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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 127 di martedì 27 giugno 2023

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 19,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FABRIZIO CECCHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 19 giugno 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 70, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 685 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, recante misure urgenti per l'inclusione sociale e l'accesso al mondo del lavoro (Approvato dal Senato) (A.C. 1238​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1238: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, recante misure urgenti per l'inclusione sociale e l'accesso al mondo del lavoro.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1238​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, va detto da subito che questo provvedimento, detto decreto-legge Lavoro, non è un decreto sul mercato del lavoro. Del resto, è un provvedimento che presenta molte criticità, ragione per cui ho presentato alcuni emendamenti. Così come, dall'altra parte, bisogna in qualche modo mettere in evidenza che questo è un tentativo maldestro, da parte del Governo, di recuperare una situazione che ha riguardato l'eliminazione e la cancellazione del reddito di cittadinanza attraverso l'ultima legge di bilancio. Ma come si fa a nascondere e a oscurare, in un Paese come il nostro, dove abbiamo oltre 5 milioni di persone impoverite, dove si riesce in qualche modo a nascondere, in un contesto come il nostro, e anche in quello europeo, dove abbiamo 95 milioni di persone a rischio povertà? È chiaro che quello del Governo è semplicemente un maquillage politico per nascondere l'incapacità di mettere in campo un provvedimento capace di affrontare il tema del lavoro nella sua articolazione più completa e, dall'altra parte, il tema dell'impoverimento.

Cito alcune cifre, signor Presidente, e vado verso le conclusioni. L'Ufficio parlamentare di bilancio mette in evidenza che 1.200.000 famiglie hanno beneficiato del reddito di cittadinanza e, con questo nuovo provvedimento, del Governo avremo 400.000 famiglie che saranno escluse.

Concludo dicendo che, mai come oggi, occorre avere l'audacia e la determinazione di affrontare il tema della povertà. E questo non lo dice Karl Marx, lo dice la Banca Mondiale, chiedendo di introdurre una necessaria misura di sostegno al reddito per le persone impoverite. E lo dice anche Papa Francesco. Concludo, dicendo che, mai come oggi, il nostro Paese ha bisogno di un reddito di esistenza, che non sia subordinato al lavoro, per dare dignità all'articolo 3 della nostra Carta costituzionale, cosa che questo Governo non fa, con questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. +Europa voterà contro la fiducia, in questo caso. Innanzitutto, perché è una fiducia. Non me ne vorrà la Ministra, ma siamo reiteratamente a passare le carte, alternativamente Camera e Senato, dei decreti-legge approvati con la fiducia in entrambi i rami del Parlamento, in cui uno di essi non fa un tubo. È verissimo che, come sa bene il Presidente, le fiducie non sono cominciate con il Governo Meloni, ma diciamo che, se si poteva fare peggio da questo punto di vista, voi lo state facendo.

Nel merito, certo, il cuneo fiscale va benissimo. Vorremmo capire le fonti di finanziamento della stabilizzazione della misura, che non è il più grande taglio di tasse per i lavoratori, come è noto. Sul tempo determinato, io, personalmente, a differenza di molti altri colleghi dell'opposizione, penso che bisognasse essere più netti e forse voi potevate essere più netti. Questa cosa che un contratto da 12 mesi sia meglio di un contratto da 24 mesi io non riesco a capirla, ossia che bisogna farlo di 12 mesi e poi, forse, rinnovarlo attraverso meccanismi complicati, con il richiamo alla contrattazione collettiva, che sarà fonte probabilmente - non ci vuole molto a capirlo - di contenziosi. Quindi, su quel punto si poteva andare oltre e, invece, vi siete fermati troppo presto. Il mercato del lavoro italiano non soffre di precarietà. Il fatto che la stragrande maggioranza dei nuovi contratti sia a tempo determinato non cambia il fatto che la stragrande maggioranza dei lavoratori sia a tempo indeterminato. C'è una questione di precarietà, ma è una questione molto precisa, che andrebbe affrontata con strumenti specifici, non attraverso le regole generali del mercato del lavoro.

Poi, andando avanti sui temi, per quanto riguarda il superamento del reddito di cittadinanza, noi siamo stati - anch'io, personalmente - contrari al reddito di cittadinanza, per come è stato fatto, non tanto per l'obiettivo. Ora, signor Ministro, io penso, ad esempio - dico solo una cosa, perché ho poco tempo - che la questione degli occupabili e inoccupabili non funzionerà, non funzionerà in alcun modo, sarà solo fonte di frustrazione, di discriminazioni e di contenziosi. Infatti, per come è scritta, è una norma che, nella realtà vera delle persone di 59 anni o di 61 anni, con i disabili o senza i disabili, con il contratto lontano o il contratto vicino, semplicemente non funzionerà. E di questo dovremo - e dovrete - farvi carico. Introdurrà una serie di discriminazioni tra persone in difficoltà, che non saranno, all'atto pratico, sopportabili e difendibili. E, quindi, ci ritroveremo di nuovo a cambiare le regole. Chiudo su due aspetti che mancano. Sullo smart working abbiamo presentato un ordine del giorno. La proroga di qualche mese per qualcuno sì, per qualcuno no: avevate tutto il tempo di arrivare con una proposta per lo smart working.

Da ultimo, signora Ministro, come +Europa abbiamo presentato un ordine del giorno per impegnare il Governo - visto che gli emendamenti non si possono presentare, si presentano ordini del giorno, perché è l'unica cosa che resta, che è molto poco, ma almeno resta - ad accelerare l'entrata in vigore della nuova direttiva europea sugli strumenti per combattere la discriminazione e il differenziale salariale di genere; in particolare, per prevedere, così come prevede la direttiva - ma si può fare anche prima, accelerando - che, nelle offerte di lavoro, il datore di lavoro, soprattutto per le aziende medio-grandi, indichi da subito, prima del colloquio, il livello retributivo di partenza. Questo è un elemento importante per aggredire il gender salary gap. Scusate se l'ho detto in inglese, c'è il Presidente, non il Vicepresidente, quindi, me lo consentirà. Visto che non ho potuto perorare la causa degli emendamenti, peroro la causa di questi due ordini del giorno di +Europa. Grazie, Presidente, noi, naturalmente, voteremo “no” alla fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, quanto accaduto ieri su questo provvedimento, al di là del merito e delle parole utilizzate, su cui non intendo tornare, lo ritengo un episodio chiuso con le scuse della collega, dimostra, però, quanto la materia del lavoro sia divisiva, quanto le visioni siano distanti - lo dimostrano anche i primi interventi in quest'Aula - e spesso sembra impossibile trovare punti di incontro, far accettare ad una certa parte politica che il mondo del lavoro non è per forza un campo di battaglia dove si scontrano, da una parte, datori di lavoro, sempre sfruttatori, e, dall'altra, i lavoratori, sempre sfruttati. Sembra impossibile, perché fa parte di un'impostazione ben radicata, a quanto pare, un'impostazione che non consente di riconoscere il valore dell'impegno, dell'intraprendenza, del sacrificio da entrambe le parti, che non comprende che in un'impresa, il più delle volte, ognuno fa la sua parte. Un'impostazione che fraintende “sostegno” con “assistenzialismo”, che non comprende che la rigidità del mercato non tutela in uscita, ma preclude l'ingresso.

Il mondo della produzione e dei servizi sta radicalmente mutando. Questa grande trasformazione - la più ampia e profonda dopo la rivoluzione industriale - supera i confini nazionali, supera le legislature. Resistergli vuol dire non partecipare al futuro; dobbiamo, invece, accompagnarla, farla nostra, trasformarci e, allo stesso tempo, mettendo il nostro imprinting, quel made in Italy che ci fa conoscere in tutto il mondo. Ma, per farlo, abbiamo bisogno di un mercato del lavoro che funzioni, dove l'incontro tra domanda e offerta sia a soddisfazione di entrambe le parti, dove le competenze richieste siano previste da programmi di formazione, di conversione e reintroduzione nel mondo produttivo. Se vogliamo agganciare il futuro, sostenere e portare avanti le transizioni green e digitali previste dal PNRR dobbiamo definire nuove regole per il mercato del lavoro, che consentano a noi tutti di prenderne parte e a pieno titolo.

Noi Moderati abbiamo sicuramente una visione diversa da quella delle forze dell'opposizione, una visione in cui il contrasto alla povertà non passa dalla sovvenzione di chi potrebbe, ma non ha voglia di lavorare, in cui l'aiuto va certamente ai bisognosi, alle fasce deboli della popolazione, ma non a pioggia, in cui le politiche attive del lavoro sono volte all'inserimento nel mondo produttivo e non una spinta per starne fuori.

Su questi punti vorrei soffermarmi, perché, certamente, l'istituzione dell'assegno di inclusione è il tratto distintivo di questo provvedimento. Il reddito di cittadinanza è una misura che ha confuso l'assistenza ai bisognosi con le politiche attive del lavoro, mescolando tutto in un unico strumento che è risultato inefficace per entrambe le finalità.

Noi, oggi, stiamo per approvare una misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità, all'esclusione sociale delle fasce deboli, che passa non solo dal sostegno mirato di chi non ce la fa ad arrivare a fine mese, ma, soprattutto, dalla realizzazione di percorsi di inserimento sociale, di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro. Perché non basta dire “non ce la fai? Ecco, tieni, ti aiuto, ma resta pure ai margini della società”: è necessario fare in modo che ognuno abbia la propria opportunità di farcela.

Signor Presidente, come Noi Moderati, ci siamo spesi, chiaramente a suo tempo, per l'eliminazione della parola “congrua” di fronte all'offerta di lavoro che un percettore di reddito di cittadinanza non avrebbe dovuto, secondo noi, rifiutare, pena la decadenza dal sussidio. Oggi, l'assegno di inclusione varato da questo provvedimento accoglie questo principio: elimina, per la platea di soggetti che possono fare formazione e lavorare, quella soggettività, quell'indeterminatezza; elimina la parola “congrua”, che poteva far rifiutare offerte di lavoro e dà, invece, ora, indicazioni precise, come volevamo. Chi ottiene l'assegno ed è attivabile al lavoro è tenuto ad accettare l'offerta di lavoro: se si tratta di un contratto a tempo indeterminato, senza limiti di distanza, su tutto il territorio nazionale; se si riferisce a un rapporto di lavoro a tempo pieno o parziale non inferiore al 60 per cento, se la retribuzione non è inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi di lavoro o se si tratta di un contratto a tempo determinato, anche in somministrazione, qualora il luogo di lavoro non disti oltre gli 80 chilometri. Finalmente una regola chiara, confini precisi.

Per noi “inclusione” non vuol dire sostenere qualcuno e farlo restare ai margini, ma vuol dire accompagnare ognuno in un percorso che gli consenta di trovare il proprio posto, anche nella società produttiva. È un tema di realizzazione personale, ma è anche un tema di società civile e, in questo senso, trovo particolarmente importante la modifica introdotta al Senato che pone attenzione a coloro che stanno uscendo da un percorso di protezione relativo alla violenza di genere, appunto, le donne vittime di violenza. È un principio di civiltà, che aiuta a definire una politica di genere volta a dare nuove speranze e prospettive. È importante, perché non basta ragionare di braccialetti elettronici - certo, questo è importante - e di misure cautelari, ma occorre anche lavorare sul sistema di prevenzione e sul sistema del dopo. Un tema questo su cui ci siamo trovati spesso ad insistere come gruppo, come Noi Moderati, per esempio, quando, nella legge di bilancio, abbiamo chiesto ed ottenuto di aumentare in maniera consistente il Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza.

Ma vorrei toccare anche un altro aspetto fortemente identitario dell'approccio al tema del lavoro ed è la grande confusione tra flessibilità e precarietà. Gli strumenti di lavoro flessibile consentono a più persone di iniziare un percorso lavorativo, non, a chi è già inserito, di veder peggiorare la propria situazione.

La flessibilità del mercato è fondamentale proprio per le tre fasce dei grandi esclusi: giovani, donne e over 50. Un impegno parziale o graduale è essenziale per coloro che studiano ancora, per le mamme, per coloro che devono riconvertirsi. Non dobbiamo sempre pensare che queste forme vadano a sostituire contratti prima stabili, vanno, invece, ad aumentare la platea dei lavoratori. In questo decreto non manca l'attenzione ai giovani: prevede incentivi per gli imprenditori che, dal 1° giugno al prossimo dicembre, assumano under 30, NEET registrati al programma Garanzia giovani. È un decreto che, di fronte al mismatch che esiste nel nostro Paese tra profili cercati dalle aziende e scelte dei nostri ragazzi, rafforza lo strumento dell'orientamento, quei percorsi per le competenze trasversali e dell'orientamento, creando un Registro nazionale per l'alternanza scuola-lavoro, un monitoraggio e un coinvolgimento maggiore delle aziende.

Per un settore particolare, quello degli armatori, viene previsto un fondo - 60 milioni l'anno - da destinare alla formazione dei giovani e del personale. Sarà assegnato dal Ministero dei Trasporti anche per l'acquisizione di certificazioni, con l'obiettivo di sopperire alla carenza del personale. Un'esigenza questa emersa con forza anche nelle audizioni e nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul made in Italy condotta dalla Commissione attività produttive, a cui appartengo, e che qui trova già una precisa e prima risposta.

Ma questo provvedimento interviene anche su un'altra ferita inaccettabile del mondo del lavoro: mi riferisco agli infortuni. Intensificare i controlli, come prevede questo provvedimento, è un tassello fondamentale di una politica per i lavoratori e non solo per il lavoro.

Infine, troviamo interventi per la riduzione del costo del lavoro, del cosiddetto cuneo fiscale. Penso, in particolare, alla detassazione del lavoro notturno e festivo per il settore turistico e ricettivo, un settore che ha tanto pagato in questi anni di crisi. Non viene tralasciata neppure la parte del sociale legata all'attività dei centri estivi e socio-educativi, con un fondo dedicato ai comuni per queste attività fondamentali per le famiglie.

Noi Moderati condivide i principi che sottostanno alle misure contenute in questo provvedimento: sono principi che caratterizzano una politica liberale del lavoro, che non colpevolizza le imprese, coloro che creano lavoro e opportunità. Una politica liberale che aiuta chi ne ha bisogno ma persegue chi ne approfitta; una politica liberale che non lascia soli i deboli, ma offre loro percorsi personalizzati di inserimento nella società; una politica del lavoro che non si limita a chi oggi lavora, ma che comprenda tutti, coloro che il lavoro lo creano, coloro che il lavoro lo hanno perso, coloro che hanno perso fiducia e dignità, coloro che hanno bisogno di un piccolo supporto per ritrovare il proprio spazio; una politica liberale, infine, che guarda alle competenze e alle reali necessità del mondo produttivo. Noi Moderati da sempre affermiamo che la dignità sta nel lavoro. È un nostro dovere creare le condizioni che favoriscano lavoro, come stiamo facendo dall'inizio di questa legislatura con questa maggioranza, con la riduzione dell'IRAP, quella più consistente che abbiamo visto negli ultimi anni, e con il taglio del cuneo fiscale. Ora lo facciamo con questo decreto, al quale ovviamente diamo sostegno come gruppo Noi Moderati e per il quale diamo e riconfermiamo fiducia, votando favorevolmente la fiducia al Governo su questo testo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Il 1° maggio avete fatto un decreto per affrontare i problemi del lavoro che, come sappiamo, esistono in Italia. Era il 1° maggio e, se volevate fare qualcosa dal forte valore simbolico, vi potevate occuparvi del lavoro festivo, per esempio, e di chi aveva lavorato a Pasqua, Pasquetta, il 25 aprile e stava lavorando il 1° maggio. Non diteci che ci sono servizi essenziali, perché noi sappiamo che esistono i servizi essenziali. Non diteci che è previsto dai contratti, perché non è vero: è previsto dai contratti bilaterali, quelli tra il datore di lavoro e il lavoratore, quelli - lo sappiamo – che vi piacciono; nei contratti collettivi nazionali questa cosa non c'è e le organizzazioni sindacali combattono da anni contro il lavoro festivo, che non può essere imposto in alcun modo, se non in quella forma di contrattazione bilaterale, come dicono la sentenza della Corte d'appello di Milano e la Cassazione. Però, appunto, in quel tipo di contrattazione bilaterale, che si dovrebbe combattere e che dovremmo fare in modo di espungere dal nostro mercato del lavoro, si certifica, invece, la debolezza e la solitudine dei lavoratori, di cui ci si sarebbe dovuti occupare il 1° maggio. Potevate, quindi, occuparvi soprattutto di quei lavoratori e di quelle lavoratrici che non sono affatto impegnati in servizi essenziali, quindi delle commesse e dei commessi che, a volte, per più di un mese non incontrano la famiglia di domenica o in un giorno festivo. Avreste potuto normare meglio il lavoro festivo, limitarlo e renderlo - vi do un piccolo consiglio, se vi capita la prossima volta - molto svantaggioso per il datore di lavoro e molto vantaggioso per il dipendente, proprio dove non se ne può fare a meno, invertendo la tendenza. Quindi, molto svantaggioso per il datore di lavoro e molto vantaggioso per il dipendente. Era il 1° maggio e volevate occuparvi di lavoro complessivamente. Così, nel Paese in Europa in cui i redditi sono cresciuti meno, solo il 2,3 per cento, a fronte di una media del 4,4, nel Paese dove il part time involontario è una piaga che sappiamo colpisce soprattutto le donne - l'espressione part time involontario in alcuni posti non è traducibile, non esiste - nel Paese dove si ripete - dove tutti, proprio tutti lo diciamo - che ci sono almeno 3 milioni di lavoratori poveri, nel Paese dove ci sono 4 delle 5 regioni con il maggior tasso di disoccupazione d'Europa, dove al Sud si guadagna il 25 per cento in meno della media e le donne percepiscono addirittura il 27 per cento in meno della media dei salari, in questo Paese, cosa avete fatto, il 1° maggio? Avete tolto un reddito a 400.000 famiglie, un reddito che serviva loro almeno a sperare in un futuro migliore. Soprattutto - e qui c'è la coerenza della vostra iniziativa, la sistematicità e l'organicità del provvedimento, che non va sottovalutato, e che noi non sottovalutiamo - avete tolto a quei disoccupati l'unica arma di cui disponevano per sottrarsi al ricatto di un lavoro a qualsiasi prezzo. Lo diceva il presidente di Confindustria, denunciando la concorrenza sleale fra il reddito di cittadinanza e l'offerta salariale, un'offerta salariale sul livello del reddito di cittadinanza; secondo lui, c'erano italiani che dovevano andare a lavorare a quelle condizioni. Dopo questo, siete passati ad occuparvi dei contratti a termine, del lavoro occasionale e del lavoro festivo e notturno.

Quindi, il problema del lavoro in Italia, il 1° maggio, era togliere il reddito di cittadinanza, affrontare i contratti a termine, il lavoro occasionale e il lavoro festivo e notturno. E mica per migliorare le condizioni di tutti quelli investiti dal lavoro occasionale, dai contratti a termine e dal lavoro notturno e festivo. No, non sia mai! Avete allargato l'uso dei voucher, strumenti che, come sappiamo, reggono il rapporto di lavoro, ma mancano di tanti diritti, e che, nella dimensione che assumeranno, per singole persone diventeranno il modo di avere a che fare con il lavoro. Sapete meglio di me - non ve lo devo ricordare - che non c'è la malattia, non c'è quella cosa di cui pure si parla tanto, non c'è la formazione, non c'è la maternità, non ci sono tante cose, non ci sono i diritti che derivano dai rapporti di lavoro, compreso il diritto di organizzarsi assieme agli altri lavoratori nel sindacato. Avete abolito le causali per il rinnovo dei contratti a termine oltre i 15 mesi, un peso, un fardello evidentemente, qualcosa di pesantissimo, che limitava lo sviluppo di questo Paese. Poi, rinnovare il contratto a termine con un accordo fra le parti è veramente un capolavoro. E avete detassato il lavoro peggiore, il più pericoloso, quello notturno. Chissà chi ve lo ha chiesto. Qualche collega – io lo riporto - ha detto che si potrebbe chiamare il decreto Santanche'. Io dico soltanto che chi si occupa di mercato del lavoro, quando sa che c'è il mismatch, lo denuncia e cerca di combatterlo, ossia il lavoratore sbagliato al posto sbagliato. Qui probabilmente c'è il Ministro sbagliato nel Dicastero sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) - almeno questo - ossia il mismatch nel Governo.

Poi, per gettare fumo negli occhi, avete ridotto il cuneo fiscale, agendo ovviamente sulla parte contributiva, portandola a carico della fiscalità generale, con 30, 40, 50 euro aggiuntivi rispetto a quelli del Governo precedente. Nelle motivazioni dite una cosa straordinaria che è vera, cioè dite una verità: questa misura ha come obiettivo, tra gli altri, di evitare la crescita dei salari, vale a dire che i salari non devono crescere in base alla contrattazione. Il Governo li aiuta, diciamo così, a crescere, li aiuta un poco, affinché non crescano sulla spinta della contrattazione. Però, quando parliamo di salario minimo legale, si dice che non serve, che non c'è bisogno, perché ci pensa la contrattazione. Allora, si deve fare la contrattazione o non si deve fare? I sindacati devono far aumentare i salari o no?

Come abbiamo già detto nella discussione generale, avete risposto a una parte del Paese, a partire da un'idea, anche quella molto esplicita: le imprese creano la ricchezza. Io credo che ogni occasione sia giusta per ricordarvi che non è così: creano ricchezza le lavoratrici e i lavoratori, quelli che vanno a lavorare la mattina, la crea anche lo Stato, in varie forme e la creano anche le imprese, ma solo quelle che, creando ricchezza, non creano anche povertà (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché, se creano anche povertà e il saldo è negativo, quelle imprese non ci servono, quegli imprenditori possono anche andare a lavorare.

Ma davvero vadano a lavorare alle condizioni, semmai, stabilite da questo Governo. Noi per questo, ovviamente, non votiamo nessuna fiducia e da qui al 30 settembre siamo mobilitati, assieme alle organizzazioni sindacali e a centinaia di associazioni, per costruire un'alternativa a questo Governo, a partire dalle questioni del lavoro e della difesa della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (A-IV-RE). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, membri del Governo, ci apprestiamo a votare l'ennesima fiducia in quest'Aula, quello che oramai è diventato un metodo consolidato, se non una prassi. Una prassi che però oggi contestiamo a maggior ragione, lo facciamo per il tema di questo decreto, il lavoro. Un tema su cui abbiamo sempre posto la centralità di azione del nostro gruppo, quello di Azione-Italia Viva, e su cui abbiamo sempre mostrato una propensione anche al dialogo costruttivo.

Un tema come quello del lavoro che sappiamo essere molto importante per il nostro Paese, se non forse la priorità. Un Paese che ha quasi il 30 per cento dei dipendenti che guadagna meno di 12.000 euro, un Paese in cui c'è una disoccupazione giovanile che tocca il 23 per cento, un Paese in cui il 12 per cento di coloro che lavorano sono comunque sotto la soglia di povertà. Allora oggi cogliamo l'occasione per dire che è un'occasione persa, un'occasione persa per la mancanza di capacità di ascoltare, di approfondire, di condividere i temi anche con le opposizioni. Una mancanza di capacità anche di trovare delle soluzioni strutturali e che non siano una tantum, e magari anche l'incapacità di trovare una condivisione parlamentare che avrebbe potuto dare forza a un provvedimento come questo, che poteva diventare un asset importante di crescita del Paese e che invece rischia di rimanere un provvedimento bandiera. Ieri, in discussione generale, l'onorevole D'Alessio ha toccato uno a uno i punti di questo decreto, la posizione anche politica del gruppo di Azione-Italia Viva. Oggi li ripercorro velocemente, perché, non lo neghiamo, ci sono anche degli spunti molto interessanti e molto buoni, che non vogliamo davvero rinnegare, anzi, vogliamo sottolinearli. Ma quello che ci manca e quello che non vediamo in questo provvedimento è la strutturalità nel futuro, la visione di medio-lungo periodo, quella visione che gli italiani, i lavoratori e le aziende ci chiedono. Il 1° maggio voi avete simbolicamente approvato questo decreto in fretta e furia, lo avete fatto simbolicamente in un giorno molto importante. Non avete - forse l'esperienza insegna - detto che avete abolito la povertà, proprio perché conoscete meglio di altri il fatto che sia difficile intervenire su questo tema, ma i toni trionfalistici con cui avete proposto questo decreto sono molto lontani comunque dalla realtà. Il dialogo avrebbe potuto forse migliorare questo provvedimento, avrebbe potuto trovare degli spunti di incontro e anche una condivisione maggiore, a cominciare, per esempio, dal sostituto del reddito di cittadinanza, da uno strumento che vuole andare oltre. Reddito di cittadinanza che, nessuno lo nasconde, trova in questo gruppo critiche e contrarietà, le ha sempre trovate. Le ha trovate nell'incapacità di diventare ammortizzatore sociale quanto uno strumento assistenzialistico, nell'incapacità di riuscire a creare posti di lavoro, e di conseguenza quella dignità umana che meritano i nostri cittadini, che sta anche nel diritto e nel dovere di lavorare. Bene, quindi, quello che accade e bene l'introduzione di uno strumento che però, a nostro avviso, continua a mancare di visione, di strumenti e di misure strutturali. Ma manca anche di universalità, lo ha detto chi mi ha preceduto. Questa differenza tra occupabili e inoccupabili non solo è discriminatoria, ma è molto labile nella sua definizione teorica e poco applicabile. È davvero complicato e sarà complicato applicare questa definizione. Poi c'è un tema che è l'affidamento, l'affidamento rilevante nei confronti delle politiche attive del lavoro. Politiche che non vengono toccate in questo caso, su cui non si investe abbastanza e abbiamo visto nel passato che non hanno funzionato e non possono funzionare, anche perché sarà difficile dare spazio a tutti all'interno di quei corsi e di quegli strumenti di formazione che abbiamo in mente, ma soprattutto partecipare a quei corsi e a quegli strumenti di formazione non garantisce automaticamente il lavoro. C'era un altro tema su cui potevamo ragionare, quello del cuneo fiscale, del taglio del cuneo fiscale. Chi è contrario al taglio del cuneo fiscale? Nessuno, spero, in quest'Aula. Eppure, i vostri toni sono stati trionfalistici: avete detto da subito che avete fatto il più grande taglio del cuneo fiscale degli ultimi decenni, smentiti pochi secondi dopo, in realtà, da chiunque abbia un po' di misura del tono. Ma, al di là di quello, non solo non è il più grande taglio del cuneo fiscale, ma è anche un taglio che dura 6 mesi. Benissimo che ci sia, bene, siamo contenti che si vada in questa direzione, una direzione che auspichiamo, ma i lavoratori delle aziende chiedevano uno strumento strutturale, chiedono certezze per il futuro. E sapere che questo strumento potrà essere prorogato, rifinanziato fra 6 mesi, evidentemente non è esattamente quello che si aspettavano le aziende. La certezza è quello che serve nel mercato del lavoro di questo Paese, e questa volta introduciamo, seppur positivamente, degli elementi di forte incertezza. Abbiamo cercato anche di darvi dei suggerimenti attraverso l'attività emendativa, al Senato prima, alla Camera poi. Abbiamo cercato di dirvi che si potevano trovare delle coperture per dare una lungimiranza a questo taglio del cuneo fiscale, partendo, per esempio, dalla lotta all'evasione, dall'utilizzo di quei fondi, ma avete fatto orecchie da mercante rispetto a questa proposta, che evidentemente non vi aggrada particolarmente. Non lo nascondiamo, ci sono però anche dei temi che condividiamo e su cui vogliamo rendere merito a un lavoro che è stato fatto, che forse non è completo, forse poteva essere migliorato, ma che va nella direzione giusta. Parlo per esempio della sicurezza sul lavoro, che è il tema più che un tema: 1.090 morti nel 2022 meritavano degli interventi come quelli che sono stati fatti, a partire dalla sicurezza nei cantieri temporanei, una misura che si aspettava da tanto, all'estensione ai lavoratori autonomi della misura di tutela della salute e della sicurezza, all'estensione dell'assistenza INAIL agli studenti, quindi al mondo della formazione e dell'istruzione, all'obbligo del medico competente per la valutazione dei rischi necessari. Tutti provvedimenti che non possiamo che condividere e per i quali ci uniamo. È ovvio, noi avremmo fatto anche altro. Avremmo, per esempio, collegato questo aspetto a Industria 4.0, al rifinanziamento di Industria 4.0 come strumento per cambiare quei macchinari, per renderli più tecnologici, e di conseguenza più sicuri. Uno strumento che le aziende ci chiedono e che avrebbe contribuito, insieme ai vostri provvedimenti, a migliorare davvero quello che ci interessa, che è la sicurezza sul lavoro, e a minimizzare le morti sul lavoro.

C'è anche un altro provvedimento che dobbiamo sottolineare, molto buono, quello che riguarda le donne, e quella novità importante dell'assegno erogato alla moglie nel caso il marito sia un uomo violento. Uno strumento che aiuterà l'emancipazione economica femminile, ma aiuterà anche a dare la forza di denunciare, perché ci saranno gli strumenti per non sentirsi sole. Lo abbiamo riassunto in pochi minuti, luci e ombre di un provvedimento, provvedimenti condivisibili, ma, allo stesso tempo, le misure cardine che sono senza una visione di medio-lungo periodo, senza quella strutturalità necessaria, per esempio sui lavoratori fragili e sui lavoratori disabili, dove c'era una necessità di certezze per il futuro maggiore, e senza quei criteri di universalità, equità ed efficienza che forse un provvedimento come questo meritava. Chiudo dicendo che, come sempre, la nostra forza, lo ribadisco, la forza di Azione-Italia Viva è di essere disponibile al dialogo, soprattutto su temi come questo, che sono priorità per tutti. Lo siamo e lo saremo senza un approccio ideologico, ma anche in questa occasione credo che la chiusura a riccio del Governo non ci aiuti a trovare una soluzione condivisa. Quindi, per l'ennesima volta, oramai da prassi, voteremo “no” a questa fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassinari. Ne ha facoltà.

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, il decreto-legge che ci accingiamo a convertire è stato approvato lo scorso 1° maggio dal Governo, individuando appositamente una data simbolica, proprio a dimostrazione dell'impegno forte che l'Esecutivo intende mettere in campo in questa legislatura in tema di lavoro. Ci tengo a sottolineare che questo decreto non ha la pretesa di rinnovare il lavoro, ma è l'inizio di un percorso di aggiornamento del settore in base all'evoluzione della società. Per questo è uno strumento volto ad introdurre norme di semplificazione tecnica e di incentivazione economica funzionali a sostenere la domanda di occupazione straordinaria del periodo, e quindi redditi e contribuzioni, riducendo in molti campi i costi, aumentando i netti in busta paga ed offrendo consistenti incentivi assunzionali. Si tratta, quindi, di un provvedimento che vede il Governo confrontarsi con queste sfide economiche che sono ardue per il Paese, perché parlare di politiche del lavoro non è mai semplice, non lo è mai stato nella storia del nostro Paese. Lo facciamo anche in un momento particolare dal punto di vista economico e congiunturale, che vede il Paese uscire fuori dalla pandemia e oggi affrontare le sfide, anche economiche, collegate al conflitto russo-ucraino.

Siamo, quindi, alle prese con la necessità di rimettere in moto interi settori produttivi del nostro Paese e di offrire sostegno alle imprese e ai consumi per chi realmente oggi è impedito a svolgere anche un'attività lavorativa. È evidente, quindi, che in questa congiuntura molto delicata le priorità da affrontare sono ben precise: in primis, ridisegnare le politiche di sostegno all'inclusione, alleggerire gli oneri delle imprese in modo da liberare risorse che servono per gli investimenti e favorire così a livello individuale un reddito aggregato, quel sostegno che oggi è la base dell'economia. Quindi, in un momento anche economicamente difficile a causa dell'inflazione abbiamo necessità di dare più risorse, sostenere le richieste delle nostre famiglie e sostenere i consumi.

Il decreto Lavoro ha puntato su questi due aspetti fondamentali: si è introdotto l'assegno di inclusione, che va a sostituire il reddito di cittadinanza, e abbiamo continuato a seguire la strada della riduzione del cuneo fiscale, tagliandolo ulteriormente di sette punti percentuali anche per redditi fino a 35.000 euro; dopodiché, abbiamo introdotto disposizioni per facilitare il lavoro temporaneo nei settori in cui la richiesta ha più difficoltà ad incontrare la domanda.

Inoltre, nel corso dell'esame in Senato, nell'ambito del quale sono state sentite tutte le parti sociali e molti soggetti interessati, sono stati numerosi gli emendamenti accolti, proposti dal gruppo parlamentare di Forza Italia. Cito, a titolo di esempio, l'ampliamento della platea dei destinatari degli interventi di inclusione sociale, includendo anche quelle persone o famiglie che, pure in condizioni di estrema povertà certificata dai competenti servizi sociali dei comuni, mancavano dei requisiti formali per beneficiare di tali misure e degli interventi ad essi connessi. È prevista una maggiore rappresentanza dell'Arma dei carabinieri nell'Ispettorato nazionale del lavoro proprio in tema di controlli nel settore del lavoro.

Sono stati, poi, accolti alcuni nostri ordini del giorno importanti e orientativi anche per programmare altri interventi legislativi da parte del Governo, per estendere l'applicazione dei fringe benefit aziendali ai lavoratori, per rimodulare l'importo delle pensioni minime e, soprattutto, l'importo delle pensioni di invalidità, che vanno aumentate. Questo è un aspetto politico decisamente importante.

Veniamo, ora, alle misure principali del decreto-legge: l'assegno di inclusione e la riduzione del cuneo fiscale. Per l'assegno di inclusione sono stati previsti 5,5 miliardi nel 2024, 7 miliardi sono stati previsti nella legge di bilancio per il 2023 e quasi 1,5 miliardi vengono utilizzati per sostenere le politiche per la formazione delle persone tra i 18 e i 59 anni. L'assegno viene erogato, dal 2024, a coloro che hanno un reddito inferiore a 9.360 euro, limite che scende per quelle famiglie che sono composte da over 67 o disabili. Al limite si sommano ulteriori 3.360 euro per l'affitto. Il meccanismo di assegnazione del nuovo assegno passa anche attraverso l'INPS. L'assegno vale 500 euro ed è erogato per diciotto mesi per i nuclei familiari con disabili e over sessantenni.

Come è noto, Forza Italia ha sempre avuto una posizione a favore di una rimodulazione del reddito di cittadinanza, così come avevamo previsto e proposto anche durante la campagna elettorale. Abbiamo, quindi, confermato, oggi, questa rimodulazione e la proposta di un nuovo reddito con un assegno, perché abbiamo ritenuto che il sostegno alle fasce più deboli con reddito più basso delle famiglie andasse sempre sostenuto. Quindi, il Governo, oggi, va in quella direzione.

Solo per l'anno 2021, sulla base dei dati che sono stati raccolti rispetto alle cosiddette truffe che sono state certificate, le prestazioni non dovute sono state pari a circa 200 milioni di euro, cioè il triplo di quanto riscontrato nel 2020. Sono continuate, anche in questi anni, le truffe sul reddito di cittadinanza, una situazione inaccettabile che andava necessariamente arginata, considerato anche, come rilevato dall'INPS, che solo il 20 per cento di coloro che recepivano il reddito di cittadinanza ha trovato lavoro.

Sono state, quindi, previste nel decreto Lavoro delle sanzioni più pesanti, che prevedono la reclusione fino a sei anni per chi rilascia dichiarazioni false. Sono previsti filtri ulteriori, non solo, al momento della richiesta dell'assegno, ma anche per il mantenimento dello stesso, prevedendo la verifica sulle banche dati dei requisiti per poterne godere. È previsto uno sgravio contributivo fino a 8.000 euro per i datori di lavoro che assumono il percettore di assegno che sia occupabile.

Il decreto Lavoro prosegue, inoltre, nel taglio del cuneo fiscale: al taglio di dicembre di circa 3 miliardi di euro, che abbiamo previsto nella scorsa manovra finanziaria, aggiungiamo un ulteriore taglio di 4 miliardi a favore dei redditi bassi, quindi, fino a 35.000 euro. Per la copertura si utilizzano tutte risorse approvate, pari a 3,5 miliardi di euro, nell'ultimo DEF 2023, alle quali poi si aggiungono anche altre variazioni di bilancio.

Il taglio, complessivamente, in questo anno, tra la manovra finanziaria di dicembre e l'ulteriore taglio con il DEF, è di sette punti percentuali sui redditi fino a 25.000 euro, il che significa che si può arrivare fino a 100 euro in più in busta paga, e non mi si dica che questo non è significativo per aiutare le fasce deboli. Fino a 35.000 euro il vantaggio fiscale, complessivamente, è pari a 6 punti percentuali. Anche questa battaglia sul cuneo fiscale ci appartiene da sempre e ora più che mai per incrementare il reddito reale delle famiglie e limitare, soprattutto, la rincorsa tra salari e prezzi. La scommessa, da qui alla prossima legge di bilancio, sarà quella di trovare le coperture adatte a rendere strutturale la misura del cuneo fiscale.

Per l'assunzione di giovani under 30 sono previsti sgravi contributivi fino al 60 per cento della retribuzione. Gli incentivi durano un anno per le nuove assunzioni effettuate da giugno a dicembre e anche per i contratti a tempo determinato è prevista una serie di misure.

Infine, ma non per importanza, viene istituito l'Osservatorio sulle povertà, che ha come obiettivi dichiarati il contrasto alla povertà assoluta, la tutela del potere d'acquisto dei salari, la spinta alle assunzioni e l'incremento dei tassi di occupazione.

Ma il lavoro ha dinanzi a sé sfide enormi, che si muovono nei perimetri pesanti della bassa natalità, dell'over formazione dei giovani, del loro allontanamento dai lavori classici, della contrazione della platea contributiva, del mutamento delle filiere globali e dell'avvento dell'intelligenza artificiale.

Tutto questo richiede un approccio organico della materia, frutto di una visione precisa e di scelte politiche che dovranno poi trovare espressione nelle norme. L'approccio pratico dimostrato, scevro da ideologismi, rappresenta un inizio confortante da arricchire con il confronto e il dialogo con tutti gli attori del sistema, anche con quelli contrari.

Concludo, ricordando le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pronunciate il 29 aprile scorso nella mia regione, a Reggio Emilia. Voglio anche sottolineare che è appena stato nominato il Commissario per la ricostruzione in Emilia-Romagna e di questo sono particolarmente contenta e felice, perché significherà lavorare ulteriormente per la mia regione in maniera fattiva e concreta; in questo momento ce n'è un concreto bisogno.

Le parole del Presidente sono: “Ampliare la base del lavoro e la sua qualità deve essere assillo costante a ogni livello, a partire dalle istituzioni. Naturalmente non sarà possibile creare nuovo lavoro, sostenere le innovazioni necessarie, affrontare con coraggio e creatività la competizione dei mercati senza il protagonismo delle imprese, grandi, medie e piccole. Senza la partecipazione dei lavoratori e dei sindacati, senza il contributo del Terzo settore, senza l'apporto del mondo delle professioni”. Il mondo del lavoro è la locomotiva di un Paese che vuole avanzare, non è uno strumento di mortificazione. Per queste ragioni è con convinzione che dichiaro il voto favorevole alla fiducia del mio gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-Partito Popolare Europeo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, questo decreto varato il 1° Maggio è una beffa per i lavoratori. Nel giorno in cui si dovevano celebrare i loro diritti, il Governo ha approvato un provvedimento che aumenta la precarietà e si fa gioco delle persone in difficoltà. Smantellare il reddito di cittadinanza è un grave errore che pagheranno sulla loro pelle i cittadini più deboli. Vi siete accaniti contro i cosiddetti occupabili, senza neanche provare a capire le difficoltà che hanno a trovare un lavoro, ma la verità, vera, è che questo non vi interessa. A voi interessa avere cittadini ricattabili, che non possono rifiutare qualsiasi lavoro gli venga offerto, anche se è sottopagato, con condizioni più vicine alla schiavitù, in un Paese che dovrebbe promuovere diritti e sviluppo per il Paese stesso.

Mi domando spesso se avete mai letto la nostra Carta costituzionale, tutta quanta, non solo le prime righe; dalle leggi che emanate direi di no. L'articolo 2 della nostra Costituzione dice che la Repubblica richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Anche in questo caso, non credo che ne abbiate capito il senso.

Sabato 17 giugno 20.000 persone sono scese in piazza a Roma per chiedere più diritti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), salari minimi, lavoro stabile; per chiedere di non essere trattati come schiavi; per chiedere, soprattutto, che venga rispettato l'articolo 36 della Costituzione, che, vi ricordo, recita questo: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”. Libera, dignitosa: parole che evidentemente vi lasciano indifferenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Già diversi giudici hanno accolto i ricorsi di tanti lavoratori sottopagati e penso al caso dei lavoratori della vigilanza privata. Volete aspettare che seguano tutti lo stesso iter, la stessa strada per arrendervi all'evidenza? Non è sufficiente che i più accreditati istituti abbiano più volte rilevato che ci sono oltre 4 milioni di lavoratori con paghe da fame? Volete svegliarvi? Volete guardare in faccia il Paese reale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Forse non bastano neanche le parole del Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che vado a citare: “Troppi, non solo tra i giovani, non hanno un'occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate, come negli altri principali Paesi. L'introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale”. Anche questi termini, giustizia sociale, forse a voi sono sconosciuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Che dire, poi, della furia violenta con cui avete additato come fannulloni e divanisti tutti i percettori del reddito di cittadinanza, cittadini colpevoli di vivere in zone dell'Italia dove l'offerta di lavoro è scarsa, dove i tassi di occupazione sono quasi il triplo rispetto alla media nazionale, oppure colpevoli di avere una formazione inadeguata rispetto a quelle che sono le esigenze del mondo del lavoro, persone che avete criminalizzato senza, però, creare le condizioni affinché il lavoro garantisca una paga dignitosa e senza tutelare adeguatamente le loro esigenze.

Guai, per esempio, ad approvare l'emendamento, che avevamo presentato, nel quale chiedevamo che anche le famiglie in povertà, con figli dai 18 ai 26 anni che studiano, avessero accesso all'assegno di inclusione. Ebbene, queste famiglie, con la vostra riforma e con questo decreto, non avranno più accesso al reddito di cittadinanza e nemmeno alla vostra nuova misura, l'assegno di inclusione.

Come vogliamo rispondere alle esigenze di queste famiglie in povertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Come vogliamo aiutare gli studenti di queste famiglie? Vogliamo togliere manovalanza a basso costo alle imprese? Giammai! E che importa se così favoriamo anche la dispersione scolastica? Vi riempite sempre la bocca parlando dei giovani, di prospettive per i giovani, ma questi sono gli effetti dei vostri decreti. Potevate, ad esempio, varare un provvedimento che aiutasse chi vuole studiare per provare a migliorare la sua condizione. Ma, poi, come avreste fatto a proseguire la vostra crociata contro i giovani che stanno sul divano, secondo la vostra propaganda?

Sempre con buona pace della nostra Carta costituzionale, che ancora voglio citare, ricordo che l'articolo 4 dice: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Se non facciamo studiare le nostre ragazze e i nostri ragazzi, come pensiamo di ottenere questo progresso? Alla fine ci resteranno solo politici, politici che non conoscono i contenuti dei provvedimenti che vanno a votare in Aula.

Dico questo perché ancora in questi giorni molti esponenti del Governo e della maggioranza continuano a ripetere che il taglio del cuneo fiscale, presente in questo decreto, porterà nelle tasche dei lavoratori 100 euro in più al mese. Magari, magari! Peccato che i numeri non dicono questo. In media, l'aumento sarà di 42 euro al mese, quando va bene. Nulla se consideriamo anche l'inflazione, che aumenta di giorno in giorno.

In discussione generale ho sentito colleghi affermare che i voucher servono per l'assunzione del personale saltuario, altrimenti lavorerebbero in nero. Forse qualche consulente del lavoro, in primis la Ministra Calderone, può illuminarli sull'esistenza dei contratti a chiamata, uno strumento attualmente in vigore. Quindi, non c'era assolutamente bisogno dell'introduzione dei voucher, con cui state introducendo nel nostro Paese il precariato di Stato. È questo quello che state facendo: avete introdotto il precariato di Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Solo propaganda! È questo quello che sapete fare: solo propaganda sulla pelle dei lavoratori. Vi sento, spesso e volentieri, parlare continuamente di sacrifici. Molte persone, fuori da questo Palazzo, fanno sacrifici e affrontano le difficoltà, arrivando a compiere anche gesti disperati. Quelli che ce la fanno imboccano due strade: da una parte, fanno in modo che nessun altro debba soffrire come loro; dall'altra, vivono nel rancore e nel voler veder soffrire gli altri come hanno sofferto loro. La prima è la strada intrapresa dai nostri padri costituenti, che hanno permeato la nostra Costituzione di solidarietà. Noi stiamo dalla parte dei nostri padri costituenti e per questo il MoVimento 5 Stelle voterà “no” su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparvi. Ne ha facoltà.

VIRGINIO CAPARVI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, siamo prossimi a esprimere un voto di fiducia al Governo per la conversione di un decreto che affronta un tema dirimente e importante quale quello del lavoro, che non è semplicemente lavoro, che non è solo economia, che non è solo salario, ma è l'impalcatura su cui si sorregge lo Stato sociale. Nel ringraziare il Ministro Calderone, il Vice Ministro Bellucci e il Sottosegretario Durigon per il lavoro fatto, facciamo un plauso al Governo anche per il modo con cui ha affrontato questo primo passo - perché si tratta di un primo passo - nella materia del lavoro, con modo fermo, onesto e intellettualmente scevro da approcci ideologici che non hanno portato nulla di buono nel passato. Di approcci ideologici, però, ne abbiamo sentiti tanti nella giornata di ieri e anche poc'anzi.

Il Paese Italia e il suo stato di salute sono stati descritti utilizzando le peggiori immagini apocalittiche: povertà, sfruttamento, precarietà, violazioni dei diritti dei lavoratori e, addirittura, è stato richiamato Auschwitz. Questo per dare la misura di quanto a volte l'approccio ideologico sfugga di mano e porti alcuni colleghi fuori dalla realtà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Certo è che, se questa fosse la vera realtà di questo Paese, forse le prime domande se le dovrebbero porre quei partiti politici che, negli ultimi anni, hanno espresso tre Ministri del Lavoro, Orlando del Partito Democratico, Catalfo del MoVimento 5 Stelle e Luigi Di Maio del MoVimento 5 Stelle. Forse, sono loro stessi che dovrebbero interrogarsi su quello che hanno fatto su questo tema.

Allo stesso modo, ho trovato personalmente svilente la retorica posta in essere nel portare in questo Parlamento le storie di singoli cittadini per caricare di empatia un attacco politico, ignorando il fatto che la politica è chiamata a fare qualcosa di più, il Governo è chiamato a fare qualcosa di più, e lei, Ministro, è chiamata chiaramente a gestire il tema del lavoro nella sua complessità e non a partire, certo, dalle singole istanze, anche nel rispetto e nella tutela dei più fragili. Questo il Governo lo ha fatto - e lo dirò successivamente - anche rispetto al tema dell'assegno di inclusione, allargando la platea.

Ma vale la pena dire una cosa, anche se appare una banalità ma, visti gli ultimi tempi che abbiamo vissuto, una banalità non è. Forse, non avremmo letto bene la Costituzione come il collega Aiello, ma l'abbiamo letta anche noi: la sovranità appartiene al popolo e questo Governo parte da una scelta che ha fatto il popolo, con un mandato elettorale forte, che vuole questo Governo. Lo ha dimostrato ieri in Molise, quando il centrodestra ha battuto anche il campo largo delle sinistre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e lo ha dimostrato in ogni tornata elettorale, da settembre in poi. Fatevi una ragione del fatto che gli italiani vogliono questo Governo e vogliono questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e, forti di questa responsabilità, siamo chiamati ad incidere e, dunque, il Governo incide, prendendosi anche la responsabilità di modificare e superare uno strumento che, alla prova dei fatti, non ha funzionato, cioè il reddito di cittadinanza.

Anche qui mi permetto una digressione, perché anche ieri siamo stati trascinati più volte - tirati per la giacca - in questo mondo fantasioso, dove esistono i buoni e i cattivi e, quindi, veniamo additati come coloro che hanno preso di mira i percettori del reddito di cittadinanza, come se fossero tutti fannulloni e tutte persone da colpevolizzare. Le opposizioni pensano che in questo mondo ci siano gli imprenditori che si alzano la mattina per vessare i lavoratori e i lavoratori che si alzano la mattina per andare in fabbrica convinti di dover superare il padrone. È un mondo superato dalla storia, che non esiste più, esiste solo nella vostra narrazione politica. Per quello che ci riguarda, noi non prendiamo di mira i percettori, che sono anche le prime vittime, in un certo qual modo, di un reddito di cittadinanza che non ha funzionato, perché era nato con la premessa di trovare un lavoro a queste persone, ma non ha trovato lavoro a nessuno, nemmeno ai navigator, che erano stati assunti per trovare lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Dunque, rimanendo a questi dati empirici, non possiamo far altro che accogliere di buon grado il superamento di questo strumento con un assegno di inclusione, che addirittura amplia la platea di quei nuclei fragili, che hanno bisogno sicuramente di sostegno e che devono essere ricondotti, con un patto di inclusione sociale e lavorativa, alla dignità che spetta a tutti e che prevede anche un assegno e un supporto per la formazione di 12 mesi, pari a 350 euro al mese, finalizzato proprio alla reintroduzione nel mondo del lavoro, con anche l'obbligo di accettare un'offerta di lavoro, pena la decadenza, a condizioni ben determinate. Oltre a ciò, vengono introdotti incentivi importanti per la decontribuzione a chi assume percettori di reddito di cittadinanza fino a 8.000 euro per contratti a tempo indeterminato o di apprendistato e pari a 4.000 euro per contratti a tempo determinato stagionali; è previsto poi un bonus del 30 per cento per quelle agenzie del lavoro che intermediano positivamente, in caso quindi di assunzione.

In quel mondo, che non è diviso tra buoni e cattivi, c'è un'altra misura prevista da questo decreto, che è il taglio del cuneo fiscale, un mantra di tutti i partiti, in tutte le campagne elettorali, che finalmente questo Governo porta a segno. Le prime a plaudire a un taglio del cuneo fiscale completamente a vantaggio del lavoratore sono state proprio le parti datoriali, che, anzi, hanno chiesto a questo Governo di rendere strutturale questa misura e sappiamo che il Governo è già al lavoro per provare, in legge di bilancio, a rendere strutturale questa misura. Anche in materia di rinnovi contrattuali vengono allentati quei gangli del decreto Dignità, che rendevano difficile in alcuni casi la flessibilità, che non è precarietà, e che spesso, con il combinato disposto del reddito di cittadinanza e della rigidità contrattuale, ingeneravano, in maniera sicuramente illegittima, anche il ricorso al lavoro nero. Quindi, noi dobbiamo fare in modo che la politica torni a fare quello che deve fare, cioè non ingerire in certi meccanismi, ma fare in modo di creare condizioni determinate, per mezzo delle quali imprese e imprenditori possano fare la fortuna della propria azienda, del proprio Paese e dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Tante altre cose sono state pensate in questo decreto anche con riguardo al settore turistico, superando steccati ideologici che non conoscono la realtà vera di chi vive anche di stagionalità e ha necessità, alle volte, di una flessibilità maggiore. Noi crediamo, però, che tutte queste manovre non possano essere estraniate da un metodo che questo Governo sta portando avanti e che va a favore degli italiani: questo è un Governo che non ha la pretesa sciocca di creare lavoro per decreto, né di combattere la disoccupazione per decreto, né di abolire la povertà, ma è un Governo che, forte del mandato elettorale, è vicino agli italiani, è vicino alla parte degli italiani che crea lavoro, che chiede appunto che vengano create condizioni con le quali gli stessi imprenditori artigiani sanno fare la fortuna di questo Paese, perché l'hanno reso grande, lo rendono grande ogni giorno e lo renderanno grande, insieme ai propri collaboratori, perché non hanno dipendenti vessati, ma collaboratori. Basta entrare in qualsiasi azienda e in qualsiasi fabbrica italiana per accorgersi che, nella stragrande maggioranza dei casi, la realtà della lotta di classe non esiste più: esiste una collaborazione quotidiana, volta a stabilizzare il lavoro, a creare lavoro e a creare prosperità.

Ma è anche un Governo che, insieme alla maggioranza, è dalla parte dei lavoratori perché taglia il cuneo fiscale, per le parti economiche più basse, impegnandosi chiaramente - come ha già fatto - affinché questa misura diventi strutturale ed è anche un Governo dalla parte dei più fragili, di coloro che rischiano di rimanere indietro, ma che possono essere tutelati appunto con un assegno di inclusione rivolto a una platea ancor più ampia di quella che era prevista precedentemente.

Ma siamo anche dalla parte di quei giovani - e non solo giovani - che non ci stanno a farsi etichettare come inoccupabili e che invece sono stati relegati, proprio da una misura sbagliata, in una condizione esistenziale immutabile, di inoccupabilità. Noi invece li vogliamo tirare fuori da quella condizione esistenziale e lo dobbiamo fare, non certo puntando sulla decrescita felice, che è la risposta della politica che non ha coraggio e che non ha scelte da fare ma, con una amministrazione seria e coraggiosa, che punta su politiche attive del lavoro, perché quelli che, fino a oggi, sono stati chiamati inoccupabili e persone da assistere, in realtà, sono persone e giovani italiani che possono dare un grande contributo a questo Paese. Quindi, siamo dalla parte degli italiani e sappiamo che questo Governo è dalla parte degli italiani e li tutela.

Quindi, annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie Presidente. Onorevoli colleghi e membri del Governo, anzi Ministra del Lavoro, onestamente, ho perso il conto delle fiducie che questa Camera ha votato da inizio legislatura; ora però non ho intenzione di fare il solito intervento in cui, ahimè, inutilmente cerco di ricordare alla maggioranza le prerogative del Parlamento, la centralità della funzione legislativa e la marginalità che dovrebbe avere la decretazione d'urgenza, però mi rivolgo a lei, Presidente Fontana, perché credo che non sia davvero più accettabile lavorare in questo modo. Non possiamo affrontare un decreto delicato, con oltre 30 articoli, su materie che riguardano la vita giornaliera delle persone, il lavoro e la situazione delle famiglie e dei lavoratori e delle lavoratrici italiane in meno di una settimana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ecco, penso che su questo davvero serva una riflessione, trasversale. Lo dico perché, alla fine, se ci fossero tempi più congrui, il vantaggio sarebbe anche del centrodestra, anzi della destra-centro, che governa questo Paese. Noi non siamo più disposti a tollerare questa arroganza, specialmente su un provvedimento - lo ripeto - come questo, che precarizza peraltro, oltre a mettere in difficoltà ancora di più, il mercato del lavoro - lo dicono già i dati - e che nega a più di 400.000 nuclei familiari il sostegno che fin qui hanno ricevuto per emanciparsi da una condizione di povertà, mentre voi, che all'opposizione facevate le barricate per i tempi stretti di approvazione dei decreti Aiuti, durante la pandemia, oggi accettate di approvare e discutere più di 200 emendamenti in una seduta di Commissione di 3 ore, una follia.

A febbraio, la Ministra Calderone, nel corso della sua prima audizione, aveva detto di voler avviare un confronto continuo e costruttivo; mi dispiace, signora Ministra, ma siamo a giugno e fin qui abbiamo visto solo decreti omnibus e mancate risposte. Aspettiamo che cambi decisamente di passo, il Governo; il confronto, di certo, al momento non c'è stato, mentre ci viene chiesto di votare la fiducia su un provvedimento che tende a diminuire le tutele sul lavoro per le persone che versano in condizioni di povertà. Una situazione ancora più disagevole, un decreto, insomma, che se la prende con la categoria delle persone più fragili e, soprattutto, non aiuta né giovani, né donne ad emanciparsi dalla precarietà, giovani e donne che, più di altri, hanno patito la pandemia e, più di altri, hanno pagato - e continuano a pagare - prezzi troppo alti in questo Paese. Eppure, i giovani e le donne, se li sommiamo, sono i due terzi della forza lavoro di questo Paese. Ecco perché serviva - e serve - fare di più su questi argomenti e fare meglio, non fare in fretta e fare male, eliminando - ripeto - l'unico strumento di lotta alla povertà universale, senza avere un degno sostituto. Credo che, da questo punto di vista, sia importante partire da quello che leggiamo tutti i giorni - non passa, infatti, giorno in cui non ci siano dichiarazioni dei Ministri di questo Governo, preoccupati della natalità -: colleghi lo sappiamo tutti, perché è anche una questione di welfare e di tenuta dei conti pubblici, che dobbiamo occuparci in modo diverso della questione e tentare di invertire la tendenza della natalità nel nostro Paese.

Peccato che in questo decreto Lavoro non ci sia nulla che aiuti le donne di questo Paese ad avere contratti stabili e salari dignitosi, e di recente non c'è stato nemmeno l'impegno - che è stato disatteso dal Governo - su un ordine del giorno in cui chiedevamo di spendere le risorse del PNRR per gli asili nido, eppure avete votato contro. E quindi significa che, anche su questo, non state ragionando e non si sta investendo sul futuro del nostro Paese. E oggi, con le risorse già stanziate dal PNRR, che cosa fate? Respingete il nostro ordine del giorno sugli asili nido, costringendo così, ancora una volta, le donne italiane a non scegliere e continuando ad avere una visione familistica, paternalistica, vecchia e patriarcale della società, quando invece - vi do una notizia - in questo Paese, se volete aumentare la natalità, bisogna mettere le donne in condizione di lavorare, perché solo con un lavoro retribuito, di qualità, stabile e con i servizi adeguati, allora, forse sì, avremo l'opportunità di rilanciare anche il tema della natalità in questo Paese. Il resto sono solo chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Sono solo chiacchiere per provare a distrarre il Paese su questioni importanti.

Siete partiti, facendo una discussione molto spesso sterile e vuota, come se le emergenze di questo Paese fossero i rave party, oppure i reati che sono già reati, ma volete rimettere tutto in discussione. Insomma, non passa giorno in cui non inventiate un decreto d'urgenza, su un'urgenza che in questo Paese non c'è.

Da questo punto di vista, per noi è chiarissimo: questo Governo ha deciso di alzare il limite al tetto dei voucher, rendendoli perfettamente sostituibili ai contratti di lavoro stagionale, che non garantiscono maggiori tutele ai lavoratori e alle lavoratrici, anzi sono addirittura acquistabili in tabaccheria. Ma perché il Governo sceglie questa soluzione? Per noi è chiarissimo. Lo fa, perché le norme sono scritte da una Ministra abituata a pagare stipendi e fornitori in ritardo, a non versare i contributi ai propri lavoratori e, quindi, a non rispettare il lavoro. Una Ministra che non sa dove sta di casa l'etica imprenditoriale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma vi sembra normale che un Ministro che ha avuto nella sua vita condotte societarie così gravi possa riscrivere le norme del mercato del lavoro sul settore turistico, della ristorazione e dell'accoglienza?

Presidente, la Ministra Santanche' venga in Aula a spiegare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché le aziende hanno utilizzato la Cassa integrazione straordinaria COVID con i soldi di tutti i contribuenti, quando i suoi impiegati continuavano a svolgere le loro mansioni! È già troppo tardi! Qui non è una questione di voler fare processi prima del tempo, lo dico con chiarezza. La Ministra avrà tutto il tempo di difendersi nei tribunali, ma dopo essersi dimessa. Infatti, qui è in gioco non il suo destino personale, ma la credibilità del Ministero del Turismo e del Governo, che ogni anno chiede agli imprenditori onesti grandi sforzi per tenere in piedi gli equilibri dei conti pubblici dello Stato. È una questione, Presidente, di dignità istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Lo voglio ribadire con forza! Non ci lamentiamo se il primo partito - vale per tutti - è il partito dell'astensione, quando poi le condotte di chi sta più in alto sono quelle che leggiamo e che sentiamo. È una questione, ripeto, di dignità istituzionale ed è anche una questione morale.

Come al solito, questo Governo si dimostra forte con i deboli e debole con i forti. E ci tengo a ribadirlo in quest'Aula, lo fa non solo smantellando un pezzo importante del reddito di cittadinanza, ma anche continuando a precarizzare il mercato del lavoro, per spingere i lavoratori ad accettare stipendi più bassi e contratti con meno tutele. Questo perché siete convinti che sia l'unico modo per migliorare i profitti delle imprese. Una ricetta ormai anacronistica – peraltro, non condivisa neanche dalle imprese -, di una destra conservatrice che ancora non si è resa conto che queste politiche hanno impoverito il nostro Paese, ridotto il potere d'acquisto delle famiglie e, soprattutto, non hanno favorito, né la crescita, né la produttività, né la competitività nel nostro Paese.

L'idea che solo con la compressione del costo del lavoro, peraltro fatta molto poco, e dei diritti dei lavoratori, invece fatta molto, si possa rilanciare l'economia, è evidente a tutti gli economisti che non può funzionare, ma non a chi siede tra i banchi della maggioranza.

In un momento in cui l'Istat ci dice che l'inflazione fa aumentare i costi a carico delle famiglie del 7,6 per cento rispetto allo scorso anno, ci saremmo aspettati di discutere di salario minimo e di rinnovo dei contratti collettivi, soprattutto in un decreto Lavoro battezzato il 1° maggio! Insomma, pensavamo fosse urgente discutere su come adeguiamo gli stipendi degli italiani ai nuovi costi della vita e tuteliamo coloro che non riescono a fare la spesa a metà mese o a pagare le rate del mutuo con tassi così alti. In un Paese dove il 30 per cento dei dipendenti privati ha salari annuali inferiori a 12.000 euro, dove il tasso di disoccupazione tocca il 22,3 per cento tra i giovani, dove circa il 12 per cento dei lavoratori e delle lavoratrici è in condizione di povertà, dove ci sono 3 milioni di lavoratori interamente irregolari, la priorità era offrire misure di lotta contro la precarietà, la povertà e la disoccupazione, per ridurre le disuguaglianze e costruire un sistema Paese più competitivo. Avete scelto esattamente la direzione opposta.

Leggendo il testo del decreto, anche il taglio del cuneo contributivo è solo una mossa temporanea per distrarre, ancora una volta, l'opinione pubblica da quello che, invece, questo sì, è il più grande taglio di risorse per la lotta alla povertà: sì, quello che avete fatto voi. Mentre invece non avete fatto il più grande taglio sulle tasse del lavoro, perché quello l'abbiamo fatto noi, per il momento, non questo Governo.

E, allora, lo voglio dire perché, nei Governi di centrosinistra in cui abbiamo governato, non ci siamo comportati così. Ma del resto, questo è un Governo che si inventa emergenze in ogni modo. Avete fatto un decreto omnibus in cui addirittura avete deciso di far saltare i vertici di INPS e INAIL, quando erano in attivo, e ci avete messo 45 giorni per nominare un commissario per la gestione dell'emergenza - questa sì, vera - dell'alluvione in Emilia-Romagna. Queste sono le vostre priorità e questo è il modo con cui, poco seriamente, affrontate la politica.

Ma d'altronde, colleghi, abbiamo imparato a conoscervi: per voi l'urgenza sono i rave party, cercare gli scafisti sul globo terracqueo, rendere reato universale una cosa che non si può già fare.

Per tutti questi motivi, il Partito Democratico non solo voterà contro il provvedimento, e non può naturalmente votare questa fiducia al decreto, ma continuerà a scendere in piazza, così come abbiamo fatto in questi mesi, a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori, a fianco di chi è disoccupato ed è stato dimenticato dallo Stato e di chi, purtroppo, entrerà in povertà a causa di questi provvedimenti scellerati.

Per queste ragioni e per rivendicare, invece, la necessità che si poteva fare, con i soldi del PNRR, un lavoro dignitoso e costruire un welfare diverso, per queste ragioni sicuramente e per una paga equa e per un salario minimo adeguato, noi, invece, ci siamo e siamo disposti a collaborare. Ma finché si lavora in questo modo, naturalmente, non potremo che essere la vostra opposizione convinta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Schifone. Ne ha facoltà.

MARTA SCHIFONE (FDI). Grazie, Presidente. Signori del Governo, onorevoli colleghi, il decreto Lavoro, varato il 1° maggio, è un provvedimento simbolo di questo Governo. È un provvedimento che dà la misura dell'attitudine alla coerenza e alla concretezza di questo Governo. È un provvedimento che ne dà la chiara impronta. E arriva in quest'Aula e porta con sé tutta la nostra visione sui temi strategici per la nostra Nazione e sulla nostra agenda politica: il lavoro, le politiche attive sul lavoro, l'inclusione sociale, la disabilità e penso anche alla sicurezza e alla tutela dei luoghi di lavoro.

Quello su cui ci apprestiamo a votare la fiducia è un decreto che mette al centro la nostra idea di Stato, rimette al centro quello che per noi è il giusto modello, non conforme a un modello assistenziale qualunque, ma è l'idea di uno Stato che investe per creare opportunità, che investe per creare ricchezza, che investe in quell'unico incubatore di ricchezza che abbiamo identificato essere il tessuto produttivo italiano e i suoi lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma abbiamo anche l'idea di uno Stato che si volta indietro, che non lascia nessuno indietro, che sostiene i fragili e che sostiene proprio quel blocco sociale, e dopo ci tornerò.

Per mettere in pratica questo, abbiamo seguito due direttrici: da un lato, il superamento dell'assistenzialismo di Stato e del reddito di cittadinanza, e, dall'altro, l'abbattimento del cuneo fiscale, la nostra vera ricetta per sostenere i lavoratori, in particolare le fasce più deboli.

Dunque, il cuneo fiscale: si tratta di uno dei più importanti ed imponenti tagli delle tasse degli ultimi decenni. Si tratta, nello specifico, dell'attivazione della seconda tranche, lo sappiamo, dopo quella già varata nella legge di bilancio.

Una misura studiata per i redditi medio-bassi per i lavoratori in due scaglioni, fino a 25.000 e 35.000 euro di reddito. Quindi, questi saranno i lavoratori che si ritroveranno in busta paga fino a 100 euro in più. E lo dico per sgombrare il campo da facili e sterili polemiche. Non io, ma autorevoli membri del Governo hanno più volte ribadito che “ci impegneremo per renderlo strutturale”. Del resto, abbiamo un orizzonte temporale molto ampio, non come qualche Governo traballante, e, quindi, una legislatura ci permetterà di portare, come abbiamo sempre detto, 5 punti in 5 anni. Al momento, li abbiamo già superati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E questo sarà il nostro modello, il modello che vogliamo mettere a terra: quindi, l'abbassamento della pressione fiscale, l'aumento delle buste paga con l'alleggerimento degli effetti dell'inflazione, che ancora sappiamo morde, sostenere il potere di acquisto, combattere il caro carrello.

E, poi, la seconda direttrice di cui parlavo prima, che sostanzia l'impianto normativo: è il superamento del reddito di cittadinanza, così come lo avevamo conosciuto o, meglio, la sua completa revisione. La revisione, soprattutto, di quel pezzo che noi abbiamo sempre ritenuto essere fallimentare: quel pezzo che, invece che creare lavoro, ha creato distorsione nel mercato del lavoro, ha creato disincentivo al lavoro e ha creato incentivo al lavoro nero; quel pezzo che noi abbiamo ritenuto essere il più ingiusto, perché ha creato un livellamento ingiusto, ha messo sullo stesso piano coloro che non potevano lavorare e che andavano sostenuti con coloro che, invece, erano abili al lavoro ed erano occupabili.

Questa è la prospettiva che è stata seguita da queste nuove misure di inclusione e di politiche attive, quindi, che splittano la platea dei beneficiari in due grossi blocchi: da un lato, coloro che riceveranno l'assegno di inclusione, la misura di contrasto alla fragilità, alla povertà, all'esclusione sociale, il blocco sociale a cui facevo riferimento prima, i fragili - tra questi, consentitemi di ricordare, annoveriamo i nuclei familiari all'interno dei quali sono presenti minori, over 60, persone diversamente abili - e, dall'altro lato, gli occupabili, che avranno lo strumento di attivazione e a cui sarà riconosciuto un contributo. È chiamato “strumento di attivazione” non a caso, perché si viene attivati al lavoro, perché c'è bisogno di essere qualificati, riqualificati, reinseriti, e lo si farà e lo si otterrà con questo contributo.

Il pacchetto si completa con le agevolazioni per le assunzioni per le aziende e l'attenzione alla disabilità. Tutto questo rientra in un percorso già tracciato dall'Esecutivo.

Altro aspetto è la sicurezza e la salute sul lavoro, perché, se è vero che il lavoro è l'unica leva che restituisce dignità all'uomo, è anche vero che oggi, nel 2023, non si può ancora morire di lavoro e sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è un tema molto caro anche al Ministro Calderone, che approfitto per ringraziare per il lavoro, per l'impegno, per la competenza che ha messo e ha espresso non solo, ma, soprattutto, su questo decreto. Le misure saranno concentrate sul versante scuola e formazione, sull'alternanza scuola-lavoro e, da qui, la nascita di un nuovo Fondo per l'indennizzo dei familiari delle vittime di infortunio in occasione di attività formative.

Ho letto ricostruzioni un po' creative e ho sentito parlare in maniera diffusa, anche confusa e ripetitiva, di induzione alla precarietà e di induzione alla povertà dalle opposizioni, che, legittimamente, fanno il loro lavoro, e anche da qualche corpo intermedio, che, non potendo più opporsi nel merito, applica propaganda e opposizione pregiudiziale.

Dicevo Presidente, che volevo snocciolare alcuni dati. Forse, per deformazione professionale, li vado sempre a cercare. Cerco le statistiche, gli indicatori, i parametri, che non sono né di destra né di sinistra, ma hanno un pregio: tratteggiano la realtà. Quindi, molto volentieri agevolo alcune stime di fonti autorevoli, condividendole nella discussione. Cito Eurostat che, a fine aprile, stima che il PIL italiano cresce più di Francia e Germania e dell'intera Eurozona; cito Fitch al 22 giugno, che ha alzato le stime di crescita del PIL dell'Italia fino all'1,1, quasi raddoppiata l'aspettativa di crescita da marzo; e cito Istat: ad aprile, il numero di occupati ha raggiunto il livello più alto mai raggiunto in Italia, pari a 23.446.000 unità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), oltre mezzo milione di occupati in più nel primo trimestre di quest'anno, ed è un trend positivo che continua a crescere.

Allora, non si può non registrare che gli italiani ci danno ragione, ci hanno dato ragione il 25 settembre, hanno continuato a darci ragione in tutti questi mesi, ad ogni competizione elettorale; ce l'hanno data anche ieri in Molise, dove abbiamo stravinto, e anche i numeri, Presidente, oggi ci danno ragione.

Mi avvio alla conclusione. Un impianto questo che ha trattato ed affrontato tanti temi, molti dei quali complessi, la cui attuazione e le cui soluzioni sono altrettanto complesse, ma ci ha dato una direzione chiara, ci ha dato delle risposte nette e ritengo che questa sia davvero la cosa più rilevante: che, dopo anni di incertezza, di improvvisazione, di giurisprudenza discontinua, ci sia una direzione chiara, una visione su un tema strategico per la nostra Nazione, sul lavoro.

In questo decreto è racchiuso il cambio del paradigma che abbiamo voluto applicare: non più politiche attive che coincidono con le passive, non più mantenimento di Stato, non più spesa pubblica orientata verso sussidi e verso assistenza, ma la ferma e convinta rivendicazione della funzione etica del lavoro, che noi ribadiamo e che noi assolutamente portiamo avanti. Abbiamo voluto imprimere il nostro cambio di rotta verso il modello che ci siamo prefissi e che stiamo raggiungendo. La strada è tracciata e siamo sicuri che sia quella giusta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 21, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 21.

La seduta, sospesa alle 20,57, è ripresa alle 21.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta sono complessivamente 69, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1238.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1238​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato, dal quale la chiama avrà inizio, è stata già effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri. La chiama avrà quindi inizio dal deputato Morassut.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti: ………………… 339

Votanti: ………………… 334

Astenuti: ………………….. 5

Maggioranza: …………... 168

Hanno risposto : ……… 207

Hanno risposto no: …….. 127

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Albano Lucia

Almici Cristina

Ambrosi Alessia

Amich Enzo

Amorese Alessandro

Andreuzza Giorgia

Antoniozzi Alfredo

Bagnai Alberto

Bagnasco Roberto

Baldelli Antonio

Barabotti Andrea

Barelli Paolo

Battilocchio Alessandro

Battistoni Francesco

Bellomo Davide

Bellucci Maria Teresa

Benigni Stefano

Benvenuti Gostoli Stefano Maria

Benvenuto Alessandro Manuel

Bergamini Davide

Bergamini Deborah

Bicchielli Pino

Bignami Galeazzo

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Bordonali Simona

Bruzzone Francesco

Buonguerrieri Alice

Caiata Salvatore

Calderone Tommaso Antonino

Calovini Giangiacomo

Candiani Stefano

Cangiano Gerolamo

Cannata Giovanni Luca

Caparvi Virginio

Cappellacci Ugo

Caramanna Gianluca

Caretta Maria Cristina

Carloni Mirco

Caroppo Andrea

Carra' Anastasio

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cavo Ilaria

Cecchetti Fabrizio

Centemero Giulio

Cerreto Marco

Cesa Lorenzo

Chiesa Paola Maria

Ciaburro Monica

Ciancitto Francesco Maria Salvatore

Ciocchetti Luciano

Cirielli Edmondo

Coin Dimitri

Colombo Beatriz

Colosimo Chiara

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Comba Fabrizio

Congedo Saverio

Coppo Marcello

Cortelazzo Piergiorgio

Crippa Andrea

Dalla Chiesa Rita

Dara Andrea

D'Attis Mauro

De Bertoldi Andrea

De Corato Riccardo

De Palma Vito

Deidda Salvatore

Delmastro Delle Vedove Andrea

Di Giuseppe Andrea

Di Maggio Grazia

Di Mattina Salvatore Marcello

Donzelli Giovanni

Ferrante Tullio

Fitto Raffaele

Formentini Paolo

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Frijia Maria Grazia

Furgiuele Domenico

Gardini Elisabetta

Gatta Giandiego

Gava Vannia

Gemmato Marcello

Giaccone Andrea

Giagoni Dario

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Antonio

Giorgianni Carmen Letizia

Giovine Silvio

Iaia Dario

Iezzi Igor

Kelany Sara

La Porta Chiara

La Salandra Giandonato

Lampis Gianni

Lancellotta Elisabetta Christiana

Latini Giorgia

Lazzarini Arianna

Leo Maurizio

Loizzo Simona

Lollobrigida Francesco

Longi Eliana

Lucaselli Ylenja

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Maccari Carlo

Maerna Novo Umberto

Maiorano Giovanni

Malagola Lorenzo

Malaguti Mauro

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Marchetti Riccardo Augusto

Marchetto Aliprandi Marina

Marrocco Patrizia

Mascaretti Andrea

Maschio Ciro

Matera Mariangela

Matone Simonetta

Matteoni Nicole

Mattia Aldo

Maullu Stefano Giovanni

Mazzetti Erica

Mazzi Gianmarco

Messina Manlio

Michelotti Francesco

Miele Giovanna

Milani Massimo

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Molteni Nicola

Montaruli Augusta

Montemagni Elisa

Morgante Maddalena

Morrone Jacopo

Mule' Giorgio

Mura Francesco

Nevi Raffaele

Nisini Tiziana

Orsini Andrea

Osnato Marco

Ottaviani Nicola

Padovani Marco

Palombi Alessandro

Panizzut Massimiliano

Patriarca Annarita

Pellicini Andrea

Perissa Marco

Pichetto Fratin Gilberto

Pierro Attilio

Pietrella Fabio

Pisano Calogero

Pittalis Pietro

Pizzimenti Graziano

Polidori Catia

Polo Barbara

Pozzolo Emanuele

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Pulciani Paolo

Raimondo Carmine Fabio

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Rixi Edoardo

Rizzetto Walter

Roccella Eugenia

Roscani Fabio

Rossi Angelo

Rossi Fabrizio

Rosso Matteo

Rotelli Mauro

Rotondi Gianfranco

Rubano Francesco Maria

Ruspandini Massimo

Russo Gaetana

Russo Paolo Emilio

Saccani Jotti Gloria

Sasso Rossano

Sbardella Luca

Schiano Di Visconti Michele

Schifone Marta

Semenzato Martina

Silvestri Rachele

Siracusano Matilde

Sorte Alessandro

Squeri Luca

Tajani Antonio

Tassinari Rosaria

Testa Guerino

Tirelli Franco

Toccalini Luca

Trancassini Paolo

Tremaglia Andrea

Tremonti Giulio

Urzi' Alessandro

Vietri Imma

Vinci Gianluca

Volpi Andrea

Ziello Edoardo

Zinzi Gianpiero

Zoffili Eugenio

Zucconi Riccardo

Zurzolo Immacolata

Hanno risposto no:

Aiello Davide

Alifano Enrica

Amendola Vincenzo

Ascani Anna

Ascari Stefania

Auriemma Carmela

Bakkali Ouidad

Baldino Vittoria

Barbagallo Anthony Emanuele

Benzoni Fabrizio

Berruto Mauro

Boldrini Laura

Bonafe' Simona

Bonelli Angelo

Borrelli Francesco Emilio

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Bruno Raffaele

Cafiero De Raho Federico

Cantone Luciano

Cappelletti Enrico

Caramiello Alessandro

Care' Nicola

Carfagna Maria Rosaria

Carmina Ida

Caso Antonio

Castiglione Giuseppe

Casu Andrea

Cherchi Susanna

Ciani Paolo

Colucci Alfonso

Conte Giuseppe

Costa Enrico

Cuperlo Gianni

Curti Augusto

D'Alfonso Luciano

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Micheli Paola

De Monte Isabella

Del Barba Mauro

Della Vedova Benedetto

Dell'Olio Gianmauro

Di Biase Michela

Di Lauro Carmen

Dori Devis

D'Orso Valentina

Faraone Davide

Fede Giorgio

Fenu Emiliano

Ferrari Sara

Fontana Ilaria

Forattini Antonella

Fornaro Federico

Fossi Emiliano

Fratoianni Nicola

Furfaro Marco

Gadda Maria Chiara

Ghio Valentina

Ghirra Francesca

Giachetti Roberto

Gianassi Federico

Girelli Gian Antonio

Graziano Stefano

Gribaudo Chiara

Grimaldi Marco

Grippo Valentina

Gruppioni Naike

Guerini Lorenzo

Guerra Maria Cecilia

Iacono Giovanna

L'Abbate Patty

Lacarra Marco

Lai Silvio

Laus Mauro Antonio Donato

Lomuti Arnaldo

Lovecchio Giorgio

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Malavasi Ilenia

Mancini Claudio

Manzi Irene

Mari Francesco

Marino Maria Stefania

Mauri Matteo

Merola Virginio

Morassut Roberto

Morfino Daniela

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Orrico Anna Laura

Pagano Ubaldo

Pastorino Luca

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Penza Pasqualino

Piccolotti Elisabetta

Porta Fabio

Provenzano Giuseppe

Quartapelle Procopio Lia

Quartini Andrea

Raffa Angela

Ricciardi Marianna

Ricciardi Riccardo

Ricciardi Toni

Richetti Matteo

Roggiani Silvia

Rosato Ettore

Rossi Andrea

Santillo Agostino

Scarpa Rachele

Scerra Filippo

Scotto Arturo

Silvestri Francesco

Simiani Marco

Sottanelli Giulio Cesare

Soumahoro Aboubakar

Speranza Roberto

Stefanazzi Claudio Michele

Tabacci Bruno

Todde Alessandra

Torto Daniela

Traversi Roberto

Tucci Riccardo

Vaccari Stefano

Zanella Luana

Zaratti Filiberto

Zingaretti Nicola

Si sono astenuti:

Gallo Francesco

Gebhard Renate

Manes Franco

Schullian Manfred

Steger Dieter

Sono in missione:

Billi Simone

Costa Sergio

Evi Eleonora

Ferro Wanda

Freni Federico

Giorgetti Giancarlo

Gusmeroli Alberto Luigi

Loperfido Emanuele

Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo

Meloni Giorgia

Minardo Antonino

Nordio Carlo

Onori Federica

Pagano Nazario

Pastorella Giulia

Sportiello Gilda

Varchi Maria Carolina

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 21 giugno scorso, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, mercoledì 28 giugno, a partire dalle ore 16, con prosecuzione notturna, con l'esame degli ordini del giorno per le fasi dell'illustrazione, dell'espressione del parere da parte del Governo e per la votazione. L'esame degli ordini del giorno, ove necessario, proseguirà nella seduta di giovedì 29 giugno, a partire dalle ore 9,30. Nella medesima seduta, a partire dalle ore 17, avranno luogo le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale, con ripresa televisiva diretta per gli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quarantatré anni fa, il 27 giugno 1980, un aereo civile veniva abbattuto nei cieli di Ustica. Era il DC9 Itavia. Persero la vita 81 persone, tra passeggeri e membri dell'equipaggio. Poi ci fu un susseguirsi di depistaggi e finalmente si è giunti a una verità giudiziaria e a una verità storica. In quei giorni, nei cieli del nostro Paese, ci fu una battaglia aerea, quell'aereo civile ne fu una vittima innocente, e, con quell'aereo, tutti i suoi passeggeri e membri dell'equipaggio.

Noi chiediamo che si continui a cercare la verità su quello che è accaduto. In particolare continuiamo a chiedere al Governo - a questo Governo, così come abbiamo fatto con i Governi precedenti - che si mettano in atto, a livello diplomatico, tutte le azioni necessarie per avere, dai Paesi amici dell'Italia, tutte le informazioni su quello che è accaduto il 27 giugno 1980, informazioni per la nostra autorità giudiziaria, affinché si faccia finalmente giustizia e piena verità. Lo dobbiamo a quelle vittime. È un dovere morale verso quelle vittime. Lo dobbiamo anche al nostro Paese, perché quel giorno è stata violata la nostra sovranità nazionale, e la dignità del nostro Paese richiede che si faccia piena luce su quello che è accaduto.

Credo anche che vadano respinti i tentativi di rimettere in campo le cosiddette piste alternative, come la pista palestinese, che da tempo si sono dimostrate, in realtà, infondate. Peraltro, sono riferite anche al processo del 2 agosto e basterebbe guardare gli esiti dei recenti processi che sono in atto sulla strage del 2 agosto, anche perché riproporre piste come queste rende più debole il mettere in campo un'azione convinta di carattere diplomatico da parte di tutte le istituzioni, cui ho fatto riferimento.

Davvero spero che tutte le forze politiche, tutti quelli che hanno responsabilità istituzionali facciano fino in fondo la loro parte, lo dobbiamo a quelle vittime, lo dobbiamo al nostro Paese, perché si faccia veramente, finalmente, piena luce. A Bologna l'abbiamo sempre chiesto, qui accanto a me c'è il collega Merola, che è stato sindaco di Bologna, lo abbiamo chiesto tante volte in quest'Aula e continueremo a chiederlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Volevo ricordare in quest'Aula, non l'abbiamo fatto perché è capitato in contemporanea con la scomparsa di un leader politico, Francesco Nuti. Un attore, un regista, uno straordinario interprete, soprattutto negli anni Settanta, Ottanta e Novanta, della cinematografia italiana, che produsse in quegli anni altri grandi artisti. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo per una pura casualità, perché lavoravo a Roma in un periodo in cui lui voleva fare una legge nuova sul cinema, ma, purtroppo, preso da quella che è stata la parte finale della sua vita, cioè i suoi fantasmi, i suoi problemi, non si riuscì a portarla a termine. Io voglio ricordare questo attore e, soprattutto, quest'uomo non solo come artista, ma come persona che è riuscita ad interpretare una straordinaria italianità nel cinema, ad essere allo stesso tempo capace di fare critiche, anche feroci, con quella comicità tipicamente toscana, quell'ironia tipicamente toscana, che, poi, in fin dei conti, ci rappresenta tutti. Non è stato ricordato, dal mio punto di vista, come si sarebbe dovuto, perché, purtroppo, la sua scomparsa è avvenuta in un periodo in cui i mass media si sono occupati di altro, però credo che sia stato un rappresentante importante della storia del cinema e del teatro italiano, e come Camera dei Deputati, dobbiamo organizzare qualcosa per ricordare questo straordinario artista.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 28 giugno 2023 - Ore 9:

1. Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 685 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, recante misure urgenti per l'inclusione sociale e l'accesso al mondo del lavoro (Approvato dal Senato). (C. 1238​)

Relatrice:SCHIFONE.

La seduta termina alle 22.