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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 95 di martedì 2 maggio 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FILIBERTO ZARATTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 28 aprile 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 64, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario, onorevole Zaratti, a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

FILIBERTO ZARATTI, Segretario, legge: Giovanni Bello, da Cerreto d'Esi (Ancona), chiede: l'estensione delle tutele dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori a tutti i lavoratori (270) - alla XI Commissione (Lavoro);

la riduzione dell'orario di lavoro settimanale e giornaliero, la limitazione del lavoro notturno e l'aumento dei giorni di ferie (271) - alla XI Commissione (Lavoro);

norme per la riduzione delle tipologie e del numero degli enti locali (272) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

interventi vari di modifica del codice della strada (273) - alla IX Commissione (Trasporti);

interventi vari in materia di scuola e università (274) - alla VII Commissione (Cultura);

l'abolizione delle norme che prevedono nomine politiche negli enti pubblici (275) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'abolizione dell'obbligo di iscrizione a ordini professionali (276) - alla II Commissione (Giustizia);

norme in materia di trasmissioni televisive a carattere pornografico (277) - alla VII Commissione (Giustizia);

norme per consentire l'apertura di nuove case da gioco e l'abolizione dei limiti alla pubblicità dei giochi (278) - alle Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive);

iniziative per l'introduzione di nuove sanzioni nei confronti dei regimi dittatoriali (279) - alla III Commissione (Affari esteri);

nuove norme in materia di adozione da parte di persone conviventi (280) - alla II Commissione (Giustizia);

la possibilità di difendersi in giudizio senza il patrocinio di un avvocato (281) - alla II Commissione (Giustizia);

il ripristino della festività nazionale del 4 novembre (282) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'abolizione di ogni forma di finanziamento pubblico in favore di testate giornalistiche e opere cinematografiche (283) - alla VII Commissione (Cultura);

nuove norme in materia di reddito di cittadinanza (284) - alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali);

Riccardo Chiavaroli, da Pescara, chiede norme più restrittive in tema di fabbricazione e utilizzo dei fuochi d'artificio (285) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Alessandro Amico, da Acireale (Catania), chiede: nuove norme in materia di legittima difesa (286) - alla II Commissione (Giustizia);

l'introduzione del divieto di indossare il burqa (287) - alla II Commissione (Giustizia);

Antonio Visicchio, da Roma, chiede: l'istituzione della figura del Difensore civico nazionale (288) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

norme in materia di limiti di età per la nomina dei componenti del collegio del Garante per la protezione dei dati personali e di modalità di elezione del presidente del medesimo collegio (289) - alla II Commissione (Giustizia);

Claudio Gentile, da Roma, chiede l'introduzione di un sistema di valutazione dei docenti e delle scuole di ogni ordine e grado (290) - alla VII Commissione (Cultura);

Francesco Romano, da Saviano (Napoli), chiede: l'istituzione di una lotteria per la distribuzione dei premi non incassati di giochi e lotterie (291) - alla VI Commissione (Finanze);

l'emissione di certificati di credito del tesoro decennali per lo sblocco dei crediti generati dal superbonus e dalle altre agevolazioni per gli interventi sul patrimonio immobiliare (292) - alla V Commissione (Bilancio);

Daniele Piccinini, da Torino, chiede la concessione dello status di rifugiato politico alle donne afghane che lo richiedano (293) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Giuseppe Detomas, da San Giovanni di Fassa (Trento), chiede norme in materia di regime demaniale dei beni del Comun General de Fascia (294) - alla VI Commissione (Finanze);

Francesca Lauro, da Vico Equense (Napoli), chiede nuove norme in materia di riconoscimento, anche retroattivo, dei figli naturali (295) - alla II Commissione (Giustizia);

Girolamo Foti, da Palermo, chiede benefìci economici e previdenziali in favore del personale delle Forze armate (296) - alle Commissioni riunite IV (Difesa) e XI (Lavoro);

Ugo Quinzi, da Roma, chiede interventi per la tutela e la valorizzazione dei beni privati compresi nei siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO (297) - alla VII Commissione (Cultura);

Stefano Fuschetto, da Gallarate (Varese), chiede l'introduzione del salario minimo (298) - alla XI Commissione (Lavoro);

Achille Panichelli, da Civitanova Marche (Macerata), e altri cittadini chiedono l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla scomparsa di Denise Pipitone (299) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Antonio Lepore, da Bari, chiede l'aumento dell'importo della pensione per gli invalidi civili (300) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Salvatore Preti, da Agrigento, chiede l'installazione obbligatoria in tutti i veicoli di dispostivi elettronici che aumentino la sicurezza della circolazione (301) - alla IX Commissione (Trasporti);

Iole Natoli, da Milano, e numerosi altri cittadini chiedono norme per contrastare la pratica della maternità surrogata (302) - alla II Commissione (Giustizia);

Massimiliano Valdannini, da Roma, chiede nuove norme in materia di conservazione delle cellule del cordone ombelicale (303) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Fabrizio Filippo d'Albero, da Marigliano (Napoli), chiede: norme in materia di autenticazione delle scritture private da parte degli avvocati (304) - alla II Commissione (Giustizia);

l'estensione alle controversie di lavoro dell'applicazione dell'articolo 614-bis del codice di procedura civile, in materia di misure di coercizione indiretta (305) - alla II Commissione (Giustizia);

Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede: iniziative per accertare l'eventuale pericolosità delle cosiddette «scie chimiche» (306) - alla XII Commissione (Affari sociali);

iniziative per la commemorazione delle rivolte contro il comunismo sovietico in Ungheria e in Cecoslovacchia (307) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

la creazione di un fondo di solidarietà per aiutare i cittadini che versino in situazioni di difficoltà economica (308) - alla XII Commissione (Affari sociali);

l'introduzione del divieto dell'utilizzo di insetti nei prodotti alimentari (309) - alla XIII Commissione (Agricoltura);

iniziative per contrastare la carenza di determinati medicinali (310) - alla XII Commissione (Affari sociali);

disposizioni per la riduzione dei tributi dovuti dai cittadini di comuni in dissesto finanziario (311) - alla VI Commissione (Finanze);

l'introduzione di incentivi pubblici per l'adeguamento energetico del patrimonio immobiliare (312) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);

iniziative per la promozione dello screening colonscopico (313) - alla XII Commissione (Affari sociali);

iniziative per contrastare lo sfruttamento dei bambini in Kenya (314) - alla III Commissione (Affari esteri);

nuove norme per garantire la parità di opportunità tra le diverse liste elettorali nelle elezioni comunali (315) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

misure per contrastare gli episodi di violenza in ambito scolastico (316) - alla VII Commissione (Cultura).

Discussione del disegno di legge: S. 591 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare (Approvato dal Senato) (A.C. 1112​) (ore 10,11).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1112: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1112​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, onorevole De Corato.

RICCARDO DE CORATO , Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi l'Assemblea è chiamata a esaminare il disegno di legge di conversione del decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare, già approvato dal Senato, che nel testo ha introdotto modifiche significative.

Ricordo che l'obiettivo delle nuove misure è di rafforzare gli strumenti di contrasto ai flussi migratori illegali e, allo stesso tempo, semplificare le procedure per l'ingresso in Italia dei migranti qualificati attraverso canali legali.

A chi accusa il Governo e la Presidente Meloni di essere arrivati in ritardo sul luogo - questo decreto è intitolato proprio al disastro accaduto a Cutro, che è costato la vita a 73 persone -, va ricordato, innanzitutto, che il Ministro dell'Interno Piantedosi si recò a Cutro non appena arrivò la notizia del naufragio per testimoniare, a nome del Governo, il cordoglio per le vittime e la vicinanza ai superstiti e alle amministrazioni locali.

Ricordo - questo solo perché rimanga agli atti - che, nel caso di un'altra strage, quella di Lampedusa del 3 ottobre 2013, l'allora Presidente del Consiglio, Enrico Letta, si recò sull'isola sei giorni dopo la strage, il 9 ottobre.

Ricordo, inoltre, che gli scafisti, dopo aver proseguito fino alle 3,50 del mattino del 26 febbraio, avrebbero deciso di sbarcare in un luogo ritenuto più sicuro e di notte per sfuggire ai controlli, ma, con spregiudicatezza, temendo la presenza delle Forze dell'ordine lungo la costa, gli scafisti hanno effettuato una brusca virata nel tentativo di cambiare direzione per allontanarsi da quel tratto di mare, provocando l'impatto dello scafo con una secca e determinando il naufragio.

A differenza dei Governi di centrosinistra che, negli ultimi anni, si sono succeduti e che ora ci suggeriscono soluzioni e risposte a loro parere efficaci - che, tuttavia, alla prova dei fatti, non sono stati in grado di dare -, l'Esecutivo di Giorgia Meloni, nei primi mesi della sua attività, ha mostrato un impegno senza precedenti sul dossier migratorio, con una strategia di ampio respiro, che, come primo risultato, ha ottenuto di far mettere nero su bianco nelle conclusioni del Consiglio europeo straordinario del 9 e 10 febbraio 2023, tra le altre cose, che l'immigrazione è un problema europeo, che esige risposte europee e che non è possibile fermare i movimenti secondari, se, a monte, non si fermano i movimenti primari.

Le istituzioni comunitarie e, da ultimo, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nella risposta alla lettera inviata dalla Premier Meloni all'indomani della tragedia di Cutro, hanno confermato la volontà di un cambio di passo e hanno assicurato di considerare le istanze italiane come centrali nell'approccio alla politica migratoria sulla rotta del Mediterraneo centrale.

L'Esecutivo di Giorgia Meloni si aspetta iniziative concrete, dalla cooperazione e dalle risorse, per investire in infrastrutture, posti di lavoro, formazione e sostegno sul piano securitario nella lotta al traffico nei Paesi di origine. In questo senso, la tragedia di Cutro segna un punto di passaggio, che vedrà il Governo ancor più impegnato su questo fronte per ottenere da Bruxelles passi avanti tangibili sulla gestione dei flussi e la cooperazione con i Paesi africani.

Lo stato di emergenza, tanto per capirci, consente di fornire soluzioni tempestive sul piano della gestione dei migranti, sia nelle immediatezze degli sbarchi, sia nella gestione territoriale della prima accoglienza.

Il Governo Meloni, dunque, ha mostrato coraggio e prontezza nell'affrontare un fenomeno, le cui proporzioni - basta leggere i numeri di questi mesi, dal 1° gennaio ad oggi, per capire di cosa stiamo parlando -, che mai si sono viste prima, sono destinate ad aumentare (siamo, ormai, all'inizio della bella stagione), tutto ciò mentre il Presidente del Consiglio sta lavorando per portare l'Europa a ritenere il problema migratorio un problema comune. Si adottano soluzioni immediate ed emergenziali, che consentiranno di arginare le dinamiche disfunzionali legate all'enorme pressione migratoria cui è soggetto il nostro Paese. Mai con i Governi precedenti si era affrontato questo problema con tanta rapidità.

Le critiche rivolte da alcuni organi di stampa hanno sconsideratamente puntato sul fatto che il Presidente del Consiglio, quando era l'opposizione, aveva fortemente criticato lo stato di emergenza che riguardava il COVID e che si sarebbe, dunque, uniformata alla linea liberticida dei precedenti Governi Conte. Occorre rispondere con fermezza che, mentre lo stato di emergenza sul COVID ha sostanzialmente consentito la compressione delle libertà individuali e collettive con semplici DPCM, incidendo pesantemente sulla sfera dei diritti e delle libertà, questo stato di emergenza non fa altro che consentire di intervenire rapidamente sulle procedure, snellendo processi che, in regime ordinario, porterebbero ritardi alla realizzazione di opere e interventi.

Il decreto-legge - di sicuro lo avrete visto - è composto, all'esito dell'esame da parte dell'altro ramo del Parlamento, da 25 articoli, in luogo degli originari 12. È stato assegnato, quindi, in sede referente alla Commissione affari costituzionali.

Segnalo, preliminarmente, che il provvedimento si prefigge di rafforzare gli strumenti per favorire l'immigrazione legale, semplificandone gli aspetti procedurali, il potenziamento dei flussi regolari e, quindi, intensificare i corridoi umanitari e il contrasto alle reti criminali degli scafisti, che sono il vero grande problema che abbiamo di fronte a noi nel Mediterraneo. Passando, quindi, alla descrizione dei contenuti del provvedimento, faccio presente che l'articolo 1 interviene in materia di programmazione dei flussi di ingresso legale. In particolare, il comma 1 prevede che per il triennio 2023-2025 siano definite, con decreto del Presidente del Consiglio, le quote massime di stranieri da ammettere in Italia per lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale, e per lavoro autonomo.

Ciò in deroga, precisa il comma, all'articolo 3 del Testo unico delle disposizioni che riguardano la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero. Ricordo che l'articolo 3 del testo unico, prevede, in sintesi, la procedura per la programmazione dei flussi di ingresso, e cioè: primo, predisposizione ogni 3 anni, salva la necessità di un termine più breve, del documento programmatico relativo alla politica dell'immigrazione. Il documento è predisposto dal Presidente del Consiglio dei ministri, sottoposto al parere delle Commissioni parlamentari, e quindi adottato con decreto del Presidente della Repubblica. Il documento individua, tra l'altro, i criteri generali per la definizione dei flussi di ingresso.

Secondo: definizione, con decreto annuale del Presidente del Consiglio dei ministri, delle quote di ingresso, con possibilità di adottare ulteriori decreti in corso d'anno, sulla base dei criteri generali adottati nel documento programmatico. In caso di mancata adozione del documento programmatico, il Presidente del Consiglio può provvedere in via transitoria. Anche sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è previsto il parere delle competenti Commissioni parlamentari. Il comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge al nostro esame prevede che, ai fini della predisposizione dello schema di decreto di cui al comma 1, la Presidenza del Consiglio dei ministri sente i Ministri competenti in materia, gli iscritti al registro delle associazioni che svolgono attività a favore dell'integrazione sociale degli stranieri di cui all'articolo 42, comma 2, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, nonché il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. Quindi il predetto decreto è adottato, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentita la Conferenza unificata e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, che si esprimono entro 30 giorni dal ricevimento della richiesta, decorsi i quali il decreto è comunque adottato.

Il comma 3 specifica poi il contenuto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che deve indicare i criteri generali per la definizione dei flussi di ingresso, che devono tenere conto dell'analisi del fabbisogno del mercato del lavoro effettuata dal Ministero del lavoro, previo confronto con le organizzazioni sindacali e quelle dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano nazionale, nonché le quote massime di ingresso dei lavoratori stranieri. Faccio presente, a tale proposito, che, rispetto all'articolo 3 del testo unico dell'immigrazione, la procedura speciale introdotta per il triennio 2023-2025 prevede quindi, salva la possibilità di aggiornamenti di cui al successivo comma 4, un unico documento che, oltre a definire i criteri generali, stabilisca anche direttamente le quote di ingresso in Italia.

Il comma 4 prevede la possibilità, quando se ne ravvisi l'opportunità, di adottare durante il triennio ulteriori decreti del Presidente del Consiglio dei ministri con la medesima procedura di cui ai commi 2 e 3. Le istanze eccedenti i limiti di un decreto possono essere esaminate nell'ambito degli ulteriori decreti adottati. Il rinnovo della domanda non deve essere accompagnato dalla documentazione richiesta se la stessa è già stata presentata in sede di prima istanza.

Il comma 5 prevede che i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri assegnino in via preferenziale quote riservate ai lavoratori di Stati che, anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi per l'incolumità personale derivanti dall'inserimento in traffici migratori irregolari. Si ricorda che già attualmente i decreti flussi prevedono quote riservate a specifici Paesi che abbiano sottoscritto o stiano per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria. A tale previsione si collega quella recata dal comma 5-ter, inserito in sede di esame da parte del Senato. Tale comma modifica, per le medesime finalità di cui al comma 5, l'articolo 21 del testo unico delle leggi in materia di immigrazione, inserendovi il nuovo comma 1-bis. Secondo tale comma, al di fuori delle quote di cui all'articolo 3, comma 4, del testo unico e secondo le procedure di cui agli articoli 22 e 24 del medesimo, in quanto compatibili, può essere autorizzato l'ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato, anche a carattere stagionale, di stranieri cittadini di Paesi con i quali l'Italia ha sottoscritto intese o accordi in materia di rimpatrio. Tale disposizione appare dunque volta ad introdurre a regime nel testo unico delle leggi in materia di immigrazione una previsione analoga a quella di cui al comma 5.

Nel corso dell'esame da parte del Senato è stato introdotto anche il nuovo comma 5-bis, che stabilisce che nei decreti del Presidente del Consiglio possono essere assegnate quote dedicate ad apolidi e a rifugiati riconosciuti dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati o dalle autorità competenti nei Paesi di primo asilo o di transito.

L'articolo 2 reca alcune modifiche al citato decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, con riguardo alla disciplina sulle procedure per il rilascio di nulla osta al lavoro per i cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea (nonché per gli apolidi) e sugli effetti del medesimo nulla osta. Nel dettaglio, faccio presente che le novelle di cui alla lettera a) del comma 1, oltre ad introdurre modifiche di coordinamento del testo, intervengono sui profili temporali della suddetta procedura, nonché sui casi di accertamento di elementi ostativi che sono successivi al nulla osta e introducono il principio che, nelle more della sottoscrizione del contratto di soggiorno per lavoro subordinato e del successivo rilascio del permesso di soggiorno, il nulla osta consente lo svolgimento di attività lavorativa nel territorio nazionale.

Viene, inoltre, stabilito che al sopravvenuto accertamento di elementi ostativi consegue la revoca del nulla osta e del visto, la risoluzione di diritto del contratto di soggiorno, nonché la revoca del permesso di soggiorno. La successiva lettera b) reca, con riferimento al lavoro stagionale, una novella di coordinamento con quella introdotta dalla suddetta lettera a). L'articolo 3 interviene in materia di riconoscimento dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro al di fuori delle quote, in relazione a precedenti attività di studio o di formazione. Nel dettaglio, segnalo che il comma 1 dell'articolo 3 reca alcune modifiche alla disciplina sui programmi ministeriali di attività di istruzione e di formazione professionale nei Paesi di origine, rivolte a cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea.

In particolare, la lettera a) del comma 1 modifica la rubrica dell'articolo oggetto delle novelle di cui al medesimo comma 1, al fine di tener conto della portata delle stesse, mentre la lettera b), oltre ad adeguare il richiamo di alcuni Ministeri in relazione alle norme sopravvenute, integra l'ambito delle attività dei programmi ministeriali, inserendo il riferimento alla formazione civico-linguistica.

L'articolo 4, composto da un unico comma, apporta alcune modifiche all'articolo 5 del testo unico sull'immigrazione in materia di durata dei permessi di soggiorno per lavoro a tempo indeterminato, per lavoro autonomo e per il ricongiungimento familiare.

L'articolo 4-bis, introdotto in sede di esame da parte del Senato, interviene, invece, sulla disciplina del permesso di soggiorno per minori stranieri non accompagnati al compimento del diciottesimo anno di età.

Invece, il comma 1 dell'articolo 5 riconosce ai datori di lavoro, che hanno presentato regolare domanda per l'assegnazione dei lavoratori agricoli e che non sono risultati assegnatari di tutta o di parte della manodopera oggetto della domanda, la possibilità di ottenere, sulla base di quanto previsto dai successivi decreti sui flussi emanati nel corso del triennio 2023-2025, l'assegnazione dei lavoratori richiesti con priorità rispetto ai nuovi richiedenti, nei limiti della quota assegnata al settore agricolo.

Presidente, consegno, agli atti la parte restante della relazione.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Corato. La prendiamo agli atti.

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, il Sottosegretario di Stato per l'Interno, onorevole Nicola Molteni, che vi rinuncia.

È iscritto a parlare l'onorevole Paolo Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, apriamo oggi la discussione sul DL n. 20 del 2023, il cosiddetto decreto Cutro, che non condivido e non condividiamo assolutamente nei suoi fondamenti ideali e in quelli giuridico-amministrativi.

La prima considerazione è proprio di tipo etico-culturale ed è legata anche alla comunicazione che il Governo e la maggioranza hanno dato di questo decreto. Lo hanno, infatti, chiamato “decreto Cutro” - ed è stato rivendicato pochi minuti fa -, con il nome di una località in Calabria ai più sconosciuta, divenuta famosa, purtroppo, per un'immane tragedia: oltre 100 persone morte, molti bambini, donne e uomini, a pochi metri dalle coste del nostro Paese. Tutte persone che provenivano da Paesi in guerra o con limitazione dei diritti umani. Cito solo alcuni di questi Paesi: la Siria, l'Afghanistan e il Pakistan. Tutte persone, cioè, meritevoli di protezione internazionale sulla base delle normative.

Il Governo ha deciso di utilizzare il nome del luogo di questa tragedia per un decreto che peggiora la vita dei migranti e che va a togliere misure di protezione per persone che fuggono da questi Paesi: mi domando con quale logica e con quale faccia dinanzi a questa immane tragedia.

La seconda considerazione riguarda di più la comunicazione. Si tratta del tema, molto presente in questi giorni, di vantarsi di togliere la protezione, così come hanno fatto diversi esponenti del Governo in questi giorni. Come ci si può vantare di togliere la protezione? È assurdo, e lo è umanamente e giuridicamente. Da sempre tutti, Presidente, a partire dai bambini e dai più piccoli, cercano la protezione, quella dei genitori e degli adulti, ma tutte le persone hanno sempre cercato protezione nelle difficoltà, nelle guerre e nelle carestie. Sempre l'essere umano ha cercato protezione in chi governava, nei potenti, nello Stato, nelle leggi. Sempre l'essere umano ha cercato la protezione di Dio.

Sa, Presidente, si ragiona spesso sulle origini cristiane del nostro Paese e della nostra cultura. Il nostro Paese e il nostro continente sono disseminati di immagini e opere d'arte che ritraggono persone coperte dal mantello di Maria, in segno di richiesta e offerta di protezione dinanzi ai pericoli della vita.

L'Europa stessa, come entità giuridica, è fondata sul diritto e sulla tutela dei diritti umani, esattamente sulla protezione, sulla protezione della persona. Per questo trovo assurdo aver passato settimane a vantarsi di voler eliminare la protezione. È una vergogna!

Non entro, poi, sul tema delle parole pronunciate in questi giorni da un importante Ministro sulla sostituzione etnica. Sono parole gravi - parole gravi! -, se non altro per le immani tragedie che alcune ideologie hanno prodotto ispirandosi a questi concetti nel nostro continente e poi in tutto il mondo (ma non è il tema di oggi).

D'altra parte, purtroppo, l'atteggiamento etico-culturale di questo Governo e di questa maggioranza rispetto al tema delle persone migranti è apparso subito chiaro e lo abbiamo sentito nuovamente dalle parole di un importante collega della maggioranza lo scorso giorno in Aula; peraltro, parole totalmente fuori contesto in un intervento in cui doveva giustificare l'assenza dei suoi colleghi in Aula per il voto sul DEF. Ha ripetuto per tre volte che lui e loro i migranti se li vogliono scegliere, nemmeno fossimo al mercato delle vacche o a quello, visto in altre epoche, degli schiavi.

Presidente, questo discorso, questo refrain, mi ha fatto ricordare alcuni passaggi delle vicende dei nostri migranti italiani in giro per il mondo, in particolare le vicende che negli anni Sessanta hanno vissuto i nostri connazionali in Svizzera, ben raccontate dalle parole, spesso ricordate, di un giornalista e intellettuale di quel Paese, quelle di Max Frisch, nell'introduzione del libro, non scritto da lui, Siamo italiani - Colloqui con lavoratori immigrati italiani, pubblicato nel 1965. Frisch scrisse quelle parole divenute note: “Cercavamo braccia, sono arrivati uomini”. Sono parole importanti per spiegare l'umanità che si cela sempre dietro a ogni persona migrante.

Ma è molto interessante - e l'ho fatto in questi giorni - andarsi a rileggere tutto quello scritto, perché c'entra molto anche con la nostra vicenda attuale. Infatti, in un passaggio meno noto, l'intellettuale elvetico diceva - e cito - in maniera paradossale: “Ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di loro, di questi stranieri. Ma se il piccolo popolo svizzero non si facesse un vanto della propria umanità e tolleranza, il rapporto con la manodopera straniera, con i lavoratori stranieri, sarebbe più semplice. Li si potrebbe sistemare in veri e propri campi di raccolta, dove potrebbero perfino cantare. In questo modo, non si riempirebbero di stranieri le nostre strade”. Spesso ascoltando questa maggioranza e questo Governo ho la stessa impressione. C'è come un senso di fastidio di far parte di un sistema democratico e di un sistema di regole che tutela i diritti umani: altrimenti, si potrebbero trattare i migranti come veramente meritano, come persone di serie C, e magari raccoglierli anche in campi, in veri campi di raccolta, dove potrebbero perfino cantare.

D'altra parte, basta vedere la realtà delle cose che riguardano i migranti nel nostro Paese e ne cito una che mi colpisce molto, ma colpisce soprattutto la vita di tanti. Due anni e mezzo fa in questo Paese c'è stata una regolarizzazione di lavoratori migranti, in gran parte lavoratori dei servizi alla persona e in parte lavoratori agricoli. Nella maggioranza, si trattava di lavoratrici che si prendono cura dei nostri cari, di persone che sono nelle nostre case. A due anni e mezzo di distanza, migliaia di quelle persone ancora attendono un permesso di soggiorno. Hanno pagato 500 euro per presentare la domanda due anni e mezzo fa. Lavorano, pagano i contributi, come i loro datori di lavoro italiani, ma le autorità ancora non hanno rilasciato un permesso di soggiorno, con tutta la mancanza di diritti che ne deriva. È una vergogna, una vergogna che dà la misura, tra le altre cose, di come ci si interfaccia con i lavoratori e le persone migranti, una vergogna per il nostro Paese.

Veniamo, ora, agli aspetti giuridici di questo decreto. In primo luogo, mi corre l'obbligo di sottolineare come il Governo, che tanto criticava questa pratica in passato, abusi della decretazione d'urgenza.

L'immigrazione e i migranti non sono un'emergenza, ma sono un fenomeno - direi un fenomeno epocale -, che, come tale, va gestito, soprattutto in un Paese, come il nostro, che invecchia e nel quale le pensioni sono sorrette, anche e soprattutto, dai lavoratori e, tra loro, dai lavoratori migranti.

Nel testo non c'è assolutamente nulla che, peraltro, possa incidere, in termini positivi, sulle cause della tragedia di cui abbiamo parlato o di tragedie analoghe, nulla per prevenirle, contrariamente a quello che è stato detto. Né, tantomeno, il testo interviene per creare nuovi canali legali, regolari flussi o regolari canali di ingresso in Italia e in Europa. Le norme che effettivamente incidono sul contesto che ha portato a quel naufragio di Cutro, infatti, non sono affatto toccate, anzi - lo abbiamo visto in questi mesi -, le modifiche normative riconducibili al Governo in carica, che incidono, in maniera negativa, su quel contesto, sono le norme contenute nel decreto-legge ONG. Tale decreto rende più complicate, più difficili e più ostacolabili le operazioni di soccorso in mare e, oltre ad essere stato il primo decreto-legge di questo Governo, interviene aggravando, di fatto, la situazione e aumentando la possibilità di morti in mare, come vediamo, in questi giorni e in queste ore, con alcune navi mandate a Civitavecchia o a Livorno, con un prolungamento del percorso di soccorso.

Particolarmente grave, sul piano costituzionale, è l'abrogazione di molte norme relative ai permessi di soggiorno per protezione speciale, che, come ormai noto, è una protezione che spetta ai richiedenti asilo che non possono usufruire delle altre forme di asilo, ovvero lo status di rifugiato, che viene concesso a chi rischia la persecuzione per motivi sessuali, religiosi o etnici nel proprio Paese di origine, ovvero la protezione sussidiaria per i cittadini dei Paesi in guerra. Questa forma di protezione di fatto nasce dall'abrogazione della tutela umanitaria (la cosiddetta protezione umanitaria), intervenuta, nel 2018, per effetto del decreto-legge n. 113 del 2018 (il cosiddetto decreto-legge Salvini). Prima di questo decreto, l'articolo 5, comma 6, del testo unico per l'immigrazione prevedeva che, nel caso in cui l'autorità amministrativa si fosse trovata nella condizione di rifiutare o di revocare un titolo di soggiorno al cittadino straniero, la scelta doveva essere valutata anche alla luce di quelli che potevano essere i seri motivi, in particolare di natura umanitaria, che dovevano e potevano giustificare il mantenimento del permesso di soggiorno. Sulla base di questo inciso, si strutturava quella che era conosciuta come protezione umanitaria. Nell'abrogare ciò, il decreto-legge Salvini introduceva, però, una sorta di protezione speciale, attraverso il riferimento all'articolo 19, commi 1 e 1.1, del testo unico sull'immigrazione, che disciplinava i divieti di espulsione, cioè quelle condizioni che impongono di non espellere il cittadino straniero dallo Stato italiano. I due commi prevedevano, nella realtà, un'applicazione limitata a pochi casi, peraltro già garantiti dalla protezione internazionale.

Fortunatamente, sull'articolo 19, è, poi, intervenuto il decreto-legge Lamorgese, che ha specificato che il divieto di espulsione viola il diritto alla vita familiare e privata del cittadino straniero, un diritto sancito dall'articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), un diritto di spessore importante, perché, in realtà, è un diritto che tutela la vita che il soggetto ha costruito nel corso della sua esistenza e, nel caso specifico del migrante, la cosiddetta integrazione. Si dà peso e importanza al processo di radicamento del cittadino straniero nel territorio nazionale. Vanno - o meglio andavano - valutati i legami sociali e affettivi costruiti nel corso degli anni e le esperienze lavorative, anche comparate con la situazione del richiedente in caso di rimpatrio nel Paese di origine.

Ebbene, tanto è stato, che questo Governo è riuscito nell'intento di far venir meno il divieto di espulsione, sancito in rapporto al radicamento del cittadino straniero e anche a tutti gli indicatori di radicamento sociale appena citati, ma va ben oltre, precludendo la possibilità di trasformazione in permesso di soggiorno di lavoro, con pesanti conseguenze, sia sulle persone che godono di questa protezione e che avevano consolidato virtuosi percorsi di integrazione in Italia, sia sui contesti di riferimento, perché spinge verso l'irregolarità di chi sta regolarmente lavorando, proprio in un momento in cui tutte le forze produttive del Paese chiedono una consistente immissione nel mercato di forza lavoro, anche di forza lavoro di cittadini stranieri. Si tagliano le tutele sanitarie, perché, abrogando la formula “gravi condizioni psicofisiche”, rimangono solo le patologie di particolare gravità, ma solo se non adeguatamente curabili nel Paese di origine. Si vanno a restringere le maglie che garantivano tutela mediante il permesso per calamità, per cui si parlerà di gravi calamità contingenti ed eccezionali, il cui rinnovo sarà consentito per soli 6 mesi dal primo rilascio. Insomma, un capolavoro di compressione di diritti e libertà fondamentali, perché questi diritti e queste libertà sono sanciti nella nostra stessa Costituzione, all'articolo 10, che prevede che lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge, nonché nelle convenzioni cui l'Italia ha aderito, come la Convenzione di Ginevra del 1951, che protegge lo straniero in caso di fondato timore di persecuzione internazionali, nella stessa CEDU - prima citata - e nella Carta di Nizza ovvero la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, cui l'Italia ha convintamente aderito sin dalla sua origine, proprio perché aveva l'obiettivo di creare un'Unione sempre più stretta tra i suoi popoli, fondata sul principio di solidarietà e collaborazione.

L'effetto della scelta improvvida e del tutto ingiustificabile operata da questo provvedimento, alla luce sia del diritto internazionale, sia del nostro sistema delle fonti, sarà sicuramente anche quello di incrementare il numero delle persone irregolari - non clandestine, ma irregolari! -, che non potranno essere allontanate, in mancanza di accordi per il rimpatrio con la maggioranza dei Paesi dai quali provengono, dando luogo così a una situazione che, lungi dall'essere di prevenzione e contrasto dell'immigrazione irregolare, come recita il titolo del decreto-legge, finirà inevitabilmente per alimentare lo sfruttamento e il lavoro nero e per accrescere il rischio, per coloro che si troveranno i margini della società, di diventare una potenziale e facile preda della criminalità. È, inoltre, probabile che l'abnorme e irragionevole compressione della protezione speciale determini l'attivazione di moltissime azioni giudiziarie, volte a far accertare la sussistenza di diritti fondamentali non adeguatamente tutelati.

Occorre poi fugare alcune inesattezze, come quella sostenuta più volte pubblicamente dal Governo e da membri della maggioranza, per cui l'Italia sarebbe l'unico Paese in cui è prevista la protezione speciale. Infatti, forme simili sono presenti in 18 Paesi europei su 27. La Francia e la Germania, ad esempio, hanno normative che sono molto simili alla nostra protezione speciale, mirano a stabilizzare le persone che possono dimostrare un radicamento sociale e fanno riferimento anche loro all'articolo 8 della CEDU. Secondo Eurostat, nel 2022, complessivamente sono stati 11.000 i cittadini stranieri che hanno ottenuto la protezione speciale in Italia. Nello stesso periodo, in Spagna, sono stati circa 21.000 e, in Germania, oltre 30.000, tanto per dare un'idea di come questa protezione speciale rappresenti un reale strumento di politica delle migrazioni. Alla prova dei dati, la soppressione della protezione speciale porterà ad un incremento notevole delle persone senza titolo di soggiorno.

Un'altra piccola specifica merita il dichiarato fine di questo provvedimento di porre rimedio a una presunta inadeguatezza delle sanzioni previste per le diverse ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione irregolare, dal momento che già secondo la legislazione previgente, in caso di vicende come quella di Cutro, i responsabili del naufragio potevano essere puniti con sanzioni che raggiungevano il limite massimo di 30 anni di reclusione. Il vero risultato che si ottiene è, dunque, quello di impedire l'applicazione di pene proporzionate nei casi di minore gravità, avendo fissato il limite di pena minimo di 20 anni, quando dal favoreggiamento derivi, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone.

Insomma, si tratta di un proclamo, come testimoniato dall'impegno del Governo di cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo, più che di una reale e concreta soluzione al problema.

Siamo sicuri che, nel caso di morte non voluta di una persona o più di quelle trasportate, 10, 15, 20 o 30 anni di reclusione possano davvero rappresentare un ostacolo a un fenomeno di questa portata?

Appare ovvio che l'intero provvedimento, che si fonda sull'evidente insensatezza di fermare con gli strumenti repressivi il fenomeno dell'immigrazione, sia improntato a una logica punitiva nei confronti dei migranti, assolutamente poco lungimirante e niente affatto risolutiva dei problemi legati al fenomeno delle migrazioni. Basti guardare, ad esempio, agli emendamenti della maggioranza approvati al Senato che hanno eliminato i corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio per i migranti ospiti dei centri di accoglienza, servizi utili per la loro futura integrazione.

Solo una riforma profonda delle normative sugli ingressi, un solido sistema di accoglienza e di supporto all'integrazione sociale e la creazione di una cornice di diritti e di doveri per ogni cittadino migrante possono essere la risposta al fenomeno della migrazione, e non certo l'ingannevole e mendace promessa di allontanare dal territorio nazionale persone che richiedono protezione.

Vorrei concludere, Presidente, con le parole che Papa Francesco ha pronunciato pochi giorni fa, nella sua visita a Budapest, proprio nel cuore di quel blocco di Visegrád. Diceva: «È urgente, come Europa, lavorare a vie sicure e legali, a meccanismi condivisi di fronte a una sfida epocale che non si potrà arginare respingendo, ma va accolta per preparare un futuro che, se non sarà insieme, non sarà». È inutile che continuiamo a parlare della denatalità nel nostro Paese e, contemporaneamente, si continua a denigrare l'accoglienza; lo sappiamo tutti, la nascita di un bambino è una grande scelta di accoglienza e se continuiamo a bombardare i nostri cittadini con l'affermazione che accogliere è da stupidi difficilmente si invertirà il fenomeno della denatalità, teniamone conto. Occorre urgentemente aprire un dialogo serio, direi deideologizzato, sul tema delle migrazioni e dell'accoglienza per far sì che le persone che attraversano i confini e ancor più i muri di indifferenza su cui spesso si infrange la loro speranza di una vita migliore, trovi invece ponti, corridoi, canali legali per bambini, donne e uomini che, come ogni essere umano, come ognuno di noi, cercano solo una vita migliore da vivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, oggi parliamo di una questione che esiste in Italia e che sottende una strisciante venatura razzistica. Parliamo della questione di coloro che si professano accoglienti, generosi, di coloro che predicano filantropia e fratellanza ma, allo stesso tempo, molto altruisticamente, si preoccupano di chi debba fare i lavori che nessuno vuole fare più, in un Paese nel quale si è fatto credere ai giovani che il reddito di cittadinanza fosse preferibile a un salario conquistato con il sudore della fronte. Parliamo di chi debba fare i figli che gli italiani non fanno più e che appaiono, agli stessi generosi di cui ho detto in precedenza, indispensabili per pagare le pensioni e garantire la tenuta del welfare. Basta, quindi, con azioni di pura demagogia, per cui il centrodestra è dipinto sempre contro tutto e contro tutti.

Signor Presidente, proprio per rendere più efficiente la programmazione dei flussi d'ingresso per motivi di lavoro questo decreto-legge ha introdotto una programmazione dei flussi per il triennio 2023-2025, con l'obiettivo di attuare una strategia di più ampio respiro, al fine, da un lato, di meglio intercettare le esigenze del mercato del lavoro, e, dall'altro, di consentire la promozione di iniziative di più lungo periodo con i Paesi di provenienza. In quest'ottica sono, stati appunto previsti ingressi fuori quota per lavoro subordinato per gli stranieri residenti all'estero, che completano l'attività di istruzione e di formazione professionale nei Paesi di origine. Il decreto-legge di cui discutiamo oggi rappresenta un primo punto di svolta per migliorare l'ingresso regolare degli stranieri in Italia per finalità di lavoro. Per il nostro gruppo parlamentare, è fondamentale proseguire su questa strada, nella convinzione che venire nel nostro Paese nel pieno rispetto delle regole sia il modo più efficace per combattere l'immigrazione clandestina e favorire, al contempo, l'integrazione dei migranti regolari.

Non dimentichiamo mai anche che il contenimento della pressione migratoria è strettamente collegato con la collaborazione dei Paesi di provenienza e transito: ogni attività va opportunamente modulata in termini premiali. Solo così può diventare uno strumento importante per riconoscere maggiori quote di accesso ai Paesi più impegnati nella lotta all'immigrazione irregolare.

Bisogna rafforzare, secondo noi, questo schema premiale, che incentiva tutti gli attori coinvolti, inclusi gli Stati terzi; bisogna incentivarli a collaborare alla costruzione di percorsi legati all'ingresso al nostro Paese. Questo è l'obiettivo del Governo e questo è l'obiettivo della nostra maggioranza.

Signor Presidente, colleghi, noi non intendiamo inseguire chimere autarchiche, peraltro di difficile concretizzazione in un mondo sempre più globalizzato, né vogliamo negare che vi sia in Italia un problema di incrocio della domanda e dell'offerta di lavoro e che proprio il lavoro possa diventare un volano per governare il fenomeno migratorio, facendo coesistere rigore e solidarietà, vorremmo però che si sgombrasse il campo da questo gioco dei buoni e dei cattivi, che non solo non è veritiero, ma offende l'intelligenza degli italiani, che hanno ben chiare quali responsabilità implichi il governo di fenomeni complessi.

Siamo di fronte a un fenomeno che non appare improprio definire epocale: le tensioni geopolitiche hanno finito con l'intensificare la già notevole pressione migratoria e il ritardo con il quale l'Europa ha iniziato a porsi il problema di una difesa dei confini comuni, che non può essere scaricata sui soli Paesi di frontiera, così come, ancora una volta, ha sostenuto, proprio ieri, Papa Francesco, e ciò ha portato la situazione ai limiti dell'insostenibilità. In questo quadro, il Governo ha agito con un approccio organico; come in materia di lavoro si è operata una distinzione fra i bisognosi di assistenza e coloro che possono lavorare e più che di sussidi devono essere destinatari di formazione e opportunità, allo stesso modo sul fronte migratorio ci si è premurato di agevolare le procedure per chi viene nel nostro Paese in modo regolare con la possibilità di svolgere un lavoro e, allo stesso tempo, di inasprire le misure contro i trafficanti di esseri umani e di definire meglio alcuni strumenti normativi per evitare l'aggiramento delle regole.

Vogliamo, ancora una volta, ribadire che la lotta che il Governo e la nostra coalizione di centrodestra vogliono fare è all'immigrazione clandestina, senza «se» e senza «ma» e agli schiavisti della morte, che sono coloro che bisogna combattere. È importante, secondo noi, aver previsto la definizione, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, le quote massime di stranieri da ammettere in Italia per lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale e per lavoro autonomo; questo, prima, era possibile solo nell'ambito delle quote massime di ingresso annualmente stabilite dagli appositi decreti di programmazione dei flussi d'ingresso per motivi di lavoro. Non bisogna, infatti, mai dimenticare che la retorica dell'accoglienza indiscriminata nasconde, come un'assai poco pietosa foglia di fico, situazioni molto diverse, come diverse fra loro sono le condizioni dei profughi, dei migranti irregolari, dei migranti economici, delle vittime dei mercanti di morte che, senza scrupolo alcuno, lucrano sui desideri e sulle speranze delle persone, mettendo a repentaglio la loro vita.

Noi, invece, riteniamo che il rispetto delle regole sia la chiave per offrire a queste persone una reale opportunità. Essere sensibile ai bisogni di popoli e persone meno fortunate di noi significa innanzitutto scommettere sullo sviluppo delle loro terre, promuovendo forme di cooperazione realmente efficaci; significa stipulare accordi con i Paesi di provenienza e di transito per una gestione ordinata dei flussi; significa effettuare una ricognizione della domanda e dell'offerta di lavoro per realizzare un piano di accoglienza fondato su reali possibilità; significa immaginare percorsi professionali e professionalizzanti, perché, se è vero che vi sono ambiti nei quali l'apporto della manodopera di provenienza straniera è particolarmente consistente, è altrettanto vero che abolire le frontiere per paura di perdere manovalanza a basso costo per i lavori più umili, mentre magari per noi e per i nostri figli immaginiamo, con tutto il rispetto di chi fa questo lavoro, un futuro da armocromisti, è un atteggiamento falsamente buonista che, al dunque, finisce col sostanziarsi come uno sfruttamento dei bisogni altrui.

Allora, signor Presidente, potenziamo i flussi se è possibile e se opportuno, documentiamoci, attraverso i dati degli organismi di impresa, le organizzazioni di categoria, prendiamo atto di una consistente offerta di lavoro inevasa a causa della indisponibilità della domanda.

Vogliamo sottolineare, ancora una volta, come Noi Moderati, l'impegno del Governo per favorire l'immigrazione regolare, in modo da renderla proficua sia per i migranti sia per il sistema produttivo nazionale.

È proprio l'intelligenza di un'azione di Governo, che vuole sicurezza e fermezza, che apre le porte del proprio Paese a coloro che vogliono venire a lavorare in Italia, premialità nei confronti di quei Paesi che, insieme a noi, Italia ed Europa, lottano contro l'immigrazione clandestina e ci aiutano, invece, a mandare manodopera qualificata nel nostro Paese, perché ne abbiamo veramente bisogno. Nei giorni scorsi, il presidente della Confcommercio ci ha detto che c'è bisogno, solo nei settori del commercio e del turismo, di 230.000 persone; una recente indagine della Camera ci ha detto che solo per le figure professionali di colf e badanti abbiamo bisogno di 25.000 persone; il ministro dell'Agricoltura Lollobrigida ci ha detto che abbiamo bisogno di 100.000 persone nel settore dell'agricoltura. Basta. Allora, questa è la direzione giusta e andiamo in questa direzione.

Come gruppo Noi Moderati, siamo qui, insieme a tutta la maggioranza, a collaborare perché si possa dare questo segnale forte, un segnale di premialità è un segnale anche di quote importanti. È stato definito che la necessità che ci sarebbe nel nostro Paese è pari a 500.000 unità in 3 anni. Questo ci permette di far capire come la lotta all'immigrazione clandestina e la gestione dei flussi si fanno con alcuni elementi: con la sicurezza, con la difesa dei propri confini, con la lotta agli scafisti della morte in poche parole con un Piano Mattei per il continente africano. Dopo aver sgombrato il campo - come ha fatto il Governo - dall'utilizzo distorto di sussidi assistenziali che, invece di tamponare un bisogno, incentivano l'inattività, valutiamo la possibilità di calibrare gli arrivi alla luce della capacità assorbente del sistema produttivo. Nello stesso tempo, tuttavia, signor Presidente, dobbiamo essere più che mai rigorosi nella prevenzione e nel controllo dell'immigrazione illegale, durissimi nello stroncare i traffici di uomini senza scrupoli, sulle cui coscienze gravano i troppi morti che giacciono in fondo al Mediterraneo, e determinati nel perfezionare e meglio circoscrivere strumenti normativi come quello della protezione speciale, i cui margini di ambiguità avrebbero potuto farne uno strumento di aggiramento delle regole invece di una procedura straordinaria a fronte di esigenze straordinarie.

Noi riteniamo che il Governo e la maggioranza abbiano individuato il giusto punto di caduta tra accoglienza, integrazione, sicurezza e difesa dei confini, un punto di caduta così solido ed equilibrato da aver costretto anche l'Europa, finalmente, ad avviare una presa d'atto rispetto a un problema che riguarda l'intero continente. Noi siamo quelli che vogliono che nel nostro Paese - ne abbiamo bisogno davvero come il pane - si venga a lavorare con dignità, con serietà e con accoglienza. Non è invece ben chiaro, in questi ultimi giorni soprattutto, cosa voglia la sinistra, oltre ad appaltare ai Paesi poveri i lavori umili e i figli che gli italiani non fanno più. È quella sinistra modello Vogue che, a furia di abbinare i colori, non sa più distinguere il colore della solidarietà da quello dello sfruttamento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, i pochissimi che sono qui presenti, ci siamo: arriva la conversione in legge del decreto 10 marzo 2023, n. 20, recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare. Preferisco chiamarlo così, per esteso, e, per favore, Presidente, non chiamiamolo “decreto Cutro”. Se vi rimane un briciolo di decenza, di umanità, evitiamo almeno di usare una tragedia immane, come quella avvenuta presso le coste calabresi, come un vessillo. Basta già il buio pesto delle parole istituzionali che ho appena letto: prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare. È già disumano così, perché nessun desiderio di mobilità, nessun tentativo di cercare altrove condizioni di vita migliori è, di per sé, già irregolare.

Migrare è antico, collega Bicchielli, molto, molto antico, è naturale come piace a voi - la famiglia naturale, i flussi naturali -, è molto naturale ed è profondo come la storia del genere umano. Anzi, mi verrebbe da dire che è di più, migrare è antico e naturale come la vita sulla Terra, lo fanno le farfalle, lo fanno gli uccelli. Sapete, lo zio di mio padre è sbarcato a La Boca 100 anni fa, lo ha fatto per trovare una condizione migliore, soprattutto scappando da quel ventennio. Si è spaccato la schiena per un'intera vita, per costruire le ferrovie in quel Paese. Cos'è andato a fare, a rubare il lavoro agli argentini?

Cosa ha fatto mio cugino, quindici anni fa? Ha aperto la prima gelateria di Tulum. Lui, invece, chi è? Com'è questo bias, questo pregiudizio, è un cervello in fuga, un espatriato? Perché è andato lì? Per questa idea, che avete in testa, di un meticciato globale? Guardate, la verità è che, se foste onesti, avreste dato un altro nome a questa legge: disposizioni per rendere irregolare, insicuro e sostanzialmente impossibile ogni tentativo di trovare accoglienza in Italia. Per inciso, per l'ennesima volta siamo di fronte a un provvedimento che non ha un reale carattere di urgenza, non ce l'ha, non ce l'ha! Dovevate solo coprire la vergogna di quel mancato soccorso. Il carattere di urgenza dovrebbe essere proprio dei decreti-legge, Presidente. Alla straordinarietà dell'intervento governativo avete sostituito la noia dell'eterno ritorno all'uguale.

Entriamo nel merito. Parto dal peggio di quello che avevate in mente, cioè l'abrogazione delle norme sul permesso di soggiorno per protezione speciale, introdotto dal decreto n. 130 del 2020, il cosiddetto decreto Lamorgese. Parlo col condizionale perché qualcosa è successo nel frattempo. Con la prevista soppressione dell'articolo 7 verrebbe infatti meno il divieto di espulsione sancito in rapporto al radicamento del cittadino straniero e anche a tutti gli indicatori. Significa una cosa sola, Presidente: produrre quelle irregolarità che si dice di voler contrastare, ossia condannare all'illegalità migliaia di persone.

Ve la ricordate l'uscita di qualche settimana fa? La lotta terracquea agli scafisti! Ecco, con questo decreto il Governo getta la maschera e prova a colpire chi? Le vittime del traffico. Ridurre, mortificare o, addirittura, eliminare la protezione speciale vuol dire una sola cosa: negare protezione a chi rischia la propria sicurezza e la vita, dopo aver provato a salvarsi, dopo essere passato attraverso il più grande cimitero a cielo aperto del mondo. Ecco, dopo aver fatto tutto questo, vuol dire di nuovo tornare indietro, vuol dire, se dovesse essere rimpatriato ed espulso dal nostro territorio, rischiare di nuovo la vita. Questo provvedimento, di fatto, l'unico effetto vero che ha è aumentare il numero degli irregolari nel nostro Paese, insomma l'opposto di quello che servirebbe al nostro Paese, come dice il DEF.

Perché esisteva quella norma? Parlo al passato, anche se è stata solamente ridotta. Esisteva per garantire un diritto, il diritto delle persone straniere, già presenti in Italia, di ottenere un permesso di soggiorno in presenza di rischi che incontrerebbero nel Paese di origine o dimostrando elementi di integrazione nella società italiana o, ancora, in presenza di obblighi costituzionali o internazionali.

Dopo esservi inventati l'ennesima bugia, possiamo dire così, per una settimana avete detto: siamo gli unici ad avere la protezione speciale. Siete stati smentiti da tutti: opinionisti, universitari, fondazioni, autorità. C'è voluto il Presidente della Repubblica a ricordarvi il punto. Già, non è vero che l'Italia è l'unico Paese europeo a prevedere la protezione speciale nell'Unione europea: sono ben 18 su 27 ad offrire ai migranti forme di protezione complementare. Non è vero che i permessi speciali sono un pull factor che attrae stranieri verso il nostro Paese. E la dimostrazione è molto semplice: i numeri richiesti negli altri Paesi sono superiori al nostro, e non sono Paesi di primo approdo. Quindi dov'è il pull factor? Volete cancellare quella forma di protezione e alla fine non sapevate più come giustificarlo. Non c'è un perché; o meglio, se c'è, è indicibile. Non potete dire qual è il senso di questa misura, quindi lo farò io. Il senso è comunicare a ogni persona straniera un concetto semplice: sei indesiderato, non ti vogliamo, a dirla tutta ti disprezziamo o, quantomeno, i nostri elettori ti disprezzano, quindi cercheremo di renderti la vita impossibile. Questo è il senso. Avviso ai naviganti, in senso letterale: è meglio per voi non arrivare nemmeno, anche perché, come avete visto, non è detto che verrete soccorsi.

Insomma, l'altro cuore nero di questa vicenda è davvero non aver vissuto nello stesso Paese. Ma quale sinistra fighetta, ma quali radical chic? Entrate un minuto in un CPR, entrate un minuto della vostra vita politica in un CPR, provateci, provateci! Questo è l'altro cuore del decreto, ed è la scelta di finanziare altri centri di permanenza per il rimpatrio e allungare i tempi di trattamento. Su questo mi soffermo perché nel corso degli ultimi 10 anni ho effettuato numerosi e costanti sopralluoghi al CPR di Torino di corso Brunelleschi, come consigliere regionale, nell'ambito dei miei poteri ispettivi. Un luogo che la città stessa, da anni, chiede di chiudere definitivamente. Un luogo ormai del tutto inagibile, che stava finalmente per essere cancellato come una macchia mostruosa della storia della nostra città: 24 anni di orrore, violazione dei diritti umani, morti insensate, dolore fisico e psicologico. La prefettura ha dichiarato che per la sistemazione della struttura serviranno di nuovo ulteriori milioni di euro. Soltanto per la gestione del CPR, senza contare i costi delle Forze dell'ordine che ci lavorano, nell'ultimo anno sono stati spesi 8 milioni di euro. Invece, un mese fa, il paradosso: il Governo annuncia che il CPR, chiuso a seguito di proteste dei trattenuti, riaprirà e verrà ampliato, nonostante il voto contrario del consiglio comunale di Torino o le richieste, anche negli anni passati, del consiglio regionale e delle migliaia di voci, che, da anni, chiedono di chiudere per sempre quella vicenda di violazioni e ingiustizie. Altro denaro pubblico su strutture in cui vengono sistematicamente violati i diritti fondamentali delle persone. Ma non solo. Strutture del tutto inutili ai rimpatri. Già, mentre il Ministero decide di investire per la risistemazione del centro di detenzione, non riserva un euro per la ristrutturazione dell'Ufficio immigrazione della questura di Torino, del tutto inadeguato, per il quale ora viene, invece, richiesto alla città di trovare una soluzione. Ovviamente, da quell'ufficio passano le richieste di documenti che consentono alle persone straniere di vivere e lavorare in Italia, documenti rilasciati con ritardi vergognosi e in condizioni non dignitose.

Io vorrei chiedervi una cosa, e non è retorica: davvero, ma voi siete mai entrati lì dentro? Io lo escludo, perché nemmeno il più nero, il più neofascista, il più spietato personaggio potrebbe rimanere integro dopo essere stato lì anche solo una volta. A Torino è molto semplice la descrizione: una spianata di cemento con gabbie da zoo e palazzine anch'esse di cemento. Nessun elemento che non sia orribile, degradante e disagevole. Freddo insopportabile in inverno, caldo e terra rovente in estate. Materassi distrutti dal sudore e dalla vita indegna che si vive lì dentro. Zero attività ricreative, totale incertezza sulla durata della reclusione, minore regolamento rispetto alle carceri, condizioni ancora peggiori, costanti e strutturali violazioni dei diritti più basilari delle persone trattenute. La cosa migliore che ti possa succedere è essere sedato e prendere degli ansiolitici per non vedere cosa hai attorno. Un mondo impenetrabile, separato dal resto del mondo. Un vero vulnus per la democrazia e la civiltà dei diritti.

Un posto dove ho ascoltato le storie più incredibili, dolorose e inaccettabili che si possano immaginare. Vi ricordate di Moussa Balde? Ve lo ricordate? Io credo che molti colleghi non se lo ricordino: suicida per la disperazione, a 22 anni, proprio nel 2021. Sapete cosa gli era successo? Era stato riempito di botte da degli italiani, italianissimi. Eppure, invece di essere stato accolto, anche solo per chiedergli scusa, per dirgli cosa gli era appena successo, è stato portato lì come se dovesse essere punito ancora. Ma non è mica l'unico. Vi ricordate di Faisal Hossain? Lo escludo. Anche lui morto nel 2019 per arresto cardiaco, per cause mai chiarite, dopo venti giorni di isolamento punitivo nelle cosiddette strutture in cui le persone che hanno dei problemi psichiatrici o hanno delle malattie infettive devono essere recluse. Sono andato a vederlo il giorno dopo e ho fatto denuncia alla procura della Repubblica. Sapete qual è il problema? In quei luoghi non c'era nemmeno più il campanello, se qualcuno si fosse sentito male. Non c'era la possibilità, da fuori, di vedere cosa poteva succedere. E questo succede un anno prima del suicidio di Moussa Balde, solo per capirci. Voi, tutto questo, lo ignorate sapientemente. Tacete sulle morti, tacete sull'autolesionismo, i suicidi, l'abuso di psicofarmaci, le violenze, le telefonate e le visite negate, l'incertezza della fine della detenzione, la negazione della libertà per il solo illecito amministrativo. Magari le persone detenute hanno fatto ore di coda davanti alle questure per rinnovare i loro permessi, o provengono dal carcere, e avrebbero potuto essere identificate in quel contesto. Che senso ha? Hanno commesso dei reati? Sono state due o tre anni in un carcere italiano e in quei due o tre anni non potevano essere identificate e poi espulse? No! Ci voleva la punizione ulteriore. Ma a voi va bene, l'intenzione è quella di segregare il migrante fin dal suo arrivo e, in caso di diniego, passare direttamente agli hotspot. Anche perché i CPR contribuiscono solo - e dico solo! - al 50 per cento dei rimpatri: 3.000 su 6.000.

Governo, Ministro, senza accordi bilaterali il rimpatrio semplicemente non avviene. Che cosa avviene quando il Paese di provenienza, per esempio il Marocco, non ha accordi con l'Italia che garantiscano i rimpatri? La persona che non può essere rimpatriata continua ad entrare e uscire da questi centri. E che cosa sono i nuovi hotspot previsti dal decreto? Nientemeno che altri centri di detenzione informale, in cui condurre le procedure di identificazione, ma soprattutto l'esame accelerato delle domande di asilo. Altri centri detentivi mascherati, che prolifereranno sul territorio nazionale, mentre, al contempo, si nega ai richiedenti asilo la possibilità di accedere al sistema pubblico di accoglienza integrata e diffusa - SAI, già SPRAR - a eccezione delle persone ucraine e afgane. Restano nel sistema SAI soltanto i richiedenti che fanno ingresso nell'ambito dei corridoi umanitari e del Programma nazionale di reinsediamento.

Poi abbiamo: l'inasprimento delle pene, già previste e già elevate; l'introduzione del reato di morte o lesione, come conseguenza del traffico per immigrazione clandestina; la programmazione triennale dei flussi di ingresso per il lavoro, di cui ora si dovrà occupare solo il Governo; l'aumento sino a 3 anni della durata del permesso di soggiorno per persone straniere titolari di contratto a tempo indeterminato; l'attribuzione agli ispettori del lavoro della qualifica di ufficiali di Polizia giudiziaria contro la criminalità agroalimentare.

Il senso che percorre tutto il decreto è uno solo: generare irregolarità, costringere lavoratori e lavoratrici ad entrare in Italia clandestinamente, con visti turistici, impedirgli di avere un permesso di soggiorno, anche quando trovano lavoro; l'altro effetto che produrrete sarà l'aumento del lavoro nero e dell'evasione fiscale. In effetti, visto quello che avete appena approvato ieri con il decreto Lavoro, il 1° maggio, con l'aumento dei voucher fino a 15.000 euro, forse, questo esercito di riserva vi interessa, vi interessa tantissimo, tiene i salari bassissimi in questo Paese. Forse, anche per questo siete contro il salario minimo legale.

Il vostro è un decreto deterrente, come direbbe il mio collega Devis Dori, lo scrivete nerissimo su bianco: non puoi arrivare, se arrivi non ti puoi fermare, se ti fermi verrai recluso, il permesso di soggiorno ti verrà negato, così la mobilità, così l'accoglienza e i servizi. Mentre preparavate tutto ciò, Lollobrigida è riuscito a rispolverare il vecchio mantra della sostituzione etnica, caro all'estrema destra islamofoba o a quella suprematista che ama i complotti e, sotto sotto, continua a pensare che ci sia qualche ebreo ad architettarla. Eh già, il concetto è noto: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro? Non è quella la strada. Questa sorta di teoria, che sostiene il rischio dell'estinzione delle popolazioni bianche, americane ed europee e, a seconda del caso, a seguito dell'invasione di popolazioni provenienti da altre aree del mondo, si fonda sulla paura, soprattutto della classe medio-bassa, di perdere i propri privilegi a favore degli immigrati stranieri. Bicchielli, la conosciamo bene questa teoria. Proprio perché ci date dei letterati, degli studiosi, basta leggere un libro in più per sembrare radical chic, abbiamo letto qualcosa. Questa visione, che nasce negli Stati Uniti nel periodo delle grandi ondate migratorie transoceaniche dall'Europa, viene perpetuata attraverso una serie di saggi e romanzi distopici e trova nuova linfa nel nuovo Millennio grazie al contributo del neonazista e negazionista austriaco Gerd Honsik, che, nel 2005, propone il cosiddetto Piano Kalergi, secondo cui l'arrivo di massa di persone da fuori Europa, di milioni di potenziali lavoratori a basso costo sarebbe il frutto di un piano segreto architettato dalle élite politiche ed economiche occidentali al fine di tenere bassi i salari e creare un meticciato debole facilmente controllabile. Si raggiunge, poi, l'apice con lo scrittore Renaud Camus che, nel suo libro del 2011, rilancia la teoria del grande complotto ai danni dei bianchi occidentali, che rischiano di essere rimpiazzati dagli immigrati colonizzatori, artefici di una sorta di genocidio degli indigeni paragonabile a quello compiuto dai nazisti ai danni degli ebrei.

Lollobrigida tira il sasso e, poi, si definisce ignorante, resta il fatto che il timore di essere sostituiti da parte di uno straniero è uno dei più potenti meccanismi dialettici in uso da tutte le destre, da Orban a Trump. Guardate che non è solo Lollobrigida ad aver ripreso quelle parole: anche Salvini parlava di “genocidio del popolo italiano”, fino a qualche anno fa! Da un lato, si cerca un'egemonia sottoculturale reazionaria, dall'altro, si punisce chi fugge da fame e guerra, mentre, per inciso, non si muove un dito per mettere i giovani nelle condizioni di costruire una famiglia o di non dover scappare all'estero per i salari da fame!

Avete promesso i blocchi navali, parlavate di un tam-tam appena arrivato il Governo Meloni. Ve le ricordate le prime pagine dei giornali? “Non partono più”, strillavano gli house organ della destra italiana. Poi, i numeri vi sono esplosi in faccia e, dopo la guerra alle ONG, dopo un mancato soccorso, volete arrivare agli stessi risultati per vie tortuose. Ecco, con il decreto non sono possibili, di fatto, arrivi illegali, canali sicuri e il solo modo di regolarizzarsi resterà quello dell'asilo politico. Nel frattempo, aumenta la lista dei Paesi sicuri, estesa a luoghi dove le organizzazioni del traffico di migranti prosperano: per esempio, la Libia e la Turchia.

D'altra parte, voi siete quelli che, mentre parlavate di aumentare le pene agli scafisti, stringevate la mano a Emad Trabelsi, un trafficante di persone, arrestato in Francia con una grossa somma di denaro contante e, poi, rilasciato dopo aver incontrato proprio il Ministro Piantedosi per discutere comuni azioni per gestire i flussi migratori, ossia per bloccare le partenze dalla Libia.

Siete quelli che, a Cutro, avete saputo trasformare un naufragio di Stato in onta per le vittime. Ricordiamoci che, all'indomani della strage, l'ex comandante della capitaneria di porto Vittorio Alessandro ha parlato di qualche decreto interministeriale che ha imbrigliato l'attività; il comandante della Guardia costiera Aloi ha dichiarato che spesso le regole di ingaggio non promanano dal Ministero dei Trasporti, ma da quello dell'Interno; il portavoce della Guardia costiera Cosimo Nicastro ha ammesso che la direttiva della difesa dei confini ha prevalso sul dovere di soccorso in mare. Già, è come mandare durante un incendio, al posto dei Vigili del fuoco, la Polizia municipale per chiedere “scusate, dov'è il piromane?”. È andata così: invece di chiedere scusa, invece di rispondere in Aula su quanto accaduto, ha stigmatizzato le persone morte, rimaste senza i loro cari in quel viaggio; “imprudenti” gli si è detto.

Avete tenuto i sopravvissuti confinati per giorni in condizioni indecenti, siete andati in quei luoghi solo per sbeffeggiare ed offendere ulteriormente quelle persone, approvando in un Consiglio dei ministri questo decreto vergognoso! No, non siamo razzisti, ma la vostra sofferenza e le probabili torture a cui andrete incontro, se respinti, la vostra morte miserevole, la reclusione ingiustificata e la marginalità sociale a cui vi condanniamo, qui, per noi, invece, sono okay! Sì, è dura riuscire a dire quello che pensate fino in fondo, ecco perché siete solo dei mezzi fascisti (Commenti del Sottosegretario Molteni), dei mezzi suprematisiti, dei mezzi razzisti: una metà della vostra identità se la sono portata via la vergogna, la viltà e l'umiltà! Bicchielli, lei dovrebbe essere quello moderato? Guardi, meglio buonisti che cattivisti, e non c'è bisogno di un armocromista per dire che il nero non sta bene su tutto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Intervengo in questa discussione generale sul decreto-legge n. 20 che il Governo ha approvato il 10 marzo. Finalmente si tenta di uscire dalla logica dell'emergenza, una logica che ha lasciato sul campo tanti, tantissimi problemi irrisolti. Ora c'è un nuovo approccio, una gestione ordinaria dei flussi migratori, che rappresentano, comunque, una problematica strutturale. Il Governo sta portando avanti questa nuova impostazione con concretezza e senza propaganda, richiedendo un'attenzione nuova e diversa da parte delle istituzioni comunitarie. Io credo che sia un passo in avanti molto importante aver posto il tema anche al centro dell'agenda comunitaria. Gli ultimi Consigli europei sono stati la sede in cui sono stati fatti dei passi in avanti importanti e noi dobbiamo proseguire a richiedere questo impegno da parte dell'Unione europea.

Finalmente si arriva - è stato detto anche da alcuni colleghi che mi hanno preceduto - ad una logica di programmazione. C'è una revisione del meccanismo dei flussi in base alla richiesta delle imprese, in base alla richiesta di manodopera stagionale. Viene prevista la necessità di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che ovviamente verrà portato avanti ascoltando tutti gli attori coinvolti. Si parla di quote del triennio, non più di un solo anno, con parere che va dato dalle Commissioni parlamentari, con maggiori accessi riservati a quei Paesi che promuovono campagne di informazione sui rischi dell'immigrazione illegale.

Viene semplificato l'avvio del rapporto di lavoro con le aziende italiane, viene accelerata la procedura del rilascio del nulla osta al lavoro subordinato, vengono previsti ingressi specifici fuori quota relativi a quei corsi di formazione che sono riconosciuti anche all'interno del nostro Paese. Viene rafforzato il ruolo dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari per combattere la criminalità agroalimentare. Vengono poi previste una serie di norme legate ai possibili commissariamenti dei centri per i migranti, per garantire un migliore funzionamento. C'è il tema della protezione speciale, che viene ritoccato.

Qui vorrei sottolineare alcuni aspetti. Il sistema italiano di protezione si basa su due tipologie. La prima tipologia è quella dell'asilo politico, che è previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951, firmata da 144 Stati, con una definizione precisa che è contenuta dall'articolo 1, lettera a). Il secondo ambito è quello della protezione sussidiaria, che è prevista da una direttiva europea, recepita dal nostro Paese e dagli altri Stati membri. Questi due strumenti sono, quindi, disponibili su tutto il territorio dell'Unione europea. Va detto che la protezione sussidiaria è un'ulteriore forma di protezione internazionale. Chi ne è titolare viene protetto in quanto, se ritornasse nel Paese d'origine, andrebbe incontro al rischio di subire un danno grave.

La protezione speciale è invece prevista da una legge italiana, e quindi si applica solo nel nostro Paese. Anche altri Paesi europei hanno sviluppato, con regole diverse, delle terze vie, però il meccanismo di protezione speciale era previsto da una legge italiana ad hoc e nasce come strumento speciale rispetto ad asilo e protezione sussidiaria, per casi eccezionali. I dati della Commissione nazionale per il diritto di asilo riferiti al 2022 evidenziano che, su 58.446 decisioni adottate, sono state, al netto di 33.407 decisioni di rigetto, ben 10.506 quelle di protezione speciale, 7.494 quelle riferibili allo status di rifugiato e 7.039 quelle relative alla protezione sussidiaria. I numeri del meccanismo speciale e straordinario sono sostanzialmente il doppio rispetto ai meccanismi ordinari. Quindi, è chiaro che c'è stata un'alterazione del sistema, che, come ho detto, era imperniato sui due ambiti che ho ricordato. Essa è stata corretta con l'attuale decreto, che ha portato ad una razionalizzazione dello strumento, soprattutto attraverso una tipizzazione delle fattispecie previste che, come è stato evidenziato dai numeri che ho appena letto, si erano allargate a dismisura.

Tra l'altro, come ha anche confermato il Ministro Piantedosi la settimana scorsa in Aula, è previsto un regime transitorio per chi ha questo status e chi ne è richiedente anche per le richieste pendenti, con l'introduzione di una norma transitoria, che consente l'applicazione della disciplina previgente per le domande presentate prima dell'approvazione del decreto.

È chiaro che siamo in presenza di un altro tassello di un mosaico complesso, che è la politica del Governo sulla questione della gestione dei flussi migratori. Noi, come Forza Italia, abbiamo portato avanti una serie di proposte, e vediamo che la gran parte di queste sono poi contenute negli atti del Governo. È indispensabile - lo abbiamo ripetuto in tutte le sedi - una cornice europea nell'affrontare questa problematica, anche rivedendo quelle che il Presidente Mattarella ha richiamato essere regole a volte preistoriche che Bruxelles ha portato avanti in questi anni.

È stato ricordato più volte da vari colleghi che mi hanno preceduto, su questo aspetto del necessario coinvolgimento dell'Unione europea mi sembra che anche il Papa abbia utilizzato parole molto nette.

Quindi, una cornice europea, che deve trasformarsi in un impegno concreto dei 27 Stati. Su questo aspetto abbiamo visto in questi mesi dei passi in avanti importanti, che vanno registrati. Sono per noi indispensabili, ovviamente, una difesa dei confini e delle frontiere, a Est come a Sud, il contrasto duro all'immigrazione clandestina e ai trafficanti di uomini, accordi bilaterali con i Paesi di transito.

Durante il Governo Berlusconi ricordiamo che erano state portate avanti molte intese bilaterali, e si sta andando in questa direzione con il Presidente Meloni e con il Ministro degli Affari esteri Tajani, che hanno avviato questo tipo di sinergie. È necessario rafforzare i meccanismi di migrazione legale, e all'interno di questo decreto esiste una programmazione importante, che è un salto di qualità in questo contesto; un meccanismo di rimpatri e di ricollocamenti cogenti per i Paesi dell'Unione europea, che molto spesso dichiarano buona volontà, ma poi i numeri dimostrano che sono sempre piuttosto restii a portare avanti le loro buone intenzioni; un potenziamento delle agenzie europee dedicate, in particolare l'EASO, e anche operazioni positive che si sono portate avanti a livello comunitario. Mi viene in mente, in particolare, l'operazione Irini. E poi credo che sia condiviso un nuovo necessario approccio verso l'Africa, verso il continente africano, con quello che noi abbiamo sempre chiamato Piano Marshall per l'Africa sotto la guida della Commissione europea, che ci consenta anche di non perdere posizioni strategiche che rischiano di essere occupate da altri player internazionali. Questo è un aspetto che dobbiamo ovviamente rivendicare, un ambito sul quale dobbiamo battere, non solo in Italia, ma soprattutto a Bruxelles.

Quindi, un Piano Marshall per l'Africa sotto l'egida della Commissione europea. Questo è il quadro complessivo. Compiamo un ulteriore passo su questo percorso. Andiamo avanti su questo percorso e in questo contesto complesso. Facciamolo, affrontando le numerose questioni irrisolte, lasciate indietro dai Governi precedenti, sulla base del nostro programma elettorale. Forza Italia darà il suo contributo, per migliorare e per rendere sempre più efficaci e concreti i provvedimenti.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giulia Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, inizierò il mio intervento, partendo dalla prima cosa di questo decreto che balza all'occhio, cioè il nome. È un nome indecoroso, quello di Cutro, con cui il Governo ha scelto di strumentalizzare la morte di oltre 90 persone, nonostante fin dai primi giorni, avesse chiesto a noi, alle opposizioni, di evitare di parlare di questa tragedia come di un fatto politico. Forse non è un caso. Sotto un nome così evocativo, si è scelto di infilare dentro un po' di tutto, come se, con una bacchetta magica, si potessero risolvere tutti i problemi di migrazione in Italia: dagli sbarchi clandestini, alla sicurezza, all'occupazione irregolare.

Lo sapete benissimo anche voi, al Governo, che non esiste alcun valido motivo per trattare insieme i temi del contrasto all'immigrazione irregolare e quello della regolarizzazione di chi è già qui o cerca canali legali per venire a lavorare nel nostro Paese. Non a caso, il risultato raggiunto da questo decreto è assolutamente schizofrenico e non contribuisce a risolvere, né l'uno, né l'altro problema. Si dimostra troppo timido sulla regolarizzazione dei flussi legali e, invece, troppo severo, ma, al contempo, inefficace, sul contrasto all'immigrazione irregolare.

Partiamo, quindi, da cosa volete fare per agevolare l'ingresso dei lavoratori regolari e guardiamo ai dati sulla forza lavoro nel nostro Paese. A seconda delle stime, in Italia, mancano tra i 500.000 ai 2 milioni di lavoratori. La stessa vostra Ministra Calderone ha parlato di 1 milione di lavoratori mancanti proprio pochi giorni fa, con conseguenti perdite economiche per il nostro Paese che si stimano attorno ai 15 miliardi di euro l'anno. Sono cifre da capogiro, dovute non solo alla bassa natalità, che voi ricordate spesso, ma anche a fenomeni preoccupanti, come lo skill mismatch, che porta alla paradossale situazione di avere moltissimi posti di lavoro vuoti e 3 milioni di giovani inoccupati che non studiano e non lavorano. Ma non apriamo neanche questo capitolo, altrimenti dovremmo passare ore a spiegare che non basta abbassare le tasse o dare qualche bonus per convincere i più giovani a restare in Italia o fare figli. D'altra parte, nel DEF stesso, il vostro DEF che, infine, avete passato venerdì, lo ammettete pure voi: serve più immigrazione.

Il decreto Cutro è timido e inefficace nel dare una risposta alla mancanza di posti di lavoro. Col decreto flussi del mese scorso, sono arrivate oltre 250.000 domande di regolarizzazione, contro gli 80.000 posti disponibili. Onestamente, guardiamoci in faccia senza ipocrisie: parliamo di 250.000 persone che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono qui, irregolari, da anni, magari hanno un posto di lavoro, ma chiedono soltanto di essere regolarizzate. Persone che, a causa dell'impossibilità di essere regolarizzate, sono condannate a un futuro incerto, con tutte le conseguenze del caso in termini di esclusione sociale e, purtroppo, possibile scivolamento verso la criminalità. Ma non solo: si tratta di persone che, pur avendo un lavoro, non pagano, né tasse né contributi, nonostante usufruiscano dei servizi messi a disposizione dal nostro welfare state, perché, salvo che, nei prossimi mesi, non intendiate negare l'assistenza sanitaria di base e l'istruzione ai figli degli irregolari - e qui spero veramente di non avervi dato qualche idea perversa -, questi sono diritti essenziali che noi italiani garantiamo anche a chi è qui in clandestinità.

È per questo che con i nostri emendamenti abbiamo provato a porre rimedio a questa situazione, proponendo, per esempio, un criterio di flessibilità al numero di ingressi autorizzabili nei prossimi anni, che desse la possibilità ai Governi di aumentare il numero di autorizzazioni qualora le richieste dei datori di lavoro superassero significativamente le quote stabilite, come è avvenuto quest'anno. Abbiamo pensato che fosse ragionevole ipotizzare che, qualora le domande di regolarizzazione dovessero superare, di almeno il 50 per cento, le quote d'ingresso stabilite, il numero di ingressi autorizzati dovrebbe essere, come minimo, pari alla metà delle richieste eccedenti. Facciamo un esempio concreto per capirci: se di fronte a una quota stabilita di 100.000 ingressi annui le richieste fossero pari, per esempio, a 150.000, pensiamo che, come minimo, bisognerebbe autorizzarne 125.000, con un meccanismo, quindi, automatico. Inoltre, riteniamo assolutamente ipocrita fingere che questi click day servano per attrarre lavoratori che ora si trovano all'estero. Sappiamo tutti benissimo che servono per mettere in regola persone che già sono in Italia da anni e che, probabilmente, da anni, hanno già un lavoro, solo che è irregolare. Si tratta di persone che, magari, sono entrate regolarmente e che sono diventate irregolari a causa della farraginosità delle norme e dei ritardi nell'erogazione dei permessi. Per questo, in un emendamento che abbiamo proposto, si mette nero su bianco l'opzione di assumere anche chi è già nel nostro Paese, smettendola di prendere in giro i lavoratori, i datori di lavoro e gli italiani in generale.

Siccome sappiamo quali sono le esigenze del Paese, con un ulteriore emendamento avevamo anche proposto una quota d'ingresso pari al 20 per cento da riservare al lavoro domestico, un settore in cui i flussi regolari sono stati letteralmente chiusi nel 2011, cioè ben 12 anni fa. Chiunque abbia letto qualche dato sa che le successive sanatorie non sono assolutamente bastate a porre rimedio a questo blocco e, nel prossimo triennio, si stima che serviranno fino a 70.000 nuovi ingressi per coprire le esigenze di una popolazione sempre più anziana e, purtroppo, sempre meno autosufficiente.

È una questione non solo di numeri, ma anche di come questi numeri - che poi, ricordiamocelo, sarebbero persone - vengono scelti. Il meccanismo del click day è assolutamente sbagliato, visto che questa scrematura delle domande è praticamente affidata al caso, cioè “un'assurda e inquietante rappresentazione tecnologica del fato, che (…) deciderà del destino delle persone, di chi è sommerso e di chi è salvato”. Così l'ha definita il sociologo del lavoro Stefano Allievi e francamente non so come dargli torto.

Ma veniamo, ora, al secondo aspetto del decreto, quello che interviene sul contrasto all'immigrazione irregolare. Questo Governo pensa che possa avvenire soltanto inasprendo le pene e stringendo le maglie dei permessi di soggiorno. Questo è un approccio fallimentare che denota tutta la superficialità con cui questa maggioranza affronta il fenomeno migratorio, come se ignorasse completamente qual è la posta in gioco per chi sceglie di affidarsi ai viaggi della speranza. Ma, d'altronde, cosa ci aspettiamo da un Governo il cui Ministro dell'Interno, dalla sua comoda poltrona, ha il coraggio di dire frasi come “La disperazione non giustifica viaggi che mettono in pericolo i figli” oppure “Chi scappa da una guerra non deve affidarsi a scafisti senza scrupoli”. No? E cos'altro può fare?

Si cerca di risolvere un problema dalle radici profonde, chiedendo a disperati, che scappano da fame, violenze e torture, di riflettere bene sul fatto che, forse, una volta arrivati in Italia, secondo il nuovo articolo 7 di un incomprensibile decreto-legge, potrebbero non ottenere un permesso di soggiorno per protezione speciale. Ma vi rendete conto? Ma, secondo voi, veramente a chi scappa dalla guerra interessa qualcosa di questo decreto Cutro? Pensate che fare cose come eliminare l'assistenza psicologica, la somministrazione di corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio dalle prestazioni che devono essere assicurate nelle strutture di prima accoglienza serva veramente a disincentivare le partenze?

Sono misure, queste, che servono soltanto a ridurre ogni possibilità a chi arriva di integrarsi, perché, già che li abbiamo questi clandestini, tanto vale usarli per la propaganda politica, sia mai che poi, se li integriamo, gli italiani si rendano conto che non sono poi il grande problema che dite voi. Quindi, avete deciso che i permessi di soggiorno per protezione speciale non possono più essere convertiti in permessi di soggiorno per ragioni lavorative, che, invece, finora, erano concessi a quei beneficiari stranieri che riuscivano, nel frattempo, a trovare un impiego.

Questo decreto è davvero un corto circuito schizofrenico, come dicevo all'inizio. In teoria, proponete di regolarizzare gli irregolari e, in pratica, al contempo, impedite a molti di loro di regolarizzarsi.

Infine, un altro grande classico di questo Governo, ossia che, quando non sa come prevenire un problema, si inventa un nuovo reato e inasprisce le pene, come contro i rave party, per fare un esempio. In questo caso avete fatto del vostro meglio, con l'articolo 8, comma 1, lettera b), introducendo il reato di morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina. Un bel reato, tutto nuovo di pacca, come piace a voi, ma pleonastico nella fattispecie sanzionata e sproporzionato nella pena comminata. È pleonastico, perché si prefigge l'obiettivo di punire una condotta già sanzionata con pene detentive molto alte, anche considerando eventuali cumuli di pene, e, dall'altra, sproporzionato nelle cornici edittali delle pene previste.

Immaginiamo, sempre per fare un esempio, un naufragio che faccia morti e feriti. Attualmente, per il reato di omicidio colposo plurimo, possono essere comminati al massimo 15 anni di pena, mentre, per il reato di lesioni colpose plurime, un massimo di 5 anni di pena, per un totale, se la matematica non è un'opinione, di massimo 20 anni di pena.

Ora, con il decreto Cutro, viene introdotto nel codice penale questo nuovo reato di morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina, che potrà essere punito con pene che vanno dai 20 ai 30 anni di carcere. Ciò significa che la pena più bassa è pari a quella più alta che avrebbe potuto subire il capitano Schettino dopo aver causato la morte di 32 persone per il naufragio della Costa Concordia.

Gentili colleghi - mi avvio alla conclusione -, è evidente che chiunque rifletta anche soltanto un attimo su questo testo si rende conto che è una misura ingiusta, che peraltro non servirà a nulla. Mi rivolgo, attraverso la Presidenza, al Governo: se veramente temete così tanto l'immigrazione irregolare e le sue conseguenze, l'unica cosa che ha davvero senso fare è rendere più facile la migrazione regolare e controllata e, soprattutto, creare dei percorsi per regolarizzare gli oltre 500.000 immigrati irregolari che in buona parte già lavorano in Italia e forse vorrebbero farsi una vita, migranti di cui abbiamo un disperato bisogno per far fronte ai problemi di cui sopra: bassa natalità, skill mismatch, immigrazione di italiani e via dicendo. Purtroppo, viene il dubbio, legittimo a questo punto, che la situazione di perpetua emergenza in qualche maniera torna utile a questo Governo. Per questo vi chiedo, da cittadina, ancor prima che da politica: smettete di pensare al tornaconto elettorale e affrontate i veri problemi del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sara Kelany. Ne ha facoltà.

SARA KELANY (FDI). Grazie, Presidente. Il decreto che ci apprestiamo ad approvare, su cui oggi apriamo la discussione, nasce in un momento storico unico. Come ricordato dai colleghi, nasce in un momento in cui la pressione migratoria, in ragione di moltissimi fattori, concomitanti, contingenti ed eccezionali, è alle stelle: i dati parlano effettivamente di un aumento degli arrivi che non si era mai registrato prima. Questi fattori debbono essere riconosciuti nel conflitto russo-ucraino, che ha portato Paesi che dipendono molto dalle forniture di grano ucraino, come l'Egitto, a vedere migrazioni di massa; non è un caso che il maggior numero di migranti dello scorso anno fosse proprio di nazionalità egiziana. Le pressanti instabilità della Tunisia - che il Governo Meloni peraltro sta tentando di affrontare perorando la causa dello sblocco dei fondi del Fondo monetario internazionale, per evitare un default che sarebbe esiziale - le catene di instabilità nel Sahel e contestualmente l'annosa questione libica, tutto questo e molto altro, fa sì che l'aumento dei flussi migratori non abbia precedenti nella storia. Come ci hanno anche manifestato i nostri servizi di intelligence, la situazione non è certo destinata a migliorare. Questo sinteticamente è il quadro a livello internazionale e, in questo quadro di terribile congiuntura, purtroppo, si sono verificate le ennesime tragedie del mare, l'ultima quella di Cutro, che ha portato poi all'adozione del decreto che oggi abbiamo in conversione, a valle però di una serie di terribili tragedie, che si sono verificate negli ultimi dieci anni e che hanno visto morire in mare oltre 26.000 persone.

In via preliminare, prima di dare conto dei punti salienti del provvedimento, voglio ricordare in quest'Aula le vittime di Cutro e tutte le vittime dell'ignobile tratta degli uomini, vittime di chi lucra sulla pelle di uomini, donne e bambini, lasciati ad un destino crudele nelle acque di questo “Mare Nostro”, questo Mediterraneo che è diventato una delle più grandi fosse comuni del mondo. Ebbene, colleghi, a differenza di quanto ho sentito dire sinora, è a queste vittime che noi abbiamo pensato nell'affrontare il provvedimento, a queste vittime della schiavitù del terzo millennio. Ogni azione è stata ispirata dalla ferma e granitica volontà di non far accadere mai più abomini di questo tipo e, contestualmente, dall'altrettanto ferma e granitica volontà di consentire a questa Nazione una gestione razionale e sostenibile del fenomeno migratorio, tanto con riferimento alla sicurezza dei nostri cittadini, quanto con riferimento alle condizioni dei migranti sul suolo nazionale, che debbono essere degne di un Paese civile.

Ciò doverosamente premesso, Presidente, il Governo e la maggioranza in questo decreto hanno lavorato con un'intensissima attività emendativa in Senato, frutto delle diverse sensibilità di una maggioranza coesa e compatta nel voler affrontare questo problema, ed hanno agito con la tempestività che la situazione richiedeva. L'hanno fatto con consapevolezza e con coscienza. A differenza di quanto ho sentito dire, serviva una decretazione d'urgenza non solo in ragione del momento eccezionale che ci troviamo a fronteggiare, ma anche - e va doverosamente sottolineato - per l'incapacità di gestione delle politiche migratorie da parte dei Governi di sinistra degli ultimi anni, che nulla hanno fatto se non inneggiare ad un immigrazionismo buonista di facciata, l'immigrazionismo dei porti aperti e delle ONG sovrane a casa d'altri, che ha portato oggi la Nazione al collasso.

Noi portiamo in approvazione un provvedimento coraggioso, con una visione per cui l'immigrazione illegale non può essere tollerata e in Italia si entra solo legalmente. Chi pensa di potere ingrassare il proprio sporco ventre sulla pelle di uomini, esponendoli al rischio di morte, deve essere perseguito con le pene più severe, che si trovi in Italia o che si trovi nei Paesi di partenza.

Il decreto in approvazione si muove su più direttrici, parzialmente anche illustrate da chi mi ha preceduto. La prima, affrontata in apertura nella sistematica del decreto, è la regolamentazione dei flussi regolari. Voglio rivolgermi a chi ci accusa di xenofobia e di razzismo e, per suo tramite, Presidente, all'onorevole Grimaldi, quando parla di fascismo, nazismo, suprematismo bianco, paura del meticciato. Innanzitutto, sarebbe bene il caso che si rimanesse entro i limiti della continenza verbale, ogni qualvolta si interviene in Aula. Vorrei dire, sempre per suo tramite, Presidente, all'onorevole Grimaldi, di fronte all'accusa di paura del meticciato globale: eccola, la meticcia che ha paura del meticciato globale, figlia di un immigrato! Non ho uno zio o un cugino lontano nel più profondo Sudamerica: mio padre è sbarcato qui, in Italia! Quindi, questa meticcia, con la paura del meticciato globale, che da trent'anni fa politica al fianco del Ministro Lollobrigida - che non ha certo bisogno di difese d'ufficio, perché ha ben spiegato, se mai ve ne fosse stata necessità, cosa intendeva dire -, è qui a lavorare con questa maggioranza a questo decreto.

Noi, colleghi, abbiamo risposto a queste offese di xenofobia, dicendo che l'immigrazione si gestisce con regole precise, a vantaggio degli immigrati e a vantaggio degli italiani. Abbiamo risposto con norme che centralizzato in seno al Presidente del Consiglio la possibilità di emanare un decreto triennale di programmazione e un DPCM annuale per stabilire le quote dei flussi. Segnalo a questo proposito che, nel gennaio di quest'anno, il nostro decreto Flussi ha cubato ben 82.704 unità, una cifra mai vista dopo anni di immobilismo di una sinistra che non apriva a flussi regolari e faceva sì che l'immigrazione irregolare ingolfasse i canali e ogni possibilità di assorbire quote di regolari. Nella stessa ottica di queste disposizioni si agevolano anche ingressi fuori quota per chi ha formazione specifica e civico-linguistica, si agevolano gli ingressi per chi proviene da Paesi che intendono collaborare con l'Italia, sia sul piano delle campagne di informazione sulla pericolosità dei traffici illegali dei migranti sia sul piano dei rimpatri e dei ricollocamenti. La collaborazione con i Paesi di provenienza, come ricordato anche dal collega di Forza Italia che mi ha preceduto, è uno dei capisaldi dell'attività del Governo Meloni, nell'ottica di quel Piano Mattei - a noi piace chiamarlo più “Piano Mattei per l'Africa” - che si sta portando avanti in politica estera, nell'ottica di realizzare una cooperazione non predatoria con i Paesi del Nordafrica, in cui si investe in infrastrutture e si riceve in collaborazione, sia sull'immigrazione sia in campo energetico. Con quale obiettivo? Per arrivare alla conclusione di accordi che vedano il blocco delle partenze dal Nordafrica, il che, signori, è l'unica soluzione per impedire che si ripetano tragedie del mare, come quelle che abbiamo visto sino a oggi: qualunque assetto navale si posizioni nel Mediterraneo, se non si bloccano le partenze, non si eviteranno le morti.

Ma questo Piano Mattei per garantire cosa? Per garantire quello che veniva chiamato da San Giovanni Paolo II il diritto a non emigrare.

A queste aperture sui flussi regolari, importanti e significative novità sono state introdotte in tema di ingresso di lavoratori stranieri nel mondo agricolo e nel contrasto alle agromafie, per impedire, anche in questo caso, le storture di un sistema che, troppo spesso, ha visto serpeggiare, nelle cooperative che gestiscono l'accoglienza, fenomeni di illegalità, di caporalato, di sfruttamento, di mala gestio. Non ci nascondiamo che, nella gestione dell'accoglienza, il malaffare, agevolato da politiche che facevano dell'immigrazionismo una bandiera, si è arricchito a dismisura sulla pelle di una manovalanza a costo zero. Tornano alla mente i fatti accertati a carico di Mimmo Lucano che, del suo sistema pro immigrazione, aveva fatto business, o le parole di una famigerata intercettazione - la ricorderete - del pregiudicato Buzzi il quale diceva, senza remore, che gli immigrati valgono più della droga, sino ad incresciosi fatti più recenti, ancora sub iudice, sui quali si attende il giudizio della magistratura che sta facendo chiarezza sulla posizione della cooperativa Karibu che, chi ha dimestichezza come me che vengo dalla provincia di Latina, territorio agricolo per eccellenza, conosce bene le ricadute. Questo Governo sta agendo anche su questo fronte.

Ancora, il decreto affronta emergenze ormai non più procrastinabili, come la necessità di decongestionamento dell'hotspot di Lampedusa, affidato, oggi, dal Governo alla gestione di Croce Rossa, la destinazione di 8,8 miliardi di fondi per il trasporto marittimo dei migranti, che consentirà trasferimenti più rapidi nei momenti di particolare pressione. La popolazione di Lampedusa, che è un'isola meravigliosa, vive, quotidianamente, le difficoltà dell'insularità e degli sbarchi.

Questa popolazione ha diritto a vivere in condizioni dignitose e un hotspot dimensionato per circa 380 migranti non può sopportarne oltre 3.000. E' un problema di sicurezza, sanitario e logistico, che va affrontato. Nel decreto, affrontiamo anche il decongestionamento, oltre all'apertura di una postazione 118 sull'isola. Da anni, Lampedusa aspettava l'apertura di una postazione 118, non siete stati in grado di fare neanche questo, il Governo Meloni ha provveduto.

Nel decreto, si creano le condizioni per sveltire e velocizzare gli affidamenti degli appalti in deroga al codice dei contratti, sia per le forniture, sia per la costruzione di nuovi centri, insomma si affronta di petto, a 360 gradi, senza preconcetti ideologici, ma con pragmaticità, una situazione che era stata totalmente lasciata a se stessa dalle sinistre.

Il provvedimento, come detto e come avete anticipato anche voi, prevede anche un feroce inasprimento delle pene per i trafficanti di uomini che causano le morti in mare. Questo Governo non mostra tolleranza alcuna per questi scafisti senza scrupoli, che, guardate, non sono come li avete dipinti voi da sinistra, cioè poveracci lasciati nelle barche che trasportano, tutt'altro, questi sono criminali, che malmenano, che maltrattano e che gettano in mare i cadaveri o anche persone vive, se li fanno da zavorra e che generano il disastro accaduto a Cutro con manovre azzardate per sfuggire alle forze di Polizia.

E, infine, i permessi di soggiorno, ossia la norma che ha creato più scompiglio nelle fila di questa sinistra che è un po' stanca, sì, ma così ideologizzata e che si rivitalizza molto bene se riesce a unirsi sotto la bandiera dell'immigrazionismo spinto, perché lì si sente di poter lanciare sterili accuse di razzismo che le salvano la faccia con i propri elettori, ma che, tuttavia, non portano proposte. Perché non portano proposte? Perché, una proposta, non ce l'hanno! Noi sì. Finalmente, con questo decreto, grazie agli emendamenti di maggioranza presentati al Senato, abbiamo sanato un'anomalia tutta italiana in base alla quale, se si faceva ingresso sul suolo nazionale, in un modo o in un altro, l'Italia un permesso di soggiorno te lo conferiva. A scapito di chi? A scapito della possibilità di assorbire le quote di migranti e di integrarli realmente. La protezione speciale, grazie a questo provvedimento, torna a essere quello per cui è nata, vale a dire un istituto di natura residuale da utilizzare se le due forme di protezione, previste dal diritto internazionale e dal diritto eurounitario – quindi, il diritto di asilo e la protezione sussidiaria -, non fossero state in grado di dare copertura a situazioni di carattere eccezionale.

A questo proposito, ricordo che, spesso, si fa una gran confusione e si equiparano i migranti economici ai migranti che hanno veramente necessità di ottenere una protezione. Con questo decreto, la protezione non viene negata a nessuno, ma nessuno Stato liberalizza l'immigrazione, nessuno Stato. Solo in Italia, a differenza di tutti gli Stati europei, che pur prevedono forme di protezione ulteriori a carattere umanitario, le maglie di questo istituto si erano allargate così tanto da farlo diventare la forma di protezione prevalente. A questo riguardo, parlano i numeri: lo scorso anno sono state concessi 6.161 permessi di soggiorno per riconoscimento dello status di rifugiato, 6.770 per la protezione sussidiaria e quasi 11.000 per protezione speciale. Occorre anche dare conto dell'inversione di tendenza a seguito della modifica della normativa, perché, nel 2018, la protezione umanitaria cambia, è introdotta la protezione speciale con paletti e, nel 2020, con i famigerati decreti Lamorgese la protezione speciale torna a essere un sistema a maglie larghe. Mentre, nel 2020 i beneficiari della vecchia protezione speciale erano stati 757, nel 2021 quelli della nuova sono ridiventati 7.092, con un aumento di oltre il 736 per cento, a fronte di una crescita della protezione sussidiaria e dell'asilo del solo 76 per cento.

Nessuno Stato liberalizza l'immigrazione irregolare, né si può dire, come vorrebbe dire la sinistra, che basta un permesso di soggiorno per garantire l'integrazione, perché, per garantire l'integrazione, serve immigrazione regolare, contrasto all'illegalità e capacità di assorbimento delle quote di migranti sotto il profilo lavorativo, abitativo, sociale, sanitario, di formazione e di istruzione. Tutto questo, con un'immigrazione incontrollata, non si ottiene, si ottiene con provvedimenti come questo, che danno principi chiari e netti, si ottiene con la cooperazione con i Paesi di provenienza, con la collaborazione con i Paesi europei per la difesa delle frontiere esterne, così come ha sottolineato, ad esempio, il Primo Ministro spagnolo, Sanchez (che non mi pare sia equiparabile a un pericoloso conservatore), e così come faremo, accanto al Regno Unito, a seguito dell'accordo siglato anche tra il Presidente del Consiglio Meloni e il Primo Ministro, Sunak.

Mi avvio a concludere, dicendo che questa sinistra inferocita, accecata dal furore ideologico, non ha capito (o forse lo ha capito), che nulla di quello che c'è scritto in questa norma si pone in contrasto con le norme di diritto costituzionale, non si pone in contrasto con le norme di diritto internazionale, né con i principi etici e morali che dicono di voler di voler proteggere dalle grinfie di una destra arcigna e malevola. Questa norma protegge la dignità delle persone e la sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, oggi ci accingiamo a votare su questo decreto, che, oggettivamente, preoccupa per diversi motivi. Intanto, perché - ed è forse il nodo centrale su cui dovremmo dibattere davvero - consegue alla terribile strage di Cutro, che, purtroppo, non è neanche l'ultima, che ha provocato quasi cento vittime, tra cui molti bambini. Il nodo è questo: ancora una volta, s'interviene in chiave emergenziale e non in termini strutturali su un fenomeno così importante, quale è la nostra capacità di fare un buon lavoro in termini di integrazione rispetto ai fenomeni migratori.

Credo che questo sia l'aspetto principale, ossia continuare a lavorare sulle urgenze e sulle emergenze. Perché si continua a lavorare solo sulle emergenze? Perché non si affronta in termini strutturali?

Farò qualche esempio su alcune virtuosità che ci sono anche nel nostro Paese rispetto a questo fenomeno. Però la sensazione è che ci sia sempre, attorno al fenomeno migratorio, un bisogno ossessivo di fare propaganda. Questa è la sensazione perché, alla fine, conviene stare sulla demagogia. Guardate, associare sempre il fenomeno migratorio a situazioni di illegalità e clandestinità, oltre a essere disumano, perché nessuno è clandestino in questo mondo, consente di buttarla sempre sugli aspetti, come dire, di legalità all'interno del territorio.

Si dice che chi ha preso il superbonus ha truffato e chi ha preso il reddito di cittadinanza ha truffato. Allora io vi dico: siccome ci sono anche politici che hanno truffato, chiudiamo il Parlamento, interveniamo in questi termini! Non si può buttarla sempre sul fatto che esiste l'illegalità associata all'immigrazione, perché questo problema va risolto e lo si risolve in maniera strutturale, affrontandolo. La prima cosa da fare è affrontare questo problema a livello continentale, non lo si affronta a livello nazionale e basta. Però, chi è che ha sottoscritto, o comunque non si è opposto, ai trattati di Dublino? Com'è che non ci s'ha una postura così decisa a livello europeo? Il Governo Conte 1 ci ha provato, pur dovendo sottostare a un contratto. Però, ci ha provato, ha limitato la portata di quel contratto e, a livello di postura, a livello internazionale è stato molto più forte, fino al punto - lo si è visto - di riuscire, per un periodo, per una fase temporale ridotta, comunque a produrre anche la ridistribuzione a livello europeo dei migranti che erano accolti nel primo Paese.

Trovo davvero curioso che sia stato dato il nome “decreto Cutro” a un decreto che limita i diritti di coloro che sono morti, che limita i diritti dei migranti con il ridimensionamento della protezione speciale. Peraltro - altro elemento significativo - questo provvedimento è già in vigore da quasi due mesi e non ha prodotto alcun effetto, non ha prodotto alcun effetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questo è incredibile! Si va ad approvare un provvedimento che non è servito a niente. Anzi, i dati ci dicono che, invece di risolvere il problema, questo decreto lo ha quadruplicato, almeno dal punto di vista della quantità. Se noi, ad aprile 2022, avevamo 10.000 ingressi, ad aprile 2023 ne abbiamo 41.000, quattro volte di più! Ciò vuol dire che questo decreto è completamente inadeguato, tanto è vero che - pensate un po' - il Governo ha ritenuto di dover dichiarare lo stato di emergenza in relazione all'immigrazione irregolare. Checché se ne dica di un futuro Piano Mattei, in questo contesto, in questo decreto non c'è alcun intervento che favorisca la cooperazione internazionale, non si programma nulla per aiutare le popolazioni migranti a non dover scappare dalle proprie terre. Lo voglio ricordare, in quelle terre mancano ospedali, mancano scuole e, invece, abbondano armi e guerre, e noi facciamo ben poco, in questo decreto non c'è niente da questo punto di vista.

Le misure introdotte smantellano, di fatto, il sistema di accoglienza e integrazione senza alcun progetto di inclusione e si pongono in contrasto con i principi costituzionali, dal nostro punto di vista, e anche con i principi internazionali in materia di asilo, laddove si intende abrogare la protezione internazionale per motivi familiari e il divieto di espulsione nell'ipotesi di protezione speciale connessa al rispetto della vita privata e personale.

Comprimere la possibilità di richiedere la protezione speciale anche rispetto ai casi di tutela della salute, oltre a essere sintomatico, oggettivamente, di disumanità - Costituzione alla mano, non dovrebbe neppure appartenere al nostro Paese questa compressione - comporterà di fatto l'incremento ulteriore delle situazioni di illegalità e marginalità e il conseguente peggioramento delle condizioni di vita di chi, oggi, sta tentando un'integrazione. La decadenza delle misure d'accoglienza per nessuna ragione dovrebbe comportare la privazione o diminuzione di prestazione di accoglienza materiale, assistenza sanitaria, assistenza sociale e psicologica né alcuna differenziazione può essere fatta a seconda del Paese di provenienza. Voglio ricordare che chi proviene da questi Paesi troppo spesso - quasi sempre, purtroppo - è stato sottoposto a torture, a mutilazioni genitali, a violenze, a prigionie, a stenti di ogni genere, privato del cibo, privato di risorse idriche.

È davvero grave quello che succede con questo decreto rispetto alle tutele sanitarie. Attualmente, si garantisce infatti il divieto di espulsione di persone in gravi condizioni psicofisiche o derivanti da gravi patologie. Cosa fa questa maggioranza? Elimina le espressioni “gravi condizioni psicofisiche” lasciando solo “gravi patologie” ma, attenzione, solo se curabili nel Paese d'origine. A questo punto si dovrebbe spiegare come si intende verificare se effettivamente è una patologia si può curare nel Paese di origine. E poi, di quali Paesi d'origine parliamo? Vogliamo parlare, ad esempio, della Libia, relativamente alla quale alcuni migranti, all'arrivo in Italia, affermano che non è un buon luogo e nella quale raccontano esserci luoghi di detenzione in cui sono costretti a stare, dopo avere lavorato tante ore al giorno, o carceri dove vengono spesso picchiati, dove restano al buio e dove non hanno neanche un posto dove potersi lavare o andare in bagno? Dal momento che è stata completamente calpestata la sfera psicofisica della persona, mi si deve far capire come si intende rimpatriare una persona sotto shock, una persona che, magari, ha attacchi di panico o che, in ogni caso, versa in condizioni psicologiche critiche. Potremmo parlare ancora di difficoltà nel controllo delle emozioni, irritabilità, rabbia improvvisa, confusione emotiva, ansia, insonnia.

Ce la stiamo prendendo con situazioni drammatiche, con deboli, con persone così fragili e questo la dice lunga sulla nostra inumanità. Si parla dell'attivazione di una postazione medicalizzata del 118 presso l'isola di Lampedusa. Di cosa stiamo parlando? Una postazione del 118 ad invarianza di risorse, è scritto così! Senza soldi, a come si pensa di farla funzionare questa postazione del 118? Anche questa è una cosa incredibile, una cosa del genere non può consentire idonei servizi per la tutela della salute. Non si può in alcun modo precludere la piena garanzia del diritto alla salute, senza alcuna distinzione di cittadinanza e condizione giuridica della persona, così come affermato dall'articolo 32 della nostra Costituzione. Guardate che l'articolo 32 della nostra Costituzione dice testualmente che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo! I padri e le madri costituenti hanno parlato, nell'articolo 32, non di cittadini ma di individui, hanno parlato di individui non di cittadini. Perché i padri e le madri costituenti hanno parlato di individui e non dei cittadini? Perché la tutela della salute deve riguardare tutti, la salute viaggia senza passaporto nel nostro Stato, nella nostra Costituzione la salute non può che viaggiare senza passaporto. Altrimenti si viene meno a un principio costituzionale fondamentale.

Ebbene, non si rileva alcuna visione programmatica di lungo periodo, con riferimento alle politiche migratorie, che tenga conto in primis della salute, della sicurezza delle persone immigrate, dei loro diritti e poi anche dei loro bisogni sociali ed economici.

Attualmente, nei centri di prima accoglienza e nelle strutture temporanee e straordinarie di accoglienza, è previsto che debbano essere assicurate alcune condizioni e prestazioni, tra le quali l'assistenza sociale e psicologica, la mediazione linguistico-culturale, la somministrazione di corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio. A causa del combinato disposto degli articoli 5-ter e 6-ter, apprendiamo che tutte queste voci fondamentali vengono eliminate. Soffermiamoci un attimo sui corsi di lingua italiana, sulla mediazione linguistico-culturale, sui servizi di orientamento legale e al territorio: si tratta, praticamente, di strumenti di integrazione. Con questo decreto il Governo vuole, quindi, indebolire quello che concretamente permette alle persone di convivere e di stare insieme.

Ebbene, Presidente, non sembra che il vero obiettivo del Governo sia quello di riportare la legalità in Italia, come è stato detto. Al contrario, creando molti più soggetti irregolari, si finirà invece per favorire la malavita organizzata, che arreca danni indicibili al nostro Paese. L'unico risultato che si otterrà sarà quello di avere fino a 10.000 irregolari in più, che avranno solo due opzioni: continuare sotto ricatto a lavorare, ma in nero, fino a forme di sfruttamento come il caporalato, oppure finire nelle mani della criminalità.

Vi sono, poi, aspetti - già altri colleghi l'hanno ricordato, ma è importante - molto legati alla propaganda, per cui è stato raccontato che la protezione speciale esisteva solo in Italia. Questa modalità è rischiosa, perché alimenta spesso, troppo spesso, odio e paure; odio anche razziale e paure. Non è vero che la protezione speciale esiste solo in Italia, la ritroviamo in ben altri 18 Paesi. È contemplata, seppure indirettamente, dall'articolo 8 della Convenzione europea. Riguarda per lo più Paesi non africani, come il Perù e l'Albania e, ad oggi, è rifiutata in oltre il 40 per cento dei casi. Ma di cosa stiamo parlando? Francia, Germania, Spagna la adottano.

Allora perché - siamo di nuovo lì, al solito ragionamento della propaganda - alimentare odio? Perché continuare in questa direzione?

Presidente, voglio ricordare a quest'Aula che persino i sindaci calabresi si sono dichiarati contro questo decreto. I sindaci di Crotone, di Catanzaro, di Cosenza, di Corigliano-Rossano si dicono preoccupati rispetto a un tema particolarmente delicato come l'immigrazione, che socialmente investe in maniera particolare i territori. Voglio riportare qui le parole dei sindaci calabresi, che si sono espressi in questo modo: “I drammatici eventi dello scorso 26 febbraio a Steccato di Cutro avrebbero dovuto indurre” - scrivono - “a misure non emergenziali ma strutturali. Ci troviamo, viceversa, di fronte a scelte che non solo non risolvono il problema, ma che possono far registrare un pericoloso passo indietro in materia di accoglienza. La possibile modifica della protezione speciale finirà per creare “fantasmi”, persone senza diritti e possibilità di assistenza, con il concreto rischio di respingerli in Paesi dove non sono previsti diritti umani. Più in generale il problema, come detto, è di carattere strutturale. Le emergenze non ci convincono”. Continuano i sindaci: “I risultati delle situazioni emergenziali in Calabria, in tanti settori, citiamo la sanità solo per fare un esempio, sono sotto gli occhi di tutti e, nello specifico, la gestione dell'accoglienza in termini emergenziali non può portare nessun beneficio in termini di percorsi di integrazione e di inclusione”. E continuano i sindaci: “Proprio perché viviamo sul campo (…) quotidianamente l'arrivo di tante vite, di tante storie, ma allo stesso tempo abbiamo già dimostrato che è possibile intraprendere percorsi di reale integrazione, (…) siamo pronti ad intraprendere qualsiasi comune iniziativa affinché si affronti la tematica in maniera costruttiva”. Più di così, i territori, ma cosa devono dire?

Lo vivono tutti i giorni, quindi toccano con la pelle viva quello che sta succedendo in quei contesti, quando salvano vite, quando li accolgono. Allora, perché non fare un piano strutturale e risolvere, con chi ci vive tutti i giorni, queste dinamiche?

E tuttavia - lo dicevo all'inizio - abbiamo anche delle buone pratiche, certificate a livello internazionale, anche dall'Organizzazione mondiale della sanità, come l'esperienza con i braccianti stagionali in Puglia, oppure un progetto di formazione per gli operatori sanitari e un progetto di partnership con altri Paesi sulla rotta balcanica. Sono 3 fra i progetti valutati in maniera virtuosa e più promettenti a livello internazionale fra 49 altri progetti che erano stati valutati. Per esempio, nel progetto che riguarda l'esperienza con i braccianti stagionali in Puglia, promosso e portato avanti da Medici con l'Africa Cuamm, si è lavorato in modo informale proprio nei ghetti occupati dagli immigrati irregolari, ghetti caratterizzati dalla mancanza di servizi di base adeguati, dalla mancanza di servizi igienici, acqua corrente, elettricità, riscaldamento e accesso a cibo sicuro. Cioè, noi avevamo a che fare, in questo progetto, come Stato e come organizzazione non governativa, con dei lavori stagionali di raccolta agricola. Eravamo veramente al limite del caporalato. E, tuttavia, c'è stata la capacità di un sistema, di un'organizzazione non governativa, di assisterli, con l'assistenza sanitaria di base, compreso il trattamento di patologie e la dispensazione dei farmaci dove era necessario, con l'acquisto e la distribuzione di dispositivi di protezione individuale e attrezzature per l'igiene personale, con l'assistenza in riferimento alle strutture sanitarie del territorio, con screening approfondito e monitoraggio specializzato di specifiche patologie, con la formazione diretta e la distribuzione di informazioni multilingue per aumentare l'alfabetizzazione, con la promozione della salute mentale tramite uno psicologo specializzato nel lavorare con le popolazioni migranti, con l'identificare e il gestire il rinvio dei pazienti che ne avevano bisogno in termini di assistenza psichiatrica, con l'assistere e il mediare con lo stato della documentazione legale e delle cure primarie.

Dal 2020 hanno svolto anche attività di screening per l'HIV e l'epatite C. Nel 2022 è arrivato anche lo screening ginecologico. E questo in un'area estremamente critica, dove sono state fatte denunce di caporalato. Lo Stato era assente, ma le organizzazioni non governative, in questo caso, hanno fatto dei lavori importanti, riconosciuti tali a livello internazionale.

Presidente, mi avvio alla conclusione, ma non posso fare a meno di notare che, purtroppo, l'orientamento politico, non solo in termini normativi, ma anche in termini culturali, resta in sintonia con le destre europee e americane, le estreme destre europee e americane, fondamentalmente xenofobe, razziste e suprematiste. Basti pensare alla stessa ridondante idea di timore di sostituzione etnica e all'ossessione della denatalità europea, proibizionismo antiproibizionista e anti pillola concezionale di recente inclusi, che rappresentano il cuore di questa ideologia imperniata sulle identità nazionali occidentali. Contestiamo questo orientamento verso soluzioni polacche o ungheresi, attraverso riduzione di diritti civili, persecuzione dei migranti, controllo della magistratura, presidenzialismo. Noi non ci stiamo. Non in nostro nome.

Chiudo con una citazione: “Non discuterò qui l'idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.” Don Milani,1965 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, membri del Governo, ho pensato molto a cosa dire in questo piccolo spazio di tempo, intervenendo in sede di conversione in legge di un decreto di cui non condivido nulla: la ratio, le scelte strategiche, la lettura politica e storica che si dà al fenomeno che tratta. Anch'io non voglio chiamarlo decreto Cutro, perché non lo trovo rispettoso di quel luogo e di quei morti. Forse potrei chiamarlo, per la continuità che esprime, decreto Sicurezza-ter. E sappiamo tutti, Presidente, che fine abbiano fatto quei provvedimenti: demoliti alle fondamenta dalla Corte costituzionale. Credo che andrà così anche stavolta, ma, nel frattempo, qualcuno avrà avuto modo di esibire i muscoli, forse avrà anche vinto qualche altra elezione, ostentando quell'intransigenza securitaria che, poi, però, alla prova dei fatti, non mette al sicuro nessuno, né chi in Italia ci vive già, né chi in Italia ci arriverà.

Credo che anche sul metodo, di nuovo, abbiamo perso un'occasione: decretazione d'urgenza, senza un'urgenza, stato di emergenza, senza un'emergenza, in risposta a un fenomeno globale e strutturale, nessun confronto con le opposizioni, sordità rispetto alle piazze, alle audizioni, agli amministratori e alle amministratrici, che, poi, ogni giorno, sono le persone che si trovano a gestire veramente i fenomeni.

Non sono ottime premesse, Presidente, eppure sono ancora convinta che, nonostante tutto, forse, potremmo ancora dare un senso a questa discussione, se la maggioranza farà un passo indietro e sarà disposta a dialogare con tutte le forze politiche e anche e, soprattutto, con le parti sociali e con gli enti locali.

Oggi, in politica, viviamo tempi di grande polarizzazione e, in parte, ne siamo tutti responsabili, ma spero che, in quest'Aula, ci sia ancora spazio per una dialettica costruttiva, per una ricerca di uno sguardo comune sui fenomeni in cui siamo immersi e per un confronto sulle soluzioni, a meno che queste soluzioni da qualcuno non vogliano proprio essere trovate, ma oggi voglio credere che non sia così.

Sorrido, leggendo questo passaggio che avevo scritto un po' amaramente. Presidente, mi rivolgo a lei, affinché riporti il mio appello alle due persone della maggioranza presenti in Aula, in questo momento. Guardiamoci in faccia, noi, in quest'Aula, e ascoltiamoci, se ne abbiamo la forza e l'intelligenza. Penso che quello di questo Governo sia un approccio sbagliato, perché si illude di poter fermare le migrazioni, magari scendendo a patti o sovvenzionando dittatori per limitare le partenze, ignorando il drammatico costo umano che questa cosa ha già ogni giorno, oppure perché si illude dell'efficacia della deterrenza della norma che emana, cosa che non è. Vede, Presidente, credo sinceramente, che questo decreto non impedirà a nessuno - come, forse, il titolo vorrebbe suggerire - di salire, una notte, su una barca fatiscente, con solo il mare di fronte e qualcosa da cui scappare alle spalle. Questo Parlamento, oggi, ha di fronte l'immigrazione, una sfida non soltanto umanitaria - per me, sarebbe sufficiente anche solo questo, in realtà -, ma, potenzialmente, anche culturale, economica, demografica. Vogliamo davvero, dunque, continuare a parlarne esclusivamente come di un problema?

L'abbiamo letto tutti il Documento di economia e finanza? A me sembrava chiaramente che dicesse che, per andare avanti in alcuni settori della nostra economia, abbiamo bisogno di immigrazione. Non penso Presidente che, per colmare questa necessità, possiamo permetterci di promuovere un modello “mordi e fuggi”, per cui le persone arrivano, lavorano, ritornano, vengono rimpatriate, come se fossero pacchi postali e non penso neanche che possiamo raccontarci, d'altra parte, tra i tanti discorsi che si fanno spesso, che i migranti in Italia non ci vogliono restare, che, in realtà, vogliono andare tutti nel Nord Europa e che siamo solo un Paese di transito. No, penso che dobbiamo essere più schietti e dirci la verità. E la verità è che abbiamo bisogno di un grande innesto di persone che vogliano restare, di nuove cittadine e nuovi cittadini, con diritti e doveri, con un lavoro stabile e responsabilità, con il diritto a ricevere un'istruzione adeguata, persone che potrebbero partecipare alla vita delle nostre comunità nel significato più alto e più bello che questa parola può avere. Che, finché sono su una barca, abbiamo noi il dovere di salvare loro - è il diritto del mare, ma anche la nostra coscienza a dircelo -, ma, nel momento in cui toccano il suolo italiano, forse, si deve spezzare la logica del bisognoso e del soccorritore, forse si deve entrare nella logica dell'opportunità e del bene comune. Possiamo salvarci a vicenda, noi e loro, dobbiamo metterci, però, nelle condizioni di farlo, in uno scambio di ricchezza che sia, innanzitutto, umano e culturale.

Chiamare questo processo, che è complesso, ma che, secondo me, è anche una sfida potenzialmente entusiasmante, per l'apertura di nuovi spazi di cittadinanza, chiamare tutto questo “sostituzione etnica”, come ha fatto qualcuno - in realtà, non mi riferisco solo al Ministro Lollobrigida, ma ricordo dichiarazioni anche di Matteo Salvini o di Giorgia Meloni, che citavano esattamente questo tipo di teoria -, non è solo svilente, non è solo razzista, suprematista, complottista a tutti gli effetti, ma è anche, credo, il più grande torto che possiamo fare a noi e al nostro futuro.

Voglio usare questo spazio di confronto per raccontare anche una storia diversa, un esempio concreto, pragmatico, che non penso che possa essere tacciato di ideologia, come ho sentito dire negli interventi precedenti.

È una storia che viene dal mio territorio, che è il Veneto, e, in particolare, dalla mia città, Treviso, dall'esperienza straordinaria di una famiglia normale, la famiglia Calò, composta - lo dico subito - da due insegnanti e quattro figli, quindi, non esattamente l'élite borghese e buonista che si racconta spesso. Questa famiglia, nel 2015, ha accolto sei ragazzi africani provenienti da sei Paesi diversi e li ha accompagnati tutti, con successo, all'autosufficienza economica e alla piena integrazione nel tessuto del territorio.

Il modello che nasce da questa storia parla, ovviamente, non solo di famiglie che accolgono, perché la famiglia, ce ne rendiamo conto, in questo caso, è l'eccezione, ma cerca soluzioni efficaci ed applicabili dagli enti locali. È il modello “6+6x6” e porta con sé l'idea che si gestisca l'accoglienza in nuclei autonomi, tipo casa famiglia, di 6 persone ogni 5.000 abitanti - non sono tanti -, con un'équipe di 6 professionisti che segua gli accolti (e, quindi, da qua il “6 più 6” persone), e sono un'insegnante, un avvocato, un operatore culturale, un assistente sociale, uno psicologo e un medico. Questi 6 professionisti potrebbero seguire 6 nuclei (di qui il “x6” del nome del modello), per un totale di 36 persone accolte. Provate a pensare, colleghi, a quante persone, a quanti giovani potrebbero voler lavorare con entusiasmo a un progetto del genere. Altro che “ci rubano il lavoro”! Il modello "6+6x6" - mi riservo, anche volentieri, di mostrarvene i bilanci, se ne avremo l'occasione -, al momento, sembra essere uno dei più economici e più trasparenti in campo. I ragazzi accolti in quell'esperienza - e ve lo riporto, perché li ho conosciuti personalmente, ho avuto questa fortuna -, oggi, lavorano in Italia, hanno una loro casa, hanno relazioni sociali, amicali, e pagano le tasse.

Questa storia si sta espandendo, non è rimasta isolata all'esperienza di un singolo illuminato. Nel 2020, ha ispirato il progetto Embracin, approvato dalla Commissione europea, che lo finanzia nell'ambito del Fondo asilo, migrazione e integrazione, ed è stata un'altra città del Veneto cui sono molto legata, Padova, a coordinare la proposta progettuale europea e a replicarla sul territorio. Il bilancio finale di questa sperimentazione, che ha visto una forte collaborazione tra comune e cooperative, la creazione di un albo delle famiglie accoglienti, che ha superato, in numero, la necessità di persone da accogliere, e un progetto che prevedeva 6 mesi di accoglienza per 9 persone di nazionalità, storie ed età diverse in 9 nuclei familiari diversi e di diversa composizione, non solo ha funzionato, ma è costato meno del SAI.

Infatti, tutte le persone accolte - guarda un po' - entro i 6 mesi previsti dal progetto, hanno provveduto a diventare autonome e si sono integrate nel territorio. Quindi, non è un modello di larga scala, direte voi. Forse è vero, ma è un modello che funziona e che credo possa dirci molto sui ritardi, le insufficienze, le spese di modelli che partono da presupposti diversi. Sarebbe interessante, credo, ma anche conveniente, sviluppare, in questo senso, lo strumento del SAI, prediletto dai comuni, per cui le persone già oggi vengono accolte con un patto: imparare la lingua, avviarsi al lavoro, cercare una propria abitazione. Eppure, oggi succede il contrario, succede qualcosa di diverso. Negli anni, al SAI si sono affiancati i centri CAS, gestiti dalle prefetture e non dai comuni, e meno efficaci, oggettivamente, sul fronte dell'integrazione, e oggi, in realtà, stiamo disinvestendo su entrambi i circuiti di accoglienza. Purtroppo, già accade, in ogni caso, che tante persone rimangano escluse dai percorsi di accoglienza SAI e dai CAS. Queste persone sono quelle a cui viene negata la protezione internazionale, per un motivo o per l'altro, e spesso, non nascondiamocelo, sono motivi orrendamente burocratici: è scaduto il permesso di soggiorno, precedentemente concesso per motivi di lavoro, famiglia, studio.

Tutte queste persone, che diventano istantaneamente difficili da contattare e da individuare, proprio perché non sono inserite in un percorso definito, sono esposte a un forte rischio. Proprio perché sono senza documenti, sono ricattabili da parte delle pseudo-aziende che sfruttano il caporalato o dalla criminalità organizzata. E l'assenza di diritti, in questo caso la mancanza assoluta di uno status di cittadinanza, è il terreno perfetto per lo sfruttamento del lavoro senza alcun costo, che fa arricchire solo il caporale, o della miseria che semina insicurezza nelle nostre città. Tornare ai decreti Sicurezza, svuotando la protezione speciale, come, ad esempio, fa questo decreto, creerà solo nuove sacche di vulnerabilità e di invisibilità.

Quindi oggi, in quest'Aula, volevo chiedervi semplicemente perché preferire fantasmi che stazionano per strada, con il telefono in mano, senza nemmeno saper parlare l'italiano, in uno stato di povertà assoluta, a potenziali nuovi compagni di classe, a potenziali nuovi vicini di casa, a potenziali nuovi colleghi; perché rendere esclusivo il diritto all'accoglienza, legandolo per forza al passaggio per canali umanitari, che, al momento, sono del tutto insufficienti, mentre a decine di migliaia continuano a partire e muoiono nei lager o muoiono in mare, tentando.

Volevo fare notare a quest'Aula che, se questo decreto, il giorno del naufragio a Steccato di Cutro, fosse già stato in vigore, le persone morte in quel naufragio non solo sarebbero state irregolari sul suolo italiano, ma non avrebbero neanche avuto alcuna possibilità di accedere ai circuiti di accoglienza. Non chiamiamolo decreto Cutro, non travestiamo di giustizia qualcosa che crea miseria. Ancora, perché eliminare il divieto di respingimento per vincolo familiare, perché togliere, tra gli elementi garantiti, proprio l'assistenza psicologica e quella legale. L'assistenza psicologica. Ma come, non avete letto anche voi delle condizioni di vita allucinanti nei CPR o nelle strutture di accoglienza, dell'abuso violento e disumanizzante che si fa di psicofarmaci in quei luoghi? Non avete ipotizzato anche voi, anche solo da distante, le conseguenze drammatiche che può avere, a livello sociale, lasciare per strada persone con un grande portato di trauma e nessuno strumento per affrontarlo e superarlo? Perché, infine, togliere strumenti di regolarizzazione, anziché aggiungerne? Che senso ha? Non me lo spiego. Voglio essere sincera con voi, ho paura di quello che accadrà nei prossimi mesi a causa delle vostre scelte, di questo approccio, che è securitario, ma che non è sicuro, e della foga punitiva con cui questi decreti vengono fatti, emanati e convertiti in legge.

Colleghi, per favore, non lasciamo che sia la paura a muoverci. Usciamo dal circolo vizioso dell'emergenza immigrazione. Usciremo da questo circolo vizioso quando smetteremo di avere paura e cominceremo a ragionare in termini di opportunità e di bene comune. Opportunità è una parola che agli italiani e alle italiane, soprattutto ai giovani, farebbe piacere sentire un po' più. Pensiamo a quello che ha fatto il nostro Paese dopo la Seconda guerra mondiale, dopo la Liberazione, che, qualche giorno fa, abbiamo festeggiato. Opportunità potrebbe significare dire a tutti coloro che già sono in Italia e a coloro che ci arrivano che il nostro Paese può essere una terra in cui realizzare se stessi e i propri sogni, in cui costruire insieme la nostra comunità e in cui rendere vissuto reale la nostra Carta costituzionale. Ma probabilmente la verità è che il Governo Meloni questa soluzione non la vuole trovare; la verità è che forse ci si accontenterà di continuare a fare propaganda sulla pelle di migliaia di esseri umani, raccontando che si stanno fermando le migrazioni, che si stanno disincentivando le partenze, che si sta tenendo la linea dura. E il problema, inspiegabilmente, continuerà a peggiorare, perché nessuno lascia casa, a meno che la casa non sia la bocca di uno squalo, e nessuno può far diventare casa un Paese che demolisce dall'interno il proprio sistema di accoglienza.

Se non è così, allora - e spero che mi contraddiciate -, noi siamo disponibili a cercare insieme soluzioni condivise. Fermiamoci adesso e pensiamoci. Possiamo costruire insieme spazi di opportunità e non spazi di criminalità e miseria, ma non possiamo andare avanti così. Basta un po' di sincera, vera volontà politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Ciò che salta subito all'occhio con riferimento a questo decreto-legge è una esplicita volontà politica del Governo di indeterminatezza giuridica, una sorta di manifesto politico del caos, almeno per quanto attiene all'immigrazione.

Il decreto è costellato di formulazioni indeterminate, che sollevano, in particolare rispetto al principio di tassatività della fattispecie penale, rischi di violazione dell'articolo 25 della Costituzione. Non potendo negare apertamente certi diritti, perché andreste esplicitamente contro la Costituzione e contro il diritto internazionale, cercate di ottenere lo stesso risultato creando caos, paura, incertezza.

Sarebbe stato politicamente più onesto normare espressamente il fenomeno migratorio secondo le vostre reali intenzioni. È chiaro il vostro tentativo di rendere organico un sistema di deterrenza. Non puoi arrivare, se arrivi non puoi stare, se stai verrai recluso, non avrai il permesso di soggiorno e non potrai muoverti. Se e quando potrai muoverti, non troverai accoglienza, se la troverai, avrai pochi servizi, non potrai lavorare regolarmente e renderti autonomo, se anche lavori, non potrai convertire il permesso in lavoro. Preparati a essere sempre marginale, esposto allo sfruttamento, con nessuna garanzia e nessun futuro. Quindi, questo davvero potrebbe essere definito il “decreto Deterrenza” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Questo Governo aveva promesso i tanto sbandierati blocchi navali; non sapendoli fare, né potendoli fare - del resto, erano solo uno spot elettorale -, vi siete chiesti: come si può colpire ciò che non si può fermare? Dove si può ostacolare ciò che non è possibile negare? Per combattere quel tipo di illegalità che, con troppa facilità e semplificazione comunicativa, associate al fenomeno migratorio, servirebbe più legalità, servirebbero più regole chiare. Invece, le complicate. Per risolvere un problema, bisogna farlo emergere, va affrontato frontalmente, e non nascosto sotto il tappeto.

Quello che non potete dire è l'effetto che questo vostro decreto avrà sugli italiani stessi. Un carico maggiore di illegalità sui territori, di marginalità sociale. A Cutro noi abbiamo visto due Italie: da un lato il Ministro Piantedosi, che, mentre erano ancora in corso le operazioni di recupero dei corpi delle vittime, non riconosce ai migranti nemmeno il diritto alla speranza, non si rivolge nemmeno direttamente ai migranti, ma parla in prima persona, tracciando un distinguo morale, un solco incolmabile tra chi, come lui, che si autodefinisce educato alla responsabilità, non avrebbe mai messo in mare, nelle mani degli scafisti, i figli, e, invece, chi lo ha fatto.

Mentre il Governo non sa, né può fare un blocco navale, il Ministro Piantedosi crea un blocco etico tra la sua autodichiarata responsabilità e l'irresponsabilità di chi si mette in mare. In ciò sta lo spirito di questo decreto: la strage diventa colpa di chi, non educato alla responsabilità, mette i figli in mare. Parole, quelle del Ministro, che non lasciano spazio alla pietà di fronte a quei corpi senza vita. Un processo culturale, quello del Ministro Piantedosi, iniziato con la definizione di carico residuale. Ci siamo noi come categoria morale, cioè i responsabili, e poi ci sono loro come categorie morale, cioè quelli che hanno la colpa della strage e della morte dei propri figli.

Altri esponenti del Governo hanno parlato, in quei giorni, di mancato rispetto di sé e della vita, che giustifica, quindi, lo spostamento delle bare senza interloquire con i familiari e con i superstiti, lasciati abbandonati nel CARA di Sant'Anna piantonati dalle Forze dell'ordine. A questa mancanza di pietà, però, si contrappone la grande, continua e spontanea manifestazione di accoglienza dei cittadini di Cutro e di tante altre comunità, paesi e amministrazioni della Calabria: dalla veglia alle vittime alla solidarietà ai superstiti, dal blocco stradale per impedire il trasferimento coatto delle bare alla manifestazione nazionale dell'11 marzo e a uno striscione, che, rivolto ai migranti tutti, vittime e superstiti, recitava: “La vostra speranza è la nostra speranza”, quella speranza che il decreto vuole colpire e che i cittadini di Cutro e della Calabria hanno, invece, scelto per riconoscere nei migranti ciò che ci unisce, ed è questo ciò che il decreto in ultima istanza vuole intaccare.

Il decreto del 10 marzo 2023 lascia invariate due premesse: non sono possibili arrivi legali e canali sicuri e il solo modo di regolarizzarsi resta, nei fatti, l'asilo politico. Così la lista dei Paesi ritenuti sicuri aumenta irragionevolmente. Si tratta di una scelta che nega la realtà attuale: guerre, persecuzioni e regioni non più abitabili, con più di 100 milioni di rifugiati globali. È il trionfo dell'organizzazione del traffico, che prospera sulla chiusura dei confini europei e i sanguinosi patti con Libia e Turchia.

Costretto a una migrazione forzatamente illegale e, quindi, a manifestarsi come presenza indesiderata e minacciosa dell'equilibrio sociale ed economico, il migrante non ha altra scelta che chiedere asilo, costituendo, questa, l'unica via, per poi dover sottostare a una complessa procedura burocratica di legittimazione della propria presenza con un esito assai incerto. Vincolato da Costituzione e trattati internazionali, il Governo usa lo strumento della deterrenza, assumendo una postura meramente punitiva che amplifica le sofferenze individuali e le tensioni sociali.

Varato all'indomani del naufragio del 26 febbraio scorso come risposta del Governo alle stragi nel Mediterraneo, il decreto, in realtà, non affronta le vere cause che in questi anni hanno portato alla morte in mare di migliaia di persone. Al contrario, prevede condizioni peggiorative della condizione giuridica degli stranieri che arrivano in Italia, con il sicuro effetto di aumentare situazioni di irregolarità e di esclusione anche di chi è già da tempo sul territorio nazionale.

Nel testo, quindi, non si va a incidere in termini positivi sulle cause che hanno prodotto la tragedia di Cutro, contrariamente a quanto, invece, propagandato quando è stato annunciato il decreto-legge. Si tratta di interventi che renderanno sempre più difficile il soggiorno regolare e una positiva integrazione in Italia. Del resto, abbassare l'asticella dei diritti ha sempre favorito l'ipersfruttamento e il caporalato, che è ormai presente in ogni settore produttivo. Più persone sono irregolari e maggiori sono gli affari della criminalità organizzata. L'indebolimento della protezione speciale crea sacche di irregolari. Lo stato di emergenza è quello che giustifica l'accentramento di potere nelle mani di un unico commissario, i cui poteri, tra l'altro, non sono chiari.

È, invece, fondamentale invertire velocemente la rotta e promuovere politiche eque ed efficaci sull'immigrazione e sul diritto di asilo. Servono corridoi umanitari, garanzia dell'accesso alla procedura di asilo e all'accoglienza, abbandono delle politiche di esternalizzazione e dei loro scellerati risultati, come l'accordo con la Libia. A proposito di Libia, sono passati da qui molti Governi, anche solo negli ultimi 5 anni, ma nulla è cambiato. Mi riferisco a quel sistema, supportato e finanziato dall'Europa e soprattutto dall'Italia, di veri e propri campi di concentramento di persone straniere gestiti dal Governo libico. Papa Francesco, a tal proposito, ha detto: “In Libia ci sono veri e propri lager e tutto questo è un segnale della cultura dell'indifferenza. Quando dico lager uso la parola apposta. Chi vuole vedere le immagini di quello che accade nei lager, le immagini le trova presso il dicastero per lo sviluppo umano”. Queste sono le parole di Papa Francesco, che evidentemente, però, viene ascoltato solo quando fa comodo.

I lager libici rappresentano un'infamia per l'Italia e per l'Europa. Al loro interno vengono rinchiuse in modo coatto persone straniere considerate clandestine dai libici: uomini, donne e bambini. Non sono prigioni per i criminali, non si finisce lì per aver commesso qualcosa, bensì per essere qualcosa, cioè essere clandestini, ovvero non avere i documenti amministrativi per trovarsi in quel luogo. Non sono solo campi di concentramento, ma anche campi di lavoro. Il lavoro forzato è normato dalla legge libica ed è la pena inflitta agli stranieri clandestini. Architettonicamente sono composti da uno o più capannoni di lamiera, le finestre sono poche e alte e hanno le sbarre. C'è sempre una cella delle torture, che è l'anticamera della morte. Nella cella delle torture c'è anche una sedia elettrica, con elettrodi e legacci per bloccare i torturati. Il cibo che viene fornito è insufficiente al mantenimento in vita dei reclusi. Non ci sono letti e si dorme per terra tutti ammassati!

Possibile che l'Unione europea dimentichi con troppa facilità i valori su cui si fonda? Il terrore nel lager libici passa attraverso vari stadi fisici e psicologici, che comprendono torture indicibili. Quando qualcuno scappa da un lager libico, le guardie lo rincorrono sparando. In molti sono morti così. La morte e la tortura non sono nemmeno celate, anzi le guardie libiche non ne fanno mistero. C'è chi è stato fucilato per aver rifiutato i lavori forzati e chi per aver rifiutato di andare a combattere in guerra.

In tutto questo l'Italia tiene ancora in vita il Memorandum Italia-Libia, un trattato firmato dai due Paesi per la prima volta il 2 febbraio 2017 sotto il Governo Gentiloni. L'accordo, con durata di tre anni e rinnovo automatico, prevede che il Governo italiano fornisca aiuti economici e supporto tecnico per ridurre i flussi migratori alle autorità libiche, alle quali viene affidata la sorveglianza del Mediterraneo proprio attraverso la fornitura di motovedette, di un centro di coordinamento marittimo e di attività di formazione. Ma le parole sulla carta non corrispondono alla realtà. Omissione di soccorso, respingimenti, detenzioni arbitrarie, stupri e violenze: a questo sono sottoposti i migranti e i rifugiati in Libia e non possiamo stare in silenzio di fronte a tutto ciò!

Il Memorandum prevede il sostegno alla cosiddetta Guardia costiera libica attraverso fondi, mezzi e addestramento. Continuare a supportarla non solo equivale a contribuire direttamente al respingimento di uomini, donne e bambini, ma anche sostenere i centri di detenzione. Dal 2017 all'11 ottobre 2022 quasi 100.000 tra bambini, donne e uomini sono stati intercettati in mare dalla Guardia costiera libica, per poi essere riportati in un Paese che non può essere considerato sicuro. Essere una persona migrante in Libia comporta, infatti, il rischio costante di essere arrestato, detenuto, abusato, picchiato o sfruttato. Significa vedersi spogliati di ogni diritto e non ricevere alcuna tutela.

L'Unione europea e i suoi Governi nazionali continuano a distogliere lo sguardo dal paesaggio infernale delle condizioni dei migranti rimpatriati in Libia. Le accuse di remissività dell'Unione europea nei confronti delle forze libiche sono arrivate anche dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni, l'Agenzia delle Nazioni Unite che monitora il fenomeno migratorio e offre assistenza ai Governi coinvolti. L'atteggiamento europeo è chiaro: se il problema non è sulla propria sponda allora il problema non è nostro e resta di là. Amnesty International ha già accusato le condotte criminali della Guardia costiera libica, come il danneggiamento e il capovolgimento delle imbarcazioni pur di bloccare i migranti che cercano di lasciare le acque territoriali della Libia.

Allora tutti - ripeto: tutti! -, anche chi sta da questa parte dell'emiciclo, dobbiamo prenderci le nostre responsabilità sempre e non solo quando siamo all'opposizione, perché se sono gravi gli errori che fanno gli altri, come stanno facendo con questo decreto Deterrenza, ancora più gravi e inaccettabili sono gli errori commessi quando, pur potendo agire, non si è agito (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Silvia Roggiani. Ne ha facoltà.

SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Care colleghe, cari colleghi, membri del Governo, stiamo discutendo oggi suk decreto Immigrazione in un anno in cui gli sbarchi sono praticamente quadruplicati - siamo arrivati alla cifra di 40.000 -, ma soprattutto nell'anno più nero, dal 2017, per numero di morti nel Mediterraneo, ovvero 824 persone.

Questo dibattito, che svolgiamo, oggi, in un'Aula, purtroppo, davvero troppo vuota per l'argomento di cui stiamo discutendo, riguarda la vita di persone che hanno perso quella stessa vita, cercando un futuro migliore, persone che cercavano di scappare dalla violenza, dalla fame, dalla guerra, persone che cercavano, per se stesse o per i loro figli, un futuro diverso, che speravano di trovare qui in Europa. Stiamo facendo un dibattito non solo freddo, ma dettato da una cieca ideologia ed è molto triste, a fronte di quei numeri, che, purtroppo, non sono numeri freddi. Soprattutto, mi domando: qual è la vostra strategia? O meglio, forse, abbiamo capito la vostra strategia fin troppo bene, anche perché, dopo la tragedia di Cutro, anziché mostrare sdegno e commozione - non siete neanche andati a onorare quelle bare -, anziché offrire risposte o pretendere risposte vere in Europa, magari cambiando un po' la vostra strategia, avete approntato questo decreto fatto di disumanità, che, sostanzialmente, non produce nessuno cambio di passo, un decreto che vuole lucrare sulle paure e sulle fragilità, credo, per il vostro consenso, perché, come abbiamo visto anche la scorsa settimana con l'indecoroso spettacolo che avete offerto all'Italia sul DEF, forse, di economia non vi conviene parlare.

Andiamo a fondo del provvedimento. Avete introdotto un reato, quello che riguarda gli scafisti, di cui non c'era alcun bisogno. Dal 2013, sono stati incardinati, in Italia, oltre 2.500 procedimenti penali nei confronti di persone accusate di aver condotto imbarcazioni con a bordo migranti. Quindi, forse, questo reato era già previsto. Modificandola in senso restrittivo, avete voluto una stretta sulla protezione speciale, un permesso che prevedeva che si tenesse conto della natura e dell'effettività dei vincoli familiari dell'interessato, del suo effettivo inserimento sociale in Italia, della durata del soggiorno nel territorio nazionale, nonché dell'esistenza di legami familiari, culturali o sociali con il suo Paese, una forma di protezione che, secondo Giorgia Meloni, si è allargata a dismisura e, per questo, l'obiettivo era abolirla.

Le conseguenze sono solo quelle di spingere sempre più persone nell'irregolarità. Ci avete detto, tra l'altro, mentendo spudoratamente, come detto anche dai colleghi prima di me, che la protezione speciale è un'anomalia italiana, ma nulla di tutto questo è vero, per cui o mentite o siete impreparati: la protezione speciale esiste in 18 Paesi su 27 della nostra Europa.

Siete stati sprezzanti nei confronti delle norme internazionali, che non volevate più nemmeno citare e inserire a proposto di protezione internazionale e di protezione speciale. Siete stati costretti a reinserirla, altrimenti quel decreto non sarebbe passato.

Se consideriamo i numeri, anche sulla protezione speciale, non stiamo parlando di invasioni, ma di 10.000 persone - sono i numeri dello scorso anno - e, quindi, non c'è alcuna invasione rispetto alla protezione speciale. State voltando la faccia non solo a chi cerca un futuro migliore, non solo a chi scappa dalla violenza, dalla fame e dalle guerre, ma anche a chi, sul territorio, accoglie, ovvero associazioni, sindaci e comunità territoriali. Il provvedimento, infatti, così come concepito, porterà a uno smantellamento del sistema pubblico di accoglienza gestito dagli enti locali. Togliete la possibilità per i richiedenti asilo di essere inseriti nel sistema SAI e prevedete il contestuale potenziamento degli hotspot e dei centri di accoglienza provvisori, con un dispendio inutile di risorse pubbliche. Attualmente, le stime ci dicono che sono circa 1.926 le persone che dovranno essere inserite nei centri di accoglienza governativi per stranieri irregolari e negli hotspot, con un conseguente aumento delle spese di 16,7 milioni di euro per il solo 2023. Ve l'hanno detto anche i sindaci, le nostre sindache e i nostri sindaci sul territorio, che sono di tutti i colori politici. State agitando il tema della sicurezza e, poi, vi scagliate contro un sistema di accoglienza diffusa e di integrazione, che era l'unico che funzionava e che diminuiva l'insicurezza. Ve l'hanno detto gli amministratori locali, che, ogni giorno, si trovano a fronteggiare i problemi della loro comunità. Non ha senso ragionare in ottica emergenziale, perché non stiamo parlando di emergenza: l'immigrazione è un fenomeno strutturale. Escludendo i richiedenti asilo dal SAI, precludete loro qualunque percorso di integrazione e una reale possibilità di inclusione ed emancipazione nelle nostre comunità.

Escludere non significa più sicurezza, al contrario, è la marginalità a causare più insicurezza, come credo sappiate bene anche voi. Avete voltato le spalle ai sindaci, impegnati ogni giorno, spesso con sforzi oltre i limiti e oltre le funzioni e competenze, che cercano di porre rimedio, con risorse proprie, alla mancanza di un sistema nazionale che risponda davvero a questo fenomeno.

Quali sono le vostre intenzioni? State smantellando l'unico sistema di accoglienza pubblico - l'ho detto anche prima, ma lo voglio ripetere - trasparente e professionale, il SAI, che garantisce percorsi dignitosi e tutelanti anche per le persone che richiedono una protezione internazionale. E lo smantellante, prevedendo nuovi centri di accoglienza e detenzione nei territori. Sì, perché è questo il vostro disegno, come hanno messo nero su bianco oltre 60 sindaci della provincia di Milano nelle scorse settimane. Hanno scritto al Ministro Piantedosi, ovviamente, senza ricevere risposta, perché la prefettura di Milano ha chiesto a tutti i sindaci della città metropolitana di Milano di mettere a disposizione aree di 1.000 metri quadri, dotate di allacci fognari ed elettrici dove posizionare e allacciare strutture prefabbricate, per poter ospitare i migranti. Quindi, mi sembra che il vostro disegno sia chiaro. Non è possibile che il governo di questo fenomeno avvenga con l'utilizzo di tendoni e grandi ammassamenti di persone in condizione di continua precarietà ed emergenza. Le condizioni che si verrebbero a originare ovviamente sono prevedibili e intollerabili. Ma anche questo lo sapete anche voi e, forse, anche qua c'è un disegno.

Bisogna puntare con forza sui sistemi di accoglienza diffusa, in forte raccordo istituzionale con il Ministero e le prefetture competenti, come già sperimentato negli scorsi anni, evitando di scaricare, in maniera disordinata e pressante, sui territori la crescita – che, purtroppo, non si può arrestare - dei flussi migratori.

La storia degli ultimi vent'anni di accoglienza in Italia dimostra chiaramente che i modelli emergenziali con standard minimi hanno prodotto solo ferite enormi nelle nostre comunità e non hanno garantito alcun diritto ai rifugiati o a chi ne aveva diritto; soprattutto, hanno fallito i processi di inclusione efficaci e duraturi. La risposta, quindi, non è in questo decreto. Tra l'altro, a tutto ciò si sommano annunci sostanzialmente vuoti. Il decreto Cutro è anacronistico e ingiusto, nel tentativo di porre un freno al fenomeno dell'immigrazione in maniera del tutto irrazionale, costringendo persone che sfuggono da situazioni disperate ad entrare dentro l'anonimato dell'irregolarità, senza prospettiva di integrazione e di riscatto. L'immigrazione non è un'emergenza: è un fenomeno che va gestito e che non si può cancellare.

In questo provvedimento, avete annunciato un nuovo decreto Flussi, senza delinearne i contorni. Gli 82.000 ingressi di lavoratori extracomunitari, previsti dall'ultimo decreto Flussi, basteranno a coprire meno della metà dei posti effettivamente disponibili nei prossimi mesi nelle aziende italiane, come sostengono le aziende ricettive e le associazioni delle imprese agricole, delle costruzioni e degli esercizi pubblici, nelle quali è ampia la presenza di lavoratori immigrati e ampia è la richiesta dei lavoratori che mancano all'appello (almeno 120.000 addetti). Il click day, come sappiamo tutti, è risultato largamente insufficiente. Peraltro, come dichiara la Banca mondiale, l'immigrazione diventerà una necessità economica per i Paesi più ricchi che devono far fronte a una popolazione che invecchia, se vorranno mantenere la crescita e gli standard sociali, ad esempio pensionistici, perché avranno bisogno di lavoratori stranieri. Di fronte al cambiamento demografico - dichiara sempre la Banca mondiale -, nel prossimo decennio, tutti i Paesi troveranno l'immigrazione sempre più necessaria e l'Italia è citata come esempio dei trend mondiali. La migrazione - sempre per Banca mondiale - può essere una potente forza di prosperità e sviluppo. Quando è ben gestita, può offrire benefici per tutti.

Certamente, tutto ciò non va messo in concorrenza con le politiche, peraltro vuote e insufficienti, che state dedicando alla natalità e che, comunque, non ci sono, perché ancora non abbiamo visto le coperture dei 7 miliardi annunciati da Giorgetti. Tra l'altro, lo avete detto anche voi stessi nel DEF, nel documento che non eravate riusciti ad approvare, che poi abbiamo approvato in extremis, in cui avete evidenziato che, a causa della riduzione demografica che l'Italia sta vivendo, un aumento di circa il 30 per cento di ingressi di migranti porterebbe a una consistente riduzione del debito pubblico nei prossimi decenni. Lo avete scritto voi! È importante, pertanto, che le scelte sulle politiche migratorie siano inquadrate anche nella prospettiva della crescita economica del Paese. Anche questo avete detto tra le righe, ma forse è meglio esplicitarlo.

Quello dei lavoratori stranieri è un segmento del mercato del lavoro che svolge già da tempo qui, in Italia, un ruolo fondamentale in tanti ambiti produttivi con un peso che è destinato ad aumentare.

Da parte vostra ci sono stati invece solo annunci vuoti: avete annunciato un Piano Mattei, che non esiste, perché avete solo confermato degli accordi già scritti e, nello stesso tempo, avete tagliato i fondi di cooperazione allo sviluppo. Sempre nello stesso DEF, già più volte citato, avete scritto nero su bianco la riduzione di 109 milioni in tre anni per l'immigrazione e la garanzia dei diritti. Quindi, ci domandiamo dove prenderete questi fondi di questo famigerato Piano Mattei.

A questo punto, che fare? Passiamo alla parte positiva. Noi avremmo voluto che voi rinforzaste l'unitarietà del sistema di accoglienza italiano valorizzando l'esperienza virtuosa dei SAI, supportando attivamente la rete dei comuni in prima linea per garantire percorsi di effettiva inclusione e tutela compatibili con le nostre comunità territoriali. Avreste dovuto trasformare i CAS in hub di prima accoglienza, dedicati alle procedure di identificazione e di screening sanitario, per poi procedere a trasferimenti rapidi nel sistema di seconda accoglienza e inclusione, sempre il SAI. Avreste dovuto ripristinare i decreti di riparto che il piano nazionale di accoglienza aveva indicato e adottare una strategia per i minori non accompagnati. Avreste dovuto fare un piano strutturato per attivare dei veri corridoi umanitari e promuovere con l'Europa delle vie legali; quella stessa Europa che aveva offerto una sponda per il superamento del Regolamento di Dublino, poi bocciato quando ancora Salvini era al Governo con un'alleanza con gli altri Paesi sovranisti che della redistribuzione obbligatoria dei migranti non vogliono sentire parlare. Serve garantire i diritti e combattere l'illegalità con la legalità, voi invece create solo più illegalità.

Citate tante volte a sproposito la Chiesa, i principi cristiani che animano il vostro operato, ascoltateli; non volete ascoltare noi, l'opposizione, ascoltate le associazioni cattoliche, anche quelle non cattoliche, ascoltate gli amministratori locali, guardate i numeri, fermate la propaganda e occupatevi davvero di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, sottosegretario Molteni, membri del Governo, sarà un caso - a volte le congiunzioni astrali - ma noi ci troviamo in quest'Aula proprio il 2 maggio, all'indomani della festa delle lavoratrici e dei lavoratori, a discutere di migranti, peccato che discutiamo di quelli sbagliati. Infatti, discutiamo di quelli che voi definite “un'emergenza”, ma, in realtà, la vera emergenza sono gli altri migranti, ovvero le ragazze e i ragazzi - in media ormai oltre 100 mila ogni anno - che lasciano il nostro Paese e che con questo provvedimento continueranno a lasciare il nostro Paese.

Noi ci troviamo nell'anno del settantacinquesimo anniversario della nostra Carta costituzionale ed è proprio in questo luogo, Presidente, che dovremmo avere il coraggio finalmente di dire tutta la verità: noi siamo una Repubblica democratica fondata sul lavoro - sì, lo siamo - ma sul lavoro all'estero, perché il primo atto che la neonata Repubblica compie il 23 giugno 1946 non è quello di immaginare come far ripartire la ricostruzione di un Paese, ma quello di immaginare, con l'accordo “carbone in cambio di minatori”, come fa ripartire l'emigrazione, le braccia, da questo Paese.

Stamane nel dibattito ho sentito molti colleghi e colleghe che si chiedevano: ma come lo dobbiamo chiamare questo provvedimento? Decreto Cutro, decreto migranti, contro-migranti? Io lo chiamerei decreto in chiaroscuro delle cose che non si possono dire o delle cose che forse si fa fatica a comprendere. Perché? Perché voi siete nuovamente quelli che dite al Paese di voler adottare un approccio emergenziale perché c'è un'emergenza, ma come vi ho appena detto l'emergenza è un'altra.

E come lo fate? Intanto, dal punto di vista organizzativo vi focalizzate sulle strutture di prima accoglienza, sugli hotspot, e smantellate il SAI che è invece il vero e unico strumento di accoglienza e integrazione attraverso il quale le persone vengono accompagnate e introdotte nel mondo del lavoro, e Dio sa di quante centinaia di migliaia di persone il sistema economico italiano necessiti.

Eppure l'emergenza non esiste, ma voi la generate o, meglio, non la volete dal punto di vista teorico ma la volete esclusivamente dal punto di vista burocratico. Perché? Perché vi fa comodo. Allora, vediamola, tocchiamola con mano questa finta emergenza in questo decreto. Un decreto, a mio avviso, pensato male, scritto peggio, di improbabile applicazione, quanto meno per quanto riguarda la fattispecie in oggetto, ovvero le persone che arrivano.

Per altri aspetti, caro Presidente, bisogna dare atto al Governo di aver saputo cogliere tutti gli elementi utili per consentire agli amici degli amici di fare affari sulla questione dei migranti. Questo è il tema. Dichiarate lo stato di emergenza, cosa, fra l'altro, del tutto campata in aria; è come se, sapendo che prima o poi verrà a piovere, dovete costruire il tetto alla casa, ma dichiarate che quel tetto, che è logico che costruiate per completare la casa, lo dovete fare sotto lo stato di emergenza. E, quindi, perché, Presidente? Appalti, subappalti, sub-subappalti a cascata e affidamenti diretti d'urgenza senza bisogno dell'evidenza pubblica. Poi, però, ci sentiamo dire ad ogni piè sospinto: ma la sinistra, le cooperative, le ONG. Voi state esattamente applicando quello che chi vi ha preceduto non ha mai fatto e di cui si sente accusato in una propaganda inutile e sterile.

La verità è che si ha la sensazione di vedere – ma io non credo che sia così - l'applicazione pratica di fatti di cronaca, ma cronaca nera, nera, che hanno interessato le vicende di questa capitale dove si preannunciava, senza colpo ferire, che la gestione della migrazione fruttasse molto di più di qualsiasi altro traffico illecito. E ciò è stato anche ripetuto dai banchi della maggioranza questa mattina.

Qual è il problema tecnico insito in questo provvedimento? Non fa altro che rischiare di far aumentare a dismisura il numero degli immigrati irregolari che all'improvviso perdono la protezione speciale. Questo che cosa genera? Questa, mi sia consentito, è una strategia, perché non riesco a immaginare che non si intraveda il rischio; è la strategia di generare schiavi di Stato.

Presidente, le cito esempio: uno dei requisiti per ottenere la protezione speciale si ha quando una persona non è in grado di ottenere nel proprio Paese di partenza l'assistenza sanitaria. Ora le chiedo, Presidente, come questo Governo immagini di verificare se, nei Paesi di partenza di queste persone, il reparto di cardiologia, ortopedia od oncologia sia degno di tale requisito. Iniziassero a farlo nella sanità del Mezzogiorno di questo Paese e, forse, poi potremo dedicarci anche al resto.

Il problema è che tutto questo approccio non danneggia solo un'impostazione, ma danneggia le casse dello Stato, danneggia la fiscalità, danneggia esattamente quei numeri che questo Governo ha dichiarato nel DEF; non l'opposizione che traffica con i migranti, ma questo Governo. Credo che la strada intrapresa sia del tutto sbagliata, completamente.

Voi pretendete di fermare l'immigrazione irregolare mostrando il pugno di ferro che, in realtà, non fa nient'altro che lasciare svuotati di copertura gli enti locali e moltiplicare un esercito di irregolari, braccia che si consegnano alla criminalità organizzata, al mercato nero, al mercato sommerso.

La conclusione qual è, Presidente? Che questo Governo, in realtà, non ha proprio voglia o non ha capacità di governare il fenomeno. È quello il nodo. Fin quando si è all'opposizione e si abbaia alla luna è facile, quando si è al Governo, invece, si ha l'onore e l'onere di governare i processi. Voi, mi dispiace, non lo state facendo, non lo state facendo in un'ottica pragmatica e non lo state facendo nemmeno in prospettiva. Il sistema di accoglienza italiano, che, per molti anni, è stato un faro nel sistema europeo, voi lo state smantellando.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Ma dove?

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Io capisco il nervosismo del Sottosegretario, io capisco che la verità fa male.

PRESIDENTE. Per cortesia…

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Sono qui ad ascoltare da stamane e l'apprezzo, Sottosegretario, sa perché? Perché lei è una persona che merita rispetto, non fosse altro che è l'unico esponente della maggioranza presente in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Chiaro?

Come dicevo, i centri di accoglienza potrebbero rappresentare risorse importanti per le comunità locali, potrebbero rappresentare una soluzione a quelle manifestazioni ridicole che esattamente ieri, il 1° maggio, avete fatto, dicendo di voler mettere mano al lavoro, con la mano destra, mentre, con la mano sinistra avete bocciato ogni nostro emendamento che chiedeva di inserire, per legge, professionalità, psicologi, assistenti sociali, personale medico qualificato, ragazze e ragazzi che si sono formati e che l'unica soluzione che trovano è quella della migrazione, ma dall'Italia verso l'estero, e non dall'estero verso l'Italia. Allora, perché fate tutto questo?

Ancora, vi avevamo proposto, con un emendamento specifico, di istituire la figura del garante ovvero la figura di colei o di colui che assumesse la responsabilità giuridica, penale, di garantire l'ottenimento del permesso di soggiorno, ai fini occupazionali. Qual è stata la risposta? “No”.

Ancora, vi avevamo chiesto, in Commissione, l'introduzione di permessi a termine per la ricerca di lavoro, per breve periodo, ci mancherebbe, per breve periodo - ascolti bene Presidente, mi scusi se mi rivolgo a lei e se, per interposta persona, mando questo messaggio al Governo - e previo pagamento allo Stato italiano e, soprattutto, previa verifica di adeguata e sufficiente capacità economica per poter soggiornare, per un breve periodo, sul suolo italiano. Voi che fate? Negate questa possibilità, perché voi siete quelli che combattono gli scafisti, che combattono i trafficanti e che però, allo stesso tempo, negano una possibilità a persone che vorrebbero pagare 4.000 o 5.000 euro allo Stato italiano per recarsi in questo Paese con tutti i crismi e tutte le coordinate e garanzie che la legge richiede e prevede. State implicitamente dicendo di no a coloro che darebbero soldi allo Stato, il quale garantirebbe loro un percorso a termine, di breve periodo, per cercare lavoro; e sappiamo di quanta forza lavoro necessiti questo Paese. La domanda è: volete combattere i trafficanti, gli scafisti, o volete che queste persone, invece che pagare lo Stato italiano, continuino a pagare i 4.000 o i 5.000 euro agli scafisti? Questa è la domanda. A un certo punto, ci si pone l'interrogativo.

Anche stamane, abbiamo sentito dire che la sinistra e l'opposizione non fanno proposte. Queste erano proposte concrete, erano proposte concrete sulle quali ci siamo sentiti rispondere, come su tutte le proposte emendative, un secco “no”.

Ancora, vi avevamo chiesto, sia nella fase di approvazione del precedente decreto Immigrazione - il primo - sia in Commissione, di istituire un dipartimento, una agenzia, una struttura ad hoc che gestisse un fenomeno ordinario che ci accompagna da tempo e che, vi segnalo, ci accompagnerà ancora per decenni. Anche in questo caso, caro Presidente, la risposta è stata: “no”. Questo perché voi preferite l'emergenzialità, perché voi preferite - abbiate il coraggio di dirlo - l'azione diretta e concreta degli affidamenti degli appalti pubblici, dei soldi che questo fenomeno genera, soldi che potevate destinare per l'occupazione di ragazze e di ragazzi che, invece, preferite gestire in una modalità in chiaroscuro. Io non ci credo, Presidente, io non ci credo ma, voglio dire, se interpreto la norma, a pensar male ogni tanto ci si azzecca.

Un'altra osservazione che pongo al Governo è esattamente questa. Noi discutiamo da settimane, anzi, da mesi e uno dei primi provvedimenti è stato quello contro le ONG. Peccato, Presidente, che, solo nel 2023, si prevedono quasi 9 milioni per il trasporto marittimo, con affidamento diretto. Vorrei capire a quali navi vadano questi soldi, se è lecito poter chiedere questa cosa.

Ma il vero dramma, Presidente, sa qual è? Che noi discutiamo senza trasparenza dei dati, senza trasparenza dei numeri delle attività, senza che sia data trasparenza ai cittadini e alle cittadine di questo Paese su cosa effettivamente facciano questi centri, su quali siano le loro esigenze, su quali siano i costi. Si critica tanto la gestione precedente, dei Governi precedenti, ma - vivaddio! - bastava andare sul sito del Viminale per trovare, dato per dato, regione per regione, territorio per territorio i soldi che venivano spesi. Improvvisamente, questo criterio di trasparenza è venuto meno, chissà perché. Possiamo istituire un sistema di monitoraggio, possiamo istituire un'autorità terza, garante, un'autorità che abbia la voglia di professionalizzare il tema? Io impiegherei il Viminale in altre vicende, perché la migrazione - vi piaccia o non vi piaccia, è storia e io capisco che voi facciate fatica, ultimamente, con la storia - non è un tema di sicurezza, è un tema sociale, è un tema economico ed è anche un tema di sicurezza che, però, gerarchicamente, viene dopo il tema sociale ed economico. Allora, o acquisite questa consapevolezza o ci porterete a sbattere, per l'ennesima volta.

Il problema, Presidente, sa qual è? Che poi, a un certo punto, la maschera cade. Allora, quello che sarebbe dovuto essere un decreto che avrebbe dovuto limitare l'immigrazione clandestina, la aumenterà e quello che sarebbe dovuto essere un decreto che avrebbe dovuto porre l'Italia al centro di un blocco, a nome dell'Europa, fallirà.

Anche sull'Europa, Presidente, diciamolo chiaramente, diciamolo in quest'Aula: basta appellarsi al fatto che l'Europa ci ha lasciati soli. Voi dovete avere il coraggio di dire che le azioni che compie questo Paese, le compie in conto terzi, per l'Europa. È chiaro? Noi riceviamo soldi per le azioni che facciamo, riceviamo soldi che potrebbero essere investiti in occupazione nuova. Vorrei capire, caro Presidente, perché dobbiamo accompagnare all'emigrazione tutti i mediatori culturali che da vent'anni formiamo in questo Paese - psicologi, assistenti sociali, traduttori, personale medico e sanitario - e non possiamo farli lavorare per creare un sistema di integrazione e per gestire nella maniera professionale un fenomeno che - ripeto - transitorio non è, ma è strutturale?

A tutte queste domande la destra non ci dà risposte. Perché? Perché fa come tutte le destre: alza il vessillo della propaganda e dell'altro, sapendo che l'altro arriverà comunque e avrà sempre benzina nuova da buttare nel grande calderone della paura che alimenta. Però, guardate, i cittadini e le cittadine non vi credono più. I dati economici vi stanno dicendo esattamente il contrario.

Allora - e chiudo, Presidente - o noi abbiamo il coraggio, in questo Paese, di afferrare il problema, di governarlo, di professionalizzarlo e trarne vantaggio e beneficio, o, altrimenti, come in tutte le vicende della storia umana, noi saremo travolti. E quando saremo travolti da questo fenomeno, non ci sarà più nessuno in grado di arginarlo e di governarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Francesco Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Il 2 maggio discutiamo il decreto Cutro, dopo che il 1° maggio è stato fatto da questo Governo il decreto Lavoro. Viene chiamato “Lavoro” e viene approvato il 1° maggio, simbolicamente, un decreto che in larga parte serve ad alimentare la precarietà e che interviene sui redditi delle persone, in realtà con dei bonus, perché un provvedimento a tempo è sempre un bonus, è sempre un'una tantum, è sempre qualcosa per cui devi ringraziare qualcuno e devi sperare che venga rinnovato. Il combinato disposto con la precarizzazione dei rapporti di lavoro contenuta nel decreto ci dà l'idea, la misura reale del provvedimento, che è sostanzialmente il contrario di quello che chiedono le lavoratrici e i lavoratori in questo momento. È un andare contro corrente, mettere in campo una narrazione completamente diversa.

Oggi discutiamo un decreto, che, appunto, si chiama “Cutro”, verrebbe da dire incredibilmente. L'unica giustificazione, forse, per il nome dato a questo decreto, è il fatto che sia stato approvato nel municipio di Cutro. Ma non credo sia questo il motivo. In realtà, il motivo sta nel fatto che, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, sulla spiaggia di Cutro, avviene un drammatico naufragio, una tragedia di cui tutti vengono immediatamente a conoscenza. Ne discutono tutti, la notizia apre tutti i giornali e i telegiornali per giorni. Si sa più o meno il numero delle vittime, si conosce sostanzialmente il numero dei sopravvissuti, ma, fino al giorno 5, cioè otto giorni dopo, nessuno si chiede dove siano i sopravvissuti. Cioè, sulla spiaggia di Cutro, sulla battigia, vengono salvate dalle onde, non si sa in quel momento, probabilmente tra le 70 e 80 persone, credo siano 79 alla fine, e nessuno si chiede dove siano. Si sa dove sono le bare, che sono nel palazzetto dello sport del capoluogo. Si sa che sulla spiaggia sono in corso le ricerche delle vittime ancora nel mare, ad opera soprattutto della Guardia costiera (qui c'è da dire, poi, una cosa sulla Guardia costiera). Si sa che emergono corpi da questa ricerca. Si sa che sulla spiaggia ci sono i parenti delle vittime, arrivate soprattutto da altri Paesi europei. Ma nessuno si chiede che fine avevano fatto i parenti, le sorelle, i fratelli, i figli, i genitori di queste vittime, quelli che viaggiavano assieme a loro, che erano stati presi dall'acqua per i capelli.

Il sottoscritto viene inviato a Cutro, ad opera del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra. Dopo essere stato sulla spiaggia, che è un luogo di grande emozione, ovviamente, perché c'è una parte del relitto e ci sono questi familiari che corrono verso il mare ogni volta che un sommozzatore fa un segno, che poi, in realtà, spesso corrisponde non a un corpo, ma a un ramo o a un pezzo di legno, ma ogni volta corrono verso il mare nella speranza che il mare restituisca loro il corpo di un proprio caro, dopo questa grande emozione, grazie all'intervento, anche qui bisogna ricordarlo, degli operatori delle ONG, arriviamo al CARA di Crotone e ci indicano due capannoni, dicendoci che i sopravvissuti sono in questi due capannoni.

A me, quando entro in questo posto, viene il dubbio che quelli possano essere effettivamente i sopravvissuti. Invece mi confermano che i sopravvissuti sono proprio questi: una quarantina in ognuno di questi due capannoni, che probabilmente erano delle ex palestre, ma non si può sapere. In quale condizione? In uno c'erano 28 brande, con dei materassi di gommapiuma e delle coperte militari. Quindi alcuni dormivano su questi letti, erano appoggiati su questi giacigli, diciamo così. Altri, invece, direttamente per terra, con i materassi di gommapiuma per terra. I cuscini erano stati ricavati tagliando i materassi di gommapiuma. Questo in uno dei due capannoni. Nell'altro non c'era alcun letto e alcuna branda, c'erano soltanto delle panchine da parco, quelle di metallo, sulle quali erano stati sistemati quasi 40 di questi migranti sopravvissuti al naufragio.

Non aggiungo niente sulle condizioni igieniche. Devo dire, invece, qualcosa sulla condizione di promiscuità, nella quale erano costretti a vivere le poche donne e i pochissimi - 4 o 5 - bambini.

Il 5 marzo, quindi, noi di Alleanza Verdi e Sinistra scopriamo che il Governo aveva dimenticato, nella migliore delle ipotesi, i sopravvissuti. Li aveva letteralmente abbandonati! Il fatto che si potesse fare altro e che non fosse assolutamente dovuto quel trattamento, lo conferma Piantedosi il giorno 7 marzo in quest'Aula. Nella sua relazione, Piantedosi dice che, nel pomeriggio, quei migranti, quei sopravvissuti sarebbero stati trasferiti in albergo, dove sarebbero dovuti stare, evidentemente, già qualche ora dopo il naufragio. La prima cosa che ti viene da pensare, quando salvi una persona dalle acque, è darle la migliore sistemazione possibile, assegnarle la migliore condizione di vita possibile, il massimo dell'agiatezza, della possibilità di riposare, di igiene, di cura. Il contrario di quello che questo Governo ha fatto.

Fino a quel momento, nessun rappresentante del Governo si era preoccupato dei migranti, o li aveva incontrati. I sopravvissuti, portati, poi, in albergo, non vengono incontrati dal Governo neanche quando il Governo, il 10 di marzo, va a Cutro, per fare il decreto. Il Governo, la Presidente del Consiglio incontrano le vittime del naufragio, i sopravvissuti al naufragio, i parenti dei morti nel mare di Cutro soltanto il 16 marzo. Sono passati 19 giorni, quasi 20 dal naufragio. Per 20 giorni, questo Governo non è stato capace di rappresentare fisicamente l'Italia a queste persone, morte nel nostro mare alla ricerca di una condizione di vita migliore.

E, oggi, discutiamo un decreto che, incredibilmente, si chiama Cutro e che, al pari di quello adottato nella giornata di ieri, è un puro atto di propaganda, non perché questo Governo abbia da fare solo propaganda, non lo penso affatto, però associa, in maniera molto efficace, il lavoro politico, le modificazioni che gli stanno a cuore nel nostro sistema Paese con una cura particolare per la propaganda, in questo caso, non fosse altro perché questo decreto - come è già stato detto dai miei colleghi - è palesemente inutile, poiché, ciò è stato verificato nella sua efficacia. Sui flussi non ha inciso minimamente, nessun trafficante di morte si è spaventato, in queste settimane, per l'innalzamento della pena - non è accaduto ed era assolutamente prevedibile -, semplicemente perché questo tipo di politiche, quelle punitive, quelle restrittive, non dissuadono, perché non possono dissuadere, perché, come abbiamo provato a spiegare e come la maggioranza e il Governo sanno benissimo, secondo me, le migrazioni sono il prodotto di altro: sono un prodotto naturale, non di questo tempo, della storia dell'umanità, ma, in questa fase della vita del mondo, diventano un fatto strutturale e, spesso, diventano un fatto strutturale accentuato dalle vostre politiche. Infatti, oggi le migrazioni sono dovute a crisi economico-finanziarie del vostro sistema, alla crisi ambientale climatica, che voi alimentate con le vostre politiche, alle guerre, sulle quali, diciamo così, ci mettete il vostro, alimentando il conflitto con le armi e, poi, volete svuotare l'oceano con un bicchiere d'acqua, l'oceano di sofferenza che viene prodotto, pensando di fare un blocco navale o di fare il decreto Cutro.

Sono, in tutta evidenza, movimenti dell'umanità che appartengono alla storia del mondo. Sono movimenti che - voglio dire qualcosa anche su questo - hanno a che fare con quello che siamo, con quello che tutti siamo, perché ogni posto del mondo ha un ruolo, ogni posto del mondo. Ogni cultura, ogni parte dell'umanità, della nostra umanità, si giustifica, in qualche modo, per il luogo in cui nasce: c'è una capacità della meditazione che poteva nascere solo sulle montagne del Tibet, non c'è alcun dubbio, e così via, potremmo continuare all'infinito. Noi siamo quello che siamo semplicemente perché siamo in mezzo al Mediterraneo, siamo stati luogo di passaggio per secoli e luogo di grandi migrazioni. Questa è la nostra civiltà. Il sovranismo, da questo punto di vista, lasciatemelo dire, è una stupidaggine, si può dire. Non è possibile fermare le migrazioni, è sbagliato pensare che, fra l'altro, nella storia dell'umanità siano state un fatto regolare. Forse erano abbastanza regolari quelle dei greci, che andavano a costruire le loro colonie circa 2.800 anni fa, e che tanto hanno dato alla nostra cultura, ma c'è stato tanto altro di irregolare, di barchini, di migranti clandestini, nella storia dell'umanità. E anche la nostra migrazione è sbagliato pensare che sia stato un fatto regolare, sempre capace di andare in altri posti del mondo, sì, per cercare lavoro e per cercare dignità, ma in modo regolare. I miei nonni sono partiti per l'America nel 1909, però, se si va sul sito di Ellis Island, mia nonna era detained, era detenuta, perché era clandestina, mio nonno no, era un po' più piccolo. Era clandestina. Sono stati là, poi, dopo, siamo venuti noi; i miei figli sono andati in America esattamente un secolo dopo, nel 2009.

Il mondo è fatto di queste cose, queste cose dovrebbero essere, però, solo per un fatto giusto, un fatto che produce ricchezza, un fatto che non si può fermare e non si deve fermare. Le migrazioni, gli spostamenti creano la ricchezza dell'umanità. Noi, in Italia, in particolare, siamo il prodotto, come dicevo, delle migrazioni: quello che viene esaltato anche da questo Governo, con le nostre capacità, che pure sono vere, alcune nostre propensioni e abilità, sono il prodotto di queste migrazioni. Anche a proposito di parole che vi stanno tanto tanto a cuore, c'è una parte della nostra cultura, non solo quella gastronomica, che è arrivata in tutto il mondo e in tutto il mondo è apprezzata. Questa parte, tendenzialmente, viene copiata addirittura nei nomi, però è quel made in Italy che porta nel mondo le nostre capacità, le nostre abilità, ma anche le nostre sensibilità. Poi, ci sono altre cose della nostra cultura che sono arrivate in tutto il mondo: quelle, però, non vengono copiate, quelle non cambiano nome, sono così italiane, così precise, così significative, che hanno conquistato il mondo con il nome che noi abbiamo dato. Faccio l'esempio della pizza: si chiama pizza in tutto il mondo.

Poi ancora, c'è un'altra cosa, però, una sola, che non è un prodotto della nostra cultura, per fortuna, ma è una cosa che è capitata qui, in Italia, è un prodotto, diciamo così, della nostra storia, che pure è conosciuta in tutto il mondo. È una parola che viene tradotta in tutto il mondo, è una sola: indica la prevaricazione, indica la violenza, indica i sistemi o anche le persone che utilizzano la sopraffazione e la violenza per il controllo, per il dominio sulle altre. In tutto il mondo questa cosa si chiama fascismo. Non c'è un'altra parola sulla faccia della Terra che indichi questa cosa e non viene tradotta, viene adeguata, viene pronunciata secondo i vari idiomi, ma è sempre fascismo; in Sud America, in Africa, in Asia, si chiama sempre fascismo.

Abbiamo compensato questa cosa, non abbiamo dato solo un cattivo esempio, perché, assieme a questa cosa, ha attraversato, attraversa e conquista il mondo un'altra, per contrappasso. È una canzone che si chiama Bella Ciao, che è conosciuta in tutto il mondo non soltanto perché è una bella canzone, ma anche perché, insieme alla parola “fascismo”, ha conquistato il mondo, perché è antifascista per eccellenza. Perché dico questo? Perché dobbiamo stare attenti, tutti quanti, a quello che facciamo. Si può capire l'esigenza di propaganda, lo diceva il collega prima benissimo, meglio di come possa fare io. Questi decreti sono totalmente inefficaci, però servono ad alimentare una paura o, comunque, un modello di società sul quale si costruisce il consenso, semplicemente questo.

E, oggi, rispetto a ieri, ahimè, lo sappiamo che c'è poco da fare. Il consenso si costruisce su questo. Tuttavia, questa a cosa dobbiamo cercare di mettere, in qualche misura, un limite in queste Aule. Non possiamo continuare a produrre soltanto messaggi che spesso dicono cose che poi sono l'esatto contrario della realtà. Anche qui, chiedo ai colleghi della maggioranza e al Governo: ma lo sapete quante sanatorie sono state fatte negli ultimi 20 anni, dopo la Bossi-Fini? Sono almeno una dozzina, la più significativa l'ha fatta il Governo Berlusconi.

Dico di più. I decreti Flussi. Il decreto Flussi deve servire ad accogliere in Italia un lavoratore in una modalità concordata, per semplificare, ma credo che i colleghi della maggioranza e il Governo sappiano bene che non è vero che tanti lavoratori oggetto dei decreti Flussi arrivano in Italia dopo il decreto Flussi; penso che lo sappiano. Sapete bene che ci sono tanti sistemi poco trasparenti per fare in modo che i decreti Flussi siano, in realtà, la regolarizzazione di lavoratori che stanno già in Italia.

Ma voi lo sapete questo, lo sapete quanto me, anche perché voi avete governato più di me negli ultimi 20 anni. Negli ultimi 20 anni avete governato prevalentemente; Forza Italia è stato il partito che, negli ultimi 20 anni, ha governato di più. Quindi, quello che è successo negli ultimi 20 anni… sì, Sottosegretario, il partito che ha governato di più negli ultimi 20 anni è stato Forza Italia, dopo il Partito Democratico, seguito dalla Lega. Quindi, sapete bene di cosa si tratta. Queste sono regolarizzazioni: su 5,5 milioni di migranti presenti oggi in Italia, 3 milioni derivano da sanatorie e decreti Flussi, che, in realtà, decreti Flussi non sono.

Credo che questo ostinarsi a non guardare la realtà e a raccontarla come conviene - sì, mi rendo conto che possa produrre risultati - non faccia bene a un Paese posto in mezzo al Mediterraneo, che necessita di credibilità, anche nel necessario confronto con l'Europa e con gli altri Paesi per fare passi in avanti dal punto di vista dei sistemi di accoglienza, della redistribuzione, ci mancherebbe altro. Però un ragionamento serio sulle migrazioni ci aiuterebbe.

Un ragionamento, invece, che vuole costruire muri nell'acqua, che non si possono fare, blocchi navali, cui non crede nessuno, decreti Flussi, che servono a stabilizzare quelli che già ci sono, inasprimenti delle pene, per i quali gli scafisti e i trafficanti di morte non modificano di una virgola il proprio comportamento, non credo aiuti di fronte a questa condizione di difficoltà, questo è il punto. Quindi, da questo punto di vista, è un decreto sbagliato, contrario a quello che serve. Va nella direzione opposta a quello che chiedono i migranti, perché i migranti sono portatori di diritti. Le organizzazioni che lavorano su questo terreno e che tanto fanno in materia di immigrazione e tutti quelli che si occupano di questa materia in modo non demagogico e non propagandistico chiedono tutta un'altra cosa. Esattamente quello che avviene con il decreto Lavoro: le lavoratrici, i lavoratori e le organizzazioni sindacali chiedono reddito ma stabile e sicuro. Chiedono la possibilità che con il reddito si abbia una vita dignitosa, non chiedono un bonus, non chiedono una tantum, non chiedono una cosa che scade. Chiedono non flessibilità, non precarietà, ma stabilità e certezza del lavoro, e ieri si fa quel tipo di decreto. Sui migranti avviene la stessa cosa. Questo è il punto. Siamo, ahimè, in un sistema fondato sulla propaganda, sulla comunicazione e sul ribaltamento della realtà. Noi continueremo, ovviamente, in quest'Aula e fuori, a fare tutta l'opposizione possibile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sottosegretario Molteni, colleghi e colleghe, siamo di fronte all'ennesima grave speculazione politica, che permette, però, di riconoscere lo stile di questo Governo: usare date e luoghi simbolici per roteare la clava di che è forte con i deboli, di chi vuole ricordare ai penultimi che ci sono sempre gli ultimi che li stanno minacciando. Provocazioni. Provocazioni come quel Consiglio dei ministri convocato proprio il 1° maggio per deliberare condizioni che favoriscono la precarietà, che penalizzano i lavoratori e le lavoratrici più fragili, come la convocazione del Ministro Sangiuliano, qualche giorno fa, che ha provocatoriamente convocato per un pranzo di lavoro il 15 agosto i direttori dei suoi musei statali.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 13,56)

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Volete dimostrare di essere al lavoro sempre, da veri stacanovisti? Bene, la prossima volta, però, ricordatevi di far venire a lavorare in Aula quei vostri 25 parlamentari, un normalissimo giovedì 27 aprile, per votare lo scostamento di bilancio che serviva proprio al vostro decreto Lavoro.

Allo stesso modo e con lo stesso stile, provocatoriamente, siete andati a Cutro per presentare questo decreto, proprio lì, dove il mare è diventato un cimitero, dove sono morte oltre 100 persone. Siete andati proprio lì per produrre un testo normativo che restringe le garanzie dei richiedenti asilo e i diritti delle persone migranti.

Siete andati lì per presentare un testo dove non c'è assolutamente nulla che possa incidere sulle cause che hanno prodotto quella tragedia o per tentare di prevenirla. Proponete, per arginare i flussi immigratori, di indebolire la protezione speciale, scaraventando così decine di migliaia di persone in stato di irregolarità, invisibili per la legge, ma, in realtà, materialmente presenti sul territorio. Queste persone sono così private della propria dignità, della possibilità di costruirsi una vita in Italia o in Europa. Certamente, con questo decreto, dopo aver colpito le ONG, colpite violentemente e direttamente gli esseri umani, colpite anche quelle realtà sociali che si troveranno maggiormente in difficoltà nel sostenere persone che lo Stato decide di collocare in posizione di irregolarità.

Abbassare l'asticella dei diritti ha sempre favorito l'ipersfruttamento e il caporalato. Più persone sono irregolari e maggiori sono gli affari della criminalità organizzata e dell'imprenditoria senza scrupoli. L'indebolimento della protezione speciale genera sacche di irregolari e lo stato di emergenza crea quelle condizioni autoritarie che questo Governo tanto desidera. Il vostro schema è molto chiaro: servono più CPR consapevoli dell'irregolarità dilagante, servono più rimpatri, diminuendo le tutele del diritto di asilo, e, al contempo, serve un commissario per far sì che le persone irregolari vengano osservate a vista e dirottate nei centri di detenzione.

Siamo di fronte al più violento tentativo di sovvertimento di alcuni fondamentali istituti costituzionali, democratici e sociali della recente storia repubblicana. E non deve ingannare che questo decreto-legge riguardi solo migranti e solo norme che disciplinano l'immigrazione.

È evidente che attraverso questo decreto-legge diventa plasticamente visibile una certa, la vostra, idea di società, quella società che ha bisogno di un insieme di procedure per incasellare, sorvegliare, controllare, addestrare, punire e rendere docili gli individui. Michel Foucault la chiamava ortopedia sociale e serve a separare, segmentare e dividere le comunità, annichilirne la tensione individuale e collettiva all'inclusione, alla coesione e allo stesso contatto interculturale. Serve a trovare sempre un colpevole; serve a trovare sempre un ultimo da dare in pasto a un penultimo. State lavorando alacremente alla realizzazione della vostra profezia che si auto-avvera, quel mantra che ripetete ossessivamente: non è possibile nessuna integrazione.

Questa cosa, però, non riguarda solo le persone migranti, riguarda tutti noi, perché voi volete frammentare, volete spaccare, volete nutrire la vostra stessa ossessione identitaria e il fatto che questo desiderio sia del tutto fuori dal tempo è un'evidenza della storia del pianeta. Non sarete voi, non saremo noi e non sarà nessuno mai a poter fermare i flussi migratori, che sono parte della storia e che ci hanno visti protagonisti sia nel ricevere sia nel partire, come quando, fra il 1861 e la Prima guerra mondiale, emigrarono 9 milioni di italiani.

Voi negate l'evidenza della storia e le ragioni stesse dell'emigrazione: la guerra, l'indigenza, quel rischio di perdere la propria vita o la vita dei propri figli che spinge a correre un rischio che sembra minore e a mettere se stessi e i propri figli su una barca che può diventare una trappola di morte. Vi state allenando a negare un'altra causa di movimento dei popoli che è, purtroppo, destinata a crescere in maniera proporzionale alla drammatica condizione del pianeta, cioè l'emigrazione climatica. Voi preferite creare caos, paure e incertezze, piuttosto che tentare un qualsiasi governo di un fenomeno che - lo ripeto - è una costante della storia e - inorridite pure - è proprio l'affondamento di quell'identità nazionale che tanto volete difendere. Nel mio DNA e nel vostro DNA ci sono tracce di arabi, normanni, africani, slavi e greci.

Voi dite di amare l'Italia ma in realtà odiate la sua posizione geografica, il suo essere un approdo naturale, un molo nel mezzo di un mare che ha accolto esseri umani, potenti, disperati vincitori e vinti. Le nostre leggi, la nostra arte, la nostra letteratura, la nostra musica, la nostra scienza sono il frutto di un passato multietnico e multiculturale e la ricchezza del nostro futuro è in quella stessa dimensione, che è - lo ripeto - multietnica e multiculturale. Non è semplicemente un'opinione: lo dice anche la demografia, che è una scienza.

Certo, servono politiche efficaci, ma a voi non interessa trovarle. A voi serve il nemico e tu straniero sei il nemico. Tu straniero, per queste madri cristiane, per questi sventolatori di rosari, sei destinato alla marginalità e allo sfruttamento, senza nessuna garanzia e senza nessun futuro. Non siete riusciti e non riuscirete a mettere in atto quei blocchi navali che avete promesso ai vostri elettori e allora promettete ai migranti sofferenza, paura, disperazione, e lo fate con orgoglio macabro proprio lì a Cutro. A voi serve il nemico, perché senza un nemico l'ossessione identitaria si sfalda. E allora ci pensano, oltre ai decreti, i vostri Ministri della propaganda: il Ministro Valditara, che nel 2016 pubblicò un libro dal titolo L'Impero romano distrutto dagli immigrati e che ci ha ricordato, appena insediato, che l'umiliazione è uno strumento educativo; oppure il Ministro Piantedosi, con quelle agghiaccianti parole a commento della tragedia di Cutro, in cui sosteneva che la responsabilità della morte fosse di quegli stessi migranti colpevoli di essere partiti; o, ancora, il Ministro Lollobrigida e la sua sostituzione etnica.

Guardate, mi sentite spesso parlare di sport, ma l'uomo che mi ha cambiato la vita non è stato uno sportivo ma un mio docente universitario, il professor Francesco Remotti, un antropologo, un maestro. Nel 1996 il professor Remotti pubblicò un saggio che s'intitola Contro l'identità. Sono passati 27 anni. Il prezzo di quel libro, che vi consiglio fortemente, era ancora in lire, ma voglio leggere queste parole visionarie con cui quel saggio si conclude: “In un mondo sempre più fitto di nessi comunicativi e di processi di globalizzazione non vi sono molte proposte alternative: o si continua a credere pervicacemente nelle proprie forme identitarie, costi quel che costi, o si procede ad alleggerirle, così da renderle più disponibili alla comunicazione e agli scambi, alle intese e ai suggerimenti, alle ibridazioni e ai mescolamenti. Non è detto che tale maggiore disponibilità sia la via che ci salva, ma è abbastanza certo che l'atteggiamento opposto, l'ossessione della purezza e dell'identità, è quello che ha prodotto, qui come altrove, le maggiori rovine”.

La vostra insaziabile ossessione della purezza e dell'identità ha bisogno di nemici e di luoghi simbolici, come quei CPR che in questo decreto volete finanziare, aumentare e potenziare. CPR significa centri di permanenza per i rimpatri, cioè luoghi dove i cittadini stranieri vengono collocati in attesa dell'esecuzione dei provvedimenti di espulsione. Uno di questi CPR lo conosco bene: è a Torino, nel quartiere dove sono nato, dove ho abitato per tanti anni. Lo ha ricordato l'onorevole Grimaldi poco fa, che ringrazio per la sua testimonianza. Io non ci sono mai potuto entrare in quel CPR perché fino a ottobre non avevo nessun diritto per farlo: ero un semplice cittadino che, di fronte a quel buco nero di civiltà e di democrazia, passava quasi ogni giorno. Un monumento alla crudeltà messo lì nel pieno del tessuto urbano: mura altissime di cemento armato, come a testimoniare e a ricordare a decine di migliaia di cittadini che passano di lì ogni giorno, per andare a scuola, al lavoro o al parco, di quanto uno Stato può essere disumano. Complessivamente nei CPR transita solo il 2 per cento del totale degli irregolari, circa 10.000 su 500.000, e i CPR costituiscono soltanto il 50 per cento - circa 3.000 - dei complessivi 6.000 rimpatri che avvengono in media ogni anno.

Proprio due anni fa, il 9 maggio 2021, Moussa Balde, un ragazzo di 23 anni nato in Guinea, fu vittima di una brutale aggressione razzista a Ventimiglia. Moussa Balde, come tanti altri migranti irregolari, cercava solo di raggiungere il confine con la Francia. Voleva andarsene dall'Italia. Venne preso a sprangate da tre italiani mentre chiedeva l'elemosina davanti a un supermercato e, senza che nessuno gli chiedesse nemmeno la sua versione dei fatti, fu trasferito direttamente proprio in quel CPR, in corso Brunelleschi a Torino. Venne collocato nell'ospedaletto interno in condizioni di isolamento sanitario, che il Garante nazionale dei diritti per le persone private della libertà ha considerato inadeguato e privo dei requisiti essenziali per le esigenze sanitarie e dove - cito - “fu sottoposto a un trattamento inumano e degradante”. Moussa Balde, un ragazzo che era arrivato in Italia con un barcone e dall'Italia voleva andare via, si impiccò nella notte fra il 22 e il 23 maggio, 14 giorni dopo quelle sprangate ricevute da tre italiani a Ventimiglia. Voleva andarsene dall'Italia Moussa Balde e invece ci è morto suicida. Voleva andarsene dall'Italia, come fanno almeno 40.000 o 50.000 persone migranti all'anno a Ventimiglia, a Trieste, al confine fra Como e Chiasso o a Bardonecchia, in Val di Susa, nel collegio che in questo Parlamento rappresento.

Perché, Sottosegretario Molteni, siete così ossessionati dai numeri degli arrivi e non spendete un minuto per occuparvi di quelle decine di migliaia di persone che dall'Italia se ne vogliono spontaneamente andare? Dalla sola Bardonecchia sono uscite, nel 2022, 16.000 persone. È molto pericoloso passare di lì in quota, specialmente d'inverno, e vicino a Bardonecchia, a Oulx, c'è un rifugio che offre accoglienza, ristoro, abiti caldi e un letto per la notte. Sapete grazie a chi? Grazie all'opera di don Luigi Chiampo e dei suoi volontari (Commenti del Sottosegretario Molteni), Sottosegretario Molteni, un prete che è stato capace di interagire con le istituzioni comunali locali ed è lì a ospitare, a salvare vite e a offrire una soluzione a un problema potenzialmente di ordine pubblico.

Perché non ci dite che cosa volete fare con quei volontari che, come don Luigi, aiutano le persone migranti in uscita e lo fanno sotto un ponte, come a Ventimiglia, o sulle panchine di una piazza, come a Trieste? Perché parlate ossessivamente dei numeri in entrata e non parlate mai di quelli in uscita? Perché non definite una strategia delle risorse economiche per dare una mano a quei volontari che stanno gestendo e risolvendo, sostituendosi allo Stato, un problema? Lo ripeto: 16.000 persone nel 2022 hanno passato almeno una notte a Oulx, in attesa di andarsene, passando per il confine di Bardonecchia. Sapete quante persone erano ospiti al CPR di Torino, centro di costo di milioni di euro, al momento - qualche mese fa - della sua temporanea, purtroppo, chiusura? Sei!

Allora, la domanda che bisogna porre a questo Governo e a questa maggioranza è soltanto una: come misurate voi il grado di civiltà di un Paese? Con questo decreto? Con le parole dell'onorevole Molinari, dell'altro giorno? Leggo lo stenografico: “(…) vorremmo sceglierci, come ogni Paese normale, col decreto Flussi, gli immigrati che ci servono”. Onorevole Molinari, ci dica: quale etnia preferisce? Quale sfumatura di colore della pelle? A quanto li mette al chilo?

Il grado di civiltà di un Paese, per noi, si manifesta nelle parole di Vincenzo Luciano, un pescatore di Cutro, che dopo quella tragedia, ogni giorno, per tanti giorni consecutivi, tornava sul luogo del naufragio per cercare un cadavere: “Continuo a cercare per una mamma, a cui hanno già restituito un figlio morto.” - diceva - “Mi ha pregato di trovare l'altro suo bambino disperso e io voglio darle almeno un corpo su cui piangere, perché anche io, mentre me lo chiedeva, piangevo con lei”. Vincenzo non ha trovato quel corpo, ma lui, pescatore calabrese, nelle cui vene scorre sangue frutto di chissà quali e quante contaminazioni, lui sì, è un patriota (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Ringrazio lei, ringrazio il Sottosegretario Molteni, qui presente, e la deputata Dalla Chiesa, che segue il dibattito, ma, purtroppo, non posso ringraziare tanti altri e tante altre della maggioranza, perché, da questa mattina, discutiamo di questo decreto, su un tema considerato strategico e centrale per le politiche del Paese, e discutiamo in piena solitudine. I banchi di Fratelli d'Italia sono stati, per tutta la discussione, sostanzialmente vuoti e lo stesso è accaduto per i banchi della Lega, di Forza Italia e per tanti altri banchi, come se questa discussione non fosse importante, come se non durasse ininterrottamente da circa vent'anni in Italia, senza che alcun Governo, a prescindere dal colore politico, abbia trovato il coraggio di mettere in campo una politica di accoglienza, di riconoscimento dei diritti e, soprattutto, con una razionalità dovuta alla consapevolezza che l'immigrazione non è un fenomeno emergenziale, in questo Paese, ma è ormai un fenomeno strutturale, che esiste da molti anni e che, quindi, va trattato con strumenti non emergenziali, ma strutturali.

Dico ciò perché una delle tesi più false della destra è che, in Italia, si è giunti a questa condizione di difficoltà, in forza delle politiche dei Governi cosiddetti di sinistra. Lo sostiene la destra e anche la deputata Kelany - che ha parlato prima - ha detto che, se siamo in questa situazione emergenziale e in questa terribile congiuntura, se viviamo queste terribili tragedie, è perché i Governi che c'erano prima, i Governi immigrazionisti, hanno lasciato libero campo all'immigrazione. È una delle falsità più gravi, perché in realtà basta riavvolgere un pochino il nastro e ripercorrere la storia del Paese, per vedere che non c'è mai stato un Governo “immigrazionista” in Italia. Non so nemmeno che cosa voglia dire questa parola, che viene usata come un insulto. Non c'è mai stato un Governo buonista, non c'è mai stato alcuno che abbia avuto il coraggio di fare dell'accoglienza il centro delle politiche sui migranti.

Siccome sono sicura di quello che affermo, vorrei un attimo ripercorrere alcuni provvedimenti. Il primo si chiama Bossi-Fini ed è la legge vigente ormai da troppi, direi “troppissimi” anni, in materia di immigrazione in Italia. Insisto che si chiama “Bossi-Fini”, perché la scrissero due grandi leader della destra italiana. La scrissero sbandierandola come una delle leggi più dure di contrasto all'immigrazione, come una legge che toglieva diritti e tutele, come una legge che avrebbe cacciato i migranti dall'Italia. È ancora vigente, purtroppo, perché nessun Governo, tra quelli succedutisi dopo, ha avuto il coraggio di cambiarla. Gli effetti di questa legge sono sotto gli occhi di tutti: tanta irregolarità, tanti clandestini, pochi regolari, pochi diritti, poca integrazione.

Vorrei anche analizzare altre misure, oggi sbandierate dal Governo come risolutive. In precedenza, la deputata Kelany ha parlato della necessità di porre in essere accordi per i rimpatri con i Paesi terzi, con i Paesi del Nordafrica. Ebbene, sono le stesse identiche parole del Governo che fu di Silvio Berlusconi, che prese tante volte l'aereo, come lo sta prendendo la Presidente Meloni, per andare in Nordafrica e siglare questi famosi accordi che dovevano essere risolutivi. Probabilmente, fu il Governo che ne siglò più di tutti e chiedo al Sottosegretario se ritiene che quegli accordi siano stati o meno risolutivi, visto che i rimpatri in Italia sono circa 6.000, a fronte di decine di migliaia di persone che arrivano.

Inoltre, c'è stata l'epoca della restrizione dei diritti e delle tutele delle persone migranti. Faccio, ad esempio, riferimento all'epoca dell'approvazione dei famosi, famosissimi, decreti Sicurezza, sbandierati anche in quel caso come misure dure contro l'immigrazione irregolare, dall'allora Premier Conte e dal suo Ministro dell'Interno cattivista, per definizione e per orgoglio, Matteo Salvini. Erano decreti improntati, come quello proposto oggi dal Governo, ad una visione repressiva, discriminatoria, in qualche modo anche torturatrice dei diritti delle persone migranti, contenenti tantissime misure, persino più dure di quelle oggi presentate. Prevedevano, infatti, la possibilità di annullare la sospensione della richiesta di asilo politico in presenza di un numero molto ampio di reati. Prevedevano l'abolizione della protezione umanitaria, prevedevano l'espansione del tempo di trattenimento nei centri per il rimpatrio, che raddoppiò da 90 giorni a 180 giorni. Prevedevano persino la revoca della cittadinanza in caso di reati gravi e la possibilità di non dare la cittadinanza persino a chi aveva sposato un cittadino italiano o una cittadina italiana. Prevedevano l'eliminazione del patrocinio gratuito per i migranti, nel caso in cui il ricorso contro il diniego della protezione umanitaria fosse stato dichiarato inammissibile, e poi anche tantissimi fondi per i famosi rimpatri, quelli che sono l'obiettivo della Meloni, circa un milione di euro nel 2018 e nel 2019. Prevedevano la riduzione dell'accoglienza negli SPRAR, perché nei piccoli centri, a seguito dei decreti Sicurezza, non potevano più essere accolti i richiedenti asilo, ma solo i minori non accompagnati e quanti avevano già ottenuto la protezione internazionale.

Poi, con un nuovo decreto, il decreto Sicurezza-bis, furono previste nuove multe, nel nuovo tentativo di rendere più difficile il lavoro di chi salva vite umane nel Mediterraneo, in particolare, nuove multe per le ONG. Anche questi decreti - gli italiani sanno giudicare da soli - hanno avuto il risultato che hanno avuto.

Non finisce qui, perché dobbiamo anche citare cosa accadde all'epoca di Minniti. Noi ce lo ricordiamo bene, perché facciamo parte di quella sinistra che alle politiche di Minniti non disse mai “sì”, che alle politiche di Minniti non diede mai il suo sostegno; quella sinistra che ha sempre proposto una strada alternativa, che, purtroppo, il centrosinistra, a volte, non ha avuto il coraggio di percorrere. Ebbene, Minniti scrisse un codice di condotta per le ONG.

Ci fu un grave e grande dibattito, perché, nello scriverlo, dichiarò che l'immigrazione metteva a rischio le condizioni e la tenuta sociale e democratica del Paese; e poi mise in campo anche una strategia precisa per provare a fare quello che oggi la Meloni dice di voler fare: arrestare i famosi scafisti che dalla Libia accompagnano le persone in Italia.

Anche questa, sottosegretario Molteni, non è una novità e, purtroppo, quella cosiddetta lotta agli scafisti portò l'Italia sulle pagine dei giornali stranieri, in particolare il 3 maggio del 2021, esattamente due anni fa, uscì una bella inchiesta su Internazionale a firma di Zach Campbell e Lorenzo D'Agostino, che era stata pubblicata su The Intercept, un giornale degli Stati Uniti, il cui titolo è: «La strategia segreta contro le ONG che salvano i migranti». E in questa inchiesta, che le consiglio di leggere, si parla lungamente che «gli sforzi del Governo italiano e dell'Unione europea per affrontare i flussi migratori nel Mediterraneo» - leggo dall'articolo - «che si sono concentrati sulle persone in Libia - chiamate in modo interscambiabile, a seconda di chi parla, come facilitatori, trafficanti, contrabbandieri, miliziani - che aiutano ad arrivare in Europa chi può farlo solo in modo irregolare». Si legge, anche che «Gli sforzi europei per smantellare le reti di trafficanti di esseri umani hanno avuto una guida improbabile: la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo,» - noi ci siamo dimenticati che la DNA venne coinvolta nell'opera di fermare e arrestare gli scafisti sulle navi - «un ufficio specializzato» - che noi conosciamo bene, ma spiega l'articolo agli americani - «di magistrati con sede a Roma, diventato famoso negli anni Novanta e all'inizio degli anni Duemila per aver smantellato l'attività mafiosa in Sicilia in altre parti d'Italia. Secondo alcuni documenti interni, mai pubblicati finora, la DNA ha assunto un ruolo di primo piano nella gestione del confine marittimo meridionale dell'Europa, in coordinamento con Frontex, l'agenzia che sorveglia le frontiere dell'Unione, e con le missioni militari europee al largo delle coste della Libia». L'articolo continua citando l'operato di Franco Roberti e poi alla fine ci racconta che le persone arrestate con l'accusa di essere trafficanti di essere umani e con l'accusa di una vera e propria associazione a delinquere internazionale furono migliaia. Questo per dire che anche questa strategia non solo non è una novità ma non ha dato alcun frutto rispetto alla necessità di fermare le partenze.

Allora dobbiamo un attimo ripercorrere questi anni di propaganda dura, cattiva e violenta contro i migranti; e li dobbiamo ripercorrere perché la destra negli anni ha prima detto che bisognava chiudere i porti, ve lo ricorderete, poi sono passati a dire che chiudere i porti non bastava e che serviva il cosiddetto blocco navale ma, scopriamo oggi, dalla deputata Kelany di Fratelli d'Italia, che nessun assetto marittimo - lo ammettono finalmente - può fermare le partenze e quindi le morti in mare; poi sono passati a dire in campagna elettorale che bisognava aprire hotspot in tutti i Paesi di partenza, poi, a un certo punto, nei dibattiti televisivi, è capitato a me, alcuni deputati di Fratelli d'Italia, tra cui Delmastro, hanno cominciato a sostenere che fosse necessario spostare le commissioni che esaminano le richieste di protezione internazionale non più in Italia ma in Libia, in Tunisia, in Turchia, ovvero nei Paesi di partenza, a seguire poi ne hanno dette un po' di tutti i colori, salvo poi, nel corso del dibattito italiano, una volta al Governo, scoprire le difficoltà dell'Italia e scoprire che a Cutro muoiono decine e decine di persone! Prima danno la colpa alle persone che muoiono invece che alle politiche che producono la morte, e poi correre a scrivere l'ennesimo decreto che restringe le tutele, ma è soprattutto una bandiera di propaganda che nulla produrrà perché nulla si può produrre con questi metodi.

In attesa che, domani o dopodomani, i banchi della maggioranza tornino a riempirsi, vorrei fare alcune domande - e vorrei che la maggioranza ci rispondesse - non in merito agli obiettivi che noi di Alleanza Verdi e Sinistra ci porremmo nel caso in cui fossimo chiamati a scrivere noi le norme che regolano l'immigrazione, ma in merito all'efficacia delle norme che il Governo ha scritto rispetto agli obiettivi che il Governo si pone, cioè i vostri obiettivi, Sottosegretario.

Qualcuno dovrà dirci per quale motivo riguardo a tutte le vostre proposte, che sono fondate su politiche che sono state già applicate e che non hanno funzionato, voi continuate a pensare che le vostre norme daranno frutti. Siete così convinti che daranno dei frutti che avete persino cancellato l'evidenza e l'evidenza, signor sottosegretario, è questa: il vostro decreto è già in vigore da più da circa due mesi e nonostante ciò non è accaduto quello che dite che dovrebbe accadere, cioè: il fermarsi delle partenze, la fine del pull factor, la fine delle morti in mare, la fine degli arrivi. Tutto ciò non solo non è accaduto, ma, mentre l'anno scorso gli arrivi a questo mese, erano circa 10.000, quest'anno sono diventati 40.000!

Allora qualcuno della maggioranza magari domani potrà spiegarci come mai questo decreto non funziona e poi qualcun altro forse potrà spiegarci che fine fanno le persone che non otterranno la cosiddetta protezione speciale che voi avete cancellato. La deputata Kelany ha ricordato che qualche anno fa, prima della Lamorgese, queste persone erano 700, poi sono diventate 7.000, poi sono arrivate fino a 11.000 e che voi oggi finalmente cancellate la protezione speciale, ma poi queste persone, sono scomparse? Dove sono andate? Qualcuno ci potrà spiegare domani dove vanno queste persone in assenza del riconoscimento della protezione speciale?

Noi un dubbio ce l'abbiamo, ma, per carità, è solo un dubbio, certo sostenuto dai venti anni precedenti di politiche repressive sull'immigrazione. Il dubbio è che queste persone continueranno semplicemente a girare per i centri di rimpatrio, i CPR, che voi prevedete di aumentare di numero e qualitativamente e poi, una volta finito il tempo di detenzione illegale, perché queste persone non hanno compiuto alcun vero reato, queste andranno ad alimentare il grande esercito di irregolari e di clandestini che c'è nel nostro Paese.

Sfido chiunque domani a dirci che le cose andranno diversamente, perché semplicemente non è possibile. Allora bisogna chiedersi, ed è legittimo chiederselo, per quale motivo il Governo - consapevole per l'esperienza degli ultimi vent'anni in materia che restringere la protezione e gli strumenti di tutela significa solo allargare il numero di coloro che attraversano l'Italia in condizione di irregolarità - sta facendo esattamente questo. Ancora, per quale motivo il Governo vuole aumentare il numero degli irregolari sul territorio nazionale e per quale motivo non solo aumenta il numero degli irregolari ma toglie i servizi di assistenza psicologica, toglie i corsi di italiano per migranti, toglie i servizi di orientamento al territorio, cioè toglie tutti quei servizi che possono aiutare le persone a capire dove si trovano, ad interloquire con la popolazione locale, a cercarsi un lavoro dignitoso, non in nero, ben pagato che poi magari può diventare anche il volano della vera integrazione.

La risposta è semplice: mentre la destra fa la voce grossa sul terreno della propaganda contro i migranti con una mano, con l'altra, costruisce un esercito di persone in condizioni di disperazione, che servono a tenere basso il costo del lavoro, ad alimentare il mercato nero del lavoro e ad alimentare il mercato dello sfruttamento del lavoro nelle nostre campagne, nei nostri servizi, nella logistica e in tutti quei settori in cui lavorano persone che, purtroppo, troppo spesso sono preda, queste sì, di datori di lavoro senza scrupoli, datori di lavoro che impediscono loro di andare, magari, al pronto soccorso, se si sono fatti male, perché lavoravano in nero e gli stessi datori di lavoro finirebbero nei guai, datori di lavoro che cercano di nascondere l'esistenza di questi lavoratori in tutti i modi possibili. Allora, Sottosegretario, mentre fate la guerra agli scafisti - noi sappiamo che non avrete alcun risultato con la previsione del nuovo reato che oggi inserite - vi prego anche di fare la guerra a quei datori di lavoro che sfruttano il lavoro nero e che sfruttano le persone perché, magari, potremmo scoprire che, invece, eliminando l'evasione fiscale, eliminando il lavoro nero ed eliminando la criminalità organizzata dal nostro Paese ci sarebbero le condizioni per rendere possibile un'integrazione e una crescita comune, insieme, italiani nativi e italiani migranti. Finalmente, potremmo scoprire che tutte le cose che coloro che hanno combattuto, negli ultimi vent'anni, questa logica repressiva dell'immigrazione hanno detto sono non solo fattibili, ma sono una modalità per far fare un passo in avanti all'Italia tutta, per riconoscerci fratelli e sorelle, per riconoscere le nostre radici di popolo mescolato e di mescolanza, di cultura del meticciato e per uscire da una situazione vergognosa che, in Europa, non ci fa merito. Non ci fa merito andare, per vent'anni, in Europa a dire che non solo non siamo capaci di gestire i flussi migratori, ma che, ogni volta, chiediamo aiuto per negare i diritti umani fondamentali. Credo che aiuto lo dovremmo chiedere, all'Europa, ma per accogliere, per integrare, per diventare un Paese migliore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ida Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Siamo, ancora una volta, qui, a discutere di uno dei più grandi fenomeni dei tempi moderni, per le particolari connotazioni che assume ai nostri giorni, e che esigerebbe una riflessione profonda e la proposizione di soluzioni scevre da pregiudizi ideologici. Purtroppo non è così. Questo decreto è l'ennesima prova di inadeguatezza a risolvere e gestire dossier così delicati. Si parla di flussi. Il Governo ha aperto a un numero esiguo di stranieri, di poco superiore a 80.000, ma il click day si è rivelato, come era ovvio, un flop perché le domande sono state oltre il triplo e il sistema non ha retto. Siamo passati dalla propaganda del blocco navale, in campagna elettorale, al quadruplicamento degli sbarchi avvenuti da quando la Meloni è al Governo, rispetto agli anni precedenti, il 2021 e il 2022. In Europa non tocchiamo palla, salvo le tre righe con cui si dice che, in effetti, la responsabilità è europea, per via proprio del divieto dei Paesi frugali, dei Paesi di Visegrád, che non vogliono in alcun modo affrontare il problema della ridistribuzione dei migranti attraverso il superamento del Regolamento di Dublino e il principio che chi approda in Italia approda in Europa.

Cosa si stabilisce in questo ennesimo provvedimento, anche questo vuoto, inutile, come è dimostrato dai fatti, un po' come il decreto ONG? Innanzitutto, si prevedono pene più severe per gli scafisti, i trafficanti di carne umana. Ma tutti noi sappiamo, come chi abbia una minima conoscenza del diritto penale, che a nulla è utile l'inasprimento delle pene. Persino la pena di morte non viene a essere un limite alla consumazione di delitti, per esempio, negli Stati Uniti, laddove è prevista. In secondo luogo, si restringe la protezione speciale umanitaria che viene concessa quando ci sono particolari vincoli familiari e quando sussistono determinati rischi in caso di respingimento, come persecuzioni per motivi di razza, sesso, lingua, religione, opinioni politiche o, ancora, quando sussiste il rischio di essere rinviati verso uno Stato nel quale non sia protetto il migrante o possa essere addirittura sottoposto a tortura o a trattamenti inumani o degradanti. In realtà, c'è un errore di fondo: si identificano i migranti, quelli degli sbarchi, con i migranti che ottengono la protezione umanitaria speciale. Nulla di più sbagliato. Hanno ottenuto questa protezione 10.865 migranti, nel 2022, ma, nel biennio, questa tipologia di permesso è stata ottenuta più spesso dagli albanesi, il 36 per cento, dai peruviani, il 24 per cento, e da persone provenienti dal Mali, il 23 per cento, per una somma pari all'83 per cento. In realtà, non c'è coincidenza tra coloro che giungono con gli sbarchi e coloro che ottengono la protezione speciale. Non solo. Con il subemendamento Gasparri, viene cancellata la possibilità di convertire in permesso di lavoro i permessi di soggiorno per protezione speciale, calamità naturale e cure mediche e si impedisce alle questure, se non ricorrono le condizioni per la protezione internazionale, di rilasciare il permesso per protezione speciale. Inoltre, si restringono le maglie del permesso di soggiorno per cure mediche, limitandolo ai casi in cui la patologia non può essere curata nel Paese di origine. Immagino come potranno ben dimostrare, i migranti venuti con le barche soccorse nel naufragio, che, nei loro Paesi di origine, non potevano essere curati. Peraltro, pare che, pur di dare risposte al proprio elettorato, questo Governo ometta di osservare e di dare una consequenziale risposta al problema, nella sua realtà effettiva. Infatti, più che diminuire gli irregolari emarginati, e avere più sicurezza nelle nostre città, diminuendo le maglie dei permessi, anche quelli speciali umanitari, noi avremo più irregolari nelle città. Quando si alimenta una certa cultura, anche becera, che inneggia al “cacciamoli via, allontaniamoli, rimandiamoli a casa loro”, in realtà non si considera che i rimpatri sono pochissimi, nella loro effettività, rispetto agli ingressi, che sono subordinati ad accordi bilaterali con i Paesi di provenienza e che anche questi accordi sono pochissimi, numericamente e sono, fra l'altro, molto costosi. La realtà dei fatti qual è, per lo più? Che questi espulsi col foglio di via, come una volta si diceva, vengono abbandonati dalle Forze dell'ordine fuori dal porto e lasciati svanire nel nulla.

Quindi, non essendo controllati tramite un permesso di soggiorno, anche temporaneo, finiscono per diventare preda della criminalità organizzata e, non essendovi alcun controllo su di loro, finiscono a spacciare e a fare tutte quelle cose che determinano l'insicurezza nelle nostre città. Quindi, lungi dal diminuire i permessi, dovrebbero quasi quasi essere aumentati, proprio per sottoporre a controllo delle questure e della Polizia i migranti, che potremmo censire e non abbandonare in questo sottobosco, nel magma indistinto dell'irregolarità, perché tanto fuori dall'Italia non vanno.

Una sola buona notizia c'è stata in tutto questo: l'approvazione, come emendamento della maggioranza, della “legge Saman”, proposta dal MoVimento 5 Stelle e dalla collega Ascari, che determina la possibilità di concedere il permesso di soggiorno alle vittime del reato di costrizione o induzione al matrimonio. Una norma di civiltà, per la quale il MoVimento si batte da anni, in memoria appunto della giovane Saman e di tutte le donne e le spose bambine, costrette a subire questa e altre forme di violenza fisica e psicologica. È triste, però, e desolante il fatto che questa norma passi come emendamento all'interno di un decreto per noi invotabile.

A differenza di quanto dichiarato dalla Meloni, poi, nell'ordinamento europeo esiste proprio il fondamento della protezione speciale ed è l'articolo 8 della Carta europea dei diritti dell'uomo: “Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza”. Quindi, una norma di carattere sovranazionale per certi versi impone una sorta di protezione, che sia una clausola generale e consenta di estendere questa protezione al di fuori del caso dei rifugiati e della protezione sussidiaria. Non è neppure vero che la protezione speciale non esiste negli altri Paesi europei: sono ben 18 su 27 quelli che offrono ai migranti una forma di protezione, protettiva e complementare, in aggiunta all'asilo politico e alla protezione sussidiaria.

E poi c'è anche da dire una cosa. Non vedo perché ci si richiami all'Europa e si faccia riferimento all'Europa quando c'è da fare qualcosa a danno dei deboli, dei poveri e degli emarginati e non quando c'è da estendere protezioni sociali come il salario minimo o come reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che sono presenti in tutta Europa e che questo Governo non ha esitato minimamente, con riferimento al primo, a non accettare che venga realizzato e, con riferimento al secondo, a neutralizzare completamente questa forma di protezione sociale. O ci si rifà sempre all'Europa, o non ci si rifà mai. Anzi, noi, come MoVimento, siamo per un'omologazione delle legislazioni. A questo dovrebbe puntare il Governo. Quando si tratta della difesa dei popoli, della difesa dei diritti fondamentali dell'uomo, l'Europa dovrebbe avere una regolamentazione uguale in tutti gli Stati e non cercare queste scuse banali per non proteggere la gente che arriva in condizioni disperate.

Il decreto e la politica del Governo stanno puntando sull'accoglienza emergenziale. Ma di quale emergenza parliamo, quando è un fenomeno strutturale che dura da più di vent'anni e gli stessi numeri li avevamo nel 2016? Forse per nascondere il fallimento della loro politica in riferimento alla questione migratoria? Oggi, quindi, si fa la promessa di rimpatri che non sono in grado di fare e che, in alcuni casi, non si potranno mai fare. Un disegno già visto e rivisto in passato, che porta a una sola conseguenza: insicurezza e migranti dispersi ai margini della città e della società. Non solo. Noi chiediamo da tempo il superamento dei Trattati di Dublino e dell'inaccettabile principio del Paese di primo approdo che deve farsi carico dell'accoglienza. Già pochi mesi dopo il suo insediamento, il Presidente Conte ha ottenuto la redistribuzione sul piano volontario. Oggi bisogna passare ad un'ulteriore fase, quella della redistribuzione automatica e obbligatoria in tutti i Paesi, immediata. Solo così non avremo e non vedremo il verificarsi dei fenomeni tristi a cui assistiamo in questi tempi. Quindi la logica dovrebbe essere di estendere la regolarizzazione umanitaria, non di restringerla.

In questo provvedimento, poi, c'è una grave lacuna: manca assolutamente il coinvolgimento delle comunità territoriali, dei sindaci, da un lato definiti eroi. I sindaci che stanno al fronte rappresentano le esigenze dei cittadini. Ad esempio, si prevede l'ampliamento dei centri di permanenza per rimpatri, i famosi CPR, su tutto il territorio nazionale, però la dislocazione, ossia dove saranno allocati questi centri, avviene sentito il presidente della regione o delle province autonome. I sindaci e i territori saranno tenuti in considerazione o subiranno scelte calate dall'alto da chi non conosce il territorio, le criticità, le esigenze dei cittadini, nei confronti dei quali saranno, come al solito, i sindaci, i capri espiatori di eventuali scelte sbagliate di altri? Il sindaco ha il governo del territorio, ne ha la responsabilità. Eppure questo Governo ignora i sindaci, lasciandoli con il cerino in mano. È giusto? Sicuramente no. La pandemia ha evidenziato come sia essenziale il coordinamento con i sindaci, autorità sanitaria locale, al fine di tutelare la salute dei cittadini e dei migranti stessi. Ma è corretto non dare ai sindaci la possibilità di accesso e ispezione a questi centri? È giusto non prevedere l'obbligo di notiziarli di quanto accade nei loro territori, quando questi centri si trovano nei loro territori, quando sono centri da cui scappano i migranti e il sindaco non ne sa nulla? La collaborazione istituzionale è essenziale, ma non può essere solo ascendente, non devono essere solo i sindaci a collaborare con i livelli più alti, ma anche, dai livelli più alti, si deve avere riguardo alla delicatezza del ruolo dei sindaci. Invece nulla è previsto.

Un'altra domanda, signor Presidente, vorrei porre al Governo. Giorni fa è stato approvato il decreto Ucraina, che prevede 40 milioni di euro in favore dei comuni che ospitano ucraini. Per carità, ben vengano. Ma come mai non si prevede nulla, tranne che per Lampedusa, per quei comuni che più subiscono l'impatto dell'immigrazione proveniente dal Mar Mediterraneo? Come si giustifica? Dipende dal colore della pelle dei migranti o dal fatto che si tratti di comuni prevalentemente meridionali e siciliani? Si parla di stato di emergenza. Come si concilia il fatto che i territori che più subiscono l'emergenza o le prefetture non abbiano personale adeguato in pianta organica? Lo sapete che fino a ieri si diceva che la prefettura di Agrigento, di cui parlano ogni giorno le cronache, non riesce a trovare posto per 500 migranti che sono confinati, come se fossero reclusi, dentro l'hotspot di Lampedusa? Non si riesce a trovare un posto dove allocarli. La prefettura di Agrigento, guidata dal prefetto Maria Rita Cocciufa, a cui va il mio ringraziamento, per gestire queste emergenze strutturali, ha meno della metà dei dipendenti in pianta organica. Come si fa? Visto che è un'emergenza, date il personale a questi comuni, determinate qualcosa in modo che possano assolvere a questi compiti in modo dignitoso.

Qual è la posizione del MoVimento 5 Stelle in materia di immigrazione? Guerre, persecuzioni, fame, povertà e cambiamenti climatici costringono milioni di persone a spostarsi in cerca di condizioni di vita migliori. Chi scappa da queste condizioni affronterà qualsiasi mare, valicherà qualsiasi muro. Per questo le barriere fisiche non sono le soluzioni: confini, muri, filo spinato. Il fenomeno va gestito con intelligenza e visione all'interno di una prospettiva di integrazione e di inclusione sociale. È vero, una buona politica deve guardare non solo a valle, ma anche a monte del fenomeno, per rimuovere le sue cause politiche e socioeconomiche nei Paesi d'origine e combattendo i trafficanti di esseri umani nei Paesi di transito.

Però, questa, che sembrerebbe anche l'intenzione del Governo, non è suffragata dalla predisposizione di mezzi finanziari per la cooperazione internazionale. E, senza soldi, voi comprenderete che parlare di cooperazione non ha molto senso.

Il fenomeno è complesso, bisogna favorire la stabilizzazione, la democratizzazione, lo sviluppo economico dei Paesi d'origine dei flussi, al fine di garantire migliori condizioni di vita alle popolazioni locali e, contemporaneamente, però, la cessazione di ogni relazione di sostegno a regimi non democratici, a ogni vendita di armamenti che possano alimentare conflitti. Pensiamo a quanto sta succedendo in Sudan: l'ONU parla di 800.000 persone pronte a fuggire e, possibilmente, ad arrivare nella nostra Europa. Laddove si verifichino situazioni straordinarie, guerre, catastrofi naturali, crisi economiche, è necessario che l'Unione europea ricorra all'apertura di corridoi umanitari e a canali legali di ingresso in Europa e, soprattutto, al superamento dei Trattati di Dublino e di questo inaccettabile principio del Paese di primo approdo. Le coste italiane sono le coste dell'Europa, quindi l'Italia non può essere lasciata sola dall'Europa ad accogliere chi sbarca sulle coste europee e della nostra Penisola in fuga da guerre, persecuzioni, fame e povertà e, di contro, l'Italia non può lasciare soli i Paesi costieri del Meridione d'Italia ad affrontare tutto questo. Perché voi, quando si parla di immigrazione, non cogliete gli aspetti delicati, minuziosi, di quel che significa; trovare posto alle bare nei cimiteri, spesso cimiteri già pieni di salme o la questione dell'immondizia che si deve portare via dagli hotspot, che non va certo gettata in mare. Tutte queste questioni voi non le considerate e date, però, soldi solo ai comuni che ospitano ucraini.

Ma ciò che è più grave, al di là delle questioni di dettaglio, è l'atteggiamento culturale e di fondo che sottende questo decreto e alla logica del Governo: vogliamo sceglierci i migranti che ci servono, stiamo attenti alla sostituzione etnica, un concetto involutivo rispetto alla grande civiltà italiana e alla sua storia, la civiltà dell'Umanesimo, in cui l'uomo è al centro. L'uomo non è una merce e noi non accettiamo quella idea che, poi, sfocia nel normativismo etico e giuridico, secondo cui è lo Stato, è la decisione di un popolo a determinare chi sia uomo e chi no, come fecero, allora, i tedeschi con gli ebrei. Per noi, uomo è tale, è soggetto giuridico pieno e ha diritti universali e fondamentali a qualunque latitudine, in qualunque condizione e qualunque sia il colore della sua pelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Io direi anche di ripercorrere la grande intuizione dell'Impero romano, che era davvero enorme, nella sua potenza e ha lasciato una civiltà giuridica fortissima. La grande Roma era inclusiva nei confronti dei popoli conquistati, etnie diverse; non si pensava alla sostituzione etnica, si includeva. Dicevano, con orgoglio: civis romanus sum. San Paolo era ebreo ed è patrono di Roma ed era civis romanus. Anche oggi, la stessa logica è ripresa dagli Stati Uniti d'America, che sono sicuramente fra le più grandi potenze mondiali, in cui ricordo sempre Bruce Springsteen, famoso cantante rock, cantare, con orgoglio, Born in the USA, con l'orgoglio di dire “Io sono nato in America e ho la cittadinanza italiana”. È l'orgoglio dei nostri migranti, dei nostri parenti, soprattutto dei meridionali, che hanno la doppia cittadinanza e si sentono parte integrante dell'Italia e degli Stati Uniti. Occorrono, quindi, nuovi paradigmi. Mattarella sprona l'Unione europea: “Sui migranti norme preistoriche”. Misure che hanno già dimostrato, infatti, il loro fallimento, perché ripercorrerle ancora? Perché l'Italia non torna ad essere faro di civiltà, propugnando un nuovo Umanesimo, un nuovo Rinascimento, che ponga al centro l'uomo? Errare è umano, perseverare è diabolico. Guardiamo con nuovi occhi al Mar Mediterraneo, il Mare nostrum, che non è solo frontiera o questione di sicurezza, ma luogo per eccellenza di civiltà che hanno segnato la storia dell'umanità, quello spazio liquido capace di affermare l'incontro tra i popoli. Esso, purtroppo, sta assumendo sempre più i tratti di un mare monstrum, un cimitero liquido. Il nostro obiettivo, l'obiettivo dell'Italia è - e deve essere - farne un luogo di vita, non un luogo di morte.

Il 9 maggio saranno passati 30 anni dalla storica visita di San Giovanni Paolo II ad Agrigento, in cui lanciò l'anatema: “Lo dico ai responsabili: convertitevi! Verrà un giorno il giudizio di Dio!”. Si disse che si riferiva alla mafia, ma, in realtà, si riferiva a tutti i casi in cui qualcuno è responsabile del sangue versato della vita di innocenti, responsabile di tanti morti. I responsabili delle stragi, delle vite dei bambini stroncate sono tanti, forse tutti noi, quando, invece di pensare ai migranti come nostri fratelli, appartenenti ad una dolente umanità, invece di essere solidali, costruiamo muri, barriere, ostacoli perché non ci disturbino in questa vecchia, ricca, cinica e decadente Europa, un'Europa degli egoismi. Non è questo ciò che vogliamo noi. Assumetevi la responsabilità di quanto state facendo, non in nome nostro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bonelli: prendo atto che non è in Aula.

È iscritta a parlare la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Colleghe e colleghi, deputati, Governo, Sottosegretario Molteni, che fa parte del Governo, ma sta qui seduto da questa mattina, dunque mi riferisco in particolare a lei.

Le scelte di comunicazione del Governo e della Presidente Meloni direi che irridano alla realtà dei fatti. Hanno chiamato decreto Primo maggio, che sarebbe la festa delle lavoratrici e dei lavoratori, un provvedimento che incentiva la precarietà e non contrasta il lavoro povero e, allo stesso modo, hanno chiamato decreto Cutro un insieme di misure affastellate che a tutto mirano, tranne che a prevenire il ripetersi di tragedie come quella avvenuta il 26 febbraio del 2023, quando un'imbarcazione partita dalla Turchia, con a bordo 200 persone, si è spezzata in due, a pochi metri dalla riva del litorale di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone.

Il nome Cutro evoca, Presidente, evoca innanzitutto il ricordo di quella strage, in cui morirono più di 100 persone, un terzo delle quali erano bambini; il nome Cutro evoca lo spirito di solidarietà della popolazione, che aiutò nei soccorsi e nell'accoglienza dei sopravvissuti; evoca, infine, il comportamento cinico ed ipocrita di un Governo che non ha mai voluto chiarire fino in fondo le ragioni che portarono a quella tragedia, rifiutandosi di rispondere alla semplice domanda: perché si mosse la Guardia di finanza e non la Guardia costiera, che aveva le motovedette adatte, quelle non affondano mai, quindi adatte a salvare le persone, anche con il mare in tempesta? Sottosegretario Molteni, siamo ancora in attesa di una risposta a questa domanda.

Il Governo non volle andare a rendere omaggio alle salme raccolte nel palazzetto dello sport, né volle incontrare sul posto le famiglie delle vittime e i sopravvissuti, come hanno fatto alcuni di noi e come ha fatto, soprattutto, il Presidente Mattarella. Anzi, il giorno prima dell'arrivo blindato del Consiglio dei ministri si tentò il trasferimento coatto delle salme a Bologna, senza il consenso dei familiari!

Una volta lì vi siete riuniti in una stanza del comune e avete prodotto questo decreto, illustrato in modo un po' goffo, diciamo, anche un po' nervoso, nella successiva conferenza stampa. Chi non ricorda, infatti, l'infelice espressione della Presidente Meloni, che presentava questo decreto - come cosa? - come lo strumento per dare la caccia ai trafficanti in tutto il globo terracqueo. Come dimenticarla questa affermazione! Ma andiamo alla sostanza: dopo una strage di queste dimensioni, che aveva colpito l'opinione pubblica italiana, e non solo, a dire il vero, quella italiana, ci si aspettava, come reazione, un provvedimento volto ad evitare che tragedie come quella possano ripetersi; volto, quindi, a mettere in campo misure più forti e più estese per il salvataggio in mare, il rafforzamento delle vie legali di accesso in Italia, i corridoi umanitari per i richiedenti asilo e, per i migranti economici, un decreto Flussi all'altezza delle richieste del mondo produttivo.

Invece neanche per sogno, neanche per sogno! Si introduce un inutile nuovo reato contro i cosiddetti scafisti, che, badate bene, non sono quelli che organizzano i viaggi, non sono i trafficanti che si arricchiscono facendo pagare migliaia di euro a ciascun migrante. No, no, quelli stanno al sicuro, rimangono a casa, continuano nella loro vita lussuosa, spesso anche criminale! Il Governo se la prende con chi guida barche e barchini, che molto spesso sono migranti che non hanno tutti i soldi per pagare la traversata, ma il Governo ha bisogno di un capro espiatorio. E allora facciamolo questo reato. Questo bloccherebbe le partenze, secondo voi? Ma non scherziamo! Ma sapete anche voi che non è vero, ma certo che lo sapete. E poi il Governo prevede un decreto Flussi molto sottostimato, di circa 80 mila persone, quando solo Coldiretti per l'agricoltura ne chiede 100 mila, e oltre all'agricoltura c'è l'edilizia, c'è il turismo, c'è il comparto dei servizi che avanzano richieste analoghe. Quindi, per pura propaganda o, chissà, per scongiurare la sostituzione etnica, temuta dal Ministro Lollobrigida, ma, a dire il vero, anche da altri prima di lui, che sono stati maestri in questo, invece di rispondere alle esigenze reali del Paese e del mondo produttivo, si fa un decreto Flussi sottostimato.

In questo decreto-legge c'è poi la misura più grave di tutti, la chiamerei la mutilazione della protezione speciale, che provocherà effetti assolutamente dannosi, perché migliaia di persone che oggi hanno un permesso di soggiorno, che vivono e lavorano regolarmente, che pagano le tasse, diventeranno irregolari, non avranno più la possibilità di contribuire quindi allo sviluppo e alla vita sociale del nostro Paese, e verranno lasciate ai margini. È questa l'essenza dei vostri provvedimenti: in nome della lotta a quelli che chiamate clandestini, non fate altro che crearne di nuovi!

È accaduto con la legge Bossi-Fini, con la cancellazione della protezione umanitaria, voluta dall'allora Ministro dell'Interno Salvini, e accade ora con questo decreto. Volete produrre più persone irregolari, e sono clamorosamente false le dichiarazioni di alcune figure istituzionali, compresa la stessa Presidente del Consiglio, secondo le quali la protezione speciale sarebbe qualcosa che non esiste negli altri Paesi europei. Ci sono almeno altri 18 Paesi europei che hanno una misura di questo tipo. Ma come vi viene in mente? Ma non è difficile smontare le vostre bugie, basta informarsi, basta andare in rete e cercare, chiunque può farlo.

Ed è grave che il permesso di soggiorno per protezione speciale non possa più essere trasformato in permesso per lavoro. Così, quando ad una persona che lavora regolarmente scadrà la protezione speciale, non potendo convertire quel suo permesso in permesso di lavoro, perderà il lavoro regolare, per diventare disoccupato o disoccupata, o lavoratore o lavoratrice al nero. Eccolo, lavoratore o lavoratrice al nero, è questo che volete fare. Per fortuna è stato lasciato, dopo varie e note insistenze, il richiamo agli obblighi internazionali. Questo vuol dire che si conferma il rispetto dell'articolo 8 della CEDU, che stabilisce, lo leggo, che ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza. Volevate toglierlo, avete provato di tutto per farlo. Non ci siete riusciti. Quindi che vuol dire? Che una persona che abbia un radicamento familiare in Italia non potrà essere espulsa, e questa dovrebbe essere una buona notizia per voi che erigete a difensori della cosiddetta famiglia tradizionale. Non siete contenti? O questa protezione della famiglia tradizionale dipende invece dall'etnia, dal colore della pelle? Ma chi lo sa come la intendete voi. Ma c'è di più, i richiedenti asilo non potranno essere più inseriti nei circuiti della Rete SAI, il sistema di accoglienza e integrazione costituito da piccoli centri che favoriscono l'integrazione, anche perché hanno un impatto meno invasivo sul territorio.

E preoccupa il fatto che i richiedenti asilo potranno essere trattenuti nei centri di detenzione, negli hotspot e addirittura nei CPR, che sono luoghi di reclusione, che il Governo vorrebbe perfino moltiplicare, nel corso non solo delle prime misure di identificazione, ma anche durante la procedura di asilo. Questo è grave perché stiamo parlando di persone che fuggono dalle guerre, dalle violenze, dalle violazioni di diritti umani, dalle persecuzioni. Lo abbiamo visto anche a Cutro, a bordo c'erano afgani, somali, iraniani, palestinesi. Queste persone si trovano quindi ad essere oggi, con il vostro decreto, recluse come se fossero criminali e delinquenti. Cioè, voi andate a recludere persone che fuggono dalle dittature e dalle violazioni di diritti umani come se fossero criminali!

Ma noi non eravamo la patria del diritto? Ma il Ministro Nordio, chiedo, è lo stesso giurista che un tempo - me lo ricordo - era noto per la sua cultura garantista o è un'altra persona? Ma che gli avete fatto al Ministro Nordio? Il Ministro Nordio è d'accordo che vengano detenute vittime delle violazioni dei diritti umani? Piacerebbe saperlo. Questo decreto è l'ennesima dimostrazione del fatto che sul tema dell'immigrazione il Governo Meloni oscilla e sbanda tra l'incapacità e la propaganda inconcludente.

D'altronde, Presidente, per prendere voti avete promesso di tutto. Blocchi navali, già, poi hanno spiegato alla Presidente Meloni, giunta a Palazzo Chigi, che non si poteva più dire, perché era un atto di guerra, porti chiusi! E ora, che siete al Governo, che fate? Non sapete che pesci prendere, annaspate. Una prova di questo sbandamento, almeno dalla lettura dei giornali, Sottosegretario, è il fatto che la Presidente Meloni, in visita a Londra, pare che abbia detto al Premier Sunak che lei vive una piena condivisione della sua linea britannica sull'immigrazione, quindi compreso il trasferimento forzato, cioè le deportazioni dei migranti e richiedenti asilo in Ruanda.

Si è complimentata. Magari avrà pensato: beato te che le puoi fare perché sei fuori dall'Unione europea, a me il diritto comunitario europeo non lo consentirebbe. Questo potrebbe aver pensato la Presidente Meloni. Ma insomma, veramente voi pensate che il fenomeno dell'immigrazione, che ha caratteristiche strutturali e non emergenziali, si governi con le multe alle ONG, con l'arresto di chi guida i barchini oppure creando nuovi irregolari? Ma voi veramente pensate questo?

Oppure, scaricando magari sull'Unione europea le vostre responsabilità, un giorno dite: grande vittoria di Giorgia Meloni. Ha convinto l'Unione Europea a farsi carico del tema dell'immigrazione. Il giorno dopo, invece, vi lamentate che l'Europa ha lasciato sola l'Italia.

Allora, direi che basta con la disinformazione e le menzogne, basta minare il diritto d'asilo, basta indebolire il sistema di accoglienza e basta calpestare i diritti umani per raccattare qualche voto. Siete veramente il Governo dell'improvvisazione, del caos e della disumanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Lo dico con grande franchezza e anche con un pizzico di ironia al Sottosegretario Molteni, che è stato qui tutta la mattinata ad ascoltarci. Questo Governo si è distinto, sin dalla sua nascita, in una certa attitudine ad aumentare le pene. I giuristi lo definirebbero un orientamento panpenalistico. Perché panpenalistico? Perché il primo atto è stato un decreto sui rave party; il secondo è stato un atto per aumentare le pene per le ONG e poi veniamo a questo decreto. Pene, pene e pene! Eppure l'unica depenalizzazione che vi siete concessi, senza neanche dover fare una legge, è quella sulle parole rubate e ne avete rubate almeno due, sfregiandole. La prima riguarda Cutro, cioè quella immensa tragedia - e dopo ci verrò - e la seconda riguarda il decreto di ieri, 1° maggio.

Signora Presidente, non si è mai visto un 1° maggio dove l'atto principale del Governo è tagliare i diritti alle lavoratrici e ai lavoratori. Non si è mai visto un 1° maggio dove si aumenta la precarietà, si aumentano i voucher e si tagliano i redditi ai poveri. Eppure dentro quest' operazione di manipolazione, dentro questa tendenza a rubare le parole, c'è tutta una filosofia politica, c'è tutta una lettura della società, c'è tutta una gerarchia di priorità sulle quali voi vi siete contraddistinti. Però, queste priorità talvolta non fanno i conti con la vostra ipocrisia e la vostra ipocrisia sta esattamente sugli scafisti, su cui avete costruito una narrazione, su quei trafficanti di carne umana che affollano il Mediterraneo e che però voi, in maniera abbastanza abitudinaria, incontrate.

Io non vedo qui il Ministro Piantedosi. Gliel'avrei chiesto direttamente e gliel'abbiamo chiesto in un'interpellanza parlamentare, riprendendo alcuni articoli di Avvenire e de il Giornale, quindi non di un quotidiano che può essere accusato di essere particolarmente vicino all'opposizione. In questi articoli vengono descritti minuziosamente alcuni incontri che il Ministro dell'Interno, Piantedosi ha fatto con il suo omologo libico, il Ministro dell'Interno della Libia, Trabelsi. Vede, signora Presidente, le leggo solamente alcune definizioni del personaggio che sono state offerte. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America, nel suo rapporto annuale sulle violazioni dei diritti umani, conferma una ricostruzione di un gruppo di esperti dell'ONU sulla Libia. Tra i nomi c'era quello di un ambizioso Trabelsi, indicato come comandante della forza per le operazioni speciali di Zintan e nel frattempo nominato a capo della direzione generale della sicurezza. Gli esperti delle Nazioni Unite spiegavano che questo capo milizia aveva imposto un tariffario per i transiti sul suo territorio di 5.000 dinari libici, circa 3.600 dollari, per ogni autocisterna contenente prodotti petroliferi eccetera. Quando Trabelsi ebbe il suo primo incarico di Governo, passando da sceriffo di confine a Sottosegretario all'Interno, il Capo della Commissione nazionale per i diritti umani della Libia, Ahmed Hamza, protestò con il Premier di allora, Dbeibah, affermando che Trabelsi è uno dei peggiori violatori di diritti umani e del diritto umanitario internazionale in Libia.

Fonti investigative internazionali sostengono altresì che lo spostamento progressivo delle partenze dei barconi dalla Libia alla Tunisia sia il frutto di accordi tra gruppi criminali a cavallo tra i due Paesi. Peccato che la sicurezza francese, dopo averlo interrogato, ha lasciato andare Trabelsi, ma sembra che il Ministro dovrà giustificarsi davanti alla giustizia francese per essersi presentato in quel Paese con 1,5 milioni in contanti - era volato a Parigi - e per alcuni reati, tra cui quello di traffico di esseri umani.

Vede, il 21 febbraio 2023 Trabelsi era ospite al Viminale per la prima riunione operativa dopo il rilancio della collaborazione con la Libia, in seguito alla visita del Presidente Meloni a Tripoli. A Roma, con il Ministro dell'Interno Piantedosi, si affrontava il tema del contrasto al traffico dei migranti e un focus è stato dedicato alla cooperazione tra le polizie italiane e libiche nella lotta alla criminalità organizzata. Insomma, signor Presidente, è come se il Ministro dell'Interno si fosse seduto con il capo della mafia a parlare di contrasto alla mafia.

Allora, di fronte a questo risparmiateci l'ipocrisia sui reati che annunciate, risparmiateci l'ipocrisia del contrasto all'immigrazione clandestina, come la definite voi. Voi state costruendo, con i protagonisti del traffico di carne umana, esattamente quei compromessi che vorreste cancellare con questa legge, senza tenere conto, però, della realtà, di quello che è il mondo, di quello che è questo mondo. Lo dicevano molto meglio di me i colleghi che mi hanno preceduto, perché quando parliamo di Africa e di migrazioni non possiamo non fare i conti che ci troviamo di fronte a processi strutturali e che la parola emergenza è una parola inutile, svuotata e manomessa. Sono fenomeni strutturali e un Governo, un qualsiasi Governo che abbia al centro il buonsenso e non la propaganda, a fenomeni strutturali risponde con atti di lungo periodo.

Tuttavia, nel primo atto che questo Governo ha varato dopo quello sui rave party, cioè la legge di bilancio, la prima cosa che ha fatto è stato tagliare 30 milioni di euro alla cooperazione internazionale. Che cosa significa questo?

Ciò significa che il nostro Paese continua ad allontanarsi sempre di più dai cosiddetti obiettivi del millennio, che dicono che lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo dovrebbe essere indirizzato verso la cooperazione allo sviluppo. Significa implementare le infrastrutture, l'impresa, lo sviluppo e il lavoro nei Paesi da cui partono le persone, donne e uomini che scappano. Significa contrastare l'insicurezza alimentare, idrica e ambientale e la crescita abnorme della catastrofe climatica che determina, come spiega benissimo nella sua prima enciclica Papa Francesco, i cosiddetti europrofughi. Significa scegliere se si vogliono mettere le risorse e la cooperazione allo sviluppo o se si vuole continuare a finanziare l'economia della guerra. Basta considerare i dati impressionanti del SIPRI di Stoccolma del 2022, secondo cui il mondo che esce dalla pandemia spende più 3,7 per cento del PIL in armi, in nuove armi, in nuovi strumenti di morte che, come lei sa benissimo, molto spesso vanno a finanziare le guerre in Africa, compresa l'ultima, di cui ci siamo accorti solamente grazie ad uno straordinario lavoro - di cui vogliamo rendere atto - della diplomazia italiana in Somalia e alla straordinaria dedizione, sempre in Somalia, delle ONG, che fanno quel lavoro che voi vorreste cancellare perché non ve ne frega niente della cooperazione allo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Quando parlate di Cutro, dovreste parlare anche delle vittime e considerarne le origini. Andatele a vedere: sono Paesi molto noti, di cui ci ricordiamo solamente quando esplodono le situazioni drammatiche di cui stiamo parlando. I 100 morti di quella immensa tragedia, con riferimento alla quale siete riusciti persino nella deprecabile operazione di trasformare le vittime in colpevoli - le vittime in colpevoli! -, venivano dall'Afghanistan, con vent'anni di guerra e un Occidente che ad un certo punto è scappato; dal Pakistan, dove c'è ancora oggi un'insorgenza terroristica, in tantissime realtà di quel Paese enorme; dalla Siria, dove ci sono morti su morti, una guerra lunghissima e, ancora, intere aree sotto il controllo del Daesh e una dittatura, quella di Assad, che continua a dominare e a rendere quel Paese isolato; dalla Somalia, dove il terrorismo di Al-Shabaab sta bombardando quotidianamente i palazzi del Governo e le piazze fondamentali di Mogadiscio; e dalla Palestina, dopo tantissimi anni di occupazione di un territorio che dovrebbe avere uno Stato e centinaia e centinaia di migliaia di donne e di uomini imprigionati dentro una lingua di terra.

Queste sono le persone che volevano arrivare in Italia, queste sono le persone cui, invece, avete scelto di dare il marchio del decreto Cutro il quale, anziché occuparsi di loro e della loro tragedia, della tragedia dei familiari e di quanti, per fortuna, sono sopravvissuti a quella nottata drammatica, restringe la protezione speciale, aumenta i centri di permanenza e dà il messaggio per cui, se entrate qui, non troverete speranza, non troverete lavoro, non troverete permesso di soggiorno, non troverete possibilità di occuparvi, non troverete un luogo di accoglienza; anzi, troverete ulteriori luoghi in cui far crescere la vostra rabbia e la vostra marginalità.

L'Italia - e vado a concludere - è un grande Paese, come ha dimostrato in tanti passaggi. L'Italia è stato un grande Paese quando, all'indomani della strage drammatica di Lampedusa del 2013, si alzò in Europa e disse: se non la fate voi, la facciamo noi Mare Nostrum e salviamo le vite che stanno nel Mediterraneo e che affogano, grazie al vostro cinismo e alla vostra ignoranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). L'Italia è stato un grande Paese, quando ha scelto, di fronte a queste tragedie, di non voltarsi dall'altra parte, ma di raccontare, anche attraverso il cinema, la letteratura, la cultura e lo straordinario lavoro della nostra cooperazione internazionale e dei nostri medici di Emergency, che c'è un mondo sofferente, di cui occorrerebbe occuparsi. Voi, invece, giocate al grande gioco, non sapendo nemmeno che siete una pedina di quel grande gioco, perché non avete un'idea di Paese nell'ambito di un nuovo disordine mondiale che avrebbe bisogno di una strategia multipolare e di una coesistenza pacifica, di cui avete scelto di non occuparvi, perché pensate a strade semplificate e a scorciatoie. Uno dei film più belli - e concludo - usciti qualche anno fa è un distopico. Si chiama Don't look up. È un film che ha per protagonista un grande attore, Leonardo DiCaprio, che fa la parte di uno scienziato un po' pazzo, un po' eccentrico, che, ad un certo punto, casualmente, scopre che una cometa, entro 6 mesi, si abbatterà sul pianeta Terra. Non si sa come, in maniera un po' rocambolesca, riesce ad arrivare alla Casa Bianca e a spiegare ad un Presidente degli Stati Uniti, impegnato, da un lato, alla sua rielezione e, dall'altro, a tamponare alcuni scandali, che occorre intanto parlare chiaro all'opinione pubblica e spiegare che c'è un pericolo e, poi, provare ad occuparsi di quel pericolo, senza nascondere la verità e senza individuare capri espiatori comodi. Invece, cosa succede? Che colui che profetizza la catastrofe improvvisamente viene raccontato, descritto e trattato come un pazzo, come un portatore di sventura, come qualcuno che, in qualche modo, magari, per pizzicare un po' di potere al potere, per succhiare un po' di notorietà al circo massmediatico, cerca la visibilità. Qual è il messaggio di questo film? Cosa dice ad un certo punto questa Presidente degli Stati Uniti d'America? “Don't look up”, ovvero “non guardate sopra”, non guardate i grandi problemi del mondo: guardate i piccoli problemi. I piccoli problemi sono quelli che voi volete far guardare al popolo italiano, perché l'essenza del populismo è questa: costringere le persone a guardare sotto, non accorgersi che è sopra che si determinano i destini, si costruiscono e si accumulano le grandi fortune economiche, si costruiscono e si accumulano le grandi ingiustizie. Ma è sotto, nella guerra dei penultimi contro gli ultimi, che si costruiscono le vostre fortune elettorali. Voi dite “non guardate sopra”, noi diciamo ai cittadini italiani “guardate sopra”, perché sotto, sul decreto Cutro, si sta consumando l'ennesimo inganno della propaganda di una destra terribile, qual è la vostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, signora Presidente. Considerato che la discussione si è già protratta ed ha già approfondito la questione e il provvedimento, ne chiediamo la chiusura e, quindi, l'interruzione della stessa.

PRESIDENTE. È stato chiesto di procedere alla chiusura della discussione sulle linee generali, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento.

Essendone stata fatta richiesta, la votazione avrà luogo con procedimento elettronico con registrazione dei nomi.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,30).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1112.

(Ripresa della discussione sulle linee generali - A.C. 1112​)

PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione delle linee regionali darò la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro e uno a favore per non più di 5 minuti ciascuno.

Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Francamente, rimaniamo un po' stupiti di questa richiesta, nel senso che c'erano ancora pochissimi interventi, il dibattito si era svolto in maniera assolutamente tranquilla, con un'esposizione non ostruzionistica delle ragioni di contrarietà dei vari gruppi di opposizione. Mi pare che questo si chiami dialettica parlamentare e che con un piccolo sforzo si sarebbe potuti tranquillamente arrivare a una chiusura normale della discussione generale, evitando questa interruzione i cui benefici francamente ci sfuggono.

Dopodiché, è una prerogativa che la maggioranza può usare, ma così facendo non fa, a nostro giudizio, che continuare a coltivare l'idea che il dibattito in Parlamento in fondo sia un vuoto strumento di parole e non invece un confronto come dovrebbe essere.

Ringraziamo il sottosegretario Molteni per aver ascoltato tutti gli interventi. Credo sia giusto che il Governo, che ha assunto la decisione di approvare il decreto e poi di seguirlo nell'iter parlamentare, possa e debba ascoltare anche le ragioni - ormai non più, visto che verrà fra poco posta la fiducia - per cambiare questo decreto, auspicabilmente, in futuri interventi correttivi e nei decreti applicativi dello stesso.

Credo che ciò sia utile e sia la democrazia parlamentare. Spesso abbiamo lamentato che l'eccesso di decreti porti ad una strozzatura del ruolo del Parlamento, e un'ora o un'ora e mezza di differenza tra interrompere e far concludere in maniera naturale la discussione generale non può che vederci critici.

Pertanto, chiediamo che questa proposta, ripeto legittima del collega Vinci a nome della maggioranza, possa e debba essere respinta proprio nella convinzione che possa e debba essere utile continuare a svolgere la discussione parlamentare, anche quando i numeri danno ragione ad una parte. Non consideriamo questo un episodio positivo e voteremo convintamente contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Qualcuno chiede di parlare a favore? Non vedo richieste di intervento.

Non essendo ancora decorso il termine di 20 minuti, previsto dal Regolamento per le votazioni con procedimento elettronico, sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15,50. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 15,50.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 65, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1112.

(Ripresa della discussione sulle linee generali - A.C. 1112​)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali del disegno di legge in esame.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali, ha facoltà di parlare, a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento e per non più di 30 minuti, un deputato fra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione, per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signori rappresentanti del Governo, oggi non mi soffermerò sull'abuso di decreti-legge, per quanto sia sempre più convinta che questa pratica svilisca profondamente il nostro ruolo, e anche questa circostanza lo dimostra ancora una volta. La cosa che trovo più incredibile però è che le disposizioni necessarie e urgenti vengano impiegate continuamente per fare propaganda e non piuttosto per dare risposte al Paese. Lo avete dimostrato anche ieri: nel giorno della Festa del Lavoro siete riusciti ad approvare un decreto che impoverisce lavoratori e lavoratrici, che aumenterà diseguaglianze, povertà e precariato. A questo serviranno l'abolizione del reddito di cittadinanza, l'ampliamento della possibilità di utilizzo dei contratti a tempo determinato e di voucher che, affiancati ai subappalti a cascata che avete consentito con il nuovo codice dei contratti, aumenteranno le condizioni di insicurezza sui luoghi di lavoro. Non un euro è stato stanziato per i rinnovi contrattuali, non un euro per potenziare i controlli, non un euro per favorire l'occupazione femminile e giovanile. Eppure, tanti sono stati i proclami della Presidente Meloni che ha più volte sottolineato che, per rilanciare il Paese, occorra far lavorare le donne, non certo i migranti. Già, i migranti, quelle persone che fuggono da guerre e miseria su cui avete concentrato tutta la cattiveria e il cinismo, di cui siete capaci fin dal primo giorno di questo Governo.

Avete provato a chiudere i porti, ad ostacolare i soccorsi delle ONG, avete parlato di sbarchi selettivi e carichi residuali, avete pronunciato parole oscene e promosso azioni orrende pur di nascondere la vostra incapacità e la vostra inadeguatezza. Non riuscite a dare risposte al Paese e lavorate per costruire un nemico con cui prendersela. Portate avanti la retorica dell'invasione, dell'emergenza, instillate paura e preoccupazione. Avete parlato persino di sostituzione etnica. Lo stesso Ministro Piantedosi è riuscito ad accusare di irresponsabilità quei padri e quelle madri disperati che affrontano il rischio della morte per sé e i propri figli alla ricerca di un futuro migliore. Una vera vergogna! Vergogna che emerge anche da questo terribile decreto che siamo chiamati a votare in fretta e furia.

Disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare: questo è il titolo del provvedimento che avete avuto il coraggio di approvare in un Consiglio dei ministri che si è tenuto a Cutro, anziché a Palazzo Chigi, all'indomani della terribile strage avvenuta al largo di quelle coste, dopo tutte quelle morti.

Presidente, quando abbiamo saputo che il Governo aveva intenzione di recarsi a Cutro, dopo i tanti scivoloni, dopo le tante inadempienze, dopo aver determinato, con spregiudicatezza e cinismo, una strage che poteva essere evitata, abbiamo creduto ad un ripensamento, ad un mea culpa, ad un atto di umiltà, ad una richiesta di scuse. Era del tutto lecito attendersi norme in grado di prevenire e scongiurare il rischio che si possano ripetere naufragi, con morti e sofferenze, come avvenuto pochi giorni prima dell'adozione di questo decreto, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio. Invece no, tutt'altro. Quello che doveva essere un momento di riflessione su come dovrebbero funzionare il sistema di salvataggio e la successiva accoglienza nel nostro Paese si è trasformato nell'ennesimo, spregiudicato atto di cinismo di questo Governo. Avete perso un'altra occasione per dimostrare di avere un briciolo di umanità, di avere a cuore le sorti di questa povera gente, oltre che del nostro Paese. Non dimentichiamo che avete tenuto i sopravvissuti di quella strage confinati per giorni in condizioni indecenti. Solo dopo la denuncia del nostro collega, l'onorevole Franco Mari, vi siete adoperati per trovare soluzioni adeguate ma, comunque, non siete andati a visitare quei luoghi, non siete andati ad abbracciare quelle persone, non siete andati a rendere omaggio a quei poveri corpi che pensavate addirittura di spedire a Bologna, senza il consenso dei familiari, pur di far spazio alla vostra vergognosa passerella, perché di questo si è trattato.

Quella strage è stata solo un pretesto per intervenire ancora una volta, in maniera schizofrenica e strumentale, in materia di immigrazione. Il decreto non solo non interviene sui meccanismi che implementano il traffico di esseri umani, ma non migliora, anzi peggiora, la condizione di coloro che già vivono in Italia e aumenterà persino la condizione di irregolarità dei migranti che arriveranno in futuro. Non avete previsto nulla per garantire un più coordinato ed efficace intervento di soccorso, nulla per provare a rimuovere le cause di viaggi pericolosi, svolti in condizioni inumane, nulla per affrontare il tema della carenza di lavoratori stranieri per il nostro Paese, anche e soprattutto in conseguenza del calo demografico.

Avete detto di voler fermare i trafficanti, addirittura, in tutto il globo terracqueo. È pura propaganda, questa. Prevedere pene più severe non determinerà un fattore deterrente rispetto alla commissione di reati, anche perché sarà di fatto impossibile perseguirli all'estero. Avete finto di ignorare che le richieste di assunzione di lavoratori non appartenenti all'Unione europea, presentate dai datori di lavoro nel cosiddetto click day, siano state oltre 240.000, più del triplo della quota prevista. Eppure, il Governo ha dimostrato di essere ben consapevole dell'impatto positivo che l'immigrazione può avere sul nostro sistema economico, dato che nella nota di accompagnamento al DEF viene evidenziato come il nostro debito pubblico, nei prossimi quarant'anni, se la situazione rimanesse come è ora, crescerebbe di circa una decina di punti.

Se l'immigrazione dovesse diminuire di un terzo, il rapporto debito/Pil salirebbe dal 144 al 220 per cento; se l'immigrazione aumentasse di un terzo, invece, quel rapporto scenderebbe dal 144 al 133 per cento e di questo afflusso beneficerebbe, e non poco, anche il sistema previdenziale. Eppure, nel decreto non c'è alcuna disposizione che affronti questi temi. Non sono previste, ad esempio, misure per potenziare la Guardia costiera, il cui personale sappiamo essere sotto organico di oltre 1.000 unità.

Al contrario, si rivela un unico intento: trattare l'immigrazione come un illecito, respingere, ostacolare l'inclusione regolare, limitare il diritto d'asilo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 15,57)

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Allora, vi diciamo anche in quest'Aula ciò che hanno ribadito tutti i costituzionalisti auditi in Commissione affari costituzionali, al Senato: questo decreto è incostituzionale, perché adottato in violazione dei principi stabiliti dall'articolo 77 della nostra Costituzione, perché in contrasto con l'articolo 8 della CEDU, con l'articolo 7 della Carta di Nizza ma, prima ancora, con l'articolo 10 dalla nostra Costituzione, che garantisce il diritto d'asilo, anche nell'interpretazione ribadita di recente dal nostro Presidente Mattarella. Le nuove norme riguardano, principalmente, l'inasprimento di pene già previste e già elevate e l'introduzione del reato di morte o lesioni come conseguenza del traffico per immigrazione clandestina. Poi, ci sono la programmazione triennale dei flussi di ingresso per lavoro, una possibilità già prevista da 25 anni, di cui si dovrà occupare, però, solo il Governo, senza interpellare Ministeri, regioni, organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro, l'aumento sino a tre anni della durata del permesso di soggiorno per le persone straniere titolari di contratto a tempo indeterminato, l'attribuzione agli ispettori del lavoro della qualifica di ufficiali di Polizia giudiziaria contro la criminalità agroalimentare, disposizioni in materia di commissariamento dei centri di accoglienza, la deroga al codice degli appalti per l'ampliamento dei centri di detenzione amministrativa e, infine, quello che sembra essere il cuore di questa riforma, cioè l'abrogazione della protezione speciale. È davvero difficile comprendere quale sia il vantaggio di abrogare la protezione speciale. Gli unici effetti di questa scelta saranno condannare all'illegalità migliaia di persone e un aumento smisurato del contenzioso. Ricordiamo che la protezione speciale è quel permesso di soggiorno rilasciato nei casi in cui la commissione territoriale non riconosca al cittadino straniero richiedente asilo né lo status di rifugiato né la protezione sussidiaria ma ritenga ricorrano i presupposti per proteggere la persona dall'espulsione o dal respingimento verso uno Stato in cui possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di orientamento sessuale, di identità di genere, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali oppure vi siano fondati motivi di ritenere che lo straniero, in caso di espulsione, rischia di essere sottoposto a tortura o a trattamenti umani inumani o degradanti. Nei piani del Governo, la protezione speciale potrà essere rinnovata solo per sei mesi e non si potrà più trasformare in permessi di lavoro. Lo stesso vale per quelli per calamità e per cure mediche, a loro volta fortemente ridimensionati. Il Ministro Salvini ha avuto il coraggio di sostenere che la protezione speciale non esiste a livello europeo e che l'Italia non può accogliere da sola i migranti che arrivano da ogni dove, quando sappiamo che i numeri dicono ben altro. L'Italia, non solo riceve meno domande di asilo dei principali partner europei, ma non è nemmeno particolarmente generosa nella concessione della protezione internazionale. Nel 2002, le domande esaminate sono state 52.625. Se è vero che la maggior parte dei richiedenti - il 21 per cento - ha ottenuto la protezione speciale, è anche vero che la maggioranza - ovvero il 53 per cento - ha ricevuto un diniego, il 12 per cento il riconoscimento dello status di rifugiato e il 13 per cento la protezione sussidiaria. Il quadro, però, è analogo nei restanti Paesi dell'Unione europea, dove le domande sono decisamente più numerose e la protezione speciale è diffusa in almeno 18 Paesi su 27, addirittura 20, secondo Magistratura democratica. Le norme previste aumenteranno lo sfruttamento, il lavoro nero e accresceranno il rischio che gli irregolari diventino vittime della criminalità. Il quadro che si sta delineando appare peggiore persino di quello tracciato nel 2018 con i decreti Sicurezza, perché entra in gioco il tema della limitazione della libertà personale dei richiedenti asilo. Se, ad esempio, nel 2018 la riforma sovvertiva il sistema di accoglienza affermando la centralità dei centri di accoglienza straordinaria, seppur ridotti a mero parcheggio, per così dire, senza servizi, integrazione e senza nemmeno il rispetto degli standard minimi europei, essi oggi rischiano di essere superflui perché comunque aperti, senza limitazione della libertà personale dei richiedenti. Grave, inutile e disumana, quindi, a nostro avviso, è la scelta di finanziare altri centri di permanenza per il rimpatrio e di allungare i tempi di trattenimento, fingendo di ignorare le continue rivolte, le morti, gli atti di autolesionismo, i suicidi, le quotidiane vessazioni e gli abusi, tutti ampiamente documentati dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, da associazioni e attivisti in numerosi report e pubblicazioni.

In queste vostre decisioni sembra delinearsi un terribile scenario: segregare il migrante sin dal suo arrivo e, in caso di diniego, passare direttamente dagli hotspot ai CPR. Ma sappiamo bene che anche il sistema delle espulsioni da voi tanto amato non funziona. Secondo il Dossier statistico immigrazione 2022, nel 2021, su 25.450 espulsioni intimate sono stati realizzati 3.838 rimpatri forzati; nel 2020, 3.607 su 26.243. Anche negli anni precedenti alla pandemia, i numeri delle restrizioni della mobilità non superavano le 6.000 o 7.000 unità. Sapete meglio di noi che problemi come la mancanza di accordi con i Paesi di origine e la difficoltà di individuare in modo certo identità e origine degli stranieri colpiti da misure di espulsione compromettono l'efficacia dei dispositivi di rimpatrio forzato. Avevate già tentato questa strada senza alcun risultato. Perché continuate ad accanirvi con sistemi e strategie che causano solo sofferenze e irregolarità? Senza accordi bilaterali, il rimpatrio è per molti più una minaccia che una realtà. A fronte dell'inefficacia dello strumento, a fronte dei suoi costi e della sofferenza che genera, il Governo continua a voler investire su questa forma di detenzione per le persone espulse, per un'irregolarità appositamente creata.

“Avere più CPR non serve a niente, se non a dare il messaggio simbolico del ‘li teniamo chiusi qui', nient'altro”, ha commentato il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. In quei posti le persone cambiano e quando ritornano nelle nostre comunità, come il più delle volte accade, sono peggiorate. I comportamenti di insofferenza acuta sono il prodotto di uno spazio dove non si è nulla, non si fa nulla e nulla avviene, salvo rimuginare sul proprio destino, che è un destino di fallimento, quello del rimpatrio. Il Governo Meloni va avanti con misure prive di senso ma cariche di crudeltà, prevedendo anche questi nuovi hotspot, centri di detenzione informale in cui condurre sia le procedure di identificazione sia l'esame accelerato delle domande di asilo. Non più, quindi, luoghi di identificazione e transito ma luoghi di detenzione informale. Si prevede anche la moltiplicazione degli hotspot sul territorio nazionale ma cambia completamente il paradigma, con l'impossibilità per i richiedenti asilo di accedere al sistema pubblico di accoglienza integrata e diffusa, ad eccezione delle persone ucraine e afgane, con un sistema esclusivo per i soli - pochi, pochissimi - cui verrà riconosciuta la protezione internazionale.

Sappiamo bene che i centri di detenzione amministrativa - siano essi strutture adibite al rimpatrio, come i CPR, o strutture di confinamento e segregazione dei richiedenti asilo, come gli hotspot - sono luoghi con alta incidenza di problemi psichiatrici, psicologici, di perdita della salute organica e delle risorse psicosociali per affrontare la vita lavorativa e sociale una volta usciti dal centro. Per questo pensiamo che l'articolo 5-ter, inserito da ultimo tramite un emendamento del Governo, che espelle i richiedenti protezione dal sistema SAI nei centri di prima accoglienza fino alla decisione definitiva sulla domanda, sia profondamente sbagliato. Siamo convinti che sia una discriminazione inaccettabile lasciare nel sistema SAI soltanto i richiedenti che fanno ingresso nell'ambito di corridoi umanitari e del Programma nazionale di reinsediamento.

Noi di Alleanza Verdi e Sinistra crediamo si debba investire sull'inclusione di queste persone nel tessuto sociale del nostro Paese, affinché diventino una risorsa. Per questo crediamo che vada sostenuto fortemente il sistema di assistenza e formazione e che vada ribaltato completamente il sistema di accoglienza. L'accoglienza dei migranti in Italia non costituisce un'emergenza ma un fenomeno strutturale regolato male, da ripensare. Allora, non possiamo che ribadire la totale contrarietà a questo provvedimento, che si mostra in contrasto con i princìpi costituzionali in materia di asilo, con quelli in materia di normazione d'urgenza ma anche con le più elementari regole di buon senso.

Come ha ben sottolineato Michele Rossi, il direttore generale del Centro immigrazione asilo e cooperazione di Parma, storico ente di tutela, accoglienza e integrazione della popolazione migrante e rifugiata, in un articolo per Altraeconomia, è evidente che dietro al decreto Cutro e a tutte le misure che riguardano le politiche sull'immigrazione di questo Governo è riconoscibile un'idea di società che, pur producendo un certo accanimento su uno specifico gruppo sociale - i migranti - mostra l'intento, nemmeno troppo malcelato, di intervenire sui rapporti tra gruppi sociali: un'operazione di “ortopedia sociale”, per dirla con Focault, volta a separare, segmentare, disgiungere le comunità, annichilirne la tensione, individuale e collettiva, all'integrazione, alla coesione, allo stesso contatto interculturale.

“Il decreto opera - purtroppo con conseguenze drammatiche - innanzitutto sulle persone migranti, ma colpendo loro, frammenta il corpo sociale intero, con pesanti ripercussioni su tutti”. Il decreto Cutro deregolamenta le politiche migratorie, mira a rendere non più esigibili quei diritti che non possono essere apertamente negati, sembra orientato a produrre condizioni di aleatorietà, tali da rendere ordinario l'arbitrio e arrivare a sostenere che, nonostante gli sforzi, non sia possibile nessuna integrazione, ma solo marginalità e segregazione. Lo dico ancora con le parole di Michele Rossi, per il quale questo decreto sembra più orientato a creare caos, paura e incertezza, che a prescrivere e normare e governare il fenomeno migratorio. E continua: “(…) non puoi arrivare, se arrivi, non puoi stare, se stai, verrai recluso, non avrai il permesso di soggiorno e non potrai muoverti, se e quando potrai muoverti, non troverai accoglienza, se la troverai, avrai pochi servizi e sconterai il tempo che avrei passato ad attendere, non potrai lavorare regolarmente e renderti autonomo, se anche lavori, non potrai convertire il permesso in lavoro (…). Quindi, tu, migrante, e, quindi, criminale, “preparati ad essere sempre marginale e per te, oltre allo sfruttamento” non ci sarà “nessuna garanzia e nessun futuro”.

Questo è il messaggio del Governo Meloni. Questo è il messaggio che state dando al Paese con questo decreto. Un decreto che promette sofferenza, spaventa, annichilisce il diritto, ma anche la speranza. Lo ripeto ancora una volta: questo decreto riporta alla mente il mancato soccorso, i morti, lo spostamento delle bare senza interloquire con i familiari, il mancato omaggio dalla Presidente del Consiglio alle vittime, i superstiti lasciati abbandonati nel CARA di Sant'Anna, piantonati dalle Forze dell'ordine. Sappiamo, però, che Cutro, Crotone e l'intera Calabria, così come tutta l'Italia, sono luoghi di grande, continua e spontanea accoglienza.

Purtroppo, in quest'Aula avete i numeri per portare avanti queste disposizioni oscene, ma confidiamo nel buonsenso e nell'umanità della nostra società. Sappiamo che le vostre norme scellerate saranno inapplicabili nella quotidianità, nelle relazioni interpersonali e sociali, prima ancora che nelle aule dei tribunali. Auspichiamo che questo periodo così buio possa generare una nuova stagione, finalizzata a costruire nuove politiche di gestione dei flussi migratori, di accoglienza e inclusione. Una nuova stagione di libertà e diritti, che consenta a chi fugge da guerre e miseria di poter confidare su un futuro migliore, e all'Italia e all'Europa intera un grado di civiltà e progresso, oggi, purtroppo, non ancora raggiunto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi svolti ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.

(Repliche - A.C. 1112​)

PRESIDENTE. Il relatore per la maggioranza, deputato Riccardo De Corato, avrebbe esaurito il tempo a sua disposizione, ma, se intende replicare, la Presidenza può concedere un minuto per un breve intervento. Rinuncia.

Ha facoltà di replicare il Sottosegretario di Stato per l'Interno, Nicola Molteni, che rinuncia.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1112​)

PRESIDENTE. Passiamo ora all'esame delle questioni pregiudiziali Zaratti ed altri n. 1, Bonafe' ed altri n. 2 e Alfonso Colucci ed altri n. 3, presentate a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento (Vedi l'allegato A).

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione, si procederà, ai sensi articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

Il deputato Filiberto Zaratti ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Sottosegretario, colleghi e colleghe, ancora una volta siamo qui a discutere sul profilo di legittimità costituzionale del decreto che è portato all'attenzione della nostra Camera.

Le disposizioni del provvedimento non presentano un reale carattere di urgenza - e questo lo dimostreremo anche con i numeri - tale da giustificare il loro inserimento in un decreto-legge piuttosto che in un provvedimento legislativo ordinario, soprattutto non rispettano la caratteristica della straordinarietà dell'intervento governativo, ai sensi dell'articolo 77, comma 2, della Costituzione.

La giurisprudenza costituzionale in materia, con le sentenze della Corte n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008, ha stabilito che l'esistenza dei presupposti di costituzionalità, di cui all'articolo 77 della Costituzione, non possono evincersi dalla apodittica enunciazione dell'esistenza delle ragioni di necessità ed urgenza, né può esaurirsi nella constatazione della ragionevolezza della disciplina introdotta, sottolineando che la valutazione della sussistenza dei presupposti di costituzionalità non può essere meramente soggettiva, cioè riferita all'urgenza delle norme ai fini dell'attuazione del programma di Governo o della loro mera necessità, ma, invece, deve fondarsi anche su riscontri oggettivi, secondo un giudizio che non può ridursi alla valutazione in ordine alla mera ragionevolezza e opportunità delle norme introdotte.

L'eccessivo ricorso alla decretazione d'urgenza più volte è stato censurato dai richiami del Capo dello Stato. L'abbiamo detto più volte, lo diciamo noi adesso, ma, nella precedente legislatura, era il Leitmotiv dell'attuale Premier, cioè dell'onorevole Presidente Giorgia Meloni, che ricordava, in ogni occasione, direi a piè sospinto, che la decretazione d'urgenza era eccessiva nelle Camere e che era necessario, invece, arrivare a una discussione sui provvedimenti con l'ordinario percorso, che avrebbe permesso all'opposizione di partecipare alla stesura dei provvedimenti importanti, come in questo caso. Evidentemente, c'è sempre una doppia verità: quella che si dice quando si è all'opposizione e quella che si ripete quando si sono vinte le elezioni. Questo è un caso di scuola: l'atteggiamento della Presidente Meloni è un caso di scuola, una di quelle cose che non si devono fare.

Abbiamo discusso e parlato di un'emergenza. Vorremmo capire, ancor prima di affrontare la questione di costituzionalità, quale sia l'emergenza in relazione all'arrivo, ad ora, di 31.200 migranti, perché questi sono i numeri. La dichiarazione dello stato di emergenza in ragione dell'arrivo dei migranti è stata dichiarata una sola volta, precedentemente, da un Governo di destra - quello del Presidente Berlusconi - e, in tutti gli anni seguenti, quando pure i flussi dei migranti erano maggiori, la dichiarazione di emergenza non è stata mai dichiarata. E, d'altro canto, è ragionevole, perché il nostro Paese è tra le potenze industriali maggiori nel mondo, siede al tavolo del G7, viene rivendicato più volte con orgoglio da chiunque si trovi a fare il Presidente del Consiglio che siamo una grande potenza economica, una grande forza a livello globale.

Ebbene, se una forza, come la nostra, anche dal punto di vista economico, non riesce a gestire, senza dichiarare l'emergenza, 31.200 arrivi, a tutt'oggi, c'è davvero da preoccuparsi.

La dichiarazione dello stato d'emergenza in qualunque occasione e con qualunque scusa è un atto tipico non delle democrazie avanzate, come la nostra, ma di un altro tipo di regimi, perché i problemi come questo, soprattutto quando sono strutturali, come per quanto riguarda i problemi dei migranti, non possono e non devono essere trattati con la materia emergenziale, bensì con i procedimenti ordinari, perché è nell'ambito della programmazione prevista che il Governo deve mettere in campo che devono essere decisi quali sono i provvedimenti per gestire l'arrivo di 31.200 persone nel nostro Paese. Dovrebbe essere previsto. Questo è, pertanto, ancora una volta e ancora di più, uno dei motivi per cui, in questo caso, la decretazione d'urgenza è uno strumento sbagliato e inopportuno.

D'altro canto, ci siamo abituati al fatto che questo Governo arrivi, sempre e comunque, in queste Aule con decreti-legge. Mi domando, care e cari colleghi della maggioranza: ma la vostra presenza qui dentro a cosa serve? Semplicemente ad alzare le mani quando arriva il momento di dare la fiducia all'ennesimo decreto-legge? Non avete voi - come noi, del resto - il dovere di rappresentare il Paese, di rappresentare la Nazione e di partecipare al procedimento legislativo che qui si produce, soprattutto quando si tratta di problemi così importanti, come quello dei migranti?

È stato detto da più colleghi: il problema dell'immigrazione non è un problema transeunt né è tipico di questa fase della storia. Il problema della migrazione e delle persone che si spostano da una parte all'altra del pianeta, a seconda delle condizioni sociali, climatiche, della guerra, è un fenomeno strutturale, è un fenomeno naturale, è un fenomeno che capita da sempre, non lo potete negare. Ho sentito anche colleghi della destra dire che l'obiettivo è di non farli partire. Ma come pensate di riuscirci a non farli partire? È nella vostra potestà il fatto che milioni di persone, che scappano dalla fame, che scappano dalla guerra, che scappano dai cambiamenti climatici, che attraversano deserti, che sono disponibili ad affrontare i rischi di una traversata in mare su barchini, su cui non metteremmo il piede neanche lontanamente, ad un certo punto, decidano di non venire più e ci risolvano il problema? Non è così, lo dovete sapere che non è così e, secondo me, voi lo sapete che non è così. Quindi, voi state prendendo questi provvedimenti a catena, bypassando il Parlamento, bypassando il ruolo di tutti i deputati e delle deputate, perché questo non è il primo decreto, voi ne state mettendo in fila una serie: avete cominciato con il decreto sulle ONG, ma il vostro grande disegno è di eliminare la possibilità di salvare in mare le persone, è il problema di non accoglierle quando arrivano qui e di non concedere loro quella protezione che è dovuta in base ai trattati internazionali.

Infatti, l'altro elemento fondamentale che voglio ricordare è che questo decreto è in contrasto con l'articolo 10 della Costituzione, il quale fa riferimento ai diritti dello straniero, che devono essere conformi al diritto internazionale. L'articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e l'articolo 8 della CEDU stabiliscono che sono accordi internazionali liberamente sottoscritti dal nostro Paese, danno attuazione all'articolo 10 della Costituzione. Come fate voi a dire che tutto ciò è possibile? Non è il primo decreto: avete fermato le navi, ora volete negare anche la protezione speciale a quelle povere persone che arrivano qui, che hanno bisogno di accoglienza, che hanno diritto alla protezione internazionale, dicendo bugie, Presidente, perché, quando si afferma che la protezione speciale è un istituto che esiste soltanto nel nostro Paese, si dice il falso di fronte al Paese, perché ben altri 18 Paesi dell'Unione europea hanno livelli di protezione umanitaria superiori a quelli che prevede la tutela internazionale. E, allora, la verità è che dobbiamo batterci per dare e riconoscere a questi nostri fratelli e sorelle che arrivano da tutte le parti del mondo il diritto all'accoglienza, il diritto ad avere una vita tranquilla, a costruire il loro futuro, per se stessi e per i loro figli. È in gioco la dignità del Paese, non soltanto la nostra dignità, ma il futuro del nostro Paese, che si basa sull'apporto e sull'aiuto di queste persone che vengono da noi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il deputato Mauri ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bonafe' ed altri n. 2.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quello che ci troviamo oggi a discutere non è il primo decreto sui fenomeni migratori di questo Governo. Il primo decreto dell'anno, lo ricordo, del 2 gennaio, infatti, era stato quello contro le ONG. In quell'occasione, il 2 di gennaio, questo Governo ha pensato bene di mettere in campo un decreto che si poneva l'obiettivo di bloccare, impedire alle ONG di stare in mezzo al mare a salvare le persone. Questi due decreti-legge, come tutti i decreti, d'altronde, dovrebbero avere due caratteristiche: la prima, quella della necessità, e la seconda, quella dell'urgenza.

Attraverso di lei, Presidente, vorrei dire con grande chiarezza al Governo e a tutta la maggioranza che, in entrambi i casi, in entrambi i decreti, compreso quello di oggi, non c'è minimamente alcuna urgenza e non c'è minimamente nemmeno alcuna necessità. A meno che la necessità e l'urgenza non siano quelle di questo Governo e, soprattutto, di alcuni partiti di maggioranza di provare a toccare la pancia del Paese, tornando sui propri tradizionali cavalli di battaglia, per provare ad usare la demagogia, per provare a strumentalizzare un fenomeno, per provare a portarsi qualche consenso in più e, soprattutto, per provare a distrarre l'opinione pubblica dai disastri che questo Governo e questa maggioranza stanno facendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Si tratta - questo è l'ennesimo caso - dell'individuazione di un capro espiatorio, con riferimento al quale la destra in questo Paese è maestra ormai da molti anni. E cosa c'è di meglio rispetto al diverso, rispetto all'immigrato, rispetto a chi scappa e cerca salvezza, di qualsiasi genere, da noi. Cosa c'è di meglio per provare a parlare d'altro, di andare a toccare quelle corde profonde nel Paese che voi avete usato in maniera strumentale in tutti questi anni e, devo dire, non senza qualche guadagno. I vostri decreti sull'immigrazione, a cui voi ci vorreste abituare, hanno invece, al contrario, alcune caratteristiche di fondo in comune.

La prima è la logica immancabilmente emergenziale: è sempre un'emergenza, è sempre una cosa da risolvere un secondo dopo, quando su questo fenomeno in particolare si può dire tutto, meno che sia un'emergenza, perché, come altri colleghi hanno detto, l'immigrazione, l'emigrazione, le migrazioni ci sono da sempre, le affrontiamo da tantissimi anni, ormai da decenni, e solo se si vuole provare a usarle strumentalmente le si definisce come emergenziali. La seconda caratteristica in comune è la propaganda e la demagogia di cui sono intrisi i vostri provvedimenti. Faccio solamente un esempio: ci avete raccontato per anni che le ONG in mezzo al mare sarebbero state un fenomeno di pull factor, cioè di attrattività.

Avete fatto il vostro bel decreto, avete mandato le ONG lontane dai teatri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), in questo momento c'è la nave di una ONG, la Geo Barents, che ha fatto un recupero di diverse centinaia di persone in mezzo al Mediterraneo centrale, e voi la state mandando a La Spezia. La Ocean Viking in questo momento è appena arrivata a Civitavecchia. Nonostante tutti questi vostri grandiosi e illuminati interventi, nulla è cambiato; anzi, dall'inizio dell'anno c'è un aumento molto considerevole degli arrivi.

Allora adesso quello non è più un pull factor. Adesso qual è il pull factor, al di là dell'Europa, che è sempre colpevole, per voi, quando vi fa comodo? Adesso è la normativa nazionale. Peccato che questo decreto sia in vigore già da un paio di mesi, che nulla sia cambiato, ma soprattutto che non bisogna pensare che ci siano pull factor, cioè elementi attrattivi, ma bisognerebbe riflettere fino in fondo su quali sono i cosiddetti push factor, cioè su cosa spinge centinaia di migliaia di persone a scappare dal proprio Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), abbandonare la propria famiglia, rischiare la vita nel deserto, nei centri libici, magari, e in mezzo al mare.

Questo voi non vi chiedete, perché voi non avete mai in testa le persone, gli individui, le loro storie, le loro aspettative, i loro dolori, le loro disgrazie. Per voi, sono solo ed esclusivamente numeri, ed è qui che viene meno l'umanità, proprio l'umanità di quella società occidentale di cui spesso voi vi riempite la bocca. E poi fate provvedimenti, come questo, che hanno altre due caratteristiche. La prima è una grandissima dose di ipocrisia e la seconda è una grandissima distanza dalla realtà. Perché una grande dose di ipocrisia? Per una ragione molto chiara: come avete chiamato il decreto che impedisce o rende molto difficile il salvataggio in mare alle ONG? Lo avete chiamato: “Misure urgenti per la gestione dei flussi migratori”, che nulla c'entra.

E questo come si chiama? Si chiama: “Misure urgenti in materia di flussi di ingresso legale”, e nulla c'entra. E come lo avete ribattezzato? DL Cutro. Trovo veramente inaccettabile che ci si possa nascondere dietro una tragedia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per mettere in campo un decreto schifezza come quello che voi avete fatto. Un decreto in cui, tra le altre cose, togliete la convertibilità dei permessi di soggiorno, la possibilità di trasformarli in permessi di lavoro, riducendo la possibilità di stabilizzazione e di integrazione, in cui riducete le condizioni per i permessi per salute per persone malate, e i permessi di quelli che scappano per condizioni climatiche; come pensare che quelle possano finire domani; magari la carestia in alcune zone dell'Africa, secondo voi, finirà domani. E poi, dulcis in fundo, avete messo le mani sulla protezione speciale, provando a distruggere completamente, ad annullare uno degli strumenti più utili proprio in funzione dell'integrazione, e cioè uno strumento che riconosce, o riconosceva – ma, in moltissimi altri Paesi, continuerà a riconoscere - la possibilità di vedersi dato un permesso di soggiorno per chi corre gravi rischi se dovesse tornare nel proprio Paese e può dimostrare di avere rapporti o legami familiari di integrazione nel nostro Paese. Cosa fate? Perché diciamo lontani dalla realtà? Voi, da un lato, dite che volete promuovere gli arrivi legali e, dall'altro, producete illegalità tra quelli che già ci sono e sono nelle condizioni di poter vivere in tranquillità e costruendo una prospettiva di vita, per se stessi e per le loro famiglie, nel nostro Paese. Questa è un'incoerenza straordinaria, che è spiegabile solo nel modo che dicevamo in precedenza, e cioè: propaganda, rendere la vita difficile alle persone, cercando di criminalizzare il tema dell'immigrazione e buttando nell'irregolarità chi, invece, oggi potrebbe essere cittadino a pieno titolo del nostro Paese. Questo è un atteggiamento irresponsabile, sbagliato, che va contro gli interessi delle persone coinvolte e gli interessi complessivi della nostra società, compresi quelli delle comunità che li ospitano.

Lasciamo stare, poi, quello che state facendo sul sistema dell'accoglienza, perché, invece di integrarlo, di ampliarlo, di rafforzare il sistema SAI, impedite che alcune persone ci possano andare e cercate di mettere mano al sistema dell'accoglienza, trasformando tutto in un grande hotspot, ossia anche in questo caso in una logica dell'emergenza.

E allora, per finire, Presidente, non voglio dilungarmi, vorrei solo citare quello che alcuni costituzionalisti hanno detto a chiare lettere, proprio sulla protezione speciale, quando affermano che la soppressione e la forte compressione della protezione speciale è una lesione diretta dell'articolo 10 della Costituzione, che dice che lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche ha diritto di asilo in Italia. Noi stiamo andando contro la Costituzione e in Senato c'è stato il tentativo, addirittura, di togliere il riferimento agli obblighi internazionali e costituzionali dell'Italia, ossia si è provato a fare un colpo di mano contro l'Italia, contro la sua credibilità internazionale e contro la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Noi ci siamo trovati di fronte - ho concluso, Presidente - a tre decreti: il decreto che entrava in Consiglio dei ministri, il decreto che è uscito dal Consiglio dei ministri, in cui ha messo mano qualche partito più di qualche altro, di fatto provando - e, in gran parte, riuscendoci, purtroppo - a riportare in auge i decreti Salvini, e il decreto uscito dal Senato e ulteriormente peggiorato. Pensavamo, già dal primo decreto, che fossimo al fondo, che avessimo toccato il fondo, però ogni volta che voi mettete mano a qualcosa fate disastri.

All'inizio dicevo che voi ci volete abituare ai vostri decreti. Però, vi possiamo dire una cosa: noi non ci abitueremo mai e faremo sempre di tutto per impedire questi scempi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Alfonso Colucci ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi deputati, signor Sottosegretario Molteni, si discute oggi la pregiudiziale sul decreto Cutro, così denominato perché approvato dal Governo a Cutro, all'indomani di quell'immane tragedia che è stata la morte di molti migranti a 200 metri dalla riva del mare, una tragedia le cui fosche ombre il Governo non ha ancora chiarito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Bastano due parole, due sole parole a dimostrare l'incostituzionalità del testo. Quali parole? Sostituzione etnica. È il cosiddetto Piano Kalergi. Che cos'è questo Piano Kalergi? È un immaginario complotto giudaico, che punta a sostituire l'etnia europea con l'immigrazione africana e asiatica, una teoria aberrante, fatta propria dall'estrema destra europea e, da ultimo, dal vostro amico Orbán. Ora qui davvero non mi interessa stabilire se il Ministro Lollobrigida fosse così ignorante da non conoscere quella teoria, nel momento stesso in cui la evocava. Mi interessa, piuttosto, denunciare che quella teoria venne ripresa da Salvini, il quale parlò addirittura di genocidio europeo, della popolazione europea, e dalla stessa Presidente Meloni, il che è gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sostituzione etnica: questa è la cultura delle destre oggi al Governo. Questa è la vostra cultura. Diciamolo pure: basterebbe questo per non votare il decreto oggi in Aula. Si è detto che il Ministro si fosse riferito alla cultura e, dunque, che sostituzione etnica debba intendersi come sostituzione culturale. Ma, allora - immaginiamo di credere a questo -, perché abolite la protezione speciale umanitaria, che favorisce proprio il ricongiungimento di coloro che hanno già in Italia una propria rete familiare e personale e che, quindi, più facilmente si integrano nel tessuto culturale e sociale italiano? Perché la abolite? Allora, se ciò fosse vero, se il Ministro si fosse riferito alla cultura, sottoscrivete subito la proposta del MoVimento 5 Stelle che riconosce la cittadinanza italiana a coloro che sono integrati nella nostra cultura, nella nostra lingua, nella nostra organizzazione democratica. Sottoscrivete subito la nostra proposta dello ius culturae e dello ius scholae (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma dubito davvero che lo farete, e ciò svela la vostra falsità.

L'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo proclama il diritto fondamentale della persona alla vita privata e familiare. Ben 18 Paesi europei riconoscono forme analoghe di protezione speciale. La nostra Costituzione, che vede l'uomo e l'umanità al centro di ogni politica, viene da voi, con questo decreto, calpestata.

L'abolizione della protezione speciale è, dunque, un vero e proprio atto di inciviltà. Avete proclamato lo stato di emergenza per l'immigrazione, proprio voi che gridavate allo scandalo quando il Presidente Conte dichiarò lo stato di emergenza per la pandemia mondiale da COVID-19 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma credete davvero che gli italiani siano stupidi? Vergogna!

L'Italia è stata da sempre un crocevia di incontro di civiltà eterogenee, il cui mescolarsi ha dato origine a un patrimonio culturale unico. Penso, tra gli altri, ai siciliani, al popolo siciliano che, proprio grazie alla propria cultura ultra-millenaria, accoglie generosamente i migranti, apre loro le braccia, condivide con loro spesso il proprio umile desco. Penso, ad esempio, ai cittadini di Lampedusa, che si sono presi cura di Ismail, il neonato di 6 mesi sopravvissuto al naufragio di un barchino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) in cui ha visto la morte la sua mamma. A tutti loro va il nostro grazie. Grazie di cuore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

La vera verità è che questi vostri provvedimenti - penso anche al decreto Rave, al decreto ONG e a molti altri ancora - vi servono per instillare paura e smarrimento nella popolazione italiana. Volete così semplicemente coprire la vostra incapacità di governo e preparare il terreno ad altre e più gravi limitazioni di diritti fondamentali della persona. Noi del MoVimento 5 Stelle non lo permetteremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per tutte queste ragioni chiedo all'Aula della Camera dei deputati, a nome del MoVimento 5 Stelle, di non procedere alla votazione di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, anche noi ci schieriamo per il “sì” alle pregiudiziali. Devo dire che, con riferimento alle pregiudiziali, spesso il nostro atteggiamento, come gruppo parlamentare di Azione-Italia Viva-Renew Europe, è stato molto scettico. Ci siamo schierati a volte in posizione contraria e altre volte ci siamo astenuti. Questo perché riteniamo che, a fronte di un abuso dello strumento della decretazione d'urgenza, troppo spesso le opposizioni compiono un abuso rispetto allo strumento delle pregiudiziali. Con questo, naturalmente, non intendiamo rivendicare - e ci mancherebbe - la credibilità delle riflessioni e delle nostre scelte, però mi piace sottolineare che tutta l'attività di questa legislatura del nostro gruppo parlamentare è stata improntata a un'opposizione, sì, ma molto costruttiva, cioè con valutazioni caso per caso che ci hanno portato a volte a interagire con le proposte del Governo, facendo delle proposte concrete e a volte addirittura addivenendo a un voto a favore su quelle che erano le iniziative del Governo stesso.

Questa volta, però, proprio no. Proprio no, perché l'articolo 77 sottolinea la necessità di una condizione di straordinarietà e questi presupposti non possono assolutamente rinvenirsi in maniera apodittica. Non basta nemmeno la constatazione della ragionevolezza della disciplina che va a introdursi, né la finalità della semplice attuazione del programma di Governo. Occorrono dei riscontri oggettivi, che vanno verificati con la dovuta attenzione e con specifiche valutazioni.

Ne deriva che non può essere depauperato il ruolo del Parlamento, cui la Costituzione assegna la funzione legislativa. Questo Governo, con la ripetitività della decretazione di urgenza, sta mortificando il ruolo del Parlamento in maniera assolutamente illegittima. Non facciamo alcuna morale in ordine al numero dei decreti proposti all'Aula, perché effettivamente anche in passato c'è stato l'abuso e Governi di altro colore hanno utilizzato in maniera esagerata il ricorso alla decretazione di urgenza. Oggettivamente, questo Governo sta facendo un uso di natura patologica rispetto al numero di decreti utilizzati, assolutamente patologica.

Con riferimento alla materia oggi in esame in Aula, dobbiamo sottolineare che essa incide su obblighi costituzionali e internazionali, sul riconoscimento e sul rispetto dell'istituto della prevenzione speciale, sui principi intangibili di accoglienza e assistenza - con conseguenze sulla gestione dell'allarme sociale, perché ci sarà un automatico effetto di incremento di posizioni di irregolarità -, sulla protezione umanitaria, sul riconoscimento dei diritti umani, con una disciplina transitoria che crea pericolose sperequazioni a causa dell'efficacia temporale differenziata delle nuove norme, creando disparità di trattamento in barba ai più elementari principi costituzionali. Inoltre, non c'è traccia di programma organico di prospettiva, in ordine alla gestione complessiva del delicato fenomeno dell'immigrazione.

Non vogliamo entrare in valutazioni tecniche, sulle quali pure andrebbero effettuati rilievi, come sulla tassatività delle fattispecie penali o sugli equivoci interpretativi circa le persone che mettono in campo attività di soccorso e assistenza umanitaria, che potrebbero, sotto questo profilo, essere scambiate per favoreggiatori e pertanto - figuriamoci! - con consequenziale ricorso all'autorità giudiziaria e, di conseguenza, anche alla Corte costituzionale. Quindi, sganciati da ogni retorica, ma per le considerazioni innanzi esposte, votiamo convintamente “sì” alle pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Per rispetto ai colleghi, anche questa volta, ho letto con molta attenzione quanto riportato in queste tre pregiudiziali e, anche questa volta, però, ho notato che di rilevanza costituzionale di pregiudiziale vi è veramente ben poco. Si tratta di tre pregiudiziali piene di preconcetti, che sembrano manifesti della sinistra che dicono “teniamo i porti aperti”. Non vi è nulla di concreto sulla reale emergenza, anzi, incredibilmente, viene detto che in Italia oggi non c'è un'emergenza immigrazione. Invece, l'emergenza immigrazione c'è e da tanti anni e va risolta velocemente, soprattutto perché, come riporta il nome di questo provvedimento, a Cutro vi è stata una tragedia che ha visto molti morti. Con questo provvedimento che portiamo in Aula il Governo ha voluto risolvere i problemi. Come? Ad esempio, introducendo una nuova fattispecie, che però sento affermare dai partiti della sinistra e dal MoVimento 5 Stelle non essere così urgente. Invece, il Governo ha ritenuto urgente - e lo è assolutamente - disciplinare una nuova fattispecie in caso di morte o lesioni gravi dei migranti, ovvero di coloro che vengono qui, cercando magari un futuro migliore e che trovano invece la morte: sono migliaia tutti gli anni. Chi è che porta la morte? Non certo lo Stato italiano, ma gli scafisti e chi lucra su di loro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Venire a dire che non necessitiamo di una normativa specifica nel caso in cui questi migranti muoiano, specialmente dopo quanto accaduto, sembra veramente voler ripetere che la destra al Governo ha torto e la sinistra vuole i porti aperti.

Questo lo avevamo capito, non c'era bisogno che lo ripeteste con tre pregiudiziali, per venirci a dire che questo Governo e questa maggioranza dovrebbero mantenere al 100 per cento la protezione speciale introdotta negli anni precedenti da ben altra maggioranza. Protezione speciale che prevede qualcosa che, a volte, neanche ai cittadini italiani è garantita, ovvero il diritto all'inviolabilità della vita privata e della famiglia, al fine di verificare l'inserimento nel tessuto italiano e i vincoli parentali. Ma di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di clandestini che vengono qui senza alcun tipo di diritto. È chiaro che noi vogliamo tutelare le famiglie e i vincoli parentali dei cittadini italiani e non di chi viene illegalmente nel nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che si è trovato negli ultimi anni le porte spalancate a spese degli italiani! Pertanto, il provvedimento è assolutamente urgente e necessario e noi voteremo contro queste pregiudiziali. Se vorrete, se ne parlerà nel merito e non certo con questo strumento, di cui spesso voi abusate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Ho ascoltato con molta attenzione gli interventi e ho letto con altrettanta attenzione i testi delle pregiudiziali. Ho sentito, come veniva sottolineato prima, molte critiche nel merito del provvedimento, su cui noi abbiamo già risposto durante il dibattito in Commissione e su cui risponderemo nei prossimi giorni, in occasione delle dichiarazioni di voto sulla fiducia e sul voto finale. Ho visto, però, poche critiche di rilievo costituzionale, che sono l'argomento di questa fase della discussione sul decreto-legge, perché noi siamo qui a discutere di pregiudiziali. Su questi pochi argomenti, se possibile, mi vorrei velocemente soffermare. È stata posta come obiezione la mancanza di omogeneità all'interno di questo decreto. L'omogeneità è uno dei criteri per potere ricorrere alla decretazione d'urgenza e, secondo tale principio, gli articoli devono vertere tutti sullo stesso argomento. In realtà, la Corte costituzionale, in alcune sentenze, in particolare nella sentenza n. 32 del 2014 e n. 94 del 2016, ha chiarito che l'omogeneità che serve per la decretazione d'urgenza è l'omogeneità di scopo, cioè il fatto che tutti gli articoli, anche se su argomenti diversi, debbano essere finalizzati allo stesso scopo. Siccome il nostro scopo è fermare l'immigrazione clandestina e favorire, attraverso la programmazione dei flussi, l'immigrazione regolare di gente che vuole venire a lavorare, introdurre in questo decreto-legge una programmazione dei flussi migratori, nuovi reati contro gli scafisti e nuove norme che regolano il fermo all'interno dei CPR, con la cancellazione della protezione speciale, è assolutamente adeguato allo scopo che ci siamo prefissati con il provvedimento.

Inoltre, curiosamente il PD, il Partito Democratico, scrive una cosa all'interno della propria pregiudiziale che mi ha fatto un po' sorridere e che vorrei leggere: sia le modifiche in materia di protezione speciale, che afferiscono al diritto di asilo, sia quelle in materia di divieto di espulsione e di respingimento, per la complessità degli istituti coinvolti avrebbero dovuto essere oggetto di una legge ordinaria. La cosa è curiosa perché noi andiamo a cambiare delle norme che essi hanno introdotto proprio con un decreto-legge, ovvero il decreto-legge Lamorgese. La cosa ancora più curiosa è che per l'illustrazione delle pregiudiziali hanno fatto intervenire il collega Mauri che, ai tempi, se non erro, era addirittura Vice Ministro e che, quindi, evidentemente all'epoca non si è accorto che quello che stavano facendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) era un decreto-legge sulla protezione speciale e non una legge ordinaria.

È stato citato più volte l'articolo 10 della Costituzione. Io non ho tempo purtroppo - sarebbe utile - di leggerlo in quest'Aula, però l'articolo 10 è assolutamente soddisfatto dalle altre due protezioni, che noi non tocchiamo, che sono lo status di rifugiato, l'asilo, che discende dalla Convenzione di Ginevra, e la protezione sussidiaria, che discende dalla direttiva comunitaria europea, che soddisfano assolutamente l'articolo 10 della nostra Costituzione! Voi avete voluto aggiungere altro e avete fatto una cosa che non c'è negli altri Paesi europei, perché nessun altro Paese europeo ha una protezione così allargata che, nei fatti, si è tradotta in una sorta di sanatoria per chiunque entrava nel nostro Paese senza averne diritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Da ultimo, faccio riferimento al ritornello, che costantemente ricorre quando noi facciamo un decreto-legge, ovvero che non ci siano le condizioni di necessità e urgenza. Ebbene, andatelo a dire alle sei vittime che il 6 marzo l'immigrato marocchino ha ferito mentre stava tentando di derubarle davanti alla Stazione Centrale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); andatelo a dire alla giovane ragazza violentata più volte, anche all'interno di un ascensore, da un ventiseienne marocchino a Milano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); andatelo a dire al poliziotto palermitano aggredito sotto casa sua a coltellate da un ivoriano a cui era stato prorogato il permesso speciale che voi, con tanto calore oggi, avete difeso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Andatelo a dire a loro e fateci vedere se siete capaci di dirglielo senza provare un minimo di vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 16,57)

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Zaratti ed altri n. 1, Bonafe' ed altri n. 2 e Alfonso Colucci ed altri n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1112​)

PRESIDENTE. Essendo state respinte le questioni pregiudiziali, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1112​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà (Commenti).

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Colleghi, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1112: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 18 presso la Biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la deputata Valentina Barzotti (Commenti). Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Chiediamo di intervenire perché vogliamo che venga qui, in Aula, la Ministra Roccella per un'informativa urgente, per sapere come intende sostenere le famiglie, come intende aiutarle, una volta che entrerà in vigore il decreto Lavoro. Quest'ultimo è un decreto sbagliato, nel metodo e nel merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente, chiederei un attimo di silenzio per favore, grazie.

PRESIDENTE. Colleghi, se dovete lasciare l'Aula, vi prego di farlo in silenzio in modo che la collega possa proseguire il suo intervento. Prego, onorevole.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Nel metodo, ieri si è scritta una bruttissima pagina di storia, il Governo ha rovinato e strumentalizzato un momento di festa dedicato al lavoro, alla sua potenza e al suo ruolo fondamentale per la vita di tutte le cittadine e di tutti i cittadini. Il decreto è sbagliato nel merito perché, da quello che possiamo vedere, da quello che leggiamo dai comunicati che sono stati fatti, abbiamo capito che è intenzione di questo Governo precarizzare il lavoro e smantellare tutte le misure di protezione sociale che noi abbiamo introdotto in questi ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Precarizzare il lavoro significa precarizzare la vita dei cittadini e delle cittadine: non capisco, non capiamo come non possa essere chiaro a questo Governo che, se i cittadini e le cittadine non sanno se domani lavoreranno, e per quanto tempo, o se non hanno una prospettiva di futuro, non potranno avere delle famiglie o la tranquillità di vivere una vita serena e dignitosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Il lavoro è il fondamento della nostra Repubblica e solo quando è stabile è in grado di garantire lo sviluppo reale e sano e volto alla giustizia sociale. Solo il lavoro stabile consente una prospettiva di vita: evidentemente ancora non è chiaro, perché ci si accanisce in continuazione contro i cittadini e le cittadine. Liberalizzare le causali dei contratti a termine significa stravolgere un modello di lavoro stabile. La precarietà umilia il lavoro, non lo sostiene, tiene in scacco le persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi non lo capiamo, condanniamo l'accanimento di questo Governo nei confronti della povertà e non accettiamo quando si pretende l'impossibile dai cittadini e dalle cittadine, perché le politiche attive del lavoro mancano, ma si pretende che le cittadine e i cittadini trovino un lavoro, da soli, non si sa bene come (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E li si colpevolizza in continuazione. Ministra Roccella, noi non vediamo l'ora di sapere come pensiate di trattenere i giovani dall'emigrare dal nostro Paese e come intendiate contrastare la crisi demografica italiana, senza misure che sostengano il lavoro, la sua stabilità, la dignità e i salari delle persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. A questo punto, sospendo la seduta che riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17, è ripresa alle 19,50.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1112 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare (approvato dal Senato – scadenza: 9 maggio 2023), nel testo approvato dalle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, mercoledì 3 maggio, a partire dalle ore 17,30 previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 16.

Alle ore 15 avrà luogo lo svolgimento del question time.

Dopo la votazione per appello nominale, avrà luogo l'esame degli ordini del giorno, limitatamente alle fasi dell'illustrazione e del parere del Governo.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato nella giornata di domani alle ore 9,30.

Nella seduta di giovedì 4 maggio avranno luogo, dalle ore 9 alle ore 13, la votazione degli ordini del giorno e, dalle ore 13 alle ore 14,30, le dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Seguirà la votazione finale.

Al termine, avrà luogo il seguito dell'esame della proposta di legge di ratifica n. 859 - Accordi: a) Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di lettere, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, b) Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978 e dal Protocollo del 23 febbraio 2015, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (approvato, in un testo unificato, dal Senato).

Estraggo ora a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.

(Segue sorteggio).

La chiama avrà inizio dalla deputata Ghirra.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di maggio 2023 e programma dei lavori per i mesi di giugno e luglio 2023.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della medesima riunione, è stato convenuto il seguente calendario dei lavori per il mese di maggio 2023:

Lunedì 8 maggio (ore 10)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 605 - Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2023, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale e di semplificazione della sperimentazione FinTech (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 16 maggio 2023).

Discussione sulle linee generali delle mozioni Orlando ed altri n. 1-00103 e Appendino ed altri n. 1-00119 concernenti iniziative volte a ripristinare l'istituto “opzione donna”.

Lunedì 8 maggio (ore 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 605 - Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2023, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale e di semplificazione della sperimentazione FinTech (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 16 maggio 2023).

Martedì 9 maggio (ore 9-14)

Seguito dell'esame delle mozioni Ruffino ed altri n. 1-00098, Sergio Costa ed altri n. 1-00056, Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato ed altri n. 1-00083, Bonelli ed altri n. 1-00116 e Di Sanzo ed altri n. 1-00122 concernenti iniziative in materia energetica nel quadro del raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, con particolare riferimento all'energia nucleare.

Seguito dell'esame delle mozioni Cappelletti ed altri n. 1-00100, De Luca ed altri n. 1-00127, Benzoni ed altri n- 1-00130 e Evi ed altri n. 1-00131 concernenti iniziative in relazione al Piano RepowerEU e ai relativi investimenti in campo energetico nell'ambito del PNRR.

Seguito dell'esame delle mozioni Orlando ed altri n. 1-00103 e Appendino ed altri n. 1-00119 concernenti iniziative volte a ripristinare l'istituto “opzione donna”.

Martedì 9 maggio (ore 15)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1067 - Conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria (da inviare al Senato – scadenza: 30 maggio 2023).

Mercoledì 10 maggio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Lunedì 15 maggio (ore 12)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1067 - Conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria (da inviare al Senato – scadenza: 30 maggio 2023) (per l'eventuale posizione della questione di fiducia).

Martedì 16 maggio (ore 10,30-13)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1067 - Conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria (da inviare al Senato – scadenza: 30 maggio 2023) (per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto sulla fiducia, ove posta, e per l'appello nominale).

Martedì 16 maggio (ore 13-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1067 - Conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria (da inviare al Senato – scadenza: 30 maggio 2023) (per l'illustrazione, il parere del Governo, le dichiarazioni di voto e le votazioni sugli ordini del giorno).

Mercoledì 17 maggio (ore 9-10,30)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1067 - Conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria (da inviare al Senato – scadenza: 30 maggio 2023) (per le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale).

Mercoledì 17 maggio (ore 10,30-14,30)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1060 - Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali (da inviare al Senato – scadenza: 29 maggio 2023).

Mercoledì 17 maggio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Mercoledì 17 maggio (ore 16)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1060 - Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali (da inviare al Senato – scadenza: 29 maggio 2023) (per l'eventuale posizione della questione di fiducia).

Giovedì 18 maggio (ore 14,30-17)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1060 - Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali (da inviare al Senato – scadenza: 29 maggio 2023) (per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto sulla fiducia, ove posta, e per l'appello nominale).

Giovedì 18 maggio (ore 17-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1060 - Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali (da inviare al Senato – scadenza: 29 maggio 2023) (per l'illustrazione, il parere del Governo, le dichiarazioni di voto e le votazioni sugli ordini del giorno).

Venerdì 19 maggio (ore 10-11,30)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1060 - Conversione in legge del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali (da inviare al Senato – scadenza: 29 maggio 2023) (per le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale).

Lunedì 22 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge nn. 115, 88, 769 e abbinate - Disposizioni per l'esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza, in caso di impedimenti per motivi di studio, lavoro o cura.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 384-446-459 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 622 - Disposizioni concernenti la definizione di un programma diagnostico per l'individuazione del diabete di tipo 1 e della celiachia nella popolazione pediatrica.

Discussione sulle linee generali della mozione Foti ed altri n. 1-00102 ed altri concernente iniziative di competenza in relazione alla mancata estradizione di alcuni terroristi dalla Francia.

Discussione sulle linee generali della mozione Lazzarini ed altri n. 1-00099 in materia di fibrosi cistica.

Martedì 23 maggio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 23 (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 24 (ore 9,30-13,30 e 16-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 25 maggio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 26 maggio)

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame delle proposte di legge nn. 115, 88, 769 e abbinate - Disposizioni per l'esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza, in caso di impedimenti per motivi di studio, lavoro o cura.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 384-446-459 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 622 - Disposizioni concernenti la definizione di un programma diagnostico per l'individuazione del diabete di tipo 1 e della celiachia nella popolazione pediatrica.

Seguito dell'esame della mozione Foti ed altri n. 1-00102 ed altri concernente iniziative di competenza in relazione alla mancata estradizione di alcuni terroristi dalla Francia.

Seguito dell'esame della mozione Lazzarini ed altri n. 1-00099 in materia di fibrosi cistica.

Mercoledì 24 maggio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 26 maggio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 29 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1114 - Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, recante disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche (da inviare al Senato – scadenza: 21 giugno 2023).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 536, 891 e abbinata - Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 659 e abbinate - Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione del relativo albo professionale.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 418 - Disposizioni per la prevenzione della dispersione scolastica mediante l'introduzione sperimentale delle competenze non cognitive nel metodo didattico.

Martedì 30 maggio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 30 (ore 12-14,30 e 16-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 31 maggio (ore 9,30–13,30 e 16–20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 1° giugno (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1114 - Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, recante disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche (da inviare al Senato – scadenza: 21 giugno 2023).

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 536, 891 e abbinata - Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 659 e abbinate - Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione del relativo albo professionale.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 418 - Disposizioni per la prevenzione della dispersione scolastica mediante l'introduzione sperimentale delle competenze non cognitive nel metodo didattico.

Mercoledì 31 maggio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge nn. 115, 88, 769 e abbinate, n. 384-446-459, n. 622, n. 536, 891 e abbinata, n. 659 e abbinate e n. 418 sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.

E' stato, inoltre, convenuto il seguente programma dei lavori per i mesi di giugno e luglio 2023:

Giugno

Disegno di legge S. 660 - Conversione in legge del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, recante disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 13 giugno 2023).

Proposta di legge n. 107 - Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti.

Proposta di legge n. 75 e disegno di legge n. 1038 - Delega al Governo per la riforma fiscale (collegato alla manovra di finanza pubblica).

Proposte di legge di ratifica nn. 712 e 722 - Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio Europeo del 29 e 30 giugno 2023.

Mozione Braga ed altri n. 1-00003 in materia di emergenza abitativa.

Proposte di legge nn. 249, 413, 690 e 744 - Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche.

Proposta di legge n. 887 e abbinate - Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano.

Proposte di legge nn. 141, 210, 306, 1053 e abbinate - Istituzione del salario minimo legale.

Proposta di legge n. 304 - Disposizioni in materia di conflitti di interessi e delega al Governo per l'adeguamento della disciplina relativa ai titolari delle cariche di governo locali e ai componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione, nonché disposizioni concernenti il divieto di percezione di erogazioni provenienti da Stati esteri da parte dei titolari di cariche pubbliche.

Proposta di legge n. 589 - Modifiche al codice della protezione civile, di cui al decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, e altre norme in materia di gestione delle emergenze di rilievo nazionale.

Mozione Semenzato ed altri n. 1-00132 concernente iniziative volte alla prevenzione e alla cura dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione.

L uglio

Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2022 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023

Disegno di legge S. 411 - Modifica al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 (ove trasmesso dal Senato).

Proposta di legge n. 792 - Modifica alla legge 20 luglio 2000, n. 211, recante «Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti», al fine di prevedere un fondo per favorire l'organizzazione da parte delle scuole secondarie di secondo grado di «viaggi nella memoria» nei campi medesimi (approvata dal Senato).

Disegno di legge S. 614 - Istituzione del Museo della Shoah in Roma (ove trasmesso dal Senato)

Mozione Aiello ed altri n. 1-00052 e Cattaneo ed altri n. 1-00096 concernenti iniziative a favore dell'adeguatezza dei trattamenti previdenziali, con particolare riferimento all'importo delle pensioni minime.

Disegno di legge S. 571 e abbinata - Delega al Governo in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese, nonché disposizioni di semplificazione delle relative procedure (ove trasmesso dal Senato).

Proposta di legge n. 938 - Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, e alla legge 25 marzo 1993, n. 81, concernenti il computo dei votanti per la validità delle elezioni comunali e il numero delle sottoscrizioni per la presentazione dei candidati alle medesime elezioni (approvata dal Senato).

Proposta di legge n. 644 - Ripristino della festività nazionale del 4 novembre quale Giornata dell'unità nazionale e delle Forze armate.

Proposta di legge n. 745 - Modifica all'articolo 159 e abrogazione dell'articolo 161-bis del codice penale in materia di prescrizione.

Nell'ambito del programma è altresì previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Comunicazione del Presidente ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 1 dell'articolo 123-bis del Regolamento, la decisione in merito al seguente disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica: “Delega al Governo per la riforma fiscale” (A.C. 1038​).

Alla luce del parere espresso nella seduta odierna dalla V Commissione (Bilancio) ed esaminato il predetto disegno di legge, la Presidenza comunica che lo stesso non reca disposizioni estranee al suo oggetto, come definito dall'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 3 maggio 2023 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 591 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare (Approvato dal Senato). (C. 1112​)

Relatori: DE CORATO, per la maggioranza; MAGI, di minoranza.

La seduta termina alle 20,15.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: RICCARDO DE CORATO (A.C. 1112​)

RICCARDO DE CORATO, Relatore per la maggioranza. (Relazione – A.C. 1112​). Onorevoli colleghi!

L'Assemblea è chiamata oggi a esaminare il disegno di legge di conversione del decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare, già approvato dal Senato, che ha introdotto nel testo significative modifiche.

Il decreto-legge, composto all'esito dell'esame da parte dell'altro ramo del Parlamento da 25 articoli in luogo degli originari 12, è stato assegnato in sede referente alla Commissioni Affari costituzionali che ne hanno avviato l'esame il 26 aprile 2023, concludendolo, senza introdurre nel testo ulteriori modifiche, nella seduta del 28 aprile.

Segnalo preliminarmente che il provvedimento si prefigge di rafforzare gli strumenti per favorire l'immigrazione legale, semplificandone gli aspetti procedurali, di potenziare i flussi regolari, di intensificare i corridoi umanitari e di contrastare le reti criminali degli scafisti.

Passando quindi alla descrizione dei contenuti del provvedimento faccio presente che l'articolo 1 interviene in materia di programmazione dei flussi di ingresso legale.

In particolare, il comma 1 prevede che per il triennio 2023-2025 siano definite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri le quote massime di stranieri da ammettere in Italia per lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale e per lavoro autonomo. Ciò in deroga, precisa il comma, all'articolo 3 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286). Ricordo che tale articolo 3 del testo unico prevede, in sintesi, la seguente procedura per la programmazione dei flussi di ingresso:

- predisposizione ogni tre anni – salva la necessità di un termine più breve – del documento programmatico relativo alla politica dell'immigrazione; il documento è predisposto dal Presidente del Consiglio dei ministri, sottoposto al parere delle Commissioni parlamentari e quindi adottato con decreto del Presidente della Repubblica; il documento individua tra l'altro i criteri generali per la definizione dei flussi di ingresso;

- definizione con decreto annuale del Presidente del Consiglio dei ministri delle quote di ingresso, con possibilità di adottare ulteriori decreti in corso d'anno, sulla base dei criteri generali adottati nel documento programmatico; in caso di mancata adozione del documento programmatico, il Presidente del Consiglio può provvedere in via transitoria; anche sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è previsto il parere delle competenti Commissioni parlamentari.

Il comma 2 dell'articolo 1 del decreto legge al nostro esame prevede che, ai fini della predisposizione dello schema di decreto di cui al comma 1, la Presidenza del Consiglio dei ministri sente i ministri competenti per materia, gli iscritti al registro delle associazioni che svolgono attività a favore dell'integrazione sociale degli stranieri - di cui all'articolo 42, comma 2, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, - nonché il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. Il predetto decreto è adottato, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, sentita la Conferenza unificata e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, che si esprimono entro trenta giorni dal ricevimento della richiesta, decorsi i quali il decreto è comunque adottato.

Il comma 3 specifica poi il contenuto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che deve indicare i criteri generali per la definizione dei flussi di ingresso che devono tenere conto dell'analisi del fabbisogno del mercato del lavoro effettuata dal Ministero del lavoro previo confronto con organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano nazionale nonché le quote massime di ingresso dei lavoratori stranieri. Faccio presente a tale proposito che, rispetto all'articolo 3 del testo unico dell'immigrazione, la procedura speciale introdotta per il triennio 2023-2025 prevede quindi – salva la possibilità di aggiornamenti di cui al successivo comma 4 – un unico documento che, oltre a definire i criteri generali, stabilisca anche direttamente le quote di ingresso in Italia.

Il comma 4 prevede la possibilità, quando se ne ravvisi l'opportunità, di adottare durante il triennio ulteriori decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, con la medesima procedura di cui ai commi 2 e 3: le istanze eccedenti i limiti di un decreto possono essere esaminate nell'ambito degli ulteriori decreti adottati. Il rinnovo della domanda non deve essere accompagnato dalla documentazione richiesta, se la stessa è già stata regolarmente presentata in sede di prima istanza.

Il comma 5 prevede che i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri assegnino, in via preferenziale, quote riservate ai lavoratori di Stati che, anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi per l'incolumità personale derivanti dall'inserimento in traffici migratori irregolari. Si ricorda che già attualmente i decreti flussi prevedono quote riservate a specifici Paesi che abbiano sottoscritto o stiano per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria.

A tale previsione si collega quella recata dal comma 5-ter, inserito in sede di esame da parte del Senato. Tale comma modifica, per le medesime finalità di cui al comma 5, l'articolo 21 del testo unico delle leggi in materia di immigrazione, inserendovi il nuovo comma 1-bis. Secondo tale comma, al di fuori delle quote di cui all'articolo 3, comma 4, del testo unico e secondo le procedure di cui agli articoli 22 e 24 del medesimo (le quali presuppongono la presentazione di apposita istanza da parte dei datori di lavoro), in quanto compatibili, può essere autorizzato l'ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato, anche a carattere stagionale, di stranieri cittadini di Paesi con i quali l'Italia ha sottoscritto intese o accordi in materia di rimpatrio. Tale disposizione appare dunque volta ad introdurre a regime, nel testo unico delle leggi in materia di immigrazione, una previsione analoga a quella di cui al comma 5.

Nel corso dell'esame da parte del Senato è stato introdotto anche il nuovo comma 5-bis che stabilisce che, nei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, possono essere assegnate quote dedicate ad apolidi e a rifugiati riconosciuti dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati o dalle autorità competenti nei Paesi di primo asilo o di transito.

L'articolo 2 reca alcune modifiche al citato decreto-legislativo 25 luglio 1998, n. 286, con riguardo alla disciplina sulle procedure per il rilascio di nulla osta al lavoro per i cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea (nonché per gli apolidi) e sugli effetti del medesimo nulla osta.

Nel dettaglio, faccio presente che le novelle di cui alla lettera a) del comma 1, oltre ad introdurre modifiche di coordinamento del testo, intervengono sui profili temporali della suddetta procedura nonché sui casi di accertamento di elementi ostativi successivo al nulla osta e introducono il principio che, nelle more della sottoscrizione del contratto di soggiorno per lavoro subordinato (e del successivo rilascio del permesso di soggiorno), il nulla osta consente lo svolgimento di attività lavorativa nel territorio nazionale. Viene inoltre stabilito che al sopravvenuto accertamento di elementi ostativi consegue la revoca del nulla osta e del visto, la risoluzione di diritto del contratto di soggiorno, nonché la revoca del permesso di soggiorno.

La successiva lettera b) reca, con riferimento al lavoro stagionale, una novella di coordinamento con quella introdotta dalla suddetta lettera a). La novella di cui alla lettera c) pone a regime una disciplina transitoria, già stabilita con riferimento alle quote di ingresso di lavoratori stranieri relative agli anni 2021-2023. Tale disciplina, in primo luogo, demanda la verifica - all'interno della procedura di rilascio di nulla osta - dei requisiti concernenti l'osservanza (nello schema di contratto) delle prescrizioni del contratto collettivo di lavoro e la congruità del numero delle richieste presentate dal datore di lavoro (verifica che, in base alla precedente disciplina generale, spetterebbe all'Ispettorato nazionale del lavoro) ad alcune categorie di professionisti o alle organizzazioni dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale (ai quali il datore di lavoro aderisca o conferisca mandato). In ordine alla predetta verifica, sono inoltre introdotti ulteriori criteri specifici, relativi alla capacità patrimoniale, all'equilibrio economico-finanziario, al fatturato e al numero dei dipendenti e al tipo di attività svolta dall'impresa. In secondo luogo, la disciplina in oggetto esclude la necessità di tale verifica per le richieste di nulla osta presentate dalle organizzazioni dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e sottoscrittrici con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali di un apposito protocollo di intesa. La novella di cui alla lettera c) reca altresì una disposizione di coordinamento in relazione alla novella di cui alla precedente lettera a).

L'articolo 3 interviene in materia di riconoscimento di permessi di soggiorno per motivi di lavoro al di fuori delle quote, in relazione a precedenti attività di studio o di formazione. Nel dettaglio, segnalo che il comma 1 dell'articolo 3 reca alcune modifiche alla disciplina sui programmi ministeriali di attività di istruzione e di formazione professionale nei Paesi di origine, rivolte a cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea (nonché agli apolidi). In particolare la lettera a) del comma 1 modifica la rubrica dell'articolo oggetto delle novelle di cui al medesimo comma 1, al fine di tener conto della portata delle stesse, mentre la lettera b), oltre ad adeguare il richiamo di alcuni Ministeri in relazione alle norme sopravvenute, integra l'ambito delle attività dei programmi ministeriali, inserendo il riferimento alla formazione civico-linguistica.

La lettera c) introduce il principio che il lavoratore straniero, l'apolide e il rifugiato, dopo la completa partecipazione alle attività di istruzione e di formazione che siano organizzate sulla base dei fabbisogni indicati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali da parte delle associazioni di categoria del settore produttivo interessato, può rientrare nell'applicazione delle procedure di ingresso e soggiorno (per lo svolgimento di lavoro subordinato) al di fuori delle quote relative ai flussi di ingresso di lavoratori stranieri. Per le attività che non rientrino in tale fattispecie continuano ad applicarsi (secondo la novella di cui alla lettera d)), in favore dei partecipanti, i criteri di preferenza al fine dell'ingresso nell'ambito delle quote suddette già previsti dalla precedente disciplina. Sempre la lettera c) richiede, al fine del beneficio dell'esclusione dalle quote suddette, che la domanda di visto di ingresso sia presentata (a pena di decadenza) entro sei mesi dalla conclusione del corso e che la medesima istanza sia corredata dalla conferma della disponibilità all'assunzione da parte del datore di lavoro. Resta fermo che, per il caso in cui siano successivamente accertati elementi ostativi al rilascio del nulla osta - in base ad informazioni assunte dalla questura o in base ai controlli a campione (sui rapporti di lavoro) svolti dall'Ispettorato del lavoro, in collaborazione con l'Agenzia delle entrate -, hanno luogo la revoca del permesso di soggiorno, nonché la revoca del nulla osta e del visto di ingresso e la risoluzione di diritto del contratto di soggiorno per lavoro subordinato.

La lettera e) prevede la possibilità di promozione, da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di accordi di collaborazione e intese tecniche con organizzazioni internazionali o con soggetti pubblici e privati operanti nel campo della formazione e dei servizi per il lavoro nei Paesi di origine.

Il successivo comma 2 dell'articolo 3 – intervenendo sul comma 1 dell'articolo 6 del citato decreto legislativo n. 286 del 1998 – prevede che il permesso di soggiorno per motivi di studio e formazione possa essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro anche al di fuori delle quote.

L'articolo 4, composto da un unico comma, apporta alcune modifiche all'articolo 5 del testo unico sull'immigrazione in materia di durata dei permessi di soggiorno per lavoro a tempo indeterminato, per lavoro autonomo e per ricongiungimento familiare, stabilendo che il rinnovo di ciascuno di essi non possa superare la durata di tre anni e di fatto estendendo così la massima durata possibile del rinnovo. Per le tre tipologie di permessi sopra richiamate si supera infatti l'attuale previsione generale (di cui all'articolo 5, comma 4, secondo periodo, del testo unico) secondo la quale il permesso di soggiorno è rinnovato per una durata non superiore a quella stabilita con il rilascio iniziale (che è fissata in un massimo due anni per le tre tipologie indicate dalla norma). Come si legge nella relazione illustrativa del testo del decreto-legge originario, la ratio sottesa alla disposizione sarebbe quella di alleggerire gli oneri amministrativi a carico dei beneficiari del permesso, snellendo al contempo il carico di lavoro degli uffici delle questure.

L'articolo 4-bis – introdotto in sede di esame da parte del Senato - interviene sulla disciplina del permesso di soggiorno per minori stranieri non accompagnati al compimento del diciottesimo anno d'età. In particolare, sostituendo integralmente il comma 1-bis dell'articolo 32 del testo unico dell'immigrazione (decreto legislativo n. 286 del 1998), si prevede che tale permesso di soggiorno può essere rilasciato, per il periodo massimo di un anno, per motivi di studio, di accesso al lavoro ovvero di lavoro subordinato o autonomo. Si prevede altresì che la conversione del permesso per minore età in altro permesso di soggiorno è possibile previo accertamento dell'effettiva sussistenza dei presupposti e requisiti previsti dalla normativa vigente.

Ai fini dell'accertamento di tali presupposti, il nuovo comma 1-bis continua a distinguere – analogamente a quanto fa la normativa vigente - la posizione dei minori non accompagnati da quella dei minori non accompagnati che siano affidati o sottoposti a tutela, prevedendo per le due categorie una differente disciplina. Solo per i primi, il permesso di soggiorno può essere rilasciato a condizione che i minori siano stati ammessi per un periodo non inferiore a due anni in un progetto di integrazione sociale e civile gestito da un ente pubblico o privato che abbia rappresentanza nazionale e che comunque sia iscritto nel registro delle associazioni e degli enti che svolgono attività a favore degli immigrati, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (ai sensi dell'articolo 52 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394). Per i minori affidati o sottoposti a tutela si richiede invece il parere positivo del Comitato per i minori stranieri. Il nuovo comma 1-bis dell'articolo 32 del testo unico non ripropone, rispetto al testo vigente, la previsione in base alla quale il mancato rilascio del parere richiesto non può legittimare il rifiuto del rinnovo del permesso di soggiorno, nonché la previsione dell'applicazione al procedimento di conversione del cosiddetto silenzio assenso.

Il comma 1 dell'articolo 5 riconosce ai datori di lavoro che hanno presentato regolare domanda per l'assegnazione di lavoratori agricoli e che non sono risultati assegnatari di tutta o di parte della manodopera oggetto della domanda, la possibilità di ottenere, sulla base di quanto previsto dai successivi decreti sui flussi emanati nel corso del triennio 2023-2025 - ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto in esame - l'assegnazione dei lavoratori richiesti con priorità rispetto ai nuovi richiedenti, nei limiti della quota assegnata al settore agricolo.

Il comma 2 sostituisce il comma 4-quater dell'articolo 1 del decreto legge 28 febbraio 2005, n. 22, con l'obiettivo di aggiornarne le disposizioni in funzione del nuovo sistema di classificazione del personale e della conseguente attribuzione della qualifica di ufficiale o agente di polizia giudiziaria, previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) comparto funzioni centrali 2019/2021.

L'articolo 5-bis, introdotto nel corso dell'esame da parte del Senato, prevede una serie di misure relative al sistema di prima accoglienza e alle attività di controllo delle frontiere.

Nel dettaglio, faccio presente che il comma 1 dispone che fino al 31 dicembre 2025, anche per la realizzazione dei punti di crisi (cosiddetti hotspot) e delle strutture di cui all'articolo 10-ter del testo unico delle leggi in materia di immigrazione (decreto legislativo n. 286 del 1998) e dei centri governativi di prima accoglienza (di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142), si applichino le facoltà di deroga dell'articolo 10 del decreto legge al nostro esame. Anticipo qui che tale disposizione introduce la facoltà, per la realizzazione dei centri di permanenza per i rimpatri (CPR), di derogare, fino al 2025, dalle disposizioni di legge ad eccezione di quelle penali, antimafia e dell'Unione europea.

Rammento che gli hotspot, ovvero punti di crisi, sono aree di sbarco attrezzate nei pressi (o nelle immediate vicinanze) dei porti selezionati in cui vengono convogliati i flussi migratori in arrivo via mare. Si tratta, pertanto, di strutture di primo soccorso e accoglienza presso le quali i migranti permangono per il tempo strettamente necessario alla definizione delle operazioni di prima assistenza materiale e sanitaria e per le procedure di identificazione. I centri governativi di prima accoglienza sono invece strutture dislocate sull'intero territorio nazionale, istituite per rispondere alle esigenze di prima accoglienza e per il completamento delle operazioni necessarie alla definizione della posizione giuridica dello straniero che abbia manifestato la volontà di chiedere asilo in Italia, quando queste non siano state terminate negli hotspot. I Centri di Permanenza per i Rimpatri (CPR) sono strutture – istituite dall'articolo 14 del decreto legislativo n. 286 del 1998 – ove vengono trattenuti i migranti irregolari che non facciano richiesta di protezione internazionale o non ne abbiano i requisiti, in vista dell'esecuzione del provvedimento di espulsione da parte delle Forze dell'ordine.

Per la realizzazione dei soli punti di crisi e delle strutture di cui al citato articolo 10-ter del testo unico, il comma 1 consente altresì di utilizzare le risorse già stanziate, ai fini della realizzazione dei Centri di Permanenza per i Rimpatri (CPR), nello stato di previsione del Ministero dell'interno dall'articolo 1, comma 679, della legge di bilancio 2023 (legge 29 dicembre 2022, n. 197).

Il comma 2 dell'articolo 5-bis prevede che, al fine di assicurare adeguati livelli di accoglienza nel punto di crisi di Lampedusa a fronte di situazioni di particolare affollamento, fino al 31 dicembre 2025 il Ministero dell'interno possa avvalersi della Croce Rossa Italiana per la gestione della struttura, estendendo anche a tali casi le facoltà di deroga previste dall'articolo 10 del decreto legge in esame, già richiamate. La disposizione precisa che, per tale struttura, sono assicurate le prestazioni previste dallo schema di capitolato di cui all'articolo 12 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, che è stato adottato con decreto del Ministro dell'interno del 24 febbraio 2021. Segnalo a tale proposito che tra le prestazioni previste dallo schema di capitolato, che devono essere assicurate dall'ente gestore figurano: il servizio di gestione amministrativa il servizio di assistenza generica alla persona il servizio di assistenza sanitaria; la fornitura, il trasporto e la consegna di beni.

Il comma 3 dell'articolo 5-bis – introducendo il nuovo comma 1-bis all'articolo 10-ter del testo unico delle leggi sull'immigrazione – attribuisce al Ministero dell'interno la facoltà di trasferire gli stranieri ospitati presso i punti di crisi in strutture analoghe sul territorio nazionale, per l'espletamento delle medesime attività. Per consentire una gestione coordinata degli adempimenti delle competenti autorità, la disposizione prevede altresì che l'individuazione di tali strutture – laddove siano destinate alle procedure di frontiera con trattenimento – e della loro capienza sia effettuata d'intesa con il Ministero della giustizia.

Il comma 4 dell'articolo 5-bis – introducendo un nuovo comma 2-bis all'articolo 11 del citato decreto legislativo n. 142 del 2015 – prevede che, nelle more dell'individuazione di disponibilità di posti nei centri governativi di prima accoglienza o nelle strutture temporanee appositamente allestite (di cui al comma 1 dello stesso articolo 11), il prefetto può disporre che l'accoglienza avvenga, per il tempo strettamente necessario, in strutture di accoglienza provvisoria individuate con le modalità previste dal comma 2 del medesimo articolo 11 del decreto legislativo (vale a dire da parte delle prefetture-uffici territoriali del Governo, previo parere dell'ente locale nel cui territorio è situata la struttura, secondo le procedure di affidamento dei contratti pubblici e, nei casi di estrema urgenza, attraverso procedure di affidamento diretto). La disposizione prevede, altresì, che in tali strutture siano assicurate le prestazioni concernenti il vitto, l'alloggio, il vestiario, l'assistenza sanitaria e la mediazione linguistico-culturale, secondo le disposizioni contenute nello schema di capitolato di gara di cui all'articolo 12, già richiamato.

Al fine di assicurare adeguati livelli di accoglienza nei punti di crisi, il comma 5 autorizza il Ministero dell'interno a stipulare uno o più contratti per l'affidamento del servizio di trasporto marittimo dei migranti ivi presenti, nel limite massimo complessivo di euro 8.820.000 per l'anno 2023, disponendo in merito alla relativa copertura finanziaria.

L'articolo 5-ter – anch'esso introdotto durante l'esame da parte del Senato - interviene sulle disposizioni concernenti il Sistema di accoglienza e integrazione (c.d. SAI).

In particolare, con una prima modifica al comma 1 dell'articolo 1-sexies del decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, recante norme urgenti in materia di asilo politico, di ingresso e soggiorno dei cittadini extracomunitari e di regolarizzazione dei cittadini extracomunitari ed apolidi già presenti nel territorio dello Stato (convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 1990, n. 39), i richiedenti la protezione internazionale sono esclusi dall'accesso ai servizi del SAI (comma 1, lettera a), dell'articolo 5-ter). In sostanza si ripropone quanto disposto nella scorsa legislatura per effetto del decreto-legge n. 113 del 2018, successivamente superato dalle disposizioni del decreto-legge n. 130 del 2020.

Rammento a tale proposito che, in base alla normativa vigente, i servizi del Sistema di accoglienza e integrazione sono destinati ai titolari della protezione internazionale e ai minori stranieri non accompagnati, nonché, nei limiti dei posti disponibili: ai richiedenti la protezione internazionale; ai titolari di specifiche categorie di permessi di soggiorno previste dal testo unico dell'immigrazione (permesso di soggiorno "per protezione speciale"; "per cure mediche"; "per protezione sociale"; "violenza domestica"; "per calamità"; "di particolare sfruttamento lavorativo"; "per atti di particolare valore civile": per casi speciali) i quali non accedano a sistemi di protezione specificamente dedicati; ai neo-maggiorenni affidati ai servizi sociali in prosieguo amministrativo.

Le successive modifiche recate dall'articolo 5-ter prevedono tuttavia due possibilità di accoglienza nel SAI per i richiedenti la protezione internazionale. In particolare la lettera b) del comma 1 – intervenendo sul comma 1-bis del medesimo articolo 1-sexies del citato decreto-legge n. 416 del 1989 – prevede che possano continuare ad accedere al SAI quei richiedenti protezione internazionale che hanno fatto ingresso nel territorio nazionale a seguito di protocolli per la realizzazione di corridoi umanitari ovvero in seguito a evacuazioni o programmi di reinsediamento nel territorio nazionale che prevedono l'individuazione dei beneficiari nei paesi di origine o di transito in collaborazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Segnalo a tale proposito che la relazione di accompagnamento all'articolo aggiuntivo presentato dal Governo in sede di esame al Senato motiva tale eccezione in relazione al fatto che, per la maggior parte, si tratta di migranti per i quali sono state già espletate all'estero tutte le procedure preliminari alla definizione della loro posizione giuridica.

In secondo luogo (comma 2, lettera b), n. 2) dell'articolo 5-ter del decreto-legge in esame) con l'introduzione di un comma 1-bis all'articolo 9 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142 – recante attuazione della direttiva 2013/33/UE recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, nonché della direttiva 2013/32/UE, recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale - è fatta salva la possibilità di accesso ai servizi del SAI per i richiedenti protezione internazionale che rientrano nelle categorie di soggetti vulnerabili, individuate ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142.

Ricordo a tale proposito che nell'ambito delle misure di accoglienza, il citato decreto legislativo n. 142 del 2015 riserva una particolare attenzione ai soggetti "portatori di esigenze particolari" (cosiddette persone vulnerabili), il cui novero è ampliato rispetto al passato e ricomprende: minori, minori non accompagnati, disabili, anziani, donne in stato di gravidanza, genitori singoli con figli minori, vittime della tratta di esseri umani, persone affette da gravi malattie o da disturbi mentali, persone per le quali è stato accertato che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale o legata all'orientamento sessuale o all'identità di genere, le vittime di mutilazioni genitali.

Un'ulteriore modifica al Sistema di accoglienza e integrazione è introdotta dalla disposizione recata dalla lettera c) del comma 1, la quale – introducendo il comma 1-quater al medesimo articolo 1-sexies del decreto-legge n. 416 del 1989 già modificato dal decreto-legge in esame - prevede che i titolari di protezione internazionale e i titolari degli altri permessi di soggiorno speciali che valgono ai fini dell'accesso alla rete SAI decadono dalle relative misure di accoglienza ove non si presentino presso la struttura di destinazione entro sette giorni dalla comunicazione che viene loro trasmessa dal servizio centrale di informazione, promozione, consulenza, monitoraggio e supporto tecnico agli enti locali che prestano i servizi di accoglienza, attivato dal Ministero dell'interno ai sensi del comma 4 dell'articolo 1-sexies del decreto legge n. 416 del 1989. È fatto salvo il ricorrere di obiettive e motivate ragioni di ritardo, secondo la valutazione del Prefetto della provincia di provenienza del beneficiario. Segnalo a tale proposito che, a differenza della nuova disposizione, che appare configurare una decadenza automatica, con la normativa attualmente vigente la revoca delle misure di accoglienza richiede un apposito provvedimento amministrativo, impugnabile in sede giurisdizionale.

Le ulteriori disposizioni del comma 1 e del comma 2 dell'articolo 5-ter recano norme di coordinamento del decreto-legge n. 416 del 1989 e del decreto legislativo n. 142 del 2015, conseguenti alle modifiche descritte. Mi limito in questa sede a segnalare il comma 2, lettera a), che modifica l'articolo 8 del citato decreto legislativo n. 142 del 2015 in modo da sopprimere la distinzione, ad oggi valevole per tutti i richiedenti protezione internazionale, tra prima assistenza nei centri governativi e seconda accoglienza nella rete SAI. A tal fine il comma 2 dell'articolo 8 è riformulato disponendo che l'accoglienza dei richiedenti asilo è assicurata nei centri governativi, salve le eccezioni già viste.

Il comma 3 dell'articolo 5-ter reca una disposizione di carattere transitorio in base alla quale le nuove disposizioni sull'accoglienza integrata non trovano applicazione nei confronti di quei richiedenti protezione internazionale che alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame siano presenti nel Sistema di accoglienza e integrazione.

I commi 4 e 5 escludono dall'applicazione delle nuove disposizioni i migranti da due diversi contesti internazionali di crisi ed emergenza umanitaria. Si tratta in particolare dei cittadini afghani che entrano in Italia in attuazione delle evacuazioni umanitarie eseguite dalle autorità italiane, anche in ragione del servizio prestato al precedente governo afghano e alla comunità internazionale che lo coadiuvava, nonché dei profughi dall'Ucraina, ai quali continuano ad applicarsi le disposizioni speciali previste dalla normativa emergenziale seguita al conflitto in atto.

Infine il comma 6 dell'articolo 5-ter reca la clausola di invarianza finanziaria.

L'articolo 5-quater introduce ipotesi di riduzione delle condizioni di accoglienza, a tal fine modificando in più parti l'articolo 23 del decreto legislativo n. 142 del 2015, che attualmente disciplina le sole ipotesi di revoca dell'accoglienza all'interno dei centri di prima accoglienza (articolo 9) o dei centri di accoglienza straordinaria – CAS (articolo 11).

È quindi introdotta nell'articolato la nuova previsione dei casi di riduzione delle misure di accoglienza. In particolare, sostituendo il comma 2 del citato articolo 23 del decreto legislativo n. 142 del 2015 (lettera b) del comma 1 dell'articolo 5-quater), si stabilisce che nei casi di violazione grave o ripetuta da parte del richiedente delle regole della struttura in cui è accolto, ivi compresi il danneggiamento doloso di beni mobili o immobili, ovvero comportamenti gravemente violenti, anche tenuti al di fuori della struttura di accoglienza, il prefetto competente, oltre a poter disporre il trasferimento in altra struttura, può adottare i seguenti provvedimenti di riduzione delle misure di accoglienza:

a) esclusione temporanea dalla partecipazione ad attività organizzate dal gestore del centro;

b) esclusione temporanea dall'accesso a uno o più dei servizi erogati nei centri di accoglienza, ad eccezione dell'accoglienza materiale;

c) sospensione, per un periodo non inferiore a trenta giorni e non superiore a sei mesi, o revoca dei benefici economici accessori previsti nel capitolato di gara d'appalto di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 142 del 2015.

Segnalo che il danneggiamento doloso di beni mobili o immobili – che con le nuove disposizioni è causa di riduzione delle misure di accoglienza - rientra in base alla normativa vigente tra le ipotesi di revoca delle stesse (articolo 23, comma 1, lettera e), del decreto legislativo n. 142 del 2015, soppressa dalla lettera a) del comma 1 dell'articolo in esame).

La lettera c) del comma 1 dell'articolo 5-quater introduce nell'articolo 23 del richiamato decreto legislativo un nuovo comma 2-bis, ai sensi del quale le misure di revoca o di riduzione sono adottate in modo individuale, nel rispetto del principio di proporzionalità, tenuto conto della situazione del richiedente, con particolare riferimento ad eventuali condizioni di vulnerabilità di cui all'articolo 17 del medesimo decreto legislativo, e sono motivate. I provvedimenti adottati dal prefetto nei confronti del richiedente devono essere inoltre comunicati alla commissione territoriale competente all'esame della domanda di protezione internazionale.

Anche il comma 4 dell'articolo 23 viene modificato (lettera d) del comma 1 dell'articolo 5-quater), al fine di prevedere che, nei casi di violazione delle regole del centro, il gestore richiami formalmente il richiedente e, quando ricorrano i presupposti per l'applicazione delle misure previste, trasmetta tempestivamente alla prefettura una relazione sui fatti.

Da ultimo, sono introdotte disposizioni di coordinamento al comma 5 del citato articolo 23, estendendo ai provvedimenti di riduzione dell'accoglienza la disciplina sull'efficacia e sui ricorsi avverso i provvedimenti di revoca (lettera e) del comma 1 dell'articolo 5-quater). È inoltre modificata la rubrica del citato articolo 23 intitolata alla “revoca” delle misure di accoglienza per introdurvi anche il riferimento alla “riduzione” delle misure (lettera f) del comma 1 dell'articolo 5-quater).

L'articolo 6, non modificato nel corso dell'esame in Senato, detta disposizioni volte a fronteggiare situazioni straordinarie nella gestione dei centri per migranti, dovute ad inadempimento grave, da parte dell'impresa aggiudicataria della gestione, degli obblighi previsti dal capitolato di gara, nei casi in cui l'immediata cessazione dell'esecuzione del contratto possa compromettere la continuità dei servizi indifferibili per la tutela dei diritti fondamentali nonché la salvaguardia dei livelli occupazionali.

I centri per migranti cui fa riferimento la disposizione sono: i centri governativi di prima accoglienza (di cui all'articolo 9 del decreto legislativo n. 142 del 2015); le strutture temporanee di accoglienza (previste dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 142 del 2015); i punti di crisi (cd. Hotspot), dove affluiscono, per le esigenze di soccorso e di prima assistenza, gli stranieri giunti nel territorio nazionale a seguito di operazioni di salvataggio in mare (ai sensi dell'articolo 10-ter del TU immigrazione); i centri di permanenza per i rimpatri, ove sono trattenuti gli stranieri in attesa di esecuzione di provvedimento di espulsione (in base all'articolo 14 del TU).

In relazione a questi centri, in caso di gravi inadempimenti nella gestione, il comma 1 prescrive la nomina da parte del prefetto di uno o più commissari, per la straordinaria e temporanea gestione dell'impresa, limitatamente all'esecuzione del contratto di appalto. I commissari sono scelti tra funzionari della prefettura o di altre amministrazioni pubbliche, in possesso di “qualificate e comprovate” professionalità. Il richiamo, in quanto compatibili, dei commi 3 e 4 dell'articolo 32 del decreto-legge n. 90 del 2014 comporta l'attribuzione ai commissari di tutti i poteri e le funzioni degli organi di amministrazione dell'impresa; l'attività di temporanea e straordinaria gestione dell'impresa è considerata di pubblica utilità ad ogni effetto e gli amministratori rispondono delle eventuali diseconomie dei risultati solo nei casi di dolo o colpa grave.

Il comma 2 disciplina un duplice profilo: il compenso ai commissari e gli utili prodotti dalla gestione del contratto oggetto della misura straordinaria. Il compenso dei commissari – il quale è detratto da quanto versato come pagamento all'impresa – è quantificato nel decreto prefettizio di nomina, sulla base di parametri individuati da un decreto del Ministero dell'interno, tenendo conto della capienza del centro e della durata della gestione. L'utile di impresa derivante dal contratto è accantonato – secondo determinazione dei commissari anche in via presuntiva – in un apposito fondo ed è insuscettibile di pignoramento. Esso vale quale garanzia per l'Amministrazione di risarcimento del danno conseguente al grave inadempimento.

Il comma 3 dispone che il prefetto, contestualmente alla misura straordinaria della nomina commissariale, avvii le procedure per l'affidamento diretto di un nuovo appalto, e che questo avvenga senza previa pubblicazione del bando. L'uso della procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara è consentito dal Codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 50 del 2016) in taluni casi, tra cui la sussistenza di ragioni di estrema urgenza derivante da eventi imprevedibili, non imputabili all'amministrazione aggiudicatrice.

Da ultimo il comma 4 prevede che con l'affidamento e il subentro del nuovo aggiudicatario, il prefetto dichiari la risoluzione per inadempimento del contratto, la quale opera di diritto. Conseguentemente i commissari nominati dal prefetto cessano dalle proprie funzioni.

L'articolo 6-bis, inserito nel decreto-legge nel corso dell'esame in Senato, prevede che sia attivata una postazione medicalizzata del 118 presso l'isola di Lampedusa, al fine di garantire tempestività ed efficienza negli interventi di emergenza - urgenza, per tutelare la salute degli abitanti dell'isola e dei migranti. In particolare, in base al comma 1, la postazione dovrà essere attivata entro 6 mesi dalla conversione del decreto-legge nell'ambito del sistema di soccorso della Regione siciliana. Entro il medesimo termine, in base al comma 2, l'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà (INMP), sentito il Ministero della salute, dovrà stipulare un protocollo d'intesa con il Ministero dell'Interno, la Regione Siciliana, il Comune di Lampedusa e la Capitaneria di Porto Guardia Costiera, finalizzato a garantire alla suddetta postazione medicalizzata l'apporto di adeguate professionalità, la strumentazione tecnica necessaria, nonché i protocolli di presa in carico e assistenza della popolazione migrante. Il comma 3 dispone che l'attivazione della postazione medicalizzata avvenga con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.

L'articolo 6-ter, introdotto dal Senato, elimina dall'elenco delle prestazioni che devono essere assicurate nelle strutture di prima accoglienza l'assistenza psicologica, i corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio. In tali strutture dovranno conseguentemente essere erogate solo prestazioni di assistenza sanitaria e assistenza sociale, oltre a prestazioni di mediazione linguistico-culturale.

L'articolo 7 affronta il tema della protezione speciale ed è stato ampiamente modificato al Senato. In particolare, il comma 1 novella alcuni articoli del testo Unico immigrazione per prevedere, anzitutto, l'impossibilità di convertire in permesso di soggiorno per motivi di lavoro il permesso di soggiorno per protezione speciale, il permesso di soggiorno per calamità e il permesso di soggiorno per cure mediche (lettera a), che modifica l'articolo 6, comma 1-bis, del testo unico).

Con una modifica dell'articolo 18-bis del testo unico, la lettera b) del comma 1 inserisce i procedimenti penali per i delitti di induzione al matrimonio (di cui all'articolo 558-bis del codice penale) tra quelli per i quali, se sono accertate situazioni di violenza o abuso nei confronti di uno straniero ed emerga un concreto ed attuale pericolo per la sua incolumità, può essere rilasciato un permesso di soggiorno speciale per consentire alla vittima di sottrarsi alla violenza.

La lettera c) interviene sui divieti di espulsione e respingimento e sulle disposizioni in materia di categorie vulnerabili di cui all'articolo 19 del testo unico. In particolare:

- abrogando il terzo periodo dell'articolo 19, comma 1.1, del testo unico sull'immigrazione, elimina il divieto di respingimento ed espulsione di una persona previsto nel caso vi sia fondato motivo di ritenere che l'allontanamento dal territorio nazionale della stessa comporti una violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare. Conseguentemente, viene abrogata anche la previsione del quarto periodo, la quale, ai fini della valutazione del fondato rischio di violazione del diritto alla vita privata e familiare, dispone che si tenga conto della natura e dell'effettività dei vincoli familiari dell'interessato, del suo effettivo inserimento sociale in Italia, della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale, nonché dell'esistenza di legami familiari, culturali o sociali con il paese di origine (numero 1);

- sopprime la possibilità di rilasciare permessi di soggiorno per protezione speciale, ove ne ricorrano i presupposti, quando sia stata presentata domanda per un'altra tipologia di permesso di soggiorno (numero 2);

- modifica le condizioni di salute in presenza delle quali non è consentita l'espulsione; non si potrà procedere all'espulsione in presenza di “condizioni di salute derivanti da patologie di particolare gravità, non adeguatamente curabili nel paese di origine” e non più in presenza di “gravi condizioni psicofisiche o derivanti da gravi patologie”. Inoltre, coerentemente con la modifica di cui al comma 1, lettera a) è soppressa la possibilità di convertire il permesso di soggiorno per cure mediche in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro (numero 3).

La lettera d) del comma 1 interviene sul permesso di soggiorno per calamità, previsto dall'articolo 20-bis del testo unico, prevedendo che tale permesso sia rilasciato quando il Paese verso il quale lo straniero dovrebbe far ritorno versa in una situazione di calamità “contingente ed eccezionale” e non “grave” (come attualmente previsto) e conseguentemente che il permesso sia rinnovabile se permangono tali condizioni, Si prevede inoltre che il permesso di soggiorno per calamità sia rinnovabile solo per un periodo ulteriore di sei mesi. Viene poi soppressa la possibilità di convertire il permesso di soggiorno per calamità in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Le modifiche apportate all'articolo 20-bis ne ripristinano la formulazione originaria, introdotta dal decreto-legge n. 113 del 2018 e successivamente modificata dal decreto-legge n. 130 del 2020.

Il comma 2 dell'articolo 7 introduce una disciplina transitoria, in base alla quale alle domande di riconoscimento della protezione speciale presentate in data anteriore all'entrata in vigore del decreto-legge (11 marzo 2023), nonché ai casi in cui lo straniero abbia già ricevuto dalla competente questura l'invito a presentare l'istanza di protezione speciale, continuano ad applicarsi le norme abrogate dal comma 1.

Nel corso dell'esame al Senato è stato introdotto il comma 2-bis, il quale prevede che anche ai procedimenti di competenza della Commissione nazionale per il diritto di asilo pendenti alla data di entrata in vigore del decreto-legge continua ad applicarsi la disciplina previgente.

Il comma 3 prevede un'ulteriore disposizione intertemporale riguardante la durata dei permessi di soggiorno già rilasciati ai sensi dell'articolo 19, comma 1.1, terzo periodo, del testo unico (oggetto di abrogazione ad opera del comma 1 dell'articolo in esame) e in corso di validità. Per effetto del comma 3 tali permessi sono rinnovati, per una sola volta e con durata annuale, a decorrere dalla data di scadenza e resta ferma la possibilità di convertirli in permessi di soggiorno per motivi di lavoro. Come si legge nella relazione illustrativa dell'originario disegno di legge di conversione, il comma 3 è finalizzato a consentire ai titolari di permesso di soggiorno per protezione speciale di fruire di un congruo periodo di tempo, anche ai fini della ricerca di un lavoro stabile, per accedere al titolo di soggiorno per motivi di lavoro, evitando il rischio di cadere in una posizione di irregolarità.

L'articolo 7-bis, introdotto dal Senato, interviene su alcune procedure relative al riconoscimento della protezione internazionale.

Il comma 1, in particolare, incide su profili concernenti le procedure accelerate alla frontiera di cui al decreto legislativo n. 25 del 2008. La lettera a) reca una previsione relativa ai funzionari amministrativi delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale. Secondo la disposizione vigente tale personale, assegnato con compiti istruttori a ciascuna Commissione territoriale, è individuato entro uno specifico contingente di personale altamente qualificato appositamente assunto (nel limite complessivo di 250 unità) per effetto del decreto-legge n. 13 del 2017. La modifica prevista dall'articolo 7-bis svincola l'individuazione dei funzionari amministrativi delle Commissioni da quell'esclusivo specifico contingente di personale, consentendo di attingerli altresì “dall'area dei funzionari o delle elevate professionalità” dell'Amministrazione civile dell'interno, che sia appositamente formato in materia di protezione internazionale, a cura di quella medesima amministrazione, successivamente all'ingresso in ruolo.

La lettera b) interviene sulle procedure accelerate di esame della domanda di protezione internazionale, enucleando, quale distinta fattispecie, il caso di domanda di protezione internazionale presentata direttamente alla frontiera o nelle zone di transito da straniero proveniente da un Paese di origine designato come sicuro. La novella inoltre prevede per tale domanda che la procedura accelerata di esame possa essere svolta direttamente in loco (frontiera o zona di transito) e che la Commissione territoriale decida nel termine di sette giorni.

La lettera c) interviene sulla disciplina dei casi di inammissibilità della domanda di protezione internazionale, di cui all'articolo 29 del decreto legislativo n. 25 del 2008. Rispetto alla formulazione attuale - che prevede che la Commissione territoriale dichiari inammissibile la domanda e non proceda all'esame, allorché il richiedente abbia reiterato identica domanda, dopo che sia stata presa una decisione da parte della Commissione, e la reiterazione avvenga senza addurre “nuovi elementi” in merito alle condizioni personali o alla situazione del Paese di origine - la novella aggiunge sia la dicitura “o nuove prove” che la previsione (valevole per gli “elementi” e per le “prove” da addurre in caso di reiterazione della domanda) che essi debbano rendere “significativamente più probabile” l'accoglimento della domanda. È peraltro posta – rispetto a siffatta previsione, mirante a rendere più stringente il controllo di ammissibilità della domanda di protezione, in caso di sua reiterazione – una ‘esimente'. Essa consiste nella fondata allegazione, da parte del richiedente, di essere stato, non per sua colpa, impossibilitato a presentare tali elementi o prove, in occasione della sua precedente domanda (o del successivo ricorso giurisdizionale).

La lettera d) riguarda le controversie in materia di riconoscimento della protezione internazionale, di cui all'articolo 35-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008, e interviene sulla eccezione al principio della sospensione dell'efficacia esecutiva della decisione negativa della Commissione territoriale, conseguente alla proposizione del ricorso da parte dello straniero presentatore della domanda di protezione internazionale. Riformulando il comma 3 dell'articolo 35 si amplia tale eccezione, così da includervi la domanda di protezione internazionale presentata direttamente alla frontiera o nelle zone di transito da un richiedente proveniente da un Paese di origine sicuro.

La lettera e) introduce nel decreto legislativo n. 25 del 2008 l'articolo 35-ter, avente ad oggetto la sospensione della decisione sulla protezione internazionale, nella procedura di frontiera, quando il richiedente sia trattenuto. La nuova disposizione fissa in 14 giorni il termine per il ricorso (il termine ordinario è di 30 giorni) e per la sospensione dell'efficacia esecutiva del provvedimento della Commissione si applica il summenzionato articolo 35-bis, comma 3. L'istanza di sospensione dovrà essere proposta con il ricorso introduttivo, a pena di inammissibilità. Il ricorso è immediatamente notificato (a cura della cancelleria) al Ministero dell'interno, presso la Commissione territoriale (o sua sezione) che abbia adottato l'atto impugnato, nonché al pubblico ministero, che nei successivi due giorni possono depositare note difensive. Nello stesso termine, la Commissione è tenuta a rendere disponibili il verbale di audizione o, dove possibile, il verbale di trascrizione della videoregistrazione, copia della domanda di protezione internazionale e di tutta la documentazione acquisita nel corso della procedura di esame. Alla scadenza del termine, il giudice (in composizione monocratica) provvede allo stato degli atti entro cinque giorni con decreto motivato non impugnabile. Dal momento della proposizione dell'istanza e fino all'adozione della decisione sul ricorso, il ricorrente non può essere espulso o allontanato dal luogo nel quale è trattenuto. L'accoglimento dell'istanza di sospensione determina l'ammissione dello straniero nel territorio nazionale ed il rilascio di un permesso di soggiorno per richiesta asilo. Viceversa la sospensione degli effetti del provvedimento impugnato perde efficacia se il ricorso sia rigettato (anche se con decreto non definitivo). Quanto sopra ricordato concerne la decisione sulla sospensione dell'efficacia del provvedimento della Commissione territoriale. È su questo terreno che muove la procedimentalizzazione profilata da questo articolo aggiuntivo.

Il comma 2 dell'articolo 7-bis amplia le ipotesi di trattenimento dei richiedenti protezione internazionale intervenendo sul decreto legislativo n. 142 del 2015.

In primo luogo, con le modifiche introdotte dalla lettera a), si prevede che tali soggetti possano essere trattenuti nei centri di permanenza e rimpatrio (CPR), nei limiti dei posti disponibili e anche qualora ciò sia necessario per determinare gli elementi su cui si basa la domanda di protezione internazionale, che non potrebbero essere acquisiti senza il trattenimento. Inoltre, viene ampliato il novero delle circostanze per la valutazione del rischio di fuga che comporta il trattenimento, prevedendo che esso sussista anche in caso di mancato possesso del passaporto e in caso di falsa attestazione delle proprie generalità da parte del richiedente asilo. Infine, viene introdotta la possibilità di fare ricorso alle operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e alla verifica delle banche dati per la determinazione o la verifica dell'identità o della cittadinanza del richiedente protezione internazionale trattenuto proprio perché non è stato possibile procedere alla sua identificazione.

In secondo luogo, con le modifiche recate dalla lettera b), si introduce la possibilità del trattenimento del richiedente asilo - al solo scopo di accertare il diritto ad entrare nel territorio dello Stato - nel caso di presentazione della domanda alla frontiera dopo avere eluso i relativi controlli o se proviene da un Paese di origine sicuro. In questo caso il trattenimento avviene presso gli hotspot o, in caso di arrivi consistenti e ravvicinati, presso i CPR. A tal fine viene inserito nel decreto legislativo n. 142 del 2015 il nuovo articolo 6-bis. Ai sensi del comma 2 del nuovo articolo 6-bis, il richiedente asilo alla frontiera può essere trattenuto qualora non abbia consegnato il passaporto o altro documento equipollente in corso di validità, ovvero non presti idonea garanzia finanziaria. L'individuazione dell'importo e delle modalità di prestazione della garanzia finanziaria è demandata a un decreto del Ministero dell'interno, di concerto con i Ministeri della giustizia e dell'economia e delle finanze, da adottarsi entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente disposizione. Il trattenimento non può protrarsi oltre il tempo strettamente necessario per lo svolgimento della procedura in frontiera e in ogni caso non può essere superiore ad un periodo di quattro settimane, non prorogabile (comma 3 del nuovo articolo 6-bis). Si prevede, infine, l'applicazione, per quanto è compatibile, della procedura di adozione del provvedimento di trattenimento del questore prevista in via generale per i richiedenti asilo dall'articolo 6, comma 5, del decreto legislativo n. 25 del 2008, che offre al richiedente una serie di garanzie.

Infine, con l'inserimento nel decreto legislativo n. 142 del nuovo articolo 6-ter si introduce la possibilità del trattenimento nei CPR, se sussiste un notevole pericolo di fuga, del richiedente asilo in attesa del suo trasferimento nello Stato competente ad esaminare la domanda secondo la c.d. procedura Dublino. Ai sensi del comma 1 del nuovo articolo 6-ter il trattenimento è disposto qualora non possano applicarsi le misure alternative al trattenimento nei CPR previste in via generale dal testo unico immigrazione. Il comma 2 del nuovo articolo 6-ter specifica che il notevole rischio di fuga sussiste quando il richiedente si sia sottratto a un primo tentativo di trasferimento, ovvero in presenza di almeno due delle seguenti circostanze: mancanza di un documento di viaggio; mancanza di un indirizzo affidabile; inadempimento dell'obbligo di presentarsi alle autorità competenti; mancanza di risorse finanziarie; ricorso sistematico a dichiarazioni o attestazioni false sulle proprie generalità anche al solo fine di evitare l'adozione o l'esecuzione di un provvedimento di espulsione. Infine il comma 3 del nuovo articolo 6-ter chiarisce che il trattenimento è effettuato per il tempo strettamente necessario per l'esecuzione del trasferimento e comunque non può superare un periodo complessivo di sei settimane che il giudice, su richiesta del questore e in presenza di gravi difficoltà relative all'esecuzione del trasferimento, può prorogare il trattenimento per ulteriori 30 giorni, fino a un termine massimo di ulteriori sei settimane.

L'articolo 7-ter, introdotto dal Senato, interviene nella procedura di esame della domanda di protezione internazionale svolto dalle commissioni territoriali per il diritto di asilo, disciplinato dal decreto legislativo n. 25 del 2008.

In particolare, il comma 1, lettera a), intervenendo sull'articolo 27 del decreto legislativo n. 25 del 2008, prevede che la commissione, nel caso in cui ritenga che non sussistano i presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale e non ricorrano neanche le condizioni per la trasmissione degli atti al questore ai fini del rilascio di un permesso di soggiorno per protezione speciale o per cure mediche, acquisisca dal questore elementi informativi circa la non sussistenza di una delle cause che impediscono il respingimento alla frontiera e l'espulsione.

La lettera b) interviene sull'articolo 32 del decreto legislativo n. 25 del 2008 per modificare le ipotesi per cui all'esito dell'esame della domanda di asilo si applica l'obbligo per il richiedente di lasciare il territorio nazionale. Da un lato, si prevede l'obbligo di lasciare il territorio nazionale in due ulteriori ipotesi rispetto alla disciplina vigente:

a) qualora la Commissione rigetta la domanda se, in una parte del territorio del Paese di origine, il richiedente non ha fondati motivi di temere di essere perseguitato o non corre rischi effettivi di subire danni gravi o ha accesso alla protezione contro persecuzioni o danni gravi, può legalmente e senza pericolo recarvisi ed esservi ammesso e si può ragionevolmente supporre che vi si ristabilisca;

b) qualora dichiara l'inammissibilità della domanda reiterata nella fase di esecuzione di un provvedimento che ne comporterebbe l'imminente allontanamento dal territorio nazionale, ove non siano stati addotti nuovi elementi.

Dall'altro, la novella prevede che l'obbligo di lasciare il territorio nazionale non si applica, oltre a quanto previsto dalla norma vigente, anche nei seguenti casi:

a) la domanda di protezione internazionale non è accolta ma nel corso del procedimento emergono i presupposti per il trasferimento degli atti al Tribunale dei minorenni per valutare l'autorizzazione al familiare di un minore di permanere nel territorio nazionale per gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico e tenuto conto dell'età e delle condizioni di salute del minore che si trova nel territorio italiano;

b) emersione, nel corso dell'istruttoria, di fondati motivi per ritenere che il richiedente è stato vittima dei delitti di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù.

Al di fuori di questi casi la decisione che sanziona l'obbligo di lasciare il territorio nazionale è accompagnata dall'attestazione dell'obbligo di rimpatrio. La medesima attestazione è prevista anche in caso di revoca o cessazione dello status di protezione internazionale (così dispone la lettera c), intervenendo sull'articolo 33 del decreto legislativo n. 25/2008).

Con la lettera d), che novella l'articolo 35 del decreto legislativo n. 25 del 2008, viene circoscritto, inoltre, il diritto di ricorso all'autorità giudiziaria ordinaria avverso la decisione della commissione territoriale esclusivamente nei confronti delle decisioni di rigetto e di manifesta infondatezza e non anche di inammissibilità.

Infine, con la lettera e) si dispone la possibilità per il difensore di accedere, prima del deposito del ricorso, alla videoregistrazione del colloquio personale sostenuto dal richiedente presso la commissione territoriale competente ai fini della valutazione della domanda (a tal fine viene novellato l'articolo 35-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008).

L'articolo 7-quater, inserito nel decreto-legge nel corso dell'esame in Senato, prevede che, ove è possibile, il richiedente asilo partecipi a distanza mediante collegamento audiovisivo sia all'udienza per la convalida dell'esecuzione del provvedimento del questore di espulsione con accompagnamento alla frontiera, sia all'udienza di convalida del provvedimento del questore che dispone il trattenimento dello straniero nel CPR, qualora non sia possibile eseguire con immediatezza l'espulsione. Vengono a tal fine novellati gli articoli 13 e 14 del testo unico immigrazione.

L'articolo 7-quinquies, introdotto dal Senato, prevede una procedura decisoria semplificata dei ricorsi depositati entro il 31 dicembre 2021 ai sensi dell'articolo 35-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008 relativo alle controversie in materia di riconoscimento della protezione internazionale.

Più nel dettaglio il comma 1 prevede che nei procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame, nei quali il ricorso ai sensi dell'articolo 35-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008 è stato depositato entro il 31 dicembre 2021, il difensore, munito di procura speciale (comma 2), può depositare istanza di esame: in via principale della domanda di protezione speciale; in via subordinata della domanda di protezione internazionale. L'articolo fissa, poi, i requisiti dell'istanza di decisione semplificata prevedendo che tale istanza debba motivare e documentare la sussistenza (alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame) dei presupposti di accoglibilità della domanda di riconoscimento della protezione speciale. La mancata produzione di documenti a corredo dell'istanza ne determina l'inammissibilità (comma 4). L'inammissibilità è dichiarata dal giudice designato con ordinanza non impugnabile. L'istanza è inoltre immediatamente comunicata a cura della cancelleria alla Commissione territoriale, che ha adottato l'atto impugnato, e al PM i quali, entro 15 giorni dalla comunicazione, hanno la facoltà di depositare sintetiche controdeduzioni (comma 3).

La domanda di protezione speciale deve essere esaminata dal giudice in composizione monocratica. Quando ne ricorrono i presupposti il giudice accoglie l'istanza allo stato degli atti con decreto non reclamabile e dichiara l'estinzione delle domande proposte in via subordinata provvedendo sulle spese (comma 5). Quando la parte ricorrente è ammessa al patrocinio a spese dello Stato, il giudice deve procedere alla liquidazione in conformità all'articolo 82 del testo unico spese di giustizia di cui al D.P.R. 30 maggio 2002, n.115 (comma 7).

Il comma 6 regola l'eventuale rimessione al collegio per la decisione. Il comma 8 disciplina in regime di impugnabilità del provvedimento adottato dal giudice in composizione monocratica. Contro il decreto adottato ai sensi del comma 5 può essere proposto ricorso in cassazione e si applica l'articolo 35-bis, comma 13, quinto e sesto periodo. Il comma 9 infine contiene la clausola di trattazione prioritaria di queste istanze con riserva di compatibilità del lavoro già organizzato dalla sezione specializzata.

Il Capo II del decreto-legge, composto dagli articoli da 8 a 12, reca disposizioni in materia di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare.

L'articolo 8 reca disposizioni penali volte, da un alto, a inasprire le pene per i delitti concernenti l'immigrazione clandestina e, dall'altro, a prevedere la nuova fattispecie di reato di morte e lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina. A tal fine, le nuove disposizioni intervengono sul testo unico sull'immigrazione nonché, a fini di coordinamento, su alcune disposizioni dell'ordinamento penitenziario e del codice di procedura penale.

In particolare, il comma 1, lettera a) interviene sulle cornici edittali delle fattispecie delittuose previste dai commi 1 e 3 dell'articolo 12 del testo unico immigrazione, innalzando di un anno i rispettivi limiti minimi e massimi di pena detentiva. In particolare, ciò riguarda:

- la condotta di chiunque, in violazione delle disposizioni del testo unico, promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie atti diretti a procurare l'ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato ovvero di altro Stato di cui non siano cittadini o residenti permanenti (comma 1 dell'articolo 12). La novella prevede per tale condotta la pena della reclusione da due a sei anni (il testo previgente prevedeva la pena della reclusione da uno a cinque anni; resta ferma, rispetto al testo previgente, l'ulteriore pena della multa di 15.000 euro per ogni persona);

- la condotta di chiunque ponga in essere gli atti di cui al comma 1 quando: il fatto riguarda l'ingresso di cinque o più persone; la persona trasportata è stata esposta a pericolo per la vita o l'incolumità; la persona trasportata è stata sottoposta a trattamento inumano o degradante; il fatto è stato commesso da tre o più persone in concorso o utilizzando servizi di trasporto internazionali ovvero documenti contraffatti o alterati o illegalmente ottenuti; gli autori del fatto hanno disponibilità di armi o esplosivi (comma 3 dell'articolo 12). La novella prevede per tale condotta la pena della reclusione da sei a sedici anni (il testo previgente prevedeva la pena della reclusione da cinque a quindici anni; resta ferma, rispetto al testo previgente, l'ulteriore pena della multa di 15.000 euro per ogni persona).

Il comma 1, lettera b) introduce nel testo unico immigrazione l'articolo 12-bis, volto a prevedere la nuova fattispecie di reato di morte e lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina. Si tratta di un reato comune, in quanto può essere commesso da chiunque ponga in essere - in violazione delle disposizioni del testo unico. immigrazione - una delle condotte descritte dal comma 1 del nuovo articolo, ossia: promuovere, dirigere, organizzare, finanziare o effettuare il trasporto in qualunque modo di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compiere altri atti diretti a procurarne illegalmente l'ingresso nel territorio dello Stato, ovvero di altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente. Per integrare la fattispecie occorre inoltre che il trasporto o l'ingresso siano attuati con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante.

Per quanto riguarda la pena, la nuova fattispecie prevede la reclusione da 20 a 30 anni, se dal fatto deriva, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone, oppure la morte di una o più persone e lesioni gravi o gravissime a una o più persone; la reclusione da 15 a 24 anni, se dal fatto deriva – sempre quale conseguenza non voluta – la morte di una singola persona; la reclusione da 10 a 20 anni, quando si verifichino lesioni gravi o gravissime a carico di una o di più persone.

Il comma 3 dell'articolo 12-bis disciplina le aggravanti per la nuova fattispecie di reato, prevedendo in particolare:

- l'aumento della pena fino ad un terzo se il fatto riguarda l'ingresso o la permanenza illegale nel territorio dello Stato di cinque o più persone; se il fatto è commesso da tre o più persone in concorso tra loro; se gli autori del fatto hanno la disponibilità di armi o materie esplodenti;

- l'aumento della pena da un terzo alla metà quando concorrono almeno due delle ipotesi predette, nonché per fatti commessi allo scopo di reclutare persone da destinare alla prostituzione, allo sfruttamento sessuale o lavorativo, ovvero minorenni da impiegare in attività illecite; al fine di trarne un ingiusto profitto anche indiretto.

Il comma 4 dell'articolo 12-bis stabilisce che, per il nuovo delitto aggravato dalle circostanze di cui al comma 3, le attenuanti – salvo quelle della minore età (ex articolo 98 c.p.) e della minima partecipazione e della infermità o deficienza psichica (ex articolo 114 c.p.) - si computano solo dopo la determinazione della pena per il reato aggravato.

Il comma 5 del nuovo articolo 12-bis richiama l'applicazione di specifiche ulteriori disposizioni dell'articolo 12 del testo unico, relative ai reati concernenti l'immigrazione clandestina ed in particolare di quelle relative: alla diminuzione di pena nei confronti dell'imputato che collabori con l'autorità di polizia o l'autorità giudiziaria (comma 3-quinquies); all'arresto in flagranza (comma 4); alla custodia cautelare in carcere (comma 4-bis) e alla confisca del mezzo di trasporto utilizzato per commettere il reato (comma 4-ter).

Il comma 6 del nuovo articolo 12-bis introduce, infine, una norma sulla giurisdizione volta a specificare che - fermo quanto disposto dall'articolo 6 del codice penale in tema di territorialità - ai fini della sussistenza della giurisdizione italiana, non assume rilievo la circostanza che l'evento della nuova fattispecie delittuosa (morte o lesioni) si sia verificato al di fuori del territorio dello Stato italiano ove si tratti di condotte finalizzate a procurare l'ingresso illegale nel territorio italiano.

I commi 2, 3 e 4 dell'articolo 8, recano talune disposizioni di coordinamento volte a rendere applicabili anche al nuovo reato di cui all'articolo 12-bis del testo unico immigrazione, oltre che a quello di cui all'articolo 12, talune norme della legge sull'ordinamento penitenziario e del codice di procedura penale, relative al divieto di concessione di taluni benefici penitenziari (cd. “reati ostativi”); all'attribuzione della competenza a esercitare le funzioni del pubblico ministero alla procura distrettuale; al maggior termine di durata massima delle indagini preliminari.

L'articolo 9 introduce alcune modifiche in materia di espulsione e ricorsi sul riconoscimento della protezione internazionale. In particolare, il comma 1, intervenendo sull'articolo 35-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008, prevede che il termine di sessanta giorni per i ricorsi avverso le decisioni sulle domande di protezione internazionale si applichi ove il ricorrente si trovi all'estero e non, come finora previsto, ove abbia la residenza all'estero. Il comma 2 novella l'articolo 13 del testo unico immigrazione per eliminare la necessità della convalida del giudice di pace per l'esecuzione con accompagnamento alla frontiera del decreto di espulsione disposta da un'altra autorità giudiziaria. Infine il comma 3 sopprime il meccanismo di intimazione a lasciare il territorio nazionale entro il termine di quindici giorni, previsto in occasione della notificazione allo straniero del rifiuto del permesso di soggiorno, previsto dal regolamento di attuazione del testo unico immigrazione (adottato con D.P.R. n. 394 del 1999).

L'articolo 9-bis, introdotto dal Senato, prevede l'applicazione dell'istituto dell'arresto in flagranza differita anche con riguardo ai reati commessi durante la permanenza in un centro governativo di prima accoglienza o in una struttura temporanea di accoglienza, nonché in una struttura afferente al sistema di accoglienza e integrazione. A tal fine, la disposizione modifica l'articolo 14, comma 7-bis, del testo unico immigrazione.

L'articolo 9-ter, anch'esso inserito dal Senato, modifica le condizioni in base alle quali il rientro nel Paese di origine è condizione di cessazione dello status di rifugiato (ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 251 del 2007) ovvero del godimento della protezione sussidiaria (ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo n. 251 del 2007). Per entrambe le ipotesi si specifica che è rilevante anche il rientro di breve durata e che, nel caso in cui il rientro nel Paese di origine sia giustificato da gravi e comprovati motivi, questo avvenga comunque per il periodo strettamente necessario.

L'articolo 10 introduce la facoltà, per la realizzazione dei centri di permanenza per i rimpatri (CPR), di derogare, fino al 2025, ad ogni disposizione di legge ad eccezione della legge penale, del codice delle leggi antimafia e dei vincoli derivanti dall'appartenenza all'Unione europea. A tal fine viene modificato l'articolo 19 del decreto-legge n. 13 del 2017, inserendo un nuovo comma 3-bis che semplifica le procedure per la realizzazione dei CPR.

L'articolo 10-bis, introdotto dal Senato, aumenta da 30 a 45 giorni il termine massimo della proroga del trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri (CPR) applicabile allo straniero cittadino di un Paese con cui l'Italia abbia sottoscritto accordi in materia di rimpatri. Si ricorda che secondo la normativa vigente, nei CPR lo straniero è trattenuto con provvedimento del questore per un periodo di 30 giorni, prorogabile fino al massimo di 90 giorni complessivi. Tale periodo di trattenimento può essere ulteriormente prolungato di 30 giorni qualora lo straniero sia cittadino di un Paese con cui l'Italia abbia sottoscritto accordi in materia di rimpatri. La disposizione in commento amplia a 45 giorni il termine massimo di tale ulteriore proroga.

L'articolo 11 reca la clausola di invarianza finanziaria, in quanto prevede che il provvedimento non determini muovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che le Amministrazioni interessate provvedano all'attuazione delle attività previste con l'utilizzo delle risorse umane, strumentali e finanziarie già disponibili a legislazione vigente.

L'articolo 12 dispone che il presente decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, entri in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il decreto-legge è dunque vigente dall'11 marzo 2023.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Loperfido ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 2 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1112 - CHIUSURA D.G. 301 297 4 149 180 117 37 Appr.
2 Nominale DDL 1112 - QUEST. PREG. 1, 2, 3 298 296 2 149 109 187 33 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.