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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 260 di martedì 12 marzo 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge il processo verbale dell'8 marzo 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative volte a valorizzare la memoria dell'opera e del pensiero di Giacomo Matteotti, in occasione del centesimo anniversario della sua morte - n. 3-01057)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Quartapelle Procopio e De Maria n. 3-01057 (Vedi l'allegato A).

Il Ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ABODI, Ministro per lo Sport e i giovani. Grazie, signor Presidente. Ringrazio l'onorevole interrogante per avermi offerto l'occasione di chiarire una questione che ha interessato, giustamente, il dibattito pubblico, data l'importanza della figura di Giacomo Matteotti, unitamente al valore simbolico e rievocativo che conserva per la nostra memoria storica la sua uccisione, che deve rimanere fermo e rinnovarsi, di generazione in generazione.

Personalmente, come ho detto e ribadito in più occasioni, ritengo di grande importanza il tema della memoria, soprattutto quella storica, da associare all'esigenza culturale della testimonianza, anche come prezioso strumento di scambio intergenerazionale, riconoscendone il valore civico, sociale e formativo per le giovani generazioni. E questo non solo in considerazione della responsabilità che le deleghe alle politiche giovanili e alle celebrazioni nazionali mi impongono, ma anche e innanzitutto da cittadino.

Voglio subito evidenziare, venendo ai fatti, che le iniziative commemorative della figura di Giacomo Matteotti e della sua opera sono state avviate sin dal 2022, in attuazione dell'articolo 1, comma 785, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, con le relative risorse finanziarie stanziate. La nostra struttura di missione che si occupa delle celebrazioni nazionali si è adoperata per portare a compimento le proposte progettuali già ammesse al contributo dal precedente comitato e da realizzarsi con le risorse del 2023, sulle quali è intervenuta la legge n. 92 del 2023.

Ciò premesso, l'8 febbraio 2024 è stato approvato e pubblicato sul sito Internet della struttura di missione e sul sito Internet del Governo il nuovo avviso pubblico, ai sensi della stessa legge n. 92 del 2023. La nuova finestra temporale per l'acquisizione delle proposte progettuali consentirà, dunque, di procedere celermente alla selezione di ulteriori progetti da realizzarsi nel corso del 2024, anno in cui cade, il 10 giugno, il centenario dell'uccisione di Giacomo Matteotti.

Muovendo, però, dai fatti esposti in premessa, per quanto concerne i 350.000 euro per l'anno 2024 a sostegno delle iniziative volte a valorizzare la figura di Matteotti, bisogna premettere che, in questo caso, come in altri nei quali si è verificata una stratificazione di norme, non sempre la sopravvenienza legislativa avviene in modo da garantire l'omogeneo coordinamento tra le disposizioni, indispensabile al fine di assicurarne un'applicazione armoniosa ed efficiente.

In questa circostanza, ad esempio, si è verificata una sovrapposizione di discipline, che ha anche portato a un iniziale - per quanto si può ormai dire, superato - parziale “definanziamento” dell'impianto originariamente previsto dalla legge di bilancio 2022, che, peraltro, è intervenuto a iniziative progettuali già in corso, rendendo non semplice e scontato lo sforzo che è stato fatto per poter dar seguito al nuovo corso progettuale, garantendo allo stesso tempo la definizione delle iniziative già avviate.

Andando con ordine, la legge 30 dicembre 2021, n. 234, recante “Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024”, all'articolo 1, comma 785, ha previsto, ai fini della celebrazione della figura di Giacomo Matteotti, nella ricorrenza del centenario della morte, l'assegnazione di 400.000 euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023, finalizzati a promuoverne e valorizzarne la conoscenza e lo studio dell'opera e del pensiero, in ambito nazionale e internazionale, anche raccogliendone, conservandone restaurandone e digitalizzandone la documentazione.

Con il DM 29 aprile 2022 dell'allora autorità politica delegata, sono stati poi fissati i criteri e le modalità per l'utilizzo delle risorse relative, previa valutazione del comitato dell'allora struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni. Il 23 giugno 2022 è stato approvato l'avviso pubblico per la selezione delle proposte progettuali e sono state individuate due finestre temporali.

I progetti relativi alla prima finestra temporale sono in fase di esecuzione. Per quanto riguarda i progetti relativi alla seconda finestra temporale, in virtù della delega affidatami in materia di anniversari nazionali nell'ambito della composizione dell'attuale Governo, ho provveduto personalmente, con decreto del 3 marzo 2023, alla costituzione del nuovo Comitato per gli anniversari nazionali, quale organismo consultivo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - struttura di missione anniversari nazionali. Con il DM 3 marzo 2023, si è poi garantita l'attribuzione al neo Comitato delle attività residuali derivanti, fra l'altro, da quanto disposto dal comma 785 dell'articolo 1 della legge n. 234 del 2021, relativamente alle ricorrenze dell'uccisione dell'onorevole Matteotti.

Il Comitato si è insediato il 23 maggio dello scorso anno e, nella seduta del successivo 22 giugno, ha valutato, tra le altre, le proposte progettuali pervenute nell'ambito della seconda finestra temporale, a seguito delle dovute verifiche amministrative.

Nelle more delle procedure istruttorie di verifica e integrazione dei progetti (dei quali 12 ammessi, l'ultimo a settembre 2023), è stata emanata la legge 10 luglio 2023, n. 92, recante “Celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti”, finalizzata anch'essa a celebrare la figura dell'onorevole Matteotti, nella ricorrenza dei 100 anni dalla sua morte. Come detto, tale disciplina è andata in parte a sovrapporsi alla legge previgente, dettando ulteriori previsioni in merito e, soprattutto, attingendo alle relative risorse già stanziate per l'anno 2023.

Si è così determinato un parziale definanziamento delle iniziative celebrative del centenario della morte dell'onorevole Matteotti, previste dall'articolo 1, comma 785, della citata legge n. 234 del 2021, in particolare quelle relative alla seconda finestra temporale.

Ciò premesso, essendo la procedura avviata ormai matura per l'approvazione delle proposte per il relativo finanziamento, la struttura di missione ha rilevato l'opportunità di chiedere al Ministro dell'Economia e delle finanze l'integrazione per l'anno 2023 delle risorse necessarie, che sono state accordate e delle quali è stata attivata la procedura di trasferimento alla struttura stessa.

Con riferimento alle misure assunte, al fine di dare tempestiva attuazione alle iniziative di cui alla legge n. 92 del 2023, in data 22 gennaio 2024, ho siglato il decreto che ha stabilito i criteri e le modalità per l'utilizzo delle risorse finanziarie destinate alla selezione di progetti finalizzati alla promozione e alla valorizzazione della conoscenza e allo studio dell'opera e del pensiero di Matteotti, sia in ambito nazionale che internazionale. Le proposte progettuali dovranno essere valutate dal Comitato, il quale dovrà poi deliberarne l'ammissibilità o meno a contributo. Sulla base degli esiti, l'autorità politica delegata adotterà il provvedimento di approvazione delle proposte progettuali ammesse a contributo, autorizzando la relativa spesa nei limiti della dotazione finanziaria. Il decreto ha, poi, previsto la pubblicazione, entro 7 giorni dalla registrazione, nei siti istituzionali del Governo e della struttura di missione, del termine per la presentazione delle proposte progettuali da presentarsi in modalità elettronica mediante l'accesso alla relativa piattaforma digitale. Le relative attività, oggetto delle proposte progettuali, dovranno concludersi entro il 31 dicembre dell'anno in corso. Come anticipato, il decreto è stato registrato dalla Corte dei conti il 7 febbraio 2024 e il giorno dopo, l'8 febbraio, è stata individuata la finestra temporale per l'acquisizione delle proposte progettuali, approvato il relativo avviso, pubblicato in pari data sul sito Internet della struttura di missione e sul sito Internet del Governo.

Come detto, da un lato, credo sia opportuno sottolineare lo sforzo profuso dalla struttura di missione per garantire il compimento delle proposte progettuali già ammesse ai contributi ai sensi della legge n. 234 del 2021 e da realizzarsi con le risorse stanziate nel 2023 (peraltro, reintegrate a seguito dell'intervento di questo Governo), dall'altro lato, sono certo che l'avvenuta pubblicazione del nuovo avviso pubblico, ai sensi della legge n. 92 del 2023, consentirà di procedere celermente alla selezione di ulteriori proposte progettuali per la promozione e valorizzazione della conoscenza e studio dell'opera e del pensiero di Giacomo Matteotti, da realizzarsi nell'anno in corso, in modo da onorarne, come è dovuto e opportuno, la memoria in occasione del centenario della sua uccisione. Al riguardo, voglio anche far presente che è stato eseguito a favore della casa museo Matteotti, a Fratta Polesine, il trasferimento del contributo straordinario previsto dall'articolo 4 della legge 10 luglio 2023, n. 92.

PRESIDENTE. La deputata Quartapelle Procopio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Prima di dichiararmi soddisfatta o meno, voglio dichiarare il sentimento con cui intervengo oggi, in quest'Aula. Mi sento onorata di poter ricordare, anche con un atto parlamentare così piccolo, la memoria di Giacomo Matteotti. Ricordo a tutti noi che ciascuno di noi svolge indegnamente le proprie funzioni, in Parlamento o al Governo, in quest'Aula, grazie al sacrificio di uomini e di donne come Giacomo Matteotti che, 100 anni fa, si opposero al fascismo. Ed è con particolare emozione che torniamo in quest'Aula 100 anni dopo, nel luogo in cui, il 30 maggio 1924, l'onorevole Matteotti fece il suo ultimo discorso.

Sono onorata ma sono, al contempo, sdegnata che si debba fare un atto parlamentare per ricordare al Governo i doveri previsti dalla legge per ricordare questa figura, che è la figura fondativa della democrazia parlamentare italiana. Sono sdegnata che ci siano state leggi, che siano stati previsti oneri di spesa e che, solo dopo due interrogazioni parlamentari - la mia e quella del collega De Maria -, il Governo si sia attivato per dare seguito a quanto previsto dalla legge. Credo che l'onorevole Matteotti avrebbe trovato estremamente interessante la disamina del Ministro Abodi. L'onorevole Matteotti era un parlamentare estremamente puntuale: tra i discorsi conservati, ci sono discorsi di una puntualità e di una precisione, al limite della pignoleria, sui temi del bilancio, quindi avrebbe estremamente apprezzato tutti i riferimenti di legge a cui ha fatto riferimento il Ministro Abodi. Giacomo Matteotti riteneva che la democrazia fosse anche forma e, quindi, tutti gli aspetti di carattere più burocratico del nostro lavoro venivano trattati con grande attenzione e grande precisione proprio perché costituivano l'ossatura del lavoro parlamentare che si fa in quest'Aula.

Da alcune date che il Ministro ha specificato, rilevo quale è stato l'iter nella seconda parte di quanto previsto dalla legge. La legge prevedeva due contributi: uno erogato sotto il precedente Governo, il secondo erogato sotto questo Governo con qualche difficoltà, come ci ha spiegato il Ministro. Va rilevato che la legge n. 92 è del 10 luglio e che, tra il 10 luglio e il 12 marzo, sono passati 8 mesi. Se questo tema fosse stato una priorità per questo Governo, si sarebbe proceduti più celermente, tra il 10 luglio e, lei diceva, il 22 gennaio del 2024, poi, ha citato come altre date l'8 febbraio, il 3 marzo: sono tutte date di momenti necessari all'erogazione della somma. Tra l'altro, parliamo di una somma di 350.000 euro, non è che stiamo parlando del ponte sullo Stretto di Messina, stiamo parlando di una cosa dovuta per legge e di un importo gestibile da una struttura come quella di missione. Ma, al netto delle questioni pratiche, io penso che ci sia un punto politico, ed è la ragione per la quale con il collega De Maria abbiamo sollevato questo tema. Questo Governo è il primo Governo guidato da una donna - ci viene ricordato spesso, ne siamo contenti -, che, però, presiede un partito che ha nel simbolo la fiamma che arde sulla tomba di Benito Mussolini, che fu il mandante politico di quell'omicidio. Questo è un Governo - stranamente, il Presidente Rampelli su questo punto suona la campanella - che racconta spesso di quanto voglia unire la Nazione, rendere forte la Nazione. La Nazione si unisce e si rafforza anche nella memoria ed è particolarmente grave che il Governo guidato da un esponente di un partito che ha nel simbolo la fiamma che arde sulla tomba di Benito Mussolini, mandante dell'omicidio di Matteotti, non abbia pensato che questa fosse una priorità e che bisognasse erogare quei fondi entro l'anno precedente, non 3 mesi prima dell'importante anniversario, dando così alle associazioni la possibilità di ricordare Matteotti, come è dovuto. Le associazioni hanno già previsto una serie di attività, la memoria di Matteotti è viva nel cuore di tanti italiani, tante italiane, tante scuole, quindi non saranno il ritardo, la sciatteria con cui il Governo si è approcciato a questo importante anniversario a far dimenticare Matteotti. Certo, resta un rammarico: questo è un anniversario estremamente importante ed è un peccato che non si sia riusciti a trovare in questa occasione la capacità da parte di un Governo - di questo Governo, proprio di questo Governo - di fare un discorso di memoria nazionale che riunisca il Paese, ma ci sia stato bisogno dell'opposizione per richiamarvi ai vostri doveri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del liceo “Visconti”, di Roma, e del liceo “Gonzaga”, di Palermo, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Faccio presente che sono presenti in Aula i deputati interessati allo svolgimento delle interrogazioni di cui sono firmatari e che è presente il Governo per rispondere.

(Iniziative per il riconoscimento dello stato di emergenza di rilievo nazionale per i territori della Sicilia colpiti da eventi metereologici avversi nei mesi di settembre e ottobre 2022, nonché a gennaio 2023 - n. 3-00299)

PRESIDENTE. Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Iacono ed altri n. 3-00299 (Vedi l'allegato A).

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie, signor Presidente. L'interrogazione fa riferimento sia agli eventi meteorologici che hanno interessato il territorio siciliano nei giorni 25, 26, 30 settembre e 1° ottobre 2022 e nei giorni fra il 9 e il 13 ottobre di quello stesso anno, sia agli eventi meteorologici avversi che hanno interessato il territorio della regione siciliana nei giorni dal 9 al 12 gennaio 2023 e dal 20 al 22 gennaio dello stesso anno.

Quanto ai primi eventi, a seguito dei quali il presidente della regione ha trasmesso - nel marzo 2023 - la richiesta di deliberazione dello stato di emergenza nazionale, si rappresenta che il Dipartimento della Protezione civile ha chiesto alla stessa regione - con nota del 10 maggio - l'invio di ulteriori elementi tecnici necessari al fine di poter dare seguito alla prescritta istruttoria per la valutazione speditiva. Non essendo pervenuto riscontro e in considerazione del lasso di tempo intercorso dagli eventi, il Dipartimento della Protezione civile ha comunicato al presidente della regione, il 28 luglio 2023, di non potere procedere all'avvio dell'istruttoria finalizzata alla dichiarazione dello stato di emergenza, con la conseguenza che gli eventi in parola avrebbero dovuto essere fronteggiati nell'ambito dei poteri e delle competenze attribuite dalla normativa vigente alle amministrazioni e agli enti ordinariamente preposti.

Successivamente, la regione siciliana, il 30 agosto 2023, ha trasmesso la documentazione integrativa, che tuttavia, all'esito dell'ulteriore esame condotto, non è stata ritenuta esaustiva dal Dipartimento della Protezione civile, risultando anche inefficaci eventuali sopralluoghi, stante il notevole tempo trascorso.

Riguardo agli eventi meteorologici verificatisi dal 9 al 12 gennaio e dal 20 al 22 gennaio del 2023, a seguito dei sopralluoghi eseguiti dai tecnici del Dipartimento della Protezione civile, assieme al personale regionale, nei giorni 31 gennaio, 1° e 2 febbraio 2023, con nota dell'11 maggio successiva, il medesimo Dipartimento ha ritenuto che gli eventi non fossero tali da giustificare l'estensione dello stato di emergenza di rilievo nazionale, già deliberato dal Consiglio dei ministri nel febbraio 2023 per gli eccezionali eventi meteorologici che avevano colpito, durante il periodo novembre-dicembre 2022, il territorio della città metropolitana di Messina.

Il Dipartimento regionale della Protezione Civile, con una nota del 13 giugno sempre del 2023, ha trasmesso la richiesta di riesame al Dipartimento. Anche in questo caso, a seguito dell'ulteriore attività istruttoria condotta, il Dipartimento di Protezione civile non ha ravvisato i necessari caratteri di gravità ed estensione per la deliberazione dello stato di emergenza nazionale.

PRESIDENTE. La deputata Iacono ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro Musumeci, la ringrazio per la sua presenza in Aula stamattina che per me è un fatto positivo, visto che in quest'Aula ormai siamo abituati a vedervi molto poco e, addirittura, a vedere la presenza di vostri delegati che si occupano di tutt'altro rispetto alle materie delle interrogazioni. Lo dico perché questo è accaduto il 6 febbraio scorso, giusto qualche settimana fa, sempre in sede di sindacato ispettivo, quando su una mia interrogazione in materia di agricoltura è venuto a rispondermi il Sottosegretario Molteni che, come noto, si occupa di tutt'altro. Quindi, da questo punto di vista posso dichiarare di ritenermi soddisfatta.

Oggi, signor Ministro, è il 12 marzo del 2024. La mia interrogazione risale al 30 marzo 2023. Lei viene a rispondere dopo un anno, quindi, assai tardivamente, e mi tocca segnalare che anche questa cosa sia ormai per voi una prassi consolidata. Si discute di una interrogazione con cui - lo ricordava lei prima - ho chiesto quali iniziative intendesse assumere, il Governo, proprio per velocizzare il riconoscimento dello stato di emergenza di rilievo nazionale per tantissimi territori della regione Sicilia che sono stati interessati da eventi meteo estremi e che risalgono alla fine del 2022 e all'inizio del 2023. Eventi che, come noto, dalle cronache e non solo, hanno messo in ginocchio interi comprensori, sia in termini di infrastrutture che di attività economiche e, in particolar modo, ancora una volta, purtroppo, il comparto agricolo. Io mi devo dichiarare insoddisfatta della sua risposta.

Lei diceva, prima, che non avete ravvisato un sufficiente carattere di gravità per la dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale. Io la penso in maniera diversa e ritengo anche che le risorse che sono state già stanziate dal Governo regionale siano insufficienti rispetto ai danni ingenti che, come si sa, questi eventi hanno provocato.

Bisogna tenere conto - e approfitto del minuto che mi rimane - di un altro rischio cui va incontro la Sicilia: penso che lei lo sappia bene, essendo siciliano come me e avendola anche governata per 5 anni. La Sicilia oggi vive anche un altro rischio, un rischio enorme, quello dell'emergenza siccità (stiamo andando incontro a questo, purtroppo) ed è la regione più esposta ai rischi connessi ai cambiamenti climatici, che ormai stanno avendo impatti devastanti. Allora, io ritengo che ormai sia necessario prendere coscienza di questo problema e pensare molto di più a politiche di prevenzione e non più a iniziative periodiche ed episodiche, a interventi ormai alla bisogna e a questi continui tentativi, spesso mal riusciti (come quelli relativi ai danni di cui parliamo), di riparare danni che ormai sono irreparabili rispetto a eventi che ormai sono incontrollabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative di competenza per lo stanziamento di risorse economiche a favore dei cittadini lombardi danneggiati dall'eccezionale ondata di maltempo nell'estate 2023 - n. 3-00587)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Forattini e Girelli n. 3-00587 (Vedi l'allegato A).

Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere.

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie, signor Presidente. Il Consiglio dei ministri, com'è noto all'onorevole interrogante, ha dichiarato, il 28 agosto 2023, per la durata di 12 mesi, lo stato di emergenza per gli eccezionali eventi meteorologici che, dal 4 al 31 luglio 2023, hanno interessato il territorio della regione Lombardia, provvedendo, nelle more della valutazione dell'effettivo impatto dell'evento di cui parliamo, a un primo stanziamento di 9.430.000 euro, a valere, come sempre, sul Fondo per le emergenze nazionali, da utilizzare per l'attuazione dei primi interventi urgenti.

Il 27 settembre 2023 è stata adottata l'ordinanza del capo del Dipartimento della Protezione civile con cui il direttore pro tempore della Direzione generale sicurezza e protezione civile della regione Lombardia è stato nominato Commissario delegato per fronteggiare l'emergenza con l'incarico di predisporre, nel limite delle risorse finanziarie stanziate con la delibera del Consiglio dei ministri, un piano degli interventi urgenti.

Con nota del 29 dicembre dello stesso 2023, il Commissario delegato ha trasmesso il piano, per un ammontare complessivo pari a 9.430.000 euro e il Dipartimento della Protezione civile, all'esito delle attività istruttorie di competenza, ha approvato il piano, con una nota del 16 gennaio 2024 per l'intero ammontare che abbiamo appena citato.

Nel dettaglio, il piano è composto da: misure per il soccorso e l'assistenza alla popolazione, che impegnano 150.622 euro; contributi per autonoma sistemazione, 208.240 euro; contributi per spese funerarie, 3.000 euro; 504 interventi volti al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, alle attività di gestione dei rifiuti, delle macerie, del materiale vegetale, alluvionale, delle terre e delle rocce da scavo prodotti dagli eventi, nonché volti a garantire la continuità amministrativa nei comuni e nei territori interessati. Per quest'ultima finalità sono stati impegnati 9.068.000 euro.

Quanto ai fabbisogni ulteriori, il Commissario delegato ha trasmesso, il 15 febbraio 2024, gli esiti della relativa ricognizione, sui quali allo stato sono in corso di svolgimento le conseguenti attività istruttorie di competenza del Dipartimento della Protezione civile, anche mediante interlocuzioni con la struttura commissariale. Ciò, al fine di individuare la quota parte finanziabile con una ulteriore delibera del Consiglio dei ministri.

Quale ulteriore misura di sostegno in favore della popolazione colpita dagli eventi in rassegna, deve richiamarsi lo stanziamento finanziario disposto dai commi 1-ter e 1-quater dell'articolo 23 del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, introdotti dalla legge di conversione n. 136 del 9 ottobre 2023.

In particolare, in proporzione alla quantificazione dei danni subiti, sono stati stanziati 115 milioni di euro per l'anno 2025 e 120 milioni di euro per l'anno 2026, in favore dei comuni colpiti dagli eventi alluvionali relativi alle dichiarazioni di stato di emergenza deliberate dal Consiglio dei ministri nell'agosto del 2023, tra i quali sono compresi i territori interessati dagli eventi di cui ci stiamo occupando.

Risulta in corso di coordinamento, da parte dei competenti uffici del Ministero dell'Interno, l'individuazione dei criteri da applicare per quanto riguarda il riparto delle relative risorse economiche.

Tanto era quanto si doveva all'onorevole interrogante, sperando di essere stati, nella sintesi, compiuti.

PRESIDENTE. La deputata Forattini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, signor Ministro. Rimango, anch'io, parzialmente soddisfatta, in quanto la mia richiesta era dell'agosto 2023 e, ad oggi, la risposta.

Mi rendo conto delle risorse stanziate, perché ho avuto modo di prenderne atto rispetto anche alle delibere che sono state pubblicate dal sito della regione Lombardia rispetto agli stanziamenti che sono arrivati dal Governo. Si tratta, sicuramente, di risorse insufficienti rispetto alla richiesta che è arrivata anche dall'assessore La Russa, subito dopo l'evento dell'agosto 2023, dove si chiedevano 1,65 miliardi. Sicuramente, il fatto che vengano fatte ricognizioni con cadenze ravvicinate mi rassicura rispetto al problema che questi territori hanno vissuto, rimango, però, dell'avviso che siamo di fronte a uno stato di emergenza nazionale perenne, perché ormai i cambiamenti climatici sono un assunto rispetto alla normalità. Quindi, a mio avviso, occorrerebbe lavorare rispetto alla prevenzione e all'adattamento ai cambiamenti climatici.

Io arrivo dalla provincia di Mantova e non più tardi di domenica siamo stati vittime di una tromba d'aria importante. Quindi, lo ripeto, occorrerebbe, non tanto, lavorare in uno stato di emergenza contingente, ma lavorare per uno stato di emergenza che veda i nostri territori adattarsi a questi cambiamenti climatici che veramente stanno dilaniando il Paese.

(Iniziative di competenza volte a garantire alle popolazioni delle Marche colpite dal sisma del 9 novembre 2022 risorse economiche adeguate e la piena operatività del superbonus 110 per cento, al fine di agevolare il processo di ricostruzione - n. 3-01056)

PRESIDENTE. Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Curti n. 3-01056 (Vedi l'allegato A).

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. La ringrazio, signor Presidente. Come certamente sa l'onorevole interrogante, nell'aprile del 2023, il Consiglio dei ministri ha dichiarato per 12 mesi lo stato di emergenza in conseguenza della sequenza sismica che, a partire dal 9 novembre 2022, ha interessato il territorio delle Marche e, per l'attuazione dei primi interventi, nelle more della valutazione dell'effettivo impatto dell'evento, ha stanziato la somma di 4.860.0000 euro, a valere sul Fondo per le emergenze nazionali.

Successivamente, il 3 maggio 2023, è stata adottata l'ordinanza del capo del Dipartimento della Protezione civile con cui è stata demandata al presidente della regione Marche, nominato Commissario delegato per fronteggiare l'emergenza, la predisposizione di un piano degli interventi urgenti. Detto piano è stato approvato dal Dipartimento in data 7 luglio 2023 per la somma complessiva di 4.087.767 euro, con la precisazione che l'importo di euro 689.000 restava sospeso in attesa di ricevere chiarimenti.

Pertanto, con nota del 9 novembre 2023, il soggetto attuatore ha trasmesso una rimodulazione del piano degli interventi urgenti per un importo pari a 4.756.000 euro circa. Il Dipartimento della Protezione civile ha, quindi, approvato, il 28 dicembre successivo, il piano rimodulato, composto da 40 interventi, per la somma complessiva di 4.466.000 euro, rimanendo sospeso, in attesa di chiarimenti, l'importo di 228.000 euro e risultando suscettibile di programmazione l'ulteriore importo di 165.000 euro. A seguito dei chiarimenti trasmessi dal soggetto attuatore, il Dipartimento della Protezione civile ha approvato, il 9 febbraio 2024, la rimodulazione del piano degli interventi urgenti, composto da 46 iniziative, per un importo complessivo pari a 4.746.000 euro.

Quanto ai fabbisogni ulteriori, nella seduta del 21 febbraio 2024, il Consiglio dei ministri ha deliberato l'integrazione per 3 milioni di euro dello stanziamento di risorse, al fine di assicurare il completamento delle attività di soccorso e di assistenza alla popolazione, nonché per il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche. In merito agli interventi urgenti di riduzione del rischio residuo sono, invece, in corso interlocuzioni con la struttura commissariale per la relativa valutazione.

Ciò rappresentato in ordine alla fase dell'emergenza, quanto alla fase di ricostruzione post-calamità, si rileva che l'obiettivo del nostro Governo è quello di devolvere la gestione della ricostruzione alla competenza del Commissario straordinario che già opera nei medesimi territori regionali per il sisma Centro Italia 2016. Questo, come certamente non sfuggirà all'onorevole interrogante, anche al fine di contenere le spese di parte corrente ed evitare che si verifichino duplicazioni di strutture amministrative. A tali fini, sono in corso interlocuzioni sempre più fitte, debbo dire, con il Ministero dell'Economia e delle finanze, per la condivisione delle occorrenti iniziative normative. Ci auguriamo che questo confronto possa definirsi entro qualche settimana.

Infine, in merito al disposto della legge 11 aprile 2023, n. 38, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 11 del 2023, si osserva che risultava irrilevante la data della dichiarazione dello stato di emergenza. Il comma 3-quater dell'articolo 2 di tale decreto-legge, infatti, nel prevedere una deroga all'applicazione del divieto di avvalersi delle modalità alternative di fruizione della detrazione mediante la procedura di cessione del credito d'imposta e dello sconto in fattura, riguarda gli interventi effettuati su edifici residenziali o unità immobiliari a destinazione abitativa per i quali sia stato accertato il nesso causale tra il danno dell'immobile e l'evento sismico, situati in uno dei comuni di cui alle regioni interessate da eventi sismici per le quali è stato dichiarato lo stato di emergenza.

La deroga in esame, pertanto, presuppone esclusivamente che, a seguito dell'evento sismico che ha danneggiato l'immobile, sia dichiarato lo stato di emergenza per il comune nel quale il bene è situato, non rilevando, invece, il momento in cui tale dichiarazione intervenga.

Spero di essere stato esaustivo.

PRESIDENTE. Il deputato Curti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, per la risposta. Prima di dichiarare se sono soddisfatto, faccio una brevissima premessa ricordando l'evento di cui stiamo parlando, perché ricordo che quello che ha colpito i territori di Ancona, nell'occasione Fano e Pesaro, nel novembre 2022 rappresenta, di fatto, la sequenza sismica di maggiore intensità che si è verificata su quel territorio dai primi anni del Novecento a oggi. Rispetto a questo, come già ricordava anche il Ministro, si tratta, inoltre, di un evento abbattutosi in un contesto come quello della regione Marche, dove di fatto sono già in piedi altri due stati di emergenza, cioè quello del sisma, che veniva ricordato, del 2016 e quello dell'alluvione del 2022. Ricordo, poi, che alla fine di marzo 2023 la Protezione civile calcolava in oltre 500 persone il numero degli sfollati e quantificava gli edifici lesionati in un numero superiore a 1.000.

Ministro, mi lasci dire che in questa emergenza c'è un qualcosa di surreale. Glielo dico perché sul tema dei ritardi dello stato di emergenza - non per il tema che poneva sulla questione del 110 per cento, che va bene così ed è un'opportunità in più per quelle comunità - noi sappiamo che la regione Marche, se riparto un po' da quei giorni, ha atteso ben 2 settimane prima di richiedere lo stato d'emergenza e che lo stato di emergenza, come lei ricordava, nel Consiglio dei ministri è stato riconosciuto solo l'11 aprile 2023, cioè con 5 mesi di ritardo, e addirittura veniva nominato il Commissario per l'emergenza il 3 maggio 2023. Cioè, sono trascorsi 7 mesi solo per fare la nomina del Commissario delegato all'emergenza. Ora, io credo che questa sia una filiera normativa e regolamentare con un unico pesantissimo effetto, quello di aggravare, giorno dopo giorno, il dramma vissuto da quei cittadini. Oggi ci ritroviamo nuovamente a risollevare la questione in quest'Aula, perché il tema centrale è quello delle poche risorse - oltre al ritardo - che sono state stanziate.

Lei, questa mattina, ci ha parlato di uno stanziamento, che avevamo avuto modo anche di leggere, pari a 3 milioni di euro. Ovviamente, parliamo di una somma irrisoria. Basta pensare che nella sola città di Ancona i danni stimati superano i 200 milioni di euro e, come lei ha ricordato, anche qualche altro rappresentante del governo locale spiegava come queste risorse, in realtà, siano per misure previste dallo stato di emergenza per la messa in sicurezza di quei territori. Ad oggi, infatti, il Governo non ha sostanzialmente impegnato fondi per la ricostruzione delle abitazioni e per il patrimonio pubblico. Mi dispiace dirlo, ma io credo che la verità è che il processo di ricostruzione - di cui, nostro malgrado, conosciamo bene anche la complessità e le necessità - non sia mai stato iscritto nell'agenda di questo Governo, e questi continui ritardi stanno causando enormi disagi, appunto, a quelle comunità.

Abbiamo appreso, anche grazie a un mio ordine del giorno che è stato presentato e approvato in maniera unanime qui, in quest'Aula, dell'impegno di inserire risorse all'approvazione del DEF. Noi avevamo auspicato che l'inserimento di queste risorse potesse esserci già nella legge di bilancio, ma così non è stato. Io, avendo vissuto come amministratore, purtroppo, qualche emergenza, che è proprio quella del 2016, ho sempre sostenuto che la politica, di fronte all'emergenza, non deve dividersi e deve andare tutta nella stessa direzione, per dare risposte a quelle comunità colpite.

Quindi, io dico che, seppur con un netto ritardo, confidiamo che possano essere stanziate le giuste risorse per permettere ai 500 sfollati, che oggi, purtroppo, sono fuori casa, di rientrare nelle loro abitazioni il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Chiarimenti in ordine alle modalità di determinazione degli indennizzi da corrispondere agli allevatori nel caso di carni e prodotti ottenuti da animali macellati che successivamente risultino contaminati da peste suina africana - n. 3-00854)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Nevi n. 3-00854 (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Luigi D'Eramo, ha facoltà di rispondere.

LUIGI D'ERAMO, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati, preliminarmente mi preme rilevare che il tema sollevato dall'onorevole interrogante riflette aspetti di specifica competenza del Ministero della Salute. Tuttavia, sono evidenti anche le implicazioni di carattere commerciale per la competitività delle aziende che attuano specifici investimenti e che si confrontano con il mercato e con le richieste degli acquirenti intermedi e finali della filiera zootecnica.

La normativa di riferimento per il riconoscimento degli indennizzi per gli abbattimenti di capi in caso di focolai di peste suina africana è costituita, in particolare, dalla legge 2 giugno 1988, n. 218, e successive modificazioni, recante misure per la lotta contro l'afta epizootica ed altre malattie epizootiche degli animali, e dal regolamento attuativo di cui al decreto interministeriale 20 luglio 1989, n. 298, concernente la determinazione dei criteri per il calcolo del valore di mercato degli animali in caso di abbattimento forzoso.

In merito all'ambito applicativo dell'articolo 2, comma 4, della citata legge n. 218 del 1988, con particolare riferimento ai focolai di peste suina africana, malattia elencata di categoria A, preciso che la procedura per la liquidazione delle indennità di abbattimento è indicata all'articolo 19, comma 7, del decreto legislativo 5 agosto 2022, n. 136. Il combinato disposto di tali disposizioni prevede che in caso di focolaio di una malattia soggetta a denuncia obbligatoria per la quale è prevista la misura di cui all'articolo 61, paragrafo 1, lettera b), del regolamento UE 2016/429, come la peste suina africana, agli aventi diritto è riconosciuta un'indennità per l'abbattimento dei capi pari al 100 per cento del valore di mercato, determinato secondo i criteri di cui al DM n. 298 del 1989, nonché un'indennità pari all'80 per cento per la distruzione di attrezzature, mangimi, prodotti agricoli e prodotti zootecnici contaminati.

Inoltre, i commi 9 e 10 dell'articolo 2 della citata legge n. 218 del 1988, come modificati dal decreto legislativo n. 136 del 2022, prevedono, rispettivamente, che l'azienda sanitaria locale territorialmente competente dispone che le carni, i prodotti e gli avanzi ottenuti da animali normalmente macellati, ove esista il sospetto che siano contaminati, vengano sottoposti a determinati trattamenti stabiliti con proprio provvedimento, al fine di renderli sicuramente innocui nei riguardi della diffusione delle malattie stesse. Per i trattamenti di cui al comma 9 e nei casi in cui si debba procedere alla distruzione dei prodotti contaminati, agli aventi diritto è concesso un indennizzo secondo i criteri determinati dal Ministero della Salute, di concerto con il Ministro dell'Agricoltura, avuto riguardo agli oneri sostenuti e ai valori di mercato dei prodotti distrutti. La predetta indennità, diversamente da quella prevista dal comma 4 del medesimo articolo 2, è riconosciuta nei limiti di quanto disposto dalla legge n. 218 del 1988 ed è finalizzata a ristorare i danni subiti dagli aventi diritto per la distruzione o per i trattamenti necessari a eliminare il rischio relativamente a carni e prodotti a base di carne, con sospetto di contaminazione, provenienti da animali normalmente macellati.

Nella fattispecie in esame deve essere riconosciuto pieno valore di mercato per i trattamenti di cui al comma 9 e nei casi in cui si debba procedere alla distruzione dei prodotti contaminati ottenuti da animali normalmente macellati. In assenza del decreto interministeriale attuativo previsto al comma 10 per determinare il criterio di calcolo per oneri sostenuti e valori di mercato dei prodotti distrutti, questa indennità può essere calcolata secondo quanto disposto dall'articolo 6, comma 6, del DM n. 298 del 1989, così come chiarito dal Ministero della Salute, con le note del 21 settembre 2007 e del 14 novembre 2008 citate dall'interrogante.

Ai fini della determinazione dell'indennità dovranno essere tenuti in considerazione anche gli oneri sostenuti (spese vive, fatture) in caso di vendita dei prodotti. Pertanto il criterio dell'articolo 6, comma 6, del DM n. 298 del 1989, si applica in generale nel caso in cui sia consentita l'utilizzazione delle carni degli animali abbattuti. In caso di vendita, alla documentazione probatoria per la liquidazione dell'indennità deve essere allegata la fattura o la dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà da parte del produttore agricolo venditore.

PRESIDENTE. Approfitto per salutare studenti e insegnanti del liceo “Visconti”, di Roma, e del liceo “Gonzaga”, di Palermo, seconda tranche, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Li ringraziamo per questo e gli auguriamo, ovviamente, buona fortuna. Informo che sono presenti in Aula soltanto i deputati che stanno svolgendo le proprie interrogazioni e i Sottosegretari, in questo caso il Sottosegretario D'Eramo, per la relativa risposta. Questa è l'ultima interrogazione.

Il deputato Nevi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

RAFFAELE NEVI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Dichiaro di essere soddisfatto della risposta. Finalmente il Sottosegretario D'Eramo, che ringrazio, chiarisce bene le basi di calcolo e le metodologie da applicare ai fini degli indennizzi per quanto riguarda i danni provocati da questa epidemia, che sta purtroppo allargandosi sempre di più nel nostro Paese. Era ora di definire questi parametri e criteri per rendere subito disponibili gli indennizzi, e quindi le somme da riversare alle aziende del settore che, purtroppo, hanno dovuto subire le conseguenze di questa epidemia, che stiamo cercando di tamponare grazie al grande lavoro che si sta mettendo in campo sia dal commissario sia dal Governo.

Approfitto di questa occasione, signor Sottosegretario, per chiedere ancora a lei, e quindi, per suo tramite, al Governo, di essere attenti al tema della prevenzione. Sappiamo perfettamente che c'è la necessità di salvaguardare gli allevamenti, soprattutto nelle zone più produttive del Paese, e quindi al Nord, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, eccetera, chiaramente affinché la malattia sia circoscritta e non si diffonda anche nel resto del Paese. Grazie della risposta, sappiamo anche del suo grande impegno ai fini della prevenzione rispetto alla diffusione dell'epidemia. Ci auguriamo che non si abbassi la guardia, anzi, che si raddoppino gli sforzi, e da questo punto di vista Forza Italia continuerà a stimolare il Governo affinché si faccia presto e bene quello che è già contenuto nelle leggi e nei regolamenti che ci siamo dati.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 12. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 12,05.

Seguito della discussione delle mozioni Grimaldi ed altri n. 1-00256, Appendino ed altri n. 1-00257, Peluffo ed altri n. 1-00260, Faraone ed altri n. 1-00261 e Benzoni ed altri n. 1-00262 concernenti iniziative per il rilancio del settore dell'automotive e per la tutela dei relativi livelli occupazionali, nell'ottica della transizione ecologica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Grimaldi ed altri n. 1-00256, Appendino ed altri n. 1-00257, Peluffo ed altri n. 1-00260, Faraone ed altri n. 1-00261 e Benzoni ed altri n. 1-00262 concernenti iniziative per il rilancio del settore dell'automotive e per la tutela dei relativi livelli occupazionali, nell'ottica della transizione ecologica.

Ricordo che nella seduta di lunedì 11 marzo 2024 si è svolta la discussione sulle linee generali. Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263 e una nuova formulazione della mozione Grimaldi ed altri n. 1-00256, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Braga e Francesco Silvestri che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo e il terzo firmatario. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Contestualmente alla presentazione della nuova formulazione della mozione n. 1-00256, le mozioni Appendino ed altri n. 1-00257 e Peluffo ed altri n. 1-00260 sono state ritirate dai rispettivi presentatori.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Ringrazio il Presidente e tutti i colleghi che sono intervenuti in questo dibattito e quelli che sono presenti in questa fase di replica e in quella finale, perché il dibattito che si è avuto qui, alla Camera dei deputati, sull'automotive è sicuramente centrale per realizzare una piena e autentica politica industriale nel nostro Paese.

Come emerge in maniera chiara anche dalle mozioni discusse, è un momento fondamentale per il futuro del settore. I temi da affrontare sono numerosi e tutti di pari rilevanza e auspico che ci sia anche una convergenza, la più ampia possibile, sulla strada da percorrere insieme.

La transizione verso modelli a contenuta emissione di CO2 impone scelte e azioni che riguardano tanto gli aspetti produttivi e la necessità di incrementare gli attuali volumi delle fabbriche italiane quanto il supporto alla riqualificazione e riconversione della filiera nazionale, nonché la riqualificazione delle competenze dei lavoratori.

Il Governo è impegnato, sia in Italia sia sul fronte internazionale e certamente tanto più su quello europeo, su tutti questi aspetti perché insieme ci consentono di realizzare una politica industriale nel settore dell'automotive.

Parto da una considerazione già più volte ribadita anche in questa sede: riguarda il rapporto con il principale gruppo internazionale con sede in Italia, vale a dire Stellantis.

Condivido le preoccupazioni trasmesse da tutti i gruppi parlamentari in merito, ma ricordo a me e all'Aula che l'operazione che ha portato all'incorporazione - perché di incorporazione si è trattato - di FCA, e quindi alla nascita di Stellantis, è avvenuta di fatto 4 anni fa; e in quell'epoca, nella scorsa legislatura, sono state sottovalutate le ricadute sugli stabilimenti italiani e sull'occupazione, contrariamente a quanto fatto 4 anni fa dal Governo francese che pretese specifici impegni, tra l'altro anche con un intervento sugli assetti azionari.

Non a caso le fabbriche italiane, che fino a quel momento primeggiavano per efficienza e produttività, hanno pesantemente risentito della mancanza di investimenti di questi ultimi anni e sono oggi penalizzate nel confronto con le analoghe fabbriche spagnole e francesi, così come sono state penalizzate nella scelta, che fu fatta allora, di quali modelli applicare nelle linee produttive, se quelli di FCA o quelli di Peugeot, e in gran parte si scelsero quelli di Peugeot. Questo è l'impatto sull'indotto, che è evidente a tutti.

È una dinamica preoccupante che ha spinto il Governo ad avviare da subito un confronto, non privo di tensioni, con Stellantis per restituire centralità al nostro Paese, valorizzando le grandi competenze, in termini di ricerca, sviluppo e più in generale di ingegnerizzazione, che da sempre contraddistinguono l'Italia; un confronto che prima si è realizzato al tavolo automotive con tutti i soggetti sin dall'inizio della legislatura e poi, come è stato ricordato nelle mozioni presentate, in un tavolo specifico, chiamato tavolo Stellantis, che si è insediato a dicembre, dopo che l'amministratore delegato del gruppo aveva indicato, nel colloquio che ha avuto con me nella sede ufficiale del Ministero (altri erano preceduti in altre sedi), già nel giugno dello scorso anno, di condividere l'impegno a raggiungere 1 milione di veicoli nei prossimi anni.

Sulla base di questo impegno, esplicitato pubblicamente, abbiamo attivato il 5 dicembre il tavolo Stellantis, articolato in 5 gruppi di lavoro che dovranno portare alla definizione di un documento strategico condiviso dall'azienda, dai sindacati e dalle regioni in cui si vi sono insediamenti della multinazionale, nonché dall'associazione che rappresenta la nostra filiera, l'ANFIA; un documento strategico, condiviso da tutti gli attori istituzionali, associativi e dall'azienda, da approvare prima dell'estate.

Il lavoro che è in corso - vi sono più riunioni nell'arco della settimana - si focalizza sui seguenti ambiti: primo, volumi produttivi e mercato; secondo, efficientamento degli stabilimenti; terzo, ricerca, sviluppo e innovazione; quarto, componentistica; quinto, occupazione e formazione. Fino al mese di marzo, al mese in corso, si terranno ulteriori incontri per giungere a un protocollo d'intesa condiviso, che crei le condizioni per la produzione di un milione di veicoli entro il 2030, con un trend che deve essere crescente sin da quest'anno, assicurando la sostenibilità e la continuità di tutti gli stabilimenti Stellantis italiani e un rapporto fecondo e costruttivo con la filiera dell'indotto.

Ricordo che il raggiungimento di una soglia di produzione minima è condizione necessaria per la salvaguardia di un'eccellenza italiana, che è appunto la componentistica, costituita da oltre 2.200 imprese che il mondo ci invidia. E proprio la salvaguardia e la competitività della filiera italiana costituiscono l'obiettivo principale nel lavoro che stiamo conducendo nel settore auto. Oggi al Ministero si è tenuto un tavolo per ufficializzare la soluzione positiva, in continuità sostanziale con il gruppo Marelli a Crevalcore, con l'ingresso di un'azienda determinata a valorizzare le competenze e ad investire oltre 20 milioni di euro. Ricordo a me stesso che il gruppo Marelli apparteneva una volta all'intera holding automobilistica e che la soluzione che prospettiamo oggi al tavolo del Ministero garantisce produzione e occupazione, un risultato significativo che testimonia la concretezza degli interventi di politica industriale di questo Governo.

È verosimile che nei prossimi giorni saremo nelle condizioni di chiudere anche la procedura che riguarda lo stabilimento di Termini Imerese, che era lo stabilimento della FIAT e che è stato il primo ad essere chiuso. Le vicende successive, anche giudiziarie, sono note a tutti voi.

Per raggiungere la soglia minima di 1.300.000 veicoli - la soglia che abbiamo individuato, quella che ci può garantire di tutelare le imprese dell'indotto nella conversione ambientale - siamo impegnati anche sul fronte dell'attrazione di investimenti dall'estero perché, se Stellantis dovesse mantenere l'impegno di raggiungere la soglia di 1 milione di veicoli, questa soglia non sarebbe comunque sufficiente a mantenere l'intera filiera dell'automotive. Ricordo a me stesso che l'Italia è l'unico Paese produttore di auto in Europa ad avere un'unica casa automobilistica; gli altri Paesi, come Francia e Germania, tradizionalmente significativi, come il nostro, nella storia dell'automobile europea, hanno più case automobilistiche e anche in Polonia, in Slovacchia, in Ungheria e in Spagna ci sono da 3 a 7 case automobilistiche, in ognuno di essi. L'Italia è anche l'unico Paese in Europa produttore di auto ad avere un gap così significativo tra auto prodotte e auto immatricolate, un gap di circa il 35 per cento della produzione; quindi, manca il 65 per cento per arrivare al numero di auto immatricolate. La presenza in Italia di un unico produttore è quindi un'anomalia nel panorama europeo e internazionale. In una fase di grandi cambiamenti del settore a livello globale, con una contrazione delle immatricolazioni in Europa - in ogni caso ovvia perché si procederà sempre più verso altri tipi di trasporto - e la presenza sempre più diffusa di nuovi soggetti imprenditoriali, non possiamo chiedere a un unico gruppo, Stellantis, di farsi carico, da solo, della filiera italiana. Pertanto, da diversi mesi abbiamo avviato un'intensa azione per portare nel nostro Paese almeno un secondo produttore di auto e stiamo dialogando con tre gruppi cinesi e con aziende occidentali. È un lavoro gestito anche attraverso una task force dedicata agli investimenti esteri nel nostro Paese, che pensiamo possa concretizzarsi in tempi sufficientemente rapidi, analogamente a quanto fatto nel settore dei semiconduttori. Come sapete, più volte ho detto anche in quest'Aula che una task force ministeriale aveva contattato e si era incontrata in vari continenti con le principali holding produttrici nel settore dei chip, dei semiconduttori, tanto più importanti per l'automotive, e proprio ieri abbiamo presentato il primo di una serie di risultati che saranno annunciati nel corso dei prossimi mesi, che in questo caso riguarda l'investimento di un'azienda di Singapore, la Silicon Box, in una regione del Nord, con un investimento iniziale di 3 miliardi e 200 milioni, cui ne seguiranno altri a breve. Con la stessa visione strategica e con lo stesso lavoro minuzioso fatto anche attraverso incontri internazionali nelle sedi delle aziende produttrici, pensiamo di poter fare altrettanto per il settore dell'automotive, sia per quanto riguarda una seconda casa automobilistica sia per quanto riguarda i produttori delle componenti che servono all'auto elettrica. Mi riferisco in modo specifico alle batterie. Il nostro obiettivo è quello di invertire la tendenza e di far tornare il nostro Paese uno dei più significativi nella scala della produzione europea. Nel frattempo, a sostegno della domanda, abbiamo rinnovato l'ecobonus con un piano di incentivi che mette a disposizione, per quest'anno, 950 milioni e con una maggiore attenzione agli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale. Sono più che raddoppiati i contributi per elettrico e ibrido plug-in, che possono raggiungere anche i 13.750 euro a fronte di un valore massimo di 5.000 nelle precedenti edizioni della misura.

Per accelerare lo svecchiamento del parco auto - noi abbiamo il parco auto più vecchio e inquinante d'Europa - e andare incontro alle esigenze delle classi meno abbienti, che poi sono verosimilmente anche le famiglie che possiedono un'auto più vecchia e più inquinante, abbiamo introdotto un principio di proporzionalità del contributo rispetto all'età dell'auto rottamata: più è vecchia, antiquata e inquinante l'auto rottamata e più è sostenibile l'auto che viene acquisita, più significativo è il contributo per le famiglie a basso reddito. Sempre in favore delle classi meno abbienti, abbiamo previsto una maggiorazione del 25 per cento dei contributi per chi ha un ISEE inferiore a 30.000 euro, la possibilità di rottamare anche Euro 5 e introdotto per la prima volta gli incentivi per usato a fronte della rottamazione fino a Euro 4.

Sono inoltre previste in via sperimentale due misure: un programma di noleggio a lungo termine, impropriamente detto social leasing, e un programma di retrofit metano e GPL, per incentivare anche la filiera del metano e, comunque, rendere più sostenibile il nostro parco auto. Stiamo però lavorando anche a livello europeo per promuovere politiche industriali che favoriscano la transizione verso veicoli più puliti e tecnologicamente avanzati, senza trascurare le esigenze dell'industria ma puntando, al contrario, a un approccio tecnologicamente neutrale e non all'esclusivo obiettivo della maggiore diffusione di auto elettriche. Un paradigma che appare messo in discussione anche dalle principali case produttrici, come noi stessi avevamo sostenuto sin dall'inizio della legislatura.

La nostra azione in Europa è stata efficace nel modificare in maniera sostanziale il Regolamento Euro 7. Abbiamo costituito una nuova maggioranza in Europa ed è questo un esempio di come la collaborazione tra gli Stati possa portare a risultati tangibili e a politiche efficaci. Abbiamo talmente chiara la necessità di porre l'accento sulla politica industriale in Italia, in Europa e tra i grandi dell'Occidente che abbiamo deciso di ripristinare il G7 sull'industria, che non si teneva da 7 anni. Dopodomani, a Verona, si terrà il G7 sull'industria, con la partecipazione dei grandi dell'industria, che sarà preceduto - ed è questa un'altra grande e significativa novità - dal B7 industria, che si svolgerà sempre a Verona e che sarà il primo in assoluto nel suo genere. Per la prima volta, prima del G7 sull'industria, che abbiamo ripristinato dopo 7 anni, si svolgerà un forum delle imprese dei 7 grandi Paesi del mondo, che si incontreranno anche con i Ministri del G7. Prima di questo, i B7 summit erano riunioni a margine dei vertici del G7 ma non coinvolgevano una platea così vasta di imprese.

Inoltre, in un intervento durante l'ultimo Consiglio europeo sulla competitività di pochi giorni fa, il 7 marzo scorso, ho sottolineato l'importanza di affrontare i dossier europei, focalizzandoli in particolare sulla politica industriale nel settore dell'automotive, per evidenziare come bisogna passare da una politica europea tesa ad incentivare i consumi a una politica europea tesa ad incentivare la produzione. Infatti, se noi tendiamo ancora ad incentivare principalmente i consumi, ci ritroveremo a consumare macchine e prodotti realizzati da altri fuori dall'Europa, magari in condizioni di concorrenza sleale. Dobbiamo fare esattamente il contrario: incentivare la produzione per essere noi attori industriali anche nel prossimo futuro e, magari, esportare dall'Europa, con la nostra tecnologia e le nostre capacità. Io ho evidenziato proprio l'argomento che riguarda l'industria automobilistica, come ho fatto già in questa sede qualche giorno fa, quando ho affrontato le tematiche dei dazi sulle auto cinesi, e ho richiamato proprio l'intervento del Presidente Draghi dinanzi alle Commissioni del Parlamento europeo dell'altro giorno, nel quale egli ha ricordato che i dazi sulle auto cinesi in Europa sono pari al 10 per cento e negli Stati Uniti sono pari al 27,5 per cento e che il candidato Trump ha annunciato l'intenzione di aumentarli, ove fosse eletto, al 67 per cento.

Ovviamente l'industria automotive europea non può reggere una sfida titanica di questo tipo. L'Europa non deve diventare un mero mercato di consumo per le auto prodotte all'estero. Anche per questo, come ha evidenziato lo stesso Presidente Draghi, come il Governo di Giorgia Meloni indicò sin dall'inizio della legislatura ai partner europei e come io stesso indicai nel mio primo intervento programmatico alle Commissioni congiunte di Camera e Senato 15 mesi fa, occorre cambiare politica industriale. Allora indicai proprio la sfida che l'Europa aveva davanti a sé, a fronte degli incentivi, dei sussidi e del sostegno che la Cina dà alle sue industrie e anche all'industria delle auto, e a fronte degli incentivi e del sostegno che gli Stati Uniti danno al proprio sistema industriale.

Se rivedete quell'audizione di 15 mesi fa, sostenevo la tesi che non si poteva fronteggiare la sfida, se gli Stati Uniti - che è il continente con cui noi ci dobbiamo confrontare - avevano già investito 2.000 miliardi di dollari a sostegno delle proprie imprese, anche con misure protezionistiche. Ora i miliardi sono saliti a 3.000 e questa considerazione è esattamente quella che ha fatto il Presidente Draghi, intervenendo l'altro giorno - da come ho letto sulle agenzie - al Parlamento europeo.

Draghi chiede un investimento pubblico europeo, anche con fondi comuni europei - come noi avevamo chiesto all'inizio della legislatura, quando parlavamo di un fondo sovrano europeo - per un ammontare non inferiore a 500 miliardi di euro l'anno, per i prossimi 10 anni. Questo oggi è nell'agenda europea e io credo che ci aiuterà a definire una politica industriale italiana che sia protagonista, in sintonia con la politica industriale europea, la quale dev'essere, a sua volta, protagonista nella competitività globale. Per questo ritengo particolarmente importante il dibattito che avete fatto e mi auguro che si concluda con delle votazioni il più possibile unitarie. A tal fine, procederei con l'esprimere i pareri sulle mozioni.

Sulla mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri ed altri (Nuova formulazione) n. 1-00256, che raggruppa, sostanzialmente, le precedenti mozioni, esprimo parere favorevole sulle premesse, ad eccezione dei punti 18), 31) e 49), di cui chiedo l'espunzione.

Con riferimento alla parte del dispositivo, sugli impegni 1) e 2) il parere è favorevole. Sull'impegno 3) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a mettere in atto tutte le iniziative volte a incentivare la transizione del settore verso la sostenibilità ambientale, favorendo un approccio tecnologico neutrale attraverso l'adeguato sostegno agli investimenti in ricerca e sviluppo e alle produzioni in grado di garantire l'occupazione (…)” e poi continua uguale.

Sull'impegno 4) il parere è favorevole con la seguente riformulazione, che leggo, sono poche parole: “ad adoperarsi affinché Stellantis” - così dicono i proponenti - “mantenga in Italia non solo la produzione ma anche i settori della progettazione, dal momento che il design italiano è riconosciuto come elemento di grande valore in tutto il mondo, e la supply chain che dall'avvento di Stellantis sono stati fortemente ridimensionati in termini di competenze” - andrebbe espunta la parola «personalità» - “a favore degli omologhi enti francesi e del personale” - va introdotto qui - “ex PSA, condizionando le misure, finanziarie e regolatorie (…)”, eccetera. Si tratta di piccole modifiche lessicali.

Sugli impegni 5) e 6), il parere è favorevole.

Sull'impegno 7, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a sostenere e favorire il passaggio alla mobilità elettrica anche attraverso l'incentivazione del rinnovo del parco auto a partire dalle flotte pubbliche e delle partecipate, garantendone la produzione nel nostro Paese, nonché” - fino a qui è tutto uguale al vostro testo - “misure volte a semplificare, migliorare e aumentare l'installazione” - riprendo - “e la diffusione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici”, ed espungendo le ultime due righe da “e, quindi,” in poi.

Sull'impegno 8) il parere è favorevole con una riformulazione, che è semplicemente una riduzione: “ad adottare iniziative di competenza per prevedere i necessari strumenti incentivanti volti a stimolare l'acquisto da parte delle imprese private di flotte aziendali”.

Sull'impegno 9) il parere è favorevole.

Sull'impegno 10) il parere è favorevole con una riformulazione della parte finale, dove si dice: “all'acquisizione di tecnologie e alla riconversione produttiva per favorire la produzione di modelli a basse emissioni di CO2 in Italia”. Si sostituisce la parola “elettrici” con le parole: “a basse emissioni di CO2”.

Sull'impegno 11) il parere è favorevole con riformulazione: “a sostenere e proporre un piano di rilancio della produzione industriale” - è un fatto lessicale - “di autovetture a basse emissioni di CO2”- cioè, la formula che vi chiedo di utilizzare è «a basse emissioni di CO2» e non meramente «elettrica» - “che, unitamente ai necessari investimenti in ricerca e sviluppo, sostenga anche l'intera filiera della componentistica, promuovendo, insieme alle regioni interessate, iniziative di formazione per le lavoratrici e i lavoratori dell'automotive, affinché possano acquisire le competenze necessarie alla transizione ecologica”.

Sull'impegno 12) il parere è favorevole con riformulazione: “a favorire” - si espunge: «tramite risorse strutturali» - “gli investimenti in ricerca e sviluppo per la progettazione di nuovi modelli di autoveicoli a basse emissioni di CO2 per il trasporto pubblico locale urbano ed extraurbano, per la creazione di futuri prodotti e servizi legati alla mobilità sostenibile, anche attraverso programmi di noleggio a lungo termine a canoni agevolati per le classi meno abbienti”. Si espungono le parole “elettrica e, segnatamente, all'utilizzo di veicoli elettrici (…)” e si continua con le parole “nonché per il riuso, il riciclo e lo smaltimento delle batterie di veicoli elettrici (…)”, procedendo con il testo da voi presentato.

Sull'impegno 13) il parere è favorevole, mentre sull'impegno 14) il parere è contrario.

Sull'impegno 15) il parere è favorevole con una riformulazione. Si espungono le parole “a rendere permanente il” e, dunque, la riformulazione è: “a proseguire i lavori del tavolo automotive, già costituito presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy al fine di mantenere costante il dialogo tra le parti sociali, i rappresentanti delle regioni, le associazioni di categoria, le case produttrici e le istituzioni”. Quindi: “a proseguire i lavori (…) al fine di mantenere (…).

Sull'impegno 16), parere contrario, come sul 14).

Sull'impegno 17), il parere è favorevole, con riformulazione: “a concordare con tutti i soggetti interessati, in primo luogo le parti sociali, le iniziative utili e necessarie per la transizione green”, espungendo le parole: “alla mobilità elettrica già enunciate nel presente atto”, per agganciarsi alle parole “infrastrutture del Paese” e continuando con: “ai processi di riconversione e riqualificazione dell'indotto, tutelando e garantendo i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”.

Sugli impegni 18) e 19), il parere è contrario, mentre sull'impegno 20), il parere è favorevole. Se avete bisogno del testo, è qui, può essere utile per voi e per gli uffici.

Passiamo alla mozione Faraone ed altri n. 1-00261, che è rimasta come mozione autonoma.

Sulle premesse, il parere è contrario.

Sull'impegno 1), il parere è favorevole con la riformulazione: “ad attuare ogni possibile iniziativa di competenza per favorire lo sviluppo della filiera automotive e la revisione dei veicoli a basse emissioni di anidride carbonica nel nostro Paese attraverso: a) una politica industriale volta a sostegno degli investimenti nel settore dello sviluppo di competenze; b) una politica di incentivazione all'acquisto che tenda a privilegiare i produttori europei”. Si espungono le parole: “le considerazioni che sono nell'interloquire”, quello che conta è l'indicazione di una politica di incentivazione all'acquisto che tenda a privilegiare i produttori europei. Si continua: “b-bis) il sostegno alla componentistica nonché alla promozione del trasferimento tecnologico attraverso il competence center di Torino e i migliori centri di eccellenza”, le lettere c) e d) restano.

Sugli impegni 2), 3) e 4), il parere è favorevole. Sull'impegno 5), il parere è favorevole con riformulazione, sostituendo le parole: “ad avviare un”, con le parole: “a proseguire il” e continuando: “serio determinato confronto con i principali attori della filiera” o, comunque: “a proseguire il confronto con i principali attori della filiera”, se non volete dare aggettivi.

Sugli impegni 6) e 7), il parere è favorevole, mentre sull'impegno 8), il parere è contrario. Sull'impegno 9), il parere è favorevole.

Passiamo alla mozione Benzoni ed altri n. 1-00262.

Sulle premesse, il parere è contrario. Sugli impegni 1) e 2), il parere è favorevole, mentre sull'impegno 3), il parere è contrario. Sull'impegno 4), il parere è favorevole.

Sulla mozione di maggioranza Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263, il parere è favorevole.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, solo per programmare e capire come incastriamo l'Aula con le Commissioni. Sono le 12,35 e sono previsti interventi per un'ora e quaranta minuti: volevamo solo capire, a questo punto, quando sospendiamo i lavori dell'Aula, per poterlo comunicare alle Commissioni, altrimenti salta il lavoro delle Commissioni. Chiediamo solo questa indicazione per capire come programmare il seguito.

PRESIDENTE. Diciamo che la competenza sarebbe in capo ai gruppi. Logica vorrebbe che la discussione andasse avanti fino alla fine, quindi, fino alle votazioni conclusive della mozione. I gruppi, se vogliono, possono tra loro interloquire e prendere accordi differenti. Noi siamo qui per ascoltarli. Deputato Fornaro?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Forse, non mi sono spiegato. Era solo per capire, perché, se arriviamo, orientativamente, alle 14,15-14,20 e, a quel punto, procediamo con le Commissioni, in Aula quando ritorniamo?

PRESIDENTE. Ci si potrebbe accordare e tornare in Aula, invece che alle 15, alle 15,30. Se siamo d'accordo…

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). …con le Commissioni, solo per quello.

PRESIDENTE. Siamo d'accordo.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Quindi a che ora, alle 15,30?

PRESIDENTE. Giungono cenni di assenso: alle 15,30 in Aula.

Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Signor Presidente, stavo facendo una proposta simile, nel senso che chiedevamo 10 minuti di pausa, che è irrituale, prima delle dichiarazioni, ma solo per rileggere le riformulazioni. Lo dico, ringraziando, tra l'altro, anche i capigruppo di maggioranza - c'è qui Foti presente -, perché, secondo noi, è stato utile ascoltare una sorta di replica alle nostre illustrazioni di ieri da parte del Ministro Urso. Però, dal momento che ci sono parecchie riformulazioni e la nostra dichiarazione di voto dipende anche dalle altre, le chiederemmo solo 10 minuti, se possibile, di sospensione. È esattamente la proposta che ha fatto l'onorevole Fornaro, solo derogata di 15 minuti, quindi, alle 15,45, il rientro in Aula. Tutto qui.

PRESIDENTE. Io registro la sua proposta. Se sono tutti d'accordo, si può procedere a una sospensione, anche se ci sono comunque le dichiarazioni di voto. Quindi, volendo, si potrebbero anche rileggere. Dieci minuti va bene.

Pertanto, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 12,50.

La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 12,55.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito dell'esame delle mozioni concernenti iniziative per il rilancio del settore dell'automotive e per la tutela dei relativi livelli occupazionali, nell'ottica della transizione ecologica.

Come concordato tra i gruppi, proseguiremo nella parte antimeridiana l'esame delle mozioni fino alla loro conclusione, per poi sospendere la seduta fino alle ore 15,45.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,41).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare la deputata Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, colleghe, Ministro Urso, mi preme da subito esporre alcune considerazioni in merito alle mozioni presentate da noi e dai miei colleghi, focalizzando l'attenzione sulla delicata situazione che caratterizza l'industria automobilistica italiana e ovviamente il suo indotto. Il nuovo orientamento del mercato automobilistico alla produzione di auto elettriche ha costretto le nostre aziende a una conversione del processo in linea con la necessità di mercato, procurando un grosso problema di sopravvivenza e di competitività, lasciandoci purtroppo vulnerabili di fronte ai competitor più aggressivi nella proposta di fornitura di auto e di componenti.

La sfida posta dall'Unione europea, finalizzata a una drastica riduzione della produzione di veicoli a combustione entro il 2035, ignorando il principio di neutralità tecnologica, ha portato a una repentina e obbligatoria riqualificazione del nostro sistema produttivo, già gravato da costi quasi insostenibili. Inoltre, non dobbiamo sottovalutare il cambiamento culturale e sociale in atto che dovrebbe avvenire gradualmente, al fine di evitare la distruzione di un intero settore industriale, che ha trainato e traina la nostra economia, con la conseguente riduzione poi dei posti di lavoro.

Abbiamo bisogno di tempo, colleghi, per trasformare le attività produttive del nostro Paese e per costruire l'indotto di servizio necessario all'accoglienza dell'auto elettrica, oltre che, come diceva il Ministro, per sostituire il parco auto delle nostre case. Molto bene l'ecobonus, molto bene gli incentivi, ma comunque serve il denaro alle famiglie per potere fare questo.

Dobbiamo domandarci anche quale sia il motivo per il quale la crisi automobilistica in Italia passi attraverso una vera e propria fuga - o quasi assenza - dei più importanti produttori di automobili. Prima il Ministro ha parlato di anomalia. Io credo che la risposta passi attraverso un'analisi del sistema Paese nel quale siamo inseriti, che non crea le condizioni sufficienti e necessarie che permettano alle aziende di vivere e sopravvivere e parlo di tutte le aziende, soprattutto quelle di componentistica.

Oggi non siamo competitivi nella produzione di auto e componenti a causa di costi insostenibili, che comprendono l'energia, le materie prime, i trasporti, la tassazione, oltre alle risorse umane specializzate e ovviamente alla dipendenza dalle batterie, che monopolizza completamente il settore.

La possibilità di essere davvero competitivi è stata decisamente compromessa dalla scelta di convertire interamente il mercato automobilistico da combustione a quello elettrico, legando la produzione a componenti quali le batterie. Non dovremmo stupirci se una multinazionale come FCA scelga di produrre a basso costo in altre Nazioni e che non vengano fatti gli investimenti da parte di player internazionali in Italia.

Il rischio che stiamo affrontando è quello di minare, irrimediabilmente, la solidità del settore automotive italiano, allontanando la produzione di veicoli e di componenti nel nostro Paese a causa delle mancate condizioni di lavoro. Come fare al fine di preservare il ruolo strategico dell'industria automobilistica italiana da sempre protagonista e trainante nel nostro Paese? Ritengo sia imperativo impegnarsi fermamente nell'obiettivo di creare condizioni favorevoli di produzione per le nostre imprese, sostenere concretamente la formazione delle risorse e promuovere attivamente la conversione degli stabilimenti che deve necessariamente seguire l'evoluzione del mercato verso un motore elettrico o altro.

Inoltre, è fondamentale sostenere il cittadino in termini economici e strutturali, poiché dovrà adattarsi obbligatoriamente e giustamente alle nuove tecnologie, ma per farlo sono necessari degli strumenti.

Invito il Governo a sostenere con determinazione la filiera dell'automotive e a promuovere la produzione e l'adozione di veicoli elettrici attraverso politiche industriali strutturali, incentivazioni chiare per la produzione e il sostegno ai cittadini, oltre a rendersi presto autonomo con una produzione nazionale di batterie. È anche essenziale esplorare le alternative energetiche, inclusa l'opzione del nucleare, sviluppando piani strutturali per la ricerca nel settore dell'automotive e investendo nella formazione tecnica dei lavoratori, creando, anche qui, nuovi posti di lavoro. Un dialogo costruttivo con attori chiave come Stellantis risulta cruciale, così come affrontare la crisi negli stabilimenti per la riorganizzazione dell'intera filiera e, soprattutto, mantenere gli impegni assunti.

Le mozioni oggetto del nostro voto rivestono un'importanza fondamentale, poiché, non solo, riguardano un cambiamento che impatterà favorevolmente sul futuro del nostro Paese, ma, ancora di più, vanno a sostenere la filiera dell'automotive in un momento di riqualificazione così delicato.

Questo settore, un tempo fiorente, cardine della nostra economia, si trova attualmente in una fase di profonda crisi e incertezza. Il cambiamento non gestito e non supportato adeguatamente potrebbe avere ripercussioni devastanti su tutto l'indotto del settore, con centinaia di aziende di componentistica che già oggi hanno cessato l'attività, provocando la perdita di migliaia di posti di lavoro in tutto il Paese. È imperativo che il Governo si assuma un ruolo centrale nel rilancio e nel sostegno del cambiamento del settore, garantendo condizioni sostenibili - lo ripeto -, sostegno alla riqualificazione e al lavoro, prospettive occupazionali e produttive certe per gli stabilimenti.

Le azioni proposte in questo contesto sono di vitale importanza per salvare l'industria automobilistica italiana e il suo indotto, favorendo convintamente la transizione energetica e andando verso una mobilità sostenibile, incentivando la produzione di veicoli elettrici, promuovendo il passaggio alla mobilità elettrica e sostenendo sempre l'intera filiera.

Abbiamo l'opportunità di diventare protagonisti di un nuovo modello di automotive, vista l'incredibile professionalità, riconosciuta globalmente, del nostro Paese e possiamo diventare il perno della transizione energetica se sostenuti e tutelati dal nostro Governo.

Il Governo ha posto anche l'attenzione sui biocarburanti come asset strategico, ma è imprescindibile valutare attentamente la loro sostenibilità. Il futuro della mobilità è sicuramente green e molte case automobilistiche europee stanno già convertendo le loro filiere verso questa tecnologia. In questo contesto, noi di Italia Viva dichiariamo il voto favorevole agli impegni della nostra mozione e alle parti delle altre mozioni che riteniamo compatibili con le nostre (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, la transizione ecologica è uno dei temi cruciali del dibattito politico italiano ed europeo, è un passaggio necessario, quasi obbligato, al fine di configurare i processi economici e produttivi in un'ottica di completa sostenibilità. Tutto questo per due ragioni di fondo: in primo luogo, perché si è arrivati a un punto di non ritorno dove risulta urgente intervenire per invertire un trend che rischia di far collassare l'intero sistema economico produttivo, sociale e ambientale, così come l'abbiamo conosciuto fino ad ora; in secondo luogo, perché agire con fermezza e determinazione ora significa provare a mettere in sicurezza il sistema da consegnare alle future generazioni, quelle future generazioni che, oggi, sono richiamate dall'articolo 9 della nostra Costituzione. Ragionare in un'ottica sostenibile, dunque, significa soddisfare le esigenze del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare le loro, costruendo un contesto socio-economico confortevole per i nostri figli. In tal senso, la logica della sostenibilità implica un'azione prettamente politica, perché richiede necessariamente di allargare il raggio di azione, pensando non ai bisogni imminenti, ma, per lo più, a quelli futuri.

Tuttavia, c'è un aspetto da non sottovalutare: proprio perché l'obiettivo di fondo è mettere in sicurezza il contesto socio-economico e ambientale delle future generazioni, l'approccio al tema “sostenibilità” non può essere ideologico, bensì pragmatico.

La sostenibilità, signor Presidente, deve essere pienamente sostenibile. Pensare al futuro è importante, direi anche essenziale, ma pensare al futuro senza partire dal presente non è realistico: si rischia di buttare via il bambino con l'acqua sporca, si rischia, cioè, di radere al suolo il presente, compromettendo in tal modo anche l'avvenire.

Porsi degli obiettivi è corretto, ma è altresì corretto formulare proposte che siano sostenibili dalle imprese e dalle aziende dei diversi comparti produttivi. Oggi, mi riferisco in particolare al settore dell'automotive, un settore di grande importanza per il nostro Paese.

Tra le proposte normative del cosiddetto pacchetto Fit for 55 rientra, infatti, anche un regolamento nel quale si prevede, dal 2035, la vendita esclusiva di veicoli a zero emissioni di CO2. La tendenza che si evidenzia in tal senso è quella di privilegiare una riconversione produttiva verso una trazione essenzialmente elettrica, basata sulla tecnologia delle sole macchine elettriche, dell'elettronica di segnale e di potenza e dei sistemi di accumulo chimico dell'energia. Si tratta di un modello di transizione, così come evidenziato nella mozione di maggioranza oggetto di discussione, già segnato nei modi e nei tempi, che non trova sul piano scientifico unanime condivisione. Colossi del settore come Toyota, Nissan e Renault hanno pubblicamente esposto il loro scetticismo sul motore elettrico, considerato ad oggi ancora poco produttivo, meno durevole e fortemente inquinante, includendo anche le difficoltà di smaltimento delle batterie in disuso.

Risulta, quindi, necessario allargare l'orizzonte e valutare forme di trazione diverse, tecnologicamente più avanzate ed ecologiche. Tra le varie spiccano l'utilizzo dell'e-fuel e dell'idrogeno; i carburanti sintetici rappresentano una promettente alternativa ai carburanti convenzionali, rientrando pienamente in un'ottica sostenibile, in quanto sono prodotti attraverso processi chimici che utilizzano fonti di energia rinnovabile, come l'idrogeno e il biossido di carbonio catturato dall'aria. Per giunta, questi combustibili hanno il vantaggio di poter essere utilizzati nei motori a combustione interna esistenti senza necessità di modifiche significative, offrendo un potenziale per ridurre le emissioni di CO2 e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.

Quanto detto, signor Presidente, è la dimostrazione che una transizione ecologica che non si confronta con la realtà e con le varie soluzioni possibili non genera alcuna transizione, nessun passo in avanti, negando nei fatti la sua stessa missione. Ecco, perché risulta necessario assumere sempre un approccio pragmatico, concreto e, soprattutto, equilibrato e questa, in parte, è la direzione assunta dal cosiddetto regolamento Euro 7, sul quale il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio alla fine dello scorso anno e che ora deve essere sottoposto all'approvazione di entrambe le istituzioni.

Signor Presidente, in virtù di quanto detto, il nuovo corso che le istituzioni europee inaugureranno dopo le elezioni previste nel giugno prossimo dovrà necessariamente prevedere una revisione della normativa in materia, tenendo conto della sostenibilità complessiva del comparto dell'automotive. E se è vero che la sostenibilità, come già detto, mira a tenere insieme le esigenze presenti con quelle future, allora, sarebbe bene salvaguardare tutti gli effetti che le politiche messe in atto producono sui diversi livelli di intervento. Come riportato nella nostra mozione, l'Associazione europea della componentistica automotive ha quantificato gli effetti della messa al bando dei motori a combustione interna al 2035, stiamo parlando di 275.000 posti di lavoro persi in Europa. Il costo in tal senso per l'Italia sarebbe pesante, rischiando di essere in percentuale il Paese con la maggior perdita di addetti, circa 73.000 posti di lavoro al 2040, di cui 67.000 già nel periodo 2025-2030. Se questi sono gli effetti e non si sta agendo pienamente in una prospettiva sostenibile, appare, quindi, necessario ristabilire un equilibrio, evitando di agitare la scure ideologica e abbracciando, invece, soluzioni più realistiche ed effettivamente ecocompatibili.

Signor Presidente, il settore dell'automotive risulta strategico per la sostenibilità del sistema produttivo del nostro Paese e a dirlo sono essenzialmente i numeri: considerando l'intera filiera produttiva, le aziende operanti nel settore sono circa 5.500, per un totale di circa 273.000 addetti diretti nelle attività produttive e che diventano oltre un milione, considerando anche le attività indirette di tutta la filiera. Sostenere questo settore significa sostenere buona parte del PIL italiano.

In un contesto geopolitico fortemente instabile, con ricadute economiche negative su diversi settori, risulta necessario che mercati e settore pubblico trovino il giusto punto di intervento al fine di salvaguardare la sostenibilità degli interessi pubblici e privati. A tal fine, il Governo in primis ma anche il Parlamento sono chiamati ad affinare la strategia industriale relativa al settore in oggetto, cercando di tenere in equilibrio le esigenze della transizione ecologica con gli interessi privati delle aziende e dei consumatori.

In tale ottica, per il settore in esame il tavolo automotive, istituito presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy, rappresenta un utilissimo punto di concertazione delle coordinate da mettere in atto, al fine di perseguire fondamentalmente alcuni importanti obiettivi. Ne voglio richiamare due: il primo è sostenere la domanda iniziale e, se necessario, potenziare, da un lato, le misure di incentivazione già adottate, al fine di venire incontro ai bisogni delle famiglie meno abbienti e, al contempo, favorire la graduale sostituzione del parco auto circolante con veicoli dotati di motori meno inquinanti e, dall'altro, le risorse dedicate al Fondo automotive, in particolare destinando specifici sostegni a progetti di riconversione delle imprese della filiera; il secondo è proseguire - e se necessario anche, direi, potenziare - la destinazione di risorse per le attività di ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, al fine di produrre modelli di motorizzazione ambientalmente sempre più sostenibili.

Onorevoli colleghi, il futuro passa attraverso le scelte del presente, passa attraverso la capacità di essere lungimiranti senza perdere di vista il punto di partenza e le necessità concrete e attuali. Guardare al futuro con responsabilità significa tracciare un percorso che sia percorribile realmente per il nostro Paese e soprattutto per le nostre industrie. Non possiamo perdere questa sfida.

In conclusione, signor Presidente, nessuna ideologia ma solo concretezza, pragmatismo e visione politica. Solo così la sostenibilità sarà davvero sostenibile per tutti. Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati sulla mozione di maggioranza e su tutte le parti delle altre mozioni su cui il Governo ha espresso parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Urso per l'interlocuzione. Sommessamente, faccio presente che noi eravamo all'opposizione anche quando lei faceva il Sottosegretario e Sergio Marchionne diventava amministratore delegato della Chrysler nel 2009 e quando alcuni centri di potere si allontanavano dall'Italia. Non le faccio una critica per quel guardare indietro. Ha fatto bene a guardare indietro e vorrei - se lei ha voglia - portarla con me in una marcia immaginaria attorno a quei 5 chilometri di perimetro di Mirafiori. Sarà che è la mia città e la conosco bene, ma vorrei portarla, come se facessimo una marcia clima-lavoro, attorno al perimetro di quella che è stata la più grande fabbrica europea, di sicuro la più grande fabbrica italiana. Sa qual è il problema, Ministro? È che non hanno bisogno di quegli “eventualmente”, “se necessario”, non hanno bisogno di parole che dicono solo di mantenere un rapporto dialettico specifico con Stellantis. E sa perché? Perché quei 3 milioni di metri quadri, che è una città nella città, per la metà sono vuoti. Cosa c'è dentro? Quasi nulla, Ministro.

Allora, partirei da una frase, una frase proprio di Stellantis che dice: “Costruisci il tuo futuro”. È il progetto con cui Stellantis lo scorso anno ha invitato all'esodo 15.000 tra impiegati e quadri. Sotto testo: il futuro non è qui; vattene con gli incentivi oggi o te ne andrai senza niente domani. Mirafiori, per intenderci, Ministro, agonizza da 20 anni ed è a fine vita da 10. Fa bene a ricordare che i Governi scorsi avrebbero dovuto partecipare diversamente alla discussione sulla fusione con gli altri gruppi, ma non andava bene prima di 4 anni fa.

Cinque giorni fa Stellantis ha comunicato altre 4 settimane di cassa integrazione e il termine è slittato al 20 aprile. Siamo già a 3 mesi dall'inizio del 2024. Però, Ministro, qui la cassa è l'unica realtà da più di 17 anni.

Dal 2007, ultimo anno senza cassa, al 2019, la produzione è calata dell'89 per cento. La cassa ha raggiunto picchi del 70 per cento. Si sono persi 1.000 lavoratori l'anno, come se ogni anno chiudesse una fabbrica di medie dimensioni. Con il pensionamento degli ultimi dipendenti lo stabilimento chiuderà - è inutile fingere che non sarà così - e senza nuove assunzioni e senza nuovi modelli questa è una realtà certa e francamente le rassicurazioni cominciano a offendere anche le intelligenze di molti.

Nel frattempo, un altro pezzo dell'indotto è crollato: la Proma di Grugliasco, azienda di componentistica che riforniva la Maserati, con 110 operai che saranno trasferiti. Vi ricordate i capitoli precedenti? Se li ricorda, Ministro Urso? La Lear oppure la Delgrosso? Lei oggi non ha parlato di ammortizzatori sociali. Peccato che senza un pensiero di riconversione quei lavoratori non avranno nemmeno la cassa integrazione. E il prequel se lo ricorda, Ministro? Immobiliare.it, Grugliasco, capannone in vendita con 115.000 metri quadri: prezzo su richiesta. Sfottono pure! Si trattava di quello che Marchionne, più di 10 anni fa, definiva il fiore all'occhiello dell'automotive italiano.

A partire dal 2008 nella componentistica torinese più di 500 aziende hanno cessato l'attività e 35.000 persone hanno perso il lavoro. È come se fosse stata liquidata una piccola città.

Torino è fra le aree con più alto tasso di disoccupazione. Lei ci chiede: dove eravamo? Noi, appunto, all'opposizione, ma il punto, Ministro, è cosa avete fatto, cosa avete fatto quest'anno. “Abbiamo rimosso il principale ostacolo al futuro dell'auto elettrica in Europa”, ha detto. Davvero? Sì, anzi ha detto: “Abbiamo fatto in modo che sull'Euro 7 si trovasse un accordo, raccogliendo la prima condizione che aveva posto Tavares ad di Stellantis”. Magnifico! Il mercato italiano è l'unico in cui le immatricolazioni di auto elettriche languono e lo ricordava anche lei, ma a voi sfugge ancora il nesso tra diffusione dell'elettrico e fine del motore endotermico.

In Europa, a novembre 2023, le immatricolazioni sono cresciute del 16 per cento e in Italia del 3,9. Il settore dipende ancora per il 93 per cento da fonti fossili, è responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di gas serra e ciò rende l'aria delle nostre città italiane irrespirabile. È questo il ritardo imbarazzante per cui i vostri biocombustibili non serviranno ad aiutarci a cambiare questo clima, l'unico che dobbiamo in qualche modo fermare in questa trasformazione. E voi che fate? Invece di correre ai ripari vi cullate, vi cullate nella propaganda sui rischi occupazionali della conversione ecologica e rimandate ancora e ancora.

Sarete i profeti complici della scomparsa di un intero settore produttivo, se non cambiate parole, perché avete in testa tutto un altro piano: trasformare l'Italia in un hub del gas. Continuate a sostenere i grandi asset industriali e le fonti fossili, ma ora la vicenda Stellantis comincia a diventare imbarazzante, credo anche per voi. Ho sentito le sue parole anche spesso oneste.

Torino, il cuore di questa desertificazione, è l'unica città italiana in cui si produce un'auto elettrica, la 500. E gli altri modelli? Lei lo sa, hanno preso il volo: la Topolino in Marocco, la 600 in Polonia, la Panda in Serbia, ma dal 2027 la 500 rischia di non essere più prodotta in Italia e di questo lei non ha detto niente. Pazienza, mi dirà; resta Pomigliano. E già, “perché è nostra intenzione continuare il suo ciclo di vita e quindi sostenere lo stabilimento fino all'arrivo del nuovo ciclo di modelli”. Traduco: il fine ciclo di Pomigliano è una Panda endotermica che a un certo punto sparirà dalla scena europea. Si unisca a noi, Ministro Urso, faccio il patriota con noi e pretenda che la Panda elettrica invece di essere fatta in Serbia si faccia a Pomigliano. Questo è un pezzo di risposta.

Intanto a Pratola si continuano a produrre diesel. Quelle rassicurazioni, Ministro Urso, offendono ancora di più, perché sono sempre accompagnate da un velato ricatto: incentivi o niente. La minaccia è l'abbandono e tutto fa pensare a una fuga con la cassa, che pagherebbero i lavoratori.

C'è un'altra certezza, infatti: dal 1975 al 2012 Fiat ha ricevuto dallo Stato italiano 220 miliardi. Nel 2020 a FCA sono stati concessi 6,3 miliardi di linee di credito. Avete mostrato qualche muscolo, avete detto qualcosa, ma fra il 2022 e il 2026 la pubblica amministrazione italiana foraggerà anche Stellantis con altri 2,6 miliardi.

Allora, Ministro Urso, ci auguriamo che al piano straordinario per incentivi da quasi un miliardo di euro corrisponda un aumento della produzione in Italia. Lo ha detto lei. “Ci auguriamo”? Ma dove siamo stati finora? Vi è giunta notizia che a livello mondiale la società ha chiuso il 2023 con 18 miliardi di utili, ricavi netti per 189 miliardi, un dividendo annunciato per cui Exor incasserà, per il 2023, 700 milioni di euro di dividendi, contro i 140 milioni di euro del 2020? Tavares, lo scorso anno, Ministro Urso, ha percepito 23 milioni di euro, pari alla retribuzione di 12.000 operai di FCA-Stellantis. Ricavi che si traducono in investimenti? Ogni tanto, se viene voglia, ma di sicuro non in Italia. Già, perché, per intenderci, mentre Stellantis produce in Francia un milione di auto, 15 modelli e quasi tutta la componentistica, in Italia sono prodotti circa 500.000 auto e 7 modelli. Nel 2021 ha impegnato in Italia solo il 10 per cento dei suoi investimenti, ma l'industria italiana dell'auto, come ha detto, è legata mani e piedi a questo monoproduttore. Pensate che nel 2021 oltre il 70 per cento delle imprese della filiera ha ricevuto commissioni da Stellantis.

Spesso quelle commesse rappresentano metà del fatturato. La verità è che l'Italia sta pagando fino all'asfissia la presenza di un solo monoproduttore. E allora noi siamo contenti, glielo abbiamo detto in un ordine del giorno e lo diciamo nella mozione: porti altri produttori, basta che non si faccia accompagnare da Stellantis, che non sia una farsa per vedere volare la 500 elettrica fuori da questo Paese.

PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione.

MARCO GRIMALDI (AVS). Ho finito, Presidente, direi che stiamo assistendo a tutt'altro. In un Paese in cui una famiglia di imprenditori riverita e foraggiata non ha mostrato alcuna responsabilità sociale verso stabilimenti, intere città, la comunità nazionale tutta; l'autarchia, Ministro Urso, deve finire, perché in questa vicenda ormai gli interessi nazionali non c'entrano nulla con la famiglia Agnelli e con la famiglia Elkann, che se ne sono andate via tantissimi anni fa e, come vedete, non pagano tantissime tasse.

Il ricatto vero verso Mirafiori è servito solo a fare di Torino la capitale della cassa integrazione. Per questo, lo diciamo, in Italia, a Pomigliano, a Torino, a Mirafiori, le auto si possono ancora progettare e produrre dentro la transizione ecologica, che non è un alibi perfetto, è una scusa che voi spesso mettete davanti. Per questo, e ho concluso, serve un piano industriale di rilancio della produzione delle auto elettriche, servono investimenti in ricerca e sviluppo, sostegno alla filiera componentistica, formazione per le lavoratrici e i lavoratori.

E deve essere chiaro che tutti gli incentivi e le risorse pubbliche saranno condizionati alla garanzia di prospettive industriali e tenuta occupazionale in tutti gli stabilimenti; che chi delocalizza va escluso dall'accesso alle risorse pubbliche - ho finito - e che saranno escluse da ogni sistema di incentivo o beneficio fiscale le tecnologie meno efficienti e più emissive. Ho concluso: vorremmo, pensate, che fossimo capaci di immaginare nella transizione e nell'automazione di tanti processi questa discussione, concordata e decisa insieme alle parti sociali…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO GRIMALDI (AVS). …perché Torino e l'Italia meritano di essere ancora il cuore industriale di questa Europa e del nostro Paese. Noi ci stiamo muovendo e siamo uniti a Pomigliano e a Termoli per dire che in Italia si possono ancora progettare e produrre auto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, anche per la replica di oggi. Il nostro gruppo è molto felice di questo dibattito, è felice che al centro del dibattito di quest'Aula torni il tema dell'automotive e soprattutto quello del suo indotto. Lo abbiamo fatto, peraltro, in varie occasioni, nei question time, proprio per mettere al centro l'importanza di questo settore. Oggi, con una mozione, cioè un atto di indirizzo, la politica e quest'Aula parlano in maniera chiara per dare una direzione chiara su quello che sarà il futuro di questo settore strategico e importante per il nostro Paese.

Siamo costretti a farlo perché la gloriosa storia dell'automotive italiana oggi è in difficoltà. Lei, nella sua replica, ha in qualche modo anticipato anche alcune cause, alcune non dipendono neanche da fattori interni: la contrazione della domanda, la conversione della filiera necessaria per rispondere alle imposizioni dell'Europa, le strategie discutibili di alcuni marchi presenti in Italia rispetto al mondo produttivo. Però, quello che accade, il punto di partenza è che oggi la produzione di auto in Italia sta calando, e con essa anche l'occupazione.

L'occupazione è la cosa che ci preoccupa di più. Chi mi ha preceduto lo ha già detto: 500 aziende dell'indotto hanno chiuso nella provincia di Torino, 35.000 persone hanno perso il lavoro. Non parliamo di Melfi e non parliamo di Crevalcore: nonostante le buone notizie che oggi ci dà, non ci rassicura rispetto alle tante promesse che abbiamo sentito in questi anni, negli ultimi anni, e che non si sono avverate. In un settore che ha 5.400 imprese, che dovrebbe essere davvero il centro della nostra strategia, ci sono 1,2 milioni di occupati, abbiamo oltre un milione di persone che vivono grazie al settore dell'automotive, 100 miliardi di fatturato, quasi il 6 per cento del PIL, e la conoscenza di una filiera che ha un elevato valore aggiunto ma, soprattutto, che è riconosciuta nel mondo per il suo know-how e per la sua importanza.

Allora, ci troviamo di fronte a un bivio strategico: subire le decisioni e le trasformazioni in atto o cavalcare le opportunità e riportare al centro l'automotive italiano nel mondo. Sicuramente le scelte europee ci hanno imposto delle trasformazioni che non siamo stati in grado, in qualche modo, di cogliere più velocemente di altri: il cambio di paradigma attraendo termico ed elettrico, le scadenze stringenti, investimenti anche forse di lungimiranza sbagliata. Lei ha fatto bene a citare le parole di Draghi, perché Draghi ha messo al centro l'importanza dell'Europa nella sopravvivenza dell'automotive europeo, l'importanza degli investimenti dell'Europa nella sua industria, l'importanza di un ragionamento complessivo che vada oltre i confini italiani.

Ma è evidente che anche in questo contesto europeo l'importanza dell'Italia è strategica e, sì, purtroppo o fortunatamente - a oggi, più purtroppo che fortunatamente -, abbiamo solo una realtà che produce in Italia, Stellantis, nata nel 2021, come sappiamo, da un'incorporazione, più che da una fusione, tra Peugeot e la nostra FCA.

Eppure, da quell'incorporazione, che doveva portare una maggiore competitività della nostra industria automotive in un sistema globale, un'azienda multinazionale ancora più importante, gli atti che ne derivano, dal 2021 in poi, sono tutti atti che certificano la disattenzione verso il sistema produttivo italiano. Lo sono nelle azioni che Stellantis fa - che poi elencherò - ma lo sono nei risultati che oggi vediamo sul territorio.

Però, non possiamo dimenticare quello che è successo, perché la memoria non può essere così debole. Nel 2020 FCA ha preso un prestito ponte di 6,3 miliardi, garantito all'80 per cento da garanzie statali, e solo un anno dopo, con la fusione di Stellantis, è stato diffuso un dividendo pari a 2,9 miliardi. Noi abbiamo contribuito a dare un prestito per incentivare l'industria italiana che è stato convertito in un dividendo che arriva a Exor di oltre 800 milioni di euro. In quel momento, che è l'inizio del declino dell'automotive italiana, il 70 per cento della filiera dell'indotto dipendeva da forniture Stellantis e, per oltre il 40 per cento di esse, queste forniture superavano addirittura il 50 per cento.

Oggi ci troviamo con una produzione che ridotta del 21 per cento rispetto al 2019 per le auto, del 15 per cento per i veicoli commerciali, del 27,4 per cento se guardiamo al 2017, che è l'ultimo anno che ha visto Marchionne al comando di FCA.

La crescente disattenzione è evidente anche nei fatti ed è evidente nello stabilimento di Atessa, che poche volte citiamo, quello dove si producono i veicoli commerciali, la cui produzione è decisamente inferiore al 2019. Tutti gli investimenti di Stellantis sui nuovi veicoli commerciali vengono fatti in Francia e in Serbia. Lo vediamo nel solo 10 per cento di investimenti totali che vengono fatti da Stellantis in Italia rispetto al resto del mondo, 800 milioni l'anno scorso contro gli 8 miliardi di investimenti. Soprattutto - ed è qui l'importanza - lo vediamo nell'accentrato della ricerca e dello sviluppo, perché dietro al mondo dell'automotive e alla produzione c'è il mondo dell'indotto della componentistica, che è ancora più importante. Ma quando, dei circa 1.400 brevetti che Stellantis deposita, 1.200 arrivano dalla Francia e solo 166 dall'Italia, dietro quei brevetti c'è una filiera, dietro i pianali c'è una filiera, perché la coprogettazione in Stellantis è molto avviata. È chiaro da questi numeri che si è scelto di sviluppare il futuro dell'automotive con l'indotto della filiera francese, dimenticandosi la filiera italiana.

La Francia oggi produce 15 dei modelli Stellantis, l'Italia solo 7; nel 2024 questa differenza diventerà di 11 modelli. È evidente lo scompenso ed è evidente la strategia chiara di Stellantis di un disimpegno industriale. E noi continuiamo a sostenerla con miliardi su miliardi di accordi per l'innovazione, contratti di sviluppo, con una trattativa sugli incentivi per garantirci gli investimenti che, più volte, sono stati promessi. Nel mentre, loro cosa continuano a fare? Continuano a riportare gli investimenti altrove - in Algeria, in Marocco, in Francia, in Polonia e in Serbia - e non solo gli investimenti diretti. Quella lettera ai fornitori italiani, che chiede loro se interessi investire in altri Paesi, è una lettera vergognosa per il nostro sistema produttivo. L'incentivazione della produzione e della ricerca in Italia è l'unico modo che avremo per favorire il mantenimento del know-how italiano di quelle piccole e medie aziende che sono nate e cresciute attorno a FIAT ma che hanno dimostrato nel mondo la valenza della grande imprenditoria italiana e della piccola e media impresa italiana.

Allora, bisogna capire qual è la strategia. Ministro, io l'ho seguita in tutto. Da un lato, lavoriamo a incentivi sulle esigenze di Stellantis o cerchiamo di fare questo in cambio del ritorno a 1 milione di auto prodotte da Stellantis, una promessa che oramai abbiamo sentito tante volte in interviste ma che ancora non si concretizza nella realtà dei fatti. Non c'è mai una corrispondenza tra le parole di Stellantis e gli investimenti concreti, come qualcuno, prima di me, ha anticipato. Dall'altro lato, c'è la minaccia di orientare gli incentivi al fine di portare in Italia nuovi produttori di automobili, cosa che però va in contrasto con la prima. Inoltre, bisogna capire con quali strumenti riusciremo a incentivarli. Infine - mi collego a un impegno della nostra mozione, che lei ha bocciato - non esclude nemmeno un impegno diretto, entrando nell'azionariato di Stellantis, cosa secondo noi assurda, ma poi ci arrivo.

Noi non diamo a questo Governo le colpe di una tragedia che arriva da un po' più lontano, ma diamo a questo Governo la colpa di non rispondere in maniera puntuale e veloce all'emergenza in corso. Se siamo a questo punto, è colpa delle istituzioni ma un pezzettino di colpa è anche dei sindacati e dei media, perché non stiamo parlando di un'azienda in crisi ma di un'azienda che ha fatto un utile di 18 miliardi l'anno scorso - più 11 per cento rispetto al 2022 - e stiamo parlando di un'azienda sana e solida, che deve convertire le parole in promesse, sia nella produzione sia nella ricerca e nello sviluppo. Ministro, l'obiettivo di 1,3 milioni di auto è raggiungibile solo trovando altri produttori che vengano in Italia e costringendo Stellantis a tornare a investire nel nostro sistema produttivo, attraverso un piano industriale vero e vincolante per l'azienda, attraverso incentivi alle imprese che non delocalizzano - è un punto importante della nostra mozione - e attraverso la facilitazione per chi investe in ricerca e sviluppo e attraverso l'incentivo al ritorno alla filiera italiana della componentistica anche per Stellantis. Per fare tutto ciò, perché il Governo possa avere un profilo oggettivo anche rispetto ai provvedimenti e agli incentivi che dovrete mettere in campo, lo Stato italiano non può essere azionista del primo produttore di automobili del nostro Paese. Il primo motivo è che di soldi gliene abbiamo dati abbastanza e il secondo è che non è possibile dare una prospettiva terza quando si è, allo stesso tempo, regolatori e regolamentati. Allora, rendiamo permanente quel tavolo automotive per riportare in Italia produzione e ricerca e seguiamo il suo principio, in virtù del quale non basta incentivare e stanziare tanti soldi per facilitare la domanda, ma occorre invece incentivare la produzione e ripartire da lì (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luca Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Nel parlare di automotive è inevitabile collegare questo importante tema alla transizione energetica che certamente impatta anche sulla mobilità e dunque su tutta la filiera dei vari Paesi. Noi sappiamo - non entro nel dettaglio - quanto questa filiera in Italia sia importante e quanto sia importante far di tutto per salvaguardarla. Però, parlando di transizione energetica come perimetro, mettiamo già dei punti fissi.

Noi, in Italia, abbiamo una produzione energetica che si può dividere in tre tipologie di consumo: la più grande è quella riferita al riscaldamento, al termico, che rappresenta il 50 per cento della torta energetica; il 23 per cento è riferito alla produzione di corrente elettrica; e poi c'è la mobilità, che completa questa torta, con il 27 per cento.

Faccio un passo indietro, riferendomi alla produzione di corrente elettrica: al momento, produciamo corrente elettrica utilizzando circa il 35 per cento da fonti rinnovabili, per cui, in questo momento, la corrente elettrica è ancora, per una quota più che maggioritaria, prodotta da fossile, dal gas. Dico questo perché la foga che soprattutto l'Europa, innanzitutto l'Europa, ha introdotto su questi argomenti non fa il bene dell'Europa stessa, ma, ancor meno, dell'Italia. Dico questo perché si vuole far credere che la transizione energetica sia una corsa che debba essere fatta più velocemente possibile, tipo una corsa dei 100 metri, ma non è così. La distanza e il rapporto tra gli obiettivi da raggiungere e il tempo - vincolante, perché ricordiamoci che ci siamo posti, come data, il 2050 - fa sì che non possa essere una corsa dei 100 metri, perché, dopo 100 metri, ci si sfiancherebbe e sarebbe del tutto inutile tentare di raggiungere l'obiettivo. Si potrebbe pensare che questo rischio possa essere più facilmente riferibile a una maratona, può darsi, ma io vado ancora oltre: a nostro avviso, la transizione energetica deve essere una marcia olimpica, con riferimento alla quale sapete qual è la regola? È vincolante avere sempre un piede piantato per terra, per cui si tratta di una marcia molto veloce, di una camminata molto veloce, ma con i piedi piantati per terra. Quello che, invece, l'Europa, con le disposizioni che ha emanato, vorrebbe imporre, fa sì che l'obiettivo sia davvero difficile da raggiungere.

Intanto, devo dire che la mozione che andiamo a presentare, come maggioranza, è stata frutto proprio di un contributo sinergico di tutte le forze politiche che rappresentano questa maggioranza.

Io mi soffermerò sui punti che Forza Italia ha ripetutamente, con interventi, interrogazioni e approfondimenti, voluto evidenziare rispetto a questo argomento. L'argomento si riferisce ovviamente al Fit for 55, cioè alla disposizione europea che dice che, al 2035, ci deve essere l'immatricolazione obbligatoria solamente per veicoli a emissioni zero. Su questo provvedimento l'Italia prima aveva espresso un parere contrario, poi si è astenuta, avendo in cambio la possibilità di riprendere in considerazione l'argomento - cosa che l'Europa sta facendo -, speriamo poi, con un'Europa diversa, che venga fuori dal voto di giugno, quindi che dal prenderne visione si arrivi a un risultato concreto. Qual è la cosa in cambio? Quella di abbandonare una visione ideologica e, dunque, di usare finalmente una visione pragmatica, che dia la possibilità a più tecnologie di fare in modo che anche la mobilità possa contribuire a una transizione energetica, che renda neutra l'emissione di CO2. Questa accelerata che l'Europa ha dato, però, ha avuto già i suoi effetti, negativi, come l'impatto sociale.

La CLEPA, l'Associazione europea della componentistica, dice che in Europa si perderanno 275.000 posti di lavoro e che il Paese maggiormente penalizzato sarà l'Italia, con 73.000 posti di lavoro, e che addirittura, da qui al 2030, si arriverebbe a perdere quasi 100.000 posti di lavoro, questo proprio perché c'è un'accelerazione che ha condizionato le industrie automobilistiche, ma a questo tema arrivo dopo.

Noi sappiamo che la transizione fatta bene, va fatta rispettando un perimetro generale e un criterio: il perimetro generale è che bisogna tener conto della sostenibilità ambientale, ma, nel contempo, anche sociale e economica. Per quanto riguarda quest' accelerazione sulla sostenibilità ambientale, sapete cosa vuol dire? Vuol dire dipendere per tutto, fondamentalmente, dalla Cina, che fa disastri nei territori per avere la possibilità di utilizzare le materie prime - il litio e quant'altro -, senza pensare a quello che sarà il problema dello smaltimento delle batterie. Per cui sappiamo che, dal punto di vista ambientale, è una strada univoca, quella presa dall'Europa, che non rispetta, invece, un principio più equilibrato.

Dal punto di vista economico, consideriamo - l'ho detto prima - i numeri dal punto di vista dei posti di lavoro persi.

Prima di cominciare, il mio collega, onorevole Sala, mi faceva presente che, ultimamente, ha sentito che in Germania c'è stata una presa di posizione per cui, mi sembra la BMW, a partire dal 2025 o poco più tardi, farà solamente produzioni di auto elettriche. Sapete, c'è un'applicazione - se non lo sapete, ve la consiglio - che si chiama Electricity Maps, dove appare la mappatura del mondo e, cliccando sulle Nazioni, compare in tempo reale quello che una Nazione sta producendo in termini di corrente elettrica, con la tipologia di fonte che la produce. Apro, vado sulla Germania: sapete qual è la fonte che, in questo momento, la Germania sta utilizzando come fonte principale? Il carbone. Voi ditemi che senso ha accelerare su una transizione che deve abbattere le emissioni, puntando tutto - quello che la Germania vorrebbe fare - sull'auto elettrica, sapendo che, in quel Paese, la fonte principale è il carbone. Veramente una stupidità senza logica. Oppure, la logica è quella di un approccio ideologico, che pone gli obiettivi a prescindere da quelli che devono essere i piedi per terra per raggiungerli.

Poi vediamo anche il mercato. Un'altra sostenibilità è quella del mercato. In Italia c'è un grande rallentamento delle vendite di auto elettriche, ma non solo in Italia. Abbiamo tante marche di auto - Toyota, Nissan, Renault - che stanno frenando su questo mix di produzione tra elettrico ed endotermico. C'è un grande colosso dell'automotive, la Hertz, che aveva preannunciato un investimento massiccio sull'acquisto di auto elettriche e sta facendo marcia indietro.

Dunque, cosa chiediamo, con questa mozione? L'impegno - che c'è già, e ringrazio di questo i Ministri competenti, il Ministro Urso e il Ministro Pichetto - affinché l'approccio sia diverso e non più ideologico, come emissioni zero dal tubo di scappamento. È chiaro, l'auto elettrica non ha il tubo di scappamento e dunque rimane solamente lei: no, ci sono altre tecnologie a emissioni neutrali, come gli e-fuel e i biocarburanti. Dunque, è necessario un approccio che non guardi solamente, come criterio, al tank-to-wheel, cioè dal serbatoio alle gomme, ma al well-to-wheel, cioè dall'inizio della produzione di quella fonte fino alle gomme: un approccio pragmatico, che farà sì che si cambi strategia, per cui quello che si fa sull'automotive - e il piano di incentivi che il Governo ha emanato va in tal senso - è, sì, considerare le auto elettriche, ma non solo: anche le macchine endotermiche, per far sì che la nostra transizione - che noi vogliamo fare non a chiacchiere, ma per davvero - non sia legata a ideologie stupide, ma a un senso pratico e realistico di come raggiungere gli obiettivi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro, per la sua presenza, che è importante. Infatti, colleghi e colleghe, molte volte ci siamo trovati, in quest'Aula e in Commissione, a discutere e parlare di crisi del settore dell'automotive in Italia, di delocalizzazioni, di Cassa integrazione e di licenziamenti.

Ma cosa c'è davvero dietro questi termini e queste parole? Parliamo di persone. Parliamo delle loro vite. Parliamo delle loro famiglie. Perché, vede, Presidente, la crisi dell'automotive riguarda, ad esempio, Marco, un piccolo imprenditore, che perde le commesse e non dorme la notte perché ha paura di licenziare i suoi dipendenti.

La delocalizzazione riguarda Maria, impiegata di 50 anni, che vede il proprio lavoro trasferito all'estero e magari quella stessa azienda ha preso dei soldi dallo Stato poco prima. La cassa integrazione è la storia di Enzo, impiegato di 35 anni, specializzato, che non sa se riuscirà a mantenere gli studi dei propri figli. E un licenziamento potrebbe essere la storia di Giuseppe, operaio di 55 anni, che deve chiedere aiuto perché non sa come pagare il mutuo e rischia di perdere la casa dopo una vita di lavoro nella sua impresa.

Allora, io non so se abbiamo veramente capito - noi sì! -, ma se voi abbiate capito che, dietro alle percentuali, alle cifre e ai numeri ci sono storie reali, sono in gioco le vite delle persone. E a me pare proprio evidente che questa maggioranza e questo Governo non ce l'abbiano chiaro. Perché, se così fosse, se fosse chiaro, che cosa dovreste fare, o meglio, cosa avreste dovuto fare in questi mesi di Governo Meloni? Intanto avreste dovuto adoperarvi per risolvere le tantissime crisi aziendali presenti su tutto il territorio, che riguardano moltissime filiere, ascoltando anche le parti sociali, Ministro. Io un po' di cancelli li ho girati e non ho mai - mai! - visto un membro di questo Governo, un Sottosegretario, che va ai cancelli delle aziende per parlare con i lavoratori e con le lavoratrici che sono disperati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti del Ministro Urso).

Dovreste rendere strutturali i tavoli di lavoro al Ministero, per non ricominciare ogni volta da zero. Dovreste vincolare le risorse pubbliche per le aziende, perché non è possibile e non è accettabile vedere aziende che intascano soldi pubblici e poi se ne vanno. Dovreste - e qui, sì, Ministro, sarebbe davvero l'ora - smettere di nascondervi, perché è molto facile farlo, dietro la scusa della transizione ecologica. Il mercato ormai è cambiato, credo che siamo d'accordo almeno su questo, e sono anni - lo dicono i numeri - che le case automobilistiche stanno convertendo le proprie filiere. La previsione è che entro il 2030, piaccia o non piaccia - a voi fa paura la parola elettrico, l'abbiamo capito -, il 70 per cento dei veicoli venduti in Europa saranno elettrificati. E voi cosa fate? Il solito schema: si fa finta di non vedere, si prova a mettere un muro e, magari, si mette anche la testa sotto la sabbia.

Allora, io lo ripeto anche qui, e il MoVimento 5 Stelle lo dice ormai da moltissimo tempo. La transizione è già in atto e non è che possiamo molto scegliere: o ne vieni travolto, come uno tsunami che si porta via tutto, imprese, lavoratori e lavoratrici, perché questa cosa comunque accadrà e ci troveremo a comprare le auto elettriche prodotte all'estero e non prodotte qui, oppure il buon senso direbbe che la si prova a governare e quindi ne diventiamo protagonisti, provando a rilanciare le nostre filiere. Però, questo significa fare delle cose. Significa, ad esempio, come chiediamo nella nostra mozione, accelerare la conversione della filiera. Significa - e voi avete paura di questa parola - ripensare gli ammortizzatori sociali, perché, oltre a salvare i posti di lavoro, che ovviamente vanno salvati, bisogna anche prevedere la formazione necessaria per rientrare nelle nuove filiere. Però, non solo c'è un “no” al nostro impegno, nel vostro proprio non ne parlate.

E poi bisogna avere il coraggio di investire in quelle infrastrutture che fanno parte del nostro Paese, come ad esempio le colonnine elettriche. Ministro, lei potrebbe dire: ma perché siamo qui, con una mozione, a ribadire queste cose per l'ennesima volta? Perché a me pare evidente che, in questi 16 mesi, voi ci abbiate fatto capire una cosa semplice e chiara: voi non sapete cosa significhi fare politiche industriali in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Facciamo l'esempio di oggi, che è quello più di attualità: guardiamo l'auto. Vede, Ministro, voi siete uno strumento nelle mani di Stellantis. In Commissione, lei, Ministro - e devo dire che davvero apprezzo la sua sincerità -, due settimane fa, ha candidamente ammesso di aver condotto sull'automotive una battaglia in Europa per i sussidi e per i modelli Euro 6 ed Euro 7, su espressa richiesta di Tavares, cioè l'amministratore delegato di Stellantis. Allora, la domanda spontanea, che a me è venuta, è: a fronte di quali garanzie ottenute da Stellantis? Più posti di lavoro? Più investimenti? Più produzioni di auto in Italia? O solo una pacca sulla spalla perché va bene così? E, allora, questa domanda gliel'abbiamo fatta, Ministro; gliel'ho fatta io, personalmente, in Commissione. E, purtroppo, la risposta è stata un'inquietante scena muta.

Così come, Ministro - l'ha ribadito anche oggi in Aula con le sue parole - è inquietante il rapporto che avete con la Cina. È inquietante veder cancellare, dall'oggi al domani, per motivi prettamente ideologici, la Via della seta, perché così avete fatto, per poi provare a costruire una via della seta dell'auto - lei ha parlato ovviamente di produttori cinesi - per rispondere alle pressioni degli Elkann (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Perché questo è stato! Questo, Ministro, non è fare politiche industriali. Questo è navigare a vista e anche in modo ondivago e dannoso.

Però, non è che ci potessimo aspettare molto di diverso da un Ministro - lei ha un record - che, in soli 16 mesi, riesce ad aumentare il prezzo della benzina, togliendo, in realtà, lo sconto e incolpando i benzinai; che riesce a inventare il carrello tricolore contro l'inflazione, talmente fallimentare che l'ha tolto lei stesso, perché non mi sembra che, oggi, sia facile comprare il latte e il pane e che le persone stiano bene e non abbiano a che fare con l'inflazione.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il tasso d'inflazione è il più basso d'Europa!

CHIARA APPENDINO (M5S). Creare il liceo del made in Italy, con ben 375 iscritti in tutta Italia: che grande successo! Insomma, solo fallimenti. A ben pensarci, quella scena muta di cui parlavo prima è la stessa scena muta che sta facendo il Governo - non solo lei, Ministro, ma lei ne fa orgogliosamente parte - sull'economia, dove siete oggettivamente immobili. Anzi, forse mi sbaglio, non siete immobili, peggio: dove vi muovete, fate danni.

Avete eliminato tutte le politiche economiche di crescita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e le avete sostituite con il nulla, avete tagliato tutto il tagliabile, addirittura le pensioni delle donne con Opzione donna o la sanità che è allo sbando, avete aumentato le tasse a tutto e a tutti, addirittura sui pannolini e sul latte in polvere. E, poi, cosa fate? Da mesi, nei salotti televisivi e sui giornali raccontate un Paese che rinasce grazie alle vostre fantastiche politiche. Io mi sono chiesta: ma ci andate a fare la spesa al mercato? Con le centinaia di migliaia di persone che lavorano in aziende che fanno fatica a tenere gli ordini e ad arrivare a fine mese e che sono in ansia, ci parlate? Con i piccoli imprenditori che falliscono perché i mutui sono alle stelle - e voi non avete fatto nulla - vi confrontate? Con quei commercianti che hanno chiuso perché non ce la fanno più ad arrivare a fine mese, ogni tanto, un caffè lo avete preso?

Perché, vede, Ministro, non è un caso quello che sta accadendo, non è un caso se la crescita oggi è dello “0 virgola”, non è un caso se il 63 per cento della popolazione fa fatica ad arrivare a fine mese, non è un caso se la produzione industriale cala da 11 mesi di fila, non è un caso se il potere d'acquisto delle famiglie è calato del 4 per cento nel 2023, non è un caso se è esplosa la cassa integrazione, come non è un caso, purtroppo, che, a gennaio, abbiamo perso 34.000 posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E sa perché non è un caso? Non è un caso perché, se questa maggioranza avesse il coraggio di guardarsi allo specchio, capirebbe che non è il fato, ma è proprio l'effetto delle vostre politiche fallimentari, che state portando avanti a danno di questo Paese, dei lavoratori, delle lavoratrici e delle imprese che ne fanno parte.

Il futuro non è roseo, perché non abbiamo ancora messo le mani sull'altro grande vostro pacco che ci avete lasciato e, cioè, il nuovo Patto di stabilità perché, oltre a questo, arriveranno 12 miliardi di tagli e nuove tasse all'anno. Questo state lasciando in eredità alle future generazioni.

Vado a chiudere, Presidente. Vi siete insediati - lo ricordo benissimo - con un motto: “Non disturbare chi vuole fare”. Io, a distanza di 16 mesi, ho capito che voi non vi riferivate alle piccole e medie imprese, non vi riferivate agli imprenditori che fanno fatica con la burocrazia o a chi vuole investire: no, voi pensavate ai falchi di Bruxelles, da cui fate dettare la politica economica, cioè tagli e tasse; no, loro non vanno disturbati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi vi riferivate a Washington, da cui prendete gli ordini sulla politica estera: guai a mettervi contro quello che dicono gli USA. Voi vi riferivate alle lobby, come quelle delle banche, a cui avete chinato la testa appena hanno chiesto di togliere una tassa giusta che toccava gli extraprofitti. Guai a disturbare le lobby delle banche, come le lobby delle armi: lì 10 miliardi li avete trovati. Già 10 miliardi avete trovato per le armi: per loro la coperta è sempre lunga, per gli altri è corta.

Chiudo, Presidente. Dopo 16 mesi di Governo abbiamo capito cosa voleva dire quella frase: voleva dire semplicemente che, per voi, l'importante è non disturbare chi vi manovra, cioè chi manovra questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, altro che Governo a difesa del popolo: voi siete patrioti alle feste di partito e incapaci di difendere gli interessi nazionali del popolo ove contano le scelte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, io credo che i lavori di questa settimana in Aula ci abbiano già reso il punto più alto dopo l'intervento della collega Appendino, che ha accusato questo Governo di non conoscere, di non implementare politiche industriali per il Paese. Le scelte fatte in Europa dal MoVimento 5 Stelle e dalla sinistra italiana, dai gruppi che rappresentano la sinistra italiana ci raccontano altro. Ma andiamo con calma.

Il mondo intero sta vivendo oggi momenti di grandi e profondi cambiamenti: alle porte dell'Europa, Ucraina e Russia sono impegnate in una guerra sanguinosa e brutale, con ripercussioni globali. Allo stesso modo, lo scontro fra Israele e Hamas, oggi più che mai, divide le opinioni pubbliche mondiali e acuisce le tensioni globali, particolarmente in Medio Oriente. Mentre le tensioni aumentano ovunque, la Cina, indisturbata, continua a crescere a ritmi inarrestabili, continua ad aggredire il continente africano per impossessarsi delle materie prime del futuro. L'Occidente è in affanno, gli Stati Uniti non sono sembrati mai tanto deboli quanto oggi sullo scenario mondiale. L'Italia, come altri Paesi europei, appronta politiche di carattere straordinario per tutelare i propri settori strategici, stanzia miliardi di euro per far fronte ai costi delle materie prime, alla volatilità dei prezzi dell'energia. Nel frattempo, si affaccia alle nostre porte una rivoluzione, quella dell'intelligenza artificiale, con tutta la sua portata innovativa, con tutte le sue implicazioni etiche, con le sfide legate al tema della cybersicurezza, ma anche con una serie di opportunità incredibili. Ed ecco che, di fronte a questi scenari globali, così dinamici e fragili, così densi di rischi, ma anche ricchi di opportunità, l'Europa dei burocrati impegna il cuore pulsante del settore manifatturiero europeo in una transizione ecologica forzata e, per certi versi, insensata. Mentre il resto del mondo sarà impegnato ad accaparrarsi i diritti sull'estrazione delle terre rare, a finanziare ambiziosi progetti di ricerca e sviluppo per primeggiare nei settori trainanti del futuro, noi, cittadini italiani ed europei, se non cambiamo rotta, saremo qua a capire con quali soldi pagare le innumerevoli casse integrazioni e tutti gli ammortizzatori sociali di cui avremo bisogno a causa del crollo del settore automotive e della componentistica, perché questi saranno disoccupati. Saremo qua a chiederci se, effettivamente, questa transizione imposta dall'Unione avrà comportato davvero un beneficio ambientale. Saremo qua a chiederci se calare le braghe di fronte al Dragone cinese ci avrà reso cittadini più ricchi e più felici o soltanto più poveri e asserviti. Saremo qua a chiederci, perché la Commissione europea ha deciso di svenderci alla Cina in questo modo.

Da questo punto di vista, è utile richiamare l'attenzione di tutti noi su alcuni dati. Se oggi l'Unione europea prevede dazi all'ingresso per le auto cinesi del 10 per cento, gli Stati Uniti, già attualmente, hanno dazi pari al 27 per cento, che Donald Trump, giustamente, intende innalzare al 67 per cento. Al 2030, secondo alcune ricerche, negli Stati Uniti, circa un 40 per cento delle vendite di auto riguarderà modelli elettrici. Secondo le stesse ricerche, al 2030, in Europa, la quota delle auto elettriche sarà al 70 per cento. Capite quale è il grado di accelerazione che l'Europa vuole imprimere a questa transizione nel nostro continente? Abbiamo, forse, più materie prime disponibili degli Stati Uniti? Abbiamo, forse, case produttrici più all'avanguardia? Siamo, forse, tecnologicamente più avanzati? Siamo, forse, più ricchi degli Stati Uniti d'America? No, la risposta è no, noi siamo solamente più ideologicamente orientati e più burocraticamente deviati. E così, mentre il resto dell'Occidente lascerà sostanzialmente al mercato decidere tempi e modi della transizione, l'Europa della burocrazia, guidata da una Commissione troppo eterogenea, sotto il ricatto della sinistra, costringe le Nazioni del Vecchio continente a giocare in difesa e a rincorrere il progresso, il benessere e il futuro che altri hanno immaginato per noi.

E così le Nazioni si indeboliscono e l'Europa, complessivamente, perde terreno, perde ricchezza, perde forza e perde credibilità. Non è un caso se, dal 2008 ad oggi, il valore della nostra economia, che una volta era simile in tutto e per tutto a quella americana, perde terreno. L'economia statunitense, oggi, vale il 30 per cento in più della nostra. Ma per capire meglio il livello dell'accanimento ideologico sulla transizione green, possiamo distogliere un attimo lo sguardo dai nostri lavori e guardare a Strasburgo, perché, mentre siamo costretti dalle norme europee a dibattere su come possiamo salvare la nostra economia e i nostri posti di lavoro, a Bruxelles, oggi, i vostri gruppi parlamentari - gruppi parlamentari che fanno capo all'opposizione in questo Paese - voteranno la direttiva sulle case green, con nuovi obblighi per gli Stati europei e soprattutto per i cittadini europei. Norme che, guarda caso, danneggiano soprattutto l'Italia. E così, da qui a qualche mese, mi aspetto un'altra mozione del Partito Democratico e del collega Bonelli, per discutere di come salvare il nostro patrimonio edilizio dalla svalutazione, di dove trovare le risorse per dar corso all'efficientamento energetico che voi ci avete imposto, tramite l'Europa.

Ma torniamo ai lavori di questa mattina. Tramite lei, Presidente, voglio invitare i colleghi a leggere attentamente il contenuto di tutte le mozioni che le opposizioni hanno presentato. Nessun accenno alla neutralità tecnologica. Nessun accenno alla necessità di preservare la grande tradizione del nostro Paese sui motori endotermici. Nessun accenno alla necessità di tutelare le tecnologie, la ricerca, lo sviluppo, i brevetti che l'Italia ha ideato e che abbiamo accumulato riguardo i motori e i carburanti sintetici o biologici. Nessun accenno all'idrogeno e a tecnologie alternative, niente di tutto questo. La linea politica di questa opposizione è completamente appiattita sugli indirizzi della Commissione europea. Vorreste sostanzialmente che il nostro Paese e il Governo italiano, si arrendessero all'ideologia green e, quindi, al predominio asiatico sulla nostra mobilità. State dicendo che non c'è spazio per una visione diversa. State dicendo che tutto quello che possiamo fare è riconvertire tutto e tutti e prepararsi a pagare ingenti ammortizzatori sociali. State mentendo, consegnando ai vostri elettori l'illusione che i livelli occupazionali possano essere mantenuti. Su questo, invito i colleghi di sinistra ad andare in una fabbrica e a visitare una linea di produzione di veicoli elettrici. Si renderanno conto che per la produzione delle auto elettriche serve un terzo degli operai che servono per la produzione di un'auto a motore endotermico.

Da italiano, come Enzo Ferrari o Ferruccio Lamborghini, da toscano come i padri del motore a scoppio Eugenio Barsanti e Felice Matteucci, rivendico con orgoglio la nostra determinazione a voler trovare strade alternative e migliori rispetto a quella che l'Unione europea ha individuato per noi. E mi vergogno per l'arrendevolezza di una parte del nostro Paese che qui è ben rappresentata da una sinistra impaurita e rinunciataria. Noi vogliamo contagiare tutta l'Europa con il nostro pragmatismo, con l'idea che questa transizione possa essere più graduale, più ragionevole, più sostenibile economicamente e socialmente. Ecco perché il nostro Governo non ha votato questo regolamento. Ecco perché con questa mozione, oltre a sostenere lavoratori, famiglie e aziende, continuiamo a rivendicare l'importanza di affermare, trasversalmente, in tutte le politiche di transizione, la centralità del principio della neutralità energetica.

Ho finito, Presidente, concludo. Non vogliamo costringere i nonni che vanno a prendere i nipoti all'asilo a farlo con auto elettriche da 30.000 euro. Non vogliamo essere obbligati a mettere in soffitta il motore endotermico nel 2035. Non vogliamo rinunciare ai nostri brevetti, alle nostre eccellenze, alla nostra ricerca e alle nostre tecnologie. Non vogliamo rinunciare ai nostri lavoratori e non vogliamo rinunciare, in un colpo solo, alla nostra storia e al nostro futuro. Questa è la responsabilità che portiamo sulle spalle oggi e che porteremo sulle spalle nei prossimi anni. Questo è il motivo per cui l'esito delle prossime elezioni europee sarà così importante. Noi, come Lega, siamo sempre stati dalla stessa parte e continueremo ad essere coerenti, contrari all'ipotesi delle larghe intese a livello europeo, contrari ad un'Europa sempre più povera, colonizzata da forze e capitali stranieri, favorevoli a un'Europa dei popoli e delle Nazioni, che torna a essere artefice del proprio destino, favorevoli ed atti di buonsenso come questo, di maggioranza, che danno al Governo un preciso mandato: raddrizzare questo continente e, se mi è consentito, rendere di nuovo grande l'Europa. Make Europe great again (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie Presidente, grazie Ministro per la sua presenza in Aula. È importante oggi affrontare qui i temi del rilancio dell'automotive italiano in un momento in cui i lavoratori e le lavoratrici di Stellantis e di tutte le aziende dell'indotto sono nuovamente preoccupati per il destino e non solo per gli stabilimenti storici - ci tengo a sottolinearlo e lo ha fatto bene prima il collega Grimaldi - di Mirafiori e di Pomigliano, in un contesto in cui la transizione ecologica è imprescindibile. Noi dobbiamo non solo mantenere e difendere le fabbriche, ma dobbiamo ricordare - ed è il motivo per cui l'abbiamo previsto al punto 4 della nostra mozione - che è importante difendere anche la gestione della supply chain. Bisogna, cioè, coltivare e mantenere competenze che invece stanno scomparendo, nel silenzio più profondo. Sono migliaia e migliaia i posti di lavoro che in questo tempo vanno via, vanno altrove e noi non li stiamo difendendo e lo dico da piemontese. L'Italia deve molto all'automotive, ma anche l'automotive deve moltissimo al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e non possiamo dimenticarcene e non possiamo essere dimenticati.

Il settore ha trainato lo sviluppo di competenze ed innovazioni, ha rappresentato l'eccellenza italiana nel mondo, ha inciso in maniera determinante sulla crescita economica, sociale e culturale del nostro Paese. Allo stesso tempo, le vetture italiane percorrono le strade di tutto il mondo, incarnano la nostra eccellenza nel progettare e costruire, il nostro inconfondibile stile e la ricchezza della nostra cultura. La manifattura italiana si è da sempre distinta nel consegnare al mondo soluzioni raffinate e funzionali, in perfetta armonia con le tendenze attuali e con le aspettative dei consumatori. Oggi però dobbiamo guardare in faccia la realtà: la produzione di auto in Italia ha un trend calante da più di trent'anni, nonostante siano state molte le risorse trasferite dallo Stato al gruppo. Dopo che si era arrivati a un massimo di quasi 2.000.000 automobili prodotte nel 1989, la produzione è scesa attorno al milione nei primi anni 2000, fino ad attestarsi oggi attorno al mezzo milione. Purtroppo, è evidente che stiamo pagando un costo notevolmente elevato per la presenza in Italia di un unico grande produttore automobilistico che, va sottolineato, in passato scelse di non investire affatto nella tecnologia elettrica del nostro Paese, nell'indifferenza di una classe politica miope che ancora oggi fa fatica ad accettare le conseguenze del cambiamento climatico. Quelle scelte oggi ci consegnano un ritardo competitivo rispetto ad altri produttori internazionali in questo segmento, con conseguenze soprattutto sul fronte occupazionale. Stellantis, che oggi opera in Italia con 6 stabilimenti produttivi, sembra orientata, stando a quanto leggiamo ormai solo sui giornali, a concentrare gli sforzi su Pomigliano e sul modello Panda, per contrastare la concorrenza cinese in Europa, prevedendo di estendere la produzione di questi modelli almeno fino al 2027. Al contempo, per i nuovi modelli elettrici, come la Panda e la Topolino, sembra non prevedere al momento una produzione sul territorio italiano. Questo ci pone di fronte al rischio concreto di non avere una strategia di medio termine per i nostri stabilimenti produttivi dal punto di vista dell'innovazione e della transizione verso l'elettrico. Presidente, mi scusi, però è anche difficile parlare così. Noi abbiamo ascoltato gli interventi della maggioranza. Un minimo anche …

PRESIDENTE. Se porta pazienza un attimo, cerchiamo di ricondurre i colleghi, come giustamente ci faceva presente, a un atteggiamento consono all'Aula. I colleghi stanno rientrando in prossimità del voto e, quindi, questa confusione mi auguro sia soltanto momentanea. Prego, prosegua.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). In questo quadro, Parlamento e Governo, maggioranza e opposizione, devono avere come unico obiettivo la difesa dei livelli di produzione dell'automotive e della meccatronica, che contano ancora oltre 5.500 imprese coinvolte, con più di 1.200.000 addetti. Per far questo, è evidente che dobbiamo cercare di bilanciare gli interessi italiani e francesi, sapendo però che da parte del Governo francese ci sono state politiche di sostegno alla produzione francese, con evidenti conseguenze per la produzione italiana. Per sostenere la produzione e l'occupazione nel settore dell'automotive, durante la scorsa legislatura, sono state stanziate risorse significative, tra cui quelle del PNRR e del Fondo automotive, pari a 8,7 miliardi di euro. Tuttavia, il nostro parco veicoli è tra i più vetusti e inquinanti d'Europa, come ha ricordato lei stesso, Ministro. È una situazione che richiede un'azione decisa per promuovere la mobilità sostenibile e rinnovare il circolante.

La nuova normativa europea sulle emissioni di CO2 impone obiettivi ambiziosi per il 2030, sottolineando la necessità di una profonda trasformazione produttiva da parte delle aziende automobilistiche. Questa fase di trasformazione, se adeguatamente supportata, potrebbe rappresentare un'opportunità senza precedenti per il nostro Paese di riaffermare il suo ruolo leader nel settore dell'automotive a livello globale. Le politiche adottate finora hanno mostrato segnali positivi con il sostegno alla domanda di veicoli a basse emissioni e l'investimento in ricerca e sviluppo, tuttavia, dobbiamo andare oltre. È imperativo sviluppare ulteriormente la nostra industria dei semiconduttori e delle batterie, settori chiave per la mobilità del futuro. L'Italia e, in particolare, il Piemonte, con le sue eccellenze in ambito tecnologico e produttivo, devono poter giocare un ruolo da protagonisti in questo scenario.

L'arrivo sul mercato dei costruttori cinesi, la scadenza del 2035 per i motori endotermici, le scelte in ambito ESG e le preoccupazioni legate al contesto politico internazionale rappresentano sfide importanti, che richiedono una risposta coordinata e visionata da parte nostra. Non possiamo permettere che il nostro settore vada incontro a una crisi occupazionale o perda la sua capacità produttiva e competitiva a livello internazionale. Noi non dobbiamo chiedere più tempo all'Europa, ma più risorse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), dobbiamo lavorare in fretta e farlo bene per accelerare la transizione, evitare la francesizzazione, mantenere l'indotto e non lasciare indietro nessuno. Su questo, colleghi, mi spiace dirlo, ma l'audizione dello scorso 28 febbraio del Ministro Urso in Commissione attività produttive ci ha sinceramente preoccupati, perché, al di là di un aggiornamento del quadro economico-statistico di quanto valga il settore, che già in gran parte avevamo, si è palesata l'assenza di una visione strategica di Paese che possa evitare la completa dislocazione della produzione dell'automotive italiana fuori e dentro l'Unione europea.

Ministro, devo dirglielo sinceramente, ad un anno e mezzo non abbiamo ancora capito come intende affrontare alcune delle crisi che riguardano questo comparto, penso alla Lear di Grugliasco, penso alla Delgrosso di Nichelino, ma penso anche alla Maserati di Modena. Oggi, viene a prometterci che raggiungeremo l'obiettivo di 1.300.000 veicoli prodotti in Italia, senza però avere un accordo o un'interlocuzione avanzata con una casa automobilistica diversa da Stellantis. Capisce che è davvero poco credibile e davvero poco rassicurante, non solo per noi, ma per il Paese, per i lavoratori e le lavoratrici. Capisce bene che lei, oggi, non porta una strategia chiara, non fosse altro che, oggi, ci ha detto che se non troviamo un altro investitore l'obiettivo di 1.300.000 posti di lavoro non sarà raggiungibile e questo è un problema. È, quindi, fondamentale che il Governo agisca con più determinazione, promuovendo una politica industriale che sostenga la riconversione produttiva, la ricerca e lo sviluppo di prodotti e tecnologie innovativi, in grado di rispondere alle esigenze del mercato e di competere a livello globale, che favorisca la formazione e la riqualificazione professionale degli addetti al settore, in modo da garantire loro continuità occupazionale e ricollocamento professionale, e che garantisca ammortizzatori sociali adeguati, incoraggi l'attrazione di investimenti stranieri e il consolidamento di una filiera nazionale di batterie e semiconduttori, rafforzando così l'autonomia strategica dell'Italia. Stellantis, essendo, appunto, l'unico produttore automobilistico ancora presente in Italia, ha un ruolo chiave in questa transizione, per questo è essenziale avviare un dialogo aperto e costruttivo, che garantisca la tutela dell'occupazione e il mantenimento della capacità produttiva in Italia, affrontando le sfide poste dall'elettrificazione e dalla digitalizzazione del settore. Serve, però, allo stesso tempo, identificare nuovi player mondiali, potenzialmente interessati ad investire nel nostro Paese.

Per queste ragioni, chiediamo al Governo di adottare una strategia comprensiva che affronti sia le necessità immediate della filiera dell'automotive sia le prospettive future. È essenziale sviluppare politiche che favoriscano l'innovazione, che sostengano la transizione ecologica e che promuovano l'attrazione di investimenti sia nazionali sia internazionali. Solo così potremo garantire la continuità occupazionale, la competitività internazionale del settore e il suo contributo fondamentale all'economia e alla società italiane.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Ministro, il tempo a nostra disposizione è limitato, dobbiamo agire con coraggio e determinazione. Solo così potremo garantire un futuro prospero e sostenibile al settore dell'automotive italiano e all'intera economia del nostro Paese. Noi, Ministro, ci teniamo a dirle che se siamo qui è anche perché le opposizioni hanno voluto questo percorso. Noi ci siamo ma vogliamo avere più garanzia del percorso che state costruendo perché, al netto della propaganda della Lega, evidentemente alla ricerca di consensi, che ha perso ovunque, con slogan francamente ridicoli, noi siamo qui per lavorare per il bene del Paese e con l'obiettivo di mantenere degli asset strategici di sviluppo e buona occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silvio Giovine. Ne ha facoltà.

SILVIO GIOVINE (FDI). Grazie, Presidente. Ho ascoltato con grande attenzione gli interventi che si sono succeduti e devo dire che nell'affrontare un tema così delicato non si può prescindere da un minimo di contestualizzazione. D'altronde, la componentistica in Italia coinvolge oltre 2.200 aziende, dando occupazione a 160.000 addetti. Se passiamo, poi, alla filiera allargata arriviamo a 5.500 imprese, per 173.000 lavoratori diretti, e superiamo addirittura 1.200.000 persone se annoveriamo anche gli indiretti. Parliamo di 90 miliardi di fatturato, con un'incidenza sul PIL del 5,2 per cento. È indiscutibilmente il settore produttivo a più elevato moltiplicatore di valore aggiunto.

Va precisato che, dopo la crisi pandemica, con un fisiologico calo, la filiera italiana è tornata a crescere e il Governo Meloni sin dal giorno del suo insediamento ha dovuto confrontarsi con almeno tre fattori di rischio per la tenuta di tutto il sistema: prima di tutto, l'incertezza del quadro regolatorio europeo rispetto alle sfide imposte dalla decarbonizzazione e dalla transizione verso modelli a elevata sostenibilità ambientale; il secondo fattore è certamente quello dell'influenza del dato delle produzioni di veicoli, sia su scala nazionale sia su scala europea; in ultimo, le strategie, le prospettive, i progetti del principale produttore italiano, che non può evidentemente rimanere solo ancora per molto tempo. Sappiamo che questa è una anomalia tutta italiana, soprattutto se compariamo l'Italia ad altri Stati europei: penso alla Germania che ne annovera 6, alla Francia con 4, alla Repubblica Ceca con 3.

Allora, soprattutto, rispetto al primo problema, quello dell'incertezza del quadro delle regole europee, dobbiamo dire subito e precisare che la componentistica italiana per oltre il 70 per cento è focalizzata sulla fabbricazione di veicoli a combustione interna e loro parti ed è evidente, alla luce di questo dato oggettivo, che la strada della totale elettrificazione rischierebbe, ha rischiato e rischierà di mettere dall'oggi al domani letteralmente in ginocchio un intero comparto, asset strategico della nostra economia, e ovviamente i relativi lavoratori. A beneficio di chi? Sappiamo bene anche questo: a beneficio di chi oggi nel mondo produce batterie, la cui catena del valore, ad oggi, è per oltre l'80 per cento di dominio asiatico.

PRESIDENTE. Porti pazienza per un attimo, si fermi, perché non ci sono le condizioni per ascoltarla. Aspettiamo che i colleghi deputati siano comodi e decidano di cessare le proprie conversazioni. Prego, riprenda.

SILVIO GIOVINE (FDI). Dicevo, Presidente, che la sfida vera sarà quella dei prossimi 5 anni quando verrà ridisegnata totalmente la filiera dell'automotive nazionale, la sua competitività in Europa e nel mondo. Diventerà, dunque, fondamentale che la prossima Commissione europea superi definitivamente il folle approccio ideologico con cui per anni colpevolmente si sono sacrificate le esigenze delle nostre imprese e gli investimenti dei nostri imprenditori.

Una cosa sicuramente non ci preoccupa, cioè l'atteggiamento che siamo convinti che terremo, un atteggiamento che abbiamo già con autorevolezza voluto dimostrare di fronte alla prima proposta sul regolamento Euro 7, quando il Governo Meloni si è battuto per far passare il principio della neutralità tecnologica, scongiurando rischi evidenti per il nostro sistema produttivo e facendo capire, sia dentro sia fuori i confini nazionali, quale sarebbe stato e quale sarà il nostro orizzonte, un orizzonte evidentemente determinato dalla triplice modalità di sostenibilità, cioè una sostenibilità, certamente, ambientale ma, soprattutto, sociale e produttiva. Con la sostenibilità ambientale andremo a svecchiare il nostro parco auto, con quella sociale andremo a incentivare soprattutto le fasce più deboli della nostra popolazione e con la sostenibilità produttiva avremo un rilancio definitivo della produzione di auto e di veicoli commerciali in Italia. Per questo abbiamo previsto un piano straordinario di incentivi pari a 950 milioni per rafforzare la domanda, per attirare nuovi investitori e nuovi costruttori ed è per promuovere la produzione in Italia e difendere tutti i livelli occupazionali del settore che questo piano è stato sottoscritto proprio dal Ministro Urso. Allora, ne approfitto, Presidente, per ringraziare il Ministro Urso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) a nome di tutto il gruppo Fratelli d'Italia per l'impegno, la serietà, la competenza e il pragmatismo che ha dimostrato di portare avanti nell'affrontare anche questo delicato dossier. Guardi, Ministro, lei non ha certo bisogno dei miei consigli, però uno mi permetto di darglielo oggi: si faccia scivolare le provocazioni puntuali e strumentali che anche oggi sono arrivate, in modo particolare, dai banchi del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ho trovato surreale quella che narrava di un'assenza dei membri del Governo fuori dai cancelli delle aziende coinvolte. Evidentemente, si sono persi l'approccio tenuto da questo Ministero e da tutto il Governo a Taranto, a Bologna e a Genova. Evidentemente, si sono proprio persi l'atteggiamento del Governo Meloni, ma banalmente perché non l'hanno mai tenuto loro, visto che in tanti anni di Governo gli operai non li hanno mai incontrati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Stavo dicendo che con questo approccio abbiamo promosso la produzione in Italia e abbiamo cercato di difendere i lavoratori. È stato sottoscritto un importantissimo protocollo d'intesa con tutte le associazioni della filiera dell'automotive, è stato istituito il tavolo permanente di sviluppo del settore, a cui partecipano stabilmente tutti i soggetti istituzionali e tutti i soggetti produttivi che poi si devono interfacciare e relazionare con Stellantis. È con questo approccio che abbiamo voluto modificare le norme, incentivando chi intende produrre in Italia e scoraggiando chi, invece, vuole delocalizzare. Chi deciderà di perseguire questa strada sa che dovrà assolutamente restituire ogni beneficio, ogni agevolazione e ogni contributo, di natura sia pubblica sia privata, ricevuti negli ultimi 10 anni.

Allora, diciamo che abbiamo un obiettivo e l'abbiamo dichiarato e l'ha dichiarato recentemente anche il Premier Giorgia Meloni: quello di produrre almeno un milione di veicoli all'anno. Lo perseguiremo insieme a chi deciderà di investire veramente nella storica eccellenza italiana e ciò significa che chi vorrà vendere sul mercato mondiale un'auto, descrivendola e pubblicizzandola come gioiello del made in Italy, dovrà necessariamente produrla in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa è la strada che abbiamo deciso di seguire sin dal giorno del nostro insediamento e questi sono l'orizzonte e la visione che continueremo a mantenere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione) hanno accettato unicamente la riformulazione relativa al 15° capoverso del dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima il dispositivo, ad eccezione dei capoversi 3°, 4°, 7°, 8°, 10°, 11°, 12°, 14°, 16°, 17°, 18° e 19°; a seguire, distintamente i capoversi 3°, 4°, 7°, 8°, 10°, 11°, 12°, 14°, 16°, 17°, 18° e 19° del dispositivo; quindi - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa, a eccezione dei capoversi 18°, 31° e 49°; infine, distintamente i capoversi 18°, 31° e 49° della premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), come riformulato, ad eccezione dei capoversi 3°, 4°, 7°, 8°, 10°, 11°, 12°, 14°, 16°, 17°, 18° e 19°, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 10° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'11° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 12° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 14° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 16° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 17° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 18° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 19° capoverso del dispositivo della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri e altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa, a eccezione dei capoversi 18°, 31° e 49°, della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri ed altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 18° capoverso della premessa della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri ed altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 31° capoverso della premessa della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri ed altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 49° capoverso della premessa della mozione Grimaldi, Braga, Francesco Silvestri ed altri n. 1-00256 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione della mozione Faraone ed altri n. 1-00261.

Avverto che i presentatori hanno accettato unicamente la riformulazione relativa al 5° capoverso del dispositivo.

Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il dispositivo, ad eccezione dei capoversi 1°, 2° e 8°; a seguire, distintamente, i capoversi 1° e 2° del dispositivo; quindi l'8° capoverso del dispositivo congiuntamente alla premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00261, come riformulato, ad eccezione dei capoversi 1°, 2° e 8° con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00261, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00261, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo, congiuntamente alla premessa, della mozione Faraone ed altri n. 1-00261, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione della mozione Benzoni ed altri n. 1-00262.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il dispositivo, ad eccezione del 3° capoverso; a seguire, il 3° capoverso del dispositivo; infine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Benzoni ed altri n. 1-00262, ad eccezione del 3° capoverso, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Benzoni ed altri n. 1-00262, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Benzoni ed altri n. 1-00262, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione della mozione Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263. Avverto che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima il dispositivo, ad eccezione dei capoversi 3°, 5°, 7°, 8°, 9°, 11°, 14° e 15°; a seguire, distintamente, i capoversi 3°, 5°, 7°, 8°, 9°, 11°, 14° e 15° del dispositivo; quindi - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione

Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263, ad eccezione dei capoversi 3°, 5°, 7°, 8°, 9°, 11°, 14° e 15°, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo della mozione Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo della mozione Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo della mozione Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 9° capoverso del dispositivo della mozione Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'11° capoverso del dispositivo della mozione Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 14° capoverso del dispositivo della mozione Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 15° capoverso del dispositivo della mozione Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Caramanna, Gusmeroli, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00263, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,45, come concordato. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 15,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Stefania Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere che il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, venga a riferire in Aula sulla decisione dell'Italia di non riprendere i finanziamenti all'UNRWA, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Dall'UNRWA dipendono la fornitura degli aiuti, la vita di oltre 2 milioni di persone a Gaza, di cui più della metà bambini e donne, nel pieno di una catastrofe umanitaria, e di oltre 4 milioni di rifugiati palestinesi in Siria, Giordania e Libano. Pochi giorni fa, mi trovavo al Cairo, al valico di Rafah, al confine con la Striscia di Gaza: ero a 800 metri da Gaza, assieme a una delegazione di circa 50 persone, tra cui i parlamentari e le parlamentari dell'Intergruppo per la pace tra Israele e Palestina, che io coordino (Commenti)

PRESIDENTE. Mi dia il tempo, Presidente Boldrini, scusi, onorevole Ascari. Vengo cortesemente invitato a far rispettare il silenzio e, come al solito, lo faremo rispettare. Onorevole Ascari, la prego di pazientare qualche secondo e, non appena ci sarà il silenzio che le è dovuto, potrà ricominciare. Prego, onorevole.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Stavo dicendo che qualche giorno fa mi trovavo al valico di Rafah: eravamo a 800 metri da Gaza, con me c'erano parlamentari e colleghi e colleghe dell'Intergruppo per la pace tra Israele e Palestina - con me c'era il collega del MoVimento 5 Stelle Dario Carotenuto e la collega Carmela Auriemma - e c'erano anche ONG, accademici e giornalisti. Lì abbiamo avuto modo di parlare con i rappresentanti delle organizzazioni umanitarie e delle agenzie delle Nazioni Unite, come l'Organizzazione mondiale della sanità, l'OSCE e l'UNRWA, e tutti ci hanno fatto un quadro apocalittico della situazione a Gaza e di quanto sia impossibile sostituire il lavoro dell'UNRWA.

Ci hanno parlato di una situazione abominevole, di sovraffollamento, di discariche, di epidemie, di diarrea, di epatite A, di condizioni igieniche disumane - tanto che c'è un bagno ogni 600 persone -, dell'impossibilità di lavarsi, anche perché l'acqua, se c'è, è sporca, di donne - parliamo di 50.000 donne - costrette a partorire tra i detriti, impossibilitate a proteggere se stesse e i propri figli, di donne che non riescono a gestire le mestruazioni, perché non ci sono assorbenti e si utilizzano tende vecchie che poi vengono lavate con l'acqua sporca. In tutto questo, si è parlato di bombardamenti sulle autoambulanze che andavano a soccorrere i feriti, sulla gente inerme, così come sulla gente che chiedeva farina ed era semplicemente in fila, perché a Gaza si sta morendo, non solo per le bombe, non solo per le epidemie e per le infezioni, ma anche di fame, perché le persone stanno mangiando ogni 4 giorni e si stanno contendendo il cibo per gli animali. Tutto questo è veramente inaccettabile, ma soprattutto è disumano.

Quindi, ovviamente, abbiamo potuto toccare con mano, perché eravamo lì e abbiamo testimoniato: dietro le spalle avevamo Gaza, una popolazione che sta letteralmente morendo, e davanti avevamo una fila interminabile di camion umanitari bloccati, che non venivano fatti passare ai controlli, pieni di cibo, di medicine per combattere le epidemie e le infezioni, di bombole di ossigeno, di sedie a rotelle e di beni di prima necessità, oltre a capannoni in cui abbiamo scoperto c'erano bancali che erano stati rifiutati, perché contenenti semplicemente beni considerati di lusso, come, per esempio, le merendine al cioccolato o datteri che comportavano l'esclusione di un intero bancale di aiuti, o per il semplice fatto che c'erano bancali che non erano graditi ai controlli di Israele. Tutto questo deve finire.

Chiedo, Presidente, che il Ministro venga a riferire, perché abbiamo toccato con mano proprio una volontà cosciente e consapevole di affamare e di annientare la popolazione palestinese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Alleanza Verdi e Sinistra e del deputato Soumahoro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi unisco e ci uniamo alla richiesta di avere il Ministro Tajani in quest'Aula a riferire sulla decisione, Presidente, di non sostenere e non finanziare l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, l'UNRWA. Questo tanto più ci stupisce perché la Commissione europea, nella persona della Presidente von der Leyen, ha affermato che, dopo le richieste di chiarimenti fatte all'Agenzia e fornite dall'Agenzia stessa, la Commissione ha deciso di sbloccare i fondi. Dunque, vogliamo sapere dal Ministro Tajani perché mai l'Italia, invece, non proceda nello stesso senso.

E lo diciamo all'indomani, Presidente, del ritorno da una missione importante. Noi, come deputati e deputate, abbiamo partecipato a una delegazione di circa 50 persone, Presidente, eravamo 14 deputati e deputate di gruppi diversi dell'opposizione. Purtroppo, i colleghi e le colleghe di maggioranza non si sono uniti a noi e credo che questa sia stata la perdita di un'opportunità anche per loro per capire che cosa succede al valico di Rafah, al confine con Gaza. Ebbene, Presidente, noi abbiamo accettato l'invito delle associazioni, delle ONG. Abbiamo potuto parlare… (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come dicevo, noi abbiamo voluto partecipare, invece, a questa delegazione, la più grande delegazione internazionale, che si è spinta fino a Rafah. Per questo abbiamo avuto udienza presso tutti gli organismi più rilevanti, che ci hanno fornito informazioni molto chiare, Presidente. Ci siamo spinti al valico e abbiamo visto e toccato con mano la realtà: dalla parte egiziana del valico ci sono 1.500 camion fermi, pieni di aiuti umanitari. Dall'altra parte, invece, non solo si muore sotto i bombardamenti israeliani, ma si muore anche di fame e di malattie. Ed è in questo paradosso che si racchiude la strategia di Benjamin Netanyahu, che è quella di danneggiare il popolo palestinese, i civili palestinesi. E questo credo che non sia sopportabile e sostenibile. Chi è che regge…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Boldrini. Colleghi, non è possibile andare avanti così. Capite che, se si sta qua, si sta in silenzio. Per favore. Prego, onorevole Boldrini.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Presidente, infatti, sono abbastanza meravigliata che non si ritenga questo tema di estrema importanza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e del deputato Soumahoro). Dopo oltre 30.000 morti, il 70 per cento dei quali donne e bambini, quest'Aula non riesce a concentrarsi su questi temi, quando ci sono colleghi e colleghe che sono andati in missione e hanno potuto testimoniare quello che sta accadendo. Mi sembra una mancanza di rispetto e di responsabilità.

Mi concentro su quello che volevo dire riguardo all'UNRWA. L'UNRWA è l'Agenzia delle Nazioni Unite che nasce per fornire assistenza ai rifugiati palestinesi. Nel 1949, Presidente! Oggi l'UNRWA è sotto attacco. Oggi, ci sono Paesi che hanno sospeso il finanziamento all'UNRWA, perché ci sono state accuse rivolte a 12 dipendenti - su 30.000! - che avrebbero partecipato agli attacchi terroristici del 7 ottobre. Chiaramente, va fatta chiarezza. Chiaramente, bisogna andare fino in fondo. Ed è quello l'Agenzia ha fatto: li ha licenziati, ha fatto un'indagine interna, ha risposto a tutte le domande dei Paesi donatori. Quindi, non c'è alcun programma, Presidente, alcuna Agenzia, alcuna struttura delle Nazioni Unite che possa sostenere e sostituire l'UNRWA, perché l'UNRWA sono i medici, gli infermieri, gli insegnanti e gli impiegati pubblici. L'UNRWA è un sistema parastatale che è stato istituito proprio per fornire i servizi che, altrimenti, non arriverebbero alla popolazione a Gaza, ma anche in Cisgiordania, anche in Libano, anche in Siria e anche in Giordania. Ci sono quasi 6 milioni di rifugiati oggi, in questa regione, che vivono grazie agli aiuti dell'UNRWA.

Quindi, io vengo qui a chiedere, Presidente, che il Governo italiano ci ripensi. La delegazione ha scritto una lettera alla Presidente del Consiglio, mentre eravamo a Rafah. Abbiamo chiesto alla Presidente del Consiglio di andare a vedere direttamente, di rendersi conto, di darsi da fare sul piano negoziale, di avere una posizione attiva e di intercedere anche con il suo amico Netanyahu, affinché non continui in questa azione, che sta causando una vera e propria carneficina. La Presidente del Consiglio non ha trovato interessanti le motivazioni, evidentemente. Non ha risposto a questa lettera e non ritiene, forse, che questa situazione sia degna di attenzione. Ebbene, c'è una mozione che abbiamo approvato in questo Parlamento. Io credo che, in una Repubblica parlamentare, almeno questo il Governo debba farlo: dare seguito a quella mozione. E noi saremo qui, Presidente, a ricordarlo, fintanto che non ci sarà detto che cosa si vuole fare per il cessate il fuoco e per arrivare a questo cessate il fuoco il prima possibile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso tema, l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Per associarmi alla richiesta avanzata dalle colleghe del MoVimento 5 Stelle e del Partito Democratico. Ero anch'io parte di quella missione internazionale. Vede, signor Presidente, la guerra è fatta di tante cose diverse. La guerra è quella che si combatte con le bombe e con i carri armati, è quella che uccide attraverso le armi che esplodono. Ma la guerra è anche altro. E noi, al valico di Rafah, abbiamo visto un altro aspetto della guerra, che, però, non è in alcun modo meno cruento o meno drammatico e non produce in alcun modo meno rabbia in chi lo osserva.

Al valico di Rafah abbiamo visto, come ha ricordato poco fa la collega Laura Boldrini, oltre 1.500 autotreni fermi in un grande spiazzo costruito - ce lo hanno raccontato i funzionari dell'ambasciata, che sono spesso in quel luogo per garantire le poche “sfiltrazioni”, così si chiamano, dei feriti più gravi, spesso bambini e bambine, che, anche grazie all'aiuto della nostra struttura diplomatica, hanno la possibilità di sopravvivere, letteralmente parlando - perché, fino al mese precedente, tutta la strada, una lingua di cemento in mezzo al deserto, puntellata dai check point militari, era caratterizzata da due lunghe e infinite file di automezzi, che lasciavano solo una piccola porzione centrale per passare. Hanno costruito questo spiazzo e, ciononostante, la fila è ancora lì, perché, oltre a quei 1.500 camion fermi in questo spiazzo - abbiamo potuto parlare con gli autisti di quei camion (alcuni fermi lì da 10-20 giorni, 1 mese, 2 mesi) che portano l'acqua e altri beni di prima necessità -, c'è ancora una fila infinita di camion che aspettano di entrare lì, in quel parcheggio, ma non possono andare oltre.

Ebbene, questo aspetto della guerra, se posso dirlo, è quello che colpisce ancor di più, perché la guerra, lo sappiamo, uccide con le bombe che arrivano dal cielo e con i proiettili dei carri armati, ma uccide anche per la fame, la sete, le malattie, le epidemie. E quando ti accorgi che gli aiuti ci sono, che sono lì e che potrebbero, non dico risolvere la situazione, ma alleviare il dolore di centinaia di migliaia, di un milione e mezzo di civili in trappola, senza via di fuga, ma non li fanno entrare, allora non capisci più cosa sta succedendo. E quando, qualche chilometro più indietro, abbiamo visitato la warehouse, il centro logistico, dove sono stipati i beni che il check point israeliano ha rifiutato, respinto, rimandato indietro, ci siamo accorti che ci sono - lo abbiamo domandato a chi gestisce quel centro - le incubatrici, quelle che servono per i neonati prematuri. E, allora, ti fai una domanda e dici: ma scusate, cosa c'è di pericoloso, di così pericoloso, nelle incubatrici, nelle stampelle o nelle ambulanze? E, allora, l'unica risposta che puoi darti è: sapete che c'è? Queste cose sono pericolose, perché permetterebbero la sopravvivenza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) a chi, altrimenti, è condannato alla morte, senza alcuna ragione, senza alcun bisogno, senza alcun bisogno militare di imporre quella condizione.

In tutto questo, l'UNRWA, come è stato ricordato, è la spina dorsale dell'assistenza, per Gaza e per altri 4 milioni e passa di palestinesi che, in giro per il mondo, hanno bisogno di un sostegno, perché, altrimenti, non sanno come sopravvivere. Sono 30.000 i dipendenti dell'UNRWA che, da 75 anni, assistono le popolazioni palestinesi, costrette a fuggire dalle loro terre, dopo la Nakba, dopo le ulteriori espulsioni legate all'esplosione dell'insediamento illegale dei coloni, sostenuta dal Governo di Benjamin Netanyahu. Sono 12 i dipendenti accusati di aver partecipato all'attacco terroristico.

Come è stato ricordato, l'UNRWA, puntualmente e immediatamente, ha risposto alle domande dei Paesi donatori che, infatti, uno dopo l'altro, stanno ripristinando il contributo. Non solo la Commissione europea - è stato ricordato -, con Ursula von der Leyen, ma anche il Canada ha ripristinato il finanziamento. Noi sappiamo - perché ce l'hanno detto le altre Agenzie internazionali, l'OMS - che, senza l'UNRWA, anche le altre Agenzie internazionali non sarebbero in grado di fornire l'assistenza necessaria, perché l'UNRWA, oltre a fornire medici, maestri, maestre, oltre a costruire l'infrastruttura parastatale, coordina gli aiuti di tutte le altre Agenzie.

Noi chiediamo, dunque, che il Ministro venga in Aula, ci dica che cosa sta facendo il nostro Paese, chiediamo che l'Italia ci ripensi, perché sospendere il finanziamento all'UNRWA, in questa condizione, significa essere complici di una catastrofe umanitaria. Io credo che il nostro Paese non possa e non voglia permettersi di essere in questa condizione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 986 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 gennaio 2024, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico (Approvato dal Senato) (A.C. 1759​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1759: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 gennaio 2024, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico.

Ricordo che, nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1759​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, l'articolo aggiuntivo 4-bis.01 D'Orso, che introduce una disciplina di carattere ordinamentale volta ad istituire, nell'ambito dell'ordinamento giudiziario, la Direzione distrettuale del lavoro, già dichiarato inammissibile in sede referente.

Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti il deputato Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. La conversione in legge del presente decreto, che qui, alla Camera, affrontiamo in seconda lettura, peraltro a pochi giorni dalla sua scadenza, si inserisce in un momento delicato della lunghissima vicenda dell'ex Ilva di Taranto. Si chiude un capitolo disastroso, quello della gestione fallimentare di ArcelorMittal, e se ne apre un altro, quello dell'amministrazione straordinaria, una scelta drastica e piena di incognite. Del resto, la produzione è precipitata ai minimi termini, con meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio, a fronte dei 5-6 milioni previsti dai diversi piani industriali, migliaia di dipendenti in Cassa integrazione, l'assoluta assenza di liquidità e lo stato di insolvenza, dichiarato pochi giorni fa. E tutto questo nonostante le ingenti risorse pubbliche stanziate - faccio riferimento anche solo a quelle nell'ultimo anno -, con il rischio, attualissimo, che gli impianti, senza l'acquisto di materie prime, possano fermarsi.

Ora è necessario voltare pagina e aprire una nuova fase, nella quale non si ripetano gli errori compiuti nel passato e, in particolare, non si ripetano gli errori compiuti nell'ultimo anno e mezzo, nel quale abbiamo assistito, Presidente, agli effetti di un pessimo combinato disposto - definiamolo così -, quello formato dal progressivo disimpegno di ArcelorMittal e dalla linea ondivaga di questo Governo, anzi, diciamo le due linee diverse nel Governo: da una parte, la linea del Ministro Urso e, dall'altra, quella del Ministro Fitto che, lo scorso maggio, ha avviato con il socio privato una trattativa che non ha portato a nulla, se non a un memorandum sottoscritto a settembre, di cui, ancora oggi, non sappiamo i termini, né le condizioni.

Questo combinato disposto ha prodotto in questo periodo soltanto ritardi, incertezze, decreti di corto respiro, incapaci di affrontare le problematiche di natura produttiva, ambientale, sanitaria e occupazionale che riguardano Acciaierie d'Italia. Ciò vale per il decreto di cui stiamo discutendo, che contiene i 320 milioni di prestito ponte stanziati, che sono assolutamente insufficienti, così come non è abbastanza forte l'azione prevista nel decreto sul versante degli ammortizzatori sociali, su quello delle misure a sostegno delle imprese dell'indotto.

Al Senato, il gruppo Partito Democratico, consapevole della drammaticità della situazione, ha presentato emendamenti per correggere il decreto. Alcuni di questi sono stati approvati e lo giudichiamo un fatto positivo. Ricordo l'emendamento che consente di utilizzare parte degli avanzi vincolati di amministrazione della regione Puglia per sostenere le imprese dell'indotto. Un altro emendamento approvato è quello che ha introdotto l'obbligo per il commissario di redigere, entro 6 mesi dal provvedimento di ammissione all'amministrazione straordinaria, un apposito, vero e proprio piano industriale. Questo è un punto fondamentale perché, dopo le incertezze e la scarsa trasparenza di questi lunghi mesi, finalmente potremo avere a disposizione i numeri reali sullo stato economico, finanziario e patrimoniale, sulla consistenza del debito, sulla platea effettiva dei creditori, sullo stato degli impianti, anche per verificare l'attuale livello di sicurezza degli stessi impianti e la loro manutenzione per la sicurezza dei lavoratori.

Rimane carente, Presidente, nel decreto la parte relativa all'ambientalizzazione. Su questo noi continuiamo a insistere con gli emendamenti che abbiamo presentato in Commissione, qui alla Camera, e che ripresentiamo in Aula, perché il processo di decarbonizzazione è fondamentale per garantire un'innovazione a tutela della salute e dell'ambiente dei territori interessati. Per questo, una parte degli emendamenti che abbiamo presentato mira a destinare il finanziamento di 320 milioni di euro per l'anno 2024 anche ad assicurare la tutela della salute e alla transizione ecologica degli impianti oltre che alle finalità previste dall'articolo 2. Un'altra parte di emendamenti riguarda l'indotto e le imprese fornitrici di Acciaierie d'Italia, nonché l'accesso al credito di queste imprese.

Segnalo, infine, Presidente, gli emendamenti all'articolo 2-quinquies, che abbiamo presentato per potenziare la tutela dei lavoratori delle imprese dell'indotto, estendendo gli strumenti di integrazione al reddito unitamente al blocco dei licenziamenti. Abbiamo chiesto l'istituzione di un fondo per la sospensione degli oneri contributivi e fiscali delle imprese dell'indotto e di garantire il trattamento di integrazione salariale anche per i lavoratori di aziende con meno di 15 dipendenti. Siamo convinti che questi emendamenti possano migliorare significativamente il testo e rendere più efficace questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

NOVO UMBERTO MAERNA , Relatore. Il parere è contrario su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Il Governo?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 01.01 Peluffo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento proprio per ricordare, come ci ha illustrato il collega Peluffo, come in quest'ultimo anno, in questo periodo, si sia sostanzialmente assistito a un progressivo disimpegno di ArcelorMittal senza una vera linea di questo Governo. Ci sono state, infatti, una linea ondivaga che, di fatto, ha portato all'accumulo dei vari ritardi, per effetto dei quali siamo qui in Aula oggi, e una sostanziale incapacità di incidere rispetto a quello che doveva essere l'effettivo impegno che questo Paese doveva mettere per Taranto e per la sua area industriale. Da una parte, abbiamo visto la linea del Ministro Urso, che non è riuscito a incidere sulle scelte di ArcelorMittal, e, dall'altra parte, quella del Ministro Fitto che ha avviato con il socio privato una trattativa che, come ricordava l'onorevole Peluffo, ha portato a un memorandum di cui non sappiamo né termini né condizioni. Il Governo, insomma, si è dimostrato incapace di incidere veramente per cercare di dare una prospettiva di respiro a lungo termine a questa realtà, una delle realtà strategiche di questo Paese.

Dal 18 gennaio, fino a sabato 2 marzo, si sono susseguiti ben tre decreti-legge, proprio un sintomo di una poco chiara intenzione e di poco chiare linee guida e visione strategica, spesso dettate dall'improvvisazione. Oggi, in Aula, con i nostri emendamenti cerchiamo di dare una nuova spinta verso una visione strategica di lungo periodo che è mancata in questa discussione. Al Senato, solo parzialmente sono state accolte alcune delle nostre proposte, mentre la discussione alla Camera è stata molto veloce, rapida e di fatto ha visto il parere contrario del Governo su tutte le proposte emendative presentate, parere che è stato appena ribadito oggi, in Aula.

Con questo emendamento chiedevamo e chiediamo una particolare attenzione per le imprese dell'indotto perché anch'esse siano riconosciute come imprese strategiche nell'ambito del settore siderurgico italiano e siano, quindi, inserite nel Piano nazionale per la siderurgia. Chiediamo, quindi, che il Ministro rediga un apposito elenco di queste imprese, quelle che contribuiscono alla continuità produttiva e al funzionamento delle imprese strategiche, e che supporti queste imprese incluse nell'elenco con una dotazione pari a 150 milioni di euro per il 2024. Troppe volte abbiamo assistito a crisi industriali nelle quali, da un lato, si cerca di salvare, come rimedio e giustamente, le imprese strategiche e, dall'altro, ci si dimentica troppe volte che intorno alle imprese strategiche ci sono veri e propri ecosistemi di piccole e medie imprese che danno lavoro a migliaia di lavoratori italiani. Allora, la continuità lavorativa delle aziende strategiche non può limitarsi solo alle aziende stesse ma deve includere le aziende dell'indotto ed è proprio per questo che chiediamo un riconoscimento speciale per queste aziende dell'indotto, perché ci sia una vera attenzione che consideri le aziende dell'indotto come vere e proprie aziende strategiche. Troppo spesso, infatti, ci si è dimenticati di queste e del contributo fondamentale che danno all'economia del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 01.01 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 01.02 Peluffo.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come hanno ricordato i colleghi che mi hanno preceduto, con questo decreto oggi al nostro esame si interviene per l'ennesima volta sulla vicenda dell'ex Ilva. Sarebbe curioso e forse meriterebbe anche una Commissione d'inchiesta ad hoc ripercorrere tutto ciò che è successo nei 9 anni trascorsi tra il primo commissariamento e questa seconda procedura di amministrazione straordinaria. Soprattutto, basti pensare che da quando è partita questa querelle, ahinoi, la situazione non è sicuramente migliorata. Anzi, nel sito produttivo che maggiormente ha impatto nelle vicende di cui ci stiamo occupando nella città di Taranto, al netto di opere di bonifica e ambientalizzazione che, seppure a rilento, hanno interessato diverse aree, dentro e fuori il sedime degli stabilimenti siderurgici, poco è stato fatto o, addirittura, la situazione è cambiata.

Con onestà intellettuale, occorre ammettere che in questi 9 anni si sono avvicendati Governi e maggioranze diverse, ma purtroppo, attraverso la rovinosa gestione in solitaria di quello che è stato il partner selezionato, ArcelorMittal, e l'ingresso forse un po' tardivo dello Stato, nulla si è al momento risolto, ma anzi addirittura è peggiorato. Quindi, malgrado questi 13 decreti, la comunità tarantina paga ancora lo scotto di avere a pochi passi una fabbrica gigantesca, che è dichiarata di interesse strategico per tutto il Paese e, in virtù di questo, molto spesso va in deroga rispetto a tutte le normative di controllo previste sui siti produttivi.

Con questo decreto non si spostano di molto gli equilibri di una situazione che era già al limite. Anzi, rispetto alle attese e alle promesse, questo è un provvedimento che, per certi versi, ha molte mancanze nei suoi contenuti.

Quindi, con questo emendamento e con tutta la fase emendativa che abbiamo provato a portare avanti al Senato e che parzialmente ha visto accoglimento da parte del Governo, noi proviamo a dare una soluzione concreta soprattutto in favore delle imprese dell'indotto, la cui strategicità è derivata dal fatto che senza la loro opera, probabilmente, quel sito di fatto si sarebbe già fermato. Ecco, quelle imprese - voglio ricordarlo - sono le stesse che nel 2015 (quindi, nella precedente amministrazione straordinaria) hanno pagato il prezzo più alto del commissariamento statale. All'epoca la quantificazione che fu fatta dei crediti avanzati dall'indotto tarantino era di circa 150.000.000 di euro, crediti di cui, peraltro, le imprese avevano versato in quota parte anche l'IVA che non hanno mai potuto recuperare, unendo quindi al danno anche la beffa di crediti non riscossi rispetto a cui avevano dovuto comunque far fronte al pagamento dell'imposta sul valore aggiunto.

Ecco, quei crediti divennero carta straccia, con tutto ciò che ne è conseguito in termini economici e sociali per le decine e decine di imprese del territorio. Ma in quella fase storica si veniva da una produzione importante, che aveva comunque generato degli utili e quella ricchezza indotta aveva determinato anche una capacità di resilienza differente da parte delle imprese dell'indotto.

Oggi la situazione, in termini quantitativi, non è dissimile e i crediti delle ditte dell'indotto nei confronti di Acciaierie d'Italia ammonterebbero a circa 120.000.000 di euro. Sono coinvolte circa 150 imprese, che cubano circa 4.000 lavoratori.

Con questo decreto abbiamo alzato le aspettative di queste imprese a cui è stato fatto credere di aver trovato una soluzione immediata e miracolosa, attraverso un articolato giro tra istituti bancari e SACE. Ma nelle ultime settimane, anzi, nelle ultime ore abbiamo raccolto segnali contrastanti che purtroppo non ci fanno ben sperare. È peraltro notizia di qualche ora fa che gli artigiani e gli autotrasportatori dell'indotto Ilva hanno ricevuto in questi giorni addirittura gli avvisi di riscossione da parte dell'agente riscossore. Questo significa che, non solo, si rischia di non garantire la continuità, perché questi soggetti non avrebbero la possibilità di continuare ad essere di supporto all'attività produttiva, ma, addirittura, non gli si dà neanche quel segnale importante di poter recuperare, seppur parzialmente, quello che hanno perso a seguito di un provvedimento legislativo. Come al solito, il rischio vero è che a fare la parte del povero che perde ogni possibilità è colui il quale ha adempiuto a tutti i suoi doveri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei aggiungere la mia firma alla proposta emendativa del collega e vorrei aggiungere, a quello che è già stato detto dal collega Pagano, un'altra cosa: noi, qui, cerchiamo anche di farvi capire dove poter prendere questi soldi, perché abbiamo parlato dell'indotto e abbiamo visto in che condizioni sono una marea di imprese nelle quali lavorano veramente tante e tante persone della Puglia. Si rischia veramente un effetto domino. Qui, non si tratta, quindi, solo di Ilva in sé, per quello che già è un disastro enorme, ma stiamo parlando di un effetto domino su tutta la Puglia.

Quindi, che cosa stiamo dicendo? Stiamo parlando di quel benedetto fondo dei sussidi ambientalmente dannosi, quel fondo per il quale noi siamo in infrazione con l'Europa. Lo ripeto: perché non abbiamo fatto passare questa proposta emendativa? Da una parte, noi eviteremmo di andare in infrazione e, finalmente, faremmo una programmazione chiara rispetto a fondi che - lo ricordiamo - attualmente vengono erogati (e provengono dalle nostre tasche, sono soldi dei cittadini) per sussidiare, purtroppo, attività e impianti che creano danno e impatto ambientale; ricordo che, invece, dovremmo andare nella direzione inversa. L'abbiamo scritto ovunque e forse l'abbiamo anche detto che noi siamo per la decarbonizzazione.

Allora, non facciamo pagare ai cittadini il continuo danno di questi impianti e portiamo questi sussidi da un'altra parte: prendiamo una parte di questo fondo e la mettiamo per dare un riscontro. Questo Governo dovrebbe dare un riscontro a tutto l'indotto, che vi sta dicendo che non vengono pagati; e adesso devono anche riscuotere perché devono pagare anche loro le tasse per quello che è stato il loro lavoro.

Ecco, questo Governo vuole dare un segno che queste imprese non vengono abbandonate? A questo punto, prendiamo i sussidi da chi, se ha i suoi soldi, quegli impianti se li porta avanti con i soldi propri, se vuole ancora andare avanti nella parte della non decarbonizzazione; ma io prendo quei soldi e li do a chi, invece, veramente ne ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.02 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.03 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'emendamento 1.7 Peluffo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'articolo 1 del decreto che stiamo esaminando consente, nei casi di società partecipate direttamente o indirettamente da amministrazioni pubbliche statali, ai soci che detengano almeno il 30 per cento delle quote societarie di ottenere l'ammissione immediata alla procedura di amministrazione straordinaria di imprese che gestiscono uno o più stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, in caso di inerzia dell'organo amministrativo.

Prima di questo decreto, questa facoltà era attribuita nel caso di amministrazioni partecipate dallo Stato, senza specificare se direttamente o anche indirettamente, al solo socio pubblico detentore di una quota non inferiore al 30 per cento. Quindi, questa norma costituisce la base giuridica per avviare questa seconda gestione commissariale, seconda nel giro di 10 anni.

Il comma 1-bis, inserito nel corso dell'esame in sede referente, modifica l'articolo 27 del decreto legislativo n. 270 del 1999 e indica sostanzialmente quali condizioni per l'ammissione delle imprese insolventi all'amministrazione straordinaria la presenza di concrete prospettive di recupero della continuità aziendale e la presenza, in particolare, di due condizioni: mediante la cessione dei complessi aziendali, sulla base di un programma di prosecuzione dell'esercizio dell'impresa di durata non superiore a un anno, oppure tramite la ristrutturazione economica e finanziaria dell'impresa sulla base di un programma di risanamento di durata non superiore a 2 anni. Perché ho sottolineato questi due termini, Presidente? Perché crediamo che questa formulazione, in realtà, non sia utile a superare il dramma che l'Ilva ha vissuto in questi anni, poiché, addirittura, rischia di prefigurare una sorta di ritorno, in un sadico gioco dell'oca, alla casella di partenza.

L'emendamento riteniamo che sia molto importante e significativo, perché affronta un tema che è dirimente, a nostro parere, nella discussione sul futuro della più importante infrastruttura strategica siderurgica di questo Paese e cioè la prospettiva che questo commissariamento dà a questo asset strategico. Infatti, se ci limitiamo - come sembrerebbe fare il provvedimento - a mettere una pezza e a provare ad affrontare l'emergenza rappresentata dall'indotto e dai lavoratori, emergenza evidentemente straordinariamente importante, faremmo soltanto un ulteriore passo avanti verso un baratro che, però, purtroppo, si staglia cupo davanti a noi.

Allora, cosa chiediamo, cosa proponiamo? Sempre modificando l'articolo 27, chiediamo che sia inserita una norma che specifichi in maniera più pregnante che, in caso di imprese che gestiscono uno o più stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria possa avvenire solamente quando si presentino concrete prospettive di recupero - e questo è chiaro -, ma, soprattutto, previa condivisione di un piano industriale triennale che veda coinvolti, nell'elaborazione e nell'approvazione, tutti gli enti locali, la regione, in primis, dove è localizzato lo stabilimento, le parti sociali e, in questo caso, anche le imprese che sono coinvolte nella procedura di commissariamento.

Presidente, solo questo è in grado di individuare un percorso che, seriamente e concretamente, porti fuori Ilva dalla palude in cui è stata messa dalla politica. Solo la condivisione di un piano industriale che ci consenta di comprendere qual è l'approdo, sotto il profilo della decarbonizzazione, di questo commissariamento, qual è l'approdo, sotto il profilo della ripresa della capacità produttiva, di questo commissariamento, e quali sono le reali esigenze che Ilva può, attraverso un incremento dell'attività produttiva, risolvere a favore del Paese…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Crediamo che questo tipo di previsione, legato, lo ripeto, al più importante asset strategico del Paese in tema di siderurgia, sia un atto, non solo dovuto nell'interesse del territorio, ma utile all'economia dell'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo. C'è anche il parere della V Commissione (Bilancio), che, in questo caso, non è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.01 Appendino.

EMMA PAVANELLI (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Presidente, io vorrei intervenire non sulla proposta emendativa in votazione, ma sul fatto che ancora oggi serve denunciare i colleghi che stanno facendo i pianisti.

PRESIDENTE. Questo non va bene!

EMMA PAVANELLI (M5S). Allora, trovo veramente fuori luogo, Presidente, che ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

EMMA PAVANELLI (M5S). …in 18 mesi, non è la prima volta che devo denunciare questi fatti…

PRESIDENTE. Ora vediamo se è una sinfonia o una cacofonia. Un attimo, ora vediamo. Prego.

EMMA PAVANELLI (M5S). …e chiedo alla Presidenza pubblicamente, perché ultimamente sono venuta al banco della Presidenza…

PRESIDENTE. Onorevole Pavanelli, posso pregarla di una cortesia? Siccome ci sono i Segretari di Presidenza, se per cortesia ci dice chi ha fatto il pianista gli mozziamo le mani.

EMMA PAVANELLI (M5S). Va bene, Presidente. Io chiedo, però, alla Presidenza di tenere d'occhio chi vota per i colleghi non presenti (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego! Comunque, collega Pavanelli, la prego: i Segretari di Presidenza adesso terranno non due ma quattro occhi aperti e vediamo immediatamente sulla proposta emendativa 1.01 Appendino se c'è qualche “mano lesta”.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01 Appendino, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.08 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

Revoco l'indizione della votazione. Onorevoli per cortesia, però, fatemelo presente quando vi chiamo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento è per noi molto importante perché riguarda l'abrogazione del cosiddetto scudo penale, che è stato reintrodotto da questo Governo, perché, Presidente, noi riteniamo che in una terra così massacrata come la città di Taranto, una terra che è piegata dai veleni e dall'inquinamento ambientale e che ha registrato tantissimi morti, tra cui centinaia di bambini, non ci possa essere una risposta seria che non parta dalla salute e dalla tutela del diritto alla salute, perché il diritto alla salute è un diritto primario, è un diritto costituzionalmente garantito, così come il diritto all'ambiente. Non a caso noi abbiamo introdotto una modifica costituzionale proprio all'articolo 9, ma evidentemente per questo Governo, per voi, questi diritti passano sempre in secondo piano. Non solo, perché noi sappiamo già, in termini di milioni di euro, quanto la città di Taranto ha pagato in termini di costi ambientali e costi sanitari. Infatti, c'è uno studio dell'Università di Firenze che li stima in circa 280 milioni di euro l'anno e a ciò si aggiunge anche la nuova emergenza del benzene, un inquinante altamente cancerogeno, che ha fatto registrare picchi veramente preoccupanti nel 2023 e nei primi mesi del 2024.

Allora, noi con questo emendamento chiediamo che venga eliminato quello scudo penale che già era stato eliminato dal Governo “Conte 2”.

Infatti, mantenere lo scudo penale vuol dire autorizzare, mettere in campo un'autorizzazione di Stato a mettere a rischio la salute dei cittadini tarantini, in violazione del diritto alla vita e del diritto alla sicurezza sociale, vuol dire privare la magistratura e tutte le altre istituzioni di tutti gli strumenti necessari per impedire che impianti dannosi per la salute dei cittadini e dei lavoratori possano continuare a inquinare e vuol dire sollevare gli amministratori di queste aziende da ogni tipo di responsabilità. Tutto ciò si pone in contrasto con i principi cardine della nostra Costituzione ma tutto ciò si pone, in primo luogo, in contrasto con il diritto alla vita dei pugliesi e dei cittadini tarantini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e noi questo non possiamo permetterlo e non lo permetteremo mai. Non possiamo consentire che per permettere a qualcuno di produrre si possano continuare a sacrificare delle vite umane e si possano calpestare diritti costituzionalmente garantiti, come il diritto alla salute, il diritto al lavoro e il diritto all'ambiente. Per questo sollecito il Governo a ripensare il suo parere su questa proposta emendativa, che davvero per noi è assolutamente prioritaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà per un minuto.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Presidente, per aggiungere la firma a questo emendamento e solo per ricordare a quest'Aula che nel corso della precedente legislatura eravamo già intervenuti per eliminare questo famoso scudo penale. Ora, nel silenzio o, forse dovrei dire, nel chiacchiericcio di quest'Aula stiamo permettendo che questo scudo penale venga, da capo, a mantenersi su questa situazione. Io vorrei che tutti i parlamentari che qui, in passato, hanno già votato per il ripristino di questo scudo penale e adesso non voteranno per questa abolizione se ne possano ricordare, perché in quello stabilimento sono morte molte persone e altre continuano a morire. Quindi, permettere a un'azienda di derogare alle norme penali perché si debba continuare a produrre è veramente assurdo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.08 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.01001 Bonelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Anche noi, come con l'emendamento precedente, torniamo sul tema dello scudo penale. Lo abbiamo definito in passato una barbarie giuridica. Di questo si tratta e lo ribadiamo oggi, è una barbarie giuridica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ci sono leggi che vengono rispettate e di cui si chiede il rispetto in tutto il Paese, in capo a tutte quante le attività produttive, in capo a tutti quanti i singoli cittadini e cittadine nel nostro Paese, ma esiste un luogo, Taranto, il luogo di questo stabilimento, in cui si può decidere, per legge, che le leggi non valgono, non vengono applicate e c'è una situazione di impunità. È di questo che stiamo parlando, è questo che denunciamo con forza. È, peraltro, un unicum che non esiste in nessun'altra parte d'Europa, cioè che un'attività produttiva possa godere di uno scudo penale per poter continuare a proseguire le sue attività anche in barba alle regole e non rispettandole. Questo è un assurdo, appunto, una barbarie giuridica.

Noi con questo emendamento chiediamo ancora una volta di abrogare, di cancellare questo scudo penale. Riteniamo che sia giusto farlo anche per rispetto dei diritti alla salute e all'ambiente che sono riconosciuti e tutelati dalla nostra Costituzione e non è possibile pensare di avere norme particolari, scritte appositamente per evitare di garantire questi diritti costituzionalmente riconosciuti per quanto riguarda uno stabilimento come quello di Taranto che, va detto e va ribadito con forza, fino ad oggi ha causato non soltanto moltissimo inquinamento ma, purtroppo, anche moltissime morti, morti premature che possono e dovevano essere evitate. È di questo che parliamo, chiedendo di abrogare lo scudo penale con questo emendamento.

Ribadiamo e ricordiamo anche un altro aspetto, a mio avviso, importante: il nostro Paese è già stato condannato una volta dalla Corte europea dei diritti dell'uomo ed è stato condannato per una seconda volta nel 2022 proprio per l'incapacità di difendere e tutelare la salute e l'ambiente per i cittadini e le cittadine di Taranto. Credo che, con una mano sulla coscienza, questo Parlamento e questo Governo dovrebbero davvero rivedere la linea e cambiare il parere su questo emendamento, per poterlo approvare e finalmente cancellare una volta per tutte questa barbarie giuridica che è lo scudo penale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01001 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1.01000 Bonelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Con questo emendamento noi chiediamo una cosa molto semplice, cioè che il piano industriale dello stabilimento siderurgico di Taranto, che, così come richiesto da questo stesso decreto deve essere presentato entro 6 mesi dall'entrata in vigore del decreto, sia vincolato e subordinato ad una valutazione di impatto sanitario. Noi non possiamo permetterci di continuare a far lavorare un impianto senza sapere esattamente, concretamente quale impatto sulla salute e sull'ambiente questo impianto abbia in questo momento.

Va detto - lo ricordavano anche prima i colleghi e ci ritorneremo, credo, molte volte durante la discussione di questo provvedimento - che il livello di inquinamento nel territorio, in particolar modo per quanto riguarda la concentrazione di benzene, è aumentato nel corso degli ultimi anni. La cosa assurda - qui, colleghi, credo che tutti quanti possiate convenire - è che aumentino i livelli di benzene e, nello stesso tempo, la produzione di acciaio diminuisca. Siamo ai minimi storici, 3 milioni di tonnellate annue a fronte degli obiettivi di 5 o 6 milioni di tonnellate all'anno. Eppure, con questo tipo di produzione - lo ripeto - i livelli di inquinamento, in particolar modo di benzene, sono aumentati, in alcuni casi raddoppiati.

È evidente che è necessario capire le motivazioni, è necessario avere un quadro della situazione chiaro, preciso, accurato, per capire quanto questo impianto continui a produrre malattie e anche, purtroppo, morti premature. Tutto questo non possiamo accettarlo. Ecco perché chiediamo di vincolare il prossimo piano industriale, che deve essere presentato ai sensi di questo decreto che stiamo per votare, ad una valutazione di impatto sanitario che è già prevista per legge nel nostro ordinamento per molti altri impianti industriali ma, guarda caso, non per quelli siderurgici e per quelli considerati strategici per il Paese. È un assurdo, è un vuoto, anche normativo, non più accettabile che cerchiamo di colmare con questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01000 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'emendamento 2.3 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente su questo emendamento proprio per sottolineare ciò che, a nostro giudizio, è mancato con riferimento alla discussione del provvedimento in generale, alla discussione che abbiamo svolto al Senato e, soprattutto, alla brevissima discussione alla Camera dove, di fatto, si è avverato quello che ci aspettavamo, ovvero una contrarietà a tutti gli emendamenti. Con questo emendamento, in particolare, volevamo sottolineare che si assicurasse la tutela della salute e la transizione ecologica degli impianti.

Torniamo a quello che abbiamo menzionato prima nei nostri interventi, ossia alla mancanza di una visione strategica che non solo vada verso il ritorno alla produttività, alla continuità aziendale di un settore strategico del nostro Paese, ma guardi anche al futuro, alla transizione ecologica degli impianti, perché il piano di decarbonizzazione deve diventare vera e propria parte integrante del piano industriale. Senza di questo non ci può essere una soluzione di lungo periodo, quindi ancora una volta, trascurando questo aspetto fondamentale della decarbonizzazione, si va a mettere una pezza, con una soluzione che, di fatto, ancora una volta, fa vedere che manca una visione di lungo periodo. Ciò è dimostrato anche da tutta questa serie di decreti che sono stati posti in essere in breve tempo proprio perché c'è un'improvvisazione più che una visione che metta insieme un vero piano industriale.

Il piano industriale, come abbiamo detto e come cerchiamo di proporre con questo emendamento, deve includere la decarbonizzazione, perché, altrimenti, senza di questa, non ci può essere un futuro e non ci può essere una visione strategica che trovi in quest'azienda uno spazio in Europa e nel mondo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'emendamento 2.4 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nel corso di questa legislatura abbiamo più volte ripetuto che il modo con cui questo Governo ha affrontato tutta la vicenda relativa alla siderurgia in Italia, e nello specifico quella che riguarda Acciaierie d'Italia, già ex Ilva, non ha nulla di buono, anzi, in alcuni casi il prendere tempo, avere due linee completamente differenti tra esponenti dello stesso Governo ha finito per acuire i tanti problemi.

Diciamo che la situazione è peggiorata a tal punto che, allo stato in cui siamo, diventa complicato immaginare semplicemente di poterci orientare verso un'ordinaria gestione di amministrazione nella sua straordinarietà; infatti, nel corso di quest'anno e mezzo non solo si è osservato in maniera passiva ciò che stava accadendo sotto gli occhi di tutti, ma si è continuato ad andare dietro al socio privato, alla società ArcelorMittal che, di fatto, aveva da tempo promesso investimenti che non ha mai inteso realizzare.

Abbiamo avuto dimostrazioni che le contromisure adottate non hanno portato alcun tipo di beneficio e addirittura la situazione, soprattutto relativa al magazzino e agli approvvigionamenti, è decisamente peggiorata. Ecco perché l'azienda, che oggi va in amministrazione straordinaria, che di fatto lo Stato prende in carico, è sicuramente meno performante in termini di potenziale espressivo rispetto a quella che fu interessata dall'amministrazione straordinaria del 2015. Ecco perché immaginare di dare una risposta esaustiva con la dotazione che si è pensata in questo decreto, ossia poco più di 300 milioni, fa correre il rischio che sia semplicemente una piccola toppa che affronta la situazione per qualche mese, ma, in realtà, lascia intatte tutte le problematiche. Ecco perché, attraverso questo emendamento, proviamo a chiedere che le risorse dedicate in questo provvedimento siano soltanto una prima tranche all'interno di una strategia che deve essere complessiva.

Nel corso della trattazione di questo provvedimento abbiamo provato a tratteggiare, anche sentendo le copiose audizioni che sono state riportate al Senato, il livello della necessità e sicuramente abbiamo immaginato che uno stanziamento, in questo anno solare, che si avvicini quanto più possibile al miliardo di euro probabilmente darebbe la sensazione di voler affrontare la questione non semplicemente come un rimpallo per portare la palla in avanti, ma per provare a far sì che si possano avere entrambi gli aspetti di questa vicenda contemperati all'interno di un'unica strategia.

Come ricordava chi mi ha preceduto, vi è il tema della continuità produttiva, che non può essere garantita da impianti che sono fortemente lesi appunto nella loro capacità produttiva, ma vi è anche il tema della capacità di immaginare un piano di ambientalizzazione che renda quella fabbrica tarata sulla possibilità di non nuocere agli esseri umani e all'ambiente. Per fare questo occorre tenere in piedi un mix di investimenti, che non basta semplicemente enucleare come una sorta di continuità aziendale che va per inerzia, per forza inerziale. Serve un vero piano di investimenti che, con 320 milioni, è ben lungi dall'essere raggiunto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.8 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.1000 Evi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Torno sul tema delle concentrazioni di benzene e di quello che è quindi un impatto molto forte sulla salute. I dati rilevati da ARPA nel quartiere Tamburi - si parla di centraline al di fuori dello stabilimento, nel quartiere popolato dalle cittadine e dai cittadini di Taranto, dove vivono anche molti bambini - hanno valori registrati nella via Orsini che risultano più che raddoppiati dal 2019, quando erano pari a 1,3 microgrammi, al 2022, quando hanno raggiunto i 3,3 microgrammi; nel 2023 sono aumentati ancora, con una media di 4,2 microgrammi.

Nello stabilimento Ilva invece le centraline sono passate da 18,4 microgrammi del 2019 a 32,9 del 2022, quasi un raddoppio. Di questo quindi dovremmo occuparci ed è il motivo per cui, con questo emendamento, chiediamo una cosa molto semplice, ma anche altrettanto chiara: chiediamo che, in caso di superamenti nello stesso anno del limite di concentrazioni di benzene rispetto a una soglia di 27 microgrammi al metro cubo quale media oraria, l'ARPA, di concerto con l'ASL, compia degli accertamenti per verificare se questi superamenti siano correlabili a incrementi di emissioni di benzene dovuti alle attività produttive dello stabilimento perché, se lo stabilimento - come stiamo decidendo ora con questo decreto - beneficerà di un nuovo prestito e quindi di ulteriori soldi anche pubblici, è evidente che tutto questo non possa essere accettato e nemmeno contestato.

Noi chiediamo che, se le verifiche daranno esito positivo, il Ministro dell'Economia e delle finanze provveda a interrompere ogni ulteriore finanziamento e anche al fermo degli impianti per 30 giorni. Chiediamo anche che, negli anni successivi, ulteriori finanziamenti possano essere concessi unicamente previa verifica che la soglia di cui al comma 1-bis di 27 microgrammi al metro cubo non sia superata in più di un'occasione su base annuale. Sono - credo - delle condizioni minime per poter garantire che quell'impianto continui ad operare, ma senza nuocere ancora alla salute delle cittadine e dei cittadini di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1000 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.16 Pavanelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento che abbiamo cercato anche di discutere in Commissione. Purtroppo, nessuno nei nostri appelli è stato ascoltato, non dico accolto, ma non vi è stato nemmeno un minimo di discussione, né una risposta ai nostri appelli. Qui si sta chiedendo di aiutare le micro e le piccole aziende con dei finanziamenti perché oggi sono in enorme difficoltà, in quanto sono creditrici e hanno bisogno di mandare avanti la propria attività, pagare gli stipendi e le tasse; ma se i soldi che spettano loro non arrivano, allora diventa un problema.

Io chiedo se sia possibile pensare di chiudere o, comunque, non aiutare le piccole e micro imprese - le quali stanno dando servizi e forniture, anche con un contributo rispetto alla gestione dell'impianto dell'ex Ilva - e non fare in modo che possano portare avanti la loro attività, per non rischiare di chiudere e mandare a casa i propri dipendenti e poter continuare ad operare, non perché loro abbiano la colpa di non aver lavorato bene o di non aver saputo gestire la loro impresa in una certa maniera, ma perché non vengono pagate.

Oggi, questo Governo, purtroppo, le sta lasciando indietro. Io chiedo se questo Governo possa ripensare al suo netto “no” rispetto a questo emendamento, e possa magari ripensarci accantonandolo.

PRESIDENTE. Il Governo non dà alcun segno. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Purtroppo, a causa dell'incapacità di questo Governo, quando parliamo di ex Ilva, ci riferiamo a un'azienda che si sta trasformando sempre di più in una struttura fantasma.

La strada intrapresa dal centrodestra, da questa maggioranza e dal Governo, ha fatto sparire, di fatto, dal dibattito pubblico e anche politico, argomenti come la chiusura delle fonti inquinanti, la riconversione economica, sociale e culturale della città di Taranto, la tutela ambientale e sanitaria, la tutela della salute dei cittadini: questioni che, per noi, sono state sempre importanti e fondamentali per il rilancio e la rinascita della città di Taranto, e non solo dell'azienda, ma di tutto il territorio tarantino. Parliamo qui di uomini, donne, famiglie e bambini, che, da troppo tempo, stanno soffrendo questa situazione e chiedono interventi seri e coraggio, che, purtroppo, però, questo Governo, evidentemente, non ha. Nel quartiere Tamburi…

PRESIDENTE. Onorevole Donno, deve concludere perché ha un minuto, in quanto l'intervento è a titolo personale. Se vorrà intervenire per 5 minuti, potrà farlo con il prossimo emendamento, tanto l'argomento è sempre lo stesso.

LEONARDO DONNO (M5S). Allora mi riservo di intervenire dopo, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.16 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

L'onorevole Dell'Olio, intanto, sottoscrive l'emendamento.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo all'emendamento 2.18 Appendino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Presidente, lo sottoscrivo, tanto il tema è sempre quello del finanziamento delle micro imprese dell'indotto, che questo Governo ha abbandonato.

Riprendo l'intervento di prima, ribadendo ancora una volta che, purtroppo, siamo davanti all'incapacità totale di questo Governo, soprattutto quando si tratta di ex Ilva. Facciamo, infatti, riferimento ad un'azienda che, anche grazie alle vostre non azioni, si sta trasformando, come dicevo prima, in un'azienda fantasma.

Come dicevo poco fa, nel quartiere Tamburi, solo una settimana fa, si è registrato un aumento, un picco, dei livelli di benzene.

Stiamo parlando di una bomba ecologica, continuamente innescata e che può produrre ulteriori danni, più di quelli che sono già stati registrati. Quello che manca, evidentemente, è la costruzione di un futuro, di una visione. Manca un processo di adeguamento ambientale del polo siderurgico. Non si sa qual è la visione di questo Governo, quale sarà il futuro delle imprese e dei lavoratori. Ma come si può andare avanti, se poi le aziende non vengono ristorate e se manca una programmazione delle attività? La maggioranza su questo ha dimostrato di non volersi occupare dei problemi anche relativi all'occupazione. Lo abbiamo dimostrato anche quando, sul tema dei lavoratori portuali, abbiamo presentato emendamenti per chiedere la proroga per sostenere questi lavoratori, e invece, siccome avete negato anche a questi lavoratori una risposta, dal 31 marzo ci sarà un licenziamento per oltre 320 persone.

La verità è che la gestione del dossier Ilva da parte del Governo Meloni si è rivelata totalmente fallimentare. Il centrodestra ha dimostrato, con i fatti, di non conoscere la storia dell'azienda, perché sta compiendo praticamente gli stessi errori che sono stati compiuti nel passato. Non si può non tenere conto dei costi ambientali, dell'assenza di investimenti e della diversificazione industriale, che ormai è necessaria. Il Governo ha scommesso, oggi, sull'amministrazione straordinaria, quindi sulle fonti fossili, sul carbone, sul passato, e non può essere ovviamente questa la soluzione. Noi ne siamo convinti, tutti i cittadini di Taranto ne sono convinti. Quelli che non ne sono convinti, evidentemente, siete solamente voi. Parliamo di una maggioranza che non si informa e che non ha conoscenza dei problemi reali. Voglio citare un esempio: quello dei colleghi di Fratelli d'Italia e del territorio tarantino, ossia i colleghi Maiorano e Iaia, i quali hanno sostenuto, pensate un po', nelle passate settimane, che a Taranto non ci sono problemi di inquinamento. Questo fa capire che o hanno fatto uno scivolone, oppure che, fino ad oggi, i colleghi hanno vissuto sulla Luna, perché non ci sono altre spiegazioni. Io ricordo che la magistratura - senza citare tutto lo storico, perché ci vorrebbero ore, Presidente - proprio ultimamente ha aperto una nuova indagine sui picchi di benzene rilevati nel 2023 e nei primi mesi del 2024, iscrivendo Morselli ed altri nel registro degli indagati. E aggiungo che, sul fronte ambientale e sanitario, sono intervenute l'Unione europea, con l'apertura di diverse procedure di infrazione, e anche l'ONU, che ha definito Taranto “area di sacrificio”, cari colleghi.

A questi esponenti, Presidente, e concludo, io dico: invece di parlare a vanvera e sparare queste castronerie, sarebbe bene forse tacere o, se non vogliono tacere, almeno si mettessero a lavorare per tutelare i cittadini tarantini, per salvare le imprese e tutelare i lavoratori dell'indotto, accogliendo i nostri emendamenti, come, per esempio, questo ultimo che abbiamo presentato, a prima firma della collega Appendino.

In tutto questo - e concludo, Presidente -, ma una parola, la Presidente del Consiglio Meloni, sul dossier Ilva, la vuole dire o no? Nel diario di Giorgia c'è uno spazio per il dossier Ilva, o dei cittadini di Taranto alla Presidente del Consiglio Meloni non interessa nulla? Questa è una domanda alla quale vorremmo una risposta.

Noi crediamo che il futuro di Taranto non sia soltanto l'acciaio, ma investimenti, anche seri, sulle bonifiche, la diversificazione industriale, il turismo, quella riconversione vera, sociale, economica e culturale, che abbiamo avviato nel Governo “Conte 2”, con il cantiere Taranto e con una serie di investimenti messi in campo, concreti, per questa città, e che questo Governo, invece, praticamente, sta cancellando (Commenti ironici del deputato Messina). I colleghi ridono. Purtroppo, i cittadini di Taranto, che soffrono e che sono morti, invece, non ridono, caro collega! Quindi si dovrebbe vergognare! Si dovrebbe vergognare (Proteste di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Onorevole Donno, Onorevole Donno!

LEONARDO DONNO (M5S). Si dovrebbe vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Onorevole Donno, parli con me! Bene così. La ringrazio, onorevole Donno…

LEONARDO DONNO (M5S). Fatevi un esame di coscienza - e concludo, Presidente - ma se questo è l'atteggiamento indegno (Proteste di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Fate concludere l'onorevole Donno.

LEONARDO DONNO (M5S). …di questa maggioranza, purtroppo il futuro di Taranto è in cattive mani, se questo è l'atteggiamento. Fatevi un esame di coscienza, perché, purtroppo, a noi preoccupa che il futuro dei tarantini sia nelle vostre mani. Speriamo che andiate presto a casa, perché di danni ne state facendo anche troppi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

MANLIO MESSINA (FDI). Speraci!

PRESIDENTE. Onorevole Messina!

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.18 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo all'emendamento 2.19 L'Abbate. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento cosa chiediamo? Qui stiamo parlando di dare fondi per la salvaguardia dell'ambiente e per la sicurezza dell'ambiente di lavoro. Cerchiamo di subordinare questi fondi e, quindi, che vengano dati se l'impianto siderurgico è in linea con le linee guida sulla qualità dell'aria dell'Organizzazione mondiale della sanità.

Presidente, non stiamo chiedendo niente di strano, stiamo dicendo che, se devono essere date somme al commissario, sia per questi due obiettivi, che sono la sicurezza dell'ambiente e la sicurezza dell'ambiente di lavoro, quindi la salvaguardia del territorio e dell'ambiente di lavoro. Mi sembra ovvio e di base che io debba, comunque, valutare gli impatti nell'aria, le emissioni in atmosfera, quindi la qualità dell'aria. Non si chiede niente di così strano.

Cosa ci preoccupa? Si sta andando in amministrazione straordinaria: il punto è che, per noi, questo è anche illegittimo, perché teniamo presente che, da una parte, gli impianti sono in affitto, non sono di proprietà, anzi, gli impianti dello stabilimento Ilva sono sotto sequestro e, dall'altra parte, non c'è una prospettiva di risanamento economico. Questi sono i presupposti perché ci possa essere un'amministrazione straordinaria, quindi, se non ci sono i presupposti, cosa stiamo facendo?

In questo documento che stiamo portando avanti si capisce come, dove, quando questo Governo ha intenzione di fare un piano industriale, ha intenzione di portare avanti le azioni per la decarbonizzazione, per la salvaguardia dell'ambiente? Ma, come hanno già detto i colleghi - e, poi, lo ripeteremo - gli emendamenti che abbiamo presentato sono solo per il monitoraggio, per cui, magari, non c'era bisogno nemmeno di denaro pubblico. Guardiamo un po' meglio nell'area intorno a Taranto, con l'ISPRA e con quello che fa l'ARPA Puglia, se il benzene supera i 24 microgrammi a metro cubo. Possiamo fare solo questo, e l'avete anche bocciato. Questo è assurdo. Come si possono bocciare azioni che non richiedono nemmeno qualcosa di economico che tiri fuori lo Stato, quando vi chiediamo semplicemente di dare un supporto al territorio, iniziando a fare l'analisi di quello che sta accadendo per salvaguardare la salute dei cittadini, in primis?

Se parliamo di qualità dell'aria, cosa c'è nella qualità dell'aria? In questi giorni, anche, purtroppo, a livello europeo, apprendiamo una notizia molto, molto critica quando parliamo di Green New Deal, la strategia verde che ha investito l'Europa, in cui l'Italia deve fare la sua parte. Visto che, ahimè, ci sono le elezioni e, purtroppo, quando ci sono le elezioni si pensa, forse, più al voto che a fare cose di buonsenso, si sta cercando di diluire il Green New Deal e molti giornali, anche a livello internazionale, ci stanno dicendo: se, da una parte, vogliono diluire il Green New Deal, dall'altra parte, ci sono seri problemi sui tipping point. Cosa sono i tipping point? Sono i punti di non ritorno. Se consideriamo gli scienziati a livello internazionale che hanno datato e hanno realizzato diagrammi molto chiari della linea del tempo, da un certo anno fino al 2023-2024, vediamo che le curve della temperatura salgono, non come dice qualcuno: non è vero, ai tempi miei c'era più caldo. Ma cosa stiamo dicendo? Una cosa è la chiacchiera da bar, un'altra cosa è andare a guardare i grafici che ci sono nel Rapporto IPCC, che ci sono nella bibliografia scientifica internazionale, per cui c'è questa linea dritta verso il 2023, che non scende.

Ciò significa che il cambiamento climatico esiste e che il Green New Deal è qualcosa che non va diluito, altrimenti, come tipping point, avremo problemi elevatissimi, e questi sono stati rilevati. Qui, all'interno, c'è anche il discorso della qualità dell'aria, collegato anche a quello del trasporto: stiamo lavorando su un trasporto sostenibile, cosa essenziale per abbattere questi tipping point.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, per favore.

PATTY L'ABBATE (M5S). Dico solo un'altra cosa che è giusto dire ai cittadini a casa e chiudo, Presidente. Uno dei tipping point riguarda l'alimentazione collegata alla siccità. È un problema critico, per cui è emerso che ci saranno, e ci sono già, guerre - lo sappiamo - in alcune parti del nostro mondo per l'acqua, che è una risorsa, purtroppo, limitata. Immaginiamo, con la siccità, che disastro ci sarà anche a livello europeo sull'acqua. La gestione dell'acqua è importantissima, la gestione del problema siccità è importante, così come la gestione del cambiamento climatico e, quindi, della qualità dell'aria, ripeto, non solo per l'Ilva di Taranto, perché stiamo parlando a livello locale: il problema a livello locale va gestito anche a livello globale, quindi dobbiamo vederlo da tutti e due i punti di vista.

Cerchiamo di portare avanti queste tematiche. Il cambiamento globale esiste, se non lo combattiamo, se chiudiamo gli occhi dicendo che il Green New Deal per noi è qualcosa che ci siamo inventati, non andremo avanti e penalizzeremo anche, purtroppo, i cittadini di Taranto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.19 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo all'emendamento 2.17 Cappelletti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento che vorrebbe tutelare 400 posti di lavoro. Sono lavoratori di una società strettamente legata alle sorti dell'ex Ilva, ma non sono dipendenti di Ilva: parlo di Sanac Spa. Sanac è una società leader in Italia nel settore della produzione di refrattari e ha una fetta veramente importante del mercato nazionale; ha 4 sedi produttive e 400 dipendenti.

È una società che sappiamo bene essere a rischio chiusura sia per i mancati ordini da ex Ilva, sia per il mancato pagamento dei crediti vantati nei confronti di ex Ilva. Si tratta di una società che, fino a non molto tempo fa, faceva parte dello stesso gruppo, perché ex Ilva e Sanac sono società strettamente legate ed interconnesse. Per questo motivo, se ne propone una tutela particolare.

Quindi, venendo al merito dell'emendamento, che cosa proponiamo? Proponiamo che gli stabilimenti della società Sanac Spa siano individuati quali stabilimenti di interesse strategico nazionale con la finalità di salvaguardare la società, i posti di lavoro, ma anche e, soprattutto, al fine di garantire la lavorazione dei prodotti refrattari necessari per la continuità produttiva degli impianti di ex Ilva.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.17 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo all'emendamento 2.14 L'Abbate. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Questo è l'emendamento di cui parlavo poco fa. Ve lo leggo per renderci conto se è qualcosa di fattibile. Abbiamo semplicemente chiesto che l'Agenzia regionale per l'ambiente (ARPA Puglia), di concerto con l'ASL locale, verifichi se i superamenti della soglia (chiaramente parliamo di benzene) dipendano da incrementi di emissioni derivati dall'attività produttiva dello stabilimento Ilva di Taranto. In tal caso, l'ARPA comunica le verifiche effettuate all'ISPRA, a livello nazionale, al Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, al Ministero della Salute e al Ministero dell'Economia e delle finanze che provvede alla sospensione dei prestiti per danni causati alla salute delle persone e all'ambiente. Sarebbe assurdo: stiamo elargendo soldi per tutelare la salute dei cittadini e poi non diamo la possibilità all'ARPA di andare a controllare e verificare, nel perimetro circostante l'Ilva come impianto, se vi siano emissioni di benzene fuori scala. Non è una cosa per cui si possa dire che capiti un picco ogni tanto; facciamo una spiegazione di come si diffondono i microinquinanti. Il picco avviene ogni tanto e nella media dell'anno si va a diluire. Il guaio è che non è un picco, perché, se abbiamo deciso, per legge, che non dobbiamo superare 27 microgrammi al metro cubo, vi renderete conto che 32,9 microgrammi al metro cubo è un numero maggiore e non è stato un picco, ma succede sempre ed è successo anche all'inizio del 2024.

Quindi, io dico, perché non facciamo una cosa di questo tipo? Il benzene è una cosa che veramente è così pericolosa? Certo che lo è; si parla di benzene perché qui non hanno voluto complicare la vita a fare le analisi del benzopirene oppure di quelli che vengono chiamati i policiclici aromatici, che sono sostanze cancerogene, una volta all'università li analizzavo pure; la sporca dozzina, sono 12 che creano il cancro. Lo fanno venire. E vi dirò di più. Non fanno venire solo il cancro, perché io lo vado ad inalare, mi trovo nei dintorni, ci lavoro all'interno. C'è qualcos'altro. Chiaramente queste belle sostanze, attraverso il vento, vanno a finire sui nostri prati e sono lipofile. Quindi, che cosa fanno? Si vanno ad agganciare alle sostanze grasse. Facciamo un esempio: qualsiasi cosa voi mangiate a base di latte, la diossina è il caso che ve la trovate. E non sta solo in quella zona, perché i venti la portano ovunque.

Quando servono dati e parametri, si vanno a vedere quelli a livello internazionale, che hanno pure in Europa, e io ricordo di aver verificato una bella bomba di diossina di questi componenti provenienti proprio dall'Ilva di Taranto. Quindi, succede che noi li mangiamo, ce li abbiamo nella nostra alimentazione. Pertanto, quello che vi sto dicendo è che non è solo una problematica locale, ma è una problematica globale. È il caso, quindi, di considerare la possibilità di effettuare un monitoraggio di benzene e di tutti quelli che possono essere parametri che creano un danno alla salute umana.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.14 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Passiamo all'emendamento 2.13 Cappelletti.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Signor Presidente, questo emendamento prevede l'istituzione di un tavolo tecnico per la definizione di un progetto di riconversione dell'area interessata dagli stabilimenti ex Ilva. La parola più importante è “riconversione” ed è una parola che non c'è in questo decreto in discussione. Questo è il problema principale di questo decreto. Il problema è che questo decreto non risolve nulla, perché non affronta nulla dei problemi dell'Ilva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tra qualche mese ci troveremo qui a discutere di un decreto Ilva-bis, Ilva-ter, Ilva-quater perché non si vogliono affrontare i problemi. E perché? Perché si persevera ancora una volta in logiche industriali che sono incentrate sul carbone, senza considerare che l'impianto è già in parte sotto sequestro per disastro ambientale ed è nella totale assenza di tutele ambientali e sanitarie, oltre che in penuria di una politica mirata a favore della riconversione, cosa sulla quale questo emendamento vorrebbe andare a intervenire.

Il Governo Meloni che cosa ha fatto in questi ultimi 18 mesi? Ebbene, non è stato con le mani in mano e ha reintrodotto lo scudo penale, ha annullato il progetto di nazionalizzazione, quello che noi stavamo cercando di fare nel corso del Governo “Conte 2”, a salvaguardia degli investimenti e della chiusura delle fonti inquinanti, a salvaguardia e tutela delle imprese dell'indotto, dei lavoratori e anche dell'ambiente. Il Governo Meloni, poi, ha annunciato un memorandum con ArcelorMittal, che però nessuno ha visto. Ha cancellato il finanziamento di 1,2 miliardi di euro dal PNRR proprio sulla diversificazione industriale. Ha, poi, bloccato i fondi della transizione equa di 900 milioni. Infine, ha regalato 680.000.000 di soldi pubblici - perché quello è un regalo - ad ArcelorMittal prima che fosse dichiarato lo stato di insolvenza, quando era già dietro l'angolo.

Vorrei ricordare l'intervento del Ministro Urso nel corso della sua ultima passerella a Taranto. La sua indicazione era di voler realizzare acciaio pulito, ma lo vuole fare confermando la produzione a carbone. Ecco, vorremmo ricordare al Ministro Urso che questa è un'equazione semplicemente impossibile: o si fa l'uno o si fa l'altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Concludo con quella che sarebbe la nostra idea rispetto a come dovrebbe essere questo provvedimento, cioè un provvedimento che contempli la chiusura delle fonti inquinanti, le bonifiche, la diversificazione industriale con l'abbandono del fossile, l'introduzione della valutazione d'impatto ambientale speciale, la riduzione delle soglie degli inquinanti e, soprattutto, la riconversione economica, sociale e culturale della città di Taranto. Questo emendamento va in questa direzione, noi voteremo convintamente a favore e invitiamo naturalmente a votare a favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.13 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.15 Peluffo.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'emendamento affronta un tema che è piuttosto scabroso ed è una sorta di stress test per la maggioranza. Infatti, se si parla di futuro di Ilva, se si immagina che Ilva possa avere un futuro, evidentemente, non può che averlo nell'ambito di un processo di decarbonizzazione vero, che concili la produzione dell'acciaio e quindi un asset strategico per il Paese, con la salvaguardia dell'ambiente, impedendo quello che succede, è successo e continua a succedere a Taranto, vale a dire morti e malattie.

Io volevo solo ricordare ai colleghi vocianti della Camera - mi rendo conto che sia un argomento che appare molto localistico - che Ilva determina un'incidenza di malattia dello spettro autistico, a Taranto, di un bambino ogni 88 nati. È un dramma e una situazione che vogliamo continuare a far finta di non vedere e il fatto che abbiate bocciato questo emendamento credo dimostri che, in fin dei conti, volete liquidare la pratica rapidamente, senza andare troppo per il sottile.

L'ineffabile Ministro Fitto aveva sottratto al processo di decarbonizzazione, togliendo i soldi dal PNRR, quel miliardo di euro che era stato destinato, come tutti sappiamo, proprio all'attività di decarbonizzazione e, in particolare, a quelle attività necessarie per la produzione del preridotto, che era una condizione per superare il ciclo combinato e, quindi, l'utilizzo del carbone. Nonostante il Ministro abbia più volte assicurato che quei soldi, in qualche modo, sarebbero ritornati, ad oggi quei soldi non ci sono. Mi chiedo, quindi, davvero se pensate di fare la decarbonizzazione senza convocare il vostro Ministro, magari, insieme a Giorgetti, e chiedergli dove intende trovare le risorse per fare la decarbonizzazione; vi garantisco che sarebbe utile, lo dico in particolare ai miei colleghi pugliesi.

Probabilmente, se non volete passare per velleitari - e vi garantisco che il territorio vi considera già tali - dovreste preoccuparvi di come recuperare le risorse per fare questa benedetta decarbonizzazione, perché altrimenti state semplicemente, esclusivamente, compiendo un atto di natura amministrativa che serve, lo ripeto, a proseguire l'agonia in cui si trova l'Ilva, senza riuscire a incidere in maniera decisiva e definitiva sul binomio fra produzione e morte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.15 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Passiamo all'emendamento 2.22 Cappelletti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento è abbastanza semplice e prevede una relazione annuale da parte di Invitalia al Parlamento e al Governo, concernente la situazione economica e finanziaria dell'impresa, con particolare riferimento all'andamento dei crediti commerciali, ma anche all'andamento degli step industriali per il raggiungimento degli obiettivi del processo di decarbonizzazione e di chiusura delle fonti inquinanti, nonché di diversificazione industriale nello stabilimento di Taranto.

Perché è importante avere questo tipo di informazioni? Perché di errori ne sono stati fatti troppi in passato. Sarebbe veramente lungo ricordarli tutti, ma mi consenta di ricordarne uno, quello che forse è il più grave e il più recente: probabilmente quello di aver scelto e di aver preferito proprio ArcelorMittal alla cordata alternativa che era AcciaItalia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e dietro la quale c'erano imprenditori italiani; anzi, veramente, tra i migliori imprenditori italiani. La scelta di ArcelorMittal è avvenuta nonostante il parere negativo dei tecnici incaricati dai commissari di valutare le varie proposte. Si dirà: sarà stata l'offerta economicamente più vantaggiosa. Non è stata l'offerta economicamente più vantaggiosa, perché non è stata data la possibilità alla cordata alternativa di fare dei rilanci; cordata alternativa che, peraltro, era composta dalla Delfin di Leonardo Del Vecchio, da un'altra società indiana, la Jindal, e anche da Cassa depositi e prestiti. Cioè, in pratica, lo Stato, dovendo valutare due proposte, una all'interno della quale c'era lo Stato tramite Cassa depositi e prestiti e un'altra dove c'erano gli indiani di ArcelorMittal, ha scelto, all'epoca, ArcelorMittal.

Ebbene, due anni dopo, abbiamo saputo, grazie all'Autorità anticorruzione, che quella accezione secondo la quale non potevano essere considerati rilanci è stata clamorosamente smentita. Non solo i rilanci erano possibili, ma erano auspicabili per le casse dello Stato e, invece, non sono stati considerati.

Quindi, quella vendita è stata un disastro, ma è stata un disastro anche da un punto di vista strategico, perché l'Ilva è stata consegnata a un suo concorrente diretto, in un momento di sovra-capacità produttiva, dove non c'era bisogno di produrre più acciaio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma c'era bisogno di togliere un concorrente dai piedi. E ArcelorMittal è stato messo nelle condizioni di farlo. Insomma, Taranto è diventato lo stabilimento produttivo da fermare, non dove andare ad investire.

Quindi - e concludo, Presidente - non rifacciamo gli stessi errori, introduciamo un maggior coinvolgimento del Parlamento e del Governo nelle scelte che vengono fatte e votiamo a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Dell'Olio sottoscrive l'emendamento.

Se nessun altro chiede d'intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.22 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.020 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.021 Appendino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Questa proposta emendativa chiede al Governo che, nei 90 giorni successivi all'entrata in vigore di questo provvedimento, vengano chiamati tutti i Ministri di competenza per quanto riguarda il territorio di Taranto e anche gli enti locali e venga fatta un'analisi importante, finalizzata: all'adozione di interventi straordinari per la salvaguardia e la tutela ambientale e sanitaria di Taranto; alla gestione e attuazione degli interventi di bonifica; alla salvaguardia dei livelli occupazionali e alla relativa formazione, riqualificazione professionale e reinserimento lavorativo; alla diversificazione industriale ecosostenibile dell'intera area territoriale; a favorire nuovi insediamenti economico-produttivi; ai programmi di investimento e di riconversione industriale delle attività imprenditoriali dell'indotto; alla riconversione economica, sociale e culturale dell'intera provincia di Taranto; alla definizione di indirizzi per la riqualificazione urbana della città di Taranto e a migliorare e rafforzare le infrastrutture materiali e istituire centri di ricerca, università e incubatori d'impresa.

Ecco, io credo che questo articolo aggiuntivo non chieda cose anomale, strane o ideologiche, come le chiamate voi; questo articolo aggiuntivo chiede a questo Governo di prendersi la responsabilità del futuro di Taranto, della provincia di Taranto e di una grande parte, importantissima, della regione Puglia. Perché, quello che abbiamo iniziato nella scorsa legislatura nella città di Taranto, quello che abbiamo cercato di iniziare a fare dovrebbe avere un proseguimento da parte di questo Governo, che continua a chiudere gli occhi sui temi ambientali, sui temi della riconversione ambientale ed economica, sui temi della formazione dei lavoratori, per far sì che possano affrontare i nuovi lavori che ci aspettano e far sì che la città di Taranto possa vantarsi di essere qualcos'altro, di poter attrarre altri tipi di economia, di poter essere magari sui giornali perché ha un progetto virtuoso, perché il Governo italiano ha portato avanti un pensiero di un progetto di riconversione energetica, ecologica e industriale per la città di Taranto. Invece, no, cari colleghi, proprio pochi giorni fa, domenica, la città di Taranto era sui giornali esteri, di nuovo, proprio perché Taranto, purtroppo, è sinonimo di politiche ambientali sbagliate, perché di nuovo Taranto si ritrova sulla stampa internazionale perché luogo insalubre per i propri cittadini. Invece, qui spesso abbiamo parlato del famoso made in Italy, abbiamo parlato dell'Italia come grande Paese industriale, come Paese di vanto internazionale e vi do questa notizia, che purtroppo non è sempre così e Taranto, purtroppo, è quella macchia nera che dobbiamo far diventare verde, verde, perché i cittadini meritano un'attenzione particolare dal punto di vista ambientale, sanitario e di riconversione industriale. Cari colleghi, io mi domando alla vostra prossima passerella a Taranto, o in tutta la Puglia: con quale coraggio andrete a guardare negli occhi quei cittadini, quei lavoratori, quegli imprenditori che oggi sanno che probabilmente le loro imprese chiuderanno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.021 Appendino, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 2.011 Peluffo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il decreto all'esame dell'Aula è il frutto ormai di una consolidata abitudine di questo Governo, è il cosiddetto decreto matrioska. Siamo difatti in presenza dell'ennesimo assorbimento operato dal Governo, una prassi parlamentare che ormai è diventata consolidata. L'aspetto più deleterio è che nel riversare un decreto nell'altro sia al Governo quanto a questa maggioranza sono sfuggiti tanto i necessari interventi che, invece, sarebbe stato importante adottare. Più in generale, è mancata, ancora una volta, l'attenzione verso chi sta subendo le conseguenze di questi atti legislativi. Ricordiamo che in tutto il territorio di Taranto l'ex Ilva ha generato e continua a generare gravi, gravissimi problemi. Fu un'inchiesta, nel 2012, dall'emblematico nome “Ambiente Svenduto”, a far partire quella lunga serie di provvedimenti pubblici di cui questo decreto è solo l'ultimo tassello, ma quell'inchiesta servì anche a svelare fatti che per molti erano già acclarati dall'evidenza. L'inquinamento massivo dell'acciaieria ha generato eventi di malattie anomale e morti, anche e soprattutto, purtroppo, nei minori. Un vero e proprio disastro ambientale e sanitario, di cui ancora i tarantini pagano le conseguenze. Nel frattempo, l'acciaieria è stata al centro di questioni politiche e giudiziarie che non hanno risolto proprio nulla, mentre le persone continuavano ad ammalarsi e cresceva la crisi occupazionale e sociale del territorio.

Questo decreto non è una notizia positiva per Taranto, perché vuol dire che dopo più di 10 anni dal disvelamento di quel dramma tutti gli interventi pubblici non sono stati affatto efficaci e, d'altronde, anche questo provvedimento rischia di essere un buco nell'acqua. Come abbiamo detto in più occasioni, l'unica nota positiva è la messa al bando di un socio privato che si è sempre disinteressato delle sorti della fabbrica e della salvaguardia della comunità. Oggi Taranto non festeggia, signor Presidente, perché sa di essere ritornata al punto di partenza e le imprese dell'indotto e i lavoratori, migliaia di lavoratori, diretti e indiretti, temono ogni giorno di ritrovarsi improvvisamente per strada. Né il prestito ponte, né tantomeno gli ammortizzatori sociali e le forme di sostegno alle imprese sono sufficienti a sanare la situazione. Abbiamo presentato tanti emendamenti, sia qui che al Senato, per raccogliere questo grido d'aiuto, ma, purtroppo, ci siamo scontrati, ancora una volta, con la sostanziale indifferenza di questo Governo, che si è dimostrato di nuovo molto, molto lontano da Taranto e dai suoi problemi.

Questo articolo aggiuntivo è uno dei più significativi tra quelli che abbiamo proposto, perché ribadisce un concetto importante. La proposta, infatti, mira a stanziare direttamente e senza inutili fronzoli 150 milioni di euro di risorse pubbliche, soldi che vanno direttamente alle imprese che risultino creditrici per mancati pagamenti di forniture, di beni o servizi entro i termini contrattuali prescritti nei confronti di Acciaierie d'Italia.

Affinché l'indotto sia completamente e definitivamente tutelato occorre un segnale chiaro e diretto da parte dello Stato, soprattutto perché bisogna ricordarsi di un fatto, a proposito di debiti e crediti: è lo Stato che è debitore di Taranto e non il contrario. Dunque, è arrivato il momento che lo Stato paghi questo debito con la città (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.011 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0202 Appendino, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.0203 Pavanelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento chiede al Governo di mettere un po' di soldi, di creare un fondo per preservare il tessuto produttivo-occupazionale delle imprese dell'indotto della società Ilva SpA.

Oggi abbiamo una situazione, lo sappiamo tutti, critica, di grande crisi, e lo ha detto prima anche il collega Cappelletti che chiede fra quanto tempo arriverà un decreto Ilva 2, 3, 4 o 5, perché, purtroppo, già lo sappiamo che succederà. Succederà perché non vi state affatto rendendo conto della situazione, non vi state rendendo conto che le imprese, che stanno dando servizi, che stanno lavorando nell'indotto dell'acciaieria, hanno bisogno di avere un aiuto. Forse, non l'avete ben capito, ma mi sembra strano, perché ognuno di noi vive in un territorio dove magari c'è una grande azienda, almeno una, e quell'azienda dipende anche da tante piccole imprese, da tante piccole realtà, qualcuna più piccola e qualcuna più grande; senza l'impresa grande le altre muoiono, ma senza quelle piccole anche quella grande ha enormi difficoltà, perché stiamo parlando di tantissimi tipi di servizi alle imprese. Lo sappiamo tutti come funziona l'industria in Italia: è tutta concatenata non solo in quel territorio, ma anche in altre aree della stessa regione o addirittura in altre regioni.

Allora, se ignoriamo tutto questo, è del tutto evidente che il problema diventa gigantesco e qui arriviamo a quello che succederà a Taranto: tante piccole e micro imprese chiuderanno. Ve l'ho già detto, questo significa che tante famiglie si ritroveranno in enormi difficoltà e non perché non sono grandi lavoratori, non perché non sono in grado di fare impresa, ma perché lo Stato, perché il Governo Meloni non li ha aiutati. Non possiamo fare i patrioti un giorno sì e l'altro no! Dobbiamo aiutare tutti i cittadini e tutti i lavoratori. Ci avete bocciato ogni emendamento, tutti emendamenti che non sono stati emendamenti inventati o ostruzionistici, come cercate di far credere fuori da quest'Aula. Sono emendamenti costruttivi che stiamo chiedendo alla maggioranza e al Governo, che non ci ha mai risposto in Commissione; abbiamo licenziato questo testo in due ore, di notte, perché non si è voluta dare la possibilità alla Camera di fare modifiche.

Allora, di fronte a tutto questo, vi chiedo: come pensate di dare risposte ai cittadini di Taranto, ai lavoratori, a tutte quelle imprese che rischiano di chiudere? O forse è questo quello che volete. Diciotto mesi, quasi, di Governo hanno dimostrato la vostra totale incapacità, 11 mesi di fila, 11 mesi con i dati dell'industria in calo in questo Paese, grazie alle vostre non politiche. Smettete di girarvi con la testa all'indietro e affrontate il problema. Volevate governare? Governatelo il Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. L'emendamento dei colleghi del MoVimento 5 Stelle pone una questione che non può essere assolutamente sottovalutata. Fino ad ora siamo intervenuti attorno alle questioni che riguardano gli impianti, questioni legate alla sicurezza del lavoro negli impianti produttivi di Taranto, Genova, Novi Ligure e in quelli minori del gruppo, ma c'è una questione enorme proprio sul cosiddetto indotto, i fornitori.

Detto in altri termini, se anche domani mattina ricominciasse a pieno ritmo la produzione a Taranto, non ci sarebbero società di autotrasporto disponibili a trasportare il prodotto siderurgico di Taranto negli stabilimenti del gruppo, come, ad esempio, Novi Ligure, per avere il prodotto qualitativamente migliore, quello che viene utilizzato, per capirci, per le lamiere delle automobili. Perché? Perché in una prima fase venivano utilizzati, per esempio, autotrasportatori piemontesi, non venivano pagati e, di fronte alle loro proteste, l'azienda ha fatto una semplice manovra. Non ha più utilizzato gli autotrasportatori piemontesi e ha fatto accordi con autotrasportatori pugliesi che, a loro volta, non sono stati pagati.

Quindi, questa è una situazione assolutamente legata, da un lato, alla ripresa produttiva del gruppo ex Ilva, ma, dall'altro, al fatto che questo atteggiamento e queste scelte scellerate da parte della gestione ArcelorMittal hanno prodotto e hanno messo sul lastrico decine di piccoli artigiani, perché gli autotrasportatori sono artigiani. Quindi, non è il fondo? Troviamo un altro strumento per porre attenzione all'indotto, perché l'indotto non è composto da grandi gruppi, da aziende in grado di reggere, anche finanziariamente, lunghi periodi di mancati pagamenti. È composto, soprattutto per quel che riguarda il settore del trasporto, da piccole aziende, da aziende artigianali che in questo momento rischiano, sostanzialmente, di pagare per tutti e di pagare un atteggiamento irresponsabile da parte della vecchia gestione.

Insomma, l'invito davvero nei confronti del Governo è quello di porre un'attenzione particolare alle questioni dell'indotto, sia nella prospettiva della ripresa produttiva, sia, ovviamente, a tutela dei piccoli e piccolissimi operatori che avevano un rapporto con la vecchia gestione e sono oggi in una situazione di rischio, a loro volta, di insolvenza per i mancati pagamenti dell'ex Ilva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0203 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.0204 Cappelletti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. È stato più volte detto oggi dai vari colleghi quanto finora questo Governo non sia riuscito a far nulla per Ilva, ma anche questo decreto-legge sostanzialmente porta 320 milioni di prestito ponte, sostanzialmente, per far continuare lo stillicidio di un'azienda che, oltre a procurare morte, crea problemi a tutto l'indotto, a persone che sono costrette a lavorare e hanno problemi anche per poter cedere i crediti, perché anche emendamenti per facilitare la cessione di quei crediti non sono passati.

Prima, il collega Cappelletti aveva presentato un emendamento che potevate considerare assurdo, l'istituzione di un tavolo tecnico, ma forse c'era davvero bisogno di istituire un tavolo tecnico perché non si può arrivare, ancora una volta, con un decreto con cui si staccano 320 milioni per cercare di andare avanti ancora qualche mese. E poi ci ritroveremo con l'azienda che non va avanti, ovviamente, ora è in amministrazione controllata, e con l'indotto e con le aziende dell'indotto che magari non hanno tutti i soldi. Addirittura c'è un emendamento, che non è passato, in cui si chiedeva di pagare integralmente i fornitori dell'indotto. Non “possono”, “devono” essere pagati. Quel “devono” non è stato accettato. È stato presentato un emendamento in cui si domandava, banalmente, di chiedere a Invitalia di venire a riferire, a farci sapere come stanno andando le cose, perché è chiaro che di Ilva questo Governo se ne occupa solo nel momento in cui scoppiano le problematiche ai cancelli. Questo emendamento che ha presentato il collega Cappelletti, a guardare i numeri, chiede 1,2 miliardi. Uno dice “eh, quanti soldi andiamo a chiedere, 1,2 miliardi per andare a cambiare, quindi passare all'idrogeno, per i forni elettrici, per fare qualcosa”. Ovviamente è una richiesta che magari con un emendamento non può passare, ma è quello che dovrebbe essere fatto, perché, altrimenti, di Ilva continueremo a occuparcene un anno sì e un anno no. Ogni 6 mesi dovremo fare qualcosa, dovrete fare qualcosa, perché là si continua a morire. Il problema non è la quantità di soldi che sono richiesti da questo emendamento, perché questo emendamento va a fare esattamente la stessa cosa che ha fatto questo Governo in legge di bilancio, cioè va a dire di andare a prendere questi 1,2 miliardi dai fondi, dai 50 miliardi che abbiamo messo per il Fondo di sviluppo e coesione nel 2021.

Quindi, cosa è stato fatto da questo Governo nella legge di bilancio? Sono stati presi 2,13 miliardi di euro del Fondo di sviluppo e coesione, della programmazione 2021-2027, per finanziare il ponte sullo Stretto. Solo che il ponte sullo Stretto darà da lavorare alle aziende per un po' di anni, vedremo se alla fine verrà mai fatto o meno; qui continuiamo ad avere un'azienda che sta saltando per aria e la gente che continua a morire. Quei soldi possono essere presi, quindi tecnicamente ed economicamente non c'è alcun problema, c'è solo la volontà di risolvere.

Visto che questo Governo ha deciso di andare a toccare i fondi di sviluppo e coesione per andare a prendere i soldi per il ponte sullo Stretto, può tranquillamente andarli a prendere da lì per trovare la maniera per far sì che l'Ilva possa davvero ricominciare a partire in maniera adeguata, quindi con l'idrogeno, con la chiusura delle fonti inquinanti. Quindi, sviluppare, cambiare, e non trovarci, mese dopo mese, qui a cercare di trovare soldi, perché di miliardi persi intorno a Ilva questo Paese ne ha gettati tanti negli anni. Soprattutto, sono morte così tante persone che l'indifferenza del Governo nel cercare di trovare una soluzione definitiva è veramente aberrante.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0204 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.0205 L'Abbate.

Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento quello che abbiamo chiesto al Governo è di realizzare, a decorrere dal 1° marzo 2024, una zona franca urbana. A cosa potrebbe servire? Una zona franca urbana è un luogo in cui, se ci sono micro, piccole e medie imprese che possono iniziare il loro lavoro nel settore manifatturiero, possono farlo chiaramente con benefici e agevolazioni. Questo viene fatto perché… C'è un brusio molto elevato, Presidente. Presidente, posso chiederle di far abbassare il brusio dell'Aula? Non vorrei urlare, non è il mio modo di fare. Vorrei utilizzare il mio solito tono.

PRESIDENTE. Onorevole L'Abbate, un attimo solo. Colleghi, per favore, abbassate il tono della voce. Prego, accontentata.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie Presidente, sempre gentile.

PRESIDENTE. Tanto gentile e onesto pare (Applausi). Prego.

PATTY L'ABBATE (M5S). Quindi, riprendiamo il discorso. Il punto è questo: da una parte, c'è un'impresa, che è l'Ilva di Taranto, che - è inutile che ci prendiamo in giro - ci rendiamo conto in che condizioni drammatiche si trovi e chiaramente sarebbe stato più importante riuscire a fare la pianificazione di una diversificazione dell'economia tarantina. Con questo emendamento stiamo cercando di fare questo: cerchiamo di invogliare a creare su questo territorio imprese e quindi un tessuto economico con settori alternativi, in cui potrebbero andare a confluire anche coloro che magari, visto tutto il disastro che sta accadendo anche per l'indotto eccetera, potrebbero cambiare attività e investire in qualcosa di proprio o in un'impresa di un altro tipo, oppure attrarre anche da fuori investimenti sul territorio, perché sarebbe importante coinvolgere i lavoratori che magari sono in questa situazione, quindi la forza lavoro.

Quindi - come vedete - è un'azione che va a concatenarsi con tutte le altre che noi abbiamo cercato, con i nostri emendamenti, di mettere a fuoco, facendo una pianificazione su diversi ambiti: una parte degli emendamenti erano diretti sempre alla tutela dell'ambiente e alla tutela della salute dei cittadini; abbiamo presentato anche emendamenti in materia sanitaria, ma anche questi - ci sembra stranissimo - non li avete assolutamente considerati. Stiamo portando avanti anche emendamenti per cercare di tutelare l'indotto, perché chiaramente i debiti, ossia quello che non è stato pagato dall'Ilva, devo dire che sono piuttosto elevati. Questo è un altro tassello importante, che andava inquadrato con tutto il resto.

Quindi, questo Governo continua a parlare di made in Italy e dice di aiutare le imprese ed il made in Italy, ma a tal proposito anche qui potremmo fare di questo territorio una zona franca, in cui possiamo - faccio un esempio - dare l'esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive, l'esenzione dalle imposte municipali proprie per gli immobili siti nella zona franca o esonerare dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, chiaramente con certe regolamentazioni che verranno chiaramente fatte, però questo sarebbe un incentivo a creare interesse nella zona di Taranto, che è decisamente una bella zona, e potrebbe essere una zona turistica molto, ma molto attraente, per come è fatta. Quindi, si possono creare veramente, con un po' di creatività, imprese alternative. Chiaramente, bastava un piccolo intervento da parte del Governo per portare avanti un'azione concatenata con tutto il resto, che andava sempre verso uno sviluppo, non solo sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista economico. Queste sono parole che molto spesso sentiamo dire, ma magari come uno slogan - perché alla fine è questo che dobbiamo pensare -, che vengono usate come slogan, ma nel momento in cui c'è un emendamento in tal senso, questo emendamento non viene portato avanti.

Noi vi chiediamo veramente di riflettere su quello che si sta facendo perché questi sono atti pubblici. Cosa raccontiamo poi? Noi possiamo dire apertamente che ci abbiamo provato. Cosa racconterete voi ai cittadini di Taranto e dell'indotto, quando direte che avete bocciato tutte le cose che potevano comunque, in un certo modo, essere loro utili? Io non lo so, ma non vorrei stare nei vostri panni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0205 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0206 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0207 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.0209 Quartini.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Io credo che bocciare questa proposta emendativa sia un sintomo davvero grave per questo Governo e per questa maggioranza; lo ritengo una sorta di cinico sadismo perché questo articolo aggiuntivo non propone altro che di stanziare denaro in favore della regione Puglia, da destinare al potenziamento della prevenzione e dell'assistenza nel settore di oncoematologia pediatrica, in particolare nella provincia di Taranto. Non ci sono dubbi ormai: praticamente sono stati violati tutti i diritti della popolazione di Taranto circa la tutela della salute, è ormai fuori discussione.

Tutti i dati epidemiologici, nonché l'ultimo lavoro fatto da Sentieri certificano in maniera inequivocabile il danno alla salute derivato alla popolazione di Taranto, in particolare nei bambini: 600 bambini con malformazioni; eccessi di ricovero in età pediatrica per tutti i tumori maligni tra le femmine e per leucemie in tutte e due i sessi; eccesso di mortalità tra le bambine per leucemie, sono assolutamente terribili questi dati; inoltre, incremento ed eccesso di tumori cerebrali; aspetti di criticità significativi anche dal punto di vista cognitivo, con quozienti intellettivi, indagati dall'Istituto superiore di sanità, che dimostrano una riduzione nei bambini; poi ancora aumento di malattie respiratorie e metaboliche.

Voi dovete pensare cosa vuol dire nascere a Taranto, essere bambini a Taranto, ammalarsi, nascere malati, passare una vita di inferno da bambini, anche per le loro famiglie. E avete il coraggio di non assumervi la responsabilità di implementare la capacità della provincia di Taranto di lavorare sulla prevenzione e l'assistenza nel settore di oncoematologia pediatrica. Io credo che davvero dovreste vergognarvi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0209 Quartini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.0210 Quartini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Questa proposta emendativa va in una direzione similare a quella appena illustrata dal collega Quartini. Qui stiamo chiedendo 10 milioni di euro per l'assistenza primaria per potenziare le attività di prevenzione e diagnosi precoce, nonché di incrementare la partecipazione ai programmi di screening relativi a patologie connesse a fattori di rischio ambientale. Allora, forse, non è molto chiaro quello che stiamo chiedendo, ma io credo che non serva essere medico per capire che la situazione a Taranto è critica, lo sappiamo tutti, veramente lo sa il mondo intero, da decenni. Abbiamo necessità di implementare questi screening preventivi. Questo non lo dice di certo la sottoscritta, né lo dice il MoVimento 5 Stelle, ma lo dicono tutti gli studi fatti nelle aree dove ci sono acciaierie. Dico questo anche ai colleghi che, magari, provengono da altre città, dove ci sono questi problemi.

Alcuni mesi fa, anzi, all'inizio della legislatura, c'era il decreto Calabria e, durante i lavori di quel decreto, un mio ordine del giorno chiedeva di implementare i soldi, i fondi per gli screening preventivi. Ed è passato. Il Governo aveva detto “sì”. Da allora, però, avete bloccato ogni ordine del giorno o emendamento che andavano nella stessa direzione per altre regioni. Allora, evidentemente, o ci fu uno sbaglio all'epoca, oppure avete deciso che ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B, e questo direi è abbastanza grave.

Ma se pensiamo alle parole appena pronunciate dal collega Quartini sulla situazione dei malati oncologici, e non solo, della città di Taranto, se pensiamo ai bambini e a quello che passano le loro famiglie, giorno dopo giorno, allora, se voi, se il Governo non ritiene necessario implementare questi screening preventivi, abbiamo veramente un grave problema. Forse, ci direte: va be', ma non ci sono i soldi. E allora vi chiedo e chiedo ai colleghi di maggioranza e al Governo: non trovate 10 milioni? Forse se smettete di dare regalie alle squadre di calcio, piuttosto che ai proprietari di campi da golf in Veneto, o altri tipi di regalie che non vanno a proteggere i cittadini e i nostri bambini, quando vivono in aree veramente critiche come Taranto, evidentemente abbiamo un problema. Ed è veramente un peccato, perché non credo che il nostro Paese possa andare avanti pensando che ci siano cittadini che non meritino di avere una tutela ambientale e una tutela sanitaria, come dice la nostra Carta costituzionale. Ecco perché di nuovo faccio un appello, Presidente, e chiedo se magari il Governo abbia voglia di ascoltarci, se voglia accantonare questa proposta emendativa e magari cercare di trovare fondi; perché mi domando di nuovo con quale coraggio tornerete a Taranto e andrete a parlare con i cittadini e con le famiglie che si trovano a dover affrontare la malattia, tutti i giorni, 24 ore al giorno, quando magari si poteva salvare una vita facendo uno screening preventivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Presidente, grazie. Chiedo al collega Quartini se posso sottoscrivere la proposta emendativa, anche perché, Presidente, questo, insieme al successivo articolo aggiuntivo 2.0211 Quartini, descrive una situazione molto chiara, che vede esposti gli enti locali, in particolare la regione Puglia, da anni, sul fronte dello scempio provocato dalla produzione Ilva. Infatti, è semplice immaginare un percorso di commissariamento, di rilancio, è semplice persino immaginare che alcuni trasferimenti siano in grado di far ripartire l'attività di impresa.

Dopodiché, se questo deve avvenire e continuerà ad avvenire a spese dei cittadini di Taranto e senza che la regione Puglia abbia a disposizione gli strumenti, o meglio, senza che riesca a potenziare gli strumenti a disposizione per un'attività reale di prevenzione e accertamento di una situazione che l'Organizzazione mondiale della sanità ha definito drammatica, ecco, mi sembra che sia ipocrita immaginare qualunque percorso di ripresa della produzione, senza affrontare questi temi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0210 Quartini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.0211 dell'onorevole Quartini, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, con questa proposta emendativa, noi chiediamo di stanziare una cifra modesta, 2 milioni di euro per il 2024 e il 2025, in favore della regione Puglia, da destinare al rafforzamento delle conoscenze tecnico-scientifiche in materia di studi epidemiologici e di interazione ambiente-salute.

Continuare a monitorare, per poi aiutare i decisori politici a prendere delle iniziative, è una questione di assoluta importanza, soprattutto rispetto all'impatto sanitario che certe patologie hanno. Quando voi dite che non ci sono soldi per procedere anche a un modesto finanziamento di questo tipo, io vorrei ricordarvi che, ogni anno, solo per la provincia di Taranto, sono stimati costi per 85 milioni di euro soltanto per curare le patologie causate dall'inquinamento dell'acciaio di quell'area. Allora, di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando della capacità del sistema di agire, considerando una spesa per la salute come un vero e proprio investimento. Di nuovo, mi tocca dirvi che il vostro cinismo sadico fa veramente paura.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0211 Quartini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Passiamo agli identici articoli aggiuntivi 2.02 Peluffo e 2.03 Bonelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo nuovamente perché il tema della valutazione di impatto sanitario è, per noi, cruciale e fondamentale, così come ribadirne e reiterarne la richiesta con queste proposte emendative relative a questa parte del provvedimento.

Non sorprende, purtroppo, il parere contrario di Governo e relatore su queste proposte emendative. D'altronde, sono appena state bocciate delle proposte emendative che parlano di prevenzione e di rafforzare le attività necessarie per fare studi epidemiologici, per rafforzare la prevenzione e le diagnosi precoci anche e soprattutto nell'ambito delle patologie oncologiche pediatriche. Su quelle proposte emendative, abbiamo appena ricevuto e incassato una bocciatura. Non mi sorprende se anche questa ennesima richiesta, reiterata, sull'istituzione di una valutazione di impatto sanitario per lo stabilimento di Taranto verrà nuovamente bocciata.

Ma io chiedo nuovamente un ripensamento, perché ritengo che, come detto in precedenza, non sia ipotizzabile proseguire sulla strada che ci ha condotto fino ad oggi ad un inquinamento elevatissimo non solo dell'aria, ma anche delle matrici ambientali, a fronte di un calo della produzione di questi ultimi anni. Ciò significa davvero non rendersi conto che il modello che stiamo sussidiando e continuando a finanziare è molto pericoloso e continua ad attentare alla salute delle persone.

Per proseguire su una qualunque strada di continuità produttiva o, forse, è meglio chiamarla di accanimento produttivo, non possiamo non utilizzare quegli strumenti che oggi sono già presenti nel nostro ordinamento, nelle nostre regole, nelle nostre leggi, che, però, non si applicano, guarda caso, agli impianti siderurgici e agli impianti di interesse strategico nazionale. Chiedo, quindi, un cambio di posizione e di parere per effettuare, invece, quanto prima, una valutazione di impatto sanitario per lo stabilimento di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 2.02 Peluffo e 2.03 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 2.01 Peluffo e 2.0200 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.023 Quartini.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, più di 100 medici della provincia di Taranto, a gennaio, prima dell'iter di questo provvedimento al Senato, scrivevano: “Noi medici tarantini chiediamo che non venga sprecata questa ennesima opportunità di affrontare la crisi dell'ex Ilva, oltre che dal punto di vista socioeconomico, anche da quello della salute dei cittadini di Taranto. Abbiamo alle spalle 60 anni di convivenza con una fabbrica che lascia dietro di sé una scia di morti a causa dell'inquinamento di suolo, aria e acqua sul territorio in cui viviamo”. Gli avete risposto “no”. Avete risposto “no” a investimenti sulla prevenzione negli emendamenti precedenti, avete risposto “no” alla possibilità di investire sulla diagnosi precoce, avete risposto “no” alla ricerca epidemiologica, adesso state per rispondere “no” anche a questo articolo aggiuntivo, che chiede semplicemente di relazionare ogni anno sulla valutazione del danno sanitario nell'area dell'ex Ilva di Taranto.

Vi voglio ricordare che, secondo le valutazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità e di SENTIERI, ci sono fino a 400 morti all'anno nell'area della provincia di Taranto; abbiamo eccessi di mortalità ed eccessi di ricoveri in entrambi i generi; abbiamo eccessi di mortalità e di ricoveri per tutte le cause di malattia: per tumori maligni, per patologie del sistema cardiocircolatorio e del sistema respiratorio, in particolare per mesotelioma, tumore della pleura e tumore polmonare. Noi con questo articolo aggiuntivo, si chiede di sorvegliare l'area in maniera specifica e relazionare ogni anno, e voi dite di no. È una cosa incredibile, io direi inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma con che faccia tornerete a Taranto? Con quale idea tornerete a Taranto?

A voi, evidentemente, non interessa prevenire le malattie ma interessa curare i malati nella sanità privata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), questo è il vostro obiettivo. Quali lobby stanno dietro al non fare prevenzione? È chiaro, infatti, ed è molto evidente che, insieme a tutto questo, c'è un disegno molto, molto pericoloso per questo Paese, dal definanziamento all'autonomia differenziata. Oggi verifichiamo che lo traducete in pratica, penalizzando in maniera drammatica una popolazione già fragile, già distrutta sotto profili di vario tipo. Prima ho citato il problema delle famiglie con bambini che nascono malati o che si ammalano e che vivono un inferno nel loro breve periodo di vita. Non mi restano altre parole che, di nuovo, definirvi cinici e sadici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.023 Quartini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.1 Appendino, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2-bis.010 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Passiamo all'emendamento 2-quater.1 Pavanelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Quando sono intervenuto prima, ho detto che questo Governo e questa maggioranza hanno rifiutato emendamenti molto più semplici. Ho detto che con questo ennesimo decreto si interviene, si mette un obolo di 320 milioni di euro, un prestito ponte, dopodiché non si fa nient'altro. Con questo emendamento, semplicemente, si chiede la possibilità di garantire la cessione pro soluto dei crediti di quei fornitori dell'indotto anche attraverso un intervento di SACE, dando la possibilità, effettivamente, a queste aziende di andare avanti e permettendo loro di lavorare. Si crea un way out. Invece no, non lo si può fare, perché bisogna arrivare a fare in modo che queste persone stiano sotto lo schiaffo della necessità di lavorare e poi, magari, arrivino al punto anche di dover accettare una trattativa per poter ridurre quanto loro dovuto.

In questo emendamento - non intervengo anche su quello successivo - alla fine ci sono parole che dimostrano quanto non si voglia davvero far nulla, quando si chiede di sostituire le parole “possono essere soddisfatti” con “devono essere soddisfatti”. Se, infatti, in un decreto andate a scrivere che i fornitori “possono essere soddisfatti” significa che, nella realtà, potete intervenire tagliando loro ciò che è dovuto. Il fatto che non abbiate voluto cambiare, né al Senato né qui, la parola “possono” con la parola “devono” la dice lunga sul fatto che voi la questione Ilva non volete risolverla, non solo perché non siete in grado ma perché non avete la volontà di mettere la parola “fine” a questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-quater.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-quater.3 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-quater.4 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2-quinquies.1 Evi e 2-quinquies.2 Barzotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-quinquies.3 Barzotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-quinquies.5 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-quinquies.4 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2-quinquies.6 Evi.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. L'emendamento che proponiamo è su una questione specifica ma non è un dettaglio. In realtà, questo articolo si occupa di fronteggiare la crisi occupazionale delle imprese dell'indotto anche attraverso l'integrazione salariale che è prevista dalla legge n. 148 del 2015. Però, c'è un fatto particolare perché, mentre si dice che questa misura è riferita alle imprese dell'indotto di stabilimenti di interesse strategico, poi in realtà la nozione di indotto è assunta in maniera assolutamente riduttiva e limitata, perché è limitata all'impresa committente. Noi, invece, nel nostro emendamento chiediamo di includere le aziende in subappalto nel perimetro delle aziende che svolgono l'esecuzione di opere o prestazioni di servizio o produzione di beni e semilavorati. Questa cosa è evidentemente decisiva, perché altrimenti rimane fuori da questa misura di aiuto e di sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori di questo settore un gran numero di operai che lavorano nelle imprese in subappalto. Quindi, l'inciso di cui chiediamo la sostituzione, in realtà, escluderebbe molte attività effettivamente svolte dalle imprese dell'indotto, in appalto e in subappalto, le cui attività non sono necessariamente oggetto dell'attività produttiva o commerciale dell'impresa committente.

Quindi, una questione molto significativa che, nel momento in cui non viene accolta, disvela tutta l'inadeguatezza del decreto dal punto di vista sia delle risorse utilizzate, sia della ricaduta. Infatti, lasciando fuori un significativo numero di lavoratrici e di lavoratori, in realtà, ci si rassegna all'indebolimento di quell'area produttiva, di quel settore, e si cerca di aiutare di più le imprese monocommittenti, lasciando attorno, molto probabilmente, un deserto dal punto di vista produttivo e lavorativo. Quindi, riteniamo questo emendamento particolarmente significativo poiché va nella direzione di un sostegno vero, anche per mantenere in piedi la prospettiva occupazionale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-quinquies.6 Evi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-quinquies.9 Evi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-quinquies.10 Santillo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2-quinquies.14 Evi e 2-quinquies.15 Barzotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2-quinquies.17 Peluffo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come è emerso dal dibattito che abbiamo condotto in quest'Aula, la situazione in essere non può che suscitare grande preoccupazione. Quest'ansia non è solo nostra, ma è innanzitutto delle imprese che vivono quotidianamente questo dramma e che hanno lavorato con Acciaierie d'Italia e, nonostante i ripetuti interventi pubblici, rischiano di compromettere ogni possibilità di recupero della loro capacità produttiva, in un contesto economico e sociale, quello dell'area tarantina, già particolarmente compromesso.

Nelle audizioni svolte al Senato su questo provvedimento, le associazioni di artigiani hanno evidenziato la difficoltà delle micro e piccole imprese fornitrici dell'ex Ilva. In particolare, ci hanno indicato una serie di richieste, che purtroppo non sono state recepite, né dalla maggioranza, né dal Governo, a cominciare da quella di vincolare quota parte delle risorse stanziate con il decreto al pagamento integrale dei crediti vantati dalle piccole imprese fornitrici di Acciaierie d'Italia. Tra le altre richieste, c'era anche quella di prevedere lo stanziamento di una dotazione finanziaria ad hoc per il Fondo di solidarietà bilaterale alternativo per l'artigianato, per consentire l'erogazione di misure di sostegno al reddito dei lavoratori delle aziende artigiane dell'indotto, operanti sia con contratto diretto, sia in subappalto, perché la criticità di questo decreto sta proprio nel tenere, purtroppo, fuori una platea troppo ampia di soggetti che, potenzialmente, potrebbero essere beneficiari, in quanto, in un modo o nell'altro, hanno sostenuto l'operatività del sito siderurgico.

Purtroppo, neanche questa richiesta ha trovato ascolto ed è per questo che, in questa sede, riproponiamo la stessa richiesta. Nello specifico, l'emendamento prevede di stanziare la somma di 20.000.000 di euro al Fondo di solidarietà bilaterale, proprio per fare in modo che si possa andare incontro, almeno parzialmente, a tutte le richieste che sono rimaste completamente inevase, perché non è tutelando solo i grandi che si fa giustizia. Invece, in questo momento, mi pare evidente che si stia semplicemente dando sostegno a quelli che, in un modo o nell'altro, un minimo di forza economica per poter reggere l'onda d'urto ce l'avrebbero. Invece, ci stiamo completamente infischiando della sostenibilità, soprattutto, dei più piccoli. E un sistema in cui i più piccoli vengono trattati come se fossero effetti collaterali all'interno di un microcosmo spaziale, lunare, finisce per diventare un modello che irretisce ogni tipo di capacità di intrapresa privata, specie in quella di un territorio in cui forse ci sarebbe più bisogno di autoimprenditorialità e meno di sostegni che, in realtà, producono zero sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-quinquies.17 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2-quinquies.01 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2-quinquies.0111 Barzotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).

Passiamo all'emendamento 3.1 Peluffo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Signor Presidente, questo emendamento chiede di estendere il trattamento straordinario di integrazione salariale, la cassa integrazione, a tutta la gamma di fornitori e di subfornitori, compresi quelli di aziende con meno di 15 dipendenti, che rappresentano l'ossatura dell'indotto dell'Ilva. Qui, parliamo di 2.600 lavoratori, parliamo di imprese che aspettano da tempo di poter riscuotere i crediti che hanno nei confronti di Acciaierie d'Italia, sono 140 milioni di euro.

Nel 2015, durante il passaggio prima dell'attuale gestione, erano 150 milioni i crediti maturati dall'indotto. Noi guardiamo i numeri dei lavoratori diretti dell'Ilva e di Acciaierie d'Italia e, ovviamente, avvertiamo una preoccupazione e pensiamo che debba esserci il massimo della garanzia nella continuità occupazionale e nella copertura degli ammortizzatori sociali, ma qui c'è un pezzo rilevante di Taranto, a cui qualcuno dovrebbe dare una risposta. Deve essere una risposta immediata, perché la cassa integrazione significa poter mettere il piatto a tavola, significa poter continuare a pagare le bollette, significa poter mandare a scuola i propri figli. Per tutto ciò, chiediamo di votare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 91).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Barzotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).

Passiamo all'emendamento 3.3 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Tra le tante questioni che restano irrisolte rispetto all'Ilva quella lavorativa evidentemente è una delle più dolorose. Prima del primissimo decreto Ilva del 2012 l'acciaieria dava lavoro diretto a 12.000 persone, un numero di persone impressionante, come impressionante è stata la costante riduzione del personale in servizio in questi anni, prima a causa della parziale chiusura degli impianti più inquinanti, poi, a causa del passaggio di consegne, nel 2018, e dall'inerzia che Mittal ha mostrato nel rilanciare l'attività dell'azienda. In quest'ultimo periodo sono stati messi in cassa integrazione circa 4.000 dipendenti, che sono stati privati, come gli altri, della loro dignità, di uno stipendio accettabile e della possibilità di provvedere ai bisogni delle rispettive famiglie.

È da tanto che chiediamo che almeno questo aspetto drammatico e doloroso della vicenda Ilva possa trovare una soluzione o uno spunto che consenta ai cassaintegrati di Ilva di avere almeno una speranza. Purtroppo, i passi avanti fatti in questi anni sono stati spazzati via da questo Governo: scudo penale, produzione ad oltranza, tutele dimenticate, mani legate ai giudici nei fori di competenza. Il segnale chiaro è che Taranto, per questo Governo, è da relegare in un cono d'ombra, dove la Costituzione e le leggi non si applicano. E, come se non bastasse, il Governo Meloni continua a rimanere sordo alle istanze del territorio.

Questo emendamento riguardava proprio una di queste istanze che i sindacati e le parti sociali hanno sollecitato, cioè quella di portare l'aumento dei fondi a sostegno del trattamento della cassa integrazione straordinaria da 19 a 25 milioni, nella speranza che si possa anche arrivare al cambio del sistema di calcolo dell'integrazione salariale, per arrivare anche ad un aumento dell'assegno spettante a ogni dipendente. Perché, Presidente, la follia in questa vicenda è che, di anno in anno, viene prorogato e rifinanziato il trattamento di integrazione salariale per i lavoratori tagliati fuori dall'attività dell'azienda, una prassi che lascia ogni anno migliaia di famiglie col fiato sospeso nella perenne incertezza di non avere più un reddito su cui contare. Inoltre, come ho già detto, l'attuale meccanismo di calcolo è frutto di un accordo del 2015, che non è, quindi, chiaramente più in grado di determinare un beneficio per i lavoratori che, anzi, sono ampiamente svantaggiati da questo calcolo.

Dare questo segnale, che veramente non vi sarebbe costato granché, avrebbe voluto dire restituire una speranza per questa realtà territoriale e avrebbe voluto dire compiere un atto giusto dopo decenni di ingiustizie. Lo avete negato e non so perché, fate voi, traete voi le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 93).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).

Passiamo agli identici emendamenti 3.8 Evi e 3.9 Barzotti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Oltre a chiedere di apporre la mia firma, preciso che, quando sono intervenuto prima e ho detto che non si vuole risolvere la questione e che questa è l'ennesima mancia per cercare di tenere buoni i lavoratori dell'indotto, non lo dicevo per scherzo, è così e lo si vede, perché non si vuole fare alcuna modifica. Questo emendamento non chiede altro che andare a sostituire le parole: “addetti alla manutenzione”, con le parole: “diretti, ovvero di ditte terze, addetti o autorizzati alla manutenzione”. Spieghiamo la differenza di queste paroline.

Poiché c'è bisogno di tutelare i lavoratori, nel momento in cui in un decreto-legge vi è l'intenzione di supportare i lavoratori in cassa integrazione, nel momento in cui nel decreto-legge si scrive che vengono tutelati solo i lavoratori addetti alla manutenzione degli impianti, di fatto stiamo andando a dire che vengono tutelati solo i lavoratori diretti; come tutte le aziende che si rispettino ormai, in cui l'outsourcing è una cosa normale, questo lo è anche in Ilva tanto che abbiamo una serie di soggetti dell'indotto, ci sono tante persone che lavorano dall'esterno, come indotto, all'interno dell'Ilva, e se non si fa questa modifica va a finire che vengono tutelati solo i lavoratori direttamente dell'Ilva e non anche quelli che lavorano in outsourcing, addetti alla manutenzione o ditte terze, perché, come tutti sapete, ci sono sempre ditte terze che lavorano all'interno degli stabilimenti e questo vale anche per Ilva.

Quindi, non andando a fare questa modifica, di fatto andate a dire: non abbiamo i soldi, non vogliamo dare i soldi per tutelare anche quei poveracci delle ditte terze che lavorano nell'indotto e, quindi, andiamo a stanziare solo questi 320 milioni.

Per questo motivo noi ci ritroveremo, di qui a qualche mese, ancora a parlare di Ilva e dei suoi problemi, perché voi con questo decreto non state risolvendo assolutamente nulla.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.8 Evi e 3.9 Barzotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 95).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.10 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.4 Barzotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 3.04 Evi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie. Abbiamo presentato tre emendamenti - intervengo una volta sola - per mettere sul tavolo un tema cruciale per l'area del siderurgico di Taranto ex Ilva, ovvero il tema della riconversione. Non si può pensare di eludere questa discussione. Infatti, una strada potrà e dovrà essere quella di decarbonizzare, di cercare finalmente di produrre acciaio pulito, cosa che è una realtà, peraltro, in molti Paesi d'Europa, e penso alla Svezia, alla Finlandia e alla Germania. Per ironia della sorte, in Germania ArcelorMittal ha in programma un investimento di 65 milioni di euro per produrre acciaio pulito, attraverso idrogeno verde, ad Amburgo, mentre qui in Italia sembra, invece, che stiamo facendo di tutto per evitare di decarbonizzare questo impianto.

È stata richiamata prima la cancellazione del miliardo di euro dai fondi del PNRR che era proprio prevista, appunto, per la decarbonizzazione degli impianti del siderurgico di Taranto. Quindi, se, da un lato, questa è una strada che potrebbe e dovrebbe essere perseguita, dall'altro, il tema della riconversione dell'impianto non può essere eluso. È questo su cui bisogna concentrare l'attenzione e gli sforzi ed è il motivo per cui con questi emendamenti proponiamo di istituire un gruppo di lavoro presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy proprio per definire un progetto operativo di riconversione dell'area dello stabilimento siderurgico Ilva e di reimpiego delle maestranze oggi occupate in attività per la transizione ecologica.

Come fare questo? Siamo consapevoli che serviranno risorse e serviranno soldi. Abbiamo speso tanti soldi pubblici fino ad oggi per mantenere in piedi una produzione inquinante e devastante che non ha garantito né i livelli occupazionali né una produzione di acciaio; quindi strategie completamente fallimentari su questo profilo fino ad oggi.

È evidente che in questo momento dobbiamo forse immaginare di impiegare risorse per riconvertire le attività in quell'area. Dove andare a prendere i soldi? Noi forniamo alcuni suggerimenti con questi emendamenti e uno tra tutti lo voglio citare, dato che è quello che mi sta più a cuore: si tratta di smettere di investire in nuovi armamenti e forse pensare che la riconversione ecologica, anche di settori industriali così importanti nel nostro Paese, meriti quell'attenzione che fino ad oggi non le è stata dedicata (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.04 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 98).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.05 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.01000 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 100).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.07 Barzotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 101).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 102).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 D'Orso, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 103).

Sono le ore 19 ed è così concluso l'esame degli emendamenti.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà domani, mercoledì 13 marzo, a partire dalle ore 9,30, a partire dall'esame degli ordini del giorno.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà. Colleghi, gli interventi di fine seduta e sull'ordine dei lavori pretendono silenzio. Peraltro, ho anche da dare delle comunicazioni all'Assemblea. Quindi, abbiate pazienza. Prego, onorevole Grimaldi, cominci pure.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Con questo intervento vorrei fare un appello a lei, al Governo e alla procura della Repubblica. Sto per denunciare un fatto molto grave: per la sesta volta un operaio è stato malmenato sotto casa sua. Questa non è la prima volta che racconto un episodio del genere. In questo caso, questo operaio, di nome Usman, è delegato di un'azienda che questo Parlamento conosce: si chiama Acca. Già, perché questo è il sesto attacco, la sesta aggressione a lavoratori e lavoratrici di quest'azienda, che si occupa di pronto moda.

Usman, per l'esattezza, è un autotrasportatore, guida dei pullman. Siamo nel distretto del pronto moda del pratese. Lo dico chiedendo per l'ennesima volta un'informativa urgente alla Ministra Calderone: deve scapparci il morto prima che il Governo intervenga su questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?

Lo dico alla procura della Repubblica, lo dico ai prefetti, ai questori. È la sesta aggressione per dei lavoratori che in una dura battaglia, chiedono semplicemente di non lavorare 12 ore, di non lavorare a cottimo, di non lavorare in nero. Chiedono semplicemente un trattamento ordinario, chiedono dei contratti collettivi nazionali non pirata, chiedono il rispetto e la dignità del loro lavoro. E per reazione subiscono aggressioni dai caporali, incappucciati, spesso a volto coperto. Lo hanno fatto prendendo dei bastoni e, solo grazie all'intervento di un loro collega, suo coinquilino, sono riusciti a salvarlo. Prima che ci scappi il morto, prima che sia dopo, credo che le prefetture, le questure e tutte le istituzioni debbano stare dalla parte dei lavoratori della Acca, perché chi colpisce loro colpisce anche la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con distinte lettere in data 1°, 5 e 12 marzo, i presidenti delle Commissioni lavoro e agricoltura hanno rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno convenuto all'unanimità gli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni medesime - di posticipare l'esame in Assemblea, previsto dal vigente calendario dei lavori per la prossima settimana, della proposta di legge n. 153-A ed abbinate in materia di conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche, della proposta di legge n. 1254 ed abbinata in materia di trattamento di fine servizio dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche e della proposta di legge n. 329 in materia di ippicoltura.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tali provvedimenti non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per la settimana 18-22 marzo.

La discussione generale della proposta di legge n. 329 sarà collocata all'ordine del giorno della seduta di lunedì 25 marzo dopo quella del decreto-legge n. 10 del 2024. Il relativo seguito sarà collocato all'ordine del giorno della seduta di martedì 26 marzo con priorità rispetto agli eventuali seguiti degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Il seguito dell'esame della proposta di legge n. 153-A ed abbinate sarà collocato all'ordine del giorno della seduta di martedì 26 marzo dopo il seguito dell'esame della proposta di legge n. 329 e l'eventuale seguito dell'esame del disegno di legge in materia di Terzo settore, ove non concluso nella settimana precedente, e prima degli eventuali ulteriori seguiti degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Avverto infine che, secondo quanto anticipato ai gruppi per le vie brevi, all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 20 marzo sarà iscritto, a partire dalle ore 16,15, lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, in merito alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, con particolare riguardo ai fatti tragici occorsi presso un cantiere edile a Firenze.

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori ed annunzio della sua convocazione. Nomina dei componenti della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave “Moby Prince” ed annunzio della sua convocazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori i deputati: Stefania Ascari, Paolo Barelli, Ilaria Cavo, Luciano Ciocchetti, Gianni Cuperlo, Tommaso Foti, Federico Gianassi, Marco Grimaldi, Dario Iaia, Luigi Marattin, Riccardo Augusto Marchetti, Roberto Morassut, Massimiliano Panizzut, Giulia Pastorella, Luca Pastorino, Fabio Roscani, Paolo Emilio Russo, Francesco Silvestri, Paolo Trancassini e Maria Carolina Varchi.

Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori: Mara Bizzotto, Enrico Borghi, Carlo Calenda, Susanna Donatella Campione, Andrea De Priamo, Meinhard Durnwalder, Maurizio Gasparri, Alessandra Maiorino, Simona Malpezzi, Domenico Matera, Luigi Nave, Andrea Paganella, Adriano Paroli, Dario Parrini, Daisy Pirovano, Ernesto Rapani, Gianni Rosa, Giorgio Salvitti, Marco Scurria e Walter Verini.

Comunico inoltre che, d'intesa con il Presidente del Senato, la Commissione è convocata per giovedì 14 marzo prossimo, alle ore 13,30, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave “Moby Prince” i deputati: Vincenzo Amich, Alessandro Amorese, Andrea Barabotti, Simona Bonafe', Francesco Bonifazi, Andrea Casu, Antonio D'Alessio, Giorgio Fede, Maria Grazia Frijia, Francesca Ghirra, Carmen Letizia Giorgianni, Mauro Malaguti, Matteo Mauri, Elisa Montemagni, Tiziana Nisini, Luca Pastorino, Pietro Pittalis, Andrea Quartini, Chiara Tenerini e Franco Tirelli.

Comunico, inoltre, che la Commissione è convocata per giovedì 14 marzo prossimo, alle ore 14,30, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerino Testa. Ne ha facoltà, per 2 minuti.

GUERINO TESTA (FDI). Grazie, Presidente. Cari colleghi, voglio condividere con voi una riflessione che nasce dopo una serie di gravi episodi che si sono verificati durante la campagna elettorale per le regionali in Abruzzo di domenica scorsa, che, come sapete, ha portato alla riconferma del presidente Marco Marsilio. Voglio condividere con voi una riflessione bipartisan, che spero venga accolta e condivisa da noi tutti. È una riflessione che nasce in primis dall'alta considerazione che ho per i professionisti della stampa, che divulgano un'informazione seria e corretta, ai quali ho sempre riconosciuto un ruolo di grande rilevanza per la politica, per le istituzioni e per i cittadini. In Abruzzo, abbiamo assistito a svariati tentativi di mistificare la realtà, andati ben oltre le classiche e accettabili dinamiche da propaganda, fino ad arrivare a un fatto gravissimo, che, come ho già dichiarato in un comunicato stampa, non può e non deve passare inosservato. Mi riferisco agli attacchi diffamatori, sferrati durante la nota trasmissione Accordi e Disaccordi, sul Canale 9, contro il presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio, e sua moglie, che hanno, tra l'altro, l'aggravante di essersi verificati proprio a pochissime ore dal voto. Accuse infamanti e oltraggiose, a sfondo giudiziario, che non erano basate su alcun fondamento. Per fortuna, quelle menzogne, seminate con l'unico intento di gettare discredito sull'avversario politico, non hanno esercitato alcun condizionamento sulle scelte di voto degli abruzzesi, che hanno riconosciuto i 5 anni di buon governo e di eccellenti risultati raggiunti da Marco Marsilio, e stabilito democraticamente di riconfermargli la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma sfido chiunque, dentro quest'Aula, a trovare una qualsiasi possibile giustificazione all'episodio vergognoso che si è verificato, se non quella di una propaganda faziosa, strumentale e denigratoria, e pertanto inammissibile. Credo, quindi, che sia un dovere morale evidenziare la gravità di un episodio simile, per scrivere la parola fine a un tipo di giornalismo - se così può essere definito - che non garantisce l'oggettività di una corretta informazione e che, quindi, non solo disonora la categoria, ma nuoce agli italiani.

Termino. Un'informazione di infima qualità e un vero e proprio problema per la democrazia e nulla ha a che vedere con le ricostruzioni e le narrazioni veritiere, scevre da qualsiasi condizionamento politico o spirito fazioso del giornalismo che ci piace e che, invece, troviamo utile ed edificante per questa Nazione.

Auspico, quindi, che avvenga una riflessione seria, attenta e responsabile su questo tema da parte di tutti noi, da parte del Parlamento italiano, e che si possa, in futuro, disincentivare in maniera efficace il verificarsi di gravi episodi di diffamazione come quello che ho appena descritto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanni Maiorano. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MAIORANO (FDI). Grazie, Presidente. Il 9 marzo l'Italia ha perso Nicola Barbato. Nicola Barbato è stato un poliziotto eroe che, il 25 settembre 2015, durante un servizio anticamorra, venne raggiunto alle spalle da diversi colpi d'arma da fuoco. A seguito delle ferite riportate e dopo una lunghissima degenza in ospedale, Nicola è stato costretto, per il resto dei suoi giorni, su una sedia a rotelle. Ho conosciuto personalmente Nicola. Ricordo benissimo il suo sorriso smagliante e il suo perenne buonumore, sempre con la battuta pronta. Nicola non era un classico poliziotto. Nicola era uno di quei poliziotti che spesso non vediamo, se non al compimento di un'operazione antimafia, quando vengono arrestati boss pericolosi. Sempre sotto copertura, senza protezioni e spesso in serio pericolo, Nicola quella sera stava facendo il suo lavoro, il lavoro che amava, perché Nicola amava il suo lavoro, e anche perché, Presidente, certi lavori, se non li ami, non riesci a farli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Era lì per garantire la sicurezza di un commerciante. Era lì per proteggere il prossimo. Era lì per rappresentare lo Stato. Il suo è stato un grande esempio di amore per la legalità, dedizione verso la giustizia e sacrificio personale. Nicola non si è mai pentito di quello che ha fatto. Ora Nicola non c'è più. Nessuno potrà restituircelo. Ma Nicola continuerà a vivere nei cuori di tutti noi, quelli che lo hanno conosciuto e apprezzato, ma anche nei cuori della gente perbene.

Il cordoglio mio e di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia giunga forte alla moglie, ai figli e a tutti i familiari, ma un grosso abbraccio giunga anche a tutte le nostre donne e uomini in divisa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché con la morte di Nicola non hanno perso solo un collega, ma hanno perso anche un fratello (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giagoni. Ne ha facoltà.

DARIO GIAGONI (LEGA). Grazie, Presidente. A Olbia non si arresta l'escalation di raid incendiari: in 2 mesi, sono state bruciate 13 auto - il 17 gennaio scorso erano 5 -, oltre a un chiosco sulla spiaggia. Un segnale già preoccupante in quella data, tanto da spingermi a presentare un'interrogazione parlamentare al Ministro competente per conoscere le azioni da adottare, finalizzate a una strategia mirata a prevenire e a contrastare la criminalità, anche con un ulteriore incremento delle Forze dell'ordine sul territorio.

Dicevo che il numero ora è quasi triplicato, l'ultima auto è finita in cenere il 7 marzo. Ma c'è di più: ora le intimidazioni, ai danni soprattutto degli imprenditori, non avvengono solo di notte, ma, per la prima volta, anche in pieno giorno. Mi domando e domando a tutti voi dove si rischia di arrivare, se non si pone ora un freno a questa guerra del fuoco, che sta destabilizzando una città intera, tutta la Gallura e la Sardegna. Qui siamo di fronte a una catena di intimidazioni che va spezzata, qui siamo di fronte a episodi davvero preoccupanti di microcriminalità e ordine pubblico, soprattutto a Olbia, ma anche in altri comuni della Gallura.

Il prefetto di Sassari al termine di un incontro di un comitato ad hoc per la sicurezza e l'ordine pubblico svolto nei giorni scorsi in prefettura, a Sassari, ha sottolineato l'esigenza di mantenere tutti i presidi della Gallura e di incrementarli, considerate le peculiarità del territorio e la distanza tra un comune e l'altro.

Mi rivolgo, dunque, al Ministro dell'Interno affinché intervenga quanto prima, perché una città importante come Olbia, che soffre di meno il tema dello spopolamento, una città in forte crescita demografica, di servizi, economicamente riconosciuta come il polmone economico della Sardegna, di tutto il Nord dalla Gallura, porta del Mediterraneo, merita tutta l'attenzione e il rispetto del Governo e di quest'Aula.

Prima di concludere, vorrei anche esprimere solidarietà al parroco del mio paese, Santa Teresa Gallura, Don Romolo, che ha subito un furto nella sua casetta parrocchiale, dove gli sono stati sottratti beni materiali che, oltre ad avere un valore economico importante, hanno un valore affettivo. E ringrazio le Forze dell'ordine, che sono sempre presenti e si sono subito attivate nella ricerca dei furfanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Longi, che ci parla di un tema che sta a cuore anche alla Presidenza: il parco archeologico di Piazza Armerina. Ne ha facoltà.

ELIANA LONGI (FDI). Grazie, Presidente. Sono contenta che condivida con me l'amore per questo sito, che è stato, negli ultimi giorni, bersaglio di un cortocircuito mediatico a opera di testate giornalistiche nazionali e oggi è stato anche attaccato il nostro Ministro Sangiuliano. Gli attacchi mediatici hanno avuto come oggetto e hanno riportato le terribili condizioni - così come vengono descritte -, l'increscioso e scandaloso degrado del sito, l'hanno descritto come sporco, dove regna l'incuria e dove i nostri meravigliosi mosaici sono a rischio di danneggiamento.

Io mi sono subito recata, mercoledì scorso, per riscontrare con i miei occhi la realtà dei fatti e, successivamente, venerdì, mi sono recata presso il sito in compagnia dell'assessore regionale ai beni culturali, Francesco Scarpinato, con il sindaco di Piazza Armerina, Cammarata, con il commissario Vullo e il sovrintendente della provincia di Enna, Angelo Di Franco. Abbiamo trovato un sito in ottime condizioni, un sito che sicuramente necessita di continui e costanti lavori, come tutti i siti archeologici, ma che sicuramente non versa in condizioni disastrose.

Ci tengo anche a precisare che, qualche mese fa, è stato oggetto di visita da parte del Presidente della Repubblica. Quindi, sarebbe inimmaginabile pensare che, se il Presidente si fosse reso conto di una situazione come quella descritta dai giornali, sicuramente non sarebbe rimasto in silenzio. Anche i dati che sono stati riportati dai giornali non sono dei dati corretti, perché preciso che il numero di visitatori del 2023 ha raggiunto gli stessi livelli del 2019, quindi i livelli pre-COVID, registrando circa 300.000 presenze, con un introito di oltre 2 milioni di euro. Questo non vuol dire che non ci siano problemi e che il Governo regionale, l'assessorato regionale e noi tutti, come istituzioni locali, non stiamo mettendo in campo tutte le azioni necessarie per la conservazione e il miglioramento continuo di questo sito. Proprio a supporto di questo posso confermare che c'è stato già un finanziamento da parte della regione siciliana per oltre 3.500.000 di euro. Colgo questa occasione per invitare tutti i giornalisti che, probabilmente, hanno scritto i loro articoli senza recarsi, come risulta, fisicamente nei luoghi, i giornalisti dei telegiornali che hanno effettuato i servizi e tutti i tecnici del settore a Piazza Armerina, presso la Villa romana del casale. Ci saremo noi, rappresentanti delle istituzioni, e ci saranno i cittadini pronti ad accoglierli per mostrare le bellezze di questo sito unico dell'UNESCO, patrimonio di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, ringraziamo per la pubblicità negativa che ci stanno facendo, perché adesso tutti sanno che a Piazza Armerina c'è un meraviglioso sito e che noi siciliani e noi ennesi siamo pronti ad accogliere tutti e mostrare questa bellezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Sono seriamente preoccupato per quello che sta avvenendo nella mia città, a Portici, in provincia di Napoli, presso la sede del palazzo comunale della città della Reggia, governata da quasi vent'anni dallo stesso sindaco. Una serie di interrogazioni parlamentari ha messo a nudo una fitta nebbia che sta avvolgendo la mia città. Da cittadino porticese, da ex consigliere comunale e oggi parlamentare della Repubblica, ho appreso che alcuni ispettori del Ministero dell'Economia e delle finanze stanno scandagliando, da settimane, per una verifica amministrativo-contabile, gli uffici della sede comunale e della Leucopetra, società partecipata di proprietà del comune nella quale, negli anni, sono stati dati incarichi, per centinaia di migliaia di euro, a candidati non eletti alle elezioni comunali, sempre a sostegno dello stesso sindaco. Sono stati posti sotto la lente di ingrandimento atti del comune e nomine sospette. Mi chiedo, Presidente, se corrisponda al vero la notizia che, dopo le interrogazioni, siano già arrivate alcune dimissioni, ancora non comunicate alla città.

Un altro aspetto gravissimo, Presidente, gravissimo, che sta emergendo in queste ore attiene alla nomina nel 2022 del capo di gabinetto del sindaco. La stranezza non è tanto che questo soggetto abbia già ricoperto il ruolo di assessore nella giunta precedente, sempre retta dall'attuale sindaco, quanto il fatto che sia stato proprio il soggetto in questione, in veste di assessore, ad approvare e definire, tramite delibera, l'incarico che lo stesso avrebbe poi ricoperto di lì a pochi giorni nella successiva amministrazione, retta sempre dallo stesso sindaco. Onorevoli colleghi, in un contesto di opacità politica tutto questo potrebbe rappresentare solo la punta dell'iceberg di un sistema controverso che necessita di essere riportato alla luce da parte di tutti gli organi competenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

Onorevole Borrelli, il nostro appuntamento solito. Oggi abbiamo fatto presto.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. La mia stima nei suoi confronti è immensa anche perché riesce a strappare un sorriso ai parlamentari in giornate molto cupe. Ho chiesto di intervenire oggi in Aula perché voglio portare alle orecchie dell'Aula quello che mi è stato mandato a nome di 3.166 lavoratori che mi hanno scritto. Tra l'altro, è una cosa di cui ci siamo interessati e che abbiamo votato in Aula. Quindi, questo Parlamento ha votato qualcosa che è stato disatteso e abbiamo perso tutti, indipendentemente da chi abbia promosso o meno questo impegno, la fiducia di 3.166 persone.

Il decreto promesso dal Governo per reintegrare assistenti amministrativi e assistenti tecnici sul PNRR a scuola è arrivato - mi scrivono - ma non sono stati aggiunti i fondi. Hanno fatto il decreto ma non ci sono i fondi per assumere le persone. Siamo tutti a casa. Non fanno decreti ma favolette per chi legge e, poi, mancano i fatti concreti. Le scuole dicono di non avere le risorse sufficienti per assumerci. Deputato, volevo solo informarla, se riesce a dirlo in Parlamento - e l'ho fatto - che deve ringraziare il Governo e il Presidente per avere illuso 3.166 lavoratori, sin da subito. Ci avevano promesso di farci lavorare sin dal giugno 2023, di essersi accorti di aver fatto un pasticcio, licenziando di fatto tutti gli oltre 3.000 lavoratori, di aver cercato di rattoppare in un decreto PNRR la situazione degli assistenti. Oramai, invece, siamo tutti a casa e non è stato concluso nulla. Le chiedo di rendere pubblica questa cosa.

Presidente, io le chiedo di portarla alle orecchie del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. È già iniziata la campagna elettorale per le amministrative e già si vedono i primi sbagli all'esterno, soprattutto del centrodestra, nell'ambito delle elezioni stesse. A Cecina, in queste ore è uscito un post, da parte del candidato Salvatore Giangrande, nel quale, per manifestare il dissenso alla politica sulla sicurezza del Partito Democratico, appare una card in cui è inserito il simbolo del PD con una serie di colpi di pistola all'interno del simbolo stesso. Questo credo che sia uno sbaglio, uno sbaglio enorme. Ci dispiace di questo atteggiamento da parte del candidato di centrodestra, perché noi pensiamo che oggi la campagna elettorale debba essere un confronto fatto di idee, non di post con un simbolo di partito crivellato da colpi. Credo che sia un errore e che debba essere tolto. Non è vero che, oggi, si fa politica diffamando l'avversario, si fa politica cercando di mettere in campo idee e azioni coerenti con quello che si fa. È inutile che lei filmi, glielo dico tranquillamente (Commenti dell'onorevole Barabotti)

PRESIDENTE. Onorevole Barabotti…

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Anche se filma, glielo dico tranquillamente: oggi, voi state sbagliando a fare campagna elettorale in questa maniera, onorevole Barabotti, per suo tramite, Presidente. Voi dovete pensare a fare una campagna elettorale con le idee e su questo noi siamo pronti, siamo pronti a confrontarci e a portare idee e soprattutto contributi per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 13 marzo 2024 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16,15)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 986 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 gennaio 2024, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico (Approvato dal Senato).

(C. 1759​)

Relatore: MAERNA.

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.

(C. 1435-A​)

e delle abbinate proposte di legge: BRAMBILLA; GUSMEROLI ed altri; COMAROLI ed altri; VINCI; VINCI; BERRUTO ed altri; MULE'; DE LUCA; CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CARE'; SANTILLO ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; IARIA ed altri; ROSATO; MASCARETTI ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA; DEIDDA ed altri; MORASSUT ed altri; CHERCHI; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; GIANASSI ed altri. (C. 41​-96​-195​-411​-412​-526​-529​-578​-634​-684​-686​-697​-718​-865​-874​-892​-985​-1030​-1218​-1258​-1265​-1398​-1413​-1483​)

Relatori: CAROPPO e MACCANTI.

(ore 15)

3. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 19,25.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 3, 47, 59, 61, 69, 86, 90, 96, 98 e 100 la deputata Matone ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 8 il deputato Graziano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 20 la deputata Schlein ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 20 il deputato Centemero ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 23 il deputato Mari ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 42 alla n. 66 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 63 i deputati Bof e Bellomo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 73 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 83 il deputato Grimaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 98 il deputato Cappelletti ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 102 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 102 la deputata Auriemma ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale MOZ256 NF RIF NO3,4,7,8,10-12,14,16-19 260 259 1 130 259 0 78 Appr.
2 Nominale MOZ 1-256 NF RIF CPV 3 DISP 265 249 16 125 101 148 78 Resp.
3 Nominale MOZ 1-256 NF RIF CPV 4 DISP 263 262 1 132 115 147 78 Resp.
4 Nominale MOZ 1-256 NF RIF CPV 7 DISP 263 255 8 128 106 149 78 Resp.
5 Nominale MOZ 1-256 NF RIF CPV 8 DISP 265 257 8 129 107 150 78 Resp.
6 Nominale MOZ 1-256 NF RIF CPV 10 DISP 266 250 16 126 100 150 78 Resp.
7 Nominale MOZ 1-256 NF RIF CPV 11 DISP 263 254 9 128 106 148 78 Resp.
8 Nominale MOZ 1-256 NF RIF CPV 12 DISP 265 263 2 132 114 149 78 Resp.
9 Nominale MOZ 1-256 NF RIF CPV 14 DISP 263 261 2 131 112 149 78 Resp.
10 Nominale MOZ 1-256 NF RIF CPV 16 DISP 265 263 2 132 113 150 78 Resp.
11 Nominale MOZ 1-256 NF RIF CPV 17 DISP 260 258 2 130 110 148 78 Resp.
12 Nominale MOZ 1-256 NF RIF CPV 18 DISP 264 261 3 131 96 165 78 Resp.
13 Nominale MOZ 1-256 NF RIF CPV 19 DISP 265 246 19 124 97 149 78 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale MOZ 1-256 NF RIF PREM NOCPV18,31,49 266 258 8 130 255 3 77 Appr.
15 Nominale MOZ 1-256 NF RIF PREM CPV 18 265 254 11 128 109 145 77 Resp.
16 Nominale MOZ 1-256 NF RIF PREM CPV 31 266 257 9 129 106 151 77 Resp.
17 Nominale MOZ 1-256 NF RIF PREM CPV 49 267 258 9 130 106 152 77 Resp.
18 Nominale MOZ 1-261 DISP RIF NO CPV 1,2,8 269 225 44 113 224 1 77 Appr.
19 Nominale MOZ 1-261 DISP RIF CPV 1 266 256 10 129 109 147 77 Resp.
20 Nominale MOZ 1-261 DISP RIF CPV 2 270 270 0 136 170 100 77 Appr.
21 Nominale MOZ 1-261 DISP RIF CPV 8 E PREMESSA 270 235 35 118 21 214 77 Resp.
22 Nominale MOZ 1-262 DISP NO CPV 3 269 259 10 130 258 1 77 Appr.
23 Nominale MOZ 1-262 DISP CPV 3 269 231 38 116 18 213 77 Resp.
24 Nominale MOZ 1-262 PREMESSA 271 249 22 125 97 152 77 Resp.
25 Nominale MOZ263 DISP NO CPV 3,5,7-9,11,14,15 270 220 50 111 219 1 77 Appr.
26 Nominale MOZ 1-263 DISP CPV 3 272 160 112 81 160 0 77 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale MOZ 1-263 DISP CPV 5 274 255 19 128 212 43 77 Appr.
28 Nominale MOZ 1-263 DISP CPV 7 273 204 69 103 162 42 77 Appr.
29 Nominale MOZ 1-263 DISP CPV 8 272 261 11 131 218 43 77 Appr.
30 Nominale MOZ 1-263 DISP CPV 9 264 216 48 109 216 0 77 Appr.
31 Nominale MOZ 1-263 DISP CPV 11 271 226 45 114 226 0 77 Appr.
32 Nominale MOZ 1-263 DISP CPV 14 273 270 3 136 169 101 77 Appr.
33 Nominale MOZ 1-263 DISP CPV 15 269 267 2 134 167 100 77 Appr.
34 Nominale MOZ 1-263 PREMESSA 271 252 19 127 151 101 77 Appr.
35 Nominale DDL 1759 - ART PREM 01.01 261 252 9 127 105 147 80 Resp.
36 Nominale ART PREM 01.02 264 254 10 128 107 147 79 Resp.
37 Nominale ART PREM 01.03 261 258 3 130 112 146 79 Resp.
38 Nominale EM 1.7 266 258 8 130 107 151 78 Resp.
39 Nominale EM 1.8 263 263 0 132 114 149 78 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM 1.11 262 253 9 127 106 147 78 Resp.
41 Nominale ART AGG 1.01 264 255 9 128 108 147 77 Resp.
42 Nominale ART AGG 1.08 265 265 0 133 102 163 77 Resp.
43 Nominale ART AGG 1.01001 266 266 0 134 100 166 77 Resp.
44 Nominale ART AGG 1.01000 264 259 5 130 105 154 77 Resp.
45 Nominale EM 2.1 261 260 1 131 100 160 77 Resp.
46 Nominale EM 2.2 264 257 7 129 106 151 77 Resp.
47 Nominale EM 2.3 258 257 1 129 113 144 77 Resp.
48 Nominale EM 2.4 262 253 9 127 105 148 77 Resp.
49 Nominale EM 2.6 262 254 8 128 105 149 77 Resp.
50 Nominale EM 2.8 262 254 8 128 105 149 77 Resp.
51 Nominale EM 2.1000 256 242 14 122 98 144 77 Resp.
52 Nominale EM 2.16 261 253 8 127 109 144 77 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale EM 2.18 270 252 18 127 102 150 77 Resp.
54 Nominale EM 2.19 263 246 17 124 99 147 77 Resp.
55 Nominale EM 2.17 258 239 19 120 97 142 77 Resp.
56 Nominale EM 2.14 263 254 9 128 98 156 77 Resp.
57 Nominale EM 2.13 257 255 2 128 107 148 77 Resp.
58 Nominale EM 2.15 258 241 17 121 97 144 77 Resp.
59 Nominale EM 2.22 257 257 0 129 107 150 77 Resp.
60 Nominale ART AGG 2.020 253 245 8 123 93 152 77 Resp.
61 Nominale ART AGG 2.021 255 247 8 124 108 139 77 Resp.
62 Nominale ART AGG 2.011 255 253 2 127 111 142 77 Resp.
63 Nominale ART AGG 2.0202 245 237 8 119 101 136 77 Resp.
64 Nominale ART AGG 2.0203 254 252 2 127 100 152 77 Resp.
65 Nominale ART AGG 2.0204 245 238 7 120 89 149 77 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale ART AGG 2.0205 242 228 14 115 88 140 77 Resp.
67 Nominale ART AGG 2.0206 244 237 7 119 93 144 77 Resp.
68 Nominale ART AGG 2.0207 236 227 9 114 86 141 77 Resp.
69 Nominale ART AGG 2.0209 245 245 0 123 105 140 77 Resp.
70 Nominale ART AGG 2.0210 246 246 0 124 107 139 77 Resp.
71 Nominale ART AGG 2.0211 246 243 3 122 104 139 77 Resp.
72 Nominale ART AGG 2.02, 2.03 256 241 15 121 97 144 77 Resp.
73 Nominale ART AGG 2.01, 2.0200 251 236 15 119 92 144 77 Resp.
74 Nominale ART AGG 2.023 256 248 8 125 99 149 76 Resp.
75 Nominale EM 2-BIS.1 253 245 8 123 91 154 76 Resp.
76 Nominale EM 2-BIS.010 249 245 4 123 94 151 76 Resp.
77 Nominale EM 2-QUATER.1 254 246 8 124 92 154 76 Resp.
78 Nominale EM 2-QUATER.3 253 243 10 122 95 148 76 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale EM 2-QUATER.4 250 236 14 119 90 146 76 Resp.
80 Nominale EM 2-QUINQUIES.1, 2-QUINQUIES.2 254 244 10 123 97 147 76 Resp.
81 Nominale EM 2-QUINQUIES.3 251 237 14 119 90 147 76 Resp.
82 Nominale EM 2-QUINQUIES.5 253 238 15 120 89 149 76 Resp.
83 Nominale EM 2-QUINQUIES.4 247 232 15 117 89 143 76 Resp.
84 Nominale EM 2-QUINQUIES.6 255 245 10 123 97 148 76 Resp.
85 Nominale EM 2-QUINQUIES.9 246 237 9 119 94 143 76 Resp.
86 Nominale EM 2-QUINQUIES.10 247 237 10 119 94 143 76 Resp.
87 Nominale EM 2-QUINQUIES.14, 2-QUINQUIES.15 255 245 10 123 92 153 76 Resp.
88 Nominale EM 2-QUINQUIES.17 246 237 9 119 93 144 76 Resp.
89 Nominale EM 2-QUINQUIES.01 246 237 9 119 93 144 76 Resp.
90 Nominale EM 2-QUINQUIES.0111 241 232 9 117 91 141 76 Resp.
91 Nominale EM 3.1 250 242 8 122 92 150 76 Resp.


INDICE ELENCO N. 8 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 103)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale EM 3.2 250 241 9 121 92 149 76 Resp.
93 Nominale EM 3.3 241 233 8 117 87 146 76 Resp.
94 Nominale EM 3.5 238 231 7 116 87 144 76 Resp.
95 Nominale EM 3.8, 3.9 232 220 12 111 81 139 76 Resp.
96 Nominale EM 3.10 229 221 8 111 87 134 76 Resp.
97 Nominale EM 3.4 226 218 8 110 85 133 76 Resp.
98 Nominale ART AGG 3.04 238 229 9 115 13 216 76 Resp.
99 Nominale ART AGG 3.05 238 231 7 116 82 149 76 Resp.
100 Nominale ART AGG 3.01000 241 234 7 118 84 150 76 Resp.
101 Nominale ART AGG 3.07 236 227 9 114 84 143 76 Resp.
102 Nominale EM 4.2 232 222 10 112 77 145 76 Resp.
103 Nominale EM 4.1 239 226 13 114 80 146 75 Resp.