Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 277 di mercoledì 10 aprile 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO TRAVERSI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Modifica nella costituzione della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta per le autorizzazioni, nella seduta odierna, ha eletto segretario il deputato Federico Gianassi, in sostituzione del deputato Marco Lacarra, dimissionario.

Seguito della discussione delle mozioni Casasco, Caramanna, Andreuzza, Cavo ed altri n. 1-00253, Sergio Costa ed altri n. 1-00266, Ruffino ed altri n. 1-00268, Peluffo ed altri n. 1-00270 e Bonelli ed altri n. 1-00272 in materia di revisione dei meccanismi di tassazione delle emissioni di carbonio (CBAM) per le importazioni a tutela della competitività delle aziende europee.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Casasco, Caramanna, Andreuzza, Cavo ed altri n. 1-00253 (Nuova formulazione), Sergio Costa ed altri n. 1-00266, Ruffino ed altri n. 1-00268, Peluffo ed altri n. 1-00270 e Bonelli ed altri n. 1-00272 in materia di revisione dei meccanismi di tassazione delle emissioni di carbonio (CBAM) per le importazioni a tutela della competitività delle aziende europee (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 8 aprile 2024, sono state presentate le mozioni Ruffino ed altri n. 1-00268, Peluffo ed altri n. 1-00270 e Bonelli ed altri n. 1-00272, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente. La mozione Casasco, Caramanna, Andreuzza, Cavo ed altri n. 1-00253 (Nuova formulazione) è tutta accoglibile in ogni sua parte, salvo il punto… non è numerato…

PRESIDENTE. Si riferisce alle premesse o agli impegni?

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Siamo ancora alle premesse. Aspetti…

PRESIDENTE. Se lei mi dice l'inizio, perché ci sono alcune lettere e alcune numeri. Mi dica l'inizio del capoverso.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. …perché non ce l'ho numerato...

PRESIDENTE. Non si preoccupi, soltanto le prime parole…

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Come non ce l'ha segnato?

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Non le ho numerate sull'elaborazione che ho appena ricevuto (Commenti)…È per questo.

PRESIDENTE. Colleghi, fatemi lavorare. Ministro, mi legga le prime parole (Commenti).

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Il capoverso che inizia con “L'efficacia del meccanismo (…)”.

PRESIDENTE. Un attimo che adesso aziono il “trovatore automatico”. Si tratta del capoverso 10), a pagina 5 del nostro fascicolo. In quel capoverso cosa facciamo, Ministro?

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Il capoverso è accoglibile con la seguente riformulazione: espungendo le parole “l'efficacia del”, diventa “il meccanismo, che ha il condivisibile obiettivo di rispecchiare i costi ETS anche per le produzioni derivanti dai Paesi terzi”; poi espungiamo le parole “risulta, quindi, quantomeno dubbia”, e poi continua con “può, quindi, risultare almeno parzialmente inefficace in assenza di interventi relativi sia alla sua modalità di applicazione, sia a misure che consentano di promuovere la concorrenzialità dell'industria europea decarbonizzata anche nei mercati esteri;”.

PRESIDENTE. Bene. Riguardo agli impegni ci osservazioni del Governo?

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. No, non ci sono osservazioni.

PRESIDENTE. Quindi, la mozione Casasco, Caramanna, Andreuzza, Cavo ed altri n. 1-00253 (Nuova formulazione) è accolta nelle premesse, con la riformulazione del punto 10), e sono accolti tutti gli impegni. Andiamo avanti.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Per quanto riguarda la mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00266, il punto 1) delle premesse è accoglibile con la seguente riformulazione: “il percorso europeo di decarbonizzazione, cosiddetto «Green Deal», mira alla neutralità climatica entro il 2050 attraverso misure legislative” - quindi espungendo le parole “una serie di regolamenti” - poi prosegue “tra cui, con riferimento alle produzioni ad alte emissioni (hard to abate), il sistema ETS (Emission trading system) del 2005 e il recente Regolamento (UE) 2023/956 CBAM (Carbon border adjust mechanism);”.

Il punto 3) delle premesse è accoglibile con riformulazione. C'è una correzione nella parte finale del capoverso, ossia: sostituire le parole “dovrebbe applicarsi” con le parole “si applica”, quindi diventa: “(…) il CBAM si applica a determinate merci importate nel territorio doganale dell'Unione;”.

Il punto 9) delle premesse non è accoglibile.

PRESIDENTE. Dunque, parere contrario.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Esatto.

Anche sul punto 10) delle premesse vi è parere contrario.

Sul punto 12)…

PRESIDENTE. No, no, Ministro, siamo agli impegni.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Sul terzo impegno la riformulazione è la seguente: “l'istituzione di “partnership commerciali verdi per supportare i Paesi più vulnerabili nella promozione di standard di sostenibilità ambientale analoghi a quelli dell'Unione europea”. Questa è la riformulazione rispetto al punto.

PRESIDENTE. Stiamo parlando del punto 3) degli impegni, quello che inizia con “promuovano, conseguentemente, (…)”.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Con “l'istituzione”. Poi non è accoglibile il punto 2), che inizia con “l'utilizzo di parte dei ricavi” (Commenti).

PRESIDENTE. Aspetti, il Ministro perché…

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Eravamo sul punto 1) prima.

PRESIDENTE. Punto 2) della lettera b) (Commenti), dovete avere pazienza…

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Punto 2) della lettera b).

PRESIDENTE. No, scusate, siamo a pagina 7. Il punto 1), lettera b) e non punto 2).

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Allora, la lettera b) è accoglibile. Il punto 1) è accoglibile con la riformulazione che ho letto. Il punto 2 non è accoglibile.

PRESIDENTE. Bene, del primo impegno il numero 2). Adesso andiamo a pagina 8.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Nella pagina successiva, il punto 1) della lettera c), che inizia con “estendano la sua applicazione” va riformulato nel seguente modo: “valutino la possibilità di estendere la loro applicazione”. Poi il punto successivo, il punto 2) della lettera c), non è accoglibile.

PRESIDENTE. Contrario.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Il punto 3) non è accoglibile.

PRESIDENTE. Contrario.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Il parere è favorevole sui punti successivi.

PRESIDENTE. Bene. Quindi abbiamo riformulato alcune premesse e alcuni impegni come abbiamo detto…Passiamo alla mozione Ruffino (Commenti)…Aspetti che ho una richiesta dall'ala sinistra: ci sono alcune riformulazioni delle premesse.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Quindi, è accolta con riformulazione.

PRESIDENTE. È accolta con riformulazione certo, si chiede l'espunzione di alcune parti e la riformulazione di altre. Prego, signor Ministro.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Riguardo la mozione Ruffino 1-00268 ed altri, sul punto 1) delle premesse c'è un errore di stampa: è carbon border, non car border, c'è una correzione.

PRESIDENTE. Va bene, ma comunque nel nostro testo c'è scritto carbon, ma non fa niente, non ci perdiamo in queste cose.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Allora i punti 2), 3), 4), 5), 6), 7) e 8) sono accoglibili. Il punto 9), lettera a), è accoglibile. La lettera b) del punto 9) viene riformulata nel seguente modo: “Il CBAM potrebbe esporre le imprese europee al rischio di una contrazione delle esportazioni”. Le lettere c), d) ed e) sono accoglibili. La lettera f) non è accoglibile.

PRESIDENTE. È contrario.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Il punto 10), lettera a), viene riformulato sostituendo le parole “un danno significativo” con le seguenti: “un possibile impatto sulla competitività delle imprese europee”. La lettera b) non è accoglibile. Per quanto concerne gli impegni, la lettera b) viene riformulata sostituendo la parola “mitigare” con la parola “verificare”.

PRESIDENTE. Siamo alla lettera b) del punto 1) del primo impegno.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Poi il punto 3) della lettera b) viene riformulato sostituendo le parole: “eliminazione delle sanzioni” con le seguenti: “la possibile riduzione dell'entità delle sanzioni”. Il resto va bene. Quindi, è accoglibile con riformulazione.

Per quanto concerne la mozione Peluffo 1-00270 ed altri, i primi punti delle premesse sono accoglibili, mentre il punto 9) viene riformulato nel seguente modo: “Il CBAM è concepito quindi per creare condizioni di parità per i produttori extra UE”, non “della UE”, questa è la correzione.

Il punto 10) viene riformulato sostituendo la parola “esportatori” con “importatori”. C'è anche una correzione successiva, sostituendo le parole “lo stesso prezzo” con le seguenti: “un prezzo equivalente”. Quindi, sarebbe: “i produttori stranieri dovranno pagare un prezzo equivalente delle emissioni di carbonio” e così via. Sui punti 11) e 12) il Governo esprime parere contrario. Il punto 13) è accoglibile. Passiamo agli impegni al Governo. Sulla lettera a) del punto 1) c'è un parere contrario. Sugli altri punti il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Chiedo scusa. Guardi, signor Ministro, il punto 9) è corretto. Se lo modifichiamo come lei chiede, diventa che “i produttori dell'extra UE, che già da tempo pagano i permessi per l'inquinamento”: è l'esatto contrario, è corretta la dizione, è un errore degli uffici.

PRESIDENTE. Ministro?

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. La riformulazione è la seguente: “Il CBAM è concepito quindi per creare condizioni di parità per i produttori extra UE e dell'UE, che già da tempo pagano i permessi (…)”.

PRESIDENTE. Quindi si aggiunge una “e” di congiunzione.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Sì, per parificare i produttori extra UE e UE.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). È corretto come è scritto.

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, lo chiariamo dopo.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. È lessicale, il concetto è lo stesso, parificare i due soggetti: extra UE e UE. Il senso è lo stesso, collega, di conseguenza possiamo dirlo accolto. Per quanto concerne la mozione Bonelli 1-00272 ed altri, il punto 1) delle premesse è accoglibile con riformulazione che prevede la cancellazione di una parte del capoverso, dalle parole: “la relazione ci dice con chiarezza che, al fine di ridurre la probabilità di eventi meteorologici estremi, le emissioni di gas” fino alle parole “1,5 gradi centigradi”. I punti 2), 3), 4), 5) e 6) sono accoglibili. Il punto 7) è accoglibile con riformulazione: laddove si prevede che “gli importatori di prodotti ad alta impronta di carbonio dovranno pagare una tassa”, occorre correggere nel seguente modo: “dovranno acquistare dei certificati emissivi CBAM, qualora i gas serra emessi per produrre questi beni superino i livelli di quote di emissione assegnate a titolo gratuito per la produzione di questi prodotti in Europa”.

PRESIDENTE. Quindi, per capirci, le parole “pagare una tassa” vengono espunte e vengono sostituite con le parole “dovranno acquistare certificati”.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Il punto 8) viene accolto con riformulazione: “il regolamento CBAM individua quali destinatari coloro che sono importatori di specifiche categorie merceologiche che, al momento dell'entrata in vigore dello stesso, sono: cemento e prodotti in cemento, energia elettrica, fertilizzanti, vari prodotti in ghisa, ferro e acciaio, alluminio e idrogeno.

In futuro, la Commissione europea, sulla base delle analisi di impatto effettuate, può valutare l'estensione dell'elenco delle categorie ricadenti nel CBAM per ricomprendere ulteriori tipologie di merci, a partire dai prodotti polimerici e chimici organici, ed ulteriori comprese quelle assoggettate alla normativa ETS”. Quindi, viene cancellata una parte che riguarda le sostanze chimiche perché può essere immessa successivamente.

Il punto 9 è accoglibile, mentre sul punto 10 vi è un parere favorevole con la seguente riformulazione: “l'adeguamento del carbonio alle frontiere costituisce uno strumento necessario per promuovere l'adozione, da parte di Paesi extra UE, di meccanismi di tutela ambientale similari a quelli assunti in Europa, per uniformare maggiormente le condizioni di concorrenza sui mercati internazionali e contenere la concentrazione media globale di anidride carbonica”. Si cancella la restante parte dalle parole “che nel 2023” fino a “irreversibile”.

Sul punto 11 il parere è favorevole con una nuova formulazione che prevede l'espunzione delle parole “il nuovo dispositivo sta alimentando incertezze circa i costi economici che potrà comportare, a fronte degli evidenti vantaggi climatici e di mitigazione della concorrenza sleale che intende offrire, e”, mentre rimane la parte del capoverso recante le parole: “il periodo transitorio per l'entrata in vigore del meccanismo serve a correggere eventuali criticità, che opportunamente risolte saranno in grado di dare maggiore equilibrio concorrenziale e tutelare i settori europei”. Vi è, quindi, una riformulazione, togliendo la prima parte.

Poi andiamo agli impegni per il Governo, per cui sul punto 1) il parere è favorevole sulla lettera a) e la lettera b), mentre la lettera c) diventa: “in assenza di sostegno internazionale ai Paesi in via di sviluppo, sia considerata la possibilità che i Paesi meno sviluppati siano parzialmente esentati dal meccanismo, in base al principio della Convenzione UNFCCC sulle responsabilità comuni ma differenziate”. Pertanto, si inserisce “parzialmente” e diventa: “siano parzialmente esentati”.

Per quanto concerne la lettera d) e la lettera e) il parere è favorevole. Sul punto 2) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a indirizzare parte dei ricavi derivanti dall'applicazione del meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera per sostenere processi di innovazione, per la decarbonizzazione dell'industria manifatturiera e l'utilizzo delle migliori tecniche disponibili, per progetti di autoproduzione”.

Infine, il successivo ed ultimo punto 3) dell'impegno diventa: “adottare iniziative volte a rafforzare, nell'ambito degli obiettivi di riduzione delle emissioni ad effetto serra che lo stesso meccanismo CBAM persegue, lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, sostenendo maggiore investimenti e disponendo adeguate semplificazioni per l'installazione di nuovi impianti di produzione di energia rinnovabile in coerenza con gli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima”; quindi, si espungono le parole: “per almeno 13 GW annuali per i prossimi 6 anni”.

PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro, adesso chiariamo quel punto della mozione del Partito Democratico, così quando ci arriviamo saremo pronti alla definizione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi e colleghe, oggi ci apprestiamo a votare delle mozioni che riguardano il tema della sostenibilità ambientale, della riduzione delle emissioni, ma anche, se vogliamo, in maniera molto chiara, delle questioni che attengono alla concorrenza che vada oltre i confini dell'Unione europea.

Ebbene, io dirò che il nostro gruppo non ha ritenuto di presentare una mozione in questo senso, non tanto per una questione di contenuti, che possiamo anche condividere, rivedendo alcune questioni che attengono alla burocrazia, anche nei rapporti con l'Unione europea.

Tuttavia, riteniamo che sia il caso di agire nel momento opportuno: non è la prima volta, purtroppo, che, come Governo e come Paese, nelle istituzioni agiamo in un senso e, poi, siamo pronti in Italia a smentire la nostra posizione. E vengo al punto del CBAM, che è l'oggetto principale delle mozioni presentate, per fare un po' di chiarezza anche su come sono andate le cose.

Come sappiamo, il CBAM è stato approvato con un regolamento in codecisione tra il Parlamento europeo e il Consiglio, il n. 956 del 2023. Per onore di chiarezza, l'ultima lettura al Parlamento europeo è avvenuta il 18 aprile 2023; ha votato a favore Fratelli d'Italia, mentre Lega e Forza Italia si sono astenuti.

Quanto alla posizione nel Consiglio, nel quale era presente il Governo, nella seduta del 25 aprile del 2023, anch'esso ha votato a favore di questo regolamento. Poi, vi è l'aspetto formale, cioè la pubblicazione avvenuta il 16 maggio. Quindi, tutto sommato, meno di un anno fa è successo tutto questo. Pertanto, abbiamo su questo Regolamento un iter completo. Poi, vi è un aspetto comunque da evidenziare: la maggioranza è andata in ordine sparso a differenza di quanto avviene chiaramente oggi qui in Aula. Arriviamo qui a cose fatte e, sorprendentemente, facciamo un po' di marcia indietro per essere gentili.

Dobbiamo, in sostanza, capire che, per essere autorevoli anche nell'ambito delle istituzioni europee, dobbiamo agire in tempi adeguati rispetto all'approvazione di questi provvedimenti, regolamenti o direttive, e non agire a cose concluse.

Quanto all'ETS (perché anche questa direttiva è richiamata in quanto connessa), abbiamo il provvedimento n. 959 del 2023. Anche qui dobbiamo dire che ci siamo già espressi, perché comunque abbiamo approvato la legge di delegazione europea. Questa direttiva è contenuta nell'articolo 12: l'abbiamo approvata qui alla Camera nel dicembre 2023, anche se con un iter abbastanza lungo rispetto a quello che potevamo auspicare, e poi al Senato recentemente, il 14 febbraio 2024.

Tornando alla questione del metodo, vorrei dire che non possiamo ridurre tutto a una campagna elettorale, tornando sui temi perché comunque abbiamo delle sollecitazioni, ma dobbiamo intervenire quando ci sono le circostanze. Questo è importante perché nelle istituzioni europee non avviene ciò che accade in Italia dove abbiamo dei decreti-legge sorpresa, per cui viene convocato il Consiglio dei ministri e vengono assunte, come è accaduto anche a proposito dell'ultimo Consiglio, alcune decisioni che non erano state neanche preannunciate. A livello europeo tutto avviene in maniera molto diversa, perché c'è un'indicazione degli Stati membri, una iniziativa della Commissione europea, una proposta che viene sottoposta a un feedback; dopodiché, si aprono le consultazioni pubbliche, poi c'è un nuovo feedback e si arriva quindi alla proposta definitiva. C'è un iter molto complesso, dove vi è la fase della discussione, degli emendamenti, dei compromessi, del trilogo: quindi, in un arco temporale tutto sommato ampio, c'è il modo per dire qual è la propria posizione. E così avviene addirittura per i cittadini: anche questi ultimi, come è avvenuto per il CBAM, si possono esprimere, possono mandare la loro visione delle cose all'attenzione della Commissione europea.

Quindi, tutto sommato, la questione di metodo che abbiamo sollevato è proprio questa. Non abbiamo dimostrato, a mio avviso, una maturità istituzionale e politica su questo argomento, che è certamente molto importante. E non ce lo possiamo permettere: siamo uno Stato, addirittura, fondatore dell'Unione europea e non possiamo arrivare a cose concluse.

In merito alla questione ambientale - certamente, lo sappiamo - l'ambiente non conosce confini e, quindi, è ovvio che delle decisioni debbono essere assunte, non solo in Unione europea, ma anche nel resto del mondo. Questo è quello che si fa con ETS e con CBAM, perché chiaramente possiamo avere dei riflessi, certamente ambientali, su cui ci deve essere un impegno che va oltre i confini dell'Unione europea.

Al tempo stesso - dobbiamo dirlo, come annunciavo in premessa - anche per una questione di concorrenza leale e cioè per il fatto che non si possa avere una produzione in contesti di Stati terzi che abbiano, in ragione del non vincolo alla riduzione delle emissioni, costi produttivi più bassi, e questo viene evidenziato in diverse circostanze.

Vorrei fare un paio di esempi a proposito non solo dell'avanguardia ambientale, che è partita con l'ETS e che sta continuando, come ben sappiamo, ma, in diverse circostanze, l'Unione europea agisce su un fronte interno e su un fronte esterno. Vale, ad esempio, per il tema dell'aviazione, che riguarda anche l'ETS, quindi per il fatto che, ad esempio, in tema di aiuti di Stato, ci possano essere - e lo sappiamo bene come Italia, è una questione nostra, tutta interna -, anche con l'inserimento negli accordi commerciali sull'aviazione, limiti che vengono imposti a compagnie di Stati terzi, proprio per evitare che, nei rapporti di concorrenza - pensiamo, ovviamente, ai voli intercontinentali -, ci possa essere qualcuno avvantaggiato in questo senso. Questo si verifica anche in tema di accordi commerciali in generale, in cui abbiamo produzioni interne vincolanti - pensiamo al tema delle indicazioni geografiche - mentre, poi, c'è un tema di concorrenza sleale che riguarda i nostri prodotti.

Quindi ci sono strumenti che vengono utilizzati variamente dall'Unione europea per fare in modo che il nostro mercato interno, che è molto regolamentato e molto competitivo, non abbia effetti svantaggiosi, in termini concorrenziali, a livello esterno all'Unione europea. Pertanto, quello che vogliamo dire, in sostanza, Presidente, Governo, è che non possiamo condividere un ritorno al passato dell'aspetto ambientale, perché riteniamo che la strada tracciata in questo senso sia assolutamente opportuna.

Viceversa - è proprio questo il motivo per cui, invece, voteremo a favore dei contenuti delle mozioni che riguardano questi aspetti -, riteniamo condivisibile il fatto che, nonostante ci sia un'articolazione temporale, si debba mettere un punto a proposito dell'equiparazione, in questo senso, della produzione interna e di Paesi terzi riguardo ai semilavorati e ai prodotti finiti; quindi, non possiamo avere un'applicazione in ordine sparso. Tuttavia, dobbiamo anche dare atto che questo regolamento prevede una scansione temporale di un periodo transitorio e una possibile implementazione di prodotti che oggi vedono la priorità di produzioni che riguardano emissioni piuttosto importanti. Quindi, è certo che il limite, in questo senso, è stato posto proprio riguardo ad alcune produzioni. Questo è un primo aspetto.

Il secondo riguarda l'aspetto burocratico, che è stato evidenziato nelle mozioni, quindi il fatto che ci sia una complessità a introdurre le informazioni, il fatto che ci sia stato anche un blocco che ha determinato una necessaria proroga, il fatto che non si possa avere una limitazione addirittura alle esportazioni. Quindi, da un lato, non dobbiamo vanificare l'intento, del tutto condivisibile, di avere un impatto ambientale ridotto non solo in Unione europea, dall'altro lato, dobbiamo bilanciarlo con il fatto di avere una produzione che non ci rechi danno, che non sia controproducente rispetto all'intento, che era sicuramente condivisibile.

Quindi, tornando alle conclusioni, il nostro punto è esattamente questo: un richiamo al fatto che si agisca nelle sedi opportune, anche perché noi abbiamo, come Parlamento, tutto il margine per poterlo fare, nell'iter che accompagna l'approvazione delle direttive e dei regolamenti. Abbiamo, addirittura, la possibilità di fare inserimenti, cosa che abbiamo fatto, ma senza alcun riferimento specifico ai temi che oggi vengono sollevati con la legge di delegazione. Dobbiamo essere molto più attenti a seguire quelle fasi, senza, poi, accorgerci in ritardo che alcune cose non stanno bene.

Presidente, il nostro voto sarà a favore di quelle parti che ritengono, nell'interesse dell'Italia e di tutta l'Unione europea, di entrare nel merito di ciò che possa essere rivisto in questi provvedimenti europei (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, c'è un principio che abbiamo sostenuto più volte e che, anche in questo caso, vale la pena ricordare: la sostenibilità ambientale, economica e sociale, ormai, è diventata una bussola dell'agire politico e delle strategie governative, tuttavia essa, per essere efficace, deve essere anche sostenibile. Pertanto, agitare la bandiera della sostenibilità in chiave ideologica e idealistica, senza calarla nella realtà e senza valutare concretamente come essa possa essere effettivamente sostenibile per i sistemi economici, sociali, statali, significa compiere un'operazione che, lungi dal recare vantaggi anche all'ambiente, rischia di buttare il bambino con tutta l'acqua sporca, danneggiando, prima di tutto, le nostre imprese.

La mozione di maggioranza che ci accingiamo a votare, signor Presidente, in cui la stessa maggioranza ha avuto anche il merito di porre l'attenzione su un tema così importante, vuole ribadire sostanzialmente questo principio, mostrando alcune criticità del regolamento (UE) 2023/956, del Parlamento europeo e del Consiglio, il cosiddetto CBAM, che, insieme al sistema ETS, rientra pienamente nell'ambito dell'impalcatura normativa del Green Deal europeo.

Per l'essenziale, il CBAM è una tassa sul carbonio imposta ai beni importati da Paesi extra UE aventi regolamentazioni climatiche meno rigorose. Esso garantisce che i beni importati tengano conto delle emissioni di CO2 incorporate. In tal senso, il CBAM integra il sistema ETS, nel tentativo di eliminare quella disparità fra i prodotti realizzati in Europa e quelli realizzati in Paesi dove non sussistono troppi vincoli. Tuttavia, pur eliminando disparità su un versante, in realtà, tale sistema ne crea altre. Come viene evidenziato nella mozione di maggioranza che oggi è oggetto di discussione, i prodotti finiti extra UE potranno liberamente essere importati senza tassazione CBAM anche se prodotti con le medesime materie prime ad alta intensità emissiva, così conquistando quote di mercato dei nostri trasformatori. In tal modo, i player europei dovranno affrontare costi maggiori, mentre i competitor extraeuropei risulteranno avvantaggiati in quanto esonerati da tali costi.

A questo si aggiunge il fatto che, come viene illustrato nella nostra mozione, nella mozione di maggioranza, nel CBAM proposto manca un meccanismo per favorire le esportazioni idoneo a mantenere competitivi i beni prodotti in Europa con le materie prime tassate da destinare ai mercati al di fuori dell'Unione europea. E l'assenza di un dispositivo capace di bilanciare i costi da sostenere mostra, con estrema evidenza, come la misura impatti sulla competitività delle imprese continentali che esportano extra UE.

C'è, poi, signor Presidente, una zavorra che conosciamo bene, che è la burocrazia, che viene ulteriormente aggravata dalla mole di documenti e informazioni da reperire sulle merci da importare. Gran parte dei Paesi da cui si importano questi materiali sono privi di controlli e anche di consapevolezza sugli impatti ambientali delle produzioni, rendendo difficile reperire informazioni e dati corretti. Quanto detto si inserisce in un contesto di tensioni internazionali, che obbligano spesso a importare materiali da Paesi che utilizzano processi produttivi sempre più inquinanti. Tutto questo vale ancora di più per l'Italia, che è un Paese in cui il sistema industriale si fonda molto sulla trasformazione dei materiali, in quanto importa materie prime grezze ed esporta prodotti finiti.

In definitiva, signor Presidente, siamo di fronte a un paradosso, a un vero potenziale cortocircuito normativo e commerciale, anche perché il meccanismo del CBAM, in particolare, è nato con l'obiettivo di tutelare l'industria e l'occupazione europea, lo sviluppo, la produzione e la sovranità economica del nostro sistema europeo. In tal senso, per gli effetti prodotti, vengono di fatto negati i princìpi su cui poggia e anche la ratio con cui è stata concepita la normativa, oltre a non raggiungere i suoi target ambientali.

Signor Presidente, tutelare l'ambiente in cui viviamo è l'obiettivo di primordine per i Governi di tutto il mondo. Perseguire tali obiettivi, aggiungendo costi spropositati sulle spalle delle aziende, senza prevedere eventuali meccanismi di compensazione, significa non aderire alla realtà e rendere i processi di sostenibilità di fatto insostenibili per il sistema produttivo. Il principio che ci deve guidare è che danneggiare le nostre produzioni porta un duplice effetto negativo: quello economico e sociale diretto in termini di perdita di produzione, di valore aggiunto e di occupazione e quello che definirei beffa, perché avvantaggia di fatto le produzioni nei Paesi più inquinanti.

Proprio per questo, la mozione di maggioranza chiede al Governo di agire in ogni sede istituzionale ed europea al fine di mitigare gli effetti distorsivi del regolamento (UE) 2023/956 del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023, anche attraverso opportune modifiche, e prevedere appositi meccanismi di supporto finanziario a livello UE, funzionali a dotare rapidamente i settori cosiddetti hard to abate di soluzioni di decarbonizzazione, preservandone la competitività.

Signor Presidente, in conclusione, come gruppo di Noi Moderati condividiamo appieno questi obiettivi e la ratio stessa della mozione di maggioranza, di cui siamo stati fautori, e siamo al lavoro in ogni sede per sostenere il nostro tessuto produttivo e preservarne la competitività a livello internazionale, sia pure in uno scenario sempre più complesso. Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole alla mozione di maggioranza del gruppo di Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, signor Ministro, oggi stiamo discutendo di una mozione estremamente importante, il cui obiettivo finale condividiamo, ovviamente quello di uniformare le produzioni globali, o comunque sia tassarle, per contrastare quel dumping sociale e ambientale che rappresenta un serio problema non solo dal punto di vista delle questioni climatiche, ma anche dal punto di vista dei diritti sociali e umani di alcuni luoghi dove le produzioni avvengono in assenza del rispetto dei diritti di lavoratori e lavoratrici, e anche con forme vere e proprie di schiavismo.

Però c'è una questione che voglio far notare: questa tecnicalità, ovvero il fatto di regolare meglio il meccanismo del CBAM, pone una riflessione che il Governo e questa maggioranza dovrebbero fare in primo luogo dentro se stessi, e anche l'intervento che mi ha preceduto ne è una testimonianza, poi vedremo e ascolterò gli interventi successivi dei colleghi della maggioranza. Ovvero, per mesi, per anni, da quando siete al Governo di questo Paese, raccontate agli italiani che c'è una transizione ecologica ideologica, attaccando anche la stessa Unione europea.

Oggi, però, voi state proponendo un meccanismo che, di fatto, l'Unione europea ha previsto proprio per tutelare le produzioni dal fatto che in alcune parti del pianeta le produzioni avvengono con alta emissione di carbonio, oltre che con il dumping sociale e ambientale che poc'anzi ho detto. Questa è la dimostrazione, signor Ministro, che voi state facendo molta ideologia e una battaglia vera e propria di propaganda sulla questione del cambiamento climatico, perché è impossibile estrapolare il ragionamento che oggi stiamo facendo dal contesto generale.

Perché stiamo parlando del meccanismo del CBAM? Stiamo parlando del meccanismo CBAM perché si inserisce in un contesto più complessivo di politiche europee di contrasto al cambiamento climatico, quelle politiche che voi, invece, per vostra volontà, state fortemente contrastando con una narrazione fortemente ideologica - questa sì fortemente ideologica -, perché, signor Ministro, quando il suo Ministero dà parere contrario al regolamento Nature Restoration Law, facendo saltare il meccanismo del restauro della natura, oppure quando contestate il piano Fit for 55 e il regolamento sull'automotive, sul settore dell'industria automobilistica, va in questa direzione.

Questa, mi sia consentito, voluta dissociazione politica - non voglio usare termini che atterrebbero alla psicoterapia o alla psicanalisi -, ovvero dire una cosa e farne un'altra, è un problema molto serio, perché le faccio notare che, nei suoi pareri, lei - cioè, il Ministero dell'Ambiente e lei, che ne è Ministro - ha detto “no” a un punto della mozione del MoVimento 5 Stelle, il punto 10) delle premesse, che dice “in un contesto di progressiva crescita della domanda di beni con una impronta emissiva minore rispetto agli standard del passato, la difesa strategica della nostra produzione siderurgica dipende dagli investimenti per la decarbonizzazione della produzione”.

Lei può spiegare all'Aula, e quindi agli italiani, perché il Ministero dell'Ambiente è contrario alla decarbonizzazione nella siderurgia del nostro Paese? Per quale ragione siete contrari? Vado avanti, signor Ministro, per far vedere il livello di dissociazione politica, e sono sempre molto educato per non usare un termine più appropriato che viene usato in psicoterapia, perché non si può venire in quest'Aula, darci una lezione e poi rispondere alla nostra mozione e chiedere l'espunzione di questa frase.

Lei ha detto “no” a questa frase contenuta nella mozione di Alleanza Verdi e Sinistra, ovvero, la relazione - quella dell'IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change, il panel intergovernativo dell'ONU - ci dice con chiarezza che, al fine di ridurre la probabilità di eventi meteorologici estremi, le emissioni di gas a effetto serra devono essere ridotte con urgenza e che i cambiamenti climatici devono essere limitati a un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi.

Signor Ministro, ma perché lei dice “no” a una relazione dell'ONU, perché questo noi lo abbiamo preso di pari passo da quello che dice l'ONU? Lei è andato a Dubai, è andato lì, a Dubai, a dire che andava bene. Perché viene qui, in Aula, a dire “no” al fatto che la temperatura globale deve stare al di sotto degli 1,5 gradi centigradi? Signor Ministro, perché lei ha detto “no” a una frase che dice, sempre della mozione Alleanza Verdi e Sinistra, che nel 2023 la concentrazione media globale di anidride carbonica ha raggiunto le 420 parti per milione, molto al di sopra del confine planetario proposto, di 350 parti per milione, una riduzione senza la quale la crisi climatica è destinata a diventare irreversibile. Questa frase è una frase che anche noi abbiamo preso dalla relazione dell'IPCC, ovvero la relazione degli scienziati intergovernativi che fanno riferimento all'ONU, che, tra l'altro, hanno vinto anche il premio Nobel per la pace, e lei ci dice che questo deve essere letto. Ma, secondo lei, questo è pragmatismo o ideologia? Ma è evidente che c'è molta ideologia, da parte vostra, nell'affrontare queste questioni. Sono molto diretto e chiaro: noi di Alleanza Verdi e Sinistra siamo assolutamente favorevoli, e infatti abbiamo lavorato in Europa con i nostri gruppi parlamentari, affinché ci sia la carbon tax di frontiera. E siamo assolutamente favorevoli che ci sia una carbon tax non solo sulle materie prime, ma anche sui prodotti finiti, per una questione che attiene il tema climatico, ma, ripeto, per una questione, che a noi sta molto a cuore, che riguarda il dumping sociale e ambientale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Noi non possiamo tollerare che ci siano bambini ipersfruttati in luoghi che vanno dalla Cina all'India, al Bangladesh, allo Sri Lanka, che si portino merci nel nostro Paese per garantire il consumismo nel nostro Paese, in Europa, la qualità della vita, e ci sia uno sfruttamento e una povertà sociale, perché il tema della lotta al cambiamento climatico per noi è fortemente legato al tema della lotta alla povertà sociale nel Pianeta. Non c'è nulla di ideologico in tutto ciò, e siamo, quindi, assolutamente d'accordo sul dispositivo finale che viene proposto anche dalla mozione di maggioranza, ovvero estendere questo regolamento anche ai prodotti finiti, però non possiamo ammettere che ci sia - adesso me lo faccia dire - una sorta di schizofrenia politica che dica, da una parte, che va bene questo, questa tecnicalità, perché aiutiamo le nostre imprese, e vanno certamente aiutate. Le ricordo, signor Ministro, che lei sta facendo una battaglia, ad esempio, contro l'auto elettrica.

Nella mozione della maggioranza c'è un passaggio che noi non condividiamo, nelle premesse, che riguarda la neutralità tecnologica, che la neutralità tecnologica, in realtà, è uno strumento che consente di continuare a produrre e a non cambiare un modello economico di sviluppo che oggi è alla base di questa situazione. Anche nella mozione lei, alla fine, ci ha detto di no - questo non è scritto nella relazione dell'IPCC - al favorire progetti che consentano alle imprese di emanciparsi dall'utilizzo delle fonti fossili, per l'elettrificazione del calore industriale.

Perché è contrario? Quando incontrerà la Premier Meloni, le chiedo la cortesia di portarle la mia ambasciata, amichevole e cortese, e di dirle che il tema di pensare al futuro delle generazioni che verranno non è un problema di ideologia, è un problema di oggi, è un problema molto pratico. Se in Sicilia gli animali non hanno erba dove pascolare perché la siccità è drammatica e nel mese di febbraio è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale, se noi ci troviamo in una situazione di desertificazione, è complicato, per quanto riguarda Alleanza Verdi e Sinistra, dividere un ragionamento così tecnico da una questione globale così imponente. Voi avete il dovere, non solo, politico, signor Ministro, ma etico e morale di affrontare la crisi climatica. Non lo chiedono solo i giovani che voi avete criminalizzato, mentre tollerate persone che commettono reati, anche nel Governo. Questo è un problema molto serio, quindi, per essere pragmatici, perché noi siamo estremamente pragmatici, condividiamo il principio e, quindi, la battaglia di far sì che il prodotto finito sia sottoposto alle regole della carbon tax, ma pretendiamo un atteggiamento etico e responsabile da un Governo che, invece, in Europa sta contrastando le politiche sul clima (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, intanto, dobbiamo dire che il regolamento dell'Unione europea sulla tassazione dei prodotti importati dai Paesi extra UE punta a far pagare agli importatori una tassa legata alle emissioni di CO2 all'estero, uguale a quella che avrebbe gravato su questi beni se essi fossero stati prodotti in Unione europea. Si tratta di un principio certamente giusto, che però si scontra con le modalità previste dal regolamento e, ancora di più, con i tempi di applicazione. Il regolamento si applica ai beni e ai precursori legati anche alla produzione di cemento, fertilizzanti, alluminio, ferro e acciaio e, poi, ancora, energia elettrica e idrogeno. Le imprese importatrici debbono chiarire ogni trimestre - e questo obiettivamente è un grande problema - l'ammontare di emissioni dirette direttamente riconducibili al processo produttivo e, poi, quelle indirette, riconducibili al consumo di energia elettrica ai fini dell'esecuzione del processo produttivo. Tutto questo è generato dalla produzione dei beni che, come abbiamo detto, sono precursori in Paesi extra UE.

Già questo è un onere enorme e noi dobbiamo ovviamente cercare di evitare questi oneri e dobbiamo anche dire - e siamo certi della condivisione da parte del Governo - che siano quasi impossibili da rispettare, se non si accetta che l'indicazione possa essere forfettaria, come consentito solo in fase transitoria, ossia fino al 31 luglio 2024. L'altra anomalia che riscontriamo è che il regolamento non si applica ai prodotti finiti, ma solo ai materiali e ai prodotti intermedi semilavorati. Tutto questo è assai penalizzante per un Paese industriale come l'Italia, con una filiera che oggi pagherebbe di più alcuni prodotti intermedi con conseguente aumento del costo del prodotto finito realizzato in Italia, cosa che comporterebbe un grave danno all'export e questo credo che sia un elemento che deve avere grande attenzione da parte del Governo. Per noi, come dicevo, per come immaginiamo questo tipo di politiche e per la grande attenzione che abbiamo nei confronti delle imprese lo ha.

Da qui, signor Presidente e signor Ministro, la nostra richiesta al Governo di negoziare modifiche delle modalità e dei tempi di applicazione di un regolamento giusto, lo ribadiamo, che però deve concedere alle industrie italiane il tempo di realizzare la propria filiera. Noi accogliamo positivamente, comunque, i rilievi che sono stati fatti dal Governo, certamente, però, è fondamentale che oggi siano avviate le interlocuzioni con le istituzioni extracomunitarie che, a nostro parere, non dovrebbero mai essere interrotte, ci dovrebbero sempre vedere in prima fila e molto competitivi. Intanto, dobbiamo riuscire a verificare tutti gli impatti negativi dell'applicazione del CBAM sui costi di natura organizzativa delle imprese, come? Intanto, mediante il riconoscimento per almeno tutto il periodo transitorio - lo ribadiamo, è un elemento importante -, almeno sino al 31 dicembre 2025, della possibilità di ricorrere ai fattori standard di conversione messi a disposizione dalla Commissione europea. Poi, ancora, signor Ministro le rivolgo la richiesta accorata, l'introduzione di un obbligo di rendicontazione semestrale, anziché trimestrale, e la possibilità di considerare, a deduzione dell'onere finanziario derivante dall'applicazione a regime del meccanismo, anche i sussidi diretti alla riduzione delle emissioni climalteranti adottate da Paesi terzi.

Ancora, un altro aspetto molto importante per il gruppo di Azione riguarda l'utilizzo dei ricavi provenienti dall'attuazione del meccanismo per la riduzione diretta dei costi energetici delle imprese europee. Le nostre imprese, signor Presidente e signor Ministro, sono già state messe duramente alla prova dalla recente crisi energetica e, quindi, dobbiamo avere la capacità di fare un forte salto in questa direzione. Dobbiamo prevedere l'eliminazione delle sanzioni in caso di dichiarazioni inesatte o incomplete, perché c'è una forte impossibilità per le imprese importatrici di poter controllare il processo di identificazione e raccolta dati presso gli stabilimenti dei Paesi terzi. Quindi, noi auspichiamo e chiediamo di favorire un maggior coordinamento nelle modalità attuative del meccanismo con i Paesi in via di sviluppo. Sembrerebbe, tutto questo, scontato, perché questi rischiano di essere interessati in modo significativamente oneroso dagli effetti del CBAM a detrimento anche delle opportunità di cooperazione di natura industriale ed energetica con l'Italia. Capiamo tutti quanto questo sia importante. Noi pensiamo che serva un metodo, che sia importante una linea di indirizzo e anche una forte determinazione nel portare la nostra voce negli organismi preposti. Ancora - e ciò è stato detto più volte dal Governo e noi lo riprendiamo -, occorre la volontà di seguire una semplificazione. Le nostre imprese sono sommerse dalla burocrazia. Crediamo, dal lavoro che facciamo quotidianamente, che questa sia anche la richiesta delle imprese, ma pensiamo che debba essere un imprinting del Governo italiano. Non possiamo permetterci rallentamenti che ridurrebbero la nostra competitività. Quindi, chiediamo di non sottovalutare tali aspetti e, in conclusione, debbo anche dire che accettiamo quanto ci è stato proposto dal signor Ministro rispetto al nostro documento (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casasco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, la mozione che ci apprestiamo ad approvare, a mia prima firma - e sono lieto di aver sollevato questo tema - e sottoscritta da tutta la maggioranza, che ringrazio, auspico che possa essere condivisa dall'intera Aula, trattandosi di un primario interesse italiano ed europeo.

Ringrazio, inoltre, l'onorevole Russo che ieri ha ben illustrato la mozione che riguarda gli aspetti critici dell'attuale Carbon Border Adjustment Mechanism, adottato nel 2023 dall'Unione europea e destinato a garantire che i prodotti importati siano soggetti a un sistema normativo che applica costi di carbonio equivalenti a quelli sostenuti nell'ambito dell'Unione europea e dell'ETS, con il risultato di pervenire a un prezzo del carbonio equivalente tra i prodotti importati e quelli nazionali.

La misura è nata con l'intento di difendere le produzioni europee dei settori a maggiore intensità emissiva nel loro importante e costoso percorso di decarbonizzazione dalla concorrenza dei prodotti importati dai Paesi extra UE che non hanno un medesimo meccanismo di tassazione della CO2, con la strategica visione di ridurre le emissioni climalteranti europee, a vantaggio dell'ambiente e delle generazioni future. Nella sua applicazione in via provvisoria dal 1° ottobre 2023 e in previsione della sua definitiva entrata in vigore il 1° gennaio 2026, si rileva, però, una potenziale grave perdita complessiva di competitività del sistema industriale, rispetto al quale è nostro dovere intervenire. Anche la tutela ambientale non è efficacemente e complessivamente raggiunta.

Vorrei, prima di tutto, ringraziare i Ministri a vario titolo coinvolti, il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro dell'Economia e delle finanze, il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, il Ministro delle Imprese e del made in Italy, per il prezioso contributo, che ci ha consentito di portare oggi all'esame dell'Aula una mozione dettagliata, dalla quale si evince chiaramente quali siano i rischi per l'industria italiana ed europea, senza, peraltro, raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica.

Come detto, numerose sono le criticità riscontrate dalle imprese e dalle associazioni di categoria, che riporto sinteticamente. La misura attualmente concepita provocherà un forte aumento dei costi di alcune materie prime strategiche per la nostra manifattura di trasformazione, tra cui acciaio e prodotti siderurgici in genere, alluminio, cemento e idrogeno. Con questi costi, le nostre industrie di trasformazione, grandi e piccole, che esportano in tutto il mondo il nostro made in Italy si troveranno a essere meno competitive su tre fronti: in primo luogo, quando esportano nei mercati extraeuropei, si troveranno a dover avere prezzi più alti dei concorrenti extraeuropei, che avranno costi di produzione più bassi, non assoggettando le loro materie prime a una simile tassazione sulle emissioni di carbonio; in secondo luogo, quando competono sul mercato europeo, si vedranno in concorrenza con i prodotti finiti fatti extra UE, che saranno importati senza alcuna tassazione, perché i prodotti finiti incredibilmente non sono compresi nella tassazione CBAM ma, purtroppo, solo le materie prime; in terzo luogo, molti Paesi extraeuropei non hanno, purtroppo, un'adeguata tassazione delle emissioni, esercitando un dumping ambientale con prodotti a basso costo fatti con materie prime ad alte emissioni. Per questi prodotti la CBAM non è, quindi, un deterrente alle emissioni, non intervenendo contro il loro impatto emissivo.

Manca, quindi, un meccanismo per favorire le esportazioni idoneo a mantenere competitivi beni prodotti in Europa che utilizzano i prodotti inclusi nel regolamento da destinare ai mercati al di fuori dell'Unione europea. La misura impatta così sulla competitività delle imprese continentali che esportano i prodotti trasformati in ambito extra UE. Peraltro, si verifica anche un'eterogenesi dei fini, causata dall'attuale contesto di frammentazioni economiche e tensioni geopolitiche internazionali. L'applicazione dello strumento costruito in tempo di pace, infatti, rischia di sortire un effetto opposto a quello desiderato. Accade, infatti, che dal 2020 al 2023 le importazioni di alluminio dell'Unione europea dalla Russia, per esempio, sono calate da 840.000 tonnellate a 567.000 tonnellate. Il gap è stato colmato dall'India, ma l'alluminio russo è prodotto in prevalenza con energia idroelettrica, mentre quello indiano è prodotto con fonti fossili. Manca del tutto la necessaria estensione della CBAM ai prodotti finiti importati fatti nei loro Paesi con le medesime materie prime, ma in Europa tassati con la CBAM, quindi più costosi per i nostri produttori europei esclusivamente trasformatori. Manca il raggiungimento dell'obiettivo di difesa complessiva dell'ambiente, laddove permette l'importazione dei prodotti non inclusi oggi nel regolamento - di fatto, tutti i prodotti finiti - senza dichiarare il loro contenuto indiretto di CO2, così permettendo ai produttori esteri di produrre nei loro Paesi senza riduzione di emissioni. In concreto, l'acciaio che arriva dalla Turchia, dall'India e dalla Cina è tassato per la CO2, mentre non sono tassati i beni finiti prodotti con lo stesso acciaio e, quindi, con un'emissione uguale a quella originaria.

Per come è disegnata oggi, la CBAM pregiudicherà anche le imprese siderurgiche europee esportatrici. Vorrei ricordare, senza soffermarmi sul caso Ilva, che la produzione siderurgica è fondamentale per sostenere le filiere metalmeccaniche dell'industria del made in Italy. Il meccanismo, eliminando la distribuzione delle quote di emissioni gratuite, obbliga a esporre in primis le imprese a sostenere costi che i concorrenti esteri non hanno. Proprio ieri, in questo senso, i Ministri Bruno Le Maire, Robert Habeck e Adolfo Urso hanno discusso delle prospettive per migliorare la leadership tecnologica, la produttività, la competitività e la crescita economica in Europa, convenendo nella tutela della competitività delle industria ad alta intensità energetica particolarmente esposte al commercio internazionale. Secondo un recente studio di Goldman Sachs, la CBAM comporterà un aumento del costo del mercato europeo dell'acciaio dal 15 al 30 per cento e dell'alluminio dal 7 al 20 per cento, costi che pregiudicheranno la continuità nel mercato delle industrie che lavorano queste importanti materie prime in assenza di estensione della CBAM ai prodotti finiti importati dai loro concorrenti extra UE. Già lo scorso novembre Confapi sottolineava letteralmente che la CBAM si applica a materie prime e semilavorati, ma non ai prodotti finiti, ragion per cui questo impone di riflettere seriamente sulla possibilità che in Europa entrino prodotti finiti extracomunitari che incorporano quote di dumping ambientale verso i quali non sarà preposta alcuna misura di tutela o difesa, esponendo a un esplicito rischio di deindustrializzazione i nostri sistemi.

Inoltre, desta forte preoccupazione la complessità degli adempimenti necessari a gestire la contabilità delle emissioni, con la conseguenza che le aziende che importano le materie prime colpite da CBAM finiscano con il dipendere dalle comunicazioni di fornitori che operano in mercati esterni al blocco europeo, con responsabilità, in caso di dichiarazioni non coerenti, ancora tutta da verificare. Non a caso il nuovo presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha ricordato come centinaia e centinaia di pagine di nuova regolamentazione si sono abbattute sulla manifattura attraverso il Fit for 55, il Net-Zero Industry Act e la CBAM. Non c'è settore che da oggi - dal 2030 e poi al 2050 - non dovrà affrontare la necessità di enormi investimenti, con il rischio di avvantaggiare concorrenti che godono di maggiori benefici fiscali e normativi nei loro Paesi.

Onorevoli colleghi, avviandomi alla conclusione vorrei sottolineare come il meccanismo CBAM, nato con l'obiettivo di tutelare l'industria e l'occupazione all'interno dell'Unione europea, l'ambiente, lo sviluppo, la produzione e la sovranità economica del nostro sistema, se non applicato in maniera estesa ed efficace rischia di non raggiungere i suoi target ambientali e di aggiungere un onere regolatorio troppo gravoso e persino controproducente sulle catene di valore delle aziende europee, che da anni si muovono tra incertezze geopolitiche e macroeconomiche. L'efficacia del meccanismo risulta, quindi, quantomeno dubbia, in assenza di interventi relativi sia alla sua modalità di applicazione sia a misure che consentono di promuovere la concorrenzialità dell'industria europea decarbonizzata anche nei mercati esteri. Ad oggi, non si possono qualificare che come una parziale e incompleta misurazione di protezione ambientale che, invece, dovrebbe essere potenziata e che oggi, invece, colpisce in modo asimmetrico solo le importazioni di alcune materie prime strategiche, rendendole più costose. Le materie prime costose contribuiscono a indebolire la competitività della nostra straordinaria manifattura, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, peraltro contribuendo a risolvere solo parzialmente le criticità poste dalla neutralità climatica. I prodotti finiti importati senza tassazione contribuiscono ad aumentare le emissioni nei Paesi in cui sono costruiti senza tutela ambientale.

Domani parteciperò a Parigi, in qualità di presidente onorario, alla riunione delle associazioni degli imprenditori europei, un organismo delle PME che ho avuto l'onore di presiedere fino allo scorso ottobre e che rappresenta 2.400.000 imprese, rappresentanti dei 27 Paesi che vi aderiscono, con oltre 20 milioni di lavoratori. Su mio suggerimento, è stato iscritto all'ordine del giorno di tale consesso un punto che riguarda le iniziative da adottare in ambito europeo per contrastare gli impatti negativi della CBAM, sulla scorta della mozione che oggi ci apprestiamo a votare e che porterò in esecutivo: migliorare la tutela ambientale, salvaguardare la competitività delle imprese e difendere l'occupazione, in ordine esattamente prioritario.

Questa mozione, che auspico sia votata da tutti, considerando il complessivo interesse italiano ed europeo a un'economia competitiva in un ambiente realmente tutelato, sarà il riferimento italiano alla discussione in Europa su cui convergeranno le associazioni europee delle imprese, impegnando noi tutti a perseguire soluzioni di decarbonizzazione a costi di concorrenza compatibili con la necessità di non alterare la capacità delle imprese dell'Unione europea di essere protagoniste a livello globale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo di Roncade, scuola secondaria Margherita Hack, a Monastier di Treviso, in provincia di Treviso, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Non vedo il signor Ministro ma…

PRESIDENTE. C'è il Governo.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). …c'è il Governo. Secondo il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico IPCC, il 2030 è considerato l'anno di non ritorno, da un punto di vista climatico, e questa scadenza potrebbe addirittura pericolosamente essere molto più vicina.

Dunque, non c'è tempo da perdere nel processo di decarbonizzazione. Utilizzando le parole del Segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, non possiamo continuare a premere sull'acceleratore in un'autostrada che ci porterà dritti all'inferno climatico. Sappiamo che la causa principale del cambiamento climatico sono le emissioni di gas a effetto serra, dovute in larga parte ai combustibili fossili. E sappiamo che il modo più efficace per contrastare il cambiamento climatico consiste proprio nell'abbattere quelle emissioni, le emissioni globali di CO2. Certo, parliamo di emissioni globali, ma sono anche emissioni europee e, dunque, sono anche emissioni italiane. Non possiamo, quindi, che dirci preoccupati per le politiche di questo Governo, che va esattamente nella direzione opposta e contraria, punta cioè ad aumentare, piuttosto che a ridurre, le emissioni di CO2 nel nostro Paese.

E a me dispiace che non ci sia il Ministro Pichetto Fratin, in questo momento, in Aula, perché volevo ricordargli i provvedimenti da lui stesso sottoscritti, che hanno portato a un aumento della carbonizzazione nel nostro Paese, in un momento in cui dovremmo andare in direzione opposta e contraria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E glieli elenco: si pensi ai limiti emissivi alle auto, voluti dal Governo italiano, rivolti ad aumentare le emissioni, piuttosto che a ridurle; si pensi alla diffidenza del Governo Meloni rispetto a tutto il mondo della mobilità elettrica; si pensi alla retorica di maggioranza e Governo contro la direttiva case green, come se efficientare il patrimonio edilizio nazionale non fosse utile a ridurre le emissioni e le bollette dei cittadini. Avete approvato norme che incentivano la conservazione di un sistema energetico nazionale basato sul gas, come se la combustione del gas non avesse effetti climalteranti. Chi sostiene che l'Italia debba diventare un hub del gas - e qui c'è anche la Presidenza del Consiglio - non ha capito nulla sulla necessità di decarbonizzazione del Paese. Avete sostenuto nuove trivellazioni e nuovi rigassificatori, che aumenteranno la carbonizzazione - non la decarbonizzazione, la carbonizzazione! - ma anche i costi nelle bollette degli italiani. Che gli italiani lo sappiano! Infatti, a parità di energia, quella prodotta da fonti rinnovabili costa molto meno. Costa molto meno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Se vogliamo ridurre le bollette degli italiani, dobbiamo andare nella direzione della decarbonizzazione e non continuare, come siamo abituati, nel mercato delle fonti fossili. Il Governo Meloni ha tassato persino la produzione di energia fotovoltaica, introducendo un'imposta di 10.000 euro a megawattora, come se la fonte da disincentivare per il Governo fosse il fotovoltaico. Per carità, il Parlamento, su spinta delle opposizioni, ha cancellato questa imposta, ma l'intenzione del Governo era fin troppo evidente, scritta nero su bianco in un decreto. Avete fatto un decreto Aree idonee che complica e non semplifica l'installazione di nuovi impianti fotovoltaici. Eppure, per mettersi in linea con il target - che anche questo Governo si pone - al 2030, dovremmo installare dai 10 ai 12 gigawatt di rinnovabili all'anno. Avete introdotto misure per lo stoccaggio della CO2. Questa iniziativa, in apparenza, andrebbe nella giusta direzione, se non fosse che si basa su una tecnologia costosissima e sperimentale, che i principali osservatori internazionali definiscono di dubbia efficacia. Insomma, anche questo rischia di sottrarre risorse preziose al processo di decarbonizzazione.

Eppure, secondo un recente studio pubblicato dal British Medical Journal, i combustibili fossili uccidono ogni anno 5 milioni di persone, di cui 50.000 in Italia. Questi sono dati molto allarmanti, che dovrebbero lasciare pochi dubbi sulla direzione da intraprendere. D'altra parte, da un Governo che ha, per Ministro dello Sviluppo economico, un Ministro che dichiara: “negli anni, l'Unione europea è stata dominata da una cultura dell'ambientalismo, che aveva una regia precisa: distruggere l'industria”, ebbene, da un Ministro del genere non c'era da aspettarsi nulla di diverso, ha fatto esattamente il contrario di quello che avrebbe dovuto fare. Infatti, non sostenere la decarbonizzazione del Paese significa arrendersi alle sfide gigantesche poste dal riscaldamento globale. Questa è una resa della quale dovrete rendere conto alle generazioni future. Avete assunto una direzione contraria rispetto alla decarbonizzazione. Ciò significa anche non sostenere lo sviluppo e il progresso del Paese, mantenendolo ancorato al suo passato, quando nel frattempo il mondo, invece, va avanti nella direzione opposta.

Con questa mozione, chiediamo al Governo non solo un cambio di passo, ma un cambio di paradigma. E ci viene in aiuto l'Europa, con il regolamento (UE) 2023/956, il cosiddetto Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), un regolamento a cui guardiamo con favore, perché è giusto che gli Stati attuino misure per limitare le emissioni. Ed è giusto che debbano non soltanto ridurre le emissioni sul territorio nazionale, ma anche assicurarsi che queste non vengano spostate altrove, in azioni, con normative sul carbonio evidentemente meno stringenti. Tuttavia, questo regolamento non è sufficiente, ne deve essere esteso l'ambito di applicazione, ad esempio anche ai prodotti intermedi e finiti. Però, qui, vi era un nostro punto specifico, che era un impegno contenuto nella mozione del MoVimento 5 Stelle, in cui si chiedeva da parte del Governo un impegno ad estendere l'applicazione del regolamento ai prodotti cosiddetti intermedi e finiti, almeno per una lista di prodotti significativi per l'industria, contenenti acciaio e alluminio, come ad esempio - leggo dalla mozione - automobili, elettrodomestici e macchine industriali, cioè quei prodotti che sono realizzati con le materie prime oggetto dell'imposta dell'Unione. Ebbene, su questo impegno preciso ci viene richiesta la riformulazione, cioè di anteporre le parole “a valutare l'opportunità di”. Questo è bene che si sappia e che rimanga agli atti. Esiste poi, non secondaria, una questione di giustizia climatica, di giustizia tra Paesi, perché questo sistema avrà un diverso impatto sui Paesi in via di sviluppo, che hanno meno possibilità di ridurre le proprie emissioni rispetto alle Nazioni più ricche. Per questo sarebbe auspicabile che il Governo provvedesse a riempire quella scatola vuota che è il Piano Mattei, impiegando risorse concrete per colmare questo divario, attingendo magari proprio dai ricavi previsti dal CBAM. Però, anche qui, abbiamo inserito nella nostra mozione un impegno preciso per il Governo. E l'impegno è questo: si impegna il Governo a disporre di parte dei ricavi del regolamento per sostenere la transizione verde nei Paesi più vulnerabili, anche all'interno della cornice del Piano Mattei per l'Africa. Non l'avessimo mai detto. Inserire delle risorse nel Piano Mattei per l'Africa? Non sia mai, per questo Governo, considerare la possibilità di riempire questa scatola vuota! Cosa volete mettere dentro questo Piano Mattei? Solo l'acquisto di fonti fossili dai Paesi africani? Solo questo volete mettere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Infatti, questo preciso impegno della mozione del MoVimento 5 Stelle ha avuto parere contrario dal Governo e, quindi, probabilmente, anzi quasi sicuramente, verrà bocciato. Non c'è la volontà, da parte della maggioranza e del Governo, di riempire di contenuti e, soprattutto, di risorse il Piano Mattei per l'Africa. Questa è la realtà! Concludo, Presidente, ricordando che è importante anche promuovere l'introduzione di meccanismi di incentivazione basati sulla certificazione dell'impronta emissiva, così come semplificare le procedure di autorizzazione e dare certezza agli operatori, sia in termini di regole tecniche per le comunicazioni, sia mediante l'introduzione di metodi di calcolo inequivocabili per gestire la contabilità delle emissioni. Ma soprattutto, occorre prevedere l'istituzione di un Fondo sovrano europeo per finanziare la transizione climatica.

Per tutto questo, per tutti questi motivi e per tutte queste esigenze, il MoVimento 5 Stelle voterà, naturalmente, favorevolmente alla mozione n. 1-00266, a prima firma Sergio Costa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Saluto i rappresentanti, studentesse, studenti e professori, dell'istituto comprensivo “Don Eustachio Montemurro” di Gravina in Puglia, in provincia di Bari, e anche una rappresentanza degli studenti dell'IIS Medaglia d'Oro Città di Cassino, di Cassino, in provincia di Frosinone. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi). Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il dibattito su queste mozioni ci offre, per l'ennesima volta, l'opportunità di tornare sulle scelte con cui l'Unione europea sta portando avanti la cosiddetta transizione verde e, ancora una volta, ci offre l'opportunità di sottolineare come queste scelte siano distorsive dei mercati e penalizzanti per il nostro mercato, per il mercato comunitario e, soprattutto, per le nostre aziende. L'intero mandato di questa Commissione è stato orientato alla mortificazione e alla colpevolizzazione dei nostri sistemi produttivi, delle nostre aziende e dei nostri lavoratori. Ma il processo di trasformazione dell'intera Europa in un continente di lavoratori sottopagati e di consumatori assuefatti ha origine da lontano e - come vediamo - è ancora in corso. Non ci stancheremo mai di dirlo, per rappresentare il fallimento delle politiche dell'Unione: nel 2008 l'economia europea era, in tutto e per tutto, paragonabile a quella degli Stati Uniti d'America, per grandezza e per rilevanza mondiale; oggi l'economia americana avanza del 50 per cento la nostra e non possiamo stupirci se l'Europa perde sempre più posizioni, non solo sul piano economico, ma anche di credibilità e di autorevolezza sugli scenari globali. Il vecchio continente, imbrigliato da un apparato regolatorio asfissiante, ha smesso di correre da tempo, ma le modalità con cui Bruxelles ha perseguito, in questi anni, la transizione ecologica rende addirittura claudicante il perseguimento del benessere, dello sviluppo e del progresso per le Nazioni europee.

Prima che l'Europa, dall'essere claudicante, passi all'essere in ginocchio, abbiamo il dovere di invertire la rotta. E se è vero - come è vero - che i cittadini avranno l'opportunità di farlo con il voto che si terrà a giugno di quest'anno, noi abbiamo il dovere di farlo con atti di indirizzo politico come questo, proposto dalle forze del centrodestra, affinché il Governo italiano si attivi, in tutte le sedi istituzionali, per modificare le decisioni assunte e mitigare l'impatto negativo di queste scelte. La Lega si è sempre fatta portavoce delle conseguenze negative derivanti da una transizione energetica ideologica e poco pragmatica - come già sostenuto per il comparto automotive, per il settore moda o per il mondo produttivo legato alla filiera del riuso e del riciclo - e continuerà a farlo. Per quanto riguarda la riforma delle regole alla base del sistema di scambio delle emissioni, il cosiddetto sistema ETS, o il Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, il CBAM, di cui stiamo discutendo, gli schemi di transizione sono estremamente rigidi e limitanti, con tempistiche e scadenze che non potranno essere rispettate. Questa visione dogmatica realizza storture economiche con risvolti negativi per tutto il nostro sistema produttivo. La riduzione delle emissioni, soprattutto in un contesto globale come quello che viviamo, necessita di tempi adeguati e piani ben strutturati. Provare a bruciare le tappe minerà concretamente le possibilità di una svolta ecologica reale, su cui noi comunque siamo impegnati fattivamente, come forza politica e come Governo.

Nel caso di specie abbiamo il dovere di evidenziare come una mancata revisione dei meccanismi ETS e CBAM comporterà una forte riduzione della competitività delle imprese europee, un aumento dei costi di produzione e la delocalizzazione delle produzioni ad alta intensità di carbonio fuori dall'Unione europea. Per capire il paradosso ideologico e burocratico, pensiamo a questo: queste norme, in particolare quelle sull'adeguamento del carbonio alle frontiere, dovevano servire per tutelare le imprese europee dalla concorrenza di aziende che operano al di fuori del mercato europeo e comunque in Paesi senza regole certe sul contenimento delle emissioni. In realtà, il CBAM sta spaventando tante imprese manifatturiere europee, in particolare quelle dell'acciaio che, a causa del meccanismo, finiranno per pagare di più le materie prime di importazione, perdendo in competitività. Sarebbe un danno anche per l'Italia e per le sue numerose aziende esportatrici. Pensate a questo dato incredibile: per come è strutturato oggi il cosiddetto dazio sulle emissioni, questo si applicherà soltanto alle materie prime e ai prodotti intermedi, ma non a quelli finiti. Ad esempio, chi produce elettrodomestici nell'Unione europea utilizzando acciaio e alluminio importato avrà assoluta convenienza a importare direttamente l'elettrodomestico finito, segnando perdita di posti di lavoro e delocalizzazioni. Alla luce di queste scelte da parte dell'Unione, forse non è casuale il trasferimento di alcuni stabilimenti FIAT in Serbia.

La mozione, quindi, va proprio nella direzione di ridiscutere questi parametri e di prevedere forme di supporto economico per sostenere i piani di transizione ecologica, nonché le produzioni di quelle imprese che verrebbero altrimenti escluse, attuando piani di finanziamento dell'efficienza energetica e degli investimenti in fonti rinnovabili, valorizzando il percorso di abbattimento delle emissioni, con benefici che si trasmetterebbero, a valle, a tutte le filiere produttive. In caso contrario, vi sarebbe il reale pericolo di forti delocalizzazioni delle imprese europee verso zone del mondo con regolamentazioni meno rigide sul tema delle emissioni, con conseguente impoverimento della capacità produttiva e della filiera interna, sia nazionale che europea. Si rischia, inoltre - come già avvenuto in precedenza -, di danneggiare il mercato interno, a favore di quello extraeuropeo, senza alcun concreto risultato sul piano ambientale. Se ne avrà, come corollario, la presenza di un'Europa meno ricca, meno forte e meno competitiva e di un mondo comunque più inquinato e con sempre maggiori emissioni di CO2. Noi oggi, come parlamentari, con questo documento, facciamo la nostra parte per spronare l'Europa a cambiare direzione di marcia, ma è di tutta evidenza che questi siano soltanto piccoli accorgimenti rispetto a una visione politica masochistica, che può essere cambiata solo dai cittadini con il voto di giugno, premiando - e lo sottolineo - quelle forze politiche coerenti, che sono state, sono e saranno sempre indisponibili a perpetrare questa alleanza suicida con le sinistre europee (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Concludo. Il gruppo dei deputati della Lega, signor Presidente, coerentemente con quanto affermato e votato da sempre in sede di Parlamento europeo, voterà convintamente la mozione di maggioranza. Rispetto alla riforma degli ETS e all'istituzione del cosiddetto CBAM, dobbiamo evitare accuratamente che quelli che dovrebbero essere dazi loro diventino dazi nostri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo e colleghi, le mozioni intervengono sul Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, ossia stiamo parlando di un dazio sul contenuto carbonico nell'importazione di prodotti come l'acciaio, l'alluminio, i fertilizzanti, il cemento, l'elettricità e l'idrogeno e, secondo me, Presidente, è una discussione di merito interessante anche perché, mentre la svolgiamo, fuori è già partita la campagna elettorale per le elezioni europee con slogan a tinte forti. Campeggiano nelle città già manifesti con slogan contro l'Europa, quegli slogan che riecheggiavano adesso nella dichiarazione del collega Barabotti. Legittime le opinioni diverse, utile il confronto tra visioni differenti sul processo di integrazione europeo, altro sono gli slogan roboanti, che mistificano la realtà e sminuiscono la posta in gioco. Dicevo che è interessante, secondo me, in questo contesto la discussione di oggi per capire se una discussione di merito come quella indotta dalle mozioni - sull'applicazione di uno strumento che ha l'ambizione di concorrere al processo di decarbonizzazione necessario per contrastare i cambiamenti climatici e, allo stesso tempo, di tutelare la capacità competitiva del sistema economico - può aiutare a introdurre elementi di razionalità nel dibattito politico e pubblico complessivo.

Ed è utile, secondo me, per avere anche alcuni punti fermi di carattere generale e sull'applicazione di questo strumento. Intanto, credo che un po' tutti i colleghi abbiano visto ieri la notizia dei dati riportati da Copernicus, il servizio meteo, con riferimento alla quale il mese di marzo 2024 è stato quello più caldo di sempre e segue 12 mesi nei quali si sono registrate le temperature più alte di sempre: tra le regioni più colpite c'è il Mediterraneo e all'interno di questo il nostro Paese. Allora, il riscontro empirico e una vastissima letteratura scientifica dovrebbero indurci a tenere fermo un assunto, ossia che i cambiamenti climatici sono in corso, non sono negabili, quindi risparmiamoci questo dibattito, così come gli effetti dei cambiamenti climatici sono altrettanto innegabili; lo dimostrano gli eventi estremi di carattere siccitoso-alluvionale che hanno un impatto anche sul lavoro del Parlamento e sulla decretazione d'urgenza che riguardano questi eventi.

Quindi, è altrettanto chiaro cosa fare per contrastare i cambiamenti climatici anche con riferimento alle conclusioni relative al COP28, il vertice mondiale sull'azione per il clima dello scorso dicembre a Dubai, e, in Europa, al Green Deal, lanciato nel 2019, nato come strategia di decarbonizzazione; al contempo, è un nuovo paradigma industriale per rendere l'Unione europea protagonista nella transizione ambientale, anzi, nella doppia transizione, ecologica, energetica e digitale; mi riferisco anche al pacchetto Fit for 55, inclusivo di misure di adeguamento della legislazione precedente e di nuove iniziative.

Dopo l'approvazione di questi pacchetti, gli obiettivi climatici europei sono chiari. Diminuire del 55 per cento le emissioni europee entro il 2030 e rendere l'Europa il primo continente a impatto zero entro il 2050. Ma dobbiamo anche registrare il fatto che, al momento, all'aumentare delle ambizioni climatiche europee non corrisponde una stessa ambizione nelle altre giurisdizioni e che, senza un allineamento degli interventi da parte degli altri Paesi, vi è il rischio che le iniziative condotte dall'Unione europea risultino vane. Allora, è questo l'elemento di interesse di questo dibattito, Presidente, il CBAM è ispirato esattamente a questa doppia ambizione: proteggere le industrie manifatturiere europee nei settori energivori dalla concorrenza estera nel processo di introduzione di tecnologie non emissive e incentivare gli esportatori extra europei a ridurre l'intensità carbonica delle loro produzioni. Più specificamente, la misura interviene affrontando il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, contribuisce agli obiettivi di decarbonizzazione dell'Unione europea, incoraggia i produttori dei Paesi terzi che esportano verso l'Unione europea ad adottare tecnologie a bassa emissione di carbonio e garantire che il prezzo dell'importazione rifletta più accuratamente il loro tenore di carbonio.

Per aiutare a proteggere l'industria europea dalla concorrenza sleale, il CBAM introduce un meccanismo che stabilisce un prezzo del carbonio sulle importazioni di determinati prodotti, nel tentativo di sostenere le industrie nazionali. In fase di stesura del regolamento, è stata redatta una valutazione di impatto sul rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio dall'Unione europea. Tale effetto è dovuto alla delocalizzazione della produzione di prodotti ad alta intensità energetica dell'Unione europea verso altri Paesi, con minori costi di conformità ambientale e la sostituzione di questi prodotti della UE con importazioni a più alta intensità di carbonio da questi Paesi. Questo scenario determina un aumento complessivo delle emissioni globali, ciò che compromette l'efficacia delle politiche dell'Unione europea in materia di clima. Allora, lo ripeto, l'avvio del meccanismo del CBAM, che è entrato nella sua prima fase, a partire dallo scorso ottobre, sta aprendo anche fronti di tensione con economie emergenti e con Paesi in via di sviluppo.

L'ipotesi di una futura estensione del CBAM alla totalità dell'import dell'Unione europea appare a rischio di penalizzazione per le economie emergenti, per i Paesi del vicinato, come Algeria, Turchia, la stessa Ucraina, per i Paesi in via di sviluppo nell'Africa subsahariana o nel Sud-Est asiatico. Soprattutto per le economie meno avanzate l'adattamento appare particolarmente complesso. In riferimento alle criticità, anche per quanto attiene il contesto europeo italiano, il nuovo sistema rischia di rivelarsi un onere amministrativo considerevole non solo per gli importatori e i produttori extra Unione europea, ma anche per le autorità degli stessi Paesi con tempi di sdoganamento, capacità di verifica delle emissioni tra gli Stati membri, che potrebbero portare a una sorta di collo di bottiglia nel processo, con potenziali complicazioni derivanti dall'obbligo di importatori e produttori di condividere con le autorità nazionali informazioni di dettaglio in grande mole, anche con riferimento a una parte di informazioni riservate.

Allora, in ragione dell'importanza dello strumento, dei suoi obiettivi e delle sue potenzialità, è utile intervenire subito sui potenziali effetti distorsivi. Per questo sottolineo l'importanza di queste mozioni; per quanto ci riguarda, Presidente, nella nostra mozione abbiamo indicato una serie di impegni che chiediamo al Governo, cui rimando (non li riprendo). Segnalo solo al rappresentante del Governo che, sul primo punto degli impegni, su cui avete dato parere contrario, la richiesta è quella di attivarsi a livello europeo per monitorare l'applicazione del meccanismo CBAM, per verificare l'impatto sulle imprese, sui consumatori e l'effettiva efficacia anche per la futura applicazione ad altri settori, valutando gli impatti effettivi su tutta la catena del valore dei prodotti e a valle, eventualmente, modificare il meccanismo stesso e la sua attuazione.

Lo segnalo perché mi sembra un punto su cui forse il Governo può fare un'ulteriore riflessione. In conclusione, Presidente, poiché mi chiedevo se fossimo riusciti a mettere alcuni punti fermi, l'invito che facciamo al Governo e alle forze di maggioranza è di non parlare più di deroghe agli impegni di decarbonizzazione, perché i cambiamenti climatici non aspettano. Chiediamo, piuttosto, all'Europa di essere conseguente a quegli obiettivi, anche nella realizzazione di strumenti, che rendano effettivamente protagonista il suo tessuto economico e produttivo, della doppia transizione ecologica e digitale. Non deroghe, ma sostegni mirati per accompagnare la transizione, per rendere più competitive le imprese e per includere i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario Barbaro, colleghi, la mozione che ci apprestiamo a votare riapre nuovamente il tema più volte sollevato in quest'Aula dell'impatto delle normative europee sulle tematiche ambientali. Chiariamo subito: da parte di Fratelli d'Italia, ma crediamo anche da parte del Governo, visto i pareri che ha dato, anche nella stessa mozione, non c'è alcun intento di contrasto al regolamento CBAM. Questa è una cosa che deve essere chiara perché la narrazione a volte mistifica le posizioni generali: quindi, non c'è alcuna volontà di contrasto.

Ricordiamo quali erano gli obiettivi del regolamento europeo: primo, sostenere la competitività delle imprese europee, che sono già soggette alla tassazione; secondo, sensibilizzare le imprese e i Governi extra UE a ridurre l'impatto climatico delle loro produzioni; terzo, e non meno importante, fare cassa, perché, come è stato ricordato, il dazio rappresenterà una significativa fonte di entrata diretta per le casse dell'Europa e andrà, quindi, a rimborsare, anche parzialmente, i prestiti contratti nel quadro del Next Generation EU e per finanziare il Fondo sociale per il clima. Questi erano gli obiettivi generali.

I problemi però si sono evidenziati e allora è chiaro che una maggiore attenzione dovrebbe essere prestata, secondo i presentatori della mozione, con riferimento agli effetti incongrui di questo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere. Ricordiamoli.

Innanzitutto, vi è la complessità, l'onerosità di questo meccanismo di tassazione di CBAM, la cui prima fase applicativa sperimentale è già iniziata lo scorso ottobre, prevedendo che gli importatori debbano documentare l'effettivo contenuto carbonico dei beni che immettono in commercio nella UE. Qui si pone un problema, innanzitutto, di veridicità delle informazioni fornite dai partner extra UE. Parliamo di Paesi che spesso non brillano in trasparenza e chi e come verificherà queste dichiarazioni fornite dai suddetti Paesi, se siano attendibili o no, è ancora tutto da verificare.

Seconda criticità. La tassazione si applica - è stato detto più volte, ricordiamolo - a merci che rappresentano prodotti intermedi ovvero alle materie prime grezze, ferro, acciaio, eccetera, ma non a quelli finiti, così, paradossalmente, si ingenera un incentivo per le nostre imprese a delocalizzare nei Paesi extra UE la lavorazione del prodotto finito da immettere, poi, sui mercati europei. Possiamo parlare di questi temi o siamo anti-ambientalisti se lo facciamo? Questa è la domanda. Ricordiamo che in una produzione fortemente connessa con gli obiettivi della transizione energetica, come la produzione di pale eoliche, si teme che, in questo settore, l'applicazione del dazio sull'acciaio finirà per favorire gli agguerriti competitori extra UE, i quali, non avendo analoghi problemi, avranno un vantaggio competitivo nei confronti dei nostri produttori, che si troveranno davanti a due scelte, il rischio è questo: o chiudere o andare a produrre direttamente in quei Paesi, molto semplice.

La terza criticità è la mancata reciprocità anche rispetto ai mercati occidentali. Noi sappiamo che Paesi emergenti, economicamente importanti, come la Cina, come l'India, non prevedono questa tassazione. Io vorrei ricordare anche che la Cina - lo dico soprattutto ai colleghi che prima hanno fatto, giustamente, delle dichiarazioni iper-ambientalistiche -, attualmente, continua a concedere permessi per centrali a carbone e che, dal 2015 ad oggi, ha aperto altri 82 siti per la produzione di carbone. Ricordiamo che l'India, ancora nel 2022, vedeva il 70 per cento della propria energia elettrica prodotta da carbone. Credo che questo tipo di emissioni non possa essere ignorato. Ma anche i Paesi occidentali, i nostri partner commerciali di sempre, come Stati Uniti, Regno Unito, Australia, si sono limitati per ora ad annunciare misure analoghe, ma non le hanno adottate. È evidente che, se permangono queste disparità, che andrebbero invece sanate, si genera un effetto globale che non è quello auspicato per la lotta alle emissioni. Noi ci auguriamo che l'effetto Bruxelles possa, in politica internazionale, condizionare le politiche di questi Paesi, ma dobbiamo dirci anche che, purtroppo, un “punto e virgola” alla COP28, a Dubai, vale molto di più di tante ore delle nostre discussioni, è una cosa della quale bisogna rendersi conto. Ma c'è di più. Io sono andato a vedere le analisi di impatto di questo regolamento, che sono state fatte anche dal nostro eccellente Servizio studi alla Camera. Ebbene, si rileva che il nostro Paese è quello maggiormente dipendente dalle materie prime inserite nel meccanismo di adeguamento. Per quanto riguarda gli Stati membri europei, le quote maggiori delle importazioni da Paesi non UE interessano maggiormente l'Italia, seguita da Bulgaria, Croazia, Slovenia e Romania. Nei diversi settori CBAM, l'Italia è dipendente dai mercati extra UE per il 26 per cento, la Francia per meno della metà. Anche queste sono considerazioni che ricordiamo ancora, visto che si parla di questo. L'industria è il settore che più ha ridotto, dal 1990 a oggi, meno 26 per cento, i consumi finali di energia.

Voglio infine ricordare, nel sollecitare il consenso unanime di quest'Aula alla mozione di maggioranza, che nella scorsa legislatura, quando la proposta del regolamento arrivò per la prima volta alla Camera, i partiti che sono oggi all'opposizione, sui pareri nelle Commissioni ambiente e attività produttive, avevano, anche loro, rilevato le criticità che noi avanziamo. Quindi la nostra non è una critica preconcetta, qualche cosa avevate detto anche voi in quei pareri. Avevate chiesto di monitorare il processo di determinazione di aspetti specifici del meccanismo, di prevedere un adeguato periodo di transizione, avevate chiesto di prevedere la cessazione delle compensazioni dei costi indiretti di CO2 per le imprese esposte solo in seguito alla completa decarbonizzazione del sistema elettrico. Quindi, come vedete, sono temi che ci accomunano, che ci hanno accomunato in passato e non si capisce perché, ancora oggi, in quest'Aula, ci sia questa narrazione che vedrebbe i partiti della destra come quelli che vogliono inquinare il mondo, mentre, dall'altra parte, ci sono i partiti della sinistra che lo vogliono salvare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Però, nei tanti anni in cui siete stati al Governo, questa grande dimostrazione di intervenire fattivamente per la risoluzione dei problemi non c'è stata. Io vi vorrei citare soltanto una vicenda recente. L'avere inserito, per esempio, le concessioni geotermiche e idroelettriche nei requisiti necessari per arrivare a prendere le risorse del PNRR è stato veramente un danno forte fatto all'Italia e il settore ce l'ha detto subito, perché quelli sono settori nei quali c'è bisogno continuamente di investimenti. Perché avete messo all'asta le concessioni idroelettriche e geotermiche? Il collega Cappelletti ricordava il disinteresse e il fatto che il Governo, anche attraverso il Piano Mattei, punti molto e abbia puntato molto sul gas metano, che è una produzione fossile, ma, certamente, è un passo avanti rispetto al carbone, ma ricordo anche che è il Governo Draghi ad aver previsto la politica - giusta, in questo caso - sui rigassificatori. Allora perché continua la narrazione per cui di qua si sbaglia, mentre prima si faceva bene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Non è vero, in 10 anni di Governi, che hanno visto colonne portanti, partiti della sinistra, vi siete affidati pedissequamente alle politiche europee, che volevano qualsiasi afflusso di gas metano provenire dal Nord Europa, con il gasdotto Nord Stream. Avete ignorato qualsiasi altra proposta, compresa quella dell'EastMed concernente un gasdotto che veniva, invece, dal Medio Oriente, che avrebbe potuto trasportare anche idrogeno. Cappelletti, idrogeno, non soltanto metano. Quindi, queste narrazioni… la chiusura totale alla scienza, alle conquiste della scienza. Sono di questi giorni le dichiarazioni di un importante funzionario ENI che dice che, probabilmente, il nucleare a fusione è più vicino di quanto noi ci aspettassimo. Quell'impianto, che è a guida italiana - glielo voglio ricordare -, che è vicino a Ventimiglia, in Francia, sta studiando proprio la possibilità di produrre energia con la fusione nucleare. Se la scienza ci dice che stiamo arrivando, questa preclusione ideologica è un altro errore evidente. Non sono polemiche, però possiamo rilevare che il Piano Mattei del Governo Meloni non è soltanto un Piano propagandistico, ma tutt'altro, e che questo Governo sta facendo già molto di più, in poco più di un anno, di quanto fatto nei 10 anni precedenti?

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Ancora, signor Presidente, ricordo al collega Cappelletti che la tassa sul fotovoltaico non è stata messa, ci sarà una ragione. Era una tassa sbagliata e, infatti, non c'è. Magari era tarata male, perché, se si fosse andati sopra certe potenze, qualche profitto in più si poteva anche tassare, o no? Concludendo, la politica di Fratelli d'Italia, come ricordato in più occasioni dal Presidente del Consiglio, è e sarà sempre a favore della transizione energetica per un'Italia e un'Europa climaticamente neutre, ma non ci stancheremo mai di ripetere, ovunque e dovunque, che i problemi mondiali si risolvono con impegni elaborati a livello globale, che la scienza deve essere ascoltata senza preclusioni ideologiche. Questa mozione è finalizzata, dunque, anche a consentire, in quest'ottica, al Governo di avviare quanto prima le opportune interlocuzioni con le istituzioni eurounitarie, al fine di mitigare gli effetti distorsivi del regolamento europeo, mozione rispetto alla quale dichiaro, quindi, il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Colleghi, prendete posto, avremo numerosi voti da fare, quindi si comincia e non ci si ferma più.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Colleghi, prendete posto, stiamo per votare e non attenderemo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Casasco, Caramanna, Andreuzza, Cavo ed altri n. 1-00253 (Nuova formulazione), come riformulata, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00266.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo limitatamente al 1° e al 3° capoverso della premessa e al 1° capoverso, lettera b), punto 1), del dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto di votare separatamente le parti su cui il parere del Governo è favorevole da quelle su cui il parere del Governo è contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00266, come riformulata e per le parti non assorbite, ad eccezione dei capoversi 9° e 10° della premessa e del capoverso 1°, lettera b), punto 2), e lettera c), punti 1), 2) e 3) del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 9° e 10° della premessa e sul capoverso 1°, lettera b), punto 2), e lettera c), punti 1), 2) e 3) del dispositivo della mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00266, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla mozione Ruffino ed altri n. 1-00268.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ivi comprese l'espunzione del 9° capoverso, lettera f), e del 10° capoverso, lettera b), della premessa. Pertanto il parere del Governo deve intendersi favorevole alla mozione nella sua interezza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00268, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione della mozione Peluffo ed altri n. 1-00270.

Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo al 10° capoverso della premessa e, contestualmente, hanno chiesto di votare separatamente le parti su cui il parere del Governo è favorevole da quelle su cui il parere del Governo è contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Peluffo ed altri n. 1-00270, come riformulata e per le parti non assorbite, ad eccezione dei capoversi 11° e 12° della premessa e del 1° capoverso, lettera a), del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sui capoversi 11° e 12° della premessa e sul 1° capoverso, lettera a), del dispositivo della mozione Peluffo ed altri n. 1-00270, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione della mozione Bonelli ed altri n. 1-00272.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione di quelle relative al 1° e al 10° capoverso della premessa e di quella relativa al 2° capoverso del dispositivo e, pertanto, su tali capoversi il parere del Governo deve intendersi contrario.

Avverto, altresì, che i presentatori hanno chiesto di votare separatamente le parti su cui il parere del Governo è favorevole da quelle su cui il parere del Governo è contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bonelli ed altri n. 1-00272, come riformulata e per le parti non assorbite, ad eccezione dei capoversi 1° e 10° della premessa e del 2° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sui capoversi 1° e 10° della premessa e sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Bonelli ed altri n. 1-00272, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Commemorazione delle vittime del recente incidente presso la centrale idroelettrica del lago di Suviana.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo) Colleghi, mentre noi deputati, presenti in quest'Aula, ci leviamo in piedi in segno di rispetto e dolore per le vittime della tragedia nella centrale idroelettrica di Suviana, altri nostri concittadini sono inginocchiati e si disperano, altri ancora pregano, sperano e invocano un miracolo pur di riabbracciare gli operai dispersi: è l'indicibile angoscia di mogli, compagne, figli, genitori, sorelle, fratelli e amici. A ognuno di loro giunga il convinto sostegno umano e solidale, insieme con l'ideale abbraccio commosso di ciascun componente della Camera dei deputati.

Ai soccorritori, ai valorosi Vigili del fuoco, agli appartenenti delle Forze dell'ordine e della Protezione civile che, senza sosta, fin dal pomeriggio di ieri, stanno spendendo tutte le loro energie sul luogo del disastro va, ancora una volta, la nostra ammirata riconoscenza.

In occasione della 73a Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, nell'ottobre scorso, il Presidente della Repubblica ebbe a sottolineare che “Morire in fabbrica, nei campi, in qualsiasi luogo di lavoro è uno scandalo inaccettabile per un Paese civile, un fardello insopportabile per le nostre coscienze, soprattutto quando dietro agli incidenti si scopre la mancata o la non corretta applicazione di norme e procedure”.

Colleghi, a Suviana, così come in occasione di tante, troppe altre tragedie, non è il fato ad avere determinato i fatti. Ci saranno responsabilità da accertare e possibili reati da perseguire, così come ci saranno processi da celebrare ed eventualmente condanne da eseguire. Ogni 6 ore registriamo in Italia una vittima sul lavoro. In questo cimitero della vergogna l'orologio macabro che scandisce questo tempo obbliga ognuno di noi a farsi parte di un meccanismo capace di fermarlo.

Noi, rappresentanti delle istituzioni, insieme con aziende, sindacati e lavoratori, siamo il motore di quel meccanismo che si può, che si deve innescare per fermare quell'orologio, diffondendo ovunque una vera cultura della prevenzione. La nostra mente è rivolta a queste considerazioni, il nostro cuore è lacerato al pensiero delle vite di Vincenzo Franchina, Mario Pisano, Pavel Tanase, strappate a Suviana al primo dei diritti naturali, il diritto alla vita, che si sostanzia non nel fatto di essere riconosciuto e accettato da un Governo che lo concede, ma nel fatto di essere costitutivo della natura stessa dell'uomo.

A noi spetta il compito di dare veste giuridica, corazza normativa a questo diritto per garantirne l'effettivo rispetto sui luoghi di lavoro. Come già, ieri, ha fatto il Presidente della Camera, voglio esprimere, a nome dell'Assemblea, le mie più sentite condoglianze alle famiglie dei lavoratori. Con questo spirito vi invito a osservare un minuto di silenzio e di raccoglimento, proprio nel ricordo delle vittime, nella speranza che possa diventare carezza e conforto per chi è stato derubato da un affetto e per chi ha davanti a sé la difficile strada della guarigione. Invito dunque l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi). Ha chiesto di parlare la deputata Beatriz Colombo. Ne ha facoltà.

BEATRIZ COLOMBO (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo qui, oggi, per rendere omaggio alle vittime della tragedia di Suviana, un evento che ha scosso le fondamenta della nostra comunità e del nostro spirito nazionale. Queste persone, che lavoravano in silenzio, ma con dedizione per il progresso del nostro Paese, hanno fatto il sacrificio supremo. La loro perdita è un monito doloroso della fragilità della vita e della necessità di proteggere coloro che si adoperano per il nostro benessere collettivo. Hanno tra i 35 e i 73 anni le tre vittime identificate nella strage, si tratta di Pavel Petronel Tanase, nato in Romania, di Settimo Torinese, 45 anni, Mario Pisano, residente a San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto, 73 anni, e Vincenzo Franchina, 36 anni, di Sinagra, Messina. Ci sono ancora dei dispersi. Queste anime coraggiose non cercavano la gloria, la loro unica missione era quella di contribuire, con umiltà e senza clamore, al funzionamento e alla crescita della nostra Nazione.

Oggi, piangiamo la loro assenza e come gruppo di Fratelli d'Italia esprimiamo la nostra vicinanza alle famiglie delle vittime e dei feriti. L'esplosione e il successivo crollo hanno travolto almeno 12 tecnici, tutti di ditte esterne. Uno era un ex dipendente ENEL, impegnato come consulente per queste società che lavoravano alla messa in opera di adeguamenti della centrale. In 3 all'ottavo piano sono morti sul colpo, alti sono stati investiti dal soffitto crollato, prima che un tubo refrigerante della turbina allagasse l'ambiente; 4 persone risultano ancora disperse; 5 invece sono gravemente ferite e ricoverate negli ospedali di Parma, Cesena, Bologna e Pisa. In questo momento di profondo cordoglio, non possiamo dimenticare anche l'eroico lavoro dei soccorritori, che hanno agito con prontezza e coraggio, in seguito alla tragedia, rischiando anche le loro vite. Dal momento dell'esplosione sono intervenute 12 squadre di Vigili del fuoco, di cui 2 di sommozzatori. A queste si aggiungono altre 2 squadre specializzate nella ricerca sotto le macerie. Operano fino a 40 metri sotto terra, su 70 di profondità della centrale. Il loro impegno incessante e la loro dedizione meritano il nostro più sincero ringraziamento. Sono loro che, nelle ore più buie, si fanno portatori di speranze e di aiuto, dimostrando la loro forza nella nostra comunità. Vorrei anche ricordare il ruolo fondamentale che la centrale di Suviana ha svolto nella nostra storia di recente. Dopo il blackout del 2003, fu proprio questa struttura a fornire l'energia necessaria per la ripartenza del Paese. La sua importanza nel tessuto energetico nazionale è stata cruciale e ci ha permesso di superare uno dei momenti più critici della nostra storia moderna. In questo momento di lutto è, quindi, nostro dovere, non solo, ricordare, ma anche guardare avanti, senza strumentalizzazioni, a fronte di una tragedia immane. Dobbiamo impegnarci a fare tutto ciò che è in nostro potere per prevenire la ripetizione di simili tragedie. Questo impegno passa anche attraverso l'innovazione e l'adozione di nuove tecnologie che possano garantire una maggiore sicurezza dei nostri cittadini.

Fino a stanotte è stato presente alla centrale, per monitorare la situazione, anche il nostro Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, l'onorevole Galeazzo Bignami, che ringrazio, che da bolognese conosce bene quelle comunità, da cui proviene. Sul posto c'è anche il procuratore capo Giuseppe Amato; inevitabilmente, verrà aperta un'inchiesta per l'accertamento di quanto accaduto e anche delle responsabilità. Questo deve costituire un obiettivo comune, necessario a innalzare sempre e ovunque gli standard di sicurezza, per evitare il ripetersi di tali tragedie. La situazione è molto difficile, l'acqua sta salendo e stanno lavorando al di sotto del livello del lago, quindi, con l'acqua che entra. Siamo già a 40 centimetri al piano meno 8, dove lavorano alcune squadre di ricerca. Questa è una situazione molto difficile anche per i nostri operatori. Anche il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso tutta la sua vicinanza e quella del Governo, che ringrazio, ai familiari delle vittime e ai feriti rimasti coinvolti. L'incidente ricorda i rischi associati al settore energetico e sottolinea l'importanza di rigorosi standard di sicurezza e manutenzione per prevenire future tragedie e di valutare tutte le alternative energetiche che offrano maggiore sicurezza in ambito di rischio per le vite umane (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Signor Presidente, ci uniamo alle sue parole, che condividiamo profondamente, e anche come Partito Democratico, come gruppo del Partito Democratico, come parlamentari di quelle terre, vogliamo esprimere anche noi il nostro cordoglio e le nostre condoglianze, in particolare, alle famiglie delle vittime, la nostra vicinanza alle famiglie dei feriti e la nostra vicinanza alla comunità di Camugnano e ci rivolgiamo al sindaco per ribadirgli tutti insieme che siamo pronti e disponibili a iniziative di qualsiasi aiuto di cui questa comunità, così duramente colpita, oggi, abbia bisogno o voglia manifestare.

Si è trattato di un evento davvero terribile, uno dei più gravi incidenti capitati, non solo, in Emilia-Romagna, ma nel nostro Paese, e si è trattato di un incidente così grave che è avvenuto durante manutenzioni programmate e collaudi programmati. Questo ci colpisce e ci colpisce la dinamica di un incidente che ha reso ancora più difficile gli interventi di soccorso, una dinamica che ha creato giusta e legittima apprensione in tutte le persone che hanno potuto seguire sui nostri canali di comunicazione gli eventi che sono accaduti e che sono ancora in corso.

È importante che, oggi, la Camera dei deputati esprima la sua vicinanza e solidarietà ed è importante ribadire, tutti insieme, come stiamo facendo, il nostro apprezzamento e la nostra riconoscenza per i Vigili del fuoco, per le Forze dell'ordine, per i soccorritori che hanno dovuto lavorare e stanno lavorando in una situazione così difficile. Io credo che sia importante, a fronte di questo ulteriore avvenimento di un incidente sul lavoro, che noi oggi si ribadisca, intanto, la volontà di procedere uniti per cercare di ridurre il più possibile le cause degli incidenti. È un elenco troppo lungo quello degli incidenti sul lavoro a cui stiamo assistendo, è un elenco che dobbiamo riuscire, con l'applicazione giusta delle norme, delle leggi e della prevenzione, a interrompere. Detto questo, anche tenendo conto delle parole del Presidente della Repubblica, che giustamente è intervenuto perché sia fatta piena luce su questo ennesimo episodio di morti sul lavoro, è evidente che occorrerà occuparsi con serietà delle cause di questo ennesimo incidente.

E occorrerà, quindi, anche adottare le misure giuste per tenere conto di ciò che le cause di questo incidente evidenzieranno.

Da parte nostra, riteniamo che sia fondamentale, anche per quanto è avvenuto in questi ultimi mesi per le morti sul lavoro, comprendere bene, ad esempio, il meccanismo degli appalti. Ci colpisce che partecipate pubbliche ricorrano sempre di più ad appalti esterni. Le proporzioni degli appalti esterni rispetto ai lavoratori alle dipendenze dirette di queste partecipate sono davvero importanti - anche 1 su 4, in alcune partecipate - e quindi è nostro dovere, credo, interrogarci su come questo meccanismo possa alimentare situazioni di rischio per la sicurezza dei lavoratori chiamati a intervenire in questi lavori. Siamo di fronte anche a iniziative e a volontà di privatizzazioni. Io credo, al di là delle polemiche, che sia importante, per tutti noi, comprendere che questo meccanismo, che riguarda le manutenzioni di queste aziende, possa essere davvero un meccanismo che può contribuire ad alimentare il rischio per la sicurezza dei lavoratori e, quindi, assolutamente da correggere.

Piena vicinanza, dunque, ai lavoratori, piena vicinanza alla comunità di Camugnano e davvero l'impegno di tutti noi a cercare di intervenire affinché questi fatti non si ripetano, nel senso che si sappiano capire davvero le cause di fondo per riuscire ad evitarli (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giagoni. Ne ha facoltà.

DARIO GIAGONI (LEGA). Grazie, Presidente. L'esplosione alla centrale idroelettrica di Suviana è una tragedia che lascia senza parole e che ha sconvolto nel profondo tutta la comunità italiana. A lavorare in quella centrale, infatti, vi erano operai provenienti da tutta Italia. Le tre vittime accertate sono Pavel Petronel Tanase, di 45 anni, da Torino, Mario Pisani, di 73 anni, da Taranto e Vincenzo Franchina, di 36 anni, da Messina. Quattro i dispersi, per i quali i ricercatori stanno lavorando senza sosta e in condizioni veramente difficili, e 5 i feriti gravi.

Questo episodio rischia di essere il più grave incidente sul lavoro dai tempi dell'incendio all'acciaieria ThyssenKrupp di Torino, 17 anni fa. Diciassette anni trascorsi, durante i quali forse non abbiamo apportato quelle migliorie al nostro sistema di prevenzione degli incidenti sul lavoro, come crediamo, 17 anni in cui, dopo il dolore iniziale, forse abbiamo deciso di adagiarci troppo sugli allori, perché, si sa, quando finisce l'emergenza ci si dimentica di intervenire al fine di evitare che questo avvenga nuovamente. Diciassette anni e ci sentiamo, ancora una volta, impotenti, sconfitti e così piccoli davanti all'enorme dolore delle famiglie delle vittime e dei feriti, quei feriti che si interrogano su come e perché questo possa essere successo, che si chiedono per quale assurda ragione debbano convivere con un corpo martoriato da fiamme impietose che non si curano di età e professione, quelle medesime età che oggi ci aiutano a conoscere meglio le vittime di una tragedia insensata, ingiustificabile e tremenda.

Vincenzo Franchina era nato a Patti, in provincia di Messina, il 12 maggio 1988. Un isolano, un isolano come me, un isolano come tanti che hanno abbandonato con il corpo la loro isola, ma mai con il cuore, alla ricerca di un lavoro, alla ricerca di una serenità, alla ricerca di poter avere una famiglia, una famiglia dove, per soli 365 giorni, ha accompagnato la sua novella sposa.

Mario Pisani, di 73 anni, è la vittima più anziana dell'esplosione. Settantatré anni è l'età in cui uno dovrebbe fare il nonno, l'età in cui uno dovrebbe stare in giro e godersi la pensione. Era nato a Taranto ed era residente a San Marzano di San Giuseppe.

Pavel Petronel Tanase aveva quasi 45 anni. Nato in Romania, era residente a Settimo Torinese.

Tre vite differenti, tre uomini che non faranno più ritorno a casa, in una Nazione che dovrebbe tutelare la vita di chi ogni mattina, con sacrificio, si alza e si reca al lavoro per portare il pane a casa. Non è certamente questo il momento per cercare eventuali colpe o per indagare sulle cause. Vi sarà tempo per farlo e vi saranno gli organi preposti a indagare a fondo. Oggi dobbiamo solo chinare il capo e chiuderci attorno al dolore delle famiglie, stringerci a loro con sentimento luttuoso e vicinanza, consapevoli che nessuna parola potrà mai essere balsamo consolativo per un animo distrutto dalla tragedia di una perdita improvvisa. A quelle famiglie la nostra più solidale vicinanza, a quelle vedove il nostro abbraccio di conforto, a quegli orfani una mano tesa perché, come organo istituzionale più alto e rappresentativo del Paese, l'Italia, abbiamo il dovere di non dimenticarli né di lasciarli soli, soprattutto.

Infine, ritengo doveroso rivolgere, a nome mio e a nome del mio gruppo, la Lega, un sentito e commosso ringraziamento ai soccorritori, che si stanno prodigando senza sosta (Applausi), quegli angeli silenziosi che lavorano incessantemente per mantenere viva la speranza nel cuore di chi attende la buona notizia del ritrovamento del proprio caro, e una profonda vicinanza alle amministrazioni locali coinvolte, quelle stesse amministrazioni che, in zona montana, spesso conducono sforzi assai più grandi di qualunque altra amministrazione per garantire ai propri cittadini condizioni di vita idonee e sicurezza. Vivere tali realtà non è facile, e forse lo dico morso da sentimento puramente autocritico. Anche su questo versante possiamo fare di più per manifestare la presenza dello Stato. Giunga - ripeto, quindi - da parte mia e da parte del mio partito, la Lega, la nostra preghiera e il nostro cordoglio per Mario, Vincenzo e Pavel e per tutte quelle innocenti vittime delle morti bianche (Applausi).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Gualdo Cattaneo, di Gualdo Cattaneo, in provincia di Perugia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Ancora una volta siamo qui a commemorare le vittime di una strage sul lavoro. Ieri, intorno alle 15, nel mio territorio, nell'Appennino bolognese, sul lago di Suviana, si è verificata l'esplosione della centrale idroelettrica di Bargi. Sappiamo che l'esplosione è avvenuta al piano interrato “meno 8” della centrale, che sorge quasi interamente sotto il livello del lago. All'esplosione sono seguiti l'incendio e l'inondazione del piano inferiore, il “meno 9”. Diversi operai, almeno 15, si trovavano al lavoro in quei momenti, a 40 metri sotto terra, e per loro la centrale si è trasformata, in pochi istanti, in una spaventosa trappola mortale. Tre sono le vittime accertate: Mario Pisani, di 73 anni, Vincenzo Franchina, di 36 anni e Pavel Petronel Tanase, di 45 anni; 5 sono i feriti gravi e 4 i dispersi.

Nei prossimi giorni capiremo bene cosa è successo nella centrale idroelettrica di Suviana e verranno accertate le responsabilità, ma un elemento è già emerso e non possiamo non prenderne atto: gran parte di chi lavorava nella centrale era assunto da ditte appaltatrici. Questo sistema degli appalti non è più un elemento straordinario, ma è diventato strutturale e, come da tempo denunciamo, consente alle aziende di risparmiare. E come? Risparmiando sulla pelle di chi lavora.

Ogni giorno, secondo i dati dell'INAIL, si registrano 3 morti sul lavoro. Ogni giorno, 3 lavoratrici e 3 lavoratori escono di casa per andare a guadagnare di che vivere e non fanno più ritorno, in quel lavoro, che dovrebbe essere luogo di sicurezza, di rispetto e di dignità, e non certo luogo di morte. Gran parte delle lavoratrici e dei lavoratori lavorava e lavora in appalto. Oggi è il giorno del dolore. Oggi, ci stringiamo ai lavoratori e alle famiglie devastate da questa tragedia, a cui mando un grande e commosso abbraccio. Ma questo dolore e questa rabbia da domani devono diventare azioni per ottenere un cambiamento reale, per un miglioramento delle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici e della loro sicurezza, per cui non si fa mai abbastanza.

Ci tengo a ringraziare sentitamente i Vigili del fuoco, le Forze dell'ordine, la Protezione Civile e tutti i soccorritori che stanno operando in condizioni difficilissime e anche rischiose per salvare delle vite. I miei e i nostri pensieri sono tutti con loro e con la mia terra, l'Emilia-Romagna, nuovamente ferita da una tragedia tremenda (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassinari. Ne ha facoltà.

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Grazie, Presidente. È un momento di profonda tristezza e riflessione, in cui ricordiamo coloro che hanno perso la vita mentre svolgevano il loro dovere, il loro lavoro quotidiano. Quello che è stato definito l'inferno dell'Appennino bolognese, nella centrale elettrica Enel Green Power del lago di Suviana, si è scatenato intorno alle 14,30 di ieri, quando una turbina è esplosa all'ottavo piano sotto lo zero, causando prima un incendio e poi l'allagamento del nono piano, con il crollo di un solaio. L'esplosione e il successivo crollo hanno travolto almeno 12 tecnici, che lavoravano alla messa in opera di adeguamento della centrale. In 3, all'ottavo piano, sono morti sul colpo e sono stati individuati i corpi. Altri sono stati investiti dal soffitto crollato, prima che un tubo refrigerante della turbina allagasse l'ambiente. Quattro persone risultano, al momento, ancora disperse. Cinque, invece, sono gravemente ferite e ricoverate negli ospedali di Parma, Cesena, Bologna e Pisa. Dal momento dell'esplosione, sono intervenute 12 squadre dei Vigili del fuoco, di cui 2 di sommozzatori. A queste, si aggiungono 2 squadre specializzate nella ricerca sotto le macerie. Dovranno operare fino a 40 metri sotto terra, su 70 di profondità della centrale, per recuperare i dispersi.

L'Emilia-Romagna, una regione fiorente e ricca di risorse, non può tollerare che i suoi figli e figlie debbano affrontare rischi mortali sul posto di lavoro. E come figli e figlie consideriamo anche le persone che hanno perso la vita ieri, anche se provenienti da un altro territorio. L'Italia è unita in questa tragedia. È imperativo che Governo, datori di lavoro, sindacati e cittadini si uniscano in uno sforzo concertato, per garantire la massima sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo non è solo un obbligo legale, ma un imperativo morale e umano. In queste occasioni difficili, le parole di Leonardo da Vinci risuonano profondamente: “Lavorare con le mani significa essere un lavoratore. Lavorare con le mani e la testa significa essere un artigiano. Lavorare con le mani, la testa e il cuore significa essere un artista”. Queste parole ci ricordano il valore e la dignità di ogni lavoro e l'importanza di proteggere coloro che lo svolgono. Ogni vita persa è un vuoto insostituibile e ogni individuo coinvolto in questo incidente ha lasciato un'impronta indelebile nelle vite dei propri familiari.

Tuttavia, questa commemorazione non deve limitarsi a una semplice riflessione sul passato, ma deve anche spingerci a un impegno per un futuro migliore. Dobbiamo impegnarci a creare un ambiente di lavoro più sicuro e garantire che ogni lavoratore torni a casa sano e salvo alla fine della giornata. Le morti sul lavoro non sono semplici statistiche, sono tragedie che colpiscono le famiglie e le comunità, e lasciano un vuoto irrimediabile. Ogni vita persa rappresenta un dolore immenso, un futuro rubato e una promessa infranta. È nostro dovere rendere giustizia a coloro che hanno perso la vita in tali circostanze, assicurando che le loro morti non siano state vane, ma servono da catalizzatore per un cambiamento significativo. Dobbiamo impegnarci per garantire che le normative esistenti siano rispettate e rafforzate, che vengano implementate misure efficaci di prevenzione e protezione, e che sia promossa una cultura della sicurezza che ponga la vita umana al centro di ogni decisione aziendale.

La nostra solidarietà vera, totale, va anche a chi sta lottando in ospedale e siamo vicini a coloro - Forze dell'ordine, Vigili del fuoco - che sono impegnati, in questo momento, nelle operazioni di soccorso. Oggi, piangiamo le vite perse, onoriamo la loro memoria, promettiamo di non dimenticare il loro sacrificio e di lavorare instancabilmente per creare un mondo in cui incidenti come questo diventino solo un triste ricordo del passato, affinché vengano accertate le cause di questa immane tragedia. Lo dobbiamo alle vittime, ai familiari e ai feriti, ma anche alla collettività, tutta (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. In realtà, non ci sono molte parole da aggiungere a quelle che lei ha pronunciato in apertura di questo momento. Non ci sono molte parole, anche perché queste sono le ore in cui questo Parlamento, questo Paese, la comunità di Camugnano, sono attraversati da due sentimenti: quello del dolore di chi ha perso un amico, un collega, un padre, un figlio, e quello dell'angoscia di chi sta attendendo un verdetto. Un'angoscia che si lega a una speranza che si fa sempre più flebile, ma che prova a resistere. E prova a resistere attaccata a un lavoro straordinario, che lei ha ricordato, che è quello dei soccorritori, che da ieri sono impegnati.

In quest'Aula, molte volte ci siamo detti che non si può morire di lavoro e non dobbiamo nemmeno fare l'errore di trasformare momenti come questo, di doveroso cordoglio e di commemorazione, in una retorica che viene aggiornata da bilanci drammatici. Lo dico perché quello che è successo a Bargi è anche dentro a una fatalità beffarda: quell'impianto, durante la sua vita ordinaria, non vede persone impiegate, è un impianto totalmente controllato da remoto. E come diceva lei, Presidente, è nei momenti di lavoro… Penso a come dovremmo affrontare diversamente tutto il tema delle manutenzioni su questi impianti. L'ultima commemorazione l'abbiamo fatta sull'incidente ferroviario di Brandizzo, e si trattava di una manutenzione anche in quel caso. E, allora, forse, dovremmo capire come, quando ci sono queste tipologie di intervento, la sicurezza sul lavoro vada esasperata e non vada abbassata la guardia, proprio perché si interviene dentro un macchinario che, nella sua vita ordinaria, ha un funzionamento, e, nel suo intervento di manutenzione straordinaria, invece, vede elementi di pericolosità.

Ma ripeto, non voglio aggiungere retorica, Presidente. Ci uniamo alle sue parole e, come gruppo di Azione, ci uniamo ai familiari delle 3 vittime di questo bilancio, che, mentre ci confrontiamo e discutiamo in quest'Aula, teme aggiornamenti repentini.

Ci stringiamo alla comunità di Bargi, di Camugnano, ai nostri territori e a quell'Appennino bolognese, che, in questo impianto, ha sempre visto un'eccellenza e una grande opportunità non solo di impiego, ma di produzione di energia elettrica. E, ovviamente, ci uniamo alle sue parole di ringraziamento per i soccorritori. Non dobbiamo stancarci di ricordare che, in questo Paese, c'è una presenza straordinaria di chi rappresenta lo Stato e del volontariato nei momenti più drammatici. Ancora, il cordoglio alle famiglie. A noi non resta che un impegno più serrato, più concreto e più puntuale di quello che già abbiamo fatto fino ad oggi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ieri pomeriggio, alle 14,30 ci ha raggiunto la terribile notizia dell'esplosione della centrale idroelettrica di Bargi, sul lago di Suviana, in Emilia-Romagna.

Alla notizia, si sono aggiunte, in breve tempo, le immagini, le testimonianze di chi sin da subito si è recato sul posto a prestare soccorso, e poi il bilancio: 3 morti, 5 feriti gravi e 4 dispersi, Vincenzo Franchina, di 36 anni, Mario Pisani, di 74 anni, e Pavel Petronel Tanase, di 43 anni. Tre figli, fratelli, mariti, che non ritorneranno più nelle loro case. Erano lontani dalle loro case e dalle loro famiglie che li aspettavano, morti a 40 metri sotto il livello del lago, a causa dell'esplosione di una turbina ancora in fase di collaudo, al piano “meno 8” della centrale.

Per chi ha avuto l'opportunità di vedere questa mattina la ricostruzione dell'esplosione, notiamo come questa sia avvenuta dal basso e, repentinamente, si siano susseguite le fiamme, l'acqua e il buio, non lasciando scampo a chi non è riuscito a mettersi in salvo.

Purtroppo, signor Presidente, non è la prima volta che, in quest'Aula, ricordiamo delle vite spezzate sul luogo di lavoro, ma quando accadono queste tragedie, da legislatori, da uomini e donne, non possiamo far altro che metterci al lavoro per scongiurare futuri eventi come questo. Oggi, questo Parlamento approverà una mozione in materia di lavoro che, al primo punto, tra gli impegni, pone l'implementazione di ogni utile iniziativa a protezione dei lavoratori e delle lavoratrici affinché siano instaurati rapporti di lavoro conformi alla normativa in materia, a condizioni giuste e dignitose e in presenza delle misure volte ad assicurare salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

Signor Presidente, questa per noi è la strada che dobbiamo perseguire, da domani però, perché oggi è il tempo del silenzio, della ricerca e della vicinanza alle famiglie delle vittime, ai colleghi e ai soccorritori che da ieri, incessantemente, stanno lavorando.

Ci tengo, quindi, a esprimere il cordoglio, mio e di tutto il gruppo di Noi Moderati, a tutte le persone, parenti, amici e colleghi, vicini alle vittime e la solidarietà ai feriti e ai soccorritori (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Non è facile per me, oggi, con la tristezza profonda e lo sgomento gelido che ancora mi attanagliano, prendere la parola qui, in Aula, anche solo per raccoglierci, commemorare, pregare, in un momento di dolore fortissimo, per me, per i cittadini della mia regione e per l'Italia intera, per riflettere sul tragico avvenimento che ha scosso la mia comunità e il Paese intero.

L'esplosione alla centrale elettrica ENEL del bacino di Suviana, sul mio Appennino bolognese, ha causato la perdita di vite umane, feriti gravissimi e persone ancora disperse, per le quali dobbiamo insieme pregare. In questo momento di dolore, rivolgiamo il nostro pensiero alle vittime e alle loro famiglie, alle persone coinvolte nell'incidente e a coloro che lavorano senza sosta per soccorrere e salvare le vite umane dei sopravvissuti. I Carabinieri, i Vigili del fuoco, la Protezione civile, i volontari, chiunque sta ora facendo sforzi generosi sovrumani, al di sopra di ogni dovere professionale, in quell'inferno, per gestire la situazione e fornire assistenza ai feriti, merita tutta la nostra gratitudine e una riconoscenza immensa e incondizionata. È fondamentale che tutti noi ci uniamo, in solidarietà e supporto reciproco, in questo momento di crisi. Le cause dell'esplosione non sono ancora note e sono oggetto di indagine e finché non saranno emerse chiare le evidenze è prematuro formulare ipotesi e comunque, sinceramente, io non ce la faccio, non voglio neanche farlo. Però, è essenziale che le cause vengano fuori. Ora salviamo chi possiamo, salviamo tutti quelli che possiamo, però gli accertamenti necessari vanno fatti, perché dobbiamo comprendere appieno le circostanze che hanno portato a questa tragedia, almeno per garantire che simili eventi non accadano mai più.

Come comunità, ci stringiamo intorno alle famiglie colpite, offrendo il nostro, il mio sostegno, la mia solidarietà, in questo momento, che è fatto di dolore e di lutto. Ma il mio popolo e la mia gente è forte e solidale e insieme affronteremo questa tragedia, con resilienza e determinazione, dimostrando come sia unita la nostra comunità. Che la memoria delle vittime sia sempre viva nei nostri cuori e che possiamo trovare conforto aiutandoci l'un l'altro, in questo momento di difficile tragedia (Applausi).

PRESIDENTE. Ringrazio tutti i colleghi. A questo punto, prima di dare la parola, sull'ordine dei lavori, al collega Grimaldi, salutiamo - siamo sempre in Umbria - gli studenti, le studentesse e i professori dell'Istituto di istruzione superiore Polo-Bonghi, di Santa Maria degli Angeli, Assisi, in provincia di Perugia. Benvenuti alla Camera dei deputati e grazie anche per questo gesto di rispetto per l'Aula (Applausi).

Ha chiesto di intervenire sull'ordine lavori il deputato Bonelli… Ne ha facoltà.

Siamo ancora sulla commemorazione, collega Bonelli, non sull'ordine dei lavori, ha ragione.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. A nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, esprimiamo il nostro cordoglio e anche un sentimento di profondo dolore. Ringraziamo la Presidenza per aver commemorato ed essere intervenuta in un giorno estremamente triste: triste per l'Italia, triste per le famiglie delle vittime e triste per chi oggi sta soffrendo in ospedale per le ferite riportate in questo gravissimo incidente della centrale idroelettrica di Suviana. Ringraziamo, ovviamente, anche tutti coloro i quali sono intervenuti a soccorso, mi riferisco ai Vigili del Fuoco, le Forze dell'ordine e la Protezione civile, una situazione veramente dolorosa, che deve farci riflettere sull'azione che, fuori da ogni retorica, le istituzioni, in tutte le loro articolazioni, devono adottare per contrastare una vera e propria emergenza, che è quella degli incidenti sul lavoro; 3 persone, 3 lavoratori al giorno muoiono nei cantieri, in Italia, è un dramma. Pensare che, mentre oggi noi stiamo parlando, dalla giornata che è iniziata, quando la stessa si concluderà, 3 persone perderanno la vita perché lavorano è qualcosa che è inaccettabile per un Paese civile. Sono dati drammatici, 1.000 persone l'anno. Su questo è necessario che si arrivi a un'azione fortissima, incisiva - ripeto - in tutte le articolazioni delle nostre istituzioni.

C'è anche un modello di impresa da cambiare, questo meccanismo per cui ogni volta il subappalto del subappalto viene fatto a scapito della salute e dei diritti di lavoratori e lavoratrici. Questo è un fatto estremamente rilevante e fondamentale, e noi sollecitiamo l'azione, non solo del Governo, ma di tutti affinché siano adottate tutte le iniziative urgenti e necessarie per affrontare questa grande emergenza nazionale. Vedere e constatare, drammaticamente, che un uomo di 73 anni, Maurizio Pisani, sia deceduto in quel cantiere deve anche farci riflettere su come funzionano oggi alcuni meccanismi riguardo, ripeto, ai subappalti e altro. Questa è una questione su cui non possiamo più essere relegati nella retorica della giusta commemorazione, perché abbiamo il dovere di affrontare questa grande emergenza.

E, nel concludere, quindi, il mio intervento, ricordando che pochi mesi fa abbiamo fatto un'analoga commemorazione per la tragedia del cantiere di Firenze, rinnoviamo il cordoglio alle famiglie per la scomparsa dei propri cari ed esprimiamo solidarietà totale per le vittime che stanno soffrendo e vivendo momenti molto complicati e difficili (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bonelli. Ribadisco i ringraziamenti a lei, come a tutti i rappresentanti dei gruppi, per avere onorato le vittime, nell'attesa che si faccia chiarezza su ciò che è accaduto.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per stigmatizzare un fatto. È già successo in questa legislatura di vedere addirittura un diniego a una risposta di un question time ed è successo proprio all'onorevole Mari; il tutto era stato anticipato da alcune telefonate per chiedere di soprassedere, di non depositare. Questa volta è successo un fatto altrettanto grave: la Ministra Calderone, che aveva dato la sua disponibilità a rispondere al question time, oggi comunica la sua assenza.

Presidente, io metto in fila i fatti. Il nostro question time chiede che cosa pensa il Governo rispetto all'indicizzazione dei salari, rispetto alla fotografia - che, ahimè, conoscete bene - di milioni e milioni di italiani che lavorano con un salario troppo basso, che lavorano e non arrivano a fine mese, che lavorano e continuano a ricevere paghe da fame. Siamo fra i Paesi in Europa in cui, negli ultimi 30 anni, il costo dei salari, soprattutto, il potere reale dei salari è andato indietro.

Allora lo diciamo così, visto che avete respinto qualsiasi ipotesi di salario minimo legale: di indicizzazione non se ne parla neppure. Si può indicizzare tutto in questo Paese, dai mutui al pane, al costo della vita, ma non i salari. Abbiamo chiesto, non più tardi della scorsa settimana, di nuovo in un question time, al Ministro Giorgetti cosa ne è del cuneo fiscale, come pagherete il cuneo fiscale, e la vicenda del DEF ci racconta quella scena muta. Scena muta la scorsa settimana al question time, scena muta davanti al DEF perché non avete il coraggio di mettere quei numeri. Ma oggi il punto è un altro: addirittura scappate dal question time, la Calderone non ha parole. E, proprio perché siamo qui a commemorare una tragedia, non è che la Ministra era qui, in Aula, oggi, e sta scappando per quel luogo. No, non c'è. Non ci sono giustificazioni per la sua assenza e questo è un fatto grave che tutti noi dovremmo stigmatizzare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grimaldi. Solo per puntualizzare che, al netto delle sue considerazioni, di cui prendo atto, il Governo non è che si sia rifiutato di rispondere, risponderà con un altro rappresentante che non è il Ministro del Lavoro, ma è il Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Dopodiché prendo atto delle sue osservazioni, che saranno fatte proprie dalla Presidenza.

Seguito della discussione delle mozioni Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00265, D'Alessio ed altri n. 1-00269 e Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00271 in materia di politiche del lavoro, con particolare riguardo alle iniziative volte alla lotta al precariato.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00265 (Nuova formulazione), D'Alessio ed altri n. 1-00269 e Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00271 in materia di politiche del lavoro, con particolare riguardo alle iniziative volte alla lotta al precariato (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 8 aprile 2024, sono state presentate le mozioni D'Alessio ed altri n. 1-00269 e Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00271 che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto, altresì, che è stata presentata la mozione Faraone ed altri n. 1-00273 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

Avverto, infine, che è stata testé presentata una ulteriore nuova formulazione della mozione Scotto, Barzotti Mari ed altri n. 1-00265 (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo, se è pronto, il parere sulle mozioni presentate.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Viste anche le novità che mi sono appena arrivate, chiedo un quarto d'ora di pausa per valutarle e poi continuare.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12,30.

La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 12,35.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto omnicomprensivo “Mazzini-De Cesare-Fermi”, di Spinazzola, in provincia di Barletta-Andria-Trani, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti alla Camera dei deputati.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate. Sottosegretario Durigon, iniziamo dalle premesse della mozione Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00265 (Ulteriore nuova formulazione).

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Intanto aggiungo che mi è stato chiesto di inserire un altro punto, il n. 15), che è: “ripristinare il lavoro agile in favore dei lavoratori fragili per rendere pieno e garantito il diritto al lavoro”. Ora passo ai pareri.

PRESIDENTE. Il punto 15) è già inserito nella nuova formulazione.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sulla mozione Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00265 (Ulteriore nuova formulazione), parere favorevole sulle premesse. Con riferimento agli impegni, sul punto 1), parere favorevole con riformulazione: “valutare la possibilità di avviare un confronto con le parti sociali”.

Sul punto 2) parere favorevole.

Sul punto 3) parere favorevole con riformulazione, nel senso di aggiungere: “valutare modalità di attuazione della direttiva (UE) 2022/2041”.

Sul punto 4) parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di”.

Sul punto 5) parere favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare gli interventi di assunzioni previsti, valutando, nell'ambito delle relative procedure concorsuali, la valorizzazione delle esperienze professionali maturate con contratto a tempo determinato, anche tramite lo scorrimento delle graduatorie vigenti relative a tutti i concorsi pubblici già espletati”.

Sul punto 6) parere favorevole con la seguente riformulazione: “a porre in essere iniziative finalizzate al rafforzamento della contrattazione collettiva per assicurare retribuzioni dignitose, favorire la parità di genere e implementare misure di welfare”.

Sul punto 7) parere favorevole con riformulazione: “valutare la possibilità di avviare attività di approfondimento, per quanto di competenza e con il pieno coinvolgimento delle parti sociali, al fine di prevedere una regolamentazione (…)”.

Sul punto 8) parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare, oltre alle misure già intraprese, ulteriori iniziative di competenza, eventualmente anche di carattere normativo e fermo restando i vincoli di finanza pubblica, volte a (…)”, espungendo, altresì, la lettera d), ossia “eliminare la possibilità di ricorrere al lavoro intermittente”.

Sul punto 9) parere favorevole con riformulazione: “valutare la possibilità di adottare iniziative (…)”.

Sul punto 10) parere favorevole con riformulazione: “rafforzare ulteriormente le tutele a favore dei giovani che partecipano ai tirocini formativi e agli stage”.

Sul punto 11) parere favorevole con riformulazione: “ad adottare, in linea con le esperienze più avanzate in Europa, le opportune misure per assicurare l'estensione in termini di durata, nonché di copertura del congedo di paternità obbligatorio”, espungendo la parte finale.

Sul punto 12) parere favorevole con riformulazione: “valutare la possibilità di adottare misure volte a promuovere la sperimentazione della riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario”.

Sul punto 13) parere favorevole con riformulazione: “proseguire il confronto con le parti sociali rappresentative volte a rafforzare la strategia nazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro”.

PRESIDENTE. E il resto rimane?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sì.

Sul punto 14) parere contrario, mentre sul punto 15) parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Allora, sostanzialmente, per questa mozione, tranne il punto 2), su cui vi è parere favorevole, tutti i punti sono riformulati, anche quelli sub a), b) e c), tranne l'espunzione della lettera d) del punto 8). I restanti sono tutti riformulati e vi è parere contrario sul punto 15).

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sulla mozione D'Alessio ed altri n. 1-00269, il parere è favorevole sulle premesse. Per gli impegni, sul punto 1) parere favorevole con la seguente riformulazione: “a sostenere iniziative volte ad assicurare, per quanto di competenza, la reale collaborazione con il Parlamento in merito all'attuazione della direttiva UE sul salario minimo”.

PRESIDENTE. Nel senso che poi va avanti così com'è o si ferma?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. No, finisce così, è espunto il resto.

PRESIDENTE. Quindi va espunto da “introducendo” fino a “normativa”.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Esatto.

Sul punto 2) parere favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire il dialogo con le parti sociali per rafforzare le misure contro la povertà e la precarietà e per sostenere il lavoro giovanile e femminile”. Sul punto 3) parere favorevole con la riformulazione: “ad adottare iniziative volte ad attuare tempestivamente la direttiva UE 2023/970”, e poi viene espunto tutto il resto. Sul punto 4) parere favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza volte a monitorare l'utilizzo del part time involontario al fine di promuovere interventi normativi specifici finalizzati a disincentivarne la diffusione”.

Sulla mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00271 parere favorevole sulle premesse e sui singoli impegni.

PRESIDENTE. C'è la mozione Faraone ed altri n. 1-00273.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Non ce l'ho.

PRESIDENTE. Quella del gruppo Italia Viva, Sottosegretario Durigon. Non ce l'ha? Un attimo che gliela facciamo avere, così vediamo se c'è il parere...Dovrebbe averla già.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Essendo arrivata adesso, ho bisogno di tempo per poterla esaminare.

PRESIDENTE. Pare che gli uffici gliel'abbiano data un'ora fa.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. A me è arrivata adesso.

PRESIDENTE. Quindi, chiede una sospensione, Sottosegretario Durigon? Di quanto?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Dieci minuti.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12,50.

La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 12,55.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Sottosegretario Durigon. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, visto che non riusciamo in brevissimo tempo, perché l'ufficio legislativo è impegnato, sono costretto a chiedere di poter rinviare quest'ultimo parere, perché il testo è arrivato all'ultimo e quindi non possiamo darlo.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, resta inteso che il seguito della discussione delle mozioni in materia di politiche del lavoro, con particolare riguardo alle iniziative volte alla lotta al precariato, è differito alla parte pomeridiana della seduta, dopo la commemorazione del disastro del Moby Prince, prevista per le ore 16,15. Se non vi sono interventi, sospendo la seduta, che riprenderà…

Inversione dell'ordine del giorno.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente! Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Dica, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Mi era parso di capire che c'era un'ipotesi, che propongo: la possibilità, onde evitare di perdere mezz'ora, di fare un'inversione dell'ordine del giorno e fare adesso la relazione della Giunta per le autorizzazioni, visto che il presidente mi pare che fosse… eccolo qua, è in Aula.

PRESIDENTE. Allora, adesso vediamo se c'è l'accordo dei gruppi. Bisogna che si trovi il relatore. Per il PD va bene, Lega va bene, Forza Italia, Fratelli d'Italia va bene, MoVimento 5 Stelle, va bene. Il relatore c'è. Perfetto … dal momento che non ci sono obiezioni, risulta accolta la richiesta di inversione dell'ordine del giorno. Possiamo procedere.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione al sequestro di corrispondenza concernente i deputati Bonifazi e Boschi nonché Luca Lotti (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 2-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione al sequestro di corrispondenza concernente i deputati Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi nonché Luca Lotti, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV, n. 2-A).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

La Giunta propone di negare l'autorizzazione richiesta.

(Discussione - Doc. IV, n. 2-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di parlare il relatore, presidente Enrico Costa.

ENRICO COSTA, Relatore. Grazie, Presidente. La Giunta per le autorizzazioni riferisce all'Assemblea in merito a una richiesta di autorizzazione al sequestro di corrispondenza concernente i deputati Francesco Bonifazi, Maria Elena Boschi nonché Luca Lotti, deputato cessato dal mandato. Tale domanda, formulata dal GUP del tribunale di Firenze, trae origine da un procedimento penale in corso presso il medesimo tribunale nei confronti, tra gli altri, degli onorevoli Boschi e Lotti. Ricordo invece che l'onorevole Bonifazi non è imputato. Dato l'esiguo tempo che ho a disposizione non posso che rinviare alla lettura della relazione per l'Assemblea nella quale sono analizzate approfonditamente le complesse questioni giuridico-costituzionali che la Giunta ha affrontato nel corso dell'esame del caso.

In estrema sintesi, posso anticipare che i motivi che hanno indotto la Giunta a proporre all'Assemblea di negare l'autorizzazione richiesta dal GUP di Firenze sono essenzialmente tre e consistono nel fatto che tale richiesta è stata trasmessa alla Camera solo dopo l'effettiva acquisizione della corrispondenza dei parlamentari, già avvenuta durante le indagini preliminari in violazione di quanto stabilisce l'articolo 4 della legge n. 140 del 2003; presenta chiari indizi di fumus persecutionis nei confronti dei deputati interessati; non è sufficientemente motivata per ciò che attiene all'esigenza del sacrificio minimo indispensabile dei valori di libertà e indipendenza della funzione parlamentare, che la giurisprudenza costituzionale richiede con riferimento alle richieste di autorizzazioni ad acta, di cui all'articolo 68, secondo e terzo comma, della Costituzione.

Con riguardo al primo motivo che ho anticipato, è necessario ricordare che, con la recente sentenza n. 170 del 2023, la Consulta, per un verso, ha ritenuto che nella nozione di corrispondenza, di cui agli articoli 15 e 68 della Costituzione, rientrino anche le e-mail e i messaggi di testo già letti dal destinatario; e, per altro verso, ha indicato con estrema chiarezza quali debbano essere le condizioni e i requisiti procedurali che l'autorità giudiziaria deve rispettare affinché la richiesta di autorizzazione al sequestro di corrispondenza dei parlamentari possa essere considerata legittima sotto il profilo costituzionale. In particolare, la Consulta, interpretando quanto disposto dagli articoli 68, terzo comma, della Costituzione, e 4 della legge n. 140 del 2003, ha stabilito che l'autorità giudiziaria sia tenuta a chiedere tale autorizzazione alla Camera competente prima di eseguire il sequestro, non essendo prevista né dalla legge né dalla Costituzione la possibilità di un'autorizzazione successiva che invece è riconosciuta dall'articolo 6 della medesima legge n. 140 del 2003 solo con riguardo alle intercettazioni casuali delle comunicazioni dei parlamentari.

La Consulta poi ha precisato che gli organi inquirenti sono abilitati a disporre nei confronti dei terzi, non parlamentari, il sequestro di “contenitori” di dati informatici (ossia telefoni cellulari, computer o altri dispositivi) nella cui memoria siano conservati i messaggi inviati in via telematica a un parlamentare o da lui provenienti. Tuttavia, sottolinea ancora la medesima Corte, nel momento in cui riscontrano la presenza in essi di messaggi intercorsi con un parlamentare, i medesimi organi inquirenti, ovviamente, debbono sospendere l'estrazione di tali messaggi dalla memoria del dispositivo (o dalla relativa copia) e chiedere l'autorizzazione della Camera di appartenenza del parlamentare a norma dell'articolo 4 della legge n. 140 del 2003, al fine di poterli coinvolgere nel sequestro. Infatti, una volta riscontrato che si tratta di messaggi di un parlamentare o a lui diretti diviene in ogni caso operante la guarentigia di cui all'articolo 68, terzo comma, della Costituzione. Nel caso oggi all'esame della Camera la declinazione delle regole enunciate dal giudice delle leggi induce a ritenere che la richiesta di autorizzazione inviata dal GUP presso il tribunale di Firenze si ponga al di fuori del quadro costituzionale sopradescritto.

Infatti, nella richiesta pervenuta il 23 novembre 2023, il medesimo GUP afferma espressamente che la corrispondenza degli onorevoli Boschi, Bonifazi e Lotti oggetto dell'istanza di autorizzazione è già stata estratta dai dispositivi elettronici sequestrati ai terzi. Dai prospetti allegati alla stessa domanda e dall'ulteriore documentazione inviata alla Giunta si evince poi chiaramente che le altre comunicazioni intercorse via e-mail con i predetti parlamentari di cui si chiede il sequestro sono già state acquisite in forma cartacea nel corso delle perquisizioni eseguite nei confronti di altri imputati nel medesimo procedimento penale. Nella sostanza, pertanto, il GUP presso il tribunale di Firenze chiede di essere autorizzato, in via successiva, a utilizzare processualmente gli esiti di sequestri già avvenuti nel corso delle indagini preliminari. Tale richiesta però contrasta con quanto affermato dalla Corte costituzionale che, nella citata sentenza n. 170 del 2023 più volte richiamata, ha stabilito che l'autorizzazione resta pur sempre preventiva rispetto al sequestro di corrispondenza, senza trasformarsi in un'autorizzazione ex post ai fini dell'utilizzazione processuale delle risultanze di un atto investigativo già eseguito, autorizzazione che l'articolo 6 della legge n. 140 del 2003 prevede solo in rapporto alle intercettazioni e all'acquisizione di tabulati telefonici e non pure al sequestro di corrispondenza. Per quanto, invece, riguarda il secondo motivo posto alla base della proposta di diniego della richiesta dell'autorità giudiziaria di Firenze, vale a dire il fumus persecutionis, mi limito a segnalare all'Assemblea che non la Giunta per le autorizzazioni, ma la Corte di cassazione ha ritenuto ripetutamente infondata l'inchiesta sul presunto finanziamento illecito del Partito Democratico e di alcuni suoi esponenti, in ipotesi avvenuto per il tramite della Fondazione Open. Infatti, in ben cinque sentenze emesse tra il 2020 e il 2022 la Suprema Corte, giudicando illegittimi altri analoghi sequestri disposti nell'ambito dello stesso procedimento da cui trae origine la richiesta in esame, in quanto ritenuti sproporzionati, onnivori e caratterizzati da meri fini esplorativi di notizie di reato, ha considerato privi di fondamento gli assi portanti dell'inchiesta condotta dalla procura di Firenze. In particolare, la Cassazione ha sostenuto al riguardo che tale ufficio inquirente non avrebbe dimostrato innanzitutto la stessa natura illecita delle erogazioni in denaro effettuate, peraltro con bonifico bancario, alla Fondazione Open. Infatti, posto che, in base alla normativa vigente, è penalmente sanzionato esclusivamente il cosiddetto finanziamento societario occulto, la procura di Firenze non avrebbe provato il mancato adempimento degli obblighi di trasparenza imposti dalla legge alle società finanziatrici, delibera dell'organo societario competente e iscrizione in bilancio. In secondo luogo, la procura non avrebbe dimostrato che la Fondazione Open fosse un'articolazione politica organizzativa del Partito Democratico e cioè che fosse uno strumento nelle mani del partito e dei suoi esponenti, ai sensi e per gli effetti della normativa sul finanziamento illecito ai partiti (articolo 7 della legge n. 195 del 1974), ciò in quanto non sarebbe stata tenuta in sufficiente considerazione una cospicua attività della Fondazione, di promozione di iniziative culturali e politiche, autonoma e distinta da quella del partito.

Infine, per quanto attiene all'ultimo argomento posto alla base della proposta di diniego, la Giunta ha ritenuto che la richiesta dell'autorità giudiziaria di Firenze non fosse sufficientemente motivata per ciò che attiene all'esigenza del sacrificio minimo indispensabile dei valori di libertà e di indipendenza della funzione parlamentare che la giurisprudenza costituzionale esige con riferimento alla richiesta di autorizzazione ad acta, di cui all'articolo 68, secondo e terzo comma, della Costituzione (sentenza n. 188 del 2010). Infatti, nella richiesta proveniente dall'autorità giudiziaria di Firenze non appare in alcun modo considerata l'incidenza della misura richiesta sul libero esercizio del mandato parlamentare, né è giustificata l'impossibilità di ricorrere a soluzioni procedimentali alternative a un così massiccio sequestro di corrispondenza, che, peraltro, è intercorso in un periodo che va dal 2011 al 2019, ancorché i reati contestati sarebbero stati commessi tra il 2014 e il 2018. Pur chiedendo di essere autorizzato a sequestrare un enorme numero di comunicazioni riguardanti i deputati, circa 4.200, il GUP presso il tribunale di Firenze sembra dare per scontato, in quanto sul punto non fornisce motivazione alcuna, che l'interesse sotteso alle esigenze investigative probatorie dell'autorità giudiziaria debba prevalere integralmente e automaticamente su quello al libero e indipendente svolgimento del mandato parlamentare, ma tale impostazione metodologica contrasta, oltre che con i principi sopra esposti, anche con un ulteriore orientamento della giurisprudenza costituzionale, secondo cui tutti i valori fondamentali tutelati dalla Costituzione si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile pertanto individuare uno di essi che abbia prevalenza assoluta sugli altri. Se così non fosse, si verificherebbe l'illimitata espansione di uno dei diritti, che diverrebbe tiranno nei confronti delle altre situazioni giuridiche costituzionalmente riconosciute e protette (sentenza n. 85 del 2013). Per questo, prosegue la Consulta, “la Costituzione italiana, come le altre Costituzioni democratiche e pluraliste contemporanee, richiede un continuo e vicendevole bilanciamento tra principi e diritti fondamentali, senza pretese di assolutezza per nessuno di essi, nel rispetto dei canoni di proporzionalità e di ragionevolezza” (sentenza n. 20 del 2017).

Da ultimo, mi si consenta di evidenziare che, come spesso sottolinea la Corte costituzionale, la necessità dell'autorizzazione ad acta, di cui all'articolo 68 della Costituzione, “non prefigura un privilegio del singolo parlamentare in quanto tale (…) ma una prerogativa strumentale (…) alla salvaguardia delle funzioni parlamentari, volendosi impedire che intercettazioni e sequestri di corrispondenza possano essere indebitamente finalizzati ad incidere sullo svolgimento del mandato elettivo, divenendo fonte di condizionamenti e pressioni sulla libera esplicazione dell'attività” (sentenza n. 390 del 2007).

Oggi, pertanto, la Camera non è chiamata a difendere i singoli deputati interessati dalla richiesta di sequestro, né, tantomeno, a censurare l'operato dell'autorità giudiziaria, ma a tutelare le prerogative del Parlamento che, come chiarisce, ancora una volta, la Consulta, ha necessità “di disporre di una garanzia di riservatezza particolarmente intensa, in relazione alle comunicazioni inerenti ad attività informali, sul presupposto che tale garanzia - principio generale valevole per tutti i cittadini, ai sensi dell'articolo 15 della Costituzione - assume contorni e finalità specifiche, se vengono in rilievo ulteriori interessi costituzionalmente meritevoli di protezione, quale l'efficacia e il libero svolgimento dell'attività parlamentare (…)” (sentenza n. 1 del 2013).

Per tutte le considerazioni sinora esposte, la Giunta per le autorizzazioni propone all'Assemblea di negare al GUP presso il tribunale di Firenze l'autorizzazione al sequestro della corrispondenza concernente i deputati Bonifazi, Boschi e Lotti, richiesta con ordinanza del 20 novembre 2023, pervenuta alla Camera il 23 novembre 2023.

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 2-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Prima, saluto le studentesse, gli studenti e i professori del liceo statale Enrico Fermi, di Cecina, in provincia di Livorno. Benvenuti (Applausi).

Ha chiesto di parlare il collega Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, la ringrazio e la ringrazio anche perché so che sarà tollerante se sforo di qualche secondo, rispetto al tempo che mi è stato assegnato. Invece, date per acquisite le considerazioni fatte dal presidente della Giunta per le autorizzazioni in punto di diritto, mi permetterò di fare soltanto qualche considerazione politica. La prima è che noi ci troviamo a dover prendere una decisione dopo che un danno è già stato arrecato e vorrei fare presente che uno dei tre soggetti che è interessato dal provvedimento non era neanche indagato, era soltanto chiamato come persona informata sui fatti e non come imputato, appunto.

Nella sua audizione nella Giunta per le autorizzazioni, Presidente, il collega Bonifazi, al primo punto, precisa: quanto alla corrispondenza oggetto della richiesta in esame, preciso che si chiede postuma l'autorizzazione preventiva ex articolo 4 della legge n. 140 del 2003, rispetto al materiale già sequestrato anni fa, già iscritto nel fascicolo e già pubblicato su quasi la totalità dei media nazionali e non. Perché questa è la realtà con la quale ci misuriamo; oggi, c'era un bellissimo articolo di Iuri Maria Prado, su il Riformista, che parlava proprio del rapporto tra informazione e magistratura e dei danni che vengono procurati da azioni, a mio avviso, temerarie.

Altro che non censurare, signor Presidente, io vorrei dire al presidente Enrico Costa che, invece, personalmente, io censuro fortemente l'attività della procura di Firenze, che ha fatto una serie di atti che si conclude, possiamo dire, con quello di cui oggi noi parliamo, ma che, in realtà, parte da molto prima, e lo stesso presidente Enrico Costa ricordava i presupposti dai quali si partiva. La ragione di questa inchiesta è che si voleva dimostrare che l'associazione Open era un'articolazione del Partito Democratico e che, quindi, si sarebbe sviluppata tutta una serie di illeciti per quanto riguarda la normativa sul finanziamento pubblico.

Tuttavia, vorrei segnalare, Presidente, che sono deputato ormai da qualche anno - ovviamente, voteremo a favore della relazione e della richiesta della Giunta per le autorizzazioni -, ma è la prima volta che mi accorgo che, tra le varie ragioni per le quali si nega l'autorizzazione a procedere nei confronti degli interessati, c'è una motivazione così esplicita di fumus persecutionis, che però non è motivato sulla base di considerazioni politiche fatte dalla Giunta per le autorizzazioni su interventi, come dire, interni alla Camera dei deputati. I presupposti in funzione dei quali, come primo punto, viene espressamente detto che c'è un fumus persecutionis, sono relativi alle decisioni che ha preso la Corte costituzionale rispetto alla stessa vicenda, ma con un altro protagonista, ossia il senatore Matteo Renzi, in ragione del fatto che la Corte di cassazione, per 4 volte, non 1, non 2, ma per 3 o 4 volte, non mi ricordo, ah, 5 addirittura, ha censurato, annullandoli, i provvedimenti della procura di Firenze, esattamente per le stesse ragioni per le quali oggi ci troviamo qui a chiedere che sia respinta la richiesta, che, peraltro, ha già fatto i suoi danni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Quindi, deve essere molto chiaro che arriva, come dice la Giunta per le autorizzazioni, come una richiesta di sanatoria di un provvedimento, che era palesemente un provvedimento illegittimo. Ovviamente, ci sono considerazioni politiche che appartengono al mio gruppo, ma vorrei che tutta l'Aula riflettesse, come ha giustamente fatto il presidente della Giunta per le autorizzazioni, sul fatto che non stiamo difendendo questo o quel deputato, ma stiamo difendendo una prerogativa, l'ultima che è rimasta rispetto a com'era originariamente l'immunità parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che riguarda tutti e che, spesso e volentieri, ha riguardato tutti. E se noi pensiamo che ci sia qualcuno, in questo Paese, che possa andare oltre le leggi, che possa violare le leggi, senza che ci sia alcun tipo di censura nei confronti della procura, è un fatto molto, molto grave (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). E il fatto che la Corte di cassazione, per 5 volte, abbia censurato la procura di Firenze - apro e chiudo una parentesi: la procura di Firenze è la stessa che sta perseguitando Berlusconi, anche dopo che è morto, quindi, qualcosa in quella procura, forse, tendenzialmente, non funziona, ma, ovviamente, sono valutazioni mie - rende il problema del tutto evidente.

Io stavo scherzando, Presidente. So che abbiamo poco tempo, però, vorrei fosse chiaro che è stata aperta un'inchiesta in un determinato momento storico e politico, che, per me, è l'ultimo atto del tentativo, da parte di un pezzo della magistratura, di distruggere un'esperienza politica che era iniziata quando il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha avuto una serie di vicende che sono finite tutte in assoluzioni; non bastando più il Presidente del Consiglio, si è passato ai suoi genitori e ai suoi familiari, indagati per anni e finiti tutti con sentenze di assoluzione con formula piena; non essendo bastato quello, si è passato agli amici, addirittura, ai parenti, ai genitori degli amici. Qualcuno dirà: forse, abbiamo già sentito queste cose. Io non lo so, ma penso che, se c'è qualcuno che ha voglia di guardare in modo assolutamente distaccato, con qualunque valutazione reale, quello che è accaduto, si renderà conto che l'episodio di cui stiamo parlando è solo l'ultimo tassello di un tentativo di distruggere un'esperienza politica che è passata attraverso il solito raccordo che c'è tra alcune procure della Repubblica e alcuni organi di informazione, che hanno svolto processi mediatici che hanno distrutto, spesso e volentieri, la vita e anche la dignità di tante altre persone e di partiti e che sono riusciti sicuramente nel tentativo di azzoppare un'esperienza politica, anche se non sono riusciti a distruggerla.

Questo di cui ci occupiamo oggi è soltanto un piccolo segmento che, nella chiarezza dell'esposizione del presidente della Giunta per le autorizzazioni, dimostra semplicemente che dobbiamo stare bene attenti, non a tutelare l'onorevole Boschi, l'onorevole Lotti, l'onorevole Bonifazi, l'onorevole “chi sia”, ma a cercare di difendere, in questo Paese, le garanzie costituzionali, che sono inviolabili, anche dalle procure della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Presidente, in via preliminare, va sottolineato che, a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 170 del 2023, le chat, le e-mail e i messaggi già ricevuti e letti dal destinatario, conservati nella memoria dei dispositivi elettronici del destinatario stesso o del mittente, devono essere qualificati come corrispondenza, fino a quando, per il decorso del tempo, essi abbiano perso ogni carattere di attualità in rapporto all'interesse, alla loro riservatezza, quindi, trasformandosi in tal caso in meri documenti storici.

Secondo le indicazioni offerte dalla Corte costituzionale, il carattere di attualità deve presumersi, fino a prova contraria, quando si tratti di messaggi scambiati a distanza di tempo non particolarmente significativa rispetto al momento in cui dovrebbero essere acquisiti.

Prima di questa sentenza, infatti, ciò che ora deve essere inteso come corrispondenza veniva invece qualificato come mero documento. Da ciò consegue che, ove tale corrispondenza abbia come interlocutori dei parlamentari, l'autorità giudiziaria deve chiedere l'autorizzazione alla Camera di appartenenza, qualora intenda sequestrarla e tale autorizzazione deve essere necessariamente preventiva, non essendo ipotizzabile un'autorizzazione successiva in sanatoria ai fini del mero utilizzo in sede processuale degli atti già acquisiti. L'autorizzazione ex post, secondo l'articolo 6 della legge n. 140 del 2003, è prevista solo in rapporto alle intercettazioni e all'acquisizione di tabulati telefonici e non al sequestro di corrispondenza.

Ciò detto, ora siamo investiti di questa valutazione a seguito della sentenza n. 170 del 2023. Quindi, non possiamo fingere che la sentenza non esista o che le sentenze della Corte costituzionale vadano bene solo quando sono a favore della propria tesi, mentre possono essere ignorate quando non sono utili. Quindi, rispetto al caso specifico, la richiesta di autorizzazione al sequestro da parte del GUP del tribunale di Firenze è successiva rispetto alla materiale acquisizione della corrispondenza.

Il sequestro, di cui oggi si discute, è già stato materialmente eseguito nel 2019. Come anticipato esplicitamente nella richiesta di autorizzazione inviata alla Camera dal GUP di Firenze, le copie cartacee dell'e-mail, di cui si chiede l'autorizzazione al sequestro, sono già state materialmente acquisite dagli inquirenti, così come, analogamente, appare confermato il fatto che le chat e l'ulteriore corrispondenza informatica riguardante i parlamentari in questione sia già stata estratta dai dispositivi sequestrati agli imputati e agli altri soggetti terzi nel corso delle indagini preliminari.

Ciò è accaduto, evidentemente, in quanto la procura di Firenze, prima della sentenza della Corte costituzionale n. 170 del 2023, ha ritenuto di poter procedere al sequestro di quel materiale, qualificato, quindi, all'epoca come mera documentazione concernente i parlamentari, anche senza la preventiva autorizzazione della Camera di appartenenza e, quindi, se poteva anche essere potenzialmente legittima l'autorizzazione ex post prima della sentenza n. 170, ora, che ci troviamo dopo quella sentenza, non è più così e non si può più dare un'autorizzazione successiva.

Per questi motivi appena esposti, a nostro parere non è possibile accogliere la richiesta di autorizzazione di sequestro della corrispondenza, perché varrebbe come una sanatoria ex post. Pertanto, come Alleanza Verdi e Sinistra, sosterremo la proposta della Giunta, nel senso di negare l'autorizzazione al sequestro della corrispondenza richiesta dal GUP presso il tribunale di Firenze.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Presidente, sarò molto rapido, perché siamo in linea assolutamente con la relazione della Giunta. Quindi, ci riportiamo tendenzialmente alle motivazioni e condividiamo sostanzialmente tutte le argomentazioni che hanno portato alla proposta della Giunta stessa. Qui si tratta, molto rapidamente, di una richiesta che è avvenuta dopo la effettiva acquisizione della documentazione in oggetto, per cui abbiamo assolutamente una disfunzione rispetto al bilanciamento dei valori in gioco. L'interpretazione corretta e l'impostazione della Corte costituzionale è quella di bilanciare i valori in gioco, cioè il sacrificio minimo indispensabile da richiedere al parlamentare non può, nel caso che ci occupa, essere in linea con un sequestro così massiccio di documentazione, di corrispondenza, che va dal 2011 fino al 2019, laddove, peraltro, i reati ipoteticamente ascrivibili sarebbero nel range temporale tra il 2014 e il 2018.

Si è parlato, più volte, si sono ascoltati convegni e interpretazioni tutti in linea col fatto che tutti i valori della Costituzione devono essere integrati reciprocamente.

Non possiamo sacrificare un valore costituzionalmente protetto rispetto ad altri e non possiamo consentire che un valore previsto nella Costituzione abbia un'estensione e un'espansione tale da comprimere fino all'annientamento altri valori.

Un piccolo accenno sul discorso del fumus persecutionis, Presidente. È sempre brutto parlarne, perché sembrerebbe quasi voler difendere i colleghi o difendere lo status di parlamentare, ma noi qui non dobbiamo entrare nel merito della vicenda. Non dobbiamo farlo, perché c'è entrata la Cassazione, che per ben 5 volte, come hanno già ricordato gli altri colleghi, ha argomentato e sancito la sproporzione enorme, perché, tra l'altro, questo tipo di sequestro, acquisito preventivamente e, quindi, con tutte le patologie del caso, era caratterizzato da finalità meramente esplorative. Oggi dobbiamo difendere con grande serietà non i colleghi, ma le prerogative del Parlamento. Dunque, siamo convintamente per la linea proposta dalla Giunta (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Noi esprimiamo piena condivisione della relazione dell'onorevole Costa, che ha colto molto bene i tratti salienti di una vicenda rispetto alla quale le opinioni non c'entrano nulla, bensì parlano i fatti. Nell'ambito del procedimento penale, noto come Inchiesta Open, il GUP di Firenze ha chiesto l'autorizzazione al sequestro di corrispondenza, mail, messaggi WhatsApp e immagini, riguardante gli onorevoli Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi e l'ex deputato Luca Lotti.

Uno degli assi portanti sui cui si fondano le accuse che la procura di Firenze muove ai parlamentari coinvolti consiste nel teorema che la fondazione Open sia stata, all'epoca dei fatti, un'articolazione politico-organizzativa del Partito Democratico, cioè avrebbe operato esclusivamente al servizio di tale partito, mettendo a disposizione contributi finanziari e servizi.

Dall'accurata istruttoria svolta nella Giunta per le autorizzazioni sono emersi numerosi aspetti di criticità e di singolarità di tale inchiesta e, di conseguenza, delle richieste di autorizzazione ad acta formulate a questa Camera dal GUP di Firenze. Anzi, è emerso come la procura di Firenze abbia agito al di fuori di ogni regola del giusto processo, abbia agito su opinioni, su teoremi e non in punta di diritto. Questo non lo diciamo noi di Forza Italia, che abbiamo nel nostro DNA il rispetto di tali fondamentali valori, ma lo dice la stessa magistratura che si è pronunciata ben 5 volte sulle modalità investigativa di quella procura. La Corte di cassazione tra il 2020 e il 2022 ha più volte annullato analoghi decreti di sequestro probatorio per manifesta sproporzione e perché caratterizzati da finalità meramente esplorative nell'ambito della stessa inchiesta.

Nonostante la pronuncia della Cassazione abbia censurato proprio l'assunto dei giudici di Firenze, non ritenendo la fondazione Open articolazione politico-organizzativa del Partito Democratico, il giudice del rinvio ha considerato, invece, come tale la fondazione Open. Siamo evidentemente in presenza di un uso politico della funzione giudiziaria, lo stesso che noi di Forza Italia denunciamo da decenni. Ciò è comprovato dal fatto che l'autorità giudiziaria precedentemente ha posto a fondamento della propria richiesta il medesimo impianto accusatorio che, come ho detto, è già stato reiteratamente censurato dalla Corte di cassazione e, inoltre, chiede di avallare, peraltro ex post, l'esecuzione di un sequestro, analogo a quelli che, nell'ambito della medesima inchiesta, già sono stati qualificati dalla medesima Corte di legittimità come sproporzionati e caratterizzati dalla presenza di finalità meramente esplorative.

A ciò si aggiunge che il giudice dell'udienza preliminare di Firenze ha chiesto l'autorizzazione alla Camera solo nel 2023, in sostanza solo per ratificarne gli effetti e ciò in violazione di quanto disposto dall'articolo 68, terzo comma, della Costituzione, e dell'articolo 4 della legge n. 140 del 2003, che, per come interpretati dalla Corte costituzionale, con la sentenza n. 170 del 2023, impongono che tale richiesta di autorizzazione sia solo di tipo preventivo, non essendo ammissibile una sorta di autorizzazione in sanatoria ex post.

Fra l'altro, giova rammentare che il senatore Renzi, tra il 24 e il 27 novembre 2020, aveva già segnalato alla procura di Firenze la necessità di acquisire la preventiva autorizzazione parlamentare, ma la procura medesima ha ritenuto, comunque, di andare avanti, in violazione delle norme citate. Sul punto si segnala come la sentenza della Corte costituzionale n. 170 del 2023 mette bene in evidenza la diversità degli istituti del sequestro di corrispondenza da un lato, che è disciplinato dall'articolo 4 della legge n. 140 del 2003, e delle intercettazioni di comunicazioni dei parlamentari, dall'altro, che sono regolate dall'articolo 6 della medesima legge. Diversità da cui consegue l'impossibilità di applicare, analogamente al sequestro di corrispondenza dei parlamentari, la possibilità dell'autorizzazione successiva, che, invece, è prevista solo per le intercettazioni.

Se è vero che la sentenza della Corte costituzionale n. 170 del 2023 ha modificato un pregresso orientamento, è altrettanto vero che tale pregresso non si riferiva alla corrispondenza dei parlamentari, che invece è coperta dall'articolo 68. Peraltro, anche se il GUP ha provato successivamente a rimediare agli errori dei pubblici ministeri, inviando la richiesta di autorizzazione a questo ramo del Parlamento, questo non può che prendere atto della tardività della richiesta medesima.

Queste, in sintesi, le ragioni per le quali il gruppo di Forza Italia-Berlusconi Presidente ritiene di condividere e votare in conformità alla relazione del relatore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, io annuncio fin d'ora il voto contrario del MoVimento 5 Stelle rispetto alla relazione della Giunta, che vuole negare l'autorizzazione al sequestro. Oggi, infatti, discutiamo se la Camera debba autorizzare o meno il sequestro di corrispondenza riguardante i deputati Bonifazi, Boschi e Lotti.

La domanda di sequestro formulata dal GUP del tribunale di Firenze trae origine da un procedimento penale presso il tribunale di Firenze nei confronti dell'onorevole Boschi, accusata di finanziamento illecito al partito, e nei confronti dell'onorevole Lotti, accusato di corruzione e di finanziamento illecito al partito, mentre invece l'onorevole Bonifazi non risulta indagato. Bisogna chiarire subito che il provvedimento di sequestro risale al 2019 e non è stato eseguito nei confronti dei tre parlamentari, che io ho citato, ma nei confronti di un soggetto terzo, non parlamentare, che faceva parte della Fondazione Open. Ebbene, il nucleo fondamentale di questa vicenda consiste nel verificare se i messaggi di testo che sono stati inviati tramite WhatsApp, le mail, o anche le immagini inviate per messaggio e contenute all'interno del cellulare sequestrato a questa terza persona e scambiate tra il terzo, non parlamentare, e i deputati, siano da qualificarsi o meno come corrispondenza.

Questo è un punto qualificante e rilevante perché la procura di Firenze ha, in un primo tempo, acquisito direttamente questi messaggi e queste mail, in quanto, sulla scorta della giurisprudenza consolidata in materia, queste mail e questi messaggi erano qualificati come semplici documenti e quindi la relativa acquisizione non soggiaceva alle regole stabilite per la corrispondenza e neanche alle regole stabilite per le intercettazioni.

Si tratta di una giurisprudenza granitica e copiosa della Corte di cassazione, anche recentemente confermata. Penso, per esempio, alla sentenza n. 39529 del 2022, con la quale si afferma che, in tema di mezzi di prova, i messaggi WhatsApp e gli SMS conservati nella memoria di un telefono cellulare hanno natura di documenti, ai sensi dell'articolo 234 del codice di procedura penale, sicché è legittima la loro acquisizione mediante mera produzione cartacea o fotografica, non trovando applicazione né la disciplina delle intercettazioni, né quella relativa all'acquisizione di corrispondenza che, invece, è disciplinata dall'articolo 254 del codice di procedura penale. Nello stesso tempo, ci sono altre sentenze della Corte di cassazione del 2019 e, da ultimo, la sentenza del 21 settembre 2023.

Dunque, in base a questa consolidata giurisprudenza, i messaggi WhatsApp e le mail erano considerati come documenti e, dunque, la procura di Firenze acquisisce, senza chiedere autorizzazione alla Giunta e alla Camera di appartenenza, i messaggi WhatsApp e le mail che riguardano i tre parlamentari. Questa è l'impostazione seguita dalla procura.

Cosa succede, però? Dopo il sequestro, interviene la sentenza della Corte costituzionale n. 170 del 2023, che muta completamente un consolidato indirizzo giurisprudenziale e ritiene che i messaggi WhatsApp e i messaggi di testo contenuti nelle mail costituiscano corrispondenza e, quindi, sia necessario procedere all'autorizzazione preventiva alla Camera di appartenenza dei parlamentari, ex articolo 4 della legge n. 140 del 2003, che è appunto la legge che disciplina le prerogative dei parlamentari. Questo è il dato di fatto.

Quindi, sulla scorta del nuovo arresto giurisprudenziale della Consulta, la procura di Firenze che fa? Dopo la sentenza della Consulta, per conformarsi ai princìpi indicati dalla sentenza stessa, invia alla Camera dei deputati la richiesta di autorizzazione al sequestro, ex articolo 4, di quei messaggi e di quelle mail che erano stati oggetto del sequestro disposto nei confronti del cellulare di un terzo nel 2019. Ebbene, Presidente, visto che la procura di Firenze nel 2019 ha legittimamente acquisito, in base alle norme e alla giurisprudenza in atto nel 2019, quei messaggi, a seguito della sentenza della Corte costituzionale, che invece ribalta totalmente la disciplina e la qualificazione di questi messaggi, che cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto rinunciare ad utilizzare, come mezzo di prova, un sequestro, ripeto, effettuato nel 2019 in base a una normativa e a una giurisprudenza consolidata assolutamente legittime? Avrebbe dovuto privarsi di prove che sarebbero potute essere a carico o a discarico, e che, tra l'altro, ripeto, involgono non soltanto parlamentari, ma involgono anche terze persone che non godono delle guarentigie dei parlamentari? Tra l'altro, a seguito della sentenza della Consulta, il tribunale di Firenze non avrebbe potuto fare altro che chiedere a noi l'autorizzazione preventiva, perché è vincolato a questa autorizzazione da un obbligo di legge. E proprio per aderire a quest'obbligo di legge, il GUP di Firenze manda alla Giunta della Camera dei deputati la richiesta all'autorizzazione del sequestro, mandando una serie di indici. Noi non possiamo leggere i messaggi e non li abbiamo potuti leggere, proprio in aderenza ai princìpi della Corte costituzionale, ma quello che è stato inviato a noi, correttamente, sono una serie di indici. Dal punto di vista tecnico, Presidente, noi siamo per autorizzare questo sequestro. Tra l'altro, ripeto, negare questo sequestro vuol dire anche, inammissibilmente, estendere a dei terzi, non parlamentari, la decisione della Camera, perché questi messaggi non potranno essere estratti e non potranno essere utilizzati non soltanto contro o a favore dell'onorevole Boschi, dell'onorevole Lotti e dell'onorevole Bonifazi, ma non potranno essere neanche utilizzati contro o a favore di tutti gli altri terzi indagati, che sono al centro di questo procedimento. Tra l'altro, Presidente, questa è la parte tecnica, ma la questione involge necessariamente anche delle considerazioni politiche, perché, prima di intervenire, oggi, in quest'Aula, io sono andata a rileggere la dichiarazione che, nel 2022, rese proprio il senatore Renzi, in Senato, quando venne deciso il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato relativamente a questo sequestro, da cui poi è discesa la sentenza della Corte costituzionale che richiamavo. Ebbene, il senatore Renzi, nella sua legittima disquisizione, disse che quello di cui si parlava in quella sede e, quindi, quello di cui si parla anche oggi, in realtà, era una questione di dignità della politica e di rapporti tra politica e magistratura. E allora, se si tratta di dignità della politica, Presidente, permettetemi di portare il nostro punto di vista su quello che per noi significa dignità della politica e su quello che per noi dovrebbe essere il ruolo della vera politica, al cui centro devono essere tenute, come cardine, la moralità e la dignità, ma soprattutto l'etica della politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Io, intorno a questa vicenda, ma in realtà intorno a tante altre vicende, che hanno, purtroppo, interessato anche esponenti di questo Governo - e dico purtroppo perché poi è una macchia che si estende a tutto il Paese e a tutte le istituzioni -, non vedo nulla di etica e nulla di dignità, ma vedo solo il tentativo di questo Governo e di questa maggioranza di banalizzare o, peggio ancora, di normalizzare delle situazioni che normali non sono. Penso alla vicenda che ha coinvolto il Ministro Santanche', accusata di truffa aggravata ai danni dello Stato. Penso alla vicenda che ha coinvolto il Sottosegretario di Stato alla Cultura, l'onorevole Sgarbi, che è accusato di furto di beni culturali. E penso, purtroppo, a tante altre vicende che hanno incrinato e che incrinano la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Con questa ulteriore decisione che questa Camera si accinge a votare, con il nostro voto assolutamente contrario, state mettendo in atto nuovamente una posizione di arroganza. Ebbene, sappiate che i cittadini tutto dimenticano e tutto perdonano, ma non l'arroganza del potere, non il fatto che voi comandate invece di governare per il bene comune dei cittadini. Proprio a questo proposito, voglio e spero di essere smentita con un atto concreto e cioè, accanto alla legge Spazzacorrotti, che finalmente ha portato un po' di trasparenza nelle fondazioni a cui aderiscono esponenti politici, vorrei che questo Governo e questa maggioranza ci smentissero con un fatto concreto, cioè, finalmente, con l'approvazione di quella legge sul conflitto di interessi che porta la firma del nostro Presidente Conte. Questo è uno dei modi, che purtroppo questa maggioranza non coglierà, per dare davvero dignità alla politica. Per tutti questi motivi, annuncio convintamente il voto contrario del Movimento 5 Stelle alla relazione della Giunta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellomo. Ne ha facoltà.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Leggendo gli atti che sono pervenuti qui alla Camera io mi meraviglio come non ci sia stato un procedimento disciplinare contro i PM di Firenze, perché, obiettivamente, dalla lettura di questi atti, si verifica come il pregiudizio su alcune persone in realtà abbia condotto l'attività investigativa di questi PM. Io non lo dico per un fatto personale, lo dico leggendo materialmente tutti gli atti. Questo perché, probabilmente, ritengono di avere una verità assoluta: ritengo che sia stato commesso un reato, anche senza che il fatto reato sia emerso, e faccio delle investigazioni a pioggia per capire come devo, in qualche maniera, indagare Renzi, Boschi, Lotti. Questo è quello che è accaduto. E come lo posso fare per aggirare l'ostacolo, che sarebbe la guarentigia costituzionale del parlamentare? Vado alle persone a loro vicine, quindi vado alla Fondazione Open, vado lì all'interno per trovare qualcosa. Questo è quello che è stato fatto e lo dico succintamente nei brevi minuti che ho, non potendo descrivere tutti i passaggi.

Si è fatto questo, si è ritenuto, impropriamente, che le e-mail e i WhatsApp e quando si perviene all'acquisizione (mi riferisco alla collega che mi ha preceduto), perché il pubblico ministero per elidere la guarentigia costituzionale dei parlamentari ha ritenuto quegli atti documenti e, quindi, ha fatto una mera acquisizione. Non ha richiesto il sequestro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) che si richiede quando vi è un fumus commissi delicti, cioè devi avere un qualcosa prima di richiedere un sequestro, invece, un documento io lo acquisisco per vederlo. Quindi, hanno acquisito questo documento per cercare quel qualcosa. Purtroppo per loro, la stessa Corte di cassazione ha detto che non c'erano gli elementi basilari per poter procedere neanche all'acquisizione di questi documenti: questo lo dice la Corte di cassazione per 5 volte, non lo dice il deputato Bellomo.

Che cosa è accaduto dopo tutto questo? La Corte costituzionale è intervenuta e ha dato un qualcosa, che personalmente non condivido (ma quando ci sono le sentenze, che le si condivida o meno, bisogna darne seguito), perché ha ritenuto che le conversazioni via WhatsApp, che tutti quanti noi facciamo, in realtà, non sono intercettazioni, come diceva la difesa, non sono documenti, ma è corrispondenza. Quindi, per poter prendere la corrispondenza ho bisogno del sequestro e per avere il sequestro ho bisogno che ci siano, preventivamente, degli elementi, cosa che nel caso concreto non esistevano. Tra l'altro, leggendo la richiesta odierna di acquisizione e quindi di sequestro di questa corrispondenza, ci accorgiamo che dicono: io devo sequestrare tutto perché devo trovare qualcosa.

Questo non si può fare nel nostro diritto, non si può fare in un Paese civile. Quindi, la Corte costituzionale, in maniera ampia, ha anche detto quali sono i contorni dell'immunità, che vale per il deputato Bellomo, come vale per qualsiasi deputato. Se io mi sento, ascolto, parlo, comunico sempre con la stessa persona, quando devo compiere un'intercettazione nei confronti di quella persona che sta parlando con un deputato, devo chiudere il telefono e chiedere l'autorizzazione. Invece, fraudolentemente - me ne assumo la responsabilità -, i PM, pur sapendo tutto ciò, hanno voluto aggirare l'ostacolo pervenendo all'acquisizione e quindi alla richiesta di sequestro di tutta questa documentazione rispetto a persone con cui i deputati parlavano.

Concludo, Presidente, perché ci sarebbe da leggere tutti gli atti, però i 5 minuti io li devo rispettare e quindi, in maniera convinta, dichiaro il voto favorevole del mio partito alla relazione del collega Costa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, occorre innanzitutto ribadire un concetto chiaro, che si rende ancor più necessario anche alla luce degli interventi soprattutto della collega del Movimento 5 Stelle, a beneficio più che altro delle cittadine e dei cittadini che osservano e vigilano sul nostro operato quotidiano.

La Giunta per le autorizzazioni è un organo tecnico che esprime valutazioni strettamente giuridiche, a presidio dei princìpi espressi dall'articolo 68 della nostra Costituzione, così come declinati dalla relativa giurisprudenza costituzionale. Il nostro giudizio non è e non deve essere dunque contaminato dall'appartenenza a una determinata area politica o alla prossimità anche umana a questo o a quel parlamentare. E il nostro ruolo non è neppure quello di sostituirsi alla magistratura e fare valutazioni di merito rispetto alla vicenda che, in qualche modo, ci occupa.

Piuttosto, come nel caso odierno, siamo chiamati a relazionare all'Aula su una richiesta promossa dall'autorità giudiziaria per l'autorizzazione al sequestro di corrispondenza dei deputati Bonifazi, Boschi e Lotti, il primo neppure indagato, come giustamente ricordato dal relatore e dai colleghi che mi hanno preceduto.

Poste queste premesse, anticipo subito che il Partito Democratico si esprimerà, anche in quest'Aula, come in Commissione, in maniera conforme rispetto a quanto già avvenuto in sede di Giunta. Non credo che occorrano motivazioni ulteriori rispetto a quelle già rese dal collega Costa nella sua relazione, sebbene non sento di condividere pienamente alcune di esse.

Mi riferisco subito alla seconda ragione espressa nella relazione che fa riferimento a presunti indizi di fumus persecutionis nei confronti dei deputati interessati. Sul punto, benché sia comprensibile avere opinioni differenti, sono convinto che non ci sia stato da parte della procura di Firenze alcun intento persecutorio nello svolgimento delle indagini e nell'utilizzo degli strumenti a disposizione degli inquirenti.

Per quanto attiene ai restanti motivi, invece, penso sia evidente la mancanza dei presupposti necessari a concedere l'autorizzazione richiesta. In primo luogo, viene da considerare la portata innovativa della sentenza n. 170 del 2023 del giudice costituzionale, che ha esteso il perimetro del concetto di corrispondenza, tanto da ricondurvi - in modo corretto, a mio giudizio - anche i messaggi WhatsApp e la posta elettronica. Tale novità impone che, almeno sotto il profilo della legittimità costituzionale, la richiesta di sequestro debba avvenire prima del sequestro stesso e non in un momento successivo.

Nella medesima sentenza, inoltre, la Consulta ha indicato con chiarezza che le condizioni e i requisiti che l'autorità giudiziaria è tenuta a rispettare in tal senso sono esclusivamente quelli enunciati dall'articolo 68, terzo comma, della Carta e dall'articolo 4 della legge n. 140 del 2003 e non anche, di conseguenza, quelli previsti dall'articolo 6 della medesima legge. Un'autorizzazione successiva, in sanatoria insomma, non è consentita. Ma faccio riferimento, anche in una visione analogica del nostro diritto e dei pilastri fondamentali del nostro sistema giudiziario, al fatto che nel nostro caso siamo di fronte all'interpretazione di una norma che non si sa per quale ragione, poiché è postuma rispetto a un provvedimento emesso dalla magistratura, dovrebbe essere peggiorativa per l'indagato e per l'imputato, quando c'è un principio generale, che è quello del favor rei, che in ogni caso consentirebbe l'applicazione postuma, sia pure in via interpretativa, della norma stessa, in presenza di altre circostanze, peraltro, nel nostro caso, come ribadito dalla stessa Corte, quali, ad esempio, la “natura mirata od occasionale dell'acquisizione dei messaggi del parlamentare, operata tramite l'apprensione dei dispositivi appartenenti a terzi”, a differenza di quanto avviene, invece, con le intercettazioni, che hanno una disciplina completamente diversa.

In tal senso, l'oggettività dei fatti ci induce a ritenere che la richiesta di autorizzazione inviata dal GUP di Firenze si ponga al di fuori di questo quadro costituzionale e normativo. Ne è prova il fatto - come espressamente affermato dallo stesso GUP - che la corrispondenza dei deputati interessati sia già stata estratta dai dispositivi sequestrati a terzi e che tali comunicazioni siano state già acquisite in forma cartacea nel corso delle perquisizioni ad altri imputati, nonché utilizzate dai pubblici ministeri ai fini dell'esercizio dell'azione penale, rientrando peraltro nel fascicolo dell'udienza preliminare. È un fatto, allora, che il sequestro abbia già avuto luogo, rendendo la richiesta de quo gravemente tardiva rispetto a quanto prescritto dalle regole che disciplinano l'istituto di cui all'articolo 68.

Poi vi è la questione del bilanciamento degli interessi costituzionali in campo, ossia dell'invalicabile esigenza di operare il sacrificio minimo possibile dei valori di libertà e indipendenza della funzione parlamentare. A tale proposito, una consolidata giurisprudenza costituzionale, come, d'altronde, il buonsenso che indusse i padri costituenti a introdurre nella Carta questo istituto, invita alla massima cautela in fatto di utilizzo di strumenti investigativi particolarmente intrusivi rispetto alle comunicazioni di un parlamentare “non già” - come si legge nella sentenza n. 38 del 2019 - “perché la riservatezza di un parlamentare (…) abbia un maggior valore, ma perché la pervasività del mezzo d'indagine in questione può tradursi in fonte di condizionamenti sul libero esercizio della funzione parlamentare”, aprendo squarci di conoscenza sui rapporti di un parlamentare “di ampiezza ben maggiore rispetto alle esigenze di una specifica indagine e riguardare altri soggetti (…) per i quali opera e deve operare la medesima tutela dell'indipendenza e della libertà della funzione”. Ho riportato testualmente una parte della sentenza n. 38 del 2019 a cui ho fatto riferimento.

Siamo in presenza, dunque, di una tutela ulteriore che la nostra Costituzione riconosce a quella prevista erga omnes all'articolo 15. Una garanzia di riservatezza rafforzata che deve riguardare tutti gli organi costituzionali e di fronte alla quale è necessario valutare con attenzione il rischio di un uso improprio di strumenti di indagine, come, appunto, il sequestro della corrispondenza.

Nel caso all'attenzione dell'Aula non ritroviamo i presupposti per concludere che l'autorità giudiziaria abbia valutato con la dovuta cautela e con il dovuto zelo il bilanciamento degli interessi costituzionali in campo: da un lato, le esigenze investigative e, dall'altro, il libero e indipendente svolgimento del mandato parlamentare. Rispetto a quest'ultimo, infatti, non riusciamo a riscontrare la necessaria adeguatezza nelle motivazioni alla base della richiesta avanzata dal tribunale di Firenze. E ciò è ancor più vero sia in rapporto alla mole di corrispondenza oggetto della richiesta di sequestro sia in relazione al fatto che trattasi di comunicazione avvenuta in un periodo amplissimo, che va dal 2011 al 2019, malgrado i fatti che si contestano siano relativi a un lasso di tempo ben più ridotto, ossia dal 2014 al 2018.

In definitiva, con riguardo a questi aspetti, ci risulta piuttosto palese l'intento dei richiedenti di far prevalere, indebitamente e in modo del tutto sproporzionato, le esigenze investigative su tutti gli altri profili, benché trattasi di valori fondamentali tutelati dalla nostra Costituzione.

Per queste ragioni, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico alla relazione del collega Enrico Costa, nel senso di negare l'autorizzazione al sequestro della corrispondenza dei deputati Boschi, Lotti e Bonifazi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. IV, n. 2-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di negare l'autorizzazione al sequestro di corrispondenza concernente i deputati Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi, nonché Luca Lotti, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV, n. 2-A).

Preciso che chi intende negare l'autorizzazione deve votare “sì”, mentre chi intende concederla deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà. Su cosa?

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Per fare una denuncia, in quest'Aula, di sparizione di un documento. Il Governo ha dichiarato di aver inviato, ieri sera, alle Camere il Documento di economia e finanza, ma non si trova…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Marattin, non la voglio interrompere, ma ho una comunicazione da leggere che, probabilmente…

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Ah, l'ha trovato!

PRESIDENTE. Non scomodiamo il bassotto poliziotto e, probabilmente, ci riusciamo.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Ah, l'ha trovato lei, dov'era?

PRESIDENTE. Il bassotto poliziotto scoprirà la verità.

Trasmissione del Documento di economia e finanza 2024 e sua assegnazione alla V Commissione.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 9 aprile 2024, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 7, comma 2, lettera a), e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il Documento di economia e finanza 2024 (Doc. LVII, n. 2) (alla sezione II del Documento è allegata la nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali, di cui all'articolo 10, comma 4, della legge n. 196 del 2009).

Al Documento sono allegati - colleghi, stiamo risolvendo un giallo -: la relazione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, di cui all'articolo 10, comma 7, della legge n. 196 del 2009 e all'articolo 7 del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato I); il documento “Strategie per le infrastrutture, la mobilità e la logistica (cosiddetto allegato infrastrutture) (Doc. LVII, n. 2 – Allegato II); la relazione sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, di cui all'articolo 10, comma 9, della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato III); il documento sulle spese dello Stato nelle regioni e nelle province autonome, di cui all'articolo 10, comma 10, della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato IV); la relazione sull'attuazione della razionalizzazione del sistema degli acquisti di beni e servizi, di cui all'articolo 2, comma 576, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato V).

Il Documento è assegnato, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 1, del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), nonché, per il parere, a tutte le altre Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Ricordo che il calendario dei lavori dell'Assemblea prevede che l'esame del Documento in Aula abbia luogo nella seduta di mercoledì 24 aprile 2024. Le Commissioni dovranno pertanto concluderne l'esame in sede consultiva e in sede referente compatibilmente con i tempi previsti dal calendario per l'esame da parte dell'Assemblea.

Mi sembra che abbiamo risposto a quello che diceva prima il collega.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, molto brevemente, intervengo sull'ordine dei lavori, perché ho ascoltato, mio malgrado, l'intervento del collega di sinistra sulla presenza o meno del Governo, oggi, in Aula, in seno al question time.

PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, era sulla presenza della Ministra Calderone. Io ho già eccepito il fatto che il Governo avrebbe risposto. Quindi, non era sulla presenza del Governo.

WALTER RIZZETTO (FDI). Certo, l'ho ascoltata più che volentieri, tant'è vero che ci sarà, se non ricordo male, il Ministro Ciriani, che risponderà al question time. Vorrei ricordare al collega che è intervenuto sulla presenza o meno del Ministro del Lavoro, Calderone, oggi, in Aula, che il Ministro Calderone, ovvero il Ministro del Lavoro, non fugge da nulla. Semplicemente - e vi prego, colleghi, tramite lei, Presidente, di non fare una sterile polemica su quelle che sono delle vere e proprie tragedie - il Ministro Calderone si sta recando sul luogo dell'incidente di ieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), per portare la testimonianza del Governo, del Parlamento e anche della sua parte politica rispetto a un incidente drammatico che si è verificato.

Noi non scappiamo da nulla, ma, anzi, dopo qualche ora - non avremmo voluto farlo - ci rechiamo esattamente, in questo caso, a Suviana, in provincia di Bologna, per cercare di accertare tutto quanto si può accertare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle Imprese e del made in Italy, il Ministro della Cultura e il Ministro per i Rapporti con il Parlamento.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative per la riforma del settore della distribuzione dei carburanti, al fine di contenere l'aumento dei prezzi anche attraverso il taglio delle accise – n. 3-01128)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Gadda ed altri n. 3-01128 (Vedi l'allegato A).

La deputata a Gadda ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro Urso, nei primi giorni di aprile il prezzo alla pompa della benzina ha letteralmente sfondato la soglia dei 2 euro, e quindi credo che oggi sia opportuno, in quest'Aula, dare risposte ai cittadini e alle famiglie in un Paese che ha quasi il 90 per cento del trasporto su gomma. Se aumenta la benzina, non aumenta soltanto per i cittadini, ma aumenta anche per le imprese e alla fine sono sempre i cittadini a pagare.

Dall'altro lato, le aziende che gestiscono gli impianti della rete di carburanti lamentano rapporti di forza, azioni unilaterali fatte dalle compagnie petrolifere. Cosa state facendo per ridurre il prezzo della benzina, ma soprattutto per riformare un settore che avete promesso da tempo di riformare, e ancora non lo avete fatto.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il prezzo della benzina, che è stato su livelli molto bassi per 6 mesi, su livelli che variavano, 1,80 euro per la benzina e 1,75 euro per il gasolio, è salito a 1,91 euro per la benzina e a 1,81 euro per il gasolio. Quindi, ben diverso dal livello dei prezzi che ci siamo ritrovati noi, quando il Governo Draghi fu costretto, essendo stato lì sfondato il tetto di 2,30 euro, addirittura, a realizzare un taglio delle accise che costò un miliardo di euro al mese. Oggi, invece, siamo a un prezzo della benzina di 1,91 euro e a un tasso di inflazione, a marzo, di 1,3 per cento. Quando arrivammo al Governo, il tasso di inflazione era dell'11,8 per cento, oggi è dell'1,3 per cento.

Quando siamo arrivati al Governo il tasso di inflazione in Italia era il più alto d'Europa, ben superiore alla media europea, e oggi è il più basso tra i grandi Paesi dell'Europa, ben inferiore al tasso di inflazione della media europea. Stiamo andando oltre: nelle prossime settimane, insieme al Ministro Pichetto Fratin, presenteremo il progetto di riforma strutturale del settore dei carburanti. Abbiamo ascoltato tutte le associazioni e, sulla base anche delle loro esigenze, abbiamo predisposto un disegno di legge che prevede quello che da almeno 10 anni i cittadini, i consumatori e soprattutto i gestori dei rifornimenti attendono: il riordino organico del settore.

Il riordino prevede, sostanzialmente, tre linee direttrici. La prima linea riguarda la regolamentazione in maniera puntuale del regime di autorizzazione per l'attività di distribuzione dei carburanti, in modo da assicurare la necessaria qualificazione soggettiva dei gestori sul piano tecnico e morale. Il secondo obiettivo è l'esigenza di elevare i livelli di tutela e protezione delle condizioni lavorative e dell'esercizio di impresa degli operatori del settore - è proprio quello cui si riferivano gli interroganti - al fine di evitare situazioni di potenziale abuso di dipendenza economica nel rapporto tra i titolari degli impianti fornitori e i gestori degli impianti.

La terza direttrice - altrettanto e forse ancora più importante, perché si tratta anche di rispondere all'esigenza della transizione ecologica - di questo disegno di legge organico che presenteremo nei prossimi giorni in Consiglio dei ministri prevede l'esigenza di incentivare la bonifica e la riconversione degli impianti verso l'elettrico. In Italia abbiamo circa 20.000 rivenditori di carburante, a fronte, per esempio, della Germania, in cui ve ne sono circa la metà. Ebbene, prevedremo la bonifica e la riconversione degli impianti, di una parte degli impianti, verso l'elettrico, favorendo la chiusura dei punti vendita obsoleti e inefficienti. Insomma adotteremo finalmente quella legge di riordino del settore che i gestori - e anche certamente i cittadini ed i consumatori - attendevano da tanto tempo.

PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di replicare.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Italia Viva ci sarà se ci saranno una razionalizzazione e una modernizzazione della rete - e su questo noi siamo pienamente d'accordo - però mi consenta, signor Ministro, di ringraziarla perché oggi in quest'Aula lei ha confermato che non avete alcuna intenzione di ridurre le accise. Siete voi che l'avete promesso per tanti anni ai cittadini: ci sono innumerevoli video della Presidente del Consiglio Meloni e del Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini che promettevano agli elettori di ridurre le accise sulla benzina. Lei ha fatto riferimento al Governo Draghi: il Governo Draghi ha ridotto le accise, il Governo Draghi viveva un momento molto particolare del Paese post pandemia ed era appena avvenuta anche l'invasione della Russia in Ucraina, quindi un contesto geopolitico particolare.

Oggi siamo a un anno e mezzo dall'insediamento del vostro Governo e nulla è stato fatto in questo senso, tranne una cosa: avete messo dei cartelli. Il Consiglio di Stato vi ha detto che quei cartelli sui famosi prezzi medi non avevano una ratio, le aziende hanno fatto i loro investimenti e adesso probabilmente si farà un'inversione a U per andare indietro rispetto a una scelta che ha prodotto l'effetto contrario perché poi i prezzi - come ben sappiamo - si gestiscono sul territorio e quindi in realtà avete provocato l'effetto contrario di aver alzato i prezzi della benzina. È inutile che scuota la testa: i numeri ci dicono molto semplicemente che, per una macchina media di una persona normale, il carburante costerà in un anno oltre 1.700 euro; in un anno e mezzo è aumentata l'inflazione e il calo del potere d'acquisto delle famiglie è del 7,3 per cento - è inutile che scuota la testa perché chi ci sta ascoltando la quotidianità la vive - nel carrello della spesa tricolore che lei ha voluto e che non ha funzionato, infatti non ne parla più, e nei costi della benzina che non si sono abbassati, ma anzi sono aumentati…

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. L'inflazione è all'1 per cento!

PRESIDENTE. Ministro Urso.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). …e vedremo nel ponte del 25 aprile e del 1° maggio cosa succederà alle pompe di benzina (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Iniziative per la messa in sicurezza sismica dei luoghi di culto appartenenti alle diocesi romagnole – n. 3-01129)

PRESIDENTE. La deputata Tassinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01129 (Vedi l'allegato A).

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Nel febbraio 2022 le sette diocesi della Romagna hanno inviato al Ministero della Cultura le schede richieste in merito a 60 progetti in materia di messa in sicurezza antisismica dei luoghi di culto per essere ammessi al contributo, come previsto dal PNRR. Nell'allegato al decreto del segretario generale del 7/6/2022 non è risultato inserito alcun progetto delle diocesi della Romagna di competenza della soprintendenza di Ravenna, mentre sono stati approvati i progetti presentati alla soprintendenza dell'Emilia, creando di fatto una disparità di trattamento all'interno del territorio regionale.

Il 27 giugno del 2022 i vescovi romagnoli hanno scritto all'allora Ministro della Cultura evidenziando questa disparità di trattamento. Chiedo quindi quali siano gli intendimenti del Governo per porre rimedio a questa situazione descritta e se intenda valutare la possibilità di accogliere alcuni progetti presentati a suo tempo, anche attraverso ulteriori modalità di finanziamento, ponendo così rimedio alla disparità territoriale venutasi a creare.

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere.

GENNARO SANGIULIANO, Ministro della Cultura. Onorevole, la ringrazio per questa interrogazione. Nel periodo fra il febbraio e il marzo del 2022 - non ero io il Ministro della Cultura - sono pervenute numerosissime (circa 100) proposte di interventi direttamente da alcune diocesi dell'Emilia-Romagna. Con decreto del segretario generale n. 455 del 7 giugno del 2022 - non ero io Ministro all'epoca - sono state assegnate le risorse destinate alla sicurezza sismica dei luoghi di culto ed al restauro del patrimonio culturale (fondi ed edifici di culto) e sono stati destinati 240 milioni di euro per finanziare 257 interventi.

A seguito dei residui conseguiti nell'ambito dell'investimento 2.4 del PNRR Sicurezza sismica dei luoghi di culto, con mio decreto, il n. 378 del 20 novembre 2023, l'importo destinato alla linea di azione, realizzazione di adeguamento sismico dei luoghi di culto, torri e campanili dell'investimento 2.4, è stato elevato da 240 milioni a 400 milioni di euro. Conseguentemente sono state avviate le valutazioni da parte delle soprintendenze territoriali e della Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio per il finanziamento di ulteriori interventi, tra i quali, sicuramente, rientreranno ulteriori edifici di culto situati nei territori della Romagna. Appena sarà pronto l'elenco, lei potrà constatare la presenza di tanti luoghi di culto della Romagna.

PRESIDENTE. La deputata Tassinari ha facoltà di replicare.

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Ringrazio veramente il Ministro per questa risposta, perché si pone fine a una disparità di trattamento quasi imbarazzante del Governo precedente, anche perché, nell'ambito delle strutture ecclesiastiche previste, ci sono tante chiese che hanno anche una valenza di carattere storico e sociale. Abbiamo, ad esempio, a Forlì la cattedrale di Santa Croce, dove Sant'Antonio da Padova, il santo di origine portoghese e seguace di San Francesco, rivelò la sua dottrina di predicatore nel 1222. Parliamo anche della cattedrale della città di Ravenna, che fondamentalmente è la chiesa madre di quell'insieme di basiliche bizantine ricche di mosaici conosciuti in tutto il mondo, che formano il patrimonio mondiale dell'umanità UNESCO. Sempre nel forlivese abbiamo inserito fra i vari progetti il Santuario di Fornò, fondato tra il 1445 e il 1455. Non solo. Abbiamo anche tante basiliche dell'entroterra, quindi non solamente delle città. Faccio l'esempio della Basilica di Forlì, l'Abbazia di Sant'Andrea di Dovadola, che ospitò addirittura Dante Alighieri in esilio. Quindi, fondamentalmente, ritengo che questo intervento successivo sia assolutamente opportuno e necessario. Ringrazio nuovamente il Ministro, il Ministero e il Governo per la sensibilità manifestata.

(Iniziative volte a dare stabilità ai meccanismi di incentivazione fiscale a sostegno del comparto cinematografico e audiovisivo – n. 3-01130)

PRESIDENTE. La deputata Grippo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01130 (Vedi l'allegato A).

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie. Ministro, come abbiamo sentito dai tantissimi operatori del settore, negli ultimi mesi si sono susseguite dichiarazioni del Governo che hanno generato confusione e incertezza in merito alla volontà di mantenere e rafforzare il meccanismo del tax credit. Com'è noto, il tax credit è una forma di agevolazione che assegna un credito di imposta alle imprese del settore cinematografico e audiovisivo. Secondo il meccanismo varato nel 2016, si tratta di agevolazioni connotate da automaticità e diretta proporzionalità con le spese effettuate, che devono essere leggibili, effettivamente sostenute e pagate.

Ministro, al pari di analoghi investimenti, è un'agevolazione fiscale volta a generare un ritorno sul PIL - ne genera un ritorno importante - e non uno strumento filantropico utilizzato dallo Stato per sostenere la propria programmazione culturale. Pertanto, le chiediamo cosa intenda fare di questo strumento così prezioso.

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere.

GENNARO SANGIULIANO, Ministro della Cultura. La ringrazio per questa interrogazione. Il cinema - l'ho ribadito più volte - è una delle più alte e immediate espressioni culturali, forse quella meglio percepita dal grande pubblico e soprattutto dai giovani. Il suo valore è fuori discussione, soprattutto se consideriamo la sua prospettiva di filiera industriale, capace di generare ricchezza economica. Inoltre, il cinema esalta i nostri territori e le loro bellezze. L'Italia, sin dalle origini, è tra le eccellenze mondiali di questo comparto e vanta tra le migliori maestranze del settore.

Nel 2016, le risorse disponibili sotto forma di contribuzione diretta e di tax credit furono pari a poco più di 250 milioni di euro. Nel 2017, il fondo era di 400 milioni; nel 2021, lo stanziamento in legge di bilancio è stato di 636 milioni, poi è aumentato, nel 2022 e nel 2023, a 746 milioni. Al momento, le risorse sono invariate, fatta eccezione per un lieve taglio che vale per tutti gli ambiti del Ministero per esigenze di finanza pubblica. Non risulta che il settore stia rallentando, anzi, proprio per non bloccarlo, lo scorso mese di gennaio abbiamo aperto una finestra per poter presentare le nuove domande di finanziamento con le vecchie regole, cosa che ha permesso di far arrivare oltre 1.100 domande di finanziamento che il Ministero ha accolto proprio per lo spirito di collaborazione con il settore. Inoltre, dalla stessa Cinecittà arrivano notizie confortanti sull'utilizzo delle strutture.

Detto ciò, gli stessi operatori del settore e molte associazioni di rappresentanza riconoscono che il sistema ha generato alcune storture: film prodotti e finanziati misteriosamente e non ancora usciti, tantissimi film che hanno fatto segnare poche decine di spettatori in sala e mai trasmessi su piattaforme tv, film che, per aggirare gli obblighi di programmazione, sono passati in sala alle 8 del mattino, compensi esorbitanti per i registi, sia rispetto al costo complessivo dell'opera, sia rispetto al numero degli spettatori. Sorprende, altresì, che delle 459 opere cinematografiche sostenute attraverso il tax credit automatico, tra il 2022 e il 2023, oltre 345 non siano mai uscite in sala.

Riaffermo, in questa sede, il valore strategico delle risorse pubbliche dedicate al cinema con un correttivo che punti a maggiore efficienza, moralizzazione ed eviti gli sprechi.

PRESIDENTE. La deputata Grippo ha facoltà di replicare.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Ministro, apprezziamo la parte della sua risposta dove si dice che il tax credit continuerà e la invitiamo a fare una programmazione pluriennale, perché gli investimenti internazionali questo richiedono, ma la sua risposta, come le dichiarazioni dell'ultimo periodo, denuncia un profondo equivoco. Quando lo Stato attiva il tax credit, non sta facendo un atto filantropico. Lo Stato non è un produttore cinematografico. Il cinema è un comparto industriale, che contribuisce alla crescita del PIL in modo importante. Un euro investito in cinema ne genera 3,5. Non è dovere dello Stato decidere quale film deve fare l'industria, quella è responsabilità del settore, responsabilità degli autori e responsabilità dei produttori. La responsabilità dello Stato è quella di facilitare le procedure, dare certezza e rendere competitiva l'Italia sul piano internazionale in un comparto estremamente aggressivo e complesso.

Quando lei fa queste dichiarazioni, sicuramente, è in buona fede, come quando il Sottosegretario Mazzi dice che si producono troppi film in Italia e, quindi, sarebbe il caso di togliere i soldi, come, quando, a margine della finanziaria, viene detto: chissà che faremo fra qualche mese. Tutto ciò in un quadro mondiale nel quale - le faccio solo un accenno - Neom, la grande città che verrà costruita in Arabia Saudita, sta già pensando alle defiscalizzazioni con le quali, con strumenti virtuali, si potranno fare film ambientati al Colosseo, probabilmente in modo più facile che a Roma.

Ecco, lei deve pensare a un meccanismo competitivo, efficace, automatico e semplice per l'Italia, che non ha nulla da invidiare a nessuno, perché l'industria cinematografica italiana, che è sanissima, è fatta da 9.000 imprese e occupa 65.000 occupati diretti e indiretti, ha bisogno di essere trattata da industria adulta, come tutti gli altri settori, e non in modo caritatevole e pietoso.

(Iniziative per promuovere la figura di Giovanni Gentile in occasione dell'80° anniversario della sua morte – n. 3-01131)

PRESIDENTE. Il deputato Cangiano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti e altri n. 3-01131 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GEROLAMO CANGIANO (FDI). Grazie, Presidente. Il prossimo 15 aprile ricorrono gli ottant'anni dall'omicidio di Giovanni Gentile, giustiziato sotto casa sua dal braccio armato dei Gruppi di azione patriottica, ucciso per le sue posizioni ideologiche e di pensiero.

Giovanni Gentile è senza ombra di dubbio uno dei filosofi più lungimiranti del XX secolo, pensatore acuto e intelligente. Uomo di cultura, fu direttore scientifico dell'Enciclopedia Treccani, fondatore con Benedetto Croce della rivista La Critica, ma fu anche uomo di scuola. In questa veste, da Ministro dell'Istruzione, fu ideatore e promotore della prima organica riforma del nostro sistema scolastico e di istruzione, incentrata sulla libertà di insegnamento, come diritto e dovere di realizzare un principio auto-evidente in assoluto.

In virtù proprio della statura morale di uno dei personaggi più rappresentativi della nostra Nazione, si chiede quali iniziative si sia pensato di adottare per ricordarlo nell'80° anniversario della sua uccisione, per promuovere la memoria e per sensibilizzare la conoscenza da parte delle giovanissime generazioni di un uomo che oggi ricordiamo con il cuore.

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere.

GENNARO SANGIULIANO, Ministro della Cultura. Vorrei cominciare con le parole del professor Biagio De Giovanni: “Giovanni Gentile, filosofo fra i massimi del Novecento europeo, unì all'elaborazione costante del suo pensiero una vocazione di riformatore (…) e ripensò la tradizione italiana alla luce di queste attitudini”. Secondo Norberto Bobbio, invece, fu la più perfetta incarnazione dello spiritualismo italiano. Completerei con quanto scrisse Antonio Gramsci nel 1918: “Gentile è il filosofo italiano che più in questi ultimi anni abbia prodotto nel campo del pensiero”. Appare chiaro che Giovanni Gentile, insieme a Benedetto Croce, ha indubbiamente segnato la filosofia italiana del Novecento. Qualche anno fa l'Istituto della Enciclopedia italiana dedicò al pensiero di Croce e Gentile una gigantesca opera, con il contributo dei più insigni studiosi, coordinati dal professor Ciliberto.

Come lei ha ricordato, il filosofo venne assassinato il 15 aprile 1944, alle ore 13,30 da un commando dei GAP, guidato da Bruno Fanciullacci. L'azione venne disapprovata dal Comitato di liberazione nazionale della Toscana, con la sola esclusione del rappresentante del Partito Comunista. Tristano Codignola, esponente del Partito d'Azione e poi futuro deputato socialista, scrisse un articolo per dissociarsi da questa azione su La Libertà del 30 aprile 1944.

Questa mattina, insieme al Ministro Urso, abbiamo presentato il francobollo dedicato proprio a Gentile in occasione dell'80° anniversario della morte. Analoga iniziativa fu realizzata nel 1994, per il 50° della scomparsa.

Il ricordo della figura di Giovanni Gentile troverà un momento importante nella mostra “Scendere per strada. Giovanni Gentile tra cultura, istituzioni e politica” che aprirà a Roma all'Istituto Centrale per la Grafica il 16 aprile e che vede fra i componenti del comitato scientifico studiosi come Giuseppe Parlato, Simonetta Bartolini, Barbara Bracco, Massimo Bray, Massimo Cacciari, Alessandro Campi, Guido Melis, Marcello Pera, Francesco Perfetti, Alessandra Tarquini, Miguel Gotor e Gennaro Sasso; tutto in uno spirito che punta a ricomporre la memoria di questo filosofo.

PRESIDENTE. Il deputato Amorese ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO AMORESE (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia è decisamente soddisfatta delle risposte del Ministro Sangiuliano. Nella mostra che, come abbiamo letto nei quotidiani, verrà inaugurata lunedì, verranno riproposti anche la scrivania e l'ufficio del direttore scientifico della Treccani e cioè Giovanni Gentile. La suggestione che ci immaginiamo è che da quella scrivania siano nati idee e progetti che non hanno potuto essere seppelliti con l'omicidio del corpo del grande filosofo, perché, come ha ricordato l'onorevole Cangiano, la grande riforma epocale della scuola è sopravvissuta per decenni al grande filosofo, al grande storico, Giovanni Gentile; l'attualismo e l'umanesimo del lavoro sono sopravvissuti; l'Enciclopedia italiana è tuttora oggi in piedi, così come la Domus Mazziniana, la Scuola Normale di Pisa, il Centro nazionale di studi manzoniani, la Domus Galilaeana e potrei andare avanti per ore per raccontare un uomo che è stato ed è nel Pantheon dei grandi italiani.

Siamo contenti, come Fratelli d'Italia, che il Governo onori questa grande figura nell'80° anniversario del suo omicidio. Crediamo che sia stato il più grande filosofo del Novecento e che abbia dato forma alla cultura e all'identità italiana ed è per questo che siamo contenti di poterlo onorare e di rendergli questo tributo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Elementi e iniziative di competenza in ordine all'utilizzo appropriato da parte delle imprese della cosiddetta cassa straordinaria COVID e in ordine al recupero delle somme indebitamente percepite - n. 3-01132)

PRESIDENTE. Il deputato Fossi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Scotto ed altri n. 3-01132 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, la questione nella sua gravità è chiara ed evidente: durante il COVID, nel periodo più incerto e terribile della pandemia, mentre il Paese si fermava, migliaia di persone morivano e moltissimi medici e infermieri si sacrificavano per salvare vite, c'era chi ha utilizzato la tragedia per fare profitti illeciti, sfruttando e ingannando, peraltro, i dipendenti. Mi riferisco tra le altre, in particolare, al gravissimo quadro accusatorio che vede coinvolte due società di cui l'attuale Ministra del Turismo, Daniela Santanche', è stata amministratrice delegata. I reati ipotizzati, come sappiamo, sono gravissimi, ma qui c'è il solito doppiopesismo della destra quando si tratta di parlare di cittadini, di semplici cittadini, e magari di un Ministro o di una Ministra della Repubblica.

Il nostro Paese è sotto l'attenzione dell'Europa per le truffe al PNRR e per i ritardi di attuazione dei progetti. In questo quadro si inserisce il DEF, appena approvato dal Consiglio dei ministri, il cui contenuto rimarca soltanto la flessione del PIL e la crescita del debito pubblico.

Alla luce di tale evidenza appare necessario provvedere con la massima sollecitudine al recupero delle risorse impropriamente percepite per la Cassa COVID, magari con la stessa solerzia e sollecitudine con cui avete voluto istituire la Commissione d'inchiesta sul COVID in maniera - dico io e assumendomene la responsabilità - strumentale politicamente.

Chiediamo, quindi, al Ministro quali iniziative…

PRESIDENTE. Concluda.

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). …siano state intraprese ad oggi nei confronti di società che hanno impropriamente usufruito della cassa COVID.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Innanzitutto intendo precisare che rispondo in vece della collega Calderone, che è doverosamente presente in queste ore a Suviana a rappresentare, anche con la sua presenza, il dolore e la vicinanza del Governo e il ringraziamento per l'attività svolta dai soccorritori.

Venendo al merito del quesito, ritengo, in via preliminare, sottolineare che vi è la completa attenzione del Ministro del Lavoro in merito alla verifica della corretta e legittima fruizione da parte delle società che abbiano fatto richiesta degli strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori. I poteri di verifica in materia sono prevalentemente in capo all'INPS, in particolare per ciò che riguarda la valutazione della legittimità delle concessioni degli ammortizzatori sociali. L'Istituto ha, dunque, attuato tutte le ordinarie azioni di verifica amministrativa mediante attività di controllo preventivo e automatizzato in ordine all'esistenza e all'operatività delle aziende richiedenti con dipendenti, alle tipologie e alla correttezza contributiva delle stesse e alla circostanza che i lavoratori interessati e gli strumenti di tutela fossero alle dipendenze delle imprese prima dell'entrata in vigore dei vari provvedimenti legislativi in materia.

Nell'ipotesi di richiesta di pagamento diretto da parte dell'Istituto ai lavoratori è stata verificata, inoltre, la congruità dei dati riferiti e la corrispondenza tra i nominativi dei lavoratori inseriti nelle istanze di accesso ai trattamenti e quelli dei beneficiari dei pagamenti.

Trascorsa la fase del lockdown, che non ha consentito di attivare alcuna verifica ispettiva, sono state riavviate le attività di vigilanza orientate a verificare la legittimità della fruizione delle varie tipologie di ammortizzatori sociali autorizzati, doverose, queste attività, al fine di salvaguardare l'equilibrio finanziario del sistema previdenziale. In particolare, si è proceduto a verificare il corretto comportamento delle aziende che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni COVID negli anni 2021 e 2022, in ottemperanza ai relativi piani di vigilanza documentale e ispettiva, al fine di consentire l'eventuale recupero delle somme indebitamente corrisposte e l'adozione delle opportune misure.

A conclusione di tali verifiche in caso di accertamento di eventuali irregolarità l'istituto potrà pertanto provvedere ad avviare le conseguenti azioni, ivi compreso il recupero delle somme indebitamente percepite nei confronti di società che abbiano impropriamente usufruito degli ammortizzatori sociali previsti durante l'emergenza COVID. Il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, per quanto di sua competenza, continuerà a indirizzare la propria azione verso la massima trasparenza e il rispetto delle disposizioni in materia di trattamento di integrazione salariale.

PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di replicare.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, lei non ci ha fornito un dato e nemmeno un numero. Allora, glieli fornisco io, perché sono dati della Camera, dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Il 27 per cento del totale di quelle autorizzate - Cassa COVID - è stato oggetto di truffa, di appropriazione indebita.

Parliamo di 2,7 miliardi di euro che, come lei ben sa, signor Ministro, in una condizione difficile per le finanze pubbliche fanno anche un po' comodo. Aggiungo un elemento: voi stessi avete approvato, l'8 giugno 2023, dunque quasi un anno fa, un ordine del giorno presentato dal Partito Democratico dove, partendo dal caso Visibilia, che ha un nome e cognome: Ministra Daniela Santanche', impegnavate il Governo a fare tutte le verifiche necessarie, a recuperare le risorse e a sanzionare quelli che avevano truffato.

Lei non ci ha dato nessun dato e nessuna risposta. Io non voglio esagerare dal punto di vista della polemica, però una cosa mi sembra chiara, signor Presidente, cioè che questo capitolo non lo volete toccare. Chi tocca quei fili muore, evidentemente, perché i legami all'interno della maggioranza e dentro al Governo e dentro al partito più grande di questo Paese al momento sono troppo solidi. Sono legami ministeriali, ma sono legami anche con alte cariche dello Stato…

PRESIDENTE. Concluda.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). …e, dunque, ancora una volta avete salvato la Ministra Santanche' (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative per assicurare la comunicazione dell'esito delle candidature relative alla seconda edizione del Fondo nuove competenze e per l'avvio della terza edizione del medesimo Fondo - n. 3-01133)

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi n. 3-01133 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, signor Ministro, in un'epoca di grandi trasformazioni, come quella che stiamo vivendo, un sostegno essenziale per le imprese è il Fondo nuove competenze, perché permette alle aziende di adeguarsi ai nuovi modelli organizzativi in risposta alle transizioni ecologiche e digitali soprattutto. È un Fondo essenziale per la formazione del personale e per la riconversione del personale. È stato attivato con un decreto nel 2021 ed è stato rifinanziato nel 2022 con un miliardo di euro a valere sul REACT-EU, ma nella seconda edizione ci sono state alcune criticità: le domande sostanzialmente risultano ancora in attesa, ovvero non si sa se hanno avuto riscontro o meno nell'accoglimento o se è stata rigettata l'istanza. Il Sottosegretario Durigon si è espresso a favore del Fondo, della sua importanza e anche di un rinnovo con una terza edizione.

Siamo, quindi, a chiedere a lei e al Governo cosa intendete fare, quali misure mettere in atto per assicurare la comunicazione dell'esito di tutte le candidature della seconda edizione e, soprattutto, le misure per attivare una repentina apertura della terza edizione di questo Fondo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, per aver sollevato un quesito concernente il Fondo nuove competenze, che è un utile strumento di politica attiva, come è stato ricordato, volto a favorire la formazione dei lavoratori e delle lavoratrici, con l'opportunità di acquisire nuove e maggiori competenze e di dotarsi degli strumenti per adattarsi alle mutate condizioni del mercato del lavoro.

Con specifico riferimento, Presidente, all'avviso del Fondo nuove competenze, sentita l'autorità di gestione, posso affermare che tutte le istanze sono risultate conformi alle disposizioni dello stesso e sono state istruite e definite con il supporto di Sviluppo Italia Lavoro. Per quanto riguarda le ulteriori istanze non ancora definite, si chiarisce che si tratta di istanze che presentavano difformità formali, in alcuni casi integrate dai datori di lavoro, rispetto alle prescrizioni dell'avviso. Posso assicurare che tali specifici casi saranno valutati entro la fine del mese di aprile, nel rispetto del favor partecipationis e ferme restando le prescrizioni dell'avviso.

Per quanto concerne l'attivazione della terza edizione del Fondo nuove competenze voglio precisare che questo Governo ha investito molto nella formazione dei lavoratori e continuerà a farlo. Confermo, infatti, che il Programma nazionale Giovani, donne e lavoro, cofinanziato dal Fondo sociale europeo Plus, prevede la priorità del finanziamento del Fondo nuove competenze con una dotazione di circa 800 milioni.

Ciò posto, considerata l'importanza di offrire ai lavoratori le opportunità di acquisire nuove e maggiori competenze, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali intende attivare tempestivamente un tavolo di governance con le parti datoriali e sindacali, al fine di valutare gli esiti degli interventi precedenti. Il tavolo di confronto appare necessario anche in relazione alle procedure previste dal Programma nazionale Giovani, donne e lavoro, propedeutico all'emanazione del bando relativo all'avvio della terza edizione del Fondo nuove competenze.

Concludo, pertanto, assicurando l'onorevole interrogante che vi è la ferma volontà del Ministero del Lavoro a realizzare la nuova edizione di questo utile strumento, per favorire il più possibile percorsi formativi di accrescimento della professionalità dei lavoratori.

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, siamo soddisfatti, molto soddisfatti, della sua risposta, perché noi crediamo che in Costituzione siano inseriti princìpi fondamentali: il diritto e il dovere al lavoro. Ma, contestualmente, la politica e le istituzioni devono dare risposte. Per Noi Moderati la risposta sul tema del lavoro è: “no assistenzialismo”, perché il salario non lo può dare un decreto; ma la conciliazione famiglia-lavoro, perché, oltre al diritto e al dovere del lavoro, c'è anche il diritto a essere mamma e a essere papà; e poi la formazione, perché è necessario avere le competenze. Ci sono centinaia di migliaia di posti di lavoro, che devono avere soddisfazione per le competenze tecniche che, certe volte, non vengono soddisfatte. E il Fondo nuove competenze è importante per le imprese, perché il mondo cambia, ci sono nuovi modelli organizzativi e produttivi, e cambia anche con riferimento a come lo stesso mondo del lavoro chiede competenze e chiede risposte da un punto di vista produttivo. Il digitale e il green sono importanti, ma non solo. Ci sono mestieri che ancora hanno bisogno di essere scoperti, in altri ambiti e il Fondo nuove competenze su questo ha dato risposte. Nella prima edizione, devo dirle che qualche saldo manca ancora. Nella seconda edizione ci ha dato risposte: verranno coperte definitivamente tutte le domande adeguate rispetto ai criteri stabiliti nel Fondo nuove competenze. Per quanto riguarda la terza edizione, ci ha dato una risposta importante: verrà fatta, è importante e ciò è ancora più significativo se rivolta ai giovani e alle donne, nell'ambito del lavoro, quindi vuol dire che si andrà oltre i settori digitale e green, che sono importanti e sui quali dovevamo essere moderni e adeguati, ma non possiamo dedicarci solo a questo. E credo che il Governo, in questo modo, stia dando la giusta risposta alle imprese, ai lavoratori e al nostro Paese.

(Chiarimenti in ordine all'emanazione del bando relativo alla terza edizione del Fondo nuove competenze - n. 3-01134)

PRESIDENTE. La deputata Nisini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01134 (Vedi l'allegato A).

TIZIANA NISINI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, in parte ho già sentito la risposta. Grazie per quello che ha detto prima.

Il Fondo nuove competenze è entrato nel nostro ordinamento nel 2020, per far fronte a un periodo di grande difficoltà post-COVID per imprese e lavoratori. È uno strumento di politica attiva, che ha avuto un grande riscontro ed è andato in aiuto di tante imprese, consentendo loro di dedicare formazione ai propri lavoratori. Rispetto agli anni precedenti, c'è stata una dotazione molto importante di questo Fondo.

Per quanto riguarda l'emanazione del bando della terza edizione, tutti i settori coinvolti stanno aspettando con trepidazione, perché hanno necessità di programmare la formazione proprio per questi percorsi di formazione e ricollocazione dei dipendenti, che tanto è servita per questo Governo, che ha dedicato importanti risorse alla formazione, mettendo da parte l'assistenzialismo.

Noi siamo qui, a chiedere, a nome delle imprese e delle associazioni datoriali, quali siano i tempi per l'emanazione del terzo bando.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli onorevoli interroganti, che pongono un ulteriore quesito concernente l'importante tema dell'emanazione del bando relativo alla terza edizione del Fondo nuove competenze.

Colgo l'occasione per ribadire l'importanza di tale strumento, volto a migliorare e a consentire ai lavoratori di acquisire nuove competenze, mettendoli in grado di stare al passo con un mercato del lavoro in continua trasformazione. Si tratta di un intervento che completa il Piano nazionale di nuove competenze previsto dal PNRR.

Pertanto, si ribadisce l'impegno del Ministero del Lavoro ad avviare, nel più breve tempo possibile, i passaggi necessari per rendere operativa la terza edizione del Fondo nuove competenze. A tale scopo, segnalo nuovamente che è già in programma l'attivazione di un tavolo di governance con le parti datoriali e sindacali, al fine di valutare gli esiti degli interventi precedenti, con particolare riferimento alla finalità del Fondo, ossia, come ricordato, l'incremento delle competenze dei lavoratori per fare fronte alle necessità delle imprese e alle esigenze dettate dalla transizione al digitale ed ecologica.

PRESIDENTE. La deputata Nisini ha facoltà di replicare.

TIZIANA NISINI (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la risposta. Siamo soddisfatti. Pur non essendoci ancora un tempo certo per l'emanazione della terza edizione, siamo soddisfatti innanzitutto perché gli sono stati dedicati quasi 800 milioni mentre, nelle edizioni precedenti, le risorse erano limitate e il bando si era trasformato, di fatto, in un click day. Quindi grazie, perché le aziende ne hanno necessità ma, in particolar modo, ne hanno necessità i lavoratori per rimanere al passo con i cambiamenti del mondo del lavoro. Bene che ci sia un tavolo di confronto, un tavolo di governance tra associazioni datoriali e associazioni dei lavoratori, proprio perché, seppure i fondi siano stati limitati e siano stati utilizzati nella prima e nella seconda edizione, è anche vero che sono state sollevate delle criticità in alcuni settori. In particolar modo, nel mondo del turismo è stato più volte evidenziato il fatto che, con un turnover elevato dei lavoratori, quindi con lavoratori stagionali, le aziende dovevano mantenere il capitale di formazione all'interno dell'azienda, in quanto molto spesso un lavoratore terminava la formazione per cessazione del lavoro o per malattia o per fine stagione e quella parte di formazione non poteva essere recuperato da chi subentrava. Quindi, bene questo tavolo, in modo che vengano messe sul tavolo tutte le criticità evidenziate nelle passate elezioni del Fondo nuove competenze, per riuscire a dare migliori risposte a quelle categorie che avevano espresso numerose criticità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative di competenza in relazione allo stato di agitazione proclamato dai sindacati dei lavoratori dell'ENEL - n. 3-01135)

PRESIDENTE. La deputata Barzotti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pavanelli ed altri n. 3-01135 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, oggi la interroghiamo su quello che sta accadendo in Enel. Come sa, è una partecipata di Stato, che vede lo Stato azionista per il 23,6 per cento. Nel 2023, Enel ha ottenuto un utile netto pari a 6,5 miliardi, quindi ha fatto un più 20,7 per cento rispetto al 2022. Nonostante ciò, i sindacati stanno denunciando da tempo che le politiche aziendali sono tutte concentrate a contenere la spesa e questo contenimento si fa tagliando sul lavoro, esternalizzando, lasciando a casa le persone e riducendo drasticamente la qualità del lavoro e le tutele, con orari di lavoro spezzati e anche un ridimensionamento dello smart working, senza una visione per il bene del Paese e con una incapacità di creare valore. Per questo la interroghiamo, per capire se intenda assumere posizioni volte a garantire i lavoratori impiegati da ogni peggioramento del livello occupazionale, nel quadro di auspicate politiche industriali che siano maggiormente orientate al processo di transizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Sul quesito posto dall'interrogante, sono stati acquisiti elementi utili alla risposta dagli uffici tecnici di Enel e dalle competenti direzioni generali del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e del Ministero delle Imprese e del made in Italy. Quindi, sul punto rappresento che, lo scorso 13 febbraio, alla presenza dei rappresentanti dei sopracitati Ministeri, si è tenuta una riunione tra i vertici della società e le rappresentanze sindacali, per lo svolgimento del tentativo di conciliazione a fronte del dichiarato stato di agitazione. Allo stato, si registra una impossibilità di pervenire a una soluzione conciliativa tra le parti. Per tale ragione, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha invitato le organizzazioni sindacali dei lavoratori a ridurre al minimo i disagi per l'utenza, secondo le finalità previste e prescritte dalla legge n. 83 del 2000. Secondo i dati forniti dalla società, con particolare riferimento al piano industriale per il triennio 2024-2026, le reti di distribuzione risultano un asset strategico per il raggiungimento degli obiettivi posti dalla transizione energetica. Il gruppo Enel ha infatti pianificato investimenti per circa 35,8 miliardi di euro, di cui circa 18,6 miliardi nelle reti, con una concentrazione degli investimenti in Italia pari a circa 12,2 miliardi, garantendo un aumento del 47 per cento rispetto al triennio 2021-2023.

Il costo totale per il personale per l'anno 2023 è risultato pari a 5.030.000.000 di euro. Il piano industriale presentato alle organizzazioni sindacali prevede circa 1.000 nuovi ingressi, nuove forme di premialità legate agli obiettivi aziendali, maggiore flessibilità dell'orario di lavoro e maggiore flessibilità operativa. Per quanto riguarda le condizioni di welfare aziendale, la società ha dichiarato che in relazione allo smart working la convergenza generale delle grandi imprese nazionali va verso una presenza in azienda per circa il 60 per cento del mese per coloro che svolgono attività pienamente remotizzabili. ENEL Spa ha affermato di garantire 9 giorni mensili di smart working e ampia flessibilità di fruizione da parte dei dipendenti.

Concludo rappresentando che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, nell'ambito delle competenze istituzionali attribuite, è disponibile a fornire supporto tecnico necessario alle parti affinché si giunga ad un accordo che consenta di tutelare i livelli occupazionali e di garantire condizioni di welfare aziendale adeguate.

PRESIDENTE. La deputata Pavanelli ha facoltà di replicare.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, ovviamente non ci troviamo soddisfatti dalla risposta in quanto, da una parte, ci dice che non c'è modo di conciliare, al tavolo con tutte le parti sociali, le questioni dei lavoratori e dell'azienda e, dall'altra, ci fa però un elenco di situazioni che sono esattamente opposte a quelle che stanno denunciando i sindacati. Oggi, abbiamo 32.000 lavoratori che sono in stato di agitazione per tutto il mese di aprile e hanno già annunciato 2 manifestazioni, 2 giornate di sciopero. Questo significa che, evidentemente, le parole che ci ha detto, che sembrerebbero rassicurare, in realtà non vanno nella direzione della vera rassicurazione. Quando parla, tra l'altro, di 1.000 ingressi sappiamo che 500 di questi ingressi sono di una società che è stata rilevata da Enel e che si tratta comunque di un ingresso che era preventivato e che anche gli altri 500 erano preventivati nel piano industriale della società.

Oggi, ripeto, abbiamo 32.000 lavoratori che sono in stato di agitazione, sono preoccupati per il loro futuro, sono preoccupati anche per la messa a terra del PNRR, sono - e lo siamo tutti noi - preoccupati anche per quanto riguarda l'asset strategico nazionale, cioè la messa a terra della transizione energetica nel nostro Paese. Un piano che sicuramente è ambizioso, dove ci ritroviamo in ritardo riguardo alle rinnovabili anche perché dobbiamo correre per poter giungere alla neutralità climatica richiesta e sottoscritta dal nostro Paese, sia in Europa sia con tutti gli accordi internazionali. Ecco, questi lavoratori sono preoccupati anche per il nostro futuro dal punto di vista energetico che è comunque un asset strategico del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza volte all'innalzamento del livello delle retribuzioni, anche al fine di recuperare il divario con gli altri Paesi europei - n. 3-01136)

PRESIDENTE. L'onorevole Mari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01136 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Utilizzerò il minuto a disposizione per ricordare alcuni dati che motivano la nostra interrogazione al Governo: 5.700.000 di lavoratori dipendenti percepiscono una retribuzione media inferiore a 11.000 euro lordi; 2.000.000 di dipendenti hanno salari medi inferiori a 17.000 euro l'anno; oltre la metà dei rapporti di lavoro cessati nel 2022 ha una durata fino a 90 giorni; 7.000.000, anzi, quasi 8.000.000 di dipendenti sono discontinui; oltre 2.000.000 di lavoratori sono part time; 5.500.000 di lavoratori hanno guadagnato l'equivalente mensile di 850 euro e 2.000.000 di dipendenti, invece, arrivano a 1.200 euro al mese.

Questa è la condizione delle retribuzioni in Italia, in questo momento. La domanda è quella ricordata da lei: vogliamo sapere quali sono le iniziative che intende assumere il Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente, la questione che hanno sollevato gli onorevoli interroganti è sicuramente di particolare rilievo. Si tratta, infatti, di un tema sul quale il Ministero del Lavoro sta ponendo la massima attenzione. Infatti, proprio in tale direzione vanno le misure già introdotte, come, ad esempio, gli sgravi contributivi e gli specifici incentivi che hanno rimesso in moto il circuito produttivo, favorendo assunzioni e contratti stabili, in particolare, con l'occupazione di giovani e di donne. Alla luce della situazione economica del nostro Paese e delle ripercussioni sia sui settori produttivi che sui lavoratori, il Governo sta intervenendo sul mercato del lavoro con misure volte a determinare un aumento del potere di acquisto come, ad esempio, il taglio del cuneo fiscale. È noto che il Governo intende stimolare la professionalità dei lavoratori promuovendo percorsi formativi che possano accrescere le competenze e, conseguentemente, le retribuzioni per lavoro stabile e di qualità. Il Governo continuerà, anche dando seguito agli indirizzi del Parlamento, a impegnarsi nel perseguire l'obiettivo di assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi equi e dignitosi, rafforzando la contrattazione collettiva e stimolando il rinnovo dei contratti collettivi scaduti. Al contempo, occorre prevedere strumenti volti a favorire il progressivo sviluppo della contrattazione di secondo livello, con finalità adattive, anche per far fronte alle esigenze diversificate derivanti dall'incremento del costo della vita. Altro importante e ambizioso obiettivo da raggiungere è disciplinare modelli di partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili di impresa, fondati sulla valorizzazione dell'interesse comune tra i lavoratori e l'imprenditore alla prosperità dell'impresa.

Concludo, pertanto, sottolineando l'importanza del tema oggetto dell'interrogazione e confermando l'intenzione di proseguire nell'azione di Governo volta a intraprendere ogni iniziativa concreta ed efficace che possa contribuire al miglioramento retributivo dei lavoratori e delle lavoratrici, attraverso un dialogo istituzionale serio e trasparente, basato su un confronto aperto e costruttivo tra tutti gli attori coinvolti.

PRESIDENTE. Il deputato Mari ha facoltà di replicare.

FRANCESCO MARI (AVS). Ministro, la nostra non era una domanda da un milione di dollari. Era una domanda riferita a quella che consideriamo la vera, più grande emergenza di questo Paese. Forse la differenza tra voi e noi sta nell'articolo. Non dubito che per voi sia un problema, per noi è il problema. È quello di cui bisogna occuparsi in questo momento, non di condoni, non di francobolli, non di occupazione dell'informazione; bisogna prendere di petto la questione della capacità delle famiglie italiane di arrivare alla fine del mese. Il Ministro Urso, rispondendo a un'altra interrogazione, precedente, ha detto che l'inflazione, in effetti, nel periodo che va dall'insediamento del Governo a oggi, è significativamente scesa, si è ridotta. Questo è un dato eclatante, perché rispetto a questa diminuzione dell'inflazione, non c'è stato il recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni. Le retribuzioni italiane non hanno recuperato potere d'acquisto e, quindi, questo è il punto. Noi l'abbiamo perso, negli ultimi trent'anni, e non ci sono misure del Governo volte a recuperarlo o ad adeguarlo. Questa è l'Italia che raccontate, ma che non c'è: raccontate un'Italia che non c'è.

Un anno fa avete fatto un decreto 1° maggio che non ha cambiato esattamente niente dal punto di vista della vita quotidiana delle lavoratrici e dei lavoratori. Serve il salario minimo, serve un reddito di cittadinanza, serve la lotta alla precarietà, in particolare, negli appalti. Non servono misure spot, non serve la guerra, a pezzi, contro il lavoro, serve prendere di petto questa questione, perché non ci sono emergenze in questo Paese al livello di quella delle retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori che non riescono ad arrivare alla fine del mese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Prima di sospendere la seduta, vorrei salutare studenti e insegnanti del liceo delle scienze umane Duca degli Abruzzi, di Ozieri, Sassari, e studenti e insegnanti dell'Istituto omnicomprensivo di Torre Orsaia, in provincia di Salerno (Applausi). Ricordo loro che abbiamo esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e, quindi, erano presenti in Aula i deputati interessati e il Governo, che ha risposto. Tra breve riprenderanno i lavori, con il seguito degli argomenti e delle votazioni.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,15 con lo svolgimento della commemorazione della tragedia della Moby Prince.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,20.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Commemorazione del 33° anniversario della tragedia del traghetto Moby Prince.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea). Care colleghe e cari colleghi, ricordiamo oggi, con profonda e immutata commozione, le vittime della tragedia del traghetto Moby Prince. La sera del 10 aprile 1991, esso entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo, nella rada del porto di Livorno. A causa del devastante incendio sviluppatosi in seguito all'impatto e al conseguente sversamento di un'enorme quantità di greggio, morirono 140 persone, tra passeggeri e membri dell'equipaggio. Solo un uomo si salvò.

Nella triste ricorrenza del 33° anniversario del disastro, esprimo, dunque, ai familiari delle vittime la vicinanza e la solidarietà della Camera dei deputati e mia personale.

A distanza di tanti anni, non si è ancora fatta piena luce sulle cause e sulle responsabilità del più grave incidente della storia della Marina mercantile italiana.

Continuare a cercare la verità è un dovere morale delle istituzioni non solo nei confronti delle vittime e dei loro familiari, che, con la loro associazione, non hanno mai smesso di battersi per ottenere giustizia per i loro cari, ma anche del Paese intero.

In questi anni, il Parlamento ha manifestato attenzione e sensibilità per questa vicenda rimasta irrisolta, istituendo, nella XVII e nella XVIII legislatura, due Commissioni parlamentari d'inchiesta.

Proprio per portare avanti il prezioso lavoro di indagine e rispondere ai tanti interrogativi rimasti ancora senza risposte, anche in questa legislatura si è proceduto con la ricostituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta.

Ritengo che sia questo il modo migliore per onorare il debito di verità e giustizia nei confronti delle tante vite perse, rinnovando, al tempo stesso, l'impegno della politica e delle istituzioni a mantenere alta l'attenzione sul tema della sicurezza della navigazione, affinché simili tragedie non si verifichino più. Invito ora l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Frijia. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA FRIJIA (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, ci troviamo oggi a commemorare la tragedia della motonave Moby Prince, avvenuta nella rada del porto di Livorno nella tarda serata di 33 anni fa, un dramma, Presidente, che, ancora oggi, rimane la più grande tragedia della nostra Marina civile. E in questo momento di profondo cordoglio voglio portare la vicinanza di Fratelli d'Italia ai familiari delle vittime di quell'immane disastro.

La sera del 10 aprile del 1991 - lo ha detto bene lei prima, Presidente - il traghetto di linea Moby Prince, in partenza da Livorno e diretto ad Olbia, entrò in rotta di collisione con la petroliera Agip Abruzzo.

La causa dell'incidente venne attribuita fin da subito a un errore del comandante della Moby Prince, morto, purtroppo, nel disastro, e a una presunta fitta nebbia improvvisa, salvo poi prendere atto, grazie a successive e ulteriori testimonianze, che la visibilità era buona e in plancia, a pilotare il traghetto, c'era uno dei migliori comandanti in circolazione (Applausi). Anche i soccorsi, evidentemente, furono tardivi e mal coordinati, visto come furono ritrovate le vittime di quell'incidente, con addosso i giubbotti di salvataggio, pronte ad attendere i soccorsi.

Una vicenda, quindi, che, fin da principio, sulla ricostruzione dei fatti, lasciò campo libero a crepe, che furono conseguenze di frettolose e superficiali ricostruzioni riportate dalla stampa e poi negli atti processuali.

Nel 2006, la procura di Livorno decise di riaprire le indagini in seguito alle richieste dei legali dei figli del comandante Chessa, senza raggiungere, però, risultati concreti. Grazie alla caparbietà dei familiari delle vittime e alla sensibilità delle istituzioni, nel 2015 nacque la prima Commissione d'inchiesta, e poi la successiva Commissione nel 2021.

Il lavoro delle Commissioni è culminato in una relazione finale che ha smontato molte delle verità ipotizzate in quegli anni nei processi e posto nuovi e inquietanti interrogativi.

Oggi, Presidente, la terza Commissione d'inchiesta, istituita a ottobre del 2023, di cui mi onoro di fare parte, sarà impegnata a concludere quel lavoro impostato dalle Commissioni precedenti, accertando rigorosamente quanto è accaduto e verificando, anche con metodo scientifico, ogni operazione compiuta e qualsiasi azione abbia rallentato o ostacolato l'accertamento delle responsabilità.

Perché, Presidente, il Parlamento italiano non può accettare che i familiari delle vittime di questo disastro restino con l'amara sensazione di una mancata verità e giustizia, che lascerebbe solo dolore e rimpianto.

Presidente, da abitante di una città di mare e colpita da questa tragedia, devo confessare che questa vicenda, ancora senza risposte, mi colpisce profondamente, così come tanti italiani. Voglio ricordare - sono di La Spezia - che uno dei membri dell'equipaggio era spezzino. Lo stesso comandante Chessa, benché sardo, nacque proprio a La Spezia.

E, allora, Presidente, ritengo che il modo migliore per onorare chi ha perso la vita sulla Moby Prince sia restituire alle vittime, ai loro familiari e alla Nazione intera, come lei ha ben detto nel suo intervento, la verità su ciò che è accaduto. Voltaire disse: “Ai vivi dobbiamo rispetto, ma ai morti dobbiamo solo la verità”. È quello che cercheremo di fare anche con questa terza Commissione (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Presidente, care colleghe e cari colleghi, il 10 aprile 1991, nella rada del porto di Livorno, alle ore 22,25, il traghetto passeggeri Moby Prince della compagnia Nav.Ar.Ma., appena partito con direzione Olbia, e la petroliera Agip Abruzzo, ancora nella rada del porto, entrarono in collisione. Quello che sappiamo è che la prua del traghetto squarciò una delle cisterne del greggio trasportato e da quello scontro si incendiò tutto lo scafo. Nonostante la vicinanza al porto, l'incendio fuori controllo provocò ingenti danni sia alla petroliera che al traghetto.

Rimangono ancora ignoti anche i motivi del mancato coordinamento della gestione del soccorso delle vittime e delle procedure, delle modalità e dei mezzi con cui sono stati organizzati e attuati i soccorsi in mare in relazione alle disposizioni allora vigenti, perché, paradossalmente, fu anche a causa dei soccorsi, in ritardo e maldestri, che il bilancio delle vittime fu così drammatico. Il mayday del traghetto si era infatti perso nel vuoto per ore. Della Moby Prince si salverà soltanto una persona, sul resto cala ancora il buio.

Quella che stiamo commemorando oggi non è soltanto una tragedia immane che ha mietuto 140 vite, è il più grande incidente, come diceva lei, Presidente, della storia della navigazione civile italiana, il più grande disastro sul lavoro della nostra Nazione. È un episodio sul quale, dopo 33 anni, non è stata fatta ancora luce. Il percorso giudiziario ha visto nel 1998 l'assoluzione di tutti gli imputati nel primo grado e poi la dichiarazione della prescrizione in appello, quindi la riapertura dell'inchiesta nel 2006 e la successiva archiviazione nel 2010. Rimane soltanto aperto un fascicolo per strage a carico di ignoti, aperto solo perché non è prescrittibile.

Non siamo nel secondo dopoguerra ma negli anni Novanta. Vi erano già strumenti tecnologici diffusi, era maggiore la trasparenza delle informazioni, vi erano tutti i presupposti per poter ricostruire, in breve, la certa cronologia degli eventi. Se ripercorriamo quello che fu detto, non solo nelle ore successive alla tragedia ma anche nelle prime udienze in tribunale, risulta evidente che tutto fu cercato meno che la verità. Inizialmente, fu data la colpa alla nebbia, una nebbia che non c'era. Nessuna nebbia, dissero subito e ripeterono i vari testimoni che erano stati sentiti, ma fu incolpato dell'incidente il comandante della nave, che si sarebbe distratto. Fu accusato anche l'equipaggio, che si disse chiaramente che era impegnato a guardare in TV la partita di calcio tra Juventus e Barcellona, semifinale di ritorno di Coppa delle Coppe. Furono infangati l'onore e la professionalità dei lavoratori, capri espiatori perfetti per quella circostanza.

In questo quadro così desolante, chi non si è mai arreso, in questi oltre 30 anni, sono le famiglie delle vittime. Hanno combattuto spesso da sole per cercare la verità dei fatti, per non arrendersi alle risposte di circostanza, per rendere omaggio alla memoria e all'onore dei propri cari.

Le Commissioni d'inchiesta parlamentare delle scorse legislature - qui voglio ringraziare, Presidente, i componenti delle precedenti Commissioni, l'ex presidente Silvio Lai e Andrea Romano - hanno lavorato in questi anni, insieme a tutti i componenti, per trovare la verità. Di fatto, passi in avanti sono stati fatti ma va ammesso con oggettività e obiettività, anche rispetto ad altri organismi similari spesso veicoli di propaganda politica, che quelle Commissioni hanno scalfito questo muro di gomma. Il lavoro è stato accurato e sufficiente per chiedere di riaprire le indagini. È stato appurato come l'inchiesta della magistratura archiviata nel 2010 non abbia, infatti, preso in considerazione alcuni elementi emersi in seguito, oggi accertati. La ricostruzione delle sentenze, che parla di uno scontro tra petroliera e traghetto avvenuto per un banco di nebbia, è stata smentita, smentita nel dettaglio, a partire dal punto della collisione. Le due sentenze dicono che la petroliera era in un luogo consentito, ma le coordinate indicate la fanno ricadere in un'area vietata. Quindi cosa ci faceva l'Agip Abruzzo? Senza dimenticare il mistero delle navi americane. Non lontano da Livorno era situata, come sapete benissimo, la base USA di Camp Darby e quella notte almeno 7 navi militari trasportavano armi. Questi sono tutti dati certi, comprovati da testimonianze, documenti e tracciati radio.

È tempo, Presidente, di chiarire questi misteri, la verità è oggi più vicina. La nuova Commissione di inchiesta, che ha appena iniziato i lavori, ha un compito importantissimo e una grande responsabilità di fronte alla memoria delle vittime, di fronte alle famiglie - ringrazio per essere qui, nelle tribune, il presidente dei familiari Luchino Chessa - e soprattutto di fronte al Paese intero (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montemagni. Ne ha facoltà.

ELISA MONTEMAGNI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il 10 aprile 1991, ormai 33 anni fa, la Moby Prince entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno. L'incendio che ne scaturì provocò la morte di 140 persone. L'unico superstite che venne recuperato fu Alessio Bertrand, il mozzo della nave. Quindi, in quella tragedia morirono 140 persone, tra passeggeri e membri dell'equipaggio.

Oggi, ricordiamo chi non c'è più, consapevoli che la ferita è ancora aperta per la mia, per la nostra Toscana, ma per l'Italia tutta. La verità deve essere ancora accertata, giustizia non è stata fatta e sappiamo che le Commissioni d'inchiesta che si sono succedute negli anni hanno portato a galla elementi importantissimi su cui è doveroso lavorare con la Commissione d'inchiesta, la terza, che si è appena insediata e di cui mi onoro di fare parte, insieme alla collega Nisini e al collega Barabotti, come gruppo Lega.

La finalità è comune: lavoriamo compatti su un unico obiettivo, quello della ricerca della verità. Ovviamente, oggi voglio manifestare la mia vicinanza e quella di tutto il gruppo Lega- Salvini Premier ai familiari delle vittime di questa strage, in particolare a Loris Rispoli, che lottando - e chi lo conosce sa con quanta tenacia e quanta forza - ha perso prematuramente la salute, e voglio ricordare anche Angelo Chessa che ci ha lasciati. Tante sono state le manifestazioni e le iniziative per la verità e la giustizia. È nitido davanti agli occhi lo striscione che riporta la frase “140 morti e nessun colpevole”. Ad oggi, infatti, di questo stiamo parlando, di una verità non emersa e di una giustizia che non è ancora stata fatta.

Da consigliere regionale, nel 2016, durante l'approvazione di una mozione che tendeva a sostenere l'iniziativa della Commissione di inchiesta parlamentare e a mettere in campo qualsiasi strumento per ricordare le vittime ed aiutare i familiari e chi cercava la verità, mi venne donata una maglietta che sopra portava una scritta che tutti conosciamo bene: “#iosono141”. Quella maglietta la custodisco per ricordarmi ogni giorno che “io sono 141”, che noi tutti siamo 141 e che non dobbiamo fermarci, nonostante tanti anni siano passati, per ricercare la verità, dare dignità a chi non c'è più e dare risposte, che sono doverose, a tutti coloro che le aspettano da troppo tempo. È evidente, ed è già stato detto in quest'Aula, quanto gli errori giudiziari che sono emersi abbiano impattato anche sulla dignità di alcune persone che erano a bordo della Moby Prince, additate come colpevoli. Ovviamente, non solo di queste persone dobbiamo e stiamo ristabilendo la dignità ma abbiamo anche il dovere morale, come istituzioni, di dare delle risposte all'Italia tutta e di dimostrare che noi come istituzioni ci siamo e non abbandoniamo i nostri cittadini, nonostante i tanti anni e nonostante la memoria possa affievolirsi. La terremo viva e combatteremo insieme a loro (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Ci troviamo a 33 anni dalla tragedia del Moby Prince, per commemorare le 140 vittime di questo disastro navale, il più grave disastro della marina mercantile. La sera del 10 aprile 1991, il traghetto Moby Prince entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo al largo della costa di Livorno. L'incidente provocò un incendio che avvolse la nave, intrappolando i passeggeri e l'equipaggio a bordo. C'erano persone che stavano tornando a casa dopo una vacanza, c'erano persone che stavano andando a trovare i propri cari, c'erano persone che stavano semplicemente viaggiando per lavoro, studenti, lavoratori e lavoratrici, nonne e nonni, figlie e figli. Le vittime del Moby Prince provenivano da tutta Italia, erano persone di tutte le età, con le loro storie e i loro sogni e con le loro storie e i loro sogni anche le storie e i sogni dei loro familiari.

Le famiglie delle vittime del Moby Prince hanno combattuto da sole per decenni per ottenere verità e giustizia. Mi sia consentito, Presidente, di ringraziarle, perché è grazie alla loro tenacia, al loro desiderio di verità e giustizia, che questo Parlamento, seppure ancora non del tutto, ha potuto fare luce sull'unica nebbia che ha offuscato questa tragedia: la nebbia dei depistaggi, della non collaborazione, dell'omertà. Restano ancora fuori le carte della commissione interna di Agip Abruzzo, restano ancora fuori i dati satellitari di USA e Russia, i dati satellitari militari che non ci hanno mai fornito. Resta ancora l'incertezza di che cosa fosse, che cosa facesse, chi ci fosse su una terza nave che non sappiamo esattamente che caratteristiche avesse.

Per amore della verità, questo Parlamento ha un vero e proprio debito di gratitudine verso i familiari delle vittime, per amore della verità abbiamo il dovere di continuare il lavoro delle precedenti Commissioni d'inchiesta. La tragedia del Moby Prince è stata un evento devastante, una strage che ha colpito le vittime e le loro famiglie, ma anche l'intera comunità di Livorno e l'intero Paese. Le immagini dell'incendio e del fumo che si levavano dalla nave sono ancora vivide nella nostra memoria.

Nel corso degli anni, ci sono state molte domande senza risposta su questa tragedia: cosa ha causato la collisione? Perché i soccorsi sono stati così lenti? Chiediamocelo ancora. Le 140 vittime non sono decedute tutte contemporaneamente. I passeggeri sono sopravvissuti molte ore. Questi fatti testimoniano, forse, lo dico da medico, il più grande e drammatico depistaggio di questa vicenda: la perizia medico legale del “morti tutti in mezz'ora”, così fu scritto nella perizia medico legale. Si poteva scrivere: non riusciamo a stimare il tempo di sopravvivenza, invece, fu scritto esplicitamente “mezz'ora”. I familiari delle vittime hanno capito che forse non potevano fidarsi nemmeno dei medici. È terribile, da questo punto di vista. È come smettere di credere nella scienza.

Perché la verità non è mai stata completamente chiarita? Molte domande restano ancora senza risposta. Io sono onorato di far parte di questa Commissione d'inchiesta, il MoVimento 5 Stelle l'ha voluta nella XVII e nella XVIII legislatura e l'ha voluta anche in questa legislatura. Oggi, ci uniamo alle famiglie delle vittime nel ricordare i loro cari, nel chiedere la verità e che finalmente sia fatta luce su questa vicenda drammatica, direi, anche scandalosa. Non dimenticheremo mai le 140 persone che hanno perso la vita in questa tragedia. La loro memoria continuerà a vivere nei nostri cuori (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tenerini. Ne ha facoltà.

CHIARA TENERINI (FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, oggi, non commemoriamo soltanto le 140 persone che hanno perso la vita nella più grande tragedia navale del nostro Paese. Oggi, a 33 anni dal disastro del Moby Prince, ricordiamo anche che l'Italia non ha reso giustizia a quelle vittime, ai loro familiari e a tutti coloro che hanno subito le conseguenze di quel drammatico incidente. Non aver ancora stabilito con certezza tutte le cause e le responsabilità del disastro del 10 aprile 1991 è un vulnus per la nostra democrazia, che la nuova Commissione d'inchiesta dovrà sanare. Ora, è il momento della verità sul disastro del Moby Prince.

Le due Commissioni già istituite dal Parlamento, in Senato nel 2015 e alla Camera nel 2021, hanno certamente compiuto passi in avanti. Il percorso che bisogna affrontare per fare chiarezza su ogni aspetto di quella tragedia è complesso e richiede un impegno congiunto delle istituzioni. Tuttavia, il Parlamento ha il dovere di fare piena luce sul terribile disastro che si è verificato nelle acque di Livorno, un disastro che, ancora oggi, rappresenta una ferita per un intero territorio, per una comunità, per tutti coloro che chiedono con forza giustizia per le vittime. Questo è il compito che attende la nuova Commissione d'inchiesta sul disastro del Moby Prince. Rendere giustizia alle 140 persone, tra passeggeri ed equipaggio, che persero la vita significa scrivere una parola definitiva sulle circostanze che hanno portato alla loro morte dopo ben 33 anni.

La prima Commissione d'inchiesta ha stabilito alcuni punti fermi: ha escluso la nebbia come causa della collisione tra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo; ha sottolineato come gli accordi assicurativi, sottoscritti dopo l'incidente, abbiano influenzato l'indagine e ha evidenziato la plusvalenza, pari a 20 miliardi, realizzata dall'armatore; soprattutto, ha accertato il mancato coordinamento dei soccorsi, anche sulla base dei risultati della perizia medico-legale, secondo la quale le vittime sono sopravvissute per ore dopo la collisione. Ciononostante, nel 2020, il tribunale civile di Firenze ha rigettato la richiesta di risarcimento dei familiari delle vittime.

Anche grazie alla mobilitazione che ne seguì, la Camera ha istituito una seconda Commissione d'inchiesta che ha stabilito ulteriori certezze, ovvero che la petroliera si trovava nell'area di divieto di ancoraggio e che la collisione è stata causata da una turbativa esterna della navigazione, ovvero da una terza nave in movimento. Tuttavia, l'interruzione forzata dei lavori della Commissione ha impedito di approfondire tutti gli altri aspetti della tragica vicenda. Ora è necessario proseguire l'attività fin qui svolta dal Parlamento, accertando, una volta per tutte, la verità sul disastro del Moby Prince. Le Associazioni 140 e 10 aprile si battono senza sosta per chiedere che venga fatta giustizia. Ai familiari delle vittime vanno il nostro pensiero e la nostra vicinanza in questa tragica ricorrenza.

Colleghi, il nostro deve essere un impegno solenne: andare fino in fondo per accertare le cause, i coinvolgimenti e le responsabilità, per indagare sulle opacità, sulle omissioni e sui tentativi di depistaggio. Ora - lo ripeto - è il momento della verità. La Commissione dovrà verificare le comunicazioni radio intercorse, i tracciati radar e quelli satellitari, le condotte di tutti i soggetti coinvolti anche successivamente al disastro, le modalità di soccorso e le circostanze con le quali sono stati organizzati. Dovrà accertare le eventuali correlazioni tra l'incidente e i traffici illegali di armi o di rifiuti tossici dalla Somalia, i termini dell'accordo tra l'armatore del Moby Prince e la società Snam ENI, con particolare riferimento alle perizie sulla base delle quali furono erogati gli importi alle compagnie e ai familiari.

Voglio ringraziare il presidente Pietro Pittalis, che oggi è presente alla commemorazione a Livorno e rappresenta questa istituzione e la Commissione d'inchiesta, di cui mi onoro di fare parte. Lo dico da cittadina di quel territorio, che oggi, con il cuore più che mai, è nella sua Livorno, e lo dico da componente della Commissione d'inchiesta: dobbiamo lavorare con un solo obiettivo, che è quello di fare piena luce su una delle più gravi ferite del nostro Paese. Lo dobbiamo alla memoria delle 140 vittime, ai loro familiari, ai cittadini che chiedono giustizia, al desiderio di verità che tutti condividiamo. Vorrei che quella scritta, che campeggia da anni a Livorno su uno striscione, “Moby Prince, 140 morti nessun colpevole”, resti soltanto una vergognosa e tristissima pagina, perché la verità e la giustizia sono inderogabili (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Il 10 aprile 1991, era sera tarda quando, al largo di Livorno, si verificò il più grande disastro marittimo del dopoguerra. 33 anni fa, 33 anni di ricerca della verità, 33 anni di lavoro per ricostruire la vicenda storica, ma, purtroppo, 33 anni di lati oscuri in ordine alle cause e alla responsabilità. C'è, ancora oggi, l'esigenza di chiarezza e di verità, un'esigenza che non ha paternità, che non è della maggioranza né dell'opposizione.

Sappiamo che tonnellate di greggio causarono la morte di ben 140 persone. Sappiamo che, a poche miglia dal porto di Livorno, ci fu la collisione con la petroliera ancorata nella rada del porto. Vicende giudiziarie giunsero a sostenere che la causa fu un errore umano, altre vicende giudiziarie si chiusero, parlando di cause altre, tra cui una fitta nebbia (ma non c'era nebbia e, invece, c'è nebbia sulla vicenda).

Le due precedenti Commissioni parlamentari hanno evidenziato lacune, incongruenze e soprattutto contraddizioni e, quel che più fa male, interferenze. La prima, quella del Senato nel 2015, chiuse i lavori, escludendo, appunto, i banchi di nebbia e parlando di ritardo nei soccorsi e lacune nel coordinamento dei soccorsi stessi.

La seconda, quella della scorsa legislatura, che si è chiusa perché si erano prematuramente chiusi i lavori della legislatura stessa, rappresentò, appunto, che vi erano incongruenze e lacune nelle vicende giudiziarie e, quindi, un percorso tutto ancora da verificare, perché, tra l'altro, la conduzione e come era stato portato avanti il percorso del traghetto rispondeva a prudenza e a diligenza. È emerso, piuttosto, che c'era, con ogni probabilità, un terzo natante - questo con una certezza quasi assoluta - che ha generato il disastro. Quindi, c'è un'assoluta necessità di ricerca della verità, dell'accertamento delle cause, della responsabilità, con elementi e circostanze da verificare.

Importante sarà il lavoro della terza Commissione, di cui anch'io mi onoro di far parte, presieduta dal collega Pittalis. Proveremo a non vanificare il lavoro delle due Commissioni precedenti. Sarebbe una perdita di credibilità del Parlamento e sarebbe tradire la nostra funzione che, nel caso specifico, è quella dell'accertamento della verità. Lo chiedono le famiglie, ma non solo: lo chiede il dovere che abbiamo, senza preconcetti e senza condizionamenti, di far luce definitiva sulla vicenda. Oggi, però, al netto di tutto ciò, va il nostro ricordo alle vittime, il nostro cordoglio e il nostro abbraccio alle loro famiglie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, come è già stato giustamente sottolineato, oggi ricordiamo la più grave sciagura della storia della marineria civile italiana, ma anche la più grave strage sul lavoro della nostra storia repubblicana, poiché sulla Moby Prince morirono 65 lavoratrici e lavoratori impiegati sul traghetto, insieme a molti altri che stavano andando da Livorno alla Sardegna per esigenze professionali. Furono, in tutto, 140 le vittime. Sono passati 33 anni da quel 10 aprile 1991, quando, alle 22,25, nella rada del porto di Livorno il traghetto passeggeri Moby Prince, della compagna Navarma, appena partito verso Olbia, e la petroliera Agip Abruzzo, ancorata inspiegabilmente in prossimità dell'uscita del porto, entrarono in collisione. La prua del traghetto squarciò una delle cisterne del greggio trasportato e si scatenò un incendio e, nonostante la vicinanza del porto, l'incendio divampò, fuori controllo, provocando ingenti danni sia alla petroliera che al traghetto. Tutte le 30 persone di equipaggio a bordo della petroliera, però, furono soccorse e poste in salvo. Devastante fu, invece, il bilancio sul traghetto Moby Prince: delle 141 persone a bordo rimase in vita solo un superstite, il mozzo Alessio Bertrand.

Attraverso gli accertamenti svolti dalle Commissioni d'inchiesta sappiamo che la ricostruzione fattuale fatta propria dalle sentenze è stata fortemente falsata, perché, vedete, come ho già avuto modo di dire in quest'Aula, durante il dibattito sull'istituzione della nuova Commissione d'inchiesta, questa è una storia di insabbiamenti, boicottaggi, testimonianze dubbie e contraddittorie, sentenze completamente fuori asse. Ma, grazie alla tenacia dei familiari delle vittime, a cui rivolgiamo un pensiero affettuoso, in particolare a Luchino Chessa, che oggi è qui presente, l'esito della sentenza è stato ribaltato.

Il lavoro delle Commissioni d'inchiesta - le cui verifiche dovranno essere portate a termine dall'ultima Commissione, di cui mi onoro di far parte, istituita in questa legislatura su proposta dell'onorevole Pittalis, che oggi la presiede - dovrà finalmente restituire la verità a chi resta, completare, sulla scia tracciata dalle precedenti Commissioni, il lavoro avviato e consegnare un quadro limpido all'autorità giudiziaria, a cui spetterà, infine, il compito di realizzare la giustizia, giustizia che i familiari delle vittime, anche dopo 33 anni dall'evento, non hanno mai smesso di chiedere, con forza.

I procedimenti giudiziari inizialmente diedero la colpa della collisione alla nebbia. La descrissero impenetrabile, al punto da rendere invisibile l'Agip Abruzzo, una petroliera lunga 350 metri e alta 7 piani, perfettamente illuminata, che era alla fonda in quel preciso punto, da un giorno intero. Ma, nel corso delle indagini e del processo di primo grado, qualcuno iniziò a sollevare dubbi e testimoni parlarono di fumo che bruciava gli occhi e la gola e non di nebbia. Nonostante questo, il comandante Ugo Chessa divenne il capro espiatorio perfetto. Pilotava il traghetto e, soprattutto, era morto nell'incendio, quindi non poteva difendersi. Lo accusarono di aver portato il traghetto fuori dal porto, sulla rotta per Olbia, a una velocità troppo elevata, per imprudenza, confidando nella propria trentennale esperienza di uomo di mare e, tuttavia, facendosi cogliere impreparato da quel bizzarro fenomeno atmosferico, mai visto prima da quelle parti, che avrebbe reso il porto un luogo irriconoscibile e sinistro persino per chi, come lui, abituato a navigare anche su tratte transoceaniche, lo percorreva da anni. Incredibile, poi, che nessuno dell'equipaggio si fosse accorto di quel colosso di lamiera e petrolio. Era distratto, si disse. Quella sera si giocava una partita di calcio importante. Altra negligenza del comandante Chessa, dissero, che consentì a gran parte dei mariti di attardarsi nella sala comune per tifare la Juventus, che giocava contro il Barcellona. Il ritrovamento delle salme e il loro posizionamento all'interno del traghetto, però, mostrano una precisa organizzazione dell'emergenza. È chiaro quindi - e ci tengo a ribadirlo nuovamente, oggi, in quest'Aula - che tutto l'equipaggio del traghetto si sia comportato in modo eroico, approntando la nave in assetto antincendio, nell'attesa che giungessero i soccorsi, purtroppo mai arrivati. L'abnegazione dell'equipaggio è dimostrata inequivocabilmente dal fatto che nessuno si sia messo in salvo abbandonando la nave e i passeggeri. Ognuno è rimasto al proprio posto, fino alla fine. Molte verità sono state svelate, ma non tutte.

Purtroppo, a causa della prematura chiusura della XVIII legislatura, la Commissione, presieduta dall'onorevole Romano, non ha potuto portare a termine l'inchiesta, che dovrà quindi essere proseguita dalla nuova Commissione. C'è da verificare perché la petroliera si trovasse in prossimità dell'uscita dal porto. C'è da verificare il mistero della sua provenienza e del suo carico. C'è da identificare una terza nave presente nel porto al momento dell'impatto. Ci sono i segreti della vicina base americana di Camp Darby e i tracciati radar, sempre negati alle autorità italiane, sui quali ci auguriamo che questa Commissione possa fare luce.

Concludo, Presidente, con l'auspicio che la determinazione dei familiari delle vittime e la loro sete di verità vengano finalmente soddisfatte. È compito della politica e dovere dello Stato fare piena luce su questa strage e restituire alle vittime del Moby Prince e ai loro familiari la giustizia che meritano. E questo sarà il nostro impegno (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tirelli. Ne ha facoltà.

FRANCO TIRELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, ricordare quanto avvenuto la notte del 10 aprile 1991 a bordo del Moby Prince, a seguito della collisione con la petroliera Agip Abruzzo non è una commemorazione come le altre. Prima di tutto, perché è stata definita come la più grave tragedia della marineria italiana in tempo di pace. In secondo luogo, perché è una vicenda che presenta ancora tanti lati oscuri, sui quali va fatta chiarezza. Chiarezza e ricerca della verità sono, signor Presidente, i princìpi che guidano la Commissione d'inchiesta istituita presso la Camera dei deputati, proprio con l'obiettivo di continuare il lavoro svolto dalle precedenti Commissioni istituite sulla tragedia del Moby Prince.

Istituire una Commissione su quanto accaduto e dedicare una parte dei lavori del Parlamento a questa vicenda non è solo un atto dovuto nei confronti dei familiari delle 140 persone che persero la vita in tale funesta occasione, ma è l'affermazione di un principio di fondo: un caso di tali proporzioni non può rimanere insoluto, non può rimanere una zona grigia, senza un chiaro accertamento della verità dei fatti, in ogni singolo aspetto. Non lavorare per ricercare la verità significherebbe negare princìpi di fondo di uno Stato democratico. È vero, i soggetti coinvolti sono tanti e diversi, si aprono anche piste di indagine sul piano internazionale. È vero, anche che il lasso di tempo trascorso dalla tragedia rende le attività ancora più difficoltose. Ma la ricerca della verità non si può fermare di fronte a tali ostacoli. Lo Stato non può fermarsi davanti a tali ostacoli. Prima di ogni altra cosa, per lo Stato vi è la tutela dei propri cittadini e la ricerca della giustizia per i familiari di quanti hanno perso la vita la notte del 10 aprile 1991. Lo dobbiamo anche a quanti, in questi anni, anche il Parlamento, hanno lavorato affinché si accertassero cause e responsabilità. Per questo, oggi, signor Presidente, è il giorno del ricordo, ma è anche il giorno in cui dobbiamo assumerci, ancor di più, la responsabilità di andare fino in fondo a una tragedia che ha ferito profondamente il nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Presidente, ha fatto caso quante volte, in quest'Aula, nel corso dell'anno, ci alziamo per occasioni analoghe? Non c'è un altro Paese, in Occidente, nel quale siano così tante le occasioni del genere. È accaduto proprio 2 o 3 settimane fa, con il trentennale dell'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, una vicenda che, chissà, magari è collegata a quella di oggi, oppure ogni 16 marzo, ogni 9 maggio, ogni 23 maggio, ogni 19 luglio, ogni 12 dicembre, eccetera.

Non esiste un altro Paese in cui ci siano stati così tanti episodi oscuri come in Italia, in cui hanno perso la vita decine e centinaia di nostri connazionali, che abbiano scosso così tanto la coscienza collettiva. E questo avviene nonostante non abbiamo mai vissuto una guerra civile nei decenni che ci separano dalla fine della Seconda guerra mondiale, non abbiamo mai avuto un golpe, non abbiamo mai avuto una dittatura, come è successo in altri Stati dell'Unione europea. Tutte le volte che accadono queste vicende, noi siamo stretti sempre in un mare di retorica, che è importante ma dopo un po' risulta anche stucchevole, e alla fine siamo stretti fra Scilla e Cariddi, siamo stretti fra chi crede che ci sia un complotto ovunque, a volte anche con accenti quasi comici, e che, in questo modo, porta discredito a chiunque voglia invece genuinamente conoscere la verità, e chi crede, invece, che tutto quello che ci hanno sempre raccontato sia per forza, automaticamente, necessariamente e ineluttabilmente vero, e chiunque sogni di metterlo in discussione è un pazzo complottista che sta dietro una tastiera, nascosto da un nickname. Questo modo di gestire queste vicende è esattamente il motivo che ci impedisce di arrivare a conoscere la verità sulla nostra storia.

C'è anche un'altra modalità, quella di pensare che su queste vicende sia possibile una verità giudiziaria. Io credo che non lo sia, che non lo sia più. Queste vicende fanno parte della storia, non della cronaca giudiziaria, e se mai questo Paese riuscirà ad arrivare a una ragionevole verità su tutti i buchi oscuri della sua storia, non sarà con una sentenza di tribunale ma sarà con una presa d'atto storica. Noi non abbiamo idea di cosa successe la notte del 10 aprile 1991, così come non abbiamo idea di cosa successe veramente in tutti gli altri episodi, alcuni dei quali ho ricordato. In mezzo ci stanno 140 persone, in questo caso, che hanno perso la vita e i loro familiari, e in mezzo ci sta un Paese che non ha ancora compreso appieno. Infatti, l'altra cosa che accade - pensando al 2 agosto, accadrà anche quest'anno, Presidente - è che, invece di renderci conto che non abbiamo la più pallida idea di quello che è avvenuto realmente quella mattina, diremo “comunisti e fascisti”. Capiterà così. Nel frattempo, chiunque abbia perpetrato quelle cose nel nostro Paese, sul territorio nazionale o da fuori, se la riderà sotto i baffi, perché osserverà un Paese che, ancora una volta, fallisce nel rendersi conto che, senza la verità sul proprio passato, non si comprende il presente e non si sarà mai in grado di costruire il futuro (Applausi).

PRESIDENTE. Voglio anche ricordare che la Camera dei deputati oggi è rappresentata dal presidente della Commissione di inchiesta sulle cause del disastro della nave Moby Prince, onorevole Pittalis, accompagnato dal vicepresidente, Giorgio Fede, che ringrazio, alle iniziative in corso presso la città di Livorno per rendere omaggio alle vittime in occasione del trentatreesimo anniversario della tragedia, iniziative alle quali naturalmente la Presidenza della Camera dei deputati ha concesso il patrocinio.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 17,10 con il seguito della discussione delle mozioni in materia di politiche del lavoro, con particolare riguardo alle iniziative volte alla lotta al precariato.

La seduta, sospesa alle 17, è ripresa alle 17,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non è la prima volta che capita, ovviamente la pazienza deve appartenere a tutti, ma sono 20 minuti di ritardo, senza alcuna motivazione.

Credo che ci debba essere il rispetto di quest'Aula. Oggi, è già una giornata particolare, perché la Ministra del Lavoro, che aveva annunciato la sua presenza per tempo al question time, ha poi disertato. Aggiungiamo questo. Ovviamente, nessuna colpa alla Sottosegretaria Siracusano. Dopodiché iniziamo una fase dei lavori con un Sottosegretario che avrebbe dovuto dare i pareri, il collega Durigon; probabilmente, aveva altri impegni. Insomma, Presidente lo dico con una battuta: non siamo proprio l'ultima ruota del carro. Vorremmo almeno metterci a metà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Lei ha tutte le ragioni del mondo. Sentiamo la Sottosegretaria Siracusano, se è pronta per i pareri.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Soltanto per rivolgere le scuse per questo ritardo. Io, ovviamente, attendo il Vice Ministro Bellucci, che darà il parere, anche perché, visto il tema, è giusto che ci sia il Vice Ministro competente. Ha soltanto avuto un piccolo contrattempo ed è in arrivo. Quindi, mi scuso per questo, ma non è voluto: un piccolo contrattempo sopravvenuto.

PRESIDENTE. Di quanto tempo ha bisogno il Governo, chiedo scusa?

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Si tratta di minuti, mi comunicano.

PRESIDENTE. Quindi, sospendiamo, comunque, la seduta?

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, magari, per 5 minuti possiamo sospendere.

PRESIDENTE. Sta bene. Pertanto, sospendiamo la seduta per 5 minuti e riprenderà alle ore 17,35.

La seduta, sospesa alle 17,31, è ripresa alle 17,45.

Si riprende la discussione delle mozioni in materia di politiche del lavoro, con particolare riguardo alle iniziative volte alla lotta al precariato.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito dell'esame delle mozioni Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00265 (Nuova formulazione), D'Alessio ed altri n. 1-00269, Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00271, in materia di politiche del lavoro, con particolare riguardo alle iniziative volte alla lotta al precariato.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono state presentate la mozione Faraone ed altri n. 1-00273 e un'ulteriore nuova formulazione della mozione n. 1-00265, e che il rappresentante del Governo è intervenuto per l'espressione dei prescritti pareri relativamente alle mozioni nn. 1-00265, n. 1-00269, n. 1-00271.

(Ripresa parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere anche sulla mozione Faraone n. 1-00273.

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere favorevole alle premesse espungendo i capoversi relativi ai nn. 2), 3), 5), 6), 7), 8), 9) e 10) e poi i nn. 19), 20), 21), 22), 23) e 24). Gli altri capoversi delle premesse, invece, vengono lasciati integralmente.

Per quanto riguarda, invece, gli impegni del Governo si dà parere favorevole, ma con le seguenti riformulazioni. All'impegno n. 1), “valutare l'opportunità di rafforzare le misure normative esistenti al fine di favorire il superamento del lavoro precario, anche mediante la previsione di incentivi alle imprese per l'assunzione a tempo indeterminato”. L'impegno n. 2) si riformula così: “valutare l'opportunità di prorogare il taglio del cuneo contributivo per i redditi più bassi anche per gli anni successivi al 2024”. All'impegno n. 3), “valutare l'opportunità di rafforzare le misure relative alla transizione 5.0, con particolare riferimento alle innovazioni tecnologiche, alla digitalizzazione dei processi aziendali e al miglioramento della sicurezza dei lavoratori”.

L'impegno n. 4) è: “valutare l'opportunità di rafforzare le misure esistenti in materia di riqualificazione dei lavoratori volta all'acquisizione di competenze in ambito informatico e digitale, necessarie all'impiego aziendale delle nuove tecnologie”. L'impegno n. 5) è: “valutare l'opportunità, in presenza della necessaria copertura finanziaria, di introdurre misure volte a favorire la defiscalizzazione e decontribuzione degli utili derivanti dalla contrattazione di secondo livello”. L'impegno n. 6) è: “valutare l'opportunità di rafforzare le disposizioni volte a favorire l'occupabilità delle donne vittime di violenza e le misure previdenziali e assistenziali volte a sollevarle dallo stato di bisogno”. L'impegno n. 7) è: “valutare l'opportunità di rafforzare gli incentivi a favore delle imprese che praticano politiche virtuose, a favore della parità di genere e l'occupazione dei giovani, donne e disoccupati di lungo periodo” (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). L'impegnò n. 8) è “valutare l'opportunità di rafforzare le misure volte a rendere pienamente effettivo il diritto al lavoro sancito dalla Carta costituzionale, con particolare attenzione ai lavoratori fragili”. L'impegno n. 9) è: “valutare l'opportunità di introdurre una modifica della disciplina in materia di lavoro agile, sentite le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro”.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente, è importante questo dibattito e quindi ringrazio i colleghi del gruppo del Partito Democratico per averlo promosso e per aver promosso la loro mozione che, devo dire, fa comprendere tanto in materia di politiche del lavoro e anche dell'evoluzione che c'è stata rispetto a ciò che vuol dire essere riformisti, in questo Paese. Qualche tempo fa, ad esempio, quando esisteva una CGIL riformista, quelli come Landini erano una sorta di minoranza rumorosa, ma irrilevante. E all'interno di quel sindacato - anche quando il sindacato ha smesso di essere cinghia di trasmissione dei partiti di sinistra - ha manifestato la sua autonomia, con conflitti che ci sono stati. Io ne ricordo uno, ad esempio: 1997, quando era segretario del PDS, Massimo D'Alema. D'Alema disse, dal palco, in un congresso, che i sindacati devono stare vicino ai lavoratori. Non devono restare fuori dalle fabbriche, dai luoghi di lavoro con una copia del contratto nazionale di lavoro in mano. Lo dichiarava D'Alema che, allora, da riformista, si scontrava con Cofferati che cercava, in materia di lavoro, invece, di resistere rispetto a un impianto conservatore. Oggi, invece, Presidente, Landini, quella che era la minoranza rumorosa della CGIL, quando la CGIL era riformista, ha preso il comando di quell'organizzazione sindacale. E devo dire, Presidente, ed è la cosa che mi preoccupa di più, leggendo la mozione dell'onorevole Scotto, mi rendo conto che ha preso anche il comando e la leadership del più grande partito d'opposizione di sinistra di questo Paese, che sostanzialmente si contende questo guru, Landini, con il MoVimento 5 Stelle e la sinistra in questo Parlamento, che però coerentemente stanno da quella parte lì.

Ma ciò che è più incredibile, Presidente, è che non abbiamo nemmeno avuto il tempo di compiacerci del fatto che i sindacati non fossero più cinghia di trasmissione dei partiti, perché credo sia importante, storicamente, per questo Paese che alcuni partiti siano diventati cinghie di trasmissione dei sindacati, che è ancora più preoccupante rispetto alla storia dell'Italia. Io lo dico perché, sinceramente, leggendo la mozione del Partito Democratico, firmata anche dal MoVimento 5 Stelle e dalla sinistra, apprezzo per la coerenza - me ne rendo conto - il collega Scotto, perché Scotto lasciò il Partito Democratico proprio in virtù delle cose che ha scritto in questa mozione. Mi riferisco ai tanti passaggi della stessa, come la contrarietà al Jobs Act, la messa in discussione delle riforme previdenziali che vi sono state in questo Paese, in questi anni, a cui naturalmente possiamo sommare anche ciò che non vi è scritto, ossia il reddito di cittadinanza e tutta una serie di altre questioni. Quindi, sinceramente la sua firma ci sta, è ben messa ed è il motivo per cui io non sto più in quel partito, ad esempio, signor Presidente. Quello che, però, mi colpisce è come facciano a firmare questa mozione tutti quei colleghi del Partito Democratico che, con me, hanno sostenuto le riforme di quegli anni, ossia il Jobs Act, Industria 4.0; vale a dire, questa mozione sostanzialmente smonta un impianto riformista che in questo Paese è stato portato avanti e, di fatto, gli stessi firmatari e sostenitori di quell'impianto oggi firmano la mozione Scotto, che dice l'esatto contrario. Quindi, bene, Scotto, sei coerente. Bravo. Il problema sta nel fatto che tanti altri colleghi non capisco come possano sostenere queste tesi. Ancor di più, signor Presidente, perché alla base di questa mozione vi è la tesi del segretario della CGIL, quando dice che il Jobs Act ha generato precarietà in questo Paese, che è smentita dai dati Istat, non da Davide Faraone, da Italia Viva o da Renzi; dai dati Istat.

Guardando una prospettiva più a lungo termine, da febbraio 2014 a febbraio 2024, in 10 anni, si è passati da 21,8 milioni a 23,8 milioni di occupati, con un incremento di 1.955.000 occupati, di cui 2.325.000 lavoratori dipendenti in più, a fronte di un calo di 370.000 unità di lavoratori indipendenti.

Gli occupati, dipendenti a tempo indeterminato, sono passati da 14,2 milioni a 16 milioni, con un incremento di 1.753.000 unità. Ma che diavolo lo fa a fare questo referendum Landini, visto che i contratti a tempo indeterminato in questo Paese sono diventati la norma? E che cosa scrivete a fare una mozione in cui contrastate la precarietà rispetto a contratti a tempo indeterminato che diventano prassi, grazie al Jobs Act? Si mette in discussione il circolo virtuoso del Jobs Act con Industria 4.0. Ma andate nelle aziende, fatevi dire dagli imprenditori come sono cresciute grazie a Industria 4.0, implementando gli impianti, l'innovazione tecnologica e come, grazie a quell'implementazione, hanno potuto assumere, grazie al Jobs Act e alle decontribuzioni. Poi, quei lavoratori sono diventati a tempo indeterminato, non perché qualcuno abbia costretto quelle aziende ma perché quelle aziende non volevano lasciarsi sfuggire lavoratori che avevano formato e che lavoravano. L'azienda che, intanto, è cresciuta e si è arricchita, aveva bisogno di quei lavoratori. Non si pianifica in maniera sovietica l'economia in questo Paese, imponendo per legge gli orari di lavoro, imponendo la riduzione degli orari di lavoro, imponendo per legge le assunzioni, imponendo per legge tutto. Non c'è alcuna crescita degli stipendi e dell'occupazione se non c'è una crescita economica, se non c'è una maggiore produttività, se non c'è maggiore concorrenza. Le cose vanno avanti insieme.

L'unica programmazione che dovremmo fare sul serio in questo Paese è quella che manca e cioè un incrocio fra domanda e offerta, fra i bisogni delle aziende e i lavoratori che formiamo. Tutto è sconnesso, per cui noi formiamo in alcuni settori e in alcuni ambiti mentre le imprese cercano dell'altro, mentre ci mettiamo lì a pianificare e a programmare con metodi sovietici quello che, invece, andrebbe lasciato libero.

Va redistribuita la ricchezza, Presidente, non la povertà. Questo è quello che dovrebbero capire alcuni colleghi. Sono temi troppo seri per essere trattati con la superficialità di chi si limita soltanto a dire: più lavoro, meno ore di lavoro, salari più alti, lavoro più stabile. Questo è il compitino che può essere assegnato ad un bambino alla scuola elementare.

Mi chiedo come dobbiamo sviluppare tutto questo e quando lo dico metto in discussione quello che il Governo sta facendo, Presidente, perché avete presentato un DEF, ieri, mettendo in discussione uno dei cardini che noi reputiamo assolutamente indispensabile per la crescita e l'occupazione in questo Paese, ossia il taglio delle tasse sul lavoro. Al di là delle chiacchiere espresse da Giorgetti in conferenza stampa, il testo del DEF che è stato trasmesso prevede che il taglio della decontribuzione sul lavoro e il taglio dell'IRPEF vengono rimessi in discussione. In questo momento, nell'unico documento economico programmatico del Governo che abbiamo si scrive che verranno reintrodotte le tasse sul lavoro. Questo è gravissimo, signor Presidente, signora Sottosegretaria. Credo sia anche importante non perdere l'occasione, a proposito di ricchezza, di produzione e di concorrenza, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dei Fondi sviluppo e coesione e di tutte le risorse, indispensabili e, purtroppo, una tantum, che serviranno per far sviluppare e rilanciare il nostro Paese. Soltanto così si riesce a creare un volano per l'occupazione positivo e virtuoso.

Presidente, abbiamo avanzato le proposte che stanno negli impegni della mozione, tra cui il rafforzamento del Jobs Act, Presidente, non il ridimensionamento. Occorre rafforzarlo, visto che nel Jobs Act è scritto che la tipologia contrattuale ordinaria …

PRESIDENTE. Concluda.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). …è quella a tempo indeterminato. Vi sono poi il tema della proroga del taglio del cuneo fiscale, che il Governo si è già rimangiato, e le misure Industria 5.0 che sono indispensabili naturalmente per rafforzare le nostre imprese. Su queste idee noi ci misureremo in questo Parlamento. Naturalmente, voteremo contro tutte quelle mozioni che prevedono che questo Paese torni indietro. Altro che creare occupazione, si crea desertificazione per il nostro sistema produttivo e imprenditoriale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Noi crediamo, Presidente e cari colleghi, che la garanzia al diritto del lavoro sia un obiettivo privo di colore politico. Il lavoro è certamente un diritto, lo dice la nostra Costituzione che sancisce il principio del lavoro come diritto ma anche come dovere. La nostra Costituzione lo dice l'articolo 4. Questi sono principi fondamentali che attraverso l'attività parlamentare e legislativa dobbiamo contribuire a garantire, ma è necessario dare anche risposte concrete. Noi Moderati crede che, per contrastare disoccupazione e lavoro povero, la risposta non sia certamente il salario dato attraverso l'assistenzialismo, perché il salario non lo può dare un decreto. Certamente è fondamentale la conciliazione tra famiglia e lavoro, perché il lavoro è un diritto - lo abbiamo detto, in occasione del question time quest'oggi, al Ministro Calderone - ma deve essere un diritto anche poter fare la mamma e di poter fare il papà.

Contestualmente, crediamo che sia fondamentale il tema della formazione, perché siamo di fronte a un mercato che continua a cambiare. Il mondo economico produttivo è in evoluzione ed è chiaro che la formazione per avere le competenze adeguate con il mondo che cambia è assolutamente fondamentale. Crediamo, quindi, che sia necessario garantire le adeguate competenze. Oramai ci sono nuove frontiere, ci sono il tema della cybersecurity, oggi ancora meglio definita come cyber resilience, e il tema del green e della sostenibilità, che comportano non solo nuove frontiere ma anche nuove competenze e nuove capacità all'interno del mondo del lavoro. È necessario reindirizzare i lavoratori di età superiore ai 50 anni che rimangono fuori dal mondo del lavoro e, certamente, è necessario - l'abbiamo detto anche in riferimento al Fondo nuove competenze - fare una formazione on the job anche per i lavori tradizionali che, grazie alla modernità, però, vedono nuove forme di applicazione.

Come da intese, io consegnerò il mio intervento, ma poche parole iniziali, Presidente, le ho menzionate semplicemente perché l'attività della maggioranza e del Governo, per raggiungere gli obiettivi che ho descritto, è garantita attraverso politiche importanti come quelle definite politiche attive sul lavoro o quelle relative al taglio del cuneo fiscale, che ha permesso l'incremento in busta paga. Questi provvedimenti hanno dato una risposta forte. Il dato il più chiaro di tutti è che abbiamo raggiunto il record assoluto di occupazione nel nostro Paese perché a novembre 2023 abbiamo raggiunto quasi 23.800.000 occupati in Italia. Vuol dire che le politiche a cui ho fatto riferimento innescate dalla maggioranza e dal Governo hanno dato i loro frutti. È questa la ragione per cui votiamo a favore della mozione di maggioranza, perché all'interno ci sono impegni e finalità che rafforzano ancora di più questo lavoro e, ovviamente, ci adegueremo alle indicazioni che ha dato il Governo per quanto riguarda le altre mozioni che sono state presentate (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Noi siamo qui, tra l'altro, a prendere atto di una cosa, credo abbastanza importante, che è il fallimento del decreto chiamato inopinatamente decreto Lavoro, un anno fa. Quello è fallito, perché le condizioni di lavoro in Italia sono andate peggiorando, perché il quadro che si presenta dinanzi a noi è un quadro drammatico e, quindi, le opposizioni mettono semplicemente in campo una proposta unitaria e alternativa a quella del Governo.

La nostra mozione è un pezzo delle questioni che intendiamo affrontare a proposito delle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori italiani, è un pezzo perché la nostra proposta è più articolata: parla, ovviamente, di salario minimo, senza il quale non ci sarà nessuna possibilità di recuperare il potere d'acquisto per le famiglie italiane. La nostra proposta complessiva parla della reintroduzione di una misura a sostegno della povertà, della povertà di chi non lavora, ma anche della povertà di chi lavora, per sottrarre le fasce più deboli della popolazione al ricatto di accettare qualsiasi lavoro a qualsiasi condizione. La nostra proposta complessiva parla di riduzione dell'orario di lavoro per incrociare il progresso tecnologico, che sta avanzando in modo velocissimo. La nostra proposta complessiva parla di una riforma del sistema pensionistico, con tre obiettivi: garantire a ciascuno un'esistenza dignitosa, non far lavorare mai gli anziani e, poi, un meccanismo di tutela per i giovani che, altrimenti, per come è fatto il lavoro oggi, discontinuo e precario, non avranno mai una pensione. Poi, quello che scriviamo oggi: un attacco frontale alla precarietà, un intervento sugli appalti, un freno alle privatizzazioni.

A questo proposito, però, ho il dovere anche di rispondere velocemente a quello che ha detto il collega Faraone, per suo tramite, Presidente. Innanzitutto, gli occupati che crescono non dicono niente, non significa niente in questo mercato del lavoro. Oggi essere occupati, anche a tempo indeterminato, può significare tranquillamente fare un lavoro a tempo, invece, determinato, fare un part time involontario, essere dipendente di un'agenzia interinale, anche se a tempo indeterminato. Il collega Faraone dice che bisogna andare nelle aziende a chiedere agli imprenditori come funziona il Jobs Act. Io gli do un consiglio più facile: andate nelle aziende a chiedere ai lavoratori come funziona il Jobs Act e avrete tutt'altra risposta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Sempre per rispondere, perché ho il dovere di farlo, non tocca a me, perché faccio un altro lavoro, ma devo mandare a dire al collega Faraone che la CGIL non è né riformista, né rivoluzionaria: la CGIL è un sindacato confederale, che fa politica da 130 anni in questo Paese in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Capisco la ragione di questo attacco - diciamo così -, ma è davvero un segno dello spostamento pericoloso di una parte della politica, dell'imprenditoria di questo Paese al tempo del Governo delle destre verso posizioni che, invece, non sono capaci di nessun ascolto nei confronti delle parti sociali complessivamente.

Siamo di fronte a una situazione drammatica. Voglio utilizzare alcuni dati che ci vengono da un'associazione di giuslavoristi. Questa giornata è la giornata del cordoglio, non c'è dubbio, dobbiamo stare attenti, dobbiamo tenere toni adeguati a quello che si è consumato, però, a proposito di morti sul lavoro, se prendiamo la regione italiana più economicamente avanzata, cioè la Lombardia, vediamo che, nel 2022, su 10 milioni di abitanti, ha avuto 177 morti sul lavoro. Se prendiamo lo Stato economicamente più avanzato dell'Unione europea e lo calibriamo dal punto di vista del PIL, delle forze lavoro, della manodopera, delle ore lavorate, cioè la Germania, che ha 8 volte più abitanti della Lombardia, dovremmo concludere che, nello stesso anno, avrebbe dovuto avere 8 volte i morti della Lombardia, circa 1.416, mentre ne ha avuti 423. In Lombardia, una regione di questo Paese, si muore 4 volte di lavoro più che in Germania (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Questo è un dato che grida vendetta, che denuncia una patologia della condizione di lavoro e dell'organizzazione delle imprese in questo Paese. Non si scappa da questo dato!

L'altro dato terribile è che, negli ultimi 10 anni, il 50 per cento dei laureati negli atenei del Sud Italia è emigrato all'estero, il 50 per cento delle persone che si sono laureate al Sud.

Un Paese in cui quelli che sono più vicini al periodo della formazione hanno un'aspettativa di vita, e, quindi, una motivazione rispetto al lavoro, rispetto all'impegno sociale, rispetto alla partecipazione alla vita del Paese, più alta possibile, o non lavorano o sono costretti ad andare via! E voi ci raccontate che “tutto va bene, madama la marchesa”. È uno scandalo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Questo Paese, da questo punto di vista, non funziona! Questo Paese non funziona!

Siamo davanti a una situazione drammatica, alla quale voi, della maggioranza, avete risposto con il Jobs Act, qualche anno fa. Adesso, non lo avete fatto, perché lo aveva fatto già qualcuno, altrimenti lo avreste fatto voi Adesso, il decreto Lavoro, i pannicelli caldi, e, quindi, misure che non sono in grado di avere la radicalità necessaria, la forza d'urto necessaria per stravolgere la condizione di vita e di lavoro di chi la mattina si alza per guadagnare un reddito. Quel reddito oggi è largamente insufficiente per arrivare alla fine del mese.

Noi, qui, non ci dovremmo occupare di altro, invece - come ho detto prima - ci occupiamo di condoni, di francobolli, di occupazione di tutto quello che è occupabile dal punto di vista dell'informazione, molto probabilmente per raccontare un'Italia che non c'è. Questo è il punto: volete raccontare un'Italia che non c'è, un'Italia con i ristoranti pieni, ma, guardate, quelli che vanno al ristorante sono sempre gli stessi.

C'è tanta gente che, invece, per condizioni di vita e di lavoro, non può mandare i figli alle gite scolastiche (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e non si può curare! E le risposte alle mozioni dell'opposizione sono quelle che abbiamo sentito, sono, colleghe e colleghi, gli impegni del Governo “a valutare” e “a prendere in considerazione”. Non c'è il tono adatto, non c'è il senso di responsabilità necessario di fronte alla condizione del lavoro in questo Paese. Anzi, quando è possibile, in quest'Aula e fuori, si attaccano tutti quelli che si occupano di questa materia, a partire dalle organizzazioni sindacali. Si attacca, se è possibile, addirittura il diritto di sciopero.

Siamo di fronte a un declino che va combattuto. Per questo, credo che la mozione sottoscritta da Alleanza Verdi e Sinistra, dal Partito Democratico e dal MoVimento 5 Stelle, quella sì, possa aprire una stagione non solo di unità politica, ma che abbia la capacità di uno sguardo vero alle prospettive che si rendono necessarie per questo Paese. Quella sì, si può chiamare 1° maggio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Di natura, sono ottimista, ma, quando vedo trionfalismi sul fronte del lavoro, veramente non mi ritrovo più, perché vorrei partire dai dati, dal quadro nel quale ci troviamo ad affrontare un problema di questo tipo.

In Italia, nel 2022, il quintile più ricco della popolazione guadagnava oltre 5 volte e mezzo rispetto al quintile più povero, e ci avviamo su un percorso che acutizza e acuisce questo tipo di quadro, perché ci sono i postumi ancora del COVID, perché c'è stata l'aggressione russa in Ucraina, e, quindi, il quadro tende ad essere ancora più drammatico.

Negli ultimi 30 anni i salari sono aumentati dell'1 per cento contro un aumento medio nei Paesi OCSE pari al 32,5 per cento. Secondo l'Istat, nel 2021 il 43 per cento dei lavoratori under 35 ha guadagnato meno di 10.000 euro lordi e quasi il 40 per cento dei lavoratori under 35 aveva un contratto part time. Questi sono dati, non sono opinioni.

Sempre secondo l'Istat, nel 2022, nonostante un aumento nominale dei salari del 3,1 per cento, l'inflazione media del 5,9 per cento ha determinato una diminuzione del 2,8 per cento dei salari reali. Quindi, nello stesso anno abbiamo circa un milione di famiglie con un reddito da lavoro dipendente tale che non consente di vivere se non in condizioni di povertà assoluta.

Secondo l'OCSE, nel 2022 la retribuzione media annua lorda in Italia, corretta per il potere di acquisto, è stata inferiore del 17 per cento rispetto a quella francese e del 31 per cento rispetto a quella tedesca, nonostante il numero medio di ore di lavoro risultasse superiore.

Tutti questi dati ci portano ad avere una comparazione con l'Europa che è veramente penalizzante e mortificante, quindi i trionfalismi non li condivido. Peraltro, abbiamo delle criticità sulla situazione del lavoro femminile, criticità sulle prospettive del lavoro per i minori, e una situazione per la quale, nel settembre 2015, i Paesi membri dell'ONU hanno sottoscritto l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che prevede 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile in un grande programma di azione, per un totale di 169 traguardi. C'è un obiettivo che si propone di eliminare ogni forma di discriminazione e di violenza per tutte le donne, quindi vuol dire che il quadro è drammatico anche sotto questo profilo. Abbiamo direttive in virtù delle quali bisogna tendere alla finalità per cui a uno stesso lavoro o a un lavoro al quale è attribuito un valore uguale debba corrispondere una retribuzione uguale, con l'eliminazione quindi di tutte le discriminazioni, dirette o indirette, basate sul sesso e concernenti qualsiasi aspetto della retribuzione. Lavorare insieme su questo tema si può, però noi ci aspettiamo che il Governo si sforzi per realizzare degli impegni veri, degli impegni significativi, e avviare un processo realmente condiviso in Parlamento per l'attuazione del salario minimo.

Perché ci stiamo battendo tanto sul tema del salario minimo? Intanto perché ce lo chiede l'Europa, poi perché ce lo chiedono centinaia di migliaia di famiglie, che significa milioni di soggetti che avrebbero un riverbero positivo. Un riverbero che naturalmente avrebbe delle ricadute anche sulle dinamiche degli incidenti sul lavoro, dinamiche sulle quali noi continuamente cerchiamo di raggiungere degli obiettivi; parliamo, facciamo congressi, convegni e dibattiti, ma il salario minimo incide pure su quello ed incide naturalmente sull'economia.

E allora noi cosa chiediamo? Chiediamo, innanzitutto, di avviare un processo realmente condiviso, ripeto, per l'attuazione del salario minimo. A noi piacerebbe che si introducessero anche degli opportuni sistemi sanzionatori per le aziende che non si dovessero conformare alla norma. Chiediamo di aprire un dialogo con le parti sociali per sviluppare una strategia comune contro la povertà e la precarietà, e per sostenere il lavoro giovanile e femminile, alla luce di quei dati allarmanti a cui facevo riferimento.

Chiediamo, poi, di attuare quanto prima la direttiva UE 2023/970, tenendo conto anche di quanto riportato nei considerando della direttiva medesima, in coerenza con la strategia per la parità di genere 2020-2025; infine, di monitorare e disincentivare la diffusione del part time involontario tramite provvedimenti normativi specifici. Infatti, una cosa è alleggerire il quadro della possibilità per gli imprenditori, una cosa è il part time e una cosa è il cosiddetto part time involontario, cioè le condizioni di chi subisce una decurtazione dell'orario di lavoro e subisce l'idea, il miraggio di una occupazione piena che garantirebbe appunto la retribuzione sufficiente a realizzare le condizioni minime per un'esistenza libera e dignitosa.

Voteremo in questo senso e in coerenza con quanto detto innanzi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Tenerini. Ne ha facoltà.

CHIARA TENERINI (FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, Sottosegretari, il tema del lavoro è di assoluta centralità per Forza Italia e per questo Governo. Per questo, sin dall'inizio del nostro lavoro, questo Governo ha lavorato per fornire risposte concrete alle imprese e ai lavoratori, per far fronte alla crisi energetica, all'aumento dell'inflazione, all'eccessiva rigidità del mercato del lavoro e al peso spesso soffocante della burocrazia.

Tanti sono stati i provvedimenti emanati e tante le scelte coraggiose. Si è ritenuto di dover iniziare dal taglio del cuneo fiscale e dalla riforma di un sistema fallimentare che ha prodotto solo danni e storture, non ha consentito ai percettori di uscire dalla propria condizione di indigenza e non ha incentivato alcun percorso volto alla formazione e all'inserimento lavorativo: il reddito di cittadinanza.

Si è intervenuti sugli aiuti alle famiglie, sull'innalzamento delle pensioni, su politiche di sostegno alla natalità, abbiamo detassato i fringe benefit e abbiamo rinnovato i contratti delle pubbliche amministrazioni, ma c'è ancora molto da fare, a partire dall'individuazione di strumenti e modalità per consentire ai lavoratori di affrontare un mercato del lavoro imprevedibile e in continua evoluzione.

La sfida più importante che il Governo ha di fronte è quella di riformare le politiche attive del lavoro, legando sempre più la formazione alle competenze richieste dalle imprese, competenze che sono in continua e rapida evoluzione, a causa dei cambiamenti che caratterizzano la società odierna.

Come Forza Italia, riteniamo assolutamente prioritaria un'ampia riflessione sul tema che conduca a una serie di obiettivi imprescindibili: contrastare il lavoro sottopagato, anche in relazione a specifici modelli organizzativi del lavoro e a specifiche categorie di lavoratori; stimolare il rinnovo dei contratti collettivi, nel rispetto delle tempistiche stabilite dalle parti sociali, nell'interesse dei lavoratori; rafforzare la contrattazione collettiva; contrastare i fenomeni di concorrenza sleale posti in essere mediante la proliferazione di sistemi contrattuali finalizzati ad abbassare il costo del lavoro e a ridurre le tutele dei lavoratori.

A nostro avviso, è necessario favorire la contrattazione necessaria e di prossimità, allo scopo di poter scambiare, nel luogo di lavoro, una maggiore produttività e migliorare la qualità del lavoro con retribuzioni di risultato più elevate. Sul piano della sicurezza, questo Governo è intervenuto di recente con un decreto che ha messo in campo una serie di misure con disposizioni sia di natura incentivante sia di natura repressiva.

La mozione di maggioranza in esame affronta la tematica a 360 gradi, individuando una serie di percorsi coerenti con una prospettiva di lungo periodo, volti a perseguire, tra le altre cose, un più semplice accesso al mercato del lavoro, in particolare per le categorie svantaggiate, il rafforzamento della contrattazione collettiva, una maggiore flessibilità, una maggiore attenzione alla formazione professionale e condizioni di lavoro più sicure. Tutto ciò in linea con le misure adottate da questo Governo.

Per questo motivo, consegnando, poi, la versione integrale del mio intervento, a nome di Forza Italia, preannuncio un voto favorevole alla mozione di maggioranza, a prima firma Rizzetto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Tucci. Ne ha facoltà.

RICCARDO TUCCI (M5S). Presidente, colleghi, oggi, in quest'Aula, dobbiamo porci tutti una domanda: che tipo di occupazione vogliamo dare per il futuro degli italiani, un'occupazione precaria o stabile, con salari decisi esclusivamente dalla contrattazione collettiva o stabiliti, come in quasi tutti i Paesi europei, attraverso un salario minimo legale? Ebbene, prima di rispondere a questi interrogativi, Presidente, giova ricordare qual è il quadro costituzionale entro cui ci muoviamo e mi limito qui a leggere i tre articoli più importanti sul tema della nostra Carta, come l'articolo 1, che al primo comma recita: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”; l'articolo 4: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto” e l'articolo 36: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”.

Presidente, noi all'interno della Camera dei deputati, in ogni angolo, più o meno, abbiamo numerose insegne luminose che ci ricordano questi articoli. Ogni tanto farebbe bene a ognuno di noi soffermarsi un pochettino a leggerli e a riflettere se si sta facendo abbastanza su quello che prevedono i principi della nostra Costituzione. Infatti, Presidente, è cosa nota che, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo una visione dell'occupazione che sia stabile, congruamente retribuita e significativamente produttiva. Infatti, in tutta la scorsa legislatura abbiamo improntato la nostra azione governativa verso questi metodi. Ricordo il decreto Dignità, con cui abbiamo combattuto ogni forma di precariato e lo sfruttamento della povertà. Sempre nella stessa ottica ci siamo battuti e ci battiamo tuttora per l'introduzione del salario minimo legale, avanzando allo stesso tempo una proposta per la riduzione dell'orario di lavoro, a parità di salario, che incrementi però la produttività. Questo è un dato importante, perché noi allo stesso tempo vogliamo tutelare i lavoratori, ma non dimentichiamo mai le imprese, che sono già vessate da eccessivi carichi fiscali e, quindi, intendiamo sempre salvaguardare la loro azione.

Se riavvolgiamo per un attimo il nastro, a partire dagli anni Novanta, iniziando dal pacchetto Treu e finendo con il famoso Jobs Act, si sono sempre introdotte norme a favore della cosiddetta flessibilità del mercato. C'è stato un vero e proprio accanimento, però, queste norme non hanno prodotto nessuna flessibilità, l'unica cosa che hanno prodotto è una continua precarietà. Questo, ovviamente, ha anche contribuito alle disuguaglianze del reddito. Come ampiamente dimostrato, molti lavoratori percepiscono salari che non permettono di vivere dignitosamente.

L'instabilità lavorativa vuol dire anche un incremento notevole del part time: oltre 4 milioni di lavoratori in Italia hanno un contratto di questo tipo, per il 57 per cento dei quali è un part time involontario. E badate bene che il 74 per cento degli occupati a tempo parziale è donna, cioè una lavoratrice su 3 lavora a tempo parziale. Ecco cosa significa introdurre norme che contrastino il precariato.

Tutti noi, spesso, sentiamo parlare della tutela del mercato del lavoro delle donne, eppure nessuno fa azioni a tutela dello stesso e quando le stesse azioni ci si presentano davanti, spesso, ci si gira dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Il lavoro a termine è cresciuto negli ultimi anni e nel periodo di sospensione del decreto Dignità, che citavo poco fa, ha raggiunto il record storico di 3.100.000 contratti a tempo ovviamente determinato, invertendo il trend positivo che lo stesso decreto Dignità aveva intercettato, se pensate che fra il 2018 e il 2019, l'anno in cui il decreto Dignità è stato per l'appunto introdotto, questo provvedimento ha prodotto un aumento di 600.000 contratti a tempo indeterminato e fatto da volano alle trasformazioni, perché noi ai tempi abbiamo reso più conveniente l'assunzione a tempo indeterminato che quella a tempo determinato.

E, infatti, ci sono state, nel solo 2019, 706.000 trasformazioni di contratto da tempo determinato a tempo indeterminato, con addirittura un più 170.000 rispetto al 2018. Come vedete, il decreto Dignità andava perfettamente in questa direzione ed ecco che noi oggi affrontiamo, attraverso questa mozione, per l'appunto le norme sul precariato. Da qui, Presidente, nasce la necessità di progettare un sistema in grado di offrire più opportunità, nuove tutele e più sicurezza. Infatti, anche qui la nostra azione è perfettamente lineare e proponiamo e riteniamo il salario minimo legale una misura di dignità per la quale ci battiamo da 10 anni. L'Italia è uno dei pochi Paesi europei a essere sprovvisto di una norma sul salario minimo.

Il MoVimento 5 Stelle per l'ennesima volta ha ripresentato, a inizio di questa legislatura e a prima firma del presidente Giuseppe Conte, una norma sul salario minimo. Con questa norma, assieme alle altre opposizioni, ci abbiamo lavorato e abbiamo creato un unico sistema normativo sul salario minimo. Cosa è successo? È successo che, con un colpo di mano, la maggioranza - con un colpo di mano senza precedenti - ha affossato la proposta, sostituendola con una delega in bianco al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e non ha risolto nulla, ovviamente.

La Presidente Meloni e soci si sono rivolti al CNEL di Brunetta e lo stesso Brunetta, invece di limitarsi a dare degli spunti tecnici, ha pensato bene di dare degli spunti politici. Brunetta ai tempi ci disse: guardate che il salario minimo in Italia non è necessario. Peccato che 15 giorni fa scopriamo che lo stesso Brunetta ha ritenuto necessario il suo salario massimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e lì non ha pensato ai problemi che si creavano. Come vedete, due pesi e due misure vanno alla grande con questo Governo. Pensate che, secondo l'Istat, se dovessimo adottare il salario minimo di 9 euro all'ora riusciremmo a dare a 3.600.000 lavoratrici e lavoratori un aumento medio di 804 euro. Allora, non guardate dall'alto della nostra posizione, ma pensate, piuttosto, a cosa significa, magari per una famiglia monoreddito, avere 804 euro di stipendio; significa darle un'ulteriore mensilità e di questi tempi sarebbe qualcosa non da poco.

Al contrario di ciò che dicono la maggioranza e il Governo, le esperienze dei 22 Paesi in Europa che hanno adottato il salario minimo - 22 su 27 - dimostrano che lo stesso non comporta nessun abbassamento degli stipendi, né tantomeno fa crescere la disoccupazione. Addirittura è vero il contrario e basta andare a vedere i dati e rendersi conto che in tutti i Paesi che adottano il salario minimo c'è un continuo lavoro ad aumentare gli stipendi. La Germania poco tempo fa ha portato il salario minimo a 12 euro all'ora e noi qui ancora combattiamo per portarlo a 9 euro e guardate che i prezzi, il caro vita, fra la Germania e l'Italia sono pressoché identici. Quindi, la differenza, anche a livello di competitività degli stessi lavoratori, è enorme rispetto a questi prezzi e a questi salari di lavoro. La garanzia di una retribuzione dignitosa e adeguata a tutti i lavoratori favorirebbe senz'altro la realizzazione di un mercato del lavoro più incisivo, equo e paritario.

Ora, Presidente, passo all'ultimo punto, cioè la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. Se osserviamo le medie di ore di lavoro in Europa si nota che l'Italia, con 1.723 ore, ha il numero più alto di ore lavorative tra i Paesi europei, ma contemporaneamente ha anche il tasso di disoccupazione più alto. Quindi, c'è qualcosa che non funziona nel nostro sistema. La nostra proposta, anche lì, persegue un triplice obiettivo: in primo luogo, migliorare l'equilibrio fra vita privata e lavoro, con un aumento del benessere del lavoratore; in secondo luogo, conseguire un aumento della produttività; in terzo luogo, aumentare il tasso di occupazione.

La riduzione dell'orario di lavoro fino a 32 ore settimanali, così come abbiamo previsto nella nostra proposta, è sperimentale, ovviamente, perché ogni Paese ha i suoi assetti specifici e, quindi, ogni Paese deve tararsi in base alla propria situazione.

Anche le imprese - attenzione, anche qui guardiamo sempre alle imprese, quindi un occhio rivolto al lavoratore e un occhio rivolto alle imprese, senza mai dimenticarle - in cambio dell'adesione al programma otterrebbero un esonero contributivo a valere sia in caso di trasformazione dei contratti in essere sia in caso di nuove assunzioni. Quindi, tuteliamo anche qui le imprese che non avrebbero ulteriori costi.

In conclusione, alla luce di tutto ciò reputiamo, pertanto, ineludibile il proseguimento delle proposte avanzate…

PRESIDENTE. La ringrazio.

RICCARDO TUCCI (M5S). …nella nostra mozione e chiediamo al Governo di voler adottare politiche del lavoro che favoriscano una buona e stabile occupazione, l'incremento della partecipazione al lavoro, il riconoscimento di un salario orario minimo sufficiente…

PRESIDENTE. Deve concludere.

RICCARDO TUCCI (M5S). …ad assicurare al lavoratore e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa e l'adozione di misure volte a promuovere la sperimentazione della riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. Per questo motivo dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dario Giagoni. Ne ha facoltà.

DARIO GIAGONI (LEGA). Grazie, signor Presidente. La mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00271, ampiamente condivisa dalla maggioranza, è incentrata su un tema fondamentale: il lavoro, incardinato nell'articolo 1 della Costituzione come mezzo per garantire l'uguaglianza dei cittadini e permetterne lo sviluppo personale. La nostra Carta costituzionale, all'articolo 4, stabilisce altresì: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Ogni azione che compiamo è legata al mondo del lavoro, perché è la macchina che muove l'economia e il benessere sociale. Allora, ci rivolgiamo al Governo, già impegnato a creare condizioni favorevoli per l'occupazione e per garantire una distribuzione equa dei redditi, affinché continui a portare avanti un piano di politiche del lavoro efficace e lungimirante. Come? Attraverso una serie di proposte mirate a soddisfare le repentine trasformazioni del comparto e le sfide in atto, come quelle dell'intelligenza artificiale, per garantire il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici e il sostegno al tessuto produttivo del Paese ma - attenzione - senza quelle politiche di assistenzialismo attuate da altri Governi, perché un lavoro ben pagato restituisce dignità al cittadino italiano, lo nobilita e lo mobilita. Un esempio di ciò che non deve essere portato avanti - cito la mia regione di appartenenza - è il caso Sardegna. Per anni l'isola è stata inserita in questa spirale assistenzialistica. Basta vedere quanto è avvenuto nel Sulcis e in altre aree in cui il reddito di cittadinanza, scelta decisamente non lungimirante per la crescita e la dignità dell'individuo, ha trovato terreno fertile. Indubbiamente in questi ultimi anni si sono dovuti fare i conti con i riflessi della pandemia e post-pandemia da COVID 19 e con le guerre in atto, in particolare quella sul fronte ucraino, che hanno incrementato il costo del carrello della spesa per ogni famiglia.

Sottolineo, poi, un altro aspetto, quello relativo ai cosiddetti contratti stagionali del comparto turistico. Occorre allungare la stagione nei cosiddetti mesi spalla per assicurare un'occupazione stabile e solida. Di pari passo deve andare la politica di lotta allo sfruttamento dei lavoratori stagionali, costretti a turni massacranti anche di 12-15 ore al giorno.

Alla luce di quanto detto chiediamo al Governo di impegnarsi in diversi punti. Innanzitutto, chiediamo l'implementazione di ogni utile iniziativa a protezione dei lavoratori e delle lavoratrici, affinché siano instaurati rapporti di lavoro conformi alla normativa in materia a condizioni giuste e dignitose e in presenza di misure volte ad assicurare salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. C'è, poi, la formazione, senza dubbio, che è la strada per valorizzare il lavoro, ma dev'essere continua e certificata, perché il mondo del lavoro cambia, si evolve. Per questo è importante continuare a investire in programmi di formazione e riqualificazione professionale. Lavoratrici e lavoratori devono essere messi nella condizione di poter essere competitivi nel mercato della domanda e dell'offerta e per fare questo occorre valorizzare l'importanza della formazione tecnica e professionale, rilevante sul fronte occupazionale anche attraverso azioni di comunicazione mirate.

Oggi più che mai, per rispondere alle esigenze delle imprese e per favorire un'opportunità di lavoro stabile, bisogna fare i conti con una formazione che tenga conto delle nuove tecnologie, del digitale e dell'intelligenza artificiale. Quest'ultima, ovviamente, nella accezione positiva del termine, deve tradursi in benefici in termini di produttività e non in una diminuzione dei posti di lavoro. E allora va da sé che l'impegno debba essere quello di preparare i giovani al mondo del lavoro, anche introducendo iniziative finalizzate allo sviluppo delle competenze non cognitive e trasversali e delle attività educative e didattiche delle istituzioni scolastiche e a implementare le attività di apprendimento delle lingue straniere, fondamentali per confrontarsi con altre identità europee ed extraeuropee.

Chiediamo, poi, all'Esecutivo di: proseguire nell'attuazione di iniziative volte a favorire la crescita dimensionale di piccole e medie imprese delle aree del Mezzogiorno d'Italia, senza dimenticare le piccole e grandi isole che, purtroppo, pagano il dazio della discontinuità e dell'insularità, incrementando così ogni intervento volto a garantire un'occupazione di qualità, lo sviluppo delle imprese e la valorizzazione del territorio; garantire ogni utile iniziativa a sostegno delle categorie di lavoratori e lavoratrici con maggiori difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, ponendo particolare attenzione alle lavoratrici e ai lavoratori disabili; favorire un'iniziativa a sostegno dei lavoratori domestici, con mansioni di assistenza alla persona; valorizzare strumenti di flessibilità del lavoro, per agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, implementando la misura del congedo parentale e ogni strumento utile a conciliare famiglia e lavoro, con l'obiettivo di contrastare i fenomeni di precarietà legati alla maternità e alla paternità; promuovere ogni iniziativa volta alla prosecuzione degli interventi normativi previsti e finalizzati alla riduzione del costo del lavoro, alla semplificazione degli adempimenti burocratici previsti per imprese e lavoratori, al rafforzamento della contrattazione collettiva e al potenziamento delle iniziative per facilitare l'inserimento di chi è fuori dal mercato del lavoro.

Concludo, dichiarando a nome mio e a nome del gruppo Lega il voto a favore della mozione del centrodestra e ringrazio la Commissione per l'impegno alacre, per aver predisposto e presentato una mozione che dà una giusta strada e un giusto indirizzo, fatti di buon senso, per riportare la serenità e la sicurezza nei confronti dei lavoratori e, di riflesso, la stessa serenità per le famiglie che li aspettano la sera, quando tornano dal lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Mi consenta di avanzare una proposta a tutti i colleghi e tutte le colleghe: una moratoria sulla retorica. Evitiamo di trasformare un dibattito politico nella rassegna stanca, ripetitiva e talvolta assolutoria delle parole di circostanza. Oggi non abbiamo trovato l'unità, ma non su temi secondari. L'unità di quest'Aula non la riusciamo a fare sulla grande questione che attraversa l'Europa, il continente che ha costruito lo Stato sociale, inventato il diritto del lavoro, garantito la crescita civile, la distribuzione equa della ricchezza, il continente che ha mobilitato chi non aveva voce, potere, cognomi importanti, restituendogli la dimensione indivisibile della cittadinanza e, dunque, della democrazia. Signor Presidente, non c'è unità sulla sfida su cui cambia o muore l'Europa politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista): la bonifica del lavoro povero, la modifica radicale di quegli istituti che oggi rendono incompatibili, in tanti settori, lavoro e libertà, lavoro e autodeterminazione, lavoro e sicurezza e, dunque, diritto alla vita. Non siamo d'accordo, signor Presidente. Il dolore ci unisce per l'ennesima strage, ci mancherebbe altro, ma l'analisi delle cause e le ricette da adottare ci dividono.

Le cito un dato, sfornato proprio oggi dall'INAIL, sulla frequenza degli infortuni sul lavoro nel 2023. Prendiamo i contratti a termine: 8,98 morti su 100.000 lavoratori. Prendiamo, invece, quelli a tempo indeterminato: 4,45 su 100.000. È chiaro, signor Presidente e signori del Governo, dove sta la differenza? Possiamo dire, con il suffragio indiscutibile dei numeri, che chi è precario ha il doppio delle possibilità di morire, se non ha un contratto stabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

Le regole sul lavoro non sono neutre e gli infortuni non sono una fatalità. La tragedia di Suviana, dove in queste ore si è recata la nostra segretaria Elly Schlein con una delegazione del PD, ci dice ancora una volta che la logica emergenziale con cui governate situazioni complesse non vede mai il lavoro in cima. Resta sullo sfondo solo il drammatico e lungo elenco di morti proletarie, di famiglie spezzate, di inchieste giudiziarie infinite, di sanzioni zoppicanti, di condoni mascherati, di prescrizioni galoppanti. Lo dico senza polemica, avete battuto tutti i record: 3,5 decreti al mese, 58 in un anno e mezzo, e attendiamo altri ricchi premi e cotillon. Su tutto lo scibile umano! Avete esordito con i rave party, perché i ragazzi che ballano attorno a un falò sulla spiaggia sono un pericolo, si sa. Poi, un bel decreto Mattei, a sua insaputa. Infine, un decreto sulla benzina, i cui effetti mi paiono sotto gli occhi di tutti: ormai siamo a 2,5 euro al litro, accisa più, accisa meno, per ricordarvi sempre le vostre memorabili performance elettoralistiche. Ora, addirittura, ci capita di leggere che Valditara studia una norma di emergenza sul Ramadan.

Una cosa avevamo chiesto: un decreto ad hoc sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Uno strumento autonomo, non 3 articoli dispersi in un omnibus, dove il Ministro del Lavoro si trasforma in un consulente occasionale di Palazzo Chigi!

In questo Paese muoiono solo gli operai, come le mosche, in tutti i tipi di settore: metalmeccanico, edile, ferroviario, nelle centrali elettriche, nella manutenzione. Meritavano qualcosa in più di 3 articoli? E sulla base di quale principio scrivete quelle norme? Perché introducete una patente a crediti e la limitate solo all'edilizia? Forse, sarete già informati, ma, un mese fa, il sindacato degli elettrici, unitariamente, ha scioperato e, in cima alle loro richieste, c'erano il “no” alle esternalizzazioni e la sicurezza sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E perché basta un corso di formazione per recuperare quei crediti e poi diventa una delega al Governo? E perché, nonostante e grazie a una battaglia del PD e dei sindacati si introduca finalmente la parità economica e normativa nella catena degli appalti, non si estendono le stesse regole al pubblico e al privato? E perché non si torna indietro rispetto ai subappalti a cascata? Scelte serie, scelte nette!

Vede, Presidente, la più grande questione morale di questo Paese risiede nella svalorizzazione del lavoro, nella sua riduzione a mero fatto mercantile, nella sua frantumazione e nel suo indebolimento politico e sindacale. Un Paese dove il lavoro non vale nulla è un Paese dove la democrazia segna il passo, dove vige la legge del più ricco, del più forte, del più furbo, dove avanzano l'autoreferenzialità, l'opacità e, dunque, la corruzione. I diritti del lavoro sono il principale fondamento della Repubblica.

In questi anni, invece, abbiamo pensato che il mercato potesse supplire a questo problema, che bastava introdurre un po' più di flessibilità per competere e, dunque, va bene qualsiasi salario: il salario minimo, signori del Governo, guai a nominarlo. Il salario massimo soltanto per quelli che partecipano alla ruota della fortuna. Va bene qualsiasi condizione e qualsiasi lavoro. La modernità, signor Presidente, non passa per la liberalizzazione dei contratti a termine, la modernità non passa per l'eliminazione del tetto sul lavoro somministrato, la modernità non è estensione dei voucher, non è nemmeno la scelta delle grandi partecipate pubbliche di esternalizzare praticamente tutto. E non è modernità il fatto che un uomo di 73 anni fosse lì, alla centrale di Bargi, ancora a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non è modernità! È uno scandalo, perché a 73 anni devi stare in pensione, non su un cantiere, signor Presidente!

Ecco perché troviamo abbastanza singolare che il Governo, di fronte alla nostra mozione unitaria, firmata e sottoscritta da Partito Democratico, 5 stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, a testimonianza che le basi per stare insieme ci sono quando ci mettiamo sotto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), si sia limitato a proporci blande riformulazioni, che rimandano a valutazioni future.

Signor Presidente, qui ci sta poco da valutare. Qui bisogna scegliere. Il 1° maggio dello scorso anno la Presidente Meloni ci ha detto che bisognava lasciar fare alla mano invisibile del mercato, proponendo ancora un modello di capitalismo fondato su tutele scarse, bassi salari e nessuna spinta all'innovazione. Quando 5.700.000 di persone non arrivano a 11.000 euro annui, la parola “lasciar fare al mercato” suona tanto ingenua, quanto oscena (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ho apprezzato la dichiarazione del Sottosegretario Durigon sulla riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. Non è qualcosa da valutare, ma da percorrere. Per questo chiediamo di rivedere la vostra proposta, non accetteremo quella riformulazione, vi chiediamo di votare ora per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, di fare come nel resto dell'Europa, dove riconoscono che c'è un doppio dividendo, sociale e ambientale, disponibili ad aprire un tavolo.

Concludo, signor Presidente. Sarei per ripristinare l'autenticità delle parole, lo dico anche ad alcuni colleghi che sono intervenuti qui. Il riformismo, la informo, non è parente stretto del liberismo. Riforma è una parola bellissima che significa una cosa semplice: dare più potere a chi non ne ha e toglierne un po' a chi ne ha troppo. Riformista è chi tutela il lavoro, conservatore è chi difende la rendita e il privilegio. Noi siamo questa cosa qua: tuteliamo il lavoro e combattiamo la rendita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Schifone. Ne ha facoltà.

MARTA SCHIFONE (FDI). Grazie, Presidente, oggi in questa aula parlamentare si parla di lavoro e di lavoratori e, allora, permettetemi di iniziare con l'esprimere la mia, la nostra, più viva soddisfazione per i risultati che, in questo anno e mezzo, si sono ottenuti su queste materie. Il lavoro come stella polare, il lavoro punto cardine nella agenda del Governo Meloni, il lavoro come orizzonte permanente nella nostra azione. Una scelta, la nostra, che è stata sfidante, una scelta che è stata coraggiosa, abbiamo scommesso sul lavoro in contrapposizione all'assistenzialismo, sul lavoro che porta con sé dignità, abbiamo scommesso sulla funzione etica e anche estetica del lavoro, abbiamo scommesso sul lavoro e i numeri ci dicono che avevamo ragione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Numeri e dati che non hanno colore politico, non sono di destra, non sono di sinistra, ma tratteggiano la realtà, ci delineano uno scenario nel quale ci siamo mossi e nel quale ci muoviamo. Da oltre un anno, questi numeri, questi parametri ci parlano continuativamente del record occupazionale a cui assistiamo; ci parlano del calo drastico del tasso di disoccupazione e del tasso di inattività.

Siamo assolutamente soddisfatti, Presidente, di questi dati che indicano non solo un trend continuo di crescita, ma anche e soprattutto un consolidamento di questo dato. Abbiamo messo in campo una proposta politica che è espansiva puntando su sviluppo e crescita.

Ho letto con attenzione la mozione dell'opposizione e la trattazione di alcuni temi e devo dire che mi facilita non poco il compito, ossia mi dà la possibilità di giungere direttamente ad enumerare gli obiettivi raggiunti, i risultati ottenuti. Lo dico perché - cito testualmente - si chiede l'impegno del Governo nel contrasto alla precarietà. Lo abbiamo fatto. Si chiede l'impegno del Governo e l'incremento della partecipazione al lavoro con particolare riguardo alle donne. Lo abbiamo fatto. Con particolare riguardo ai giovani: abbiamo fatto anche questo. Con particolare riguardo al Mezzogiorno: fatto. E allora mettiamoli in fila questi dati che, come dice il nostro Presidente, Giorgia Meloni, non sono un'opinione. Dati Istat tra i più recenti tratteggiano uno scenario in cui il Mezzogiorno mostra l'aumento più consistente del tasso di occupazione.

Quanto alle donne, il tasso di occupazione femminile ha raggiunto il 53,4 per cento, che è il livello più alto da quando esistono le serie storiche. Per il sostegno alla famiglia e alle donne lavoratrici, abbiamo previsto un pacchetto complessivo di 2.500.000.000 e per gli incentivi occupazionali 1.300.000.000 e sugli incentivi occupazionali permettetemi di porre l'accento sullo strumento della super deduzione, appunto, parlando di precariato, di giovani e di donne. Nell'ottica del “più assumi e meno paghi”, abbiamo permesso alle aziende, quando assumono a tempo determinato, di avere incentivi proprio quando parliamo di donne e di giovani.

Abbiamo lavorato ad uno degli strumenti più imponenti di taglio alle tasse sul lavoro, parlo del taglio del cuneo contributivo: 10.000.000.000 su una platea di 12.000.000 di lavoratori.

Allora voglio entrare nel dettaglio per ricordare che abbiamo lavorato sulle fasce basse, sulle fasce medio basse, sugli scaglioni dai 25.000 ai 35.000 redditi annui e abbiamo tagliato 6 e 7 punti portando fino a 100 euro in più nelle tasche dei lavoratori per il 2024.

Questa è la nostra risposta, questa la nostra ricetta, che si contrappone al salario minimo che, anche qui, è stato rimesso al centro. Dato che l'argomento lo consente, colgo anche l'occasione per provare a fare un po' di chiarezza, per sgombrare il campo da quello che noi riteniamo essere davvero un grande equivoco, perché anche su un manuale giuslavoristico qualunque si può trovare che non c'è alcuna attinenza tra la retribuzione oraria ed il lavoro povero. L'equazione working poor-salario minimo non regge. Il lavoro povero non dipende da questo. Il lavoro povero dipende dal monte orario, dal tempo di lavoro e dalle ore lavorate, dalla composizione familiare, dal lavoro disomogeneo, dal lavoro discontinuo. È su questo che con serietà dobbiamo lavorare e lo abbiamo fatto. L'osservatorio INPS sul precariato di marzo certifica che le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato sono state oltre 788.000 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ossia 788.000 contratti che passano da tempo determinato a tempo indeterminato, contratti stabili, questa è la vera spallata alla precarietà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Se non è questa la lotta al precariato e alla precarietà allora mi dovete davvero dire cosa sia.

Non abbiamo intenzione però di sfuggire ai temi trattati per affrontarli fino in fondo, proprio ora che siamo forti di questi risultati che intendiamo perseguire per rafforzare il lavoro di qualità in Italia. E intendiamo farlo seguendo due direttrici: da un lato, le politiche attive e, dall'altro, la formazione e l'orientamento. Queste sono il combinato disposto dell'oggi e del domani, rappresentano il mercato del lavoro dell'oggi e il mercato del lavoro che verrà. È il nostro modello, gli occupabili devono essere riaccompagnati o accompagnati nel mondo del lavoro con un giusto percorso: qualificazione, formazione, riqualificazione, formazione continua.

Poi vi è il vero tema. Il vero tema è la crisi di offerta, non è più la crisi di domanda, e occorre affrontare il disallineamento tra domanda e offerta. Lo facciamo appunto potenziando la formazione, l'orientamento. È così che dobbiamo provare a colmare il mismatch. Questo è il vero snodo e si potrà fare coinvolgendo tutti gli attori (lo stiamo già facendo): il sistema educativo scolastico, le università, le imprese; occorre invertire il paradigma, assecondare il fabbisogno del tessuto produttivo e mai viceversa e, in sintesi, puntare sulle competenze. Questa è una parola ultimamente un po' abusata, sulla quale però dobbiamo fare davvero focus con serietà e responsabilità; e rappresenterà sempre di più la chiave di volta tra il lavoro creato e quello distrutto.

Questa è una prospettiva verso la quale ci stiamo muovendo, nell'era del digitale, dell'intelligenza artificiale, della meccatronica, delle transizioni. Se vogliamo davvero affrontare queste sfide, che sono già realtà, bisognerà puntare sulle competenze, sulla produttività, sulla competitività: sono queste le chiavi che sottendono il vero cambiamento. Noi ci crediamo e lo stiamo già facendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00265 (Ulteriore nuova formulazione) non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00265 (Ulteriore nuova formulazione) limitatamente alla premessa e al 2° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00265 (Ulteriore nuova formulazione) limitatamente ai restanti capoversi del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Alessio ed altri n. 1-00269, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00271, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione della mozione Faraone e altri n. 1-00273.

Avverto che, con riferimento alle richieste di riformulazione proposte dal Governo, i presentatori: non hanno accettato le richieste di espunzione relative alla premessa; hanno accettato le riformulazioni relative al dispositivo, ad eccezione del 2° capoverso.

Avverto altresì che i presentatori hanno contestualmente chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri 1-00273, come riformulata, ad eccezione dei capoversi 2°, 3°, 5°, 6°, 7°, 8°, 9°, 10°, 19°, 20°, 21°, 22°, 23° e 24° della premessa e del 2° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte della mozione Faraone ed altri 1-00273, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame della proposta di legge in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive (A.C. 836-A​), è rinviato alla prossima settimana, nella quale sarà iscritto all'ordine del giorno dopo l'esame del disegno di legge n. 1752 di conversione in legge del decreto-legge n. 19 del 2024, in materia di PNRR.

La seduta è sospesa e riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è immediatamente convocata.

La seduta, sospesa alle 19,10, è ripresa alle 20,10.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei capigruppo, l'esame del disegno di legge n. 1752 - Conversione in legge del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (da inviare al Senato - scadenza: 1° maggio 2024) sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di lunedì 15 aprile, a partire dalle ore 10, con votazioni non prima delle ore 14, per proseguire anche nelle giornate successive fino alla sua conclusione. Conseguentemente, il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti previsti per la giornata di lunedì 15 aprile sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana, a partire da martedì 16 aprile, dopo il seguito dell'esame del decreto-legge.

Avverto che, essendo stati richiesti il rinvio dell'esame della proposta di legge in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora e il rinvio al 22 aprile dell'esame della proposta di legge in materia di reati contro gli animali, le relative discussioni generali, previste dal vigente calendario dei lavori per venerdì 12 aprile, non saranno iscritte all'ordine del giorno di tale seduta. Del pari, il seguito dell'esame dei provvedimenti indicati non sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di lunedì 15 aprile.

La discussione generale della proposta di legge in materia di reati contro gli animali sarà iscritta quale primo argomento all'ordine del giorno della seduta di lunedì 22 aprile. Del pari, il relativo seguito sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di martedì 23 aprile dopo l'eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti argomenti: proposta di legge n. 1018-A in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività; Documento di economia e finanza 2024.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Comba. Ne ha facoltà.

FABRIZIO COMBA (FDI). Nella giornata di ieri è mancato, a soli 65 anni, l'ingegner Paolo Pininfarina, un uomo generoso, di grande umanità, con un non comune senso dell'etica e di attaccamento al lavoro, un raffinato designer, un simbolo dell'eccellenza italiana. Ho avuto il privilegio di essergli amico, condividendo momenti di grande serenità insieme alle nostre famiglie. Era da tempo malato e in modo stoico ha affrontato anche questa dura prova.

Figlio del senatore a vita Sergio Pininfarina e nipote del fondatore Battista, nel 2008, dopo la tragica scomparsa del fratello Andrea, prese in mano le redini dell'azienda, divenendone presidente. Laureatosi in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, prima di entrare nell'azienda di famiglia, maturerà un'esperienza in Cadillac, negli Stati Uniti, in Honda, in Giappone, in GM, arricchendo il suo bagaglio professionale, preparandosi così a ruoli di crescente responsabilità.

È stato amministratore delegato e presidente della Pininfarina Extra, società del gruppo specializzata nel design a tutto tondo, dall'industria all'architettura, dall'arredamento alla nautica, dall'aeronautica alla magia di oggetti divenuti poi icona del genio italiano. Pininfarina Extra collaborerà con innumerevoli aziende nazionali e internazionali, connotando ogni iniziativa con il suo magico stile. Grande appassionato di calcio e di musica, innamorato della sua Juventus, curò peraltro gli interni del nuovo stadio.

Paolo Pininfarina avrà modo, poi, di distinguersi anche nel campo dell'istruzione e della promozione del design italiano, farà parte del comitato scientifico dell'Istituto europeo di design di Torino; fondatore emerito della Fondazione ADI per il design italiano, già presidente del comitato scientifico della Collezione Farnesina design, diventa presidente della rete di imprese Exclusive Brands Torino.

Riconosciuta personalità italiana dell'anno in Francia nel 2011 per il suo contributo al successo dell'electric car sharing per il comune di Parigi. Ambasciatore delle nostre eccellenze nel mondo, ha dato il suo prezioso contributo come vicepresidente dell'ASI.

Tra i vari modelli nati sotto la sua direzione amava ricordare, in modo particolare, la Sergio, una concept di barchetta biposto con meccanica Ferrari, creata nel 2013, in memoria proprio del padre. Perdiamo come Paese un grande protagonista della storia industriale, un imprenditore capace e determinato, che ha saputo innovare il brand iconico del made in Italy, rimanendo ancorato alle sue radici e alla tradizione del saper fare italiano.

Partecipo, a titolo personale e di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia, con viva commozione e cordoglio, al dolore della famiglia, della moglie Ilaria, dei figli Greta, Giovanni, Iole, Tullio e della piccola Giulia e della mamma Giorgia. Rivolgo un abbraccio simbolico a tutta l'azienda Pininfarina, alle sue donne, ai suoi uomini, a quella che per Paolo era la sua famiglia allargata. Grazie, Paolo (Applausi del deputato Benzoni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabrizio Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ahimè, anche questa settimana devo intervenire, perché i suicidi in carcere sono arrivati a quota 30 e non vorrei dimenticare i 3 agenti della Polizia penitenziaria. A questi aggiungo un dato che non ho citato, siamo a oltre 40 aggressioni in carcere nei confronti della Polizia penitenziaria. Si tratta di una situazione che è, oramai, completamente fuori controllo. Dei 189 istituti penitenziari italiani, ben 145 hanno un tasso di occupazione sopra al 100 per cento. Questo ci dà l'idea di quello che si sta vivendo nelle carceri italiane. Le visito le carceri, come fanno anche altri colleghi, ho visitato quello di Brescia, il carcere di Marassi, ma soprattutto quello di Pontedecimo, nelle ultime settimane. A Pontedecimo, una storia molto particolare è quella di un ragazzo che ha tentato il suicidio, fortunatamente è stato salvato, e l'ha fatto perché non riusciva a trovare lavoro. Il perché ve lo racconto: il carcere diventa una tomba quando non sono assicurate la dignità del detenuto e il suo diritto alla salute e la dignità del detenuto è assicurata quando, oltre alla libertà, non gli viene tolta la speranza.

L'articolo 27 della nostra Costituzione dice che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Ecco, non solo servono più carceri, ma nelle nostre carceri servono misure per la rieducazione del condannato, misure che possono andare dal lavoro alla formazione, e serve rifinanziare il fondo per il lavoro interno, per permettere ai detenuti di lavorare e di mantenere anche le carceri attuali.

Servono più fondi e servono più dei 5 milioni che ha promesso il Ministro Nordio, quelli servono solo per evitare i suicidi, forse, ma noi dobbiamo andare oltre. Ricordo le strutture inadeguate, la carenza di personale, i presidi sanitari che non ci sono, 7 giorni su 7, 24 ore su 24, le convenzioni CUP per ospedali privilegiati.

Ecco, concludo, dicendole che l'Osservatorio Carcere delle Camere penali ha osservato che è arrivata l'ora di un ricorso alla Corte costituzionale sulle condizioni nelle carceri. La violazione dei diritti fondamentali derivanti dall'esecuzione di una pena è oramai sotto gli occhi di tutti. Ecco, io chiedo che quest'Aula riconosca che dobbiamo muoverci ora, prima che sia necessario un ricorso alla Corte costituzionale.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 12 aprile 2024 - Ore 9,30:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

FOTI ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. (C. 1018-A​)

Relatore: FABRIZIO ROSSI.

La seduta termina alle 20,20.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ALESSANDRO COLUCCI E CHIARA TENERINI (MOZIONI IN MATERIA DI POLITICHE DEL LAVORO, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLE INIZIATIVE VOLTE ALLA LOTTA AL PRECARIATO)

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). (Dichiarazione di voto su mozioni in materia di politiche del lavoro, con particolare riguardo alle iniziative volte alla lotta al precariato). Se c'è un tema su cui l'analisi ci distingue - destra e sinistra, maggioranza e opposizione - è il mercato del lavoro. Possiamo giungere ad individuare i problemi, a concordare su quali siano le criticità - lavoro povero, disoccupazione - ma difficilmente potremo mai concordare sulle cause.

Il lavoro rappresenta il cardine della nostra Costituzione. “L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”: un articolo richiamato spesso in quest'Aula e sul quale forse bisognerebbe riflettere con attenzione ogni volta che parliamo di lavoro.

Era il 22 marzo 1947. Si discuteva sulle proposte emendative all'articolo 1 della Costituzione. Fanfani, firmatario insieme ad altri dell'emendamento che diventerà l'articolo 1 della Costituzione, affermava: “Dicendo che la Repubblica è fondata sul lavoro, si esclude che essa possa fondarsi sul privilegio, sulla nobiltà ereditaria, sulla fatica altrui e si afferma invece che essa si fonda sul dovere, che è anche diritto ad un tempo per ogni uomo, di trovare nel suo sforzo libero la sua capacità di essere e di contribuire al bene della comunità nazionale”.

Continuava Fanfani parlando del lavoro: “affermazione del dovere d'ogni uomo di essere quello che ciascuno può, in proporzione dei talenti naturali, sicché la massima espansione di questa comunità popolare potrà essere raggiunta solo quando ogni uomo avrà realizzato, nella pienezza del suo essere, il massimo contributo alla prosperità comune”.

Quanta grandezza nella visione di questi uomini! Quel 22 marzo del 1947 ci veniva affidato un risultato storico importante, e allo stesso tempo ci veniva affidata una visione di quello che l'Italia costituzionale era chiamata ad essere.

Al centro del lavoro vi è l'uomo, la sua realizzazione massima, la sua pienezza, come individuo e nella società. Al centro vi è il bene comune, la prosperità.

Ad oltre 70 anni da quel discorso, mi domando e domando a noi: “siamo stati fedeli alla visione che abbiamo ricevuto?”.

Come legislatori abbiamo il dovere di verificare e aggiornare costantemente la normativa alla luce degli scenari emergenti e nel rispetto dei valori della nostra Costituzione.

Come Noi Moderati abbiamo ben chiaro quale sia il percorso da seguire con riguardo al fondamentale tema del lavoro e quali siano gli strumenti sui quali investire per poter contrastare disoccupazione e lavoro povero. Richiamiamone alcuni:

- supportare i cittadini, ma non attraverso forme di mero assistenzialismo;

- rendere competitivi i giovani e formare i lavoratori per rispondere alle domande di un mercato che cambia;

- rendere possibile conciliare famiglia e lavoro.

Il mercato è mutevole: sta cambiando il modo di produrre, di fare impresa, di consumare. Stanno cambiando le abitudini di acquisto e si stanno ridefinendo i “confini” della globalizzazione. Sono molteplici le sfide e ad ognuna bisogna dare risposta: uno scenario geo-economico instabile (ormai da diversi anni) e lo spalancarsi di nuove frontiere, come quella del digitale, che sono da un lato sfide ma dall'altro opportunità, ma che, e questo è il dato che vorrei sottolineare, richiedono necessariamente la formazione di nuove competenze.

Cosa fare dunque?

Prima di tutto creare nuove competenze: rendere il mercato del lavoro più elastico e accessibile, per consentire ai giovani di fare il loro primo ingresso, con un bagaglio di competenze adeguato, e a coloro che hanno perso il lavoro, penso soprattutto agli over 50 o alle madri, di trovare una nuova occupazione, magari diversa dalla precedente ma non demansionata, come troppo spesso accade.

Occorre inoltre formare le prossime generazioni e riconvertire il capitale umano, che rappresenta un valore fondamentale dell'impresa. Dobbiamo puntare sulla formazione continua in azienda, sull'upskilling e sul reskilling, di coloro che hanno perso il lavoro. In particolare è necessario continuare a lavorare per formare le nuove competenze digitali nella consapevolezza del valore dell'innovazione quale fattore di crescita economica e sociale.

In secondo luogo occorre implementare le misure di conciliazione famiglia-lavoro. parlare di famiglia non può essere alternativo al lavoro. Come Noi Moderati ci siamo battuti per implementare tali misure e continueremo a farlo.

Penso in particolare alla misura del congedo parentale: essere genitore non dovrebbe mai condurre a fenomeni di precarietà. Questa è una vergogna!

È una misura che per noi ha una grandissima importanza. Abbiamo raggiunto dei risultati, ma il nostro obiettivo è quello di continuare ad implementare questa misura affinché si possa essere genitori senza creare fenomeni di incertezza lavorativa ed economica.

In conclusione, c'è ancora da fare molto, dobbiamo disegnare un mercato delle regole e del welfare in grado di affrontare importanti sfide, le crisi e le trasformazioni internazionali, e il crollo demografico. Dobbiamo lavorare, ma stiamo andando nella giusta direzione, ce lo dicono i numeri: dall'esame dei dati Istat del primo trimestre 2024 si evince come il numero di occupati in Italia continui a crescere.

I dati di febbraio 2024 superano quelli di febbraio 2023 dell'1,5 per cento (+351.000 unità) con il tasso di occupazione che sale in un anno di 0,8 punti percentuali. Rispetto a febbraio 2023, calano sia il numero di persone in cerca di lavoro (-3,2 per cento, pari a -63.000 unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,9 per cento, pari a -239.000). Si tratta di un trend che va a confermare una crescita in termini di occupazione, già registrata l'anno precedente. Al riguardo, si mette in evidenza che anche nel 2023 i dati Istat hanno riferito numeri da record per l'occupazione in Italia: a novembre gli occupati hanno raggiunto quota 23.743.000 unità, di cui 30.000 in più rispetto al mese di ottobre. La crescita riguarda soprattutto le donne e i lavoratori over 50. In particolare, le donne occupate hanno raggiunto 10.049.000 unità, con un aumento di 24.000 unità rispetto al mese di ottobre e di 258.000 rispetto a novembre 2022. Per le donne tra i 20 e i 64 anni si è registrato un tasso sorprendente di oltre il 52 per cento; tale andamento positivo dell'occupazione è stato poi ulteriormente confermato dai dati pubblicati dall'Inps, lo scorso 18 gennaio, dell'Osservatorio sul precariato, che vanno da gennaio a ottobre 2023.

Il report attesta che le trasformazioni da tempo determinato sono risultate 653.000, fino a ottobre 2023, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2022 (+3 per cento). Le attivazioni di rapporti di lavoro incentivati nel corso dei primi dieci mesi del 2023 presentano nel complesso una variazione pari al +2 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nel dettaglio, l'esonero contributivo totale giovani registra una variazione percentuale positiva (+7 per cento), trainata dalle trasformazioni, mentre l'agevolazione “Decontribuzione Sud” segna ancora una crescita (+6 per cento) attestandosi come l'agevolazione di maggior impatto, soprattutto per il numero di dipendenti coinvolti; ad ottobre 2023 il report segnala la conferma di un andamento “continuo e significativo di incremento delle posizioni di lavoro dipendente nel settore privato”, trend attestato - dopo il rimbalzo post COVID - attorno alle 500.000 unità. Per il tempo indeterminato la variazione tendenziale annua risulta pari a +371.000 unità (oltre i tre quarti dell'incremento complessivo) mentre per quanto concerne tutte le altre tipologie contrattuali la variazione è pari a +136.000 unità.

Si tratta dunque di risultati importanti sull'occupazione, confermati nel tempo, che ci mettono di fronte ad uno scenario confortante dovuto alle politiche attive sul lavoro adottate dall'Esecutivo ed alle misure che stanno favorendo un incremento in busta paga, come il taglio del cuneo contributivo confermato anche per il 2024 e dalle agevolazioni nei confronti del sistema produttivo italiano per l'instaurazione di nuovi rapporti di lavoro.

Infine, se parliamo di lavoro, non possiamo non richiamare il tema della sicurezza sul lavoro. Sono troppi gli eventi tragici nei quali qualcuno ha perso la vita sul luogo del lavoro.

CHIARA TENERINI (FI-PPE). (Dichiarazione di voto su mozioni in materia di politiche del lavoro, con particolare riguardo alle iniziative volte alla lotta al precariato). Signor Presidente, cari colleghi, fin dall'inizio il nuovo Governo ha lavorato per fornire risposte concrete alle imprese ed ai lavoratori, per far fronte alla crisi energetica, all'aumento dell'inflazione, alle eccessive rigidità del mercato del lavoro e al peso spesso soffocante della burocrazia.

Tanti i provvedimenti che sono stati emanati, e tante le scelte coraggiose.

Si è ritenuto di dover iniziare dal taglio del cuneo fiscale e dalla riforma di un sistema fallimentare che ha prodotto solo danni e storture, non ha consentito ai percettori di uscire dalla propria condizione di indigenza e non ha incentivato alcun percorso volto alla formazione ed al reinserimento lavorativo: il reddito di cittadinanza.

Si è intervenuto sugli aiuti alle famiglie, sull'innalzamento delle pensioni, su politiche di sostegno alla natalità.

Molto c'è da ancora da fare. A partire dall'individuazione di strumenti e modalità per consentire ai lavoratori di affrontare un mercato del lavoro imprevedibile e in continua evoluzione.

La sfida più importante che il Governo ha di fronte è quella di riformare le politiche attive del lavoro, legando sempre più la formazione alle competenze richieste dalle imprese. Competenze che sono in continua e rapida evoluzione, a causa dei cambiamenti che caratterizzano la società odierna.

L'adozione di politiche attive del lavoro si rivela sempre più cruciale per creare un ambiente in cui i lavoratori possano prosperare e le aziende crescere. Queste politiche non solo offrono benefici a breve termine ma rappresentano un investimento strategico per il futuro professionale di individui e società nel loro complesso.

Le politiche attive del lavoro pongono una forte enfasi sull'occupabilità, incoraggiando la formazione continua per adeguare le competenze dei lavoratori alle richieste del mercato. Programmi di aggiornamento professionale, corsi di formazione e workshop sono elementi chiave per mantenere la forza lavoro competitiva e pronta ad affrontare le sfide emergenti.

Con i cambiamenti tecnologici e le trasformazioni del mercato del lavoro, poi, la riqualificazione diventa un aspetto critico. Ecco perché c'è bisogno di misure mirate a supportare la transizione professionale, che offrono servizi di consulenza e percorsi di riqualificazione per coloro che devono adattarsi a nuovi settori o ruoli.

Basti pensare all'impetuoso ingresso dell'Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro.

L'effetto delle soluzioni basate sull'intelligenza artificiale è già tangibile in diversi settori.

L'intelligenza artificiale generativa, in particolare, capace di creare testi, foto e video, ha aumentato le possibilità di automatizzare compiti ripetitivi, ma ha anche sollevato preoccupazioni riguardo all'obsolescenza di determinati ruoli lavorativi.

Oggi più che mai, occorre partire da lontano, attuando un mutamento che coinvolga anche il sistema dell'orientamento, dell'istruzione scolastica e universitaria.

In Italia esiste un elevato livello di incongruenza tra le competenze dei lavoratori al momento dell'ingresso nel mondo del lavoro e le richieste effettive del mercato. Molti lavori tradizionali sono ormai obsoleti, ciò costituisce un freno all'occupazione e alle legittime aspettative dei giovani e, allo stesso tempo, rappresenta un freno per la competitività e la produttività delle imprese, quindi per la crescita dell'economia italiana.

Altri fronti su cui agire sono quelli che riguardano: la semplificazione delle procedure che pesano sul mondo del lavoro, l'aumento della sicurezza sul lavoro, le misure per favorire la conciliazione vita/lavoro, l'occupazione femminile e la promozione del welfare aziendale.

Come precedentemente accennato, il Governo in carica è intervenuto in diversi ambiti in modo risoluto.

Ciò ha generato un nuovo impulso al mercato del lavoro, da anni stagnante anche a causa della pandemia.

Secondo i dati Istat di gennaio 2024: nel quarto trimestre 2023, il Pil ha registrato una crescita sia in termini congiunturali (+0,2 per cento) sia in termini tendenziali (+0,6 per cento).

Nel quarto trimestre 2023, gli occupati aumentano in termini congiunturali di 144.000 unità (+0,6 per cento rispetto al terzo trimestre 2023), a seguito della crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+145.000, +0,9 per cento) e della sostanziale stabilità dei dipendenti a termine e degli indipendenti; in calo sia il numero di disoccupati (-36.000, -1,8 per cento in tre mesi) sia quello degli inattivi di 15-64 anni (-102.000, -0,8 per cento). I tassi presentano una dinamica simile: quello di occupazione sale al 61,9 per cento (+0,4 punti), quello di disoccupazione scende al 7,4 per cento (-0,2 punti) e il tasso di inattività 15-64 anni cala al 33,1 per cento (-0,3 punti).

Tanti i provvedimenti che sono stati emanati, e tante le scelte coraggiose. Molte le misure ancora in corso di approvazione.

Mi preme a tal proposito ricordare, con estrema sintesi, quanto contenuto nella legge di Bilancio 2023, che ha previsto un taglio del cuneo fiscale attraverso un esonero contributivo del 3 per cento per redditi fino a 25.000 euro e del 2 per cento per redditi fino a 35.000 euro, ha introdotto numerose agevolazioni per l'assunzione di ex percettori del RDC, donne e giovani, una estensione della flat tax fino a 85.000 euro e una detassazione dei premi dei dipendenti, solo per citare alcune misure.

E ancora il DL Lavoro (DL 48/2023, convertito con legge 85/2023), che ha, tra le altre cose, introdotto: l'assegno di inclusione e il Sistema informatico per l'inclusione sociale e lavorativa, nuovi incentivi per i datori di lavoro privati e per l'occupazione giovanile, una semplificazione dell'utilizzo dei contratti a termine, un esonero parziale dei contributi a carico dei lavoratori (c.d. taglio del cuneo fiscale), per i periodi di paga da luglio a dicembre 2023, con riduzione della aliquota contributiva a carico dei lavoratori subordinati.

L'ultima Legge di bilancio ha confermato il taglio del cuneo fiscale, detassato i fringe benefit, previsto il rinnovo dei contratti collettivi delle pubbliche amministrazioni, introdotto maggiori tutele per paternità e maternità.

Noi di Forza Italia rappresentiamo, all'interno di questo Governo, i principi riformisti, liberali, cristiani, garantisti, europeisti, atlantici che ne definiscono l'identità e ne fanno un movimento politico unico nella realtà politica di oggi e nella storia della democrazia italiana. I nostri obiettivi, rispetto al mercato del lavoro, sono quelli portati avanti e difesi anche in passato:

- aumento delle pensioni minime a 1000 euro entro il termine della presente legislatura;

- progressivo taglio del cuneo fiscale fino alla completa realizzazione della flat tax;

- detassazione delle nuove assunzioni e dei contratti di apprendistato; detassazione e decontribuzione premi di produzione e buoni energia; riduzione da 5 a 3 delle aliquote IRPEF;

- semplificazione amministrativa che consenta una rapida ed efficace attuazione del PNRR; autorizzazioni ex post, con sistemi di controllo successivo all'avvio dei lavori;

- contrasto al lavoro irregolare;

- rafforzamento della prevenzione degli infortuni e defiscalizzazione dei costi della sicurezza sul lavoro;

- riforma della tutela della sicurezza sul lavoro, rilanciando l'idea di prevenzione e di educazione delle imprese all'adozione di modelli comportamentali virtuosi, con interventi anche sul sistema.

Altri due temi ci stanno a cuore: la flessibilità in termini di orario, luogo di lavoro, intesa come possibilità di cambiare e/o migliorare le proprie mansioni attraverso una continua ed efficace formazione. Per affrontare in modo “flessibile” il mercato del lavoro sarebbe utile la costituzione di un tavolo istituzionale permanente che monitori le evoluzioni del mercato del lavoro, ne intercetti le evoluzioni, per approntare gli strumenti di welfare adatti ai cambiamenti in atto.

Un altro tema è quello di garantire la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa. Una recente proposta di legge prevede, ad esempio, la definizione di forme di cogestione nei consigli di sorveglianza e nei consigli di amministrazione con possibilità di integrare il CdA delle società con almeno un rappresentante dei lavoratori.

Un ulteriore riflessione va fatta sul tema della contrattazione collettiva.

Come Forza Italia riteniamo assolutamente prioritaria un'ampia riflessione sul tema che conduca ad una serie di obiettivi imprescindibili:

- contrastare il lavoro sottopagato, anche in relazione a specifici modelli organizzativi del lavoro e a specifiche categorie di lavoratori;

- rafforzare la contrattazione collettiva;

- stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nel rispetto delle tempistiche stabilite dalle parti sociali, nell'interesse dei lavoratori;

- contrastare i fenomeni di concorrenza sleale posti in essere mediante la proliferazione di sistemi contrattuali finalizzati ad abbassare il costo del lavoro e a ridurre le tutele dei lavoratori (c.d. dumping contrattuale).

È a nostro avviso necessario favorire la contrattazione decentrata e di prossimità allo scopo di poter “scambiare” nel luogo di lavoro una maggiore produttività e migliore qualità del lavoro con retribuzioni di risultato più elevate.

Questi obiettivi possono essere conseguiti tramite adeguate politiche di detassazione che favoriscano queste tipologie di retribuzione e le erogazioni del c.d. welfare aziendale.

Quanto alla contrattazione nazionale, occorre istituzionalizzare l'istituto della mediazione del Governo nelle vertenze contrattuali. La mediazione non è una novità ma ha sempre fatto parte della prassi delle relazioni industriali, con interventi in situazioni specifiche su richiesta, di volta in volta, delle parti o di particolare situazione di conflittualità. Può essere utile, viste le difficoltà sul terreno dei rinnovi fisiologici dei contratti nazionali specie in alcune categorie, fare della mediazione del Governo un passaggio normale nel corso delle procedure di rinnovo.

Sul piano della sicurezza, questo Governo è di recente intervenuto con un decreto, che ha messo in campo una serie di misure per il contrasto al lavoro irregolare attraverso nuove disposizioni sia di natura incentivante che repressiva con vantaggi contributivi per i comportamenti virtuosi.

Sul tema si potrebbe ulteriormente intervenire rendendo effettivo il coordinamento dei servizi ispettivi di INPS e INAIL per poter svolgere in una volta sola controlli incrociati sulla regolarità complessiva dell'azienda e sulla posizione contributiva, assicurativa e di sicurezza dei lavoratori.

Oggi, occorre ricordarlo, ogni ispettore guarda alla materia di sua competenza e il coordinamento è affidato alla buona volontà.

Come è evidente, le azioni da intraprendere sono ancora molteplici.

La mozione in esame affronta la tematica a 360 gradi individuando una serie di percorsi, coerenti con una prospettiva di lungo periodo, volti a perseguire, tra le altre cose, un più semplice accesso al mercato del lavoro, in particolare per le categorie svantaggiate, il rafforzamento della contrattazione collettiva, una maggiore flessibilità, una maggiore attenzione alla formazione professionale, condizioni di lavoro più sicure.

Ciò in linea con le misure già adottate da questo Governo. Per tale ragione esprimiamo parere favorevole.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 7 il deputato Bellomo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 10 il deputato Squeri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 13 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale MOZ 1-253 NF RIF 265 208 57 105 168 40 75 Appr.
2 Nominale MOZ 1-266 RIF NO 9,10 PREM/1B-C DISP 267 260 7 131 258 2 74 Appr.
3 Nominale MOZ 1-266 RIF 9,10 PREM CPV 1B/C DISP 268 258 10 130 103 155 74 Resp.
4 Nominale MOZ 1-268 RIF 270 238 32 120 237 1 73 Appr.
5 Nominale MOZ 1-270 RIF NO11,12 PREM-1CV DISP 277 277 0 139 277 0 72 Appr.
6 Nominale MOZ 1-270 RIF 11,12 PREM-1CPV DISP 276 239 37 120 74 165 72 Resp.
7 Nominale MOZ 1-272 RIF NO 1,10 PREM-2CPV DISP 275 274 1 138 273 1 72 Appr.
8 Nominale MOZ 1-272 RIF 1, 10 PREM-2 CPV DISP 276 276 0 139 108 168 71 Resp.
9 Nominale DOC IV, N 2-A 247 247 0 124 218 29 64 Appr.
10 Nominale MOZ 1-265 UNF PREM E CPV 2 DISP 258 257 1 129 252 5 73 Appr.
11 Nominale MOZ 1-265 UNF RESTANTI CPV DISP 264 252 12 127 96 156 73 Resp.
12 Nominale MOZ 1-269 RIF 263 160 103 81 158 2 73 Appr.
13 Nominale MOZ 1-271 264 253 11 127 154 99 73 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale MOZ1-273 RIF NO CPV 2,3,5-10,19-24P,2 DISP 265 265 0 133 170 95 72 Appr.
15 Nominale MOZ 1-273 RESTANTE PARTE 265 264 1 133 18 246 72 Resp.