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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 225 di venerdì 12 gennaio 2024

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FILIBERTO ZARATTI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 70, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza in relazione al procedimento di decadenza avviato nei confronti dei consiglieri di opposizione del comune di Cesa, in provincia di Caserta - n. 2-00269)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Cerreto ed altri n. 2-00269 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Cerreto se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARCO CERRETO (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno. Grazie, onorevole Sottosegretario Wanda Ferro. Con i colleghi Cangiano e Zinzi e il capogruppo Foti abbiamo inteso chiedere al Ministro dell'Interno cosa sia accaduto a Cesa, comune del casertano che, secondo noi, rappresenta un caso unico in Italia. Infatti, all'ordine del giorno del consiglio comunale del 14 novembre 2023, vi è stata la proposta di decadenza dalla carica di consigliere comunale dell'intero gruppo consiliare di opposizione. Il consiglio comunale di Cesa è composto da 12 consiglieri comunali più il sindaco: 8 sono i consiglieri eletti nella lista civica di maggioranza che amministra la città e 4 sono i consiglieri, unitamente, ovviamente, al candidato sindaco che ha perso le elezioni e fu eletto consigliere insieme ad altri 3 consiglieri, tutti dichiarati decaduti dal sindaco e dal presidente del consiglio comunale. Vengono contestate loro 8 assenze all'adunanza del civico consesso tra fine marzo e luglio 2022: anche questa temporalità è importante e poi torneremo dopo a capire perché. Apprendiamo, comunque, da fonti di stampa che, per il presidente del consiglio, dottor Mangiacapra, espressione della maggioranza di centrosinistra, le assenze sarebbero ingiustificate. Diversa, invece, la versione dei consiglieri di minoranza che, nel periodo in cui si sono registrate le assenze, hanno manifestato, anche pubblicamente, la volontà di non presenziare ai consigli, come forma di protesta per le convocazioni mattutine alle quali, per impegni lavorativi, avevano più volte segnalato di non poter prendere parte.

Di fatto, i consiglieri, nei cui confronti è stato avviato il procedimento di decadenza in quell'arco di tempo, hanno manifestato pubblicamente la volontà di non presenziare ai consigli, come forma di protesta civile per le sistematiche convocazioni mattutine infrasettimanali e di critica verso l'amministrazione comunale su molteplici temi, quali il Piano urbanistico comunale (PUC), gli affidamenti diretti di incarichi tecnici e i concorsi banditi dal comune che, come denunciato in una missiva, resa pubblica: “arriva ad 8 mesi di distanza dall'avvio dell'iter (marzo 2023)”.

Quindi, onorevole Sottosegretario, il comune di Cesa ha atteso 15 mesi dall'ultima assenza che, poi vedremo, era l'ottava e non la terza o la quinta - come recitano sia il testo unico sia il Regolamento del consiglio comunale - rispetto alle quali, per legge, si deve avviare un procedimento di decadenza.

A nulla sono valse le missive con le “giustifiche”, inviate nei termini previsti, e nessuna risposta è stata data alla richiesta di aggiornamento sullo stato dell'iter, nel mese di luglio, stigmatizzando una decisione che appare, quindi, ad orologeria, nel momento in cui si è fatto più acceso il confronto su alcuni temi scottanti, come il PUC e il bando di concorso, il quale, per carità, non vogliamo assumere alcuna decisione di carattere polemico, ma certamente è stato un concorso vinto da molti parenti e affini di amministratori. Questo per sottolineare che anche lo strumento di contestazione, il munus publicum, di cui è dotato un consigliere comunale, era di fatto esercitato, seppur magari in una modalità di lotta politica che potrebbe essere sicuramente contestato, quale, appunto, l'assenza in consiglio comunale.

Ma tali giustificazioni, che pure furono rese e opportunamente documentate, sono state, di fatto, ignorate dal presidente del consiglio comunale, il quale ha avviato l'iter per la decadenza a distanza di 8 mesi dall'ultima assenza dalle sedute e, soprattutto, dalla comunicazione di avvio del procedimento di decadenza. Nel frattempo, l'attività consiliare è proseguita regolarmente, con la presenza dei consiglieri sotto accusa, che sono ritornati in consiglio comunale e, quindi, hanno di fatto esercitato la loro attività amministrativa.

Lo statuto comunale prevede che, oltre che nei casi previsti dalla legge, i consiglieri decadano dalla carica per la mancata partecipazione senza giustificato motivo a 3 sedute consecutive del consiglio comunale. La decadenza è pronunciata dal Consiglio negli stessi termini e modalità previsti dalla legge per la dichiarazione di incompatibilità.

Le circostanze che giustificano l'esercizio del potere di decadenza vanno interpretate restrittivamente e con rigore, data la limitazione che la decadenza comporta all'esercizio di una funzione di pubblico interesse.

Quella che, ad avviso degli interpellati, sembra avere i contorni di una ritorsione arriva, peraltro, con tempistiche sospette, lo abbiamo visto, anche in considerazione della concomitanza con le elezioni provinciali. Ricordo, infatti, Presidente, a lei e al Sottosegretario di Governo, che, nelle more, a Caserta si sono svolte le elezioni provinciali, nel mese di dicembre, quindi durante la procedura di decadenza, e uno dei 4 consiglieri comunali è stato, tra l'altro, candidato alle elezioni provinciali, nella lista di Fratelli d'Italia, che, ovviamente, per comunicazione della provincia, si è inteso far candidare e fargli svolgere la campagna elettorale chiarendo che, ove fosse stato dichiarato decaduto, sarebbe stato dichiarato decaduto conseguentemente anche se fosse stato eletto in consiglio provinciale.

Pertanto, secondo noi, i fatti che si sono svolti a Cesa costituiscono una grave lesione del diritto democratico di partecipazione ai lavori amministrativi e alla vita politica della città, nonché un tradimento del mandato elettorale che il popolo, i cittadini di Cesa hanno inteso ovviamente conferire a coloro che sono stati legittimamente eletti.

Le loro giustificazioni, gli articoli di stampa, i manifesti pubblici, che pure produrremo, evidentemente in altre sedi, onorevole Sottosegretario, onorevole Presidente, è chiaro che dimostrano l'effettiva volontà da parte dei consiglieri comunali di esercitare il munus publicum, che è la vera ragione che dovrebbe giustificare la decadenza, perché, ripeto, la negligenza è una cosa, il disinteresse verso la cosa pubblica è un fatto che accerta ovviamente la mancata partecipazione in un consesso pubblico, altra cosa è una forma politica aventiniana che pure deve essere ricompresa in un ragionamento di lotta politica.

Pertanto noi riteniamo chiedere, Presidente, per suo tramite, e ovviamente al Ministro interrogato, quali iniziative, per quanto di competenza, quel Ministero intenda assumere rispetto ai dati e ai fatti che stiamo discutendo.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per l'Interno, Wanda Ferro, ha facoltà di rispondere.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Presidente, onorevoli deputati, l'onorevole Cerreto e gli onorevoli interpellanti richiamano l'attenzione del Ministero dell'Interno in merito all'avvio del procedimento di decadenza dalla carica di alcuni consiglieri comunali di opposizione nel comune di Cesa, in provincia di Caserta, ai quali vengono contestate diverse assenze alle sedute del consiglio comunale nel periodo compreso tra marzo e luglio 2022.

Preliminarmente, va rilevato che la materia in argomento rientra nella potestà regolamentare dell'ente locale. Secondo l'articolo 43, comma 4, del Testo unico degli enti locali, infatti, è lo statuto comunale a stabilire i casi di decadenza per la mancata partecipazione del consigliere comunale alle sedute consiliari. Nel caso di specie, l'articolo 10 dello statuto del comune di Cesa prevede la decadenza dalla carica di consigliere comunale per la mancata partecipazione, senza giustificato motivo, a 3 sedute consecutive del consiglio, rinviando, per l'ulteriore disciplina, all'autonomia organizzativa e funzionale dello stesso organo consiliare, la quale, di fatto, è stata esercitata attraverso l'adozione di un apposito regolamento.

Nel dettaglio, l'articolo 31 del regolamento del consiglio comunale di Cesa prevede che i consiglieri comunali decadano dalla carica per la mancata partecipazione, senza giustificato motivo, a 3 sedute consecutive del consiglio oppure a 5 sedute nell'arco dell'anno solare. La decadenza è pronunciata dal consiglio negli stessi termini e modalità previsti dalla legge per la dichiarazione di incompatibilità. Il citato articolo 31 detta, inoltre, indicazioni in merito alle modalità di giustificazione delle assenze che devono essere rese per iscritto entro 10 giorni dalla seduta consiliare, ovvero rese dal capogruppo consiliare con dichiarazione verbalizzata.

Lo scorso 30 marzo un consigliere comunale di minoranza ha trasmesso alla prefettura di Caserta la documentazione relativa al procedimento di decadenza avviato dal presidente del consiglio comunale nei confronti di 4 consiglieri di minoranza per l'asserita mancata partecipazione a più di 3 sedute consiliari consecutive, senza giustificato motivo, evidenziando come l'assenza fosse stata motivata sulla base di una protesta politica.

Il successivo 17 luglio il consigliere comunale ha ulteriormente interessato la prefettura di Caserta al fine di vagliare quanto descritto nelle comunicazioni ufficiali indirizzate al presidente del consiglio comunale, allegando le giustificazioni presentate al riguardo. A seguito di tale intervento, la prefettura, il successivo 25 luglio, ha avviato un'interlocuzione con l'ente locale, in particolare con il segretario comunale, per acquisire elementi informativi in ordine al procedimento di decadenza.

In relazione a quanto richiesto con la predetta istanza, il consigliere di minoranza è stato ricevuto presso la prefettura di Caserta. Nell'occasione è stato fatto presente che nell'attuale quadro ordinamentale la prefettura non ha facoltà di intervento, considerata l'assenza di uno specifico potere di controllo sugli atti degli enti locali, la cui eventuale illegittimità può essere fatta valere in sede giurisdizionale. Come riportato nel testo dell'interpellanza, il consiglio comunale di Cesa è stato convocato in prima battuta per il 14 novembre 2023 per discutere in merito alla posizione dei singoli consiglieri comunali di minoranza interessati, essendo prevista una successiva seduta per la deliberazione definitiva circa l'accoglimento o meno delle giustificazioni addotte dai consiglieri interessati. A seguito di questi sviluppi, la prefettura di Caserta ha richiesto ulteriori elementi informativi al sindaco, il quale ha precisato che il procedimento di decadenza dei consiglieri di minoranza è stato avviato dal presidente del consiglio comunale quale atto dovuto per non essere inadempiente e omissivo, a fronte delle reiterate e molteplici assenze alle sedute del consiglio comunale.

Lo scorso 30 novembre si è svolta un'ulteriore seduta del consiglio comunale avente ad oggetto la vicenda in questione, nel corso della quale è stata dichiarata la decadenza nei confronti di 4 consiglieri comunali esponenti del gruppo di opposizione. A seguito della dichiarazione di decadenza, pronunciata nella predetta seduta del consiglio comunale, i 4 consiglieri comunali interessati hanno presentato ricorso al TAR Campania per ottenere l'annullamento della deliberazione consiliare di decadenza, udienza che dagli organi di stampa ci risulta fissata al 31 gennaio.

Assicuro all'onorevole Cerreto, ovviamente, e agli interessati in quanto interpellanti, che la prefettura di Caserta continuerà a seguire attentamente, giorno dopo giorno, gli sviluppi della vicenda, anche in relazione ai futuri pronunciamenti giudiziari nel rispetto del perimetro delle proprie attribuzioni, a cui si è fatto cenno in precedenza.

PRESIDENTE. Il deputato Cerreto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MARCO CERRETO (FDI). Grazie, Presidente. Mi dichiaro soddisfatto della risposta del Sottosegretario, onorevole Ferro, che ringrazio per la relazione che ha voluto comunicare. Ovviamente non mi sfugge, da giurista, oltre che da parlamentare, onorevole Presidente, onorevole Sottosegretario, che evidentemente siamo anche di fronte a una lacuna normativa rispetto ai tanti casi che i vari statuti comunali possono regolamentare rispetto a una norma di fonte primaria quale l'articolo 61 del Testo unico degli enti locali.

Mi rendo conto che l'uso, l'utilizzo e l'interpretazione di questa norma non sempre hanno i caratteri restrittivi dei principi costituzionali che sono alla base dell'agire democratico e dei diritti di coloro che scelgono liberamente di sottoporsi al giudizio elettorale, dando poi la facoltà, una volta eletti, di esercitare quella che dovrebbe essere una funzione di primazia, ovvero una funzione amministrativa e politica, facoltà riconosciuta dalla nostra Costituzione. Ovviamente non posso non rimarcare quanto afferma la giurisprudenza ormai consolidata del Consiglio di Stato.

Non ultimo, potrei citare la sentenza del TAR Campania n. 1765 del 29 marzo 2019, mi limito a citarne la massima: l'astensionismo deliberato - dice l'autorità giurisdizionale - e preannunciato da un consigliere comunale dalle sedute dell'organo cui appartiene, ancorché superiore al periodo previsto ai fini della decadenza, è da considerarsi uno strumento di lotta politico-amministrativa a disposizione delle forze di opposizione per far valere il proprio dissenso a fronte di atteggiamenti, ritenuti non partecipativi, dialettici e democratici, delle forze di maggioranza, a cui non può conseguire la sanzione della decadenza dalla carica di consigliere, anche perché in tal caso l'amministratore non mostra disinteresse e negligenza nell'adempiere il proprio mandato e non genera alcuna difficoltà di funzionamento dell'organo collegiale cui appartiene.

Non lo dichiara Fratelli d'Italia o un deputato qualsiasi; lo dice e lo sentenzia il TAR Campania su un caso analogo.

Bene hanno fatto i consiglieri comunali di Cesa a ricorrere all'autorità giudiziaria per far valere evidentemente i loro diritti, con riferimento a una norma che viene utilizzata - mi dispiace doverlo sottolineare, onorevole Sottosegretario - in questo caso dopo 15 mesi, non dalla quinta assenza perché poi anche su questo potremmo obiettare, ma lo avranno fatto sicuramente gli avvocati che stanno tutelando i consiglieri comunali; la cosa strana che avviene al comune di Cesa - e questo è un ragionamento di carattere politico - è che il procedimento di decadenza viene azionato non dalla terza o dalla quinta assenza, come invece la legge imporrebbe, nell'osservanza funzionale di un'eventuale mancanza di rispetto del regolamento, ma quando, all'ordine del giorno dei consigli comunali, ci sono strumenti importanti da votare e da analizzare, come il piano urbanistico comunale, l'attività di dismissione degli immobili e determinati bandi relativi a concorsi svolti in maniera quanto meno discutibile dal comune di Cesa. Non si tratterà certamente, per carità, di fatti che riguardano per forza la sfera penale, ma certamente i concorsi di collaboratore amministrativo, istruttore contabile e istruttore tecnico si sono svolti nel 2022, quando i consiglieri comunali erano assenti, ma dichiaravano che le assenze erano strumentali a una mancanza di dialogo e di trasparenza su certe posizioni. Questo è stato stigmatizzato attraverso manifesti affissi in città, nonché strumenti social, con i quali i consiglieri comunali, seppure in posizione di Aventino, non lasciavano certamente il dibattito politico digiuno, tanto che da questi documenti si apprese che risultarono idonei ai concorsi la compagna, il fratello e il cognato del sindaco, il fratello e la figlia di un consigliere comunale, il cugino di un assessore e il marito del vicesindaco. Sono risultati tutti idonei a seguito di questo concorso; per carità saranno stati tutti bravissimi, ma queste cose venivano in qualche modo evidenziate dai consiglieri comunali che poi - guarda caso -, dopo questo manifesto, venivano dichiarati incompatibili come consiglieri comunali, quindi non dopo la quinta assenza, ma dopo aver denunziato legittimamente determinate situazioni che accadevano nel comune di Cesa. Potrei continuare, ma ovviamente ci riserviamo di fare queste considerazioni nelle sedi competenti e anche con dovizia di particolari per spiegare ciò che accade all'interno del comune di Cesa.

Qui ci limitiamo semplicemente a stigmatizzare una procedura che ci è sembrata oltremodo pesante, quella di privare, in un comune importante, la minoranza di una voce in consiglio comunale. È un fatto che è accaduto, secondo noi, ad orologeria, che è stato utilizzato come ritorsione politica dalla maggioranza di Cesa e pertanto abbiamo inteso ovviamente informare, non solo la prefettura di Caserta - io stesso sono andato a parlare con il prefetto di Caserta -, ma dare sicuramente un segnale politico anche portando questo tema all'interno del Parlamento.

Riteniamo che, quando un consigliere comunale venga eletto e voglia esercitare il suo mandato, dimostrandolo con i fatti, non solo all'interno del consesso civico, ma anche con la sua attività politica e con la sua militanza, debba poter scegliere le forme di lotta politica che oggi nel 2023 sono le più svariate. Rientra tra queste anche la scelta di non recarsi in consiglio, ma di scrivere 10 post al giorno sui social perché probabilmente oggi, con i social, c'è un modo di fare politica più dinamico e più fluido; ci sono forme di lotta politica che evidentemente sono anche più veloci rispetto a quelle previste dalle norme stesse che oggi regolano i consigli comunali. Come gruppo politico riteniamo che, laddove si voglia comunque esercitare un legittimo mezzo, avallato dalla democrazia, in questo caso, o dalla volontà di una parte consistente della città che ha voluto che queste persone la rappresentassero, ci debba essere un campanello d'allarme nei confronti di chi ha voluto semplicemente utilizzare il cavillo di quel regolamento per privare e mettere il bavaglio a un'opposizione che attualmente non c'è più e che è stata costretta a ricorrere alle vie giudiziarie per far valere i propri diritti.

(Iniziative per l'istituzione di un tavolo ministeriale volto a garantire il mantenimento dei livelli occupazionali del punto vendita di Afragola della società GDM Srl - n. 2-00302)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Auriemma ed altri n. 2-00302 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Auriemma se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente, la illustrerò brevemente. Insieme agli altri colleghi del MoVimento, abbiamo interpellato il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali e il Ministro delle Imprese e del made in Italy perché siamo estremamente preoccupati per il destino di 155 lavoratori della provincia di Napoli - e di 155 famiglie - dell'ex sito dell'Ipercoop di Afragola. È in corso una serie di trattative, c'è un tavolo regionale ma, da oltre un anno, i lavoratori non hanno ben chiaro il loro futuro. Si tratta di una storia abbastanza complessa che vede però ad oggi una novità, ossia la società a cui afferiscono i lavoratori ha dichiarato lo scorso novembre di procedere ai licenziamenti. I sindacati hanno più volte scritto al Ministero per chiedere un tavolo ministeriale perché evidentemente quello locale non riesce a sbloccarsi da alcune dinamiche e ad andare avanti e quindi ad assicurare un futuro chiaro ai lavori. Per questo, abbiamo interpellato sia il Ministero delle Imprese e del made in Italy che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali perché purtroppo questi lavoratori, già il 31 dicembre, hanno perso la cassa integrazione di supporto e, a parte una brevissima proroga, da gennaio non hanno alcun sostegno economico e supporto assistenziale. Quindi, chiediamo ai Ministri interpellati di intervenire su questa faccenda.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato Wanda Ferro ha facoltà di rispondere.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, signor Presidente. Col presente atto di sindacato ispettivo gli onorevoli interpellanti chiedono quali iniziative di competenza si intendano adottare in merito alla vicenda che vede coinvolti i lavoratori dell'azienda di grande distribuzione GDM Srl afferenti all'ex sito Ipercoop di Afragola. In via preliminare, rappresento che sono stati acquisiti elementi dalle competenti direzioni generali del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, dal Ministero delle Imprese e del made in Italy e dalla regione Campania. Come già rappresentato dagli onorevoli interpellanti, l'azienda di grande distribuzione GDM Srl ha annunciato di voler procedere al licenziamento di 155 lavoratori. Sul punto, la Direzione generale degli ammortizzatori sociali del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha comunicato che, per il periodo dal 1° febbraio 2023 al 31 dicembre 2023, per un totale di 48 settimane, è stata autorizzata in favore dei lavoratori della società citata, con decreto direttoriale n. 594 del 31 marzo 2023, la corresponsione del trattamento di integrazione salariale, ai sensi di quanto disposto dall'articolo 44, comma 11-ter, del decreto legislativo n. 148 del 2015, né è possibile allo stato prorogare la misura di sostegno.

Quindi, mi preme evidenziare che, fino ad ora, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali non ha ricevuto in merito alla segnalata vertenza alcuna comunicazione, né richiesta di intervento e che, presso la regione Campania, è comunque attivo un tavolo istituzionale che vede coinvolti tutti gli attori interessati.

Ciò posto, rassicuro gli onorevoli interpellanti che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali valuterà, con il Ministero delle Imprese e del made in Italy e tutti gli altri soggetti istituzionali coinvolti, anche in relazione all'evolversi degli eventi, la possibilità di prender parte a iniziative volte a individuare soluzioni e strumenti che possano dare risposte efficaci.

Concludo, rappresentando che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali continuerà a monitorare la vicenda segnalata, al fine di garantire la salvaguardia e la tutela dei lavoratori coinvolti.

PRESIDENTE. La deputata Auriemma ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, ringrazio la Sottosegretaria e il Governo, perché l'attenzione che hanno manifestato nella risposta rispetto a questo tavolo istituzionale regionale ci rincuora. Infatti, è evidente che la possibilità di entrambi i Ministeri di occuparsi di una situazione che riguarda 155 lavoratori e, quindi, la possibilità di un'interlocuzione istituzionale più ampia con i Ministeri è sicuramente una notizia importante per noi e per i lavoratori. È una questione, tra l'altro, che era stata richiesta anche dai sindacati. Quindi, ringrazio la Sottosegretaria e faccio presente che è necessario monitorare la vertenza, perché, purtroppo, sulla pelle di 155 lavoratori sembrerebbe che ci sia una speculazione, perché, in realtà, c'è un investitore, c'è la possibilità di mantenere i livelli occupazionali, tuttavia la proprietà, che appartiene a un gruppo che fa capo a un complesso di cooperative del gruppo Coop, non è chiara sulla posizione.

Quindi, siamo contenti di quest'apertura da parte del Governo, per quanto riguarda la possibilità di monitorare questa vertenza, anche in linea con la richiesta dei sindacati che è arrivata qualche mese fa. Su questo punto ho scritto anche al Ministero proprio un anno fa.

Continueremo a sollecitare il Governo e tutte le interlocuzioni, anche regionali, perché il tavolo è da un anno in regione, in modo che questi lavoratori, innanzitutto, non perdano quantomeno il sussidio economico, perché è importante che questo ci sia e, soprattutto, abbiano una prospettiva lavorativa.

Mi permetto, Presidente e Sottosegretaria, di sottolineare che sono soprattutto donne; le ho incontrate più volte e tengo in modo particolare a questa vertenza, perché sono lavoratrici donne, mono-reddituali, e la perdita di questo lavoro, della possibilità di lavorare sarebbe veramente una sciagura, soprattutto in una zona in cui il lavoro, le proposte di lavoro, arrivate a una certa età, mancano. Parliamo di lavoratori che hanno speso quasi vent'anni in questo sito e che all'improvviso si trovano messi alla porta; quindi, la possibilità di essere reinseriti, soprattutto in un contesto di depressione lavorativa, è estremamente difficile.

Pertanto, chiedo uno sforzo in più al Governo, alla luce anche di queste peculiarità, sia del territorio, sia della platea dei lavoratori, che sono per lo più donne e mamme che si troverebbero senza un sostegno.

(Iniziative per il ripristino della strada statale 52 bis "Carnica" e l'individuazione di percorsi alternativi di collegamento tra il Friuli-Venezia Giulia e la Carinzia, alla luce della recente frana che ha interessato il tratto stradale - n. 2-00295)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Serracchiani e Casu n. 2-00295 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Serracchiani se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Sì, grazie, Presidente. Ringrazio la Sottosegretaria per la sua presenza; ovviamente, mi scuserà se farò notare, però, che quantomeno la presenza di un Sottosegretario alle infrastrutture sarebbe stata gradita, vista la natura dell'interpellanza che sto presentando, ma confido che la risposta sarà, come immagino, puntuale.

Come ricordava la Presidente poc'anzi, si tratta di una vicenda che riguarda la strada statale 52 bis, la cosiddetta strada statale Carnica che, nella notte tra il 1° e il 2 dicembre 2023, è stata interrotta da una frana di quasi 40.000 metri cubi, che ha interrotto, appunto, il passaggio che fino a quel momento consentiva il transito tra la frazione di Timau del comune di Paluzza, in Friuli-Venezia Giulia, sul Passo Monte Croce Carnico, e il versante austriaco della Carinzia verso Kötschach-Mauthen.

La strada è sempre stata interessata, prevalentemente, da un traffico turistico, con circa 350.000 passaggi annui, di cui 9.000 di mezzi pesanti, e con picchi di oltre 5.000 passaggi giornalieri nel periodo estivo. Quindi, lei capisce, Sottosegretaria, quanto sia importante il ripristino di quest'arteria, proprio per garantire l'economia di una zona, che già è in difficoltà, come tutte le nostre aree interne, le nostre montagne. Questa arteria ha, quindi, la necessità, proprio per garantire questa economia locale, di essere prontamente ripristinata.

In realtà, la strada statale 52 bis era già oggetto di una convenzione tra ANAS Spa, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia e il Land Carinzia, per la realizzazione proprio di uno studio di fattibilità per la messa in sicurezza del collegamento transfrontaliero. Questa convenzione risale addirittura al 2016 e prevedeva che fossero impiegati circa 63 milioni di euro, di cui 30 milioni di euro finanziati dal contratto di programma ANAS-Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e 33 milioni dal Fondo di sviluppo e coesione. Si prevedevano complessivamente 32 interventi, tra cui appunto la messa in sicurezza del Passo di Monte Croce Carnico, in particolare, del sistema dei tornanti in prossimità del passo e anche della sistemazione delle pareti rocciose.

Ora, purtroppo, dal 2016, mi verrebbe da dire che poco è stato fatto e la situazione che oggi veniamo ad affrontare è assolutamente di emergenza. I danni sono molto importanti e, ovviamente, sottolineo ancora una volta quanto sia importante il collegamento fra i due Paesi per queste zone di confine e come sia importante, anche perché si tratta di aree strategiche per lo sviluppo del Nord-Est, specialmente nei mesi estivi. Quindi, auspichiamo che gli interventi siano fatti in fretta.

Devo dire che dopo l'incidente c'è stato un po' di silenzio e poco sembrava farsi. Nel mese di dicembre, poco prima della sospensione feriale, il Governo aveva dato parere favorevole a un mio ordine del giorno che, appunto, chiedeva il pronto ripristino, l'intervento del Governo e della regione Friuli-Venezia Giulia o, comunque, a sostegno della regione Friuli-Venezia Giulia, per un intervento immediato. A questo punto, quindi, quello che chiedo al Governo è, intanto, che cosa intenda fare per il recupero di questa strada e, inoltre, se ci siano già studi di fattibilità per una via di collegamento alternativa in zona. In realtà, qualcosa sappiamo, attendo la risposta della Sottosegretaria per poi poter aggiungere, rispetto a questa, alcune considerazioni. Soprattutto, chiediamo anche con quali modalità il Governo intenda intervenire per dare supporto concreto a quest'area transfrontaliera, che non può essere abbandonata a se stessa e che necessita di un intervento mirato risolutivo e urgente.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole. Credo che ci sia un problema di audio, dovrebbe cambiare microfono. Proviamo a vedere se con l'altro va meglio.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Come stavo dicendo, questa interpellanza mi è stata sollecitata ovviamente dai cittadini della zona, in particolare, dal consigliere regionale Massimo Mentil, che è stato già sindaco del comune di Paluzza e che rappresenta un po' tutta la cittadinanza nel sostenere questa iniziativa e per farlo nel minor tempo possibile, anche perché l'estate sarà ormai domani, anche per i tempi di un intervento che quantomeno consenta un ripristino temporaneo, affinché venga svolta un'attività più strutturale che richiederà tanto tempo, anche perché parliamo veramente di una strada i cui interventi saranno estremamente impegnativi, come del resto era già previsto nella convenzione.

Pertanto, Sottosegretaria, attendo la sua risposta per capire quali siano le iniziative che effettivamente il Governo intende prendere, anche accompagnando eventuali ulteriori iniziative della regione Friuli-Venezia Giulia dentro la logica di un accordo transfrontaliero, visto che la Carinzia i compiti a casa li ha già fatti, cioè la Carinzia ha già prodotto, come era previsto nell'accordo della convenzione del 2016, uno studio di fattibilità e in questo studio di fattibilità vengono delineati, non soltanto i problemi che la strada oggi presenta, ma anche soluzioni alternative, più di una soluzione alternativa. È uno studio del 2019 e visto che non siamo riusciti noi a fare i compiti a casa, almeno copiamo quelli che sono stati fatti da altri.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti del liceo classico e linguistico Sciascia, di Sant'Agata di Militello, Messina, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

La Sottosegretaria di Stato Wanda Ferro ha facoltà di rispondere.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in riferimento alla chiusura della strada statale 52 bis nei pressi del passo Monte Croce Carnico rappresento quanto segue.

Nella notte del 1° dicembre 2023, a causa di ingenti piogge, presso il Passo Monte Croce Carnico, in comune di Paluzza, all'altezza del chilometro 28+500 della SS 52 bis Carnica, in direzione del confine di Stato, è caduto un masso di grandi dimensioni, che ha danneggiato la sede stradale e un tratto del guardrail.

La società ANAS ha riferito di essere prontamente intervenuta, incaricando una squadra di tecnici di effettuare le indagini preliminari, che, purtroppo, hanno rilevato la presenza di ulteriori masse di roccia instabili sulla parete, evidenziando, quindi, la necessità di un intervento molto ampio di disgaggio e di bonifica del costone, oltre che di ripristino della sede stradale fortemente danneggiata. ANAS ha, pertanto, disposto la chiusura fino al confine di Stato con l'Austria, in attesa delle necessarie verifiche e messa in sicurezza.

Ad oggi, l'arteria è chiusa dal chilometro 26,500 - dopo l'abitato della frazione di Timau -, sino al chilometro 32,900 del passo Monte Croce e, a causa dei blocchi instabili sulle pareti del monte, non sono ancora presenti le condizioni di sicurezza per la riapertura della circolazione.

In piena sinergia con la regione Friuli-Venezia Giulia, sono state intraprese tutte le opportune iniziative per programmare e avviare, in tempi brevi, gli interventi di messa in sicurezza del costone franato.

Lo scorso 12 dicembre, si è svolta una riunione presso la sede della regione Friuli-Venezia Giulia, alla presenza dell'assessore alle infrastrutture, volta a individuare i provvedimenti da adottare con maggiore urgenza, al fine di perseguire la messa in sicurezza del costone e consentire la riapertura dell'infrastruttura stradale nel più breve tempo possibile, assicurando un costante monitoraggio nel tempo.

Durante l'incontro, si è convenuto sulla necessità di attendere l'esito definitivo delle indagini tecniche condotte da ANAS e dai consulenti geotecnici e geologici incaricati, che consentiranno di stabilire, con maggiore precisione, una prima ipotesi di intervento, una stima economica e una ripartizione tra i compiti che dovranno essere svolti tra ANAS e regione.

Attualmente, ANAS prevede di effettuare gli interventi di messa in sicurezza della tratta stradale con ultimazione entro la fine del corrente anno.

Sono state anche esaminate le diverse ipotesi di collegamenti alternativi, sia interamente in territorio italiano che transfrontalieri, che saranno preventivamente condivisi con le competenti autorità austriache.

Il MIT garantisce l'impegno a monitorare le attività per individuare la migliore soluzione di lungo termine per tale collegamento viario, considerata la strategicità di questa importante arteria, sia per la mobilità dei cittadini che per la vocazione commerciale e turistica dei territori interessati, nonché per lo sviluppo dell'intero Nord-Est.

A tal proposito, sono già al vaglio possibili alternative, tra cui quelle auspicate dall'onorevole interpellante, per ovviare in maniera definitiva al problema viario nelle zone coinvolte dalla frana, anche attraverso un costante confronto e dialogo con i territori interessati.

PRESIDENTE. La deputata Serracchiani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi verrebbe da dire che la mia è una soddisfazione condizionata, posto che ancora nulla di concreto mi è stato riferito dalla Sottosegretaria, che ringrazio comunque per l'intervento.

Proprio da ultimo, la Sottosegretaria sottolineava un aspetto importante. Ricordavo che la sollecitazione di questa interpellanza mi è giunta dal territorio, territorio che, però - vorrei che questo fosse il messaggio trasmesso anche al Governo -, deve essere assolutamente coinvolto. Le amministrazioni locali, in particolare quella di Paluzza, devono essere coinvolte, non sempre è accaduto. Da ultimo, anche in un recente incontro che si è svolto presso la sede della regione a Tolmezzo, neppure il consigliere regionale del territorio era stato, in qualche modo, inizialmente coinvolto. Credo, invece, sia importante che questa condivisione con i territori sia sempre presente.

Aggiungo a quello che diceva la Sottosegretaria - che, forse, però, non è stata informata fino all'ultimo di tutte le attività -, che, proprio qualche giorno fa, esattamente il 9, il presidente Fedriga ha avuto un incontro con ANAS, mentre il 10 ha tenuto un incontro con il vice presidente del Land Carinzia, proprio nella sede della regione di Tolmezzo. All'esito di quell'incontro e anche alla luce di quello studio di fattibilità del 2019, che il Land Carinzia ha già fatto, peraltro sulla base di quella convenzione, rispetto alla quale, purtroppo, l'Italia e la regione Friuli-Venezia Giulia nulla hanno fatto, siamo arrivati a questa emergenza. Tra le varie ipotesi, c'è quella di un ripristino immediato, per quanto precario e provvisorio, che garantisca, se non altro, il prima possibile, di avere di nuovo questo collegamento transfrontaliero. È chiaro che, però, poi, devono essere fatti interventi strutturali - così com'era stato originariamente previsto -, con riferimento ai quali bisogna anche fare i conti con il portafoglio.

L'ipotesi che - apprendo dai giornali - era caldeggiata in particolare da un altro consigliere regionale del territorio, Mazzolini, cioè quella di fare un tunnel, credo sia stata un po' smontata - tra virgolette -, dai fatti, non solo perché richiederebbe molti anni per la realizzazione, ma anche perché i costi del tunnel, sia se lo si faccia nell'area più bassa, sia se lo si faccia nell'area più alta, richiede dai 250 milioni, un intervento, ai 700 milioni l'altro.

È evidente, quindi, come anche il presidente Fedriga mi pare abbia detto, che, probabilmente, non sarà quella la scelta da farsi. La scelta, probabilmente, sarà quella di un percorso alternativo, di un percorso rispetto al quale anche lo studio di fattibilità qualcosa dice. Ovviamente, auspichiamo che anche gli elaborati tecnici che saranno prodotti da ANAS ci diano ulteriori garanzie.

Aggiungo che quel territorio è particolarmente caro e anche importante per tutto il nostro Paese, perché è il luogo della Grande Guerra, è il luogo dove tanti italiani hanno perso la vita, è il luogo dove è forte la storia delle nostre portatrici carniche e, quindi, è il luogo non solo della storia e della memoria, ma è anche il luogo che, da questo punto di vista, va rilanciato nella storia e nella memoria, ma anche riportato al presente e reso un territorio da cui anche l'economia locale - non solo la regione Friuli-Venezia Giulia, ma, come ricordava lei, Sottosegretario, tutto il Nord-Est del Paese - possa davvero avere un ritorno, anche in valori economici, particolarmente importante.

Quindi, mi auguro che ci sia la massima attenzione da parte del Governo. Monitoreremo costantemente questa attenzione. Per cui, posto che il Ministero delle Infrastrutture è anche ente vigilante di ANAS, mi auguro e speriamo che questo serva a sollecitare un'iniziativa da parte di ANAS in tempi celeri e che, finalmente, si sblocchi una situazione che per troppo tempo è stata tenuta chiusa in un cassetto.

(Chiarimenti ed iniziative di competenza in ordine alla gestione di appalti e commesse da parte di ANAS, alla luce di recenti inchieste giudiziarie - n. 2-00299)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Braga ed altri n. 2-00299 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Serracchiani se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Sì, grazie, Presidente, la illustro. Anche in questo caso, anzi, mi verrebbe da dire, soprattutto in questo caso, mi spiace che non dico sia presente il Ministro Salvini, che, peraltro, apprendo essere impegnato altrove, ma, quantomeno, un Sottosegretario per le Infrastrutture, francamente, sarebbe stato necessario.

Del resto, questa vicenda non attiene soltanto ad aspetti tecnici, ma ha anche un suo contenuto politico non banale, sul quale la presenza del Ministro sarebbe stata quanto mai opportuna. L'abbiamo chiesta più volte, l'abbiamo chiesto anche nella forma dell'informativa, ma ci è stato detto che non è possibile. Rimaniamo abbastanza basiti che il Ministro non senta la necessità di essere oggi qui presente, ma, ripeto, abbiamo appreso che ha altro da fare; quantomeno, mi auguro che la risposta affronti tutti gli aspetti di una vicenda che è anche giudiziaria.

Riporterò adesso alcune delle questioni che riguardano questa vicenda e, in quanto vicenda giudiziaria farà il suo corso, però, ripeto, gli aspetti politici devono essere affrontati in questa sede, in questo luogo, il Parlamento deve avere tutte le informazioni e sulla vicenda stessa deve essere fatta chiarezza. Sappiamo che ANAS è una società per azioni italiana e si occupa di infrastrutture stradali.

Nel 2017, l'assemblea degli azionisti di Ferrovie dello Stato italiane ha deliberato un aumento di capitale di quasi 3 miliardi, mediante il conferimento dell'intera partecipazione ANAS Spa detenuta dal Ministero dell'Economia e delle finanze. Con il conferimento di ANAS Spa, di 81.000 dipendenti, Ferrovie è stata in grado di sviluppare - e penso soltanto al 2018 - un fatturato di oltre 11 miliardi di euro e una capacità di investimento di 8 miliardi con un capitale investito di circa 50 miliardi. Parliamo, indubitabilmente, di un colosso.

Nel giugno 2007, inoltre, ANAS è diventata anche azionista di maggioranza della società Stretto di Messina, concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del ponte sullo Stretto di Messina.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, dunque, ha un compito importante. Al Ministero competono, pertanto, l'attività di indirizzo, l'attività di vigilanza amministrativo-contabile e tecnico-operativa e di controllo su tutti gli atti predisposti dall'ANAS, nonché, tra l'altro, la programmazione degli interventi della rete in gestione ANAS, la definizione, stipula e aggiornamento dei contratti di programma, il monitoraggio degli interventi finanziati con i contratti di programma, la predisposizione, gestione e monitoraggio di atti convenzionali con ANAS ed enti territoriali e società miste, la regolamentazione dei servizi stradali di competenza ANAS, i procedimenti in materia di infrastrutture strategiche di competenza, avviati ai sensi della legge 21 dicembre 2001 n. 443, l'attività istruttoria relativa ai procedimenti di competenza al fine dell'esame e dell'approvazione da parte del CIPESS. Insomma, ho letto i compiti e le funzioni del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti perché è questa la motivazione per cui chiediamo al Ministro Salvini, che è assolutamente fuori dalla dinamica giudiziaria che stavo ricordando, ma il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, quindi in quanto Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ha questi compiti, cioè l'attività di indirizzo, di vigilanza e controllo sugli atti di ANAS.

Ora, perché dico, quindi, che è importante la presenza del Ministro, che quella informativa che abbiamo più volte chiesto venga svolta, che oggi, lei, Sottosegretaria, mi auguro mi dia una risposta ampia su questa materia e su questa vicenda? Perché il 28 dicembre 2023 la procura di Roma, nell'ambito di un'inchiesta avviata nella primavera dello scorso anno, ha ipotizzato reati di corruzione semplice e aggravata, turbata libertà degli incanti, turbativa d'asta, anche in concorso, per una fitta rete di consulenze e di presunte influenze illecite nella concessione degli appalti e delle commesse di ANAS per circa 3 miliardi di euro e ha emesso un'ordinanza per l'applicazione di misure cautelari personali, arresti domiciliari e misure interdittive nei confronti di Paolo Veneri e Luca Cedrone, rispettivamente, all'epoca dei fatti, dirigente e funzionario della direzione appalti e acquisti di ANAS, di Tommaso Verdini, Fabio Pileri, degli imprenditori Antonio Veneziano, Stefano Chicchiani e Angelo Ciccotto.

Secondo l'accusa, gli imprenditori avrebbero versato circa 500.000 euro in contanti alla società Inver di Tommaso Verdini e Pileri, tramite consulenze ritenute “fittizie” per avere una “corsia preferenziale” in ANAS, quella cioè su cui “potevano contare Verdini e Pileri” (sto citando, ovviamente, testuale tra virgolette, ciò che abbiamo appreso), i quali si sarebbero serviti dei loro “riferimenti in ANAS”, cioè Paolo Veneri e Luca Cedrone, rispettivamente all'epoca dei fatti, dirigente e funzionario della direzione appalti e acquisti di ANAS; tra gli indagati compare anche Domenico Petruzzelli, responsabile della struttura Assetto infrastrutturale rete.

Secondo i magistrati, Veneri e Cedrone avrebbero, dunque, in virtù della loro carica, asservito le loro pubbliche funzioni fornendo informazioni riservate sugli appalti e favorendo gli imprenditori nell'aggiudicazione, in cambio di raccomandazioni in sedi politiche e istituzionali, tra virgolette, “per la conferma in posizioni apicali di ANAS o comunque la ricollocazione in ruoli apicali ben remunerati”.

Nell'ordinanza risulta, inoltre, che “sia Veneri sia il collega Luca Cedrone non solo sono stati riconfermati negli incarichi che avevano in precedenza, ma hanno avuto incarichi nuovi ed ulteriori. Cedrone, ad esempio, dall'agosto del 2022 è stato nominato componente della struttura operativa denominata Piano straordinario per l'accessibilità a Cortina 2021. Veneri è stato nominato nel febbraio 2022 componente del Comitato operativo gestione commissariale, responsabile ad interim della struttura Unità albi e supporto contenzioso, componente del Comitato per la qualificazione degli operatori economici, nonché è entrato a far parte del gruppo in staff dell'amministratore e direttore generale dell'ANAS”, mentre il dirigente Paolo Petruzzelli, ritenuto da Verdini e Pileri uomo di fiducia all'interno dell'ANAS - continua la GIP, stiamo riportando quel che abbiamo letto sui giornali riferito all'ordinanza - “ha avuto colloqui diretti con i vertici dell'azienda e la possibilità di essere nominato amministratore delegato della società CAV Spa”.

Cosa significa, dunque? Quello che emerge dagli atti di questa indagine è un quadro che non posso non definire, Sottosegretario, inquietante, che laddove confermato - ripeto: la vicenda giudiziaria non ci interessa e avrà il suo corso; ci interessano gli aspetti politici, la rilevanza politica di questa vicenda -, configurerebbe un inquinamento del sistema delle commesse pubbliche gestite da ANAS, tramite rapporti stretti con pubblici ufficiali in posizioni apicali all'interno di ANAS e delle strutture pubbliche, di volta, in volta, coinvolte nelle procedure di interesse dei clienti.

Ricordando, quindi, come ho fatto poc'anzi, quali sono le funzioni del Ministero, arriviamo alla domanda, cioè all'oggetto dell'interpellanza. Noi chiediamo se il Ministro interpellato, cioè il Ministro Salvini, in qualità di titolare del dicastero vigilante, con responsabilità sull'attività di indirizzo e sulla vigilanza amministrativo-contabile e tecnico-operativa di ANAS, ritenga, nel rispetto ovviamente dell'azione della magistratura, di dover far chiarezza sui gravissimi fatti esposti e se ritiene di dover individuare le eventuali responsabilità che hanno reso possibile una così grave catena di fatti corruttivi e di turbativa delle commesse, relative ad opere infrastrutturali importanti, con dispersione illecita di denaro della collettività.

È per questo che noi oggi avremmo gradito la presenza del Ministro o quantomeno di un Sottosegretario alle infrastrutture. Tra l'altro, va detto che in questa vicenda ricorrono anche i nomi di alcuni esponenti del Governo e quindi avremmo gradito che la chiarezza venisse fatta, ad esempio, anche dalla Presidente del Consiglio, se lo avesse ritenuto, perché, investendo anche il proprio Governo, forse, una vicenda di questo tipo avrebbe dovuto essere posta all'attenzione del Parlamento proprio dalla Presidente del Consiglio. Ma, ma come dicevo poc'anzi, né la Presidente del Consiglio, né il Ministro delle infrastrutture hanno ritenuto di dare al Parlamento queste informazioni e di dare al Parlamento la possibilità di avere chiarezza su un fatto così grave, così come è stato esposto e così come continua a emergere dalla lettura ormai quotidiana dei giornali. Soprattutto riteniamo che questa chiarezza debba essere fatta perché siamo in un contesto storico importante, nel quale il nostro Paese ha tantissime risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza che devono essere utilizzate al meglio e non possono essere utilizzate senza quei controlli e quella capacità di attenzione sull'uso delle risorse della collettività che ogni Ministero deve avere, a partire evidentemente dal Ministero delle infrastrutture che ha in cassa un portafoglio importante di infrastrutture.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato Wanda Ferro ha facoltà di rispondere.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Signor Presidente, signori deputati, in riferimento ai quesiti posti, confermo quanto già illustrato dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, in occasione della seduta del question time dello scorso mercoledì in quest'Aula. L'indagine oggetto dell'atto di sindacato ispettivo in esame, al momento concretizzata con le misure cautelari, si trova in fase istruttoria e pertanto le relative indagini preliminari sono tuttora in corso di esecuzione. È doveroso aggiungere, peraltro, che i fatti di cui abbiamo letto e che stiamo leggendo sui giornali si riferiscono ad anni in cui l'attuale Governo non era in carica e l'attuale Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti non risulta in alcun modo coinvolto nell'indagine in corso.

Sulla base delle informazioni pervenute ad ANAS si rappresenta che, in concomitanza con la notifica delle misure interdittive, i dipendenti attinti da tali provvedimenti sono stati sospesi dal servizio. Sul punto, ANAS comunica di riservarsi di assumere ogni eventuale ed ulteriore, opportuna e necessaria iniziativa di essere tempestivamente messa a disposizione della Procura della Repubblica nel rispetto dei rispettivi ruoli perché sia fatta al più presto chiarezza sui fatti di cronaca richiamati dagli interroganti.

In merito ai presidi in materia di anticorruzione strutturati all'interno di ANAS, si ricorda che il mutamento della natura giuridica di ANAS, disposta nel gennaio 2018 in attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 49, comma 2, del decreto-legge n. 50 del 24 aprile 2017, convertito con modificazioni dalla legge n. 96 del 26 giugno 2017, ha comportato l'esclusione della società dall'applicazione delle specifiche disposizioni in tema di anticorruzione e trasparenza destinate alle pubbliche amministrazioni e alle società in controllo pubblico.

La società in ogni caso ha adottato, con le deliberazioni del 31 gennaio e del 9 maggio 2019, un modello volontaristico di sottoposizione agli obblighi in materia di anticorruzione e trasparenza. Tale modello, definito framework unico anticorruzione, opera quale strumento di programmazione e divulgazione della strategia aziendale per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza. Esso è composto dalle linee di indirizzo sulla politica anticorruzione e dal modello di organizzazione, gestione e controllo, ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, e dalle relative misure integrative. Il modello impegna la società a una serie di adempimenti che includono la nomina e la definizione dei compiti del responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, l'acquisizione delle dichiarazioni sull'inconferibilità e incompatibilità degli incarichi di cui al decreto legislativo n. 39 del 2013, il mantenimento della sezione società trasparente nel sito istituzionale, con puntuale selezione dei dati, dei documenti e delle informazioni da continuare a pubblicare a titolo volontaristico.

I contenuti del modello volontaristico sono stati comunicati all'Anac, cioè l'Autorità nazionale anticorruzione, con nota del 20 giugno 2019. A dicembre 2021 l'ANAS ha ottenuto la certificazione di conformità allo standard internazionale sui sistemi di gestione per la prevenzione della corruzione, confermata a novembre 2022 a seguito dell'attività di prima sorveglianza. A dicembre 2023 l'ente certificatore ha concluso le attività relative alla seconda sorveglianza per il mantenimento della certificazione. A queste misure si aggiungono le procedure aziendali e le istruzioni operative emesse da ANAS relative al processo “Approvvigionamenti”. In particolare, la società ha disciplinato puntualmente le modalità di programmazione dei fabbisogni di affidamento e stipula dei contratti di gestione degli affidamenti e di definizione dei rapporti con subappaltatori e fornitori. Tali procedure, che per tutte le tipologie di affidamento regolano anche la fase di accesso agli atti di gara, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa di riferimento, sono state tempestivamente allineate alle disposizioni previste dal nuovo codice dei contratti pubblici.

PRESIDENTE. La deputata Serracchiani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. No, sono assolutamente insoddisfatta della risposta e per più questioni. La prima, Sottosegretaria, riguarda i tempi che non tornano, nel senso che non è vero che tutta questa vicenda sarebbe intercorsa quando il Ministro non era tale e sotto un altro Governo. Infatti, da quello che apprendiamo dalle notizie di cui parlavo nell'illustrazione, queste cose sono avvenute prima dell'insediamento di questo Governo e del Ministro Salvini - è vero - ma sono durate anche dopo, anzi, a un certo punto sembrerebbe che proprio grazie all'insediamento del Ministro sia tornata con forza l'iniziativa di questa società, diciamo, lobbistica - per quieto vivere la chiamiamo lobbistica - che poi ha dato luogo a questa vicenda e ha portato a questo procedimento giudiziario. Quindi, proprio con l'insediamento del Ministro si sarebbero riattivati questi collegamenti, che sono andati avanti quantomeno fino ad aprile 2023, quindi nel pieno dell'esercizio del Ministero e dell'insediamento, in questo Ministero, del Ministro Salvini. Perciò, prima di tutto i tempi non tornano.

In secondo luogo, non sono assolutamente soddisfatta della risposta perché ho puntualizzato più volte, nel mio intervento, che il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti è l'ente vigilante. Lei, Sottosegretaria, nella sua risposta, e il Governo - suo tramite, Presidente - state semplicemente dicendo che è tutta colpa dell'Anticorruzione. Sta scaricando su Anac una responsabilità che, invece, è in tutta evidenza del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. È il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti l'ente vigilante, è il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti l'ente di controllo, è il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti che evidentemente ha fatto corto circuito, se siamo arrivati fin qui. Quindi, non scarichiamo responsabilità sull'Anticorruzione, non diciamo che sono stati fatti, appunto, i compiti a casa e poi, purtroppo, qualcuno non ha seguito le istruzioni, perché qui sono mancati il controllo e la vigilanza e nessuna risposta oggi viene data su questo.

Però, viene data una risposta politica. Di fronte a questi fatti, questo Governo e la destra, la maggioranza che rappresenta, appunto, e che governa, stanno facendo una scelta politica di campo molto chiara. Vede, Sottosegretaria, quando un treno arriva sempre in ritardo si cerca di farlo arrivare puntuale in tutti i modi possibili, organizzando meglio la tratta. Diciamo che, se un treno arriva sempre in ritardo, il modo migliore non è quello di far sparire gli orologi. Mi riferisco al fatto che di fronte a vicende così gravi noi ci saremmo aspettati dal Governo di destra una presa di posizione molto forte, molto incisiva e molto determinata che in qualche modo dicesse: basta, si faccia chiarezza, si faccia trasparenza, ci si dica con chiarezza quello che è accaduto, andiamo, interveniamo ed eliminiamo le mele marce. Quante volte l'abbiamo sentito dire e quante volte ci avete chiesto le dimissioni di chi sbagliava! Ora, c'è stato questo silenzio assordante della Presidente del Consiglio e, devo dire, anche del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti che si è limitato a dire, quando, appunto, è stato licenziato il nuovo contratto sugli appalti, che si fida tantissimo degli imprenditori, dei geometri, dei capocantiere, dei direttori dei lavori. Ci mancherebbe. Perché, noi non ci fidiamo delle persone a cui vengono affidati i lavori? Altroché se ci fidiamo, ma il problema non è se ci fidiamo oppure no. Ci ha anche detto che una delle persone coinvolte è una persona in gambissima e ci crediamo che sia in gambissima. Il problema, però, è che, se finisci sotto un procedimento giudiziario così grave, io non mi accontento di una frase di questo tipo o di una battuta del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, io voglio sapere perché il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti non ha controllato ANAS, perché non si è accorto di quello che stava succedendo, perché non è intervenuto.

Poi, la vicenda giudiziaria avrà il suo corso e accerteremo - se ci sono - anche le responsabilità penali, che sono sempre personali, ma qui la responsabilità politica a me pare evidentissima. È una responsabilità politica che, tra l'altro, coinvolge interamente il Governo, perché la scelta che avete fatto voi, di fronte al treno che arriva sempre in ritardo, è proprio quella di far sparire gli orologi. Ecco, infatti, l'iniziativa del Ministro Nordio, che entra in campo e che cosa fa? Come si fa a far sparire gli orologi? Intanto, fa sparire l'abuso d'ufficio. Quello, per esempio, è uno di quei reati sentinella che tante volte hanno consentito di venire a sapere proprio di vicende giudiziarie e di comportamenti un po' malandrini che qualcuno può aver fatto. Allora, facciamo sparire il primo orologio e il primo orologio che sparisce è l'abuso d'ufficio. L'altro orologio che sparisce è, ovviamente, tutto ciò che attiene, anche in buona parte, a quelle vicende di cui ci stiamo occupando, cioè sparisce il traffico di influenze. Non posso dire proprio che sparisce l'orologio, semplicemente decidete voi l'orario in cui mettere quell'orologio, per cui il traffico di influenze sostanzialmente non esiste più. Tra l'altro, proprio per essere sicuri che gli orologi spariscano del tutto, reintroducete anche la prescrizione - vivaddio! - così tanti di quei processi magari si prescriveranno.

Francamente, di fronte a questa iniziativa sulla giustizia io mi auguro che la collettività tutta reagisca, perché reati come l'abuso d'ufficio e il traffico di influenze e la reintroduzione della prescrizione sono tutte iniziative che servono proprio a far sparire quegli orologi ma che vanno a ledere il diritto di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Tutti i cittadini davanti alla legge sono uguali, come dice la nostra Costituzione. Ebbene, non sarà più così, perché proprio quei comportamenti, che sono quelli che infastidiscono di più la nostra cittadinanza, non saranno più punibili. Non saranno più punibili, perché non c'è più l'abuso d'ufficio. Peraltro, non ci sono più l'abuso d'ufficio e il traffico di influenze e si reintroduce la prescrizione e chissà cos'altro andando così anche contro l'Europa, perché pensi, Sottosegretario, che l'Europa sta facendo - ed è quasi completata - una direttiva anticorruzione, l'anticorruzione che lei più volte ha citato, che dice che tutti i Paesi europei saranno obbligati ad avere normative che riguardano l'abuso d'ufficio, l'abuso di potere e tutte quelle normative che riguardano, più in generale, l'anticorruzione. Su 27 Paesi europei 25 hanno questa disciplina. Noi, invece, siamo l'unico Paese che la toglie. Tra l'altro, siamo quel Paese che dovrebbe andare in Europa a pretendere attenzione sui migranti, a pretendere attenzione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, a pretendere attenzione sul debito, ma non è che ci presentiamo proprio con le carte in regola, iniziando così.

Devo dire che l'insoddisfazione, che spero, insomma, sia evidente dalle mie parole, è un'insoddisfazione che veramente spero e mi auguro faccia riflettere anche e soprattutto la Presidente del Consiglio, perché poi la Presidente del Consiglio non è soltanto responsabile di questo Governo, la Presidente del Consiglio, in qualche modo, è responsabile anche per le scelte che sono state fatte di rispondere poi davanti ai cittadini. E voi ce lo ricordate sempre: è con il consenso che, poi, i cittadini ci dicono se facciamo bene o facciamo male. Però, noi abbiamo il dovere che i cittadini sappiano. E tra le altre scelte che questo Governo sta facendo, state eliminando proprio la possibilità che i cittadini vengano informati. State restringendo il campo delle intercettazioni. E non mi riferisco alle distorsioni o all'abuso delle intercettazioni o della pubblicazione delle stesse, che, peraltro, era già stata ampiamente rivista nel 2017 con l'intervento del Ministro Orlando. Voi state cercando di privare i cittadini di ogni informazione utile per conoscere i comportamenti di chi, oggi, ricopre ruoli pubblici di primaria importanza. Quindi, non solo fate sparire gli orologi, facendo sparire i reati, fate sparire anche le informazioni che possono far sapere ai cittadini se il proprio rappresentante si comporta bene oppure no. Non è il modo migliore, diciamo così, per andare alla ricerca di quel consenso. È il modo migliore per evitare che il cittadino sappia consapevolmente chi sta votando. Io credo che questo sia il fatto più grave che vi si può attribuire. Con questo bavaglio che state mettendo all'informazione, con questo bavaglio che state mettendo alla conoscenza, alla comunicazione e alla pubblicità di tutti i fatti che riguardano la politica, state rendendo questo Paese meno sicuro, meno certo e meno capace di reagire di fronte a quei comportamenti, che, invece, tutta la collettività dovrebbe respingere in massa, sia chi vi ha votato, ma anche chi non vi ha votato.

PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti del Liceo scientifico statale “Plinio Seniore”, di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Elementi ed iniziative in merito alla riscossione dei contributi di solidarietà istituiti a carico di produttori, importatori e rivenditori di energia elettrica, gas e prodotti petroliferi - n. 2-00300)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bonelli e Zanella n. 2-00300 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Bonelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signora Presidente, la illustro. Rappresentanti del Governo, come sapete, in questi anni, i prezzi dell'energia hanno rappresentato un motivo di grande sofferenza per le famiglie e le imprese italiane. Una speculazione incredibile ha sottoposto famiglie e imprese a un aggravio economico drammatico. Molte famiglie italiane e specialmente gli anziani, in questi ultimi anni, due anni e mezzo, si sono trovati nella condizione di decidere se riscaldarsi oppure scaldarsi e sottoporsi a bollette drammatiche. Abbiamo assistito a un raddoppio e, in alcuni casi, anche a una triplicazione dei costi delle bollette per famiglie e imprese. In alcuni casi, le imprese e i piccoli e medi artigiani si sono trovati nella condizione di dover decidere se licenziare e mandare in cassa integrazione, perché, in particolar modo per piccole attività, il fatturato era minore del costo della bolletta energetica. Perché è accaduto tutto ciò? Le do alcuni dati per far capire in maniera chiara cosa è accaduto. Nel mese di agosto del 2022, in pieno conflitto della guerra criminale russa in Ucraina, il gas costava sul mercato TTF di Amsterdam 232 euro al megawattora: la media è quella del Gestore del mercato elettrico italiano, che, per obbligo di legge, comunica la media dei prezzi al Ministero dell'Economia. Nell'agosto del 2023, era a 38-40 euro al megawattora e in questi giorni sta intorno ai 35-37 euro al megawattora. Si dirà: bene, è sceso il prezzo del gas. Sì, è vero, è sceso il prezzo del gas, attraverso il quale non solo si ha energia per riscaldare le case degli italiani, ma, attraverso le centrali, si trasforma anche in energia elettrica. C'è, però, una questione di non poco conto: purtroppo, il prezzo del gas, che è sceso sul mercato, non è sceso nelle bollette degli italiani. Gli italiani continuano a pagare prezzi elevati e il prezzo che si è determinato dal punto di vista della discesa non è stato analogo nella riduzione del costo delle bollette. Come la Sottosegretaria qui presente saprà, il Governo Draghi aveva previsto una tassa che consentiva il prelievo sugli extraprofitti. Dal luglio del 2021 ai primi 9 mesi del 2023, secondo i bilanci delle maggiori società energetiche italiane, sono stati 70 miliardi di euro gli utili, che noi chiamiamo extraprofitti, che sono stati incamerati dalle società energetiche: 12 miliardi nel 2021, 40 nel 2022 e 18 nei primi mesi del 2023. Quindi, c'è un problema molto, molto serio dal punto di vista degli extraprofitti. Il Governo Draghi aveva previsto una tassa che consentiva un'entrata alle finanze dello Stato di 10,9 miliardi di euro. Il Ministro Giorgetti, in vari e ripetuti question time, ci ha risposto che, di questi 10,9 miliardi, lo Stato ne aveva incassati solo 2,7. Manca all'appello una cifra consistente: 8,2 miliardi.

Quindi, su questo punto, noi chiediamo al Governo: cosa avete fatto per recuperare questi soldi e restituirli alla finanza e alla contabilità pubblica, per poterli allocare su quegli investimenti, nei confronti degli italiani, che possono essere destinati, attraverso il bilancio dello Stato, non solo alla sanità e ai trasporti, ma anche alla costruzione di politiche energetiche più sostenibili? Perché vede, signora Sottosegretaria, quando un cittadino o una cittadina italiana non pagano le tasse, scaduto il termine entro il quale le devono pagare, l'Agenzia delle entrate bussa alla loro porta. Non si capisce la ragione per la quale ci sia questa discriminazione inaccettabile, sia sul profilo giuridico, ma anche su quello etico-sociale, per cui queste grandi aziende non hanno ritenuto di dover pagare e lo Stato è stato supino e silente da questo punto di vista. Infatti, la risposta che Giorgetti ha dato a questi question time è abbastanza inequivocabile. Avete deciso di avviare procedimenti coattivi in questo senso, come la legge prevede, per recuperare queste risorse nei confronti delle società energetiche?

Il secondo punto è che il Governo Meloni, di cui lei fa parte a pieno titolo, ha deciso di instaurare e introdurre una tassa che prevedeva un'entrata. Le indicazioni del Ministro Giorgetti prevedevano un importo pari a circa 2 miliardi e mezzo di entrate, così definito da vari interventi fatti dal Ministro in Aula e anche fuori dall'Aula. Il 30 novembre 2023 scadeva il termine per il pagamento di questa tassa. Abbiamo appreso, però, ad esempio, che, con il decreto fiscale che ha anticipato la manovra finanziaria, è stato previsto uno sconto di 450 milioni alla suddetta tassa alle società energetiche. Cioè, non solo non hanno pagato, ma si è anche fatto uno sconto successivo aggiuntivo. E quindi l'altra domanda, signora Sottosegretaria, è: quanto hanno pagato le società energetiche riguardo alla tassa sugli extraprofitti, che voi avete introdotto nel momento in cui avete deciso, di fatto, di condonare una risorsa enorme alle società energetiche, mentre la sofferenza sociale aumenta nel Paese rispetto alla questione energetica? E quindi, quali sono i provvedimenti per fare in modo che lo Stato si attivi per recuperare queste risorse? È evidente che questo Paese, non c'è dubbio, abbia bisogno di una politica energetica diversa. E non è un caso che la dipendenza dalle fonti fossili produca anche questo aggravio sociale. Infatti, le fonti fossili stanno determinando una grande speculazione e dalla speculazione c'è chi ci guadagna tanto, ma chi si impoverisce tanto. È questa, la grande questione: uno Stato che operi in nome dell'interesse pubblico e in nome del popolo italiano dovrebbe riuscire a recuperare queste risorse per restituirle alle famiglie e alle imprese italiane. Cosa che voi non avete fatto, perché avete rinunciato a prendere quelle risorse previste dalla tassa Draghi. E oggi noi siamo veramente molto, molto trepidanti nell'attendere, dalle sue parole, quanti soldi queste abbiano versato. Siamo veramente trepidanti. E, quindi, concludo qui e attendo la risposta della Sottosegretaria.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato Matilde Siracusano ha facoltà di rispondere.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Bonelli per il quesito posto, per la questione sollevata, che ovviamente è molto rilevante e molto importante per il Governo.

Con il documento in esame, con l'interpellanza, l'onorevole Bonelli fa riferimento all'articolo 37 del decreto-legge n. 21 del 2022, che ha istituito un contributo straordinario a carico dei produttori, importatori e rivenditori di energia elettrica, di gas, nonché di prodotti petroliferi, nella misura del 10 per cento dell'incremento del saldo tra operazioni attive e passive realizzato dal 1° ottobre 2021 al 31 aprile 2022, rispetto al medesimo periodo 2020-2021. L'aliquota del contributo è stata successivamente aumentata al 25 per cento. In relazione a detto contributo, gli onorevoli interpellanti evidenziano che in sede di risposta a 2 diverse interrogazioni sono stati indicati i dati relativi ai versamenti effettuati da parte dei soggetti passivi alla data del 30 novembre 2022. Soggiungono che l'Agenzia delle entrate ha avviato, in collaborazione con la Guardia di finanza, un'attività di analisi del rischio relativo al corretto adempimento degli obblighi di versamento inerenti al contributo straordinario e ricostruito la platea di riferimento determinando per ciascun soggetto il debito d'imposta potenziale, che è stato messo a confronto con i versamenti effettuati.

Gli interpellanti, inoltre, fanno presente che, ai sensi dell'articolo 1, commi 115-119, della legge n. 197 del 2022, è stato introdotto un contributo di solidarietà sotto forma di prelievo temporaneo per l'anno 2023 per i soggetti che producono, importano, distribuiscono o vendono energia elettrica, gas naturale e prodotti petroliferi, determinato applicando un'aliquota pari al 50 per cento sull'ammontare della quota di reddito complessivo determinato ai fini Ires relativo al periodo d'imposta antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023, che eccede per almeno il 10 per cento la media dei redditi complessivi determinati ai sensi dell'Ires conseguiti nei 4 periodi di imposta antecedenti a quello in corso al 1° gennaio 2022.

Tanto premesso, si chiede di sapere: a quanto ammonti, in termini di cassa, al 31 dicembre 2023, il gettito del contributo straordinario di cui all'articolo 37 del decreto-legge n. 21 del 2022; a quanto ammonti, in termini di cassa, al 31 dicembre, il gettito relativo al contributo di solidarietà, di cui all'articolo 1 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, commi da 115 e 119; quali siano le risultanze dell'attività dell'analisi del rischio relativo al corretto adempimento degli obblighi di versamento inerenti a detti contributi, condotte dall'Agenzia delle entrate e dalla Guardia di finanza; se sia stato determinato per ciascun soggetto passivo l'importo del contributo effettivamente versato e il debito dell'imposta potenziale, anche ai fini dell'avvio delle successive attività di accertamento nei riguardi dei contribuenti inadempienti; quali iniziative, anche di carattere coattivo, siano state assunte per garantire il recupero dei contributi non ancora versati da soggetti passivi inadempienti tenuti al pagamento degli stessi.

Al riguardo, sentiti i competenti uffici dell'amministrazione finanziaria, si rappresenta quanto segue. Il gettito del contributo straordinario, di cui all'articolo 37 del decreto-legge n. 21 del 2022, introitato, in termini di cassa, nel 2022, è pari a 2.760 milioni di euro, mentre, nel 2023, è stato pari a 82 milioni di euro. Il gettito del contributo di solidarietà, di cui all'articolo 1 della legge n. 197 del 2022, commi 115 e 119, nel 2023, è stato pari a 3.407 milioni di euro.

In relazione alle richieste attinenti alle attività di controllo, si evidenzia che attualmente risulta pendente un giudizio di legittimità costituzionale dell'articolo 37 del decreto-legge n. 21 del 2022, essendo stata ritenuta rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale della norma in materia di contributo sugli extraprofitti, poiché il relativo presupposto non si riflette sulla struttura dell'imposizione stessa.

Pertanto, ferma restando l'attività di analisi del rischio già avviata in relazione al corretto adempimento degli obblighi di versamento del contributo de quo, considerata l'instabilità del quadro giuridico di riferimento e tenuto conto dell'autorevolezza dei chiarimenti che potrebbero emergere dal giudizio di legittimità costituzionale, al momento l'Agenzia delle entrate ha ritenuto non opportuno intraprendere attività di controllo sostanziale, anche in ossequio al principio di buon andamento della pubblica amministrazione, sancito dall'articolo 97 della Costituzione, e dei criteri di efficacia, efficienza ed economicità, cui la stessa deve improntare la propria azione.

Deve precisarsi, comunque, che i termini di decadenza previsti per tali attività dal comma 6 dell'articolo 37 non sono di prossima scadenza. In ogni caso, si fa presente che, in attesa dell'esito del giudizio di legittimità costituzionale, l'Agenzia delle entrate ha rigettato, non potendo disapplicare autonomamente disposizioni vigenti, le istanze di rimborso presentate da diversi contribuenti e fondate sull'asserita incostituzionalità della norma che ha istituito il contributo straordinario.

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signora Presidente. Il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra è assolutamente insoddisfatto. I numeri che la Sottosegretaria oggi ha comunicato agli italiani sono numeri importanti: indicano praticamente che, su 70 miliardi di extraprofitti, che le società energetiche hanno realizzato in questo Paese, sono soldi di famiglie italiane che hanno subito rincari, raddoppi delle bollette energetiche in questi anni, ciò che le società energetiche restituiscono in termini di extraprofitti all'Italia oggi è pari a 6 miliardi tondi.

Molto meno del 10 per cento di quello che hanno incassato in questi anni dal punto di vista degli extraprofitti. Non si tratta di violentare il libero mercato, si tratta di dire in maniera molto chiara che in questo Paese, a fronte di chi ha guadagnato così tanto attraverso speculazioni in cui lo Stato ha rinunciato ad avere un ruolo di regolazione, di tutela delle famiglie e delle imprese, oggi abbiamo la prova che il Governo ha avuto un atteggiamento veramente estremamente morbido e tollerante nei confronti di chi oggi ha incassato cifre veramente abnormi.

Per quanto riguarda, invece, il tema posto del ricorso di legittimità costituzionale che pende presso la Corte costituzionale, la Sottosegretaria lo dice tra le righe nella sua risposta, è di tutta evidenza che il rischio a cui stiamo andando incontro è una sorta di prescrizione della possibilità di riscuotere queste somme. Francamente, lo troviamo incredibile, e questo ancora oggi riprova e dimostra come sia urgente e necessario costruire una politica energetica diversa per il nostro Paese, una politica che punti sulle rinnovabili, che elimini la capacità e la volontà di controllo e di speculazione da parte di monopoli o oligopoli, perché questo è uno degli elementi fondamentali che abbiamo di fronte a noi.

Sole e vento sono fonti energetiche gratuite, tutti le possono utilizzare, non è un caso che l'adozione e l'avvio delle comunità energetiche nel nostro Paese siano fortemente rallentati da questo Governo, gli allacci e tante altre questioni. Non è un caso che pochi giorni fa abbiamo parlato del Piano Mattei, che essenzialmente vuole ribadire il ruolo dell'Italia nello sfruttamento delle fonti fossili. La FederPetroli ha festeggiato l'approvazione del Piano Mattei, ritenendosi pronta a fare investimenti in Africa per prendere il gas e il petrolio.

Ma quello che ci preoccupa sono queste somme: 2.760 milioni di euro incassati per quanto riguarda il periodo 2020-2021, 82 milioni di euro, 3.407 milioni di euro a fronte di 70 miliardi di extraprofitti. Questi sono i numeri che sanciscono un'iniquità sociale, un'ingiustizia sociale che ha conseguenze ambientali, ma che pagano i cittadini e le cittadine italiane.

(Chiarimenti ed iniziative in ordine alle procedure di autorizzazione all'intervento di implementazione del traffico merci dell'aeroporto di Malpensa a seguito del riconoscimento dello stesso come opera strategica di preminente interesse nazionale - n. 2-00301)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Evi ed altri n. 2-00301 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Evi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente, la illustro. Sottosegretaria, questa interpellanza nasce dall'esigenza di capire meglio che cosa succede dopo il cosiddetto decreto Aria, approvato lo scorso novembre 2023, un decreto che, per cercare di risolvere il problema dell'inquinamento atmosferico che attanaglia - e lo sappiamo tutti molto bene - in particolar modo il Nord Italia e la Pianura padana stabilisce, non si capisce bene sulla base di quale valutazione e analisi tecnico-scientifica, che far circolare le merci sugli aerei sia una possibile soluzione, peraltro in un'infrastruttura, l'aeroporto di Malpensa, che oggi non ha collegamenti ferroviari per il trasporto merci. Con quel decreto il Governo ha inteso riconoscere l'aeroporto di Malpensa e l'ampliamento della sua area cargo come un'opera strategica di interesse nazionale. Sono tante le criticità e anche le sacrosante preoccupazioni della popolazione locale per il futuro dell'area e, in particolare, per il futuro di un polmone verde, la brughiera del Parco del Ticino, che è un'area di preziosa biodiversità che verrebbe distrutta e irrimediabilmente compromessa da parte dell'ampliamento dell'area cargo.

Ma vado con ordine. Il Masterplan Malpensa 2035, progetto di espansione del terminal di Malpensa, ha ricevuto parere positivo con 13 prescrizioni ambientali dalla Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA-VAS ad aprile dell'anno scorso. Dunque, sì, luce verde al progetto, ma con precise condizioni, tra cui quella più importante, ovvero che tutti gli interventi si svolgano all'interno del sedime dell'aeroporto, escludendo quindi che l'area cargo merci si realizzi ampliando l'aeroporto al di fuori del sedime oggi occupato. La VIA è stata approvata con decreto del Ministro dell'Ambiente a giugno 2023 - dunque, un Ministero guidato da un Ministro di questo Governo in carica - con il quale è stato espresso un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale del Masterplan 2035 e dell'aeroporto Milano Malpensa, comprensivo della valutazione d'incidenza e della verifica del Piano preliminare di utilizzo delle terre e rocce da scavo, subordinato a che tali opere vengano effettuate all'interno del sedime aeroportuale esistente e comunque al rispetto delle condizioni ambientali indicate nel medesimo suddetto decreto.

Il progetto però, in realtà, prevede l'ampliamento dell'area cargo dell'aeroporto di Malpensa e la conseguente distruzione dei circa 45 ettari della brughiera del Gaggio in provincia di Varese. Come dicevo prima, si tratta di un'area di interesse naturalistico e storico che fa parte del Parco del Ticino e rappresenta una quota consistente del territorio totale della brughiera del Gaggio. Mi soffermo brevemente su questo punto. In un momento storico così complesso e con una crisi climatica e di biodiversità gravissime, di cui la scienza lancia allarmi, purtroppo troppo spesso inascoltati, l'approccio che dovrebbe avere la politica dovrebbe essere radicalmente diverso da quello portato avanti fino ad oggi. Le priorità nel decidere qualsiasi intervento infrastrutturale, in particolare, ma in generale qualsiasi decisione politica dovrebbero avere al centro la tutela della natura, della biodiversità e dell'ambiente perché ancora, probabilmente e purtroppo, non è chiaro che, senza natura, senza biodiversità e senza un ambiente sano, non c'è futuro, non c'è vita e non c'è dunque alcuno sviluppo per l'essere umano e per la vita come la conosciamo oggi. Ecco perché è così importante difendere quelle aree naturali, ormai sempre più decimate, che hanno un valore immenso per la nostra stessa sopravvivenza. Invece, con il decreto Aria, avete trovato un modo per farvi beffe delle valutazioni sull'impatto ambientale dell'ampliamento del cargo di Malpensa e della prescrizione chiarissima di non costruire fuori dall'attuale sedime aeroportuale.

Con l'articolo 1-ter del decreto n. 121 del 2023, il decreto Aria, avete previsto il riconoscimento di opera strategica di preminente interesse nazionale all'intervento di implementazione del traffico merci dell'aeroporto Malpensa, così cercate di avere le mani libere. Il medesimo articolo 1-ter ha disposto inoltre che, ai fini del rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione del suddetto intervento di implementazione, le amministrazioni competenti, previa ricognizione dei provvedimenti adottati in relazione al medesimo intervento, provvedono entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto, nel rispetto dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, a una nuova valutazione, ai sensi dell'articolo 21-quinquies della legge n. 241 del 1990, delle determinazioni adottate, ponderandole alla luce del riconoscimento del carattere strategico di preminente interesse nazionale del medesimo intervento. Un primo punto da evidenziare è che i 30 giorni sono scaduti, ma il secondo punto è che il citato articolo 21-quinquies della legge n. 241 del 1990 regolamenta la possibilità di revoca del provvedimento, disponendo che, per sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento dell'adozione del provvedimento o, salvo che per i provvedimenti di autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici, di nuova valutazione dell'interesse pubblico originario, il provvedimento amministrativo ad efficacia durevole può essere revocato da parte dell'organo che lo ha emanato ovvero da un altro organo previsto dalla legge. La revoca determina l'inidoneità del provvedimento revocato a produrre ulteriori effetti, eccetera. Qui mi soffermo sul mutamento della situazione di fatto: Quale cambiamento è sopravvenuto? Perché, in realtà, a mio avviso e anche alla luce dei dati forniti da Assaeroporti, semmai il traffico merci a Malpensa sta calando negli anni, in particolare nel 2023 è calato rispetto agli stessi periodi del 2022 e dunque non sussisterebbero le condizioni per il riconoscimento dell'intervento in questione come opera strategica di preminente interesse nazionale e quindi per eventualmente revocare, ai sensi dell'articolo 21-quinquies della legge n. 241 del 1990, la citata valutazione di impatto ambientale espressa dalla Commissione tecnica VIA-VAS.

Pertanto, vado alle domande che sono le seguenti: chiedo se esistano dei procedimenti amministrativi in cui un decreto ministeriale contenente il parere della Commissione tecnica VIA-VAS sia stato revocato e valutato nuovamente alla luce dell'articolo 21-quinquies della legge n. 241 del 1990; quale procedura amministrativa, nel rispetto della normativa in materia di VIA, sia prevista per casi simili e se la citata procedura di una nuova valutazione, ai sensi sempre dell'articolo 21-quinquies, delle determinazioni precedentemente adottate sia già stata avviata, visto che i 30 giorni previsti per provvedere in questo senso risultano ormai scaduti; se non si intendano adottare le iniziative di competenza volte a garantire la necessaria trasparenza e partecipazione di tutti i soggetti coinvolti, con riguardo alle nuove determinazioni che saranno adottate dalle amministrazioni competenti, nonché il pieno rispetto dei vincoli derivanti dall'appartenenza all'Unione europea; con riferimento al citato articolo 1-ter del decreto Aria, quali studi scientifici sono stati considerati a supporto della dichiarazione secondo la quale il traffico aereo diminuirebbe l'inquinamento atmosferico, considerando che le merci transitanti per l'area cargo dell'aeroporto di Malpensa, stando alle attuali condizioni infrastrutturali, verrebbero successivamente smistate mediante trasporto su gomma; con riferimento al comma 2 dell'articolo 1-ter sempre del decreto Aria, quali ulteriori valutazioni si vogliono effettuare, considerando che la Commissione europea ha risposto recentemente ad una interrogazione parlamentare presentata dall'eurodeputata Danzì dichiarando che “la direttiva VIA non prevede alcuna norma specifica per i progetti di preminente interesse nazionale” e che “qualora la valutazione di impatto ambientale, pubblicata a giugno 2023, fosse superata e venisse avviata una nuova procedura, quest'ultima dovrà rispettare le disposizioni della direttiva VIA e valutare nuovamente l'impatto del progetto sull'ambiente come la prima VIA”, in estrema sintesi tutto da rifare, da capo; come si ritenga di procedere a queste ulteriori valutazioni senza comportare nuovi oneri, o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, come disposto dallo stesso comma 3 dell'articolo 1-ter del decreto Aria; infine, in considerazione del parere della Commissione VIA dell'aprile 2023, che ha riconosciuto un elevato valore ecologico dell'area in questione, l'area della brughiera del Gaggio, secondo le disposizioni della direttiva Habitat, se il Ministro competente non ritenga di procedere direttamente all'istituzione della zona di interesse comunitario, così come richiesto dal Parco del Ticino e confermato dalla Commissione VIA.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato Matilde Siracusano ha facoltà di rispondere.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente. Ringrazio l'onorevole Evi per il quesito posto e, in merito alla questione esposta dall'onorevole interpellante si richiama il DL 12 settembre 2023, n. 121, convertito con la legge n. 155 del 6 novembre 2023, con cui l'intervento di implementazione del traffico merci dell'aeroporto di Malpensa è stato riconosciuto opera strategica di preminente interesse nazionale con carattere di indifferibilità, urgenza e pubblica utilità. Al riguardo, è necessario premettere che il dispositivo introdotto con la suddetta norma riguarda solo la prescrizione del decreto VIA relativa all'espansione cargo e pertanto non inficia tutto il resto del provvedimento.

Nel ripercorrere i quesiti posti nell'interpellanza, si conferma che i competenti uffici del MASE hanno rilevato l'assenza di precedenti casi amministrativi in cui un decreto ministeriale contenente il parere della commissione tecnica VIA-VAS sia stato revocato e valutato nuovamente, alla luce dell'articolo 21-quinquies della legge n. 241 del 1990. ENAC, su mandato del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, e MASE sono tuttora in contatto e stanno coordinandosi per procedere alle azioni necessarie al fine di ottemperare alla norma in questione. Tuttavia, la modalità di espressione del nuovo parere e l'adozione dell'atto con cui verrà disposta una nuova valutazione dovranno giustappunto considerare l'assenza di precedenti specifici. È presumibile che le azioni da intraprendere possano comportare in alternativa o una semplice revoca della prescrizione relativa all'espansione cargo oppure la revoca e contemporanea rivalutazione della prescrizione, che il MASE dovrebbe comunque effettuare insieme alla commissione tecnica VIA-VAS e, per quanto di competenza, al Ministero della Cultura.

Alla luce di quanto sopra, è consequenziale che questo tipo di procedimento non prevede il nuovo coinvolgimento degli enti e degli interessati ai fini della valutazione. Rimane, però, ferma la Conferenza dei servizi, che sarà poi convocata ai fini della chiusura del procedimento con particolare riferimento alla conformità urbanistica e ai permessi di costruire.

In merito al quesito sui volumi trasportati, si segnala che, nel 2022, il 65 per cento circa del totale delle merci movimentate nel Paese per via aerea è transitato da Malpensa, che in questo settore si colloca ampiamente al primo posto tra gli aeroporti italiani. La ripercussione dell'espansione dell'area cargo sull'incremento della movimentazione delle merci per via aerea potrà avere effetti anche in termini di riduzione dell'impatto sul trasporto su gomma. Non può pertanto essere considerato come impattante, per volumi e distanze percorse, il relativo smistamento su gomma delle merci aviotrasportate. Invece, non è da sottovalutare l'ipotesi che gli operatori cargo possano decidere, in alternativa, di orientarsi verso altri aeroporti con infrastrutture e servizi già consolidati, soprattutto all'estero. Questa opzione porterebbe a un aumento del traffico su gomma per il raggiungimento di tali scali con i relativi impatti ambientali, oltre a un depauperamento del sistema economico a livello non solo regionale, ma anche nazionale.

In merito alla risposta all'interrogazione dell'eurodeputata, onorevole Danzì, citata nell'interpellanza, si rappresenta che eventuali azioni di competenza del MASE terranno conto di quanto evidenziato dalla Commissione europea. Si ribadisce, tuttavia, che il provvedimento normativo non comporta una revoca o un superamento del decreto VIA, ma riguarda solo ed esclusivamente la rivalutazione di una singola prescrizione che non appare in linea con il dettato normativo. Rimangono ferme e valide le altre disposizioni e prescrizioni del decreto VIA emanato.

Riguardo agli eventuali costi afferenti alla normativa in discussione, e alle procedure da attivare di conseguenza, si rappresenta che essa si limita a classificare l'intervento dello sviluppo dell'area cargo dell'aeroporto di Malpensa come opera strategica di preminente interesse nazionale con caratteri di indifferibilità, urgenza e pubblica utilità. Essa ha, pertanto, carattere ordinamentale e non determina nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Come già rilevato, si dovrà procedere a una nuova valutazione ai fini dell'eventuale revoca delle determinazioni adottate, ma si tratta di attività amministrative istituzionalmente assegnate alle amministrazioni competenti, cui le stesse provvedono nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. Pertanto, dalle disposizioni dell'articolo 1-ter, comma 2, del decreto-legge n. 121 del 2023, non discendono nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, così come esplicitato dalla relazione illustrativa dell'emendamento trasformato in norma di legge.

In merito al rispetto dei parametri ambientali, si segnala che l'istituzione di un nuovo Sito di importanza comunitaria/Zona di protezione speciale è di competenza della regione in cui ricade l'area interessata. Una volta istituito, ne viene data comunicazione al MASE ai fini dell'inoltro alla Commissione europea, per la formulazione del relativo elenco. La più recente richiesta concernente un nuovo SIC/ZPS, denominato “Brughiere di Malpensa e Lonate”, è stata formulata da alcune associazioni ambientaliste e trasmessa alla regione Lombardia nel febbraio 2023. Tra i firmatari non figura l'ente Parco lombardo della Valle del Ticino. Con delibera del 13 dicembre 2023, la regione Lombardia si è espressa in termini negativi sulla richiesta formulata, sulla base di un'istruttoria supportata dall'Osservatorio regionale per la biodiversità, in ordine alle valenze ambientali esistenti, alla perimetrazione proposta, alle pressioni e alle minacce presenti. La citata delibera evidenzia, in particolare, come l'area in questione risulti già tutelata, in quanto ricadente all'interno del Parco lombardo della Valle del Ticino. In questo contesto, le situazioni di interesse conservazionistico sono comunque meritevoli di approfondimento e monitoraggio da parte dell'Osservatorio regionale per la biodiversità, con il coinvolgimento del Parco lombardo Valle del Ticino. A seguito di tale deliberazione, restano pertanto valide le proposte di mitigazione e compensazione formulate nel corso della procedura VIA del masterplan aeroportuale 2035 di Malpensa, proporzionali agli effettivi impatti sugli habitat tutelati. Difatti, il valore ecologico dell'area è sempre stato riconosciuto e attentamente considerato nella documentazione presentata per l'espletamento della procedura di VIA. Essa includeva anche la relazione per la valutazione di incidenza, stante la presenza di habitat di interesse comunitario. Nel corso della procedura, sono stati prodotti approfonditi studi specialistici e proposte progettuali di mitigazione e compensazione degli impatti attesi, che risultano invarianti rispetto alla formalizzazione di un Sito di interesse comunitario, in quanto l'habitat di brughiera è in ogni caso tutelato, sia dalla direttiva Habitat, sia dal ricadere all'interno del Parco lombardo della Valle del Ticino.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Istituto comprensivo Padre Pio di Sacrofano, Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

La deputata Evi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELEONORA EVI (AVS). Presidente, non posso ritenermi soddisfatta di questa risposta e cerco di spiegarne i motivi. Intanto, perché su alcuni dei quesiti che ho posto non ho ricevuto una vera risposta, in particolare, ad esempio, mi riferisco agli studi scientifici, alle analisi tecniche e scientifiche secondo le quali si possa pensare che spostare il traffico merci su un aeroporto possa contribuire alla riduzione dell'inquinamento atmosferico, dal momento che, in particolar modo per l'infrastruttura di cui stiamo parlando, non ci sono dei collegamenti ferroviari che trasportano le merci. Pertanto, le merci arriveranno su gomma all'aeroporto e dall'aeroporto verranno poi smistate, successivamente, sempre su gomma. Pertanto, non mi sembra di ricevere una risposta rispetto a quali elementi e valutazioni scientifiche ci siano per consolidare e corroborare questo tipo di scelta.

Viene anche richiamato il volume di traffico su merci che ha transitato nel 2022 sull'aeroporto Malpensa e pari al 65 per cento. Si tratta, quindi, sicuramente, di una fetta importante, ma il punto è che questi volumi stanno calando e stanno calando regolarmente e continuamente nel corso dei mesi e degli anni. Dunque, anche qui, la motivazione su cui basare la definizione di opera strategica di preminente interesse nazionale francamente mi sembra non sussistere.

Per quanto riguarda il punto delle autorizzazioni e della valutazione d'impatto ambientale, mi pare di capire che si stia dicendo che quest'ultima non è piaciuta o, comunque, ad oggi, alla luce delle nuove considerazioni sull'interesse strategico di questa infrastruttura, si vogliano rivedere la valutazione di impatto ambientale e il decreto conseguente, però, non ritirando completamente il provvedimento, ma andando a modificare una singola prescrizione. Ecco, io credo che questo sia un atteggiamento molto pericoloso, perché mina le fondamenta di un processo che dovrebbe essere trasparente e basato, appunto, su evidenze scientifiche, affidato a organismi competenti, come le commissioni tecniche VIA-VAS, nel fornire le valutazioni di impatto ambientale.

Intervenire a posteriori su una singola prescrizione, perché non è piaciuta, credo francamente sia un precedente molto pericoloso che denota un certo atteggiamento di questo Governo e anche - io temo - delle amministrazioni locali, in particolar modo regionali, ossia quello di voler piegare le regole e le leggi in modo da poter avere mani libere e perseguire i propri obiettivi politici, perché temo che di questo si tratti. Quindi, pensare di rivedere una singola prescrizione credo sia un precedente molto grave. Non capisco come sia possibile, serenamente, portare avanti questo tipo di atteggiamento, anche alla luce del fatto che non ci sono precedenti rispetto a revoche di provvedimenti. Come da domanda che ho posto, la risposta è stata: “non vi sono precedenti”, quindi questa cosa dovrebbe ulteriormente far accendere l'attenzione, un faro su quanto sta accadendo.

Chiudo, menzionando il tema della protezione delle aree naturalistiche presenti nel territorio, nel Parco del Ticino e nella brughiera del Gaggio. A me risulta che il Parco fece richiesta al Ministero dell'Ambiente per l'istituzione del sito di importanza comunitaria e di zona di protezione speciale, chiamandola, appunto, Brughiere di Malpensa e Lonate, e che il Ministero dell'Ambiente rispose che tale compito - come ci ha oggi stesso ribadito - spettava alla regione Lombardia. Il punto è che la stessa regione Lombardia, a dicembre 2023, ha respinto la richiesta, rinviandola a successivi studi, preso atto che la Commissione VIA, nel parere che ha reso ad aprile 2023, ha riconosciuto, invece, un elevato valore ecologico dell'area in questione, secondo le disposizioni della direttiva Habitat. Quindi, oggi si chiede al Ministero dell'Ambiente di procedere direttamente all'istituzione di questa zona SIC e zona speciale di conservazione, come richiesto dal Parco del Ticino e come richiesto e confermato anche dalla Commissione VIA.

Vorrei fare un appunto, una sottolineatura su quanto accaduto con riferimento ai tempi. Il decreto indicava 30 giorni per rivalutare e rivedere tutto il procedimento di autorizzazione e la revoca del decreto di VIA: guarda caso, la regione Lombardia decide di non definire zona speciale di conservazione e area SIC questo territorio proprio entro questi 30 famigerati giorni. Io temo veramente che, in questo caso, ci sia la volontà politica - come ho detto prima - di piegare le regole e le norme per perseguire obiettivi che sono francamente anacronistici e che guardano ad un modello di sviluppo che dovrebbe essere archiviato e lasciato al passato, mentre, invece, ad oggi, tutelare le aree naturali e pensare di puntare ad un modello di sviluppo e di trasporto anche delle merci che sia davvero sostenibile dovrebbe essere la priorità.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 15 gennaio 2024 - Ore 16:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 693 - Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici e modifiche agli articoli 518-duodecies, 635 e 639 del codice penale (Approvato dal Senato). (C. 1297​)

e dell'abbinata proposta di legge: BAGNAI ed altri. (C. 789​)

Relatore: PALOMBI.

2. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Istituzione del premio di "Maestro dell'arte della cucina italiana". (C. 1419-A​)

Relatrice: LA PORTA.

3. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino concernente il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni giudiziarie in materia di misure alternative alla detenzione, sanzioni sostitutive di pene detentive, liberazione condizionale e sospensione condizionale della pena, fatto a San Marino il 31 marzo 2022. (C. 924​)

Relatore: BILLI.

La seduta termina alle 11,25.