembra che la tecnologia e il progresso industriale non abbiano sortito alcun effetto. Si continua a morire oggi come si moriva cinquant'anni fa, schiacciati, incastrati in un macchinario, investiti. Si perde la vita nei cantieri, nelle fabbriche, nei campi, per strada. La media è di tre morti al giorno. Sa che significa, Presidente, tre morti al giorno? Significa che muore un operaio durante il turno di mattina, poi ne muore uno durante quello pomeridiano e poi, ancora, uno nel turno di notte.

Si parla, con un pizzico di ipocrisia, di morti bianche, ma sappiamo che di bianco in questi casi non c'è proprio nulla. Anzi, spesso c'è del nero, c'è del lavoro irregolare. I dati, infatti, ci dicono che c'è una stretta correlazione tra le morti sul lavoro e il lavoro irregolare. Si stima che il giro d'affari dell'economia sommersa in Italia sia di circa 200 miliardi l'anno, di cui 76 riguardano il mondo del lavoro, a cominciare appunto da quello nero. Si tratta di rapporti di lavoro viziati, privi delle tutele necessarie, come ad esempio avviene nei cosiddetti contratti pirata, ossia quegli accordi sottoscritti da sindacati e associazioni imprenditoriali poco rappresentative che derogano in peius ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi nazionali. È proprio questo fenomeno che la proposta di legge a prima firma Conte vuole contrastare. Più il lavoro è precario e povero e più il rischio di infortuni sale. Possiamo dire, senza essere parsimoniosi di verità, che il Governo Meloni e questa maggioranza, nel reintrodurre forme di lavoro precario e selvaggio come i voucher, di certo non si sono messi dalla parte dei lavoratori, dalla parte della loro sicurezza.

Ma non basta. Sono gravissime, Sottosegretario, le notizie che vengono date oggi da alcuni giornali. È gravissimo che, mentre siamo tutti ancora storditi da quella frase raggelante - “se dico treno, spostatevi” - ascoltata nel video registrato da uno degli operai morti a Brandizzo, emerga che, dalla bozza finale del nuovo accordo Stato-regioni messa a punto dal Ministro del Lavoro, le ore di formazione obbligatoria anziché salire vengono ridotte da 16 a 10, proprio nei settori di alto rischio. Cos'è questo, se non uno sberleffo a quelle morti? È un voltare le spalle all'invito del Presidente Mattarella che chiede a tutti, a iniziare dal Governo, di fare uno sforzo in più per far sì che questo fenomeno abbia fine.

Non è un caso che il primo articolo della nostra Costituzione parli proprio di lavoro. L'architrave della nostra Repubblica è il lavoro, motore di rimozione delle disuguaglianze; disuguaglianze che la pandemia ha aggravato. Il lavoro è misura di libertà, di dignità, e rappresenta il contributo di ognuno di noi alla comunità, è strumento di realizzazione, di rispetto dei diritti sociali, ma la premessa di tutto ciò è proprio il rispetto della salute e la sicurezza dei luoghi di lavoro.

Come ci ha ricordato il Capo dello Stato, la sicurezza sul lavoro è stata ed è un elemento qualificante della lotta del movimento dei lavoratori, ma non è un tema di parte, è un tema che appartiene a tutti perché l'integrità della persona e la salute dei lavoratori sono parti essenziali della visione che ispira il nostro patto costituzionale. Proprio per questo, anche noi, come il Presidente Mattarella, vorremmo che intorno a questa necessità si mobilitasse il fronte più ampio, che si stringesse un patto forte tra istituzioni, società civile, forze sociali ed economiche, per sottolineare con forza l'impegno a combattere un flagello che travolge le vite di troppe famiglie.

Tuttavia - lo diciamo sin da ora - non possiamo unirci a chi, con una mano, si batte il petto per le ultime notizie strazianti e, con l'altra, ipocritamente, riduce le ore di formazione sulla sicurezza, tagliando risorse sui controlli e, dunque, sulla qualità degli stessi. Ecco perché, Presidente, abbiamo presentato questa mozione per la cui approvazione auspichiamo il più ampio sostegno di quest'Aula. È necessario, innanzitutto, incrementare l'attività ispettiva. Ci vogliono più tecnici con un aumento significativo dell'attuale organico di tutti gli enti preposti alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, come INPS, INAIL e Ispettorato nazionale del lavoro il quale, nonostante sia stato interessato da recenti concorsi, risulta ancora inadeguato a prevenire con efficacia il fenomeno. Vi è poi la mancanza di un coordinamento e di un'effettiva integrazione tra gli istituti. Anche su questo chiediamo un impegno del Governo e chiediamo che dal Governo venga assicurata l'interazione e la piena condivisione delle banche dati rilevanti ai fini dell'attività di controllo, nel rispetto della normativa relativa alla protezione dei dati personali.

Altro elemento essenziale per debellare la piaga delle morti bianche è adottare un Piano straordinario dedicato alla formazione continua dei lavoratori, investendo maggiori risorse per aumentare le competenze di tutti gli attori in materia di sicurezza sul lavoro e prevedendo agevolazioni fiscali anche per favorire il rinnovo dei macchinari, molto spesso causa di incidenti perché troppo obsoleti.

Con tale mozione intendiamo impegnare il Governo ad avviare ogni iniziativa di competenza al fine di istituire un tavolo tecnico con il compito di proporre una revisione generale dei vigenti accordi Stato-regione in tema di livelli di formazione sulla sicurezza sul lavoro, sui contenuti dei percorsi formativi e sull'aggiornamento, in modo da assicurare alla formazione qualità ed efficacia. Dal nostro punto di vista, va poi istituita la cosiddetta patente a punti per la qualificazione delle imprese, prevedendo un meccanismo in base al quale chiunque intenda avviare un'attività economica debba soddisfare preventivamente una serie di requisiti minimi in materia di sicurezza e di salute per accedere e restare nel mercato di riferimento.

Inoltre, deve essere finalmente istituita una procura nazionale del lavoro, una proposta che il MoVimento 5 Stelle ha portato avanti fin dalla scorsa legislatura. Tale procura, attraverso la distribuzione di magistrati affiancati da un pool di specialisti, deve assicurare efficienti sinergie tra i diversi attori coinvolti e uniformità dell'intervento. La specializzazione, infatti, è un elemento fondamentale per il conseguimento di risultati positivi e pertanto la costituzione di tale organismo può produrre ottimi risultati.

Altresì, per il MoVimento 5 Stelle è necessario uscire da una visione che vede la sicurezza sul lavoro come un costo da ridurre il più possibile, abbandonando l'idea che essa possa essere bypassata per fare prima o per fare in fretta o perché ogni tanto si può fare o, peggio ancora, perché si è sempre fatto così. Da questa visione nasce la nostra proposta di istituire nelle scuole l'insegnamento della sicurezza sul lavoro, trasmettendo al lavoratore e ai futuri imprenditori il valore stesso della sicurezza. La cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere promossa anche nelle scuole e nelle università attraverso percorsi di formazione specifica dei docenti, con l'utilizzo di strumenti multimediali e materiali didattici e informativi per gli studenti, nonché mediante la previsione di bandi di concorso finanziati dalle regioni e dall'INAIL per l'assegnazione di contributi per progetti educativi e interdisciplinari.

Presidente, dietro ai freddi numeri molte volte, anzi sempre, ci sono storie di persone e di famiglie che diventano il filo rosso di una strage silenziosa. Il tragico evento di Brandizzo, in cui si contano addirittura 5 vittime, è solo il più recente di un'ignobile serie.

Tra le varie storie che ho letto, quella che più mi è rimasta impressa è quella di Lorenzo Parrelli, 18 anni, morto a gennaio 2022, durante l'ultimo giorno di stage. Lorenzo era uno studente al quarto anno dell'Istituto professionale “Bearzi”, di Udine, rimasto vittima di un incidente in un'azienda durante il periodo di alternanza scuola-lavoro. Lorenzo è morto di lavoro durante l'orario scolastico, sembra un ossimoro, perché la parola scuola fa rima con futuro, mentre il lavoro con presente; invece, per Lorenzo ha significato morte. Un Paese dove un ragazzo muore mentre lavora e il suo datore di lavoro è la scuola, ossia colei che doveva consegnarlo al futuro, non è il Paese che il MoVimento 5 Stelle vuole contribuire a realizzare e, di certo, non può essere il mio Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Io leggo la notizia così come ci è arrivata questa mattina, notizia già richiamata dall'intervento precedente: la bozza finale del nuovo accordo Stato-regioni porta da 16 a 10 le ore di formazione per i lavoratori dei settori ad alto rischio, praticamente un terzo in meno. Oltretutto, nella bozza è consentita la modalità e-learning, ossia via computer anche per la formazione specifica, quella che si dovrebbe fare sul campo. È una bozza, la bozza finale che poi le regioni dovrebbero ratificare.

Venga cambiata quella bozza, urgentemente; facciamola passare per una distrazione, ma è assolutamente inaccettabile che, a fronte del richiamo del Presidente della Repubblica, delle sue sottolineature anche riguardo al tema della formazione ma, soprattutto a fronte delle sue parole, quando ha detto che la cultura della sicurezza deve permeare l'attività delle istituzioni, si vada in direzione opposta, devo dire non a caso, sicuramente, perché anche nelle discussioni che abbiamo fatto in Commissione da parte di vari soggetti è emersa un'idea, diciamo così, del contrasto agli incidenti sul lavoro fondata anche su una sburocratizzazione della materia: alleggeriamo il carico di carte, in qualche modo, si fa più sicurezza. È incommentabile.

Devo dire che, invece, deve essere commentata anche una dichiarazione del Ministro del Lavoro, che ha voluto sottolineare come una parte degli infortuni sul lavoro siano in itinere, quindi quel numero complessivo di oltre 600.000 infortuni sul lavoro debba essere, diciamo così, ridimensionato in qualche modo, in considerazione del fatto che i cosiddetti infortuni in itinere non fanno, in realtà, riferimento a una specificità dell'attività lavorativa, ma solo al tempo di trasporto del lavoratore da casa a lavoro e viceversa. Anche qui, è vero: ma il 15 per cento - e non sempre - dei dati non può essere estrapolato; secondo me, tali casi non dovrebbero essere mai estrapolati dal totale degli infortuni sul lavoro, ma si tratta di 89.000 casi.

Il numero degli incidenti sul lavoro nel nostro Paese rimane altissimo e da qui le mozioni che questa mattina presentiamo in questa Camera, dopo che è stato compiuto, però - va ricordato - un atto molto significativo al Senato, dove c'è stata una mozione unitaria. Io mi permetto di dire un'altra cosa: grazie anche alle sollecitazioni del Presidente della Repubblica, abbiamo il dovere di metterci a lavorare tutti su questa vicenda, su questa particolare, drammatica, tragica situazione del nostro Paese in relazione agli incidenti e ai caduti sul lavoro.

Dobbiamo farlo, secondo me, sapendo innanzitutto che il decreto legislativo n. 81 del 2008 è sostanzialmente una buona legge, che va in qualche punto aggiornata, perché una legge, dopo 15 anni, ha sicuramente bisogno di un tagliando, ma io non credo che questo sia il punto centrale. Nel nostro Paese rimane alto il numero di incidenti - e, ahimè, di caduti - sul lavoro semplicemente perché è uno dei Paesi a più alto tasso di precarietà in Europa e con le minori retribuzioni. Se aumenta la dignità del lavoro, se aumenta il reddito dei lavoratori, se si riduce la precarietà si riducono anche gli infortuni e i caduti sul lavoro. La stessa formazione è questione importantissima, ma riguarda prevalentemente la gran massa degli infortuni, sono tantissimi, ovviamente, perché il lavoro è un'attività in sé pericolosa, comporta pericoli, soprattutto per alcuni tipi di lavoro. Ma commettiamo un errore - e anche, in qualche modo, un tentativo di distrazione dall'elemento principale - se pensiamo che gli incidenti siano riconducibili a una carenza di formazione; gli incidenti più gravi, in genere, non sono riconducibili a una carenza di formazione; sono riconducibili - l'ho detto tante volte in quest'Aula e lo ripeto - prevalentemente agli orari di lavoro, ai turni di lavoro, ai tempi di lavorazione, all'età dei lavoratori - che è troppo alta o troppo bassa -, al cambio di mansioni, all'allentamento dei controlli dovuto anche ai subappalti.

Per concludere, le mozioni presentate oggi si muovono tutte sulla stessa traccia, richiamano ovviamente questioni importanti, impegnano il Governo a una maggiore attenzione, ad andare su alcune questioni specifiche, che sono state richiamate e saranno richiamate: l'aumento dei controlli, delle ispezioni, l'investimento sugli ispettori del lavoro, l'ipotesi di una procura o, quantomeno, di dotare tutti gli uffici giudiziari di pool di specialisti e così via. Però, sono anni che discutiamo di questa materia. Io credo che - e lo dico per la terza volta - il richiamo del Presidente della Repubblica, la mozione unitaria fatta al Senato e le mozioni che esaminiamo oggi ci debbano impegnare, Presidente, a un'assunzione di responsabilità, di tutto il Parlamento; forse dovremmo anche attutire il nostro commento quotidiano su questa tragedia e trasferirlo a un impegno vero; abbiamo tutti gli strumenti; abbiamo due Commissioni di inchiesta, una per ogni ramo del Parlamento, che si occupano nello specifico di sicurezza sul lavoro; abbiamo le Commissioni parlamentari ordinarie, quelle permanenti; abbiamo la volontà del Governo di intervenire su questo tema. Diamoci l'impegno, entro un termine, ad avanzare una proposta per il Paese. Non è più tempo - non è più tempo, ripeto - di commentare quotidianamente, è una tragedia quotidiana; questa strage ha questa caratteristica, avviene ogni giorno; ogni giorno, due- tre lavoratori cadono, escono di casa e non tornano, perché muoiono di lavoro. Di lavoro non si può morire. Il Parlamento italiano deve, a questo punto, dare una risposta. Daremo tutti quanti il nostro contributo, a partire dalle nostre sensibilità e dall'impostazione culturale che abbiamo, dalla valutazione che facciamo di questa materia. Però, è il momento, questo è quello che mi sento di dire al Governo che è qui in Aula; le mozioni servono a questo, servono a dire: basta, concentriamoci, il Governo faccia una proposta, le Commissioni speciali facciano la loro proposta, le Commissioni permanenti lavorino su questo terreno, troviamo il modo di concordare ciò con i soggetti sociali, con le parti sociali, quelle datoriali e quelle che rappresentano i lavoratori, ma immediatamente, nel giro di non molto tempo, si cominci ad avanzare una proposta seria per mettere mano a questa tragedia.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Casu, che illustrerà anche la mozione Gribaudo ed altri n. 1-00180, che ha sottoscritto in data odierna. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, illustro la mozione che presentiamo e partecipo a questa discussione così importante, che si collega ad altri momenti che abbiamo avuto in quest'Aula, momenti di grande emozione, perché la tragica morte dei 5 lavoratori impiegati da un'impresa appaltatrice di RFI per la manutenzione del tratto ferroviario Milano-Torino, nei pressi della stazione ferroviaria di Brandizzo, nonché i tanti infortuni mortali che si succedono ogni giorno sui luoghi di lavoro, impongono l'attenzione nazionale sul tema della sicurezza del lavoro, ma toccano anche la vita di ciascuno di noi.

Non dimentichiamolo mai: sono quasi 600, da gennaio a luglio 2023, i morti: 3 morti al giorno. Fanno più notizia quando sono insieme, ma tante volte sono singoli; morti di cui, forse, non ci fermiamo abbastanza a parlare, i quali ci ricordano il limite di quello che abbiamo fatto fino ad oggi. Infatti, nonostante i tanti interventi normativi, ancora nel 2022 questa media - quasi 3 morti al giorno - ci indica, sì, una leggera flessione rispetto ai dati del 2021, dovuta però non a meno infortuni mortali, ma alla fine della pandemia. Sempre nel 2022 si è registrato, poi, un sensibile aumento degli infortuni mortali fra i più giovani, pari a 196 casi tra i 25 e i 39 anni e a 22 casi tra gli under 20.

Ci ricolleghiamo alle parole nel discorso di giuramento alle Camere per il suo secondo mandato del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale ebbe la sensibilità di ricordare, qui, a tutte e a tutti noi, che il concetto di dignità della persona, nelle democrazie contemporanee, si declina anche azzerando le morti sul lavoro, le quali feriscono la società e la conoscenza di ognuno di noi, perché la sicurezza del lavoro di ogni lavoratore riguarda il valore che attribuiamo alla vita, e sono, dunque, un oltraggio ai valori della convivenza.

Il contrasto a questo grave fenomeno sociale passa dall'impegno congiunto di tutte le istituzioni del Paese, delle forze sociali ed economiche, delle organizzazioni sindacali e datoriali, dal rafforzamento delle strutture giudiziarie specializzate, da una diversa attenzione al sistema dell'informazione. Serve una volontà comune. La lotta alle morti bianche dev'essere un'ossessione delle classi dirigenti, un'ossessione di ciascuno e ciascuna di noi.

Inoltre, è fondamentale un approccio strategico nuovo alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, che si traduca in azioni sul piano normativo, organizzativo, ispettivo e investigativo, che tenga conto dell'emergenza che si è venuta a creare soprattutto dopo la fine della pandemia.

È necessario prevedere un nuovo strumento di analisi e di discussione, quale una comunicazione annuale alle Camere sullo stato della prevenzione e dell'andamento degli infortuni nei luoghi di lavoro, da predisporre a cura del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, da cui emergano anche gli interventi da adottare per migliorare le condizioni della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e gli orientamenti e i programmi legislativi del Governo al riguardo per l'anno in corso. Uno strumento che consentirebbe di tenere un'apposita sessione parlamentare annuale dedicata al tema della sicurezza dei luoghi di lavoro, volto a migliorare il quadro normativo ed organizzativo delle amministrazioni competenti, nonché a favorire un costante impegno di investimento, da parte di tutti gli attori interessati, per il rafforzamento della cultura, della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.

Su questo tema, come Partito Democratico, a prima firma di Arturo Scotto, che è qui al mio fianco, abbiamo depositato una proposta di legge. Chiediamo che, su questo tema specifico, per dare anche l'importanza che ha questo tema per il Paese, ogni anno il Ministro venga a riferire puntualmente in Aula su cosa si è fatto, cosa ci si impegna a fare, cosa resta da fare.

L'obiettivo dell'azzeramento del numero degli infortuni, in particolar modo di quelli mortali, nonché delle malattie professionali, va progressivamente perseguito, attraverso attività sinergiche e virtuose, che attivino tutti gli strumenti disponibili: prevenzione, vigilanza, assistenza, repressione, incentivazione delle stesse buone pratiche preventive, fino all'emarginazione delle aziende che reiteratamente violino le norme di tutela della salute e della sicurezza.

Dobbiamo andare speditamente e convintamente in questa direzione e dedicare una specifica attenzione alla verifica dell'efficacia e dell'adeguatezza del sistema di accreditamento dei soggetti che svolgano attività formative in tale ambito, con particolare riguardo per le attività di formazione a distanza, sincrona e asincrona, vigilando e sanzionando i casi di attività svolti da soggetti non accreditati.

Un lavoro sicuro non può essere un lavoro precario, regolato da contratti pirata, firmati da organizzazioni sindacali non rappresentative, soprattutto in quei settori produttivi dove sono più alti i dati di infortuni. Ed è, dunque, necessario approvare al più presto una legge sulla rappresentazione delle organizzazioni datoriali o sindacali. È necessaria un'attenta vigilanza sulle conseguenze negative che potranno determinarsi sulla condizione e la sicurezza del lavoro, derivanti dalla facoltà di ricorrere al subappalto a cascata. Abbiamo qui la presenza del Governo e l'abbiamo detto al Ministro Salvini in maniera molto chiara e molto netta: a questo punto, vogliamo sapere - e pensiamo sia inaccettabile non poter avere questo numero - quanti lavoratori e lavoratrici, ogni singolo giorno, siano impegnati in situazioni di subappalto, come nelle condizioni di Brandizzo. Non è pensabile, non è ammissibile, non è accettabile che, nel 2023, siamo in grado di conoscere dati su tutto, tranne che sul numero di lavoratori che lavorano in subappalti a cascata. Da questo punto di vista, serve chiarezza e trasparenza, subito, immediatamente, assolutamente.

Ogni euro speso nella sicurezza dovrebbe essere considerato, anche dal punto di vista di contabilità pubblica, come un investimento per il miglioramento della condizione dei lavoratori e per l'ammodernamento del nostro sistema produttivo. Andare verso la modernità non può voler dire andare verso la precarizzazione. L'abbiamo visto con il decreto 1° maggio e l'abbiamo fortemente contrastato. Perché? Perché precarietà e insicurezza sul lavoro sono sinonimi. Dobbiamo cercare di andare verso la direzione opposta e dobbiamo farlo anche con la consapevolezza che è un obiettivo che deve vedere impegnate maggioranza e opposizione e che dev'essere portato avanti da parte di tutti, per le differenti prerogative. Tutto ciò con obiettivi, che indichiamo nella mozione, che possono essere destinazioni di impegno.

Innanzitutto, occorre favorire il potenziamento degli organici e delle professionalità degli enti preposti ai controlli in tema di rispetto delle misure di sicurezza e prevenzione degli infortuni sul lavoro.

Servono, in legge di bilancio, investimenti seri sul rafforzamento degli ispettorati. Dobbiamo mettere i soldi sugli ispettorati. Lo dico al Governo, ma lo dico veramente al Paese: non possiamo immaginare di incidere sulle norme, e non incidere sugli strumenti che garantiscano che queste norme vengano realizzate. I controlli sono fondamentali e gli ispettorati devono essere sostenuti.

E ancora. Occorre introdurre disposizioni di carattere premiale in favore delle imprese che assicurino ulteriori e più salde tutele per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e rafforzare le misure sospensive e sanzionatorie per le imprese che si rendano responsabili di violazioni in tema di sicurezza. Non dobbiamo solamente sanzionare chi si comporta nel modo sbagliato, ma dobbiamo creare un meccanismo virtuoso, che incentivi a comportarsi nel modo giusto e che consideri questo un tema fondamentale. Dobbiamo promuovere la cultura della sicurezza del lavoro in riferimento ad ogni livello di istruzione e formazione, prevedendo, altresì, il coinvolgimento, con apposite attività formative, delle classi docenti e l'eventuale introduzione di un insegnamento ad hoc, anche verificando, d'intesa con le regioni, l'efficacia dei sistemi di accreditamento dei soggetti che operano nel campo della formazione sulla sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro. Questa è la nostra proposta. Raggeliamo, invece, leggendo l'azione del Governo in questo momento. Nell'accordo Stato-regioni, abbassare da 16 a 10 ore la formazione obbligatoria è grave, perché significa andare nella direzione opposta a quella che dovremmo raggiungere.

Ancora. Valutare l'opportunità di inserire, nel dibattito sulla revisione del Patto di stabilità e crescita, anche il tema della valutazione degli investimenti in sicurezza del lavoro, alla stregua di quelli ambientali.

Individuare, già in occasione della definizione la prossima legge di bilancio, le opportune risorse finanziarie, organizzative e amministrative, finalizzate al potenziamento dell'attività istruttoria degli uffici della procura della Repubblica e dei tribunali, nei casi di incidenti sul lavoro e delle malattie professionali, e, al contempo, avviare una riflessione sulla possibile istituzione di una procura nazionale distrettuale competente nella materia antinfortunistica, attraverso la possibilità di avvalersi direttamente di personale tecnico specializzato a supporto delle indagini.

Questo è stato chiesto, nelle recenti audizioni parlamentari, dai sindacati. Dobbiamo evitare la vergogna delle prescrizioni sugli infortuni sul lavoro, ma si può evitare solo agendo subito per offrire gli strumenti adeguati, per evitare che siano la logica conseguenza di una sottovalutazione di un problema che non riguarda solo le persone, le categorie, le famiglie che subiscono la violenza dell'infortunio sul lavoro - è questo che rappresenta - ma riguarda tutte e tutti noi.

Concludo questo intervento di presentazione della nostra mozione, che avremo la possibilità, poi, di discutere nella giornata di mercoledì, cercando di fare un appello anche a ciascuno di noi. Ci sono testi presentati dalle opposizioni che dicono cose fra loro diverse ma che vanno tutte nella stessa direzione. Avete sentito la nostra mozione, stiamo ascoltando altri interventi. Non c'è stato ancora - al momento, non sembra che ci siano gli elementi per cui possa avvenire nei prossimi interventi, vista la presenza in Aula - un intervento in questa direzione da parte delle forze di maggioranza. Tuttavia, io penso questo. Noi, domani, torneremo in quest'Aula, con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per celebrare i 75 anni della Costituzione italiana. Spesso parliamo della Costituzione, la citiamo nei nostri interventi. Ebbene, la Costituzione si apre con un articolo che ci dice su che cosa essa è fondata: sul lavoro. Io credo che sarebbe importante, fondamentale - non lo propone la maggioranza, allora lo proponiamo noi dall'opposizione - cercare, anche per essere all'altezza della responsabilità che avremo sulle nostre spalle, domani, entrando in quest'Aula per celebrare 75 anni che non possono parlare solo del passato ma anche di come noi siamo in grado di portare nel futuro i valori, i principi e il fondamento della nostra Costituzione, di presentarci mercoledì in quest'Aula con un testo che non rappresenti i testi delle opposizioni o il testo della maggioranza ma che sia un impegno di tutto il Parlamento a lavorare in questa direzione, al massimo dei nostri sforzi, per cercare di creare queste condizioni. Questo è l'auspicio, questa è la speranza che dovrebbe animare ciascuno di noi.

Si può non raggiungere questo obiettivo, potremmo accorgerci che ci sono distanze che non riusciamo a colmare, ma non possiamo esimerci dal provarci. Quindi, da parte nostra, ci sarà il massimo sforzo in queste ore per cercare di creare le condizioni affinché, su questo tema così fondamentale, escano parole uniche da parte della Camera dei deputati, da parte del Parlamento, perché è quello che dobbiamo fare, lo dobbiamo anche a quello che vivremo in quest'Aula celebrando i 75 anni della Costituzione (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Soumahoro, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00181. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, membri del Governo, l'obiettivo di questa mozione parte dalla necessità di dare attuazione, di dare una struttura sul piano legislativo all'articolo 41 della nostra Costituzione, che prevede che la libertà di impresa non può svolgersi in contrasto con la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo obiettivo dovrebbe essere non solo un patrimonio di tutte le forze politiche ma dovrebbe unire tutte le forze politiche, insieme al Governo, al fine di dotare il nostro Paese, l'architettura, la struttura del nostro Paese, di quegli strumenti in termini di prevenzione, in termini di sicurezza sul lavoro, con l'obiettivo dichiarato di salvare le vite umane.

I numeri dei morti sul lavoro sono spaventosi, sono numeri che dimostrano che siamo nel contesto di un bollettino di guerra, in cui abbiamo giovani, famiglie, donne, lavoratrici e lavoratori che lasciano i propri cari per poi non essere nelle condizioni di tornare per riabbracciare i propri affetti. Questa situazione non solo è drammatica ma, in particolar modo, ci deve riportare a porre al centro le parole del Capo dello Stato, quando egli riferisce che i morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza. Non è abbastanza, perché non siamo riusciti a salvare vite umane, non è abbastanza perché non siamo riusciti ancora a dotare il mondo delle imprese e il mondo del lavoro di quegli strumenti capaci di prevenire, di preservare, di ostacolare, di limitare quei numeri vergognosi, che sono una violenza non solo alla Carta costituzionale ma alla nostra comunità, alla nostra società e anche alle nostre città.

I colpevoli non sono certamente i lavoratori, i colpevoli non sono certamente le lavoratrici, perché sono innocenti, innocenti che, sotto questi numeri che continuano a crescere, ci dicono che da qualche parte si è deciso di risparmiare sulla sicurezza, alla ricerca di quel profitto che, sempre di più, mette la salvaguardia della vita delle persone in secondo piano. Ma questi numeri ci dicono, se pensiamo e osserviamo il numero dei giovani che muoiono sul lavoro, verso quale tipo di società ci stiamo orientando. Se noi non riusciamo a dare una dimensione di tutela, di prevenzione, vuol dire che rinunciamo al futuro della nostra società.

Signor Presidente, noi abbiamo presentato questa mozione con questo spirito di ricerca di una prospettiva di unità nazionale per salvare vite umane, per tutelare il mondo del lavoro. Tra le proposte che avanziamo vi è quella di istituire una patente etica, al fine di premiare quelle aziende virtuose che lavorano nell'ottica della cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro. Sempre tra le proposte che avanziamo all'interno di questa mozione vi è quella di inserire il settore della manutenzione ferroviaria, nonché il personale di condotta dei treni, di accompagnamento ai treni, i verificatori di rotabili, gli istruttori di condotta dei treni facenti parte dell'esercizio ferroviario nella categoria dei lavoratori usuranti, di cui al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67.

Concludo, dicendo che questa è la sfida che deve unire questo Parlamento, è una sfida che deve unire il Parlamento insieme al Governo, perché tenere in piedi la struttura della nostra Costituzione vuol dire salvare e prevenire ogni morte sul lavoro. Non parliamo di strage quando si parla su un piano quantitativo: dobbiamo pensare anche e, soprattutto, dal punto di vista qualitativo, perché ci sono sempre vite umane, dietro alle quali vi sono famiglie spezzate.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giagoni. Ne ha facoltà.

DARIO GIAGONI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Ringrazio gli onorevoli colleghe e colleghi e il Sottosegretario senatore Durigon, che rappresenta oggi il Governo. Ogni anno, in Italia, migliaia di persone perdono la vita sul posto di lavoro, ogni anno troppe famiglie piangono lacrime amare di impotenza e rabbia a causa di incidenti sul lavoro.

Ogni anno, le istituzioni e le parti sociali cercano parole di conforto e cordoglio, in realtà inesistenti o, comunque, insufficienti, di fronte a disgrazie simili, disgrazie sin troppo spesso legate al mancato rispetto, per imperizia e negligenza, di norme già vigenti.

La politica oggi più che mai deve giocare un ruolo indispensabile, migliorando le regole certe per evitare un tale susseguirsi di morti bianche, anche attraverso un serrato lavoro di cooperazione con le aziende, i rappresentanti sindacali e i lavoratori stessi.

L'obiettivo comune da perseguire è e deve essere mirato alla certezza della vita e della salute, perché non si può uscire di casa per guadagnarsi il pane e perdere la vita, lasciando un immenso vuoto attorno a sé.

Poco importa creare uno Stato nel quale le aziende hanno paura, nel quale lo Stato punisce senza impegnarsi nel comprendere la mentalità imprenditoriale e, di contro, insegnare la politica della salvaguardia del benessere del lavoratore.

Lo Stato può intervenire in svariati modi per porre fine a questa strage, partendo dalla formazione, che deve essere implementata, incentivando l'acquisto di strumenti di tutela utili al lavoratore, incrementando i controlli che abbiano natura sanzionatoria in caso di gravi irregolarità e negligenze, ma che sia anche improntato un suggerimento attivo in grado di creare la giusta cooperazione tra chi può notare delle mancanze e chi le attua.

Quello che più di tutto deve essere importante per noi e per quest'Assemblea è la volontà non solo di punire chi sbaglia, che è assolutamente doveroso, ma anche di lavorare affinché tutti siano messi nella condizione di non sbagliare e tutti conoscano le conseguenze umane che si nascondono dietro certe leggerezze, non solo quelle giuridiche e pecuniarie.

Sono fermamente convinto, infatti, che non vi sia al mondo alcun datore di lavoro che voglia il male per i suoi dipendenti; credo, piuttosto, che vi siano troppe persone che sottovalutano il rischio reale che corrono i lavoratori. Allo stesso modo, ritengo che molto spesso ci siano lavoratori che sottovalutano il rischio del proprio lavoro, mettendo a rischio se stessi e gli altri, perché, se è vero che bisogna punire tutti i datori di lavoro che non mettono nelle dovute e giuste condizioni lavorative i dipendenti, è altrettanto giusto ricordare ai dipendenti che non devono lavorare senza le dovute protezioni. E non devono accettare situazioni in cui il lavoro diventa un rischio per la propria vita.

Ogni intervento utile al miglioramento di qualsiasi forma di lavoro è una manovra indispensabile per questo Paese, perché un Paese davvero civile non lascia morire le proprie figlie e i propri figli mentre svolgono la propria professione.

Siamo cittadini di un grande Paese: l'Italia. Siamo figli di un Paese che ha inserito nella Costituzione, come pilastro portante della società, il lavoro. L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro: la nostra Costituzione non può essere e non deve essere macchiata di sangue innocente. Mi riferisco a storie come quella che si è verificata il 30 agosto presso la stazione ferroviaria di Brandizzo, dove hanno perso tragicamente la vita cinque operai addetti alla manutenzione dei binari ferroviari, mentre lavoravano per la collettività; a storie come quelle di alcuni miei corregionali, come Omar Locci, agricoltore di anni 43, imprigionato dal mezzo che guidava, morto sul colpo; Gianfranco Incollu, anni 55, morto dopo una pesante giornata spesa a spegnere gli incendi divampati nelle campagne di Jerzu, dove si è registrato il record di 48 gradi; Davide da Costa, anni 23, rimasto ferito in un incidente avvenuto in un cantiere sulla strada provinciale Buddi Buddi, vicino al comune di Sassari, morto poi in ospedale. E, infine, Roberto Usai, di soli 22 anni, operaio di una ditta che realizzava travi in cemento, è rimasto schiacciato da un macchinario per la realizzazione delle travi.

Storie come quelle sopracitate sono quanto più di distante ci possa essere dal Paese che vorremmo, un Paese che si interroga su situazioni inspiegabili e incomprensibili e che lasciano dietro di sé solo la certezza di vite tragicamente ingiustamente spezzate.

Negli ultimi quarant'anni la disciplina sul lavoro si è ampliata. Sono stati inseriti i contratti collettivi, sono state inserite tante tutele per i lavoratori e lavoratrici; eppure, nonostante decenni di battaglie, si continua a morire sul lavoro. E molto spesso si continua a farlo in dinamiche che potevano o meglio dovevano essere evitate.

Ciò che tutti noi chiamiamo incidenti - abusiamo di un termine che non rispecchia la realtà dei fatti - in realtà altro non è che una situazione di ordinario svolgimento del lavoro che si trasforma in tragedia per una distrazione in più, per un destino avverso, per una mancanza aggiunta alle solite inadempienze. Questo è un grande problema: questo vuol dire che ciò che accade oggi poteva accadere domani, può accadere anche ora; questo vuol dire che, in molte situazioni si dovrebbe ragionare da subito su come cambiare lo svolgimento di alcune mansioni, su come rendere effettivamente più sicuro lo svolgimento di alcune funzioni.

La preparazione e l'insegnamento delle nozioni di base in tema di sicurezza devono essere il punto di partenza per chi inizia; il ripetersi di corsi, l'introduzione di nuove formule sul posto di lavoro devono essere la costante che accompagna ognuno di essi nella vita professionale fino al pensionamento. Per questo appare, a mio avviso, inconcepibile che negli istituti tecnici si possa pensare all'alternanza scuola-lavoro, ma non venga inserito nei programmi nemmeno un corso di sicurezza sul lavoro. E i ragazzi si ritrovano ad affrontare il lavoro, ma non ad avere le giuste basi su questa materia. Le norme da rispettare non sono solo ulteriori incombenze in cui imbattersi prima di iniziare la fase produttiva, non sono monotone norme da studiare a memoria per passare un freddo test che certifichi la nostra preparazione. Sono i nostri alleati, sono il fondamento su cui si baserà la tutela di noi stessi. Insegnare ad un mondo che pensa solo ai numeri, alle produzioni effettivamente realizzate, ai profitti senza scrupoli, inculcare la cultura della sicurezza è e deve essere la vera sfida sociale. Migliorare e potenziare la formazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è fondamentale. Sono certo che il Governo e anche il nostro Parlamento metteranno in pratica interventi e risorse concrete in grado di integrare e rafforzare la cultura della salute e della sicurezza sul lavoro, di interloquire con le istituzioni scolastiche, con le aziende e con tutti i soggetti coinvolti nell'attualità lavorativa, di cooperare, mediante le ASL locali, prevalendo il buon senso, soprattutto attraverso incontri preventivi, accertando la sicurezza nei luoghi di lavoro ed eventualmente creando un'Agenzia che coordini, prevenga e vigili sulla sicurezza sul lavoro.

Concludo, signor Presidente: ognuno di noi può fare tanto su questo tema, ognuno di noi può rafforzare ulteriormente la buona pratica del rispetto della vita e della salute in ogni luogo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giovine. Ne ha facoltà.

SILVIO GIOVINE (FDI). Signor Presidente, crediamo che, di fronte ad un fenomeno così drammatico, quale quello degli incidenti mortali sul lavoro, l'impegno richiesto al Parlamento e al Governo non sia quello di consumare il solito rito degli interventi emergenziali e, ancor meno, di perpetuare le logiche della divisione e della contrapposizione, così come non aiuta, partendo da assunti non dimostrati peraltro, parlare di lavoro che uccide, facendo esplicito riferimento a forme di lavoro assolutamente legali ma evidentemente ideologicamente invise.

Quello che serve è anzitutto leggere, nel profondo, il senso del monito che il Presidente della Repubblica ha rivolto al Paese: l'amara constatazione che, nonostante i numerosi provvedimenti normativi con i quali si è cercato nel tempo di prevenirli, i dati relativi agli incidenti sul lavoro sono rimasti allarmanti e drammatici.

Considerazioni a cui ha prontamente aggiunto il Presidente che non è tollerabile perdere una lavoratrice e un lavoratore a causa della disapplicazione delle norme che ne dovrebbero garantire la sicurezza sul lavoro, affermando infine che i morti di queste settimane ci dicono che quello che è stato fatto negli ultimi anni non è abbastanza e che la cultura sulla sicurezza deve permeare le istituzioni, le parti sociali e i luoghi di lavoro.

E' evidente un triplice messaggio: non pensate di cavarvela solo producendo altre norme spesso magari inefficaci; piuttosto, fate di più per fare osservare quelle esistenti, coinvolgendo le parti sociali, le singole imprese, i lavoratori in un percorso di crescita culturale e civica.

Occorre, infatti, considerare che il quadro normativo in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, il testo unico della sicurezza, è già stato più volte aggiornato, con interventi volti al potenziamento dell'attività di vigilanza, al migliore coordinamento dei soggetti che hanno il compito istituzionale di garantire il rispetto delle disposizioni di sicurezza, con l'inasprimento dell'apparato sanzionatorio e rafforzando gli obblighi formativi per i datori di lavoro, rilanciando, contestualmente, gli organismi paritetici. Tutto ciò suggerisce che probabilmente il problema principale non è l'inadeguatezza della normativa quanto, piuttosto, la difficoltà a garantire la sua osservanza con un'efficace azione di prevenzione e deterrenza.

È anzitutto su questi aspetti che ha deciso di intervenire il Governo Meloni in via prioritaria, con un approccio totalmente diverso rispetto al passato, perché il vero salto culturale per imprese, lavoratori, ispettori, tecnici, ricercatori e per noi, soprattutto, è passare dalla logica della mera osservanza delle disposizioni normative alla logica della responsabilità. Quest'obiettivo richiede, evidentemente, un forte investimento nella formazione, in servizi di consulenza mirata, agendo anche sulla conoscenza e sulla condivisione dei principi su cui si fondano i sistemi di gestione, affinché essi siano assimilati e diventino patrimonio di tutte le imprese.

Si tratta di superare la logica dell'adempimento formale, vissuto come un costo per non incorrere in sanzioni, verso l'idea del valore, non solo sociale ma anche economico, che ha la prevenzione nelle sue diverse forme e utilità. Questo investimento sarebbe ancora più efficace se partisse già dalla scuola, se salute e sicurezza sul lavoro diventassero parte integrante del patrimonio civico di ogni cittadino in ogni fase della sua vita.

Al tempo stesso, serve un salto di qualità nell'attività di controllo e di repressione, che non significa solo intensificare i controlli e inasprire le sanzioni, ma anche potenziare i sistemi di intelligence, molto più efficaci per scoraggiare il lavoro irregolare.

Il Governo, fin dal suo insediamento e attraverso l'azione del Ministro Calderone, ha posto in essere atti di indirizzo verso le istituzioni preposte al controllo e alla prevenzione e azioni di coinvolgimento delle parti sociali.

Su questo secondo fronte, quello del coinvolgimento delle parti sociali, sta il vero e significativo miglioramento del paradigma culturale della sicurezza sul lavoro. Quindi, un'assunzione di responsabilità corale, una strategia trasversale in materia di sicurezza e salute sul lavoro. È proprio per questo che il Ministro Calderone e i Sottosegretari hanno voluto i tavoli per la sicurezza sul lavoro, con l'obiettivo di costruire una progettualità finalmente comune. I tavoli si sono succeduti fin dal gennaio di quest'anno e hanno trattato gli obiettivi strategici di coordinamento e valutazione del lavoro svolti dai soggetti controllori, di prevenzione a partire dalla scuola, delle esperienze dei giovani studenti nel mondo del lavoro, delle particolari condizioni di lavoro durante l'estate. Una valutazione continua e approfondita, poiché la sicurezza sul lavoro non è tema generalista ma generale nel senso culturale, che copre ogni aspetto del lavoro ma che va poi approfondito e analizzato nelle diverse specificità legate ai rischi di settore, alle diverse condizioni e anche ai diversi territori, vista la puntuale fotografia restituitaci dai dati INAIL.

In generale, si deve, quindi, lavorare sulla maggiore responsabilizzazione dei soggetti che a diverso titolo agiscono sulle condizioni della sicurezza sul lavoro, ma soprattutto sulla consapevolezza che il successo del miglioramento dello stato di sicurezza sul lavoro parte necessariamente dalla preparazione e dalla formazione delle persone e dei relativi comportamenti, dalla maggiore attenzione del gruppo di lavoro, dalla specialistica preparazione dei soggetti preposti all'accompagnamento verso comportamenti virtuosi, unitamente - è evidente - al controllo.

Sul primo fronte, quello direttamente collegato all'azione di Governo, il dato è netto: 983 assunzioni per potenziare l'Ispettorato nazionale del lavoro. Il 12 settembre - qualche giorno fa, quindi - hanno iniziato la loro formazione altamente specialistica 800 nuovi ispettori, che dopo 6 settimane di aula verranno distribuiti sul territorio, affiancati da personale più esperto, con l'obiettivo di effettuare una robusta attività di verifica preventiva di tutte le condizioni, della messa a norma dei luoghi e del rispetto delle prescrizioni vigenti. Per noi la rotta è chiarissima: accompagnare le imprese nella prevenzione e correggere i comportamenti, prima ancora di dover intervenire nelle storture o, peggio, in conseguenza di incidenti.

Il coordinamento, infine, dei diversi soggetti previsti per la vigilanza e prevenzione resta un altro tema da governare, avendo, comunque, un alto potenziale complessivo di controllori e di soggetti istituzionali preposti: l'Ispettorato nazionale del lavoro, i soggetti della sanità regionale per il controllo della sicurezza sui luoghi di lavoro, l'INAIL, senza tralasciare, ovviamente, la Polizia giudiziaria dedicata e specializzata. Tanti soggetti, tante professionalità per le quali è certamente necessario un miglior coordinamento per obiettivi, per settori e per territori, che, proprio a partire dai tavoli sulla sicurezza del lavoro, con le associazioni datoriali e sindacali, con l'approccio, quindi, metodologico di chi vive il tema in modo pratico ed operativo, potrà migliorare.

Concludo, Presidente: le coscienze di tutti noi sono state scosse nelle ultime settimane dai tragici incidenti mortali avvenuti a Brandizzo, all'aeroporto di Bologna, nella mia regione, dove un giovane enologo, Marco Bettolini, è deceduto cercando eroicamente di salvare la vita a un collega, fatalmente precipitato in una cisterna.

Non ci faremo mai trascinare sul campo della polemica politica, partitica, quando affrontiamo un argomento delicato come quello delle morti bianche. Continueremo piuttosto a impegnarci e a lavorare sulle direzioni che ci sono state date dal Premier Meloni in primis, ma da tutto il Governo in generale, consapevoli soprattutto del dovere della serietà quando si affronta un tema rispetto al quale tutti dovremmo porci senza alcuna voglia di entrare nel campo delle logiche elettoralistiche.

Penso che, nel momento in cui si deve cominciare a fare una riflessione anche su un altro aspetto, forse addirittura più delicato e su cui penso tutti abbiamo il dovere morale di ritrovarci, che è quello per cui la ricerca del consenso sulle spalle dei lavoratori sarebbe un torto morale di cui nessuno in quest'Aula penso voglia o possa sopportare la vergogna, abbiamo un obiettivo, un obiettivo comune, un obiettivo tanto importante quanto ambizioso: zero morti sul lavoro. È su questo che continueremo a lavorare, senza guardare le polemiche, convinti fermamente di una cosa, ossia che la vita abbia valore sempre e in termini assoluti.

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli che sono rimasti in quest'Aula. Il tema è molto importante, è inutile che ce lo nascondiamo, non soltanto per le quotidiane morti che avvengono, ma perché i numeri sono davvero imbarazzanti, non in questo momento, ma da sempre. Se penso all'elenco delle denunce per mortalità, nel 2016 erano 1.178, nel 2017 1.171, nel 2018 1.279, nel 2019 1.205, nel 2020 1.538, nel 2021 1.017, nel 2022 1.090, a giugno 450. Questi sono davvero numeri che, secondo me, possono far sì che non solo il Governo, ma tutto il Parlamento sia unito.

Pochi giorni fa abbiamo affrontato una mozione unitaria in Senato; sarebbe bello che ci fosse anche qui, alla Camera. Onorevole Casu, sono convinto che il suo appello possa essere accolto e spero che si faccia una mozione unica, perché non si possono strumentalizzare le morti di queste persone, ma si deve intervenire.

Non c'è giustificazione, oggi forse abbiamo la più grande platea di lavoratori in campo specialmente per le grandi azioni d'investimento fatte con il PNRR; era dal 1970 che non avevamo una platea così ampia, ma non c'è una giustificazione per una singola morte. E, quindi, come possiamo migliorare la situazione? Certo, tantissime cose si possono migliorare e dobbiamo mettere in campo misure che possano dare subito risultati, e credo che oggettivamente con il Parlamento possiamo farlo.

Rispondo anche alle richieste riguardanti una notizia sui giornali: queste erano riunioni interne, svolte proprio perché si cerca di dare una formazione più specifica, addirittura un aumento di formazione, non considerando il codice Ateco, che riguarda tutti, ma tenendo conto della specificità della singola mansione rispetto, invece, a mansioni che casomai rientrano nello stesso codice Ateco ma non hanno la stessa pericolosità nel loro svolgimento. Anche lì era una bozza, si sta lavorando con le parti sociali, e sappiate sempre che, quando si parla di sicurezza sul lavoro, tutto viene condiviso e viene sottoscritto dalle parti sociali.

Quindi, ogni volta si fa una strumentalizzazione anche giornalistica su alcuni casi, e qui me ne rammarico.

Comunque sia, non era una bozza che era preventivata e che andava subito in Conferenza Stato-regioni, ma una bozza da condividere con le parti sociali e il codice Ateco è sicuramente un elemento che c'era prima, ma, nella specificità, ci sta cercando di dare più formazione a quelle persone che in qualche modo rischiano.

Comunque, il mio è solo davvero un appello all'unità su temi così importanti. Questa Camera - ma anche il Senato lo ha fatto - ha approvato una Commissione in tempi brevi, la Commissione sulla sicurezza sul lavoro, quindi la sensibilità c'è, andiamo insieme a cercare di contribuire in tal senso; la speranza è davvero di tornare a morti zero, e comunque di diminuire qualsiasi rischio di vita che ancora ci può essere nel mondo del lavoro.

Faccio un'ultima considerazione: ne abbiamo viste tante di morti in questi ultimi giorni, ma tutte sono gravissime; pensare che sono vi sono stati ancora tre morti a Chieti, dopo che, nel 2020, erano morti altri tre operai, ci deve aprire gli occhi per capire come dobbiamo cambiare questa nostra situazione (Applausi).

PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Carmen Di Lauro. Ne ha facoltà.

CARMEN DI LAURO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi sono qui per raccontare un tipico caso di mala gestione amministrativa del territorio, ossia di quelle situazioni, purtroppo molto frequenti, in cui una grande opera viene calata dall'alto su un territorio, senza tenere conto del parere di chi vi abita. Ci troviamo in penisola sorrentina, ci troviamo a Sant'Agnello, e mi riferisco al progetto della costruzione dell'ospedale unico della penisola sorrentina, un progetto che era stato approvato 10 anni fa, un progetto che, però, nel corso degli anni, ha mostrato tantissime gravi criticità, problematiche. Mi riferisco a problematiche di tipo ambientale: l'ospedale, nel progetto, sorge su una zona ad alto rischio idrogeologico; mi riferisco a problemi di viabilità, perché andrebbe a compromettere ulteriormente la già difficile viabilità della penisola; mi riferisco anche a norme urbanistiche incompatibili con la normativa vigente. Sono criticità che erano state fatte emergere dalle associazioni ambientaliste, dai cittadini, dai politici di opposizione; io stessa avevo presentato un'interrogazione su quell'ospedale, in cui facevo emergere gravi carenze: si pensi, ad esempio, che questo ospedale non ha la certezza di un parcheggio, che è un fatto assurdo se pensiamo soltanto ai tanti operatori sanitari che dovrebbero lavorarci o, ancora, si pensi alla mancanza della stroke unit e dell'emodinamica, che sono reparti essenziali per le persone, per i pazienti infartuati. L'allora sindaco di Sant'Agnello liquidò quel mio intervento, definendomi, in consiglio comunale, come la “scienziata che sa tutto”. Ebbene, a volte, però, i cittadini, i politici di opposizione, le associazioni, sì, effettivamente, studiano, si informano e riescono a sapere tutto, riescono anche poi a prevedere quello che è successo, perché è successo che l'anno scorso Sant'Agnello va alle elezioni e viene eletto un sindaco che, da subito, mostra perplessità riguardo al progetto, un sindaco che preme per valorizzare l'esistente, perché voglio ricordare che poi, oltre a Sant'Agnello, abbiamo due ospedali in penisola, a Sorrento e a Vico Equense, che sono stati praticamente smantellati, soprattutto quello di Vico Equense che, negli ultimi due anni, ha quasi smesso di funzionare. Ebbene, sabato il consiglio comunale si è riunito e, in maggioranza, ha decretato che quel progetto si deve bloccare e, quindi, quell'ospedale non sarà più costruito.

Questa storia io credo sia una grande lezione per quella politica arrogante che ignora la voce dei cittadini, che li calpesta, che fa norme tutte sue, una politica che io spero venga sempre meno sostenuta dagli abitanti della mia regione.

Esprimo la mia vicinanza, ovviamente, al sindaco Antonino Coppola, che ha trascorso mesi sicuramente non facili e, infine, io credo che questa storia sia simbolo di vittoria per i cittadini di Sant'Agnello e per tutti i cittadini, per tutte le persone che, con impegno e con dedizione cercano di migliorare la propria terra e di fermare quelli che sono poi, alla fine, disastri annunciati.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 20 settembre 2023 - Ore 10,30:

(ore 10,30 e ore 16)

1. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 340 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: BALBONI e LIRIS: Introduzione del reato di omicidio nautico e del reato di lesioni personali nautiche (Approvata dal Senato). (C. 911​)

Relatore: PELLICINI.

2. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

S. 13 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI IANNONE ed altri: Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva (Approvata, in prima deliberazione dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, dal Senato). (C. 715-B​)

Relatori: URZÌ e BERRUTO.

3. Seguito della discussione delle mozioni Carotenuto ed altri n. 1-00080, Mari ed altri n. 1-00179, Gribaudo ed altri n. 1-00180 e Soumahoro e Schullian n. 1-00181 concernenti iniziative in materia di sicurezza sul lavoro .

(ore 15)

4. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 13,05.