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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 121 di lunedì 19 giugno 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 14.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO TRAVERSI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 giugno 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 83, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Variazione nella composizione della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha comunicato una variazione nella composizione della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

A seguito delle dimissioni del senatore Giuseppe De Cristofaro, quale componente effettivo della delegazione, e sulla base delle indicazioni del presidente del gruppo parlamentare Misto, lo stesso è stato sostituito dalla senatrice Aurora Floridia, già componente supplente della medesima delegazione. Il senatore De Cristofaro ha sostituito a sua volta la senatrice Floridia quale componente supplente.

Discussione della proposta di legge: Varchi ed altri: “Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano” (A.C. 887-A​) e delle abbinate proposte di legge: Candiani ed altri; Lupi ed altri (A.C. 342​-1026​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 887-A: “Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano” e delle abbinate proposte di legge nn. 342-1026.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 16 giugno 2023 (Vedi l'allegato A della seduta del 16 giugno 2023).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 887-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

La II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, onorevole Carolina Varchi.

MARIA CAROLINA VARCHI, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi è all'esame dell'Assemblea la proposta di legge in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano. È una proposta di legge che ha l'obiettivo - come reca il titolo stesso - di estendere la punibilità di una condotta dalla quale origina una fattispecie che è già considerata reato dal nostro ordinamento. Infatti, l'articolo 12 della legge n. 40 del 2004 punisce già questa condotta, denominata surrogazione di maternità. Con questa proposta di legge, dunque, l'obiettivo che il legislatore si pone è proprio estenderne la punibilità anche quando la condotta sia commessa all'estero, nella convinzione che in Italia questa previsione normativa abbia avuto una reale efficacia deterrente, finendo con il disincentivare la pratica che, infatti, in Italia non ha avuto alcuna diffusione.

Il quadro edittale che ho prima menzionato non viene modificato, non viene sostituito dal provvedimento in esame, ma viene implementato.

Va detto che in seno a questo dibattito - che ha coinvolto non solo parti importanti della società civile, ma anche e soprattutto la giurisprudenza, anzi i massimi gradi della giurisdizione italiana che sono stati chiamati più volte ad esprimersi sul punto - è stata confermata la contrarietà all'ordine pubblico di queste condotte, ritenute estremamente degradanti ed estremamente lesive per la dignità della donna. Dunque, quella che oggi ci accingiamo ad esaminare è senza ombra di dubbio una battaglia anche di civiltà.

Con questa proposta di legge, proponiamo di sottoporre alla giurisdizione italiana le condotte compiute dai cittadini italiani anche quando vengono poste in essere in territorio straniero. La cornice normativa del nostro ordinamento che consente la perfetta applicabilità di questa fattispecie - qualora la legge, come naturalmente auspico, venisse approvata - è proprio l'articolo 7 del nostro codice penale.

L'esistenza di questo divieto in Italia, come dicevo prima, ha dato luogo - l'ho riportato anche nella relazione di accompagnamento a questa proposta di legge - allo sviluppo di quel fenomeno noto come turismo procreativo, sul quale sono state svolte tante attività di approfondimento e inchieste giornalistiche, che, negli ultimi mesi, con l'acuirsi del dibattito su questo tema, sono state offerte alla valutazione dell'opinione pubblica.

In questa sede è il caso di richiamare una serie di pronunce intervenute su questo tema in materia di ordine pubblico internazionale, specificando la perfetta legittimità dell'intento del legislatore di proteggere la propria coerenza interna, quindi la coerenza di un ordinamento, prevedendo anche la punibilità quando una condotta sia perpetrata in territorio straniero: lo dice la sentenza n. 24001 del 2014.

Sulla assoluta declaratoria di pericolosità di questa condotta nei confronti delle donne e nei confronti delle relazioni sociali (io preferisco chiamarla sempre e solo maternità, che poi è quello che noi in qualche maniera proviamo a tutelare, le sentenze parlano di relazioni sociali) la nostra Corte costituzionale ha chiarito in più di una circostanza che questa pratica offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane. Quindi, come dicevo prima, è una scelta di coerenza interna quella che il legislatore decide di compiere nel momento in cui affronta l'esame di questa legge.

Nel corso del dibattito in Commissione - io, ovviamente, non intendo sottrarmi ai temi emersi - un argomento più di altri ha coinvolto i commissari: quello che riguarda il destino dei bambini nati da questa pratica. Argomento sul quale si sono svolte non poche speculazioni e non poche strumentalizzazioni, finalizzate soltanto ad avversare il dibattito su questa proposta di legge. Non mi sottraggo al dibattito, rivendico ovviamente il fatto di essere il relatore di maggioranza, e dunque vorrei su questo fare alcune precisazioni. Questa proposta di legge non interviene su questioni attinenti lo stato civile. Questa proposta di legge interviene su una sanzione penale già esistente nel nostro ordinamento, sulla cui natura credo che non sia necessario dibattere oltre, visto che è stato abbondantemente conclamato che questa pratica non è in alcun modo giustificabile. Con riferimento ai bambini, colgo questa occasione con l'importanza che la stessa riveste perché mi consente non solo di lasciarne traccia negli atti parlamentari, ma anche, spero, nell'opinione pubblica che voglia seguire questo dibattito.

In Italia vige il principio dell'irretroattività della legge penale. Dunque, nessuno può essere posto sotto processo per una legge penale che al momento della commissione del fatto non era ancora in vigore. Anche i testimonial della manifestazione, che in queste ore si svolge o si dovrebbe svolgere a largo di Torre Argentina, pongono un tema in maniera distorsiva della realtà, perché quei bambini e quei genitori non possono, ovviamente, in alcun modo essere toccati da questa legge. Ma, Presidente, vado oltre: nessun bambino sarà in alcun modo discriminato o sarà in alcun modo sfiorato dall'applicazione di questa legge, e questo non lo dico io, ma, ancora una volta, lo dicono i massimi gradi della nostra giurisdizione. Cosa dicono sul tema della trascrizione o meno degli atti formatisi secondo la lex loci, quindi, per intenderci, questi atti di nascita di cui viene richiesta la trascrizione in Italia, ma si sono formati secondo una prassi, una condotta, un iter che è lecito nello Stato in cui si sono formati, ma non, ovviamente, in Italia, quindi la fattispecie della maternità surrogata, che è considerata lecita in circa 20 su oltre 200 Nazioni nel mondo? Cosa dice la giurisprudenza italiana su questo? Dice che questi atti non possono essere trascritti - lo ripete, da ultimo, anche il tribunale di Milano in una sentenza che è stata citata durante i lavori di Commissione, ma che paradossalmente finisce per dimostrare esattamente quello che noi sosteniamo - per contrarietà all'ordine pubblico.

In seno a queste sentenze si svolgono alcune considerazioni. Noi abbiamo davanti due interessi parimenti meritevoli di tutela nel nostro ordinamento: da un lato, la libertà e la dignità delle donne, dall'altro l'interesse del minore a vedere riconosciuto appieno il proprio status filiationis. E allora cosa spiegano queste sentenze? Queste sentenze spiegano che, laddove vi sia un atto di nascita formatosi secondo la lex loci, quindi non trascrivibile direttamente in Italia, il nostro ordinamento giuridico appronta uno strumento che è quello dell'adozione in casi particolari. Questo per dire cosa, signor Presidente? Per dire che già oggi, a legislazione vigente, nessun bambino corre il rischio di essere discriminato in Italia, e noi, ovviamente, non lo permetteremmo. Questo lo dico per cercare di riportare il dibattito a quel canone di veridicità che è necessario. Questa è una legge che vede la necessità di bilanciare, da un lato, l'interesse del minore a vedere riconosciuto lo status filiationis, dall'altro lato, la necessità di tutelare la libertà della donna. La giurisprudenza italiana dice che l'interesse del minore non può essere considerato - la nostra giurisprudenza usa questa espressione - un “diritto tiranno”. Questo è il motivo per cui noi riteniamo assolutamente sufficiente e assolutamente congruente con il nostro ordinamento lo strumento dell'adozione in casi particolari. Dunque, non vi è alcun motivo per ritenere che questa proposta di legge, che in alcun modo sfiora quelle previsioni normative, possa in qualche maniera depotenziare questo istituto, al quale correttamente si sono rivolti tantissimi genitori in Italia che chiedono il riconoscimento del legame di genitorialità non solo per il genitore biologico, che naturalmente ha già questo atto di nascita dalla sua, ma anche per il genitore d'intenzione. E allora la Corte costituzionale e la Corte di cassazione hanno diffusamente spiegato che è proprio nel migliore interesse del minore, che è quel faro che orienta l'azione del legislatore, nel preminente interesse del minore è possibile il ricorso a quello strumento giuridico affinché vi sia una pronuncia, un soggetto terzo ed imparziale che verifichi come la scelta del genitore d'intenzione sia corroborata e sia supportata da un legame vero, profondo, continuo, e quindi sia nel reale interesse del minore avere il riconoscimento di quella genitorialità che non può avvenire per un automatismo.

Presidente, ho ritenuto nella mia relazione di affrontare questo argomento per liberare il campo dai troppi equivoci che un dibattito strumentale ha voluto far addensare come nubi su questa proposta di legge. Noi siamo convinti che questa proposta di legge abbia come obiettivo - che l'attuale formulazione, così come emersa dai lavori della Commissione, sia assolutamente idonea a perseguirlo e a raggiungerlo - quello di tutelare in assoluto la libertà delle donne, la dignità delle donne e il concetto di maternità.

Noi siamo convinti, signor Presidente, che i bambini non possano essere merce da acquistare come se si fosse in qualsiasi negozio, che i bambini non possano essere oggetto di una scelta che si svolge dietro compenso in denaro. La maternità non può essere sostituita da un mercato che sta sviluppando numeri e cifre da capogiro, a discapito di donne che spesso si trovano in condizioni di difficoltà economica o che comunque hanno come motivo principale per aderire a questo mercato quello del compenso, nonostante, signor Presidente, questo compenso ammonti soltanto ad una minima parte dell'intero giro d'affari che c'è dietro questa pratica, che giudico e considero davvero orrenda.

Dunque, signor Presidente, la nostra proposta di legge - nel riprendere e nel chiarire anche in ottemperanza ad una direttiva europea che è intervenuta chiaramente sul concetto di commercializzazione - volutamente fa riferimento a quel concetto di commercializzazione riferito ai gameti perché la commercializzazione implica, per definizione, un'erogazione di somme che vada, in termini di ammontare, ben al di là di quel concetto di indennità strettamente limitata a far fronte alle spese e agli inconvenienti risultanti dalla donazione stessa. Quindi, in ogni campo del diritto, in ogni Nazione, in ogni contesto in cui la vita civile sia regolata dalle leggi, l'indennità e il rimborso delle spese si collocano indubbiamente al di fuori del concetto di commercializzazione. Quindi, a mio avviso, non sussiste alcun rischio di sovrapposizione dei concetti, e questo mi preme precisarlo per liberare il campo da un altro degli equivoci che si è volutamente creato attorno a questo dibattito, ossia l'altruità, la liberalità della donazione. Una fattispecie che ovviamente noi non riteniamo possa esistere.

Siamo convinti che questa locuzione di commercializzazione, peraltro cristallizzata, lo ripeto, già nelle direttive europee che sono state recepite da molti Stati, chi ha scelto l'indennità, chi ha scelto il rimborso a piè di lista, ciascuno ha operato secondo coscienza e secondo il proprio ordinamento, secondo noi libera il campo anche da questo equivoco relativo alla commercializzazione.

Dunque, chiarito che nessun bambino in Italia avrà mai detrimento, non solo a legislazione vigente ma, a fortiori, con questa proposta di legge, e che il centrodestra è assolutamente e graniticamente compatto attorno alla tutela dei bambini e dei più fragili, la proposta in esame ha ad oggetto altro, ovvero la persecuzione di una pratica assolutamente lesiva della dignità della donna. Lo hanno ben spiegato, in corpose sentenze, i massimi livelli della giurisdizione italiana e noi abbiamo ritenuto di farci carico di questa interpretazione. Dunque, è una proposta di legge assolutamente aderente al quadro normativo nazionale e sovranazionale e ha un obiettivo chiaro, quello di disincentivare la pratica della maternità surrogata. Riteniamo, dunque, che il dibattito in quest'Aula debba seguire i criteri di veridicità e aderenza al dettato della legge.

In conclusione, signor Presidente, nell'accingermi ad ascoltare non solo il relatore di minoranza ma quanti vorranno offrire al dibattito il proprio contributo, debbo ringraziare tutti i commissari della Commissione giustizia, per aver tenuto il dibattito sempre all'interno di un confronto sano, civile, a tratti animato anche da diversi il retroterra culturali ma mai sfociato, neanche per un istante, in atteggiamenti ostruzionistici. Credo che sia una buona prassi su leggi del genere, con la consapevolezza naturalmente che, nel rispetto delle reciproche posizioni, era impossibile trovare una sintesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Riccardo Magi.

RICCARDO MAGI, Relatore di minoranza. La ringrazio, Presidente. Con questa relazione di minoranza la componente +Europa del gruppo Misto invita la Camera dei deputati a votare contro l'atto Camera 887. Chi sottoscrive questa relazione presenterà emendamenti soppressivi e sostitutivi, nella speranza che la Presidenza e la Conferenza dei presidenti di gruppo garantiscano tempi e numero di emendamenti adeguati all'importanza della discussione. Non vorremmo che venissero utilizzati escamotage regolamentari per contingentare i tempi di discussione e il numero di emendamenti che quest'Aula potrà esaminare. La proposta di legge, che la cronaca definisce “maternità surrogata reato universale”, non ha reale portata normativa. L'articolo 12, comma 6, della legge n. 40 del 2004 prevede il reato di chi pratica la gestazione per conto altrui. La fattispecie, quindi, è già reato nel nostro Paese e su questo aspetto tornerò più avanti. La proposta di legge, approvata in Commissione giustizia, prevede che tale fattispecie di reato possa essere punita anche se il fatto è commesso all'estero. Implicitamente, pertanto, il testo rinvia all'articolo 9 del codice penale, che prevede la punibilità in Italia di fatti commessi da cittadini all'estero se questi sono puniti con l'ergastolo o con la reclusione nel minimo non inferiore a 3 anni. Anzitutto, deve essere chiarito che questa norma non potrebbe mai portare a una richiesta di estradizione di cittadini italiani che ricorressero alla tecnica della gestazione per altri in un Paese in cui quest'ultima è lecita. L'articolo 13 del codice penale, infatti, richiede che sussista il requisito della doppia incriminazione e qui mancherebbe per definizione. È ben vero che l'articolo 9 del codice penale non prevede espressamente questo requisito ma la nuova norma consentirebbe solo la punibilità di soggetti che si fossero avvalsi della tecnica in un Paese in cui essa è lecita e si trovassero, poi, nello Stato italiano. Ci sono una consistente parte della dottrina e talune pronunce della Cassazione che ritengono, a ogni modo, che la doppia incriminazione sia requisito implicito anche nell'articolo 9 del codice penale. Già da queste prime considerazioni vediamo come, nonostante la sicurezza della relatrice per la maggioranza nell'illustrarla, la solidità della proposta sia, in realtà, tutt'altro che evidente.

In secondo luogo, l'articolo 9 richiede, per i reati la cui pena minima è inferiore ai 3 anni, che per la perseguibilità del fatto commesso all'estero intervenga la richiesta del Ministro della Giustizia. La proposta di legge in esame sembrerebbe rendere superfluo questo elemento e ciò appare quanto mai inopportuno sul piano dei rapporti internazionali, poiché di fatto si eliminerebbe un filtro di carattere politico nelle relazioni con i Paesi la cui sovranità, in sostanza, si metterebbe in discussione. Questo elemento critico ne porta un terzo. Senza passare per i canali diplomatici, sarà molto difficile - ma possiamo dire anche impossibile - ottenere la cooperazione giudiziaria del Paese in cui la gestazione per altri è avvenuta, sicché, di fatto, eventuali rogatorie troveranno l'opposizione da parte del Paese a cui sono rivolte per ragioni di riservatezza e di confidenzialità contrattuale, caratteristiche che praticamente in tutti gli ordinamenti riguardano ogni procedura sanitaria. Da ultimo, non si può evitare di sottolineare che gli articoli 7 e 9 del codice penale derogano al principio di sovranità territoriale della giurisdizione circoscritta al territorio nazionale. Tale deroga è concepita solo per crimini gravissimi e per lesione molto significativa della personalità dello Stato, ad esempio, falsificazione della moneta nazionale in uno Stato confinante. Questa estensione, viceversa, è una chiara forzatura politica.

In definitiva, la modifica proposta alla legge n. 40 del 2004 è sostanzialmente una norma manifesto, volta a intimidire le coppie, omosessuali o non, che ricorrono alla gestazione da parte di donne terze, laddove essa è lecita, e che, nel presentarsi all'anagrafe, si autodenuncerebbero. Tale aspetto, peraltro, pone ulteriori questioni anche alla luce del divieto di auto-incriminarsi, come chiarito anche di recente dalla sentenza della Corte costituzionale n. 111 del 2023. L'asserzione propagandistica contenuta nella proposta di legge ha diversi risvolti. Il primo attiene alla libertà della donna di disporre del proprio corpo. L'articolo 12, comma 6, della legge n. 40 del 2004, nel momento in cui punisce la realizzazione della maternità surrogata, è già di per sé un vulnus alla libertà di autodeterminazione delle donne. Il secondo riguarda, conseguentemente, il rifiuto di seguire il percorso della regolamentazione del fenomeno della gestazione per conto altrui anche in Italia. Tale regolamentazione, viceversa, sarebbe sommamente desiderabile, non fosse altro che per offrire tutela giuridica ai bambini nati con tale tecnica, il cui diritto è alla vita e l'interesse è ad avere una famiglia. Ribadire il carattere illecito della gestazione per conto altrui è un modo rozzo di denegare tutela anagrafica e sociale ai minori e va contro i valori di protezione del nato, già impliciti nell'articolo 9 della stessa legge n. 40 e già sanciti e riconosciuti dalla Corte costituzionale italiana, nonché dalla Corte di Strasburgo. Il sottoscritto, insieme all'onorevole Della Vedova, ha presentato una proposta di legge in questo senso - in queste ore è importante che stiano arrivando anche sottoscrizioni da parte di colleghi di altri gruppi - che va proprio nella direzione di una regolamentazione e, quindi, di una legalizzazione della gestazione per altri in forma solidale. Si tratta di una proposta elaborata dall'Associazione Luca Coscioni. Il desiderio di fondare una famiglia è giuridicamente protetto dall'articolo 29 della Costituzione e dall'articolo 9 della Carta di Nizza, oltre che dall'articolo 8 della CEDU. La limitazione di questo diritto alla sola procreazione diretta e all'adozione è insufficiente. Limitarlo, inoltre, alle sole coppie eterosessuali è altresì discriminatorio. Occorre, pertanto, modificare la legge n. 40 del 2004 ma in senso opposto alla proposta al nostro esame. Occorre prevedere con schiettezza ed equilibrio la gestazione solidale per altri, in cui l'accordo libero e consapevole che impegna una donna a una gravidanza portata avanti per terzi soggetti sia ben descritto nei suoi elementi fondamentali e disciplinato nell'interesse di tutti i soggetti coinvolti, come accade, ad esempio, in Canada, negli Stati Uniti o altrove. Bisogna prevedere che, prima della stipula dell'accordo, vi siano verifiche della genuina volontà della donna di procedere alla gravidanza solidale e sulle garanzie economiche che i futuri genitori legali apprestano per lei. È necessaria anche una modifica del codice penale volta a irrobustire le norme sulla schiavitù, onde reprimere i fenomeni di sfruttamento procreativo, tanto odiosi quanto indifferenti a questa proposta di legge meramente simbolica.

Questi sono i motivi per cui noi chiediamo che l'Assemblea respinga l'articolo unico, ma voglio anche fare in conclusione alcune altre considerazioni politiche, avendo avuto il piacere di ascoltare la relazione della relatrice Varchi per la maggioranza. Si diceva che non c'è in alcun modo e in alcun senso la volontà di colpire i figli. Ecco, in realtà, con questa proposta di legge voi state dicendo e comunicando a questi bambini e a queste bambine, a quelli già nati e a quelli che potrebbero nascere in futuro grazie alla gestazione per altri, che sono figli di un reato universale. Scusate se è poco.

Voi state dicendo a questi bambini che sono figli di un crimine universale. Ovviamente, poi, sappiamo che le basi giuridiche, sostanzialmente, non ci sono, ma questo è il massimo che si può fare in termini di stigma e di discriminazione.

Vi è, poi, un altro profilo che mi preme sottolineare rispetto a questa proposta di legge e lo faremo in maniera ancora più dettagliata ed articolata in occasione della discussione delle pregiudiziali di costituzionalità. In realtà, la maggioranza, con il favore del Governo, sta utilizzando, in qualche modo, il tema della gestazione per altri - che è un tema su cui c'è pochissima informazione nell'opinione pubblica italiana, un tema controverso che taglia anche molti schieramenti politici e molti partiti all'interno, come posizionamenti e come giudizi al riguardo - per affermare qualcos'altro di diverso, che è persino più grave del reato universale e, cioè, il primato del diritto nazionale sul diritto europeo e sul diritto internazionale. La maggioranza e il Governo ci stanno dicendo: a noi non interessa e non importa nulla, ad esempio, che nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea - concludo, Presidente - vi sia scritto che nessun cittadino può essere condannato per un'azione o un'omissione che non è configurata come reato in base al diritto interno o al diritto internazionale. Dove sono i garantisti in questa maggioranza, che accettano che l'articolo 49 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, su cui si fonda un principio del garantismo, venga così, nel silenzio, completamente stracciato e sorpassato? Perché qualcuno sostiene che noi, oggi, istituiamo un reato universale al di là e al di sopra del diritto internazionale.

Infine, sulla questione della tutela della dignità della donna, mi permetto solamente di chiedere alla relatrice e a tutti i colleghi che in Commissione giustizia già hanno votato questo testo, dandole il mandato per arrivare in Aula e riferire in Aula: ma si può essere così sicuri di definirsi tutori della dignità della donna, se non ci si chiede quale sia e dove sia il rispetto della volontà della donna? La relatrice ci ha detto di sapere che mai, non è dato in alcun caso, mai nella realtà che vi possa essere una donna che intenda portare avanti questa gestazione per altri. E quest'Aula deve assumere questa cosa come una certezza? Guardate che, ai tempi della discussione sull'interruzione di gravidanza, c'era chi sosteneva lo stesso: c'era chi sosteneva che non era possibile, non era dato che una donna intendesse interrompere la gravidanza, e che sicuramente dipendeva da condizioni sociali, da condizioni economiche. Siamo sempre lì a quel punto: c'è qualcuno che può ergersi a tutore della dignità della donna senza che sia ascoltata la dignità della donna?

Concludo, Presidente, dicendo che, per questo motivo, noi oggi siamo qui e vogliamo far arrivare anche all'esterno di quest'Aula, a quelle famiglie che si sono formate grazie alla gestazione per altri, un messaggio chiaro: c'è una parte di quest'Aula che vi considera genitori e non criminali (I deputati Della Vedova e Magi espongono cartelli recanti la scritta: “Genitori! NON criminali.”).

PRESIDENTE. Per favore, togliamo i cartelli. Invito, per cortesia, gli assistenti parlamentari ad intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

Chiedo alla rappresentante del Governo se intenda intervenire: non in questa fase.

È iscritto a parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Colleghe e colleghi, Presidente, non so se lo ha visto: io ho visto la Presidente Meloni abbracciare Elon Musk, proprio a qualche metro da qui, da 2 anni padre grazie alla GPA. Non so se, poi, ha sentito che gli ha sussurrato all'orecchio: sei un ladro di bambini, ringrazia di non essere italiano, altrimenti ti arresterei. Che ipocrisia, Presidente!

Non sapete quante lettere abbiamo ricevuto in questi giorni, lettere bellissime, piene d'amore, ma anche di angoscia; lettere che avrei preferito non ricevere mai, perché nessuno e nessuna, in Italia, dovrebbe patire tanta sofferenza per mano dello Stato.

Le spiego. Alessandro e Lorenzo, uniti civilmente e coppia da 20 anni, speravano di diventare genitori, adottando; ma, in Italia, possono essere solo una specifica formazione sociale. L'adozione per loro è impossibile, per questo si sono informati su altre modalità di diventare genitori. Su una cosa non avevano dubbi: volevano un percorso visibile e in nessun modo avrebbero mai voluto sfruttare un altro essere umano, la sua povertà o la sua disperazione. In Canada sono venuti a conoscenza della gestazione per altri solidale, un percorso normato accuratamente. Qui, una donna può scegliere di portare in grembo l'embrione di un'altra coppia, solo se è indipendente economicamente, già madre e se abbia superato test psicologici e ricevuto la tutela di un avvocato personale che farà esclusivamente i suoi interessi. Così e Alessandro e Lorenzo sono entrati in contatto con una donna che, in totale libertà e autodeterminazione, ha deciso di aiutarli a diventare papà.

Poi, c'è Sandra, mi ha scritto l'altro giorno: ha 39 anni, ha perso il suo compagno, ha avuto un tumore e per questo non potrà avere figli. Il suo desiderio, a questo punto della vita, sarebbe solo quello di poter donare amore e cura a un bambino; ma Sandra, non essendo più in coppia, anche lei non può adottare, perché lo Stato pensa che un bambino cresca meglio in un istituto che non a fianco di un genitore single o di una coppia dello stesso sesso.

Vedete, per inciso, non parliamo solo di coppie omogenitoriali, che tanta prurigine vi causano: ci sono donne affette da sindrome di Rokitansky, con ovaie, ma senza un utero sufficientemente formato, ci sono coppie con patologie pregresse che non le rendono più in grado di affrontare una gestazione, c'è un 70 per cento di coppie eterosessuali sterili che si rivolgono agli Stati esteri dove la GPA è dettagliatamente normata. Ovviamente si può discutere, ma, per esempio, il Ministro Piantedosi non vieta la trascrizione dei loro atti (parlo di queste coppie eterosessuali). Perché questa ipocrisia vi fa parlare di donne sfruttate, quando la realtà è che volete solo essere certi che le persone LGBT siano nascoste, se è possibile senza figli e, magari, sterilizzate dallo Stato.

Alessandro, Lorenzo, Sandra e tutti gli altri vorrebbero essere semplicemente genitori, non criminali, e coloro che già hanno fatto ricorso alla GPA sono genitori, non criminali. La proposta Varchi dice loro esattamente il contrario: siete dei criminali, criminali della peggior specie, tanto che la gestazione per conto di altri sarebbe reato universale.

Notate bene: l'articolo 6, comma 1, del codice penale stabilisce che, in base al principio di territorialità, il diritto penale italiano è applicabile solo entro il limite del confine dello Stato. Solo dello Stato. Questo principio può essere derogato solo in alcuni casi: lesione di fondamentali interessi dello Stato, tutela di valori di interesse della comunità internazionale, come il genocidio o il terrorismo, o reati gravi, lesivi di diritti e interessi. Ricomprendere tra questi reati la gestazione per altri, secondo noi, è un abominio giuridico. La proposta di legge chiede la deroga al principio di territorialità, basandola sul riconoscimento, a livello universale, del disvalore della GPA, il che, secondo me, è inammissibile, trattandosi di un percorso legale in diversi Paesi europei e nel mondo.

Ma la GPA non può nemmeno rientrare nella categoria di reati punibili con l'ergastolo o con la reclusione non inferiore a 3 anni, con buona pace dell'onorevole Mollicone, che ha paragonato la GPA alla pedofilia, insultando, quindi, anche lì, migliaia di genitori e dimostrando un livello, secondo noi, di inaudita omofobia istituzionale.

Inoltre, secondo autorevoli giuristi, quell'articolo del codice penale sottintende che i reati dovrebbero essere illeciti penali non solo per la legge italiana, ma nel luogo in cui sono commessi, il che, ovviamente, di nuovo, non è applicabile per la GPA.

Insomma, una legge irragionevole, a rischio di incostituzionalità, ma anche inapplicabile, che vedrebbe i tribunali impegnati per anni finché non sarà, secondo noi, cancellata; una legge che inasprisce, tra l'altro, la perseguibilità della GPA per dissuadere dal ricorso ad essa - e fin qua ho capito il senso -, senza, però, minimamente rafforzare la tutela dei bambini venuti al mondo a seguito di GPA, come chiesto, invece, dalla Corte costituzionale, per l'esattezza nella sentenza n. 33 del 2021.

D'altra parte, sappiamo bene che i minori, le bambine e i bambini sono invisibili per voi. Il senso stesso di tutta questa discussione è non aprire un dibattito parlamentare sul riconoscimento dei diritti per i figli delle coppie omogenitoriali, di tutte e tutti loro, non certo solo di quelli nati grazie alla gestazione per altri; è non affrontare mai il tema delle adozioni per single e coppie omosessuali, che darebbero alle persone LGBT la possibilità di scegliere il percorso per diventare genitori proprio come le persone eterosessuali.

Qualche mese fa, una circolare ministeriale ha fermato l'azione dei tanti sindaci che, in mancanza di una legge, avevano deciso di tutelare i loro piccoli cittadini, trascrivendo e costituendo i loro atti di nascita con entrambi i loro genitori.

La verità è che vi siete sentiti in minoranza dopo le “piazze arcobaleno” piene di persone e di famiglie, di tutte le famiglie, che chiedevano gli stessi diritti per tutte e tutti: il matrimonio egualitario, le adozioni, il riconoscimento dei figli alla nascita, le trascrizioni, la procreazione medicalmente assistita per donne, single e coppie di fatto. L'unico modo per uscirne: trasformare le minoranze, a cui negavate diritti, in colpevoli, come si fa spesso con le vittime, con chi è oppresso, escluso, emarginato, pur di non concedere nulla, un bel nulla. Questa è la peggiore legge, lo ripeto, questa è la peggiore legge omotransfobica della storia italiana per quel motivo, per quegli intenti. Devo dire, però, che sono ottimista; desideri umani e movimenti di liberazione che hanno fatto tanta strada per trovare spazio e affermare la loro voce non si fermeranno certo dinanzi a questa offensiva. Ecco perché non ho esitato a depositare il progetto di legge elaborato a partire dalla proposta della Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno per riconoscere i diritti e i doveri ai genitori same-sex e i diritti per i loro bambini e le loro bambine. Tutto questo, secondo noi, un giorno arriverà almeno alla discussione in quest'Aula.

Ma restiamo sul punto, io non ho paura del terreno su cui l'avete forzosamente portata, usando la GPA come arma di distrazione di massa. Per me chi sostiene i diritti delle persone LGBT è a favore anche del loro diritto a desiderare di essere genitori; su questo ovviamente ci sono orientamenti diversi e, non nascondiamocelo, anche all'interno, per esempio, del nostro gruppo, ma io credo, come ha scritto il docente di bioetica Maurizio Mori, che il controllo riproduttivo non sia qualcosa di disumanizzante, che per forza mercifica la maternità e la vita, ma un'opportunità di autorealizzazione e di benessere per tutti. Quando una tecnica che intercetta esigenze sociali si diffonde è giusto che in qualche modo venga regolamentata, io la penso così; il divieto universale di GPA avrebbe il solo effetto, secondo me, di spingere questi percorsi nella clandestinità illegale o lasciare che diventi oggetto del neocapitalismo. Cosa immaginate debba accadere a tutti i bimbi e le bimbe figli di questi criminali universali? Che restino nell'ombra, che rimangano all'estero? Ecco, io voglio rispondere; secondo la Ministra Roccella, la Ministra per la Famiglia, la maternità surrogata in Italia è proibita e bisogna chiamarla col suo nome: utero in affitto. Rispondo con le parole della mia amica e compagna Michela Murgia: la gestazione per altri non si può chiamare utero in affitto, né maternità surrogata, perché gravidanza non è per forza maternità; risalgono a ben sette anni fa queste parole. Si tratta di un dibattito che, secondo me, inquinò già il dibattito sulle unioni civili e sulla stepchild adoption.

Non basta, insomma, per me, restare incinte per parlare di maternità e la legge oggi lo riconosce, a che prezzo, però? Per secoli le donne sono state madri per forza, sono state proprio le lotte femministe a imporre di ripensare la maternità e definire “madre” solo colei che sceglie di esserlo. Ecco, io la dico così: una legge che metta delle regole è sempre una legge migliore di quella che la vieti e basta: sono tante le donne che, secondo me, lo farebbero per un'amica, una coppia di amici o semplicemente per qualcuno che ne ha bisogno, per generosità ed empatia. Non vogliono leggi che neghino loro di farlo, che neghino uno slancio ideale, un gesto di amicizia o di amore. Sarebbe bello poter discutere di tutto questo. So che un giorno lo faremo, anche noi, ma ora discutiamo di un'altra cosa, Presidente, di genitori che hanno agito o che agirebbero dove nessuno li considera criminali e chiedono solo di essere riconosciuti come genitori dei propri figli.

Parlate di famiglia, festeggiate la natalità, ma essere a favore della natalità significa non opporre ostacoli a persone che sono famiglia e che desiderano essere genitori e questa cosa la fate tutti i giorni, negando quelle famiglie, negando quelle trascrizioni. La verità è che voi non le considerate degne di questo ruolo, ma il desiderio di prendersi cura di un'altra persona non ha niente a che fare con l'orientamento sessuale, ha a che fare con l'amore, con la responsabilità, con l'altruismo. Come può esserci, ve lo dico pacatamente, egoismo in chi decide di dedicarsi anima e corpo alla vita di qualcun altro? Qual è la differenza tra questi bambini e tutti gli altri? Forse, lo dico così, solo quella di essere stati incredibilmente desiderati. Come possiamo condannarli al bando, all'allontanamento, alla disgregazione della loro famiglia, allo stigma sociale che li vedrebbe figli di un crimine? Una volta fatta, quella gestazione per altri, cosa vorremmo, davvero? Che restassero fuori dall'Italia, che i loro genitori rimanessero fantasmi, che non venissero riconosciuti? Io non lo capisco, davvero, non capisco, oltre la vostra offensiva, dove volete andare a parare.

Diceva un grande autore italiano: dov'è finito il vostro cuore? Dite di voler tutelare le donne dallo sfruttamento, ampliare i reati internazionali nel segno del nostro diritto penale; eppure, di altri crimini non ne abbiamo mica sentito parlare, di nessuno, nessuno, che siano reati di mafia, di sfruttamento internazionale della prostituzione. Ecco, nelle stesse ore, però, si santifica e si beatifica chi fece rilasciare la presunta nipote di Mubarak e organizzava cene galanti con minorenni, mentre si mette sotto processo chi vuole solo essere chiamato “famiglia”. Benvenuti in Italia, dove l'ipocrisia è lutto nazionale, ma questa credo che non sia l'Italia di tutti e che già oggi stia da un'altra parte, al fianco di tanti bambini, di tante bambine e di tante famiglie, tutte (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Marina Marchetto Aliprandi. Ne ha facoltà.

MARINA MARCHETTO ALIPRANDI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, mai, mai, nella mia esperienza di vita avrei pensato che il Parlamento italiano avrebbe dovuto discutere se acquistare un essere umano nel mercato internazionale sia reato oppure no. Mai avrei creduto che la compravendita di bambini sarebbe stata in discussione oggi con tanta naturalezza. Presidente, oggi, nel mondo è possibile appagare il desiderio di genitorialità…

PRESIDENTE. Colleghi per favore, se intendete parlare a voce alta, fuori, altrimenti ascoltiamo!

MARINA MARCHETTO ALIPRANDI (FDI). Grazie, Presidente. Nel mondo, oggi, è possibile appagare il desiderio di genitorialità attraverso la scelta pragmatica delle caratteristiche che si vogliono per un figlio ed è possibile farlo, contribuendo a un giro d'affari davvero importante. Acquistare un figlio a seconda della propria condizione e dello Stato in cui si sceglie di fare l'investimento può costare dai 30.000 agli oltre 160.000 euro circa. Le opzioni sono variegate, le proposte sembrano essere preconfezionate, come quelle di un villaggio turistico, con pacchetti base e pacchetti VIP, di lusso e con garanzia. Ebbene, sì, nella maggior parte dei casi, a differenza del villaggio vacanze, la proposta contrattuale prevede che si venga a casa con un bambino, non dopo una settimana di vacanze e di relax. A prendere parte a questa avventura possono essere fino a cinque partecipanti: i due donatori di gameti, maschile e femminile, la madre surrogata e gli acquirenti, ovvero coloro che una volta venuto al mondo il prodotto del contratto diventeranno genitori legali. Ma sono molte le variabili che, da questo punto di vista, entrano in gioco in relazione alla condizione familiare ed economica di chi commissiona il bambino. La maternità surrogata o gestazione d'appoggio o gestazione per altri o GPA è una forma di procreazione assistita in cui una donna definita madre surrogata, gestante d'appoggio, gestante per altri o portatrice gestazionale provvede alla gestazione per conto di una o più persone che, poi, da un punto di vista giuridico saranno configurate come il genitore o i genitori del nascituro, senza però poterne rivendicare alcun diritto. Tutto questo, al di là del credo religioso e dell'appartenenza politica, sembra essere estremamente cinico e surreale, quasi da film fantascientifico, eppure è la realtà che si sta discutendo qui, ora.

Nella più favorevole delle condizioni, quella da commedia rosa della migliore produzione hollywoodiana, sembrerebbe che la maternità surrogata sia un atto di grande generosità, ma la realtà è molto diversa dalla narrazione che il cinema vuol far passare.

In India, per esempio, il business della maternità surrogata vale circa 2,3 miliardi di dollari l'anno. Le volontarie, se così si possono definire, sono reclutate nelle zone più povere e, con la maternità surrogata, producono più di 1.500 bambini all'anno. Coloro che entrano nel circuito legale delle cliniche per la maternità surrogata guadagnano tra gli 8.000 e i 9.000 dollari a gestazione, una cifra che in India è il frutto del lavoro di 10 anni di un operaio non specializzato. Le donne che, invece, entrano nel circuito illegale sono reclutate da veri e propri scout, attivi nelle zone più povere, e sono pagate ancora meno, cioè tra i 3.500 e i 5.000 dollari. In questo caso, le donne firmano contratti tra le parti che non prevedono alcun supporto medico post partum.

Una nuova forma di schiavitù è sotto i nostri occhi e qualcuno vorrebbe farci credere che si tratta soltanto di altruismo e di generosità per appagare uno dei desideri più naturali e comuni dell'essere umano adulto. In questo caso, mi verrebbe da precisare, però, essere umano adulto e ricco, anzi ricchissimo, perché, da questa narrazione, è evidente a tutti che la maternità surrogata non è affatto un atto di grande altruismo, bensì un rapporto di forza in cui ad avere la meglio è la classe più agiata del mondo, che, per mezzo del denaro di cui dispone in abbondanza, si serve della donna, spesso povera e che vive in condizioni di disagio economico, come di un'incubatrice, di una vera e propria incubatrice umana, anche se di umano non c'è nulla.

Si tratta di una reale umiliazione per la donna e per la vita nascente, che inevitabilmente, nei 9 mesi di gestazione, stabiliscono un legame indissolubile di empatia e di simbiosi che solo una madre e un figlio possono sperimentare al mondo, e di questo ne siamo consapevoli tutti, onorevoli colleghi. Ne siamo consapevoli al punto tale che la legge italiana, nello specifico i regolamenti locali di tutela degli animali, prevede che sia vietato separare i cuccioli di cani e gatti dalla madre prima dei 60 giorni di vita, se non per gravi motivazioni certificate dal medico veterinario. Così recita, ad esempio, l'articolo 8, rubricato “Maltrattamento di animali”, comma 6, del regolamento del comune di Roma sulla tutela degli animali, approvato il 24 ottobre 2005 dal consiglio comunale, redatto e voluto dalla delegata del sindaco per le politiche dei diritti degli animali, la senatrice Monica Cirinnà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quindi, se questo è vero per gli animali – è, altresì, tutelato da regolamenti locali -, come può non essere vero per un essere umano? Nel caso delle maternità surrogata, invece, queste tutele non sono previste. Per lo più è scoraggiato l'allattamento al seno, che ha innegabili aspetti positivi, sia per la mamma che per il bambino. L'avvio precoce dell'allattamento al seno, infatti, e il contatto pelle a pelle subito dopo il parto determinano un aumento degli ormoni, della prolattina e dell'ossitocina. Quest'ultima stimola la spremitura della muscolatura presente nella ghiandola mammaria e induce la contrazione dell'utero dopo il parto, riducendo drasticamente l'incidenza delle emorragie post partum. In più, l'ossitocina determina una sensazione di benessere nella mamma, tant'è vero che è chiamata ormone della felicità.

Dal punto di vista del neonato, l'avvio precoce dell'allattamento al seno lo protegge dal rischio di andare incontro a ipoglicemia. La possibilità di stare a contatto con la mamma stabilizza la sua temperatura corporea e migliora il suo adattamento alla vita extrauterina, tutti aspetti, questi, che i sostenitori della maternità surrogata probabilmente trascurano, come, ad esempio, il microchimerismo fetale, fenomeno, noto alla scienza ormai da anni, per mezzo del quale le cellule del feto sarebbero in grado di migrare non solo nel sangue materno, ma anche negli organi e perfino nel cervello. Ma la cosa più interessante è che tali cellule fetali sono in grado di permanere nel corpo materno fino a 38 anni circa dopo il parto. È una cosa che, da una parte, ha un fascino indescrivibile e, dall'altra, spiegherebbe il rapporto particolare che esiste tra madre e figlio.

Vede, Presidente, il fenomeno del microchimerismo fetale dà origine al più comune dei test prenatali, l'NIPT test, il test prenatale non invasivo, di cui sicuramente avrà sentito parlare. È uno screening prenatale non invasivo e indolore, sicuro sia per la mamma che per il feto, a cui oggi fanno ricorso la maggior parte delle gestanti, che permette di analizzare il DNA fetale presente nel sangue materno, riducendo il ricorso all'amniocentesi e alla villocentesi, e consente di verificare per tempo eventuali anomalie cromosomiche.

La simbiosi tra madre e figlio, però, presenta altri aspetti da non sottovalutare. Fin dalle prime fasi della gestazione si instaura una forma di protezione nei confronti del prodotto del concepimento messa in atto dal sistema immunitario materno, il quale evade le regole che governano la sua mission, realizzando la cosiddetta tolleranza immunologica. Questo raffinato e complesso meccanismo di equilibrio, nel quale la diade madre, embrione e poi feto si viene a trovare, dura per tutto l'arco della gravidanza. Una sorta di patto di non belligeranza, tra due sistemi estranei tra loro, è determinato da una serie molto complessa di eventi. Un contatto straordinario, quello tra madre e feto, che si sviluppa nella zona della placenta, organo transitorio che sarà naturalmente espulso in occasione del parto.

Poi, c'è la plasticità uditiva del neonato, che, sin dal periodo di sviluppo fetale, è in grado di percepire la voce materna e il suo battito cardiaco. Studi scientifici dimostrano che i fonemi materni prenatali influenzano la percezione della voce nel neonato, il quale ne conserva il ricordo e poi la riconosce, entrando in relazione. Sin dal pancione, il feto famigliarizza con i suoni vocali materni e alla nascita non c'è altra voce che vorrà sentire se non quella della sua mamma.

Lo sfruttamento del corpo femminile ai fini gestazionali comporta, inoltre, un rischio enorme per la donna, che, a ogni gravidanza, è sottoposta a uno stress fisico e ormonale di considerevole importanza. Detto questo, mi avvio a concludere, signor Presidente.

Separare una madre da un figlio, se non volontariamente e per cause di forza maggiore, rappresenta una barbarie che uno Stato civile, qual è l'Italia, non può contemplare nello spettro della possibilità di formazione di una famiglia. Incoraggiare la compravendita di esseri umani, sin dal loro concepimento, rappresenta una regressione culturale e sociale, che riporta alle peggiori condizioni di schiavismo, in cui le donne erano costrette a vendere i propri figli per sopravvivere economicamente.

Mi auguro fortemente che la proposta di legge presentata dalla collega onorevole Maria Carolina Varchi, che ringrazio di cuore per aver abbracciato questa battaglia di civiltà, sia largamente condivisa dai colleghi di Camera e Senato, per mettere un freno, almeno nella nostra Nazione, a una delle contraddizioni più assurde e pericolose dell'epoca moderna: l'utero in affitto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, credo che dobbiamo consegnare al dibattito di quest'Aula verità e chiarezza. Dall'intervento che mi ha preceduto è sembrato di cogliere che l'iniziativa legislativa, a prima firma dell'onorevole Varchi, fosse indirizzata a prevedere la gestazione per altri come reato nel nostro ordinamento. Non è così, perché la maternità surrogata è vietata dalla legge nazionale dal 2004 e la violazione della normativa nazionale comporta la commissione di un reato. Questo stabilisce la nostra legge nazionale e questo prevede il nostro ordinamento. Vi possono essere opinioni diverse tra chi è favorevole al divieto - e, dunque, in caso di violazione, al riconoscimento di un reato - e chi, invece, ha una sensibilità diversa e vorrebbe una legislazione di apertura, ma oggi, in Italia, la legge stabilisce che la maternità surrogata è vietata e violarla costituisce un reato.

L'iniziativa legislativa, a prima firma dell'onorevole Varchi, prevede altro, stabilisce di definire che la maternità surrogata sia un crimine internazionale; pretenderebbe di stabilire che il diritto penale dell'ordinamento italiano travalicasse i confini nazionali per andare a trovare attuazione al di fuori dei confini nazionali, all'interno dei confini di altri Stati laddove, per l'appunto, la scelta del legislatore è stata diversa da quella del legislatore italiano, ad esempio, negli Stati Uniti d'America o in Canada, in cui il legislatore ha scelto di disciplinare la maternità surrogata diversamente da noi. Allora, questo è il tema, cioè se abbia legittimità politica, tecnica, nell'ambito delle relazioni internazionali che l'Italia intrattiene quotidianamente con altri Paesi, pretendere che il nostro diritto penale travalichi i nostri confini e vada a imporsi al di fuori di essi rispetto a scelte che altri legislatori, altri Stati nazionali hanno deciso di disciplinare diversamente.

Che il tema sia delicato si comprende leggendo i fondamentali del nostro ordinamento giuridico penale, il quale, non per la maternità surrogata ma per tutti i casi, ha stabilito alcune regole che consentono, in casi eccezionali e limitatissimi, di prevedere l'extraterritorialità del diritto penale. I casi sono specifici e sono sostanzialmente tre. Innanzitutto, come dice l'articolo 9 del nostro codice penale, esiste infatti il principio della doppia incriminazione, nei casi in cui il fatto è punito dalla legge nazionale italiana e dalla legge del Paese straniero. Allora, è ben possibile pretendere la punizione del comportamento commesso al di fuori dei confini nazionali. Evidentemente, però, non è questo il caso perché, attraverso questa iniziativa legislativa, non si vuole andare a punire un fatto che è punito anche in un altro ordinamento straniero ma si vuole andare a punire un fatto che è legittimo in un altro ordinamento straniero. Inoltre, ai sensi dell'articolo 7 del nostro codice penale è possibile affermare l'extraterritorialità del diritto penale nazionale quando all'estero è commesso un delitto contro la personalità dello Stato. Evidentemente, ancora una volta non è questo il caso. Infine, quando siamo in presenza di crimini internazionali, che hanno tale natura perché sono universalmente riconosciuti come tali nella comunità internazionale. Ancora una volta, non è questo il caso, perché il paradosso di questa proposta legislativa è che pretende di definire universale un reato che non è ritenuto universale nella comunità internazionale, perché molti altri Paesi hanno deciso di disciplinarlo diversamente dal nostro.

Allora, in questi contesti, una maggioranza che esprime fiducia al Governo chiede allo stesso, se lo ritiene opportuno, di intraprendere un'iniziativa internazionale, di muoversi nell'ambito degli organismi internazionali per pretendere il riconoscimento della propria posizione ma non si rifugia in un'iniziativa che presenta i tratti della demagogia, pretendendo di scrivere, in una norma dell'ordinamento nazionale, una regola che si pretende di far valere al di fuori dei confini, in Paesi stranieri, perché non funziona così. Vi sono crimini internazionali che hanno una dimensione universale, che universalmente la comunità internazionale riconosce come tali: il genocidio, il terrorismo internazionale, la schiavitù, i crimini sessuali. Pertanto, è possibile e legittimo esercitare una giurisdizione per l'appunto universale. Tuttavia, ancora una volta non è questo il caso perché nella comunità internazionale vi sono posizioni diverse, delle quali la maggioranza è ben consapevole. A dire il vero, c'è una norma dell'ordinamento nazionale che consentirebbe, per valutazioni politiche, l'intervento del diritto penale nazionale al di fuori dei propri confini ed è l'articolo 9, comma secondo, del nostro codice penale, il quale prevede che l'azione penale possa essere esercitata su richiesta del Ministro della Giustizia. Si chiede un intervento politico del Ministro perché si presuppone che esercitare, al di fuori dei confini nazionali, la propria giurisdizione penale comporti necessariamente l'instaurazione di una relazione complessa, difficile con l'altro Stato nazionale. Evidentemente, mi verrebbe da dire, la maggioranza non riponeva tutta questa fiducia nel Ministero della Giustizia, se ha ritenuto che non fosse sufficiente quella previsione e non so quanti siano i casi, in queste settimane, in questi mesi, di attivazione del Ministero della Giustizia. Si è scelta, quindi, un'altra strada, che presenta profili di incompatibilità, che renderà difficilissimo l'esercizio dell'azione penale, perché la raccolta delle prove all'estero sarà impossibile, in quanto mina le relazioni con quei Paesi che hanno una disciplina diversa, e creerà difficoltà nelle relazioni internazionali.

C'è un punto ulteriore di critica che noi muoviamo e non sono sufficienti le argomentazioni espresse dall'onorevole Varchi: è la dimenticata tutela dei bambini. Abbiamo provato con azioni emendative, anche su sollecitazione di sindaci italiani di orientamento politico culturale diverso, anche su questo tema, a dire che, nel bilanciamento tra interessi difficili, debba prevalere l'interesse del minore. Qualunque sia l'origine del rapporto genitoriale, se esiste quel rapporto genitoriale il bambino merita di essere tutelato e non discriminato, perché certamente non porta alcuna colpa. Anche questi emendamenti sono stati rigettati ed è anche per questo motivo che esprimiamo le nostre critiche e le nostre riserve verso un'azione della maggioranza che è ideologica e divisiva e determina solo conseguenze negative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.

STEFANO CANDIANI (LEGA). La ringrazio, Presidente, per la parola. Questo è un dibattito nel quale non ci si può nascondere. Mi rivolgo al collega che è appena intervenuto, tramite lei, Presidente: è un dibattito che va fatto in Aula, con scelte che devono essere adottate dal Parlamento, dal legislatore e che non devono essere demandate per comodità, a un Ministro, pensando che eserciti un'azione amministrativa piuttosto che un'azione penale. Il Parlamento legifera, noi siamo qui per rappresentare i cittadini, per rappresentare il Paese e per dare allo stesso Paese regole e leggi che tutelino, a partire dalla dignità per passare ai livelli maggiori, il diritto alla vita.

Vi sono questioni che vengono banalizzate in questa discussione. Cercherò di non farlo perché fare esempi estremi è molto facile ma gli estremi non possono essere la regola. Possono esserci eccezioni alla regola ma non si può far diventare ciò che è eccezionale regola per tutti.

Certo, vi sono condizioni molto pietose per cui alcune coppie perdono la capacità di procreare, ma è una cosa differente rispetto ad un desiderio legato a un piacere che non è necessariamente la tutela di un diritto, quello del minore. Bisogna ricordare anche questo. In questo caso, infatti, viene prima il minore o viene prima il desiderio della coppia che vuole generare, che vuole avere un figlio, di far valere il proprio desiderio? Non bisogna confondere il desiderio con il diritto, sono due cose nettamente differenti.

Presidente, ho ascoltato argomentazioni che mettono in evidenza che c'è un diritto molto diffuso che è differente rispetto alla strada che stiamo prendendo. Esistono molte cose, in altri Paesi, differenti dall'Italia e, per fortuna, l'Italia è differente, molto differente. Vogliamo parlare del rispetto della dignità della donna? Vogliono parlare dello sfruttamento dei minori?

E per fortuna noi siamo differenti, perché se domani questo diventasse, invece, l'uso comune nella maggioranza dei Paesi al mondo, non delle Nazioni, dei cittadini, degli abitanti, non per questo dovremmo conformarci. Assolutamente no; anzi, avremmo il dovere e il diritto di difendere quegli avamposti a difesa della dignità, a difesa della persona, a difesa della vita, a cui siamo arrivati dopo maturate esperienze.

Su questi aspetti credo che si sbagli veramente a cercare dei paralleli in negativo all'esterno per giustificare ciò che si vuol fare in Italia. Noi diciamo una cosa molto semplice: un bambino ha diritto ad avere due genitori: una propria mamma e un proprio papà. Due persone hanno diritto a volersi bene e sono libere di volersi bene come vogliono. Ma non si può negare, come ha detto correttamente la collega che mi ha preceduto, che ci sia un aspetto affettivo naturale tra il figlio e la madre, fino ad arrivare a quel paradosso molto curioso che è stato riportato, per cui al comune di Roma, era stata la senatrice Cirinna', quando era assessore con la delega alle politiche per i diritti degli animali presso lo stesso comune, a vietare, nel regolamento comunale, di togliere il cucciolo alla propria madre prima di un dato periodo (6 settimane, se non ricordo male). Qui, invece, si prevede addirittura l'esatto contrario, ossia che, appena generato, il figlio sia tolto alla madre e sia consegnato alla coppia che ne ha voluto la generazione, ovviamente pagando.

Ci sono state molte audizioni, Presidente. Le ho seguite praticamente tutte, forse ne ho perse un paio. E in ogni audizione, quando ve ne è stata occasione, ho sempre fatto domande a chi sosteneva la tesi per l'utero in affitto. Si legge, ma basta fare una piccola ricerca, che sono previste addirittura delle condizioni. Ad esempio, la Gestlife - mi sono segnato il nome per non sbagliare - una società specializzata nel campo, addirittura offre garanzie dell'usato sicuro, un po' come quando si compra un elettrodomestico: se non funziona o dovesse rompersi, te lo cambiamo o te lo sostituiamo. Questa non è un'invenzione, questo purtroppo avviene. E non è una garanzia, non è un diritto, questo. Ciò significa fare mercato, cioè fare realmente mercimonio. Quindi, se il figlio non viene bene, o se si dovesse rompere, o se dovesse morire entro i 2 anni, riprendiamo tutto da capo e te ne diamo un altro. Questa è una cosa abbastanza grave, è una cosa molto brutta. Ci sono opinioni differenti, ma io la ritengo molto brutta.

E allora, in queste circostanze, ho chiesto agli auditi, professori universitari, piuttosto che persone di opinione: ma se questo è il livello di manipolazione a cui oggi siamo giunti, a cui oggi la scienza è giunta e di cui siamo capaci, cioè scegliere un bambino e sceglierne anche il sesso, ma voi siete in grado di garantirmi che domani non ci sarà proprio la scelta specifica anche dei tratti somatici per cui deve essere alto e grande, magari con gli occhi azzurri e biondo, e magari deve avere delle caratteristiche che siano più gradevoli rispetto a un figlio che nasce generato da due persone? Nessuno è stato in grado di negare che questo, chiamiamolo rischio, ci sia. Io non lo definisco rischio, ma lo chiamo certezza, perché si sa come poi va a finire: il male ha sempre una radice banale, nasce sempre da una cosa banale. Banalizzando le cose, si dice che tanto non può essere, ma poi dopo ci si arriva.

Ecco, siamo sicuri che non si arriverà alla selezione della specie? Questo è un pericolo (Commenti della deputata Boldrini). No, no, onorevole Boldrini, questo è un pericolo. E purtroppo, per chi inizia a intraprendere tale strada, questa è una domanda che dobbiamo porci. Ed è una certezza che dobbiamo avere. Sono convinto della buona fede di qualcuno che pensa di dare una risposta a dei valori affettivi, ne sono convinto. Ma faccio la domanda a chi ha questo tipo di visione: ma voi siete sicuri, potete garantire, oggi, che domani non si arriverà a una manipolazione tale da selezionare la specie? Questa cosa a me fa molta paura. L'abbiamo già visto anche nel secolo passato.

E, allora, c'è la questione del dove spingersi, del fino a dove spingersi. In genere, i limiti li mette la natura. In genere, l'uomo cerca di superare i limiti della natura con delle forzature contro natura. In genere, quando si fanno delle forzature contro natura… Non voglio adesso citare i poeti, perché sennò, alla fine, mi direbbero che faccio le citazioni. Anzi, Presidente, lo dico all'onorevole Grimaldi: occhio, perché le citazioni, come diceva qualcuno, per paradosso, servono a dare peso a un discorso che non ne ha. Quindi, non è necessario che, per trovare buone argomentazioni, citi quello che dice la Murgia, che peraltro trovo abbastanza difficoltoso pensare. Leggo testualmente quello che ha appena detto, cioè che la gravidanza non significhi per forza maternità. Porca miseria, questo è difficile da digerire. È difficile da comprendere anche proprio secondo la logica. Una madre partorisce un figlio, ma questa non è maternità.

Comunque, restando alla questione, il tema principale, a mio avviso, dev'essere proprio eviscerato a partire dai rischi a cui si può andare incontro manipolando ciò che la natura consente o ciò che la natura non consente. Si possono fare debite eccezioni o casi specifici? A mio avviso, si può considerare questa condizione, ma lo si deve fare con grande cautela: non si può far diventare ciò che è eccezionale una prassi comune da catalogo, all'interno del quale si sceglie ciò che piace, anzi ciò che piace di più. Questo lo ritengo molto pericoloso e molto sbagliato.

E quindi qui, ancora una volta, Presidente, interrogo lei, retoricamente. Spieghiamo all'onorevole Grimaldi qual è la differenza tra questi bambini e gli altri: gli altri hanno una mamma e un papà, mentre questi, appena nati, avranno subito bisogno di una spiegazione sul perché sono stati generati senza la possibilità di avere una madre o un padre. Questo paradosso, però, va spiegato: stiamo utilizzando e stiamo manipolando non poco, ripeto, ciò che la natura consente e ciò che non consente.

È insito nell'uomo modificare ciò che gli sta attorno, da sempre. Ne parliamo costantemente per quanto riguarda l'ambiente. Ne parliamo in termini positivi, se si tratta di medicina. Ci sono le malattie, purtroppo sì. Da sempre l'uomo si impegna per raddrizzare la natura, lasciatemelo dire così, storta: curare una malattia e impedire che questa possa portare alla morte una persona. E quindi, in sé, il manipolare ci sta; ci sta, eccome! La questione è comprendere quando manipoliamo per creare qualcosa che non va contro natura o a fin di bene, e quando invece creiamo qualcosa che ci sembra buono, ma che in effetti nega un diritto a un altro essere vivente, come il bambino - come dicevo prima - a cui non sarà consentito avere il seno materno a cui attaccarsi.

Non sono argomenti facili, però questa è la sede in cui dibatterne. Non sono argomenti che si possono devolvere a una gestione ministeriale. Sono argomenti nei quali - con opinioni differenti e con un confronto che dev'essere sempre improntato, a mio avviso, al rispetto della dignità delle persone - bisogna dire quello che si pensa e trovare, in questo caso, una soluzione. Noi la individuiamo nel rendere reato universale l'utilizzo dell'utero come strumento di affitto per generare un figlio; è una soluzione per evitare ulteriori degenerazioni in futuro. Non so se questa sarà la soluzione. So che certamente abbiamo un desiderio: rispettare la dignità della vita che alberga sia in una donna, sia in una coppia, sia certamente in un nascituro, che deve avere quello che la natura gli consente per suo diritto, ossia una madre e un padre (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Nei mesi di febbraio, marzo, aprile e maggio del 2022, io ero Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la brutale, violenta e inopinata invasione della Russia di Putin all'Ucraina mi ha portato a dovermi occupare, assieme ad altri colleghi naturalmente, di bambini e famiglie italiane.

Innanzitutto per i cosiddetti bambini di Chernobyl, l'ormai trentennale abitudine, se possiamo chiamarla così, di molte generosissime famiglie italiane di ospitare, a partire da Chernobyl, bambini bielorussi in particolare nel periodo estivo, ma poi i programmi sono proseguiti. Quelle famiglie e quei bambini sono stati separati.

Poi mi ha portato a occuparmi di famiglie italiane che stavano perfezionando l'adozione di bambini in Russia; famiglie che avevano sofferto, il COVID aveva interrotto tutto, ed erano a un passo, già con i bambini assegnati alle famiglie. Anche quel percorso si è interrotto.

Cito una questione ancora più drammatica. Lo dico ai colleghi: ci sono le parole, le evocazioni, ma poi c'è la realtà. Credo che il legislatore debba misurarsi con la realtà e questa legge non si misura con la realtà. Mi sono trovato a dovermi occupare di coppie italiane, regolarmente sposate, eterosessuali, che stavano per completare il percorso della gravidanza per altri in Ucraina, con le donne prossime al parto a Kiev. Uno dice: va beh, ma sono a Kiev, sono sotto le bombe, portiamole in Italia a partorire per il bene delle mamme e per il bene dei bambini. Questo non era possibile, perché il quadro giuridico italiano, che vieta la gravidanza per altri, impediva a queste donne di completare il percorso della gravidanza per altri in Italia.

Allora, ci siamo dati da fare, con l'ottimo ambasciatore italiano a Kiev, siamo riusciti a spostare in sicurezza queste mamme nelle cliniche più vicine al confine e a portare - perché questo prevede la normativa dell'Ucraina, ripeto, solo per coppie eterosessuali regolarmente sposate - questi genitori, in modo tale che si potesse completare il processo. Questa è la realtà.

Al di là delle pratiche secolari presenti in molte parti d'Italia, dove la gravidanza per altri viene praticata in tante forme, forse voi avete più dimestichezza o forse avete una dimestichezza diversa rispetto a quella che ho avuto io, avendo a che fare con queste famiglie che cercavano di formare una famiglia, avendo problemi insuperabili di infertilità, perché questa è la gravidanza per altri, punto.

Il resto sono usi ideologici della vita delle persone, ma è una storia antica per quel che mi riguarda. Non ho vissuto, anche se ne ho sentito parlare tantissimo, la stagione del divorzio, la stagione dell'aborto. Era sempre così, erano sempre iperboli sulle cameriere, sui mariti che sarebbero scappati con le cameriere, mentre, invece, si trattava soprattutto delle persone meno facoltose, perché le persone più facoltose, anche a seguito di questa legge, troveranno come muoversi. Le coppie, come quelle che ho assistito io, sposate regolarmente, eterosessuali, che praticavano la gravidanza per altri in Ucraina, quelle, metteremo in difficoltà!

E non è vero che non ci saranno conseguenze per i bambini, lo ha detto benissimo l'onorevole Magi prima. Se vogliamo prenderci in giro, allora prendiamoci in giro, ma è lo stigma, lo stigma del figlio del reato universale, è scritto anche per coloro che già ci sono. Ma lo sai che i tuoi genitori, se facessero oggi quello che hanno fatto 10 anni fa, andrebbero in galera, dovrebbero pagare la multa? Questo è lo stigma. E poi c'è il festival dell'ipocrisia.

Signor Presidente, qualche mese fa o qualche settimana fa, è venuto il Presidente della Knesset, della Camera israeliana. Non so se il Presidente Fontana - che non so cosa pensi di questo, posso immaginarlo, ma non l'ho mai ascoltato - abbia considerato di avere davanti, tecnicamente, un criminale, essendo il Presidente della Knesset una persona che ha praticato la gravidanza per altri in ben due occasioni, perché questa è la realtà.

È stato citato il caso di Elon Musk. Ma se Elon Musk avesse un assistente italiano o si fosse rivolto, per la sua gravidanza per altri, in una clinica dove la fecondazione artificiale era fatta da un medico italiano, uno dei tanti, straordinari medici italiani che ci sono in giro per il mondo, quel medico che torna a fare le vacanze, cosa fate, lo arrestate? Perché è di questo che stiamo parlando. Questa cosa del reato universale è un abominio giuridico, e voi usate una norma bandiera che avrà l'effetto solo di gettare nella disperazione delle coppie. Ci sono le coppie che stanno facendo attualmente la gravidanza per altri: ovviamente mi auguro non accadrà niente a loro, ma le avete gettato nel panico, perché non sanno quando finisce, non capiscono, non conoscono i riti e i tempi della legislazione italiana.

Sentono però questo bombardamento, cominciato nel 2018, con la presentazione della legge da parte del Primo Ministro Meloni, quella del “Dio, patria e famiglia”, del discorso a Vox l'anno scorso in Spagna. Fate una cosa che non ha senso. Chiedo al Ministro Nordio, al Ministro garantista Nordio: ma possibile che non riesca a dire una parola su questo obbrobrio giuridico del reato universale? Chiudo, signor Presidente, con un invito: fermatevi, fate una cosa da reazionari. Non c'è un bel mondo antico da difendere, perché non era per niente bello, soprattutto per le donne, e, comunque, non tornerà. Guardate avanti.

Anziché fare le grida manzoniane del reato universale, che è un'inutile cattiveria nei confronti dei bambini e delle coppie che già l'hanno praticata, di quelle che la stanno praticando o di quelle che vorranno praticarla, per ragioni ideologiche, anziché fare i reazionari, quelli che cercano di arginare il mondo come sta diventando, cerchiamo invece di regolamentare, perché questa cosa aumenterà. Ed esattamente – e chiudo su questo -, come in passato, dove le leggi sul corpo delle donne, in particolare, e sulla famiglia sono state leggi cancellate, e non è successo niente di drammatico, anche oggi, a partire non dalle ideologie, ma dal dato concreto, nome per nome, situazione per situazione, delle famiglie e delle gravidanze per altri portate a termine dalle coppie italiane, quelle eterosessuali e non solo, misuriamoci su quello, e vedrete che questo castello di carta del reato universale crolla immediatamente.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, siamo tutte e tutti convinti di essere parlamentari e cittadini di un grande Paese come l'Italia, ma, in realtà, oggi, Presidente, siamo qui per discutere l'ultimo provvedimento della nazione di “Melonia”. “Melonia” è quella Nazione dove ci troviamo a vivere oggi, un posto dove si respinge, invece di accogliere, dove si stringono patti e alleanze con autocrati e dittatori, dove si tolgono sostegni economici a chi è in difficoltà e dove si sottraggono diritti, anziché estenderli. Una nazione chiusa, arroccata in difesa, concentrata sulle proprie paure.

È una nazione, quella di “Melonia”, che vive di propaganda politica e dove, in nome di quella propaganda, si fanno le leggi. È pura propaganda il decreto sui rave party; è pura propaganda il decreto contro le ONG e il salvataggio in mare; è pura propaganda il decreto Cutro; è pura propaganda il decreto sul lavoro del 1° maggio ed è pura propaganda, adesso, questa crociata per rendere la GPA, la gestazione per altri, un reato universale. Ed è su questo concetto di universalità del reato, e non su altro, non sul merito, che concentrerò il mio intervento.

È paradossale, Presidente, che questa crociata sia scatenata in un momento in cui la Corte costituzionale e la Corte di giustizia dell'Unione europea sottolineano che il nostro Paese continua a violare il diritto di figli e figlie di coppie omogenitoriali a essere riconosciuti all'anagrafe nel rispetto del prevalente interesse del minore. Ma questo, Presidente, vale per l'Italia, non per “Melonia”.

A “Melonia”, invece, si vorrebbe rendere perseguibile il reato di GPA, anche nei casi in cui la gestazione per altri venga effettuata in uno Stato nel quale questa pratica è regolata da leggi e dove, dunque, non è un reato. Diamo allora una notizia ai governanti di “Melonia”: per punire un'azione compiuta all'estero, quell'azione deve essere considerata reato anche nel Paese dove è stata commessa.

Vogliamo inoltre sottolineare un altro aspetto. Ci sono reati il cui disvalore è riconosciuto dall'intera comunità internazionale, sulla base di convenzioni e trattati sottoscritti anche dall'Italia, per esempio, solo per citare alcuni casi, come già detto: il genocidio, la pirateria, i reati sessuali ai danni di minori. Tutto questo per dire, Presidente, che di fronte a crimini contro l'umanità o a gravissimi reati contro lo Stato o contro la persona può invocarsi eccezionalmente l'universalità della giurisdizione. Non altrettanto si può fare di fronte a un reato sproporzionatamente meno grave e non universalmente riconosciuto, come quello della gestazione per altri.

Del resto, Presidente, com'è possibile ipotizzare che debba essere reato universale una condotta che in altri Stati è legale e regolata? Parliamo di Stati Uniti, di Canada, di Regno Unito, di Belgio, di Olanda, di Portogallo e di altri Paesi ancora, cioè di democrazie consolidate. E com'è possibile ipotizzare di rendere la GPA reato universale, quando la pena detentiva attualmente prevista è quella della reclusione da 3 mesi a 2 anni? È un tempo che non è minimamente paragonabile a quello previsto per reati considerati riprovevoli e universalmente perseguibili, come ad esempio quelli di terrorismo, mutilazioni genitali femminili, traffico di organi umani.

Vogliamo poi provare a immaginare, solo per pochi minuti, cosa accadrebbe ai bambini e alle bambine, se questa universalità del reato di GPA passasse? Prospetto quanto potrebbe accadere, Presidente. Cittadini italiani rientrano in Italia con figli nati regolarmente all'estero da gestazione per altri, secondo le leggi di quel Paese e con un certificato di nascita, che è un atto ufficiale: si aprirebbe subito un procedimento giudiziario su questi genitori e, dopo un processo e una sentenza di condanna, la coppia potrebbe dovere scontare una reclusione fino a 2 anni e pagare una multa da 600.000 a un milione di euro, mentre il bambino o la bambina verrebbero allontanati dalla coppia. Con questa legge, quindi, esporremmo al diritto penale famiglie con bambini piccoli, semplicemente criminalizzando scelte procreative fatte all'estero, in Paesi dove queste pratiche sono legali e regolamentate.

La verità è che si vogliono porre ostacoli di ogni genere alle coppie LGBT, sottoponendole a uno stress aggiuntivo per vedersi riconosciuto il legame genitoriale, perché a “Melonia” sono ammesse solo persone che non hanno problemi a procreare e sono ammesse coppie di sesso diverso, secondo una visione tradizionale della famiglia, da declinare insieme a Dio e alla Patria. È la deriva ideologica alla polacca, che intende affermare la legittimità di un solo modello di famiglia, comprimendo pesantemente i diritti e le dignità dei minori. La destra, infatti, continua a raccontarci che la maternità surrogata sia una pratica LGBT e vuole punirla come tale, quando invece a farne uso sono in maggioranza coppie eterosessuali, Presidente, 9 coppie su 10, secondo le statistiche. La proposta di legge Varchi inasprisce la perseguibilità della gestione per altri, esponendo bambine e bambini a un marchio di infamia, come nati da un crimine universale e come tale esecrabile. Come dovrebbero sentirsi questi figli e queste figlie, come dovrebbero stare? Vi rendete conto di cosa questo stigma potrebbe significare per le loro vite?

In conclusione, Presidente, chiunque creda nello Stato di diritto, al di là - al di là! - di come la si pensi sulla gestazione per altri, che è una pratica già da tempo vietata in Italia sulla base peraltro di una scelta nazionale e non di un vincolo internazionale, ha il dovere di dire “no” a questo provvedimento. Infatti, si tratta di pura propaganda, in quanto il reato non potrà diventare universale per il solo fatto che questa legge lo avrà stabilito. Bisogna dire “no” a una norma che è soltanto un obbrobrio giuridico, legato alla pericolosa idea di Stato etico, che da “Melonia” si vorrebbe estendere all'intero globo terracqueo. L'Italia, Presidente, ha una tradizione di cultura giuridica garantista e liberale e noi faremo di tutto per preservarla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, la proposta di legge che stiamo discutendo e che va a ridefinire il reato di surrogazione di maternità come reato universale, è sostanzialmente frutto di pregiudizi, che la rendono ultra involutiva e antiscientifica.

Presidente, lo dico in virtù di tre aspetti decisamente critici. Il primo è che la legge n. 40, che andiamo a modificare, prevedeva già questo reato: modificarla per renderla universale sta facendo ridere mezzo mondo politico e scientifico. Pensi, Presidente, che, prima di un ravvedimento in itinere, la proposta prevedeva di punire anche i cittadini di altra nazionalità che avessero avuto a che fare con la surrogazione di maternità, anche negli altri Stati dove essa è consentita: roba da incidenti diplomatici!

Secondo punto, è evidente l'obiettivo consequenziale di negare ai figli nati da questa pratica il diritto a essere figli dei loro genitori, figli di un reato universale, per l'appunto.

Terzo elemento, molto critico da un punto di vista clinico, è che questa proposta di legge rimette di fatto in discussione tutta la componente evolutiva della legge n. 40, in quanto, cambiando il reato, la stessa dichiarazione di illegittimità di divieto di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo rischia di essere vanificata, visto che il reato di commercializzazione dei gameti è rimasto e non si è provveduto a normare la pratica, cosa che noi inutilmente abbiamo tentato di fare emendando il testo e che c'è stata impedita. Ci è toccato constatare ai fini propagandistici, da parte della destra, lo svilimento della Commissione affari sociali, dove sarebbe stato importante discuterne per arrivare a scongiurare questo rischio, dove sarebbe stato importante anche cercare di normare un vuoto legislativo; ma evidentemente il rispetto dei ruoli e del Parlamento non fa parte del DNA di questa maggioranza.

Eppure, quando c'era da ricercare il consenso, anche su tale tema gli stessi membri della maggioranza e la stessa Presidente Meloni, ora al Governo, andavano ai convegni mostrando interesse, per esempio, alle tematiche delle persone affette da infertilità, ma con gameti sani e ricettivi, fecondabili. È il caso delle donne affette da assenza o insufficienza uterina, come ad esempio le donne affette da sindrome di Rokitansky o da isterectomia totale o infertili per altri motivi. Presidente, se una amica di queste donne o una loro sorella si prestasse a ricevere un loro embrione per portare avanti una gestazione, lei sarebbe disposto a incarcerare tutte le persone coinvolte, le due sorelle, il padre, i professionisti e i clinici che si sono messi a disposizione oppure farebbe qualche distinzione? Presidente, lei sa che la stragrande maggioranza dei casi di maternità surrogata riguarda coppie eterosessuali? Il 90 per cento delle volte si tratta di donne che non chiedono che diventare madri dei propri figli, senza sfruttare nessuno, ma solo grazie all'aiuto di persone a loro care!

Di fronte a tali numeri e contenuti è evidentissimo che la norma è figlia di meri pregiudizi omofobici insopportabili. Addirittura, accecati dai pregiudizi, Presidente, Governo e maggioranza stanno facendo correre il rischio di bloccare anche la procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo.

Il rischio sta nell'ipotesi, tutt'altro che remota, che il rimborso spese che viene dato alle cliniche estere che forniscono gameti ai nostri ospedali venga definito commercializzazione, per cui anche l'eterologa tornerà a essere fuorilegge nei fatti, visto che oltre il 90 per cento dei gameti per questa pratica viene dall'estero. Infatti, il reato relativo alla commercializzazione di gameti ed embrioni, dopo la sentenza con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità del divieto di fecondazione eterologa, ha consentito tale pratica. Tuttavia, l'inerzia del legislatore successivamente alla predetta sentenza della Corte costituzionale ha mantenuto in vita il reato.

Noi abbiamo provato a rimediare - dicevo prima - emendando il testo in Commissione e, rispetto all'emendamento, Presidente, io ho avuto l'apprezzamento di quasi tutti i colleghi della maggioranza, sia in Commissione giustizia sia in Commissione affari sociali. Però, hanno detto che non era possibile modificare questo testo. Un apprezzamento, perché era evidente questo rischio. Si poteva scongiurare questo rischio e, finalmente, normare giustamente un percorso, però il testo era blindato. Perché? Per mera propaganda, evidentemente. Pertanto, il rischio rimane, in quanto l'estensione all'estero della fattispecie punibile relativa al commercio dei gameti e degli embrioni ostacolerebbe, di fatto, la fecondazione eterologa, poiché in Italia la donazione di gameti non è adeguatamente disciplinata e supportata e i cittadini italiani sono costretti a rivolgersi all'estero, dove non di rado è prevista per la donazione dei gameti una forma di rimborso e/o ristoro non contemplata nei concetti di gratuità e volontarietà, come rimarcato dalla Corte di cassazione.

Come sottolineavo, oltre il 90 per cento dei gameti utilizzati per i cicli di PMA eterologa in Italia provengono dall'estero. La situazione, nello specifico, come documentato dagli esperti del tavolo della commissione salute della Conferenza delle regioni e delle province autonome, evidenzia che c'è una crescente richiesta di procedure di fecondazione eterologa, ma le donazioni, sia maschili che femminili, in Italia, sono veramente esigue, tanto che è solo con l'importazione dei gameti che si riesce a soddisfare circa il 95 per cento del fabbisogno nazionale. Pensi che circa il 60 per cento dei gameti maschili viene dalla Spagna, così come viene dalla Spagna circa il 92 per cento dei gameti femminili. Mi consenta una battuta: faccia sapere al Ministro Lollobrigida che si corre il rischio di una sostituzione etnica spagnola, almeno per quanto riguarda la PMA eterologa (Applausi della deputata Appendino).

Sulla base di queste considerazioni, il tavolo tecnico sulla procreazione medicalmente assistita Stato-regioni ha proposto: in primo luogo, un'organizzazione di adeguate e mirate campagne di comunicazione rispetto alla donazione di gameti; in secondo luogo, un'attenta valutazione delle normative che regolano la donazione di cellule e tessuti, allo scopo di adattare l'applicazione delle stesse alla donazione dei gameti sulla base delle normative nazionali ed europee; in terzo luogo, l'individuazione di forme di ristoro per le donazioni. Tutte queste proposte erano recepite dal nostro emendamento, che avrebbe scongiurato il rischio di blocco - lo ripeto - della PMA eterologa e della sua regolamentazione, auspicata da anni da tutte le forze politiche. Avete detto di no. A dire la verità, siete sempre in tempo perché, quando arriverà in Aula, forse l'emendamento potreste sempre accoglierlo. Vi sfido in questo senso, sarebbe un segnale importante, comunque sia, al di là della questione ideologica e propagandistica.

C'è un'altra questione. Una grave e ostinata propaganda, basata sui pregiudizi, da parte di questa maggioranza rischia di far precipitare nel Medioevo anche le prospettive della ricerca clinica per la cura delle patologie genetiche, le cui frontiere sono rappresentate anche da terapie geniche come, per esempio, l'utilizzo del DNA mitocondriale da soggetti sani estranei alla coppia - appunto, mitocondri eterologhi - che può inibire l'espressione di patologie congenite e metaboliche, anche incompatibili con la vita.

Questa è una tecnica relativamente recente, che consente di far nascere sani bambini che sarebbero destinati a morire entro il primo mese di vita per alcune patologie gravissime da un punto di vista metabolico, quindi incompatibili con la vita. Bloccare la possibilità di utilizzare il DNA prestato da altri, messo a disposizione da altri, andrà ad inibire in maniera significativa tutta la ricerca scientifica in questo campo ed è una cosa che non è assolutamente accettabile.

Presidente, mi avvio alla conclusione. Per questi motivi trattasi sommariamente e per quelli che presenteranno le mie colleghe dopo di me, ci opporremo fermamente a questa proposta di legge che calpesta i diritti e non ascolta il grido di dolore che proviene da tante famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, prendo la parola non come capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra ma in quanto deputata ecofemminista e verde che, da anni, esprime netta contrarietà rispetto alla pratica della maternità surrogata. Dobbiamo tener presente che si tratta di un fiorente mercato globale in piena espansione che, secondo i dati a disposizione, ha raggiunto, nel 2022, il valore di 14 miliardi di dollari e si prevede possa raggiungere, nel 2032, i 129 miliardi di dollari.

Come è noto, l'Ucraina era, prima della guerra, una delle mete privilegiate per coloro che intendevano ricorrere a questo tipo di pratica e rappresentava, dopo gli Stati Uniti, il secondo mercato a livello mondiale. Con la guerra, le multinazionali della surroga hanno decentrato la produzione nei Paesi dove il costo è più basso e le leggi sono più permissive, esattamente come succede con la produzione delle merci e dei servizi e, quindi, in Georgia, Repubblica Ceca, Grecia, Cipro, Messico e ovunque è possibile.

Il mercato si sta riorganizzando e rafforzando nell'inerzia della politica e in risposta a chi avanza la necessità di regolamentare il fenomeno attorno alla figura della gestante altruistica, sulla cui generosità, comunque, le agenzie e le cliniche non smetterebbero di fare profitti. Tuttavia, segni, anche contrastanti, emergono. In Ucraina, la deputata, ginecologa e vedova di guerra Victoria Wagnier propone che la GPA sia proibita alle coppie straniere e dice: questo campo è completamente senza regole, le donne ucraine vengono usate e, poi, non sappiamo cosa accade a questi bambini. Il Premier della Georgia, Garibashvili, che non si era accorto delle 20 cliniche sorte a Tbilisi e a Batumi e della miriade di agenzie di intermediazione che introducono le aspiranti gestanti dei Paesi poveri, preoccupato di garantirsi la candidatura a Stato membro dell'Unione europea, annuncia che intende bloccare - cito - questo vero e proprio business (ANSA, 12 giugno). Esponenti dell'ecofemminismo, come Vandana Shiva, già da 30 anni, mettono in guardia rispetto alle possibili derive della tecno-scienza e all'incalzare del tentativo del capitalismo neoliberista e globalizzato di appropriarsi del vivente. Nuova frontiera da infrangere per l'ulteriore sfruttamento della natura, dopo averne occupato, privatizzato, saccheggiato gli spazi esterni è quella degli spazi interni: il patrimonio genetico delle piante, degli animali, degli esseri viventi. La vita umana diventa merce in tutte le sue forme: ovuli, sperma, embrioni crioconservati e custoditi in apposite banche, pronti ad essere messi a disposizione all'occorrenza, attraverso appositi corrieri, in qualsiasi parte del mondo.

Assistiamo a un vero e proprio salto antropologico, con conseguenze sul piano etico, culturale, simbolico, sociale, giuridico, istituzionale ed esistenziale. Il corpo femminile fecondo, sottratto al controllo patriarcale dalle lotte secolari delle donne e dalle loro conquiste e di cui si è avvantaggiata l'umanità tutta, ritorna a essere uno strumento a disposizione del desiderio di maternità e paternità di altri. Già nel 1988 Carole Pateman, femminista teorica politica lo evidenziava nel suo testo fondamentale: Il contratto sessuale. Possibile che non ci si interroghi sulla rottura programmata e violenta della relazione madre-creatura, che, al momento del parto, vive il distacco violento dalla propria matrice con cui è e vorrebbe rimanere in simbiosi, privata del nutrimento che la natura ha previsto appositamente per lei, il latte materno, nonché dell'avvio armonioso del primo e decisivo periodo della vita umana. La vita intrauterina si caratterizza per esperienze conoscitive e comportamentali fondamentali per quella post-natale. La creatura nel grembo materno può ascoltare, riconoscere voci e rumori, memorizza il battito del cuore e la voce della madre e percepisce situazioni di tensione, pericolo e serenità; sogna, sviluppa la propria personalità. La madre può influenzare l'espressione fenotipica dei cromosomi fetali. L'interazione nutrizionale biochimica e immuno-endocrinologica attraversa la placenta. La popolazione batterica intestinale materna determina le caratteristiche del microbiota fetale. Anche volendo, il corpo della madre surrogata non può mai essere un contenitore neutro, ininfluente e passivo (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). I genitori intenzionali, per lo più coppie eterosessuali con problemi di sterilità o infertilità, ma anche gay e single, grazie al combinato disposto del mercato rampante della produzione artificiale della vita e dello sviluppo tecno-scientifico, possono trasformare un desiderio in realtà e rivendicarlo come diritto, deriva culturale neoliberale dei diritti ad libitum in capo all'individuo, artefice absolutus del proprio destino, come se ogni cosa, finanche le creature, possa essere percepita come oggetto nella propria disponibilità.

Ma cos'è la GPA o maternità surrogata che si voglia dire? È un procedimento negoziale, lungo e complesso. Per quello, oltre alle figure più precisamente sanitarie, vengono coinvolti avvocati, notai, studi professionali internazionali, chiamati a redigere contratti e a risolvere le questioni delicatissime della formazione e della trascrizione degli atti di nascita. A rischio - e mi rifaccio al dibattito femminista sviluppatosi soprattutto negli ultimi anni - è il principio, di origine antica, che ribadisce l'insopprimibile e incomprimibile primazia della madre nella generazione umana; mater semper certa, indica che la nascita avviene grazie e in relazione alla madre e ciò precede, eccede e informa ogni costrutto sociale e giuridico, principio fondativo e ordinatore della normazione positiva, come insegna Luisa Muraro, filosofa e maestra di politica delle donne. Il legame materno non è fungibile.

Ma arriviamo alla proposta di legge in discussione oggi. È evidente che presenta molte, molte criticità. La legge n. 40 del 2004, all'articolo 12, comma 6, che già prevede il reato di surrogazione, di commercializzazione di gameti ed embrioni, avrebbe consentito, già ora, di intervenire, per esempio, sulla fiera del bebè, che si è svolta a Milano il 20 e il 21 maggio scorsi, Wish for a Baby, su cui io e altre deputate abbiamo interrogato il Governo. Ma perché non si è fatto nulla? A fronte di questo mercato, le cui diramazioni sono presenti anche in Italia, si pensa di perseguire le cittadine e i cittadini italiani che infrangono il divieto di maternità surrogata all'estero, ma come, in concreto? E gli altri soggetti coinvolti nel reato, che agiscono e traggono profitti dalla bio-industria della GPA che operano secondo la legge del luogo? Ovviamente, sarà impossibile contrastare la loro attività. Intercettare le agenzie di mediazione, forse, sarebbe possibile farlo già ora, basterebbe volerlo. Soprattutto, bisogna intraprendere un'iniziativa comune a livello europeo, chiedendo anche all'ONU una pronuncia chiara e netta. Il 14 giugno, il Commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, rivolgendosi all'Europarlamento a Strasburgo, ha affermato che gli Stati sono tenuti al rispetto degli obblighi internazionali - allora, agiamo a quel livello -, che nessuno Stato membro autorizza la maternità surrogata a fini commerciali e che l'Unione europea è impegnata a contrastare qualsiasi forma di tratta di esseri umani e a rispettare i diritti delle donne.

Allora, il sospetto che si voglia far approvare una legge manifesto, ma senza conseguenze sul fenomeno che, appunto, è globale e radicato, è fondato. Ben altro livello di impegno e determinazione, sul piano europeo e internazionale, sarebbe necessario. Per esempio, come suggerito dalla professoressa Francesca Izzo, nel corso dell'audizione in Commissione giustizia, bisognerebbe far approvare una raccomandazione in ambito CEDAW sul modello di quella adottata per combattere le mutilazioni genitali femminili. Inoltre, non viene affrontato il problema della trascrizione degli atti di nascita formati all'estero, trascritti, al presente, in modo parziale a favore del genitore biologico, premessa per pervenire all'adozione in casi particolari, rispetto alla quale la nostra giurisprudenza mette a disposizione del legislatore un punto di partenza - come indica la costituzionalista, professoressa Silvia Niccolai - su cui lavorare per colmare il vuoto normativo che sia la Corte costituzionale sia la Corte di cassazione – quest'ultima, in particolare nell'importante sentenza n. 38162 del 202, che andrebbe letta e studiata con molta attenzione - propongono. Quindi, non è che il problema sia risolto, come si diceva; anzi, casomai, è peggiorato, si è ampliato.

Il Consiglio delle Nazioni Unite ha raccomandato agli Stati che vietano la GPA di evitare i dispositivi di ricezione automatica degli atti stranieri di costituzione dello stato, senza distinguere in base alla natura giurisdizionale o amministrativa del titolo, senza avallare aree di immunità e di privilegio a favore del club delle democrazie liberali, dove la surrogazione di maternità è permessa (Rapporto sullo sfruttamento dei bambini, gennaio 2018).

Ma andiamo al più recente primo parere della Corte EDU, emesso il 10 aprile del 2019, a proposito di un caso di rifiuto da parte della Francia di trascrizione dell'atto di nascita di un bambino nato da maternità surrogata, formato all'estero, che riconosceva anche la madre di intenzione, pur in assenza di suo apporto genetico. Fa presente, pur riconoscendo l'autonomia statuale di proibizione della maternità surrogata, di trascrizione dell'atto di nascita, di contrasto al turismo procreativo, la necessità di tutela dei diritti del bambino alla vita privata e familiare e allo status filiationis.

Il superiore interesse del minore richiede accurata valutazione di ogni singolo caso incompatibile con il divieto assoluto di riconoscimento del legame di filiazione con il genitore non genetico, cosiddetto intenzionale, anche in assenza di trascrizione automatica nei registri dello stato civile dell'atto di nascita formato all'estero, posta la scelta dell'istituto dell'adozione per il riconoscimento del legame giuridico con il genitore o la genitrice non biologica, devono essere garantite celerità ed effettività, per sottrarre il minore all'incertezza e alla precarietà del proprio status giuridico.

Il parere è stato espresso all'unanimità ed è valido per i 43 Stati membri della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU). La Corte, in premessa, delinea il quadro della regolamentazione giuridica della pratica della maternità surrogata. Sono solo 9 i Paesi che la regolano al loro interno; altri non la disciplinano e ben 24 la proibiscono. Per quanto riguarda il legame di filiazione tra genitore internazionale non biologico e figlio o figlia nati con GPA, sono 19 i Paesi che lo riconoscono, inclusi i 7 che proibiscono detta pratica, attraverso percorsi che, però, non sono certamente riconducibili alla trascrizione automatica del certificato di nascita, formato all'estero, nei registri dello stato civile. Tuttavia, suggerisce la Corte EDU, la procedura adottata, che potrebbe essere anche quella dell'adozione, deve garantire effettività, rapidità e certezza del riconoscimento giuridico del legame di filiazione.

Presidente, questa poteva essere un'occasione per distinguere, almeno normativamente, le trascrizioni di atti di nascita relativi a nati e nate da madri lesbiche che si sono avvalse delle tecniche di procreazione eterologa, non infrangendo l'ordine pubblico internazionale, rispetto a quelli nati da maternità surrogata, che - ripeto - si tratta prevalentemente di coppie eterosessuali. Anche l'accesso alla tecnica eterologa di riproduzione medicalmente assistita poteva essere finalmente presa in considerazione. Dunque, c'è molto lavoro da fare e le premesse, purtroppo, non sono certamente ottimiste.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Maggio. Ne ha facoltà.

GRAZIA DI MAGGIO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, oggi siamo finalmente chiamati a discutere di una proposta di legge, a prima firma dell'onorevole Carolina Varchi e già presentata nel corso della scorsa legislatura dall'onorevole Meloni, proprio perché il divieto dell'utero in affitto e la sua pubblicizzazione, già previsti come reato in Italia dalla legge n. 40 del 2004, sia effettivamente applicato.

Non si tratta di perseguitare qualcuno, come è stato goffamente avanzato. Si tratta, in realtà, di dare effettività alla protezione di un bene che già il nostro ordinamento tutela. Questa effettività, tuttavia, è stata sfacciatamente elusa su tutto il territorio nazionale per quanto riguarda la pubblicizzazione della maternità surrogata. È soprattutto l'elusione - ad oggi legale - che noi vogliamo far cessare, rendendo questa pratica reato universale e perseguibile in Italia anche per coloro che si recano all'estero.

Ovviamente, tutto ciò viene strumentalizzato - lo abbiamo sentito nel corso delle ultime settimane anche in quest'Aula - e tra le tante accuse c'è quella di ledere i diritti dei bambini mediante la surrogazione di maternità. I diritti dei bambini italiani che sono nati con queste pratiche, che sono reato nel nostro Paese, non sono in discussione e sono salvaguardati, invece, anche quando sono nati all'estero. Questo lo ha ribadito anche il Ministro Roccella proprio in quest'Aula durante un question time. Infatti, nel caso di un atto di nascita prodotto all'estero in cui risultano due genitori dello stesso sesso, la trascrizione prevista in Italia è solo quella del genitore biologico e, una volta riconosciuto il genitore biologicamente legato a sé, il piccolo potrà immediatamente godere di tutti i diritti, dall'istruzione all'assicurazione sanitaria, così come già accade ai bambini delle cosiddette madri single.

Quindi, non c'è nessuna discriminazione nei confronti dei bambini e, non a caso, il testo della norma non li tocca. Permane, invece, la ferma condanna nei confronti dell'utero in affitto, ribadita più volte anche da sentenze della Corte costituzionale.

La Corte, infatti, individua la strada per l'adozione, in casi particolari, per i partner del genitore biologico, prevista dalla legge n. 184 del 1983, in quanto la trascrizione automatica non è in funzione del minore ma solo dei diritti dell'adulto.

Ma adesso soffermiamoci, prima di tutto, sui valori e soprattutto sui significati di fondo che scaturiscono da tale questione, perché, vedete, alla base della nascita e della vita c'è stata, fin dalla notte dei tempi, una relazione tra un uomo e una donna e la loro unione. Solo questo è accaduto ed è potuto accadere, fino a quando poi, grazie alle scoperte della scienza e allo sviluppo della tecnica, non siamo diventati capaci di influenzare e di ricombinare tra loro, in nuove possibili configurazioni, il concepimento, la maternità, la paternità biologica, la gestazione e il parto. Quindi, l'allargamento di queste conoscenze e di queste possibilità ha creato delle potenzialità di intervento che non sono in discussione oggi come tali, ma che hanno certamente influenzato e avuto una soppesata valutazione nella formazione della legge n. 40.

Tuttavia, come spesso accade con la tecnica, essa può aiutarci, sì, a superare delle difficoltà che un tempo erano insormontabili per perseguire obiettivi individuali e di coppia in una direzione rispettosa di equilibri, di fragilità e di bisogni di tutte le persone coinvolte, ma può anche calpestare irreparabilmente dei capisaldi di valore morale, psicologico, sociale e spirituale. L'idea che qualcosa sia lecito solo perché tecnicamente è possibile farlo è la concezione più antigiuridica e dissolutiva del legame sociale che può esistere. Infatti, l'unione di un uomo e di una donna è stato, fino a poco tempo fa, l'unico sistema per dare origine alla vita, ma - attenzione - c'è un altro evento di relazione che sussiste, tuttora, come unico modo per dare compiutamente luce alla vita, cioè quello tra una donna e la nuova persona che nasce da lei e con lei. Infatti, è con lei prima di nascere, sarà con lei mentre nasce e, salvo eventi dolorosi, continuerà a vivere con lei. La stessa esistenza di una pratica clinica come la psicologia perinatale, infatti, attesta questa continuità della relazione procreatrice tra la coppia e il bambino, ma soprattutto tra la madre e il bambino. Da donna - e magari un giorno da madre - io sono profondamente convinta di questo e il solo pensiero che un bambino possa essere strappato dal grembo della propria madre o, comunque, da colei che lo ha messo al mondo, come se fosse una coincidenza qualsiasi e come se fosse capitato a taluna piuttosto che a un'altra, mi spaventa e mi inorridisce.

Si tratta, in questo caso, della legge del più forte, anzi della legge del più ricco, perché sono uomini miliardari che sfruttano donne povere, incentivando quella che oggi possiamo definire come la schiavitù del terzo millennio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti della deputata Scarpa). Quindi, il complesso dei beni che la legge n. 40 già tutelava, con questo correttivo…

PRESIDENTE. Onorevole Scarpa, mi scusi. Lei interverrà più avanti e avrà modo di dire le sue considerazioni. Ascoltiamo la collega in silenzio. Prego, onorevole Di Maggio.

GRAZIA DI MAGGIO (FDI). Grazie, Presidente. Quindi, il complesso dei beni che la legge n. 40 già tutelava e questo correttivo, che discutiamo oggi, per dare a questa legge integrale efficacia e migliore tutela non è altro che questo, ossia non trasformare il corpo di una donna in un'infrastruttura temporaneamente somministrata a servizio di terzi, per produrre un frutto appropriabile da parte di terzi. e non trasformare una nuova persona in una forma atipica, ma riconoscibile, di mercanzia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È un bene, secondo la legge n. 40, non disponibile. Pertanto, non è ammissibile che lo si sacrifichi per fare della sua lesione un mercimonio, basato - e non siamo ipocriti - su condizioni di bisogno tali da costringere una donna a sopprimere dentro di sé quello che probabilmente è l'istinto umano più potente di tutti.

Di certo, è tutt'altro che nobile la mercificazione del corpo delle donne, che sfrutta la loro condizione di bisogno per generare un giro d'affari di circa 6 miliardi di dollari, che schiaccia ogni potenziale ripensamento rivolto allo sviluppo di un legame emotivo con la creatura che si porta in grembo e che scarica sulla gestante tutti i pericoli di carattere medico. Per non parlare, poi, del fatto che queste madri, per la natura delle stesse tecniche impiegate e per le finalità brutalmente produttive del procedimento, spesso portano avanti anche gravidanze gemellari o plurigemellari.

Il diritto della madre gestante di non essere oggetto o mezzo di pretese altrui, che ha un fondamento costituzionale negli articoli 2, 3 e 32, con riferimento, rispettivamente, ai diritti inviolabili dell'uomo, al fatto che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e al divieto di violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana, non si può schermare dietro l'ipocrisia di aver valicato un confine nazionale.

Noi crediamo che, così come afferma in una sua sentenza la Corte costituzionale, la surrogazione offenda, in modo intollerabile, la dignità della donna e mini nel profondo le relazioni umane e non cessi di farlo se, a subire tutto questo, sia una donna nordamericana, greca o ucraina. Riteniamo che lo stesso valga anche per il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro, come sancito nella Convenzione di Oviedo sui diritti umani del 1997 e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. E se questo non bastasse, considerando anche il contesto complessivo di questo commercio, il panorama è ancora più degradante poiché emerge chiaramente, soprattutto quando i gameti non sono quelli di entrambi i genitori intenzionali, la riduzione di un bambino a mercanzia.

Parliamo di prezzi: i prezzi sono graduati secondo standard eugenetici, la donna che dà l'ovocita, quando non è la cliente stessa, è proposta su criteri che riflettono una gerarchia sprezzante verso la dignità delle persone. È un vero e proprio articolo di consumo, dall'entry level al lusso: determinate caratteristiche fisiche, somatiche, persino psicologiche costano di più rispetto ad altre, Presidente. Gli ovociti delle donne nere costano molto di meno rispetto agli ovociti delle donne bianche, con una evidente connotazione razzista. Quindi, colleghi, qualcuno qui può veramente pensare di farci credere che tutto questo smetta di esistere, che non si faccia più mercimonio di persone e non ci siano rischi per la salute delle persone solo perché si mette qualche timbro su un passaporto per andare a far guadagnare un'azienda straniera? Bene, sia chiaro che consideriamo ugualmente grave il comportamento di coppie eterosessuali che vanno a fare la spesa all'estero per far risparmiare a una donna benestante i rischi di una gravidanza e scaricarli su un altro essere umano in condizioni già difficili, tanto quanto quello di coppie omosessuali che non potranno mai avere intera capacità biologica di procreare, ma che hanno l'aspirazione a farlo per assecondare un desiderio puramente egoistico (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Voglio spendere, infine, qualche parola sui bambini generati da queste pratiche. Ho già ricordato che questa legge - non entro nel merito perché, meglio di me, lo ha fatto il Ministro Roccella - non modifica in alcun modo la loro posizione.

Non vorrei, invece, lasciare nell'ombra un altro punto, politico ed etico. Come nel caso dell'immigrazione clandestina, molto spesso, l'opposizione vuole strumentalizzare il nostro senso di umanità, per affermare una logica del fatto compiuto barbara e antigiuridica. Non esiste, né è mai esistita, in alcun ordinamento giuridico al mondo, una facoltà di immigrazione illimitata e a esclusiva discrezione del migrante. Ci sono regole, criteri e requisiti dappertutto, però, quando si fanno entrare decine, centinaia o migliaia di persone, molte delle quali alla fine non rispettano i requisiti dello status di rifugiato, ma risulta materialmente difficilissimo rimpatriarli, ci si dice, furbescamente: ora sono qui, cosa pensate di fare? Di tenerli come fantasmi? La questione è molto diversa, ma è identica nella sua logica: fare leva su una condizione prodotta in conseguenza di un abuso, per legittimare non solo la conseguenza, ma anche l'abuso.

Bene, fortunatamente, in questo caso la soluzione pratica è davanti ai nostri occhi ed è molto semplice: fare in modo che ogni italiano sia tenuto a rispettare la legge n. 40 del 2004 ovunque, rendendo questa pratica reato universale. La mia speranza, quindi, non è soltanto quella che non servirà mai applicare questa legge contro qualcuno affinché essa funzioni, ma di fornire un indirizzo di civiltà che possono seguire anche altre Nazioni, quelle Nazioni in cui è vietato l'utero in affitto, ma nelle quali questo divieto viene puntualmente bypassato ed eluso, lasciando prosperare questo turpe traffico sulle spalle di povere donne straniere. Sembra, purtroppo, uno slogan banale, ma non lo è: i bambini non si comprano, i bambini non si vendono, fatevene una ragione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ho sentito cose ignobili dai banchi di quest'Aula. Si dimentica, forse, che esiste anche la gravidanza per altri - non utero in affitto, che è una cosa che offende pesantemente le donne - che è etica altruistica e solidale ed è normata in tanti Paesi europei, Paesi dell'Unione europea e Paesi nostri alleati, come gli Stati Uniti e il Canada. Dal momento che sappiamo tutti che la gravidanza per altri è già vietata nel nostro ordinamento, perché questa legge? Perché renderla reato universale? Per una semplice ragione: intanto, è una grande arma di distrazione di massa, poiché si tolgono dal tavolo tutti i problemi reali del Paese. Non sento più parlare di caro bollette, di problemi dell'occupazione, di calo della produzione industriale, del fatto che sia stato svuotato il fondo per gli affitti, di precarietà. Non sento più parlare di niente: solo di gravidanza per altri.

Allora, qual è la vera ragione per cui si fa questa grande pagliacciata, dal momento che sarà una legge inapplicabile, incostituzionale, richiederà la doppia incriminazione e significherebbe, inoltre, rendere gli Stati Uniti e il Canada Stati criminali, proprio perché hanno una legge che norma la gravidanza per altri?

Lo si fa per una ragione, Presidente. La vera ragione è che questa destra e questa maggioranza stanno mettendo in campo un disegno discriminatorio e violento nei confronti della comunità LGBTQIA+, delle famiglie Arcobaleno e dei loro figli. Lo dimostra una serie di azioni che questo Governo e questa maggioranza stanno facendo, a partire dalla bocciatura del regolamento dell'Unione europea al Senato - che è una cosa che non ha previsto e proposto un estremista, ma Ursula von der Leyen, una delle leader del Partito popolare europeo - che richiedeva semplicemente che tutti i bambini avessero gli stessi diritti in tutti gli Stati dell'Unione. È stato bocciato dalla destra e dalla maggioranza.

L'altra questione è la non adesione al ricorso contro leggi omotransfobiche di Orbán, di Duda, dell'Ungheria e dalla Polonia, perché questa destra è connivente con quel disegno. I selfie che Giorgia Meloni e Matteo Salvini si fanno con Orbán non sono semplicemente un fatto di amicizia, ma un fatto politico, perché vogliono trasformare il nostro paese come l'Ungheria e la Polonia. Quei Paesi non sono più democrazie: vengono chiamati democrature, perché, negli stessi, le libertà democratiche si stanno via via affievolendo; sono partiti proprio dal comprimere, dal negare i diritti alle minoranze, i diritti della comunità LGBTQIA+. Questo sta facendo l'Ungheria di Orbán.

E poi vi è la circolare di Piantedosi che vieta le trascrizioni di tutti i bambini. Se il problema fosse la GPA, Piantedosi avrebbe detto: vietiamo le trascrizioni per i figli nati da GPA. Invece, ha vietato anche le trascrizioni per i figli di coppie di donne e questa è un'altra prova provata che l'obiettivo di questa destra è distruggere la vita delle famiglie omogenitoriali e dei loro figli, distruggere le loro vite. Stiamo parlando di bambine e bambini che oggi sono anche grandi, che vivono in quelle famiglie, che, però, non hanno gli stessi diritti degli altri e vengono considerati un po' come i figli della colpa, quelli nati fuori dal matrimonio.

Dunque, c'è un attacco pesantissimo alla comunità LGBTQIA+, alle famiglie Arcobaleno.

Dico a Giorgia Meloni, a Matteo Salvini e a Piantedosi: siete anche voi genitori, però di quei bambini non vi frega assolutamente nulla. Questa è la verità: non ve ne frega assolutamente nulla, tuttavia, si fanno eccezioni. Perché Giorgia Meloni non ha dato del criminale a Elon Musk, visto che qui, dai banchi della destra, si parla di criminali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e, invece, l'ha trattato come un Capo di Stato, con una parata dei Carabinieri? Perché non ha detto a Elon Musk, che ha una figlia nata da GPA, che è un criminale? Io temo che qui ci siano due pesi e due misure, Presidente, perché siccome Elon Musk è di destra, è eterosessuale ed è anche ricco, probabilmente, non si è chiuso un occhio, si sono chiusi due occhi; anzi, Giorgia Meloni ha aperto le porte di Palazzo Chigi a Elon Musk, quando, invece, doveva dire che anche lui è un criminale, secondo l'impostazione di questa legge, che è un abominio giuridico. Altro che GPA un abominio; questo provvedimento è un abominio giuridico. Anche riguardo al fatto che la GPA non c'entra nulla, il partito Fratelli d'Italia - esponente del cui gruppo parlamentare ha parlato in precedenza - è stato condannato a risarcire 25.000 euro a una famiglia, con due papà gay, che erano stati sbattuti in un manifesto, per strada, violando la privacy e violando la vita di queste persone. Non hanno usato una coppia eterosessuale per dire che la GPA non va bene: hanno usato una coppia omosessuale, di due papà gay, il che significa, ancora una volta, che il loro obiettivo è andare contro le famiglie omogenitoriali. Cara collega, se una coppia gay fa figli…

PRESIDENTE. Onorevole Zan, si rivolga a me.

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Se una coppia gay fa figli solo per egoismo, allora le persone che adottano? Non è egoismo, quello? E gli altri che fanno i figli? Non lo fanno per egoismo? C'è un progetto di vita. C'è un progetto di vita in queste famiglie, che voi volete rovinare.

Concludo, Presidente, dicendo che servono veramente sensibilità e attenzione, quando si parla della gravidanza per altri, perché oggi ci sono anche quindicenni, sedicenni, diciassettenni, cittadini italiani, che sono nati dalla gravidanza per altri e che sentono in quest'Aula esponenti politici additarli come frutto del mercimonio e dell'abominio. Noi non possiamo trattare questi ragazzi e queste ragazze con lo stigma con cui li state trattando. Ecco perché dico: fermatevi. Il vostro obiettivo principale è quello di distruggere le famiglie omogenitoriali ed avere un atteggiamento omotransfobico, esattamente come Orbán. Noi ve lo impediremo e cercheremo di fare di tutto perché questo Paese assomigli più ai Paesi avanzati dell'Unione europea, in onore ad Altiero Spinelli e ad Ernesto Rossi, anziché ai Paesi vostri amici, più arretrati, come la Polonia e l'Ungheria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Zoe e Niccolò hanno 5 anni, sono dei vulcani di energia e fanno correre da una parte all'altra le loro due mamme. Arturo ha 3 anni e con la sua dolcezza scioglie i cuori dei suoi due papà. A scuola presentano ai loro compagni, con orgoglio e anche - com'è giusto che sia - con totale normalità, le loro due mamme e i loro due papà. Non sanno, però, che i loro genitori hanno dovuto lottare per ottenere gli stessi diritti e doveri dei genitori dei loro compagni. Anche perché per loro sarebbe incomprensibile il motivo perché, sì, è incomprensibile. Questi bimbi, infatti, non sanno che se, quando sono nati, la sindaca della loro città non si fosse assunta la responsabilità e il rischio - lo sottolineo, il rischio - di riconoscere entrambi i loro genitori, ora avrebbero meno diritti. Vede, Presidente, quella sindaca ero io, ero io a registrare quei bimbi, a riconoscere quelle storie ed è uno dei gesti che mi ha reso più orgogliosa del mio ruolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, per quale motivo questi bambini dovrebbero essere discriminati rispetto ai bimbi delle coppie eterosessuali? Quale colpa dovrebbero espiare? Se fossero nati in un'altra città o qualche anno prima o, purtroppo, qualche anno dopo - ad esempio, oggi - agli occhi della legge questi bambini avrebbero un solo genitore. Potrebbero andare a scuola, in piscina, dal medico, con il genitore biologico, mentre l'altro genitore dovrebbe presentare un permesso firmato ogni volta. Potrebbero viaggiare all'estero con un genitore ma non con l'altro.

Guardo i banchi della maggioranza: niente di gravissimo, direte voi, cosa volete che sia, un foglio, una firma. Invece, non è normale! No, non è normale e, soprattutto, è profondamente ingiusto. Poi, cosa accadrebbe se i loro genitori si separassero? Che questi bambini rischierebbero di perdere per sempre una mamma o un papà, che i genitori non avrebbero né diritti né doveri - lo sottolineo, né doveri - nei loro confronti. Cosa accadrebbe se il genitore non riconosciuto decidesse di abbandonare la famiglia? Potrebbe andarsene, ad esempio, senza l'obbligo di provvedere al loro mantenimento: un altro dovere. Se morisse? Ve lo siete chiesti? A loro non spetterebbe il diritto, garantito per legge, all'eredità. Ancora peggio, cosa accadrebbe se il genitore biologico morisse improvvisamente? Purtroppo, succede in questo mondo, succede. Zoe e Niccolò verrebbero tolti alla loro mamma? Arturo verrebbe dichiarato orfano, pur avendo un papà? Con quale coraggio lo Stato - che siamo noi, colleghi e colleghe, siamo noi lo Stato - potrebbe togliere dall'amore della loro mamma o del loro papà questo bimbo o questa bimba, provocando un altro terribile trauma?

La verità, colleghi e colleghe, è che nessuno di noi sa rispondere a queste domande. Non abbiamo certezza sulla risposta a queste domande perché - forse non ve ne rendete conto - grave quanto una legge ingiusta è la mancanza di una legge su qualcosa che esiste e ha bisogno di essere normato. Infatti, vi piaccia o no, questi genitori esistono e, vi piaccia o no, questi bambini esistono. Non è accettabile che abbiano garanzie o meno a seconda di dove o quando sono nati nel nostro Paese. Potete dire quello che volete per pulirvi la coscienza ma, poi, contano i fatti e nei fatti voi avete deliberatamente scelto di discriminare i figli delle coppie omogenitoriali perché, no, non vi piacciono le persone lesbiche e perché, no, non vi piacciono i gay, non vi piacciono i bisessuali e non vi piacciono i transessuali. Però, allora ditelo! Ditelo, colleghi e colleghe, gettate la maschera, abbiate il coraggio, ditelo chiaramente e rivendicate la vostra scelta ideologica, perché sarebbe meno squallido rispetto al teatrino che stiamo vedendo e che abbiamo visto in queste settimane e in questi mesi.

Voi, invece, cosa fate? Vi affrettate a dire che, no, non avete nulla contro le persone LGBT, ci mancherebbe, però non c'è bisogno di altri diritti, hanno già tutto, e pazienza se lo Stato non riconosce i loro figli, possono sempre adottarli. Che problema c'è, dite voi? Le sentenze della cassazione e della Corte costituzionale hanno sancito che il genitore intenzionale può chiedere l'adozione e il tribunale dei minori valuta la reale esistenza di un rapporto con il bambino. Quante volte vi ho sentito dire questa cosa! Ma vi rendete conto che è un'assurdità? Intanto, un Governo che si nasconde dietro alle sentenze perché non ha il coraggio di approvare leggi è imbarazzante, fatemelo dire, imbarazzante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma dico di più, voi così dimostrate di non aver neanche letto quello che dice la Corte costituzionale. In primo luogo, ha precisato che l'adozione in casi particolari non è sufficiente; in secondo luogo, ha esplicitamente detto al legislatore - cioè noi, tutti noi - che deve intervenire per colmare questa lacuna. Non prendeteci in giro perché - l'ho sentito anche oggi - adottare un figlio, invece di poterlo riconoscere direttamente, non è la stessa cosa. Per una famiglia omogenitoriale significa spendere soldi, energie e tempo, affrontando avvocati, tribunali e sentenze. Vi dico di più, pensate allo Stato: continue pratiche, che si aggiungono alla giustizia, la quale mi sembra che da fare ne abbia già abbastanza. In tutto ciò, cosa fanno i bimbi? Aspettano, in attesa di vedere i loro diritti riconosciuti.

Potreste almeno approvare un emendamento del MoVimento 5 Stelle. Sono tanti, ma ce n'è uno, in particolare, con cui chiediamo di fare una procedura snella, proprio per l'adozione piena al posto dell'adozione in casi particolari. Vi devo dire una cosa che forse non avete capito: se vietate le trascrizioni, non vietate alle coppie omosessuali, che a voi poco piacciono, di avere dei figli né le punite. Attenzione, non le punite neanche! Semplicemente, purtroppo, farete pagare ai bimbi e alle bimbe questa vostra scelta in modo punitivo. La cosa che mi colpisce di più è questa furia ideologica che scaricate sui bambini. Allora, dovete tirare in ballo un argomento che poco c'entra, praticamente nulla, con quello di cui stiamo parlando, cioè la maternità surrogata. Da un lato, intimate di smettere ai pochi sindaci coraggiosi che continuano a riconoscere i diritti dei figli di coppie omogenitoriali e, dall'altro, lanciate questa proposta di maternità surrogata reato universale. Voi pensate veramente che qualcuno sia favorevole allo sfruttamento del corpo della donna? Siete in malafede. Siete in malafede perché sapete benissimo che è illegale in Italia, come è stato detto. Tra l'altro, in Europa sostanzialmente è vietata nella maggior parte dei Paesi. Vi dico di più. Come è stato già detto, 9 donne o 9 casi su 10 sono uomo-donna, non sono coppie dello stesso sesso. Allora, avete anche raddoppiato i danni, facendo un obbrobrio giuridico e sapete che è un obbrobrio giuridico e che non sta in piedi.

Mi sono chiesta: ma perché fate una cosa così? Perché? La risposta è una: avete bisogno di sventolare una bandiera ideologica per nascondere il fatto che state sistematicamente tradendo il vostro elettorato su tutti i fronti. I fantomatici blocchi navali, mentre gli sbarchi sono quintuplicati. Via le accise via ma, alla prima occasione, via lo sconto che c'era sulle accise. Promettevate 1.000 euro con un clic durante la pandemia a chi era in difficoltà e adesso siete il migliore esempio di cosa significa una politica economica di austerità, con tagli su tutto, sulla scuola, sanità, imprese e tagli per chi è in difficoltà, per l'abitare, per il diritto alla casa. Attaccavate l'Europa, ve lo ricordate? Quella dei falchi, dei cattivi burocrati. Oggi, invece, addirittura, quando vi dicono che siete bravi perché lo spread è basso lo rivendicate. Tra qualche settimana, qui, in Aula, vedremo l'ultimo tradimento: ratificherete il MES, proprio qui, in quest'Aula. A differenza di quanto avete urlato in campagna elettorale, le vostre politiche economiche sono in perfetta continuità con Draghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Siete più austeri di un Governo Monti qualunque. Sulla politica estera siete meri esecutori delle scelte di Washington; quindi, altro che nazionalismo e sovranismo. Quindi, che fate? Servono delle leggi bandiera per tenere vivo il vostro elettorato. Pensiamo, non so, ai rave party per parlare di sicurezza, al pizzo di Stato per far contenti gli evasori. Il problema, però, è che queste bandiere non sono solo inutili, sono dannose. Qui, purtroppo, il danno va proprio sui bambini. Forse non l'avete capito ma coloro di cui stiamo parlando oggi sono bimbi e coloro di cui stiamo parlando, oggi, gli adulti, sono genitori, non sono criminali.

Peraltro, pensavo che questa è una mossa che si sposa anche molto poco con la narrazione della Presidente Meloni come donna, madre, cristiana, che lotta per la natalità. Ha incontrato recentemente Elon Musk - è stato già detto - ma ha avuto il tempo di fargli notare che uno dei suoi figli nasce da un abominio, dalla maternità surrogata, come la definisce proprio lei, la Presidente? Gli ha detto che, se fosse per lei, finirebbe in galera? Direi di no, a giudicare dai sorrisi.

Probabilmente non si fa problemi, anzi, chiude un occhio. Infatti, rispetto a quell'abominio, al delinquente da mandare in galera, forse se la persona in questione è un multimiliardario, fra gli uomini più potenti al mondo, allora non è importante, si possono chiudere entrambi gli occhi. Ed è questo - e vado verso la conclusione - che trovo agghiacciante di questa vicenda: l'ipocrisia. L'ipocrisia e l'incoerenza con cui entrate con violenza nella vita e nelle scelte delle persone, stabilendo cosa sia famiglia e cosa no.

Voi volete imporre un fantomatico modello di famiglia tradizionale che molti membri di questa maggioranza e del Governo sono i primi a non rispettare. Quanto Dio, patria e famiglia c'è nell'avere figli fuori dal matrimonio? Quanto Dio, patria e famiglia c'è nell'essere al secondo o al terzo divorzio? Per me non conta, per me non conta, per me non conta, per noi non conta. Per me, per noi, la famiglia è dove c'è amore, cura, rispetto tra le persone. Però, per voi evidentemente no: esistono famiglie di serie A e famiglie di serie B. Allora, Presidente - e chiudo - fareste meglio a fare un'unica cosa dignitosa: ritirare questa folle proposta di legge.

Nel frattempo, abbiate il coraggio di ascoltare le voci delle famiglie arcobaleno e mettete la parola fine alle discriminazioni in atto nei confronti dei loro bambini. Fate come quei sindaci, anche di centrodestra, lo voglio sottolineare, che esistono, ci sono, che in questi anni hanno affrontato senza ideologie e con pragmaticità la questione, comprendendo l'importanza di riconoscere i loro diritti.

Presidente, non posso vivere serenamente in un Paese in cui mia figlia va a scuola con un compagno che ha meno diritti di lei. Non posso accettare che per la vostra furia ideologica esistano bambini di serie B in questo Paese. E non mi arrendo al fatto che sia normale che alcuni bimbi abbiano dei diritti negati, perché questo significa per i miei figli, i nostri figli, chi ha figli in questo Paese, che evidentemente qualcuno di questi bimbi ha dei privilegi. Lo stesso sentimento con cui noi siamo qui a rappresentare lo Stato dovrebbe essere condiviso da tutti noi, e invece non è così, non è così. C'è chi pensa che un bimbo sia colpevole di qualcosa e invece un altro bimbo abbia il diritto di essere tutelato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE).   Grazie, Presidente. Molto brevemente, credo che le posizioni siano molto chiare. Per quanto riguarda Forza Italia, ha già espresso la sua posizione in Commissione, soprattutto attraverso l'azione della collega Annarita Patriarca. Quindi, noi sosteniamo questa proposta, Forza Italia rivendica questa posizione e, con il suo permesso, a questa posizione mi rifaccio, consegnando l'intervento.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. La proposta oggi al nostro esame si compone di un paio di righe con cui questa maggioranza intende punire il cittadino italiano che commetta all'estero una delle seguenti condotte: chi realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità. Quindi, mira a punire chi ricorre alla surrogazione di maternità anche in Paesi in cui tale pratica è non solo ammessa e lecita, ma pure regolamentata in ogni suo aspetto.

C'è da dire, innanzitutto, che questa è la nuova formulazione della proposta di legge a prima firma della collega Varchi, il cui testo è stato integralmente sostituito in sede di esame in Commissione attraverso l'accoglimento di un emendamento a firma del collega Calderone, a sua volta, però, pure riformulato dal Governo. Un metodo, quindi, che conferma ancora una volta lo stato confusionale e l'approssimazione di maggioranza e Governo. D'altronde, si sa, il furore ideologico annebbia la mente, e quindi può produrre inevitabilmente qualche errore.

Il testo originario cosa faceva? Puniva chiunque commettesse il reato, anche all'estero, quindi anche il cittadino straniero che praticasse la maternità surrogata nel proprio Paese di origine, dove quella pratica, abbiamo detto, è lecita e pure regolamentata. Insomma, chi veniva forse in vacanza in Italia poteva incorrere nelle patrie galere italiane. La maternità surrogata doveva essere anch'essa perseguita in lungo e in largo su tutto il globo terracqueo. Probabilmente, poi, il Governo ha dovuto prendere atto che una disposizione del genere avrebbe interferito sulla sovranità di altri Stati, che avrebbero visto perseguiti i propri cittadini per una condotta ritenuta in quegli ordinamenti del tutto lecita. Il che, oltre ad essere un vero e proprio abominio giuridico, avrebbe finito per compromettere le relazioni internazionali tra i Paesi. Giustamente, quindi, si è dovuto correre ai ripari quantomeno per limitare i danni; ma i danni restano, eccome se restano!

Allora, sia chiara una cosa: la maternità surrogata, lo abbiamo detto un po' tutti negli interventi, in Italia è già punita dal 2004 con una sanzione penale introdotta dalla legge n. 40. Questa scelta devo dire che non è stata messa in discussione durante i lavori parlamentari. Come MoVimento 5 Stelle, ad esempio, non abbiamo presentato alcun emendamento che intendesse depenalizzare tout court la condotta nel sistema italiano. Però, non possiamo tacere una cosa, cioè di essere rimasti comunque profondamente e intimamente colpiti dai contributi che ci hanno offerto molti soggetti che sono stati auditi in Commissione giustizia, i quali ci hanno fatto comprendere come l'espressione “maternità surrogata” riguardi un fenomeno ben più complesso di quanto si immagini, sfaccettato, che non può e non deve essere ricondotto esclusivamente all'espressione, consentitemi, volgare e soprattutto riduttiva di utero in affitto, che abbiamo sentito utilizzare dalla maggioranza anche oggi, in quest'Aula, più volte.

Durante le audizioni abbiamo ascoltato storie di vita vera, di relazioni, di legami che vanno al di là di rigide classificazioni. Abbiamo raccolto testimonianze anche di tante donne che, a causa di patologie rare, non possono portare avanti una gravidanza. Abbiamo fatto, insomma, i conti con la sofferenza, ma anche con la gioia di diventare genitori, nonostante tutto. Quando in un'Aula parlamentare entra la vita in modo così dirompente, forse sarebbe il caso di fermarsi e interrogarsi. Ma voi andate come treni, poco importa se scrivete leggi dannose o inutili, se scrivete leggi inapplicabili o a forte rischio di incostituzionalità. L'importante è fare rumore, polarizzare il dibattito pubblico, per distrarre la gente dalle vere priorità, lo ricordava la collega Appendino. Ma vediamo perché questa proposta di legge è destinata a diventare una legge dannosa, inutile, inapplicabile e a forte rischio di incostituzionalità.

Sarà dannosa perché da più parti è stato evidenziato il rischio che l'eventuale introduzione del reato universale di maternità surrogata indurrà il genitore intenzionale o la coppia che abbia fatto ricorso a tale pratica negli Stati in cui è consentita a rinunciare alla trascrizione dell'atto di nascita, rinunciando così ad un titolo giuridico utile ai fini del riconoscimento dello status di genitore, quantomeno adottivo, del figlio, di cui così verrà inevitabilmente leso il superiore interesse ad avere un legame giuridico con entrambi i genitori. Questo sarà in violazione di convenzioni internazionali, ma anche in violazione di quello che afferma la Corte costituzionale e che ci invitava a fare. Lo ha già ben evidenziato nel suo intervento la collega Appendino, quindi non indugio su questo.

Perché sarà dannosa? Perché rischia di criminalizzare anche le coppie che ricorreranno alla fecondazione eterologa, lecita in Italia dopo la pronuncia sempre della Corte costituzionale, allorquando, per praticarla, sarà necessario importare i gameti da Paesi in cui ai donatori magari viene riconosciuta una forma di rimborso. Questo lo ha spiegato molto bene il collega Quartini nel suo intervento, quindi richiamo e rinvio al suo intervento e non mi dilungo al riguardo.

Questa proposta di legge, questa futura legge, sarà inutile e superflua perché l'articolo 9 del codice penale, rubricato “Delitto comune del cittadino all'estero”, stabilisce che il cittadino che, fuori dei casi indicati nei due articoli precedenti (che poi vedremo), commette in territorio estero un delitto per il quale la legge italiana stabilisce la pena dell'ergastolo o la reclusione non inferiore nel minimo a tre anni, è punito secondo la legge medesima, sempre che si trovi nel territorio dello Stato. Se si tratta di delitto per il quale è stabilita una pena restrittiva della libertà di minore durata, il colpevole è punito a richiesta del Ministro della Giustizia ovvero a istanza o a querela della persona offesa. Il reato di surrogazione di maternità prevede una pena da tre mesi a due anni, e rientra quindi in quest'ultima previsione, in questa seconda previsione, per cui il Ministro della Giustizia, se ritiene, può richiedere anche oggi che il cittadino italiano che ricorre alla pratica della maternità surrogata all'estero venga perseguito.

Quindi c'era la norma. La disposizione nel nostro ordinamento, che cesella quello che è l'obiettivo di questa maggioranza, in realtà esiste, a patto che non si fidino poi del Ministro della Giustizia, che possa in qualche modo aderire o meno alla visione politica, quindi alla scelta politica di fondo presupposta.

Perché sarà inapplicabile o difficilmente applicabile questa proposta di legge?

Perché molti auditi ci hanno detto che ci saranno notevoli difficoltà probatorie, legate all'accertamento della realizzazione della condotta, oggetto di sanzione penale, che viene attuata in contesti ordinamentali che, viceversa, riconoscono la pratica come legittima. Quindi, sarà molto difficile ricostruire le condotte e gli elementi probatori.

Infine, perché sarebbe a forte rischio di incostituzionalità? Perché si sta introducendo una norma del tutto incoerente e irragionevole rispetto al nostro sistema penale. Infatti, nel nostro ordinamento - lo spieghiamo ancora meglio - la punibilità di azioni o omissioni commesse all'estero costituisce un'eccezione rispetto alla regola, che vuole puniti solo i reati commessi sul territorio italiano, secondo l'articolo 6 del codice penale. Tali eccezioni sono previste dall'articolo 7 del codice penale e si giustificano per i reati commessi in territorio estero in specifici casi: producono effetti pregiudizievoli su preminenti interessi dello Stato (ad esempio, tutti i delitti contro la personalità dello Stato italiano); sono perseguibili anche negli Stati esteri per effetto di apposite convenzioni internazionali, che stabiliscano l'applicabilità della legge penale italiana in ragione del comune giudizio negativo, con cui i rispettivi ordinamenti giuridici considerano una determinata condotta (principio della cosiddetta doppia incriminazione della condotta); sono perseguibili - terza possibilità - da speciali disposizioni di legge, in ragione della loro particolare gravità, che giustifichino l'applicabilità della legge penale italiana anche quando non riconosciuti come tali dallo Stato in cui vengono commessi. Forse, ci si vuole agganciare a quest'ultimo requisito, ma, in realtà, neanche questo vale nel nostro caso. Infatti, che non siamo davanti a una condotta il cui disvalore sia riconosciuto universalmente è palese, per il fatto che alcuni Paesi, tra l'altro anche europei, vicini a noi, ammettono e regolamentano tale pratica. Ribadiamo poi che si tratta di un reato punito con una pena da 3 mesi a 2 anni, quindi decisamente non elevata, a dimostrazione che anche nell'ordinamento interno il disvalore della condotta non è così rilevante. Quindi, la norma rappresenterebbe un unicum, andando a inficiare il principio di proporzionalità e ragionevolezza, che sono princìpi immanenti del nostro ordinamento penale.

Le implicazioni giuridiche, come vedete, sono tante e varie e non è possibile semplificare e banalizzare. Molti auditi hanno detto che piuttosto questa sarebbe stata una buona occasione per un intervento legislativo che consentisse di tipizzare meglio la condotta penalmente perseguita, in ossequio ai principi di legalità, tassatività e determinatezza, onde evitare parificazioni che un domani potrebbero essere giudicate irragionevoli, perché corrispondenti a situazioni diverse. Ma questa maggioranza e questo Governo - e concludo - vanno dritti come treni, scegliendo sempre le soluzioni più facili, abdicando alla riflessione e all'approfondimento per l'assoluta incapacità di affrontare la complessità dei problemi.

Concludo l'intervento così come lo ho aperto: una legge che si compone di un paio di righe non può essere la risposta ad un problema. Può essere semmai un rigurgito propagandistico, al massimo, buono per fare un tweet (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Voglio iniziare dalle parole. Io credo che, se c'è una cosa che dobbiamo precisare all'inizio di questa discussione, colleghe e colleghi, è che andrebbe riconosciuta, ripudiata e condannata la violenza delle parole utilizzate negli ultimi mesi nel dibattito pubblico, attorno al tema sollevato da questa proposta di legge. Locuzioni come “utero in affitto” o “turismo procreativo”, utilizzate con grande disinvoltura anche oggi all'interno della discussione, applicano, a mio parere, una distorsione della realtà, appunto, profondamente distorsiva su una questione su cui anche legittimamente ci si esprime: tante sono le opinioni, tante sono le questioni e i dubbi che possono nascere, tante sono le modalità legislative con cui la gestazione per altri è regolata e eventualmente normata nei diversi Paesi del mondo.

Visto che in questa proposta di legge si ha la pretesa di stabilire regole universali di punibilità di una condotta, bisognerebbe avere la decenza di utilizzare parole corrette, perché quando le parole viaggiano distanti dalla realtà, insufficienti a descriverla, le leggi che si finiscono per approvare possono avere un grande impatto su vite che con quelle parole hanno ben poco a che fare.

Non mi voglio dilungare sulla questione giuridica, sull'estrema debolezza giuridica di questa proposta di legge, perché già l'hanno lungamente contestata illustrissime professionalità della giurisprudenza italiana, audite in Commissione. Sottolineo solo due punti. Con la proposta di legge Varchi siamo in un terreno di scontro frontale con la Corte europea dei diritti dell'uomo, che, in ripetute occasioni, ha affermato che la maternità surrogata rientra nell'ampio margine della discrezionalità legislativa. In sostanza, c'è una tale consapevolezza che la materia è regolata diversamente nei vari Paesi, che la CEDU ne riconosce espressamente e consente trattamenti diversi. Aggiungo anche che, nonostante la tradizionale tendenza della destra italiana ad aumentare le pene edittali, in questo caso la pena non viene toccata ed è rimasta al massimo di due anni, ovvero una pena massima che non sembra compatibile - se non altro, in una logica di sincerità e onestà intellettuale - con la gravità da riconoscere per configurare un reato universale. Vorrei però usare questi minuti a disposizione, non per parlare di questioni giuridiche, ma per parlarvi di persone, di vita vissuta e di pezzi di realtà, come hanno già fatto altri colleghi prima di me nei loro interventi, perché le persone di cui vi parlo hanno scritto a tutti noi e qualcuno ha avuto anche la delicatezza, per fortuna, di leggere quelle lettere e quelle mail.

La realtà, là fuori, è Alessandra, che, tre anni fa, ha perso il compagno e che l'anno scorso si è ammalata di tumore al seno; ha subito un intervento, ha affrontato le cure di protocollo, ma fra cinque anni, quando terminerà la terapia ormonale che la libererà finalmente dal cancro, sarà ormai per forza di cose in menopausa. Alessandra è single e, per via di una legislazione vigente miope e vecchia, non potrà adottare un bambino o una bambina in condizione di bisogno.

La realtà sono Alberto e Luca - venivano citati anche prima - civilmente uniti, anche loro con il grande desiderio di diventare genitori, anche loro impossibilitati a diventare beneficiari dell'istituto dell'adozione. La loro storia mi ha colpito particolarmente, perché Alberto e Luca, nel scrivere quella mail, si giustificavano per ogni cosa e mettevano le mani avanti su come, in nessun caso, fosse loro intenzione sfruttare alcuno, su quanto avessero in considerazione la dignità del corpo di una donna, sul tempo e lo studio che hanno dedicato per ricercare un Paese in cui la pratica della gestazione per altri fosse normata e sicura. Hanno giustificato l'amore profondo che li lega e il loro desiderio di genitorialità. Ho pensato: che triste, siamo un Paese in cui alcune persone sono costrette a giustificarsi, perché si amano e perché vogliono un figlio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Raccontavano di come, in Canada, li abbia trovati e contattati Lucia, che porterà volontariamente avanti la loro gravidanza. Per questo bambino che nascerà, Lucia non sarà un segreto, non sarà una vergogna, ma sarà un pezzo di famiglia. Non ci sarà un assegno, non ci sarà un abbandono, ma ci sarà una dinamica di solidarietà. Di tutto ciò, oggi, in quest'Aula, almeno, dai banchi della maggioranza non si è parlato affatto.

La realtà, infine, è anche Anna, che non ha potuto raccontarmi di persona la sua storia, non ha potuto scrivermi una mail, perché non c'è più. A scrivere la mail è stato il suo cardiologo, Marco. Anna era affetta da una cardiopatia congenita, sufficientemente compensata per vivere, ma non compatibile con una gravidanza, che, comunque, lei, in una libera scelta di autodeterminazione, ha cercato, ha voluto e ha ottenuto. Anna è morta al sesto mese di gravidanza e, con lei, il suo bambino, il quale avrebbe avuto anche una sorella, perché avrebbe volentieri portato avanti per lei un percorso di gestazione. Oggi non può essere qui a raccontarci i desideri, le sofferenze, la tribolazione e i dubbi che pervadono una persona messa di fronte a una scelta, come quella di valutare un percorso di gestazione per altri.

Poi c'è Elon Musk, che, fra qualche giorno, sarà un criminale universale, ma che è anche il secondo uomo più ricco del mondo, il che sembra essere sufficiente, Presidente, per fare dimenticare alla maggioranza ogni scrupolo di tipo etico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ricordiamoci che, comunque, oggi non stiamo discutendo su come istituire, ricercare o promuovere una condizione di legalità per cui, ad esempio, Anna avrebbe potuto avere un figlio suo.

La gestazione per altri in Italia è reato e nessuna forza politica, prima che la destra avanzasse questa questione, stava proponendo percorsi per legalizzare la GPA di alcun tipo, se non qualcuno quella di natura solidale. Oggi noi, qui, non siamo chiamati a discutere di questo, oggi siamo chiamati a discutere di una legge che criminalizza, anzi, che criminalizza universalmente chiunque abbia già praticato o vorrà prendere in considerazione un percorso di GPA, sia quella solidale che quella non solidale. Di tutta l'erba un fascio, come sempre. Quindi, guardiamoci allo specchio, siamo un Paese in cui la natalità è scesa drasticamente e strutturalmente. Se ne parla tanto, anzi, senza girarci attorno, la maggioranza di Governo ha usato questa storia, attraverso suoi illustri esponenti, per avanzare minacce di sostituzione etnica o per suggerire, neanche troppo sottilmente, categorie molto inquietanti di analisi della società. Il desiderio di genitorialità, però, non è definitivamente scomparso nel nulla in questo Paese, esiste, ma è materialmente ostacolato da alcune impossibilità.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole, siamo già fuori di un minuto rispetto al tempo.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Siamo fuori di un minuto? Va bene. Ci sono degli ostacoli economici a chi vuole diventare genitore - l'assenza di welfare, l'assenza di servizi, l'assenza di asili nidi - e ci sono degli ostacoli diversi, degli ostacoli dati per legge alle persone non fertili, alle persone single, alle persone omosessuali, in questo momento, non è neanche consentito l'istituto dell'adozione. Se l'obiettivo di questa legge è veramente far sì che si faccia sempre meno ricorso alla gestazione per altri, perché non ci stiamo attivando per normare e colmare il grande vuoto di ingiustizia che l'assenza di una legislazione attuale sulle adozioni pone di fronte, rendendo una montagna non scalabile la genitorialità per tante persone?

Quello di cui parla questa proposta di legge, Presidente, io credo che sia il Paese che non c'è, perché non ho sentito neanche una storia di realtà uscire dalle bocche degli esponenti della maggioranza in questa giornata. Volevo chiedere se noi vogliamo essere, oggi, una politica che si occupa della realtà o se vogliamo essere la politica del reato che, aumentando una pena dietro l'altra, pretende di cambiare il mondo a suon di accanimento e a suon di creazione di nuovi reati. Io non voglio far parte di questa politica, io voglio essere parte della politica che cambia il mondo attraverso i diritti, attraverso la comprensione del reale, attraverso l'empatia. Penso che sia una richiesta legittima da farvi anche oggi in quest'Aula e penso che siate ancora in tempo per fermarvi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 887-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, se lo ritiene, la relatrice per la maggioranza, deputata Varchi, che rinuncia. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, Sottosegretario Ostellari, che rinuncia.

(Annunzio di questioni pregiudiziali - A.C. 887-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Avverto che, a norma dell'articolo 40, comma 1, del Regolamento, sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Gianassi ed altri n. 1 e Magi e Della Vedova n. 2, che saranno esaminate e poste in votazione prima di passare all'esame dell'articolo unico del provvedimento.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Lauro. Ne ha facoltà, per due minuti.

CARMEN DI LAURO (M5S). Grazie, Presidente. Lo scorso 9 maggio, ho depositato un'interrogazione al Ministro della Salute e al Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste riguardante tutto il circuito della macellazione dei cavalli in Italia. Si tratta di un tema molto sentito, tanto che Animal Equality, un'organizzazione per la protezione degli animali, ha avviato una raccolta firme che punta al divieto di macellazione per tutti i cavalli, che è stata sottoscritta in breve tempo da oltre 100.000 persone.

Inoltre - e questo è un fatto molto grave -, dalle notizie di cronaca e dalle investigazioni diffuse dalle associazioni animaliste, apprendiamo che, sempre più spesso, anche cavalli non destinati alla produzione di alimenti finiscono al mattatoio. Sappiamo molto bene che i cavalli non destinati alla produzione alimentare possono ricevere trattamenti veterinari anche con sostanze potenzialmente nocive per la salute umana, come, ad esempio, i farmaci steroidei e che, per tali motivi, il consumo delle loro carni è vietato. La realtà, però, è diversa: molti di loro, una volta finita la carriera agonistica o semplicemente non più utili, vengono ugualmente spediti al mattatoio e le loro carni immesse sul mercato. Le notizie che ho riportato nell'interrogazione citano importanti operazioni dei NAS e notizie al riguardo sono state diffuse negli anni anche dal Ministero stesso, a riprova del fatto che questo sistema di illegalità esiste, nonostante si cerchi di arginarlo da tempo. È palese, quindi, che l'attuale sistema dei controlli, l'introduzione dei passaporti sanitari e la banca dati nazionale non sono stati strumenti in grado di smantellare il business della macellazione clandestina.

Dirimente, infine, è l'aspetto etico. È scientificamente provato che i cavalli siano animali estremamente intelligenti: sono capaci di instaurare relazioni sociali intra-specie, sono dotati di elevate capacità comunicative ed empatiche. Immaginiamo, quindi, il terrore che provano queste creature sia durante i viaggi dagli allevamenti ai mattatoi, in condizioni disumane, da un Paese all'altro, dentro e fuori l'Europa, ma, soprattutto, il terrore che provano all'interno dei macelli. Sarebbe, a mio avviso, un grande segno di civiltà avviare una seria riflessione politica, puntando all'introduzione normativa di un totale divieto della macellazione dei cavalli, come è già accaduto, tra l'altro, in Grecia. Auspico che i Ministeri chiamati a rispondere lo facciano in breve tempo e che i colleghi vogliano riflettere su queste parole e intraprendere azioni necessarie affinché si possa restituire a queste creature il dovuto rispetto, assecondando, peraltro, la crescente sensibilità degli italiani per quanto riguarda la protezione e la tutela di tutti gli animali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 20 giugno 2023 - Ore 11:

1. Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni .

(ore 14)

2. Seguito della discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00143, Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146, Richetti ed altri n. 1-00154, Zanella ed altri n. 1-00156 e Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1-00158 concernenti iniziative in materia di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza .

3. Votazione per l'elezione di due Segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento.

4. Seguito della discussione della proposta di legge:

MADIA ed altri: Delega al Governo in materia di esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza, in caso di impedimenti per motivi di studio, lavoro o cura. (C. 115-A​)

e delle abbinate proposte di legge: MAGI e DELLA VEDOVA; GRIPPO e PASTORELLA; ZANELLA ed altri; PAVANELLI. (C. 88​-424​-769​-907​)

Relatore: IEZZI.

5. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

D'ORSO ed altri; VARCHI ed altri; PATRIARCA ed altri; MANZI: Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali. (C. 596​-659​-952​-991-A​)

Relatore: CANGIANO.

6. Seguito della discussione delle mozioni Aiello ed altri n. 1-00052, Cattaneo ed altri n. 1-00096, Scotto ed altri n. 1-00152, Mari ed altri n. 1-00153 e Gebhard ed altri n. 1-00157 concernenti iniziative a favore dell'adeguatezza dei trattamenti previdenziali, con particolare riferimento all'importo delle pensioni minime .

7. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

MOLINARI ed altri; BIGNAMI ed altri; FARAONE ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2. (C. 384​-446​-459-A​)

Relatrice: BUONGUERRIERI.

8. Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate):

VARCHI ed altri: Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano. (C. 887-A​)

e delle abbinate proposte di legge: CANDIANI ed altri; LUPI ed altri.

(C. 342​-1026​)

Relatori: VARCHI, per la maggioranza; MAGI di minoranza.

(ore 19)

9. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 maggio 2023, n. 51, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici, di termini legislativi e di iniziative di solidarietà sociale. (C. 1151-A​)

Relatori: URZÌ, per la I Commissione; CATTOI, per la V Commissione.

La seduta termina alle 17.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ALESSANDRO BATTILOCCHIO (A.C. 887-A​ E ABB.)

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 887-A​ e abb.). La proposta di legge interviene sull'articolo 12, comma 6, della legge n. 40 del 2004, recante norme in materia di procreazione medicalmente assistita, ai sensi del quale è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità».

L'esistenza dei citati divieti in Italia ha portato molti cittadini a ricorrere alle pratiche di surrogazione di maternità all'estero, nei Paesi che hanno regolamentato e consentito questa tecnica di procreazione (cosiddetto turismo procreativo). Questo ha portato la giurisprudenza penale e quella civile a chiedersi se sia possibile perseguire i cittadini che realizzano la maternità surrogata all'estero. Intervenendo su tale punto, la Cassazione ha escluso l'applicabilità dell'articolo 12, comma 6, nel testo ad oggi vigente, ai fatti commessi all'estero, in quanto, affinché il reato possa rientrare nell'ambito della giurisdizione italiana ai sensi dell'articolo 6, secondo comma, del codice penale, occorre che si verifichi nel territorio dello Stato «anche solo un frammento della condotta» integrante il reato e che la parte di condotta commessa in Italia sia comunque significativa e collegabile in modo chiaro e univoco alla parte restante realizzata in territorio estero.

La proposta di legge in esame è volta a superare la lacuna appena sottolineata, chiarendo esplicitamente che è possibile perseguire il cittadino italiano che realizzala maternità surrogata all'estero in violazione della norma nazionale, anche se nel rispetto della normativa straniera. Pertanto, l'articolo unico del provvedimento in oggetto è volto a inserire un periodo aggiuntivo al termine del citato comma 6 dell'articolo 12, volto a specificare che, se la commercializzazione di gameti o embrioni e la surrogazione di maternità sono commessi all'estero da un cittadino italiano, quest'ultimo è punito secondo la legge italiana.

Faccio presente che, come ribadito dalla stessa Corte di Cassazione, i suddetti reati rappresentano una lesione della dignità umana della gestante e si pongono in contrasto con i princìpi fondamentali del nostro ordinamento che, nel superiore interesse del minore, affida la realizzazione di un progetto di genitorialità privo di legame biologico con il nato solo all'istituto dell'adozione, che gode delle garanzie del procedimento giurisdizionale, e non al mero accordo fra le parti.

Forza Italia conferma quindi, in Aula come già fatto in Commissione, il suo supporto alla proposta in esame.