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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 231 di martedì 23 gennaio 2024

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato Segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge:

Moreno Sgarallino, da Roma, chiede:

una revisione dei criteri di calcolo dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) (579) - alle Commissioni riunite VI (Finanze) e XII (Affari sociali);

norme in materia di rimborsi e risarcimenti per ritardi o errori delle pubbliche amministrazioni (580) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'introduzione di limiti più stringenti in materia di sciopero nei servizi pubblici essenziali (581) - alla XI Commissione (Lavoro);

modifiche alle norme sanzionatorie per contrastare le manifestazioni non autorizzate che determinano blocchi stradali o ferroviari (582) - alla II Commissione (Giustizia);

iniziative in materia di politica monetaria per contrastare gli effetti dell'inflazione sul costo della vita in Italia (583) - alla V Commissione (Bilancio);

Valerio D'Alessio, da Ardea (Roma), chiede:

norme in materia di tassazione sui redditi da lavoro dipendente, di incremento della produttività e per il miglioramento delle condizioni lavorative (584) - alle Commissioni riunite VI (Finanze) e XI (Lavoro);

lo svolgimento di un'indagine conoscitiva sull'area delle Salzare nel comune di Ardea (Roma) (585) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Alessio Paiano, da Cavallino (Lecce), chiede:

iniziative per l'acquisto di quote di partecipazione nella società Atlantica Sustainable Infrastructure da parte del Ministero dell'Economia e delle finanze (586) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);

che per candidarsi a un'offerta di lavoro non possa essere chiesta l'indicazione obbligatoria del proprio numero di telefono e misure per la piena inclusione nel mondo del lavoro delle persone con disabilità mentale (587) - alla XI Commissione (Lavoro);

misure per potenziare le forme di pubblicità dei lavori parlamentari relativi alle petizioni (588) - alla Giunta per il Regolamento;

Fabio Pedersoli, da Artogne (Brescia), chiede:

l'estensione dell'applicazione delle norme per il diritto al lavoro dei disabili previste dalla legge 12 marzo 1999, n. 68, ai lavoratori in stato di disoccupazione involontaria da un elevato periodo di tempo (589) - alla XI Commissione (Lavoro);

Michele Vecchione, da Villa Lagarina (Trento), chiede:

l'istituzione della figura del responsabile della protezione civile in tutti i comuni e in tutte le circoscrizioni (590) - alla VIII Commissione (Ambiente);

modifiche alle norme elettorali degli enti locali, delle regioni e delle Camere volte a prevedere che i candidati dei partiti agli incarichi di vertice dei rispettivi enti siano capilista delle liste che li sostengono (591) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:

l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito e norme per il risarcimento dei militari che ne sono stati danneggiati (592) - alla IV Commissione (Difesa);

l'introduzione di sanzioni per contrastare il consumo di alcolici in luoghi pubblici (593) - alla II Commissione (Giustizia);

l'istituzione della Giornata dell'educazione, nella data della solennità civile del 4 ottobre (594) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Salvatore Losso, da Firenze, chiede:

l'esenzione dall'IMU e dalla TARI sulla prima casa per i cittadini italiani residenti all'estero (595) - alla VI Commissione (Finanze);

la possibilità per i cittadini italiani residenti all'estero di trasferire la residenza nel comune italiano in cui si possiede un immobile (596) - alla II Commissione (Giustizia);

l'esenzione dal pagamento del canone RAI per i cittadini italiani residenti all'estero (597) - alla IX Commissione (Trasporti);

Ivo Rinaldin, da Castelfranco Veneto (Treviso), chiede:

modifiche alle norme in materia di pensione ai superstiti (598) - alla XI Commissione (Lavoro);

Alfonso D'Andretta, da Nettuno (Roma), chiede:

norme per la riduzione delle imposte a carico delle famiglie in cui sono presenti persone disabili (599) - alla VI Commissione (Finanze).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Elementi ed intendimenti in ordine al monitoraggio relativo alle risorse del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e assistenza del caregiver familiare assegnate alle regioni - n. 3-00926)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Malavasi n. 3-00926 (Vedi l'allegato A).

La Ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA LOCATELLI, Ministra per le Disabilità. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Malavasi che mi dà l'occasione di approfondire il tema importante e prioritario per me, dall'inizio di questo mandato ma anche da prima, che riguarda tanti familiari che amano, che curano e che non vogliono essere sostituiti. Ho avuto modo, anche nel corso del tempo, di precisare quanto sia importante dare una risposta, ormai urgente, ai familiari, in particolar modo ai familiari conviventi, che si prendono cura del proprio caro giorno e notte, durante i momenti difficili, durante i momenti di gioia e durante i momenti di sofferenza, instancabilmente, come in una sorta di maratona.

Vado con ordine, per cercare di dare tutte le risposte di cui l'onorevole Malavasi ha fatto richiesta nella sua interrogazione. Prima di tutto, il 17 gennaio è stato istituito il tavolo interministeriale con il Ministero per le Disabilità e il Ministero del Lavoro e con la partecipazione di tutte le istituzioni ai diversi livelli, quindi i comuni, gli enti locali ma anche le regioni e altre amministrazioni, e anche con l'importante contributo non solo del mondo delle federazioni, delle associazioni, degli enti del Terzo settore e delle parti sociali ma proprio delle famiglie e dei familiari che rappresentano sia le persone con disabilità sia le persone che hanno una malattia cronico-degenerativa, una malattia rara o una malattia oncologica. È molto importante che si lavori intorno a questo tavolo perché, nel corso del tempo, ci sono state tante proposte di legge trasversali, alla Camera e al Senato, tutte importanti, che non sono mai andate a buon fine.

Allora, io mi auguro che questo tavolo lavori bene, ma soprattutto che questa sia l'occasione giusta per trovare quel punto di caduta di cui abbiamo bisogno. Dobbiamo dare una risposta che sia concreta, una cornice normativa che tenga insieme anche tutto quello che c'era nelle proposte precedenti. Mi preme sottolineare proprio che questo tavolo avrà 6 mesi di tempo per lavorare, quindi un tempo ben definito, ma soprattutto che non parte da zero, che non butta via il lavoro precedente, ma ne tiene conto per iniziare da subito e settimanalmente a ritrovarsi, anche magari con sottogruppi, per dare le diverse risposte a tutte le tematiche che sono in gioco.

L'altra domanda che è stata fatta dall'onorevole Malavasi riguarda il monitoraggio, in particolare del Fondo sotto la gestione diretta del mio Ministero e che concerne i caregiver familiari. Si tratta di un Fondo di 25,8 milioni di euro, di un Fondo strutturale e il Dipartimento che si occupa delle persone con disabilità mi ha dato alcuni riferimenti, che vado a leggere, che riguardano specificatamente appunto il monitoraggio.

Il Fondo è stato istituito dall'articolo 1, comma 254, della legge n. 205 del 2017, trasferito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e attribuito alla diretta gestione del mio Ministero. Premetto innanzitutto che le risorse sono pari appunto a 25,8 milioni, e sono confluite nel Fondo unico e che rimarranno però strutturali, con una linea di intervento ben definita. Preciso, in particolare, che il riparto delle risorse di cui lei ha fatto richiesta, per le annualità 2018, 2019 e 2020, è stato disposto con decreto del Ministro per la Famiglia e le pari opportunità del 27 ottobre del 2020.

Il decreto ha comportato il trasferimento di complessivi 68,3 milioni di euro alle regioni, che hanno fatto pervenire la delibera con gli indirizzi programmatici. Nel mese di ottobre 2021, al fine di verificare l'efficace gestione delle risorse, nonché la destinazione delle stesse al perseguimento delle finalità previste dai decreti di riparto, il Dipartimento per le politiche in favore delle persone con disabilità ha invitato le regioni a comunicare i dati necessari al monitoraggio dei flussi finanziari e ai trasferimenti effettuati. È stata inviata un'apposita scheda, con la quale si chiedeva l'atto che dispone il riparto delle risorse, gli estremi di pagamento quietanzato, il numero, per ciascun anno, dei caregiver familiari che hanno beneficiato delle risorse, le modalità di designazione e accettazione del ruolo di cura dei caregiver familiari ai fini dell'utilizzo delle risorse, i criteri e gli indicatori utilizzati per la designazione dei caregiver ai fini dell'utilizzo delle risorse. L'azione di monitoraggio è stata consolidata a partire dal decreto del 17 ottobre 2022 che, d'intesa con le regioni, ha previsto una clausola che condiziona comunque l'erogazione delle risorse alla comunicazione dei dati di monitoraggio sui fondi già stanziati e l'individuazione delle tipologie di azioni finanziabili sulla base dei dati del monitoraggio pervenuti. Per quanto riguarda le risorse relative agli anni 2018, 2019 e 2020, hanno risposto al monitoraggio 16 regioni sulle 19 beneficiarie; Campania e Sicilia non hanno inviato i dati, mentre la Calabria ha dato un riscontro parziale. Il Dipartimento per le politiche in favore delle persone con disabilità è impegnato in una costante interlocuzione con i referenti regionali, al fine di sostenere e favorire in ogni modo possibile l'adempimento.

Mi sono permessa di riassumere un po' l'eterogeneità delle azioni che vengono attivate dalle regioni, perché alcune preferiscono garantire un contributo diretto ed economico, una tantum, altre preferiscono collaborare con gli enti del Terzo settore per erogare servizi di sollievo, altre ancora magari attivare prestazioni professionali voucherizzate per supportare i caregiver familiari. Questo naturalmente non rispecchia completamente le azioni che ogni territorio realizza perché alcuni hanno già approvato norme regionali per il riconoscimento del caregiver familiare e di alcune forme di supporto, come la formazione e il supporto psicologico, altre regioni utilizzano anche fondi propri a sostegno dei caregiver familiari e altre ancora utilizzano le risorse nazionali per il caregiver familiare in abbinamento a quelle del Fondo per la non autosufficienza.

Aggiungo solo una cosa importante, secondo me: sicuramente dobbiamo dare questa risposta, urgente, di cornice normativa al caregiver familiare, in particolare convivente, ma dobbiamo anche continuare a lavorare per garantire i servizi e la sburocratizzazione delle procedure - perché spesso sulle persone con disabilità e sulle loro famiglie c'è un carico di lavoro determinato dal doversi rivolgere a vari uffici per ottenere misure, certificati e qualsiasi ausilio o necessità di cui abbia bisogno il proprio caro – e, soprattutto, dobbiamo continuare a lavorare per superare la logica delle prestazioni frammentate e fare in modo davvero che ci sia una presa in carico unica della persona. La persona, infatti, è una e dobbiamo fare in modo di agevolare, anche da questo punto di vista, le persone con disabilità e le loro famiglie, garantendo che ogni persona venga presa in carico e trattata, non solo per la propria malattia e per la propria disabilità, ma in quanto persona, quindi guardando l'insieme di tutti i bisogni, come, per esempio, attraverso il progetto di vita. Credo anche che questo possa essere un modo per accompagnare dignitosamente il percorso e il carico di lavoro e di cura che ha ogni caregiver familiare, in particolare convivente. Questo è l'impegno di cui mi sono fatta carico, oltre naturalmente al riconoscimento normativo in tutti questi altri ambiti, che sono altrettanto fondamentali per garantire dignità alla persona con disabilità e a chi se ne prende davvero cura.

PRESIDENTE. La deputata Malavasi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio la Ministra Locatelli e so benissimo quanto a lei stia a cuore questo tema e quanto stia a cuore anche a tutti noi.

Faccio anche alcune riflessioni critiche, ben sapendo che condividiamo un'attenzione sul tema delle persone fragili, che siano disabili, anziani o non autosufficienti, per alcuni motivi.

Prima di tutto, l'istituzione del tavolo interministeriale: è un tavolo su cui abbiamo fatto anche diverse interrogazioni - io stessa ho interrogato e avuto risposta anche dalla Vice Ministra Bellucci, il 23 novembre scorso - proprio perché non riuscivamo a trovare il decreto che voi avevate annunciato il 26 ottobre, con un comunicato, poiché volevamo capire quali erano le figure previste all'interno di questo tavolo tecnico, che lei oggi ha, come categorie, ricordato, che deve durare 6 mesi, per accompagnarci in una riflessione importante. Devo dire che spiace molto che le associazioni che sono state chiamate a far parte di questo tavolo fossero a conoscenza comunque dell'elenco dei componenti del tavolo prima dei parlamentari, perché questo decreto è stato pubblicato con moltissimo ritardo - l'8 dicembre scorso non era ancora stato pubblicato -, quindi credo che questo non sia corretto rispetto a un'azione trasparente di tutte le amministrazioni pubbliche e credo che sia doveroso, una volta che gli atti vengono firmati, curarne la pubblicazione, anche per trasparenza, in tempi brevi. Lo dico perché si tratta di un tavolo importante: il 23 novembre mi è stato detto che il tavolo sarebbe stato istituito velocemente - come lei ricorda, è stato poi istituito il 17 gennaio - e che il decreto era in fase di pubblicazione. Quindi, un decreto firmato il 25 ottobre - come lei ha detto -, che poi viene pubblicato dopo almeno dopo 2 mesi, penso non sia un buon esercizio per questa amministrazione e per il Governo di cui lei fa parte.

Tra l'altro, la convocazione di questo tavolo ci ha un po' rammaricato anche perché sappiamo bene che il Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità ha condannato il nostro Paese per il mancato riconoscimento di una tutela giuridica dei caregiver, che ovviamente a lei sta molto a cuore, in realtà dandoci 180 giorni per rispondere a questa osservazione. È evidente che, nel momento in cui ci sono - come lei ha ricordato - tante proposte di legge già depositate, tra Senato e Camera, anche in questo mandato, avremmo preferito iniziare un percorso in Commissione, anche per discutere nel merito, pure di visioni differenti che ci possono essere.

Lei stessa, infatti, questa mattina ha più volte parlato della figura del caregiver convivente; lo ha detto due volte. In realtà, ci sono tanti caregiver, non solo conviventi; quindi bisogna avere un'attenzione ampia e plurale per rispondere veramente ai bisogni di queste famiglie che svolgono un ruolo sociale importante, anche di tenuta del nostro welfare di comunità e di un welfare sociale.

Sappiamo bene, infatti, che i caregiver sono circa 3 milioni di persone, spesso donne, portate a rinunciare, anche per i carichi familiari, ad una loro scelta o libertà di vita o alla loro volontà di autodeterminarsi. Quindi, credo che ci voglia davvero tutta l'attenzione per tener presente i tanti ruoli, le tante figure che oggi si fanno carico di svolgere questo ruolo di caregiver familiare che, nel 66 per cento dei casi, addirittura, lasciano il lavoro, quindi con una penalizzazione anche sulla propria autonomia economica che rischia di avere una conseguenza anche sulla fruizione dei diritti.

Spero che questo tavolo non esautori il Parlamento da una discussione che abbiamo bisogno di fare, anche perché le associazioni rappresentano una parte di interessi rispetto alle categorie che lei ha richiamato. Crediamo, invece, che vi sia bisogno di svolgere anche una riflessione politica, visto che le leggi vengono fatte dal Parlamento, senza farci esautorare da una discussione fatta da tecnici, che hanno un ruolo molto diverso rispetto alla figura dei parlamentari eletti dai cittadini.

Con riferimento al Fondo che lei ha ricordato, è un fondo importante e io credo sia un suo dovere presidiare e monitorare attentamente l'uso di queste risorse per evitare che vi siano cittadini che vengano penalizzati tramite la distribuzione regionale. È vero che ci sono regioni che hanno già approvato leggi in cui hanno riconosciuto il ruolo dei caregiver - la mia regione, l'Emilia-Romagna ne è un esempio, penso, virtuoso -, ma dobbiamo stare attenti che non vi siano cittadini di serie A, che possono fruire di questi fondi, e cittadini di serie B che, invece, vivono in regioni che fanno più fatica ad erogare, in base alle varie casistiche previste da questo Fondo, risorse importanti, che siano di sollievo, risorse economiche, nonché sostegni psicologici o anche formazione, perché spesso le famiglie hanno bisogno di essere formate e supportate in un ruolo, fisicamente, ma anche psicologicamente, molto difficile.

Spero davvero che le sue parole, con la passione con cui le ha espresse questa mattina, siano sincere, perché il tema delle fragilità è un tema vero, è un tema che ha bisogno di risorse e di attenzioni; anzi, auspichiamo che vi siano anche risorse sulla disabilità, che sono state tagliate, così come spero che vi siano risorse anche per attuare quella riforma della non autosufficienza, così importante, che può servire a fare sistema rispetto anche alla questione di cui stiamo parlando. Quindi, la invito a lavorare con attenzione, a monitorare, da un lato, il tavolo tecnico e, dall'altro lato, tramite i suoi uffici, il lavoro delle regioni per fare in modo che tutti i cittadini abbiano la possibilità di fruire di queste risorse così importanti per la tenuta delle loro famiglie e dei loro diritti.

(Chiarimenti ed iniziative in merito al finanziamento dei programmi di intervento di Servizio civile universale, con particolare riferimento ai progetti riguardanti le aree interne - n. 3-00911)

PRESIDENTE. Il Ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Toni Ricciardi n. 3-00911 (Vedi l'allegato A).

ANDREA ABODI, Ministro per lo Sport e i giovani. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Toni Ricciardi per il quesito che mi consente di affrontare e mettere in luce l'attività svolta dal Governo in materia di Servizio civile universale, nonché di approfondire il tema delle risorse a tal fine messe a disposizione, con specifico riguardo a quanto oggetto dell'interrogazione.

Occorre, in primo luogo, precisare che il Fondo nazionale per il servizio civile, istituito dalla legge n. 230 del 1998, è quantificato annualmente dalla legge di bilancio dello Stato e, quindi, le risorse per finanziare il Servizio civile universale variano di anno in anno, non essendo definite in maniera strutturale, obiettivo certamente da perseguire e del quale mi faccio personalmente carico.

Nel triennio 2021-2023, il predetto Fondo ha beneficiato, oltre che del finanziamento ordinario indicato dalla legge di bilancio, anche di quello PNRR (Missione 5 - Componente C1 - Misura I2.1 - Investimento 4) - che prevede la promozione dello sviluppo individuale e professionale dei giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni e la loro acquisizione di competenze attraverso l'iniziativa “Servizio civile universale” - con un importo pari a 650 milioni di euro, distribuito in tre cicli relativi al triennio considerato.

Con riferimento all'anno 2023, come indicato nel Documento di programmazione finanziaria, approvato con decreto del capo del Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale n. 941 del 30 ottobre 2023, sono state previste 44.921 posizioni di operatori volontari, dei quali 43.816 per l'Italia e 1.105 per l'estero.

Il calcolo delle posizioni è stato determinato tenendo conto dell'aumento del costo unitario dell'operatore volontario per effetto dell'adeguamento dell'indice Istat dell'assegno mensile, spettante ai volontari a decorrere dal mese di maggio 2023, che è passato da 444 a 507 euro circa.

A seguito dell'adeguamento sopracitato, il costo unitario annuo dell'operatore volontario, comprensivo degli ulteriori oneri (ad esempio, la polizza assicurativa, il contributo per l'erogazione della formazione) è pari a 6.229, oltre le ulteriori misure a favore dei giovani previste dal decreto legislativo n. 40 del 2017.

Tale aggiornamento, pur avendo positivamente valorizzato l'istituto, ha contribuito in maniera decisiva alla riduzione delle posizioni finanziabili ed ha coinvolto dal mese di maggio 2023 anche i volontari avviati con il bando 2022.

Di conseguenza, a parità di risorse disponibili rispetto all'annualità 2022, in cui sono state messe a bando oltre 71.000 posizioni di operatore volontario, non è stato possibile mantenere lo stesso contingente anche per l'anno 2023.

Tuttavia, mi sono adoperato in prima persona al fine di incrementare le posizioni disponibili, reperendo ulteriori risorse sia dalle economie di gestione degli anni precedenti, sia dall'integrazione effettuata dal Ministero dell'Economia e delle finanze relativa all'assegnazione del Fondo nazionale per gli interventi del Servizio civile universale di euro 10 milioni. Ciò ha consentito di ampliare, rispetto alle previsioni contenute nel sopracitato DPF 2023, il numero delle posizioni finanziabili da 43.816 a 52.236, previste dal decreto di finanziamento dei programmi di intervento di Servizio civile universale per l'anno 2023 e dal successivo bando di selezione degli operatori volontari in data 22 dicembre 2023.

Mi preme, inoltre, far presente il nostro impegno per aumentare le posizioni di operatore volontario nell'ambito di bandi tematici finanziati con risorse specifiche. In particolare, attraverso: il servizio civile digitale, finanziato con misure PNRR sulla base di un accordo con il Dipartimento per la trasformazione digitale, per complessivi 55 milioni di euro su tre cicli (2022-2024). In tale contesto, il bando del servizio civile digitale 2023 sta consentendo l'avvio di oltre 4.300 operatori volontari, cui seguirà, nel 2024, un ulteriore bando per circa 2.500 posizioni di operatore volontario. Ancora: il servizio civile ambientale, finanziato sulla base di un protocollo d'intesa con il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica che prevede, nei primi mesi del 2024, la pubblicazione di un bando per la selezione di circa 2.200 posizioni; il servizio civile agricolo, di ultima generazione possiamo dire, finanziato sulla base di un protocollo d'intesa con il Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, che prevede ulteriori 1.000 posizioni di operatore volontario.

In aggiunta a ciò, stiamo lavorando per giungere alla pubblicazione di un quarto bando in ambito turistico, così da incrementare il totale delle posizioni di operatore volontario, arrivando a circa 60.000.

Infine, vorrei anche far presente che, per l'anno 2024, in raccordo con il Ministero dell'Economia e delle finanze e il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, si stanno individuando ulteriori risorse per il Fondo nazionale per il Servizio civile volte ad integrare l'attuale stanziamento previsto nella legge di bilancio (pari a 143.051.985 euro) e a garantire il maggior numero possibile delle posizioni di operatore volontario finanziabili.

Alla luce di quanto esposto, è evidente l'impegno del Governo volto ad offrire nuove e concrete opportunità a un maggior numero di giovani favorendo la partecipazione al Servizio civile universale, strumento straordinario per la formazione della coscienza civica e per la conoscenza delle varie realtà sociali e delle istituzioni pubbliche e private che erogano servizi ai cittadini. Un altro traguardo che ci siamo prefissi è quello di certificare le competenze trasversali acquisite durante l'anno di servizio civile attraverso la collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.

È del tutto evidente, come lei ha correttamente ricordato, che si aggiunge a tutto ciò anche la riserva del 15 per cento nei concorsi pubblici, che mi sembra, insieme alla certificazione delle competenze, un riconoscimento straordinario, nell'ottica della valorizzazione e dell'avvicinamento del servizio civile non soltanto alla sua funzione di cittadinanza attiva, ma anche di orientamento a quella che sarà, poi, la vita di chi partecipa a questo programma nell'ambito del lavoro.

Quindi quello che le posso riconfermare è ancora una volta la necessità, da una parte, e, dall'altra, la volontà, che voglio esprimere anche in quest'Aula, di stabilizzare queste risorse per fare in modo che questo strumento formidabile possa avere una sua tranquillità anche da mettere a disposizione degli operatori che configurano i progetti.

PRESIDENTE. Il deputato Toni Ricciardi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. La ringrazio, signor Ministro. Purtroppo, pur apprezzando lo sforzo, perché lo so, lo ha testimoniato con le parole che ella ha espresso e anche con quello che sta facendo, non mi posso ritenere soddisfatto, perché - la dico male, ma mi capirà bene, Ministro - noi apprezziamo i suoi sforzi, con la mano sinistra, dall'altra, però, non possiamo apprezzare i non sforzi di questo Governo, la dico così. Quindi, ha la nostra solidarietà. L'interrogazione, Ministro, non era tanto rivolta, tuttavia, alla richiesta di implementazione di risorse e di posti. La tematica della domanda specifica e dell'interrogazione ci è stata segnalata a più riprese da tante piccole realtà. Il servizio civile è una grande occasione, lei lo ha ricordato in una maniera perfetta, quindi non debbo aggiungere altro, do per letto e sottoscrivo. Un primo momento di sperimentazione dell'attività sociale, un momento di crescita, e, se vuole, in alcune realtà, Ministro, è anche il primo stipendio che ragazze e ragazzi guadagnano. Non è granché, potremmo definirlo una sorta di rimborso spese, ma, in un Paese dove la media di molti stipendi a stento tocca i 1.000 euro, lei capirà bene e sa meglio di me che 500 euro al mese per fare, per 12 mesi, un'azione di servizio civile è una grande cosa.

La difficoltà dove nasce, Ministro? Nasce proprio nelle piccole realtà, perché, fatto 100 il numero di posti, è vero che poi la distribuzione è anche su base regionale, però, per i piccoli comuni, le faccio l'esempio specifico: le confraternite di misericordia, che hanno queste ambulanze in paesini da 1.000, 2.000, 3.000 abitanti, offrono un servizio di assistenza territoriale sanitaria diretta, di contiguità, che, senza la presenza di questi volontari del servizio civile, viene meno. Ministro, oltre lo sforzo che sta compiendo, le rinnovo l'invito a trovare una soluzione per la redistribuzione territoriale. Intanto, fatto 100 il numero complessivo di volontari, le chiedo, come Ministero, di andare a verificare come vengono distribuiti, perché altrimenti non si riesce più a garantire quei servizi che le piccole comunità ottengono solo grazie a questo strumento.

Va bene, sicuramente è utile, è ottimo riconoscerne un valore aggiunto per le filiere concorsuali, ça va sans dire, meno male, perché andrebbero anche incentivati, però, purtroppo, Ministro, noi siamo un Paese - ed è giunto il momento che se ne rendano conto tutti e tutte - che ancora riesce a reggersi in molte realtà su quello che è il patrimonio di oltre 5.300 comuni, che sono i piccoli comuni, che coprono il 70 per cento del territorio di questo Paese e dove la percentuale di giovani, dal punto di vista demografico, decresce in una maniera spaventosa. E, in molti casi, Ministro, l'opportunità del bando di concorso del servizio civile ha consentito a queste ragazze e questi ragazzi il mantenimento di un contatto, il fatto di restare in questi piccoli paesi; non borghi, perché, se li chiamiamo borghi, stiamo facendo un'aggiunta di titolo valutativo e qualitativo, perché sono paesi, perché noi siamo il Paese dei paesi. Allora, da questo punto di vista, Ministro, sono convinto che vorrà dare seguito a questa nostra richiesta; quindi, mi permetto di non bocciarla, mi consentirà, e di rimandarla a settembre; ci rivediamo nel valutare se avrà avuto modo di rimettere mano - con urgenza, però, Ministro – alla risoluzione di una difficoltà che molti territori stanno vivendo.

(Iniziative urgenti per la tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico nella città di Bari - n. 3-00251)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Interno Emanuele Prisco ha facoltà di rispondere all'interrogazione Bellomo n. 3-00251 (Vedi l'allegato A).

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, onorevoli deputati, la situazione dell'ordine pubblico e della sicurezza nella città di Bari è monitorata costantemente nel corso delle riunioni periodiche del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza svolte presso la prefettura, anche alla presenza del sindaco della città metropolitana. In tale sede sono calibrati i servizi coordinati di vigilanza e controllo del territorio in relazione alle criticità emergenti, anche attraverso la programmazione di servizi straordinari cosiddetti ad alto impatto.

Tra le misure adottate vi è stata anche l'intensificazione dei servizi di controllo da parte delle Forze di Polizia presso la centralissima piazza Umberto e presso piazza Aldo Moro, ove insiste la stazione ferroviaria centrale. L'attività di prevenzione e contrasto di ogni forma di illegalità è stata potenziata non solo in città, ma anche in tutta la provincia, mediante l'impiego, dall'inizio del 2023 al 15 gennaio scorso, di 1.280 equipaggi dei reparti di prevenzione crimine, per complessive 3.840 unità, di cui 1.146 nella sola città di Bari.

L'attenzione del comitato si è incentrata anche sul fenomeno delle cosiddette “spaccate”, cui fa riferimento l'onorevole interrogante. Dalla disamina svolta è emerso che spesso gli autori di questa tipologia di furti non sono riconducibili a bande organizzate, bensì a soggetti che vivono di espedienti, i quali agiscono singolarmente e, alle volte, pur asportando merce di scarso valore o esigue somme di denaro, provocano danni ingenti ai negozi, a causa della particolare modalità della condotta posta in essere.

In diversi casi le attività investigative delle Forze di Polizia hanno permesso di individuare gli autori di tali reati anche grazie all'ausilio dei sistemi di videosorveglianza, posizionati nei luoghi strategici. Apro una parentesi per evidenziare come il Governo sia impegnato nell'incremento dei sistemi di videosorveglianza. Prova tangibile ne è lo stanziamento di 45 milioni di euro per il triennio 2023-2025, previsto con la legge di bilancio 2023, che è stato implementato di ulteriori 12 milioni, con il cosiddetto decreto Caivano, sempre nel 2023.

A conferma dell'attenzione del Governo sulla tematica della sicurezza a Bari, rammento che la riunione del comitato provinciale del 19 maggio dello scorso anno è stata presieduta dal signor Ministro dell'Interno, come risposta immediata anche ai fenomeni di criminalità che si erano verificati in città. A seguito della predetta riunione del comitato provinciale, sono stati disposti servizi straordinari di prevenzione e controllo interforze, come dicevo prima, cosiddetti ad alto impatto. Si tratta di servizi effettuati nelle aree della stazione ferroviaria e delle piazze del centro cittadino, che vedono il coinvolgimento di diverse pattuglie delle Forze di Polizia e della Polizia locale, nonché di aliquote specialistiche, come le unità cinofile, con lo scopo di prevenire e reprimere episodi di violenza, fenomeni di microcriminalità, reati predatori, spaccio di stupefacenti e abusivismo.

Quanto ai risultati raggiunti, dal 29 maggio 2023 al 16 gennaio di quest'anno l'attività di controllo interforze effettuata ha consentito di controllare 17.474 persone, 105 sono state denunciate alle autorità competenti e 10 arrestate, mentre 14 sono stati i provvedimenti di espulsione emessi. Il questore ha, inoltre, adottato 8 provvedimenti di divieto di accesso alle aree urbane. In relazione alla presenza delle Forze di Polizia sul territorio, segnalo che nella città metropolitana di Bari alla Polizia di Stato nel corrente mese risultano assegnate ulteriori 75 unità di personale. Complessivamente la Polizia di Stato dispone di 1.875 effettivi. Sempre nella città metropolitana l'Arma dei carabinieri ha un organico di 1.115 effettivi e la Guardia di finanza di 1.062 unità. Inoltre, nel 2023 è stata incrementata, fino a giungere complessivamente a 112 unità, l'aliquota di militari del piano nazionale operazione Strade sicure assegnata al prefetto di Bari, che, com'è noto, concorre alla vigilanza di siti e obiettivi sensibili. Per l'anno in corso è stato previsto un ulteriore potenziamento, di 29 unità, in attuazione di quanto previsto dall'ultima legge di bilancio, su cui mi soffermerò, anche a breve.

Le iniziative in materia di sicurezza potranno giovarsi degli investimenti attuabili con il Fondo per la sicurezza urbana, ripartito di recente con il decreto del 22 dicembre scorso del Ministro dell'Interno, che prevede, per il periodo 2024-2026, una destinazione pari al 60 per cento ai comuni capoluogo, tra cui la città di Bari, per una somma complessiva nel triennio pari a circa 1,5 milioni di euro.

Su un piano più generale, poi, mi preme evidenziare come il Governo, sin dal suo insediamento, abbia dedicato la massima attenzione nei confronti delle esigenze delle Forze di Polizia e ad ogni potenziamento del sistema della sicurezza pubblica. Ricordo, infatti, che grazie al Fondo per le assunzioni previsto dalla legge di bilancio per l'anno 2023 e agli stanziamenti assicurati per gli anni a venire - dai 90 milioni del primo anno si arriverà progressivamente a oltre 125 milioni a partire dal 2033 - stiamo attuando una sensibile e storica inversione di tendenza rispetto ai tagli operati nel passato. L'obiettivo primario è quello di aumentare la presenza delle Forze dell'ordine nelle nostre città e ringiovanire gli organici.

Con l'ultima legge di bilancio, ulteriori risorse sono state destinate al rafforzamento e all'ammodernamento dei mezzi e delle strutture: da 20 milioni per il 2024, 40 milioni per il 2025 e 50 milioni per il 2026, fino a 60 milioni per il 2027 e il 2028 e a 120 milioni per il triennio 2029-2031.

È stata poi prevista la proroga, fino al 31 dicembre 2024, dell'impiego di un contingente di 6.000 militari dell'operazione “Strade sicure”, con un incremento di 1.000 unità rispetto al contingente precedente e, al contempo, per le esigenze connesse al progetto “Stazioni sicure”, è stato raddoppiato l'originario contingente di militari che, pertanto, ora, è costituito da 800 unità.

Altre importanti risorse - circa 100 milioni di euro - sono state decise dal Governo nel Consiglio dei ministri dello scorso 16 novembre, per la valorizzazione e la specificità del personale del Comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico.

Anche con il decreto-legge n. 133 del 2023, sono stati previsti stanziamenti per i compensi per il lavoro straordinario e per interventi sempre di potenziamento delle dotazioni strumentali e infrastrutturali della Polizia di Stato.

Confido che il complesso delle misure adottate possa consentire l'elevazione degli standard di sicurezza anche nella città di Bari, contribuendo a prevenire e contrastare con più efficacia i fenomeni di criminalità e illegalità diffusa, obiettivo che il Governo intende perseguire, con determinazione, su tutto il territorio nazionale.

In conclusione, voglio sottolineare che, al netto dello straordinario impegno delle Forze dell'ordine, la strategia di controllo territoriale deve passare anche attraverso processi di riqualificazione urbana, che prevedano un ampio coinvolgimento degli enti interessati, a partire dalle amministrazioni comunali, mediante l'utilizzo di strumentazioni come la videosorveglianza, i controlli costanti delle attività commerciali, il potenziamento dell'illuminazione e della vivibilità dei luoghi, e che favoriscano l'utilizzo degli spazi da parte dei cittadini perbene.

PRESIDENTE. Il deputato Bellomo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Signora Presidente, mi ritengo soddisfatto e ringrazio il Governo per tale articolata risposta, che è ben motivata. E ben venga il tempo che è passato dalla presentazione dell'interrogazione, perché si è avuto anche modo, successivamente alla stessa, di poter accuratamente visionare il territorio e provvedere adeguatamente rispetto a quelle che sono le responsabilità del Governo, come quelle della questura e della prefettura di Bari.

Sono stato costretto, ahimè, perché non è mai piacevole per la propria città, evidenziare fatti criminali, ma tenete presente che tali numerosi fatti vandalici e rapine sono avvenuti in strade che, se paragonate a quelle di Roma, sarebbero come via Condotti, per intenderci, e quindi hanno destato una forte preoccupazione, tenuto conto che il sindaco della città, contrariamente a quello che le norme prevedono, si era limitato a dire: la sicurezza non è mia competenza, punto.

Quindi, ho cercato l'ausilio del Governo, affinché si potesse, in maniera concreta, monitorare il territorio per cercare di prevenire eventuali atti criminosi.

Sono contento degli stanziamenti che il Governo ha previsto, sono contento del fatto che numerose unità di personale di altro tipo siano state aggiunte e, soprattutto, sono contento degli stanziamenti del Governo per le videosorveglianze, perché da quello che ci avete poc'anzi detto non sono fenomeni criminali, ma sono atti, chiamiamoli così, “vandalici” - tra virgolette - di persone che delinquono e, quindi, non si tratta di attività criminali di organizzazioni.

Quindi, mi ritengo soddisfatto e ringrazio il Governo per la puntuale risposta.

(Iniziative volte al riconoscimento dell'indennità di amministrazione al personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro per il triennio 2020-2022 - n. 3-00925)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Emanuele Prisco, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Tassinari n. 3-00925 (Vedi l'allegato A).

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, ringrazio ovviamente l'onorevole interrogante per il quesito proposto - cui risponde il Ministero interessato - riguardante il giusto riconoscimento del trattamento economico spettante al personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro il cui obiettivo primario è quello di tutelare e salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori, tema di primaria importanza per il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.

La vicenda legata al mancato pagamento della perequazione degli stipendi del personale dipendente delle Agenzie dello Stato e del Governo ha origine nel DPCM del 2021 che, in attuazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro 2019-2021, ha ripartito tra i Ministeri le risorse stanziate per la graduale armonizzazione delle indennità di amministrazione del personale appartenente alle aree professionali dei Ministeri.

Il Governo, sin dal suo insediamento, si è attivato subito per trovare una soluzione alla sperequazione nei confronti dei dipendenti delle agenzie comprese nel comparto delle funzioni centrali, il cui rapporto di lavoro è disciplinato dal medesimo contratto collettivo dei dipendenti ministeriali.

Con la legge di bilancio per il 2023, il Ministero è prontamente intervenuto, riconoscendo l'indennità di amministrazione per il personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro, sia per il 2023, sia per gli anni successivi.

Successivamente, con un apposito intervento normativo inserito durante la fase di conversione in legge del decreto-legge n. 145 del 2023, il Governo ha riconosciuto al personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro gli arretrati dell'indennità di amministrazione, anche con riguardo agli anni 2020, 2021 e 2022.

Concludo, sottolineando che l'importanza dell'armonizzazione dei trattamenti economici accessori del personale significa attribuire il giusto e pieno riconoscimento economico delle professionalità di questo personale, anche in ragione della delicatezza e della strategicità della funzione di vigilanza in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro esercitata dall'Ispettorato nazionale del lavoro, tanto più ora che possiamo contare sul rafforzamento del contingente degli ispettori avviato nel 2023.

Pertanto, assicurano dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali che il Ministero stesso continuerà a investire in sicurezza, come ha fatto fino a ora, e a garantire sempre l'efficiente svolgimento dei compiti in materia di sicurezza sul lavoro da parte dei dipendenti dell'Ispettorato nazionale del lavoro.

PRESIDENTE. La deputata Tassinari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ringrazio il Sottosegretario Emanuele Prisco, il Governo, e sono soddisfatta della risposta. Fondamentalmente, direi che c'è stata un'adesione alla richiesta, alla mia interrogazione e anche al disagio che avevano manifestato i dipendenti dell'Ispettorato territoriale del lavoro, anche nella mia città, Forlì, che hanno manifestato pacificamente in prefettura ad ottobre del 2023.

La risposta mi sembra che sia assolutamente esauriente, perché la loro richiesta è stata totalmente soddisfatta. Quindi, direi che si è colto lo spunto della necessità di dare pari dignità, rispetto ai dipendenti ancora collocati direttamente presso il Ministero, a chi opera nei territori nell'Ispettorato del lavoro.

È stata sottolineata anche la delicatezza del ruolo perché, purtroppo, assistiamo a tanti infortuni sul lavoro. I dati del primo semestre del 2023 individuano 346 infortuni mortali sul lavoro e 104 in itinere, 75 decessi al mese, 17 alla settimana. Si tratta veramente di una piaga lavorativa incredibile. Quindi, il rafforzamento, il conferimento di una dignità sufficiente anche a chi opera nell'Ispettorato è sicuramente un elemento di grande forza, perché ci dà la possibilità di far sì che queste persone possano agire nell'ambito delle loro competenze, veramente molto tecniche, per scongiurare questi infortuni che sono purtroppo molto frequenti.

Assistiamo anche a un'elevata mortalità di giovanissimi e, quindi, anche questo è un elemento che ci porta a meditare. Il rafforzamento del contingente è sicuramente importante e fondamentale sotto questo punto di vista.

È chiaro che avere ambienti sicuri, salubri, rispettosi delle norme è un elemento che non solamente tutela la salute delle persone ma, fondamentalmente, aiuta le imprese, perché significa meno costi nel momento in cui devono fronteggiare infortuni che purtroppo sono totalmente diffusi. Da questo punto di vista, si chiude il cerchio: si tutelano i dipendenti, si tutelano le imprese, si dà una linea di salubrità e di attenzione da parte del Governo. Grazie per questa risposta che apprezzo veramente tanto.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 14,04.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 99, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Colleghi, è pervenuta alla Presidenza l'informazione da parte di delegati d'Aula di diversi gruppi, che molti deputati stanno riscontrando difficoltà a raggiungere Roma con mezzi di trasporto. Dunque, secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendo la seduta fino alle ore 14,35.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,40.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno (A.C. 1620-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1620-A: Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno.

Ricordo che sono state presentate la questione pregiudiziale di costituzionalità Magi, Faraone ed altri n. 1, successivamente sottoscritta anche dal deputato Zaratti, la questione pregiudiziale di merito Bonafe' ed altri n. 1 e la questione sospensiva Alfonso Colucci ed altri n. 1.

Avverto che i tempi per l'esame delle questioni pregiudiziali e della questione sospensiva sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.

Avverto, inoltre, che saranno esaminate e poste in votazione dapprima le questioni pregiudiziali e, ove respinte, si passerà all'esame e alla votazione della questione sospensiva.

(Esame di una questione pregiudiziale di costituzionalità e di una questione pregiudiziale di merito - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'esame delle questioni pregiudiziali.

Ricordo che, a norma dell'articolo 40, comma 4, primo periodo, del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione.

In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre a uno dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di 10 minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di 5 minuti.

Al termine della discussione, si procederà, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, terzo periodo, del Regolamento, ad una votazione sulla questione pregiudiziale sollevata per motivi di costituzionalità e poi, con un'altra votazione, sulla questione pregiudiziale sollevata per motivi di merito.

L'onorevole Riccardo Magi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Magi, Faraone, Zaratti ed altri n. 1.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Noi sottoscrittori di questa questione pregiudiziale di costituzionalità siamo convinti che questo provvedimento - cioè le misure contenute nel disegno di legge di ratifica dell'Accordo tra Italia e Albania per realizzare centri di detenzione in una parte del territorio di quello Stato, che viene temporaneamente ceduta alla giurisdizione italiana per questa finalità - sia non solo inutile, perché non aumenterà il numero dei rimpatri che verranno così effettuati, costosissimo di tutta evidenza, e lo vedremo nel corso dell'esame odierno degli emendamenti, disumano, ma anche illegittimo sotto il profilo costituzionale.

Il disegno di legge presenta profili, a nostro avviso, di illegittimità costituzionale, in particolare in relazione agli articoli 3, 24, 111 e 117 della nostra Costituzione e si pone in contrasto con le norme dell'ordinamento internazionale e del diritto europeo.

Per quanto riguarda l'articolo 3 della Costituzione, c'è un'evidente discriminazione legale dovuta ai motivi personali delle persone che saranno coinvolte in questa particolare forma di detenzione. Infatti, l'articolo 4, comma 1, del disegno di legge stabilisce che si applicano, anche agli stranieri collocati nel territorio albanese, in quanto compatibili, il testo unico delle leggi sull'immigrazione, la normativa della direttiva europea, la cosiddetta qualifica sulle procedure e sull'accoglienza, e la disciplina italiana ed europea concernente i requisiti e le procedure per l'ammissione alla permanenza degli stranieri nel territorio nazionale.

Questo significa che persone che hanno la stessa condizione di quelle che saranno deportate, di fatto, in Albania contro la loro volontà, ma che, invece, si trovano a vivere e ad essere portate, dopo un salvataggio in mare, in Italia, avranno un trattamento completamente diverso da quello che è riservato loro in quel Paese. In particolare, le più cruciali garanzie per i richiedenti asilo previste dalla direttiva europea, ad esempio il diritto alle informazioni, la consulenza sul diritto di chiedere asilo, il diritto di comunicare con organizzazioni che prestino assistenza legale, il diritto di consultare in maniera effettiva un avvocato o un altro consulente, tutti questi diritti e tutte queste possibilità, in qualche modo, di seguire e perorare la propria domanda di protezione internazionale, saranno negate a chi verrà trasferito in Albania.

Sempre in relazione all'articolo 3 della Costituzione, per quanto riguarda un aspetto particolare che è sfuggito, ossia l'aspetto penale, chi sarà trattenuto nel centro albanese e dovesse compiere un reato all'interno del centro, pensiamo ad esempio al danneggiamento, sarà sottoposto al giudizio da parte di giudici italiani, restando nel centro albanese di permanenza per il rimpatrio in una peculiare situazione di detenzione penitenziaria.

Il disegno di legge di ratifica, in questo modo, esplicitamente, deroga all'articolo 9 del codice penale. In particolare, l'effetto quale sarà? Di nuovo, una lesione del principio di uguaglianza: i cittadini italiani che commetteranno reati o che dovessero commettere reati all'interno del centro, potrebbero subire la giurisdizione italiana su richiesta del Ministro della Giustizia. Questo, invece, non è previsto per i cittadini stranieri che dovessero commettere quel genere di reati all'interno del centro.

Per quanto riguarda, infine, i diritti fondamentali di difesa e di giusto processo, garantiti dall'articolo 24 e 111 della Costituzione, i soggetti stranieri portati in Albania si troveranno nell'impossibilità di incontrarsi e confrontarsi direttamente e personalmente con un difensore di fiducia. Ora, questo è gravissimo e mi rivolgo a tutti coloro che, in quest'Aula, si professano garantisti: si è garantisti a corrente alternata, è un garantismo discriminatorio, cioè che vale per alcune categorie di persone e non vale per altre categorie di persone. È del tutto assente, infatti, nel disegno di legge, una disciplina relativa alla nomina del difensore e all'accesso al gratuito patrocinio, che parrebbero essere rimessi alla volontà del gestore italiano del centro in Albania. Ci rendiamo conto? Un diritto costituzionalmente tutelato dall'articolo 24 e dall'articolo 111 della Costituzione, si trova ad essere rimesso alla buona volontà o, semplicemente, alla disponibilità di chi gestirà questo centro.

Infine - e concludo, Presidente -, agli stranieri detenuti presso i centri albanesi non sarà garantita la possibilità di essere interrogati di persona dal giudice, con una conseguente compressione del diritto al contraddittorio, esplicitamente previsto dall'articolo 111, né, ovviamente, di ricevere visite da parte di familiari, ministri di culto o enti specializzati nell'assistenza.

Questi sono esclusivamente i profili di incostituzionalità che ricorrono in questo disegno di legge. Il fatto che, durante tutto l'esame in sede referente, la maggioranza, i relatori e, in particolare, il Governo siano rimasti sordi a chi sottoponeva loro almeno queste questioni di costituzionalità, se non le questioni di merito, che vedremo più avanti nell'esame, a noi sembra gravissimo e sembra un motivo più che sufficiente per votare a favore di questa pregiudiziale di costituzionalità. Ringrazio i colleghi che l'hanno sottoscritta e faccio notare come sia una pregiudiziale trasversale a diversi gruppi parlamentari e a diversi gruppi politici, il ché, a mio avviso, le conferisce ancora maggiore forza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Ciani ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di merito Bonafe' ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono diversi gli aspetti problematici e di illegittimità del Protocollo in esame che ci portano a sollevare questa questione pregiudiziale di merito, a partire dalle irragionevoli discriminazioni di trattamento che si produrranno tra le persone migranti che giungeranno in Italia e quelle che, in base al Protocollo, saranno trasportate nei centri albanesi, con riferimento al sistema di accoglienza in generale e rispetto all'applicazione di alcune garanzie fondamentali, riconosciute dalle direttive europee, che troveranno applicazione esclusivamente con riferimento a chi presenterà domanda direttamente in Italia, risolvendosi in un irragionevole trattamento diverso, a fronte di coloro che avranno pari diritto di asilo, ma la presenteranno altrove. Infatti, l'articolo 4, comma 1, del disegno di legge di ratifica prevede che si applichino, in quanto compatibili - e sottolineo questa locuzione: “in quanto compatibili” -, il testo unico sull'immigrazione, la cosiddetta direttiva Qualifiche, la cosiddetta direttiva Procedure, la normativa di attuazione della direttiva Accoglienza e la disciplina italiana ed europea concernenti i requisiti e le procedure relativi all'ammissione e alla permanenza degli stranieri nel territorio nazionale.

In primis, come rilevato anche da alcuni auditi in Commissione, la previsione che tali normative siano applicate allo straniero collocato nei centri albanesi in quanto compatibili è in contraddizione con l'articolo 117, comma primo, della Costituzione.

Presidente, mi scusi: capisco che del tema dei diritti umani dei migranti forse interessa poco all'Aula, però, per il bene dell'istituzione, magari se si parla nel silenzio è meglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, ascoltiamo l'onorevole Ciani. Prosegua, onorevole, la prego.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Proseguo quando ci sarà silenzio, Presidente.

PRESIDENTE. Prego.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Dicevo che questa locuzione, “in quanto compatibili”, è in contraddizione con l'articolo 117 della Costituzione, laddove questo prevede che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali, stabilendo che le leggi italiane sono soggette alle norme europee e non viceversa. Infatti, per quanto riguarda il fatto che sia pacifico che l'accordo si ponga al di fuori del diritto dell'Unione, in quanto concluso con un Paese terzo, occorre precisare l'obbligo per l'Italia di assicurare il rispetto dei principi del diritto dell'Unione, a cui rimane vincolata anche nelle proprie azioni extraterritoriali.

L'inciso, poi, “in quanto compatibili” introduce un elemento di incertezza e di potenziale contrasto con il diritto dell'Unione europea. Infatti, nel caso in cui le norme non fossero compatibili sarebbero illegittime e l'unico modo affinché siano legittime è che siano identiche o che prevedano uno standard più favorevole. Se il Governo crede di poter realizzare interventi con standard uguali a quelli previsti nel territorio nazionale, perché utilizza la frase “per quanto compatibili”? Se invece, come sembra, pensa che il fatto di realizzare tale intervento in un Paese terzo lo autorizzi a fare come vuole, sappia che non sarà possibile. È probabile che sia stato questo il motivo per cui in passato progetti analoghi, a livello europeo, sono stati bocciati.

Alcune importanti garanzie previste dalle direttive citate presuppongono la presenza del richiedente nel territorio dello Stato membro o alla sua frontiera, motivo per cui le disposizioni applicabili in base al Protocollo ai richiedenti protezione internazionale in Albania sono solo alcune di quelle vigenti in Italia e derivanti dal sistema europeo comune di asilo. In particolare, spicca la mancanza di un appropriato sistema di accoglienza a cui specularmente corrisponde la previsione della detenzione generalizzata che rappresenta, in realtà, un provvedimento di ultima ratio che può essere disposto nel caso in cui la persona provenga da un Paese di origine sicuro e mai essere considerata una misura di limitazione della libertà personale nei confronti del richiedente asilo per il solo fatto di essere un richiedente.

Analoghe considerazioni possono essere formulate in relazione al trattamento delle persone vulnerabili - che in alcun caso possono essere inviate nei centri in Albania, con tutte le difficoltà, già evidenziate nei giorni scorsi, sulla modalità di selezione delle persone che presenterebbero tale vulnerabilità - e poi ancora sul diritto di difesa in relazione al rimpatrio dei richiedenti asilo la cui domanda sia stata rigettata.

Abbiamo appreso in questi giorni che il Governo intende fare una selezione in mare aperto, una selezione al centro del Mediterraneo, intercettando navi al centro del Mediterraneo, facendo salire i migranti a bordo di navi italiane e, in base a non si sa quali criteri, scegliere la vulnerabilità delle persone. Facciamo, anzi fate molta attenzione, perché un minorenne non si riconosce alla vista, una donna che ha subito violenze o è in stato interessante non si riconosce alla vista. Fate molta attenzione sulla vulnerabilità.

Poi, la cosiddetta direttiva Rimpatri prevede che il rimpatrio avvenga con modalità coercitive a gradualità crescente, mentre né il Protocollo né il DDL di autorizzazione alla ratifica prevedono modalità diverse dal trattenimento, né si prevedono disposizioni ulteriori in caso di superamento del termine massimo di trattenimento senza che l'esecuzione del rimpatrio sia avvenuta. Inoltre, la disciplina prevista nel Protocollo del diritto di difesa delinea un'assistenza che dovrebbe realizzarsi di regola a distanza e in modalità telematica, aumentando il rischio di incomprensioni, inclusa l'udienza di fronte al giudice, introducendo una deroga a quanto previsto nella legislazione italiana e che, sulla carta, non risulta soddisfare i requisiti del diritto fondamentale a un rimedio giurisdizionale effettivo.

Va, pertanto, rilevata una problematica violazione del principio di uguaglianza relativamente ad alcune delle più cruciali garanzie per i richiedenti asilo previste dalla direttiva UE sulle procedure di esame delle domande. È evidente, pertanto, che lo straniero portato in Albania, rispetto allo straniero sbarcato in Italia, si troverà in una condizione di discriminazione giuridica per motivi di condizione personale, espressamente vietata dalla nostra Costituzione.

Allarmanti, poi, sono i numeri indicati nella relazione tecnica della Ragioneria dello Stato, che hanno messo in luce lo sforzo economico che l'Italia dovrà sostenere per costruire fogne, allacciare l'elettricità, disboscare le aree, nonché le enormi risorse in termini di milioni che si renderanno necessari per pagare il personale, i servizi e i viaggi.

Senza qui entrare nel dettaglio dei costi, per i quali rimandiamo alla relazione della Ragioneria generale dello Stato, in questa sede occorre comunicare e ricordare a tutti che, se i 10 CPR sul suolo italiano sono costati 52 milioni di euro in 4 anni, la trasformazione di Shengjin e, soprattutto, di Gjader in enclave italiane in Albania costerà almeno 5 volte tanto per i prossimi 5 anni. Secondo i dati riportati dalla Ragioneria generale dello Stato, infatti, il Protocollo sottoscritto da Italia e Albania vale 230 milioni di euro, cui vanno aggiunti altri 75 milioni per esportare e collegare il sistema giudiziario italiano con l'Albania, fino a un costo totale che va ben oltre i 300 milioni di euro.

Come messo in evidenza dallo stesso Ministero dell'Economia e delle finanze, infatti, soltanto per allestire il CPR di Gjader servono 28 milioni e altri 31 per la gestione di Shengjin e del medesimo Gjader. L'ho detto ieri: se questi soldi servissero per salvare le persone e tutelare i diritti umani, nonché per operare una corretta integrazione sarebbero ben spesi; purtroppo, sappiamo che saranno sprecati e i soldi sprecati dei contribuenti, sulla pelle dei migranti, sono proprio una pessima notizia. Tutto questo per realizzare centri di rimpatrio, perché, per quanto il Governo si affanni a dire che non si tratta di CPR, il testo dice diversamente: lontano da occhi indiscreti per non farlo in Italia.

Va in ultimo ricordato che in Albania al momento è stato presentato ricorso alla Corte costituzionale per la violazione della Costituzione albanese circa le procedure di stipula e i contenuti del Protocollo stesso. L'approvazione della legge di autorizzazione alla ratifica, pertanto, appare del tutto inopportuna, oltre che inutile, finché la Corte costituzionale albanese non si pronuncerà sul ricorso, in una data che ipoteticamente potrebbe avvenire entro metà marzo 2024.

Intanto, vi è stato un primo incontro interlocutorio lo scorso 18 gennaio e ve ne sarà un altro domani, dove la Corte ha chiesto alle parti di presentare il Trattato di amicizia con l'Italia del 1995 come elemento necessario per approfondire l'esame del Protocollo siglato dai due Paesi; nemesi storica, il Trattato del 1995, in cui si parlava degli emigranti albanesi in Italia.

Peraltro, gli articoli 2 e 7 del disegno di legge di autorizzazione alla ratifica ed esecuzione paiono contraddire il testo stesso del Protocollo, il cui articolo 13 prevede che esso entrerà in vigore dalla data concordata tra i due Stati, dopo uno scambio di note che in ogni caso sarà successivo alla ratifica. Quindi, il pasticcio finale: noi ratifichiamo una cosa che entrerà in vigore forse nel futuro. Per questo e per tanto altro, si chiede di non procedere all'esame del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi e signor rappresentante del Governo, le questioni pregiudiziali poste dai colleghi del Partito Democratico e quelle, identiche nella sostanza, avanzate dai colleghi di +Europa sono così manifestamente infondate da apparire oggettivamente pretestuose. La sinistra, in tanti anni di Governo, non ha mai saputo affrontare l'emergenza migratoria in termini credibili e in termini responsabili, non ha mai saputo coniugare, come noi stiamo facendo, i criteri di rispetto della persona che derivano dalla nostra cultura liberale e cristiana con il rispetto della legalità e delle regole dello Stato di diritto, non ha mai saputo neppure evitare che la questione migratoria si trasformasse in una guerra fra poveri, della quale sono vittime sia i migranti sia le aree più fragili del nostro Paese. È bene ricordare che l'ultimo Governo che era riuscito ad azzerare l'infame traffico di esseri umani nel Mediterraneo era stato il Governo Berlusconi nel 2010, quando gli sbarchi erano ridotti a sole 4.000 unità in un anno ed è oggi di nuovo un Governo di centrodestra, continuatore di quell'esperienza, ad affrontare il tema migratorio in modo realistico e con una strategia ampia verso la sponda Sud del Mediterraneo, una strategia che si traduce nel piano Mattei come parte di un più vasto Piano Marshall per l'Africa al quale lavoriamo e che intendiamo costruire in sede europea. L'accordo con l'Albania è dunque un aspetto di una politica più vasta, serve ad organizzare meglio l'accoglienza e le procedure di frontiera previste dalle norme nazionali ed europee, evitando al tempo stesso di creare tensioni in aree fragili del nostro Paese. Il fatto che tale accoglienza si svolga in territorio albanese, ma gestita dalle autorità italiane e applicando esattamente le stesse regole e le stesse norme applicate in Italia, costituisce per i colleghi una discriminazione ai danni di alcuni migranti di cui limiterebbe i diritti. Lo affermano ma non lo spiegano, semplicemente perché non possono spiegarlo. La parità di condizioni esclude per definizione ogni discriminazione. Di più, per ridondanza di precauzione, è escluso il trasferimento in Albania di soggetti fragili come donne, incinte e non incinte, e minori. Ovviamente, l'applicazione delle stesse norme significa che i richiedenti asilo avranno lo stesso diritto all'assistenza legale, le stesse garanzie previste dall'ordinamento qualora siano imputati di qualche reato, la stessa possibilità di comunicare con eventuali familiari. Inoltre, l'enfatizzazione della locuzione “per quanto compatibili” è del tutto pretestuosa. I colleghi della sinistra sanno bene, infatti, che essa è una normale clausola di tecnica legislativa che non ha alcuno degli oscuri sottintesi che essi adombrano. Allora, i casi sono due: o in tutto questo esiste un non detto da parte dell'opposizione, una forma di sottile pregiudizio razzistico verso la Nazione albanese, per cui il fatto stesso di essere in Albania sarebbe afflittivo come se stessimo parlando della Caienna o dell'Isola del Diavolo - ma naturalmente non posso neanche pensare a un pregiudizio di questo genere da parte degli autonominati custodi del politicamente corretto - oppure l'altra spiegazione è che semplicemente non si tollera che un Governo di centrodestra abbia saputo individuare una soluzione innovativa, una soluzione che il resto dell'Europa definisce, non soltanto compatibile con le regole europee, ma un modello da seguire con interesse. Sono le parole del Cancelliere Scholz che condivide con voi, colleghi del PD, l'appartenenza al Partito socialista europeo, del quale del resto fa parte anche il Primo Ministro albanese Edi Rama, cofirmatario di questo accordo. Del resto, qualcuno di voi ha proposto di espellerlo dal PSE per l'imperdonabile colpa di aver stretto un accordo con il Governo italiano. L'Albania è un Paese membro della NATO e del Consiglio d'Europa, un Paese del quale l'Italia promuove l'adesione all'Unione europea, ma porre questa questione, come fanno i colleghi dell'opposizione, non è soltanto irrispettoso verso un Paese democratico, amico e alleato dell'Italia, ma è irrilevante, colleghi, perché l'Albania non avrà altro compito che la garanzia della sicurezza dall'esterno dei centri.

Ancora più capzioso infine è sollevare la questione economica. Vi sono costi da affrontare, certamente, ma i colleghi della sinistra si rendono conto del costo economico, del costo sociale e del costo umano dell'immigrazione incontrollata? Temo che, ancora una volta, la sinistra italiana non si dimostri all'altezza dei problemi, non sappia leggere la gravità storica delle questioni che abbiamo di fronte e che, ancora una volta, le riduca a una questione di tattica politica interna. Noi non possiamo consentirlo e anche per questo respingiamo con vigore queste questioni pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Enrica Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Abbiamo proposto una questione sospensiva, ex articolo 40 del nostro Regolamento, in relazione proprio alla ratifica e all'esecuzione del Protocollo Italia-Albania per la questione migratoria, per una serie di ragioni. La prima ragione è che il Protocollo non è stato ancora ratificato dall'Albania, anzi, peggio di peggio, pende un giudizio dinanzi alla Corte costituzionale albanese per una serie di motivi. Il ricorrente è, tra l'altro, il partito di opposizione, la destra albanese, che rileva che il Protocollo viola la Costituzione albanese e determina, di fatto, una rinuncia alla sovranità territoriale dell'Albania su alcuni territori della stessa e soprattutto compromette i diritti dei migranti. Quindi, la destra albanese dice che questo Protocollo finisce con l'incidere negativamente su princìpi oramai consolidati del diritto internazionale. Il primo dei principi è quello del non respingimento per i richiedenti asilo. Ma non c'è solo questa questione della violazione di un principio stabilito dalla Convenzione di Ginevra, non c'è solo questo. Ci sono, infatti, altre gravissime discriminazioni che sono state rilevate opportunamente dal professor Bonetti, che è stato audito in Commissione. Di fatto, si crea una discriminazione tra il migrante albanese che approda sulle coste italiane e quello che invece viene portato in questo centro di detenzione - perché trattasi proprio di centro di detenzione - sulle coste albanesi. C'è una discriminazione soprattutto in relazione all'esercizio del diritto di difesa e del diritto al contraddittorio, diritti che sono sanciti prima di tutto dalla nostra Carta costituzionale. Ma tutto questo ovviamente è stato trascurato e non è stato assolutamente esaminato. Poi c'è un'altra questione che riguarda i soggetti vulnerabili, perché organi di stampa hanno riportato la notizia che per loro ci sarà un'attenzione diversa, ma non è così. Basta leggere l'articolo 9 del Protocollo per capire che anche le donne incinte saranno poi portate in questi centri di detenzione - mi preme sottolinearlo ancora - albanesi. Quindi, tutte le categorie vulnerabili - minori, donne incinte e malati - potranno essere portate lì.

L'applicazione di questo Protocollo - è stato sottolineato, tra gli altri, da un'autorità in materia, il professore Satvinder Juss, che è stato audito in Commissione - pone anche problemi pratici, problemi giuridici e problemi etici. Il professor Satvinder ha sottolineato che ricalcare il modello dell'Accordo Gran Bretagna-Ruanda non è una strada praticabile anche perché questo accordo alla fine è stato cestinato dalla Corte suprema proprio perché violativo dei diritti umani. Peraltro, anche se vogliamo calpestare i diritti dei minori, i diritti delle persone fragili, i diritti dei malati che potrebbero essere internati in questi centri sulla costa albanese, quello che non può sfuggire è quanto ci costerà questo accordo, cosa che è stata rilevata da più parti in quest'Aula e che è stata minimizzata dal collega che mi ha preceduto nella discussione della questione pregiudiziale. In realtà, i costi sono veramente insostenibili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e gli italiani lo devono sapere.

Basta leggere l'articolo 6 di questo disegno di legge per capire che dovranno essere stanziati 47,68 milioni per la realizzazione di strutture e dotazioni solo per il 2024. Successivamente, per il funzionamento di questi centri, quasi 95 milioni per il 2024, oltre 125 milioni per il 2025 e pari cifra fino al 2028. In modo del tutto inspiegabile - perché questo ce lo dovrebbe venire a spiegare la maggioranza -, dal 2028 al 2033 la dotazione si abbassa a 7 milioni di euro ogni anno, non si capisce il perché. Quello che, però, si capisce è che, per reperire questi soldi, verranno tagliate - e si legge all'interno del testo - le risorse a tutti i Ministeri, quindi verrà tagliato quanto stabilito per il Ministero della Salute, della Giustizia, della Ricerca, dell'Istruzione e finanche della Difesa. E tutto questo per risolvere cosa? Quale problema? C'è solo una piccolissima parte dei migranti che dovrebbe essere accolta in questi centri di detenzione - continuo a sottolineare il termine - albanesi.

Allora, c'è più di un motivo per non ratificare questo Accordo e, sicuramente, per sospenderne l'esecuzione al momento, visto che c'è questa questione posta all'attenzione della Corte costituzionale albanese, quantomeno per evitare la brutta figura di ratificare un Accordo che, poi, la controparte non vorrà fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche noi esprimeremo un voto favorevole alla pregiudiziale. Noi, per la verità, più volte, abbiamo votato contro le pregiudiziali, in molti casi ci siamo astenuti e i numeri parlano chiaro: non intendiamo utilizzare il voto delle pregiudiziali o le pregiudiziali come uno strumento automatico che, con una certa opzione meccanica, viene proposto ogni volta in cui non si è d'accordo nel merito di un provvedimento. Questo per dire che la nostra non è una posizione preconcetta, perché si può tollerare qualche forzatura sulla mancanza di omogeneità di un provvedimento, di un decreto, si può tollerare, per prassi, una mancanza di evidente necessità ed urgenza, ma non si può soprassedere sulla disparità di trattamento, perché è molto grave.

La conseguenza quasi automatica di questo provvedimento sarà, laddove non fosse fermato attraverso questa pregiudiziale, una irragionevole discriminazione, una disparità di trattamento tra chi giunge in Italia e coloro i quali, in virtù del Protocollo, verranno trasportati in terra albanese. Questo perché alcune prerogative, alcune garanzie fondamentali riconosciute dalle direttive europee troveranno applicazione esclusivamente con riferimento agli stranieri che presenteranno domanda in Italia e non per quelli che, invece, verranno portati in Albania. E c'è un inciso nel decreto che cristallizza la disparità, cioè la previsione che l'applicazione di molte norme che disciplinano la materia troverà ingresso solo laddove è compatibile.

Presidente, è quel “purché compatibile” che stride con la nostra Costituzione, perché la potestà legislativa esercitata dallo Stato deve rispettare l'ordinamento comunitario e gli obblighi internazionali. Nel caso che ci occupa, va sottolineato che alcune importanti garanzie presuppongono la presenza del richiedente nel territorio dello Stato membro o che si trovi alla sua frontiera. Esempio: il diritto all'informazione, il diritto alla consulenza sul suo personale diritto a chiedere asilo, il diritto di comunicare con organizzazioni che prestino tutela legale, il suo diritto a consultare un avvocato o altro. Ebbene, tutto questo resterebbe solo nella possibilità di coloro i quali verrebbero trasportati in Italia e non di quelli che, invece, verrebbero portati in Albania. È chiaro, dunque, che lo straniero portato in Albania, rispetto a quello sbarcato in Italia, si troverà in una condizione di evidente discriminazione.

In più - e questo lo valuteremo anche con riferimento al discorso sulla sospensiva -, c'è da considerare che la Corte costituzionale albanese, che, a differenza di quella italiana, ha un vaglio anche preventivo, non solo successivo, e può e deve effettuare un vaglio preventivo rispetto alla firma dei protocolli e all'adozione dei provvedimenti, ha già aperto un procedimento di verifica, che si concluderà molto presto, per cui sembra veramente una forzatura andare a discutere il provvedimento oggi.

Tutto questo, naturalmente, con riferimento a un discorso di natura formale, senza entrare nel merito del provvedimento che, da parte nostra, non è assolutamente condivisibile. Quindi, esprimeremo senz'altro un voto favorevole alla pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, signor Presidente. In queste due questioni pregiudiziali, si legge tanta confusione, perché in quest'Aula abbiamo sentito dare versioni su quello che prevede questo Protocollo che, sinceramente, si potrebbero ascoltare in un bar, ma non in un'Aula del Parlamento e, tanto meno, in un'aula universitaria, visto che molti in questa sede si fregiano di avere dei titoli di quel tipo.

Queste due pregiudiziali partono dicendo che vi sono discriminazioni per motivi personali. Allora, il motivo personale, che da sempre è considerato un motivo strettamente legato alla persona, sarebbe quello per cui uno straniero sbarca in Italia, in Albania o in un altro posto ancora. Ditemi voi per quale motivo questo sbarcare in un luogo o in un altro dovrebbe essere considerato un motivo personale. I motivi personali, da sempre, sono ben altri e sono collegati strettamente alla persona e non a dove uno sbarca. Questo è il primo motivo che entrambe le pregiudiziali affrontano, ad essere totalmente privo di qualsiasi base non soltanto reale, ma anche giuridica.

Vi è, poi, un altro punto. Vi è un intestardirsi, anche nei discorsi che abbiamo appena sentito, sul fatto che ci sia una frase “purché le norme siano compatibili”. Le espressioni come “purché le norme siano compatibili” o “per quanto siano compatibili” sono inserite nei testi normativi da sempre e sono ben conosciute, proprio perché, per poter applicare e ampliare la portata delle norme al di là della loro normale portanza o in ambiti differenti, si usano queste espressioni, senza che ciò comporti limitazioni di alcun tipo per i cittadini o per le garanzie che portano queste norme, perché la compatibilità è legata anche soltanto al fatto che in alcune norme c'è scritto “territorio italiano” e sarà “territorio albanese”. Quindi, dov'è il problema se, per compatibilità, si intende anche l'interpretazione, la compatibilità di queste norme in modo assolutamente limpido, senza pensare sempre, con retropensieri, che la compatibilità sia chissà quale parola nascosta e sconosciuta al nostro ordinamento? È conosciutissima dal dizionario italiano e anche dall'ordinamento italiano.

Ho sentito diverse volte ripetere che vi sarebbero discriminazioni, che i cittadini e i migranti non potrebbero avvalersi della difesa tecnica di un avvocato, di consulenti legali, come, invece, è previsto dalle normative italiane. Ciò non è assolutamente vero. Il Protocollo prevede esplicitamente che anche loro se ne possono avvalere, con modalità online, chiaramente, essendo a distanza, ma nella pienezza della propria possibilità di difendersi, anche garantiti dallo stesso Garante che difende chi si trova in Italia; quindi, tutte le garanzie, tra cui la difesa e la supervisione del Garante e la difesa legale degli avvocati e quant'altro. Non è assolutamente vero che questo Protocollo escluda questo tipo di garanzia.

Da ultimo, voglio fare soltanto un piccolo inciso su quello che viene narrato, con riferimento al fatto che gli italiani che commettono reati all'estero sarebbero favoriti rispetto a questi migranti, in quanto, semplicemente, la normativa italiana già prevede una punizione, una procedura per gli italiani che commettono reati all'estero. In questo caso, semplicemente, si tratta di stranieri che commetterebbero reati all'estero ed è servita una normativa ad hoc, nulla di più semplice e di più limpido. Per questo motivo, respingeremo e voteremo contro entrambe le pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Igor Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR IEZZI (LEGA). Presidente, proverò brevemente a rispondere sia alle pregiudiziali sia alla sospensiva di cui discuteremo immediatamente dopo, anche perché ritengo che i testi siano sostanzialmente analoghi e rispondano, più che altro, all'esigenza politica di tentare di fermare il nostro Governo e l'approvazione di un provvedimento che risponde a molti bisogni del nostro Paese. Per quanto riguarda la pregiudiziale in particolare, credo che stiamo assistendo a un errore di lettura e di interpretazione da parte dei proponenti, in particolare, per quanto riguarda l'articolo 4, da loro citato, comma 1, che è uno degli articoli fondamentali e basilari di questo testo. Non a caso fanno riferimento alla giurisdizione e alle leggi applicabili; questo, cosa vuol dire? Con l'articolo 4, noi normiamo e fissiamo il principio che, all'interno delle strutture che verranno aperte in Albania, si applicano le leggi italiane…

PRESIDENTE. Colleghi, un po' di silenzio, per ascoltare il collega Iezzi.

IGOR IEZZI (LEGA). Presidente, non c'è problema. Cosa dice questo articolo 4, comma 1? Dice che ai migranti, di cui all'articolo 1 del Protocollo, si applicano, in quanto compatibili, una serie di norme e la disciplina italiana ed europea concernente i requisiti e le procedure relativi all'ammissione e alla permanenza degli stranieri nel territorio nazionale. Le leggi che vengono citate all'interno di questo articolo sono, in sostanza, la legge sull'immigrazione e le leggi di recepimento delle direttive europee che, in quanto compatibili, verranno applicate anche nelle strutture aperte in Albania.

I proponenti, dando credito all'audizione del professor Paolo Bonetti, secondo me, danno una lettura sbagliata di questo testo e sostituiscono l'espressione “in quanto compatibili” con l'espressione “purché compatibili”.

In italiano e anche nel linguaggio giuridico dire che determinati diritti e determinate leggi si applicano “in quanto compatibili” o “purché compatibili” è molto diverso: “in quanto compatibili”, come è scritto in questo testo, vuol dire che vengono applicati sempre e comunque, invece, usare l'espressione “purché compatibili” lascerebbe adito a pensare che certe leggi e certi diritti possano non essere applicati, ma ovviamente non è così.

Per quanto riguarda, invece, la sospensiva presentata dal MoVimento 5 Stelle, credo che l'argomentazione sia ancora più semplice, se devo essere sincero, perché sostenere che dobbiamo sospendere la ratifica di questo Protocollo in attesa delle decisioni della Corte costituzionale albanese non ha senso, ma non ha senso per un motivo molto preciso, perché, come si fa sempre, in qualsiasi circostanza, in qualsiasi ratifica di qualsiasi trattato internazionale o di qualsiasi protocollo, gli iter e le procedure per l'approvazione sono assolutamente autonomi. Non è che quando noi facciamo un trattato con il Messico per lo scambio di libri, aspettiamo che il Messico abbia approvato il trattato o lo approviamo in contemporanea, tant'è vero che succede spessissimo che un Paese approvi il trattato anche anni dopo rispetto all'altro Paese e, allora, non c'è alcuna esigenza di alcun tipo, né politico, né sostanziale, né formale, di aspettare la Consulta albanese.

In realtà, i motivi di questi testi sono molto più semplici: si cerca, come al solito, di impedire a questo Governo di fermare i flussi irregolari per quanto riguarda l'immigrazione. Questo è il punto ed è un punto politico e non certo giuridico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Magi, Faraone, Zaratti ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di merito Bonafe' ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

In ricordo di Gigi Riva.

PRESIDENTE. Come comunicato ai gruppi, avranno ora luogo gli interventi in ricordo di Gigi Riva, scomparso ieri.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Salvatore Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, è un intervento che non avrei mai voluto fare, perché per noi Gigi Riva non era solo un calciatore; per noi cagliaritani, per noi sardi era un esempio e anche per chi non l'ha visto giocare, anche per i ragazzini che oggi lo vedevano passeggiare nelle vie di Cagliari, con la serenità di chi rifiutò offerte milionarie e di andare in squadre blasonate in un tempo in cui la Sardegna veniva dipinta come terra di punizione per chi vi veniva spedito. Invece, lui venne dal Nord, decise di rimanere a Cagliari, ci portò uno scudetto, ma non è quella la nostra vittoria: la vittoria è che emancipò quella città e quella regione, rendendoci l'orgoglio di quella terra. Lui, che non era sardo, si era innamorato della Sardegna, è rimasto in Sardegna e ha continuato a vivere e a passeggiare a Cagliari, con l'orgoglio di essere cagliaritano e di aver dato un sogno, quel sogno del tricolore, a una terra che era dimenticata, era vista, lo ripeto, come una punizione per chi veniva spedito in Sardegna.

Lui ha lanciato questa grande ancora di salvataggio, lui ci ha ridato ciò che ancora sogniamo. I ragazzini, quando giocano a calcio e tentano improbabili rovesciate, dicono: ma chini sesi, Gigi Riva? Sì, Gigi Riva è un grande, un grande italiano, un grande cagliaritano, un grande sportivo, un grande uomo (Applausi) e lo rimarrà per sempre, perché, quando lo vedevamo passeggiare in via Roma nel ristorante Stella Marina di Montecristo, per noi era l'orgoglio di un uomo che è rimasto umile. In un calcio che oggi è senza valori, che è attaccato al denaro, in un calcio che è senza bandiere, lui rappresenta la bandiera di tutti noi e sarà sempre il nostro unico capitano. Grazie, Gigi Riva, “rombo di tuono” (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ugo Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI-PPE). Grazie, Presidente. È con non poca emozione che prendo la parola per ricordare Gigi Riva, un grande campione, un grande uomo e poi, per quanto mi riguarda, anche un grande amico. Di Gigi si sono dette tante cose e tutti lo hanno riconosciuto e lo riconoscono come un grandissimo campione, un fenomeno dello sport. Quello che molti sanno, ma forse non tutti, che prima di tutto Gigi era un campione nella vita, era un grandissimo uomo, era una persona, peraltro, che forse meglio di qualunque altro sardo sapeva interpretare i tratti distintivi anche della nostra sardità. Un uomo schivo, con quel sorriso malinconico, che trattava le persone sempre con estremo garbo, con gentilezza, con umiltà e che ha fatto scelte nella vita che erano di attaccamento alla terra e di attaccamento ai valori fondanti dell'esistenza umana, che per lui erano la lealtà, la sincerità e l'amicizia. A tutti coloro che ha incontrato ha trasferito questo stato d'animo, questo sentimento. Allora, Gigi Riva per noi è stato e resterà sempre una bandiera distintiva, un tratto distintivo del nostro essere sardi. Per questo credo che meriti un tributo non solo da parte nostra ma da parte di tutti, per quel grande campione che è stato, nello sport e nella vita. Per questo è già un mito, è già nella leggenda e per noi sardi, ma credo per tutti gli italiani, resterà per sempre nel nostro cuore (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lai. Ne ha facoltà.

SILVIO LAI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, se fosse stato solo un calciatore oggi non staremmo probabilmente a ricordarlo tutti quanti insieme in quest'Aula. Parliamo di Gigi Riva. Ieri è scomparso a Cagliari, all'età di 79 anni, un calciatore, un grande atleta, un uomo soprattutto di valore e di valori. Per l'Italia - perché non era soltanto per noi un sardo - è scomparso un campione. Era il trascinatore della nazionale di calcio campione d'Europa nel 1968, il vicecampione del mondo nel 1970, in Messico, lo straordinario protagonista di quella semifinale dell'Azteca, finita 4-3 tra Italia e Germania, che tutti quelli che hanno la mia età non possono non ricordare.

Riva è stato un grande sportivo e il giocatore che più ha segnato nella nazionale di calcio - un primato insuperato ancora oggi - ma è stato anche il protagonista non giocatore dei Mondiali vinti nel 2006 a Berlino, l'uomo che - lo riconoscono i suoi ragazzi, giocatori allora ventenni, venticinquenni, quindi ragazzi - ha lasciato il segno come solo un padre e un maestro possono lasciare. Sempre presente, era l'uomo del consiglio, del sostegno paterno, del giudizio fermo e severo, quando necessario, e tanto rispettato. L'uomo pronto a sostenere con gioia il valore dell'impresa realizzata come se fosse stato lui a compierla, il padre e il maestro che tutti vorrebbero avere e che lo sport spesso fa trovare nel nostro cammino, nella nostra strada della vita. Di fronte a chi non trova lo spazio e il tempo di lasciare le cose, è stato un esempio anche in questo, quando, stanco, ha lasciato il suo percorso che sarebbe potuto continuare anche fino adesso. È questa sua sensibilità che lo ha fatto sentire, da emigrato, da ragazzo inviato da giovanissimo in un'isola, un luogo lontano dalla propria famiglia quanto impervio, come uno di casa, una casa che lo ha sempre rispettato e amato con trasporto quanto con delicatezza. Per quanto riservato e delicato nella vita fuori dal campo, Gigi Riva era forte e inarrestabile dentro il campo da gioco, l'uomo dei gol e delle imprese atletiche impossibili. Gianni Brera, con la sua grande capacità di sintesi, lo aveva dipinto con la pennellata di cui era capace e l'aveva nominato - poi è rimasto noto così - “rombo di tuono”, una potenza fisica naturale senza aiuti della scienza, figlio della casualità genetica, un dono di Dio speso per il bene, per dare un esempio, per la sua voglia di essere un esempio senza mostrarlo ma, soprattutto, nel suo percorso per dare uno scudetto, una cosa importante per il calcio, per quello che il calcio è, ad una terra che aveva bisogno di avere di nuovo fiducia in sé, nel 1970. Ancora oggi, la Sardegna e i sardi - ieri lo dicevano i medici che lo avevano preso in cura - lo devono ringraziare per quello che è stato non solo come campione ma come uomo di sport, uomo di famiglia, di società, dello stare insieme. Anche l'Italia ancora lo deve e lo può ringraziare, tanto da spingere, Presidente, molti di noi a chiedere un riconoscimento ufficiale delle sue esequie.

Grazie Gigi, sei stato il migliore di noi e il tuo esempio resterà scolpito in noi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Gigi Riva è stato sicuramente un campione sul campo, ancora indiscusso, primo marcatore della nazionale italiana, ma noi ricorderemo, più che il calciatore, l'uomo. Gigi Riva è stato infatti un campione soprattutto fuori dal campo. Un uomo d'altri tempi che ha fatto una scelta di cuore, una scelta d'amore, quella di non lasciare mai il Cagliari nonostante gli avessero fatto offerte molto vantaggiose e allettanti le più grandi squadre del tempo. Lo ha fatto perché, come amava ripetere, la Sardegna e Cagliari lo avevano reso uomo, lo avevano accolto e l'avevano cresciuto fin da giovanissimo, nonostante avesse affrontato sfide personali difficili, cresciuto in una famiglia modesta, avendo perso il padre e poi la madre giovanissimo, educato in vari collegi religiosi, grazie anche al supporto e al sostegno della sorella Fausta. Noi lo ricordiamo come un campione, ma lo ricordiamo soprattutto per la sua scelta di attaccamento a una terra. Portò alla vittoria dello scudetto quel Cagliari e rivendicò con orgoglio quella vittoria come la vittoria della sua terra e della sua gente, pur non essendo sardo. Io non ho fatto in tempo a vederlo giocare sui campi da calcio ma lo ricordo bene, come tanti di noi, insieme alla nostra nazionale. È nelle immagini dei tanti anni in cui è stato team manager con gli azzurri, quella maglia che, diceva, gli era rimasta attaccata alla pelle, ed è stato guida, consigliere, fratello maggiore, padre per tanti giocatori della nostra nazionale, un riferimento indiscusso. Però, lo ricordo soprattutto per gli abbracci, per la sua capacità di consolare nei momenti delle sconfitte, di prendersi cura dei giocatori che erano in quel momento in difficoltà perché magari venivano sostituiti, non venivano fatti giocare o, magari, come è successo a Baggio a Pasadena, avevano sbagliato un calcio di rigore, perché sappiamo che i calci di rigore li sbagliano coloro che hanno il coraggio di tirarli. Le foto delle vittorie sono sempre molto affollate, vale nei campi da calcio e vale in qualsiasi settore della vita. Le sconfitte, invece, spesso vedono la solitudine delle persone. Ecco, Gigi Riva c'era, era accanto anche a chi aveva un momento di difficoltà e in questo per me sta la grandezza, la generosità e il cuore di un uomo. Caro Gigi, ieri sera il tuo cuore purtroppo ha smesso di battere, ma siamo sicuri che non smetterà di battere per te il cuore degli italiani (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Chi segue il calcio fin da bambino e non è più giovanissimo non può non essere stato colto da un attimo di commozione alla notizia della morte di Gigi Riva. La sua storia è un esempio, simbolo di classe, non solo dal punto di vista tecnico, simbolo di determinazione e di forza morale - ricordiamo che si riprese da un infortunio gravissimo che ebbe con la maglia della Nazionale - e simbolo di disciplina sportiva, di lealtà, di rispetto, di attaccamento alla maglia del suo Cagliari ma soprattutto della nazionale italiana. “Rombo di tuono” era amato da tutti gli sportivi italiani. Ci ha lasciato un'icona che resterà nella storia dello sport e, in particolare, del calcio. Rifiutò il trasferimento a chi gli offriva stipendi da favola, perché il suo cuore non voleva tradire e deludere chi aveva creduto in lui e non è un'amplificazione celebrativa, è storia, la storia di Gigi Riva. Proviamo, dunque, a conservare il ricordo e soprattutto il suo esempio. Gigi Riva è stato un uomo simbolo di un calcio antico, meno ricco di capitali ma più ricco di valori veri, quelli che dobbiamo provare a trasmettere alle future generazioni (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giagoni. Ne ha facoltà.

DARIO GIAGONI (LEGA). Signor Presidente, come hanno fatto prima i miei colleghi, vorrei anch'io ricordare Gigi Riva. È stato l'esempio di calciatore che amava la maglia e la bandiera. Tante squadre di primo livello lo hanno voluto. La stessa Juventus offrì un miliardo di vecchie lire. È stato un calciatore formidabile, uno sportivo unico e un grande dirigente del calcio italiano. Purtroppo, ieri è venuto a mancare uno sportivo, ma non solo, un uomo. Un uomo dai forti valori. Valori che non ci sono più, ora che, purtroppo, il calcio va verso il dio denaro, e non va verso quei valori di attaccamento alla maglia che aveva Gigi Riva. Un uomo, un ragazzo, che, quando è venuto in Sardegna, ha amato subito la nostra isola ed è stato amato dai sardi, popolo ospitale. E lui aveva capito che quello era il valore, l'assenza, per giocare nel migliore dei modi il calcio e per portare all'apice del calcio italiano il Cagliari. Ci ha insegnato quei valori che ci sono stati insegnati dalla nostra famiglia. Con questo concludo, non con un addio, ma con un arrivederci, a Gigi Riva. Ti vogliamo bene, ti vuole bene la Sardegna e nessuno mai ti dimenticherà, né la Sardegna, né l'Italia. Grazie, “rombo di tuono”, per quello che hai fatto (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Francesca Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Cagliari, la mia città, in questi giorni è in lutto. Dopo ore col fiato sospeso, abbiamo appreso quella notizia che mai avremmo voluto sentire arrivare: la morte di Gigi Riva, un mito, un idolo, non solo per la città di Cagliari, per la Sardegna intera e per il mondo dello sport. Lui, che dalla Lombardia, da Leggiuno, a 19 anni, è arrivato al Cagliari, forse senza grande convinzione, ma che poi non l'ha mai abbandonato, neanche quando aveva ricevuto dalle proposte miliardarie, come si ricordava, dalla Juventus, e ha deciso di rimanere nella nostra città, a giocare nella nostra squadra. I risultati sono noti a tutti, gli straordinari goal che ha segnato con la maglia dei rossoblu, la vittoria dello scudetto, ma anche il suo ruolo nella nazionale e il ruolo da tecnico. Quello che, però, lo contraddistingue rispetto a tanti altri giocatori, uomini e donne del mondo dello sport, è stato davvero il suo esempio, la sua rettitudine. È stato definito per le sue caratteristiche di riservatezza, era un uomo schivo, timido, ed è stato definito “un non sardo più sardo dei sardi”, proprio per le sue caratteristiche e il suo attaccamento alla terra e per le sue battaglie verso il pubblico degli stadi, che vedeva in noi solo banditi e pecorai. Lui si arrabbiava ed è riuscito a far riconoscere a Cagliari e alla Sardegna il ruolo che, anche nel mondo dello sport, meritavano. Per questo, non lo dimenticheremo mai e suggerisco a quanti non l'abbiano ancora visto, di guardare il film di Riccardo Milani, che è uscito in occasione del suo settantottesimo compleanno, il 7 novembre 2022, perché dipinge la figura di Gigi Riva come uomo dello sport, ma anche come uomo vicino alle genti, ai pescatori e ai pastori sardi, e la sua estrema umanità. E noi tutti gli vogliamo un gran bene (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Gigi Riva, come è stato detto, era un lombardo che ha scelto la “sarditudine”. È stato un mito per una generazione, la mia, che giocava a calcio nei campetti dell'oratorio e che vedeva questo personaggio, questa sua capacità, questa sua potenza di lombardo radicato a Cagliari, che giocava nella nazionale. “Rombo di tuono”, lo definì Brera, un altro lombardo. Un mito positivo. Ieri ha scelto di non proseguire le terapie, come gli avevano chiesto.

Una persona fiera che - voglio ricordare anche questo -, suo malgrado, si era ritrovata al centro di uno scandalo nell'Italia bigotta degli anni Sessanta, lui che si era fidanzato con una donna già separata, ma che non poteva divorziare, perché quella era l'Italia. E si era trovato, suo malgrado, come magari era capitato a un altro grande dello sport italiano, Fausto Coppi, qualche anno prima, ad essere un testimone di un'Italia che voleva andare avanti. Un grande italiano, non solo quindi un grande calciatore, e credo che abbiamo fatto bene e abbiano fatto bene i colleghi, in particolare quelli sardi e non solo, a ricordarlo così (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gaetano Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Il mio, come si sente, non è un accento sardo, ma credo che Gigi Riva - e dico Gigi Riva, legando nome e cognome, perché da tutti era conosciuto come Gigi Riva, come se fosse un nome unico, quindi un legame tra nome e cognome - è stato un simbolo per il calcio italiano. Ma direi che è stato un simbolo per lo sport italiano, per quello sport che, a differenza di oggi, era uno sport con la “S” maiuscola. Esistevano le bandiere. E Riva è stato bandiera fuori dalla sua terra. È stato bandiera di un calcio, possiamo dire, provinciale, forse. È stato bandiera, senza dover ascoltare le sirene che arrivavano da club titolati. E soprattutto, è stato il calciatore che ha messo in mostra la potenza del suo gioco: non esistevano i funamboli, come adesso. Esistevano la finta e il tiro. E Gigi Riva era maestro di questo tipo di gioco: andava incontro all'avversario, fintava e calciava anche da 30 metri, perché la potenza del suo sinistro era una delle armi di cui disponeva. Credo che Gigi Riva possa essere messo quasi alla pari di una squadra simbolo, come il grande Torino. I miti dello sport sono nel cuore di tutti, indipendentemente dalla squadra per cui si fa il tifo. E credo che Gigi Riva, insieme a Rivera, insieme al Grande Torino e a tanti altri sportivi che hanno fatto grande il nostro calcio prima che diventasse il comitato d'affari attuale, sia uno di questi simboli. Sono profondamente dispiaciuto per quanto è accaduto ieri, durante la commemorazione di Gigi Riva, nella finale di Supercoppa: in Arabia, lo hanno fischiato, hanno fischiato il minuto di raccoglimento. Questo dovrebbe servire alla Lega Calcio per capire che, forse, quel tipo di partite va fatto in Italia (Applausi). Ed è, purtroppo, servito. Purtroppo, c'è stata speculazione sul nome di un grande campione come Gigi Riva per farcene rendere conto (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Gigi Riva: non so se oggi noi commemoriamo più il calciatore – perché, comunque, è stato un grandissimo calciatore, per chi amava il calcio, ed è ancora il capo cannoniere della nazionale italiana - o l'uomo. Apparteneva, come hanno detto tanti miei colleghi, a un calcio di altri tempi. Lui, agli inizi, giocava a calcio e lavorava, perché era un calcio fatto d'amore. Ecco, se c'è uno sport che unisce generazioni, che unisce categorie sociali, che unisce persone che non si frequenterebbero, questo è il calcio.

E Gigi Riva era tutto questo, perché, come ha detto correttamente il collega Deidda, Gigi Riva non aveva una maglietta. Noi leghiamo Gigi Riva alla storia del Cagliari, ma, in realtà, tutti quanti noi lo abbiamo sempre sentito come il calciatore della Nazionale ed era effettivamente amato da tutti, come calciatore e anche come dirigente. È stato un esempio, un uomo che non ha legato allo sport il fattore economico.

Ieri, quando è morto, sentivo alcuni bambini, che erano a casa mia, che conoscevano Gigi Riva. È una cosa che non mi sarei mai aspettato e, comunque, le sue gesta hanno accompagnato anche la loro storia. Presidente, non ho tanto da aggiungere, però sono convinto che, nel nostro cielo, da domani ci sarà un “rombo di tuono” e sicuramente quel rombo di tuono ci accompagnerà nei prossimi anni (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza si unisce al cordoglio per la scomparsa di Gigi Riva. Invito l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi - Applausi). Fai buon viaggio, Gigi.

Si riprende la discussione.

(Esame di una questione sospensiva - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Essendo state respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito, passiamo all'esame della questione sospensiva Alfonso Colucci ed altri n. 1.

A norma del comma 3 dell'articolo 40, la questione sospensiva può essere illustrata per non più di 10 minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di 5 minuti.

L'onorevole Alfonso Colucci ha facoltà di illustrare la sua questione sospensiva n. 1.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Presidente, grazie. Noi chiediamo con questa questione sospensiva di sospendere l'esame del provvedimento, il disegno di legge per l'autorizzazione alla ratifica del Protocollo tra Italia e Albania sulla gestione dei flussi migratori. Devo, però, immediatamente smontare un'argomentazione che ho appena sentito dal collega della Lega. Il collega della Lega dice: è evidente che, essendo un accordo bilaterale, prima lo approva uno Stato e poi lo approva l'altro. È evidente, ha ragione, è così, è certo. Purtroppo, questa è una banalizzazione, nel senso che non risolve il problema, perché sfugge evidentemente al collega della Lega - e questo è grave che sfugga alla maggioranza che ci presenta questi provvedimenti - che c'è un disallineamento tra l'articolo 7 del provvedimento, che stabilisce, appunto, che il provvedimento entri in vigore dalla data successiva alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, e l'articolo 13 del Protocollo che stabilisce che gli effetti del Protocollo si producano dalla data di approvazione del Protocollo stesso e di ratifica da parte di entrambi gli Stati.

È evidente che, nel momento in cui andiamo ad approvare questo disegno di legge, immediatamente l'Italia sarebbe in grado di effettuare le spese e gli impegni di spesa propedeutici per la predisposizione e l'attuazione di un Protocollo che, ai sensi dell'articolo 13, potrà avere effetto solo dopo la ratifica di entrambi gli Stati. Quindi, è di tutta evidenza, se solo si vuole indulgere a un approfondimento un pochino più specifico della superficie, che l'approvazione immediata di questo Protocollo produrrebbe un evidente danno allo Stato italiano proprio in ragione dell'eventualità che l'altra parte contraente non ratifichi il Protocollo stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ciò detto, è evidente che questo provvedimento mostra evidenti lacune. Evidenti lacune, sì, contenutistiche e mi riferisco, naturalmente, a rilievi di costituzionalità per violazione dei diritti umani. È evidente che si realizza uno statuto dei migranti, che verranno trasferiti in Albania, diverso e deteriore dallo statuto dei migranti che verranno trasferiti in Italia e ciò viola gli articoli 3, 10, terzo comma, e 117 della Costituzione. È evidente che produce una lesione dei diritti delle persone vulnerabili (se ne è già parlato), quali le donne e quelle in gravidanza. Ebbene, l'articolo 9, comma 3, del Protocollo - perché noi ce li studiamo questi provvedimenti, cari colleghi, facciamo un esame tecnico di questi provvedimenti - prevede e disciplina esattamente il caso della nascita in uno di questi centri. È evidente che, se è previsto questo dato, si contempla la possibilità che le donne vengano ivi accolte.

C'è un problema di tutela giurisdizionale dei diritti per la difficoltà che il migrante accolto in Albania possa esercitare efficacemente i propri diritti e ciò in antitesi agli articoli 24 e 111 della nostra Costituzione, oltre naturalmente la pretermissione del concetto - pure questo costituzionale - della finalità rieducativa della pena in quei centri di detenzione che vengono pure realizzati all'interno delle due strutture albanesi.

Ma ciò posto - quindi, la critica al contenuto del provvedimento è ferrea da parte nostra e non tollera eccezioni - è evidente che il problema della sospensiva si pone proprio perché un gruppo di deputati albanesi, sia di maggioranza che di minoranza, sia di destra che di sinistra, hanno presentato in Albania l'eccezione di costituzionalità. Hanno detto che, poiché secondo la legge albanese quel Protocollo, che riguarda aspetti territoriali e anche la tutela dei diritti della persona, dovrebbe avere, prima della presentazione in Parlamento, la previa autorizzazione del Presidente della Repubblica, ma questo procedimento non è stato attuato, allora la Corte costituzionale è stata investita della questione. La Corte costituzionale l'ha delibata come ammissibile, si è riunita il 18 gennaio e ha tempo fino ai primi di marzo per decidere. Evidentemente, qualora la Corte costituzionale dovesse ritenere non conforme alla Costituzione il procedimento seguito questo dovrebbe ricominciare daccapo. Poi, il Parlamento albanese dovrà eventualmente approvare questo Protocollo e poi potrà procedersi alla ratifica.

Tutto questo cosa c'entra con l'urgenza che è stata impressa dalla maggioranza all'approvazione di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Un'urgenza questa che ha visto una grave compressione dell'esame in Commissione del provvedimento e dei nostri emendamenti, rispetto ai quali abbiamo avuto su tutti il parere negativo, salvo poi la proposizione da parte dei relatori di una riformulazione di alcuni emendamenti, ma una riformulazione esclusivamente formale, priva di contenuto, perché sostanzialmente precludeva l'accesso a queste strutture delle autorità internazionali di garanzia dei diritti umani - internazionali ed europee - proprio per la verifica della tutela dei diritti umani all'interno di queste strutture. Questo non è accettabile per la maggioranza e, dunque, è una riformulazione che mascherava il sostanziale respingimento e ciò ha costretto noi delle opposizioni - dico noi, cioè tutte le opposizioni unite - ad abbandonare i lavori.

Qui voglio davvero esprimere umilmente un plauso al lavoro delle opposizioni che hanno presentato emendamenti non ideologici, ricchi di contenuto migliorativo di un provvedimento che necessiterebbe di notevoli miglioramenti, ma da parte nostra andrebbe cassato nella sua interezza. Eppure, è stato tutto respinto, non è stato accettato nulla.

Ebbene, tutta quest'urgenza, tutta questa compressione è a fronte di un provvedimento, signor Presidente, che costa almeno 650 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), 650 milioni di euro a fronte di 52 milioni, che è la somma che noi abbiamo speso in Italia per la realizzazione di ben 10 CPR. Per due CPR spendiamo 650 milioni di euro, quando per 10 CPR abbiamo speso 52 milioni di euro. Voi direte che facciamo questo per risolvere il problema migratorio in Italia. No, perché, se guardiamo i numeri, il provvedimento stesso prevede un limite massimo di capienza di 3.000 migranti e il prolungamento dei tempi di trattenimento, fino a 18 mesi, fa sì che effettivamente in questi centri possano essere accolte non più di 750 persone unitariamente. Quindi, noi parliamo di una spesa di 650 milioni di euro, una spesa enorme, per 720 migranti al mese al massimo, laddove l'Italia ha visto, nel corso del 2024, oltre 150.000 migranti. Che cosa vuol dire? Parliamo di una frazione infinitesimale, dunque di una spesa enorme per un provvedimento che non è affatto in grado di incidere sul fenomeno migratorio. Evidentemente, c'è da chiedersi dove prenda la maggioranza questi 650 milioni di euro. Prende 127 milioni, per il 2024, e 120 milioni, a decorrere dal 2025 e per gli anni successivi, attingendo dai Ministeri, che peraltro non c'entrano nulla con il fenomeno dell'immigrazione, della Cultura, dell'Istruzione e del merito, dell'Ambiente e della sicurezza energetica, dell'Università e della ricerca e della Giustizia. Cosa vuol dire questo, signor Presidente? Vuol dire sottrarre soldi ai servizi essenziali per gli italiani per questa messa in scena in Albania (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), questo vuol dire. Davvero chiederei alla maggioranza, se proprio vuole spendere queste somme, se non sia meglio spenderle in Italia, ad esempio per l'assunzione di migliaia di unità nelle Forze di Polizia, sia per la sicurezza all'interno di questi centri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) sia anche e soprattutto per la sicurezza dei cittadini, o se non sia più utile spendere queste somme per dare lavoro alle imprese italiane affinché procedano alla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico italiano, creando lavoro in Italia. Signori, voi siete i sovranisti, siete i populisti dell'ultima ora e mandate i nostri soldi in Albania. Se questo non fosse vero, signor Presidente, e se questi 650 milioni non potessero essere anche qualcosa di utile per l'economia italiana, sarebbe paradossale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, signor Presidente - qui concludo anche con la gentile Sottosegretaria - è evidente che se tutto questo ha un senso - così com'è posto sembrerebbe non averlo, ma è anche utile ricostruire le tessere del puzzle - il quadro è chiaro: si tratta esclusivamente di una manovra propagandistica. Comincia oggi la campagna elettorale del Governo Meloni in vista delle elezioni europee. È legittimo che la maggioranza faccia la sua campagna elettorale, certamente, le compete farla ma non mettendo le mani nelle tasche degli italiani. Non mettete la vostra campagna elettorale a carico degli italiani, come state facendo con questo Protocollo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per queste ragioni, signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle chiede che si sospenda la trattazione di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Dopo l'illustrazione articolata del collega, io mi atterrò a due questioni tecniche che sono illustrate nella questione sospensiva. Nella questione innanzitutto vengono riportati i procedimenti che attualmente sono sub iudice: un procedimento presso il tribunale di Catania, per un respinto trattenimento, e uno presso il tribunale di Firenze, per un respinto rimpatrio, per questioni di contrasto, nel primo caso, con il diritto dell'Unione europea e, nel secondo caso, con il diritto internazionale ma anche per un riferimento, com'è noto, al concetto di Paesi sicuri. Ebbene, questo c'entra perché si tratta in realtà delle stesse norme che riguardano questo Protocollo e quindi dobbiamo tenerne conto ai fini dell'esame, in particolar modo ai fini della questione sospensiva.

Poi, c'è un'altra questione che è stata riportata dal collega che ha illustrato ed è proprio quella della legittimità del Protocollo sub iudice presso la Corte costituzionale albanese. Sono stati 30 i deputati che hanno sollevato tale questione, come è stato detto, sia della maggioranza sia dell'opposizione, e questo perché l'ordinamento albanese prevede, non solo un controllo successivo di costituzionalità, ma anche un controllo preventivo, quindi prima della ratifica. Ebbene, il problema che è stato sollevato è certamente di rilievo e merita di essere esaminato, in quanto servirebbe effettivamente un'autorizzazione preventiva - almeno così pare, secondo coloro che hanno fatto ricorso - da parte del Presidente della Repubblica. Inoltre, il passaggio che è descritto dai presentatori è rilevante perché recentemente proprio la Corte ha sottoposto al collegio questa questione e, di conseguenza, questo determina, secondo il diritto albanese, l'automatica ratifica fino alla pronuncia finale della stessa Corte costituzionale. Quindi, dobbiamo porci il problema dell'efficacia, in quanto non è vero quanto è stato detto, cioè che è normale un disallineamento. Infatti, non stiamo parlando del quando ma stiamo parlando del se, quindi abbiamo un disallineamento temporale nell'ambito del quale c'è un punto interrogativo a proposito della stessa ratifica da parte albanese. Quindi, non abbiamo un procedere parallelo in questo senso e va sottolineato.

L'ultima questione è quella della finanza pubblica perché, da un lato, come detto, c'è una questione incerta, appunto quella della ratifica e, dall'altra parte, qui oggi abbiamo una questione certa e cioè percorriamo un iter che prevede la ratifica e quindi anche un conseguente impegno finanziario, che peraltro riguarda tutti i dicasteri. Innanzitutto, c'è una questione di logica parlamentare - quando si fa un accordo ci deve essere per lo meno la ragionevole certezza di una immediatezza da ambo le parti di andare in questa direzione - ma c'è anche, secondo noi, un principio di prudenza che deve caratterizzare tutto l'agire amministrativo e legislativo. Quando si parla di soldi pubblici bisogna averne riguardo e, nel momento in cui si impegnano delle risorse, dobbiamo farlo a fronte di un impegno che deve essere ragionevolmente comune anche in tempi brevi. In questo senso, annuncio il voto favorevole alla questione sospensiva con le motivazioni che ho illustrato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, come ho spiegato poco fa trattando delle questioni pregiudiziali, credo che il Protocollo fra Italia e Albania costituisca una svolta importante nella politica migratoria del nostro Paese, una svolta innovativa che renderà più facile l'accoglienza in condizioni dignitose di quanti tentano di raggiungere il nostro Paese, allargando gli spazi complessivamente a disposizione per effettuare le procedure di frontiera o di rimpatrio che sono previste dalla normativa italiana e da quella europea. È un obiettivo che le opposizioni dovrebbero condividere, se avessero davvero a cuore le condizioni dei migranti e la garanzia della legalità nazionale e internazionale. Tuttavia, naturalmente è legittimo nutrire altre opinioni che le opposizioni hanno ampiamente illustrato. Fra queste ragioni, che rispetto, ce n'è però una che mi pare particolarmente stravagante ed è esattamente l'argomento utilizzato dai colleghi del MoVimento 5 Stelle per porre la questione sospensiva di cui stiamo discutendo. Si tratta, a ben vedere, di un cortocircuito logico, degno del fondatore del MoVimento 5 Stelle prima che si occupasse di politica. Tuttavia, poiché ben conosco la serietà e il rigore dei colleghi firmatari di questa questione sospensiva e sono quindi certo che non avessero intenti ironici e paradossali, allora non posso che dare una lettura politica di questa loro scelta. Il MoVimento 5 Stelle ha guidato il Governo di questo Paese per diversi anni, anni nei quali gli unici atti concreti di gestione del fenomeno migratorio - li si condivida o meno - li ha compiuti il Ministro Salvini nel Governo Conte 1. Poi, non è davvero stato fatto più nulla.

Ma, certo, né il primo né il secondo Governo del presidente Conte, anche per le insanabili divisioni al proprio interno, hanno mai potuto mettere in atto una politica organica e di ampio respiro per fronteggiare un'emergenza storica come quella delle migrazioni, una politica che solo il Governo Berlusconi seppe fare fino al 2011 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e che il Governo Meloni oggi riprende su basi nuove e diverse. Poiché i firmatari di questa questione sospensiva ne sono ben consapevoli, ma credono necessario non riconoscere al Governo Meloni il merito di aver saputo fare quello che il Governo Conte, invece, non ha saputo fare, ricorrono alla questione sospensiva, fondandola, però, su un argomento, a rigore di logica, davvero insostenibile. Chiedere di rinviare la ratifica dopo la pronuncia della Corte costituzionale albanese significa subordinare i tempi del processo di ratifica da parte italiana all'analogo processo albanese. Naturalmente, a rigor di logica, la stessa cosa potrebbe essere fatta da parte albanese: i giudici costituzionali di Tirana o i parlamentari albanesi potrebbero, allo stesso titolo e con la stessa motivazione logica, stabilire che la loro pronuncia sarebbe inutile fino a quando l'Italia non avesse deciso in merito alla ratifica, e così via. Potremmo, per paradosso, assistere a un curioso gioco di surplace inedito nella storia delle relazioni internazionali.

In verità, invece, la ratifica da parte italiana, al contrario di quello che sostengono i proponenti della questione odierna, non comporta alcun impegno di spesa e alcun pregiudizio. Consentire alcune spese, onorevole Colucci, non significa affatto obbligare ad effettuare delle spese, non vi è alcun automatismo. È evidente che le spese verranno sostenute quando il Protocollo entrerà in vigore, e non prima. Io spero e credo che da parte albanese si giungerà a una ratifica in tempi rapidi, anche perché la pressione migratoria nel Mediterraneo non può aspettare ed è destinata a crescere con l'avvicinarsi della stagione primaverile e, poi, estiva. Ma se così non fosse - cosa che escludo -, la ratifica da parte italiana non avrebbe, comunque, comportato alcun danno per il nostro Paese.

Ecco, allora, che questo cortocircuito logico non ha alcuna spiegazione, se non una spiegazione di tattica politica. Ma ai colleghi dell'opposizione voglio ricordare, ancora una volta, che sui grandi temi della politica internazionale - Berlusconi lo ha insegnato -, sulle grandi questioni epocali che abbiamo di fronte, l'interesse nazionale, il diritto internazionale, le ragioni dell'umanità vengono prima di tutte le legittime tattiche dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Un grande Paese è capace di unirsi e non di dividersi su questi temi. Da parte di un'opposizione responsabile, europea, occidentale, mi attenderei ben altro. Forza Italia, naturalmente, voterà contro la questione sospensiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Innanzitutto, mi riferisco - senza, ovviamente, ripeterle - ad alcune considerazioni che abbiamo già svolto per le questioni pregiudiziali, molto rapidamente e molto schematicamente. Noi siamo decisamente contrari nel merito al provvedimento, siamo, altresì, convinti che il provvedimento sia caratterizzato da profili di incostituzionalità ma, soprattutto, ci sembrerebbe davvero illogico un voto contrario rispetto alla proposta di sospensione, per cui preannuncio già il voto favorevole.

Intanto, un'eventualità di una mancata ratifica dell'Albania creerebbe danni significativi, laddove si procedesse a delle spese, ma, soprattutto, quel che lascia interdetti è che, mentre per la questione pregiudiziale che abbiamo affrontato prima, avremmo come conseguenza il fatto che il voto favorevole avrebbe determinato il non procedersi all'esame del provvedimento, la sospensione non farebbe altro che spostare temporalmente l'esame del provvedimento. E lascia davvero basiti l'eventuale rigetto della richiesta di sospensione, perché lo slittamento sarebbe davvero circoscritto da un punto di vista temporale. Infatti, la Corte costituzionale albanese - lo abbiamo già sottolineato -, che, a differenza di quella italiana, ha un vaglio anche preventivo rispetto a quello successivo con riferimento ai provvedimenti, ha già sospeso le procedure di ratifica del Protocollo, con tempi molto brevi, di 3 mesi, che spireranno il 6 marzo. Quindi, con senso di responsabilità, a nostro avviso, occorre riflettere senza preconcetti, cioè, secondo noi, il buonsenso imporrebbe a tutti il voto favorevole alla sospensione. Noi voteremo in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. “Quando gli albanesi eravamo noi”: stia attento, Presidente, non sto citando il libro più venduto degli ultimi anni sulla storia e sulle vicende migratorie italiane scritto da Gian Antonio Stella, ma sto interpretando, almeno ci provo, Presidente, la sensazione che abbiamo rispetto alla frenesia di parte della maggioranza nell'accelerare questo procedimento, perché, come è stato ricordato dai colleghi, come è stato ricordato in discussione generale, dovremmo attendere a bagnomaria, probabilmente, fino al 6 marzo, fino al pronunciamento della Corte costituzionale albanese. Ma dico “quando gli albanesi eravamo noi” perché abbiamo la sensazione, Presidente, che i più nostalgici tra di voi stiano assaporando i fasti di una nuova campagna d'Albania nel quattordicesimo mese dell'era di Giorgia. Le varie ragioni per le quali bisognerebbe sospendere l'analisi e l'iter sono descritte nell'articolo 9 del Protocollo, in cui - cito testualmente -, a un certo punto, si dice: “i morti e i nati sono sottoposti a legislazione italiana”. Ve l'abbiamo chiesto in Commissione, ve lo abbiamo chiesto in discussione generale, ve lo richiediamo adesso: se avete dichiarato che le donne, le donne in stato di gravidanza, non verranno trasferite in Albania, ci chiediamo la nascita di chi dovete tutelare e legiferare. Ma il quadro di sospensione, Presidente, è dovuto a un'altra questione, che, probabilmente, è quella che interessa di più le italiane e gli italiani. Noi stiamo parlando, in 5 anni, di un impegno di spesa che sfiora i 700 milioni di euro e l'Italia si fa carico delle infrastrutture, dei plessi, del trasporto, addirittura dell'assistenza giuridica dell'Albania. Rispetto a tutto questo, credo che serva, quantomeno, il principio della prudenza e della responsabilità. Ma, non contenti, voi investite tutte queste risorse non per generare beneficio per le italiane e gli italiani - perché sa, Presidente, la migrazione produce ricchezza, la migrazione è in grado di generare posti di lavoro -, voi investite quasi 700 milioni di euro delle casse degli italiani e delle italiane per produrre, sa quante assunzioni, Presidente? Se va bene, 180, nel comparto medico arriviamo a 11 e, non contenti, completate l'opera, prendendo 500 militari, che togliete dalla sicurezza delle strade, dalle città, spedendoli in Albania sotto forma di missione internazionale, pagandoli addirittura di più, scarnendo le strade e le città del nostro Paese. Non contenti di tutto questo, che cosa fate? Avete l'ambizione di fare il riconoscimento delle procedure a distanza. Benissimo, e, allora, se lo fai a distanza, il COVID ci ha insegnato che si abbattono i costi. No, Presidente, preventivate una spesa di 625.000 euro l'anno - moltiplicatela per 5, colleghe e colleghi - per fittare un edificio nella città di Roma, pari a 25.000 metri quadri, non si capisce per fare cosa, come se noi non stessimo, Presidente, in un Paese in cui siamo pieni di caserme sfitte, vuote e non sappiamo cosa farne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Guardate, la cosa grave - e chiudo, Presidente - è che state falcidiando i Ministeri: in media, avete tagliato una ventina di milioni al MEF per l'annualità 2023, 4 milioni al Ministero degli Affari esteri, 4 milioni al Ministero dell'Università e della ricerca e, nel biennio 2024-2025, farete la stessa cosa.

Per quale ragione? Perché state costruendo il più grande “pagherò elettorale” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e lo dico a tutte le imprese che aspettano gli appalti, a tutti i militari che aspettano le missioni: non le vedrete prima delle elezioni europee, perché è un pagherò: “votateci, votateci per le europee e, poi, vedremo, casomai, pagheremo”.

Per tutte queste ragioni, Presidente, noi voteremo a favore della sospensiva di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Urzì. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO URZI' (FDI). Presidente, abbiamo affrontato un severo percorso in Commissione, che si è concluso in tarda notte, una delle scorse nottate. È inutile nascondere, Presidente, come le minoranze abbiano espressamente richiesto, in varie forme e in vari modi, il rinvio del provvedimento prima ancora che la discussione nel merito. Questo è stato l'obiettivo dal primo momento e noi non possiamo permetterlo. Noi dobbiamo, invece, assumere fino in fondo l'impegno che abbiamo contratto con i cittadini che ci hanno votato e portare a compimento questo trattato, portarlo al voto. Abbiamo impegni con gli italiani, siamo chiamati a governare i fenomeni migratori e non più a subirli, e ciò accade, Presidente, mentre raccogliamo la dichiarazione del Commissario europeo agli affari interni Johansson, per cui il memorandum Italia-Tunisia sta dando i suoi primi frutti in termini di arresto di trafficanti e riduzione degli sbarchi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È il metodo Meloni: organico, strutturale, internazionale, con l'Italia protagonista a dettare la linea e non a subirla, come ci avevano abituato nel passato. Per cui non chiedeteci di rinviare il provvedimento.

Nel merito, Presidente, occorre ricordare che la Corte costituzionale albanese non ha sospeso l'iter di approvazione della ratifica per motivi di merito, ma è stata obbligata alla sospensione per motivi meramente procedurali. È, dunque, una sospensione tecnica.

Nel merito della sospensiva è necessario sottolineare che la Corte costituzionale albanese si dovrà pronunciare sulla questione, posta alla sua attenzione, al massimo entro il 6 marzo prossimo, ma già il 18 gennaio scorso si è riunita in camera di consiglio. Quindi, l'iter potrebbe essere estremamente più rapido. Tuttavia, quando anche si pronunciasse l'ultimo giorno utile, si segnala che il Parlamento albanese ha già completato l'esame del provvedimento di ratifica in tutte e tre le Commissioni competenti, manca solo il voto dell'Aula.

Per quanto riguarda invece il nostro iter di approvazione, come è noto, manca il percorso nell'altro ramo del Parlamento che, se adottasse, come qui, la procedura d'urgenza, ultimerebbe i suoi lavori nei primi giorni di marzo, dunque entro il termine massimo che ha la Corte costituzionale albanese per pronunciarsi sulla sospensiva. Qualora, invece, non adottasse la procedura d'urgenza, il nostro disegno di legge di ratifica vedrebbe completato il suo esame addirittura oltre questo termine.

Inoltre, per quanto il tema non sia stato accolto nella richiesta di sospensiva avanzata dall'onorevole Colucci e dai colleghi di minoranza, si vuole anche segnalare, Presidente, che, contrariamente a quanto affermato dai sostenitori dell'atto, in audizione, l'ambasciatore italiano a Tirana non ha riferito che non siano state effettuate indagini in ordine alla disciplina vigente nel territorio albanese in materia di condizione e trattamento dei rifugiati, ma che queste indagini si manifestavano non necessarie, considerato che i centri che saranno costruiti sul territorio albanese saranno soggetti integralmente alla giurisdizione italiana.

Ora, Presidente, deve essere chiaro che questo Governo e Fratelli d'Italia esistono per governare la storia e non per attendere gli eventi. Ed io capisco, Presidente, che nel passato siamo stati abituati a rinviare il momento delle decisioni. L'Italia, invece, ha bisogno oggi di fare e decidere e noi siamo pronti.

Lo avevamo detto e manteniamo la parola, perché per un fascicolo, in questo caso, un trattato, quello Italia-Albania, che si vuole chiudere oggi, ce ne sono già altri che attendono di essere aperti e, quindi, perché aspettare? L'Italia ci chiede di lavorare e di fare.

Fratelli d'Italia, per questo, Presidente, si esprime contrariamente alla sospensione del provvedimento. Non ci possono essere dubbi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione sospensiva.

Passiamo, dunque, al voto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione sospensiva Alfonso Colucci ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Essendo stata testé respinta anche la questione sospensiva, passiamo al seguito della discussione.

Ricordo che nella seduta del 22 gennaio si è conclusa la discussione generale e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione. In particolare, il parere della Commissione bilancio reca cinque condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Il medesimo parere reca un'ulteriore condizione - non motivata con riferimento all'osservanza dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione - al fine di recepire la quale le Commissioni hanno presentato l'emendamento 6.400, anch'esso in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazione per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, i gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Italia Viva-il Centro-Renew Europe, la componente politica +Europa del gruppo Misto e il deputato Aboubakar Soumahoro sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

A tale proposito, avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti emendamenti già dichiarati inammissibili in Commissione, e non segnalati per la votazione: 1.3, 1.4 e 2.2 Bonafe' e 3.77 Boschi, limitatamente alla previsione dell'obbligo in capo alle autorità di parte albanese di agire nel rispetto delle leggi e dei trattati internazionali vigenti in materia.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Poiché con riferimento a tale articolo non sono stati presentati emendamenti segnalati per la votazione, lo porrò direttamente in votazione. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unico emendamento presentato (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede d'intervenire, invito i relatori e la Sottosegretaria di Stato per l'Interno, onorevole Wanda Ferro, a esprimere il parere su tale emendamento.

SARA KELANY , Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. Sull'emendamento 2.3 Rosato il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

RICCARDO MAGI , Relatore di minoranza per la I Commissione. Sull'emendamento 2.3 Rosato il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Amendola sottoscrive l'emendamento 2.3 Rosato.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Signor Presidente, noi abbiamo presentato solo tre emendamenti, cercando di venire incontro anche a questioni che la stessa maggioranza di Governo aveva posto nel dibattito e su cui vi era stata anche un'apertura da parte del Governo.

In particolare, il nostro emendamento chiede che ci sia un coinvolgimento del Parlamento nella discussione riguardo al tema se, dopo cinque anni (un termine che non abbiamo definito noi, peraltro), questo Protocollo possa continuare nella sua esecuzione. È evidente che qui si può essere favorevoli o contrari: noi siamo contrari alla scelta di questo Governo e lo spiegheremo nel corso della discussione.

Si può essere favorevoli o contrari rispetto all'approccio del Governo sulla scelta fatta, cioè la realizzazione di questi centri in Albania. È evidente che siamo di fronte a una innovazione: è la prima volta che queste cose vengono realizzate. Rispetto a una scelta di questo tipo, a un percorso innovativo, a qualcosa che non è mai stato fatto, può il Parlamento italiano avere la possibilità di rivedere, dopo cinque anni, l'attuazione di questo Protocollo e verificare se le scelte fatte sono andate nella direzione giusta? Il Parlamento, dopo cinque anni: a me sembrava ragionevole e quindi mi aspettavo che, da parte del Governo e dalla maggioranza, ci fosse un'attenzione diversa al tema che abbiamo posto. Infatti, questo emendamento non vuole essere un ostacolo rispetto al percorso: vuole semplicemente dire che, dopo cinque anni, un check su una decisione di questo tipo risulta credibile, forse anche necessaria e che, essendo questo Protocollo un accordo tra Stati definito da questo Parlamento, è giusto che il check avvenga in questa sede.

Pertanto, non so se posso chiedere una rivalutazione al Governo, ma penso che abbiamo portato un emendamento che aiuta questo Accordo a essere più credibile, non meno credibile, a essere più forte nella capacità di ottenere una verifica politica, non ponendo un ostacolo sul suo percorso.

Poi, la nostra valutazione sul complesso deriva, in particolare, da un Protocollo che, dal punto di vista finanziario, non starà in piedi; e non parlo di quello costituzionale, poiché torneremo sui problemi legati anche alla gestione delle questioni attinenti alla giustizia, ai diritti delle persone di cui stiamo discutendo. Essendo un Accordo sperimentale e avendolo rivendicato, il Governo, come una sua innovazione, pensiamo che la scelta di poter rivedere tra cinque anni - ripeto: non tra cinque mesi, ma tra cinque anni - l'efficacia di questo Protocollo, termine peraltro previsto all'interno del trattato stesso, sarebbe potuta essere una soluzione che avrebbe dato più forza a questo Parlamento e anche più credibilità alla scelta fatta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Rosato, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori ad esprimere il parere.

SARA KELANY , Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. Signor Presidente, tutti gli emendamenti sull'articolo 3 recano un parere contrario dei relatori di maggioranza.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

RICCARDO MAGI , Relatore di minoranza per la I Commissione. Signor Presidente, su tutti gli emendamenti parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore di maggioranza e tutti i pareri sono contrari sugli emendamenti all'articolo 3.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici 3.2 Bonafe' e 3.1001 Soumahoro.

Ha chiesto di intervenire il deputato Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Signor Presidente, nella dialettica parlamentare è evidente che contano i numeri: c'è una maggioranza dettata dal voto elettorale che ha i numeri e fa decreti a tutto andare. Ora, però, qui vi è un caso particolare, perché abbiamo un disegno di legge, una ratifica, e il Protocollo non può applicarsi, se non ci sono le predisposizioni di legge.

È successo con il salario minimo, con la legge di bilancio: le opposizioni, tutte unite (Rosato, Boschi, Zaratti, Colucci) a fare emendamenti di merito, come su questo disegno di legge. Un muro, un muro dei relatori, un muro del Governo, zero interventi, perché la realtà è semplice: nella dialettica parlamentare c'è un diktat non del Ministero degli Affari esteri o del Viminale, ma di Palazzo Chigi. Questa estate, tra un cocktail e un altro in Albania, si è deciso che bisognava fare questa grande rivoluzione; una rivoluzione che costerà ai contribuenti italiani 650 milioni di euro, che è fuori dalle regole europee. E, attenzione, i grandi applausi che giungono dall'Europa arrivano perché è ovvio che tutto questo è a spese degli italiani ed è gestito dagli italiani.

Ci sono delle violazioni evidenti nelle procedure di protezione dei migranti e nella gestione tra Albania e Italia. Tutto questo al massimo per 3.000 persone al mese, con i grandi complimenti dell'Albania che riceve in dotazione delle risorse economiche.

La dialettica parlamentare si fa sul merito. Qui nessuno ha fatto ostruzionismo e abbiamo presentato emendamenti di merito per applicare, attenzione, le disposizioni della legge italiana a questo proposito, non guardando al Protocollo ma guardando a noi stessi, perché ovviamente siamo contraenti con una carta d'identità che sono le leggi italiane.

Il muro contro muro vi fa bene sui numeri, ma alla fine sapete benissimo - perché conoscete tutte le incoerenze di questo testo, a partire dall'articolo 3 - che il provvedimento è costoso, non funziona ed è uno spot elettorale per andare subito, ovviamente, al passaggio al Senato e per mettere la prima pietra, prima delle elezioni europee.

Cari colleghi della Lega, cari colleghi di Forza Italia, ringraziate Fratelli d'Italia per questo spot, però andatelo a spiegare ai vostri sindaci, a quelli che conoscono la difficoltà dell'accoglienza e sanno quanto sia complessa la gestione di un fenomeno storico.

Avete detto che volete governare la storia, ma qui c'è una storiella elettorale che state costruendo senza risorse e, soprattutto, violando diritti e regole internazionali, che fanno del nostro Paese, ovviamente, per voi un grande architetto di istituzioni, per noi una storia minore e drammatica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà. Ha un minuto.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. In sociologia viene chiamata costruzione della categoria speciale. In realtà, questa espressione, questa costruzione di categoria speciale, se prendiamo in considerazione l'articolo 3 della nostra Carta costituzionale, trova la sua essenza nelle parole “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono lo sviluppo della persona umana”, andando a parafrasare. Per persona umana, in questo caso, si intende le persone deboli. Si tratta di una chiara distinzione tra uguaglianza formale e uguaglianza sostanziale. E qui siamo di fronte a un provvedimento che non dà garanzie e non dà attuazione all'uguaglianza sostanziale, vale a dire siamo di fronte a una reale violazione di tale uguaglianza. Per questo motivo, questo emendamento va, in qualche modo, nella direzione di dire: sì, siamo tutti uguali, ma nella logica della costruzione della categoria speciale, voluta da questo Governo, e quindi, attraverso questo provvedimento, andiamo di nuovo a negare l'affermazione di quel principio dell'articolo 3 della nostra Carta costituzionale. Quindi, la Repubblica, anziché rimuovere gli ostacoli che impediscono lo sviluppo della persona umana, favorisce la costruzione di quegli ostacoli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). A titolo personale, signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, avremo modo, nel corso dello svolgimento degli emendamenti, di ritornare sulla nostra radicale contrarietà a questo provvedimento. Tuttavia, essendo il primo dei nostri emendamenti, volevo sottolineare, a rafforzamento dell'intervento del collega Amendola, il nostro comportamento in Commissione.

Nonostante la contrarietà, crediamo che il nostro compito di opposizione, stante i numeri, sia anche quello di provare a migliorare, ma più che a migliorare a mettere in evidenza le molteplici contraddizioni e le problematiche reali di un intervento che ha una caratteristica: è completamente terreno vergine. Non c'è un solo precedente con queste caratteristiche.

Di fronte a questo, e chiudo, signor Presidente, potete - lo avete fatto in Commissione e lo farete di nuovo in Aula - usare la legge dei numeri, sta dentro la dialettica maggioranza-opposizione. Ma guardate che, se questo andrà avanti, e abbiamo dubbi, vi troverete di fronte, in molti casi, agli stessi problemi che abbiamo denunciato e che adesso avete provato a non guardare o nei confronti dei quali avete provato a mettere, mi si consenta, la testa sotto la sabbia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.2 Bonafe' e 3.1001 Soumahoro, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.4 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.6 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 3.7 Zaratti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. I tempi sono veramente stringenti, perché in Aula ci sono stati concessi soltanto 15 minuti per parlare di questo argomento. Devo dire che questa apposizione dell'urgenza immotivata, fuori da ogni logica e da ogni necessità da parte del Parlamento italiano, costringe a fare un dibattito su una cosa importante, che è assolutamente compresso. Noi, su questo, siamo decisi, comunque, a utilizzare questo tempo per esprimere le nostre idee. Avete voluto fortissimamente questo Protocollo con l'Albania, un Protocollo che è al di fuori della normativa internazionale e della normativa nazionale, che è fuori da ogni tipo di diritto della navigazione. Avete fatto una forzatura inaccettabile per affrontare e non risolvere assolutamente il problema che vi ponevate. Qualcuno ha detto: è arrivato il tempo in cui non si possono più rinviare le decisioni. Voi state facendo esattamente questo. Il problema dei migranti è ancora sempre lo stesso. La gente continua a morire in mare. Migliaia di persone sbarcano sulle nostre coste senza alcuna assistenza. E voi che fate? Decidete di regalare 650 milioni all'Albania per portare poche migliaia di persone in quei porti. Davvero c'è da preoccuparsi. State cercando soltanto una marchetta elettorale. State cercando soltanto di avere consenso. La campagna di Fratelli d'Italia costerà agli italiani davvero tanto: 650 milioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Noi l'abbiamo detto e ribadito in tutte le sedi possibili. Abbiamo cercato di contrastare questo Protocollo e abbiamo proposto emendamenti che non sono stati accolti. Sappiamo benissimo che questa azione rientra nella vostra propaganda, che non avrà alcun effetto, se non quello di peggiorare ancora la vita di quelle persone, che si vedono costrette a scappare dalle loro case per trovare condizioni di vita migliori. E non è certo regalando denari a un altro Stato, esportando il problema e spostandolo altrove, che risolveremo la questione migratoria.

Dovreste, piuttosto, utilizzare queste risorse per rafforzare i sistemi di accoglienza in questo Paese e fare accordi che, però, siano civili e non con Stati governati da dittatori che maltrattano le persone nelle carceri e rendono la loro vita impossibile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.7 Zaratti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'emendamento 3.12 Zaratti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Unitariamente, sia questo sia il prossimo sono emendamenti di civiltà e ringrazio il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra per averli presentati. Sono emendamenti di civiltà perché il primo - quello che stiamo trattando in questo momento - riguarda l'informativa legale in ordine ai principi e ai valori comunemente riconosciuti dall'Unione europea. È di tutta evidenza, signor Presidente, che questi migranti, che, voglio ricordare, non parlano la lingua italiana, una volta arrivati in Albania avranno bisogno di mediatori culturali, avranno bisogno di informazioni legali per un'efficace tutela dei propri diritti, avranno bisogno di un accesso alla giustizia e questo emendamento - e ne vedremo anche altri - tenta proprio di garantire questi diritti primari, di colmare le vistose lacune da cui è inficiato questo provvedimento, mentre l'emendamento successivo pone la sua attenzione sull'assistenza psicologica e, quindi, anche sull'aspetto psicologico, naturalmente, di questi signori, di queste persone. Ricordiamo che queste sono persone prima ancora di essere migranti. Migrante è una specificazione: sono persone che si troveranno circoscritte entro confini molto limitati, non potranno uscire da quei centri. È una detenzione quella, perché voi sapete che, qualora essi uscissero da questi centri, sarebbero immediatamente assoggettati alla legge albanese e, quindi, il loro status giuridico verrebbe completamente a modificarsi, perché, se è vero che, in base a questo incerto e accroccato Protocollo, all'interno di questi centri vige la giurisdizione italiana, è di tutta evidenza che varcata quella soglia la legislazione e la giurisdizione saranno quelle albanesi, il che vuol dire la giurisdizione e la legislazione di uno Stato extra UE. Quindi, questo vuol dire inevitabilmente un cambiamento radicale del loro status giuridico. Dunque, saranno costretti, questi signori, a essere circoscritti all'interno di queste aree ed è evidente che questa prolungata situazione di circoscrizione, di detenzione comporta la necessità non solo di assistenza medica, ma anche di assistenza psicologica e psichiatrica - parliamo di profilo di medico psichiatra o psicologo - proprio per garantire le minime condizioni di benessere e, aggiungerei, la convivenza sociale nell'ambito di questi centri, che evidentemente appare fortemente compromessa o compromettibile proprio in ragione della circoscrizione di un numero importante di soggetti all'interno di aree inevitabilmente ristrette.

Per cui, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle sia su questo emendamento che sul prossimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Urzì. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO URZI' (FDI). Grazie, Presidente. La mia è una considerazione di carattere più che altro generale rispetto alla procedura che abbiamo seguito in corso di discussione in Commissione e che qui, in un certo qual modo, si sta riproponendo.

Il dibattito è stato, sebbene monotematico e ribadito più volte dall'opposizione, che è stata insistente su alcuni punti, chiarito in maniera inappellabile da parte della maggioranza. Le previsioni che vengono indicate come determinanti per stabilire un assetto equilibrato, secondo l'opposizione, sono tutte assolte già dal Protocollo, che è, peraltro, allegato al disegno di legge, e le misure che garantiscono l'assolvimento di tutti quei principi apposti a tutela di coloro che saranno i destinatari del ricovero in questi centri sono previste dettagliatamente, nonché in maniera espressa e chiara, nelle misure che questo Parlamento ora è chiamato a discutere e ad approvare, e vorremmo che questo tipo di operazione potesse essere indicata. Diceva, in precedenza, qualcuno, nel corso del dibattito, che stiamo affrontando un campo non ancora esplorato. Su questo possiamo essere d'accordo. È sicuramente un esempio virtuoso di come l'Italia intenda porsi come avamposto di politiche che sono destinate a creare precedenti sui quali poter costruire un sistema di intervento sul fenomeno dell'immigrazione clandestina di massa. Questo dobbiamo avere il coraggio effettivamente di dircelo, ma abbiamo anche la piena consapevolezza e la piena convinzione di aver operato secondo direttrici, linee guida, volontà e obiettivi assolutamente chiari di per sé, nel provvedimento e nel Protocollo.

Quindi, Presidente, noi riteniamo che questa azione, che si è svolta in Commissione in modo estremamente importante e che oggi conosce la sua coda anche in Aula, abbia il sapore strumentale - io l'ho detto, ribaltando l'ordine dei ragionamenti posti dall'opposizione - di voler sostanzialmente fare un'operazione squisitamente elettorale, e questo lo dico con grande chiarezza nei riguardi dell'opposizione - e lo dico, suo tramite, Presidente -, opposizione che ritiene di poter speculare su un intervento legislativo che deve essere considerato necessario e urgente e sul quale l'Italia ha il dovere, come ho detto in precedenza, quando abbiamo discusso della sospensiva, di intervenire con determinazione, volontà e rapidità. Questo è ciò che si attendono i cittadini italiani, anche intervenendo su un terreno inesplorato, come è stato detto in precedenza da autorevoli rappresentanti dell'opposizione. Proprio per questo abbiamo il dovere di essere avamposto di queste politiche e crediamo fermamente che l'Italia possa essere considerata un modello per questo tipo di intervento, che prevede un'operazione strutturale che comprende diverse sue articolazioni e che comprende evidentemente, come abbiamo detto in precedenza, accordi con i Paesi confinanti oltre la dimensione marittima, quindi con la Tunisia e con quelli del Nordafrica, ma prevede anche la possibilità di gestire meglio il fenomeno del contenimento nei centri opportunamente dedicati - e concludo, Presidente - delle persone che clandestinamente vogliono approdare in Italia, ma di cui si devono far carico le istituzioni. Lo fa l'Italia, per conto dell'Europa e riteniamo che l'Europa seguirà questo esempio come un modello (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Tramite lei, vorrei invitare il collega Urzi', che è testé intervenuto, a fare un'esplorazione: dovrebbe andare al Ministero degli Affari esteri, dove ci sono grandi scaffali e dove ci sono i protocolli, i memorandum, le intese (ci sono file estensive di tutti questi documenti). Caro collega, lei è nella Commissione affari costituzionali e dovrebbe conoscere la gerarchia delle fonti: un protocollo bilaterale non sostituisce una legge. Le disposizioni della legge italiana si votano nella ratifica, non nel Protocollo bilaterale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Ma di cosa stiamo parlando? Il Protocollo ha valore in quanto c'è la disposizione di legge, questo mi sembra l'ovvio del diritto costituzionale, e non sto scoprendo niente.

Questo per dire, in maniera molto pacata e serena, perché noi siamo sereni, che tutti gli emendamenti di merito sapete come si potevano risolvere? Vi do un suggerimento non richiesto: si poteva fare una riformulazione, cioè, “visti gli emendamenti all'articolo 3 si accettano in quanto alle disposizioni di legge italiana”. Ci mettevamo mezz'ora in Commissione e non stavamo ad aspettare i diktat da Palazzo Chigi, che non sono mai arrivati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e che vi hanno detto, per tutta la notte, di dire “no” e “no”, senza sapere nemmeno di cosa stavate parlando (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Su questo emendamento io vorrei dire ai colleghi della maggioranza che sono intervenuti che non è che se si continua a ripetere pedissequamente, ossessivamente, in tutti i momenti, che questo Protocollo diventerà un modello per l'Europa allora questo lo diventerà davvero. Non è così!

Non è così. Non è così perché non credo che ci sia alcun Paese europeo che possa pensare di spendere 650 milioni per portare in Albania poche migliaia di migranti.

Colleghi, noi abbiamo fatto delle proposte di merito, cercando di migliorare un testo che è al di là del bene e del male (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e non stiamo cercando di modificare semplicemente delle parole, perché quello che modifichiamo sono le disposizioni di coordinamento previste dalla legge e tutte le questioni che attengono ai diritti dei migranti per quanto riguarda la possibilità di avere degli assistenti culturali, di avere un'assistenza psicologica che nel vostro testo non c'è, così come non ci sono tantissime altre cose. Ora non si può far finta di niente. Ve le dovete leggere le leggi che volete approvare! Ne indicate pure l'urgenza, ma solo perché non le volete leggere e non le volete discutere: questa è la questione di fondo.

Noi chiediamo semplicemente di inserire l'assistenza psicologica e psichiatrica per i migranti, che sono delle persone vulnerabili che, prima di arrivare in quei centri, attraversano i deserti, il mare, sono spinti dalla fame e dalle catastrofi climatiche. Lo ripeto: sono persone vulnerabili e per questo hanno bisogno di assistenza psicologica. Ma anche alle persone che lavoreranno in quei centri, agli operatori che vengono lasciati in Albania con turni di lavoro di due o tre settimane senza poter uscire da quei luoghi isolati in cui voi li state relegando, anche a loro serve l'assistenza psicologica.

Vi siete rifiutati di accettare qualunque emendamento, da quello più ragionevole, a quello più possibile, a quello a costo zero, per la paura che si scoprisse che finalmente il re è nudo e cioè che questa è soltanto una misura elettorale. Sì, collega Urzi', è una misura elettorale fatta dal suo partito, fatta pagare con le tasse degli italiani per carpire qualche voto all'alleato più vicino (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che vuole essere ancora più duro di voi sui migranti. C'è una rincorsa al peggio, la state vincendo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI, Relatore di minoranza per la I Commissione. Grazie, Presidente. Intervengo come relatore di minoranza perché credo che sia necessario in questo dibattito contrastare con tutta la forza possibile la ricostruzione che abbiamo ascoltato dal collega Urzi'. In questo DDL di ratifica non c'è niente di autoevidente, come ha tentato di farci credere il collega Urzi' e come la destra di Governo tenta di far credere al Paese. Nessuna delle norme che sono scritte in questo DDL e che modificano il nostro testo unico sull'immigrazione ha un'applicazione chiara. Lo abbiamo chiesto con insistenza durante i lavori in sede referente - solo a un certo punto il Vice Ministro Cirielli ci ha risposto con una nota -, nei quali chiedevamo informazioni dettagliate, ad esempio, su come dovrà avvenire lo screening delle persone, una fase fondamentale per decidere quali saranno le persone che rientrano nelle categorie che potranno essere inviate in detenzione in Albania e quali invece no. In quella nota c'è scritto: “È stata avanzata l'ipotesi di effettuare lo screening sulle imbarcazioni”. È stata avanzata l'ipotesi? Quindi, non sapete neanche voi dove avverrà lo screening (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)? Sapete benissimo che sulle navi non si può fare una procedura di screening, che deve chiarire l'età dei migranti e quindi delle persone soccorse e accertare se sono minorenni o meno, lo stato di salute, la condizione relativa a eventuali torture subite - è una cosa che non si può fare in alto mare magari con il mare in burrasca - per poi dividere le persone, organizzare un trasbordo e mandarle poi in Albania.

Allora, collega Urzi', non c'è niente che filerà liscio, è l'opposto: avete creato una costruzione di carte che si pone fuori dal diritto. Infatti, dite che il diritto italiano e il diritto europeo saranno applicabili per quanto compatibili con quello che prevede il Protocollo.

E pensate che, spostando tutto questo in Albania, si veda di meno, perché avete creato questa sorta di extraterritorialità. E avremo - e concludo - una spola di imbarcazioni che riporteranno dall'Albania in Italia quelle persone delle quali non vi siete accorti, dallo screening fatto in quel modo, che erano vulnerabili e le persone che hanno terminato il tempo di detenzione amministrativa e che dovrete riportare in Italia perché non siete riusciti a rimpatriarle. Saranno più le imbarcazioni che partiranno da Tirana verso le coste pugliesi e verso le coste italiane di quelle che vi arriveranno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Sottosegretaria Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Volevo intervenire con riguardo - ovviamente tramite lei, Presidente - agli interventi di tanti colleghi che stanno un po' mistificando anche quanto è avvenuto in Commissione, rispetto all'abbandono da parte delle opposizioni e alle risposte della maggioranza e del Governo, che credo abbia voluto dare riscontro - prima con il Vice Ministro Cirielli e poi con la mia presenza e con quella dei colleghi - ai quesiti che le opposizioni ponevano rispetto ai vulnerabili, rispetto allo screening e rispetto all'assistenza psicologica.

Non a caso, ovviamente, il parere con riguardo all'assistenza - non siamo forse a questo emendamento, ma è stato citato da un collega del PD - è contrario, per quanto d'interesse a questa amministrazione, perché si allinea all'1-bis, tenuto conto che lo schema di capitolato in gara di appalto, approvato con il DM del 29 gennaio 2021, prevede l'assistenza psicologica tra le prestazioni da rendersi negli hotspot e nei CPR.

Il tema che dobbiamo chiarire, secondo me, è che si tratta di un provvedimento importante che non riguarda soltanto una parte politica, ma la Nazione tutta e che riguarda sicuramente un'emergenza che dobbiamo fronteggiare. È un po' quello che è avvenuto nel recente passato rispetto a chi diceva, per esempio, che l'accordo con la Tunisia non avrebbe funzionato, mentre mi pare che le percentuali dei flussi in entrata, stiano dando ragione, e non solo al Governo. Nello stesso tempo, non bisogna mistificare con riguardo ai soggetti - più volte lo abbiamo detto - ritenuti vulnerabili rispetto allo screening, rispetto agli stupri, rispetto all'assistenza psicologica e voglio anche chiarire nei confronti dei relatori, che si sono detti disponibili con una riformulazione ad accettare degli emendamenti dell'opposizione, che avevamo anche detto che, all'interno del Protocollo - se non ricordo male all'articolo 9, non ricordo chi fosse il collega intervenuto -, per quanto concerneva la parte degli avvocati, era inteso che gli avvocati potevano certamente accedere a difesa di coloro che hanno necessità di assistenza legale.

Allora, io credo che dobbiamo mantenere un dibattito corretto tra Governo, maggioranza e opposizione, ma ovviamente dicendo la verità, perché altrimenti si rischia di mandare dei messaggi confusi e non veritieri. La non verità non appartiene sicuramente a delle opposizioni che stanno cercando di portare il loro contributo, ma credo che questo sia il modo peggiore di portarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci troviamo di fronte a un Governo che fa i decreti, che mette le fiducie, che fa decreti sull'immigrazione ogni due mesi, che non riesce a gestire il fenomeno, che cerca in qualche modo di costruire un racconto tutto propagandistico ed elettoralistico e che adesso viene in Aula persino a spiegare all'opposizione come si fa l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché vorrebbe dare la pagella, dicendo cosa va bene e cosa non va bene. Ma sapete qual è la realtà? Che non va mai bene niente perché, se c'è un decreto, non si può cambiare perché è un decreto; se c'è un provvedimento in seconda lettura, non si può cambiare perché è in seconda lettura; se c'è la fiducia, non si può cambiare perché c'è la fiducia. E adesso questo non è un decreto: è un disegno di legge, in prima lettura alla Camera e noi in Commissione - e oggi qui in Aula - abbiamo ricevuto solo ed esclusivamente dei “no”, perché a voi non ve ne frega niente e perché è esattamente vero il contrario di quello che dice Urzi'.

Urzi', quando parlava, per la verità, mi ha fatto anche un po' tenerezza perché mi ha portato alla mente un detto, ossia che “un bel tacer non fu mai scritto”, cioè non si è mai lodato abbastanza il fatto che qualcuno se ne fosse stato zitto invece di dire stupidaggini.

Io, Presidente, le chiedo di perdonarlo, perché non sa di cosa sta parlando (Una voce dai banchi del gruppo Fratelli d'Italia: “Ma come si permette”? - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, si faccia rispettare!

PRESIDENTE. La prego, onorevole Mauri, usiamo altri termini. La prego, rivisitiamo i termini.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Mi dia retta, qui siamo di fronte al tentativo della maggioranza di fare esattamente quello per cui stanno provando ad accusarci, cioè mistificare. Si sta facendo un provvedimento irrealistico nella sua realizzabilità, che è contro moltissimi aspetti di legalità internazionale e nazionale, legislativa, che, avrebbe bisogno di mille specifiche. Mille! E qui si fa esattamente il contrario: si dice - l'ha detto il collega Urzi' - “noi diamo per scontato”. Ma diamo per scontato, cosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Noi, in Commissione - per riportare la verità in quest'Aula -, abbiamo chiesto che quelle cose che è venuto a dirci il Vice Ministro - non io, il Vice Ministro degli Affari esteri - fossero messe nero su bianco. Vice Ministro, ci dice questo e, cioè, che tutti i vulnerabili non saranno portati in Albania? Scriviamolo. No, parere contrario! Mille altre cose, tra cui la stretta coincidenza tra il diritto italiano ed europeo rispetto a quello che verrà applicato. Scriviamolo. No!

Se questo è l'atteggiamento di questo Governo e di questa maggioranza nelle Commissioni e in Aula, allora dovete fare tutto, meno che sorprendervi che da parte dell'opposizione ci sia un “no” intransigente e che venga dichiarato qui e fuori, perché voi sapete che state facendo una cosa che non potreste fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Noi dell'opposizione, in Commissione, abbiamo aspettato per ore e ore che la maggioranza prendesse la parola. Abbiamo più volte sollecitato un confronto con la maggioranza che non c'è mai stato. La maggioranza non è mai intervenuta durante la discussione sugli emendamenti. Allora, sinceramente, ascoltando il suo intervento oggi, collega Urzi', ci viene più di un dubbio che, forse, non ci siamo persi niente in quelle ore in Commissione, passate con il silenzio della maggioranza, perché sentire accusare le opposizioni di voler fare campagna elettorale sull'Accordo Italia-Albania mi sembra il paradosso. Diteci, nella vostra concezione di democrazia, che cosa devono fare le opposizioni rispetto a un Accordo che è stato appreso dai giornali, non dalle opposizioni, dai Ministri del Governo Meloni, dal Presidente della Repubblica, grazie ai tweet della Presidente del Consiglio, che voi non volevate nemmeno discutere in Aula, perché, a lungo, il Governo ha sostenuto la tesi che non fosse necessario un passaggio parlamentare. Una volta arrivati in Aula, avete chiesto l'urgenza, avete contingentato i tempi in Commissione e sono contingentati i tempi anche in Aula.

Noi abbiamo 14 minuti per parlare degli emendamenti e anche questo per voi è troppo, peraltro, tutti interventi da parte dell'opposizione in Commissione e in Aula sul merito dei singoli emendamenti. Non è stato fatto ostruzionismo, non sono stati fatti interventi dilatori, abbiamo cercato di dare un contributo, perché non soltanto ci siamo studiati i testi, ma abbiamo ascoltato le audizioni, gli esperti che sono venuti a parlare in Commissione e che ci hanno detto che questo Accordo fa acqua da tutte le parti, non funziona. E non è vero quello che state continuando a ripeterci, che basta il Protocollo, che quello che è scritto nel Protocollo ci dovrebbe rassicurare. Serve che, nel disegno di legge di ratifica, siano indicate puntualmente disposizioni di legge, perché questo non generi, poi, dubbi al momento dell'attuazione concreta. Io lo so che per voi il momento dell'attuazione non è un problema, perché a voi interessa la photo opportunity prima delle elezioni europee in cui è andate a mettere la prima pietra, facendo finta di realizzare una struttura in Albania e ci sarà la corsa a prenotare l'aereo per andare a fare la foto con la Presidente Meloni. Di quello che succede dal giorno dopo a voi non interessa assolutamente niente (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Quindi, non vi state ponendo il problema di come verranno trattati i migranti, ma non vi ponete neanche il tema delle condizioni di lavoro in cui si troveranno ad operare gli agenti della Polizia penitenziaria, i responsabili del centro, gli operatori sanitari. Tutti i suggerimenti, i consigli e gli emendamenti che abbiamo presentato per far funzionare meglio un impianto che non condividiamo, che non ci convince, ma che, nell'ipotesi in cui dovesse essere realizzato, almeno dovrebbe rispettare i diritti essenziali, li avete respinti al mittente, con un'arroganza e una tracotanza che pagherete, se mai un giorno queste norme vedranno la luce, perché i primi a dovervi confrontare con la dura realtà, che non funziona, sarete ancora voi, ammesso che quel giorno sarete ancora al Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Solo per riportare la verità e riportare alla Sottosegretaria quello che c'è scritto nell'emendamento, cioè chiedere al Ministero della Salute di prevedere l'autorizzazione a reclutare personale medico, specializzato soprattutto in psichiatria e psicologia. Perché? Perché basterebbe vedere i dati del Ministero per dirci di che cosa parliamo: parliamo di persone che, al 50 per cento, hanno disturbi di stress post-traumatico o depressione, al 20 per cento.

Ma, per stare al merito, qui siamo davanti a un'idea più surreale di quella avanzata oggi dal Ministro degli Esteri in Israele che chiedeva di fare un'isola davanti a Gaza per mettere i palestinesi. La senatrice Biancofiore, a un certo punto, ha iniziato a dire di fare una bella isola nel centro del Mediterraneo per mettere lì tutti i migranti. Siamo a idee sempre più drammatiche, sempre più estreme; ma, se ci pensate, questo è ancora peggio di quanto detto dalla senatrice Biancofiore, perché stiamo parlando di persone che stanno scappando dalla guerra, dal trauma, magari, di essere appena stati soccorsi nel mar Mediterraneo e devono fare ancora mille chilometri fino all'Albania per finire in una nuova Guantánamo. Dovreste vergognarvi e, invece di respingere emendamenti che vi chiedono semplicemente di analizzare in quale situazione stanno arrivando quei migranti, voi ci ridete in faccia e, in più, ci dite cosa stiamo facendo! Stiamo provando a fare l'opposizione, contro tutti i vostri tentativi di mettere alle spalle al muro un Paese che non vuole l'esternalizzazione dei propri confini, non vuole chiudere gli occhi davanti alla verità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo perché il fatto che il Protocollo non sia sufficiente, ma sia necessario intervenire sul disegno di legge che è fonte primaria, è evidenziato dal fatto che lo stesso disegno di legge è di 13 articoli. Se fosse sufficiente il Protocollo, basterebbe un solo articolo volto a determinare l'applicazione del Protocollo. È evidente che il Protocollo è una fonte giuridica, una fonte di diritto che non può essere equiparata.

Del resto, la superficialità con cui la maggioranza e il Governo - e mi dispiace riscontrarla nuovamente nelle parole del Sottosegretario - hanno respinto gli emendamenti, dicendo che si applicano norme precedenti che chiariscono la tutela dei vulnerabili, è imbarazzante, perché, sulla cessione di sovranità piena e completa dell'Italia rispetto a questi due centri, ci sono grossi dubbi. Noi non possiamo pensare che in questi due centri che verranno allestiti in Italia ci sia una cessione piena e totale della sovranità italiana, sovranità intesa come quel complesso di norme che riguarda il potere esecutivo, il potere legislativo e il potere governativo.

Quindi, è impossibile questa cessione piena ed è impossibile che si possa applicare de plano tutto l'ordinamento giuridico e tutti i riferimenti giuridici al nostro ordinamento. Basti solo pensare che c'è il famoso diritto vivente che viene applicato con l'interpretazione da parte del giudice. C'è tutto un sistema di tutela e di interpretazione delle nostre norme che non si applica automaticamente a questi centri. Per questo, in maniera cautelativa - e mi lasci dire che, in tema di diritti fondamentali, la cautela non è mai piena, non è mai esagerata -, era necessario intervenire e chiarire, con i nostri emendamenti, la tutela di queste fasce di fragili - parliamo di donne incinta, di minori vulnerabili -, che, purtroppo, ahimè, con una superficialità imbarazzante, questa maggioranza e questo Governo hanno liquidato in poche ore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale. Abbiamo appreso, poc'anzi, dalle parole di un nostro collega, che, a 110 anni dalla campagna d'Albania del 1915-1918 e a 85 anni dall'occupazione del 1939 e dal successivo protettorato, alcuni esploratori italiani sono pronti a recarsi in Albania per fare sperimentazioni sulle politiche migratorie, cioè, tradotto, sulla pelle dei migranti.

Ecco, Presidente, se avessi vent'anni direi: anche no. All'età che ho, direi: non nel nostro nome, non nel nome dell'Italia fondata sulla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, intervengo adesso perché non volevo interrompere il filo logico dei dibattiti e delle argomentazioni dell'opposizione, ma, nonostante il rigore che normalmente esprime il collega Mauri, io credo che le sue parole nei confronti del collega Urzì siano state effettivamente un po' oltre le righe e che ci sia stata un'offesa gratuita nei confronti di una posizione espressa dal nostro collega di Fratelli d'Italia. Cosa che, cortesemente, se si ripeterà, chiedo alla Presidenza di fermare, perché oggettivamente io rispetto tutte le argomentazioni possibili e immaginabili, ma se iniziamo a fare degli insulti, di fatto, tra colleghi, in quest'Aula, io credo che si vada oltre. È già capitato; quando capita, la Presidenza normalmente richiama, in questo caso non ha richiamato e, quindi, la prego di applicare lo stesso metro anche al collega Mauri, che, lo ripeto, mi ha stupito, perché normalmente è di una compostezza e di una correttezza che, tuttavia, in questo frangente non ho notato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, ho apprezzato molto l'intervento dell'onorevole Montaruli, a tal punto che, per suo tramite, come lei poi ricorderà, perché conosce meglio di altri la vicenda, direi che forse potremmo estendere anche, sempre per suo tramite, al collega Donzelli l'idea di non insultare i colleghi che stanno dall'altra parte dell'emiciclo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) anche con frasi molto pesanti e con frasi che, in quella circostanza, non ho sentito nessuno, neppure l'onorevole Montaruli, dire che erano eccessive per quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.12 Zaratti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.16 Zaratti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'emendamento 3.18 Fratoianni.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Con questo emendamento chiediamo una cosa molto semplice, e cioè che nella norma, nel testo di legge, sia specificata la necessità di dotare questi non luoghi previsti in Albania di un ufficio speciale del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Non c'è bisogno di spiegare la ragione di questo emendamento, che segue altri emendamenti che, in particolare come Alleanza Verdi e Sinistra, abbiamo presentato, ma che ricalcano buona parte dei contributi, - perché di questo si tratta - che le opposizioni hanno offerto alla maggioranza nel dibattito in Commissione.

Ora, è vero che siamo dentro ormai un clima surreale, ci siamo trovati perfino a discutere se fosse o meno necessario intervenire sulla legge o se bastasse il Protocollo, ma i colleghi e le colleghe prima di me hanno spiegato, in termini molto precisi, quali sono le fonti prioritarie e non ci torno. Ed è vero che ormai il clima surreale ha invaso quest'Aula; qualche giorno fa abbiamo approvato un piano che, per stessa ammissione di membri del Governo e della maggioranza, non c'è, il Piano Mattei.

Ora, sorge la domanda di fondo che è già tornata: perché tutto questo? Perché stiamo discutendo di una norma che dà forza di legge a un Protocollo che serve a fare, fuori dai nostri confini, quello che avremmo potuto fare all'interno dei nostri confini, con un'unica differenza: farlo in Albania significa spendere una valanga di quattrini in più, significa farlo in un quadro di evidente e palese incertezza sul piano normativo, al punto che voi scrivete - non noi vi accusiamo di aver scritto, ma voi scrivete - che le norme del diritto nazionale e comunitario saranno rispettate e garantite, compatibilmente con lo sviluppo di questo Protocollo. Ora, si possono fare “compatibilmente” molte cose: si può dire che io ti farò mangiare bene, compatibilmente con le mie capacità di cuoco, se ne sono capace, che ti farò passare una bella serata, compatibilmente con la mia capacità di fare battute intelligenti, ma che si possa scrivere che rispettiamo i diritti delle persone “compatibilmente” con il contesto, questa cosa non si può fare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Allora, la verità, colleghi e colleghe, è che, come è stato ricordato, ci sono due sole possibilità, due sole, e io spero che siamo nell'ambito della prima. La prima possibilità è che questa operazione sia un puro esercizio di propaganda, anche qui è stato detto, ed è il motivo per cui ci avete messo l'urgenza e avete detto “no” a ogni emendamento, ma anche questa non è una novità. Bisogna - non mettere la prima pietra, in questo caso parliamo di reti, è più facile - che la prima nave attracchi, peraltro con qualche difficoltà, perché c'è scritto che le navi possono andare lì, ma devono evitare di entrare nelle acque territoriali italiane e nelle acque territoriali di altri Paesi dell'Unione europea. Ora, io non sono un espertone, ma ho dato uno sguardo alla cartina: dite ai comandanti, poveretti, che fanno il loro mestiere sempre, dei nostri assetti navali, che è un po' complicato trovare una rotta che gli consenta, senza giri su tutto il globo terracqueo, di arrivare lì, senza attraversare alcuna delle acque territoriali dell'Unione. Quindi, è del tutto evidente che, nel primo caso, fate un'operazione di propaganda: avete bisogno di una nave che arrivi lì, scarichi un po' di persone o di carichi residuali, come talvolta amate definirli, e, come ha detto l'onorevole Boschi, ci sarà una fila a prenotare i biglietti, a danno peraltro dei nostri turisti che in Albania ci vanno volentieri per andare a farsi una foto; oppure, peggio, se non è questo, significa che, come è stato detto in altri interventi, voi vi preparate, cinicamente e consapevolmente, a scaricare vite di persone in carne e ossa in un contesto, in una condizione in cui è evidente che i loro diritti fondamentali saranno sistematicamente violati. Infatti, siccome avete detto “no” a una serie di emendamenti che hanno uno scopo semplice, quello di garantire che, anche in presenza di un Accordo che consideriamo sbagliato e scellerato, i diritti fondamentali delle persone siano garantiti, è evidente che - se pensate di fare davvero questa operazione e non di ridurla a una pura operazione di propaganda, che se cominciasse finirebbe il giorno dopo le elezioni europee - vi preparate a violare sistematicamente, con la vostra complicità, anzi, con il vostro protagonismo, il diritto di persone in carne e ossa. E io trovo che questo sia molto grave e molto preoccupante (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI, Relatore di minoranza per la I Commissione. Presidente, prendo la parola come relatore di minoranza, per sottolineare l'importanza di questo emendamento.

Perché il Governo non vuole che vi sia un ufficio speciale del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, in un luogo che sarà un luogo speciale di detenzione? Si avrà infatti una concentrazione di migliaia di persone, 3.000 per volta, così dice il testo del Protocollo, e speriamo - su questo avete respinto i nostri emendamenti - che non si determini una situazione oltre quella soglia. Speriamo! Ma è importante, perché il Garante nazionale si è rivolto a questo Parlamento con parole molto chiare relativamente ai CPR che attualmente esistono sul territorio nazionale e sulle gravi condizioni che vi sono all'interno di queste strutture. In particolare, il Garante più volte ha chiarito come prolungare la detenzione all'interno di queste strutture non aumenta la possibilità di effettuare i rimpatri. Purtroppo, questo Governo ha prolungato i termini massimi fino a 18 mesi.

Ma c'è un'altra questione, rimasta finora senza risposta, che riguarda il trattamento che subiscono le persone in detenzione amministrativa nei CPR. Colleghi, vi chiedo attenzione, perché è un punto delicatissimo. Io ho rivolto al Ministro dell'Interno un'interrogazione nel mese di aprile che è rimasta senza risposta e colgo questa occasione per rivolgermi ai rappresentanti del Governo per sollecitarla. A seguito di un'inchiesta della rivista Altreconomia è emerso che, in dieci strutture di CPR nel nostro Paese, nell'ultimo anno, sono aumentati, in modo esponenziale, gli acquisti di psicofarmaci che vengono utilizzati solitamente per curare patologie e stati psicotici incompatibili con il regime di detenzione.

Dico questo perché delle due l'una, rappresentanti del Governo: o nei CPR italiani e, quindi, immagino, per estensione, anche in questi CPR che si andranno a realizzare in Albania vengono detenute persone che, per la propria condizione di salute, dovrebbero essere dichiarate incompatibili con la detenzione, oppure vengono utilizzate sostanze chimiche, psicofarmaci, antipsicotici per sedare le persone. È un dubbio, una domanda che si basa su dati scritti sugli acquisti che vengono fatti e sulla somministrazione che viene fatta nei CPR di queste sostanze. Io non ho mai avuto risposta dal Ministero dell'Interno da aprile quando ho presentato quell'interrogazione. Mi aspettavo una reazione immediata, perché, se vi fosse una condizione fisiologica di rapporto tra il sindacato ispettivo, che fanno i parlamentari, e il Governo, ma anche con riferimento all'attività che fa la stampa di denuncia, quell'interrogativo meritava una risposta immediata. Questa risposta ancora non c'è stata, il dubbio è pesantissimo ed è uno dei motivi per cui servirebbe un distaccamento del Garante nazionale per le persone detenute anche in Albania.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.18 Fratoianni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza, e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1000 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza, e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'emendamento 3.20 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Signor Presidente, l'abbiamo detto più volte, noi consideriamo questo Protocollo inutile perché fa le stesse cose che potremmo fare nel nostro Paese a un costo completamente diverso ed inferiore ed è appunto costoso. Lo hanno detto tanti colleghi prima di me e lo voglio ripetere: 650 milioni di euro che noi andiamo, che voi andate a sottrarre da impieghi come sanità, cultura e istruzione e che, soprattutto, non date ai comuni per le politiche di accoglienza, quelle che servirebbero in questa circostanza e in questa situazione.

Oltre ad essere inutile e costoso questo è un accordo sostanzialmente inapplicabile e l'abbiamo detto più volte in Commissione. È inapplicabile non tanto perché ancora stiamo aspettando il parere della Corte costituzionale (non sappiamo come si esprimerà), ma è inapplicabile perché ci sono tanti problemi di applicabilità concreta. L'emendamento che abbiamo presentato vuole entrare nel merito di un caso. Noi chiediamo di sopprimere questo comma dell'articolo 3, perché prevedete che possano essere condotte esclusivamente persone imbarcate sui mezzi delle autorità italiane all'interno del mare territoriale della Repubblica o di altri Stati membri. Secondo noi è una formulazione generica e, se non specifica che devono essere escluse le categorie vulnerabili, come peraltro è stato detto anche dal Vice Ministro che ha partecipato ai lavori in Commissione, non serve assolutamente a niente. È evidente che dovranno andare in Albania i maggiorenni, i maschi e devono essere esonerate le persone vulnerabili. Tuttavia, qui c'è il primo punto, dove fate lo screening delle persone vulnerabili? E non solo. Se una persona vulnerabile viene portata erroneamente in Albania cosa succede? Perché fra i vulnerabili ci sono le donne incinte, ci sono i minori. Non sempre queste categorie di persone si riesce ad individuarle.

Questi sono i problemi di applicabilità concreta ed ecco perché vi avevamo chiesto, con riferimento a questo comma, quanto meno di specificare le categorie vulnerabili, cosa che non avete voluto fare. Allora, si torna a ciò che è stato detto fino ad ora. È evidente che questo è un grandissimo bluff che state mettendo in campo, un ulteriore bluff dopo i decreti che avete fatto nei 15 mesi, decreti in cui dovevate fare la guerra, in tutto il globo terracqueo, ai trafficanti e non ne avete trovato uno di trafficante. Avete fatto cinque decreti e, oggi, dati alla mano - non so a quali dati si riferisse lei prima, Vice Ministro, basta andare sul sito del Ministero per riscontrarlo - il numero degli sbarchi non è diminuito, come ha detto lei, ma è aumentato. Quindi, questi sono i risultati e, purtroppo, anche con questo Protocollo volete agitare la bandiera in campagna elettorale, ma state facendo la campagna elettorale con i soldi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo a titolo personale per sottolineare alcuni aspetti di questo comma 2. Innanzitutto, vi sono parole che mi hanno destato molto sospetto: “anche a seguito di operazioni di soccorso”. E se non a seguito di operazioni di soccorso, come pensano di prenderle queste persone, dove le andiamo a cercare? Prima cosa. Seconda cosa: si specifica il fatto che devono essere in acque internazionali. Le acque internazionali distano dalle coste albanesi 100 chilometri: due giorni di navigazione con il tempo buono, più giorni se ci fosse il cattivo tempo. Noi andiamo a prendere persone in acque internazionali, non sappiamo ancora come le distingueremo tra vulnerabili e non vulnerabili, per portarle a due giorni di navigazione e forse poi ricondurle in Italia. Ecco, abolire questo comma sarebbe un aspetto di buonsenso che migliorerebbe tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Presidente, a titolo personale, perché nella discussione in Commissione questo “anche” ci ha dato molto da fare. Ognuno di noi ha tentato di interpretare questo “anche”, e questo “anche”, a mio avviso, ha un significato inquietante, perché vuol dire che non solo parliamo di persone soccorse in mare, quindi “anche” soccorse in mare, ma è possibile che, se l'imbarcazione del Corpo dello Stato, supponiamo della Marina militare italiana, si imbatte in una imbarcazione di migranti che non hanno dichiarato lo stato di soccorso, quindi non c'è l'operazione SAR in corso, ma sono diretti chiaramente in Italia, non vorrei che a quel punto, in base a quell'“anche”, questi migranti venissero presi contro la loro volontà, portati a bordo perché diretti in Italia e spediti in Albania, per evitare che arrivino in Italia. Quindi, quell'“anche” ha un significato molto inquietante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Rimango anch'io su questo aspetto, che poi verrà analizzato nell'emendamento successivo, a prima firma Magi, perché è molto interessante, perché, quando in un testo è scritta una cosa che sembra che non abbia senso, di solito ha molto senso, per cui deve cadervi l'attenzione. Perché scrivere “anche in caso di soccorso”? Perché si vede che il soccorso non è l'unica occasione in cui si possono salvare persone. E allora - qualcuno diceva che a pensar male si fa peccato, ma ogni tanto ci si prende - uno dice: ma se i vulnerabili non vengono portati in Albania, come ci ha detto il Vice Ministro, chi ci va in Albania? Maschi, maggiorenni, provenienti da Paesi sicuri, con cui realisticamente ci sono accordi di rimpatrio, perché così è più facile da gestire la detenzione, non solo in Albania. Ma chi sono questi? Questa è la fisionomia tipica dei tunisini. E, allora, veramente non vorrei, come diceva adesso la collega Boldrini, che si facessero dei simpatici torpedoni marittimi per provare a portare quelli che ti servono, con quelle caratteristiche, in Albania, pur di riempire il centro, come qualcuno ha detto, pur di metterci qualcuno appena prima delle elezioni, perché è del tutto chiaro che questo è il tentativo di operazione politica-elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.20 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo agli identici emendamenti 3.23 Magi e 3.24 Alfonso Colucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Come tutti noi sappiamo, una legge deve essere scritta in modo chiaro e non deve dare adito a dubbi e ambiguità interpretative. Allora, lo hanno detto poco fa i colleghi, non voglio fare un processo alle intenzioni, però dovete anche voi uscire dall'ambiguità. O ci chiarite qual è il riferimento a cui ci porta l'espressione “anche a seguito di operazioni di soccorso”, cioè qual è il resto della casistica a cui si fa riferimento con questa espressione, oppure cambiate il parere su questo emendamento e accettate di togliere la parola “anche”. Per cui verrebbe fuori che, nelle aree di cui all'articolo 1, eccetera, eccetera, che si realizzeranno in Albania, saranno condotte le persone imbarcate su mezzi delle autorità italiane a seguito di operazioni di soccorso, e non anche a seguito di operazioni di soccorso. Non è accettabile che una legge sia scritta altrimenti, in modo da dare luogo a tali ambiguità e a tali incertezze interpretative.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Una norma, questa, che si caratterizza per la sua vaghezza e fumosità, ed è contraddittoria. Le norme giuridiche hanno un significato per come sono scritte. Nelle aree di cui all'articolo 1 possono essere condotte esclusivamente - quindi si usa un avverbio che dà un'accezione assolutamente rigorosa, tassativa e limitativa del novero di persone che possono essere accolte - persone imbarcate su mezzi delle autorità italiane all'esterno del mare territoriale della Repubblica o di altri Stati membri dell'Unione europea. Con questo si precisa che le persone di cui parliamo devono essere soccorse e accolte da navi militari italiane non nel mare territoriale italiano, non nel mare extraterritoriale italiano, ma soggetto alla giurisdizione dell'Unione europea, ma esclusivamente nelle aree del mare internazionale extra UE. Questo per l'evidente principio che, qualora il soccorso venisse effettuato nelle altre zone, esso non consentirebbe il trasbordo a un Paese estero, com'è appunto la Tunisia, perché configurerebbe respingimento, e quindi, inevitabilmente, queste persone dovrebbero essere portate in Italia, in ossequio alla normativa dell'Unione europea, talché questo Protocollo riguarda soggetti che vengano soccorsi esclusivamente in zone che non sono ricomprese nella normativa dell'Unione europea. Con ciò abbiamo già conclamato un fatto. Peraltro, voglio ricordare, non lo ha detto l'opposizione, lo disse immediatamente la commissaria per i diritti umani che questo Protocollo si pone al di fuori del diritto dell'Unione europea, e questa è una verità conclamata da questo comma 2. Esclusivamente, quindi in modo tassativo, anche a seguito di operazioni. Quindi, improvvisamente si utilizza un termine che invece amplia il novero delle persone, perché “anche a seguito di operazioni di soccorso”. Quindi, c'è una contraddittorietà evidente: ciò che sembrava circoscritto e limitato improvvisamente si amplia, in maniera anche indefinibile, perciò non solo a confusione della norma - queste sono norme partorite in una notte di mal di pancia, è di tutta evidenza -, ma abbiamo anche un'estensione improvvisa, a cosa? Ma parliamo anche delle persone che siano state soccorse da navi mercantili? Parliamo anche di persone soccorse dalle ONG?

Con questo, dunque, si amplia notevolmente il novero delle persone che possono essere soccorse, e quindi non solo navi militari italiane, ma anche navi mercantili, ma anche ONG? E queste navi mercantili o ONG che hanno fatto il primo soccorso di queste persone, che poi vengono trasferite sulle navi militari italiane, in quali zone le hanno raccolte? Sono state raccolte anch'esse limitatamente nelle zone extra Unione europea oppure, con questo, si viene implicitamente ad ammettere che possano essere soccorse anche all'interno del mare territoriale italiano o all'interno del mare extraterritoriale italiano, ma soggetto alla disciplina UE? Se questa fosse l'interpretazione, naturalmente sarebbe gravissimo, come questa mal scritta norma lascerebbe pure intendere. Sarebbe gravissimo che, attraverso quell'“anche”, quella repentina estensione della definizione dei soggetti che possono essere soccorsi e portati in Albania, si mascherasse la possibilità di derogare alle norme europee sul diritto di asilo, consentendo che possano essere portati in Albania anche soggetti soccorsi da navi mercantili o anche da ONG al di fuori delle acque internazionali che non sono soggette al diritto dell'Unione europea.

Questo è uno dei temi. Questi due emendamenti sono due emendamenti virtuosi, perché tendevano a correggere contenutisticamente questo svarione, perché di svarione si tratta. Immagino davvero che lo abbiate fatto semplicemente per colpa grave, non con dolo, non abbiate voluto inserire questo volutamente, ma di svarione appunto si tratta. È un emendamento che avrebbe potuto e dovuto essere accolto già in Commissione, e che quindi invito l'Aula ad approvare convintamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Presidente, devo contraddire il collega Colucci perché non si tratta di svarione, Presidente, ma di qualcosa di molto più grave.

Quell'“anche”, quella parolina, nasconde quello che la Presidente Meloni avrebbe sempre voluto fare, ma le hanno spiegato che, se è fatto nelle acque territoriali di uno Stato membro, senza l'autorizzazione di quello Stato membro, si traduce in un atto di guerra. Parlo del blocco navale. Dunque, se si possono portare in Albania anche migranti non soccorsi - che i colleghi e le colleghe mi seguano nel ragionamento, per favore -, vuol dire che io posso, in acque internazionali, bloccare le imbarcazioni, che non hanno chiesto soccorso, e portarle in Albania. Tradotto: blocco navale in acque internazionali.

Quindi, Presidente, l'“anche” non è uno svarione, non è innocente, ma è un modo camuffato per mettere in atto quella operazione tanto sbandierata in campagna elettorale, che finora non si è mai potuta fare, che, in acque internazionali, ha rischi enormi - sia ben chiaro - di incidenti, di atti di violenza, di resistenza, esponendo anche il personale delle navi a enormi pericoli, oltre ai migranti stessi, ossia il blocco navale. Quindi, chiederei a quest'Aula di prendere atto di questo problema, di questo inciso - “anche” -, perché questo nasconde qualcosa di molto più grave (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.23 Magi e 3.24 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.28 Schullian e 3.29 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'emendamento 3.25 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orfini. Ne ha facoltà.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Giorgia Meloni, con la misura e il senso del limite che tutti conosciamo, ha definito l'Accordo Italia-Albania come storico. Nel 2023, come è stato ricordato, nel nostro Paese sono sbarcate quasi 160.000 persone. Questo accordo, stando ai dati diffusi dal Governo, riguarderà al massimo 3.000 persone contemporaneamente, che potranno stare in Albania. Dunque, 160.000 verso 3.000 persone: già questa discrepanza tra i numeri dimostra quanto questo Accordo sia tutt'altro che storico. Stiamo parlando di 3.000 persone che, comunque, poi, inevitabilmente, dovranno arrivare nel nostro Paese, finita la parte di deportazione momentanea in Albania.

Stiamo parlando - lo so io, lo sa la relatrice Kelany, lo sa la rappresentante del Governo, lo sapete voi, colleghi di maggioranza - di un Accordo completamente inutile al fine del contenimento dei flussi migratori e che non avrà alcun effetto concreto. E voi lo fate per una ragione banale. Come è stato, anche questo, ricordato, dall'inizio di questa legislatura - segnalo che è da più di un anno che governate voi - avete prodotto diversi provvedimenti, ogni volta definiti storici e miracolosi, per contenere i flussi migratori e uno dopo l'altro sono falliti tutti.

E, quindi, avete bisogno - come in quelle serie TV che non sono granché e, ogni fine puntata, devono inventarsi un colpo di scena per cercare di mantenere viva l'attenzione - di costruire ogni mese un nuovo accordo, un nuovo provvedimento storico, che dovrebbe risolvere il problema. Qui siamo a quello di gennaio 2024. Ci sta, direte voi. Siamo tutti abituati alla politica in quest'Aula - almeno così dovrebbe essere, non sempre sembra -, ci sono le elezioni europee e avete bisogno di una bandiera con la quale andare in campagna elettorale. Chi siamo noi per negarvi un po' di propaganda, direte voi. Certo, se non fosse che questo Accordo porta con sé due conseguenze piuttosto concrete: la prima è una lesione dei diritti dei migranti. Come è stato, anche questo, ampiamente ricordato, siamo di fronte alla violazione di diritti garantiti dalla nostra Costituzione e dalle norme internazionali, che non a caso abbiamo provato a mitigare.

Con riferimento a questo emendamento su cui state per votare contro - e mi rivolgo anche alla relatrice Kelany, che ha dato parere contrario -, come si fa a negare di escludere da questa aberrazione della deportazione in Albania almeno i minori, le donne incinte e le persone bisognose di cure urgenti ed essenziali? Come si fa a negare questo? Lo state negando, a dimostrazione che l'unico effetto, anzi, il primo dei due effetti concreti che questo provvedimento avrà, è la lesione di diritti. E il secondo è quello dei costi: spendete centinaia di milioni di euro per finanziare questo provvedimento. Ora, qualche settimana fa, eravamo qui a discutere della legge di bilancio. Quando vi abbiamo proposto di aiutare i cittadini italiani che non riuscivano a pagare gli affitti, ci avete risposto che non c'erano le risorse. Quando vi abbiamo chiesto di aiutare quelle famiglie che non avevano sufficienti denari per mandare i figli a scuola e pagare il materiale di cancelleria e i libri, ci avete risposto che non c'erano le risorse. Quando vi abbiamo chiesto di aiutare chi era in povertà, ci avete detto che non c'erano le risorse. Quando, ancor più di recente, vi abbiamo segnalato che forse i disturbi alimentari sono un'emergenza per questo Paese, ci avete detto che non c'erano le risorse per affrontare questo problema. Quando - è notizia, per alcuni fatti di cronaca, di queste ore - ci sono persone che ancora aspettano i fondi dopo essere state alluvionate, ci avete risposto che non è ancora tempo di dargliene. Allora, mi chiedo: se i soldi non ci sono mai, quando bisogna aiutare chi ha bisogno davvero, perché oggi, che si tratta di finanziare un provvedimento come questo, spuntano 600 milioni di euro? L'unica cosa storica che state facendo è il disonore con il quale state coprendo il nostro Paese per questo provvedimento indegno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Sì, personalissimo. L'unica giustificazione per negare un voto favorevole a questo emendamento, colleghi, è che voi della maggioranza lo consideriate superfluo, in quanto già implicitamente previsto dentro la normativa. Ma il riferimento alle donne in stato di gravidanza è giustificato dal fatto che voi stessi, invece, prevedete - lo ha ricordato il collega Ricciardi, intervenendo ieri in discussione generale -, all'articolo 9 del Protocollo, testualmente, che, in caso di morte o di nascita, i migranti siano sottoposti alle disposizioni della legislazione italiana.

Ma scusate, colleghi, in caso di morte, va bene, ma in caso di nascita, la nascita di chi? Ed è la ragione per la quale noi avanziamo un emendamento che serve a preservare e a tutelare il rispetto dei diritti di donne che hanno subìto, nella maggior parte dei casi, violenze gravissime o addirittura torture nei campi di detenzione da cui sono fuggite; insomma, hanno conosciuto l'inferno sulla terra ed è la ragione per la quale questo emendamento chiede di preservare quelle persone dalla possibilità di incorrere in un trattamento non adeguato alle loro condizioni.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Sì, chiudo, Presidente. Il collega Paolo Ciani, alcuni minuti fa, con opportuno rimando storico, si è richiamato all'intervento del collega Urzi', che ha parlato della necessità di sperimentare, con questa normativa, un terreno inesplorato.

Dico con grande rispetto e senza alcuna critica aspra al collega Urzi' e ai colleghi della maggioranza che la cosa che più assomiglia alla vostra sperimentazione in questo caso è la spedizione di Corrado Guzzanti su Marte e l'Albania almeno questo non se lo meritava (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. È del tutto evidente che questo DDL risente di una serie di modifiche in corso d'opera e di stratificazioni che non erano previste nell'originario accordo. Un esempio è quello che adesso veniva citato dall'onorevole Cuperlo, cioè il tema della possibilità che ci siano gravidanze. È del tutto evidente che se non ci sono donne è un po' complicato che ci siano le gravidanze. È vero che siete molto innovativi, ma questo mi sembrerebbe un po' troppo.

L'altro aspetto, invece, è quello delle acque, perché nel Protocollo…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

MATTEO MAURI (PD-IDP). …non c'è scritto che si debbano fare recuperi in acque internazionali, mentre c'è nel DDL. Perché? Perché si recepisce l'indicazione dell'Unione europea. Non voglio criticare questo ma dico che è un work in progress, per fare un complimento. Di conseguenza, alcune cose non sono chiare o, comunque, non sono riprese all'interno del DDL. Noi diciamo che sono due le possibilità, e chiudo: o volete mandare i vulnerabili in Albania oppure non li volete mandare, ma, nel primo caso, spiegatelo dal punto di vista normativo e, nel secondo, inseritelo. Se invece non volete mandare i vulnerabili in Albania, come mi sembra di capire che dica anche la Sottosegretaria, scrivetelo oppure spiegateci perché non lo volete scrivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, vorrei porre una domanda, alla quale sono certo - scommetto - che non avrò alcuna risposta ed è una postilla rispetto a quanto appena detto. Ma davvero voi ritenete che la condizione giuridica di un nato da cittadino straniero, perché parliamo di extracomunitari, in territorio straniero, perché parliamo di territorio dell'Albania, possa essere regolata e disciplinata dalla legge italiana? Quindi, questo articolo 9, comma 3, contiene un altro svarione. Ma davvero lo pensate? Sottosegretario, può rispondere a questa domanda, così come alle mille domande che abbiamo posto in Commissione e che hanno visto un atteggiamento assolutamente silenzioso, consapevoli che camminare sull'acqua porta brutti risultati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Presidente, oggi avverto sinceramente uno stridente contrasto tra il dibattito che stiamo tenendo in Aula e quello che avviene fuori. Noi oggi siamo tutti orgogliosi perché un film italiano, Io capitano di Matteo Garrone, ha ottenuto la nomination come miglior film internazionale agli Oscar (Applausi). È una storia che abbiamo visto tutti, molto bella, molto commovente e poetica, ma, purtroppo, anche molto vera, del viaggio difficile di chi lascia la propria vita, la propria famiglia e la propria casa per cercare un futuro diverso.

Noi racconteremo al mondo, con l'arte e la poesia del cinema italiano, questa storia che probabilmente, dato che sta già ricevendo apprezzamento ovunque, sarà considerata, in qualche modo, anche frutto della capacità italiana, nonché frutto anche dell'esperienza e dell'accoglienza del nostro Paese, ma siamo qui a discutere, in toni completamente diversi, di un emendamento che non chiede altro che mettere nero su bianco un qualcosa che io sono convinta che sia nelle intenzioni del Governo.

Io credo a quello che la Sottosegretaria Ferro e il Vice Ministro Cirielli hanno detto in Commissione, ossia che sicuramente questi soggetti - e parliamo di soggetti vulnerabili, di minori non accompagnati e di donne in stato di gravidanza - saranno esclusi dall'accoglienza nei centri in Albania. Io, però, non comprendo fino in fondo il rifiuto di sancire questo impegno del Governo anche con una norma, che noi vogliamo inserire nel disegno di legge di ratifica, innanzitutto perché, come ha sottolineato il collega Alfonso Colucci, il Protocollo è in parte contraddittorio nel momento in cui sancisce la possibilità che nascano bambini all'interno dei centri in Albania e, quindi, non esclude la possibilità che donne in stato di gravidanza possano essere inviate in Albania. Il che appare in contrasto con l'altro impegno della Presidente Meloni in cui ha allargato l'estensione dei soggetti esclusi dalla possibilità di essere inviati nei centri in Albania contemplando tutte le donne e non soltanto le donne in stato di gravidanza. Quindi, risulta difficile immaginare che possa esserci un errore nella distinzione tra uomini e donne al momento in cui i soggetti incaricati dovranno decidere chi verrà mandato in Italia e chi, invece, in Albania. Non vedo, quindi, perché, proprio alla luce anche di questa contraddizione che abbiamo più volte messo in evidenza in Commissione, non sancirlo nero su bianco.

Non è un elemento ultroneo in questo caso specifico e, soprattutto, non comporta alcuna controindicazione per il Governo e per la maggioranza, proprio perché il Governo condivide questa impostazione. Per noi, poi, semmai c'è un elemento di preoccupazione ulteriore - che il Governo ha cercato di chiarire in Commissione e su questo punto, invece, non mi sento rassicurata onestamente dagli impegni del Governo - relativo a come questa distinzione potrà essere materialmente effettuata a bordo delle navi e come si possa evitare che ci siano errori tra coloro che saranno destinati ai centri in Albania e quelli che saranno destinati ai centri in Italia.

Mi permetto, poi, un'ultima considerazione, forse in controtendenza anche rispetto agli emendamenti che abbiamo presentato. Ma se i centri in Albania hanno le stesse garanzie e gli stessi diritti di quelli in Italia, perché il Governo si preoccupa, allora, a gran voce, di effettuare queste distinzioni, come se in Albania ci fosse un regime che chiaramente è deteriore per i migranti? A questo punto, comunque, il dubbio lo fanno sollevare anche a noi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo è un punto del quale abbiamo discusso molto anche in Commissione - e lo sa la Sottosegretaria Ferro che era presente ai nostri lavori - e sul quale, però, in Commissione non ci sono state date spiegazioni.

Allora, senza spirito di polemica e davvero con spirito costruttivo - l'avete definito un accordo storico e se è storico gli altri Paesi ci guarderanno; quindi, facciamo le cose perbene -, davvero lo chiediamo di nuovo alla Sottosegretaria, sperando che la Sottosegretaria, almeno in Aula, ci voglia dare una spiegazione, perché davvero non capiamo perché vi ostiniate a non voler inserire una previsione normativa che esonera i vulnerabili dall'accordo che state facendo con l'Albania.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Concludo, Presidente. Su questo davvero, Sottosegretaria, continuiamo a non capire il motivo, dato che è previsto da normative italiane ed europee, per cui vi ostiniate a non inserire questa norma anche in questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Presidente, è vero che è stato già detto, però vorrei sottolineare di nuovo quest'aspetto, perché il Vice Ministro Cirielli ha fatto l'elenco dettagliato dei soggetti vulnerabili e ci ha detto che, in base alla normativa italiana, tutte le donne sono considerate vulnerabili. Dunque, le donne nei centri in Albania non ci possono andare (l'ha detto lui e c'è una nota scritta che ci ha presentato). Allora, questi nati, menzionati nel Protocollo, di chi sono figli? Questo è un punto dirimente, perché, altrimenti, non si capisce di che parliamo. Evidentemente, c'è una contraddizione tra l'informazione che abbiamo ricevuto e il testo del Protocollo. Allora, su questo, Presidente, chiederei un chiarimento, se possibile alla Sottosegretaria Ferro, oppure magari interrompiamo per 5 minuti per acquisire le informazioni, in modo da avere risposta a questo interrogativo che è legittimo ed è, appunto, una cosa riscontrata da tutti i colleghi e le colleghe dell'opposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io vorrei difendere la Sottosegretaria Ferro, pensate un po'. In Commissione lei ha letto per 5 minuti tutti i dispositivi di legge delle persone escluse da questo dispositivo di legge - le donne incinte, i minori - sulla scorta, appunto, di un intervento del Vice Ministro Cirielli.

Allora, con il massimo della comprensione, mi spiegate perché non si può prevedere in questa legge quello che voi dite e la disposizione di legge che esclude soggetti che non possono andare o essere condotti in Albania? Qual è la difficoltà? Qui tutti siamo stati al Governo e all'opposizione.

È molto semplice: si prendono gli emendamenti dell'opposizione, si dice “no, questi non vanno bene, riformuliamo” e, quindi, sono esclusi all'articolo 3 i soggetti al comma 15, 16, 12 della legge. Ma ci vuole tanto per fare una cosa fatta per bene? Ve lo chiediamo non per uno spirito di opposizione molto accomodante, ma per la legge italiana, per questa Repubblica, che ha delle leggi e vorrebbe vederle scritte anche su questi dispositivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Lo avevo detto nel mio intervento precedente: questo è un caso lampante di assenza di disponibilità al confronto o, peggio, un diktat arrivato da Palazzo Chigi per cui su questo testo non si possono fare concessioni. Siccome questa non è una concessione, ma è esattamente la messa in legislativo, cioè la trasposizione in legge, delle cose che prima il Vice Ministro Cirielli e, successivamente, la Sottosegretaria Ferro hanno pronunciato nella sede di Commissione. Perché continuare ostinatamente a non volerlo scrivere?

Io chiedo formalmente che gli emendamenti 3.25 e 3.26 Bonafe', che sono collegati, siano accantonati. Trovate voi la formulazione che ritenete più corretta, trovate voi le forme, ma cerchiamo di mettere in legge le cose che voi stessi avete detto in sede di Commissione e, in qualche modo, ripetute anche dalla Sottosegretaria Ferro, altrimenti siamo autorizzati a pensare male (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Chiedo alla relatrice Kelany se concorda sulla richiesta di accantonamento degli emendamenti 3.25 e 3.26 Bonafe'.

SARA KELANY, Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. Parere contrario all'accantonamento.

PRESIDENTE. Il Governo? No, scusate, basta il relatore, il parere lo dà solo il relatore.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Il collega Fornaro mi ha anticipato nella richiesta di accantonamento. A questo punto, però, dobbiamo prendere atto che da parte del Governo non c'è alcuna disponibilità al dialogo, anche quando gli emendamenti non sono soppressivi. Cioè, qui non si vuole impedirvi di fare quello che voi volete fare e che noi crediamo sia sbagliato, ma, semplicemente, chiediamo di mettere nero su bianco, nel testo normativo, quello che implicitamente nel Protocollo c'è ed è quello che voi stessi, ma anche la Presidente del Consiglio Meloni, avete affermato pubblicamente.

Perché questa reticenza? Perché non si vuole che sia scritto nero su bianco l'impegno, chiarissimo, che introduce delle garanzie? Colleghi del Governo, stiamo parlando di norme che comportano la detenzione: non ci può essere vaghezza, non ci può essere mancanza di garanzie quando si parla della privazione della libertà personale. Ripensateci e accantoniamolo, ragioniamoci ancora (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà. Prego, Vice Ministro.

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Io condivido, il Governo condivide il parere della relatrice, però, intervengo per una questione di cortesia istituzionale, visto che si è fatto un bel lavoro in Commissione, dove peraltro sia io, ma anche la collega Sottosegretaria abbiamo ribadito la massima attenzione e la disponibilità.

Io credo che un testo legislativo - almeno è la posizione del Governo - debba mantenere un testo snello e non debba essere appesantito da norme che possono essere messe in campo in via secondaria. Quindi, non creare un testo legislativo che abbia una ampiezza e anche una pesantezza burocratica. Pertanto, una volta che c'è un impegno in Commissione, che serve anche come natura interpretativa dal punto di vista legislativo, una volta che c'è, magari, un ordine del giorno che ribadisce che il Governo accetta, io credo che l'opposizione, ma tutto il Parlamento, possano essere soddisfatti. Viceversa, andiamo avanti, votiamo e ognuno si assume la sua responsabilità. Lo ripeto, potevo anche non intervenire, l'ho fatto per una forma di rispetto per i colleghi, innanzitutto, visto che sono anche parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Ho chiesto di parlare perché vorrei sostenere la richiesta di accantonamento, anche perché, come ha detto prima il Governo, i lavori preparatori servono all'interpretazione della norma. Qui, però, abbiamo un emendamento esplicito che viene bocciato, con parere negativo sia del Governo sia del relatore, quindi si esplicita una volontà attraverso un parere negativo. Quindi, stiamo attenti, secondo me, una riformulazione dell'emendamento, inserendo queste indicazioni, chiarirebbe, in maniera inequivocabile, la norma e sicuramente non ci sarebbe spazio ad alcuna ipotesi o interpretazione ambigua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'intervento del Vice Ministro Cirielli ci dà la possibilità, finalmente, di avere una dialettica parlamentare corretta, bella, pulita e, soprattutto, sul merito delle questioni. Mi dispiace che la relatrice non partecipi a questo dibattito, quindi mi rivolgo solo ai responsabili del Governo. Non è un problema di snellezza del testo, perché noi siamo disponibili, accantonando, non a scrivere come l'abbiamo scritto noi, non vogliamo vincere sugli emendamenti, vorremmo solo che lei e la Sottosegretaria Ferro, che siete esperti in materia, citiate gli articoli dei dispositivi che rendano chiaro che ci sono alcune tipologie di migranti che sono escluse. Non ci vuole un conclave, il problema non è che ci vuole la snellezza o la lunghezza del testo, ci vuole la chiarezza, perché, attenzione, il Protocollo non è fonte primaria; fonte primaria è la legge che dà efficacia al Protocollo. Quindi, dire che c'è la legge italiana che, all'articolo 3, indica il Protocollo non è tautologico, non è una perdita di tempo, non è allungare il testo e fare le fotocopie, ma è dire che la Repubblica italiana prevede diritti e doveri, protegge i cittadini in acque italiane, come nel globo terracqueo, allo stesso modo. Quindi, io non capisco, perché la relatrice, che dovrebbe avere tutto l'interesse… Io ve lo dico, io sono stato in maggioranza, la cosa più bella è vedere l'opposizione venire sulle proprie posizioni e, addirittura, partecipare alla dialettica democratica. Se, invece, il tema - e questo lo dico per rispetto reciproco - è che c'è il diktat a Palazzo Chigi “votate questa legge, che poi deve andare al Senato, che poi dobbiamo mettere il primo filo spinato in Albania”, ditecelo subito. Come abbiamo fatto in Commissione, anche qui, stiamo solo perdendo tempo, ma non è responsabilità della responsabile opposizione, è un diktat e lo prendiamo per quello che è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Mi rivolgo al Vice Ministro Cirielli: io penso che, invece, in questo caso, il testo vada appesantito, se il problema è questo. E non mi venga a dire che c'è un problema di appesantimento delle norme, lei ha buona esperienza e sa di cosa parla. Io credo che sia proprio sbagliato l'atteggiamento. Questo Protocollo e questa legge di ratifica, ahimè, varranno oltre giugno e, visto che avete scritto, avete voluto 5 anni, come un contratto d'affitto, con una proroga tacita, senza nemmeno il passaggio parlamentare che noi avevamo richiesto, dureranno oltre il vostro mandato, anche se arrivate a fine legislatura. Perché vi ostinate a volerne fare una cosa di parte?

Io ritengo che sia sbagliatissimo, ma c'è l'occasione, come diceva il collega Amendola, di avere di fronte un'opposizione che, generosamente, anziché dire “questo è uno spot elettorale e non partecipiamo alla discussione e al voto”, cerca di portare a casa un minimo miglioramento che, in questo caso specifico, è già previsto dalle vostre parole, oltre che dalle parole della Premier, sempre che lei avesse ben presente quello che diceva. Perché una cosa del genere? Perché volete farne una cosa di partito, di bandiera? Questo riguarda l'Italia, altro che riempirsi la bocca di interesse nazionale.

Voi volete appropriarvi di un testo legislativo che riguarda il futuro e che impegna l'Italia. Non impegna lei, Vice Ministro, e neanche la Premier, impegna l'Italia. Eppure, voi volete farne una cosa di parte, dimostrando, ahimè, oltre alle vostre parole, che a voi interessa arrivare da qui a giugno, per il resto accada quel che può, possibilmente nulla (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Sottosegretaria Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Presidente, un intervento che potremmo definire “ultroneo”, dopo quello del Vice Ministro Cirielli, però, io credo che nella difesa, della quale mi pregio, del collega Amendola - che mai mi sarei, in qualche modo, aspettata - ci sia il chiarimento del perché il Governo rimane sulle proprie posizioni.

Se è vero che abbiamo sciorinato, in fase di Commissione, tutti gli articoli dove si chiariva cosa si intenda per “vulnerabili” e dove, seppur in un dibattito legato a una seduta di Commissione, abbiamo voluto sintetizzare quale sia la volontà, anche rispetto alle normative già approvate, che riguardano i minori non accompagnati, i minori con handicap, le donne incinte e quant'altro, io credo che alla fine diventi un po' sterile dover sottolineare che questo dispositivo non viene trattato in modo adeguato, che non trova l'apertura da parte del Governo nei confronti dell'opposizione, perché arriva un diktat da Chigi, piuttosto che, quasi, uno spot elettorale.

Io credo che questa sia un'offesa ai tanti cittadini che sono un po' più avanti della politica nel comprendere se si tratti di uno spot o del tentativo, in qualche modo, di mettere in campo delle misure strutturali per poter guardare a un tema importante ed emergenziale, dove troppo spesso si è parlato di accoglienza e di integrazione, fermandoci alla banchina di un molo.

Noi riteniamo che, da questo punto di vista, bisogna fare ben altro e ci stiamo provando con le garanzie e l'onorabilità di ognuno di noi, come nel passato, quando eravamo all'opposizione e c'era un'altra parte in maggioranza, quando hanno dichiarato e spesso non sempre mantenuto. Noi auspichiamo di mantenere quegli impegni che abbiamo sottoscritto in Commissione. Non era uno sciorinare di norme, di articoli o di commi, ma era sicuramente l'impegno di questo Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signor Presidente, l'intervento della Sottosegretaria, lo dico col massimo rispetto, però, conferma ulteriormente che non è una questione di onorabilità. Qui, non stiamo mettendo in discussione la sua onorabilità o quella di qualche altro esponente del Governo, ma stiamo dicendo un'altra cosa, cioè che ci pare necessario che nella norma alcune cose siano scritte e, possibilmente, se ci riusciamo, in un italiano corretto.

Noi abbiamo avanzato una proposta e abbiamo detto alla maggioranza e al Governo: volete riformularla per renderla più snella e chiara? Va bene. Ma ricordo il rifiuto di inserire alcune questioni fondamentali. In questo articolo non ci sono ghirigori che appesantiscono inutilmente un testo che volete snello. In questo emendamento, come in altri emendamenti che abbiamo proposto, sono indicate questioni molto precise, secche, chiare: non si possono portare in quei centri alcune categorie, punto. Negare di scriverlo nel testo della norma, inevitabilmente, non è che fa pensare che non siate persone dotate di onorabilità, ma fa pensare che questa procedura, introdotta da un Protocollo, la cui genesi, dal nostro punto di vista, è discutibile nel merito e nel metodo, possa inevitabilmente, e certamente contro la vostra volontà, avere determinati esiti. Guardate che, se io pensassi che voi scientemente e volontariamente lavorate per violare i diritti di persone vulnerabili e sottoporle a ulteriori vessazioni, insomma il tono di questa discussione, per quello che mi riguarda, sarebbe un po' diverso. Allora, il punto non è dire che li volete torturare. È chiaro? In Libia, li torturano. E io contesto a questo Governo e a quelli precedenti di aver stipulato e rinnovato accordi con un Paese che, come sappiamo tutti e tutte, tortura le persone rinchiuse in quelle carceri.

Non vi sto dicendo questo. Vi sto dicendo, però, che approvare una norma che diventa la fonte normativa fondamentale nell'attuazione di quel Protocollo e non scriverci alcune cose decisamente chiare, rischia di esporre anche voi ad esiti che non penso vogliate. Perché non farlo, anche di fronte all'offerta di una riformulazione sulla base della vostra valutazione? Io penso che questo non vada bene e che non sia utile nel rapporto maggioranza-opposizione, né rispetto ai vostri intendimenti, quelli che avete dichiarato dall'inizio ad oggi in questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Presidente, mi permetto di insistere sull'accoglimento di questo emendamento e sull'esclusione esplicita dell'applicazione di questo Protocollo, di questo Accordo, a minori non accompagnati, donne incinte, persone bisognose di cure urgenti ed essenziali e, in generale, persone vulnerabili. E non è una questione di mero esercizio di tecnica legislativa. Tutti sanno che il principio che vale è: ciò che non è vietato è permesso. Quindi, il negare l'esplicitazione di questa esclusione nei confronti di questi soggetti equivale a non consentirla o a fare sì che un domani qualcun altro possa non ammetterla.

Chi conosce la materia sa bene quanto essa sia delicata soprattutto con riguardo, per esempio, alle donne e ai minori stranieri non accompagnati. Di recente, il Ministro Piantedosi, in audizione al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, ha esplicitato i dati da cui si evince che ben il 32 per cento dei 17.000 minori non accompagnati che arrivano in Italia sparisce; e questo accade in Italia. Ora, pensate a che cosa potrebbe accadere se noi ne consentissimo il trasporto in Albania, con tutto ciò che ne consegue.

Noi, come Italia, abbiamo il dovere di prenderci cura delle persone che sono sotto la nostra responsabilità e questo è un principio di civiltà. Non capisco quale sia il motivo di questa ostilità a voler enunciare qualcosa che è semplicissimo nel suo dettato.

Faccio presente, altresì, che, come voi tutti sapete, l'Albania è candidata ufficialmente all'ingresso nell'Unione europea. Per questo ingresso c'è un acquis comunitario, c'è una procedura e nell'ambito di questa procedura si valutano tante voci per la corrispondenza ai principi e alle esigenze dell'Unione europea, a quei principi che hanno fondato l'Unione europea. Ebbene, solo nel dicembre del 2023, cioè un mese fa, nell'analisi dell'acquis comunitario con riferimento all'Albania, si esplicitava che la stessa deve rafforzare ulteriormente la protezione dei diritti fondamentali e che vanno fatti notevoli sforzi in materia di diritti fondamentali.

Ora, questo impone all'Italia di escludere che i soggetti fragili, non autonomi, le donne incinte e i minori stranieri non accompagnati possano essere sottratti alla giurisdizione italiana o, comunque, alla cura che può dare l'Italia in quanto membro dell'Unione europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Presidente, lo dico con tutto il rispetto per la Sottosegretaria che non vedo adesso qui, ma c'è il Vice Ministro: noi continuiamo a non capire le ragioni per le quali non si vuole inserire questa previsione normativa, perché, diciamocelo chiaramente, non può essere una questione di dieta normativa.

In un Paese che soffre di bulimia normativa, non ci può essere la dieta, non può essere che, in questa formulazione, siamo stati troppo ricchi, anche perché si tratta di una formulazione di quattro righe. Comunque, se la formulazione non va bene, l'abbiamo detto: aspettiamo una riformulazione. Fateci una riformulazione che tenga in considerazione il principio che stiamo difendendo ormai da mezz'ora a questa parte e cioè, siccome è vero che siete venuti in Commissione ed avete letto normative italiane e normative europee che prevedono che i vulnerabili non possano essere portati in Albania, a maggior ragione, visto che sono normative italiane ed europee, fateci una formulazione che le ricomprenda anche all'interno di questo protocollo. Diversamente, me lo faccia dire, forse le letture che vedono il diktat da Palazzo Chigi sono più che legittimate, anche perché stiamo parlando di un provvedimento che è in prima lettura, che ancora deve andare al Senato. Quindi, veramente, non capiamo i motivi - e vorremmo capirli, perché siamo in un'aula parlamentare - per i quali non si vuole fare il riferimento alle categorie vulnerabili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Alfonso Colucci, a titolo personale. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Presidente, insistiamo, perché venga inserita questa precisazione nel testo normativo e non si tratta affatto di un aggravio. È una necessità, perché scriverlo rafforza il senso della certezza del diritto, dell'uguaglianza, della responsabilità, dell'imparzialità e della stabilità della disciplina giuridica, della protezione dei diritti e anche della salvaguardia del controllo dello stesso potere politico. Veda, signor Vice Ministro, le vostre rassicurazioni sono sicuramente pregevoli e interessanti per noi, ma queste norme sono destinate a sopravvivere al vostro Governo, che speriamo finisca presto. Per questo, è ancora più importante che siano scritte bene, per cui richiediamo che siano scritte e che non siano norme verbali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, a titolo personale, la deputata Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Signor Presidente, davvero non capisco quanto costa l'inchiostro per aggiungere questo impegno, tra quelli che avete già messo, verso i soggetti vulnerabili. Vice Ministro, lei ha parlato di un testo da mantenere snello, ma guardi che due parole in più, non ingrassano e le dico anche che parliamo di un provvedimento bello goffo. Quindi, questa snellezza a cui lei si appella, sinceramente, non ci rassicura e sembra anche molto banale. Poi ha parlato di cortesia istituzionale, quella di prendere parola in quest'Aula, perché altrimenti non capiamo quale sia questa cortesia istituzionale, di lavori fatti a modo e bene in Commissione. A sentire il disagio dei colleghi dei vari partiti di opposizione, non mi sembra che questo lavoro sia stato portato avanti così bene, come lei vuole far credere in quest'Aula.

Ebbene, le chiedo di ravvedersi ancora e di essere un po' più sincero con tutti questi colleghi che hanno portato avanti il loro lavoro anche in ore notturne pur di portare avanti una giusta causa. Vice Ministro ci ascolti davvero, perché guardare sul telefonino, mentre qualcuno parla, non le fa onore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, a titolo personale, l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Signor Presidente, credo che questa sia l'occasione nella quale anche la maggioranza la maggioranza può dare un segnale chiaro al paese, cioè che accoglie le proposte emendative e migliorative che vengono fatte dall'opposizione.

Vice Ministro Cirielli, lei è venuto in Commissione a dirci che i soggetti vulnerabili non saranno portati in Albania, che sarà verificato lo stato di necessità di queste persone e che tutti i vulnerabili saranno portati comunque in Italia. Chiediamo che, nella legge, siano inserite queste norme, che sia specificato chi debba essere riportato in Italia, che sia specificato il diritto di queste persone a non essere rinchiuse nei lager albanesi.

Questo è un punto fondamentale, un punto qualificante che vi chiediamo di inserire. D'altro canto, lo avete affermato voi, siete d'accordo, ma perché non lo volete mettere dentro questa legge e perché non lo volete trasformare in una norma che garantisca tutti, a cominciare da coloro che sono più fragili? Per questo, vi chiediamo ancora una volta di farla finita con questo muro che avete alzato su questa vicenda, dove non è stato possibile fare una proposta, non è stato possibile votare un emendamento, non è stato possibile sentire un ragionamento compiuto da parte dei vostri esponenti in Commissione. Non si governa in questo modo, si governa avendo idee e confrontandole con gli altri, per fare in modo che i problemi si possano risolvere. Per questo, chiediamo ed insistiamo, nuovamente, affinché questi nostri emendamenti possano essere accolti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, a titolo personale, la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Signor Presidente, abbiamo già sottolineato, nel corso della discussione degli emendamenti, la genesi di questo provvedimento, un Protocollo di cui neanche il Governo era a conoscenza, che non volevate sottoporre all'esame delle Camere, che contiene disposizioni che assolutamente non condividiamo, perché prevedono il trasferimento di tutti i migranti in Albania, con un investimento di 650 milioni di euro, che riteniamo potessero essere utilizzati per riorganizzare il sistema di accoglienza nel nostro paese.

È davvero incomprensibile, alla luce delle differenze che ci caratterizzano, che neanche vogliate accogliere gli emendamenti migliorativi che vi stiamo proponendo, perché se davvero è nel vostro interesse tutelare i migranti e soprattutto le persone più fragili, i bambini e le donne che arrivano sulle nostre coste o che trasferirete sulle coste albanesi, nonostante la Corte costituzionale non ritenga che questo protocollo debba essere ratificato da loro, allora è davvero incomprensibile perché non vogliate accogliere queste nostre proposte.

Signor Vice Ministro, ripensate al parere e accantoniamo alcuni di questi emendamenti, almeno questo di cui stiamo discutendo ora, per provare quantomeno a dare una forma più umana a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Cappelletti, a titolo personale. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dire che questo protocollo è una farsa e qui dentro lo sappiamo tutti. Bisognava dare una risposta ai cittadini dopo che, durante una campagna elettorale, si era promesso il blocco navale e la chiusura dei porti, dopo che, dopo oltre un anno di Governo, sono duplicati, comunque più di 50 per cento, gli sbarchi nel nostro paese, dopo questi risultati drammatici il Re è nudo ed era necessario gettare altro fumo negli occhi dei cittadini, ma è un fumo costosissimo, 650 milioni di euro.

Va riconosciuto al Presidente dell'Albania, quantomeno, ad essere riuscito a incassare le pensioni INPS per i propri cittadini e va sottolineato, tuttavia, che, a fronte di un esborso così elevato di 650 milioni, non c'è neppure l'attenzione per quei diritti umani fondamentali che sono oggetto di questi emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato De Luca, a titolo personale. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Signor Presidente, stiamo chiedendo di inserire una previsione ovvia quanto indispensabile in questo protocollo. Ci perdonerà il Governo e il rappresentante del Governo, ma non possiamo assolutamente fidarci o affidarci alle buone intenzioni o anche alle dichiarazioni politiche, perché le norme vanno scritte e poi devono essere applicate, rispettando un testo che sia chiaro. Siccome questo Accordo per noi è un'arma di distrazione di massa ed è un Accordo truffa nella sostanza, perché ci parlavate di volontà di risolvere il problema dell'immigrazione, ma con 3.000 persone contemporaneamente accolte in un centro in Albania, a fronte di 155.000 che ne sono arrivate in Italia, come pensate di risolvere il problema dell'immigrazione irregolare o illegale nel nostro Paese? Come pensate di farlo con 650 milioni nei prossimi anni, quando solo 10 CPR in Italia sono costati 52 milioni? Scrivete che volete rispettare il diritto internazionale, ma quello che prevedete nella sostanza è una violazione evidente del divieto di respingimento in mare, articolo 33 della Convenzione di Ginevra, per il quale il nostro paese, peraltro, è già stato condannato, negli anni passati, dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e voi aggraverete questa situazione.

Scrivete che dovete rispettare il diritto europeo e ci potremmo allora fidare di quello che ci state dicendo, se, in realtà, l'Accordo avesse riguardato due Paesi europei, ma sappiamo - e sapete meglio di noi - che l'Albania non fa parte dell'Unione europea, non si applica il diritto europeo e le direttive europee che impongono la tutela delle persone fragili e vulnerabili.

Per questa ragione allora è indispensabile inserire questa previsione espressamente nel testo, altrimenti continuerete a prendere in giro il nostro Paese e a mettere a rischio i diritti di persone che, invece, dovrebbero essere tutelate e assistite dal nostro Paese, che è un grande Paese che rispetta il diritto internazionale e rispetta i diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Sono ovviamente lieto - anzi, ringraziamo la relatrice, che ci ha offerto la sua opinione rispetto alla richiesta di accantonamento - del fatto che il Governo abbia sentito il dovere di darci la sua opinione, anche se non era richiesta, così come sono arricchito da un dibattito su questo emendamento, su cui ho ascoltato ripetutamente l'esigenza di una richiesta di accantonamento. Signor Presidente, il nostro Regolamento prevede che, quando c'è una richiesta di accantonamento, parla uno a favore, parla uno contro e poi si mette ai voti.

Si supera questa previsione regolamentare quando, essendoci stata una prima votazione, il Presidente assume che l'orientamento dell'Aula è scontato, e quindi non si mette ai voti, ma mi permetto la considerazione che è vero che ormai qui siamo tutti marionette, tutti facciamo quello che ci dicono i partiti, però l'Aula è sovrana, signor Presidente. Essendo che su una richiesta di accantonamento non si è ancora pronunciata l'Aula, in base a quale sua previsione, vorrei dire quasi metafisica, lei può decidere di non mettere ai voti la richiesta di accantonamento, dando per scontato che l'Aula lo respinga? Lei questo lo potrà fare soltanto dopo avere indetto una votazione e potrà dire che è chiaro che l'Aula è contraria alle richieste di accantonamento, e quindi non lo mette ai voti, ma credo che lei, Presidente, non possa, non possa, ripeto non possa non mettere ai voti la prima richiesta di accantonamento, peraltro argomentata in modo molto ampio, che le viene proposta dall'Aula. Penso che lei non possa farlo.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, preciso, a norma di Regolamento, che, se dopo il parere del relatore nessuno dei richiedenti, da Regolamento, insiste per la votazione…

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Lo hanno chiesto dodici volte!

PRESIDENTE. No, non ci risulta agli atti. Se non si insiste per la votazione, la Presidenza non può mettere ai voti; se si insiste per la votazione, mettiamo ai voti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Allora, evitiamo tutti di perdere tempo, e quindi gliela faccio formalmente: richiedo di mettere ai voti questa richiesta di accantonamento e chiedo scusa se non si è capito, ma vi sono stati almeno una quindicina di interventi, e ringrazio il collega Giachetti, su questo. È abbastanza prassi consolidata, da questo punto di vista, che la Presidenza, durante il corso della seduta, possa, a un certo punto, interrompere ulteriori richieste quando si evidenzia un carattere ostruzionistico. Questa è la prima, le preannuncio che probabilmente ne faremo altre durante il corso della seduta, non a scopo ostruzionistico, ma semplicemente perché siamo assolutamente convinti, come hanno ribadito tutti i colleghi delle opposizioni che sono intervenuti dopo il collega Orfini su questo emendamento, veramente della necessità che si possa, su questo punto, su cui credo nessuno in quest'Aula abbia un'opinione contraria, arrivare a trasferire questa opinione prevalente, le opinioni espresse dal Vice Ministro, dalla Sottosegretaria, dai documenti che hanno letto nella Commissione, in una norma, come credo sarebbe giusto. Quindi, comunque ribadisco la richiesta di porre in votazione questo accantonamento e, da questo punto di vista, davvero mi rivolgo all'Aula tutta, se fosse possibile su questo punto, proprio per questa motivazione, provare, per una volta, a uscire dagli schemi rigidi di maggioranza e opposizione.

PRESIDENTE. Onorevole Mauri, il suo intervento è assorbito da quello dell'onorevole Fornaro? No, allora prego, ha facoltà di parlare, a titolo personale.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente, a titolo personale, per fare una considerazione su questo punto. Trovo una certa facilità, da parte degli esponenti del Governo e della maggioranza, nell'offendersi, anche senza ragione. Invece, secondo me, qui è la logica politica che si dovrebbe offendere, perché è irrispettoso non solo dell'opposizione, ma del Parlamento tutto, il fatto che, lo dico anche alla relatrice, ma in generale al Governo, non si risponda nel merito, perché dire che non si vuole mettere dentro una norma, che il Governo dice che sicuramente sarà applicata, usando come argomentazione - mi perdoni, Vice Ministro - che la legge deve essere snella, è veramente una cosa che non sta né in cielo né in terra. Qui mi sembra che si stia facendo qualche passo indietro, e cioè non si voglia fare una legge scritta. Vorrei solo ricordarvi che, a memoria storica, è dal codice di Hammurabi, cioè da quasi 4.000 anni fa, che le leggi vengono scritte, e c'è un motivo se vengono scritte, perché devono essere lì, chiare per tutti, per poterle far valere. Noi chiediamo che venga fatto almeno il codice di Hammurabi e che, se non viene fatto il codice di Hammurabi, ci spieghiate il perché, ma veramente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Solo per capire, lei parla a favore dell'accantonamento?

ALFONSO COLUCCI (M5S). E della votazione sull'accantonamento.

PRESIDENTE. Seguiamo la procedura: sulla richiesta di accantonamento dell'emendamento 3.25 Bonafe' darò la parola a un oratore contro e a un oratore a favore per non più di 5 minuti ciascuno. Quindi, chi chiede di parlare contro? Nessuno. L'onorevole Alfonso Colucci chiede di parlare a favore dell'accantonamento. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Noi siamo a favore dell'accantonamento di questo emendamento, lo abbiamo chiesto già in Commissione e reiteriamo la richiesta qui. Si tratta di un emendamento di civiltà, un emendamento che esclude la possibilità che il trasporto in territorio albanese comporti il ritardo nell'espletamento dei soccorsi, e quindi la necessità che i soccorsi siano tempestivi, nonché l'esclusione dei soggetti vulnerabili. Siamo sempre lì, parliamo di minori non accompagnati, di donne incinte, di persone bisognose di cure urgenti ed essenziali e, in genere, delle persone vulnerabili.

Il disegno di legge e il Protocollo non prevedono l'esclusione dei soggetti vulnerabili. Quei soggetti vulnerabili, nei termini di legge, possono, alla luce di questo impianto normativo, essere portati in Albania, e quindi noi richiediamo, davvero richiediamo con forza che questa precisazione venga fatta per la dignità minima che lo stesso testo normativo deve avere, un testo normativo scritto con la funzione di un testo normativo che, in quanto scritto, non sia interpretabile, non sia opinabile, sia chiaro anche per coloro che verranno dopo questo Governo, che spende le sue rassicurazioni a parole, ma incomprensibilmente sembra abbia paura a mettere per iscritto le sue stesse parole.

Qual è la reticenza? Qual è la difficoltà? E non ci parlate, signor Sottosegretario, signor Vice Ministro, di snellezza del testo. Abbiamo visto obbrobri, stiamo esaminando provvedimenti mostri, e ora la precisazione che “senza ritardo e con esclusione dei soggetti vulnerabili” appesantisce il testo? Abbiamo ricordato il valore della norma scritta, le funzioni della norma scritta. Ma, insomma, il diritto consuetudinario è l'unica fonte di legge orale che noi conosciamo, ma non è consona a un'Aula legislativa quale è questa, che è Aula che produce testi normativi scritti e non certo consuetudini, che è l'unico caso in cui la legge può essere naturalmente orale, verbale e sostanziarsi in comportamenti. Quindi, non vediamo il motivo per il quale questo emendamento non venga approvato e chiediamo davvero un supplemento di riflessione.

È l'ultima possibilità che ci rimane, visto che i nostri tentativi sono miseramente falliti in Commissione, ed è un appello che svolgo a nome delle opposizioni che mi hanno dato mandato. Vi invitiamo a rivalutarlo e a votare favorevolmente almeno sulla proposta di accantonamento (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonamento dell'emendamento 3.25 Bonafe'.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 39 voti di differenza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.25 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.26 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Continuiamo nella speranza che ci possa essere un ripensamento. In tutti gli interventi, nel corso del lavoro che i colleghi hanno portato avanti in Commissione, abbiamo disvelato l'impianto irrazionale di questo disegno di legge sul piano della gestione delle risorse, del personale e dello smantellamento di procedure e di diritti. Credo che anche la discussione che abbiamo avuto in questo momento e nei minuti precedenti abbia un lato assolutamente irrazionale, perché il rifiuto di inserire questa specifica non trova ragione, se non nell'irrazionalità. Vengono violate le cruciali garanzie per i richiedenti asilo previste dalle direttive UE e si attua un principio di discriminazione sostanziale - questo lo abbiamo detto più volte - tra chi arriva in Italia e chi è deportato in Albania. Inaugurate quella che io chiamo la drammatica stagione dell'esternalizzazione dell'accoglienza, che voi chiamate innovazione, e la negazione di inserire questa specifica è la più odiosa tra le tra le omissioni. Voi vi riferite, infatti, in maniera generale a persone imbarcate che possono essere condotte in questi non luoghi e non volete distinguerle - questo ve lo chiediamo e ve lo richiediamo - dai minori non accompagnati, dalle donne incinte, dalle persone bisognose di cure urgenti ed essenziali e dalle persone vulnerabili. Non è accettabile che questa specifica non si assuma qui, non si assuma in Parlamento e la si deleghi a un accordo bilaterale o, come cercava di giustificare prima il Vice Ministro, a un accordo concluso in Commissione. Si abbia la schiena dritta sui principi fondamentali della Repubblica e della tutela dei diritti umani. Lo hanno fatto i colleghi in Gran Bretagna, poco fa, sull'accordo sul Ruanda.

Sono in gioco i valori della nostra Repubblica anche su un altro aspetto - non ve lo chiediamo solo noi, ve lo ha fatto rilevare anche l'Unicef - e, cioè, sul tema dell'unità familiare, in linea con l'articolo 9 della Convenzione sui diritti dell'infanzia. Anche questo è un tema che va specificato. Presidente, pochi giorni fa, in Germania, migliaia di tedeschi sono scesi in piazza sulla base solo di rivelazioni della stampa relative a piani dell'estrema destra tedesca che discute di deportazioni di massa di migranti e di richiedenti asilo, qualcosa di non molto diverso, credo, da quello che stiamo facendo qui.

Presto cadrà il velo della vostra propaganda e della deriva securitaria che state dando alle vostre politiche fallimentari sull'immigrazione. Per ora, purtroppo, in Italia ci dobbiamo accontentare delle penose condotte di un Vice Ministro che si agita e dà degli incompetenti ad appartenenti alle Forze dell'ordine quando alcuni manifestanti, nella piazza di Forlì, protestano per i loro diritti di alluvionati ancora non risarciti. Questa è la vostra linea, penosa, vergognosa, e questo lo fate sulla pelle delle persone migranti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro, a titolo personale. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Volevo raccogliere l'invito del Vice Ministro Cirielli sul tema relativo al modo in cui scriviamo le leggi e, quindi, il suo richiamo alla necessità che ci sia un testo snello. Ciò è assolutamente condivisibile anche se, tendenzialmente, facciamo sempre l'opposto.

Segnalo, invece, come questo emendamento 3.26 Bonafe', in realtà, sia non solo un'aggiunta assolutamente necessaria, ma possa aiutare, soprattutto in prospettiva, a evitare che ci possano essere dubbi interpretativi. Lo rileggo per i colleghi: “(…) con esclusione di minori non accompagnati, di donne incinte, di persone bisognose di cure urgenti ed essenziali e, in generale, di persone vulnerabili”. Crediamo che non ci siano assolutamente da parte nostra intendimenti ostruzionistici e che questa formulazione aiuti e arricchisca il testo e possa consentire di non avere quei dubbi interpretativi che spesso, invece, per come scriviamo le leggi, tendono a esserci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.26 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.27 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi noi stiamo parlando di un provvedimento che oramai è chiaro a tutti come si manifesti. Si manifesta come un testo molto lacunoso, un testo che presenta situazioni non chiare e che ha imposto a noi, deputati e deputate nelle Commissioni, di fare molte domande ai rappresentanti del Governo. In particolare, noi ci siamo rivolti al Vice Ministro Cirielli che, come lei sa, lo conosciamo, è persona resistente, per così dire, un po' coriacea verso le richieste dell'opposizione. Anch'egli, però, ha ritenuto, forse, di doverci dare qualche risposta e, allora, è arrivato con questa nota scritta, Presidente, in cui ci ha portato alcune risposte agli interrogativi più calzanti che noi abbiamo sottoposto.

Con la prima domanda si chiedeva in quale sede sarà effettuato lo screening dei soggetti vulnerabili. La seconda chiedeva in che modo saranno individuati i migranti che non possono essere condotti in Albania. Con la terza domanda si chiedeva dove verranno allocati i migranti al termine del periodo di detenzione amministrativa. Con la quarta domanda si chiedeva come si potrà procedere al rimpatrio dei migranti collocati in Albania. Queste sono 4 tra le tante domande che noi abbiamo fatto, ma che il Vice Ministro Cirielli ha deciso di non lasciar cadere e, dunque, è venuto da noi, con questa nota che, però, era piena di “si avanza l'ipotesi di”, “potrebbe essere che” ed “è presumibile pensare a”.

Allora, come può essere che un testo che è sottoposto alla discussione della Commissione e, dopo pochi giorni, a quello dell'Aula, abbia questa incertezza, manifestata proprio tramite una rappresentante del Governo, che non si sente in condizioni di poter affermare com'è, perché non lo sa, perché nel testo non c'è scritto. E allora tanti sono gli interrogativi. Di alcuni ne abbiamo parlato prima, alcuni sono rimasti senza risposta, su altri forse riusciremo ad avere qualche risposta dopo, non poniamo limiti alla Provvidenza, Presidente. Adesso ci poniamo di fronte a questo emendamento, che dice chiaramente: “esclusivamente qualora il trasporto verso il territorio albanese non comporti un evidente ritardo nell'espletamento dei soccorsi”.

Che vuol dire questo, Presidente? Vuol dire semplicemente che andare in Albania a seguire la rotta albanese, dopo un soccorso, non può avere la precedenza rispetto alla necessità di effettuare un altro soccorso. Perché vede, che questa maggioranza non avesse a cuore la sorte dei migranti e anche l'incolumità dei migranti lo sapevamo da sempre. Ma poi, questo, l'ha messo nero su bianco, ha fatto il decreto contro le ONG e in quel decreto era impossibile, per una nave umanitaria, effettuare più di un salvataggio: cosa che grida vendetta come norma, perché, di fatto, omettere il soccorso è un reato. Quindi, questa norma impone ai comandanti delle navi umanitarie di commettere dei reati, perché non si possono fermare più di una volta a soccorrere persone bisognose.

E poi questo decreto fa anche un'altra cosa molto grave: in qualche modo, decide che i naufraghi debbano essere lasciati non nei porti più vicini, ma nei porti che vengono assegnati di volta in volta, Presidente. Allora, abbiamo visto Livorno, Ravenna, La Spezia e via dicendo, questo per togliere di mezzo testimoni scomodi in mezzo al mare, così, se non si vedono i naufraghi che muoiono, la morte di quei naufraghi diventa funzionale al contenimento del numero dei flussi. Però, Presidente, a noi sta a cuore invece la vita dei migranti. E vado a concludere. Quindi, in questo emendamento, diciamo che, prima di tutto, prima di arrivare al trasporto in Albania, devono essere fatti tutti i necessari salvataggi. Ma non avevamo speranza che venisse accolto e infatti ha avuto parere contrario. Era dovere, però, farlo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Molto rapidamente, per sostenere questo emendamento, che, come la collega Boldrini ha spiegato, interviene su un nodo cruciale, in questo caso non sui dispositivi di presunta accoglienza o di espletamento delle pratiche delle richieste d'asilo, ma sul salvataggio di chi rischia di affogare. Ora, tratte lunghe implicano un tempo più lungo. Si tratta di metterci più tempo per andare e per tornare nella zona delle operazioni, cioè quella in cui gli assetti hanno il compito di evitare che le persone affoghino. Se ci vuole più tempo, ce ne vuole di più per tornare in quell'area e quindi ci saranno più persone senza soccorso.

In secondo luogo, il soccorso ha una caratteristica nella normativa internazionale: si conclude quando chi è stato salvato dal possibile naufragio viene condotto a terra in un luogo sicuro. È ovvio che un tragitto più lungo rende più lunghi tempi con cui si concludono e si espletano le procedure di soccorso. È molto chiaro: negare il parere favorevole a questo emendamento significa consapevolmente - questa volta, sì! - mettere a rischio più persone, oltre che rendere meno efficace la qualità del soccorso che si è tecnicamente effettuato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Qualche minuto fa, la collega Boschi ha molto opportunamente ricordato la bella notizia di oggi pomeriggio: Io capitano, il film di Matteo Garrone, è stato selezionato nella cinquina del Premio Oscar come miglior film straniero. Io immagino l'orgoglio della maggioranza e del Governo, orgoglio sincero di patrioti.

Ecco, l'emendamento vi chiede di tradurre quell'orgoglio in una piccola testimonianza di coerenza, cioè garantire che il trasbordo verso il territorio albanese non comporti alcun ritardo nell'espletamento dei soccorsi. Abbiamo poche speranze, ma, se potete, pensateci. Se invece - come è possibile, se non quasi certo - voi respingerete anche questo emendamento, e però Io capitano dovesse vincere la statuetta, almeno risparmiateci le congratulazioni della Premier e del Ministro della Cultura Sangiuliano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Anzi, per mandato istituzionale, il Ministro Sangiuliano una parola dovrà comunque dirla, però, vi prego, sinceratevi che prima almeno abbia visto il film (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. A titolo personale per richiamare all'Aula un fatto, quello relativo ai costi di questa legge: si è detto 650 milioni in 5 anni, ma, in realtà, possono essere molti di più, come abbiamo capito questa mattina in Commissione bilancio, perché gran parte delle voci sono evidenziate in maniera assolutamente generica. In particolare, i noli delle navi, 20 milioni l'anno per 5 anni, sono uno di quegli ambiti in cui la fluttuazione dei prezzi, anche in relazione ai fatti bellici in corso, non rende prevedibile in 5 anni quale sarà il reale importo. C'è poi, inoltre, il fatto che si decide di spendere soldi dello Stato italiano in territorio albanese per realizzare infrastrutture su terreni di proprietà del Governo albanese, che rimarranno in Albania, utilizzando le nostre risorse. Quindi, Presidente - e vado a concludere -, tra 5 anni, quando finirà questo programma, saremo in un'altra legislatura, io spero in un altro quadro politico, e andremo a verificare se queste risorse oggi pensate saranno state spese correttamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.27 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'emendamento 3.30 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siccome non mi capita spesso, voglio dirlo: personalmente avevo apprezzato che il Governo avesse deciso di presentare alle Camere questo disegno di legge di ratifica. Era doveroso farlo, ma non era scontato, perché è stato il frutto di un'assunzione di responsabilità - dobbiamo dircelo in quest'Aula - da parte del Ministero degli Affari esteri e del Ministero dell'Interno, a fronte di un Palazzo Chigi che aveva espressamente negato questa eventualità, ignorando nei fatti la Costituzione. Però, quello che sta succedendo in quest'Aula - e io approfitto parlando di questo emendamento per dirlo - è che voi state vanificando questo passaggio parlamentare. E poiché io non posso credere che questo sia il frutto dell'indisponibilità della relatrice o dei membri del Governo, che sono qui presenti, è evidente - e la ragione l'hanno detta i colleghi - che voi state soggiacendo a un diktat che è arrivato da Palazzo Chigi con l'esplicita volontà di fare esattamente quello che voleva fare, cioè vanificare il passaggio parlamentare e non rispettare il lavoro di quest'Aula, perché siete stati per tutto il tempo in Commissione, e oggi qui in Aula, ciechi e sordi rispetto anche alle norme di buon senso che arrivavano non dal Partito Democratico, ma da tutte le opposizioni con spirito costruttivo.

Con l'emendamento 3.30 Bonafe', ci limitiamo a preservare la posizione dei richiedenti protezione internazionale, che sono figure, per definizione, vulnerabili, per definizione, meritevoli di tutela e di protezione e lo facciamo in un'ottica di riduzione del danno. Così come abbiamo chiesto quali categorie non dovevano arrivare a essere portate in Albania, perché vulnerabili o più vulnerabili di altre, in questo caso vi diciamo quali possono andare lì, ma anche in questo caso voi, di fronte a un'evidente discriminazione, vi rifiutate di adottare anche il minimo criterio, perché i criteri non li volete, ma voi volete l'arbitrio.

Allora, i colleghi l'hanno detto: questo Protocollo è inutile e costoso, però, se andiamo all'osso di quello che stiamo votando in quest'Aula, cioè il fatto che raccogliamo persone al centro del Mediterraneo, le portiamo in Albania e quando ci accorgiamo che non sono rimpatriabili immediatamente le dobbiamo riportare in Italia, ci accorgiamo che, dietro questo, che sembra un gioco sulla pelle delle persone, c'è anche un po' di cattiveria. È questo ciò che voglio dire: è un'inutile cattiveria, è una costosissima cattiveria in cui a perdere sono tutti: sono gli italiani, che perdono 700 milioni di euro, e sono gli stranieri, che perdono diritti e garanzie fondamentali che noi, come Italia, abbiamo il dovere di garantirgli. A pagare sono loro per la vostra propaganda, sì, per i vostri spot elettorali, ma anche un po', credo, per appagare la frustrazione dell'incapacità di gestire quei flussi migratori sui quali per decenni avete politicamente lucrato e di fronte ai quali oggi andate a nascondervi in Albania (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.30 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'emendamento 3.31 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sa, Presidente, quando la politica abitava ancora questo luogo, cosa accadeva a provvedimenti del genere? O accadeva quello che vi ha suggerito il collega Amendola, ovvero un Governo che, dinanzi a una proposta legittima di buonsenso, fermava il gioco, riscriveva, riformulava e ripresentava, o, nella seconda ipotesi, Presidente, un Vice Ministro e Sottosegretari dimostravano, dopo martellanti richieste avvenute in Commissione e in Aula, il fatto che sono dove stanno, perché stanno esplicitando la funzione in libertà.

Allora, Presidente, mi consenta di esprimere solidarietà, perché sono ore e ore che stiamo chiedendo un perché e mi sia consentito - e me ne dispiaccio, perché ho profonda stima, umana e personale, per il Vice Ministro Cirielli - che, se dopo ore e ore di richiesta, il massimo che ci sentiamo dire è che dobbiamo stare tutti a dieta, allora va bene, va benissimo, ma credo che stiate andando oltre ogni umana - mi sia consentito, Vice Ministro - decenza politica, perché va bene il suo bon ton istituzionale, ma questo non è bon ton istituzionale, perché dalle parti nostre - e non lo posso dire in pubblico e dinanzi a un microfono - si chiama in maniera diversa.

Ciò detto, mi permetto e ci permettiamo di chiedervi per l'ennesima volta di darci una spiegazione del perché.

Vi abbiamo chiesto perché avevate inserito all'articolo 9 del Protocollo la parola “nati” e non ci avete dato una spiegazione. Vi abbiamo chiesto, a più riprese, di inserire, nero su bianco, scripta manent verba volant, che le persone vulnerabili non venissero portate in Albania, dopodiché non ci avete dato una risposta. Vi abbiamo chiesto come diavolo fate in 48-72 ore su una nave piena di disperati a riconoscere, a fare lo screening, a fare la separazione e a decidere chi va in direzione Albania e chi va in direzione Italia e non ci avete risposto.

L'unica risposta che ci avete dato - e qui mi consentirà, Presidente, di correggere il mio collega Ciani - c'è venuta dal collega Urzi', che ricordavo non a fare l'esploratore quanto il giovane esploratore e che ricordavo di aver lasciato a fare le sperimentazioni sugli orsi e sui cinghiali e lo ritroviamo qui, che ci dà lezioni sui diritti umanitari e sui migranti. Complimenti e andate avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale. Non vedo in Aula, Presidente, la deputata Gardini, collega della Commissione affari esteri, che è stata l'unica deputata che, nel dibattito, è intervenuta, riportando una teoria che, secondo me, è al fondo anche di tutte le contraddizioni di questo testo.

Questo è un testo contraddittorio e costoso, è uno spot, ma alla fine, qual è il senso di tutta questa fretta? Ovviamente, mettere il primo recinto spinato, ma c'è una logica: se noi facciamo un punto in Albania, c'è la teoria del pull factor. Questa teoria del pull factor - mi riferisco al Vice Ministro e alla Sottosegretaria - è una teoria antica, è una teoria che sentiamo da tempo e non è mai stata approvata. Addirittura, adesso, facciamo questa operazione, perché, secondo alcuni, centinaia di decine di migliaia di persone che vengono dall'Africa, sapendo che si arriva in Albania, si spaventano e si fermano.

Ora, lo dico per la politica estera di questo Paese, per la conoscenza di tutti i leader africani che vengono domenica: ma veramente pensate che, facendo questa operazione, si bloccano, per paura che l'Italia li deporti in Albania? Ma vogliamo spendere tutti questi soldi e soprattutto vogliamo negare i diritti, per dare un messaggio ai Presidenti africani domenica, che fermiamo le immigrazioni, perché gli facciamo paura, portandoli in Albania? Ma abbiate un po' di pietà per la politica estera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sinceramente, mai mi sarei aspettato di vedere questo Governo e questa maggioranza di destra far fare alle navi dello Stato, Guardia di finanza, Marina eccetera, quello che loro vogliono far fare alle ONG. Sostanzialmente, queste navi, cosa fanno? Devono stare in mare, possono andare anche molto vicine alle coste della Tunisia piuttosto che della Libia, ma a più di 12 miglia, e poi vengono mandate il più lontano possibile, cioè esattamente quello che stanno facendo alle ONG, che stanno in mezzo al mare - quelli per cercare di salvare le persone, loro per cercare di portarli in Albania -, ma non gli viene permesso, come alle navi dello Stato, di portare le persone il più vicino possibile e non è permesso nemmeno alle ONG di fare i trasbordi in mezzo al mare.

Invece, qui c'è una piccola eccezione, perché il Governo non ci ha ancora spiegato precisamente come vengono divise le persone, facendo lo screening in mezzo al Mediterraneo, a prescindere dalle condizioni meteo marine, dividendo quelli che dovrebbero andare in Albania da quelli che dovrebbero andare sulle coste italiane.

Penso che il fatto che il Governo non ci abbia ancora spiegato queste cose sia dovuto a due elementi: il primo - e chiudo - è che come al solito è reticente e…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

MATTEO MAURI (PD-IDP). …il secondo è che si inventano le cose un giorno dopo l'altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.31 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'emendamento 3.32 Carotenuto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Presidente, con questo emendamento chiediamo semplicemente che il nostro Paese adempia agli obblighi di soccorso in mare prescritti dalle norme internazionali. Ma voi voterete contro perché, per voi gli accordi internazionali valgono solo se si tratta di inviare armi, ma, con la sanità al collasso, con il record di poveri, trovate i soldi per spedire i migranti in Albania. D'altra parte, vi chiamate chi Forza Italia, chi Fratelli d'Italia, vi definite patrioti e, poi, votate per la secessione dell'Italia del Nord (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, guardate, colleghi, che su questo non vi daremo tregua, perché state toccando, forse, il punto più basso che potevate toccare.

Siamo il Paese del paradosso, d'altronde, quindi voi lo rappresentate perfettamente. Lo dicevano alcuni colleghi, lo ripeto anche io: oggi sappiamo che Io Capitano, il film di Matteo Garrone, ufficialmente è uno dei 5 film candidati all'Oscar per il miglior film straniero. Il film racconta la storia di Mamadou, un ragazzo che da tempo vive a Caserta e che, dopo aver attraversato il deserto prima, essere sopravvissuto ai lager libici e, poi, aver attraversato il mare, è arrivato miracolosamente in Italia e, non essendo deportato in Albania - perché questo avreste fatto anche con lui -, ha avuto l'opportunità di raccontare la sua incredibile storia a Matteo Garrone, che ne ha fatto un meraviglioso film. Domani un film come Io Capitano racconterebbe anche della vostra cattiveria verso Mamadou (Commenti). Allora, questa giornata rende del tutto evidente che c'è in questo Paese …

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Carotenuto la parola “cattiveria”, la prego.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Che c'è di male, Presidente? È un giudizio politico il mio…

PRESIDENTE. La prego, cortesemente no.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Cattiveria, l'ho sentito anche da colleghi in precedenza…

PRESIDENTE. Richiamerò anche i colleghi.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Crudeltà, va bene?

PRESIDENTE. Per favore.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Allora, questa giornata rende del tutto evidente che c'è in questo Paese chi, di fronte a queste storie, con la sensibilità, la creatività, ma, soprattutto, con il senso di umanità e con quei valori cristiani tipici del popolo italiano, di cui voi blaterate solo in campagna elettorale, realizza un film straordinario che ci dà lustro, dà lustro al nostro Paese, sulla scena internazionale. E, poi, c'è il vostro cinismo, del quale saremo costretti tutti quanti a vergognarci di fronte al mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.32 Carotenuto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'emendamento 3.33 Alfonso Colucci, se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.33 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'emendamento 3.36 Boschi, se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.36 Boschi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'emendamento 3.37 Fratoianni. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento che vuole garantire alle persone che saranno detenute nei centri in Albania, quantomeno, la possibilità di vedere i propri avvocati. Infatti, si chiede che sia garantito l'accesso agli avvocati e ai loro ausiliari, nonché alle organizzazioni internazionali e alle agenzie dell'Unione europea che prestano consulenza e assistenza ai richiedenti protezione internazionale, cioè esattamente il minimo che deve essere garantito alle persone che corrono il rischio di veder violati i loro diritti, quindi la possibilità di vedere l'avvocato, la possibilità che le organizzazioni internazionali possano entrare per garantire che non ci siano violenze, che non ci siano soprusi. Questo è l'elemento fondamentale della democrazia, vale a dire che ogni persona possa tutelare i suoi diritti attraverso un avvocato e che ci sia un'osservazione di un ente indipendente, autonomo, come le organizzazioni internazionali, che possono garantire la democraticità e la correttezza di queste istituzioni.

Per queste ragioni, Presidente, io non riesco a capire perché la maggioranza insista nel non voler accettare alcuna delle nostre proposte. Sono in discussione i diritti fondamentali delle persone, che, come dicevo prima, sono fragili, hanno affrontato delle tragedie per arrivare fino alle nostre coste e che, in quelle situazioni, corrono il rischio di non vedere garantiti i loro diritti. Cosa è garantire a queste persone la possibilità di ricevere visita dagli avvocati, dagli esponenti delle organizzazioni internazionali? Io penso che il nostro Governo si stia macchiando di un grave, un gravissimo reato, quello di determinare il fatto che noi, cittadini e cittadine italiani, possiamo provare vergogna per quello che può accadere dentro questi centri (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo ai proponenti sottoscrivere questo emendamento e faccio una breve dichiarazione di voto. Ho sempre creduto che la politica si dovesse occupare degli ultimi. E per ultimi, normalmente, intendiamo i fragili, i poveri. In quest'Aula mi sono chiesta sempre chi fossero realmente gli ultimi, e sono arrivata alla conclusione che gli ultimi sono i detenuti, cioè quelli di cui nessuno si occupa. Mi sono chiesta perché non ci occupiamo seriamente e concretamente dei detenuti, dello stato dei detenuti, nonostante le denunce internazionali. Forse, probabilmente, perché non votano, questo mi sono detta. Ma questo Governo ha fatto di più, ha creato gli ultimi degli ultimi, cioè gli immigrati che verranno condotti in Albania. Questi, infatti, non soltanto vivranno una situazione di detenzione a tutti gli effetti - quindi, paragonare gli immigrati ai detenuti non è un'esagerazione - ma, addirittura, agli immigrati viene tolto il diritto di difesa, un diritto sacrosanto, il diritto naturale alla difesa, che viene limitato completamente, quasi annullato, perché non si dà loro neanche la possibilità di avere un contatto diretto con l'avvocato, un contatto che chi fa questa professione sa bene essere, molto spesso, un contatto anche umano. Trovo che questa cosa sia atroce ed estremamente inaccettabile in una democrazia; è inaccettabile che esportiamo una compressione di un diritto fondamentale in altri Paesi. Per questo chiedo un ripensamento e chiedo che quest'Aula, in un atto di dignità e di rispetto dei nostri valori fondamentali, che sono i diritti inviolabili, possa votare a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere questo emendamento e per tradurre quello che, giustamente, la deputata Auriemma diceva.

Se leggiamo bene questo testo, ci sono tre categorie - o, meglio, in un caso, si tratta di categorie e, in due casi, di organizzazioni - che per legge, per legge internazionale, devono accedere a questo luogo, essendo un luogo di detenzione amministrativa. Quindi, ci sono persone, gli avvocati, che, in forza del diritto internazionale, devono accedervi; non mi sembra un emendamento che cambi il quadro; tra l'altro, siamo in prima lettura, non capisco tutta questa chiusura.

Punto secondo: le agenzie europee; io capisco che uno non voglia che entri il commissario, anzi, dobbiamo dire: “lontani!”, però c'è Frontex che, tutto sommato, anch'essa per gli accordi europei, ha diritto ad entrare.

Punto terzo: le organizzazioni delle Nazioni Unite, l'UNHCR, l'OIM, tra l'altro l'OIM fa anche i rimpatri volontari, quindi, in molti casi è utile proprio a sanare alcune condizioni, in termini di protezione internazionale.

Dite “no” a queste tre categorie, mi spiegate in base a quale logica? Che cosa cambia di così stratosferico a non mettere queste tre categorie dentro un testo di legge che è bilaterale; quindi, è necessario, anche nella contrattazione con l'altro soggetto, essendo una ratifica tra due Stati, avere ben chiaro chi possa entrare. È tutto qui, è molto semplice, ma non capisco ancora questo diktat a non modificare queste tavole, che sembrano scritte, non so, sulla sabbia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà ad un solo deputato appartenente a tale gruppo lo svolgimento di un breve intervento, della durata di un minuto, su ciascuna proposta emendativa, per illustrare la posizione del gruppo medesimo, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.

Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Presidente, riguardo a questo articolo sta succedendo un po' quello che è accaduto per le categorie vulnerabili, dove le norme prevedono che le categorie vulnerabili, appunto, non vengano portate in Albania e, qui, il principio è lo stesso, è evidente che non si può dire di no agli avvocati, non si può dire di no alle organizzazioni internazionali, ma, soprattutto, non si può dire di no alle agenzie dell'Unione europea. Che non vogliate tenere in considerazione questo emendamento, anche riformulandolo, veramente non ha alcun senso, a meno che, appunto, non si vogliano veramente tener fuori anche le agenzie dell'Unione europea. Ricordo, in particolare, anche un'altra cosa: le risorse europee per i rimpatri e per altre questioni che riguardano questo Accordo - essendo questo, come ha detto la commissaria, fuori dal diritto dell'Unione europea - non verranno utilizzate. Allora, già non utilizziamo le risorse, perlomeno sfruttiamo il lavoro delle agenzie, che sono europee, non sono agenzie che chissà da dove vengono.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, come testé ha sottolineato la collega Bonafe', qui ci troviamo in una situazione analoga a quella relativa all'altro emendamento, il 3.25 Bonafe', perché, come ci aveva spiegato il rappresentante del Governo in sede di Commissione, l'accesso agli avvocati, alle organizzazione internazionali e alle agenzie dell'Unione europea trova già riscontro in altre norme. Però, a maggior ragione, crediamo che sia assolutamente necessario ribadire all'interno della norma questa facoltà, questa possibilità, questa garanzia fondamentale, nel caso dell'accesso degli avvocati, alla eventuale difesa.

Quindi, da questo punto di vista, chiedo formalmente alla relatrice e al Governo un accantonamento, con la possibilità e l'assoluta disponibilità a trovare una riformulazione che possa fare anche un più generico riferimento alle normative già esistenti, ma che, nei fatti e nella sostanza, dia questa garanzia, che crediamo sia assolutamente fondamentale. Quindi, chiedo l'accantonamento.

PRESIDENTE. Relatrice?

SARA KELANY, Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. Parere contrario all'accantonamento.

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, lei insiste per porre in votazione la richiesta?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Io insisto, perché veramente con riferimento a questo aspetto ritorniamo su un ragionamento fatto già in precedenza e questa ritrosia da parte del Governo e da parte della relatrice ci pare eccessiva.

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, quindi insiste per la votazione?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Sì, ribadisco la richiesta di porre in votazione la richiesta di accantonamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Sulla richiesta di accantonamento, adesso, darò la parola a un deputato contro e a uno a favore. Chi chiede di parlare contro?

Onorevole Candiani, vuole parlare contro?

STEFANO CANDIANI (LEGA). Sono contrario, punto.

PRESIDENTE. Perfetto. A favore? Onorevole Amendola, prego.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Presidente, dopo questo grande intervento dell'onorevole Candiani, che saluto e che apprezzo per la sua spiegazione così profonda, vorrei insistere su un punto e mi rivolgo alla relatrice, ecco, non al Governo, perché credo che sia ostaggio della relatrice. Qui, non stiamo dicendo niente di paradossale, niente di illegale, è la legge italiana che dice che nei centri di detenzione amministrativi devono entrare gli avvocati, non mi sembra uno scandalo mondiale. In questo processo storico che tutta l'Europa vuole, non facciamo entrare le agenzie dell'Unione europea? In questo processo storico, in questa realtà meravigliosa, l'UNHCR e l'OIM - OIM che ci deve aiutare a fare i rimpatri volontari - non possono entrare.

Ora, possiamo stare qui tutto il tempo, l'abbiamo dimostrato anche in Commissione, non abbiamo fatto ostruzionismo, c'è chi è proprio allergico all'ostruzionismo, stiamo andando sul merito, ma il merito qui non è la posizione dell'opposizione, è la legge italiana: come potete dire “no” a emendamenti della legge italiana? Cambiateli, riscriveteli, scriveteli in forma vostra, fate come volete, ma non potete fare un testo di legge che manda in giro per il mondo, per l'Europa, questo grande processo storico, che non rispetta, paradossalmente, la legge italiana.

Allora, accantonare, significa guardarlo e noi abbiamo fiducia che troverete una formulazione molto migliore di quella dell'opposizione, ma ciò se vogliamo fare dialettica parlamentare, se, invece, c'è solo il diktat da Palazzo Chigi: si fa così e punto, ditelo chiaramente, petto in fuori, come ha fatto l'onorevole Candiani, e buonanotte ai suonatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonamento dell'emendamento 3.37 Fratoianni.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 27 voti di differenza.

A questo punto, passiamo alla votazione dell'emendamento 3.37 Fratoianni.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.37 Fratoianni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.40 Fratoianni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.43 Zaratti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.47 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.49 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.52 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.53 Magi e 3.54 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.55 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'emendamento 3.56 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare il deputato Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Signor Presidente, questo è uno di quegli emendamenti che ha a che fare con il tema delle garanzie, lo si è detto poco fa. C'è un aspetto legato a scrivere nel testo, in modo chiaro, quali sono i riferimenti alle persone che vanno nei centri. Dall'altra parte, ci sarà più avanti un aspetto relativo agli accordi internazionali, le norme europee e il loro rispetto. Qui siamo di fronte a un tema di garanzie e lo Stato liberale si costruisce sulla base del diritto, sulla base delle garanzie e le garanzie non sono mai quelle dei più ricchi e dei più forti, le garanzie sono quelli dei più deboli e dei più fragili. Qui sta il valore aggiunto della democrazia, che non è un sistema di elezione, è un sistema di tutele di garanzie. Allora, in questo e in altri passaggi c'è esattamente questo, cioè come si tutelano i diritti, seguendo procedure chiare, di chi è più debole e più fragile. Certamente, mentre su altre cose, magari mi sarei potuto anche sorprendere di un atteggiamento di indisponibilità da parte del maggioranza, su questo faccio più fatica sinceramente a sorprendermi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.56 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Avverto che il gruppo Partito Democratico ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.58 Alfonso Colucci e 3.59 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.60 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.81 Boschi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.61 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.64 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.65 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.66 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.69 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.72 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.74 Alfonso Colucci e 3.75 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.76 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.78 Onori, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'emendamento 3.79 Alfonso Colucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Oltre a chiedere di aggiungere la firma, volevo spendere due parole su questo emendamento, che si spinge sull'essenza stessa di questo provvedimento, che è un gigantesco hotspot, ma elettorale, e spiego perché.

È stato detto da più persone che costerà circa 650 milioni. In Commissione bilancio, dovevamo verificare costi e coperture, ma abbiamo acquisito due informazioni interessanti, cioè che per la costruzione e la gestione di queste strutture la relazione tecnica e, quindi, il Governo e la maggioranza si sono riferiti ai costi simili, a quelli della gestione e della creazione delle strutture in Italia, mentre per la spesa per la sicurezza dei ricoveri è stato usato come base il costo della vita in Albania. La domanda è: perché non è stato utilizzato lo stesso parametro anche per la costruzione e per la gestione di queste strutture? In Italia, per esempio, il costo per la costruzione di un chilometro di alta velocità è pari a circa 61 milioni di euro, in Francia è di 10 milioni, in Spagna di 9,8 milioni e in Giappone di 9,3 milioni. In altri termini, in Italia abbiamo costi di costruzione mediamente più alti di 6 volte rispetto a quelli di altri Paesi, alcuni europei ed altri extra europei. Allora, ripeto: perché non abbiamo usato lo stesso parametro riferito al costo della vita e al costo di costruzione in Albania? Abbiamo due possibilità, tertium non datur: o non sapete fare i budget, non sapete fare le valutazioni e le stime - ci sta, lo avete dimostrato anche in altre situazioni, una per tutte, le ZES - oppure state lasciando - a pensar male si fa peccato, ma, talvolta, ci si azzecca - una sorta di extra profitto, che, ovviamente, è esagerato, a chi costruirà e gestirà, extra profitto che, ovviamente, non tasserete, memori di quello che avete fatto con le banche.

Il problema è che la società albanese che costruirà o la società italiana o la società italiana e albanese che, in joint venture, andrà a costruire, ovviamente, nel momento in cui avete valutato un costo di costruzione pari a 100, non offrirà il costo di costruzione e di valutazione di gestione pari a 25, 30 o 40 in Albania, offrirà costi più elevati e, quindi, questo avrà un costo maggiore per l'Italia.

Non avete neanche accettato gli emendamenti che sottoponevano gli appalti all'Anac e alle leggi sull'antimafia. Questo emendamento voleva tutelare solamente l'Italia e i soldi degli italiani. Voi parlate sempre di voler tutelare l'Italia e avete addirittura cambiato i nomi dei Ministeri, cercando di pensare all'Italia. Magari ci penserà la Corte dei conti a fare un controllo, anche se voi siete restii a questo e avete già eliminato il controllo concomitante della Corte dei conti per il PNRR. Magari, mi aspetto che farete la stessa cosa anche per situazioni come queste.

Quindi, la domanda è: perché dite di “no” ad un emendamento che va a tutelare? Perché è chiaro che, in un caso, avete sbagliato a fare i calcoli, nell'altro, invece, avete commesso un atto di sciatteria. Scegliete voi quale sia peggio fra le due. E quando la Sottosegretaria, prima, ha ritirato in ballo la questione della mistificazione, credo invece che dovrebbe dare una risposta al perché questo Governo non voglia assicurare trasparenza nell'utilizzo delle risorse pubbliche e bocciate un emendamento - perché in Commissione bilancio lo avete bocciato -, dicendo che ci sono potenziali oneri per la finanza pubblica, quando è esattamente il contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Intervengo solo per esprimere il voto favorevole sull'emendamento, che è in linea con le garanzie e con la trasparenza e che ancora una volta - ma ne abbiamo avuto riprova per tutto il pomeriggio - evidenzia l'atteggiamento della maggioranza e del Governo, che hanno creato un vero e proprio muro di gomma nei confronti di tutti i tentativi di apertura, più che argomentati, da parte di tutte le opposizioni, che hanno cercato di fare breccia sulla sensibilità e sull'attenzione ai valori costituzionali, ma che, purtroppo, hanno trovato un muro di gomma che evidenzia il cosiddetto diktat che arriva da Palazzo Chigi.

Infatti, non si può non aprire una discussione su nessun emendamento, laddove, ripeto, questi emendamenti pongono temi argomentati su princìpi costituzionali e su princìpi di trasparenza e di garanzia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.79 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 48).

Essendo giunti alle ore 20, interrompiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefano Maullu. Ne ha facoltà. Prendo atto che ha rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Erik Pretto. Ne ha facoltà. Colleghi, per cortesia, uscite in silenzio. Ascoltiamo l'onorevole Pretto. Onorevole Pretto, un minuto di pazienza. Prego.

ERIK UMBERTO PRETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Nella mattinata di sabato 20 gennaio è avvenuto un fatto gravissimo, che ha scosso l'intera comunità vicentina: una manifestazione organizzata per protestare contro la presenza del padiglione israeliano alla nota Fiera dell'oro di Vicenza, sfociata poi in aggressioni e scontri, ha provocato seri problemi di sicurezza, culminati con il ferimento di diversi agenti di Polizia.

Intendo esprimere la mia piena solidarietà alle Forze dell'ordine, quotidianamente impegnate, anche a rischio della propria incolumità, e la mia più ferma condanna a ogni forma di violenza, specialmente se rivolta contro i nostri agenti.

La città di Vicenza merita di più. Un tessuto imprenditoriale che dà lavoro a migliaia di cittadini e si pone come riferimento nazionale per settori manifatturieri e commerciali trainanti per l'economia del Paese non può essere attenzionata per fatti di cronaca che sviliscono l'intera comunità.

Rinnovando il mio sdegno per quanto avvenuto, auguro una pronta guarigione ai poliziotti feriti, sperando che possano tornare a svolgere il loro prezioso servizio quanto prima (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. C'è una questione di importanza tutt'altro che secondaria, che non ha ancora trovato in questa Assemblea lo spazio che merita e che, purtroppo, anche i parlamentari devono decifrare, diciamo così, interpretando gli articoli che si susseguono sulla stampa, da alcune settimane. Mi riferisco all'annunciato e probabilmente prossimo provvedimento di privatizzazione di Poste Italiane, che va iscritto nel piano più ampio di privatizzazioni previsto da questo Governo, per circa 20 miliardi.

In verità, le notizie che si sono susseguite sulla stampa ci hanno fornito informazioni diverse, non univoche: si va dalla vendita di tutta la quota del 29,26 per cento e, nelle ultime ore, è emersa un'ipotesi di cessione tra il 10 e il 20 per cento. Non si tratta propriamente della stessa cosa, perché una cosa è andare al di sotto del 50 per cento della proprietà di Poste Italiane e un'altra cosa è rimanere in quota di maggioranza. In ogni caso, è una questione molto rilevante per il Paese, decisiva per lo sviluppo del Paese, perché perdere il controllo di un'azienda strategica e decisiva, anche per la struttura economica e per i servizi dei cittadini, è questione molto seria, che oltretutto interessa - voglio ricordarlo - ben 120.000 lavoratori attualmente occupati in Poste Italiane e che conoscono bene le conseguenze delle privatizzazioni che si sono fatte in questo Paese.

Quindi, si tratta di una questione molto seria, sulla quale noi avevamo depositato un question time qui, in Aula, la settimana scorsa, ma, in modo del tutto anomalo - non solo irrituale, ma anche abbastanza grave -, nelle ultime ore, se non negli ultimi minuti, ci è stata comunicata l'indisponibilità del Governo per vari motivi (indisponibilità del Ministro, dei Sottosegretari, del Ministro per i Rapporti con il Parlamento). È un fatto che noi abbiamo giudicato grave, sul quale abbiamo fatto una comunicazione alla Presidenza della Camera e che valutiamo come una fuga.

Quindi, di fronte alla serietà della questione e a un rinvio che non è giustificato, noi chiediamo che il Ministro dell'Economia, Giorgetti venga al più presto a riferire qui, su questa materia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 24 gennaio 2024 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno. (C. 1620-A​)

Relatori: KELANY (per la I Commissione) e FORMENTINI (per la III Commissione), per la maggioranza; MAGI (per la I Commissione), di minoranza.

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

Istituzione del premio di "Maestro dell'arte della cucina italiana". (C. 1419-A​)

Relatrice: LA PORTA.

3. Seguito della discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea. (Doc. LXXXVI, n. 1-A)

Relatore: GIORDANO.

4. Seguito della discussione della mozione Caso, Manzi, Piccolotti ed altri n. 1-00208 concernente iniziative in ordine alla revoca della nomina a Sottosegretario di Stato di Vittorio Sgarbi .

(ore 13,30 e ore 16,15)

5. Discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023.

(C. 1606​)

(ore 15)

6. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,05.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 5 il deputato Benvenuti Gostoli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 6 il deputato Cirielli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 16 i deputati Bordonali e Molinari hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 24 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 48 il deputato Zoffili ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1620-A - QUEST PREG COST N 1 275 273 2 137 117 156 73 Resp.
2 Nominale DDL 1620-A - QUEST PREG MERITO N 1 275 273 2 137 116 157 73 Resp.
3 Nominale DDL 1620-A - QUEST SOSPENSIVA N 1 271 268 3 135 116 152 68 Resp.
4 Nominale DDL 1620-A - ARTICOLO 1 276 276 0 139 155 121 68 Appr.
5 Nominale EM 2.3 276 273 3 137 122 151 67 Resp.
6 Nominale ARTICOLO 2 276 275 1 138 151 124 67 Appr.
7 Nominale EM 3.2, 3.1001 281 278 3 140 125 153 66 Resp.
8 Nominale EM 3.4 282 282 0 142 124 158 66 Resp.
9 Nominale EM 3.6 279 276 3 139 122 154 66 Resp.
10 Nominale EM 3.7 281 278 3 140 124 154 66 Resp.
11 Nominale EM 3.12 284 282 2 142 127 155 66 Resp.
12 Nominale EM 3.16 282 273 9 137 118 155 66 Resp.
13 Nominale EM 3.18 281 279 2 140 126 153 66 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 3.1000 281 277 4 139 125 152 66 Resp.
15 Nominale EM 3.20 280 277 3 139 126 151 66 Resp.
16 Nominale EM 3.23, 3.24 279 277 2 139 127 150 66 Resp.
17 Nominale EM 3.28, 3.29 280 279 1 140 125 154 66 Resp.
18 Nominale EM 3.25 265 263 2 132 112 151 65 Resp.
19 Nominale EM 3.26 270 268 2 135 119 149 65 Resp.
20 Nominale EM 3.27 266 263 3 132 115 148 65 Resp.
21 Nominale EM 3.30 271 269 2 135 119 150 65 Resp.
22 Nominale EM 3.31 270 267 3 134 119 148 65 Resp.
23 Nominale EM 3.32 260 258 2 130 111 147 65 Resp.
24 Nominale EM 3.33 263 260 3 131 112 148 65 Resp.
25 Nominale EM 3.36 267 266 1 134 116 150 65 Resp.
26 Nominale EM 3.37 259 257 2 129 113 144 65 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 3.40 258 257 1 129 111 146 65 Resp.
28 Nominale EM 3.43 260 257 3 129 111 146 65 Resp.
29 Nominale EM 3.47 257 255 2 128 111 144 65 Resp.
30 Nominale EM 3.49 262 261 1 131 113 148 65 Resp.
31 Nominale EM 3.52 258 257 1 129 111 146 65 Resp.
32 Nominale EM 3.53, 3.54 255 253 2 127 111 142 65 Resp.
33 Nominale EM 3.55 258 256 2 129 113 143 65 Resp.
34 Nominale EM 3.56 260 259 1 130 110 149 65 Resp.
35 Nominale EM 3.58, 3.59 257 256 1 129 108 148 65 Resp.
36 Nominale EM 3.60 260 260 0 131 109 151 65 Resp.
37 Nominale EM 3.81 257 256 1 129 110 146 65 Resp.
38 Nominale EM 3.61 258 256 2 129 108 148 65 Resp.
39 Nominale EM 3.64 257 256 1 129 107 149 65 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 48)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM 3.65 256 255 1 128 110 145 65 Resp.
41 Nominale EM 3.66 260 258 2 130 110 148 65 Resp.
42 Nominale EM 3.69 253 253 0 127 107 146 65 Resp.
43 Nominale EM 3.72 257 255 2 128 106 149 65 Resp.
44 Nominale EM 3.74, 3.75 262 261 1 131 110 151 65 Resp.
45 Nominale EM 3.76 255 254 1 128 106 148 65 Resp.
46 Nominale EM 3.78 259 258 1 130 108 150 65 Resp.
47 Nominale EM 3.79 246 245 1 123 102 143 65 Resp.
48 Nominale ARTICOLO 3 251 249 2 125 145 104 65 Appr.