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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 148 di giovedì 27 luglio 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RICCARDO ZUCCONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 70, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione della proposta di legge: Conte ed altri: “Disposizioni per l'istituzione del salario minimo” (A.C. 1275​) e delle abbinate proposte di legge: Fratoianni e Mari; Serracchiani ed altri; Laus; Conte ed altri; Orlando; Richetti ed altri (A.C. 141​-210​-216​-306​-432​-1053​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 1275: “Disposizioni per l'istituzione del salario minimo” e delle abbinate proposte di legge nn. 141-210-216-306-432-1053.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 26 luglio 2023 (Vedi l'allegato A della seduta del 26 luglio 2023).

Do a questo punto la parola al presidente della Commissione, onorevole Walter Rizzetto, per riferire sui lavori svolti dalla Commissione.

WALTER RIZZETTO, Presidente della XI Commissione. Buongiorno, Presidente. Buongiorno alle colleghe e ai colleghi. In qualità di presidente della XI Commissione (Lavoro) desidero illustrare preliminarmente l'andamento dell'iter in sede referente delle proposte di legge recanti disposizioni in materia di salario minimo. Ricordo che esse sono state inserite nell'ordine del giorno della Commissione in quota opposizione.

La Commissione XI (Lavoro) ha avviato, nella seduta del 22 marzo 2023, l'esame in sede referente delle proposte di legge in materia di salario minimo: A.C. 141​, A.C. 210​, A.C. 216​, A.C. 306​ e A.C. 432​.

Nel corso dell'esame sono state abbinate ulteriori proposte di legge: A.C. 1053​ e, da ultimo, l'A.C. 1275, quello che poi alla fine è diventato, Presidente, il testo unico che, di fatto, è stato adottato dalla Commissione.

Nella riunione del 22 marzo 2023, l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto, all'unanimità, sull'opportunità di procedere ad un ampio ciclo di audizioni informali. Tale ciclo di audizioni si è svolto dal 12 aprile all'11 luglio 2023.

Sono stati auditi, in ordine cronologico, i seguenti soggetti: i rappresentanti di CGIL, CISL, UIL, UGL, Confimi Industria, Confprofessioni, Confapi e Unilavoro PMI, CISAL, Confael, Confsal, CUB, Confindustria, Conflavoro PMI, Federdistribuzione, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato Imprese, CNA, ANIAC, Casartigiani, Alleanza delle cooperative italiane, UNCI (Unione nazionale delle cooperative italiane), Confagricoltura, Copagri, Coldiretti, CLAAI, Unimpresa, ANPIT (Associazione italiana per l'industria e il terziario), Assindatcolf, Federmep e Confindustria Moda, USB, ADL COBAS, CLAP (Camere del lavoro autonomo e precario), ANAPI, ANCE, Confetra, Assosistema, Assolavoro, di Stefano Bellomo, professore ordinario di diritto del lavoro presso l'Università di Roma La Sapienza, di Carlo Pisani, professore ordinario di diritto del lavoro presso l'Università di Roma Tor Vergata, di Vincenzo Bavaro, professore ordinario di diritto del lavoro presso l'Università di Bari Aldo Moro; i rappresentanti di associazione ADAPT, AIWA (Associazione Italiana Welfare Aziendale), associazione Comma 2, Forum Disuguaglianze Diversità, Federcasse, associazione San Precario, di Domenico De Masi, professore emerito di sociologia del lavoro presso l'Università di Roma La Sapienza. Ancora, Alessandro Bellavista, professore ordinario di diritto del lavoro presso l'Università di Palermo; Donata Gottardi, professoressa ordinaria di diritto del lavoro presso l'Università di Verona; Tito Boeri, professore e direttore del dipartimento di economia presso l'università Bocconi di Milano; Marco Barbieri, professore ordinario di diritto del lavoro presso l'università degli studi di Bari Aldo Moro; il professor onorevole Cesare Damiano, presidente del centro studi associazione Lavoro & Welfare; Adalberto Perulli, professore ordinario di diritto del lavoro presso l'università Ca' Foscari di Venezia; Federico Martelloni, professore associato di diritto del lavoro presso l'università di Bologna; Michele Fraioli, professore associato di diritto del lavoro presso l'università cattolica del Sacro Cuore; Andrea Garnero, economista presso il Direttorato per l'occupazione e gli affari sociali dell'OCSE e rappresentanti dell'Istat.

Presidente, abbiamo svolto un amplissimo ciclo di audizioni, esattamente come il tema effettivamente poteva meritare, sotto questo punto di vista. Nella seduta del 12 luglio, è stata adottata, quale testo base per il seguito dell'esame, la proposta di legge A.C. 1275​, atteso che, su di essa, si è registrato il consenso - come prima ricordato - di tutti i gruppi di opposizione.

Con riferimento a tale proposta di legge, ricordo che sono state presentate 12 proposte emendative. Nell'ambito di queste ultime, segnalo che è stato presentato un emendamento volto alla soppressione dell'intero articolato sottoscritto da tutta la maggioranza. L'esame in sede referente è, quindi, proseguito nelle sedute del 18 e 19 luglio, con lo svolgimento di interventi sul complesso degli emendamenti.

Nella riunione del 25 luglio, l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto, all'unanimità, sulla non sussistenza delle condizioni per procedere alla votazione degli emendamenti presentati alla proposta di legge, né per procedere alle votazioni sul conferimento del mandato alla relatrice, onorevole Marta Schifone. Ciò in considerazione dei limitati tempi rimasti a disposizione, al fine di rispettare la calendarizzazione per l'Assemblea, ovvero la calendarizzazione della giornata di oggi per l'Assemblea, anche per i concomitanti impegni della Commissione, dovuti all'esame, in congiunta con la I Commissione, degli emendamenti del decreto-legge n. 75 del 2023.

Nella seduta della Commissione, tenutasi immediatamente dopo tale riunione, ho dato conto degli esiti della riunione medesima dell'Ufficio di Presidenza, avvertendo, pertanto, che avrei riferito, oggi, Presidente, ringraziandola qui in Assemblea, nel corso della discussione sulle linee generali, sull'esito dei lavori della Commissione e sulle ragioni per le quali non si è proceduto all'esame degli emendamenti e al conferimento del mandato alla relatrice. Al riguardo - e mi avvio alle conclusioni -, faccio presente che è subito apparso chiaro come avviare le votazioni sulle proposte emendative, senza un previo ulteriore approfondimento politico sulla tematica, avrebbe comportato la soppressione dell'intero testo e il conseguente conferimento di un mandato a riferire in senso contrario sul provvedimento all'Assemblea alla collega Marta Schifone, relatrice.

Si è quindi voluto evitare tale esito, che tutte le forze politiche intendevano, di fatto, scongiurare - ed è stato dimostrato -, al fine di procedere a una fase di ulteriore valutazione politica sulla materia, che risulta, ovviamente, particolarmente delicata e complessa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1275​ e abbinate)

PRESIDENTE. Nel prendere atto di quanto precisato dal presidente Rizzetto in ordine alla decisione della Commissione di scegliere, come testo base, la proposta di legge A.C. 1275​ Conte, anche ai fini della presentazione degli emendamenti in Assemblea, dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, Sottosegretario Claudio Durigon, che rinuncia a intervenire.

È iscritta a parlare la deputata Tiziana Nisini. Ne ha facoltà.

TIZIANA NISINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, Sottosegretario Durigon, è importante questa mattina essere qui a parlare di un tema importante, che coinvolge tanti lavoratori. Oggi si parla di salari dignitosi: un tema importante, che sta a cuore alla Lega, a tutto il centrodestra. È anche un momento per smontare, motivando, le falsità che circolano in queste settimane. Si dice che c'è un centrodestra che incolpa i lavoratori poveri e pensa che la povertà sia una colpa, che c'è un centrodestra che lavora per aumentare la precarietà nel nostro Paese, che c'è un centrodestra che lascia indietro i più fragili ed è contro i salari dignitosi.

Vorrei fare un passo indietro, perché il tema dei salari dignitosi - perché di questo si parla - arriva dalla direttiva Direttiva (UE) 2022/2041, che non impone niente agli Stati membri. È una direttiva che mette in fila una serie di criteri e di princìpi e indica la strada, anzi in verità ne indica due, che gli Stati membri devono intraprendere. Fa un distinguo tra gli Stati membri che hanno una contrattazione molto debole e gli Stati membri che hanno una contrattazione forte. Per gli Stati membri con una contrattazione debole, indica il salario minimo per legge; per gli Stati membri, come l'Italia, indica un rafforzamento e un miglioramento della contrattazione collettiva, una contrattazione collettiva che - tutti noi lo sappiamo - va migliorata, che però si è costruita negli anni, nei decenni, con un lavoro importante tra i rappresentanti datoriali e sindacali e che ha portato una lunga serie di benefit e di tutele proprio ai nostri lavoratori. Questo Governo di centrodestra è dalla parte dei lavoratori: l'abbiamo visto già nella prima legge di bilancio e l'abbiamo visto con il DL Lavoro, che è stato licenziato poco tempo fa. Il DL Lavoro va incontro ai lavoratori con un taglio importante, seppur non strutturale, del cuneo fiscale per i redditi più bassi. Quindi, questo Governo e questa maggioranza sono accanto ai lavoratori più deboli a livello economico.

C'è stata un'importante novità sui fringe benefit grazie alla Lega e al Ministro Giorgetti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che porta a 3.000 euro i fringe benefit per i lavoratori con figli. Si voleva fare di più? Sì: abbracciare anche quei lavoratori che figli non hanno, ma stiamo dando già un'impronta di quello che vogliamo fare, di quello che stiamo facendo e di dove vogliamo arrivare.

Abbiamo messo in campo tutta una serie di incentivi per favorire l'assunzione degli ex percettori di reddito di cittadinanza, perché sosteniamo il lavoro, non l'assistenzialismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), quindi, vogliamo creare occupazione, con una serie di incentivi, anche doppi incentivi, che va incontro proprio alle persone più fragili, quali sono i disabili. C'è stato un lavoro importante, anche grazie al nostro Ministro Locatelli, che è accanto a tutta questa fetta di popolazione che è in grande difficoltà, quindi ci sono stati una presenza e un'accortezza costanti in tutti i nostri provvedimenti.

Veniamo criticati perché l'Italia è uno dei 5 Paesi, tra gli Stati membri, che non hanno il salario minimo, ma è anche vero che, seguendo le direttive europee, l'Italia ha una contrattazione collettiva che va a coprire circa il 97 per cento dei lavoratori con contratti siglati tra le associazioni sindacali più importanti (CGIL, CISL e UIL). Siamo consapevoli che questa contrattazione va migliorata, siamo consapevoli che c'è una fetta di lavoratori esclusa dalla contrattazione, che c'è una fetta importante di lavoratori che ha un salario non dignitoso, ma abbiamo lo stesso obiettivo, cioè vogliamo salari dignitosi e lo stiamo dimostrando, avendo introdotto modifiche e tolto criticità da tutto il sistema lavoro, guardandolo a 360 gradi, ma siamo anche consapevoli che il salario minimo, per legge, non è la soluzione. Non lo diciamo per partito preso, non lo dicono gli altri partiti della coalizione per partito preso. Siamo stati accusati di non aver fatto niente in questi mesi, ma, in questi mesi, abbiamo ascoltato tutte le audizioni che - come ha detto, precedentemente, il presidente Rizzetto - sono terminate l'11 luglio (oggi, se non mi sbaglio, è il 27 luglio).

Allora, qual è la ratio di fare tante audizioni? La ratio è comprendere le osservazioni che ci arrivano dal mondo del lavoro, datoriale e sindacale, dai professionisti e giuslavoristi e mettere in evidenza tutte le criticità che sono state espresse, e credetemi, colleghi, di criticità ne sono state espresse tante. I rischi che potrebbe provocare un salario minimo, per legge, sono tanti e andrebbero a danneggiare gli stessi lavoratori.

Noi abbiamo un dovere politico, morale e anche umano di dare una dignità a tutti i lavoratori indistintamente, a quei lavoratori che hanno dei minimi salariali troppo bassi per arrivare a fine mese, per poter portare avanti una vita in maniera dignitosa. Ma abbiamo anche il dovere - di questo non ne ha parlato mai l'opposizione - di tutelare tutti quei lavoratori che sono abbracciati dalla contrattazione collettiva (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e che hanno un minimo salariale superiore ai 9 euro, perché tanti contratti collettivi hanno un minimo salariale che è superiore ai 9 euro.

E, allora, una delle criticità che è stata sollevata tantissimo dagli auditi è proprio quella che un salario minimo sotto il minimo salariale coperto dalla contrattazione collettiva porterebbe a uno schiacciamento dei salari verso il basso o a una fuoriuscita dalla contrattazione collettiva. Non siamo noi partiti di centrodestra a dirlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma sono proprio gli auditi che le opposizioni hanno voluto e che le stesse non hanno ascoltato.

E pretendevano da noi che il giorno dopo, concluse decine e decine di audizioni, avessimo la risposta. Ma le leggi, le misure idonee, efficaci ed efficienti si mettono in campo dopo avere ascoltato e dopo avere analizzato tutte le problematiche messe in evidenza dagli attori in campo; non si fanno il giorno dopo per avere una bandierina politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), per andare d'estate alla Festa dell'Unità a dire: sconfiggeremo il lavoro povero, sconfiggeremo i salari non dignitosi, porteremo dignità a tutti. Non funziona così!

Allora, noi vogliamo studiare e analizzare tutte queste criticità in contatto con tutte le associazioni datoriali, perché ricordiamoci sempre che l'occupazione non la crea lo Stato. L'occupazione la crea il tessuto economico-produttivo di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e noi vogliamo trovare la misura più idonea, che sia equilibrata, perché, quando una misura non è equilibrata, è zoppa. Noi non vogliamo portare avanti slogan, noi vogliamo portare avanti una misura che sostenga e che tuteli tutti i lavoratori nel loro complesso, chi è all'interno della contrattazione collettiva e chi è escluso dalla contrattazione collettiva, trovando le misure migliori proprio a beneficio dei lavoratori.

Quindi, questo è ciò che stiamo facendo e lo abbiamo dimostrato con il decreto Lavoro; tante altre misure che riguardano il mondo del lavoro verranno portate avanti, e non ci fermiamo. Il nostro interesse è l'interesse dei lavoratori e lo dimostrano anche i dati.

Siamo stati accusati di essere per la precarietà perché abbiamo approvato una modifica al decreto Dignità che ingessava le aziende: non abbiamo cambiato la durata dei contratti a tempo determinato - perché la durata era di 24 mesi e tale è rimasta - ma abbiamo reso più flessibili le causali per andare incontro alle esigenze delle aziende, perché noi guardiamo anche alle aziende. Infatti, mentre per il lavoratore la retribuzione è un reddito, ahimè, banalmente, vi dico che per un datore di lavoro o un'azienda il salario per un lavoratore è un costo. Allora, dobbiamo fare di tutto per far sì che le aziende possano sostenere questo costo, mettendo in campo misure che vadano a dare un supporto alle aziende, ma creando anche occupazione, creando flessibilità, modificando quel decreto legislativo n. 104 del 2022 che aveva ingessato gli uffici del personale delle aziende, mettendo ancor più burocrazia, creando problemi. Un decreto legislativo che era entrato in vigore il 13 agosto del 2022, mettendo in difficoltà tutti i professionisti.

Noi abbiamo modificato tutte queste misure perché vogliamo creare flessibilità, vogliamo rendere il mercato del lavoro più fluido, vogliamo mettere le aziende in condizioni di lavorare e di non fermarsi per colpa della burocrazia; e lo stiamo facendo, l'ho detto prima, con gli incentivi alle assunzioni, con il cuneo fiscale, con i fringe benefit.

Sì, abbiamo introdotto i voucher. I voucher non li abbiamo introdotti perché vogliamo aumentare la precarietà; i voucher li abbiamo introdotti per quei settori che, per periodi limitati durante l'anno, hanno un surplus di lavoro che non riescono a gestire con gli altri contratti in campo. Quindi, lo abbiamo fatto per sostenere le aziende perché possano continuare ad aumentare la produzione e la produttività anche in quei periodi dell'anno in cui hanno più bisogno di gente al lavoro.

I dati, come dicevo prima, ci danno ragione: noi non stiamo aumentando la precarietà, perché, se non mi sbaglio, i dati sull'occupazione sono positivi e crescono di mese in mese. I contratti a tempo indeterminato crescono a scapito dei contratti a tempo determinato. Il contratto a tempo indeterminato non è precarietà.

Abbiamo dato spazio anche alle agenzie per il lavoro e alle agenzie di somministrazione che fanno formazione, quella formazione che manca, quella formazione spesso specializzata; quelle agenzie che trasformano, dati alla mano, contratti con missioni a tempo determinato in missioni a tempo indeterminato.

Noi abbiamo preso in considerazione il mercato del lavoro a 360 gradi, non mettendo delle toppe, non lavorando per avere uno slogan o una bandierina politica, ma nell'interesse degli italiani; lo stiamo facendo nell'interesse dei lavoratori.

In ultimo, abbiamo modificato quel sistema di sussidi che tanto male ha fatto proprio al mondo del lavoro, creando un vero e proprio cortocircuito. Ma, anche qui, non è per partito preso. Noi eravamo al Governo nel “Conte 1”, lo eravamo con il MoVimento 5 Stelle, abbiamo votato il reddito di cittadinanza. Perché lo abbiamo votato?

Era una misura sperimentale, che doveva durare tre anni. E anche in questi tre anni - ascoltate le organizzazioni datoriali e anche quelle sindacali, ovviamente non tutte, perché qualcuna è di parte - sono state messe in evidenza tante criticità. Quelle criticità che abbiamo visto per tanto tempo quotidianamente nelle televisioni, che abbiamo letto sui giornali. Abbiamo introdotto una modifica, perché vogliamo dare spazio al lavoro, vogliamo dare spazio alla dignità dell'uomo, perché la dignità - si parla tanto di Costituzione - non è l'assistenzialismo. La dignità la porta il lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

I salari in Italia, negli ultimi 30 anni, rispetto a Francia e Spagna non sono cresciuti: sono diminuiti. E, allora, vuol dire che tutte le misure messe in campo in passato forse hanno funzionato poco, forse vuol dire che fare delle misure raffazzonate, in fretta, per far vedere che uno è più bravo di quell'altro, non è la soluzione migliore. Noi ci siamo presi un impegno con gli italiani, questi italiani che ci hanno dato fiducia e ci hanno votato, votando anche tutte le nostre linee di programma.

Quindi, noi abbiamo davanti una legislatura di poco meno di 5 anni, di 4 anni, e vogliamo mettere in campo tutte quelle misure che andranno ad aumentare l'occupazione. Già abbiamo cominciato e vogliamo continuare, mettendo in campo tutte le misure possibili e immaginabili, senza fretta, perché la fretta non aiuta, verificando tutte le criticità del sistema lavoro, ascoltando tutte le parti coinvolte, per trovare una soluzione migliore (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Partirei dallo scenario attuale, quello di un'inflazione alta che sta mettendo in difficoltà il Paese, anzi, sta mettendo in ginocchio il Paese, e che ovviamente - è una conseguenza ovvia - sta esponendo le fasce con i redditi più bassi, le fasce più fragili e più deboli della nostra società.

È di tutta evidenza che il salario incide sulle condizioni di vita e oggi un numero troppo elevato di cittadini e di famiglie risentono in maniera preoccupante di questa condizione. È questo il termine, credo, idoneo a descrivere la situazione attuale: preoccupante.

Nel leggere i dati si ha proprio la sensazione di una crisi sociale che dobbiamo in qualche modo evitare. La soglia minima di salario per i lavoratori oggi non è più eludibile, lo sappiamo un po' tutti, e questi sono fatti, non sono teorie. Ed è questo il motivo che ha spinto, con grande senso di responsabilità, tutte le forze dell'opposizione a cercare una base sulla quale lavorare. Siamo partiti da basi diverse, da proposte diverse, diversificate, in distonia su vari punti, anche importanti, ma lo sforzo è stato quello di trovare una piattaforma unica sulla quale lavorare.

Con il nostro gruppo parlamentare ci siamo caratterizzati - credo nessuno possa negarlo - nel percorso che ci ha accompagnato in questi primi 10 mesi di legislatura con una politica fatta di concretezza, di attenzione ai temi, una politica che ha evitato sempre le pregiudiziali ideologiche, una politica autonoma, distante da chi non condivideva il nostro percorso, che a volte è a destra, a volte è a sinistra.

Siamo all'opposizione senza se e senza ma, ma intendiamo rivendicare un tipo di opposizione molto aperta alle soluzioni e al dialogo anche con il Governo. È attuale il tema della riforma della giustizia, sulla quale flirtiamo, con tanto di frecciatine dalla parte sinistra dello scenario, con il Governo.

Questo cosa vuol dire? Vuol dire che non abbiamo voglia di mettere bandierine, ma sul salario minimo c'è la necessità di agire con chi rivendica con forza la necessità di una tutela dei lavoratori. Lo sforzo è stato grande. È stato grande perché è grande il desiderio di provare a risolvere il problema. Per carità: il problema non si risolve così, con la bacchetta magica, però abbiamo messo al centro dell'agenda politica la questione del salario minimo. Oggi registriamo un'apertura del centrodestra. Noi siamo contenti, ovviamente, sperando che sia un'apertura reale.

Anche sul discorso della quantificazione la nostra proposta partiva da una condizione meno vantaggiosa per i lavoratori e più aperta verso le esigenze delle aziende. C'era chi rivendicava la necessità di una quantificazione più alta. Lo sforzo delle opposizioni è stato quello di sedersi a tavolino - ripeto - e di creare una base comune. Abbiamo anche individuato il termine di 12 mesi per recepire la proposta, perché altrimenti sarebbe stato demagogico e populistico dire che in un attimo ci sarebbe stato l'adeguamento, quando, invece, c'è un tempo ragionevole per adeguare il salario.

Allo stesso modo, abbiamo ritenuto assolutamente importante non indicizzare il salario stesso, perché questo avrebbe rischiato di comportare un meccanismo infernale di rialzo prezzi-salari, con evidenti ricadute inflazionistiche, e soprattutto avrebbe scoraggiato - e non poco - i datori di lavoro circa le assunzioni. In questo senso la proposta prevede una Commissione con rappresentanti delle istituzioni e delle parti sociali per adeguare di volta in volta il trattamento minimo. Ovviamente, c'è stato anche chi ha detto: allora, facciamo individuare la soglia minima a questa Commissione. Siamo, però, consapevoli della necessità di velocizzare il processo o, meglio, di creare un percorso quanto più veloce possibile, nei limiti, naturalmente, della sua realizzabilità.

Ovviamente, il problema non si risolve con il salario minimo. È un'integrazione della contrattazione collettiva. C'è necessità di individuare fondi alle imprese e una politica sempre più incisiva di cuneo fiscale. Bisogna sempre trovare un punto di equilibrio. La ricerca della sintesi è un'operazione virtuosa che la politica ha il dovere di porre in essere, in linea, peraltro, con le indicazioni dell'Europa. Cerchiamo di realizzare, insomma, una norma di grande civiltà che ci avvicini al livello europeo di tutela dei lavoratori.

Mi rendo anche conto che è troppo facile fare retorica su questo tema - per carità -, ma non è la nostra cifra e non lo vogliamo. Potrei indugiare sulla Costituzione, sull'esistenza libera e dignitosa, sui padri e le madri che hanno da sfamare i figli, sulla linea di demarcazione, sempre più labile, che divide i milioni di lavoratori in difficoltà dalla soglia della povertà. Potrei continuare, ma la situazione è così grave che rischierei di sforare nella retorica e, invece, di retorica non ne facciamo e non ci sfugge che c'è un'Italia dei datori di lavori che è ugualmente in difficoltà.

Allora, deve entrare in campo la politica, quella con la “P” maiuscola, quella che deve mediare, quella che deve fare sintesi e la sintesi oggi significa coniugare le imprescindibili esigenze e i sacrosanti diritti dei lavoratori con i percorsi possibili, altrimenti facciamo populismo e demagogia. La politica alta deve entrare in campo, quella che, lontana dal populismo, intercetta realmente le soluzioni, e più il Paese è in difficoltà più lo sforzo dev'essere comune, ognuno con la sua visione, ma con un unico comune denominatore, che è quello di individuare effettivamente le soluzioni.

Oggi registriamo quest'apertura del Governo: per ragioni tecniche, ma soprattutto politiche, diciamo la verità, non si è votato un emendamento soppressivo. Per noi è un segnale, un segnale che il Governo e la maggioranza hanno capito che non si può glissare, oggi, sul tema: l'Europa chiama, così come non si può dire che la velocizzazione impedisce una proposta alternativa seria. Intanto le proposte sono state depositate a inizio legislatura e poi sono mesi che stiamo facendo le audizioni. Quindi, c'è stato tutto il tempo per creare proposte alternative che non sono arrivate, ma è arrivata - e l'accogliamo con grande entusiasmo - l'apertura e, quindi, la decisione di evitare l'emendamento soppressivo. Potremmo dire che è una vittoria, che è un obiettivo raggiunto dalle opposizioni, così come la destra e la maggioranza potrebbero dire che il centrosinistra al Governo non ha realizzato quello che oggi chiede di realizzare, ma la gente è stanca, è stanca di bandierine e di lotta ideologica. La gente e il Paese hanno bisogno di soluzioni.

Ovviamente, ci auguriamo - anzi, ne siamo certi - che non ci siano manovre dilatorie da parte della maggioranza. Oggi c'è quest'apertura. Noi vogliamo continuare a lavorare insieme - ripeto: con le rispettive posizioni e con le rispettive idee -, ma alla ricerca di una sintesi. Oggi c'è una grande aspettativa e il Paese aspetta non solo che il Governo decida e che le opposizioni producano uno sforzo comune, ma questa volta il Paese aspetta che la politica, quella con la “P” maiuscola, dia una risposta concreta, veloce e satisfattiva (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Chiara Tenerini. Ne ha facoltà.

CHIARA TENERINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario Durigon, ammetto di aver pensato a lungo a quale incipit utilizzare per aprire questo intervento. Martedì scorso, nel dibattito sulle mozioni in materia di salario minimo, la collega Licia Ronzulli si è ispirata al teatro, citando la commedia di Pietro Garinei Se devi dire una bugia dilla grossa. Riferimento perfetto, perché lei si è dedicata, in maniera alquanto efficace, a smontare le fake news che circolano in materia di salario minimo.

Anch'io mi vedo costretta a fare altrettanto, citando, invece, l'opera di Pirandello Cosi è (se vi pare), perché, prima di entrare nel merito dell'argomento oggetto di questo dibattito, ritengo opportuno svolgere un'analisi sulle puntate precedenti, sulle posizioni che tanti hanno assunto prima di oggi. Questo perché, se penso al classico marziano che fosse atterrato qui da noi da qualche mese e avesse seguito il dibattito che si è svolto in Commissione lavoro e fuori dalla Commissione lavoro, riterrebbe, a ragione, che le posizioni pro e contro il salario minimo legale siano ampiamente consolidate. Purtroppo, però, non è così, perché alcuni, che ora chiedono il salario minimo legale, hanno modificato radicalmente la posizione che avevano fino a un anno fa. Altri, invece, pur sostenendolo per principio, lo hanno fatto a bassa intensità quando avevano in mano le leve del Governo, salvo farne, poi, una battaglia di civiltà una volta passati all'opposizione. Alla luce di queste acrobazie tattiche, che alla fine non sono altro che ipocrisie, mi accorgo che il paragone con Pirandello forse è eccessivo ed è sicuramente più appropriato citare un filmetto dei primi anni Ottanta, dal titolo Il tifoso, l'arbitro e il calciatore, in cui c'è un personaggio, interpretato da Pippo Franco, che si finge contemporaneamente tifoso della Lazio e della Roma e che il giorno del derby indossa una giacca double face, giallorossa da una parte e biancoazzurra dall'altra, girandola a seconda dei casi mentre corre a perdifiato tra le curve Nord e Sud dello stadio Olimpico.

Ma veniamo ai fatti. I colleghi 5 Stelle sono quelli che con più forza sostengono il salario minimo legale e, appunto, non è a caso che la proposta di legge oggi all'esame sia proprio a prima firma del presidente Giuseppe Conte. La domanda che, però, sorge spontanea è la seguente: dato che nella scorsa legislatura il MoVimento 5 Stelle è stato il partito di ampia maggioranza relativa e ha guidato ben due Governi, proprio con il presidente Conte, perché non ha approvato questa legge quando era al Governo e quando, in quei Governi, i Ministri del Lavoro si chiamavano Luigi Di Maio e Nunzia Catalfo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)? Colleghi dei 5 Stelle, in materia di lavoro avete introdotto per decreto una misura da 8 miliardi, che ha sfondato i bilanci dello Stato, come il reddito di cittadinanza e non avete fatto nulla, invece, per una misura, come il salario minimo legale, che non ha oneri.

Perché? Perché questa battaglia, a differenza di altre, ben più complicate - per esempio, la riduzione del numero dei parlamentari - non l'avete fatta quando eravate al potere? Una risposta potrebbe essere che nel Conte 1 - qualcuno l'ha data in Commissione - l'alleato di Governo era la Lega, che, quindi, non era d'accordo. E qui ci sta. Ma, nel Conte 2, insieme al MoVimento 5 Stelle, c'erano il PD e LeU, che ora sono sulle barricate con voi. In questo caso, perché non siete andati avanti come un treno? Non lo capisco.

Tutti ci ricordiamo l'immagine rubata dalle telecamere prima dell'inizio di un intervento alla Camera, in cui l'allora Presidente Conte chiede al Ministro Di Maio: “Questo lo posso dire?”. E Di Maio, in maniera secca, gli risponde di no. Probabilmente si riferiva al salario minimo. E, allora, a questo punto, la colpa è tutta di Di Maio.

Però, se ai colleghi del MoVimento 5 Stelle si può rimproverare di aver fatto “ammuina”, i colleghi del PD, invece, hanno proprio cambiato posizione. Nel Governo Draghi, il Ministro del Lavoro era l'onorevole Orlando. Da questo punto di vista, è opportuno far parlare gli atti ufficiali, dunque voglio citare alcune risposte che, nella scorsa legislatura, il Ministero del Lavoro, a guida Orlando, diede a interrogazioni sul salario minimo insieme ad alcune affermazioni che lo stesso Ministro Orlando ha fatto in vari interventi, anche in trasmissioni.

Il 5 ottobre 2021, Orlando dichiara, rispetto al salario minimo legale: “Credo che vada legato ad una legge sulla rappresentanza per non indebolire la contrattazione e i lavoratori”. Il 21 ottobre 2021, questa è la risposta che viene data in Commissione lavoro, alla Camera, alla deputata Segneri del gruppo MoVimento 5 Stelle: “Come affermato recentemente dal Ministro Orlando, l'introduzione del salario minimo va legata ad una legge sulla rappresentanza, al fine di potenziare la contrattazione collettiva, attraverso un intervento legislativo in materia di rappresentatività sindacale, necessario a salvaguardare il salario minimo da fenomeni distorsivi e tutelare il più possibile i lavoratori”. Dunque, la posizione è chiara: salario minimo legale e legge sulla rappresentanza. Simul stabunt, simul cadent.

Il 29 ottobre 2021, rispondendo a un'interpellanza urgente della deputata Costanzo, il Ministero a guida Orlando risponde: “La stretta connessione tra l'introduzione del salario minimo legale e una legge sulla rappresentanza appare, pertanto, la prospettiva dell'azione di Governo. Tale prospettiva è alla base della proposta di direttiva della Commissione europea del 2020, che contiene regole volte a rendere più efficaci e uniformi i sistemi adottati da Paesi dell'Unione europea, perseguendo l'obiettivo comune di rendere accessibile a tutti i lavoratori la tutela di un trattamento salariale minimo, rafforzando ed estendendo la copertura della contrattazione collettiva nel rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità. La proposta della direttiva riconosce, quindi, il valore della definizione del salario minimo sia attraverso norma di legge sia attraverso la contrattazione collettiva. Non lo dico io, non lo diciamo noi, l'ha detto l'allora Ministro Orlando.

A luglio 2022, però, quando ormai si percepiva che il Governo stesse per cadere, è lo stesso Ministro Orlando che, nel dare risposta al question time della collega Barzotti, dice: “Stiamo, infatti, lavorando su una proposta di sintesi che prende le mosse dall'orientamento prevalente della giurisprudenza, secondo il quale la retribuzione proporzionata e sufficiente, ex articolo 36, è quella prevista dai contratti collettivi di lavoro e che estende per via legislativa i trattamenti economici dei contratti collettivi più rappresentativi o maggiormente diffusi come retribuzione minima, ritenuta, quindi, come proporzionata e sufficiente in ciascun settore. Il riferimento al trattamento economico previsto dai contratti collettivi rappresenterebbe un significativo passo in avanti verso l'individuazione di una retribuzione dignitosa e tradurrebbe in norma generale le specifiche fattispecie normative già utilizzate dal legislatore in molti casi sul tema retributivo, quando, infatti, si rinvia ai contratti collettivi”.

Quindi, c'è un salto di qualità, a questo punto, nella posizione del Ministro, perché dal salario minimo legale condizionato alla legge sulla rappresentanza si passa, invece, al principio dell'estensione per legge dai contratti collettivi nazionali ai settori scoperti, posizione che Forza Italia ha sempre sostenuto e che, da ultimo, abbiamo tradotto anche in una proposta di legge, sulla quale mi riservo di tornare in seguito.

Ma in Commissione lavoro, in questi giorni, abbiamo assistito anche a un intervento accorato della collega Schlein che sul salario minimo dice: “Noi del PD, questa urgenza ce la sentiamo tutta addosso”. Ed io mi domando: ma questa urgenza, che adesso vi sentite così forte addosso, negli anni precedenti, nei Governi Letta, Renzi, Gentiloni e, poi, Conte-bis, non ve la siete sentita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)? Vi è venuta all'improvviso questa urgenza! E stessa cosa dicasi del segretario della CGIL, Landini, che oggi è pronto a fare le barricate, ma se quel marziano oggi atterrasse sulla Terra, e lo avesse sentito qualche mese fa, oggi non capirebbe di cosa stia parlando anche Landini. Capisco che nella vita è facile cambiare idea, ma cambiarla così radicalmente diventa complicato da spiegare.

Ora che il riassunto delle puntate precedenti ha chiarito lo scenario nel quale ci troviamo oggi, veniamo al presente ed entriamo nel merito, in quel merito in cui, di fatto, le opposizioni ancora non sono volute entrare, perché è facile andare a sbandierare 9 euro e dire ai lavoratori “siamo noi che vi veniamo a offrire la soluzione al lavoro povero”, senza raccontargli, poi, come stanno le cose. Per cui ora entriamo nel merito e facciamo un po' di chiarezza, non per quest'Aula, non per noi, ma proprio per il rispetto che dobbiamo ai lavoratori e agli italiani.

Alla domanda se in Italia vi sia una questione salariale, una questione di lavoro non adeguatamente pagato, di un proliferare dei cosiddetti contratti pirata, la risposta che Forza Italia dà è sicuramente “sì”! Alla domanda se questi problemi si risolvono indicando una cifra minima oraria per legge, la risposta di Forza Italia, ma anche del centrodestra, è altrettanto significativamente “no”! Individuare una paga minima oraria e stabilirla per legge ha un senso in quegli Stati dove la contrattazione collettiva nazionale è assente o poco sviluppata. Non è il caso dell'Italia, dove, grazie alla presenza di grandi organizzazioni sindacali, la contrattazione collettiva non è solo sviluppata, ma è molto consolidata.

La famosa direttiva europea che per alcuni è diventata una sorta di totem, diceva proprio questo: i due strumenti sono alternativi, non andiamo a raccontare agli italiani che per legge c'è un'imposizione della direttiva europea, perché non è vero. Leggiamola la direttiva europea, laddove non l'abbiamo, forse, compresa!

Se qualcuno si prendesse la briga di fare una telefonata al professor Antonio Viscomi, che nella scorsa legislatura era il capogruppo del PD in Commissione lavoro qui, alla Camera, ne potrebbe finalmente avere contezza. Stabilire una cifra per legge, come prevede la proposta di legge delle opposizioni, rischia di scardinare questo sistema consolidato. Il rischio è quello di introdurre per legge una gigantesca calamita che porti le organizzazioni datoriali, le singole imprese a sfilarsi dalla contrattazione collettiva, attestandosi su una soglia, magari inferiore, che, però, è legittimata dalla legge stessa.

Colleghi, questo lo dico senza alcuna polemica: io non so se le opposizioni abbiano riflettuto sul danno che si rischia di arrecare ai lavoratori nel medio periodo nel tentativo di portare avanti una battaglia esclusivamente sul piano politico e mediatico. L'imposizione di un valore minimo numerico trasversale non è coerente con l'autonomia della contrattazione e rischia di essere, addirittura, sostitutiva della contrattazione stessa. Inoltre, si sostituisce con il minimo salariale qualunque altro trattamento contrattuale. Anche qui, voi indicate i 9 euro dopo aver fatto un balletto - 9 euro, 9,50 euro, 10 euro -, vi siete organizzati e, poi, vi siete accordati su 9 euro. Ma, se voi approfondite e leggete tutta la letteratura che esiste sull'argomento, anche sulla scelta nell'eventuale volontà di andare verso un'indicazione di cifra di un salario minimo, anche la scelta della cifra deve nascere da un lavoro di studio di quello che è il lavoro veramente povero in Italia, di quelle che sono le cifre minime dei contratti. Non si può sparare una cifra a caso, perché si fa un danno colossale!

I 9 euro assorbirebbero tutti i trattamenti contrattuali, perfino quelli di natura individuale, come, per esempio, gli scatti di anzianità. In sostanza, forse anche in buona fede - questo non lo so - la proposta dell'opposizione opera a danno dei lavoratori, offrendo ai datori di lavoro non l'obbligo di applicare i contratti, ma, anzi, la possibilità di disapplicarli, forfettizzando dentro una soglia minima tutte le voci del contratto ed eludendo tutte le norme non economiche, come il diritto alla formazione, le ferie, il welfare e la contrattazione di secondo livello.

Se oggi siamo arrivati a questa discussione senza il mandato al relatore, e con quello che c'è stato in Commissione, è perché qualche forza dell'opposizione ha voluto accelerare per piantare una bandierina politica e le altre si sono accodate, perché questo, in tutta la legislatura, è il terreno dove l'opposizione per una volta è riuscita a trovarsi unita.

La materia, però, è troppo delicata ed anche complicata tecnicamente per procedere a strappi o per attestarsi nel muro contro muro e quante volte in Commissione lavoro il presidente Rizzetto, i capigruppo, i membri commissari della maggioranza hanno detto: aspettiamo, rimandiamo a settembre la discussione, facciamo un approfondimento serio. Non vi abbiamo chiesto di rimandare al giorno di mai o al mese di mai. Vi abbiamo chiesto, visto che siamo a fine luglio: rimandiamo la discussione a settembre, facciamo un approfondimento serio, perché è dalla serietà che si danno risposte vere e concrete ai cittadini e non dall'approssimazione e dalla volontà di piantare bandierine politiche (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

Nessuno nella maggioranza dice che della questione dei salari e dei contratti pirata non si debba parlare perché va tutto bene, questo non lo abbiamo mai detto. Abbiamo sempre detto una cosa diversa: prendiamoci il tempo che serve, approfondiamo tecnicamente la materia e proviamo ad arrivare a una soluzione soddisfacente, in primo luogo, per i lavoratori, il cui interesse viene prima di qualche punto nei sondaggi di giornata.

Da questo punto di vista, la maggioranza ha fatto passi significativi e l'apertura che è giunta dalla Presidente del Consiglio Meloni è alquanto solare. L'aver rinunciato a votare l'emendamento in Commissione è oggettivamente un fatto politico, è un dato oggettivo che la maggioranza non vuole affossare la questione, ma vuole discuterne nel merito.

La proposta di legge che Forza Italia ha depositato due giorni fa è un ulteriore contributo che è stato messo sul tavolo, formalizzando una soluzione alternativa che è da sempre la nostra posizione. Come lo facciamo? Individuando il contratto nazionale leader nel settore affine, estendendolo ai lavoratori privi di contratto nazionale e, allo stesso tempo, prevedendo che pure i contratti già applicati nel settore, se prevedono una retribuzione inferiore a quello preso a parametro, la devono adeguare, perché una cosa è parlare di un importo minimo uguale per tutti e l'altra, invece, è discutere di minimi tabellari che sono diversi a seconda del comparto di riferimento. I minimi tabellari, infatti, non rappresentano un minimo vitale, ma la retribuzione minima per chi lavora in quello specifico settore, relazionata alla ricchezza e alla produttività - perché questo non ce lo dobbiamo dimenticare - che il settore può ridistribuire.

Come li individuiamo, poi, questi contratti leader da applicare? Con i dati che INPS ha già in suo possesso grazie alle comunicazioni Uniemens. È la soluzione migliore? Noi riteniamo di sì, ma, poiché a differenza di altri non ci sentiamo detentori di verità assolute, non lo sappiamo, però, è una proposta, è un contributo a un lavoro ulteriore che vogliamo e dobbiamo fare.

Prendersi un paio di mesi non cambia niente, perché comunque il seguito dell'esame della proposta di legge sarebbe slittato a settembre. Su questo, mi duole dirlo, per una volta, ha ragione Calenda, mentre quando dice che la nostra proposta di legge è uguale a quella di Azione probabilmente non ha letto e non conosce il testo della proposta di legge che ha presentato il suo gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), visto che, anche lì, seppure in maniera più articolata, ci si attesta sui 9 euro per legge.

Prima di chiudere, una precisazione, magari un po' puntigliosa, ma dalla quale Forza Italia non si vuole astenere. Qualche esponente dell'opposizione, probabilmente perché messo in difficoltà dalla nostra proposta concreta messa sul tavolo, ha provato a sminuire un'altra disposizione della nostra proposta che riguarda la detassazione delle parti aggiuntive del salario.

Se quanto abbiamo stanziato sia poco o tanto lo vedremo in Commissione, però, se mi consentite, noi con quella norma proviamo a mettere più soldi in busta ai lavoratori con redditi medio-bassi; la proposta dell'opposizione propone di dare soldi alle imprese per adeguarsi al salario minimo.

Colleghi, capisco che le mediazioni siano difficili, ma qui c'è una cesura logica; se i 9 euro come voi dite sono un diritto, allora, non si devono prevedere contributi ai soggetti che devono garantire il godimento effettivo di un diritto. Che poi in quella norma non abbiate previsto né una quantificazione né, tantomeno, una copertura, rinviando alla legge di bilancio - così come si dice a Roma, “so boni tutti” - è una questione tecnica che tralascio.

Concludendo, Presidente, credo che questo dibattito sia comunque utile, perché chi lo vorrà fare, potrà farsi davvero un'idea delle posizioni in campo e valutare chi vuole risolvere davvero il grande problema del lavoro sottopagato e chi, invece, si limita a fare propaganda, speculando sulla pelle di quei lavoratori che sostiene di voler tutelare (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Signor Presidente, penso che, in un dibattito così importante e così rilevante, a una cosa non dovremmo mai rinunciare: all'onestà intellettuale. Io capisco tutto; qualcuno rivendica apertura al confronto, qualcuno dice che è stato un rinvio tecnico non aver votato l'emendamento che sopprimeva la nostra legge sul salario minimo, però, c'è un punto indiscutibile, perché altrimenti l'onestà intellettuale se ne va a ramengo. Voi avete deciso di non votare la soppressione di questa proposta di legge non per un'apertura nei confronti dell'opposizione, ma perché siete in difficoltà nel rapporto con il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Si chiama cortocircuito. Quando una forza politica e un Governo sono ammalati di bulimia mediatica e non riescono a imporre un tema, perché quel tema è stato imposto dall'unità delle opposizioni, fanno così: mistificano la realtà.

Invece, la realtà morde, signor Presidente, e morde perché abbiamo un Paese che ha una crescita limitata, abbiamo un Paese che ha una crescita non socialmente equilibrata, abbiamo un Paese in cui, qualche giorno fa, la Corte, con vari tribunali, è stata costretta a ricordare che ci sono contratti sottoscritti che non possono andare sotto una soglia di dignità.

Cosa significa, oggi, discutere il salario minimo? Non piantare una bandierina, ma squarciare il velo sul modello produttivo di questo Paese. Qual è l'idea prevalente, quella che, per esempio, nella saggistica molto spesso citata dalla destra emerge in maniera forte? L'Italia è un Paese così malridotto che può competere sulla scala globale, soltanto confidando in bassi salari e in un mercato del lavoro libero e precario. D'altra parte, la verità viene sempre a galla: ieri la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto una dichiarazione, la prendo in parola, solenne: basta con i negazionismi sul clima. Benvenuta sul pianeta terra, Giorgia Meloni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), perché in questo Paese da tempo c'è un'emergenza climatica e noi siamo disponibili a discutere con il Governo di un grande piano di cura del territorio, quella disponibilità che di fronte a emergenze simili e anche più gravi, come quella del COVID, la destra ci ha sempre negato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Allora, il modello produttivo di questo Paese deve fondarsi sulla qualità e, dunque, sulla transizione ecologica dell'economia, sulla transizione digitale della produzione; transizione ecologica significa spingere al massimo la conversione delle grandi imprese di questo Paese, transizione digitale significa che non voglio sentire più dalla destra pronunciare le parole “alziamo il tetto del contante, abbassiamo il tetto sui pagamenti elettronici” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Vedete, che cos'è questa destra? È quella che ieri ha varato un decreto sulla cassa integrazione - e qui entriamo nel merito, perché parliamo di lavoro povero - a causa del maltempo e del caldo nell'agricoltura e nell'edilizia e però poi dimentica i lavoratori stagionali nell'agricoltura, che sono la stragrande maggioranza: vi informo che i voucher non risolvono il problema della cassa integrazione per caldo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)! E dimentica i lavoratori poveri e poverissimi che in questo periodo portano i pacchi e il cibo nelle nostre case con l'aria condizionata, i rider (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Perché non date la cassa integrazione per caldo ai rider, e, invece, li dimenticate? Quelli sì che sono lavoratori poveri!

Però, nello stesso decreto che dovrebbe occuparsi di quelli che stanno soffrendo è contenuta una norma che racconta tutto quello che siete e come la pensate, che prevede che le società energetiche che dovrebbero versare la già modesta tassa sugli extraprofitti prevista nella vostra legge di bilancio abbiano un comodo spostamento dal 30 giugno al 30 novembre, senza alcuna applicazione di sanzioni e senza alcun intervento sugli interessi: dovete andare a spiegare a quelli che stanno pagando i mutui a tasso variabile e che ogni mese vedono crescere la propria rata che alle grandi aziende energetiche che dovrebbero pagare gli extraprofitti non viene fatto pagare niente di niente.

Allora, signor Presidente, è una bandierina dire - lo dico a me stesso, lo dico ai colleghi di quest'Aula - che forse noi non andremmo mai a lavorare per 3 o 4 euro l'ora per fare il bagnino, il cameriere, il rider, quello che pulisce gli alberghi: lo fareste? Andreste a lavorare per 3 o 4 euro? Io credo di no: allora, proviamo insieme a fare questa legge sul salario minimo legale e stabiliamo un principio per cui sotto i 9 euro, in questo Paese, nessuno deve lavorare, altrimenti è illegale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Questo stiamo proponendo.

Vi siete convertiti sulla strada della contrattazione collettiva, voi che siete stati teorici massimi della disintermediazione. Benissimo, i sindacati servono, è una notizia, anche questo è un pezzo, come dire, di un risultato politico, e così lo giudichiamo. Però, voi dite: la contrattazione collettiva nazionale sostituisce il salario minimo, anzi con il salario minimo rischiamo di andare sotto le soglie, di impoverire quelli che hanno i contratti maggiormente rappresentativi; chiaramente dimenticate che c'è bisogno di una legge sulla rappresentanza che faccia valere quei contratti erga omnes e spazzi via i contratti pirata. Però siccome stiamo parlando di Europa, signor Presidente, vorrei sommessamente ricordare ai colleghi che c'è un Paese in Europa, la Germania, dove hanno fissato il salario minimo a 12 euro e dove difficilmente si potrà sostenere che non ci sono sindacati che contrattano. Le cito, signor Presidente, signori del Governo, il contratto firmato dai lavoratori metalmeccanici il 18 novembre 2022 nel Paese dove c'è il salario minimo più alto d'Europa e dove teoricamente quel salario minimo dovrebbe indebolire il sindacato: i sindacati hanno rinnovato per 3,9 milioni di “tute blu” il contratto, con un aumento netto dell'8,5 per cento, superando il tasso di inflazione reale: e allora, di cosa stiamo parlando, signor Presidente? Il salario minimo è una frusta per aiutare la contrattazione collettiva, e questo è scritto dentro la nostra legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Mi fermo; avete avuto tutto il tempo, tre mesi di audizioni, avete scelto di non presentare alcuna proposta, poi ne è arrivata una, in extremis, di Forza Italia, spero solo che non sia un passo verso l'Unione Sovietica, perché, dopo le dichiarazioni Tajani, eravamo molto preoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Andiamo al punto: se volete il confronto avete i nostri numeri di telefono (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); telefonate, non fate finte aperture senza prendere un impegno, perché la Presidente del Consiglio ha detto “no” al salario minimo; se avete tempo, se avete voglia fatelo, noi siamo pronti ad andare avanti anche nel mese di agosto; se voterete la sospensiva non sarà per un approfondimento, ma perché siete in difficoltà nel rapporto con il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Riccardo Zucconi. Prego, onorevole.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, colleghi, vorrei sottoporvi quest'affermazione: il Partito Democratico e la sinistra italiana in generale non diranno alla gente che per molti anni sono stati fautori di un processo di finanziarizzazione dell'economia e di svuotamento del sistema produttivo; per questo i salari, da anni, in Italia ristagnano, la ricchezza prodotta si accumula nelle tasche di pochi: tutto questo è anche il frutto delle politiche della sinistra. Questa non è un'affermazione mia, è un'affermazione del professore ed economista Pietro Ichino, che è stato più volte deputato e senatore del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per fortuna, in questo caso c'è un certo senso di resipiscenza. È un'affermazione condivisibile, perché, vedete, le dinamiche che portano all'impoverimento dei salari sono andate di pari passo con le politiche anti-impresa fatte proprie dalla sinistra, con le politiche contro il lavoro, come, per esempio, il reddito di cittadinanza, con le logiche di doping politico dell'economia, come per le politiche dei bonus; tutte politiche realizzate dai partiti della sinistra, in questi ultimi 12 anni. Ricordate quando si parlava del decreto Dignità? L'imprenditore, la classe imprenditoriale era identificata come quella dei “prenditori”, sfruttatori, evasori; questo è stato l'approccio ideologico nell'affrontare il mondo dell'impresa, non è negabile, ci sono le vostre affermazioni in Aula. Allora, la conseguenza è stata questa, un dato per tutti: l'economia italiana, negli ultimi 12 anni, non è cresciuta per niente, portandosi dietro anche – anche - come conseguenza un mancato aumento dei salari, ma gli effetti di queste politiche miopi si sono fatti sentire anche sul versante della produttività, altro aspetto penalizzante per l'Italia, perché gli investimenti in ricerca, tecnologia, istruzione, formazione sono stati ignorati dalla politica e dai Governi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Un'ora di lavoro produce, in Italia, 55 euro di PIL, a fronte dei 67 della Germania e dei 68 della Francia, e non è colpa dei lavoratori, sia ben chiaro, probabilmente è un cane che si morde la coda, un circuito vizioso sul quale intervenire. Così come quelle politiche dei Governi della sinistra sono state le cause che hanno concorso a determinare questi fatti, la doverosa inversione di tendenza non può essere che generale rispetto al mondo produttivo e può essere realizzata soltanto da un Governo omogeneo, coerente, che ha, invece, principi completamente diversi, ossia dal Governo attuale.

Certo, i salari sono stati impoveriti anche da un'inflazione innescata dagli aumenti dei costi energetici, con l'aumento dei tassi dei mutui e delle materie prime, ma anche dei generi di consumo indispensabili, che ha messo in ginocchio i redditi più bassi e ulteriori interventi si impongono, certo. Ricordo, però, che il picco dell'inflazione si è avuto a gennaio del 2022 e il Governo in carica non era quello Meloni.

Ulteriori interventi si impongono anche nella logica della necessità di ridare al lavoro un valore non solo retributivo, ma anche culturale ed esistenziale. A nostro giudizio, però, provvedimenti e proposte come quella sul salario minimo, applicati in un sistema variegato, disomogeneo e parcellizzato come quello italiano, non sono la risposta. E allora bisogna fare, innanzitutto, chiarezza su alcune affermazioni, che danno un po' il senso della strumentalità della proposta sul salario minimo.

Si afferma che i temi del lavoro povero e dell'aumento del costo della vita non interessino a questo Governo. Non è vero. Appena insediato, proprio questo Governo ha destinato ingenti risorse per ridurre il peso del cuneo fiscale sulle buste paga dei lavoratori e ha investito due terzi della manovra di bilancio per supportare le famiglie per l'aumento dei costi energetici; ancora, ha aumentato le soglie dei fringe benefit e dei premi di produzione: 9 miliardi, più i 20 per il costo contro l'aumento delle energie. Ricordo, infine, in questo senso, che Fratelli d'Italia nel 2015, con una proposta del collega Rizzetto, aveva presentato una precisa proposta di riforma del sistema retributivo: naturalmente, il Governo non la mise neanche in discussione. Quindi, non è vero che Fratelli d'Italia e questo Governo non tengano in conto questi problemi, anzi, e credo che la presenza, oggi, in Aula, ne sia anche una dimostrazione.

A suo tempo era stato detto che con il Governo Meloni l'economia sarebbe andata in crisi e che i mercati avrebbero penalizzato l'Italia. Ebbene, lo vediamo: con il Governo Meloni abbiamo uno spread stabile, siamo il Paese europeo con la maggiore crescita di PIL, stiamo cioè creando le migliori e indispensabili condizioni per ridare sacrosanti diritti ai lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

È stato detto che con l'eliminazione, seppure modulata nel tempo, del reddito di cittadinanza si sarebbero abbandonati gli interventi sociali. Ecco, questo è proprio falso, perché questo Governo ha intrapreso la strada della ricerca dell'aumento concreto dell'occupazione, ma mantenendo robuste forme di sostegno sociale ai fragili, nella logica che qualsiasi misura di sostegno indiscriminato e ideologizzato del reddito delle persone disoccupate ha l'effetto di disincentivo al lavoro, soprattutto quando è privo - come il reddito di cittadinanza si è ampiamente dimostrato - di politiche di reinserimento nel mercato del lavoro.

Ancora, ci è stato detto che con il decreto Lavoro e con le modifiche al decreto Dignità, avevamo addirittura reintrodotto la precarietà. Non è vero! Con il decreto Dignità non si era reso affatto più instabile il lavoro. Infatti, in quel periodo, anche per via delle evidenti distorsioni introdotte sulle causali di rinnovo, la media di durata dei contratti era sempre inferiore agli 11 mesi. Andatevi a guardare i dati.

Altra affermazione, questa veramente strana: l'Europa ci impone di introdurre il salario minimo. Non è vero. Niente ci è imposto dall'Europa, anzi, ci sono sollecitazioni per basarsi nuovamente sulla contrattazione collettiva. Ci si scorda di dire che solo 6 Paesi europei hanno salari minimi sopra i 9 euro: perché non lo dite, questo? Tra l'altro sono: Belgio, Lussemburgo e Irlanda, economie non certamente paragonabili alla nostra. La Spagna lo ha? Sì. Si cita sempre la Spagna. La Spagna ha un salario minimo a 6,06 euro l'ora. È questo il risultato? Sono questi gli esempi? Non credo. Un salario di 6 euro è basso, concordiamo per lo meno su questo.

E allora due dati: gli occupati sono ulteriormente cresciuti in Italia (400.000 unità in più rispetto a luglio 2022), con preponderanza - questo è importante - dei dipendenti con contratti permanenti, il calo dei salari ha avuto un'accelerazione proprio da gennaio 2022 e i lavoratori poveri in Italia ci sono. Cosa è stato fatto nella legislatura scorsa per affrontare questo tema? Nulla!

Il salario minimo non può essere, poi, spacciato genericamente come una misura efficace per un aumento generalizzato delle retribuzioni e neppure per un adeguamento al carovita, anzi, potrebbe essere addirittura una concausa dell'aumento del carovita, perché innesca dei processi equiparati all'interno delle aziende. Potrebbe, invece, quindi, essere addirittura agevolativo di dinamiche inflattive.

Un'imposizione di questo tipo vanifica, poi, il principio della rappresentanza sindacale, proseguendo nella logica giacobina della distruzione dei corpi intermedi, di cui faceva parte anche la delegittimazione della politica; non si rivolge direttamente agli stipendi più bassi e ai contratti penalizzanti e fa, quindi, correre il rischio di trascinare verso il basso, nel tempo, molti trattamenti salariali; omogeneizza, tra l'altro, retribuzioni, che, proprio sulla scorta del principio di produttività, dovrebbero essere perequate al lavoro effettivamente svolto.

Al collega Scotto, signor Presidente, vorrei mandare questo messaggio, perché con questi voucher fate passare sempre chi li propone come sfruttatore, prenditore, evasore, ma non funziona così! Non so se sapete quanto è la retribuzione lorda oraria dei voucher: si attesta quasi a 13 euro l'ora - 13 euro l'ora! - e voi criticate un lavoro retribuito a 13 euro l'ora. Non voglio ricominciare sulla dinamica dei voucher, che non è stata capita, ma che vi assicuro - perché io in un'azienda ci ho vissuto tanti anni - a volte è utile anche ai lavoratori.

Questa proposta del salario minimo è priva dell'indicazione, ex articolo 81 della Costituzione, delle necessarie coperture rispetto ai ristori per le aziende. Questa è una mancanza enorme. Qui si fa la festa, si invitano tutti, ma poi a pagare è Pantalone, è lo Stato, e non si dice neppure come, però. È un grave difetto!

Si prevede che entri in vigore addirittura a fine novembre 2024: noi speravamo di far meglio. Perché tutta questa furia e questa propaganda continua, rispetto a una proposta che viene dalla maggioranza, di approfondire un tema, visto che volete far entrare in vigore una legge addirittura nel novembre del 2024?

La risposta del Governo rispetto a questa proposta è stata modulata anche grazie all'ottimo lavoro svolto dal collega Rizzetto, in qualità di presidente della Commissione lavoro, fino all'apertura di una disponibilità al dialogo con le opposizioni, ma sottolineando che, per noi, le linee guida di questo confronto devono essere altre: concentrarsi sugli stipendi più bassi, sui settori più fragili. Ognuno deve fare la propria parte, a cominciare dalle amministrazioni pubbliche, che devono limitare la pratica delle gare al ribasso. Anche i sindacati, nel loro legittimo ruolo di rappresentanza costituzionalmente garantito, devono prendere atto dell'impossibilità di sottoscrivere accordi, com'è successo non molto tempo fa alla CGIL, quando è andata a sottoscrivere un contratto per la vigilanza privata a 5 euro lordi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Ecco, oggi hanno cambiato idea: ora gli va bene il salario unico, si sono schierati. Fino a poco tempo fa non gli stava bene, però sottoscrivevano i contratti a 5 euro l'ora!

La politica deve darsi degli obiettivi ben ponderati, che siano compatibili con il nostro sistema produttivo e che non ignorino la complessità del nostro sistema dei trattamenti retributivi. L'unità delle opposizioni è fino ad un certo punto: Patuanelli, l'altra sera, ma credo anche Conte ieri, hanno affermato che loro, quando erano al Governo, volevano già introdurre la misura del salario unico, ma che il PD glielo aveva impedito. Ascrivetevi, intanto, questa responsabilità, non lo dico io, parlatene con Conte.

Avere come base di riflessione il fatto che il nostro sistema produttivo è fatto di micro e di piccole aziende. E allora ben venga un confronto su questo tema e che sia un confronto serio, tenendo sempre presente che il cuneo fiscale rimane oggi al 46 per cento, nonostante gli interventi fatti solo, e unicamente, dal Governo Meloni, che lo ha abbassato addirittura di 7 punti. La media europea è del 34 per cento.

Il nostro debito pubblico rimane sempre fra i più alti del mondo. E allora, quando si interviene, non si può scaricare tutto sulle casse dello Stato. A noi risulta evidente che, in generale, qualsiasi proposta di aumento dei salari - doverosa - si dovrà concentrare sui redditi più bassi e prevedere la totale esenzione dal cuneo fiscale degli aumenti salariali, quanto meno per un certo periodo di tempo. Lavoriamo su un'ipotesi di questo tipo, sulla quale Fratelli d'Italia sta lavorando, a sua volta, da molti mesi.

Un'ultima considerazione: le zone di lavoro povero non sono determinate solo dai bassi salari, ma anche da fenomeni di lavoro intermittente e dal fenomeno - che molto contraddistingue la nostra economia - del lavoro stagionale.

In settori importanti, come il turismo o l'agricoltura, il fenomeno è particolarmente evidente. Quali sono le vostre proposte per intervenire? Non ci sono. Bisogna intervenire anche su questo. Fratelli d'Italia sta elaborando proposte per limitarlo, come quella dell'implementazione dei contratti duali, della codatorialità e della previsione di una piattaforma web che veramente aiuti la ricerca e l'offerta di lavoro e che sia finalmente realizzata - altro che i centri per l'impiego - e magari cogestita con le associazioni datoriali. Non si può buttare un bel titolo pensando di risolvere il problema. Avevate già risolto la povertà - l'avevate già eliminata -, ora non vorrei che eliminaste definitivamente anche il lavoro. Quindi, da Fratelli d'Italia la sollecitazione è di affrontare il tema con serietà, con onestà e con lungimiranza. Questo Governo ha già dimostrato di considerare quello della tutela del lavoro e dei lavoratori il tema centrale e la certezza, confermata dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Meloni, è che continuerà a farlo, con precise proposte però, con proposte compatibili con il nostro sistema. L'abbiamo fatto dall'opposizione e siamo certi che lo faremo in futuro. La nostra coerenza anche su questo non è in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Davide Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie Presidente. Oggi, giovedì 27 luglio, è una giornata che definisco storica per il nostro Paese, per quest'Aula e per l'istituzione che rappresentiamo, una giornata storica, tanto attesa dall'Italia, tanto attesa dall'Europa e direi che tutti gli occhi sono rivolti a noi e ai lavori di questa giornata. Intanto, voglio ringraziare il presidente Giuseppe Conte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che, dal primo giorno di questa legislatura, ha depositato un progetto di legge in linea con il nostro programma elettorale, che vuole introdurre nel nostro Paese l'indicazione di una soglia di salario minimo orario. Questa è una misura di dignità salariale, dignità che, questa maggioranza e questo Governo, hanno calpestato con il decreto del 1° maggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Infatti, è questo che avete fatto con quel decreto Lavoro, che non fa altro che alimentare il precariato e introdurre i voucher, lo strumento che legalizza una forma di precarietà lavorativa. Ecco, che prospettive di vita hanno quei lavoratori che, ogni giorno, si svegliano e aspettano il messaggio del datore di lavoro, che dice: “oggi mi servi” o “oggi non mi servi”? Che prospettiva hanno i giovani o le donne che oggi non sanno come accedere ai mutui o ai prestiti e non hanno prospettive di vita? C'è un'emergenza in Italia che riguarda 3,5 milioni di italiani, 3,5 milioni di lavoratori, non di fannulloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ogni giorno, 3,5 milioni di cittadini si svegliano e fanno sacrifici per andare avanti e, nonostante tutto, nonostante l'applicazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro, portano a casa una paga non dignitosa.

Questo nostro progetto di legge, che oggi portiamo in Aula, è frutto di un lavoro di sintesi da parte di tutte le forze di opposizione o di minoranza, com'è giusto chiamarle. Da soli, evidentemente, non abbiamo i numeri per approvare questa proposta di legge, quindi, Presidente, tramite lei, voglio rivolgermi a tutti i colleghi che, oggi, hanno l'onore e l'onere di governare questo Paese e che rappresentano la maggioranza in quest'Aula. Oggi, cari colleghi, non la passerete liscia: non è una minaccia, ma un forte messaggio che arriva, non soltanto dal MoVimento 5 Stelle o dalle forze di minoranza, ma da 3,5 milioni di lavoratori che aspettano risposte da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, Presidente: questo recita la nostra Costituzione all'articolo 1, così apre la nostra Costituzione. Ma qual è il lavoro? Il lavoro deve essere dignitoso e il lavoro, per essere dignitoso, ha bisogno anche di una paga dignitosa, di un salario dignitoso. Per voi è dignitoso spaccarsi la schiena per 12 ore al giorno, portando a casa uno stipendio da fame? Per voi è dignitoso andare a lavorare per 3, 4 o 5 euro l'ora? Per noi “no” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non è degno di un Paese civile, non è degno di un Paese fondatore dell'Unione europea, come l'Italia!

Voglio ricordare a quest'Aula, Presidente, che l'Italia è uno dei pochi Paesi a non avere una legislazione che prevede un salario minimo legale. Tutti gli altri Stati europei, che hanno seguito questa strada prima di noi e hanno anticipato i tempi, oggi, si trovano in situazioni migliori rispetto al nostro Paese, in termini di economia, in termini di potere d'acquisto e in termini di stabilità. Per questo, tanti cittadini, soprattutto giovani italiani, ogni giorno, decidono, con il cuore spezzato, di abbandonare il nostro Paese per andare a lavorare all'estero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Sapete, cari colleghi, non dovreste interessarvi soltanto dell'immigrazione, ma anche di tanti cittadini italiani che, oggi, non trovano in Italia un lavoro dignitoso e per questo sono costretti ad andarsene all'estero a lavorare. Sapete il perché? Perché all'estero trovano due condizioni che sono fondamentali per la dignità del lavoro, ovvero una paga dignitosa e un contratto regolare, due condizioni che ancora in Italia sono difficili da trovare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Se voterete contro questa proposta di legge – e, dalle vostre dichiarazioni, presumo che sia questo il vostro intendimento -, non farete un torto al MoVimento 5 Stelle o alle forze di opposizione o di minoranza, farete un torto a 3,5 milioni di lavoratori; ricordatevelo, cari colleghi. Presidente, ci tengo a ribadire questo perché troppo è stato detto su questa proposta di legge. Intanto, voglio ringraziare chi si è impegnato ad arrivare oggi con una proposta unitaria, perché, cari colleghi, non è stato un percorso semplice. Avevamo una posizione chiara, netta e definita e abbiamo presentato un unico progetto di legge, ma altre forze politiche hanno dovuto fare sforzi maggiori di sintesi interna prima di addivenire a un progetto unitario.

A chi ci accusa di non aver introdotto prima il salario minimo, do una notizia, perché, forse, molti colleghi non lo sanno: il MoVimento 5 Stelle è sempre stato l'unica forza politica ad aver portato avanti seriamente la battaglia sul salario minimo, l'unica forza politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E, per realizzare le cose, in Parlamento, servono i numeri e, purtroppo, non abbiamo mai avuto i numeri per governare da soli e per reggere questa sfida (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È inutile che fate “eh!”, perché è così, perché altrimenti potrei citare i vostri programmi elettorali, ad esempio quello della Lega. Il programma della Lega, del 2018, recita, a pagina 10, alla voce “lavoro”, come primo punto, proprio l'introduzione del salario minimo! Quindi, ai colleghi della Lega dico: chi è che ha cambiato idea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

DAVIDE AIELLO (M5S). Presidente, avrei tantissime altre cose da dire, ma, purtroppo, il tempo è tiranno. La Lega, tra l'altro, non c'è, è assente (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

TOMMASO FOTI (FDI). È lì!

DAVIDE AIELLO (M5S). …e questo non fa altro che dimostrare l'ennesima ipocrisia. C'è il Sottosegretario Durigon, che ringrazio e magari può andarsi a rinfrescare la memoria (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Cortesemente.

DAVIDE AIELLO (M5S). …visto che ormai è diventato di moda non leggere. Almeno, leggetevi i vostri programmi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Glielo do io un consiglio, Sottosegretario Durigon: nel programma della Lega alle elezioni del 2018, a pagina 10, troverà che, come primo punto, c'è l'introduzione del salario minimo. Almeno i vostri programmi, vi consiglio di leggerli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Francesco Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Si parla spesso di lavoro senza sapere bene cosa sia. Leggiamo assieme, care colleghe e cari colleghi…

PRESIDENTE. Onorevole Mari, un attimo. Per cortesia, colleghi. Prego.

FRANCESCO MARI (AVS). Leggiamo assieme alcuni contratti collettivi nazionali che sono al di sotto dei 9 euro l'ora. Il turismo, 7,48 euro, la ristorazione, pubblici esercizi e altro 7,28 euro, il tessile e l'abbigliamento, 7,09 euro, le cooperative per i servizi socioassistenziali, 7,18 euro, i servizi socioassistenziali, 6,68 euro, pulizia e multiservizi, 6,52 euro, la vigilanza privata, 6,20 euro. È per loro che continuiamo a dire salario minimo subito (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Quello che voi negate, che ha negato per prima la Premier, la Presidente del Consiglio, in quest'Aula, a più riprese.

Perché non è qui? Questa è la prima proposta di legge della minoranza che arriva in Aula. Lei ha attaccato per prima il salario minimo e avrebbe dovuto avere la responsabilità di essere qui nel momento in cui si discute la prima proposta di legge dell'opposizione. Non dico voi, perché è del tutto evidente, ma addirittura noi, forse, non siamo del tutto consapevoli della portata di una tale innovazione. Riprendo vostre dichiarazioni e quelle dei giornali della vostra area: l'81 per cento, quindi circa 8 lavoratori su 10, percepiscono un salario orario lordo superiore a 9 euro. E ci mancherebbe altro! Solo che quel 19 o 20 per cento sono oltre 4 milioni di lavoratrici e di lavoratori, perché, come sa bene il Sottosegretario Durigon, sono circa 23,3 milioni gli attivi in questo Paese, quindi una quota significativa. E, soprattutto, quello che non vi entra in testa forse è il fatto che anche quelli che percepiscono di più, spesso poco di più, di 9 euro ne beneficeranno sicuramente, perché il salario minimo per legge spinge in alto l'asticella di tutti i salari, di tutti i redditi, com'è avvenuto ovunque in Europa dove è stato approvato un salario minimo. Quindi migliorerebbe, secondo le peggiori previsioni, la condizione lavorativa del 20 per cento dei lavoratori, e credo molto di più, ma è proprio qui che sta il punto. Dire che vi disinteressate dei lavoratori poveri, di quei circa 4 milioni che sono sotto i 9 euro, significa dire solo una parte della verità, per quanto sacrosanta. Ma la verità completa sta nel fatto che voi e i ceti sociali che rappresentate temete per la crescita dei salari, anche di quelli che sono già sopra la soglia, perché questo sarà l'effetto, perché cresceranno più facilmente tutti i salari, e voi lo sapete bene. Per questo presentate una proposta che, innanzitutto, non avrà questo effetto. L'unica proposta che arriva a questo momento, che dice sostanzialmente che, per garantire ai lavoratori subordinati una retribuzione equa e proporzionata al lavoro svolto, in assenza di un contratto collettivo nazionale di lavoro, quindi per tutti i lavoratori che sono fuori dalla contrattazione collettiva nazionale, per quei lavoratori viene applicato - la faccio breve - il contratto leader, il contratto di riferimento, e via via. Però, in merito bisogna dire una cosa netta. Noi fissiamo il salario minimo per legge, voi fissate il lavoro povero per legge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! È criminale, perché per voi, care colleghe e cari colleghi, quei salari di cui ho parlato in precedenza, Sottosegretario Durigon, questi salari in massima parte sono salari di contratti leader. Quindi, quello scarso 5 per cento di lavoratori che è fuori dalla contrattazione voi lo portate a questo livello nel 2023, fissate questa soglia, la fotografate, la stabilizzate e dite che quello è un salario legale. È di una gravità inaudita! Questo è quello che dice Forza Italia. Fate finta di non capire che la nostra proposta aiuta il sindacato nella contrattazione, perché a volte, è vero, il sindacato non ce la fa, non perché è debole il sindacato, ma perché sono deboli i lavoratori, poiché sono indeboliti, sono soli, sono ricattabili, grazie alle vostre politiche degli ultimi 30 anni. Con questa proposta fate quello che già fa il giudice in assenza della legge, già lo fa, ma perché non può fare di più. Il giudice ha bisogno di un riferimento, di un parametro, e cerca di applicare almeno il primo comma dell'articolo 36. Quindi, che fate? Fate come dice il poeta: ciascun dal proprio cuor l'altrui misura. Avete messo nero su bianco nella vostra proposta proprio ciò di cui ci accusate, di indebolire la contrattazione. La contrattazione, con questa proposta, viene fortemente indebolita, perché non ci sarebbe motivo per fare più la contrattazione se ci fosse un salario minimo fissato al di fuori della contrattazione. È meglio non fare niente che questa roba qui. La collega Tenerini, però, lo ha confermato. Quindi, riducete la capacità di contrattazione, perché la proposta, l'unica che abbiamo, depositata 2 giorni fa, spinge fuori dalla contrattazione, fotografa una situazione drammatica e la stabilizza.

C'è altro da fare? Sicuramente, il sottoinquadramento, i contratti impropri, il falso part time. Nessuno di noi ha mai detto che questa è la soluzione alla questione dei redditi troppo bassi in Italia, ma anche questo non basterebbe. No, bisognerebbe andare oltre, l'ho detto prima. Il giudice applica la prima parte dell'articolo 36, cioè che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”, e nulla può, ovviamente, rispetto alla seconda parte “e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”.

C'è una cosa particolare in questo articolo della Costituzione, è la congiunzione, perché i costituenti potevano scrivere: il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Perché il costituente dice “e in ogni caso”? Perché usa questa congiunzione “e in ogni caso”? Significa che anche quando la retribuzione è proporzionata, perché applica semmai un contratto, quella può non essere sufficiente alla vita libera e dignitosa. Sapete che cos'è la vita libera e dignitosa? Per esempio, era il reddito di cittadinanza, che integrava i redditi troppo bassi. Quella era la seconda parte dell'articolo 36. Sapete che cos'è la seconda parte dell'articolo 36? È il nostro salario minimo per legge, apre quantomeno una discussione su cosa sia oggi, nel 2023, non in questo Paese, ma in questo mondo, un'esistenza libera e dignitosa per una famiglia al tempo di oggi. Sono le ferie? È la possibilità di mandare sempre un figlio a scuola e di fargli seguire gli studi in ogni caso? Cos'è un'esistenza libera e dignitosa? Non ci accusate, per piacere, di fermarci ai 9 euro. I 9 euro aprono una porta gigantesca sulla discussione, finalmente, nel merito della qualità della vita di questo Paese, e voi la respingete. Ma vi sfido a trovare nei quasi 30 provvedimenti urgenti, indifferibili che avete approvato fino ad oggi uno che abbia oltre il 70 per cento del consenso degli italiani. In quest'Aula, oggi si affronta una questione che è condivisa, ha il giudizio positivo, favorevole, di 3 quarti degli italiani per la prima volta dall'inizio della legislatura.

Ciò avviene esattamente per il lavoro fatto dalle opposizioni, la maggioranza non è stata capace di fare questo. E c'è un'altra cosa non detta. L'aggettivo che dovrebbe accompagnare questa nostra proposta, di cui, invece, voi rinviate la discussione, è: “urgente”. Ci sarebbero su questo, per la prima volta, veramente, in questa legislatura, i motivi di necessità e urgenza e, invece, ahimè, ci dividiamo, su questo si dividono progressisti e conservatori, e viva Dio! Ma state attenti, perché, così come già avvenuto nella storia, da conservatori diventate reazionari.

Questa vicenda, tra l'altro, archivia, per fortuna, trasversalismi e anche un certo moderatismo incapace di guardare ai problemi reali. Noi dobbiamo, invece, uscire dal politicismo, dalle macchiette, dalle provocazioni ad uso social. Questa è una questione troppo seria. Ma non vi illudete, oggi, domani o tra qualche mese, non l'affosserete questa legge. Potete prendere tempo qui, in Parlamento, anche per fare le vostre proposte oscene, ma, come la prima proposta sulla giustizia sociale ha unito le opposizioni, così questa sarà la prima legge che le sinistre, i democratici, i progressisti, gli ambientalisti approveranno quando saranno al governo del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. La caratteristica comune delle varie critiche, che anche oggi abbiamo sentito, che sono portate alla nostra proposta sulla legge del salario minimo, mi sembra unica, una: o non l'hanno letta o non l'hanno capita. In entrambi i casi è molto grave, perché, sistematicamente, si parla d'altro, si parla di una proposta in cui non sempre ci possiamo riconoscere. Il nucleo, però, è molto facile e vorrei ricordarvelo, è contenuto in 20 righe dell'articolo 2, è molto facile, si può leggere, è scritto in italiano. Dice, sostanzialmente, due cose: non dimenticatevi la prima, perché è forse, addirittura, la più importante, non dimenticatevi la prima, perché è strettamente collegata alla seconda. La prima è che, siccome noi vogliamo l'applicazione dell'articolo 36 della Costituzione, come veniva ricordato e, cioè, che al lavoratore e alla lavoratrice sia riconosciuto un salario proporzionato alla quantità e qualità del loro lavoro, dignitoso e in grado di garantire libertà, sulla base di questo principio, noi applichiamo l'articolo 36 della Costituzione, riconoscendo al lavoratore il diritto a un trattamento economico complessivo non inferiore a quello proposto dal contratto collettivo nazionale stipulato dalle organizzazioni dei datori e dei lavoratori comparativamente più rappresentative nel settore di appartenenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Banale? È fondamentale! Se sei un lavoratore del settore A, fai il tessile, il chimico, la logistica, quello che vuoi, tu hai diritto non a un salario minimo, hai diritto al trattamento economico complessivo riconosciuto in quel tuo settore dal contratto collettivo, chiamiamolo più rappresentativo. Questo vuol dire che la libertà contrattuale è libera: ci potrà essere il “contratto pirata”, ma il “contratto pirata” o quello fatto uscendo da Confindustria, uscendo dalle associazioni datoriali rappresentative, uscendo dai sindacati rappresentativi e facendosi il sindacato di fabbrica, che noi chiamiamo storicamente “sindacato giallo”, puoi farlo, ma, comunque, per legge, sei tenuto ad applicare il trattamento economico complessivo del contratto vero, quello rappresentativo! E, se qualcuno dice che ci tiene a rafforzare la contrattazione, a rispettare la contrattazione, questa è la prova che deve aderire a questa proposta, perché più rispettosa di questa, non esiste.

Cos'è questo trattamento economico complessivo? Non sono i 9 euro, a cui arrivo fra un attimo, ma è tutto il trattamento economico e, quindi, comprende il minimo tabellare, il trattamento economico minimo, gli scatti di anzianità, la tredicesima, la quattordicesima, il TFR, tutte le indennità che sono continuative, comuni e fisse per tutti i lavoratori. Questa è la prima cosa. Si stabilisce che non si possa uscire da questo contratto: lo dico per tranquillizzare la Presidente del Consiglio, che di questo ha paura, perché dice: mamma mia, con la vostra legge, qualcuno si adatta al salario minimo e peggiorano, dice, le tutele dei lavoratori, quelle già in essere. È di questo che ha paura la Presidente del Consiglio. La voglio tranquillizzare, perché sono i consulenti del lavoro, che non sono certo vicini a noi, ma sappiamo a chi sono vicini, che ci dicono proprio questo: che, se si individua una figura del contratto collettivo comparativamente più rappresentativo per settore, questo non esclude l'esistenza di ulteriori contratti, ma questi dovranno rispettare i parametri retributivi del contratto più rappresentativo. Non se ne esce, ce lo dicono i consulenti del lavoro, che non sono sicuramente pericolosi sovversivi. Questa è la prima parte, ricordatevela, perché c'è e perché, legata a questa, è la seconda.

La seconda sono tre righe, leggiamole insieme: “Il trattamento economico minimo orario” - quello minimo, non tutto l'ambaradan che ho detto prima - “stabilito dal contratto collettivo nazionale del lavoro non può comunque essere inferiore a 9 euro lordi” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Io non posso accettare che mi si continui a dire, sui giornali, in quest'Aula, che non si sa cos'è, non si sa se è lordo, non si sa se è netto, non si sa se si riferisce al complessivo o al minimo tabellare. Si sa, basta leggerlo, sono tre righe, santo Signore, tre righe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista): “il trattamento economico minimo orario stabilito dal contratto collettivo non può comunque essere inferiore a 9 euro lordi”! Perché è necessario questo? Perché il nostro è un tessuto produttivo estremamente frammentato e perché esistono i “contratti pirata” e, quindi, anche le organizzazioni datoriali e dei lavoratori forti vivono la concorrenza e la minaccia - che si è vista proprio nel contratto della vigilanza privata - per cui le aziende dicono “noi usciamo da questo contratto se provate a fare un salario dignitoso”. Se, invece, anche uscendo, devono rispettare quelle regole, allora quel contratto potrà dare un salario dignitoso, che per noi non può essere inferiore a 9 euro!

E qui vengo al secondo punto, perché io mi sono stufata, anche da economista, del fatto che tutti qui si alzino come Soloni e dicano che noi abbiamo messo un numero a caso. Non è vero, non siamo mica scemi! E ci dicono anche che non abbiamo rispettato i parametri europei, che sono parametri indicativi, tra il 50 per cento del medio e il 60 per cento del mediano. Noi abbiamo studiato la situazione e abbiamo preso un'indicazione - 9 euro - che rispetta quei parametri, perché, come voi avete ricordato, la nostra legge va in vigore alla fine del 2024. Vi ricordo che solo fra il 2022, 2023 e 2024, in questi tre anni, secondo l'Istat - non secondo Maria Cecilia Guerra, ma secondo l'Istat -, le retribuzioni dovrebbero essere aggiornate del più 16,1 per cento con riferimento all'IPCA, depurato dai prezzi energetici. Quindi, io non posso dire che prendo il 50 per cento di salari che riflettono un mondo pre-inflazione, devo tener conto dell'inflazione. È per questo che c'è una differenza se uno prende i contratti in essere in cui, nel settore privato, fuori da Confindustria, fuori dalle imprese manifatturiere, cioè nei servizi, ricordiamolo, il 68 per cento dei lavoratori è coperto da un contratto scaduto, scaduto almeno da due anni, due anni e mezzo e, spesso, anche da sette, otto, nove anni! Guardiamo i dati giusti, teniamoci un po' di sale in zucca, perché questo è diventato lo sport nazionale: per non aggiustare i salari, specialmente adesso, non si rinnovano i contratti e, quindi, noi non possiamo cristallizzare il mondo a una realtà che è già stata superata dai fatti, soprattutto da un'inflazione che si è mangiata un pezzo significativo dei salari. Quindi, 9 euro possono andare bene ad alcuni, non possono andare bene ad altri, ma è un dato meditato, basato su dati e fatto con persone che un po' di economia ne capiscono.

L'altra questione che ci è stata rimproverata, anche pochi minuti fa: avete tutta questa fretta e, poi, prevedete un'entrata in vigore della legge addirittura il 24 novembre. Ma noi rispettiamo la contrattazione: vi immaginate una legge che dice 9 euro, sappiamo che ci sono 3 milioni di lavoratori che sono pagati meno di 9 euro - parlo sempre del trattamento economico monetario minimo orario - e da domani entra in vigore? Vorrebbe dire che, domani, sarebbero nell'illegalità tutti i datori di lavoro che pagano meno di 9 euro! Ma siete matti? Noi non possiamo concepire una cosa di questo tipo. È ovvio che lasciamo un tempo che, a seconda di quando verrà approvata questa legge, potrà essere di nove, dieci, otto, undici mesi, perché la contrattazione si adegui. È normale, è fisiologico, è giusto, ci abbiamo pensato. Se voi, invece, volete fare una cosa che metta così in difficoltà le persone da un giorno all'altro, decidete voi.

Allora, parliamo del tempo per la riflessione. La Presidente Meloni ha ribadito, in questi giorni, esattamente le stesse critiche che aveva espresso il 7 marzo, quando era andata a parlare al congresso della CGIL, ma dal 7 marzo ad adesso è successo, intanto, che le proposte di legge sono state, tutti questi mesi, perché sono state incardinate poco dopo, in Parlamento e c'era il tempo di maturare una riflessione, fare delle proposte; in secondo luogo, è successo che abbiamo presentato una proposta di legge che risponde alle sue, legittime, all'epoca, paure. Allora, ne prendesse atto, ne prendeste atto, anche voi. Poi, ce la criticate, ma per piacere criticate quello che c'è scritto, non quello che voi, lo ripeto, voi, pensate a priori che debba essere un salario minimo, perché per noi, lo ripeto, il salario minimo è strettamente incardinato sulla contrattazione collettiva dei sindacati datoriali e dei lavoratori comparativamente più rappresentativi, non, come che ci hanno detto ieri i colleghi di Forza Italia, sui contratti più diffusi, più applicati, cioè regole che non si sa bene che cosa siano. Poi, se vogliamo definirle meglio, noi siamo pronti a fare una legge sulla rappresentanza, la chiediamo, la vogliamo, facciamola seriamente, non si fa in poco tempo, ma facciamo anche una legge sulla rappresentanza, possiamo andare per gradi. Il riferimento ai sindacati datoriali e dei lavoratori comparativamente più rappresentativi è contenuto in tante leggi fra cui, e ce lo ricordano sempre i consulenti del lavoro, il codice degli appalti, che già prevede quello che noi diciamo, perché dice che negli appalti tu non puoi applicare altro che il contratto collettivo di riferimento del datore che sta dando l'appalto. Quindi, c'è un precedente nella nostra legislatura, noi semplicemente lo applichiamo erga omnes, vi dispiace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Aboubakar Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Per il suo tramite, vorrei rivolgermi al rappresentante del Governo, al Sottosegretario, vorrei rivolgermi al Sottosegretario da parlamentare della Repubblica, ma anche da sindacalista, perché il Sottosegretario sa cosa vuol dire svegliarsi la mattina e lottare accanto a chi lavora e non riesce a garantire per sé, né per la propria famiglia un salario dignitoso, una remunerazione dignitosa.

Per queste stesse ragioni, nel 1953, l'onorevole Giuseppe Di Vittorio presentava e depositava presso gli uffici della Camera dei deputati una proposta di legge intitolata “Fissazione della minima retribuzione dovuta ai braccianti agricoli”, perché qualche mese prima c'era stata una inchiesta parlamentare riguardo alle condizioni di lavoro e, in particolar modo, legata alla povertà salariale nel nostro Paese. Tra le premesse, vi era la garanzia di far sì che l'articolo 36 della nostra Carta costituzionale, laddove viene indicato che la remunerazione, il salario deve garantire la dignità e la libertà delle lavoratrici e dei lavoratori, trovasse applicazione. Nel nostro Paese, Presidente, e mi avvio verso le conclusioni, sappiamo tutti che abbiamo un problema di erosione dei diritti sindacali, salariali e lavorativi; nel nostro Paese, sappiamo tutti che la struttura del nostro mercato del lavoro è caratterizzata da piccole e medie imprese; sappiamo tutti che nel nostro Paese, attorno al tema della povertà salariale, vi sono la necessità e l'urgenza di unirsi, ma intendo tutta la politica, tutte le forze politiche; facciamolo per i braccianti, per i lavapiatti, per i rider, per le partite IVA, per i dipendenti dello Stato, perché l'inflazione continua a divorare il salario reale, non parlo del salario nominale, ma del salario reale.

Concludo, proponendo in tal senso che tutta la politica, tutte le forze politiche facciano uno sforzo collettivo, usciamo dal gioco del ping-pong: è colpa tua, è colpa dell'altro. Fuori da quest'Aula abbiamo lavoratori e lavoratrici che sono nostri parenti, amici, fratelli, figli e nipoti, chi va fuori dall'Italia e chi è qui però non riesce a garantirsi una prospettiva dignitosa. La proposta depositata dalle opposizioni, Presidente, e concludo per davvero, deve essere rafforzata in termini di un salario minimo legale, lo ripeto, legale, ed è la proposta che è scritta all'interno del proposta di legge depositata dall'onorevole Di Vittorio nel 1953, il salario deve essere legale, e sappiamo tutti, dall'altra parte, com'è stato ricordato dai colleghi e dai banchi della destra, che c'è un mercato del lavoro che è frammentato, dove abbiamo piccole e medie imprese che spesso vengono messe a dura prova da big player che non rispondono né allo Stato né alle regole scritte. Allora, facciamo insieme anche una riforma del mercato del lavoro. Sì, noi dovevamo rappresentare la classe operaia, voi dovevate rappresentare la classe padronale; il mercato del lavoro è cambiato, c'è chi ieri era padrone e, oggi, è diventato operaio, chi ieri era operaio e, oggi, è diventato padrone, uniamoci e facciamo sì che l'articolo 36 sia davvero nei piatti dei lavoratori e delle lavoratrici, in termini di diritti, di libertà e di garanzie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Luigi Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Non so se su questo tema riusciamo a evadere, a sfuggire al solito canovaccio che abbiamo da diverso tempo in politica, cioè lo scontro fra curve ultrà: sei a favore del salario minimo, sei un difensore dei lavoratori; sei contro il salario minimo, sei un difensore delle imprese. Sto dicendo parole più o meno a caso, ma noi, da un po' di tempo a questa parte, abbiamo questa modalità, sul fisco, sulla giustizia, su tutto. E persone come me, per fortuna siamo in tanti, pensano che se noi andiamo avanti con questa modalità di operare il confronto politico la nostra democrazia perderà qualità più di quanta ne abbia già persa e, prima o poi, anche quantità. Allora, non so se questa è un'occasione, non ho mai visto una discussione generale in cui così tanti siamo presenti, quindi, potrebbe essere, ci proviamo. Salario minimo non significa battaglia per alzare i salari in Italia, sono due cose diverse. Noi sappiamo, tante statistiche ce lo ricordano, che in questo Paese da trent'anni i salari reali sono praticamente fermi, in realtà sono anche un po' diminuiti, ed è un problema, se non il problema, perché se il lavoro è poco retribuito diventa difficile fare una famiglia e noi abbiamo proiezioni demografiche da incubo, in questo Paese; se il lavoro è poco retribuito, non cresce il PIL; se il lavoro è poco retribuito non c'è coesione sociale.

Il salario minimo è un'altra cosa, quelli come me pensano che siano entrambi problemi gravi, come dirò fra un secondo niente vieta di affrontarli contemporaneamente, ma se mi chiedete qual è più grave dei due, non penso di avere troppe esitazioni nel dire che il problema che i salari in questo Paese mediamente sono troppo bassi è un problema gigantesco per le motivazioni che ho provato a dire e si affronta in altro modo.

Quindi, il problema di alzare i salari in Italia non si affronta con il salario minimo, ma si affronta con una serie di cose di cui qui non parliamo quasi mai: la specializzazione produttiva delle nostre aziende, i salari sono bassi perché abbiamo troppe aziende in settori dove il valore aggiunto è basso; la dimensione media di impresa, imprese più grandi mediamente pagano salari più alti; il fisco, con la pressione fiscale sul lavoro che non è la più alta, ma è una delle più alte del mondo occidentale; la produttività, la produttività totale dei fattori in questo Paese smette di crescere all'inizio degli anni Settanta. Questa è la dimensione dei nostri problemi.

Se voi guardate le statistiche, dall'inizio degli anni settanta il motore del Paese non va più avanti. In particolare, la produttività del lavoro, che è quella più direttamente collegata ai salari, da 25 anni cresce nella misura di un quarto rispetto alla media europea.

Poi, c'è il tema dell'organizzazione del lavoro. Penso alla pubblica amministrazione, ma non solo. Non è che non c'entri il modo in cui è organizzato il lavoro rispetto a quanto può essere remunerato. Quindi, tutta questa roba è quella che dovrebbe essere affrontata per rispondere al problema: perché in Italia i salari sono mediamente così bassi e così poco dinamici? Tutto questo non c'entra praticamente nulla con il salario minimo. Lo scopo del salario minimo, però, è un altro: è come evitare il fenomeno, molto dannoso, del lavoro povero.

Il primo appunto che vorrei fare è che ha relativamente poco senso dire: non serve il salario minimo, ma serve parlare dei salari. Sono due problemi diversi, si affrontano con strumenti diversi, ma la notizia è che si possono affrontare anche insieme. Il salario minimo, quindi, ha la funzione di impedire il lavoro povero.

L'altra notizia è che non è l'unico mezzo per impedire il lavoro povero. Ci sono almeno altre due cose che si possono fare per impedire il lavoro povero. La prima - è stata nominata ed è anche contenuta nella proposta di legge presentata - consiste nel dire: guardate, io non mi fido della politica per stabilire una soglia; che siano le parti sociali a stabilirla, ma che siano le parti sociali dotate di adeguata rappresentatività. Quindi, una strada che, non a caso, è applicata in 6 Paesi dell'Unione europea, e che è pienamente contenuta nella direttiva dell'Unione europea, è quella di dire che lo fa la contrattazione collettiva. Certo, in quel caso devi assicurarti che non ci siano i sindacati di comodo, o gialli, come venivano definiti, per aggirare questo vincolo. Questa è una strada. Alcuni esponenti sindacali dicono di preferire questa, magari banalmente perché attribuisce più responsabilità alle parti sociali. Questa è una strada per combattere il lavoro povero. Certo, hai un grado di libertà in più delle parti sociali.

Un'altra strada - noi di Italia Viva è da qualche anno che ne parliamo ma siamo sempre stati totalmente ignorati - è quella che scelsero gli Stati Uniti nel 1972, cioè quella dell'imposta negativa. In altri termini, quando il mercato paga salari troppo bassi, lo Stato interviene applicando un'aliquota negativa, cioè non è un'aliquota che ti prende i soldi ma un'aliquota che ti dà i soldi e che è tanto maggiore quanto maggiore è il tuo sforzo. Quindi è anche utile a incentivare la partecipazione al lavoro. Noi la proponemmo al posto del reddito di cittadinanza qualche anno fa: totalmente ignorati.

Secondo noi è un'idea che buttiamo e ributtiamo nella discussione. Negli Stati Uniti è stato il programma che più di ogni altro ha contribuito a eliminare o meglio a ridurre fortemente il fenomeno del lavoro povero. Il secondo punto, quindi, è che il salario minimo non è l'unico modo per curare il lavoro povero, ce ne sono almeno altri due.

Ho fatto, dunque, queste due premesse. La prima è che un conto è il salario minimo per evitare il lavoro povero e un altro conto è che in Italia i salari sono troppo bassi; sono due cose diverse ma nulla vieta di affrontarle insieme. La seconda è che per evitare il lavoro povero non c'è solo il salario minimo. Fatte queste premesse, vi dico che la posizione di Italia Viva - come probabilmente qualcuno di voi sa, questa vicenda ha creato una dinamica all'interno del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe - non è di contrarietà al salario minimo, avendo specificato quello che ho specificato. Allora, perché non c'è la firma di Italia Viva sulla proposta delle opposizioni? Per una ragione di metodo e per una ragione di merito e userò la ragione di merito anche per provare a dare la nostra opinione su come proseguire questo confronto. La ragione di metodo è che ci è stata consegnata la mattina del deposito, dicendo: ci abbiamo lavorato per qualche settimana, PD, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Azione; dai, firmate. Non lo so se è stato fatto per ragioni politiche perché si immagina un assetto politico di quel tipo, senza Italia Viva, o perché siamo antipatici. Non è che siamo così antipatici e se ve lo dico io dovete crederci. In ogni caso, a noi non interessa quella prospettiva... Sì, potevo farlo dire alla Boschi, magari. Dillo anche tu che non siamo antipatici (Commenti della deputata Boschi)…In ogni caso, non è un problema perché noi non siamo interessati a una prospettiva politica di campo largo, ammesso che qualcuno fosse interessato alla nostra presenza.

Ciò detto non ci sembrava tanto delicato farci approcciare così. Firmate? Perché se non firmate state con la destra. Non si fanno così le cose. Poi non siamo così permalosi, in realtà, siamo simpatici e non siamo così permalosi. Tuttavia, non è solo questo il motivo per cui non abbiamo firmato. Non abbiamo firmato perché - può sembrare un dettaglio ma l'esposizione della collega Guerra, come sempre accade, è stata così precisa e puntuale che mi permette questo passaggio - non è un dettaglio la questione dei 9 euro, è cruciale. Un salario minimo o dice qual è la soglia o non serve a niente. Il 95 per cento di ogni discussione su un salario minimo è dove mettere la soglia. La soglia di questa proposta non è la stessa della proposta di legge di Azione-Italia Viva presentata a inizio legislatura e che stava nel nostro programma elettorale. Quelli erano 9 euro relativi al trattamento economico complessivo, ossia tutto quello che finisce in busta paga e che non può essere meno di 9 euro l'ora. Questa proposta è: 9 euro relativi solo al minimo tabellare. Quindi, quando ci si aggiunge il resto, equivale in realtà a una soglia più alta. Qui c'è il punto del populismo. Come la affrontiamo questa discussione? Più alto è, meglio è? 10 è meglio di 9, 11 e meglio di 10, 12 è meglio di 11. Poi? Se la giochiamo dicendo che il salario più è alto, meglio è, più alto lo metti, più sei nell'interesse del popolo, abbiamo finito di parlare. Sì, voi che fate così con la testa non è che negli ultimi dieci anni abbiate ragionato diversamente. Pure tu (Si rivolge al deputato Durigon). Quindi, qui nessuno è innocente, nessuno è innocente, va bene? Nessuno è innocente. Se la giochiamo su 10, 15, 20, 30 euro, abbiamo finito, perché il salario c'è chi lo prende e c'è chi lo paga, il salario è un prezzo di mercato, e il fatto che in questo mercato si tratti di persone in carne e ossa e non di bicchieri non ci deve far dimenticare che pur sempre di mercato si tratta. Nel mercato il livello a cui fissi il prezzo, se non vuoi lasciare incontrare liberamente domanda e offerta, è una cosa importante, anche se il mercato non scambia computer o penne ma scambia la cosa più preziosa che c'è, ossia persone, esseri umani. Noi abbiamo preso la soglia dei 9 euro, così come presentata nella proposta di legge delle altre opposizioni, diversa da quella di Azione-Italia Viva, e abbiamo verificato. Anzi, non l'abbiamo fatto solo noi, l'hanno fatto le audizioni che avete svolto in Commissione lavoro. Prendete l'audizione di Andrea Garnero dell'OCSE: c'è scritto chiaramente che questa soglia collocherebbe il salario minimo italiano al terzo livello più alto del mondo, dopo Colombia e Costarica. Al che, il populista arriva e dice: non è vero, perché in Germania è di 12 euro e in Francia è di 11,50. Ma il salario minimo non si misura in euro, si misura su come impatta sulla distribuzione dei salari che esiste nel Paese in quel momento. In Germania, mediamente, i salari sono molto più alti che in Italia e anche in Francia, in realtà. Quindi, non vale fare il confronto sui 9, sui 10 o sugli 11 euro. Le organizzazioni internazionali usano un sistema molto semplice: ordiniamo tutti i salari, dal più basso al più alto, prendiamo quello che sta in mezzo, che è il mediano e, rispetto a quel salario mediano, vediamo qual è la tua proposta di salario minimo. Dicono l'OCSE e l'Unione Europea che deve stare intorno al 60 per cento. Ma perché deve stare intorno al 60 per cento? Non è che ci sia una legge divina.

Il punto è che non può essere né troppo basso, perché se lo metti troppo basso è inutile, né troppo alto, perché, se lo metti troppo alto, succede che la struttura produttiva per i livelli di produttività, per la composizione del tessuto industriale, per la specializzazione produttiva - tutte cose che dovremmo cambiare ma che adesso sono così - non riesce a pagartelo quel livello di salario minimo, e allora fa quello che storicamente si fa: o te lo paga in nero o non compra quel lavoro, o non compra quel lavoro a quel prezzo, soprattutto in tempi in cui il lavoro, ahimè, sta diventando molto sostituibile, ad esempio con l'automazione.

Ecco laddove occorre un supplemento di ragionamento: non vale dire più alto è meglio è, e non vale neanche dire “ io ho preso il 50 per cento della media e ci ho aggiunto l'inflazione”, perché i tempi in cui i salari si adeguavano automaticamente all'inflazione sono finiti in questo Paese 30 anni e 4 giorni fa, col grande accordo del 23 luglio 1993, che salvò questo Paese dalla bancarotta, e in realtà anche da prima, con il referendum sulla scala mobile. Non facciamo storia.

Quindi non mi convince, onorevole Guerra, prendere quello medio e aggiungere l'inflazione; anche Carlo Calenda l'ha detto, e non mi convince neanche detto da Carlo Calenda, perché se mettiamo in gioco il recupero dell'inflazione stiamo aprendo la strada a un ragionamento più complicato.

Noi abbiamo mandato tutti a quel paese e abbiamo detto “no” al salario minimo? No. O ci siamo messi in un angolo dicendo “cattivi non ci avete chiamato”? No, in Commissione abbiamo presentato un emendamento, il 2.4 a firma Marattin, Boschi e Del Barba, in cui si dice: siccome noi non siamo contro il salario minimo - ricordatevi le premesse iniziali: il salario minimo non serve ad aumentare i salari in questo Paese, su questo abbiamo una serie di altre proposte, e ricordate anche la premessa che il salario minimo non è l'unico modo per combattere il lavoro povero - noi ci stiamo in questa discussione e il nostro emendamento propone di togliere quella soglia di 9 euro all'ora e di fare come in Gran Bretagna, in cui la soglia la decide una commissione di esperti che, fra l'altro, nella vostra proposta avete già previsto, però gli avete dato il compito di aggiornare periodicamente il livello del salario minimo man mano che gli anni passano; ma se ha il compito di aggiornarlo man mano che gli anni passano, perché non può avere quello di fissarlo ora? Succede in Gran Bretagna. In Gran Bretagna dicono: aspetta, dobbiamo sottrarre questa discussione al populismo del “più uno, più uno, più uno”; lo fa una commissione, nella quale vi siano i sindacati, le imprese, il CNEL, il Ministero del lavoro, l'INPS, l'Istat, i professori (servono ogni tanto anche quelli); questo è l'emendamento che vi abbiamo proposto, noi speriamo, se il Governo - secondo noi farebbe bene - apre una riflessione in merito, che alla ripresa dopo la pausa estiva si possa riprendere questo argomento ripartendo da questa nostra proposta di mediazione, aggiungendovi molte altre cose in una sorta di “pacchetto salari”, un bel “decreto salari” che parli di come combattere il lavoro povero e di come alzare i salari in questo Paese, di detassazione dei premi di produttività (l'abbiamo fatta approvare nella delega fiscale sostituendo la flat tax incrementale), detassazione degli utili che vengono distribuiti ai dipendenti (anche questo lo abbiamo fatto approvare nella delega fiscale).

Ragioniamo sulla detassazione della contrattazione di secondo livello, perché al secondo livello avviene lo scambio fra salario e produttività e lo Stato può dire: “io lì non ci metto le mani”, là dove avviene lo scambio per cui se lavori di più e lavori meglio vieni pagato di più. Ragioniamo su una legge che dia incentivi alle fusioni fra imprese: con un sistema produttivo fatto di imprese così piccole noi non solo non stiamo più nella globalizzazione ma non riusciremo mai ad alzare i salari; facciamo una legge che incentivi le fusioni di piccole attività produttive, facciamo tutto questo a settembre, in un “decreto salari” o un “pacchetto salari”, partendo dal salario minimo, partendo da questa proposta, e forse così facendo non solo avremo dimostrato che dei problemi si può parlare seriamente, ma avremo fatto anche un servizio al nostro Paese, che, sempre in teoria, è il motivo per cui siamo tutti qui dentro. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marattin.

È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Orlando. Prego, onorevole.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Il Governo ha la forza di un mandato politico che rivendica quotidianamente, la maggioranza ha la forza dei numeri, che esercita, e spesso esercita con brutalità. Eppure, questa forza non consente di cancellare il problema che noi poniamo con questa proposta di legge; pertanto, la decisione, se non ho capito male, è quella di rinviare questa discussione. Certo, in campo c'è l'unità delle opposizioni, un fatto non sempre frequente, che spero possa allargarsi ulteriormente, una volta superati gli esami del professor Marattin, ma il nostro principale alleato - lo hanno detto i colleghi che sono intervenuti prima di me - è la realtà, perché di fronte alla realtà valgono veramente a poco gli espedienti dialettici, gli esercizi acrobatici che sono stati messi in campo come argomenti in queste settimane. Non mi riferisco a quelli palesemente comici, come accostare una normativa introdotta dalla CDU in Germania all'Unione Sovietica, o a quelli truffaldini, che mi meraviglia siano stati utilizzati anche da esponenti autorevoli di questa maggioranza, di chi sventola il taglio del cuneo fiscale come risposta alla questione del lavoro povero, come se i lavoratori non sapessero fare il conto di quanto è l'1 per cento di 600 euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); o a quelli falsi di chi dice che non si è voluto il confronto dopo quattro mesi in Commissione, sette mesi da quando sono state votate da quest'Aula le mozioni che ponevano questa questione; non mi riferisco alla nenia, spesso ripetuta con la tonalità dei bambini quando disputano nei cortili sulla questione “ma allora perché non l'avete fatto voi”.

La collega Tenerini in qualche modo ha dato conto dei miei sforzi dialettici all'interno di un Governo in cui si doveva cercare un'intesa tra le forze sociali e contemporaneamente un'intesa tra le forze politiche, ma se anche non consideraste come esimenti sufficienti la più grande pandemia che ha colpito questo Paese in questo secolo, e un Governo di larghe intese, e se anche dimostraste che noi non siamo stati all'altezza della situazione, voi non dimostrereste che la proposta che noi oggi poniamo è inutile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

Perché l'inflazione galoppa e si è mangiata il 6 per cento del potere d'acquisto dei lavoratori in sei mesi, perché è aumentato il lavoro povero, e perché c'è un dato strutturale sul quale invito tutti i colleghi a riflettere: quell'1,1 per cento di crescita del PIL è dovuto a una crescita dei servizi, in particolare del turismo, ma contemporaneamente a un processo di deindustrializzazione del Paese che va avanti, e questo significa che il tema del lavoro povero rischia di diventare strutturale e riguardare sempre di più una fascia ampia dei lavoratori italiani.

È commovente, davvero commovente, la vicinanza al sindacato e la sollecitudine e la preoccupazione per il rischio di indebolire la contrattazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra); ma chi vuole utilizzare questo argomento spesso spiega troppo, perché quando ci ricorda che oltre il 90 per cento dei lavoratori italiani è coperto dal contratto (quasi il 95, se non sbaglio) dimentica di dire che un quinto dei lavoratori coperti dal contratto sono poveri. E allora, cosa significa? Significa che la contrattazione non esercita più la funzione che ha svolto, la funzione aurea della crescita del capitalismo italiano. Non dovete ricordare a noi che il sindacato è importante: noi abbiamo militato nel partito di Luciano Lama, di Trentin (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), abbiamo costruito un partito anche su un'intuizione di Franco Marini, non ce lo dovete spiegare; ma dovete riflettere sul fatto che il lavoro povero è più forte nel Sud e nelle isole, nelle microimprese, nei servizi, cioè dove il sindacato non c'è o spesso è troppo debole per spuntare salari migliori: è per questo che noi vogliamo aiutare la contrattazione. La collega Guerra ha spiegato benissimo come la nostra proposta integri la contrattazione e non punti a indebolirla.

Però, dobbiamo dirci una verità: non è vero che il lavoro povero riguarda soltanto i lavoratori poveri, e non per una questione etica. La cattiva contrattazione condiziona anche la buona contrattazione. E dovremmo usare questa discussione per togliere un po' d'ipocrisia. È vero che ci sono imprese associate a grandi centrali che applicano buoni contratti, ma i profitti di quelle imprese spesso si realizzano grazie alla catena di fornitura e di subappalti di aziende che applicano contratti pirata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Affrontare questo tema insieme, con ragionevolezza, non è solo affrontare il tema del lavoro povero, è affrontare complessivamente uno degli elementi di distorsione della dinamica salariale nel nostro Paese. Questo non significa criminalizzare le imprese. Ci sono imprese rapaci, perché chi applica 5 euro, 4 euro, in settori come il turismo, che in questo momento hanno un boom storico, può essere qualificata solo come impresa rapace. Ma ci sono anche imprese di servizi, che lavorano con la pubblica amministrazione e che sono costrette ad applicare quei salari. Allora, io prendo per buona la proposta dell'onorevole Zucconi: firmiamo insieme una proposta di legge che cancelli il massimo ribasso dagli appalti della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Subito: fermiamoci in transatlantico e scriviamola insieme.

E poi ci sono imprese povere, perché non si sono modernizzate, perché non sono cresciute e perché non si sono internazionalizzate. È per questo che noi siamo così tanto preoccupati del fallimento del PNRR: perché riteniamo che la risposta sia anche nelle politiche industriali. E noi siamo d'accordo a mettere insieme il tema delle politiche salariali al tema della competitività e delle politiche industriali. Facciamolo. Se il tempo che vi prendete per riflettere può servire anche a mettere insieme questi due piani, utilizziamolo. Però, il tempo non aiuterà a risolvere questo problema. Se vogliamo discutere a 360 gradi, discutiamo di questo, discutiamo di come riformare la governance delle imprese, prevedendo anche la possibilità della partecipazione dei lavoratori alle decisioni fondamentali delle grandi imprese, in una fase in cui le transizioni cambieranno l'organizzazione del mondo del lavoro.

Però, una preghiera. La preghiera è questa: risparmiateci, per favore, a questo punto, le tirate contro le multinazionali, le piattaforme e le banche. Avete usato il decreto Lavoro per cancellare gli obblighi di trasparenza delle piattaforme nei confronti dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Vi siete insediati e, mentre cancellavate il reddito di cittadinanza, avete fatto un maxi-sconto ai player energetici che dovevano far pagare gli extraprofitti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). E ieri, con il favore del crepuscolo - direbbe la vostra leader -, avete fatto una dilazione dei tempi che consentirà, agli stessi a cui avete fatto lo sconto, di non pagare oggi, ma di pagare a novembre. Rischiate di regalare l'Ilva a una multinazionale indiana e oggi state ancora riflettendo su una proposta che noi vi abbiamo avanzato, che speriamo possa diventare oggetto della discussione di quest'Aula e che riguarda, a proposito di finanziarizzazione, come tassare gli extraprofitti delle banche. Ecco, noi siamo disponibili a confrontarci su questo, perché in fondo questo confronto non riguarda soltanto il lavoro povero, riguarda una domanda fondamentale, cioè se l'Italia vuole competere nel mondo perché fa svalutazione del lavoro e dumping salariale, o perché è in grado di migliorare le proprie produzioni e migliorare la propria capacità di stare oggi nelle nuove catene del valore. Questa è la domanda complessiva che noi vi poniamo. La risposta non può essere la polemica, non può essere l'aggressione, non può neanche essere semplicemente il tentativo di delegittimare gli interlocutori, perché, se anche ci riusciste, il problema è che potete anche convincere i vostri compagni di partito, ma non convincerete gli italiani che non arrivano alla fine del mese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, con molto garbo, chi mi ha preceduto ha posto alcuni problemi anche di ordine politico e posso assicurarlo che da questi banchi ha avuto la massima attenzione, anche in termini di presenza, forse più numerosa di quella del suo banco di espressione politica. Ma vede, ci è stato detto, in precedenza, di fare qualche telefonata all'opposizione per cercare un contatto. Non voglio dire che abbiamo chiamato l'onorevole Schlein e che non ci ha risposto perché era troppo occupata, anziché ad essere in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ad andare a qualche festa de L'Unità a spiegare questa proposta. Lo dico perché qualcuno ha avuto il cattivo gusto di evocare l'assenza del Presidente del Consiglio in un dibattito parlamentare, su proposte di legge parlamentari, ben sapendo che la Presidente del Consiglio non era a Palazzo Chigi, ma aveva da tempo programmato un incontro con il Presidente degli Stati Uniti. Lo dico soltanto per la doverosa precisazione sotto il profilo parlamentare, perché, quando si fanno accuse inutili, non possono che arrivare risposte puntuali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Signor Presidente, il problema è che il lavoro povero c'è, ma c'era anche prima. Non è una scoperta di oggi. Qualcuno, addirittura, ci ha ricordato - non pensando che non fosse un'esimente, ma un'aggravante - che il MoVimento 5 Stelle lo ha sempre sostenuto e che era al primo punto del programma della Lega. Ma 5 Stelle e Lega, quando sono stati al Governo, non l'hanno approvato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E dico questo, onorevole Orlando, non in ragione della forza dei numeri, ma a volte anche della debolezza dei numeri, perché i numeri non sono tutto. Lei stesso ci ha ricordato che, in due Governi a cui ha partecipato il Partito Democratico, non siete riusciti a portare in quest'Aula una proposta di legge su questo tema. Anzi, dirò di più, se n'è discusso non in questo ramo del Parlamento, ma nell'altro ramo del Parlamento, cioè al Senato, e in Commissione al Senato, neanche in Aula al Senato. E, allora, ci sarà una ragione se un percorso di questo tipo vede, per 1.400 giorni, al Governo i 5 Stelle, e non si riesce a portare questo tema importantissimo in Aula, 1.140 giorni il Partito Democratico, e non si riesce a portare questo problema in Aula. E, allora, mi sovviene un dubbio: qual era il problema, se non fosse stato un problema politico, visto che non era un problema numerico? A questo non avete risposto. Non è buttare la palla nell'altro campo, è avere risposte. Infatti, vi dirò di più: anche in questa legislatura avete impegnato 240 giorni per mettervi d'accordo su una proposta di legge definita poi unitaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, sempre in termini di raffronto, dopo che voi avete trovato un punto di accordo, a fronte di proposte di legge, che, attenzione, non erano tutte uguali, dopo che avete trovato questa sintesi, pretendevate che, in 21 giorni, la maggioranza immediatamente accogliesse le vostre proposte. Ma è questo il confronto auspicato, o è il tentativo dell'opposizione di aprire agende, ben sapendo che ci sarebbe stata, necessariamente, una doverosa pausa di riflessione, così come imponeva anche questa - che io mi permetto di definire “nuova” - proposta sul salario minimo, rispetto alle precedenti proposte sul salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Allora, vedete, io non so se tutti quelli che ci hanno chiamato alla realtà di oggi, fino a qualche mese fa, quando governavano, vivevano su Marte, considerato che questo problema non l'hanno affrontato.

Devo dedurne che vi è un'attuale opposizione, allora maggioranza, perché non guardava la realtà dei fatti. E aggiungerò che, anche qualora noi dovessimo trovare - e io me lo auguro - un punto di sintesi sul tema, mi auguro che nessuno abbia il cattivo gusto comunque di andare sul balconcino di Palazzo Chigi a brindare alla fine della povertà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Perché è una contraddizione di fondo brindare alla fine della povertà e oggi parlare di lavoro povero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Vedete, colleghi, sulle cause del lavoro povero, almeno su alcune, io penso che una riflessione ci voglia perché giustamente è stato preso come elemento principale quello degli accordi o dei contratti pirata, che dir si voglia, però mi rivolgo proprio a quella sinistra, che orgogliosamente ha rivendicato in precedenza la sua vicinanza politica a uomini e sindacalisti quali, ad esempio, Luciano Lama, dicendo che proprio l'Alleanza cooperative italiane ebbe a presentare per ben due volte una proposta di legge di iniziativa popolare con la quale si volevano mettere al bando le cooperative false o spurie, che dir si voglia, e quella proposta di legge in quest'Aula non è mai arrivata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Vorrei essere chiaro: ci potete attaccare su un piano politico, ma non potrete mai dire a questi banchi che noi non abbiamo una tradizione popolare, sociale e nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Perché su questi banchi si sono seduti uomini come Gianni Roberti e come il professor Rasi, che hanno fatto la storia politica ed economica della destra (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Andando nel merito della vostra proposta, io non mi scandalizzo che si sia presentato un articolo 7 dove si delineano vaghi benefici a favore degli imprenditori, che accondiscendono o promuovono il salario minimo a 9 euro - perché questo è scritto nell'articolo 7 - ma mi chiedo - e lo chiedo soprattutto a coloro i quali militano nel partito dell'onorevole Schlein, che ha definito questi lavoratori degli schiavi -: se effettivamente quei lavoratori sono schiavi, noi possiamo pensare di dare benefici economici agli schiavisti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Questo bisogna chiarirlo. E non lo dico io, lo dice una persona che è stata eletta nelle file del Partito Democratico e che di recente se n'è andata dal Partito Democratico, anzi - dirò di più - uno tra i pochi, dei tanti che abitualmente cambiano partito, che, con grande stile, non ha cambiato solo partito, ma si è dimesso anche da senatore, e mi riferisco al senatore Cottarelli, il quale dice: “però è un po' strano che nel disegno di legge si preveda che, se un'impresa paga meno di 9 euro, almeno temporaneamente i soldi per arrivare a 9 euro te li dà lo Stato”. Se facevi extraprofitti perché sfruttavi i lavoratori perché devi continuare a farli a spese dello Stato, cioè di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Sinistra, dove sei? Batti un colpo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Proprio perché ci è stato detto che noi volevamo fuggire dal confronto, colgo l'occasione per ringraziare il presidente, onorevole Rizzetto, come tutti i componenti della Commissione lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che si sono confrontati per mesi su questo tema e che si sarebbero voluti confrontare su questa nuova proposta, anche con nuove audizioni, verso le quali non c'è stato un segnale positivo da parte delle opposizioni.

Ma, vedete, c'è qualcosa che stona in questa evocazione sistematica di quello che è uno degli articoli che noi riteniamo fondamentali, o, meglio, più significativi sotto certi profili, sicuramente sotto il profilo del lavoro, quale l'articolo 36 della Costituzione, perché è evocato ed è evocato puntualmente, ma, a mio avviso, è declinato male. Nel momento in cui si dice che i lavoratori hanno diritto a una retribuzione sufficiente ad assicurare a sé stessi e alle loro famiglie un'esistenza libera e dignitosa, come recita l'articolo 36 della Costituzione, mi spiegate perché, nella vostra proposta di legge, escludete 1.200.000 lavoratori, che sono quelli del lavoro domestico, quasi fossero lavoratori di serie B, che relegate a un regolamento che entra in vigore un anno dopo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Non solo leggiamo le proposte, ma le capiamo anche!

Allora, io penso che, sotto questo profilo, occorra molta più tranquillità. Diceva in precedenza, signor Presidente, la collega Guerra che quel termine del 15 novembre 2024 è posto per cercare di dare alle parti la possibilità di un confronto, di un raffronto, la possibilità di trovare accordi, senza la scure dell'entrata in vigore di questa legge, entro la quale doversi adeguare. Allora, per quale ragione c'era necessariamente la volontà di andare in Aula - tra l'altro, ci siamo arrivati un giorno prima rispetto al calendario previsto - per fare questo dibattito, quando sappiamo benissimo che, anche se avessimo fatto questo dibattito magari nel mese di settembre, avremmo avuto la possibilità di arrivare in quest'Aula con proposte magari non condivise da tutti, magari alternative, ma che comunque il tema lo svolgevano? Poi - come tutti sapete - un tema può essere svolto da un allievo in un modo e da un altro allievo in un modo diverso perché, se non c'è un pensiero unico, evidentemente ci può essere un pensiero plurale. Questa proposta, indirettamente, pone anche il tema - non lo dice, ma c'è - di un altro articolo della Costituzione, l'articolo 39, soprattutto del comma 4. Sotto questo profilo, allora siamo chiari: non si prende il salario minimo come bandiera per la legge sulla rappresentanza, perché allora si salda un accordo politico che torna: 5 Stelle, Partito Democratico, Landini, UIL, fuori la CISL. È questa l'unità delle forze sindacali che auspicate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Anche la sottigliezza che ci è stata detta, che noi parliamo dei contratti maggiormente applicati - e non si sa cosa voglia dire - non è vera: avrete una proposta di legge con cui confrontarvi, che chiarirà - ammesso che ci sia la necessità di doverlo chiarire - cosa significhi: contratti collettivi maggiormente applicati. Lo dice già l'italiano ma, se si vuole una specifica sotto il profilo giuridico, la faremo, fermo restando che costante giurisprudenza ha già asserito che i contratti collettivi nazionali di lavoro operano erga omnes (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e sulla giurisprudenza costituzionale e sulla giurisprudenza del lavoro penso che ci troveremo tutti d'accordo.

Ma dico di più, uno dei problemi che noi ci permettiamo di sottoporre alla vostra attenzione è questo. È stato mal declinato, a mio avviso, cercherò di spiegarlo con parole povere. Il fissare per norma una retribuzione oraria, qualsiasi essa sia, pone nelle oggettive condizioni coloro i quali devono andare a rinnovare contratti di lavoro che siano superiori a quella cifra di sentirsi rispondere - attenzione, non quello che hanno detto, che si disdettano e tornano indietro, no, teniamo anche i contratti che ci sono - quanto segue: amici, vi do 11 euro all'ora, il 40 per cento in più di quello che voi qualificate come salario minimo. Cosa dovrei rinnovarvi? Quindi attenzione a non andare a fare l'autogol che, fissando per legge un tetto, non si vada poi a impedire il rinnovo di tutta l'altra contrattazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché questo può essere il pericolo. Non ho detto che è l'intento, ho detto che può essere il pericolo. E allora non è per buttare la palla in tribuna, come si suole dire, perché siamo forze politiche che devono avere non il coraggio, ma la responsabilità di dare le risposte. E noi non verremo meno alla responsabilità di dare risposte, ma le vogliamo dare molto presto, non preoccupatevi. Però, se si danno 8 mesi all'opposizione per trovare un pateracchio che non la coinvolge neppure tutta, possiamo dare 8 ore alla maggioranza per presentarvi una legge di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Lo dico perché ho ascoltato con molto interesse quanto ci ha detto, signor Presidente, l'onorevole Marattin. L'ho ascoltato perché, indubbiamente, nel suo pungente eloquio anche nei confronti della maggioranza, ha comunque illustrato, penso con molta puntualità, quella che è una sua posizione. Al riguardo, però, mi permetto di dire a tutti coloro i quali ci dicono che siamo venuti qui perché i “sondaggi dicono”, forse su questo profilo è una battuta che vi potevate risparmiare, perché, statene certi, su questi banchi non si governa con i sondaggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Se proprio dobbiamo parlare di lavoro povero e di quello che è stato definito un indebolimento della contrattazione nazionale, vi faccio presente che alcune misure in termini di mondo del lavoro e sul mondo del lavoro non le ha assunte chi sta su questi banchi. Le ha assunte chi stava allora su quei banchi. E vi do una notizia: è Renzi che è uscito dal Partito Democratico, non quelli del Partito Democratico che hanno espulso Renzi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

In conclusione, noi chiediamo un rinvio di sessanta giorni. Abbiamo depositato una sospensiva di questo provvedimento che non è una sospensiva che butta la palla chissà dove, per poter avere lo stesso tempo, diviso in quattro, che avete avuto voi per formulare una proposta unitaria (Commenti). Sì, perché la proposta unitaria, so che vi brucia, ma è stata depositata il 4 luglio ed è stata assegnata alla Commissione competente il 7 luglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ed è di questa proposta che stiamo parlando, non delle altre. È inutile giocare al gioco delle tre carte. Tanto è vero che non a caso il presidente Rizzetto si è fatto carico anche di trovare, penso, una giusta proposta di mediazione a quella che poteva essere una reazione di pancia. Potevamo presentare e tenere in Commissione la votazione di un emendamento abrogativo e presentare a settembre - nessuno lo impediva - una proposta che, iscritta in quota alla maggioranza e con la richiesta d'urgenza, veniva entro il mese di settembre in Aula. Potevamo farlo e non lo abbiamo fatto perché abbiamo rispetto di quando ci si chiede il confronto. Ma, se ci si chiede il confronto, che non vuol dire accordo per forza, che non vuol dire compromesso, che vuol dire comunque legittimamente confrontarsi su due tesi o due proposte che possono rimanere contrapposte, possono trovare un elemento di sintesi, possono trovare elementi di favore ed elementi di dissonanza, noi pensiamo, come destra di Governo, di avere fatto la scelta giusta. Il centrodestra unito ha presentato questa proposta di sospensiva, che verrà votata la prossima settimana. Siamo certi che voterete contro, non abbiamo dubbi, ma non si dica che non si vuole affrontare il tema. Si dica che si voleva imporre una soluzione. D'altra parte, forse l'onorevole Mari, in un suo inizio di intervento, che molti non hanno evidentemente ascoltato, ha fatto un elenco di quelli che erano dei contratti sotto i 9 euro e che rappresentavano il fallimento dei vostri Governi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), perché non vi abbiamo mai sentito dire una parola su quei contratti in questi anni. Eravate su Marte o stavate studiando una navicella per scendere da Marte? Signor Presidente, è con questo spirito e con questa idea, ma anche con questa volontà che noi diciamo che un confronto lo accettiamo, lo vogliamo, non pretendiamo di far valere una logica dei numeri, nel senso di voler cancellare la vostra proposta di legge. Apro una parentesi: anche qui, quante volte lo avete fatto nella passata legislatura di utilizzare il primo articolo soppressivo sulle proposte di legge (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)? Anche qui, a proposito di appalti al massimo ribasso, quante volte avete respinto gli emendamenti di Fratelli d'Italia che lo toglievano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Vi devo citare i giorni, i minuti e i secondi in cui lo avete fatto? E allora, per cortesia, evitiamo almeno di voler scagliare la prima pietra, non avendo i requisiti per farlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi in quest'Aula discutiamo una proposta di legge che per il MoVimento 5 Stelle e per tutte le opposizioni è fondamentale. Con la prima firma del nostro Presidente Giuseppe Conte, noi con questo testo andiamo a parlare di qualcosa che tocca veramente la vita delle persone e la loro quotidianità. Non parliamo solo dell'introduzione di una soglia minima di legge alle retribuzioni dei lavoratori e delle lavoratrici italiane, ma noi andiamo a parlare di qualcosa di più profondo, ossia della dignità delle persone. La dignità della persona umana non è soltanto un diritto fondamentale in sé, ma costituisce la base di tutti gli altri diritti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ed è per questo che deve essere la legge a proteggere la dignità e a tutelarla, come dice la nostra Carta costituzionale, come dice la Carta di Nizza, com'è evidente e come provano tutte le persone che lavorano per pochi euro al giorno.

Solo chi ha provato sulla propria pelle questa sensazione può capire di cosa sto parlando. Lo sfregio della dignità lo capisce soltanto chi lo vive (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), lo capisce soltanto chi si sente in una gabbia quando apre la busta paga e ci trova pochi euro al mese, non ci trova neanche 1.000 euro e sono più di 3 milioni le persone in Italia che vivono in questa condizione. E lo Stato, mentre noi del MoVimento 5 Stelle è dal 2013 che parliamo di questi temi, guardava e guardava indifferente. Per questo motivo siamo così contenti, oggi, di poter discutere di questa proposta di legge insieme a tutte le altre opposizioni, perché è importante arrivare a distinguere che cosa è legale e che cosa non lo è.

Il potere della norma: quando va introdotta una norma? Una norma va introdotta per tutelare i diritti fondamentali e la dignità è uno di questi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi serve una norma e serve subito per proteggere i lavoratori e le lavoratrici di questo Paese, che sono stati lasciati soli, traditi da questo Stato. Traditi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Il legislatore italiano non può più abdicare al suo ruolo, come ha fatto in questi anni, delegando e basta. No, non bisogna più delegare, questi beni giuridici vanno tutelati dallo Stato.

I salari sotto 9 euro lordi l'ora sono sfruttamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e ciò va detto con forza. Noi del MoVimento 5 Stelle ci schieriamo qui e da qui bisogna costruire. Non possiamo più accettare una contrattazione sindacale che va al di sotto di questa soglia, diciamolo! Non è che perché la contrattazione collettiva copre il 90 per cento dei comparti produttivi allora possiamo dire che i lavoratori e le lavoratrici italiani sono tutelati, perché non è così; perché ci sono contratti collettivi che, com'è già stato detto anche da altri colleghi, prevedono 3-4 euro lordi l'ora. Penso a vari comparti: penso al comparto della vigilanza privata, penso ai lavoratori del settore delle pulizie, ci sono tantissimi contratti di questo tipo. Quindi, è evidente che bisogna dare supporto alla contrattazione collettiva di qualità e dare ad essa gli strumenti per lavorare bene, perché, se in questi settori c'è stata una rottura, una frattura tra il sindacato, i lavoratori e le imprese, è perché è mancato lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quindi, domandiamoci: perché il salario minimo legale? Ma perché no, voglio dire io. Datemi un motivo reale del fatto che non serva in questo Paese un salario minimo legale, perché io non lo vedo. Parlano di salari al ribasso una volta che verrà introdotta una norma di legge su questi temi. Ma cosa dite? Leggete la proposta di legge secondo la quale, se i contratti collettivi prevedono trattamenti migliorativi per i lavoratori e le lavoratrici allora quei trattamenti devono essere salvaguardati e non si può andare al di sotto del trattamento più favorevole già previsto dalla contrattazione. Quindi, questa cosa non ha senso.

Poi, non ha neppure senso pensare che la contrattazione collettiva si riunisca e decida improvvisamente di abbassare i salari dei lavoratori e delle lavoratrici. Che considerazione avete del sindacato? Il sindacato è un presidio fondamentale, il dialogo sociale è fondamentale, ma bisogna supportarlo, non potete lasciarlo lì a sperare che insieme con le imprese si trovi un punto di equilibrio sul mercato. Non succede questa cosa. Quindi, facciamo tutti un atto di coraggio e scegliamo da che parte stare: non è una questione di squadre, ma è una questione di giustizia sociale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Collega Foti, mi dispiace adesso farle notare che tutta la vostra attenzione rispetto a questi temi è rappresentata da un Sottosegretario sindacalista che non ha aperto bocca in apertura di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e da una Ministra del Lavoro che è andata a difendere la Ministra Santanche' in Senato, ieri, e non è venuta qui, oggi, a parlare di questi temi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In 6 mesi non avete presentato una riga, un testo e ci venite a dire che volete parlare? A me sembra tutta fuffa in questo momento, rinvii strumentali perché vi siete accorti che 4 italiani su 5 vogliono il salario minimo.

Chiudo, Presidente, avrei tante repliche da fare, ma dico semplicemente che penso che questo sia il testo giusto, un testo semplice, immediato. La norma deve essere chiara, generale e astratta. Qui serve una soglia di legge sotto la quale non si può più andare. Non è più accettabile per la tutela della dignità del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, come può accadere che facchini, montatori, autisti di un mobilificio, per esempio, lavorino 12 ore al giorno con una paga inferiore ai 7 euro lordi l'ora, accumulando straordinari per raggiungere un salario dignitoso? Può accadere perché Mondo Convenienza esternalizza il servizio, assume i lavoratori tramite ditte terze in condizioni di sfruttamento e, intanto, fattura 1,2 miliardi di euro l'anno. E come può accadere che chi lavora nei trasporti del pronto moda riceva paghe da fame, svolgendo turni da 12 a 13 ore, con contratti part time che ne prevedono 2 o 3? Può accadere perché il metadistretto toscano della moda è diventato un Far West, fatto di migliaia di aziende che eludono sistematicamente e scientificamente i controlli, operando al di fuori della legge e traendo il loro profitto da uno sfruttamento illimitato. Come accade che ci sia chi si sveglia a mezzanotte e, se ha fatto la notte, all'alba o nel pomeriggio per vigilare su edifici, reception, cantieri per una paga da 4,5 euro l'ora, con turni di 12 ore e decine di ore di straordinario per arrivare a meno di 1.000 euro al mese? Foti, ma di che parla? Ma parla alla CGIL, quando l'UGL voleva, dopo 10 anni di fame, aggiungere 110 euro bagnati ai servizi fiduciari? Foti, ma non sono i Governi che firmano i contratti collettivi nazionali…

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, si deve rivolgere alla Presidenza!

PRESIDENTE. La prego, si rivolga alla Presidenza.

MARCO GRIMALDI (AVS). E se la contrattazione collettiva nazionale è debole…

PRESIDENTE. La prego, parli con me sempre.

MARCO GRIMALDI (AVS). Parlo con lei, così come il presidente Foti ha parlato solo alle opposizioni, non ricordando che facevano le opposizioni, come noi in questi anni.

PRESIDENTE. È colpa mia che non l'ho richiamato.

MARCO GRIMALDI (AVS). Sì, ma è politica, noi non abbiamo paura, a differenza di Foti che governa e invece di fare l'opposizione all'opposizione stia sul merito dei provvedimenti.

TOMMASO FOTI (FDI). L'ho spiegato, non l'hai capito!

MARCO GRIMALDI (AVS). Accade perché colossi come Mondialpol e Sicuritalia hanno raddoppiato i loro introiti grazie all'intermediazione illecita e allo sfruttamento, reati per cui sono sotto inchiesta ed entrambe commissariate. Accade perché più del 90 per cento dei lavoratori dei beni culturali, quelli che vi accolgono quando andate a visitare una mostra o un museo è stato esternalizzato e guadagna meno di 8 euro l'ora. Accade che chi svolge il servizio di pulizia nei nostri uffici o negli ospedali lo faccia per salari al di sotto della soglia di povertà e di dignità, grazie a carichi di lavoro compressi in pochissime ore. Accade che la frutta che mangiamo sia raccolta o consegnata da persone pagate a cottimo, in condizioni di semi-schiavitù. Come può accadere tutto questo in Italia? Certo, non solo per l'assenza del salario minimo legale, ma guardate che lo sappiamo benissimo.

Com'è possibile però che i working poor, con retribuzione sotto la soglia dei 9 euro, siano 4,3 milioni? Com'è possibile che nel nostro Paese il lavoro non sia più un'assicurazione contro il rischio di povertà? Accade perché il conflitto tra il capitale e il lavoro non è finito: semplicemente, il capitale ha vinto e stravinto, è diventato egemone, come raccontava Marattin, che ha raccontato i sogni degli ordoliberisti degli ultimi 30 anni ed è diventato potere, cultura e, per troppo tempo, pensiero dominante anche in questi banchi. Ma non guardate da questa parte, le concause sono tante.

Per esempio, è possibile, perché in Italia ci sono 3 milioni di precari, oltre a 2,7 milioni di part time involontari e quasi tutti i lavoratori precari si possono inquadrare nella sfera del lavoro povero. Poi, è possibile, perché cresce sempre più un terziario - servizi, pulizie, consegne, accoglienza -, come si dice oggi, labour-intensive, dove vige la logica della massima riduzione del costo del lavoro per la massima competitività, un sistema fatto di esternalizzazioni, appalti, subappalti e finte cooperative, dove le società solvibili scaricano su terzi le responsabilità dei lavoratori. Venite qui a discutere, noi siamo pronti a dire che se una cooperativa ha dei padroni va chiusa! E anche questo è un tema che vogliamo affrontare in questa legislatura.

È un sistema dove la contrattazione collettiva non ha più la forza di imporre minimi salariali; sì, è così, ma non date la colpa ai sindacati, ci sono responsabilità politiche e istituzionali, anche di questo Parlamento, per aver svuotato la contrattazione collettiva nazionale.

Tutto ciò, inoltre, perché esiste una concorrenza al ribasso tra i contratti collettivi proliferati negli ultimi decenni, anche sulla stessa categoria merceologica, non essendoci alcun vincolo all'applicazione di un particolare contratto collettivo, perché la proliferazione può significare applicazione di contratti pirata, ma anche di contratti collettivi di categorie diverse da quelle in cui si lavora, per abbassare appunto il costo del lavoro. Multiservizi, servizi fiduciari, sono contratti collettivi nazionali, appunto, sottoscritti da organizzazioni largamente maggioritarie, ma sono contratti poveri.

Soprattutto, come dicevo, la causa di fondo è una: l'Italia è l'unico Paese europeo in cui dal 1990 il salario medio annuale è diminuito, ma non è certo stato lo stesso per i profitti, vale a dire che il capitale ha redistribuito poco o nulla in salario e lo fa sempre meno e se non c'è alcun travaso fra i profitti e i salari, anche l'inflazione diventa una gallina dalle uova d'oro per alcuni, mentre strangola i molti.

Nel 2022, le aziende italiane hanno chiuso bilanci con profitti in crescita per 53,25 miliardi, il salario dei loro dipendenti, però, già in continua diminuzione, è crollato del 7 per cento. Dove sono i primi in questa discussione? Ve li dico io: Giovanni Ferrero, 38,9 miliardi; Giorgio Armani, 11 miliardi; la famiglia Berlusconi, 6,8 miliardi; Landini Aleotti, 6,7 miliardi; Ferrari, 5,5 miliardi; Stevanato, 5,5 miliardi; Bertelli, 5,4 miliardi; Miuccia Prada, 5,4 miliardi; Garavoglia, 4,1 miliardi. Ve la dico così: ma quanto diavolo volete guadagnare, accumulare, eludere per non ridistribuire? E lo dico ai primi dieci, per parlare agli altri mille (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Non siamo tutti uguali in questo Paese, c'è chi ha accumulato profitti e non ha restituito nulla!

Un esempio: abbiamo visto schizzare in alto i prezzi delle stanze d'albergo, in centro a Firenze, come a Roma, da 150 euro a 300 euro, ma quanto è pagata la lavoratrice che in quell'albergo fa le pulizie? È passata da 7 euro a 14? Non credo. E quanto guadagnano, magari senza versare un euro di tasse, proprio quelle multinazionali che vendono quelle stanze d'albergo? In Italia, salgono i mutui, le bollette, il costo della vita, i biglietti del tram, l'unica cosa che non è mai indicizzata sono i salari.

Ecco perché il salario minimo serve, è una misura vera di ridistribuzione del reddito, perché l'aumento dei salari deve essere estratto dal capitale - e non abbiamo paura di leggere quelle parole di una volta -, non dalla fiscalità generale, a proposito del cuneo fiscale.

Il salario minimo legale sancisce tutto questo. La Presidente Meloni temporeggia. Ciò che dovreste comprendere è che, dietro i nomi di quei contratti che ho citato e dietro quelle cifre di cui ho parlato, ci sono 4 milioni di famiglie. Ognuno di quei contratti, con un importo orario troppo basso, ha un nome, una storia; dietro a quelle cifre c'è Anna, c'è Peppe, c'è Nicoletta, c'è Vincenzo, c'è Ahmed, c'è Carmela, c'è un'aspettativa di vita, c'è la volontà di farsi una famiglia, a proposito di natalità, c'è un figlio da mandare in gita, c'è una pizza che non può diventare troppo cara (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Non si possono accettare salari da fame in un Paese ricco!

Ecco perché tutte e tutti noi mandiamo il nostro sms, altro che telefonate: salario minimo subito, lo diciamo qui, in quest'Aula! Il Governo può continuare a rinviare, a chiedere tempo per un confronto che non ha mai aperto, peccato che queste proposte fossero lì, non è stato innovato nulla, le abbiamo ridotte a una, ma non c'è alcun elemento in più, se non quello di dirci che serve ora e non potete scappare sotto l'ombrellone o chiedere i rinvii, l'urgenza è qui.

Chiudo, Presidente. Se sperate che le opposizioni cambino argomento, avete capito male, siete degli illusi, non vi daremo tregua e lo faremo con tutta la nostra forza, lo faremo per tutti i lavoratori e le lavoratrici per cui, a fine stipendio, manca ancora troppo mese.

Colleghe e colleghi, ho finito. In questi anni, ho visto che, a volte, la lotta paga, ma costa anche molto: miseria, ritorsioni, licenziamenti ingiusti e isolamento. Noi, che rappresentiamo lo Stato, dovremmo essere dalla parte di chi rischia tutto per ottenere condizioni dignitose per sé e per gli altri. È il momento di dimostrarlo, adesso, alzando i salari (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Riccardo Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, l'introduzione di un salario minimo orario non deve essere vista, né in contrapposizione alla contrattazione collettiva, né come una definitiva risoluzione dell'atavica questione della stagnazione salariale in Italia.

Il testo di legge sottoscritto da quasi tutti i gruppi di opposizione, infatti, punta ad estendere erga omnes i trattamenti economici complessivi dei contratti collettivi nazionali sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e datoriali effettivamente rappresentative e introduce il principio che la retribuzione minima percepita non possa essere inferiore a 9 euro orari.

Ad oggi, dei circa 200 contratti collettivi nazionali sottoscritti dalle organizzazioni rappresentative, poche decine prevedono ancora che gli ultimi inquadramenti, quelli più bassi, dove è occupata una ristretta minoranza di persone, siano sotto i 9 euro e, comunque, sono contratti scaduti. La maggior parte delle retribuzioni minime, al netto di tutte le indennità aggiuntive previste dai contratti, si attesta nella fascia fra gli 8,6 e gli 8,99 euro e, quindi, richiederebbero uno sforzo economico da parte delle imprese davvero modesto per raggiungere i 9 euro.

C'è, poi, da fare una considerazione quanto all'importo: un salario minimo serve a far crescere i salari degli inquadramenti più bassi, più che proporzionalmente rispetto agli altri livelli salariali, poiché, come certificato da Istat, l'inflazione per i redditi più bassi ha un effetto maggiore, il ruolo della contrattazione, che deve restare centrale in un momento d'inflazione così alta, è fisiologicamente incapace di garantire aumenti adeguati a proteggere il potere d'acquisto. Per questo, un bus legislativo sui salari bassissimi è necessario, anche per evitare che i lavoratori poveri scelgano assistenzialismo e lavoro nero, rispetto a lavoro povero.

Dunque, un'estensione erga omnes dei trattamenti economici complessivi, come sopra descritto, rafforzata da un minimo di 9 euro, più che un affronto rappresenta una stampella per la contrattazione collettiva di qualità, che invece oggi, in presenza di una molteplicità di contratti collettivi poveri, rischia di generare una concorrenza sleale, non più fra contratti collettivi cosiddetti pirata, come pure può capitare, ma anche fra contratti collettivi sottoscritti dalle diverse categorie di CGIL, CISL e UIL. Non sono pochi i casi in cui, specialmente nelle realtà più piccole o negli appalti, attività economiche afferenti al settore industriale dal punto di vista contrattuale vedano l'applicazione di contratti collettivi più poveri, con l'odiosa pratica di lavoratori che, occupati nella medesima mansione e nella medesima attività produttiva, si vedono applicato un contratto collettivo nazionale diverso, con retribuzioni e tutele diverse.

Delineare i cosiddetti perimetri contrattuali, ovvero definire criteri che impongano alle imprese una coerenza fra attività economica svolta e relativo contratto collettivo da applicare, rappresenta un rebus a cui le parti sociali non riescono a venire a capo da tempo. Ma di fronte alla difficoltà delle parti sociali nel dare ordine a un sistema che loro stesse hanno partecipato a ingarbugliare con la proliferazione di decine di contratti collettivi davvero bizzarri, la cui utilità sfugge a molti, la politica non può esimersi dall'intervenire, prendendo atto, laddove è palese, che il sindacato non è più un'autorità salariale per un'ampia platea di lavoratori e, se vuole riconquistare questo ruolo e quest'onere, deve accettare un intervento minimale, quanto rispettoso, del legislatore.

L'opinione del Governo sembra, invece, essere quella di abbassare il cuneo fiscale e i premi di produttività. Occorre sottolineare, però, che i premi di produttività, che vanno a vantaggio dei lavoratori più fortunati, occupati in grandi imprese, dove il sindacato già c'è e contratta accordi integrativi, sono già detassati dal 2016.

In merito al taglio del cuneo fiscale noi siamo favorevoli, a patto che questo sia di incentivo ai rinnovi contrattuali. Tagliare il costo del lavoro sulle retribuzioni in essere può essere una pezza momentanea. Nel medio periodo, occorre che siano le imprese a farsi carico degli incrementi salariali, con lo Stato che rende fiscalmente vantaggiosi questi aumenti. Però, al livello di contratto collettivo nazionale, non di contratti aziendali che, lo ripetiamo, sono già detassati. Occorre inoltre intervenire anche sui contratti scaduti, come si diceva. Oggi, quasi il 50 per cento dei lavoratori italiani ha un contratto collettivo nazionale scaduto. I tre contratti collettivi nazionali del commercio, da soli, coprono 3 milioni di lavoratori, una platea talmente vasta che non è solo un tema di giustizia sociale ma è una vera e propria emergenza economica, poiché si tratta in prevalenza di lavoratori con salari di poco al di sopra dei 9 euro ma il cui impoverimento, per via dell'inflazione, rischia di compromettere la tenuta della domanda interna. La perdita di potere di acquisto di così tante persone ha inevitabilmente un effetto economico recessivo sui consumi che a breve colpirà come un boomerang quelle migliaia di imprese che vivono di domanda interna. Il contenimento salariale non può più essere la via allo sviluppo del nostro Paese. Le associazioni datoriali, del commercio e i sindacati lamentano che i prossimi rinnovi potranno coprire solo parzialmente l'incremento inflattivo. Se rendessimo meno oneroso l'aumento dei salari, le imprese sarebbero spinte a dare aumenti più alti e innescheremmo probabilmente un circolo virtuoso, utilizzato, ad esempio, in Germania.

Occorre poi anche precisare che non sarà una legge sul salario minimo a risolvere completamente i problemi dei bassi salari in Italia. Questo, a onor del vero. Anzi, come detto, questa opportuna legge favorirebbe una platea di lavoratori importante, ma con numeri relativamente contenuti. Non è un caso che, in Europa, la diffusione dei lavoratori poveri è egualmente distribuita sia nei Paesi dove esiste il salario minimo sia nei Paesi come l'Italia o l'Austria, dove ci si basa esclusivamente sulla contrattazione collettiva. In Italia, la percentuale di lavoratori poveri, ovvero coloro che percepiscono un reddito da lavoro inferiore al 60 per cento del reddito da lavoro mediano nazionale, cioè 11.000 euro, è pari al 12 per cento, al di sopra della soglia della media europea, che è del 10 per cento. Tuttavia, se prendiamo in considerazione esclusivamente i lavoratori con orario full time, la media dei lavoratori poveri italiani scende all'8 per cento, risultando più bassa della media UE. Il salario minimo è dunque condizione necessaria ma insufficiente a garantire paghe decorose. Ad esempio, in Italia, una stretta sul falso part time potrebbe essere un altro elemento necessario, giacché oltre il 60 per cento dei dipendenti part time lo è involontariamente, ovvero viene loro imposto e non è una libera scelta per conciliare vita e lavoro. Tuttavia, una proposta politica organica di innovazione del lavoro e del modo di fare impresa non può limitarsi a sostenere le retribuzioni bassissime, come pure noi riteniamo necessario fare; urge occuparsi della sterminata platea dei lavoratori dipendenti con salario al di sopra dei 9 euro, ma nettamente inferiori rispetto a quelli dei colleghi francesi e tedeschi. Oggi, in Italia, la retribuzione mediana lorda annua lorda annua si attesta sui 34.000 euro, contro i 38.000 della media europea, i 37.000 francesi e i 44.000 tedeschi. Appare chiaro che, per colmare il gap, proposte sbrigative non esistono, ma occorre un lavoro di lunga lena, di analisi del nuovo status quo sociale ed economico e di proposte innovative che superino vecchi preconcetti che sembrano ancora animare il dibattito, tanto nella sinistra più massimalista o velleitaria quanto nei sedicenti riformisti, innamorati ancora di un'epoca tramontata da tempo. Se sul salario minimo l'opposizione si è ricompattata, auspichiamo che si converga anche su un lavoro più ampio e articolato e non ci si limiti a proposte spot, ancorché condivisibili. Ad esempio, com'è noto, esiste un grandissimo problema di produttività, in Italia. Intanto, occorre sottolineare che la produttività remunera il lavoro solo dove c'è la contrattazione aziendale, ma questa è preclusa a tutte le piccole e micro imprese e non tutte le medie imprese sembrano interessate a negoziare in azienda accordi di secondo livello. In secondo luogo, la produttività è intrinsecamente legata alla politica di sviluppo di un Paese, oltre che al lavoro. Se, per decenni, l'Italia si è spostata su settori a scarso valore aggiunto nei servizi, nel commercio e nel turismo, spesso chiusi alla concorrenza, è normale che la produttività sia rimasta ferma e che l'occupazione sia leggermente cresciuta. Non è un caso che, invece, nell'industria che esporta la produttività, grazie alle riforme Industria 4.0, sia cresciuta, superando, in taluni casi, Francia e Germania. Allora, occorre certamente intervenire sul fisco e sul lavoro, ma la vera leva, per rendere il nostro tessuto produttivo più solido e competitivo, è dargli una strategia di sviluppo, che necessita di tempo per dare i suoi effetti.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Così recita la nostra Costituzione. Poi, però, ci sono alcuni manager che hanno la libertà di autoassegnarsi benefit e indennità, indipendentemente da quanto distribuiscono ai loro sottoposti in termini di diritti e di stipendi. Se li trattano particolarmente male, con un Governo di destra capita pure che vengano nominati Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è lo scenario italiano. Qui non c'è il mercato libero del lavoro, semmai un mercato libero degli schiavi, di schiavi da salario. Il nostro è, di fatto, un sistema nel quale una certa politica autoreferenziale, eletta da un numero di cittadini in costante calo, dispone come vuole dei diritti delle classi sociali medio-basse del nostro Paese, erodendoli e trasformandoli in qualcos'altro. Dignità del lavoro, ma anche istruzione, sanità, pluralismo e libertà dell'informazione: state trasformando questi diritti in privilegi per pochi. Questo modello di liberismo sfrenato che avete in mente, che mette le merci davanti ai diritti delle persone e la finanza prima di tutto, è un modello che ha fallito, che va cambiato subito, è un modello che ha generato enormi ricchezze nelle mani di pochi e tanta povertà. In Italia, il fenomeno dei working poor, lavoratori il cui reddito è addirittura inferiore alla soglia di povertà, è in netta crescita, come ci riferisce il rapporto Eurostat e come ci ricorda OCSE, con un report della scorsa settimana. Nel nostro Paese, il 12 per cento della forza lavoro totale - dato ben superiore a quello dell'Unione europea, che si attesta intorno al 9,6 per cento - riceve un reddito individuale al di sotto di 11.500 euro annui. Tutto ciò è una vergogna per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Più di 3 milioni di lavoratori, anzi, 4 milioni, considerando i fragili, i giovani e i meno giovani, sono costretti a lavorare per pochi euro l'ora, con contratti capestro, ai limiti della schiavitù e spesso con contratti part time obbligati e non richiesti dai lavoratori. Non è anche questa, forse, una colpa attribuibile a chi ha permesso che tutto ciò divenisse legale? A ciò si devono aggiungere i dati sulle prospettive di vita. Stando alla fonte Censis, nel 2050 ben 5,7 milioni dei giovani attuali – i più fortunati, direi, vista la situazione - rischiano di avere pensioni ben al di sotto della soglia di povertà. Cosa dire dei lavoratori della cultura? Una recente indagine dell'associazione Mi riconosci? su 2.000 lavoratori della cultura ci dice che il 75 per cento di questi lavoratori, per lo più donne e giovani, lavora per meno di 6 euro l'ora lordi. Allora, se volete affermare l'egemonia della cultura di destra, perché non iniziare dai lavoratori precari della cultura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? È chiaro a tutti che la politica che permette che tutto ciò accada è complice di questo fenomeno. Il tema non può non essere collegato alla questione salariale. Mentre il costo della vita è in costante aumento, gli stipendi, in Italia, sono fermi da oltre trent'anni, anzi, addirittura scendono, soprattutto quelli dei giovani, complici la stagnazione del PIL e la produttività. Ce lo rivelano i dati dell'Osservatorio JobPricing. Siamo l'unico Paese OCSE a stare in questa situazione, al cospetto di altri Paesi quali la Germania, dove i salari sono aumentati del 34 per cento, la Francia, dove sono aumentati del 31 per cento, e persino la Spagna, dove sono aumentati del 6 per cento. Quest'ultima aveva il numero complessivo di lavoratori poveri superiori al nostro, ma ha deciso di affrontare il problema e, quindi, di aumentare il salario minimo dell'8 per cento per il 2023. È un esempio, che dovremmo seguire, di gestione di un'emergenza sociale. Illustri economisti come Alan Krueger – liberaldemocratico, e non certo un estremista marxista - e il premio Nobel David Card ci hanno dimostrato come tale misura possa essere importante dal punto di vista sia sociale sia economico e che non si traduce assolutamente in una caduta dell'occupazione.

Retribuzione dignitosa e adeguata per tutti i lavoratori significa realizzare un mondo del lavoro più inclusivo, equo e paritario, risultato per cui tutti noi dovremmo lavorare, affinché nel nostro Paese non ci siano più storie di sfruttamento, lavoro nero e diseguaglianza così accentuata; ed è tanto più grave in quanto questa è la maggioranza che, da un lato, accoglie con silente soddisfazione il ripristino dei vitalizi al Senato e, dall'altro, ha tagliato misure contro la povertà, come il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), anche in quella parte che aiutava i lavoratori poveri che, pur lavorando, non arrivano a superare quella quota, stabilita dall'Istat, che indica in maniera chiara la povertà. Niente! Cancellato il reddito di cittadinanza in toto, senza neanche ritenere di dover salvare quella parte.

Concludo con un passaggio sulla social card, questa sì la vera elemosina di Stato, perché è davvero orribile dividere in categorie di povertà in base allo stato di famiglia, escludendo i single, le coppie senza figli, le coppie di anziani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! È sadico andare a decidere come riempire il carrello della spesa! Questa social card, così come descritta, è un'offesa alla dignità delle persone in difficoltà.

Il Movimento 5 Stelle è nato per combattere tutto questo e potete star certi che non smetteremo di farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Elisabetta Piccolotti. Prego, onorevole.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Abbiamo sentito molte cose singolari in questi giorni, fuori e anche dentro l'Aula, sul salario minimo legale. Qualcuno ha persino delirato, paragonando il salario minimo a un inutile assistenzialismo, e qualcun altro, offendendo l'intelligenza dei cittadini, ha detto che il salario minimo non serve perché serve quello ricco; e proprio perché, invece, i lavoratori e le lavoratrici non sono sciocchi a me piacerebbe che, durante questa discussione qui in Aula, fossero presenti un rider, un vigilantes, una badante, un addetto alle pulizie, un magazziniere. Lo vorrei perché mi piacerebbe che i componenti della maggioranza glielo dicessero in faccia che va tutto bene così e che il sistema Italia funziona solo se quei lavoratori vengono pagati 4 euro l'ora per portare a casa i loro pacchi, per portare la cena oppure per rifare la camera dell'albergo. Lo dicano che è giusto che lo Stato non faccia niente per loro e che siano condannati ad essere poveri nonostante lavorino. Sono tesi talmente scandalose, talmente offensive e lesive della dignità delle persone che anche la destra oggi è imbarazzata.

Sento molto imbarazzo, Presidente, sento che la destra non sa più dove nascondersi: prima voleva cancellare il salario minimo con un blitz estivo poi ha tentennato, ora chiede tempo, dice che deve approfondire, fare aperture e cerca di confondere le acque. Hanno paura, paura che chi è a casa - quei 4 milioni di lavoratori poveri che in quest'Aula non possono entrare - capisca la verità e venga a chieder conto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Sono quattro milioni di persone che devono scegliere ogni giorno se riempire il carrello della spesa o permettersi di mandare il figlio in gita scolastica, se riparare la macchina, che prima o poi si fermerà, o portare la famiglia a mangiare una pizza. Sono milioni di famiglie che in questi mesi hanno dato fondo ai propri risparmi, mancano all'appello - ce lo dicono i bancari - 61 miliardi dai conti correnti degli italiani, mentre qualcun altro quei conti correnti li rimpinguava con il gioco della speculazione sui prezzi: vergognatevi! Mentre sparivano 61 miliardi, voi ne avete restituiti solo 2-3 con il cuneo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), risorse che tra l'altro non avete tolto alla speculazione, ma avete tolto sempre agli stessi poveri, tagliando il reddito di cittadinanza. Avete fatto così perché non volete tassare gli extra profitti, perché dovete fare i favori agli evasori fiscali e perché non avete il coraggio di imporre alle imprese di pagare dignitosamente il lavoro.

Fate il gioco delle tre carte e lo state facendo anche in quest'Aula: dite che il salario minimo spingerebbe i salari al ribasso, ma la verità è che fissare la soglia a 9 euro l'ora produrrebbe l'esatto contrario, ovvero una crescita media anche degli altri salari ed è esattamente quella crescita media che vi fa paura e che volete scongiurare. Con malafede ancora più incredibile, oggi scoprite il valore della contrattazione: mi gira la testa, Presidente, la destra scopre che il sindacato è importante, oggi, dopo che, per trent'anni, hanno dipinto il sindacato come il male, come difensori dei parassiti, come un intralcio allo sviluppo. Li avete insultati, delegittimati, lasciati fuori dalle porte, li avete, soprattutto quando molti di voi erano parte dei Governi, indeboliti, limitando i diritti sindacali e cercando in tutti i modi di precarizzare il lavoro per far sì che i lavoratori e le lavoratrici fossero ricattabili, perché più forte è il ricatto e meno forte è la partecipazione agli scioperi e alle lotte.

Oggi, dopo tutto quello che avete fatto e detto in questi anni, oggi scoprite il sindacato e pretendereste anche che noi vi credessimo. Per questo vi sfidiamo: salario minimo subito, il nostro salario minimo, quello che è legato davvero alla contrattazione, e poi altre cose, politiche per rafforzare la rappresentanza sindacale, a partire da una riforma del lavoro che limiti fortemente i contratti precari, esattamente come in Spagna, dove quando è arrivata una Ministra della nostra parte politica, Yolanda Díaz, è tornata aria di dignità e l'inflazione ha morso molto meno che qui da noi in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

E ancora, vi sfidiamo: reintroduzione dell'articolo 18, riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario per far fronte agli sviluppi dell'automazione e dell'intelligenza artificiale. Vi sfidiamo: cominciamo col salario minimo e poi andiamo avanti, ascoltando chi i lavoratori li rappresenta. Ma abbiamo, purtroppo, Presidente, già capito che non interessa. A destra sono conservatori, sono felici di dirsi conservatori e vogliono conservare il sistema com'è, esattamente com'è stato negli ultimi trent'anni, quelli in cui i salari degli italiani sono gli unici in Europa a non essere cresciuti. Trent'anni: non avete avuto in questi trent'anni il tempo di riflettere e di approfondire? Avete bisogno di farlo quest'estate, sulla spiaggia? Noi francamente non vi crediamo.

In questi anni, invece, avete riflettuto, eccome, e avete concluso che nel migliore dei casi l'erosione dei salari è un male necessario e nel peggiore - quello per cui propendo - che si tratta della strada vincente per affrontare la competizione internazionale.

Mi dispiace dover far notare anche al collega Marattin che, se le caratteristiche del nostro sistema produttivo sono tali da fargli ritenere che sia impossibile alzare i salari, è anche perché, viceversa, le imprese italiane non hanno dovuto migliorarsi, perché i Governi gli hanno lasciato la possibilità di scaricare la competizione sui salari dei loro lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

È ora che questo circolo vizioso venga interrotto. La destra, che si vuol dire sociale, a cui piace dirsi diversa, poteva farlo oggi, poteva farlo in queste settimane, ma si è subito adattata al mood degli ultimi trent'anni, al mood di tutti coloro che l'hanno preceduta, e ha fatto vincere l'idea - nefasta - che l'economia italiana debba essere sostenuta dall'investimento di fatiche mal retribuite dei lavoratori e delle lavoratrici, dai cosiddetti sacrifici che abbiamo sentito per anni. A destra pensate che meno costa il lavoro più prospera l'economia e questa tesi è sbagliata.

Lo avete sempre pensato ma oggi vi vergognate di dirlo, perché la situazione, dopo anni in cui queste tesi hanno prosperato, è insostenibile, è al collasso, e un terzo dei lavoratori italiani guadagna meno di 10 mila euro l'anno. Un terzo è ben più di quel 5 per cento che, con la proposta di Forza Italia, volete riportare nella contrattazione collettiva. Avete avanzato una sola proposta ed è pure chiaramente una truffa, messa in campo per fare i gattopardi, fingere di cambiare qualcosa affinché tutto resti esattamente com'è (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ripensateci: definire uno slogan una misura fondamentale per la vita quotidiana di milioni di persone è l'ennesima vigliaccata di una destra a cui non interessa nulla di chi lavora e di chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese, come se fare la spesa fosse un capriccio, come se comprare i libri scolastici per i propri figli fosse un lusso per pochi, come se vivere onestamente del proprio lavoro fosse una colpa. No, non si può aspettare settembre, salario minimo subito (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sarracino. Ne ha facoltà.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Abbiamo assistito a uno scontro politico vero, che ha visto finalmente in campo un'operazione di verità. Infatti, sono emerse con forza e con chiarezza due idee differenti di Paese, due idee legittime, ma differenti. Qualcuno ritiene che avere portato la destra ad affrontare finalmente un tema serio, e non le sole operazioni di propaganda cui siamo abituati in questi mesi, aver portato la destra ad affrontare questa discussione, sia già una grande vittoria politica, e, in parte, è vero. Ma per noi, per il Partito Democratico, il tema è molto più grande. Il tema è, innanzitutto, risolvere e migliorare le condizioni di vita di oltre 3 milioni di italiani, che non sono bandierine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), come qualcuno da destra ha detto stamattina, sono lavoratori, sono sfruttati troppe volte; sono persone che hanno difficoltà ad affrontare il presente e immaginare un futuro; lavoratori che, però, come abbiamo detto, sono poveri. Voi avete scelto di non vederli, di non classificarli, anzi di classificarli come invisibili.

E, infatti, in otto mesi, non avete presentato nulla che andasse in questa direzione. Noi, come Partito Democratico, il primo giorno di questa legislatura, abbiamo presentato una proposta di legge sul salario minimo, provando a dar loro una voce. E oggi siamo qui, con un lavoro e una proposta unitaria di tutte le opposizioni. Un lavoro, Presidente, contro il quale la maggioranza si è scagliata, prima dicendo che salario minimo non serviva, poi definendolo una misura assistenzialista; successivamente, è stato presentato un emendamento soppressivo di tutta la nostra proposta di legge (quell'emendamento non è stato mai ritirato), poi ci si è avventurati con questa strampalata storia dell'Unione Sovietica, salvo poi scoprire che il salario minimo esiste nei principali Paesi europei; infine, vi presentate qui, oggi, ribadendo la vostra contrarietà.

Lo avete detto negli interventi, è emerso negli interventi che avete fatto: siete contrari all'istituzione di un salario minimo nel nostro Paese. Ma, nonostante la vostra contrarietà, non potete eludere la questione che esiste, il lavoro povero, in questo Paese, esiste, e voi, su questo, fino ad ora, non avete fatto nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! E, allora, vi chiediamo: avete una proposta? C'è una proposta? Quella, di Forza Italia, è la proposta della maggioranza? Perché a me pare che qui, ad essere divisa, non sia l'opposizione, ma la maggioranza. Una parte della maggioranza ha dovuto presentare una proposta che andasse in quella direzione, proprio perché i limiti erano evidenti. E se quella è la vostra proposta, se quella è la proposta di tutta la maggioranza, allora, Presidente, qui non si ha contezza della realtà. Non si ha contezza della realtà perché non si ha contezza dell'inflazione e di come l'inflazione stia consumando i salari. Non ci si rende conto che al Sud il 25 per cento dei lavoratori, com'è emerso nelle anticipazioni del rapporto Svimez, guadagna meno di 9 euro l'ora, che, in Italia, il salario medio di un under 35 è di 850 euro al mese. Come può un ragazzo, con 850 euro al mese, pensare di programmare il futuro e di organizzare il presente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? È impossibile.

Riteniamo che sotto i 9 euro l'ora non si parli più di lavoro, ma di sfruttamento. E solo chi, come voi, crede che il modello di sviluppo del nostro Paese debba basarsi sulla svalutazione del costo del lavoro e sulla compressione dei diritti dei lavoratori, può essere contrario a questo tipo di proposta.

D'altronde, Presidente, in pochi mesi, sono diminuite le risorse per combattere la povertà, sono aumentati i voucher, sono aumentati i contratti a termine e, quindi, anche la precarietà, e non si ha uno straccio di proposta sulla vera emergenza del Paese: quella salariale. Parlate di salario ricco. E come lo fate? Come si fa? Con il taglio del cuneo fiscale, che, fra qualche mese, sparirà? E quanto incide, Presidente, il taglio del cuneo fiscale su uno stipendio di 600 euro?

Presidente, chiudo. Se questa è la vostra idea di Italia, se questa è l'idea di Italia della destra, non è la nostra idea di Italia. Per questo, riteniamo che il momento per discutere e approvare il salario minimo non sia domani, non sia settembre, non sia l'autunno, dove butterete la palla in tribuna, il momento per questa battaglia di civiltà è qui ed oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Riccardo Tucci. Ne ha facoltà.

RICCARDO TUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Avrei voluto iniziare fin da subito, con questo intervento, a parlare del salario minimo, ma, purtroppo, mi trovo costretto a smentire l'ennesima fake news sul decreto Dignità.

Poco fa, l'onorevole Zucconi, che stamattina era uno dei primi iscritti, ha detto che il decreto Dignità non ha prodotto alcun effetto. Voglio rispondere all'onorevole Zucconi, attraverso di lei, con questa giornata: il 3 luglio 2019. Circa 4 anni fa, i TG di tutta Italia aprivano con questi titoli. TG1: ISTAT, a maggio la disoccupazione cala al 9,9 per cento, scende anche quella giovanile, record per l'occupazione ai livelli del 1977. Rainews24: cala la disoccupazione in Italia, per la prima volta dopo oltre sette anni, sotto il 10 per cento, tasso di occupazione ai massimi dal 1977. Sky TG24: cala al 9,9 per cento, in discesa di 0,2 punti, si tratta del valore più basso dal 2012. TG LA7: i dati Istat rilevano la crescita dei contratti stabili, il numero più alto dal 1977. Attenzione, la crescita dei contratti stabili: quindi, non solo è cresciuto il numero dei contratti, ma quello dei contratti stabili, dunque, era anche un lavoro di qualità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questa informazione, Presidente, la do come risposta al collega Zucconi, che diceva che ci sono i dati a confermarlo. Il Sottosegretario Durigon, che era Sottosegretario per il Lavoro proprio ai tempi del decreto Dignità, probabilmente conosce questi dati meglio di me e farebbe bene a trasmetterli ai suoi alleati di partito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché, di fatto, questi dati arrivano dopo un anno - un solo anno! – dall'introduzione del decreto Dignità. Che se lo ricordassero, prima di mettere in giro fake news. Il decreto Dignità ha prodotto i risultati opposti rispetto alla destinazione, ostinata e contraria, verso cui va questo Governo.

Passiamo al salario minimo. Fino a stamattina, l'onorevole Donzelli dichiarava su La Stampa che il salario minimo rischia di comprimere i salari verso il basso. Dico al collega Donzelli che non bisogna neanche andare così lontano dai banchi dove è seduto, basta chiedere al suo collega di partito, nonché presidente della Commissione lavoro, il quale, in una mozione del luglio 2018 - ve la leggo -, dichiarava che senza un'equa retribuzione non vi è dignità per chi lavora e che questo è un fondamentale principio della Carta costituzionale. E aggiungeva: “Eppure l'allarmante numero di lavoratori che in Italia viene sottopagato o, addirittura, svolge prestazioni gratuite, pone di fronte al dato di fatto che quello che dovrebbe essere un principio inviolabile, viene spesso del tutto disatteso; predisporre misure di contrasto alla piaga del lavoro sottopagato dovrebbe rappresentare un'emergenza per il Governo, tuttavia, ad oggi, lo stesso non ha adottato nessuna iniziativa in merito”. Sembra di parlare dello stesso Governo, però parliamo di cinque anni fa. E ancora: “È evidente che l'istituzione di una “retribuzione minima garantita” rappresenterebbe un efficace strumento per attuare una maggiore equità a tutela della posizione di debolezza del lavoratore nel rapporto di lavoro, conferendogli maggiore potere contrattuale”.

E ancora: “Il riconoscimento di una “retribuzione minima” escluderebbe fenomeni di sfruttamento che, ad oggi, non sono evitati dai minimi salariali stabiliti nei contratti nazionali, poiché, com'è noto, lasciano scoperti il 30-40 per cento del mercato del lavoro italiano, dalle imprese di modeste dimensioni ai lavoratori atipici”.

Al riguardo - attenzione - “non si ritiene condivisibile la tesi espressa da alcuni sindacati, i quali affermano” che si porrebbero le basi “per una diminuzione dei salari nel medio termine. Riconoscere un importo minimo del corrispettivo, invece, è un provvedimento necessario per conferire maggiore potere contrattuale ai lavoratori più marginali e riconoscere il lavoro come strumento di dignità”.

Ebbene, Presidente, noi queste parole - lo dico qui - le condividiamo al 99 per cento, siamo perfettamente allineati con il presidente Rizzetto quando era all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). C'è solo un punto percentuale di margine che tengo per noi perché in questa risoluzione dimenticava di dire che, anche lì dove è applicata la contrattazione collettiva, abbiamo salari che sono ben sotto la soglia dei 9 euro e arrivano intorno ai 3 o 4 euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vede, Presidente - e concludo -, con queste parole noi oggi sveliamo l'ennesimo bluff di questo Governo, che fa come quei giocatori di poker che provano a rilanciare, facendo credere all'avversario di avere un punto nelle mani e, quando si trovano di fronte al controrilancio dell'avversario, sono miseramente costretti a passare. Ecco quello che fa oggi questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Chiara Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ho due domande. La prima è: a che gioco stiamo giocando? Lo chiedo perché abbiamo sentito dire nella stessa settimana dal Presidente del Consiglio che serviva un confronto con le opposizioni e, qualche giorno dopo, che il salario minimo è un bel titolo, funziona molto bene come slogan, come se fosse uno slogan e non una necessità. La seconda domanda che vorrei fare è all'onorevole Foti, perché lui ha ammesso, di fatto, nel suo intervento che - se non avessimo posto noi del Partito Democratico il tema del salario minimo, come primo atto di questa nuova legislatura e poi, con un grande lavoro di sintesi, voluto anche dal Partito Democratico, se non avessimo provato a darvi un ulteriore strumento in più, se volete più semplice, perché univa tutte le opposizioni, una risposta complessa a un problema complesso -, voi non avreste posto assolutamente questo tema. E l'avete dimostrato anche con la vostra reazione: il vostro atteggiamento è stato quello si rinviare, ma senza votare l'emendamento soppressivo, perché forse vi siete resi conto che non avete voluto discutere nel merito. Non avete voluto presentare degli emendamenti che magari potevano anche aprire a un dibattito diverso, ma avete deciso di presentare un unico emendamento - lo voglio ricordare -, un emendamento soppressivo, come a dire che questo argomento non vi interessa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e questa è la gravità di ciò che è accaduto! Lo dico perché, da qualche anno, sono in Commissione lavoro ed è la prima volta che accade una cosa del genere; è sempre capitato, anche quando governavamo noi, che la Commissione lavoro approfondisse nel merito le questioni, magari anche incalzando il Governo di turno, mentre in questo caso abbiamo visto il contrario, cioè: il Governo - ormai siamo abituati anche alle numerose questioni di fiducia in quest'Aula - decide per tutto il Parlamento, decide di non decidere e ci chiede di rinviare un tema così delicato e così importante a non si sa quando. Noi non ci stiamo, lo dico subito con chiarezza; noi non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Noi vogliamo che questo tema venga affrontato ora perché purtroppo questa maggioranza non si rende conto che la questione salariale non è più rinviabile, colleghe e colleghi, perché i piccoli incrementi retributivi non tengono conto naturalmente di un'inflazione che lo scorso anno ha sfiorato il 12 per cento e quest'anno viaggia attorno al 7,6 per cento. C'è un improvviso e drammatico calo del potere d'acquisto delle famiglie e un conseguente scivolamento di una fetta sempre più grande della popolazione verso la povertà, ma sembra che questa maggioranza non voglia proprio occuparsi di quei 3 milioni di lavoratori e lavoratrici poveri che, pur lavorando, non arrivano a fine mese, fanno fatica a pagare le bollette, a mantenere un'assicurazione dell'auto e a fare una spesa straordinaria non prevista. L'audizione dell'Istat in Commissione lavoro ha tratteggiato un quadro allarmante: con la pandemia, la guerra e l'inflazione si è alzata di molto la soglia di reddito sotto la quale un lavoratore o, più spesso, ahimè, una lavoratrice risulta avere una bassa retribuzione.

Allora, quando parliamo di lavoro povero, dobbiamo innanzitutto ricordarci che la retribuzione annuale di un individuo è la combinazione di tre componenti: la retribuzione oraria, l'intensità dell'occupazione mensile e la durata del contratto nell'anno, cioè dei mesi con almeno un giorno di copertura contrattuale. Perché l'ho voluto ricordare, Presidente? Perché in questi giorni sento dire che la nostra proposta non risolverebbe il problema del lavoro povero. E io dico: in effetti avete ragione, non basta combattere i bassi salari orari, ma bisogna intervenire sul tema del lavoro sommerso, sul part-time cosiddetto involontario, sulla stabilizzazione dei contratti, affinché aumenti la durata dei contratti, dando così stabilità e una prospettiva di futuro ai lavoratori e alle lavoratrici di questo Paese. Ma allora, se riconoscete che non è solo un tema di retribuzione, perché con il decreto Lavoro, tanto sbandierato il 1° maggio, avete ulteriormente precarizzato e reso più difficile per i giovani e le donne stare nel mercato del lavoro? Perché lo avete fatto in una fase di espansione economica contro tutti i pareri degli economisti?

Per voi, la panacea di tutti i mali è il taglio del cuneo fiscale; vorremmo tutti che la soluzione fosse così semplice, ma così non è. Serve un salario minimo - fatevene una ragione -; serve un salario minimo stabilito per legge, di livello adeguato, come ci hanno detto diversi esperti auditi in questi mesi, perché consentirebbe di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, in particolare di alcuni settori, contribuendo a risolvere parzialmente i problemi legati alla domanda e all'offerta e consentendo così un ampliamento del mercato. Mi riferisco a quei settori come l'agricoltura, l'accoglienza e la ristorazione, dove l'incidenza del rischio di povertà è pari o superiore al 25 per cento, dove un lavoratore su quattro in pratica è un lavoratore povero. Sono, guarda caso, quei settori dove non si trovano lavoratori, gli stessi settori per cui la destra al Governo si è affrettata a reintrodurre e ad ampliare i voucher, finendo per gravare quindi sugli altri due fattori che compongono la retribuzione annuale che citavo prima, ovvero l'intensità mensile dell'occupazione e la durata dei contratti.

Altro punto che non possiamo ignorare è che il salario minimo aiuterebbe soprattutto i giovani e le donne di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È stabilito dagli studi - l'abbiamo provato a fare, colleghi, la scorsa legislatura, con la legge n. 162 -: il salario minimo abbatterebbe il gender pay gap, è di fondamentale importanza. Lo dico perché il 38 per cento dei giovani di questo Paese e il 20 per cento delle donne guadagnano meno di 9 euro lordi l'ora, anche questo ce lo hanno detto in Commissione.

Vista l'ossessione della destra per il tema della natalità, mi auguro che questo argomento possa in qualche modo smuovere ancora le vostre coscienze, perché l'approvazione del salario minimo può essere davvero un efficace tassello di una strategia per mettere i giovani e le donne di questo Paese nella condizione oggettiva di poter fare figli e di potersi costruire un futuro. È solo così che si otterranno dei risultati; se qualcuno pensa che le donne stiano a casa e facciano i figli e basti dare qualche soldo o una social card si sbaglia di grosso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Tutti gli studi ci ricordano che in questo Paese, se vogliamo parlare veramente di sostegno alla natalità, dobbiamo far sì che le donne possano esprimere i loro talenti e possano rimanere nel mercato del lavoro anche dopo la maternità. Scusate, ma questo è un tema che penso debba essere più attenzionato, soprattutto in questa discussione, perché - ripeto - le donne sono la maggior parte della popolazione, sono la maggioranza del Paese, eppure vengono trattate come un di cui.

Poi, anche qui - lo abbiamo sempre detto - la destra guarda all'immigrazione solo come un problema e non riesce a vedere l'emigrazione dei nostri giovani, che proprio a causa dei bassi salari e delle condizioni del mondo del lavoro italiano, scelgono di cercare un impiego all'estero; anche questa è una grande piaga di cui dovremmo occuparci.

Naturalmente ci sono moltissime cose di cui dovrei ancora parlare. Penso al tema della produttività, che non è cresciuta, ma è cresciuta più di quanto siano cresciuti i salari in questo Paese: se vogliamo far aumentare la produttività, allora usiamo altri strumenti, ma non usiamo la clava del salario per non affrontare i temi profondi di questo Paese. Poi c'è un tema che non è stato toccato e vorrei brevemente ricordare in quest'Aula. Noi abbiamo detto che c'è un altro tassello che manca - l'abbiamo detto con chiarezza e anche nella nostra proposta in qualche modo viene ripreso - ed è il tema della rappresentanza. Noi del Partito Democratico l'abbiamo detto: serve una legge sul salario minimo e serve una legge per un'adeguata rappresentanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Non è un'invenzione: sono oltre 1.000 i contratti che sono depositati al CNEL ed evidentemente non rispondono, né alle necessità delle aziende che vogliono fare buona impresa, né alle necessità di chi giustamente con il lavoro vuole e deve poter vivere degnamente.

Anche per queste ragioni, Presidente, noi, come hanno detto i colleghi del Partito Democratico, su questo tema non faremo un passo indietro. E basta con le scuse, voi vi siete candidati e avete detto che eravate pronti; eppure, nonostante la discussione di 4 mesi in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), vi abbiamo anche fatto una semplificazione del lavoro, non ci state rispondendo. Ma è ora, è adesso il momento di affrontare la povertà dei salari, perché è quello che ci chiede il Paese reale, fuori dai palazzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, signor Presidente. Parliamo oggi di salario minimo, un tema questo importante che riguarda milioni di lavoratori poveri. Questa inquadratura riprende la mia persona e il MoVimento 5 Stelle, ma non riprende i banchi della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che attualmente contano 7 presenze, 7 deputati della maggioranza che sono presenti in Aula.

È una vergogna, è un'offesa ai milioni di lavoratori poveri che si aspettano risposte oggi da quest'Aula, da questo Parlamento. Vergogna!

Il mio intervento, signor Presidente, può compendiarsi in una parola: dignità, dignità del lavoro. L'Istat ha certificato che in Italia ci sono oltre 3,5 milioni di lavoratori poveri, persone che, pur lavorando, non riescono a far quadrare il pranzo con la cena. Parliamo prevalentemente di donne, di giovani under 36, di stranieri, di lavoratori con bassa qualificazione scolastica e professionale. Parliamo degli ultimi, signor Presidente, migliaia di lavoratori costretti a condizioni non dignitose.

Penso ai casi Mondialpol e Mondo Convenienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), i cui dipendenti proprio ieri il MoVimento 5 Stelle ha accolto qui, in delegazione, per raccogliere il loro grido d'aiuto. Dunque, signor Presidente, dignità, dignità della persona.

La proposta di legge del MoVimento 5 Stelle, con le altre opposizioni, a prima firma del Presidente Conte, fissa il salario minimo legale a 9 euro l'ora lordi. Quindi, spiegatemi, qual è il vostro problema? Perché non volete dare risposte a questi lavoratori? L'Italia è uno dei pochi Paesi europei privi di questa misura che addirittura è garantita anche negli Stati Uniti.

Sono tutti Paesi sovietici questi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Sottosegretario, lo spieghi al suo Ministro degli Affari esteri, l'onorevole Tajani, e gli spieghi anche che, in Europa, in nessuno di questi 21 Paesi su 27, Paesi in cui la misura esiste già, si è registrata una diminuzione dei salari. Anzi, in Francia e in Germania l'introduzione del salario minimo ha comportato un aumento sia del PIL sia del numero degli occupati. Riconoscere un salario dignitoso ai più poveri avrebbe effetti benefici anche per tutto il Paese.

Signor Presidente, l'aumento del reddito dei meno fortunati si tradurrebbe tutto in consumi e quindi in aumento della domanda aggregata; rafforzerebbe la contrattazione collettiva e spazzerebbe via i cosiddetti contratti pirata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In quest'Aula ho sentito dire che il tema del salario minimo sta a cuore alla Lega. Sì, certo, lo avevano perfino messo nel loro programma elettorale, ma era uno specchietto per le allodole, evidentemente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Scusate, vi sta talmente a cuore il tema che fuggite oggi da questo dibattito, come si vede dai banchi vuoti, con la fumosa scusa di voler addirittura perfezionare la nostra proposta e chiedendo un rinvio a settembre. Ma avete forse urgenza di andare in vacanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Ma questa è davvero una vergogna, signor Presidente. Il capogruppo di Fratelli d'Italia, con toni da show televisivo, manifesta oggi una sola verità: le destre al potere non hanno alcuna soluzione, alcuna proposta al problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È un'ammissione gravissima! Sono riusciti a proporre solo un emendamento soppressivo della nostra proposta di legge, è una vergogna! Hanno visto i sondaggi, ben il 70 per cento degli italiani è a favore della proposta e quindi non hanno avuto il coraggio di approvare questo emendamento. E cosa fanno oggi? Depositano una richiesta di sospensione dei lavori per 60 giorni.

La povertà non è una colpa, è un male sociale che questa Camera, il Parlamento ha l'obbligo di curare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dobbiamo garantire a questi lavoratori pensioni dignitose. Insomma, Presidente, le destre oggi al potere fanno una precisa scelta politica, è la scelta di non migliorare le condizioni di vita dei lavoratori più poveri, in modo da poter continuare ad elargire miserabili mancette. Penso alla social card, un euro a testa a poche persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Concludo, perché il mio tempo è esaurito, signor Presidente, con un'unica parola, quella con cui ho iniziato: dignità, dignità della persona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, mi dispiace intervenire per un richiamo al Regolamento, articolo 8 e seguenti, ma anche articolo 63, quando si parla del resoconto dei lavori d'Aula, perché vorrei che rimanesse a verbale la grave scorrettezza del componente del MoVimento 5 Stelle, perché, da questa mattina, del gruppo di Fratelli d'Italia - e non lo dico solo per il gruppo di Fratelli d'Italia, ma per tutti i gruppi politici - qui, in quest'Aula, solo in questo momento ci sono pochi componenti.

Noi eravamo fortemente rappresentati, anche più dello stesso MoVimento 5 Stelle. Adesso c'è una Conferenza dei presidenti di gruppo in corso, dove stiamo preparando anche i lavori per l'audizione del Ministro Musumeci (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Per favore, ascoltiamo il collega.

SALVATORE DEIDDA (FDI). …e trovo veramente scorretto fare dichiarazioni che veramente rasentano la falsità (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), strumentali per i video, perché non viene screditata Fratelli d'Italia, ma viene screditata sempre quest'Aula, quando si sa benissimo che, per il grande rispetto nei confronti della proposta dell'opposizione, tutti i gruppi di maggioranza e opposizione sono stati rappresentati e hanno seguito i lavori (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Eravate quattro!

SALVATORE DEIDDA (FDI). Quindi, invece di fare dichiarazioni che sono utili solo ai social network per diffondere un'immagine di quest'Aula che non porta onore, invito i colleghi a riportare la verità, ossia che Fratelli d'Italia era grandemente rappresentata anche in tutti questi gradoni (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Per favore…

SALVATORE DEIDDA (FDI). Il vostro leader è arrivato all'una meno un quarto per farsi riprendere dalle televisioni (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per cui, prima di accusare gli altri gruppi, portate rispetto a questa istituzione, per cortesia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Articolo 8 e seguenti del Regolamento, sullo stesso argomento del collega che mi ha anticipato. Prendiamo atto delle sue dichiarazioni e apprendiamo anche il fatto che la giustificazione per la mancanza dei colleghi di Fratelli d'Italia è la partecipazione alla Conferenza dei presidenti di gruppo. Ma alla Conferenza dei presidenti di gruppo c'è il capogruppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per cui la dichiarazione del collega deve essere rettificata, e anziché 7 presenti indichiamone 8.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Non ci sono solo i capigruppo! Impara! Ci sono anche i delegati d'Aula...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Deidda, la prego.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Ma ascolti! Neanche conoscono minimamente il Regolamento!

PRESIDENTE. Andiamo avanti, vi prego.

Si riprende la discussione della proposta di legge n. 1275 e abbinate.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 1275​ e abbinate)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Giusto una considerazione: in realtà, il collega Foti ha fatto la stessa considerazione questa mattina, attorniato da una decina di suoi colleghi, nei confronti del PD. Quindi, non capisco di cosa si stupisca il collega Deidda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Parliamo del merito, per favore. Un intervento solo sul merito.

EMILIANO FENU (M5S). Presidente, registro come una piccola vittoria dei 3,5 milioni di lavoratori poveri la decisione della maggioranza di non votare l'emendamento soppressivo presentato da Fratelli d'Italia sulla proposta di legge sul salario minimo dell'opposizione.

Abbiamo letto anche, qualche giorno fa, l'intervista al presidente della Commissione lavoro, che ci dice che intende fare una proposta concreta e chiede un po' di tempo di riflessione in più, e qualcuno parla anche della necessità di un tavolo. Io ricordo che esiste già un tavolo, lo prevede la Costituzione: è il Parlamento, nel Parlamento c'è la Commissione, in Commissione si possono sentire, come si sono sentiti, i maggiori esperti sul tema, si può discutere, si può anche modificare in senso migliorativo, dal punto di vista della maggioranza, una proposta, ma il tavolo è quello. Era quello il tavolo, non servono altri tavoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Detto questo, anche a voler considerare in senso positivo queste aperture da parte di qualche esponente della maggioranza, io mi chiedo: come si fa a fidarsi di una maggioranza, di un Governo, che esprime un Ministro degli Affari esteri che dice che il salario minimo non serve e che non siamo in Unione sovietica, secondo me, facendo anche confusione, perché non stiamo parlando di un salario un massimo, ma di un salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Oltre quello, poi, c'è anche il mercato, uno può guadagnare anche tanto, quindi l'Unione sovietica non c'entra niente.

E mi chiedo: come facciamo a fidarci di un Governo che esprime un Ministro che dice che il salario minimo è assistenzialismo, facendo anche lui confusione? Non è un trasferimento dello Stato, non c'entra nulla. Come facciamo a fidarci di una Presidente del Consiglio che dice - tra l'altro, lo dice, come sappiamo, dalla sua grande conoscenza del settore economico e giuslavoristico - che il salario minimo è uno specchietto per le allodole oppure uno slogan? Uno slogan è dire che il salario minimo è uno slogan. Questo è uno slogan, non il salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Per ritornare a cose più serie, come facciamo a fidarci di un Governo che ha scritto nel DEF, che è il più importante documento di programmazione economica, che uno degli obiettivi è la moderazione salariale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Questo ha scritto il Governo, questo deve dire la maggioranza ai suoi elettori! E la moderazione salariale, in un periodo in cui abbiamo un'inflazione al 6,4 per cento, significa riduzione salariale, quindi vogliamo tenere i lavoratori inchiodati a stipendi che non crescono da trent'anni. Questo bisogna dire ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

La strada è chiara, perché è stata scritta nel DEF: è la moderazione salariale, ma è, soprattutto, la svalutazione del salario ed è una strada che è stata intrapresa già più di vent'anni fa, quando, con l'ingresso nell'euro, non abbiamo più potuto svalutare la nostra moneta e qualcuno ha pensato, sbagliando, di poter svalutare il salario, anzi, di svalutare il salario per rendere più competitivo il nostro Paese. Questo cosa ha causato, Presidente? Aggiungo un altro aspetto, perché, purtroppo, qui di tutto bisogna parlare. La svalutazione del salario la si è fatta attraverso, soprattutto, la precarizzazione del lavoro, e questo cosa ha avuto come effetto? Ha avuto che i lavoratori hanno dovuto accettare salari e condizioni di lavoro peggiori e le imprese, in qualche modo, sono state spinte a licenziare, dal loro punto di vista, nella speranza di minimizzare e di ridurre i costi, perché questo fanno le imprese. Questa è la strada che è stata seguita da oltre 20 anni!

Il Governo Meloni vuole seguire la stessa strada. Gli unici, i soli, perché spesso ci siamo trovati soli, ad interrompere il circolo vizioso che si è creato tra salario, consumi e produzione industriale sono stati il MoVimento 5 Stelle e il Governo Conte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e non solo con la proposta del salario minimo, ma con il decreto Dignità, che riduceva la possibilità di ricorrere a contratti a termine, stabilizzava il lavoro, con il reddito di cittadinanza, che ha consentito a milioni di lavoratori di rifiutare condizioni di paga inaccettabili, inadeguate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questo è il modo per contrastare il problema dei lavoratori poveri. Il salario minimo significa tirare una riga, significa dire “riprendiamo da qua”, poi ristabilizziamo il lavoro, riattiviamo il decreto Dignità, riattiviamo il reddito di cittadinanza per consentire ai lavoratori di rifiutare paghe che non vanno bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Non vedo altra strada, Presidente, perché la povertà lavorativa - e questo tutti lo dobbiamo sapere, tutti lo sappiamo - e la svalutazione del salario sono state tra delle cause principali del declino economico e sociale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io, Presidente, non vedo altra strada: l'alternativa, come ho detto, è il declino dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, l'amara verità è che, negli ultimi 30 anni, i salari degli italiani sono diminuiti. L'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea in cui, tra il 1990 e il 2020, i salari sono scesi del 2,9 per cento e, se ci riferiamo soltanto al periodo dal 2008 in poi, cioè dallo scoppio della crisi dei mutui subprime, questa diminuzione è addirittura del 12 per cento. Siamo l'unico Paese in cui ciò è avvenuto. Questi sono dati dell'Organizzazione internazionale del lavoro, che sono stati presentati a dicembre dello scorso anno, nel 2022. Questa è la realtà drammatica che vivono milioni di italiani e a cui noi vogliamo dare il nostro contributo per risolvere la loro situazione.

In Italia, abbiamo quasi 4 milioni di lavoratori poveri, cioè che, pur lavorando, pur spezzandosi la schiena ogni giorno, facendo le loro 8 o, forse, più ore di lavoro al giorno, non riescono a portare avanti la famiglia, non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, a vestire i propri figli, a mandarli a scuola, a curarsi, se non ricorrendo ad aiuti esterni, alla Caritas, al pacco del comune, a quello della parrocchia, o ad amici o a parenti.

Tutto ciò non è successo per caso, ma per una precisa scelta politica che, nel corso dei decenni, abbiamo visto in Italia. Ed è stata una scelta politica di Governi, devo dirlo, sia di cosiddetto centrodestra, che di centrosinistra, che hanno, dapprima, precarizzato il lavoro, mandando in TV, sui mezzi di informazione, cosiddetti esperti che ci raccontavano di quanto fosse noioso il posto fisso, di quanto, invece, fosse bello e gioioso il lavoro che si poteva cambiare - ogni 2-3 anni si cambiava - era una vita diversa. Ci raccontavano che, in questo modo, sarebbero addirittura aumentati sia il salario e sia le possibilità di lavoro. Ovviamente è andata esattamente al contrario, com'era facilmente prevedibile.

Lo ha appena detto il collega Fenu, intervenuto prima di me, c'è stata una sostanziale decisione politica che ha portato alla svalutazione del salario: non potendo più svalutare, come ha giustamente detto il collega Fenu, la lira, si sono svalutati i salari. Questo ha creato dei problemi enormi, per esempio, contraendo i consumi interni, causando un danno all'intero Paese. Si sono fatte delle scelte che stiamo pagando in maniera carissima e alcuni italiani le stanno pagando in maniera ancora più grave.

Alcuni, però, potrebbero dire che questo è il mercato. Ma no, non è così, non è il mercato, è nostro dovere, invece, far sì che ci siano delle regole che il mercato rispetti, delle regole in cui venga rispettata la dignità delle persone, i diritti dei lavoratori! E i diritti dei lavoratori non sono delle regole che ci raccontiamo qui, sono sanciti dalla nostra Carta costituzionale, dall'articolo 36 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che prevede che ogni lavoratore debba avere una paga che gli consenta di vivere dignitosamente e di sostenere la propria famiglia!

Il MoVimento 5 Stelle, sin dalla sua nascita, sin dall'ingresso in Parlamento, si è posto questo problema e ha presentato, sia nella XVII legislatura sia nella XVIII, sia in questa presente, provvedimenti proprio per istituire il salario minimo. Le altre forze politiche, all'inizio, non erano così sensibili a queste nostre proposte, le hanno, dapprima, derise, poi, man mano, si sono avvicinate più a noi. La destra non è mai stata a favorevole, ma la destra fa la destra, perché reagisce a queste proposte in maniera, a volte, anche sprezzante.

E, comunque, di sicuro non si interessa dei diritti dei lavoratori, ma si interessa e risponde a chi vuole manodopera a basso costo, precarizzata, ricattabile, docile, non sindacalizzata ed elegge a suo simbolo non imprenditori che sono giganti della nostra storia, come Adriano Olivetti, ma altri personaggi che vanno in tv a sproloquiare di retribuzioni nei settori della recettività, del turismo e dei balneari. Le dichiarazioni di questo Governo, di questa maggioranza di Governo, davvero, lasciano senza parole, come il Ministro degli esteri che parla di Unione Sovietica, di non necessità del salario minimo, perché mica siamo in Unione Sovietica. E certo che non siamo in Unione Sovietica, siamo nell'Unione europea, in cui 21 Paesi su 27 hanno il salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E che un Ministro degli esteri, oltre a non conoscere o a non comprendere l'articolo 36 della Costituzione non sappia nemmeno che cosa succede negli altri Paesi esteri è davvero grave e paradossale.

Io concludo, Presidente, innanzitutto, ringraziando tutte le forze di opposizione che hanno inteso convergere su questa nostra proposta. Siamo riusciti a presentare - non è stato un lavoro facile - una proposta unitaria. Ringrazio particolarmente gli amici del PD che su questa proposta del salario minimo hanno avuto un cambiamento consistente, perché devo ricordare che nella scorsa legislatura c'era il nostro disegno di legge, atto Senato 658, però, purtroppo, non sono arrivati i pareri dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che era retto da Orlando, e devo purtroppo ricordare alcuni emendamenti presentati da esponenti del PD che erano soppressivi del limite di 9 euro. Evidentemente, in questi mesi, le cose sono cambiate, noi ne siamo felicissimi, ci congratuliamo e ringraziamo davvero il PD.

Concludo, davvero, Presidente. Noi continueremo a fare quello che abbiamo fatto sin dal nostro ingresso in questo Parlamento, ci occupiamo dei problemi di milioni di persone e lo facciamo con disciplina e onore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), essendo sicuri di fare la cosa giusta.

Mi consenta un'ultima considerazione. Negli ultimi anni le vere questioni politiche provengono tutte da proposte del MoVimento 5 Stelle. Abbiamo parlato di sviluppo sostenibile, di transizione ecologica, di superbonus, di reddito di cittadinanza, di comunità energetiche, di salario minimo: tutti temi nostri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Dico alla destra: senza di noi, di che cosa avreste parlato? Di rave party (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche – A.C. 1275​ e abbinate)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il presidente della Commissione lavoro, onorevole Walter Rizzetto.

WALTER RIZZETTO, Presidente della XI Commissione. Presidente, la ringrazio. Io non intendo replicare qui in Aula; come giustamente ricordato dai colleghi, ci saranno luoghi più adatti per replicare alle proposte della maggioranza e alle legittime opposizioni di coloro che fondamentalmente questa mattina hanno parlato. Ritengo, invece, Presidente, che anche questa mattina ci sia stato un dibattito comunque interessante, a tratti anche politicamente spigoloso, ma questo evidentemente ci sta, dentro l'Aula della Camera dei deputati. Quindi, ringrazio per il dibattito e rimando, a questo punto, ai lavori di Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, il Governo si riserva di intervenire in altra seduta.

(Annunzio di una questione sospensiva - A.C. 1275​ e abbinate)

PRESIDENTE. Avverto che, a norma dell'articolo 40, comma 1, del Regolamento, è stata presentata la questione sospensiva Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione e che sarà esaminata e posta in votazione prima di passare all'esame degli articoli del provvedimento.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Marrocco ed altri; Boschi ed altri; Rizzetto ed altri; Bicchielli ed altri; Furfaro ed altri; Sportiello; Gardini ed altri; Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; Panizzut ed altri; Zanella: Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche (A.C. 249​-413​-690​-744​-885​-959​-1013​-1066​-1182​-1200-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 249-413-690-744-885-959-1013-1066-1182-1200-A: Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 26 luglio 2023 (Vedi l'allegato A della seduta del 26 luglio 2023).

(Discussione sulle linee generali - Testo unificato - A.C. 249-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La XII Commissione (Affari sociali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Maria Elena Boschi.

MARIA ELENA BOSCHI, Relatrice. Grazie, Presidente. Avviamo oggi, finalmente, l'esame, qui, in Aula, del testo unificato delle proposte di legge di cui all'atto Camera 249, in materia di oblio oncologico. Si tratta di proposte di legge che sono state presentate dai diversi gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione, dieci diverse proposte, che, insieme all'altra relatrice, l'onorevole Marrocco, abbiamo cercato di sintetizzare nel testo unificato che abbiamo sottoposto poi all'esame della Commissione affari sociali. Ringrazio, ovviamente, la collega Marrocco per il proficuo lavoro, la collaborazione, la sintonia piena che c'è stata nel lavoro che abbiamo svolto in Commissione.

L'obiettivo del testo unificato, e di tutte le proposte di legge, ovviamente, da cui trae ispirazione, è sostanzialmente quello di superare una situazione di evidente discriminazione - che esiste ad oggi ed è sostanzialmente tollerata nel nostro ordinamento - nei confronti delle persone che siano definitivamente guarite da una malattia oncologica. Si tratta di discriminazioni che gli ex pazienti oncologici incontrano quando devono accedere a servizi bancari, finanziari, assicurativi, ma anche nelle richieste di adozioni o quando partecipano a procedure concorsuali o, comunque, a un reinserimento nel mondo del lavoro.

Con questo testo unificato si superano queste discriminazioni e si pone fine a quelle che sono vere e proprie ingiustizie, che riguardano quasi un milione di nostri concittadini.

Il testo unificato si compone sostanzialmente di cinque articoli, io mi soffermerò sui primi articoli e, poi, l'onorevole Marrocco illustrerà gli ultimi tre.

Il primo articolo è dedicato alle finalità e all'oggetto della legge medesima; in modo particolare, noi abbiamo voluto, nell'indicare quello che ovviamente è l'oggetto che ho prima illustrato di superamento delle discriminazioni nei confronti degli ex pazienti oncologici, anche far riferimento alla normativa di riferimento. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che le nostre iniziative legislative hanno avuto in qualche modo spunto da una risoluzione del Parlamento europeo del 2022 che proprio nel rafforzamento della strategia europea nella lotta contro il cancro invitava i singoli Paesi membri ad adottare nella propria legislazione disposizioni che andassero in questa direzione, facendo riferimento sia alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali sia alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. È chiaro che per quanto ci riguarda il faro è rappresentato anche dalla nostra Costituzione e dai principi sanciti dagli articoli 2, 3 e 32 della nostra Costituzione, che ovviamente non soltanto tutelano la salute, ma pongono principi sostanziali di uguaglianza e di rimozione di ogni ostacolo rispetto a un'uguaglianza sostanziale tra i cittadini, che è proprio quello che cerca di fare questo provvedimento.

In modo particolare, poi, gli articoli successivi si soffermano sui rapporti che possono essere instaurati dagli ex pazienti oncologici con il mondo delle banche, delle assicurazioni e, in generale, con tutto quello che attiene al rapporto con i servizi finanziari. Sottolineo più volte la parola “ex” malati oncologici, perché questa legge si basa su un dato scientifico, cioè che, decorso un certo lasso di tempo dopo l'ultimo trattamento attivo della malattia, le persone sono definitivamente guarite a tutti gli effetti e, quindi, non c'è più un elemento oggettivo, fattuale, che possa giustificare un differente trattamento di quei cittadini, di quelle persone o una differente valutazione magari del rischio, anche di solvibilità, riferito alle condizioni di salute di quelle medesime persone.

Ecco perché la legge vieta che agli ex pazienti oncologici, dopo dieci anni dall'ultimo trattamento attivo senza recidiva, cinque anni nel caso in cui la malattia sia incorsa prima del compimento del ventunesimo anno di età, non possano essere richieste informazioni sul loro stato di salute, proprio nel momento in cui si vanno a stipulare mutui, prestiti per l'acquisto dell'automobile, polizze vita o, comunque, qualsiasi tipo di servizio finanziario, bancario e assicurativo. Anzi, laddove informazioni di questo tipo fossero già detenute dai soggetti contraenti, questi ultimi, entro 30 giorni, su richiesta della persona interessata, dovrebbero cancellare quelle stesse informazioni di cui erano in possesso. Comunque, non possono utilizzare neanche dati e informazioni che abbiano acquisito da terzi, né chiedere alle persone che sono definitivamente guarite di sottoporsi a visite mediche o altri tipi di indagine medica. Quali sono le sanzioni nel caso in cui, invece, nonostante le disposizioni normative, ci sia una violazione nell'acquisizione di queste informazioni, che non sono più disponibili per legge, o nel caso in cui, violando le disposizioni stesse della legge, venissero applicati costi, limiti o trattamenti diversi agli ex pazienti oncologici, rispetto al resto delle persone, rispetto agli altri contraenti? La sanzione prevista è proprio la nullità, non dell'intero contratto, ma delle clausole che siano state stipulate, violando la legge. La nullità può essere sempre rilevata d'ufficio e può essere rilevata nell'interesse del contraente ex paziente oncologico o ex malato oncologico.

Quindi, si tratta di un insieme di disposizioni che sono state pensate e scritte nell'interesse dell'ex paziente oncologico, per salvaguardare i suoi diritti. Mi fermerei qui e lascerei la parola all'onorevole Marrocco per l'altra parte dell'illustrazione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Patrizia Marrocco.

PATRIZIA MARROCCO, Relatrice. Grazie, Presidente. Continuando a illustrare il contenuto del provvedimento, prima di entrare proprio nel merito degli articoli successivi, bisogna sottolineare come questa proposta di legge sia all'avanguardia rispetto alle leggi vigenti negli altri Paesi europei. Con l'inserimento degli articoli 3 e 4, il nostro Paese si distingue, perché noi andiamo a inserire la disciplina per le adozioni e, con l'articolo 4, l'accesso alle procedure concorsuali. Entro nel merito di queste norme.

L'articolo 3 interviene sulla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante la disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori. In particolare, in tema di indagini riguardanti coloro che intendono adottare a seguito di presentazione della domanda di adozione al tribunale per i minorenni si stabilisce che tali indagini non possano avere ad oggetto patologie oncologiche, trascorsi più di dieci anni dalla fine del trattamento terapeutico, in assenza di recidive o ricadute, ovvero più di cinque anni se la patologia è insorta prima del compimento del ventunesimo anno di età. La definizione delle modalità per l'attuazione delle nuove disposizioni è rimessa a un decreto del Ministero della salute, di concerto con il Ministero della Giustizia e sentita la Commissione per le adozioni internazionali, da emanare entro 3 mesi dalla data di entrata in vigore della proposta di legge in esame. Anche in questo caso, è previsto, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, che, nelle more dell'adozione del provvedimento attuativo, i procedimenti in corso per l'adozione nazionale e internazionale devono conformarsi ai principi introdotti dalla legge.

L'articolo 4 estende all'accesso alle procedure concorsuali, quando nel loro ambito sia previsto l'accertamento di requisiti psicofisici o comunque concernenti lo stato di salute dei candidati, il divieto di richiedere informazioni sullo stato di salute degli interessati concernenti patologie oncologiche da cui essi siano stati precedentemente affetti e il cui trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da più di dieci anni alla data della richiesta. Anche in tal caso, il termine è ridotto a metà nel caso in cui la patologia sia insorta prima del ventunesimo anno.

Viene rimessa a un decreto del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, sentite le organizzazioni di pazienti oncologici accreditate, la promozione, nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente, di specifiche politiche attive per assicurare a ogni persona che sia stata affetta da una patologia oncologica eguaglianza di opportunità nell'inserimento e nella permanenza al lavoro, nella fruizione dei relativi servizi e nella riqualificazione dei percorsi di carriera e retributivi.

L'articolo 5 detta le disposizioni transitorie e finali. Oltre alle disposizioni di cui si è già dato conto nell'illustrazione, si segnala il comma 2 dell'articolo che affida al Ministero della Salute il compito di individuare, con decreto da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge, le eventuali patologie oncologiche per le quali si applicano termini inferiori rispetto a quelli previsti dai precedenti articoli 2, 3 e 4, al fine di consentire la necessaria flessibilità applicativa alla normativa introdotta. Infine, l'articolo 5 attribuisce al Garante per la protezione dei dati personali la funzione di vigilanza sull'applicazione delle disposizioni di cui alla proposta di legge in esame e reca la clausola di invarianza degli oneri finanziari.

In conclusione, auspichiamo che la proposta in discussione, condivisa da tutti, oltre che da tutti i gruppi parlamentari, anche nel mondo scientifico e delle associazioni di malati oncologici, venga approvata in tempi rapidi in modo che anche l'Italia, come molti altri Paesi europei hanno già fatto, possa dotarsi di una normativa volta a garantire il diritto all'oblio oncologico, volta a eliminare le discriminazioni degli ex pazienti oncologici, volta ad eliminare il “tu non puoi”, trasformandolo in “tu puoi”.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Poco da aggiungere alle espressioni delle relatrici, se non per rappresentare un'univocità della Commissione. Ho partecipato, in qualità di esponente del Governo, a tutti i lavori di Commissione, alla presentazione degli emendamenti, alla genesi di questo atto e devo ravvisare un sentimento comune, un idem sentire da parte di tutte le forze politiche, sintomatico del fatto che tutti vogliono concorrere alla soluzione di questo problema, finalmente all'azzeramento di questa diversità che esiste fra chi, malato di una patologia grave, è riuscito a lasciarsela alle spalle. Questo, da Sottosegretario di Stato alla salute, è un elemento di assoluta felicità. Mi riferisco al fatto che, oggi, le patologie oncologiche, se diagnosticate per tempo - soprattutto, quindi, evidenzio il tema della diagnosi precoce, della presa in carico -, comunque, hanno una percentuale elevatissima di successo.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 14)

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Quindi, si va verso la cronicizzazione della patologia oncologica e della gestione, che non è soltanto più una gestione medica, ma giocoforza diventa una gestione sociale. Il fatto che, banalmente, un malato che abbia superato da 5 o 10 anni una patologia oncologica non possa per esempio avere un finanziamento per acquistare una macchina, per acquistare una casa, solo perché ha lo stigma di essere stato attinto da una malattia e averla però superata brillantemente, grazie all'aiuto della scienza e, per chi crede, anche del Signore, evidentemente richiede un impegno di legge, una produzione di legge. Quindi, per questo ringrazio le onorevoli proponenti, ringrazio la Commissione e tutti quanti abbiano lavorato a piene mani, quindi tutto l'arco dei partiti presenti in Commissione. L'auspicio è quello che si esprimeva prima, cioè che si acceleri il più possibile, proprio per dare dignità a queste persone guarite, che, quindi, possano tornare anche dal punto di vista sociale e, quindi, della quotidianità ad avere una vita normale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Loizzo. Ne ha facoltà.

SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie, Presidente, grazie, gentili colleghi. Il primo ringraziamento va all'onorevole Boschi, insieme all'onorevole Marrocco, con cui abbiamo intensamente collaborato in un'unità di intenti che, come diceva il Sottosegretario Gemmato, rappresenta il vero merito e la vera bellezza del Parlamento per alcune leggi e in alcuni momenti storici. Credo sia necessario inquadrare la questione anche con numeri importanti.

Nel nostro Paese, secondo l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, vivono ben 4 milioni di persone identificate come sopravvissute al cancro. Già la parola “sopravvissute” mette qualche ansia. Sono soggetti ancora in vita dopo 5 anni dalla diagnosi e in condizioni di remissione completa della malattia. Stiamo parlando di più del 6 per cento dei residenti in Italia, una quota molto rilevante della popolazione.

In Italia - prendo a riferimento il valore medio per ogni tipo di tumore - quasi il 60 per cento degli uomini e il 65 per cento delle donne sono vivi dopo 5 anni dalla diagnosi di cancro. È vero che per alcuni tumori i dati sono più bassi. Questo lo riconosce anche il Ministero della Salute e lo sa bene il Sottosegretario Gemmato. Ci sono i big five, i tumori per cui la sopravvivenza è ancora molto bassa, ma per altri le percentuali possono essere molto più alte. Per esempio, nei tumori della tiroide nelle donne si arriva al 97 per cento di sopravvivenza a 5 anni e per quelli del testicolo negli uomini al 94 per cento.

Quindi, dal cancro si può guarire. Lo dicono le statistiche e lo dice soprattutto l'esperienza di vita delle persone e delle associazioni con cui abbiamo ripetutamente parlato e con cui continuiamo a parlare. A volte, quando non si guarisce, col cancro, come diceva Marcello Gemmato, si può convivere e può cronicizzarsi.

Tornando ai tumori, ci sono quasi 4 milioni di persone sopravvissute al cancro. Quindi, circa un terzo di questi soggetti - oltre un milione di persone, pari al 2 per cento della popolazione italiana - si può considerare completamente guarito dal tumore. È un numero in costante aumento grazie ai progressi diagnostici e terapeutici che aumentano le possibilità di sopravvivenza. E mi corre l'obbligo di ringraziare tutta la struttura ministeriale che lavora oggi ai tavoli per i farmaci innovativi e per l'implementazione dei fondi.

Parliamo di persone la cui aspettativa di vita è pari a quella della popolazione generale, persone che, però, non per colpa ma per essere state vittime di una malattia vengono quotidianamente discriminate. Vengono discriminate nell'acquisizione di un semplice certificato attestante lo stato di salute, quando devono stipulare un mutuo o un'assicurazione, quando sostengono un colloquio di lavoro o quando avviano le pratiche per adottare un figlio. La guarigione introduce la legittima aspettativa di un ritorno alla vita normale. Però, solo chi ci è passato sa che non è così e che la quotidianità è ben diversa. I problemi che si pongono dinanzi sono molteplici, eppure la guarigione clinica deve pur corrispondere al pieno recupero della normalità sociale.

La legge sull'oblio oncologico è già realtà in tanti Paesi europei. È vigente in Olanda, in Belgio, in Francia, in Lussemburgo e in Portogallo. Devo dare atto agli onorevoli Boschi e Marrocco di aver superato, con la loro proposta di legge, anche quelle leggi già attive nell'Unione europea. È ora che facciamo la nostra parte, garantendo un diritto a tanti nostri concittadini. Ci siamo andati già vicini nella scorsa legislatura, onorevole Boschi, e adesso l'obiettivo dev'essere necessariamente raggiunto. Dobbiamo farlo e credo che sia un bellissimo segnale poterlo fare all'unanimità.

Noi oggi siamo a discutere di un testo frutto del lavoro della Commissione, la cui attività è partita da ben 10 proposte di tutti gli schieramenti politici, sintomo che l'importanza del tema è ben avvertita da tutti noi, compresa la Lega-Salvini Premier che oggi ho l'onore di rappresentare, tra l'altro su una materia strettamente connessa alla sanità e agli affari sociali, temi su cui questo Parlamento e questo Sottosegretario si stanno dimostrando sempre più attenti.

Anche il Parlamento europeo due anni fa, nel 2021, ha approvato una risoluzione con cui, tra le altre cose, chiede che entro il 2025 tutti gli Stati membri garantiscano il diritto all'oblio a tutti i pazienti guariti.

Chiede anche l'introduzione di norme comuni per il diritto all'oblio nel quadro delle pertinenti disposizioni sulla protezione dei consumatori del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, al fine di superare la frammentazione delle pratiche nazionali nel campo della valutazione del merito di credito e garantire la parità di accesso al credito per i sopravvissuti al cancro. Ancora oggi “sopravvissuti” è una parola che fa paura.

Chiede, ancora, l'Unione europea, che il diritto all'oblio per i sopravvissuti al cancro sia incluso nella pertinente legislazione dell'Unione europea, al fine di prevenire la discriminazione e migliorare l'accesso dei sopravvissuti al cancro in tutti i servizi finanziari.

Insomma, discutendo e poi finalmente approvando questa proposta, ci adeguiamo al quadro già tratteggiato in Europa, ma soprattutto diamo una risposta concreta a centinaia di migliaia di cittadini che oggi, ma anche in futuro, si trovano e si troveranno nella condizione di essere sopravvissuti a una malattia oncologica.

La legge che approviamo tocca i punti più problematici, che più stanno a cuore anche alle associazioni delle persone malate di cancro, dall'accesso ai servizi finanziari, bancari e assicurativi alle norme in materia di adozione - che bello poter pensare all'adozione e anche alla procreazione da parte di chi ha avuto problemi nei trattamenti tumorali: è una cosa di straordinaria bellezza! - passando per le norme contenute in questo testo, che rispondono a necessità contingenti ma anche a necessità generali e importanti.

A tutte le associazioni deve andare il mio personale plauso e quello di tutta la Commissione affari sociali, un ringraziamento per il lavoro che svolgono e per averci sempre spronati a raggiungere l'obiettivo.

Presidente, per oggi mi fermo qui. Ci sarà tempo e modo, più avanti, per entrare nel dettaglio tecnico del provvedimento. Quello che voglio ribadire, in questa sede, è solo un concetto: la politica, quando si mette d'impegno, sa dare risposte, anche condivise, ai problemi delle persone. Oggi è proprio una di quelle volte (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Colleghi e colleghe, Sottosegretario, i lavori parlamentari - sì, mi farebbe piacere avere la sua attenzione, Sottosegretario - fanno purtroppo spesso notizia quando la dialettica democratica si trasforma in rissa, quando volano le parole grosse - sappiamo che questo avviene - e quando quel doveroso rispetto personale lascia il campo all'offesa e all'ingiuria. Allora, sì, facciamo notizia e finiamo nei telegiornali. Io spero, invece, che faccia notizia l'atto che stiamo compiendo oggi, che è di segnale diametralmente opposto.

Inizia in Aula l'esame di una proposta di legge che ha un contenuto di grande civiltà, che è il punto di confluenza di diverse proposte - la collega diceva dieci proposte, compresa quella del mio gruppo a prima firma Marco Furfaro - che è stata varata con voto unanime dalla Commissione affari sociali. Allora meritano il nostro grazie, per il lavoro che hanno svolto, le colleghe e i colleghi della XII Commissione, a partire dalle due relatrici Maria Elena Boschi e Patrizia Marrocco.

Signora Presidente, io non faccio parte della Commissione affari sociali, ma sul tema dell'oblio oncologico sono intervenuta più volte, dentro e fuori le Aule parlamentari, anche perché la sorte ha voluto che io mi imbattessi, due anni fa, nel duro e travagliato percorso della malattia oncologica.

La malattia - mi è capitato di dire più volte - è una condizione della vita. Non c'è da vergognarsi, colleghe e colleghi, perché dobbiamo usare le energie che noi abbiamo per combattere la malattia, non per nasconderci dal presunto stigma che ancora persiste nei confronti di chi è stato colpito da qualcosa che è avvenuto senza che fosse frutto di una propria decisione. Per questo ho sempre parlato pubblicamente del mio caso personale e ne ho voluto fare una battaglia politica a viso aperto, perché è una battaglia contro i pregiudizi.

Allora, quando ho avuto questa notizia ho detto: che cosa faccio adesso? Me la tengo per me? Ne parlo? Poi, ho detto: ma io ho una storia di impegno nei confronti dei pregiudizi, contro i pregiudizi, e ora che questa condizione tocca a me, io non posso non fare, anche in questo momento, una battaglia di questo genere.

E allora vi voglio citare una frase bella che mi è servita molto nei mesi della malattia. La filosofa statunitense Susan Sontag ha scritto questo: “La malattia è il lato notturno della vita, una cittadinanza più gravosa. Ogni nuovo nato detiene una duplice cittadinanza, nel regno dei sani e nel regno degli infermi. E per quanto preferiremmo tutti servirci soltanto del passaporto migliore, prima o poi ciascuno di noi è costretto, almeno per un certo tempo, a riconoscersi cittadino o cittadina di quell'altro luogo”.

Per questo bisogna spendersi per una rapida approvazione di questo provvedimento. Anche se non si è membri della Commissione, si ha il dovere, a mio avviso, di fare quello che si può per portare avanti questo provvedimento.

Ricordo, nella scorsa legislatura, la senatrice Paola Boldrini, la quale si era impegnata tanto a contrastare ogni discriminazione ai danni di chi già deve subire il peso della malattia. Purtroppo, nella scorsa legislatura non si arrivò in tempo.

Ho sempre considerato una grande ingiustizia il fatto che persone, che grazie alle cure hanno sconfitto il tumore - anche a me quella definizione di sopravvissuto turba tantissimo e non la vorrei mai usare, perché di fatto ci sono altri modi per definire chi ha affrontato la malattia -, a distanza di anni dalla guarigione non abbiano gli stessi diritti degli altri, se devono accendere un mutuo, stipulare un'assicurazione, accedere a procedure consensuali, adottare o anche avere in affidamento dei bambini. E l'articolo 3 della nostra Costituzione, colleghi e colleghe, noi lo sappiamo, dice che “la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

Questa deve essere la nostra bussola: rimuovere quegli ostacoli, perché noi siamo la Repubblica. E allora rimuoviamo questi ostacoli che si presentano sul cammino di colui o di colei che, anni addietro, sono stati malati oncologici e non lo sono più. Sì! Sì, perché oggi più di ieri di tumore si può guarire e noi dobbiamo fare di tutto per facilitare questo compito a chi è stato colpito dalla malattia.

Lo studio coordinato del Centro di riferimento oncologico di Aviano, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, pubblicato dall'International Journal of Epidemiology, ci dice che in Italia si guarisce nel 27 per cento dei casi, corrispondente quasi a un milione di persone. E quando si guarisce, si è una persona del tutto uguale alle altre, né più né meno. Tanti di noi in quest'Aula sono passati per quell'esperienza, sono qui, lavorano, non si risparmiano. E allora perché queste discriminazioni? La Francia le ha tolte nel 2016, il primo Paese a varare una legge sull'oblio oncologico, e poi il Lussemburgo, il Belgio, l'Olanda, il Portogallo. E come sappiamo, il Primo Ministro spagnolo, Sànchez, ha voluto approvare subito, prima delle sue dimissioni, un decreto con misure molto avanzate in questo terreno.

Sappiamo anche che il Parlamento dell'Unione europea, il 16 febbraio dello scorso anno, in sessione plenaria, ha chiesto che, entro il 2025, tutti gli Stati membri garantiscano il diritto all'oblio a tutti i pazienti europei dopo 10 anni dalla fine del trattamento e fino a 5 anni dopo la fine del trattamento per i pazienti per i quali la diagnosi è stata formulata prima dei 18 anni di età. La nostra proposta di legge fa un passo avanti, parlando di 21 anni e non di 18.

Diritto all'oblio oncologico significa che le persone guarite da una patologia oncologica, dopo un certo lasso di tempo stabilito dalla legge, non debbano - non debbano! - più fornire informazioni, né essere oggetto di indagini nell'accesso ai servizi bancari, finanziari e assicurativi (come previsto all'articolo 2 del provvedimento), né nelle procedure di adozione e di affidamento dei minori (articolo 3), né nell'accesso ai concorsi (articolo 4).

E considero molto importante che questa proposta preveda di coinvolgere, nel percorso di attuazione della legge, le organizzazioni dei pazienti oncologici iscritte nel registro del Terzo settore, perché si tratta di associazioni molto attive, che svolgono, spesso lontano dai riflettori, un lavoro prezioso di collegamento con le istituzioni. E se posso, Presidente, vorrei invitare i colleghi e le colleghe a farsi parte attiva di questo e ad aiutare queste associazioni che spesso ci chiedono di essere con loro nelle loro battaglie.

Signora Presidente, queste sono le ragioni per le quali il mio gruppo, in Commissione, ha lavorato con convinzione, insieme ad altri gruppi, per approdare a questo risultato che considero, lo ripeto, un importante atto di civiltà (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Il provvedimento di cui cominciamo l'esame regola il diritto del cittadino, guarito clinicamente da una diagnosi di cancro, a non fornire informazioni in merito alla propria pregressa condizione patologica: questo viene chiamato oblio, diritto all'oblio oncologico.

È un provvedimento che è stato fortemente voluto e sostenuto dal gruppo di Forza Italia che ha chiesto la sua immediata approvazione.

La definizione di questo diritto è contenuta al comma 2 dell'articolo 1, che lo qualifica come diritto delle persone guarite da patologia oncologica a non essere costrette a dare informazioni, né a subire indagini, in merito alla propria pregressa condizione di salute.

Come dicono gli ex pazienti: io non sono il mio tumore. Che colpa hanno queste persone? Essere stati pazienti oncologici, aver dovuto affrontare e vincere una malattia terribile e, alla fine di questo percorso durissimo, perché in molti l'hanno vissuto e sanno di che cosa stiamo parlando, anziché trovare un mondo pronto ad essere vissuto fino in fondo, si trovano ad avere a che fare con dei muri.

Il testo che ci accingiamo a discutere è il frutto di un lavoro di condivisione e collaborazione trasversale da parte di tutti i gruppi parlamentari; è il risultato di un lavoro di sintesi di ben 10 progetti di legge, che ha portato, con il contributo e il sostegno comune, alla definizione di un testo condiviso.

La battaglia per i diritti dei pazienti oncologici è sempre stata fondamentale per Forza Italia, era nel cuore del nostro Presidente, Silvio Berlusconi, il cui terzo Governo, nel 2006, ha istituito proprio la Giornata nazionale del malato oncologico. E nella scorsa legislatura, grazie in particolare alla tenacia della collega Marrocco, questa proposta era già stata depositata, ma purtroppo non è andata avanti per la caduta del Governo e lo scioglimento delle Camere. All'inizio di questa nuova legislatura, la collega Marrocco ha immediatamente ripresentato la proposta di legge, il primissimo giorno utile, il 13 ottobre 2022.

Oggi, che in quest'Aula comincia l'ultimo tratto di strada di questa proposta, fino alla sua approvazione, devo dire che proviamo molta emozione, pensando che riusciremo finalmente a restituire a centinaia di migliaia di persone - e purtroppo tanti sono giovani - una vita normale e il diritto sacrosanto di guardare con serenità al proprio futuro, senza essere più considerati cittadini di “serie B”.

Noi di Forza Italia lo consideriamo un atto dovuto, un atto di rispetto nei confronti di coloro che, oltre alle sofferenze, tante, causate dalla malattia, si trovano a dover sperimentare vere e proprie forme di discriminazione, quando ormai tutto sembra finito da un punto di vista clinico. Ci sarebbero tanti esempi da fare: penso, per esempio, a un ragazzo di neanche vent'anni di età, con una diagnosi di tumore, il quale, lottando contro tutto e tutti e con il sostegno, però, dei suoi affetti e soprattutto dei medici che operano nei reparti di oncologia, riesce finalmente a vincere la sua battaglia contro il cancro.

Ha voglia di ricominciare a vivere esattamente da dove aveva lasciato prima, anzi, ancora più forte di prima. E vuole vincerla questa battaglia contro il cancro, vuole la sua indipendenza, quando capisce di esserne uscito. Così prova a chiedere un piccolo mutuo per comprare un piccolo appartamento e si sente rispondere “no”. Chiede perché ed è il suo certificato che attesta questo “no” che gli viene detto. Non si dà per vinto, si rituffa nella vita, conosce una ragazza, decide che quella è la ragazza della sua vita.

Desiderano un bambino, però per le cure, per la chemioterapia e la radioterapia che ha dovuto affrontare in tanti mesi, è chiaro che da un punto di vista clinico ha dei problemi. E allora decidono per l'adozione di un bambino, e anche l'adozione gli viene rifiutata.

Il nostro compito, il compito della politica è quello di dare a questi cittadini, a tutti i ragazzi come lui il supporto psicosociale di cui hanno bisogno dopo il superamento della malattia, e l'opportunità, in ogni modo possibile, di lasciarsi quell'esperienza alle spalle.

Se rimane l'ombra della malattia, anche superata, basta; la vita non deve essere più bloccata a nessuno, la voglia di vivere soprattutto. Quando sei guarito, il diritto alla riservatezza diventa una norma di civiltà e tutela. I dati ci indicano che l'aspettativa di sopravvivenza a una diagnosi tumorale, anche grazie alla ricerca e ai progressi della scienza in materia, segna un andamento in aumento che si presenta particolarmente marcato per coloro che vivono oltre 10 anni dalla diagnosi.

La proposta oggi all'esame dell'Assemblea vuole partire proprio da questo presupposto: i cittadini guariti devono sentirsi in condizioni di eguaglianza rispetto al resto della popolazione. In Europa ci sono già molti Paesi che hanno introdotto norme specifiche in questo senso, e lo stesso Parlamento europeo è intervenuto in materia chiedendo, con risoluzione del 16 febbraio 2022, che i pazienti oncologici non dovrebbero subire una doppia punizione nella vita quotidiana, l'adozione di una direttiva contro la discriminazione, nonché l'equa e giusta attuazione delle direttive sui servizi finanziari, quali la direttiva relativa ai contratti di credito, senza discriminare in alcun modo i pazienti oncologici e i sopravvissuti alla malattia.

Il testo oggi in Aula vuole recepire, fra l'altro, le istanze della risoluzione citata, dove si prevede che la legislazione nazionale garantisca che i sopravvissuti al cancro non siano discriminati rispetto ad altri consumatori. In particolare, la risoluzione chiede che entro il 2025 al più tardi tutti gli Stati membri dell'Unione garantiscano il diritto all'oblio a tutti i pazienti europei, come dicevamo prima, dopo 10 anni dalla fine del trattamento e fino ai 5 anni dopo la fine del trattamento per i pazienti per i quali la diagnosi è stata formulata prima dei 18 anni di età. Le norme contenute nel provvedimento che stiamo discutendo oggi si inseriscono, inoltre, nella cornice prevista dal Piano europeo di lotta contro il cancro elaborato dalla Commissione europea.

Noi ci auguriamo davvero che questa legge possa fare anche da apripista per tutti quei Paesi che ancora non hanno adottato misure simili. Vorrei chiamarla già legge, e non soltanto proposta, perché dobbiamo dare una speranza fortissima a tutte le persone che stanno aspettando questa legge. Si stima che in Europa ci siano più di 12 milioni di persone sopravvissute al cancro, di cui 300.000 sopravvissute ai tumori infantili. Tutte queste statistiche sembrano fredde, sono dei fogli, è difficile rapportarsi con le statistiche.

Allora ieri, mentre parlavo con la collega Marrocco, mi è venuto in mente, oltre al caso di quel ragazzo di 20 anni - caso strano sempre persone giovanissime -, un bambino di 12 anni, figlio di miei amici, che ha combattuto a lungo con questa malattia. Ha sofferto moltissimo, ha visto cose in un reparto oncologico che i bambini non dovrebbero mai vivere, non dovrebbero mai vedere. La sua mamma era diventata l'amica - la mamma, ma l'amica anche - degli altri bambini in stanza con lui. Però a un certo punto ha dovuto cambiare casa, perché i genitori sono persone conosciute e la notizia è venuta fuori sulla stampa. Il bambino, quando usciva, si sentiva guardato in modo diverso e ha voluto cambiare casa. Dal cambiamento della casa in poi il bambino sicuramente è stato meglio, però, adesso che è guarito, non è accettabile, non è più accettabile che lui debba portarsi avanti nella vita, oltre tutto quello che ha già vissuto da piccolo, tutto quello che ha già visto e che non avrebbe dovuto vedere, tutto quello che ha vissuto e non avrebbe dovuto vivere, anche questo marchio del fatto che è un malato oncologico, se si dovesse presentare, quando sarà più grande, a chiedere un mutuo, quando dovrà chiedere un'assicurazione, per qualunque forma di vita voglia vivere in modo normale, come la vivono tutti gli altri.

Allora torniamo ai dati. In Italia, nel 2020, il 3,8 per cento della popolazione conviveva con una diagnosi di tumore, ben 2 milioni e 400.000 persone. Tra queste, il 65 per cento aveva questa diagnosi da più di 5 anni e il 39 per cento del totale aveva ricevuto la diagnosi da oltre 10 anni. Ricerche scientifiche, abbiamo sentito, molto approfondite hanno ormai evidenziato che dopo un certo numero di anni il rischio di morire a causa di un tumore diventa più difficile e l'attesa di vita del paziente oncologico è pressoché uguale a quella di una persona che non si è mai ammalata.

Con questa iniziativa il Parlamento sta finalmente colmando un vuoto normativo che come legislatori non potevamo più ignorare. Mi preme ringraziare, ed è giusto farlo, perché si sono battute tantissimo, tutte le relatrici e tutti i componenti della Commissione affari sociali per il lavoro svolto. Sappiamo che ci avete messo cuore, anima, testa e anche esperienze, tutto quello che potevate tirare fuori per aiutare queste persone. Si potrà fare finalmente un grande passo avanti e introdurre nell'ordinamento una legge di giustizia, giustizia, nei confronti di coloro che già si sono dovuti confrontare nella vita con una prova così difficile.

Non è un marchio sulla pelle il tumore. È un po' come scalare una montagna: una volta che arrivi in cima, vedi la discesa e poi non vuoi vedere altri ostacoli nella tua vita, è giusto così (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (A-IV-RE). Presidente, signor Sottosegretario, in quest'Aula vengono discusse le riforme più importanti del Paese e spesso ci si contrappone, giustamente, su posizioni molto diverse. Invece questo pomeriggio ci troviamo, con grandissima delicatezza, a condividere tanti momenti della vita quotidiana delle persone, e sicuramente tanti di noi, me inclusa, hanno avuto un familiare con questa grave malattia. Per alcuni, come nel mio caso, questa malattia non ha dato un esito positivo, però chi l'ha vissuta da vicino sa bene che questa è una malattia che lascia un segno, ma soprattutto che vive di speranza e del dibattito collettivo.

Il Sottosegretario ha citato i numeri, ha citato l'importanza della ricerca. Questa proposta di legge, a prima firma dell'onorevole Boschi, che è stata però arricchita da ben dieci proposte di legge e dal lavoro di sintesi accurato delle relatrici Boschi e Marrocco, rappresenta proprio quello che in questi anni è avvenuto nel Paese. Abbiamo saputo essere comunità, facendo rete con la comunità scientifica, con le istituzioni, con il Terzo settore, che porta avanti non soltanto tante volte la ricerca scientifica, ma anche quella cura e quella vicinanza nei confronti non soltanto dei malati, ma anche delle famiglie.

Infatti sappiamo che malattie come questa incidono profondamente nella qualità della vita delle persone, quando avviene la diagnosi, ma soprattutto quando, nel corso del tempo, le lunghe cure intervengono nella vita quotidiana delle persone e nella possibilità di svolgere una vita normale. Quindi, in questo senso, la proposta di legge è importante nel suo contenuto, ma prima ancora nel suo metodo, nel suo messaggio culturale, proprio nella capacità di un Parlamento di saper fare sintesi e riuscire anche a precorrere degli obiettivi che l'Unione europea, con il suo Parlamento, si è data.

Noi dobbiamo impegnarci tutti - sicuramente, è l'impegno delle relatrici, ma deve essere un impegno che ciascuno di noi si porta sulle spalle - a portare all'approvazione di questa proposta di legge nel tempo più rapido possibile, ben prima di quel 2025 che il Parlamento europeo, in modo molto lungimirante, ha messo sul tavolo, proprio per dare uno stimolo a tutti i Paesi - alcuni precursori, altri che, invece, devono seguire -, per entrare nella vita quotidiana delle persone e dare un segnale: che in questo Parlamento si riconosce l'impegno delle associazioni, si riconosce persino il dolore, ma si riconoscono anche le aspettative e i bisogni delle persone.

In questa proposta di legge, si usano anche tante parole chiave: c'è sicuramente la guarigione, ma si dà anche un ruolo importante alla diagnosi. Nei numeri, purtroppo, gravi, tanto gravi, il 6 per cento della popolazione è colpito da questa malattia e, purtroppo, i numeri sono crescenti. Tuttavia, grazie alla ricerca scientifica, grazie alla risposta del nostro sistema sanitario, legata a cure sempre più avanzate, è possibile dare una risposta positiva, di speranza alle tante persone che devono meritarsi un'aspettativa di vita. Questa proposta di legge entra nella fase successiva, quella che, appunto, dà seguito alla speranza, alla notizia positiva di remissione della malattia e che, però, riguarda non soltanto il futuro di se stessi, ma, come ha ricordato anche l'onorevole Dalla Chiesa, ma anche le aspettative di vita della famiglia, quindi di quel contesto familiare che vive, insieme al malato, la malattia.

Allora, con questa proposta di legge, che deve urgentemente diventare legge, dobbiamo colmare un vuoto normativo, che porta - uso volutamente tante volte questa parola - mortificazione nella vita quotidiana di queste persone. Infatti, quando si deve accendere un mutuo, i nostri giovani ci dicono che, spesso, ci sono tanti “no”. Questi “no”, spesso, non sono giusti, in generale, devono anche essere supportati dalle istituzioni, ma sono intollerabili e inaccettabili quando sono legati a una malattia che è stata risolta, curata e superata, e vi è la necessità di iniziare una nuova vita. Quindi, quell'aspetto di vergogna, quell'aspetto d'intromissione nella vita privata delle persone non può determinare la scelta dell'accensione di un mutuo, la scelta di accedere a uno strumento assicurativo e, non può entrare nemmeno, a maggior ragione, nell'indagine, rispetto alla vita personale, del percorso di scelte di vita quando si decide di adottare un bambino, di fare entrare una nuova vita nell'ambito del contesto familiare.

Questo indagare sul passato di malattia e di salute delle persone non può essere tollerabile. Quindi questa proposta di legge introduce nel nostro ordinamento, l'oblio oncologico, il diritto a mantenere riservate queste informazioni, e lo fa anche aggiungendo un altro aspetto, che ritengo molto importante, che ancora questo pomeriggio non è stato ricordato. Aggiunge il diritto ad essere informati, perché, spesso, i cittadini non sanno o non conoscono i propri diritti, non sanno che, in tante situazioni della vita, le istituzioni sono già intervenute e hanno inserito un cambiamento. Quindi, questa proposta di legge inserisce un aspetto importante: carica di responsabilità proprio quegli istituti bancari, quelle assicurazioni che, oltre a stipulare un mutuo o uno strumento assicurativo, con l'approvazione di questa legge, hanno e avranno il dovere di informare il cittadino, il consumatore rispetto ai propri diritti.

Quello che avviene oggi è una pratica particolarmente indigesta e molesta anche per un altro motivo. Infatti, queste persone, che sono guarite dalla lunga malattia, si pongono, spesso, di fronte ad una scelta: omettere un'informazione su quella vita privata, passata, chiusa, finita, assumendosi, però, un'ulteriore responsabilità, cioè quella di vedersi, poi, in una fase successiva, non approvati quegli strumenti finanziari, quell'accensione del mutuo e assumendosi i rischi di un'informazione omessa, oppure dare quell'informazione, firmarla di fronte a un funzionario, di fronte a un foglio bianco, che entra nella propria vita privata, e subirne, però, clausole aggiuntive, che spesso sono non soltanto mortificazione, ma anche costi. Infatti, laddove viene richiesto, all'atto di accensione di un mutuo, magari - come avviene, come ci hanno raccontato le associazioni dei malati, gli enti del Terzo settore -, di accendere un'assicurazione sulla vita, significa assumere costi aggiuntivi. E questo non è giusto, non soltanto perché determina una discriminazione tra cittadini, ma anche perché si entra nell'economia domestica, in un momento molto difficile per il Paese, in cui dobbiamo evitare che questo problema gravi sul bilancio familiare, che, spesso, quando ci sono malattie come queste, è messo a dura prova. Infatti, quando si hanno malattie gravi, non si può lavorare, si hanno necessità legate all'assistenza e, quindi, anche gli altri familiari sono coinvolti nella gestione della malattia.

Quindi, credo che questa proposta di legge debba essere l'inizio di una serie di altre proposte di legge che da lungo tempo sono discusse in questo Parlamento - penso, ad esempio, alla legge sul caregiver -, che necessitano di dare una risposta a tutte quelle famiglie e a questi cittadini che nella politica, giustamente, devono riporre fiducia e speranza.

Credo che con questo percorso stiamo dando al Paese un messaggio positivo, perché non è vero che la politica deve necessariamente dividersi, non è vero che la politica non può trovare, di fronte ai temi importanti del Paese, un punto di incontro. Dieci proposte di legge sono tante: chi, come me, è in questo Parlamento da tre legislature sa bene quanto sia difficile il lavoro di ricucitura, perché le posizioni sono spesso diverse, le sfumature raccontano anche le storie di ciascuno di noi, ma la politica ha il dovere di ascoltare. In questo caso, chi ha presentato queste proposte di legge ha ascoltato, ha riconosciuto un dolore, prima di tutto, ma ha riconosciuto, soprattutto, una speranza, una voglia di ritornare a una vita normale.

Credo che siano queste le proposte di legge che possono riconnettere le persone con la politica, con quella politica che ha spinto, forse, tanti di noi ad entrare in Parlamento per cambiare in positivo la vita delle persone, per provare ad incidere su temi che, nel grande dibattito, anche mediatico, spesso non rientrano, ma che, invece, fanno la differenza, eccome, per le persone. La politica nasce per questo, il Parlamento nasce per questo, per trovare un punto di incontro e la soluzione. Certe volte, le soluzioni sono scritte nei testi da lungo tempo. Non a caso, questa proposta di legge ha solidissime basi giuridiche, solidissime basi normative. La nostra Costituzione, già allora, parlava dei diritti individuali e questa proposta di legge entra nei diritti individuali delle persone, con quel diritto all'oblio che è il titolo di questa normativa, ma entra anche nei diritti delle persone all'interno del loro contesto comunitario, del loro contesto familiare e, addirittura, nel rapporto con il resto della comunità, anche con chi fa impresa.

In questo momento storico, proposte di legge come queste vedono anche un diverso rapporto tra cittadino, istituzioni, Terzo settore e mondo dell'impresa, che, sempre più spesso, si carica, in termini positivi, di quella responsabilità sociale che la politica ha riconosciuto in tante normative, sulle donazioni, sul 5 per mille. Non a caso, tanti cittadini, nelle loro scelte rispetto al 5 per mille, spesso sostengono la ricerca, sostengono quegli enti del Terzo settore che oggi, con questa proposta di legge, diventano protagonisti.

Noi stiamo parlando anche per loro, anche per il lavoro che hanno fatto in questi anni. Allora, esiste un volto buono e io ritengo che sia sempre buono il volto delle norme, le norme hanno sempre un'anima che è appunto legata al messaggio culturale che si vuol dare. Sicuramente, le norme hanno un ruolo e una rilevanza rispetto alle modifiche tecniche che vengono fatte. In questo testo, appunto, si parte dalla Costituzione, ma si modifica anche il codice del consumo, si identificano gli enti che saranno, poi, predisposti al controllo del rispetto di queste normative, ma l'anima sta nell'avere recepito un dibattito che nella società civile c'è e soprattutto quel dibattito che una volta approvata questa legge dovrà essere proseguito, perché, ritorno ai numeri, a quello che dicevo anche all'inizio, quando si parla di malattie, come nel caso, appunto, del tumore, i numeri sono gravi e la sanità non è mai una scienza esatta, quindi, dobbiamo accettare che non sempre l'esito debba essere necessariamente positivo, fa parte della vita. Però, sicuramente, parlare di questi temi e farlo in quest'Aula significa dire alle persone che la prevenzione ha un ruolo molto importante. La ricerca scientifica deve essere alimentata e sicuramente non si deve avere vergogna e non si deve portare addosso uno stigma, come purtroppo in questo momento avviene, quando si rientra in altri ambiti della vita, per un'assicurazione, l'accensione di un mutuo o, ancora più grave, un'adozione.

Quindi, io auspico, insieme al gruppo di Azione-Italia Viva, che questo testo unificato di proposte di legge diventi legge e che questa modalità di lavoro possa diventare una prassi un po' più consolidata. Quindi, ringrazio la relatrice Boschi, la relatrice Marrocco e tutti coloro che sono intervenuti in quest'Aula. Tutti noi ci faremo carico di un'approvazione rapida ed efficace (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gardini. Ne ha facoltà.

ELISABETTA GARDINI (FDI). Presidente, rappresentante del Governo e onorevoli colleghi, stiamo qui oggi scrivendo, come già è stato detto da chi mi ha preceduto, una buona pagina della politica italiana. Questa convergenza di tutti i gruppi, questa partecipazione che parte dai colleghi della Commissione affari sociali, guidata dalle due relatrici, l'onorevole Maria Elena Boschi e l'onorevole Patrizia Marrocco, si è ampliata al gruppo a partire dall'intergruppo per le malattie rare e malattie ematoncologiche a tantissimi altri colleghi e colleghe che hanno partecipato con spirito di collaborazione per dare contributi fattivi e concreti alla realizzazione di questo testo unificato.

Come abbiamo sentito si tratta di dieci proposte di legge che si sono unite e vorrei dare alcuni numeri, perché i numeri sono importanti: sono tante, si è detto, le persone che sono coinvolte e a cui è diretto questo testo unificato, perché in Italia le persone che vivono dopo una diagnosi di tumore sono passate dai 2,5 milioni del 2006 agli oltre 3,6 del 2020 e rappresentano, quindi, il 5,7 per cento dell'intera popolazione. L'aumento è stato particolarmente significativo per coloro che vivono oltre dieci o quindici anni dal momento della diagnosi, quindi, parliamo di cifre fortunatamente importanti e fortunatamente in crescita.

Oggi sono almeno un milione le persone che possono considerarsi guarite dal cancro e queste persone, oggi, com'è stato detto, ma ci teniamo a ripeterlo a gran voce, hanno la stessa aspettativa di vita delle persone della stessa età e genere che non abbiano già dovuto affrontare la malattia.

Dobbiamo anche, con un certo orgoglio, dire che l'oncologia italiana è ai vertici in Europa per quanto riguarda i tassi di sopravvivenza e guarigione per molte neoplasie.

Ai successi scientifici devono, però, corrispondere anche nuovi strumenti di tutela giuridica, al fine proprio, com'è stato detto e ribadito, di prevenire ed eliminare possibili, ma inaccettabili discriminazioni e a questo risponde il testo unificato di legge sull'oblio per i guariti dal cancro, di cui stiamo oggi dibattendo.

La parola “guarito” si riferisce alla completa remissione clinica di un tumore. Va considerato che per alcuni tumori i tempi della guarigione possono essere inferiori ai previsti dieci anni per gli adulti e cinque anni per l'età pediatrica ed adolescenziale, come ad esempio per i tumori della tiroide; per i tumori della tiroide sono sufficienti solo tre anni. È prevedibile, anche, che in un prossimo futuro, con le nuove terapie e con le diagnosi precoci, altre forme neoplastiche possano guarire in tempi inferiori ai dieci e ai cinque anni. Pertanto, molto opportunamente, e ringrazio la relatrice, mi rivolgo a Patrizia Marrocco che su questo è stata subito precisa e determinata, si è voluto rendere flessibile questo provvedimento che, quindi, prevede che le necessarie rimodulazioni siano affidate agli organi tecnici del Ministero della Sanità che, quindi, potranno aggiornare, man mano che la scienza procede, le tempistiche di questo diritto all'oblio.

Perché non necessariamente bisognerà aspettare i dieci anni o i cinque anni se la ricerca procede e altri tumori potranno guarire in tempi brevi. Lo ripeto, per i tumori della tiroide sono sufficienti solo tre anni.

Sono molte e rilevanti le implicazioni sociali di una diagnosi oncologica e, conseguentemente, sono molte e rilevanti le conseguenze del raggiungimento e del riconoscimento della condizione di guarito dal cancro, che può e, quindi, deve significare la piena restituzione alla vita in tutti i suoi aspetti, sociali, familiari, lavorativi di chi deve a tutti gli effetti essere considerato al pari dei cosiddetti sani. Il diritto all'oblio oncologico è stato più appropriatamente inserito nel testo unificato in discussione in un contesto normativo molto più ampio e correttamente indicato come: Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche. Mi piace sottolineare, permettetemi di farlo, anche se è già stato detto, che molto opportunamente si è ritenuto di allargare la sfera di tutela ad altri diritti che ad oggi sono tuttora negati e a cui sono esposti i malati di cancro una volta guariti e cioè il diritto al ritorno a una vita normale, normale sotto ogni aspetto, dall'accesso ai servizi finanziari e assicurativi fino alle tutele lavoristiche, fino al diritto all'adozione; diritti, questi, che sono stati per molto tempo rivendicati con forza dalle associazioni che sono state fondate e che sono gestite dagli stessi pazienti, sia a livello nazionale sia a livello europeo.

È giusto ricordare che con queste associazioni c'è un continuo e costante confronto. L'onorevole Boldrini, prima, chiedeva che ci fosse questa relazione; voglio rassicurarla, c'è, c'è a tutti i livelli, c'è a livello nazionale e c'è anche a livello europeo, dove ho lavorato con le associazioni dei pazienti oncologici per molti anni. Il ruolo di queste associazioni, va riconosciuto, è stato davvero prezioso ed è prezioso per segnalare le difficoltà dei malati e delle persone guarite dal cancro, perché sono loro che ogni giorno vivono in trincea e sulla loro pelle le difficoltà. Ci hanno aiutato anche a individuare le possibili soluzioni, sia a livello regolatorio sia legislativo; quindi, lavorano in stretta collaborazione con le istituzioni.

Mi piace difatti ricordare che la necessità di garantire il diritto all'oblio dell'ex malato di cancro per la prima volta in Italia è stata sollevata proprio da una associazione nel 2017, se posso, dall'associazione FAVO, che racchiude tante associazioni.

Molto opportunamente, il testo unificato riconosce il ruolo svolto dall'associazionismo e prevede che le organizzazioni di pazienti oncologici, quelle iscritte nella sezione Reti associative del Registro unico nazionale del Terzo settore o che abbiano la forma giuridica di associazioni di secondo livello iscritte al predetto registro, siano inserite tra gli enti di riferimento con funzione consulenziale dei diversi Ministeri competenti, per l'attuazione della legge. Di questo ringrazio veramente le relatrici che l'hanno voluta questa collaborazione continua e futura anche con i Ministeri competenti.

Diciamo che, con l'approvazione del testo unificato, finalmente vengono cancellati per legge i tuttora molto diffusi e penalizzanti stigmi. Stigma è una brutta parola che è stata ricordata e forse non c'è niente che se lo porti appresso come una diagnosi di malattia oncologica. Siamo cresciuti pensando che cancro è uguale a morte, che cancro è uguale a malattia incurabile e inguaribile. Non è così e con questa legge lo diciamo forte e chiaro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Questo stigma non potrà più esserci anche per legge e sapete che la legge fa la cultura. Aiuteremo queste persone a uscire da questo stigma e i guariti dal cancro non potranno più essere discriminati, non potranno essere discriminati nella vita sociale, nella vita professionale, nella vita familiare. Non saranno più possibili discriminazioni nel campo assicurativo e finanziario e neanche nell'ambito lavorativo, avendo previsto forme di garanzia all'accesso, alle procedure di selezione concorsuale, alle assunzioni, insieme a politiche attive di inserimento e permanenza al lavoro. Anche il riconoscimento dell'idoneità all'adozione non potrà più essere negato a chi è guarito dal tumore.

Com'è già stato ricordato, l'approvazione di questa legge dà tempestiva attuazione a quanto previsto nel Piano europeo di lotta contro il cancro, di cui alla comunicazione della Commissione europea, che è già stata ricordata, del 3 febbraio 2021 e a quanto richiesto espressamente dal Parlamento europeo il 16 febbraio 2022, cioè che, entro il 2025, tutti gli Stati membri garantiscano il diritto all'oblio a tutti i pazienti europei dopo dieci anni dalla fine del trattamento e cinque anni dopo la fine del trattamento per i pazienti per i quali la diagnosi è stata formulata prima dei diciotto anni di età.

Com'è stato ricordato, questo provvedimento va oltre perché estende, giustamente, sulla base di criteri dettati proprio dalla scienza - tante volte citata a sproposito ma, questa volta, molto a proposito - detto limite ai ventun anni. L'aver voluto ampliare il diritto all'oblio sia con l'estensione dell'età sia alla prevenzione delle discriminazioni rappresenta una buona pratica, un'ottima pratica che, lasciatemelo dire, pone l'Italia all'avanguardia della legislazione europea, lo ripeto, all'avanguardia della legislazione europea (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)!

All'approvazione della legge dovranno seguire i decreti attuativi per definire l'elenco delle eventuali patologie oncologiche per le quali si applicano termini inferiori rispetto a quelli previsti dal testo di legge, le modalità di attuazione riguardo alla procedura di accertamento dell'idoneità all'adozione, la promozione di specifiche politiche attive per assicurare a ogni persona che sia stata affetta da una patologia oncologica uguaglianza di opportunità nell'inserimento al lavoro, nella permanenza al lavoro, nella fruizione dei relativi servizi e nella riqualificazione dei percorsi di carriera e retributivi e, infine, le modalità e le forme, senza oneri per l'assistito, per la certificazione della sussistenza dei requisiti necessari ai fini dell'applicazione delle disposizioni della legge. Sarà quindi necessario e opportuno monitorare questa delicata fase che renderà effettiva la tutela dalle discriminazioni dei cosiddetti lungo viventi e dei guariti dal cancro.

Sono sicura che saremo tutti attivi nel seguire questa fase delicata. Penso sarà anche utile monitorare. Anche su questo, le relatrici e tutto il gruppo di lavoro si erano interrogati e avevano approfondito per vedere se le sanzioni che al momento sono state considerate, come prima ha ricordato la relatrice Maria Elena Boschi, cioè la nullità e le clausole penalizzanti saranno sufficienti o se eventualmente sarà il caso di rafforzarle. Allo stesso modo, sul fronte della vigilanza vedremo se sarà il caso di coinvolgere anche altri enti, magari tecnicamente più focalizzati sul mondo delle banche e delle assicurazioni. Questo è un lavoro che è già stato preso in considerazione, che sappiamo che ci aspetta in questa fase delicata e fondamentale di monitoraggio dell'attuazione dalla legge.

Permettetemi di concludere, nuovamente, con un ringraziamento, un ringraziamento a tutti, perché questo è il frutto veramente del lavoro di tutti i gruppi politici e, direi, anche di tutti, singolarmente, i colleghi che su questo si sono sentiti impegnati in prima persona. Per cui, non ho dubbi che sarà un lavoro approvato all'unanimità e sarà un lavoro che porterà la nostra Italia veramente all'avanguardia della legislazione europea, divenendo di esempio per le altre Nazioni di questa Unione europea, che deve sempre più essere l'Europa dei popoli e dei cittadini. Oggi, un piccolo, ma importante passo in questa direzione lo stiamo facendo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, signora Presidente. Colleghi e colleghe, oggi in quest'Aula iniziamo, con questa discussione generale, a scrivere una bella pagina della storia italiana, perché questa proposta di legge sull'oblio oncologico, legge che già esiste in altri Paesi europei, ci permetterà di dare dignità e speranza a persone che hanno affrontato un calvario.

Secondo me, noi parlamentari abbiamo un compito molto importante, che ci onora, ed è la facoltà di esercitare ogni giorno il principio di umanità, tutti i giorni, infondendolo nell'attività legislativa che, certamente, è un'attività estremamente tecnica, ma deve essere necessariamente anche un'attività empatica proprio perché influenza la vita di milioni di persone.

Oggi credo sia un giorno di empatia e di speranza e per questo voglio riportarvi una lettera che ho trovato sul sito dell'AIL, l'Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mielomi. È una lettera che Alessandra ha scritto a se stessa. Alessandra è una paziente che ha superato una malattia oncologica e ha deciso di scrivere questa lettera per infondere speranza e per raccontare ciò che ha vissuto.

Inizia così: “Ti ricordi quando te l'hanno diagnosticato? Eri appena rientrata da un viaggio in un posto da favola, eri un po' stanca ma fondamentalmente ti sentivi bene. Poi, nel giro di pochi giorni, ti sei ritrovata catapultata da un sogno in un incubo. A 36 anni non si pensa neanche lontanamente di poter avere un cancro. È una malattia che possono avere altri, quelli più anziani, quelli che non conosciamo, e invece è toccata a te. Sì, a te, giovane, con progetti, speranze e in corsa verso il futuro. E arriva la paura, sorda e grigia, sinuosa e insinuante, orribile e costante come solo la paura sa essere. Prima di tutto, dell'ignoto, della morte, smarrimento totale. Questo è l'inizio della battaglia contro il nemico. Le poche forze che le terapie ti lasciano devono servire per combattere il cancro, per imparare a conviverci, non per alimentare la depressione. La malattia può prendersi il corpo ma non la mente. La chemioterapia ti fa toccare il fondo. Ti guardi allo specchio, ti vedi gonfia, completamente glabra, la pelle ha un colore strano, non hai più energie, gli occhi hanno un'espressione diversa e non sorridono più. Gli sguardi delle persone che incontri dicono, per lo più, poverina. Se prima eri felice quando raggiungevi una vetta dopo ore di camminata, adesso godi quando riesci a fare due passi in centro. Non vuoi essere malata, non vuoi che ti trattino da malato, bisogna farsi forza e reagire e continuare ad avere la voglia e la speranza di vivere per provare ancora le sensazioni che ti hanno fatto star bene in passato, per provare a cambiare quello che non andava, per provare a far avverare qualche sogno, per continuare a sbagliare come essere umano, creatura imperfetta con grandissime potenzialità.

Poi, quando i dottori ti dicono che le terapie hanno funzionato, ti senti un sopravvissuto. Potevi morire e invece sei ancora vivo: ti hanno dato un'altra possibilità. Sai benissimo che l'eventualità che il tumore ritorni è elevata, sei conscia che il tuo fisico non è più quello di prima e che dovrai convivere con un mucchio di acciacchi. Non dimentichi mai che non farai più progetti a lunga scadenza e cercherai di stare bene oggi.

Quindi, è da questo punto in poi che chi è riuscito a superare una patologia di questo tipo inizia a vivere un altro periodo, che è quello che possiamo definire il periodo di lunga prova, anni in cui ci sono ricordi che fanno male, restano vivi e cocenti e fanno sobbalzare la notte, tornano a ogni angolo di strada, a ogni momento di felicità e di infelicità. Sono anni in cui ogni piccolo malessere si ingigantisce e fa tornare di nuovo la paura. Eppure, si torna anche alla vita, con un impeto famelico, con la voglia di fare e di realizzare sogni e progetti che si sono sospesi per un po' di tempo. Questo impeto, familiare a coloro che hanno passato questa tragica esperienza, succede a qualsiasi età, perché anche bambini e adolescenti, purtroppo, si sono trovati a trascorrere un calvario di questo tipo proprio durante quegli anni che avrebbero dovuto essere quelli della spensieratezza. Si sono trovati ad affrontare cure invasive e a vivere in ospedale e quando tornano alla normalità si rendono conto che non è più così semplice essere semplicemente Alessandra, Simone, Fabio o Michele, perché da malati di cancro diventano ex malati di cancro e la società ne tiene lunga memoria, così come ne ha lunga memoria chi ce la fa, perché i controlli sono tanti e ogni giorno si può tornare a ricordare quello che si è passato.

Si continuerà ad avere sempre paura e questa lunga memoria continua a condizionare la vita di chi è andato oltre la zona di pericolo e lo fa davvero per tanto tempo. Lo fa perché il nostro cervello è una macchina efficientissima e ci permette di conservare tanti ricordi, grazie alla plasticità sinaptica. È qualcosa che davvero è eccezionale e ci permette di conservare ricordi brutti, ma anche ricordi belli. Ma il nostro cervello ha anche un'altra grande capacità, che è quella di eliminare quei ricordi che non servono più e permettere, quindi, di conservare delle nuove informazioni. Questa capacità di sapere dimenticare è ciò che oggi noi iniziamo, in quest'Aula e con questo dibattito, a regalare anche da un punto di vista legislativo: sapere dimenticare di aver affrontato questo calvario, aiutare chi si è trovato beffato da un vuoto normativo che l'ha costretto a ricordare tutti i giorni, in maniera dolorosa, di essere al di là di quel perimetro sociale che noi chiamiamo normalità.

Oggi siamo qui grazie a un lavoro trasversale, che abbiamo portato avanti con grande spirito di collaborazione tra tutte le forze politiche, maggioranza e opposizione, forse perché nessuno di noi è scampato alla drammatica esperienza di vivere questa situazione anche da vicino, tramite esperienze di familiari, amici, conoscenti e colleghi.

Ringrazio, dunque, le relatrici per il lavoro che hanno portato avanti con grande sforzo per arrivare oggi a poter discutere in quest'Aula questa proposta di legge. Credo che le bandierine non servano e dovremmo ricordarcelo più spesso. Dovremmo ricordarci anche di essere dei cittadini scelti da altri cittadini per rappresentarli e restituire loro dignità e diritti, oltre che disciplinare e normare doveri. Siamo qui per dire oggi a chi è guarito dal cancro che finalmente potrà vivere come chiunque altro, potrà stipulare un mutuo, un'assicurazione sulla vita, essere uguale agli altri cittadini in tante cose importantissime, come anche l'adozione di un figlio, senza dover comunicare per forza di essere stato un paziente oncologico, senza per forza dover conservare una memoria che forse sarebbe ora che scivolasse a un piano secondario, dentro e fuori.

Che cose belle facciamo a volte - non è vero? - quando davvero insieme diamo ognuno il proprio contributo, senza far sì che, per puntiglio ideologico, venga escluso il contributo degli altri. Stiamo restituendo a tantissimi italiani la libertà di vivere. Come sarebbe bello se lo facessimo anche per altri diritti e penso, ad esempio, a un salario dignitoso, che rappresenterebbe per milioni di italiani anche la possibilità di prevenzione, di fare controlli, di sapere e di curarsi in tempo.

Sì, colleghi e colleghe, io sogno un Parlamento in cui i diritti dei cittadini vengano prima di tutti noi e delle nostre forze politiche e mi sento fiera di conservare questo sogno, che dovrebbe essere un obiettivo per tutti. Con questa legge tendiamo una mano verso i cittadini, recuperando un po' di quella distanza atroce che si è creata tra chi si trova all'interno di questo palazzo e i cittadini fuori. Dobbiamo farlo perché, grazie ai progressi della scienza, oggi i guariti di cancro sono tanti, il 27 per cento di coloro ai quali è stata consegnata una diagnosi, e poter evitare di essere classificati in base alla malattia da cui si è guariti è un diritto naturale, perché, grazie alla ricerca, l'aspettativa di vita di queste persone, che sono riuscite a guarire, è pari a quella di chi, invece, non è entrato a contatto con questo male.

A chi è risalito dal calvario, durante il quale ha immagazzinato una memoria che lascerà per sempre, comunque, cicatrici indelebili, con questa proposta di legge noi restituiamo la possibilità di guardare al futuro, di progettare il proprio domani, senza sentirsi discriminato e senza sentirsi ai margini, e facciamo in modo che tantissimi guariti, magari col tempo e vivendo una vita senza più ostacoli legati alla memoria di questa malattia, tornino a essere semplicemente Fabio, Nicolò, Nadia, Alessandra e, insieme alle migliaia di altri nomi, nell'oblio potranno rinascere davvero (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Mi unisco ai ringraziamenti e anche alle considerazioni fatte dalla collega Ricciardi, che ha finito or ora il suo intervento, perché noi ci apprestiamo alla discussione, all'approfondimento e poi all'approvazione, mi auguro con unanime consenso, di uno di quegli atti che danno sostanza e orgoglio all'attività parlamentare. Con questa proposta di legge affrontiamo una questione molto delicata e che sicuramente andava affrontata già da molto tempo: il diritto all'oblio dei malati e delle malate oncologiche che sono finalmente guariti. In Italia sono oltre 3,5 milioni le persone che hanno avuto una diagnosi di patologia oncologica, di cui oltre un quarto, circa 900.000 persone, da considerare guarite.

Le malate e i malati di una patologia oncologica hanno subito ingiustamente forme pesanti di discriminazioni, in particolare in rapporti molto importanti nella vita di ogni persona, con gli istituti bancari, finanziari e assicurativi, ma anche nei procedimenti per l'adozione dei minori. Gli altri Paesi europei già hanno affrontato questo tema delle discriminazioni nei confronti delle persone con patologie oncologiche. La Francia, il Lussemburgo, il Belgio, l'Olanda e il Portogallo hanno approvato leggi finalizzate a garantire agli ex pazienti il diritto a non essere rappresentati dalla malattia e, quindi, a non subire discriminazioni nella loro vita quotidiana.

Vi era la necessità, non più prorogabile, che anche l'Italia si dotasse di una legge che garantisse il diritto all'oblio ai pazienti oncologici, a coloro che hanno avuto un tumore in età adulta, trascorsi 10 anni dal termine delle cure senza avere ricadute nel medesimo periodo, e a coloro che hanno avuto un tumore in età pediatrica, dopo che siano passati 5 anni dal termine delle cure. Con l'approvazione di questa proposta di legge si intende affermare che, dopo una guarigione accertata e definitiva da una patologia oncologica, ogni persona ha il diritto di tornare pienamente alla propria vita, senza che questa sia per sempre discriminata sulla base della storia clinica, oltretutto superata e finita. Se dopo decenni, grazie a innovativi percorsi diagnostici e di cura, si assiste a una crescita costante della popolazione guarita da neoplasie, questo non può non avere ricadute nella vita quotidiana delle persone.

In Europa 20 milioni di persone sono ancora in vita dopo aver ricevuto una diagnosi di tumore. Di queste, il 35 per cento sono definite lungo sopravviventi.

Ancora oggi, in attesa di questa proposta di legge e che questa proposta di legge sia approvata definitivamente, i pazienti che sono stati affetti da patologie oncologiche e che sono guariti da oltre 10 anni senza ricadute, nell'accedere a servizi finanziari, bancari e assicurativi, devono dichiarare le neoplasie di cui sono stati affetti in un lontano passato e vengono pertanto classificati come clienti a rischio, con aggravi nel trattamento e nelle condizioni di concessione dei servizi stessi. Secondo un'indagine dell'Irish Cancer Society, il 75 per cento delle persone colpite da cancro afferma di non essere stata trattata in modo equo riguardo all'accesso a questo tipo di servizi e ciò comporta criticità anche nell'ambito delle adozioni; infatti, la guarigione da una malattia oncologica influenza - determina, direi - il giudizio di idoneità all'adozione medesima e, dunque, all'essere mamma o papà. È necessario e urgente procedere a tutelare gli ex pazienti oncologici da queste forme di stigma, riconoscendo loro, come fa la proposta di legge in esame, il diritto all'oblio oncologico, anche stabilendo termini temporali oltre i quali, dopo la guarigione, gli operatori bancari finanziari e assicurativi non possono più chiedere informazioni su patologie oncologiche dalle quali la persona è guarita. In tale contesto, è utile segnalare che nel Programma quadro di ricerca e innovazione per il periodo 2021-2027 Orizzonte Europa, una delle missioni da affrontare ha a oggetto la lotta contro il cancro e la missione contro il cancro, presente in ben due raccomandazioni, richiede ai Paesi membri di realizzare la tutela del diritto all'oblio. Lo stesso Parlamento europeo, il 16 febbraio 2022, in sede di adozione della relazione della Commissione speciale sulla lotta contro il cancro, ha stabilito il termine del 2025 per gli Stati membri affinché legiferino sul diritto all'oblio dei malati oncologici guariti, indicando termini precisi, che sono ripresi dalla presente proposta di legge. Il nostro auspicio è che il Parlamento italiano non attenda il 2025 per l'approvazione definitiva e proceda in tempi rapidi alla definitiva approvazione del provvedimento stesso, dopo il passaggio nell'altro ramo del Parlamento. Questa è una proposta, quella della materia del diritto all'oblio, molto importante e necessaria per le persone che sono state affette da patologie oncologiche, perché con essa viene riconosciuta loro effettivamente dignità e uguaglianza in quanto persone guarite.

In sede di discussione nella XII Commissione, Affari sociali, sono state approvate modifiche che hanno ulteriormente migliorato un testo base già condivisibile. Ne segnalo due. Si è assicurato un maggior coinvolgimento delle associazioni dei pazienti oncologici nell'emanazione dei decreti attuativi del provvedimento, un passaggio molto importante, ovviamente, per la concretizzazione di quanto previsto dalla stessa proposta di legge; questa, infatti, è una delle richieste delle associazioni. Si è elevato poi da 18 a 21 anni il limite di età per il quale è previsto un periodo ridotto per conseguire il diritto all'oblio oncologico; anche questa misura, molto importante, è richiesta dalle associazioni. Per questi motivi noi di Alleanza Verdi e Sinistra esprimeremo voto favorevole su questa proposta di legge e voglio ribadire i miei ringraziamenti alle relatrici, alle colleghe e ai colleghi che hanno partecipato ai lavori della Commissione e, naturalmente, al rappresentante del Governo.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - Testo unificato - A.C. 249-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice deputata Maria Elena Boschi, che non è presente in aula: s'intende che vi abbia rinunciato. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Patrizia Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO , Relatrice. Grazie, Presidente. Uso solo pochi minuti per ringraziare tutti i colleghi che sono intervenuti e la collega Maria Elena Boschi, per il prezioso lavoro svolto insieme, il Governo, a partire dal Sottosegretario Gemmato, ma anche la nostra Premier Giorgia Meloni, che si è soffermata molto su questa proposta di legge, chiedendo anche un'accelerazione proprio al Parlamento, durante i lavori. Quindi, auspichiamo tutti che in poco tempo - speriamo prima del termine dell'estate - questa proposta possa passare in questa Camera per poi andare in Senato ed essere finalmente, entro la fine dell'anno, legge a tutti gli effetti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Sottosegretario di Stato per la Salute, deputato Marcello Gemmato.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Intervengo per unirmi ai complimenti per il tenore della discussione d'Aula, che evidentemente sottende la volontà di licenziare nel più breve tempo possibile questo importante provvedimento. Un ringraziamento alla collega Marrocco e alla collega Boschi, per l'impegno che hanno messo in Aula e in Commissione nel profondere il senso di un'idea che si va a concretizzare in una proposta di legge, che spero veda al più presto la luce. Un ringraziamento a tutti i colleghi intervenuti, perché, in maniera orizzontale e con diverse sfumature, hanno rappresentato l'importanza dell'atto che andiamo a licenziare.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione delle mozioni Semenzato ed altri n. 1-00132, Furfaro ed altri n. 1-00163 e Quartini ed altri n. 1-00170 concernenti iniziative volte alla prevenzione e alla cura dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Semenzato ed altri n. 1-00132, Furfaro ed altri n. 1-00163 e Quartini ed altri n. 1-00170 concernenti iniziative volte alla prevenzione e alla cura dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritta a parlare la deputata Martina Semenzato, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00132. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Sottosegretario, il 16 maggio ho organizzato un evento, qui alla Camera: si chiamava “#I_ m_perfetto”, però poi declinato con “I” “m” “perfetto”, ossia “I'm perfetto” ed era legato al deposito di due atti, il primo relativo all'istituzione di una Giornata nazionale contro il body shaming; il secondo è proprio la mozione sui disturbi alimentari e io, Presidente, ho fatto l'incipit del mio intervento con: sono Martina Semenzato, ho cinquant'anni, sono alta un metro e sessanta, peso 53 chili e oggi sono onorevole della Camera e ho ripetuto più volte questa frase, raccontando ai circa 300 ospiti - di cui tre quarti ragazzi delle scuole elementari e delle superiori - la mia vita lavorativa, professionale, dicendo che sono stata la prima Presidente della sezione vetro di Confindustria donna di Venezia e Rovigo ed elencando tutte le altre mie attività professionali; però poi ho detto: sono Martina Semenzato, ho cinquant'anni, sono alta un metro e sessanta, oggi peso 53 chili e sono stata anoressica, perché a 19 anni pesavo 36 chili. Quindi, per me questa non è una discussione generale, Presidente, Sottosegretario: è un pezzo di vita; non è un testo normativo, è un pezzo della mia vita e quindi ritengo che ci sia una grande sensibilità personale su questo tema e che fare tesoro della propria esperienza vissuta diventa anche un elemento per trasformarla in aiuto concreto per gli altri.

Ecco, questo è il punto di partenza della discussione generale di oggi (Applausi).

I disturbi alimentari sono un male silenzioso. Ho scelto di abbinarli al body shaming, perché il body shaming oggi è un tema urlato, mentre il disturbo alimentare è silenzioso per chi lo vive e per le famiglie, che, purtroppo, sono vicine a chi subisce questa malattia. E forse non tutti sanno che i disturbi alimentari sono la seconda causa di morte tra i giovani: colpiscono 3 milioni di ragazzi, il 90 per cento sono ragazze, e ne muoiono 3.000 all'anno. Quindi, sono i numeri di una pandemia.

Che lavoro abbiamo fatto? I primi elementi di questo lavoro sono stati l'ascolto e lo studio, che sono fondamentali per costruire un buon testo legislativo. Quindi, l'ascolto delle associazioni di familiari e di pazienti, e, naturalmente, la relazione con i professionisti del settore. Cito solo alcune delle persone con cui abbiamo dialogato e con cui, insieme, abbiamo messo i termini di questa mozione, perché ognuno di loro, con la propria vita privata e professionale, ha contribuito a realizzare questa mozione: Giuseppe Rauso, che è il presidente di Consult@noi; Maddalena Patrizia Cappelletto, che è la presidente del Coordinamento nazionale disturbi alimentari; Aurora Caporossi, dell'associazione Animenta; Stefano Tavilla, dell'associazione Mi Nutro di Vita; Laura Dalla Ragione, direttrice della Rete per i disturbi del comportamento alimentare della USL 1 dell'Umbria e direttrice del numero verde nazionale; ma anche l'unità operativa complessa di pediatria dell'ospedale SS. Giovanni e Paolo di Venezia, guidata dal dottor Luca Livio e dalle due straordinarie dottoresse, che ci mettono il cuore, Floriana Grimaldi e Giuliana Fino; fino al lavoro costante e generoso della ULSS 3 Serenissima, perché la prima cura contro i disturbi alimentari è proprio metterci il cuore e l'anima; i familiari, ma poi tutti gli operatori che si dedicano a questi ragazzi e a queste ragazze.

I disturbi alimentari rappresentano un grave problema di salute, che, negli ultimi anni, ha vissuto un'impennata, soprattutto a seguito della pandemia. Le diagnosi più frequenti, quelle che conosciamo, sono l'anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo di alimentazione incontrollata. Però nessuno sa quanto gravi possano essere i disturbi alimentari o di essi si conosce poco: il peggioramento delle abilità di apprendimento, la diminuzione della concentrazione e dell'attenzione, la difficoltà nell'ascoltare e nell'elaborare le informazioni. Sono patologie severe, con rischio di gravi compromissioni cliniche e psichiche, fino alla morte. E sono patologie di lunga durata, che molto spesso non trovano risoluzione in tempi brevi. Per questo diventano importanti e fondamentali una diagnosi precoce, percorsi terapeutici tempestivi e continuità nelle cure.

Oggi, molte delle persone, dei ragazzi e delle famiglie non arrivano le cure o ci arrivano tardi, a causa della natura della malattia, che è soggettiva e personale, delle strutture di cura, diffuse in maniera disomogenea sul territorio nazionale, e anche della difficoltà di indirizzare, in alcune regioni, pazienti e famiglie verso strutture specializzate.

Oggi si parla molto della difficoltà di accettare noi stessi, di fattori socioculturali, che sono quelli che necessitano di una riflessione più profonda a causa della diffusione dei canoni estetici culturali moderni, che vengono presi come modello della società dai ragazzi. Però è vero che ogni storia del disturbo alimentare è una storia a sé e ha una genesi a sé, e quindi non c'è una sola causa, non va identificata una sola causa, e non vanno, quindi, neanche etichettati.

L'attività di prevenzione e di sensibilizzazione è fondamentale nei disturbi alimentari, non solo per contrastare i fattori di rischio, ma soprattutto per consolidare i fattori protettivi. È necessario informare e formare chi è a contatto con persone potenzialmente a rischio, affinché sappia riconoscere tempestivamente i segnali. Non è facile riconoscere un ragazzo o una ragazza che si stanno ammalando di anoressia o di bulimia. Molto spesso, poi, quando lo vedi, è troppo tardi, perché la malattia è già avanzata.

Bisogna intervenire precocemente sull'insorgenza, contrastare il suo evolversi o osteggiare eventuali ricadute, perché l'anoressia rimane lì, latente e silenziosa. Un aspetto fondamentale è proprio partire dalla scuola: i programmi di prevenzione che hanno ottenuto i migliori risultati sono proprio quelli scolastici, focalizzati sull'accettazione del proprio corpo, su una corretta alimentazione e attività fisica - quindi, ci dobbiamo impegnare a promuoverli -, e soprattutto sul valore della denuncia nel senso stretto del termine, cioè portare in luce il proprio malessere.

Oggi, il tema forte è quello dei social, che è anche molto demonizzato, eppure molti ragazzi dialogano attraverso i social. Quindi, dobbiamo usare questo strumento come strumento di informazione. Per avere maggiori possibilità di raggiungerli, dobbiamo utilizzare proprio i loro strumenti, quelli che loro usano quotidianamente, quelli che noi stessi, come adulti, usiamo quotidianamente. Per questo, ai fini della prevenzione, sarebbe utile promuovere lo sviluppo e la diffusione di App gratuite, destinate alla divulgazione di informazioni concernenti la nutrizione e l'educazione ad una sana e corretta alimentazione. Così come sarebbe utile avviare campagne di comunicazione volte alla promozione di stili di vita salutari e di una corretta alimentazione, attraverso il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, e i canali web e social istituzionali, anche in occasione delle maggiori competizioni sportive, agonistiche, nazionali e internazionali, seguite da ampie fasce di popolazione e spesso da quelle più giovani. Lo sport è un veicolo di informazioni importantissimo e, sui disturbi alimentari, spesso lo sport, pensiamo alla danza classica o alla ginnastica artistica, è stato fortemente demonizzato. Prevenire e sensibilizzare è importante, anche perché la maggior parte dei pazienti affetti da disturbi alimentari non è propensa a chiedere aiuto ed è difficile superare la loro scarsa disponibilità al trattamento, in quanto negano la malattia.

Utile, a tal fine, il numero verde. Parlavo prima di studio e di condivisione: ho chiamato il numero verde, personalmente, ho condiviso con le operatrici le risposte e i margini di miglioramento. Dal 2011, è un servizio di frontiera e di primo accesso alla rete di servizi specializzati nella cura dei disturbi alimentari, è un servizio gratuito di counseling telefonico, svolto da figure professionali generose, che, nel rispetto dell'anonimato, si propone come spazio di ascolto e orientamento nella gestione dei problemi del comportamento alimentare per chi soffre di queste problematiche e per le persone a loro vicine.

Il numero verde ha una fascia oraria dalle 9 alle 21 e, quindi, riteniamo, e lo abbiamo scritto anche nella mozione, che potrebbe essere potenziato - perché, nel momento in cui io ho il coraggio di chiedere aiuto, devo avere qualcuno che mi risponde - con due ulteriori servizi, volti a sostenere ulteriormente l'utente in un momento di solitudine e di sconforto: nella fascia notturna, mediante l'introduzione di un servizio di segreteria telefonica al quale l'utente può lasciare un messaggio e chiedere di essere richiamato, e nella fascia diurna, tramite l'attivazione di un messaggio di attesa, nel caso in cui il numero verde sia occupato, in modo che il chiamante non senta il telefono squillare senza ricevere risposta.

Da una nostra ricerca, poi, è emerso che poche persone sono a conoscenza dell'esistenza del numero verde “SOS disturbi alimentari”. Ritengo, pertanto, che sia necessario promuovere, in maniera diffusa e capillare, campagne di comunicazione istituzionale, finalizzate a una maggiore diffusione della conoscenza del numero verde. Io qui ringrazio le operatrici e gli operatori che si dedicano quotidianamente al numero verde e la direttrice, che ho citato prima, Laura Dalla Ragione, una donna veramente di cuore e di sensibilità.

È molto difficile intercettare i soggetti dei disturbi alimentari e avviarli a un percorso terapeutico specialistico integrato. Piccoli passi sono stati fatti negli anni, ma non è ancora sufficiente. Nel 2018, è stato elaborato, dal Ministero della Salute, un documento che delinea un vero e proprio “percorso lilla”, specifico per i pazienti che soffrono di disturbi alimentari e si presentano nel pronto soccorso. Il documento offre indicazioni operative per gli operatori del pronto soccorso, tenuto conto del fatto che l'accesso rappresenta una preziosa occasione per intercettare un soggetto malato e l'avvio di un percorso terapeutico specialistico integrato.

Per il trattamento dei pazienti affetti da disturbi alimentari servono, quindi, un approccio multidisciplinare e un approccio in rete. Tuttavia, l'offerta assistenziale nazionale per il trattamento dei pazienti affetti da disturbo alimentare presenta alcune criticità, a partire dalla disomogeneità della distribuzione dei servizi sul territorio italiano che va ad inficiare la continuità assistenziale.

Oltre alla necessità di implementare i livelli di cura e di assistenza, è importante poi aumentare anche le varie prestazioni mediche riconosciute all'interno dei LEA. Al fine di migliorare il sistema di cura, sarebbe poi importante disporre di dati attendibili di incidenza e prevalenza dei disturbi alimentari. Disporre di maggiori dati epidemiologici raccolti ci permette di affrontare in maniera più forte la malattia.

Presidente, mi avvio alla conclusione. Questa è una mozione che ho fortemente voluto - lo avrà capito - per accendere un faro su questa malattia, spesso silenziosa, che coinvolge un numero elevatissimo di giovani e non solo. Oggi tracciamo un primo segno nel cammino verso una maggiore consapevolezza per poter affrontare meglio il problema e arrivare a soluzioni concrete.

È una mozione su cui già la maggioranza ha lavorato in maniera corale.

Questa mozione è per Chiara Fregonese, bellissima, intelligente, capace, che è morta a 33 anni, ma questa mozione è anche per la sua mamma, Antonella Pampagnin, che ha trasformato il suo dolore in forza. Dobbiamo avere la forza del coraggio di condividere e affrontare insieme i disturbi alimentari (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Michela Di Biase, che illustrerà anche la mozione Furfaro ed altri n. 1-00163, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo, vorrei iniziare questo mio intervento sulla mozione presentata dal Partito Democratico con un sentito ringraziamento per la testimonianza che ci ha dato l'onorevole Martina Semenzato riguardo alla sua esperienza. La voglio ringraziare perché pochi minuti fa, proprio in quest'Aula, abbiamo discusso una proposta di legge, che è quella sull'oblio oncologico, dove spesso è ricorsa la parola “stigma”, la paura di raccontare la propria difficoltà, le proprie malattie, i percorsi dolorosi che sono stati vissuti.

Trovo di straordinario spessore morale che, nella disamina del proprio atto di indirizzo, l'onorevole Semenzato inizi proprio con la sua esperienza personale (Applausi della deputata Semenzato), perché spesso raccontare la propria vita, un pezzo della propria vita - perché poi la malattia, in questo caso, rappresenta una parte, come abbiamo avuto modo di ascoltare e naturalmente di vedere - e l'ascolto aiutano gli altri a liberarsi dal fardello di non essere in grado di raccontare, a loro volta, la propria storia. Testimonianze come queste ne ho ascoltate molte, pensando e immaginando quali potessero essere le parole più giuste e più corrette da dire nell'illustrazione di questa mozione. Ho ascoltato molte testimonianze da parte delle giovani donne, degli uomini e delle donne soggetti a disturbi alimentari. Davvero penso che esperienze come quelle vadano raccontate proprio perché possano essere di esempio per quelle persone che, invece, questo coraggio non ce l'hanno.

Vengo al tema di questa nostra discussione. Nel mese di marzo molte di noi proprio in quest'Aula hanno indossato il fiocchetto lilla: il mio gruppo lo ha fatto e molte colleghe e molti colleghi lo avevano. Era il 15 marzo, data che segna, ormai da diverso tempo, la giornata nazionale contro i disturbi alimentari. Una giornata che vuole focalizzare l'attenzione sulle disfunzioni del comportamento alimentare.

Questa giornata, che - lo ricordiamo - è stata deliberata ufficialmente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri nel 2018, ha voluto e vuole soffermarsi su come i ragazzi, le ragazze, le persone affette da queste patologie usino il corpo come specchio di quello che è un malessere dell'anima, come ha detto bene chi è intervenuto prima di me.

Sempre in Italia, vale la pena ricordarlo, questa giornata è stata promossa per la prima volta grazie all'impegno di un'associazione fondata dal padre di una ragazza morta giovanissima, a 17 anni. La storia di Giulia Tavilla ci fa riflettere particolarmente, e proprio da qui vorrei partire.

Ci fa riflettere perché Giulia era affetta da bulimia ed è morta prima di poter essere accolta in una struttura adatta alla sua patologia; è morta mentre era in lista d'attesa. Su questo, davvero, vorrei far riflettere tutta l'Assemblea e coloro i quali ci ascoltano. Diciassette anni sono davvero pochi per rassegnarsi a morire di queste malattie.

Sappiamo che i disturbi alimentari, se non vengono trattati in tempo, se non si corre subito ai ripari sin dalle prime battute nella manifestazione di quello che sta accadendo, e quindi se non c'è una diagnosi precoce - poi arriverò all'importanza della diagnosi precoce -, possono generare patologie gravissime: cardiovascolari, gastrointestinali, ematologiche, del sistema nervoso centrale.

Questi disturbi oggi rappresentano un vero e proprio flagello per il nostro Paese. Sono stati ricordati prima i dati: parliamo di 3 milioni di cittadine e cittadini affetti dai disturbi alimentari. Sono stati ricordati prima: l'anoressia, la bulimia, il disturbo da alimentazione incontrollata. Ma quello che maggiormente spaventa e su cui noi dobbiamo riflettere è l'incremento di questi disturbi nel nostro Paese. In particolare - questo dato consentitemi di darlo, perché è davvero scioccante - nel 2019, i casi di disturbi alimentari erano 680.000, che già mi pare un dato preoccupante. Nel 2022 i casi sono più che raddoppiati: arriviamo a una cifra spaventosa, a un milione e 400.000 casi. Davvero troppi.

Un altro dato che va messo in correlazione con l'aumento dei casi è che non solo aumentano i casi, ma si abbassa notevolmente anche la soglia di età. Vediamo sempre più frequentemente addirittura dei bambini in età pediatrica essere soggetti a questo tipo di disturbi, e su questo è chiaro che c'è bisogno di uno sforzo maggiore e di una maggiore attenzione delle istituzioni, che tutti noi e tutte noi ci onoriamo di rappresentare, per dare strumenti.

Anche su questo, arriverò a parlare dei pediatri, ma anche dei medici di base, per poter da subito diagnosticare e cogliere i primi segnali che arrivano anche dai bambini.

E poi, rispetto ai numeri che abbiamo visto, che sono numeri inquietanti, strettamente connessi anche alla crisi pandemica da COVID-19 che abbiamo vissuto, che ha inevitabilmente costituito un agente detonatore rispetto al disagio che hanno vissuto i nostri ragazzi (e su questo abbiamo provato anche a dare risposte), rispetto a quel periodo, l'incremento è stato davvero impressionante. Tenendo a mente quei dati, è chiaro che le strutture sanitarie che abbiamo nel nostro Paese per rispondere a quelle emergenze - che davvero hanno un carattere gravissimo - non sono sufficienti; basti pensare che, in alcune regioni italiane, non ci sono i quattro livelli di assistenza necessari per poter garantire, invece, una piena presa in carico dei pazienti affetti da queste malattie.

Non solo, un altro dato preoccupante. Dopo la pandemia, abbiamo visto, addirittura, chiudere alcuni centri: 38 strutture specializzate non sono più state riaperte. Quindi, oggi, sul nostro territorio nazionale, abbiamo 126 centri - la maggior parte con una presenza territoriale nel Nord Italia e con una scarsità di presenza, invece, nelle regioni meridionali - e solo il 48 per cento di questi, cioè meno della metà, prende in carico pazienti al di sotto dei 14 anni. Proprio per quanto ho detto precedentemente, è chiaro, che non possiamo non tener presente che, purtroppo, questa malattia sempre più colpisce anche i bambini al di sotto dei 14 anni, si manifesta già in una fascia di età molto, molto giovane.

Quando ero ragazza, mi ricordo che questo tipo di malattie, che i nostri genitori hanno provato spesso a raccontarci, mettendoci in guardia, riguardavano soprattutto i ragazzi nel periodo dell'adolescenza. Questa è una cosa che deve farci riflettere profondamente, anche con riferimento al ruolo delle famiglie, della società, a quello che deve essere anche uno scatto culturale rispetto alla necessità di conoscere e approfondire queste malattie.

Prima, consentitemi, nella mozione presentata dai colleghi è stato fatto un accenno rispetto ai social, nella volontà di promuovere quest'App, come riportato negli impegni della mozione presentata dalla collega. Rispetto ai social vorrei dire che noi dobbiamo, anche lì, monitorare in modo puntuale e attento quello che sta accadendo, perché, se è vero che i social possono essere, come nelle intenzioni di chi mi ha preceduto, un utile strumento di divulgazione, d'altro canto, noi assistiamo, purtroppo, a messaggi gravissimi che spesso vengono dati all'interno dei social network, in cui esistono canali e gruppi in cui spesso i ragazzi incappano. È, poi, difficile far comprendere a un ragazzo giovane, molto giovane, che quelle immagini che vive e vede sui social non sono la realtà o, almeno, non sono la realtà corretta. Quindi, su questo, davvero, la società ha una grandissima responsabilità.

Rispetto alla vicenda numerica - ci torno brevemente e, poi, concludo -, abbiamo detto di come i centri sono dislocati all'interno della nostra penisola e fatemi dare l'ultimo dato, che è quello relativo ai posti letto. Ebbene, nel nostro Paese esistono solamente 900 posti letto per i ricoveri ospedalieri.

Affinché la rete di sostegno sia una rete compiuta e ci sia una rete completa di assistenza, è necessario che siano quattro i livelli di assistenza a chi soffre di questi disturbi. Nella nostra mozione chiediamo che siano incentivati e distribuiti equamente sul territorio nazionale gli ambulatori specialistici per i disturbi alimentari, che sono anche quelli che, in qualche modo, approcciano al paziente nella fase iniziale della propria malattia; i servizi semiresidenziali, che sono, ad esempio, quelli che aiutano anche il paziente a recarsi lì durante i pasti; i servizi residenziali, che possono accogliere i cittadini per 3-5 mesi; e, poi, naturalmente, i servizi ospedalieri, dove le persone vengono ricoverate.

Concludo, perché ho finito il tempo a mia disposizione. Io credo che su questa, come su altre battaglie, l'intendimento sia di viaggiare sulla stessa strada, lungo lo stesso cammino. Mi auguro che riusciremo a trovare una sintesi rispetto ai documenti in esame. Mi auguro che oggi le forze politiche, molto diverse tra loro - l'abbiamo visto nella discussione che prima c'è stata sul salario minimo -, invece, su questi temi, possano trovare - anzi, debbano trovare - così com'è stato fatto per la legge sull'oblio oncologico, una strada comune, perché quello che abbiamo davanti e di cui dobbiamo occuparci con tutte le forze è il futuro delle nostre figlie e dei nostri figli (Applausi).

PRESIDENTE. Essendo giunti in prossimità delle ore 16, sospendiamo la discussione sulle linee generali della mozione, che riprenderà al termine dell'informativa urgente del Governo. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 70, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulle recenti emergenze derivanti da eventi calamitosi eccezionali.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle recenti emergenze derivanti da eventi calamitosi eccezionali.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci.

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. La ringrazio, signor Presidente e saluto e ringrazio gli onorevoli deputati. Ho prontamente aderito alla richiesta avanzatami per un'informativa a questo Parlamento, con l'urgenza del caso, per fornire elementi utili al fine di meglio conoscere e apprezzare l'eccezionale sforzo operativo che il servizio nazionale della Protezione civile ha svolto, e sta tuttora svolgendo, assicurando sia a livello centrale sia a livello territoriale e operativo il massimo sforzo per mitigare l'impatto e le conseguenze dei fenomeni estremi che dal 19 luglio hanno interessato l'Italia, dal Nord al Sud.

Si tratta di una relazione, la mia, naturalmente sintetica e, spero, compiuta, fermo restando, signor Presidente e onorevoli deputati che, se si dovesse rendere necessario, potrei tornare in Aula per fornire una relazione più dettagliata, alla luce della ricognizione che le regioni interessate inevitabilmente compiranno nei prossimi giorni, quando in parte il contesto si sarà normalizzato.

Vorrei tenere distinte nella trattazione, per maggiore chiarezza, gli eventi di maltempo che hanno interessato il Nord Italia rispetto alla situazione degli incendi che, invece, hanno devastato e tormentato il Sud della Nazione.

A partire dal 19 luglio, è stato emanato un avviso nazionale di condizioni meteorologiche avverse per precipitazioni a prevalente carattere temporalesco, accompagnate da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, grandinate e forti raffiche di vento, a partire dal pomeriggio del 18 luglio e per tutta la notte a seguire, su Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e province autonome di Trento e di Bolzano. La previsione ha indotto le già citate regioni e le due province autonome a una valutazione della criticità idrogeologica per temporali e all'emissione di allerte gialle e arancioni conseguenti alla valutazione della vigilia.

Per diversi giorni è rimasta l'allerta sia gialla sia arancione, proprio per consentire alle popolazioni di potersi meglio organizzare. L'evoluzione della situazione è stata monitorata anche a livello centrale dal dipartimento della Protezione civile, che attraverso il Centro funzionale centrale, operativo 24 ore su 24, ha costantemente monitorato i fenomeni temporaleschi, utilizzando la rete del radar nazionale.

Si sono registrati nelle regioni del Nord, com'è certamente noto a ciascuno di noi, temporali forti, raffiche di vento impetuoso, eccezionali grandinate, pioggia abbondante, una serie di concause che hanno messo in ginocchio i territori di quelle regioni. Le conseguenze sono facilmente immaginabili: case scoperchiate, blackout elettrici, interruzioni sia viarie sia ferroviarie, esondazioni di torrenti, alberi anche ad alto fusto divelti, due vittime, purtroppo, e tre feriti gravi, centinaia e centinaia di persone evacuate. Nel comune di Lissone si è verificato il decesso di una donna che camminava a piedi ed è stata colpita da un albero; in località Corteno Golgi una ragazza, mentre dormiva in una tenda in un campo scout, a causa della caduta degli alberi, ha perso la vita.

Il Consiglio dei ministri, su proposta del sottoscritto, delibera lo stato di emergenza di rilievo nazionale quando dalle regioni interessate arriva al Governo la formale richiesta, accompagnata da una relazione, da una delimitazione della cosiddetta zona rossa e da una prima stima dei danni. Il codice della protezione civile, in particolare, dice che lo stato di emergenza di rilievo nazionale fissa la durata e determina l'estensione territoriale con riferimento alla natura e alla qualità degli eventi; e autorizza, il Consiglio dei ministri, l'emanazione delle ordinanze di protezione civile, individuando le prime risorse finanziarie da rendere disponibili a valere sul Fondo per le emergenze nazionali presso la Protezione civile.

Tale deliberazione del Governo viene adottata sulla base di un'istruttoria tecnica, che consenta di inquadrare gli elementi di base richiesti dalla norma. La deliberazione viene adottata su proposta della regione o della provincia autonoma interessata e, in relazione agli eventi, debbo informare quest'onorevole Parlamento che risultano avviate le necessarie istruttorie da parte delle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia e che alcune delle suddette regioni hanno già presentato delle istanze preliminari.

Il dipartimento sta coordinando, insieme alle strutture tecniche regionali, la raccolta uniforme dei dati e delle informazioni di base, comprensive di una prima stima dei danni principali rilevati, al fine di addivenire, anche all'esito di opportuni sopralluoghi tecnici compiuti dai tecnici del dipartimento nazionale e dei dipartimenti regionali interessati, alla predisposizione delle proposte di deliberazione di stato di emergenza, che non appena disponibili avrò premura di valutare e di sottoporre alla condivisione del Governo.

In questo momento, non è possibile fornire un'ipotesi di quantificazione delle esigenze, considerato il territorio così vasto e considerata anche la natura dei fenomeni che hanno avuto impatti così specifici.

Le regioni interessate, con il supporto dei sistemi territoriali di Protezione civile, e il nostro dipartimento nazionale sono impegnati al massimo per completare le valutazioni tecniche necessarie nel più breve tempo possibile e per consentire con ogni urgenza al Consiglio dei ministri di adottare tempestivamente le necessarie determinazioni.

Dopo che il Governo avrà eventualmente dichiarato lo stato di emergenza nazionale, con ordinanze di protezione civile si potrà provvedere alle varie tipologie di interventi sul territorio.

Per fare un esempio, gli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione interessata dall'evento, il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, le prime misure economiche di immediato sostegno al tessuto economico e sociale nei confronti della popolazione e delle imprese, interventi, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo, la ricognizione, infine, dei fabbisogni per il ripristino delle strutture e delle infrastrutture, sia pubbliche sia private, che hanno subito dei danni. Tutto questo nelle regioni del Nord.

Mentre sul territorio del Settentrione venivano fronteggiati gli eventi che ho appena descritto, sulle regioni meridionali la massa d'aria in risalita dall'entroterra nordafricano ha portato un'ondata di calore a carattere di assoluta eccezionalità sia nell'intensità sia nella persistenza, facendo registrare temperature superiori ai 40 gradi, con punte fino ai 46-48 gradi, cioè valori superiori ad ogni precedente record storico. Al Centrosud e nelle isole si è assistito a una predisposizione graduale della vegetazione al passaggio del fuoco, con conseguente aumento delle condizioni di pericolosità che, in giornate particolarmente ventose e calde, come quella, ad esempio, del 25 luglio, hanno favorito lo sviluppo e la propagazione degli incendi boschivi.

In conseguenza delle condizioni particolarmente severe, che ho appena accennato, il Dipartimento nazionale della Protezione civile ha assicurato l'azione di propria competenza per il coordinamento degli assetti aerei, composti, sostanzialmente, da Canadair e da elicotteri della flotta aerea dello Stato, a supporto delle operazioni svolte a terra dalle squadre specializzate. Le azioni specifiche e mirate presso l'unità di crisi dipartimentale hanno coinvolto anche il centro operativo nazionale del Corpo dei vigili del fuoco, il comando operativo di vertice interforze delle Forze armate, le regioni Sicilia e Calabria e le prefetture interessate.

Come ognuno di voi sa, per la legge quadro in materia di prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, la legge n. 353 del 2000, la competenza primaria per lo svolgimento delle attività di prevenzione e di lotta attiva al fenomeno degli incendi è delle regioni e delle province autonome. L'intervento da terra è rinforzato dalle squadre del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che, a seguito dello scioglimento del Corpo forestale dello Stato, come sapete, hanno acquisito risorse e competenze specializzate su questo fronte. L'intervento dei Vigili del fuoco al di fuori dell'ambito ordinario di competenza, che è quello urbano o comunque interessato dalla presenza di infrastrutture o di insediamenti, avviene anche grazie a convenzioni specifiche e stagionali con le regioni, che le sostengono con proprie risorse finanziarie così come provvedono, in molti casi, all'attivazione di flotte regionali di velivoli antincendio. In questo dispositivo si integra la flotta aerea dello Stato, composta da apparecchi ad ala fissa e rotante resi disponibili dalle diverse amministrazioni centrali e coordinate, sul piano tattico e operativo, dal Centro operativo aereo unificato del dipartimento della Protezione civile.

Oltre alla gestione del concorso della flotta aerea dello Stato, il nostro dipartimento ha monitorato l'evolversi delle criticità connesse agli incendi che hanno interessato diversi territori italiani, tra cui, in modo particolare, quelli delle province di Messina, Catania, Trapani, Siracusa e Palermo, determinando l'evacuazione precauzionale di numerose abitazioni, provocando l'interruzione di servizi di fornitura di energia elettrica e delle comunicazioni, gravi problemi alle infrastrutture di mobilità stradale e ferroviaria e, in alcune aree, quindi anche l'impossibilità di attingere acqua corrente, acqua potabile. Inoltre, si rileva purtroppo il decesso di due persone nel comune di Cinisi, in provincia di Palermo, e di una nel comune di Cardeto, nella provincia di Reggio Calabria, dove sono state segnalate anche due persone gravemente ustionate.

Nella giornata del 25 luglio, le richieste di concorso aereo per gli incendi boschivi risultano essere state 35, così suddivise: 15 in Sicilia, 12 in Calabria, 4 in Sardegna, 3 in Puglia e una in Abruzzo.

In relazione a quella giornata si sono verificate diverse criticità nella gestione operativa delle richieste di concorso aereo. In particolare, va detto, a causa delle forti correnti d'aria ascendenti e discendenti, la flotta aerea della regione siciliana non ha potuto effettuare, nelle province di Trapani e di Palermo, per mancanza delle condizioni minime di sicurezza necessarie, alcun intervento per buona parte della giornata del 25 luglio.

In Calabria, a causa delle temperature elevatissime sulla pista dell'aeroporto di Lamezia Terme, per alcune ore non è stato possibile il decollo di alcuni mezzi. Si è provveduto anche a distaccare, sia nella giornata del 25 luglio sia in quella di ieri, 26 luglio, un velivolo Canadair della flotta antincendio di Stato, affidandolo alla gestione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per operare esclusivamente sull'incendio che ha interessato la discarica di Bellolampo, a poca distanza da Palermo, un intervento specifico e particolare che richiede una certa competenza, considerata la natura della discarica che, a contatto col fuoco, può anche emettere sostanze tossiche. Nella giornata del 26 luglio, cioè di ieri, le richieste di concorso aereo per gli incendi boschivi risultano essere state 24, di cui 8 per la Sicilia, 7 per la Calabria, 4 per la Sardegna, 3 per la Puglia e una ciascuno per Abruzzo e Lazio.

Per quanto riguarda le criticità relative alle disalimentazioni elettriche, conseguenti, come abbiamo detto, alle particolari situazioni meteorologiche critiche, che sono state costantemente monitorate dal nostro dipartimento attraverso l'ENEL, attualmente la situazione risulta essere in netto miglioramento rispetto ai giorni scorsi e risultano oggi disalimentate meno di 15.000 utenze concentrate prevalentemente in provincia di Catania, soprattutto nell'area pedemontana etnea. A integrazione di quanto ho appena detto, desidero ricordare a questo Parlamento che nella giornata del 16 luglio un incendio nottetempo è divampato anche nell'aeroporto di Catania, con conseguenti disservizi e danni significativi in merito ai quali ha già riferito ieri, al Parlamento, il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini.

A richiesta, dicevo, sarò ben lieto di potere tornare in quest'Aula per rendere conto del quadro completo, una volta cessato lo stato di emergenza per la situazione che si è determinata tanto al Nord quanto al Sud.

Tuttavia, in quest'occasione, lasciatemi rivolgere, credendo di interpretare il pensiero di tutti voi, un particolare apprezzamento alle migliaia di Vigili del fuoco (Applausi) che hanno compiuto oltre 2.400 interventi solo nelle regioni del Nord, senza contare quelle del Meridione d'Italia. Lo stesso apprezzamento va agli operatori e ai volontari della Protezione Civile, ai dirigenti del nostro Dipartimento, alle Forze dell'ordine (Applausi), ai sindaci e ai presidenti delle regioni.

Credo che questi ulteriori eventi calamitosi debbano invitare tutti, Governo e Parlamento, a una serena riflessione. Credo che non serva, in questo momento, fare la conta delle cose che potevano essere fatte dai Governi di centrosinistra nei passati 11 anni - mi riferisco, naturalmente, all'ultimo scorcio - o di quello che poteva essere fatto dal nuovo Governo in questi ultimi 9 mesi. Non serve, è un esercizio facile ma, a mio avviso, sterile, se mi posso permettere. Io credo che, al netto di ogni sciocco negazionismo, bisogna finalmente prendere atto che questa Nazione, fragile e vulnerabile, ha bisogno di una buona cura per essere nelle condizioni di affrontare eventi che sarebbe improprio - e, se mi permettete, errato - considerare ancora eccezionali. Ormai la tropicalizzazione ha investito pienamente il territorio della Nazione e sappiamo di dover fare i conti con questa realtà.

Negli ultimi 10 anni, abbiamo registrato oltre 50 eventi calamitosi, con un costo per lo Stato, al di là di quello delle vite umane, che è il più interessante e il più doloroso, di decine e decine di miliardi di euro. Allora, le parole prevenzione, adattamento al nuovo clima e mitigazione di ogni rischio credo debbano essere la bussola che dovrà guidare l'operato del Governo e del Parlamento.

Ho apprezzato che, nella mattinata di ieri, il Presidente del Consiglio, in un'intervista a una radio, abbia detto che la priorità è la messa in sicurezza del territorio nazionale. Per fare questo serve programmazione, serve una buona quantità di risorse e cominciare a capire perché centinaia di milioni, che al computer risultano assegnati alla messa in sicurezza del territorio, non siano stati ancora né spesi né utilizzati. Bisogna lavorare per costruire una cultura del rischio, consolidando quelle iniziative già avviate, ad esempio, dal nostro Dipartimento con la manifestazione “Io non rischio”.

Per qualche minuto ancora, lasciatemi abusare della vostra cortesia per sostenere, spero assieme a voi, che si rende ormai necessario capire perché il fascicolo del fabbricato sia diventato un argomento tabù. Bisogna dirlo non con coraggio, non serve, ma con grande franchezza, sapendo che, su questo terreno, si possono anche incontrare resistenze e interessi, spero legittimi. Però, tutti abbiamo il dovere di capire che cosa fare in una Nazione che, per oltre il 50 per cento, è costruita su un terreno a rischio sismico, cosa fare per consentire alla gente di poter avere piena consapevolezza della condizione in cui si trova e lavorare per mitigarne l'esposizione al rischio. Quindi, penso alla classificazione degli edifici in base al rischio sismico, penso a un nuovo rapporto tra aree urbane e verde pubblico, penso di rendere obbligatoria la pulitura degli alvei dei corsi d'acqua, penso a come lottare contro l'eccessivo consumo di suolo, penso alla mancata riqualificazione e rigenerazione dei centri urbani, penso alle esercitazioni di protezione civile, che, per la mia competenza diretta, ho potuto cogliere nella loro importanza. In alcuni Paesi asiatici e in Giappone, la cultura del rischio si costruisce a partire dall'asilo e dalle scuole elementari. Quella è una terra particolarmente esposta al rischio terremoti e la gente comincia a imparare cosa fare di fronte a una sollecitazione di cataclisma.

In Italia, si dà vita a diverse esercitazioni di protezione civile e, tuttavia, lasciatemi dare questa impressione personale: alcune sono davvero affollate e partecipate con grande consapevolezza ed entusiasmo. Mi è sembrato, però, di assistere ad altre esercitazioni a cui la gente partecipa con un senso di svago, come se quelle prove fossero, per molti, quasi una sagra. Nessuno prende sul serio la cosa.

Poi, bisogna accelerare la realizzazione - anzi, il varo - e la pubblicazione ufficiale del Piano nazionale per l'adattamento al cambiamento climatico, atteso dal 2016, che questo Governo sta sollecitando, perché possa presto diventare documento ufficiale. Penso, ancora, a un piano nazionale per la mitigazione del rischio sismico, a un piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, alle centinaia e centinaia di comuni che non hanno ancora un piano comunale di protezione civile e ai tanti e troppi comuni che hanno un piano comunale di protezione civile, ma non lo aggiornano da anni, rendendolo di fatto inutile e vano. Eppure è il primo strumento al quale il sindaco, come autorità locale di Protezione civile, ricorre non appena costituito il COC in caso di evacuazione della gente o di predisposizione dei soccorsi.

Infine - ma non è solo questo il tema mancante -, c'è il potenziamento della flotta aerea (parlo, naturalmente, del fronte incendi). Ognuno di noi sa che, in alcune aree della Nazione, è impossibile arrivare con i mezzi di soccorso via terra. Allora, spegnere le fiamme dal cielo diventa l'unica alternativa possibile. Purtroppo, i Canadair, che si sono rivelati i velivoli con maggiori prestazioni per intervenire sul fronte antincendio, sono prodotti da una sola società, una società canadese che opera in regime di assoluto monopolio e, da 30 anni a questa parte, non si è trovata una sola industria disposta a produrre simili velivoli.

Naturalmente, nessuno pensa male, ma io questo tema l'ho posto alla Commissione europea, perché Bruxelles, nella sua struttura di Protezione civile, si serve ugualmente di Canadair, che, rispetto ai nostri elicotteri, che formano assieme la flotta dello Stato, hanno una maggiore capacità, poiché sono più agili, sono più snelli, ma sono anche più pericolosi, come ci insegnano gli eventi tragici delle ultime ore, con quello che è accaduto in Grecia.

Ecco, voglio preannunciarvi che l'obiettivo del Governo è verificare, assieme al Commissario competente dell'Unione europea e assieme agli altri Stati membri, come fare per avere una flotta aerea degna di questo nome. Vero è che l'Europa dispone di alcune decine di Canadair, che mette a disposizione delle Nazioni che ne fanno richiesta, ma noi abbiamo avanzato la richiesta di due Canadair proprio nei giorni di particolare crisi, due giorni fa, e da Bruxelles ci è stato risposto che non c'era alcun velivolo disponibile. Nello stesso periodo, anche la Tunisia ci ha chiesto di poter inviare sul territorio due velivoli e abbiamo dovuto rispondere negativamente, perché in Italia non riuscivamo a evadere neppure le schede e le richieste che arrivavano dalle nostre regioni.

Questo per dire che c'è tanto da lavorare, c'è tanta buona volontà, c'è l'esigenza di confrontarci, tutti, non sulle cose che non sono state fatte e sul perché non sono state fatte, consentitemi, ma sulle cose che possiamo fare assieme, tutti, e ve lo dico - non mi sottraggo al tema - da ex presidente di una regione che, più di tutte, ogni anno soffre il dramma degli incendi estivi.

Nella previsione di questo nostro intervento, di questa mia presenza in Aula, ho voluto compiere una ricerca sugli ultimi 10 anni, quando le formule politiche si sono alternate fra Governi di centrodestra e Governi a guida PD; ho voluto farlo proprio per cogliere, se ci fosse mai stata, una sostanziale differenza fra l'impegno, il risultato, l'intensità del danno: una ricerca deludente, per il risultato che ne ho ottenuto.

Questo per dire - e concludo, signor Presidente - che su alcuni temi dividersi credo non sia assolutamente utile; quello che l'Italia sta vivendo in questi anni, e che, purtroppo, continuerà a vivere in futuro, credo imponga un senso di maggiore partecipazione e di capacità propositiva - anche di critica, se si vuole - da parte di tutti, a cominciare dal Governo che, con la mia modesta persona, è qui, per ribadire, dopo la sintetica relazione svolta, che è nostra intenzione fare tutto quello che è possibile per non contare più morti e per tutelare il nostro territorio nazionale da uno sconvolgimento climatico che, purtroppo, sembra non conoscere confini (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Ministro. Premetto che voglio esprimere, a nome del gruppo Fratelli d'Italia, il profondo cordoglio per le vittime e la vicinanza ai loro familiari. Voglio rivolgere, altresì, un grande ringraziamento alla Protezione civile, ai Vigili del fuoco, alle Forze di polizia, ai volontari e alle forze regionali che si sono impegnati e che ancora adesso si stanno impegnando, come giustamente ha fatto notare, perché l'emergenza, purtroppo, non è finita, soprattutto in Sicilia e in alcune terre dove gli incendi stanno continuando a divampare e ad essere appiccati, perché in alcuni casi ne è chiara la matrice dolosa.

Abbiamo apprezzato il suo tono pacato e anche il suo invito a collaborare, come noi stiamo facendo, in questo Parlamento. Io sono contento che, con la Commissione che presiedo, la trasporti, una delegazione, equamente divisa fra maggioranza e opposizione, sia stata a Catania proprio per testimoniare la vicinanza a quei territori, ma anche per riferire al Parlamento e alla Commissione su quale fosse lo stato di quell'aeroporto.

Ma, ovviamente, non dimentico quello che è accaduto al Nord e i temi legati all'ambiente. Voglio dire anche che, come Fratelli d'Italia, nessuno nega che ci sia un cambiamento climatico, ma, pur nelle differenze di vedute, qui ci deve essere un confronto sulle strade che dobbiamo percorrere per affrontarlo nei modi giusti e compatibili, affinché non comporti altri danni e conseguenze, che certamente non sono voluti da chi è promotore di alcune iniziative, ma che, purtroppo, rischiano comunque di impattare anche sull'economia.

Riguardo agli incendi, purtroppo, come ha detto lei, ricordo quanti interventi avete dovuto fare in varie regioni nella stessa giornata; in proposito, noi scontiamo, a volte, un'arretratezza dei metodi; oggi, anche nelle partecipate di Stato, ci sono tecnologie che permettono la salvaguardia boschiva, ma anche questo è un tema su cui ci dovremo confrontare, perché dobbiamo capire se il limite all'emissione di onde elettromagnetiche, che attualmente in Italia è il più basso d'Europa, permetta l'utilizzo di quelle tecnologie in alcuni territori dove non è possibile arrivare con i mezzi terrestri, ma c'è bisogno anche di controlli dall'alto, con i droni, con le telecamere e i sensori. Se non c'è segnale, è, infatti, impossibile utilizzare quei sistemi e, anche in caso di emergenza, per le vedette e per le squadre operative è impossibile intervenire.

Quindi, dobbiamo cercare di investire affinché l'uomo possa proteggere la natura e aiutarla a preservarsi. Glielo dico da persona che viene dalle montagne: un bosco non si salva da solo, ha bisogno dell'uomo; la natura ha bisogno dell'uomo per essere aiutata a preservarsi. In questo scontiamo una scelta, ossia la mancanza di un Corpo forestale, perché in molte regioni - ad eccezione di quelle a statuto speciale - manca la Forza del Corpo forestale, senza nulla togliere ai Carabinieri forestali, perché fanno altro. Forse dovremmo studiare un metodo, anche insieme alle Forze armate, per impiegare squadre che aiutino a spegnere gli incendi boschivi e a preservare il nostro habitat anche in caso di calamità naturali.

Dico anche che c'è bisogno di un grande lavoro in tutti i settori perché, purtroppo, questa emergenza ha fatto vedere quanto l'Italia sia fragile, da Nord a Sud, in tutti i settori; lo vediamo nel settore dei trasporti perché forse dovremo integrare il piano degli aeroporti, che oggi è solo una bozza, prevedendo le emergenze; se si chiude un aeroporto come Catania non lo si può fare sulla scorta dell'improvvisazione e occorre evitare, soprattutto, la mancanza di informazioni per i turisti.

Restando su questo tema, voglio ringraziare il Governo, che ha subito stanziato 10 milioni di euro per rimborsare chi doveva recarsi in Sicilia in vacanza o vi doveva soggiornare; quindi, rinnovo il mio ringraziamento, perché c'è stata una pronta risposta per una ricaduta negativa per la regione Sicilia, che sta ancora oggi, purtroppo, pagando un prezzo.

Ci aspetta un lavoro da fare sul piano dei trasporti, sul piano del digitale, sul piano relativo alla protezione dell'ambiente. Rimane, come lei ha detto, un punto interrogativo, perché con le regioni lei ha già avviato un dialogo sui mezzi antincendio; sono stato testimone del dibattito in una sede della Protezione civile per capire quali elicotteri utilizzare in caso di incendio, mezzi che non possono essere solo i Canadair. Quindi, c'è un dialogo in merito e di ciò siamo assolutamente soddisfatti.

Come ha detto lei, c'è poi bisogno, magari, anche di un riordino di competenze su chi debba pulire i canali perché a volte sono troppe, con l'abolizione delle province – che, poi, di fatto, non sono state abolite - e con la ripartizione di tutte le competenze fra consorzi di bonifica ed enti di bonifica; c'è bisogno di un riordino e anche di stabilire una gerarchia su chi debba intervenire per la pulizia dei canali.

I comuni hanno bisogno di aiuto. A volte, in alcune città è difficile anche mettere in sicurezza gli alberi, perché, a seconda dell'età degli alberi, interviene anche la Sovraintendenza a dire che è impossibile intervenire. Quindi, c'è bisogno veramente di un gran lavoro. Io le rinnovo, veramente, il ringraziamento, sperando che il clima sia quello della collaborazione, perché ricorderò sempre che, quando noi eravamo all'opposizione e, purtroppo, sono avvenuti dei fatti simili, noi non abbiamo fatto polemiche nel momento in cui l'emergenza era ancora in corso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiara, 16 anni, colpita da un albero mentre dormiva. Christian e Chiara, 19 anni, schiantati in auto su una strada che era diventata un fiume. Salma, 58 anni, travolta da un tronco. Francesca, 61 anni, ritrovata senza vita in un ascensore bloccato nella periferia di Palermo. I morti in casa bruciati, gli anziani sono stati tre, c'è stato l'orrore di una veglia funebre interrotta, con la salma lasciata alle fiamme, mentre i presenti scappavano. Ed è la cronaca, Ministro, di questa Italia spezzata dalla crisi climatica, i nubifragi al Nord, i roghi al Sud, ma unita nella tragedia e nel disastro. Ieri è precipitato un elicottero di soccorso e miracolosamente il pilota si è salvato, scongiurando di aggiungere dramma al dramma. E allora il nostro primo pensiero, il pensiero del Partito Democratico, è alle vittime, ai loro familiari, ai soccorritori, alle Forze dell'ordine, alla Protezione Civile, agli amministratori locali in prima linea, un pensiero commosso e la nostra vicinanza.

La transizione ecologica sarà un bagno di sangue, ha ripetuto l'ideologia di destra in tutti questi anni. Ecco, Ministro, il bagno di sangue c'è già, c'è già stato, ed è proprio il frutto della mancata, tardiva, frenata, transizione ecologica e lotta alla crisi climatica. Lei oggi è qui, Ministro, e non ci fa una cortesia, è suo dovere. Ci è sembrato improprio vederla, ieri, in silenzio, accanto alla Ministra Santanche', impegnata a difendere se stessa e non il turismo in ginocchio e le prenotazioni andate in fumo. Lei si è un po' risentito, ma, se le abbiamo cambiato l'agenda, Ministro, ci dovrebbe solo ringraziare.

Noi abbiamo apprezzato le sue parole, oggi, contro lo sciocco negazionismo sulla tropicalizzazione, meglio tardi che mai. Ma non deve dirlo a noi o agli italiani, lo dica ai suoi colleghi di Governo e di partito, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Lo dica alla Premier, che, non più tardi di qualche settimana fa, diceva che la sua priorità era fermare il fanatismo ultra ecologista. Lo dica al Presidente del Senato, che, ancora ieri, diceva che il mutamento climatico c'è, ma che lui non sa da cosa dipende: questa è una forma più sofisticata di negazionismo, che somiglia molto al solito vecchio menefreghismo della destra italiana!

Oggi persino il Ministro dell'Ambiente, Pichetto, ha messo in dubbio l'origine antropica dei mutamenti climatici: così è veramente imbarazzante, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Smettetela con queste assurdità, ascoltate le parole del Presidente Mattarella, in cui dovremmo riconoscerci tutti, quelle di oggi e quelle di ieri, in cui lanciava l'allarme all'Europa sull'emergenza climatica e lo faceva con la Presidente della Grecia. E sa perché? Perché il Mediterraneo è l'hot spot della nostra crisi climatica, noi ne subiamo più di tutti le conseguenze e non una volta, nelle sue discutibili iniziative internazionali, la Presidente Meloni ha posto la questione. Ma cosa parlate a fare di Mediterraneo, se non parlate di questo? È questa la minaccia alla nostra vita quotidiana, non i poveri disperati, non la madre e la figlia morte abbracciate nel deserto, al confine tra la Libia e la Tunisia, per mano di Saied, con la complicità di chi quelle mani ha voluto stringere!

Avevamo apprezzato le sue parole, Ministro, ma poi ci sono cadute le braccia quando le abbiamo sentito dire: ma con 47 gradi, con 48 gradi, che volete che faccia la regione? Lei non è un viceré malinconico, il fatalismo lo lasci a Verga, lei è un Ministro ed è stato presidente di una regione oggi nel caos e in cui tutto questo era prevedibile.

Ha fatto le sue ricerche, Ministro? Glieli dico io, i numeri: nel 2021, anno record per le temperature, in Sicilia sono bruciati 78.000 ettari, come in tutto il resto d'Italia; lo scorso anno sono bruciati 56.000 ettari, di cui 8.000 di boschi. Che poteva fare la regione? Tutto quello che non ha fatto, in una parola: prevenzione. Per cinque anni, tutti, sindacati, associazioni e anche noi abbiamo provato ad avvisarla, a sollecitare un'iniziativa: riformare e rafforzare la Forestale, a cui mancano 400 unità di personale e la cui età media è di oltre 55 anni; dotarsi di mezzi e di strumenti, che oggi sono inadeguati, come ha detto lei, non dei 90 droni che ha acquistato e mai utilizzato; anticipare il piano antincendi regionale, che quest'anno il suo successore Schifani ha approvato solo il 14 luglio, nel pieno della stagione estiva, quando ormai era scattato l'allarme meteorologico ed era troppo tardi.

C'è un'origine dolosa, come ha detto l'onorevole Deidda, e qui l'indignazione morale non basta, perché la professionalità con cui vengono scelti i tempi e i luoghi degli incendi dolosi, in perfetta sintonia con le condizioni meteo favorevoli al fuoco, fanno pensare ad una precisa strategia legata ad interessi economici criminali, interessi legati anche all'emergenza. Ecco perché bisogna arrivare prima dell'emergenza, per uscire dall'emergenza e farlo con una cultura della legalità che il suo collega Salvini ha calpestato e offeso proprio in questi giorni.

C'è il caos voli, che sta arrecando un danno incalcolabile all'economia e all'immagine della Sicilia? C'è la vergogna dell'aeroporto di Catania, mi lasci dire, con quei vertici inadeguati che avete nominato voi e che rispondono a voi? Allora dimostri di avere la schiena dritta, signor Ministro, appoggi la nostra richiesta di commissariamento di quell'aeroporto. Nel bel mezzo del caos voli, il Ministro dei Trasporti, invece di dare risposte, non ha avuto di meglio da fare che attaccare un protagonista della lotta alla mafia, don Luigi Ciotti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per il quale non dobbiamo essere solo noi - ma anche lei, Ministro, e chiunque abbia giurato sulla Costituzione - a chiedere rispetto! Rispetto, oggi, per il Friuli-Venezia Giulia, per il Piemonte, il Veneto e la Lombardia, colpite dai nubifragi. Quella Lombardia che alcuni suoi colleghi dicono di conoscere, ma che oggi è un caso interessante di dissociazione, perché, da un lato, il presidente della regione parla del nubifragio più intenso degli ultimi anni, e, dall'altro, in consiglio regionale, si rifiutano di discutere le proposte dell'opposizione, del partito regionale per concorrere a trovare soluzioni all'emergenza. Il rispetto, Ministro, che è mancato per l'alluvione in Emilia-Romagna, con la vostra doppia e tripla faccia. La postura istituzionale, quando c'era da fare le passerelle, la speculazione per calcoli politici e l'abbandono, dopo 85 giorni, testimoniato oggi dai banchi deserti del Senato, mentre si discute del decreto Alluvione, quando ieri erano affollati per difendere l'indifendibile posizione e postazione di una di voi. Un decreto insufficiente: 2 miliardi stanziati, a fronte di almeno 9 necessari, i ristori promessi al 100 per cento…

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). …ma che ancora imprese e famiglie non hanno visto.

Allora, Ministro, lei oggi ci ha fatto la cronaca. Bellolampo ancora brucia. Cosa ha fatto fin qui, concretamente, il Governo, per aiutare la Sicilia e i comuni colpiti? Non ci si può voltare dall'altra parte. Lo stato d'emergenza l'abbiamo chiesto noi, ma non basta, perché si tratta di far fronte a quei fenomeni sempre più violenti, ma sempre più ordinari. Ha parlato di messa in sicurezza del territorio, ha parlato di prevenzione, di mitigazione, di adattamento, perché non si può accettare che nel 2023 salti la corrente elettrica per le temperature!

Lei ci ha invitato a unirci, signor Ministro. Ma mentre lei parlava di questo, in un'altra stanza del Governo stanno saltando tra i 16 e i 19 miliardi di progetti del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), dedicati in larga parte a quello che ha detto lei qui. E allora, Ministro, si unisca lei a noi! Corra! Mi dispiace sconvolgere la sua agenda. Corra a fermare il Ministro Fitto, che sta facendo saltare i progetti per il Sud, oppure gli dica di avere il coraggio di venircelo a dire in Parlamento, perché tutto questo non è solo dannoso, Ministro, tutto questo è pericoloso! Avete capito che c'è il problema, l'avete capito in ritardo, ma non siete commentatori, siete il Governo, dovete dare risposte e le dovete dare adesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Non eravate pronti, non lo siete mai stati e non lo siete adesso. Il vostro ritardo, però, lo pagano i più deboli, lo pagano i più fragili, lo pagano i nostri figli, lo sta pagando la nostra terra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.

STEFANO CANDIANI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Mi dispiace, perché sentire tanto livore e tanta vis polemica, in quest'Aula, in queste circostanze, dopo avere chiesto al Ministro di non venire qui a raccontarci qualche cosa, ma di venirci a dare un'informazione precisa in merito a degli eventi calamitosi, e prendere questa come un'occasione per fare polemica su altro, è veramente fuori posto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

Ministro, queste non sono condizioni ordinarie, non sono condizioni alle quali vogliamo abituarci, perché ci piace pensare che il futuro non sia costellato di disgrazie. Sappiamo che le cose accadono, ma non ci possiamo abituare a queste condizioni. Però, quando accadono, tutto si può lamentare fuorché che non sia stata fatta un'azione, com'è stata fatta anche in questo caso, di soccorso efficace, di soccorso coordinato, con un'azione coordinata importante su tutti i livelli, a partire da quelli generati dal volontariato, a partire da quelli generati dallo Stato e dalle regioni, che hanno operato assieme con la Protezione civile e i Vigili del fuoco in tutte le sue componenti, effettive e volontarie.

Tutta quest'azione dice che la nostra macchina di soccorso è efficiente, ma va implementata. Lei ha puntato il dito in maniera coerente e in maniera corretta verso il sistema di soccorso aereo antincendio. Le gioverà conoscere anche che, nel 2021, insieme al Ministro Giorgetti, avevamo già definito una proposta, sottoposta poi a Leonardo, per sviluppare un progetto che fosse di caratura europea, certamente italiana, e che ci liberasse da questa dipendenza.

Credo che lo Stato e il Governo italiano farebbero bene a proseguire su quella strada - a continuare e ad insistere -, perché quella dipendenza significa anche dipendenza nella manutenzione e la nostra è la flotta più grande del Mediterraneo in termini di Canadair. Ma temo che, se dovessi chiedere un approfondimento sull'efficienza e l'efficacia di tutti i mezzi, scopriremmo che solo una parte è realmente in efficienza, e non per cattiva gestione da parte degli operatori, ma per mancanza di pezzi di ricambio.

Presidente, vorrei focalizzare l'attenzione però anche su altri temi e su altre questioni, perché abbiamo avuto sicuramente una situazione straordinaria e anomala e ha fatto bene il Ministro a dividere in due, in questo caso, la sua relazione.

Al Nord ci sono state tempeste come non se ne erano mai viste, con danni che hanno presentato caratteristiche che non si erano mai viste. Ne ho parlato questa mattina con il presidente Zaia e, oltre al danno agricolo, per la prima volta ci troviamo a dover considerare seriamente il danno prodotto a tutte le installazioni poste sui tetti, tutto il fotovoltaico. Ci sono decine e decine di milioni distrutti di fotovoltaico e altre tecnologie, perché oggi il tetto non è semplicemente la copertura.

Il tetto diventa una propaggine tecnologica dell'edificio. Anche qui abbiamo, quindi, un upgrade da fare in termini di considerazione dei danni. Ci sono questioni che devono essere e possono essere a mio avviso affrontate - il nostro movimento sarà a sostegno di qualsiasi azione del Governo in questa direzione - anche garantendo assicurazione. Anni fa fu fatta proprio dal Ministro Zaia, Ministro dell'Agricoltura allora, una scelta importante per garantire un'assicurazione, un fondo di solidarietà agli agricoltori colpiti da calamità. È sicuramente il momento anche di pensare ad assicurazioni che diano garanzie da parte dello Stato, che lo Stato aiuti i privati a costituire, per proteggere gli edifici in situazioni particolari, come quelle che stiamo vivendo, che difficilmente sono prevedibili o sono state prevedibili fino ad ora.

Ne ho parlato questa mattina poi con il presidente Fontana, il quale mi ha elencato già più di 100 milioni di danni subiti, e molti saranno ancora da verificare, come dicevamo prima, negli scorsi giorni. Occorre quindi che la sua voce all'interno del Consiglio dei ministri, Ministro, si faccia sentire in termini di disponibilità di risorse per ristorare i danni.

Stiamo parlando di territori che hanno un'economia importante, che si risolleveranno, ma che hanno bisogno di risollevarsi velocemente; altrimenti la crisi economica, che già sta mordendo, rischia di produrre danni ulteriormente aggravati da queste condizioni di devastazione che abbiamo subito. Ne ho parlato poi oggi pomeriggio con il presidente Schifani in merito alla grave situazione legata agli incendi che si erano sviluppati in Sicilia, e non solo in Sicilia. Qui il cambiamento climatico può entrarci poco, però c'è una questione da aprire e da affrontare seriamente in merito ai piromani e a coloro che appiccano il fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché questi non sono incendi spontanei. Questi sono incendi i cui autori devono essere severamente puniti in qualsiasi circostanza, che sia il piromane o che sia il malavitoso che cerca di trarre vantaggio dall'incendio appiccato.

C'è un'immagine che resta ricorrente in questo momento, in questi giorni, in queste ore, sui nostri social, che è quella dei Vigili del fuoco di Carlentini, stremati dal soccorso portato per spegnere gli incendi. A tutti i nostri soccorritori diamo un grande applauso e un grande abbraccio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), perché anche in queste circostanze si dimostra la grande capacità di soccorso dei nostri uomini e delle nostre donne in servizio.

Presidente, noi dal Ministro ci aspettavamo la relazione che ci ha presentato. Occorre avere anche consapevolezza che bisogna prevenire; sì, sugli incendi si può fare prevenzione. Quest'anno sono state firmate le convenzioni tra lo Stato, il Dipartimento dei vigili del fuoco e le regioni in anticipo rispetto ad altri anni, già nel mese di giugno.

Buona cosa. Meglio ancora anticipare e meglio ancora mettere risorse per creare i tagliafuoco ed evitare che ci siano situazioni di rischio di propaggine e propagazione di fuoco incontrollato. E poi, Presidente e Ministro, occorre certamente un intervento importante del Governo, serio, per tutta la gestione delle acque, per tutta la gestione dei fiumi, per tutta la gestione dei sistemi di scolo, che troppo spesso troviamo inutilizzabili, perché trascurati da anni, di un demanio distratto rispetto all'evoluzione del suolo. Su questo i nostri sindaci hanno bisogno di sapere che il Governo c'è con atti concreti, non solo con buone promesse, come quelle che per tanti anni abbiamo già sentito. Su questo si farà la differenza nel futuro, la prevenzione e la capacità di intervento. Da ultimo, Ministro, le dico di accelerare su IT-Alert. Quella può essere realmente una grande opportunità per salvare vite ed evitare, prima che arrivino, situazioni come quelle legate al maltempo, che abbiamo visto in questi giorni causare danni, con le persone che restano per di più ferite o, addirittura, uccise (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. Ministro Musumeci, per prima cosa mi prendo qualche istante per esprimere la massima vicinanza da parte del gruppo del MoVimento 5 Stelle a tutti i cittadini e le cittadine che stanno attraversando questo momento di estrema difficoltà, da Nord a Sud, alle famiglie delle vittime delle tragedie, alle donne e agli uomini della Protezione civile, dei Vigili del fuoco e delle Forze dell'ordine che, in questi giorni, stanno affrontando con massimo impegno e generosità le drammatiche conseguenze del cambiamento climatico (Applausi).

Ministro, in questi ultimi 10 giorni abbiamo assistito, ancora una volta, a dichiarazioni sconclusionate e inadeguate da parte dei diversi Ministri del vostro Governo che riesce sempre a sorprenderci, però in negativo. Per mesi ci avete detto che il crollo del ghiacciaio della Marmolada, la secca del Po, le alluvioni violente, gli uragani, gli smottamenti, le alluvioni alternate al caldo cocente e gli incendi sono eventi del tutto naturali. Lei oggi, Ministro, è venuto qui ad elencarci quali sono stati gli eventi climatici estremi in questo periodo, un elenco che conosciamo tutti già.

Non era quello che ci aspettavamo dal Ministro per la Protezione civile, non se lo aspettavano neanche gli italiani, ammesso che in questo Paese ci sia qualcuno che sappia cosa fa il Ministro per la Protezione civile, che doveva essere Ministro per il Sud, poi Ministro per il Mare, però senza mare, perché non ha le deleghe ai porti, e poi alla fine Ministro per la Protezione civile, che però viene messo da parte quando arriva il generale Figliuolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi lei ci dice basta con gli sciocchi negazionismi. Bene, complimenti, Ministro, benvenuto nel 2023!

Ma la invito a parlare con il suo di Governo che, con le azioni che porta avanti ogni giorno, dimostra di essere il Governo più negazionista dell'intera Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma non è che forse è arrivato il momento di rivedere le vostre posizioni in questo senso? Anche perché abbiamo visto cosa avete fatto con il decreto Alluvioni. Avete stanziato cifre inadeguate, tra l'altro togliendole ad altri capitoli di spesa già destinati ai cittadini.

Oggi il Ministro Fitto annuncia che dovremo rinunciare a 16 miliardi del PNRR, tutte risorse destinate al dissesto idrogeologico. Ci vuole coraggio, Ministro. Lei dice che il coraggio non ci vuole: ci vuole coraggio e ci vuole visione. Gli eventi che stiamo affrontando sono una naturale conseguenza del cambiamento climatico derivante da azioni precise dell'uomo; azioni alle quali bisogna rispondere con azioni concrete e azioni, sì, coraggiose, anche se lei non crede nel coraggio, Ministro. Abbiamo bisogno di poter realizzare un Piano energetico nazionale che guardi da qui ai prossimi 30 anni, anche perché nei prossimi 30 anni, purtroppo, e lo sappiamo tutti, questi eventi climatici saranno sempre più estremi e sempre più frequenti.

Inoltre, lei dice che ci vuole la prevenzione. Io, però, non so se lei è consapevole che questi disastri bisogna prevenirli, piuttosto che, poi, ricorrere, tutte le estati, alle stesse emergenze. Probabilmente no, altrimenti lei avrebbe usato in modo diverso i poteri che ha avuto per 5 anni da presidente della regione Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Parliamo dell'incendio della discarica di Bellolampo: con quei poteri lei avrebbe dovuto quanto meno cercare di migliorare le condizioni dei rifiuti della Sicilia e, probabilmente, oggi, in condizioni migliori, se lei avesse utilizzato i suoi poteri, non sarebbero scoppiati roghi dovuti a rifiuti sparsi ovunque per la Sicilia.

E, poi, la farsa sull'aeroporto di Catania. Ministro, mettetevi d'accordo: a noi le vostre beghe interne con il presidente Schifani non interessano e non interessano ai siciliani, abbandonati alle fiamme, senza energia elettrica, senza acqua e senza servizi sanitari essenziali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ieri, il Ministro Salvini è venuto qui, in quest'Aula, a dirci che non è sua competenza vigilare sui gestori e sull'ENAC. Io non so come si possa dire una cosa del genere in quest'Aula. In questo Paese, il Ministro delle Infrastrutture ha il dovere di vigilare sull'operato dei gestori aeroportuali e delle compagnie aeree proprio attraverso l'ENAC. A meno che il Ministro Salvini non sia convinto di essere il Ministro, invece, dei plastici a Porta a Porta, vi consiglio di studiare meglio quali sono le vostre competenze e le vostre responsabilità in questa materia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sono giornate drammatiche, in cui molti cittadini, non solo in Sicilia, ma anche in Calabria, in Lombardia, in Veneto, sono alle prese con tragedie immani, ai quali, lo ribadisco ancora una volta, va tutta la nostra solidarietà e vicinanza. Ieri, presidente - mi scusi, è un refuso -, Ministro, in conferenza stampa ha parlato di cittadini che devono assumersi le proprie responsabilità e si devono assicurare contro gli eventi calamitosi. Oggi è venuto qui a dirci che i cittadini non prendono sul serio le esercitazioni della Protezione civile. Ma cosa significa questo, Ministro? La responsabilità è sua, a noi questo sembra un vero e proprio scaricabarile e non lo possiamo accettare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Io la invito, Ministro, a non seguire lo stesso copione che ha adottato da presidente della regione Sicilia, visto che, tra l'altro, non è riuscito a portare avanti neanche una delle sue più grandi e annunciate riforme, cioè la riforma del Corpo forestale e dei forestali. Poi, alla fine, ha ripiegato con l'acquisto di 90 droni, che lo stesso Corpo forestale ammette essere completamente inutili. Certo, sui forestali non è stato l'unico ad aver toppato: Renzi, da grande statista, ha avuto la geniale idea di abolire il Corpo dei forestali. Questa è un'ottima trovata che ci fa capire esattamente che tipo di approccio ha la classe dirigente politica di questo Paese per quanto riguarda la tutela del nostro territorio.

Ministro, per qualche motivo, che noi ancora facciamo fatica a comprendere, lei oggi in questo Governo ricopre il ruolo di Ministro per la Protezione civile. Ma era così difficile chiedere ai suoi colleghi al Viminale come si fa a mandare in piena estate 130 vigili del fuoco fuori regione a effettuare corsi di formazione, lasciando ancora più esposta la nostra regione a disastri già annunciati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? È stato per 5 anni presidente della Sicilia e l'ha lasciata esattamente come l'ha presa: senza niente di realizzato e senza programmi per il futuro. Ministro, noi pensavamo di averle viste tutte, però è chiaro che anche su questo punto ci siamo dovuti ricredere con questi primi 9 mesi di Governo. È riuscito a fare peggio rispetto al nulla che ha caratterizzato la sua azione politica degli ultimi 5 anni.

PRESIDENTE. Concluda.

LUCIANO CANTONE (M5S). Ministro, faccia una cosa utile - e concludo -, porti un messaggio alla Presidente del Consiglio Meloni: se voi non riuscite a credere che esiste un problema come il cambiamento climatico, allora, per noi, voi non sarete mai la soluzione, non sarete mai in grado di risolvere i problemi che attanagliano questo Paese causati dal cambiamento climatico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mule'. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, il gruppo di Forza Italia esprime una solidarietà convinta, profonda per le vittime, una vicinanza vera ai parenti, ai familiari, una vicinanza vera a chi in questo momento è fuori casa, agli sfollati, a chi è fuggito per sfuggire a una tragedia. Noi ci inchiniamo davanti ai volontari, ai Vigili del fuoco, alla Protezione civile, ai Carabinieri, ci hanno ridato le immagini del COVID. Quei tre vigili del fuoco a Carlentini ci hanno ricordato le infermiere spossate nelle giornate del COVID (Applausi). In loro riconosciamo quell'Italia migliore, quell'Italia che non si ferma, quell'Italia che, nel nome del giuramento, adempie quotidianamente al servizio, come le Forze dell'ordine, le Forze armate, l'Esercito che, a Milano, sta togliendo dalle strade gli alberi, l'Aeronautica, che fa avanti e indietro con i suoi aerei per mettere in salvo le persone. Questa è quell'Italia che ci piace e che torna sempre, ogni volta che c'è da intervenire.

Cosa doveva fare lei, oggi, Ministro? Un'informativa. E cosa ha fatto? Ha fatto il suo dovere: ha informato il Parlamento, ha detto cos'era successo prima, durante e dopo. È quello che doveva fare, per questo rimane fuori dal perimetro di questo dibattito tutto ciò che lo ha inquinato: evocare la Tunisia, evocare le mani del dittatore presuntamente insanguinate. Sono le stesse mani che, due giorni fa, ha stretto il Presidente della Repubblica, dichiarandosi al fianco della Tunisia in questo momento, per dirne una. Però, vede, purtroppo, la polemica politica riesce anche a insozzare un momento che, invece, dovrebbe essere alto e di comunione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

C'è stata l'allerta prima e l'allerta è stata osservata, durante abbiamo raccontato gli atti eroici, dopo lo stato di emergenza, la quantificazione dei danni e, poi, c'è tutto ciò che riguarda la politica, quello che bisogna fare. A una minaccia epocale bisogna dare risposte epocali, visione, coraggio. Ha detto bene, è il momento di dare una cura, non è il momento di rammendare, non è il momento di rattoppare, bisogna imbastire una nuova trama per difendere il nostro territorio. Abbiamo già cominciato, bisogna agire su due livelli: innanzitutto, quello dell'emergenza. A questo proposito, anche io, signor Ministro, le dico che in Italia abbiamo le aziende Leonardo, Piaggio Aerospace che sono in grado di costruire quegli aerei.

Per gli aerei, signor Ministro, è lo stesso discorso dei vaccini: noi non possiamo fare a meno della capacità nazionale di produrre e di avere in casa quegli elementi che ci consentono di fronteggiare le emergenze (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Questa è una sovranità che va al di là del sovranismo, perché appartiene all'essenza stessa dello Stato e a quello che bisogna fare, così come aggiornare i piani comunali.

Lei ricorderà, dopo la tragedia del ponte Morandi, si pretese, in meno che non si dica, che tutti i comuni dovessero rispondere. Noi abbiamo capacità adesso di chiedere, con un approccio diverso, che non è quello di indicare con l'indice, ma quello di collaborare, ai comuni di aggiornare quei piani, di avviare la manutenzione degli edifici esistenti e delle infrastrutture necessarie, di avviare quella rete di monitoraggio. Però, vede, Ministro, usciamo da un equivoco: c'è un signore, che si chiama Jonathan Franzen, non Jonathan Pichetto o Genny Meloni, si chiama Jonathan Franzen, è uno dei più grandi ambientalisti, che ha attraversato due secoli, il Ventesimo e il Ventunesimo, è americano. Ha scritto un libro molto breve, che si chiama E se smettessimo di fingere? “Ammettiamo che non possiamo più fermare la catastrofe climatica. L'Apocalisse climatica sta arrivando, per prepararci ad affrontarla abbiamo bisogno di ammettere che non possiamo prevenirla”.

Allora usciamo dall'equivoco, una volta per tutte: dobbiamo spendere soldi per rimuovere le presunte cause arrivando certamente in ritardo o dobbiamo investire per prevenirle? Dobbiamo venire in quest'Aula a tirarci idealmente addosso, metaforicamente addosso le pietre o dobbiamo pensare che quest'inverno, a Roma, signor Ministro, gli alberi non possono arrivare con i 20 metri che hanno adesso, perché alla prima tempesta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) si replicherà quello che è successo a Milano, con la disgraziata e nefasta prognosi di avere morti per strada se adesso non si interviene, a Roma, a Firenze, in tutta Italia, perché quegli alberi caduti a Milano cadranno anche a Roma. Allora quello dobbiamo fare: iniziare a piantare alberi e tagliare gli alberi che sono troppo vecchi, con rami che possono essere armi contro i cittadini.

Condividiamo le sue preoccupazioni. Il caldo estremo flagella le regioni. Pochi giorni fa, le acque del Mediterraneo hanno toccato una temperatura di 28,71 gradi: questo determina la formazione di grandi masse di aria umida che, poi, si trasformano negli eventi estremi che abbiamo visto.

Bene ha fatto il Governo a incrementare di 200 milioni, con il decreto Alluvioni, il Fondo per le emergenze nazionali destinato alla tempestiva realizzazione degli interventi più urgenti.

Poi, colleghi, nessuno nega che un cambiamento climatico sia in corso, noi l'abbiamo capito, ed è inutile pensare a un reato di negazionismo climatico. Mi viene da sorridere rispetto all'enormità di una fattispecie che sarebbe così stupidamente nelle mani di qualcuno in grado di dover perseguire, ad esempio, il professor Franco Prodi - ci vorrebbe un bel coraggio! -, che da anni sostiene, documenti alla mano, che l'impatto dell'uomo sul clima è tutto da provare.

Allora, parliamo di cose serie e di cose concrete, diciamo che l'impostazione che bisogna avere per affrontare il tema non è quella di un terrorismo nei confronti del clima, ma di misure vere e concrete, quelle che non possono non portare l'Italia, ad esempio, a riformare il mercato di scambio delle quote di CO2, con l'obiettivo di ricavarne 700 miliardi di euro che vengono sottratti al sistema delle imprese, o la direttiva degli imballaggi dell'Unione europea. Insomma, la differenza tra la destra e la sinistra sta su come affrontare l'emergenza. Concludo, Presidente. Per la sinistra, cittadini e imprese sono considerati i responsabili, ai quali vanno imposti i processi di cambiamento. Per noi, per Forza Italia, i processi di adeguamento vanno accompagnati, incentivati e mai imposti. Noi siamo per una crescita sostenibile, la sinistra è per una decrescita, infelice peraltro, se è vero, com'è vero, che i legislatori europei hanno anche deciso di ridurre il consumo finale di energia dell'11 per cento entro il 2030.

Allora, sul terrorismo psicologico legato all'emergenza climatica, la sinistra sta già facendo campagna elettorale per le prossime europee. Noi, signor Ministro, al fianco di questo Governo, faremo una seria campagna, non elettorale, ma di sensibilizzazione e di interventi per evitare, fra qualche mese, di ritrovarci qui a piangere i morti, oltre a quelli che abbiamo pianto fino adesso (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (A-IV-RE). Presidente, signor Ministro, intanto, ci consenta di esprimere, anche a nome del nostro gruppo, solidarietà e cordoglio per le vittime di queste giornate che, da Nord a Sud, hanno caratterizzato il nostro territorio e, accanto al cordoglio per le vittime e per le loro famiglie, per il dramma di queste ore, anche un ringraziamento veramente sentito a tutti gli operatori della Protezione civile, ai Vigili del fuoco, alle Forze dell'ordine, ai volontari, ma anche ai sindaci, ai presidenti di regione e a tutti coloro che sono impegnati, e lo sono fino in fondo, a intervenire per alleviare e per trovare soluzioni alla situazione che stiamo vivendo.

Ministro, io penso che queste giornate - purtroppo non è la prima che abbiamo vissuto e non sarà l'ultima perché si ripetono - debbano essere caratterizzate da meno polemiche possibili. Non è un lavoro scontato: ognuno di noi ha le sue posizioni, anche dal punto di vista politico. Io non ho condiviso tutto quello che lei ha detto, ma mi soffermerei invece su quello che dobbiamo fare insieme, e c'è molto da fare insieme, perché la situazione nel nostro Paese è molto grave.

Se andiamo in Veneto o in Friuli-Venezia Giulia o in Lombardia o in Sicilia o in Calabria troviamo le stesse questioni, magari provocate da fenomeni molto diversi: case distrutte, attività economiche distrutte e preoccupazioni gigantesche per il turismo, perché accanto a tutto quello che accade c'è anche una comunicazione che dice che c'è un pericolo e, quindi, le persone non ci vanno; penso alla situazione che si è venuta a creare a Vieste, con gli alberghi sgomberati, e a quello che abbiamo visto in tutta Italia e sulle coste del Veneto.

Abbiamo bisogno di lavorare sulla prevenzione climatica ed è importante, ma abbiamo bisogno anche di un piano di adattamento rispetto a quello che sta succedendo, ai cambiamenti climatici in corso; dobbiamo prevenire il più possibile, ma dobbiamo anche saperci adattare alle cose che arrivano.

Io mi permetto di darle sei consigli, brevemente. Primo, il Governo si è impegnato in Parlamento a riattivare l'Unità di missione di Palazzo Chigi per la prevenzione del rischio idrogeologico. Chiamatela come volete, ma riattivatela. Le notizie che arrivano, secondo cui oltre 15 miliardi dei fondi PNRR riservati a questo tipo di attività vengono distolti o non possono essere spesi, sono molto preoccupanti, dal momento che, se non possono essere spesi, è perché avete rilevato che non abbiamo la capacità di spenderli. Bisogna riattivarla, ve lo diciamo da mesi, ma lo dico veramente perché è una cosa importante e utile.

Secondo, il CIPESS. Il 14 aprile 2022, il Governo Draghi e la Ministra Carfagna hanno ripartito le risorse per gli incendi boschivi tra le regioni. Il 22 settembre 2022 il comitato tecnico delle aree interne ha ripartito 40 milioni per prevenire gli incendi boschivi. Non è stata fatta la delibera del CIPESS. Ho avuto una piccola esperienza di Governo in questo settore, e le dico che 40 milioni per la prevenzione degli incendi fanno la differenza. Non avremmo avuto quello che abbiamo visto, perché 40 milioni distribuiti nelle aree interne avrebbero fatto la differenza. Quindi, possiamo discutere e polemizzare, ma quello che le chiedo è che, uscendo da quest'Aula, trovi il motivo per cui non è stata fatta questa delibera e risolva il problema, perché la stagione degli incendi boschivi, purtroppo, è ancora lunga.

Terzo, potenziamo il dipartimento dei Vigili del fuoco. Guardi che non è una cosa di questo Governo, è di tutti; ognuno cerca di fare un pezzetto. Ricordo, lo dico con un pizzico d'orgoglio, che noi abbiamo trasferito i Canadair ai Vigili del fuoco e questo ha reso più compatibile il lavoro dei Vigili del fuoco a terra con quello che accade in cielo. E sfruttiamo di più il dipartimento della Protezione civile; ci sono competenze straordinarie in quel dipartimento che vanno sfruttate di più, anche dal punto di vista legislativo. Sono persone che hanno competenza, non hanno un colore politico, ma hanno una grande competenza.

Quarto, c'è bisogno di affrontare il tema delle assicurazioni nel nostro Paese, perché è evidente che di fronte ai danni che stiamo affrontando, che dovremo affrontare - lo so, è un ragionamento complicato, non sempre gradevole - quando c'è una assicurazione, il ristoro del danno è immediato. Se si aspettano le procedure dello Stato, il ristoro del danno non è mai completo e, poi, è meglio che lo Stato contribuisca in maniera chiara all'assicurazione sui grandi rischi, piuttosto che dover pagare i grandi rischi con un ammontare che andrà quantificato con una difficoltà straordinaria nei prossimi anni.

Quinto, pene più severe per chi appicca gli incendi vanno sempre bene; rafforzare le pene va sempre bene, però, signor Ministro, le pene sono già severe. Possiamo renderle più severe, ma il problema è colpire e prendere i delinquenti. Per questo mettiamo più risorse per i carabinieri che fanno quel lavoro, per chi svolge le indagini. Prevediamo più osservazione per la prevenzione. C'è bisogno di rafforzare quel settore per riuscire a individuare i colpevoli, perché preso un piromane non si evita un incendio, se ne evitano 100. Quindi, le energie per trovare chi sono questi delinquenti devono essere rafforzate. È molto più efficace che rafforzare le pene e, forse, è anche più semplice.

L'ultimo suggerimento che le do concerne una confusione da risolvere: piuttosto che parlare dell'autonomia su questo, bisognerebbe accentrare allo Stato le competenze sulla lotta agli incendi in maniera diversa, perché non è questione di confine tra regioni; lo sappiamo, lo vediamo, ha parlato anche lei della difficoltà e dell'importanza della collaborazione transfrontaliera europea; ma c'è bisogno anche di una collaborazione più forte all'interno del sistema regionale. La competenza nazionale della lotta agli incendi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è efficace proprio perché è un Corpo nazionale; sugli incendi boschivi, invece, la competenza è regionale e la dispersione di risorse che c'è sulle flotte regionali, sulle flotte aeree regionali, potrebbe essere evitata con un intervento unico nazionale.

È vero, infatti, che le convenzioni - lo ricordava anche il collega Candiani - quest'anno sono state attivate prima. Ma perché bisogna fare una convenzione? Perché le regioni devono pagare lo Stato per fare la lotta agli incendi boschivi? È assolutamente illogico.

PRESIDENTE. Concluda.

ETTORE ROSATO (A-IV-RE). Concludo. È una cosa che richiederebbe una valutazione di carattere legislativo. A lei e ai presidenti di regione, buon lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, io l'ho ascoltata con molta attenzione, in verità io la seguo anche con molta attenzione. Anche il nostro gruppo, Alleanza Verdi e Sinistra, si associa al cordoglio e al dolore delle famiglie per le vittime e sottolinea l'ennesimo sforzo, incredibile, eroico, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, per garantire l'incolumità del nostro Paese.

Mi sia consentito di dire, però - lo dico con molta pacatezza ma con convinzione - che in tutti questi ennesimi cordogli che in quest'Aula e fuori vengono ripetutamente espressi c'è un elemento di ipocrisia che diventa inaccettabile. Penso che questo lo vivano anche quei Vigili del fuoco - si vede sui loro volti esausti - che respiravano fuliggine alle porte di Palermo, per salvare persone, per garantire l'incolumità delle persone.

Signor Ministro, lei è venuto qui, in Parlamento, a invitare il Parlamento e il Governo ad avviare una riflessione. Non è il tempo delle riflessioni, signor Ministro, è il tempo di agire. Mi sarei aspettato, da parte sua, che fosse venuto a indicarci quali sono le iniziative che il Governo intende adottare o che ha adottato per dare una risposta alla crisi climatica. Purtroppo, ancora oggi in quest'Aula ho sentito cose estremamente bizzarre. Ho sentito dire - non da parte sua - che non bisogna investire risorse sulle cause, perché costerebbe molto, ma bisogna investire risorse, invece, per prevenire i disastri. A me a scuola hanno insegnato che, se non agisci sulle cause, come fai a prevenire ciò che è all'origine di quel disastro? È un qualcosa che fa andare un po' in cortocircuito il pensiero libero di qualunque persona.

Se vogliamo intervenire per prevenire, dobbiamo intervenire sulle cause. Però, c'è un problema. C'è un problema serio in questo Governo perché, anche ieri, la Presidente Meloni, che poche settimane fa ha partecipato al comizio di Vox a Valencia, diceva che bisogna fermare gli ultrà del fanatismo ecologista. Può darsi pure che ci siano degli ultrà del fanatismo ecologista, io non lo metto in dubbio, per carità, possono anche esserci persone che eccedono e quant'altro, però quella è un'espressione che determina una posizione fondamentalista dal punto di vista del negazionismo climatico.

Vede, si può anche essere di destra. Io sto da un'altra parte, sono un ecologista, sono nato Verde, non ho mai cambiato partito in vita mia, sarò, come dire, un utile idiota, non lo so, dipende dalla mia coscienza, ma non ho mai cambiato partito, a differenza di altri. Non voglio esprimere giudizi. Però, io penso che un elemento fondamentale sia che dovremmo confrontarci sulle soluzioni.

Lei è venuto a dirci di accelerare il Piano di adattamento climatico. Ma lei lo deve sollecitare al suo Governo, lo deve sollecitare al Ministro, non lo deve sollecitare a noi. Lei viene qui in Aula a dire che bisogna sollecitarlo e questo è un po' imbarazzante, Ministro Musumeci, perché il Piano di adattamento climatico è fermo. Non è certamente per responsabilità solo del Ministro Pichetto Fratin, per carità. Oggi, il Ministro Pichetto Fratin dice che il cambiamento climatico c'è, però non sa se è per responsabilità della Terra o dell'uomo. Fermo restando che rimarrò in attesa fin quando il Ministro Pichetto Fratin avrà dato una risposta a questo importante quesito, intanto vi comunico che la crisi climatica c'è ed è imponente.

Voi avete approvato un piano clima, inviato all'Unione europea, che vuole trasformare l'Italia in un hub del gas. Siamo d'accordo o non siamo d'accordo sul fatto che la comunità scientifica e l'ONU hanno individuato il bruciare combustibili fossili come una questione fondamentale per dare una risposta alla crisi climatica? La comunità scientifica dice questo. Allora, bisogna fare un processo di trasformazione verso le rinnovabili. Però, in realtà, voi volete basare il modello energetico sulle fonti fossili.

Prima sentivo parlare di una differenza tra la destra e la sinistra - non mi metto in questa contrapposizione - per cui, da una parte, c'è chi pensa ai cittadini e, dall'altra parte, c'è chi invece vuole imporre ai cittadini. Se io dovessi ragionare in questa maniera, direi che voi siete coloro i quali hanno imposto a questo Paese, agli italiani e alle italiane, bollette energetiche elevatissime perché non avete avuto il coraggio di tassare le grandi società energetiche. Questa è una scelta politica che avete fatto. Noi vorremmo, invece, distribuire quegli extraprofitti ai cittadini per rendere più equa questa crisi economica e sociale.

Abbiamo appreso - speriamo che non sia così, però non c'è alcuna smentita da parte del Governo - che 16 miliardi di euro del PNRR sono legati al rischio idrogeologico e all'idrogeno, un vettore importante per garantire, ad esempio, al settore della manifattura del nostro Paese, quindi dell'industria pesante, di essere sostenibile e di avere però energia per dare risposte alla nostra economia. Insomma, 16 miliardi sono importanti. Come pensate di dare una risposta al Paese che deve affrontare una crisi climatica?

Quanto alle assicurazioni, è bene chiarire che non possono trasformarsi in un'ulteriore tassa nei confronti degli italiani, se non c'è un'assunzione di responsabilità da parte del Governo rispetto alla crisi climatica in atto.

Su un altro elemento, le do i dati, perché riguarda la sua regione e anche in parte, per metà, la mia regione (per metà di famiglia intendo dire), anche se tutta l'Italia ci appartiene, ovviamente. Lei sa signor Ministro, quando è stato approvato il piano antincendi della regione Sicilia? Signor Ministro, il piano triennale della regione Sicilia per il periodo 2023-2025 è stato approvato con delibera di giunta il 14 luglio 2023. Le pare normale che la regione Sicilia, in cui dal 2010 al 2020 - le do i dati esatti che stanno sul sito Internet della regione - sono andati a fuoco 237.000 ettari, vale a dire 15 volte la superficie della città di Palermo, approvi il piano antincendi il 14 luglio 2023? È da prendere a sberle, come si prende a sberle un bambino che non studia o un ragazzo che non studia e va impreparato a scuola o all'università a dare l'esame! È inaccettabile una cosa di questo genere, signor Ministro. Alzi il telefono e chiami il suo ex collega, il presidente della regione Sicilia, Schifani. Non si tratta così una regione. Se si vuole affrontare un'emergenza così importante come quella del sistema antincendi, si faccia in maniera rigorosa e puntuale perché la regione Sicilia e i siciliani meritano di più.

PRESIDENTE. Concluda.

ANGELO BONELLI (AVS). Concludo, signor Presidente e la ringrazio della tolleranza. I siciliani meritano di essere trattati in maniera diversa. Detto questo, signor Ministro, noi vogliamo aprire un confronto col Governo sulle proposte, ma non ci mettete in mezzo affermazioni come quelle del Ministro Crosetto che dice che a chi si occupa della transizione ecologica poi intitoleremo i cimiteri. Noi vogliamo confrontarci per dare una risposta alla crisi climatica, ma se prevarrà nel Governo la posizione negazionista, come noi stiamo vedendo oggi e come abbiamo visto in quest'Aula, allora è evidente che faremo opposizione dura, come l'abbiamo sempre fatta, e diremo agli italiani il nostro pensiero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Ministro, prima di iniziare il mio discorso vorrei ricordare al Ministro Musumeci che da presidente della regione ha istituito l'Autorità di bacino attesa da trent'anni; dopo quarant'anni ha varato la legge urbanistica, dopo cinquant'anni ha avviato il collaudo di 18 dighe, ha completato la diga Pietrarossa, ha ripulito più di 100 fiumi e non solo: ha stanziato 480 milioni di euro per il dissesto idrogeologico. Una cosa devo dire. Una cosa voi l'avete fatta: avete fallito e gli italiani vi hanno mandato a casa (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Questo è ciò che ha fatto il Governo Musumeci.

Ora ci tengo a riprendere il mio discorso e naturalmente a esprimere immediatamente la mia vicinanza e quella del mio gruppo alle famiglie delle vittime, dei feriti e, soprattutto, a tutto il Corpo dei vigili del fuoco e alla Protezione civile, che stanno svolgendo da giorni incessantemente un lavoro complicatissimo.

Da Nord a Sud, continuano a girare su giornali, telegiornali e social immagini drammatiche di disperazione e incessanti richieste di aiuto provenienti anche da molti sindaci che mostrano un Paese devastato.

Questa devastazione ha provocato danni non solo alle persone ma anche a tutto il comparto economico e produttivo del Paese. In Sicilia, rimasta isolata e con le strade in fiamme, abbiamo avuto grossi problemi soprattutto negli ospedali, nelle autostrade e negli aeroporti. Catania è rimasta totalmente al buio per oltre 90 ore e persino alcune centraline degli operatori telefonici sono andate totalmente distrutte. A Palermo ha smesso di funzionare una serie di infrastrutture e ciò ha creato disagi a tutti i cittadini e a tutti i turisti.

I mesi di luglio e di agosto sono per la Sicilia i mesi più proficui economicamente. Ogni anno, infatti, transitano moltissimi turisti che arrivano nell'isola, soprattutto tramite il flusso aereo. Credo che tutti abbiamo visto le immagini dell'aeroporto di Palermo al collasso, con ritardi e cancellazioni continui, con lavoratori e turisti disorientati, che non sapevano quando e come raggiungere la propria destinazione, temendo di perdere le eventuali coincidenze e ciò dimostra che l'aeroporto di Palermo da solo non può sostenere tutto il carico dei passeggeri, soprattutto quando ci sono fasi di emergenza. Le direttive pubblicate oggi dall'ente di gestione dell'aeroporto di Palermo, che prevedono ingressi contingentati dei passeggeri per evitare il sovraffollamento, arrivano purtroppo tardi e provocheranno, comunque, disagi soprattutto ai turisti, per i quali non è facile pervenire alle informazioni. Tuttavia, sono misure necessarie, anche per garantire standard sanitari ai passeggeri.

Per questo motivo ci tengo a rappresentare, anche in questa sede, una proposta che sto portando avanti sul territorio e a livello nazionale con molta forza - poco fa ne parlava anche il collega Sasso -, cioè non solo potenziare alcuni aeroporti in Sicilia, ma crearne anche altri.

Auspico la costituzione di un aeroporto ad Agrigento che possa servire tutta l'area sud-occidentale della Sicilia, contribuendo così ad aumentare l'ingresso dei turisti interessati nella zona che comprende la provincia di Agrigento e tutta la parte Sud della Sicilia, adesso molto penalizzata dalla carenza di collegamenti diretti, e costituire uno sfogo per gli aeroporti di Palermo e di Catania in caso di necessità, così com'è accaduto in questi giorni. Sarebbe una struttura necessaria, dato l'afflusso sull'isola.

Poi, voglio esprimere tutta la mia soddisfazione per quanto approvato ieri in Consiglio dei ministri, a tutela dei lavoratori e per le emergenze climatiche. Infatti, non sembra che il clima possa migliorare in queste settimane e sono previsti ancora picchi di temperature altissime che mettono a rischio soprattutto i lavoratori dei comparti edile e agricolo. Questo non è un problema che nasce ora; è un problema che, come diceva poco fa il Ministro Musumeci, purtroppo c'è da decine e decine di anni, dato che, purtroppo, il nostro territorio si sta tropicalizzando sempre di più. Ringrazio, quindi, il Ministro Musumeci naturalmente perché è venuto tempestivamente a riferire in Aula e mi auguro che quanto è stato evidenziato oggi si possa continuare ad attenzionare, poiché il fenomeno degli incendi, purtroppo, si ripresenta ogni anno, comportando gravi ripercussioni soprattutto sull'economia del Sud Italia (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Presidente, innanzitutto grazie per avermi accordato la parola. Questo mio breve intervento è per sottolineare particolarmente le dichiarazioni da lei rese giorni or sono innanzi alla stampa, in occasione della cosiddetta Cerimonia del ventaglio. In quell'occasione lei ha avvertito il Governo di non abusare nell'utilizzo della decretazione d'urgenza o degli emendamenti da lei stessa definiti omnibus o, diciamo, last minute.

Noi ci sentiamo di plaudire davvero vivamente a queste sue parole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché si pongono dall'alto del suo scranno come presidio delle prerogative parlamentari, che poi sono presidio anche delle opposizioni, in particolare, e confermano, peraltro, il ruolo di terzietà e di garanzia super partes che lei ha assunto fin dall'inizio del suo alto incarico.

Siamo certi che queste dichiarazioni troveranno poi attuazione nelle interlocuzioni che lei ha, dall'alto della sua magistratura, con il Governo, tramite il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, e nella sensibilizzazione dei presidenti delle Commissioni parlamentari, nell'esercizio rigoroso del proprio vaglio di ammissibilità sugli emendamenti, e, da parte sua, naturalmente, del giudizio successivo, in caso di ricorsi e, più in generale - mi consenta -, nel ruolo di moral suasion che appartiene specificamente alla sua alta magistratura. Al contempo, mi consenta di sottolineare oggi particolarmente le dichiarazioni rese dal Presidente della Repubblica, in occasione del medesimo evento, appunto, la Cerimonia del ventaglio, nell'incontro con i giornalisti. Il Presidente della Repubblica ha stigmatizzato le iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre attività del Parlamento ai giudizi della magistratura, le quali, così letteralmente, “si collocano al di fuori del recinto della Costituzione e non possono essere praticate”. A noi sembra che questo richiamo, così com'è parso alla maggior stampa del nostro Paese, sia da riferire all'istituzione della Commissione COVID.

Per cui, davvero noi plaudiamo alla circostanza che due tra le più alte magistrature della nostra Repubblica si pongano, in maniera così limpida e chiara, a presidio della Costituzione nell'equilibrato esercizio dei poteri tra il Parlamento e l'organo della magistratura. Per cui, grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Si riprende la discussione delle mozioni Semenzato ed altri n. 1-00132, Furfaro ed altri n. 1-00163 e Quartini ed altri n. 1-00170 (ore 17,35).

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione delle mozioni Semenzato ed altri n. 1-00132, Furfaro ed altri n. 1-00163 e Quartini ed altri n. 1-00170 concernenti iniziative volte alla prevenzione e alla cura dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione.

Avverto che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Semenzato ed altri n. 1-00132, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Vietri, Loizzo e Casasco che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano, rispettivamente, il secondo, il terzo e il quarto firmatario. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Ripresa discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Quartini, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00170. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente, anche per le cose che ha detto il collega Alfonso Colucci. Quindi, mi associo ai suoi ringraziamenti per le sue dichiarazioni alla Cerimonia del ventaglio.

Un ringraziamento particolare però, colleghi, credo che vada riservato alla collega Martina Semenzato. Grazie davvero, perché, in quest'Aula, ha avuto la forza e il coraggio di fare l'esperta, la vera esperta, cioè la persona che porta l'esperienza del dolore e della sofferenza. Guardate, ci vuole molto coraggio, soprattutto quando si parla di disordini della nutrizione e dell'alimentazione, quando si parla di disordini del comportamento alimentare, perché la stigmatizzazione, la competizione, il livello di performance che la società spesso richiede implicano anche vergogna e paura. Quindi, riuscire a estrinsecare il proprio dolore nel contesto di un sistema stigmatizzante penso sia di una forza inaudita e di ciò credo che noi oggi dobbiamo essere grati a chi si manifesta.

Stiamo parlando di disturbi che si potrebbero definire, in generale, di malnutrizione: malnutrizione in difetto o malnutrizione in eccesso. Si va, diciamo, dall'ipofagia all'iperfagia, ovviamente il più delle volte con caratteristiche di volontarietà e, in altri casi, con caratteristiche di vera e propria malattia, rispetto alla quale siamo completamente impotenti.

Vede, Presidente, nella mia carriera di medico io mi sono occupato dei disordini del comportamento alimentare, oltre che di problemi legati al consumo di bevande alcoliche, oltre che di problemi legati al gioco d'azzardo, oltre che di problemi legati all'uso di droghe o di nicotina, quello che ho imparato maggiormente è dagli esperti, cioè da chi ha l'esperienza di questo dolore; non è stata la facoltà di medicina a insegnarmelo, è stato l'ascolto di queste esperienze, che quindi declinano i veri esperti.

Chi lavora in questo campo, tuttavia, è un professionista e si deve formare, deve conoscere questo spaccato della clinica. E, guardate, è uno spaccato che qualche volta genera gravità cliniche sostanziali; pensate che per l'anoressia ancora oggi noi abbiamo un rischio di morte di circa il 10 per cento; è un rischio altissimo, considerando poi che si tratta di situazioni cliniche che tendono a crescere nella popolazione, tendono a crescere a dismisura.

Altrettanto vale per il rovescio della medaglia, la bulimia. La bulimia è una sindrome caratterizzata da abbuffate importanti, spesso con meccanismi di compensazione o di eliminazione, perché dopo ci si sente in colpa, dopo si ha paura di aumentare di peso, e allora si vomita, allora si usano diuretici, allora si usano lassativi o si fanno lunghissimi digiuni o, al contrario, si arriva a fare un'attività fisica fino allo stremo, fino a cadere collassati.

La stessa anoressia può essere restrittiva o può essere bulimica; pensate che in questi casi si può arrivare ad avere problemi importanti di tipo dentario, perché l'acido, quando si vomita, fa danni importanti, da un punto di vista odontoiatrico o alla gola, si può arrivare ad avere dei disturbi elettrolitici importanti; i nostri sali nel sangue si sbilanciano e si può arrivare a problemi cardiaci significativi; lo dico perché uno dei punti critici importanti e che non c'è sensibilizzazione e non c'è conoscenza su questi disturbi. Allora, lo voglio dire, in quest'Aula, non per farvi paura, non per creare terrore, ma per creare consapevolezza: chi si trova a vivere questa situazione clinica vive una gravissima situazione critica rispetto all'immagine del proprio corpo, rispetto ad altri aspetti.

Un'altra sindrome dello spettro dei DNA - ora si chiamano così: disturbi della nutrizione e dell'alimentazione – è il mangiare compulsivo, il disturbo da alimentazione incontrollata. Anche questo è un disturbo importante: si pensa che circa il 3,5 per cento delle donne e il 2 per cento degli uomini lo sviluppino, nell'arco della loro vita.

Allora, ragioniamo su questo. Il tema dell'alimentazione ancora oggi è, da un punto di vista educativo, poco affrontato, a tutti i livelli, anche da un punto di vista clinico, anche da un punto di vista medico, perché non abbiamo un'omogeneità sul territorio di offerta di servizi che si occupano di questi problemi in maniera strutturale.

Non dobbiamo fermarci qui, perché rientrano nei disordini dell'alimentazione e della nutrizione anche i problemi legati all'obesità e al sovrappeso. Noi sappiamo che oggi un quarto dei bambini e la metà degli adulti è, francamente, in sovrappeso. Guardate, il tema è di vera e propria emergenza sociale, perché sappiamo bene che il sovrappeso-obesità è uno dei fattori di rischio più importanti anche rispetto alle malattie cardiovascolari e alle malattie tumorali e quindi bisogna cominciare a ragionare anche in questi termini. Sicuramente non è facile, perché c'è tutto un mondo di pubblicità, c'è tutto un mondo della filiera della moda, c'è una società che è iper-performante, una società che ci impone immagini con persone sempre magre, sempre con silhouette di un certo tipo, con uomini muscolosi, quindi con questo modello assolutamente sempre da rincorrere. Diciamo che c'è anche una specie di corto circuito perché, da un lato, si cerca di identificare fenomeni che possono essere corretti con pratiche di stili di vita corretti o salutistici, però, dall'altra parte, abbiamo una pubblicità pesante, una propaganda pesante rispetto a tutti i cibi spazzatura, da tutte quelle merendine ai vari hamburger delle varie catene; così come ci sono continui messaggi che incoraggiano a perdere peso, anche nelle applicazioni: voi prendete una applicazione di un giochino e vi appare magicamente il caffè che fa dimagrire. Quindi, è proprio un messaggio continuo che va verso questa direzione.

Bisogna cambiare rotta, non ci sono alternative, perché chi ci rimette di più, ovviamente, siamo noialtri, in salute e, soprattutto, per quello che potrebbe succedere ai nostri figli. Si calcola che, a causa dei disordini alimentari, ci siano, con un'età media di 35 anni, almeno 3.000 morti l'anno; 10 decessi ogni giorno. Il rischio di anoressia sta crescendo in maniera esponenziale; tra le ragazze delle scuole secondarie di primo grado, cioè tra ragazze di età compresa tra 11 e 13 anni, il 60 per cento vorrebbe essere più magra, il 24 per cento ha già sperimentato una dieta, il 32 per cento si è rivolto a un medico per la prescrizione di un regime alimentare ipocalorico, il 34 per cento è ricorso a una dieta fai da te, il 30 per cento ha seguito consigli di amici, di riviste o della rete Internet. L'età dei soggetti affetti da disturbi del comportamento alimentare, sia maschi che femmine, è compresa tra i 12 e i 25 anni e si calcola che siano 2 milioni nel nostro Paese, quindi è un'emergenza, assolutamente!

Il nuovo sistema di garanzia dei LEA è migliorato di recente, tuttavia permangono criticità correlate all'assenza di indicatori utili al rilevare l'assistenza al di fuori delle strutture psichiatriche e, quindi, anche questa parte va assolutamente migliorata. È vero, nella legge di bilancio del 2022 è stato istituito il Fondo per il contrasto ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, con una dotazione di 15 milioni di euro per il 2022 e di 10 milioni per il 2023, e questo è stato un passo avanti, ma ancora sono poche le risorse che sono state ad esso attribuite. Sempre nella stessa legge di bilancio del 2022 i disturbi alimentari sono stati riconosciuti in una categoria a se stante, nei LEA, nei livelli essenziali di assistenza, con un budget autonomo da quello destinato alla cura delle patologie psichiatriche. Quindi, anche questo è importante. Dopo l'inserimento dei LEA, tuttavia, sarebbe importante, per quello che dicevo in precedenza, includere anche il disturbo da alimentazione incontrollata, cosiddetto binge eating disorder, che andrebbe messo chiaramente nell'elenco delle patologie croniche invalidanti per le quali dovrebbe essere prevista l'esenzione.

Nella nostra mozione suggeriamo, al primo punto, la divulgazione e la sensibilizzazione nelle scuole per la promozione di un sano rapporto con il cibo. È fondamentale sviluppare una consapevolezza critica rispetto a messaggi mediatici sbagliati, che sono la maggioranza dei messaggi che ancora oggi giungono ai nostri ragazzi dai media e, purtroppo, anche dai social media.

Si chiede di istituire e disciplinare la figura dello psicologo delle cure primarie, affinché negli studi dei medici di medicina generale e in ambito scolastico sia garantito il necessario supporto alle famiglie e ai giovani. Non si ammala un individuo da solo, si ammala un'intera famiglia, qualche volta si ammala un'intera comunità. Attorno a un disordine del comportamento alimentare inizia una giostra di disagio esistenziale che è fondamentalmente concentrato solo sul problema e, anche in quel contesto lì, in una sorta di stigmatizzazione, si fa fatica a uscire da questo meccanismo. Ce l'hanno insegnato, questo, proprio le famiglie, ce l'hanno insegnato nei gruppi di auto-aiuto, ce l'hanno insegnato sotto tanti aspetti. Il nostro compito, come sistema politico, è quello di metterli in condizioni di avere un'assistenza adeguata. In questo senso, i consultori e la figura dello psicologo delle cure primarie sono fondamentali. Quindi, noi vorremmo che, a partire dalla nostra Commissione affari sociali, si accelerasse - visto che ci sono più proposte di legge per l'istituzione dello psicologo delle cure primarie - in quella direzione.

Vorremmo adottare iniziative per disciplinare, attraverso normative di dettaglio, le attività di agenzie, società e federazioni di moda, che dovrebbero avvalersi solo di modelle e modelli in possesso di un certificato medico attestante una sana e robusta costituzione e un valore dell'indice di massa corporea superiore a 18,5, prevedendo un sistema sanzionatorio commisurato alla gravità dell'inosservanza delle regole. Può sembrare un'imposizione coatta. Io credo sia nostro compito - soprattutto nel mondo della moda, che può condizionare pesantemente i nostri giovani - che ci sia un codice di regolamentazione, di autoregolamentazione, quello che volete, ma è insopportabile che venga presentato un corpo anoressico. Io credo che non sia tollerabile. Quindi, da questo punto di vista, noi chiediamo che si vada anche in questa direzione.

Soprattutto in relazione anche all'emergenza COVID, che ha scoperchiato in maniera significativa il problema dei disturbi del comportamento alimentare, proponiamo di implementare sensibilmente le strutture e la rete di intervento, completa in tutti i vari livelli di assistenza: ambulatorio, day hospital, ricovero ospedaliero e residenzialità extraospedaliere. Sappiamo che alcuni centri diurni o alcuni percorsi residenziali possono essere particolarmente utili ed efficaci e quindi chiaramente è importante fare un'operazione che, però, deve essere a 360 gradi, perché ci dev'essere una presa in carico globale del paziente, ma anche dei suoi familiari, in tutte le fasi del trattamento.

Si chiede di istituire presso il Ministero della Salute - questo è un altro punto importante della mozione - l'Osservatorio nazionale sui disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, con il compito di redigere il Piano nazionale dei disturbi alimentari e nutrizionali, di durata triennale. Siamo un po' all'assurdo: per quanto riguarda i problemi alcol-correlati, facciamo una relazione annuale, la fa l'Istituto superiore di sanità, è un'ottima relazione, meno male che c'è; si fa la relazione sui problemi droga-correlati; non abbiamo quasi nulla sui problemi legati al gioco d'azzardo; non abbiamo quasi niente in termini di relazione annuale rispetto alle patologie psichiatriche. Noi chiediamo che almeno venga fatto un piano triennale e che ci sia un osservatorio che vada a capire e a comprendere come si muove questo fenomeno nel nostro Paese.

Nella mozione si invita, poi, a prevedere, in sede di attuazione delle norme, programmi obbligatori di formazione continua in medicina e che si disponga l'aggiornamento periodico del personale, operante presso le strutture sanitarie e sociosanitarie, impegnato nei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, nonché dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. Quindi, si prevede che ci sia un congruo numero di crediti formativi in percorsi formativi concernenti i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione.

Si chiede di mettere in campo - questo è un altro punto significativo - in tutto il territorio nazionale il “Percorso lilla”, quale approccio multidisciplinare finalizzato ad intercettare i soggetti con disturbi alimentari.

Si chiede, inoltre, di elaborare un piano nazionale al fine di armonizzare tutti gli interventi, migliorare l'organizzazione dei servizi sanitari, sollecitare una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell'assistenza e contribuire al miglioramento della tutela per le persone affette da disturbi alimentari.

In occasione del prossimo aggiornamento dei LEA, si chiede di includere l'anoressia nervosa, la bulimia nervosa e i disturbi dell'alimentazione incontrollata nell'elenco delle patologie croniche invalidanti per le quali è prevista l'esenzione.

Si chiede di promuovere lo sviluppo e la diffusione di applicazioni gratuite, destinate a veicolare, soprattutto nei contesti giovanili o più esposti, informazioni corrette sulla nutrizione e l'educazione a una sana e corretta alimentazione.

Infine, si chiede di attivare e finanziare una campagna di comunicazione istituzionale in tema di promozione di stili di vita salutari e su una corretta alimentazione, allo scopo di prevenire i disturbi legati ai disordini dell'alimentazione, promuovendo il benessere psicofisico e tutti gli stili di vita salutari.

Ecco, credo che sia una mozione di assoluto buonsenso. Credo che si riesca, con questa proposta, a identificare, grosso modo, a 360 gradi, tutti i bisogni e i disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell'alimentazione e della nutrizione, come vogliamo definirli o chiamarli. Credo che questa sia l'occasione per dare un contributo rispetto a disturbi e a fenomeni che sono sicuramente da affrontare in chiave biologica, psicologica e sociale, perché sono di quella natura, ma credo che, anche da un punto di vista culturale e antropologico, occorra fare un passo in avanti su questi disturbi.

Quindi, in questo senso - e con questo concludo - mi riallaccio a quello che ho detto all'inizio e la ringrazio, veramente, per questa forza e coraggio che, in quest'Aula, oggi, ha manifestato, davvero, lo dico da medico, ma glielo dico anche da politico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Loizzo. Ne ha facoltà.

SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie, Presidente. Da medico più che da parlamentare ritengo che le mozioni all'esame dell'Aula affrontino un tema delicato e importante, sul quale vi è ancora molto da fare per garantire un'assistenza adeguata in favore dei pazienti e delle relative famiglie. Parliamo dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, conosciuti anche come disturbi del comportamento alimentare. Tra questi vi sono l'anoressia nervosa, la bulimia, ma anche altre condizioni meno conosciute che noi medici, nel manuale DSM-5, riconduciamo alla suddetta classificazione come il disturbo da alimentazione incontrollata o il disturbo alimentare restrittivo.

Ritengo di non dovere illustrare, a mia volta, le caratteristiche dei singoli disturbi. Per questi aspetti faccio rinvio alle singole mozioni e anche gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto.

Mi concentro, invece, sulle ragioni che ci hanno condotto a sottoscrivere, come Lega-Salvini Premier, la mozione e gli impegni in essa contenuti. Il primo aspetto che la mozione ha il merito di sottolineare è quello dell'enorme impatto che questi disturbi hanno assunto dal punto di vista sanitario, ma anche sociale.

Come diceva l'onorevole Quartini, i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione sono diventati un rilevante problema di sanità pubblica per la crescente diffusione, per l'esordio sempre più precoce nei nostri ragazzini e per gli effetti devastanti che possono avere sulla salute e sulla vita di giovani adolescenti e adulti.

Riporto qualche dato significativo. In Italia si stima che i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione coinvolgano circa 4 milioni di persone, di cui il 90 per cento sono donne e 2 milioni adolescenti. Si registra un abbassamento dell'età media di insorgenza anche in età preadolescenziale e nell'infanzia. Assistiamo a un aumento generalizzato di tali disturbi. L'incidenza è più che raddoppiata negli ultimi 3 anni ed è da attribuirsi anche alla pandemia da COVID-19, e quindi all'applicazione delle relative misure di contenimento, che hanno fatto esplodere i numeri dei disturbi alimentari negli adolescenti.

Le diagnosi più frequenti e spesso anche le più complesse sono quelle legate all'anoressia e alla bulimia. Se non trattati con tempi e modi adeguati, questi disturbi possono determinare conseguenze permanenti e, nei casi più severi, provocare la morte del paziente, che solitamente avviene per suicidio, questo soprattutto negli adolescenti, o per arresto cardiocircolatorio. Si stimano 4.000 decessi l'anno solamente tra i giovani, la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali.

In questo scenario abbiamo il dovere di sensibilizzare e di adottare norme e misure efficaci, e di orientare anche l'azione del Governo con l'approvazione di atti di indirizzo come queste mozioni. Gli impegni della mozione a prima firma della collega Semenzato, che ancora una volta ringrazio, ma anche di quelle successivamente abbinate alla stessa, si pongono proprio questa prospettiva.

Voglio sottolineare, innanzitutto, il richiamo che viene operato nel dispositivo della mozione all'articolo 1, comma 687, della legge di bilancio dell'anno 2022. È necessario che questa norma trovi rapidamente attuazione e che, nell'ambito dell'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, e mi rivolgo al nostro Sottosegretario Gemmato, sia prevista e individuata una specifica area per i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, le cui prestazioni sono tuttora inserite nell'area della salute mentale, dove non possono essere più riposte.

Non è solamente una questione di forma e di inquadramento, è una questione di sostanza. L'individuazione di un'area specifica per questi disturbi, e quindi per le correlate prestazioni di assistenza sanitaria, ma anche sociosanitaria, consentirà di fare un passo in avanti nella prevenzione e nel trattamento, favorendo anche un migliore monitoraggio degli interventi e l'adozione di un approccio multidisciplinare, e quindi l'intervento combinato di psicoterapeuti, medici psichiatri o neuropsichiatri, medici internisti e nutrizionisti, così da intervenire sui diversi fronti interessati dalla malattia.

Sono importanti anche i riferimenti alla prevenzione e alla diagnosi precoce. Sappiamo che la maggior parte delle persone che soffrono di disturbi della nutrizione non è propensa a chiedere aiuto e presenta una scarsa disponibilità al trattamento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 18,05)

SIMONA LOIZZO (LEGA). E, quando queste patologie si associano a bassi redditi e a disagi sociali, ovviamente il clima rimane esplosivo. Sono diversi i fattori che incidono sotto questo punto di vista: lo stigma sociale primo fra tutti, la convinzione di non dover preoccupare le persone care, la scarsa conoscenza dei percorsi di cura, la mancanza di prossimità nell'assistenza, e questo è tanto più importante nelle regioni meridionali che rappresento.

Consapevoli di questo, dobbiamo approntare un sistema capace di rispondere ai primi campanelli di allarme, lavorando sulla formazione dei medici di medicina generale, ma anche dei pediatri di libera scelta, nonché sulla formazione dei soggetti che si trovano quotidianamente a contatto con gli adolescenti, affinché le situazioni di bisogno vengano intercettate sul nascere, evitando l'aggravamento del disturbo e delle relative complicanze. Ottimo, onorevole Semenzato, il riferimento al Percorso Lilla, elaborato e aggiornato dal Ministero della Salute nel 2020.

Il documento ha l'obiettivo di fornire agli operatori sanitari un valido strumento di lavoro per il triage, la valutazione e il trattamento del paziente con disturbi della nutrizione, soprattutto nei casi di accesso al pronto soccorso. Sono accessi impropri quelli per il disturbo dell'alimentazione, lo sappiamo, causati dalla mancanza di una rete di sostegno e di trattamento adeguati, ma possono costituire una preziosa occasione di ingaggio per l'avvio di un percorso terapeutico multidisciplinare.

Per questo vanno intercettati e interpretati correttamente, e associati percorsi diagnostico-terapeutici in case di comunità, che al Sud scarseggiano: una o due per regione, a volte alcune province ne sono totalmente prive.

Faccio una menzione anche agli impegni della mozione che puntano a promuovere programmi di formazione e prevenzione nelle scuole di ogni ordine e grado. Le scuole sono l'ambiente ideale nel quale promuovere l'autostima e un corretto stile alimentare, l'importanza di una sana attività fisica, ma soprattutto l'accettazione del proprio corpo.

La mozione sottolinea anche l'importanza dell'introduzione dell'educazione alimentare, affinché gli studenti siano in grado di prendere decisioni alimentari sane, riducendo il rischio di sviluppare obesità o disturbi della nutrizione o dell'alimentazione. È necessario anche avviare campagne di comunicazione istituzionale, utilizzando propriamente quei canali di informazione e di interazione che hanno una grande attrattività e influenza sui giovani, come i social network. Proprio i social potrebbero giocare un ruolo importante nella lotta ai disturbi dell'alimentazione, e invece sono spesso utilizzati male, diffondendo stereotipi di bellezza legati unicamente alla magrezza, verso i quali giovani dovrebbero sviluppare una consapevolezza critica. Ci sono dei siti presenti nei social network che dicono come vomitare, come eliminare facilmente quello che si è mangiato.

Servono campagne di comunicazione anche per promuovere la diffusione del numero verde sui disturbi alimentari, un servizio di SOS gratuito, svolto da professionisti, che, nel rispetto dell'anonimato dell'utente, si propone come spazio di ascolto e di orientamento per chi soffre di queste problematiche e per le persone a loro vicine.

In ultimo, ma certamente non per importanza, vi sono i riferimenti alla necessità di sostenere le famiglie delle persone con disturbi della nutrizione, famiglie che si trovano spesso ad affrontare una situazione più grande di loro in completa solitudine. E, lo ripeto per l'ennesima volta, questo avviene soprattutto al Sud. A queste famiglie dobbiamo dare formazione, dobbiamo dare coraggio e anche un segnale di vicinanza, perché è attraverso il loro coinvolgimento che passa il buon andamento del percorso terapeutico e il recupero delle persone, dei nostri figli e dei nostri adolescenti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole La Porta. Ne ha facoltà. È l'ultima, onorevole, ma gli ultimi saranno i primi, più o meno.

CHIARA LA PORTA (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare la collega Martina Semenzato per il lavoro svolto, serio e puntuale, sulla mozione di coalizione, ma soprattutto per la sua testimonianza, a cui mi associo. Mi chiamo Chiara, ho 32 anni e ho sofferto di disturbi del comportamento alimentare.

Che siano testimonianze, quelle oggi espresse in quest'Aula, di stimolo al coraggio per i tanti e le tante che ne soffrono. Non siete soli.

Sono 4.000 i giovani in Italia, soprattutto ragazze, che ogni anno perdono la vita a causa di anoressia, bulimia e altri disturbi del comportamento alimentare; sono causa di morte giovanile, seconda in Italia, dopo gli incidenti stradali. Un adolescente su tre - uno su tre - soffre di disturbi del comportamento alimentare, il 7 per cento ha meno di 12 anni. Sono circa 4 milioni le persone con diagnosi. La fondazione “Veronesi”, però, ha stimato nel numero di 5 milioni le persone afflitte oggi da questo tipo di disturbi, fra queste si contano, purtroppo e sempre in numero maggiore, le bambine e i bambini persino di 11 anni. Nei casi più gravi si arriva alla morte, ma sono molteplici, invasive ed invalidanti le conseguenze dei disturbi della nutrizione sulla salute psicofisica di chi ne soffre. Un vero e proprio bollettino di guerra, una piaga sociale che, come malattia sociale, va trattata, che non possiamo più ignorare o, peggio, sminuire o sottovalutare.

Lasciatemi dire che sono particolarmente onorata ed emozionata di poter affrontare in Aula un tema così delicato, quanto fondamentale da contrastare, come quello dei disturbi alimentari e, più in generale, di tutti i disagi giovanili, una battaglia di civiltà da portare a termine che da tempo, come Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d'Italia, stiamo combattendo. Stiamo parlando di una tangibile e reale piaga sociale, che affligge soprattutto coloro che rappresentano e rappresenteranno il futuro della nostra Nazione: i giovani.

Il drammatico momento del lockdown e del post-lockdown che tutti abbiamo dovuto affrontare ha acuito la situazione in modo davvero pesantissimo. Voglio affidare alle parole del dottor Leonardo Mendolicchio, psichiatra e responsabile dei disturbi dell'alimentazione dell'Istituto Auxologico Italiano, la fotografia di questa patologia ad oggi: le persone a soffrire di anoressia, bulimia e disturbi dell'alimentazione incontrollata erano circa 3,5 milioni nel nostro Paese, adesso si ipotizza siano almeno 5 milioni. Molte sono poco più che bambine, appena 10 o 11 anni, altri appena più grandi, in genere hanno massimo 16 anni e sono quasi tutte femmine, circa il 90 per cento.

Sono dati, come già ricordato, allarmanti. E lo sono ancora di più, al di là del numero enorme di casi, se si considera che sono dettati unicamente dall'esperienza empirica - numero di richieste di visite specialistiche e accessi ospedalieri - e non dall'esistenza di precisi riferimenti epidemiologici ad appositi registri. Serve cambiare rotta. Inoltre, si tratta di numeri in costante e continuo aumento, con un'impennata - più del 45 per cento - nel post-lockdown e un abbassamento dell'età dell'esordio che avviene due o tre anni prima rispetto al pre-pandemia, addirittura alla fine della scuola primaria. Sono dei bambini.

In Italia, ad oggi, ci sono, ad esempio, meno di 1.000 posti letto dedicati specificatamente ai pazienti e alle pazienti afflitti da disturbi alimentari nei centri dedicati, distribuiti oltretutto in maniera disomogenea sul loro territorio nazionale, come veniva ricordato prima, soprattutto al Sud. Sono indiscutibilmente troppo pochi rispetto alle reali necessità ed è divenuto urgente garantire ed aumentare il numero di centri specializzati che si omologhino sui servizi minimi dedicati sull'intero territorio nazionale.

Voglio soffermarmi sulla definizione stessa di questa malattia. Esattamente stiamo parlando, quando usiamo il gigantesco contenitore definibile in “disturbi alimentari”, di tutte quelle patologie che sono accomunate da una grande sofferenza psicofisica e da un rapporto conflittuale e faticoso con il cibo che è, ovviamente, la spia di dinamiche psicologiche estremamente complesse. Un disturbo alimentare, anche se si manifesta in modo disfunzionale, può spesso essere l'unica risorsa messa in campo dall'individuo per fronteggiare il trauma. Un disturbo del comportamento alimentare può, infatti, essere un modo per trovare conforto o sollievo dai sentimenti dolorosi, un modo per affrontare le emozioni sgradevoli associate all'esperienza traumatica, un tentativo di controllare i sentimenti opprimenti di bassa autostima, mancanza di controllo, solitudine, depressione e ansia, gli stessi sintomi che si sperimentano a causa di traumi ed abusi.

Il disturbo non è più solo fisico: la medicina, infatti, lo inserisce nella neuroscienza. È facile, quindi, purtroppo, comprendere il forte legame che c'è tra il corpo e la mente quando si soffre di disturbi alimentari. Per questo sono convinta che l'istituzione dello psicologo di base, come ricordato dal collega Quartini prima, sia un provvedimento necessario per combattere i disturbi del comportamento alimentare e sono soddisfatta che, poche settimane fa, la proposta di legge del collega di Fratelli d'Italia Ciocchetti, di cui sono convintamente cofirmataria, abbia iniziato il suo iter legislativo in Commissione. Mi associo, quindi, nella speranza che possa accelerare il suo iter più velocemente possibile.

Il contesto, sia sociale che social - concedetemi questo gioco di parole -, influenza pesantemente le giovani generazioni attraverso esempi sbagliati, che promuovono stili di vita errati. Quindi sui social osserviamo e leggiamo di sfide finalizzate ad eleggere come vincitore colui o colei che mangia più cibo, oppure di ristoranti che promuovono gare tra chi riesce ad ingurgitare dosi sproporzionate di qualsiasi alimento per vincere. Assistiamo a video e post promozionali di influencer o sedicenti tali che invitano al digiuno o all'acquisto o all'assunzione di beveroni o pillole magiche.

Sul fronte della nostra società, altrettanto, ancora oggi, purtroppo, viviamo in un contesto in cui è valorizzato un fisico pelle ed ossa, costruito o, per meglio dire, frutto della demolizione di diete insensate e prive di un corretto percorso, portate avanti da un'innumerevole platea di persone facilmente suggestionabili. Spesso l'obiettivo da portare avanti ad ogni costo è piacere agli altri e piacere così, solo così, a se stessi. Anche su questo punto, è necessario intervenire in maniera ferma contro chi determina condotte alimentari che rafforzano e provocano disturbi del comportamento alimentare e, per questo, al Senato, abbiamo depositato simbolicamente, il 27 marzo, nella giornata del “fiocchetto lilla”, un disegno di legge volto ad introdurre il reato di istigazione ai disturbi alimentari, presentato dal nostro senatore Balboni e fortemente voluto e sostenuto da Gioventù Nazionale, di cui sono orgogliosamente vice presidente, grazie anche alla preziosa collaborazione dell'associazione DiCiAlice.

La direzione che dobbiamo seguire per poter davvero ottenere una vittoria oggi contro questa piaga sociale è, inoltre, la promozione di uno stile di vita sano, incentrato su un'alimentazione corretta. Per cui, la nostra collega Marina Marchetto Aliprandi ha depositato un'importante proposta di legge, che richiede proprio l'inserimento a scuola dell'educazione alimentare, incentrata sul valore del nostro cibo, anche della nostra dieta alimentare e mediterranea, su cui anche il Ministro Lollobrigida, che ringrazio, tanto sta facendo tramite il suo Ministero. Imprescindibile deve essere anche l'attività fisica, alla quale si deve educare sin da piccoli e per cui ho accolto con piacere la re-istituzione dei Giochi della Gioventù voluta dal Ministro Abodi. Non si può prescindere dalla sensibilizzazione e dalla formazione dei medici di base e di tutti quei soggetti che lavorano a contatto con i più giovani, da campagne di sensibilizzazione, dalla diffusione del numero verde di ascolto gratuito e dall'implementazione di esso.

Di certo, infine, non certo per ordine di importanza, c'è un aspetto da non sottovalutare e persone da non lasciare sole: la famiglia. La famiglia non si deve mai colpevolizzare e l'intero nucleo familiare deve partecipare in maniera attiva al percorso di cura della ragazza o del ragazzo. È, quindi, imprescindibile che queste famiglie siano supportate in modo adeguato, che siano coinvolte in toto durante il percorso verso la guarigione del paziente, anche in un modo molto pragmatico, ricevendo mansioni specifiche da condividere, come la preparazione dei pasti, ad esempio, o il momento in cui si apparecchia la tavola.

Gli impegni che con queste mozioni chiediamo al Governo sono molti. La strada da affrontare è lunga e tortuosa, ma sono sicura che il Governo Meloni non si tirerà indietro e, insieme a tutti noi, riuscirà a combattere, e spero finalmente sconfiggere, questa maledetta piaga sociale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Chiedo al rappresentante del Governo se intende intervenire o si riserva di farlo successivamente. Prego, onorevole Gemmato.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Mi riservo di intervenire durante la fase di dibattimento degli impegni e, quindi, per dare largo respiro al dibattito che già questa sera c'è stato in Aula.

PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione De Maria ed altri n. 1-00144 concernente iniziative di competenza in relazione alla strage di Bologna, con particolare riferimento al processo di desecretazione degli atti (ore 18,21).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione De Maria ed altri n. 1-00144 concernente iniziative di competenza in relazione alla strage di Bologna, con particolare riferimento al processo di desecretazione degli atti (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritto a parlare il deputato De Maria, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00144.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Alle 10,25 di sabato 2 agosto 1980 un ordigno ad altissimo potenziale esplose nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna. L'esplosione provocò il crollo della struttura sovrastante le sale d'aspetto e di 30 metri di pensilina, investì anche due vetture di un treno in sosta al primo binario. L'esplosione causò la morte di 85 persone e il ferimento o la mutilazione di oltre 200. La vittima più piccola aveva solo 3 anni, la più anziana 86. Le vittime erano persone comuni, provenivano da 50 città diverse d'Italia, tra loro anche diversi stranieri, lavoratori, giovani turisti, coppie, studenti, familiari in attesa di parenti con cui condividere quell'afosa estate. “Semplicemente persone che non avevano nessun connotato politico se non quello di essere i bersagli pianificati dalla folle strategia neofascista della strage indiscriminata”, come ha scritto Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna dell'agosto 1980, associazione costituitasi per tenere viva la memoria di quella tragedia e il ricordo delle vittime, oltre che per ottenere, con tutte le iniziative possibili, la giustizia dovuta.

Norberto Bobbio ha scritto che la strage è, “fra tutte le azioni delittuose, quella che più si avvicina al male radicale: è il massimo delitto, l'omicidio diretto consapevolmente contro gli innocenti”.

L'immagine della stazione ferroviaria con l'orologio fermo al minuto della tremenda esplosione - per usare le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - è divenuta simbolo della disumanità del terrorismo, dell'attacco sferrato al cuore della democrazia italiana.

Quel 2 agosto di 43 anni fa cominciò una delle più difficili indagini della storia giudiziaria del Paese, il cui iter processuale, anche a causa dei tanti tentativi di depistaggio, non è ancora giunto definitivamente a conclusione. Ad oggi, sono stati condannati in via definitiva come esecutori materiali i terroristi neofascisti dei Nuclei armati rivoluzionari Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini e per attività di depistaggio il gran maestro della loggia massonica P2 Licio Gelli, gli ufficiali dei servizi segreti Pietro Musumeci, membro della loggia massonica P2, e Francesco Belmonte e il faccendiere Francesco Pazienza.

Con un'altra sentenza della corte d'assise di Bologna, del 9 gennaio 2020, depositata il 7 gennaio 2021, è stato condannato all'ergastolo, colpevole di concorso nel reato di strage, Gilberto Cavallini.

Mercoledì 5 aprile 2023 sono state depositate le motivazioni della sentenza pronunciata il 6 aprile 2022 dalla corte d'assise di Bologna del cosiddetto processo ai mandanti per la strage alla stazione di Bologna che ha condannato all'ergastolo Paolo Bellini, a sei anni Piergiorgio Segatel, l'ex capitano dei carabinieri accusato di depistaggio, e a 4 anni Domenico Catracchia, accusato di false informazioni al pubblico ministero al fine di sviare le indagini. Si tratta dell'ex amministratore di condomini di via Gradoli a Roma, dove i NAR nel 1981 avevano due covi ai numeri civici 65 e 96; segnalo che è lo stesso civico dove ha vissuto il capo delle BR Mario Moretti durante il sequestro Moro nel 1978.

È una sentenza di primo grado, ma supportata da elementi probatori importanti che hanno permesso di far luce su alcuni aspetti cruciali della vicenda. “Si è finalmente giunti” - si legge nella sentenza a pagina 1069 - “a porre un punto fermo che considera la strage del 2 agosto 1980 a Bologna come un momento conclusivo, sia pure sui generis ed atipico rispetto ai momenti precedenti, della cosiddetta strategia della tensione. È ormai appurato (…) che la compagine degli esecutori materiali non agiva nel vuoto di strategia e fuori da contesti politici nazionali e probabilmente internazionali. Gli esecutori erano strettamente collegati a chi la strage aveva deciso, agevolato e finanziato attraverso una fitta rete di legami e di mediazioni, di cui tuttavia si intravede ora il vertice, come è stato per le stragi politiche dei primi anni Settanta (…)”.

La sentenza collega la bomba alla stazione di Bologna alla strategia della tensione inaugurata in Piazza Fontana a Milano nel 1969 e smonta la teoria della strage frutto della semplice azione dello spontaneismo armato di un gruppo di neofascisti. “Se ne è tratta la ragionevole conclusione che nella strage dell'agosto 1980 furono coinvolti personaggi di almeno tre formazioni della destra eversiva: Nuclei armati rivoluzionari, Terza posizione e Ordine nuovo” (pagina 930 della sentenza). È la “strategia dell'arcipelago”: i gruppi che non perdono autonomia e identità, ma si raccordano in funzione di una politica comune.

Il processo si è concluso, come ho ricordato, con la condanna del neofascista Paolo Bellini oltre a due imputati (Luigi Segatel e Domenico Catracchia) per aver sviato le indagini, ma alla base stava la cosiddetta inchiesta sui mandanti: le indagini sul livello superiore rispetto a quello degli esecutori materiali della strage.

“La strage di Bologna ha avuto dei mandanti tra i soggetti indicati nel capo di imputazione, non una generica indicazione concettuale, ma nomi e cognomi nei confronti dei quali il quadro indiziario è talmente corposo da giustificare l'assunzione di uno scenario politico, caratterizzato dalle attività e dai ruoli svolti nella politica interna e internazionale da quelle figure, quale contesto operativo della strage di Bologna” (pagina 1070 della sentenza).

I soggetti indicati nel capo di imputazione sono Licio Gelli, il capo della P2 e il suo braccio destro Umberto Ortolani, in qualità di mandanti finanziatori; Federico Umberto D'Amato, il potentissimo capo dell'Ufficio affari riservati del Viminale, e il senatore Mario Tedeschi, il primo in qualità di mandante organizzatore, il secondo principalmente per l'attività di depistaggio. Non solo sono tutti deceduti, “sono quindi non imputabili, nei loro confronti non è possibile elevare alcuna imputazione formale” pur essendo possibile richiamarne il ruolo nel contesto di un'imputazione riguardante altri.

Certamente, questa circostanza non può rimuovere il dovere di preservare la memoria di quei tragici fatti e delle responsabilità di quanto accaduto.

La sentenza, oltre a illuminare il secondo livello della strage neofascista, ricostruisce l'efficace rete di protezione costruita intorno a Paolo Bellini, uomo di raccordo fra esecutori materiali e mandanti-organizzatori-finanziatori.

Nella sentenza viene ampiamente ricostruito il ruolo svolto da Mario Tedeschi dal lontano 1965, con l'operazione “manifesti cinesi” fino al 1980. Si ricorda, fra l'altro, il tentativo di depistaggio con la pista palestinese, sostenuta con gli articoli apparsi sul giornale Il Borghese a firma dello stesso Tedeschi e in qualche modo sponsorizzata anche da Licio Gelli.

Anche per questo trovo inaccettabile che tale falsa pista venga riproposta ancora oggi, infatti, al di là della buona fede di chi la mette in campo, non si aiuta certo così la ricerca della piena verità sulla strage del 2 agosto ed il sereno svolgimento dei processi in corso.

Per consentire la ricostruzione dei gravissimi eventi che, negli anni compresi fra il 1969 e il 1984, hanno segnato la storia del nostro Paese, il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, con direttiva del 22 aprile 2014 ha disposto la declassifica e il versamento anticipato all'Archivio centrale dello Stato e agli Archivi di Stato, da parte di tutte le amministrazioni dello Stato interessate, ivi compresi gli organismi di informazione per la sicurezza, della documentazione da questi detenuta relativa agli eventi di Piazza Fontana a Milano (1969), di Gioia Tauro (1970), di Peteano (1972), della questura di Milano (1973), di Piazza della Loggia a Brescia (1974), dell'Italicus (1974), di Ustica (1980), della stazione di Bologna (1980) e del Rapido 904 (1984).

Al fine di estendere l'ambito oggettivo di applicazione della direttiva del 2014, è stata adottata la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi del 2 agosto 2021, con la quale si è stabilito di ampliare i criteri di individuazione della documentazione da sottoporre a desecretazione, comprendendovi i documenti relativi ad altre tematiche oltre a quelle già oggetto della precedente direttiva. In particolare, con la nuova direttiva si rende consultabile la documentazione concernente l'organizzazione Gladio e quella relativa alla loggia massonica P2 “corrispondendo - si dice nella direttiva del Governo Draghi - in tal modo ad un'esigenza assai avvertita anche dall'opinione pubblica”.

La desecretazione di atti e documenti relativi alle stragi e al terrorismo ha rappresentato una scelta di grande responsabilità e importanza, di cui va garantita la continuità e l'effettiva applicazione. Il Governo Meloni ha deciso, senza consultare le associazioni che ne fanno parte, di modificare senza una giustificazione di merito la composizione della commissione consultiva sulla desecretazione degli atti delle stragi.

I rappresentanti dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto e quelli dell'associazione che riunisce i familiari delle vittime di Ustica temono - l'hanno detto in una recente conferenza stampa - che sia in atto una strategia a largo spettro per riscrivere la storia delle stragi e dei processi, che rischia di creare un clima che possa interferire con i processi d'appello sulla strage a Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, le cui sentenze di primo grado hanno peraltro respinto molto nettamente la cosiddetta pista palestinese.

Sono convinto che la loro lotta, quella dell'associazione dei familiari, per la verità, sia di straordinario valore. Si tratta di battersi per il diritto alla giustizia delle vittime e nello stesso tempo di un impegno fondamentale per rendere più forte la nostra democrazia. Una democrazia che sarà resa più solida dalla piena consapevolezza e conoscenza di una lunga storia di eversione e di pericolose derive e svolte autoritarie che l'hanno messa in discussione e hanno pesantemente influenzato la vita politica e sociale del Paese.

Chiediamo quindi al Governo, fermo restando il diritto sancito dalla Costituzione alla presunzione di innocenza nei confronti delle singole persone coinvolte, fino all'eventuale condanna definitiva e al pieno rispetto alle garanzie per gli imputati, di adottare tutte le iniziative volte a garantire, per quanto di competenza, lo svolgimento sereno e senza interferenze dei processi ancora non conclusi riguardanti la stagione stragista che ha insanguinato l'Italia e ha visto collaborare insieme neofascisti, logge massoniche segrete e agenti infedeli degli apparati di sicurezza.

Chiediamo, inoltre, che il Governo ponga in essere tutte le iniziative opportune affinché prosegua proficuamente, in collaborazione fattiva e trasparente con i rappresentanti delle associazioni dei familiari delle vittime, l'attività di desecretazione degli atti delle stragi che hanno segnato la storia recente del nostro Paese, superando le criticità riscontrate in passato anche attraverso una semplificazione normativa, il finanziamento e gli interventi necessari per consentire la gestione, la ricerca e la consultazione corretta ed efficace dei documenti digitalizzati.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Della strage di Bologna ricordiamo che, di qui a pochi giorni, avremo un'ulteriore memoria, a 43 anni dalla sua esecuzione. È stato il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra e, fino al 2004, anno della strage di Madrid, il più grave avvenuto in Europa. Uno dei più sanguinosi attentati consumati nei cosiddetti anni di piombo, unitamente alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, alla strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974, alla strage del treno Italicus del 4 agosto 1974.

Le indagini immediatamente condussero verso gli ambienti dell'eversione neofascista. Dal 28 agosto furono emessi ordini di cattura nei confronti di militanti di estrema destra dei NAR, i Nuclei armati rivoluzionari, di Terza posizione, del Movimento rivoluzionario popolare. Furono emessi quasi 80 ordini di cattura per associazione sovversiva e banda armata.

Come per i procedimenti relativi ad altre stragi italiane, anche il procedimento per la strage alla stazione di Bologna ha conosciuto un cammino tormentato, caratterizzato da depistaggi ed ostacoli di ogni genere, da difficoltà legate all'inadeguatezza degli strumenti a disposizione delle autorità, dalla frammentarietà delle prove raccolte, dalle lungaggini e, infine, da decisioni di segno opposto nei vari gradi di giudizio che hanno comportato anche la necessità di rinnovare alcuni processi.

Ad accertare determinate verità si è pervenuti quindi in modo graduale e con enormi difficoltà. I filoni procedimentali che hanno interessato la strage sono stati, fino all'ultima sentenza, sostanzialmente tre, nei vari gradi di giudizio. Il primo è iniziato nel 1987 a carico di numerosi imputati, tra cui Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Poi vi sono stati quello a carico di Luigi Ciavardini e, ultimo, quello a carico di Gilberto Cavallini. Ad essi deve aggiungersi il processo celebrato presso la corte d'assise di Roma che vedeva come imputati per depistaggio Massimo Carminati e Federigo Mannucci Benincasa. Il separato ulteriore rinvio articolatosi in ulteriori due gradi - corte d'assise d'appello di Firenze e Corte di cassazione - si sviluppò inoltre nei confronti di Sergio Picciafuoco, una delle posizioni più controverse del primo giudizio sulla strage.

Tanti i depistaggi, come si diceva, tanto che, a seguito di una segnalazione dei servizi segreti, il 13 gennaio 1981, in uno scompartimento di seconda classe del treno espresso 514 Taranto-Milano, fu trovata una valigia al cui interno vi erano 8 lattine di esplosivo analogo a quello impiegato il 2 agosto, un mitra MAB e 2 biglietti aerei. Si scoprì essere un depistaggio organizzato dal Sismi e volto a indicare una pista terroristica estera, accreditata da una fonte che doveva restare segreta. Il depistaggio fu poi accertato con sentenze passate in giudicato. Per questi fatti furono condannati, per calunnia aggravata, Pietro Musumeci, Francesco Pazienza, Licio Gelli e Giuseppe Belmonte. In sede giudiziaria sono state emesse sentenze definitive che hanno riconosciuto la colpevolezza di esecutori e depistatori. Sono stati condannati, quali esecutori materiali, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, componenti dei gruppi terroristici NAR, ritenuti manovrati da gruppi neofascisti di vecchia data, ordinovisti e membri di Avanguardia nazionale. I mandanti sono ancora ignoti.

Altra condanna all'ergastolo, del 9 gennaio 2020, ha riguardato Gilberto Cavallini. Nell'ultimo processo, la cui sentenza è stata emessa recentemente con deposito delle motivazioni il 6 aprile, vi è un solo imputato, Paolo Bellini, accusato di concorso nella strage in qualità di esecutore materiale. Sotto il versante della promozione e organizzazione dell'evento sono indicati, come concorrenti nel medesimo reato, in qualità di mandanti-finanziatori, Licio Gelli e Umberto Ortolani e, in qualità di mandanti-organizzatori, Federico Umberto D'Amato e, quale mero coadiutore nell'organizzazione, Mario Tedeschi, tutti deceduti. Nei loro confronti, quindi, nessun giudizio di responsabilità può essere pronunciato, ma il ruolo da essi ricoperto evidenzia il livello del loro inserimento istituzionale.

La più recente sentenza sulla strage di Bologna la ricostruisce come strage politica, frutto, non dell'esaltazione criminale di una banda di neofascisti, disponibili per fanatismo agli atti più efferati, ma di un progetto politico criminale di ampia portata, radicato ai vertici dell'associazione piduista e sostenuto dai silenzi e dalle omissioni di chi aveva la possibilità di sapere e di impedire ma non lo fece, perché di fatto era al servizio di chi la strage ebbe a sostenerla, finanziarla e promuoverla.

Per consentire la ricostruzione dei gravissimi eventi che, negli anni compresi tra il 1969 e il 1984 hanno insanguinato il nostro Paese, con direttiva del 22 aprile 2014 il Presidente del Consiglio dei ministri dispose la declassificazione e il versamento anticipato all'Archivio centrale dello Stato e agli Archivi di Stato da parte di tutte le amministrazioni interessate, compresi gli organismi di informazione per la sicurezza, di tutta la documentazione da chiunque detenuta in relazione alla strage di piazza Fontana, di Gioia Tauro, di Peteano, della questura di Milano, di piazza della Loggia, dell'Italicus, di Ustica, della stazione di Bologna e del Rapido 904.

Il 2 agosto 2021, il Presidente del Consiglio dei ministri ampliò il campo della documentazione da sottoporre a desecretazione e rese consultabile anche quella concernente l'organizzazione Gladio e quella relativa alla Loggia massonica P2.

Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 settembre 2021 è stato ricostituito il comitato consultivo che è, appunto, quel comitato che sostiene sostanzialmente il versamento della documentazione e segue tutto il percorso necessario per l'acquisizione, presso tutte le istituzioni, della documentazione attinente anche a quelle stragi di cui ho fatto menzione.

Con tale decreto, il Presidente del Consiglio dei ministri ritenne non solo di inserirvi il Segretario generale della Presidenza del Consiglio ma anche i presidenti, o i loro delegati, delle associazioni dei familiari di vittime delle stragi, dell'Associazione piazza Fontana 12 dicembre 1969, del Centro studi e iniziative sulle stragi politiche degli anni Settanta, dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, dell'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, dell'Associazione familiari caduti strage piazza della Loggia, la direttrice del Centro documentazione Archivio Flamigni e diversi altri esponenti dei diversi uffici della Presidenza del Consiglio e di altre pubbliche articolazioni.

Nella sua attività, il comitato consultivo, tra il 22 aprile 2014 e il 2 agosto 2021, ha poi acquisito questa documentazione, in parte, e ha redatto e formulato una relazione in cui ha evidenziato criticità, il lavoro che è stato svolto e le ulteriori difficoltà che dovevano essere superate. La mozione che è stata presentata evidenzia un motivo fondamentale di grande preoccupazione. Quale? Quello relativo alla modifica del comitato. Quel comitato, cioè, che aveva fra i propri componenti i presidenti delle associazioni dei familiari vittime delle stragi di cui poc'anzi vi ho detto, non è stato nemmeno consultato dal Governo in ordine alla sua modifica, quel comitato il cui lavoro e il cui ruolo sono di fondamentale importanza per il controllo del lavoro che si sta sviluppando e che, invece, sembra evidentemente non avere più referenti diretti nelle associazioni.

Di qui la preoccupazione delle associazioni - ma, io direi, non solo delle associazioni - e la nostra preoccupazione perché, se si entra nella modifica delle articolazioni che sono necessarie per garantire trasparenza ed effettiva acquisizione degli atti necessari e utili per una ricostruzione delle stragi e per mettere insieme gli elementi che consentirebbero una migliore interpretazione del quadro complessivo, è evidente che si rallenta tutto ciò che può essere utile a un lavoro importante come questo. Di qui, come dicevo, la preoccupazione che anche gli organismi che devono lavorare in questo senso non si sentano effettivamente tutelati e protetti, non sentano attorno un clima di sostegno, e le associazioni dei familiari vittime delle stragi si sono espresse in questo senso. Alle preoccupazioni delle associazioni si aggiungono, come dicevo, le nostre. È chiaro che qualunque modifica che, in qualche modo, possa rallentare o ostacolare non solo tocca il meccanismo di acquisizione ma, in più, impedisce quell'ambiente e quel quadro di serenità che fino ad oggi ha consentito l'acquisizione di quei documenti.

Noi crediamo che quella mozione vada pienamente condivisa, sostenuta e accolta proprio per gli impegni che si chiedono al Governo, cioè dare la massima serenità per il conseguimento di quegli obiettivi che, fino ad oggi, si sono perseguiti con indagini serie ma anche, direi, con il sostegno politico della politica, che ha dato sempre segnali significativi di sostegno, come dicevo. In questo modo credo che possiamo garantire quegli ulteriori passi in avanti che sono indispensabili e che probabilmente un domani ci consentiranno finalmente di fare luce su tutte le stragi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Antoniozzi. Ne ha facoltà.

ALFREDO ANTONIOZZI (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, annuncio la presentazione di una mozione di maggioranza, che dovrebbe essere stata presentata qualche minuto fa - non so bene esattamente quando - e che va in questa direzione. Con questa mozione impegniamo il Governo ad adottare iniziative urgenti, anche di carattere normativo, per la riforma della disciplina del cosiddetto segreto di Stato, per la declassificazione e la consultabilità dei documenti declassificati e l'accelerazione del processo di digitalizzazione. Inoltre, è volta a rafforzare l'intervento pubblico per gli archivi. La mozione impegnerà l'Esecutivo a proseguire in questa importante operazione di verità e trasparenza, facilitando e accelerando il versamento della documentazione all'Archivio centrale dello Stato, per mettere il più ampio patrimonio informativo a disposizione della collettività e della ricerca storica. Infine, questo atto di indirizzo impegnerà ad agevolare l'attività del comitato di cui si è parlato poc'anzi attraverso una pluralità di conoscenze e di esperienze professionali, individuali e collettive, che favoriscano il perseguimento dei fini istituzionali propri del comitato per la messa a punto di iniziative unitarie, condivise e senza diritto di esclusiva da parte di nessuno. Questo fugherà i possibili sospetti. Il tema della declassificazione unisce, quindi, i testi che discutiamo oggi, punto di convergenza fra la nostra mozione e quella del Partito Democratico.

Alle 10,25 di sabato 2 agosto 1980, un ordigno ad altissimo potenziale esplose nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna. L'esplosione provocò il crollo della struttura sovrastante, delle sale d'aspetto e di 30 metri della pensilina e investì anche due vetture di un treno in sosta al primo binario. Le conseguenze dell'esplosione furono di terrificante gravità, anche a causa dell'affollamento della stazione in un giorno prefestivo di agosto. Proprio in quel giorno è cominciata, tra le altre cose, una delle più difficili indagini della storia giudiziaria, il cui iter processuale non è ancora concluso. Come ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sulla strage di Bologna “permangono ancora domande senza risposta e la memoria è anche sostegno a non dimettere gli sforzi per andare avanti e raggiungere quella piena verità, che è premessa di giustizia”. Nell'ambito della strage c'è, infatti, ancora la necessità, ad esempio, di chiarire il caso di Ignota 86, emerso con i rilievi peritali della professoressa Elena Pilli e degli esplosivisti Danilo Coppe e Adolfo Gregori, e di far luce sull'appartenenza dei reperti attribuiti a Maria Fresu, vittima innocente il cui cadavere non è mai stato ritrovato e la cui famiglia ha denunciato la scomparsa.

La ricerca della verità storica e giudiziaria è, quindi, urgente e necessaria. Tra il 1948 e il 1992, nel periodo storico definito Guerra Fredda, l'Italia è stata terreno di scontro tra le grandi potenze globali nonché singoli Stati o realtà politico-territoriali non allineate, implicate o comunque coinvolte nelle varie dinamiche della guerra a bassa intensità tra Est e Ovest e interessate al ruolo strategico peculiare della nostra Nazione in Europa e nel bacino del Mediterraneo.

Il lavoro svolto dalle Commissioni parlamentari di inchiesta, come la Commissione Mitrokhin e la Commissione Stragi, ha evidenziato, con una serie di riscontri probatori, l'esistenza di collegamenti internazionali con il terrorismo italiano. Da un lato, infatti, sono stati individuati semplici contatti e collaborazioni tattico-strategiche tra organizzazioni terroristiche di analogo orientamento politico operanti in diversi Stati e, dall'altro lato, invece, sono emersi rapporti con apparati di potenze straniere e perfino di sostegno a queste azioni. Il cosiddetto lodo Moro, ad esempio, come rilevato anche dai lavori della seconda Commissione Moro presieduta dal deputato Fioroni, sempre del Partito Democratico, appellativo storico per definire l'accordo extra legem tra la cosiddetta diplomazia parallela italiana e la dirigenza palestinese, maturato in ambito politico e istituzionale agli inizi degli anni Settanta per tutelare gli interessi italiani dalla minaccia di attentati, è il cuore di molte vicende storico-giudiziarie. È necessario, quindi, che siano finalmente chiariti le esatte finalità e i modi di applicazione. Sarà fondamentale, inoltre, individuare le conseguenze che questo patto determinò sul piano nazionale e nei rapporti internazionali con l'Alleanza atlantica.

La disciplina della mozione ha una storia legislativa ampia: nel 2007, la legge n. 124 ha riordinato i servizi di informazione e sicurezza e la disciplina del segreto di Stato; nel marzo 2008, in occasione del 30° anniversario del rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro, il Ministro dell'Interno Amato ha proposto di rendere accessibili i documenti a suo tempo resi disponibili alla magistratura e alla Commissione stragi; la proposta fu recepita dal Presidente del Consiglio Romano Prodi, con una direttiva dell'8 aprile 2008.

L'Archivio centrale dello Stato fu successivamente individuato come l'istituzione appropriata per assicurare la conservazione unitaria della documentazione sul caso Moro e consentirne la consultazione in un'unica sede. In questo senso, è opportuno sottolineare che la declassifica di documenti e informazioni ricade interamente nella sfera di competenza e responsabilità dell'autorità che ne dispone l'attuazione. La direttiva del Presidente del Consiglio del 22 aprile 2014 ha previsto la declassificazione e il versamento straordinario all'Archivio centrale dello Stato degli atti concernenti i numerosi eventi legati alla storia repubblicana collegati alle vicende di Aldo Moro, ampliata dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri Draghi del 2 agosto 2021.

Con riferimento ai fatti citati nella direttiva del 2014, con decreto del Segretario generale del 28 settembre 2016, è stato istituito il Comitato consultivo sulle attività di versamento agli archivi di Stato e all'Archivio centrale dello Stato della documentazione in oggetto; nell'ultima relazione annuale, tale Comitato ha riscontrato gravi carenze circa l'attuazione della direttiva del 2014 e grandi deficienze del materiale coevo ai fatti delle varie amministrazioni pubbliche: carte mancanti e censurate, elenchi di nominativi non consegnati e interi pezzi cancellati proprio in concomitanza con la loro declassificazione.

La declassificazione dei documenti ha permesso di ricostruire molte pagine mancanti e rilevanti della storia italiana del dopoguerra; penso, ad esempio, all'attentato alla Sinagoga maggiore di Roma del 1982, un'azione terroristica che, alla luce di alcuni documenti declassificati in base alla direttiva Renzi del 2014, era stata prevista, con 16 successivi avvertimenti dall'allora Sisde, ma che non venne comunque sventata.

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Sottosegretario competente, Alfredo Mantovano, hanno dato indicazione di far declassificare e versare in anticipo all'Archivio centrale dello Stato 163 documenti inerenti ai rapporti Sismi-OLP già coperti da segreto di Stato fino al 2014 e successivamente classificati e ancora conservati altrove. Tali carte si vanno così ad aggiungere al versamento dei 32 documenti acquisiti dalla procura della Repubblica di Roma nell'ambito del nuovo procedimento penale relativo al disastro aereo di Ustica e che coprono un periodo di tempo che va dal 1975 al 1985, arrivando a un totale di 195 carte. La declassificazione degli atti risponde concretamente alla richiesta avanzata dalle associazioni dei familiari delle vittime delle stragi per fare piena luce e giustizia quale contributo indispensabile alla ricostruzione di vicende drammatiche che hanno caratterizzato la storia della Repubblica e all'esigenza di trasparenza, conoscibilità e accessibilità degli atti provenienti da ricercatori, storici, esperti e semplici cittadini, oltre che dalla magistratura. Queste finalità rappresentano un dovere che deve essere onorato dagli apparati dello Stato, a vario titolo chiamati in causa, nella direzione di pervenire al superamento di ogni zona d'ombra rispetto ad avvenimenti che hanno lacerato la coscienza civile della Nazione. Per il raggiungimento della verità storica è urgente e necessario, quindi, proseguire il percorso anche di riforma del processo di consultabilità degli atti o di istituti come il segreto funzionale, come proposto dall'ex senatore del PD Marilotti che, nella scorsa legislatura, svolse un lavoro meritorio di declassificazione, da presidente della Commissione archivi. Colleghi, la scorsa legislatura non ha visto la costituzione di una Commissione d'inchiesta sul modello delle stragi. È ora di trovare la verità storica su molti dei fatti della nostra Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente? Successivamente.

Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: Donzelli ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto” (A.C. 336-A​) (ore 18,56).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 336-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione generale è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 18 luglio 2023 (Vedi l'allegato A della seduta del 18 luglio 2023).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 336-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni II (Giustizia) e XII (Affari sociali) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione giustizia, deputata Chiara La Porta, che parlerà anche a nome della relatrice per la Commissione affari sociali, onorevole Simona Loizzo. A lei, la parola, onorevole La Porta.

CHIARA LA PORTA , Relatrice per la II Commissione. Grazie, Presidente. Intanto permettetemi di essere molto felice di potere, qui, oggi illustrare la relazione che porterà all'approvazione di questa Commissione. Nella mia attività politica, anche e soprattutto giovanile, ho sempre seguito da vicino i casi avvenuti al “Forteto” ed è per me un grande onore essere qui, ad illustrare la relazione, che leggo.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, l'Assemblea ha oggi all'esame la proposta di legge volta ad istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”, a prima firma del collega Donzelli e di altri colleghi di Fratelli d'Italia. Nel corso dell'esame in sede referente presso le Commissioni giustizia e affari sociali si è aggiunta, significativamente, anche quella del collega Quartini, del MoVimento 5 Stelle.

La proposta in oggetto rinnova la costituzione della Commissione avvenuta nella passata legislatura, con la legge 8 marzo 2019, n. 21 per un anno, termine prorogato dapprima al 31 dicembre 2021 e, quindi, al 1° ottobre 2022, rispettivamente delle leggi n. 21 e n 225 del 2021. Si intende quindi proseguire un ampio lavoro istruttorio che nella scorsa legislatura è rimasto tuttavia incompiuto, in quanto, nel quadro di uno scioglimento anticipato del Parlamento, la Commissione non ha potuto esaminare e, quindi, approvare la relazione conclusiva proposta dalla presidente.

Resta fermo che, come previsto dall'articolo 4, comma 9, del testo in commento, la istituenda Commissione acquisirà gli atti prodotti dall'analogo organo operante nella scorsa legislatura e idealmente proseguirà il lavoro importante svolto in quella sede e nelle due commissioni d'inchiesta istituite dal Consiglio regionale della Toscana. Nel riferire su tale provvedimento, faccio presente che nella commissione si è registrata una piena condivisione dell'iniziativa, che fa ben sperare in un'attività di inchiesta animata da spirito costruttivo e dalla comune consapevolezza della gravità e della complessità, anche sul piano sociale, delle vicende oggetto di indagini e delle problematiche ad esse sottese.

Quanto alla proposta in esame, composta da 8 articoli, l'articolo 1 prevede l'istituzione della citata Commissione, con il compito di svolgere accertamenti sulle eventuali responsabilità istituzionali in merito alla gestione della predetta comunità e degli affidamenti dei minori, anche al fine di prospettare l'adozione di misure organizzative e strumentali per il corretto funzionamento della struttura.

L'articolo 2 dettaglia i compiti della Commissione. Ai sensi del comma 1, la Commissione è chiamata a esaminare la gestione della comunità dalla sua istituzione sino ad oggi, con particolare riguardo all'accertamento dei fatti e delle ragioni per cui le pubbliche amministrazioni e le autorità competenti interessate, comprese quelle investite di poteri di vigilanza, abbiano proseguito ad accreditare come interlocutore istituzionale “Il Forteto” anche successivamente a provvedimenti giudiziari riguardanti abusi sessuali e maltrattamenti riferiti a condotte perpretate all'interno della comunità.

Secondo quanto previsto dal comma 2 del medesimo articolo, al fine di evitare che si ripropongano simili casi, nonché di impedire il riprodursi del fenomeno di inadempimenti dei principi di tutela delle vittime di illegalità, la Commissione è chiamata a formulare proposte in ordine all'adozione di nuovi strumenti di controllo delle comunità alloggio presenti sul territorio nazionale e al potenziamento del sistema dei controlli sui soggetti responsabili dell'affidamento familiare e, laddove siano emerse responsabilità e negligenze in capo ad essi, alle modalità con cui applicare gli opportuni provvedimenti sanzionatori.

In questo ambito si è ritenuto opportuno specificare, in sede referente, che rientra nell'area delle competenze della Commissione anche il compito di formulare proposte in ordine all'adeguamento del sistema normativo e regolamentare alle mutate esigenze sul tema della comunità e della soggiogazione psicologica.

L'articolo 3 disciplina la composizione, prevedendo che ne facciano parte 15 senatori e 15 deputati, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento. Nel testo risultante dall'esame in sede referente, si precisa che essi devono dichiarare alla Presidenza della Camera di appartenenza di non ricoprire ruoli nei procedimenti giudiziari precedenti, relativi ai fatti oggetto dell'inchiesta.

L'articolo in commento fissa, poi, le consuete norme in ordine alla costituzione della Commissione e alla formazione del suo Ufficio di presidenza.

L'articolo 4, comma 1, reca la consueta clausola relativa al parallelismo tra i poteri e i limiti della Commissione con quelli dell'autorità giudiziaria e prevede che, ferme restando le competenze dell'autorità giudiziaria, per le audizioni a testimonianza trovano applicazione gli articoli 366 e 372 del codice penale.

Il comma 2 dell'articolo in commento dispone che per il segreto d'ufficio professionale e bancario si applichino le norme vigenti e che, quindi, per il segreto di Stato si applichi quanto previsto dalla legge 3 agosto 2007, n. 124, e dall'articolo 203 del codice di procedura penale.

È, inoltre, prevista al comma 3, la possibilità per la Commissione di richiedere, sulle materie attinenti alle finalità del provvedimento, anche in deroga al divieto stabilito dall'articolo 329 del codice di procedura penale (obbligo del segreto), copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organi inquirenti. L'autorità giudiziaria provvede tempestivamente e può ritardare la trasmissione di copia di atti e documenti richiesti con decreto motivato solo per ragioni di natura istruttoria. Il decreto ha efficacia per 6 mesi e può essere rinnovato. Il decreto non può essere in ogni caso rinnovato o avere efficacia oltre la chiusura delle indagini preliminari. Al venir meno delle indicate le ragioni, consegue per l'autorità giudiziaria l'obbligo di trasmettere senza ritardo gli atti richiesti. Il segreto funzionale riguardante atti e documenti acquisiti dalla Commissione può essere motivatamente opposto all'autorità giudiziaria.

Ai sensi del comma 5, la Commissione può ottenere, da parte degli organi e degli uffici della pubblica amministrazione, copia di atti e documenti da essi custoditi, prodotti o, comunque, acquisiti, in materia attinente alle finalità del provvedimento in esame.

Inoltre, spetta alla Commissione, ai sensi del comma 6, stabilire quali atti non dovranno essere divulgati anche in relazione ad altre istruttorie o inchieste in corso. Sono in ogni caso coperti da segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari. È sempre opponibile (comma 7) il segreto tra difensore e parte processuale. La Commissione può, inoltre, richiedere, nelle materie attinenti alle finalità del provvedimento in esame, anche mediante sopralluogo, copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari condotte in Italia (comma 8) e acquisisce gli atti prodotti dall'omologa Commissione d'inchiesta della precedente legislatura (comma 9).

Il comma 10, riproducendo una norma già presente nella citata legge n. 21 del 2019, ma non presente in altri atti istitutivi delle Commissioni d'inchiesta, approvate o in corso d'esame in questa legislatura, prevede che il rifiuto ingiustificato di ottemperare agli ordini di esibizione dei documenti o di consegna degli atti sia sanzionato ai sensi dell'articolo 650 del codice penale (inosservanza dei provvedimenti dell'autorità). Nell'espletamento di tali attività, la Commissione può avvalersi della collaborazione di agenti e ufficiali di Polizia giudiziaria, di qualsiasi pubblico dipendente e delle altre collaborazioni che ritenga necessarie.

Con riferimento all'organizzazione dei lavori, l'articolo 5 demanda la disciplina dell'attività del funzionamento della Commissione ad un apposito regolamento interno, approvato dalla Commissione nella seduta successiva a quella di elezione dell'Ufficio di presidenza. Si stabilisce, poi, la pubblicità delle sedute della Commissione, salvo che venga disposto diversamente. Vengono fissate, nel limite annuale di massimo 100.000 euro, le spese per il funzionamento della Commissione, che sono poste a carico dei bilanci di Camera e Senato in parti uguali.

Viene previsto, all'articolo 6, come di consueto, il vincolo del segreto sanzionato, salvo che il fatto costituisca più grave reato, ai sensi dell'articolo 326 del codice penale, per i membri, la Commissione, i funzionari e tutti i soggetti, che, per ragioni d'ufficio o di servizio, ne vengano a conoscenza. Analogamente, è sanzionata la diffusione, anche parziale, di tali atti e documenti.

L'articolo 7 prevede che la Commissione sia chiamata a compiere i propri lavori entro il termine di 48 mesi dalla sua costituzione e a presentare alle Camere la relazione conclusiva della sua attività d'indagine nel termine che, in sede referente, è stato ampliato a 45 giorni successivi alla fine dei lavori, rispetto ai 30 giorni previsti dal testo originario.

Infine, l'articolo 8 dispone in merito all'entrata in vigore della legge, che avviene il giorno successivo a quello della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Conclusivamente, auspichiamo una sollecita conclusione dell'iter legislativo di questo provvedimento, anche in ragione della sua piena condivisione in Commissione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, Vice Ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che non intende intervenire.

È iscritta a parlare la deputata Simonetta Matone. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha a disposizione 30 minuti da adesso.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Grazie, Presidente. Sarò ben più sintetica, non perché questo argomento non meriti attenzione, ma semplicemente perché si può essere sintetici anche dinanzi a problematiche di questo genere.

La vicenda della comunità Il Forteto ha aspetti paradossali ma emblematici e paradigmatici di come, per tanti anni, l'istituto dell'affidamento eterofamiliare sia stato terra di nessuno. Perché ho detto in casi “emblematici”? Perché il collocamento del minore comporta necessariamente l'intervento di un tribunale per i minorenni e noi stiamo parlando di un'attività giudiziaria, che, probabilmente, se c'è stata, è stata condotta in modo errato. Il caso della comunità Il Forteto, senza volere anticipare i risultati della Commissione d'inchiesta, fa pensare che esistano delle terre di nessuno, che sono, per così dire, dominate dal principio dell'essere legibus soluti.

Perché dico questo? Perché nel 1985 il fondatore della comunità era stato condannato per corruzione di minorenne, sottrazione consensuale di minorenne, atti di libidine violenti. Dico questo perché queste sentenze, che io cito, sono sentenze passate in giudicato e quindi stiamo parlando di un soggetto che è colpevole di questi reati. Peraltro, era stato accertato che lo spirito dell'affidamento, e cioè la sua temporaneità, ossia l'aiuto ad una famiglia in difficoltà in una situazione transitoria, fosse stato completamente travisato in favore di una rottura definitiva del rapporto di questi bambini con i genitori.

Nonostante questa sentenza, ripeto, passata in giudicato, il tribunale per i minorenni di Firenze ha continuato ad inviare presso questa comunità circa 50 minori, ricevendo continue visite da parte di esponenti politici importanti della regione, del comune, delle istituzioni, e stabilendo peraltro un rapporto addirittura amicale con i magistrati che si occupavano di questa materia.

Nel 1999 c'è una seconda puntata giudiziaria della storia de “Il Forteto”, perché la Corte europea dei diritti dell'uomo riceve un ricorso per l'operato del tribunale per i minorenni di Firenze, presentato da due madri con doppia cittadinanza, a cui era stata imposta l'interruzione del rapporto con i figli, che erano stati collocati presso “Il Forteto”. Queste donne lamentavano trattamenti violenti e assolutamente disumani nei confronti dei minori, e, cosa altrettanto grave, una frequenza scolastica quasi nulla.

Il 13 luglio 2000 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia a pagare 200 milioni di lire come risarcimento dei danni morali per l'affidamento dei due bambini alla comunità. Nonostante questo, “Il Forteto” non ha chiuso e la regione Toscana ha continuato ad elargire fondi e riconoscimenti, così come hanno fatto le altre istituzioni.

Nel 2018, il Governo ha finalmente commissariato Il Forteto con un atto governativo, che si è protratto fino al 2020. Ma vorrei ricordare che, dopo la condanna di primo grado del luglio 2015, la richiesta di commissariamento è stata respinta, incredibilmente e inspiegabilmente.

Gli organi di informazione si sono lungamente occupati della vicenda, ma anch'essi accompagnati da un clima di terrore e di intimidazione. Valga per tutte l'audizione di Bruno Vespa, avvenuta davanti alla passata Commissione, nel 2016, il quale raccontò, pur essendosi occupato di cronaca e di fatti gravissimi, di non avere mai ricevuto così tante pressioni come per la vicenda de “Il Forteto”, in virtù della forza politica e delle protezioni di cui “Il Forteto” godeva.

Politica che è passata sopra quello che dovrebbe essere il fulcro del procedimento minorile, che è la valutazione dell'interesse del minore. Politica che ha aiutato, protetto, coperto e foraggiato comportamenti abominevoli, abusi fisici, abusi sessuali, sfruttamento del lavoro minorile e truffe sui finanziamenti. Questo è l'excursus giudiziario dei procedimenti che hanno coinvolto questa comunità.

Quindi, una Commissione d'inchiesta a cosa serve? Serve ad accertare, secondo me, trattandosi di fatti penali coperti dal giudicato, fino a che punto una politica degenerata ha influenzato l'operato dei magistrati e l'operato dei servizi sociali. Le vittime de “Il Forteto” non devono essere risarcite da un punto di vista meramente economico; devono essere risarcite da un punto di vista morale e spirituale di quello che è stato fatto loro, perché non è possibile che il volto delle istituzioni sia questo, non è possibile che il primato della politica si sostanzi in questo.

Tradotto, “Il Forteto” era vicino a una certa parte politica, e quindi mi inchino alla forza politica di quella parte e sacrifico decine di bambini, sottoposti a condotte indicibili. Li sacrifico come? Anche se siamo pochissimi, ci dobbiamo pensare, dobbiamo pensare all'orrenda materialità degli atti compiuti, ai soprusi, alle violenze commesse in nome di cosa e per conto di chi. E soprattutto, ribadisco, qual è stato il ruolo dei magistrati. Perché dico questo?

Perché i collocamenti come quelli che sono effettuati in comunità, quali quelle de “Il Forteto”, passano necessariamente per il tribunale per i minorenni e passano per la procura presso il tribunale per i minorenni. Sono procedure, di cui mi sono personalmente occupata per tantissimi anni, accurate e complesse, e che richiedono, ogni volta, di mettere sulla bilancia da una parte il rispetto del legame di sangue, certe volte portato fino alle estreme conseguenze, con l'interesse del minore a una crescita sana ed armoniosa, che sarebbe astrattamente compromessa dalle condotte genitoriali.

È un lavoro delicato, è un lavoro che obbligatoriamente va fatto, ma quello che dobbiamo capire è come queste valutazioni sono state fatte, quali elementi erano a disposizione dei pubblici ministeri e giudici che si sono occupati di quei collocamenti, quali legami si erano creati. Altro interrogativo: quali pubblici ministeri minorili controllavano, per esempio, i registri? Pochi lo sanno, ma la Polizia giudiziaria, presso le sezioni, presso le procure del tribunale per i minorenni, devono, per legge, obbligatoriamente recarsi presso le case famiglia e controllare quanti minori ci sono, che tipo di visite ricevono e segnalare tutte le situazioni anomale, per poter andare avanti, per esempio, con una declaratoria dello stato di abbandono.

Noi, viceversa, abbiamo minori che sono vissuti all'interno de “Il Forteto”, cosa che è contra legem, perché nella comunità tu ci puoi stare per essere poi proiettato in un ambito familiare. Noi dobbiamo ripercorrere questa strada per capire che tipo di controlli sono stati fatti. È passato tanto tempo, ma crimini di questo genere non si prescrivono mai, non da un punto di vista giuridico, ma da un punto di vista etico-morale, e noi a queste vittime glielo dobbiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. La Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto” è stata istituita per la prima volta nella XVIII legislatura dalla legge dell'8 marzo 2019, con due obiettivi: uno di indagine sulle responsabilità, l'altro di proposte di correzione e miglioramento del sistema degli affidamenti dei minori e del controllo sulle comunità affidatarie. La Commissione si è costituita il 6 febbraio 2020, ma la conclusione anticipata della legislatura non ha permesso l'approvazione della relazione finale, nonostante il lavoro svolto. In questo contesto va comunque rimarcato come, su questa vicenda, la regione Toscana aveva già provveduto a costituire due apposite commissioni d'inchiesta, l'ultima delle quali presieduta nel 2016 da Paolo Bambagioni, che aveva già espresso un orientamento ben preciso. La commissione d'inchiesta-bis del consiglio regionale della Toscana su “Il Forteto” approvò, infatti, all'unanimità, la relazione finale, con un invito al Parlamento e al Governo a rivalutare l'ipotesi di commissariare la cooperativa agricola e a riconsiderare la possibilità di istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare su quanto avvenuto nella comunità.

La relazione invitò anche il Ministero della Giustizia a inviare ispettori al tribunale dei minori fiorentino e la regione Toscana a togliere il patrocinio alla fondazione omonima, oltre a chiedere alla grande distribuzione di valutare l'opportunità di commercializzare prodotti a marchio “Il Forteto”. Inoltre, la commissione individuò alcuni responsabili fra i dipendenti pubblici e inviò agli enti preposti una richiesta di valutare provvedimenti disciplinari.

Dunque, forte e trasparente è stato l'impegno delle istituzioni regionali della Toscana, che hanno evidenziato la gravità dei fatti e l'urgenza di interventi. Tuttavia, accanto a questo impegno si è reso utile anche quello delle istituzioni nazionali. Per quanto riguarda l'azione parlamentare, nella Commissione costituita nella scorsa legislatura è stato fatto un lavoro di indagine minuzioso e approfondito, un lavoro improntato all'accertamento della verità dei fatti e correlato da numerose audizioni dei diversi soggetti coinvolti nella vicenda.

L'attività della Commissione si è concentrata, come da mandato della legge istitutiva, anche sulla formulazione di proposte, affinché fatti, come quello de “Il Forteto”, non si ripetano, in un'ottica di individuazione di strumenti per il miglioramento del quadro delle tutele dei minori fuori famiglia o in strutture residenziali, atteso che il mancato funzionamento di un sistema di controlli è emerso proprio quale punto nodale della grave vicenda citata.

In questo contesto, va sottolineato il lavoro della vicepresidente della Commissione, la nostra collega deputata del PD Lucia Ciampi, orientato sempre e comunque verso una posizione unitaria e trasparente, finalizzato alla verità dei fatti, alla condanna dei responsabili e ai risarcimenti alle vittime.

Il Partito Democratico, quindi, sia a livello regionale, sia a livello nazionale si è speso, in questi anni, per garantire piena chiarezza rispetto alla vicenda, e lo ha fatto con professionalità, trasparenza e rigore, e confermiamo questo impegno.

La Commissione parlamentare d'inchiesta su “Il Forteto” è, infatti, il luogo e lo strumento per fare ulteriore chiarezza su responsabilità legate a fatti gravissimi, senza strumentalizzazioni, ma con l'impegno e il contributo all'accertamento della verità.

Siamo pertanto favorevoli alla sua nuova istituzione per completare e migliorare un'indagine che ha già svolto un lavoro importante.

Per questi motivi e con questi obiettivi, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore dell'istituzione della Commissione.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lancellotta. Ne ha facoltà.

ELISABETTA CHRISTIANA LANCELLOTTA (FDI). Presidente, Vice Ministro Bellucci, onorevoli colleghi, prima che fossero istituite le Commissioni d'inchiesta, “Il Forteto”, in Toscana, era considerato un'eccellenza. Molti politici lo hanno frequentato, gli stessi magistrati ci andavano a cena, a fare la spesa, addirittura cucinavano loro. Poi, grazie ai minori che hanno avuto il coraggio di denunciare, si è scoperto che “Il Forteto”, in realtà, non era una comunità di accoglienza, ma era un luogo dove i bambini venivano abusati e violentati, dove si sfruttava il loro lavoro per l'interesse della cooperativa, dove, per decenni, sono state violate, con imbarazzante senso di impunità, le leggi dello Stato italiano.

La procura di Firenze, dopo anni di silenzio, ha trovato magistrati che hanno avuto la forza di scoperchiare il vaso di Pandora. Ma, al di là delle responsabilità giudiziarie, alcune accertate, la maggior parte mai potute verificare, c'è la responsabilità dello Stato.

La magistratura, la politica, oltre che un sistema economico, hanno fatto quadrato, proteggendo “Il Forteto”. Rodolfo Fiesoli, il capo della setta de “Il Forteto”, è stato condannato, in via definitiva, nel 2019. Il fatto che oggi non sia più in carcere è l'emblema che la giustizia su questa sporca vicenda non è stata mai fatta.

“Il Forteto” ha potuto godere per 50 anni di un'enorme rete di connivenze. Oggi, esiste ancora e porta un'eredità negativa pesante, su cui deve essere fatta chiarezza, e speriamo che oggi davvero in quest'Aula non ci sia ancora nessuno che abbia il coraggio di negarlo.

Nella precedente legislatura, una Commissione di inchiesta su “Il Forteto” ha fatto un importante lavoro, ma oggi serve di più, molto di più. Noi lavoreremo per recuperare lo spirito di collaborazione bipartisan che ha animato le due commissioni di inchiesta del consiglio regionale della Toscana. Poniamo solo una condizione, semplice, banale: che nessuno anteponga gli interessi politici a quelli della verità e della giustizia. Abbiamo il dovere morale, prima ancora che istituzionale, di dare una risposta alle centinaia di persone che hanno avuto la vita rovinata da “Il Forteto”.

Fratelli d'Italia è impegnata da sempre nella ricerca della verità. Quando in quest'Aula, da questi banchi, Giorgia Meloni chiese giustizia per le vittime, molti la sottovalutarono. Ora che siamo maggioranza continuiamo con la stessa perseveranza a lavorare per questo obiettivo che resta sempre lo stesso: vogliamo portarlo fino in fondo e, anzi, sentiamo la responsabilità ancora più forte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Permettetemi, colleghi, di rivolgere un pensiero alle vittime de “Il Forteto”, prima di ogni altra cosa, però vorrei ringraziare anche Paolo Bambagioni, perché è stato il presidente della seconda commissione di inchiesta su “Il Forteto” e ha fatto un lavoro stupendo, nonostante fosse anche in difficoltà, per molti versi, perché la seconda commissione di inchiesta ha fatto un lavoro anche sulle responsabilità politiche che ci sono state in Toscana rispetto ai fatti de “Il Forteto”; e lui era dalla parte politica che, per 40 anni, è stata decisamente carente nella valutazione di quello che succedeva a “Il Forteto”. Quindi, da questo punto di vista, credo che Paolo Bambagioni meriti un ringraziamento. Nella seconda commissione di inchiesta io ho avuto l'onore, insieme a Giovanni Donzelli e a Stefano Mugnai, di farne parte. Stefano Mugnai è stato il presidente della prima commissione di inchiesta regionale su “Il Forteto”; anche lui ha lavorato con molta attenzione a questi fatti. Credo che fosse doveroso questo. E ringrazio anche Giovanni Donzelli stesso di avermi consentito di sottoscrivere la proposta di istituzione della Commissione di inchiesta, ma non poteva essere altrimenti, visto che avevamo avuto questa esperienza comune in regione Toscana.

Detto questo, credo che vada fatta una riflessione anche oggi, in questa discussione generale, su “Il Forteto”, perché “Il Forteto” era l'inferno, un inferno che è riuscito per anni a sembrare un paradiso immerso nelle colline toscane. In realtà, era una setta, un lager, un luogo di maltrattamenti, di abusi sessuali, di mistificazioni, di manipolazioni, di raggiri. Pensi, Presidente, che, in una sorta di contrappasso eterofobo, quel luogo si ispirava alla teoria per cui solo i rapporti omosessuali sarebbero puri e gli abusi subiti in famiglia andrebbero ripetuti per superarli. Questa era la teoria de “Il Forteto”.

Una comunità che era governata da un bifolco direi, da una persona che è veramente ancora incomprensibile come possa essere stata capace di sedurre tutti i livelli istituzionali possibili all'interno della regione Toscana e non solo. Io, ancora oggi, quando vedo filmati con Rodolfo Fiesoli, mi chiedo: ma come è possibile? Se lo guardate, anche solo da un punto di vista fisionomico, è quasi uguale a Pacciani. Non sto scherzando: come parla, il livello di disinibizione di quest'uomo era una cosa incredibile, in tutti i consessi, oltre a millantare amicizie con vari soggetti che, naturalmente, erano imbarazzati di fronte a lui, come Giorgio La Pira, per esempio o Padre Balducci che erano visibilmente imbarazzati quando erano nella sua vicinanza, ma erano persone intelligenti.

Il problema è che quest'uomo è riuscito a fare cose impensabili nelle condizioni con cui si presentava e, quindi, ha governato una storia di soggetti deboli e fragili, di minori, anche bambini e, in qualche caso, di soggetti affetti da sindrome di Down che, raggirati, subiscono nel modo più schifoso le vili azioni di orchi di turno nel luogo che li avrebbe dovuti proteggere e tutelare. Resta inquietante pensare che questa storia sia andata avanti per oltre 40 anni di fronte a prove provate, in un meccanismo di negazionismo, disattenzioni, distrazioni, connivenze, complicità, collusioni di più livelli istituzionali inaccettabili.

Pensi, Presidente, di fronte a una condanna per maltrattamento di minori, per corruzione di minori, per atti di libidine violenta e abusi sessuali di ogni tipo, dopo un iter di 7 anni, dal 1978 al 1985, questa sentenza passata in giudicato, avviene l'incredibile - ce lo riaffermava scandalizzato lo stesso Bruno Vespa - nella commissione di inchiesta Toscana. La comunità setta viene chiusa? Sarebbe il minimo che ci si doveva aspettare. Passato in giudicato, condannato, esce di carcere, c'è una probabilità del 100 per cento di recidiva del reato quando si parla di violenza sessuale: uno si aspetta che venga chiusa una comunità come questa. E, invece, no, non viene chiusa, e non solo, non gli viene neanche negato, come sarebbe stato opportuno, il ruolo educativo sui minori.

“Il Forteto” continua il suo percorso cooperativo, comunitario, associativo, come se nulla fosse successo e, cosa gravissima, continua a ricevere minori in affido. Non solo, riceve anche crediti ed è presentato come un'eccellenza della Toscana. Rodolfo Fiesoli mantiene eccellenti rapporti con tutta la classe dirigente della Toscana, con i membri del tribunale dei minori, con gli operatori delle aziende sanitarie locali, protetti da rare accuse circostanziate di altri operatori da parte delle dirigenze aziendali e del servizio sociale, con i sindacati e con la Lega delle cooperative. Non c'è un livello istituzionale nel quale Rodolfo Fiesoli non sia stato visto come un soggetto credibile. A me pare incredibile ancora oggi pensare questo, per 40 anni.

Nel Duemila, 15 anni dopo, arriva una nuova condanna dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, che parla di due fratellini sottratti alla madre naturale con una serie di certificazioni di medici e assistenti sociali, disconfermati dai giudici della Corte che evidenzia contraddizioni tra gli audiovisivi e la loro interpretazione. Di nuovo, i minori vengono allontanati? Gli stessi criminali della condanna del 1985 vengono allontanati dalla loro funzione sui minori nella comunità lager? Niente, non cambia niente. La cooperativa continua a ricevere minori in affido e finanziamenti dalla regione Toscana. Tutti gli attori istituzionali continuano a dar credito a quella struttura.

Chi entrava in quel girone infernale, oltre alle violenze narrate, veniva derubato di tutto, sfruttato sul lavoro, bambini che venivano svegliati la mattina per lavorare nelle stalle, scoraggiati a proseguire nei percorsi scolastici, una bassissima percentuale di diplomati ed alta percentuale di abbandoni scolastici, ma, soprattutto, veniva rapinato della cosa più preziosa: la stessa propria anima.

E questo furto si è prolungato per circa quarant'anni. Vi sono evidenze storiche di maltrattamenti, abusi, oltraggi, circonvenzioni di minori, richieste di sottomissione al capo e ai suoi scagnozzi, violenze verbali, fisiche e psicologiche devastanti, danni permanenti e non risarcibili.

Pensi, Presidente, che dopo la condanna dell'Italia da parte dell'Alta corte di Strasburgo per negazione dei diritti umani all'interno di quella struttura, associati a colposità - colposità di chi? Del tribunale dei minori, degli operatori dell'ASL e dei servizi sociali -, quel tribunale per i diritti umani ci ha condannati, come Stato, per aver negato il diritto dei genitori e dei bambini di incontrarsi, al minimo avremmo dovuto vergognarci e, invece, l'Italia di allora cercò di difendersi dall'accusa, anziché cercare la verità e, di fatto, riaccreditò quel lager ad eccellenza produttiva ed educativa: follia istituzionale o connivenza?

Non solo, chi ha contribuito a questa vergogna di Stato ha addirittura fatto carriera, sia nei contesti istituzionali regionali sia nelle ASL. Nel 2015, gli ispettori ministeriali rilevarono in ben due episodi anomalie nella gestione della cooperativa, anomalie contrattuali, di inquadramento dei soggetti nell'organico, nelle retribuzioni e anche nella gestione finanziaria della cooperativa, ipotizzando in prima istanza il commissariamento della stessa cooperativa, poi, colpevolmente rigettato dalla politica. Tutto questo, anche in relazione alle mancate, e per questo colpevoli, azioni di vicinanza della lega delle cooperative e dei sindacati.

Incredibilmente, tutti questi atti criminali sono stati compiuti nei confronti di minori da soggetti ai quali era stato attribuito il ruolo di una funzione genitoriale, in quanto affidatari. E chi glieli affidava, il tribunale dei minori, non ha vigilato, anzi, per alcuni soggetti è addirittura ipotizzabile una colposità manifesta, non fosse altro per mancata vigilanza o peggio.

Stiamo parlando di un presidente del tribunale dei minori che il giorno dell'uscita dal carcere del carnefice decise di affidargli immediatamente dei minori, negando di fatto il giudizio del tribunale ordinario e condizionando irrimediabilmente la filiera negli anni successivi.

Stiamo parlando di membri del tribunale dei minori che frequentavano settimanalmente “Il Forteto”, che organizzavano gite in quel luogo e anche all'estero, in Europa, con Fiesoli e i ragazzi e, ancora colpevolmente, non vedevano, non sentivano, non verificavano e/o negavano sentenze passate in giudicato, cosa assolutamente grave se riguarda un magistrato.

E la politica dov'è stata in questi anni, oltre a far pressione su Bruno Vespa, perché non mandasse in onda una trasmissione televisiva su “Il Forteto”? Tanti, troppi politici si sono schierati con quella realtà, alcuni concludendoci anche le proprie campagne elettorali.

Ci chiediamo, inoltre, come sia possibile che un singolo soggetto, peraltro reo confesso rispetto all'usurpazione di titolo - Fiesoli e Goffredi millantavano di essere psicologi, ma non era vero - con evidenti tratti di bizzarria comportamentale, era così disinibito che toccava le parti intime anche ai preti, associati a comportamento francamente sadico, antisociale e personalità istrionico-narcisistica, abbia ottenuto nel tempo una credibilità incondizionata dal sistema regione, con ingenti finanziamenti, dal tribunale dei minori, dalle ASL, da docenti universitari, dalle associazioni di volontariato, dai comuni del Mugello e dai sindacati.

A maggior ragione, se si pensa che il “metodo Forteto” era un metodo antiscientifico. Non c'è bisogno di aver studiato per capire che i pilastri del modello educativo, che lui proponeva ai convegni, per i minori affidati - ve lo voglio ricordare il suo modello educativo: la famiglia funzionale, facevano i chiarimenti con umiliazioni continue di chi non obbediva, l'allontanamento e contestazione anche violenta della famiglia di origine, netta separazione dei sessi, con incoraggiamento a pratiche omosessuali come elemento purificatore, squalifica totale del sesso femminile, con donne continuamente oggetto di insulti e umiliazioni - non avevano nessuna credibilità scientifica.

Io mi chiedo come sia stato possibile che in convegni e in congressi organizzati a livello anche nazionale, con inviti anche di soggetti a livello internazionale, potesse avere un livello di riconoscimento e di credibilità tali una struttura del genere dal punto di vista scientifico. Non c'è nessun luogo, nessun libro, nessun livello della letteratura psicologica o medica dove possa funzionare un modello come questo. “Il Forteto” non era accreditato e non era accreditabile. Lo ripeto, come è possibile che un inferno del genere abbia avuto consensi e crediti dai politici, dai giudici, dagli operatori ASL, dai servizi sociali, dai sindacati, dalla lega delle cooperative e da altri professionisti?

Negli anni, di fronte alle evidenze storiche, per alcuni spettatori era prioritario parlare de “Il Forteto” per la realtà produttiva, il caseificio, l'indotto terziario di conferimento alla cooperativa, il mantenimento dei livelli occupazionali; un pezzo importante del Mugello lavora e lavorava grazie alla presenza di quella cooperativa. Ricordiamo che si parla di fatturati da 15 milioni annui, quintuplicati in un decennio. Tuttavia, vogliamo e dobbiamo chiederci: tutto quello che è successo, tutto ciò che è avvenuto, tutto questo dolore, può avere un prezzo, lo ripeto, può avere un prezzo?

Perché tanti si sono coperti, hanno negato o hanno provato a sostenere che, comunque, quella realtà produttiva fosse una realtà che andava protetta e andava mantenuta. Quali sono stati e come possono essere quantificabili il danno e la sofferenza di bambini e adolescenti, poi divenuti adulti, sulle cui vite è passato questo successo de “Il Forteto”, successo economico? Alla luce delle responsabilità accertate all'interno della setta, alias comunità, cooperativa, fondazione, poi, anche associazioni che risponde al nome de “Il Forteto”, da quanto argomentato e confermato anche nelle sentenze del 2015, del 2016 e del 2019, è indispensabile interrogarsi se esiste sul mercato un prodotto commerciale che valga il prezzo del rispetto verso i principi inviolabili di un individuo nella sua interezza fisica e morale.

Dal giorno della sentenza dell'Alta Corte di Strasburgo per i diritti dell'uomo, sono trascorsi oltre 23 anni, ma per i 15 anni successivi, quando abbiamo sentito parlare de “Il Forteto”, abbiamo sentito parlare di ricotte, formaggi e di occupazione, anziché di violenze psicologiche, di abusi, di sistemi coercitivi e di violazioni dei diritti sul lavoro, ma il sacrificio umano, la sofferenza individuale, gli abusi e i soprusi di tante persone che hanno contribuito a questo successo commerciale possono essere qualcosa di commerciabile?

Le resistenze negli anni scorsi a far luce sui fatti de “Il Forteto” sono evidenti, basti pensare che nel 2014, nonostante le ricordate ispezioni ministeriali che avevano riscontrato anomalie nella gestione della cooperativa, anomalie contrattuali, di inquadramento di soggetti nell'organico, nelle retribuzioni e anche nella gestione finanziaria della cooperativa, è mancata la volontà politica della maggioranza di Governo di allora di commissariare la parte produttiva de “Il Forteto”, la cooperativa agricola.

Nel 2015, è mancata, nonostante una sentenza di primo grado, la volontà politica della maggioranza di Governo di allora di istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare che, come ben sappiamo, è un organismo di forza ispettiva più ampia e incisiva rispetto alle commissioni d'inchiesta regionali. Il MoVimento 5 Stelle, insieme ad altre forze politiche, fu promotore della Commissione d'inchiesta del 2015, assolutamente inascoltato.

Nel 2016, la politica di Governo apparve subalterna e distratta dall'ingerenza che le leghe cooperative continuano di fatto ad esercitare nella gestione poco trasparente de “Il Forteto”. Il rammarico di oggi è che nella scorsa legislatura la Commissione fu istituita, ma non ha concluso i suoi lavori. L'auspicio è che questa Commissione che andremo a istituire riesca nel compito di fare e dare giustizia alle vittime di quell'inferno (Applausi).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 336-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo.

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Ovviamente, come Governo seguiremo questa questione che è così delicata, che è stata trattata con sensibilità, con competenza e con coerenza, oggi, in Parlamento, dalle diverse forze politiche. Il Governo sarà vicino, supporterà ogni lavoro per far sì che ogni persona, in particolare quindi le persone più fragili, possano vedere le istituzioni sempre al loro fianco e vedere che la giustizia c'è e sarà fatta.

PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi è il 30° anniversario della strage di via Palestro, a Milano, ove aveva sede il Padiglione d'arte contemporanea individuato quale simbolo del patrimonio artistico nazionale. Alle 23,14 del 27 luglio 1993, Cosa nostra faceva esplodere un ordigno di straordinaria potenza che cagionò la morte dei Vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno e dell'agente di Polizia locale Alessandro Ferrari. Trovò la morte anche un cittadino del Marocco Moussafir Driss, colpito da una lamiera mentre dormiva su una panchina. Altre 12 persone riportarono lesioni, anche con postumi permanenti. Meno di un'ora dopo, alle 0,03 e alle 0,08 del 28 luglio 1993, Cosa nostra faceva esplodere in Roma, nel piazzale della Basilica di San Giovanni in Laterano e nel porticato antistante la chiesa di San Giorgio al Velabro, due ordigni della medesima composizione di quello confezionato per la strage di Milano. Le esplosioni determinavano il ferimento, anche con postumi permanenti, di 22 persone e il crollo di alcune strutture portanti dei predetti edifici. Queste stragi si inseriscono in un piano strategico di attacco allo Stato che era stato avviato con le stragi e gli attentati di via Fauro, in Roma, del 14 maggio 1993, e di via dei Georgofili, in Firenze, il 27 maggio 1993.

Le indagini sviluppate hanno consentito di provare la responsabilità dei vertici di Cosa nostra, tra i quali Salvatore Riina, Giuseppe e Filippo Graviano, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, Matteo Messina Denaro e gli altri dirigenti di Cosa nostra e, con essi, i loro correi che seguirono quelle stragi. Una strategia stragista per finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine costituzionale e per agevolare l'attività dell'associazione di tipo mafioso Cosa nostra e, più in particolare, contrastare i provvedimenti legislativi e amministrativi a favore dei collaboratori di giustizia e in materia di regime carcerario, con l'intendimento di affermare l'autorità mafiosa in contrapposizione a quella dello Stato. Il contrasto alle mafie è vera e propria lotta dello Stato per la piena affermazione della legalità. Lo Stato, applicando le leggi e con l'osservanza delle regole, ha individuato i responsabili delle stragi nei vertici di Cosa nostra. Bisogna attuare un impegno forte. Presidente, aprendo gli archivi, tutti, laddove possono rinvenirsi elementi utili per una migliore lettura di questi fatti orribili. In tanti lo aspettano con fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Nuova articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 28 luglio-2 agosto 2023.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata convenuta la seguente nuova articolazione dei lavori per il periodo 28 luglio – 2 agosto 2023:

Venerdì 28 luglio (ore 16)

Esame del disegno di legge n. 1239 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, recante disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l'organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l'anno 2025 (da inviare al Senato – scadenza: 21 agosto 2023) (per l'eventuale posizione della questione di fiducia non prima delle ore 18,30).

Lunedì 31 luglio

Seguito dell'esame disegno di legge n. 1239 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, recante disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l'organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l'anno 2025 (da inviare al Senato – scadenza: 21 agosto 2023):

(ore 12)

- per le dichiarazioni di voto sull'eventuale questione di fiducia

(ore 13,30)

- per la votazione per appello nominale sull'eventuale questione di fiducia

(ore 15-22)

- per l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale entro le ore 22.

Martedì 1° agosto (ore 9)

Comunicazioni del Governo in ordine alla revisione complessiva degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Martedì 1° agosto (ore 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate al disegno di legge n. 1322 - Conversione in legge del decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano (approvato dal Senato – scadenza: 12 agosto 2023).

Esame del disegno di legge n. 1322 - Conversione in legge del decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano (approvato dal Senato – scadenza: 12 agosto 2023) (per l'eventuale posizione della questione di fiducia non prima delle ore 18,30).

Mercoledì 2 agosto (ore 9)

Seguito dell'esame del Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2022 e del Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023 (Doc. VIII, n. 1 e n. 2).

Seguito dell'esame della mozione De Maria ed altri n. 1-00144 concernente iniziative di competenza in relazione alla strage di Bologna, con particolare riferimento al processo di desecretazione degli atti.

Mercoledì 2 agosto (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Mercoledì 2 agosto

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1322 - Conversione in legge del decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano (approvato dal Senato – scadenza: 12 agosto 2023):

(ore 17)

- per le dichiarazioni di voto sull'eventuale questione di fiducia

(ore 18,30)

- per la votazione per appello nominale sull'eventuale questione di fiducia

(ore 19,30)

- per l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale entro le ore 24.

Secondo quanto già comunicato ai Gruppi per le vie brevi, il termine per la presentazione degli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 1239 è fissato alle ore 14 di domani, venerdì 28 luglio.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è invece fissato alle ore 17 della medesima giornata.

Nella giornata di mercoledì 2 agosto, al termine dell'esame della mozione n. 1-144, avrà luogo la commemorazione dell'anniversario della strage di Bologna.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 28 luglio 2023 - Ore 16:

1. Discussione del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, recante disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l'organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l'anno 2025. (C. 1239-A​)

Relatori: ZIELLO, per la I Commissione; TENERINI, per la XI Commissione.

La seduta termina alle 19,50.