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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 130 di venerdì 30 giugno 2023

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO TRAVERSI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 70, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifiche nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che ho chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, in data 29 giugno 2023, il deputato Nicola Stumpo, in sostituzione del deputato Nicola Zingaretti, dimissionario.

Discussione della proposta di legge: De Luca e Bonafe': “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021” (A.C. 712​) e dell'abbinata proposta di legge: Marattin ed altri (A.C. 722​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 712: “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021” e dell'abbinata proposta di legge n. 722.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 29 giugno 2023 (Vedi l'allegato A della seduta del 29 giugno 2023).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 712​ e abbinata)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto l'ampliamento.

La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Naike Gruppioni, che interviene anche a nome dell'altro relatore, deputato Vincenzo Amendola.

NAIKE GRUPPIONI, Relatrice. Illustre Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, avantieri, in quest'Aula, abbiamo ascoltato con attenzione le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo che si sta svolgendo in queste ore. Non abbiamo potuto non notare come la sua relazione abbia rappresentato l'idea per la quale vi sarebbe una dicotomia o, comunque, un rapporto tra la ratifica del nuovo Meccanismo europeo di stabilità da parte dell'Italia, unico Stato membro che ancora non vi ha provveduto, e la riforma della governance economica europea e del Patto di stabilità e crescita.

Ebbene, questa correlazione noi la riteniamo sbagliata. Se, da un lato, siamo d'accordo con il Governo che la riforma debba, pur nel suo complesso, porre fine alla stagione dell'austerità, senza però venir meno a quella disciplina di bilancio che è indispensabile per garantire crescita stabile e credibilità al Paese, non solo e non tanto, nei confronti dei partner europei, quanto piuttosto dei mercati finanziari, dall'altro, bisogna ribadire con forza che la ratifica delle modifiche del Trattato sul MES nulla ha a che vedere con la riforma del Patto di stabilità e crescita.

Affermare, come si è fatto, che la ratifica o meno delle modifiche al Meccanismo europeo di stabilità non sia importante e che da questo non derivi la credibilità del nostro Paese in Europa, ma si debba, invece, parlare solo di unione bancaria e di Patto di stabilità e crescita, non è soltanto miope, ma costituisce una falsa propaganda, che mira a confondere le acque, per garantire al sistema populista in affanno qualche altra boccata di ossigeno.

Se è vero, com'è vero, ciò che ha detto il Presidente Meloni mercoledì, ovvero che su queste questioni vadano analizzati merito e metodo, allora, dobbiamo dire che si tratta di atti diversi, che si trovano in diversi stadi e fasi di concertazione e di approvazione e che seguono e devono seguire i loro ordinari iter di approvazione. Tutto il resto è una becera propaganda populista sulla tecnicità del MES, tesa soltanto a spaventare i cittadini e a trasformare un'opportunità in un fantoccio che niente ha a che vedere con gli atti che dovremmo andare ad approvare e che dimostra come la politica di questo Governo tenda, ancora una volta, ad agire con la demagogia più irresponsabile, al solo fine di alimentare se stessa, incurante dell'interesse del Paese.

L'Italia è l'unico Stato membro dell'Unione a non aver ancora ratificato il Meccanismo e, lo ribadiamo ancora una volta, la ratifica non permette la sua entrata in vigore. Va detto e ripetuto che anche quando lo strumento sarà operativo nessuno obbligherà l'Italia o qualunque Paese membro ad utilizzarlo. Non ratificarlo significa solo ritardare la possibile applicazione del Trattato e privare l'Europa di uno strumento che consentirà, ove ne ricorressero le condizioni e qualora uno Stato lo richiedesse, un sistema di mutuo soccorso in caso di gravi crisi finanziarie e bancarie.

Se, poi, la strategia del Presidente del Consiglio fosse quella di rafforzare il proprio peso contrattuale nella trattativa in corso sul nuovo Patto di stabilità e crescita, puntando i piedi sul MES, cosa sicuramente lontana dal vero, ebbene, ribadiamo che la responsabilità del Parlamento è quella di valutare, discutere e votare sui temi che sono all'ordine del giorno. Diversamente, porremmo in ridicolo le istituzioni della Repubblica, mancando al nostro dovere di parlamentari di servire il Paese che siamo chiamati a rappresentare.

Prima di entrare nel merito del testo che stiamo esaminando, preme rilevare come forse la propaganda urlata e decisionista di questa maggioranza si giustifichi nelle grandi difformità di vedute all'interno e tra le forze politiche che la compongono: da una parte, assistiamo alla demonizzazione di uno strumento europeo di aiuti agli Stati che l'Italia ha contribuito a riformare e di cui il nostro Paese è terzo contributore dell'Unione; dall'altro, vediamo che, in Commissione, in sede referente, proprio su questo provvedimento, il Ministero dell'Economia e delle finanze, non solo, ha evidenziato effetti sulle grandezze di finanza pubblica che potrebbero derivare dalla ratifica dell'Accordo, ma, addirittura, ha rilevato che la misura potrebbe essere percepita dai mercati come un segnale di rafforzamento della coesione europea e, quindi, portare a una più benevola valutazione dei rating da parte degli analisti, soprattutto nei confronti degli Stati a più elevato indebitamento, come, purtroppo, l'Italia.

Inoltre, sempre secondo il Ministero dell'Economia e delle finanze, nella prospettiva in cui altri Stati azionisti del MES ne chiedessero l'attivazione, da ciò discenderebbe direttamente per l'Italia una nuova fonte di remunerazione del capitale versato e, conseguentemente, un miglioramento delle condizioni di finanziamento sui mercati.

Entrando nel dettaglio del provvedimento, devo primariamente segnalare che la proposta di legge in esame, adottata come testo base, ha contenuto identico all'abbinata proposta di legge a prima firma Marattin. Entrambe, infatti, recano l'autorizzazione alla ratifica ed esecuzione dell'Accordo che modifica il Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021. Occorre ricordare che il MES è, attualmente, l'unico strumento permanente di assistenza finanziaria agli Stati membri della zona euro, nel caso in cui tale intervento risultasse indispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria dell'area valutaria complessivamente considerata e degli Stati membri. Il capitale sottoscritto totale ammonta a circa 704 miliardi di euro, mentre è di circa 80,5 miliardi di euro il capitale effettivamente versato dagli Stati membri.

L'Italia ha sottoscritto il capitale del MES per 125,3 miliardi di euro, il 17,7 per cento, versandone oltre 14, ed è terza per il contributo al capitale, dopo la Germania e la Francia. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi Paesi. Germania, Francia e Italia hanno pertanto diritti di voto superiori al 15 per cento e possono, quindi, porre il veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza, ulteriore garanzia che dovrebbe spingerci a votare la ratifica.

In relazione agli obiettivi del MES, l'articolo 3 del Trattato viene novellato, al fine di affidare al MES il compito di monitorare e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria degli Stati membri, compresa la sostenibilità del debito pubblico. Il rafforzamento del ruolo del MES si riflette anche nell'estensione dei compiti del direttore generale alla negoziazione di memorandum d'intesa, alla valutazione della sostenibilità del debito pubblico e al controllo del rispetto delle condizioni legate all'assistenza. Si tratta di innovazioni significative, che, tuttavia, non incidono sul ruolo della Commissione, rispetto alla quale il direttore si pone in una funzione istruttoria.

Per quanto attiene alla procedura per la concessione del sostegno alla stabilità, la modifica più rilevante appare quella per cui il direttore generale affianca la Commissione e la BCE nella valutazione della domanda di sostegno presentata da uno Stato membro del MES. Sulla base di tali valutazioni, spetta al direttore generale la redazione di una proposta da sottoporre poi all'approvazione del consiglio dei governatori. Il direttore generale deve affiancare, poi, la Commissione europea e la BCE nell'attivazione del monitoraggio delle condizioni, cui è associato il dispositivo di assistenza finanziaria.

Interamente sostituito è, poi, l'articolo 14 del Trattato, che attualmente disciplina l'assistenza finanziaria precauzionale del MES, ovvero l'apertura di linee di credito a Paesi che ne fanno richiesta. Nello specifico, le modifiche sono finalizzate a introdurre una procedura semplificata per i Paesi in grado di garantire il rispetto di specifici requisiti. La linea di credito condizionale-precauzionale sarebbe limitata ai Paesi in grado di soddisfare una serie di criteri, che, a differenza di quanto previsto dal regime vigente, vengono individuati in dettaglio. Per i Paesi ammissibili la condizione si traduce nella necessità di firmare una lettera di intenti - e non di condividere un protocollo d'intesa - con la quale essi si impegnerebbero a continuare a soddisfare tali criteri, il cui rispetto deve essere valutato almeno ogni 6 mesi. Alla Commissione europea sarebbe affidato il compito di valutare se le intenzioni politiche contenute nella lettera di intenti sono pienamente coerenti con il diritto dell'Unione europea.

Per accedere alla linea di credito a condizionalità semplificata, lo Stato richiedente dovrebbe: non essere soggetto alla procedura per disavanzi eccessivi; rispettare i seguenti parametri quantitativi di bilancio nei due anni precedenti alla richiesta di assistenza: un disavanzo inferiore al 3 per cento del PIL, un saldo di bilancio strutturale pari o superiore al valore di riferimento minimo specifico per il Paese, un rapporto debito-PIL inferiore al 60 per cento del PIL o la riduzione di questo rapporto di 1 a 20 l'anno; dovrebbe non evidenziare squilibri eccessivi nel quadro della sorveglianza macroeconomica dell'Unione europea; presentare riscontri storici di accesso ai mercati dei capitali internazionali a condizioni ragionevoli; presentare una posizione all'estero sostenibile; non evidenziare gravi vulnerabilità del settore finanziario, che mettano a rischio la stabilità finanziaria.

A sua volta, la linea di credito soggetta a condizioni rafforzate, sarebbe aperta ai membri del MES che non sono ammissibili alla procedura semplificata a causa della non conformità rispetto ai suddetti criteri di ammissibilità, purché la loro situazione economica e finanziaria rimanga comunque forte e presenti un debito pubblico considerato sostenibile. Per tali Paesi, l'accesso alla linea di credito è subordinata alla firma di un memorandum di intesa. Pertanto, mentre la prima procedura si baserebbe su una definizione sostanziale, non discrezionale e prevedibile, della condizionalità, lasciando allo Stato membro la definizione unilaterale degli interventi da porre in essere per la risoluzione della crisi, nella seconda procedura, quella rafforzata, gli altri strumenti di sostegno si baserebbero sulla negoziazione della condizionalità, da graduare in ragione dell'intesa dell'intervento, con una sostanziale partecipazione della Commissione, del MES e della BCE alla definizione degli interventi da realizzare ai fini della risoluzione della crisi.

Si prevede, poi, che la Commissione europea e il direttore generale del MES valutino ogni 6 mesi il rispetto della condizionalità legata agli strumenti, una volta che uno Stato vi abbia aveva fatto ricorso. La linea viene interrotta se lo Stato non soddisfa i criteri di ammissibilità e le condizioni dei memorandum d'intesa, a meno che il consiglio di amministrazione non decida diversamente, come di comune accordo. Un margine aggiuntivo viene applicato allo Stato che ha già utilizzato i fondi, a meno che il Consiglio direttivo non stabilisca che la non conformità è dovuta a eventi al di fuori del controllo dello Stato. Va, comunque, rilevato che la Commissione europea mantiene la responsabilità esclusiva sulla valutazione complessiva della situazione economica dei Paesi e sulla loro posizione rispetto alle regole del Patto di stabilità e crescita e della procedura per gli squilibri macroeconomici. Pertanto, non è prevista l'attribuzione al MES di nuove competenze in materia di coordinamento di politiche economiche tra gli Stati membri.

Con la modifica del Trattato istitutivo, si prevede, poi, che il MES, oltre a sostenere la stabilità dei Paesi aderenti, fornisca anche un dispositivo di sostegno, backstop, al Fondo di risoluzione unico delle crisi bancarie, sotto forma di linee di credito rotativo, ulteriore garanzia che mette al riparo gli istituti di credito dagli eventuali scossoni finanziari. Questo dovrebbe vederci favorevoli alla ratifica, poiché si garantirà, in tal modo, anche la sicurezza dei nostri risparmiatori.

L'attribuzione al Meccanismo europeo di stabilità delle funzioni di backstop del Fondo di risoluzione unico contribuirà a sostenere i rischi di contagio connessi con eventuali crisi bancarie di rilievo sistemico. Si tratta, quindi, di un tassello importante dell'Unione bancaria, la cui costruzione è stata avviata da tempo, con l'obiettivo di rendere le banche europee più solide e accrescere la fiducia nel sistema finanziario europeo da parte di imprese, investitori e cittadini. È auspicabile, certo, che tale percorso venga completato con l'introduzione di un sistema comune di protezione dei depositi, in grado di fornire una copertura assicurativa più solida e più uniforme per tutti i depositanti al dettaglio rispetto ai sistemi nazionali di garanzia attualmente esistenti. Ciò contribuirebbe ad accrescere la fiducia dei depositanti e a garantire parità di condizioni per tutte le banche dell'Unione bancaria, favorendo una maggiore stabilità finanziaria della zona euro. Ma la condizione per cambiare alcune delle clausole dell'Accordo è che, prima di ogni altra cosa, noi dobbiamo ratificarlo.

Mi avvio ora, colleghi, alle conclusioni, proponendo all'Aula alcune riflessioni e partendo proprio dalle parole del nostro Presidente del Consiglio, che, come accennato in premessa, mi hanno molto, molto colpito. Merito, metodo, tempistiche. Merito, cari colleghi. Credo che la relazione tecnica presentata oggi sulla natura e sulla bontà del MES, come strumento di tutela e non come aggressore del nostro Paese, abbia fugato ogni dubbio e spazzato via letteralmente tutti i pregiudizi che lo hanno vestito fino ad ora. Oggi abbiamo strumenti più che sufficienti per poter esprimere un'opinione. La politica non dev'essere fine a se stessa, ma deve essere a servizio del nostro Paese. Il Parlamento è chiamato - noi siamo chiamati - a valutare e a confrontarsi su una ratifica migliorativa di un Trattato, del quale siamo protagonisti e promotori principali. Non possiamo compiere l'errore di vedere il MES come uno strumento che ancora oggi non esiste nella sua sostanza, ma solo nei desideri, e di valutarlo per quello che non è.

Pensare al MES come uno strumento di supporto del nostro Paese è un desiderio legittimo e migliorarlo nella sua funzione è un obiettivo perseguibile. Già oggi è possibile utilizzare i fondi con tassi agevolati e le linee di credito già oggi potrebbero essere utilizzate in supporto al nostro sistema sanitario e - ci tengo a rimarcarlo - questo lo possiamo fare solo se noi lo vogliamo e lo decidiamo. L'evoluzione e il miglioramento del Meccanismo potrà, però, avvenire - ed è fondamentale che ciò avvenga, come in ogni cosa - nel caso in cui il nostro Paese si esprimerà con solidità su questo tema. La credibilità del nostro Paese dipende da una presa di posizione chiara e il nostro orientamento al futuro dal tipo di risposta che daremo agli altri Paesi membri. Condividere e promuovere un nuovo tavolo di lavoro con gli Stati membri per il miglioramento e l'attuazione del Meccanismo passa attraverso una condivisione del progetto.

Perché non abbiamo ancora ratificato il MES? Da cittadina e da deputata, ancora non mi è chiaro. Da relatrice di questo provvedimento, però, sono convinta che vada fatto, e che vada fatto presto. Allungare le tempistiche fa parte di un approccio strategico forse che appartiene al Governo e che in Aula, come deputata, non condivido, così come ho detto. Il MES non è una merce di scambio e nemmeno deve diventare bandiera politica di un partito rispetto a un altro. Per questo sono disorientata e scandalizzata, come cittadina e come deputata, dall'assenteismo. Sono stranita dalla fragilità dimostrata dalla maggioranza di fronte a un tema così importante. Oggi siamo finalmente chiamati ad assumerci le responsabilità delle nostre opinioni e delle nostre scelte.

Ora parliamo di metodo. La mancanza di assunzione di responsabilità ha dilatato oltremodo i tempi, mentre la politica dovrebbe essere al servizio del nostro Paese e il Parlamento, che la rappresenta, ha il dovere di esprimersi nei tempi e nei modi consoni alle proprie prerogative, assumendosi le proprie responsabilità.

Mettiamo, allora, colleghi, con coraggio, di nuovo al centro la politica, per il Paese e il Parlamento. Tornando a dirla con le parole del Presidente Meloni, il non volersi esprimere non può mai essere una strada e questo nel merito e nel metodo (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che rinuncia.

È iscritto a parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Io voglio ringraziare davvero la relatrice Gruppioni anche per la prima parte della sua relazione, con la disamina effettiva dell'oggetto di cui stiamo parlando perché qui, io credo, siamo propensi ormai ad una discussione metafisica. Ci ha riportati sulla Terra, dicendo esattamente quello che il MES è e, soprattutto, quello che il MES non è. C'è un solo punto che io voglio riprendere, molto opportunamente sottolineato dalla collega Gruppioni. È vero che il MES, signor Sottosegretario Silli, è nato in tempi d'urgenza, come succede spesso nell'Unione europea, che è una società - tra virgolette - di diritto privato interamente partecipata dai Governi dell'area euro, in cui tutte le decisioni vengono prese all'unanimità da un board, da un Consiglio in cui siedono i Ministri dell'economia e delle finanze.

Voglio dirlo ai colleghi leghisti, che non ci sono, e anche questo, Sottosegretario Silli, anche questa fotografia è la dimostrazione di quello di cui stiamo parlando, cioè una maggioranza che non c'è, che non ha una posizione comune su questo tema così rilevante. La Lega e Salvini dicono infatti che il MES non passerà mai. Quindi, noi stiamo precipitando l'Italia in questa figuraccia storica. Perché Giorgetti è a favore della ratifica? Perché sa perfettamente che si discute del nulla e sa perfettamente che egli potrebbe bloccare qualsiasi decisione, anche in caso di urgenza. Quindi, signor Sottosegretario Silli, voi il MES potete comunque boicottarlo; ratifichiamolo e, poi, voi lo boicottate. Per qualsiasi decisione, si alza Giorgetti e dice: “No, l'Italia non ci sta”. Se vi fa così paura, avete un'arma ancora più incisiva per far saltare questa cosa demoniaca: il diritto di veto su qualsiasi decisione, anche presa d'urgenza.

Ma veniamo al punto. La riforma di cui stiamo discutendo è molto limitata, la ratifica della riforma del MES. È stato detto - non ci torno - delle linee di finanziamento. C'è un punto qualificante che dovrebbe stare a cuore anche a noi, Sottosegretario Silli, che è quello dell'unione bancaria. Il Primo Ministro Meloni, l'altro giorno, ha detto che dobbiamo fare il pacchetto. Uno dei punti su cui si fonda la definizione dell'unione bancaria è la rete di protezione, cioè qualcuno che garantisca i soldi nel caso del fallimento delle banche, a vantaggio, innanzitutto, dei correntisti, di quelli che hanno i soldi in quelle banche. Lei, Sottosegretario Silli, sa che siamo in un momento - semmai ce ne sono stati di migliori, ma ce ne sono stati - critico per le banche. Io sono lombardo, a due passi da noi è fallita una banca svizzera. Noi siamo cresciuti con poche certezze e, tra quelle poche certezze, c'era che le banche svizzere non falliscono. Ebbene, è fallita una banca svizzera.

Quindi, il sistema bancario europeo internazionale - abbiamo visto il fallimento delle banche regionali, anche importanti, negli Stati Uniti - è a rischio, è in una fase di tensione. Questa riforma dice: cari membri dell'area euro dell'Unione europea, come chiede l'Italia da tempo, dobbiamo mettere a terra l'unione bancaria, ecco lo strumento che serve per avere la rete di protezione, cioè i soldi del MES, i famosi 500 miliardi. A questo serve.

L'altro ieri, Sottosegretario Silli, Donohoe, il Presidente dell'Eurogruppo dei Ministri, dove siede sempre Giorgetti, ha mandato una lettera - la manda sempre - al Presidente del Consiglio europeo Michel, dove siede il Primo Ministro Meloni. Ha mandato una lettera, gliela manda sempre prima del Consiglio europeo, dicendo quali sono i punti più salienti e più urgenti che riguardano specificamente l'area euro e ha messo per iscritto “ratifica del MES” e “Italia”. Quindi questa idea che non ce lo chiede nessuno - che era una balla anche prima - è, evidentemente, un'idea farlocca. La realtà è che ci chiedono di ratificare il MES, innanzitutto - perché Donohoe quello scrive - per lanciare definitivamente la realizzazione dell'unione bancaria, che noi chiediamo. Per cui siamo presi in questo circolo vizioso: noi siamo quelli che oggi si stanno opponendo alla definizione dell'unione bancaria, lo sappiano i cittadini e i correntisti. C'è qualcuno che si oppone? Sì, l'Italia. Questo è un punto importante.

Il punto è solo politico, Sottosegretario Silli, lei sa benissimo che non c'è una ragione razionale perché l'Italia non ratifichi il MES e si stia mettendo di traverso, facendo la figura del ricattatore, perché questo noi stiamo facendo. Il Presidente Meloni, l'altro giorno, per coprire una cosa che, evidentemente, è tutta politica, si è inventata - così ritengo io - l'idea che l'Italia, cioè che voi, Sottosegretario Silli, stiate ragionando in una logica del negoziato a pacchetto. Ma è un'invenzione, non c'è alcun pacchetto negoziabile. Arriverà il pacco tra un po', se continuiamo così, perché lei sa benissimo che, nell'Unione europea, i grandi Paesi sono gli adulti nella stanza. Il ricatto lasciatelo fare ai vostri amici - forse non suoi direttamente, Sottosegretario Silli, amici politici della Lega e di Fratelli d'Italia -, agli ungheresi di Orbán e ai polacchi di Kaczyński, che questa notte hanno attivato la politica del ricatto. Sono amici vostri, chiamateli e dite loro: “Basta ricatti sul tema dei migranti”. Hanno impedito l'adozione del documento, poi, magari, oggi sbloccheranno qualcosa, perché i Paesi piccoli ricattano, i Paesi grandi no. I Paesi grandi sono gli adulti nella stanza. Francia, Germania, Italia, Spagna sono i Paesi che guidano, non sono i Paesi che vanno lì a protestare pensando di ottenere qualcosa, bloccando il meccanismo delle riforme europee. Non esiste alcun pacchetto. Sull'unione bancaria ho detto: voi vi state mettendo di traverso alla realizzazione dell'unione bancaria. Hanno cominciato a scriverlo e lei sa, Sottosegretario Silli, che, se cominciano a metterlo per iscritto, vuol dire che si sta alzando lo scontro, ancorché ancora felpato.

Sulla questione del board della BCE, dopo la decisione di avviare l'iter di nomina a Governatore della Banca d'Italia - ottima scelta - di Panetta, voi probabilmente pensate che, attaccando la politica dei tassi della BCE, cioè attaccando la politica della BCE, cioè attaccando l'autonomia e l'indipendenza della BCE, forse si spaventano e, quindi, aprono le porte a un nuovo membro italiano del board. È tutto sbagliato.

Voglio solo dire solo una cosa rispetto a quanto il Primo Ministro Meloni ha detto l'altro giorno, in replica, rispetto allo spread. È un dato oggettivo che lo spread, rispetto ai bund tedeschi sia in ribasso. Guardate, però, anche gli altri grafici e guardate l'andamento dello spread - non lo dico con soddisfazione, lo dico come elemento di contesto - tra Italia e Grecia. È vero che lo spread rispetto alla Germania diminuisce per tutti - restiamo, comunque, quelli con lo spread più alto, ormai stabilmente - ma sta aumentando il nostro spread con la Grecia. Non è un bel segnale, non dico che sia colpa vostra, ma non è assolutamente un bel segnale. Forse, l'idea che noi vogliamo boicottare qui, boicottare sul MES e attaccare la BCE, in questo momento in cui, è vero, lo spread con la Germania sta diminuendo, ma per problemi tedeschi prevalentemente, e quello con la Grecia, che è il penultimo, sta aumentando, e questo atteggiamento smargiasso potrebbero non essere quelli più opportuni.

Faccio una sintesi, che è politica, di quella che, secondo me, è la verità. Voi state infilando l'Italia in questo inutile cul de sac sul MES - telefonare Donohoe - per ragioni solamente politiche, perché non sapete uscire da quello che pensavate fosse un bozzolo confortevole, e, invece, è una ragnatela che vi zavorra, che voi e il Primo Ministro Meloni vi siete costruiti, in questi anni. Non è colpa mia se Meloni ha cominciato a fare la campagna contro l'euro, mentre Salvini andava con la felpa “No euro” a chiedere il referendum per l'uscita dall'euro. Ancora nel 2021, Meloni in televisione diceva: ma l'euro non può essere una moneta irreversibile. Se è una moneta irreversibile, cioè se non possiamo uscire, non è nell'interesse dell'Italia. Meloni suggeriva, ma non tanti anni fa, mentre cresceva nei sondaggi - perché il populismo porta consenso, touché, è vero, a me spiace, ma è così -, tuonava e diceva che Fratelli d'Italia avrebbe proposto alla Commissione europea lo scioglimento concordato e controllato dell'area euro. Questo ha portato consensi, è indubbio, insieme ai mini BOT e a tutte le teorie complottiste. Ha portato consensi, sicuramente Fratelli d'Italia è cresciuta molto più di +Europa, è un dato di fatto. Questo per voi era un bozzolo, perché è comodo usare come escape boat la Banca centrale europea, è un classico di tutti i populisti. C'è l'inflazione, è colpa della Commissione europea che cerca di contrastarla.

Poi, alla fine, però, c'è il corto circuito, e quello in cui ci state infilando è solo il vostro corto circuito politico. Non sapete prendere una decisione abbastanza banale, Sottosegretario Silli: ratifichiamo il MES, non lo userete, scrivetelo, scolpitelo dove volete, a me proprio non interessa. Dite che non lo userete, va bene, qui non stiamo discutendo dell'uso del MES, neanche per gli altri Paesi, che voi potete impedire, se lo volete, nel board. Stiamo semplicemente discutendo di un atto che per tutti gli altri Paesi dell'area euro è stato un atto formale. Certo, il Governo Draghi non ha ratificato il MES, ma era un Governo di emergenza, nato per affrontare l'emergenza COVID innanzitutto, e non solo. Voi, invece, siete un Governo… anzi, quando parla il Primo Ministro Meloni dice che è il primo Governo politico della storia della Repubblica. Non è propriamente così, però - chiudo, signor Presidente - è un Governo politico. Avete una maggioranza blindatissima, potete fare quello che volete, e non avete avuto il coraggio, signor Sottosegretario Silli, nemmeno di venire in Commissione quando è stato adottato il testo base. Credo che sia la prima volta nella storia della Repubblica, un record, in cui il Governo non si presenta in Commissione esteri di fronte a una decisione importante. Ho fatto il Sottosegretario per molti anni e non mi risulta che il Ministero degli Affari esteri non fosse presente in Commissione esteri per qualsiasi tipo di votazione. È successo anche questo. Ieri, invece, c'era il Vice Ministro Cirielli, mentre noi davamo mandato agli ottimi relatori, all'ottima relatrice di questa mattina, e Cirielli ha detto: mi rimetto alla Commissione. Quindi, ringrazio il MAECI, a cui tanto bene voglio, per questa benevolenza di essersi presentato.

Chiudo davvero, signor Presidente. Fate uno sforzo, evitate che la retorica e la propaganda di tutti questi anni trascinino l'Italia in una figuraccia. Non scommettete sulla trattativa pacchetto e sul ricatto, perché semplicemente non funzionerà. Lasciate i ricatti ai piccoli Paesi sovranisti, populisti, pure amici vostri, sull'immigrazione. Fate l'adulto nella stanza, esattamente come fanno Francia e Germania. Evitate questo atteggiamento, che danneggia solo l'Italia, mentre la ratifica del MES non danneggia alcuno. Avvantaggia l'Italia, perché fa finire questa manfrina, e ogni giorno che passa è peggio. Ho letto sui giornali che volete legare la ratifica del MES alle elezioni europee, alla definizione della nuova Commissione. Spero che siano fantasie giornalistiche, perché questa è pura follia, è pura follia. Silli, quando vi prenderete la responsabilità…

PRESIDENTE. Concluda.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). …perché questo ho letto, la prossima settimana, di fare una forzatura regolamentare possibile, di votare a maggioranza il rinvio a una data più o meno certa o il rinvio in Commissione, sappiate che fate il danno dell'Italia. Se trovate qualcuno che dice il contrario, è uno che dice bugie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANDREA DI GIUSEPPE (FDI). Signor Presidente, colleghi, Governo, l'onorevole Della Vedova è cresciuto, dice, con una certezza, che le banche svizzere non potessero fallire. Sono cresciuto con la certezza che i numeri e gli indicatori, ma soprattutto i numeri, siano incontrovertibili. Basterebbe leggere tutti gli indici, ne abbiamo parlato anche ieri, per capire che sono tutti in positivo. La lettura degli indici può essere letta, ma anche la lettura degli indici è di trend positivo. Allora, a vantaggio dei cittadini che ci ascoltano su una materia abbastanza tecnica, che bisognerebbe semplificare, per far capire ai nostri cittadini quello che significa il MES, il Trattato istitutivo del MES, Meccanismo europeo di stabilità, ovvero l'Accordo internazionale tra Stati dell'area euro, è stato ratificato dal Parlamento italiano nel 2012. In quanto Trattato tra Governi, esso si colloca all'esterno del quadro giuridico dell'Unione europea ed è autonomo rispetto alle regole sul funzionamento della stessa Unione europea. Il Trattato istitutivo del MES nasce nel corso della crisi greca, al fine di fronteggiare con risorse straordinarie un crollo nella sostenibilità del debito nazionale, poiché si determinavano le riforme da attuare e la necessità di ristrutturare il debito pubblico dello Stato beneficiario. Osservatori dell'attuazione del piano del singolo Stato avrebbero dovuto essere i rappresentanti dei creditori, quindi Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Commissione europea, la cosiddetta trojka.

Il 27 gennaio 2021 è stato firmato, anche dall'Italia, un nuovo Trattato del MES, quindi modificativo del precedente, che interviene sulle condizioni necessarie per la concessione di assistenza finanziaria e sui compiti svolti dal MES in tale ambito. A seguito dell'intervento di modifica che opera con il nuovo Trattato, la finalità del MES rimane, quindi, quella di prestare assistenza finanziaria agli Stati in difficoltà attraverso l'erogazione di prestiti e linee di credito. I primi destinati a Stati senza più accesso al mercato finanziario o con un accesso eccessivamente gravoso, mentre le seconde sono mirate a prevenire che uno Stato euro si venga a trovare nella situazione appena descritta.

Tra le modifiche apportate al Trattato istitutivo del MES è opportuno evidenziare le criticità relative alla linea di credito condizionale precauzionale, chiamata PCCL, concessa con la sola firma di una lettera di intenti, e non di un memorandum d'intesa, e limitata ai Paesi in grado di soddisfare criteri più dettagliati rispetto a quanto previsto dal regime vigente. Riassumiamo tali criteri. In primo luogo, non essere soggetti alla procedura per disavanzi eccessivi. In secondo luogo, rispettare i parametri quantitativi di bilancio nei 2 anni precedenti la richiesta di assistenza finanziaria. Quindi cosa vuol dire? Disavanzo inferiore al 3 per cento del PIL, saldo di bilancio strutturale pari o superiore al valore di riferimento minimo specifico per Paese, rapporto debito/PIL inferiore al 60 per cento del PIL o riduzione di questo rapporto di un ventesimo l'anno. In terzo luogo, assistenza e assenza di squilibri eccessivi nel quadro della sorveglianza macroeconomica dell'Unione europea.

È evidente come la situazione debitoria dell'Italia tenda ad escludere il nostro Paese da tale linea di credito. In quarto luogo, la linea di credito soggetta a condizioni rafforzate (ECCL) viene aperta ai membri del MES che non possono essere ammessi alla PCCL, di cui parlavamo in precedenza; in tal caso, il Paese richiedente è chiamato a firmare un memorandum di intesa, impegnandosi a intervenire, con le necessarie riforme, sulle proprie criticità.

Il MES, nella sua configurazione attuale, rimane, quindi, un'organizzazione intergovernativa, dunque non rientrante negli organismi dell'Unione europea e, per questo, non soggetto al controllo democratico del Parlamento europeo né a quello tecnico della Commissione europea, e questa componente privatistica può generare conflitti con la gestione pubblica della politica economica.

L'Accordo di utilizzare il MES come barriera di protezione (backstop) per il Fondo unico di risoluzione (FUR), viene percepito come un grande progresso, ma rimane esposto ai veti dei Parlamenti nazionali. Risulta difficile immaginare che il FUR, per la sua barriera di protezione, possa essere utilizzato fino a quando non emergerà un quadro appropriato di risoluzione sostenuto da una disciplina genuinamente europea del fallimento. Al di là delle asserite assicurazioni sulla riduzione dei criteri condizionali e il credito agevolato consentito dal MES a seguito della crisi pandemica COVID-19, a parte le ambiguità sui criteri ex ante ed ex post che persistono, resta il fatto che utilizzare il MES comporta il rischio di stigma e di perdita di potere contrattuale sul piano europeo e internazionale.

Alla luce delle modifiche apportate al Trattato istitutivo del MES, a seguito dei recenti cambiamenti nel contesto internazionale in cui il MES verrebbe chiamato a operare, considerato che si è ancora in una fase di attesa di quelle che potranno essere le nuove regole del Patto di stabilità europeo, del completamento dell'Unione bancaria, dei meccanismi di salvaguardia finanziaria, fondamentali per il futuro della crescita di tutti i Paesi membri dell'Unione europea e non scindibili dal MES, si ritiene opportuno procedere, quindi, con maggiori approfondimenti sul funzionamento del MES, considerata la delicatezza degli argomenti trattati.

Fatemi anche dire che ho sentito affermare che c'erano differenze tra i partiti di centrodestra, lotte interne, e via dicendo. Signori, vi do una cattiva notizia: al riguardo, i gruppi di centrodestra hanno presentato la questione sospensiva, ai sensi dell'articolo 40, comma 1, del Regolamento della Camera, nel senso di non procedere all'esame dell'A.C. 712 per un periodo di 4 mesi, alla luce delle modifiche (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quest'ultima comunicazione che arriva dai banchi della maggioranza cambia completamente anche la prospettiva del dibattito che immaginavamo di fare oggi in quest'Aula. Era un momento molto importante per il nostro Paese, perché finalmente, dopo tanti mesi, direi anni, di bugie e di propaganda su questo strumento, si iniziava a fare chiarezza, entrando nel merito della discussione e della riflessione di uno strumento che è oggetto di una modifica estremamente significativa, positiva e importante non solo per il nostro Paese, ma per l'intera Eurozona. E ci arriverò tra poco. Credo sia doveroso, anche da parte mia, a nome del gruppo del Partito Democratico, fare una breve ricostruzione dell'oggetto della discussione di oggi.

Il Trattato MES esiste sin dal 2012, com'è stato ricordato. Esiste sin dal 2012: non è qualcosa d'innovativo e non si sta discutendo oggi di un nuovo Fondo salva-Stati. Si sta discutendo della modifica di uno strumento che è già in vigore, da ben 11 anni ed è stato creato per dare assistenza finanziaria a Stati che rischiavano il default. È stato firmato a Bruxelles il 2 febbraio 2012 e autorizzato per la ratifica in Italia il 12 luglio 2012, al Senato, e il 19 luglio seguente in questa Camera. Il suo Consiglio, il suo board, l'organismo decisionale è composto dai Ministri dell'Economia e delle finanze degli Stati appartenenti alla zona euro. In questi mesi, quindi, stiamo discutendo di qualcosa di un po' differente, ascoltiamo un dibattito un po' surreale, soprattutto da parte di pezzi della maggioranza.

Ricordiamo che il capitale sottoscritto ammonta a circa 704 miliardi di euro ed è circa di 80 miliardi il capitale effettivamente versato dagli Stati membri. L'Italia ha sottoscritto il capitale del MES per 125 miliardi, ne ha versati soltanto poco più di 14. Il nostro Paese è terzo per contributo, quindi, al capitale del MES, dopo Germania e Francia, e il proprio voto, come quello degli altri membri, è proporzionale al capitale sottoscritto. Pertanto, Germania, Francia e Italia - lo ricordava il collega Della Vedova - hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e possono porre il proprio veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza: credo che sia un elemento da tenere sempre a mente. Siamo noi tra i primi azionisti di questo Fondo salva-Stati che ha un carattere ancora oggi intergovernativo, certo, ma che è estremamente utile per fornire prestiti ai Paesi in difficoltà economico-finanziaria, per evitare che eventuali dissesti nazionali possano produrre ripercussioni sistemiche nell'intera zona euro e, quindi, anche nel nostro Paese.

La riflessione su una possibile riforma del Trattato non è di questi mesi o di queste settimane: è una discussione che si è avviata già nel dicembre 2017, sono anni che si ragiona della necessità di migliorare l'impianto esistente.

I negoziati per la riforma del MES sono andati avanti negli anni: le prime linee guida approvate dal Consiglio europeo risalgono al dicembre 2018, sulla base di proposte elaborate dall'Eurogruppo per la prima volta il 4 dicembre 2018. Il 13 giugno 2019 l'Eurogruppo ha raggiunto poi un ulteriore consenso su una bozza di revisione del Trattato, approvata definitivamente con un accordo di massima il 4 dicembre 2019. Sono anni che discutiamo di questa riforma. All'esito del percorso negoziale, il 27 gennaio 2021 i rappresentanti di 19 Paesi dell'area euro hanno firmato l'accordo che reca la modifica del Trattato: c'era anche l'Italia, lo ricordiamo. Un accordo successivamente sottoscritto anche dalla Croazia che, dal 1° gennaio 2023, ha aderito all'Eurozona. La firma di questo Accordo ha avviato le procedure di ratifica nei vari Stati membri. La modifica del Trattato MES, così come definita nell'ambito di questo accordo, entra in vigore solo una volta ratificata dai Parlamenti di tutti i 20 Stati aderenti al MES. L'Italia ad oggi - lo ricordiamo – purtroppo, è l'unico Paese europeo aderente che non ha proceduto alla ratifica. Siamo gli ultimi e la responsabilità è, in questo momento, della maggioranza e del Governo.

Quello che è doveroso ricordare è che il nuovo Trattato presenta aspetti innovativi estremamente positivi rispetto a quello vigente; ed è appunto doveroso ricordarlo in quest'Aula, sia pur per rapidi tratti. Da un lato, si vincola finalmente l'operatività del MES al rispetto all'ordinamento giuridico europeo. Vengono raddoppiate le linee di assistenza finanziaria preventiva, introducendo una nuova ipotesi di credito precauzionale attivabile con la stipula di una semplice lettera di intenti, senza più quel protocollo d'intesa, quel Memorandum of understanding che aveva tanto allarmato e che produce e determina, poi, l'intervento della trojka nella verifica dell'attuazione successiva. Si rafforza il dialogo con il Parlamento europeo, si stabiliscono nuove e più efficaci forme di cooperazione tra gli organismi decisionali del MES e la Commissione, per evitare rischi di azioni incoerenti o non coordinate e, da ultimo, come è stato ricordato, si prevede la garanzia comune, il cosiddetto backstop, al Fondo di risoluzione unico per le banche, ossia si prevede che il MES oltre a sostenere la stabilità dei Paesi aderenti, fornisca anche un dispositivo di sostegno, sotto forma di linee di credito rotativo, al Fondo istituito per le crisi bancarie. Ossia, al MES si attribuisce la possibilità di dare una mano per contenere i rischi di contagio connessi a eventuali crisi bancarie. Si tratta di un tassello importante, fondamentale dell'Unione bancaria, che aumenta le tutele dei risparmiatori europei, compresi i risparmiatori italiani.

Allora, in questo quadro che era doveroso ricordare, noi crediamo indispensabile svelare la nebbia delle fake news che sono state raccontate in questi anni e che ancora ascoltiamo in questi giorni di dibattito.

È falso che la revisione del MES autorizzi un prelievo forzoso sui conti correnti di famiglie e imprese nel nostro Paese. È falso che la revisione del MES istituisca un meccanismo automatico di ristrutturazione del debito degli Stati membri. È falso che attivi una sorveglianza macroeconomica permanente in capo al MES o alla trojka. È falso che la riforma tolga poteri in materia di governance economica alla Commissione. È falso che il nuovo Trattato preveda un meccanismo in grado di aiutare solo le banche tedesche. È falso che la riforma obblighi l'Italia a versare 125 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché questo è il capitale sottoscritto, non cambia nulla da questo punto di vista. In altri termini, si è attivata, su questo tema, una delle più grandi campagne di disinformazione di massa mai realizzata nella storia del nostro Paese e, oggi, proviamo a fare chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Questa campagna, d'altro canto, continua, purtroppo, anche in queste ore: questo è il dramma vero. Il MES esiste già, l'ho appena ricordato e l'hanno ricordato i colleghi: la mancata ratifica di questa riforma non lo farà scomparire. Manterrà soltanto in vigore lo strumento vigente, con l'impianto esistente, proprio quello che voi state contestando.

Allora, delle due l'una: o il MES iniziale è pericoloso e va cambiato e, allora, dovete ratificare questa riforma quanto prima, insieme a noi; oppure, il MES attualmente vigente va bene, allora quello che state raccontando sono solo bugie e propaganda, perché preferite tenere in vigore l'attuale impianto del Fondo salva-Stati.

Non ci sono alternative: se ritenete che questo fondo sia un problema nella sua versione attuale, dovete ratificare la riforma insieme a noi, subito.

L'attuale ratifica, peraltro, non vuol dire - vorremmo essere chiari, perché anche questo stiamo ascoltando nelle ultime ore - attivare la richiesta di utilizzo dei suoi fondi e delle sue risorse. Non è così: basta con allarmismi infondati e pericolosi anche per la stabilità e la tenuta del nostro Paese! Non create allarmi ingiustificati con questo argomento.

Oggi parliamo della ratifica della riforma del Trattato, non dell'attuazione di una richiesta di utilizzo dei suoi fondi.

Da ultimo, ne abbiamo ascoltate di cose al riguardo, il Vicepremier Salvini continua a dire che preferisce mantenere il debito pubblico nelle mani degli italiani. Ma non ha nulla a che vedere con la discussione odierna; la riforma non ha nulla a che vedere con la titolarità del debito pubblico italiano! Il MES non acquista titoli di debito italiani, il MES è uno strumento al quale ci si può rivolgere per chiedere prestiti in caso di crisi, in caso di difficoltà economico-finanziarie, non ha nulla a che vedere con la titolarità del debito pubblico degli Stati aderenti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Azione-Italia Viva-Renew Europe)!

Allora, basta inquinare il dibattito con informazioni o disinformazioni che non hanno davvero alcuna attinenza con il merito di questo strumento. La verità, però, è che queste cose credo le sappiate molto bene. Il problema vero è che voi, in questo momento, non sapete come uscire dall'impasse in cui vi siete messi, considerato che, per anni, avete raccontato cumuli di bugie sovraniste, in uno slancio antieuropeista, per campagne elettorali costanti e permanenti. E oggi non sapete in quale direzione andare: siete confusi e divisi, peraltro, al vostro interno.

Allora, preferite fare una cosa semplice. È accaduto ieri in Commissione e sta accadendo ancora oggi: preferite fuggire dalle vostre responsabilità e questo per noi è molto, molto grave, perché preferite fuggire piuttosto che assicurare la conclusione di un percorso che mira a dare credibilità e affidabilità al nostro Paese sui tavoli europei. State mettendo in discussione la credibilità del nostro Paese per le vostre divisioni e per la vostra confusione: questa è la verità.

Questo è molto grave, perché è un tema che tocca il posizionamento europeo del nostro Paese. È stato un unicum quello che è accaduto in queste ore, ossia il fatto che il Governo non abbia espresso una propria posizione in materia di politica estera, un'anomalia europea, un'anomalia assoluta; un'anomalia ancora maggiore quella che abbiamo ascoltato nelle ultime ore, quando il Governo si è rimesso addirittura alle decisioni della Commissione o dell'Aula. Peccato che, in quella Commissione esteri, ieri, era presente solo l'opposizione: non è mai accaduto che il Governo rimetta nelle mani dell'opposizione la propria linea di indirizzo su materie strategiche in tema di politica estera ed europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Noi vi ringraziamo per la fiducia che ci avete ovviamente attribuito, ma, allora, dovete andare fino in fondo. Oggi dovete venire qui e dire che vi fidate della proposta di legge presentata dalle opposizioni e siete disposti a ratificarla subito: questo dovreste fare. Invece, non è così. La strada ve l'abbiamo indicata, abbiamo fatto noi il lavoro al posto vostro. Abbiamo depositato due proposte di legge di autorizzazione alla ratifica. Il lavoro sarebbe molto semplice: basterebbe venire qui e, all'esito della discussione, votare e ratificare questa riforma, togliendo - quello sì - lo stigma dell'unico Paese che ancora non ha proceduto a rispettare gli impegni assunti a livello europeo ed internazionale.

Questo, sì, è uno stigma, altro che ratificare il MES! Invece di fare questo, state continuando a buttare la palla in tribuna, con argomenti incomprensibili, anche surreali e con un atteggiamento dilatorio strumentale che per noi è assolutamente sbagliato, ma, soprattutto, pericoloso per il nostro Paese.

Vorremmo essere chiari: con questo atteggiamento - e lo vediamo dalle dichiarazioni di questi giorni - state mettendo in imbarazzo l'Italia di fronte all'Europa: questa è la verità e noi abbiamo il dovere di rappresentarlo oggi in quest'Aula. State mettendo in imbarazzo l'Italia, state mettendo a rischio la sua credibilità, ma state anche impedendo nel merito l'entrata in vigore di uno strumento che rafforza la tenuta economico-finanziaria dell'intera zona euro e migliora, come ricordavo prima, le tutele per i risparmiatori italiani ed europei, in caso di crisi bancaria. Questa è la realtà.

Allora, vi chiediamo di assumervi le vostre responsabilità. Abbiamo sentito da ultimo rievocare formule particolari per dilatare i tempi. Le ha ricordate anche il collega Della Vedova: la logica di pacchetto è ritornata ad aleggiare tra noi. Non siamo spaventati dalla logica di pacchetto, siamo preoccupati da quello che, a Roma, viene definita la logica del “pacco”, siamo preoccupati della figuraccia e dei rischi sistemici che deriveranno, per il nostro Paese, dalla mancata ratifica immediata di questo strumento decisivo per la coesione dell'intera zona euro. Questa è la nostra vera preoccupazione.

Non si rafforza il potere negoziale del nostro Paese, nelle trattative sulla nuova governance europea, al contrario di quello che avete detto, non ratificando questo strumento, e, soprattutto, non ci si rafforza, a livello di posizione sui tavoli europei, nell'ambito delle trattative o negoziati, legati alla revisione del PNRR. Tutto questo ci rende, al contrario, molto più deboli e molto meno affidabili.

Sul PNRR, peraltro, rileviamo i dati di queste ore che sono davvero preoccupanti: il Governo ha mancato la rata e gli obiettivi di giugno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Sono 7 gli obiettivi, su 27, che non sono stati raggiunti e questo sta mettendo in discussione l'erogazione della prossima rata da 16 miliardi di euro. Non siete stati in grado di completare gli obiettivi legati all'affidamento dei lavori di asili nido, di colonnine elettriche per sviluppare la mobilità sostenibile, di stazioni di rifornimento a idrogeno; siete in ritardo drammatico e non si sa quale sia lo stato dell'arte rispetto alle modifiche del piano che vi abbiamo chiesto di presentare in quest'Aula poche settimane fa.

C'è ancora un vuoto drammatico. Avete raggiunto un obiettivo che era forse quello che, peraltro, avete annunciato dal punto vista politico: avete insabbiato e bloccato il PNRR e questo per noi è gravissimo. Dovete fare l'esatto contrario di quello che state facendo. Allora, vi invitiamo davvero a cambiare direzione. Questo atteggiamento è pericoloso per il Paese. Ci sono asili nido che rischiano di non essere più realizzati e la mobilità sostenibile rischia di essere messa in discussione per colpa dei vostri ritardi e delle vostre inadempienze.

D'altro canto, per ritornare al MES, e mi avvio a conclusione, l'insussistenza di effetti negativi, anzi la presenza di effetti positivi, legati alla ratifica di questa riforma, è stata indicata, peraltro, da ultimo, in una lettera, elaborata qualche giorno fa, proprio, dal MEF, dal Ministero dell'Economia e delle finanze, dal Capo di Gabinetto del Ministro Giorgetti che dice l'esatto contrario di quello che abbiamo letto oggi in questa richiesta di sospensione dell'esame del provvedimento. Sono argomenti esattamente opposti; non so se vi siete coordinati o se vi parlate tra di voi. Questa lettera non è stata preparata dal Partito Democratico, dalla Commissione, dalla BCE o dalla trojka. Questa lettera è stata scritta il 9 giugno dal Capo di Gabinetto del Ministro dell'Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti e ha detto che il MES produce effetti positivi, sia diretti che indiretti, legati alla ratifica.

“Per quanto riguarda gli effetti diretti sulle grandezze di finanza pubblica” - si legge in questa lettera del 9 giugno 2023 - “non discendono nuovi e maggiori oneri rispetto a quelli autorizzati in occasione della ratifica del trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità del 2012” (la prima ratifica). Ci sono poi eventuali effetti indiretti. “Non si rinvengono nell'accordo” - leggo testualmente - “modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio, legato a suddetta istituzione” ed è possibile affermare, al contrario, che “la riforma del MES, nella misura in cui venga percepita come un segnale di rafforzamento della coesione europea, porti ad una migliore valutazione del merito di credito degli Stati membri aderenti, con un effetto più pronunciato per quelli a elevato debito come l'Italia”. In sostanza, la ratifica della riforma del MES migliorerebbe anche la valutazione del rating dei nostri titoli di Stato, i nostri BTP, questo è quello che ha detto il Ministero dell'Economia e delle finanze.

Allora, per riprendere una felice espressione che abbiamo ascoltato proprio dalla Presidente del Consiglio dei ministri, qualche giorno fa, in quest'Aula, in un torrido 9 giugno del 2023, viene giù la maschera e crolla il castello di sabbia, di bugie e di invenzioni sostenute dalla destra sulla presunta pericolosità della riforma del MES. Non c'è alcun rischio derivante da questa riforma, anzi, solo effetti positivi per il nostro Paese. Questa è la realtà e l'ha certificato il Ministero dell'Economia e delle finanze.

L'Italia avrebbe solo da trarre vantaggi dalla ratifica di questa riforma. E ci saremmo aspettati e ci auguriamo, ancora adesso, un atteggiamento costruttivo, serio, di analisi di merito da parte della maggioranza e del Governo. Credevamo che l'avvio della discussione in Aula potesse portare, finalmente, ad un confronto serio nel nostro Paese. Purtroppo, abbiamo appena ricevuto la lettera, che è stata depositata, sulla richiesta di rinvio per pausa estiva. Spero immaginiate, voi, forse sotto l'ombrellone, l'estate, di poter approfondire gli effetti positivi della ratifica di questo strumento, ma sono già lì, indicati da tutti, chiariti anche dal Ministero dell'Economia e delle finanze. Invece, avremmo bisogno di serietà e responsabilità da parte della maggioranza e del Governo. Ogni giorno che passa è un mattoncino in meno che togliete alla credibilità del nostro Paese sui tavoli europei ed internazionali.

State danneggiando gli interessi degli italiani e del nostro Paese. Fermatevi finché siete in tempo e ratificate subito la riforma del Trattato MES (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Azione-Italia Viva-Renew Europe e Misto-+Europa)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Oggi l'ordine dei lavori reca la discussione sulle linee generali della proposta di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo recante la modifica del Trattato del MES, ma evidentemente il vero oggetto della discussione odierna, come è emerso dagli interventi che mi hanno preceduto, tutti, incluso quello dell'onorevole Di Giuseppe, è ben altro. Il vero ordine dei lavori riguarda le tecniche dilatorie del Governo che non sa come uscire dall'ennesima impasse, non vuole parlare dei ritardi che ha appena illustrato il collega De Luca sul PNRR e si arrovella su una discussione senza fondamento. Mi ha fatto, devo dire la verità, anche tenerezza - non me ne voglia - il collega Di Giuseppe per gli argomenti utilizzati, gli argomenti fantoccio, gli anglosassoni li chiamano straw man argument, con i quali per mezz'ora ci ha spiegato le ragioni per le quali l'Italia non dovrebbe o non dovrà utilizzare il MES, cosa che è a tutti chiara e sulla quale siamo tutti d'accordo. Auspichiamo per noi, per i nostri figli e per le future generazioni di non averne bisogno, nello stesso modo in cui io auguro a me stessa e a tutti di non avere mai bisogno di un ospedale, ma non per questo smetto di costruirne. E quindi trovo assolutamente dialetticamente interessante - capisco la complicata posizione di uscire fuori da una vicenda dalla quale non si sa come uscire - ma sinceramente non rispettoso di questa istituzione, della seria discussione che stiamo facendo e delle istituzioni europee alle quali apparteniamo procedere in questo modo.

La vera discussione, quindi, oggi, è questa: non se recepire o meno le modifiche del MES, come ogni altro Paese europeo, perché è chiaro a tutti che l'Italia dovrà fare questo, ma chi del Governo dovrà perdere la faccia, dimostrando per l'ennesima volta che una cosa è urlare e una cosa è governare. Per anni, chi oggi governa, in particolare il Ministro Salvini e la Presidente Meloni, hanno dipinto il MES come il male assoluto, come uno strumento creato da Francia, Germania e Unione europea per far fallire e schiavizzare gli Stati, per commissariare l'Italia. E ora, dopo aver raccontato questa storia, non sanno con che faccia ratificare il MES, anche se sanno benissimo che va ratificato, che l'Italia è l'unico Stato d'Europa rimasto a non ratificarlo. Adesso ci siamo presi 4 mesi, poi che faremo? Ce ne prenderemo altri per arrivare a dopo le europee? Andremo avanti perdendo tempo, che mi sembra lo sport preferito di chi ci governa su tanti ambiti, senza però avere la possibilità di non aderire. Peraltro, è stato correttamente detto da chi mi ha preceduto, da Benedetto Della Vedova, dagli altri, dalla relatrice Gruppioni, che parliamo di uno strumento già in essere, per il quale facciamo modifiche che, semmai, andrebbero a migliorare l'impianto proprio nella direzione in cui la Premier Meloni e gli interventi della maggioranza stanno andando.

Tutti coloro che sono intervenuti sanno qual è la vera natura del MES e come la devono spiegare agli italiani, perché è la verità: il MES è il salvadanaio dell'Unione europea, a cui gli Stati possono chiedere un prestito a tasso agevolato nei momenti di particolare difficoltà sui mercati. È noto. Questo, però, conviene rispiegarlo e ribadirlo, perché, altrimenti, raccontiamo altro. Parliamo di un soggetto pubblico. È stato detto di nuovo che è un soggetto privatistico: non è un organo interno all'Unione europea, ma è fatto solo per consentire una maggiore snellezza e dare la possibilità agli Stati di aderirvi anche con tempi e modi diversi da quelli che sono strettamente dentro i meccanismi dell'Unione europea. Addirittura, Salvini arrivò in televisione a dire che era una banca privata, ma lasciamo perdere le cose che dice e ha detto il Ministro Salvini, altrimenti la discussione davvero prende un'altra piega.

Come funziona? Sappiamo bene e sanno i cittadini italiani che gli Stati, quando si devono finanziare, oltre ad utilizzare le tasse dei cittadini, possono utilizzare prestiti che, comunemente, nelle fasi in cui uno Stato è in salute, sono misti: pubblici, privati, dei cittadini, delle banche d'affari, degli altri Stati. Vi sono momenti, però, in cui gli Stati stanno in crisi, così come stanno in crisi le famiglie, come per esempio è avvenuto alle famiglie e alle imprese durante la pandemia. In queste fasi, la loro credibilità, la loro possibilità di accedere al credito diventa più complessa. È lì che interviene il MES, che è uno strumento di garanzia, che garantisce non solo gli Stati che lo utilizzano, ma garantisce tutto il sistema. Infatti, in un mercato globale, in un sistema europeo fortemente dialogante, quando uno Stato sta male, stanno male pure tutti gli altri. Ed è proprio per questo che, anche se l'Italia non ha bisogno e non utilizzerà il MES, è importante che possa trovarsi nella situazione per la quale, se Stati vicini, contigui, o legati a lei da una vita economica comune e da una vita imprenditoriale comune, debbano un giorno farvi ricorso possano farlo e non falliscano, portandosi dietro i soldi italiani, gli investimenti italiani e le imprese italiane.

È proprio per questo che abbiamo aderito al MES e sappiamo di dover aderire - lo sappiamo tutti, lo sa la maggioranza, lo sa l'opposizione - anche alle modifiche che oggi vengono proposte. La ratifica del MES non vive da sola, è inserita in una strategia più ampia di riforma della governance economica europea che, quando fu inserita - e tanti passaggi sono stati fatti in diversi settori -, fu finalizzata ad attenuare i rischi di contagio connessi con eventuali crisi di un Paese dell'area euro, rischi che, in passato, si sono materializzati e hanno avuto gravi ripercussioni anche sull'Italia. Quindi, così come avviene in tanti altri settori, non è che voi, prendendo tempo e perdendo il tempo degli italiani, fate un atto neutrale. Quel comportamento è dannoso. Non fare è dannoso tanto quanto fare male, e questa cosa noi la racconteremo agli italiani, la raccontiamo in quest'Aula e la racconteremo fuori. Ritardare sul PNRR ha un costo. Ritardare sull'applicazione del MES ha un costo. Incrociamo le dita che non ci siano Stati in difficoltà che ne abbiano bisogno in questi mesi, perché altrimenti le nostre imprese verranno a chiedervene conto.

Se facciamo un passo indietro, vediamo cosa è successo in questi anni. Con l'introduzione del MES nel 2012, si è di fatto ridotta la probabilità di un default sovrano, almeno per gli Stati le cui difficoltà sono temporanee e possono essere risolte con prestiti e linee di credito. Da quella difficile fase storica si è poi sviluppato un complesso processo di revisione, che ha avuto come esito la firma dell'Accordo modificativo, di cui parliamo oggi, del 27 gennaio 2021. Non è che gli altri Stati non abbiano le preoccupazioni che abbiamo noi, quando pensano all'idea di chiedere in prestito i soldi del MES, tant'è che tutti gli altri Stati hanno ratificato il MES, ma non hanno fatto ricorso, non è che l'hanno richiesto.

Nessuno di loro - mi dispiace che siano andati sprecati i 30 minuti di intervento dell'onorevole Di Giuseppe - nel ratificare l'atto ha legato il fatto di ratificarlo, quindi di prevedere una rete di protezione per tutti gli Stati dell'area dell'Unione europea, al pensiero, a oggi, di doverlo utilizzare. Questo è stato ampiamente spiegato negli interventi che mi hanno preceduto, l'ha spiegato la relatrice Gruppioni, l'ha spiegato Benedetto Della Vedova, l'ha spiegato Piero De Luca. Tuttavia, non stiamo discutendo di questo, lo sa anche il Governo che è diviso al proprio interno. A me dispiace, anche qui, ma c'è sempre qualcuno che deve fare questa parte, l'onorevole Di Giuseppe non me ne voglia. Lo dico a lei, Presidente. L'onorevole Di Giuseppe ci dice: la maggioranza non è divisa, cattivi voi che evidenziate divergenze. Poi, abbiamo il Ministro Giorgetti che ci dice che il MES è buono e abbiamo Salvini che sono dieci anni che ci dice che il MES è cattivo e non si presenta in Aula. Poi, se noi equivochiamo i comportamenti e le parole, faranno bene a precisare, saremo ben contenti di ascoltare il Ministro Salvini in quest'Aula dirci che è un entusiasta difensore del MES. A oggi, ci sembra che le loro posizioni siano leggermente divergenti.

Come è divergente il comportamento della Premier Meloni che cerca di darsi giustamente un profilo europeo e di continuare nel lavoro encomiabile, fatto dal Governo Draghi, di renderci non solo degli attori credibili ma anche di riportarci nel ruolo di guida dei processi europei e, quindi, di avere un peso reale che non è fatto dai capricci, dalle scaramucce e dai ricatti ma è fatto dalla credibilità di essere in grado di rispettare le scadenze. Vi è poi il tentativo di dire: utilizziamo il MES per farci rispettare dall'Europa. Mi dispiace, ma l'Europa non funziona così, credetemi. Non è: meno credibile sei, più ti rispettano. Funziona al contrario: se tu rispetti le scadenze, se tu stai nella timeline del PNRR, se tu dimostri di poter fare cose, ne ottieni altre; viceversa, se prendi tempo, ti barcameni, un membro del Governo dice una cosa, un altro ne dice un'altra, ti rendi ridicolo e non ti chiamano neanche alle riunioni.

Quindi, questa cosa la Premier Meloni la sa. Abbiamo visto, nel tentativo di parlare d'altro in quest'Aula, che è complicato uscire dall'impasse. Noi diciamo, come gruppo Azione-Italia Viva, che, essendo stati - con un atto del collega Marattin, sottoscritto da tutto il gruppo - coloro che hanno presentato, all'indomani dell'insediamento, come ha illustrato la relatrice Gruppioni, un atto che incentivava fin da allora un immediato recepimento del MES, vi aiuteremo a togliervi dall'impaccio. Quindi, appena sarete in grado di farlo, noi ci saremo costruttivamente, come sappiamo fare, dall'opposizione. Però, vi preghiamo, basta scherzare. L'Europa è una cosa seria, la posizione dell'Italia dentro l'Europa è una cosa seria, i soldi degli italiani stanno in sofferenza, l'inflazione è ai massimi e comportarsi in questo modo non fa che allontanare la nostra possibilità di dare certezze e garanzie. Soprattutto, non siamo più in una fase nella quale si possono distrarre i cittadini e gli stakeholder dai nostri errori.

Siete in ritardo sul PNRR? Parliamone, spiegateci quali sono le criticità, lavoriamo tutti insieme in quest'Aula per riaccelerare, ma non parliamo d'altro, non perdiamo 4 mesi oggi. Poi, che cosa farete? Ci direte che forse è meglio andare a dopo le elezioni europee, perché non avete il coraggio di ratificarlo prima delle elezioni europee? Continueremo a renderci ridicoli in tutta Europa? Per favore, non facciamolo, non ci sono maggioranza e opposizione su questo, tutti insieme cerchiamo di difendere la dignità di questo Paese.

L'Accordo modificativo - vado verso la conclusione - è diventato uno degli strumenti. Adesso, c'è una sottocategoria della sottocategoria delle divisioni interne alla maggioranza che dice: no, noi siamo d'accordo sul MES, non ci piace l'Accordo modificativo. Ebbene, l'Accordo modificativo, fondamentalmente, cambia due elementi che vanno nella direzione che chiedete voi, peraltro: da una parte, si attribuisce al MES il compito di valutare in via preventiva la situazione macroeconomica e finanziaria degli Stati membri e, dall'altra, si introduce una procedura semplificata per l'assistenza finanziaria precauzionale del MES, che prevede l'apertura di linee di credito ai Paesi che ne fanno richiesta.

Questo cambiamento, però, come la riforma chiarisce in tutti i passaggi, prevede che la ristrutturazione del debito, innanzitutto, debba essere circoscritta a casi eccezionali e ciò viene ribadito in tutti i passaggi. Addirittura, alla luce di questa eccezionalità va poi interpretata una serie di aspetti tecnici. Ad esempio, come diceva Naike Gruppioni nella sua relazione introduttiva, vi è la previsione di clausole di azione collettiva, le cosiddette collective action clauses, che si trovano nell'articolo 12 del Trattato. Cosa succederà? In base a questa modifica, se un Paese decidesse di procedere alla ristrutturazione del proprio debito, sarebbe sufficiente un'unica deliberazione dei possessori dei titoli pubblici al fine di modificare i termini e le condizioni di tutte le obbligazioni. Quindi, da una parte, verrebbe semplificata la procedura, perché una delle eccezioni che sono state fatte rispetto al MES riguarda la complessità di accedere ai fondi, ma, dall'altra parte, rimarrebbe fermo -, ed è enfatizzato in tutti i passaggi di riforma - che il MES è un organismo tecnico rispetto alla Commissione europea, che ha natura politica, e che in capo alla Commissione europea rimarrebbero tutti i poteri decisori, sia in base alla valutazione se uno Stato abbia o meno i requisiti per accedere al MES, sia in base alle valutazioni relative a tutti i parametri che sono in capo, e rimangono in capo, alla Commissione e alla Banca centrale europea.

Quindi, anche questa narrazione, che è stata data, secondo la quale arriva quest'organo tecnico che si prende i poteri dell'Unione europea, non solo è completamente infondata ma è proprio falsa, non c'è da nessuna parte. Anzi, semmai, la ratifica che oggi andiamo a valutare chiarisce in modo inequivoco eventuali interpretazioni errate che si fanno di questa cosa.

Concludo dicendo questo. Qualcuno che abbia avuto la bontà di seguirci o di seguire questa discussione si starà chiedendo perché il Governo Meloni continui a raccontare una storia che non è fondata e perché semplicemente non spieghino che firmare questo documento, votare e ratificare questo documento, non significa accedere al MES. Banalmente, perché, in tutti questi anni, mentre urlavano che il MES era uno scandalo, noi rispondevamo questa cosa qui. Noi, altre forze di opposizione, la stampa, il Paese, tutti dicevano che ratificare questo atto non significa accedere al MES. Siccome lo sanno benissimo, oggi dovrebbero iniziare a smentire tutto quello che hanno urlato in questi anni: Stati falliti, schiavizzati dall'Unione europea, impossibilità di alzare la testa.

Questa storia è completamente infondata e basta guardare a Irlanda, Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro, a tutti gli Stati che hanno utilizzato il MES durante le loro crisi. Stanno tutti decisamente meglio rispetto a dieci anni fa e a prima che utilizzassero il MES. Non solo, ma hanno evitato, con le loro crisi, di contagiare gli altri Paesi, inclusa l'Italia. La stessa Grecia, che spesso viene sbandierata come la prova che il MES non funziona, ha migliorato la sua situazione con il MES. I motivi per cui la Grecia è finita in ginocchio anni fa sono tutt'altri, sono precedenti, sono relativi all'aver speso più di quello che la Grecia poteva spendere, sono relativi a come sono stati gestiti i bilanci di quello Stato, prima. Visto che, in virtù di questa mala gestione, i mercati avevano smesso di prestare soldi alla Grecia, con il MES si è evitato il contagio. Quelli che si appassionano di scenari paralleli hanno più volte illustrato che cosa sarebbe successo, non solo senza il MES, ma se non ci fossero stati i meccanismi di compensazione europea fra di noi, fra i nostri Stati, al verificarsi di un episodio come quello della Grecia, per esempio, durante la pandemia o adesso.

Per fortuna, dopo la pandemia e con la guerra, la cultura europeista degli italiani è tornata a essere quella di un tempo (almeno questa è la percezione). I cittadini hanno avuto modo di capire che questa rete non è matrigna, ma può essere lo strumento per affrontare insieme i problemi che vanno al di là dei nostri confini. Per saper fare questo servono spalle larghe, capacità di costruire e di essere credibili con gli altri Stati. Allora, ci dimostri, il Governo Meloni, di saperlo fare. Oggi abbiamo appreso della sospensiva durante la discussione - anche questo, permetterete, è un po' irrituale -, anche se nei corridoi da qualche giorno si sentiva dire: “Ma noi lo rimandiamo a ottobre, anzi a giugno prossimo”. Siamo seri? Siamo seri? Stiamo parlando dell'Italia, che non è uno Stato che si è aggiunto per caso all'Unione europea. L'Italia dovrebbe essere, invece, uno degli Stati che guida il processo.

Allora, decida Giorgia Meloni, decida il Governo cosa vuole fare da grande. Se vuole governare, noi ci siamo. Ci siamo sull'Europa e sugli altri temi e abbiamo dimostrato di saper essere costruttivi quando si fanno le cose serie. Se, invece, è un gioco al rimando, perdendo e prendendo tempo, mettendo in discussione la credibilità dell'Italia, che, poi, si ripercuote sulle nostre imprese quando vanno in giro per l'Europa e sul nostro Paese quando altri devono venire a investire, non ci siamo e saremo durissimi. Abbiamo chiesto di ratificare il MES a dicembre scorso. Continueremo a farlo e vi staremo dietro, se non lo farete al più presto (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Scerra. Ne ha facoltà.

FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie, Presidente. Il MES è nato nel 2012 con l'obiettivo di salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro, ma, di fatto, i Paesi che vi hanno fatto ricorso hanno sottoscritto un memorandum che è andato a incidere pesantemente sulla loro politica fiscale, sul mercato del lavoro e su molti altri aspetti della politica interna. È giusto ricordare, in questa sede, che il Governo in carica ai tempi della sua istituzione era il Governo Monti, sostenuto anche dal Popolo delle Libertà, e che le trattative per la sua istituzione sono state fatte nel 2011. Stiamo parlando del Governo Berlusconi, di cui faceva parte anche la Lega. Possiamo dire, senza timore di essere smentiti, Presidente, che l'attuale Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, come gli attuali Vice Presidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Tajani, hanno dato il loro contributo diretto per l'istituzione del Meccanismo europeo di stabilità, nell'anno 2012.

Ma è giusto ribadire che il dibattito di oggi in Aula non è relativo a una possibile o meno attivazione del MES. Lo dico e lo specifico, Presidente, perché, in questi anni, sono stati fatti allarmismi e confusione, penso in maniera probabilmente volontaria. C'è stato un tentativo evidente di confondere i cittadini. Mentre il Governo Conte lottava contro la pandemia, un giorno sì e l'altro pure, Giorgia Meloni diceva che il Governo, nella notte, aveva approvato il MES. Questo succedeva mentre il Presidente del Consiglio Conte stava cercando di risolvere le problematiche relative alla pandemia e le problematiche economiche in Europa, per cercare di trovare un accordo, che poi è stato trovato dopo un travaglio che è durato qualche mese. Come MoVimento 5 Stelle, abbiamo sempre detto che con noi al Governo il MES non sarebbe mai stato attivato e noi abbiamo mantenuto le promesse. Con il Governo Conte, il MES non è stato attivato. Questa è la realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che tengo a ribadire, ancora una volta, per evitare ogni confusione.

Mentre il presidente Conte negoziava, per ottenere, appunto, quello che poi, a luglio 2020, è stato ottenuto, cioè il Next Generation EU, c'era chi si ostinava a dire che dovevamo prendere i soldi della linea pandemica del MES, i famosi 36 miliardi. Se avessimo, come Governo e come MoVimento 5 Stelle, ceduto a quelle pressioni, in questo momento avremmo un debito, nei confronti del MES, di 36 miliardi di euro e non avremmo i 200 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quindi, diciamolo che il Governo Conte, il presidente Conte e il MoVimento 5 Stelle hanno fatto un'azione benefica per il Paese, resistendo alle pressioni continue di alcuni partiti politici, e mi riferisco, in particolare, ai partiti di sinistra e, ancora più in particolare, a Renzi, a Italia Viva e ad Azione. C'è stata una pressione veramente incredibile, da questo punto di vista.

D'altronde, è paradossale che, con la situazione economica e geopolitica che abbiamo in questi mesi, ci troviamo a parlare di uno strumento che è antico e che non è in grado di affrontare le sfide globali che, come Europa, ci troviamo a sostenere. Tra i partiti che hanno voluto continuare a discutere di questo strumento sicuramente non c'è - né ci sarà mai - il MoVimento 5 Stelle, perché per noi si deve guardare oltre, perché per noi l'idea di Europa va oltre rispetto a uno strumento intergovernativo come il MES. Ma l'oggetto della discussione di oggi non è l'attivazione o meno del MES. L'oggetto della discussione di oggi è relativo alla revisione del Meccanismo europeo di stabilità. Su questa revisione - specifichiamolo - è stato raggiunto un accordo il 30 novembre 2020. La riforma, grazie soprattutto al lavoro del Governo Conte 2, è stata migliorata rispetto alla formula iniziale, perché c'è stata l'introduzione e anche l'anticipo del cosiddetto backstop. Il backstop è una garanzia al Fondo di risoluzione unico delle banche, sotto forma di una linea di credito del MES, e questo, per noi, è, senza dubbio, un punto positivo della riforma.

Ma permangono, a nostro modo di vedere, anche dei punti che rimangono critici. In primo luogo, il confine tra liquidità precauzionale e liquidità rafforzata diventa più netto. Per accedere alla prima, cioè alla liquidità precauzionale, quella - diciamo così - più light, bisogna rispettare un certo tipo di parametri, che sono riconducibili a quelli del Patto di stabilità e crescita, cioè il 3 per cento e il 60 per cento. Si viene a configurare così, più nettamente, una divisione fra Europa di serie A e un'Europa di serie B. Ovviamente, in questo caso, l'Italia entrerebbe nell'Europa di serie B. Quindi, chi accede alla liquidità rafforzata, cioè i Paesi di serie B, tra cui ci dovrebbe essere l'Italia, deve firmare ancora un memorandum of understanding, ma può accedere effettivamente alla liquidità richiesta solo se il suo debito pubblico viene giudicato sostenibile questa volta da tre attori: la Commissione europea, la BCE e il MES. Rispetto al Trattato precedente, quindi, il MES inizia ad assumere un ruolo ancora più centrale, perché deve fare un'analisi sulla sostenibilità pubblica del debito dello Stato che richiede la liquidità e, quindi, questo, per noi, è un punto abbastanza critico.

Poi c'è, come diceva anche la collega, il punto delle CACs obbligatorie, cioè le clausole di azione collettiva. Si tratta di clausole tramite le quali la probabilità teorica di arrivare a una ristrutturazione del debito è maggiore, perché passiamo dalle due limbs CACs al single-limb. Quindi, ci sarebbe teoricamente una maggiore probabilità. È ovvio che bisogna guardare le condizioni economiche e finanziarie di uno Stato, ma, in generale e teoricamente, queste vanno più nella direzione della ristrutturazione del debito e anche questo, per noi, è un punto critico.

Ci sono vari atti di indirizzo, fra il 2019 e il 2020, in cui, in Parlamento, il MoVimento 5 Stelle, con alcune risoluzioni, chiede di non considerare questa riforma come a sé stante, ma di fare una verifica e valutazione congiunta sullo stato di avanzamento di tutte le riforme che riguardano la governance economica europea. Sia nel 2019 sia nel 2020 noi abbiamo presentato questo tipo di risoluzioni. Uno degli elementi che per noi è importante valutare, prima di arrivare alle conclusioni finali, è sicuramente l'Unione bancaria e, in particolare, il pilastro dello schema comune di assicurazione dei depositi bancari, il cosiddetto EDIS. Possiamo dire che, nonostante alcuni passi iniziali, su EDIS siamo fermi nelle trattative e questo è un punto che non va. Bisogna spingere su EDIS, ma dobbiamo ricordare al Governo, nel caso in cui ci venisse a informare su quello che sta facendo su EDIS, cosa che non ha fatto, perché non ci informa praticamente su nulla, che dobbiamo stare attenti a interventi di carattere restrittivo sulla detenzione dei titoli sovrani da parte di banche e istituti finanziari. Questo capitolo può interessare, in particolare, le banche italiane. Su questo punto è molto importante che, nella negoziazione, si presti attenzione.

Altri due elementi, che avevamo indicato come prioritari nella risoluzione approvata in Parlamento il 9 dicembre 2020, sono la modifica del Patto di stabilità e crescita e il superamento del carattere intergovernativo del MES. Su questo verte il contenuto delle risoluzioni di maggioranza del MoVimento 5 Stelle. Relativamente alla revisione del Patto di stabilità, sappiamo bene - ne abbiamo parlato, due giorni fa, con il Presidente del Consiglio - che a novembre 2022 la Commissione europea ha fatto una proposta che lascia, per noi, molti dubbi.

Noi siamo stati gli unici, come MoVimento 5 Stelle, a presentare una mozione nella scorsa legislatura per parlare di revisione di governance economica europea e di Patto di stabilità, l'unico partito. Anche quest'anno abbiamo voluto presentare una mozione. È stata affrontata la tematica in Commissione bilancio e, solo in quel momento, abbiamo avuto modo di parlare con il Ministro Giorgetti, che, a nostro modo di vedere, deve venire a riferire in Aula. Presidente, glielo chiedo, non è possibile, sono tanti mesi che si parla di questa trattativa sul Patto di stabilità e crescita e non è mai venuto a riferire in Aula. Abbiamo avuto solo un momento in Commissione bilancio, nel quale, tre o quattro mesi fa, nel quale la maggioranza ha fatto una relazione. Noi siamo stati contro la relazione di maggioranza, che era molto morbida e molto tiepida su questa proposta della Commissione europea. Pare che, addirittura, il Presidente Meloni non sia d'accordo con quello che diceva la sua stessa maggioranza, perché la maggioranza ammetteva la possibilità che non ci fosse lo scorporo degli investimenti pubblici produttivi dal calcolo del deficit. Mi pare di capire che il Presidente Meloni non sia d'accordo su questo. È ovvio che loro, quando si tratta di scorporo degli investimenti, parlano di investimenti anche in difesa. Noi, ovviamente, non siamo d'accordo, però su questo bisogna fare chiarezza, a nostro modo di vedere, e glielo chiedo anche in questa sede, Presidente.

Che dire sulla revisione della governance economica europea? I parametri del 3 per cento e del 60 per cento non è possibile che continuino a permanere. Noi abbiamo un'area euro dove, mediamente, il debito pubblico degli Stati è del 100 per cento, lasciamo stare il debito pubblico italiano. Ma come si fa a continuare a chiedere di tornare al 60 per cento, quando quasi nessuno Stato ha un rapporto debito pubblico-PIL del 60 per cento? Dobbiamo continuare a prenderci in giro? Noi sappiamo che è necessario uno sforzo negoziale enorme per cambiare questi parametri, ma bisogna battersi, perché non possiamo avere un Patto di stabilità che ancora riporta questi numeri. Non c'è la golden rule - l'ho già detto -, non c'è la possibilità, e non la si sta valutando, di rendere permanente uno strumento come Next Generation EU, che per noi è un esempio virtuoso. Per la prima volta, abbiamo avuto la condivisione di bond comuni in Europa per supportare gli Stati più in difficoltà e non si parla di questo nelle trattative. Per noi anche questa è una pecca. Quindi, cosa stiamo dicendo? Quando si valuta il pacchetto complessivo - chiamiamolo così, adesso questo nome l'ha mutuato anche il Presidente del Consiglio - delle riforme della governance economica europea, si devono guardare tutti questi aspetti, come si deve guardare anche l'aspetto positivo, diciamolo, perché, nel 2020, il capolavoro politico di Giuseppe Conte ha portato, per la prima volta, a condividere dei bond comuni, cioè ha portato, per la prima volta, gli Stati più restii, i cosiddetti frugali, a dire “va bene, aiutiamo anche gli Stati più in difficoltà con la condivisione degli sforzi”. Quello si deve considerare nella valutazione del pacchetto complessivo e noi ce lo mettiamo in questa valutazione.

Stiamo parlando della cosiddetta logica di pacchetto, che abbiamo considerato lungimirante nel 2019 e nel 2020, come MoVimento 5 Stelle l'abbiamo proposta, e adesso il Governo cosa fa? Ovviamente, anche in questo ambito contraddice se stesso, in maniera tanto plateale, quanto vergognosa. Infatti, ricordiamo tutti benissimo gli atti parlamentari di Lega e Fratelli d'Italia che avversavano in maniera molto, ma molto forte la logica di pacchetto. E, due giorni fa, la Presidente Meloni ci viene a parlare di logica di pacchetto, dopo che lei, due anni fa, ha fatto un intervento, dicendo al Presidente Conte che la logica di pacchetto gliela aveva suggerita Tafazzi? Io penso che il Presidente del Consiglio abbia un consulente economico che si chiama Tafazzi, a questo punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), l'unica possibilità che vedo è questa, dato che, improvvisamente, dopo due anni di critica nei confronti di quella visione, che è una visione complessiva che si deve avere, la Presidente Meloni, dopo aver detto “ma quale logica di pacchetto”, questo e quello, dice logica di pacchetto.

Ma sul MES non finisce qui la brutta figura del Governo, perché Giorgia Meloni si sente un po' un pesce fuor d'acqua quando va ai tavoli europei, è evidente, allora avevano pensato, in maniera intelligente, di evitare di fare questa brutta figura e si sono detti: speriamo che la Corte costituzionale tedesca dica “no” al MES, così evitiamo la figuraccia. Purtroppo non è andata così, la Corte costituzionale tedesca ha detto okay. Allora tutti ci siamo detti: stavolta il Governo deve prendersi le sue responsabilità, deve avere il coraggio di venire nelle sedi istituzionali e prendere una posizione. Ci siamo presentati tutti in Commissione esteri a trattare del testo base sulla riforma del MES e che cosa succede? Che la maggioranza e il Governo non hanno il coraggio di presentarsi, di metterci la faccia. Stiamo parlando di questo Governo, alla faccia del sovranismo, dell'autorevolezza, del nazionalismo. Stiamo parlando di questo, quindi fate un po' voi. Siamo veramente al dilettantismo, al ridicolo e alla mancanza di coraggio e di responsabilità.

Ora, ultimo atto: è stata presentata una richiesta di sospensiva di 4 mesi per posticipare tutto. Qual è la speranza del Governo? La speranza è che possano trovare qualche miglioramento, a loro modo di vedere, come è stato detto sulle migrazioni. Sulle migrazioni, due giorni fa, la Presidente del Consiglio ci è venuta a raccontare un film che non esiste, è venuta a festeggiare, dicendoci che l'accordo era un accordo bellissimo. Magari, fra 4 mesi, ci verrà a raccontare che hanno trovato qualcosa di bellissimo per cui è ragionevole ratificare il MES. Perché lo sappiamo tutti che, alla fine, questo Governo, molto probabilmente, ratificherà MES e questo è un posticipare perché non hanno il coraggio di prendersi le proprie responsabilità. Quindi, alla fine, cosa succederà, ed è molto probabile da quello che stiamo vedendo? Giorgia Meloni e questo Governo sono coloro che hanno istituito il MES nel 2011 e 2012 e saranno coloro che saranno autori della riforma del MES, perché diranno okay. Sono loro i Tafazzi del MES, questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vedremo quello che succederà, ma noi pensiamo che andrà proprio in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ogni giorno, il Governo impartisce lezioni all'opposizione. Io, con l'intervento di oggi, non voglio restituirgli la pariglia, ma almeno dire quello che noi abbiamo imparato dalla lezione di mercoledì, che ci ha fatto, qui, la Presidente Meloni sulla difesa dell'interesse nazionale. La Presidente Meloni, in questa Camera ha detto, nei suoi modi e nei suoi toni, che, purtroppo, conosciamo bene, che chiunque osi discutere di MES danneggia l'interesse nazionale. Al netto del fatto che resta una prerogativa dell'opposizione dire quello che pensa, anche se è diverso da quello che pensa il Governo, ma noi continuiamo a portare avanti la discussione sul MES con pervicacia, perché pensiamo che ci sia un'idea differente di come si difende l'interesse nazionale e siamo estremamente preoccupati che l'atteggiamento dilatorio del Governo - e abbiamo visto anche, questa mattina, questa presentazione della sospensiva - sia, in realtà, il modo in cui si danneggia l'interesse nazionale. L'idea della destra riguardo alla ratifica delle modifiche del MES. Come ha spiegato bene la collega Gruppioni poco fa, non è che stiamo parlando della ratifica del MES, l'Italia fa già parte del MES, qui stiamo semplicemente dicendo che si ratifichino le modifiche del MES, che il Governo italiano, anche se con una differente maggioranza, ha, però, firmato. Quindi, avevano ragione l'onorevole Gruppioni e anche l'onorevole Grippo a ricordarci il tema della credibilità del Paese. Ebbene, la destra continua a dirci che non ratificare il MES è il modo migliore di difendere l'interesse nazionale. Ritorna come un rigurgito questa vecchia idea della destra, dei populisti e dei sovranisti per cui, da un lato, c'è un'Europa maligna, cattiva, che pretende dagli Stati cose che gli Stati non vogliono fare e, dall'altro lato, ci sono le povere Nazioni innocenti che rischiano se si contaminano con le istituzioni europee. E torna quell'idea che c'è una contrapposizione tra interesse nazionale e rafforzamento dei meccanismi europei. Noi pensiamo una cosa totalmente diversa. Io voglio vedere, sul MES, come stanno le cose, voglio capire qual è l'interesse nazionale, come noi intendiamo difenderlo nel panorama europeo, e quello che, invece, sta facendo il Governo. Noi siamo un Paese - e lo si sa benissimo, perché è il problema con cui tutti i Governi si trovano a dover fare i conti - molto indebitato, lo ricordavano vari interventi dei colleghi dell'opposizione. Circa un terzo del nostro debito è detenuto da risparmiatori stranieri e, in particolare, risparmiatori europei. In particolare, lo ricordo a me stessa, la BCE è intervenuta durante il COVID, ancora una volta, per aiutarci, quindi siamo ancora più esposti di fronte alle istituzioni europee.

In questo senso, noi abbiamo bisogno di meccanismi sovranazionali, cioè di meccanismi europei che ci aiutino, nel momento in cui dovesse esserci una crisi, a dare un segnale di stabilità e a fare da garanzia rispetto a questa grande parte del nostro debito che è detenuta dai risparmiatori italiani e dai risparmiatori internazionali. Questo è il MES, Meccanismo europeo di stabilità, che raccoglie tutti i Paesi che fanno parte dell'euro e li assicura. Fare parte del MES - è stato detto 100.000 volte, ma sembra che la destra, su questo, non raccolga - non vuol dire utilizzarlo, ma vuol dire assicurarsi.

Quando si fa un'assicurazione sulla macchina, nessuno la fa perché è contento e non aspetta altro che fare un incidente. Si fa un'assicurazione sulla macchina perché ci può essere il rischio di doversi confrontare con dei danni, e quindi l'assicurazione è una garanzia per se stesso e per gli altri che, nel caso di un incidente, ci sono dei meccanismi che evitano il tracollo finanziario. Il MES funziona allo stesso modo. L'esempio è molto pratico, ma è perché, come diceva giustamente l'onorevole De Luca, sul MES è stata fatta un'enorme campagna di propaganda, per cui i cittadini non capiscono neanche di cosa stiamo parlando.

Il MES è un'assicurazione. Non farne parte, per un Paese altamente indebitato, con una parte del proprio debito detenuta dagli investitori stranieri, vuol dire renderci più deboli nel momento in cui c'è una crisi. L'interesse nazionale per noi sta nel capire come difendiamo il nostro Paese dalle speculazioni. Questo è il punto, ossia qual è l'interesse nazionale, su cui la nostra lettura e la lettura del Governo divergono completamente. Anzi, la lettura di una parte della maggioranza politica, perché poi la lettura del MEF, cioè del nostro Ministero dell'Economia, corrisponde esattamente a questo.

È quello che abbiamo visto nella lettera del Capo di Gabinetto del Ministro Giorgetti, non un tecnico che fa il suo lavoro in un qualche piccolo ufficio, ma il Capo di Gabinetto, cioè il numero due del Ministro dell'Economia, che ha detto esattamente questo. Ed è notevole che nella giornata di oggi la maggioranza si sia trovata d'accordo solo su due cose. La prima cosa: rinviare, perché non siete d'accordo sulle decisioni da prendere, e quindi l'unica cosa che potete fare è rinviare.

E vi siete trovati d'accordo nel fare intervenire una sola persona, perché, se fossero intervenuti gli altri gruppi, se fossero intervenute la Lega o Forza Italia, che pure era presente qui con il capogruppo Barelli, avremmo ascoltato cose diverse, perché tra di voi non la pensate allo stesso modo in ordine a dove sia l'interesse nazionale e a come lo si difenda.

Secondo punto, un punto di metodo che ricordava Naike Gruppioni: come si difende l'interesse nazionale? Qui c'è il punto della forma. Questa maggioranza ci ha abituato, già prima, al fatto che l'interesse nazionale in Europa si difende battendo i pugni sul tavolo, alzando i toni e minacciando il veto.

Sono tutte tecniche di cui la Presidente del Consiglio è espertissima. È una grande comiziante, imbattuta finora, ma non è così che si difende l'interesse nazionale. Lo spiegava bene anche Benedetto Della Vedova quando è intervenuto prima. L'interesse nazionale lo si difende ottenendo dei risultati; e risultati noi, su questo o su altri fronti, non ne abbiamo visti finora. Anzi, quello che vediamo questa mattina sono dei risultati negativi. Infatti, su Next Generation EU, cioè sull'uso dei fondi europei per la crescita e gli investimenti in Italia, gli unici risultati che il Governo è riuscito ad ottenere sono stati dei ritardi, perché oggi voi siete in ritardo sulla terza rata e sulla quarta rata.

Il risultato che vediamo, che è uscito poco fa sugli organi di stampa, e che apprendiamo grazie agli organi di stampa, è che non solo siete in ritardo sulla terza e sulla quarta rata, ma sembrerebbe che la Commissione vi abbia proposto una terza rata decurtata di qualche decina di milioni di euro, cioè vi ha detto: volete i 19 miliardi della terza rata? Siccome siete un po' in ritardo su qualcosa, ve ne diamo un po' meno. Voi avete detto di “no”, ed è molto grave che su questo punto le uniche informazioni che noi abbiamo ce le diano gli organismi di stampa, perché questo Governo sul PNRR è in ritardo, lacunoso e omertoso.

Infatti, in questa sede si sono svolte delle informative del Ministro Fitto, ma in queste informative il Ministro Fitto, questa possibilità che c'era di ricevere quasi tutta la terza rata, che ha rifiutato, non l'ha neanche riportata in Parlamento. Mi chiedo a cosa serva il Parlamento a questo punto, se non semplicemente a permettere alle opposizioni di dire quello che pensano. Tanto la maggioranza non viene, com'è successo in Commissione, e il Governo viene se può e se non è in imbarazzo; e, quando viene, non dice come stanno le cose.

Comunque, questi sono i risultati che voi finora avete ottenuto sulle grandi partite europee, cioè sulla grande partita europea degli aiuti: ritardi, menzogne e omissioni in Parlamento, mettendo a rischio i grandi investimenti per il nostro Paese.

Sul MES che risultati avete ottenuto? Avete ottenuto qualche lettera, qualche dichiarazione, che sono dei richiami, oggettivamente. È un bel risultato per la credibilità e l'immagine del nostro Paese? No, ci state facendo fare la figura di un Paese poco credibile e sempre in ritardo. Addirittura, anche qui leggiamo dalla stampa che c'è una proposta della Commissione nel senso di dire: non vi piace il MES? Benissimo, uscite, vi ridiamo i soldi che avete messo, amici come prima e difenderete il vostro debito da soli. Anche questo a me non sembra un bel risultato, e mi sembra indicativo che il Governo su questo non dica nulla; e, se deve dire qualcosa, probabilmente rifiuterà l'offerta della Commissione.

Concludo qui: buona fortuna, se questo è il modo in cui voi intendete difendere l'interesse nazionale. Ci troverete sempre da un'altra parte, sempre a lavorare per l'Italia, sempre a lavorare per una maggiore integrazione europea (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Azione-Italia Viva-Renew Europe e Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 712​ e abbinata)

PRESIDENTE. La relatrice e il rappresentante del Governo hanno preannunciato alla Presidenza che non intendono intervenire in sede di replica.

(Annunzio di una questione sospensiva - A.C. 712​ e abbinata)

PRESIDENTE. Avverto che, a norma dell'articolo 40, comma 1, del Regolamento, è stata presentata la questione sospensiva Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A) e che sarà esaminata e posta in votazione prima di passare all'esame degli articoli del provvedimento.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori proprio alla luce delle notizie che abbiamo appreso questa mattina. Il mancato rispetto del termine del 30 giugno da parte del Governo sugli obiettivi del PNRR è un elemento di grande preoccupazione, lo hanno ricordato i colleghi in Aula. Come lei ricorderà, noi, insieme ad altre forze di opposizione, abbiamo chiesto in Conferenza dei presidenti di gruppo che ci fosse una discussione puntuale su questo punto.

Lo ribadisco in questa sede: non è possibile che su un tema così importante come l'attuazione del PNRR ci sia una reticenza del Governo a fornire al Parlamento tutti gli elementi necessari sullo stato della trattativa e della discussione con l'Europa, che rischia davvero di mettere a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi e il pagamento della quarta rata.

Ribadisco questa richiesta e chiedo che si faccia parte attiva per capire in che modo il Governo intenda corrispondere a questa richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico -Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Governo, ovviamente, è presente e, comunque, ne tratteremo anche in Conferenza dei presidenti di gruppo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 3 luglio 2023 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

S. 551 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: SEGRE ed altri: Celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti (Approvata dal Senato). (C. 1178​)

Relatrici: DALLA CHIESA e MANZI.

2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Braga ed altri n. 1-00003 e Santillo ed altri n. 1-00161 in materia di emergenza abitativa .

La seduta termina alle 11,30.