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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 222 di martedì 9 gennaio 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge il processo verbale del 4 gennaio 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 80, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: S. 936 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, recante disposizioni urgenti per il "Piano Mattei" per lo sviluppo in Stati del Continente africano (Approvato dal Senato) (A.C. 1624​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1624: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, recante disposizioni urgenti per il "Piano Mattei" per lo sviluppo in Stati del Continente africano.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1624​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.

La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Giangiacomo Calovini.

GIANGIACOMO CALOVINI , Relatore. Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, ci apprestiamo ad esaminare il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 161 del 2023, recante disposizioni urgenti per il Piano Mattei per lo sviluppo in Stati del Continente africano, nel testo approvato dal Senato il 19 dicembre scorso.

Come si legge nella relazione che accompagna il disegno di legge, il Piano persegue la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Paesi africani mediante la promozione di uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza. Tale cooperazione è attuata attraverso la condivisione e la partecipazione dei partner africani all'individuazione, definizione e attuazione degli interventi previsti dal Piano, nonché attraverso l'impegno comune alla stabilità e alla sicurezza regionale. La logica è, dunque, quella di un partenariato paritario, in grado di incentivare la creazione di opportunità di lavoro e migliorare l'istruzione e la formazione professionale quale presupposto per avviare un circolo virtuoso di investimenti e di sviluppo, capace di garantire alle giovani generazioni africane il diritto a non emigrare e a rimanere nei propri Stati, contribuendo al loro sviluppo.

Venendo al merito, il provvedimento si compone di 7 articoli.

L'articolo 1 stabilisce che la collaborazione dell'Italia con i Paesi africani è attuata in conformità con il Piano strategico Mattei, della durata di 4 anni, con possibilità di aggiornarlo anche alla prima scadenza. Con una modifica opportunamente introdotta nel corso della discussione al Senato, si dispone che il Piano venga adottato con decreto del Presidente del Consiglio, previo parere delle Commissioni parlamentari, da rendere entro 30 giorni, decorsi i quali il Piano è comunque approvato. Costituisce la cornice entro cui le diverse amministrazioni dello Stato svolgono le proprie attività di programmazione, valutazione e attuazione degli interventi, ciascuna nel proprio ambito di competenza. Prevede, inoltre, la possibilità di elaborare strategie territoriali riferite a specifiche aree del continente africano. I settori individuati coprono i seguenti ambiti: cooperazione allo sviluppo; promozione delle esportazioni e degli investimenti; istruzione; formazione superiore e formazione professionale; ricerca e innovazione; salute; agricoltura e sicurezza alimentare; approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche; tutela dell'ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici; ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture, anche digitali; partenariato nell'aerospazio; valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico, anche nell'ambito delle fonti rinnovabili, dell'economia circolare e del riciclo; sostegno all'imprenditoria, in particolare a quella giovanile e femminile; promozione dell'occupazione; turismo; cultura; prevenzione e contrasto dell'immigrazione irregolare e gestione dei flussi migratori legali.

L'articolo 2 istituisce la Cabina di regia per la definizione e l'attuazione del Piano, presieduta dal Presidente del Consiglio e composta dal Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, con funzione di vicepresidente, dal Vice Ministro degli Affari esteri, delegato in materia di cooperazione allo sviluppo, dal Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy, delegato in materia di promozione e valorizzazione del made in Italy nel mondo e dal Vice Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, delegato in materia di politiche e attività relative allo sviluppo sostenibile. Della Cabina di regia fanno parte anche il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, e rappresentanti di agenzie e società pubbliche che operano nel settore, rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica e di università, esponenti della società civile e del Terzo settore, individuati con decreto del Presidente del Consiglio.

L'articolo 3 definisce i compiti della Cabina di regia. I principali sono: coordinare le attività di collaborazione tra Italia e Stati africani, svolte, nell'ambito delle rispettive competenze, dalle amministrazioni pubbliche; promuovere gli incontri tra rappresentanti della società civile, imprese e associazioni italiane e africane, con lo scopo di agevolare la collaborazione a livello territoriale; “finalizzare” il Piano Mattei e monitorarne l'attuazione, anche ai fini del suo aggiornamento; approvare la relazione annuale al Parlamento; promuovere iniziative finalizzate all'accesso a risorse messe a disposizione dall'Unione europea e dalle organizzazioni internazionali;

L'articolo 4 istituisce, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, a decorrere dal 1° dicembre 2023, una struttura di missione con funzioni di supporto alle attività del Presidente del Consiglio e del Ministro degli Affari esteri.

L'articolo 5 prevede che il Governo trasmetta alle Camere, entro il 30 giugno di ciascun anno, una relazione sullo stato di attuazione del Piano Mattei, recante misure volte a migliorarne l'attuazione e ad accrescere l'efficacia dei relativi interventi rispetto agli obiettivi perseguiti.

L'articolo 6 quantifica gli oneri derivanti dall'istituzione della struttura di missione, di cui all'articolo 4, e prevede la relativa copertura. Tali oneri ammontano a 235.000 euro per l'anno 2023 e a 2.820.000 euro annui a partire dal 2024, a cui si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa del Fondo per esigenze indifferibili, istituito dalla legge di bilancio del 2015.

In conclusione, Presidente, mi preme sottolineare che, come emerso anche dal corso del dibattito in Commissione, il Piano Mattei si integra, soprattutto in tema di risorse, con il Global Gateway dell'Unione europea, ossia il pacchetto di investimenti varato dall'Unione europea per complessivi 150 miliardi di euro, destinato a rafforzare la cooperazione con gli Stati partner africani nei settori dell'innovazione digitale, del clima, dell'energia, dei trasporti, della salute, dell'istruzione e della ricerca.

Sempre sotto il profilo multilaterale, il Piano intende assumere come riferimento gli obblighi assunti nell'ambito dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con particolare riguardo all'emergenza climatica. Il Piano pone, dunque, al centro il tema della transizione ecologica, rifiutando la logica dello sfruttamento delle risorse naturali del continente africano, perseguito da altri attori internazionali. Il Governo e le forze politiche che lo sostengono intendono, inoltre, valorizzare e dare piena attuazione alla disciplina in materia di cooperazione allo sviluppo, delineata nella legge n. 125 del 2014, quale cornice condivisa all'interno della quale inserire gli interventi del Piano Mattei.

Centrale rimane, ovviamente, anche la partecipazione del Parlamento al processo di elaborazione del Piano, sia attraverso i pareri delle Commissioni parlamentari sul Piano stesso, sia attraverso l'attività di approfondimento e di indirizzo che queste già svolgono autonomamente e che sicuramente incrementeranno nei prossimi mesi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli.

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie Presidente. Sostanzialmente, il dibattito, anche nelle Commissioni, è stato molto proficuo e ha consentito di migliorare il testo e quindi ringrazio, in via preliminare, tutti i colleghi parlamentari che, sia al Senato sia alla Camera, hanno dato un contributo. Ovviamente, il Piano - come ho già avuto modo di spiegare - è innanzitutto un quadro di riferimento valoriale e ideale della strategia politica che l'Italia sente il dovere di portare avanti verso il continente africano, innanzitutto per un dovere morale rispetto a questo grande continente che, con le sue risorse e con le sue materie prime, contribuisce allo sviluppo delle nostre economie industriali. Il nostro Paese ha quindi l'obbligo morale di fare in modo che questo continente possa avere in cambio sviluppo e prosperità. Allo stesso tempo, si tratta di un continente che da sempre ha una vita e una storia comune con l'Europa e, prima di tutto, con l'Italia per un fatto geografico e per un fatto anche di comunità di intenti e di destino. È un continente che può essere una grande opportunità di sviluppo economico per la nostra società ma che, allo stesso tempo, per ciò che vi accade anche in negativo dal punto di vista dell'instabilità e dell'insicurezza, data la vastità geografica, può condizionare anche il pianeta, perciò è un interesse prioritario e strategico per l'Europa e per l'Italia intervenire in maniera positiva. Ovviamente, senza presunzioni rispetto a quello che è stato fatto in passato, è evidente che sia il ruolo delle potenze occidentali, sia il ruolo delle potenze dell'altra parte del mondo non hanno portato i giusti benefici: la situazione dell'Africa è quella che è, dal punto di vista della povertà, del disagio sociale e del mancato sviluppo, quindi è chiaro che le strategie messe in campo sinora non hanno dato i risultati sperati. L'Italia non ha la presunzione, da sola, di cambiare il destino di questo continente, ma ha il dovere di impegnarsi, forte del suo ruolo nel G7 - quest'anno ne avremo anche la Presidenza -, forte del suo ruolo di Paese fondatore dell'Unione europea, forte del suo ruolo di Paese importante all'interno dell'Alleanza atlantica, forte del suo ruolo di settimo contributore al bilancio delle Nazioni Unite.

Abbiamo il dovere morale di portare avanti il tentativo di una nuova politica che preveda lo sviluppo, da un lato, delle infrastrutture dell'Africa, che rappresentano anche un lascito per le future generazioni, e dall'altro lato, anche di valorizzare le risorse umane. Una delle grandi opportunità dell'Africa è rappresentata proprio dalla grande presenza di giovani generazioni che possono essere una grande opportunità per questo continente, ma anche per l'Europa. Chiaramente, l'Italia deve svolgere il suo ruolo all'interno dell'Unione europea e quindi fare in modo che ci siano queste nuove politiche verso l'Africa; allo stesso tempo, l'Italia deve svolgere - come sta svolgendo da sempre ultimamente - un grande ruolo, insieme all'ONU, sulla sicurezza alimentare. Ricordo che il vertice delle Nazioni Unite, tenutosi a luglio, ha posto nuovamente l'attenzione sul tema del ruolo che l'Italia può svolgere sulla resilienza dei sistemi agroalimentari e quindi anche sulle opportunità del cibo sicuro per ogni persona, soprattutto nel continente africano, che vive adesso un momento così drammatico. Ecco che il Piano Mattei, la grande idea portata avanti dalla nostra Premier Giorgia Meloni, rappresenta un'occasione per svolgere un ruolo centrale, dal punto dal punto di vista geopolitico, dell'Italia e anche dal punto di vista etico, nell'ambito del consesso multilaterale delle Nazioni Unite.

È chiaro che questo decreto si muove nell'ottica della legge n. 125 sulla cooperazione, quindi la posizione centrale del Ministero degli Affari Esteri è garantita, da una parte, dalla presidenza della Cabina di regia da parte del Ministro degli Esteri, dall'altra dalla ribadita presenza e dal ruolo del Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, coerentemente con la legge n. 125. D'altro canto, è chiaro che non può che far piacere al Ministero degli Affari esteri che ci sia un coinvolgimento, da una parte, di tutto l'apparato pubblico, partendo da tutti i Ministeri e, dall'altra, anche del sistema delle aziende pubbliche; così come è importante la messa a sistema del lavoro che viene svolto dalle università, già in Africa, e di quello del sistema bancario e del sistema delle imprese pubbliche e private, che possono svolgere un ruolo importante, che già svolgono, ma in un'esigenza di coordinamento complessivo. È chiara anche la filosofia nuova: il Piano che, nel concreto, verrà delineato dal confronto che ci sarà con le Nazioni africane, nell'ambito della Conferenza Italia-Africa, convocata alla fine del mese di gennaio qui in Italia, che rappresenta anche un nuovo modello di cooperazione - l'abbiamo detto -, una cooperazione non predatoria, una partnership paritaria, che nasce proprio da un confronto. È chiaro che - come ho anche avuto modo di ribadire e ribadisco - l'iniziativa deve servire anche a mettere in movimento e in concretezza le idee già pensate a livello di Unione europea, sia con il Global gateway, sia col Team Europe, per fare in modo che ci siano risorse sempre più importanti da destinare a questo Piano di sviluppo congiunto dell'Africa e dell'Europa, che è il continente che, per prospettiva geografica, ma anche per prospettiva storica - come dicevo - rappresenta l'elemento fondante di questa collaborazione. Il dibattito parlamentare - sono convinto - darà un ulteriore contributo, così come gli ordini del giorno che possono servire a focalizzare meglio questo grande framework, questo grande quadro di riferimento costituito da questo decreto-legge. Secondo me, aver voluto incentrare in una normativa ad hoc una grande azione che si svolgerà nel senso che ho appena citato, rappresenta anche un modello positivo e virtuoso.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Signor Presidente, colleghi e rappresentante del Governo, noi stiamo votando un decreto-legge, l'ennesimo - ormai ne abbiamo perso il conto -, il cui titolo aprirebbe ampie aspettative in chiunque lo legga, perché recita: “Disposizioni urgenti per il «Piano Mattei» per lo sviluppo in Stati del continente africano”, un titolo ambizioso e lungimirante. Un tale decreto-legge sembrerebbe addirittura essere il primo vero decreto-legge dall'inizio della legislatura ad avere realmente i caratteri di necessità ed urgenza, invece questo decreto arriva qui alla Camera con un contenuto puramente ordinamentale, che neanche il lavoro dei senatori è riuscito a migliorare sensibilmente.

È un decreto puramente organizzativo, che organizza qualcosa che non c'è e per il quale si stanziano 2,8 milioni di euro, che sono sicuramente una bella cifra, che tuttavia, per rimediare al sottosviluppo del continente africano, appare davvero piuttosto modesta. D'altra parte queste risorse, poche, vengono impegnate soltanto per rimpinguare e rafforzare la burocrazia di Palazzo Chigi. Allora, se sono poche per un compiuto ed efficace piano di cooperazione internazionale con i Paesi del continente africano, sono senz'altro troppe per incrementare quella burocrazia ministeriale che invece andrebbe tagliata. Siamo di fronte a un impegno economico ridicolo. Vedete, colleghi, questa vicenda del Piano Mattei noi - così, come altri interventi -, dato che non siamo un'opposizione ideologica, l'avremmo condivisa perché riteniamo questo un tema fondamentale.

L'idea di cooperare con gli Stati africani per fare in modo che lo sviluppo economico arrivi direttamente in quelle terre e alle loro popolazioni è un obiettivo che non possiamo non condividere e sul quale avremmo voluto dare il nostro contributo. Tralascio, in questa sede, ciò che ha detto il Presidente del Consiglio sul blocco navale e sul contrasto dell'immigrazione clandestina: su questo preferisco non parlare, anche perché non lo sta facendo più nemmeno lei, ma la Presidente, Giorgia Meloni, oggi ci dice che il contrasto al fenomeno migratorio si realizzerebbe attraverso il Piano Mattei. A parte il fatto che la ragione per la quale abbiamo tutti quei numeri sulle migrazioni, che creano allarme sociale, è che bisognerebbe avere canali di migrazione legali che, invece, non ci sono, a parte il fatto che la legge che vige in questo momento, “la Bossi-Fini”, impedisce fondamentalmente di andare a un consolato a chiedere un visto per venire a lavorare regolarmente in Italia, a parte questo, colleghi, non possiamo nascondere che nel nostro Paese e, più in generale, in Europa siamo di fronte a un problema enorme di denatalità. Abbiamo un tema demografico grande come una casa e quello che vorremmo avere dal Governo sarebbe un'efficace, compiuta, intelligente, lungimirante strategia di gestione del fenomeno migratorio.

Se la popolazione italiana è scesa, per la prima volta, sotto i 59 milioni di abitanti, se la Sicilia fa i bandi per reperire medici, anche stranieri, se a Milano si devono ridurre le corse dei tram perché non troviamo tranvieri, forse, ci sarebbe bisogno di affrontare il tema demografico in maniera seria e strategica, prevedendo una saggia politica di cooperazione internazionale che abbia una visione ampia e condivisa. Un Governo responsabile dovrebbe avere un atteggiamento aperto rispetto al fenomeno migratorio, che preveda intelligenze, valorizzazione delle risorse umane, anche al fine di affrontare i problemi connessi a quello demografico, quali, ad esempio, quello previdenziale, alla gestione di servizi degli ospedali, delle scuole e dei trasporti e così via. E questo Governo cosa fa? È questo che fa il Governo? No, il Governo Meloni, in questa legge di bilancio, non ha stanziato neanche gli spiccioli per i fondi alla cooperazione internazionale: siamo il sedicesimo Paese donatore al mondo e siamo lontanissimi dai target di spesa, che dovrebbero avvicinarsi allo 0,70 per cento del reddito nazionale lordo, mentre la spesa in cooperazione internazionale non arriva neanche allo 0,30 per cento. Siamo i fanalini di coda del mondo e dell'Unione europea; eppure, nel 2014 si è fatta una bellissima legge sulla cooperazione internazionale, con il Governo Renzi; la si è fatta e il Parlamento l'ha approvata, perché è fondamentale, soprattutto per l'Italia, un grande impegno di questo Paese sulla cooperazione, un impegno a stanziare fondi, perché sapevamo e sappiamo che farebbe bene anche alla nostra politica estera. Invece, non lo si fa, si svuotano gli strumenti che ci sono, si definanziano e cosa si fa? Si propone un Piano che non esiste, affibbiandogli un nome roboante, impegnativo e significativo per la storia della nostra Repubblica. E perché lo si fa? Per coprire la realtà, colleghi, per nascondere che il Piano Mattei non c'è ancora e che, se arriverà, certo non sappiamo di cosa sarà fatto e, soprattutto, in che modo sarà fatto. Cosa facciamo per le nostre aziende esportatrici? Cosa facciamo dal punto di vista della cooperazione, della formazione, dell'inclusione? Come riusciamo a costruire rapporti di partnership che consentano lo sviluppo dei nostri Paesi? Siamo davanti a questa scatola vuota che però - è qui il paradosso - ci dite che è urgente e indifferibile. Come si può sostenere che sia urgente la creazione di un'istituzione, come la Cabina di regia, dovendo essa essere un atto di programmazione di un intervento? L'istituzione di un organo, come nel caso specifico, non può avere i requisiti dell'urgenza e della necessità, pertanto il Governo utilizza il decreto d'urgenza al di fuori dei crismi di costituzionalità, per escludere le minoranze dal dibattito parlamentare. Questo decreto-legge crea un ennesimo organo istituzionale con la pretesa di coordinare un'attività politica internazionale, finendo per snaturare e sottrarre al Ministero competente funzioni istituzionali tipiche. Si ha la sensazione, colleghi, che si stia creando un ennesimo carrozzone, sotto forma di missione diplomatica, per accontentare amici esclusi dalla distribuzione delle cariche.

La realtà vera è che, oltre e dietro la propaganda del Governo, un altro intento sembra essere quello di spogliare il Ministero degli Affari esteri delle sue competenze, la stessa strategia che l'Esecutivo ha tenuto con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si sono persi 6 mesi per cambiare la governance, per poi accentrare tutto su Palazzo Chigi. Ora, questa strategia si commenta da sola, il Presidente del Consiglio sfiducia il suo Ministro, ma la nostra politica estera non ne giova, perché è lei che ci isola nell'Unione europea, ci mette in una condizione di totale irrilevanza, che si manifesta in una politica estera debole, di un Paese reso debole, nonostante la sua posizione strategica. E ciò solo perché la Premier si dedica a inseguire populismi e propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Patrizia Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Presidente, Vice Ministro, onorevoli colleghi, con la conversione di questo decreto-legge stiamo dando concreta attuazione al Piano Mattei, un punto importante del programma del Governo, che mira a definire un modello virtuoso di collaborazione con le Nazioni del continente africano, recuperando un ruolo strategico per l'Italia; un modello che contribuisca concretamente a rimuovere le cause che portano i migranti, soprattutto i più giovani, ad abbandonare la propria terra, le proprie radici culturali e la propria famiglia per cercare una vita migliore qui da noi, in Europa, affidandosi a spietati trafficanti di uomini.

A coloro che ritengono il Piano una scatola vuota, a quelli che hanno detto che il Piano Mattei è un'invenzione del Governo e che non c'è nulla di concreto rispondiamo che, con questo decreto-legge, abbiamo voluto tracciare la cornice operativa, definendo quello che sarà lo strumento indispensabile per un'efficace programmazione sul medio-lungo periodo, che concretizzi l'idea di fondo che costituisce il filo conduttore dell'intero Piano: un nuovo approccio alle relazioni fra Italia e Stati africani, basato sulla cooperazione, sugli scambi, su un partenariato paritario e reciprocamente vantaggioso. In quest'ottica, quindi, gli interventi che verranno messi in campo non potranno che essere discussi e condivisi con i partner africani, scritti ed attuati tenendo in prioritaria considerazione il raggiungimento degli obiettivi di crescita, sviluppo e sicurezza di questi Paesi.

Con questo decreto-legge vengono definiti la durata del Piano e molteplici ambiti di intervento. Fra questi, vale la pena ricordare, oltre alle iniziative di cooperazione allo sviluppo, la promozione delle esportazioni e degli investimenti, l'approvvigionamento e lo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche, la tutela dell'ambiente e l'adattamento ai cambiamenti climatici, l'ammodernamento e il potenziamento delle infrastrutture, anche digitali, la valorizzazione e lo sviluppo del partenariato energetico, anche nell'ambito delle fonti rinnovabili, nonché il sostegno all'imprenditoria, in particolare quella giovanile e femminile. Quello a cui pensiamo è un modello virtuoso di collaborazione e di crescita, che veda protagoniste l'Italia e le Nazioni africane e che si inquadri nelle politiche dell'Unione europea, quali la Joint Vision for 2030 o il Piano Global Gateway, da 300 miliardi di euro, per sviluppare infrastrutture fisiche e digitali in tutto il mondo.

Indubbiamente l'aver posto alla guida della Cabina di regia il Presidente del Consiglio e come vice presidente il Vice Presidente del Consiglio dei ministri, nonché Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, dimostra la grande attenzione e il valore che questa maggioranza attribuisce al Piano Mattei e ai temi del progetto, che concerne certamente l'immigrazione, ma anche la crescita economica, l'educazione scolastica, la formazione e lo sviluppo in loco dei cittadini degli Stati africani. L'idea di un Piano Mattei, oltre alla necessità di una visione nuova e positiva dell'Africa, muove anche dalla volontà di superare l'eccessiva parcellizzazione dei nostri interventi passati, talvolta sottofinanziati, e che spesso non hanno dato le risposte che ci attendevamo. In un mondo sempre più globalizzato, nel quale gli Stati, se non gli stessi continenti, risultano quasi indissolubilmente interconnessi e legati da motivi economici, geopolitici e sociali, le stesse prospettive di sviluppo dei Paesi europei non possono prescindere da quelle del continente africano. L'Africa, nonostante le politiche di cooperazione messe in atto negli ultimi decenni, che hanno sostituito sempre di più quelle novecentesche, in molti casi predatorie, continua a scontare un ritardo infrastrutturale, economico e culturale, che rende il continente instabile e preda di diversi interessi e appetiti, dalla Russia alla Cina, fino al terrorismo di matrice islamica, che prolifera proprio nelle aree più marginalizzate, facendo presa nelle fascia dei più deboli e vulnerabili della popolazione.

I numeri parlano chiaro: l'Africa, attualmente, ha una popolazione di 1,3 miliardi di persone e, per il 2100, dovrebbe arrivare a 4,3 miliardi, oltre la metà dei 54 Stati del continente è giovane, al contrario di quanto registriamo in Europa. Già oggi, il 40 per cento di tutti gli africani sono bambini di età inferiore a 14 anni. Da questi dati demografici già si comprendono le criticità e le sfide a cui dover urgentemente far fronte, a cominciare, come dicevo, dall'avanzata dell'islamismo radicale, che rischia di trasformare gran parte del continente nel più grande serbatoio di terrorismo islamico, al quale si lega, poi, il tema dell'immigrazione irregolare nei Paesi europei. Contestualmente, l'Africa racchiude nel suo sottosuolo molti dei minerali critici, fondamentali per i programmi di transizione energetica, tra cui rame, cobalto, nichel, litio, e metalli del gruppo del platino. A questi si aggiungono i tradizionali uranio, petrolio e gas naturale. L'Africa è sempre più terreno di competizione fra le Nazioni occidentali e la Cina proprio per il controllo di tali minerali, dai quali le nostre economie hanno ormai una dipendenza strutturale. L'egemonia cinese si è consolidata grazie al sostegno politico ad alto livello, a una strategia di espansione basata sulla Via della seta e su forti investimenti economici iniziati con largo anticipo. Anche in questo caso i numeri parlano chiaro: nella sola Africa subsahariana, nell'ambito della nuova Via della seta, gli investimenti cinesi hanno raggiunto 4,03 miliardi di dollari nella prima metà del 2023, registrando un aumento del 130 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022. Nel 2022, il gigante asiatico si è confermato il primo partner commerciale del continente, con 282 miliardi di dollari di interscambio, in aumento dell'11 per cento rispetto al 2021.

I nuovi scenari geopolitici e gli interessi strategici in trasformazione da entrambi i lati stanno portando a un cambiamento degli strumenti e del contenuto delle relazioni sino-africane. Da parte cinese, questo si traduce in una riduzione dei prestiti pubblici per grandi opere infrastrutturali a favore di una maggiore mobilitazione della finanza privata, con maggiore attenzione verso energia e ambiente, per rispondere ad esigenze di approvvigionamento di risorse e di posizionamento della Cina come leader nella governance energetico-climatica globale, con un forte interesse ad avere un mercato di sbocco per le proprie produzioni industriali e con l'intento di imporsi come leader del Sud del mondo, anche attraverso iniziative di sviluppo e di sicurezza.

Tuttavia, se molti Paesi africani hanno forti incentivi a sostenere la Cina, dato il suo ruolo di finanziatore, è altrettanto vero che rischiamo di essere relegati nel ruolo di fornitori di materie prime preziose per la transizione energetica altrui. La pandemia e il conflitto russo-ucraino stanno spingendo Stati Uniti ed Unione europea a sganciarsi dalla forte dipendenza dalla Cina di molte delle loro catene del valore, generando così un profondo rimescolamento delle partnership economiche e politiche a livello globale. Questo sta portando anche a un riposizionamento degli attori internazionali in Africa e anche la Cina deve affrontare una maggiore concorrenza nel continente. Dal canto loro, i Paesi africani stanno affinando le proprie capacità negoziali e rafforzando la propria autonomia in politica estera. In questo quadro, il Piano Mattei costituisce un modello anche per gli altri Paesi europei occidentali e la Presidenza italiana del G7 è senza dubbio la grande occasione per rimettere al centro della discussione un grande lavoro sull'Africa.

Avviandomi alla conclusione, il Piano Mattei al nostro esame rispecchia quanto da tempo Forza Italia ha sempre sostenuto e scritto, nero su bianco, anche sui programmi elettorali. Ricordo a noi tutti come il Presidente Berlusconi abbia sempre fatto pressione in sede europea e in seno al Partito Popolare affinché si mettesse in campo un vero e proprio Piano Marshall per l'Africa, allo scopo di far nascere delle economie locali solide e affinché negli stessi loro territori i cittadini di quei Paesi potessero trovare lavoro e futuro, senza essere costretti ad emigrare, abbandonando le proprie origini e i propri cari. Indubbiamente il Piano Mattei si colloca in questo solco e si muove in quella direzione, pertanto non può che vedere il gruppo di Forza Italia convintamente favorevole.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Vice Ministro, con il comunicato stampa n. 61 del 5 dicembre scorso, il Consiglio dei ministri informava di aver deliberato il collocamento fuori ruolo del Ministro plenipotenziario Fabrizio Saggio ai fini dell'assunzione dell'incarico di consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio, designandolo, nel contempo - virgolette -, quale coordinatore della struttura di missione del Piano Mattei, di cui all'articolo 4, comma 3, del decreto-legge del 15 novembre 2023, n. 161. La cosa paradossale è che questa nomina sia stata fatta prima del primo passaggio parlamentare, quello del Senato. È vero che si tratta di un decreto, incomprensibilmente di un decreto, ma questo fa parte dallo stravolgimento della Carta costituzionale che questo Governo e questa maggioranza stanno portando a vette mai sperimentate in precedenza. Cosa c'è di necessario ed urgente nell'istituzione di una cabina di regia, di una unità di missione e nella previsione di un rapporto annuale al Parlamento? Sono certo che, magari, in replica, il Vice Ministro ce lo spiegherà, ma, di tutta evidenza, non c'è alcuna necessità né c'è alcuna urgenza.

Non so se verrà posta la fiducia oppure no sulla conversione di questo decreto-legge, ma è certo che per la Camera non cambierà nulla. La Camera dei deputati, signor Presidente, anche in questo caso, è completamente esautorata, perché arriveranno gli emendamenti, saranno ragionevolmente pochi, perché l'opposizione si sforza di essere più realista del re - e noi siamo responsabili -, verranno tutti bocciati, come è accaduto per altri provvedimenti e, quindi, la necessità e l'urgenza del Piano Mattei, per quel che riguarda la Camera dei Deputati, le vedremo passare, con o senza fiducia poco cambia, senza alcuna possibilità di incidere o di dire qualcosa. Io trovo questo, signor Vice Ministro, di una gravità enorme, perché questo, come cercherò di dire, stravolge la legge sulla cooperazione internazionale - benché vada -, sposterà risorse, con il contentino del ruolo per il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, a Palazzo Chigi, e voi lo fate con un decreto-legge, più o meno modificato al Senato, che alla Camera passa de plano. Ovviamente, nulla quaestio sulla figura del Ministro Saggio, le cui capacità professionali ho avuto personalmente modo di constatare direttamente e sul campo, ma, da un punto di vista istituzionale, io credo che siamo di fronte ad una fretta e, come si dice, la gatta frettolosa fa i gattini ciechi, perché non c'è nulla in questo Piano Mattei.

Anzi, io credo che non si dovesse evocare Mattei per questa roba, solo perché si scrive che non sarà predatorio: ma perché adesso, signor Ministro, l'atteggiamento italiano della cooperazione è predatorio? Mi sembra proprio di no. Quindi, non capisco cosa c'entri Mattei con questa Cabina di regia e questa unità di missione, sprovvista, al momento, di qualsiasi risorsa, se non quelle per pagare i 2,8 milioni di cui si è detto, se non le risorse per pagare l'unità di missione e far funzionare la Cabina di regia.

Sia chiaro, non è in discussione da parte nostra, di +Europa - anzi -, la necessità di un salto di qualità italiano e, soprattutto, europeo per quel che riguarda la promozione di uno sviluppo economico, sociale e istituzionale nel continente africano che possa fare da traino a uno sviluppo rispettoso delle persone che lì vivono e, per questa via, indirettamente, dopo tanto tempo, creare condizioni di minore pressione per l'emigrazione. Ciò sapendo benissimo che noi possiamo fare sforzi importanti, ma il dato demografico è potentissimo, anche se sembra ci sia una leggera flessione rispetto alle previsioni di raddoppio della popolazione del continente africano per il 2050. Io vengo da una tradizione politica in cui il tema della lotta allo sterminio per fame nel mondo, dell'intervento della cooperazione in Africa sono state delle priorità dell'iniziativa politica, quella di Marco Pannella, dal 1979, quando la dimensione europea era molto più ridotta, e ci fu uno sforzo vero. Però, Vice Ministro, quella campagna contro lo sterminio per fame nel mondo portò alla legge Piccoli, parliamo della legge n. 73 del 1985, che sono andato a consultare - dico cose che potrebbero essere sommarie, ma l'ordine di grandezza è quello -: signor Vice Ministro Cirielli, la legge n. 73 del 1985 prevedeva l'istituzione di un commissario governativo incardinato presso il Ministero degli Affari esteri, ma, soprattutto, prevedeva - con quell'obiettivo, eliminare la fame nel mondo in Africa - uno stanziamento di 1.900 miliardi di lire di allora. Ho fatto i conti - potrei sbagliarmi -, ma sicuramente parliamo di alcuni miliardi di euro. Quello era un impegno serio, non l'hanno chiamato Piano Mattei, era la legge Piccoli contro lo sterminio per fame nel mondo ed era un impegno per la promozione dello sviluppo in Africa, che concentrava risorse togliendole ad altri capitoli del bilancio pubblico, mettendo centinaia di miliardi di lire, naturalmente, dal Tesoro, su questo capitolo. Era uno sforzo serio, si fece una legge ed erano abbastanza seri per non fare un decreto-legge, ma per fare una legge ordinaria, discussa, votata, modificata, migliorata in entrambi i rami del Parlamento.

Il primo punto per cui questo Piano Mattei non convince è perché non c'è niente. Che bisogno c'era di correre? Capisco che c'erano le conferenze stampa di fine anno, ci sono le elezioni europee, bisogna fare propaganda, dire che si è fatto anche se non si è fatto nulla. Ma che bisogno c'era di fare una corsa del genere, un decreto-legge, addirittura, se poi non c'è neanche un euro. Aspettavate e facevamo un altro intervento, lo dico ai colleghi della maggioranza che qui, alla Camera, non toccano palla sui dossier rilevanti: su questi non toccano palla e non si lamentano; io, invece, mi lamento che la Camera non tocchi parla sui dossier rilevanti, ancorché dall'opposizione. Che bisogno c'era di fare questo? Facevamo una cosa più seria, ma come fate andare in Europa dicendo: noi abbiamo fatto il Piano Mattei? Dovete solo sperare che non ci sia alcuno che sappia l'italiano o alcuno che l'abbia tradotto, perché sennò uno lo prende e qualsiasi forza politica o funzionario europeo legge: allora, Piano Mattei, ah caspita! Mattei, una roba seria. Allora, la Cabina di regia, va bene, l'unità di missione, va bene, facciamo l'unità di missione, prevediamo il rapporto al Parlamento, giusto, ci mancherebbe altro. Poi adesso arriverà - come dicono a Roma - la ciccia, mentre non c'è niente, chiuso lì, e hanno pure fatto un decreto-legge. Quindi, purtroppo, io lo trovo proprio un boomerang. La propaganda va bene, abbiamo fatto il Piano Mattei, va bene, applausi, però la sostanza qui non c'è, Vice Ministro Cirielli. Sui 17 settori di collaborazione previsti nel Piano c'è una sovrapposizione con il MAECI ed anche il coinvolgimento nella cabina di regia delle varie entità coinvolte nella struttura di missione. Me li vedo, quelli dell'ICE, della SACE, della Cassa depositi e prestiti, che avranno un'ulteriore riunione da fare, non so se mensile o bimestrale, dopo il coinvolgimento che hanno nella cooperazione internazionale, la promozione delle esportazioni e degli investimenti. Avete fatto il Ministero del made in Italy e dovete concentrare tutto a Palazzo Chigi, ma perché? Questa roba non funzionerà e l'unica cosa che riscontro - mi smentisca, Vice Ministro Cirielli, e mi dica che li arriveranno dei soldi, dei miliardi, perché, sennò, siamo ridicoli – è che, come dite voi, siamo una Nazione importante, grande, e quindi non è che possiamo fare il Piano Mattei e poi metterci gli spiccioli, no? Quei miliardi mi spiega, Vice Ministro, da dove pensate di prenderli: fate una tassa per la cooperazione? Va bene, date una spiegazione, sennò, sarà semplicemente una - non voglio dire distrazione - destinazione dei fondi della cooperazione alla Cabina di Regia di Palazzo Chigi, nel presupposto che questa superfetazione a Palazzo Chigi, con nuovi consulenti, nuova responsabilità, faccia funzionare la cooperazione meglio di quanto lo sta facendo funzionare lei, Vice Ministro preposto alla cooperazione internazionale, e che l'esperienza decennale di una struttura di grande qualità, come quella che lei ha, in buona misura, la responsabilità di guidare, sia - con tutta la stima per il Ministro saggio - del tutto ininfluente. Lo dico perché siccome Meloni ha avuto, dopo il Piano Tunisia, di cui già, giustamente, non parla più, dopo questa roba dell'Albania che vedremo, il Piano Mattei; quindi lei è talmente più brava, con i suoi funzionari di Palazzo Chigi che, a questo punto, siccome bisogna fare il Piano Mattei, si tolgono i fondi alla cooperazione internazionale e li si gestisce a Palazzo Chigi, tanto ormai, fra un po', finisce tutto lì, anche per quel che riguarda gli investimenti, e si prenderanno i soldi dal Ministero del Ministro Urso. Va bene, ma non c'è alcuna sostanza politica; c'è qualche promessa, ma non c'è alcuna premessa che questo guscio vuoto, come è stato definito, possa dare un contributo vero. Ciò anche perché nei piani della cooperazione, che sono studiati, verificati, corretti rispetto agli errori fatti nel passato, c'è la dimensione economica, quella sociale e c'è una dimensione istituzionale che è decisiva. Se vogliamo distinguerci dai cinesi - per fare un esempio un po' brutale - dobbiamo mettere sul piatto il nation building secondo parametri di inclusione e di partecipazione. Dobbiamo inserire questi parametri che la cooperazione - con tutti i suoi limiti, naturalmente - fa da anni e in alcuni casi riesce a realizzare progetti che vanno in quella direzione; ciò se vogliamo proporci come alternativa a chi arriva e non chiede nulla. Presta dei soldi, penso, non voglio fare la caricatura di una cosa molto seria, ma come fanno gli investitori istituzionali e pubblici cinesi? Realizzano infrastrutture in cambio, magari, di concessioni minerarie decennali, ad esempio, e fanno prestiti da cui questi Paesi non riescono più a uscire.

E, oltre alle concessioni, magari devono cedere porzioni del territorio, cosa che abbiamo visto non in Africa, ma dall'altra parte dell'Adriatico, con la famosa infrastruttura autostradale finanziata dalla Cina in Montenegro.

Rispetto a tutto questo, come vi presentate in Europa? Dite: abbiamo fatto il Piano Mattei. Lo ripeto: e, quindi? Quanti soldi mettete? Non si sa. Da dove li prendete? Non si sa. Lo ripeto: l'unica cosa è toglierli alla cooperazione internazionale, per fare, magari, uno o due progetti simbolici e, certamente, non avvicinare, neanche di un millimetro, l'obiettivo che ci si propone.

Chiudo con una considerazione più generale che riguarda la necessità e l'urgenza - in questo caso, sì - di lavorare a livello di Unione europea. Infatti, solo a quella scala possiamo pensare di incidere e di avere autorevolezza.

Vede, signor Vice Ministro, quotidianamente avrà l'esperienza che anch'io ho avuto per alcuni anni: ovunque ti presenti, come membro del Governo italiano, sei accolto con attenzione e simpatia, perché siamo un grande Paese eccetera. Dopodiché, però, quando proprio va bene, cioè in 3-4 casi nel mondo, magari sei il terzo investitore, il terzo donatore, il terzo partner commerciale, e, mediamente, sei il decimo o il quindicesimo (questo è ciò che succede). Ebbene, questo capita anche agli altri grandi Paesi europei più forti economicamente e che investono molto di più sulla cooperazione. Il primo ormai sempre più è la Cina per gli aiuti militari e, ancora, nonostante tutto, in alcuni casi la Russia. Come partner commerciale o per gli investimenti, ci possono essere ancora gli Stati Uniti, ma se facessimo la somma di quanto i singoli Paesi europei insieme fanno, saremmo sempre o quasi sempre il primo: il primo donatore, il primo investitore, il primo partner commerciale e avremmo, quindi, una capacità di incidere su quelle realtà, anche per la cooperazione rispetto al controllo dei flussi migratori che da solo nessun Paese europeo riesce a raggiungere e non solo noi italiani.

Quindi, se volessimo davvero essere all'altezza della sfida - anche nelle premesse, del Piano Mattei si riconosce, cioè la necessità di una cooperazione allo sviluppo, le questioni demografiche italiane da noi negative, ma, in questo caso, in Africa fin troppo positive, tutte cose che determinano il mancato sviluppo dei flussi migratori -, se volessimo, dunque, veramente essere all'altezza di quell'obiettivo (in questo caso, secondo me, è solo propaganda e poi vedremo cosa emergerà; non voglio mettere limiti alla provvidenza, per l'amor del cielo, ma oggi siamo a zero e trovo irricevibile un decreto-legge che la Camera deve passare con la lancetta dell'orologio e senza toccarlo, un decreto-legge sullo zero, con 2.800.000 euro per la Cabina di regia e l'Unità di missione e, appunto, fare un decreto per questo mi sembra veramente eccessivo), ripeto, se volessimo essere all'altezza, di questa sfida e ci credessimo davvero, come fecero i Radicali negli anni Settanta e Ottanta, che ottennero, però, una roba concreta, con soldi veri, un obiettivo, spesa e capitoli - se poi furono spesi bene o male quei soldi certamente non riguardava loro, non riguardava Pannella -, dovremmo, oggi, pensare in grande e pensare come Europa. Allora, avremmo davvero la capacità di incidere, anche rispetto all'obiettivo vero che muove Meloni, che non è il Piano Mattei, ma l'immigrazione.

Chiudo, ricordando - ci tengo a farlo - l'ultimo stato dell'Unione del precedente Presidente della Commissione europea, Juncker, il predecessore di Ursula von der Leyen.

Nel suo stato dell'Unione, l'ultimo che lui pronunciò a Strasburgo, consapevole della dimensione dei fenomeni - perché altrimenti se uno mette 2.800.000 euro (poi arriverà qualche miliardino, spero), è chiaro che proclama e realtà non sono grandezze commensurabili -, Juncker lancio ed evocò un progetto di quella scala, cioè la creazione di un'area di libero scambio tra Unione europea e Unione africana. Quello è un modo - poi lasciato nel dimenticatoio - per dire che l'Europa c'è e c'è l'interesse vero rispetto allo sviluppo economico del Continente africano e che, se lo sviluppo economico, sociale e istituzionale dovessero prendere una certa piega, probabilmente, questo consentirebbe di cominciare a discutere di una gestione in termini di partnership anche dei flussi migratori (poi, però, questo progetto fu lasciato cadere). Quella era l'idea di una scommessa politica epocale rispetto a fenomeni epocali.

Il fenomeno resta epocale, ma questo testo, che voi pomposamente chiamate Piano Mattei, di epocale non ha proprio nulla, anzi credo che potevamo risparmiarci l'evocazione di Mattei addirittura attraverso un decreto-legge per questo testo, che non contiene assolutamente nulla.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Emanuele Loperfido. Ne ha facoltà.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, Vice Ministro, se, come detto dal collega, sono tanti i soldi spesi in questi anni per la cooperazione internazionale - tra l'altro, sono sicuro che lui ne abbia contezza, vista l'esperienza in Aula parlamentare più volte e da più parti dell'Aula - credo, invece, che sia proprio lì la differenza di questo Governo e di questa maggioranza: tante volte si sono messi i soldi senza sapere cosa fare. Ecco, allora, l'importanza di definire, con il decreto che abbiamo voluto chiamare Mattei, il quadro e il contesto normativo dove definire le linee d'azione e le linee strategiche in modo sinergico. Infatti, se oggi l'Italia ha un debito pubblico così alto è forse proprio per il fatto che per troppi anni si è prima pensato a mettere i soldi e poi si è pensato a cosa fare per risolvere i problemi.

Il Governo Meloni, invece, in questi pochi mesi, ha già precisato, più volte, che nessun centesimo degli italiani deve essere sprecato, ma, anzi, deve essere utilizzato con oculatezza e da buon padre di famiglia. Per questo, prima si definiscono le regole del gioco e poi si decide come e quanti soldi mettere e chi deve essere colui il quale questi investimenti dello Stato deve gestire.

È un testo sicuramente importante. Sono veramente onorato, come membro della Commissione esteri, di intervenire in Aula sul Piano Mattei, perché è veramente un momento epocale, un momento epocale per l'Italia che, in questo momento, presiede il G7, un momento epocale in cui si dice che le linee strategiche della geopolitica internazionale dell'Italia mettono al centro il Mediterraneo e ciò avviene in concomitanza con la presidenza del G7 e dicendo che a gennaio faremo la conferenza con gli Stati africani e definiremo le varie linee del Piano Mattei.

D'altronde, l'Italia è un Paese fondamentale, un Paese importante all'interno dell'arena internazionale, ed è per questo che vogliamo dare nuovo impulso alle linee strategiche del nostro Paese. L'Africa e il Sud del mondo, come detto dalla Presidente, saranno, appunto, priorità nell'agenda.

Prima di procedere rispetto alle considerazioni sul Piano Mattei, ci tengo a fare alcune citazioni.

“Io sono qui per rispondere al vostro appello di investimenti e per aiutarvi nella lotta contro il sottosviluppo”: Tunisi, giugno 1960, Enrico Mattei. Altro virgolettato: “Se noi non torniamo a fare politica in Africa, allora nulla sarà efficace. Bisogna coinvolgere le classi dirigenti africane in una sinergia con l'Europa per dare futuro alla gente nei loro Paesi. La geopolitica africana, che noi non facciamo, non può essere impostata all'insegna del politicamente corretto, bisogna svilupparla attraverso legami profondi”: Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, intervista a Limes del dicembre 2017.

“Vogliamo che siano costretti loro” - altro virgolettato - “decine di migliaia di disperati, a venire qui, per mangiare e sfuggire allo sterminio per fame e per guerra? No. E allora la nostra proposta è che gli imprenditori italiani invece di andare chissà dove nel mondo, dalla Svizzera al Venezuela, da Brooklyn a vattelapesca, andassero in Nordafrica a fare impresa, anche a coltivare la terra, e creando le condizioni per lo sviluppo economico”: Marco Pannella. Scusi se mi permetto, visto che lo cita sempre e soltanto lei. “L'Africa è una terra di grandi opportunità di mercato, energia, meccanica industriale, grandi opere e trasporti, energie rinnovabili e anche l'alimentare”: Lapo Pistelli, intervista a Limes del 2018.

Ebbene, di fronte a queste richieste di intervento da parte di imprenditori, da parte di politici, da parte di intellettuali, da parte di operatori, si evidenzia una sola mancanza, la mancanza di una regia. Di fronte all'evidente esigenza di interfacciarsi con il mondo africano non c'è mai stata una vera e propria sinergia, tant'è che allo stesso Mattei veniva riconosciuto di condurre una politica estera quasi alternativa, parallela allo Stato. Forse perché l'Italia doveva ancora mondare le colpe di una sconfitta nella Seconda guerra mondiale, e quindi non poteva sedersi alla pari degli altri Stati sui tavoli nei consessi internazionali.

Ecco allora che Mattei stesso fu per tanti anni una sorta di ambasciatore dell'Italia nel mondo con una geopolitica imprenditoriale che tante volte anticipava le esigenze o le intenzioni del Governo, e forse anche per questo subì quanto tutti conoscono. Ecco, allora, la necessità di un decreto fondamentale, perché appunto costituisce la cabina di regia, una cornice in cui operino pubblico e privato, perché ci sono anche interlocutori privati, ICE, SACE, coloro i quali possono coinvolgere gli imprenditori privati in un'azione sinergica, comune con i nostri partner africani per dare finalmente vita e continuità soprattutto a un duraturo legame di rapporti.

Anche perché finalmente, forse, inizieremo a rendere veramente ancora più importante, e di qui il nostro definitivo grazie, quell'attività costante, quotidiana, apprezzata e invidiata a livello internazionale che svolgono quotidianamente i nostri diplomatici nel mondo e in Africa soprattutto. Ricordiamo l'ambasciatore Attanasio, che morì 3 anni fa, anche perché continuava sempre a interfacciarsi con un modo collaborativo per cercare di dare un mutuo positivo risultato all'attività diplomatica dell'Italia nel mondo. A questi diplomatici, che già oggi, forse anche inconsapevolmente, incarnano lo spirito del piano Mattei, daremo uno strumento in più per la loro attività, e faremo soltanto un servizio all'Italia, ai nostri concittadini, alle nostre imprese, a tutti gli operatori internazionali. Perché sarà un percorso che vorremo fare assieme, scevro da logiche paternalistiche, come detto nella dichiarazione virgolettata di Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, senza logiche paternalistiche e predatorie, ma con la volontà di crescere assieme, proprio perché andando insieme con queste Nazioni all'interno dei loro Paesi, lavorando per sfruttare le loro risorse, l'Italia vorrà essere sempre al loro fianco in un contesto globale, complessivo. Anche perché, in quest'anno e più di Governo Meloni l'Italia si è riproposta come elemento fidato e affidabile.

I nostri partner reputano il nostro Paese affidabile e soltanto con i partner affidabili si possono stringere alleanze e riallacciare rapporti non solo di carattere economico, ma di amicizia e crescita che sono fondamentali, perché, se c'è un elemento che caratterizza le continue interruzioni dei rapporti tra i nostri Paesi, questo è dovuto sicuramente all'instabilità di un'area che porta un'instabilità crescente anche di chi confina con i Paesi africani, l'Italia ovviamente in primis, e lo vediamo con i flussi migratori irregolari.

Ecco perché dobbiamo intervenire in modo complessivo a tutela degli interessi nazionali, che si tutelano non soltanto nel nostro Paese, ma anche con azioni all'esterno del nostro Paese. Faccio un semplice esempio: se vediamo quello che sta accadendo a causa dei pirati, degli Houthi, che obbligano i grandi trasportatori marittimi internazionali, i grandi vettori marittimi internazionali a spostare le loro rotte, forse soltanto chi affronta con leggerezza questo tema non si rende conto che questo provocherà, come dicono gli studi, aumenti dei prezzi dei nostri prodotti sui nostri banchi, tra qualche mese, fino anche al 12 per cento, a causa dell'inflazione causata dall'aumento dei costi. E quest'attività di pirateria, mossa da qualcuno che di certo ha una visione diversa del mondo rispetto a quella che abbiamo noi, che cos'è se non un tentativo di destabilizzare il mondo e destabilizzare anche gli equilibri dell'Occidente? Ecco perché dobbiamo tutelare i nostri interessi, cercando di limitare gli elementi di instabilità, facendo in modo che, anche all'interno di quelle aree, ci sia stabilità. Ed è per questo anche che siamo subito intervenuti, e ringrazio il Ministro della Difesa, Crosetto, ma soprattutto ringrazio gli uomini e le donne a bordo della fregata Virginio Fasan, che sono nel Mar Rosso a tutelare i nostri interessi nei mari internazionali, proprio perché lo fanno a difesa del sistema Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché il sistema Italia si difende proprio grazie ad azioni sinergiche che il Piano Mattei incarna, ovvero tutelare il nostro Paese, tutelare la nostra economia, tutelare le nostre imprese, tutelare i nostri investitori. Questo lo possiamo fare quando possiamo garantire la stabilità e la sicurezza degli investimenti delle nostre imprese all'interno del continente africano che ha il 30 per cento delle riserve minerarie globali, il 12 per cento di quelle petrolifere, l'8 per cento delle riserve di gas naturale, il 40 per cento dell'oro nel mondo e fino al 90 per cento di cromo e platino, il 60 per cento delle risorse globali di energia solare, salvo poi rendersi conto che soltanto l'1 per cento degli investimenti globali in impianti fotovoltaici al mondo viene fatto in Africa.

Queste sono le contraddizioni che dobbiamo limitare e dobbiamo invertire e lo possiamo fare soltanto da persone, amici, Nazioni fidate, come l'Italia, che, in questo momento, sta assumendo una figura credibile a livello internazionale grazie all'attività del Governo Meloni e lo facciamo con un'azione a 360 gradi.

Il Piano Mattei è cooperazione allo sviluppo, promozione delle esportazioni e degli investimenti, istruzione, formazione superiore e formazione professionale. E se prima qualcuno diceva “cosa possiamo fare noi per le nostre imprese”, ebbene, io, con orgoglio e anche emozione, voglio ricordare che, per esempio, la collaborazione tra le imprese, le associazioni di categoria e gli istituti scolastici, per esempio nel mio territorio, nel Friuli-Venezia Giulia, a Pordenone, sta già producendo una collaborazione con l'ITS del Ghana per scambiare attività di formazione educativa, per fare in modo che le risorse educative e formative vengano condivise e che, proprio lì, si possa rimanere per creare le basi per il proprio futuro, anche all'interno di questi Paesi. Ecco allora che già qualcosa stiamo facendo, proprio perché siamo in grado di intrattenere ottimi rapporti di collaborazione e di partenariato pubblici e privati. Ed è proprio questo l'esempio del Piano Mattei.

Dicevo: formazione, ricerca, innovazione, salute, agricoltura, sicurezza alimentare, ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture, valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico, anche nell'ambito delle fonti rinnovabili, dell'economia circolare del riciclo. Ecco, questo è stato migliorato durante la discussione al Senato, a dimostrazione dell'attenzione di questo Governo anche quando il provvedimento si affronta in Aula, a differenza di quanto è stato detto da chi mi ha preceduto.

Infine, promozione dell'occupazione, turismo, cultura, prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare e gestione dei flussi migratori legali. E non è un caso che questo sia all'ultimo punto, perché il Piano Mattei è quel Piano che consente ai cittadini africani di vivere prima di tutto del diritto a non emigrare e poter stare a casa propria. Ma casa propria dev'essere sicura, stabile, deve garantire un progresso. Ecco perché siamo veramente convinti, con questo decreto, di aver posto le basi per una stabilità dell'area mediterranea.

Presidente, mi avvio alla conclusione, il Governo Meloni e questa maggioranza avrebbero potuto stupire con un'idea geniale quest'Aula, ossia garantire il reddito di cittadinanza a tutti gli africani, ma siccome siamo un po' più umili e pragmatici, e forse meno ambiziosi di chi con il reddito di cittadinanza pensava di avere combattuto la povertà in Italia e nel mondo, ecco, noi, con questo decreto, creiamo un epocale cambio di paradigma: un Piano per stringere strategiche sinergie, da pari a pari, con i Paesi africani. Una collaborazione che porti l'Italia ad essere l'hub energetico dell'Europa, contribuendo alla crescita, allo sviluppo e alla stabilità dei nostri vicini: rendendo nuovamente, grazie all'azione quotidiana della Premier Meloni e del suo Governo, l'Italia protagonista nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Credo che la discussione che facciamo oggi sia una discussione importante in materia di politica estera, e anche la qualità e il numero degli interventi lo testimonia. La Presidente del Consiglio, nel suo discorso di insediamento, annunciò il Piano Mattei come uno degli obiettivi di legislatura. Noi prendiamo sul serio questo impegno del Governo e della Presidente in prima persona a rilanciare i rapporti tra Italia e Africa. Pensiamo anche che sia un'idea giusta quella di puntare, in termini di priorità della nostra politica estera, sul rapporto con il continente africano. Tanta parte del futuro dell'Italia si gioca con l'Africa, in Africa e nel Mediterraneo. Noi siamo il cardine del rapporto tra Europa e continente africano e sappiamo quanto sia importante il continente africano in termini di sicurezza energetica e di stabilità. Infatti, se noi, di fatto, confiniamo con Paesi che sono in guerra o che sono instabili, ne risentiamo. Sappiamo quanto sia importante l'Africa dal punto di vista delle migrazioni e del contrasto alle disuguaglianze globali. Per cui, che il nostro Paese si prefigga, come obiettivo qualificante della legislatura in termini di politica estera, di rilanciare e portare a un livello più alto i rapporti con il continente africano, non può che vederci a favore. Cito le parole della dichiarazione Schuman del 1950, che contiene uno dei tratti fondanti del nostro essere Europa: “(…) l'Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti fondamentali: lo sviluppo del continente africano”. Quindi, il ruolo che si dà all'Italia nel rilanciare i rapporti tra Europa e Africa, e tra Italia e Africa, è un ruolo che diventa anche di guida di un'azione continentale. Proprio perché noi vi prendiamo sul serio, però, alziamo anche noi l'asticella. Il primo punto che vorrei sollevare, qui, oggi, è che non siete i primi a puntare sull'Africa. Ascoltavo le parole del collega Pozzolo…

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Il nome è in comune!

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). …del collega Loperfido, mi scuso del lapsus, è molto indicativo, per quello che dirò poi dopo. Emanuele, ma Loperfido. Ascoltavo le parole del collega Loperfido e sentivo l'eco di parole che abbiamo, magari, utilizzato anche noi. Per questo mi sento di invitare la maggioranza a un po' di cautela. Anche da questi banchi, in altre stagioni di Governo, noi abbiamo usato parole per dire che eravamo i primi, che eravamo quelli che avrebbero cambiato. Questo poi dopo ci è tornato indietro. Quindi vi inviterei a un po' di cautela rispetto ai rapporti con il continente africano, perché non è la prima volta che l'Italia cerca di alzare il livello dei rapporti con il continente africano. Prima, il collega Loperfido citava vari esponenti politici, anche della Prima Repubblica, che hanno provato a fare dell'Africa una delle priorità italiane ed europee. Veniva menzionato Pannella, a me correrebbe anche il dovere di citare Fanfani e di citare Craxi, che, con il suo Governo, investì quasi 2.000 miliardi delle allora vecchie lire in un intervento contro la fame nel continente africano. Quindi non è stata la prima volta. Nella Seconda Repubblica, mi corre l'obbligo di ricordare l'impegno del Presidente Prodi, il primo Presidente europeo a partecipare a una riunione dell'Unione africana nel 2007, e del Presidente Renzi, che fece per primo una serie di missioni in Africa, con l'idea precisa di innalzare il livello della presenza italiana in Africa, aprendo un certo numero di ambasciate. Lo dico perché continuare a dire che siamo i primi, secondo me, va a detrimento del fatto che c'è una linea di continuità della politica estera, che un Governo come il vostro dovrebbe, invece, voler valorizzare, perché si parla prima di Patria e poi di parte, come ci ricordate spesso. Questo è uno di quei luoghi dove potete cercare di dare conto di quello che ha fatto l'Italia prima che arrivaste voi. Lo dico anche perché questa è una delle debolezze del vostro approccio. Voi state smontando uno strumento di politica estera, che è lo strumento finora più utilizzato e più efficace, ossia la legge n. 125 del 2014 per gli interventi con il continente africano, e lo smontate a favore di una cabina di regia di Palazzo Chigi. Ora, credo che sarebbe opportuno discutere dell'efficacia degli strumenti finora a disposizione della Farnesina per le iniziative africane, prima di montare uno strumento diverso, perché, se non funziona quello che c'era prima, bisogna capire perché, prima di fare una cosa completamente diversa. E ricordo che la legge n. 125 del 2014 è una legge bipartisan, che porta i nomi del senatore Tonini e del senatore Mantica: quest'ultimo fu un esponente di grande peso di Alleanza Nazionale al Governo e si occupò, a partire dalla vostra parte culturale, proprio dei rapporti con l'Africa. Quindi, voi state smontando non solo il lavoro di maggioranze parlamentari diverse dalle vostre, ma anche una parte del vostro portato politico e culturale. E questo è un peccato, anche perché non ci avete spiegato finora per quale motivo gli strumenti a disposizione del rapporto tra Italia e Africa non funzionano. Questo è il primo punto. Il secondo punto, rispetto alle parole roboanti che usate, è la scelta di continuare a dire che questo Piano è scevro da logiche predatorie.

Io su questo mi scaldo, per una ragione: questa idea che l'Italia sia il Paese che riesce ad avere un rapporto sincero con l'Africa, mentre tutti gli altri Paesi europei sono oppressi dalle logiche coloniali e postcoloniali, è semplicemente un pregiudizio a nostro favore, un pregiudizio basato su tantissima ignoranza e sul fatto che noi, come Paese, non abbiamo mai fatto i conti reali con il portato coloniale della nostra esperienza coloniale. Infatti, dire che noi, oggi, siamo buoni, mentre gli altri sono cattivi, rispecchia l'idea che il nostro era un colonialismo di brava gente e quello degli altri, invece, era un colonialismo predatorio. Allora, io su questo mi scaldo e richiamo all'attenzione di quest'Aula una serie di episodi che riguardano la nostra storia coloniale, con i quali non si sono mai fatti i conti. Ricordo gli episodi del gas mostarda, utilizzato contro le popolazioni civili dell'Etiopia; ricordo, in Somalia, in Eritrea e in Etiopia, le sofferenze delle donne vittime del madamato, cioè del fatto che erano mogli comprate e che, nel momento in cui i coloni sono tornati in Italia, sono state abbandonate lì, loro che si consideravano mogli di italiani, mentre le loro comunità le consideravano, invece, traditrici, che hanno vissuto in povertà e in emarginazione fino alla fine della loro vita. Tutte queste sono vicende reali del portato coloniale italiano, di cui noi non abbiamo neanche mai chiesto scusa e su cui non abbiamo neanche mai preso attenzione, rispetto a quello che è stato.

Ricordo un altro episodio, uno dei peggiori massacri di monaci della storia recente del mondo: 2.000 monaci etiopi uccisi dalle truppe del generale Graziani a Debre Libanos e mi scaldo perché, nel 2012, quello stesso generale Graziani è stato commemorato, con un mausoleo, nella sua città natale, Affile, nel Lazio, alla presenza dell'allora assessore della regione Lazio, Francesco Lollobrigida.

Allora, vogliamo fare i conti con il nostro passato coloniale, prima di riempirci la bocca del fatto che noi siamo buoni e che gli altri sono stati cattivi? Anche sulla nostra coscienza nazionale - ripeto, sulla nostra coscienza nazionale, di italiani - ci sono centinaia di migliaia di queste storie e, se volete, potete farvele raccontare dai figli di quelle donne vittime del madamato: 349 di loro sono qui in Italia e hanno lottato, negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana, perché il nostro Paese, proprio perché non ha fatto i conti con il suo passato coloniale, ha fatto finta che non esistessero, che non fossero figli di italiani e che, quindi, non avessero diritto neanche alla cittadinanza del nostro Paese. Sono persone che si chiamano Francesco, Rosa o Angela, che vivono a Roma e che sono il frutto vergognoso delle politiche coloniali, razziste, del fascismo, che noi abbiamo voluto dimenticare. Allora, siccome voi appartenete a forze politiche che con quella storia ci dite di aver fatto i conti, forse sarei un po' più attenta nel continuare a reiterare questa idea che il nostro è stato un colonialismo buono e che, quindi, la vostra politica estera con l'Africa sarà scevra da logiche predatorie, perché io ci sento tanto, tanto, tanto pregiudizio, tanta ignoranza e tanta difficoltà a fare i conti con il passato, soprattutto nei rapporti con il continente africano.

Terzo punto, la scatola: questo Piano Mattei, a mio giudizio, è un enigma circondato da un mistero e il decreto che viene portato in Aula oggi è la riprova del fatto che stiamo parlando di un enigma circondato da un mistero. Stiamo parlando di una scatola vuota - veniva ricordato, in precedenza, dal collega Della Vedova e da altri interventi di colleghi che mi hanno preceduta -, questo provvedimento è una scatola vuota: voi create la scatola, ma non si capisce a cosa essa serva, tant'è che, quando si sente parlare di questo Piano Mattei, che doveva riguardare tutto il continente, se ne parla la Presidente del Consiglio o il Ministro degli Affari esteri, spesso, ultimamente, viene derubricato in approccio Mattei o in metodo Mattei: non è più un Piano continentale, ma diventa un modo per qualificare la nostra presenza nei Paesi africani.

Allora, su questo punto, mi sento, da parte dell'opposizione, di contribuire con alcune idee. Anzitutto, i soldi: l'Italia non può fare una vera politica africana se non stanzia soldi. L'Africa è un continente enorme, con 54 Paesi: sono anni, dai primi anni Duemila, che le grandi potenze organizzano summit Cina-Africa, summit Europa-Africa, Piano Germania-Africa, White paper del Regno Unito con l'Africa, ma per tutte queste iniziative servono risorse e voi, in questa scatola vuota, in questo enigma circondato da mistero, soldi nuovi non ne mettete. Addirittura, il Vice Ministro, che pure è venuto in Commissione a fare una discussione nel merito, l'ha proprio detto: soldi in più, soldi nuovi, non ce ne sono. Allora, di cosa stiamo parlando? Come può esserci un nuovo approccio, se soldi nuovi non ce ne sono? Quindi, come primo punto, credo si debba discutere, con onestà, tra di noi sul se e come un nuovo approccio, o un approccio rafforzato possa avere accesso a risorse in più. Ne dobbiamo discutere con onestà, perché è chiaro che un approccio serio nei confronti dell'Africa viene fatto su una prospettiva pluri-annuale e, quindi, questa deve essere una cosa che viene discussa con tutte le forze politiche e un impegno che si prende il Parlamento italiano, non questa o quella maggioranza per provare a dire - cito dalle parole del collega Loperfido - “questo è un momento epocale, bisogna cambiare tutto, è un decreto fondamentale”. Se vogliamo essere seri, discutiamo, da qui al 2030, delle risorse con cui, dati i vincoli della finanza pubblica, poter fare dell'Italia un attore serio, influente e affluente della cooperazione internazionale.

Altro punto: voi continuate a parlarci di investimenti, ma mi spiegate se nei Paesi strategici per la nostra sicurezza energetica, immigrazione, terrorismo o stabilità, c'è qualcuno che vuole investire? Voi conoscete - ascoltavo, in precedenza, un'impresa del Friuli-Venezia Giulia - un'impresa che oggi sia interessata a investire in Mali, in Niger, in Libia o in Mauritania? È facile parlare di Africa, ma poi, se si guardano le cose, non ci sono imprese interessate a investire nei 5 Paesi del Sahel, dove ci sono stati colpi di Stato nell'ultimo anno, come nel Sud Sudan.

Allora, se vogliamo essere seri e qualificare la nostra presenza in Africa, cambiamo l'ordine dei fattori: eliminiamo l'idea per la quale noi siamo non predatori, però l'Africa è un grande continente di opportunità. Oggi, in Africa, se si guarda a quello che sta succedendo sul terreno, c'è un grosso problema di instabilità e di interferenze russe. Come si riconquista influenza? Passandoci con l'Unione europea e investendo sulla mediazione e sulla stabilità. Vice Ministro, non mi guardi così: lei pensa che, da sola, l'Italia sia in grado di pesare - ripeto - in Mali o in Niger, dove oggi c'è l'influenza russa? O, forse, dobbiamo guidare un approccio europeo? Per guidare l'approccio europeo, cosa dobbiamo fare, se non coinvolgere le capitali europee, a partire da quella francese, cosa che voi non avete fatto, a partire dal summit sull'immigrazione di luglio?

Se si guarda dentro le cose, si vede tutto il limite del vostro approccio: mancano i soldi, non avete idee e le idee che avete non sono applicabili rispetto alla situazione africana. Altra idea: il tema della transizione ambientale. Benissimo Mattei: ci sono alcuni emendamenti del MoVimento 5 Stelle che puntano a cambiare il nome del Piano; a noi va benissimo che il Piano si chiami Mattei, non abbiamo problemi relativi al nome, però abbiamo problemi rispetto alla prospettiva: Mattei andava in Africa, negli anni Cinquanta e Sessanta, per estrarre le risorse naturali, come i combustibili fossili. È questo il modello di sviluppo che noi vogliamo elaborare con l'Africa e per l'Africa del futuro, nel momento in cui decarbonizziamo la nostra economia? È questo il futuro che immaginiamo per l'Africa? Sì o no? Anche su questo non c'è scritto nulla, tutto vuoto.

Ultimo punto: l'Italia può avere un grosso ruolo rispetto alla presenza africana nelle grandi organizzazioni internazionali, come Banca mondiale, Fondo monetario e Nazioni Unite. Proviamo a lavorare su questo, proviamo ad aiutare i Paesi africani ad avere una presenza più qualificata, a farci voce delle richieste africane in questi consessi; se non ci sono soldi, almeno proviamo a fare politica. Anche di questo non c'è traccia.

L'ultimo punto riguarda l'Unione europea. L'ho già detto prima: può esistere un piano italiano senza l'Unione europea? Su questo finora non abbiamo visto alcun tipo di coordinamento degli annunci italiani con le realtà europee, forse perché, a Bruxelles, tendono a prendere sul serio i fatti e non gli annunci e aspettano un fatto da parte del Governo.

Concludo, dicendo che può essere evocativo utilizzare il nome di Mattei, siamo contentissimi che utilizziate il nome di un antifascista, di un combattente partigiano per una vostra politica, ma l'Italia non è più quella di Mattei, l'Africa di oggi non è più quella di Mattei e la nostalgia può essere una grande trappola, se non si è fatto i conti col passato e se ci si continua a limitare agli slogan, senza guardare nel merito cosa voglia dire l'ambizione di proporre un nuovo piano epocale, straordinario dell'Italia per l'Africa.

Su questo saremo abbastanza inflessibili, per quanto possibile, nei limiti che ci vengono dati dal Governo, il quale porta un decreto il 22 dicembre per essere approvato entro il 14 gennaio; un decreto epocale che però il Parlamento ha meno di un mese per esaminare e nessuna possibilità di emendare. Noi saremo inflessibili da questo punto di vista, vi prenderemo sul serio nel bene e nel male, con proposte, con critiche, perché pensiamo che la sfida della nostra politica estera passi attraverso un rinnovato rapporto con l'Africa e non attraverso slogan, sulle spalle di un continente che dei nostri slogan non se ne farà sicuramente niente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simone Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente, grazie Vice Ministro Cirielli. Onorevoli colleghi, il piano Mattei è un progetto ambizioso - è vero - che mira a rafforzare la collaborazione tra Italia e Stati del continente africano, promuovendo uno sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo.

Come sapete benissimo, i principali obiettivi del piano sono: innanzitutto, diversificare le fonti di approvvigionamento energetico per il nostro Paese; favorire lo sviluppo economico e sociale dei paesi africani attraverso la promozione di investimenti in infrastrutture, istruzione, salute e agricoltura in continuità con quello che si sta facendo e che è stato fatto in passato; inoltre, il contrasto al terrorismo, importante, e alla migrazione irregolare attraverso la cooperazione in materia di sicurezza e sviluppo.

Inoltre, il piano Mattei individua specifiche aree di intervento e ve le voglio ricordare: energia, formazione professionale, immigrazione, sicurezza alimentare, lotta al terrorismo e infrastrutture fisiche e digitali.

Il piano definisce, oltre agli obiettivi suddetti, una governance estremamente innovativa, una cabina di regia governativa, alla quale si affiancano l'ICE, la SACE, la Simest e Cassa depositi e prestiti e altre imprese pubbliche e private che possono essere individuate con un successivo decreto.

Presidente, Vice Ministro Cirielli, con il piano Mattei si realizza così un'importantissima integrazione del sistema Italia per l'internazionalizzazione delle nostre aziende. In passato, molto spesso si è parlato di un necessario miglior coordinamento del sistema Italia, nel suo complesso, all'estero. Con il piano Mattei lo si realizza e lo si fa proprio in Africa, continente di fondamentale importanza per il futuro del nostro Paese.

L'Italia, come ha ricordato anche lei, Vice Ministro Cirielli, ha una lunga tradizione di cooperazione con l'Africa che deve essere rafforzata per affrontare le sfide comuni che ci attendono nel prossimo futuro. L'Africa, ricordo, è un continente in forte crescita demografica. Si stima che già nel 2050 più di un essere umano su quattro vivrà in questo continente: ciò significa anche che i flussi migratori verso l'Europa rischiano di diventare travolgenti, se non prendiamo per tempo le opportune misure.

L'Africa è ricca di risorse naturali. Secondo l'ONU detiene il 30 per cento delle riserve mondiali di minerali, il 12 per cento di quelle di petrolio e l'8 per cento di quelle di gas. Quindi, può e deve rappresentare un'importantissima fonte di energia e di materie prime per il nostro Paese. L'Africa è, infine, un continente strategico per la sicurezza internazionale, è il continente con il maggior numero di conflitti armati. Il nostro Paese ha un interesse strategico a promuovere la pace e la sicurezza in questo continente, anche per prevenire il flusso di migranti irregolari verso l'Europa. Ricordo come grandi potenze abbiano messo gli occhi sull'Africa e i colpi di Stato e i Paesi caduti nella trappola del debito stanno proprio a testimoniare questo.

Presidente, ho sentito spesso critiche dall'opposizione, anche qui, oggi, in quest'Aula, in relazione al fatto che il piano Mattei non definisce alcun progetto e, addirittura, qualcuno dall'opposizione lo ha definito come un enigma, circondato da misteri. Presidente, Vice Ministro Cirielli, è chiaro e palese che gli specifici progetti del piano Mattei debbano essere definiti insieme ai Paesi africani, dove verranno realizzati, con la cabina di regia che il piano definisce e gli eventuali stakeholder. È un piano strategico che definisce governance e linee guida anche per rafforzare la continuità rispetto alle attuali strategie di cooperazione e sviluppo nei Paesi africani e per fare l'interesse ed il bene di questi territori e di questi Paesi, come Mattei stesso ci ha insegnato e ci ha lasciato in eredità; perché Mattei non solo propugnava la ricerca dell'indipendenza energetica, ma anche il bene dei lavoratori e dei Paesi dove si trovano i giacimenti.

Ricordo che Mattei fondò ENI da Agip nel settore petrolchimico, quindi è per questo che, con Mattei, si parla di petrolio e gas, ma non solo petrolio e gas in Africa: anche tante risorse minerarie che possono portare il bene, lo sviluppo sia nel nostro Paese sia nell'Africa stessa. Ricorderete come, secondo Mattei, i Paesi proprietari di queste riserve in Africa avrebbero dovuto ricevere un'adeguata quantità dei profitti qui prodotti.

Per tutti questi motivi è fondamentale che l'Italia investa efficacemente e ancora più efficacemente in Africa. Il piano Mattei è un passo importante in questa direzione e sono convinto che avrà un impatto positivo sugli interessi nazionali italiani ed anche sulla vita di milioni di persone in Africa, contribuendo a ridurre la povertà, a promuovere la pace e la sicurezza e a costruire un futuro migliore, il tutto a vantaggio anche della nostra Nazione.

È chiaro poi che il nostro Paese non potrà fare tutte queste cose da solo, completare questa missione da solo. Il nostro Paese non può e non deve essere lasciato solo dagli altri Paesi europei, bisognerà collaborare anche con gli altri Paesi europei per strutturare e rafforzare ancora di più una strategia che vada nell'interesse del nostro continente e del continente africano.

Quindi, concludo, Presidente, ringraziando il Governo e ringraziando i Ministeri coinvolti. In particolare mi permetta di ringraziare la Farnesina, il Ministro Tajani e il Vice Ministro Cirielli per l'impegno ed il lavoro che hanno svolto per portare avanti e sviluppare il piano Mattei. Grazie ancora e buon lavoro.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Eleonora Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Sì, lo dico anche io: questo decreto è una scatola vuota, questo piano Mattei è una scatola vuota ed è la definizione che è stata usata praticamente da tutti gli intervenuti delle opposizioni, ma non solo qui in Aula, anche nelle discussioni che ci sono state nelle varie Commissioni, in quella referente e in quelle consultive. Questa è la definizione più calzante rispetto a questo decreto, perché si tratta dell'ennesimo provvedimento propaganda, dell'ennesimo provvedimento che ha questa natura. In questo caso, addirittura, volete evocare storie, figure, come quella di Mattei, ma esattamente per fare cosa?

Vengono previsti uno stanziamento di 2,8 milioni di euro e l'istituzione di una cabina di regia e di una struttura di missione, ma non sono indicati, ad esempio, gli Stati con cui si intende operare, quali tra i tanti del continente africano, con quale priorità e con quale finalità e nemmeno gli obiettivi.

Esattamente, quindi, di cosa si tratti non è chiaro, ma da quel poco che si capisce l'intenzione, invece, si coglie piuttosto bene, le dichiarazioni della Presidente Meloni e dell'amministratore delegato dell'ENI non lasciano dubbi: estrarre tutto il gas possibile, tutto il gas fossile possibile e immaginabile, portarlo in Italia, dove, nel frattempo, saremo diventati l'hub del gas, secondo i piani scellerati di questo Governo. Quindi sì, un'operazione neocolonialista e predatoria in piena regola, altro non è e non sarà, con grandissima probabilità, il famigerato Piano Mattei, anche perché le credenziali del nostro Paese con cui ci presentiamo nei confronti degli Stati africani, ad oggi e da decenni, vedono la controllata ENI agire in Africa, in particolare in Mozambico, in Nigeria, in Tunisia, proprio con l'approccio predatorio, sfruttando il territorio e le risorse, facendo danni ambientali e sociali incalcolabili. Io credo che valga la pena richiamare questo passato recente e mettere un po' di puntini sulle “i”, anche perché questo Piano viene condito da una retorica incredibile, tesa proprio a scongiurare qualsiasi riferimento ad atteggiamenti predatori, invocando rispetto e reciprocità, invocando il partenariato paritario, la volontà di cooperare con gli Stati africani, parlando di sviluppo comune, di opportunità per il continente africano. Eppure, l'Italia è già oggi tra i Paesi che hanno maggiormente investito nel continente africano, specialmente attraverso ENI e proprio con Descalzi si è data una nuova spinta alla campagna africana di ENI, facendo, peraltro, alcune delle più importanti scoperte di giacimenti di gas al mondo in Egitto e in Mozambico, fino a diventare il secondo produttore di idrocarburi della regione. Con quali risultati? Perché è di questo che dobbiamo interrogarci.

Entrando un po' nel dettaglio, io voglio riprendere un articolo recente apparso su Altreconomia lo scorso ottobre e ripercorrere l'operato di ENI in Africa. L'articolo richiama le immense scoperte di gas realizzate in Mozambico da parte di ENI, che hanno trasformato il Paese nell'ultima grande frontiera estrattiva del continente africano. Si stima che i bacini possano contenere oltre 2.000 miliardi di metri cubi di gas, facendo del Mozambico il terzo Paese in Africa per riserve. “Siamo l'unica società che invece di produrre per esportare come tutti fanno perché si guadagna molto di più, produciamo anche per la parte domestica. Lo faremo in Mozambico”: questo è ciò che affermava Descalzi nel maggio del 2015. Pochi mesi dopo, ENI siglava un accordo con British Petroleum, la BP, che prevedeva la vendita, per i prossimi 20 anni, dell'intero ammontare della produzione dell'impianto Coral South alla multinazionale britannica. Secondo un'analisi condotta dalla ONG francese Friend of the Earth, il 90 per cento della produzione di gas mozambicana è stata già destinata all'export attraverso accordi di lungo termine con operatori asiatici ed europei. Questi investimenti avranno, dunque, un impatto minimo per i quasi 20 milioni di mozambicani che ancora oggi non hanno accesso all'energia. E non è neppure detto che i progetti di ENI in Mozambico serviranno a garantire l'approvvigionamento energetico dell'Italia, nonostante le garanzie da oltre 1,5 miliardi di euro poste dal Ministero dell'Economia attraverso SACE, giustificate proprio dal contributo che questi investimenti avrebbero dovuto apportare alla sicurezza energetica del nostro Paese. Sarà, infatti, l'inglese BP a decidere dove esportare i carichi di gas naturale liquefatto, naturalmente in funzione dei prezzi nei vari mercati. Dei primi 10 carichi partiti dal terminal di Coral South, infatti, solamente 2 sono arrivati in Italia, mentre gli altri sono andati verso India, Giappone, Corea del Sud e così via.

Il contributo dell'industria del gas per l'economia mozambicana sarà, inoltre, molto più ridotto di quanto promesso. Secondo alcune analisi indipendenti realizzate da OpenOil e da Oxfam America, Maputo incasserà meno della metà dei ricavi previsti dalle vendite di gas e la gran parte solamente a partire dal 2040, situazione ulteriormente aggravata da meccanismi fiscali che permettono alle aziende e alle multinazionali, fossili e non, di non pagare le loro tasse nel Paese.

Da un punto di vista sociale, poi, l'espansione dell'industria del gas si è tradotta in una vera e propria maledizione per la regione di Cabo Delgado, dove sono concentrate le operazioni. Migliaia di persone sono state costrette a lasciare i propri villaggi e le loro terre per far spazio alle infrastrutture dell'industria, mentre ampi tratti di mare sono stati dichiarati off limits, privando intere comunità dei loro mezzi di sussistenza. In un contesto del genere, il risentimento verso il Governo di Maputo e le multinazionali occidentali è cresciuto a dismisura, creando terreno fertile per l'avanzata di gruppi di miliziani di ispirazione jihadista Al-Shabaab. Il risultato è stato l'avvio di un conflitto, tuttora in corso, che nella regione ha scatenato l'inferno, causando in pochi anni 5.000 morti e un milione di sfollati. Attualmente Cabo Delgado è occupata militarmente dall'Esercito mozambicano e da quello ruandese, ma è presente anche un contingente delle Forze armate europee. Ciononostante, gli attacchi continuano e la popolazione è costretta a spostarsi continuamente per sfuggire alle incursioni dei miliziani. Questo è quanto successo ad oggi in Mozambico, ma dovrei richiamare anche quanto accade in Nigeria, dove ENI gestisce il terminal di esportazione del petrolio e la Commissione ambientale dello Stato di Bayelsa ha quantificato in 12 miliardi di dollari i danni causati dall'estrazione petrolifera. Migliaia di barili di petrolio sono stati versati nei fiumi, nelle paludi e nelle foreste, il 90 per cento dei quali provenienti da impianti di proprietà di sole 5 compagnie petrolifere, tra cui ENI. Oppure dovrei raccontare e richiamare quanto accade in Tunisia, dove ENI è presente da decenni e, sebbene non ci siano molte risorse da estrarre in questo Paese, la Tunisia riveste comunque un ruolo fondamentale nello scacchiere energetico del Mediterraneo per l'attraversamento nella regione tunisina di Tataouine del gasdotto Transmed, costruito e gestito da ENI, che trasporta il gas algerino fino in Italia. Nonostante questo, la Tataouine è una delle regioni più marginalizzate della Tunisia, con tassi di povertà e disoccupazione giovanile tra i più alti del Paese. A partire dal 2017, la popolazione della regione è insorta contro le compagnie petrolifere, ENI in primis, arrivando persino a bloccare la produzione per diverse settimane. Il movimento di El Kamour rivendicava posti di lavoro per le comunità locali e che una parte dei proventi dell'industria fosse destinata a un fondo per lo sviluppo della regione, che ancora oggi è affetta da gravissime carenze infrastrutturali e di servizi. Malgrado gli accordi e le promesse da parte delle compagnie petrolifere, la situazione a Tataouine non è mai migliorata e la principale risposta da parte del Governo tunisino è stata la militarizzazione dell'area, che ha reso ancora più difficile la vita dei suoi abitanti.

Questo è un po' un quadro di quello che, già oggi, accade con politiche, che io definisco senza alcun timore, predatorie da parte, in particolar modo, di una società, di un'azienda controllata dallo Stato, che è ENI. Ecco perché, quindi, è lecito pensare che tutta questa operazione sia mera propaganda, peraltro neanche molto ben camuffata, perché, all'articolo 1, comma 2, viene utilizzata nel testo proprio la parola “sfruttamento”, benché, poi, venga definito sostenibile. O, ancora, un altro segnale di allarme è che le parole “diritti umani” non compaiono mai, neanche una volta, in tutto il testo del decreto del Piano Mattei. Quindi, in questa scatola vuota, di cui non si capiscono gli obiettivi, si dice come fare le cose con cabine di regia e strutture di missione, ma non si dice che cosa si vuole fare. Noi, anche in Commissione referente, abbiamo tentato di venire in soccorso, perché, come si diceva prima, un rilancio dei rapporti del nostro Paese, dell'Italia, e dell'Europa con il continente africano è più che mai qualcosa di importante, di auspicabile, di giusto da perseguire, ma bisogna chiarirsi rispetto a quelli che sono gli obiettivi.

Dal nostro punto di vista, con riferimento agli ambiti di intervento e alle priorità di azione, così come vengono chiamate nell'articolo 1, non si può non pensare di insistere, di lavorare e di menzionare la transizione energetica. Non si può pensare di dimenticare, parlando di formazione professionale e di ricerca, le competenze per la transizione energetica. Non si può pensare di parlare di ambiente e non di biodiversità, di riforestazione, di protezione dei suoli. Non si può parlare di adattamento al cambiamento climatico e dimenticarsi - ma questo credo non sia voluto in qualche misura - di parlare anche di mitigazione dei cambiamenti climatici. Anche perché poco dopo, in questo articolo, si parla di valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche in ambito di fonti rinnovabili. No, noi vorremmo che fosse esclusivamente in ambito di fonti rinnovabili, proprio per scongiurare tutto quello di cui ho parlato prima, che è oggi la realtà dei fatti, di ciò che accade nel continente africano. Ecco perché noi abbiamo suggerito e suggeriamo, con forza, che il piano Mattei, se lo volete adottare e varare, sia un veicolo per rafforzare le sinergie delle relazioni sul clima tra l'Italia e l'Africa per allineare le politiche energetiche di adattamento e di mitigazione al cambiamento climatico, agli obiettivi internazionali, e supportare con meccanismi incentivanti gli investimenti del settore privato in politiche energetiche di mitigazione e in azioni di adattamento climatico. Questo è ciò che dovremmo fare per affrontare con più efficacia ed efficienza il nesso che c'è oggi - ed è grande, enorme - del cambiamento climatico e il fenomeno delle migrazioni.

Andando sul punto dell'articolo 2 che si riferisce all'istituzione della cabina di regia, dal nostro punto di vista tale cabina di regia non può non mettere al centro il tema dei diritti umani, coinvolgendo i rappresentanti delle associazioni per la difesa dei diritti umani poiché è essenziale che vengano coinvolti all'interno di questo soggetto. Non solo abbiamo inserito una serie di proposte e di indicazioni rispetto, ad esempio, a un tema grande da affrontare, quello dei conflitti di interesse rispetto alla cabina di regia. In riferimento ai rappresentanti delle imprese che verranno coinvolti devono essere, evidentemente, esclusi i rappresentanti in potenziale conflitto di interesse derivanti dal coinvolgimento in attività connesse all'estrazione, produzione e trasporto di combustibili fossili. Stessa cosa dicasi per i rappresentanti di università e ricerca, per cui deve esserci una comprovata esperienza accademica e di ricerca maturata nei Paesi oggetto degli interventi del piano. Rispetto alla società civile devono essere individuati in ragione della comprovata attività di collaborazione con organizzazioni della società civile locale.

Con riferimento agli esperti delle materie trattate, anche qui devono essere individuati in ragione della comprovata esperienza maturata in specifici ambiti settoriali, tematici e geografici oggetto degli interventi della cabina di regia.

C'è un altro punto che voglio sottolineare e poi mi avvio a conclusione. Non si può pensare, ancora una volta, di non promuovere iniziative che indirizzino il Governo a destinare all'aiuto pubblico allo sviluppo l'obiettivo famigerato, fondamentale dello 0,70 per cento del proprio reddito nazionale lordo per raggiungere gli obiettivi dell'agenda 2030 delle Nazioni Unite. Ad oggi, i dati parlano chiaro, siamo ancora fermi allo 0,32 per cento, questo è il dato del 2022, ed è evidente che in questo piano non ci può non essere un riferimento, chiaro e specifico, all'ambizione a raggiungere quell'obiettivo così importante.

Un altro punto che menziono velocemente - oggetto dei nostri emendamenti - è che non possiamo pensare di tagliar fuori la società civile africana. Serve un tavolo per la partecipazione della società civile africana che venga coinvolta, pienamente, in tutte le fasi di attuazione di qualunque iniziativa e progetto scaturiranno da questo piano Mattei. Come anche manca qualunque tipo di strumento per definire esattamente, con una valutazione ex ante e poi una valutazione ex post, l'impatto dei progetti e delle iniziative che verranno portati avanti attraverso questo piano. È evidente che, se non abbiamo elementi specifici di misurazione dell'azione e delle attività, questo rischia di essere ancora una volta uno strumento definito scatola vuota e quindi anche un'occasione mancata.

Chiudo ribadendo anche io la delusione per l'utilizzo, per l'ennesima volta, di un decreto urgente, che mortifica le Camere, in particolar modo questa Camera, il Parlamento, per adottare questo piano Mattei. Grandi sono le aspettative che probabilmente i cittadini italiani e i cittadini africani potrebbero avere nei confronti di progetti di questo tipo, presentati con roboanti dichiarazioni, ma se si presentano - come è questo il caso - in definitiva come scatole vuote, stiamo semplicemente perdendo occasioni, portando avanti grandi illusioni che il continente africano e anche il nostro Paese assolutamente non si meritano.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Arnaldo Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Signor Presidente, Vice Ministro, siamo preoccupati, anzi, molto preoccupati, e ci stiamo infatti chiedendo cosa stia realmente accadendo al Governo Meloni che, purtroppo, detiene la leadership di questo nostro Paese. Ce lo chiediamo perché la sfilza di improbabili, quanto bizzarri provvedimenti che il Governo ha tirato fuori dal suo cilindro negli ultimi mesi altro non sono che, Presidente, armi di distrazione di massa. Armi che servono a distogliere l'attenzione dei cittadini dalla sua evidente incapacità di affrontare i problemi economici che, invece, gravano su famiglie, sui lavoratori e sulle imprese italiane - la recente manovra è lì a dimostrarlo - e dalle sue sempre più evidenti divisioni interne e dalle sempre più imbarazzanti questioni morali; vedi Santanche', Lollobrigida, Gasparri, Del Mastro, Sgarbi e domani chissà chi.

Questo decreto sul piano Mattei per l'Africa altro non è che l'ennesima operazione di distrazione di massa. Oramai siamo alla decretazione d'urgenza che è diventata una prassi ma qui l'unica urgenza, in questo caso, è quella di distrarre gli italiani dai disastrosi fallimenti di questo Governo sull'immigrazione - soprattutto sull'immigrazione - che Meloni ha inanellato con i vergognosi accordi con Tunisia e Albania, per non parlare, Presidente, del Patto europeo sull'immigrazione che, al pari del nuovo Patto di stabilità, va contro gli interessi nazionali: alla faccia del patriottismo, verrebbe da dire. Quelli che volevano spezzare le reni all'Europa e fare blocchi navali stanno spezzando le reni all'Italia condannandola all'austerità e a diventare l'hotspot migratorio più grande d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allora, diciamolo Presidente, diciamolo agli italiani: cari cittadini sappiate che oggi non abbiamo alcun piano da approvare, ma solo la creazione di una nuova struttura burocratica governativa di gestione, accompagnata dall'enunciazione di vaghi principi e velleitari obiettivi, ma di operativo e di concreto non c'è nulla. Il contenuto operativo del piano non è mai stato presentato, doveva accadere con la conferenza Italia-Africa, ma è stata sempre rinviata con la scusa del peggioramento delle condizioni del contesto internazionale di sicurezza e alla fine si è detto che il piano sarà scritto da e con i Paesi africani. Questa è una confessione, Presidente, vuol dire che viene confermata la tesi, e non la nostra opinione, che il piano ancora non esiste. Questo decreto è solo la cornice di governance di questo fantomatico piano che, ripetiamo, non esiste. Peccato che invece questa cornice esistesse già da tempo e mi riferisco, Presidente, alla legge n. 125 del 2014 che prevede, infatti, il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo. Tutto già previsto.

Ma la vostra Cabina di regia sarà, sì, molto diversa. Certo, avrà sede a Palazzo Chigi, invece che alla Farnesina. Quindi, di fatto, Presidente, viene commissariato il Ministro Tajani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ora, osserviamo, tra l'altro, che tra i compiti di questa nuova Cabina di regia manca completamente il supporto dell'attività di cooperazione internazionale allo sviluppo con il continente africano da parte dei comuni e delle città. Ricordiamo, Presidente, a questo Governo che il partenariato territoriale svolge, da anni, un ruolo fondamentale nella cooperazione internazionale italiana, con ben 75 comuni italiani impegnati e impiegati in progetti di cooperazione. Almeno su questo chiediamo al Governo di approvare il nostro ordine del giorno sul punto, per correggere questa gravissima dimenticanza.

Presidente, dal poco, anzi dal pochissimo, che sappiamo di questo Piano, emerge, innanzitutto, un'impostazione autarchica, nazionalista, che non prevede il coinvolgimento dell'Unione europea, né quello dei principali attori occidentali coinvolti in Africa, a partire dalla Francia, ossia stiamo dicendo che è come se l'Italia, da sola, avesse il peso politico ed economico per mutare le sorti del continente africano. Qui siamo di fronte a un delirio di potenza frutto di puro vaneggiamento geopolitico e siamo passati dal posto al sole di Benito Mussolini al colpo di sole di Giorgia Meloni, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Che sia tutta fuffa lo si capisce anche dalla mancanza dei fondi; è stato ripetuto più volte questo passaggio, questo aspetto, questo tema. Nonostante gli annunci sullo stanziamento di 3 miliardi per l'Africa, che, tra l'altro, il Governo vorrebbe paradossalmente sottrarre al Fondo per il clima, non è previsto, in concreto, alcuno stanziamento economico, se non quello per la governance del Piano. Quindi, siamo di fronte a un progetto puramente velleitario. Vede, Presidente, velleitario è un aggettivo la cui definizione, presa dal dizionario della lingua italiana, descrive perfettamente il Piano Mattei che oggi discutiamo, cioè confinato nell'ambito del desiderio ambizioso o del vagheggiamento illusorio, senza possibilità di esplicarsi o di realizzarsi. Se il reale focus del Piano, come si dice, è la diversificazione degli approvvigionamenti energetici nazionali, con la stipula di nuovi contratti, allora si tratta, Presidente, di un'operazione che è stata già avviata da ENI, negli anni scorsi - vedi l'Algeria, vedi il Mozambico -, che oggi Meloni si rivende attraverso una squallida operazione di marketing politico. Questo è: marketing politico. L'unica cosa certa è che non ha nulla a che vedere con la cooperazione allo sviluppo e al contrasto delle cause socio-economiche dei fenomeni migratori. I suoi veri obiettivi sono: petrolio e gas africani, di cui l'Italia aspira a diventare l'hub per tutta l'Europa. Allora, Presidente, chiamiamolo Piano Descalzi, non chiamiamolo Piano Mattei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lasciamolo stare, Mattei. Un Governo Meloni ultra-atlantista, asservito ai diktat di Washington, non ha il diritto di strumentalizzare il nome di un grandissimo italiano, che pagò con la propria vita la sua indipendenza e il suo coraggio di mettersi contro gli interessi anglo-americani, a favore della decolonizzazione economica dell'Africa. Questo è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Al continente africano serve un grande Piano europeo per portare pace, democrazia e sviluppo a una popolazione che oggi è di 1,3 miliardi ma che raddoppierà nel 2050, provocando crisi nei sistemi economici locali e flussi migratori inarrestabili. L'Occidente, quindi, ponga fine a quel sistematico dissanguamento che, tra interessi sul debito, risorse depredate, capitali trafugati e, spesso, armi occidentali, condanna gli africani alla povertà, quando potrebbero essere ricchi se solo noi smettessimo di derubarli. Basta con l'ipocrisia politica degli aiuti in spiccioli donati con una mano, mentre con l'altra sottraiamo loro enormi ricchezze. Li vogliamo aiutare? Allora, Presidente, iniziamo a fermare le guerre dimenticate, come quella in Etiopia, che produce 4 milioni di sfollati, o come quella in Sudan, che produce 7 di milioni di sfollati. Fermiamo la corsa al riarmo, che al continente africano costa 40 miliardi di dollari l'anno. Fermiamo la corruzione: ogni anno vengono nascosti nelle banche europee 89 milioni di dollari, in mazzette e fondi che, invece di andare nella cooperazione, finiscono nei conti svizzeri dei politici africani.

In quarto luogo, mettiamo in campo un vero e proprio Piano Marshall per l'Africa, cercando di renderla un continente prospero, come potrebbe essere, viste le immense risorse che possiede, un Piano che parta - e di questo, Presidente, non si parla più, sembrerebbe passato di moda - anche dalla cancellazione del debito estero africano, che è triplicato negli ultimi 15 anni, perché dai 200 miliardi di dollari del 2008, si è passati ai 700 miliardi di oggi, al punto che oggi i Governi africani spendono quasi 200 milioni di dollari al giorno per ripagare il debito, più di quanto spendono in educazione o sanità, come rilevato dal Segretario Generale dell'ONU, Guterres.

Presidente, serve un Piano che sia basato su iniziative di micro-cooperazione partecipativa verificabili e condizionate al rispetto di rigorosi criteri, come i criteri politici: il rispetto dei diritti umani, dei diritti civili e dei diritti politici; i criteri legali: lotta alla corruzione, ai privilegi, alla tratta di esseri umani, alla droga, alle armi; i criteri economici: riduzione delle spese militari e aumento di quelle per sanità e istruzione, utilizzo delle risorse naturali, idriche, agricole ed energetiche; i criteri ambientali: sviluppo delle fonti rinnovabili, contrasto alla desertificazione e al disboscamento; i criteri culturali: aumento dei tassi di alfabetizzazione e di scolarizzazione, miglioramento della condizione delle donne.

Presidente, io mi avvio alla conclusione. Questo sarebbe un Piano vero, un Piano serio, un Piano concreto. Quello di oggi è soltanto fuffa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giulia Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Questo decreto è stato chiamato Scatola, è stato chiamato in tante maniere: io lo chiamerei Cornice e sono giustamente curiosa di capire quale quadro ci sarà dentro. Stiamo parlando di quale stile? Uno stile impressionistico? Qualche pennellata e via? Pointillisme, invece, con interventi puntuali e molteplici? O, chissà, cubismo, con le prospettive distorte? Al di là della retorica e delle metafore artistiche, per cui forse dovremmo chiamare ben altri esperti, è vero che non ci è dato sapere in cosa consisterà questo Piano Mattei, di cui il Governo parla in continuazione, ma i cui contorni restano vaghi; e questo decreto, purtroppo, non ci aiuta molto, se non a buttare la palla un poco in avanti, in quanto stabilisce le strutture che, a loro volta, stabiliranno e finalizzeranno, forse, questo Piano.

Una cosa positiva la si deve riconoscere: il tanto parlare di Piano Mattei significa intanto parlare di Africa, e non solo, finalmente, come luogo di provenienza dei migranti, che, in numeri tuttora grandissimi, arrivano sul nostro territorio, con buona pace delle misure, inefficaci, oltre che dannose, prese da questo Governo. Dunque, si parla di Africa in una prospettiva più ampia. Aiutare l'Africa ad aprire, a migliorare il proprio ciclo di sviluppo e ad accelerarlo non è tanto un tema di solidarietà, di cui questo Governo non parla, pur essendo molto importante in una civiltà come la nostra, ma è un tema, forse, di interesse nazionale, e su questo il Governo è chiarissimo. Però, attenzione a distinguere l'interesse nazionale da un approccio securitario. Questo approccio securitario è quello che si fa sentire di più nei discorsi sul Piano Mattei. In fondo, mira, questo Piano, alla “promozione della sicurezza nazionale in tutte le sue dimensioni, inclusa quella economica, energetica, climatica, alimentare e del contrasto ai flussi migratori (…)”, e qui sto citando. Quindi, benissimo l'interesse nazionale; attenzione, però, a declinarlo in maniera così securitaria.

In secondo luogo, non è solo questione di interesse nazionale. La partita dell'Africa deve essere giocata non solo a Roma, ma, come vi piace tanto dire, anche a Bruxelles, ovvero in Europa. Non lo dice Azione, non lo dicono gli esperti, ma anche l'opinione pubblica ne è convinta. Cito l'indagine commissionata da Amref Italia ad Ipsos dal titolo “Africa e salute. L'opinione degli italiani”. Ebbene, negli ultimi due anni è cresciuta, negli italiani, la convinzione che bisogna fare di più per l'Africa. Ma mentre il Piano Mattei è una mera suggestione, cioè solo il 12 per cento degli intervistati ha un'idea di cosa sia - e io, francamente, non sono in questo 12 per cento, perché ancora un'idea non ce l'ho -, la stragrande maggioranza - e stiamo parlando dell'87 per cento - ritiene che siano necessarie nuove strategie condivise tra Europa e Africa, quindi un approccio europeo. Per questo più che di Piano Mattei, con tutto il rispetto per Mattei, che fa pensare subito a un'iniziativa italiana principalmente concentrata sull'aspetto energetico, forse bisognerebbe parlare di un'iniziativa che vede in campo l'intera Unione europea.

Un piano Delors, come lo ha provocatoriamente chiamato il nostro esperto di Africa Mario Raffaelli, che su questo tema ha fatto delle controproposte molto specifiche, visto che le questioni citate, non solo quella migratoria, riguardano con diversa incidenza tutti i Paesi europei e come tali andrebbero affrontate. Quindi ci auguriamo che, al di là del Piano Mattei, sia l'Unione europea l'interlocutore privilegiato dell'Unione africana, che ha stabilito, proprio a inizio 2021, un'area di libero scambio come quella alla base della nostra Unione. Un percorso simile che dovrebbe portare a un dialogo più stretto, e non solo bilaterale come stiamo facendo.

C'è poi il tema delle risorse, che è già stato toccato in altri interventi. Abbiamo sentito ripeterci che la coperta è corta e che non ci sono soldi. In effetti in questo decreto sono stanziati solo un paio di milioncini per la nuova struttura di missione che supporta la cabina di regia. Allora, provocatoriamente, ci chiediamo: se la coperta è corta, dove troviamo davvero le risorse per occuparci in maniera seria dei settori che questo Piano dovrebbe toccare, che vanno dalla cooperazione allo sviluppo alla salute, dall'energia all'immigrazione, passando per la formazione professionale, importantissima? O forse si tratta, e qua viene davvero il dubbio che il quadro sia ancora più confuso, di una riorganizzazione delle risorse e strutture esistenti? Se così fosse, una domanda, che è lecita, è perché tutta questa fanfara, se si tratta solo di muovere sulla scacchiera gli elementi già esistenti. O - questa invece è un'ipotesi più pessimista - potrebbe essere un ulteriore strato che si aggiunge, alla faccia della semplificazione, alle già esistenti strutture. In conclusione, la Premier sostiene, lo ha detto, lo ha ripetuto, che il nostro modello di cooperazione non è predatorio, è un modello di cooperazione su base paritaria per trasformare le tante crisi anche in possibili occasioni.

In effetti il nostro auspicio è che, in questo quadro internazionale e geopolitico davvero complesso, di Enrico Mattei si recuperi sul serio l'approccio e lo spirito paritario. Mi permetto di avere qualche dubbio che questo Governo riesca a conciliare meglio di come sia stato fatto fino ad ora un pragmatismo che sappia cogliere le opportunità, ma in maniera corretta, con la gestione delle difficoltà di avere a che fare con un continente complesso, frammentato, ma oggi più strategico che mai. Comunque la speranza è l'ultima a morire, e quindi vedremo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe, colleghi, oggi finalmente discutiamo del tanto atteso Piano strategico per l'Africa, il cosiddetto Piano Mattei, che nelle sue intenzioni avrebbe la promozione dello sviluppo degli Stati africani. Un modello di cooperazione paritario e non predatorio, per usare le parole della Presidente del Consiglio, che contempla, tra l'altro, sia questioni energetiche che migratorie. Un Piano molto importante, lo hanno detto anche alcuni colleghi che mi hanno preceduto, per la storia di relazioni tra l'Italia e il continente africano, tra l'Italia e diversi Paesi del continente africano, tra l'Europa e il continente africano. E proprio importante per il luogo dove nasce, perché l'Italia, con la sua presenza nel Mediterraneo, con la sua presenza al centro del Mediterraneo, è esattamente quel ponte verso il continente africano. Un Piano di cui si parla da un anno, e ripetutamente la Presidente del Consiglio ne ha parlato anche in occasione di tutte le missioni effettuate all'estero - ricordo quelle in Algeria, in Libia, in Tunisia e in Etiopia -, ma i cui contenuti in quest'anno non sono mai stati chiariti. Abbiamo capito poi il perché direttamente dalle parole del Vice Ministro degli Affari esteri con delega alla cooperazione, che - lo ringrazio - in Commissione esteri con estrema sincerità ha affermato pochi giorni fa: il Piano Mattei non c'è ancora. Partiamo da questo, il disegno di legge di cui oggi discutiamo non è un piano, o quantomeno non è ancora un piano. Sono pochi articoli con i quali si istituiscono alcuni strumenti di governance, tra cui una cabina di regia. Quindi oggi parliamo di ciò che questo Piano potrebbe essere, di sicuro nella nostra ottica, perché c'è bisogno di un piano per l'Africa e c'è bisogno di un piano, noi pensiamo, piuttosto euro-africano, ma in cui l'Italia deve avere un ruolo fondamentale. Potrebbe avere l'opportunità di essere, forse per la prima volta, un piano con l'Africa e non solo per o in Africa. E invece sembra che, ancora una volta, il Piano continui ad avere un'impostazione fortemente unilaterale. Il Piano, infatti, non chiede agli africani, o almeno non ancora, quali siano i loro interessi, e questo ci sembra una condizione prioritaria per la sua efficacia. Mettere in primo luogo la sicurezza è certamente giusto, ma dovremmo innanzitutto chiedere agli africani quali siano le sfide alla loro sicurezza prima di imporre le nostre, tutte concentrate peraltro sugli aspetti migratori. Noi certo rischiamo ondate di migrazioni non gestite, ma l'Africa rischia la tenuta stessa degli Stati, e lo abbiamo visto in questo anno di nuova legislatura e di nuovo Governo quanti Stati africani hanno subìto colpi di Stato e destabilizzazioni all'interno dei loro Paesi. Se vogliamo che sia un Piano paritario, deve essere un Piano win-win tra Africa ed Italia, tra Africa ed Europa, che tenga conto delle diverse percezioni. Ciò su cui dovrebbe concentrarsi il Piano sono i settori labour intensive, ciò che permetterebbe l'aumento dell'occupazione in Africa. Si tratta dei settori dell'agribusiness, delle costruzioni, della logistica intermedia, implementare l'occupazione in Africa. Dobbiamo essere coscienti che il continente è cambiato: non più una terra di scontro tra influenze esterne, come lo è stato per decenni, per esempio, tra Unione Sovietica e Stati Uniti. Oggi l'Africa è cambiata e vuole contare e dire la sua su tutto. Come italiani e come europei abbiamo dunque un debito di ascolto innanzitutto verso l'Africa, alla quale troppo spesso non abbiamo prestato la dovuta attenzione.

Torniamo ora al testo del decreto, un testo di decreto di governance del Piano che si compone di 7 articoli relativi alla durata, alla struttura, ed accenna sommariamente ad alcuni ambiti di intervento, senza spiegare in cosa consisterà la missione perseguita dal progetto. Non mi soffermo troppo sul nome, l'utilizzo del nome di Enrico Mattei, una figura molto nota in Italia, molto importante. Potremmo anche apprezzare la scelta da parte di questo Governo del nome e della figura di Mattei, un antifascista, un partigiano, un democristiano, un imprenditore, un uomo molto importante in quella Prima Repubblica molto spesso vituperata da una certa lettura di quegli anni. Di certo un uomo che aveva una visione di grande amicizia, simpatia e speranza nei confronti dell'Africa. Possiamo dire lo stesso del Governo che propone un piano con questo nome? Una collega, che ringrazio, che mi ha preceduto, la collega Quartapelle, ha raccontato un pochino della storia, spesso misconosciuta, spesso dimenticata, spesso non nota, della presenza dell'Italia in Africa in epoca coloniale. Potremmo, ma non è il mio intento quello oggi di sollevare una polemica, raccontare anche un pochino di quello che in questi decenni alcuni esponenti dell'attuale maggioranza hanno detto dell'Africa e degli africani. Non proprio una visione di amicizia e di speranza. Quindi dobbiamo fare molta attenzione perché anche in quest'anno, spesso, nel parlare dell'Africa e nel parlare degli africani, si è parlato quasi sempre di loro come una minaccia, non come un continente con cui costruire un piano di amicizia e alla pari. In questo senso, l'ho fatto presente recentemente, quando all'articolo 1, comma 2, del decreto, nel definire gli ambiti di intervento, si usa la locuzione “sfruttamento sostenibile”, c'è qualcosa che non va. Non è un problema soltanto di finezza linguistica nell'italiano, è evidentemente un ossimoro. Non esiste uno sfruttamento sostenibile, provate ad attribuire questa stessa unione di parole in altri ambiti. Non esiste uno sfruttamento sostenibile. E quando voi, nel presentare il Piano, parlate di una premessa e di un approccio non predatorio, non esiste lo sfruttamento sostenibile.

Questo ci preoccupa perché lascia intravedere, invece, un'altra ottica. Però, magari, sbaglio io nel pensare questo. La Presidente Meloni, proprio nella recente conferenza stampa di qualche giorno fa, ha affermato che l'Italia non può fare da sola il Piano Mattei e che al centro del G7 ci sarà l'Africa. Si tratta di una consapevolezza nuova - siamo felici! - che muta gli orientamenti precedenti. Con una battuta, direi che si passa dal blocco navale alla ricerca di cooperazione con l'Europa, cosa che, decisamente, mi appare più saggia. Certo, il G7 sarà a giugno prossimo e dunque, forse, un po' di tempo c'era per passare con calma dal Parlamento, allo scopo di scrivere meglio questo Piano, magari anche ricevendo contributi da parte nostra. Forse, l'urgenza con cui è arrivato e lo stiamo trattando non è tanto giustificata, ma tant'è.

Però, signor Presidente, l'urgenza non è comunque la fretta, perché nella fretta non c'è stato ancora il tempo di delineare nemmeno il nome di uno Stato africano con cui avviare questa annunciata nuova forma di cooperazione. Si parla dell'Africa ma l'Africa è un continente, ci sono tanti Stati, storie, geografie, economie diverse. Possibile che non abbiamo in mente nemmeno un nome di Stato? Quali sono gli Stati con cui vogliamo sviluppare questo Piano? Non si sono concordati i partner con cui portare avanti il Piano. Tutto questo inizierà - ci è stato detto e sembra di aver capito - nel vertice Italia-Africa del 28 e 29 gennaio. Speriamo che quell'appuntamento sia l'inizio, perché poi non saranno sufficienti quei due giorni per scrivere nel dettaglio questo Piano. Speriamo che da lì partano indicazioni più precise.

Vorrei tuttavia sottolineare ciò che non è chiaro, invece, dal punto di vista dell'andamento dello Stato e parlamentare. Ancora, infatti, non ci è stato spiegato come, a livello normativo, questa nuova norma andrà a inserirsi nel contesto della legge sulla cooperazione internazionale, la legge n. 125 del 2014, che è stata concepita, pensata e utilizzata in questi anni come un importante strumento di politica estera per il nostro Paese. Sappiamo bene che la cooperazione internazionale è una parte importante della politica estera degli Stati contemporanei, soprattutto degli Stati democratici come l'Italia. Questa legge, che disciplina l'ordinaria attività di cooperazione internazionale, ne affida la regia e la titolarità della programmazione e della attuazione al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e coinvolge tantissimi operatori, tra cui oltre 1.000 ONG che si occupano di progetti di aiuto, scuole, ospedali, interventi di economia primaria, agricoltura, acqua e produzione locale di alimenti di prima necessità. Questa vitale parte d'Italia aiuta concretamente l'Africa nel suo cammino verso uno sviluppo sostenibile da decenni e vorrebbe - e, aggiungo io, dovrebbe - essere ascoltata.

Di certo c'è che, in questo primo parziale tassello del Piano Mattei, il mondo della cooperazione esce ridimensionato, anche alla luce del fatto che nella prima bozza della legge di bilancio era previsto un comma che prevedeva 200 milioni all'anno per interventi di cooperazione allo sviluppo, con priorità nel campo agricolo ed energetico. Tale comma è poi scomparso nella successiva versione della stessa legge. Nei 7 articoli di cui è composto il Piano non c'è scritto, poi, come il Piano Mattei possa integrarsi in maniera armonica ed efficace con gli strumenti già esistenti della cooperazione allo sviluppo, che fanno capo non già alla Presidenza del Consiglio bensì al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Gli organi preposti per legge - il Consiglio nazionale per la cooperazione e il Comitato interministeriale per la cooperazione - sono fermi da mesi in attesa che dall'alto arrivi questo Piano tanto atteso. Siamo fiduciosi che qualche chiarimento in merito arriverà.

Il decreto, poi, prevede l'istituzione di una cabina di regia. Anche qui - permettetemi - si rischia di creare una sovrapposizione rispetto alle strutture del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, che, per definizione, si occupa di questo, anche con gli Stati africani.

E poi, non è forse troppo prevedere la partecipazione pari rango di altri soggetti alla cabina di regia? Nonostante sia utile, indubbiamente, la consultazione, ad esempio, delle istituzioni finanziarie pubbliche - penso alla Cassa depositi e prestiti, a SACE, a Simest - è da ritenersi che la partecipazione pari rango al processo decisionale potrebbe rappresentare un conflitto di interessi, dal momento che queste istituzioni hanno relazioni preferenziali con alcuni soggetti economici privati, che potrebbero, essi stessi, essere beneficati dal Piano. Stessa cosa vale per le imprese a partecipazione pubblica; chiaramente, innanzitutto, penso ad ENI.

C'è poi un tema specifico relativo alla tutela dei diritti umani. I diritti umani non compaiono mai in questa prima redazione del Piano Mattei, ma l'Italia, lo sappiamo bene, ha già stipulato accordi - sicuramente con la Libia e la Tunisia - che trattano dei migranti e in cui il tema dei diritti umani è fondamentale. Le missioni con la Libia e la Tunisia si propongono il fine di contrastare le partenze irregolari e il traffico dei migranti, favorendo le riammissioni e l'integrazione di rifugiati e migranti nei Paesi di transito sicuri, ma è noto, purtroppo, ormai a tutti, come riportato dalle organizzazioni umanitarie internazionali e dagli organi di stampa, che, spesso, in questi Paesi, nei confronti dei migranti avvengono sistematiche violazioni dei diritti umani. Quando in Commissione affari esteri abbiamo fatto presente che sarebbe importante, nello stipulare patti win-win, patti paritari con Stati africani, sottolineare l'aspetto della tutela dei diritti umani - e io aggiungerei anche l'aspetto della tracciabilità del denaro che Italia ed Europa danno a questi Paesi, perché sapere esattamente dove vanno a finire i soldi, come sono utilizzati e se questi Paesi rispettano i diritti umani è fondamentale nello stringere delle relazioni - ci è stato fatto presente che nelle norme italiane non è necessario parlare sempre della tutela dei diritti umani, perché noi abbiamo la Costituzione, gli accordi europei e le convenzioni internazionali. Giusto, ne siamo orgogliosi e vogliamo che la nostra Costituzione sia sempre al centro della nostra preoccupazione, del nostro legiferare e del nostro operare quotidiano. Tuttavia, ci troviamo ad avere come partner Stati che non hanno la Costituzione italiana e che non hanno sottoscritto gli accordi europei e le convenzioni internazionali sulla tutela dei diritti umani. È quindi importante, utile e necessario, nel momento in cui noi stipuleremo questi accordi più specifici, non fare come altri Stati che hanno una grande presenza africana - penso alla Russia, alla Cina, alla Turchia e ad altri Stati che negli ultimi decenni hanno una grande presenza africana - e che, nel loro partenariato con alcuni Stati africani, non tengono in alcun aspetto e in alcuna pretesa la tutela dei diritti umani. Noi dovremo differenziarci, perché siamo l'Italia, perché siamo l'Europa, perché siamo un Paese democratico.

Per concludere, se davvero l'Italia vuole guardare all'Africa con occhi africani, come ha dichiarato recentemente il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Tajani, sarebbe bene iniziasse con l'ascoltare le voci di chi vive in quei Paesi e in quei territori, e non solo con il chiedere loro di trattenere i migranti in ogni modo e ad ogni costo. Ricordiamoci sempre una delle cose che diceva Mattei: la soluzione è liberare l'Africa da certi europei. Ecco, facciamo attenzione, scriviamo bene questo Piano e lavoriamo per evitare di essere noi, domani, gli europei di cui l'Africa dovrà liberarsi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Federico Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Vice Ministro Cirielli, il provvedimento in esame segue direttamente il programma elettorale del Governo Meloni per cui questa maggioranza è stata eletta dagli italiani a rappresentare le istanze più alte, anche per la geopolitica italiana.

Noi pensiamo che la definizione di una nuova governance del Piano Mattei, per mettere a terra una chiara visione politica, sia assolutamente indifferibile. Già nella scorsa legislatura, da quest'Aula, parlavamo di Enrico Mattei e della necessità di una proiezione mediterranea dell'Italia. Lo ricordammo proprio in quest'Aula come manager pubblico e come deputato della prima legislatura, dedito all'interesse nazionale. Era il 25 ottobre del 2022 quando invece Giorgia Meloni svolgeva, alla Camera dei deputati, il suo discorso prima del voto di fiducia al nuovo Governo: “Il 27 ottobre ricorre il sessantesimo anniversario della morte di Enrico Mattei” - disse - “un grande italiano. Ecco, credo che l'Italia debba farsi promotrice di un Piano Mattei per l'Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra l'Unione europea e le Nazioni africane”. Con queste parole, il Presidente Meloni andava a descrivere quello che poi oggi stiamo di fatto votando.

Colleghi, l'Africa nei prossimi decenni sarà sempre più centrale nella ridefinizione dei nuovi equilibri mondiali. In Africa si rileva la più elevata crescita demografica del pianeta: si stima che la popolazione del continente africano aumenterà di più di mezzo miliardo da qui ai prossimi 10 anni e più del 40 per cento di queste persone ha meno di 15 anni. È per l'Africa che passeranno le principali rotte del commercio mondiale, è in Africa che si concentreranno i più ricchi giacimenti di minerali e metalli rari. Le potenzialità di sviluppo, non certo in chiave predatoria - come diceva il collega Ciani del Partito Democratico -, sono veramente enormi.

Cina e Russia, che invece hanno questo approccio, se ne sono accorte da tempo, investendo in modo enorme in Africa, con fenomeni inquietanti, come il land grabbing: interi pezzi d'Africa vengono venduti alla Cina, compresi i villaggi con gli abitanti. Negli ultimi anni poi l'Africa è diventata terreno di conquista anche della Russia, sempre più aggressiva sul piano militare, con lo sfruttamento delle materie prime attraverso i mercenari della Wagner, comparsi per la prima volta nel 2015 in Siria, poi nel 2017 in Sudan e, più recentemente, nell'Africa centrale, in Mali, nel Burkina Faso e in Niger.

Vedete, il Piano Mattei ha come base un nuovo approccio alle relazioni tra Italia e Africa, un approccio basato sulla cooperazione, sugli scambi, su un partenariato che necessariamente deve essere - e sarà - paritario e reciprocamente vantaggioso, nel nome proprio di Enrico Mattei - da qui il nome del Piano -, un patriota italiano che comprese prima di tanti altri le grandi potenzialità del continente africano e l'importanza di un dialogo alla pari fra le due sponde del Mediterraneo.

Come ha giustamente detto sempre il Presidente del Consiglio Meloni, non ci sarebbe nulla di nuovo a scrivere un piano per l'Africa, ma la vera novità sta proprio nello scriverlo insieme, nello scrivere un piano con l'Africa assieme agli africani. Nel luglio scorso, il Presidente Meloni ha organizzato la Conferenza internazionale sullo sviluppo e le migrazioni, il principale appuntamento con i leader mediterranei, del Golfo e africani proprio in questo senso. Alcuni numeri, collega Ciani, per ricordarsi dei fatti e per notare che lei ha parlato sempre del presente e del futuro, ma giustamente non ha parlato di quello che avete fatto nel passato recente, quando eravate al Governo.

A questo proposito, citiamo i numeri: la programmazione annuale per il 2023, che è tuttora in corso, prevede che l'81 per cento delle risorse sia destinato a iniziative bilaterali per interventi di emergenza in Paesi di interesse strategico per l'Italia (800 milioni di euro). Di questi fondi, oltre il 60 per cento, cioè 485 milioni di euro, è andato a beneficio diretto dell'Africa. Nel 2022, i fondi destinati all'Africa sono stati solo 177 milioni, a fronte dei 485 milioni che il Governo Meloni ha stanziato nel 2023. Ci sono, poi, altri progetti strategici importanti: c'è l'interconnettore Elmed con la Tunisia, che ha come obiettivo quello di portare l'Italia a essere un hub energetico.

Per quanto riguarda i fondi deliberati nel 2023, sono state approvate o autorizzate iniziative per un valore complessivo, collega Ciani, di 1,7 miliardi di euro; nel 2022, erano stati approvati soltanto 884 milioni di euro. Di questo importo, circa un miliardo di euro è stato destinato a progetti in Africa, contro i 467 milioni di euro del 2022.

Importanti sono poi anche gli stanziamenti istituiti in questo decreto per le borse di studio per i Paesi africani, dati che dimostrano inequivocabilmente la volontà di collaborare alla pari. Da una parte, l'Italia e l'Europa hanno gravi emergenze da risolvere, in particolare sulla sicurezza energetica e sulla riduzione degli sbarchi di migranti; dall'altra, i Governi africani chiedono la ristrutturazione dei debiti pubblici divenuti insostenibili, ma soprattutto investimenti per stimolare una capacità produttiva locale e creare lavoro. Una lezione, questa, che deriva direttamente da Enrico Mattei: privilegiare la creazione di valore di lungo termine rispetto al profitto di breve durata, come invece sembrano fare altri Paesi; offrire accordi di co-sviluppo e collaborazione rispetto al tradizionale pagamento di royalties, in cambio della mano libera sulle risorse del Paese ospitante.

Colleghi, quando si parla di Enrico Mattei, non si ricorda che l'ENI di Mattei fu in grado di cogliere le aspirazioni di Paesi che cercavano un rapporto paritario e non coloniale, che proprio un'azienda italiana, figlia di un Paese in cerca di riscatto, poteva offrire meglio di altri perché gli occhi con cui guardava a quei Paesi erano gli stessi con cui guardava in particolare al proprio Meridione.

Concludo proprio prendendo a prestito le parole scritte da Enrico Mattei rispetto all'intervento in Africa: “Vogliamo sviluppare le risorse dell'Africa perché il continente possa crescere. Abbiamo investito fin dall'inizio sul capitale domestico per promuovere lo sviluppo locale. La chiave di tutto è l'accesso all'energia per portare sviluppo e stabilità, permettendo all'Africa di sfruttare il suo potenziale per la crescita”.

PRESIDENTE. Prima di passare oltre, in assenza del Governo, sospendo per 5 minuti la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,37, è ripresa alle 13,40.

PRESIDENTE. È rientrato il Governo, quindi, la seduta è ripresa.

È iscritta a parlare la presidente Anna Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, il repertorio di sgrammaticature e di pasticci istituzionali di questo Governo - ne abbiamo visto uno poc'anzi, con il Governo che si alza nel bel mezzo della discussione generale di un decreto -, a poco più di un anno dall'insediamento, è, come sappiamo, decisamente cospicuo: dalla singolare passione per la decretazione d'urgenza al ricorso massiccio al voto di fiducia, dalle attese a volte mensili per ricevere i testi votati in Consiglio dei ministri, fino - e questa effettivamente è completamente farina del vostro sacco - all'impedimento ingiunto ai parlamentari della maggioranza di presentare emendamenti alla legge di bilancio, una new entry, speriamo l'ultima. Tuttavia, devo riconoscere che non smettete mai di sorprendere, come nel caso del provvedimento che è oggi al nostro esame, perché è un decreto-legge, ma, ovviamente, abbiamo perso il conto di quanti ne avete sfornati: solo a settembre, mi pare che fossero 6, poi, avete un po' rallentato per il timore di rovinarvi le vacanze di Natale, con la conversione. Quello di oggi, però, è oggettivamente unico nel suo genere, perché mai prima si era visto usare un decreto-legge solo per istituire una Cabina di regia e dare un po' di soldi a un'unità di missione della Presidenza del Consiglio, l'ennesima, in realtà, secondo quella che pare ormai una costante: accentrare tutto a Palazzo Chigi, privando Ministri di funzioni e competenze, come, in questo caso, con gli Affari esteri, il Ministro Tajani. Davvero serviva un provvedimento che, per sua natura, dovrebbe essere utilizzato in casi di necessità e urgenza, per un nuovo carrozzone targato Meloni? Perché di questo stiamo parlando, altro che Piano Mattei, di cui da più di un anno ascoltiamo definizioni mirabili e con un discreto spreco di aggettivi vibranti. Ancora una volta, infatti, la Presidente del Consiglio ha fatto sapere che del merito del Piano si parlerà più avanti, forse a fine gennaio, diceva il collega Ciani; chissà se stavolta sarà vero e, comunque, non in Parlamento, nonostante le ripetute assicurazioni. A meno che, quel confronto a 360 gradi su un'iniziativa strategica di politica estera - sentite quanta solennità in questa frase - richiamato qualche settimana fa dalla Meloni in Senato, non si riferisse alla relazione che la Cabina di regia dovrebbe annualmente depositare alle Camere: una presa in giro, per dirla con tanta misura.

È trascorso, come dicevo, più di un anno da quando, nel discorso di insediamento, il 25 ottobre 2022, la Presidenza del Consiglio cominciò a parlare di questo Piano, evocando - cito - quel “grande italiano che fu tra gli artefici della ricostruzione postbellica”, appunto, Enrico Mattei. Certo, Giorgia Meloni sorvolò sul ruolo che ebbe, sempre lui, sempre Mattei, anche se con nomi di battaglia, nella ricostruzione della democrazia come antifascista, come comandante delle Brigate dei partigiani cattolici, magari, per non dispiacere troppo a qualche elettore tra quelli che, qualche ora fa, si sono riuniti in via Acca Larentia.

Comunque, Mattei e, come lui, quelle menti e quei cuori eccezionali che si chiamavano La Pira, Dossetti, Vanoni, Fanfani, per non dire di De Gasperi, condividevano una visione di sviluppo e crescita nella giustizia e nel rispetto della dignità di tutti i popoli, non solo del proprio, come ha detto bene, prima, il collega Ciani, come ha detto la collega Quartapelle, parlando, appunto, di parità, e per questo furono protagonisti di una politica economica, una politica estera e di centralità del Mediterraneo di grande peso e rilievo sul piano interno ed internazionale. Erano in grado di fare gli interessi dell'Italia, quelli veri, proprio perché si sentivano lontanissimi da quel nazionalismo che tanto male aveva fatto anche al nostro Paese.

Colleghi e colleghe, lo voglio ricordare, non certo per rivendicare vicinanze e prossimità culturali, ma semplicemente per rammentare a quanti, a cominciare dalla Presidente del Consiglio, paiono convinti che, prima del loro insediamento, questo Paese fosse una nebulosa indistinta, inafferrabile o, peggio, un concentrato di errori, iniquità e ritardi; come se, per dirla con un altro grande di quegli anni - anche se la sua grandezza correva su altre strade -, Gino Bartali, fosse tutto sbagliato, tutto da rifare, e poi, finalmente, con il Governo Meloni sarebbe iniziata la storia con la “S” maiuscola. Insomma, le cose non stanno proprio così e del resto se si fa riferimento a un nome della nostra vicenda nazionale, quindi, alla politica di quel tempo, forse vuol dire che il primo versetto del libro della Genesi l'abbiamo già superato da un bel pezzo.

Il cosiddetto Piano Mattei, però, è una scatola vuota, altro che modello virtuoso di collaborazione tra Unione europea e Nazioni africane scolpito nel famoso intervento del 25 ottobre 2022. Il decreto è generico, fumoso e, in questo caso, davvero inafferrabile. Come ha detto, in precedenza, il collega Ciani, quali sono le politiche che si metteranno in atto, quali gli Stati africani effettivamente coinvolti? Li ha citati la collega Quartapelle, quegli Stati ci saranno o non ci saranno e con quali modalità si agirà nella pratica? Di tutto questo il decreto non fa alcuna menzione.

Inoltre, abbiamo sentito fare riferimento all'Europa, ma dal testo questa dimensione, questo ruolo dell'Europa proprio non si evince e immaginare che l'Italia possa agire in Africa da sola e non nell'ambito di una strategia europea significa non avere chiare neppure le basi della geopolitica contemporanea. Questa sconnessione da un'idea di azione europea non possiamo inserirla nel catalogo dei pasticci da improvvisazione, peculiarità del decreto; siamo sempre lì, siamo alla sfiducia nell'Unione, siamo al sussulto sovranista, siamo alla reminiscenza autarchica. L'Europa, intesa qui come un'unica politica europea, è essa stessa garanzia, se non di successo, almeno di possibilità di giocare la partita, perché se qualcuno l'ha dimenticato - ma l'ho sentito dire prima anche dal collega Mollicone, mi pareva fosse chiaro - dall'altra parte, ci sono realtà come la Cina e la Russia che arrivano con investimenti, infrastrutture e risorse di ogni tipo. Un Paese come il nostro, da solo, cosa può fare? Ci vuole una visione comune, una programmazione, un disegno condiviso e coordinato con questi Paesi, con l'Africa, come ha detto bene il collega Ciani, che credo abbiano tutto l'interesse a non finire dentro una cappa neo-coloniale e a cui, però, bisogna costruire un'alternativa credibile e forte. Si direbbe che questo è proprio il caso di difendere gli interessi nazionali attraverso la lente e gli strumenti dell'Unione europea, ma nel decreto tutto questo non c'è.

Per ultimo, inoltre, in questo decretino vuoto, fatto solo di strutture e sovrastrutture da riempire, magari, di amici degli amici, avete lasciato una parte comica, sì, perché c'è da riconoscere che in questo siete stati bravi. Leggiamo le coperture finanziarie: per questo gigantesco Piano, simbolo, come abbiamo sentito, della nuova Italia nel mondo, perno della nostra politica estera, chiave di un nuovo sviluppo e di una nuova cooperazione internazionale, il Governo Meloni ha deciso di spendere - rullo di tamburi - ben 2 milioni di euro, la stessa cifra che ha destinato, con la legge di bilancio, allo staff del Ministro Lollobrigida che evidentemente riveste la medesima importanza strategica. Ci sarebbe da ridere, invece, la faccenda è tragica, perché la materia, colleghe e colleghi, è molto seria, ha a che vedere con questioni importantissime, sempre, non solo oggi, di dignità dei popoli, sviluppo non predatorio, tutela dell'ambiente, cooperazione e sostenibilità. E proprio per questo non si può far finta di nulla dinanzi a una linea d'azione del Governo tutta propaganda e racconto tanto epico, quanto fasullo, un po' come quei set cinematografici che risplendono di luci, colori, raffinatezze architettoniche, gioielli d'arredamento, sontuosità di abiti, che però sono falsi, di cartapesta, trucchi di scena, illusioni. Più che Piano Mattei, verrebbe da chiamarlo Piano Mattel, quello della Barbie, per quanto è finto, di plastica e vuoto.

Se c'è qualcosa di sbagliato, qualcosa da rifare completamente, dunque, colleghe e colleghi, è questo decreto o, più precisamente, la linea per mettere davvero in moto un processo di cooperazione e di sviluppo tra il nostro Paese, dentro la strategia europea, e gli Stati del continente africano e dare centralità politica al Mediterraneo, affinché sia area di pace, territorio di fraternità e non più livido teatro di morti, di persone disperate in cerca di futuro. Solo nel periodo tra il 26 dicembre e il 3 gennaio, nel Mediterraneo sono morte 108 persone, in 4 naufragi. Nell'anno che si è appena concluso, più di 155.000 persone - un record, nonostante la lotta ai trafficanti su tutto il globo terracqueo annunciata dalla Presidente Meloni, con un altro glorioso decreto risultato completamente inutile - hanno raggiunto le nostre coste, scappando da guerre e carestie, in cerca di un futuro migliore. È nostro dovere di italiani, di europei, di esseri umani prendere sul serio le sfide che i conflitti, i cambiamenti climatici e le crisi economiche ci pongono.

È nostro dovere rivolgerci agli Stati del continente africano come partner preziosi di uno sviluppo davvero sostenibile, rispettoso dell'essere umano, di tutti gli esseri umani, e del pianeta, ed è nostro dovere farlo mettendo da parte le bandierine e la propaganda. Per questa ragione, questo decreto, tutto bandierine e propaganda, è una gigantesca occasione persa. E venendo al nome, ha spiegato bene la collega Quartapelle la nostra posizione. Certo, non abbiamo nulla in contrario al fatto che, finalmente, anche questa destra riscopra l'eredità di grandi partigiani antifascisti che hanno costruito la nostra democrazia, però bisognerebbe conoscerla davvero la storia di Enrico Mattei quando si decide di usarne la memoria. Enrico Mattei, parlando a San Donato Milanese nel 1961, aveva ricordato agli studenti a cui si rivolgeva che l'Italia non era un Paese destinato alla povertà, come qualcuno aveva voluto far credere, che bisognava superare definitivamente quello che chiamava il complesso di inferiorità e che la costruzione di un domani differente dipendeva dalla volontà, dall'impegno di ciascuno. Enrico Mattei questo l'ha fatto, Enrico Mattei è stato un grande italiano, un patriota, nel senso più alto del termine e, se foste anche voi patrioti come dite, vi farebbe almeno arrossire oggi associare il suo nome a questa robetta qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1624​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Giangiacomo Calovini.

GIANGIACOMO CALOVINI, Relatore. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi in discussione generale, prendendo appunto in prossimità anche del dibattito che ci sarà nelle prossime ore in Aula e ringrazio veramente tutti i colleghi che hanno voluto, in qualche modo, comunque, contribuire a un piano che per noi è estremamente importante.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Edmondo Cirielli.

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Colleghi deputati, io avevo fatto un ragionamento iniziale e non voglio pensare che non sia stato ascoltato né che fossero già pronti i discorsi che ho sentito prima del mio intervento. Evidentemente mi sono espresso male nel mio ragionamento, pertanto, cercherò di essere meno superficiale e più analitico nella replica per dare la giusta risposta alle sollecitazioni che i colleghi parlamentari hanno espresso e mi hanno rivolto.

Innanzitutto, confermo il ringraziamento al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per aver portato all'attenzione del nostro Parlamento e dell'Italia questo grande Piano per l'Africa. Il Piano per l'Africa è un'idea, è una visione, senza le quali non si può fare né realizzare nessuna cosa, ed è un omaggio al grande patriota Mattei - mi fa piacere che sia stata usata questa parola -, un omaggio a tutta la sua storia complessiva, umana, politica, manageriale, imprenditoriale. Chiaramente è una cornice - ed è logico che sia così -, perché non è un piano predatorio, è un piano paritario e deve essere riempito di contenuti, previa interlocuzione con i Paesi africani che intenderanno dare la loro disponibilità a questo Piano, e inizieremo proprio con la Conferenza Italia-Africa che si terrà a fine mese.

Aggiungo che le direttive, secondo me, sono state ampiamente previste in un lungo dibattito, che è stato più volte citato anche dai colleghi di opposizione in questo anno, dalle iniziative e dalle idee espresse dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dal Ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani e anche dal Vice Ministro della cooperazione, così come è previsto dalla legge n. 125. La cornice si basa su due direttive principali: quella di realizzare infrastrutture in Africa, quella di valorizzare le risorse umane, che sono una componente fondamentale del continente africano, e farlo rivendicando una leadership non politica verso l'Africa, ma una leadership morale per la nostra posizione geografica e per la nostra storia. Vedremo se questa leadership si materializzerà in qualcosa. Noi siamo convinti, in questo anno, di aver già visto importanti riscontri, a cominciare dalla Conferenza onusiana che abbiamo avuto presso la FAO, a luglio, con la presenza autorevolissima di centinaia di Governi mondiali. E vedremo anche quello che accadrà nella Conferenza Italia-Africa, che partecipazione ci sarà, a conferma di quello che sto dicendo oggi.

È un decreto-legge perché era necessario uno strumento rapido dal punto di vista della straordinaria necessità ed urgenza dettata anche dalla Conferenza Italia-Africa, che rappresenta l'elemento centrale della costituzione e dei contenuti, come ho detto, del Piano Mattei. Quindi non è una scatola vuota, è tutto quello che ho detto e noi lo riempiremo di contenuti. Sui fondi non ho mai detto che non saranno previsti fondi aggiuntivi: ho detto che, ovviamente, in una cornice - così come è logico - che esprime un'idea e una visione, senza interlocuzione, non si parla di fondi, che, in realtà, esistono in tutta una serie di strumenti raramente attivati, a cominciare dal Fondo rotativo previsto dalla legge n. 125, che è rimasto per oltre 10 anni, sostanzialmente, lettera morta, e da un indirizzo nuovo alla Cassa depositi e prestiti nella sua attività anche con fondi che derivano dal risparmio degli italiani verso un'internazionalizzazione spinta indirizzata verso l'Africa. Significa anche utilizzare maggiormente il canale bilaterale rispetto a quello multilaterale scelto dai Governi che ci hanno preceduto per la cooperazione; significa mettere a sistema tutti gli interventi che l'Italia fa nel suo aspetto privato e pubblico, nel suo sistema Paese. Negli ultimi dieci anni, sono stati spesi oltre 40 miliardi di euro dal sistema pubblico e privato in Africa, evidentemente, con scarsi risultati, forse, anche per incapacità di chi ha governato, forse anche semplicemente per una mancanza di regia.

Per quanto riguarda l'Unione europea, anche qui, noi intendiamo rivendicare una leadership politica. Non ci dimentichiamo - lo dico a proposito di fondi - che l'Italia dà 2 miliardi di euro all'anno all'Unione europea per i fondi della cooperazione. Poi, non siamo stati in grado, negli ultimi 10 anni, con le nostre organizzazioni e con anche con l'Agenzia per la cooperazione, di mettere in campo progetti tali per poterli raccogliere, quindi dovremmo, semmai, chiedere a chi ha avuto la responsabilità in questi anni come mai questo non sia accaduto. Siamo convinti che noi faremo cose diverse rispetto a ciò che è accaduto in passato.

L'instabilità in Africa. Mi sorprende l'idea - come è stato in qualche modo vagheggiato - che questo Governo, insediato nell'ultimo anno, possa avere la responsabilità dei colpi di Stato che sono avvenuti ultimamente in Africa o della situazione disastrosa della fame, del cambiamento climatico, della situazione socioeconomica dell'Africa. O, forse, ciò è frutto, magari, di dieci anni di politiche sbagliate, nonostante miliardi, decine di miliardi di euro spesi in Africa?

Il ruolo del Parlamento è importante, questo dibattito lo dimostra, secondo me abbiamo detto tutti cose importanti, a prescindere dalle motivazioni politiche che ci hanno spinto. Il Senato è riuscito, con una serie di emendamenti, ad esprimere una propria posizione. Io ritengo che l'emendamento migliorativo più importante sia quello che fatto dal Senato, che prevede un parere delle Commissioni parlamentari sul Piano che uscirà dal dibattito con le Nazioni del continente africano.

Per quanto riguarda il discorso delle politiche predatorie, questo Governo non intendeva assolutamente ciò che qualche parte dell'opposizione ha detto con riferimento al comportamento dell'ENI. L'ENI non esiste dall'ultimo anno, da quando governa la Premier Meloni, esiste da tanti anni e anche il presidente Descalzi - che, per noi, ha operato bene in passato e continua ad operare bene - è stato nominato da altri Governi e ha svolto un ruolo importante. D'altro canto, offendere l'ENI mi sembra veramente una cosa ridicola, perché è una grande multinazionale ed è, forse una delle poche, grandi multinazionali che agisce in Africa, che investe tantissimo in cooperazione internazionale.

Si tratta, anche qui, di mettere a regime questa iniziativa con la politica di cooperazione che porta avanti il Ministero degli esteri, da sempre, e lo deve fare grazie alla cabina di regia insieme agli altri. Ecco, la cabina di regia serve a questo. Da una parte, serve a mettere come elemento centrale l'attività della cooperazione internazionale portata avanti dall'Italia e serve a ribadire, con la Presidenza, che poi viene delegata al Vicepresidente del Consiglio, che è anche il Ministro degli esteri, quanto il Ministero degli esteri sia un titolare globale come parte integrante della propria politica nella gestione della direzione di tutto il sistema Paese verso l'Africa. Ecco perché c'è stata la necessità di una nuova cabina di regia dove peraltro è ampiamente presente anche la funzione del Vice Ministro, individuata in maniera diversa dagli altri Vice Ministri presenti nel Governo dalla legge n. 125 nella quale sicuramente non erano stanziati fondi, ma c'era innanzitutto un'idea, un modello organizzativo; i fondi vengono messi poi dai provvedimenti, dalla finanziaria e da altre leggi specifiche.

Concludo il ragionamento dicendo che anche il tema del colonialismo c'entra poco se non perché il colonialismo è stato sconfitto e condannato dalla storia, ma, dopo il colonialismo degli europei, è arrivato un neocolonialismo anche di non europei o attori orientali. Oggi ci preoccupa molto il ruolo della Russia e ci preoccupa anche il ruolo di molti altri attori che non hanno Governi propriamente democratici e che stanno attivando in Africa una politica neocolonialista. Così come certamente ci sono stati errori dei nostri alleati, non sta a noi dirlo, e forse anche i colpi di Stato avvenuti ultimamente nell'Africa equatoriale ne rappresentano un epigono. Questo conferma che però l'Italia, nella sua storia - e mi riferisco soprattutto alla storia democratica cioè da quando esiste il concetto di cooperazione -, ha fatto sempre bene il suo lavoro dal punto di vista delle buone intenzioni. Forse siamo stati anche noi poco efficienti e poco efficaci perché non siamo riusciti a migliorare moltissimo la situazione dell'Africa. Allora, l'idea di Giorgia Meloni sarà ambiziosa? Probabilmente, è molto ambiziosa, ma io credo che solo con le grandi ambizioni, solo con le grandi idee, solo con le visioni e con i sogni si può cambiare il mondo.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito avrà luogo dopo l'esame e la votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge n. 1630, previsti per le ore 15.

A questo punto la seduta è sospesa e riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 78, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Su un lutto del deputato Federico Fornaro.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Federico Fornaro è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.

La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Nicola Fratoianni.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signora Presidente. Intervengo per chiedere che il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi venga a riferire in quest'Aula su quanto accaduto qualche giorno fa in occasione della commemorazione per i morti di Acca Larentia. Abbiamo assistito, per l'ennesima volta, per la verità - non è una novità, purtroppo, nel nostro Paese -, alla vergogna, all'indecente parata fascista, centinaia di persone col braccio teso al grido di “presente”, convocate da un manifesto che recava in alto il simbolo, la croce celtica che ricorda gli anni più oscuri e tragici della nostra vita repubblicana. L'indecente manifestazione fascista dovrebbe preoccupare tutti e tutte noi, innanzitutto, le istituzioni repubblicane. Vorremmo sapere dal Ministro dell'interno che ha da dire su quello che è successo, perché nessuno tra le Forze dell'ordine ha pensato di intervenire in alcun modo. Non invochiamo mai, per parte nostra, la repressione di piazza, ma neanche lo sforzo di fingere un'identificazione di fronte a una manifestazione massiccia che ha, per l'ennesima volta, infangato i valori fondanti della Repubblica fondata sulla Costituzione, nata dalla Resistenza contro il nazifascismo.

Allora, vorremmo che il Ministro Piantedosi ci spiegasse perché le cose sono andate in questo modo e vorremmo chiedere al Ministro Piantedosi - vorremmo che ne discutesse l'Aula - se consideri normale un Paese nel quale, qualche settimana fa, in occasione della prima del più noto teatro di questo Paese, in occasione della prima della Scala, accade che un cittadino che si alza dopo l'inno nazionale e grida “Viva l'Italia antifascista”, cioè non fa altro che rivendicare i valori fondanti della nostra Repubblica, venga identificato prontamente dalle Forze dell'ordine. Prontamente, sono arrivati per chiedere chi fosse quel cittadino che aveva, pensate un po', osato rivendicare i valori fondanti della nostra Repubblica. Vorremmo chiedere se sia normale che accada questo, se sia normale che in questo Paese i ragazzi che manifestano contro la crisi climatica sempre più devastante vengano arrestati ogni giorno sotto i nostri occhi, se sia normale che nelle scuole di questo Paese, quando c'è un'occupazione, vengano comminate, una dietro l'altra, sanzioni disciplinari, che arrivino denunce, che entri la polizia, che vengano identificati gli studenti. Se sia normale che avvenga tutto questo, mentre a centinaia di vigliacchi fascisti è consentito di alzare il braccio teso nelle strade della nostra Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per noi, signora Presidente, questo non è un Paese normale e vorremmo che se ne discutesse al di là dei codicilli della norma, perché ho sentito, tra i tanti commenti, anche quelli di importantissime cariche istituzionali del Paese, a cominciare da quella del Presidente del Senato della Repubblica, concentrarsi sulla natura di sentenze tra loro divergenti, sul fatto che sia reato o meno alzare il braccio teso, rivendicando i valori del fascismo nelle commemorazioni funebri.

Vorrei, signora Presidente, che quest'Aula parlamentare, magari col Ministro dell'Interno, potesse fare una discussione che non si avviti dentro i codicilli. Il punto qui non è soltanto l'applicazione della norma, pur importante: il punto è una discussione seria sulla necessità, una volta per tutte, di sciogliere le organizzazioni neonaziste e neofasciste di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il Parlamento ha votato, impegnando il Governo, e stiamo ancora aspettando, non solo - è bene dirlo - da quando c'è questo Governo. È un ritardo che dura da troppo tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, ci uniamo alla richiesta di informativa e alla necessità di chiarire quello che è avvenuto il 7 gennaio e non solo. Sono immagini oggettivamente inquietanti che stanno facendo il giro del mondo. Non è la prima volta che avviene ed è qualcosa su cui ci dobbiamo interrogare tutti. Come Partito Democratico, abbiamo immediatamente depositato un'interrogazione con la segretaria Elly Schlein, con tutti i membri del gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, così come tutti insieme abbiamo sottoscritto nella scorsa legislatura e in questa, con l'onorevole De Maria e con il contributo dell'onorevole Fiano nella scorsa legislatura, una proposta proprio per procedere allo scioglimento di tutte le organizzazioni. Ricordo che quest'Aula, nella scorsa legislatura, ha anche votato una mozione per andare proprio nella direzione dello scioglimento di tutte le organizzazioni che portano avanti questo tipo di azione.

Vorrei sottolineare un punto in più. Tra gli aspetti più terribili di quella manifestazione che si è tenuta nella giornata di ieri, che purtroppo si ripete ogni anno, c'è il fatto che, in un momento in cui il Paese dovrebbe essere unito nel ricordare le vittime di Acca Larentia, ossia tre ragazzi uccisi dalla violenza politica, invece di essere unito, il Paese viene diviso da queste immagini che non fanno male solamente a una parte, ma fanno male al Paese e fanno male alle istituzioni. Invece, di fronte alle vittime, di qualunque colore politico, della violenza politica in questo Paese, le istituzioni repubblicane e democratiche, che credono nei valori della Costituzione, dovrebbero essere unite e dare un segnale chiaro e inequivocabile che quella direzione è la direzione del passato della nostra storia, delle pagine più orribili del passato della nostra storia e non del nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Per associarci a questa richiesta di un'informativa che non è solo urgente, ma doverosa nei confronti del Parlamento per quanto accaduto il 7 gennaio ad Acca Larentia. È un fatto grave, gravissimo che non può essere derubricato a nulla di meno della gravità di quel fatto e di ciò che abbiamo visto. Allora, noi chiediamo che il Ministro Piantedosi venga in quest'Aula, in primo luogo con parole chiave del Governo, non solo per dissociarsi da quanto è accaduto, ma per condannare con fermezza questo atto; e, in secondo luogo, a raccontarci come sono andati i fatti, anche perché la polizia non è intervenuta nell'identificazione di tutte quelle persone che, con quel braccio alzato, hanno in qualche modo deturpato il nostro Paese.

Lo diciamo perché, come ha detto bene prima il capogruppo Bonelli, non vorremmo vivere in un Paese al contrario, in cui un cittadino che rivendica di essere in un Paese antifascista oggi viene identificato, mentre coloro che, col braccio alzato, manifestano ad Acca Laurentia, non vengono per alcun motivo perseguiti. Dunque, ci sono ragioni per cui il Ministro debba venire in quest'Aula a raccontare i fatti e, a nome del Governo, dare una visione chiara di dissociazione da quanto accaduto (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). La ringrazio, signora Presidente. Ci uniamo anche noi alla richiesta che il Ministro Piantedosi venga a rendere un'informativa urgente in quest'Aula sui fatti dello scorso 7 gennaio. Presidente, non è perché vogliamo invocare una repressione rispetto alle manifestazioni o alle commemorazioni, ma ci risulta alquanto curioso tutto ciò - e credo che questa sia la domanda che tutti i cittadini si sono fatti e che ci siamo fatti tutti noi - dal momento che abbiamo un Governo che decide di utilizzare il pugno duro, ordine e disciplina, a fronte di ogni manifestazione, seppure legittima.

Ricordiamo che il primo atto politico di questo Governo è stato l'istituzione di un nuovo reato che intendeva punire i rave party. Inoltre, il Governo si è premurato di far identificare un loggionista che urla un'espressione che non mi pare sia sovversiva dell'ordine costituzionale, anzi, tutt'altro. Ci risulta curioso, nel momento in cui abbiamo un Governo che non lesina interventi repressivi duri nei confronti degli studenti che manifestano o che decide di precettare a più riprese gli scioperanti che manifestano per affermare i propri diritti, che allo stesso Governo sfugga, invece, una manifestazione che intende affermare principi e ideologie che sono in contrasto con la storia della nostra Costituzione.

Ciò premesso, considero anche alquanto curioso che la Presidente del Consiglio, in un Paese in cui decide di discettare di qualunque cosa, da una pesca di uno spot pubblicitario alla vicenda di una nota influencer, invece taccia di fronte ai vergognosi fatti dello scorso 7 gennaio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi vorremmo che si aprisse un dibattito in quest'Aula e proprio per questo chiediamo che Piantedosi venga urgentemente in Aula a riferire su quanto è accaduto, sul perché nessuno sia intervenuto e sulla possibilità che quanto accaduto, non soltanto il 7 gennaio scorso ma il 7 gennaio di tutti gli anni, finalmente non possa più accadere e non che la seconda carica dello Stato ci venga a dire che aspetta una sentenza per sdoganare finalmente il saluto fascista in questo Paese, perché questo non è quello che il nostro Paese merita e non è quello che i nostri Padri costituenti hanno voluto disegnare nel momento in cui hanno scritto la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Io rivolgo un invito al Presidente del Consiglio perché intervenga e prenda immediatamente le distanze, dando un giudizio su quanto accaduto in occasione della ricorrenza degli omicidi di Acca Larentia. Io credo che sia particolarmente importante. È vero quello che è stato detto, cioè che quelle immagini fanno il giro del mondo e lo fanno quest'anno non a caso e non negli anni precedenti - non può essere una giustificazione - ma credo che il Primo Ministro Meloni farebbe molto bene - anzi, io credo che dovrebbe sentirsi in dovere - a prendere le distanze, anche per un elemento grafico del suo simbolo. Io credo che chi continua a portare la fiamma nel simbolo debba sentire la responsabilità di prendere le distanze e condannare. Certamente, non condannare la commemorazione - io penso che abbia fatto molto bene l'assessore del comune di Roma a partecipare - di quegli anni tragici e violenti che hanno visto violenza politica da più parti. Penso, però, che debba sentirsi in dovere di distinguere la propria vicenda politica - propria, del suo partito e, quindi, del Paese - dal saluto fascista che ha segnato quella giornata. Il fatto che abbia segnato anche altre giornate in passato non è certamente una giustificazione di alcunché.

Quindi, il mio invito è direttamente al Presidente del Consiglio perché con poche parole, da questo punto di vista almeno, segni una distanza incolmabile tra il suo partito e questo Governo, il Governo italiano, e la nostalgia fascista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento la collega De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Mi unisco alle richieste di chiarimenti. Consideriamo rassicuranti le dichiarazioni che sono state fatte dal Ministro Piantedosi in merito all'identificazione delle persone che hanno partecipato - tra virgolette - a questa manifestazione e anche al fatto che vi sia l'impegno della questura a riferire poi alla magistratura per vedere se vi sono anche estremi di reati che devono essere perseguiti. Tuttavia, questo mio intervento vuole sottolineare due cose. Innanzitutto, che ci deve essere una chiarezza nei confronti del Parlamento. Quindi, il fatto di avere un confronto all'interno della sede parlamentare è un segno assolutamente di democrazia. La seconda, però, è che non ci può essere un silenzio su questo aspetto, perché comunque si sa da dove si parte ma, purtroppo, non si sa dove si arriva quando ci sono manifestazioni di questo tipo, e non credo che sia assolutamente il caso di derubricarle a fatti che riguardano cani sciolti o comunque situazioni estranee - certamente, guai se non fosse così - a quelle di partito. Però, dobbiamo essere molto attenti perché, se siamo tutti sensibili al tema democratico, come deve essere, dobbiamo essere anche attenti a questi episodi, perché non sono in realtà episodici - scusi la ripetizione, però questo è il fatto - ma sono ripetuti nel tempo. Il problema è che, quando poi sfociano in qualche cosa di diverso, allora è un alert, una situazione rispetto alla quale una realtà parlamentare non può essere certamente silente né sottovalutare quello che accade (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Naturalmente riferirò al Presidente della richiesta d'informativa giunta dai diversi gruppi (I deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra scandiscono: “Viva l'Italia antifascista!”).

Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2023, n. 212, recante misure urgenti relative alle agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119, 119-ter e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (A.C. 1630​) (ore 15,18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione della questione pregiudiziale Fenu ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A) riferita al disegno di legge n. 1630: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2023, n. 212, recante misure urgenti relative alle agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119, 119-ter e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.

A norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di 10 minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di 5 minuti.

Il deputato Fenu ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei chiedere ai colleghi della maggioranza, e in particolare ai colleghi di Fratelli d'Italia, che fine abbia fatto la Commissione d'inchiesta sul superbonus (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'avete proposta, noi eravamo assolutamente d'accordo e poi si è smesso di parlarne. Sarebbe stata per noi un'ottima occasione per avere finalmente un quadro chiaro sui numeri e i dati su questa misura, perché ormai è un anno che leggiamo stime di istituti autorevoli, come il Censis, come Nomisma, o anche di ordini professionali, come il Consiglio nazionale dei commercialisti, che ci hanno spiegato quali sono stati gli effetti del superbonus per l'economia ma anche per le casse dello Stato. Lo hanno fatto con dovizia di particolari, come si dice, quindi rendendo noti anche i numeri. D'altra parte, abbiamo sentito attacchi, spesso sguaiati, soprattutto da parte della Presidente del Consiglio che, senza il supporto di alcun numero, ha citato buchi stratosferici di bilancio, quando invece né la Commissione europea né, che mi risulti, i mercati hanno posto in essere azioni conseguenti a questi buchi stratosferici. Quindi, l'occasione della Commissione d'inchiesta è proprio quella di vedere e fare chiarezza su questa misura.

Noi, in realtà, in attesa di questa Commissione d'inchiesta, già da un po' di tempo qualche domanda al Ministero dell'Economia e delle finanze la stiamo facendo in Commissione finanze. Ad esempio, l'ultima interrogazione aveva ad oggetto proprio l'esborso effettivo, quindi i minori incassi effettivi per lo Stato, da quando il superbonus è in atto fino ad ora. La risposta del Ministero dell'Economia e delle finanze è stata che i minori incassi per lo Stato, da quando il superbonus è nato fino a un mese fa, sono stati di 15 miliardi, di cui 13 finanziati con il PNRR.

Quindi, il quadro, dai dati che siamo riusciti ad avere con grande difficoltà dal Ministero, è questo, a fronte di maggiori incassi nel 2021 e nel 2022 per lo Stato di 98 miliardi, con incassi di imposte che continuano ad aumentare. Noi non pensiamo che tutti questi maggiori incassi di tasse siano riferibili al superbonus, però la Commissione d'inchiesta è un'occasione per fare chiarezza sulla percentuale, sull'ammontare dei maggiori incassi relativi a questa misura.

Altro dato che ci interessava, ad esempio, indagare con la Commissione d'inchiesta è quello sui crediti effettivamente incagliati o, addirittura, andati perduti, quei crediti che hanno comportato per tanti cittadini, famiglie e imprese di avere terminato le risorse e avere lasciato i lavori interrotti. A noi questo dato serve non solo nell'interesse di questi soggetti, quindi di imprese, famiglie e cittadini che hanno fatto i lavori, ma anche nell'interesse dello Stato, perché il Ministro Giorgetti continua a far finta di niente, ma circa un anno fa si è deciso, al Ministero dell'Economia, di modificare il bilancio dello Stato, di classificare in modo diverso questi crediti. Lo si è fatto furbescamente, pensando - erroneamente - di avere maggiori spazi di bilancio, di deficit, e lo si è fatto rassicurando Eurostat che i crediti incagliati sarebbero stati riassorbiti. Bene, a un anno di distanza Eurostat ancora non ha avuto queste rassicurazioni, quindi il rischio concreto, se i crediti incagliati non verranno in qualche modo riassorbiti, è che Eurostat chiederà allo Stato italiano di riclassificare nuovamente il bilancio, certificando di fatto che il Governo italiano ha falsificato il bilancio dello Stato, questo è il punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi la Commissione d'inchiesta, la chiediamo per quello, sarebbe servita per indagare questi punti, ma l'altro aspetto che, in realtà, a me personalmente desta poco interesse, però è un aspetto comunque che esiste, è che sarebbe stato anche curioso capire come si è concretizzata l'ipocrisia di tanti colleghi della maggioranza e del Governo. L'ipocrisia, cioè, di chi nella scorsa legislatura ha presentato emendamenti su emendamenti che chiedevano la proroga (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che chiedevano l'estensione del superbonus, che chiedevano lo sblocco dei crediti, e lo si è fatto anche in campagna elettorale, lo si è promesso. Questo è un argomento che non riguarda soltanto la Commissione d'inchiesta, ma anche l'oggetto di questa richiesta di pregiudiziale, perché è un argomento ricorrente per questa maggioranza e per questo Governo, ed è la violazione di un principio, in questo caso normativo, che è il principio del legittimo affidamento, cioè quel principio in base al quale il cittadino confida nell'esistenza di una norma dello Stato e si comporta di conseguenza. Quindi, il cittadino era a conoscenza, conosceva la norma che gli consentiva di accedere a questa misura di agevolazione e si è comportato di conseguenza, iniziando, ad esempio, i lavori. In questo caso il Governo, per l'ennesima volta, ha tradito la fiducia dei cittadini, prevedendo l'ennesima norma che, di fatto, agisce retroattivamente. Però, Presidente, questo non è solo un problema, un principio di carattere normativo, e non è neanche la prima volta che il Governo tradisce la fiducia dei cittadini. È un problema anche di carattere politico, e basta andare su Internet e prendere un programma qualsiasi di un partito dell'attuale maggioranza, ad esempio leggere e sfogliare la brochure del programma di Fratelli d'Italia, per vedere come questo Governo e questa maggioranza abbiano come costante il tradimento di tutte le promesse fatte in campagna elettorale. Ve ne elenco qualcuna a titolo di esempio, anche sfogliando, come ho detto, il programma elettorale di Fratelli d'Italia. Si promette, si è promesso di fermare l'immigrazione illegale attraverso i blocchi navali. Nulla di tutto questo, l'immigrazione e gli sbarchi sono aumentati di oltre il 100 per cento. Nel programma elettorale è previsto di ridurre le accise sulla benzina, invece, con la prima legge di bilancio di questo Governo, la prima misura è stata eliminare l'unico sconto che esisteva sulle accise, ad esempio. Si è promessa la flat tax. Nella delega sulla riforma fiscale non c'è più il termine flat tax, è sparita dalla delega. Si sono promesse pensioni minime a 1.000 euro e, invece, si è peggiorata la legge Fornero, non c'è stato alcun aumento delle pensioni e si sono messe le mani addirittura sulle pensioni degli attuali dipendenti pubblici, quindi sulle future pensioni. Un altro esempio, perché anche questo è scritto nel programma: si è promesso di ridurre il debito pubblico attraverso la crescita del PIL e, invece, si è fatto l'esatto contrario, cioè il PIL ha smesso di crescere e il debito pubblico ha ripreso e riprenderà, nei prossimi anni, ad aumentare. Quindi, alla fine, gli esempi sono tanti. Si è, ad esempio, vaneggiato di “pacchia finita” per l'Europa e invece, a Natale, abbiamo assistito all'accettazione tacita, da parte di questo Governo, di una proposta di riforma, per noi lacrime e sangue, del Patto di stabilità, senza che nessuno al Governo dicesse nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Gli esempi, Presidente, sono tanti, fino ad arrivare all'esempio del superbonus, anche questo presente nei programmi elettorali della maggioranza. Si è promesso di tutelare chi ha iniziato i lavori e di sbloccare i crediti. Appena arrivati al Governo, questa maggioranza e il Governo hanno usato, invece, il superbonus come capro espiatorio dell'incapacità di governare, contravvenendo al principio di legittimo affidamento di cui sopra, che è il motivo principale nella nostra pregiudiziale. Quindi, voi avete violato questo principio, che è declinato e riconosciuto nel principio di buona fede. E lo avete fatto per una ragione molto semplice: siete in malafede. Lo siete adesso che governate e lo eravate in campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Sarò molto rapido. Io ascolto valutazioni di merito in ordine a questa pregiudiziale: diventa sostanzialmente un pre-dibattito sul merito. E, quindi, tralascio le valutazioni di merito, che vanno fatte nella sede opportuna, e sottolineo che, a nostro avviso, non c'è spazio per un'istanza di questo tipo.

L'abbiamo ribadito più volte che, a nostro avviso, non bisogna ridurre le questioni di pregiudizialità costituzionali a un meccanismo automatico. E, invece, ogni volta che c'è un provvedimento che può essere o meno legittimamente contestato nel merito, che si vuole contestare o meno nel merito, c'è sempre questa parentesi della proposta della questione pregiudiziale.

Ovviamente restano, e noi le ribadiamo, tutte le doglianze nei confronti del Governo circa l'utilizzo smodato della decretazione d'urgenza e l'abuso della questione di fiducia, e sul sistematico svuotamento del ruolo del Parlamento, che, in ordine al dibattito politico in Aula, sta perdendo ogni senso concreto. Su questo non c'è dubbio. Questi concetti noi li ribadiamo con forza e ci appelliamo nuovamente al Presidente della Repubblica, che ha già stigmatizzato il modus procedendi del Governo, in questo senso. Però, le questioni pregiudiziali, lo ribadiamo, non possono essere proposte senza un vaglio rigoroso e selettivo.

Va fatta una riflessione unanime sul funzionamento degli strumenti istituzionali, l'abbiamo segnalato più volte e in più sedi, soprattutto in questa sede e in più circostanze. È evidente che i meccanismi farraginosi e le procedure vadano rivisti. Questo è un lavoro che va assolutamente effettuato con senso di responsabilità, da maggioranza e opposizione, per restituire efficienza al lavoro delle Camere, per snellire le procedure e non utilizzare in modo anomalo gli strumenti e le procedure con forzature alle quali, purtroppo, signora Presidente, ci siamo assuefatti. In questo modo, probabilmente, riusciremo a conferire nuova autorevolezza al lavoro del Parlamento.

Alla luce di queste considerazioni appena svolte, dunque, voteremo “no” alla questione pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci risiamo. Siamo di fronte, ormai, alla stantia pratica per cui, all'ennesimo decreto-legge, segue l'ennesima pregiudiziale. Sono d'accordo con il collega D'Alessio, è una pratica che non fa bene al Parlamento, soprattutto quando è trascinata in maniera evidente, come in questo caso, più per ragioni politiche e per avere uno spazio per le opposizioni, che, in realtà, andrebbe ricercato negli strumenti affidati allo scopo, esercitando una buona politica, come noi molto sommessamente cerchiamo di fare. Cerchiamo, allora, di rimanere nel merito della costituzionalità del provvedimento. Per quanto attiene all'articolo 77 della Costituzione, circa la necessità e l'urgenza, siamo di fronte, colleghi, a un provvedimento su cui siamo intervenuti decine di volte, più di 40 volte.

Qui ravvisare elementi di necessità e urgenza diviene assolutamente impossibile, perché è chiaro che si tratta di un provvedimento che, da quando è nato, con tutte le buone intenzioni e anche con gli aspetti positivi che, quando sono emersi, non abbiamo fatto fatica a evidenziare, dal punto di vista normativo, ha dovuto essere domato continuamente. E, quindi, intrattenerci su questioni di necessità e urgenza diventa davvero un esercizio difficilmente praticabile.

Ma, allora, veniamo al punto secondo, che è sottolineato in questa pregiudiziale: la questione del legittimo affidamento e della retroattività impropria. È interessante parlare di quest'aspetto, perché ci consente di dare una valutazione complessiva del superbonus, ripeto, nato sotto le migliori intenzioni, che sicuramente è servito a far ripartire il Paese, ma che, ce lo ricordiamo, proprio per come è stato scritto, un po' frettolosamente, avventurosamente, per sei mesi, proprio quando serviva, ha bloccato il Paese. E poi, quando i regolamenti finalmente sono arrivati, ha creato, ce la ricordiamo tutti, la più grande truffa che il Paese abbia conosciuto. Ricordiamo quando il Ministro Franco venne qui, in quest'Aula, a parlarci di questi miliardi, che, per effetto della cessione del credito, erano stati indebitamente sottratti alle casse dello Stato. E ha creato anche - lo sappiamo oggi, non ancora in maniera compiuta - il più grande sforamento della storia di questa Repubblica. Qui era richiamata la necessità di una Commissione d'inchiesta e saremmo anche d'accordo, perché su questo provvedimento è successo qualcosa di molto strano, colleghi. Mai si è visto, nelle istituzioni di questa Repubblica, prevedere in modo così errato quale fosse la sostenibilità di un provvedimento, quale fosse la copertura necessaria a un provvedimento. E quindi c'è da domandarsi cosa sia successo in quei vari Governi che hanno più volte tentato di cambiare o addirittura fermare il provvedimento. Ricordo che, in occasione della legge di bilancio del 2022, il Presidente Draghi venne a proporre quello che oggi, a distanza di due anni, sia dalle opposizioni, che presentano questa pregiudiziale, sia da parte della maggioranza, che allora sosteneva la proposta del superbonus, è richiesto. Avessimo dato retta a quel Governo e al Presidente Draghi, avremmo sospeso il superbonus 110 per cento in favore delle fasce di reddito più deboli. Cosa che oggi non è più possibile fare, avendo speso praticamente tutti i soldi a nostra disposizione.

Ma torniamo sulla questione del legittimo affidamento. Se, dal punto di vista costituzionale, non può essere invocato… ahimè, ricordo la sinistra frase del Ministro Giorgetti appena insediato - guardate che la cessione del credito è una facoltà, non un diritto -, che prefigurava tutto quanto è accaduto. Il legittimo affidamento, cari signori, è stato creato dalle forze politiche che hanno voluto fare campagna elettorale con il tutto gratis. Il legittimo affidamento è stato, poi, annientato dal cinismo di questa maggioranza, anch'essa in parte accodata in campagna elettorale, che ha poi dovuto fare i conti con i conti pubblici.

Per questo motivo, siamo contrari alla questione pregiudiziale, che è in realtà una questione politica, che boccia sia chi propone questa pregiudiziale, sia questa maggioranza, che non è stata in grado di far fronte alle conseguenze di un provvedimento mal partorito e mal gestito (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno, colleghi. Anche questa volta ho letto con molta attenzione il contenuto della pregiudiziale, perché è uno strumento importante. È una pregiudiziale di costituzionalità, che prevede e che dovrebbe essere utilizzata per sollevare questioni importanti che riguardano addirittura la costituzionalità di un provvedimento. Non posso che apprezzare quanto già sollevato dai due partiti di opposizione che mi hanno preceduto, che per la prima volta si discostano dalla pregiudiziale presentata dai 5 Stelle e sollevano il problema di un abuso di questo strumento della pregiudiziale di costituzionalità, uno strumento che, anche questa volta, manifestamente è stato abusato.

Infatti, che il Governo possa intervenire e che questo Parlamento possa esaminare, rivedere e migliorare una normativa devastante per il nostro Paese, cioè la normativa sul superbonus 110 per cento, che ancora oggi vede famiglie e imprese in difficoltà e dire che non è urgente che il Governo intervenga e che non è importante che questo Parlamento risolva velocemente quei problemi sembra assolutamente pretestuoso e soprattutto serve soprattutto ai 5 Stelle per cercare anche questa volta, non tanto di sollevare una pregiudiziale di costituzionalità, ma di difendere a spada tratta nel merito un proprio provvedimento, che gli italiani hanno già bocciato, che questo Parlamento ha già avuto più volte la possibilità di ribocciare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che ha creato un buco enorme nei conti pubblici e tutto si può dire tranne che vi sia un principio di legittimo affidamento. Allora, chi ha presentato questo tipo di pregiudiziale dovrebbe prima di tutto verificare la realtà di quello che dice.

Il legittimo affidamento si ha per ben altre questioni ed estendendolo - come vorrebbe fare oggi il MoVimento 5 Stelle in quest'Aula - si arriverebbe a impedire totalmente a questo Parlamento di legiferare. Se inseriremo - e credo lo faremo presto - l'obbligo del casco per i monopattini tanto cari al MoVimento 5 Stelle, allora chi ha comprato il monopattino prima, per legittimo affidamento, sicuramente potrà continuare a girare senza casco. Questa è la logica che ha portato il MoVimento 5 Stelle a presentare questa pregiudiziale di costituzionalità, che arriva perfino a dire che le normative sono retroattive, quando nulla di retroattivo finora c'è stato, mentre peraltro ci potrebbe anche essere e non sarebbe una violazione della Costituzione. Per questi motivi, vedendo che vi è totale infondatezza in quest'atto, il voto sarà assolutamente contrario e, se qualcuno vorrà sollevare giustamente delle questioni, lo faccia durante l'esame nel merito e non con una pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie Presidente. Il provvedimento oggi in discussione è paradigmatico della condotta politica del Governo Meloni, perché, con la promessa della proroga del superbonus e, per la verità, anche con altre promesse non mantenute, il Governo - com'è noto - ha vinto le elezioni; come ha vinto le elezioni? Promettendo anche una soluzione rapida e soddisfacente al tema dei crediti incagliati, derivanti sempre dal superbonus. Ovviamente, come sembra succeda sempre più spesso al Presidente Meloni, non solo i problemi non sono risolti, ma diventano, se possibile, ancora più gravi e sembra persino un destino beffardo per la compagine governativa che, alla mancata soluzione dei problemi, seguano sempre pasticci o disastri sotto il profilo giuridico, perché, Presidente, questo decreto è l'ennesimo pasticcio normativo che lede alcuni dei principi più importanti della nostra Costituzione e del nostro ordinamento, un errore che è destinato a lasciare strascichi rilevanti non valutati rispetto ai contenziosi che lo Stato si troverà ad affrontare a causa dell'inaffidabilità del Governo.

Per settimane abbiamo assistito ai litigi tra i vari stakeholder di questo Governo, a un conflitto che è andato anche molto oltre la normale dialettica, che ha visto una componente importante della maggioranza uscire umiliata dal negoziato sul superbonus e, a pochissimi giorni dalla scadenza del 31 dicembre, il Governo ha licenziato un provvedimento che, non solo non risolve nessuna delle questioni su cui le associazioni di categoria avevano chiesto un impegno, ma addirittura aggrava la situazione quo ante: nessuna proroga per i lavori non completati, un sostegno che definirei ridicolo per le famiglie fragili e nuove restrizioni sulla cessione del credito e sul bonus per l'abbattimento delle barriere architettoniche.

Secondo le ultime stime ANCE, nei soli condomini - quindi, nell'edilizia non certamente di lusso - ci potrebbero essere lavori incompiuti per circa 12,8 miliardi di euro, con un numero impressionante di aziende che si apprestano a chiudere i battenti e, dall'altra parte della barricata, ci sono decine, se non centinaia di migliaia di famiglie, che, dal 1° gennaio, dovranno pagare di tasca loro la differenza del décalage dal 110 al 70 per cento.

A fronte di questo buco, oggettivamente enorme, il Governo Meloni, dopo mesi di studio fra i massimi esponenti del Governo, ha scritto una norma che, se va bene, salverà l'1 per cento dei condomini a rischio. Da una parte, quindi un fabbisogno di circa - come abbiamo detto - 13 miliardi di euro e, dall'altra, un fondo governativo di 16 milioni circa che peraltro serviranno per rimborsare e non per anticipare le spese sostenute, che resteranno quindi, per un periodo di tempo piuttosto lungo, a carico di persone che - lo ricordo - spesso sono anche al limite dell'indigenza. Peraltro, l'8 gennaio, Poste Italiane ha smesso di acquistare i crediti, nessuno è più disponibile ad acquistare a prezzi ragionevoli; ci sono decine di migliaia di cantieri avviati sulla base di norme già citate, poi sospese, e quelle stesse leggi sono cambiate all'improvviso e talvolta in maniera retroattiva; e per non farci mancare nulla, iniziamo anche a contare contenziosi fra imprese committenti e class action che chiedono giustizia allo Stato.

La domanda che si fa la gente, Presidente, è se sia sano uno Stato che cambia le regole del gioco a partita in corso, se sia giusto uno Stato che - come ha fatto l'attuale Governo - prima disattiva lo sconto in fattura e la cessione di credito senza alcun preavviso e poi smonta, pezzo dopo pezzo, una misura che ancora oggi sta permettendo all'economia di marciare, perché quello che manca in questo dibattito, Presidente, è una valutazione seria degli effetti del superbonus sull'economia del Paese. In questo Governo, Presidente, fino a prova contraria, valgono ancora i principi del legittimo affidamento e della certezza del diritto, anche se parlare di certezza e di rispetto del diritto per questo Governo è un po' una contraddizione in termini perché il provvedimento che esaminiamo, infatti, come tanti altri licenziati dal Governo, presenta almeno due profili di incostituzionalità. Il primo è quello, a cui purtroppo ci siamo abituati, della mancanza dei presupposti della necessità e dell'urgenza, ai sensi dell'articolo 77, che davvero non trova riscontro nella storia politica repubblicana. Persino una norma che serve ad evitare il recupero dei bonus fruiti poteva trovare casa in altri provvedimenti, senza limitare ancora una volta i tempi e gli spazi di discussione a disposizione del Parlamento, tempi e spazi sempre più esigui.

PRESIDENTE. Concluda, collega, ha esaurito il tempo a sua disposizione.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). In secondo luogo, la grave lesione - ho finito, Presidente - del principio di uguaglianza, di cui all'articolo 3, considerate le irragionevoli disparità di trattamento che vengono a crearsi, tanto in ragione delle modifiche alla cessione del credito, quanto con riferimento al limite reddituale per l'accesso al contributo per le famiglie fragili e al bonus per le barriere architettoniche, di cui facciamo davvero fatica a comprendere la ratio, se non per esigenze contabili del MEF. Per tutti questi motivi, Presidente, il Partito Democratico voterà a favore delle questioni pregiudiziali presentate, affinché non si proceda all'esame di un decreto ingiusto e peraltro inutile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mazzetti. Ne ha facoltà.

ERICA MAZZETTI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Vorrei ringraziare gli amici e i colleghi del MoVimento 5 Stelle che hanno presentato questa questione pregiudiziale che, anche se non è lo strumento più opportuno, ci dà l'occasione per spiegare bene quanto questa maggioranza, nell'ultimo Consiglio dei ministri del 28 dicembre, ha esposto per quanto riguarda il tema del superbonus. Tutti avremmo voluto che potesse risolvere i problemi di tutti, ma ci siamo trovati davanti alla realtà dei conti pubblici e del Paese reale. Ecco, abbiamo scelto di dare l'opportunità alla fascia più debole della popolazione di essere tranquilla e di chiudere quei cantieri iniziati da tanti anni. Il collega del PD ha detto che sono stati fatti cambiamenti in corsa durante gli anni; ha ragione, li abbiamo fatti anche insieme: i primi cambiamenti sono iniziati nel 2021 con il Governo Draghi perché erano necessari, c'era anche lui in maggioranza e se lo deve ricordare bene. Voglio dire le cose che sono state fatte, perché ho sentito tante questioni negli ultimi giorni, ma la verità è un'altra: come ho detto, abbiamo voluto garantire le fasce più deboli; tutti coloro che hanno iniziato i lavori - e, al 31 dicembre dello scorso anno, hanno completato il 60 per cento degli stessi e hanno un reddito sotto i 15.000 euro -, fino a ottobre 2024, grazie a questo decreto potranno concluderli e tutti gli altri lo potranno fare con l'aliquota del 70 per cento e non dovranno garantire di fare la cessione del credito, è vero, ma è anche… scusi…

PRESIDENTE. Collega, scusi lei…Colleghi, per cortesia, cerchiamo di riportare un clima di rispetto nei confronti della collega Mazzetti che sta intervenendo…

Prego, collega.

ERICA MAZZETTI (FI-PPE). Come dicevo, abbiamo dato l'opportunità alle fasce più deboli, sotto i 15.000 euro, che erano rimaste fuori dalla propria abitazione, di proseguire quei lavori che, altrimenti, non avrebbero potuto terminare, purché abbiano fatto il 60 per cento dei lavori entro il 31 dicembre. A tutti coloro che hanno un reddito superiore diamo la possibilità, come era già per legge dallo scorso febbraio, di fare lavori fino agli anni successivi al 70 per cento senza la cessione del credito. Credo sia stato trovato un compromesso di buonsenso, grazie anche al lavoro di Forza Italia che, nella maggioranza, da sempre, ha voluto tutelare le persone che, in buona fede, avevano investito in base a una legge dello Stato. È vero, tutti avremmo voluto di più, ma abbiamo dovuto fare i conti con la realtà.

Un altro tema importante che ho sentito molto criticare riguarda le barriere architettoniche: sì, è stato ridotto per coloro che devono fare interventi interni, fra cui la realizzazione di bagni o infissi, ma ne è stata mantenuta l'accessibilità per i portatori di handicap e questo credo sia un altro punto importante. Un altro tema importante che è stato affrontato - lo so, anche qui, avremmo voluto di più, però non è stato possibile - riguarda il fatto che tutti coloro che sono in zone sismiche non potranno, se non hanno presentato la pratica entro il 30 dicembre dello scorso anno, procedere nelle vecchie modalità.

Ecco, tutti quei dispositivi erano necessari per limitare la voragine nei conti pubblici - e credo che questo argomento interessi tutti noi che siamo qui - e poter tutelare le fasce deboli. Contestualmente, abbiamo confermato, per l'anno 2024, senza sconto in fattura, tutti quei bonus che esistevano anche negli anni precedenti, come l'antisismico, l'ecobonus, il bonus ristrutturazione, proprio perché dobbiamo tornare, piano, piano, alla normalità.

Io credo che questo Parlamento abbia avuto una grande occasione, questo decreto è già stato assegnato alla Commissione finanze di questa Camera e tutti i colleghi che vorranno potranno presentare emendamenti per migliorarlo. Questo è importante, siamo disponibili a un'apertura in questo senso, ma “no” a tutte le menzogne che si sono sentite in questi giorni da parte di coloro che hanno creato il problema e che oggi vorrebbero risolverlo non si sa come, perché non c'è la possibilità di farlo.

Ecco, il centrodestra, la maggioranza e Forza Italia hanno dato l'opportunità alle fasce più deboli di non rimanere senza una casa, senza soldi, ma di poter procedere nei lavori e per coloro che hanno un reddito sopra i 15.000 euro, come era già stabilito per legge, di continuare al 70 per cento. Pertanto, come Forza Italia, voteremo contro questa questione pregiudiziale non tanto nel merito, ma proprio perché abbiamo ottenuto il massimo possibile in base alle disponibilità economiche dello Stato e qui alla Camera, in Commissione finanze, possiamo lavorare per migliorarlo, ma dobbiamo dire chiaramente ai cittadini, ai professionisti e ai costruttori che non era più possibile andare avanti con quel sistema, cosa già decisa ormai da quasi un anno, e che dovevamo tornare alla normalità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bagnai. Ne ha facoltà.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Presidente, ho ascoltato con attenzione e rispetto l'esposizione della questione pregiudiziale da parte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle. Ritengo che qualsiasi richiamo ai principi della nostra Costituzione debba essere accolto e valutato con cura, soprattutto alla luce del fatto che siamo usciti da poco da un periodo della storia repubblicana in cui sussiste più di un ragionevole dubbio sul fatto che questi principi siano stati sempre integralmente e scrupolosamente rispettati, come ebbi modo di dire in un'altra aula, circa quattro anni fa. Resta il fatto che siamo chiamati, qui, a dirimere la questione pregiudiziale sulla necessità e l'urgenza del decreto e che la stessa Costituzione attribuisce a quest'Aula il potere di dirimerla.

Per assistere quest'Aula in questo compito delicato, mi limiterò a fornire, per suo tramite, un dato e un fatto che devono necessariamente essere presi in considerazione se ci si deve pronunciare sulla necessità e sull'urgenza di questo decreto. La prima pagina de Il Sole 24 Ore ci informa oggi, citando l'ultimo rapporto dell'ENEA, che a dicembre sono maturati ulteriori 5,9 miliardi di crediti ammessi a detrazione, il che porta a 99.732.000.000 l'onere complessivo a carico dello Stato del superbonus. È interessante anche un altro dato: quest'onere è relativo a interventi su 461.433 unità abitative; cioè, per farla breve, alla riqualificazione del 3,8 per cento del patrimonio edilizio degli edifici residenziali italiani è stato dedicato un importo di 100 miliardi che, più o meno, corrisponde a 5 di quelle che una volta si sarebbero chiamate leggi finanziarie, come si diceva un tempo. Questo è il dato che vorrei portare alla vostra attenzione.

Poi, c'è un fatto che viene sempre sottaciuto: il 1° febbraio 2023, quindi, salvo errore, in questa legislatura, Eurostat ha aggiornato il suo manuale sul deficit e sul debito pubblico e, a pagina 86 di questa nuova edizione, il paragrafo 37 chiarisce - testualmente - che se un credito fiscale può essere trasferito a terzi deve essere considerato credito pagabile e, quindi, va appostato, nei conti nazionali, come attivo per il contribuente e passivo per lo Stato. Cioè, con una decisione non del tutto imprevedibile, l'Eurostat ci ha fatto fare un bagno di realtà o, perlomeno, lo ha fatto fare a chi aveva proposto questa misura, fatta in un certo modo, e ci ha riavvicinato alla dura realtà della contabilità. Siamo usciti dal mondo fantastico della partita singola e siamo rientrati nel mondo della partita doppia, che è uno dei grandi contributi del nostro Paese al pensiero occidentale, cioè il principio che a ogni attività di un agente economico corrisponda una passività di un altro agente economico. Nel caso di specie, quindi, la moneta fiscale incautamente creata con il superbonus era necessariamente una passività di un altro agente e questo agente era lo Stato, quindi, questi 100 miliardi erano debito pubblico.

A me, adesso, non interessa, e non credo che debba interessare in questa sede, valutare o contestare la legittimità della valutazione dell'Eurostat né tantomeno addentrarmi in controfattuali circa il ruolo che questa misura avrebbe avuto nel rilanciare l'economia italiana, perché la mia opinione in merito sarebbe del tutto irrilevante. L'unica cosa che rileva è come queste somme vengano considerate nel contesto della valutazione di bilancio che viene, fra l'altro, effettuata anche nelle sedi europee. Peraltro, la strada dei controfattuali è tortuosa e anche disseminata di insidie, perché uno potrebbe chiedersi, per esempio, quale sarebbe stato il processo inflattivo di questo Paese senza le pesanti distorsioni di mercato causate dal superbonus, ma uno si potrebbe anche chiedere che tipo di regole avremmo oggi se, nel 2019, un voto contrario alla Presidente von der Leyen avesse affermato con maggiore incisività il rifiuto da parte degli elettori europei della logica dell'austerità e delle regole. Come dire, i controfattuali sono infiniti, ma il mondo in cui operiamo è uno solo ed è questo, e questa è la situazione che il Governo deve gestire ed è una situazione nella quale solo l'autorevolezza e la concretezza del Ministro Giorgetti hanno evitato che sui media internazionali si affermasse la narrazione dell'Italia come di un Paese che – come, a suo tempo, si era detto della Grecia - aveva truccato i conti o cose di questo tipo, perché se è capitato a me sarà capitato anche ad altri di voi di assistere a riunioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) in cui esponenti della stampa estera non vedevano l'ora di raccontarci in questo modo…

PRESIDENTE. Concluda, collega.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Quindi, accogliendo il suo invito, che vedevo nel suo sguardo, a concludere, le dico che noi non possiamo che valutare favorevolmente l'opportunità di intervenire per riportare il superbonus in un alveo di razionalità, aprendo la strada a quegli interventi, che peraltro il partito a cui mi onoro di appartenere ha già depositato presso questa Camera, che diano una veste strutturale, ma razionale, agli incentivi a favore dell'edilizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Fenu ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

In morte dell'onorevole Michele Zolla.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Michele Zolla, già membro della Camera dei deputati dalla VI alla X legislatura e Vice Presidente nella X legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. È dallo scorso ottobre che qui, in quest'Aula, attenzioniamo le diverse vicende che stanno caratterizzando l'operato del Sottosegretario per la Cultura Vittorio Sgarbi. In questi mesi, a più riprese, abbiamo chiesto… Scusi, Presidente, attendo qualche secondo.

PRESIDENTE. Sì, collega, aspetti un attimo. Colleghi, finché non c'è silenzio, non proseguiamo e vediamo se riusciamo a ripristinare un po' di pace. Prego, collega Caso.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, signora Presidente. Dicevo, è dallo scorso ottobre che attenzioniamo, come MoVimento 5 Stelle, in quest'Aula, le diverse vicende che stanno caratterizzando l'operato del Sottosegretario per la Cultura Vittorio Sgarbi. In questi mesi, a più riprese, abbiamo chiesto al Ministro Sangiuliano di venire a riferire qui, in quest'Aula, così come alla Presidente Meloni di prendere i giusti provvedimenti. Ed in questi mesi, con il passare dei giorni, la situazione del Sottosegretario Sgarbi non ha fatto altro che peggiorare. Siamo partiti - lo ricordo - dai debiti con il fisco al conflitto di interesse tra il ruolo di Sottosegretario e le varie attività remunerative portate avanti sistematicamente da Sgarbi, in barba alla legge che lo vieterebbe, fatti su cui è intervenuto anche il sindacato Confsal al Ministero della Cultura che dice - leggo testualmente - di aver evidenziato al Ministro Sangiuliano, articolo per articolo, tutti i comportamenti di Sgarbi contrari ai regolamenti - alcuni dei quali comporterebbero reati penali, quali peculato, istigazione, interessi privati in attività e atti pubblici - … Ministro che, ovviamente, così come ha fatto con noi, non ha ancora risposto, né tantomeno è intervenuto.

Ma arriviamo alla vicenda più recente, quella che potrebbe essere considerata la ciliegina sulla torta: l'ormai noto caso del dipinto rubato di Manetti, che sembra essere in possesso del Sottosegretario Sgarbi. Quella che fino a ieri era un'indagine giornalistica, oggi, da quanto possiamo apprendere dalla stampa, è divenuta, a tutti gli effetti, un'indagine, con l'iscrizione di Sgarbi nel registro degli indagati. Su questo voglio che ci sia l'attenzione di tutti: abbiamo il Sottosegretario per la cultura dello Stato italiano che è indagato per furto di beni culturali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lo ripeto: abbiamo il Sottosegretario per la Cultura indagato per furto di beni culturali! E potrei, di fatto, fermarmi a questo, fermarmi qui, perché in tutto il mondo, ovunque, basterebbe questo per le dimissioni immediate, per chi, lo ricordo, dovrebbe rappresentare lo Stato con disciplina e onore, così come prevede la nostra Costituzione; ma, a quanto pare, da quello che dimostra questo Governo, non è così per loro, non è così per questo Governo.

Perché, sia chiaro, la giustizia farà, sì, il suo corso ma, lo ribadiamo ancora una volta, qui stiamo parlando di opportunità politica. In queste situazioni non si possono e non si devono aspettare gli esiti delle indagini, perché il caso Sgarbi così come i casi di Santanche', Delmastro, Lollobrigida, Gasparri e così via mettono in discussione l'onorabilità delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È di questo che stiamo parlando.

Colleghi, è un discorso che riguarda tutti, tutta la politica, non è un discorso di maggioranza e di opposizione, perché, se si continua a girare la faccia dall'altra parte, se continuate a far finta di nulla, è il nostro intero Paese a perdere di credibilità, non è solo una forza politica o l'altra ma è l'intero Paese.

Arrivo a conclusione, Presidente. Voglio ricordare che è questo modo di fare che porta i cittadini, nella considerazione della politica, a fare di tutta l'erba un fascio: i politici sono tutti ladri, i politici sono tutti corrotti. È questo che alimenta ancor di più il distacco tra la classe politica e i cittadini. A questo noi non ci stiamo, assolutamente non ci stiamo e per questo, come MoVimento 5 Stelle, domani, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, chiederemo la calendarizzazione immediata della nostra mozione di revoca del Sottosegretario Sgarbi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A questo punto, ognuno di noi, colleghi, dovrà scegliere se vuole rappresentare uno Stato il cui Sottosegretario per la Cultura è indagato per furto di beni culturali o se vuole rappresentare la politica, quella vera, con la “P” maiuscola, con l'onore e la disciplina che la Costituzione richiede. Noi del MoVimento 5 Stelle sappiamo da che parte stare e ci siamo sempre stati, ora tocca a tutti decidere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Ci uniamo al turbamento e allo sdegno che molti in quest'Aula provano per le vicende che stanno riguardando il Sottosegretario Sgarbi e che stanno proiettando un'ombra su istituzioni importanti, importantissime per l'Italia, come il Ministero della Cultura.

Sgarbi è stato più volte causa di imbarazzo per le istituzioni italiane. Si è scoperto che aveva dei debiti con l'erario e che, quindi, aveva dei problemi con il pagamento delle tasse. Abbiamo, poi, scoperto che continuava a farsi pagare per fare conferenze e consulenze anche quando era ormai già stato nominato Sottosegretario. È stato più volte imbarazzante per i toni e per la modalità con cui si rivolge alle persone con cui si relaziona ma anche, spesso, a molti giornalisti. In ultimo - e questo è di una gravità inaudita - è stato tirato in ballo rispetto al furto di un quadro che, probabilmente - poi sarà la magistratura ad accertarlo - è oggi nelle sue mani.

Capite bene che una lunga serie di atti e fatti come questi dovrebbe indurre qualsiasi Governo minimamente preoccupato dell'onorabilità dell'Italia e delle sue istituzioni a chiedere al Sottosegretario Sgarbi un passo indietro e le dimissioni. Noi abbiamo più volte sollecitato il Governo a fare questa scelta, più volte sollecitato la Presidente Meloni a spingere in questa direzione e più volte è stato sollecitato anche il Ministro Sangiuliano che, a dire il vero, qualche settimana fa, rilasciò un'intervista molto imbarazzata e molto imbarazzante per il Governo, sostanzialmente dicendo di non voler quasi avere nulla a che fare con questo Sottosegretario. Oggi arrivano le notizie sulle indagini e io penso che nessuno possa tirarsi indietro.

Noi di Alleanza Verdi e Sinistra lo diciamo anche perché siamo preoccupati dalle deleghe che il Sottosegretario Sgarbi ha avuto nella nomina. Il Sottosegretario, infatti, oltre ad occuparsi di arte, si dovrebbe occupare della sicurezza dei beni culturali. Allora, noi vogliamo sapere con chiarezza - abbiamo anche depositato delle interrogazioni - se è possibile che a occuparsi della sicurezza dei beni culturali italiani sia un Sottosegretario che viene accusato di aver rubato uno dei beni culturali italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Capite bene che questa è una condizione che non può darsi. Noi siamo il Paese che al mondo ha il maggior numero di beni culturali. Dobbiamo essere un faro per tutti, per i nostri cittadini, per gli altri Paesi rispetto alla loro tutela e valorizzazione. Non possiamo permetterci, né in Italia né all'estero, di dare questa immagine che danneggia il nostro Paese.

Quindi, ci uniamo ai tanti - tra i quali anche gli altri gruppi di opposizione - che chiedono le dimissioni e chiediamo anche noi la revoca del Sottosegretario e chiediamo che non si aspetti più, che non si perda più tempo, perché davvero questa imbarazzante vicenda va chiusa e va chiusa velocemente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sullo stesso argomento l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci uniamo anche noi, come gruppo Partito Democratico, alle giuste parole e alle giuste rivendicazioni espresse dai colleghi degli altri gruppi di opposizione. È stata quasi un crescendo rossiniano, mi verrebbe da dire, la vicenda Sgarbi. Siamo passati da dichiarazioni gravi e inappropriate che il Sottosegretario aveva reso in manifestazioni e iniziative pubbliche, proprio nella scorsa estate, a contestazioni di vero e proprio conflitto di interessi che alcuni mesi fa sono state evidenziate da tutti i gruppi di opposizione anche in quest'Aula e di fronte alle quali addirittura, in un primo momento, il Ministro Sangiuliano si era dichiarato disponibile a revocare l'incarico al suo Sottosegretario. Oggi assistiamo, addirittura, alla conferma - ovviamente le indagini dovranno seguire il loro corso - di accuse molto gravi nei confronti di un rappresentante delle istituzioni. Riteniamo che non ci sia più la possibilità in realtà di rinviare una decisione necessaria ed indispensabile per la dignità stessa delle istituzioni, ovvero quella di revocare l'incarico del Sottosegretario che avrà modo, in questo caso, di difendersi nel migliore dei modi possibili, senza in realtà gravare l'istituzione di cui fa parte di accuse così gravi.

Riteniamo che né la Presidente del Consiglio né il Ministro Sangiuliano possano ulteriormente rinviare una decisione che doveva essere in realtà assunta già da molti mesi. Proprio oggi, come gruppo Partito Democratico in Commissione abbiamo depositato un'ulteriore interrogazione, l'ennesima, su questo punto, proprio per sapere se il Ministro Sangiuliano è o meno a conoscenza delle ultime gravi accuse che sono rivolte al suo Sottosegretario. Però, pensiamo che non sia più una questione di mera opportunità quella a cui assistiamo. È una situazione grave che richiede decisioni serie e soprattutto immediate da parte sia del Presidente del Consiglio sia del Ministro della Cultura. Ribadiamo, anche in questa sede, per l'ennesima e ulteriore volta la necessità che al Sottosegretario vengano tolte le deleghe e non occupi più una posizione così delicata, tra l'altro, in termini di tutela del patrimonio culturale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Riferirò al Presidente della richiesta d'informativa giunta da diversi gruppi.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 936 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, recante disposizioni urgenti per il "Piano Mattei" per lo sviluppo in Stati del Continente africano (Approvato dal Senato) (A.C. 1624​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1624: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, recante disposizioni urgenti per il “Piano Mattei” per lo sviluppo in Stati del Continente africano.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1624​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, il deputato Soumahoro è stato invitato a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli emendamenti segnalati per la votazione.

GIANGIACOMO CALOVINI , Relatore. Signor Presidente, posso esprimere parere negativo per il prossimo emendamento e anche per tutti quelli successivi.

PRESIDENTE. Il Governo? Per il Governo chi mi dà il parere? Il Governo, Vice Ministro, mi dà lei il parere? Vice Ministro mi deve dare il parere. Prego, su tutti.

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Se mi dà il tempo che mi alzo, lo faccio.

PRESIDENTE. Vice Ministro … no!

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. È conforme al relatore.

PRESIDENTE. Vice Ministro! Lei si deve rivolgere con rispetto alla Presidenza della Camera! Chiaro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)? Non si permetta mai più! L'ho chiamata tre volte a darmi il parere. Lei è qui per dare il parere sugli emendamenti.

Ora, con rispetto, reciproco, verso quest'Aula e la Presidenza, lei mi dà il parere che le ho chiesto tre volte. Prego, Vice Ministro.

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.42 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.1 Soumahoro. Ha chiesto di intervenire il collega Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Questo emendamento ha l'obiettivo di illustrare la struttura di un rapporto nuovo di collaborazione tra il nostro Paese e il continente africano, in particolar modo, a partire dal coinvolgimento, non solo dei singoli Stati africani, ma anche dell'Unione africana, nonché delle organizzazioni regionali del continente. Quindi, un processo di sviluppo che possa verificarsi sul continente ed in particolar modo creando opportunità nel continente africano e non opportunità di sviluppo che poi vengono valorizzate altrove. Questo porterebbe non solo a una definizione di un piano strategico di collaborazione insieme ai Paesi africani e non per i Paesi africani e, quindi, il coinvolgimento delle diaspore che sono la sesta regione del continente africano, non solo delle organizzazioni datoriali, nonché delle imprese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Soumahoro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'emendamento 1.2 Onori. Ha chiesto di intervenire la collega Onori.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Proviamo ad illustrare questi emendamenti che sono il tentativo, seppure inutile, delle opposizioni di migliorare un testo ampiamente migliorabile. Questo emendamento prende il via dal fatto che oggi noi ci accingiamo a votare un disegno di legge di conversione in legge di un decreto-legge, quindi di un provvedimento caratterizzato da necessità e urgenza. Bene, abbiamo preso davvero sul serio questo contesto in cui ci muoviamo, un contesto di necessità e di urgenza, ma allora dobbiamo metterci d'accordo su una cosa.

L'articolo 1 parla di come il piano Mattei verrà adottato - va bene? -, cioè chi deve esprimersi previo parere di chi altro. Ma dobbiamo dare anche una tempistica, allora. Se la cosa che facciamo oggi è così urgente, non possiamo pensare che oggi la votiamo e il piano Mattei prende il via, prende forma, viene, appunto, adottato fra 9 mesi, fra 12 mesi o fra 6 mesi. Non è serio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, è urgente? Bene, noi proponiamo che, entro 90 giorni dalla data di conversione del presente decreto-legge, il piano Mattei venga adottato con decreto del Presidente del Consiglio, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, ma anche previo parere della Corte dei conti e del Consiglio di Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono molto convinto dell'argomentazione dell'onorevole Onori e per questo intervengo, perché qui c'è un punto procedurale. Questo piano Mattei è l'esordio del Governo Meloni, cioè dall'inizio della legislatura noi abbiamo avuto questa sorpresa di un nome eclatante - che Dio lo mandi in gloria e soprattutto non evocarlo sempre - per un piano sull'Africa. Allora, qui c'è un problema e lo dico innanzitutto al presidente della Commissione affari esteri, perché questo piano Mattei è senza risorse, nell'ultima legge di bilancio non c'era una lira, è senza una scheda, una slide, un pizzino che possiamo leggere e discutere, è senza la partecipazione, la leadership anche delle Commissioni parlamentari, con il presidente che è garanzia sia per la maggioranza sia per l'opposizione. Allora, io mi chiedo quand'è che ne parleremo: dato che è da un anno che ne discutiamo, vorremmo che le Commissioni parlamentari fossero protagoniste. Lo dico su questo articolo, ma anche sulla cabina di regia. Nella cabina di regia sono tutti presenti: Vice Ministri, Ministri, industrie; tutti tranne le Commissioni parlamentari. Un invito al presidente della Commissioni affari esteri di Camera e Senato poteva essere almeno educato diplomaticamente.

Ma perché dico questo? Perché è da un anno che discutiamo il piano Mattei. C'era una proposta della Commissione esteri del presidente Tremonti che diceva in legge bilancio di mettere la de-tax per l'Africa: detassiamo tutti gli scambi commerciali e ciò sarebbe stato già più rilevante di questo piano Mattei. Ma se stiamo ancora a discutere dopo un anno e addirittura i 90 giorni e la partecipazione, così come chiede l'onorevole Onori, sembrano qualcosa di assurdo, il tutto appare un po' paradossale. Cari colleghi della maggioranza, io so che voi volete, dopo l'approvazione al Senato, approvare subito il provvedimento, ma, dato che è passato già un anno, un mese in più o un mese in meno non cambia la vita a nessuno, anche perché sappiamo bene - e concludo - che questo articolato di legge poteva essere fatto con un DPCM. Chi ha esperienza amministrativa sa benissimo che un DPCM vi avrebbe salvato la vita. Non aspettavamo un anno, non aspettavamo il fatto che non c'è una lira, che non c'è un pezzo di carta e, soprattutto, almeno i 90 giorni sono, dopo un anno di attesa, il minimo sindacale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento 1.4 Provenzano. Ha chiesto di parlare il collega Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. “Ma cos'è questo nulla? È il vuoto che ci circonda”.

È un dialogo tratto da La storia infinita tra Atreju e Mork, a cui, nella giornata di oggi, vorrei che dedicassimo i nostri lavori, perché il nulla è anche quello che stiamo discutendo in quest'Aula. È questo decreto-legge, che non è arrivato all'abuso del Governo, ma alla perversione nell'utilizzo di un decreto-legge, quando, per istituire una cabina di regia discutibile e una struttura di missione, sarebbe bastato un DPCM.

Dunque, con questo emendamento noi chiediamo una cosa. Poiché, Presidente, abbiamo un Ministero, che si chiama Ministero degli Affari esteri e - si chiama anche - della cooperazione internazionale, perché c'è una delega affidata a un Vice Ministro, che dovrebbe esercitarla, e che in quest'Aula sta assistendo allo scippo delle sue competenze da parte di Palazzo Chigi. Quindi, Presidente, è comprensibile un po' di nervosismo anche nella figura di chi si vede scippare competenze e risorse. Noi stiamo chiedendo semplicemente che, entro 120 giorni dall'approvazione di questo decreto, il Governo venga a presentarci un piano. Un piano è un foglio di carta, delle slide, come diceva l'onorevole Amendola, ma, in realtà, sarebbero azioni, progetti, risultati attesi, numeri, qualcosa di concreto su cui discutere, e diciamo, proprio perché dall'inizio abbiamo cercato di prendervi sul serio, sbagliando come abbiamo già detto, mettere risorse su questo piano, risorse che siano aggiuntive rispetto a quelle della cooperazione internazionale che, invece, in questo modo vengono attirate e, dunque, scippate per un Piano che avrà natura sostitutiva, quindi non aggiuntiva, di un percorso in atto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Dunque, questo emendamento prova a dare questo contributo positivo.

Noi siamo qui io credo - e lo dico anche per il prosieguo dei nostri lavori - per cercare veramente di provare a migliorare non solo il testo di questo decreto, ma anche le intenzioni, un percorso, un progetto che in una normale dialettica politica avrebbe visto un confronto tra Governo e opposizioni che, invece, non c'è stato e non ci vuole essere. Dunque, che ci sia almeno da parte della maggioranza. Ci sono emendamenti migliorativi di questo testo e lo dico anche al relatore: si discutano, si provi a discuterli, come abbiamo provato a fare in Commissione. Non aggiungo altro, perché molto è stato detto nella discussione generale, se non che davvero credo che non possiamo permetterci di sprecare questa occasione o di unirci a un'operazione di propaganda spudorata da parte del Governo che scomoda il nome di un grande antifascista per un piano e un disegno che assolutamente non ci sono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Provenzano, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300 Rosato, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Lomuti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.8 Lomuti. Ha chiesto di parlare il collega Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi permetto di intervenire, perché credo che il collega abbia sottolineato un aspetto decisivo e fondamentale, che è un po' anche nella tradizione di questa istituzione. Voi definite questa cosa Piano Mattei, rievocando chiaramente nella mente, nei cuori e nella testa dell'opinione pubblica e delle persone il famoso Piano Marshall. Però, se stessimo semplicemente ad analizzare la quantità di risorse del Piano Marshall, la quantità di narrazione e di comunicazione che all'epoca fu fatta nell'Europa che doveva ricostruirsi, credo che la montagna non abbia partorito neanche il topolino in questo caso.

All'epoca del Piano Marshall addirittura la Settimana Incom, per chi se la ricorda, dimostrava e raccontava in Italia, e non solo in Italia, con canali ovviamente diversi, la bontà, la necessità di quel grande investimento che era dato per rilanciare e far ripartire l'economia europea e italiana. Credo che il collega Lomuti vi stia semplicemente sottoponendo una questione lapalissiana. Perché dico questo, Presidente? Perché uno degli elementi centrali dell'allora Piano Marshall, era un collegato, una sorta di non detto però, era il fatto di prevedere gli accordi bilaterali.

L'Italia, colleghe e colleghi, è stato il Paese per eccellenza che ha utilizzato gli accordi bilaterali con altri Paesi. Sentite bene: dal 1868 fino al 1956, ne ha siglati oltre 185. In un secolo e più di storia italiana, regno, periodo del ventennio e Italia repubblicana, lo strumento dell'accordo bilaterale era quell'elemento per governare gli scambi, per governare la mobilità, per governare quell'elemento che all'epoca vedeva l'Italia come Paese offerente di persone, di lavoratrici e lavoratori, di mobilità. Quegli accordi non tutelavano solo la forza lavoro, ma prevedevano anche l'interscambio, in alcuni casi, di merci, di capitali, di diritti e di doveri.

Se voi nel Piano Mattei non prevedete gli accordi bilaterali con i singoli Paesi, se non prevedete che questi accordi siano portati al vaglio, alla ratifica, alla verifica delle Aule parlamentari, allora mi chiedo di cosa stiamo parlando, perché la domanda è tutta qui.

Suo tramite, Presidente, conosco la sensibilità del relatore e conosco la sensibilità del presidente della Commissione esteri. Vi faccio l'invito veramente a ripensarci rispetto a questo emendamento, perché non vi sta dicendo altro che rispettare la prassi storica che questa istituzione da più di un secolo ha sempre conservato e mantenuto, senza distinzione di parte, perché è la prassi naturale se vogliamo parlare di piano. Altrimenti significa, com'è stato già detto egregiamente dai colleghi che mi hanno preceduto, che stiamo parlando semplicemente di un po' di propaganda e di fuffa, probabilmente utile a raccontarla a non so chi e non so come, immaginando di avere risolto improvvisamente i problemi dei nostri rapporti con il continente africano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Lomuti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'emendamento 1.301 Rosato. Ha chiesto di parlare il collega Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento, ne abbiamo presentati pochi, abbiamo chiara l'idea che il Governo non intende riaprire il testo per rimandarlo in Senato. Ci aspettiamo, prima o poi, anche una decisione coerente sulla fine del bicameralismo, in maniera da semplificare la vita di tutti noi, ma questo punto andava sottolineato perché è un punto centrale nel provvedimento che serve anche per dare una valutazione complessiva al testo.

Nessuno, in quest'Aula, si dice contrario a un intervento del nostro Paese di politica strategica, economica, anche industriale, a una partnership con l'Africa. Già il termine è grande, infatti sulla circostanza che l'Italia faccia una partnership con l'Africa evidentemente c'è una sproporzione nei fatti, ma, se alla sproporzione nei fatti si aggiunge che questo provvedimento è privo di qualsiasi risorsa finanziaria, a questa sproporzione si accompagna una certa dose di imbarazzo nel valutare qualsiasi nostra misura. C'è, da una parte, una sproporzione di una Cabina di regia molto qualificata, con tutto il Governo, con presenze autorevoli, anche esterne al Governo stesso; dall'altra parte, non solo non ci si mette un euro, ma non ci è mai stato illustrato, in alcuna sede, quali siano le risorse possibili che possono essere attivate per consentire che questo Piano non sia solo una dichiarazione di principio.

Alle dichiarazioni di principio, e cioè sulla collaborazione con l'Africa e su una partnership strategica, in particolare con alcuni Paesi dell'Africa, noi non possiamo che rispondere di sì, ma, se non diamo strumenti, non mettiamo gambe a questa iniziativa, rischiamo di essere poco credibili non solo all'interno, nei rapporti tra maggioranza e opposizione, che di per sé non rappresenta un problema, ma rischiamo di essere veramente poco credibili nei confronti dei partner a cui vogliamo tendere una mano.

Quindi, la mancata approvazione di questo emendamento o degli altri analoghi che sono stati presentati anche dagli altri colleghi di opposizione, aggiunta all'assenza di una risposta da parte del Governo su dove pensa di prendere le risorse per fare quello che si descrive in questo provvedimento, che è un manifesto, suscita in noi una grande, grandissima preoccupazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signora Vicepresidente. Per annunciare il voto favorevole del nostro gruppo a questo emendamento del collega Rosato, nello spirito anche delle sue riflessioni. È evidente che su questo decreto la maggioranza e il Governo hanno ritenuto di non porre la questione di fiducia, e noi stiamo, cosa abbastanza rara, discutendo e votando gli emendamenti. Mi permetto di sollevare questo aspetto, però: gli interventi che finora ci sono stati, da ultimo quello del collega Rosato, non hanno nulla di strumentale, pongono questioni reali, e ci attenderemmo anche, su alcune di queste, un minimo di risposte da parte del Governo o della maggioranza.

All'obiezione di fondo che è stata, in precedenza, sollevata dal collega Provenzano e anche da altri colleghi del gruppo, come dal collega Amendola, volete darci una risposta? Dove trovate le risorse? Dove si pensa di poter intervenire per trovare questo strumento, che è fondamentale? Senza risorse, evidentemente, tutto questo rischia di essere sostanzialmente una dichiarazione di principi oppure, peggio, un'attività di tipo propagandistico. È un anno che si parla di questo Piano Mattei, evocando una figura che è rimasta nell'immaginario collettivo della Nazione anche per la sua tragica fine e, soprattutto, per la sua straordinaria azione a tutela degli interessi nazionali in materia di approvvigionamento energetico.

Questa è una questione e vorremmo anche essere “rassicurati”, perché - ha ragione il collega Rosato - credo che nessuno in quest'Aula possa dire di essere contrario a un'azione italiana - e noi aggiungiamo, europea - per un Piano straordinario di intervento sul continente che, alla fine, è rimasto più indietro di tutti, per tutta una serie di ragioni, quello che meno, ad esempio, ha approfittato del processo di globalizzazione. Pensiamo alla differenza tra molti territori del Sud-Est asiatico, che erano in condizioni non molto dissimili da quelle dell'Africa, vent'anni fa, e che oggi hanno superato, per esempio, in molti casi, la questione drammatica della povertà. Quindi, credo che, da questo punto di vista, questo emendamento vada nella direzione giusta. Ma, ripeto, auspicheremmo la possibilità - anche nel prosieguo nel dibattito, perché su questo tema noi, con il nostro gruppo, ritorneremo - che ci sia anche una risposta, altrimenti il dubbio rischia di diventare certezza. Questo è uno specchietto per le allodole, per costruire azioni di propaganda, per riempire un vuoto e, soprattutto, per non far parlare di altre cose. Quindi, auspichiamo che ci possa essere - pur in un quadro, che comprendiamo, di non possibilità di modificazione, altrimenti decadrebbe il decreto - un dibattito in questa sede. Altrimenti, lo dico con un po' di rammarico, tra mettere la fiducia e non mettere la fiducia, nei rapporti tra maggioranza e opposizione, non c'è alcuna differenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Riprendo le parole del collega Fornaro: non c'è alcuna differenza, punto. E io credo che ci troviamo a discutere, in modo surreale, di un decreto-legge per istituire una Cabina di regia. Poi io capisco che le vie dei decreti siano pressoché infinite, ma io mi aspetto - e lo dico al collega, Vice Ministro Cirielli - che fra una settimana sarà in Gazzetta Ufficiale e il giorno dopo parta tutto. Perché altrimenti, la logica di fare un decreto-legge e privare questa Camera della possibilità di discutere costruttivamente e di migliorare un provvedimento così strategico, se poi non partite fra 7 giorni e l'ottavo giorno già ci sono i miliardi e i progetti, diventa, io ritengo, una inaccettabile penalizzazione per questa Camera. E mi spiace che i colleghi, deputati di maggioranza, accettino questo modo di fare per cui, neanche su un testo del genere, la Camera può mettere becco. È una cosa assurda!

Ma, venendo all'emendamento del collega Rosato, che noi di +Europa appoggiamo e su cui voteremo a favore, io ricordo che, quando, nel 1985, dopo la campagna voluta da Marco Pannella, dal Partito Radicale, dai Nobel, da personalità internazionali, l'Italia votò la legge Piccoli, n. 73 del 1985, contro lo sterminio per la fame nel mondo, con tutte argomentazioni che potremmo oggi, ahimè, riproporre tali e quali - e chiudo, signora Presidente -, quantomeno vennero messi i soldi. Poi come si spesero è un altro paio di maniche. Vennero messi 1.900 miliardi di lire di allora, che, tradotti, sono ancora miliardi di euro. Qui, invece, si vuole fare tutto questo senza mettere un euro, solo istituendo una Cabina di regia per decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signora Presidente. L'emendamento del collega Rosato pone una questione - e se ne potrebbero porre altre -, che ha a che fare, però, come altri colleghi hanno detto prima di me, con la domanda delle domande: di cosa stiamo parlando? Ora, la situazione è davvero surreale - e io vorrei che i colleghi e le colleghe prestassero un attimo di attenzione su quello che sto per dire - perché noi stiamo per votare gli emendamenti e poi il testo di un decreto su cui, nella giornata di ieri, precisamente, credo, alle 18 di ieri, scadevano, in Commissione affari esteri, i termini per indicare i soggetti da audire - udite, udite - su cosa? Sul Piano Mattei.

La Commissione affari esteri e comunitari, cioè la Commissione competente, si prepara a un ciclo di audizioni sul Piano Mattei, ma noi stiamo approvando il Piano Mattei! Io ho sempre creduto che, a un certo punto, ci sia un limite persino di decenza che imponga alle più alte istituzioni di non oltrepassare di slancio la soglia del ridicolo. Mi sono dovuto ricredere. Ce ne sono tanti di problemi così, anche in questo testo, ma questo è il più clamoroso. La Commissione rilancia un ciclo di audizioni mentre approviamo il decreto sul Piano Mattei. Perché la Commissione fa questo? Peraltro, in accordo con la maggioranza, c'è un accordo con la maggioranza, in Commissione, per fare le audizioni sul Piano Mattei. Perché si è fatto questo? Perché è evidente a tutti, compresa la maggioranza, che questo Piano Mattei semplicemente non esiste, che questa cosa è una scatola vuota!

In sede di votazione degli emendamenti, gli stessi che stiamo votando oggi, in Commissione, il Vice Ministro Cirielli, in un uno-due formidabile, rispondendo all'interlocuzione con me e con altri colleghi e colleghe, ha detto, innanzitutto, che il Piano Mattei non c'è ancora. L'ha detto testualmente, su questo ho una memoria che son convinto possa sfidare il contraddittorio. Poi, a proposito di un altro emendamento che chiedeva di includere, tra i soggetti in qualche modo chiamati a governare questo processo, esplicitamente l'Unione europea, ha detto che quell'obiezione era ultronea e che certamente l'Italia mica può farlo da sola, non ha gli strumenti, non ha le risorse, non ha le forze, confermando tutte le obiezioni che stanno emergendo in questa parte del dibattito.

Ho finito, signora Presidente. Poi, magari, con i prossimi emendamenti, diremo invece quello che non va del poco che c'è. Perché poi, come dire, per andare anche oltre, non solo non c'è nulla ma quello che c'è non va neanche bene per come è messo. La verità è che il collega Fornaro, con grande delicatezza, l'ha messa lì come una delle ipotesi, dicendo “non vorrei che”. Temo che, al netto della delicatezza, ci sia un dato inconfutabile: questo cosiddetto Piano Mattei non è né più né meno che l'ennesima - perché ce ne abbiamo a bizzeffe - operazione di pura propaganda. Su una questione così seria, forse, si poteva evitare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.301 Rosato, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'emendamento 1.11 Alfonso Colucci. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Purtroppo, a me tocca smentire il collega Fratoianni perché ha detto che è una scatola vuota. Invece no, qui iniziano a uscire alcuni confetti da questa scatola. Ecco qui: Corriere della Sera, “Piano Mattei, al via i corsi di formazione di Coldiretti in Africa”. Questa è una notizia appena uscita sul sito del Corriere della Sera. Quindi, faremo un'audizione con Coldiretti che ci spiegherà il Piano Mattei. Poi la faremo con ENI, la faremo con ENEL, le faremo con tutti quanti. Manca un soggetto, però, in questa nostra discussione italiana e italiano-centrica, ossia con chi vogliamo fare questo Piano Mattei. Infatti, la Presidente Meloni ha ragione a dire: basta paternalismo sull'Africa. Ma l'Africa è una cosa complessa, negli ultimi due mesi ci sono stati cinque colpi di Stato in Africa. La differenza tra Maghreb, Sahel, zona subsahariana, è qualcosa di complesso per la realtà. E noi da soli vogliamo fare questo Piano Mattei? In questo emendamento il collega Colucci dice: scusate, dato che non c'è una lira, dato che è una scatola vuota e, a parte Coldiretti, non c'è niente, vogliamo almeno discutere con i partner europei? Perché nel bilancio europeo-fondi italiani, dato che non avete voluto dare i fondi al presidente Tremonti per la de-tax, ci sono fondi importanti nel bilancio europeo, nel QFP, per la cooperazione. Vogliamo andare almeno a discutere? Io mi metto nei panni del Ministro Tajani o del Vice Ministro Cirielli, che si presentano in Europa e dicono: sapete che c'è? L'Italia fa il Piano Mattei, voi fate quello che volete, noi c'abbiamo il Piano Mattei! Giusto. Dopodiché si gira il collega straniero e dice: quanti soldi ci sono nel Piano? Zero! E con chi lo fate? Zero! E chi sono i protagonisti? C'è Coldiretti, poi c'è ENEL, poi c'è ENI e poi non so chi altro c'è nella lista che abbiamo. Allora, un po' di serietà, almeno sull'Unione europea. Vogliamo stare a discutere su come i fondi che mettiamo tutti insieme nel bilancio europeo vengono utilizzati per finalità simili? Non sto dicendo, da eurofideista, affidiamoci all'Europa, ma sto dicendo: dato che mettiamo soldi nel bilancio europeo, vogliamo andare a discutere di come vengono utilizzati quelli per l'Africa? C'era un progetto tempo fa fatto da tutte le grandi organizzazioni e società delle energie rinnovabili - era un progetto di due anni fa, cui partecipavano Enel Green Power e tutte le major delle rinnovabili - che chiesero alla Commissione di fare un green deal con l'Africa, non sul fossile ma sulle rinnovabili. La Commissione lo ha presentato, poi arrivò il COVID e non si fece niente. Tuttavia, questo è il senso di questo emendamento: come si fa a dire che l'Italia, da sola, risolve tutti i problemi dell'Africa, senza una lira, senza un progetto e con Coldiretti che fa due corsi per agricoltori in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. I colleghi che hanno parlato prima di me hanno chiarito in maniera, diciamo limpida e completa, il senso di questo emendamento. Vorrei però aggiungere un altro elemento perché, accertato che stiamo parlando di una scatola vuota, accertato che l'Italia non ha alcuna possibilità di agire efficacemente sul piano della crescita dell'Africa e del continente africano, con ciò volendo prevenire il fenomeno migratorio - perché questa poi è l'idea originaria da cui nasce questo decreto-legge - e accertato che il provvedimento non contiene alcuna disposizione specifica attraverso la quale si vorrebbe favorire lo sviluppo dell'Africa, questo emendamento si propone di fornire la necessaria dimensione europea all'attività del Governo italiano proprio tesa a favorire la crescita, non solo economica ma anche sociale e democratica, dei Paesi africani. È evidente che da soli non possiamo farcela. Questo emendamento ha proprio la funzione di restituire la dimensione europea del fenomeno e soprattutto di evitare - e in questo io mi rivolgo alla maggioranza sovranista - l'isolamento rispetto all'Europa e alla comunità internazionale che questo provvedimento invece definitivamente conclama. L'Italia, nel formulare queste proposte prive di contenuto, in realtà sta drammaticamente e tristemente affermando il proprio completo isolamento sia in Europa sia nella comunità internazionale. È lo stesso principio a cui stiamo assistendo, signora Presidente, in relazione al famoso protocollo Italia-Albania, all'esternalizzazione della gestione del fenomeno migratorio che, come si è accertato, si pone totalmente al di fuori del diritto dell'Unione europea e che altro non è se non un'ulteriore, chiara e conclamata manifestazione dell'isolamento dell'Italia in Europa. Allora, davvero ci rivolgiamo alla maggioranza: cercate di recuperare il rilievo dell'Italia in Europa e nel mondo formulando proposte di legge che possano avere un contenuto internazionale perché questa scatola vuota conclama l'isolamento dell'Italia nel panorama internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, ho ascoltato alcuni colleghi intervenire e dire - sono rimasto molto sorpreso da questa dichiarazione e mi aspettavo che qualcuno della Commissione, il presidente della Commissione o qualcuno del Governo dicesse qualcosa - che sarebbero state programmate le audizioni su questo provvedimento dopo l'approvazione del provvedimento stesso, cioè che c'è un calendario di audizioni programmate che avverranno dopo che avremo approvato il provvedimento. A me sembra incredibile questo modo di procedere, Presidente, e io credo che sia opportuno che invece si proceda come sempre accade: le audizioni sono propedeutiche all'approvazione del provvedimento. Per cui - così come hanno chiesto altri colleghi - anch'io chiedo che il provvedimento venga trattato dopo lo svolgimento delle audizioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.13 Onori.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento credo possa essere di interesse per tutti i colleghi perché riguarda il quadro normativo di riferimento. Prima, in discussione generale, ho ascoltato con molta attenzione…

PRESIDENTE. Collega Onori, mi perdoni, ma c'è un problema con il suo microfono, provi a usare quello accanto magari.

FEDERICA ONORI (M5S). Dicevo che ho ascoltato con molta attenzione gli interventi in discussione generale dei colleghi di opposizione e di maggioranza e chi è intervenuto per il gruppo di Fratelli d'Italia diceva che questo provvedimento manca di alcuni contenuti e di alcuni riferimenti, però, quanto meno, c'è il quadro normativo di riferimento. Ebbene no, non c'è e questo emendamento è un modo per inserire il quadro normativo di riferimento in questo provvedimento, che altrimenti è molto difficile capire come s'innesti in tutta la legislazione italiana, nella legislazione europea, in quella delle Nazioni Unite, nell'Agenda 2030: c'è un mondo che si è adoperato per cercare di capire obiettivi, finalità, adempimenti, mezzi e strumenti per approcciare alla cooperazione internazionale. A leggere questo documento sembra che tutto questo non esista, sembra che questo Governo sia il primo che si è svegliato la mattina e ha cercato di capire come si può affrontare questo annoso problema della cooperazione con il continente africano. Ebbene, questo emendamento darebbe l'opportunità di inserire questo riferimento. Parliamo di aggiungere queste parole: “Si conforma” - sottinteso il Piano Mattei - “ai principi e alle finalità di cui alla legge 11 agosto 2014, n. 125”. Qual è la legge n. 125? È una legge molto importante, che oggi qui è stata citata molte volte: è importante perché è la disciplina generale sulla cooperazione internazionale allo sviluppo e quindi è la nostra legge di riferimento nel quadro normativo nazionale, che incredibilmente però non viene citata. Quali sono gli obiettivi e le finalità? Leggiamoli insieme, perché credo che valga la pena capire cosa manca di fondamentale in questo provvedimento: “La cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e la pace, di seguito denominata «cooperazione allo sviluppo», è parte integrante e qualificante della politica estera dell'Italia. Essa si ispira ai principi della Carta delle Nazioni Unite ed alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. La sua azione, conformemente al principio di cui all'articolo 11 della Costituzione, contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui principi di interdipendenza e partenariato”. Quindi, molto semplicemente, approvando questo emendamento, riusciamo a inquadrare quantomeno il Piano Mattei in un quadro normativo nazionale, perché viene citata la Costituzione, e internazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie Presidente. Intervengo per motivare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico a questo emendamento, perché questo è un emendamento fondamentale. Colleghi, anche una scatola vuota può fare male, quando la scatola è disegnata in un modo sbagliato, quando la scatola è scagliata contro un ordinamento, ignorandone i meccanismi e gli strumenti di funzionamento. Qui, stanno emergendo alcune cose e forse è il momento di fare un po' di chiarezza, perché, forse, in un sussulto di pudore, il Governo e la maggioranza hanno rinominato questo Piano Mattei che non è più un piano per l'Africa, lo voglio dire ai colleghi, anche di opposizione, è un piano per lo sviluppo in Stati del continente africano e del resto anche la Presidente del Consiglio questo l'ha detto. Alla fine, ammettendo che, di fatto, il Piano non c'è, che non saranno nelle condizioni di farlo in poche settimane, ci saranno alcuni progetti presentati sotto questa veste in alcuni Stati di questo continente africano, da qui i nostri emendamenti per dire che, quando si fanno gli accordi su questi Stati, vogliamo vederli in Parlamento. È emersa la mancanza di legame con l'Unione europea, con le iniziative dell'Unione europea che, voglio ricordare, è il primo investitore in Africa. Altro che competere con la Cina, come viene detto, o con la Russia per altre ragioni. Se l'Unione europea agisse in maniera coordinata, e questa è una responsabilità che dovrebbe avere il Governo italiano, l'Italia dovrebbe farsi promotrice di questo, oggi, l'Unione europea sarebbe di gran lunga il primo investitore, il primo soggetto economico in Africa. Invece, questo non avviene, c'è la via isolazionista, in nome del primato morale e civile degli italiani, probabilmente, perché altrimenti non si spiegherebbe.

Tuttavia, il punto sulla legge n. 125 del 2014 è fondamentale, perché non siamo riusciti a capire, nel corso dei lavori in Commissione, nell'interlocuzione col Governo e con la maggioranza, come si inserisce questo presunto Piano Mattei nel nostro ordinamento, in quella legge che ha ridisegnato, con il consenso larghissimo di questo Parlamento, tutta la disciplina della cooperazione internazionale e che dava centralità e “soggettualità” a tutte quelle organizzazioni, quelle ONG, quelle reti, che già sono in Africa in questo momento - lo dico al Governo e lo dico al Vice Ministro competente su questa materia, che sarebbe bene che ascoltasse di più queste organizzazioni e queste realtà -, che aiutano da decenni concretamente l'Africa a cercare un suo cammino di sviluppo sostenibile e che hanno la necessità e il bisogno di avere il Governo dalla loro parte, non un Governo che già lo scorso anno ha tagliato risorse alla cooperazione in legge di bilancio e che quest'anno timidamente, nella prima bozza della legge di bilancio, aveva aumentato delle risorse che poi sono incredibilmente scomparse nell'ultima versione della legge di bilancio.

Non si capisce questa cabina di regia come si relazionerà con gli strumenti di rappresentanza dei soggetti della cooperazione allo sviluppo che già esistono, il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo e il Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo sono realtà che già esistono e che aspettano ancora di essere convocate e di essere sentite dal Governo.

La verità è che con questo provvedimento, ecco perché anche una scatola vuota può far male, si sta completamente svuotando e si sta superando il meccanismo della legge n. 125 del 2014 e questo è molto grave, perché se si fa questo, c'è bisogno di una discussione parlamentare in cui ci confrontiamo, perché il Vice Ministro è venuto in Commissione e ha detto: ma questo Piano Mattei mica abroga esplicitamente la legge n. 125 del 2014. Tuttavia, se lo fa nei fatti, assumetevi la responsabilità di venircelo a dire in quest'Aula e su questo apriamo un confronto. Voi ci dite che il riferimento all'Unione europea non serve, è ultroneo, perché siamo nell'Unione europea, che la legge n. 125 del 2014 non la abroghiamo, quindi, il riferimento non lo vogliamo, perché è ultroneo! L'unica cosa davvero ultronea, caro Vice Ministro, è questo provvedimento che sta scardinando un meccanismo che avrebbe bisogno di essere aiutato, rafforzato, non cancellato e smantellato per piccoli interessi di bottega e di propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Presidente, ho sentito le parole del collega Provenzano e questo è un punto cruciale. Signor Vice Ministro, lei, nella replica in sede di discussione generale, oggi, ha detto: siamo lì solo da un anno, e vi è tutto quello che è successo negli anni precedenti.

A parte che, signor Vice Ministro, se c'era un tema di riconversione, riqualificazione o anche di sostituzione della legge n. 125 del 2014, forse andava posto così e presentato al Parlamento così. Checché ne dica lei, a mio avviso, questo Piano Mattei, con tutte le discussioni e tutte le cose che già sono state dette, ha una sola chance per dare seguito alla propaganda, che è quella di esautorare il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, sequestrando quantomeno una parte di quei fondi. Questa è l'unica cosa plausibile che si può intravedere, cioè portare a Palazzo Chigi, togliendolo al MAECI, col contentino della presenza nella Cabina di regia - ma non si capisce come; lei credo che sia l'unico Vice Ministro presente per legge, quello al MAECI, proprio in quanto titolare del dossier sulla cooperazione allo sviluppo - quantomeno un pezzo della cooperazione internazionale. Ma, allora, ciò andava fatto non con un decreto-legge, su cui la Camera dei deputati non può dire “né a né ba”. Se si voleva ridiscutere la legge bipartisan Tonini-Mantica sulla cooperazione internazionale, si doveva fare quello, questo invece avviene sotto mentite spoglie solo per dare la possibilità - e chiudo - alla Presidente Meloni di dire che ha fatto il Piano Mattei. In realtà, come con i famosi carri armati, sposta un po' di soldi da una parte all'altra, con questa superfetazione che non darà maggiore efficienza, efficacia e strategicità alle risorse, ancora troppo poche, che l'Italia mette per la cooperazione internazionale.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'emendamento 1.14 Alfonso Colucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento pone un tema, a mio avviso, molto importante; infatti, nel non aver accolto il precedente emendamento che rimandava ai principi e alle finalità della legge n. 125 del 2014, che in parte ci sono stati letti, ma con grande esplicitezza richiamavano al tema della tutela dei diritti umani, è opportuno, in questo comma 2, che individua gli ambiti di intervento e le priorità di azione, parlare della tutela dei diritti umani, ma non solo, del rafforzamento delle istituzioni, dello Stato di diritto, dell'inclusione sociale, della riduzione delle disuguaglianze, della promozione delle pari opportunità e dei diritti dei lavoratori. Infatti, quando si tratta di fare cooperazione internazionale, quando si tratta di fare accordi con Stati extra UE, come è il caso di un Piano che voglia realizzare accordi con gli Stati africani, dobbiamo tener conto che le leggi di questi Stati - spesso con Costituzioni assenti, spesso con Governi non sempre legittimamente e democraticamente eletti -, non è detto che rispettino i diritti umani, anzi, spesso sappiamo esplicitamente, non rispettano, non hanno la stessa nostra concezione della tutela dei diritti umani.

Allora, in un Piano - che, in questa prima parte, si compone solo di un'articolazione che, poi, sarà la base della creazione del Piano stesso - parlare esplicitamente dei diritti umani con i partner con i quali andremo a stringere queste relazioni è qualcosa di particolarmente importante. Lo dico perché, nelle intenzioni fino a qui espresse dal Governo in questo anno, ogni volta che si parla del Piano Mattei si parla di un Piano in cui i partner africani devono avere la nostra stessa dignità ma, poi, nell'articolo e nel comma in cui si individuano gli ambiti di intervento, non si parla del fatto che anche i nostri partner africani dovrebbero e potrebbero darci idee sugli ambiti di intervento. Infatti, se un Piano è bilaterale, se si partecipa allo stesso Piano, è evidente che anche l'altro partner dovrà dire quali sono le sue priorità, altrimenti è piuttosto facile cadere nel fatto di non cogliere le priorità degli altri. Tant'è che in questo comma 2 compare una locuzione piuttosto interessante - qui lo dico a qualche collega che ha voglia di ascoltare, so che c'è qualcuno, comunque, interessato all'Africa e ai Paesi africani -, cioè “sfruttamento sostenibile”; poi, mi spiegherete come fa uno sfruttamento a essere sostenibile. Alla luce di questo, aggiungere a questo comma il tema dei diritti umani mi sembrerebbe - e ci sembrerebbe - particolarmente importante, perché, purtroppo, sappiamo e vediamo, anche con Paesi con cui abbiamo stretto già dei rapporti - penso sicuramente alla Libia -, che il tema dei diritti umani non è solo non conosciuto, ma non è assolutamente rispettato.

Questa norma ora voi non la cambierete, ma sappiamo che il Piano ancora deve essere scritto, forse inizierete a scriverlo dopo il 28, 29 gennaio: vi chiederei, con grande senso di responsabilità, di inserire la tutela dei diritti umani nel Piano che andremo a scrivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. È stato più volte ripetuto oggi che questa legge, questo Piano Mattei è una scatola vuota e questo, secondo me, è emblematico della vostra azione di Governo: voi siete una scatola vuota (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che fa decreti-legge, leggi che incorniciano il nulla, per fare un po' di propaganda.

Tutte le forze hanno presentato emendamenti per questo esercizio di stile. Tra l'altro, è un provvedimento che ha, nelle sue poche pagine, tre pagine di firme e quattro pagine di titolo, per identificare un vostro Piano, che non esiste, per contrastare l'immigrazione clandestina ma, più che altro, per dire che avete partner africani con cui farete operazioni eccezionali per migliorare la situazione economica in quel continente. Una scatola vuota, avete riempito l'Italia e il Parlamento di scatole vuote: gli italiani ne hanno le scatole piene. Dovete fare qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'emendamento 1.15 Onori.

Ha chiesto di parlare la collega Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento si collega al precedente e riguarda questa incredibile mancanza, questo vulnus inspiegabile nel testo del decreto, che riguarda le motivazioni che stanno alla base di quei flussi migratori che il Piano si prefigge di contrastare. Lo dite proprio espressamente e su questo ci si è nascosti, per quanto mi riguarda, è apprezzabile. Voi dite proprio questo: “ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di potenziare le iniziative di collaborazione tra Italia e Stati del continente africano, al fine di promuovere lo sviluppo economico e sociale e di prevenire le cause profonde delle migrazioni irregolari”.

Quindi questo decreto dovrebbe riguardare le cause profonde delle migrazioni irregolari: niente di più lontano. Perché dico questo? La domanda ce la dobbiamo fare: perché, allora, ci sono migranti irregolari? Perché le persone accettano di rischiare di perdere la propria vita, attraversare deserti, rischiare di annegare, rischiare di essere detenuti in centri di detenzione dove - è certificato, ci sono prove documentali al riguardo - spesso subiscono anche torture e sevizie? Perché succede questo? Ebbene, riguardo alle audizioni che prima sono state menzionate, ricordo che abbiamo fatto alcune audizioni circa il Sahel, nella fattispecie, in riferimento al provvedimento che riguardava le missioni internazionali, quindi mi riferisco a maggio 2023. Non avendo avuto modo di fare audizioni per questo decreto, dobbiamo rifarci a qualcosa che abbiamo già ascoltato prima, che, comunque, abbiamo tutti ascoltato, ma sembra che pochi abbiano recepito. Quindi, anche qui, la domanda: cosa le facciamo a fare queste audizioni? Poi, nel caso eclatante di questo provvedimento, le facciamo addirittura dopo, è imbarazzante. Io penso che se i cittadini italiani sapessero come lavoriamo, si metterebbero le mani nei capelli. In nessun contesto lavorativo si approfondisce dopo aver deliberato. Questa è una vergogna, questo è un modo raffazzonato di procedere, che assolutamente non è perdonabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

Parlate del Piano Mattei da un anno e vi siete sbrigati a presentare questo decreto al Senato e, passato alla Camera, non si è potuto emendarlo. Quindi, quando il Vice Ministro presente dice che ringrazia i contributi dei colleghi di Camera e Senato, no: alla Camera, qui, noi non abbiamo contribuito. Che si sappia bene: i nostri emendamenti sono stati un esercizio di stile. Io sono alla prima legislatura? Sto facendo esercizio, esercizio di democrazia, per quando, poi, capiterà un decreto che si potrà davvero discutere, un emendamento che potrà davvero essere preso in considerazione per essere votato.

Tornando all'emendamento in questione, l'emendamento chiede - ho motivo di credere che questo possa interessare tutti i colleghi - di introdurre al comma 2 dell'articolo 1, cioè lì dove possiamo immaginare, fantasticare, ci è dato di fantasticare su cosa sarà questo Piano Mattei, quantomeno, quelle che sono, comprovate, le cause profonde dell'immigrazione irregolare, ovvero tutela dei diritti umani, rafforzamento delle istituzioni e dello Stato di diritto, inclusione sociale, riduzione delle disuguaglianze, promozione delle pari opportunità e dei diritti dei lavoratori. Questa è la conditio sine qua non, questo è l'abc e che manchi è vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. C'è una consuetudine nel Parlamento italiano, che io sono sicuro il presidente Tremonti se ne farà interprete, di avere una sessione parlamentare sulla politica estera, perché questo aiuterebbe anche nella lettura dei decreti che stiamo facendo. Lo diceva prima il collega Ricciardi, adesso la collega Onori: quando si parla di Piano dell'Italia per l'Africa almeno qualche coordinata bisognerebbe metterla insieme, perché come noi utilizzeremo le fantasmagoriche risorse, che qui non ci sono, rispetto ai Paesi non è una lotteria, non è il Bingo, vediamo chi estrae oggi la ruota italiana e a chi diamo i soldi per fare che cosa. È evidente che la realtà politica e istituzionale di molti Paesi africani è un grande tema e, quando gli europei vanno in Africa a parlare di immigrazione, non fanno le pernacchie solamente perché c'è il senso della diplomazia anche in Africa, non solo al telefono, ma anche nelle riunioni. E quando si guarda la realtà di quei Paesi, bisognerebbe comprendere che fare aprire i canali istituzionali di cooperazione è un grande tema politico e ogni Paese ha una sua particolarità. L'Italia, pochi anni fa, aprì un'ambasciata in Niger, perché c'era la priorità della via dell'immigrazione dal Sahel verso la Libia, ma sappiamo che oggi la realtà del Niger non è solo immigrazione, ma è una grande questione politica, il Sudan lo stesso e gli accordi tra Etiopia e Somalia stanno cambiando una mappa nel Corno d'Africa che è già preoccupante. Insomma, lo dico per una questione anche di onore di questo Parlamento: il Piano Mattei non è dare il potere a Palazzo Chigi di continuare in questa retorica “abbiamo anche a cuore l'Africa”, ma è una grande questione di interesse politico nazionale e bisognerebbe trattarlo con l'attenzione e anche con la cautela del caso. Dato che la fretta non c'è, perché stiamo da un anno a discutere di un qualcosa che non c'è, dieci minuti in più, un po' di politica estera in più non significa solo guardare alle cose del mondo dallo specchietto retrovisore, ma cercare di dare dignità a questo Parlamento quando vota decreti che di urgenza non hanno niente rispetto alla realtà del continente africano che avrebbe bisogno di grandi riflessioni.

Insomma, questi emendamenti non sono richieste di buoni sentimenti, cari colleghi, lo dico con molta cautela. Sono questioni politiche che vi si ritorceranno contro, se le trattate in questa maniera così retorica, perché quando vi troverete di fronte venti, trenta, quaranta Paesi africani non gli si potrà dire solo l'interscambio del fossile, ma si dovrà discutere di cosa fare, di qual è la via politica per dare sviluppo sostenibile a quel continente. Per fare questo non ci vogliono solo cinque minuti di voti su un emendamento, ma ci vorrebbe un po' di politica estera al Governo, ma a me preoccupa più quello del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.16 Alfonso Colucci.

Ha chiesto di intervenire la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Signora Presidente, intanto chiedo se posso sottoscrivere questo emendamento. Vorrei però spiegare l'importanza di questo emendamento, perché nel testo di questo decreto, che ancora oggi come abbiamo già sentito dai colleghi che mi hanno preceduta, non si capisce che cosa contiene e qual è il fine reale di questo Governo, si parla di adattamenti ai cambiamenti climatici. Invece, con questo emendamento si sta chiedendo di modificare questa parte, il rafforzamento degli strumenti di sostegno a Paesi vulnerabili per fronteggiare il cambiamento climatico e il potenziamento dei temi concernenti la sostenibilità ambientale. Questo è molto importante perché fronteggiare i cambiamenti climatici, come abbiamo visto in questi anni sono sempre maggiori, stiamo parlando di siccità, di alluvioni, di cambiamenti importanti che non riguardano solo il nostro Paese, l'Europa o i Paesi occidentali, ma anche i Paesi del continente africano.

È importante dare questo supporto, che non è esattamente lo stesso supporto che viene dato magari ad un paese industrializzato, perché ogni Paese è diverso e anche all'interno del continente africano abbiamo paesi più sviluppati e paesi meno sviluppati.

Pertanto precisare questa questione in maniera idonea e sottolineare il fatto che ci sono Paesi più vulnerabili piuttosto che altri credo che sia un minimo indispensabile. È abbastanza sorprendente che questi emendamenti, che non stravolgono nemmeno la vostra idea di questo piano Mattei, non trovano l'accordo di questa maggioranza. Allora, forse è il caso, com'è stato fatto anche dai miei colleghi prima di me, lancio, ancora una volta, anch'io un appello. Cosa è questo piano Mattei? Cosa volete fare in realtà?

Spiegatelo ma non solo a noi parlamentari oggi alla Camera, sarebbe opportuno spiegarlo con precisione anche ai cittadini perché, nell'ultima conferenza stampa, la Premier stessa ha detto: io ancora non so cosa faremo, io non ho ancora i dettagli, anzi, sì, lo so, ma non ve lo voglio dire.

Insomma, io credo che all'interno di questa maggioranza ci sia una confusione e vi piace moltissimo parlare del nulla, perché questo, di fatto, è quello che state facendo con questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo applausi MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei intervenire su questo emendamento per dare anche un giudizio favorevole sui prossimi, quelli presentati da Fratoianni e Bonelli. La collega tocca un punto discriminante e ci rivedremo quando torneremo in Aula. Il collega Deidda, spero di non sbagliare il nome, un giorno citò in quest'Aula un tema e disse: noi andremo in Africa a fare biocarburanti nelle fattorie africane. Questa è la seconda notizia, insieme a quella relativa a Coldiretti, sul piano Mattei, con tutto quello che ne conseguirà. Lo dico perché qui c'è un punto. Il piano Mattei è nel quadro dell'interscambio fossile che le aziende italiane fanno o è un'altra cosa? Perché, se ci spacciate il piano Mattei per gli accordi commerciali che l'Italia fa con Algeria, Mozambico, Angola e Libia, ebbene non ci voleva un decreto di emergenza, quello c'è già, ci sono accordi commerciali con Presidenti del Consiglio che li sostengono. Di che cosa parliamo? Perché se volete fare un piano per un quadro normativo per gli accordi commerciali, non vi sprecate tanto, non ci voleva molto: l'ENI li fa e il Ministro degli Esteri e il Ministro dello Sviluppo lo accompagnano e la partita è chiusa. Se invece parliamo di transizione, cioè di cambiamento climatico, delle belle cose che disse anche qui il Ministro Crosetto, dell'immigrazione dovuta al cambiamento climatico e del lago Ciad che si consuma, ebbene stiamo parlando di un'altra partita. Però, cari colleghi, con tutta la dovizia di particolari, potevate approvare la proposta del presidente Tremonti sulla de-tax perché, senza soldi, senza risorse, come si va a fare la transizione ecologica in Africa, in Paesi che non hanno né fossile, né carburanti da vendere, né gas e petrolio, ma devono fare economia sostenibile?

Per questo, l'emendamento della collega e i prossimi, che condivido, non sono solo emendamenti a questo testo ma sono una pregiudiziale su quello che da qui a 90 giorni o più torneremo a discutere alla Camera. Il Piano Mattei è per fare transizione green, come voleva anche il collega Deidda, oppure per fare un quadro normativo agli accordi? Perché Mattei sappiamo benissimo in che ambito è vissuto e ha operato. Oggi stiamo in tutt'altra realtà, ma per fare quelle cose ci vogliono risorse e si torna sempre allo stesso punto. Di grandi ambizioni e di grandi chiacchiere questo Parlamento ne ha sentite tante, però poi la sostanza delle cose non si vede. Quindi, la transizione green sarà pregiudiziale per l'approvazione del Piano che porterete in questa Camera da qui a 90 giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.17 Alfonso Colucci.

Ha chiesto di intervenire la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Intanto chiedo di poter sottoscrivere anche questo emendamento del collega Alfonso Colucci.

Trovo veramente preoccupante il fatto che questo emendamento non trova un accordo positivo da parte del Governo perché chiede di migliorare un accordo e c'è un comma dove si chiede di attuare azioni e interventi che rafforzino un approccio non predatorio da parte italiana alle risorse africane. Allora, il fatto che questo Governo non lo voglia accogliere significa - mi viene da pensare - che invece il fine di questo Piano Mattei sia proprio l'opposto, cioè andare a fare i predatori nel continente africano, come se l'Occidente non lo avesse mai fatto, come se anche oggi non stessimo prendendo le risorse dal continente africano. Penso all'oro, ai diamanti, al petrolio, al gas, a tutte le pietre preziose e a tutto quello che è all'interno dei nostri telefonini piuttosto che all'interno dei nostri computer. Allora, è evidente che questo ci vuole portare a continuare in maniera non etica a fare tali forme di politica. Noi dobbiamo cominciare a pensare a una cooperazione con il continente africano un pochino più alla pari, forse. Probabilmente è giunto il momento di restituire qualcosa, perché questo è quello che andate a dire continuamente. Non vorrei che si arrivasse a quello che sta facendo la Cina addirittura con il land grabbing, laddove per 4 spiccioli si va addirittura ad accaparrarsi le proprietà, cioè la terra, per poter fare i comodi propri, perché questo sarebbe veramente grave. Se pensate che facendo questo diminuirà il numero di immigrati che arriveranno sulle nostre coste, pertanto nel nostro Paese e, di conseguenza, nel resto dell'Europa, è evidente che non abbiamo - anzi, non avete - capito cosa dobbiamo fare. Quando si parla di cooperazione, quando si parla di collaborare e di aiutare le popolazioni a vivere meglio forse dovremmo anche pensare di evitare di andare a derubare quello che c'è in quei Paesi e magari lavorare insieme affinché anche in quei Paesi si possa avere una vita migliore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.18 Fratoianni.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signora Presidente. Noi non avevamo mai avuto alcun dubbio quando, le prime volte, la Presidente del Consiglio Meloni era venuta in quest'Aula, circa un anno fa, annunciando il Piano Mattei. Pur essendo così vaghe le indicazioni, avevamo ben capito di che cosa si trattasse. Si tratta di uno sfruttamento incredibile delle risorse dell'Africa, già profondamente depredate nei secoli scorsi da forme di colonialismo inaccettabili che hanno segnato la storia, il progresso e lo sviluppo di quel continente da tutti i punti di vista, dell'evoluzione economica e sociale e dei diritti umani.

Ebbene, quando noi poniamo l'accento sulla questione degli investimenti, dicendo che devono essere ambientalmente sostenibili, privilegiando le tecnologie a minor impatto ambientale che favoriscono la transizione energetica, noi vogliamo dire che non ci può essere - e noi ci batteremo affinché questo non sia - una forma predatoria delle risorse naturali. Però, vede, in queste ore abbiamo appreso - e ringrazio anche l'onorevole Vincenzo Amendola - che Coldiretti ha annunciato che con il Piano Mattei avvierà dei corsi di formazione con gli agricoltori africani. Noi ci siamo informati, nel momento in cui l'onorevole Amendola ha dato questa notizia che, tra l'altro, è pubblica, non è così riservata, e sta su tutti i siti, perché è un comunicato di Coldiretti.

Ebbene, non c'è stato alcun bando che abbia coinvolto le organizzazioni contadine africane. Non sono state coinvolte e non c'è alcun bando da questo punto di vista e mentre stiamo discutendo, evidentemente, il Ministro dell'Agricoltura ritiene che il Parlamento sia un qualcosa di accessorio, di non importante. Questo è un fatto molto rilevante, perché stiamo parlando di una questione che dovrebbe avvenire attraverso procedure pubbliche e non attraverso questo rapporto con la Coldiretti, che è diventata ormai il braccio destro del Ministero dell'Agricoltura, che pure è una scelta legittima, per carità. Un'operazione di questo genere, nel momento in cui è avviata la discussione in Parlamento per la conversione in legge, non solo è inappropriata, ma è inaccettabile ed è ancora più inaccettabile che questo sia avvenuto senza alcun bando che abbia tra l'altro coinvolto non solo le organizzazioni agricole italiane, ma principalmente gli attori che dovranno poi essere coinvolti, cioè le organizzazioni agricole africane. Questo è un atteggiamento culturale ancora prima che politico - ma diciamolo insieme - che evidenzia proprio come questo provvedimento sia, di fatto - scusate se lo dico; magari qualcuno salterà dalla sedia, ma sicuramente ciò non avverrà -, una nuova forma di neocolonialismo da parte del Governo italiano riguardo alle risorse naturali delle terre africane che, ancora una volta, devono essere oggetto di attenzione, e poi torneremo su una questione molto importante che riguarda il tema dei biocarburanti e di come l'Italia, attraverso l'ENI, vuole sottrarre milioni di ettari alle produzioni agricole africane per portare l'energia in Europa e, quindi, in Italia.

Questo è uno dei motivi per cui siamo profondamente convinti dell'urgenza di cambiare questo provvedimento e di evitare che abbia una direzione come quella che ho descritto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Fratoianni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.9 Bonelli.

Ha chiesto di parlare il collega Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signora Presidente. Questo è un emendamento, per quanto ci riguarda, estremamente importante che delinea e dà un'indicazione precisa di quelli che devono essere gli obiettivi e, conseguentemente, anche gli obblighi e il perimetro entro il quale il Governo si deve muovere nell'applicazione del Piano Mattei, ovvero costruire una transizione energetica, parlare di istruzione e formazione professionale con particolare riferimento, ovviamente, alle questioni dell'agricoltura, cioè quello di cui parlavamo prima anche se c'è qualcuno che pensa che il Parlamento non conta nulla e fa gli accordi ancora prima che il Parlamento approvi le leggi.

Io non riesco a capire come anche da parte della maggioranza non ci sia un minimo tentativo di salvare la forma, che è anche sostanza, nel momento in cui c'è un procedimento legislativo in corso e, quindi, anche nel tutelare la biodiversità, parlare di riforestazione, nonché parlare e utilizzare le politiche energetiche. Noi diciamo, in maniera molto chiara e senza alcun problema, di escludere l'utilizzo delle fonti fossili, perché, vede, la Premier Meloni nei suoi viaggi in Africa è stata accompagnata da Descalzi.

Infatti, la cosa particolare che non sarà sfuggita - e mi dispiace per il Ministro degli Affari esteri Tajani, il quale avrebbe dovuto accompagnare e introdurre la Premier Meloni tra i leader dei Paesi africani - è che in realtà chi ha introdotto la Premier Meloni dai Capi di Governo africani è stato l'amministratore delegato dell'ENI Descalzi. Questo sta a indicare qual è proprio la mission del Piano Mattei, una mission che vede l'ENI come l'attore principale e anche il vero regista della costruzione del Piano Mattei. Dice la Premier Meloni: se aiutiamo l'Africa a produrre energia per portarla in Europa, possiamo risolvere insieme molti problemi, ovvero quello delle migrazioni, da un lato, e quello della sicurezza energetica europea, dall'altro.

Ma scusate, questa frase come si chiama? Lo dico anche al presidente della Commissione esteri Tremonti, che è persona, ovviamente, politicamente distante - ovviamente lo faccio per suo tramite, signora Presidente -, ma so che lui è attento, molto attento, lo dico con grande onestà intellettuale e rispetto, alle questioni che attengono alle storture dei processi di globalizzazione. Un'affermazione di questo genere da parte della Premier Meloni è un'affermazione di chi ha un'impostazione culturale e politica di arrivare a colonizzare l'Africa, cioè prendersi l'energia, dare soldi, fermare anche i processi di migrazione, attraverso quale modalità poi non si sa, ma è una forma di neocolonialismo da questo punto di vista.

E questa frase della Premier Meloni lo indica in maniera molto chiara, senza infingimenti e senza girarci tanto intorno. Ecco perché per noi questo Piano rappresenta un problema anche dal punto di vista del raggiungimento degli obiettivi climatici. Quando la Premier Meloni dice “noi utilizzeremo il Fondo per il clima”, dando anche la cifra dei 3 miliardi di euro che destineremo all'Africa, ma su questi 3 miliardi di euro - lo dico al presidente della Commissione esteri e lo dico alla Camera dei deputati - quale sarà la funzione di controllo del Parlamento rispetto all'indirizzo che dovrà essere dato?

Perché una cosa è certa: questi soldi non potranno essere utilizzati per prendere petrolio e gas, perché è il Fondo per il clima, ve lo dovete mettere in testa, è il Fondo per il clima! Non si può fare un baratto di questo genere, un baratto che vuole prendere il petrolio e il gas africano, fermare le migrazioni e fare un'operazione che francamente è inaccettabile dal punto di vista anche storico (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere questo emendamento, annunciare il voto favorevole del Partito Democratico e ringraziare anche gli onorevoli Bonelli e Fratoianni, perché offrono coordinate, che condividiamo, entro cui bisognerebbe provare a plasmare una politica concordata con l'Unione europea per realizzare quello di cui ci sarebbe bisogno, un vero e proprio Green Deal per l'Africa. Ma qui il Governo in questo decreto, e il Parlamento si appresta ad approvarlo, è riuscito persino a partorire l'ossimoro, ne parleremo ancora a lungo, credo, dello sfruttamento sostenibile delle risorse naturali.

Noi abbiamo pensato fosse un refuso persino in Commissione e invece no, perché è rivelatore, profondamente rivelatore di quello che via via sta emergendo. Lo dico anche ai colleghi di opposizione: abbiamo detto che è una scatola vuota, ma le cose cominciano a venire fuori da questa scatola vuota. Allora sappiamo e possiamo dire che gli unici progetti e investimenti reali, al contrario di quello che è stato detto fin qui e delle intenzioni di promuovere uno sviluppo sostenibile, sono in realtà legati proprio all'energia fossile secondo quello che è un modello estrattivo di sviluppo, che è il contrario dello spirito di cooperazione paritaria e non predatoria di cui si è riempito la bocca la Presidente del Consiglio.

Ma allora, potevate farlo scrivere direttamente alla Fondazione Mattei questo Piano Mattei, potevate nominare Descalzi Ministro degli Affari esteri, invece di fare un provvedimento che va a scassare il nostro ordinamento e le nostre regole! Ci sarà il momento in quest'Aula anche per chiarire i rapporti tra questo Governo e questa maggioranza e alcune realtà economiche del nostro Paese!

Quanto alla Coldiretti, forse ce lo potrebbero dire meglio gli onorevoli Magi e Della Vedova qual è il rapporto con questo Governo, ma su ENI noi chiediamo di cominciare a fare chiarezza. Cito un fatto che abbiamo appreso in queste settimane: la trattativa, non smentita, tra ENI e il senatore Angelucci per la svendita dell'Agenzia Giornalistica Italia, di AGI, non rappresenta solo un durissimo colpo al pluralismo dell'informazione ma diventa un coacervo di conflitti di interessi. Sarebbe uno scandalo di Stato, e una grande azienda partecipata come l'ENI può ridursi a fare favori al Governo in carica? Questa è una vergogna su cui in questo Parlamento noi chiederemo chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'emendamento 1.21 Bonelli.

Ha chiesto di parlare il collega Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signora Presidente. Qui siamo esattamente al punto evocato poco fa dal collega Provenzano a proposito degli ossimori e della tendenza di questa maggioranza a frantumare la soglia del ridicolo a cui facevo riferimento nel mio intervento precedente. Con questo emendamento proponiamo di cancellare alcune paroline perché, è vero, questo decreto si fa notare per quello che non c'è, un Piano fantasma su cui cominceranno tra qualche giorno le audizioni. Tuttavia, andando avanti qualcosina ce la dice anche su quello che c'è, e quello che ci dice non ci piace per niente.

Qui siamo appunto a quell'ossimoro: sfruttamento sostenibile. In particolare, queste parole, se messe insieme, chiariscono ancora di più il senso di questa operazione politica. Noi proponiamo di cancellare le parole “approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche”. Il Piano era stato presentato in pompa magna come un fatto storico - ma, anche qui, ci siamo ormai abituati, vale per il protocollo con l'Albania, quello attualmente sospeso dalla Corte costituzionale albanese, ma facciamo finta di niente, anche lì sono in corso le audizioni e c'è la procedura d'urgenza - ed era stato presentato come il rovesciamento radicale, addirittura storico, di un punto di vista, di un approccio tra i Paesi dell'Occidente ricco, l'Italia in primis, e i Paesi del continente africano, come il rovesciamento di quella logica predatoria che aveva schiacciato sotto il tallone del colonialismo l'Africa per troppi decenni, per secoli e secoli, privandola senza pietà delle sue risorse, costringendola ad una condizione di particolare fragilità, vittima di pratiche diffuse di sfruttamento dei diritti umani, di violazione dei diritti umani, di sfruttamento del lavoro, di sfruttamento delle risorse naturali. Ebbene, il Piano Mattei era stato presentato come il rovesciamento di questa logica, come aveva detto Giorgia Meloni la prima volta che ne parlò e come ha ripetuto tante e tante volte: finalmente, mettiamo fine a questa logica; basta con la predazione; cooperazione, costruzione comune di un grande Piano in grado di far crescere insieme al continente africano, liberato finalmente dagli istinti predatori di un Occidente brutto e cattivo, tutto il pianeta e noi con lui. Ecco, con queste paroline e con altre che invece mancano, quelle che esplicitamente vincolano le iniziative di questo Piano alla tutela dei diritti umani e alla tutela del lavoro, si chiarisce la “ciccia”, come si dice in gergo, e quella “ciccia” ha a che fare con gli interessi che sono stati testé evocati, gli interessi di grandi gruppi multinazionali, di grandi aziende, peraltro a larga partecipazione pubblica, come l'ENI, e ha a che fare con l'energia, con ciò che muove davvero gli interessi e che, ormai, in questo Paese, come abbiamo detto tante volte, muove perfino, se non fa direttamente, la politica estera dei Governi e degli Stati.

Questa è la verità e queste parole lo dimostrano e il rifiuto di cancellarle rende chiaro tutto ciò. Colleghi e colleghe, dovremmo avere imparato - ma da una maggioranza piena di “climafreghisti” non sorprende il lapsus - che già “sviluppo sostenibile” rappresenta un ossimoro, figuratevi “sfruttamento sostenibile”. Allora, basterebbe la disponibilità a cancellare quelle parole per dire che, sì, davvero vogliamo cambiare l'approccio, il punto di vista. Il vostro diniego di fronte a questo emendamento rende, se possibile, ancor più chiaro ciò che avevamo da tempo intuito. Lo ha detto bene il mio collega, Angelo Bonelli, e lo ripeto qui: siamo di fronte altro che a una svolta, a una nuova forma di neocolonialismo. A questo impianto noi ci opponiamo e continueremo ad opporci (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per lasciare agli atti la sottoscrizione di questo emendamento da parte di tutto il gruppo. Si può fare tutto nella vita, si può discutere l'emergenza di questo DPCM trasformato in decreto, però non si può parlare di sfruttamento sostenibile accostandolo al nome di una grande figura come quella di un comandante partigiano come Mattei e a quello che ha fatto. Veramente, questo sta diventando, altro che una scatola vuota, il Piano anti Mattei. Tutto quello che in vita ha fatto quel personaggio, scrivendo “sfruttamento sostenibile” lo stiamo cancellando. Un po' di pietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), chiamiamolo Piano Meloni per l'Africa, Piano Fratelli dell'Africa, quello che volete voi, ma un Piano anti Mattei come l'abbiamo scritto qui, io non l'ho mai sentito.

Vi faccio degli esempi semplici, perché io credo davvero nel Parlamento italiano. Quando parliamo di sviluppo sostenibile parliamo di un progetto che girava per l'Europa - credo che fosse del Governo tedesco - e che diceva: produciamo energia rinnovabile nel Maghreb e facciamola circuitare attraverso l'Italia, dove abbiamo delle pipeline, dove si potrebbero costruire progetti all'idrogeno, e attraverso la Spagna. C'è però un piccolo problema, che nel Maghreb abbiamo delle rinvenienze come la Libia, che conosciamo, la frontiera tra Marocco e Algeria, che è chiusa per un conflitto diplomatico, e tanti problemi politici. Allora, il tema dello sviluppo sostenibile non è andare lì e fare accordi commerciali per estrazioni - quello lo fanno già, non c'è bisogno di un decreto - ma è qualcos'altro. Se parliamo, però, di costruire un Green Deal, uno sviluppo sostenibile, di costruire una dinamica politica con l'Africa, ebbene non è con questo Piano anti Mattei, perché nel linguaggio, nelle formule, è qualcosa che va contro una grande figura della storia italiana, per quello che fece. Non vorremmo citare qui tutte le vicende iraniane e tutti i grandi scontri che si ebbero tanti anni fa, ma oggi è sviluppo sostenibile, non è più fossile, non è più accordi commerciali, è qualcosa di differente.

Mi permetto, in conclusione, di ricordare che la politica energetica è politica estera e quando si costruisce in questo modo si ha anche l'evidenza che questo progetto non è stato scritto al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, perché lì, a memoria, ci sono dei diplomatici che davanti a “sfruttamento sostenibile”, batterebbero la testa contro il muro. È stato scritto da qualcuno a Palazzo Chigi o da qualcun altro che non sa nemmeno di che cosa si parli quando si parla di sviluppo sostenibile, quando si fanno accordi commerciali o accordi di cooperazione allo sviluppo. Per carità di Dio, non volete cambiarlo, ma lasciate quest'onta che non fa il Piano Mattei, ma un vero Piano anti Mattei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Presidente, se i proponenti lo permettono, vorrei sottoscrivere l'emendamento a nome di tutto il gruppo e aggiungere due parole di sconcerto, anche da parte nostra, anche da parte mia, sull'utilizzo di questa espressione: sfruttamento sostenibile.

Invito tutti i colleghi a fare questo esperimento: andare su Google o un qualsiasi motore di ricerca e digitare “sfruttamento sostenibile”. Ebbene, non troverete nulla. Questa espressione la usa soltanto chi evidentemente ha scritto questo testo, questa espressione non esiste. Ancora una volta, stiamo proponendo un piano di cooperazione per il continente africano, quindi, qualcosa di davvero ambizioso, e stiamo ignorando tutta la riflessione accademica, le best practice, stiamo ignorando quello che è successo finora; ci svegliamo e nasciamo oggi. L'espressione “sfruttamento sostenibile” semplicemente non esiste; è difficile anche immaginare che cosa avesse in mente di indicare chi ha scritto questo testo. Esiste “sviluppo sostenibile” e, quindi, se voi digitate “sfruttamento sostenibile” in un qualsiasi browser avrete soltanto risultati che riguardano lo sviluppo sostenibile, perché è così che si chiama. E non si tratta di ideologia. Ci possiamo dividere su come, su quando, su quanto, ma quantomeno utilizziamo le stesse parole, altrimenti quando ci capiamo qui dentro? “Sfruttamento sostenibile” non esiste, semplicemente dobbiamo togliere queste parole da questo testo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI-PPE). Presidente, premetto il mio intervento, segnalando un fattore personale quando si parla di Mattei. Io sono l'ultimo di otto figli e sono nato a Milano, perché Mattei riuscì a convincere mio padre, dopo sette figli procreati, ad andare a collaborare con lui. Mattei sceglieva gran parte dei suoi dirigenti nell'ambito dell'Associazione nazionale partigiani cristiani che fondò mio padre. Avendo fatto il partigiano cattolico fu appunto soggetto a questo invito, che accettò. Per cui io nacqui a Milano, proprio perché nel 1961 mio padre, lì, si trasferì.

Mattei, posso dire di averlo conosciuto non solo, come tutti, perché era un personaggio assolutamente di prestigio, uno che ha contribuito alla crescita del Paese, ma anche per i racconti personali, per l'humus che quest'uomo ha prodotto là dove ha operato, ossia qui in Italia, a Roma, a San Donato Milanese, dov'è la sede dell'ENI, e nel mondo.

Ecco, detto questo, sentire parlare, sentire avvicinare, da molti colleghi, soprattutto della sinistra, il nome di Mattei ad attività colonialista, di sfruttamento, di attacco ai diritti civili degli africani è veramente difficile da ascoltare (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Misto). Mattei è stato ucciso proprio perché è andato contro, negli anni Cinquanta, a quello che era il fare di tanti Paesi, loro sì, colonialisti. Mattei è stato ucciso perché è andato a proporre accordi che prevedevano che il 75 per cento dei profitti dell'estrazione rimanesse ai Paesi e questo ha voluto dire portare ricchezza a quei Paesi, crescita, sviluppo. In quei tempi, in quei Paesi, le donne potevano andare con le minigonne, non come adesso con il velo, perché questa ricchezza, questa prospettiva non c'è più. Per cui, dico che questo Piano, sì, è da riempire di contenuti, adesso abbiamo la proposta di uno strumento che va riempito, vedremo nei prossimi mesi come il Governo vorrà portare avanti questo tipo di politica. Io spero proprio che sia concretizzato lo spirito di Mattei.

Faccio anche un altro esempio e mi rivolgo, soprattutto, ai colleghi della sinistra, dei Verdi. Quando si parla di energia, contro l'energia nucleare, i primi nemici dell'energia nucleare sono i petrolieri, tant'è che le prime associazioni - Sierra club, Amici della Terra piuttosto che Greenpeace - sono state finanziate dai petrolieri. Guarda caso Mattei, petroliere, che non aveva in mente il profitto dell'azienda, ma il benessere del Paese, a fianco all'attività di estrazione di petrolio e gas, ha aperto la prima centrale nucleare in Italia. Per cui è un esempio molto difficile da imitare, molto difficile da concretizzare. Pertanto, spero che il Governo, con questa iniziativa, abbia la capacità di riempire di contenuti un progetto molto ambizioso, che farebbe bene non solo all'Italia, ma ai Paesi africani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, per suo tramite, se può far presente all'onorevole Squeri che né l'onorevole Fratoianni né il sottoscritto, e nemmeno deputati dell'opposizione, hanno mai detto che Enrico Mattei abbia fatto operazioni di colonialismo. Noi ci siamo rivolti e ci rivolgiamo - era distratto - alla Premier Meloni, è questo il problema (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). È la Premier Meloni - per chi è stato distratto, evidentemente -, siete voi, maggioranza, che state avviando un'opera di neocolonialismo in Africa, andando a prendere le risorse naturali, portandole in Europa e lasciando l'Africa così com'è. Se può farlo presente - lo faccio presente per suo tramite - a chi evidentemente è stato molto, molto distratto in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà, per un minuto.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). A titolo personale, per chiarire che è lungi dal Partito Democratico, negli interventi che abbiamo fatto, accusare di questo Mattei. Per suo tramite, vorrei dire all'onorevole Squeri - che è nato nel 1961 e dice di aver conosciuto Mattei, che, ricordo a quest'Aula, è morto nel 1962 - che, forse, era distratto quando noi stavamo discutendo, esattamente denunciando il modello estrattivo che con questo Piano, con l'impostazione che si sta dando, il Governo vuole perseguire con l'Africa. Un vecchio modello, che era quello contro cui Mattei si schierò, contrastando anche grandi poteri e grandi interessi internazionali, che, poi, hanno avuto un ruolo, probabilmente, nella sua tragica fine e scomparsa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Presidente, si può votare alla stessa maniera senza pensarla alla stessa maniera. Posso fare tutti gli sforzi di fantasia e criticare questo Governo sotto tutti i profili, ma non penso che si possa affermare che le politiche di ENI, che sono costruite in 50 anni di attività, cambieranno perché al Governo c'è la Meloni e che, quindi, invece di utilizzare una strategia, che è sempre stata quella della partnership sui territori, la Meloni o chiunque stia al Governo gli dica che bisogna andare lì a fare attività predatoria. Lo dico perché stiamo votando insieme, però non possiamo pensare che questo voto comune testimoni uno stesso pensiero su cose che, oggettivamente, non hanno la stessa natura e non hanno alcun motivo per essere affermate in quest'Aula in questa maniera (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'emendamento 1.22 Fratoianni.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Visto che torniamo indietro nel tempo, se ci fosse John Lennon, forse cambierebbe la sua famosa citazione: bombardare per la pace, fare sesso per la verginità e sfruttare le risorse naturali, idriche energetiche per la sostenibilità.

Siamo davvero al manifesto della nuova ENI, tra l'altro, parafrasando il suo nuovo slogan dice: la nuova energia di ENI è l'energia di sempre. Cioè, ancora estrazione del petrolio, ancora gas fossile, ma, soprattutto, nessuna idea del contesto in cui siamo. Perché l'idea è abbastanza chiara: è quella di sfruttare sussidi pubblici italiani per continuare a vendere quel gas anche ai Paesi in via di sviluppo, anche ai Paesi dell'Africa, magari per continuare a fare il trading che abbiamo visto in questi mesi. E le recenti visite - fatemelo dire - in Algeria e in Libia dell'amministratore delegato Claudio Descalzi, accompagnato dalla Premier Meloni, dimostrano che non siamo tanto lontani dalla verità.

La Premier ha scomodato Enrico Mattei per battezzare questa nuova campagna per l'Africa. Ecco, diceva proprio Mattei: “La soluzione è liberare l'Africa da certi europei”, e ce l'aveva esattamente con questo tipo di atteggiamento. Noi vi chiediamo di liberare Mattei dal vostro Piano per l'Africa, di smetterla con queste bugie e, soprattutto, di ricordarvi il contesto. L'ENI di allora stipulava accordi in quei Paesi, era un ente pubblico per le strategie di politica energetica, mentre, oggi, è una Spa che ha interessi molto privatistici, soprattutto per i suoi azionisti privati. Gli interessi sono talmente fondati che non si riesce nemmeno a prendere da ENI gli extraprofitti che ha fatto sulla pelle degli italiani, aumentando anche l'inflazione.

Ebbene, 70 anni dopo, quelle vicende del Piano Mattei non c'entrano proprio nulla, anche perché, lo ricordiamo: allora quei Paesi lottavano per l'indipendenza, oggi sono Paesi spesso dittatoriali, con cui noi, invece, facciamo affari proprio sulla vicenda del traffico degli esseri umani. Allora Mattei si presentò a un gruppo dirigente, quello uscito dall'Africa della colonizzazione, un'Africa decolonizzata, nomi che hanno nutrito le speranze di intere generazioni africane: penso a Ben Bella in Algeria, a Nasser in Egitto, a Lumumba in Congo, leader nazionalisti sì, di estrazione socialista, che pensavano come un imprenditore pubblico di un Paese occidentale aderente alla NATO, anche con la rescissione del suo passato coloniale, potesse offrire delle partnership per sviluppare, alla pari, un'industria petrolifera. Non c'entra nulla - lo dico ai colleghi che non hanno, forse, compreso il testo o non hanno compreso quello che abbiamo detto fin qui - con quella che è l'idea di questo Governo.

In Paesi come l'Algeria, dove l'ENI sosteneva il glorioso Fronte di liberazione nazionale in guerra contro la Francia - ve lo ricordate? -, Mattei era addirittura considerato un martire caduto per la libertà, proprio perché quelle aperture, in quella fase storica, andavano contro le majors angloamericane e contro gli interessi dei grandi cartelli. Per questo, noi vi chiediamo di guardare la storia, di togliere Mattei da questo Piano di colonizzazione dell'Africa e, soprattutto, di togliere l'espressione “sfruttamento sostenibile”, che non c'è in alcuna strategia, neanche in quelle da cui siamo fuggiti proprio nelle ultime conferenze internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'emendamento dei colleghi, che finora hanno parlato di una cosa sacrosanta: è assurda la parola “sfruttamento”. Per quello che diciamo tutti quanti noi, e ci auguriamo che quello che viene detto in Parlamento non siano degli slogan e quello che continuiamo a dire ai nostri ragazzi non siano cose dette così, per caso, e il mainstream internazionale sta andando esattamente in un'altra direzione, come possiamo noi continuare ad utilizzare questa parola - “sfruttamento” - che, comunque, rivede ancora quel concetto antropocentrico che dovremmo assolutamente eliminare e passare, quindi, a una società che sia biocentrica?

Al posto di questa parola noi dovremmo utilizzare tutela, conservazione del capitale naturale, che per la parola sostenibilità altro non è che riuscire a mantenerlo per le generazioni future o creare quel discorso di poter suddividere il capitale naturale in modo equo su tutti gli Stati, su tutte quante le popolazioni, ma questo noi non lo facciamo e continuiamo a parlare di sfruttamento. La sostenibilità dovrebbe in realtà essere vista come una clessidra nel momento in cui le risorse naturali noi le utilizziamo, il tempo passa, e più le utilizziamo velocemente e più non siamo sostenibili. La sostenibilità è questo: stringere il collo della clessidra non è mio concetto, è un concetto di Georgescu-Roegen che vi auguro di andare magari a sentire e a leggere. Quindi, stringendo questo collo della clessidra rallentiamo l'utilizzo delle risorse naturali e dovemmo rallentarlo per i nostri figli e per le generazioni future. Quindi, trovo assurdo continuare a utilizzare da noi italiani, in Parlamento, nelle nostre azioni, nei nostri documenti che resteranno scritti questa parola “sfruttamento” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Fratoianni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.24 Onori.

Ha chiesto di intervenire la deputata Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Signor Presidente, questo emendamento parla delle future generazioni. Cosa c'entrano le future generazioni? La mia collega, Patti l'Abbate, prima ha utilizzato molte espressioni che sarebbe bello se potessero essere ascoltate più spesso qui dentro perché fanno riferimento effettivamente agli studi che vengono fatti nel mondo, fuori da qui, ormai su per giù da una ventina d'anni. Quindi, sarebbe bello ogni tanto che la politica fosse anche un po' in sintonia con quello che l'uomo scopre, che studia e su cui noi mettiamo anche investimenti pubblici. Non si capisce che lo facciamo a fare se poi quando scriviamo un testo così importante, pur nella sua semplicità e ridotta dimensione, quelle poche parole che sono state scelte si è riusciti a sceglierle in maniera assolutamente dissennata.

Future generazioni. Un piccolo passaggio. Tutto quello che noi facciamo lo stiamo facendo (l'ho detto prima, lo ripeto ora) per cercare di prevenire, contrastare, ridurre e gestire i flussi migratori, specificatamente quelli della migrazione irregolare. Quindi, l'obiettivo finale che ci poniamo è quello che vengano sempre meno persone. Quindi, è un obiettivo ambizioso e di prospettiva quello che si pone che, inevitabilmente, coinvolge anche le future generazioni, non tra cinquant'anni, già tra dieci anni, vent'anni, trent'anni. Pertanto, non è chiaro come si pensi di poter davvero ottenere quell'obiettivo ambizioso senza però pensare che l'utilizzo delle risorse naturali o meglio chiamato capitale naturale avvenga in maniera sostenibile. La sostenibilità è un concetto molto generale che vive su tre gambe: la sostenibilità sociale, economica e ambientale. Questo concetto molto ampio di sostenibilità coinvolge inevitabilmente la giustizia intergenerazionale, ovvero affinché un'attività possa essere considerata sostenibile non deve precludere alle future generazioni la possibilità di utilizzare, al fine del soddisfacimento delle loro esigenze e dei loro bisogni, le risorse naturali che oggi usiamo noi per il soddisfacimento delle nostre esigenze e dei nostri bisogni.

Questo è un concetto chiave, se vogliamo avere qualcosa che non sia la promozione delle nostre industrie all'estero, lecito, legittimo, utile, ma che tecnicamente non sarebbe l'obiettivo di questa cosa che votiamo oggi. Quindi, ci vorrebbe chiarezza, ma probabilmente è fin troppo chiaro ed evidente che parliamo di A, ma intendiamo B (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.26 Onori.

Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Signor Presidente, intanto chiedo di poter sottoscrivere l'emendamento della collega. Io continuo a essere abbastanza confusa sull'utilità di questo decreto, perché tutte le proposte che l'opposizione sta portando e che stiamo votando in questo momento parlano di tutela ambientale, di eliminare lo sfruttamento dei cittadini e dei diritti alla persona e i prossimi emendamenti che dovremmo votare parlano anche di questo. Parliamo di non sfruttare le terre altrui, stiamo parlando di tutelare l'ambiente e le future generazioni, non le nostre, ma quelle di questi Paesi nei quali questo Governo avrebbe un grande piano, lo stesso Piano vuoto, perché non abbiamo capito esattamente cosa intendete fare, ma visto che state bocciando tutti questi emendamenti, che chiedono di tutelare quelle terre, quei cittadini, quelle nuove generazioni; con questo emendamento stiamo chiedendo della collega Onori di tutelare il patrimonio naturale e culturale, sia materiale che immateriale, e nemmeno questo intendete fare.

Eppure, ci sono enormi problemi ambientali nei Paesi dell'Africa. Ad esempio, c'è il Ghana che ogni settimana raccoglie 15 milioni di capi d'abbigliamento che provengono anche dall'Italia, dall'Europa, dagli Stati Uniti ed anche di altri Paesi. Cosa succede? Che c'è una delle più grandi discariche tessile al mondo. Ce n'è una anche in Sudamerica, ma in Africa c'è il Ghana, dove arrivano tutti questi milioni di capi di abbigliamento, che non solo vanno a inquinare quelle terre perché sono pieni di tessile fatto con tessuti e tinte altamente inquinanti, perché purtroppo in Occidente abbiamo la cattiva abitudine di comprare tessile, capi d'abbigliamento che poi buttiamo dopo due volte, perché c'è questa moda della fast fashion. Ebbene, non solo succede questo, che noi stiamo inquinando le loro terre, ma per colpa nostra in questi Paesi succede che arrivano tutti questi chili di capi di abbigliamento e molti ovviamente sono utilizzati per vestire i cittadini. Sta succedendo che la cultura sartoriale di molti Paesi africani sta venendo meno, si sta dimenticando e le nuove generazioni non sono educate ed istruite ad utilizzare e a portare avanti queste tradizioni. Noi abbiamo molte tradizioni in questo Paese, amiamo vantarcene, amiamo dire che siamo i più bravi e dobbiamo imparare a portarli avanti alle prossime generazioni. Ebbene, anche loro hanno questo diritto e con questo emendamento chiediamo di tutelare il patrimonio naturale e culturale. Nemmeno questo intendete fare con questo grande Piano Mattei. Veramente sono sconcertata e chiedo ai colleghi della maggioranza di leggere veramente quello che oggi state per votare, perché è veramente preoccupante. È preoccupante anche come messaggio alle nuove generazioni del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.26 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.25 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo all'emendamento 1.27 Bonelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Presidente, intervengo su questo, ma anche sui successivi emendamenti, l'1.28 Fratoianni e l'1.29 Onori, che contengono un elemento fondamentale della critica che noi, come opposizioni, rivolgiamo al Governo. Vogliamo fare un piano di collaborazione con l'Africa, ma lo facciamo proponendo un modello di sviluppo del passato. Non tenere conto del tema delle fonti rinnovabili, degli obiettivi della COP28, della necessità che l'Africa, prima di tutto, diversifichi le proprie fonti di approvvigionamento energetico e pensare, invece, all'Africa come luogo primario del nostro approvvigionamento energetico è proprio contrario a quello spirito, di cui abbiamo discusso a lungo, cioè il fatto che il piano non debba essere predatorio. Pensare che l'Africa sia il serbatoio di gas e rapportarci all'Africa in quanto serbatoio di gas e di petrolio per il futuro è proprio l'approccio predatorio che l'Africa ha sempre subito come continente, fornitore di materie prime. Quindi, chiediamo che questi emendamenti siano presi in considerazione. Il fatto che il Governo non lo faccia ci preoccupa perché è un approccio vecchio che smentisce l'obiettivo di avere un'ottica non predatoria, ma solidale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.27 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.28 Fratoianni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'emendamento 1.29 Onori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA (PD-IDP). Presidente, se i due presentatori dell'emendamento sono d'accordo, onorevole Onori e onorevole Lomuti, vorrei apporre la mia firma, perché, come altri emendamenti, cercano di dare a questo provvedimento un contenuto che, purtroppo, non ha. Ho una certa esperienza parlamentare e credo che anche i colleghi di prima legislatura abbiano capito che spesso, in quest'Aula, per dinamiche di tipo parlamentare, si parla anche a vuoto e questo di per sé è già abbastanza frustrante.

È ancora più frustrante parlare non soltanto a vuoto, ma parlare sul vuoto, che è il caso di questo provvedimento che oggi stiamo esaminando. Per questo devo ringraziare gli onorevoli presentatori di questo emendamento, nonché gli altri onorevoli che hanno presentato emendamenti a questo testo e dico purtroppo, perché credo che tutti in quest'Aula avremmo avuto il piacere di discutere di un grande piano di aiuti all'Africa. Credo che ci avrebbe trovato, ci troverebbe e ci trova sicuramente d'accordo, ma un piano serio, fatto di contenuti. Invece stiamo parlando del nulla: nessuna risorsa aggiuntiva, forse qualche risorsa tolta o indirizzata diversamente rispetto a quelle destinate già alla cooperazione, che avrebbero bisogno semmai di un incentivo, di un surplus di risorse, come credo il Vice Ministro dovrebbe sapere, avendo lui la delega per questo importante settore del Ministero, che si chiama non solo degli affari esteri, ma anche della cooperazione internazionale. E, quando in Italia non si hanno risposte concrete, una volta si diceva, si istituisce una Commissione. Adesso, con questo decreto, c'è una innovazione lessicale: istituiamo una cabina di regia, è una maniera più elegante, sarebbe anche divertente, se non fosse drammatica, perché drammatica è l'esigenza, anzi è l'emergenza che il continente africano ci pone.

Allora, grazie a chi sta presentando emendamenti, ai colleghi dell'opposizione, anche perché ci ricordano, come l'emendamento 1.29 Onori, che il nostro Paese non è un individuo solitario, siamo parte di un consesso internazionale. Dobbiamo rispettare obblighi, scadenze, facciamo riferimento in questo emendamento alla COP28; saremo i titolari del G7, tra qualche mese, andremo in Brasile alla COP30 nel 2025. Mi aspettavo che la nostra Presidente del Consiglio si presentasse a questi importanti avvenimenti con risorse concrete.

Qualche settimana fa abbiamo approvato il fondo sovrano, che era un “sovranetto”; oggi abbiamo un Piano Mattei, che è un “pianino” o un “pianetto”, ditemi voi. Credo che questo non sia degno di un Paese serio, di un Paese che vuole aiutare un continente a noi tanto vicino, come quello africano. Per questo voto a favore, sottoscrivo questo emendamento e ringrazio i colleghi presentatori di emendamenti che cercano di dare un contenuto a un vuoto pneumatico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.29 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo all'emendamento 1.30 Alfonso Colucci. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie Presidente. Sfidando sempre un consesso, che è abbastanza abituato alla velocità, ma non alla profondità, oltre alla transizione ecologica qui abbiamo il secondo grande tema di questo “piano anti-Mattei”, cioè il tema dell'immigrazione. Con alcuni colleghi, anche della maggioranza, ho assistito al discorso della Presidente del Consiglio alle Nazioni Unite - tralascio tutta la parte sull'elegia della Nazione che mi ha fatto venire i brividi, ma che rispetto perché di un'altra posizione -, in particolare a quanto detto sul punto sull'immigrazione. Ora se noi guardiamo al continente africano, a quella grande vicenda politica - parliamo di Sudan, Niger, Guinea, Mali, con grandi colpi di Stato che stanno sconquassato intere fette del continente -, solo dal punto di vista dell'immigrazione, bene, è un dibattito che ci facciamo a casa nostra, con quattro, cinque tweet o in televisione e l'abbiamo risolto. Non è questa la realtà, ma non è questa la realtà se si va a parlare in questo continente e si incontrano i leader che sanno benissimo quale sia la natura dei processi migratori.

Andate a guardare sempre i dati delle comunità di migranti che arrivano in Europa - non guardate solo i numeri, guardate le comunità - e vi accorgerete sempre che, al di là dei grandi numeri che vi danno sulla stampa, ci sono dei Paesi che sono in fibrillazione e da cui partono per le vicende politiche intere parti della popolazione, soprattutto i più giovani verso l'Europa. Sono vicende politiche quelle e non sono solo vicende di ordine e di sicurezza e se uno vuole, usando quel termine disastroso e mostruoso di aiutarli a casa loro, invece di fare slogan li si deve aiutare a fare politica a casa loro e a far sì che alcuni Stati, dalla Tunisia fino al Gambia e all'Eritrea, abbiano grandi rinvenienze di politica interna che spesso noi leggiamo solo quando c'è un colpo di Stato o quando ci sono grandi temi a noi legati.

Allora, se la transizione ecologica sarà un paletto che noi discuteremo quando questo Piano finalmente verrà formulato da qualche genio di Palazzo Chigi, il tema dell'immigrazione - ve lo chiedo per carità - tenetelo fuori, perché andare in Africa, di fronte a quella che è l'evenienza, già senza una lira e senza già un progetto e dicendo che noi lo facciamo solo perché dobbiamo bloccare i flussi migratori va evitato, per carità di patria, perché al nostro Paese e soprattutto alla sua grande tradizione diplomatica noi ci teniamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. L'emendamento 1.30 Alfonso Colucci riguarda la valorizzazione della formazione delle popolazioni locali e dello sviluppo sociale anche quali mezzi di prevenzione delle migrazioni. Tecnicamente noi in questo emendamento proponiamo una modifica di una frase, ovvero sostituiamo quello che voi proponete, cioè “prevenzione e contrasto dell'immigrazione irregolare e gestione dei flussi migratori” con quello che secondo la letteratura scientifica e con ciò che viene osservato nei vari progetti di cooperazione è lo strumento di prevenzione dei flussi migratori, ovvero l'istruzione e la formazione.

Noi ci saremmo aspettati che, anche in vista della conferenza Italia-Africa, della Presidenza G7 italiana e dello stesso Piano Mattei, il ruolo centrale dell'istruzione e della formazione venisse a un certo punto fuori, ma così non è stato. In Commissione abbiamo anche audito la dottoressa Frigenti, Global Partnership for Education, che ci teneva davvero - voglio riportare questo fatto - che più colleghi possibili fossero presenti. Questa richiesta, che è assolutamente ragionevole, se uno ci riflette un attimo è anche un po' triste, perché tutti quanti noi facciamo audizioni nelle rispettive Commissioni di competenza e sappiamo che spesso - diciamolo con un eufemismo - non sono molto partecipate e questo, però, si vede. Infatti, quando noi andiamo a votare ci va bene votare a favore su un provvedimento scritto in questo modo a fronte, dal punto di vista dell'istruzione e della formazione, anche di audizioni fatte - e non menziono qui il tema delle audizioni che verranno fatte dopo, perché davvero è imbarazzante - e questo va a discapito della qualità del lavoro di quest'Aula che, a mio avviso, è fortemente compromesso dal fatto che non c'è sufficiente approfondimento delle questioni. Ripeto: ci tengo a sottolineare questo aspetto perché in altri contesti lavorativi non crederebbero che qui in Parlamento, dove le decisioni più importanti per il Paese vengono prese, la parte dell'approfondimento è relegata a un momento in Commissione dove sono presenti 2 o 3 o, se si è fortunati, 5 colleghi su 29, perché spesso purtroppo è così, quando questo viene fatto prima se non dopo.

Quindi, questo emendamento - ripeto - è fatto proprio perché prendiamo la questione sul serio. Personalmente io apprezzo anche aver chiarito fin dall'inizio qual è il vero obiettivo, che non è la cooperazione internazionale se non nella sua funzione strumentale rispetto all'obiettivo della diminuzione dei flussi migratori, al loro contrasto e alla loro gestione. Dunque, è incredibile che non abbiano un ruolo importante, fondamentale e centrale l'istruzione e la formazione.

Gli altri Paesi europei lo fanno. Anche qui, se noi provassimo a non pensarci come un'isola, come soli, come isolati, e guardassimo a quello che già fanno, ad esempio, gli altri Paesi dell'Unione europea, vedremmo che, in maniera molto lungimirante, essi puntano sulla formazione e sull'istruzione, puntano, ad esempio, a facilitare e ad agevolare tutta quella formazione che riguarda i settori in cui vedono già ora, o comunque possono stimare per il futuro, una carenza di personale. Questo è un modo molto lucido, ragionevole, win-win e assolutamente non moralista di procedere e provare ad affrontare quel problema che voi vorreste provare ad affrontare con questo provvedimento che, però, al momento rimane, appunto, sempre vuoto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.30 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.31 Lomuti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.32 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.33 Provenzano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. In tema di migrazione quello che sconvolge e che ci saremmo aspettati… Posso? Grazie. Ci saremmo aspettati nel tanto decantato Piano Mattei che faceste quanto meno ricorso alla nostra storia e che quantomeno faceste ricorso agli strumenti legislativi, a un decreto legislativo, il decreto legislativo n. 381 del 15 aprile 1948, che fu quello con cui la neonata Repubblica dava seguito all'intervento degli alleati che nel 1946 avevano ripristinato il Ministero del Lavoro e della previdenza sociale e gli uffici del lavoro e della massima occupazione. Che cosa prevedeva quell'intervento legislativo? All'articolo 3 prevedeva l'istituzione dei centri di emigrazione. Che cos'erano i centri di emigrazione? Lo strumento legislativo ne prevedeva al massimo 5 ma poi in realtà furono di più: Torino, Milano, Napoli, Palermo, Messina e l'ultimo, istituito nel 1960, a Verona. Che cosa prevedevano? Prevedevano dei luoghi di raccolta per i candidati e le candidate all'emigrazione e alla mobilità. Per superare e per porre fine alla piaga dell'emigrazione clandestina italiana - perché anche questa è una pagina di storia che vogliamo rimuovere come se non ci fosse mai stata - lo Stato assolveva una funzione, quella dell'emigrazione assistita. Che cosa accadeva in questi centri? In questi centri si recavano i candidati e le candidate alla partenza e delegazioni estere presenti sottoponevano questi candidati al vaglio e alla verifica dei documenti, dell'integrità, alla visita medico-sanitaria, alla verifica dell'integrità, addirittura, se volete, in alcuni casi, della loro propensione ideale e ideologica. In tutto questo, ovviamente, i due contraenti - lo Stato estero e l'Italia - siglavano degli accordi e avevano dei benefici anche di natura economica. La cosa che ci sconvolge in tutta questa vicenda è come sia possibile non prevedere il fatto di immaginare delle forme di collaborazione, delle strutture da ubicare nei paesi contraenti con i quali voi dite di voler prevedere degli accordi. Poi, evitate di parlare di accordi bilaterali e di farli transitare attraverso i luoghi competenti alla ratifica ovvero le Camere, come abbiamo visto già in precedenza, e non si capisce per quale ragione voi non facciate questo. Come già è stato ricordato dal collega Amendola e dalla collega Onori precedentemente, se voi immaginate di discutere di Piano Mattei semplicemente dicendo che volete prevenire l'immigrazione irregolare, vi segnalo, colleghe e colleghi, che noi siamo all'anno zero, perché la legislazione è la stessa e con il Piano Mattei, che vi offrirebbe un'occasione vera e concreta per metter mano alla questione e governare il processo, voi vi girate dall'altro lato e fate finta di nulla, nonostante tutte e tutti abbiate la disponibilità degli archivi della Camera nei quali trovare provvedimenti legislativi che vi aiuterebbero e vi faciliterebbero la vita nel trovare delle soluzioni concrete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.33 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.34 Provenzano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Con questo emendamento, presentato dall'onorevole Provenzano, proviamo a correggere una delle lacune principali, dal nostro punto di vista, di questo che abbiamo ribattezzato Piano anti-Mattei con l'introduzione di clausole di tutela e valorizzazione dei diritti umani nonché dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici per tutti i progetti di collaborazione che avremo con i Paesi del continente africano.

Signora Presidente, ho ascoltato un dibattito prevalentemente fatto dalle opposizioni che ha puntato molto il dito sulla difficoltà di questo Piano a decollare, sulle scarse risorse, su un'idea molto paternalistica del rapporto tra l'Italia e l'Africa. Quest'idea paternalistica, secondo me, è fondata anche su un pregiudizio. Non mi convincerà mai la maggioranza che oggi governa questo Paese che dentro di sé non ci sia una visione, una lettura del rapporto tra l'Europa e l'Africa fondata su una sorta di gerarchia di valori, su un'idea diversa di società. Eppure, se avete questo in testa - è un errore, perché nella storia dell'umanità sono stati tanti gli errori compiuti nel nome dell'esportazione della democrazia e del benessere - il primo punto con cui dovreste caratterizzare i vostri progetti è proprio il rispetto dei diritti umani, il rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

Altrimenti, non si capisce sulla base di quali principi voi costruite azioni per la crescita economica e lo sviluppo dell'Africa.

Infine, perché dico questo, signora Presidente? Dico questo perché occorrerebbe ricordare anche cosa siamo stati noi. Ogni tanto ce l'hanno ricordato alcuni episodi molto gravi: l'episodio dell'altro ieri a via Acca Larentia, con quelle mani tese.

Che cosa siamo stati noi? Voglio ricordarlo a chi oggi promuove questo Piano. Si ricordino cosa siamo stati noi in Africa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché molto spesso siamo stati percepiti non come gli italiani brava gente, ma come quelli che utilizzavano e sfruttavano quel territorio, come quelli che abusavano molto spesso delle donne e le schiavizzavano, come quelli che mettevano in condizioni di lavoro drammatiche, servili e schiavistiche migliaia e migliaia di persone, come quelli che hanno portato la guerra e il sottosviluppo. Per questo occorrerebbero più umiltà e più serietà.

Dunque, vi chiediamo di votare questo emendamento, perché la tutela dei diritti umani e la tutela dei lavoratori sono un tratto fondamentale della nostra visione di Paese e della nostra idea di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.34 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.35 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.37 Onori.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Presidente, in sede di discussione del decreto abbiamo posto la questione del suo portato storico rispetto al nostro rapporto con l'Africa. L'Italia è stata un Paese coloniale, lo sappiamo. Si tende a dimenticare che lo è stato e, tra le dimenticanze che poi hanno conseguenze gravi per l'oggi, dimenticando che ci siamo stati una volta, dimentichiamo anche che oggi, qui in Italia, un milione di cittadini italiani hanno origine africana. Un milione, non 12.

Questo emendamento della collega Onori - che vorrei sottoscrivere - ha il senso di chiudere con un passato che tendiamo a dimenticare, aprendo a un presente che tendenzialmente in particolare la vostra parte politica tende a ignorare, cioè al contributo delle diaspore allo sviluppo del nostro Paese. È singolare che, in un piano per l'Africa e con l'Africa, si dimentichi di coinvolgere le persone di origine africana che sono qui e hanno la cittadinanza italiana o il permesso di soggiorno in Italia.

Quindi, ritengo che l'iniziativa della collega Onori di coinvolgere le diaspore, affinché partecipino alla stesura e alla messa in pratica del Piano, sia in realtà giusta e da sostenere, sia per l'oggi che per il passato.

È, invece, significativo che un Piano che si rifà a un grande italiano del passato cancelli la realtà di tanti italiani di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Per dare un altro spunto di riflessione in merito a questo emendamento, che riguarda il coinvolgimento delle diaspore, affinché possano contribuire efficacemente al futuro del Paese di provenienza. Non solo si tratterebbe di osservare quello che già c'è e provare a metterlo a sistema e a convogliarlo in un moto virtuoso che possa avvicinarci all'obiettivo che ci siamo prefissi di raggiungere. Si tratta anche di provare a unire più obiettivi.

Abbiamo l'obiettivo dell'immigrazione, e quindi appunto le diaspore, le comunità dei Paesi e degli Stati africani presenti in Italia potrebbero aiutarci a trovare anche chiavi di lettura, chiavi di comprensione, potrebbero sicuramente apportare un contributo rilevante, ma si tratterebbe anche di agevolare il processo di integrazione delle stesse comunità in Italia. Anche qui, integrazione che, purtroppo, spesso viene soltanto vista con la luce un po' distorta della sicurezza nazionale.

Quindi integrazione e immigrazione, due lati della stessa moneta, cioè lo spostamento, il displacement di alcune popolazioni in un Paese che non è quello di origine, in cui però si recano per necessità, a volte in maniera irregolare. Quando anche questo spostamento è fatto in maniera regolare, c'è comunque il fenomeno dell'integrazione, che va pure gestito con delicatezza e con oculatezza. Allora occorre provare a vedere questi due aspetti non solo nell'ottica securitaria, ma nell'ottica di utilizzarne uno per raggiungere obiettivi rispetto all'altro e viceversa.

Anche qui, sono tutte parole al vuoto, lo sappiamo bene, è un esercizio, quantomeno alcuni di noi che non prendono spesso la parola in Aula si abituano al rimbombo della propria voce rispetto agli altoparlanti, ma se questo tipo di discussione si fosse potuta fare con i tempi che questo decreto, questo progetto e questa iniziativa, il Piano Mattei, assolutamente aveva. Perché è un anno che la Presidente Meloni ne va parlando in giro, in conferenze, con i giornalisti, sui giornali, e quindi non si capisce perché ci si sia ridotti all'ultimo per fare un passaggio parlamentare in cui, lo voglio ancora una volta sottolineare, solo al Senato si è potuto intervenire, e in maniera comunque molto laterale, sul testo.

Il passaggio alla Camera è stato assolutamente formale, rituale, vuoto, inutile, uno spreco. Difatti è uno spreco di tempo e di soldi dei contribuenti. Siamo qui a parlare fra di noi e cercare di capire se nel futuro si potrà davvero provare ad offrire qualcosa di buono per il Paese, che è qualcosa che necessariamente deve vedere la possibilità di contribuire anche per noi dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Porta vuole sottoscrivere l'emendamento, se la collega Onori lo consente. Direi di sì, collega, va bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.37 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.38 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'emendamento 1.39 Alfonso Colucci.

Ha chiesto di parlare la collega Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Presidente, chiedo innanzitutto di poter sottoscrivere l'emendamento presentato dal collega Colucci, con cui ovviamente si chiede una scadenza perché venga formulato quanto prima questo fantomatico Piano Mattei, che dovrebbe essere volto, tra l'altro, allo sviluppo di non meglio precisati Stati africani.

Quindi chiediamo che venga messo a questo punto, quanto prima, nero su bianco e che non sia solamente un nome, quello che viene pronunciato in Aula, e non abbia solo una valenza propagandistica, come invece sembra avere se si guardano le coperture, se si legge l'articolo 6 di questo provvedimento. Leggiamolo: sono previsti come oneri di questo provvedimento 235.077 euro per il 2023 e, a partire dal 2024, 2.820.903 euro annui. A che cosa servono questi soldi? Esclusivamente a pagare gli stipendi di questa istituenda struttura di missione, che dovrebbe occuparsi per l'appunto della realizzazione di questo fantomatico Piano Mattei e a pagare le spese di missione, stop. Del Piano Mattei, della concretizzazione del Piano Mattei nemmeno l'ombra. Per questo noi chiediamo, a questo punto, che venga quanto prima varato e venga posto all'attenzione di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.39 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.40 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo all'emendamento 1.41 Fratoianni.

Ha chiesto di parlare il collega Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Approfitto di questo emendamento, che condivido, a firma Fratoianni e Bonelli, per fare un apprezzamento e anche in qualche modo esercitare una supplica: liberate Enrico Mattei da questa strumentale attribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Il Piano è vuoto, inesistente, e lui era un uomo molto concreto. Delle battaglie democratiche, europeiste e anticoloniali di Mattei non avete lo stile e il richiamo alla sua persona appare fuorviante e furbesco.

Fin dall'inizio ho provato fastidio per questo accostamento. Enrico Mattei è stato un comandante partigiano, nominato ai vertici del CLN da Alcide De Gasperi in rappresentanza della componente guelfa, quella democratico-cristiana per intenderci. Arrestato nell'ottobre 1944 dalla polizia politica della Repubblica Sociale Italiana, evase il 3 dicembre dal carcere di Como. Ci sono tutti i caratteri per considerare Mattei un padre indiscusso della Repubblica.

Ho avuto la fortuna di partecipare a diversi 25 aprile a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta a Compiano, nell'Appennino parmense, ospite di Giovanni Marcora, il più grande Ministro dell'Agricoltura della storia repubblicana, partigiano con il nome di battaglia di Albertino, braccio destro di Enrico Mattei tra la Val d'Ossola e l'Oltrepò pavese.

È stato il mio maestro politico. In una di quelle occasioni ho conosciuto Rino Pachetti, medaglia d'oro della Resistenza. Chi era? Era il capo del corpo di sicurezza di Enrico Mattei, scampato all'attentato che procurò la morte di Mattei perché ammalato e impedito di accompagnarlo nel tragico volo dalla Sicilia verso Linate il 27 ottobre 1962. In quelle occasioni non si parlava altro che di Enrico Mattei. Voi non avete la cultura, la tradizione democratica, europeista e anticoloniale di Mattei per citarlo a sproposito (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.41 Fratoianni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo all'emendamento 2.300 Faraone.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, il collega disturba…

PRESIDENTE. Ho notato. Prego, collega Faraone.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, noi presentiamo questo emendamento, perché reputiamo che sia sbagliato commissariare il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Tajani, su un tema così importante. Si sta verificando ripetutamente che il Vice Premier, che più che essere il vice di Meloni sembra il vice di Fazzolari, legga delle scelte del Governo sulla politica estera dai giornali più che determinarle. L'abbiamo visto sul tema che riguardava e che ha riguardato i centri in Albania: ha letto l'ANSA, più che determinare una scelta. La stessa cosa sta accadendo sul Piano Mattei. L'idea che la Cabina di regia non venga affidata al Ministro che, in teoria, dovrebbe portare avanti le scelte di politica estera del nostro Paese, noi la reputiamo sbagliata, per cui l'emendamento è un emendamento di solidarietà al Ministro Tajani, perché naturalmente mira a far presiedere al Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale la Cabina di regia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento del collega Faraone. Per chi ha avuto a che fare con il Corpo diplomatico italiano, vedere che la Cabina di regia per un'azione così importante di politica estera, lo ripeto, di politica estera, non sia presieduta dal Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e dal Corpo diplomatico, che è di grande livello, non mi fate citare i tanti ambasciatori, anche quelli deceduti in Africa, è qualcosa che fa un po' male. Io pensavo, nel mio ottimismo - perché lavorare per l'Africa è un qualcosa che ci deve unire -, che nella Cabina di regia due cose fossero fondamentali: la prima è la partecipazione del Parlamento. Noi abbiamo chiesto, come opposizione, che i presidenti delle Commissioni affari esteri di Camera e Senato, onorevole Tremonti e senatrice Craxi, in rappresentanza di maggioranza e opposizione, stessero nella Cabina di regia, perché non si capisce come un Piano così importante abbia la presenza di una variegata lista di osservatori, come Coldiretti, abbiamo visto quanti ce ne sono, e non ci siano le due figure che rappresentano la politica estera di questo Parlamento.

La seconda è come si fa ad avere un Piano che ha un'azione diplomatica tra Bruxelles e tutte le capitali africane, nella stessa sede dell'Unione africana, deciso a Palazzo Chigi e presieduto a Palazzo Chigi. Io stento a credere che la Farnesina, e faccio un elogio pubblico al suo Corpo diplomatico che è un Corpo diplomatico di grande livello, di servitori dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), venga presa a ceffoni e la Cabina di regia messa a Palazzo Chigi, con tutto il rispetto di quella struttura di Palazzo Chigi che sappiamo quanto sia organizzata, anche nel passaggio delle telefonate.

Allora, io chiedo che senso abbia una Cabina di regia che per i prossimi quattro anni troverà i soldi, ce lo auguriamo, troverà un programma, ce lo auguriamo, ma che non viene gestita dalla Farnesina. Non ci sarebbero stati né un ambasciatore, né un consigliere, né un Ministro a scrivere “sfruttamento sostenibile” in un testo del genere, li avrebbero cacciati a calci dalla Farnesina. Purtroppo, a Palazzo Chigi c'è qualcuno che sa scrivere queste scemenze e dobbiamo trovarlo come protagonista della Cabina di regia.

Cari colleghi del centrodestra, vogliamo lavorare seriamente e già non c'è una lira, e già avete tassato la de-tax del presidente Tremonti, e già avete tolto la rappresentanza parlamentare, almeno rispettate la Farnesina che è un grande valore dell'istituzione repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.300 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo all'emendamento 2.3 Provenzano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Presidente, non solo, come è stato detto dai colleghi, questo Piano, questo vuoto politico rappresentato da questo decreto-legge, da questo sedicente Piano Mattei, ci espone al ridicolo di fronte al mondo, perché non c'è nulla e mina la credibilità, come è stato testé ricordato, del nostro Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, ma aggiungo, a proposito di credibilità di fronte al mondo: che credibilità può avere un Paese che è disposto a buttare tra i 600 e i 900 milioni di euro per un accordo fasullo, che non servirà a niente con l'Albania, e non mette un euro per un Piano a cui ha dato una valenza storica? Io, per suo tramite, Presidente, mi appello all'autorevolezza del presidente della Commissione affari esteri Tremonti. Presidente, non possiamo tollerare che il 1° gennaio 2024 l'Italia assuma la Presidenza del G7 e noi non abbiamo una linea discussa in questo Parlamento su che cosa vuole fare il Governo di fronte al mondo, con questa Presidenza, e anche attraverso questa politica del Piano Mattei. E mi appello all'autorevolezza del presidente Tremonti per avere una discussione pubblica al riguardo in questo Parlamento.

Con l'emendamento di oggi, il 2.3, noi vogliamo provare a correggere un errore di impostazione molto grave, che testimonia quello che, poco fa, molto meglio di me, l'onorevole Tabacci ha spiegato. Mi riferisco all'operazione di appropriazione indebita, di vera e propria profanazione del nome di Mattei, perché nella politica energetica di Mattei e nella politica per l'Africa di Mattei, anticoloniale, c'era la consapevolezza di un fortissimo nesso nazionale e internazionale, cioè la proiezione esterna dell'Italia funzionale a un disegno di politica di sviluppo interno del nostro Paese. In questo Piano Mattei, non solo manca l'Africa, non solo manca il nuovo modello di sviluppo, ma manca anche un'idea del modello e del progetto di sviluppo che, attraverso il Piano Mattei, noi vogliamo realizzare nel nostro Paese. Questa è la ragione per cui noi, almeno, in questa cabina di regia, così sballata, eccetera, chiediamo una rappresentanza dei territori, chiediamo la rappresentanza dell'ANCI, perché, anche lì, si deve incrociare con i processi di sviluppo e i progetti di sviluppo territoriale, perché, se manca questo, manca quel nesso internazionale e nazionale che fu uno degli insegnamenti fondamentali del metodo Mattei, dell'ispirazione Mattei. Negando questo, voi state negando anche uno dei cardini a cui dovete richiamarvi.

Allora, davvero, su questo punto chiedo un ripensamento alla maggioranza e al Governo, perché noi abbiamo bisogno di discutere dello sviluppo del nostro Paese. Ci sono modelli completamente diversi rispetto a quelli in cui operava Mattei, ma, oggi, in termini nuovi, si ripropone esattamente quel nesso che invece in questo Piano, in questa scatola vuota, che comunque si incomincia a riempire di cose sbagliate, è del tutto assente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo all'emendamento 2.5 Provenzano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Questo emendamento è molto importante perché prova ad introdurre un principio che mi sembra di buonsenso: quello di un coinvolgimento pieno della rete della cooperazione del nostro Paese, che è una rete ricca, è una rete formata da tanti talenti, soprattutto da una generazione nuova, cosmopolita, che conosce il mondo e le sue contraddizioni.

Qualche settimana fa, in un viaggio a Gerusalemme, incontrando la cooperazione internazionale, lì, in Medio Oriente - e vorrei che il Vice Ministro Cirielli, glielo chiedo per suo tramite, ascolti -, alcuni cooperatori delle più grandi ONG cattoliche e laiche esordirono dicendo questo: prima ci consideravano la meglio gioventù, poi ci hanno trattato come i tassisti del mare e ora sembriamo dei fiancheggiatori del terrorismo solamente perché siamo impegnati nei progetti di cooperazione allo sviluppo per aiutare le realtà più difficili del Medio Oriente. Ma come volete costruire un Piano per l'Africa, privandovi del contributo della cooperazione allo sviluppo, di queste ragazze e di questi ragazzi che danno l'anima per migliorare il pianeta Terra e per rendere più facile la vita per chi ha vissuto solamente fame, sfruttamento e povertà? Immaginare di cancellarli dal Piano Mattei o, meglio, dal Piano “anti-Mattei” credo sia un errore molto, molto grave.

Per questo, chiedo al Governo di accantonare questo emendamento. Pensateci bene, ragionate bene sul fatto di togliere di mezzo un pezzo della nostra diplomazia dal basso, un pezzo di generazione che, nel corso degli ultimi anni, ha raccontato cosa significhi essere patrioti, cosa significhi essere patrioti nelle realtà più difficili del pianeta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Chiedo al relatore un parere sulla richiesta di accantonamento. Onorevole Calovini, mi dice se è favorevole alla richiesta? Si deve alzare, prego.

GIANGIACOMO CALOVINI, Relatore. Parere contrario.

PRESIDENTE. Contrario all'accantonamento.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'emendamento 2.7 Provenzano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Presidente, tra le varie mancanze del Piano Mattei, c'è un elemento che non si può non rilevare: per come è scritto questo decreto, si pensa che l'Italia debba fare da sola in Africa, senza un sostegno reale o senza guidare l'Unione europea e senza coinvolgere in alcun modo gli organismi internazionali coinvolti nell'impegno in Africa. Io ho ascoltato le conclusioni, le repliche che ha fatto oggi il Vice Ministro agli interventi che abbiamo fatto in discussione generale. Il Vice Ministro ha detto che uno dei grandi successi delle iniziative italiane in Africa è stato il vertice della FAO di qualche mese fa.

Il vertice della FAO è il vertice della FAO, che si tiene alla FAO, che si tiene in Italia, ma sono organizzazioni internazionali che hanno a che fare con il sistema ONU e che hanno sede in Italia. Per cui non possiamo dire che quello che fanno quelle organizzazioni internazionali, in quanto sono iniziative, sono summit che vengono organizzati nel nostro Paese, è il risultato dell'iniziativa della nostra politica estera e, poi, quando si tratta di coinvolgere gli organismi internazionali nella più importante iniziativa che questo Governo sta facendo, ce le dimentichiamo. Non si può andare a casa loro a organizzare le cose e, poi, quando si tratta di discutere di obiettivi, di risultati, di visione, escludiamo le organizzazioni internazionali. Capisco che questo Governo si dice sovranista e, quindi, fa tutto da solo, è autarchico, come la memoria dei tempi passati, forse, può ispirare alcuni degli esponenti del Governo, ma consiglierei di non andare e di non lavorare in Africa da soli.

Pertanto, questo emendamento sul coinvolgimento degli organismi internazionali nei settori di rilevanza del Piano mi sembra particolarmente importante. È un altro di quegli emendamenti su cui il Governo ha detto di “no” ed è un peccato, perché davvero, invece, avrebbe portato a un miglioramento reale del sistema di funzionamento di questa scatola vuota, che speriamo si riempia il prima possibile di iniziative con e per l'Africa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'emendamento 2.8 Provenzano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento proviamo a tornare su un tema che è stato trattato dall'emendamento della collega Onori sul precedente articolo e che dà la cifra e la lettura, l'unica lettura possibile che noi vogliamo dare su questo Piano, che, come abbiamo detto e come ha sottolineato, forse, meglio di tutti il collega Tabacci, non è all'altezza del nome che porta, non è all'altezza del nome e della storia di Mattei, non è all'altezza della complessità e della storia del continente africano, dei suoi Stati, nella sua storia precoloniale, in quella post-coloniale e, ovviamente, nell'Africa contemporanea, come anche nei numeri e nelle narrazioni che gli stessi giovani africani da tutti i vari Paesi provano a cambiare anche rispetto al tema delle migrazioni. Pensiamo solo a un dato: il 2 per cento delle migrazioni dall'Africa viene verso l'Europa e la stragrande maggioranza sono migrazioni all'interno dello stesso continente, quindi è un fenomeno sicuramente diverso dalle proporzioni con cui questa destra lo racconta.

Questo emendamento prova a mettere risorse laddove non le avete messe voi. C'è una risorsa che può essere attivata ed è la risorsa delle comunità diasporiche in Italia, una comunità ampia, vasta, competente. Lo ricordava prima la collega Quartapelle: un milione di persone, il 30 per cento della comunità migrante in Italia è composta da persone che arrivano dal continente africano. Non le avete contemplate, tra l'altro tralasciando un progetto, uno dei progetti, perché la legge n. 125 ha provato a mettere a sistema il tema delle comunità e il ruolo delle comunità diasporiche all'interno della cooperazione internazionale.

C'è una realtà importante che può essere uno strumento per voi e, quindi, questo era uno degli strumenti che vi mettevamo a disposizione, su cui già lavorano il Ministero degli Affari esteri da tanti anni, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, ed è il summit delle diaspore, che è una realtà che mette insieme le quasi 2.000 realtà associative che in Italia lavorano e creano ponti, sono ponti relazionali, economici, culturali, sociali, con i paesi di provenienza. Quindi, vi chiediamo con questo emendamento di contemplare questa realtà e metterla all'interno degli organi che penseranno e ragioneranno su questo piano anti-Mattei, perché per ora non è all'altezza della storia di questo uomo italiano. Quindi, pensate ancora una volta a questa proposta che vi stiamo facendo in tanti modi e in molti articoli e questo è l'ennesimo emendamento che vi chiede di entrare davvero nel concreto, nell'operativo di questo Piano. Abbiamo bisogno, sì, di partnership orizzontali con i Paesi africani, ma abbiamo bisogno, credo qui dentro più di altrove, di fare un altro passo, che è quello decolonizzare il pensiero verso l'Africa, quella parola, con lo sfruttamento sostenibile, di cui abbiamo discusso poco fa, da la cifra di qual è l'orientamento e il pensiero verso i rapporti con questo continente. Ripeto, ci sono già risorse, sono in Italia, attiviamole, perché possano davvero creare ponti e sviluppo in questo continente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.8 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.9 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.301 Faraone.

Ha chiesto di intervenire il deputato Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Signor Presidente, questo emendamento serve a evitare che questo provvedimento sia così approvato, visto che di Piano Mattei non si vede proprio l'ombra. Ho seguito la Presidente del Consiglio nella conferenza stampa d'inizio anno e ha detto: voi forse non lo vedete, ma il piano Matteo è già in uno stadio avanzato, già c'è un lavoro. Lo diceva forse più per convincersi, che per sottolineare un fatto concreto e reale. L'unica cosa di reale che ci sarà dopo l'approvazione di questo provvedimento è questa struttura di missione, questo grande ufficio di gabinetto dove piazzare amici e parenti. Questo è quello che rimarrà dopo l'approvazione di questo provvedimento. Siccome crediamo che sia a Palazzo Chigi, sia alla Farnesina ci siano funzionari all'altezza, qualora questo piano Mattei dovesse svilupparsi, crediamo che non ci sia bisogno di alcuna struttura di missione. Quindi con questo emendamento, di fatto, aboliamo una struttura che serve semplicemente per la costruzione di percorsi clientelari, più che per l'efficacia e l'attuazione di un piano che è assolutamente inesistente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Signora Presidente, intervengo per sottoscrivere, se posso, l'emendamento Faraone e per fare dichiarazione di voto a favore di questo emendamento.

Qui si capisce esattamente quello che stiamo facendo. Mettiamo a bilancio 2.800.000 euro per spendere le stesse risorse che ci sono.

Cioè, sottraiamo 2.800.000 euro dai fondi per la cooperazione internazionale (perché così finirà) e aggiungiamo 2.800.000 euro per far funzionare, in modo disfunzionale, i capitoli sulla cooperazione internazionale e sulla cooperazione allo sviluppo. In realtà, anche da questo punto di osservazione, colleghi, si capisce che questa è una pura esercitazione di propaganda, che servirà a differenziare lo stesso fondo che è quello per la cooperazione e lo sviluppo, distribuendolo su due entità tecnico-burocratiche. Quindi, è una superfetazione totalmente inutile; si faccia funzionare meglio, se c'è qualche idea e il Vice Ministro Cirielli, che da oltre un anno (che è un tempo significativo) gestisce al MAECI, alla Farnesina, la cooperazione internazionale, se ha visto che le cose non funzionano bene, basta dirlo e magari il Parlamento può contribuire. Però, un anno e già, se va bene, un quinto del tempo che lei passerà almeno in questa legislatura a guidare la cooperazione internazionale. Muoviamoci, modifichiamo la legge, ma non creiamo un'altra struttura che non si capisce perché dovrebbe funzionare meglio con a capo il Presidente del Consiglio che ha già tante cose da fare, tante promesse da seguire e da inseguire. Quindi, il nostro voto è favorevole a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Signora Presidente, se il collega Faraone è d'accordo, noi vorremmo sottoscrivere, come gruppo, questo emendamento, perché tocca un punto decisivo della nostra discussione. Io faccio mie le argomentazioni dell'onorevole Della Vedova, ma ne aggiungo una. È molto rischioso e anche una scatola vuota può fare danni, perché con questo provvedimento, con questa struttura di missione, con queste risorse che noi diamo a consulenti, incarichi, noi stiamo correndo un rischio molto elevato, quello di esternalizzare la nostra politica estera. Noi togliamo competenze a un corpo di servitori dello Stato, come ricordava l'onorevole Amendola, che sono assunti con un concorso pubblico durissimo, tra i più duri che ci sono nella nostra pubblica amministrazione e nel nostro Stato, per affidare la scrittura di questo Piano Mattei, che non c'è, a consulenti, amici e a quell'esercito di clientele e di nomine che è l'unica attività su cui è versato questo Governo e questa maggioranza e l'unico modo attraverso cui state concependo l'esercizio del potere. Anche per questa ragione, noi siamo davvero contro quello che stiamo facendo e non vogliamo partecipare a questo scempio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Signora Presidente, intervengo per chiedere la sottoscrizione dell'emendamento, se il collega Faraone è d'accordo, e per sottolineare l'importanza di questo emendamento, perché collegandomi a quello che è stato detto dai colleghi Della Vedova, Provenzano e dallo stesso Faraone, effettivamente, se gli altri emendamenti andavano a guardare ai contenuti, a volte alla forma, qui si guarda davvero al nocciolo della questione. Come fare a poter dire di aver provato a risolvere un problema gigantesco e grandissimo come quello dell'immigrazione, avendo a disposizione poche risorse, avendo probabilmente ancora meno idee? Ebbene, è facile basta aumentare la burocrazia. Non sia mai che passi questo messaggio per cui basta creare un castello di carta, una scatola vuota, o aumentare un po' la burocrazia, un ufficio, una struttura di missione, un gabinetto e fare qualche nomina per poter essere in grado di dire di presentarsi al cospetto dei cittadini italiani, come piace dire alla Presidente Giorgia Meloni, e poter rivendicare, non dico dei risultati, ma addirittura dei tentativi. Qui non c'è neanche il tentativo di risolvere il problema dell'immigrazione e quindi per questo valuto l'emendamento assolutamente opportuno e con piacere lo sottoscrivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.301 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.4 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo all'emendamento 3.5 Provenzano. Ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento fa parte di quella serie di emendamenti, volti a coinvolgere nelle iniziative della cabina di regia e nella programmazione del Piano Mattei tutti gli attori della cooperazione. Noi abbiamo un sistema della cooperazione che assegna un grande ruolo ai comuni, alle città, alle città metropolitane che nel corso degli anni hanno sviluppato progetti di sviluppo partecipato e di sviluppo dal basso. Immaginare che si possano fare progetti nel continente africano senza l'indispensabile apporto del sistema della cooperazione decentrata è un modo per venire meno alla specificità della politica di cooperazione del nostro Paese. Da un Governo che si riempie la bocca della parola “Nazione” e che poi non è in grado di valorizzare le specificità e le eccellenze dell'approccio italiano rispetto alla presenza in Africa ci sembra un venire meno di quella attenzione tanto declamata sia al tema africano che al tema Nazione che poi non trova sostanza nel coinvolgimento di chi la cooperazione la fa tutti i giorni, in forma partecipata e decentrata e quindi con risultati estremamente positivi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo all'emendamento 3.6 Bonelli. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, Presidente. Questo è un altro degli emendamenti che abbiamo presentato con un evidente spirito cooperativo, perché ora si può dire tutto della dialettica tra maggioranza e opposizione, ma tutti gli emendamenti che stiamo discutendo, su cui le opposizioni, quasi su tutti, stanno sostanzialmente tenendo un atteggiamento omogeneo, entrano nel merito - difficile definirli pregiudiziali - e provano a interpretare con le migliori intenzioni quello spirito con cui, l'ho già detto in un intervento precedente, la Presidente del Consiglio ha prima presentato - la prima volta che lo ha annunciato - e poi più volte incensato questo Piano. C'è lo spirito di un'iniziativa che si pone come obiettivo quello di rovesciare completamente l'approccio, il punto di vista, le modalità di relazione tra un Paese come il nostro o meglio, più in generale, tra l'Occidente più fortunato e l'Africa. Ora vediamo cosa prevede questo emendamento. L'Italia è uno di quei Paesi cosiddetti donatori, cioè uno di quei Paesi che, da tempo, si sono impegnati per donare una percentuale precisa del loro reddito nazionale lordo all'aiuto allo sviluppo, cioè per investire in quel settore, la cooperazione internazionale, che si pone come obiettivo esattamente quello di rendere concrete le parole della nostra Presidente del Consiglio a proposito del Piano Mattei.

Quell'obiettivo definisce una percentuale precisa - perché, come tutti gli impegni seri, si tratta anche di dire cosa bisogna fare - e stabilisce che i Paesi donatori debbano raggiungere lo 0,7 del proprio reddito nazionale lordo come percentuale su cui costruire questo sforzo di cooperazione, aiutando le politiche di sviluppo. Però, noi siamo molto lontani da quell'obiettivo, da molto tempo. Abbiamo avuto un piccolo incremento che ci porta appena allo 0,28 che, come capite, è meno della metà dell'obiettivo dichiarato a cui dovremo conformarci.

Noi, con questo emendamento, che cosa proponiamo? Proponiamo che, all'interno di questo Piano, sia scritto, in modo chiaro e senza ambiguità, che il Governo promuova azioni in grado di garantire che quell'obiettivo sia presto raggiunto. C'è una data entro la quale raggiungere quell'obiettivo: il 2030. In realtà, quell'obiettivo in origine doveva essere raggiunto molto prima, quando fu stabilito, fissato, ma, negli anni, il traguardo si è progressivamente allontanato fino quasi a scomparire dalla vista.

Dire di no a questo emendamento, come è capitato già in occasione di molti altri tentativi emendativi da parte dell'opposizione, significa una volta di più, se ancora non fosse definitivamente chiaro, relegare questo Piano - o meglio, questo decreto perché il Piano, come abbiamo detto, ancora non c'è e perfino la maggioranza se ne è accorta, stabilendo un nuovo ciclo di audizioni - nello spazio della propaganda. Non è un'operazione molto seria, guardate, e non è un'operazione che fa bene al Paese, specialmente quando si discute di questioni così enormi come la politica estera, la politica di cooperazione, come il rapporto tra l'Italia e un grande, enorme continente come quello africano, portatore di grandi possibilità ma anche di grandi elementi di contraddizione. Noi aiutiamo le contraddizioni a svilupparsi, ad esplodere nel modo peggiore e in nessun modo troviamo qualche soluzione né per il continente africano né per noi che ne saremo comunque coinvolti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare la richiesta di sottoscrizione da parte del gruppo Partito Democratico di questo emendamento. Stiamo parlando di un'iniziativa, promossa in particolare dalle associazioni di cooperazione internazionale di questo Paese, che mira a individuare un finanziamento preciso e certo, nel bilancio italiano, delle attività di cooperazione internazionale di cui stiamo parlando nel corso di questa giornata. Parlo per l'esperienza istituzionale di aver gestito la cooperazione decentrata della provincia autonoma di Trento, che è stata, nel passato più recente, per lunghi anni l'unico territorio il cui bilancio era vincolato, per lo 0,25 per cento, agli interventi di cooperazione internazionale. Questo ha permesso al nostro territorio di maturare moltissimi rapporti di collaborazione con i Paesi africani e ha fatto crescere vicendevolmente, in un'operazione win-win, la nostra provincia con i diversi territori nei quali sono state realizzate diverse attività, le più varie, di cooperazione internazionale. Quella percentuale fissa ha consentito di realizzare davvero progetti che, nel tempo, hanno avuto una possibilità di svilupparsi e di essere valutati, con le ricadute positive che si aspettavano.

Quando questa cifra fissa è stata tolta dal Governo di centrodestra che ha vinto le elezioni, quel finanziamento non è più stato pari a quello degli anni precedenti e il mio territorio ha conosciuto un declino di quell'esperienza che dimostra come, quando il finanziamento non è certo e quando annualmente l'impegno dipende dall'aria che tira, consentitemi questa banalizzazione, poi gli interventi, che hanno invece bisogno di una loro certezza, di una loro programmazione e anche di una loro continuità certa per poter determinare i benefici che si aspettano, rischiano di venire meno. Quindi, noi riteniamo che l'impegno che è stato assunto a parole non sia nei fatti, quello di raggiungere un reale impegno nella cooperazione allo sviluppo. Con questa iniziativa, invece, che vincola, con questa cifra, il bilancio dello Stato, riteniamo convintamente che si possa agire in maniera seria e consequenziale rispetto a quello che si dice (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.6 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo alla votazione degli identici articolo aggiuntivi 3.01 Bonelli e 3.02 Provenzano.

Ha chiesto di parlare il collega Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signora Presidente. Molte volte la Premier Meloni, anche nell'ultima conferenza stampa, ha mostrato un disagio nei confronti dell'opposizione perché lei, a sue parole, si è sempre ritenuta disponibile ad ascoltare le proposte costruttive, come del resto sono sempre state, dell'opposizione. Oggi, in un decreto come questo relativo al Piano Mattei - anche in questa occasione la Premier ha ribadito più volte di essere pronta ad ascoltare le proposte migliorative dell'opposizione - sino a questo momento la maggioranza ha bocciato tutti gli emendamenti. È un fatto che denota la postura politica di questa maggioranza.

Ebbene, con questo articolo aggiuntivo che noi proponiamo, che aggiunge, dopo l'articolo 3, l'articolo 3-bis, intendiamo proporre l'istituzione di un tavolo per la partecipazione della società civile africana nella redazione del Piano Mattei, quantomeno per coadiuvare. Penso che sia la cosa più importante che si possa fare e pensavo che fosse scontato da parte del Governo accogliere la proposta emendativa o, quanto meno, in Commissione poterla riformulare. Noi saremmo stati attenti, perché rispetto a una questione che riguarda l'Africa la domanda che rivolgo al Governo è: come pensate di occuparvi dell'Africa senza coinvolgere la società civile africana? Ma vi rendete conto di che cosa state facendo? Con questo articolo aggiuntivo intendiamo, invece, coinvolgere le organizzazioni non governative africane, le associazioni e la società civile africana, facendo avere loro un ruolo attivo di partecipazione in un progetto di questo genere. Il Governo può spiegare la ragione per cui è contrario a coinvolgere la società civile africana attraverso questo tavolo di partecipazione?

Noi riteniamo questo un fatto molto grave che conferma la nostra valutazione su che cosa volete andare a fare in Africa. Non è ridondante ricordarlo: voi maggioranza e voi Governo avete e volete realizzare una politica predatoria, perché se invece fosse il contrario - e io sarei ben felice di essere smentito - una proposta emendativa del genere non potrebbe che essere accolta. Cosa c'è di più pacifico e normale, quando si parla di un continente come quello africano, di coinvolgere la società civile, le associazioni e le organizzazioni non governative per parlare di agricoltura, di politiche sostenibili, di energia, di istruzione e di formazione? Non vorrei che questo diventasse un grande business contro gli africani. Non lo vorrei ma noi, purtroppo, ne abbiamo quasi la certezza, per la modalità con cui si sta determinando la trasformazione in legge di questo decreto.

Quindi, io chiedo al Governo di cambiare parere su questo articolo aggiuntivo. Chiedo ai rappresentanti del Governo se confermino il parere negativo rispetto a una proposta emendativa che chiede il coinvolgimento della partecipazione della società civile africana. Vi assumete una responsabilità incredibile da questo punto di vista. Quindi, signor Presidente, chiedo, suo tramite, se il Governo intenda cambiare parere su questo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Presidente, nel corso della discussione su questo Piano e anche nel corso degli interventi che il Governo ha fatto a proposito di questo Piano abbiamo spesso sentito di come questo Piano sia epocale, di come prima d'ora nessuno si sia mai occupato di Africa nel modo in cui questo Governo lo ha fatto e che d'ora in poi cambierà completamente il rapporto tra Italia e Africa. Benissimo. Questo articolo aggiuntivo propone effettivamente una cosa di carattere innovativo e stranamente il Governo rifiuta e dà parere contrario su questo articolo aggiuntivo. L'articolo aggiuntivo, come spiegava anche l'onorevole Bonelli, propone una cosa che dovrebbe essere il pilastro di un'innovazione nell'approccio tra il nostro Paese e i Paesi meno sviluppati, i Paesi più poveri, i Paesi che ricevono i nostri aiuti allo sviluppo, cioè costituire un tavolo di coordinamento della società civile di quei Paesi e di discutere con loro i tipi di interventi che noi vogliamo sostenere, vogliamo finanziare e vogliamo sponsorizzare.

Il Governo dice di no, che non ha senso coinvolgere le organizzazioni della società civile locale per favorire e ragionare sugli interventi che si faranno e questo è davvero un peccato. È un peccato perché, in questa epoca, che è un'epoca di grande instabilità, in cui gli elementi di partecipazione, di democrazia, di sviluppo dal basso vengono sempre accantonati, ragionare insieme alla società civile africana sul tipo di sviluppo che si vuole favorire in quei Paesi aiuterebbe a rendere le dinamiche di quei Paesi più sostenibili, più partecipate, più vicine ai bisogni della popolazione. Invece no: questo Governo decide di fare un'altra cosa, decide di non avvalersi della nostra struttura diplomatica per implementare il Piano, ma di creare una struttura parallela a Palazzo Chigi e decide di non utilizzare le risorse locali, il sapere locale, i valori locali, la conoscenza locale.

Pensiamo che questo sia un elemento che andrà a indebolire l'efficacia del Piano e che favorirà progetti che non avranno nulla a che fare con le esigenze dei Paesi in cui si interverrà ed è per questo che chiediamo un ripensamento sul parere dato su questo articolo aggiuntivo che tanti gruppi di opposizione hanno presentato in forma praticamente unitaria, perché per noi, invece, è un elemento che qualificherebbe il lavoro fatto dalla struttura che implementa il Piano Mattei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Solo per unirmi e sottolineare il fatto che questo Piano avrà efficacia solo se sarà con l'Africa e con gli africani e non per l'Africa o in Africa. Allora, il fatto di non interpellare, di non ascoltare e di non considerare gli africani loro e nostri interlocutori farà perdere efficacia a questo Piano. Se noi pensiamo di andare in Africa dando soldi a Governi o ai governanti, che spesso magari sono lì senza nemmeno un apporto democratico da parte della loro società civile, non riusciremo a fare un piano efficace e sicuramente non faremo il bene dell'Africa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non mi pare ci siano ripensamenti sul parere.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 3.01 Bonelli e 3.02 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 3.03 Provenzano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'ho detto all'inizio di questo nostro dibattito: noi abbiamo provato a prendervi sul serio e a fare qualche proposta che, a nostro parere, fosse davvero seria per discutere in Parlamento di questo Piano Mattei e per provare a dare qualche contenuto.

Questo articolo aggiuntivo, su un progetto di Università mediterranea, un progetto pilota, un progetto sperimentale, andava nella direzione di provare a fare i conti con le ragioni di fondo della cooperazione allo sviluppo. Di fronte al muro di gomma della maggioranza su questa discussione, sui nostri emendamenti, di fronte al rumore di fondo che ha accompagnato a tratti questa discussione sono emerse anche questioni, io credo, rilevantissime.

La cooperazione allo sviluppo nasce dopo gli assetti della Seconda guerra mondiale, con i processi di decolonizzazione che qui sono stati citati, e adesso si è caricata di nuove funzioni con l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Non si trattava di arrivare dopo con gli aiuti umanitari, ma era l'idea di produrre, nei luoghi e nei territori con cui si instaurava una forma di cooperazione paritaria, mutamenti strutturali, mutamenti duraturi che innescassero processi di sviluppo sociale, che producessero anche le condizioni per realizzare una parola che oggi in quest'Aula non è stata pronunciata, ma che è l'orizzonte politico nel quale si colloca la cooperazione allo sviluppo, ossia la pace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Per realizzare questo è necessario che la cooperazione e il dialogo abbiano come protagoniste le persone; le persone che si stanno formando e che stanno immaginando i loro processi di sviluppo della personalità. E, allora, ci siamo detti: presentiamo un progetto. Se ne è discusso, se ne è discusso in altre stagioni, è una proposta che ha avanzato più volte Romano Prodi: il progetto di una Università mediterranea, paritaria davvero, tra sponda Nord e sponda Sud del Mediterraneo, con gli stessi numeri, e concorsi e lezioni che si svolgessero da una parte e dall'altra nelle due sponde del Mediterraneo.

E invece no: ci è stato opposto anche qui il vostro rifiuto, la volontà di non confrontarsi nemmeno su un progetto concreto perché questa non è un'operazione seria: è solo un'operazione di propaganda. Ma è un'operazione di propaganda che può produrre seri danni perché, a fronte di questi obiettivi grandi e importanti, su cui dovremmo essere d'accordo tutti e che riguardano la cooperazione allo sviluppo, in realtà forse questa scatola vuota, che sta diventando sempre più una scatola nera, serve a coprire qualche grande interesse economico o a favorire qualche piccolo interesse privato.

Quello che non c'è, in questo Piano, è l'interesse del continente africano, ma nemmeno vi è quell'interesse nazionale di cui tanto vi riempite la bocca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.03 Provenzano, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.2 Onori.

Ha chiesto di parlare il deputato Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto per chiedere alla collega di poterlo sottoscrivere a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico. Cosa chiede l'emendamento? Chiede una riflessione di merito, e lo dico a questo Governo che, come primo atto, ha riformulato il titolo di denominazione del Ministero dell'Istruzione e del merito. Colleghe e colleghi, quale occasione migliore se non quella di prevedere la pubblicazione preventiva - come si fa in ogni posto dotato di buonsenso, soprattutto quando sei chiamato, o chiamata, ad assolvere a funzione o incarico pubblico - dei curricula dei candidati e delle candidate.

Dico questa cosa perché noi ci stiamo avviluppando in questo Paese, a dire il vero da un po' di tempo, colleghe e colleghi, attorno alla discussione come se coloro che hanno studiato, come se coloro che sono in possesso di competenze, come se coloro che hanno viaggiato e acquisito know-how se ne debbano quasi vergognare. Sentiamo ancora la eco della stagione (Commenti) -la eco, esatto, la eco, non è l'eco, ma la eco, femminile - lontana dei professori. Sono arrivati i professori, sono arrivati i professoroni che hanno fatto sfracelli e macelli in questo Paese, eccetera, eccetera. Allora, da questo punto di vista, Presidente, suo tramite, chiedo al Vice Ministro di accettare questo emendamento e sono certo che, se potesse, ma non può, il Vice Ministro lo farebbe, accetterebbe questo emendamento, ma non può farlo non perché non lo condivide, ma perché anch'egli è vittima del monocameralismo di fatto nel quale si è infilata questa Repubblica e nella mortificazione e umiliazione della funzione legislativa. Infatti, sono convinto, Vice Ministro, che ella avrebbe accettato subito un emendamento del genere perché è un emendamento di buonsenso.

Perché faccio questo passaggio, Presidente? Perché noi, colleghe e colleghi, dovremo anche, a un certo punto, interrogarci. Oltre che dircelo ogni volta, dovremo anche prendere - non sono uno statistico come la collega Onori - le statistiche e vedere, nella XIX legislatura, qual è stato il trend della proposta legislativa di maggioranza in termini percentuali, e vi renderete conto, colleghe e colleghi, che ha avuto un crollo verticale. Allora, se questo è accaduto, credo che noi ci troviamo dinanzi a un bivio e ci troviamo dinanzi a una riflessione che va ben al di là del provvedimento di oggi, perché, tra qualche settimana, con, da un lato, al Senato l'autonomia differenziata e, dall'altro, in questo ramo del Parlamento la modifica costituzionale della forma di Governo, noi ci troveremo dinanzi a un bivio nel capire se questi luoghi della funzione legislativa, come le madri e i padri costituenti li hanno immaginati, hanno ancora un senso o se noi dobbiamo, a un certo punto, immaginare di cavalcare e giustificare quella stagione di populismo che ha sempre immaginato che questi luoghi fossero inutili e che il tempo passato qui fosse un insieme di parole non funzionale a migliorare la condizione quotidiana delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 16,15.

In morte dell'onorevole Giulio Santagata.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giulio Santagata, già membro della Camera dei deputati dalla XIV alla XVI legislatura. La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

Magari, collega, aspettiamo un attimo, perché altrimenti credo che sia impossibile sentire la sua voce.

Colleghi, per cortesia, se restate in Aula, in silenzio, altrimenti siete liberi di uscire, qualora lo desideraste. Collega, porti un attimo di pazienza, perché c'è ancora eccessivo rumore.

Prego, collega D'Orso.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, intervengo proprio per sottoporre all'attenzione della Presidenza della Camera alcune richieste in ordine alla vicenda, ormai nota, che ha coinvolto il deputato Pozzolo. In primo luogo, chiedo se la Presidenza della Camera abbia avviato o abbia intenzione di avviare un'indagine interna per verificare se il deputato Pozzolo abbia mai introdotto una delle proprie armi in questo palazzo.

In secondo luogo, chiedo anche che si verifichi se il deputato Pozzolo, nell'immediatezza del fatto, la notte di Capodanno, abbia opposto, così come alcune notizie di stampa riferiscono, l'immunità parlamentare per sottrarsi all'alcol test o per sottrarsi o, meglio, ritardare, a quanto sembra, il test per la rilevazione delle tracce di polvere da sparo.

In ultimo, ma è una richiesta che mi preme formulare, chiederei alla Presidenza della Camera di trovare una forma per censurare la condotta del deputato Pozzolo, per difendere la dignità e l'autorevolezza di questa istituzione, perché, Presidente, ciascuno di noi rappresenta questa istituzione non solo quando è dentro quest'Aula, ma anche quando è fuori da questo palazzo e ciascuno di noi, nella vita di tutti i giorni, viene guardato dai cittadini come un rappresentante della classe dirigente del Paese e ciò è tanto più vero proprio nei confronti degli esponenti dei partiti di maggioranza, degli esponenti di Governo che sono alla guida di questo Paese.

Ora, spiegatemi voi che modello di credibilità, di affidabilità o di responsabilità abbia dato Pozzolo, presentandosi a una festa di Capodanno dove erano presenti dei bambini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) con un'arma carica e, da dichiarazioni riferite da testimoni oculari di quella serata, pure, peraltro, visibilmente allegro.

PRESIDENTE. Concluda, collega.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, che messaggio vogliamo dare ai nostri giovani, quale esempio? E non è l'unico esempio di inadeguatezza che si conta nel partito della Presidente del Consiglio e nel Governo.

PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il suo tempo.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Concludo, Presidente. Avevo quattro minuti, mi era stato detto, in realtà.

PRESIDENTE. No, ne aveva due, perché gli interventi a fine seduta sono di due minuti. Le do quale secondo in più, però concluda.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Concludo, rivolgendo questo appello alla Presidenza della Camera, ma ribadendo che sicuramente la questione morale è una questione su cui questo Parlamento deve soffermarsi e deve dibattere e noi insisteremo su questo, in ogni sede e in ogni occasione utile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Candiani. Ne ha facoltà, per due minuti.

STEFANO CANDIANI (LEGA). Presidente, intervengo per portare alla sua attenzione una circostanza che ritengo particolarmente sgradevole. In sede di approvazione della legge di bilancio sono stati presentati, da parte dei gruppi, alcuni ordini del giorno; anche da parte del gruppo Lega è stato presentato un ordine del giorno specificatamente sul tema dei frontalieri.

Il tema è particolarmente importante perché riguarda circa 70.000 o 80.000 lavoratori frontalieri tra Verbano-Cusio-Ossola, Varese e Como e la provincia di Sondrio. Ci sono questioni che necessitano l'impegno del Governo e l'onorevole Furgiuele si è reso disponibile per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/1627/192 del 29 dicembre 2023. Conosco bene quell'ordine del giorno perché ho collaborato con l'onorevole Zoffili, che è qui accanto a me, proprio a stenderlo, precisamente, e, per le varie dinamiche che conosciamo dell'Aula, è stato, poi, sottoscritto dall'onorevole Furgiuele. Fino a qui, nulla. L'ordine del giorno è stato approvato, ha impegnato il Governo a mettere un tetto e una riduzione alle tasse e ai costi che avranno i frontalieri per affrontare le spese sanitarie. La cosa che, però, mi ha lasciato veramente perplesso, Presidente, è che, qualche giorno dopo, sul Corriere del Ticino sono apparse dichiarazioni in un'intervista fatta dall'onorevole Toni Ricciardi - che, peraltro, è anche il presidente dell'Intergruppo parlamentare di amicizia Italia-Svizzera -, in cui lo stesso afferma, in maniera totalmente falsa, cioè fa delle affermazioni che, per correttezza, riporto testualmente…

PRESIDENTE. Si avvii, però, a concludere, che ha quasi esaurito il suo tempo.

STEFANO CANDIANI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Lo stesso afferma, in maniera totalmente falsa, che l'onorevole Furgiuele avrebbe sottoscritto un disegno di legge. Qui si dice: “(…) d'altronde non è un caso che il primo firmatario della proposta di legge sulla tassa sulla salute dei frontalieri sia stato Domenico Furgiuele, imprenditore di Lamezia Terme eletto nel collegio plurinominale della Calabria”, andando a creare veramente un discredito, andando a dire che l'onorevole Furgiuele addirittura ha presentato un disegno di legge per andare a tassare i frontalieri. Questo è falso. L'onorevole Toni Ricciardi ha detto il falso, è un bugiardo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 10 gennaio 2024 - Ore 9,30:

1. Comunicazioni del Ministro della difesa in materia di proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16,15)

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 936 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, recante disposizioni urgenti per il "Piano Mattei" per lo sviluppo in Stati del Continente africano (Approvato dal Senato).

(C. 1624​)

Relatore: CALOVINI.

4. Seguito della discussione della proposta di legge:

CAFIERO DE RAHO ed altri : Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di illeciti agro-alimentari. (C. 823​)

5. Seguito della discussione della proposta di legge:

PITTALIS ed altri: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione. (C. 893-A​)

e delle abbinate proposte di legge: ENRICO COSTA; MASCHIO ed altri; BISA ed altri. (C. 745​-1036​-1380​)

Relatori: ENRICO COSTA e PELLICINI.

6. Seguito della discussione delle mozioni Faraone ed altri n. 1-00224, Girelli ed altri n. 1-00225, Marianna Ricciardi ed altri n. 1-00226 e Bonetti ed altri n. 1-00227 concernenti iniziative in materia di disciplina della responsabilità professionale degli operatori sanitari e per il superamento delle criticità connesse alla carenza di organico del personale .

La seduta termina alle 20,05.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 7 i deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 la deputata Kelany ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 19, 26 e 47 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 48 il deputato Stefani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 58 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1630 - QUEST PREG 1 290 285 5 143 101 184 46 Resp.
2 Nominale DDL 1624 - EM 1.42 284 271 13 136 96 175 44 Resp.
3 Nominale EM 1.1 286 264 22 133 101 163 44 Resp.
4 Nominale EM 1.2 292 279 13 140 116 163 44 Resp.
5 Nominale EM 1.3 291 206 85 104 43 163 44 Resp.
6 Nominale EM 1.4 292 280 12 141 117 163 44 Resp.
7 Nominale EM 1.300 293 292 1 147 118 174 44 Resp.
8 Nominale EM 1.6 292 288 4 145 125 163 44 Resp.
9 Nominale EM 1.7 291 282 9 142 120 162 45 Resp.
10 Nominale EM 1.8 296 294 2 148 129 165 43 Resp.
11 Nominale EM 1.301 289 289 0 145 126 163 42 Resp.
12 Nominale EM 1.11 295 295 0 148 127 168 43 Resp.
13 Nominale EM 1.13 289 289 0 145 127 162 42 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 1.14 287 284 3 143 121 163 42 Resp.
15 Nominale EM 1.15 292 291 1 146 128 163 42 Resp.
16 Nominale EM 1.16 293 290 3 146 128 162 42 Resp.
17 Nominale EM 1.17 291 288 3 145 122 166 42 Resp.
18 Nominale EM 1.18 289 285 4 143 117 168 42 Resp.
19 Nominale EM 1.9 289 284 5 143 118 166 42 Resp.
20 Nominale EM 1.19 292 284 8 143 116 168 41 Resp.
21 Nominale EM 1.20 289 287 2 144 121 166 41 Resp.
22 Nominale EM 1.21 294 291 3 146 117 174 41 Resp.
23 Nominale EM 1.22 294 291 3 146 119 172 41 Resp.
24 Nominale EM 1.23 290 287 3 144 123 164 41 Resp.
25 Nominale EM 1.24 283 280 3 141 125 155 41 Resp.
26 Nominale EM 1.26 294 291 3 146 127 164 41 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 1.25 287 284 3 143 122 162 41 Resp.
28 Nominale EM 1.27 291 279 12 140 105 174 41 Resp.
29 Nominale EM 1.28 283 269 14 135 103 166 41 Resp.
30 Nominale EM 1.29 293 291 2 146 125 166 41 Resp.
31 Nominale EM 1.30 296 285 11 143 118 167 41 Resp.
32 Nominale EM 1.31 295 291 4 146 125 166 41 Resp.
33 Nominale EM 1.32 289 286 3 144 122 164 41 Resp.
34 Nominale EM 1.33 285 283 2 142 121 162 40 Resp.
35 Nominale EM 1.34 276 272 4 137 112 160 40 Resp.
36 Nominale EM 1.35 280 278 2 140 116 162 40 Resp.
37 Nominale EM 1.37 285 281 4 141 121 160 40 Resp.
38 Nominale EM 1.38 282 280 2 141 117 163 40 Resp.
39 Nominale EM 1.39 281 278 3 140 116 162 40 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM 1.40 276 213 63 107 52 161 40 Resp.
41 Nominale EM 1.41 274 271 3 136 114 157 40 Resp.
42 Nominale EM 2.300 282 275 7 138 115 160 40 Resp.
43 Nominale EM 2.3 282 279 3 140 122 157 40 Resp.
44 Nominale EM 2.4 283 225 58 113 58 167 40 Resp.
45 Nominale EM 2.5 283 281 2 141 121 160 40 Resp.
46 Nominale EM 2.6 279 263 16 132 107 156 40 Resp.
47 Nominale EM 2.7 279 276 3 139 120 156 40 Resp.
48 Nominale EM 2.8 283 272 11 137 114 158 40 Resp.
49 Nominale EM 2.9 285 283 2 142 105 178 40 Resp.
50 Nominale EM 2.301 283 280 3 141 120 160 40 Resp.
51 Nominale EM 3.3 283 281 2 141 121 160 40 Resp.
52 Nominale EM 3.4 285 283 2 142 120 163 40 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 58)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale EM 3.5 279 276 3 139 119 157 40 Resp.
54 Nominale EM 3.6 278 275 3 138 117 158 40 Resp.
55 Nominale ART AGG 3.01, 3.02 274 271 3 136 117 154 40 Resp.
56 Nominale ART AGG 3.03 270 260 10 131 106 154 40 Resp.
57 Nominale EM 4.1 267 259 8 130 107 152 40 Resp.
58 Nominale EM 4.2 270 262 8 132 98 164 40 Resp.