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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 239 di martedì 6 febbraio 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RICCARDO ZUCCONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 31 gennaio 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 90, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Misure a sostegno del comparto vitivinicolo alla luce dei danni causati dalla diffusione del fungo peronospora - n. 3-00960 e n. 3-00711)

PRESIDENTE. Passiamo alle prime interrogazioni all'ordine del giorno Curti ed altri n. 3-00960 e Iacono ed altri n. 3-00711 (Vedi l'allegato A).

Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.

Il Sottosegretario di Stato, Nicola Molteni, ha facoltà di rispondere.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati, considerata l'analogia degli argomenti trattati nelle interrogazioni degli onorevoli Iacono e Curti, rispondo in maniera congiunta, rappresentando quanto segue.

La peronospora della vite, causata dal patogeno Plasmopara viticola, è la malattia crittogamica più grave della vite poiché è in grado di attaccare tutti gli organi verdi della pianta, principalmente le foglie, i germogli e i grappoli, causando ingenti danni.

Affinché si verifichino le infezioni primarie, è necessario che in 24-48 ore cadano almeno 10 millimetri di pioggia, che vi sia un velo d'acqua sulla foglia per diverse ore e che i tralci siano lunghi almeno 8-10 centimetri. Iniziata l'infezione, si ha un periodo di incubazione di 4-15 giorni, a seconda dell'andamento climatico, dopo il quale compaiono i primi sintomi.

Per avviare le infezioni secondarie non è necessario che avvengano delle precipitazioni, ma sono sufficienti anche poche ore di bagnatura, specialmente con temperature medie elevate (23-24 gradi).

Il contrasto alla peronospora si basa sulla difesa chimica e su interventi agronomici mirati a ridurre i fattori predisponenti alla malattia. Ad esempio, è importante scegliere i vitigni poco sensibili al patogeno e ambienti sfavorevoli al suo sviluppo, tenere la vegetazione distante dal suolo, dove è presente una maggiore umidità, nonché evitare eccessi di concimazione azotata, che rendono più suscettibili gli organi vegetali.

L'inerbimento del suolo contribuisce alla riduzione del livello di umidità rispetto a terreni diserbati o lavorati in maniera convenzionale.

Com'è noto, i cambiamenti climatici degli ultimi anni hanno portato, nel nostro Paese, all'alternarsi di periodi di grande siccità e periodi di piogge intense e fuori stagione. In particolare, l'andamento climatico dell'ultimo periodo, caratterizzato da piogge intense e persistenti, ha creato le condizioni per l'ottimale sviluppo dell'organismo nocivo e non ha permesso l'accesso delle macchine nei vigneti per i trattamenti fitosanitari, determinando un aumento della pressione infettiva di uno dei funghi più aggressivi per la vite, in diversi areali del territorio nazionale.

Ciò premesso, ricordo che, con l'articolo 11 del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 ottobre 2023, n. 136, recante “Disposizioni urgenti a tutela degli utenti in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici”, sono stati attivati gli aiuti del Fondo di solidarietà nazionale, di cui al decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, a favore delle imprese agricole danneggiate. Le modifiche apportate dalla legge di conversione hanno permesso di disporre per gli interventi di sostegno di una spesa complessiva di 7 milioni di euro per l'anno 2023. Le regioni interessate (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana e Umbria) hanno proceduto alla delimitazione del territorio, predisponendo le proposte di declaratoria a questo Ministero che, con l'emanazione dei relativi decreti, ha provveduto al riconoscimento formale di eccezionalità dell'evento.

A seguito della pubblicazione dei provvedimenti in Gazzetta ufficiale, gli agricoltori danneggiati potranno presentare le domande di aiuto, che saranno precompilate a cura di Agea, la quale, una volta ricevute le domande, potrà procedere con l'istruttoria ed erogare le provvidenze previste dal Fondo di solidarietà nazionale a favore delle imprese agricole danneggiate, dando priorità alle imprese che, in coerenza con le buone pratiche agricole, dimostrino di aver sostenuto costi finalizzati a trattamenti preventivi di contrasto agli attacchi in questione. Oltre ai contributi in conto capitale, fino all'80 per cento del danno della produzione lorda vendibile ordinaria, le misure compensative del Fondo di solidarietà nazionale prevedono anche la proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento calamitoso e l'esonero parziale, fino al 50 per cento, dal pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali propri e dei propri dipendenti.

Il Fondo di solidarietà nazionale, tuttavia, rappresenta una soluzione parziale per garantire la continuità dell'attività imprenditoriale in caso di emergenza, sia per le complesse procedure attuative sia perché vengono presi in considerazione solo i rischi di emergenze prevedibili. Per questo motivo, con l'ultima legge di bilancio, al comma 443, il Governo ha previsto l'istituzione presso il MASAF di un nuovo Fondo per la gestione delle emergenze in agricoltura, con una dotazione di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026, per sostenere gli investimenti delle imprese colpite da tipi di calamità non prevedibili. Si tratta di risorse che il Ministero dell'Agricoltura potrà attivare tempestivamente attraverso una procedura snella ed efficace al verificarsi di ogni nuova emergenza che costituisca un pericolo per il settore agricolo, agroalimentare, zootecnico e della pesca.

Con uno o più decreti del Ministero dell'Agricoltura, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, sono definite le condizioni di crisi, i beneficiari, i criteri e le modalità di erogazione delle risorse. Il Fondo emergenze in agricoltura consentirà dunque di dare risposte immediate alle nostre imprese agricole e della pesca grazie a un affidabile sistema di protezione. Vorrei sottolineare che questo nuovo strumento va a integrare le misure di gestione del rischio in agricoltura già esistenti. Mi riferisco in particolare alle assicurazioni agevolate e al Fondo di mutualità nazionale AgriCat. A tale ultimo Fondo è stata assegnata una dotazione finanziaria pari a 2,87 miliardi di euro, dei quali 1,28 miliardi di risorse unionali.

PRESIDENTE. Il deputato Curti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Pur ringraziando, ovviamente, il Sottosegretario per la risposta, evidenzio come questa non possa essere considerata soddisfacente. Ritengo opportuno intanto focalizzare l'attenzione, in primo luogo, sulle tempistiche attraverso le quali il Governo ha avviato un'azione in realtà operativa. Ricordo, infatti, che la calamità ha colpito le aziende agricole fin dal mese di maggio 2023. Faccio, inoltre, presente come questo quesito giaceva inascoltato già dal 31 agosto scorso, in Commissione. Si tratta, a mio avviso, di un tempo di risposta che, purtroppo, è del tutto sovrapponibile a quello impiegato dall'Esecutivo per approntare strumenti e misure adeguati a favore delle aziende agricole colpite.

Il tempo purtroppo non è il migliore degli alleati per le aziende agricole che - come è noto - si confrontano con l'inesorabile susseguirsi dei cicli stagionali, senza soluzione di continuità. Dunque, bene la sospensione dei mutui, bene gli sgravi contributivi, ma, purtroppo, a distanza di mesi, siamo ancora alla fase dell'emanazione dei provvedimenti. Occorre, invece, transitare finalmente dall'enunciazione delle misure alla rapida messa a terra di queste misure.

Giova anche ricordare come il settore della viticoltura in Italia sia fortemente rappresentativo dell'economia nazionale: con 674.000 ettari e un valore totale di oltre 56 miliardi di euro, siamo al cospetto di un comparto che necessita di politiche adeguate, certamente in termini di sviluppo, ma soprattutto anche dal punto di vista delle tutele; si tratta di un settore, infatti, a elevatissimo potenziale, che tuttavia deve confrontarsi con un ecosistema complesso, sempre più soggetto alle minacce dei cambiamenti climatici, che impattano su un territorio fisiologicamente fragile. Tutto questo ci impone, a mio avviso, anche un'ulteriore riflessione. Credo, infatti, sia giunto il momento che l'Italia si doti di una legge capace di disporre una serie di risposte automatiche alle emergenze che, purtroppo, si susseguono in agricoltura. Serve, per capirci, una sorta di codice delle emergenze in agricoltura, in grado di tutelare e sostenere le imprese, garantendone la loro necessaria continuità operativa.

Chiudo con il capitolo più importante, ovviamente, di questa interrogazione, che era quello legato ai tempi e alle risorse perché, tornando un po' al focus della questione odierna, ho accennato come la regione Marche abbia dichiarato 62 milioni di euro di danni da peronospora, ma poi, se andiamo oltre le Marche - tante regioni le citava anche il Sottosegretario, senza dire gli importi dichiarati da queste regioni -, la regione Abruzzo ha dichiarato 210 milioni di euro, il Molise ha dichiarato 15 milioni di euro, la Puglia 60 milioni di euro, la Basilicata 30 milioni di euro, la Sicilia addirittura 350 milioni di euro e, infine, la Campania 72 milioni di euro. Fermando il computo solo a queste 7 regioni, che ovviamente non rappresentano la totalità dei territori colpiti, è necessario confrontarsi con una cifra già di per sé enorme, pari a poco meno di 800 milioni di euro. Dunque è chiaro come il tema fondamentale, oltre alla celerità, sia anche quello della congruità delle risorse stanziate a supporto dei piani di intervento e credo che la risposta che ci ha dato oggi il Sottosegretario, con i 7 milioni, più i 100 milioni - oltretutto, da quello che ho capito, stanziati per le nuove emergenze, quindi non vi rientrerebbero quelle accadute nell'anno 2023, perché, da come ha detto il Sottosegretario, le risorse sono stanziate per il 2024, per il 2025 ed il 2026 per le nuove emergenze - dimostri che siamo in ritardo con i tempi per dare quelle poche, pochissime risorse, ma, soprattutto, che le risorse sono totalmente insufficienti, a fronte di un danno di oltre 800 milioni di euro.

PRESIDENTE. La deputata Iacono ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Signor Sottosegretario Molteni, la ringrazio per la sua risposta a questa mia interrogazione, anche se la ritengo parecchio tardiva, perché la mia interrogazione risale all'ottobre dello scorso anno, così come è tardiva rispetto agli accadimenti e agli eventi di cui si sta discutendo.

Non possiamo essere soddisfatti dalla lettura di questa lunga relazione che - devo dire - nel metodo si discosta poco da quella che, poche settimane fa, il Sottosegretario D'Eramo, che mi aspettavo fosse presente oggi in Aula, ha letto in Commissione, in risposta a un'altra mia interrogazione sulla grave crisi che ha colpito un altro settore importante del comparto agricolo in Sicilia, cioè quello dell'olivicoltura, per il quale - lo ricordo anche qui - avevamo chiesto anche la dichiarazione dello stato di emergenza.

La risposta non è soddisfacente perché tardiva e perché diciamo che è un elenco di provvedimenti con cui sono state stanziate risorse che sono oggettivamente insufficienti a coprire i danni subiti dal comparto a causa della peronospora determinatasi dalle frequenti e violenti piogge che si sono verificate in un particolare periodo della maturazione e che ha messo in ginocchio le produzioni in Sicilia e nel Sud Italia, e ha avuto anche una particolare incidenza. In ambito nazionale la Sicilia rappresenta la quarta regione nel settore vitivinicolo e rappresenta la regione italiana con la maggiore superficie vitata bio, seguita dalla Puglia e dalla Toscana. Nel panorama produttivo siciliano un ruolo particolare rivestono le cantine sociali, molte delle quali costituite sotto forma di cooperative di conferimento, che garantiscono i propri soci produttori contribuendo alla produzione di un vino di qualità apprezzato e riconosciuto anche sui mercati internazionali.

Purtroppo gli effetti dei cambiamenti climatici, con eventi atmosferici estremi, stanno incidendo anche sul settore, causando danni ingenti a interi territori in cui l'enologia e la viticoltura rappresentano una voce molto importante per l'economia locale. Le misure di supporto e gli aiuti richiesti e ottenuti dalla regione risultano non più sufficienti a scongiurare una grave crisi di comparto che avrebbe e sta già avendo conseguenze devastanti sul piano della produzione, della qualità stessa della produzione e sull'intera filiera, che rappresenta uno dei settori più dinamici e produttivi dell'isola in campo agroalimentare.

Rispetto alla vendemmia precedente si è registrato un calo di produzione del 30 per cento, e questo dato evidenzia come la Sicilia sia la regione italiana che più di altre ha subìto la crisi di questo settore, con danni stimati, lo si ricordava prima, per oltre 350 milioni. Associazioni di categoria, operatori e istituzioni hanno lanciato un grido di allarme, sollecitando il Governo nazionale per ulteriori interventi a sostegno del comparto. La peronospora della vite ha causato danni significativi, troppi danni alle produzioni. Gli attacchi sono stati più gravi nei vigneti condotti con il metodo biologico, con perdite medie del 75 per cento per i vigneti da mosto e del 40 per cento per i vigneti da tavola.

Il danno totale alle produzioni da uva da vino in provincia di Agrigento, la mia provincia, è stato stimato in circa 160 milioni. A livello nazionale sono stati stanziati soltanto 7 milioni per fronteggiare questa emergenza, e le risorse messe a disposizione dalla regione Sicilia, ovvero 25 milioni per 2 anni, tradotte nella realtà - cito ancora, tra tutte, la mia provincia, quella di Agrigento, nella quale arriverà meno di un milione l'anno - si può comprendere facilmente, suddivise tra tutti i produttori e tutte le cantine, corrispondono sostanzialmente al nulla.

Aiuti che di certo non coprono il mancato reddito della viticoltura siciliana e che possono essere solo in parte considerati come incentivo per l'avvio della nuova campagna. Riteniamo questa risposta insoddisfacente perché, in un momento come questo, proprio nella contemporaneità di un evento che tutti conosciamo, quale lo sciopero degli agricoltori, non possiamo più accettare soluzioni tampone, né l'erogazione di risorse alla bisogna ed esigue a fronteggiare le crisi che sta subendo l'intero comparto. Non solo risultano insufficienti a coprire i danni, ma non sono idonee a favorire la ripresa delle attività e a tutelare una filiera strategica dell'agroalimentare territoriale e nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Chiarimenti in merito alle tempistiche per l'istituzione del commissariato di pubblica sicurezza ad Aprilia (Latina) – n. 3-00735)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Interno, Nicola Molteni, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Orfini n. 3-00735 (Vedi l'allegato A).

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'istituzione del commissariato distaccato di pubblica sicurezza di Aprilia è stata prevista dal decreto del Ministro dell'Interno del 15 gennaio 2021. Da allora è stato avviato un percorso articolato, con il coinvolgimento di prefettura, questura e direzione centrale dei servizi tecnico-logistici e della gestione patrimoniale del Dipartimento della pubblica sicurezza, per la ricerca di una sede che potesse ospitare il presidio, anche nell'ottica della migliore distribuzione sul territorio degli uomini e delle risorse della Polizia di Stato. Deve, peraltro, essere evidenziato che il contratto di locazione dello stabile, precedentemente adibito a sede del distaccamento della Polizia stradale di Aprilia, è scaduto il 25 marzo 2019. Poiché il proprietario aveva manifestato disinteresse nel rinegoziare il contratto con il nuovo canone locativo proposto dalla prefettura di Latina, si è reso necessario avviare le procedure per la ricerca di una nuova soluzione allocativa meno onerosa per il distaccamento. È stata, dunque, avanzata l'ipotesi di collocare in uno stesso immobile, per un'efficiente gestione delle risorse, la sede dell'istituendo commissariato di pubblica sicurezza e del distaccamento della Polizia stradale. In assenza di immobili demaniali o di proprietà di enti pubblici sul territorio idonei a soddisfare le esigenze organizzative, la prefettura ha avviato un'indagine di mercato, all'esito della quale è pervenuta una sola offerta da parte di una società per azioni. Nell'offerta è stato proposto in locazione un immobile sito nel comune di Aprilia, per il quale gli uffici interessati hanno fornito una valutazione favorevole, con l'indicazione dei principali interventi da effettuare per soddisfare le esigenze tecniche della Polizia di Stato. La società ha manifestato la disponibilità a eseguire i lavori necessari per gli adeguamenti richiesti e, successivamente, l'Agenzia del demanio ha rilasciato il proprio nulla osta alla stipula del contratto di locazione. Nel mese di luglio 2023 il Ministero dell'Interno ha, quindi, autorizzato la prefettura a proseguire l'iter preordinato alla conclusione del contratto.

Il 28 novembre 2023 è stato firmato il contratto di locazione, successivamente registrato dalla Corte dei conti lo scorso 2 gennaio. La società firmataria si è impegnata a realizzare nell'anno in corso i lavori di adeguamento dello stabile, funzionali alla soddisfazione delle esigenze della Polizia e, nel contempo, il comune di Aprilia ha assicurato la possibilità di usufruire pienamente degli spazi esterni. Sono, inoltre, proseguiti gli incontri presso la prefettura e il Ministero dell'Interno con la società finalizzati alla predisposizione, nelle prossime settimane, del progetto esecutivo che, una volta approvato, consentirà di procedere alla cantierizzazione dei lavori. Una volta operativo, il commissariato di Aprilia, oltre a costituire un rafforzamento dei dispositivi di vigilanza e controllo del territorio, rappresenterà un centro di gestione delle procedure amministrative relative al rilascio delle autorizzazioni di Polizia e delle attività di Polizia giudiziaria. L'iniziativa in questione s'inserisce nel più ampio quadro di misure di sistema che il Governo sta adottando al fine di aumentare la capacità operativa delle Forze di Polizia e il potenziamento del sistema della pubblica sicurezza. Ricordo, infatti, che, grazie al Fondo per le assunzioni previsto nella legge di bilancio per il 2023 e agli stanziamenti assicurati ancora per gli anni a venire, dai 90 milioni per il primo anno si arriva progressivamente a 125 milioni di euro a partire dal 2033, stiamo attuando un'inversione di tendenza storica rispetto ai tagli operati nel passato. L'obiettivo primario è, infatti, quello di aumentare la presenza delle Forze di Polizia sul territorio e ringiovanire gli organici. Con l'ultima legge di bilancio è stato stanziato circa un miliardo per il rinnovo del contratto di comparto e ulteriori risorse sono state destinate al rafforzamento e all'ammodernamento di mezzi e strutture, da 20 milioni per il 2024 a 40 per il 2025, 50 per il 2026, 60 per gli anni 2027 e 2028 e 120 milioni di euro per il triennio 2029-2031. Anche con il decreto-legge n. 133 del 2023 sono stati previsti stanziamenti per i compensi per il lavoro straordinario e per interventi sempre di potenziamento delle dotazioni strumentali e infrastrutturali. Altre importanti risorse, circa 100 milioni di euro, sono state dedicate dal Governo, nel Consiglio dei ministri del 16 novembre scorso, per la valorizzazione della specificità del personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico.

PRESIDENTE. L'onorevole Orfini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie, Sottosegretario, per la sua risposta, l'ho riportata nel suo ambito dopo un breve excursus agricolo, penso che ne sarà lieto. Nella provincia di Latina la lotta per la legalità è qualcosa di particolare, che viene combattuta ogni giorno dalle Forze dell'ordine, da tante realtà civiche, da associazioni, da amministratori, da lavoratori, da sindacati, perché quello è un territorio particolare, come il Sottosegretario sa bene, in cui c'è un forte radicamento di organizzazioni criminali storicamente insediate lì, ma che è diventato negli anni anche, in qualche modo, un luogo di cerniera tra la criminalità romana e quella campana. L'attenzione, che tutti abbiamo, nel contrasto alla criminalità organizzata di quella provincia è forte, alta, e deve unirci. Le Forze dell'ordine fanno un lavoro eccezionale e ci tengo a ringraziarle da qui, e il lavoro per l'istituzione di un nuovo commissariato rientra appunto in quell'attenzione e in quella priorità che noi tutti diamo alla lotta alla criminalità organizzata. La storia di questo commissariato, lo ha ricordato correttamente il Sottosegretario, è abbastanza lunga.

Inizia nel 2021, durante il “Conte 2”, anche grazie al lavoro - ci tengo a ringraziarlo - dell'allora Sottosegretario Mauri. Si è avviato un iter - il bando per il reperimento dei locali è del 2022 - che questo Governo ha proseguito correttamente e speriamo arrivi presto a compimento. Ovviamente, l'istituzione di un nuovo commissariato sarebbe anche un pezzo della risposta al tema della sicurezza dei cittadini, oltre che della lotta alla criminalità organizzata (ovviamente, sono temi legati). Lo dico perché, curiosamente, purtroppo, nei giorni immediatamente precedenti a questo, in cui discutiamo questa interrogazione, nella città di Aprilia sono successi diversi fatti di cronaca: una persona accoltellata e aggredita davanti alle poste, uno studente aggredito e derubato, pendolari aggrediti e derubati alla stazione, atti intimidatori e colpi sparati a una macchina. Insomma, siamo in una condizione che desta e genera allarme e ha bisogno di risposte.

La ragione per cui fatico a dichiararmi soddisfatto dall'esposizione del Sottosegretario Molteni è che, nel giugno scorso, il Ministro Piantedosi, presiedendo il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza nella provincia di Latina, ebbe modo di assumere formalmente un impegno. Era giugno e dichiarò che il nuovo commissariato sarebbe stato aperto e operativo entro un anno, quindi, entro il giugno di quest'anno. Da quello che ci ha detto il Sottosegretario, che, evidentemente, è più prudente del Ministro, questa data, realisticamente, non sarà rispettata. Nella migliore delle ipotesi, arriveremo alla fine di quest'anno, quindi 6 mesi di ritardo, se non oltre.

Credo che, visto che quell'impegno non l'avevo assunto io, non l'aveva assunto l'opposizione, ma lo aveva assunto il Ministro, il fatto che non vengano rispettati i tempi, è oggettivamente un problema, è un danno per i cittadini di Aprilia e per la provincia di Latina, che spero stimoli il Governo almeno a non andare oltre la scadenza di questo anno nell'apertura del commissariato.

(Iniziative volte a parificare il trattamento tra personale in servizio e personale in quiescenza delle Forze armate in relazione alla partecipazione alle udienze giudiziarie in qualità di testimone per fatti inerenti al servizio - n. 3-00398)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Difesa, Matteo Perego Di Cremnago, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ciocchetti n. 3-00398 (Vedi l'allegato A).

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. Con l'atto in discussione, l'onorevole interrogante prospetta la questione relativa al personale delle Forze armate in quiescenza convocato dall'autorità giudiziaria quale testimone per fatti inerenti al servizio in località spesso distanti dalla propria residenza. Essendo venuto meno il rapporto di impiego nei confronti di tale categoria di personale, non risulterebbe applicabile la disciplina del trattamento di missione, né la possibilità di rilascio del relativo foglio di viaggio e, conseguentemente, il personale in quiescenza sarebbe costretto a provvedere, a proprie spese, al vitto, all'alloggio e a ogni altra spesa necessaria, avendo diritto al solo trattamento previsto dal Ministero della Giustizia. Al riguardo, si evidenzia che la tematica prospettata appare meritevole di considerazione ove i fatti sottostanti la convocazione del personale militare in qualità di testimone siano connessi con il servizio.

A corredo di quanto esposto nell'atto sulla normativa di riferimento, si segnala che l'articolo 28 della legge 18 dicembre 1973, n. 836, recante trattamento economico di missione e di trasferimento dei dipendenti statali, prevede la possibilità di corrispondere il trattamento di missione anche al personale a riposo, quando quest'ultimo venga inviato in missione all'interno del territorio nazionale per conto dello Stato. Il relativo trattamento è stabilito dall'amministrazione che ha disposto l'invio in missione, ovvero, nel caso di specie, il Ministero della Giustizia.

L'articolo 6, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 16 marzo 1999, n. 255, recante recepimento del provvedimento di concertazione per le Forze armate relativo al quadriennio normativo 1998-2001 ed al biennio economico 1998-1999 e successivi provvedimenti, ha previsto l'estensione del trattamento economico di missione al personale militare in servizio chiamato a comparire quale indagato e imputato per fatti inerenti al servizio dinanzi a organi della magistratura ordinaria militare o contabile solo alla conclusione del procedimento ed esclusivamente allorché l'interessato sia stato prosciolto o assolto in via definitiva.

Medesima disciplina è stata prevista anche per le Forze di Polizia ad ordinamento militare, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 16 marzo 1999, n. 254, recante recepimento dell'accordo sindacale per le Forze di Polizia ad ordinamento civile e del provvedimento di concertazione delle Forze di Polizia ad ordinamento militare relativi al quadriennio normativo 1998-2001 ed al biennio economico 1998-1999 e successivi provvedimenti.

Nel caso di comparizione dinanzi all'autorità giudiziaria per testimonianze in procedimenti nei quali il dipendente rappresenti la pubblica amministrazione, a seguito di molteplici approfondimenti in ambito Difesa, è stato convenuto che al personale interessato in servizio siano attribuite le indennità e i rimborsi previsti dal trattamento di missione nazionale, dedotto quanto liquidato dagli uffici giudiziari. Per il personale in quiescenza, invece, che viene chiamato a comparire davanti all'autorità giudiziaria in veste di testimone, sono corrisposti gli emolumenti previsti dagli articoli 45 e seguenti del DPR n. 115 del 2002, recante testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia. Tali emolumenti, i cui oneri sono a carico del Ministero della Giustizia, risultano inferiori al trattamento di missione e, comunque, non sono compensativi delle spese sostenute dal personale, se la testimonianza viene resa in una sede diversa da quella della dimora abituale.

In tale contesto, appare evidente che la problematica sollevata dall'interrogazione, tenuto conto dell'impossibilità di agire in via amministrativa sul quadro normativo di riferimento, potrebbe trovare favorevole soluzione ove il Parlamento decidesse di intervenire in sede legislativa. A tal riguardo, la Difesa non può che valutare positivamente la promozione di un'eventuale iniziativa legislativa da condividere con le Forze di Polizia, in ossequio al principio di equiordinazione del comparto difesa e sicurezza.

PRESIDENTE. Il deputato Ciocchetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, Governo, credo che il tema sollevato sia un tema, come ha rilevato la stessa risposta alla mia interrogazione, reale e presente, in cui personale delle Forze armate in quiescenza o delle Forze di Polizia o delle altre Forze dell'ordine viene convocato dall'autorità giudiziaria ordinaria nei processi penali, civili, amministrativi e contabili quale testimone - chiaramente, parliamo solo riferendoci al tema delle testimonianze - per fatti svolti quando erano in servizio. Quindi, credo che sia francamente giusto dovergli riconoscere da parte dello Stato un riconoscimento economico che consenta di ottemperare a questa esigenza.

Chiaramente, come lei ha detto e come la risposta dice, bisogna fare un atto normativo. Credo che, sicuramente, potrà essere fatta una proposta emendativa su qualche provvedimento da parte del Parlamento, ma invito anche il Governo e il Ministero della Difesa a vedere se, nei prossimi atti che verranno proposti dal Governo in merito a questioni legate alla Difesa e al personale della Difesa, si possa provvedere anche direttamente, rispondendo, quindi, a un'esigenza che credo sia assolutamente importante e centrale, come è stato ribadito anche nella risposta a questa interrogazione.

(Chiarimenti e iniziative in ordine al progetto di realizzazione di una base militare nella città di Pisa, in località Coltano - n. 3-00733)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Difesa, Matteo Perego Di Cremnago, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Quartini n. 3-00733 (Vedi l'allegato A).

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. In relazione ai contenuti dell'interrogazione oggi in discussione e a come intenda il Ministero interrogato intervenire, anche attraverso proposte alternative e partecipate, in relazione alla rinnovata volontà di ubicare la base in diverse aree, fra le quali la ex Cisam, si rappresenta che l'ipotesi progettuale iniziale al momento, tesa alla sola realizzazione delle nuove sedi del gruppo intervento speciale e del primo Reggimento carabinieri paracadutisti “Tuscania”, in un sedime sito in località Coltano di Pisa, è stata superata da una nuova progettualità approvata dal tavolo operativo interistituzionale, richiamato nell'atto.

In tale contesto, si evidenzia che la soluzione individuata prevede ora per il soddisfacimento delle specifiche esigenze dell'Arma, la riqualificazione del solo CISAM (Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari), ubicato in un'area già in uso alla Difesa, mediante linee progettuali implicanti un minor consumo di suolo, un basso impatto ambientale, con realizzazione di edifici prossimi all'autosufficienza energetica oltre che iniziative nel settore della biodiversità, quali, a titolo esemplificativo, la piantumazione di circa 12.000 nuove piante e opere di compensazione condivise con gli enti locali interessati, quali la messa a disposizione della collettività di impianti sportivi.

Si evidenzia, inoltre, che la nuova base assicurerà circa 200 nuovi posti di lavoro a civili dell'area. Infine, si rappresenta che per la realizzazione della descritta opera, sin da principio, non è mai stato ipotizzato l'utilizzo di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

PRESIDENTE. Il deputato Quartini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Sottosegretario che, tuttavia, non ha dato una risposta soddisfacente alla nostra interrogazione. In primo luogo, noi solleviamo un problema importante rispetto alla razionalizzazione delle scelte che sono state fatte riguardo agli spazi per le infrastrutture della Difesa, perché ci sono forti criticità da questo punto di vista. Sì, è vero, c'è stato un tavolo interistituzionale che ha fatto un'operazione di modifica della prima ipotesi di intervento. La proposta di riorganizzare le strutture militari, inclusa la divisione logistica tra l'area operativa e quella residenziale, con una distanza di 25 chilometri, solleva infatti forti dubbi sulla fattibilità e sulla coerenza stessa con le necessità del territorio. Perché non sono state prese in considerazione altre proposte più ragionevoli, come l'area Expo a Ospedaletto, come fulcro della base diffusa proposta dall'Arma dei carabinieri o, ancora meglio, la caserma Gamerra di Pisa, sede del CAPAR, in un'ottica di riqualificazione e potenziamento del centro? Tra le due province, Pisa e Livorno, c'è un gran numero di edifici e strutture dell'Esercito, della Marina militare e dell'Aeronautica e buona parte di queste strutture necessitano di interventi di carattere straordinario. Perché non pensare a riqualificare in particolare il CAPAR?

Mi fa piacere che abbia ribadito che i finanziamenti del PNRR non sono stati previsti per questo progetto.

Infine, si continua a investire in uno sforzo militare mentre si tagliano fondi per la sanità, per la morosità incolpevole, per la disabilità. Da dove arriveranno, per esempio, chiedo al Sottosegretario, i fondi per l'acquisto all'asta di tenuta Isabella, area posta in un territorio a vocazione agricola che sembra sia stata individuata, a Pontedera, per questa scellerata, dal nostro punto di vista, colata di cemento? Si prevedono 440.000 metri cubi in un'area a rischio alluvionale. Quindi, da questo punto di vista, sento un po' come una manipolazione semantica parlare di tutela della biodiversità, di riqualificazione florofaunistica, di opere compensative sul territorio. Allo stesso tempo, mi viene di pensare che l'analisi costi-benefici che ne deriva è stridente con la realizzazione di caserme verdi, progetto su cui anche questo Governo si è impegnato con il programma pluriennale, pubblicato meno di un anno fa.

Non ultimo, il nodo ambientale. Sembra esserci un budget disponibile per il completo smantellamento dell'ex reattore nucleare e per la riqualificazione dell'area CISAM. Perché non utilizzare quei soldi per il completo ripristino ambientale dell'area e per restituirla, incontaminata, interamente al Parco di San Rossore? Si risanerebbe un pezzo di Toscana di grande pregio naturalistico e sarebbe mantenuta una delle tante promesse inevase della politica fatte, negli anni, alla popolazione del pisano.

Pensi, Sottosegretario, occorreranno, grosso modo, tra i 15 e i 20 anni prima che l'area CISAM, nella zona del reattore nucleare Galilei, torni ad essere fruibile. Per ora, i rifiuti nucleari non potranno essere rimossi. Le scorie radioattive dei siti militari devono essere convogliate nel deposito nazionale, ma non si sa nemmeno quando e dove. Inoltre, ci sono anche i rifiuti da altri siti militari, quali, ad esempio, gli stessi ospedali militari, perché i rifiuti radioattivi sono molti nell'ambito dell'attività medico-diagnostica. Sono presenti, pensate, 894.000 metri cubi di rifiuti radioattivi.

Presidente, concludo rapidamente perché, al di là degli aspetti economici e logistici, l'impatto è devastante per l'ecosistema del parco e delle zone limitrofe, con pericolose conseguenze sulla salute delle specie animali e vegetali che lo abitano e sulle persone che vivono e lavorano in quei territori. Non ci sono soltanto ordigni esplosivi ma anche inquinamento da metalli pesanti, stifnato di piombo, tetracene, piombo, nitrato di bario, alluminio, solfuro, antimonio. Anche i dossier che studiano la Sardegna denunciano un'anomala quantità di tumori emolinfatici e di nascite con malformazioni.

Infine, nella fase storica che stiamo attraversando, fatta di crimini di guerra, genocidi, escalation della spesa globale sulla guerra, è preoccupante che le priorità del Governo italiano e degli amministratori locali sembri, dunque, la militarizzazione del territorio. È evidente che siamo di fronte a un'escalation dello sforzo bellico nel nostro Paese. Sempre più persone, a Pisa e in tutta Italia, chiedono di rinunciare alla realizzazione di questa nuova infrastruttura bellica, chiedono una de-escalation militare nel territorio pisano e nel Paese intero.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 11,45 è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 92, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente Sergio Costa. Ne ha facoltà.

SERGIO COSTA (M5S). Grazie, signora Presidente. Grazie alle colleghe e ai colleghi. Io intervengo ai sensi degli articoli 79, comma 4, lettera b) e 146 del Regolamento, in relazione a cosa? In relazione alla proposta di legge dell'onorevole Bruzzone ed altri in materia di prelievo venatorio, per la caccia. Che cosa intendo dire? Essa è incardinata presso la XIII Commissione e noi, come MoVimento 5 Stelle, a mia prima firma, abbiamo chiesto spazi di interlocuzione in ordine a degli elementi che ci stanno particolarmente a cuore, come la profilatura di eventuale incostituzionalità, ai sensi dell'articolo 9 della Carta costituzionale, che, appunto, si occupa di tutela dell'ambiente, della tutela della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali, e profilature di eventuali infrazioni presso l'Unione europea che si potrebbero aprire. Abbiamo chiesto questo e abbiamo chiesto che venga discusso in XIII Commissione perché quello è il luogo preposto per questa discussione. Comprimere gli spazi di discussione, a nostro parere, o non accettare che questi spazi di discussione ci siano, secondo me, è un'applicazione rigida, ma non perfettamente allineata con la profilatura democratica della medesima Commissione. Mi riferisco, in particolare, a una richiesta scritta, che prevede una relazione del Governo per i profili che ho detto innanzi e anche una verifica approfondita di tutti i temi. Se questi temi a noi stanno particolarmente a cuore - e lo sapete benissimo, noi nel programma siamo assolutamente contrari al prelievo venatorio, alla caccia -, riconosciamo che, ovviamente, ci siano altri pensieri diversi e divergenti dai nostri - è il sale della democrazia -, ma la qualità della discussione e l'incontro sul piano del confronto, secondo noi, sono irrinunciabili.

L'altro tema - articolo 146 del Regolamento - ci ha fatto chiedere anche una relazione del CNEL. Eminenti studiosi del CNEL possono favorire, presso la XIII Commissione, un approfondimento tecnico, giuridico e amministrativo, rispetto, di nuovo, ai profili di costituzionalità e al profilo di eventuali infrazioni che potrebbero far sbattere il nostro Paese innanzi all'Unione europea. Anche qui, noi chiediamo uno spazio d'interlocuzione, i tempi per poter dimostrare, in XIII Commissione prima e, poi, eventualmente, nelle altre Commissioni, che questa proposta di legge, con riferimento alla quale si sta contingentando la tempistica, e non capiamo perché, tranne che non si debba immaginare una volontà squisitamente elettoralistica, contiene elementi che possono far male al Paese. Il tema del confronto, signora Presidente, è semplicemente quello di applicare una ratio del Regolamento in modo che esso sia interpretato non in modo formalistico, ma per quello che serve, ovverosia confrontarsi e ottenere il risultato che è giusto che la democrazia ottenga.

Il mio intervento, quindi, è una richiesta a lei, signora Presidente, di farsi portavoce, se lo ritiene, presso il Presidente Fontana affinché siano accordati e assegnati questi spazi nella XIII Commissione prima ancora che la proposta vada in altre Commissioni e che venga approfondito il tema che rischia di portarci a sbattere, per l'ennesima volta, come Paese. Non c'è nessuna polemica, c'è un'osservazione dei fatti, pur riconoscendo correttamente che ci sono idee diverse. Noi siamo assolutamente contro la caccia, altri, invece, non lo sono, ma, se non c'è dibattito, non c'è democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io sullo stesso argomento, invocando i medesimi articoli citati nell'intervento dell'onorevole Sergio Costa.

Evidentemente, la proposta di legge n. 1548 è stata ritenuta talmente urgente dal suo relatore, dal presidente della Commissione da far sì che, in una sola seduta in Commissione, si sia presentata e illustrata la proposta di legge, siano state destinate pochissime ore ai soggetti da audire e sia stato posto il termine del 5 febbraio per gli emendamenti. Ciò anche a fronte del fatto che l'onorevole Sergio Costa avesse presentato una sua proposta di legge, a nome del gruppo 5 Stelle, e che, da parte nostra, il 3 febbraio, avessimo avuto la pubblicazione della proposta di legge di Alleanza Verdi e Sinistra e che l'onorevole Brambilla avesse, a sua volta, presentato una proposta di legge a firma di tutto l'Intergruppo in difesa e sostegno della vita animale. Nonostante ciò, si è ritenuto un termine veramente incongruo e incomprensibile per la presentazione degli emendamenti, anche prima della conclusione della discussione sulle linee generali.

Anch'io ritengo indispensabile che ci sia un'interlocuzione approfondita con il Governo per i motivi ben esposti dal collega Sergio Costa, perché si tratta di una proposta di legge che neanche nomina l'articolo 9 della Costituzione. Evidentemente è stata pensata prima, evidentemente si radica in una cultura assolutamente in contrasto con l'articolo 9 della Costituzione e con tutto il dibattito culturale che, a livello parlamentare e a livello sociale, si è svolto nel nostro Paese, anche con incongruenze evidenti che, nel corso delle audizioni, sono state messe in evidenza dalle associazioni ambientaliste rispetto alla normativa europea. Quindi, ci sono tutti i presupposti per un approfondimento, anche perché non si tratta di una proposta di legge a modifica di una legge sulla caccia, ma di una proposta di legge di tutela della fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso tema l'onorevole Brambilla. Ne ha facoltà.

MICHELA VITTORIA BRAMBILLA (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Io vorrei segnalare, rispetto alla proposta di legge Bruzzone n. 1548, che vi è la seguente proposta di legge, l'atto Camera n. 1670, già depositata, che verte su identica materia, a mia prima firma e, poi, a firma degli onorevoli Rizzetto, Sergio Costa, Saccani Jotti, Gruppioni, Lacarra, Cherchi, Pella, Carotenuto, Dalla Chiesa, Dori, Ascari, Gallo, Evi, Longi, tutti onorevoli deputati che appartengono all'Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell'ambiente.

Quindi, ai sensi degli articoli 79 e 146 del Regolamento, vorrei chiedere un approfondimento di riflessione circa due aspetti importanti che riguardano i contenuti di questa proposta di legge a prima firma Bruzzone, alla quale ci stiamo riferendo. Sicuramente, il profilo di costituzionalità o incostituzionalità. Abbiamo fatto un grande lavoro nella passata legislatura per addivenire alla formulazione di un articolo 9 della Costituzione che oggi comprende la tutela dell'ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi, la tutela degli animali, con la legge dello Stato che ne disciplina le forme e i modi. Quindi, io ritengo necessario che venga approfondita l'eventuale incostituzionalità di questa proposta di legge, così come ritengo molto importante approfondire prima, non ex post, la compatibilità con le procedure di infrazione alle quali Bruxelles, evidentemente, potrebbe sottoporre l'Italia. Perché?

Perché abbiamo una grande responsabilità, dal momento che, ogni volta che l'Italia entra in procedura di infrazione, chiediamo soldi ai cittadini. Quindi, come esponente di maggioranza, ma anche come presidente dell'Intergruppo parlamentare, chiedo che lei stessa, Presidente, se fosse possibile, si faccia portavoce di questa nostra richiesta.

La XIII Commissione (Agricoltura) è il luogo dove approfondire tutti questi aspetti proprio perché si possa arrivare a un testo che sia, sotto ogni profilo, il migliore possibile, senza alcun pregiudizio, ma con l'intento di rendere il miglior lavoro possibile a questa istituzione e al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Ringrazio i colleghi e naturalmente riporterò al Presidente le richieste che sono state poste in Aula.

Non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15,20.

La seduta, sospesa alle 15,12, è ripresa alle 15,20.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Su un lutto del deputato Andrea Di Giuseppe.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Andrea Di Giuseppe è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.

La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, sono qui a richiedere, per il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, un'informativa urgente da parte del Ministro Urso sulla crisi dell'automotive italiano e vorrei argomentarla così, anche se c'è poco da dire: abbiamo provato, in quest'Aula, a parlare della lunga crisi dell'automotive italiano, che è ben precedente alla fine del motore endotermico. Vengo da una città che ha visto 17 anni di cassa integrazione. In questi mesi, solo in questi mesi, abbiamo visto la “Topolino” volare in Marocco, la “600” volare in Polonia, e la “Panda” elettrica volare in Serbia e sono state annunciate, dopo le interruzioni a Mirafiori dal 12 febbraio al 3 marzo, altre quattro settimane di cassa integrazione.

Ora, Presidente, vediamo che nelle ultime settimane, finalmente - possiamo dirlo: finalmente -, non siamo i soli a parlare del futuro dell'automotive e del made in Italy italiano. Continuiamo a pensare che la transizione ecologica sia l'unica che possa portare la piena e buona occupazione e non è continuando a chiedere rinvii all'Unione europea che si può pensare di far traguardare questo settore oltre la crisi che sta vivendo.

Mi faccia dire, Presidente, che credo che il possibile ingresso nell'azionariato del gruppo Stellantis non possa avvenire tramite battute; parliamo di qualche miliardo di euro. Ritengo che gli eventuali incentivi, fatti, più o meno, a tanti o a pochi gruppi, dovrebbero essere conseguenti alle parole che abbiamo detto qui, negli ordini del giorno. E sa cosa abbiamo detto, Presidente? Che non arriverà un euro di contributo pubblico a chi non produce in Italia. Allora, le cose sono due, visto che la Presidente Meloni ha detto, giustamente, che quelli non sono incentivi a Stellantis, quali auto del futuro facciamo in Italia? A me risulta solo la “500” elettrica, la “500” elettrica che fino al 2027 si farà a Mirafiori. Tra l'altro, dal 2027 in poi non c'è alcuna previsione. L'alternativa è che il Governo stia finalmente lavorando per portare altri produttori del mondo dell'automotive, soprattutto delle auto del futuro, qui in Italia. Vorremmo che questa non fosse una discussione da fare solo su qualche pagina dei giornali; crediamo che il futuro di 70.000 lavoratori e il futuro del tanto indotto che ancora c'è ed esiste in questo Paese dipendano anche dalle politiche industriali che vogliamo mettere in campo. Noi da tempo siamo aperti e pronti ad aprire una grande discussione nel Paese, speriamo che, finalmente, chi vuole davvero difendere gli interessi di questo Paese sia pronto ad aprire un'interlocuzione con Stellantis, perché se si è subalterni non conta nulla entrare nei consigli di amministrazione, non conta nulla richiedere incentivi, se si danno poi ad auto prodotte fuori da questo sistema economico.

Quindi, Presidente, siamo qui, a chiedere al Ministro Urso dove vuole stare. Noi stiamo dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici, noi siamo dalla parte di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Onorevole Grimaldi, naturalmente riferirò al Presidente la sua richiesta di informativa.

Salutiamo la delegazione di studentesse, studenti e docenti dell'Istituto d'istruzione superiore Raffaele Piria, di Rosarno, che partecipano oggi alla giornata di formazione a Montecitorio e che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 674 - Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti (Approvato dal Senato) (A.C. 1515​) (ore 15,26).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1515: Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti.

Ricordo che nella seduta del 5 febbraio si è conclusa la discussione generale e il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto, altresì, che la Commissione ha presentato l'emendamento 27.500, che è in distribuzione e che la Commissione bilancio ha condizionato, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, il parere favorevole sul testo del provvedimento all'approvazione di tale emendamento.

Comunico, inoltre, che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla Commissione bilancio, non ritiene ammissibile, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, l'emendamento 16.1 Merola in quanto recante nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Poiché con riferimento a tale articolo non sono stati presentati emendamenti, se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, lo porrò direttamente in votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Chiedo al relatore il parere sull'articolo aggiuntivo 1.01 Merola.

FRANCESCO FILINI , Relatore. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme, Presidente.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Poiché con riferimento a tale articolo non sono stati presentati emendamenti, se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, lo porrò direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Chiedo al relatore il parere sull'articolo aggiuntivo 3.01 Merola.

FRANCESCO FILINI , Relatore. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. La proposta emendativa nasce da una considerazione piuttosto importante, relativa all'attuale sistema dei controlli societari, così come stabilito dall'articolo 2477 del codice civile, che, come noto, è ideato esclusivamente per le cosiddette società chiuse. In questo modo, esso non rispetta opportunamente l'esigenza di tutela degli investitori, visto che quelle norme consentono, com'è noto, ai soci, anche nei casi di nomina obbligatoria, di scegliere fra le diverse forme di controllo, decidendo in alcuni casi, direi in molti casi, anche la totale soppressione dell'organo di controllo interno deputato alla vigilanza sulla gestione, in luogo di un mero controllo legale dei conti. E questo ha ancora più valore ai fini del provvedimento che stiamo esaminando, in considerazione del fatto che le quote delle società a responsabilità limitata possono essere oggetto di offerta al pubblico.

La precisazione, Presidente, non è di poco conto, in quanto attiene alle osservazioni in ordine alla disciplina delle PMI costituite in forma di società a responsabilità limitata, che, appunto, possono collocare con offerta pubblica le loro quote sul mercato. Com'è noto, infatti, nel caso in cui la società nominasse un revisore legale, a quest'ultimo potrebbe competere unicamente l'attività di revisione legale e non anche la funzione di cui all'articolo 2403 del codice civile. Quest'ultima attività è affidata dall'ordinamento in via esclusiva al collegio sindacale, in quanto solo quest'ultimo è organo interno alla società, collabora alla realizzazione dell'oggetto sociale e all'efficienza dell'organizzazione ed è dotato di incisivi poteri. Pertanto, mentre in capo all'organo di controllo societario potranno cumularsi la funzione di vigilanza e quella di revisione legale, al contrario il revisore legale potrà esercitare esclusivamente l'attività di revisione, con quanto può conseguirne, evidentemente, in punto di regole e di governance delle PMI costituite in forma di Srl. Per questo, la proposta emendativa prevede che, nelle PMI costituite in forma di società a responsabilità limitata, sia obbligatoria la nomina di un organo di controllo, anche monocratico, cui demandare le verifiche di legalità e l'osservanza dei princìpi di corretta amministrazione, nel caso si verifichino le condizioni di cui all'articolo 2477, secondo comma, del codice civile, in particolare - lo ricordo a me stesso - nel caso in cui la società sia tenuta, per esempio, alla redazione di un bilancio consolidato oppure controlli una società obbligata alla revisione legale dei conti e altri elementi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.01 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCESCO FILINI , Relatore. Presidente, il parere è contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 4.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.1 Merola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie Presidente. Per specificare, per quanto riguarda i nostri emendamenti all'articolo 4 - ci dispiace il parere complessivo contrario del Governo -, che sono tutti finalizzati a rivedere l'assetto della disciplina relativa agli emittenti, al fine di adeguare il codice e il testo unico ai cambiamenti intervenuti nel sistema economico e finanziario e per correggere gli effetti paradossali di talune disposizioni vigenti, in special modo sugli emittenti dei sistemi multilaterali di negoziazione. L'insieme dei provvedimenti ha questo scopo: di aiutare e specificare meglio l'applicazione della riforma della disciplina degli emittenti strumenti finanziari diffusi e ci rammarichiamo del parere complessivo contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.6 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.7 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.8 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.9 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCESCO FILINI , Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 8.1 Merola e sull'articolo aggiuntivo 8.01 Fenu.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.1 Merola.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Molto brevemente. L'articolo 8 è un articolo molto significativo, perché introduce una serie importante di semplificazioni relative alle procedure di ammissione alla negoziazione, anche attraverso l'eliminazione di particolari requisiti per la quotazione stessa.

L'articolo 8, in particolare, prevede la soppressione delle lettere a) e c) dell'articolo 66-bis del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria. Tuttavia, l'articolo fa sopravvivere la lettera c), che consente alla Consob, attraverso un proprio regolamento, di fatto, di interferire con le procedure di quotazione, per esempio escludendo dalle stesse alcuni soggetti le cui procedure di ammissione possano essere sospese per un certo periodo di tempo. Inoltre, la Consob, grazie a questa lettera c), ha la possibilità di definire, con un regolamento, addirittura quali potrebbero essere le procedure e le modalità attraverso cui queste società vengono ammesse alla quotazione. L'emendamento propone di sopprimere anche la lettera c), proprio per consentire che l'articolo 8, così come formulato, possa dispiegare concretamente e in maniera più ampia i propri effetti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.01 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Brevemente, per descrivere il contenuto dell'articolo aggiuntivo 8.01. Chiediamo che partecipino alla determinazione dei compensi degli amministratori delle società quotate e delle società partecipate dal Ministero dell'Economia e delle finanze, anche i dipendenti aziendali. La finalità è di garantire un controllo, ma anche una maggiore trasparenza, non soltanto nei confronti degli azionisti, ma anche nei confronti del personale dipendente delle società.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.01 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

FRANCESCO FILINI , Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 9.1 Merola.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.1 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Poiché all'articolo 10 sono riferiti soltanto gli identici emendamenti 10.1 Fenu e 10.2 Borrelli, integralmente soppressivi dell'articolo medesimo, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo.

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere sugli identici emendamenti 10.1 Fenu e 10.2 Borrelli.

FRANCESCO FILINI , Relatore. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ricordo che il parere del relatore e del Governo è contrario alla soppressione dell'articolo 10. Chi intende sopprimerlo, deve votare contro il mantenimento, chi invece intende mantenerlo deve votare a favore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

FRANCESCO FILINI , Relatore. Parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 11.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 11.1 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Il provvedimento abroga l'obbligo presente nel nostro ordinamento di segnalare alla Consob le operazioni effettuate dagli azionisti di controllo. Chiediamo la soppressione di questa disposizione, perché la comunicazione alla Consob delle operazioni effettuate da parte degli azionisti di controllo è un presidio di sicurezza e di tutela anche degli investitori, perché, ovviamente, gli azionisti di controllo possono essere a conoscenza di informazioni che la generalità degli azionisti non conosce.

Queste informazioni possono dare luogo a operazioni che hanno un impatto sul mercato, quindi siamo contrari alla soppressione di questo obbligo di comunicazione e ci dispiace che il Governo abbia dato parere contrario sul nostro emendamento soppressivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.1 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'emendamento 11.2 Merola.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per quanto riguarda l'articolo 11, sullo svolgimento delle assemblee delle società per azioni quotate, il senso dei nostri emendamenti a questo articolo consiste nella necessità, che avvertiamo, di stabilire le condizioni minime di partecipazione al capitale sociale per il diritto di partecipazione alla discussione assembleare. Quindi, i nostri emendamenti vanno nel senso di garantire il fatto che la partecipazione alla discussione dell'assemblea sia consentita con una quota minima di partecipazione o un controvalore determinato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.2 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.3 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.4 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.5 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 11.6 Merola, 11.7 Fenu e 11.8 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo all'emendamento 11.9 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. L'articolo 11 prevede, tra le altre cose, la designazione di un rappresentante che, di fatto, comprime un po' la possibilità di partecipare alle assemblee per gli azionisti. Noi abbiamo presentato un emendamento che mitiga questa compressione e diamo la possibilità ai soci che rappresentano almeno il 5 per cento del capitale di chiedere, entro 10 giorni dalla pubblicazione dell'avviso di convocazione, di poter intervenire sul voto in assemblea e di esercitare il diritto di voto in forma collegiale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.9 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 11.10 Fenu e 11.11 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCESCO FILINI , Relatore. Presidente, parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 12.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Anche per il Governo il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 12.1 Merola.

Ha chiesto di parlare il collega Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il Comitato per la legislazione, che ho presieduto nella seduta del 15 novembre scorso, ha avuto l'opportunità di formulare un parere molto critico in particolare sull'inserimento, nella lettura al Senato, dell'articolo 12, con l'invito alla Commissione di merito di approfondire la formulazione dell'articolo 12 stesso, perché, rispetto al titolo del disegno di legge che stiamo esaminando e che richiama il sostegno alla competitività dei capitali, appare come un corpo estraneo. L'articolo citato è incoerente con le finalità dichiarate nel titolo, anche perché competitività del mercato dei capitali può significare competitività del mercato italiano rispetto a quello di altri Paesi, ma anche maggiore concorrenza sia nel mercato che tra operatori e portatori di interessi. L'impianto costituzionale del nostro Paese poggia sull'articolo 41 della Costituzione, che stabilisce il principio di libertà dell'iniziativa privata, che riguarda non soltanto la fase iniziale di scelta dell'attività, ma anche i successivi momenti del suo svolgimento (ci sono due pronunciamenti della Corte, il n. 35 del 1960 e il n. 54 del 1962). Tra i successivi momenti di svolgimento va inclusa la potestà statutaria. Ci si chiede cosa celi nella sostanza questa iniziativa, con relativa delega al Governo? È uno scontro interno al capitalismo italiano? È una lotta di potere? Non mi sembra prudente prendere questa strada e parteggiare per alcuni rispetto ad altri. Casomai, mi sarei preoccupato di tutelare i piccoli azionisti.

Ora, è necessario considerare che il legislatore può disporre limiti all'impresa, ma unicamente per ragioni di utilità sociale. In questo caso l'utilità sociale potrebbe essere, come indicato dal titolo, quella della tutela della concorrenza e sappiamo bene quanto bisogno ci sarebbe di introdurre un di più di concorrenza nell'interesse del cittadino consumatore, con il bilanciamento necessario, ovviamente, ma avendo chiara la direzione di marcia e non come il Governo sta facendo in alcuni comparti, ponendosi in aperto contrasto con le stesse direttive europee. Orbene, con questo articolo si vogliono fissare limiti che nulla c'entrano con l'utilità sociale. Riguardano piuttosto la deliberazione della lista del consiglio di amministrazione quanto al numero di voti per la proposta, al numero di candidati, ai requisiti di pubblicità della lista, alle procedure di votazione della lista e dei singoli candidati, con un paradossale doppio voto che rinvia a certi magheggi nei congressi di quando i partiti veri i congressi li facevano. Questo per dire, cioè, che non è la prima volta che si vedono operazioni di questa natura, ma erano in un altro contesto. Il fatto che siano riproposte qui espone il Governo a una responsabilità che sono molto curioso di vedere come colmerà. Poi, il numero massimo di componenti della lista e i limiti dei poteri esercitabili dagli eletti tratti dalla lista. Tali limiti agiscono non solo nella fase iniziale, ma anche nel corso della durata della carica degli amministratori, una volta eletti.

L'articolo 12 sembra, quindi, pensato apposta in maniera da rendere difficile e onerosa la presentazione della lista dei candidati del consiglio di amministrazione, ma anche a ridurne il numero e i poteri dopo l'entrata in carica, addirittura con un premio di minoranza - e anche questa è un'invenzione davvero straordinaria - laddove si fa un riferimento testuale ai componenti del consiglio di amministrazione di competenza delle minoranze. Si potrebbe dire: alla faccia della governabilità. Questa formulazione è priva di razionalità, in quanto la proposta deve comunque essere sottoposta all'approvazione dei soci e, quindi, impedisce l'ordinato svolgimento di un processo rappresentativo.

Mi chiedo perché il Governo si è voluto infilare in un percorso così discutibile in una fase in cui si chiede agli emittenti di provvedere all'adeguamento degli statuti per consentire l'applicazione delle norme a decorrere dalla prima assemblea convocata in data successiva al 1° gennaio 2025.

Se ne vedranno di tutti i colori. Gli studi legali saranno già al lavoro e anche la Corte costituzionale sarà coinvolta, poiché questo articolo viola evidentemente l'articolo 3, comma 1, sull'eguaglianza, in quanto dispone un trattamento diseguale per l'accesso e per i poteri dei membri del consiglio di amministrazione. Lo stesso articolo va considerato sotto il profilo della ragionevolezza, in quanto, introducendo una soglia di sbarramento per la lista del CdA, favorisce una minoranza rispetto alla maggioranza; va poi considerato anche l'articolo 41 della Costituzione sulla libertà di iniziativa economica privata, in quanto dispone limiti eccessivi alla potestà di autorganizzazione e, quindi, all'autonomia privata; infine, c'è l'articolo 47, quello sulla tutela del risparmio.

Conclusivamente, tutte queste ragioni portano a considerare come più prudente la soppressione di questo articolo 12, corpo estraneo di un testo legislativo di cui ci sarebbe effettivamente necessità ma che con questo inserimento lo rende indigeribile nel suo complesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Io chiedo di sottoscrivere l'emendamento soppressivo a nome mio e del collega Cafiero De Raho. Se posso, vorrei fare anche un breve intervento, così evito di intervenire sul successivo emendamento 12.2. In realtà, inizialmente, nella discussione al Senato e anche nella scorsa legislatura, noi abbiamo ritenuto che l'argomento delle liste presentate dal CdA uscente fosse un argomento importante e. come tale, anche da ordinare, visto che è una prassi che arriva dal mondo anglosassone, ma ormai è ampiamente utilizzata anche in Italia. Era necessario un minimo di regolazione anche per evitare soprattutto quello che potrebbe essere lo strapotere dei consigli di amministrazione e l'autoperpetuarsi degli stessi consigli, cosa che spesso sfugge anche agli azionisti. Infatti, con l'emendamento successivo 12.2 abbiamo cercato di introdurre alcuni elementi, soprattutto di trasparenza e di rotazione degli incarichi relativi ai consiglieri del consiglio di amministrazione. Tuttavia, anche noi riteniamo che l'emendamento voluto dalla maggioranza sia fuori luogo in questo provvedimento, un provvedimento che è assolutamente condivisibile nelle sue finalità, e il collega che ha parlato prima di me l'ha detto. La finalità principale era la necessità di rendere più agevole l'accesso al mercato anche alle piccole e medie imprese, l'accesso ai capitali in un periodo in cui, come sappiamo, l'accesso ai canali ordinari, in particolare bancari, per le piccole e medie imprese è reso molto complesso. Negli ultimi mesi abbiamo visto come questo provvedimento assolutamente condiviso - e per questo anche ci asterremo sul voto finale - si è trasformato in un terreno di battaglia tra grandi potentati del nostro capitalismo. Noi non vogliamo partecipare a questa guerra, perché non è un dovere del legislatore. In questo il Governo sbaglia, anche con il suo andamento un po' ambiguo, perché da una parte introduce l'articolo 12 per ordinare il tema della presentazione della lista nel CdA, dall'altra parte prevede anche una delega, con cui potrebbe essere comunque nuovamente modificata questa disposizione. Quindi, il comportamento è ambiguo e il Governo stesso alla fine su questo tema non sa cosa fare. Siccome l'interesse principale del legislatore dovrebbe essere quello di tutelare gli investitori ma anche i risparmiatori e dare loro garanzie soprattutto in termini di trasparenza e di regolarità, riteniamo sia meglio eliminare dal provvedimento questa disposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Sarò molto breve. Anche noi voteremo a favore sull'emendamento soppressivo. Questa vicenda è stata derubricata a tecnicismo e pochi hanno seguito esattamente che cosa questa norma implica. Mi faccia provare, Presidente, in due minuti a fare un esempio pratico. Premetto che tutti siamo a favore o per lo meno noi siamo a favore di rendere più contendibili le società quotate, perché più contendibilità significa maggiore stimolo all'innovazione, maggiori performance, mediamente. Però, con questa norma qui si sta dicendo che se la lista del consiglio di amministrazione viene presentata e vince, le due liste, seconda e terza classificata, se prendono insieme meno del 20 per cento ottengono comunque il 20 per cento di posti nel consiglio di amministrazione. Quindi, indipendentemente dai voti che raccolgono, ottengono il 20 per cento. Perché? Non si sa. Ma è ancora più interessante il caso in cui la seconda e la terza classificata ottengono, sommate, più del 20 per cento. A quel punto direte, va bene, se prendono il 23 avranno il 23, se prendono il 25 avranno il 25. No, in quel caso, inizia un'altra ripartizione proporzionale a cui però accedono soltanto le liste che superano il 3 per cento. Non so, forse hanno preso la soglia del rosatellum. Questo che cosa comporta? Comporta che siccome le liste, seconda e terza, hanno assegnata anche la ripartizione persa di quelli sotto il 3 per cento, succede che in questo caso le liste di minoranza hanno la maggioranza in consiglio di amministrazione. Quindi, ricapitolando, con questa norma quando nelle società quotate si voterà o c'è un premio di minoranza, che ti porta comunque al 20 per cento, o c'è un premio di minoranza che ti porta ad avere la maggioranza nel consiglio di amministrazione contro la volontà espressa dagli azionisti.

Ora “ccà nisciuno è fesso” e io voglio chiudere questo intervento dicendo una cosa. Nonostante sia un valore per noi preservare la contendibilità anche dei grandi gruppi italiani, voi con questa norma, per un caso specifico, state creando una distorsione che durerà negli anni. Ne siete perfettamente consapevoli e avete scelto di barattare un caso specifico, giusto o sbagliato che sia, per un sistema di governance per il quale ci stanno ridendo dietro in tutta Europa. Spero ne siate consapevoli, ma, ahimè, sono sicuro che ne siete consapevoli (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.1 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.2 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.3 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.4 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 12.5 Alifano e 12.6 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.7 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.8 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.9 Tabacci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.10 Tabacci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.11 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.12 Lovecchio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.13 Raffa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 12.14 Merola.

Ha chiesto di intervenire il deputato Merola.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sulla questione delle liste dei candidati per il Consiglio d'amministrazione, malgrado i nostri tentativi, il testo proposto dalla maggioranza continua a essere un impianto normativo che, a nostro avviso, ostacola l'uso delle liste del consiglio, in quanto si dà maggiore spazio alle liste di minoranza nel caso che la lista del consiglio sia la più votata.

Voglio ricordare ancora una volta che la presentazione delle liste del Consiglio d'amministrazione è coerente con la prassi seguita nei principali Paesi e ordinamenti, inclusa l'Olanda, ossia il paese dove varie società italiane si sono trasferite per sfruttarne la maggiore libertà statutaria e, per ironia della sorte, anche alla società che ha sollevato il caso in Senato.

È vero che all'estero le liste del consiglio hanno come contrappeso la possibilità di votare sui singoli candidati e questo la maggioranza ha voluto prevedere nel testo odierno, ma all'estero vale per tutti i candidati, mentre in questo testo vale solo per quelli proposti dal Consiglio di amministrazione.

Riteniamo, quindi, che questa sia davvero l'occasione per rimediare al pasticcio della norma sulle liste del consiglio e che andrebbero eliminate le regole che danno alle minoranze ulteriori seggi nel caso di vittoria della lista del consiglio, per la confusione, per il rischio di incertezza e poca trasparenza che trasmette agli investitori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.14 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.15 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'emendamento 12.16 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Una delle storture oggettive della presentazione e della promozione delle liste dei CdA è che il CdA uscente utilizzi o possa utilizzare le risorse della società sia per formare la lista, che, poi, presenterà, sia per fare attività di promozione della stessa lista. Quindi, cerchiamo di inserire una precisazione, che dovrebbe essere abbastanza banale e ragionevole, per cui le spese per la formazione delle liste dei CdA uscenti siano a carico dello stesso CdA uscente, e di impedire che lo stesso CdA uscente non utilizzi, per la promozione della sua lista, le risorse e le informazioni della società.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.16 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.17 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.18 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'emendamento 12.19 Alifano.

Ha chiesto di parlare la collega Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, signora Presidente. Con questo emendamento cerchiamo di evitare la concentrazione in poche mani di più cariche sociali. Bene o male, è in linea anche con altri emendamenti a firma del MoVimento 5 Stelle. Perché, che cosa cerchiamo noi? Una maggiore trasparenza del mercato societario, contrastare l'abuso di posizioni dominanti e incrementare le funzioni di controllo, che, per il vero, in questo testo normativo sembrano, invece, attenuarsi, e questo, purtroppo - si spera di no, ovviamente -, sarà a detrimento dei piccoli risparmiatori.

Sempre con questo emendamento, cerchiamo di valorizzare l'indipendenza di coloro che ricoprono incarichi all'interno delle autorità di vigilanza. E come? Con questo emendamento, suggeriamo la temporaneità dei loro incarichi. Ci spiace che il Governo non abbia posto attenzione a questo tema.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.19 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.20 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

(Vedi votazione n. 52 ).

Onorevole Pellicini, ha votato? No, non funziona (Commenti)… Ma io non ho mai chiuso la votazione… Revoco la votazione e rifacciamo la votazione, io non l'ho chiusa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.20 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione (Commenti).

(Vedi votazione n. 53 ).

Collega, aspetti, non ho capito. Colleghi, no, scusate, io ho detto chiaramente che era l'emendamento 12.20. È un errore del sistema.

Ho revocato la votazione precedente perché è stata chiusa prima che io dicessi che la votazione era chiusa. Quindi, questa votazione - come ho detto e immagino sarà ripreso - è sull'emendamento 12.20 Merola, non è sull'articolo 12, correggiamo lo schermo. Colleghi, se siete d'accordo, la revochiamo e la rifacciamo per la terza volta, così almeno siamo a posto. Revoco la votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.20 Merola, non 13.1… colleghi, un attimo. Dobbiamo dargli il tempo di scriverlo a mano… avete ragione, l'intelligenza artificiale, al posto della Presidente, magari. Diamo il tempo di scrivere “12.20”, sennò siamo da capo. Ce l'abbiamo fatta.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.20 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Stiamo votando l'emendamento 12.20 Merola e la votazione dovrebbe essere la n. 52, non la n. 54…. lo correggeremo a posteriori sulla base della voce della Presidente. Avete votato tutti, colleghi, adesso?

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo alla votazione dell'articolo 12.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. In realtà, l'articolo 12 è veramente distonico rispetto al testo del provvedimento di cui ci stiamo occupando. Del resto, come ha spiegato bene il collega Tabacci prima e, poi, il collega Merola, questo articolo è stato inserito in un testo, quello del disegno di legge cosiddetto Capitali, che era un po' il frutto del lavoro del passato Governo e sul quale avremmo potuto avere anche una condivisione molto più ampia. Purtroppo, la scelta che è stata fatta al Senato, di inserire questo articolo, è non solo poco comprensibile, ma assolutamente contraria anche a quello che è stato il buon proposito - prendiamolo così - della Presidente Meloni, la quale, in occasione di una conferenza stampa, ha detto che si tratta di una norma a favore dei soci, che avvicina agli investimenti.

Questo ci sembra assolutamente incoerente e anche falso, perché siamo di fronte a una norma che, invece, creerà - questo sì - caos, come spiegava anche il collega Tabacci, darà lavoro agli avvocati, ha profili di illegittimità costituzionale particolarmente rilevanti, ma, soprattutto, non ne comprendiamo il senso, soprattutto da parte di un Governo che, in questo momento storico, sta addirittura predisponendo una proposta di riforma della Costituzione per dare più stabilità al Governo. Quindi, da una parte, fa una riforma costituzionale che ha l'obiettivo di dare più stabilità al Governo e, dall'altra, presenta un disegno di legge, il disegno di legge Capitali di cui ci stiamo occupando, che ha, invece, all'articolo 12, l'unico obiettivo di rendere ingovernabile la governance di alcune importanti società quotate, peraltro, con un sistema, il ricorso al sistema proporzionale, che come è stato ben spiegato dai colleghi che mi hanno preceduto ha poco senso, non solo e non tanto, nell'ordinamento italiano, ma anche in quello di altri grandi Paesi, penso alla Germania, penso alla Francia. Quindi, è abbastanza incomprensibile perché - di fronte a una Borsa, quella di Milano, che è già un po' piccola rispetto ad altri soggetti internazionali - mettere in difficoltà proprio gli investimenti, dando incertezza su una questione, quella della governance dei consigli di amministrazione, a cui invece quegli investitori fanno particolare attenzione. Non solo, non c'è alcun aiuto per gli azionisti, ma si mettono in crisi alcune grandi società quotate, peraltro, in un provvedimento che aveva l'obiettivo di occuparsi delle PMI, e in cui, in realtà, ci si è occupati quasi esclusivamente di società quotate.

Lo dico, però, anche ai colleghi della maggioranza e, in particolare, vorrei che i colleghi della maggioranza, magari quelli del Nord, fossero un po' più attenti a quali sono queste società quotate che vengono immediatamente colpite proprio da questa previsione legislativa. Vorrei che capissero quali sono, perché stiamo parlando di alcune grandi banche e di alcune grandi assicurazioni e credo che dovrebbe essere obiettivo di tutti avere quella cautela nel legiferare che, non solo e non tanto, non crei un problema al mercato, ma che non crei un problema soprattutto nella governance di questi grandi gruppi che raccolgono, lo voglio ricordare, anche risparmio da parte di quei piccoli azionisti, azionisti diffusi. Perché, oggettivamente, non è comprensibile, non dico che quel risparmio venga in qualche modo messo a rischio, ma che, insomma, venga incautamente prevista una previsione legislativa come questa, che francamente ha un senso a dir poco sconosciuto, anche se, in realtà, conosciuto ai più. Ciò anche perché quello di questo provvedimento è un senso che oggettivamente abbiamo tentato di spiegare come un non senso, anche perché si tratta - e lo voglio ripetere, Presidente, in conclusione - di un provvedimento, di questo articolo 12, che pregiudica il buon funzionamento della governance societaria, che ha forti contraddizioni con la complessiva finalità dell'intervento legislativo, che ha profili di illegittimità costituzionale importanti, ponendosi in contrasto con gli articoli 3, 18, 41 e 47 della Costituzione, cioè la libertà di associazione, la libera iniziativa economica, il principio di promozione del risparmio e il principio di eguaglianza e di ragionevolezza, senza contare che ha problemi di compatibilità con il diritto comunitario. Insomma, quello che veramente non riusciamo a comprendere è perché il Governo e, soprattutto, questa maggioranza mettano la firma sotto un articolo, l'articolo 12, che risulta davvero incomprensibile, e lo dico ad alcuni colleghi che sono seduti dall'altra parte…

PRESIDENTE. Concluda, collega.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). In particolare, a quelli che vengono da Milano e da Trieste, affinché pongano attenzione all'intervento che si sta facendo con l'articolo 12, perché, con questo articolo 12, si sta mettendo a rischio la governance di importanti società quotate, che dovrebbero essere patrimonio comune ed essere di interesse del Paese e non soltanto - diciamo così - a giorni alterni, a seconda della convenienza o del momento o dell'interesse o della richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 55).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

FRANCESCO FILINI, Relatore. Presidente, il parere è contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 13.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 13.1 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Presidente, intervengo brevemente sull'emendamento 13.1, con il quale chiediamo l'introduzione di un voto maggiorato, con un maggiore peso, fino a 5 volte, qualora l'azionista detenga l'azione per un periodo continuativo non inferiore a 48 mesi, a decorrere dall'annotazione nel libro dei soci. La finalità è quella di fidelizzare, in qualche modo, gli azionisti e di evitare quella migrazione anche di grandi società - che c'è stata, che conosciamo tutti - verso l'estero e verso Paesi che consentivano importanti fusioni e, allo stesso tempo, evitavano il rischio, che in Italia invece c'è, di diluire il controllo della società. Si propone di intervenire per cercare di fidelizzare e di evitare quei rischi che, invece, si corrono in Italia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.1 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.2 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.3 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.4 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.5 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 61).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

FRANCESCO FILINI, Relatore. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 14.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Il parere è conforme, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.2 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.3 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 65).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A).

Essendo l'emendamento 16.1 Merola inammissibile, passiamo direttamente alla votazione dell'articolo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 66).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 67).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ormai, quando si smonta una riforma dell'epoca renziana non fa più notizia. Questo articolo smonta una delle riforme più apprezzate del Governo Renzi, che era quella delle banche popolari del gennaio 2015. Che cosa faceva questa riforma? Diceva: un conto sono le banche di credito cooperativo, quelle di prossimità, quelle piccole, quelle vicino al mondo agricolo, quelle in cui il direttore, come si dice, conosce per nome e cognome colui al quale concede il credito. Su quello si intervenne con la riforma delle BCC, che le lasciò fondamentalmente intatte ma le raggruppò in tre grandi gruppi. Però, le banche di dimensioni ragguardevoli, quelle con più di 8 miliardi di euro di attivo, non possono avere il voto capitario. Che cos'è il voto capitario? È quella cosa per cui, se hai una azione il tuo voto conta 1, cioè 1 vale 1, se hai 100.000 azioni il tuo voto vale sempre 1 e se hai 1 milione di azioni, il tuo voto vale sempre 1. Questo, ripeto, può andar bene, ma non certo nel contesto di una banca che lotta sul mercato e lotta per consentire la stabilità finanziaria. Allora, il Governo Renzi disse: quelle sopra gli 8 miliardi di euro di attivo devono trasformarsi in SpA. Trasformandole in SpA, si rendono quelle banche più contendibili, più attrattive, più esposte alla competizione di mercato. Fu realizzato. Ovviamente, come tutte le cose in Italia, ci sono voluti anni perché quelli che dovevano resistere hanno resistito fino alla fine: Consiglio di Stato, Corte di giustizia europea, mancava il Papa. Però, alla fine le 10 banche più grandi - le ultime furono una del Nord, dell'estremo Nord, e una del Sud, per dirvi come alla fine l'Italia è unita in certe cose - le abbiamo trasformate in SpA. E che cosa è successo? Ad esempio, abbiamo creato il terzo gruppo bancario del Paese, che è un gruppo stabile, un gruppo forte, che dà concorrenza e solidità al nostro sistema finanziario. Così è avvenuto un po' per tutto. Che cosa fa questo articolo, ora che quelle 10 banche sono a posto e che anche la più riottosa, alla fine, ha finito di fare ricorsi e, nel dicembre 2022, è diventata SpA ed è, in questi giorni, in trattativa per un'ulteriore crescita dimensionale?

Arrivate voi e dite: no, no, aspetta, il limite da 8 miliardi passa a 16 miliardi. Perché sbagliate a fare così? Intanto, perché è anche possibile che qualcuna decida di tornare indietro. Spero e credo di no, perché il mercato è una cosa che, quando lo provi, poi ti piace, è come una torta bella e buona. Però può darsi, in teoria, che qualcuno dica: aspetta, che forse torno indietro. Ma il danno è prospettico: se ci sono due o tre banche popolari, adesso, piccole, sotto gli 8 miliardi, che stanno considerando di fondersi, così facendo, voi le fate fondere, ma togliete loro l'obbligo di diventare Spa. Quindi, potranno fondersi, ma rimarranno con uno strumento, il voto capitario, che non è adatto a banche di quelle dimensioni. Guardate che voi tutti vi siete divertiti, nel 2015, quando si è trattato di insultarci per le banche, le 4 banche del centro Italia che sono andate nei guai. Ma di quelle 4 banche, alcune erano proprio banche popolari. E alcune di quelle banche sono andate nei guai non perché è arrivato il Governo Renzi o è arrivata l'Europa cattiva, come per 10 anni avete detto, ma perché il sistema di governance basato sul voto capitario rendeva quella struttura di controllo impermeabile alla contendibilità e al mercato. Quindi, con questo articolo - nel silenzio generale, perché anche qui non gliene è fregato nulla a nessuno - state smontando non solo una riforma del Governo Renzi, ma state smontando un fattore di competitività, di contendibilità e di stabilità del nostro sistema bancario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo perché il collega ha giustamente rivendicato i meriti di una riforma, che, dal suo punto di vista, evidentemente, ha inciso positivamente sul sistema. Tuttavia, sappiamo perfettamente che la realtà è diversa da quella descritta dal collega, perché quella riforma è servita esclusivamente a uccidere un sistema bancario che era rimasto l'ultimo presidio, salvo che qualcuno non voglia immaginare che Credito Cooperativo rimanga un presidio territoriale utile allo sviluppo delle imprese, soprattutto una parte di questo Paese. Infatti, quella riforma poteva avere un senso - e non l'ha avuto - per una parte di questo Paese, ma certamente non ha avuto un senso per un'altra parte del Paese, andando a incidere in maniera profonda, drammatica, deleteria sul sistema economico di molte regioni, che, intorno al sistema delle popolari, hanno spesso costruito o mantenuto la propria autonomia, in un periodo storico in cui - lo ricordo al collega - la contrazione degli impieghi bancari, da Roma, in giù è stata drammatica. Quindi, quella riforma ha, di fatto, consentito a un fenomeno, un processo, quale quello del disinteresse dei centri direzionali delle banche verso il Mezzogiorno, di diventare una forma di cannibalismo, gravando in maniera direi irrevocabile e irreparabile su molti sistemi economici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 68).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCESCO FILINI , Relatore. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 19.1 Merola. Ha chiesto di parlare il collega Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sappiamo che, nell'iter di questa discussione, il Governo è intervenuto proponendo una delega su una materia che, come abbiamo visto, a nostro avviso continua a essere pasticciata e non armonizzata, né equilibrata. Anche per questo, chiediamo, con questo emendamento, che per la predisposizione dei decreti legislativi il Governo costituisca appositi tavoli, con la partecipazione dei tecnici designati dall'amministrazione e di esperti in possesso di comprovata esperienza. Riteniamo che questo sia importante, perché abbiamo già potuto verificare quanto sia importante seguire l'interesse generale, in questa vicenda.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.1 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.2 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 19.3 Alifano e 19.4 Borrelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, signora Presidente. In modo molto breve, nella delega per il riordino del TUF si pone molto l'accento sull'idea di rianimare il mercato azionario italiano e quindi di rilanciare la competitività dello stesso. È uno degli obiettivi principe di questa delega, però non meno importante, secondo me, è raggiungere l'obiettivo della trasparenza, soprattutto perché questa azione poi non si rivolga a detrimento dei piccoli risparmiatori. Quindi, anche con questo emendamento noi ponevamo l'accento sul fatto che dovesse essere inserito tra i temi da affrontare nel riordino del TUF proprio il raggiungimento dell'obiettivo della trasparenza, al fine per l'appunto di tutelare gli investitori, che potrebbero essere anche compromessi da un alleggerimento dei controlli da parte delle autorità di vigilanza. Quindi, bisogna sicuramente tenere presente che c'è un altro tema, oltre quello di rianimare il mercato azionario, che è, per l'appunto, la garanzia degli investitori e, soprattutto, dei piccoli risparmiatori. Tra l'altro, c'è anche una modalità con la quale raggiungere questo scopo, che è quella di favorire lo scambio di dati e di informazioni tra le autorità preposte alla vigilanza del mercato azionario. E con questo emendamento - e anche con altri a mia firma - si tende, per l'appunto, a raggiungere questo scopo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 19.3 Alifano e 19.4 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.5 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.6 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.7 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 19.8 Alifano e 19.9 Borrelli.

Ha chiesto di parlare la collega Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, signora Presidente. Noi con questo emendamento poniamo al centro il tema dell'equità delle retribuzioni, che poi in fondo è stato un tema affrontato anche da parte del capitalismo italiano nel passato. Con questo emendamento proponiamo che la retribuzione degli amministratori che compongono il comitato esecutivo non possa essere superiore di oltre 50 volte - ripeto il numero, 50 volte - rispetto alla retribuzione media lorda del personale dipendente delle società. Penso che l'approvazione di questo emendamento potrebbe anche determinare un clima di maggiore collaborazione tra chi dirige le società e chi vi lavora, perché non deve esserci uno scarto così grande, così enorme tra chi ha compiti di direzione e chi invece lavora all'interno delle società (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Anche il nostro emendamento è volto a colmare il gap retributivo tra organi apicali e dipendenti delle società. Mentre il tema del salario minimo scuote l'Europa, in pochi parlano anche del problema opposto, cioè di quei top manager che guadagnano troppo. È un fenomeno cresciuto negli anni, determinando, appunto, un divario davvero profondo. Sono lontani gli anni in cui alcuni grandi imprenditori italiani spiegavano che il rapporto di 1 a 10 doveva stare al centro anche della competitività di un'azienda, al centro di quella giustizia sociale che gli stessi imprenditori mettevano al centro del dibattito pubblico. In Europa i CEO prendevano al massimo 45 volte di più del personale dipendente della società negli anni Ottanta, nel 2008 questa forbice è quasi decuplicata - 416 volte di più - ed è continuata a crescere fino al 2020, quando la media dei salari dei top manager europei è arrivata a essere di 649 volte superiore a quella dei dipendenti. Lo diciamo agli amministratori delegati, come Tavares, che prendono salari di quasi 1.000 volte superiori a quelli dei nostri operai e lo diciamo oggi, nel giorno di una nuova cassa integrazione. Già, perché quando i lavoratori sono in cassa integrazione non prendono lo stesso stipendio. Per questo, chiediamo a tutti, a partire dai banchi del centro destra: avete già bocciato il salario minimo legale, prendete la parola su quei primi sempre più irraggiungibili, visto che vi piace tanto fare la guerra solo contro gli ultimi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il collega Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, a integrazione di quello che ha detto il collega Grimaldi, il nostro emendamento prevedeva un limite già molto alto e cioè che la retribuzione non potesse essere superiore di 50 volte rispetto alla retribuzione annua lorda media del personale dipendente della società. Adesso il collega Grimaldi ha messo i dati in generale, però la domanda che noi ci poniamo e il motivo di questo emendamento sono chiari: è giusto che ci siano top manager che guadagnano 1.000 o 2.000 volte di più e che poi, casomai, gestiscano una schifezza anche le nostre grandi aziende? Soprattutto, quando poi sbagliano che responsabilità hanno? Mentre gli operai e i dipendenti rischiano sempre il posto di lavoro, loro si arricchiscono e spesso non pagano nulla per i loro errori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Per aggiungere la mia firma ai due emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 19.8 Alifano e 19.9 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.10 Lovecchio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 19.11 Lovecchio e 19.12 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.13 Lovecchio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.14 Raffa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.15 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 19.16 Raffa e 19.17 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.

Dichiaro aperta la votazione. No, revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare la collega Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non ero riuscita a farmi vedere in tempo. L'articolo 19 riguarda il conferimento di una delega al Governo che, onestamente, risulta alquanto incomprensibile, lo dico anche al Sottosegretario Freni, suo tramite, Presidente. Perché incomprensibile? Perché, onestamente, il testo che è stato discusso, cioè il cosiddetto disegno di legge Capitali, è un testo che viene evidentemente dalla maggioranza e che dovrebbe avere una provenienza parlamentare.

Ebbene, nel mentre si discuteva di questo DDL, è comparsa, diciamo così, la delega al Governo. Dico che è comparsa la delega al Governo perché, inspiegabilmente, sembra quasi che il Governo commissari il Parlamento e che, in qualche modo, il Governo dica, immaginiamo noi, poi magari non sarà così, “risolverò quelli che sono i problemi contenuti nel testo del DDL”. Ora, onestamente, credo che quello della delega sia un aspetto sul quale forse una riflessione in più andava fatta, ed è il motivo per cui, Presidente, noi all'articolo 19, proprio in conseguenza anche di quello che abbiamo già detto sull'articolo 12, voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 82).

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

FRANCESCO FILINI , Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 20.1 Merola.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.1 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 84).

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

FRANCESCO FILINI , Relatore. Parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 21.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 21.1 Fenu e 21.2 Borrelli.

Ha chiesto di parlare il collega Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Come sapete, ne abbiamo già discusso in Senato, perché pensiamo che questo articolo abbia minato il precedente impianto di regole sul cosiddetto cooling off, cioè quelle norme che disciplinano le restrizioni dall'uscita del personale o dei membri degli organi direttivi che esercitano attività professionale nel settore regolamentato, e contribuiscono, tra l'altro, a rafforzare l'indipendenza delle autorità, parlo della Consob, della Banca d'Italia, dell'Ivass, riducendo così il rischio di conflitto di interesse, ovviamente, e di interferenza nell'industria e nelle attività di supervisione. In particolare, questa normativa prevede per i componenti degli organi di vertice, i dirigenti, il divieto assoluto di intrattenere, direttamente o indirettamente, rapporti di collaborazione, di consulenza o di impiego con i soggetti pubblici o privati operanti nel settore di competenza, siano essi regolati o società da questi controllate. Divieto che opera nei 2 anni successivi alla cessazione dell'incarico, ma dalla sua applicazione sono esclusi i dirigenti che negli ultimi 2 anni di servizio siano stati responsabili esclusivamente di uffici di supporto.

Inoltre, tutti i contratti conclusi in violazione di tale norma sono nulli. L'articolo 21, che si vuole sopprimere, riduce da 2 anni ad 1 il suddetto periodo di incompatibilità, ma riduce anche il periodo con cui fare riferimento per la verifica della sussistenza di cause di inconferibilità. Quindi, è bene ricordare che, attualmente, a coloro che nei 2 anni precedenti abbiano svolto incarichi o ricoperto cariche in enti di diritto privato o finanziati dall'amministrazione o dall'ente pubblico, che, appunto, conferisce l'incarico, ovvero abbiano svolto in proprio l'attività professionale, se queste sono regolate, finanziate o comunque retribuite dall'amministrazione o dall'ente che conferisce l'incarico, non possono essere conferite.

Per questo chiediamo di ritornare indietro su questa norma, che rischia di rendere meno credibili tanto la Consob, tanto la Banca d'Italia, tanto tutti quegli organi e quelle autorità che devono continuare a rafforzare la propria indipendenza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 21.1 Fenu e 21.2 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 21.3 Fenu e 21.4 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.5 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 21.6 Alifano e 21.7 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 21.8 Fenu e 21.9 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 90).

(Esame dell'articolo 22 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 91).

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCESCO FILINI , Relatore. Parere contrario.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Anche per il Governo parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.1 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 93).

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 94).

(Esame dell'articolo 25 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 95).

(Esame dell'articolo 26 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 96).

(Esame dell'articolo 27 - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCESCO FILINI, Relatore. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Il parere è favorevole anche per il Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.500 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 97).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 98).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1515/1 De Palma. Parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/1515/2 Sala. Parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/1515/3 Congedo, n. 9/1515/4 Matera, n. 9/1515/5 De Bertoldi, n. 9/1515/6 Semenzato e n. 9/1515/7 Cattaneo. Parere contrario sugli ordini del giorno n. 9/1515/8 Toni Ricciardi e n. 9/1515/9 Fenu. Parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/1515/10 Centemero e n. 9/1515/11 Cavandoli.

Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1515/12 D'Alfonso, a condizione che sia riformulato premettendo all'impegno: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1515/13 Merola va espunta l'ultima premessa e riformulato l'impegno nei termini che seguono: “a valutare forme di consultazione pubblica prima dell'adozione dei decreti delegati”.

Il parere sull'ordine del giorno n. 9/1515/14 Stefanazzi è favorevole, a condizione che sia espunta l'ultima premessa e che sia riformulato in termini identici alla riformulazione proposta per l'ordine del giorno n. 9/1515/13 Merola.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/1515/1 De Palma favorevole.

Il parere sull'ordine del giorno n. 9/1515/2 Sala è contrario. Prendo atto che i presentatori ritirano l'ordine del giorno n. 9/1515/2 Sala.

Sugli ordini del giorno n. 9/1515/3 Congedo, n. 9/1515/4 Matera, n. 9/1515/5 De Bertoldi, n. 9/1515/6 Semenzato e n. 9/1515/7 Cattaneo il parere è favorevole.

Il parere sull'ordine del giorno n. 9/1515/8 Toni Ricciardi è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1515/8 Toni Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1515/9 Fenu, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Ha chiesto di intervenire il deputato Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Signor Presidente, la settimana scorsa, al question-time, abbiamo chiesto informazioni, chiarimenti e indicazioni al Ministro dell'Economia sulla volontà del Governo di cedere le quote di alcune società partecipate, delle principali società partecipate italiane. Quindi, per fare esempi, Poste Italiane, ENI e Ferrovie dello Stato. Il Ministro ha più volte rassicurato sulla volontà del Governo di mantenere il controllo di queste società. Per quanto riguarda le società quotate in borsa, ha precisato che il controllo si può svolgere in diverse forme, facendo anche esempi. Quindi, detenendo la maggioranza del pacchetto azionario oppure detenendo un numero di azioni sufficienti per avere il controllo dell'Assemblea. Ora, Presidente, queste rassicurazioni del Ministro, in realtà, oggi assumono particolare rilevanza, alla luce delle modifiche apportate dalla maggioranza e condivise dal Governo che riguardano proprio il controllo e la nomina dei consigli di amministrazione. Quindi, a prescindere da quelle che - più volte richiamate oggi, da diversi colleghi - sono le lotte di potere del nostro capitalismo e che sono quelle che hanno spinto anche a questa modifica inopportuna in questo provvedimento, a noi preoccupano quelli che possono essere gli effetti di queste modifiche, in particolare, sull'articolo 12, sul controllo delle nostre partecipate quando il Governo cederà o deciderà di cederne alcune quote.

Quindi, noi chiediamo, con questo ordine del giorno - abbiamo già visto che il parere del Governo è contrario -, di assicurare in ogni caso, anche alla luce di quello che avete fatto oggi, il controllo delle società partecipate quando il Governo deciderà di cedere le quote (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1515/9 Fenu, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 100).

Sugli ordini del giorno n. 9/1515/10 Centemero e n. 9/1515/11 Cavandoli il parere del Governo è favorevole.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1515/12 D'Alfonso, su cui il Governo ha espresso parere favorevole con riformulazione.

Chiedo al presentatore se accoglie la proposta di riformulazione.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Signor Presidente, accogliamo la riformulazione e chiediamo, se fosse possibile, di validarla con una votazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1515/12 D'Alfonso, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 101).

Sottosegretario, a seguito della riformulazione, gli ordini del giorno n. 9/1515/13 Merola e 9/1515/14 Stefanazzi risultano identici: è corretto? Va bene.

Pertanto, chiedo ai colleghi Merola e Stefanazzi se accettino o meno la riformulazione. Prendo atto che i colleghi Merola e Stefanazzi accettano la proposta di riformulazione e insistono per la votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici ordini del giorno n. 9/1515/13 Merola e 9/1515/14 Stefanazzi, come riformulati, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 102).

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il deputato Marattin. Ne ha facoltà.

Colleghi, per cortesia, usciamo in silenzio in modo da consentire al collega di svolgere il suo intervento.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Sarò abbastanza breve. Abbiamo già espresso le posizioni in occasione del voto degli articoli più rilevanti. Il nostro mercato borsistico, Presidente, è molto, molto sottodimensionato e avere un mercato dei capitali così sottodimensionato è un problema per tutti. È un problema per le imprese, che non hanno altri modi di accedere al credito se non nelle banche, e questo vuol dire che, quando c'è un problema nelle banche, questo diventa automaticamente un problema delle imprese, ed è un problema per i risparmiatori che non hanno una vasta gamma di opzioni tra cui scegliere per allocare il proprio risparmio.

Il nostro è un mercato veramente sottodimensionato e lo è sempre stato, fra l'altro con una presenza preponderante di banche e di società pubbliche. Se le togliessimo dal conto otterremo veramente un mercato delle dimensioni asfittiche. Quindi, c'è tanto da fare e questo disegno di legge era un'opportunità per fare bene. Non è che non contenga delle cose positive. Noi abbiamo votato a favore di quasi tutti gli articoli perché quegli articoli rappresentano delle innovazioni buone. Ad esempio, c'è tutta una parte di semplificazioni, semplificazioni per le aziende che si vanno a quotare e semplificazioni per le attività di regolamentazione. Sono tutte cose prese dal Libro Verde fatto dal Ministero del Tesoro durante il Governo Draghi, c'è poco di originale, ma le abbiamo votate volentieri. La questione del voto maggiorato, che è forse la principale novità, l'abbiamo votata volentieri anche se rappresenta un rischio perché, in un capitalismo familiare come il nostro, in mano a famiglie che hanno voglia di crescere, rappresenta un'opportunità ma, in mano a famiglie che, invece, non vogliono perdere il controllo anche quando ci sarebbe bisogno di apporto di capitali nuovi, rappresenta un rischio. Però, semmai sarà responsabilità del mercato punire o premiare perché, alla fine, un'azienda che va nei guai di soldi freschi ha sempre bisogno, sperando che non venga a chiedere soldi pubblici.

L'articolo sull'educazione finanziaria, in particolare, è cruciale, sebbene siano anni che qui discutiamo di educazione finanziaria nelle scuole. Abbiamo capito che un conto è approvare leggi, educazione civica e/o finanziaria e un conto poi è assicurare un insegnamento costante di qualità ai nostri ragazzi. La Banca d'Italia, infatti, ce lo ricorda sempre, noi siamo uno dei Paesi del mondo o, perlomeno, del mondo occidentale con la minore alfabetizzazione finanziaria. Se poi periodicamente assistiamo a crack finanziari, secondo noi, la colpa è soprattutto questa.

Però, ci sono anche tante cose negative o, perlomeno, ce ne sono poche ma, quelle che ci sono, sono belle grandi. Lo abbiamo detto negli interventi, voi abbattete una delle riforme più importanti fatte nella stagione del Governo Renzi. Vi sarà pure antipatico Renzi, ma il problema è che avete abbattuto un fattore di competitività, di solidità, di stabilità, di concorrenza nel settore bancario, una riforma che è andata a intaccare gruppi di potere locali che hanno provocato tanti danni ai risparmiatori italiani. Con un articolo - passato, come dicevo prima, nel silenzio generale - depotenziate gli effetti futuri, e, speriamo, non quelli passati, di quella riforma.

Abbiamo anche già detto di quell'articolo sulla lista del consiglio di amministrazione. Non so se, nelle dichiarazioni di voto che seguiranno, qualcuno proverà a difendere quella norma secondo cui, se gli azionisti votano una lista di maggioranza in maniera maggioritaria, possono ritrovarsi minoranza, secondo questo miracolo della matematica e della corporate governance, oppure quella norma secondo cui, se votano la maggioranza, si trovano una minoranza che sta comunque al 20 per cento, pure se ha preso pochissimi voti. Non so se qualche collega, da qui alla fine di questo dibattito, o in Senato, visto che abbiamo modificato il provvedimento e dovrà tornare in Senato, si potrà alzare e dire: ecco la motivazione per questa norma. La motivazione di questa norma, in realtà, ha natura diversa. Come dicevo prima, non si scassa un sistema di governance delle nostre realtà quotate solo per esigenze contingenti, giuste o sbagliate che siano.

Non siamo intervenuti prima su questo articolo ma questa è un'altra cosa che non ci convince: voi rafforzate, chiarificate, fluidificate il patrimonio destinato. In un Paese con la memoria da criceto come il nostro, il patrimonio destinato non lo ricorda quasi più nessuno. Il patrimonio destinato è costituito da un sacco di soldi pubblici dati a Cassa depositi e prestiti durante la pandemia per intervenire nel capitale delle aziende e farle crescere verso il giardino dell'Eden. Noi abbiamo presentato, recentemente, un'interrogazione in Commissione finanze per dire: scusate, erano 44 miliardi, in fila per sei, con il resto di due, ma, in realtà, il resto è stato di 43 miliardi, perché, praticamente, quella roba lì non l'ha usata nessuno. Non contenti, voi, con il Ministro Urso, avete fatto un altro strumento per fare la stessa cosa. Come si chiama? Fondo sovrano italiano, che era anche una cosa che suonava bene. Ci avete messo un altro miliardo, soldi delle nostre tasse, e tenete adesso due strumenti da economia sovietica per intervenire nel capitale delle aziende che qualche burocrate statale giudicherà essere aziende meritevoli. Che succederà? Niente, in realtà, però, nel frattempo, siamo tornati, per lo meno con la comunicazione, al ministero delle partecipazioni statali. In questo disegno di legge lo rafforzate, non si è capito come, perché e se in coordinamento con gli altri strumenti. Questi tre aspetti negativi sono il motivo per cui il nostro gruppo si asterrà di fronte a questo provvedimento che, ripeto, contiene tante cose buone, quasi tutte prese dal Libro Verde del Dipartimento del Tesoro durante il Governo Draghi, ma contiene anche alcuni tragici errori.

Io avevo promesso di essere breve, Presidente, e mantengo una volta tanto questo tipo di promessa. Concludo con una sola cosa. Nel frattempo, alcuni operatori del mercato dei capitali italiani hanno firmato un manifesto in 10 punti in cui dicono: guardate cosa veramente ci servirebbe per far crescere il mercato dei capitali. Come dicevo all'inizio, far crescere il mercato dei capitali non è una cosa che avvantaggia i ricchi sullo yacht. Magari, avvantaggia anche i ricchi sullo yacht ma noi, al contrario di altri, non abbiamo niente contro i ricchi sullo yacht, nella misura in cui questo serve e deve servire - è compito della politica economica far sì che avvenga - a creare ricchezza, benessere e sviluppo il più diffusi possibile. In realtà, come dicevo prima, creare un mercato dei capitali efficiente e funzionante serve alle imprese per diversificare le fonti di finanziamento, in modo che non siano troppo dipendenti dalle banche, e serve risparmiatori, che hanno più opportunità per investire i risparmi che hanno sudato nel corso degli anni.

Tuttavia, questi operatori - tanti, i più importanti - hanno scritto un manifesto in cui ci sono 10 punti che non hanno niente a che fare con quello che avete fatto oggi. Vi dicono, ad esempio che sette anni dopo la loro introduzione - questa riforma del Governo Renzi non l'avete ancora smontata, chissà, magari lo farete - sia i PIR ordinari, i piani individuali di risparmio, sia i PIR straordinari, o meglio, alternativi hanno bisogno di una ritinteggiatura. Essi sono lo strumento che risolvono la più grande anomalia italiana: abbiamo un risparmio privato delle famiglie tra i più grandi del mondo e un sistema che dipende solo dalle banche, quindi uno dei più sottocapitalizzati e più dipendenti dal sistema bancario. Come mai non si crea un collegamento fra queste due cose? I PIR l'hanno fatto. Ora si è chiusa una fase dei PIR perché, dopo 5 anni, i risparmiatori hanno incassato la plusvalenza esentasse e c'è bisogno di investire sullo strumento, di aggiornarlo, dargli un boost in più.

Poi, quegli operatori dicono: estendiamo al tribunale delle imprese quelle competenze in modo da includere anche le questioni sugli intermediari finanziari, in modo da avere più certezza del diritto, estendiamo l'arbitrato delle controversie finanziarie alle grandi aziende quotate, cerchiamo di avere più certezza del diritto nei confronti delle aziende che si vogliono quotare e, poi - questo era un nostro emendamento durante il Governo, non ricordo più quale esattamente -rafforziamo e rendiamo strutturale il credito d'imposta per le aziende che si quotano. Se una piccola azienda familiare trova il coraggio - ho finito, Presidente, ma, in realtà, non ho mantenuto la promessa neanche stavolta - e la forza di quotarsi in Borsa, deve sostenere centinaia di migliaia di euro di spese e noi, con il credito d'imposta, diciamo: tranquilla, parte di queste spese le copre lo Stato perché abbiamo bisogno di far crescere il nostro mercato.

Insomma, noi ci asterremo, perché avete copiato bene dal Libro Verde del Dipartimento del Tesoro ma, poi, non avete resistito al richiamo del populismo e, per certi articoli, forse, anche al richiamo di qualcos'altro di persino meno nobile del populismo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, i capitali sono la linfa vitale di un sistema economico, determinano la crescita delle imprese e la competitività di un Paese. Il mercato dei capitali pubblici e privati in Italia non è ancora sufficientemente strutturato per imprimere un impulso adeguato allo sviluppo dell'economia nazionale. Il sistema di finanziamento è ancora in gran prevalenza dipendente dal credito bancario.

Il disegno di legge in esame introduce, da un lato, misure volte a migliorare la dinamicità del mercato dei capitali italiano, a semplificare e a favorire l'accesso alle imprese a strumenti finanziari, rimuovendo vincoli normativi e operativi; dall'altro lato, invece, introduce misure che incentivano, attraverso i mercati, la canalizzazione del risparmio privato verso le imprese, rafforzando anche la tutela degli investitori.

È noto a tutti che siamo un Paese di risparmiatori. Nonostante le difficoltà degli ultimi anni, la capacità delle famiglie di gestire e fronteggiare le avversità ci consente di affermare la buona tenuta del risparmio italiano. È una tendenza che viene confermata dall'indagine Acri-Ipsos, presentata in occasione della Giornata mondiale del risparmio di quest'anno, i cui dati sottolineano come il concetto di risparmio abbia, prevalentemente, un'accezione positiva. È associato, per lo più, alla tranquillità (39 per cento), ma anche alla tutela (22 per cento), a saggezza (16 per cento) e crescita (10 per cento). Per un italiano su quattro, risparmiare significa proiettarsi verso il futuro; allo stesso tempo per un italiano su tre il risparmio oggi, più di un anno fa, implica a fare sacrifici per il 29 per cento contro il 25 per cento del 2022 (sono quattro punti percentuali di differenza in un anno).

Resta, però, ancora forte la propensione verso la liquidità. I risparmi privati vengono per lo più depositati in banca, pronti per eventuali necessità o emergenze o, al massimo, si prediligono strumenti finanziari poco rischiosi, perseguendo prevalentemente l'obiettivo di mettere i propri averi al riparo dall'erosione derivante dall'inflazione e godere di tassi positivi, ma non con l'ottica di investire e vedere fruttare un capitale.

Questo vuol dire che, per più di un terzo degli italiani, l'accumulo di denaro è fine a se stesso e in tal modo non contribuisce minimamente alla crescita del Paese, delle imprese e della competitività. Stiamo parlando di energie perse, un fenomeno che di questi tempi non ci possiamo permettere.

Anche per coloro che risparmiano con un ottica progettuale futura emerge una visione più a breve termine rispetto al 2022; si cerca di capitalizzare subito. Nel 2023 abbiamo assistito a una crescita di apertura all'investimento (il 36 per cento dichiara di investire una parte dei risparmi rispetto al 34 per cento dello scorso anno), ma si mantiene costante la propensione a spendere il denaro o a tenerlo a disposizione sul conto corrente. Il 62 per cento degli italiani (era il 63 lo scorso anno e il 61 nel 2001) ancora fa così.

Questi dati sono significativi, in quanto mettono in evidenza come sia necessario intervenire sia dal lato della domanda che da quello dell'offerta, semplificando la normativa interna alle imprese su aspetti cruciali della corporate governance delle società quotate, con un ridisegno complessivo della disciplina applicabile al mercato dei capitali, per agevolarne la crescita e la capacità di guardare con una prospettiva diversa al mercato, ma anche lavorando sull'offerta, favorendo la capacità del sistema Paese di autofinanziarsi, di far fronte alle proprie esigenze di capitali attraverso la propensione al risparmio privato.

Si tratta, in un certo senso, anche di lavorare sulla fiducia, sul senso di appartenenza alla comunità, di cui fanno parte tutti, cittadini, famiglie e imprese. Si tratta di lavorare sulla consapevolezza del legame tra risparmio e crescita del Paese, all'insegna di uno sviluppo sociale e civile, oltre che economico. Una consapevolezza che deve essere necessariamente intergenerazionale, se vuole essere anche sostenibile.

Lavoriamo, dunque, per indirizzare il risparmio, semplificare il quadro normativo, aumentare la competitività del Paese. In questo provvedimento ci sono misure fondamentali per accompagnare e sostenere la ripresa nonché affrontare le sfide della transizione verde e digitale che attendono il nostro Paese e superare il sottodimensionamento del mercato rispetto alle altre economie avanzate.

Il Libro Verde “La competitività dei mercati finanziari italiani a supporto della crescita” del MEF fotografa la necessità di un cambio di passo strutturale nel rapporto tra imprese e mercati di capitali. Il provvedimento che stiamo discutendo va esattamente in questa direzione e vuole essere un deciso cambio di passo. Tra le altre cose, infatti, si ampliano i casi di esenzione della disciplina dell'offerta fuori sede, si modifica la definizione di PMI, delle piccole e medie imprese, ai fini della regolamentazione finanziaria, portando a un miliardo di euro la soglia di capitalizzazione massima prevista, rispetto all'attuale soglia di 500 milioni di euro di capitalizzazione, che qualifica un'impresa emittente quote azionarie come PMI.

Si permette la dematerializzazione delle quote di PMI, piccole e medie imprese e si prevede una serie di misure per disciplinarla, semplificando le procedure, riducendo i costi e gli oneri amministrativi legati all'emissione e al trasferimento delle quote in oggetto, specie in funzione di sviluppo del mercato dei capitali.

Si riforma, inoltre, anche la disciplina degli emittenti strumenti finanziari diffusi, i quali riguardano da vicino le imprese che intendono aprirsi al mercato dei capitali.

C'è, poi, una serie di previsioni per i consigli di amministrazione delle società quotate e viene aggiornato il testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, estendendo agli enti previdenziali privati e privatizzati la qualifica di controparti qualificate ai fini della prestazione dei servizi di investimento.

Queste sono solo alcune delle norme che ci apprestiamo ad approvare, misure concrete per costruire un mercato dei capitali più dinamico, efficiente e utile a sostenere l'economia, le iniziative imprenditoriali, la crescita e il dimensionamento delle imprese, lo sviluppo economico e il benessere sociale. Non stiamo solo introducendo misure per il sistema finanziario: l'obiettivo è dare prospettive di crescita sociale e civile al Paese e del Paese, una linea che, come Noi Moderati, abbiamo sostenuto sin dall'inizio e portiamo avanti nei vari contesti istituzionali economici e politici dove ci troviamo a lavorare.

Per questo, il sostegno al provvedimento in esame non è solo un atto dovuto, bensì frutto di una scelta di campo ben precisa verso lo sviluppo concreto e sostenibile del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Vorrei iniziare il mio intervento citando due film che riguardano la storia di una certa impresa e di coloro che hanno perduto i propri risparmi in questa impresa. Uno è un film che si chiama Il gioiellino e che parla del crack Parmalat e di come migliaia di risparmiatori siano stati truffati, utilizzati, abbiano perso tutto fidandosi del mercato e di quello che pubblicamente e socialmente veniva proposto loro da esponenti del mercato e anche da uomini politici.

Il secondo è uscito da poco, è un film con Antonio Albanese - si chiama Cento domeniche - che parla di un risparmiatore che, nonostante non navighi nell'oro, è riuscito a costruirsi una sua vita, ha risparmiato i suoi soldi; a un certo punto va in banca, perché vuole far sposare la figlia, e si trova in una situazione in cui scopre che i suoi soldi sono praticamente spariti. Perché dico questo? Perché la fiducia degli italiani, la fiducia nelle imprese, la fiducia nella struttura in cui i nostri risparmiatori dovrebbero lasciare la certezza di avere conservati i soldi e investirli in attività economiche e di promozione dell'impresa è sacrosanta, ma deve essere supportata da controlli e da possibilità concrete di verifiche.

Da questo punto di vista, noi crediamo che in questi anni non si sia fatto nulla, o molto poco, per venire incontro e costruire una maggiore fiducia per i risparmiatori e per i nostri concittadini.

Nonostante ciò, noi abbiamo votato molti punti di questo disegno legge, guardandoli in modo assolutamente positivo, astenendoci, perché nel complesso ci sono dei punti critici. Mi riferisco a uno in particolare: noi abbiamo presentato un emendamento in cui chiedevamo di porre un limite ai super, top, strapagatissimi manager di determinate aziende, pubbliche e private. Su questo non ci siete venuti incontro. Non ci è stato detto che un super manager deve guadagnare al massimo 30-50 volte quanto guadagna un dipendente, o 100-150 volte, ma all'infinito. Noi possiamo mai immaginare che una sola persona sia talmente capace e talmente meritevole da guadagnare 1.000 volte quanto guadagna un dipendente di un'azienda? Lo diciamo anche con una critica feroce rispetto a quello che abbiamo visto, ossia super, top, mega-manager che hanno affondato imprese e aziende italiane e nonostante ciò hanno continuato a guadagnare sempre di più. Ciò significa che al banco pagano sempre gli stessi, purtroppo.

Questo disegno di legge, tra l'altro, e qui elenchiamo gli aspetti positivi, nasce dall'esigenza di invertire la tendenza di un mercato azionario sempre meno vivace - e qui, purtroppo, non crediamo alla visione estremamente ottimistica del Governo e della maggioranza secondo la quale con questa norma, sarà risollevato -, sulla spinta degli operatori del mercato, preoccupati per lo stato comatoso in cui versa da tempo il mercato azionario italiano - purtroppo, aggiungo io -, ma anche e soprattutto dall'esigenza di imprimere una spinta alla competitività dei mercati europei rispetto a quelli internazionali e dalla necessità di attribuire a questi mercati certezza, trasparenza, sicurezza e di riconoscere tutele ai risparmiatori - lo ribadisco, ai risparmiatori, quelli che hanno lavorato tutta una vita - e che devono essere super tutelati. Solo avendo la loro fiducia, ma vera e senza fregature, si potrà immaginare che tutti coloro che tengono fermi nei conti correnti i loro soldi li investano in parte o totalmente. Vi è, quindi, la necessità di attribuire a questi mercati certezza, trasparenza, sicurezza e di riconoscere tutele ai risparmiatori e indipendenza alle Autorità di vigilanza, attraverso il miglioramento del contesto normativo e regolatorio. Dunque, il disegno di legge contiene alcune condivisibili - l'abbiamo detto - semplificazioni del quadro normativo, ispirate all'idea che uno Stato membro non debba avere regole più rigide di quelle imposte dall'Unione europea, pena lo svantaggio competitivo delle sue imprese e dei suoi intermediari finanziari. Eppure, questo provvedimento, nonostante sia chiaro a tutti che l'ossatura imprenditoriale del nostro Paese è composta da una miriade di medie, piccole e piccolissime, imprese che quotidianamente devono scovare nei mercati ambiti e spazi per capitalizzarsi meglio, non affronta significativamente né il tema della loro bassa capitalizzazione né quello di un nuovo modello di sviluppo, capace di garantire loro continuità di successo e nuovi scenari competitivi, attraverso l'incentivo a quotarsi in Borsa o a utilizzare i capitali del mercato regolamentato. L'unica disposizione del provvedimento che va in soccorso delle PMI è quella dell'articolo 3, che introducendo nel nostro sistema la dematerializzazione su base volontaria delle quote delle società a responsabilità limitata facilita la loro compravendita nel mercato secondario e spiana la strada allo sviluppo del crowdfunding, insomma, un nuovo approccio digitale, in grado di favorire la partecipazione di nuovi investitori interessati a sostenere la crescita di start up e PMI.

Per proseguire nella rassegna delle piccole luci che s'intravedono in questo provvedimento, merita di essere menzionata la disposizione dell'articolo 21, volta a inserire l'educazione finanziaria, con particolare riferimento alla finanza personale, al risparmio e all'investimento, nell'ambito dell'educazione civica, contribuendo così, già a livello scolastico, alla divulgazione delle competenze necessarie ad acquisire una maggiore consapevolezza dei rischi e delle opportunità finanziarie e a colmare il divario di competenza che colloca i cittadini italiani, dai giovanissimi agli anziani, in una posizione di forte svantaggio nel confronto internazionale. Così, seppure in ritardo rispetto agli altri Paesi europei, l'educazione finanziaria sarà inserita nei percorsi scolastici di ogni ordine e grado, nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica. Passiamo adesso alle note dolenti. Il disegno di legge ripropone una norma varata - il cosiddetto decreto Cura Italia - durante l'emergenza COVID, che consentirebbe, per soli due anni, di procedere nuovamente ad aumentare il capitale sociale a maggioranza semplice, invece che con quella dei due terzi. Se è comprensibile che, nel mezzo di una pandemia che metteva in forse la sopravvivenza di numerose realtà imprenditoriali, il legislatore abbia privilegiato l'obiettivo di agevolare il finanziamento delle imprese rispetto a quello della tutela delle minoranze, non si capisce quali emergenze giustifichino un analogo favore nel contesto attuale. Tra l'altro, gli aumenti di capitale, se eseguiti con conferimenti in natura o senza diritto di opzione, sono operazioni rischiose per i soci di minoranza, perché le azioni vengono, in questi casi, riservate o agli azionisti di controllo o a soggetti loro vicini. Di contro, la maggioranza dei due terzi è la tutela che si aggiunge a quelle previste per tali operazioni e serve proprio a tutelare la minoranza. E non saranno certamente le modifiche contenute nel provvedimento in questione che potranno invertire la tendenza di un mercato azionario in letargo.

Altre criticità sono quelle sottese all'articolo 10: una disposizione che, di fatto, depotenzia l'attività di vigilanza della Consob. Noi depotenziamo i controlli, invece di aumentarli, aumentando l'opacità sulle azioni degli azionisti. L'articolo, infatti, sopprime l'obbligo, attualmente vigente, di segnalare alla Consob le operazioni effettuate da parte degli azionisti di controllo, andando ad abrogare la disciplina in tema di comunicazione al pubblico, la quale impone ai soggetti che detengono azioni in misura almeno pari al 10 per cento del capitale sociale, nonché ad ogni altro soggetto che controlla l'emittente quotato, l'obbligo di comunicazione alla Consob delle operazioni da loro effettuate anche per interposta persona; un'abrogazione che, secondo il Governo, sarebbe giustificata dalla necessità di allineare il quadro normativo italiano a quello europeo. Insomma, per quanto ci riguarda, ci sono troppe opacità in questo provvedimento per avere il nostro parere positivo. Citiamo un'ultima cosa, e concludo Presidente. Noi siamo estremamente perplessi per la riduzione al silenzio del cosiddetto azionariato critico, uno strumento particolarmente importante, che permette a soggetti della società civile, che detengono anche un piccolo numero di azioni, di intervenire presso le assemblee degli azionisti delle società quotate, cosa che rappresenta, oggi, l'unica vera possibilità di confronto aperto con il management dello stesso.

PRESIDENTE. Concluda, collega.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Voglio ricordare a tutti - per memoria storica e per avere un'idea dell'importanza dell'azionariato critico - che la prima iniziativa di questo tipo risale al 1971: l'azienda coinvolta in quell'occasione fu la General Motors, che si trovò al centro dell'attacco della Chiesa episcopale, la quale aveva chiesto alla multinazionale automobilistica di terminare le proprie attività in Sudafrica fino a quando non fosse stata abolita l'apartheid. Per questo motivo, noi ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Non ci dilungheremo nel cercare di spiegare le ragioni per cui, in un provvedimento come quello relativo alla competitività dei capitali, avremmo potuto e voluto vedere, alla fine di questa dichiarazione, un voto favorevole nei confronti di questo provvedimento. Invece, il nostro - lo anticipo - sarà un voto di astensione. Lo dico perché questo provvedimento era particolarmente atteso dal Parlamento, dagli stakeholder, dagli operatori finanziari, dal sistema produttivo e, aggiungo, anche dai risparmiatori e dagli investitori di questo Paese. Si poteva fare un ottimo lavoro, tant'è che siete partiti da un ottimo lavoro. Questo è un lavoro che viene da lontano, che ha visto già nel 2020, 2021 e 2022, un riunirsi dei vari enti di questo Paese per portare una proposta sulla maggiorazione della competitività che andasse in quella direzione.

Partiamo da quella che è la situazione attuale rispetto al sistema produttivo italiano. Noi sappiamo che il 65 per cento delle imprese che fatturano più di 20 milioni di euro è costituito, ancora oggi, da imprese familiari.

La percentuale si alza e arriva addirittura all'85 per cento laddove il fatturato sia inferiore ai 20 milioni di euro. Questo ci insegna, ci dice e ci racconta - quando giriamo per le aziende del sistema produttivo - di come questa sia una delle grandi forze dell'Italia e del sistema produttivo stesso, di come si sia in grado di resistere alle tante crisi grazie alla forza di queste imprese, delle piccole e medie imprese, che, da un lato, hanno reso l'Italia famosa nel mondo, ma che, dall'altro lato, sono state anche un elemento di debolezza, soprattutto durante quelle crisi, in particolare quelle finanziarie, che hanno toccato il nostro Paese così come gli altri.

Infatti, forse, l'elemento più critico rispetto alla crescita delle aziende è proprio quello dell'accesso al credito bancario, che oggi è molto limitato. Questo provvedimento - che si pone alcuni strumenti e che va nella scia del Libro Verde per favorire la competitività del nostro mercato - è sicuramente qualcosa che aiuta tutto il sistema produttivo, in particolare le piccole e le medie aziende, nell'ottica intanto di favorire la quotazione e, di conseguenza, la patrimonializzazione delle aziende, ma anche appunto l'accesso al credito e, quindi, favorire maggiori investimenti sul territorio, nel sistema produttivo e nella competitività. È quello che ci chiedono le aziende, è quello che manca al nostro mercato, è quello che ci renderebbe sicuramente più competitivi in un mercato europeo che lo è sempre di più. I dati che conosciamo, ci dicono che questa misura era necessaria, non solo ed esclusivamente perché le quotazioni di aziende italiane alla Borsa italiana non crescono, anzi diminuiscono di anno in anno, non solo perché c'è un numero sempre maggiore di aziende che hanno deciso di fare quell'operazione chiamata delisting, cioè uscire dalla Borsa italiana e togliere la propria quotazione, ma soprattutto perché sono tante, invece, le aziende che hanno scelto di cambiare il listino in cui quotarsi, scegliendo delle Borse diverse da quella italiana.

Crediamo che questo provvedimento - in parte lo fa - avrebbe potuto dare un grande imprinting rispetto a questo tema, un imprinting e un aiuto alle imprese e, in realtà, anche al mondo finanziario. Questo provvedimento contiene, quindi, misure che condividiamo, ma anche elementi molto importanti su cui abbiamo fatto anche altre battaglie: penso agli ordini del giorno degli scorsi provvedimenti; penso all'educazione finanziaria, che è fondamentale e che per noi dovrebbe diventare un principio da inserire alla base delle nostre azioni, anche di crescita, delle future generazioni, perché l'educazione finanziaria, che è contenuta in uno degli ultimi articoli di questo provvedimento, è fondamentale per creare una generazione del futuro che sia capace di affrontare il mercato con le giuste competenze.

Eppure, tutto ciò è stato in parte rovinato da due articoli, che sono quelli con cui avete, diciamo così, sporcato quel grande lavoro fatto dal Libro Verde che avete trovato e che avete avuto la capacità di portare avanti in quel provvedimento; due articoli che oggi sono misure abbastanza emblematiche. Il primo è l'articolo 12, che è abbastanza surreale nella sua impostazione: cioè, noi stiamo creando per legge un sistema di governance delle aziende che è un unicum nel mondo e che rischia di portare uno squilibrio tra l'azionariato e la governance delle aziende, che rischia di favorire il management uscente e creare anche uno scontro tra azionariato e management stesso. Noi abbiamo capito che la ratio per cui fate questo provvedimento si riferisce a pochi casi specifici, in cui sperate, proprio con questa tipologia di governance, di mantenere l'italianità di alcune aziende, senza avere la maggioranza delle stesse. Ma il tema vero è che, forse, non avete considerato il fatto che possa diventare addirittura un cavallo di Troia, cioè il fatto che, grazie a questo sistema, possiamo perdere il controllo di aziende dove oggi il controllo c'è.

Il secondo è l'articolo 18, perché la riforma del sistema bancario era stata apprezzata non solo dal mercato, ma anche dai consumatori, perché aveva permesso, da un lato, la crescita del sistema bancario e delle banche popolari in generale, e, dall'altro, una maggior tutela nei confronti dei consumatori, cosa di cui abbiamo visto l'importanza durante le grandi crisi bancarie degli scorsi anni. E, allora, oggi questo raddoppio di quell'importo da 8 a 16 miliardi è, in qualche modo, un colpo al cuore per chi, già oggi, ha superato gli 8 miliardi ed è anche uno strumento di concorrenza sleale nei confronti di chi ha convertito il proprio azionariato, ha fatto i cambi che la legge prescriveva e oggi si trova cornuto e mazziato, con questo aumento dei costi.

Allora, detto ciò, è un provvedimento che ci trova a condividere la stragrande maggioranza di quello che vi è contenuto, che ci trova a condividere la necessità di una maggiore competitività dei mercati e che ci trova a condividere il favorire la ripresa del sistema produttivo italiano, delle piccole e delle medie aziende. Ma, purtroppo, proprio per i due articoli che abbiamo citato, il nostro voto sarà di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sala. Ne ha facoltà.

FABRIZIO SALA (FI-PPE). Grazie, signora Presidente. Come qualcuno ha già precedentemente dichiarato, questo provvedimento, questo disegno di legge nasce dal Libro Verde sulla competitività dei mercati finanziari a supporto della crescita. È stato elaborato nel 2022 dal Ministero dell'Economia, con Consob, Banca d'Italia e gli operatori che hanno partecipato a una consultazione pubblica su quel testo.

Il provvedimento costituisce una riforma organica, volta a incentivare la quotazione delle società e diffondere l'azionariato della Borsa italiana, anche al fine di dare slancio alle quotazioni in Borsa, a sostenere l'accesso e la permanenza delle società nei mercati finanziari, in particolare delle piccole e medie imprese, che costituiscono, nel nostro Paese, una parte fondamentale della nostra economia.

Obiettivo delle misure contenute in questo disegno di legge è quello di migliorare la competitività del mercato dei capitali italiano, che si trova in una situazione di svantaggio rispetto a quello degli altri Paesi dell'Unione europea, da un lato rimuovendo i vincoli normativi e operativi all'accesso nel mercato da parte delle imprese, dall'altro introducendo misure che incentivino, sia dal lato della domanda sia dal lato dell'offerta, la canalizzazione attraverso i mercati del risparmio privato verso le imprese, assicurando, al contempo, la tutela degli investitori.

Questo disegno di legge semplifica le procedure di ammissione alla quotazione in Borsa e negli altri mercati regolamentati riducendo gli oneri a carico delle aziende che intendono quotarsi. In particolare, è previsto un alleggerimento sui criteri di trasparenza contabile e di adeguatezza della struttura organizzativa e del sistema dei controlli interni per le società controllate, costituite e regolamentate dalla legge degli Stati non appartenenti all'Unione europea. Viene eliminato anche il regolamento sui criteri di trasparenza e i limiti all'ammissione della quotazione sul mercato mobiliare italiano delle società finanziarie il cui patrimonio è costituito esclusivamente da partecipazioni.

Viene estesa la classificazione di piccole e medie imprese emittenti azioni quotate, innalzando il tetto della capitalizzazione massima per una PMI da 500 milioni a un miliardo di euro. Il provvedimento riforma la disciplina degli emittenti strumenti finanziari diffusi e modifica le regole in tema di responsabilità del collocatore e di offerta fuori sede. In tema di redazione del bilancio si prevede la facoltà per le società aventi azioni sui sistemi multilaterali di negoziazione di adottare i principi contabili internazionali.

Per facilitare la partecipazione degli investitori istituzionali nei mercati regolamentati è estesa la qualifica di investitore professionale di diritto privato anche agli enti previdenziali privati e privatizzati. Viene dato lo status di controparti qualificate, e quindi di investitori professionali di diritto privato, anche agli enti previdenziali privati e privatizzati, permettendo loro un più ampio spettro di investimenti. Sono poi previste procedure semplificate per gli aumenti di capitale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 18)

FABRIZIO SALA (FI-PPE). Si prevede, infatti, almeno fino al 2025, la possibilità di decidere gli aumenti di capitale con un quorum agevolato pari alla maggioranza semplice del capitale, e non più con una maggioranza dei due terzi degli azionisti.

Rispetto al testo approvato dal Consiglio dei ministri, quello licenziato dal Senato introduce diverse novità, tra cui l'innalzamento del tetto dell'attivo da 8 a 16 miliardi per le banche popolari oltre il quale devono trasformarsi in Spa. Il disegno di legge interviene poi sulla disciplina degli emittenti strumenti finanziari diffusi sopprimendo obblighi che attualmente accomunano le società con titoli diffusi alle società i cui titoli sono, invece, quotati in mercati regolamentati. Il provvedimento dimezza, inoltre, di un anno il periodo di incompatibilità con un altro incarico previsto nella disciplina del cooling off per i componenti degli organi di vertice e dei dirigenti di Consob, Banca d'Italia e Ivass.

Sono state, altresì, introdotte norme innovative in materia di svolgimento delle assemblee di società per azioni quotate, di esercizio di voto plurimo e di flottante.

Forza Italia è convintamente a favore di questo provvedimento e innanzitutto plaude al Governo, che ha voluto intraprendere un disegno di legge, ha voluto cominciare a scrivere e a intervenire nella normativa di un settore estremamente importante, di vitale importanza e peculiare per il nostro Paese. Snellire le procedure è fondamentale in ogni atto della nostra vita, ma, soprattutto, in ogni settore del nostro sistema economico. Cosa chiedono i risparmiatori e gli investitori che vogliono investire nelle nostre società, nel nostro Paese? Chiedono innanzitutto la sicurezza, la trasparenza, il rendimento. La sicurezza è data anche da norme semplici, da snellimento di procedure. Per questo le modifiche per potenziare la nostra Borsa sono di fondamentale importanza. Più la Borsa capitalizza, più il mercato è sicuro, più abbiamo una massa critica sufficiente anche per reggere la competitività finanziaria non solo dei Paesi europei, ma anche quella che arriva dal resto del mondo. Favorire l'aumento di capitale delle imprese significa avere imprese più capitalizzate, significa avere imprese chiaramente più sicure, e poi cogliere l'opportunità, anche se dopo tanti anni, della Brexit. Quindi, il dopo Brexit rappresenta per la Borsa di Milano un'opportunità fondamentale per crescere.

Noi siamo un Paese, uno dei pochi, forse tra i primi, che ha una cultura innata del risparmio. Quindi, ha la materia prima di ciò che si occupa la finanza. Occorre avere strumenti perché questa materia prima venga raffinata nel migliore dei modi, e pertanto questo provvedimento va, da una parte, verso la sicurezza dei risparmiatori che vogliono investire nell'economia reale, cioè nei capitali, e, dall'altra, per chi vuole investire nel nostro Paese, perché abbia la certezza di poter realizzare i propri obiettivi.

Siamo l'ottava potenza economica industriale al mondo, ma abbiamo solo il ventiduesimo posto nel mercato regolamentato. Ecco perché il Governo e il Parlamento si sono occupati di questo, e sono sicuro che, grazie anche all'apporto che ha dato e darà Forza Italia, raggiungeremo questi obiettivi.

Con questo annuncio il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Questo disegno di legge prende avvio da un'analisi della competitività dei mercati italiani a supporto della crescita e ha come scopo quello di rendere più efficiente non solo l'accesso, ma anche la permanenza delle imprese sui mercati dei capitali, senza tuttavia ridurre i presìdi a tutela degli investitori. Il mercato dei capitali italiano è, infatti, ancora sottodimensionato rispetto ad altre economie avanzate. Nell'elaborazione delle misure contenute in questo disegno di legge, come segnalato anche nella relazione illustrativa, si è fatto riferimento ad alcuni documenti predisposti negli anni passati, ed in particolare all'esito della ricerca commissionata all'OCSE dal Ministro dell'Economia e delle finanze del Governo Conte, pubblicato nel gennaio 2020. Esso, insieme al Libro Verde pubblicato nel 2022 sulla competitività dei mercati finanziari italiani a supporto della crescita, costituiscono i documenti di riferimento per questo disegno di legge.

Il disegno di legge Capitali doveva avere lo scopo di fissare norme finalizzate ad agevolare l'accesso al mercato dei capitali soprattutto delle piccole e medie imprese, rendendo il contesto italiano più moderno e attrattivo. Ciò sarebbe stato particolarmente importante in questo momento in cui il credito bancario va riducendosi, facendo mancare al tessuto produttivo del nostro Paese una fondamentale fonte di liquidità. Certamente, il disegno di legge prevede norme agevolative di sicuro interesse anche in alcuni punti, sostenute proprio, o segnalate, dal MoVimento 5 Stelle. Vi sono, però, diverse difficoltà di sistema e anche interpretative. Nel corso dei mesi, il disegno di legge Capitali ha stimolato più attente riflessioni su due norme: quella sulla lista del consiglio di amministrazione nelle società per azioni quotate e quella sulla maggiorazione del diritto di voto legata alle singole azioni. Credo sia particolarmente significativo soffermarsi proprio sull'articolo 147-ter.1 del testo unico della finanza, introdotto dall'articolo 12 del disegno di legge. È significativo, però, che nessuna modifica abbia riguardato l'articolo 147-ter del testo unico. Questo articolo è stato in passato innovato con plurimi interventi legislativi e l'articolo 147-ter indica gli elementi fondamentali destinati a trovare ingresso nello statuto della società quotata e volti ad assicurare la correttezza del procedimento elettorale, la qualità, la rappresentatività e il buon funzionamento del futuro consiglio di amministrazione. Questo articolo è fondamentale per il corretto funzionamento delle società.

Non ho finito ancora, è vero?

PRESIDENTE. No, non è lei. Mi disturbavano da questo lato, per favore.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). L'articolo 147-ter pone le basi di un delicato equilibrio nelle società quotate, un equilibrio tra la rappresentanza di genere, la rappresentanza delle liste di minoranza, il rapporto fra voti, liste e quantità di voti necessari per la loro presentazione. Questa norma delinea un equilibrio decisivo per la formulazione di un corretto funzionamento delle società. È anche su questo equilibrio che si misura la qualità della norma introdotta dall'articolo 12 del disegno di legge, che, come dicevo, introduce l'articolo 147-ter.1. Esso è rivolto soprattutto alle liste presentate dai consigli di amministrazione e dalla minoranza e queste liste sono diventate prassi nel mondo anglosassone e oggi anche nel mondo degli investitori europei. L'articolo 147-ter.1, introdotto dall'articolo 12, da una parte riconosce la piena legittimità delle liste del consiglio di amministrazione, coerentemente con la prassi internazionale, ma dall'altra pone una normativa speciale che determina difficoltà anche interpretative e probabilmente non dà agli investitori stranieri certezza nella continuità. Con questa disposizione la presentazione delle liste del consiglio è sottoposta a una disciplina speciale. Innanzitutto, è richiesto che per la presentazione di una lista del consiglio vi sia il voto favorevole dei due terzi dei componenti il consiglio; in più, per il consiglio di amministrazione viene prevista una doppia votazione. Questa previsione meriterebbe, appunto, una più attenta riflessione. Vi è sostanzialmente una diversità di trattamento fra la lista del consiglio, la lista di minoranza e la lista di maggioranza. Qualora gli amministratori uscenti presentino la lista del consiglio di amministrazione ed essa risulti quella che ha ottenuto il maggior numero di voti, l'assemblea è chiamata ad una ulteriore votazione individuale su ogni singolo candidato. Peraltro, non è precisato nella norma chi possa partecipare a questa votazione, se tutti o soltanto chi ha votato quella lista. È evidente che ciò assume significato proprio per i risultati e per gli effetti. Su questo, comunque, manca totalmente una regola. Per la lista di minoranza, poi, è previsto un meccanismo premiale: alle liste di minoranza viene assicurato un premio di minoranza per l'ipotesi in cui non superino il 20 per cento e uno speciale trattamento ulteriore per l'ipotesi in cui lo superino, che consente addirittura di calcolare anche i voti delle liste che non hanno raggiunto il 3 per cento dei voti. È stato anche osservato, nel corso delle audizioni, che l'articolo 147-ter.1 pone un problema di coerenza interna proprio con l'articolo 147-ter. È un problema perché, con la sopravvalutazione delle liste di minoranza, non sembra assicurato quel delicato equilibrio fra le diverse esigenze che l'articolo 147-ter del testo unico intendeva preservare. Per le liste di minoranza l'articolo 147-ter prevedeva la presenza di almeno un consigliere di amministrazione di minoranza, ma molti statuti societari ne prevedono addirittura 4, a seconda delle diverse opportunità.

L'articolo 12, invece, inserisce meccanismi mai sperimentati e ciò lo rappresenta proprio chi dovrebbe essere più interessato a questo nuovo meccanismo, l'avvocato Trevisan, rappresentante delle minoranze di diverse società. In genere, le norme tendono a disciplinare situazioni già vissute e prassi sperimentate. Questa norma, invece, si inserisce con regole mai sperimentate.

Un'altra importante critica all'articolo 12 è quella di non assicurare trasparenza e non consentire ai soci un voto informato. Non vi sono regole sul punto della trasparenza e della conoscibilità dei gruppi che sostengono le liste. Il problema è ancora più preoccupante, Presidente, quando a presentare la lista è un socio di rilievo, le cui scelte influiranno sulla gestione complessiva. Su questo punto non vi è alcuna regola di trasparenza. Bisogna che risulti chiaramente a chi risponde la lista di maggioranza o la lista di minoranza o a chi risponde qualunque altra lista. Può porsi anche un problema di conflitto di interessi tra il socio che intende entrare nel consiglio di amministrazione, pur avendo interessi personali o economici nello stesso settore o in settori connessi o collegati, e la società quotata, il cui sviluppo va sostenuto e programmato in modo assolutamente autonomo e indipendente da qualunque altro interesse e al solo scopo di conseguire più elevati livelli di gestione e di sviluppo. L'attuale disciplina, così com'è stato detto ed è emerso nel corso delle audizioni, può certamente favorire lobby e potentati economici e la stampa già individua i gruppi che nelle più importanti società quotate si fanno lotta e influenzano il passaggio di questa nuova disciplina. Ma è evidente che la politica deve guardare al superiore interesse generale della collettività e del Paese e non può, anche inconsapevolmente, favorire l'interesse personale di alcuno. Deve porre regole chiare, che escludano qualunque vantaggio personale. Peraltro, non si comprende perché la lista del consiglio di amministrazione uscente debba avere un numero di candidati pari al numero dei componenti da eleggere maggiorato di un terzo. Abbiamo, cioè, come è stato ancora osservato nel corso delle audizioni, dei candidati ombra, che non si comprende a quale titolo e per quale ragione vengano inseriti nella lista. Viene ancora una volta ad essere vulnerato il principio di trasparenza. Dare ai soci la possibilità di valutare l'operato del consiglio di amministrazione uscente è certamente positivo, non lo è, però, ostacolare la perpetuazione del medesimo. Gli investitori, quelli esteri in particolare, con le regole poste sulla lista del consiglio di amministrazione possono restare esposti al rischio di virate gestionali potenzialmente determinate dal socio di minoranza di rilievo. Il premio di minoranza, come ha sottolineato l'avvocato Pajno nel corso dell'audizione, è un fuor d'opera, perché i consiglieri di minoranza fruirebbero nei sottocomitati della capacità di essere determinanti.

Poi, la norma dell'articolo 19, su cui ugualmente ci siamo già espressi, è una delega, una delega in bianco che non prevede dei principi e dei termini ben fissati e in questo modo finiamo per dare al Governo la possibilità di modificare il disegno di legge di cui ora stiamo parlando. Allora, che senso ha una delega al Governo per riprendere la stessa materia di cui parliamo oggi?

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, per favore.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Vi è ancora l'ulteriore problema della Consob, e vado a concludere. È una legge che ha dato un'occasione - o avrebbe voluto dare l'occasione - per facilitare il processo di inclusione e la permanenza nei mercati. È, però, un'occasione persa, perché si è trasformata in una guerra tra grandi potentati, lasciando colpevolmente sullo sfondo la tutela del risparmio, la trasparenza e tutte quelle facilitazioni che avrebbero consentito alle piccole e medie imprese di accedere al mercato dei crediti in un periodo nel quale i canali tradizionali di finanziamento languono. Ebbene, è per questo che il nostro voto è stato assolutamente contrario sugli articoli 12 e 19 del disegno di legge ed è di astensione sul complessivo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, signor Presidente, e grazie a tutte le onorevoli colleghe e a tutti gli onorevoli colleghi. Ieri, mi trovavo a un interessantissimo convegno sul DDL Capitali e uno dei relatori ha commentato la rubrica del DDL definendola come troppo generica. Quella parola “capitali” sembrava, cioè, troppo generica. Al contrario, io la trovo troppo specifica, per me è una sineddoche. Ricorda, signor Presidente, Alla sera di Ugo Foscolo? “O sera! E quando ti corteggian liete. Le nubi estive e i zeffiri sereni”. Gli zeffiri vengono usati per rappresentare i venti, così come dietro quel termine “capitali” vi è molto di più. C'è una visione per il futuro del Paese, c'è la visione del contesto competitivo e normativo, ovvero di un listing act su cui si è raggiunto un accordo in sede di trilogo a Bruxelles, grazie anche a un intervento consistente del gruppo Lega, che ha parlato con gli operatori, con gli stessi che hanno contribuito a scrivere il Libro verde che poc'anzi si citava e l'Italia di fronte a tutto ciò non può essere impreparata. Anzi, noi che nella competizione globale siamo Davide versus Golia abbiamo un principale vantaggio competitivo, un unico vantaggio competitivo che possiamo utilizzare, quello della rapidità di azione. Dovevamo, dunque, muoverci rapidamente e adottare una norma all'avanguardia prima degli altri Stati comunitari, e lo abbiamo fatto. Altri ci seguiranno, ma noi siamo stati i primi.

Quali sono gli obiettivi che ci siamo posti nel comporre il mosaico del disegno di legge Capitali, un mosaico che riprende tante delle proposte emendative e dei contenuti del sindacato ispettivo portati avanti dalla Lega nella scorsa legislatura? Anzitutto, le tessere sono la semplificazione, il completamento del ciclo dell'equity, che è l'elefante nella stanza di cui pochi hanno parlato ma che è molto importante, l'attrazione di risorse, la competitività dei nostri mercati sullo scacchiere internazionale.

Ebbene, vorrei fare una breve disamina di alcuni articoli. L'articolo 3 riguarda la dematerializzazione delle quote di S.r.l. che fa scopa con il decreto-legge Fintech e completa il ciclo dell'equity perché da la possibilità di exit alle PMI e alle start-up che sono quotate sulle piattaforme di equity crowdfunding verso i mercati e consente a queste di crescere ulteriormente, magari andando verso un Euronext growth, un Euronext growth pro o anche facendo altri tipi di exit. Questo prima non era possibile. Quella persona che indicava quei capitali non come sineddoche ma come termine eccessivo non ha colto questo aspetto, cioè che con questo disegno di legge andiamo a creare la borsa per le piccole imprese, per le start-up e non solo quella per le PMI e per le grandi imprese.

L'articolo 5 prevede la possibilità di redigere il bilancio in IAS/IFRS, una mia storica battaglia personale storica che ci consente di parlare con il mondo, di parlare la stessa lingua con il mondo e di avere bilanci che meglio rappresentino la situazione.

L'articolo 7 parla della sottoscrizione di obbligazioni e titoli di debito, che va a completamento dell'opera iniziata dal decreto-legge Fintech e va a chiusura della riforma del diritto commerciale del 2003, che aveva lasciato inespressi alcuni aspetti dei titoli di debito di S.r.l., e completa anche - cosa che non è stata fatta dalla norma secondaria - lo startup act del Ministro Passera.

L'articolo 8 parla di semplificazione burocratica dell'ammissione in quotazione.

L'articolo 9 disciplina l'approvazione del prospetto di quotazione.

L'articolo 12, tanto discusso, è quello della lista del Consiglio di amministrazione. È giusto discutere e sollevare i propri dubbi e se non ci fosse l'opposizione, come disse Massimo Cacciari dopo una schiacciante vittoria come sindaco di Venezia, il tavolo della democrazia sarebbe zoppo. Quindi, è giusto che l'opposizione abbia portato avanti le proprie proteste e i propri dubbi ma è giusto ricordare anche che questo tema è entrato nel dibattito parlamentare nella scorsa legislatura con un disegno di legge del Partito Democratico.

Ricordiamo anche il voto plurimo, cioè il fatto che possiamo andare a competere con quelle geografie, come i Paesi Bassi, che hanno attratto le nostre aziende proprio per l'esistenza del voto plurimo, del voto maggiorato.

Ricordiamo anche il voto plurimo, ossia il fatto che possiamo competere con quelle realtà geografiche, come i Paesi Bassi, che hanno attratto le nostre aziende proprio per l'esistenza del voto plurimo, del voto maggiorato. Su questo stiamo ragionando proprio in questi giorni e stiamo vedendo gli effetti del voto maggiorato per quanto riguarda Stellantis.

La cosa che dobbiamo chiederci è: siamo un sistema in grado di utilizzare il voto maggiorato come uno strumento di competizione strategica? Ma soprattutto il voto maggiorato ci consente di premiare gli investitori pazienti, quelli che tengono le partecipazioni più a lungo.

Per quanto riguarda poi la delega per la riforma del TUF, signor Presidente, per suo tramite, invito il Sottosegretario a lavorarci bene, a coinvolgere professionisti seri e preparati, perché, se questo Governo ci regalerà una riforma del TUF di livello, ne godremo tutti almeno per i prossimi cinque anni. L'articolo 22 riprende una proposta già approvata nel decreto Crescita della Lega, che è quella di tutelare i risparmiatori oscurando quei siti che operano senza le debite autorizzazioni. Anche l'articolo 25 riprende una proposta della Lega all'interno dell'educazione civica, che è stata riproposta sui banchi di scuola tramite la legge Capitanio della scorsa legislatura. L'educazione finanziaria è sempre più importante perché, se geografie e Paesi con la cultura simile alla nostra, come la Francia e la Spagna, vedono un investimento superiore in strumenti finanziari che vanno sull'economia reale, nonostante gli incentivi fiscali a volte siano molto simili, questo è prevalentemente un tema di cultura.

Questo è un grande passo e ora ci attende altro e lo dico esprimendomi con un'altra sineddoche presa da Shakespeare, perché io, signor Presidente, adoro Shakespeare, in particolare il Giulio Cesare. Friends, Romans, countrymen, lend me your ears: prestatemi le vostre orecchie.

Il prossimo passo è quello di lavorare sulla liquidità e di consentire che a quelle piccole che vanno sul mercato, ai titoli di quelle piccole, con la dematerializzazione di qualche Srl, (probabilmente, anzi sicuramente, saremo in grado di quotare anche le quote di Srl), a quelle medie che crescono, a quelle grandi italiane sia assicurato lo scambio dei titoli.

Abbiamo lavorato sui PIR con riferimento ai quali si diceva: “Li volete distruggere”. No, li stiamo potenziando e nel decreto-legge Anticipi, grazie alla Lega al Senato, abbiamo eliminato l'unicità del possesso dei PIR. Stiamo anche lavorando ai PIR evergreen per fare in modo che ogni cinque anni non venga meno la liquidità sui mercati.

Stiamo lavorando a un grosso patto tra gestori, Stato e cittadini perché i PIR vadano sempre di più sull'economia reale e, parzialmente, anche sul debito pubblico per quel 25 per cento che rimane libero. Stiamo lavorando a strumenti che eliminino la competizione tra azionario e obbligazionario. Stiamo lavorando per costruire un fondo di fondi e, secondo me, anche modificando parzialmente il Patrimonio Rilancio che ha un regolamento troppo rigido, a mio modo di vedere, e magari anche andando a modificare - chissà - il regolamento di CDP.

Sul credito d'imposta, poc'anzi citato, vorrei solo sottolineare che in Commissione bilancio al decreto-legge Milleproroghe c'è un emendamento depositato, a prima firma Centemero e poi tutte le firme del gruppo Lega in Commissione finanze e in Commissione bilancio, che punta a un rinnovo anche per questo esercizio, ma lavorare sul primario, sugli aucap non è sufficiente. Dobbiamo concentrarci sul secondario per costruire insieme l'Italia del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Signor Presidente, questo disegno di legge di iniziativa governativa traduceva sostanzialmente in un articolato il Libro verde del 2022 sulla competitività dei mercati finanziari italiani a supporto della crescita, documento predisposto dal Governo Draghi che aveva stimolato una consultazione pubblica ampiamente partecipata dagli operatori di mercato, favorendo l'accesso e la permanenza delle imprese nell'ambito dei mercati finanziari.

Sappiamo infatti che il mercato dei capitali italiano è ancora sottodimensionato rispetto ad altre economie avanzate, in ragione sia di debolezze strutturali dell'ecosistema di riferimento, sia della presenza di alcuni ostacoli di natura normativa e regolamentare. In sostanza, il testo presentato al Senato all'inizio partiva dal lavoro fatto dai Governi precedenti, con un impianto complessivo che, salvo alcuni punti, su cui il Partito Democratico ha presentato proposte migliorative, era nell'insieme condivisibile.

Se il provvedimento, pertanto, poteva costituire un'occasione per dare al mercato la fiducia necessaria per investire nelle medie imprese, l'esame ha messo in evidenza contrasti e confusione all'interno della maggioranza, che hanno finito per determinare l'inserimento di una delega in bianco per la riforma del testo unico della finanza e l'introduzione di meccanismi farraginosi e discutibili su temi estremamente delicati, quali la presentazione da parte del consiglio di amministrazione uscente di una propria lista di candidati, con la possibilità che si determinino risultati paradossali, se la lista vince senza per ottenere la maggioranza assoluta e la maggioranza del voto.

Su questi punti abbiamo cercato di proporre emendamenti soppressivi e migliorativi, l'hanno detto egregiamente, per quanto riguarda l'articolo 12, il collega Tabacci e, sull'articolo 19, la collega Serracchiani.

Sul punto della disciplina delle azioni a voto plurimo e maggiorato, il disegno di legge amplia alle facoltà per le società di garantire agli azionisti di controllo un peso superiore al capitale investito e lo fa in due modi: con il cosiddetto voto multiplo e con il cosiddetto voto maggiorato. L'intervento sul voto multiplo è in linea con le tendenze internazionali, dato che non può di per sé nuocere agli interessi degli investitori, visto che essi comprano azioni a un prezzo che sconta le conseguenze attese dal voto multiplo per la governance e la gestione della società. La sicurezza che nessuno ne sia danneggiato è maggiore se il controllo pubblico è rafforzato, per evitare che l'azionista che ha il controllo abusi della sua posizione.

L'intervento sul voto maggiorato, invece, previsto dal testo che oggi va in approvazione, si applica anche alle società già quotate in Borsa che, con una delibera dell'assemblea, possono decidere di ampliare di molto il potere dei soci di controllo. Così i soci esistenti subiscono o possono subire una modifica peggiorativa dei propri diritti e si trovano a partecipare a una società dove la separazione tra proprietà e controllo è estremizzata, con rischi maggiori di espropriazione e senza efficace tutela.

Sulla lista dei candidati per i consigli di amministrazione all'articolo 12, che abbiamo proposto di sopprimere, resta, invece, nel testo di maggioranza, un impianto normativo che ostacola l'uso delle liste del consiglio, in quanto si dà maggiore spazio alle liste di minoranza nel caso che la lista del consiglio sia la più votata.

Vogliamo ricordare ancora una volta, a futura memoria, che la presentazione di liste del CdA è coerente con la prassi seguita nei principali Paesi e ordinamenti, inclusa l'Olanda, ossia il Paese dove varie società italiane si sono trasferite per sfruttarne la maggiore libertà statutaria.

Voglio ricordare che tra queste società trasferite in Olanda figura anche la società quotata che, durante un'audizione in Senato, ha sollevato il tema della lista del consiglio come un problema da risolvere, per ironia della sorte, visto che la stessa società, nell'aprile scorso, ha presentato la lista del CdA da eleggere all'assemblea.

È vero che all'estero le liste del consiglio hanno come contrappeso la possibilità di votare sui singoli candidati, e questo la maggioranza ha voluto prevedere nel testo odierno, ma, mentre all'estero vale per tutti i candidati, in questo testo vale solo per quelle proposte del CdA. Se si vogliono garantire maggiori poteri ai soci nelle scelte degli amministratori, la strada migliore è quella del voto su tutti i candidati, senza distinzione tra liste del consiglio e liste dei soci.

Per cercare di rimediare, infine, davvero al pasticcio delle norme sulle liste del consiglio abbiamo proposto di eliminare la regola che dà alla minoranza ulteriori seggi nel caso di vittoria della lista del consiglio. Lo abbiamo fatto per la confusione e per il rischio d'incertezze e poca trasparenza che trasmette agli investitori.

Il nostro voto contrario all'articolo 12 è un voto, quindi, che conferma il nostro giudizio negativo per una norma destinata, ahimè, a creare confusione e contenziosi, a cominciare da profili di incostituzionalità, che sono possibili.

Sulla delega all'articolo 19, si tratta di una delega così ampia che autorizza a rivedere il testo unico dell'intermediazione finanziaria, le norme del codice civile sulle società quotate, il testo unico bancario e il codice delle assicurazioni: vasto programma. Sull'articolo 19, che prevede la delega, abbiamo perciò espresso voto contrario. È stata presentata questa delega sulla stampa come uno dei modi per rimediare al pasticcio delle norme sulla lista dei consigli di amministrazione presente nel testo attuale; rimedio ancora difficile, avendo voluto, la maggioranza, non accogliere i nostri emendamenti migliorativi del testo. La delega prevede troppi spazi; è una delega in bianco perché troppe sono le soluzioni indicate da verificare con la delega, cosa che contrasta come minimo con il criterio di indicare in modo specifico gli indirizzi da applicare.

Richiamo l'attenzione, ancora una volta, sul fatto che c'è il serio rischio, già avvenuto in Senato e oggi confermato in questa Camera, che specifici gruppi di interesse influiscano sui contenuti dei decreti delegati con soluzioni non coerenti con l'interesse generale. Sappiamo che le pressioni politiche possono essere forti, in particolare quelle di gruppi organizzati, e per questo continuiamo a chiedere una consultazione pubblica sulle bozze di decreto legislativo, con l'impegno a non inserire modifiche significative, se non a seguito di una trasparente e ulteriore consultazione, per prevenire al massimo scelte troppo condizionate da interessi particolari.

In conclusione, Presidente voglio esprimere la nostra profonda delusione per il metodo, ancora prima che per il merito, con cui Governo e maggioranza parlamentare hanno condotto l'iter di questo disegno di legge e della delega collegata, che operano su materie di estrema delicatezza per la credibilità e l'affidabilità del Paese nel consesso economico e finanziario internazionale. Avremmo potuto oggi giungere, invece, a una convergenza di valutazioni più ampia sul testo. Questa piena convergenza è stata negata da questa maggioranza che, con imperizia e in modo estemporaneo, ha emendato il testo nei suoi aspetti più delicati, mi riferisco ovviamente agli articoli sul voto maggiorato e sulla lista del consiglio di amministrazione, introducendo meccanismi macchinosi e pasticciati e costringendo il Governo numerose mediazioni e riformulazioni. Ancora più grave è il sospetto che questo modo di agire alimenti la convinzione, tra gli osservatori e nelle testate economiche, che il legislatore si sia mosso non dalla volontà di agire per l'interesse generale, ma per ingerire su casi particolari.

Tuttavia, nonostante queste considerazioni non ci siamo sottratti dal proporre miglioramenti al testo nello spirito costruttivo che ha caratterizzato il percorso del Libro Verde. Ricordo che lo stesso metodo fu adottato dal Direttore del Tesoro, Mario Draghi, nel 1997-1998, portando alla redazione del testo unico vigente; è stato un percorso e un esito che portarono al Paese credibilità e autorevolezza. Dobbiamo pensare che il Governo abbia timore di avvalersi di esperti indipendenti su temi estremamente tecnici e che il Governo tema modalità di consultazione preventiva e trasparente?

Presidente, per tutte queste ragioni, che motivano il nostro voto contrario all'articolo 12 e all'articolo 19, ma con la volontà di salvare quanto di buono è stato fatto negli anni passati con il Libro Verde, in rappresentanza del gruppo del Partito Democratico, esprimo una astensione preoccupata su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Bene, prendiamo atto dell'astensione preoccupata. Ha chiesto di parlare l'onorevole Testa. Ne ha facoltà.

GUERINO TESTA (FDI). Grazie, signor Presidente, Sottosegretario Freni, onorevoli colleghi. Il provvedimento che ci accingiamo a votare oggi in via definitiva rappresenta un ulteriore passo in avanti per il Paese, in quanto persegue la finalità prioritaria di modernizzare e rendere più efficienti i mercati dei capitali italiani, rilanciando, al tempo stesso, l'economia nazionale e arginando la fuga di aziende locali verso luoghi rivali dell'Unione europea. Le norme contenute, molte delle quali incidono sulla disciplina delle società di capitali, aggiornano un quadro normativo per accrescere la competitività dell'industria finanziaria italiana, alla luce delle dinamiche evolutive dei mercati e della crescente concorrenza tra piazze finanziarie internazionali, anche al fine di rimuovere ostacoli diversi alla domanda di capitale da parte delle imprese.

Sin dall'inizio della legislatura, l'opposizione ha urlato che, con l'arrivo a Palazzo Chigi della destra, il Paese sarebbe andato a fondo, verso gli abissi di una crisi economica irreversibile. Avete strillato, denunciato, organizzato ingiustificate manifestazioni di protesta, anche con la complicità della CGIL, sostenendo che, con Giorgia Meloni, il sistema economico italiano sarebbe andato in rovina, l'Italia sarebbe precipitata agli ultimi posti in Europa e nel mondo. Invece, è accaduto esattamente il contrario.

È opportuno ribadire ancora una volta un concetto chiaro e semplice: il Presidente Giorgia Meloni rimarrà a Palazzo Chigi tutta la legislatura e anche di più. Non saranno certamente i vostri attacchi, il vostro approccio fatto di continui e pretestuosi “no” a prescindere ad ogni provvedimento, soprattutto economico e di crescita, a produrre effetti contro il Governo e la maggioranza. Dico questo perché l'Istat comunica che a dicembre 2023 in Italia sono aumentati gli occupati e, al tempo stesso, sono diminuiti i disoccupati, l'occupazione è cresciuta tra gli uomini, i dipendenti a termine, gli autonomi e gli under 34, il tasso di occupazione è salito al 61,9 per cento. Confrontando il quarto trimestre 2023 con il terzo, si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,6 per cento, per un totale di 135.000 occupati. Anche la Borsa italiana è cresciuta del 21,1 per cento dal 1° gennaio, più di qualunque Borsa europea, confermando le scelte fatte in campo economico dal Governo Meloni e il clima favorevole agli investimenti creato dall'Esecutivo anche per il mercato borsistico. Il controvalore degli scambi di Piazza Affari è in forte crescita, considerato che i dati di pochissimi giorni fa evidenziano che nell'ultima seduta il controvalore stesso è stato pari a 2,92 miliardi di euro, con un incremento di ben 595 milioni di euro. I dati dell'Istituto nazionale di statistica testimoniano quindi la vitalità del tessuto produttivo italiano e l'efficacia delle politiche introdotte dal Governo, smentendo lo scenario tratteggiato dalla sinistra che preventivava una macelleria sociale, dopo il doveroso smantellamento di politiche assistenziali assurde e senza visione di crescita e, soprattutto, caratterizzate da uno spreco di denaro pubblico senza precedenti nella storia repubblicana, forse secondo soltanto a quello delle baby pensioni.

In questo contesto, colleghi, il disegno di legge in oggetto si è posto oggi l'obiettivo di riformare il mercato dei capitali, introducendo, al contempo, nuove regole, al fine di agevolare la crescita dell'economia italiana e delle nostre aziende, un nuovo standard normativo, in linea con la trasformazione del modello economico che coinvolge ovviamente non soltanto il nostro Paese, che delega il Governo a revisionare il sistema complessivo, semplificando la possibilità delle nostre imprese nel quotarsi sui mercati finanziari e mettendo in parallelo l'attività dei mercati finanziari con quella delle banche. E le modifiche sui criteri della disciplina per la compilazione delle liste dei consigli di amministrazione - oggetto della norma più dibattuta del disegno di legge, oggetto, anche qui, di critiche false e pretestuose - in realtà, sono, invece, condivisibili e necessarie, in quanto servono a limitare il meccanismo attraverso il quale, in alcuni casi, si perpetuano all'infinito i consigli di amministrazione, a prescindere dai soci.

Siamo convinti - con buona pace della sinistra e delle solite estenuanti critiche e strumentalizzazioni propagandistiche - che, dai mercati, una previsione che rafforzi il peso degli azionisti sia apprezzata e valutata favorevolmente, avvicinando gli investimenti molto più che in passato. Per le società già quotate, dunque, sarà una crescita progressiva di 1 punto l'anno, fino ad arrivare a 10 voti per azione. L'obiettivo è non solo quello di favorire nuove quotazioni, ma anche di garantire la permanenza delle società di capitali sul mercato italiano, evitando nuovi trasferimenti in Olanda. Questo provvedimento s'inserisce in un contesto di progressivo rafforzamento della struttura finanziaria, intrapreso dalle imprese italiane nell'ultimo decennio, e contiene principalmente due segnali di grande discontinuità. Il primo: il diritto alla conoscenza delle regole della finanza. Il secondo: l'adeguamento alle regole europee, tenendo conto, allo stesso tempo, della realtà economica italiana costituita da piccole e medie imprese.

L'impianto normativo, a mio avviso, può essere raggruppato in 4 macro-aree: miglioramento del contesto normativo e regolatorio, sostegno alle piccole e medie imprese, innovazione ed internazionalizzazione, tutela degli investitori. Credo che nessuna norma si possa considerare perfetta. Non a caso il disegno di legge contiene un'ampia delega al Governo, che non toccherà i punti già discussi e introdotti in corso d'esame, da svolgere in 12 mesi, per quanto riguarda l'armonizzazione e la riforma del TUF, che, in prospettiva, dovrà avere e subire una manutenzione ordinaria e straordinaria quasi ogni anno. Finalmente, con l'articolo 25 del Capo III, si introducono misure di promozione dell'inclusione finanziaria. Si parla di partecipazione piena e consapevole dei cittadini italiani alla vita economica del Paese.

Il Ministero dell'Economia e delle finanze e il Ministero dell'Istruzione e del merito sono incaricati di elaborare una Strategia nazionale per l'educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale. L'auspicio è che il Governo riesca a supportare, con una dose di risorse più consistenti, questa decisione di grande rilievo, coinvolgendo anche realtà importanti e altamente professionali del settore, radicate profondamente nella diffusione e nella promozione dell'educazione finanziaria. Penso, ad esempio, all'AIEF, l'Associazione italiana educatori finanziari, che opera da anni in tutta Italia con riconosciuta professionalità e competenza. Accingendomi a concludere, con questo disegno di legge, il Governo Meloni ha voluto intraprendere un vero e proprio cambio di passo strutturale nel rapporto tra imprese e mercato dei capitali. Infatti, da un lato, verranno rimossi i vincoli normativi operativi, modificando l'accesso al mercato da parte delle imprese, e, dall'altro, introducendo misure che stimolano, sia sul lato della domanda, sia su quello dell'offerta, la canalizzazione degli investimenti attraverso i mercati. Il confronto che c'è stato con i diversi stakeholder e le associazioni di categoria, nel corso dell'esame in prima lettura al Senato, è stato utile e importante, specie in questo momento in cui si parla spesso di Governi che schiacciano la funzione del Parlamento.

Non ultimo e non meno rilevante, il Governo Meloni si è occupato anche di una forma d'investimento, che indubbiamente è la più importante: il capitale umano. Sì, il capitale umano, capace di generare nel prossimo futuro una conoscenza finanziaria che possa determinare evidenti miglioramenti in termini di benessere individuale e sociale, per affermare un cambiamento fondamentale della nostra Nazione. In un'Italia, purtroppo, sempre ripiegata su se stessa nel passato, spesso troppo conservativa non solo nella sua visione della vita e dei valori, ma anche nelle abitudini e nel correre veloci, questo provvedimento rappresenta un grande passo in avanti per il nostro sistema Paese, affrontando di petto una materia di cruciale importanza per lo sviluppo e la competitività del sistema produttivo italiano e da tempo al centro delle priorità, quali la competitività del mercato dei capitali. Un mercato di capitali sviluppato, integrato a livello europeo, liquido ed efficiente, rappresenta, infatti, una leva strategica per sostenere gli investimenti delle imprese italiane e permettere loro di svilupparsi, innovare e competere sui mercati internazionali, assicurando di conseguenza anche la tenuta dei livelli occupazionali. Per queste ragioni, caro Presidente, esprimo convintamente, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, il voto favorevole su questo provvedimento, nella sicurezza che le misure contenute porteranno un contributo positivo al rilancio del mercato dei capitali come strumento essenziale per sostenere le imprese nel realizzare gli investimenti funzionali alla loro crescita e alla trasformazione ambientale e digitale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1515​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Colleghi, prima di passare al voto finale, intendo precisare che nel tabulato delle votazioni svoltesi nella giornata di oggi - che sarà pubblicato in allegato al resoconto stenografico della seduta - le votazioni nn. 52 e 53, sulle quali si è verificato un problema tecnico, saranno considerate come annullate e quindi non svolte.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1515: S. 674 - "Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 103).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani, mercoledì 7 febbraio.

Secondo le medesime intese, nella stessa seduta di domani, le votazioni relative al decreto-legge recante la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell'Ucraina avranno luogo non prima delle ore 19,30, anziché non prima delle ore 18,30, come invece previsto dal vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere…

PRESIDENTE. Interviene se i colleghi hanno rispetto del suo intervento e fanno silenzio. Quindi, fino a quando non c'è silenzio, onorevole Auriemma, mi scusi, ma lei deve essere in condizioni di svolgere il suo intervento nel silenzio dell'Aula. Colleghi, per favore, la seduta non è finita! Chi vuole lasciare l'Aula lo faccia in silenzio, viceversa noi non andiamo avanti con i lavori, vediamo un po'. Onorevole Auriemma, provi e casomai ci fermiamo.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Intervengo in quest'Aula per portare la mia massima solidarietà e vicinanza agli alunni, ai 70 ragazzi del liceo “Alfonso Maria de' Liguori”, che sono stati sospesi dopo avere manifestato per la deriva, la devastazione ambientale che caratterizza quel territorio, che lo caratterizza da oltre 30 anni. Sono stati sospesi e rischiano di perdere anche l'anno scolastico. Presidente, in una terra dove la gente ormai è rassegnata e non s'indigna più, trovare dei giovani che vogliono ancora combattere contro l'indifferenza, l'apatia e l'ormai arrendevole slogan “è inutile, non si può cambiare” è un'occasione unica e rara, che deve essere valorizzata e considerata, e non sanzionata. Intervengo, Presidente, perché credo fortemente che il dissenso non va sospeso, ma va accolto, va ascoltato, soprattutto in una città, Acerra, che è medaglia al valor civile perché alcuni dissidenti hanno combattuto scrivendo la storia contro il regime fascista, scrivendo una pagina di storia importante di una città.

Lo dico in quest'Aula perché anche in quest'Aula è stata scritta la nostra Costituzione e non dimentichiamo che nell'Assemblea costituente c'erano dei dissidenti al sistema fascista come Teresa Mattei. Quindi, la resistenza e il dissenso devono essere sempre compresi e ascoltati.

Quando il Ministro Valditara elogia i presidi che sospendono i ragazzi che cercano di manifestare le proprie idee, dicendo che la scuola deve insegnare il rispetto delle regole, ebbene dico che il rispetto delle regole deve essere insegnato con l'esempio e questi ragazzi, che oggi combattono per un mondo migliore, cosa hanno avuto? Hanno avuto l'esempio che noi non abbiamo rispettato gli accordi dell'Agenda 21 del 1992, un documento sottoscritto da 170 Paesi. Non abbiamo neanche rispettato le regole e gli accordi dell'Agenda 2030 del 2015. Sono 30 anni di lettera morta di questi obiettivi.

PRESIDENTE. Concludiamo.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Questi ragazzi vivono un momento storico particolare, minacciati dai cambiamenti climatici e dalle guerre e non è possibile puntare il dito. Sono stanchi di adulti che predicano bene e razzolano malissimo. Perciò, in sintonia con i loro coetanei di tutto il mondo, si ribellano con modalità non violente, perché il futuro è minacciato come non lo è mai stato in precedenza. Per questo, Presidente, prima di salire in cattedra e di criminalizzare questi ragazzi dobbiamo ricordarci che il rispetto delle regole si insegna dando l'esempio e non puntando il dito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Vorrei tornare sulla terribile situazione della popolazione civile a Gaza. Questa mattina, insieme ad alcuni colleghe e colleghi del Partito Democratico, abbiamo incontrato una delegazione di Medici senza frontiere di ritorno da Gaza. Ci hanno illustrato una situazione medico-sanitaria che definirei più che drammatica. Gli ospedali sono stati decimati e quelli funzionanti sono pochissimi, 13 su 56, perché sono stati distrutti, del tutto o in parte, e altri sono inaccessibili, cioè ci sono ma sono circondati dai carri armati israeliani e, dunque, non c'è la possibilità di accedervi. A Gaza, Presidente, non c'è uno spazio dove poter mettere i feriti, perché a Gaza non ci sono posti sicuri. Oggi, questa delegazione ci ha detto che i medici sono costretti a operare i feriti a terra, sul pavimento, perché mancano i letti dove poterlo fare, ma mancano anche i medicinali poiché i convogli pieni di materiale medico sono bloccati ai valichi dall'esercito israeliano. Sono bloccati anche i carichi e i convogli pieni di cibo e a Gaza si muore letteralmente di fame.

Vede, queste persone che abbiamo incontrato oggi ci hanno detto che tutto il Nord e il Centro di Gaza sono rasi al suolo. Non c'è, come dicevo, cibo e le persone sono costrette a bere acqua piovana, perché i dissalatori sono solo al Sud e sono insufficienti anche per quell'area. Sono aumentati, dunque, i casi di epatite A, dilaga la dissenteria, specialmente per i bambini, e MSF ci ha riferito che, continuando così, si svilupperanno nuove epidemie più devastanti ancora. A questo, Presidente, si aggiunge l'allarme giustificatissimo per le conseguenze devastanti della sospensione dei finanziamenti all'UNRWA da parte dei maggiori donatori, tra cui gli Stati Uniti, il Canada e alcuni Paesi europei, inclusa l'Italia. Io penso che abbiano ragione gli osservatori e i giornalisti che affermano che sospendere le donazioni a UNRWA rischia di essere un'altra punizione collettiva contro la popolazione palestinese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Non facciamolo, Presidente, è un enorme errore! Nessun altro può fare a Gaza quello che fa l'UNRWA.

Allora, io chiedo anche a lei, Presidente, di fare di più. Noi tutte e tutti dobbiamo fare di più. Dobbiamo far sentire forte la nostra voce. Il Governo del nostro Paese deve adoperarsi, senza riserve, per il cessate il fuoco immediato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Non c'è più tempo da perdere, che cosa dobbiamo aspettare? Gli aiuti devono poter entrare a Gaza, è totalmente immorale lasciare centinaia di convogli pieni di aiuti e non consentire l'accesso.

Allora, Presidente, va bene portare 18 bambini palestinesi in Italia per farli curare, ma deve essere chiaro a tutti in quest'Aula che è solo una piccolissima goccia in un oceano di bisogno e di disperazione. Quindi, non ci si può fermare a questo, si faccia molto di più. Ognuno e ognuna devono fare la propria parte (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Noi continueremo a ogni fine seduta a ricordare il dramma della popolazione civile a Gaza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Signor Presidente, mi scuso per gli occhiali ma ho avuto un intervento agli occhi.

PRESIDENTE. Ci mancherebbe. Già il fatto che lei sia qui dimostra il suo attaccamento e la sua passione politica nonché civile. Prego, onorevole Cherchi.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie. Voglio ricordare quel ragazzino che si è impiccato in un centro di detenzione. Si chiamava Ousmane Sylla. È bello che io ricordi il suo nome, perché molti giornali hanno scritto di un ragazzo si è ucciso ma in pochissimi hanno scritto il nome. Era un ragazzino di 21 anni della Guinea. Si è impiccato con un lenzuolo ad un cancello nel centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, a Roma. A seguito di questo episodio, alcuni ospiti del centro hanno dato vita a una rivolta interna anche contro le Forze dell'ordine, alle quali vanno comunque la mia e la nostra solidarietà perché hanno sedato la protesta. Il motivo scatenante sarebbe legato al sovrannumero delle presenze e ai trattamenti inumani che vengono perpetrati in questi luoghi di trattenimento. Questo ragazzino aveva 21 anni ed è stata aperto -l'ho saputo soltanto adesso - un procedimento per istigazione al suicidio. Avrebbe lasciato scritto su un muro parole tenerissime: “Se dovessi mai morire, vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa perché mia madre ne sarebbe lieta. L'Africa mi manca molto e anche mia madre mi manca, ma non deve piangere per me. Pace alla mia anima, che io possa riposare in pace”.

A seguito dell'approvazione del decreto Cutro, che allunga a 18 mesi la detenzione, considerato che alcuni paesi non hanno accordi con l'Italia, gli stessi centri di permanenza per il rimpatrio dovrebbero essere chiusi e il decreto Cutro abrogato perché non è sostenibile né per i migranti, né per il personale delle Forze dell'ordine, che si fa in quattro, anzi, in 10.000, in una situazione di questa natura, con l'assenza del Governo e dell'Europa. Il problema è che Ousmane non avrebbe mai potuto essere rimpatriato perché l'Italia non ha accordi di rimpatrio col suo Paese. Quindi, sarebbe dovuto rimanere altri 10 mesi in questo centro di rimpatrio ma non ha retto perché, evidentemente, per altri 10 mesi non ce l'avrebbe fatta. I giorni precedenti piangeva e chiedeva aiuto ma, alla fine, non ce l'ha fatta e si è suicidato e io ho voluto ricordarlo così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Diamo la parola per l'ultimo intervento all'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Interveniamo di nuovo in quest'Aula per segnalare l'ennesima uccisione di un animale. Stamattina, il presidente del Trentino-Alto Adige, Maurizio Fugatti, noto oramai come sterminatore di orsi - sembra che l'unico motivo della sua vita sia uccidere gli orsi - ha dato immediatamente ordine di uccidere un orso, l'M90. Nel pomeriggio l'hanno ucciso. Sembra quasi che ci sia una sorta di sete di sangue. Noi viviamo in un Paese in cui il problema principale da risolvere è quello di ammazzare un orso. Vogliamo dare alcuni numeri, visto che sembra che non interessi a nessuno. Eppure il benessere e la convivenza con gli animali sono alla base di una società civile.

Rispettare gli animali, rispettare i più deboli, rispettare le persone diversamente abili: questa è la base di una società. Ebbene, negli ultimi 150 anni, c'è stato un solo caso di aggressione e uccisione di un orso nei confronti di un italiano. Secondo i dati - pensi un po', esiste l'associazione Vittime della caccia -, nell'ultimo anno, 22 italiani sono rimasti uccisi dai cacciatori, negli ultimi 10 anni, 200 morti e 682 feriti. Ovviamente, per il divertimento, per sparare, per la caccia, è giustificata l'uccisione di persone, invece non riusciamo a trovare una soluzione per convivere con gli orsi, la cui natura è quella di stare nel territorio, che siamo noi umani ad invadere e, addirittura, adesso ci prendiamo anche l'arroganza di ucciderli (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 7 febbraio 2024 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

SERRACCHIANI; COMAROLI ed altri; GATTA; BARZOTTI; RIZZETTO e LUCASELLI; TENERINI: Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche.

(C. 153​-202​-844​-1104​-1128​-1395-A​)

Relatore: GIACCONE.

2. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 17 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: BERGESIO ed altri: Disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura (Approvata dal Senato). (C. 1304​)

e dell'abbinata proposta di legge: CARETTA ed altri. (C. 1123​)

Relatore: CARLONI.

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 317-533-548 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: ROMEO ed altri; MENIA ed altri; GASPARRI: Modifiche alla legge 30 marzo 2004, n. 92, in materia di iniziative per la promozione della conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 1457​)

e delle abbinate proposte di legge: CIABURRO ed altri; DE PALMA ed altri. (C. 708​-1496​)

Relatrice: MATTEONI.

(ore 15)

4. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16,15, con votazioni non prima delle ore 19,30)

5. Discussione del disegno di legge:

S. 974 - Conversione in legge del decreto-legge 21 dicembre 2023, n. 200, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina (Approvato dal Senato). (C. 1666​)

Relatori: CALOVINI, per la III Commissione; BICCHIELLI, per la IV Commissione.

La seduta termina alle 19,05.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 33 e 91 la deputata Morfino ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 34 il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 44 il deputato Stefani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 45 e 50 la deputata De Micheli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 55 e 64 il deputato Benigni ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 55 e 82 il deputato Nevi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 58 il deputato Bof ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 79 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 83 il deputato Maullu ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 90 e 97 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 90 il deputato Girelli ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 98 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 103 la deputata Ilaria Fontana ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1515 - ARTICOLO 1 245 156 89 79 155 1 80 Appr.
2 Nominale ART AGG 1.01 251 250 1 126 110 140 80 Resp.
3 Nominale ARTICOLO 2 252 158 94 80 158 0 80 Appr.
4 Nominale ARTICOLO 3 255 161 94 81 161 0 78 Appr.
5 Nominale ART AGG 3.01 267 263 4 132 111 152 76 Resp.
6 Nominale EM 4.1 267 250 17 126 99 151 76 Resp.
7 Nominale EM 4.2 271 267 4 134 114 153 75 Resp.
8 Nominale EM 4.3 269 268 1 135 116 152 75 Resp.
9 Nominale EM 4.4 269 267 2 134 115 152 75 Resp.
10 Nominale EM 4.5 269 255 14 128 103 152 75 Resp.
11 Nominale EM 4.6 268 266 2 134 115 151 75 Resp.
12 Nominale EM 4.7 270 267 3 134 116 151 75 Resp.
13 Nominale EM 4.8 271 271 0 136 118 153 75 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 4.9 274 274 0 138 120 154 75 Resp.
15 Nominale ARTICOLO 4 273 162 111 82 161 1 75 Appr.
16 Nominale ARTICOLO 5 273 162 111 82 160 2 75 Appr.
17 Nominale ARTICOLO 6 272 161 111 81 159 2 75 Appr.
18 Nominale ARTICOLO 7 272 163 109 82 163 0 75 Appr.
19 Nominale EM 8.1 273 271 2 136 117 154 75 Resp.
20 Nominale ARTICOLO 8 273 160 113 81 160 0 75 Appr.
21 Nominale ART AGG 8.01 276 262 14 132 104 158 74 Resp.
22 Nominale EM 9.1 279 264 15 133 104 160 74 Resp.
23 Nominale ARTICOLO 9 277 159 118 80 159 0 74 Appr.
24 Nominale MANTENIMENTO ARTICOLO 10 277 275 2 138 171 104 74 Appr.
25 Nominale EM 11.1 277 263 14 132 105 158 74 Resp.
26 Nominale EM 11.2 273 270 3 136 117 153 74 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 11.3 275 266 9 134 113 153 74 Resp.
28 Nominale EM 11.4 275 259 16 130 106 153 74 Resp.
29 Nominale EM 11.5 274 268 6 135 114 154 74 Resp.
30 Nominale EM 11.6, 11.7, 11.8 277 260 17 131 107 153 74 Resp.
31 Nominale EM 11.9 273 261 12 131 104 157 74 Resp.
32 Nominale EM 11.10, 11.11 277 259 18 130 106 153 74 Resp.
33 Nominale ARTICOLO 11 276 154 122 78 149 5 74 Appr.
34 Nominale EM 12.1 273 273 0 137 118 155 73 Resp.
35 Nominale EM 12.2 275 196 79 99 37 159 73 Resp.
36 Nominale EM 12.3 270 268 2 135 114 154 73 Resp.
37 Nominale EM 12.4 275 273 2 137 116 157 73 Resp.
38 Nominale EM 12.5, 12.6 274 265 9 133 104 161 73 Resp.
39 Nominale EM 12.7 274 196 78 99 38 158 73 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM 12.8 279 229 50 115 72 157 73 Resp.
41 Nominale EM 12.9 274 271 3 136 115 156 73 Resp.
42 Nominale EM 12.10 276 236 40 119 80 156 73 Resp.
43 Nominale EM 12.11 278 202 76 102 46 156 73 Resp.
44 Nominale EM 12.12 275 255 20 128 102 153 73 Resp.
45 Nominale EM 12.13 277 265 12 133 104 161 73 Resp.
46 Nominale EM 12.14 276 273 3 137 120 153 73 Resp.
47 Nominale EM 12.15 279 261 18 131 106 155 73 Resp.
48 Nominale EM 12.16 276 257 19 129 104 153 73 Resp.
49 Nominale EM 12.17 276 262 14 132 103 159 73 Resp.
50 Nominale EM 12.18 276 260 16 131 103 157 73 Resp.
51 Nominale EM 12.19 278 262 16 132 105 157 73 Resp.
52 Nominale VOTAZIONE ANNULLATA   Annu.


INDICE ELENCO N. 5 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale VOTAZIONE ANNULLATA   Annu.
54 Nominale EM 12.20 281 272 9 137 113 159 73 Resp.
55 Nominale ARTICOLO 12 280 276 4 139 153 123 73 Appr.
56 Nominale EM 13.1 274 259 15 130 104 155 73 Resp.
57 Nominale EM 13.2 275 266 9 134 113 153 73 Resp.
58 Nominale EM 13.3 275 268 7 135 116 152 73 Resp.
59 Nominale EM 13.4 280 260 20 131 103 157 73 Resp.
60 Nominale EM 13.5 278 236 42 119 80 156 73 Resp.
61 Nominale ARTICOLO 13 278 160 118 81 158 2 73 Appr.
62 Nominale EM 14.2 277 194 83 98 36 158 73 Resp.
63 Nominale EM 14.3 274 259 15 130 101 158 73 Resp.
64 Nominale ARTICOLO 14 275 160 115 81 158 2 73 Appr.
65 Nominale ARTICOLO 15 274 158 116 80 158 0 73 Appr.


INDICE ELENCO N. 6 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale ARTICOLO 16 278 161 117 81 161 0 73 Appr.
67 Nominale ARTICOLO 17 275 161 114 81 161 0 73 Appr.
68 Nominale ARTICOLO 18 263 162 101 82 149 13 73 Appr.
69 Nominale EM 19.1 264 255 9 128 105 150 73 Resp.
70 Nominale EM 19.2 266 254 12 128 105 149 73 Resp.
71 Nominale EM 19.3, 19.4 266 252 14 127 101 151 73 Resp.
72 Nominale EM 19.5 260 259 1 130 112 147 73 Resp.
73 Nominale EM 19.6 268 254 14 128 102 152 73 Resp.
74 Nominale EM 19.7 271 265 6 133 113 152 73 Resp.
75 Nominale EM 19.8, 19.9 269 267 2 134 102 165 73 Resp.
76 Nominale EM 19.10 266 255 11 128 101 154 73 Resp.
77 Nominale EM 19.11, 19.12 268 254 14 128 105 149 73 Resp.
78 Nominale EM 19.13 271 258 13 130 105 153 73 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale EM 19.14 265 253 12 127 105 148 73 Resp.
80 Nominale EM 19.15 267 264 3 133 115 149 73 Resp.
81 Nominale EM 19.16, 19.17 268 251 17 126 103 148 73 Resp.
82 Nominale ARTICOLO 19 261 249 12 125 149 100 73 Appr.
83 Nominale EM 20.1 262 250 12 126 105 145 73 Resp.
84 Nominale ARTICOLO 20 265 151 114 76 146 5 73 Appr.
85 Nominale EM 21.1, 21.2 261 250 11 126 102 148 73 Resp.
86 Nominale EM 21.3, 21.4 265 251 14 126 100 151 73 Resp.
87 Nominale EM 21.5 266 253 13 127 100 153 73 Resp.
88 Nominale EM 21.6, 21.7 266 249 17 125 100 149 73 Resp.
89 Nominale EM 21.8, 21.9 266 255 11 128 99 156 73 Resp.
90 Nominale ARTICOLO 21 264 155 109 78 151 4 73 Appr.
91 Nominale ARTICOLO 22 267 156 111 79 156 0 73 Appr.


INDICE ELENCO N. 8 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 103)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale EM 23.1 270 267 3 134 119 148 73 Resp.
93 Nominale ARTICOLO 23 270 150 120 76 148 2 73 Appr.
94 Nominale ARTICOLO 24 270 155 115 78 154 1 73 Appr.
95 Nominale ARTICOLO 25 269 158 111 80 157 1 73 Appr.
96 Nominale ARTICOLO 26 272 150 122 76 150 0 73 Appr.
97 Nominale EM 27.500 268 149 119 75 149 0 73 Appr.
98 Nominale ARTICOLO 27 267 153 114 77 153 0 73 Appr.
99 Nominale ODG 9/1515/8 248 242 6 122 102 140 73 Resp.
100 Nominale ODG 9/1515/9 255 254 1 128 94 160 73 Resp.
101 Nominale ODG 9/1515/12 RIF 252 251 1 126 249 2 73 Appr.
102 Nominale ODG 9/1515/13,14 RIF 260 260 0 131 259 1 73 Appr.
103 Nominale DDL 1515 - VOTO FINALE 228 136 92 69 135 1 73 Appr.