Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 280 di martedì 16 aprile 2024

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 12,25.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNARITA PATRIARCA , Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 117, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (A.C. 1752-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1752-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione, comprensivo dell'errata corrige.

Ricordo altresì che, secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 15 aprile scorso, la votazione per appello nominale avrà luogo a partire dalle ore 14, previo svolgimento delle dichiarazioni di voto.

Dopo tale votazione, si passerà alle successive fasi di esame del provvedimento, a partire dall'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1752-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Steger. Ne ha facoltà.

DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Il decreto contiene alcune misure di semplificazione auspicabili al fine dell'attuazione del PNRR, in conseguenza della revisione del PNRR approvata dal Consiglio Ecofin alla fine dell'anno scorso. Pur tuttavia, anche questo ulteriore provvedimento non ha dato risposte adeguate alle criticità emerse in relazione al modello di governance e alla concreta esecuzione delle opere. Permangono interrogativi relativi alla rimodulazione di diversi interventi già finanziati dal PNRR, sia in termini di revisione di obiettivi quantitativi e delle loro scadenze, sia in termini di modifica, in aumento o in diminuzione, delle risorse finanziarie assegnate in ordine al definanziamento di alcuni interventi precedentemente inseriti nel PNRR e, in particolare, alla continuità attuativa delle misure cofinanziate, le quali interessano impegni già posti in essere, in primo luogo, da regioni e comuni.

Da più parti, ad esempio dalla Corte dei conti, è stato rilevato come la rimodulazione di determinati impegni - e, fra questi, in primo luogo, nella sanità - confligga con il rispetto dell'autonomia degli enti locali. È il caso del definanziamento del piano relativo all'ammodernamento e all'adeguamento antisismico degli ospedali, su cui le regioni sono intervenute con allarme unanime.

In occasione dell'ultima relazione alle Camere sull'attuazione del PNRR, il Governo ha inteso smentire che vi siano tagli effettivi; è però un'affermazione che, per essere credibile, ha bisogno e presuppone ulteriori scelte di bilancio. Non abbiamo condiviso, fra i temi di merito del provvedimento, l'introduzione della patente a punti per le imprese nell'edilizia con riferimento alla sicurezza del lavoro, né abbiamo sostenuto la sua estensione ad altri settori. Il fatto che esistano gravi criticità avrebbe semmai dovuto far riflettere su una migliore applicazione delle norme esistenti e su un più efficace sistema di controlli. Anche sotto questo profilo, dunque, andrebbe affrontato quell'insieme di oneri burocratici e amministrativi che ha un peso rilevante in ordine alla capacità di spesa e alla messa a terra delle risorse disponibili. La collaborazione dell'Italia con la Procura europea ha reso evidente come il sistema di controlli contro possibili frodi abbia, nel contempo, evidenziato la sua efficacia e, dall'altra parte, indicato che gli indirizzi di semplificazione non siano incompatibili, ma, al contrario, siano coerenti con la repressione di atti fraudolenti. Condividiamo come la qualità della spesa sia un vincolo positivo ed essenziale su cui giustamente si insista; è in relazione a ciò che, a nostro giudizio, deve essere vincolata ogni considerazione relativa al modello di governance modificato dal Governo, all'efficacia dei progetti posti in essere e alla loro coerenza con la mission del PNRR. Sotto questi profili, occorre che il Governo si impegni al fine di chiarire, definire e informare la Commissione europea e il Parlamento per quel che attiene l'effettiva attuazione del PNRR.

Permangono alcuni interrogativi che sono di ostacolo a un'adeguata comunicazione ai fini di un corretto monitoraggio del Piano, delle sue milestone e, conseguentemente, dei suoi target. Non riteniamo opportuno, in questa fase, in Europa aprire un confronto in ordine a una possibile o auspicabile proroga dei tempi di attuazione del PNRR rispetto al termine del 2026. Il Governo non può non considerare come tale ipotesi richiederebbe un consenso unanime dei 27 Paesi membri e dei diversi Parlamenti nazionali. Il punto ha una sua legittimità, ma consideriamo sia essenziale che il Governo operi ritenendo il 2026 come un termine perentorio. Bene ha fatto, quindi, il Ministro Fitto a ribadire come oggi abbiamo una scadenza, quella del giugno 2026, e su quella siamo concentrati. Il confronto in Commissione vi è stato fra maggioranza, opposizione e Governo e ha avuto un esito positivo su molti aspetti, con l'introduzione o la riformulazione di proposte emendative. Apprezziamo che sia stato accolto l'emendamento a mia prima firma, presentato dalle Minoranze linguistiche, a tutela delle prerogative delle autonomie speciali, che garantisce le province autonome in caso di definanziamento di progetti già avviati nei nostri comuni o di altri enti locali a seguito della revisione del PNRR. Ringraziamo il Ministro, che si è impegnato affinché tale problema fosse affrontato e risolto, evitando così possibili squilibri finanziari per le autonomie speciali, giacché le autonomie speciali non hanno accesso in via ordinaria ai fondi statali. In considerazione dunque del fatto che l'erogazione di tali risorse sia avvenuta tramite il bilancio delle province autonome della regione Valle d'Aosta, tale norma di raccordo è indispensabile.

Per tutte queste ragioni, esprimeremo un voto di astensione sulla questione di fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, Ministro Fitto, oggi è il 16 aprile e attendevamo questo provvedimento - credo anche lei - almeno dall'8 dicembre, perché il motivo prevalente di questo decreto risiede nel fatto di voler garantire la realizzazione di quegli investimenti che il PNRR vedeva non più finanziati a seguito del negoziato con la Commissione europea sulle modifiche apportate proprio in sede di Ecofin dell'8 dicembre scorso.

Serviva cioè garantire agli enti locali che avevano già avviato gli investimenti, o impegnato le relative risorse, che si ritrovassero i finanziamenti opportuni. Sono passati questi mesi, troppi dal nostro punto di vista, ma ci si attenderebbe pertanto di trovarci di fronte a un provvedimento perfetto, che dia tutte le risposte. Ebbene, questo ritardo però ha partorito una conseguenza, un effetto collaterale che secondo noi non è opportuno, cioè sul treno del PNRR si sono aggiunti vagoni e vagoni di altri argomenti che non possono che risultare affrontati in maniera frettolosa, per non dire raffazzonata, e siamo così arrivati ai quasi 50 articoli di un provvedimento monstre, che è stato affrontato con poco tempo dalla Commissione in Parlamento e che quindi, anche in ragione di ciò, denota molti difetti. Ne vado a elencare alcuni.

Tra questi argomenti più disparati, ad esempio, si parla della scuola, si affronta il problema delle graduatorie, degli ingressi di ruolo per gli insegnanti a sostegno, dell'alta formazione, dell'università e della ricerca, dello sport e della questione Pago PA: anche questo è un intervento che potrebbe essere affrontato dal Parlamento con l'attenzione che merita una vicenda così rilevante ai fini degli equilibri di mercato sul sistema dei pagamenti.

Continuo: noi cerchiamo di privilegiare sempre un approccio pragmatico quindi, anche di fronte all'ennesimo provvedimento che contiene una quantità di materie che non consentono ai parlamentari di esprimersi secondo le proprie competenze, nelle relative Commissioni, potremmo anche dare un giudizio favorevole, laddove questo lavoro consentisse appunto di giungere a un risultato positivo. Nel caso della scuola dovremmo pensare, però, a una complessiva riforma del reclutamento nella stessa scuola, dovremmo discuterla in Parlamento, valutare i pro e i contro e lo stesso sarebbe opportuno fare - anzi ancora di più - sul reclutamento degli insegnanti di sostegno. Allora, non possiamo non farvi presente che, a questo riguardo, c'è una proposta di legge a prima firma del collega Faraone, che reca “disposizioni in materia di sostegno didattico e formazione iniziale e in servizio del personale scolastico” che, in un'ottica complessiva, mira al miglioramento, in modo sistematico e omogeneo, della qualità dei servizi per l'inclusione scolastica. È solo un esempio di come questo metodo, che cerca di caricare tutto su un provvedimento che avrebbe meritato tempi più celeri e risultati più cristallini, impedisce però di raggiungere i risultati di cui questo Paese ha bisogno per pervenire a riforme che siano strutturate e complete.

Insomma, cerchiamo di dare un maggiore spazio al Parlamento la prossima volta e i risultati saranno indubbiamente migliori. Ma non è finita qui: questo provvedimento contiene anche norme in materia di giustizia tributaria: anche a questo proposito suona abbastanza strano - e avrebbe trovato sicuramente attenzioni e correzioni maggiori da parte del Parlamento - che si stabilisca, nelle modifiche che vengono qui apportate, che non ci sia più l'obbligo, per ciascun collegio giudicante, di tenere un'udienza almeno una volta alla settimana. Ecco, nel momento in cui si affrontano tutte le discipline in tempi veloci, il rischio del pasticcio o, comunque, la non comprensione del risultato finale non solo è dietro l'angolo, ma direi che è anche abbastanza certa. Anche sul lavoro ci sono misure spot e confuse, ma, proprio per rispetto del periodo che stiamo vivendo di criticità sul tema del lavoro, non aggiungo nulla.

Credo che basti semplicemente ricordare che non può essere che affrontiamo temi così delicati all'interno di provvedimenti che non consentono lo spazio dovuto e necessario. Siamo di fronte - e qui vado più al metodo che non al merito, sul quale poi, Ministro Fitto, mi soffermerò con riferimento alla questione più stringente del PNRR - a un modo di legiferare schizofrenico, compulsivo, disordinato; è il caso, vi ho fatto alcuni esempi, della questione fondamentale dell'Ilva con 150 milioni che vengono messi sul tavolo; anche questo sarebbe un tema che di per sé, per la centralità e l'importanza che riveste per tutto il Paese, non solo per la Puglia e per Taranto, avrebbe dovuto trovare un provvedimento ad hoc e un'attenzione specifica da parte del Parlamento, oltre che del Governo.

Veniamo però al PNRR. Probabilmente, alcuni degli interventi che sono inseriti servono a dare maggiore velocità, perché vanno riconosciuti anche gli aspetti positivi che sono contenuti. Però io credo - glielo voglio sottolineare, Ministro - che la questione più preoccupante di tutto il dibattito che sta attorno al PNRR è che si scorga un modo un po' vecchio di affrontare le questioni. Si pone attenzione, giustamente, per carità, all'appostamento di somme su determinate voci e alla spesa, mentre sappiamo bene che il PNRR, proprio per sua natura, deve mirare ai target, agli obiettivi, nonché valutare l'impatto che produce sul territorio. Tutto questo è sparito dal dibattito sia governativo che parlamentare.

Ci domandiamo se anche questi interventi sul PNRR, oltre che a far spendere un po' di soldi, cosa che piace a tutti i Governi, perché sicuramente si rafforzano i rapporti con i territori, daranno al Paese l'opportunità di una ripresa e di una resilienza. A giudicare dal DEF che avete presentato proprio poco fa, un DEF un po' monco, i numeri parlano chiaro, iniziamo a essere preoccupati sia sulla ripresa, ma soprattutto sulla resilienza, poiché si continuano ad accumulare debiti, si cerca di trovare il capro espiatorio nel superbonus che sicuramente ha svolto e svolge una parte negativa sui debiti. Al riguardo faccio osservare al Governo che non ve l'ha ordinato il dottore, nel momento in cui viene riclassificato il bilancio e i deficit, che il superbonus avrebbe provocato negli anni a venire, vengono messi nel passato, grazie al fatto che vengono considerati payable e quindi non gravano più nei bilanci di questi Governi; ebbene, voi avete immediatamente saturato quegli spazi di bilancio. Quindi, va bene anche dare la colpa al superbonus, ma vedete di non esagerare, perché c'è anche la vostra responsabilità nel debito pubblico che sta salendo.

Infine, sulla questione della governance, bene, avete cambiato nuovamente la governance e vi assumete, pertanto, la responsabilità, è quello che deve fare un Governo su come dovrà essere gestito il PNRR. Tuttavia, date davvero l'impressione che sulle questioni della governance siano più scaramucce interne alla maggioranza e anche la vicenda dell'articolo 2 dei poteri sostitutivi lascia intendere che ci sia anche questo. Insomma, voi chiedete la fiducia dopo un lavoro confusionario, superficiale e frettoloso, che è stato riempito di temi che non sono propri della materia che avremmo voluto discutere in maniera approfondita e che hanno portato a un duplice effetto: quei temi vengono affrontati male e senza risposte strutturali e le carenze del PNRR vengono coperte e camuffate proprio da mille altri argomenti. Proprio per questo motivo, questa fiducia noi non ve la concediamo e annuncio il voto contrario del nostro gruppo Italia viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, ci sono argomenti che in politica non possono essere di parte, non hanno un unico colore politico, ma portano i colori della nostra bandiera nazionale, perché il Paese è il fine primo e ultimo a cui mirano. Ci sono provvedimenti rispetto ai quali si può discutere delle modalità di intervento, ma non si possono non condividere gli obiettivi finali. Il provvedimento all'esame di quest'Aula ne contiene almeno due: la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e la sicurezza sul lavoro.

Infatti, il testo che oggi voteremo è stato fortemente modificato durante l'esame in Commissione, accogliendo proposte emendative sia della maggioranza che dell'opposizione, ascoltando i territori, le amministrazioni coinvolte nell'attuazione dei progetti, recependo esigenze e necessità, per esempio, della sanità. Proposte che lo hanno migliorato, mantenendo i saldi invariati, definendo, tra le altre cose, da un lato, con chiarezza la governance e i poteri di controllo sull'andamento del PNRR e, dall'altro, aumentando le tutele per i lavoratori. Mentre si discuteva in Commissione di questo provvedimento, due eventi hanno posto l'attenzione sulle questioni esaminate e uno di questi è il tragico incidente della centrale di Bargi, sul lago di Suviana. Al di là delle cause e delle responsabilità, che andranno in ogni caso accertate, il primo pensiero non può che essere questo: basta! Basta morti sul lavoro!

Per una Repubblica come la nostra, che si fonda sul lavoro, che pone il diritto al lavoro al primo posto, quale diritto del cittadino di esprimere il proprio potenziale, di contribuire alla società, di realizzarsi, oltre che di sostentarsi, ogni lavoratore che perde la vita rappresenta una ferita profondissima e difficile da superare.

Il pacchetto di misure, disegnato nel raccordo con sindacati e associazioni datoriali, è volto proprio a scongiurare il ripetersi di eventi di questo tipo e si articola nel nuovo sistema di patente a punti per le imprese, con eventuale sospensione delle attività, l'aumento dei controlli, adeguando le strutture preposte, e l'inasprimento delle sanzioni penali per le violazioni in appalti e subappalti. Insomma, si interviene nel vivo del problema, laddove lavoro sommerso, taglio dei costi, gare al ribasso si tramutano in minori tutele per il lavoratore e lo si fa nell'ottica di ampliare il raggio d'azione oltre al settore dei cantieri edili. Un settore, quello delle costruzioni, al centro di dinamiche di diverso tipo, a partire dallo tsunami del superbonus che, accanto alla rivitalizzazione del settore, ha portato in troppi casi anche improvvisazione e disattenzione rispetto alle grandi opere su cui si basa il PNRR.

Così veniamo al tema che dà anche il nome a questo provvedimento. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è, per costituzione, un programma di opere che supera le legislature. Il Governo Meloni, infatti, è il terzo Esecutivo che si occupa di questo piano e lo fa nel momento in cui la teoria del progetto su carta si scontra con la pratica della realizzazione.

Sono stati necessari diversi affinamenti e ancora oggi ci troveremo ad approvare importanti misure sia in tema di risorse e del loro utilizzo, sia in tema di gestione del PNRR e del Piano nazionale complementare che interviene, laddove è necessario, per realizzare una reale trasformazione del Paese.

Al di là delle questioni specifiche, è impossibile non fare oggi riferimento a quanto è avvenuto proprio nei giorni scorsi all'Ecofin: in quella sede si è discusso del Recovery Fund e delle sue sorti. Potremmo definire il Recovery Fund non solo il fondo che finanzia i Piani nazionali di ripresa e resilienza, bensì la filosofia di fondo. E con il Recovery abbiamo assistito al grande cambiamento di paradigma, una vera e propria rivoluzione in seno all'Unione europea. Lo shock pandemico ha prodotto, per la prima volta, la breccia della condivisione del debito.

In un'Europa che ci aveva abituato all'austerità e alla rigidità dei Paesi frugali, il Recovery ha rappresentato non solo una rottura con il passato, ma anche una speranza per il futuro. Su questo punto si scontrano le diverse visioni, ancora una volta, fra coloro che ritengono questo paradigma temporaneo e concluso con l'esaurirsi dei piani e coloro che immaginano un potenziale ridisegno delle politiche europee per la crescita.

Quindi, la discussione sull'impostazione strutturale delle politiche di bilancio ancora una volta è rinviata, ma bene è stato porre l'attenzione sulle criticità, soprattutto in termini di mole burocratica e dei costi amministrativi delle procedure per realizzare i piani. Ma non si tratta soltanto di questo. Infatti, nel provvedimento in esame si toccano i temi della formazione, per affrontare le sfide future e preparare le nuove figure professionali necessarie con adeguate competenze. Poi c'è la sanità, con gli interventi in Commissione che hanno apportato importanti modifiche per l'acquisizione di nuovo personale. E ancora, oltre a semplificazioni delle procedure per la realizzazione dei progetti del PNRR, sono di rilievo gli interventi in tema di digitalizzazione, anche con la misura che riguarda Pago PA.

Non possiamo far finta di nulla, colleghi, perché l'Italia è troppo spesso il Paese dei ritardi, dei cantieri infiniti, delle impalcature e dei ponteggi eterni. È il Paese dove le risorse ci sono, ma non vengono spese, perché si perdono nei rivoli della burocrazia, nella carenza progettuale e nell'incapacità di cofinanziare e così il territorio e i cittadini perdono importanti finanziamenti dei fondi europei. Dunque, non si deve ripetere tutto questo con il PNRR. E mentre il voto per le elezioni europee si avvicina e all'Europa viene chiesto di essere più protagonista di una scena internazionale sempre più critica e complessa, con l'intensificarsi dei conflitti, ci auguriamo - mi faccia dire, signor Presidente - una de-escalation in Medioriente.

Ma, dicevo, che con l'aumento dell'impatto sulle gare logistiche, è necessario porsi il tema dell'azione italiana in Europa. Occorre portare il nostro Paese in Europa e avere più Italia in Europa non solo per contare di più, ma per influenzare la direzione di una politica comunitaria, che non potrà limitarsi solo all'economia. L'Europa dovrà rafforzarsi, come soggetto politico, nei consessi internazionali e all'interno delle alleanze, dotandosi anche di un adeguato strumento militare, e l'Italia dovrà essere capace di agire da Paese fondatore dell'Unione e non da gregario. Dico ciò perché vorrei che fosse presa a riferimento l'azione svolta, per esempio, sulla direttiva Imballaggi, dove il sistema Paese ha difeso, salvaguardato e promosso una specificità tutta italiana della filiera altamente innovativa anche in termini di sostenibilità. Penso alla direttiva sulle case green come primo terreno per riproporre lo stesso modello di intervento per non subire politiche che mortificano peculiarità nazionali, ma portarle a fattor comune in Europa.

Insomma, con questo provvedimento si definiscono tasselli importanti per perseguire gli obiettivi di sviluppo e di trasformazione strutturale del Paese e per rafforzare il primo principio fondativo della nostra Repubblica, il diritto al lavoro. Ancora, si ribadisce la collaborazione fra Governo e Parlamento, valorizzando il ruolo di quest'ultimo come rappresentante delle istanze dei cittadini, delle imprese e dei territori. È con la condivisione non solo dei contenuti, ma anche di un modello operativo, che oggi il nostro gruppo parlamentare, quello di Noi Moderati, conferma la fiducia a questo Governo, al Governo di centrodestra. È un modello che vede il Governo dettare una linea chiara e in netta discontinuità con politiche farraginose e inconcludenti che hanno segnato il passato. Mi permetta di fare un ringraziamento, a nome di tutto il gruppo, al Ministro Fitto, che, in questo primo anno e mezzo, è stato un elemento di certezza per il nostro Paese, ma con la stessa nettezza e trasparenza apprezziamo l'apertura a modifiche, sollecitazioni e a miglioramenti delle misure proposte. Questo è un buon Governo, signor Presidente, e tiene la bussola, senza aver paura di fare piccole deviazioni, se la meta è sempre a vista. Quindi, signor Presidente, Noi Moderati conferma convintamente di essere al fianco dell'Esecutivo e di votare la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ho manifestato con migliaia e migliaia di operai e di operaie a Torino venerdì. Chiedono a questo Governo risposte chiare sulla transizione ecologica e sulla piena occupazione. Chiedono che, su provvedimenti come questo, ci sia una parola diversa dal silenzio. Chiedono che l'amministratore delegato Tavares dica qualche parola di chiarezza e chiedono a tutti noi di non accettare ricatti da chi continua a chiedere incentivi senza mettere sul tavolo nuovi modelli per una nuova occupazione.

Voi continuate a respingere i nostri emendamenti su questi temi al PNRR, dicendo che ci sarà sempre un altro provvedimento dove affronteremo questi temi. Eppure, fuori tempo massimo, fatte altre scelte, come quella di arrivare con emendamenti fuori sacco a parlare di cose che col PNRR non c'entrano nulla. Già, non bastava fare entrare i consultori e le associazioni pro-vita dentro le ASL, non bastava disapplicare le linee guida del Ministero della Salute, che chiedono la somministrazione della RU486 anche nei consultori. Non bastava, no! Ora la destra, con l'emendamento all'articolo 44-bis dell'onorevole Malagola, vuole che i fondi “Vita nascente”, nati da Fratelli d'Italia proprio in Piemonte, siano dati a quelle associazioni che definiscono l'aborto la prima causa di femminicidio. Noi ve lo diciamo così e ve lo diciamo da tempo: giù le mani dalla “194” e giù le mani dalle donne (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e del deputato Benzoni), perché voi continuate sulla loro pelle a fare campagna elettorale! Sì, siamo in una campagna popolazionista e lo diciamo a chi pensa di mettere questo tema dentro il dibattito pubblico.

Anche noi siamo per discutere finalmente qual è il livello demografico del nostro Paese e lo diciamo, sfidandovi sul salario minimo, sulla precarietà e sulle condizioni delle donne in questo Paese, ma ve lo diciamo con tutta onestà: spiegatemi perché una donna indigente, invece che rivolgersi ai servizi sociali, invece che avere dallo Stato un reddito, dovrebbe andare a chiedere e a pietire quelle risorse alle associazioni pro-vita? Ma che senso ha? E ve lo chiediamo, perché non c'entrava nulla mettere questo nel PNRR, così come non c'entrava nulla - e ve l'abbiamo detto dall'inizio - accostare la tragedia dell'Esselunga e mettere qui dentro surrettiziamente una discussione sugli appalti.

Già, perché dopo la strage di Firenze, dopo l'atroce disastro di Suviana e le ferite ancora aperte della vicenda di Brandizzo, a pochi giorni proprio da quello sciopero contro gli omicidi sul lavoro, ci aspettavamo una grande presa di coscienza. Secondo l'INAIL nei primi due mesi del 2024, i morti sul lavoro sono stati 119, già il 19 per cento in più rispetto all'anno precedente. Secondo questi dati, il 2023 si è chiuso con 1.467 fra le persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro in Italia. Sono stati 15, sempre nello scorso anno, gli incidenti mortali plurimi.

In Commissione, la Ministra Calderone non ha potuto che dare parere favorevole su un nostro emendamento che chiedeva semplicemente di ripristinare il buonsenso, cioè i contratti collettivi maggiormente rappresentativi, tra l'altro tornando indietro su uno dei temi della legge delega. Così si è annullato di fatto quanto scritto, appunto, in quella norma ed è stata estesa a tutti i lavoratori edili in subappalto la parità non solo economica, ma anche normativa rispetto ai colleghi in appalto. Per una volta le opposizioni e le parti sociali sono state ascoltate, tuttavia, Ministro, il Governo ha accantonato e respinto un altro emendamento con cui chiedevamo di andare oltre, cioè di reintrodurre nell'intero settore privato la parità di trattamento economico-normativo tra i dipendenti dell'appaltante e i dipendenti dell'appaltatore.

Alla luce dell'ennesima strage e di fronte a vicende di sfruttamento inaudito e pericolo per i lavoratori, come quelle emerse negli opifici che operavano per Armani, non si è voluto compiere un passo in più. Lo chiedevamo con forza, ma lo aveva già suggerito il CNEL e la Commissione di garanzia per lo sciopero della SPE, perché, come ha spiegato in modo illuminante il collega Mari, va messo in discussione un intero sistema di esternalizzazioni e appalti a catena costruito per deresponsabilizzare le aziende, consentire il dumping salariale e scaricare ogni rischio a ogni costo sui lavoratori e sulle lavoratrici. Serve riconoscere quel reato di omicidio sul lavoro, come serve la responsabilità dell'azienda che vince l'appalto su tutta la filiera.

Secondo le cifre dei sindacati, gli operai edili in subappalto sarebbero il 70 per cento del totale dei morti sul lavoro. Il nuovo codice degli appalti targato Salvini, invece, genera catene infinite di cessione di lavoro, incentiva la creazione di scatole vuote ed è una vera deregulation di un sistema già nato per deregolare, scomporre e indebolire. Allo stesso tempo, serve dire alle imprese che possono esternalizzare segmenti della propria attività solo in un'ottica di specializzazione qualitativa ma mai per mere esigenze di riduzione dei costi, e questo voi continuate a non farlo. Se il lavoro in appalto gode delle stesse condizioni economiche e normative del lavoro alle dirette dipendenze dell'impresa principale, viene meno l'interesse a esternalizzare per risparmiare. Bisogna tornare alla legge n. 1369 del 1960, abrogata dalla riforma Biagi nel 2003.

Non possiamo accettare una norma che permette ad aziende, come quelle coinvolte nel crollo del cantiere Esselunga, di recuperare i punti della loro cosiddetta patente e tornare alle loro attività dopo pochi mesi, con una sanzione e un corso di formazione e “ciao e grazie”. Dove sono i vincoli di ripristino delle condizioni di sicurezza? Perché ci si limita al settore edile, dimenticando tutti gli altri settori economici? Vedete, la patente a punti, nell'idea del legislatore, non era legata al solo settore edile. Un sistema di qualificazione deve essere un prerequisito per l'accesso all'esercizio dell'attività imprenditoriale per tutti e deve determinare l'accesso agli appalti, sia pubblici sia privati, di tutti i settori. Non è accettabile che, in caso di morte o di infortunio grave, risponda solo l'azienda da cui dipende il lavoratore e non è pensabile che la patente a punti non preveda l'interdizione dalle attività delle imprese scorrette. Presidente, anche un solo morto, se si accerta la responsabilità dell'impresa, deve produrre la sospensione immediata dell'attività fino alla realizzazione degli interventi formativi sui lavoratori e degli investimenti per prevenire altri infortuni. Manca completamente una strategia nazionale di prevenzione e protezione per tutti i settori produttivi e non c'è mai la volontà di intervenire per cancellare la precarietà del lavoro, i salari da fame, i contratti-pirata e le delocalizzazioni.

Sono partito da qui, ma non dimentico il resto di tutto questo decreto: tagli che gridano vendetta, checché ne dica il Ministro Fitto. Per gli interventi per la resilienza e la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni, il potenziamento di servizi e infrastrutture sociali di comunità, la promozione di impianti innovativi, incluso l'offshore, la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, i progetti della qualità dell'aria e quelli di rigenerazione urbana, i piani urbani integrati, i progetti presentati dai giovani ricercatori, l'utilizzo dell'idrogeno in settori hard to abate e la copertura degli interventi cancellati o ridimensionati si utilizzano le stesse risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione sottratte proprio alle regioni del Sud, tagliando pesantemente le risorse del Ministero della Salute, non ripristinando le risorse per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Con la revisione avete tagliato più di 500 strutture da ospedali e da case di comunità, avete mortificato la Missione 6 per potenziare la rete di assistenza territoriale, sanitaria e sociosanitaria, per non dire della Missione 5 “Inclusione e coesione”. Solo il 6,8 per cento delle risorse di tale Missione contribuirà a colmare il divario di genere; nel frattempo, si azzerano le risorse del Fondo di perequazione.

Insomma, dopo mesi di proteste di studentesse e studenti per l'inaccessibilità degli alloggi, gli interventi su alloggi e residenze sono ridicoli. In più, continuate a dare fondi e risorse a privati che quelle strutture le hanno già fatte. Altro che chiedere alla CGIL e all'UDU di chiedere scusa, siete voi che dovreste chiedere scusa per aver imbrogliato l'Unione europea. Quei fondi dovevano arrivare solo alle residenze universitarie (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Concludo. Il Governo ha truccato numeri ma passa il tempo ad attaccare i sindacati. Le risorse del PNRR avevano obiettivi cristallini - ridurre i divari e le disuguaglianze profonde e ingiuste che frenano ogni tipo di sviluppo, divari di genere, generazionali e territoriali in cui spesso siamo vincitori di una maglia nera - e avevano l'obiettivo di avviare con forza la transizione ecologica e digitale. Le risorse sono tante, perché il ritardo dell'Italia da colmare rispetto ad altri Paesi europei è imbarazzante. Avete deciso di tradire questo mandato e per questo non avrete la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico commerciale “Antonio Gramsci” di Padova, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Gli interventi sulla fiducia oramai sono interventi-fotocopia, anche perché siamo abituati con grande frequenza a dover intervenire su fiducie poste su temi su cui la fiducia non è necessaria. Oggi credo che questo abbia un'evidenza maggiore, perché la fiducia viene richiesta sul PNRR che è il provvedimento più importante, che è, forse, quel provvedimento che davvero può dare la messa a terra di tante e tante risorse per cambiare questo Paese, cosa che aspettiamo da anni per cambiare, per renderlo meno burocratico, per fare gli investimenti, per renderlo efficiente.

Questa fiducia è un po' una presa in giro non solo nei confronti del Parlamento ma anche nei confronti dei cittadini perché la volontà di questo Governo di confrontarsi è stata pari a zero. Non c'è stato un confronto in Commissione, non è stato dato spazio per la discussione su un provvedimento che doveva trovare il maggior accoglimento possibile in quest'Aula. Non è infatti né un provvedimento di destra né un provvedimento di sinistra, è un provvedimento che attraversa vari Governi e che avrebbe dovuto vedere la stragrande maggioranza di quest'Aula votare a favore. Portare gli investimenti del PNRR sul territorio, infatti, è l'obiettivo che abbiamo tutti per un Paese migliore, che non è di una parte o dell'altra. Invece, questa occasione è un po' mancata, è un'occasione che si scontra con la realtà. Ci raccontate che va tutto bene, che siamo i migliori e che siamo i migliori nel recepire le rate del PNRR ma, in realtà, non lo siamo nella spesa. Siamo molto indietro, abbiamo tante difficoltà e questo decreto sarebbe dovuto servire a incentivare, a incrementare questa spesa, anche attraverso un dialogo con cui le opposizioni potessero portare miglioramenti e suggerimenti, cosa che non è avvenuta, non è avvenuta in Commissione e non avverrà in quest'Aula visto che gli emendamenti decadono con la fiducia. Speriamo che qualche ordine del giorno venga accolto, nella speranza che il Governo faccia qualche considerazione.

In tutto ciò, naviga un sospetto e le dichiarazioni che voi del Governo fate sono tante. Il Piano presentato, quello che ha fatto sì che l'Italia prendesse più risorse di tutti gli altri Paesi, forse era un po' troppo ambizioso. Noi non crediamo che fosse troppo ambizioso, crediamo che chi l'ha presentato - cioè il Governo Draghi che, non per nostra scelta, avete fatto cadere - avrebbe potuto portare a casa tutte le risorse ad una ad una e, invece, così non è stato. Non solo. Oggi, con riferimento al PNRR, l'Italia rischia di essere ricordata come il Paese che ha avuto più risorse in Europa ma che ne spenderà meno, in percentuale, rispetto agli altri Paesi. Questo è un grave rischio su cui noi non vogliamo gioire. Noi, anzi, eravamo qui, a disposizione, per darvi un aiuto nello spendere queste risorse, per portare al Paese quelle riforme che servono, di efficientamento, di sburocratizzazione, di infrastrutture. Invece, in questo decreto vediamo tante cose burocratiche. Avete fatto governance nei Ministeri, nuove strutture, stiamo perdendo tempo - io vorrei capire come lo spiegheremo agli italiani fuori da quest'Aula - per creare delle sovrastrutture che gestiscano i fondi, quando c'è un grido di allarme da parte delle amministrazioni, da parte di chi deve spenderli: non hanno gli strumenti per farlo. Diamo risorse a comuni che hanno uffici tecnici costituiti da una persona, diamo loro milioni su milioni ma non diamo loro le risorse per poter esternalizzare e per poterli spendere. Nel frattempo, creiamo strutture nei Ministeri, ancora posti, posti, posti, burocratizzazione, centralizzazione della spesa su Roma, cosa che, come abbiamo dimostrato, non funziona. Ci siamo dimenticati delle amministrazioni locali, ci siamo dimenticati delle periferie, ci siamo dimenticati di quelle strutture che devono spendere questi soldi e che non riescono a farlo e in questo decreto nulla è contenuto su questo. Ci occupiamo dei Ministeri, ci occupiamo di nuove risorse, stiamo perdendo tempo e il tempo è tiranno: non abbiamo a che fare con l'Italia, che va di proroga, in proroga, in proroga, abbiamo a che fare con l'Europa che ci ha detto, dal primo giorno, quali fossero i tempi e le scadenze, che non accetta proroghe e che su questo non scherza.

Poi c'è un tema, è l'unica cosa positiva che vediamo in questo decreto: avete finalmente accettato una proposta che, dal nostro partito, da Azione, arriva da tempo, cioè inserire e rinnovare Industria 4.0, oggi Transizione 5.0, all'interno del PNRR; un modo per spendere quei fondi, un modo per dare, diciamo così, la possibilità alle aziende di fare investimenti che le rendano più competitive in Europa, ma che vadano anche in quel grande percorso di transizione ecologica che ci vede protagonisti, sempre in Europa.

Molto bene, diremmo, eppure troverete, oggi pomeriggio, tanti ordini del giorno del nostro gruppo; infatti, se Industria 4.0 era considerato da tutti uno strumento utile e poco burocratico, lo avete fatto in maniera burocratica, in maniera pesante, per appesantire le aziende e per non farle partecipare alla spesa di questi fondi. Lo dico perché vi è stato, in quest'Aula, un grande scontro sulla ZES unica, ma l'avete voluta voi la ZES unica, senza metterci le risorse, ampliando a tutto il territorio del Sud questa possibilità, ma senza dargli poi quegli strumenti che erano destinati nelle piccole zone.

Ora dite che chi aderisce agli strumenti della ZES non può aderire a quelli del PNRR. Una sovrapposizione che è allucinante, perché il Sud ci chiede investimenti, il Sud ci chiede di investire. C'è chi è disposto a farlo, ma no, i due strumenti sono incompatibili. C'è il tema della soglia minima, che è veramente assurdo, perché sull'efficientamento energetico la soglia minima è uno strumento pesante, che blocca le aziende, che blocca il ricevimento di questi fondi, ma che blocca anche la spesa, e poi c'è il tema della certificazione ex ante. Mai visto in questo strumento, per come è stato utilizzato, per i risultati che ha portato, e che noi chiediamo di portare ex post, perché è evidente che una certificazione ex ante sugli investimenti in Industria 4.0 o in Transizione 5.0 è davvero non spiegabile.

Chiudo con due temi. Il primo è capire se il Governo è convinto che raggiungeremo gli obiettivi del PNRR o se non lo è, perché oggi noi non stiamo capendo se diamo la fiducia al Ministro Fitto, che è convinto di rispettare tutti i termini ed è convinto che tutto vada bene, o se, viceversa, noi stiamo dando la fiducia al Ministro Giorgetti, che, invece, chiede una proroga rispetto al Piano e all'attuazione del Piano.

Allora, a chi stiamo dando la fiducia? Con il nostro voto, la daremo al Ministro Fitto o al Ministro Giorgetti? Su questo la maggioranza deve mettersi d'accordo con se stessa. In secondo luogo, il PNRR è una cosa su cui non scherzare, è la grande occasione del Paese. Voi lo avete utilizzato, per l'ennesima volta, non per trovare un dialogo con le opposizioni, non per valutare uno a uno gli emendamenti su cui in tanta parte neanche avete dato un parere - o, soprattutto, avete dato un parere negativo senza spiegare e ragionare politicamente su qual è la visione diversa da quella delle opposizioni -, ma avete usato questo provvedimento, come sempre, per metterci dentro tutto e il contrario di tutto.

Voi dovete spiegarci cosa c'entrano le associazioni pro vita nei consultori nel provvedimento sul PNRR. Non c'entrano nulla (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), è una presa in giro nei confronti degli italiani, una presa in giro nei confronti di chi sta aspettando di spenderne le risorse; voi lo utilizzate per metterci dentro provvedimenti pubblicitari nei confronti degli italiani.

Secondo tutto quello che ho detto fino a oggi, questa è la ragione per cui il gruppo di Azione-PER-Renew Europe voterà contro la fiducia al Governo su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Palma. Ne ha facoltà.

VITO DE PALMA (FI-PPE). Presidente, signor Ministro, Forza Italia voterà con convinzione la fiducia. Voglio iniziare proprio con un ringraziamento al Ministro Fitto, per avere mantenuto e confermato quello che espressamente è sempre stato da lui affermato, che non ci sarebbe stato un taglio di risorse, ma che ci sarebbe stata una rimodulazione, proprio per riscontrare quelli che erano i tempi che avrebbero consentito al nostro Paese non solo di non perdere le risorse, ma addirittura di portare a casa molte risorse in più, e adesso ve ne darò atto attraverso questo breve intervento.

Si tratta, chiaramente, di un dato scontato, che, allo stesso tempo, riteniamo di mettere sul tavolo perché l'articolo 1 di questo decreto-legge è il veicolo normativo tramite il quale si dà concreta attuazione alla revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza proposta dal Governo Meloni e approvata con la decisione del Consiglio Ecofin dell'8 dicembre 2023. Come è noto, il Governo, alla luce di un'approfondita e meditata ricognizione del PNRR, ha individuato una serie di investimenti e di obiettivi incompatibili, in relazione ai tempi di attuazione, con il Piano stesso, sostituendoli, quindi, con altri che davano garanzia certa di attuazione.

I progetti che escono dal PNRR non vengono abbandonati a se stessi, ma spostati su altre fonti di finanziamento, costituite da risorse già presenti nel bilancio dello Stato, o su fondi, come quelli per la coesione territoriale, che consentono tempi di realizzazione più ampi. L'articolo 1, nei suoi 14 commi del testo originario, compie proprio questa fondamentale operazione, che è quella di individuare per legge le nuove coperture per i progetti che escono formalmente dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ho volutamente sottolineato un dato ultroneo, e cioè che si interviene per legge, perché, dopo mesi in cui la polemica tra Governo e opposizioni è stata basata sulle dichiarazioni, con l'articolo 1 di questo provvedimento le parole lasciano il campo ai fatti, e, soprattutto, ai numeri, in questo caso.

Dunque, non c'è più spazio per le opinioni. Sulla riprogrammazione degli obiettivi del PNRR che questo decreto traduce in legge il Servizio studi di questa Camera, lo scorso 8 aprile, ha prodotto un dossier tanto pregevole quanto agile e chiaro. Lo sottolineo perché, se si sfogliano le sue 19 pagine, si può leggere, misura per misura, cosa entra e cosa esce dal PNRR, e, soprattutto, come vengono finanziate le misure che escono.

Mi limito a evidenziare il dato più importante e, allo stesso tempo, più chiaro: il totale dei definanziamenti è pari a 22 miliardi circa, mentre gli incrementi ammontano a circa 25 miliardi. Dunque, il saldo è positivo per circa 3 miliardi. Per tutto quello che ho avuto modo di dire finora, a nostro avviso, il solo articolo 1 del decreto-legge sarebbe stato sufficiente per esprimere il voto favorevole. E, sempre a proposito dell'articolo 1, voglio ricordare l'emendamento dei relatori, che pubblicamente ringrazio, quello relativo all'utilizzo dell'idrogeno con l'individuazione del soggetto attuatore per quanto concerne l'ex Ilva di Taranto. Anche su questo argomento tanta polemica, tanta polemica inutile, tante affermazioni che, destituite di fondamento, oggi trovano invece verità in questo emendamento. Siamo stati attaccati dal Partito Democratico e dal MoVimento 5 Stelle perché andavamo a sottrarre risorse - ricordo ancora l'attacco al Ministro Pichetto Fratin - sull'ambiente dallo stabilimento di Taranto, per quanto concerneva l'idrogeno. Quello che noi dicevamo ieri oggi lo confermiamo con i fatti. Ieri dicevamo che quel miliardo non poteva stare nel PNRR perché non c'erano i tempi per consuntivarlo, e avremmo recuperato le risorse perché quell'intervento si faceva ugualmente con altre risorse. Oggi quell'impegno è realtà, ed è per questo che do atto sia ai relatori di avere tradotto quell'impegno in azione concreta sia al Ministro Fitto e al Ministro Pichetto Fratin di avere mantenuto gli impegni con la città di Taranto.

Ma negli articoli restanti del provvedimento sono contenute altre misure molto importanti, ulteriori interventi migliorativi sono stati introdotti nel corso dell'esame in Commissione, per il tramite di emendamenti del Governo, dei parlamentari e degli stessi relatori. Mi limito a sottolineare quelle principali, e parto dal capo specifico dedicato al lavoro, e, in particolare, alla sicurezza sul lavoro. Il primo intervento riguarda il trattamento economico dei lavoratori impiegati negli appalti e nei subappalti, specificando che tale trattamento non possa essere inferiore a quello previsto dal contratto nazionale.

Si prevede, inoltre, che la responsabilità solidale si applichi anche nei casi in cui l'utilizzatore ricorra alla somministrazione di lavoro da parte di soggetti diversi, non autorizzati a tale attività. Si introduce, quindi, negli appalti, sia in quelli pubblici sia in quelli privati, l'obbligo del controllo della congruità dell'incidenza della manodopera sull'opera complessiva.

Sono tre disposizioni, queste, che, lette nel loro complesso, vogliono incidere nel settore degli appalti e dei subappalti, sia per quanto riguarda la retribuzione dei lavoratori, sia sotto i profili della tutela e della sicurezza degli stessi. A queste si aggiunge la disposizione relativa alla cosiddetta patente a punti obbligatoria per le imprese che operano nei cantieri temporanei e mobili. In premessa, va sottolineato il fatto che nel nostro ordinamento, da molti anni, era previsto il principio dell'introduzione di questo strumento, principio che, però, era rimasto tale fino all'entrata in vigore di questo decreto-legge. Dal 2 marzo scorso, la patente a punti per i cantieri è uno strumento concreto, che dal 2024 diventerà obbligatorio per assumere appalti e subappalti.

Rimanendo sempre sulle modifiche apportate nel corso dell'esame in Commissione, è necessario sottolineare l'introduzione, a seguito di un emendamento presentato da Forza Italia, di una disposizione importante per la funzionalità dei policlinici universitari, risolvendo finalmente un problema che da qualche tempo era in attesa di soluzione. Da un lato, si supera il limite attualmente vigente, del 2 per cento dell'organico complessivo per l'assunzione di personale medico o di personale sanitario laureato, ma, soprattutto, si chiarisce che a questo personale si applichi l'inquadramento giuridico ed economico nell'ambito della contrattazione collettiva e della dirigenza dell'area “Sanità”, una disposizione senza la quale i policlinici universitari avrebbero avuto difficoltà a mantenere il personale medico e sanitario necessario. Sempre in campo sanitario e con riferimento sempre al personale medico, grazie a un nostro emendamento, si è ampliata la possibilità per gli enti del Servizio sanitario nazionale di fare ricorso ad assunzioni, al fine di garantire l'efficienza di tali strutture, e si è intervenuti in materia di assunzioni, sempre a tempo indeterminato, di medici specializzandi, andando a chiarire alcuni aspetti della normativa vigente, sia in materia di durata dei contratti sia di una migliore definizione del ruolo svolto, al fine di una certificazione delle competenze acquisite da parte delle università e della struttura dove viene prestata l'attività lavorativa.

Sotto il profilo delle semplificazioni, indispensabili all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, grazie all'approvazione di emendamenti di Forza Italia, sono stati ridotti i tempi necessari a ottenere l'autorizzazione per l'installazione di infrastrutture di ricarica elettrica ed è stata introdotta la possibilità di consentire la notificazione di atti civili, amministrativi e stragiudiziali mediante un invio postale generato con mezzi telematici. Un'ulteriore semplificazione riguarda lo sviluppo degli impianti di biometano, prevedendo che i titolari degli impianti possano ottenere le autorizzazioni ambientali previste anche successivamente all'accesso ai finanziamenti previsti dal PNRR.

Le norme che riteniamo positive sono numerose, quindi, evito di proseguire nell'elenco. Signor Presidente, sull'unica disposizione che, non dico che non ci convincesse, ma sulla quale ritenevamo necessaria un'ulteriore riflessione, cioè quella relativa alla cessione della piattaforma PagoPA, l'emendamento presentato dal Governo ha raccolto i principi fondamentali degli spunti che avevamo inteso evidenziare con i nostri emendamenti.

Quindi, concludendo, la valutazione di Forza Italia non può che essere più che positiva ed è per questo che, a nome del gruppo, dichiaro il voto convintamente favorevole sulla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Membri del Governo, colleghe e colleghi, prima di entrare nello specifico di questo decreto-legge, vorrei parlare di come il contesto esterno, inteso come azione del Governo, impatti sul PNRR. Non più tardi di due settimane fa, ci sono state 24 misure cautelari, con un maxi sequestro preventivo di 600 milioni di euro per una maxitruffa al PNRR, tra il Veneto e l'estero. Un dossier della Procura europea riferisce che, su 206 inchieste in corso, 179 riguardano l'Italia, cioè l'86 per cento. E voi cosa fate? Avete abolito il controllo concomitante della Corte dei conti e state per abolire l'abuso d'ufficio, perché per voi la Corte dei conti è un impaccio per l'esecuzione delle misure del PNRR. Complimenti.

Avete pensato al fatto che così i delinquenti possono procedere più facilmente? Oppure, non vi è passata per la testa tale possibilità? Io non so quale delle due opzioni sia da considerare meglio, forse è peggio la seconda. E in relazione, ad esempio, alla Corte dei conti state portando avanti l'ennesimo tentativo, con una proposta di legge di Fratelli d'Italia, qui alla Camera, di tagliare i tempi dei controlli, sempre in ossequio al mantra della Presidente Meloni di lasciar fare chi vuole fare. Peccato che nel caso del PNRR siano soprattutto furbi e delinquenti a voler essere lasciati liberi di fare quello che vogliono. Voi pensate di risolvere tutto accentrando tutto, mettendo sotto la sua responsabilità, Ministro Fitto, la cabina di regia del PNRR, ZES unica e le risorse del Fondo di sviluppo e coesione, ma così avete voluto creare un secondo Ministero dell'Economia, forse, con una contrapposizione fra Giorgetti, Lega, e Fitto, Fratelli d'Italia? Non vi rendete conto che, invece, di velocizzare la spesa la state rallentando, in questa lotta a chi detiene più potere? I maggiori investimenti del PNRR sono stati spostati verso gli ultimi due anni, forse perché sperate che ci sia un rinvio della chiusura del Piano dal 2026 a chissà quando. Questa è una scommessa e se non doveste vincerla, ci potremmo trovare con una quantità di progetti non finiti e non rendicontabili e io vi ricordo che il Governo deve gestire un Paese e non giocare d'azzardo con i soldi degli italiani e degli europei.

Poi, in questo decreto-legge, avete tagliato anche i fondi per la sanità, rendendo sempre più difficile l'attuazione del progetto legato agli ospedali e alle case di comunità e, come se non bastasse, ricordo la scellerata decisione di mettere solo 3 miliardi di euro nella scorsa legge di bilancio, portando così al 6,3 per cento la spesa della sanità sul PIL, lontana quasi un punto percentuale da quello che è il livello europeo che avevamo raggiunto durante i Governi Conte, con una riduzione di fatto di circa 15 miliardi di euro. Intanto, il PNRR che doveva servire anche a mantenere sostenuta la crescita del PIL non riesce a decollare, tanto che avete fatto risprofondare questo Paese in una crescita percentuale dello “zero virgola”, anzi, no, scusate, la colpa è del superbonus, che però ha fatto scendere il rapporto debito-PIL di oltre il 17 per cento nel triennio 2021-2023 e che ha aiutato a incrementare gli introiti fiscali di circa 140 miliardi di euro nello stesso periodo, risorsa di cui avete beneficiato per le vostre misure, mentre adesso, allo stesso tempo, urlate contro il superbonus per l'impatto che avrà sui conti dello Stato per i prossimi anni. Però, vi dimenticate che il Ministro Giorgetti ha gestito questa misura per tre anni, prima, da Ministro dello Sviluppo economico, sotto il governo Draghi e, adesso, da Ministro dell'Economia e delle finanze, sotto il Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci avrebbe messo tre anni a capire che questa misura rappresentava il male assoluto? Se così fosse, allora, il Ministro Giorgetti ne dovrebbe rispondere in prima persona.

E, poi, che cosa dire del DEF? Avete prodotto un DEF senza obiettivi programmatici e, se è vero che, in questa fase di transizione, l'Unione europea permette una certa flessibilità, visto che le regole della governance europea non sono state ancora votate, la frase che avete scritto nel testo del DEF per giustificare il vostro documento fantasma è vergognosa: per evitare che la costruzione del programmatico risulti un mero esercizio di stile, il DEF si limiterà all'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica tendenziale.

La verità è che con un deficit già alto nel tendenziale e un'infrazione europea che verrà attivata subito dopo le europee, voi non sapete come andare a inserire i 14 miliardi che servono per il cuneo fiscale e per la riduzione delle aliquote, a cui bisogna aggiungere la decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato, lo spostamento ancora in avanti della plastic e della sugar tax, la soglia di esenzione per i fringe benefit e gli interventi sulle pensioni, per un totale di circa 20 miliardi di euro, che non sapete dove andare a prendere. E poiché, fra meno di due mesi, ci saranno le elezioni europee, volete evitare di dire che sarete costretti a mettere nuove tasse o a tagliare servizi e farvi una pessima - per quanto veritiera - pubblicità, che potrebbe far cambiare idea ai vostri stessi elettori. E non me lo sono mica inventato io che, andando ad approvare queste misure, si va ad aumentare il deficit, perché lo avete scritto voi, nella tabella 3.4 del Programma di stabilità, per l'esattezza a pagina 56, così sostanziamo anche i numeri, visto che talvolta, in quest'Aula, anche voi li buttate a casaccio. Nel frattempo, secondo l'Istat, il potere d'acquisto delle famiglie si è ridotto dello 0,5 per cento, mentre la Premier va dicendo che è aumentato di 3 o 4 volte, e la propensione al risparmio degli italiani è scesa dal 7,8 al 6,3 per cento, il livello più basso dal 1995; per non parlare dei 43 miliardi in meno di risparmi degli italiani sui conti delle banche.

Non avendo argomenti, raccontate ancora sarcasticamente la “farsuola” del balcone e dell'“abbiamo abolito la povertà”. Ma siete stati voi, invece, al contrario, a stabilire il record di persone in povertà assoluta: 5,7 milioni di individui, record raggiunto anche grazie all'abolizione del reddito di cittadinanza e all'inserimento di un assegno di inclusione, con metà dei nuclei familiari che sono rimasti fuori; e in più, 12 mesi consecutivi di riduzione della produzione industriale. E questo è tutto merito vostro, visto che non vi potete appellare al cambio di Governo del 2022.

Poi dobbiamo ricordare quella vile retromarcia sulla tassa di extraprofitti bancari - almeno 3 miliardi di euro che avremmo potuto utilizzare - con due motivazioni: in primo luogo, la patrimonializzazione delle banche e, in secondo luogo, la possibilità di erogare più credito. Per quanto riguarda la patrimonializzazione, le banche italiane non ne avevano bisogno, tanto che nelle classifiche europee sono messe nei primi posti, addirittura Credem è al primo posto. E per quanto riguarda il credito, Banca d'Italia ha stabilito, negli ultimi 12 mesi, il 2,5 per cento in meno di crediti erogati. Quindi, anche questa misura del Ministro Giorgetti non ha funzionato. Per quanto riguarda l'inflazione, ricordiamo il fantomatico carrello tricolore antinflazione che non solo non l'ha combattuta, ma, di fatto, ha anche facilitato il mantenimento dello status quo, tant'è vero che, nel DEF, avete certificato che nel 2023 il carrello della spesa è aumentato del 9,5 per cento, addirittura più del tasso massimo di inflazione - dell'8,4 per cento -raggiunto nel 2022. Complimenti!

Basterebbero questi punti per dare un parere negativo a questa fiducia, ma entro nel merito specifico del decreto-legge in conversione oggi. Mentre il Ministro Fitto - che mi dispiace sia dovuto andare via per altri impegni - va raccontando per tutto il globo terracqueo che va tutto bene, avete tagliato 1,2 miliardi dei progetti degli ospedali, gli ospedali sicuri del “fondone”, andando a prendere i fondi, invece, da altri progetti nazionali che, però, servivano ad altri obiettivi. E le regioni di centrodestra, appena l'hanno scoperto, vi si sono rivoltate contro: uno fra tutti, il presidente della Commissione finanze del Senato, Massimo Garavaglia, della Lega, che di certo non è tanto vicino al MoVimento 5 Stelle, il quale ha detto: non va bene che chi lavora bene ed effettua nei tempi costretti le spese del PNRR, poi, alla fine, si trovi senza soldi, ci sarà sicuramente un emendamento alla Camera, altrimenti ci sarà il taglio. Il taglio c'è stato. Avete permesso ai progetti in uscita dall'orbita del PNRR di mantenere la stessa capacità organizzativa e gestionale, propria dei progetti PNRR, una misura di cui non c'era bisogno e che la stessa ANAC ha fortemente criticato. Abbiamo presentato un emendamento, ma non lo avete accettato. Avete creato una serie di commissari straordinari, da quelli per l'edilizia universitaria a quelli per il recupero dei beni confiscati alle mafie, per bypassare le norme con la speranza di fare prima. Ma a quale costo? Per non parlare, poi, del numero di dirigenti e assunzioni per i ministeri per la gestione dei vari progetti. A proposito: ma quante altre persone dovete mettere al Ministero dell'Agricoltura? Qui sembra che ci sia veramente un treno in corsa che il Ministro Lollobrigida questa volta non riesce a fermare.

Come non citare poi la norma Brunetta, nell'articolo 10, che consente al pensionato Brunetta di ricevere anche lo stipendio per il suo ruolo di Presidente del CNEL, in deroga alla normativa che non lo permette? E poi, la cessione del 51 per cento di PagoPA all'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, notissima struttura abituata a gestire dati sensibili dei pagamenti degli italiani, con il restante 49 per cento riservato alle Poste, che poi, in altro provvedimento, viene ceduta per il 30 per cento, con il risultato che il mercato potrà avere voce in capitolo su tutta una serie di dati sensibili italiani. Dulcis in fundo, l'articolo 29, con il quale intervenite sulla disciplina per il contrasto al lavoro irregolare: una norma che non funzionerà. Chi non è in regola oggi, potrà continuare a non essere in regola domani, perché questo provvedimento non consentirà all'Ispettorato nazionale del lavoro di effettuare controlli con la propria struttura, al massimo il 2 per cento verranno controllati. E considerando anche che ci sarà una ridicola sanzione di solo il 10 per cento, chi non è in regola, preferirà pagare la sanzione.

Pertanto, Presidente, e concludo, dopo l'elencazione di tutti i record negativi di questo Governo, non posso chiudere in altro modo che dichiarando in maniera assolutamente convinta e decisa il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ottaviani. Ne ha facoltà.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Il gruppo della Lega, come normalmente avviene quando abbiamo a che fare con le dichiarazioni sul voto di fiducia, al di là di fare riferimenti al testo normativo, che credo ormai tutti conosciamo abbondantemente, preferisce sempre ascoltare gli esiti del dibattito per capire se c'è la necessità di aggiustare il tiro e soprattutto di portare avanti eventuali ulteriori miglioramenti di un testo che noi riteniamo assolutamente utili e indispensabili per centrare gli obiettivi del PNRR.

E allora, signor Presidente, a maggior ragione, andremo a citare en passant alcuni degli interventi che si sono susseguiti fino a questo momento, soprattutto, per dimostrare come, alcune volte, qui si tratti la materia del pre-iudicium nel senso letterale, quindi del pregiudizio rispetto a un'analisi seria e oggettiva del testo che va in votazione.

Diciamo questo, signor Presidente, ringraziando il Ministro e tutto il Governo per il lavoro svolto nella predisposizione di questo testo, perché non un quotidiano di partito, non un giornale o un'agenzia filogovernativa, ma, come avrebbe detto qualcuno in passato, nientepopodimeno che il Rapporto intermedio della Commissione europea del 21 febbraio 2024 - che non può essere certo tacciato di partigianeria - ha accertato e dichiarato che l'Italia è al primo posto nello stato di avanzamento del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Con una differenza, però: mentre altri Stati hanno modulato e hanno ritenuto di dover portare avanti una proposta di PNRR tarandola su 15, 20, 30 miliardi, il nostro Paese, per scelte condivisibili o non condivisibili, non è questa la sede forse più opportuna per rivalutare quello che è avvenuto, ha comunque portato avanti un Piano di 192 miliardi, due terzi dei quali vanno a restituzione, tanto per essere chiari, a mutuo, e un terzo soltanto è in conto capitale. Questo cosa vuol significare? Che mentre lo stato di avanzamento e, quindi, la verifica dell'esatto e corretto adempimento per gli altri Stati avviene - rispetto a una sorta di parallelismo sotto il punto di vista sportivo - sui 100 metri, noi stiamo portando avanti il profilo dell'attuazione tempestiva su una maratona (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ecco perché il nostro livello di raggiungimento degli obiettivi è qualitativamente superiore, così come ci dice la Commissione europea, rispetto a quello degli altri.

Si è ingenerato, nel corso degli ultimi mesi, anche, credo, un equivoco ermeneutico e, forse, di merito, in ordine all'indicazione della Corte dei conti, quando si scatenò il putiferio, un paio di mesi fa, evidenziando che la Corte dei conti aveva sostanzialmente bocciato questo decreto e questa proposta. In realtà, la Corte dei conti cosa ha scritto? Ha scritto semplicemente che veniva rilevato uno scostamento tra spesa attesa e spesa sostenuta, che, pur attenuatosi - queste sono le parole nella comunicazione, utilizzate da parte dell'organo della magistratura erariale -, è destinato a determinare uno slittamento della spesa effettiva negli ultimi anni di adozione del Piano. Come per dire: guardate che, se pure avete corretto il tiro, vi potreste trovare, nel 2026 o alla fine del 2025, a dover accelerare, quindi, col fiato corto, su alcuni obiettivi da centrare. Non ha detto nulla di trascendentale e, sotto questo punto di vista, noi accogliamo favorevolmente le indicazioni di contraddittorio e di verifica con organi che sono sicuramente in buona fede, soprattutto perché la buona fede non può non presumersi all'interno del nostro ordinamento.

Abbiamo meno fiducia nella buona fede, però, signor Presidente, quando un magistrato della Corte dei conti, a fine dicembre dello scorso anno, sul proprio profilo Twitter, ebbe a pubblicare che quella era stata un'occasione persa, perché c'erano le condizioni per l'ostruzionismo e per l'esercizio provvisorio.

Questa militanza contro il Paese e contro il Governo è una militanza che la Lega respinge al mittente ed è una militanza che viola il principio della separazione dei poteri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Di quelle critiche noi di certo dobbiamo diffidare e soprattutto dobbiamo riporre quelle indicazioni all'interno dell'alveo originario. Ecco perché, quando si parla di normalità nel rapporto e nell'equilibrio tra i poteri, si troverà sempre la Lega come fautrice del rispetto delle norme che sono inserite all'interno della nostra Costituzione. In precedenza, da parte di qualche membro della minoranza - voglio definirla sempre come tale e non come opposizione preconcetta, o almeno lo speriamo - si faceva riferimento a quelli che sarebbero due distinti indirizzi che il Governo dovrebbe avere sulla rinegoziazione o meno, citando il Ministro Giorgetti e la sua volontà di rinegoziare. Ebbene, il Ministro Giorgetti non ha fatto altro che prendere atto della situazione geopolitica internazionale che, da quando il PNRR venne proposto e accettato, è sicuramente cambiata. Possiamo dire con molta lealtà che il conflitto russo-ucraino non abbia inciso sulla lievitazione dei costi delle materie prime o dei costi dell'energia? Possiamo dire che l'impasse che si sta verificando nel corso degli ultimi mesi in ordine al viadotto commerciale sul Mar Rosso non incida rispetto all'export italiano e rispetto alla nostra bilancia commerciale, come purtroppo sta avvenendo nel corso degli ultimi giorni e delle ultime ore? Il conflitto israelo-palestinese sembra destinato a continuare - speriamo che ciò non avvenga - addirittura vicino al confine con l'Iran, con inevitabili ripercussioni in termini di aumento del costo del greggio e delle materie prime e, tra queste, dell'energia. Ecco perché non c'è alcuna differenza tra il Ministro Fitto e il Ministro Giorgetti. Entrambi perseguono, infatti, vi piaccia o meno, l'interesse pubblico di un Paese e di una Nazione intera senza bandiere e bandierine di sorta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Si è parlato anche di allarme sulla sanità e del fatto che ci sarebbe sostanzialmente stata una riduzione dei fondi sulla sanità: c'è stato uno spostamento di risorse di 1,2 miliardi verso i fondi per l'edilizia sanitaria, che sono aumentati, ex articolo 20, di 38 o 39 milioni. C'è stato un incremento, grazie all'articolo 8 del testo, della possibilità di procedere ad assunzioni a tempo indeterminato attingendo anche dalle graduatorie e soprattutto dai ruoli in quiescenza per aumentare l'organico e smaltire quelle file d'attesa che spesso ci relegano all'interno di posizioni non edificanti a livello internazionale. Quindi, sulla sanità - apriamo e chiudiamo questo capitolo - una volta per tutte dobbiamo dare la certezza dei numeri. In questo momento l'impegno sulla sanità, il Fondo sanitario, è di 136 miliardi per il 2024: stiamo parlando di 14 miliardi in più rispetto al 2021, in piena era di pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ecco come i numeri poi finiscono per avere, signor Presidente, la testa dura.

Andiamo velocemente a concludere. Abbiamo ascoltato gli interventi di un'altra parte della minoranza che, ancora una volta, sembra rimproverare il Governo per l'eliminazione del controllo concomitante. Ciò non significa togliere il controllo ordinario da parte della Corte dei conti e soprattutto il controllo di rendicontazione, significa soltanto evitare di disturbare, sotto il profilo della buona fede, il manovratore che cerca di raggiungere gli obiettivi di un Paese e di una Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per non parlare poi, per l'ennesima volta, di quello che non sarebbe, secondo alcuni, il riverbero del superbonus mentre ad oggi, mentre stiamo parlando in quest'Aula, siamo arrivati a 160 miliardi in tre anni mentre sulla scuola l'investimento ordinario è di 70 miliardi l'anno e sulla sanità di 130 miliardi. Come si fa a dire che i numeri non sono gli effetti sconclusionati rispetto alla sostenibilità di quella misura, anche allo stato attuale?

Ecco perché noi siamo convinti che la fiducia da parte della Lega e da parte anche delle altre forze presenti in Parlamento debba essere data su questo disegno di legge ma soprattutto siamo convinti che, oltre alla Lega, signor Presidente, questo tipo di provvedimento abbia una fiducia ampia da parte della maggioranza silenziosa degli italiani, quella che si concentra sul lavoro, sulla famiglia, sull'orgoglio e sull'identità della Nazione, che in Europa finalmente è contitolare di un diritto a decidere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il provvedimento che portiamo al voto oggi dovrebbe riguardare l'attuazione del PNRR e verrà approvato con il vostro voto, non con il nostro, il nostro sarà contrario. Sottolineiamo però da subito che l'attuazione del PNRR in effetti è indispensabile nel nostro Paese. Lo deduciamo anche da quel simulacro di DEF che ci avete presentato, in cui emerge in modo molto chiaro che il contributo alla crescita che ci si attende dal PNRR spiega quasi integralmente la crescita del PIL prospettata. Quindi, è l'unica misura di rilievo che questo Governo porta in dote o, meglio, che ha ottenuto in dote dai precedenti Governi.

Parliamo di cosa c'è all'interno di questo decreto per quanto riguarda il PNRR. È una rimodulazione dei finanziamenti, operata con un gioco complesso di definanziamenti e rifinanziamenti che a volte è un gioco delle tre carte, in cui gli stessi fondi emigrano da una voce all'altra, da un piano all'altro. Però, vorrei sottolineare che la somma, molto spesso, non fa il totale. Nel complesso, assistiamo a un taglio complessivo delle risorse che riguardano gli investimenti pubblici, con uno spostamento verso gli investimenti privati che ci preoccupa, non tanto per gli investimenti privati ma per la carenza di quelli pubblici, e a un forte e importante appoggiarsi, come fonte di finanziamento, al Fondo di sviluppo e coesione. Questo va veramente sottolineato con forza. Si tratta di 5 miliardi che vengono sottratti al FSC - si dice “presi in prestito” - per permettere il rifinanziamento di progetti che erano stati tagliati e il Fondo di sviluppo e coesione verrà ricostituito solo se ci saranno risparmi futuri su progetti finanziati. Noi, coi nostri emendamenti, abbiamo cercato di rendere certa questa reintegrazione, di mettere in sicurezza questi fondi che - ricordiamolo - sono fondi che hanno una destinazione prioritaria nel Sud. Tuttavia, i nostri emendamenti sono stati bocciati, così come è stata bocciata la nostra richiesta di trasparenza e chiarezza sul rispetto della destinazione complessiva delle risorse del PNRR che - ricordiamolo - devono andare per il 40 per cento al Sud. La relazione dovuta semestralmente dal Governo sul rispetto di tale vincolo non è mai stata fatta da questo Governo: siamo fermi alla relazione del giugno 2022. Si tratta quindi di un inadempimento grave. Abbiamo chiesto di potenziare queste informazioni, ma la totale mancanza di trasparenza di questo Governo ha fatto rispondere con un “no” alla nostra proposta.

Poi c'è un forte taglio alla sanità di 1,2 miliardi. Lo dico al Ministro Fitto e lo dico al collega Ottaviani: è un taglio, è evidente, basta leggere i dati, c'è una tabella che dice di prendere 1,2 miliardi dai fondi per Ospedali sicuri. Questi 1,2 miliardi non scompaiono ma vengono inseriti in un'altra tabella, servono a finanziare i fondi e i progetti precedentemente tagliati. Ma non sono progetti che riguardano Ospedali sicuri, quindi alla sanità mancano 1,2 miliardi. Si chiede di finanziare Ospedali sicuri e, quindi, la messa in sicurezza e l'avanzamento tecnologico dei nostri ospedali con un altro tipo di fondi, con la legge sull'edilizia ospedaliera, che esiste da tempo. Però, lì c'erano dei soldi che le regioni avevano già impegnato e stavano programmando. Infatti, non a caso, questa scelta dissennata, presa in isolamento dal Governo, ha scatenato una ribellione delle regioni, in particolare di quelle del centrodestra, e del presidente della Conferenza Stato-regioni, che addirittura hanno minacciato di andare davanti alla Corte costituzionale. Non siamo noi che diciamo che ci è stato fatto un taglio, lo dicono le regioni che l'hanno subito e che sanno quanto sarebbero importanti quelle risorse per loro.

Questo significa anche che non c'è proprio una capacità di tenere rapporti istituzionali corretti nella filiera di Governo. Ci preoccupa questo taglio, perché l'abbiamo letto il vostro DEF (anche se si fa presto, perché non c'è niente di programmatico), che ci mostra un quadro tendenziale che conferma la caduta della spesa sanitaria sul PIL, che si assesterà, secondo le vostre previsioni, al 6,2 per cento, una situazione allarmante a cui proprio il principale documento di programmazione economica non dà alcuna risposta, rendendo tangibile il rischio di un'ulteriore compressione di uno dei diritti fondamentali dei cittadini: il diritto alla salute.

Dentro questo decreto è finito il capitolo importantissimo della sicurezza sul lavoro. In realtà, la cosa era nata con un'altra finalità, ma di corsa, per rispondere alle tragedie che il nostro mercato del lavoro ci ha presentato negli ultimi tempi, si è infilato qua dentro un insieme di norme che volevamo avessero in Parlamento l'attenzione che richiedono, quindi un provvedimento dedicato, ma non avete voluto. Abbiamo sottolineato mille volte come la catena degli appalti e dei subappalti, specialmente in edilizia, e la precarietà del lavoro, siano fra le cause strutturali, principali della mancanza di sicurezza sul lavoro. Si ricorre a questi strumenti per comprimere il costo del lavoro, per ridurre le tutele, tra cui la formazione, quella formazione che è così necessaria proprio per garantire la sicurezza sul lavoro. Quindi, rivendichiamo come grandissimo successo, nostro e delle altre opposizioni, avere ottenuto che anche nel privato, così come lo avevamo già inserito nel codice degli appalti per il pubblico, l'appaltatore e il subappaltatore siano tenuti ad applicare il contratto siglato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), uno strumento potente per ridurre la catena dello sfruttamento.

Siamo riusciti così ad affossare la vostra ipotesi, irricevibile, che avevate messo nell'originaria formulazione del Governo e che faceva riferimento ai contratti più diffusamente applicati, spalancando così la via alla possibilità che le imprese scegliessero, come contratti preferenziali, contratti siglati con soggetti non rappresentativi, organizzazioni sindacali pirata. Allora, se avete capito finalmente che il concetto dei contratti maggiormente diffusi è un concetto ingiusto e anche inapplicabile, tornate indietro anche sulla scelta dissennata che avete fatto, toglietelo anche dalla delega che vi siete dati per quanto riguarda lo strumento con cui avete cercato di sopprimere la nostra proposta sul salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), proposta che è ancora in vita e voi non avete neanche il coraggio di andare avanti con quella scelta che avete fatto! Quello che avete approvato qui alla Camera, quella delega, giace in un cassetto al Senato e non la tirate fuori, perché avete paura sotto elezioni che vi faccia male, ma vi farà male lo stesso, perché il tema è all'attenzione dei nostri concittadini. Non avete neppure accettato il nostro emendamento che eliminava il caporalato dalle fabbriche e dai cantieri, rendendo nuovamente illeciti gli appalti di mera manodopera e questa è una cosa molto grave, ce lo dicono i fatti di ieri, quando la Guardia di finanza denuncia l'uso della catena degli appalti con contratti di mera manodopera, proprio per sfruttare i lavoratori, come avviene nell'ipotesi che è stata formulata a carico del marchio Carrefour.

Non avete avuto problemi a introdurre nuove facilitazioni per chi non paga i contributi dei lavoratori quando dovrebbe. In questo campo, come in campo fiscale, il vostro atteggiamento è sempre lo stesso: purché uno paghi, anche se paga 100 anni dopo, quando è già stato scoperto, ben venga. Fosse possibile per tutti, non ci dispiacerebbe, ma è possibile solo per alcuni. Avete voluto dare un segnale, dicendo noi siamo più bravi di tutti, perché facciamo la patente a punti e sarebbe una buona idea. Peccato che l'abbiate realizzata in una notte, evidentemente, senza pensarci adeguatamente, perché l'avete fatto in un modo talmente pasticciato - e non sto qua a ricordare tutte le critiche che noi, i sindacati, le parti sociali in generale, hanno fatto -, e anche voi vi siete accorti che era una soluzione così pasticciata, che ci avete chiesto una delega in bianco; quella che c'è dentro questo provvedimento, è una delega in bianco che dice che sarà un decreto del Ministero - un decreto quindi senza confronto con le parti sociali, senza alcun vaglio del Parlamento - che deciderà cose essenziali, per esempio, come si recuperano i punti eventualmente persi e come si possono ottenere dei crediti in più. Possiamo votare una cosa che ci spoglia del nostro potere di controllo e di proposta? È una cosa assolutamente inaccettabile, così come è inaccettabile, dal nostro punto di vista, il fatto che abbiate preteso di applicare questo strumento, che poteva essere uno strumento forte, soltanto all'edilizia, come se i guai gravissimi che vediamo avvenissero soltanto in questo settore.

Nella macedonia irrancidita, in cui vengono stabilmente trasformati questi decreti omnibus, compaiono le solite chicche che contornano l'azione illibertaria di questa maggioranza. Ne segnalo, velocemente, due, cogliendo fior da fiore. La prima riguarda il fatto che avete fatto approvare dal Parlamento l'accordo Italia-Albania, questa nuova ipotesi di deportazione di persone innocenti verso un altro Paese. Vi abbiamo confutato, fra l'altro, anche il fatto che è piuttosto onerosa, ma ci sbagliavamo. Già i 39,2 milioni previsti ci erano sembrati eccessivi: in un piccolo passaggio di tre righe, che sono stati infilate in questo provvedimento, non si sa perché, diventano 65 milioni per portare uno o due migliaia di immigrati da un'altra parte e far vedere che siamo più bravi di tutti. La seconda cosa è questa norma di cui oggi si parla che enfatizza la possibilità di far entrare nei consultori le organizzazioni antiabortiste. È una norma irricevibile, oscena, orribile, non tanto perché già non sia possibile fare entrare queste associazioni e qualche regione lo fa, ma perché la riproponete con la solita e sfacciata arroganza, soprattutto di maschi, nell'idea che le donne non siano capaci di scegliere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), non siano capaci di autodeterminazione e che, quando devono affrontare una scelta così dolorosa per loro, come il fatto di compiere un aborto, abbiano bisogno di qualcuno che li stia a dire “ma ci hai pensato?” “Ma lo sai che cosa vuol dire?” “Senti il battito del feto dentro la tua pancia”, cosa che non si può neanche ripetere per quanto è disumana, assurda, violenta. Vi voglio dire, state attenti, perché la norma che avete approvato potrebbe portare a un'eterogenesi dei fini, perché c'è scritto, finalmente, che le associazioni antiabortiste possono andare nei consultori, ma senza oneri per la finanza pubblica. Allora, voglio vedere come farà, per esempio, la regione Piemonte a continuare a contribuire a queste associazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che vanno nei suoi consultori e negli ospedali. State attenti, pensateci meglio, la prossima volta pasticciate meno e comunque noi, questo provvedimento, non lo votiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

MANLIO MESSINA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, sottosegretario, parto subito dalla legge n. 194, perché credo si debba sgomberare un po' il campo dall'ennesima fake news che queste sinistre vogliono raccontare in giro. La legge n. 194 non si tocca, però, Presidente, vorremmo ricordare che l'impostazione del Governo Meloni è molto chiara. Noi non siamo contro qualcosa, ma siamo contro quella legge, quell'atteggiamento e quel percorso che le sinistre hanno fatto in questo Paese, che tanto si vantano di rispettare le donne, ma che non hanno mai dato alle donne la possibilità di scegliere tra la morte e la vita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, stiamo dando alle donne un'opportunità e vogliamo dare un'opportunità soprattutto a quelle donne, che molto spesso sono obbligate ad abortire, perché non hanno sostegno economico, perché non hanno nessuno in famiglia, perché non c'è mai stato nessuno al loro fianco che gli ha dato una parola di conforto e dirle: tienilo questo bambino, perché hai lo Stato dalla tua parte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Capisco che alla sinistra, nelle loro sinistre politiche della morte, dia fastidio questo atteggiamento e noi rispettiamo le donne, perché gli diamo un'opportunità, l'opportunità della vita, su cui il Governo Meloni continua a basare il proprio atteggiamento e il proprio percorso. Quindi, non significa essere contro la legge n. 194, ma a favore della vita e su questo dobbiamo essere chiari, Presidente.

E poi dobbiamo essere chiari anche su tante cose, non basterebbero 10 minuti, però dobbiamo partire da un dato base. Il PNRR si basa su un fondo di 194,4 miliardi, di cui 122,6 a prestito e 71,8 di sovvenzioni, non dobbiamo dimenticarlo, perché sembrano siano risorse che l'Europa ha regalato all'Italia. No, sono risorse che per il 70 per cento dovremo restituire. E mi consenta, anche qui, una piccola divagazione perché sentire, ancora una volta, l'insalata mista in salsa rosa delle sinistre, del MoVimento 5 Stelle, sul PNRR mi fa capire sempre di più la differenza che vi è tra il Governo Meloni e i Governi che l'hanno preceduto.

È lo stesso importo, più o meno, che il MoVimento 5 Stelle ha utilizzato per il superbonus, quasi 200 miliardi, con la differenza che questi 200 miliardi del superbonus sono stati utilizzati per ristrutturare appena il 4 per cento del patrimonio immobiliare italiano e costeranno, a ciascun italiano - dobbiamo dire anche questo agli italiani che ci ascoltano, soprattutto a quelli che non hanno utilizzato il superbonus, proprietari del 96 per cento del patrimonio immobiliare -, 3.300 euro. Questo è il regalo che ha fatto Conte, quando diceva che le case si sarebbero ristrutturate gratis. Certo, gratis con i soldi dello Stato e degli italiani. E, pensate un po', con questi 200 miliardi del superbonus, guardando i decreti del PNRR, cosa si sarebbe potuto fare, invece di ristrutturare il 4 per cento del patrimonio immobiliare. Si sarebbe potuto fare tanto, tantissimo e andrò, da qui a breve, a elencare tutte le cose che si potevano fare, ma mi faccia, anche a questo proposito, sottolineare che, prima, l'esponente dei 5 Stelle ha parlato di truffe del superbonus. Forse ha dimenticato le truffe del PNRR, forse ha dimenticato le truffe del superbonus e le truffe del reddito di cittadinanza, con la differenza che questo Governo, proprio nel decreto attuale, va a potenziare tutto quello che è il controllo sulle risorse del PNRR, sull'attuazione e sui fondi che vengono spesi e come vengono messi a terra, aumentando tutti i meccanismi di prevenzione per l'infiltrazione della criminalità, aggiungendo personale su tutta la parte del Colaf, l'ente che gestisce le truffe ai danni dei fondi europei.

Noi abbiamo un'impostazione diversa, abbiamo una visione che è diversa: noi il controllo lo facciamo e lo dimostriamo con i fatti. Quando si è fatto il superbonus - pensate - chi aveva una macelleria, con tutto il rispetto per chi fa il macellaio, poteva tranquillamente aprirsi una partita IVA e l'indomani cominciare a lavorare sul superbonus, facendo palazzine e ristrutturando palazzine e palazzi di ogni tipo e di ogni genere, su una visione che è completamente diversa.

Allora, su questo, dicevo, basterebbe capire la differenza che vi è tra i Governi che hanno preceduto il Governo Meloni e lo stesso Governo Meloni. I Governi precedenti hanno dimostrato non solo di non saper governare, Presidente, ma hanno, ancora una volta, dimostrato la loro incapacità a fare un minimo di opposizione, perché l'opposizione, su un argomento così delicato come il PNRR, si pensava e si auspicava avesse un atteggiamento magari più responsabile, e non nei confronti del Governo Meloni, quanto nei confronti dell'Italia, della nostra Nazione, che affrontava e affronta un passaggio determinante per il futuro del nostro territorio e del nostro Paese. Ne abbiamo sentite, invece, di cotte e di crude. Ma davvero di cotte e di crude, perché, in questo anno e mezzo, abbiamo sentito di tutto e di più. La Schlein dichiara: “Stiamo perdendo i soldi. Abbiamo chiesto di nuovo al Governo di venire in Aula a riferire sulle modifiche che vogliono fare sul PNRR”. Poi Calenda, l'altro statista: “Cambiare il PNRR è una ridicolaggine”. E ancora Nardella, del PD: “Sarebbe folle toccare il PNRR. Così si perdono 220 miliardi”. “Insorge il PD sulla possibile perdita dei fondi PNRR per il raddoppio ferroviario Pescara-Roma. Ennesimo fallimento di Marsilio e del Governo del centrodestra sul PNRR”, recitava così la Repubblica (peccato che poi in Abruzzo abbiamo vinto). Conte attacca la Meloni: “Il Governo è in ritardo sul PNRR”. Conte: “Ritardi e incertezze. Il Governo preoccupa. In gioco la credibilità dell'Italia”. Potrei continuare qui, Presidente, per altri 10 minuti, ma non ho il tempo.

Mentre la sinistra si divertiva a raccontare queste ennesime fake news sul cambiamento del PNRR - e spiegherò, da qui a breve, perché si necessitava il cambiamento del PNRR - il Governo Meloni inanellava tutta una serie di effetti positivi proprio sul PNRR, a cominciare dall'incassare le rate nei tempi previsti, fino all'ultima rata, la quinta, su cui il Governo italiano è stato il primo a presentare tutte le pratiche previste in tempo. Qui non hanno dormito sicuramente gli esponenti delle sinistre, perché Il Sole 24 Ore e anche tutta la rassegna stampa di questo periodo, devo dire, hanno raccontato quello che sta accadendo: “PNRR: Italia regina d'Europa e prima per obiettivi raggiunti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)”. Non stanno dormendo la notte; non stanno dormendo la notte, Presidente! Mentre, sì, daremo un po', come dice il mio collega Rotelli, un po' di melatonina… lo hai detto tu? Allora, l'hanno detto dietro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, daremo un po' di melatonina, li aiuteremo a dormire, a fare sogni un po' più tranquilli.

Ma dicevo che, mentre accadeva tutto questo, mentre raccontavano tutto questo, il Governo Meloni ha inanellato tutta questa serie di effetti positivi sul PNRR, facendo scontrare la sinistra speranza delle sinistre di fallimento del Governo contro un muro di efficienza e di capacità del Governo Meloni, del Presidente Meloni, del Ministro Fitto e - consentitemi di dirlo, sono convinto che anche il Governo è d'accordo su questo - anche grazie a tutti i funzionari che hanno lavorato in maniera instancabile sul progetto del PNRR, anche per la sua modifica. Abbiamo finito già, Presidente?

PRESIDENTE. Manca un minuto.

MANLIO MESSINA (FDI). Addirittura. Ma allora, Presidente, perché abbiamo cambiato il PNRR? E mi avvio davvero alla conclusione. Per il semplice fatto che il contesto geopolitico ed economico è cambiato rispetto a un anno e mezzo fa, quando si è pensato il PNRR. Abbiamo pensato che vi era una guerra in Ucraina, che vi era un problema di approvvigionamento energetico, che vi era un problema di dipendenza da altri Paesi, dell'efficientamento energetico e della produttività. Allora, abbiamo investito e abbiamo cambiato il PNRR, mettendo 12 miliardi sul sistema produttivo per gli incentivi e abbiamo fatto passare da 5 a 8 miliardi la somma stanziata per l'agricoltura. Per tutto quello che riguarda la sanità, ricordo che ci hanno raccontato, in queste ore e in questi giorni, che la sanità, grazie al Governo Meloni, ha avuto tagli da tutte le parti. Abbiamo dimostrato - e mi avvio alla conclusione davvero, Presidente -, con i numeri e con i fatti, che non solo abbiamo messo più risorse, ma che tutti i fondi previsti per la sanità nel PNRR sono rimasti invariati e addirittura aumentati di un miliardo.

Quindi, noi vogliamo rispedire ancora una volta al mittente queste fake news, che tendono ad abbattere un Governo che, vi assicuro, non riuscirete ad abbattere con queste false notizie, ma che, anzi, ancora una volta - oggi Presidente - incassa non solo la fiducia sul provvedimento da parte di Fratelli d'Italia - me lo consenta di dire - ma incassa la fiducia su un paradigma che è completamente diverso, di un Governo Meloni che vuole, appunto, portare l'Italia nuovamente a essere protagonista in Europa, come sta facendo, e nel mondo, perché l'Italia merita questo posto, un posto che è stato perso, dopo 20 anni di Governi di sinistra e che il Governo Meloni, per fortuna, sta tornando indietro, sulle proiezioni che vedono l'Italia e che vogliono vedere l'Italia - ribadisco - protagonista in Europa e nel mondo.

Per questo Fratelli d'Italia, signora Sottosegretaria e signor Ministro, voterà favorevolmente la fiducia, in maniera assolutamente inossidabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1752-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, comprensivo dell'errata corrige, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata già effettuata dalla Presidenza nella seduta del 15 aprile. La chiama avrà inizio dalla deputata Tenerini.

Invito i deputati Segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, comprensivo dell'errata corrige, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti: ……………….... 304

Votanti: …………………. 300

Astenuti: ………………….. 4

Maggioranza: ………….... 151

Hanno risposto : ………. 185

Hanno risposto no: ……… 115

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Albano Lucia

Almici Cristina

Amich Enzo

Amorese Alessandro

Andreuzza Giorgia

Antoniozzi Alfredo

Arruzzolo Giovanni

Bagnasco Roberto

Baldelli Antonio

Barabotti Andrea

Barelli Paolo

Battilocchio Alessandro

Battistoni Francesco

Bellomo Davide

Bellucci Maria Teresa

Benvenuti Gostoli Stefano Maria

Benvenuto Alessandro Manuel

Bergamini Davide

Bergamini Deborah

Bicchielli Pino

Bisa Ingrid

Bordonali Simona

Buonguerrieri Alice

Calderone Tommaso Antonino

Candiani Stefano

Cangiano Gerolamo

Cannata Giovanni Luca

Cannizzaro Francesco

Caparvi Virginio

Cappellacci Ugo

Caramanna Gianluca

Carloni Mirco

Caroppo Andrea

Carra' Anastasio

Casasco Maurizio

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cavo Ilaria

Cecchetti Fabrizio

Cerreto Marco

Ciaburro Monica

Ciancitto Francesco Maria Salvatore

Ciocchetti Luciano

Cirielli Edmondo

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Comba Fabrizio

Congedo Saverio

Crippa Andrea

Dalla Chiesa Rita

Dara Andrea

De Bertoldi Andrea

De Corato Riccardo

De Palma Vito

Deidda Salvatore

Delmastro Delle Vedove Andrea

Di Maggio Grazia

Di Mattina Salvatore Marcello

Dondi Daniela

Donzelli Giovanni

Ferrante Tullio

Filini Francesco

Fitto Raffaele

Formentini Paolo

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Frijia Maria Grazia

Furgiuele Domenico

Gava Vannia

Giaccone Andrea

Giagoni Dario

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Antonio

Giorgianni Carmen Letizia

Giovine Silvio

Iaia Dario

Iezzi Igor

Kelany Sara

La Porta Chiara

La Salandra Giandonato

Lampis Gianni

Lancellotta Elisabetta Christiana

Latini Giorgia

Lazzarini Arianna

Leo Maurizio

Longi Eliana

Lucaselli Ylenja

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Maccari Carlo

Maerna Novo Umberto

Maiorano Giovanni

Malagola Lorenzo

Malaguti Mauro

Marchetti Riccardo Augusto

Marchetto Aliprandi Marina

Marrocco Patrizia

Mascaretti Andrea

Maschio Ciro

Matera Mariangela

Matone Simonetta

Matteoni Nicole

Maullu Stefano Giovanni

Mazzetti Erica

Mazzi Gianmarco

Messina Manlio

Michelotti Francesco

Miele Giovanna

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Molteni Nicola

Montaruli Augusta

Montemagni Elisa

Morgante Maddalena

Morrone Jacopo

Mura Francesco

Nevi Raffaele

Nisini Tiziana

Nordio Carlo

Orsini Andrea

Osnato Marco

Ottaviani Nicola

Padovani Marco

Pagano Nazario

Palombi Alessandro

Panizzut Massimiliano

Patriarca Annarita

Pella Roberto

Pellicini Andrea

Perissa Marco

Pichetto Fratin Gilberto

Pierro Attilio

Pisano Calogero

Pittalis Pietro

Polo Barbara

Pozzolo Emanuele

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Pulciani Paolo

Raimondo Carmine Fabio

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Roccella Eugenia

Romano Francesco Saverio

Roscani Fabio

Rossello Cristina

Rossi Angelo

Rossi Fabrizio

Rosso Matteo

Rotelli Mauro

Rotondi Gianfranco

Rubano Francesco Maria

Ruspandini Massimo

Russo Gaetana

Russo Paolo Emilio

Saccani Jotti Gloria

Sala Fabrizio

Sasso Rossano

Sbardella Luca

Schiano Di Visconti Michele

Schifone Marta

Semenzato Martina

Silvestri Rachele

Siracusano Matilde

Squeri Luca

Tassinari Rosaria

Tenerini Chiara

Testa Guerino

Tirelli Franco

Toccalini Luca

Tosi Flavio

Trancassini Paolo

Tremaglia Andrea

Tremonti Giulio

Urzi' Alessandro

Vietri Imma

Vinci Gianluca

Volpi Andrea

Ziello Edoardo

Zinzi Gianpiero

Zoffili Eugenio

Zucconi Riccardo

Zurzolo Immacolata

Hanno risposto no:

Aiello Davide

Alifano Enrica

Amato Gaetano

Amendola Vincenzo

Ascani Anna

Auriemma Carmela

Bakkali Ouidad

Baldino Vittoria

Barbagallo Anthony Emanuele

Benzoni Fabrizio

Berruto Mauro

Bonafe' Simona

Bonelli Angelo

Bonetti Elena

Bonifazi Francesco

Borrelli Francesco Emilio

Braga Chiara

Bruno Raffaele

Cafiero De Raho Federico

Cappelletti Enrico

Caramiello Alessandro

Carfagna Maria Rosaria

Carmina Ida

Carotenuto Dario

Caso Antonio

Casu Andrea

Cherchi Susanna

Ciani Paolo

Colucci Alfonso

Cuperlo Gianni

Curti Augusto

D'Alessio Antonio

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Monte Isabella

Del Barba Mauro

Dell'Olio Gianmauro

Di Biase Michela

Dori Devis

D'Orso Valentina

Evi Eleonora

Fede Giorgio

Fenu Emiliano

Ferrara Antonio

Ferrari Sara

Fontana Ilaria

Forattini Antonella

Fornaro Federico

Fossi Emiliano

Fratoianni Nicola

Furfaro Marco

Ghio Valentina

Ghirra Francesca

Giachetti Roberto

Gianassi Federico

Girelli Gian Antonio

Gnassi Andrea

Graziano Stefano

Grimaldi Marco

Gruppioni Naike

Gubitosa Michele

Guerini Lorenzo

Guerra Maria Cecilia

Iacono Giovanna

Iaria Antonino

Lacarra Marco

Laus Mauro Antonio Donato

Madia Maria Anna

Malavasi Ilenia

Mancini Claudio

Manzi Irene

Mari Francesco

Marino Maria Stefania

Mauri Matteo

Merola Virginio

Morassut Roberto

Morfino Daniela

Orfini Matteo

Orrico Anna Laura

Pagano Ubaldo

Pastorella Giulia

Pastorino Luca

Pavanelli Emma

Pellegrini Marco

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Penza Pasqualino

Piccolotti Elisabetta

Provenzano Giuseppe

Quartini Andrea

Raffa Angela

Ricciardi Marianna

Ricciardi Riccardo

Ricciardi Toni

Roggiani Silvia

Rosato Ettore

Rossi Andrea

Ruffino Daniela

Sarracino Marco

Scarpa Rachele

Schlein Elly

Scotto Arturo

Scutella' Elisa

Serracchiani Debora

Silvestri Francesco

Simiani Marco

Sottanelli Giulio Cesare

Stefanazzi Claudio Michele

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Torto Daniela

Vaccari Stefano

Zan Alessandro

Zanella Luana

Zaratti Filiberto

Zingaretti Nicola

Si sono astenuti:

Gebhard Renate

Manes Franco

Schullian Manfred

Steger Dieter

Sono in missione:

Bagnai Alberto

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Bitonci Massimo

Brambilla Michela Vittoria

Caiata Salvatore

Calovini Giangiacomo

Caretta Maria Cristina

Centemero Giulio

Cesa Lorenzo

Coin Dimitri

Colosimo Chiara

Coppo Marcello

Costa Enrico

Costa Sergio

D'Attis Mauro

Della Vedova Benedetto

Faraone Davide

Fassino Piero

Ferro Wanda

Freni Federico

Gallo Francesco

Gardini Elisabetta

Gemmato Marcello

Giorgetti Giancarlo

Gribaudo Chiara

Grippo Valentina

Gusmeroli Alberto Luigi

Letta Enrico

Lollobrigida Francesco

Magi Riccardo

Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Meloni Giorgia

Minardo Antonino

Mule' Giorgio

Onori Federica

Orlando Andrea

Pietrella Fabio

Pizzimenti Graziano

Polidori Catia

Porta Fabio

Richetti Matteo

Rixi Edoardo

Rizzetto Walter

Scerra Filippo

Soumahoro Aboubakar

Sportiello Gilda

Stefani Alberto

Sudano Valeria

Tajani Antonio

Traversi Roberto

Varchi Maria Carolina

PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta al fine di consentire la predisposizione dell'elenco dei deputati in missione per la parte pomeridiana, il cui numero dovrà essere comunicato all'Aula alla ripresa della seduta. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,20, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 117, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico economico tecnologico Enrico Fermi, di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie, ragazze e ragazzi, di essere qui.

Nella ricorrenza dell'anniversario del rogo di Primavalle in cui persero la vita i fratelli Virgilio e Stefano Mattei.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Come consuetudine, vorrei dedicare pochi minuti del nostro tempo alla commemorazione dei fratelli Stefano e Virgilio Mattei (Applausi – I deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE si levano in piedi – Deputati del gruppo Fratelli d'Italia e la rappresentante del Governo rimangono in piedi).

Oggi ricorre l'anniversario, il 16 aprile 1973 - lo ricordo affinché rimanga agli atti e ciascuno possa confrontarsi con questa tragica storia -, un commando appartenente a Potere Operaio, di notte, arrivò nel quartiere Primavalle, un quartiere periferico della capitale, un quartiere, in particolare, di case popolari, all'interno delle quali case popolari una umile famiglia, condotta da Mario Mattei, netturbino e segretario della sezione del Movimento Sociale Italiano locale, trovava riparo. Mario Mattei, insieme alla moglie Anna, era padre di 6 figli, il più piccolo aveva 3 anni.

Immediatamente dopo l'innesto di un ordigno che fece deflagrare e incendiare la porta d'accesso alla casa della famiglia Mattei, ci fu il panico, tutti i componenti di questa famiglia cercarono rifugio, in qualche maniera. Nella confusione generale, si radunò tanta gente lì intorno che faceva il tifo, che chiedeva a ciascuno di gettarsi dal balcone del terzo piano. Alcuni dei ragazzi o dei bambini riuscirono a mettersi in salvo, altri fecero fatica: una delle figlie si calò al secondo piano e fu soccorsa dall'inquilino sottostante, un'altra si gettò dalla finestra, batté la testa contro il corrimano del balcone sottostante ed ebbe, comunque, una menomazione alle vertebre, il papà prese, praticamente, tra le braccia uno dei figli che si gettò dal balcone. Ma le fiamme, comunque, avvinghiarono in maniera irreversibile Virgilio, che aveva 22 anni, e Stefano, una creatura di soli 8 anni, che provarono, avvolti dalle fiamme e, quindi, stremati anche dal dolore, a raggiungere il balcone per provare anche l'estrema possibilità di salvezza, ma non riuscirono nell'intento. Stefano si avvinghiò alle gambe del fratello maggiore Virgilio e lì la loro vita finì in cenere.

Furono giorni terribili, innanzitutto, per il dolore che attraversò quel quartiere e la comunità umana e politica che alla famiglia Mattei faceva riferimento, un dolore che, se è possibile, venne amplificato dai tentativi di non andare a ricercare i colpevoli, una volta rintracciati i colpevoli, dai tentativi di far passare il principio che comunque, per taluni i gesti, anche assassini, dovessero essere giustificati o dovessero restare impuniti. Ci fu un processo nei confronti di quelli che poi, successivamente, ma a piede libero e latitanti, sarebbero stati individuati come gli assassini di quell'orribile episodio. Ci fu una contestazione, ci fu un certo tentativo, una mobilitazione per proteggere questi assassini. Nel corso di quella mobilitazione e di quella protesta, purtroppo, fu ucciso un altro ragazzo, Mikis Mantakas (Applausi), a via Ottaviano 9, colpito al volto da un colpo di pistola. Sono episodi che non vogliamo, per alcuna ragione al mondo, più vedere animati nelle nostre strade, nelle nostre città, nelle nostre scuole, nelle nostre università. Oggi la più grande soddisfazione, e penso e spero di poter parlare a nome e per conto di tutta l'Aula, è stata quella di vedere le istituzioni della Repubblica italiana, tutte, una affianco all'altra, a prescindere dagli orientamenti politici, rendere omaggio, ancora una volta - era già accaduto lo scorso anno - la Camera dei deputati, il Governo nazionale, il comune di Roma, con il suo delegato del sindaco, la regione Lazio, tutti insieme a riconoscere anche questa responsabilità, se vogliamo, delle istituzioni dell'epoca di non essere riuscite comunque ad arginare quella violenza così devastante, così cinica, così aberrante.

Penso alle parole, davvero toccanti, che sono state utilizzate questa mattina da Antonella Mattei, per lei, che ha avuto il cuore spezzato da un dolore mai più ricomponibile, che ha detto: vado per tutte le scuole d'Italia, invitata, io, che sono stata colpita da una violenza così terribile, a parlare di non violenza, a dire che la non violenza deve essere il culto a cui far abbeverare tutti i ragazzi di questa epoca. La non violenza, se possibile, è una meravigliosa rappresentazione dell'impegno politico e sociale (Applausi), non c'è alcuna contraddizione. Però, ha anche aggiunto, non capisco perché vado in giro parlando di non violenza e intorno a me percepisco ambienti che non solo parlano di violenza, ma talvolta praticano la violenza.

Penso che l'impegno di questo Parlamento, se così vogliamo dire, in conclusione di questo mio breve ricordo, possa e debba essere quello di non lasciare spazio ad alcun tipo di violenza, qualsivoglia giustificata, perché la via della giustificazione della violenza la conosciamo, l'abbiamo conosciuta nel corso degli anni e dei decenni, e non ha mai portato nulla di buono.

Un saluto caro a tutti i ragazzi che sono stati uccisi negli anni Settanta, anni di passione, ma, purtroppo, anche anni oscuri, anni di piombo, anni di sangue, colpiti a destra e colpiti a sinistra, non ce n'è stato per nessuno. Chiunque avesse desiderio di mettersi a disposizione della propria comunità ha cercato di farlo, ed è stato probabilmente strumentalizzato da chi, magari, ha giocato una partita con la strategia della tensione, per continuare a gestire il potere, a discapito di creature innocenti, che avevano soltanto il desiderio di costruire le proprie idee e di metterle al servizio dell'Italia.

Attraverso il ricordo dei fratelli Mattei, Virgilio, 22 anni, e Stefano, 8 anni, vorrei che questo ricordo attraversasse gli schieramenti e giungesse a tutti i ragazzi che hanno perso la vita per questo desiderio, questo sentimento forte di altruismo, di volontà di non guardare soltanto a se stessi e al proprio egoismo, ma di puntare, attraverso se stessi, alla rinascita della nostra Nazione. Grazie a tutti (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, presidente Rampelli.

Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Zingaretti. Ne ha facoltà.

NICOLA ZINGARETTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come ho fatto ogni anno per 15 anni consecutivi, quando svolgevo funzioni di rappresentanza dei livelli di governo locale, non posso oggi che associarmi alle parole dell'onorevole Rampelli e anche io, dall'Aula di questo Parlamento e da parlamentare, testimoniare il ricordo della tragedia del rogo di Primavalle, denunciare la follia del livello della violenza e con il pensiero andare alle figure di Virgilio e Stefano Mattei, vittime di un folle odio. Lo facciamo, come lo abbiamo fatto in questi anni, innanzitutto perché arrivi alla famiglia Mattei la vicinanza davvero di tutto il Parlamento e affinché la memoria di un giovane ragazzo e di un bambino non venga cancellata dalla memoria collettiva di un Paese, che sarebbe davvero una seconda vergogna dopo la tragedia del rogo e della loro morte, perché Virgilio e Stefano sono stati uccisi da esseri umani dentro un turbine folle di confusione tra politica e odio che, invece, devono sempre rimanere separati. Quindi queste parole vadano a ricordo dei fratelli Mattei, alla vicinanza alla famiglia per quanto è avvenuto, sapendo che quello che stiamo dicendo non riguarda solo il passato. In qualche modo, com'è stato detto dall'onorevole Rampelli, questo sia un grande monito anche per il presente e per il futuro riguardo al punto in cui, ripeto, può arrivare la follia dell'odio nei confronti di un altro essere umano che ha la semplice colpa di non pensarla come la pensi tu.

Tutto questo non può appartenere alle dinamiche e alla dialettica, che deve essere sempre viva in una democrazia, ma deve portare tutte e tutti a condannare sempre qualsiasi forma espressa di violenza, in qualsiasi forma essa si manifesti. Questa è l'Italia del terrorismo, del terrorismo di destra e di sinistra che ha bruciato le aspirazioni di milioni di ragazze e di ragazzi di vedere affermate le proprie idee, di un'intera generazione che è stata privata del diritto alla partecipazione e che, come è accaduto per i fratelli Mattei, ha tolto a molti ragazze e ragazzi la vita.

Quindi, ricordando il rogo di Primavalle, la cosa che con coerenza non possiamo non fare tutti è prenderci un impegno corale e collettivo affinché, insieme al ricordo, tutti, convinti, diciamo mai più quel livello di qualcosa che non assomiglia in alcun modo alla politica, ma violenza era e violenza rimane, e che in nessun altro momento della storia della Repubblica deve avere cittadinanza (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anch'io volevo associarmi alle parole del presidente Rampelli perché credo che questo sia molto importante, dopo anni, soprattutto per noi che abbiamo una certa età, che abbiamo vissuto direttamente quel clima che perfettamente descriveva il collega Rampelli, un clima del tutti contro tutti, un clima che ha seminato e distrutto giovani vite da una parte e dall'altra. La tragedia, quello che è stato fatto ai fratelli Mattei è il simbolo proprio del deterioramento della lotta politica, se così possiamo chiamarla.

Erano anche gli anni che poi sono stati attraversati dal terrorismo e credo che siano importantissime le parole del collega Rampelli anche rispetto a un tema che a me sta particolarmente a cuore. Sono un militante non violento, sono nato e cresciuto nel Partito Radicale che della non violenza, anche nei momenti drammatici della lotta armata, è sempre stato non solo il paladino ma il cultore e il praticante. Penso che in un clima che rischia sempre, collega Rampelli, collega Zingaretti, colleghi tutti, di avvelenarsi, di poterci riportare a quei momenti che davvero vorremmo lasciare dietro le spalle, se non nel ricordo delle vittime, sia qualcosa sulla quale dobbiamo lavorare quotidianamente, stando anche molto attenti, ciascuno di noi, e pensando bene che anche le più piccole cose che mettiamo in campo non devono mai, mai rischiare di suscitare o di rialimentare quel clima d'odio.

In questo senso, e vorrei concludere con questo, lo ricorderà il collega Rampelli, io penso che nel nostro Paese ci siano state parecchie manifestazioni che hanno lavorato in questo senso. Lasciatemi ricordare un fatto significativo e simbolico - ma in alcuni momenti anche gli atti simbolici sono importanti - come quello del sindaco Walter Veltroni che quando lasciò il suo mandato - egli lo ricorda sempre con commozione e fu obiettivamente un atto di grande commozione - sul palco del Palalottomatica, nel febbraio del 2008, nel suo saluto alla città prima di lasciare l'incarico di sindaco, fece salire Carla, la madre di Valerio Verbano, che sappiamo benissimo essere un'altra vittima di queste vicende drammatiche, e anche Giampaolo Mattei. Ci fu un abbraccio che credo segnò, in qualche modo, proprio il punto di incontro di sofferenze che devono produrre qualcosa in positivo, anche simbolicamente. Sono bellissime le parole che ricordava Rampelli a proposito di che cosa accade quando si va nelle scuole, ma è altrettanto vero che questo fermento di odio è sempre pronto.

Quindi, davvero, noi innanzitutto, anche nei nostri rapporti interpersonali, anche nel linguaggio, spesso e volentieri, abbiamo la grande responsabilità di fare in modo che certe cose non riaccadano (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per unire il nostro cordoglio e il nostro ricordo per una delle più grandi tragedie che hanno colpito la nostra città in quegli anni così pieni di tragedie. Quando 2 giovani, un bambino di 8 anni e un giovane di 22 anni, hanno una morte così orribile, una morte così inutile basata unicamente sull'odio e sulla violenza, tutti quanti noi ci dobbiamo interrogare e dobbiamo ricordare quei momenti in modo tale che possano essere di insegnamento per noi, che possano cambiare i comportamenti attuali. Io ho apprezzato molto l'intervento del collega Rampelli, nelle emozioni che ha saputo trasmettere e anche nel ragionamento che ha voluto fare, inserendo quei fatti in un contesto, quello degli anni Settanta, che effettivamente ha visto il propagarsi di tantissima passione naufragata, però, troppo spesso in tragedie che hanno colpito questo e quello schieramento.

Proprio adesso, il collega Giachetti ha ricordato Valerio Verbano ma ce ne sono tanti altri, di destra e di sinistra, tanti, troppi giovani che hanno pagato con la vita il fatto di essersi appassionati a voler cambiare il mondo in base alle proprie idee.

C'è qualcosa di guasto, qualcosa di sbagliato in quello che è accaduto in quegli anni, pure così formidabili per la passione, appunto, che hanno saputo esprimere. Penso all'appello fatto dalla sorella dei giovani Mattei, morti in quel modo così terribile, che ha detto che noi dobbiamo educare noi stessi e dobbiamo educare gli altri alla non violenza, a perseguire ovviamente con passione la voglia di cambiare il mondo, di trovare nuovi equilibri e di dare più dignità alle persone che ci sono intorno, ma che le battaglie per queste giuste cause devono essere sempre combattute con la non violenza, con il rispetto delle persone, con il rispetto della vita delle persone e con il rispetto anche delle idee delle persone. Questo è l'unico metodo, è quello più lungo, ma è l'unico che porta a risultati duraturi.

Per questo io penso che le tragedie che abbiamo vissuto dobbiamo saperle riconoscere, soprattutto da parte di chi ha avuto la possibilità, anche generazionale, di viverle, e saperle condannare, con le parole giuste, così come ha fatto il collega Rampelli, che noi condividiamo. Ecco, speriamo che tutto quello che sono stati gli anni Settanta, possa essere, negli aspetti più negativi, da monito per noi e per le nuove generazioni, che possano essere da esempio quelle idee e quelle passioni per cambiare ancora un mondo che deve essere cambiato (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche noi, molto velocemente, interveniamo per associarci al ricordo dei fratelli Mattei, al cordoglio, alla condivisione del dolore della famiglia, ma soprattutto al desiderio, già espresso dagli altri colleghi, che quelle tragedie, quei drammi siano un monito: anticipiamo la soglia del pericolo di sfociare in profili patologici dell'impegno civile e politico, mai la passione deve coniugarsi con la violenza (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ottaviani. Ne ha facoltà.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). La ringrazio, Presidente, per la parola, ma, soprattutto, ringrazio il presidente Rampelli per aver voluto ricordare ancora oggi, con questo pathos, vero, non meramente interiore, ma possiamo dire cromosomico, quella che è una tragedia che non è troppo distante, perché, caro Presidente Rampelli, Primavalle dista da qui mezz'ora, 40 minuti, ma in realtà Primavalle è dietro l'angolo e di questo, però, dobbiamo essere davvero tutti convinti, perché spesso nel nostro modus operandi, che sicuramente è in buona fede, che sicuramente parte da quegli stessi principi, da quegli stessi valori che i fratelli Mattei espressero all'epoca, ebbene, pur partendo da presupposti comuni, rischiamo la deriva. La deriva è relativa sempre al prezzo della verità, perché essere depositari, come alcune volte noi crediamo di essere, rispetto a quello che è il giusto, probabilmente, non ci conferisce la dimensione di quella lettera, di quell'unica lettera di differenza che nel diritto romano esisteva tra iussum e iustum. Noi possiamo occuparci, probabilmente, di ciò che è iussum, che è comandato, che è imposto, che diventa una norma; ma abbiamo la pretesa di poter dire che quello iussum corrisponda anche allo iustum? Ecco, questa è la riflessione importante che ci promana da questo lascito, che non è meramente testamentario, ma che è un lascito di vita pulsante da parte di Virgilio e di Stefano, perché questo diventa un elemento di riflessione anche rispetto al rapporto che spesso le forze politiche della nostra età repubblicana hanno con i giovani universitari, con i giovani dei licei. Ecco, avere la pretesa, alcune volte, di poter trasferire loro, con una sorta di traditio materiale, quella che è la battaglia più giusta in assoluto, a costo della vita, rischia di diventare, presidente Rampelli, addirittura un'eresia. Allora, voglio ricordare, per chiudere, quello che era lo scritto che nel 1906 venne edito da Evelyn Beatrice Hall e che venne equivocato anche come di Voltaire. In realtà, scrisse questa frase all'interno di un epistolario nel novero de Gli amici di Voltaire, per cui venne fuori l'equivoco, ma in realtà quel pensiero è attribuibile, non all'illuminista, ma alla poetessa del primo Novecento: non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita per continuare a sentirtelo dire. Questa è la testimonianza che ci trasferiscono questi ragazzi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, veramente pochi secondi, Presidente. Intanto per ringraziare il presidente Rampelli, perché quello che è successo merita la nostra memoria e merita, ovviamente, tutta la solidarietà e la vicinanza ai familiari. Dalle parole dei colleghi, a cui non aggiungerò molto altro, si evince la volontà di prendere in carico tutto quello che si può fare per cercare di mantenere i contrasti sotto un piano propositivo e anche di veemenza politica, ma mai trasmettendo a chi è fuori e vive i problemi che noi portiamo qui, quegli elementi di odio sociale che poi possono sfociare, soprattutto in un'era come la nostra, dove l'odio si divaga ancor più velocemente con tutti gli strumenti di rete, di Internet, e vediamo quante volte in quest'Aula, ovviamente con le dovute proporzioni, abbiamo fatto denunce. E allora, qui è importante che la politica prenda coscienza della propria storia, della storia del proprio Paese, che ne prenda atto e che riesca ad essere all'altezza di questo Parlamento. Grazie per aver ricordato un evento molto importante (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bergamini. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Onorevole Presidente, grazie. Forza Italia si associa allo spirito contenuto nelle parole dell'intervento del presidente Rampelli. Bene ha fatto il collega a voler tenere accesa la memoria del rogo di Primavalle e ad averne raccontato nel dettaglio - e credo che in tutti noi abbia suscitato una grande pena - le dinamiche e le circostanze. Sono per noi anni molto lontani, anni di grandissima lotta politica, conflitto politico, voglia di cambiamenti sociali, voglia di cambiamenti culturali. Anni che ci sembrano davvero lontani e, per chi come me non li ha vissuti, anni anche difficilmente comprensibili. O forse no, forse invece molto comprensibili. E per questo, bene ha fatto Rampelli, e bene fa, a tenerne alta la memoria, perché la lezione del rogo di Primavalle è una lezione eterna. Ci sono degli episodi nella storia che, all'inizio, sembrano circoscritti o circoscriversi, e poi, invece, con il passare degli anni e dei decenni, diventano una lezione sempre viva. E il rogo di Primavalle deve restare una lezione sempre viva, oggi più attuale che mai, in un momento in cui - e naturalmente mi riferisco al di fuori dei nostri confini nazionali e basta - la violenza sembra tornata a essere un linguaggio immancabile e irrinunciabile per l'affermazione di idee e visioni del mondo. Ecco, noi, quella violenza, dobbiamo sconfessarla, dobbiamo combatterla. Dobbiamo dimostrare a noi stessi e alle comunità che serviamo che quella violenza, quella violenza apparentemente lontana del 1973, è sempre annidata all'interno dell'affermazione delle idee e delle visioni politiche. E siccome è sempre annidata, bisogna sempre tenere alta la guardia, saper guardare bene anche i minuscoli rivoli dove potrebbe nascondersi e combatterla senza mai indietreggiare. Perché quella violenza trasforma le idee in ossessioni, ed è quello che dobbiamo, tutti assieme, evitare (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Il 16 aprile 1995 morì Iqbal Masih: un bambino, operaio, attivista, pachistano, che è diventato il simbolo di quella che, il 16 aprile, è la Giornata contro il lavoro e lo sfruttamento infantile.

Prendo la parola in questa Camera per dare i dati di questa tragedia. Il lavoro minorile, come sapete, è un fenomeno ancora globale che non risparmia, però, nemmeno il nostro Paese. Diffuso, ma ancora in larga parte sommerso e invisibile. È per questo che ringraziamo le tantissime associazioni, a partire da Save the Children, che hanno pubblicato i dati. Si stima che solo nel nostro Paese 336.000 minorenni tra i 7 e i 15 anni abbiano avuto un'esperienza di lavoro continuativa, saltuaria o occasionale. Parliamo di fenomeni come quelli di Latina o Ragusa. Tra l'altro, durante il COVID questa vicenda è esplosa: pensate che il 6,8 per cento della popolazione di quell'età, quasi 1 minore su 15, ha avuto quel tipo di esperienza. Tra coloro di 14 e 15 anni, che dichiarano di svolgere o aver svolto un'attività lavorativa, c'è un gruppo consistente, il 27 per cento, che ha svolto lavori particolarmente dannosi per i percorsi educativi e per il benessere psicofisico, perché svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico, oppure in orari notturni, o ancora perché percepiti dagli stessi intervistati come pericolosi.

Dalle stesse stime effettuate, si parla di 58.000 adolescenti. Parliamo di minori che, durante il COVID, hanno smesso di studiare e hanno iniziato a lavorare. Parliamo di settori prevalenti, fra cui quello della ristorazione, spesso uno dei grandi settori che a fisarmonica riempiono le statistiche del nostro Paese, ma anche la vendita al dettaglio nei negozi e le attività commerciali, seguiti, poi, ovviamente, dal lavoro nelle campagne e nell'agricoltura.

Per questo denunciamo, in questa giornata contro lo sfruttamento infantile, uno dei nuovi oggetti di ricerca, ossia il lavoro online. Pensate alla realizzazione di contenuti per social o videogiochi, oppure a tutto quello che si può fare con gli smartphone o anche alla promozione dei nostri social: anche lì, c'è un pezzo di lavoro minorile. Per questo sono grato al gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra per aver depositato, per la prima volta, un testo che ne vieta lo sfruttamento e l'utilizzo. E speriamo che questa giornata sia anche il momento per dire che il lavoro non è un gioco (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà. Sullo stesso argomento, immagino.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei anch'io unirmi, in questa giornata così importante contro la schiavitù infantile, al richiamo che ha appena fatto l'onorevole Grimaldi. Viviamo, a livello mondiale, una situazione del tutto allarmante. Parliamo, infatti, di 150 milioni di bambini e adolescenti costretti a lavorare - dati su cui è già intervenuto prima di me il collega - di cui 9 milioni ridotti in schiavitù. Quando parliamo della riduzione in schiavitù, parliamo di alcune delle cose più aberranti che possono riguardare la vita dei minori. Parliamo della tratta degli organi. Parliamo di bambini venduti come merci per consentire che questi vadano a lavorare nei campi. Parliamo della vicenda drammatica delle spose bambine.

Allora, rispetto a questo dramma che viviamo a livello mondiale e a livello nazionale, non possiamo tacere rispetto a quanto gli ultimi 4 anni abbiano rappresentato un assoluto passo indietro rispetto ai timidi passi in avanti che c'erano stati proprio sul contrasto alla schiavitù infantile.

Gli ultimi 4 anni si sono distinti, lo abbiamo visto, per conflitti armati e una crisi pandemica da COVID-19 che ha messo in ginocchio intere Nazioni e che ha gettato in povertà, lo abbiamo visto, anche nel nostro Paese, molte famiglie, le quali si sono, purtroppo, trovate in situazioni drammatiche.

Rispetto a questo tema, che appare enorme, drammatico e così largamente diffuso, come i dati di Save the children ci hanno evidenziato in modo palese, grazie al report che è stato prodotto (non è un gioco), rispetto a questi dati, però, come Nazione e come Parlamento, alcune cose dobbiamo farle. Uno dei punti individuato come fondamentale per aiutare questi ragazzi a uscire dalla povertà materiale, ma anche sociale e in termini di strumenti, è quello di investire fortemente sul tema della scuola e della formazione. Io mi auguro che tutto il Parlamento voglia riflettere al riguardo per far sì che queste giornate non diventino solamente momenti in cui tutti insieme ci indigniamo per le gravi problematiche che riguardano i nostri ragazzi, ma che attivamente si voglia legiferare per garantire che la scuola davvero sia un diritto garantito per tutti i bambini e le bambine italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1752-A.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,09).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1752-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1752-A/82 l'onorevole Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Vorrei ritornare su una vicenda che ho illustrato più volte all'interno di quest'Aula, che è oggetto dell'ordine del giorno mio e del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e che era, in realtà, oggetto di un ordine del giorno approvato con la scorsa finanziaria. Parliamo del personale ATA, cui era stato promesso e assolutamente assicurato da tutto il Parlamento, su proposta di alcuni esponenti della maggioranza, con l'accordo del Governo, che avrebbe avuto la proroga dei contratti. Ciò non è avvenuto, perché a tutt'oggi i circa 3.170 contratti del personale ATA, assunto nell'ambito dell'organico aggiuntivo del PNRR, scaduto il 31 dicembre 2023 - ricordo molto bene quando in quest'Aula fu detto che era assurdo, che bisognava prorogare questi contratti e dare le risorse e che si chiedeva di presentare un ordine del giorno, che fu presentato e votato a unanimità - non sono stati ancora prorogati dalle rispettive istituzioni scolastiche che, avendo la discrezionalità nell'assunzione ed essendo a corto di risorse finanziarie, non hanno provveduto al loro rinnovo.

Io mi domando una cosa: lo sapevamo durante la scorsa legge di bilancio che servivano le risorse e che il problema principale che ponevano le scuole e le istituzioni scolastiche era la carenza dei fondi! Ebbene, abbiamo illuso e abbiamo detto il falso a questi lavoratori. Non bisogna prendere mai in giro le persone che lavorano, creando loro un'illusione e un'aspettativa.

Noi abbiamo votato all'unanimità un ordine del giorno, con il parere favorevole del Governo, che lo impegnava a prolungare i contratti, ma ciò non è stato fatto; non sono state date le risorse. Voglio ricordare che l'orientamento dominante dei dirigenti scolastici era quello di non prorogare i contratti per la mancanza di risorse economiche sufficienti che noi, come Parlamento, e che il Governo, come organo esecutivo, ci eravamo impegnati a fargli avere, determinando così una discriminazione a carico del personale amministrativo e tecnico, assunto nell'ambito dell'organico aggiuntivo PNRR.

Noi chiediamo urgentemente di mantenere fede agli impegni presi - è importante -, soprattutto se lo fanno i massimi organi esecutivi e democratici del nostro Paese, cioè il Governo e il Parlamento. Noi chiediamo di prevedere nel prossimo provvedimento utile, quindi urgentemente, che le risorse aggiuntive, pari a 40 milioni di euro, previste dall'articolo 14, comma 11, lettera b), del provvedimento relativo alle varie risorse già trasferite, siano espressamente - questa volta lo chiediamo - vincolate al rinnovo dei contratti del personale amministrativo e tecnico assunto nell'ambito dell'organico aggiuntivo del PNRR, al fine di aggirare l'attuale discrezionalità dovuta alla mancanza di risorse dei dirigenti scolastici di rinnovare o meno i relativi contratti. Presidente, questa è una battaglia di civiltà, è un impegno che è stato preso, è una questione anche di onore delle istituzioni: se prendiamo un impegno, quell'impegno deve essere mantenuto, altrimenti meglio non prenderlo. Avrei preferito che, in questo Parlamento, nessuno si assumesse la responsabilità di dire pubblicamente a questi lavoratori che il problema era stato risolto. Avrei preferito che il Governo avesse detto che non è possibile fare nulla. Tuttavia, poiché ci siamo impegnati, abbiamo presentato un ordine del giorno, lo abbiamo votato - a meno che non decidiamo che gli ordini del giorno non abbiano alcun valore: qualcuno ogni tanto in quest'Aula dice che perdiamo tempo, ma non credo che la democrazia e gli impegni siano qualcosa che non ha alcun valore -, abbiamo avuto il parere favorevole del Governo e abbiamo dato una certezza a questi lavoratori, ebbene questo impegno va mantenuto ed è questo il motivo del nostro ordine del giorno che chiederemo di votare. Chiederemo al Governo questa volta di prendere un impegno molto più cogente, rispetto a quello un pochettino naïf che ha preso precedentemente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è - o ormai dovremmo dire “sarebbe stato” - una manna dal cielo per il nostro Paese. Non è arrivato per caso, è arrivato perché c'è stata una robusta e ampia azione politica. Il protagonista è stato indiscutibilmente il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte con la spinta del MoVimento 5 Stelle allora al Governo, ma ricordo perfettamente la diffidenza della nostra carta stampata circa l'ambizioso progetto di chiedere all'Europa uno sforzo economico comune per aiutare il nostro Paese in particolare, che tanto aveva patito gli effetti della pandemia, a causa soprattutto di regioni guidate da principi predatori, dove la sanità pubblica era già stata svenduta ai criteri del profitto, ma a causa anche di un atteggiamento sconsiderato dei leader politici oggi al governo del Paese, che, per raccattare un po' di consenso, si mostravano senza mascherina in mezzo a decine di persone. Per fortuna, la pandemia è passata e soprattutto la pandemia ha spinto l'Europa a unirsi in una risposta alla crisi economica e sociale, una lezione importante che purtroppo oggi sembra già dimenticata, come possiamo vedere dal nuovo Patto di stabilità. D'altra parte, cambiano i leader e cambiano i risultati, questo ne è un plastico esempio. Fatto sta che oggi abbiamo un tesoro di investimenti, pari a oltre 200 miliardi di euro, un'occasione unica dovuta anche al disequilibrio tra Nord e Sud del Paese, di cui tanto si è parlato in queste ultime settimane in Commissione affari costituzionali. Come decide di utilizzarlo questo Governo? In maniera disastrosa, sciatta, confusa e superficiale. Nonostante il Ministro Fitto magnifichi quotidianamente il raggiungimento di immaginifici target, la realtà dei fatti è quella dell'andamento e dell'efficacia della spesa, un andamento drammatico di cui il Governo è corresponsabile, perché non fa altro che lavorare per rinviare qualunque scadenza. Fitto è diventato il Ministro dei rinvii prima che degli affari europei. Ma non basta, perché assistiamo anche a uno scontro non più sotteso ormai: mi riferisco al duello di questi giorni tra Giorgetti e Fitto, che rende ancora più difficile il quadro d'insieme. Da un lato, il Ministro dell'Economia strizza l'occhio ai ritardatari, confidando in una proroga che, al momento, non esiste; dall'altro, il Ministro per gli Affari europei minaccia sanzioni per gli inadempienti, come abbiamo visto con la proposta di legge Foti. Il risultato è una terribile confusione, che restituisce un'immagine di inadeguatezza di questo Esecutivo.

Voglio citare i dati, che poi sono quelli della relazione al Parlamento sull'attuazione del PNRR e mi riferisco, in particolare, ai temi del lavoro e delle politiche sociali, all'ambito in cui il Governo è andato peggio, probabilmente. Qui bisogna, sicuramente, evidenziare una responsabilità politica rispetto a cui anche la Ministra Calderone dovrebbe dire qualcosa. Sì, perché il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha speso solo lo 0,8 per cento delle risorse disponibili. Com'è possibile? Come possiamo accettare un disastro del genere? Davvero non c'è la capacità di spendere queste risorse? Sembra, francamente, impossibile, perché a tutti è evidente che le risorse in questo ambito servono. Sappiamo che esiste un tema enorme di fragilità sociale, di tenuta del sistema di welfare, di precariato, di sicurezza del lavoro. Davanti a questo scenario, come possiamo accettare un Ministro così inefficiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Ed è per questo che il mio ordine del giorno ha un obiettivo molto preciso. Chiediamo di porre in essere le condizioni per la definizione di un piano organico di interventi per contrastare, in maniera concreta ed efficace, irregolarità, precarietà e povertà del lavoro dipendente, quello che oggi dovrebbe essere un punto fermo di qualunque azione politica di qualsiasi Governo europeo. Abbiamo ancora negli occhi le tragedie di Brandizzo, Firenze e Suviana, l'enorme tema della sicurezza sul lavoro. Per questo, chiediamo ci sia un impegno serio, volto alla promozione della cultura della sicurezza. E poi il lavoro di fronte alle politiche migratorie, ma anche quello della parità di diritti per ricomporre le frammentazioni nel mercato del lavoro. Un'operazione che si può e si deve fare, coinvolgendo le forze economiche e sociali, sia nella fase di definizione che di valutazione sulle proposte normative, ma soprattutto valorizzando il ruolo del Parlamento, nell'ambito di un iter legislativo ordinario. Questo è ciò che dovremmo fare. Di fronte alle sfide che abbiamo davanti serve senso della responsabilità e la capacità di guardare solo ed esclusivamente agli interessi del Paese ed è con questo spirito che chiedo a maggioranza e Governo un parere favorevole su questo nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1752-A/146 l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Il mio ordine del giorno invita a riflettere sull'operazione compiuta dal provvedimento, ai commi 9 e 10 dell'articolo 1, sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Vorrei fare una considerazione preliminare. Bisognerà pur trovare la sede per affrontare in modo organico l'utilizzo delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, perché chiama in causa l'evidente crisi del nostro regionalismo, al quale l'autonomia differenziata rischia di infliggere un colpo mortale; un utilizzo - lo dico anche in base alla mia esperienza governativa in materia - che appare troppo frammentato, disperso in mille rivoli e quindi inefficiente, una sorta di involuzione assai negativa rispetto agli obiettivi strategici raggiunti nel primo ventennio dalla Cassa del Mezzogiorno.

In occasione del PNRR, il Piano avrebbe dovuto creare un esempio per una migliore qualità ed efficacia nell'utilizzo del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Abbiamo invece ha fatto l'operazione contraria, trasferendo le cattive abitudini all'interno del PNRR e prevedendone un allungamento strumentale, com'è di tutta evidenza. Anche le norme oggetto del mio ordine del giorno lo dimostrano. Cosa è successo, infatti? Una norma di uno degli ultimi decreti-legge del Governo Draghi (il decreto-legge n. 50 del 2022, articolo 58) prevedeva che il CIPESS provvedesse, con proprie delibere, entro 90 giorni, all'individuazione degli interventi da definanziare per la quota di 6 miliardi delle risorse 2014-2020, nell'ottica di una migliore allocazione delle risorse e di una riqualificazione della spesa. Nelle more dell'adozione di queste delibere, veniva subito resa indisponibile una quota di 6 miliardi delle risorse del Fondo per la programmazione 2021-2027. È poi intervenuto lo scioglimento delle Camere e l'attuale Governo avrebbe dovuto, ma non ha provveduto alla ricognizione, per individuare gli interventi da finanziare, una ricognizione che, si comprende bene, avrebbe richiesto il coraggio di confrontarsi con molti interventi settoriali. Si interviene, quindi, con il comma 9, spostando la quota indisponibile al 2026-2031, con il senno a liberarsi risorse per il 2024 e il 2025, ma è un gioco contabile simile a quello degli specchi.

Ma siccome alla fine i conti devono tornare, per compensare il mancato accantonamento il comma 10 definanzia interventi importanti già avviati del Piano nazionale complementare quali la rete di interconnessione nazionale dell'istruzione, il polo energetico del Mar Adriatico, il risanamento urbano dei piccoli comuni, interventi infrastrutturali nelle ferrovie del Sud e interventi infrastrutturali per evitare il sovraffollamento carcerario. Insomma, non avendo il coraggio di affrontare un'operazione complessiva di riqualificazione della spesa, si interviene a gamba tesa su interventi in corso. Questo è lo stile di questo Governo che ha vissuto fin dall'inizio la grande occasione del PNRR come un grande fastidio di cui avrebbe fatto volentieri a meno, salvo decidere di intervenire sulla governance per stringere i nodi dello schema di potere, mettendo i livelli regionali e comunali sul piano non della collaborazione ma su quello della dipendenza. Così come si è operato con il PNRR si fa anche con il Documento di economia e finanza, una furbizia senza respiro che assomiglia molto alle caratteristiche dei due Ministri competenti. Il DEF serve per aggiornare i conti pubblici, descrivendo compiutamente il quadro programmatico, cioè quello che il Governo vuole finanziare con la legge di bilancio. Così, invece, il Governo tiene le mani libere, non parla del quadro programmatico, finge di non dover fare una manovra correttiva e continua a promettere di mantenere gli sgravi di contributi e tasse in vista delle elezioni europee, senza dire che ha bisogno di 30 miliardi per fare questo e senza dire dove trovarli. Il PNRR e il DEF sono una replica dello stile di Governo che punta sulla furbizia irresponsabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Dori per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/84.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Il provvedimento che stiamo esaminando interviene, tra le altre cose, anche sulla struttura del finanziamento del PNRR, come modificato dalla revisione concordata con le istituzioni europee nel dicembre 2023, a cui poi si collega anche una consistente rimodulazione del Piano nazionale complementare, secondo una catena di definanziamenti e di rifinanziamenti di progetti. Nell'ambito di questi negoziati, il Governo ha scelto deliberatamente di definanziare la misura dedicata alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie per un totale di 300.000.000 di euro, stanziati nel novembre 2021 - quindi, stiamo parlando di un altro Governo - e per i quali era già stata pubblicata la graduatoria definitiva di ammissione al finanziamento degli enti locali. Questa decisione del Governo, però, rischia di creare anche seri problemi agli enti locali, avendo i comuni lavorato alacremente e celermente per progettare queste opere, queste realizzazioni, e assegnare i lavori. Quindi, davvero questa è una scelta grave da parte del Governo e devo dire che denota anche scarsa attenzione rispetto a questo tema, proprio attraverso l'inconcepibile e veloce cancellazione dei più grandi investimenti su questi beni degli ultimi quarant'anni, che si sarebbero davvero trasformati in asili nido, centri anti-violenza, presidi in territori colpiti dalla violenza mafiosa. Quindi, il Governo penalizza quelle amministrazioni comunali che in questi mesi hanno progettato e impiegato risorse pubbliche ed energie e attivato manifestazioni di interesse. Adesso, si trovano improvvisamente senza risorse per trasformare il tesoro dei boss in beni pubblici per la comunità. Con la riqualificazione di questi beni, in realtà, noi avremmo potuto fare molto. Gli enti locali avrebbero potuto, ad esempio, aumentare l'inclusione sociale con la creazione di residenze sociali e sanitarie e aumentare l'integrazione attraverso il completo rinnovo degli spazi pubblici al fine di ampliare l'offerta di servizi al cittadino, come servizi sociali di comunità, centri ricreativi, librerie, palestre, laboratori, eccetera. Si sarebbero potuti creare nuovi luoghi di ritrovo per i giovani gestiti da associazioni, come mini librerie e sale prove per musicisti, e si sarebbero potuti aumentare i presidi di legalità e di sicurezza del territorio, come stazioni di Polizia, Carabinieri, Protezione civile, eccetera, al fine di promuovere un'economia legale e trasparente, e creare nuove strutture per l'ospitalità, la mediazione e l'integrazione culturale, anche contro mafie e corruzione. Tutto ciò, quindi, non è tollerabile, non è tollerabile questo passo indietro. È vero che con l'articolo 6, comma 1, del provvedimento, è prevista la nomina di un commissario straordinario per assicurare la rapida realizzazione degli interventi di recupero e di valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, però non sono previste forme di rifinanziamento.

Quindi, noi chiediamo, con quest'ordine del giorno, un impegno a prevedere almeno nel prossimo provvedimento utile - visto che l'occasione qui è stata persa - di destinare agli enti locali che già si sono attivati tutte quelle risorse necessarie per valorizzare questi beni sottratti alla criminalità organizzata tramite provvedimenti di confisca e che davvero sarebbero potuti andare a vantaggio delle collettività e degli stessi amministratori. La confisca dei beni alle mafie sappiamo che non ha un valore soltanto economico ma è anche un segno di forza dello Stato nella lotta alla mafia e, quindi, presuppone non solo una legislazione forte e rigorosa ma, accanto ad essa, anche un percorso culturale, una cultura della legalità e questa cultura della legalità si nutre anche di simboli, di simboli positivi, così come di esempi di uomini e di donne coraggiosi che hanno dato la loro vita per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola universitaria superiore Sant'Anna di Pisa, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

La deputata Gilda Sportiello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/67.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo oggi in quest'Aula perché è successo un fatto grave, gravissimo, durante i lavori sul decreto del PNRR. È stato approvato un emendamento che apre le porte dei consultori, laici e pubblici, alle associazioni antiabortiste. Un uomo di questo Parlamento ha presentato un emendamento con cui si decide che all'interno dei consultori possono avere libero accesso le associazioni antiabortiste per dire alle donne cosa devono fare sul loro corpo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è fantascienza! Noi non accetteremo mai una norma del genere, non accetteremo mai che nessuno, uomo o donna che sia, venga a dirci che all'interno dei consultori associazioni deliberatamente antiabortiste vengano a negarci dei diritti.

Vede, Presidente, questo è un tentativo, l'ennesimo da parte di questo Governo, di colpevolizzare le donne che decidono di abortire, che decidono di avere libera scelta sui propri corpi e sulle proprie vite. Questo tentativo di colpevolizzare l'avevamo già visto con le proposte di legge che chiedevano e che, anzi, obbligavano ad ascoltare il battito del feto. Notizia: bastava guardare una puntata di Esplorando il corpo umano da piccoli per avere chiara la situazione. Il feto non è un bambino: partiamo da questo assunto, così almeno sappiamo di cosa stiamo parlando tutti e tutte.

Ebbene, dopo la violenza di chiedere che le donne che decidono di abortire debbano ascoltare il battito del feto, oggi assistiamo a questa ennesima violenza, cioè l'ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori. I consultori sono depotenziati e definanziati, hanno bisogno di assunzioni, sono numericamente sottorappresentati sul nostro territorio e i soldi del PNRR non verranno usati per questo. Questo Governo decide, dopo aver tagliato i fondi sulla salute e sulla sanità pubblica, di darli alle associazioni antiabortiste. Questa è la realtà dei fatti scritta nero su bianco.

Allora, Presidente, dietro questo tentativo di entrare e invadere con tale violenza dei luoghi laici e pubblici come i consultori c'è, ovviamente, un'ideologia molto forte, quella che vede le donne unicamente proiettate e unicamente destinate alla maternità. Probabilmente, se lo avesse detto mia nonna ai suoi tempi non mi sarei stupita, considerando anche il suo background e il tempo in cui è vissuta, ma che oggi, nel 2024, ancora si pensi che la maternità è l'unico destino possibile per le donne è veramente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Allora, abbiamo assistito a una festa che poi c'è stata quando oggi in Aula abbiamo sentito dire dal deputato Messina che è incredibile che stiamo facendo opposizione a una misura del genere, perché questo non significa essere contro la legge n. 194 (mi chiedo io allora che cosa significhi); lo stesso ha affermato che - leggo - si sta dando “un'opportunità soprattutto a quelle donne che molto spesso sono obbligate ad abortire perché non hanno un sostegno economico, perché non hanno nessuno in famiglia (…). Noi diamo alle donne l'opportunità della vita”. Ma di che stiamo parlando? Io mi rifiuto di leggere parole del genere. A noi donne l'opportunità non ce la concede nessuno. Lo scegliamo noi se vogliamo essere madri in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Mentre il Parlamento europeo decide e stabilisce che l'aborto è un diritto fondamentale, mentre Francia, Spagna e Germania legiferano per tenere fuori le associazioni antiabortiste dai consultori e dalle strutture pubbliche, qui facciamo il contrario. Ma dove viviamo? Mi sono svegliata a Gilead, stamattina?

Io voglio dirle solo un'ultima cosa, Presidente, perché il tempo a mia disposizione è quasi finito. Innanzitutto, vengo al sostegno economico. Per come è scritta questa norma, l'unico sostegno economico che c'è è quello che viene dato alle associazioni antiabortiste. Però, io vi do una notizia e mi dispiace che non ve ne siate ancora accorti dopo essere stati al Governo tutto questo tempo e anche altre volte: guardate che si deve parlare di precarietà, di case, di emergenza abitativa, di asili nido (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo significa parlare di natalità, questo dà veramente libertà di scelta.

Concludo dicendo una cosa. Ci siamo sentiti dire tante volte che avere una donna Presidente del Consiglio era una vittoria di tutti e di tutte, un fatto che finalmente ci proiettava nella modernità. Signori, ve l'abbiamo detto, ve lo ripetiamo e ce lo state dimostrando: di avere una Presidente del Consiglio che è nata donna, ma sulle cui gambe viaggiano patriarcato, misoginia e odio per le donne non sappiamo che farcene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. L'onorevole Vaccari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/87.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno facciamo l'ennesimo ripetuto appello al Governo perché ritorni sui suoi passi dopo aver adottato un provvedimento che, a nostro giudizio, rappresenta una discriminazione vergognosa. Infatti, è successo che non è stata concessa la deroga rispetto al superbonus ai comuni del cratere in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto colpiti dal terremoto del 2012, quando, invece, questa deroga è stata data con riferimento ai comuni colpiti da altri terremoti, quelli in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Quindi, davvero non ci capacitiamo di come, ancora una volta, verso l'Emilia-Romagna, in particolare, si operi attraverso delle scelte discriminanti, arrivando finanche a non dare risposte concrete. Penso alle mancate risposte che la regione Emilia-Romagna attende ormai da 10 mesi sullo stanziamento dei fondi per la ricostruzione post alluvione in Romagna, con poco più della metà del fabbisogno che è stato stimato e mettendo anche lo stesso commissario Figliuolo in grande difficoltà nel dare risposte a imprese, cittadini e comuni.

Questa scelta fa il paio con un'altra ulteriore discriminazione operata col decreto Milleproroghe verso i comuni del cratere emiliano, quando non è stata prorogata l'esenzione per i fabbricati inagibili colpiti dal sisma del 2012; norma che è stata via via prorogata e che riguardava gli immobili danneggiati dagli eventi del maggio 2012 e che era ed è legata alla proroga dello stato di emergenza che vale per tutto il 2024, al termine del quale sarà completato il lavoro di ricostruzione. Ma su questo punto non si capisce perché, ancora una volta, verso l'Emilia-Romagna ci sia questo accanimento.

Nel 2023, la legge di bilancio aveva stanziato, complessivamente, 8 milioni, per il 2024 ne servivano poco più di 6 milioni e mezzo, di cui quasi 6 ai comuni e un milione allo Stato. Forse bisognava suggerire al Governo di prendere i 2 milioni che il Ministro Lollobrigida ha stanziato per finanziare il proprio staff presso il proprio Ministero, così almeno una parte di queste risorse poteva essere trovata.

Siamo in presenza davvero di una discriminazione che rischia di vanificare gli sforzi compiuti, gli investimenti fatti da tutti i cittadini, dalle imprese, dal commissario stesso per completare quella parte di ricostruzione privata che, come tutti sanno, ha risentito, nel corso degli anni, delle difficoltà del periodo dell'emergenza COVID, delle conseguenze dovute ai conflitti che nel frattempo sono scoppiati vicino all'Europa e, ovviamente, del conseguente aumento delle materie prime. Anche nell'assemblea legislativa regionale è stata chiesta una discussione per impegnare lo stesso presidente Bonaccini, che già ha preso posizione in modo netto e ha chiesto al Governo un ripensamento su questo punto. Questa scelta, infatti, andrebbe a penalizzare un numero di cantieri pari al 5 per cento del totale complessivo, già autorizzati e già finanziati dalla struttura commissariale, ma che sono ancora aperti per diverse ragioni, a partire dal caro materiali che ne ha rallentato il completamento, non per negligenze o per altre ragioni legate a ritardi senza motivazione.

È per questa ragione che abbiamo presentato quest'ordine del giorno, per chiedere l'immediata modifica del provvedimento, per consentire di superare le difficoltà e le divisioni, promuovendo, invece, soluzioni che tengano dentro quel provvedimento anche l'Emilia-Romagna. Altrimenti, mettendo in fila tutti i tasselli e tutti i pezzi del puzzle, evidentemente, c'è una volontà di perseguire in modo scellerato una regione che sta provando a far ripartire, per l'ennesima volta, un territorio colpito dall'ennesima calamità naturale, con il Governo che prova, invece, a mettere i bastoni tra le ruote di questa ricostruzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Evi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/76.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Un mese fa circa, il 14 marzo, la Commissione europea ha inviato una lettera di costituzione in mora al nostro Paese per il superamento dei limiti delle polveri sottili in alcuni territori del nostro Paese. Oggi, con questo decreto PNRR, andiamo a tagliare risorse che erano destinate al miglioramento della qualità dell'aria: mi riferisco al comma 10 dell'articolo 1. Io credo che questo sia gravissimo, che sia molto grave, perché denota, ancora una volta, che non soltanto c'è la mancanza della volontà politica di risolvere un problema che è una vera e propria emergenza - lo smog nel nostro Paese e, in particolar modo nel Nord Italia, è un'emergenza -, ma ci dice molto di più; ci dice che adesso mancano addirittura anche le risorse, quelle poche risorse che erano state messe per cercare di risolvere questo problema.

La mancanza di volontà politica l'abbiamo vista in molte occasioni, penso, non da ultimo, alla posizione di forte contrasto da parte di questo Governo alle ultime direttive e ai regolamenti in discussione a livello europeo e penso alla direttiva sulla qualità dell'aria, in cui addirittura si è riusciti a strappare una deroga per posticipare più in là possibile il rispetto di nuove norme, di nuovi limiti più stringenti, che sono a tutela della salute e, quindi, dell'aria che le persone respirano nel nostro Paese.

E tutto questo sembra non avere alcun tipo di importanza da parte di questo Governo, da parte di questa maggioranza, nonostante le morti premature, nonostante tutte le persone che si ammalano a causa dell'inquinamento atmosferico, nonostante anche tutti i nuovi studi e le evidenze scientifiche che mettono in correlazione l'inquinamento atmosferico con molte altre problematiche: penso allo sviluppo cognitivo nei più piccoli, nei bambini, penso, ad esempio, a patologie e a fragilità psicologiche e mentali legate all'inquinamento atmosferico. Sempre più evidenze scientifiche ci dicono che la qualità dell'aria che respiriamo incide sulla nostra salute, ma tutto questo si può mettere da parte e, con un tratto di penna, si possono cancellare da questo decreto quelle poche risorse che potevano essere destinate a tutto ciò. Ecco perché noi con quest'ordine del giorno vogliamo chiedere al Governo di rivalutare quanto sta facendo, come l'abrogazione di alcune disposizioni legislative, previste da questo decreto, che vanno a tagliare quasi 700 milioni di euro di risorse destinate a una serie di attività, tra cui anche quella del miglioramento della qualità dell'aria, risorse che erano già state deliberate dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, dal CIPESS, quindi qualche cosa che era già avviato. Con quest'ordine del giorno noi chiediamo di rivalutare gli effetti applicativi di queste abrogazioni e di garantire, perlomeno, la dotazione finanziaria prevista all'interno di questo stesso decreto-legge o garantire, comunque, risorse per il miglioramento della qualità dell'aria, in quanto sono risorse già deliberate dal CIPESS.

Non vediamo volontà politica di risolvere il tema quando si parla di allevamenti intensivi, guai a toccare l'argomento; non vediamo volontà politica di intervenire sul problema quando si parla, ad esempio, di approvare una direttiva, come la direttiva Case green, che mira al miglioramento, all'efficienza e, quindi, a un abbattimento dell'inquinamento atmosferico che deriva dal residenziale. Neanche a parlarne per quanto riguarda il sistema energetico, con una lentezza indescrivibile sul fronte delle rinnovabili e una mano tesa invece sul fronte delle energie fossili: penso, ad esempio, al raddoppio della centrale di Ostiglia, in provincia di Mantova, quindi in pieno territorio della Pianura padana, territorio piagato dall'inquinamento atmosferico. Non vediamo alcun tipo di volontà politica su tutti questi fronti, quantomeno rimettiamo dove erano le risorse che dovrebbero servire per tutelare la salute dei cittadini, perché si meritano questo e molto di più (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. L'onorevole Amato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/63.

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. “Ho investito al Sud per dare a tutti le stesse opportunità. Solo in Campania, dal mio insediamento, abbiamo investito per le scuole 1,5 miliardi di euro. Mai nessuno così a Napoli. Ho voluto investire tante risorse in Agenda Sud per riunire l'Italia, che oggi è spaccata in due” - quindi, il Ministero Valditara lo sa che l'Italia è spaccata in due - “e perché tutti i giovani, anche quelli delle regioni meridionali, hanno le stesse opportunità formative” - o Dio dei verbi, dove sei? - “e quindi lavorative. Solo in edilizia scolastica abbiamo speso 800 milioni di euro e non sono solo fondi dal PNRR”. Questo lo ha detto il Ministro Valditara ieri, durante l'intervento all'evento finale dell'iniziativa “Scuola futura”, a Caserta.

L'articolo 1, comma 8, prevede una riduzione di numerose autorizzazioni legislative di spesa relative al Piano nazionale complementare, autorizzazioni che sono state modificate successivamente. Ma questo il Ministro non lo sa, nessuno gli ha spiegato che tali modifiche si sono rese necessarie per coprire gli oneri derivanti dalla rimodulazione dei diversi interventi già finanziati dal PNRR, interventi che sono stati modificati di comune accordo con la Commissione europea e sono stati rivisti sia in termini di obiettivi quantitativi sia per le relative scadenze. Si continua a parlare di Piano, di PNRR; Piano di cui questa maggioranza continua a vantarsi, dicendo di essere in testa alle Nazioni europee per quantità di progetti attuati. Peccato che questa maggioranza si scordi di aggiungere che l'Italia è in testa per l'86 per cento anche per quantità di truffe, sotto la lente delle indagini dell'Europa. In particolare, alla lettera r) si interviene riducendo lo stanziamento di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026, 2027 e 2028, per un totale di ben 60 milioni di euro, del Fondo unico per l'edilizia scolastica. Tale definanziamento appare tutt'altro che necessario, in quanto le infrastrutture scolastiche che ospitano studenti di ogni ordine e grado su tutto il territorio nazionale risultano tra gli elementi fondamentali per garantire dei percorsi formativi e contrastare la dispersione scolastica. Sono numerosi i report e gli studi economici, tra cui quello della Banca d'Italia, che mostrano come le scuole italiane continuino ad essere in ritardo sulla riqualificazione edilizia. Un elemento che va ad alimentare i divari territoriali che persistono tra le varie aree del Paese. A titolo esemplificativo, signor Presidente, gli edifici scolastici del Sud, insieme a quelli delle isole e del Centro, hanno mediamente necessità di interventi urgenti per una scuola su due, a fronte delle scuole del Nord che ne necessitano solo nel 21 per cento dei casi. Ad oggi abbiamo una forbice dello stato dei cantieri nelle diverse regioni italiane che va dal 73,8 per cento di fondi aggiudicati in Trentino-Alto Adige al 24,2 in Campania.

Dichiarano di avere bisogno di interventi di manutenzione urgente nel Trentino-Alto Adige solo il 3,4 per cento delle scuole, mentre in Campania sono ben il 64,5 per cento. Le scuole in Calabria e in Sicilia presenti in territorio di area sismica 1 e 2 nel 65 per cento dei casi non hanno avuto effettuata nessuna verifica di vulnerabilità sismica, però, nel frattempo, vengono tolti 1,1 miliardi dal Fondo perequativo comparto istruzione per destinarli all'opera del ponte sullo Stretto.

Concludo, signor Presidente, ancora oggi solo un edificio su due dispone di certificato di agibilità, di collaudo statico e di prevenzione incendi. Se questo è il presupposto per farci abituare a quanto accadrebbe se venisse approvata l'autonomia differenziata, signor Presidente, noi possiamo assicurare a questa maggioranza che ci era già ben chiaro che volevano che il Sud tornasse ad essere il Regno delle Due Sicilie, questa volta governato dai barboni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Madia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/89.

MARIA ANNA MADIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come abbiamo affrontato la crisi del 2008? Con l'austerità. Come abbiamo affrontato la crisi pandemica? Con gli investimenti del PNRR, che, tra parentesi, stanno tenendo a galla una politica economica inesistente di questo Governo. Parto da qui, Presidente, perché questo è il cambiamento importante dell'Unione europea che ci rende tutti protagonisti; e, siccome tutti i cambiamenti sono sempre percorsi, sono processi, noi abbiamo il dovere e la responsabilità di chiederci quali possono essere i passi in avanti da fare e quali, invece, rischiano di essere dei passi falsi, delle battute di arresto. Anche perché, purtroppo, dopo la crisi della pandemia, oggi viviamo una situazione internazionale e geopolitica, prima con l'invasione della Russia in Ucraina e poi con la difficile situazione mediorientale, molto complicata.

Credo - e come gruppo del Partito Democratico, dunque come gruppo dell'opposizione, è un sostegno che mai abbiamo fatto e mai faremo mancare al Governo - che oggi dall'efficienza esecutiva degli investimenti del PNRR, ossia da come verranno ben spese le risorse del PNRR, soprattutto in Italia, perché l'Italia è uno dei Paesi che usufruisce di maggiori risorse, dipendano i passi in avanti futuri che noi, come italiani e come europei, possiamo fare.

Ed è per questo che, siccome da europeisti convinti crediamo a un'Europa, a un'Unione europea più integrata, e siccome crediamo che il bene dell'Italia sia dentro un'Unione europea più integrata, noi mai - e lo voglio ribadire, lo voglio dire al Governo, lo voglio dire alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che spesso, invece, dice il contrario -, mai e poi mai, come gruppo del Partito Democratico, come gruppo d'opposizione, faremo mancare il nostro sostegno affinché si possa agevolare l'efficienza esecutiva degli investimenti del PNRR, perché è solo da qui - questa è la premessa - che noi possiamo sperare, ad esempio, di avere un PNRR strutturale in futuro.

Partendo da qui, e lo voglio dire proprio oggi che il Presidente Draghi ha detto parole importanti, solo il buon esito dell'utilizzo delle risorse del PNRR ci potrà dare la possibilità di avere una politica industriale europea, ossia una politica industriale che si sostanzi per la competitività dell'Unione europea nel suo complesso, per la competitività non di uno Stato membro contro l'altro, ma dell'Unione europea, che deve far fronte alle politiche economiche di colossi come gli Stati Uniti e come la Cina.

È un bene che oggi questo dibattito delle politiche industriali europee abbia cittadinanza in Europa. Noi aspettiamo i rapporti di due ex Premier italiani, Letta e Draghi, per trarre spunto e per poter fare passi in avanti, ma, lo ribadisco, la precondizione è che l'efficienza esecutiva delle risorse, degli investimenti del PNRR funzioni in Italia. O meglio, di quel che resta del PNRR.

E allora ecco la ragione dell'ordine del giorno che ho presentato, perché, Presidente, non far mancare al Governo il sostegno affinché le risorse di quel che resta del PNRR vengano ben spese non vuol dire non rendersi conto che c'era un PNRR originario e che oggi c'è un nuovo Piano; e che questo nuovo Piano non solo è un bancomat ridotto, senza spinta riformatrice, senza un'idea di Italia - io mi chiedo dove siano finite le riforme -, ma pure è un bancomat diminuito, con progetti che c'erano, che erano stati avviati, su cui le amministrazioni avevano impegnato risorse e che nel decreto, che oggi voi, maggioranza, volete approvare, vedono reintegrate queste risorse solo in parte.

Con quest'ordine del giorno chiediamo un rifinanziamento integrale e non parziale di alcuni capitoli, di un capitolo, nello specifico, importante, perché a un bancomat ridotto, senza spinta riformatrice, noi non possiamo accettare di aggiungere un rifinanziamento solo parziale di progetti fondamentali per il nostro Paese e su cui, lo ribadisco, c'erano già state amministrazioni che si erano impegnate, e dunque c'è una grande difficoltà che noi, come Paese, stiamo vivendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Grimaldi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/80.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno, più che un ordine del giorno, è un ennesimo tentativo di aprirvi gli occhi su una situazione indegna, indecorosa, che ha visto, tra l'altro, migliaia e migliaia di studenti manifestare davanti alle università, davanti a Montecitorio e, mentre il Governo dorme, mi chiedo dove dormano quei ragazzi. Parliamo dell'emergenza abitativa, ma parliamo soprattutto di quella vicenda che riguarda decine di migliaia di studenti capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi.

Parliamo di migliaia e migliaia di ragazzi che hanno il diritto di avere una borsa di studio, spesso negata dall'assenza di fondi, regione per regione, e continuiamo a chiedere a questo Governo, come agli altri Governi che non hanno fatto questa riforma che chiediamo da anni, di avere un'unica grande graduatoria nazionale, in cui tutti i capaci e meritevoli e privi di mezzi possano avere una borsa di studio, e che venga cancellata per sempre la figura degli idonei non beneficiari, ma qui siamo davanti a una vicenda ancora più grave. Noi abbiamo avuto grandissime occasioni in questo Paese per costruire residenze universitarie, alcune le abbiamo sfruttate, io vengo da un territorio in cui le Olimpiadi del 2006 a Torino sono state una grandissima occasione per gli studenti. La gran parte delle residenze che erano al Villaggio Media è diventata residenze universitarie, facendo fare un balzo del 200 per cento a tutto il sistema universitario piemontese. Parliamo di 2.000 posti letto solo in quel momento. Da allora è stato, di fatto, tutto fermo; e in Italia, se non ci fosse la legge n. 338 del 2000, che è una delle poche leggi che finanziano le residenze universitarie, oggi, non avremo neppure questo.

Tuttavia, noi avevamo un'occasione ancora più grande, che era proprio quella del PNRR, per far fare un balzo in avanti a tutto il sistema universitario italiano. Da subito, il mondo studentesco, ma anche il mondo universitario, atenei, enti per il diritto allo studio, hanno chiesto di non sprecare questa risorsa.

Il PNRR si pone l'obiettivo di affrontare questo problema e a questo fine il Piano ha già erogato due bandi da 287 milioni di euro, di cui 77 milioni già assegnati alle università che gestiscono le residenze pubbliche, insieme agli enti per il diritto allo studio, mentre il resto, pari a 210 milioni di euro, agli enti gestori privati. Per questi ultimi, il PNRR ha messo sul piatto altri 660 milioni di euro del Fondo per l'housing universitario. Queste strutture realizzate dagli operatori privati sembrano non essere destinate solo agli studenti, in quanto come previsto dal PNRR possono accogliere anche turisti. E, qui, Presidente, vorrei che provassimo a ritornare alle parole che la Presidente del Consiglio ha detto in quest'Aula contro la CGIL e contro l'Unione degli universitari, che hanno semplicemente provato a dire che eravamo davanti a una frode di Stato. Già, perché, non solo, quelle risorse non erano assegnate a strutture che dovevano essere ancora costruite, ma quei luoghi non solo erano già costruiti, ma erano già stati assegnati e addirittura occupati dagli studenti.

Presidente, spero che la Corte dei conti ci ascolti. Le faccio un esempio: siamo su Booking, alla struttura ibrida Belfiore di Torino, CX Turin Belfiore Student&Explorer Place, da dove si può prenotare una camera doppia per 115 euro o 140 euro, e a gestirla è CampusX, che dal PNRR ha ricevuto 9,88 milioni di euro per mettere a disposizione 247 posti letto agli universitari fuori sede.

Ora, capiamoci: è possibile che su uno degli eventi più puntiformi, come la costruzione di tante residenze universitarie, ci sia un Commissario? E questo Commissario che cosa farà? Noi, intanto, chiediamo allo Stato di verificare ogni centesimo, perché, se quelle risorse non solo non sono andate agli studenti non beneficiari, ma sono state attribuite a residenze universitarie privatistiche, che non calmierano i prezzi, e addirittura le mettono sul mercato per i turisti, credo che davanti a questo bisognerà chiedere anche un danno erariale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. La deputata Di Biase ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/115.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, torno su un argomento che molte volte abbiamo provato a dibattere in quest'Aula. Dico che abbiamo provato, perché, purtroppo, su un tema così delicato, come quello della giustizia minorile, pare che questo Governo sia assolutamente sordo rispetto alle nostre richieste e rispetto alle tante problematiche che, specie nell'ultimo anno e mezzo, abbiamo visto, a causa di alcune scelte che proprio da questo Governo sono state portate avanti e su cui poi tornerò. Abbiamo visto, purtroppo, un grave tornare indietro sulle vicende della giustizia minorile. Abbiamo visto, lo abbiamo detto più volte, come la riforma Cartabia, la riforma della giustizia, sia una di quelle riforme trasversali che interessano l'intero Piano nazionale di ripresa e resilienza, una riforma della giustizia che questo nostro Paese ha aspettato per molto tempo e che, nel corso di questi anni, è bene ricordarlo, già dal momento della sua attuazione, è riuscita a centrare il cronoprogramma definito all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Mi riferisco in particolar modo alla riduzione dei processi; infatti, c'è stata una riduzione significativa dei tempi dei processi, sia di quello civile, sia di quello penale.

A fronte, quindi, di una giusta riforma della giustizia, quale quella che è stata portata avanti, oggi, però, noi assistiamo con grande preoccupazione a quanto sta avvenendo proprio all'interno degli obiettivi legati alla giustizia minorile. Dico questo perché c'è stato, purtroppo, un voto che - come abbiamo detto molte volte in quest'Aula - ha segnato uno spartiacque nella vicenda dell'esecuzione penale dei minori. Mi riferisco al decreto Caivano; questo decreto ha determinato, così come ci dicono i dati più recenti di chi si occupa in modo puntuale e giornaliero di tutte le questioni che riguardano i minori in carcere, un incremento delle entrate in carcere dei minori, smantellando, di fatto, un sistema penale minorile che era considerato un fiore all'occhiello del nostro Paese e determinando, dunque, l'entrata in carcere dei minori.

Mi permetterete, perché a volte i dati sono noiosi, però ci aiutano a interpretare e a leggere il reale e la situazione che stiamo vivendo, di ricordare che, ad oggi, noi abbiamo 496 minori e giovani adulti detenuti in 17 istituti penali per minori, gli IPM. Ecco, noi abbiamo assistito, nel corso di questi anni, dal 2001 ad oggi, a un incremento delle entrate; una pausa l'abbiamo avuta durante il COVID e, poi, abbiamo assistito a un incremento dell'entrata in carcere dei minori proprio a seguito, così come denunciano associazioni come Antigone, del decreto Caivano.

Che cosa chiediamo noi con quest'ordine del giorno e perché per noi è particolarmente importante portarlo avanti? Noi chiediamo che venga realmente attuata la riforma della giustizia all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza; chiediamo, signor Presidente, che si ponga attenzione alle misure alternative alla detenzione, perché io vorrei che fosse chiaro il concetto che dire: più carceri, equivale a dire: meno Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché non era questo l'obiettivo che si era data la riforma Cartabia. Bisognava andare in un'altra direzione. Bisognava andare nella direzione delle misure alternative al carcere per i minori, con l'istituto della messa alla prova, che è stato smantellato, che questo Governo e questo Parlamento hanno voluto smantellare. Bisognava provare a lavorare, per esempio, su tutto il tema della giustizia riparativa, su cui mi pare noi stiamo assistendo a un silenzio assordante. Quindi - e davvero concludo, Presidente - chiediamo più risorse e più fondi da stanziare nel PNC, per garantire non la costruzione di carceri, perché non ce ne facciamo nulla di nuove carceri, i minori in carcere non ci debbono andare, perché è un fallimento dello Stato ogni qualvolta che un minore entra in carcere. Noi chiediamo le misure alternative e chiediamo che quei ragazzi riescano, attraverso percorsi virtuosi, a uscire dalla situazione drammatica in cui vivono. E magari, quei fondi, utilizzateli per ristrutturare quei 17 IPM che sono sul nostro territorio nazionale, che io vi invito ad andare a vedere perché, purtroppo, molti versano in situazioni assolutamente fatiscenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Ghirra ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/77.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Devo ammettere con stupore che eravamo quasi disabituati alle fiducie che hanno tempestato quest'Aula dall'inizio della legislatura: uno strumento utilizzato dal Governo per annichilire non solo le opposizioni, ma l'intero Parlamento, perché, di fatto, abbiamo visto, in tutti questi mesi, che, per allentare le frizioni interne, si mette un bavaglio attraverso le fiducie, non consentendo quindi la discussione e l'approvazione in Aula degli emendamenti. Ciò sarà ancora più evidente in vista delle europee. L'abbiamo visto anche con il DEF, in cui è stato “scelto di non scegliere”, con un continuo rinvio delle decisioni maggiormente importanti, salvo poi confermare opere inutili e dannose come il ponte sullo Stretto di Messina. Ad esempio, è di poco fa un'agenzia che sottolinea che il MASE ha presentato 239 richieste di integrazioni, ben 42 pagine, che dimostrano quanto quest'opera davvero non si debba realizzare. Il timore è che stiate buttando alle ortiche un'opportunità enorme, quella che l'Europa ci ha dato attraverso i fondi del PNRR, che ci sono stati assegnati soprattutto perché siamo stati - lo dobbiamo ricordare sempre - il Paese europeo maggiormente danneggiato durante la pandemia, quello con il maggior numero di vittime. E se è vero che siete negazionisti rispetto al COVID, non potete senz'altro esserlo rispetto ai ritardi che continuano a segnare il nostro Paese rispetto alle politiche di sviluppo e alle politiche che riguardano la transizione energetica. E invece, purtroppo, lo diciamo da mesi ormai, avete scelto di fare tagli sulle opere che sarebbero state più strategiche per rendere il nostro Paese più moderno e competitivo. La collega Evi ricordava quanto è stato fatto in termini di tagli delle politiche per migliorare la qualità dell'aria, ma, nonostante i richiami dell'Unione europea, noi continuiamo a inquinare serenamente. Anche il collega Grimaldi ricordava quanto è stato fatto rispetto agli alloggi studenteschi, un'opportunità per dare risposta a tantissimi giovani, che avete già deciso di regalare ai privati. Questi tagli hanno inciso, fondamentalmente, sulle politiche degli enti locali. Abbiamo visto i tagli sui fondi per il dissesto idrogeologico o su quelli per il recupero delle periferie, che rimarranno in stato di abbandono visto che questo Governo non ha alcuna intenzione di investire su luoghi come Scampia, ad esempio, che, in questi anni, ha visto una parziale rinascita, ma a cui avete deciso di tagliare le gambe. O ancora, il potenziamento dei servizi e delle infrastrutture, o, come dicevo, tutte quelle politiche green per consentire al nostro Paese un'adeguata transizione energetica.

Salta la quota del 40 per cento destinata al Sud, come era stata definita soprattutto per colmare quel divario infrastrutturale che le nostre regioni lamentano da decenni. Questi tagli sono stati compensati in parte con il Fondo di sviluppo e coesione, un ulteriore errore che reca un danno ulteriore alla nostra sanità già martoriata. Insomma, questo PNRR da opportunità si sta trasformando in un vero disastro per il nostro Paese, non perché non ci fosse la possibilità di attuare delle politiche adeguate ma per le scelte davvero criminali che voi state portando avanti.

Con quest'ordine del giorno, noi sottoponiamo al Governo e all'Aula un tema che riguarda le questioni dell'inquinamento delle nostre città e dei nostri porti. Con il decreto Aiuti erano state stanziate adeguate risorse per strutturare comunità energetiche rinnovabili, un tema che dovrebbe appassionarvi un po' di più. Chiediamo semplicemente che vengano introdotte delle disposizioni di legge per giungere a una disciplina organica, effettiva e semplificata dell'uso delle risorse energetiche in ambito portuale, in quanto, ricordo, le città di mare sono luoghi in cui, a causa della permanenza di navi con i motori accesi ma anche di infrastrutture energivore, si sviluppa la maggior parte di CO2 e di inquinamento. Confido che, almeno su questo, ci vogliate ascoltare, visto che non avete voluto approvare molti dei nostri emendamenti che avrebbero migliorato notevolmente questo decreto. Quindi, sottoporremo quest'ordine del giorno al voto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. L'onorevole Auriemma ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/53.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza doveva essere una grande occasione per l'Italia e, soprattutto, una grande occasione per il Sud, perché doveva servire a colmare queste divergenze infrastrutturali, sociali ed economiche. Invece, rischia di essere una grande promessa mancata, a causa dell'incapacità di questo Governo e del Ministro Fitto che, ogni giorno e ogni mese, si accumula sempre di più. Tutto questo porta il Governo competente lontano dalla realtà e dalle necessità.

Quest'ordine del giorno vuole dare uno scorcio reale sui comuni e sulle condizioni dei comuni, perché la maggior parte dei progetti devono essere realizzati, appunto, tramite i comuni. Tuttavia, è evidente che questo Governo, pur avendo al proprio interno delle forze politiche che hanno amministratori in tutta Italia, non conosce la realtà dei nostri comuni, nei quali c'è sempre, soprattutto al Sud, una pianta organica ormai storicamente sotto organico. Inoltre, molti comuni hanno una situazione economica e patrimoniale in dissesto e, quindi, non possono assumere nuove figure e nuovo personale. A questo si aggiunga che i comuni che, invece, sono riusciti ad assumere nuovo personale, rischiano di perderlo perché sono tutti contratti a tempo determinato. Dunque, quest'ordine del giorno vuole prevedere la possibilità, per questi comuni, attraverso delle procedure interne, di stabilizzare e quindi di mantenere il know-how, la conoscenza e la capacità di questo personale assunto - per lo più sono giovani ragazzi - affinché possa continuare a contribuire alla crescita del comune in cui è stato incorporato. Quindi ci auguriamo che questo Governo, per la prima volta, almeno ritorni nella realtà e dia una mano concreta alla rete su cui si poggia tutto il nostro Paese, che è costituita dai quasi 8.000 comuni che caratterizzano gli enti locali del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Mancini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/90.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono lieto che, in questa discussione, il mio gruppo mi abbia affidato, questa volta, l'illustrazione di un ordine del giorno che confido non potrà non avere parere favorevole del Governo. Si tratta, infatti, di un ordine del giorno che impegna il Governo a stanziare, nel prossimo provvedimento utile, ovviamente compatibilmente con le esigenze di bilancio, 200 milioni di euro per sviluppare la leadership internazionale del nostro comparto industriale nell'ambito della ricerca e sviluppo nel campo degli autobus elettrici. Il PNRR - ricorderanno i colleghi - prevede uno stanziamento importante a favore della sostituzione delle flotte degli autobus per il passaggio all'elettrico, mi pare di 3 miliardi e 600 milioni tra autobus e tram. C'era un partito all'opposizione nella scorsa legislatura che oggi ha importanti responsabilità di Governo che, all'adozione del PNRR, obiettò: si mettono risorse importanti per il passaggio all'elettrico delle flotte degli autobus, ma in Italia non ci sono aziende che producano autobus elettrici. Era un'osservazione che aveva un suo fondamento perché in effetti la filiera dell'elettrico, soprattutto nel campo della mobilità urbana, degli autobus, non aveva, 3 anni fa, in Italia, un settore produttivo in grado di mettere sul mercato e quindi di offrire alle pubbliche amministrazioni una flotta di autobus elettrici. L'investimento in ricerca e sviluppo serve esattamente per dare al nostro comparto industriale la possibilità di investire in ricerca per poi produrre nel nostro Paese con più efficacia veicoli elettrici, in questo caso autobus elettrici. Tre miliardi sulle flotte degli autobus può sembrare una cifra importante ma in realtà sappiamo che l'esigenza di sostituzione del parco autobus delle grandi città italiane richiederà investimenti ancora più importanti da parte dei comuni e delle aziende di trasporto. Quindi, a questo primo investimento del PNRR poi dovranno seguire nuovi investimenti da parte delle città. La sostituzione della flotta non comporta solo l'acquisto degli autobus, vuol dire ridisegnare la logistica, prevedere le ricariche industriali nelle autorimesse, riorganizzare il sistema di trasporto. È un fattore determinante che consente di abbassare l'inquinamento delle città, quindi di migliorare la qualità dell'aria, di ridurre i danni dell'inquinamento, di limitare il ricorso al blocco del traffico o alle zone a traffico limitato. Il passaggio all'elettrico ha, oltre agli effetti più generali sul clima e sulla filiera industriale, anche un effetto diretto e immediato sulle emissioni nelle grandi città e quindi va sostenuto con politiche pubbliche. Quest'ordine del giorno si propone quindi di impegnare il Governo a ripristinare un finanziamento in ricerca e sviluppo, che è stato inopinatamente cancellato, che consentirebbe di pensare a una forma di sostegno per il nostro comparto produttivo affinché si possano produrre più efficacemente in Italia vetture che possano essere poi acquistate dalle città per la sostituzione della flotta. Quindi, Presidente, nel ringraziarla, confido in un parere favorevole del Governo e in un'approvazione con il più ampio consenso possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari, che illustrerà il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/78. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Questo nostro ordine del giorno chiede di rafforzare strutturalmente, anche promuovendo provvedimenti di carattere normativo, i servizi di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro delle competenti aziende sanitarie locali. Qual è la motivazione di quest'ordine del giorno? Come lei sa, un provvedimento importante che è stato anche oggetto di una grande discussione in Commissione - e non solo - è quello della cosiddetta patente a punti che, come tutti sanno, è fondato su un sistema di punti, su un punteggio di partenza e su una serie di decurtazioni che possono avvenire in presenza di violazioni, e sull'impossibilità di lavorare al di sotto di un determinato punteggio.

Ora deve essere chiaro a tutti che queste decurtazioni in alcuni casi avvengono in seguito alle verifiche successive - purtroppo - ai numerosissimi incidenti sul lavoro, ma in molti altri casi queste decurtazioni, in seguito al riscontro di irregolarità, avvengono nelle normali verifiche e nelle normali visite di accertamento che vengono fatte dai soggetti preposti alla vigilanza nei luoghi di lavoro, preposti alle regole che riguardano la salute e la sicurezza e la regolarità contributiva, fiscale e lavorativa in genere dei lavoratori.

Come si sa, sono diversi i soggetti preposti a questo tipo di verifiche: ci sono gli ufficiali di polizia giudiziaria del servizio di prevenzione e sicurezza, il cosiddetto PSAL, quello presso le ASL, c'è l'INAIL attraverso l'ISPESL e c'è l'Ispettorato del lavoro.

Sottolineiamo che complessivamente, dalle verifiche di questi ispettori del lavoro di varia natura, negli ultimi anni, la percentuale di irregolarità riscontrate oscilla tra il 75 e l'83 per cento dei luoghi di lavoro, quindi non solo dei cantieri edili ma in generale dei luoghi di lavoro. Delle 12.000 verifiche fatte, delle 12.000 ispezioni nei luoghi di lavoro fatte dagli ispettorati, dagli ispettori del lavoro delle ASL e da quelli dell'INAIL, oltre 6.000 hanno portato alla sospensione dell'attività in quei luoghi di lavoro.

Ora è del tutto evidente, Presidente, che se noi non rafforziamo la possibilità per lo Stato, in termini generali, di andare nei luoghi di lavoro a verificare le irregolarità, dal punto di vista delle condizioni di lavoro, dal punto di vista retributivo, dal punto di vista contributivo e dal punto di vista delle misure di salute e sicurezza che devono essere il presupposto per l'attività lavorativa, anche questa cosiddetta patente a punti viene del tutto svuotata di una sua possibile efficacia, oltre ovviamente ai tanti altri punti di criticità che abbiamo sollevato noi e le parti sociali, perché - voglio ricordarlo qui - la patente a punti non è affatto quella che era stata chiesta dalle parti sociali.

Quindi, quest'ordine del giorno si occupa nello specifico della necessità di rafforzare le unità addette ai servizi di prevenzione e sicurezza delle ASL. L'attuale consistenza di tutto il personale ispettivo di questa specifica branca - diciamo così - della vigilanza sui luoghi di lavoro è di circa 3.000 unità su tutto il territorio nazionale e, dal censimento Istat relativo al numero di imprese attive sul territorio nazionale, che sarebbero circa 1.700.000, ne deriva chiaramente che la possibilità di una visita ispettiva da parte degli ispettori delle ASL, quelli che si occupano nello specifico di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, è di circa una ogni 14 anni. Anche se sommiamo le iniziative di intervento degli ispettorati del lavoro che, come si sa, sono assolutamente in questa fase al di sotto della dotazione organica di personale che sarebbe richiesta - saranno avviati al lavoro per scorrimento delle graduatorie circa 250 ispettori, ma rimane del tutto insufficiente la dotazione organica complessiva degli ispettori del Ministero, dell'INAIL e delle ASL - avremo decretato l'inefficacia della patente a punti. Da qui la nostra sollecitazione che ci auguriamo possa essere accolta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino, che illustrerà il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/50. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). La ringrazio, signor Presidente. Colleghe, colleghi e rappresentanti del Governo, questo provvedimento è un po' il manifesto politico di questo Governo.

Voi cosa fate con un provvedimento che si chiama decreto-legge PNRR? Innanzitutto, tagliate 1,2 miliardi agli ospedali pubblici, per il rinnovamento degli ospedali, quindi, tagliate, ancora una volta, la sanità pubblica. Con questo provvedimento aprite le porte dei consultori alle associazioni pro vita, in barba ai diritti delle donne che, invece, ci chiedono maggiori garanzie. Con questo provvedimento, regalate 240.000 euro annui al Presidente del CNEL, Brunetta, colui che disse che il salario minimo in questo Paese non serve. Con questo provvedimento eliminate le clausole occupazionali che, originariamente, il Governo “Conte 2” aveva previsto per incentivare il lavoro femminile, dei giovani e delle persone affette da disabilità. Questo è il vostro manifesto politico, senza dubbio della vostra azione politica.

Eppure, voi non fate altro che aggrapparvi ai dati dell'occupazione, lo fate ogni qualvolta siete in difficoltà, quasi come se la gente che vi ascolta non sapesse o non fosse in grado di leggere i numeri e constatare che quello dell'occupazione è un trend in crescita dal secondo trimestre del 2021. È vero, l'occupazione è in crescita; è vero, anche l'occupazione femminile è in crescita, sempre dal secondo trimestre del 2021, e non per merito vostro. Però, non potete non riconoscere che il dato dell'occupazione femminile in Italia è allarmante, se non altro, perché si trova a 14 punti percentuali al di sotto della media europea. La stessa cosa dicasi per l'occupazione giovanile che è allarmante se la confrontiamo con i dati europei.

Quindi, cosa avevamo previsto? Visto che il PNRR si pone come obiettivo proprio quello di colmare ogni tipo di divario che esiste nei Paesi che lo hanno ricevuto, avevamo previsto proprio di introdurre una clausola occupazionale per incentivare l'occupazione femminile, dei giovani e delle persone affette da disabilità. Purtroppo, quello che abbiamo previsto non sempre si è verificato, perché da un rapporto recente del think tank Period e in collaborazione con l'ANAC, che lo ha denunciato già qualche mese fa, il 60,5 per cento dei bandi del PNRR ha derogato a questi meccanismi di tutela, pensati, appunto, per favorire l'inclusione di donne, giovani e persone con disabilità. Nello specifico, nel 2,7 per cento dei casi si tratta di una deroga parziale; quindi, vengono derogate o la quota femminile o la quota giovanile o entrambe, mentre nel restante 62,8 per cento dei casi, si parla di una deroga totale. E, se si considerano le deroghe totali, la Missione con la maggior percentuale di bandi derogati totalmente è la prima, Digitalizzazione e innovazione, seguita da quella che riguarda la transizione ecologica e la rivoluzione verde, praticamente i settori in cui ci sarebbe maggior bisogno di riequilibrare il gap di genere tra uomini e donne a livello occupazionale.

Quando le norme presenti vengono di fatto derogate, che si fa? Si vanno a migliorare e ad integrare quelle norme presenti, proprio per fare in modo che l'obiettivo che ci si è prefissati si raggiunga. Invece, avete fatto tutto l'opposto e, infatti, all'articolo 12, comma 8, di questo decreto, voi, di fatto, abrogate la norma che noi avevamo previsto a tutela dell'occupazione delle persone che in questo momento meritano di essere tutelate dallo Stato, perché appartengono a categorie che, obiettivamente, rispetto ai dati occupazionali che abbiamo visto in Europa, sono più svantaggiate. Sono le categorie che noi dovremmo tutelare maggiormente, se davvero vogliamo lo sviluppo nel nostro Paese: i giovani e le donne. Infatti, le donne non si aiutano dicendo loro che devono fare più figli oppure rendendo ancora più difficile il loro diritto all'interruzione spontanea della gravidanza. Le donne si assistono aiutandole ad avere una emancipazione e una libertà dovuta anche alla possibilità di lavorare e di non rinunciare al loro lavoro, come purtroppo accade troppo spesso in Italia quando diventano madri. E noi sappiamo che, nella maggior parte dei casi, nella famiglia è la donna che rinuncia a lavorare quando diventa madre.

Noi dobbiamo andare nella direzione opposta se davvero siamo governati da una donna che governa per le donne e non da una donna che governa per se stessa e per i suoi amichetti di coalizione e di partito. Quindi, con quest'ordine del giorno noi vi chiedevamo proprio di riconsiderare l'opportunità della misura, perché in questo modo, colleghi e colleghe - è inutile che ce lo neghiamo - dovete dirlo che cosa state facendo.

Viene meno proprio l'obiettivo del Piano di ripresa e resilienza di incrementare l'inclusione sociale e di stimolare l'occupazione femminile, giovanile e delle persone con disabilità. Colleghi e colleghe, siete e siamo ancora in tempo, prendete questo impegno, non fatelo per noi, fatelo per le donne cui dite di rivolgervi e a cui invece state voltando le spalle ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1752-A/88 l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nulla più di quest'ordine del giorno e del suo contenuto è all'ordine del giorno di uno dei temi e delle questioni più importanti e più cruciali della vita nazionale, peraltro riferito a un grande Piano nazionale di resilienza, cioè di adattamento. Sto parlando del dissesto idrogeologico, degli interventi per la sicurezza e per l'adattamento climatico, tanto che mi aspetterei, ci aspetteremmo che il Governo non abbia, domani nell'espressione dei pareri, difficoltà ad esprimere un parere positivo, di accoglimento di quest'ordine del giorno, che chiede, sostanzialmente, di assicurare - dopo questa complessa e discutibile manovra di definanziamento di alcune linee e alcuni capitoli del Piano nazionale di ripresa e resilienza e l'introduzione di questo meccanismo di monitoraggio (così si chiama nel decreto) delle risorse nazionali complementari - il mantenimento di quella cifra di 1.280.000.000 di euro circa che sono, dall'inizio, destinati, in una delle linee, al finanziamento delle opere per il dissesto idrogeologico.

Presidente, so di trovare ascolto fertile da parte sua: questo scorcio di primavera si presenta come una stagione secca. Nonostante le piogge siano state tutto sommato nella media, si prevede una primavera sempre più secca e probabilmente un'estate tra le più torride. Quindi, la siccità e il calo delle precipitazioni hanno tante conseguenze sulle coltivazioni, sugli allevamenti, sulle forniture delle risorse idriche per le zone più delicate e più difficili del Paese, ma soprattutto per i soggetti fragili, per la sanità. Noi ci dobbiamo preparare a questo perché la punta di questo fenomeno raggiungerà rapidamente i momenti critici. Si parla di luglio e di agosto, quando il fenomeno sarà molto intenso e poi sappiamo che da agosto a settembre lo scenario cambierà radicalmente in pochi giorni e arriveremo alle precipitazioni improvvise, ai rischi di alluvioni. Ormai questo ci dice l'andamento del clima e, quindi, lo dico perché le opere per il dissesto idrogeologico hanno bisogno di tempo, non solo per la progettazione, ma anche per l'applicazione e per la realizzazione, con step che non sono quelli di opere ordinarie. Quindi, il definanziamento funziona per le amministrazioni non solo come un freno, ma anche come un rapido invecchiamento dei progetti che rapidamente diventano vetusti, obsoleti e ci si deve poi rimettere mano rapidamente. E qui potremmo elencare tutta una serie di casi che riguardano opere che si sono fermate e poi non sono servite più a nulla.

Ora, le opere finanziate nel PNRR erano opere finanziate a debito; furono inserite nel PNRR per finanziare con risorse del piano opere che erano state finanziate a debito, quindi per alleggerire il debito: questa fu l'iniziale visione per questo aspetto del PNRR. Ridurre queste risorse o il rischio che queste risorse vengano ridotte significa andare già quindi sotto quelle che, prima del PNRR, erano finanziamenti di opere che, comunque, contavano su una previsione di bilancio a debito. Quindi, mi aspetto che, di fronte alla complessità di questa materia e alla necessità di dare un segnale di sicurezza e, non dico di tranquillità, ma di tutela di quel 90 per cento di comunità del nostro Paese che è a rischio e di quel 20 per cento di comunità che è a gravissimo rischio, queste risorse non solo non vengano ridotte, ma che si faccia ogni sforzo perché vengano mantenuti quei livelli e semmai anche aumentati, intervenendo anche sui complessi meccanismi che riguardano la loro attuazione e la loro messa a terra; ma qui si aprirebbe un discorso che naturalmente non fa parte di quest'ordine del giorno.

Quindi, mi aspetto veramente che domani il Governo su questa questione possa, con attenzione e con sensibilità e, direi, anche con lungimiranza, accogliere il senso di quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Piccolotti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/81.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, torniamo sui lavoratori ATA della scuola, che in queste ore sono in stato di mobilitazione. Sono circa 6.000 quelli assunti nell'organico PNRR e Agenda Sud che proprio ieri hanno visto scadere il proprio contratto. Ci torniamo perché con questo decreto sarebbe stato possibile mettere in campo una proroga che garantisse la continuità contrattuale di questi lavoratori e, invece, il Governo ha preferito dare spazio ad altre e differenti priorità; ha dimenticato questi lavoratori e ha prodotto un risultato finale che li vede per l'appunto oggi interrompere il proprio contratto.

Arriva la notizia che, a seguito di questo pasticcio - chiamiamolo così - che ha però conseguenze gravi sulla vita delle persone, il Ministro pare abbia trovato 14 milioni di euro nelle risorse ordinarie per finanziare quella che doveva essere una proroga fino al 30 giugno 2023.

Noi speravamo - e abbiamo scritto quest'ordine del giorno prima che le ultime notizie invece ci smentissero - che questi 14 milioni di fondi ordinari potessero essere utilizzati per prorogare fin da oggi, senza perdere nemmeno un giorno o un'ora di lavoro, questi contratti. Invece, stamattina è arrivata una nota a tutte le scuole che parla di una ricontrattualizzazione e di una riassunzione chissà quando, dopo l'approvazione di una norma specifica di legge che dovrebbe essere inserita nel primo provvedimento utile.

Naturalmente c'è da questo punto di vista, in reazione a questa notizia, una mobilitazione anche dei sindacati che stanno seguendo con molta attenzione quanto avviene e, quindi, noi abbiamo inteso, con quest'ordine del giorno, cercare di vincolare il Governo all'approvazione di questa norma per l'appunto nel primo momento utile, anche se francamente cominciamo a non fidarci più delle promesse di un Ministro, come Valditara, che prima garantisce le proroghe e poi se le rimangia e lascia che 6.000 persone vengano licenziate nella giornata di oggi.

Lo diciamo anche perché, invece, su altri argomenti c'è stata grande solerzia. Apprendiamo che l'emendamento, che serviva a far entrare gli attivisti del movimento per la vita nei consultori, non è saltato, anzi c'è e, quindi, siamo di fronte a una situazione in cui per le proprie battaglie ideologiche contro la libertà delle donne il Governo trova attenzione, trova efficacia, trova gli spazi per far approvare gli emendamenti e, invece, per i 6.000 lavoratori che da oggi sono a casa e magari perderanno qualche settimana - speriamo non qualche mese - di stipendio la stessa solerzia, la stessa efficacia e la stessa attenzione non ci sono state. Come si vede, tra questa parte dei banchi del Parlamento e l'altra c'è chiaramente una questione di priorità.

Noi vogliamo occuparci della libertà delle persone e del loro benessere anche economico e lavorativo, voi volete occuparvi solo di perseguitare chi non la pensa come voi e, in particolare, le donne che vogliono interrompere una gravidanza.

Davvero su questa strada troverete tutta la nostra opposizione e soprattutto vi ricorderemo ogni giorno che la vita di tanti e tante, la loro libertà, la loro condizione economica, il loro stipendio e il loro salario, soprattutto nella scuola, sono importanti e sono prioritari per il futuro del Paese e anche per i tanti bambini che quelle scuole le frequentano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. L'onorevole Barzotti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/42.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Come abbiamo già avuto modo di argomentare ieri nel corso della discussione generale su questo provvedimento, riteniamo che tutte le misure che sono state predisposte da questo Governo nell'ambito della sicurezza sul lavoro siano totalmente inefficaci e assolutamente costituiscano dei veri buchi nell'acqua. Perché dico questo, Presidente? Innanzitutto, perché questo Governo e la Ministra Calderone hanno scelto di inserire alcune misure di salute e sicurezza sul lavoro all'interno di questo decreto PNRR 4. Però, noi, come Commissione lavoro, avevamo richiesto che il Ministero desse a questo tema così delicato per il nostro Paese l'importanza che merita e decidesse di istituire un testo ad hoc, quindi un testo onnicomprensivo che prevedesse quantomeno una strategia straordinaria di fronte a quello che sta accadendo. Invece, ogni volta che c'è una strage sul lavoro, ogni volta che c'è una tragedia che colpisce il lavoro, questo Governo decide di legiferare e legifera ad horas e inevitabilmente legifera in modo incompleto e assolutamente inconsistente, proprio come ha fatto con la normativa che ha deciso di inserire all'interno di questo decreto.

Presidente, pensiamo che quello che ha fatto questo Governo, ossia inserire all'interno di questo decreto la cosiddetta patente a crediti, di fatto, non porti assolutamente a nulla, perché quello su cui c'è da lavorare veramente è la cultura del lavoro, una nuova cultura del lavoro che deve avere al centro la persona, la dignità umana, la qualità del lavoro. Invece, questo Governo non fa altro che precarizzare e sfruttare, perché non avete voluto inserire all'interno del nostro ordinamento una normativa importante, come quella del salario minimo legale, che avrebbe permesso alle persone con i salari più bassi di avere un rapporto di lavoro sicuramente migliore. Innanzitutto perché le persone che hanno salari molto bassi devono lavorare il doppio degli altri, perché devono fare salario sullo straordinario, e questo crea una condizione di stress lavoro correlato altissima.

Mi collego a questo, perché in quest'ordine del giorno parliamo di una concezione più ampia della salute e della sicurezza sul lavoro, focalizziamo l'attenzione sulla salute sul lavoro a 360 gradi, quindi ricomprendendo tutti quei comportamenti del datore di lavoro che vanno a stressare e a mobbizzare i lavoratori, creando condizioni di lavoro nocive. Queste condotte quindi vanno inevitabilmente a creare danni, tanto che, così com'è successo, ci ritroviamo ad avere malattie professionali e, quindi, costi anche per il nostro sistema Paese.

Quello che facciamo è sollecitare affinché si vada a considerare questo discorso del lavoro in modo completo e organico e non come è stato fatto in questo testo, dove, secondo la Ministra, si inserisce una norma che, ricordo, è limitata esclusivamente al settore edile e, quindi, ai cantieri mobili e temporanei e si pensa, con toni trionfalistici, che questo tipo di intervento possa effettivamente avere un qualche tipo di utilità, quando sappiamo benissimo che la questione salute e sicurezza sul lavoro riguarda tutti, riguarda tutte le persone che lavorano e necessita di essere considerata in modo onnicomprensivo. Come? Cercando di andare nella direzione di prevenire i danni fisici tanto quanto i danni psichici. Quindi, in quest'ordine del giorno, chiediamo al Governo di approcciarsi alla normativa in modo più serio, più completo e di valutare condotte come quelle dello stress lavoro correlato e, quindi, di intervenire nell'ambito del mobbing e dello straining (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che sono due fattispecie che non sono mai nominate da questo Governo, mai considerate, ma che, dato che le malattie professionali continuano ad aumentare, ci fanno capire che questo Governo sta adottando politiche del tutto inefficaci, inutili, superficiali, nonché totalmente pregne di mera burocrazia, che fa solo danni al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Gnassi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/147.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come sappiamo, il decreto-legge n. 19 è chiamato a concorrere all'attuazione del PNRR all'indomani della rimodulazione concordata con l'Europa. È stato detto da tanti colleghi, è evidente dagli atti e dai numeri che emergono, come anche la quarta relazione sullo stato di avanzamento del PNRR, presentata dal Governo a fine 2023, ammette che l'Italia è riuscita a spendere solo 45,6 miliardi di euro, a fronte degli oltre 100 ricevuti. Rispetto al totale di 194,4 miliardi, che includono le nuove risorse del REPowerEU, ne restano, quindi, da spendere 151. Questo è un obiettivo che dovrebbe chiamare al concorso del suo raggiungimento un sistema articolato, un Governo che chiami a concorrere a questo obiettivo l'architettura istituzionale del Paese, le parti sociali, economiche, i comuni, le regioni, ma, siccome questo non è, è evidente che questo obiettivo, ad oggi, è un miraggio.

È un decreto su cui si possono fare diverse valutazioni, ma, su una, penso che possiamo essere concordi tutti, persino la maggioranza che propone le azioni: è un ennesimo provvedimento omnibus, c'è dentro tutto, non ci sono scelte strategiche che cambiano, sul lato ad esempio delle infrastrutture, il volto del Paese, con una visione che il Paese si dà.

Un'altra considerazione è che, a proposito di una mancanza di coinvolgimento - non è la solita litania dovuta da parte dell'opposizione -, il Parlamento di fatto non è stato coinvolto, con tempi strettissimi, neanche le Commissioni hanno potuto guardare la sostanza, il merito. Più che il Ministro Fitto, è stata fitta la confusione con cui si è tentato qualche passaggio in Commissione.

C'è una volontà politica, che è quella del Governo, per cui, anziché innescare una virtuosa dinamica, un processo di coinvolgimento istituzionale nell'interesse nazionale, questo processo è stato negato dalla maggioranza con una volontà politica precisa. Penso, ad esempio, a quello che non è stato fatto sui temi e i correttivi che hanno proposto i comuni, che sono, tra l'altro, tra i soggetti attuatori più importanti (oltre 40 miliardi sono destinati ai comuni). Per quanto riguarda il ripristino delle risorse ai comuni, dal 2027 non ci saranno più; sono stati tagliati fondi ai comuni e una parte delle risorse reperite per il riassetto dei finanziamenti funzionali alla revisione del PNRR è stata ottenuta definanziando importanti stanziamenti ordinari disposti da diverse leggi. Sempre con riferimento ai comuni, si può continuare, ad esempio, con il tema della revisione della disciplina dei vincoli di cassa dei comuni. Si potrebbe fare un elenco delle mancate occasioni per tentare di capire come, coinvolgendo i comuni o le regioni, gli obiettivi del PNRR potessero essere raggiunti meglio e in fretta.

Discorso analogo per quanto riguarda il mancato coinvolgimento delle parti sociali che, nel corso delle audizioni, hanno persino chiesto di poter accedere in modo diretto e in tempo reale alla piattaforma ReGiS e di poter essere coinvolte nella rimodulazione del Piano. Niente, non è successo niente. Però qui, a proposito di omnibus - che, poi, a volte, è anche molto preciso - c'è una norma, in un provvedimento omnibus, prettamente ad personam. Infatti, con l'articolo 10, si inseriscono modifiche volte a rafforzare il ruolo e la presenza del CNEL in materia di cooperazione con il partenariato economico e sociale nell'attività di monitoraggio e di attuazione del PNRR; cioè, non si coinvolgono le parti sociali, le parti economiche, non si coinvolgono i comuni e, poi, si introducono norme per dire al CNEL di coinvolgere le parti sociali ed economiche.

Ma non solo. Al comma 4 si dispone che, ai fini della nomina del presidente e dei componenti del CNEL, non trovano applicazione le disposizioni che non consentono l'attribuzione di incarichi di studio, consulenza, dirigenziali e direttivi a soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza. Insomma, qui non si coinvolgono i comuni, non si coinvolgono le parti sociali, però la norma concede, in sostanza, al presidente attuale del CNEL, già titolare di pensione, di ricevere anche uno stipendio per il suo ruolo presso il CNEL. Quindi, diamo uno stipendio, non coinvolgiamo le parti sociali, non coinvolgiamo le parti economiche, ma ci occupiamo di dare uno stipendio al presidente del CNEL. È evidente che questa azione caratterizza anche il profilo politico della maggioranza che fa questa proposta.

Noi chiediamo di valutare tutte le ricadute negative che derivano dalla disapplicazione ad personam di norme generali e astratte e, soprattutto - finisco, Presidente -, chiediamo che il Governo convochi e istituisca meccanismi di coinvolgimento seri di comuni, soggetti attuatori, parti sociali ed economiche. Questo Paese, per l'attuazione del PNRR, più che uno stipendio del presidente, dovrebbe coinvolgere chi questo Paese lo tiene in piedi, chi in questo Paese lo fa tutti i giorni. Il riferimento di queste parole va alle parti economiche e sociali e ai comuni, che oggi sono anche un po' colpite e offese da una norma ad personam, che dà uno stipendio a un presidente e vede continuare il loro non coinvolgimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Zanella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/79.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Com'è noto, il PNRR partiva dal presupposto, per quanto riguarda gli aspetti sociosanitari, che i residenti con almeno 65 anni sarebbero stati, nel 2050, il 34,9 della popolazione complessiva, a fronte del 23,5 per cento attuale. Per questo, il PNRR individuava nell'assistenza sanitaria territoriale uno degli interventi cardine e strutturali, destinando a tal fine circa 7 miliardi di euro, parliamo della Missione 6. Erano previste 1.430 case di comunità con fondi PNRR e oltre 400 ospedali di comunità, da istituire entro il termine del 2026. Tra le previsioni, vi era quella per cui, nel 2023, l'obiettivo doveva essere di assistere, con assistenza domiciliare integrata, circa 300.000 pazienti over 65. Questo obiettivo ha visto già uno slittamento di 12 mesi. Lo stesso monitoraggio Agenas sull'attuazione del decreto ministeriale n. 77 del 2022 - la riforma prevista dal PNRR per riorganizzare l'assistenza territoriale -, a giugno dell'anno scorso, affermava che, per quanto riguarda le case di comunità, rispetto alle 1.430 da attivare entro il 2026 quale target del PNRR, sono state dichiarate attive solo 187 (92 in Lombardia, 43 in Emilia-Romagna, 38 in Piemonte, 6 in Toscana e in Molise e 2 in Umbria). Delle centrali operative territoriali - 611, da attivare entro il 2024 sempre quale target PNRR - ne sono state dichiarate attive 77 (36 in Lombardia, 15 nel Lazio, 9 in Veneto, 7 in Piemonte, 5 in Emilia-Romagna, 4 nella provincia autonoma di Bolzano, una in Umbria). Ospedali di comunità: dei 434 da attivare entro il 2026, ne sono stati dichiarati attivi solamente 76 (38 in Veneto, 17 in Lombardia, 6 in Puglia, 5 in Emilia-Romagna, 3 in Umbria, 2 in Abruzzo e in Molise, uno in Campania, Lazio e Liguria). Quindi complessivamente il numero dei posti letto attivati è pari a 1.378. Complessivamente il monitoraggio Agenas confermava il netto ritardo di tutte le regioni del Sud nell'attivazione delle strutture rispetto a quanto previsto dal DM n. 77. Un ritardo imputabile non tanto e non solo a inefficienze locali, ma semplicemente al punto di partenza dell'assistenza territoriale nelle regioni del Sud. In tale contesto, quindi, è nata la necessità da parte del Governo di una rimodulazione del PNRR relativamente a una delle missioni - chiudo, Presidente - cardine, una delle missioni centrali, una delle missioni su cui avevamo investito in aspettativa e in progetti, che è appunto la Missione Salute. La maggior parte delle modifiche è stata motivata dall'aumento dei costi dell'investimento e dai tempi di attuazione. Quindi, complessivamente, la rimodulazione ha rivisto, è andata a rivedere e a riprevedere, con un successivo taglio, gli obiettivi prima, invece, così significativamente indicati. Poiché il Governo successivamente si è sempre dichiarato invece non soltanto disposto e convinto della possibilità di recuperare questi tagli con il Fondo complementare al PNRR o anche altre risorse, con il nostro ordine del giorno confermiamo la richiesta rispetto a questo impegno perché sappiamo che era stato individuato nella figura delle regioni e dei finanziamenti previsti per le regioni, per tutt'altri scopi tra l'altro, onde recuperare quello che non era possibile, invece, finanziare direttamente con le risorse di bilancio e tanto meno con le risorse del PNRR che erano state tagliate (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. L'onorevole Bruno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/32.

RAFFAELE BRUNO (M5S). Quest'ordine del giorno, a mia prima firma, impegna il Governo ad assumere opportune iniziative normative per dare, in tempi celeri e nel rispetto delle scadenze previste, effettiva attuazione alle riforme e agli investimenti contenuti nel PNRR mediante l'adozione dei relativi decreti attuativi, al fine di rendere pienamente operative le misure contenute nel provvedimento, scongiurando il rischio di una mancata o ritardata erogazione di risorse già stanziate.

Il provvedimento in esame include una serie di disposizioni di carattere finanziario per la realizzazione degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, come modificato dalla decisione del Consiglio Ecofin dell'8 dicembre 2023, nonché misure per la realizzazione degli investimenti non più finanziati a valere sulle risorse del PNRR e misure di revisione del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR.

Il testo del decreto rinvia, a sua volta, a numerosi provvedimenti attuativi - ben 27 - da varare per rendere pienamente operative le misure previste dal testo. Numero che va ad aggiungersi agli oltre 300 provvedimenti attuativi ancora da varare riferiti a tutte le altre leggi già approvate da questo Governo. Solo per citarne alcuni significativi, c'è il rinvio, contenuto nel provvedimento in esame, a un decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali che dovrà stabilire l'individuazione delle modalità di presentazione della richiesta di rilascio e i contenuti informativi della patente a crediti per il contrasto al lavoro sommerso e la vigilanza in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

Altra misura attuativa fondamentale, da varare entro il 1° maggio, riguarda il decreto del Ministro dell'Economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per adeguare alle riduzioni e ai rifinanziamenti i cronoprogrammi procedurali contenenti gli obiettivi iniziali, intermedi e finali degli interventi del Piano. Gli atti di secondo grado, come i decreti ministeriali cui il provvedimento rinvia, rivestono un'importanza fondamentale per la realizzazione del Piano, non solo per dare effettiva attuazione alle riforme, ma anche per rendere più efficienti le procedure ivi contenute. La pubblicazione di questi atti è infatti indispensabile per il completamento delle scadenze legate alle riforme, ma anche perché, in alcuni casi, la loro mancata emanazione osta di fatto all'assegnazione e all'erogazione di risorse già stanziate, impedendo così l'avvio dei lavori legati agli investimenti del Piano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Ferrari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/1752-A/102.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per illustrare l'ordine del giorno che abbiamo presentato come gruppo del Partito Democratico in reazione alla bruttura, all'orrore, all'infamia dell'emendamento che è stato proditoriamente inserito la scorsa settimana all'interno del testo e che riguarda il favorire l'ingresso delle associazioni pro vita all'interno dei consultori italiani. Dico favorire, spingere, garantire una facilitazione, visto che, in qualche modo, la norma questo prevede già, prevede già che le regioni possano appoggiarsi a servizi offerti dalle associazioni. Ma questo è molto chiaramente mirato, invece, a condizionare quella che si chiama interruzione volontaria di gravidanza, e lo dice il termine stesso, volontaria: è una volontà, è un'espressione di libertà, di autodeterminazione delle donne, di autonomia delle donne. Ma sappiamo che sono parole che alla destra, e a questa destra in particolare, non piacciono. Avevamo creduto, noi certo no, ma qualcuno, in questo Paese, aveva forse pensato che una donna alla guida del Consiglio dei ministri potesse migliorare la vita delle donne, in questo Paese. E, invece, per ora non abbiamo visto alcun tipo di azione che andasse in questa direzione, anzi, questo provvedimento, questo emendamento della forza politica a cui appartiene la nostra Premier va proprio nella direzione di limitare la possibilità di scelta, di autodeterminazione delle donne sulla loro vita riproduttiva. Se la Francia, nel marzo scorso, quindi pochissime settimane fa, ha inserito l'aborto tra i diritti sanciti dalla Costituzione, e se l'11 aprile, quindi pochissimi giorni fa, addirittura il Parlamento europeo ha votato a favore dell'inserimento del diritto all'autodeterminazione delle donne nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con una larghissima maggioranza, di 366 voti contro 163, e in quei 163 c'era, ovviamente, anche il voto della destra italiana, se tutto questo sta succedendo all'interno del sistema europeo, che è quello da cui poi discendono anche i soldi del Next Generation EU, da cui è derivato il PNRR di cui parliamo, invece questo Paese, nell'applicare e nell'utilizzare quei fondi, non sta pensando di adempiere alla missione che prevede la regolamentazione dei consultori nei termini di un loro rafforzamento, quindi di aumentarne il numero, giacché, negli ultimi anni, sono drasticamente diminuiti. Non sono uno ogni 20.000 persone, ma uno ogni 35.000 persone, in questo Paese. Non sta pensando di aumentare il numero di personale per consentire, a quei pochi che sono rimasti aperti, di fornire i servizi che la legge prevede, di assistenza alla gravidanza, alla sessualità, al compito riproduttivo delle persone, ma sta semplicemente cercando, ancora una volta, di ostacolare questa libertà, non fosse che già tutto questo avviene sostenendo - la Premier non l'ha mai nascosto - la posizione dei medici obiettori, che lei ha sempre posto sullo stesso piano del diritto all'autodeterminazione delle donne.

Dunque, quello a cui ci troviamo di fronte oggi è l'ennesimo tentativo, non di affrontare una questione come le interruzioni volontarie di gravidanza, quindi, evidentemente di gravidanze non previste e non ricercate, ma, anzi, ancora una volta, di imporre delle scelte di Stato alle donne che, invece, devono avere la piena possibilità di fare le proprie scelte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Zaratti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/83.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Signor Presidente, il PNRR rappresenta una grande occasione per il nostro Paese. Io voglio ricordare che un'enorme quantità di investimenti, come quella prevista dal PNRR, nel nostro Paese, c'era stata soltanto in occasione del Piano Marshall. Ciò per dire che questa era la grande occasione per affrontare tutta una serie di problemi strutturali, problemi ormai incancreniti nel nostro Paese, che non permettevano, appunto, di trovare soluzioni, soprattutto nelle parti più difficili delle nostre città e delle nostre regioni. Era questa l'occasione per cercare di creare anche un maggiore criterio di eguaglianza tra i nostri cittadini e le nostre cittadine.

Si tratta di un'occasione persa, lo ripeto, di un'occasione persa, perché la prima delle decisioni prese dal Governo di questo Paese, dal Governo di destra, è stata, deliberatamente e in modo unilaterale, quella di colpire maggiormente i fragili e aumentare le disuguaglianze della società civile, e in che modo? Tagliando, prima di tutto, i 14 miliardi di euro già destinati a interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana delle periferie delle grandi metropoli. Per decenni, le grandi idee di trasformazione urbana, di tutela dei settori più fragili, di risanamento dei quartieri si erano scontrate con l'impossibilità di avere i fondi necessari per affrontare queste emergenze. Mi riferisco a zone che conosciamo tutti di nome, come Corviale e Tor Bella Monaca, a Roma, Santa Maria della Pietà, Scampia, le Vele di Napoli e altri quartieri della città di Palermo, delle città del nostro Paese. Ebbene, il primo taglio fatto sul PNRR da questo Governo è stato proprio teso a colpire questi progetti di risanamento, che non vedranno mai più la luce, lo ripeto, non vedranno mai più la luce, con buona pace dei decreti fatti per Caivano per cercare, con l'immagine, di far vedere che si è sensibili alle parti più fragili della nostra popolazione. Si fa propaganda quando si deve fare propaganda, ma quando si devono mettere i miliardi per finanziare i progetti che, quelli sì, possono cambiare la vita delle persone, che possono cambiare la vita degli uomini, delle donne e dei bambini di quei quartieri, allora, si taglia, così, volentieri, senza pensarci un attimo.

E quei progetti, eccoli lì, fanno la fine dei tanti progetti che ci sono stati nella storia recente e che non hanno mai visto la luce. Quindi, le botteghe, i laboratori artigianali nella periferia nord di Napoli non ci saranno, così come il degrado di Corviale non sarà risanato e Tor Bella Monaca continuerà a essere in preda - diciamo così - ai poteri criminali. Perché la verità, cari colleghi, care colleghe e cari rappresentanti del Governo che amabilmente continuate a conversare… Posso chiedere l'attenzione del Governo, Presidente? Ecco, per quanto riguarda le difficoltà che ci sono nei quartieri periferici delle nostre città e di quei giovani che non avranno futuro, perché i loro quartieri sono governati dalla mafia e della camorra, voi non potrete venirci a dire che è soltanto una questione di aumento delle pene, di aumento degli anni di galera, quando non mettete più un euro per costruire scuole, centri sociali, per dare educazione, formazione e futuro ai nostri giovani. È questo il grande scandalo al quale voi destinate il futuro del nostro Paese.

Noi vi chiediamo di rimettere quei soldi, che sono i soldi dei cittadini e delle cittadine, vi chiediamo di rifinanziare le misure che sono legate alla riduzione dei fenomeni di emarginazione e degrado sociale, di rifinanziare la progettazione urbanistica partecipata, per creare infrastrutture…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Mi avvio a concludere. Vi chiediamo di rifinanziare le infrastrutture sociali di comunità delle aree interne e, infine, di valorizzare anche i beni confiscati ai poteri criminali. Ecco, così si crea un nuovo Paese e si crea il futuro per le nuove generazioni: non tagliando questi soldi, ma mettendocene altri (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. L'onorevole Cafiero De Raho ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/58.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno che qui presento vorrebbe impegnare il Governo a consentire l'ampliamento della pianta organica della magistratura. Devo dire che l'articolo 22 del decreto già prevede disposizioni in materia di ufficio del processo, che è una struttura fondamentale, perché dovrebbe sostenere i collegi, aiutandoli a sviluppare al meglio l'attività giudiziaria, dovrebbe sviluppare quell'attività di approfondimento che è funzionale al miglior risultato della giustizia. Però, questo non basta. Come è naturalmente sotto la visione di tutti, gli interventi sviluppati fino a oggi non prevedono alcuna misura rivolta a velocizzare il rito, la procedura, sia civile sia penale, anzi, assistiamo, nel settore penale, a un aggravamento delle condizioni. E come? Basta osservare, per esempio, Presidente, già soltanto quel che sarà l'interrogatorio previsto per gli indagati per i quali è richiesta una misura cautelare: l'interrogatorio verrà svolto dopo che è stato investito un collegio di 3 giudici; Presidente, non più 1, ma 3, 3 giudici che dovranno procedere a un interrogatorio, poi, collegialmente svilupperanno naturalmente gli approfondimenti, ne discuteranno. Mentre un giudice parla con se stesso, 3 giudici necessariamente devono fare una camera di consiglio e ciascuno deve portare un proprio contributo. Non dico certamente che un giudice sia meglio di 3, no, 3 giudici sicuramente daranno un risultato migliore di un solo giudice, ma non è sotto il profilo di quanti giudici dobbiamo avere di volta in volta per decidere; dobbiamo consentire alla giustizia di fare il suo corso, nel senso che la giustizia è una base fondamentale per la nostra democrazia. Non assicurare il diritto del singolo, non assicurare la tutela che solo la giustizia penale riconosce, è - secondo tutti, non secondo me - un'esigenza fondamentale di un Paese democratico come il nostro.

E poi, Presidente, anche per quanto riguarda le intercettazioni, le intercettazioni vengono trascritte da chi? Da un poliziotto, il quale deve, naturalmente, omettere qualunque richiamo ai fatti personali. Anche questo è giusto, chi lo mette in dubbio? Però, è anche vero che la valutazione che fa un appartenente alle Forze dell'ordine è diversa dalla valutazione che può fare un pubblico ministero, il quale deve avere un quadro molto più ampio. Quindi, cosa si fa, con questa norma? Si impone al pubblico ministero di fare ciò che prima non avrebbe fatto, perché prima era tutto scritto: leggeva, poteva leggere anche di notte. Ora no, deve fare un lavoro ulteriore, deve sentire egli stesso le intercettazioni. E poi altrettanto vale per il giudice: quando andiamo a fare la selezione, quindi in un'udienza nella quale si selezionano le conversazioni, è evidente che questa valutazione deve essere fatta anche dal giudice, e quindi il giudice le deve sentire. Sa, Presidente, sono tanti gli aspetti in cui, oggi, il pubblico ministero e il giudice devono intervenire. Ma cosa volevo dire e quindi perché è stato chiesto l'impegno al Governo? In Italia, abbiamo un organico di 10.644 magistrati, di cui sono presenti solo 9.025. Eppure, con l'organico pieno, il rapporto magistrato-popolazione è un rapporto totalmente diverso da quello che c'è in Europa. Perché? Perché in Europa abbiamo 18 magistrati ogni 100.000 abitanti. In Italia abbiamo 10,6 magistrati ogni 100.000 abitanti. Quindi, se si chiede di aumentare il numero dei magistrati in organico, è perché in Europa ne abbiamo molti di più. Per velocizzare, bisogna necessariamente aumentare il numero dei magistrati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Stumpo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/138.

NICOLA STUMPO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno, Presidente, vorremmo chiedere al Governo ragione delle motivazioni per le quali, a volte, bastano parole chiave per sollevare un alert al Governo. Il Governo ha scritto - forse, lo ha fatto qualche fantomatica manina, non lo sappiamo - l'articolo 43 di questo decreto, dove, come ogni Paese civile, come ogni Paese che ha subìto il COVID-19, ha pensato di mettere insieme e di fare fronte a quelli che possono essere i rischi futuri nella sanità mondiale e aderire alla richiesta dell'OMS sul green pass globale: lo avevate scritto così nel vostro decreto. Dopo averlo scritto, dopo averlo approvato in Consiglio dei ministri e dopo averlo pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è partito l'alert dei No-vax, è partito l'alert di qualche partito di maggioranza, forse di tutti i partiti di maggioranza, che non si poteva andare in campagna elettorale, mentre si criticava il green pass e si strizzavano gli occhi ai No-vax, e utilizzare la stessa parola per fare qualcosa di diverso, qualcosa di utile per i cittadini. Infatti, si chiama green pass globale, ma in realtà è una sorta di agenda digitale sanitaria, che consentirebbe ai cittadini italiani, d'ora in avanti, di essere tracciati e, così come succede da una regione all'altra quando si va dentro un altro ospedale, di essere riconosciuti e, quindi, essere curati ovunque ci si trova. Tutto il mondo si sta mettendo insieme per fare un passo in avanti, garantendo la privacy, come c'è scritto, mentre noi, siccome c'è scritto green pass, abbiamo una maggioranza che, dovendo parlare con i No-vax, è dovuta uscire da un Accordo internazionale.

Ora, non abbiamo avuto la forza. In questa fase, in Parlamento - non nel Paese! - siete maggioranza e avete approvato un emendamento del Governo che modifica un decreto del Governo. Questa è la cosa singolare sulla quale ci siamo trovati a confrontarci. Avete cambiato l'articolo 43 e avete fatto fare un salto indietro all'Italia, mettendo a rischio la salute dei cittadini italiani.

Ciò che vi chiediamo con quest'ordine del giorno non è, quindi, di cambiare il decreto. Lo avete appena ricambiato e pensiamo che non lo cambierete al Senato, semplicemente perché ormai vige il monocameralismo imperfetto, per cui lo approvate qui con la fiducia e lo riapproverete di corsa al Senato, senza farlo ritornare alla Camera. Ma vi chiediamo, con quest'ordine del giorno, di ripensarci e, in un primo provvedimento utile, di rimettere l'Italia insieme ai Paesi che tengono alla salute dei propri cittadini e che vogliono concorrere a rendere più sicuri i nostri Paesi in caso di problemi sanitari. Quello che vi chiediamo con tranquillità è di non mettere l'Italia fuori dalla storia, ma di provare a non aver paura delle parole e di guardare alla necessità dei cittadini e del loro diritto alla tutela della salute (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Luciano Cantone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/33.

LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno, chiedo di rivedere l'impegno finanziario di risorse previste per il Ponte sullo Stretto, a favore delle opere infrastrutturali del PNRR. Questo non solo perché siete in ritardo con le infrastrutture del PNRR, non solo perché avete già tagliato 1,2 miliardi dal Fondo di sviluppo e coesione, non solo perché, dal mese di marzo, in Sicilia gli invasi sono vuoti e, con l'arrivo dell'estate, non sarete in grado di affrontare le emergenze della siccità, proprio perché mancano le risorse, ma perché non si capisce quale logica spinga questo Governo, in questo contesto, a spendere una cifra astronomica di 15 miliardi di euro, quando non esistono i presupposti fondamentali. A cosa mi riferisco? Basta studiare i flussi di traffico di persone e merci per capire che questi fondamentali non esistono.

Per quanto riguarda le merci, sappiamo tutti e sapete anche voi benissimo che il trasporto via mare è più economico e resterà più economico, e sarà sempre preferito dalle navi porta container, che hanno già porti abbastanza ben attrezzati a Gioia Tauro, oltre che a Genova e Trieste. E, quindi, non si capisce per quale motivo, una volta costruito il Ponte, tutte le porta container che arrivano da Suez o da altre parti del mondo debbano fare questo scambio, questo shipping, al porto di Augusta, che non è ancora pronto, quando proprio a Malta c'è un porto molto più grande e più attrezzato; così come è molto più attrezzato il porto di Gioia Tauro.

Ma se poi vediamo i flussi di persone, da siciliano, ho fatto il pendolare per 8 anni, prima di iniziare questa esperienza, qui alla Camera, 6 anni fa, e non ho mai incontrato - mai! - una persona che dicesse: non vedo l'ora che costruiscano il Ponte, perché così mi metto in macchina e faccio 10 ore per arrivare a Roma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) o 18 ore per arrivare a Milano, piuttosto che a Torino o a Bologna. Negli ultimi vent'anni, infatti, il flusso di passeggeri dello Stretto si è dimezzato. Questo perché ci sono gli aeroporti e ci sono infrastrutture che dovrebbero consentire, via ferrovia, anche in Calabria, di attraversare. In questo questo vostro racconto, per cui il Ponte creerà, poi, il flusso di traffico e rilancerà l'economia dell'intera Sicilia e dell'intero Sud, c'è, però, qualcosa che non torna, perché in Calabria avete le ferrovie, avete il Frecciarossa, eppure la Calabria resta una delle zone economicamente più depresse del Paese. Quindi, in questo racconto qualcosa non torna.

Non siamo gli unici a essere estremamente perplessi e preoccupati per questa opera: mi riferisco ai diversi comitati e ai tanti cittadini che, fino a ieri, abbiamo incontrato a Messina con il MoVimento 5 Stelle e con il presidente Giuseppe Conte. Il comune di Villa San Giovanni ha già dato parere negativo e nelle prossime settimane anche il comune di Messina darà parere negativo.

Oggi il Ministero dell'Ambiente ha chiesto 239 integrazioni al documento proprio a tutela dell'ambiente della fauna marina. Quindi fermatevi, vi chiediamo veramente di fermarvi prima di consegnarci la più grande opera incompiuta di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio, che illustrerà il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/91. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie Presidente. Quest'ordine del giorno va al cuore del problema, cioè del problema di questo decreto PNRR e, più in generale, del problema collegato a come il Governo si è interfacciato con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quella che doveva essere un'occasione di ripartenza per tutto il Paese è stata vissuta dal Governo per i primi mesi come un grande elemento di fastidio e di difficoltà, tant'è che il Governo ha deciso a metà strada di rivedere il Piano nazionale di ripresa e resilienza e, nella gran confusione, si è passati da 6 a 7 Missioni, si sono cambiate alcune Missioni, si è aggiunto il capitolo appunto del Repower EU e, nel riscriverlo, si sono anche dirottate risorse da progetti già previsti.

Questo decreto ha l'obiettivo di cercare di risistemare questi problemi, in parte è stato fatto, ma in parte no. In particolare, l'ordine del giorno esprime una grande preoccupazione rispetto allo spostamento di risorse finanziate e destinate ad altre finalità, con particolare riferimento alle politiche per il Mezzogiorno. Per l'appunto, il Governo, da un lato, riscrive il PNRR, spostando risorse dagli enti locali e dai progetti previsti per la rigenerazione urbana e per la riduzione dell'emarginazione e del degrado sociale in particolare al Mezzogiorno verso progetti più grandi che hanno a che fare con la transizione energetica, condotti da grandi aziende italiane e anche dallo stesso Governo, che proprio in questi giorni sta discutendo dello scellerato progetto di autonomia differenziata. Noi vediamo i due provvedimenti andare in parallelo e ne siamo estremamente preoccupati. Per questo ho presentato quest'ordine del giorno, per la grande preoccupazione che abbiamo sulla continuità delle misure definanziate dal PNRR. Vediamo che, in questo provvedimento, mancano ancora risorse, mancano in particolare risorse che hanno a che fare con la misura M5C2 sull'Investimento 2.1 che sono appunto gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana con l'obiettivo di ridurre l'emarginazione e il degrado sociale. Questa misura è definanziata ancora oggi, è definanziata per 1,3 miliardi di euro, stiamo parlando di molte risorse. Gli enti locali e gli enti esecutori avevano già avviato i progetti che, a nostro giudizio, non sono progetti secondari - come il Governo ha raccontato troppe volte -, ma sono progetti magari più piccoli, ma che sicuramente richiedono da parte del Governo un'attenzione nell'attuazione e nello spronare gli enti ad attuare quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: sono progetti assolutamente fondamentali per colmare il divario tra Nord e Sud e quindi per rilanciare la crescita e lo sviluppo nel nostro Paese.

L'ordine del giorno chiede l'effettivo integrale rifinanziamento di questa misura per un valore di 1,3 miliardi di euro. È un ordine del giorno che speriamo possa ottenere un parere favorevole, perché non capiamo come il Governo possa essere contrario a finanziare progetti in parte già iniziati e che comunque gli enti territoriali hanno valutato come assolutamente fondamentali per la coesione delle loro comunità e per il superamento di difficoltà che quelle comunità possono avere. Speriamo che il Governo possa accettare quest'ordine del giorno, perché riteniamo che, da questo, possano venire benefici, altrimenti rischiamo di vedere un maggiore squilibrio nell'implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lascio tutto nelle sapienti mani della Sottosegretaria Siracusano, sperando che il parere domani possa essere un parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello, che illustrerà il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/71. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. L'articolo 38 del disegno di legge in esame reca disposizioni per istituire un contributo, sotto forma di credito d'imposta, a tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato che, negli anni 2024 e 2025, effettuano nuovi investimenti in strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato, nell'ambito di progetti di innovazione che conseguano una riduzione dei consumi energetici alle condizioni, nelle misure ed entro i limiti di spesa stabiliti dalle norme in commento. In particolare, il comma 8 prevede l'innalzamento della misura del credito di imposta per ciascuna quota di investimento, secondo specifiche indicazioni. Presidente, considerato che esistono potenziali vantaggi ambientali, economici e sociali della rottamazione e del riciclaggio delle macchine agricole, sarebbe opportuna una promozione per la rottamazione di macchine agricole obsolete o inutilizzate, stabilendo una definizione degli obiettivi e dei criteri di rottamazione. È stimato, Presidente, da un punto di vista empirico, un alto tasso di infortuni nel comparto agricoltura; in particolare le denunce di infortunio coincidono con oltre 120 decessi, in media, l'anno, legati alla mancanza o all'usura dei più basilari sistemi di sicurezza. Presidente, sin dal 1992, l'articolo 111 del codice della strada ha previsto sanzioni amministrative per la mancata revisione dei mezzi agricoli. Tuttavia, nonostante un decreto interministeriale del 20 maggio 2015 tra il Ministero dei Trasporti e il Ministero dell'Agricoltura, la revisione dei suddetti mezzi non è ancora attiva. Questo è dovuto alla mancanza, Presidente, di norme attuative che devono essere redatte in collaborazione tra il Ministero dei Trasporti, il Ministero dell'Agricoltura e l'INAIL. Quindi, Presidente quest'ordine del giorno vuole impegnare il Governo a promuovere misure agevolative, anche quali il credito d'imposta previsto dall'articolo in parola, per le imprese agricole che rottamano macchine ancora in uso immatricolate prima del 1997, ciò al fine di garantire innovazione nel settore e anche di assicurare una maggiore sicurezza sul lavoro e sulle strade (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Mauri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/97.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io ci tengo a intervenire in questa discussione anche per mettere in evidenza alcune contraddizioni che ci sono nell'azione del Governo e nel racconto anche che il Governo fa presso l'opinione pubblica su tutto il tema del PNRR, anche perché a volte sembra che i soldi magicamente appaiano e scompaiono, riappaiano poi dall'altra parte e si possa finanziare una cosa con soldi provenienti da altre. Allora, penso che sia venuto il momento di disvelare - come tante forze di opposizione stanno facendo - questo continuo gioco delle tre carte che il Ministro fa, devo dire anche con una certa abilità. In proposito, vorrei ricordare che, con la decisione del Consiglio Ecofin dell'8 dicembre 2023, sono state approvate modifiche al PNRR che hanno interessato, nel complesso, ben 145 misure: 10 misure sono state completamente definanziate e, in relazione a queste ultime, il provvedimento in esame avrebbe dovuto reperire le risorse occorrenti a garantirne la continuità attuativa, e cioè: non le facciamo con le risorse del PNRR, ma le facciamo con altre risorse, non preoccupatevi.

La copertura, però, degli oneri del rifinanziamento delle misure espunte è, in larga parte, reperita attraverso riduzioni delle autorizzazioni legislative di spesa relative al Piano nazionale complementare (stiamo parlando di 3,9 miliardi) e del Fondo per lo sviluppo e la coesione (e qui stiamo parlando di altri 5 miliardi, che sono miliardi e non noccioline). In sostanza, per realizzare gli investimenti già previsti nel PNRR ed espunti dal Governo, si taglia altra spesa per investimenti, che avrebbero dovuto accompagnare quelli del Piano, come nel caso del PNC, oppure essere finalizzati alla riduzione dei divari territoriali dell'FSC, di cui tanto si parla in questo periodo e sappiamo benissimo che qui c'è un dibattito che ha a che fare direttamente anche con quello attuale che stiamo facendo in quest'Aula, che è esattamente quello sulle autonomie, di quanto soprattutto, ma non solo, alcune aree di questo Paese pagheranno duramente; quelle aree, ma poi, più complessivamente, il nostro Paese.

L'ambito più colpito da questa impostazione scelta dal Governo è senza dubbio quello sanitario. Il combinato disposto tra le disposizioni dell'articolo 1, comma 8 e comma 13, che prevedono una diversa copertura degli investimenti destinati alla realizzazione del programma denominato “Verso un ospedale sicuro e sostenibile”, il cui finanziamento è posto a valere sulle risorse nazionali per l'edilizia sanitaria, determina un taglio di 1,2 miliardi nel settore. Persino la Conferenza delle regioni - e sappiamo di chi è la maggioranza e chi la guida -, attraverso le parole, appunto, del presidente Fedriga, ha lanciato un profondo allarme dei territori rispetto a una diminuzione di risorse che l'attuale Esecutivo si ostina a negare. Obiettivo del PNRR e del PNC doveva essere rilanciare il sistema sanitario all'indomani della pandemia. Questi ulteriori tagli al settore, invece, al contrario, lo indeboliscono. In altre parole, si allontana dall'idea di centralità e universalità del Servizio sanitario, senza prospettare alcuna alternativa alla ricetta o ticket più alti per la sanità pubblica - cosa molto facile da fare - o accreditamenti più cospicui per quella privata. Di conseguenza, noi - ci siamo concentrati molto su questi aspetti - con quest'ordine del giorno vogliamo costringere, spingere, convincere il Governo a intraprendere un confronto con le varie regioni - io adesso, essendo lombardo, dico con la regione Lombardia, coinvolgendo il Parlamento perché si debbano ripristinare le risorse per tutti gli investimenti del programma denominato “Verso un ospedale sicuro e sostenibile”, che l'applicazione delle disposizioni del decreto potrebbe e, diciamo certamente, farà venir meno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Carmina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/66.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il PNRR è un'opportunità irripetibile per rendere l'Italia più moderna, efficiente e inclusiva, aperta alla modernità e all'innovazione, un nuovo Piano Marshall, un'occasione unica per consentire il rimarginarsi delle ferite inferte dalla pandemia e il rilancio del sistema Paese, per proiettarlo verso le sfide della modernità: 209 miliardi da spendere, in modo veloce, senza che un euro venga sprecato. Il provvedimento in esame reca misure volte a garantire l'attuazione degli interventi del PNRR, scongiurando lo sforamento del cronoprogramma - già il Ministro Giorgetti chiede un rinvio dal termine del 31 dicembre 2026 -, attraverso il rafforzamento della capacità delle amministrazioni che ne sono titolari. Lo dico perché, vedete, questo è il punto focale. L'efficientamento del Paese passa attraverso l'efficientamento della struttura a base di questo Paese che è la pubblica amministrazione. È inammissibile che, ancora oggi, nella pubblica amministrazione ci siano sacche di precariato o si privilegino contratti di precariato, perché il precariato non è soltanto un contratto di lavoro. Qui si è confusa flessibilità con precarietà.

Il precariato è anche una condizione di vita per il lavoratore. Il PNRR deve essere un'occasione per il rilancio della struttura della pubblica amministrazione che sia più utile al cittadino e al Paese, una casa accogliente. Certamente, andare avanti con contratti precari, con situazioni che sono quasi al limite dello sfruttamento dei lavoratori - e noi abbiamo il caso dei lavoratori ASU in Sicilia, che sono considerati lavoratori in nero della pubblica amministrazione - non è più ammissibile in questi termini.

Occorre che ci sia giustizia per i lavoratori fuori e dentro la pubblica amministrazione. Per questo noi abbiamo predisposto quest'ordine del giorno che impegna il Governo perché si adoperi ai fini del superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni centrali e locali e affinché, in particolare, rispetto ai comuni e comunque per tutti gli enti, disponga o si impegni ad attuare una proroga generalizzata dell'articolo 20 della legge Madia.

Come ben sa la Sottosegretaria, le casistiche sono varie e varie le tipologie: ci sono comuni in dissesto, in pre-dissesto o in equilibrio, vi è chi ha già approvato i bilanci e chi li deve approvare; ma la verità è che spesso gli uffici sono vuoti ormai e nei comuni rimangono questi precari, alcuni dei quali non si potranno neanche stabilizzare entro l'anno se non viene attuata, per tutti, in via generalizzata, la proroga dell'articolo 20 della legge Madia, che consente le stabilizzazioni almeno fino a fine 2024. Ed è questo che noi chiediamo con quest'ordine del giorno.

Mi preme chiedere con forza questo impegno perché questa situazione si verifica soprattutto nel Mezzogiorno. Immaginate una pubblica amministrazione, già privata del personale, con un'emergenza, che vedrà a fine dicembre svuotarsi dei precari che non si sono riusciti a stabilizzare; il che accade soprattutto nel Mezzogiorno, che quindi vedrà svanire la possibilità di dare attuazione al PNRR secondo quel vincolo di destinazione del 40 per cento al Mezzogiorno, fatto apposta per superare quel gap che, ancora oggi, purtroppo, esiste fra regioni più ricche e regioni in cui si vivono condizioni di maggiore disagio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Lacarra ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/99.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, sul Piano nazionale di ripresa e residenza abbiamo sentito tante chiacchiere da questo Governo. Possiamo dire che dal suo insediamento vi è stata una grande rincorsa al perseguimento degli obiettivi che noi avevamo pattuito con l'Unione europea. Parliamo di rincorsa e non di ordinata attuazione, perché questo Governo ha avuto grandi difficoltà nel suo primo anno e mezzo di mandato e questo credo sia un fatto innegabile.

Il Ministro Fitto da mesi insiste su quelle misure che sono effettivamente impossibili da ricondurre al PNRR, alcune perché non rispondenti ai criteri dettati dalla Commissione, altre perché richiedono tempi di attuazione troppo lunghi e, in certi casi, questo ragionamento regge. Il PNRR fu pensato e scritto in un tempo breve ed è fisiologico che in qualche caso si siano commessi degli errori.

Ciò che Fitto non dice, però, è che a queste difficoltà si sono aggiunti tutti gli ostacoli che ha messo lui stesso all'attuazione del piano, con l'avallo dell'intero Governo. Mi riferisco alla grande riforma della governance fatta lo scorso anno, una sciocchezza di cui ancora oggi fatichiamo a comprendere il senso. Come si può pensare che tutto vada liscio quando si decide di sostituire il motore dell'auto a metà corsa? È così che si spiega il fiatone del Ministro Fitto, sempre più affaticato a spiegarci che cosa sta succedendo sul Piano.

Questo decreto, nei suoi auspici, avrebbe dovuto chiudere una serie di questioni e, invece, come sempre, ne ha aperte di nuove. A dicembre arriva l'ok dell'Europa alle rimodulazioni del nostro piano, rimodulazioni, tra parentesi, di cui non abbiamo praticamente saputo nulla per mesi e mesi. Abbiamo sentito, invece, le rassicurazioni del Ministro sul fatto che nulla sarebbe stato definanziato e che anzi dall'Europa sarebbero arrivati soldi in più per l'Italia.

Con questo provvedimento è caduto definitivamente il castello di carte. Sono stati definanziati progetti per miliardi e miliardi di euro e, tra questi, per quanto anche in questo caso abbia cercato di negarlo fino all'ultimo, vengono tolti 1,2 miliardi al settore della sanità pubblica. Non solo le forze di opposizione ma persino la Conferenza delle regioni, presieduta da un presidente di destra, ha chiesto spiegazioni al Governo.

Le spiegazioni, come spesso accade da un anno e mezzo, non sono arrivate; anzi, il Ministro della Salute continua a dare i numeri sulla sanità, facendo finta che quanto è stato stanziato sia sufficiente e che l'inflazione a doppia cifra non abbia colpito il nostro Paese nell'ultimo biennio.

Il Ministro Fitto ha continuato a fare il gioco delle tre carte pure con Fedriga e con i governatori del centrodestra, pur di non ammettere che quei soldi sono stati utilizzati per altro.

Si tratta di risorse preziosissime che sarebbero dovute servire per tanti investimenti in sanità, tra cui il rinnovamento di tante strutture, l'adeguamento sismico, la modernizzazione tecnologica, eccetera. L'aspetto ancora più grave è che tutto questo avviene in un momento in cui si segnalano grosse criticità del Servizio sanitario nazionale, difficoltà che sono compensate solo e soltanto dal sacrificio quotidiano di chi ci lavora, ma il tema delle risorse è cruciale, signor Presidente.

Come ha recentemente rimarcato anche la Corte dei conti, il raffronto della spesa sanitaria pubblica italiana con quella degli altri Paesi europei è impietoso: l'Italia resta il fanalino di coda con divari sempre più difficili da colmare rispetto a Paesi come la Germania o la Francia che destinano al finanziamento della spesa sanitaria pubblica più del 10 per cento del prodotto interno lordo, mentre qui non si arriva neppure al 7 per cento.

Certo, il titolo del capitolo della legge di bilancio 2024 - Potenziamento del sistema sanitario - faceva ben sperare, ma la realtà dei numeri racconta che l'incremento del fabbisogno sanitario è solo apparente. Un incremento di 3 miliardi per il 2024 e poi di 4 e 4,2 miliardi, rispettivamente per il 2025 e il 2026, non è solo assolutamente inadeguato a rispondere ai bisogni urgenti della sanità pubblica, ma non è neanche sufficiente a compensare gli effetti dell'inflazione o a coprire i rinnovi contrattuali del personale e le ulteriori nuove spese vincolate, come quelle, ad esempio, per le liste d'attesa. Ciò si tradurrà sicuramente in minori risorse a disposizione delle regioni.

Con quest'ordine del giorno chiediamo che il Governo ascolti finalmente le regioni che materialmente saranno chiamate ad affrontare i problemi della sanità e a doverne rispondere poi davanti ai cittadini. Con quest'ordine del giorno, in particolare, si chiede di intraprendere un confronto con la regione Puglia, coinvolgendo il Parlamento affinché si provveda al ripristino delle risorse per tutti gli investimenti del programma denominato “Verso un ospedale sicuro e sostenibile” che questo decreto-legge sta facendo venir meno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Aiello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/35.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, quello che stiamo discutendo oggi è l'ennesimo provvedimento omnibus per argomenti trattati e massa di risorse mobilitate che in una situazione normale - è giusto dirlo - non sarebbe stato emanabile e che riguarda l'adempimento delle condizionalità previste dal PNRR anche in termini di riforme e di investimenti. Qual è la gravità? Si tratta di una complessa serie di interventi assunti senza un pieno e trasparente coinvolgimento e confronto con le parti sociali. Mi riferisco ai sindacati, mi riferisco alle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del Paese. A nostro avviso, è grave che si mettano in campo delle importanti riforme e delle importanti iniziative normative volte a modificare l'impianto normativo del nostro Stato anche in materia di lavoro senza un serio confronto con le parti sociali. Per noi questo è un vulnus che deve essere superato e per questo ho presentato quest'ordine del giorno.

Il confronto con le parti sociali è fondamentale, perché in questo quadro si inseriscono anche le disposizioni urgenti in materia di lavoro e, in particolare, gli articoli che vanno dal 29 al 31, che dovrebbero rappresentare la risposta del Governo ai gravi fatti avvenuti a Firenze lo scorso febbraio e, più in generale, dovrebbero costituire efficaci misure di contrasto agli incidenti sul lavoro che si susseguono, purtroppo, sempre più drammaticamente.

Inoltre, queste misure dovrebbero anche rafforzare gli strumenti di prevenzione rispetto alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro.

Su questo sarebbe stato opportuno e avremmo preferito che si intervenisse con un provvedimento ordinario, con una legge di iniziativa parlamentare, uno strumento più adeguato a quello che è il sano dibattito parlamentare e il sano confronto tra le forze politiche, visto che questo è un tema che sta a cuore proprio a tutte le forze politiche.

Per quanto attiene, invece, agli interventi normativi previsti in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, ovviamente non possiamo non citare l'introduzione della cosiddetta patente a crediti, il nuovo strumento, appunto la cosiddetta patente a crediti, che viene introdotta dall'articolo 29, comma 19, di questo decreto. Questo provvedimento comunque presenta molteplici profili di criticità e questo lo abbiamo evidenziato anche in sede di Commissione referente, criticità sia sul meccanismo di perdita e di acquisizione dei crediti sia rispetto agli obblighi formativi. La nuova disciplina, anche nella versione all'esame dell'Aula, non crea uno strumento di prevenzione nuovo, bensì si propone di perfezionare la disciplina preesistente, che è stata già più volte modificata dal 2008 al 2022. Si tratta della cosiddetta patente di conformità aziendale che viene rilasciata appunto dall'ispettorato del lavoro ed è necessaria alle imprese e ai lavoratori autonomi per operare nei settori dei cantieri edili.

In sede referente la maggioranza, tra l'altro, non ha accolto i nostri emendamenti o, comunque, li ha accolti soltanto in parte e questo, ovviamente, non può che farci essere critici rispetto a tale provvedimento. In particolare, non ci convince la novità introdotta con riguardo allo strumento dell'autocertificazione, in quanto non è idonea a garantire il possesso dei requisiti previsti dalle imprese. L'autocertificazione, tra l'altro, riguarderà 2 milioni di imprese e, stante la perdurante necessità di aumento dell'organico presso l'Ispettorato nazionale del lavoro, dubito che gli ispettori del lavoro possano esercitare i dovuti controlli per il rispetto della nuova disciplina. Il sistema della patente, come riscritto dal Governo, non convince nemmeno con riguardo al sistema delle sanzioni. Infatti, le sanzioni prevedono importi troppo esigui rispetto alla gravità dei fatti sanzionati. Inoltre, un'altra mancanza è data, appunto, dall'assenza della Procura nazionale del lavoro. Lo ribadiamo anche in questa sede: serve la Procura nazionale sugli infortuni sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), una Procura specializzata che possa intervenire in materia di salute e di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Altra motivazione che non ci convince è che questa nuova patente riguarda soltanto il settore edile. Noi, invece, vogliamo che tutti gli altri settori vengano appunto interessati dal nuovo sistema di controllo rispetto alla salute e alla sicurezza. È come se anche i più recenti gravi incidenti avvenuti presso la centrale idroelettrica di Suviana o presso lo stabilimento Stellantis di Pratola Serra non dovessero essere ricompresi nell'ambito di una seria strategia di tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro. Si tratta, inoltre, di una normativa incompleta, che rinvia a un ulteriore decreto attuativo e questo ci fa capire come il Governo voglia fuggire dal confronto parlamentare.

Presidente, potrei continuare a elencare una serie di criticità, ma a questo punto concludo, dicendo che quest'ordine del giorno chiede, appunto, di impegnare il Governo a intraprendere opportune iniziative di carattere normativo volte a un'ulteriore e più approfondita riflessione circa i temi della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, convocando uno specifico tavolo di confronto con le parti sociali, nonché trasmettendo il relativo schema di decreto attuativo alle Commissioni competenti, per esaminarlo e dare il parere di competenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Provenzano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/101.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. La verità è che non vi è mai piaciuto questo Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questa svolta che abbiamo conquistato in Europa, nell'interesse dell'Italia, non vi è mai piaciuta e, infatti, avete votato contro. Il fatto che non vi sia mai piaciuto lo testimonia quest'Aula deserta su una discussione che, in teoria, dovrebbe essere importante per la stessa maggioranza. Non vi è mai piaciuto perché, attraverso questo Piano straordinario di investimenti, noi avremmo voluto realizzare due obiettivi, che voi non solo trascurate, ma contrastate: la transizione ecologica, che sia giusta, e l'inclusione sociale, per cui noi ci siamo battuti per averla nel nostro Paese quando non era nemmeno tra le priorità europee, cioè l'inclusione sociale attraverso infrastrutture sociali.

Non vi è mai piaciuto, però la principale preoccupazione che avete avuto in questi mesi di Governo, incuranti del fatto che noi stessimo per sprecare la più grande occasione di investimento pubblico che si apriva nel nostro Paese, era quella di gestire le risorse. E non vi siete dedicati all'attuazione, vi siete dedicati a un lavoro, che ha occupato i primi mesi di Governo, di accentramento delle competenze, di accentramento delle possibilità e capacità di spesa, laddove forse di competenze c'erano di meno, facendo saltare un sistema di governance che è stato esso stesso causa dei ritardi che si sono accumulati e che hanno, poi, portato alla necessità di una riprogrammazione che, come è stato ricordato nel corso di questa illustrazione degli ordini del giorno, ha riguardato nel complesso 145 misure, con l'effetto che alcune di queste misure sono state completamente definanziate. E con questo decreto occorreva reperire le risorse necessarie a rifinanziare quelle opere, quelle infrastrutture e quegli investimenti necessari alla popolazione del nostro Paese, che, invece, erano stati definanziati dai vostri ritardi e dalla vostra riprogrammazione.

Ma come avete finanziato queste misure? Reperendo, in larga parte, risorse attraverso un meccanismo, che abbiamo già visto nel nostro Paese troppe volte, di riduzioni di altri investimenti: avete reperito le risorse dal Piano nazionale complementare per 3,9 miliardi di euro e dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, circa 5 miliardi di euro. Anche qui, il Ministro Fitto, nel corso dei mesi passati, ha fatto saltare ogni programmazione a cui noi avevamo provato a vincolare la spesa del Fondo per lo sviluppo e la coesione, facendolo tornare a essere quel bancomat nelle mani del Governo che distrae risorse pubbliche dagli obiettivi principali di perequazione territoriale, di riduzione dei divari territoriali, per utilizzarlo per ogni evenienza. O, quando non lo fa, compie quello che qui avete compiuto, un'operazione altrettanto insidiosa, cioè rendere gli investimenti previsti sostitutivi di altri investimenti che non vengono fatti, perché questo si sta realizzando.

Il PNRR sta diventando un grande progetto sponda, cioè, alla fine, noi cosa facciamo? Non realizziamo gli investimenti previsti con le risorse che dovevano essere aggiuntive, che arrivavano dall'Europa, e per quegli investimenti utilizziamo risorse che già erano poste nel bilancio dello Stato. Questo ha colpito in particolare la sanità e colpisce segnatamente la sanità al Sud, perché, come ha detto la Svimez negli anni scorsi, noi abbiamo un Paese, ma due cure, perché abbiamo un divario di risorse, un divario di prestazioni, tutto a vantaggio di un incremento, senza paragoni nel resto dei Paesi europei, della sanità privata, cosa che fa pensare che proprio questo sia il vostro obiettivo. E, all'interno di un settore penalizzato, come quello della sanità, viene penalizzata proprio l'edilizia sanitaria, che perde 1 miliardo e 200 milioni di risorse, un taglio secco sull'edilizia sanitaria, quando noi sappiamo, per esperienza di ciascuno di noi, andando negli ospedali, che, nonostante la grande professionalità del nostro personale medico, degli operatori sanitari, essi spesso si trovano a lavorare in strutture fatiscenti, obsolete, costose, che vanificano il loro impegno. Queste critiche non le abbiamo fatte solo noi, non le stiamo facendo solo noi, le ha fatte la stessa Conferenza delle regioni, attraverso le parole del presidente del centrodestra, che voi non avete voluto ascoltare, perché questo accentramento di risorse vi rende ciechi rispetto alle esigenze dei luoghi. Questo colpisce in particolare il Mezzogiorno, colpisce in particolare il Sud e colpisce in particolare la nostra Sicilia.

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). L'avete già fatto - lo dico qui a chi rappresenta il Governo oggi - con il ponte sullo Stretto, un'opera che doveva essere strategica, per cui i finanziamenti, invece di essere nazionali, li avete fatti pagare già alle regioni meridionali di Calabria e Sicilia.

Oggi quel progetto è stato bocciato dal Ministero dell'Ambiente, perché non sta in piedi, figurarsi il ponte di Salvini se starà in piedi.

Io vi prego di tornare a una correttezza nei rapporti istituzionali, ascoltate, se non le opposizioni, le regioni e date al Sud quello che è del Sud, date alla coesione territoriale, alla riduzione dei divari territoriali quello che gli spetta e non continuate quest'opera di sottrazione di risorse, per un accentramento che rischierà di vanificare la più grande occasione di investimento che noi abbiamo nel nostro Paese; l'abbiamo conquistata senza di voi, non sprecatela (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Caso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/61.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. In questo provvedimento omnibus, diciamolo, la parte che riguarda l'istruzione è l'ennesima testimonianza di quanto il diritto allo studio sia costantemente calpestato da questo Governo. Abbiamo provato, con diversi nostri emendamenti, a cercare di mettere delle toppe, di migliorare il migliorabile, ma, purtroppo, ovviamente, come sempre accade, c'è stata una bocciatura, quasi a priori. Ad esempio, non si è deciso di prorogare l'anno accademico, ma si è lasciato decidere alla discrezione delle singole università: quindi ci troveremo che le università che possono permetterselo con i propri soldi potranno prorogare l'anno accademico e, quindi, far risparmiare gli studenti, altre no, creando, come sempre, disparità all'interno del nostro Paese.

Allo stesso tempo, stiamo proprio ora leggendo comunicati da parte del Ministro Bernini che glorificano la sua azione sugli alloggi universitari. Ebbene, se qualche piccolo passo avanti, qualche miglioramento l'abbiamo visto, di fatto, se andiamo poi al nocciolo della questione, continua tutto a essere un mega affare per i privati, che abbondantemente le associazioni studentesche hanno denunciato, che, tra l'altro, avrà anche un effetto scarsissimo sulla riduzione del costo degli affitti. Anche su tale punto abbiamo provato a intervenire, chiedendo di aumentare la percentuale obbligatoria di sconto, ma è rimasta lì, ferma al 15 per cento. Quindi stiamo continuando a dire che, dopo tutti questi soldi che stiamo spendendo, del PNRR, gli studenti a Milano, comunque, dovranno continuare a pagare almeno 600-700 euro al mese di fitto, questo stiamo dicendo.

Così come, a tutti gli effetti, si è auto-dichiarata fallimentare l'azione da parte del Ministro, perché si è deciso di instaurare un commissario ad hoc, di dare tutto nelle mani di un commissario, dicendo palesemente che il Ministero da solo non ce la fa, non è in grado di gestire tutto questo. Anche su questo abbiamo provato a intervenire, dicendo una cosa semplice, con alcuni nostri emendamenti: coinvolgete anche le parti sociali, coinvolgete anche le associazioni degli studenti. E, invece, no, giustamente ne avete paura, perché ricordiamo tutti che la Presidente Meloni, per giustificare i fallimenti, all'epoca, della mancata tranche, del mancato stanziamento della quota degli alloggi universitari sulla terza del PNRR, iniziò a dire che le associazioni degli studenti sono le nemiche del nostro Paese. Insomma, si va sempre a cercare il colpevole altrove.

Ma anche sulla scuola, troviamo improvvisamente, in questo provvedimento, la decisione di dare un valore alla prova Invalsi totalmente diverso rispetto al motivo per cui è nata. Si decide di unire i risultati della prova Invalsi al curriculum dello studente, non badando al fatto che era nata per valutazioni complessive e non per i singoli.

Ma vado al dunque, perché oggi è una giornata tremenda per circa 6.000 lavoratori e 6.000 famiglie, ed è questo il tema dell'ordine del giorno. Oggi, tante scuole sono nel caos: parlo dei collaboratori scolastici, a cui ieri è scaduto il contratto e oggi sono dovuti andare a casa. Abbiamo potuto leggere che il Ministro Valditara, per rimediare alla tremenda figuraccia che ha fatto e per rimediare al caos che si sta generando nelle scuole - lo dicono tutti, oggi nelle scuole c'è il caos -, ha annunciato: sì, abbiamo trovato 13 milioni da parte del Ministero, nel prossimo provvedimento utile li stanzieremo per prorogare i contratti. E ve ne uscite ora? Dalle mie parti si direbbe che questo Ministero è gestito un po' come una bancarella del torrone, perché noi queste cose le sapevamo da tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sapevamo, fin dalla legge di bilancio, che il 16 di questo mese queste 6.000 famiglie, queste 6.000 persone sarebbero andate a casa. Lo sapevamo, abbiamo quindi proposto emendamenti in legge di bilancio, nel Milleproroghe, abbiamo proposto ordini del giorno. E, sorpresa delle sorprese, non lo abbiamo proposto solo noi, ci sono stati anche i colleghi della maggioranza, che poi si sono ritrovati a dover ritirare gli emendamenti.

Quindi siamo arrivati poi ad oggi - ops! - abbiamo trovato 12 o 13 milioni, ora vediamo di sistemare. No, perché avete mandato nel caos le scuole e avete lasciato nell'incertezza totale 6.000 lavoratori e 6.000 famiglie. Noi, con quest'ordine del giorno, quindi, chiediamo di provvedere una volta per tutte, così come non noi, ma voi avevate promesso in campagna elettorale, questo stiamo chiedendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. È stata convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo per le ore 19,15, e quindi, come da prassi, sono a richiedere che, dopo l'intervento del collega Curti, che è il prossimo secondo l'elenco, l'Aula venga sospesa per la durata della Conferenza dei presidenti di gruppo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fornaro. Noi, in contestuale, ci siamo sentiti con il Presidente Fontana, che conferma che, dopo l'onorevole Curti, verranno sospesi i lavori.

L'onorevole Curti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/137.

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno riguarda l'evento sismico che ha interessato le Marche nella fine del 2022. Vorrei anzitutto ricordare che l'evento sismico che ha colpito i territori di Ancona, di Fano e di Pesaro il 9 novembre 2022 rappresenta la sequenza sismica di maggiore intensità verificatasi in quella specifica area geografica dai primi del Novecento. Si è trattato di un evento che ha colpito, oltretutto, una regione, quella delle Marche, già fortemente provata dal sisma del 2016 e dall'alluvione del 2022.

Ricordo, inoltre, che alla fine di marzo 2023 la stessa Protezione civile ha registrato oltre 500 sfollati e ha quantificato in oltre 1.000 gli edifici lesionati. Tuttavia questa emergenza, signor Presidente, ha un carattere surreale, per diversi motivi, e parto dal primo. Il primo è quello della regione Marche, che ha aspettato ben 2 settimane prima di richiedere lo stato di emergenza. E poi il Consiglio dei ministri, che ha deliberato lo stato di emergenza solo l'11 aprile 2023, con un ritardo di ben 5 mesi.

Solo il 3 maggio 2023 è stato nominato il presidente della regione Marche come commissario delegato. È stato necessario un tempo sproporzionato, ben 7 mesi, solo per nominare il commissario straordinario per l'emergenza. Tutto questo, ovviamente, ha comportato una filiera normativa e regolamentare che si è dilatata senza ragioni evidenti, con l'unico effetto di aggravare, giorno dopo giorno, il dramma dei cittadini. È passato più o meno un anno e mezzo dalla calamità, Presidente, e ci troviamo ancora una volta qui, in quest'Aula, a cercare di risollevare dalle dimenticanze la vicenda del terremoto di Ancona, che è stato ribattezzato sul territorio il sisma invisibile, ma non perché questo sisma, purtroppo, non abbia prodotto danni, anzi, ne ha prodotti e anche parecchi, ma invisibile agli occhi del Governo. Ad oggi, infatti, è stato stanziato solo un misero contributo di 3 milioni di euro per l'emergenza. Al momento, il Governo non ha ancora impegnato fondi sostanziali, invece, per la ricostruzione delle abitazioni e del patrimonio pubblico. La verità è che il processo di ricostruzione, con tutte le sue complessità e necessità, non è mai stato inserito nell'agenda di questo Governo, tant'è vero che anche in questo provvedimento che oggi è in discussione, a distanza di oltre un anno e mezzo, si prevede solo di individuare addirittura chi dovrà effettuare la ricognizione dei danni.

Tutto questo ritengo che sia inaccettabile e con quest'ordine del giorno chiediamo al Governo di stanziare le risorse necessarie per ricostruire gli immobili danneggiati, poiché, onestamente, tutto questo è indegno di un Paese civile.

Quindi, confidiamo che il Governo possa accogliere positivamente quest'ordine del giorno e, seppure con un considerevole ritardo, possa provvedere a ridare dignità a quelle comunità colpite dal sisma del 2022 che ha interessato le città di Ancona, di Fano e di Pesaro.

PRESIDENTE. Come ho annunciato precedentemente, sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, prevista per le ore 19,15.

La seduta è sospesa e riprenderà come stabilito.

La seduta, sospesa alle 19,15, è ripresa alle 20,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta sono complessivamente 107, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei capigruppo, è stata convenuta la seguente articolazione dei lavori per il seguito dell'esame del disegno di legge n. 1752-A - Conversione in legge del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (da inviare al Senato – scadenza: 1° maggio 2024).

I lavori proseguiranno nella seduta odierna, fino alle ore 24, per l'illustrazione degli ordini del giorno. Riprenderanno domani, mercoledì 17 aprile, alle ore 9,30 per l'espressione dei pareri da parte del Governo. Dalle ore 10,15 alle ore 14 e dalle ore 16,15 alle ore 21 si procederà alle dichiarazioni di voto e alla votazione degli ordini del giorno. Alle ore 15 avrà luogo il question time.

L'eventuale seguito dell'esame degli ordini del giorno avrà luogo nella giornata di giovedì 18 aprile, a partire dalle ore 9,30 e fino alle ore 15. A partire dalle ore 15 avranno luogo le dichiarazioni di voto finale, con votazione finale entro le ore 17. È stato altresì convenuto che nel corso della settimana corrente le Commissioni non tengano seduta.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1752-A​)

PRESIDENTE. Riprendiamo, dunque, il seguito della discussione del disegno di legge n. 1752-A.

La deputata Susanna Cherchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/70.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Si apprende come questo PNRR sia quasi un decreto omnibus, perché c'è di tutto e di più. L'articolo 8, ai commi 8, 9 e 10, propone di istituire, a decorrere dal 1° luglio 2024, un posto di funzione dirigenziale di livello generale nell'ambito dell'ufficio di Gabinetto del Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, in aggiunta - lo ripeto, in aggiunta - all'attuale dotazione organica e in deroga alle percentuali previste dalla normativa vigente. Lo ripeto: in aggiunta all'attuale dotazione organica e in deroga alle percentuali previste dalla normativa vigente; e beati loro. Ciò vede un incremento di spesa per il 2024 di 141.233 euro e, a partire dal 2025, di 282.466 euro annui.

Alla luce del fatto che il personale esperto di PNRR dovrebbe essere già in attivo, non si capisce per quale ragione si debba istituire un'altra figura dirigenziale con ulteriori oneri a carico dello Stato, in un momento storico dove le risorse previste dal PNRR avrebbero, anzi, hanno sicuramente priorità differenti. Quindi, non appare essenziale la necessità effettiva della creazione di questa posizione dirigenziale in relazione alle esigenze dell'ufficio di Gabinetto del Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Io spero che il Governo valuti l'opportunità di destinare, dove possibile, le risorse PNRR all'agricoltura o ad altri settori, come può essere la sanità e così via.

Mi lascia molto perplessa il fatto che si preveda questo posto di funzione dirigenziale in aggiunta rispetto all'attuale dotazione e in deroga. Praticamente che cosa succede? In tutti i settori, dalla sanità alle Forze armate, all'agricoltura, alla scuola e ai tribunali siamo sottodimensionati e voi, alla faccia di chi vi vuol bene, in aggiunta all'attuale dotazione organica e in deroga alle percentuali previste dalla normativa vigente, mettete un'altra persona e la pagate pure. Quindi, come è possibile? Perché non avete la stessa attenzione per tutti quei comparti sottodimensionati, alla luce del fatto poi che il personale del PNRR dovrebbe essere esperto.

Quindi, mi lascia perplessa questo aumento di personale al Ministero del Ministro Lollobrigida e dico: beati voi, evidentemente ci sono tanti soldi da poter spendere senza pensare a tutto il resto, senza pensare alle Forze armate, alla sanità, all'agricoltura, alla scuola, ai tribunali e così via.

Questo è il mio ordine del giorno, poi, le mie considerazioni le lascerò in dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Rachele Scarpa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/103.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Presidente, come dicevano in tanti prima, nel percorso che ha fatto il PNRR in Italia abbiamo visto 145 misure interessate da modifiche, 10 addirittura completamente definanziate. Questo definanziamento implica che la copertura degli oneri del rifinanziamento di quelle misure che non hanno più i fondi all'interno del PNRR sia reperita da altre parti, con la riduzione delle autorizzazioni legislative di spesa per due importanti fondi, cioè il Piano nazionale complementare e il Fondo per lo sviluppo e la coesione. In particolare, nell'ordine del giorno che ho presentato parlo di definanziamenti, dei tagli rispetto al PNRR sulla sanità. Il programma “Verso un ospedale sicuro e sostenibile” è stato sostanzialmente tagliato dai fondi finanziati con il PNRR e verrà recuperato attraverso i fondi ordinari dell'edilizia ospedaliera. In tutto, alla fine, ci sarà, di fatto, un taglio da 1,2 miliardi di euro che ricadrà tutto su un sistema sanitario che è evidentemente già fortemente affaticato.

Nel mio ordine del giorno chiedo proprio che si coinvolga anche la mia regione, in particolare, il Veneto, nel ripensamento di come queste risorse possano non essere disperse, di come questo taglio possa eventualmente essere arginato, perché, per quanto venga narrato come un'eccellenza da sempre, ed in parte lo è perché il nostro personale medico è eccellente, tuttavia tale personale si trova a lavorare in condizioni di precarietà assoluta, che lo portano spesso all'esaurimento e che ci racconta quanto il Servizio sanitario nazionale sia stanco e affaticato; e nonostante gli annunci roboanti della Presidente Meloni, che dice di aver stanziato la cifra più alta di sempre, poi, alla fine, in rapporto col PIL, tale cifra non è abbastanza per garantire a tutti un pieno accesso al diritto alla salute, quando si parla di sanità pubblica. È da mesi che le piazze della mia regione si riempiono continuamente di medici e di pazienti che non chiedono altro che ricevere un servizio all'altezza di quello che è stato scritto nella nostra Carta costituzionale.

Noi, come tutto il resto d'Italia, affrontiamo i pronto soccorso in situazione di affollamento estremo; a ciò si aggiungono la carenza di personale e lo sdoppiamento di chi, facendo il medico nella sanità pubblica e non riuscendo ad avere un certo stile di vita, uno stipendio professionalmente sostenibile, si trova anche ad affacciarsi al privato, causando cortocircuiti in termini di erogazione e di costo del servizio, che colpiscono la vita di tutti noi.

Le liste d'attesa continuano ad essere lunghissime e, in generale, potersi curare, anche in una regione che è ritenuta ricca, che è ritenuta un'eccellenza, come la mia, ormai è diventata un'odissea, a seconda di quanti soldi si hanno nel portafoglio. In questo senso, vediamo che, anche all'interno della discussione sul PNRR, il capitolo dedicato alla sanità prevede non una visione di investimento, non di utilizzare le risorse preziose dell'Europa, che vengono dall'esperienza della pandemia, per colmare le gravi lacune che esistono, ma si va in un'ottica di definanziamento, come se questa non fosse la cosa più necessaria e urgente in Italia in questo momento. Proprio per questo, noi abbiamo presentato più di un ordine del giorno per chiedere di cambiare rotta per quanto riguarda la sanità pubblica e di utilizzare i fondi del PNRR per quello per cui sono stati pensati: migliorare il servizio pubblico, migliorare le strutture ospedaliere in termini di sicurezza, di edilizia e di sostenibilità, e far sì che non prosegua questo scivolamento verso la sanità privata, che ormai sembra essere un qualcosa a cui ci stiamo abituando. Vediamo nelle nostre televisioni le pubblicità delle compagnie assicurative, che garantiscono prestazioni sanitarie a pagamento. Ci stiamo abituando al fatto che, se abbiamo un'urgenza, è necessario pagare, e stiamo perdendo la concezione della sanità pubblica come un qualcosa di universale, accessibile e garantito equamente. Questo non può essere. Con quest'ordine del giorno, noi chiediamo un ripensamento o, quantomeno, un impegno in questo senso. Speriamo che questa discussione, che è stata accelerata all'estremo sul PNRR, così come è stata accelerata all'estremo la discussione sull'autonomia differenziata, possa portare a esiti diversi da quelli che, apparentemente, avremo davanti a noi: degli esiti disuguali, degli esiti ingiusti, degli esiti che questo Paese - che è lo stesso paese di Tina Anselmi - non si merita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Alfonso Colucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/55.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, come possiamo essere d'accordo sui tagli agli investimenti della Missione sanità del PNRR? E mi rivolgo a voi della maggioranza e al Governo: ma come fate a proporre questi tagli? Mi riferisco, in particolare, alla cancellazione dal Piano nazionale complementare, il PNC, il Piano parallelo al PNRR, finanziato con il bilancio nazionale, del progetto denominato “Verso un ospedale sicuro e sostenibile”; tagli per 1,2 miliardi, un progetto che ha l'obiettivo di finanziare il miglioramento strutturale degli edifici ospedalieri, adeguandoli alle vigenti norme, sia antisismiche, sia antincendio. Quelle risorse non saranno più a carico del Fondo complementare al PNRR, ma a carico dei fondi ordinari, quelli dell'articolo 20, per intenderci, il Fondo di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico. Ma nei fondi ordinari, signor Presidente, quelle somme proprio non ci sono. E lo dice la Corte dei conti: quell'organismo di controllo giurisdizionale che voi della maggioranza andate talmente a vituperare, quello che state man mano provando a smantellare. La Corte dei conti ha detto che i 2,2 miliardi del Fondo per l'edilizia sanitaria sono solo stanziamenti e non fondi disponibili, vanno finanziati. Non ci sono i soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! La Corte dei conti ha detto: tali risorse non sono già scontate nei tendenziali e richiederanno apposita copertura. Questo definanziamento, dice sempre la Corte dei conti, riduce l'ammontare complessivo delle risorse destinabili ad investimenti per la sanità. È inaccettabile, signor Presidente, dover discutere di tagli che riguardano la sicurezza degli ospedali. È inaccettabile, signor Presidente, dover discutere, più in generale, di tagli alla sanità. Cosa farete ora? Mi rivolgo alla maggioranza e al Governo, vorrete definanziare il Sistema sanitario nazionale, con tutto ciò che consegue a carico degli italiani in termini di visite diagnostiche, di liste d'attesa e quant'altro, in termini di diritto alla salute, ovvero volete rifinanziare il programma per l'edilizia sanitaria? In questo caso, naturalmente, dovrete prevederne la copertura nella prossima legge di bilancio e ciò non potrà che aumentare il deficit, ma un deficit che a voi è vietato, considerando le pattuizioni del Patto di stabilità e crescita che il Governo stesso ha da poco sottoscritto. Oppure, terza possibilità, vorrete del tutto definanziare il progetto “Ospedali sicuri”, con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza delle strutture ospedaliere. In tutti i casi, si tratta di un disastro assoluto per la salute degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Con il provvedimento in esame, il Governo stralcia, altresì, 34,7 milioni di euro dall'investimento PNC relativo a salute, ambiente, biodiversità e clima, e con ciò si compromette in via definitiva il modello sanitario One Health, che si basa sull'integrazione di due princìpi fondamentali: il primo, l'interconnessione tra salute umana, animale e ambientale; il secondo, l'intersezione tra loro di più discipline mediche. Dunque, un modello che coglie e valorizza lo stretto collegamento tra la salute delle persone e quella degli animali e della nostra terra. Nel 2023 avete portato la spesa sanitaria, in percentuale rispetto al PIL, al 6,3 per cento, che è il livello più basso dal 2007, e quindi tutti i vostri toni trionfalistici sulle cosiddette razionalizzazioni di spesa all'interno del Piano sono solo espedienti comunicativi utili a nascondere i tagli che state facendo alla sanità italiana, tagli sulla pelle dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Con quest'ordine del giorno, signor Presidente, e concludo, io chiedo al Governo di adottare iniziative per recuperare e reinvestire risorse, in modo da affrontare efficacemente i rischi derivanti dai cambiamenti ambientali e climatici, nell'ambito di un integrato programma di prevenzione collettiva e di valorizzazione della sanità pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Toni Ricciardi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/143.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, Governo, il tema di quest'ordine del giorno riguarda - aspetto che l'euforia passi, dopo essersi resi conto del taglio alla sanità - la sicurezza sul lavoro. Purtroppo, stiamo affrontando un tema che, settimanalmente, se non quotidianamente, ci riporta alle cronache, ancora, un eterno e costante stillicidio in un Paese che fa fatica a trovare le coordinate per poter garantire la sicurezza a persone, donne e uomini, che non fanno nient'altro che lavorare. Se stiamo anche agli ultimi dati diffusi dall'INAIL, solo nei primi due mesi del 2024 si è registrato un incremento del 19 per cento delle morti, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Questo la dice lunga sulla difficoltà e la complessità che noi abbiamo in questo Paese, da sempre - attenzione, da sempre! -, a metter mano sulla tutela della sicurezza sul lavoro. Tuttavia, le stragi sono aumentate. Tuttavia, all'indomani della tragedia del cantiere dell'Esselunga a Firenze, sono state predisposte delle misure che, però, secondo noi, avrebbero meritato un provvedimento ad hoc, perché sono state inserite, comunque, come al solito, in questa insalata fritta alla quale noi assistiamo costantemente da quando siete al Governo. E purtroppo, nemmeno in questo caso c'è stata l'opportunità di dedicare dei provvedimenti ad hoc, monotematici, che affrontassero il tema.

Nello specifico, quest'ordine del giorno chiede di discutere su come vogliamo trattare quelle imprese rispetto all'attestazione e alla qualificazione SOA, ora specificata nella classifica pari o superiore alla terza. Guardate, è chiaro che, al di là delle questioni delle tecnicalità, che molte e molti fanno fatica, giustamente, al di fuori di quest'Aula, a comprendere, la questione è abbastanza banale, ma strutturale, mi consentirete, colleghe e colleghi. La questione è se tu sai costruendo e perseverando su un sistema che si poggia su il massimo ribasso e sul fatto che la competizione non è dettata dall'aspetto qualitativo, ma meramente dall'aspetto del capitolato economico, voi capirete bene che, purtroppo, noi rischiamo di assistere a una costante moltiplicazione delle morti bianche. E questo, attenzione, colleghi e colleghe, esattamente nell'ambito del PNRR la scadenza della rendicontazione al 2026 significa, per le procedure e le modalità, e chiunque tra di noi ha fatto, anche per un solo un giorno, l'amministratore locale o il consigliere comunale lo sa benissimo, che le tempistiche sono praticamente quasi impossibili da rispettare. Ora, rispetto a questa fattispecie, noi dovremmo avere la capacità di una certa rigidità rispetto alle garanzie di certificazione e di qualificazione professionale che chiediamo a queste imprese. Guardate che noi rischiamo, già nel secondo semestre di quest'anno, di assistere ad accelerazioni che vedranno la velocità, con l'abbattimento dei costi, che va a discapito della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori e questa è una pagina che rischiamo di veder già scritta e che possiamo già leggere.

Rispetto a questo, quest'ordine del giorno, Presidente e chiudo, chiede di valutare gli effetti applicativi della disciplina in esame e di avviare un sollecito confronto, un tavolo di discussione con le parti sociali e con le categorie interessate al fine di trovare, in una forma di concertazione, la migliore soluzione possibile. Ora, miracoli non ve ne vengono chiesti, tuttavia, noi non possiamo, pur di garantire e cercare di spendere e rendicontare i soldi del PNRR, correre il rischio di moltiplicare e aumentare, purtroppo, la piaga delle morti bianche in questo paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Ascari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/59.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Dall'inizio dell'anno sono già 30 i detenuti che si sono tolti la vita nelle nostre carceri, un suicidio ogni 3 giorni. Nel 2023, ci sono stati 69 suicidi. Due giorni fa, nel carcere di Castrogno, a Teramo, un detenuto ha cercato di impiccarsi con la cintura dell'accappatoio e si è riusciti a evitare il peggio solo perché c'è stato un intervento tempestivo di un agente della polizia penitenziaria, che ha dato l'allarme. A togliersi la vita sono stati soprattutto parecchi giovani - 6 tra i 20 29 anni, 12 tra i 30 e i 39 -, quasi sempre persone con grande marginalità e sofferenza, con tossicodipendenze o patologie psichiatriche, alcuni in attesa di REMS. Uno di loro, poche settimane fa, sempre a Teramo, ha deciso di farla finita impiccandosi nella sua cella, nel giorno del suo compleanno: aveva compiuto 20 anni. È una strage continua e sono tutte tragedie annunciate. Se non si fa nulla per prevenirle attraverso interventi strutturali e concreti, se non si fa nulla per ricollocare le carceri nella direzione indicata dalla Costituzione, questi terribili episodi continueranno senza fine.

I fondi stanziati dal Governo sono del tutto insufficienti e servono solo a compensare - è bene precisarlo - il giusto raddoppio della retribuzione degli psicologi, altrimenti il servizio sarebbe stato dimezzato. Di fatto, si torna semplicemente alla situazione di qualche mese fa, per tamponare una falla aperta, senza un miglioramento dei servizi e io ho potuto toccare con mano questa falla, facendo delle ispezioni all'interno degli istituti di pena, a livello nazionale. Quello che fa veramente rabbrividire ed è aberrante è il fatto che detenuti comuni siano assieme ai detenuti psichiatrici, rendendo ancora più fragili persone che sono fragili. Questo è inaccettabile perché vengono poste in condizioni di sofferenza, di isolamento e di emarginazione, senza avere il giusto supporto psichiatrico e psicoterapeutico e quindi facendoli lasciarsi andare, nella peggiore delle ipotesi, ad atti di autolesionismo che vengono considerati da loro veramente un sollievo da questo male sopportabile, che nessuno è in grado di contenere, e questo è veramente inaccettabile che venga consentito.

Per questo bisogna contrastare il fenomeno del sovraffollamento carcerario, aumentare il personale specializzato, quindi, psicologi, educatori, psichiatri, assistenti sociali, mediatori linguistici, dal momento che c'è anche una difficoltà a comunicare e non sempre ci sono interpreti in grado di tradurre la sofferenza che si cerca di rappresentare nel più totale isolamento delle carceri. È fondamentale aumentare gli uomini della polizia penitenziaria e soprattutto creare nuove REMS, le strutture sanitarie che ospitano pazienti che soffrono di disturbi psichiatrici. Sono circa il 15 per cento della popolazione carceraria e - lo ribadiamo qui - sono potenzialmente pericolosi per sé stessi, per gli altri ed anche per il personale e per le Forze dell'ordine, che spesso subiscono aggressioni e sono costretti a uno stress psichico e fisico massacrante.

Quest'ordine del giorno impegna il Governo a rafforzare le funzioni socio-riabilitative per i detenuti affetti da patologie psichiatriche, a prevedere lo stanziamento di ulteriori risorse per aumentare la capienza e il numero delle REMS e per sostenere le comunità di recupero per tossicodipendenti. Le carceri, Presidente, sono uno specchio di una società che funziona e che rispetta i diritti di tutte e di tutti. Devono essere luoghi di umanità, di dignità e di rispetto, così come ci insegna la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Stefanazzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1752-A/106.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il divario nello sviluppo socio-economico fra Nord e Sud del Paese, evidentemente, non è un fatto nuovo, come non è nuovo che questi divari non solo non accennino a diminuire, ma aumentino di anno in anno. L'ultimo rapporto Svimez ci dà un quadro a dir poco allarmante e fotografa un'Italia, oggettivamente, a due velocità, con differenze sotto tanti punti di vista: dalla distribuzione dei redditi, all'allocazione delle risorse di produzione, alle infrastrutture e ai servizi pubblici; sono tanti i fattori che contribuiscono, ogni giorno, allo spopolamento del Mezzogiorno. Proprio il dato sullo spopolamento è quello più allarmante. Dal 2002 al 2021 hanno lasciato il Mezzogiorno oltre 2.500.000 persone: di queste, 8 su 10 verso regioni del Centro-Nord.

Un numero significativo che si attesta a 1.100.000 di residenti persi; è ancora più preoccupante, se si considera che queste migrazioni riguardano essenzialmente tantissimi giovani e tantissimi laureati e neo laureati, più di 260.000 in vent'anni. È un trend che, se si dovesse confermare per i prossimi anni, porterà, nel 2050, a una perdita secca di 8 milioni di residenti nel Mezzogiorno. È una totale e clamorosa polverizzazione di un patrimonio umano e culturale che, invece, avremmo il dovere di valorizzare e custodire. È un fenomeno che, sempre dall'analisi fatta da Svimez, trova origine in alcune chiare spiegazioni. Una, e forse la più importante, è quella relativa al tema dei redditi. Nell'ultimo biennio, l'inflazione ha eroso ancora di più il potere d'acquisto, già parecchio inferiore, delle famiglie del Sud rispetto a quello delle famiglie del Nord e le famiglie a basso reddito, che sono prevalentemente concentrate nel Mezzogiorno, hanno subito un colpo ancora più duro per una perdita sostanzialmente doppia di potere di acquisto rispetto a quello del resto del Paese.

Un altro tema è quello delle tante mancanze che affossano il Mezzogiorno, a partire dai servizi pubblici, dalla sanità, dal deficit di dotazione di infrastrutture e servizi scolastici, riguardo ai quali la differenza di dotazione fra Nord e Sud è allarmante e da decenni, purtroppo, non trova risposta nelle politiche pubbliche. Analogo discorso può essere fatto riguardo alla rete dei trasporti su ferrovia. Al Sud abbiamo solo 181 chilometri di alta velocità, il 12 per cento del totale del Paese, e il 58 per cento di rete elettrificata rispetto all'80 per cento delle reti del Centro-Nord. La stessa cosa vale per sotto il profilo della produzione industriale e delle attività produttive in genere. Al Sud ci sono aree in cui l'industria semplicemente non esiste e altre in cui la sovra-industrializzazione, come a Taranto e a Bagnoli, per esempio, ha prodotto i disastri sotto il profilo sociale e ambientale che tutti conosciamo. Il Governo, duole dirlo, si sta muovendo in una direzione opposta rispetto a quella che sarebbe necessaria per interrompere questo trend da incubo. Ne avevamo già avuto il sospetto con la mirabolante teoria applicata dal Ministro Fitto rispetto ai Fondi di sviluppo e coesione e ne abbiamo avuto certezza, in questi ultimi mesi, da altri tasselli che hanno evidenziato qual è la traiettoria finale del Governo Meloni: il commissariamento del Sud Italia.

Come ho detto, le risorse per la coesione sono sempre più appannaggio del Governo centrale, poi c'è l'autonomia differenziata e la ZES unica semplicemente non esiste più, è stata cancellata con una sorta di claim sul Fondo. Il Nord, cioè, può dirsi dispensato da qualsiasi obbligo costituzionale di solidarietà territoriale, mentre i territori del Mezzogiorno non avranno più voce in capitolo rispetto alle decisioni che riguardano il proprio sviluppo e il proprio futuro.

In quest'ottica, Presidente, si pone proprio l'oggetto di quest'ordine del giorno. Quando il Ministro Fitto ha mandato in soffitta, ha archiviato le ZES nella loro originaria formulazione - le 8 ZES territoriali -, lo ha fatto dicendo che quel modello di governance, quel modello di sviluppo legato alle ZES era inutile per garantire al Mezzogiorno, ma, in genere, al Paese qualunque forma di sviluppo e il raggiungimento degli obiettivi per cui erano state pensate. Poi, miracolosamente, lo stesso Ministro Fitto, nell'istituire le ZLS, cioè le Zone Logistiche Semplificate nel Nord Italia, ha ripreso, pari pari il modello di governance previsto dalle ZES. Quindi, delle due, l'una: o questo modello non va bene per il Mezzogiorno, perché evidentemente attribuisce autonomia e indipendenza alle regioni meridionali e agli enti pubblici meridionali, oppure questa è l'ennesima mistificazione attraverso la quale il Ministro Fitto e il Governo Meloni intendono procedere sulla strada del commissariamento del Mezzogiorno.

Con quest'ordine del giorno chiediamo semplicemente di ritornare anche per le ZES al modello di governance che, evidentemente, attraverso l'istituzione delle ZLS, è stato considerato virtuoso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani mercoledì 17 aprile a partire dalle ore 9,30, con l'espressione del parere del Governo sugli ordini del giorno.

Preciso che, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame delle proposte di legge n. 836-A e 1018-A non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute della corrente settimana.

Preciso, altresì, che nella giornata di venerdì 19 aprile lo svolgimento delle interpellanze urgenti non avrà luogo.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Parlo del foie gras. La produzione di foie gras richiede che ai volatili, anitre e oche, venga somministrato con forza più cibo di quanto ne assumerebbero in natura o volontariamente negli allevamenti domestici. L'alimentazione consiste in grano bollito nel grasso per facilitarne l'ingestione e provoca grandi depositi di lipidi nel fegato, ottenendo una consistenza gelatinosa che è tanto ricercata in gastronomia. Il cibo è veicolato tramite un imbuto equipaggiato da un lungo tubo di metallo di 20-30 centimetri, che immette il cibo direttamente nell'esofago dell'animale. Se viene utilizzata una coclea, la vite idraulica di Archimede, tipo chiocciola o turbina a vite, l'alimentazione forzata richiede fino a 60 secondi, che è moltissimo. L'inserimento e l'estrazione del tubo danneggiano le pareti della gola e dell'esofago di queste povere creature, dando irritazioni e ferite ed esponendo l'animale a rischio di infezioni. Durante l'ingrassamento forzato l'animale cerca di divincolarsi, rischiando fratture del collo e la perforazione dell'esofago e, di conseguenza, la morte. In caso di vomito, l'animale rischia di morire per soffocamento. Fino a qualche tempo fa, gli venivano inchiodate le palme dei piedi e le ali.

I produttori maggiori sono Francia, Ungheria, Bulgaria, Canada, Stati Uniti e Cina. L'alimentazione forzata induce una crescita abnorme del fegato e un contenuto di grasso delle cellule epatiche, noto come steatosi. Per tutti questi motivi, le organizzazioni dei diritti degli animali e gli animalisti classificano la produzione di foie gras come crudeltà nei confronti degli animali. Io mi chiedo: ma come si può essere così cattivi e crudeli? Ma perché non guardate negli occhi queste creature? C'è il terrore e la sofferenza. La produzione di foie gras è illegale in quasi tutti i Paesi dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 17 aprile 2024 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16,15)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). (C. 1752-A​)

Relatori: OTTAVIANI, PELLA e TRANCASSINI.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 21,05.