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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 31 di lunedì 9 gennaio 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 4 gennaio 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 50, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Ho chiesto di intervenire perché penso sia doveroso da parte della Camera ricordare e fare presente quanto di drammatico è accaduto e sta accadendo in queste ore in Brasile: un tentativo di golpe dei bolsonaristi, che hanno assaltato le istituzioni democratiche del Brasile e messo in discussione l'elezione democratica del Presidente Inácio Lula da Silva. Penso sia doveroso che da parte della Camera dei deputati arrivi un segnale forte di solidarietà alle istituzioni democratiche, al Presidente Lula e al popolo brasiliano. Chiedo, quindi, alla Presidenza della Camera di farsi interprete presso il Ministero degli Affari esteri affinché il Ministro Tajani possa venire in Aula a riferire, anche perché giungono voci abbastanza insistenti, anche da stampa qualificata brasiliana, che l'ex Presidente Jair Bolsonaro, che attualmente si trova a Orlando, in Florida, avrebbe chiesto, prima di partire dal Brasile, la cittadinanza italiana presso l'ambasciata di Brasilia, così come i due figli di Bolsonaro, Eduardo e Flavio.

Questo sarebbe un grande problema per la Repubblica italiana perché, di fronte ai fatti che oggi sono accaduti e che tutti noi condanniamo, non può esserci alcuna incertezza nel non dare la cittadinanza alla famiglia Bolsonaro e a Jair Bolsonaro, su cui pendono procedimenti giudiziari molto importanti da parte della giustizia brasiliana.

Questa è la richiesta, signor Presidente, e mi faccia dare un abbraccio, e, dicendolo anche in brasiliano, um querido abraço ao povo brasileiro, perché in questo momento è molto importante dare la solidarietà massima alle istituzioni democratiche e al Presidente Inácio Lula da Silva (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, credo che le immagini che sono arrivate, che continuano ad arrivare dal Brasile, le notizie preoccupanti dell'assalto ai luoghi delle istituzioni della democrazia brasiliana abbiano scosso le coscienze non solo nostre, ma di tutti i democratici del mondo. Quindi, massima solidarietà al Presidente Lula da Silva, al popolo brasiliano, in una fase difficile e complessa, che speriamo possa risolversi in tempi brevi, riconfermando, ovviamente, il voto popolare democraticamente espresso.

Auspichiamo - lo dico con grande franchezza - anche un intervento più netto e una posizione più netta da parte del nostro Governo, soprattutto, nella solidarietà al Presidente Lula da Silva. Sono anch'io, a nome del gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, a richiedere che il Governo venga a riferire in Parlamento su questa vicenda, nei modi e nelle forme che potranno essere definiti. È necessario ed importante che dal Parlamento della Repubblica italiana arrivi una forte solidarietà alle istituzioni brasiliane, alla democrazia brasiliana e, soprattutto, al popolo brasiliano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Intervengo sullo stesso argomento per unirmi alle considerazioni espresse dai colleghi per denunciare la gravità di quanto sta accadendo a Brasilia, a due anni da quanto accadde, purtroppo, a Capitol Hill, al Parlamento della Repubblica degli Stati Uniti. Sono fenomeni inquietanti, che danno l'idea di come alcune leadership della destra nazionalista e sovranista stiano interpretando la democrazia o stiano negando la democrazia, l'alternanza, dando vita a un fenomeno che viene chiamato dei negazionisti dei risultati elettorali. È un fatto molto preoccupante, che per ora riguarda i continenti americani, ma a cui tutte le democrazie - penso all'Italia e all'Unione europea - devono guardare con grande preoccupazione.

Anch'io penso che il Governo italiano debba prendere, insieme all'Unione europea, una posizione risoluta, considerando anche il numero elevatissimo di italo-brasiliani o di cittadini con doppia nazionalità. Da questo punto di vista, sarebbe auspicabile che il Governo trovasse le forme per dare conto in Parlamento di quanto stia accadendo e di quanto l'Italia, insieme all'Europa, stia facendo per stare accanto alla democrazia brasiliana, alle istituzioni e al Presidente eletto Lula da Silva (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio chi mi ha preceduto, dato che tutti gli interventi svolti sono condivisibili al 100 per cento da parte del MoVimento 5 Stelle. È stato un gravissimo episodio, quello dell'assalto alle istituzioni democratiche del Brasile da parte di un'ultradestra che, evidentemente, non sa accettare le regole democratiche, cosa che aveva già fatto negli Stati Uniti d'America all'indomani della elezione di Biden.

Credo che una democrazia compiuta non possa fare altro che schierarsi dalla parte giusta, che è quella della democrazia. In questo senso, ben venga, da parte di questo Parlamento, una presa di posizione netta con la quale si appoggi senza alcun dubbio il Presidente Lula da Silva, che sicuramente è espressione democratica.

È particolarmente inquietante, soprattutto per chi crede nella transizione ecologica, pensare che, forse, sono le stesse lobby della deforestazione ad aver finanziato gli assaltatori - in questo senso, preoccupa ulteriormente - pertanto è estremamente importante che l'Europa e l'Italia prendano una posizione netta e spero che il Ministro competente venga anche a riferire in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MURA (FDI). Signor Presidente, anche il gruppo di Fratelli d'Italia si unisce alla solidarietà nei confronti delle istituzioni democratiche di tutto il mondo, in modo particolare di quella brasiliana, visti gli attacchi di alcuni facinorosi alla sede del Parlamento brasiliano. Già il Presidente Meloni è intervenuta sui canali social riguardo a questo argomento e non abbiamo dubbi sul fatto che tutto il Governo saprà gestire la situazione e ristabilire la credibilità nei rapporti tra Italia e Brasile e in tutti i rapporti tra le istituzioni di Paesi civili e democratici come il nostro e quello brasiliano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La rappresentante del Governo, la Sottosegretaria Savino sicuramente si farà parte diligente nel rappresentare le richieste che sono pervenute. Da parte mia comunico all'Assemblea che ne parlerò sicuramente con il Presidente Fontana, al fine di verificare la disponibilità del Governo a rendere l'informativa, così come richiesto.

Discussione del disegno di legge: S. 345 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, recante misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica (Approvato dal Senato) (A.C. 730​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 730: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, recante misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 730​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.

La V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Andrea Tremaglia.

ANDREA TREMAGLIA, Relatore. Presidente, colleghi, come veniva ricordato poco fa si tratta della conversione del decreto-legge cosiddetto Aiuti-quater; siamo in seconda lettura, quindi, è già passato dal Senato, ed è un disegno di legge che reca misure urgenti di sostegno al settore energetico e della finanza pubblica; la scadenza è il prossimo 17 gennaio e il testo si costituisce degli articoli che vado a ricordare brevemente. Mi aiuto con il testo, così sarò più preciso.

Il primo articolo riguarda l'abrogazione del decreto-legge n. 179 del 2022, recante misure urgenti in materia di accise sui carburanti e di sostegno agli enti territoriali e ai territori delle Marche colpiti da eccezionali eventi meteorologici, entrato in vigore il 24 novembre 2022, prevedendo che rimangano validi gli atti e i provvedimenti adottati e siano fatti salvi gli effetti e i rapporti giuridici sorti in tempo di vigenza del predetto decreto-legge. Il richiamato decreto-legge è, infatti, confluito negli articoli 2 e 3-bis, 12-bis e 15 del decreto-legge in esame.

L'articolo 1, come modificato, estende anche al mese di dicembre 2022 alcuni crediti di imposta, già disciplinati da precedenti decreti-legge adottati nel corso del 2022 per contrastare l'aumento dei costi dell'energia elettrica e del gas in capo alle imprese. Si tratta del credito di imposta per le imprese energivore e gasivore in misura pari al 40 per cento (sostanzialmente sono le misure già precedentemente previste, rafforzate e prolungate); del credito di imposta in misura pari al 30 per cento per quel che riguarda la spesa per l'acquisto della componente energetica utilizzata nel mese di dicembre 2022; del credito di imposta per l'acquisto di gas naturale per imprese non gasivore pari al 40 per cento della spesa sostenuta. Il termine per la fruizione dei crediti d'imposta e la relativa cessione è stato posticipato dal 30 giugno al 30 settembre in seguito al passaggio al Senato.

L'articolo 2, come modificato, proroga la riduzione delle aliquote di accisa applicabili ad alcuni prodotti energetici utilizzati come carburanti. L'articolo è stato modificato, così da trasfondere nel provvedimento il decreto-legge n. 179 del 2022, il cui articolo 1 incide sulla disciplina delle aliquote d'accisa, rimodulandone tempistiche e importi. Si prevede, in particolare, che le misure ridotte d'accisa in vigore dal 22 marzo 2022 restino ferme fino al 30 novembre 2022, in luogo del 31 dicembre, come previsto originariamente. Dal 1° dicembre al 31 dicembre 2022 è disposto un lieve aumento delle medesime aliquote che rimangono inferiori ai livelli vigenti precedentemente al 21 marzo 2022. È prorogata al 31 dicembre 2022 l'applicazione dell'aliquota IVA ridotta, pari al 5 per cento, alle forniture di gas naturale impiegato in autotrazione.

L'articolo 2-bis, introdotto al Senato, proroga dal 31 marzo al 31 giugno 2023 i termini per l'utilizzo, in capo a beneficiari e cessionari, del credito d'imposta per l'acquisto del carburante, concesso dal decreto-legge n. 144 del 2022, con riferimento alle spese sostenute nel quarto trimestre solare del 2022, alle imprese esercenti attività agricola, della pesca e agromeccanica.

L'articolo 3, ai commi da 1 a 9, consente alle imprese residenti in Italia, clienti finali di energia elettrica e di gas naturale, di richiedere ai relativi fornitori la rateizzazione dei rincari delle bollette per i consumi effettuati dal 1° ottobre 2022 al 31 marzo 2023 e fatturati entro il 30 settembre 2023. Nel caso in cui l'impresa richiedente presenti la disponibilità di un'impresa di assicurazione a stipulare una copertura assicurativa sull'intero credito rateizzato e l'effettivo rilascio della garanzia SACE su tale polizza, il fornitore, nel termine di trenta giorni dal ricevimento dell'istanza, ha l'obbligo di formulare ai richiedenti una proposta di rateizzazione. Sempre ai medesimi fornitori è riconosciuta la possibilità di richiedere finanziamenti bancari assistiti da garanzia SACE quale sostegno alla liquidità conseguente ai piani di rateizzazione. Si prevede che l'adesione al piano di rateizzazione costituisca un'opzione alternativa alla fruizione dei crediti d'imposta volti a contrastare l'aumento dei costi di energia elettrica e del gas.

La norma estende, infine, al 31 dicembre 2023 sia l'orizzonte temporale in cui SACE è autorizzata a concedere riassicurazione in favore delle imprese che abbiano assicurato il debito risultante dalle fatture emesse entro il 30 giugno 2024 relativamente ai consumi energetici effettuati fino al 31 dicembre 2023, sia il termine previsto per l'autorizzazione concessa a SACE ai fini della concessione di garanzie, in conformità alla normativa europea in materia di aiuti di Stato. Conseguentemente, la dotazione del Fondo per le garanzie rilasciate da SACE è incrementata da 2 a 5 miliardi di euro.

Al comma 10, l'articolo 3 modifica una norma transitoria, concernente il periodo d'imposta relativo al 2022, la quale prevede un regime di maggior favore in materia di esenzione dall'IRPEF per i beni ceduti e i servizi prestati al lavoratore dipendente e per alcune somme specifiche eventualmente erogate al medesimo. Per effetto della modifica, i beni ceduti e i servizi prestati al lavoratore dipendente, nonché le somme erogate o rimborsate al medesimo dal datore di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell'energia elettrica e del gas naturale sono esclusi dal reddito imponibile ai fini IRPEF entro il limite complessivo di 3.000 anziché di 600 euro, come il testo previgente prevedeva. In caso di superamento di tale limite è inclusa nel reddito imponibile anche la quota di valore inferiore al medesimo limite.

Il comma 11 aumenta di 10 milioni di euro, per il 2022, l'incremento del Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano, portandolo a complessivi 60 milioni. I destinatari delle risorse sono anche, differentemente dal precedente, il CONI, il Comitato Italiano Paralimpico e la società Sport e Salute Spa.

Il comma 12 modifica una disciplina transitoria che prevede per il 2022 un contributo straordinario in favore di alcuni enti che gestiscono servizi sociosanitari e socioassistenziali svolti in regime residenziale o semiresidenziale, nonché un contributo straordinario per altri soggetti operanti nell'ambito del Terzo settore. In particolare, la dotazione dei fondi relativi ai due suddetti contributi è incrementata ciascuna di 50 milioni di euro, per un totale finale di 170 e 100 milioni di euro.

Il comma 14 riduce di 50 milioni lo stanziamento del Fondo bonus trasporti, che passa da 190 a 140 milioni, così da incrementare la dotazione del Fondo in cui sono appostate le risorse finalizzate all'erogazione di un contributo straordinario per fronteggiare l'aumento dei costi dell'energia termica ed elettrica in favore degli enti del Terzo settore che non gestiscono servizi residenziali o semiresidenziali per disabili o anziani.

L'articolo 3-bis incrementa di 150 milioni di euro per il 2022 l'importo del contributo straordinario autorizzato dal decreto-legge n. 17 del 2022 per garantire la continuità dei servizi erogati dagli enti locali, in relazione alla maggiore spesa per utenze di energia elettrica e gas. L'incremento di risorse è destinato, nella misura di 130 milioni, per i comuni e, nella misura di 20 milioni, per le città metropolitane e le province. Sono altresì previste misure di sostegno per fronteggiare i costi dell'energia con riferimento al trasporto pubblico regionale e locale, assegnando ulteriori 320 milioni di euro per il 2022 al Fondo istituito dal decreto-legge n. 115 del 2022, Aiuti-bis, per sostenere il settore a fronte degli aumenti energetici e del carburante. Si autorizza, inoltre, a favore di ANAS Spa per l'anno 2022 una spesa di 176 milioni di euro da destinare alla compensazione dei maggiori oneri derivanti dall'incremento dei costi sostenuti per l'illuminazione pubblica delle strade nel corso dell'anno.

L'articolo 3-ter introduce alcune modifiche al decreto-legge n. 130 del 2021, il decreto Bollette, in materia di disciplina della clausola di close-out netting, introdotta dalla legge n. 124 del 2017 sulla concorrenza. In particolare, tale clausola di interruzione volontaria o automatica del rapporto contrattuale, utilizzata in transazioni soprattutto finanziarie relative all'energia al fine di proteggere una parte dall'inadempimento dell'altra, è estesa in via generalizzata e senza scadenza temporale al fine di aumentare la liquidità dei mercati dell'energia e ridurre i costi delle transazioni.

L'articolo 3-quater interviene sulla disciplina inerente agli acquisti di beni e servizi da parte di pubbliche amministrazioni con riferimento alle categorie di telefonia mobile e fissa, carburante extra-rete e carburante rete, energia elettrica, gas e combustibili per riscaldamento (cambiano le modalità e cambiano le condizioni).

L'articolo 4 modifica e integra la disciplina sull'approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale da destinare a prezzi calmierati ai clienti finali industriali energivori. La norma intende contribuire al rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale e alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti, tra cui, secondo una specificazione introdotta nel corso di esame al Senato, il metano.

L'articolo 4-bis prevede che fino al 31 marzo 2024 la sostituzione del gas naturale con combustibili alternativi e le relative modifiche tecnico-impiantistiche ai fini del soddisfacimento del fabbisogno energetico di impianti industriali siano da qualificarsi come modifiche non sostanziali. Dunque, i gestori di tali impianti potranno procedere alla sostituzione del combustibile per un periodo di sei mesi, previa comunicazione all'autorità competente al rilascio della VIA, ove prevista, e dell'AIA, salvo non ricevano un motivato diniego nei trenta giorni successivi. Questo deve avvenire sempre nel rispetto dei limiti di emissione nell'atmosfera previsti dalla normativa europea e, in mancanza, da quelli previsti da norme nazionali o regionali.

L'articolo 5 proroga il regime di tutela del prezzo per i clienti domestici nel mercato del gas, fissandone il relativo termine anziché al 1° gennaio 2023 al 10 gennaio 2024. Viene assegnato al GSE il servizio di riempimento di ultima istanza tramite l'acquisto di gas naturale, ai fini dello stoccaggio e della successiva vendita. Il termine entro il quale procedere alla vendita, inizialmente fissato al 31 dicembre 2022, è prorogato al 10 novembre 2023, così come è prorogato il termine per il rimborso del prestito infruttifero statale riconosciuto al GSE per l'acquisto del gas per il servizio di riempimento di ultima istanza, dal 20 dicembre 2022 al 20 novembre 2023. Infine, è prorogato dal 1° gennaio 2023 al 10 gennaio 2024 il termine a partire dal quale i fornitori e gli esercenti il servizio di fornitura di ultima istanza sono tenuti a offrire ai clienti vulnerabili la fornitura di gas naturale alle condizioni di favore definite da ARERA. L'articolo 6 interviene sulle disposizioni previste dal cosiddetto decreto Energia relativo all'installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili sui beni del demanio militare o comunque in uso al Ministero della Difesa.

L'articolo 6-bis disciplina la quota di biocarburanti sostenibili utilizzati in purezza che i singoli fornitori di benzina, diesel e metano sono obbligati a conseguire entro il 2030, nonché le sanzioni amministrative connesse al mancato rispetto degli obblighi posti in capo ai menzionati fornitori. Si interviene, inoltre, sulla disciplina del contributo in conto capitale per la riconversione industriale delle raffinerie tradizionali, al fine di incrementare la produzione dei biocarburanti. Si introduce una nuova disciplina del Fondo per la decarbonizzazione e per la riconversione verde delle raffinerie esistenti.

L'articolo 7 stabilisce che i contributi già previsti dal DL n. 144 del 2022 per il sostegno al settore dell'autotrasporto merci siano erogati esclusivamente alle imprese aventi sede legale o stabile organizzazione in Italia e sempre nel rispetto della normativa europea sugli aiuti di Stato.

L'articolo 7-bis apporta modifiche all'articolo 27 del DL n. 50 del 2017 in materia di trasporto pubblico locale. Prevede nuove modalità di riparto del fondo TPL, specificando che, all'esito del riparto, nessuna regione possa comunque ricevere un'assegnazione di risorse inferiore a quella risultante dalla ripartizione del predetto Fondo, al netto delle variazioni dei costi del canone di accesso alla rete ferroviaria introdotte da RFI Spa e di eventuali penalità. È demandata ad un decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti la definizione di indicatori per determinare i livelli adeguati di servizio e le modalità di applicazione ai fini del riparto del Fondo.

L'articolo 7-ter modifica l'articolo 7-quinquies del DL n. 68 del 2022, il quale disciplina gli accordi verticali tra costruttore automobilistico o l'importatore e i singoli distributori autorizzati alla commercializzazione di veicoli non ancora immatricolati. La novella, al fine di contrastare gli effetti economici negativi della crisi energetica sulla filiera distributiva dell'automotive, specifica che rientrano nell'ambito di applicazione della norma anche gli accordi verticali ricondotti allo schema del contratto di agenzia o di concessione di vendita o di commissione. L'articolo 8 introduce un credito d'imposta rivolto agli operatori del commercio al minuto obbligati alla memorizzazione e alla trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri, al fine di adeguare, nell'anno 2023, il proprio registratore telematico di emissione di scontrino fiscale con la tecnologia necessaria.

L'articolo 9 riduce la percentuale della detrazione riconosciuta nel 2023 per gli interventi rientranti nella disciplina del superbonus, portandolo dal 110 al 90 per cento. La normativa proroga al 31 marzo 2023 il termine previsto per l'utilizzo della detrazione del 110 per cento per le spese sostenute da persone fisiche sugli edifici unifamiliari e riconosce, a determinate condizioni di reddito familiare e di titolarità del bene, la possibilità di vedersi riconosciuta la detrazione nella misura del 90 per cento anche per le spese sostenute per le unità immobiliari nel 2023. Inoltre, l'agevolazione con aliquota nella misura del 110 per cento viene riconosciuta fino al 2025 ai soggetti del Terzo settore che esercitano servizi sociosanitari e assistenziali e i cui membri del consiglio amministrazione non percepiscano alcun compenso. Viene prevista anche la corresponsione di un contributo in favore di soggetti che si trovano in condizioni di reddito di riferimento inferiore a 15 mila euro. L'articolo, come modificato dal Senato, innalza da due a tre il numero di cessioni del credito previste per gli interventi di efficientamento energetico e recupero edilizio. L'articolo 9 prevede, infine, che SACE possa concedere garanzie in favore di banche, istituzioni finanziarie e soggetti abilitati al credito per finanziamenti a favore di imprese che realizzino interventi edilizi rientranti nella disciplina del superbonus, al fine di sopperire alle esigenze di liquidità di queste ultime.

L'articolo 9-bis reca una norma di interpretazione autentica in base alla quale gli enti locali e le regioni sono i soggetti responsabili dell'esercizio e della manutenzione degli impianti solari fotovoltaici e hanno diritto di richiedere e ottenere le stesse tariffe incentivanti previste a favore degli impianti architettonicamente integrati o realizzati su un edificio del secondo, terzo, quarto e quinto conto energia, anche laddove ne abbiano esternalizzato la realizzazione, la gestione, la sicurezza sul lavoro e la manutenzione, compresa quella relativa al funzionamento e ai relativi costi.

L'articolo 10 integra le previsioni del cosiddetto decreto Sblocca cantieri, specificando che l'obbligo posto a carico del comune non capoluogo di provincia di utilizzare per gli affidamenti riguardanti il PNRR e il PNC le stazioni appaltanti qualificate o le unione di comuni, province, città metropolitane e comuni capoluogo di provincia, è previsto quando l'importo dell'affidamento sia pari o superiore a 150 mila euro, nel caso di lavori, e a 139 mila euro, nel caso di servizi e forniture. Sono stabilite le condizioni affinché le stazioni appaltanti destinatarie dei finanziamenti del PNRR o del PNC possano ricevere contributi per fronteggiare gli incrementi di costo conseguenti all'aggiornamento regionale dei prezziari per la realizzazione di opere pubbliche avviate dopo il 18 marzo 2022 e fino al 31 dicembre 2022. Sono, inoltre, prorogati al 31 marzo 2023 i termini per l'affidamento dei lavori di realizzazione delle opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio che scadono tra il 1° luglio e il 31 dicembre 2022. Al fine di salvaguardare le procedure già in corso di attivazione, rimangono valide le procedure di affidamento utilizzate al 31 dicembre 2022 dai comuni non capoluogo di provincia che non hanno usufruito di stazioni appaltanti qualificate o di enti sovracomunali. Si prevede, infine, un procedimento speciale e semplificato per l'accelerazione della realizzazione di interventi autostradali di preminente interesse nazionale, nominativamente individuati ed esplicitati nell'allegato al DL n. 77 del 2021, come introdotto dal decreto in esame.

L'articolo 11, come modificato dal Senato, interviene sulla disciplina della commissione tecnica a cui è affidata l'istruttoria per la valutazione di impatto ambientale dei progetti PNRR-PNIEC, consentendo di nominare fino a trenta componenti aggregati. La norma dispone, inoltre, che il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica accede, ai soli fini di valutazione di impatto di finanza pubblica, alle informazioni nella disponibilità del Sistema informatico integrato per la gestione dei flussi informativi relativi ai mercati dell'energia elettrica e del gas e, su richiesta, le rende disponibili al Ministero dell'Economia e delle finanze.

L'articolo 11-bis interviene sulla disciplina della cessione dei crediti di imposta nel settore cinematografico, al fine di introdurre limiti alla responsabilità dei cessionari e prevedendo che essi rispondano solo per l'eventuale utilizzo del credito d'imposta in modo irregolare o in misura maggiore rispetto al credito d'imposta ricevuto. La disposizione prevede, inoltre, che il recupero dell'importo corrispondente al credito d'imposta indebitamente utilizzato venga effettuato nei confronti del soggetto beneficiario, ferma restando, nel solo caso di concorso nella violazione, l'applicazione della disciplina del concorso di persone con riferimento alle sanzioni tributarie e la responsabilità solidale del cessionario.

L'articolo 12, intervenendo a fini di interpretazione autentica di disposizioni di cui al DL n. 104 del 2020, chiarisce che la seconda rata dell'IMU non è dovuta per gli immobili rientranti nella categoria catastale D/3 destinati a spettacoli cinematografici, teatri e sale per concerti e spettacoli, a condizione che i relativi proprietari siano anche gestori delle attività ivi esercitate. Si prevede, inoltre, che, a seguito della riconduzione della seconda rata IMU 2022 in regime de minimis, la fruizione della misura non sia più subordinata all'autorizzazione della Commissione europea. La disposizione prevede, altresì, l'esenzione dell'imposta di bollo per le domande presentate per la richiesta di contributi a favore di soggetti colpiti da eventi calamitosi o altri eventi eccezionali in conseguenza dei quali sia stato dichiarato lo stato di emergenza dalle competenti autorità.

L'articolo 12-bis, riprendendo i contenuti del DL, autorizza la spesa di 200 milioni di euro per l'anno 2022 al fine di fronteggiare gli effetti derivanti dagli eccezionali eventi meteorologici del 15 settembre 2022, per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza, in parte del territorio delle province di Ancona e di Pesaro e Urbino e dei comuni ricadenti nella parte settentrionale della provincia di Macerata, limitrofi alla provincia di Ancona.

L'articolo 13 prevede che per le federazioni sportive nazionali, gli enti di promozione sportiva e le associazioni e società sportive professionistiche e dilettantistiche - che abbiano il domicilio fiscale, la sede legale o la sede operativa nel territorio dello Stato e che operino nell'ambito di competizioni sportive in corso di svolgimento - una serie di versamenti tributari e contributivi, già precedentemente sospesi, comprensivi delle addizionali regionali e comunali, possa essere effettuata, senza applicazione di sanzioni o interessi, entro il 22 dicembre 2022. È estesa, inoltre, da 3 a 5 anni la durata massima dei contratti di licenza relativi ai diritti audiovisivi sportivi.

L'articolo 14 incrementa di 1.080 milioni di euro, per l'anno 2022, l'autorizzazione di spesa relativa al finanziamento concesso al gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale a copertura degli incrementi relativi alla rete tradizionale.

PRESIDENTE. Deve avviarsi alla conclusione.

ANDREA TREMAGLIA, Relatore. Mi affretto, Presidente. L'articolo 14-bis specifica quali categorie di soggetti possono effettuare operazioni di finanziamento, ammesse a misure agevolative sotto forma di contributi agli interessi, a sostegno di operatori italiani che investono nel capitale di rischio di imprese partecipate dalla SIMEST e aventi sede in Paesi non facenti parte dell'Unione europea.

L'articolo 14-ter novella la disciplina sul divieto di assunzione di personale da parte degli enti locali che non rispettino i termini di approvazione dei bilanci di previsione, dei rendiconti e del bilancio consolidato, nonché i termini per la trasmissione alla banca dati delle amministrazioni pubbliche dei medesimi documenti.

L'articolo 14-quater stabilisce che le imprese di assicurazione e riassicurazione, che si avvalgono della facoltà di valutare i titoli non destinati a permanere durevolmente nel loro patrimonio in base al loro valore di iscrizione, destinano a una riserva indisponibile utili di ammontare corrispondente alla differenza tra i due valore, al netto non solo del relativo onere fiscale, ma anche dell'effetto sugli impegni esistenti verso gli assicurati.

L'articolo 14-quinquies istituisce nello stato di previsione del Ministero dell'Interno un fondo per gli investimenti di rigenerazione urbana a favore dei comuni con popolazione inferiore a 15 mila abitanti, con una dotazione di 115 milioni di euro, per il 2025, e di 120 milioni per il 2026. L'articolo 14-sexies dispone la proroga fino al 31 dicembre 2023 delle disposizioni che consentono di conferire le funzioni di vicesegretario comunale a funzionari di ruolo in possesso di determinati requisiti.

L'articolo 15, recante disposizioni finanziarie, incrementa a un 1 milione 500 mila euro, per il 2022, l'autorizzazione di spesa relativa ai contratti per prestazioni di lavoro a tempo determinato, già stipulati dal Ministero dell'Interno.

PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere.

ANDREA TREMAGLIA, Relatore. Finisco subito, mancano gli ultimi articoli e ho concluso.

PRESIDENTE. Grazie.

ANDREA TREMAGLIA, Relatore. L'articolo 15-bis reca la clausola di salvaguardia delle competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano.

L'articolo 16 dispone che il decreto-legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la rappresentante del Governo, Sottosegretaria Sandra Savino, che si riserva di intervenire successivamente.

È iscritta a parlare l'onorevole Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (A-IV-RE). Grazie Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, siamo oggi impegnati nella discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, recante misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica, altrimenti noto come decreto Aiuti-quater.

Come suggerisce il titolo del provvedimento, è il quarto pacchetto di norme che, in continuità con i tre precedenti decreti, ha come finalità l'adozione di misure di sostegno delle imprese e delle famiglie. Questa crisi, con la sua triplice natura, pandemica, energetica e d'inflazione, sta mettendo a dura prova la capacità di reazione delle imprese e delle famiglie.

Il tessuto produttivo italiano sta soffrendo la lenta e complicata ripresa e le famiglie non riescono a sostenere l'ininterrotto rincaro dei prezzi. Per questa ragione si è resa necessaria, da parte del Governo, l'attuazione urgente di misure, volte ad assicurare un solido e concreto aiuto, indirizzato a tutte quelle imprese e famiglie costrette a fronteggiare gravi e pesanti difficoltà economiche.

Il testo del disegno di legge in questione arriva sui banchi della Camera in una versione differente rispetto a quella presentata in prima battuta al Senato. A seguito dei lavori svolti in Commissione bilancio nell'altro ramo del Parlamento, il testo originario ha subito una serie di modifiche; si rileva, infatti, l'aumento del numero degli articoli, dapprima 16, attualmente 33.

Mi piacerebbe concentrare l'attenzione su alcuni articoli del disegno di legge. Come affermavo all'inizio del mio intervento, le imprese rientrano tra i soggetti più colpiti dalle conseguenze di questa crisi. Prenderei dunque in considerazione proprio quelle disposizioni che hanno come target di riferimento le imprese e che predispongono l'attuazione di interventi a favore delle suddette. Ad esempio, ricordo, l'articolo 1: contributo straordinario sotto forma di credito d'imposta a favore delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale per il mese di dicembre 2022. Com'è noto, l'articolo dispone il riconoscimento alle imprese di un credito d'imposta sui costi energetici. Indubbiamente, il credito d'imposta è da considerarsi uno strumento in grado di mitigare gli effetti dell'incremento del prezzo dell'energia. La compensazione parziale dei maggiori oneri sostenuti per l'acquisto di energia e gas naturale ha avuto un impatto concreto sulla contrazione dei costi di produzione per le imprese ed è proprio l'effetto positivo che questa misura ha registrato che apprezziamo. Tuttavia, consideriamo insufficiente questa misura. In una delle nostre proposte emendative presentate in Senato, chiedevamo infatti di allungare ancora di qualche mese il periodo di fruizione delle misure agevolative, posticipando il termine al 31 dicembre 2023. La nostra proposta, però, non ha trovato accoglimento. Più in generale, noi continuiamo a pensare, come abbiamo proposto in più occasioni, che la soluzione sia il decoupling tra fonti rinnovabili e gas, un provvedimento che porterebbe ad un risparmio di 6 miliardi di euro, da reinvestire in un tetto automatico al prezzo del gas e dell'elettricità. Questa soluzione consentirebbe di ridurre i problemi di liquidità di famiglie e di imprese. In particolare, le imprese che attualmente utilizzano il credito d'imposta non dovrebbero più pagare il costo pieno della bolletta, per poi chiedere un rimborso, ma pagherebbero direttamente un prezzo ridotto.

Seppure alternativa alla fruizione dei crediti di imposta relativi al quarto trimestre, un'altra forma di sostegno alle imprese è costituita dalla possibilità di presentare ai propri fornitori un'istanza di rateizzazione delle bollette. La materia è disciplinata dall'articolo 3: misure di sostegno per fronteggiare il caro bollette. L'articolo in questione, in seguito alla sua riformulazione, contempla un più equo bilanciamento di interessi di tutti gli attori coinvolti. Da una parte, abbiamo l'opportunità conferita alle imprese di dilazionare i pagamenti dovuti, attraverso la concessione di piani di rateizzazione, dall'altra, la certezza conferita ai fornitori della sicurezza della copertura assicurativa, data dalla garanzia SACE, accordata alle imprese di assicurazione, e la facoltà loro concessa di richiedere prestiti bancari per far fronte all'eventuale carenza di liquidità conseguente alla rateizzazione. Tuttavia, come anche evidenziato dal rapporto di Confindustria, la concessione di finanziamenti assistiti dalla garanzia SACE a favore dei fornitori è subordinata a condizioni spesso particolarmente stringenti, riferite alle imprese clienti. Si sollevano dunque forti dubbi relativi in primis all'operatività della norma, ma anche alla sua efficacia. Il rischio è di scaricare gli effetti della rateizzazione su altri operatori in filiera - quali ad esempio i fornitori - che, di fatto, non vedono concretamente azzerato l'impatto negativo della mancanza di liquidità, originato proprio dalla concessione di dilazioni di pagamento alle imprese. Poiché mi trovo a discorrere di questo articolo, ne approfitto per fare un appunto anche in relazione al comma 11 della disposizione, unendomi alle perplessità già espresse dai miei colleghi in Senato riguardo alla misura prevista. Non si può infatti non evidenziare la criticità dell'articolo nella parte in cui risulta chiaro il mancato impegno del Governo nella promozione di un effettivo sostegno al settore sportivo dilettantistico, quello delle realtà più piccole, quello dei territori, direzione verso cui, al contrario, andavano le proposte emendative da noi presentate in Senato e che sono state purtroppo bocciate. Non sembra sia stato possibile destinare qualche risorsa a questo specifico campo. Eppure, in sede di legge di bilancio, il Governo è stato in grado di trovare una considerevole copertura finanziaria, ben 890 milioni, per una norma a favore delle società calcistiche.

Mi sposto ora in tutt'altro campo ed affronto il tema degli enti locali. Questi ultimi, già fortemente sfiancati dall'immenso lavoro portato avanti durante la pandemia, hanno poi subito il duro contraccolpo dei rincari energetici. Ricordiamo, ad esempio, la difficoltà riscontrata nel garantire la continuità di alcuni servizi essenziali, quali l'illuminazione pubblica e il riscaldamento di scuole, edifici e uffici pubblici. Risulta evidente che il perdurare della crisi energetica renda necessaria la continuazione del sostegno a favore degli enti locali.

Le previsioni, di cui all'articolo 3-bis, misure di sostegno per fronteggiare i costi dell'energia, sembrano voler riconfermare l'atteggiamento sino ad ora tenuto dallo Stato ed orientato verso una garanzia di supporto e vicinanza nei riguardi delle realtà locali. Accogliamo favorevolmente, dunque, il rifinanziamento del fondo istituito dal decreto Energia, volto a garantire la continuità dei servizi erogati dagli enti locali; tuttavia, consideriamo l'incremento del contributo straordinario, che ammonta a 150 milioni, un intervento non sufficiente. Accogliamo, invece, con soddisfazione l'approvazione all'unanimità dell'emendamento presentato dalla collega Fregolent che scongiura una crisi senza precedenti per i bilanci degli enti locali, sollevandoli dall'obbligo di restituzione dei contributi ricevuti per la costruzione dei parchi fotovoltaici di proprietà comunale.

Spesso, impossibilitati a gestire direttamente gli impianti, molti comuni hanno infatti esternalizzato la gestione di tali parchi. Dopo 15 anni dall'erogazione di quelle risorse il GSE ha chiesto la restituzione dei fondi. Con questo emendamento si consente ai comuni di non restituire i finanziamenti già spesi, trattenendo risorse che devono rimanere destinate a fornire servizi ai cittadini. Tornando sempre alle imprese, il decreto-legge introduce nuove disposizioni per il contrasto della crisi energetica, prevedendo quindi ulteriori misure a sostegno di settori precedentemente non considerati. Pensiamo all'articolo 7-ter, che opera nell'ambito dell'automotive. Però, non vi sembra che siano state lasciate fuori altre imprese? Le imprese agricole o della pesca, ad esempio, per cui avevamo proposto l'assegnazione all'Istituto di servizi per il mercato agricolo-alimentare, Ismea, di 150 milioni di euro per il 2022 per la concessione di prestiti cambiari a tasso zero in favore di queste imprese.

Sulla stessa lunghezza d'onda si collocava la nostra richiesta di sospensione di pagamento di rate e canoni di mutui e finanziamenti per le piccole e medie aziende agricole sin dal marzo 2023, anche questa caduta nel vuoto, purtroppo. Per le imprese, invece, di trasporto pubblico locale nulla. Si legge soltanto un incremento di 320 milioni di euro del fondo destinato al settore del trasporto pubblico locale e regionale ed è chiaro che questo intervento non sia abbastanza. La nostra proposta prevedeva, infatti, l'estensione di tutte le agevolazioni di cui oggi beneficiano gli energivori. Una misura certamente più ambiziosa, ma sicuramente più efficace nella prospettiva di garantire un concreto sostegno al settore. E poi c'è un altro grande assente all'appello, la sanità.

Avviandomi alle conclusioni, gentile Presidente, diversi interventi contemplati dal decreto Aiuti-quater sono oggettivamente finalizzati a garantire sostegno alle imprese e alle famiglie; tuttavia, è da riconoscere che le misure messe in campo non bastano e non sono sufficienti al perseguimento dello scopo. La posizione del Terzo Polo è stata chiaramente espressa dai nostri colleghi in sede di discussione del decreto in Senato. In questa circostanza abbiamo dichiarato il nostro voto contrario alla fiducia posta sul provvedimento in esame. Sarebbe opportuno considerare le proposte emendative al decreto-legge presentate dall'opposizione in un'ottica di confronto collaborativo tra forze politiche opposte; confronto che noi del Terzo Polo abbiamo cercato di instaurare sin dall'inizio di questa legislatura.

Ci chiediamo, ma le risorse che il Governo è chiamato ad allocare trovano con questo decreto uno stanziamento effettivamente ottimale? Si sta facendo tutto il possibile per aiutare chi è davvero in difficoltà? Stiamo destinando correttamente le risorse alle imprese, alle famiglie, ai giovani, all'istruzione, alla sanità? No, noi non crediamo sia così e riteniamo che si possa e si debba fare molto altro. È per questa ragione che invitiamo la maggioranza di Governo ad aprire un dialogo più costruttivo con l'opposizione nei prossimi provvedimenti di sostegno all'economia, che è così duramente colpita dalla difficile congiuntura in corso.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, beati i popoli che non hanno bisogno di aiuti, verrebbe da dire parafrasando Bertolt Brecht, e il programma con il quale la nostra coalizione si è presentata agli elettori corrisponde fedelmente a questo auspicio.

Politiche strutturali al posto dei bonus a pioggia, stimolo all'intrapresa invece degli incentivi a perdere, creazione di lavoro piuttosto che assistenzialismo di Stato. In effetti, nei limiti di una coperta resa stretta dal poco tempo a disposizione e da una congiuntura terribile, i primi segnali in questa direzione sono stati dati già con la legge di bilancio. Con la realtà, tuttavia, bisogna sempre fare i conti e, se la filosofia dei bonus è finalmente in corso di archiviazione per manifesta inefficacia, il protrarsi della crisi internazionale e dell'emergenza energetica impone, mentre si compie la sterzata verso le politiche attive per la crescita, di non dismettere il piano di aiuti affinché famiglie e imprese possano far fronte ai rincari, con importanti correttivi rispetto al passato e con una buona notizia: accanto alla contingenza, il Governo e la maggioranza non perdono d'occhio la strategia, una strategia che punta a correggere le storture internazionali e a ridurre significativamente la nostra dipendenza energetica da altri Paesi.

In questo quadro discutiamo quindi oggi di un pacchetto di misure di sostegno che sono importanti per fronteggiare la crisi in atto, ma volutamente solo a carattere temporaneo. Se, infatti, nell'immediato ci sono da affrontare le difficoltà delle famiglie e bisogna impedire la chiusura delle imprese, nel medio e nel lungo periodo l'obiettivo non può essere, e non lo è sicuramente per noi, semplicemente quello di spostare l'onere degli aggravi, ma è quello di giungere a un calmieramento dei prezzi dell'energia che abbia anche carattere strutturale. In questo senso va l'incremento della produzione del gas naturale nazionale, che ha il duplice obiettivo di accrescere l'indipendenza energetica e di consentire ai territori di trarre vantaggio dalle proprie risorse.

Non si tratta di un passo indietro rispetto agli impegni assunti nell'ottica della transizione ecologica, ma della sostituzione di parte delle quote di gas importato. L'obiettivo è quindi quello di ridurre la dipendenza dall'estero, anche per proteggere il sistema dagli effetti delle tensioni internazionali. Si tratta, signor Presidente, di un tassello fondamentale della complessiva strategia messa in campo dal Governo per rendere la bolletta energetica nuovamente sostenibile; sostenibile per le imprese, sostenibile per le famiglie, ma sostenibile soprattutto per tutto il Paese. Sappiamo bene, infatti, che le sole misure di sostegno portate avanti fin dall'inizio dell'emergenza non sono in grado di intervenire sulla bolletta energetica nazionale, che nel 2022 è quasi raddoppiata rispetto al 2021. Questo è un carico che, oltre a gravare sui bilanci mensili dei nuclei familiari e delle attività economiche, oltre a moltiplicare i costi di produzione per le imprese, ha il suo peso non indifferente anche sulla bilancia commerciale.

Bene, dunque, andare avanti con una direzione chiara e una strategia diversificata; bene correggere gli errori del passato e continuare invece a scavare laddove il solco tracciato conduceva sulla giusta strada. L'accordo raggiunto in sede europea sul cosiddetto price cap, ad esempio, con un effetto positivo già riscontrato sul prezzo del gas, è un segnale delle capacità del nostro Esecutivo di agire sulla base di un chiaro mandato elettorale e di una forte caratura politica, senza però soffrire di quel riflesso pavloviano, tante volte sperimentato, che porta a vanificare in maniera aprioristica il lavoro svolto dall'Esecutivo che ha agito in precedenza. Quando si è deboli, si tende a fare tabula rasa per dar prova della propria esistenza; quando si è forti, invece, ci si può permettere di gettare l'acqua sporca senza sacrificare il bambino.

E in questa legislatura, Presidente, siamo tornati alla politica, alla politica delle idee, alla politica delle azioni che non ha bisogno per forza di contrapporsi per affermare la propria identità. E ancora, signor Presidente, a proposito di bambini o di acqua sporca, il provvedimento oggi al nostro esame presenta anche importanti correttivi sul fronte del Piano nazionale di ripresa e resilienza, soprattutto per quanto riguarda la velocizzazione della messa a terra dei progetti.

Un Piano ambizioso, infatti, sta rischiando di sfarinarsi sotto il peso della burocrazia e per questo oggi ci troviamo a discutere, con questo decreto, di semplificazioni che possono davvero accelerare la realizzazione dei progetti contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia in termini di sburocratizzazione dei cantieri e degli interventi sia in termini di gestione del Piano stesso. Anche in questo caso stiamo parlando di un progetto Paese che, per forza di cose, trascende le legislature e trascende le visioni dei diversi Governi, ma non per questo ci si può esimere dall'agire con decisione, anche alla luce delle nuove emergenze intervenute dal tempo della presentazione del Piano, per migliorare ciò che va migliorato, ottimizzare ciò che va ottimizzato, velocizzare ciò che va velocizzato, al fine di agevolare quella trasformazione sempre più necessaria per riagganciare la ripresa e contrastare l'effetto recessivo dell'inflazione. In ottica, infine di idealità e realismo, di coerenza e prudenza, di identità e consapevolezza del difficile quadro congiunturale nel quale ci si trova a operare, ci accingiamo dunque ad approvare un insieme di misure che mirano a fronteggiare l'emergenza riportando, però, il Paese, passo dopo passo, verso quella carreggiata di sviluppo che corrisponde alla via maestra proposta dal centrodestra agli elettori; ecco perché, oltre a redistribuire le risorse a favore dei settori in maggiore difficoltà e delle fasce di reddito più basse, ci si è assunti l'onere di correggere le evidenti storture laddove, a fronte di un costo molto elevato per le casse dello Stato e dunque - voglio ricordarlo - per i contribuenti non si sono avuti i benefici sperati o questi sono andati a tutto vantaggio di classi di reddito più elevate: è il caso, ad esempio, dei bonus edilizi, che avrebbero potuto rappresentare un volano per un importante settore e, invece, per l'insipienza di chi ha scritto le norme, si sono rivelati un costo elevatissimo per la collettività e una fonte di problemi per le stesse imprese del settore che, invece, avrebbero dovuto beneficiarne. Bene dunque la direzione intrapresa, bene la capacità di perseguirla con una giusta combinazione di coraggio, determinazione e realismo; avere una visione non significa non vedere le emergenze, affrontare le emergenze non significa rinunciare alla propria visione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Claudio Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, esponenti del Governo, discutiamo oggi questa legge di conversione, in un momento che sappiamo bene essere complicato: l'inflazione sale ancora e le banche centrali sono costrette ad alzare i tassi d'interesse, riducendo il credito, la guerra in Ucraina non sembra vedere fine e cresce la paura che nuove varianti di COVID dall'Oriente possano farci ripiombare in una situazione di pandemia senza controllo; è per questo che siamo arrivati al quarto decreto Aiuti, che contiene varie misure. Alcune, e possiamo dire la maggioranza di queste, sono di fatto proroghe di scelte fatte dal precedente Governo e altre sono frutto di questa legislatura e del nuovo Governo. Questo ci consente - e consentirà agli italiani - di fare un paragone. Il paradosso cui ci troviamo di fronte è che abbiamo avuto un Governo tecnico, a tempo, di larghe intese, che paradossalmente ha avuto più capacità di fare scelte politiche rispetto a una maggioranza che, invece, pur dichiarandosi unita e politicamente granitica, con questo decreto dimostra, per la propria parte, di non aver saputo fare scelte che abbiano una visione di lungo periodo. L'assenza di una visione è, infatti, la caratteristica principale del provvedimento di cui discutiamo oggi. Come avete fatto nella legge di bilancio, continuate a prorogare le misure contro le emergenze di tre mesi in tre mesi, sperando in un qualche fortunato evento che ci porti fuori dalla crisi bellica, dalla crisi economica e da quella sanitaria. Potremmo dire che questo Governo ha scelto la strada del fingersi morto, sperando di superare la crisi.

La vostra strategia è solo quella di affidarsi a misure di cortissimo raggio, più utili a rispondere alle vostre necessità comunicative che a risolvere i veri problemi del Paese; l'esempio di questa strategia è la scelta di aumentare la produzione nazionale di gas attraverso le trivellazioni; non condividiamo il senso di questa scelta, innanzitutto dal punto di vista ambientale, in quanto si mettono a rischio le nostre coste e non si facilita la riduzione delle emissioni, ma anche dal punto di vista economico e temporale, in quanto l'aumento della produzione richiederà tempo e potrà difficilmente garantire anche solo il raddoppio dell'attuale produzione, che oggi copre il 5 per cento del fabbisogno nazionale. Seppure ci dovesse essere, dopo tanto sforzo, il raggiungimento del 10 per cento della produzione, questo non consentirebbe di risolvere i problemi che abbiamo oggi. Avete, quindi, scelto il populismo energetico, una autarchia minimale e inutile, che si consumerà sulle spalle dei cittadini, e questo solo per permettervi di dire di aver aumentato la produzione di gas nazionale. Potevate fare molto altro; potevate introdurre nel decreto norme per attuare più velocemente il Piano Repower EU, voluto dalla Commissione europea. Sono 542 gli impianti fotovoltaici bloccati, in attesa dell'autorizzazione del Ministero della Transizione ecologica e della sicurezza energetica, potevate semplificarne l'attivazione, ma non l'avete fatto. Il motivo è chiaro, signor Presidente: questo avrebbe voluto dire avere una visione a lungo termine, avrebbe voluto dire non potersi prendere i meriti di una norma - sbagliata, nel tempo e nel merito - come quella sul gas, ma riconoscere anche che le scelte europee vanno nella direzione giusta; non avreste, in sostanza, potuto guadagnare politicamente niente sulla crisi come ormai, invece, siete abituati a fare. L'assenza di una visione a lungo termine si constata anche sotto l'aspetto del superbonus, l'altra misura al centro di questo provvedimento; la vostra pratica di prorogare misure di tre mesi in tre mesi, di prendere sempre mezze decisioni e di lasciare il Paese in balìa dei suoi problemi è evidente su questa misura. Secondo uno studio di CNA, ci sono circa 50 mila aziende in Italia che rischiano di fallire per i crediti bloccati, aziende che si porteranno dietro difficoltà per l'indotto e conseguenze per famiglie e amministrazioni pubbliche che dovranno supportare questi cittadini e queste imprese. Il superbonus aveva sicuramente criticità e poteva essere migliorato ma aveva almeno una visione; le vostre scelte, invece non ne hanno; la povertà energetica per voi è un fenomeno inesistente e tutto questo nonostante diciate sempre di voler promuovere un cambiamento delle politiche europee; però, i documenti sono pieni di riferimenti alla povertà energetica che viene indicata nell'Agenda europea, ossia alla difficoltà delle famiglie per garantirsi riscaldamento, illuminazione e gas per cucinare; le cause sono i redditi bassi, una situazione che il nostro Paese vive da tempo, una spesa per l'energia elevata - che è il motivo per cui siamo oggi qui - e un'inefficienza energetica nelle case. Il superbonus andava nella direzione di migliorare, almeno in parte, il tema della povertà energetica, con l'efficientamento delle case. Noi, come Partito Democratico, avevamo anche proposto un contratto di energia, rinnovabile a prezzi convenienti per le famiglie più bisognose, per poter incidere proprio su questo tema, ma la domanda è: dove sono le proposte della maggioranza sulla povertà energetica degli italiani? Qual è la strategia di lungo periodo? Continuate solo a prorogare le misure del Governo Draghi, cui il partito di maggioranza relativa era all'opposizione, per finanziare, come avete fatto nella legge di bilancio, la vostra propaganda elettorale e misure che guardano solo all'immediato consenso, salvo poi scoprire, dal 1° gennaio, che non siete intervenuti sulle accise.

Quindi, in questi giorni di festa, le italiane e gli italiani hanno riscontrato gli effetti della vostra disattenzione ai problemi reali dei cittadini, vedendo aumentare, anzi schizzare in alto, i prezzi della benzina e del diesel, proprio nei giorni in cui tanti viaggiavano in occasione delle festività.

L'unico risultato positivo - il price cap della politica energetica, che il Governo afferma di essere riuscito ad ottenere, continuando i grandi sforzi del Governo precedente - è stato raccontato come un successo di questo Governo, ma viene da un lavoro a cui, nella passata legislatura, aveva concorso il Governo e su cui vi era stato il pronunciamento del Parlamento.

Insomma, Presidente, siamo ancora alla conversione di un decreto per il quale la Camera dei deputati non può intervenire. Ormai, stiamo scivolando verso un monocameralismo di fatto, quando non ci sono più le ragioni che, durante l'emergenza COVID, in occasione della conversione in legge di tanti decreti, a partire dai “ristori” e dalle misure di emergenza sanitaria, hanno giustificato il fatto che convenisse che solo una Camera facesse la lettura di un provvedimento. Si sta affermando questa prassi ed è sbagliato. Presidente, è sbagliato, perché noi, del Partito Democratico, avevamo proposto una riforma del bicameralismo e, attraverso una riforma costituzionale, il superamento della lettura identica; quel referendum lo abbiamo perso e, oggi, il sistema bicamerale, ancorché con un numero ridotto di parlamentari, rimane in vigore. Aggirarlo per costrizione politica è un errore, perché a una Camera spetta sempre questa ingrata discussione: dover discutere, emendare e poi, alla fine, approvare un provvedimento, in seconda lettura, su cui non c'è possibilità di incidere, anche quando c'è consapevolezza che i temi affrontati nella discussione al Senato, già poche settimane dopo, richiederebbero un aggiustamento, una ridefinizione. Ciò anche perché non solo quello che è fuori dal Palazzo evolve e cambia, ma anche perché un nuovo Governo dovrebbe avere l'umiltà di confrontarsi in una sede parlamentare, di confrontarsi con le parti sociali e di comprendere che tempi come questi richiedono una capacità di ascolto e di modificare anche i propri orientamenti. Invece, abbiamo un Governo che si è presentato qua solo con i voti di fiducia, che ha forzato con i decreti, ha forzato con la legge di bilancio, ha annunciato una modifica costituzionale, senza spiegare se intenda farla con il concorso delle opposizioni o con il solo consenso della maggioranza; un Governo che sta cercando di forzare sull'autonomia differenziata, sul presidenzialismo. Ecco, Presidente, anche oggi, in quest'Aula vuota, dove la maggioranza latita, affermiamo le ragioni dell'opposizione, affermiamo le ragioni del Partito Democratico e continueremo la nostra battaglia di opposizione anche su questo provvedimento e nei prossimi che verranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Comaroli. Ne ha facoltà.

SILVANA ANDREINA COMAROLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Governo, sicuramente ci troviamo in una fase particolare, dove il problema dei costi energetici è diventato il problema dei problemi, perché va ad incidere sia sulle famiglie, che, molte volte, non riescono ad arrivare a fine mese - magari si trovano nella condizione di dover scegliere se riscaldarsi oppure se mangiare - e sulle imprese che, a volte, si vedono costrette anche a chiudere, sospendere momentaneamente la produzione, mettendo in cassa integrazione il personale: quindi, un ulteriore problema che va a gravare sulle famiglie.

Questo Governo ha deciso di stanziare, per questo provvedimento, 9 miliardi, tutte le risorse che erano disponibili - raschiando un po' il barile, mi consenta, Presidente -, al fine di tamponare questo problema immenso dei costi energetici. Dispiace vedere che, nonostante il Governo (e anche il precedente Governo Draghi) abbia stanziato notevoli risorse, la situazione continua a creare problemi a tutti noi.

L'Europa, in questo frangente - dispiace dirlo - ha perso più tempo a discutere del problema che a cercare soluzioni per risolverlo. Il problema che riguardava un po' tutta l'Europa. Pensiamo alla discussione sul price cap sul quale, oggi, si è raggiunto un parziale accordo, ma solo parziale, dopo mesi e mesi di discussione. Ci si aspettava dall'Europa, forse, un intervento più deciso, ma, ahimè, questa è la scelta.

Vede, Presidente, il problema è grande e va risolto, ma sicuramente non si può pensare di risolverlo nell'immediato. Nell'immediato, si possono fare misure tampone, misure per alleviare l'incidenza di questi costi energetici, ma l'importante è pensare in modo strategico, quindi, partire, già da subito, nell'immediato, pensando a cosa fare per far sì che l'Italia raggiunga l'autosufficienza energetica. È un percorso lungo e complesso e sicuramente un Governo insediato due mesi fa non può risolverlo nell'immediato; però l'importante è cominciare a discutere di questo grande obiettivo. Infatti, è brutto che un grande Paese come il nostro, una grande potenza come la nostra sia in balia degli altri Stati per quanto riguarda la questione energetica. Questo ha una ricaduta anche da un punto di vista economico, basti vedere cosa sta succedendo alle nostre imprese che si trovano in notevole difficoltà; molte volte, le nostre imprese subiscono la concorrenza delle altre aziende, che, invece hanno costi più contenuti da un punto di vista energetico. Bisogna agire subito, stabilire misure tampone, uso proprio questi termini, misure tampone, perché sono così, queste misure, tant'è che anche oggi stiamo convertendo questo decreto, ma la maggior parte delle misure contenute ha già esaurito i propri effetti; molte di queste misure sono state riprese dalla legge di bilancio.

Fra le tante cose da fare subito - benissimo - c'è il fotovoltaico; però, attenzione nel voler puntare tutto sul fotovoltaico. Fotovoltaico vuol dire essere succubi della Cina, perché la Cina è il produttore più importante dei componenti per fare il fotovoltaico. Allora, stiamo scappando dalla Russia, che ci fornisce il gas, stiamo puntando sul fotovoltaico e sull'elettrico e dipenderemo ancora totalmente da un altro Stato. Ricordo che anche la Russia era considerata uno Stato che garantiva, comunque, una tranquillità e che non ci sarebbero stati stravolgimenti. Cosa succederà con la Cina? Non lo so. Non voglio essere dipendente da un altro Stato al 100 per cento per quanto riguarda le questioni energetiche. Consideriamo poi anche le problematiche del fotovoltaico, che sicuramente non ci consente di usufruire di tutta l'energia di cui abbiamo bisogno. Pensiamo alle nostre grandi imprese energivore: cosa facciamo con il fotovoltaico? Risolviamo questo problema? Il fotovoltaico poi dipende molto sia dal tempo meteorologico, sia dalla zona in cui si è, se si pensa all'eolico.

Il problema, invece, è che il nostro sistema produttivo ha bisogno di avere garanzie per evitare gli shock energetici e, sicuramente, il fotovoltaico o l'eolico non lo risolvono; possono, sì, incidere in modo parziale, ma, di certo, non completamente.

Come dicevo, questo provvedimento aiuta per un periodo tutte quelle famiglie e quelle imprese che si trovano a dover pagare costi astronomici di energia elettrica e di gas. Cosa ha previsto? È vero, ha prorogato misure già disposte dal Governo Draghi: pensiamo alla proroga del credito di imposta per le imprese energivore e gasivore, pensiamo alla proroga della diminuzione delle accise per i carburanti, alla rateizzazione delle bollette per le imprese, al bonus sociale. E cosa ha previsto inoltre? Ha previsto una misura che ritengo importantissima e che i Governi precedenti non hanno mai fatto, ponendo attenzione a tutto il settore del sociale, delle case di riposo e dei disabili, tant'è che sono stati disposti stanziamenti solo per le case di riposo, che non sono mai state considerate, perché si è sempre pensato alle famiglie e alle imprese, giustamente, ma tutte le volte ci si dimenticava delle case di riposo. Questo Governo, invece, le ha considerate, stanziando 50 milioni proprio per il caro bollette di questi soggetti e altri 50 milioni per i disabili, senza contare i contributi ai comuni proprio per il caro bollette, per il trasporto pubblico regionale e locale.

Poi che cosa ha fatto? Si può essere d'accordo o non d'accordo: lo sblocco delle trivellazioni, con riferimento al quale, ricordo che, in questo provvedimento, ha autorizzato l'ispezione fino a 9 miglia marine, che equivalgono a circa 17 chilometri dalle spiagge, e, in più, ha introdotto una serie di norme proprio per monitorare e verificare che sia fatto tutto in estrema sicurezza. Perché, vedete, io non so voi, ma a me dà un fastidio incredibile il fatto che non potevamo trivellare a fronte del gas presente nei nostri mari, mentre gli Stati vicini potevano utilizzarlo. Questo non va bene e, quindi, benissimo che questo Governo abbia risolto in questo modo. Ripeto, anche questa misura non risolve il nostro problema energetico, però è sempre qualcosa in più.

Ricordo, inoltre, che ci sono tante cose da fare. Io ho molta fiducia in questo Governo, non solo perché sono nella maggioranza, ma perché già lo si vede nelle misure e nei provvedimenti che sta attuando, però, come dicevo, le critiche ci sono, sono comprensibili. Si poteva fare di più? È vero, però ricordo che c'erano due grandi problemi che questo Governo ha dovuto affrontare. Uno è la questione del tempo limitato: nel giro di pochissimo tempo, ha predisposto questo decreto proprio per risolvere i problemi dei cittadini e l'ha fatto nell'immediato. L'altro problema è la questione delle risorse: magari ci fosse un pozzo senza fondo dove andare a prendere le risorse per fare tutte le cose che giustamente si dovrebbero fare, ma le risorse sono limitate e quelle risorse limitate hanno una priorità. Questo Governo ha deciso che la questione energetica fosse il problema dei problemi e ha destinato tutto e subito a questo settore, anziché distribuire a pioggia a questo, a quello o a quell'altro settore.

Un'ultima cosa, Presidente. Ascoltando gli interventi prima di me o la stessa discussione in Commissione, si è detto che questo Governo ha fatto solo una lettura sia di questo decreto che della legge di bilancio, che non c'è stato spazio per la discussione, per poter incidere sul provvedimento; tuttavia, Presidente, ricordo, tramite lei, ai colleghi che anche con i due Governi precedenti avveniva tutto ciò, quindi, non è la novità di questo Governo, che ha agito in questo modo, e dispiace vedere che, molte volte, ci si accorge della pagliuzza, in questo caso, del Governo avversario, e non si vede, invece, la trave nei propri occhi.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, membro del Governo, oggi stiamo discutendo in quest'Aula un provvedimento che per il MoVimento 5 Stelle è del tutto inaccettabile per alcune misure che contiene: faccio riferimento al ritorno alle trivellazioni nei nostri mari, nel mare Adriatico in particolare, al grave depotenziamento del superbonus 110 per cento, al fatto che si riapre all'utilizzo di energia derivante anche dall'incenerimento dei rifiuti. Per noi sono scelte assurde, folli, che denotano, inoltre, approssimazione e totale mancanza di una visione politica da qui, non a 5 anni, ma nemmeno a 10, 20, 30 anni. A quest'Aula, tramite lei, Presidente, vorrei ricordare alcune citazioni testuali: “Domani andrò a votare al referendum sulle trivelle e voterò sì. Rivolgo un appello ai cittadini: non fate passare sottotraccia un referendum molto importante per la qualità del nostro ambiente e la difesa del nostro mare. Non andare a votare (Commenti della deputata Comaroli)” - collega, io l'ho ascoltata - “come invita a fare Renzi, sarebbe un aiuto ad alcune grandi lobby che sono legate anche a questo Governo (Commenti della deputata Comaroli)”. Presidente, io ho ascoltato…

PRESIDENTE. Prego, continui. Onorevole, la prego.

ILARIA FONTANA (M5S). … giustamente in rigoroso silenzio, anche perché le discussioni generali sono convinta che si facciano per arricchire il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quindi grazie ai superstiti della maggioranza che sono rimasti in quest'Aula ad ascoltarci.

Quindi vorrei ricordare alcune citazioni. Riprendo: “Domani andrò a votare al referendum sulle trivelle e voterò sì”. Queste sono citazioni testuali, non le sto inventando io. “Rivolgo un appello ai cittadini: non fate passare sottotraccia un referendum molto importante per la qualità del nostro ambiente e la difesa del nostro mare. Non andare a votare, come invita a fare Renzi, sarebbe un aiuto ad alcune grandi lobby che sono legate a questo Governo”. A dirlo, l'attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in occasione del referendum del 2016.

E ancora: “Domenica 17 aprile andiamo a votare sì al referendum per dire basta alle trivellazioni, basta all'inquinamento del nostro mare e basta a un Governo ipocrita e servo dei poteri forti che sta affamando il popolo italiano per fare gli interessi di amici e parenti”. Questo, invece, direttamente dal sito Fratelli d'Italia, sempre in occasione del referendum del 2016. E, sempre per la stessa occasione, che ci ha dato tantissime citazioni da ricordare in quest'Aula, cito ancora testualmente: “Io domenica 17 vado a votare sì e spero che siano in tanti a farlo, perché il nostro petrolio è la nostra ricchezza, è il nostro paesaggio, l'agricoltura, il turismo, il mare, la pesca, e non qualche buco nell'acqua”. Questa volta, invece, a dirlo è l'attuale Ministro Salvini, con tanto di felpa con su scritto “Stop trivelle, vota sì” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Senza dimenticare, ovviamente, le dichiarazioni di esponenti di Forza Italia, che dicevano “dalle trivellazioni nessun beneficio”, sempre nel 2016. Un déjà-vu che porta questo Governo a compiere un'ennesima giravolta: in maniera ideologica, quindi, contrario nel 2016, una volta al Governo e alla guida del Paese, quindi, oggi, concretamente e convintamente favorevole.

Come MoVimento 5 Stelle, qui, alla Camera, ci siamo chiesti quale fosse l'approccio propositivo e migliore per affrontare il provvedimento e ci siamo chiesti perché anche questo provvedimento sia stato assegnato soltanto alla Commissione bilancio in sede referente e non alla Commissione ambiente.

È vero che il contenuto reca disposizioni di natura finanziaria ma non esclusivamente finanziaria e c'è una parte ambientale e di sicurezza, di strategia energetica nazionale e, quindi, ambientale, che è fondamentale nel decreto. Ci siamo chiesti, anche, la sussistenza di un'eventuale incompatibilità con i principi dell'ordinamento europeo e, ancora, il palese contrasto dinanzi ai principi costituzionali presenti attraverso l'articolo 9 e l'articolo 41 della Costituzione, in particolare proprio circa la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. Ecco, proprio per questi motivi, abbiamo deciso di presentare una questione pregiudiziale di costituzionalità, secondo la quale il decreto non dovrebbe proprio essere discusso. Ricordo a quest'Aula che quanto state approvando in maniera favorevole non aiuterà di certo la transizione energetica del nostro Paese, così come non avrà benefici tangibili per i cittadini e le cittadine. Diciamo le cose come stanno, facendo magari parlare qualche numero. Le stime del vecchio Ministero della Transizione ecologica, oggi, Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, valutavano intorno ai 70 miliardi i volumi delle riserve recuperabili sull'intero territorio nazionale, quindi, in terraferma e in mare; una quantità che, ad oggi, coprirebbe il fabbisogno nazionale per un solo anno, per 12 mesi. La quantità di gas recuperabile, secondo questo Governo, è stimata intorno ai 15 miliardi di metri cubi in dieci anni, ossia 1,5 all'anno. In soldoni, che cosa vuol dire? Che si andrà a coprire soltanto il 2 per cento del fabbisogno nazionale. Questa, tra l'altro, è una garanzia probabilmente più per i produttori del gas, che comunque si ritrovano fasce di prezzo prestabilite, in modo da evitare i rialzi da qui a dieci anni, piuttosto che per i contribuenti e le casse pubbliche. Quindi, anziché puntare sul potenziamento delle energie rinnovabili, questo Governo cosa decide di fare? Se scientemente o meno non lo so: portare il nostro Paese indietro. Così si spiegano anche le assenze che abbiamo visto in questi mesi. Io faccio riferimento alla COP15, in cui il Ministro competente era totalmente assente, oppure alla presenza, che seppur c'è stata è stata impalpabile, della Presidente del Consiglio alla recente Conferenza delle parti, la COP27. Eppure – in questo mi rivolgo ai colleghi della maggioranza presenti in quest'Aula - probabilmente non ci si rende conto di cosa si stia andando ad approvare in merito alle trivellazioni. Si sta permettendo l'estrazione di idrocarburi nell'area del Delta del Po, nel golfo di Venezia e nell'alto Adriatico, dove oggi ne sussiste il divieto, proprio a causa del rischio di subsidenza, cioè dell'abbassamento del fondale marino. Quindi, è chiaro a tutti che questa è una norma sblocca trivelle che non solo consentirà di riattivarne la produzione, ma anche di acquisire nuovi concessioni per l'estrazione di combustibili fossili in aree che oggi sono protette per motivi di tutela ambientale e di sicurezza delle popolazioni costiere. Io capisco che questa maggioranza probabilmente ha un problema con le aree protette, Presidente, perché prima le apre per la fauna selvatica e adesso le apre per trivellare i nostri mari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tra l'altro, Presidente, ho il sospetto che non un metro cubo di gas porterà un vantaggio al nostro Paese, mentre ho la certezza che questo provvedimento si pone in netto contrasto con tutti gli impegni internazionali che abbiamo preso; parlo dell'abbassamento delle emissioni climalteranti al 2030, parlo del raggiungimento della neutralità climatica al 2050 e parlo ancora del fatto che se il Ministro Pichetto Fratin fosse andato alla COP15 forse si sarebbe reso conto di un altro obiettivo importantissimo, certo ancora bisogna fare tanto, ma questo obiettivo è fondamentale: il 30x30. Che cosa vuol dire? Che entro il 2030 dobbiamo aumentare del 30 per cento le nostre aree protette. Questo Governo cosa fa per tradurre in realtà gli impegni presi sulla carta? Trivella i nostri mari, dimenticando, tra le altre cose, che la tutela ambientale, oggi, è un tassello inscalfibile della nostra Costituzione. Riaprire la strada indiscriminata delle trivellazioni in mare per accrescere la produzione interna di gas è una ricetta vecchia, del secolo scorso, pericolosa dal punto di vista economico e finanziario per contribuenti e casse pubbliche e con impatti devastanti, lo ripeto, devastanti, sugli ecosistemi marini e sulla biodiversità e, quindi, anche nella lotta ai cambiamenti climatici. Se a tutto ciò, poi, abbiniamo il depotenziamento del superbonus 110 per cento e, ancora, una norma inserita al Senato in Commissione attraverso un emendamento che prevede la sostituzione del gas naturale con combustibili alternativi, compreso il combustibile solido secondario, il CSS, che comunque resta un rifiuto, fino al 31 marzo 2024, vediamo in maniera palpabile – lo ripeto - la totale approssimazione e la totale inadeguatezza di questa maggioranza nell'affrontare le vere emergenze nel nostro Paese. Tra l'altro, in direzione totalmente contraria anche al principio comunitario di sostenibilità ambientale, il principio Do No Significant Harm, ossia il non arrecare alcun danno significativo all'ambiente.

Che dire, da un decreto che si chiama Aiuti ci aspettavamo molte più risorse per le aree del Paese colpite negli ultimi mesi dalle calamità naturali, perché effettivamente le risorse stanziate sono oggettivamente troppo poche e rappresentano una proposta carente, che non crea i presupposti per una vera soluzione a tali problematiche. Diciamo che è un po' un decreto “groviera”, mi viene da immaginarlo così, con buchi in tutte le sue parti, rendendo pieno di buchi tra l'altro anche il nostro mare, e senza una visione a lungo termine. Tuttavia, una direzione chiara c'è ed è quella dell'assoluto disinteresse nei confronti dell'ambiente, della sostenibilità sociale e della sostenibilità economica di questa maggioranza e di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fabrizia Comba. Ne ha facoltà.

FABRIZIO COMBA (FDI). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il decreto-legge Aiuti-quater è il provvedimento che il Governo ha approvato per andare incontro alle esigenze delle famiglie e alle esigenze delle imprese che hanno sofferto e soffrono gli effetti della crisi energetica e del caro bollette. Questo decreto prevede uno stanziamento pari a circa 9,1 miliardi di euro provenienti dall'extra gettito fiscale per finanziare interventi contro il caro energia e queste ingenti somme stanziate dimostrano che la priorità del Governo è innanzitutto quella di dare stabilità al Paese.

Con questo provvedimento vengono prorogati i tempi per utilizzare i crediti di imposta per l'acquisto di energia elettrica e di gas; è una proroga importante, che aiuta le imprese che sono in seria difficoltà economica. Questo decreto intende prorogare dal 31 marzo al 30 giugno 2023 i termini per l'utilizzo, in capo ai beneficiari e ai concessionari, dello stesso credito di imposta per l'acquisto di carburante, concesso dal decreto-legge Aiuti-ter, con riferimento alle spese sostenute nel quarto trimestre solare dell'anno 2022, alle imprese esercenti attività agricola che vanno dalla pesca all'agromeccanica. Inoltre, viene data alle imprese la possibilità fondamentale di rateizzare gli importi dovuti per l'energia elettrica e per il gas e proroga sempre al 31 marzo 2023 il termine entro il quale GSE, il gestore dei servizi energetici, potrà cedere il gas naturale a prezzi calmierati.

Questo decreto, Presidente, consente alle imprese residenti in Italia - sottolineo: in Italia -, clienti finali di energia elettrica e di gas naturale di richiedere ai relativi fornitori la rateizzazione dei rincari delle bollette elettriche per i consumi effettuati dal 1° ottobre 2022 al 31 marzo 2023, e fatturati, comunque, entro il 30 settembre 2023.

Il decreto Aiuti-quater per agevolare l'operatività dei piani di rateizzazione riconosce la possibilità per i fornitori di energia elettrica e gas naturale aventi sede in Italia di richiedere - e questo è un aspetto molto importante - finanziamenti bancari assistiti da garanzia SACE, che è autorizzata a concederla, ai sensi di legge, per gli effetti dell'articolo 15 del decreto-legge n. 50 del 2022.

Il decreto Aiuti-quater, inoltre, proroga, signor Presidente, termini a tutela dei prezzi domestici e termini nel settore del gas naturale e comporta modifiche del superbonus, con la possibilità di concessione dei crediti a intermediari qualificati.

Un'altra norma importante, prevista in questo decreto, è la proroga dei termini per l'affidamento dei lavori per le opere pubbliche e di messa in sicurezza degli edifici e del territorio per utilizzare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Questo decreto dimostra bene qual è l'Italia che ha in mente il Governo Meloni, un'Italia in cui si cresce, un'Italia in cui si produce e in cui, al primo posto, c'è il lavoro e non l'assistenzialismo concesso anche a chi non ne ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Il Governo, con questo decreto-legge, ha consentito l'incremento di produzione di gas naturale dai giacimenti del territorio nazionale attraverso l'aumento delle quantità estratte e l'autorizzazione di nuove concessioni. Si tratta di una misura significativa che conferma la poderosa politica energetica che il Governo sta impostando per l'Italia.

Poi, il decreto Aiuti-quater prevede l'estensione del fringe benefit, un contributo che il datore di lavoro può aggiungere in busta paga che è completamente esente da tasse.

Ci sono anche misure per le associazioni del Terzo settore, a cui la collega prima faceva riferimento, che operano nel campo dell'assistenza - il Terzo settore ci è particolarmente caro -, come le RSA (risorse aggiuntive con richiamo assoluto a sostenerle).

Nello specifico, il decreto Aiuti-quater modifica una disciplina transitoria che prevede, per il 2022, in relazione all'incremento dei costi per la fruizione dell'energia, sia un contributo straordinario a favore di alcuni enti che gestiscono servizi sociosanitari o socioassistenziali svolti in regime residenziale o semiresidenziale, sia un contributo straordinario per gli altri soggetti operanti nell'ambito del Terzo settore o, comunque, assimilabili a quest'ultimo ambito.

Inoltre, questo decreto incrementa di 150 milioni di euro per l'anno 2022 l'importo del contributo straordinario autorizzato dal DL n. 17 del 2022, per garantire la continuità dei servizi erogati dagli enti locali. Questo, ovviamente, è in relazione alla maggiore spesa per utenze di energia elettrica e di gas derivante dalla crisi energetica.

Sempre in tema di enti locali, signor Presidente, il provvedimento che stiamo per votare reca misure di sostegno per fronteggiare i costi dell'energia con specifico riferimento anche al trasporto pubblico locale e regionale e assegna ulteriori 320 milioni di euro per il 2022 al Fondo istituito dal decreto Aiuti-bis per sostenere il settore, a fronte degli eccezionali aumenti dei prezzi dell'energia e del carburante dovuti, ahimè, alla crisi internazionale in atto. L'incremento di risorse è destinato, per 130 milioni, a favore dei comuni e, per 20 milioni, in favore delle città metropolitane e delle province.

Le misure contenute in questo decreto rispecchiano la linea di Fratelli d'Italia, che è sempre stata dalla parte delle famiglie e delle imprese.

Con il decreto Aiuti-quater, inoltre, viene sbloccata una serie di opere pubbliche, di opere autostradali e di opere di interesse nazionale. Il decreto Aiuti-quater, insieme alla legge di bilancio approvata in Senato, dimostra che questo è il Governo del fare, che questo è un Esecutivo che si è messo al lavoro subito dopo il voto, per portare a compimento gli intendimenti del nostro partito e della nostra maggioranza.

Signor Presidente, Fratelli d'Italia voterà con convinzione a favore del decreto Aiuti-quater, un provvedimento che darà al nostro Paese i primi forti segnali di ripresa. Lo dicono i fatti e lo dicono i sondaggi: ogni settimana che passa gli italiani continuano a scegliere con convinzione Fratelli d'Italia e questo Governo di centrodestra, che lavorano per la stabilità e per la crescita, come dimostrano questi provvedimenti che stiamo approvando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Vorrei porre su questo decreto, in particolare, l'attenzione che Alleanza Verdi e Sinistra ha sulle tematiche relative alle energie. Non vorrei che si facesse lo stesso errore che è stato fatto sul primo voto di fiducia sul decreto varato dall'attuale Governo, che è stato quello sui rave party, di cui ancora oggi non riusciamo a comprendere quale fosse l'emergenza sociale e criminale. Invece, questa si è vista proprio ieri nelle vicende indegne a cui abbiamo assistito, avvenute in un autogrill tra non tifosi, perché non possono essere definiti tali, quindi tra cavernicoli provenienti da Napoli e altri cavernicoli - perché era proprio un incontro con le clave -, che praticamente se le sono date di santa ragione, bloccando il Paese.

Adesso, ci sembra che questo decreto sia un po' come quello sull'emergenza rave, cioè tanto fumo a manovella e… ma sta parlando con me? No? Gentilmente, si può chiedere ai colleghi, gentilmente, quando sono in Aula, di non parlare ad alta voce? Pensavo, infatti, che volessero interrompere il mio intervento.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Prego.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Allora, praticamente la situazione che si è venuta a creare è che abbiamo varato un atto con pene dai 6 ai 12 anni, proponendolo come soluzione al crimine nel nostro Paese, e poi ogni giorno vediamo che ci sono tanti altri problemi, come quello degli ultrà, che continuano a mettere a ferro e fuoco il nostro Paese.

Altro che rave che comunque vanno sanzionati: questi bloccano un'autostrada! Questi bloccano (Commenti)… Presidente le devo chiedere una cosa. Gentilmente, siamo già quattro gatti, dopodiché se si fanno...

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi, vi prego. Per cortesia.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Lo so che è difficile. Io quando sono in Aula, ovviamente, non sto al telefono o sono molto rapido, altrimenti parlo fuori.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole, prego, prosegua.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Anche perché la voce è sovrastante la mia, nonostante ci sia il microfono. Rispetto a questo, poniamo lo stesso problema sull'annunciatissimo sblocco delle trivellazioni per il gas e partiamo da un dato. Secondo gli studi di Legambiente, WWF e Greenpeace, tutta questa baraonda di trivellazioni creerà solo devastazioni ulteriori sul nostro territorio, quando, tra l'altro, anche se con un quorum non raggiunto, si è già espresso un referendum, con riferimento al quale oltre il 90 per cento dei cittadini, che hanno espresso il voto, ha detto “no”, “stop” alle trivellazioni. Insomma, tutto questo nuovo approvvigionamento di gas, per cui saremo autonomi e finalmente abbiamo trovato una grande soluzione, riguarda l'1,9 per cento del fabbisogno nazionale. In poche parole, andiamo a trivellare, a mettere impianti di estrazione e a devastare, quando tra l'altro nel nostro Paese si avverte la necessità enorme di investire sul turismo. Parlando del mio territorio, nel Golfo di Napoli vedete meglio il mare o una bella trivella? Per poi ottenere l'1,9 per cento del gas! Noi stiamo dando l'ok per l'1,9 per cento! Fosse il 90 per cento, onestamente mi porrei il problema, anche perché - torno a ripetere, l'ho detto in tutte le salse - non ho pregiudizi nei confronti di un Governo, che non è il mio, ma penso che valga sempre, per le amministrazioni comunali, regionali, provinciali e anche per i Governi, il tempo. Il collega intervenuto prima ha detto che hanno già risolto tutti i problemi del nostro Paese. Io me ne compiaccio, non me ne sono ancora accorto: probabilmente faccio parte di quella piccola minoranza, ancora sondata come non aderente a questa maggioranza. Però, il dato di fatto che voglio far presente è che noi otterremmo l'1,9 per cento. Andiamo a trivellare e a creare problemi di carattere naturalistico, ambientale e sociale per ottenere l'1,9 per cento. Continuo a ripetere questo numero, perché vorrei che qualcuno dal Ministero me lo smentisse e dicesse che non si tratta dell'1,9, ma del 29, del 39, del 49, del 99 per cento. Allora, si potrebbe dire: a fronte della soluzione di un problema, come quello dell'approvvigionamento del gas, in questo momento così drammatico, facciamo un intervento brutale, durissimo, però i cittadini italiani avranno piena sostenibilità! Ma non è così, perché l'1,9 è praticamente parva materia. Tra l'altro, mi pongo una domanda e la pongo ad alta voce: perché non si comincia ad investire, nel campo energetico, sulle rinnovabili? A fronte dell'investimento trivelle, per ottenere l'1,9 per cento di gas autonomo, nostro, non investiamo alcuna risorsa nei campi in cui, secondo tutti gli studi, il nostro Paese ha la migliore esposizione al mondo, ovvero il solare e l'eolico. Fotovoltaico ed eolico: noi dovremmo investire tutto su queste fonti di energia. E, invece, troviamo grande soddisfazione e grande afflato nell'andare a trivellare di nuovo i nostri mari per ottenere l'1,9 per cento di gas. Mi sembra un risultato non straordinario, non mi sembra un approdo di soluzione ai nostri problemi energetici. Tra l'altro - e ovviamente non me ne sono accorto solo io, perché altrimenti sembra una cosa di parte - dal 1° gennaio è aumentata o no la benzina? E chi ha scelto - perché, poi, quando uno governa, sceglie - di dare determinate priorità rispetto ad altre? Se vi è questo aumento della benzina è perché questo Governo ha scelto che le accise, che erano state eliminate, andavano reintrodotte.

Però abbiamo in prospettiva l'1,9 per cento di gas che potremmo estrarre da soli, casomai mettendo le trivelle nelle località balneari. È questa la nostra preoccupazione: l'ordine delle priorità. Per fare contenti pochi, si devasta un'area, un territorio e anche alcune prospettive degli italiani. Per puntare tutto sull'1,9 per cento di gas, prodotto da noi, si rinuncia a investire su un'energia che, nei prossimi vent'anni, potrebbe rappresentare il 90 per cento del fabbisogno, cioè quella da fonti rinnovabili. È questo il tema. Avrei apprezzato di più che il Governo, facendo un ragionamento di prospettiva, a fronte dell'1,9 per cento di gas, ci avesse detto di volere investire nella ricerca per il nucleare pulito. Come sapete, alcuni esponenti dell'attuale Governo hanno annunciato addirittura che c'era già il nucleare pulito, salvo poi scoprire, con una lettura un po' più approfondita, che è una cosa in divenire, che è stata annunciata, che è uno studio avanzato, che l'Italia potrebbe partecipare. Io sono un ambientalista: per il primo referendum ero troppo piccolo, il secondo l'ho promosso assieme ad altre realtà politiche. Noi siamo pronti anche a confrontarci sul nucleare, se non produce scorie radioattive, perché potrebbe essere un elemento ovviamente innovativo, una possibilità concreta per risolvere i problemi. Altro che gas e petrolio! Noi dobbiamo lavorare sulle energie pulite. Allora, se il Governo, invece di annunciare l'1,9 per cento del gas auto-estratto, ci avesse detto di finanziare 1,9 miliardi di euro perché l'Italia deve arrivare tra i primi… Invece, no, ci limitiamo a commentare le ricerche che fanno gli altri. Biden annuncia che in America il nucleare pulito c'è, salvo poi scoprire - alcuni non avevano letto con attenzione, pensavano che avesse inaugurato la prima centrale - che, in realtà, ha solo annunciato che sono stati in grado di farlo. Perché dico questo? Perché è la propaganda di questo momento ed ha ragione il collega intervenuto prima di noi: è vero, come spesso accade nelle democrazie, un Governo, in carica, tra l'altro, legittimato correttamente dal voto popolare, vive un periodo di favore e di consenso. Io adesso invito i colleghi - sembrerà un paradosso - a non sperperare questo consenso di cui godono. È l'invito che ho rivolto pure al Premier Meloni: non sperperate la luna di miele di questo momento, mettendo come priorità il decreto Rave Party, perché poi resterà. Adesso nessuno apre il dibattito, ma tra qualche anno qualcuno comincerà a chiedersi: è mai possibile che il primo atto più importante che questo Governo ha ritenuto di fare è quello sui rave party? È possibile mai che questo Governo ha annunciato la soluzione del problema dell'energia con l'1,9 per cento di estrazione di gas? A questo punto sembra quasi - fate passare il termine - un annuncio tipo quello, come è stato criticato, che qualcuno aveva abolito la povertà: abbiamo risolto i problemi energetici con l'1,9 per cento di estrazione del gas. Stiamo attenti, perché la propaganda ha un effetto positivo in un primo momento; poi i cittadini vanno a vedere i pagamenti delle bollette, i costi della benzina e tutte le altre tasse e scoprono che qualcosa non torna: se il segno è “meno”, si dovrebbe pagare di meno, invece risulta “più”.

La sfida sarebbe quella di investire tutto sulle energie rinnovabili. Sia chiaro che in questo decreto, secondo me, vi sono pure misure che hanno già adottati i precedenti Governi, si ripropongono di legislatura in legislatura, di anno in anno, però, oggettivamente parlando, ho trovato veramente straordinario, in negativo, il fatto che si sia potuto pensare di ritornare a trivellare per ottenere l'1,9 per cento di gas. So che qualcuno si chiederà perché ripeto questo numero all'infinito.

Lo ripeto, perché se non verrà smentito - e fino ad oggi non è stato smentito -, stiamo parlando di una barzelletta, diciamo cioè che stiamo diventando autonomi energeticamente con l'1,9 per cento di gas estratto - anzi, da estrarre, perché non lo abbiamo ancora estratto - con delle belle trivelle nei nostri mari che rappresentano una nostra grande risorsa.

La prospettiva, per il nostro Paese, è quella di sfruttare al meglio le risorse più importanti che abbiamo. Non siamo un Paese in cui il petrolio, tranne che in qualche realtà, e sicuramente il gas sono gli elementi prioritari su cui possiamo immaginare uno sviluppo e un futuro del nostro Paese.

E a proposito di futuro e di sviluppo, ha ragione chi è intervenuto prima di me: bisogna avere una visione. La propongo a questo Governo una visione, potrebbe essere che, in corso d'opera, qualcuno si convinca: perché non puntare, come noi diciamo da tempo, sulla più grande opera di messa in sicurezza del nostro Paese, che è la lotta al dissesto idrogeologico - vorrei far presente che i cittadini di Casamicciola e di Ischia sono ancora in attesa di una sostanza in più rispetto a quello che è stato annunciato - e sulla grande opera riguardante le energie rinnovabili.

Guardate che essere a favore delle energie rinnovabili è una cosa non soltanto da ambientalisti, anche se non sarebbe male, nel senso che essere ambientalisti non significa per forza essere Verdi, significa credere che l'ambiente vada rispettato e si debba utilizzare in armonia con il nostro ecosistema.

Ma l'Italia ha la possibilità di fare molto, ma molto di più rispetto alle energie rinnovabili, e produrre molta, ma molta più energia rispetto all'1,9 per cento di gas estraibile. Aggiungo che è anche democraticamente una prospettiva migliore, perché, lo sappiamo benissimo, adesso le guerre stanno avvenendo per l'energia. L'aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina è per mantenere un sistema egemonico, e la chiusura dei rubinetti del gas o di altre forme di sussistenza energetica da parte di Putin è dovuta a guerre per l'energia, quindi per il controllo del territorio e dei sistemi democratici e non democratici del nostro pianeta. Se rendiamo autonomi i nostri condomini e i nostri paesi, sicuramente le guerre per quelle motivazioni non ci saranno più. Quindi, sarebbe anche un contributo concreto, in prospettiva, alla democrazia nel nostro pianeta.

Noi, da questo punto di vista, insisteremo, continuando a proporre emendamenti, soluzioni, prospettive, non in termini conflittuali. Continueremo a proporre a questo Governo soluzioni che riteniamo ragionevoli e che ci aspettiamo vengano smentite. Se il Governo ci fa capire che l'1,9 per cento di gas estraibile è la soluzione migliore di tutti i problemi del nostro Paese e ce la argomenta bene, e non è una cosa che sembra un favore a qualcuno, legittimo, ma pur sempre un favore a qualcuno, siamo pronti a sederci a discutere, siamo assolutamente pronti.

Come avevamo proposto a questo Governo, e lo ribadisco adesso: se avessero fatto una battaglia epica sul tema degli extraprofitti, avremmo addirittura potuto votare. Tutto il nostro gruppo parlamentare ha pubblicamente detto che, se avessero tassato il 100 per cento, il 90 per cento, l'80 per cento degli extraprofitti, fatti speculando sulla pelle degli italiani, altro che 1,9 per cento. Quelli si sono fatti molto di più e sulla pelle della povera gente, perché una cosa è il giusto ed equo profitto derivante dall'attività imprenditoriale, aziendale, sociale, di libero professionista - è sacrosanto il guadagno ed è sacrosanto che qualcuno possa anche arricchirsi -, altra cosa è l'extraprofitto dovuto a fattori esterni alle proprie capacità, come d'altronde - l'ho citata in un mio precedente intervento - dice l'Enciclopedia Treccani. Praticamente, è dovuto a congiunture estranee, a fortuna o, se vogliamo pensare in modo negativo - ma, ovviamente, è una supposizione - è fantascienza, è fantapolitica, dovremmo pensare che qualcuno spinge per fare le guerre o per far arrivare determinate malattie, ma non possiamo mai credere a una cosa del genere. E, quindi, se un'azienda fa extraprofitti (cioè se ha già avuto i suoi guadagni, i suoi utili e ha ottenuto pieno ristoro per i suoi investimenti) e se arriva una congiuntura, cioè una guerra, che la porta ad avere guadagni esorbitanti, dovuti al caso, e soprattutto li fa su un popolo che, in quel momento, sta soffrendo, la cosa più corretta che bisognerebbe fare è ridistribuire la quasi totalità di quegli extraprofitti su un territorio e su una popolazione che è in forte sofferenza. D'altronde, se guardate gli aumenti delle bollette e gli extraprofitti, più o meno coincidono. Con le nostre bollette abbiamo pagato i guadagni. Tra l'altro, per stessa ammissione, non sono neanche soldi che sono stati reinvestiti per migliorare l'attività, la struttura, le infrastrutture, la funzionalità, la possibilità di dare un servizio migliore ai cittadini; sono stati riutilizzati per comprare da parte delle multinazionali stesse proprie quote o per migliorare i propri utili, e questo non è giusto. Se il Governo avesse fatto un'azione in questa direzione, lo avremmo fortemente sostenuto. Voglio sempre sfidare, ovviamente in termini positivi, i colleghi in azioni che possano trovare il consenso di chi è in minoranza in questo momento, perché ritengo sempre che stare al Governo sia molto difficile, che governare, per chi come me l'ha fatto, ovviamente in realtà molto più piccole del Paese, cioè nel comune o in una provincia, sia molto, ma molto più complicato che stare all'opposizione.

Ma è altrettanto vero - ne sono assolutamente convinto - che ci sono cose che devono entrare nell'interesse collettivo. In questa legislatura, spero di riuscire a convincere la maggioranza del Parlamento sul fatto che investire sulle rinnovabili è conveniente, non soltanto per i Verdi, ma per tutti gli italiani e che fare norme preventive, eque e punitive nei confronti dei rave party, ma anche degli ultrà o dei parcheggiatori abusivi o dei camorristi, secondo me è conveniente per tutti, non soltanto per chi le propone. E mi aspetto, in particolare dai colleghi della maggioranza, che siano in grado di cogliere in positivo i nostri stimoli, sempre nel rispetto dei lavori e dei ruoli che i cittadini ci hanno assegnato.

Allo stesso tempo, vi voglio far riflettere: mentre ci sono punti che, oggettivamente parlando, sono proroghe, incentivi che possono essere utili, anche se molti al 31 marzo, quindi a brevissimo, continuo a ritenere totalmente sbagliata, almeno in questa prima fase, la politica energetica che stanno portando avanti l'attuale Governo e l'attuale maggioranza, perché si limita all'oggi. Infatti, il primo risultato è che i cittadini si sono visti aumentare le bollette e la benzina. Ovviamente, nel tamponare un problema, che è enorme anche per le aziende, oltre che per i singoli cittadini e le singole utenze, dobbiamo porci il tema della prospettiva, altrimenti il rischio che corriamo è che, paradossalmente, sprecheremo tanti miliardi di euro, senza avere fatto un investimento di prospettiva per il Paese.

L'altra volta, sono intervenuto in Aula - era uscito un articolo su Il Mattino -, facendo notare ai colleghi della maggioranza che, quando si vuole, l'equità la si raggiunge nel nostro Paese, perché, nell'ambito degli incentivi che erano stati previsti per i pannelli fotovoltaici, addirittura era stato inserito un quid in più per gli impianti realizzati al Centro-Nord rispetto al Centro-Sud, perché al Centro-Nord c'è meno sole. Allora, quando si vuole, l'equità la riusciamo a raggiungere, possiamo essere uguali. È come sulla questione dell'autonomia differenziata: l'altro giorno, la Svimez ha detto che, senza autonomia differenziata, cioè a bocce ferme, oggi per un cittadino della Lombardia vengono investiti dallo Stato centrale 19 mila euro all'anno in sanità e scuola, per un cittadino campano 13.700 euro. Ho richiamato due casi che, ovviamente, riguardano il mio territorio, ma potrei citarne altri. Come possiamo parlare di equità, quando c'è già una totale diseguaglianza? E lo stesso vale per questi interventi. Dobbiamo cercare di ragionare sempre di più in un Paese unito. Penso che nella storia passata e nei prossimi decenni saranno difficilmente riscontrabili situazioni in cui, subito dopo una pandemia, come il COVID, che ancora oggi fa tremare i polsi, visto quello che sta succedendo in Cina, arriva una guerra - non perché non ci siano altre guerre nel pianeta - nella nostra parte del pianeta.

Allora, rispetto a questo, personalmente ritengo che certe misure si dovrebbero affrontare assieme. E anche nell'ottica di fermare gli appetiti - dopo le guerre per l'energia, arriveranno le guerre per l'approvvigionamento del cibo e dell'acqua -, è bene prepararci. Forse, non riguarderanno noi subito, riguarderanno i nostri figli e i nostri nipoti, ma un Governo e un Paese, al di là di chi pro tempore si trova a guidarlo, deve pensare in una prospettiva di 40, 50 o 100 anni o pensare soltanto all'immediato? Temo che questo sia stato uno dei grandi limiti di tanti Governi, di tutti i colori: pensare solo all'immediato, mentre, invece, si deve guardare in prospettiva. In prospettiva io credo che, in particolare, tornare a trivellare sia un errore grave, un errore grave non soltanto per noi ambientalisti. Giustamente, qualcuno potrebbe dire: va beh, ma voi siete la lista Verdi e Sinistra, è chiaro che siete contrari. Io vi dico che mi sarei seduto a ragionare, come ho detto in precedenza, sulla questione nucleare pulito, se avessimo parlato di numeri significativi. Se si dicesse che noi, nei prossimi dieci anni, estrarremo il 50 per cento del gas e, nelle more, progetteremo le centrali fotovoltaiche e investiremo sul nucleare pulito, allora direi che quella è una visione sulla quale io mi voglio sedere a ragionare, anche se posso non essere d'accordo al 100 per cento. Tuttavia, quella è una visione, una prospettiva sulla quale si può ragionare, si può discutere.

Quello che trovo surreale è far partire immediatamente qualche trivella per recuperare l'1,9 per cento del gas del nostro Paese, con danni probabilmente ambientali che stanno denunciando le associazioni ambientaliste. Il WWF non fa parte dei Verdi, Legambiente non fa parte dei Verdi, Greenpeace è una associazione internazionale; loro cercano di tutelare il più possibile il nostro territorio e lo fanno al di là di chi governa pro tempore e se lanciano un allarme così forte, se già nel nostro Paese c'è stata un'azione così determinata è forse perché il gioco non vale la candela, non vale la pena trivellare il nostro territorio per ottenere l'1,9 per cento di gas in più; è questo il tema che noi stiamo cercando di portare avanti; stiamo cercando di farvi ragionare su questo aspetto; ovviamente ci troveremo domani, con molta probabilità, davanti alla posizione di una questione di fiducia sull'approvazione di questo decreto che è stato già approvato al Senato, ma noi non rinunciamo a fare un dibattito e a cercare di stimolarvi rispetto alla nostra visione, sperando, augurandoci e lavorando affinché, questo Governo, che ha al suo interno sensibilità diverse - e sicuramente vi sono persone che appartengono a territori che non avranno gradito tantissimo la possibilità di vedersi trivellare di nuovo il proprio territorio - in prospettiva cambi e migliori in questa direzione, perché è l'unica direzione che ha una prospettiva per il nostro Paese, almeno dal punto di vista energetico, e siamo certi che, con un lavoro complesso e lungo, ma comunque costante che noi cerchiamo di portare avanti, ci si convincerà che non c'è alternativa alle rinnovabili, che non c'era alternativa a investire su energia non inquinante, per noi ma soprattutto per chi verrà dopo di noi, perché ovviamente noi non possiamo pensare soltanto all'oggi, ma dobbiamo pensare anche e soprattutto al domani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mauro D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Signor Sottosegretario, colleghi, il decreto cosiddetto Aiuti-quater è stato approvato dal Senato, in prima lettura, recentemente, il 21 dicembre 2022 e fa seguito a precedenti decreti-legge in tema di sostegno alle imprese e alle famiglie, perché di questo si si tratta.

Rispetto al testo originario, quello approvato dal Consiglio dei ministri, che era costituito da 16 articoli, oggi, alla luce delle modifiche parlamentari, si compone di 33 articoli, e questo è un segnale rilevante anche dal punto di vista del riconoscimento del ruolo del Parlamento. A seguito appunto delle modifiche introdotte dal Senato - al Senato è stato inserito, ad esempio, integralmente nel provvedimento il decreto-legge n. 179 del 2022 che reca misure urgenti in materia di accise sui carburanti e di sostegno agli enti territoriali dei territori delle Marche colpiti da eccezionali eventi meteorologici -, tra queste misure principali c'è quella del taglio di accise ed IVA al 31 dicembre.

Il decreto Aiuti-quater, signor Presidente, è stato esaminato dal Senato in parallelo con la discussione della legge di bilancio da parte di questa Camera e diverse misure avviate dallo stesso decreto sono state poi tradotte in norma di legge e, di fatto, inserite nel testo della nuova manovra di bilancio; faccio riferimento a un dato scontato ormai, e ovvio, ma che in quest'Aula vale la pena ripetere. Entrambi i provvedimenti arrivano in tempi record rispetto all'insediamento del nuovo Governo; a distanza sostanzialmente di qualche settimana dal voto, arrivano due provvedimenti così importanti del Governo Meloni e, come ci eravamo impegnati a fare, noi di Forza Italia in particolare, ma insieme a tutto il centrodestra, il decreto-legge prevede uno stanziamento - e chi non vuol vederlo fa finta evidentemente di non vederlo - di circa 9 miliardi di euro provenienti dall'extragettito fiscale, che vengono finalizzati al contenimento e al contrasto dell'aumento del costo dell'energia e dei carburanti in seguito alla guerra russo-ucraina.

La parte consistente di questo decreto riguarda, infatti, il tema energetico, perché l'improvviso e imprevedibile incremento dei costi dell'energia ha portato a una situazione di forte disagio sia per le famiglie sia, purtroppo, per le imprese italiane. A fronte di numerose soluzioni emergenziali attuate in Europa, il Governo Meloni ha giustamente ritenuto necessario di intervenire con una destinazione della maggior parte delle risorse e delle somme disponibili al problema energetico; infatti, buona parte degli articoli di questo decreto-legge riguarda proprio la possibilità di avere aiuti fiscali per contrastare il costo dell'energia. Forza Italia sa bene quanto le nostre imprese abbiano patito, in precedenza la pandemia, e oggi la crisi energetica. Forza Italia sa bene quanto le famiglie italiane stiano soffrendo a causa dell'aumento del costo del gas, che ha prodotto poi ulteriori aumenti dei costi energetici. Il decreto-legge Aiuti-quater è la nuova risposta all'esigenza di ridurre l'impatto dell'aumento del costo dell'energia e delle crisi delle imprese e delle famiglie italiane dovute alle conseguenze appunto del conflitto russo-ucraino.

In questo decreto, signor Presidente, noi sostanzialmente riproponiamo, come maggioranza, alcune misure di sostegno per la crisi energetica dei precedenti tre decreti-legge Aiuti, come, ad esempio, la proroga a fine anno del contributo straordinario sotto forma di credito d'imposta a favore delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e del gas. Ma in questo decreto diamo anche la possibilità alle imprese di rateizzare, per esempio, in 36 mesi le bollette energetiche. In questo decreto abbiamo inserito nuove misure per incrementare la produzione di gas nazionale o, in generale, la possibilità di intervenire in modo più efficace sull'autoproduzione; mi riferisco, in particolare, cari colleghi, al credito d'imposta per le imprese energivore, al credito d'imposta per le imprese gasivore, ore al credito d'imposta per le imprese dotate di contatori di energia elettrica di specifica potenza disponibile, al credito d'imposta per l'acquisto di gas naturale per le imprese non gasivore. Fermo restando che Forza Italia è per un abbattimento consistente delle accise, un tema ricorrente soprattutto dal 1° gennaio di questo nuovo anno, sui carburanti, in questo decreto abbiamo confermato la proroga della riduzione delle aliquote di accisa applicabili ad alcuni prodotti energetici utilizzati come carburanti, rimodulandone tempistica e importi. Il Senato ha prorogato, altresì, dal 31 marzo al 30 giugno 2023 i termini per l'utilizzo del credito d'imposta per l'acquisto del carburante concesso dal decreto Aiuti-ter sulle spese sostenute nel quarto trimestre solare del 2022 dalle imprese agricole e della pesca e del settore agro-meccanico.

Con questo decreto le imprese residenti in Italia, che sono clienti finali di energia elettrica e di gas naturale, possono richiedere ai relativi fornitori la rateizzazione dei rincari delle bollette elettriche per i consumi effettuati dal 1° ottobre 2022 al 31 marzo 2023, fatturati entro il 30 settembre 2023. La possibilità di adesione al piano di rateizzazione in alternativa ai crediti di imposta è, di fatto, una misura introdotta di evidente importanza.

Il decreto, anche per le modifiche apportate al Senato, interviene in favore degli enti locali per fronteggiare i costi energetici; interviene anche attraverso un contributo a favore di ANAS S.p.A. per l'anno 2022 da destinare alla compensazione dei maggiori oneri derivanti dall'incremento dei costi sostenuti, per esempio, per l'illuminazione pubblica; assegna ulteriori risorse per il 2022 al fondo istituito dal decreto-legge Aiuti-bis per sostenere il settore del trasporto pubblico; interviene a 360 gradi sul settore pubblico.

Il decreto non trascura il mondo dello sport e il Terzo settore. Tra le altre esposizioni introdotte nel provvedimento, vi è quella di contenere le spese relative al caro energia, incrementando il Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano e l'aumento del contributo a favore degli enti operanti nel Terzo settore, proprio per fronteggiare il caro energia.

Per quanto concerne l'incremento della produzione nazionale di gas naturale, il Governo Meloni prende decisioni che iniziano a muovere i primi passi verso la vera sicurezza energetica del Paese. Il nostro Governo introduce, infatti, una serie di modifiche alla disciplina dell'approvvigionamento, per contribuire al rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale e alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti, tra cui il metano, rispettando un impegno preso dall'Italia nel Global Methane Pledge e rilanciato anche nel vertice della Cop27 dal nostro Ministro Pichetto Fratin.

Rilevante, a questo proposito, è la proroga al 31 marzo 2023 del termine entro il quale il gestore nazionale potrà cedere il gas naturale a prezzi calmierati. Il Senato ha introdotto anche misure per favorire un maggiore utilizzo dei combustibili alternativi al gas; si prevede, infatti, che fino al 31 marzo 2024 la sostituzione del gas naturale con combustibile alternativo e le relative modifiche tecnico-impiantistiche ai fini del soddisfacimento del fabbisogno energetico degli impianti industriali siano da qualificarsi come modifiche non sostanziali.

Ci sono tante altre misure, signor Presidente, in materia energetica contenute nel provvedimento: la proroga del termine del regime di tutela del prezzo per i clienti domestici; le proroghe dei termini nel settore del gas naturale; le disposizioni sull'installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili; gli interventi per la promozione di biocarburanti utilizzati in purezza, in particolare per il settore dei trasporti.

Un decreto, che è fatto in tempi di record, come ho detto, dà anche un segnale decisivo importante verso la transizione energetica.

Forza Italia, già prima della formazione di questo Governo, con il presidente Berlusconi, per voce anche del vicepresidente Antonio Tajani, all'epoca rappresentante in Europa, ha sostenuto la necessaria fissazione del price cap sul gas. È rilevante il risultato ottenuto dal nostro Governo di centrodestra, proprio mentre si approvava questo decreto, con l'accordo nell'Unione europea sul price cap a 180 euro per megawattora, a partire dal prossimo 15 febbraio.

Ovviamente, bisognerà fare di più, soprattutto in Europa, affinché si arrivi al disaccoppiamento dei prezzi dell'energia elettrica da quelli del gas, fermando così la corsa delle speculazioni del mercato dell'energia. Il decreto che stiamo esaminando interviene anche sul superbonus e sui crediti incagliati. Il superbonus è stato introdotto dai Governi precedenti in un momento straordinario, puntando sullo sviluppo dell'attività dell'edilizia, sulla ristrutturazione degli edifici condominiali, anche privati, e puntando sull'accrescimento del PIL del nostro Paese. Il superbonus nel tempo ha presentato diverse criticità, facendo emergere più volte la necessità di rivedere la normativa. Ebbene, le possibilità di aumentare di un passaggio, da 2 a 3, per esempio, la cessione dei crediti fiscali derivanti da bonus edilizi, che è contenuta in questo provvedimento, potrebbe sbloccare o quanto meno facilitare la circolazione di questi crediti all'interno del settore bancario, in modo da alleviare i problemi di chi, in questo momento, si trova in una situazione molto difficile, derivante da un eccesso di crediti fiscali non vendibili e non smaltibili (parliamo di imprese e famiglie).

Questo decreto riduce la percentuale della detrazione riconosciuta dal 2023, portandola dal 110 al 90 per cento. Questo decreto interviene sul superbonus in maniera responsabile, prevedendo (ed è importante) che SACE possa concedere garanzie in favore di banche, istituzioni finanziarie e soggetti abilitati al credito per finanziamenti a favore di imprese che realizzano interventi edilizi rientranti nella disciplina del superbonus, questo proprio per sopperire alle esigenze di liquidità così richieste. Questo prestito, detto prestito ponte per le imprese, con garanzia pubblica tramite SACE S.p.A., è un sostegno rilevante, una risposta importante per le imprese in grave crisi e a rischio di fallimento.

Ma questo decreto, voluto, ripeto, in tempi record dal Governo appena insediatosi contiene anche modifiche ai criteri di ripartizione delle risorse a favore del trasporto pubblico locale, contributi a sostegno al settore dell'autotrasporto merci, misure per contrastare gli effetti economici negativi della crisi energetica sulla filiera dell'automotive ed interventi per sostenere l'attuazione del PNRR: insomma, varie ed altre (tante) iniziative normative.

Sul tema dei lavori pubblici, andando incontro alle esigenze che sono state poste da numerosi enti locali, in particolare da quelli in difficoltà, sono stati prorogati i termini per l'affidamento dei lavori per le opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici del territorio. Questo permetterà di non vedere perdute molte importanti risorse del PNRR o addirittura ritardate o peggio ancora revocate.

Il decreto sblocca, inoltre, una serie di opere autostradali di interesse nazionale. Forza Italia è intervenuta per migliorare il decreto su diversi aspetti: sull'aumento del personale incaricato delle verifiche ambientali (VAS e VIA) e della Commissione tecnica di verifica del PNRR, attraverso il coinvolgimento di personale idoneo delle Forze armate; sulla proroga, da giugno a settembre, dei termini per l'utilizzo e la cessione dei crediti di imposta per l'acquisto di gas naturale; sulla rimodulazione della curva temporale di promozione di biocarburanti utilizzabili in purezza, senza miscelazione (anche qui col traguardo finale di una buona transizione energetica ed ambientale). Altre nostre proposte emendative sono state trasformate in ordini del giorno, alcune confluite nella manovra di bilancio, come, per esempio, la proroga per la presentazione della CILAS riguardante il superbonus 110 per cento al 25 novembre. L'inserimento di questa proroga nella legge di bilancio ha dato la possibilità ai professionisti, che nel frattempo avevano perfezionato le pratiche CILAS, di presentarle e permettere di conservare ancora il diritto al 110 per cento. Resta però, ovviamente (questo lo sappiamo), da risolvere il grave problema dei crediti incagliati, che potrebbero aggirarsi addirittura intorno ai 10 miliardi di euro.

Il settore dell'edilizia è vicino al collasso e adottare ulteriori misure per smaltire i crediti che il sistema bancario ha in pancia aiuterà non solo le imprese a non fallire, ma anche i dipendenti a continuare ad avere un lavoro, senza parlare di professionisti, artigiani, fornitori eccetera eccetera, che si trovano in difficoltà di liquidità. Questo è sicuramente uno degli impegni e delle preoccupazioni che questa maggioranza e questo Governo devono tenere a mente.

In conclusione, signor Presidente, il giudizio sul decreto-legge Aiuti-quater è positivo, perché non si limita, come viene detto, a prorogare misure già previste dai precedenti Governi, ma è un ulteriore tassello a favore del sostegno alle famiglie e alle imprese, in un momento di grave crisi economica ed energetica.

Questo provvedimento ha due obiettivi: il primo è quello di fornire strumenti e risorse utili che consentano nel breve termine di mitigare gli effetti del caro energia e dare una prima risposta ai problemi energetici; il secondo è quello di impostare un percorso chiaro per rendere il nostro Paese più indipendente dal punto di vista degli approvvigionamenti energetici e di diversificazione delle fonti energetiche. Mi faccia dire, signor Presidente, anche con una certa dose di coraggio, è esattamente ciò su cui Forza Italia, con serietà, si è impegnata con gli elettori a lavorare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Illustri colleghi e colleghe, Governo, il decreto Aiuti-quater che iniziamo a discutere oggi in maniera molto virtuale è, purtroppo, l'ennesimo provvedimento che arriva blindato dal Senato e sul quale verrà posta, con tutta probabilità, la fiducia. Il Governo Meloni sta, infatti, governando da mesi con provvedimenti su cui mette sistematicamente la fiducia, anzi, non solo la fiducia, ma anche la tagliola, stabilendo record negativi impensabili fino a poco tempo fa.

Dopo la manovra e tutto il percorso che ha portato fino al decreto Rave nel mese di dicembre ad approvare in extremis tutto quello che poteva essere messo in campo, il Parlamento riprende, infatti, l'attività ordinaria all'insegna di decreti da convertire: oggi il decreto Aiuti-quater, a breve il decreto Ucraina, poi il decreto Elezioni, il decreto Ischia, il Milleproroghe e, infine, l'ultimo licenziato dal Consiglio dei ministri, il decreto Migranti. Forse negli ultimi anni questa è stata una prassi, ma, forse, è una prassi sbagliata. Come diceva anche la collega Comaroli, sono 90 giorni che sono parlamentare e mi hanno sempre insegnato che due cose sbagliate non fanno mai una cosa giusta. Ecco perché credo che la prassi che state utilizzando sia sbagliata e, se prima era stato fatto un errore, anche se in un momento emergenziale, credo che questa cosa vada assolutamente modificata.

Sicuramente non è a questi livelli, quasi 10 decreti in poche settimane, è un vero record. Fratelli d'Italia, il partito della Premier, sta facendo peggio di ogni pessima previsione; tutto quello che si era ripromesso di combattere, anzi, che aveva promesso di non fare. Gli esempi di questi giorni sono numerosi ed eclatanti: non ci sarà più alcun taglio delle accise e i prezzi torneranno pieni. Le associazioni per i diritti dei consumatori hanno stimato che la spesa, in media, sarà di 9,15 euro a pieno; in un anno, in media, si spenderanno quasi 220 euro in più. La decisione di eliminare i tagli delle accise sulla benzina va in controtendenza rispetto alle battaglie portate avanti dalla maggioranza di Governo. Chi, in passato, ha promesso di tagliarle, ora, invece, è processualmente d'accordo e le riporta addirittura in vigore. Mi ricordo il Ministro Salvini, alla lavagna, che faceva tutte le strategie ed oggi ci ritroviamo di nuovo in questa situazione.

Avete vinto le elezioni annunciando di cambiare il sistema, denigrando e rinnegando tutto ciò che è stato fatto fino ad ora, anche quello che ha salvato il Paese durante la pandemia e sostenuto l'economia, con la guerra in Ucraina. Avete votato e denigrato tutto, addirittura il PNRR, quello che oggi vi vantate di rispettare. Negli anni che eravate all'opposizione avete soltanto portato avanti il decreto “Condono di Ischia”, e questo dice molto su cosa volete essere in questa legislatura. Ma avete vinto le elezioni ed oggi vi sentite invincibili, perché siete passati in poco tempo da un consenso nostalgico a uno popolare. Con l'arroganza e la supponenza pensate di colmare il vuoto della vostra incapacità di governo. Pensate che il credito degli elettori sia intangibile, immutabile, costante e che la fiducia conquistata continui. State portando avanti “no” populisti e state portando avanti, in maniera forsennata, un'azione che non porterà assolutamente a niente. Anche se siete sicuri di questo, vi dico che non è così e non sarà così. Quando era all'opposizione, Fratelli d'Italia si lamentava del Parlamento esautorato, faceva polemiche, interventi ripetuti e dirette social per infangare i nostri lavori.

A proposito di dirette social, è da giorni virale il video di qualche tempo fa in cui la Premier Giorgia Meloni faceva finta di fare il pieno di carburante e inveiva contro l'allora Governo perché lo Stato penalizzava gli automobilisti con accise e tasse vecchie di decenni. Se fosse stata lei all'opposizione oggi, cosa avrebbe fatto? E cosa sta facendo ora? Non ha tolto le accise sulle quali ironizzava e, addirittura, ha eliminato le norme del precedente Governo che erano riuscite a calmierare i prezzi dei carburanti. E non veniteci a dire che erano delle situazioni emergenziali, perché sono 10 anni che cercate il consenso facile sui problemi della gente e promettete di risolvere tutto con la bacchetta magica. Ora che siete al Governo credete di sostituire la bacchetta magica con il piffero magico, convinti che gli italiani vi seguiranno sempre e comunque anche in fondo al burrone. Credetemi, non sarà così. Oggi noi siamo all'opposizione, abbiamo fatto errori, non abbiamo dato sogni a un Paese in oggettiva difficoltà. Ma, quando sei in difficoltà, pensi di contingentare e di non illudere, ecco perché non abbiamo mai ingannato gli italiani come avete fatto voi, in maniera ripetuta, in questi anni.

Prendiamo, per esempio, la norma sul superbonus. Ancora una volta, voglio partire dalla posizione che aveva pochi mesi fa l'attuale partito di maggioranza relativa: mi riferisco ancora una volta a Fratelli d'Italia, alla sua leader, l'attuale Premier, sempre con la stessa sceneggiatura alla pompa di benzina. Il 20 aprile scorso, i deputati di Fratelli d'Italia Lucia Albano ed Emanuele Prisco, che attualmente rivestono ruoli di Governo - la prima, Sottosegretaria per l'Economia, il secondo, Sottosegretario per l'Interno - dicevano testualmente: “Sul superbonus continua il caos. Fratelli d'Italia chiede al Governo misure urgenti per superare il blocco imposto dalle banche e per le cessioni dei crediti di famiglie e imprese. È impensabile che si verifichi un continuo cambio di regole in merito alla cessione del credito passata, nell'arco di tre mesi, da essere illimitata ad avere varie restrizioni”.

Si può migliorare un decreto, un provvedimento; non è che dobbiamo per forza continuare a distruggere quello è stato fatto prima senza, invece, migliorarlo sistematicamente, anche provvedimento per provvedimento, se c'è bisogno. È indispensabile che si verifichi un continuo cambio di regole in merito alla cessione di crediti, anche futuri. Anche gli istituti di credito hanno bloccato il mercato dello sconto in fattura a causa dell'eccessiva mole di domande per la cessione dei crediti. Noi dobbiamo in questo caso pensare sempre di più che gli incentivi sui bonus in edilizia possano essere anche aiutati dallo Stato attraverso le aziende dello Stato, le grandi aziende, come ricettori di ultima istanza per quanto riguarda la possibilità di scontare le fatture.

Poco tempo dopo, il 6 luglio del 2022, il senatore Gaetano Nastri, anche lui rieletto a Palazzo Madama ed oggi Questore anziano del Senato, affermava: “Il Governo deve intervenire per sbloccare il meccanismo di cessione dei bonus edilizi, è a rischio la tenuta di migliaia di imprese artigiane che rischiano il fallimento per la crisi di liquidità, con nefaste ricadute sui livelli occupazionali”.

Arrivando a poche settimane fa, il 17 settembre 2022, poco prima delle elezioni, troviamo il tweet di Giorgia Meloni: “Pronti a tutelare i diritti del superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie. Sempre dalla parte delle imprese e dei cittadini onesti che si danno da fare per far crescere l'Italia e creare più lavoro”.

Per trovare queste dichiarazioni non ho dovuto fare una ricerca lunga e accurata, è bastato digitare su Google e le parole “Meloni”, “Fratelli d'Italia” e “superbonus” e subito è uscita una pagina ufficiale del partito di maggioranza con le dichiarazioni fatte negli ultimi tempi, tutte a favore della proroga del 110, della cessione facile dei crediti, delle semplificazioni.

La prima cosa che mi viene da pensare è se vi rendete conto di quello che state facendo, non solo di fronte agli elettori, ma di fronte anche ai cittadini e alle imprese, soprattutto del settore. Come ho detto in precedenza, voi pensate di essere invincibili e che potete rinnegare qualsiasi cosa. Questo fino al 25 settembre scorso, ma, ad oggi, la realtà è un'altra: governate, e su questo dovete dare risposte certe, soprattutto, su un sistema e su un provvedimento come questo, in cui il superbonus diventa centrale. Credo che questo Parlamento abbia assolutamente l'autorevolezza per poterlo discutere.

Con questa scelta metterete a repentaglio i risparmi dei cittadini e porterete sull'orlo del fallimento migliaia di imprese, le quali trascineranno con loro i fornitori, i lavoratori, gli operai e i professionisti. Sono quegli stessi cittadini e quelle imprese, a cui avete chiesto il voto, che, oggi, dopo averlo ottenuto, abbandonate a loro stessi.

Il Partito Democratico non ha mai nascosto alcune criticità presenti nel superbonus, ma ha sempre cercato di correggerle, di non cancellare la norma, ma di inserirvi elementi positivi, lavorando, soprattutto, per un'ampia armonizzazione dei numerosi incentivi edilizi presenti nel nostro Paese. Dalla loro introduzione, i provvedimenti di agevolazione fiscale per i lavori di ristrutturazione prima e, poi, di efficientamento energetico hanno rivestito infatti un ruolo via, via crescente nel mercato delle costruzioni. Nel 2020 gli interventi agevolati detenevano una quota pari a oltre la metà degli investimenti effettuati nel rinnovo residenziale; dalla loro origine, dal 1998, fino al dicembre 2020, essi hanno veicolato una spesa per investimenti pari quasi a 348 miliardi di euro. Nati soprattutto con l'obiettivo di far emergere il lavoro nero nell'edilizia sono diventati una manovra anticongiunturale e successivamente uno stimolo al risparmio energetico, attraverso interventi per l'efficienza energetica; poi, hanno assunto un ruolo nell'adeguamento antisismico del patrimonio edilizio, considerato il carattere di fragilità del nostro territorio, e sono diventati uno strumento per favorire il decoro delle facciate dei fabbricati e delle aree centrali dei comuni.

Se non vogliamo dipendere dall'energia degli altri Paesi occorre affiancare la ricerca delle nuove fonti con la riqualificazione energetica degli edifici che rappresenta oggi una fetta decisiva del fabbisogno nazionale, anche perché, se il nostro Paese è tra i primi in Europa sotto il profilo delle abitazioni di proprietà, lo è anche per immobili fatiscenti, edifici edificati da decenni.

Se lo Stato investe nel superbonus, investe, prima di tutto, in se stesso, ma voi di politiche a lungo termine non ne volete sapere; pensate soltanto al consenso immediato, alle rendite di posizione e anche, in questo caso, ai mancati risultati, perché sono mancati dei risultati importanti che, vedrete, nel tempo, assolutamente, vi toglieranno il consenso.

Nell'ambito degli aspetti che questo decreto sta mettendo in campo, ricordo la questione delle trivelle, Presidente; noi avevamo fatto una discussione anche nei singoli partiti, anche nell'ambito della vecchia maggioranza, era stato fatto un grande lavoro: il PiTESAI, uno sforzo enorme che andava a definire chiaramente i perimetri, perché il Partito Democratico non è contro l'aumento della produzione del gas, non è contro; è contrario a trivellazioni che oggi vanno in deroga a quel Piano. È su questo che voi dovete rispondere, anche nel dialogo con le regioni, che non avete avuto, perché avete presidenti di regione, come quello del Veneto, che sono contro questo provvedimento, soprattutto su questo articolo.

Ecco, perché abbiamo presentato un emendamento soppressivo, in cui chiediamo che questo articolo venga bocciato, perché crediamo che oggi sia, sì, importante verificare se possiamo aumentare anche il gas, ma non a scapito degli aspetti ambientali e, soprattutto, a scapito di una possibilità del tutto minima, anche, di produzione, visto che, come diceva anche il collega precedentemente, si parla veramente di pochissimo sfruttamento della materia stessa.

Dico un'ultima cosa per quanto riguarda le risorse agli enti locali. Abbiamo visto - e soprattutto questo decreto ne è l'esempio - che, oggi, gli enti locali si aspettavano di più da questo provvedimento; gli enti locali hanno bisogno di risorse, di aiuto, a fronte dell'aumento delle bollette, in questo caso del costo dell'energia e del gas, e mi riferisco ai singoli comuni, alle palestre, alle scuole, ma soprattutto nell'ambito della sanità. Potevamo fare di più e possiamo fare di più. Ecco, perché vi chiediamo di rivedere certe questioni e di accettare alcuni nostri emendamenti, che discuteremo nella giornata di domani, e gli ordini del giorno, che presenteremo. Ecco, per questo vi chiedo di rivedere il testo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maerna. Ne ha facoltà.

NOVO UMBERTO MAERNA (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti, buongiorno, colleghi; saluto la rappresentante del Governo. Inizio il mio intervento, riprendendo quello che ha appena dichiarato il collega del Partito Democratico. Noi non ci riteniamo invincibili, superuomini o superdonne, siamo semplicemente persone elette, che hanno svolto attività di amministrazione nelle amministrazioni locali, a contatto col territorio, con la gente e con il mondo del lavoro; quindi, abbiamo recepito istanze che potete recepire anche voi; basta stare in mezzo alle strade, ai mercati, frequentare le persone, il mondo del lavoro, dell'agricoltura, della pesca e capire le esigenze immediate che queste categorie e i cittadini comuni hanno espresso nel corso dei mesi scorsi, nella campagna elettorale. Questa è la ragione per la quale il Governo è intervenuto subito con decreti immediati per dare ristoro, di fronte a una situazione, economica e sociale, che veramente poteva e può creare allarmismo all'interno delle varie categorie, quindi, ridurre investimenti, assunzioni, determinando quindi feedback negativi.

Pertanto, ha fatto bene il Governo a intervenire in questo modo; certo, niente è perfetto, non siamo maghi e non facciamo miracoli, quindi, alcune cose vanno perfezionate ulteriormente.

Il discorso delle accise non lo voglio eludere: le accise sono state, sì, dal mese di dicembre aumentate leggermente, ma l'obiettivo del Governo è quello di ridurle sensibilmente, se non eliminarle; questo è l'obiettivo. E, comunque, oggi, si attestano ad un livello inferiore rispetto al dato registrato prima del 21 marzo 2022.

Allora, diciamo brevemente alcune cose. Il contrasto all'aumento dei costi dell'energia elettrica per le imprese è fondamentale; chi gestisce imprese, chi ha vissuto nei mesi di agosto e settembre la vita delle imprese si è reso conto che sono arrivate bollette anche dieci, cento volte più alte rispetto al trimestre precedente o al mese precedente.

Delle accise ho già detto. Per quanto riguarda il posticipo dell'utilizzo dei crediti al 30 giugno 2023 per l'acquisto dei carburanti per l'attività agricola, di pesca e agromeccanica, ricordo che si parla molto di queste categorie, ma l'agricoltura è la base del made in Italy, della nostra attività, dell'immagine dell'Italia nel mondo, quindi, è giusto sostenere queste categorie. Come si può non essere d'accordo su questo?

Poi, il provvedimento - che prevede che le imprese residenti in Italia possano chiedere ai fornitori la rateizzazione dei rincari delle bollette - è o non è un ristoro anche questo? Non è diretto, ma comunque può aiutare. Così, le esenzioni IRPEF per i lavoratori dipendenti che ricevono somme dai datori di lavoro a ristoro del pagamento delle utenze domestiche sono passate da 600 a 3.000 euro.

Così, lo diceva la collega prima, le disposizioni a favore del Terzo settore: come si può non essere d'accordo su questo? Si poteva fare di più, potevamo fare meglio, certo, sicuro. Gli aiuti per gli enti che gestiscono servizi sociosanitari e socioassistenziali sono passati da 120 a 170 milioni. Ricordo il contributo straordinario per gli enti locali; i comuni, i sindaci, di qualunque colore essi siano, vivono o non vivono un momento drammatico, sono o non sono la frontiera dei cittadini di fronte a tutte le difficoltà che ci sono? Un cittadino che ha un problema va in comune, va dal sindaco, va dall'assessore comunale.

Chi ha svolto attività negli enti locali può capirlo. Allora, il contributo di 150 milioni per garantire la continuità dei servizi è o non è condivisibile? Questo vale per i comuni con 130 milioni, mentre 20 milioni sono per le città metropolitane e per le province.

Che dire, poi, del trasporto pubblico locale e regionale? Ci sono 320 milioni per fronteggiare i costi dell'energia. Allo stesso modo, ricordo il contributo all'ANAS per la compensazione dell'incremento dei costi dell'illuminazione pubblica, fondamentale anche per la sicurezza delle nostre strade.

Poi, ci sono alcuni provvedimenti magari meno diretti al popolo ma che possono avere delle conseguenze. C'è il cosiddetto close-out netting per aumentare la liquidità nel mercato dell'energia e ridurre i costi delle varie transazioni - quante speculazioni si possono fare su questo! -, così come le iniziative per la sicurezza degli approvvigionamenti di gas, perché altrimenti dobbiamo dipendere dall'estero e siamo di nuovo daccapo. Poi, la promozione del passaggio a combustibili alternativi, l'accelerazione dello stoccaggio del gas, che poi si può rivendere però devi averlo per poterlo rivendere, così come la promozione dei biocarburanti e la disposizione in materia di autotrasporto (gli autotrasportatori: quanto sono importanti nella nostra economia). Inoltre, c'è l'aiuto alla filiera dell'automotive; sappiamo tutti che il mercato dell'automotive sta vivendo una crisi che può anche essere letale e, quindi, va sostenuto e va promosso.

Si è parlato di superbonus. Io dico che si poteva fare meglio sicuramente, ma quando io leggo che la norma proroga al 31 marzo 2023 il termine previsto per l'utilizzo della detrazione del 110 per cento per le spese sostenute da persone fisiche sugli edifici unifamiliari e riconosce, a determinate condizioni di reddito, la possibilità di vedersi attribuita la detrazione nella misura del 90 per cento anche per le spese sostenute per unità immobiliari nel 2023, allora si va o non si va incontro alle famiglie e alla gente comune? L'agevolazione con l'aliquota della misura del 110 viene riconosciuta sino al 2025 ai soggetti del Terzo settore che esercitano servizi sociosanitari assistenziali e, quindi, siamo di nuovo al discorso che facevo prima. E così, poi, alcune altre attività, tipo lo sblocca cantieri oppure la semplificazione delle procedure per la realizzazione degli interventi autostradali. Io da lombardo lo plaudo, ma è anche un fatto nazionale: l'autodromo di Monza, con la ristrutturazione e i lavori per l'autodromo di Monza.

Inoltre, la cessione dei crediti di imposta nel settore cinematografico e dello spettacolo, l'aiuto alla regione Marche, allo sport, alle infrastrutture ferroviarie e i trattamenti retributivi accessori - articolo 14 - per il personale docente e il personale ATA. Possiamo non essere d'accordo su questo, con 85,8 milioni destinati al finanziamento dei trattamenti retributivi accessori del personale docente? Ci sono 14,2 milioni di euro per il 2022 relativi ai compensi individuali accessori del personale amministrativo tecnico ausiliario. Siamo o non siamo d'accordo su queste cose? Aiutano o non aiutano queste cose? Sono urgenti o non sono urgenti?

Ci sono misure per il rilancio della competitività delle imprese italiane e infine - questo l'ho apprezzato molto - il Fondo per investimenti di rigenerazione urbana per i comuni con popolazione inferiore ai 15 mila abitanti. Abbiamo detto prima che i comuni oggi sono disperati di fronte alle difficoltà che hanno, ma quelli sotto i 15 mila abitanti - e io abito in una zona dell'ovest di Milano, dove l'80 per cento dei comuni sono sotto i 15 mila abitanti - sono ancora più in difficoltà. Siamo d'accordo o non siamo d'accordo su questi 235 milioni fino al biennio 2025-2026? Così come i 150 milioni di euro al fine di consentire il pagamento dei contratti di supplenza breve nell'ambito della scuola. Come si fa a non essere d'accordo su queste cose?

Abbiamo usato tempi troppo veloci, metteremo la fiducia, ma quello che conta è il risultato, e il risultato è questo.

Perché è avvenuto questo? Io lo rivendico a nome del centrodestra, ma, siccome siamo in un momento di grande difficoltà, faccio un appello anche a tutti voi che vivete sul territorio. Questo è un dispositivo che consente - ho terminato, Presidente - di essere più vicini al territorio, al popolo, alla gente che è in difficoltà, la quale ci vede magari lontani e dice: “Il palazzo è là: loro che ne sanno di quello che viviamo qui?”. Noi stiamo dimostrando, con umiltà e senza sentirci invincibili, che è possibile aiutare la gente, a cui noi dobbiamo questo, anche con provvedimenti di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, signor Presidente. Nella giornata di ieri si è verificato un gravissimo episodio di guerriglia, di guerriglia scatenatasi a causa dell'incontro-scontro tra bande di ultrà del Napoli e della Roma in un'area di servizio che era stata già il palcoscenico di un fatto tragico, la morte di un tifoso avvenuta alcuni anni fa. La circostanza che le due tifoserie si incontrassero in quel tratto di autostrada era già nota al Governo dal 10 novembre scorso, quando, appunto, venne pubblicato il calendario delle manifestazioni sportive.

Dunque, signor Presidente, chiediamo un'informativa urgente da parte del Ministro dell'Interno per relazionare sul motivo per cui non sono state assunte le necessarie misure per prevenire un fatto talmente grave ed evitare che potesse verificarsi, peraltro un fatto non nuovo perché già occorso in passato in quella medesima area di servizio. Inoltre, chiediamo quali iniziative urgenti intendano assumere il Ministro e il Governo tutto per evitare che fatti talmente gravi, che contraddicono alla base il concetto di sport, possano replicarsi in futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La Sottosegretaria sicuramente farà parte diligente, in rappresentanza del Governo. Da parte mia, onorevole, le rappresento che sentirò il Presidente Fontana per chiedergli di interpellare il Governo.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 730​)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Daniela Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membro del Governo, oggi discutiamo del cosiddetto decreto Aiuti-quater, che, se non fosse per questo nome che gli è stato attribuito, potremmo definirlo davvero in tanti modi tranne che un decreto di aiuti e di contributi.

Vede, Presidente, in questo provvedimento il Governo stanzia circa 14 miliardi per contrastare il caro energia e per sostenere le imprese. Ora mi ricorre doveroso precisare che 10 di questi 14 miliardi il Governo Meloni non fa che ereditarli dal precedente Esecutivo Draghi e, a fronte di questo, devo prendere atto, di conseguenza, che ci si impegna di fatto soltanto a investire 4 miliardi, utili, secondo questa maggioranza, a mettere un freno all'emergenza senza eguali che ci troviamo ad affrontare.

È un intervento che a questo punto - capite bene - di coraggio non ha neppure la contezza, neppure il profumo, e sinceramente io stento ancora a credere che siano questi i tanto sbandierati aiuti alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori italiani, di cui, purtroppo, forse ci si è riempita un po' troppo la bocca soprattutto in campagna elettorale.

Aggiungiamo a questo, peraltro, che la proposta di soluzioni messa in campo per contrastare il caro energia non è altro che una bella storia di propaganda politica che fa tutto l'opposto di quello che invece andrebbe fatto per incentivare, ad esempio, l'unico strumento capace di rendere davvero indipendenti tutte le famiglie italiane dal punto di vista energetico, dato che parliamo, in questo decreto, proprio di come alleviare la crisi energetica in corso.

Infatti, questo Esecutivo decide, oggi, di utilizzare proprio un provvedimento denominato Aiuti-quater, per ammazzare definitivamente una delle misure più importanti dal punto di vista ambientale ed economico. Sto parlando, colleghi, dell'omicidio messo in campo del superbonus. Non contenti, raggiungete il fondo quando pensate di intervenire sul caro energia, facendo un salto nel passato. Sì, colleghi, perché, in realtà, siamo di fronte a un ritorno al fossile, un decreto che incentiva a tuffarsi nel fossile! Altro che mari puliti, altro che tutela della sicurezza dei cittadini, altro che tutela dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), altro che, come si chiama quel Ministero? “Politiche del mare”. Quindi, ce ne faremo una ragione, ma chi non se ne farà una ragione sarà il Paese e presto ve ne chiederà contezza, perché, di fatto, questo Governo Meloni, oggi, propone, come soluzione, non l'utilizzo emergenziale del gas di pozzi già esistenti. No, non fa questo! Voi scrivete una norma ad hoc, che garantisce altri pozzi e nuove trivellazioni! Dunque, siamo di fronte al quadro del delitto perfetto. Un decreto, fino a questa mattina in discussione in Commissione bilancio, per discutere e per approvare qualcuna delle nostre proposte emendative, che, invece, sono state tutte bocciate, un decreto costruito così, non può ricevere una nostra valutazione superficiale. Infatti, siamo chiamati a fare politica, non a fare i ragionieri del Ministro dell'Economia e delle finanze. Siamo chiamati a dare una valutazione più profonda, una valutazione politica, che sia la sintesi di una comunità, che è seriamente preoccupata. Quella comunità non siamo noi, ma è quella che sta al di fuori di questo Palazzo e che voi continuate a non ascoltare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), una comunità a cui diamo voce e che pure ha creduto di poter essere guidata da una classe politica che l'aveva illusa di pensare alla crescita dell'economia del Paese. Perché parlo di illusione? Perché, in realtà, questo percorso non si costruisce su principi, su valori, su una strategia e su un programma precisi. Non è stato così. Perlomeno, questo è quello che avete raccontato, perché ogni vostro provvedimento porta, invece, nel grembo un pericoloso retroscena per tutti i cittadini, per le famiglie e per le imprese che ormai non ascoltate più. Sembra davvero che eravate disposti a parlare con il popolo, finché si era in opposizione, finché parlare con il popolo poteva essere utile a reperire - a strappare, diciamo la verità - più voti possibili. Una volta che questi voti li avete ottenuti, una volta che siete arrivati lì al Governo, però, avete gettato la maschera. Ci avete messo tre mesi a dimostrare chi siete nella realtà e cosa volete davvero. La Premier Meloni, per esempio, sventolava “sì” ai referendum - come diceva prima la mia collega Ilaria Fontana, tra le grida di un'opposizione tra l'altro molto, molto, molto limitata, perché qui di maggioranza ci sono, sì e no, cinque membri oggi ad ascoltarci - per dire “basta, alle trivellazioni”, “basta all'inquinamento”, “basta a un Governo ipocrita servo dei poteri forti! Queste erano le sue parole del passato. Oggi, però, è seduta in poltrona ed accenna a sorrisi di timida pacatezza per rasserenare i cuori. Però questi sorrisi, colleghi, sono traditi da tutti quei momenti di concitata arroganza, in cui si gridava, proprio in quest'Aula e proprio da quest'altra parte dei banchi di Governo. Sono momenti che abbiamo fossilizzato nella nostra mente.

Il Ministro Giorgetti, per esempio, più e più volte ormai, ci ha ripetuto la solita litania - che ormai stenta a trasformarsi in preghiera e, ancor meno, in desiderio esaudito -, ribadendo ad oltranza che non ci sono risorse. Ecco, se dovessi risalire soltanto a qualche settimana fa - parlo della legge di bilancio -, potrei fare un elenco infinito di tutte le risorse che sono state trovate e, soprattutto, di come sono state utilizzate, perché direi che quello è stato un utilizzo alquanto discutibile, per non dire bizzarro.

Allora, se in questo decreto è vero che troviamo qualche piccola agevolazione per le imprese, per il pagamento delle bollette di luce e gas, per un nuovo credito di imposta per bar, ristoranti e piccole attività artigianali, è altrettanto vero che sono crediti di imposta che non si fa in tempo ad utilizzare, che già sono svaniti. Infatti, pensare così a breve termine non significa aiutare le imprese. Per tramite suo, Presidente, voglio rispondere anche ad interventi precedenti su questa maggioranza “schierata” al fianco degli enti locali. Questa mattina abbiamo chiesto che almeno gli enti locali non fossero tassati sugli extraprofitti che si sono creati grazie all'utilizzo di fonti rinnovabili: anche questo ci è stato bocciato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, andatelo a raccontare ai vostri sindaci che cosa avete fatto questa mattina sul decreto Aiuti-quater!

Sapete, poi, benissimo che si tratta - lo sapete bene anche voi - di un intervento talmente insufficiente, che è davvero vergognoso dire che vi siete adoperati per essere al fianco dei cittadini, delle famiglie, delle imprese, addirittura delle amministrazioni locali. Aggiungo che sono misure ereditate e prorogate dal precedente Governo Draghi, come dicevo già in premessa, - ve lo ricordo, perché evidentemente l'avete dimenticato -, un Governo di breve durata, nato attorno a una piccola visione politica e che proprio il partito di Giorgia Meloni, il partito di Fratelli d'Italia riteneva pessimo. Forse, non lo ricordate, ma i vostri colleghi ricordano benissimo che veniva definito il “Governo dei peggiori”. Venne così definito soltanto qualche mese fa, quindi, non stiamo parlando di anni.

Oggi, però, non soltanto se ne ereditano le misure, ma state ripercorrendo le traiettorie, che sono state tracciate proprio dal Governo Draghi. È preoccupante questo atteggiamento e lo è ancor di più, se vado a sottolineare altri aspetti. Infatti, sta diventando una costante, infilare in un provvedimento, che nasce con uno scopo ben preciso - tanto che gli attribuite e lo definite con un preciso nome -, una serie di norme che non c'entrano assolutamente nulla, norme che servono soltanto per accontentare questa o quella lobby o, nei casi peggiori, per piantare la propria bandierina di partito, lasciando trasparire però una posizione solo e completamente ideologica di questa maggioranza. Così non andremo da nessuna parte: questo lo sapete, ma lo dovete andare a dire al popolo, che vi aspetta fuori da queste porte.

Ci troviamo a discutere oggi un testo irricevibile, sia per il modus operandi, sia per il modus cogitandi, perché si interviene su due temi che ci fanno assolutamente rabbrividire come MoVimento 5 Stelle.

Infatti, come già detto, parliamo del ritorno alle trivellazioni, ma oltre a questo aggiungiamo il depotenziamento, la morte del superbonus 110 per cento. Mi soffermo su quest'ultimo caso, parliamo di una misura che, oltre a essere all'avanguardia in termini ambientalisti, si è dimostrata una soluzione più che concreta in termini economici. Una cosa è sicuramente evidente: questa maggioranza si è rimangiata tutto quello che ha sbandierato in questi anni, dal MES - e lo vedremo a breve - alle trivelle, dal superbonus al PNRR, che oggi crea tanta preoccupazione in questa maggioranza per poterne gestire le risorse, per poter mettere le mani su quelle risorse, senza ringraziare chi quelle risorse le ha portate a casa. Ma a questo siamo ormai abituati; siamo abituati a una maggioranza che non ringrazia chi le ha permesso poi di gestire delle risorse importanti per il Paese, per il futuro e per la crescita delle nostre famiglie.

Prima, colleghi, eravate contro le trivellazioni, ora non solo ne siete a favore, ma ne andate a creare altre; prima eravate, tutti i santi giorni, in tutte le piazze d'Italia a manifestare a favore del superbonus al fianco degli imprenditori e dei lavoratori, ora lo demolite. Avete decretato la morte di questa misura, che voi stessi invece avete difeso fino a qualche mese fa; e lo state facendo mettendo in pericolo le imprese, ma lasciando inascoltate anche moltissime famiglie, con la meschina giustificazione di volerle responsabilizzare al versamento di una quota parte, che di fatto le famiglie di ceto medio-basso sapete benissimo che non potranno mai permettersi. Questo lo fate senza pudore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E con un accenno di vergogna, forse, in questo momento vi imbarazzate voi stessi delle misure che state portando avanti, perché addirittura avete promesso di togliere le accise sulla benzina.

Ora che siete voi al Governo di questo Paese, voi, i migliori tra i migliori, fate i tagli, vero, ma non tagliate le accise, tagliate gli sconti, e lo fate in barba a tutti gli aiuti che avevate garantito di dare agli italiani. E così via, potrei stare qui tutta la settimana, proseguire all'infinito. Presidente, in questo momento di discussione parlamentare voglio sintetizzare un ragionamento nel merito, però passando anche per una valutazione in termini economici. Sono dei profili, quelli economici, tanto cari soprattutto al Ministero dell'Economia e delle finanze, però di fatto restano tanto cari soltanto in fase di dibattito, perché poi, quando si arriva alla fase decisoria, i profili economico-finanziari sono tra i primi ad essere ignorati, tra i primi ad essere sovvertiti e con grande maestria vi piace poi riporli nei vostri cassetti, fingendo che non ci siano risultati in termini economici.

Mi riferisco sempre alla misura del superbonus, perché continuate a fingere sulla concreta forza di questa misura, perché la ritenete un costo e non un investimento per la crescita del nostro Paese. Questo è grave perché è un modus cogitandi completamente errato. La misura del superbonus, che ora questa maggioranza ripudia insieme a tutto il suo Governo, ha dato un contributo del 22 per cento alla crescita del PIL nel 2022; e non lo dico io, non lo dice il MoVimento 5 Stelle, lo riporta il report CRESME del novembre 2022, soltanto tre mesi fa, due mesi fa. Eppure, nonostante questi dati parlino da soli, il decreto Aiuti-quater che ci sottoponete oggi prevede il passaggio dal 110 per cento al 90 per cento dal 2023, quindi da adesso, una limitazione della platea dei beneficiari secondo requisiti reddituali e l'impossibilità della cessione del credito di imposta, che era il cuore del problema del superbonus e che invece non avete avuto il coraggio di affrontare e di risolvere. Anzi, quando eravate dall'altra parte, criticavate chi invece la soluzione ce l'aveva, questo è assurdo! Questo taglio al superbonus determinerà un decisivo freno agli investimenti nella riqualificazione degli edifici, compromettendo gli obiettivi legati alla transizione ecologica, e andrà a penalizzare in particolar modo, come sta avvenendo sempre più spesso con questo Governo, chi non ha possibilità economiche.

Pensiamo agli interventi sugli interi edifici condominiali, quelli condizionati dalla presenza dei condomini a più basso reddito, quelli che non hanno la possibilità di sostenere la parte di spese non coperta dal bonus e, allo stesso tempo, non accedono al contributo finanziario previsto dalla norma. Sapete perché? Perché per la norma che avete scritto voi non possono, perché hanno un reddito anche di poco superiore alla soglia di 15 mila euro. E come l'avreste definita voi una riforma di questo genere? Non l'avreste forse ritenuta una vera ingiustizia sociale? Per noi sicuramente sì e per i cittadini lo è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E per continuare, Presidente, per ricordare ancora a quest'Aula qualche numero, perché ultimamente la memoria di molti ci sembra che faccia cilecca, il superbonus ha contribuito ad una crescita record del 6,7 per cento del PIL italiano nel 2021, e in particolare, all'interno di questo più 6,7 per cento, le costruzioni hanno dato un contributo del più 1,8 per cento alla crescita.

Questo lo sapete che cosa significa? Significa che c'è stata un'incidenza del 27 per cento sulla performance complessiva del PIL 2021; e ancora una volta non siamo noi a dirlo, non è il MoVimento 5 Stelle a dirlo, ma è l'ANCE nella nota dell'Osservatorio congiunturale sull'industria delle costruzioni 2022, presentata il 25 ottobre 2022, quattro mesi fa. Vogliamo parlare ancora dell'incremento record degli investimenti in costruzioni nel 2021? Bene, basterà che citi soltanto un numero, Presidente, per spiegare quanto questa maggioranza finge di ignorare: più 20,1 per cento. A questo la conferma dell'ottimo trend anche per il 2022, e ce lo vogliamo ricordare con un altro numero: più 12,1 per cento. Posso guardare tutta l'Aula e mi sto rivolgendo a tutta l'Aula, ma in modo particolare alla maggioranza. Lo dico, Presidente, perché c'è chi si sente troppo osservato.

Allora, colleghi, voi potrete, anzi lo farete certamente, perché continuerete a portare avanti la vostra politica di partito, anzi meglio, la vostra politica di più partiti, perché, se sarete tanto bravi da sopportarvi l'un l'altro per cinque anni, andremo avanti così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi, colleghi, sicuramente porterete avanti questo provvedimento, e lo farete, lo stiamo vedendo dalla Commissione bilancio quello che seguirà, perché, se le notizie di stampa sono vere, a breve ci imporrete la prossima fiducia su questo provvedimento, vedremo. Voi, colleghi, sapete benissimo che porterete avanti queste norme senza ascoltare le nostre osservazioni. Però vi ricordo che quello che noi oggi riportiamo in quest'Aula, quello che noi abbiamo discusso in questi giorni in Commissione bilancio, non è altro che il disagio e la preoccupazione che abbiamo raccolto fuori da questo palazzo, ascoltando migliaia di cittadini. Cittadini, famiglie, imprenditori, lavoratori, giovani che vi chiederanno conto di quello che state facendo e a cui non saprete dare una risposta, perché ormai vi siete traditi da soli ogni giorno con le vostre decisioni, ogni giorno con un vostro provvedimento.

Allora, in mancanza di queste risposte, io oggi chiedo a quest'Aula di discutere insieme questo provvedimento, di avviare un ragionamento condiviso, se davvero ci tenete ad essere migliori, perché, guardate, per essere migliori bisogna perfezionarsi nel percorso, poiché non si nasce con la camicia e ci si perfeziona soprattutto ascoltando quest'altra parte del Parlamento, non chi ci critica, ma chi ci dà soluzioni alternative, soluzioni migliori. Ecco, lo si fa ascoltando anche chi, come me e come i miei colleghi del MoVimento 5 Stelle non fa opposizione per il semplice gusto di farlo e di stare qui ore e ore a discutere di provvedimenti e dare aria alle trombe; noi siamo qui perché vogliamo aiutarvi a registrare quello che i vostri occhi non vedono più e quello che le vostre orecchie non sentono. Quindi, si potrebbe lavorare insieme per ottenere un risultato che sia il più possibile giusto e propositivo, non per questa politica, ma per il bene e la crescita del nostro Paese, perché ciò dovrebbe essere un obiettivo comune e io credo nel ravvedimento.

Presidente, io credo che c'è sempre un tempo entro il quale ci si può ravvedere e, soprattutto, entro il quale questa maggioranza può permetterci di aiutarla; infatti, è importante che noi vi diamo una mano, considerate le enormi difficoltà che a stento riuscite a gestire da soli, ormai è evidente. Quindi, impegnatevi iniziando questo nuovo anno ad ascoltare le nostre proposte; poi potrete anche metterci su il vostro cappello, dire che magari sono idee vostre - lo avete fatto tante volte e continuate a farlo -, ma permetteteci di aiutarvi a raggiungere il vero obiettivo che la politica tutta dovrebbe avere a cuore; invertiamo la rotta, perché i cittadini italiani possano comprendere che tra le vostre premure non ci sono soltanto le poltrone, non ci sono gli interessi di partito, ma c'è il bene comune. Ad oggi è palese a tutti che per voi una poltrona viene prima di qualunque altro bene collettivo, quindi avete l'occasione di smentire questa realtà; iniziate così il 2023, noi siamo qui per tendervi una mano, cogliete le nostre proposte e date un segnale importante al Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Filiberto Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, nel Cinquecento la Francia era devastata da una grandissima guerra civile, conosciuta nella storia come la guerra dei tre Enrichi. Questa guerra ebbe termine quando Enrico di Navarra, uno dei protagonisti di detta guerra, così sanguinosa, di successione, decise di abbandonare la sua religione, che era quella protestante degli Ugonotti e di convertirsi al cattolicesimo e, in quell'occasione disse una frase che è rimasta celebre: “Parigi val bene una messa!” Credo che sia questo quello a cui ha pensato Giorgia Meloni prima di fare il provvedimento sulle trivelle, che Roma val bene una messa, che la poltrona di Presidente del Consiglio val bene una messa, tanto da rinnegare le posizioni politiche espresse con forza, nelle piazze, pubblicamente.

Francamente proprio da lei, che è venuta qui, in quest'Aula, il giorno dell'insediamento, a rivendicare la coerenza, proprio da lei questo non ce lo aspettavamo. Certo, siamo stati molto delusi da tante iniziative prese dal Governo in queste ore, in questi giorni, però sicuramente una retromarcia così convinta su una questione fondamentale come quella delle trivelle - che ha visto Giorgia Meloni protagonista della battaglia del referendum - che purtroppo ha avuto la partecipazione soltanto del 32 per cento dei degli elettori e quindi non è stato valido, ma che ha visto il 90 per cento di questo 32 per cento favorevole a dire “no” alle trivelle -, una marcia indietro di questo tipo non ce l'aspettavamo, come non ci aspettavamo che il terzo decreto che il Governo porta qui, in quest'Aula sarà sottoposto alla questione di fiducia; sul 100 per cento dei decreti si pone la fiducia. Amici e colleghi e colleghe della maggioranza, così non va bene, ma non è che non va bene perché questo fa arrabbiare l'opposizione; non va bene perché non si ha rispetto del ruolo del Parlamento, non si ha rispetto della Costituzione, si fa un'interpretazione, come dire, eccessivamente larga dei motivi per cui si deve ricorrere alla decretazione d'urgenza; certo, non è che i Governi precedenti, da questo punto di vista, siano stati esenti da colpe; intendiamoci, la decretazione d'urgenza eccessiva è un problema che va avanti già da tempo in queste Aule, ma arrivare a un esordio in cui su tre decreti si pone tre volte la fiducia francamente è del tutto eccessivo.

Poi, lo vogliamo dire pure con una certa sincerità, in questo provvedimento ci sono norme e questioni che sono vere porcherie, a cominciare da questa sulle trivelle. Ma io vi vorrei anche chiedere una cosa: voi state varando un decreto che si “chiama” Aiuti-quater. Presso le pompe di benzina del nostro Paese, dal 1° gennaio, il costo del carburante per le famiglie, per le persone che vanno a rifornirsi di carburante per la propria automobile, è aumentato in un modo inverecondo; nelle autostrade, in questi giorni di ritorno dalle vacanze, il gasolio ha toccato la punta di 2,05 euro al litro, e questo semplicemente perché le accise, che erano state tolte dai Governi precedenti, sono tornate in vigore; ma non era forse questo vostro Governo che doveva affrontare le battaglie sulle accise? È vero, Parigi vale davvero una messa, non soltanto per la Meloni, ma anche per Salvini il quale faceva la battaglia contro le accise come se fosse l'ultima battaglia del mondo; dopodiché eccoci qui; il vostro Governo la prima cosa che fa, in un momento di drammatica crisi per i nostri concittadini, è eliminare appunto il recupero delle accise da parte del Governo, e credo che questa sia una cosa terribile, drammatica.

Guardate che questo vale anche per il gas; a inizio gennaio, il gas è stato scambiato a 65,2 euro a megawattora, esattamente il prezzo che aveva prima della guerra in Ucraina; nonostante ciò, il gas per le famiglie, a dicembre, è aumentato del 23,3 per cento e ogni famiglia, nel 2022, ha speso 1.886 euro per il gas, con un aumento del 64,8 per cento sul 2021. Questi sono i dati sui quali voi vi dovete confrontare e che, invece, avete eluso e, approfittando di una crisi energetica, della guerra tra Russia e Ucraina, delle difficoltà delle famiglie che non arrivano a fine mese, qual è il provvedimento che Giorgia Meloni ci mette sul tappeto? Quello di riaprire le trivelle, di rifare le trivellazioni. E ciò al netto dei danni ambientali che tutto ciò comporta, perché francamente non è che ci vuole una particolare scienza, lo dico un po' a tutti i colleghi, anche dell'opposizione: andate a vedere, perché basta spulciare un po' su Internet, Presidente, per vedere quali sono i danni che una riapertura delle trivelle, in un Paese che ha un territorio fragile come il nostro, comporta. Peraltro, non avete voluto neanche approvare l'emendamento che noi abbiamo proposto oggi in Commissione, che era volto almeno a vietare l'airgun, ossia quel sistema che spara aria compressa in profondità e che produce una serie di danni di portata enorme all'ecosistema marino e ai fondali del nostro Paese. Questo è un Paese fragile, che deve essere rispettato e che deve essere tutelato.

Non volete intervenire in un posto, diciamo così, lontano da Dio e dagli uomini, voi volete intervenire davanti al porto di Ravenna, una delle città il cui ruolo, storicamente, viene rivalutato quale capitale culturale del tardo Impero romano, volete intervenire davanti a Venezia, nel Golfo di Napoli, nei luoghi più delicati e più importanti del nostro bel Paese non soltanto dal punto di vista ambientale ma anche da quello economico.

Il vostro Ministro Pichetto Fratin ha annunciato che le trivellazioni porteranno 15 miliardi di metri cubi di gas al nostro Paese in dieci anni, un miliardo e mezzo l'anno.

Voglio ricordare un'indagine fatta da Jacopo Giliberto, giornalista de Il Sole 24 Ore, che ha dimostrato che la rete di distribuzione di gas di SNAM e di ENI ogni anno perde 3,5 miliardi di metri cubi di gas, quantità pari a tre volte la produzione conseguente alla riapertura delle trivelle. Tre volte tanto. Si dirà: ma è difficile capire dove ci sono queste perdite. Non è vero, perché i luoghi dove queste perdite sono maggiori sono stati già individuati, si tratta di 25 nodi della rete nazionale dove sarebbe facilissimo intervenire. Perché ENI - che ha guadagnato una cifra enorme, oltre 10 miliardi di euro di extra-profitti che non restituisce ai cittadini, agli italiani e alle italiane, e sui quali non paga le tasse, perché il vostro provvedimento è talmente debole e insignificante che non ci permetterà di recuperare questo furto nei confronti dei cittadini - almeno una parte di questi soldi non li investe per mettere in sicurezza la rete di distribuzione del gas e recuperare 3,5 miliardi di metri cubi di gas, che equivalgono a 35 miliardi di metri cubi in dieci anni? È una domanda semplice, se si vogliono fare gli interessi del nostro Paese, ma così non è. Non si vogliono fare gli interessi del nostro Paese ma quelli delle società estrattive che hanno visto, per così dire, l'incoronazione di Giorgia Meloni, dopo la famosa frase “Parigi val bene una messa”, come la grande occasione della loro vita per continuare a lucrare sulle spalle dell'ambiente, del nostro territorio e del nostro Paese. Così non va; è necessario cambiare prospettiva, è necessario fare qualcosa di diverso. Come vedete, la nostra non è una battaglia ideologica, non è una battaglia di principio, cosa che, in verità, sarebbe anche giusto fare. È una battaglia fatta sui numeri, sui contenuti, sulle scelte sbagliate verso le quali state portando il nostro Paese.

Tutta questa vicenda, fra l'altro, vi pone anche in una situazione di grande difficoltà internazionale. La Presidente Meloni è andata a Sharm el-Sheikh, per partecipare alla COP 27, dicendo che l'Italia avrebbe fatto la propria parte contro i cambiamenti climatici. Ma come si fa a pensare che si farà qualcosa contro i cambiamenti climatici se si parte dal fatto che bisogna investire e pesantemente sui combustibili fossili? Ma non vi rendete conto, come dice un'analisi della Coldiretti, che il 2022 è stato l'anno più bollente mai registrato in Italia, con una temperatura media aumentata di 1,5 gradi e con una riduzione del 30 per cento delle precipitazioni? Ciò ha causato una grave siccità, come abbiamo visto dalle immagini trasmesse dai telegiornali o viaggiando per l'Italia. Il Po assolutamente asciutto, un'immagine drammatica che sembrava venire da un film di fantascienza. Questi sono i dati drammatici di un cambiamento del clima, che non sta cambiando dall'altra parte del mondo ma a casa nostra. Quante sono le aziende agricole fallite a causa della siccità, quante sono le aziende agricole che non produrranno più quel prodotto tipico particolare del nostro Paese del quale tutti quanti andavamo orgogliosi? Sono moltissime. Chi va a sciare a Cortina, in uno dei posti più importanti del nostro turismo invernale, ha trovato un paesaggio senza neve a Capodanno (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non indicate, ci stavano anche molti dei vostri rappresentanti; non volevo fare battute nei confronti di nessuno, avrei potuto citare Cortina come qualunque altra località, non è quello che voglio dire. Se mi fate la gentilezza di ascoltare, magari proverò a spiegarmi un po' meglio. Quello che volevo dire è che, a differenza di un tempo, in cui si passavano le vacanze invernali in montagna in mezzo alla neve, adesso si va al mare in tante zone del nostro Paese (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Posso pure capire che a lei possa interessare di più il mare, ma una volta per andare al mare si andava alle Maldive, adesso si va in Sicilia e si fa il bagno. Tanto per farvi capire come sta cambiando il mondo.

PRESIDENTE. Per cortesia!

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Che voi non locapiate mi pare abbastanza evidente dai provvedimenti che adottate. Mentre c'è questa tragedia climatica nel nostro Paese, noi con chi ci arrabbiamo? Ci arrabbiamo con i ragazzi di ultima generazione, che vanno a spruzzare la vernice lavabile su un palazzo importante come quello del Senato. Con loro ci arrabbiamo e per loro si invocano delle pene, addirittura, fino a cinque anni di galera. Ragazzi che hanno avuto il coraggio di dire a tutti quanti: guardate che il re è nudo, la crisi climatica sta travolgendo il pianeta. Il rispetto per quelle mura, per quel palazzo, non è per quello che c'è scritto fuori, deve essere per quello che si decide quotidianamente dentro, e le decisioni che si prendono nei palazzi del potere sono insufficienti ad affrontare la grande crisi dell'umanità, che è la crisi dei cambiamenti climatici, che possono cambiare la vita così come noi la intendiamo.

Chiedo ai colleghi di prestare attenzione su questo. Ci si può anche non fidare di un dibattito politico, per via delle opinioni, dei partiti e degli interessi elettorali, ma leggiamo quello che dicono gli scienziati sui cambiamenti climatici e su che cosa è necessario fare e quanto poco tempo ci rimane per rimettere in sesto la baracca comune.

Ma ci sono delle possibili alternative? Le alternative ci sono: puntare fortemente sul nuovo modello di sviluppo, sulle energie rinnovabili. Noi non abbiamo petrolio, non abbiamo gas, non abbiamo carbone, non l'abbiamo mai avuto, abbiamo il sole e il vento che sono le nostre energie e che ci possono permettere di affrontare un momento così drammatico. Non lo diciamo noi, lo dice Elettricità Futura, l'articolazione di Confindustria che si occupa di energie rinnovabili, che sostiene che, se il Governo riesce a sbloccare le pratiche amministrative per gli impianti fotovoltaici ed eolici, in tre anni si possono realizzare sessanta gigawatt di energia rinnovabile e produrre un valore di 40 miliardi e creare 500.000 nuovi posti di lavoro stabili e puliti. Questa è la strada che noi dobbiamo percorrere.

Quando si dice di diversificare le nostre fonti di energia non significa che noi dobbiamo prendere il gas, invece che in Russia, che è un Paese illiberale, in Qatar, in Africa, in Medio Oriente o in Paesi forse ancora più illiberali, Paesi forse ancora più complicati dal punto di vista geopolitico. Le difficoltà che abbiamo noi oggi con la Russia domani le avremo col Qatar, dopodomani le avremo con la Nigeria. Quindi, non è questa la strada, la diversificazione non è questa!

La diversificazione è produrre un'altra energia, quella pulita, quella che è gratis. Il vento e il sole hanno un problema, un vero difetto, lo possiamo dire? Presidente, non costano nulla: è questo il difetto del sole e del vento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Quando, invece, si tratta di gas, di carbone, di petrolio, c'è qualcuno che diventa straricco, come hanno fatto i grandi player dell'energia in occasione della crisi dell'Ucraina: sono diventati ricchi, più ricchi di sempre, rubando i soldi dei cittadini e delle cittadine, causando danni alle nuove generazioni, causando danni a noi stessi.

Una volta, in quest'Aula, tanti, tanti, anni fa - io non c'ero, nessuno di noi c'era suppongo, forse qualcuno sì, non so - il presidente Berlusconi, appena nominato, disse: ma cosa mi importa dei cambiamenti climatici, dell'ambiente? Capiteranno fra 100, 200 anni, noi non ci saremo. Ma non è così, i tempi si sono, ahimè, ristretti; non è nemmeno più un problema che riguarda i nostri figli, riguarda noi stessi, lo vediamo tutti i giorni, non dalla televisione, dalle finestre di casa nostra. In questi ultimi mesi, in questo Paese, ci sono state decine e decine di morti causate dai cambiamenti climatici: la Marmolada, le Marche, Ischia, più di una guerra, rendetevene conto. Fate in modo che i provvedimenti che si prendono in quest'Aula, a cominciare da questo, siano improntati sulla questione fondamentale dell'interesse collettivo e non dell'interesse particolare di pochi, così come si continua a fare. È questa la colpa che voglio addebitare alla Presidente Meloni e al vostro Governo, perché le belle parole dette nelle piazze, quando si fa opposizione, le belle parole che si dicono durante la campagna elettorale, purtroppo, di fronte ai fatti non ci sono più. Parigi val bene una messa (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Giorgianni. Ne ha facoltà.

CARMEN LETIZIA GIORGIANNI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, il decreto n. 176 del 2022 rappresenta un ideale elemento di congiunzione tra provvedimenti passati e scenari futuri già anticipati in legge di bilancio, volti a mitigare l'impatto sull'economia del forte aumento dei prezzi dell'energia registrato a partire dall'autunno del 2021 e aggravatosi nell'anno passato. Oltre ad attuare un'estesa serie di razionalizzazioni e semplificazioni di procedure - per accelerare ed assicurare continuità agli strumenti di resilienza dell'Italia rispetto all'impatto della crisi energetica - intende connotarle secondo un nuovo indirizzo politico, finalmente mirato a privilegiare in ogni modo, dalle infrastrutture ai lavori pubblici all'approvvigionamento energetico, la solidità e l'autonomia presente e futura della nostra Nazione e il beneficio sociale più ampio che possa derivarne.

Alla base vi è, innanzitutto, la necessità di estendere al dicembre 2022 i crediti d'imposta, già disciplinati dai decreti-legge nn. 4, 17, 21, 50, 115 e 144 del 2022, per contrastare l'aumento dei costi dell'energia elettrica e del gas in capo alle imprese. Nel caso delle imprese energivore, il contributo straordinario consisteva in un credito di imposta dapprima fissato al 20 per cento delle spese sostenute nel primo e, poi, nel secondo trimestre 2022, successivamente elevato, nel caso di quest'ultimo, al 25 per cento e ribadito in tale misura nel terzo trimestre 2022. Infine, il decreto-legge n. 144 elevò l'agevolazione per il terzo trimestre al 40 per cento, prorogandola ai mesi di ottobre e novembre 2022. Restava scoperto il mese di dicembre e su di esso siamo intervenuti con il decreto qui in esame.

Il Governo, in legge di bilancio, ha prolungato e incrementato tali agevolazioni per alleviare le crescenti difficoltà che il perdurare del problema pone alle imprese italiane. Per il primo trimestre 2023 abbiamo, infatti, portato il credito d'imposta per le imprese energivore al 45 per cento, in luogo del 40 per cento. Il credito d'imposta per le imprese non energivore, inizialmente previsto per quelle dotate di contatori di potenza disponibile pari o superiore a 16,5 chilowatt, poi portati a 4,5 dal decreto-legge n. 144, con i successivi provvedimenti del precedente Governo è passato dal 12 al 15 per cento e, infine, al 30 per cento a ottobre e novembre 2022. Con questo provvedimento viene confermato anche per il mese di dicembre 2022, mentre con la legge di bilancio crescerà al 35 per cento nel primo trimestre 2023.

Analogo percorso, per un lato, con l'estensione al mese di dicembre 2022 degli aiuti già previsti e, per l'altro, con l'incremento nel primo trimestre 2023 grazie alla legge di bilancio, ha riguardato il sostegno per l'acquisto di gas naturale a imprese gasivore e non gasivore. Nel primo caso, le soglie sono evolute dal 10 per cento al 25 per cento, fino al 40 per cento (ultimo trimestre 2022), con l'estensione al mese di dicembre, in questo decreto, fino al 45 per cento. Per quanto riguarda, invece, l'acquisto del gas naturale da parte di imprese non gasivore, si è passati da un credito d'imposta del 20 per cento, poi corretto al 25 per cento per il primo trimestre 2022, mantenuto a questo livello per il secondo trimestre dell'anno e incrementato al 40 per cento per ottobre e novembre 2022, che estendiamo ora a dicembre e che abbiamo già portato al 45 per cento nel primo trimestre del 2023.

Per completare il quadro, ricordo che in legge di bilancio abbiamo disposto anche l'annullamento, per il primo trimestre 2023, delle aliquote relative agli oneri generali di sistema elettrico applicate alle utenze domestiche e alle utenze non domestiche in bassa tensione con potenza disponibile fino ai 16,5 chilowatt. In sede di conversione, il Senato è intervenuto anche sulle modalità di fruizione dei crediti d'imposta e sul regime di cedibilità, tra l'altro posticipando al 30 settembre 2023, in luogo del giugno 2023, disposto nell'originaria formulazione della norma, i termini per l'utilizzo e cessione dei crediti relativi al terzo trimestre 2022 e ai mesi di ottobre e novembre 2022.

Con l'articolo 2, modificato in Senato per trasformare nel provvedimento in esame il contenuto del decreto-legge n. 179, contestualmente abrogato, viene prorogata la più volte disposta riduzione delle aliquote di accisa applicabili ad alcuni prodotti energetici utilizzati come carburanti, rimodulando tempistica e importi. In particolare, dal 1° dicembre al 31 dicembre 2022, è stato disposto un lieve aumento delle medesime aliquote che, tuttavia, rimangono inferiori a quelle vigenti fino al 21 marzo 2022. Viene prorogata al 31 dicembre 2022 l'applicazione di un'aliquota IVA ridotta, pari al 5 per cento, alle forniture di gas naturale impiegate in autotrazione. È un punto a cui teniamo particolarmente, perché incide su tutta la catena di distribuzione di merci vitale per il contenimento dei prezzi al consumo e affinché non sia messa a rischio la continuità operativa degli autotrasportatori, una delle basi fisiche del sistema economico nazionale.

L'articolo 2-bis, introdotto in sede referente, risponde a un'altra esigenza per noi fondamentale, quella di tutelare la pesca e l'agricoltura nazionale, prorogando, dal 31 marzo al 30 giugno 2023, i termini per l'utilizzo del credito d'imposta per l'acquisto del carburante, concesso dal decreto-legge Aiuti-ter sulle spese sostenute nel quarto trimestre del 2022, alle imprese esercenti attività agricola, pesca e agromeccanica.

Con l'articolo 3 abbiamo risposto all'esigenza di dilazionare i rincari delle bollette, consentendo, in alternativa ai crediti d'imposta trattati nell'articolo 1, ai clienti finali di energia elettrica e gas di chiedere ai fornitori la rateizzazione per i consumi effettuati dal 1° ottobre 2022 al 31 marzo 2023 e fatturati entro il 30 settembre 2023, se assistiti da un'impresa di assicurazione disposta a stipulare una copertura assicurativa sull'intero credito rateizzato. Per incentivare le assicurazioni, il decreto autorizza la SACE a riassicurare il 90 per cento del dovuto con garanzia integrale da parte dello Stato, un impegno finanziario nominalmente consistente, tra l'altro, condizionato all'impegno di gestire i livelli occupazionali attraverso accordi sindacali e a non delocalizzare le produzioni.

L'obiezione di alcune opposizioni di aver raddoppiato la condizione di debitore alle imprese clienti di energia e gas è, quindi, totalmente priva di onestà intellettuale oltre che di consistenza logica. Tenendo conto del possibile effetto della rateizzazione sul flusso monetario delle casse dei fornitori di energia elettrica si riconosce loro la possibilità di richiedere finanziamenti bancari assistiti da garanzia SACE, quale sostegno alla liquidità. Abbiamo, inoltre, allargato di un anno l'orizzonte temporale in cui la SACE è autorizzata a concedere riassicurazioni in favore delle imprese che hanno assicurato il debito risultante dalle fatture messe a punto entro il 30 giugno 2024 ai consumi energetici effettuati fino al 31 dicembre 2023.

Altre importanti misure correggono il tiro relativamente all'anno 2022: abbiamo alzato da 600 a 3.000 il limite delle deduzioni dall'imponibile dei fringe benefit, con particolare attenzione ai prestiti ai lavoratori dipendenti per il pagamento di acqua, luce e gas per il 2022; abbiamo incrementato di 10 milioni il fondo che supportava il movimento sportivo italiano per fronteggiare l'aumento dei costi per riscaldamento ed elettricità e destinato ulteriori 50 milioni per strumenti di analoga finalità a sostegno dei servizi sociosanitari e socioassistenziali svolti a beneficio di anziani da parte di enti del terzo settore. Sempre in relazione al 2022, abbiamo stanziato ulteriori 150 milioni per il contributo straordinario per garantire la continuità dei servizi erogati dagli enti locali per la maggior spesa per utenze di energia elettrica e gas e ulteriori 320 milioni per il sostegno al trasporto pubblico locale.

Molte altre misure di natura tecnica si sono rese necessarie, non mi è possibile riassumerle tutte, ma qui abbiamo fatto almeno un riassunto puntuale, fuori dalla demagogia delle opposizioni. Mi permetto una chiosa politica: i due Governi precedenti a quello del nostro Presidente Giorgia Meloni hanno fatto sì che intorno al superbonus 110 per cento si formasse una giungla di problemi, cui ora è arduo rimediare in modo totalmente soddisfacente - ce ne rendiamo conto ovviamente -, specie dato l'aumento dei fabbisogni di finanza pubblica richiesti dalla crisi energetica e minacciati dalla dinamica dei tassi di interesse.

Il Conte-bis, cercando uno strumento con finalità anche condivisibili, mal congegnato in molti aspetti, soprattutto per la confusione seminata dalla sua interminabile coda finanziaria, ha causato una congestione temporale di domanda tale da generare un'ampia gamma di effetti distorsivi dell'offerta: nascita di imprese improvvisate, tempi di realizzazione e compimento dei lavori incontrollabili, esplosione dei prezzi…

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

CARMEN LETIZIA GIORGIANNI (FDI). La seconda osservazione, e qui concludo, riguarda l'articolo 4, la cui filosofia abbraccia anche altre parti del provvedimento: si vuole facilitare l'approvvigionamento di gas per le imprese energivore nazionali, con una serie di modifiche procedurali e contrattuali. Ovviamente, non asseconderemo l'ossessione velleitaria di soffocare il sistema produttivo nazionale, oggi, con l'obiettivo fittizio di accelerare processi virtuosi dopodomani, perché una nazione depauperata e dipendente, in una parola, finita, non potrà mai portare a compimento alcuna evoluzione virtuosa, assolutamente in nessun campo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Daniela Morfino. Ne ha facoltà.

DANIELA MORFINO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, rappresentante del Governo, il grido di allarme che oggi arriva dai banchi di tutto il MoVimento 5 Stelle riflette, signor Presidente, una preoccupazione: il grave pericolo provocato da tutte le misure non coerenti con lo strumento del decreto-legge che il Governo, giocoforza, vuole inserire, snaturando e abusando la medesima proposta normativa del decreto Aiuti-quater. Pericolo e preoccupazione non solo per il contenuto e il merito dei provvedimenti che oggi contestiamo, e tra questi in primo luogo il superbonus e le trivellazioni, ma ancor di più per il metodo e le forme utilizzate dal Governo nel pacchetto del decreto Aiuti-quater, tutto in piena violazione dei principi costituzionali, ordinamentali e di regolamento della funzione legislativa.

Mi riferisco alle trappole ideologiche inserite nel decreto Aiuti-quater, soprattutto in materia di trivellazioni e superbonus, che tutti gli italiani devono sapere riconoscere come il vero e grave attentato alla Costituzione e alla democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); attentato che si sta consumando nelle trame di questo decreto e non solo.

Ma andiamo con ordine, signor Presidente. In via preliminare, lamentiamo e denunciamo la distorta e irrituale assegnazione del decreto Aiuti-quater alla sola Commissione bilancio, chiamata a valutare su contenuti normativi che investono la competenza della Commissione ambiente, quest'ultima, in tal modo, spogliata nelle sue funzioni legislative e nelle sue prerogative. Diciamo agli italiani come stanno realmente le cose e cioè che il Governo in tal modo stravolge come non mai la genesi del decreto sia dal punto di vista dell'iter formativo, sia nel contenuto e ciò per smantellare ideologicamente e concretamente ogni strumento introdotto dal MoVimento 5 Stelle non in linea - e per fortuna, direi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) - con una politica improvvisata e maldestra come quella di questo Governo Meloni.

Come se non bastasse, signor Presidente, nel merito e nel contenuto normativo del decreto, cosa fa il Governo? Il Governo propone un pacchetto di misure disomogenee tra loro e che eludono il carattere dell'urgenza e della necessità. Mi chiedo, infatti: perché accostare in modo disarmonico le misure energetiche con i diritti audiovisivi sportivi e con le nomine dei segretari comunali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? In tal modo il Governo sa di violare l'articolo 77 della Costituzione nei presupposti di necessità e di urgenza che devono caratterizzare questo decreto. Ecco, ad esempio, questa è un'ottima domanda da sottolineare e da porre all'attenzione di tutti gli italiani: siamo sicuri che il Governo oggi conosca realmente i presupposti normativi di un decreto-legge o, forse, pur conoscendoli, con presunzione e, a questo punto, con arroganza ideologica, spinge per cercare di smantellare ogni dettato costituzionale, come del resto sta cercando di fare con l'autonomia differenziata?

Presidente, noi la Carta costituzionale la dobbiamo attuare, noi la Carta costituzionale la dobbiamo proteggere e non smantellare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Queste proposte hanno un appeal populista, ma contengono i germi di un grave pericolo per il nostro Paese e c'è di più, la politica ha una valenza concreta anche nell'uso del linguaggio che la politica stessa utilizza e noi, oggi, siamo qui chiamati a discutere il decreto Aiuti-quater. Allora, mi chiedo: con il decreto sugli aiuti proposto, il Governo chi intende realmente aiutare? Quali interessi sociali ed economici realmente sta proteggendo e sostenendo? È una bella domanda, signor Presidente, la cui risposta smaschera chi realmente questo Governo intende proteggere e sostenere: non certo tutte quelle piccole e medie imprese che negli ultimi due anni hanno investito sul superbonus e, adesso, sono a rischio fallimento; non certo tutti quei lavoratori e liberi professionisti che negli ultimi tre anni hanno trovato occupazione nei cantieri “superbonus” e che oggi il Governo cancella con un colpo di spugna.

Ancora, signor Presidente, perché questo Governo pone in essere e propone una politica totalmente disallineata con i principi dell'ordinamento europeo in materia di ambiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? A che cosa serve trivellare i nostri mari per approvvigionamenti non sufficienti e non proporzionati all'interesse generale della tutela dell'ambiente? Perché il Governo non vuole avviare le politiche di Green Deal europeo mediante le rinnovabili e l'efficienza energetica di edifici, industria e mobilità?

Perché il Governo vuole ripiombare nell'approvvigionamento fossile, nonostante la tendenza europea di segno opposto? Ecco, le domande nascono in maniera naturale e spontanea e riportano alle gravi preoccupazioni in premessa rappresentate.

Concludo, signor Presidente. Il decreto Aiuti-quater chi aiuta? Aiuta il nostro ambiente e le fasce della popolazione più deboli? Oppure aiuta gruppi ristretti di interessi economici, politici e sociali, frutto di un'ideologia politica che protegge i più forti a scapito dei più deboli? Le preoccupazioni e i punti di domanda del MoVimento 5 Stelle sono questi. Per tale motivo, la nostra forza politica denuncia e censura questo Governo, per garantire, invece, i principi di equità, di giustizia sociale e di tutela ambientale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Francesca Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signora rappresentante del Governo, devo ammettere di essere abbastanza colpita perché questo è il terzo provvedimento di carattere finanziario che affrontiamo in questa legislatura e ancora non ho compreso come il Governo Meloni intenda affrontare la grave crisi sociale, economica e climatica in atto.

Sembra quasi che non ci si accorga del dramma che stanno vivendo moltissime persone, con un'inflazione che galoppa e il costo della vita che raggiunge livelli insopportabili. Infatti, neanche un euro di questo provvedimento Aiuti-quater è stato destinato alle persone più in difficoltà o alle piccole attività artigianali.

Eppure, l'inizio del nuovo anno ha segnato un aumento significativo dei prezzi, in particolare dei prodotti alimentari e dei carburanti. A incidere sull'aumento della spesa per i prodotti alimentari c'è sicuramente il caro energia ma anche lo stravolgimento del clima, con un caldo anomalo e una siccità senza precedenti che sta determinando una progressiva tropicalizzazione. Il 2022 ha registrato, infatti, dati record molto preoccupanti per le temperature raggiunte e le scarse precipitazioni. Ma evidentemente a questo Governo i problemi delle persone comuni, così come i cambiamenti climatici, continuano a non interessare.

La riduzione delle accise su benzina, gas, gasolio e GPL si è fermata, infatti, al 31 dicembre, con evidenti conseguenze sull'aumento dei prezzi. È chiaro a tutti che è in atto una forte speculazione, come per il caro bollette. Avete fatto molto bene ad allertare la Guardia di finanza e il Garante per la sorveglianza dei prezzi. Sarebbe, però, opportuno valutare la costituzione di osservatori territoriali permanenti dotati di organi sanzionatori che vigilino costantemente sull'andamento dei prezzi.

Certamente dovreste riflettere anche sull'opportunità di prorogare la riduzione delle accise. I costi dei carburanti sono diventati insostenibili e mi chiedo cosa avrebbe fatto la Presidente se oggi fosse stata all'opposizione o anche il suo Vice Presidente, che tempo fa gridava allo scandalo rispetto al costo dei carburanti.

Ma soprattutto, lo ribadisco e lo ribadiamo ancora una volta: per ripristinare un minimo di giustizia fiscale dovreste intervenire sugli extraprofitti. Lo diciamo in continuazione: non è possibile condonare miliardi di euro alle grandi società energetiche quando i cittadini hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. Non è difficile! Noi vi abbiamo proposto una tassazione degli extraprofitti al 100 per cento, ma anche applicando concretamente le aliquote attuali riuscireste a recuperare oltre 8 miliardi di euro. Lo ha riferito qualche settimana fa proprio in quest'Aula il Ministro Giorgetti e non capisco cosa stiate aspettando, anche perché questo atteggiamento vi porta a fare scelte poco incisive e prive di respiro.

Anche nel settore dei trasporti, per fare riferimento alle materie di competenza della Commissione di cui faccio parte, questo decreto è molto carente. Le risorse per il trasporto pubblico locale e per il trasporto rapido di massa sono del tutto insufficienti, così come incomprensibile è il taglio di 50 milioni di euro al bonus per gli abbonamenti, che abbiamo chiesto di ripristinare con alcuni emendamenti ma che ovviamente, visto che il decreto è arrivato blindato, non avete neanche preso in considerazione.

Poi niente è previsto, ad esempio, per garantire la continuità aerea e marittima a sardi e siciliani. Il collega Lai ha fatto una battaglia in Commissione bilancio. Tante e tanti in quest'Aula conoscono i problemi e le difficoltà che gli isolani stanno vivendo in queste settimane per gli spostamenti in aereo e in nave dalle isole maggiori, senza garanzie di posti disponibili e a tariffe folli, con la reiterazione di un bando poi, per quanto riguarda la continuità territoriale aerea della regione Sardegna, assolutamente fallimentare, che ha creato, nei mesi scorsi, enormi problemi a residenti, lavoratori, malati, operatori turistici, emigrati e turisti e che non garantisce in alcun modo il nostro diritto alla mobilità.

Mi chiedo cosa aspettiate a intervenire per restituire ai cittadini delle isole il diritto alla mobilità e dare attuazione al principio di insularità, recentemente introdotto all'articolo 119 della nostra Costituzione.

Nessun intervento è previsto nel settore sanitario, ad esempio, se non per ridurre le bollette delle cliniche private. Medici e personale sanitario, descritti come eroi durante la pandemia, sono stati completamente dimenticati. Il diritto alla salute è diventato una chimera: prenotare visite specialistiche è impossibile pressoché ovunque in Italia. In tantissimi comuni non ci sono medici di base o pediatri, ma il Governo fa orecchie da mercante. Non oso immaginare cosa accadrà quando tanti medici andranno in pensione, lasciando sguarniti interi reparti. Qual è la strategia del Governo Meloni per garantire agli italiani un diritto fondamentale come quello alla salute? Non è dato sapersi!

Sul piano energetico poi registriamo un vero disastro. Altro che rinnovabili, altro che comunità energetiche! Uno degli aspetti più preoccupanti di questo decreto, in linea con le vostre scelte previste sul clima ma anche con la volontà di avvantaggiare le grandi società energetiche, è la decisione di incrementare la produzione di gas naturale anche attraverso la ripresa delle trivellazioni in mare, anche in aree attualmente vietate e nonostante la contrarietà di un tempo della Presidente. Vi siete persino opposti al nostro emendamento sull'air gun, forse non rendendovi conto della fragilità del nostro territorio. Tutto questo per fare un altro regalo alle industrie petrolifere-estrattive, in palese contrasto con i principi costituzionali di tutela dell'ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli interessi delle nuove generazioni; principi anch'essi recentemente introdotti all'articolo 9 della nostra Costituzione, peraltro con previsioni che non creeranno nessun vantaggio per le industrie energivore. Su questo tema anche noi abbiamo presentato una questione pregiudiziale, proprio per evitare di procedere all'esame di questo provvedimento che voi volete continuare a portare avanti.

Come hanno sottolineato le associazioni ambientaliste e come ha evidenziato anche il mio collega Francesco Emilio Borrelli oggi, sono previsti 15 miliardi di metri cubi aggiuntivi in dieci anni, un miliardo e mezzo di metri cubi l'anno, con una quantità di gas pari all'1,9 per cento dell'intero fabbisogno nazionale, che ammonta a circa 76 miliardi di metri cubi, che non giustifica gli scempi ambientali che ne deriveranno né il cambio di rotta rispetto all'impegno preso verso la decarbonizzazione e il contrasto al cambiamento climatico.

Ma che problemi avete a investire sulle energie pulite e sulle rinnovabili? Perché vi ostinate a portare avanti politiche energetiche in palese contrasto con gli orientamenti di tutti gli Stati in materia di contenimento, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici? Il vostro è un comportamento davvero incomprensibile e intollerabile. Fate finta di guardare al futuro ma continuate a reiterare i modelli fallimentari del passato.

Ulteriore elemento critico di questo provvedimento è la revisione del superbonus. “La spesa non è pari alla resa”, ha dichiarato il Ministro Giorgetti e la Presidente Meloni sostiene che abbia provocato un buco da 38 miliardi di euro. Secondo Nomisma, invece, il superbonus ha generato un valore economico di oltre 124 miliardi, dando una spinta rilevantissima al PIL della nostra Nazione. L'ANCI ha dichiarato che, grazie al superbonus, ci sono stati 490 mila occupati diretti e 400 mila indiretti. Certo, si tratta di occupazione precaria, proprio perché non c'è una progettualità, ma 900 mila persone hanno potuto lavorare, non hanno chiesto assistenza allo Stato, hanno generato ricchezza e hanno pagato le tasse.

Sicuramente si sarebbero potuti rivedere alcuni aspetti legati alle caratteristiche degli immobili da riqualificare o al reddito dei richiedenti, nonché investire maggiormente sulla riqualificazione e sicurezza del patrimonio pubblico. Non si può, però, non considerare che mai come con il superbonus si è dato impulso a un settore importante come quello dell'edilizia, con enormi benefici anche per l'ambiente. Una riqualificazione e un efficientamento del patrimonio edilizio, quale quello portato avanti grazie al 110, non si erano mai visti e sarebbero stati impensabili senza una misura di quel tipo. Sappiamo quanto la vetustà degli immobili e la loro scarsa efficienza energetica incidano sulle emissioni di CO2 e sull'inquinamento delle nostre città e dei nostri territori, ma questi evidentemente continuano a essere temi per voi privi di interesse.

Piuttosto che rimodulare il superbonus, avreste dovuto individuare modalità efficaci per la gestione dei crediti di imposta, ma le cose complesse ed efficaci non interessano questo Governo, cieco e sordo, incapace di ascoltare qualsiasi suggerimento. È del tutto evidente che non avete una strategia per affrontare le emergenze del nostro Paese. Infatti, continuate a portare avanti le politiche del Governo Draghi, condite con qualche norma bandiera, che strizza l'occhio al vostro elettorato, come nel caso dei rave party o del terribile decreto sui flussi migratori, che sta già creando enormi difficoltà nei soccorsi in mare. Affrontare i problemi reali delle persone non sembra interessarvi affatto. Come pensate che si possa rispondere alla crisi energetica applicando i modelli fallimentari dal passato? Come fate a non accorgervi dei disastri ambientali e dei cambiamenti climatici in atto? Come potete ignorare il fatto che gli stipendi medi degli italiani siano regrediti negli ultimi venti anni e che i cittadini italiani non riescono ad arrivare a fine mese? Perché vi accanite contro le persone in difficoltà e non date loro risposte con provvedimenti come questo, che si chiama Aiuti-quater, ma che non va nella direzione in cui dovrebbe andare? L'abolizione del reddito di cittadinanza è stato un grave errore e pretenderemo che nei prossimi provvedimenti inseriate disposizioni di supporto alle estreme povertà, ma anche nuove politiche attive per il lavoro. Il rinnovo dei contratti e il salario minimo legale sono indispensabili per garantire a tutti e a tutte una vita dignitosa: continueremo a ripetervelo in ogni discussione e su ogni provvedimento.

Concludo, Presidente, con la ormai nota questione di metodo. Intendevate restituire un nuovo protagonismo al Parlamento e, invece, non esiste un solo provvedimento su cui finora non abbiate posto la fiducia, incluso questo, su cui verrà posta domani: provvedimenti d'urgenza contenenti materie disomogenee a profusione. Contro ogni annunzio e proclama, oggi discutiamo di un documento che arriva blindato dal Senato, su cui domani sarà posta ancora una volta la fiducia, nonostante foste pronti, nonostante abbiate costituito un Governo politico e abbiate promesso di non procedere a colpi di fiducia. Per quanto continuiamo a essere costruttivi, a fare proposte e a presentare emendamenti, voi andate avanti senza ascoltare nessun suggerimento. In questo scenario desolante non possiamo fare altro che opporci alle vostre scelte miopi e prive di visione e votare ancora una volta contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Io ho ascoltato con grande interesse tutti gli interventi che ci sono stati prima di questo momento e ho ascoltato, in particolar modo, gli interventi che sono venuti dai banchi della maggioranza. Mi riporto anche a quanto detto dal collega Maerna, che ha fatto un elenco di tutte le misure contenute in questo decreto Aiuti-quater e ne ha snocciolato tutti gli effetti positivi, concludendo però che si poteva fare di più, anche con una sorta di modestia: “forse avremmo potuto fare di più”. Io dico che forse avrebbero dovuto fare di meno. Dico di meno perché forse sarebbe stato opportuno proprio non toccare la disciplina del superbonus. Sono tanti gli interventi che si sono susseguiti in quest'Aula oggi proprio su questo, ma è un tema di grande importanza e non si comprende perché poi non si sia proseguito su questa strada. Probabilmente, io penso, anche per un fatto ideologico. Il superbonus è nato con il decreto Rilancio, voluto da Conte, e ha prodotto degli effetti estremamente positivi sul tessuto economico, e non solo, del nostro Paese. Infatti, grazie alla quota di incentivo stabilita al 110 per cento e alla possibilità di cedere il credito di imposta, è stato possibile per tante famiglie procedere a interventi di riqualificazione energetica e di risanamento edilizio di abitazioni anche vetuste. Ora, come diceva prima la collega Torto, da questa misura, con la rimodulazione al 90 per cento, saranno proprio tagliate fuori le famiglie con redditi medio-bassi, che non potranno ovviamente sopperire alla differenza di costo. Però, in Italia, la questione delle abitazioni dovrebbe essere posta all'attenzione dell'agenda di Governo. Forse si dimentica - darò dei dati ovviamente - che il 65 per cento delle abitazioni in Italia, quindi quasi i due terzi delle abitazioni esistenti sul suolo italiano, hanno oltre 47 anni di età. Quindi, il progetto di arrivare a un risanamento edilizio credo che sia prioritario per qualsiasi Governo che si succederà in questo Paese. È una priorità anche perché questo determinerebbe uno stop all'ulteriore consumo del suolo e anche all'espansione di periferie spesso degradate e sprovviste dei servizi anche più essenziali. La misura del superbonus, oltre ad attivare l'economia, oltre a avere una ricaduta sul PIL, oltre a determinare - adesso ne daremo i dati - un aumento del gettito fiscale, era soprattutto volta al benessere delle famiglie e ha determinato un significativo miglioramento delle condizioni ambientali di tante famiglie italiane. Anche qui devo leggere alcuni dati, che dimostrano che bisogna procedere su questa strada: 3,5 milioni di famiglie in Italia (13,7 per cento del totale) dichiarano di avere nelle proprie abitazioni problemi di umidità; 2,8 milioni di famiglie hanno dichiarato di vivere in abitazioni con problemi strutturali e il nostro Paese, ahimè, è interessato dai noti fenomeni, come i terremoti e, quindi, c'è e ci sarà sempre questo grosso problema da affrontare; 2,2 milioni di famiglie dichiarano di non riuscire a riscaldare adeguatamente la propria abitazione, ovvero l'8,6 per cento del totale. Quest'ultima si chiama povertà energetica, un altro tema che con il Governo Conte si è provveduto ad affrontare. Su questa strada, però, non si procede: c'è una battuta d'arresto, si torna indietro.

Voglio ancora sottolineare i dati, che dovevano essere posti ancor più all'attenzione della maggioranza, e convincerli a tenere ferma la disciplina del superbonus e a non fare passi indietro. Secondo i dati contenuti in un dossier, che tra l'altro è all'attenzione di questa Assemblea e che sono dati provenienti dall'Enea, al 31 ottobre 2022 erano in corso oltre 300 mila interventi edilizi incentivati. La regione con più lavori avviati è la Lombardia, con oltre 50 mila edifici, per un totale di 9,2 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione, seguita dal Veneto, con oltre 40 mila interventi, per un ammontare di circa 5 miliardi di euro di investimenti, e dal Lazio, con poco meno di 30 mila interventi già avviati, per la precisione 28.230 interventi attivati, per 5 miliardi di euro. Insomma, si è messo in moto un meccanismo virtuoso, fortemente virtuoso, perché il superbonus, oltre a risollevare il comparto edilizio - che aveva delle note criticità determinate anche dalla flessione del prezzo degli immobili -, ha incentivato l'indotto. Secondo i dati provenienti da istituti come il Censis, ma anche dall'Istat e dallo stesso MEF, i comparti come l'arredo casa, ma anche la ceramica, che sono dei settori molto importanti dell'economia italiana, hanno beneficiato enormemente di tale misura. Giusto per dirne una e anche per criticare i dati che sono stati invece forniti dall'attuale maggioranza, l'extragettito rilevato dallo stesso MEF nel 2022, rispetto all'anno precedente, è pari all'11 per cento tra gennaio e settembre, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Quindi c'è stato un fortissimo stimolo per l'economia. Gli effetti sull'occupazione sono sotto gli occhi di tutti e sono stati rilevati anch'essi da più istituti ed enti di ricerca. Oltre a parlare del Censis, ci riferiamo a fonti Enea ed Istat.

Infatti, si stima una crescita dell'occupazione: è già stato detto anche da precedenti interventi, ma conviene comunque rimarcare questa circostanza, anche perché noi siamo usciti da un periodo di forte stagnazione economica e ora più che mai era necessario dare un impulso all'economia e creare posti di lavoro. Ebbene, a seguito del superbonus, questa misura, praticamente, ha prodotto un aumento dell'occupazione in oltre 900 mila addetti, direttamente o anche tramite l'indotto.

Non da ultimo, ovviamente, si parlava dai banchi dei colleghi dei Verdi degli effetti sull'ambiente che ovviamente il superbonus può determinare positivamente. E qui c'è anche un'altra annotazione da fare, e viene da fonti ENEA, la quale rimarca che in due anni gli investimenti attivati con il superbonus hanno prodotto un risparmio energetico pari a circa il 40 per cento del risparmio energetico che il piano emergenziale di riduzione dei consumi del settore domestico si prefiggeva di realizzare nell'autunno-inverno 2022/2023, cioè ci siamo, è adesso. Praticamente, è stato prodotto un risparmio energetico, sono stati aumentati i livelli occupazionali, si è guardato al benessere delle famiglie, soprattutto alle famiglie con reddito medio-basso, che mai e poi mai avrebbero potuto procedere al risanamento della propria abitazione; nello stesso tempo, si è garantito un maggiore gettito fiscale.

Insomma, un effetto assolutamente virtuoso. Per questi motivi, il Governo e la maggioranza non hanno potuto non tenerne conto e, di fatto, hanno parzialmente conservato questa misura. Ma questa misura è stata tuttavia rimodulata in peius perché l'abbattimento al 90 per cento determinerà ovviamente una compromissione di tale ciclo virtuoso, perché innanzitutto approfondisce il quadro normativo e crea anche una sorta, ovviamente, di incertezza negli operatori economici, che non sanno come muoversi. Oltretutto, mi preme ancora rimarcarlo, vengono tagliate fuori proprio le persone che probabilmente ne hanno più bisogno: le persone con redditi medio-bassi che non possono accedere a questi incentivi. Con il 110 per cento era possibile procedere alla riqualificazione delle proprie abitazioni, con la misura del 90 per cento ciò non sarà più possibile.

Sicuramente gli interventi che sono stati promossi per disincagliare i crediti avranno, si spera, un effetto importante; ma ancora più importante, a parer mio, è rendere strutturale la misura del superbonus e addirittura prevedere anche una spesa annuale nel bilancio statale volta alla riqualificazione energetica e antisismica. Invece sembra che si vada in una direzione opposta perché il contenimento della misura al 90 per cento non può che preoccuparci, perché si procede all'indietro e l'ulteriore, prevedibile, possibile abbattimento di tale aliquota ci farà fare un ulteriore passo indietro. La collega Torto, nell'intervento che mi ha preceduto, invitava i colleghi della maggioranza a procedere a una discussione anche in sede di conversione di questo decreto, perché poi alla fine prioritario deve essere, penso, l'interesse per il Paese, e quindi un ripensamento della disciplina del superbonus credo che sia necessario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 9 gennaio 2023, il deputato Aboubakar Soumahoro, già iscritto al gruppo parlamentare Alleanza Verdi e Sinistra, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 730​)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Presidente, rappresentante del Governo, gentili colleghi e colleghe, sono molti gli aspetti che contestiamo in questo decreto-legge, che ha peraltro anche l'ingannevole nome di “Aiuti”, forse un po' per distogliere l'attenzione da ciò che è nel suo contenuto e che aiuto non è, o forse un po' anche perché per aiuti qualcuno intende aiuti alle lobby o agli amici degli amici. Nel mio intervento mi soffermerò proprio su questo, a un aiuto particolare, che è quello - lo avete capito - a chi sfrutta le trivelle, alle lobby dei petrolieri. Come tutti ben sappiamo, il MoVimento 5 Stelle è un movimento ecologista e ambientalista, uno dei pochi rimasti, e lo dico con amarezza, sempre che in quest'Aula non si consideri possibile portare avanti istanze ambientaliste, ad esempio, facendo un'alleanza con il partito di Renzi e Calenda, che nei confronti dell'ambiente hanno dimostrato di possedere la stessa sensibilità di Attila, o di allinearsi alle posizioni della destra, che è a favore del nucleare, delle trivelle, dei nuovi inceneritori, ma questo è un altro discorso.

Noi siamo ambientalisti perché mi piace ricordare e citare don Albino Bizzotto dei “Beati i Costruttori di Pace”, che ha definito l'ecologia in questo modo: ha detto che ecologia è sinonimo di giustizia, giustizia anche intergenerazionale. E in tempi difficili come quello che stiamo vivendo adesso serve una stella per orientarsi, serve una stella alla politica per orientare le proprie scelte. Una stella che per noi è la difesa dell'ambiente, è la difesa dei beni comuni, da trasmettere, per quanto possibile, intatti, non devastati, alle generazioni future. Proprio perché siamo ambientalisti, siamo spesso etichettati dai nostri detrattori come quelli del “no”, del “no” a prescindere. Ovviamente non è vero. Siamo contrari, certo, alle grandi opere inutili; siamo anche contrari alle speculazioni per favorire enormi guadagni per pochi bene introdotti, e questo al costo del patrimonio ambientale che è di proprietà di tutti, esattamente come nel caso delle trivelle.

Sul deciso “no” a questa pazzia, tuttavia, il MoVimento 5 Stelle è in buona compagnia. Per il “no” alle trivelle si è già espressa Giorgia Meloni, lo abbiamo già ricordato in quest'Aula; ma si è espresso anche Matteo Salvini, si è espresso anche recentemente - lasciatemi pur dire non senza qualche ipocrisia, considerato il partito a cui fa riferimento - pure l'ex presidente di regione più amato d'Italia, Luca Zaia. Per argomentare meglio le ragioni del “no” alle trivelle e per illustrare delle valide proposte alternative mi dilungherò in seguito. Credo possa essere più interessante, in via preliminare, soffermarmi sulle ragioni del “no” espresse da una protagonista dell'attuale Governo, cioè Giorgia Meloni. Si tratta di ragioni dichiarate e argomentate con convinzione, naturalmente prima di diventare Premier. Per Giorgia Meloni le trivellazioni nel mare Adriatico volute dal Governo Renzi e da lei avversate erano, tra virgolette, “un aiuto ad alcune grandi lobby molto legate al Governo e avrebbero contribuito all'inquinamento del nostro mare”. Ripeto per chi magari dai seggi di maggioranza o dai seggi del Governo non lo avesse ben capito: per la Presidente Meloni le trivelle, fino a non molti mesi fa, erano un aiuto alle lobby legate al Governo e un pericolo di inquinamento del mare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Onestamente, Presidente, che il presidente Renzi fosse più sensibile agli appelli delle lobby del petrolio rispetto a quelli delle associazioni che si adoperano per tutelare la salvaguardia del mare, in effetti, era ed è legittimo ritenerlo; altra cosa però è dichiararlo come una verità. Perché delle due l'una: o la Presidente Meloni mentiva quando dichiarava che le trivelle sono un favore alle lobby e una causa di inquinamento, nel qual caso sarebbe grave, perché significherebbe che abbiamo oggi una Presidente del Consiglio che non ha esitato a ricorrere alla più spudorata delle menzogne pur di perseguire obiettivi politici e di consenso elettorale, oppure la Presidente Meloni ha detto la verità, signori, e quindi le trivelle sono effettivamente “un aiuto alle lobby legate al Governo”, ancora lo leggo virgolettato, pagato per giunta dai cittadini con un altrettanto sicuro e rilevante danno ambientale.

E in quest'ultimo caso, Presidente, la situazione sarebbe ancora più grave, perché - seguitemi bene - alla Presidenza del Consiglio oggi siede lei, il Presidente Meloni, non Renzi; starebbe a significare che le lobby avvantaggiate a suo tempo dal Governo Renzi sarebbero ora evidentemente avvantaggiate dal Governo Meloni; insomma se quanto ha affermato il Presidente Meloni rispondesse al vero, e cioè che il business delle trivelle è solo un aiuto di alcune grandi lobby legate al Governo, non possiamo non notare che l'unica cosa cambiata oggi rispetto ad allora è che, in precedenza, le lobby del petrolio riferivano a Renzi e oggi alla Presidente Meloni; questo, Presidente, potrebbe spiegare l'incredibile giravolta da parte del Presidente del Consiglio sulle trivelle. Paradossale poi che questa chiave di lettura, che mette gli interessi delle lobby all'origine della scelta politica del Governo sulle trivelle, sia fornita addirittura dalla Presidente Meloni stessa. Il cambiamento di prospettiva quando ci si trova a passare da un ruolo di opposizione a uno di Governo e, quindi, dal ruolo di osservatore critico a quello di potenziale erogatore di favori alle grandi lobby legate al Governo - non sono parole mie, come vi ricordo - appare in tutta la sua dimensione. Su queste osservazioni della Premier - basta alle trivellazioni, basta all'inquinamento del nostro mare e basta un Governo ipocrita e servo dei poteri forti - sarebbe interessante conoscere l'opinione del Governo.

Non finisce qui; anche il Ministro Salvini fornisce diversi validi elementi oggettivi a favore del “no” alle trivelle; lo abbiamo visto tutti immortalato con la felpa “No trivelle”, a favore di telecamera.

Tre i principali motivi sostenuti dal Ministro Salvini, naturalmente quando non era Ministro, a sostegno del “no” alle trivellazioni in mare. Primo: “no” alle trivelle perché, virgolettato, “occorre difendere il nostro territorio dal rischio di disastri e incidenti”; ripeto, è Salvini. Secondo: “no” alle trivelle, virgolettato, “perché dobbiamo impedire a Renzi di svendere il nostro mare a qualche petroliere”. Terzo: “no” alle trivelle, sempre virgolettato, “per tutelare la pesca e il turismo, le nostre vere ricchezze” che quindi, sottinteso, sono poste dalle trivelle a grave rischio. Sorvolo sul fatto che il Ministro Salvini adesso inveisca contro quelli del “no”, cioè contro se stesso e contro l'attuale Premier, almeno fino a qualche tempo fa.

Mi chiedo, piuttosto, una cosa: se nel 2016 era prioritario, per la Lega, difendere il mare dalle trivelle, per il rischio di disastri e incidenti, cosa è cambiato, nel corso di questi pochi anni, che ci dovrebbe rasserenare un po', da questo punto di vista, ossia dal punto di vista della sicurezza? Se la priorità della Lega, nel 2016, era di impedire a Renzi di svendere il nostro mare, perché ora, a situazione che appare immutata, la Lega non intende più impedire di svendere il nostro mare, anzi si prodiga perché venga svenduto in fretta e furia? Perché pesca e turismo, che sono effettivamente il nostro “petrolio” e costituiscono oltre il 12-13 per cento del PIL nazionale e, per questo, andavano giustamente preservati, secondo Salvini, dal pericolo delle trivelle, ora non sarebbero più a rischio? Cosa risponde il Governo alle osservazioni del Ministro Salvini, fatte prima di diventare Ministro? Non si dica che sia stata la grave crisi energetica intervenuta ad aver imposto un radicale ripensamento e un cambio di valutazione politica, perché anche su questo giungono in aiuto le dichiarazioni del Premier Meloni, riprese da tutte le TV, secondo la quale le riserve italiane, testuale, “sono irrisorie e trascurabili”, dunque inidonee a giustificare gli enormi rischi connessi alla loro estrazione; trascurabili poi, se non nulli, sono i vantaggi sul piano della riduzione dei prezzi; tra l'altro, le nuove perforazioni non potranno dare risultati prima di 3, 4, forse 5 anni, per cui sono del tutto inutili a fronteggiare l'attuale situazione di emergenza energetica del nostro Paese.

Non da ultimo, dopo il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro delle Infrastrutture, anche il presidente Zaia si è espresso con determinazione contro le trivelle. A onor del vero, mi consenta, credo che più che per il “no” alle trivelle, verrà ricordato per i 1.600 morti, oltre alle altre regioni della cosiddetta curva Zaia dei decessi da COVID conseguenti a errori madornali condotti durante la seconda ondata della pandemia o anche per aver realizzato la strada più costosa del mondo, la Pedemontana veneta, al costo di 13 miliardi per 95 chilometri, più le opere complementari; a quel costo, per capirci, con la diligenza media del buon padre di famiglia, si potevano fare 6 superstrade identiche, una sotto l'altra, ma tant'è. Allora Zaia, sulle trivelle ha dichiarato: “Io mantengo la mia posizione per il ‘no', considerando che la comunità scientifica si è espressa negativamente; la nostra comunità ha già conosciuto l'effetto delle trivellazioni, con una subsidenza dagli esiti devastanti, che ha raggiunto anche i 4 metri di calo del terreno”. Inoltre: “Il referendum del 2016 ha visto l'85,5 per cento dei nostri cittadini che si è espresso contro le estrazioni del gas”. E poi: “Gli effetti di eventuali danni ambientali saranno devastanti per il turismo e la balneazione in un raggio amplissimo, con un danno d'immagine complessivo enorme”. Interessante notare poi che, anche dopo l'incontro con il Ministro Salvini, che avrebbe dovuto essere conciliativo, il presidente Zaia ha dichiarato: “Senza citare altri elementi tecnici, dico che le garanzie sono veramente minimali, quindi siamo contrari a nuove perforazioni”. Ora, le critiche di Zaia sono fin troppo chiare, ma non è chiaro affatto che cosa risponde il Governo a queste osservazioni.

Converrete con me sul fatto che ben difficilmente possa essere accusato di avere una posizione ideologica sulle trivelle, in considerazione del fatto che il suo partito fa parte integrante della vostra maggioranza. Se qualche rappresentante del Governo intenderà rispondere, naturalmente lo ringrazio anticipatamente. È chiaro che le perplessità, le accuse e i rischi evidenziati da Meloni, da Salvini e da Zaia, benché in momenti diversi, siano da noi condivisi nella sostanza e considerati pericolosamente attuali. Difficile, dunque, sostenere che il “no” del MoVimento 5 Stelle alle trivelle sia un “no” isolato o ideologico, quando ha visto la convergenza di mezzo Governo, e non solo. Segnalo, ad esempio, che la via delle perforazioni, che state malauguratamente perseguendo, ha trovato una durissima opposizione nei territori anche da parte di sindaci, da parte di parlamentari, tanto di maggioranza che di opposizione, da parte dei presidenti dei consorzi e da parte delle associazioni di categoria; Confagricoltura, ad esempio, ha bocciato l'ipotesi di nuove trivellazioni; in particolare, per le trivelle in Polesine ha dichiarato che sono troppi i rischi a cui si va incontro e che è necessario dare priorità alla sicurezza del territorio. Infine, non valutare attentamente i danni reali dovuti alla presenza di questi impianti, ampiamente dimostrati da numerosi studi, significa mettere in pericolo un'intera comunità.

Non è migliore rispetto al Polesine la situazione nella fascia costiera emiliano-romagnola; secondo l'ARPA regionale, negli ultimi 55 anni, la fascia costiera si è abbassata di 70 centimetri a Rimini e di oltre un metro da Cesenatico al Delta del Po. La velocità di abbassamento attuale, escludendo il tratto Cattolica-Riccione, è di quasi un centimetro l'anno e le cause, certo, sono di origine naturale, ma anche antropica e, tra queste ultime, le cause principali sono l'emungimento di acqua e l'estrazione di metano.

Sulle cause naturali possiamo fare veramente poco, ma sulle cause antropiche chiaramente possiamo intervenire. L'ARPA ha stimato un danno da erosione lungo la costa emiliano-romagnola dovuto a subsidenza, solo limitatamente alla perdita di sabbia - pensate bene, solo alla perdita di sabbia -, pari a 1,3 miliardi di euro.

Gli effetti della subsidenza sulle nostre coste dovrebbero essere noti a tutti e li cito in maniera molto telegrafica. Innanzitutto si tratta di un fenomeno irreversibile. Poi sottrae la spiaggia: nella sola Emilia-Romagna, parliamo di un milione di metri cubi di sabbia persi ogni anno; aumenta poi il rischio e i danni di ingressione marina, cioè aumenta il rischio delle alluvioni e favorisce l'ingressione del cuneo salino; squilibra le reti idrauliche e le fognature e rende necessari interventi di difesa del mare, che sono costosissimi. Possiamo paragonare l'assunzione di questi rischi con il vantaggio marginale di avere, tra qualche anno, pochi metri cubi di gas in più a prezzo calmierato?

Secondo l'ARPA Emilia-Romagna bisognerebbe, al contrario, azzerare i rischi di subsidenza antropica, anche al costo di scontentare qualche lobby tanto cara al Governo, non solo a questo Governo. A quanto pare, dunque, il fronte del “no” cresce. Si potrebbe obiettare certo che il rischio subsidenza sia quasi nullo, grazie a studi, verifiche, analisi dell'impatto ambientale, ma allo stato attuale, come ci ricorda Giancarlo Mantovani, direttore dei Consorzi di bonifica, le richieste di concessioni metanifere si basano su calcoli matematici facilmente malleabili, perché non esistono univoche esperienze sperimentali. Per questo sarebbe necessaria una commissione indipendente di esperti che esprimesse un parere tecnico sui rischi per il territorio in una cornice, naturalmente, di costi e benefici a confronto. Ora, la Commissione obiettivamente è prevista nel decreto, vi siete dimenticati, tuttavia, guarda caso, la parola “indipendente”. C'è, infine, un'ulteriore questione da dirimere: nel caso di danni, chi li pagherà? Il Governo gentilmente potrebbe rispondere su questo punto? Colleghi, a quanto potrebbero ammontare questi danni? Segnalo che gli effetti della subsidenza si fanno sentire anche sulle arginature, come abbiamo visto. Il terreno che si abbassa, infatti, trascina con sé verso il basso anche gli argini. Secondo una relazione del Consorzio di bonifica delta Po-Adige, a seguito dei fenomeni di subsidenza che hanno riguardato l'area fu necessario alzare e allargare gli argini dei fiumi per ben 480 chilometri lineari e gli argini a mare per oltre 80 chilometri, con una spesa stimata, tra l'una e le altre opere, di 3,3 miliardi di euro; fu inoltre necessario ricostruire tutto il sistema di scolo con la ricalibratura delle sezioni e delle pendenze necessarie; fu necessario demolire e ricostruire i manufatti, i ponti sui canali e sugli scoli; fu necessario ricostruire o adeguare ai nuovi livelli dell'acqua le idrovore, con una spesa di 700 milioni di euro. Il delta e gli altri territori del comprensorio del Consorzio di bonifica delta Po-Adige vengono ancora oggi mantenuti asciutti grazie a 38 idrovore e a 117 pompe, con una capacità di sollevamento di 200.000 litri al secondo, con una spesa di svariati milioni di euro all'anno di sola energia elettrica, in considerazione del fatto che l'altezza media di sollevamento è anche maggiore di 4 metri. Insomma, quando parliamo di danni causati dalla subsidenza parliamo di miliardi pagati dai cittadini e non certo dalle compagnie di estrazione. A questo punto, ci domandiamo: chi li pagherà i danni futuri? Vi rendete conto che per il guadagno sfrenato di poche lobby state mettendo a rischio la sicurezza idrogeologica di un territorio enorme, dove risiedono centinaia di migliaia di abitanti? Si sa che il gas estraibile in Italia ammonta, al più, al consumo nazionale di un anno; per cui, anche nell'ipotesi in cui lo si potesse estrarre tutto, cosa del tutto impossibile perché sarebbe economicamente sconveniente, non sposterebbe di un millimetro il problema energetico nazionale. Peraltro, si tratta di una quantità distribuita in centinaia di piccoli giacimenti, separati tra di loro, per sfruttare i quali servono un centinaio di pozzi e decine di piattaforme. Il loro tempo di costruzione è evidentemente di molti anni, considerato il tempo necessario per le concessioni e per la costruzione delle piattaforme e dei metanodotti. Le estrazioni, dunque, non potrebbero partire prima del 2027-2028 e sarebbero in grado di produrre al massimo qualche miliardo di metri cubi all'anno, molto meno della metà di quanto produce da solo il rigassificatore di Rovigo. Insomma, non risponderebbero né nei tempi, né nelle quantità alla crisi energetica in atto che colpisce oggi famiglie ed imprese.

Più volte si è detto, l'ho ascoltato anche quest'oggi in quest'Aula, che se l'Italia non estrae gas lo farà la Croazia. Tuttavia, i dati dicono altro. L'estrazione italiana nel mar Adriatico già oggi ammonta a 1,8 miliardi di metri cubi, quella della Croazia a un terzo in meno. Dunque, l'Italia estrae già oggi molto più della Croazia.

Inoltre, la Croazia ha un fondo marino roccioso mentre quello dell'Italia è sedimentario; per cui, il pericolo subsidenza da noi è di ordine enormemente maggiore, e ne sanno qualcosa, come abbiamo ricordato, nel delta del Po e nel Polesine.

Vicino al Polesine, non dimentichiamoci, c'è Venezia, città unica al mondo, che state mettendo in serio pericolo, come se non bastasse la sfida ciclopica dell'innalzamento del livello del mare a causa del riscaldamento globale, che ci attende inesorabile nei prossimi anni. Qual è la soluzione? Lasciamo stare le trivelle ed andiamo avanti piuttosto con investimenti sulle rinnovabili, le uniche capaci di rendere autonomo il nostro Paese da un punto di vista energetico, abbattere le bollette dei nostri cittadini, creare molti più posti di lavoro e un significativo differenziale competitivo per le nostre imprese; nonché la soluzione ambientalmente più sostenibile.

Capisco che quel poco di gas che c'è nel sottosuolo faccia gola a speculatori e affaristi, che non smetteranno mai di far pressione sul Governo in carica, naturalmente per fare soldi a palate a discapito dell'ambiente. Eppure, abbiamo visto tutti le temperature folli di dicembre, un caldo da andare al mare in buona parte d'Italia e leggiamo continuamente dei ghiacciai che si sciolgono; stiamo vivendo estati torride del tutto inconsuete rispetto solo a qualche anno fa. Chiedo pertanto alla maggioranza e al Governo: è questo il trend che vogliamo continuare? Tutto quello che approviamo oggi, a partire da questo decreto, servirà solo a continuare la nostra dipendenza energetica dalle fonti fossili per rimpinguare le casse di alcuni petrolieri, va bene, forse anche per qualche finanziamento alla politica. Però, le neo-trivelle nostrane non abbasseranno le nostre bollette di un solo euro, né quest'anno e nemmeno nei prossimi, non cambieranno di una virgola lo scenario energetico nazionale. Ci assumiamo oggi rischi enormi, senza che vi sia alcun beneficio tangibile e significativo per i cittadini. Cosa fare in alternativa? Sarebbe molto più facile, economico, pulito ed intelligente riempire i tetti degli italiani di pannelli fotovoltaici, promuovere l'anti-spreco e l'efficienza energetica. Questo è più veloce, decentralizzato, lungimirante, economico e sostenibile. Le misure contenute nel decreto mantengono il carattere emergenziale e riparatorio senza minimamente intervenire in modo risolutivo e strutturale sul problema delle fluttuazioni dei prezzi energetici, né sull'impatto dell'aumento dei prezzi di bollette e carburanti per le imprese e le famiglie, colpite duramente nel nostro Paese anche dall'inflazione. Proprio il dato dell'inflazione, in particolare quella energetica, deve far riflettere sulla necessità e l'urgenza di adottare provvedimenti risolutivi. Basta con le misure tampone! La ripresa delle attività di estrazione del gas, così come delineata dalla disposizione in esame, è in contrasto anche con il principio costituzionale della tutela ambientale e con quello relativo agli interessi delle generazioni future, perché costituisce un'inversione di marcia rispetto all'obiettivo della decarbonizzazione. Carica, inoltre, sullo Stato e, quindi, su tutti i cittadini il costo economico dei rischi connessi all'attività delle compagnie estrattive alle quali saranno invece garantiti gli investimenti. Tale scelta nega numerose evidenze scientifiche che dimostrano come l'unico modo per raggiungere l'obiettivo della decarbonizzazione entro il 2050 sia ridurre immediatamente l'uso dei combustibili fossili. Le emissioni fuggitive di metano peraltro hanno un elevato impatto climalterante. Secondo quanto evidenziato da Greenpeace nell'ambito delle recenti audizioni in Senato, in un arco di tempo di vent'anni il potere climalterante del metano è addirittura di oltre 80 volte superiore a quello della CO2. Teniamo presente che il Mediterraneo è sempre più a rischio; questo a causa dell'aumento delle emissioni, in particolare, di CO2 e metano. Dalle rilevazioni di ENEA emerge che, nell'ultimo quarto di secolo, nell'area del Mediterraneo la CO2 è aumentata del 15 per cento, il metano del 9 per cento, mentre la temperatura media è aumentata di mezzo grado, insieme alla frequenza ed alla intensità delle ondate di calore.

È stato confermato anche l'aumento della temperatura media del mare che negli ultimi cento anni ha subito un incremento di un grado e mezzo, quindi molto di più della media globale, e una maggiore frequenza di fenomeni, come appunto le ondate di calore, con temperature del mare che nel 2022 hanno raggiunto i 30 gradi; una temperatura che mette a rischio la biodiversità nei nostri mari, modifica gli habitat di varie specie e influenza le attività produttive di pesca, acquacoltura e di interi comparti produttivi. La verità, cari colleghi, dovremmo dircela tutta: la quantità di gas recuperabile grazie alle previsioni di cui all'articolo 4 di questo decreto è stimata intorno ai 15 miliardi di metri cubi in 10 anni, ossia solo 1,5 all'anno. È una goccia nel mare, parliamo del 2 per cento dei consumi nazionali di gas. Al 31 dicembre 2021, in Italia erano presenti riserve certe per quasi 40 miliardi di metri cubi di gas naturale, di cui 22 miliardi in giacimenti terrestri e 17,7 in mare; a questi si aggiungono 44 miliardi di metri cubi di gas contenuti in riserve che sono probabili e 26 in riserve possibili, per un totale di 111 miliardi di metri cubi di gas potenzialmente presenti. Anche se lo estraessimo tutto, sarebbe sufficiente per soddisfare il fabbisogno nazionale per poco più di un anno, poi finiremmo le scorte. Questa è la verità, questi sono i dati dell'Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse. È di tutta evidenza, dunque, che non vi sono margini di miglioramento del testo normativo e che l'unica strada percorribile consiste nella soppressione dell'intero articolo 4 sulle trivelle e nel contestuale ripensamento radicale della politica energetica del Governo.

Se vogliamo portare il nostro Paese all'autonomia energetica, tenendo in debito conto l'obiettivo del 2050, non abbiamo altre strade percorribili se non cambiare radicalmente il mix energetico esistente, che è la causa prevalente dell'inflazione. Chiaramente, ci vuole forza e coraggio per smantellare le rendite, gli extraprofitti e tutti gli oligopoli che lo alimentano, per i quali, a quanto pare, non sarebbe ancora finita la pacchia.

Sperando di aver fornito un contributo di riflessione su argomenti che sono molto importanti, direi strategici, per il nostro Paese, concludo invitando il Governo e maggioranza, in materia di trivelle, ad anteporre, per una volta, agli interessi economici delle lobby quelli ben più rilevanti dei cittadini, anche guardando agli interessi dei futuri cittadini, delle future generazioni. La crisi energetica attuale è solo in parte dovuta a fattori esogeni, in parte è dovuta a errori clamorosi di politica energetica commessi da noi in passato, errori che con questo decreto continuiamo a fare, come se la storia non ci avesse insegnato nulla. Il mio auspicio è che si possa piuttosto cogliere l'occasione di questa grave crisi energetica per dare un nuovo slancio al comparto delle rinnovabili, per mettere definitivamente al sicuro il nostro Paese dalle crisi future (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Su questo provvedimento ci sarebbero tante cose da dire. Potevamo lavorarci insieme, potevamo migliorarlo e dare qualcosa in più ai cittadini. Invece, il Governo e la maggioranza hanno scelto la via dell'arroganza. Se aveste saputo almeno fare il vostro lavoro, io lo avrei potuto anche capire: noi avremmo valutato, comunque, di dare un voto positivo nell'interesse degli italiani e del Paese. Invece, eccomi qui a parlare delle mille criticità e cose sbagliate di questo provvedimento. Non riuscirò a parlare di tutte, purtroppo, per il tempo che ho a disposizione da Regolamento e, quindi, mi concentrerò su tre temi che, secondo me, sono importanti in questo decreto: le accise sulla benzina, il costo dei nuovi registratori di cassa per i commercianti e il superbonus e, quindi, il futuro di migliaia di imprese e lavoratori.

Iniziamo. Avete fatto tanto in campagna elettorale sulle accise, sulla benzina e sul costo del carburante. Bene. L'articolo 2 di questo decreto si intitola proprio “Disposizioni in materia di accise e di imposta sul valore aggiunto su alcuni carburanti”: è lo sconto al prezzo della benzina che abbiamo creato con il Governo Draghi. Qui potevate intervenire, dare seguito alle vostre chiacchiere e ridurre le accise, come state cianciando da anni. Si poteva, come suggerivamo, semplicemente prorogare lo sconto in attesa di trovare ulteriori risorse e, invece, voi avete scelto di aumentare il prezzo della benzina e del gasolio nei distributori e siamo passati da accise sulla benzina pari a 478,40 euro su 1.000 litri, con il Governo Draghi, a voi che le avete aumentate a 578,40 euro per 1.000 litri. Ora, per colpa vostra, per fare un pieno gli italiani pagheranno cifre record. Lo sconto e la riduzione delle accise li metterete, magari, nel cassetto, probabilmente in attesa di tirarli fuori per le prossime campagne elettorali, ma sempre come promessa, mai con i fatti, mi raccomando.

Passiamo ora all'articolo 8, che si intitola proprio “Misure urgenti in materia di mezzi di pagamento”. Si tratta di crediti di imposta, di un contributo a favore dei negozianti per adeguare il registratore di cassa che, insieme allo sconto sul costo delle commissioni bancarie, abbiamo previsto, prima, con il Governo Conte e, poi, con il Governo Draghi; anzi, noi l'avevamo aumentato fino al 100 per cento del costo dei registratori di cassa proprio per compensare il costo delle commissioni bancarie per le transazioni elettroniche. Voi, all'epoca, votavate contro il Governo e, a maggior ragione, per questo, io mi aspettavo di vedere la Meloni in persona, in Commissione, a presentare le misure annunciate per ridurre o azzerare - parole vostre - le commissioni bancarie che i negozianti pagano per il POS. Invece, niente. Nel decreto che il Governo ha preparato e nelle modifiche che la maggioranza ha imposto non c'è nulla. Avete posto il voto di fiducia in Senato e si vocifera che domani lo porrete anche qui, in Aula. Però, su questo nessuna parola: forse volete aspettare il prossimo provvedimento in cui ci sarà un altro articolo con questo titolo? Campa cavallo! Voglio essere buona: diciamo che anche a questo penserete domani.

Come dicevo, ci sarebbe tanto da dire, ma il tempo non basta. Per questo, mi concentro sull'articolo 9, il cui titolo dice “Modifica agli incentivi per l'efficientamento energetico”, cioè il superbonus 110 per cento. Senza prenderci in giro e senza ipocrisia: qui, ormai, siamo al rush finale del provvedimento, i giochi sono fatti o, meglio, li avete fatti da soli voi della maggioranza, visto, ripeto, che, prima, avete messo la fiducia al Senato e, domani, la rimetterete anche qui, alla Camera, tanto per rimanere coerenti. Non ritorno sugli aspetti tecnici e giuridici, ve li abbiamo spiegate in ogni salsa in Commissione, vi abbiamo offerto soluzioni normative, vi abbiamo scritto il testo di possibili modifiche giuridiche e soluzioni tecniche che potevano andare bene, che avrebbero agevolato la circolazione della cessione dei crediti per ridare liquidità a tutto il settore, dalle imprese ai professionisti, fino ai fornitori. Vi abbiamo offerto collaborazione ed aiuto, abbiamo messo a disposizione i nostri staff tecnici e legali per trovare insieme soluzioni al problema. Tutto è rimasto inascoltato ed ignorato. Adesso ci sono solo le imprese che falliscono, gli studi tecnici di ingegneri e architetti che licenziano i giovani che avevano assunto per queste progettazioni, gli operatori che si sentono traditi - traditi - da uno Stato che, prima, fa una legge e un patto con loro e, poi, cambia le regole del gioco in corsa. Come dicevo, bando all'ipocrisia e chiamiamo le cose con il loro nome: voi volete cancellare il superbonus perché è un provvedimento del MoVimento 5 Stelle, dato che è una misura che abbiamo, non solo approvato, ma proprio ideato, l'abbiamo creata noi da zero, mentre nessuno di voi ci aveva mai pensato. Non l'abbiamo copiata da altri Paesi, come spesso fanno i Governi, questa era una delle rare volte in cui l'Italia guidava gli altri Paesi. Noi eravamo diventati la locomotiva d'Europa nell'edilizia, la Germania ci ha copiato, gli altri Paesi ci stanno studiando e stanno valutando di copiarci: Però, visto che l'abbiamo fatta noi del MoVimento 5 Stelle, voi dovevate per forza cancellarla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la verità. Dico “cancellare” perché ridurre la percentuale al 90 per cento per coloro che hanno un ISEE a 15.000 euro è una presa in giro, perché chi ha un ISEE così basso non ha il 10 per cento del costo di una ristrutturazione da anticipare, pensa piuttosto a mettere il pane a tavola.

Ci sono anche altre verità da dirci, perché così smentiamo alcune menzogne che andate dicendo in giro. Io ero sul territorio durante la campagna elettorale, come penso ognuno di voi, quando i candidati della maggioranza giravano tra le imprese e gli organi professionali e promettevano, chiedendo il voto, di sbloccare i crediti fiscali. Vi posso citare anche le dichiarazioni e le agenzie che i candidati, molti dei quali sono stati eletti e vedo anche qui seduti, hanno diramato. Il primo problema, da cui partire, è proprio questo: sbloccare i crediti fiscali. Il Governo e la maggioranza devono chiarire al Paese, non ai 5 Stelle ma a tutti i cittadini di questo Paese, che intenzioni abbiano, se vogliono permettere che imprese, professionisti e operai vengano finalmente pagati per il loro lavoro, lavoro che hanno fatto, oppure no. È molto semplice, è questo ciò che chiede il Paese. Dopo 1.000 parole, adesso servono i fatti.

Dovete fare chiarezza. Dovete chiarire se la parola che avete speso in campagna elettorale vale qualcosa, oppure se volete scrivere anche questo nel grande libro delle promesse elettorali fatte solo per prendere in giro i cittadini. Ditelo, così ne prendiamo atto.

Ma parlavo di tante verità da dirci, quindi, continuo con il fatto che il Centro di ricerche di mercato, servizi per chi opera nel mondo delle costruzioni e dell'edilizia ha stimato, per il 2022, che il contributo alla crescita del PIL, attivato dagli investimenti per il superbonus, è del 22 per cento. Ed ancora il Censis, il Centro studi investimenti sociali, ha determinato in 902 mila i posti di lavoro, a ottobre 2022, che sono stati creati dal superbonus, di cui 583 mila nella filiera delle costruzioni e 319 mila in altri settori.

Grazie al superbonus, l'ENEA, cioè l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, nel suo rapporto su efficienza energetica e detrazioni fiscali nel 2021, stabilisce che è stato centrato il 46 per cento dei risparmi energetici previsti dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima; in particolare, questi bonus hanno garantito risparmi energetici per 516 mila tonnellate equivalenti di petrolio. Sempre il Censis, nel novembre del 2022, ci dice che gli investimenti attivati, in questi due anni, dal superbonus hanno prodotto un risparmio energetico, che è possibile stimare in quasi 11.700 GWh annui e questo risparmio strutturale, se sommato ai 143 GWh l'anno di nuova potenza rinnovabile installata grazie al superbonus, contribuisce a un minor consumo di gas necessario per la produzione di energia elettrica e per il riscaldamento domestico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ed è possibile stimare questo risparmio in oltre 1,1 miliardi di metri cubi di gas metano, il che, in questo periodo di crisi energetica, non è poco.

Nomisma stima che ogni famiglia che ha aderito al superbonus ha un risparmio di circa 500 euro l'anno, grazie ai lavori fatti con il superbonus. Aspettate che continuo, perché sempre il Censis stima che a fronte di 55 miliardi di investimenti, al 31 ottobre 2022, è stata attivata una produzione aggiuntiva nel sistema economico di 116 miliardi di euro. Questi sono dati, non sono parole, non sono cose cantate al vento.

A fronte di 60,5 miliardi di detrazioni a carico dello Stato, al 31 ottobre 2022, viene stimato un gettito derivante dalla produzione complessiva attivata nel sistema economico di 42,8 miliardi di euro, pari a circa il 70 per cento del valore delle detrazioni. Nomisma fa una stima del tutto simile delle percentuali, però lo studio è di luglio del 2022. Insomma, più studi e analisi concordano su questo. Voi della maggioranza, invece, non fate altro che rilanciare agenzie ed articoli di giornali catastrofici ed apocalittici sui costi del superbonus, però, vi dimenticate di dire questo piccolo dettaglio, verificato e calcolato nero su bianco e non da Capezzone su Rete 4. Vi scordate - dicevo - questa quisquiglia, vale a dire il fatto che il superbonus, in buona parte, si ripaga da solo, per non dire degli effetti economici e sociali sull'occupazione e, quindi, anche i minori costi che lo Stato ha per le spese di assistenza sociale e sussidi vari, per non parlare del miglioramento ed aumento di valore del nostro patrimonio immobiliare, del valore delle nostre case di proprietà, da sempre il vero tesoro e il risparmio delle famiglie italiane.

Altre verità da chiarire sono relative, per esempio, a quando la Meloni, l'11 novembre scorso, ha sostenuto che il superbonus pesa sulle casse dello Stato per 60 miliardi di euro; ha fatto una dichiarazione ingannevole in quell'occasione, perché si è dimenticata di dire che si tratta di numeri che vanno spalmati in cinque anni, ovvero, nel quinquennio di utilizzabilità dei crediti in compensazione, perché doveva aggiungere che il riferimento era alla proiezione del valore delle detrazioni previste per la fine dei lavori dei cantieri da superbonus contenuta nell'aggiornamento ENEA al 31 ottobre 2022, quindi, sarebbe stato più corretto parlare di 12 miliardi di euro l'anno e non di 60, una cifra decisamente congrua con il bilancio dello Stato e con i benefici che tale misura apporta ed, infatti, la Germania ce lo copia.

Ed ancora altre verità: solo il 3 per cento, lo ripeto, il 3 per cento delle truffe sui crediti fraudolenti riguarda il superbonus, stiamo parlando di 132 milioni di euro su 4,4 miliardi di euro di truffe accertate. Ora, però, visto che state cancellando il superbonus per il 3 per cento, ci aspettiamo che, per ragioni e percentuali ancora maggiori, togliate pure tutti gli incentivi alle grandi imprese e ogni altro contributo che lo Stato concede e che è oggetto di truffe e ruberie in percentuali sicuramente ben maggiori a quelle che riguardano il superbonus, però quelli sono amichetti, vediamo se glieli togliamo.

Infine, vengo a una nota dolente: l'aumento dei prezzi dei materiali edili e non solo. L'indice dei prezzi delle costruzioni ha mostrato una crescita del 20 per cento su dodici mesi nei 27 Paesi UE e in Italia l'incremento medio è stato del 9,7 per cento; solo la Grecia evidenzia un aumento più contenuto, del 4,2 per cento, perché in Germania è stato del 24,1, in Spagna del 19 per cento, in Scandinavia del 23 per cento; record nella Repubblica Ceca, con un aumento del 43 per cento e in Ungheria del 74 per cento. In nessuno di questi Paesi esiste il superbonus, in compenso tutti hanno scontato, come pure l'Italia, il generale aumento delle materie prime dovuto alla pandemia, al blocco per due anni dei trasporti internazionali, al prolungato fermo del Canale di Suez nel 2021, a causa dell'incidente della nave portacontainer Ever Given, che rimase incagliata, alla drammatica situazione del mercato cinese a causa del COVID, con i feroci blocchi imposti ripetutamente dal Governo, che hanno bloccato uno dei principali produttori mondiali, per non parlare della guerra in Ucraina e dell'aumento del costo dell'energia. Ricordo che l'unico intervento sul tema è stato fatto dal precedente Governo e non da questo. Noi abbiamo fissato tetti di congruità per i lavori da superbonus.

A conclusione del mio intervento, vi ricordo che le scelte che si fanno qui dentro gravano sulla vita di tutti i cittadini e che la politica serve ad amministrare bene le risorse pubbliche, creando ricchezza e cercando di migliorare la qualità della vita. Lo Stato dovrebbe collaborare con il cittadino, non renderlo più succube, perché è questo che state facendo.

Ho quasi trent'anni e lotto e lotterò sempre, cercando di conquistare per la mia generazione e per le generazioni future un Paese migliore, un Paese dal quale non si abbia la necessità di scappare per realizzarsi, ma un posto in cui investire e crescere. Voi con questo provvedimento state mettendo a rischio l'esistenza di decine di migliaia di imprese.

Per questo motivo - che da solo basterebbe, ma, purtroppo, non è l'unico, perché ce ne sono tantissimi altri - io e tutto il MoVimento 5 Stelle non possiamo condividere il lavoro che il Governo ha fatto su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gianmauro Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie Presidente. Intervengo adesso, dopo un bel po' di interventi di colleghi che hanno portato avanti tutta una serie di punti e hanno riportato qui tutta una serie di problematiche che non voglio ripetere, anche se, su alcuni dei punti, dovrò cercare di entrare, in quanto ogni intervento dovrebbe essere autonomo e a se stante.

Parliamo di questo decreto, l'Aiuti-quater, un decreto nato per contrastare l'incremento dei costi dell'energia, un intervento che però in larga base si basa su proroghe, va avanti a prorogare misure esistenti, salvo poi, non l'ha fatto l'Aiuti-quater, non lo ha fatto la legge di bilancio, invece, non prorogare la questione delle accise, di cui si è parlato prima. Ma lasciamo perdere, la decisione politica del Governo è andata in altro senso.

Quindi, come dicevamo, si tratta, per lo più, di una serie di proroghe volta a contrastare quest'inflazione che in Italia si è abbattuta in maniera fortissima - è stato già detto - per quanto riguarda i costi energetici, sia dell'energia elettrica, sia del gas. Ora gli indici dei prezzi dell'energia in Italia sono cresciuti in maniera abnorme rispetto al resto d'Europa, è stato detto: al novembre del 2022, in Italia, l'indice dei prezzi dell'energia elettrica è salito del 175 per cento, a fronte del 40 per cento circa nell'Eurozona, e del gas del 96 per cento, rispetto al 67 per cento della media europea. Se poi andiamo a prendere il totale del 2022, anzi gli undici mesi del 2022, la situazione è che in Italia l'aumento è dell'82 per cento, in Germania del 33 e in Francia del 19 per cento. Quindi, di fatto, questo decreto doveva andare a contrastare una serie di elementi, ma non ci sta riuscendo.

Come li contrasta e quali sono le misure su cui vorrò puntare l'attenzione, un po' come hanno fatto anche i miei colleghi? Purtroppo, dovrò farlo, perché riguardano le trivelle, il Superbonus e l'articolo 4-bis introdotto dal Senato (quello lo lascio per ultimo, perché è una vera chicca).

Allora, per quanto riguarda la questione delle trivelle, io non ho avuto ancora una risposta dal Governo. L'ho detto più volte e più volte l'ho chiesto ai vari Ministri in Commissione e nelle varie audizioni e stamattina l'ho anche ripetuto rispetto a un'indicazione fatta da un collega. Il problema delle trivelle è un problema prettamente aritmetico e non un problema politico, se è vero - e non sono i dati del MoVimento 5 Stelle - che il totale massimo delle riserve è intorno ai 110 miliardi di metri cubi, divisi tra certe, probabili e possibili, dove - attenzione - per le certe significa che si può intervenire, con una ragionevole stima del 90 per cento, in maniera economica, per le probabili poco sopra al 50 per cento e per le incerte sotto al 50 per cento, significando praticamente che potrebbe essere antieconomico andare a intervenire. Dunque, se il totale di queste tre quantità ammonta a 110 miliardi di metri cubi e il totale consumato in Italia è pari a circa 75, la domanda che faccio è: per quale motivo interveniamo? In precedenza, il collega Cappelletti ha detto che lo facciamo per la questione delle lobby, e questa potrebbe essere una motivazione, ma la Presidente Meloni, qualche anno fa - forse un paio di anni fa -, mandava in giro video in cui diceva che bisogna intervenire, anzi aveva partecipato al referendum sulle trivelle per cercare di bloccarle. Allora, a questo punto, delle due l'una: o si sbagliava prima o si sbaglia adesso, oppure c'è un'altra questione ed è la questione delle lobby che ci sono sotto. Ma ci sono lobby che intervengono per un miliardo e mezzo di metri cubi l'anno? Io ho paura che non ci siano sotto le lobby e direi, piuttosto, che magari ci fossero sotto le lobby. Io ho paura che ci sia sotto un tremendo errore, da cui questa maggioranza non sa uscire, perché è uscita, invece, in maniera populista con l'idea di dare il via alle trivelle perché così sappiamo come cercare di risollevare il problema del gas in Italia. Dopo si sarà resa conto che non c'è gas a sufficienza nel sottosuolo italiano e nel mare italiano e ha sposato l'idea di un miliardo e mezzo di metri cubi l'anno per dieci anni, ossia questo famoso 2 per cento. Quindi, andando un po' a parafrasare lo storico Cipolla, chi vuole cercare di rubare o di creare un danno a qualcun altro cerca di fare un beneficio a se stesso, ma chi non pensa a ciò che fa, fa un danno a tutti. Io ho paura che ci sia questo problema e, quindi, il Governo, per evitare una figuraccia, non si sta tirando indietro, perché - ripeto - il problema è prettamente numerico: non ci sono i metri cubi di gas.

Poi, se a quello sommiamo il problema, che è stato già citato in precedenza, della subsidenza, che è fortissimo perché dagli anni Cinquanta agli anni Settanta in quelle zone dell'Alto Adriatico la discesa del fondo marino è stata di oltre due metri, in alcuni casi tre metri e in altri quattro metri (come è stato detto - e io non lo sapevo - nelle zone citate da Zaia ci sono stati sprofondamenti fino a quattro metri), allora il problema è serio. Quindi, a fronte di un potenziale beneficio di 1,5 miliardi di metri cubi l'anno, si crea un rischio per il Paese, quando poi si va a dire anche che - e la scelta è stata fatta al Senato, perché questa parte è stata aggiunta al Senato - la scelta è finalizzata alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Ma questa è una falsità, perché andare a dare il permesso alle trivelle significa andare in netto contrasto sia con il principio costituzionale della tutela ambientale sia con quello relativo all'interesse delle future generazioni. Quindi, di fatto anche questa motivazione è totalmente errata.

È stato già detto in precedenza che il Mediterraneo è sempre più a rischio a causa dell'incremento del metano, della CO2 e della temperatura media, ma il MASE ha dato garanzie alle comunità locali e ai sindaci. Tuttavia, noi non riteniamo di poterle condividere, anzi credo ci sia un movimento di enti locali che sono contrari alle trivellazioni, e non solo per la questione dell'aspetto ambientale, nel senso che si vedono le trivelle e i pozzi, ma perché effettivamente non ci sarà alcun vantaggio. Tra l'altro, la quantità di gas e, quindi, di energia elettrica che si può ottenere - è stato anche detto in precedenza - la si può ottenere grazie anche ai 4-5 gigawatt di picco di energie rinnovabili. Quindi, siccome c'è un parterre di imprenditori che è pronto a investire sulle rinnovabili, a investire fino a 60 gigawatt nei prossimi tre anni, ci sarebbe la possibilità di ottenere molto più di quello che si può ottenere dalle trivelle, ammesso e non concesso che si riesca davvero a prelevare tutti quei 110 miliardi di metri cubi, sebbene così non potrà essere, in quanto buona parte di questi - circa un terzo - sarà sicuramente antieconomico andarli a prendere.

Per quanto riguarda la questione Superbonus, questa è un po' più ampia. È stato detto: il Superbonus è una misura che il MoVimento 5 Stelle ha portato avanti e qui risiede il problema. Questo Governo è formato da tre gruppi politici: Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega. Tutti e tre questi gruppi politici nella precedente legislatura erano vicini al MoVimento 5 Stelle per far sì che il Superbonus potesse essere prorogato. Ricordo, durante l'esame dell'ultimo decreto al Senato, che sia Fratelli d'Italia, sia Forza Italia, sia la Lega erano pronti a far sì che si potesse fare qualcosa per sbloccare il Superbonus, però alla fine della fiera fu solo il MoVimento 5 Stelle a opporsi e a dire: qui non si va avanti se non si prendono determinate misure, e si adottò la misura della limitazione della responsabilità in solido, che in parte poteva essere utile, ma non è ancora davvero partita perché ci sono una serie di problemi per quanto riguarda la cessione da parte delle banche. Allora, tutti erano pronti, tutti lo volevano, tutti hanno fatto lanci di agenzia dicendo: “Sì, noi siamo pronti”, però dopo? Adesso in questo inizio di legislatura cosa è stato fatto? E non parlo di quello che si poteva fare e che si può fare in futuro, perché nel futuro l'ipotesi è di scendere dal 110 al 90 per cento. Questo era già previsto, era già così, solo che non era a partire dal 2023, ma da dopo. Ma è normale che si debba scendere nelle percentuali quando si lancia un'iniziativa e una misura come il Superbonus o come erano all'inizio le rinnovabili, quando sono partiti i primi conti energia. Infatti, prima si deve permettere di far partire il mercato e poi, piano piano, si deve ridurre il contributo e così era con il Superbonus: se non avessimo fatto il 110 per cento in un periodo in cui era tutto bloccato nessuno avrebbe fatto un lavoro, non sarebbe ripartito il mondo dell'edilizia e ora non avremmo quei 900 mila posti di lavoro che si sono creati, non avremmo la generazione di quegli oltre 110 miliardi tra imposte dirette e indirette e l'indotto che si è venuto a creare, a fronte di quei 50 miliardi circa che sono stati spesi. Allora, è normale ridurre, ma non è normale intervenire ancora una volta non solo a gamba tesa, ma di più, a gamba tesa da parte di tutti i membri di Governo, perché ricordo che tutti i gruppi politici - non solo il nostro, ma anche quelli dell'attuale maggioranza - non hanno ben visto i circa 15 interventi che ci sono stati sul Superbonus durante il Governo Draghi. E poi cosa succede? Appena andate al Governo vi mettete voi stessi a fare ulteriori interventi che di fatto vanno a bloccare il Superbonus.

Infatti, è chiaro che, se si procede a compiere tutte le modifiche - inclusa quella dell'ISEE, che non ha assolutamente senso, perché significa non aver capito la ratio del superbonus, che non è quella di permettere, a chi non ha i soldi, solamente a loro, di intervenire e razionalizzare i consumi, ma di riqualificare il patrimonio energetico - significa non aver compreso. Quindi, intervenite con tutta una serie di misure che, di fatto, bloccano gli imprenditori e, se gli imprenditori non lavorano, non si va avanti e i dipendenti vanno in cassa integrazione o, peggio, avremo bisogno di riattivare le misure del welfare.

Questa è la parte del futuro, ma c'è la parte della situazione attuale, del presente, che non è stata toccata, né in legge di bilancio e neanche negli Aiuti-quater. Eppure, noi del MoVimento abbiamo cercato di parlare con il Governo a più livelli, sia alla Camera che al Senato, in più momenti, per cercare di far capire che bisogna intervenire per quelle 40 mila aziende con i crediti di imposta bloccati, che non riescono più a cedere, perché il mercato bancario è saturo, al 95 per cento circa, e non può più accettare e comprare crediti d'imposta. Quelle aziende salteranno per aria e, se saltano, allora, lì ci saranno i problemi per lo Stato e per noi, perché queste aziende non potranno lavorare, quindi, non potranno pagare i dipendenti in cassa integrazione, i dipendenti non avranno da mangiare e, quindi, l'indotto che si mantiene anche grazie a questi dipendenti si fermerà. È tutto un circuito. È stato più volte detto che ci sono problemi e forse Eurostat sta rivedendo la qualificazione della cessione dei crediti di imposta. Ma Eurostat, innanzitutto, è stata chiara a suo tempo, ha chiarito e stabilito che questi crediti di imposta sono classificati come non-payable e, quindi, non costituiscono debito per lo Stato. Poi, se anche fosse che Eurostat possa mai pensare di cambiare idea, Eurostat su questo segue le indicazioni di Istat, le deve seguire e, se anche fosse, sarebbe per il futuro, non per il passato. Quindi, si può e si deve intervenire sullo stock esistente e l'unica maniera per intervenire è grazie anche a CDP, visto che le banche sono bloccate e visto che il Governo e il MEF - o dovrei dire la Ragioneria generale dello Stato - ritengono di non dover accettare quell'emendamento che aveva preparato ABI, che un po' tutte le forze politiche avevano presentato, relativo alla possibilità di cessione con l'F24 di parte dei crediti di imposta. Quello non era possibile, ma era possibile chiedere a CDP di intervenire e di comprare i crediti dalle banche, perché le banche hanno delle valutazioni, le banche non hanno le truffe. Andate a chiedere alle banche! Noi avevamo chiesto queste informazioni - ma non le abbiamo mai avute - per singola banca, per singolo istituto, qual era il livello delle truffe. Noi sappiamo in maniera informale che le banche che hanno utilizzato le piattaforme delle varie Deloitte, Pricewaterhouse, Ernst & Young non hanno truffe, perché sono piattaforme così strutturate da non permetterle. Il problema non è nelle banche, quindi, di fatto, quella cessione di credito si può fare e CDP può intervenire. CDP, che si è fermata durante il Governo Draghi, perché stava comprando e non lo sto facendo più, potrebbe intervenire, liberare le banche da quei crediti di imposta, così le banche potrebbero comprare i residui crediti di imposta esistenti. Soprattutto, si potrebbe intervenire anche per quanto riguarda i privati. Infatti, poiché gli istituti di credito non compravano più e poiché le aziende di costruzioni non potevano più acquisire crediti d'imposta, i privati si sono andati a indebitare con le banche per pagare i lavori alle aziende di costruzioni e ora hanno in carico un credito di imposta che non possono più cedere alle Poste, in quanto hanno chiuso. Per quale motivo Poste abbia chiuso all'acquisto dei privati non si sa. L'ipotesi potrebbe essere che Poste abbia chiuso perché ha un'enorme quantità di debiti non buoni, per così dire, ma non sono i debiti relativi al superbonus: sono i debiti probabilmente relativi al bonus facciate. Non si possono mischiare le due misure, sono diverse.

Non si possono penalizzare le persone e le aziende che hanno lavorato in maniera giusta, corretta ed adeguata, rispetto a quelle poche che hanno effettuato in maniera truffaldina i loro lavori. Come è stato detto, il 3 per cento delle truffe sui lavori sono sul superbonus. Andando a parametrare questi 130 milioni sugli importi dei crediti d'imposta, significa che la truffa sul superbonus è dell'1 per cento. Personalmente metterei dieci firme su un provvedimento del Governo che ha l'1 per cento di truffe. La Guardia di finanza ha stabilito che ci sono circa 15 miliardi di truffe l'anno. Sarei curioso di andare a vedere: quei 14 miliardi, all'incirca, che non sono sul superbonus, dove sono? Magari su tutta un'altra serie di misure, come NASpI o Dis-Coll e tante altre misure, oppure tutti gli imprenditori in periodo di lockdown hanno dichiarato la cassa integrazione, salvo poi fare andare a lavorare le persone. C'erano circa 20 mila o 30 mila aziende, però, con questo non si può dire che le aziende siano tutte malvagie e tutte truffaldine. Non si può fare di tutta l'erba un fascio, così come non lo si può fare per le aziende che effettuano i lavori con il superbonus. Ecco perché in quel caso bisognerebbe intervenire e permettere a questo mercato di continuare. Infatti, è vero che bisogna coprire la misura del superbonus, ma è una copertura temporanea: finanziariamente si va a coprire, ma nel giro di 1-2 anni quei soldi ritornano allo Stato e, quindi, fa parte di quel debito buono, che noi diciamo deve essere fatto. Anziché cercare di trovare soldi da altre parti, anziché grattare il fondo del barile per togliere i soldi al reddito di cittadinanza e darli alle squadre di serie A, si potrebbe intervenire per cercare di mettere i soldi dove si generano altri soldi per lo Stato, per il nostro Paese.

Concludo con l'ultima chicca, l'articolo 4-bis, che è stato introdotto al Senato. L'articolo 4-bis concerne disposizioni per la promozione del passaggio di aziende a combustibili alternativi. Sostanzialmente, si permette fino a marzo del 2024 di utilizzare i CSS (combustibili solidi secondari) al posto di altri tipi di combustibili. Quindi, le modifiche che devono essere fatte agli impianti vengono considerate non sostanziali. Ciononostante - e questa è l'assurdità di questo emendamento - non è stato possibile togliere la richiesta di valutazione di impatto ambientale o le varie richieste di autorizzazione, ma nella norma si dice: “decorsi trenta giorni dalla comunicazione”, per l'autorizzazione integrata ambientale, quindi solo dalla comunicazione, non dall'ottenimento dell'autorizzazione, il gestore può cominciare a utilizzare e sostituire il combustibile e queste deroghe valgono per un periodo di sei mesi dalla comunicazione di cui al presente comma. Quindi, avete approvato - non so con quale criterio - un emendamento che permette di andare in deroga temporanea alle normative di autorizzazioni integrate ambientali. Per fare un favore a chi? Perché con questo sistema stiamo andando a risolvere il problema dell'energia elettrica e del riscaldamento? O è per fare un favore ai soliti noti o ignoti? Ricordo ancora quando, nella notte dei tempi, ci fu qualcuno che andò a inserire - quella famosa modifica, chiamata in codice CIP6, del Comitato interministeriale dei prezzi - “e assimilate”, una modifica che permetteva ai produttori di energia assimilata di ricevere i contributi che dovevano essere concessi per le rinnovabili. E l'abbiamo scontato per tanto tempo.

Chiudo, signor Presidente, tirando le fila delle problematiche di questo decreto. Innanzitutto, dal punto di vista politico, non si comprende perché domani verrà posta la fiducia. Infatti, domani verrà posta la fiducia.

C'è tutto il tempo: questo decreto scade il 18. Domani è il 10, abbiamo una settimana, otto giorni, per stare qui in Aula e andare avanti senza fiducia, ma il Governo ha deciso di mettere la fiducia. Perché? Sta partendo proprio male questo Governo: ha una maggioranza schiacciante qui alla Camera, al Senato un po' meno, ma al Senato è sempre così. Perché mette la fiducia? Non ce n'è bisogno. Ho un'impressione, l'ho visto nella legge di bilancio e lo sto notando anche adesso con il decreto Aiuti-quater: state pericolosamente abusando di questo “potere”, tra virgolette, che avete di decidere da soli. E perché dico pericolosamente abusando? Perché già si vedono alcuni svarioni fatti da questo Governo: in legge di bilancio emendamenti delle opposizioni che sono stati invece presentati come emendamenti del Governo, e poi si è dovuta fare tutta un'alchimia di modifiche perché non c'è stato tempo, perché il Governo non aveva avuto possibilità di visionare, forse, gli emendamenti, e quindi ha preso emendamenti delle opposizioni, li ha messi come propri, e quindi abbiamo dovuto fare alcune modifiche, oppure come quel famoso emendamento per cui mancava mezzo miliardo di copertura.

Tutto questo è figlio di un volere far vedere che ora governate voi. Ma avere il potere di governare, senza citare film della Marvel, significa però utilizzarlo in maniera corretta, avere la responsabilità di governare in maniera adeguata. Come dissi al Ministro Giorgetti in occasione della legge di bilancio, non si può arrivare il 28 o il 29 di novembre con una legge di bilancio di 174 articoli e poi inserirne altri 120 con emendamenti del Governo. Poi è chiaro che, insieme ai membri dell'opposizione, si vedono anche i colleghi della maggioranza con il cappello in mano la notte a fare gli incontri con il Governo, perché non sanno che fine fanno i loro emendamenti, ed è una cosa assurda. Non si può governare il Paese in questa maniera.

Quindi, al Governo dico che ormai la legge di bilancio è andata come è andato questo decreto, perché praticamente era partito contestualmente. Farei un invito a questo Governo: se vuole durare - a me dovrebbe far piacere, se dovesse saltare il Governo, ovviamente -, soprattutto se non vuole danneggiare questo Paese, deve cominciare a capire che, quando si governa, bisogna ascoltare anche le opposizioni, perché, specie sui provvedimenti creati dalle opposizioni, tipo il superbonus, siamo in grado di dare alcune indicazioni per far sì che le cose possano andare bene per il Paese. Infatti, siamo stati gli unici, in maggioranza e in opposizione, a spingere perché il superbonus potesse andare avanti. La coerenza l'abbiamo dimostrata, sia prima, quando lo abbiamo creato, sia quando lo abbiamo difeso in maggioranza e sia adesso, da opposizione. Non è che siamo andati prima a fare gli incontri con gli imprenditori e adesso non ci andiamo più.

Riteniamo che la misura sia valida, la misura dal punto di vista economico è valida e finanziariamente ha un costo risibile, tant'è vero che i ritorni sono molto più alti dei costi. L'invito che faccio al Governo, per il futuro, già dai prossimi decreti, è di parlare con le opposizioni per trovare quei punti di incontro che servono a fare in modo che questi provvedimenti siano per il bene del Paese, e non per il bene fittizio della parte politica che ha dichiarato qualcosa in campagna elettorale e che non può tirarsi indietro in alcuni momenti, o cerca di fare qualcosa, ma poi dopo dovrà renderne conto agli italiani.

Perché sarà facile, poi salterà il Governo o ci sarà un cambio di maggioranza, però il problema è che è l'Italia che soffrirà, l'Italia e tutti gli italiani. E avere questo comportamento da parte di chi si fa paladino degli italiani e dell'Italia, addirittura nel nome del proprio partito, è proprio un controsenso, perché così non si va da nessuna parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, questo decreto del Governo Meloni per noi è assolutamente irricevibile. È quello in cui si consuma la massima incoerenza, se già ce ne fosse bisogno, le massime giravolte del Governo Meloni. Infatti, tralasciando, nel metodo, il cattivo costume di utilizzare in malo modo la decretazione d'urgenza, in modo anche anticostituzionale, per introdurre norme che non hanno i requisiti di necessità e di urgenza e di carattere eterogeneo in un unico provvedimento, veniamo al merito.

Ancora una volta, la Meloni - dimostriamone l'incoerenza -, lungi dal contrastare, come aveva fatto e dichiarato durante la campagna elettorale, l'agenda Draghi, ne diventa la massima esecutrice, e porta perfettamente a compimento il disegno del Presidente Draghi.

Già le risorse di questo decreto vengono in buona parte ereditate dal Presidente Draghi, ma, in particolare, ci si accanisce contro una misura che era stata oggetto di malevolenza, nonostante gli straordinari risultati come incentivo all'economia, come ripresa del settore edile che era grandemente in crisi, una misura per cui l'Europa ci aveva elogiato, che è quella del superbonus. Questo decreto si chiama “Aiuti”, secondo me anche in modo ingannevole, e non è tale perché questi cosiddetti aiuti vengono erogati con strumenti inadeguati, come crediti d'imposta, con condizioni capestro e con decadenze per i beneficiari, decadenze tassative.

Noi oggi avevamo fatto alcuni emendamenti per evitare questa decadenza. Quindi, non solo condizioni difficili, che non portano a compimento una possibilità più semplice per beneficiare delle erogazioni nelle bollette, ma per giunta condizioni capestro. Non solo. Sono aiuti insufficienti e iniqui, perché vengono completamente trascurati alcuni settori, anche importanti, dell'economia. L'ultimo è il caso - avevamo fatto anche lì un emendamento - che riguarda gli aiuti per il trasporto turistico su gomma, perché, soprattutto in quelle zone del Paese dove c'è una forte carenza infrastrutturale, come il Meridione, l'afflusso dei turisti avviene tramite il trasporto dei mezzi su gomma; non incentivare, non aiutare questo settore significa, a catena, produrre effetti negativi su tutto l'indotto, su tutte le imprese della ristorazione, gli alberghi, i ristoranti e via enumerando.

Non solo. Sul superbonus hanno già parlato diffusamente i miei colleghi, ma davvero verrebbe da battersi la testa al muro sul perché debba essere osteggiata una misura che tanti benefici ha prodotto al Paese e all'economia, ma anche all'ambiente, determinando l'efficientamento energetico di intere case, le ristrutturazioni anche per soggetti che non se le potevano permettere. Ed è una finzione portare al 90 per cento il bonus e con ISEE a 15 mila euro, perché si sa benissimo che le famiglie che hanno un ISEE di 15 mila euro non potrebbero coprire quel 10 per cento mancante per poter procedere alla ristrutturazione.

Per non parlare della questione delle accise, che tiene banco in questo periodo, per cui, invece di aumentare l'aiuto o quantomeno mantenere quello attuale, si toglie. Noi abbiamo la benzina in autostrada a 2,5 euro: ciò determinerà, di conseguenza, un aumento inflattivo ulteriore per l'Italia.

E, mentre abbiamo Nazioni, come la Spagna e la Germania, che stanno trovando il modo di tamponare questo incremento inflattivo - che si traduce in una tassazione a partire dai più deboli, una tassa nefasta, perché toglie il potere reale di acquisto delle persone i cui soldi non varranno più nulla - noi andiamo nella direzione inversa. Infatti, aumentando il prezzo della benzina, aumenterà il prezzo di tutti i beni, sia dei generi alimentari trasportati su gomma che di tutti gli altri, quindi i prezzi dei biglietti aerei, i prezzi del trasporto pubblico, tutto. Questo aiuto verrà dunque ad essere vanificato proprio dall'aumento del prezzo della benzina. Ma la cosa che davvero ci fa trasecolare è la questione dell'aumento della possibilità di trivellazioni. Con la scusante della necessità dell'incremento del gas per diminuire gli importi delle bollette in realtà si assume un'iniziativa inutile, dannosa e pericolosa; inutile perché le risorse che derivano da una ripresa dell'incentivazione delle trivellazioni sono irrisorie e trascurabili; si parla di 15 miliardi di metri cubi in 10 anni, sarebbero pari a 1,5 miliardi in un anno, quando il fabbisogno italiano è di 75 miliardi di metri cubi in un anno, e dunque si tratterebbe sì e no dell'1,9 per cento; ma rispetto a questo che potrebbe sembrare un beneficio ci sono conseguenze, costi enormi per la collettività. Non solo; per mettere a produzione queste trivellazioni occorreranno 10 anni, quindi quale beneficio immediato? Noi speriamo che da qui a dieci anni la guerra sia finita e noi in Italia possiamo avere risorse rinnovabili in tutto il territorio che producono energia con il vento e con il sole, senza creare danni all'ambiente. L'iniziativa in questione è poi dannosa, perché produce danni economici a settori fondamentali come la pesca e il turismo; è pericolosa per l'ambiente e la salute umana, perché ha effetti irreversibili sugli ecosistemi; anche l'attività di ricerca del gas nel mare viene effettuata con sistemi che davvero determinano una trasformazione negativa irreversibile dell'ecosistema marino e non solo. Poi il problema è la visione di fondo sottesa a questa misura e ad altre misure, perché in realtà è una visione che riporta indietro l'Italia, bloccandone il progresso; è un ritorno al passato che ci porta lontani dai target europei e dalla lotta al climate change e poi, diciamolo, anche all'articolo 9 della Costituzione che è stato modificato grazie anche all'iniziativa del nostro presidente, quando era al Governo. Tornando a questa visione, in realtà si fa uno spacchettamento o un azzeramento delle politiche di sostenibilità energetica e ambientale che proiettavano l'Italia verso un roseo futuro, con incremento di produzione ed economico, come noi sappiamo e indicano tanti studi, per ritornare all'uso intensivo di combustibili fossili. Ora, il clima e l'ambiente sono beni comuni di tutti, oltre che tutelati dalla Costituzione e non ci si può sottrarre agli effetti dell'inquinamento o del cambiamento climatico in senso negativo; non ci saranno torri d'avorio in cui potersi rifugiare rispetto ai disastri che potranno riguardare l'umanità intera.

Queste norme, questo tipo di impostazione assunta da questo Governo sono assolutamente fallaci e davvero noi non possiamo tirarci indietro nel denunciare quanto succede e quale visione c'è. E perché dico la massima incoerenza del Governo e del Presidente Meloni? Perché era proprio lei che si batteva con energia, nel 2016, contro le trivellazioni: basta alle trivellazioni, all'inquinamento del mare, basta alle lobby! Ora, evidentemente l'inquinamento del mare rimane e dicono il falso quanti sostengono che non ci sarà inquinamento del mare e non ci sarà rischio, perché già la legge prevede - non questa norma, ma la normativa precedente lo prevede - che allorché si rilasciano le concessioni alle imprese aggiudicatarie venga imposto un onere economico pari al 10 per cento delle concessioni per gli interventi di bonifica ambientale, quindi ciò significa che è sicuro e accertato per legge che ci sarà un inquinamento; non solo, ma lo stesso Salvini - lo citava, in precedenza, il collega - parlava di difesa dal rischio incidenti e che non vogliamo svendere il nostro mare, che qualche petroliere ha distrutto e che distrugge la pesca, il turismo e la balneazione; non è che queste cose non ci sono più o che noi possiamo pensare di produrre questi danni, così gravi, all'Italia e al futuro dei nostri giovani impunemente; di questo veramente ci verrà chiesto conto. Mi piace ricordare che l'articolo 9 della Costituzione, nella nuova formulazione, dice: “(…) L'Italia tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell'interesse delle future generazioni”; quindi questa cosa è imprescindibile; noi siamo solo degli ospiti su questa Terra e abbiamo il dovere di lasciare un ambiente sano, di preservare le future generazioni dai disastri climatici.

Quale Italia vogliamo, a che cosa pensiamo? Vi cito alcuni numeri che riguardano la mia Sicilia. In Sicilia ci sono 101 impianti di estrazione di gas naturale e di olio liquefatto in terraferma. Pensate che la Sicilia, per esempio la mia provincia, ha il reddito pro capite più basso d'Italia, 13 mila euro, a fronte dei 47 mila euro pro capite di un abitante di Milano e della Lombardia; oltre questi 101 impianti di terraferma, vi sono 28 impianti in mare, di greggio; non solo, vi sono già 6 permessi di ricerca, per quasi 3 mila chilometri quadrati di mare, più 13 concessioni di coltivazione, per altri 567 chilometri quadrati di mare; non solo, sta per essere installato un gran numero di impianti off shore, dei quali va peraltro valutata la compatibilità con gli impianti di trivellazione e di estrazione, perché giustamente anche loro producono poi energia, e quindi quali possano essere gli effetti di un'eventuale sovrabbondanza di questi impianti non è dato conoscere. Ora, noi perché ci accaniamo? Questa maggioranza non ha bisogno di porre la fiducia, perché ha già una tale portata di fuoco, tali numeri, da non averne appunto bisogno. Lo facciamo perché noi siamo una forza ecologista e riteniamo che bisogna che tutti prendano coscienza della necessità del cambiamento degli stili di vita, di produzione e di consumo per combattere questo riscaldamento e l'inquinamento. Richiamo Papa Francesco che dice: numerosi studi scientifici indicano che la maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi decenni è dovuta alla concentrazione dei gas serra e la concentrazione nell'atmosfera ostacola la dispersione del calore che la luce del Sole produce sulla superficie della Terra. Ciò viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull'uso intensivo di combustibili fossili che sta al centro del sistema energetico mondiale. Questo tralasciando il fatto che spesso il degrado e l'inquinamento dell'ambiente sono legati al degrado economico, perché le popolazioni povere sono quelle che subiscono maggiormente gli effetti dell'inquinamento e che sono disposte ad accettare attività inquinanti poiché manca il lavoro, mancano i mezzi di sostentamento, e su questo ci sarebbe anche da fare un lungo discorso per quel che riguarda l'abolizione del reddito di cittadinanza.

Dico questo perché credo fortemente in un noto proverbio indiano che dice: quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche. Per questo noi non smetteremo mai di lottare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Emma Pavanelli. Ne ha facoltà, prego onorevole.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, intanto grazie per la pazienza dei pochi rimasti della maggioranza. Iniziata una nuova legislatura il Paese ha un nuovo Governo guidato dal partito che solo qualche mese fa conduceva un'integerrima opposizione, eppure si fa ancora un'enorme fatica a trovare delle differenze tra i provvedimenti approvati dal Governo Draghi e quelli del Governo Meloni, almeno il Governo Draghi aveva fatto lo sforzo di cambiare nome ai propri provvedimenti e così dai decreti Sostegni si è passati ai decreti Aiuti, uno sforzo che questo Governo non ha deciso di effettuare confermando anche a livello terminologico una preoccupante continuità con il precedente Esecutivo; una continuità evidente in questo decreto ma anche nella legge di bilancio. A livello politico questo Governo è di fatto un Governo Draghi-bis che si è finalmente scrollato di dosso il peso del Movimento 5 stelle. Sì, perché proprio la nostra presenza non aveva permesso alla vecchia politica un immediato ritorno al passato, e così via il reddito di cittadinanza, la Spazzacorrotti e soprattutto addio alla transizione ecologica. L'unico elemento di novità che caratterizza i primi provvedimenti del Governo Meloni è proprio lo smantellamento delle riforme epocali che con enorme fatica siamo riusciti ad introdurre con due Governi Conte, tanta è l'assenza di visione e la povertà di idee di questo Esecutivo. Proprio per questo motivo mi vorrei concentrare più che sul contenuto di questo provvedimento su quello che esso doveva contenere e che invece non contiene. Ma partiamo con ordine, non solo noi chiediamo che non aumentino le accise sulla benzina, noi pretendiamo che le accise vengano progressivamente abolite perché è uno scandalo che le tasse dello Stato italiano compromettano così la nostra economia. Forse ricordate queste parole, sono dell'attuale Presidente del Consiglio e risalgono al 2019, ma anche negli anni successivi il concetto è stato ribadito più volte con la medesima fermezza e parole simili sono state pronunciate anche dal Ministro Salvini. Non ci sarebbe nulla di male, anzi si tratta di un punto di vista ampiamente condivisibile, il problema è che sono state completamente rinnegate dalla Presidente Meloni che, una volta al Governo, non solo non ha abolito le accise ma le addirittura aumentate, sì, perché dalla riduzione di 30 centesimi prevista dal precedente Esecutivo fino a novembre 2022, il suo attuale Esecutivo ha deciso di ridurre lo sconto a 18 centesimi per il solo mese di dicembre e di eliminarlo del tutto con l'anno nuovo. Siamo, quindi, passati da un costo di circa 55 euro per un pieno di carburante a novembre, a pagare oggi circa 67 euro per un'auto di piccola cilindrata. Mi chiedo: ma dove sono oggi di fronte a questi rincari i leader dei partiti di destra, oggi al governo, che fino a poche settimane fa si autoproclamano paladini delle famiglie e delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Non so fino a che punto abbiano chiaro che questi rincari, oltre a ricadere direttamente e indiscriminatamente su tutti noi, a prescindere dal ceto sociale di riferimento, hanno inevitabili effetti indiretti anche sul costo dei prodotti, anche di prima necessità che andiamo ad acquistare al supermercato.

Oltretutto, questo Governo non ha implementato i bonus per l'acquisto delle auto elettriche e questo nonostante la decisione del Parlamento europeo di prevedere il divieto di vendita di auto a benzina e diesel a partire dal 2035. Ovviamente, non avete fatto investimenti nella legge di bilancio sulla mobilità sostenibile, penso, ad esempio, i fondi per la mobilità di massa come ha fatto la Germania che per aiutare i cittadini ha fatto abbonamenti a 49 euro. Nessun investimento per le corsie ciclabili o per l'acquisto di mezzi a due ruote; ricordo ancora quando avete deriso il Movimento 5 Stelle per tale bonus, eppure grazie a quello le nostre imprese, quelle italiane, che producono biciclette, un fiore all'occhiello del nostro Paese, hanno avuto un aumento di produzione. Questo tipo di azione va anche nella direzione della transizione ecologica, visto che parliamo di mobilità sostenibile. Ecco la transizione ecologica, questo decreto, in combinato disposto con la legge di bilancio, segna anche l'abdicazione del principio della transizione ecologica; finalmente questo Governo ha gettato la maschera e dichiarato guerra alle fonti energetiche rinnovabili, si tratta ormai di un fatto acclarato e invero neanche tanto nascosto dai diretti interessati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Era evidente che sarebbe accaduto sin dal decreto di riordino dei Ministeri, con l'infelice scelta di mutare la denominazione del Ministero della Transizione ecologica in Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Sarebbe bastato ascoltare l'opinione diffusa dei nostri accademici che sin da subito avevano accolto con preoccupazione questo cambiamento terminologico che conferma una pericolosa inversione di tendenza rispetto agli obiettivi ambientali assunti a livello europeo e mondiale. Preoccupazione subito confermata dalle misure anti-ambientaliste avallate dall'Esecutivo, prima tra tutte quella sulle trivellazioni. La verità è che questo Governo non ha la minima idea di come fare a raggiungere gli obiettivi stabiliti dal green new deal europeo, verrebbe quasi da dubitare che ci sia la volontà politica di mantenere gli impegni comunitari dal momento che ad oggi non c'è alcun programma per raggiungere il meno 40 per cento di emissioni entro il 2030 e il 27 per cento di rinnovabili come previsto dall'Europa. Eppure la naturale fine di questa legislatura sarà ad un passo da questa scadenza, quindi verrebbe da chiedersi se non ora, quando colleghi, dal momento che la progettualità di questo quinquennio nel quale avremo a disposizione le risorse del PNRR sarà decisiva per conseguire gli obiettivi della transizione energetica prevista dall'Europa. Questo Esecutivo non può non sapere che un terzo dei 1.800 miliardi di euro di investimenti del Piano di ripresa Next Generation EU e, quindi, anche del nostro PNRR, oltre che il bilancio settennale dell'Unione Europea, che finanzieranno il Green New Deal europeo, sono dedicati alla transizione ecologica. Pertanto, spero davvero che non si pensi di ottenere le tranche di finanziamento del PNRR del prossimo Repower EU infischiandosene della questione ambientale, perché il rischio concreto, cui andiamo incontro, è quello di perdere definitivamente queste importanti risorse. Fondi di cui il nostro Paese può oggi beneficiare - è bene ricordarlo - solo grazie all'abnegazione del Presidente Giuseppe Conte e del Movimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Eppure la transizione energetica tramite le rinnovabili dovrebbe sempre essere al primo punto dell'agenda politica in maniera trasversale; invece, i partiti di destra, che sostengono l'attuale Governo, sono riusciti a rimangiarsi la parola anche in tema di trivelle.

Ricordiamolo a tutti i cittadini che, nel 2016, Fratelli d'Italia e la Lega hanno fatto campagna elettorale per il “sì” al referendum contro le trivelle, mentre oggi lavorano per aumentare le prospezioni in mare. Ma dite la verità ai cittadini, la campagna elettorale è finita: nuove concessioni per trivellare significa un'attesa di almeno 5 o 6 anni per le concessioni, per giacimenti che possono dare una quantità sufficiente di gas, perché sapete benissimo che il nostro Paese ha molti giacimenti, ma troppo piccoli, con costi di estrazione molto alti e che, pertanto, estrarre semplicemente non è conveniente. Non so se avete chiaro, invece, che il nostro Paese ha bisogno di 76 miliardi di metri cubi di gas e che, oggi, le estrazioni in mare ammontano a solo il 3 per cento e, con possibili nuove estrazioni, si può arrivare al 5, forse 6 per cento del fabbisogno nazionale. Inoltre, non sussiste alcuna certezza che i concessionari, una volta ottenuta la possibilità di estrarre, non decidano di vendere almeno parte del gas al di fuori del nostro Paese, esattamente come sta succedendo oggi. Informo la collega Comaroli, della Lega, che è intervenuta prima di me, che i Paesi vicini all'Italia che estraggono gas estraggono il loro gas, non il nostro.

Per contro, un risultato certo sarà quello di aver dato un colpo di grazia al settore turistico, lo stesso che continuate a dire di voler aiutare, ma che oggi, dopo l'aumento della tassa di soggiorno, rischia di vivere, ancora una volta, tempi difficili. Ora mi chiederete: quali alternative abbiamo per il gas? Ebbene, come dicevo, la transizione energetica tramite impianti di rinnovabili è la soluzione da percorrere, un'energia finalmente democratica e accessibile a tutti. In questo modo potremo lasciare il gas alle imprese energivore, che oggi non hanno soluzioni, e, contemporaneamente, puntare sull'idrogeno, sulla ricerca e sulle innovazioni tecnologiche. Ecco perché le comunità energetiche diventano strategiche. Questa novità del nostro ordinamento è frutto di un lavoro fatto a più livelli dal MoVimento 5 Stelle: è partito tutto nel 2017, con un nostro emendamento ad una direttiva europea, applicata nel nostro Paese con un anno di anticipo grazie al Ministro Patuanelli e oggi parte integrante del PNRR. Sapete perché l'abbiamo recepita in anticipo? Perché era un provvedimento che era utile se abbinato al Superbonus 110. In questo decreto avete definitivamente fermato il Superbonus con un anno di anticipo, ancora una volta, in perfetta continuità con il Governo Draghi.

Ma come fate a restare sordi e indifferenti davanti alle difficoltà di migliaia di imprese, di cittadini, di lavoratori, che hanno investito, creato lavoro e generato indotto intorno a questa misura e che oggi si trovano traditi dallo Stato? Ricordo bene le promesse elettorali, anzi, ricordo bene le urla in Senato di chi oggi ricopre il ruolo di Ministra, che chiedeva che il Superbonus fosse esteso alle imprese, soprattutto, a quelle alberghiere. Su questo punto avreste trovato il favore del MoVimento 5 Stelle e anche dell'Europa, che ha lodato il nostro Paese per quel provvedimento che suggeriva, infatti, di estenderlo alle imprese. È proprio il Superbonus che ci ha consentito di diventare la locomotiva d'Europa, con il PIL al di sopra della media europea, che ha consentito a chi ha avuto la fortuna di beneficiarne di ritrovarsi bollette ridotte, una casa più confortevole, sicura ed ecosostenibile, insomma un provvedimento che andava nella direzione giusta per la transizione ecologica e che ha creato quasi 900 mila posti di lavoro, diretti e indiretti. E che dire del blocco della cessione del credito? Anche su questo punto importante avete tradito i vostri elettori, considerato che non avete sbloccato nulla. Oggi le nostre imprese hanno i cassetti pieni, ma non hanno liquidità e c'è il forte rischio che le mafie acquistino questi crediti per ripulire il denaro sporco. Queste sono le truffe che vanno evitate in uno Stato responsabile!

Nonostante tutto, mosso dalla solita propaganda elettorale, il Governo dichiara che il Superbonus rappresenta un buco di bilancio di 38 miliardi. Quindi provo a riassumere: l'aver rilanciato la nostra economia, l'aver generato l'effetto moltiplicatore per quasi tre volte, l'aver aumentato l'occupazione, oltre che convinto l'Europa a concederci una fetta più grande del PNRR, tutti i risultati raggiunti grazie al Superbonus, non è un investimento, ma un buco di bilancio? Ma, se è vero, dove sta questa copertura? Perché noi non l'abbiamo trovata nella legge di bilancio appena approvata. Pertanto, la domanda che ci poniamo è se la Presidente Meloni è stata onesta nelle sue dichiarazioni ai cittadini.

Concedetemi un'ultima nota. Questa maggioranza ha approvato, in Senato, un emendamento del PD che prevede la sostituzione del gas naturale con combustibili alternativi, compreso il CSS, cioè incenerire i rifiuti che inquinano l'area dei cittadini che vivono nei pressi di tali impianti. Ma mi domando se avete capito che le nostre imprese oggi hanno bisogno di materie prime e seconde, dato che la crisi delle materie prime mette in difficoltà le nostre imprese, quella parte di made in Italy che ogni giorno chiede di poter recuperare più materiale, quello che voi vedete come rifiuti, ma che per loro è una ricchezza. L'economia circolare non è un'invenzione del MoVimento 5 Stelle, ma un fiore all'occhiello del nostro sistema Paese, che oggi dovrebbe diventare strategico per assicurare una produttività integrata. Pertanto, mi preme ribadire che la transizione ecologica che voi state ignorando passa anche per le politiche per favorire le nostre imprese che operano in questo settore.

Concludo, Presidente. Questo decreto non aiuta realmente il Paese, che ha bisogno di una visione concreta, per il presente e per il futuro. Avete preferito dare continuità alle politiche di Draghi: evidentemente, i cittadini sono stati beffati, hanno votato per avere le stesse politiche del Governo tecnico. Pertanto, permettetemi di dire che siamo davvero fieri di stare dall'altra parte, perché con chi la pensa in questo modo abbiamo davvero poco in comune (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Governo, nella persona che è qui, che sta ancora ad ascoltarci, veramente grazie per essere ancora presente, colleghi tutti, ringrazio anche i quattro colleghi della maggioranza che sono presenti.

Volevo iniziare a parlare di come, in tutti i sensi, noi dovremmo essere nell'era della resilienza, viene detta in questo modo, questo 2023, con un Piano nazionale, appunto, che si chiama “di ripresa e resilienza” per questo, perché va nella direzione del Green New Deal, di quello che l'Europa ci chiede, di quello che il mainstream internazionale ci sta dicendo.

Io credo che a questo Governo piaccia molto la storia: infatti, siamo partiti dall'era della pietra, quando abbiamo deciso di cacciare i cinghiali in città con dei gruppi armati. Quindi, siamo partiti dall'età della pietra e, adesso, devo dire, per ogni decreto che arriva, io parlerò delle Crociate. Partiamo con le Crociate: una delle Crociate è stata questa legge di bilancio, che, come Crociata, quale obiettivo aveva? Verso chi andava?

Perché, se noi abbiamo dato 900 milioni alle squadre di calcio di serie A e abbiamo tolto il reddito di cittadinanza a chi ne aveva veramente bisogno (e sappiamo come la povertà sia in aumento purtroppo), la prima crociata verso chi è andata?

Ancora, in quella legge di bilancio, noi non abbiamo fatto nulla per il salario, che in Italia è il più basso d'Europa, ma noi anche su questo non abbiamo visto nulla da parte del Governo. Come la collega ha appena detto, non c'è stato nulla anche sulla mobilità sostenibile. Quindi, l'obiettivo di questa crociata qual è? Ho una strana impressione, che questo Governo stia creando le condizioni per l'insicurezza, perché taglia il welfare, ha tagliato il reddito di cittadinanza, aumentando la disuguaglianza, e induce così i cittadini a credere che la vera emergenza sia la sicurezza e si spinge sempre di più sulla repressione e questo è molto grave. Lo scandalo delle presunte mazzette che c'è stato a Bruxelles non ha fatto venire alcun dubbio a questo Governo; abbiamo visto la Presidente Meloni che ha commentato che occorreva una reazione ferma e decisa al cosiddetto Qatargate e, poi, questo Governo ha votato il decreto Rave, che chiaramente noi del MoVimento 5 Stelle non abbiamo votato.

Quindi, è molto chiaro che questo Governo va nella direzione opposta. Queste crociate sono fatte per elargire forse un qualcosa in più ai colletti bianchi, perché adesso possono anche non collaborare con la giustizia? I nemici della legalità sono le mafie, macro e micro, adesso, le corruzioni che sono poteri forti rispetto alla legge, perché hanno creato una rete capillare di illegalità e spesso una legittimazione quasi inconsapevole, producendo una sorta di tolleranza e omertà nei cittadini. Attenzione, questo è molto grave ed è molto grave perché con il Recovery Fund il nostro Presidente Giuseppe Conte ha portato in Italia veramente un Fondo importante. Io mi chiedo, con questa corruzione, questo Fondo come verrà speso? E me lo sto chiedendo anche io; come, vi assicuro, se lo chiedono non solo i cittadini che hanno più bisogno - voi dite che il MoVimento 5 Stelle si rivolge sempre a una certa classe, ma noi ci rivolgiamo a tutte le classi – ma anche gli imprenditori che sono fortemente preoccupati, anche perché Transizione 4.0, anche quella è stata diminuita, quindi, questo grande valore che date al made in Italy non lo trovo.

Il decreto Rave, poi, cosa ha fatto? Ha creato anche un altro problema. Noi parliamo di carcere da tre a sei anni per chi organizza raduni anche musicali su terreni altrui; allora, io mi chiedo, ma che fiducia avete nei nostri ragazzi? E qui continua il discorso della repressione, che è molto pericolosa. Questi ragazzi devono rinunciare, prima di tutto, ai loro sogni, accettare un lavoro sottopagato, perché è questo che gli avete detto, e, poi, magari, non possono nemmeno manifestare in piazza o ascoltare della musica in spiaggia. Però, adesso che ricordo bene, i ragazzi non possono nemmeno andare in spiaggia, perché a quanto pare questo Governo di destra dice che le spiagge libere non vanno bene, lì ci vanno i drogati e ci vanno, non so, i nullafacenti, quindi, alla fine non avremo nemmeno le spiagge libere. Quindi, queste crociate continuano a manifestarsi verso i poteri forti, chi ha già dei soldi, ma a chi ha dei seri problemi o ai nostri ragazzi che futuro stiamo dando? E siamo arrivati a quella di oggi, la crociata Aiuti-quater: 14 milioni di euro, qualche piccolo aiuto nelle bollette, a macchia di leopardo, insufficiente, di breve durata e di poca visione politica.

Si favoriscono sempre le lobby dell'energia; perché mai tagliare gli extraprofitti, chiaramente, delle lobby energetiche. Questo non lo possiamo fare, no, no, facciamo altre cose; noi la povertà energetica come vogliamo combatterla? Con le crociate al contrario. Le imprese, i lavoratori, le famiglie, il nulla. Il nulla, perché? Perché è una cosa che tutti i colleghi hanno detto e viene detta anche fuori, è questo depotenziamento dell'ecobonus che noi continuiamo a non spiegarci.

È qualcosa di assurdo. È qualcosa di assurdo, perché quello che state facendo sta creando disagio sociale, oltre a creare un danno a livello economico. Io, qui, vi potrei leggere tutto quello che hanno già detto già i miei colleghi, ma vorrei andare avanti. Vi dico solo un dato, perché dal punto di vista economico è stato detto tanto; il superbonus ha consentito di risparmiare 979 mila tonnellate di CO2. Ricordo che anche questo Governo è andato alla COP quest'anno e ha detto che siamo d'accordo, dobbiamo abbattere le emissioni di CO2 e di gas climalteranti. Ok, però, alla fine stiamo andando dalla parte opposta.

Io volevo leggere una cosa, se riesco adesso a ritrovarla; quando parlo di ecobonus, non voglio parlare, a volte, con quelle che sono le mie parole, perché potrei essere anche di parte, ma qui ho qualcosa che appunto mi inviano gli esodati del superbonus; esodati del superbonus: un movimento composto da migliaia di persone, dal Nord al Sud del Paese, nato spontaneamente a seguito del blocco delle cessioni dei crediti derivanti dall'esecuzione dei lavori edili, composto da imprenditori, professionisti ed anche committenti che nelle ultime settimane, specie dopo una serie di manifestazioni che si sono svolte anche a Roma, inizia ad organizzarsi per predisporre e chiedere soluzioni a questo Governo. Lo scenario che loro intravedono è questo: la paura e la disperazione in cui si trovano oltre 60 mila imprese e 963 mila addetti diretti e indiretti di questo settore. Ci sono le imprese, ci sono i professionisti che primi tra tutti hanno visto svanire, negli scorsi mesi, la possibilità di monetizzare i loro crediti e ci sono, infine, anche i committenti che oltre a essere preoccupati per la situazione finanziaria temono di restare con i lavori non completati, con conseguente perdita del beneficio. Per gli esodati del superbonus, quindi, sul provvedimento si sono costruiti una serie di falsi miti, primo tra tutti che l'intervento è troppo costoso per lo Stato. È una cosa assurda: vi sono una serie di studi che abbiamo già citato prima secondo cui il costo netto del superbonus 110 per cento per lo Stato, per ogni euro speso, è di 56,7 centesimi, senza contare i benefici a medio e lungo termine per l'erario. Far fallire migliaia di imprese e professionisti e lasciare per strada cittadini e famiglie che tutti insieme hanno la sola colpa di aver creduto in una legge dello Stato, modificata dal Governo precedente innumerevoli volte, provocando il blocco delle cessioni, non è comprensibile.

Quindi, quello che vi stanno chiedendo è qualcosa che voi non avete fatto, non lo avete fatto in queste vostre crociate che continuano con le trivelle. A proposito delle trivelle, io ricordo che quando voi eravate appunto all'opposizione, anche la Presidente Meloni, la domenica del 17 aprile, scrisse sul suo sito ufficiale di andare a votare “sì” al referendum per dire basta alle trivellazioni, basta all'inquinamento del nostro mare, basta a un Governo ipocrita e servo di poteri forti. Non lo sto dicendo io, l'ha detto la vostra Presidente Meloni. Adesso abbiamo rivoltato la crociata: questa situazione è andata al contrario e, quindi, andiamo con le trivellazioni che sono un qualcosa di assurdo, come vi è stato già spiegato, e per favorire sempre che cosa? Le lobby del petrolio?

Come vi hanno già detto i colleghi, abbiamo solo 100 miliardi di metri cubi al massimo che possiamo estrarre, ma al massimo, 70 forse quelli più facilmente estraibili; ci basteranno per un anno, però, ci basteranno per un anno se vengono dati tutti all'Italia. Io ricordo sempre che non è lo Stato che va a estrarre, le estrazioni vengono date chiaramente a dei privati e i privati seguono le leggi del mercato. Non è detto che verranno vendute alle imprese italiane o alle famiglie italiane, andranno all'estero, come già accade adesso. Quindi, io non capisco, perché dobbiamo danneggiare il nostro ambiente, la nostra economia di pescatori e il turismo? Quindi, alla fine, questo Governo pagherà i danni ambientali, senza ricevere in cambio nulla e dico ciò non solo dal punto di vista ambientale, ma anche appunto dal punto di vista economico.

Un'altra cosa particolare di questo decreto di cui stiamo, appunto, discutendo è che non è passato dalla Commissione ambiente.

Abbiamo presentato una pregiudiziale, ma se parliamo, appunto, di energia, di transizione energetica e di trivelle, perché la Commissione ambiente non è stata interpellata? Anche in sede di esame della legge di bilancio è venuta fuori la stessa cosa: l'ambiente, questo sconosciuto, e la transizione ecologica sono qualcosa che sembra che questo Governo non vedano affatto, di cui non si occupa, e, quindi, figuriamoci parlare dell'articolo 9 della Costituzione, dove, appunto, abbiamo inserito - è stato il MoVimento 5 Stelle a farlo - la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, ma anche tutto questo non so che fine stia facendo, come la neutralità climatica, a cui dobbiamo giungere nel 2050; non c'è assolutamente nulla. E poi, per esempio, non avete nemmeno portato avanti il pacchetto degli emendamenti che è stato presentato dal MoVimento 5 Stelle in Senato sull'energia green. Allora, da che parte stiamo andando? Quindi, se non vogliamo l'energia rinnovabile allora andiamo verso l'energia fossile. Non si parla di comunità energetiche né di idrogeno green.

È per questo che noi del Movimento 5 Stelle da una parte siamo veramente fieri quando dite che siamo ambientalisti, però dobbiamo anche specificare: siamo ambientalisti con basi scientifiche, perché tutto quello che proponiamo è studiato ed è ben preparato, perché ci rivolgiamo a studi e, chiaramente, a persone che ne sanno molto più di noi (è il loro settore). Io invito veramente il Governo, perché questa non vuole essere un'opposizione fatta così solo per perdere tempo; non è questo. Io invito veramente il Governo a seguire il mainstream internazionale, i centri studi che vi parlano di quello che si deve fare, perché qui stiamo andando nella direzione opposta.

Quindi, i nostri “no” sono “no” scientifici dati da basi certe, da pubblicazioni che sono state scritte veramente non adesso ma da venti o trent'anni. Si parlava di economia circolare - io ricordo - dal 2006-2010 e la insegnavo anch'io ai miei ragazzi all'università. Quindi, non andiamo nella direzione praticamente opposta!

Poi, c'è un'altra cosa preoccupante: è possibile che questi nostri giovani, che, guardate, sono i primi che ci stanno aprendo gli occhi, li dobbiamo chiamare delinquenti e scansafatiche? I nostri giovani, quando cercano di difendere la nostra casa comune, perché dicono che dobbiamo eliminare l'uso dei combustibili fossili e le trivelle, vengono chiamati delinquenti. Io mi chiedo, però, chi sta danneggiando di più la nostra casa comune: loro o qualcun altro?

Non voteremo queste crociate che state effettuando e nemmeno quelle che arriveranno, perché ne sta arrivando un'altra terrificante: lo scudo penale per l'Ilva di Taranto. Questa è una vergogna, perché non è possibile che i cittadini e i lavoratori debbano dover scegliere non tra salute e lavoro ma fra la vita e il lavoro e noi del MoVimento 5 Stelle ci opporremo a tutto questo che state facendo. Queste crociate al contrario sono assurde. Riprendetevi e rendetevi conto di quello che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 730​)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e la rappresentante del Governo rinunciano a intervenire in sede di replica.

Ricordo che sono state presentate, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, le questioni pregiudiziali Ilaria Fontana ed altri n. 1 e Zanella ed altri n. 2, che saranno esaminate e poste in votazione nella seduta di domani, martedì 10 gennaio 2023, a partire dalle ore 11, prima del seguito dell'esame del provvedimento.

Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 10 gennaio 2023 - Ore 11:

1. Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate):

S. 345 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, recante misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica (Approvato dal Senato). (C. 730​)

Relatore: TREMAGLIA.

2. Votazione per l'elezione di nove componenti effettivi e nove componenti supplenti della delegazione presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

La seduta termina alle 21,15.