Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 219 di giovedì 28 dicembre 2023

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 9,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

STEFANO VACCARI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 dicembre 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 73, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

In morte dell'onorevole Antonio Negri.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Antonio Negri, già membro della Camera dei deputati nella IX legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al primo punto all'ordine del giorno. Tuttavia, il Governo, per le vie brevi, ha fatto poc'anzi sapere che il Sottosegretario designato è impossibilitato a intervenire. Nell'attesa che giunga un'altra Sottosegretaria, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 9,20.

La seduta, sospesa alle 9,10, è ripresa alle 9,23.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ringrazio la Sottosegretaria e raccomando al Governo un maggiore coordinamento per evitare di dover sospendere i lavori dell'Aula, in futuro.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il collega Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Per suo tramite, Presidente, solo per segnalare che la seduta era convocata alle ore 9 su un argomento molto importante: arriva per la prima volta, dopo il giorno di Natale, in quest'Aula, la manovra di bilancio. Il Governo Meloni è composto da 65 membri, mi sembra veramente una mancanza di rispetto nei confronti della Camera dei deputati che alle ore 9,25 noi stiamo cominciando con 25 minuti di ritardo perché non è stato possibile trovare nemmeno un rappresentante del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) in grado di essere presente in quest'Aula per rappresentare al Parlamento della Repubblica, alla Camera dei deputati quelle che sono state le scelte. Il passaggio del Senato ha addirittura peggiorato la manovra. Quindi, per suo tramite, rappresentiamo tutto il nostro disappunto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Da un certo punto di vista, si potrebbe dire che tanto non c'è più da stupirsi di nulla e invece credo che il nostro compito sia quello di stupirci e anche un po' di indignarci. Ho chiesto agli uffici, lo ripeto e lo ripeterò nel corso di questi due giorni che ci mancano: è la prima volta, in situazioni ordinarie, che questa Camera ha in prima lettura la legge di bilancio tra Natale e Capodanno. Già, per me, questo è inaccettabile. Grazie alla generosità delle opposizioni, perché di questo si tratta, generosità natalizia, non si andrà all'esercizio provvisorio, in ragione di un senso di responsabilità che l'opposizione ritiene di dover esercitare, surrogando l'irresponsabilità della maggioranza, per cui, avendo quest'ultima preannunciato urbi et orbi che questa legge di bilancio si sarebbe chiusa entro novembre, siamo qui. Ma che poi a questo, come ha detto il collega Casu, si sommi anche la sufficienza irrispettosa nei confronti di questa Camera, che all'inizio della discussione generale non ci sia il Governo… Signora Sottosegretaria, non è certo responsabilità sua, ma noi l'avremmo letta volutamente questa legge prima di Natale, magari modificandola e rimandandola al Senato. Ma se voi ci avete portato qui tra Natale e Capodanno, almeno dovreste mostrare la minima dignità nei confronti della Camera, osservando la puntualità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (AZ-PER-RE). Presidente, mi associo a quanto detto dai colleghi. È insopportabile questo comportamento, ero presente qui fin dalle ore 9, questa mattina. Abbiamo dovuto sopportare che il Governo, il Consiglio dei ministri abbia approvato la legge di bilancio il 16 ottobre, per arrivare, come diceva bene il collega Della Vedova, qui, in prima lettura, in questa Camera, tra Natale e Capodanno, nonostante le opposizioni abbiano dato la massima collaborazione, quindi con molta generosità, nell'interesse dell'Italia, per fare in modo che non si vada all'esercizio provvisorio.

È una totale mancanza di rispetto partire con 25 minuti di ritardo perché non si riusciva a trovare un membro del Governo. E, se si guardano anche i banchi della maggioranza, si vede che sono quasi completamente vuoti. Penso che non sia rispettoso verso il Parlamento e verso le opposizioni di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Come lei sa, i cittadini cui vengono affidate funzioni pubbliche, come le nostre, hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore. Credo che con tanti colleghi abbiamo provato a svolgere il nostro ruolo, anche se consapevoli del fatto che questa è una manovra blindata, che, per l'ennesima volta, in questo monocameralismo di fatto, la Camera fa semplicemente da porta acqua a un disegno di premierato forte, in cui la Premier non esiste. A noi importano poco le polemiche sulle conferenze stampa di fine anno. Auguriamo alla Presidente del Consiglio la pronta guarigione, così come alla Sottosegretaria che stamattina aveva il COVID, però fateci dire che è inaccettabile che, in una lettura della legge di bilancio in Commissione bilancio, il 23 dicembre, non ci sia in presenza un relatore e un esponente del Governo. Per fortuna le opposizioni si sono presentate. Così come è inaccettabile che per 25 minuti quei banchi siano stati vuoti.

Allora, Presidente, le chiedo un piacere, davvero lo facciamo per rispetto di quest'Aula: le chiediamo di invitare il Governo, con i suoi rappresentanti, se possibile con Giorgetti. Non so lei, ma io ho preso parte a tanti consigli comunali e consigli regionali. Di solito gli assessori sono presenti, spesso anche il sindaco, dall'inizio alla fine. Noi non chiediamo che la Presidente Meloni sia qui per due giorni, non chiediamo che i Vicepremier stiano qui, i Vicepresidenti, ma almeno i Ministri, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, i Sottosegretari.

Ma è possibile dare un po' di dignità a questa discussione, pur sapendo che è una manovra blindata e che presto vedrà la luce anche per responsabilità delle opposizioni, per non portare il Paese in esercizio provvisorio? Non credo che sia una richiesta impossibile, semplicemente chiediamo rispetto per il nostro lavoro, per questo Paese e per questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Mi unisco agli altri colleghi per sanzionare questo comportamento. Ringraziamo che sia arrivata adesso la Sottosegretaria Albano, che evidentemente è stata “strappata”, presa e mandata qui per essere presente. Il problema è proprio questo, che il Ministro per i Rapporti con il Parlamento doveva prevedere una possibilità del genere, visto che mezza Italia è sotto influenza, o ha altri problemi. Non doveva far aspettare quest'Aula oltre 20 minuti in questa situazione, quando sappiamo perfettamente che la discussione generale che faremo oggi sarà una farsa, una messa in scena, come tutta questa legge di bilancio, che è arrivata il 23 dicembre in questa Camera.

Siamo, in quest'Aula, meno di 30 parlamentari, quindi faremo una discussione generale che si tradurrà in monologhi generali, e il comportamento del Governo, in questo caso, è veramente oltraggioso di quest'Aula, perché, se non andremo in esercizio provvisorio, sarà solo ed esclusivamente per il senso di responsabilità delle opposizioni. Fare la gestione dei rapporti con il Parlamento in una situazione come questa è simbolo di delicatezza e di rispetto nei confronti anche delle opposizioni, cosa che non c'è, non c'è stata. Mi auguro che sarà l'ultima volta, sicuramente per quest'anno, perché domani dovremo chiudere, ma sono sicuro che succederà ancora, perché, purtroppo, questo è il comportamento di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Innanzitutto per unirmi alle opposizioni rispetto a questa evidenza che abbiamo tutti sotto gli occhi. Ringrazio la Sottosegretaria per la presenza, però oggi noi richiediamo la presenza di un Ministro, con tutto il rispetto. Non possiamo avere, in una giornata così importante di discussione e di voti, questa sottovalutazione della situazione attuale che abbiamo tutti noi sotto gli occhi, oggi. L'opposizione ha dimostrato, in maniera molto chiara, la propria responsabilità.

La situazione al Senato è partita con una lentezza che è evidente dalle date, che sono queste: l'annuncio in Aula il 31 ottobre e la votazione il 22 dicembre, questa è la situazione. In pochissimi giorni ci ritroviamo ad approvare in seconda lettura, qui, alla Camera, una legge di bilancio con un senso di responsabilità che eviterà l'esercizio provvisorio, però questa responsabilità deve essere condivisa, ci deve essere una condivisione da parte del Governo, ci deve essere una condivisione anche da parte della maggioranza. Oggi le scarse presenze che vediamo sui banchi credo che evidenzino che questa responsabilità, purtroppo, non è rispettata (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Come avete sentito, ho già richiamato il Governo alla necessità di un maggiore coordinamento affinché cose come questa non debbano ripetersi più. Ripeto il mio invito.

Discussione del disegno di legge: S. 926. – “Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026” (Approvato dal Senato) (A.C. 1627​); Nota di variazioni al Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026 (A.C. 1627​/I).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1627: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026 e relativa Nota di variazioni (A.C. 1627​/I).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 20 dicembre 2023 (Vedi l'allegato A della seduta del 20 dicembre 2023).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1627​ e A.C. 1627​/I)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.

La V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Giorgianni.

CARMEN LETIZIA GIORGIANNI, Relatrice. Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, depositerò la mia relazione. Faccio solo un intervento di qualche minuto per dire che abbiamo di fronte una manovra fatta con responsabilità e con serietà, una legge di bilancio coraggiosa - ci tengo a porre l'accento su questo termine -, perché fatta nonostante tutte le difficoltà, progettata con forza e serietà in un momento molto difficile per il nostro Paese, soprattutto, senza voler cercare facili consensi - ecco il segno distintivo di questa manovra, come, invece, hanno fatto tutti gli altri Governi che ci hanno preceduto -, e che getta le basi per una crescita sana e strutturale.

In un periodo come quello attuale, caratterizzato da scarsità di risorse, da crisi internazionali, dall'aumento dei costi energetici e dall'inflazione, il Governo è stato capace di mettere in piedi una manovra che concentra le poche risorse che sono state trovate su un piano chiaro e deciso: concentra queste risorse verso le fasce più deboli, verso le fasce che ne avevano più bisogno, verso i più vulnerabili. Ma, nonostante questo, non dimentica di gettare le basi, con tutti i suoi articoli e i suoi commi, per un disegno più grande, ad ampio respiro, un progetto che comincia, che ha già cominciato a prender forma, espressione, soprattutto, di una chiara visione che abbiamo del Paese: abbiamo irrobustito gli stipendi più bassi, con il taglio del cuneo fiscale; abbiamo iniziato ad operare una riduzione delle tasse, con le tre aliquote Irpef al posto delle quattro; sono previsti l'ampliamento, fino a 8.500 euro, della no tax area, la detassazione dei premi di risultato, la detassazione del lavoro notturno. Per le famiglie, abbiamo previsto l'azzeramento dei contributi previdenziali per le lavoratrici a tempo indeterminato con almeno due figli, il bonus asilo, il Fondo di garanzia per i mutui anche per le giovani coppie e, soprattutto, per le famiglie numerose, una misura che va a incidere anche, ovviamente, sull'aspetto della natalità. Vengono stanziati, poi, 600 milioni in più per la cosiddetta card “Dedicata a te”, ci sono misure sui congedi parentali, il bonus elettrico.

Certo, è vero, per la prima volta non abbiamo assistito a quel fenomeno che potremmo descrivere come l'assalto alla diligenza, che ha caratterizzato la maggior parte delle leggi di bilancio precedenti. Stavolta non è stato consentito che ingenti risorse venissero sprecate in mille rivoli di spesa per soddisfare clientele elettorali. Perché, vedete, qui non si tratta solo del superbonus: ogni precedente manovra conteneva centinaia di regalie, spese inutili ed improduttive, centinaia di piccoli superbonus che avevano l'unico risultato di compiacere quella fascia elettorale. Ma noi, oggi, abbiamo invertito questa tendenza: quindi, abbiamo calcolato le poche risorse di cui disponevamo e, invece, di indirizzarle in migliaia di voci di spesa, ci siamo concentrati su poche voci essenziali verso chi ne aveva bisogno, perché non servono solo le risorse, serve anche una visione ben chiara. Qualcuno pensava di risolvere il problema del lavoro con l'assistenzialismo, quando oggi, invece, senza più il reddito di cittadinanza, con l'incentivo alle nuove assunzioni e il sostegno solo a chi ne ha veramente bisogno, il lavoro sta aumentando. Il rapporto annuale dell'INPS registra nei primi mesi del 2023 un tasso di occupazione al massimo storico, il 62 per cento, con un incremento significativo del lavoro privato a tempo indeterminato.

C'è, poi, chi dice che è stata una manovra in cui è mancato il coraggio, che siamo tornati all'austerità: si lamentano proprio coloro che, per anni, invece, dell'austerità hanno fatto la propria bandiera politica. Se qualcuno sperava in un aumento sconsiderato della spesa corrente per esporci a una bocciatura della Commissione europea, ecco, sì, l'abbiamo deluso, così non è andata. O, forse, tutto questo malumore deriva dal fatto che è stata fatta una manovra che aiuta concretamente i ceti più bassi e, forse, l'avrebbe potuta e dovuta fare qualcun altro, ma non ci è mai riuscito. Allora, forse, non va bene semplicemente perché l'ha fatta un Governo di destra, quando, invece, sappiamo bene chi avrebbe dovuto farla. Nessuno di buonsenso - faccio un esempio - potrebbe negare l'ottima misura della conferma del taglio del cuneo fiscale: ma quelli che oggi non ne riconoscono il merito non sono gli stessi che ai tempi del Governo Draghi gioivano per i 2 punti di taglio che il Governo Draghi aveva fatto senza neanche renderli strutturali? Eppure, oggi che il Governo di centrodestra conferma il taglio di ben 7 punti, no, non va bene, bisognava fare di più, bisognava renderlo strutturale, nonostante sia la seconda volta che viene rinnovato.

Si dice sempre così, che si poteva fare di più, ma è facile fare le manovre con le parole, le interviste, i lunghi sermoni in Aula e nelle Commissioni, quando, invece, le manovre si devono fare con le risorse effettive e, soprattutto, con il senso della responsabilità, da chi non vuole lasciare una montagna di debiti per le nuove generazioni. Ecco, allora, è qui che si capisce la differenza tra noi e voi.

PRESIDENTE. Onorevole, aveva chiesto di poter consegnare il resto della sua relazione? È autorizzata.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Nicola Ottaviani.

NICOLA OTTAVIANI, Relatore. Grazie, Presidente. L'onorevole Giorgianni ha fatto riferimento a quelle che sono delle novità importanti che sono state introdotte all'interno di questa finanziaria e che, a nostro avviso, possono dipingere i tratti di quelle che sono riforme strutturali o, per lo meno, para-strutturali che si stanno introducendo all'interno del nostro ordinamento. Si è fatto riferimento, infatti, alla misura cardine di questa finanziaria, ossia la riduzione del cuneo fiscale e contributivo. Qualcuno da parte della minoranza ha detto: sì, ma non l'avete resa strutturale. Ma, se si mettono insieme tanti volumi e, poi, si dà la possibilità di avere una lettura d'insieme, a vasto raggio, dell'operato del Governo, ci si rende conto di come la via della possibilità di rendere strutturale una o più misure sia stata assolutamente intrapresa e, soprattutto, si stia consolidando.

Si è fatto riferimento anche e, soprattutto, alla presenza di membri del Governo in questo dibattito nell'Aula parlamentare. Dobbiamo ricordare, non perché sia il centrodestra, ma perché la legge e il Regolamento devono essere richiamati su questa materia, che noi siamo stati, ieri, in Commissione, insieme al Ministro, che poteva benissimo delegare altri membri del Governo o non aveva alcun obbligo di precettazione. Il Ministro Giorgetti non solo ha illustrato la manovra, ma è andato a rispondere in modo dettagliato - certo, non si può pretendere che ci sia la massima soddisfazione da parte delle minoranze - a questioni che sono state poste in modo analitico e alcune di queste anche in modo puntuale.

Allora, ripartirei dalle considerazioni, non degli ultimi giorni o delle ultime ore, ma dalle considerazioni del Ministro Giorgetti, come si diceva prima, a cui si faceva riferimento già da due mesi a questa parte.

Il Ministro Giorgetti aveva detto che questa sarebbe stata una manovra prudente e realistica ed è quello che sta avvenendo: prudenza e realismo, che significa non soltanto Realpolitik, ma anche concretezza nelle scelte ed evitare soprattutto le illusioni - e siamo sicuri che, da qui a breve, qualcuno della minoranza riprenderà la metafora delle sostanze psicotrope relative a come si può drogare una manovra - che riguardano, invece, la concretezza dell'agire e dei risultati.

Allora, per questo motivo, riteniamo che questa manovra, in linea con l'ispirazione del Ministro, del Presidente del Consiglio e di tutta la maggioranza, abbia cercato di tutelare in primis i redditi medio-bassi attraverso la creazione di una nuova quota di reddito disponibile. Il taglio del cuneo fiscale e contributivo, al quale stiamo assistendo, investe 14 milioni di lavoratori. Si sta ricreando una base di disponibilità di reddito, perché quei lavoratori, nell'ambito della propria discrezionalità familiare, nell'ambito delle proprie scelte familiari, intenderanno allocare le loro risorse in una direzione o in un'altra, ma, soprattutto, contribuiranno, in modo rilevante, a riattivare e a incentivare la materia dei consumi.

Quindi, rivolgendosi a una platea di 14 milioni di contribuenti e soprattutto di lavoratori, credo che questa sia la manovra più ampia che sia stata fatta dal dopoguerra ad oggi nella direzione del taglio del cuneo fiscale e contributivo, che non è il primo, ma, certamente, è il più rilevante. Stiamo parlando del 7 per cento per quanto riguarda i redditi fino a 25.000 euro e del 6 per cento per i redditi fino a 35.000 euro. Anzi, signor Presidente, a leggere la cronaca, di questi giorni, relativamente a quelli che sarebbero i redditi di alcuni parlamentari - utilizzo il condizionale che è d'obbligo, perché non abbiamo potute leggere le dichiarazioni dei redditi di alcuni parlamentari -, pensiamo che alcuni parlamentari rientrerebbero anche all'interno di questo beneficio e, quindi, bisognerebbe evitare, per il futuro, di propagandare troppo il ripristino del reddito di cittadinanza, perché in quel caso scatterebbe il conflitto di interesse e questo è più che evidente.

Allora, per andare più in là, per quanto riguarda sempre l'impegno della manovra, 5 miliardi per quanto riguarda il rinnovo dei contratti del pubblico impiego non credo siano una sciocchezza, soprattutto se siamo davanti al settore che spesso è stato bistrattato, del quale spesso sventoliamo la bandiera, ma poi, al momento della manovra finanziaria, ci dimentichiamo, per non dire che lo inseriamo anche all'interno del dimenticatoio.

Sulla sanità, abbiamo assistito a un dibattito, anzi a una sorta di predibattito che si stava trasformando in un praeiudicium durante la NADEF, relativamente al fatto che questo Governo avrebbe fatto tagli mostruosi sulla sanità, senza rendersi conto del fatto che un conto erano le previsioni - previsioni che dovevano tener conto dell'indice inflattivo, del prodotto interno lordo, che, in quel momento, si stava prospettando -, un conto è, invece, la decisione finale, la linea che si va a tirare esclusivamente in sede di manovra di bilancio. Quindi, i 3 miliardi sulla sanità, per smobilitare e rimettere in moto le liste d'attesa, che non hanno nulla a che fare con un principio di civiltà del diritto, oltre che di civiltà della sanità, non credo che siano certamente un impegno di poco conto.

La collega Giorgianni prima ha fatto riferimento alla decontribuzione per le assunzioni e per i contratti delle madri con figli nelle famiglie numerose: questo è un tema che sta a cuore al centrodestra e a questo Governo, ma è un tema che trae spunto esclusivamente dai rilievi che sta muovendo l'Istat, anche in questi giorni. L'Istat ci ricorda, infatti, che, secondo le previsioni, arriveremo, nel 2030, a un'ulteriore discesa della natalità in Italia e soprattutto della presenza di cittadini residenti in Italia, arrivando a 58 milioni. Sempre secondo l'Istat, nel 2050, arriveremo a 54 milioni, per passare alla drammatica soglia di 45 milioni di italiani nel 2080. Questa non è una priorità? Questa non è un'analisi che deve essere fatta non ante litteram, perché stiamo parlando non di preveggenti, ma soltanto di prudenza, di pianificazione - non familiare in senso stretto - del futuro del Paese. Per questo, ogni intervento che va nella direzione di promuovere la tutela della natalità e delle lavoratrici, sicuramente, è un provvedimento che ci vede in linea con il programma del nostro Governo.

Si tirava in ballo l'assente, ma l'assente figurato, perché c'è il Governo, che era presente, invece, ieri in Commissione e ha risposto - ribadiamo: in modo puntuale - a tutti i quesiti posti. Ebbene, il Ministro Giorgetti, ieri, ad onta di coloro che già parlavano di una sorta di pre-manovra, coloro che parlavano di eventuali profili di manovra tecnica per poi vedere, in un momento successivo, quale sarebbe stata la manovra politica, ha ribadito, a chiare linee, che non sono in vista, sono all'ordine del giorno manovre correttive o manovre integrative, perché questa manovra è perfettamente in linea con le indicazioni della NADEF. Questo non è un risultato di poco conto, soprattutto se consideriamo il profilo di medio periodo che si estende per i prossimi 12 mesi, davanti ai quali ci sono componenti come il conflitto russo-ucraino, anzi l'invasione - lo ribadiamo - della Russia in danno dell'Ucraina e il conflitto in Medio Oriente - anche in quel caso stiamo parlando di una vera e propria strage che continua anche in questi giorni - che possono far rivedere le programmazioni di carattere economico e finanziario, ma il Ministro Giorgetti ha detto chiaramente che non c'è alcuna intenzione di passare a manovre integrative.

Certo è che - e sarà questa la materia che sarà prospettata, propinata di qui a qualche minuto, senza neppure troppi sforzi di anticipazione taumaturgica - ogni manovra finanziaria - e questa, in modo particolare, signor Presidente - è una manovra che si muove all'interno di un humus particolare. Infatti, il dibattito, come è avvenuto ieri, peraltro, in Commissione, si è spostato sul profilo della ratifica del Patto di stabilità e sulla questione del MES.

Ebbene, sempre il Ministro Giorgetti - e non stiamo qui a fare i difensori aggiunti di un Ministro che ha dato prove e dimostrazioni di lucidità, di coerenza e di concretezza -, ieri, ha ribadito un concetto che, probabilmente, è passato in secondo piano. Innanzitutto, non si parla semplicemente di Patto di stabilità; l'ha ricordato, perché anche il nomen iuris è importante per dare una dimensione e per valorizzare lo strumento che è stato adottato, perché tecnicamente, ma anche politicamente, si chiama Patto di stabilità e di crescita. Ebbene, non è un Patto di stabilità e di crescita che va nella direzione esattamente contraria rispetto a quello che stava per avvenire il 1° gennaio 2024. Qualcuno ieri ha detto: avreste potuto esercitare il vostro diritto di veto e avreste avuto maggiore peso. Quindi, avremmo dovuto esercitare il nostro diritto di veto davanti ai 27, per dare attuazione immediata alla regola del 3 per cento dal 1° gennaio 2024. Questo non è avvenuto, perché il Governo italiano, per la prima volta rispetto all'ermeneutica, ma soprattutto all'applicazione del Patto di stabilità e di crescita - ribadiamo: crescita -, ha ottenuto una verifica a 4 anni e non una verifica alla fine dell'anno e soprattutto una verifica al 1° gennaio 2024, una verifica a 4 anni, parametrando il tutto sulla scorta di un coefficiente che passa dal 3 all'1,5 per cento. Ieri, il Ministro ha definito la verifica, che poi la Commissione dovrà fare con ogni singolo Stato, come una verifica di carattere sartoriale.

Questo significa portare avanti un approccio dialogico, un approccio che, sotto il punto di vista anche etimologico, dà la possibilità del dialogo; ma διά, tra chi? Tra i partner europei, tra la Commissione e, naturalmente, anche i singoli aderenti al patto europeo. Ecco perché parlare di un patto o, addirittura, un “pacco” - così è stato definito - significa essere fuori non da un contesto europeo, ma fuori da un contesto di realismo politico e di realismo sotto il punto di vista anche economico. Ciò con la possibilità di portare quelle regole non a una verifica di 4 anni, ma a una verifica di 7 anni, solo a seguito del rispetto delle regole che vengono imposte anche in materia di PNRR.

Passando, molto velocemente, all'ultimo argomento che sicuramente verrà sollecitato, quello del MES, su cui è stato ribadito anche ieri, in Commissione, che in realtà per il MES poi siete stati costretti a una verifica …

PRESIDENTE. Onorevole, mi scusi, prima che inizi quest'altra argomentazione, lei ha esaurito il suo tempo, quindi la invito proprio a concludere.

NICOLA OTTAVIANI, Relatore. Andiamo a concludere. La vicenda del MES è una vicenda che è tutta italiana perché gli organi di stampa di carattere internazionale - El Pais, Le Monde e il Financial Times - non ne hanno assolutamente parlato il giorno dopo che il nostro Governo ha posto l'attenzione su un argomento che non era assolutamente esiziale. Ecco perché noi insistiamo per l'approvazione del disegno di legge al quale ci andiamo a riportare con relazione scritta, condivisa con gli altri due relatori.

PRESIDENTE. È autorizzato a consegnare il testo.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Roberto Pella.

ROBERTO PELLA , Relatore. Grazie, Presidente Ascani e grazie, Sottosegretario Albano. Naturalmente un ringraziamento particolare va ai correlatori, colleghi Giorgianni e Ottaviani, e a tutti i colleghi oggi qui presenti.

Sicuramente, questo disegno di legge di bilancio per il 2024 è stato scritto in un contesto non facile, perché si è usciti dal periodo dell'emergenza del COVID e, purtroppo, siamo entrati in un momento di guerra, oltre quella con l'Ucraina, anche con l'ultimo conflitto esploso tra Israele e Palestina. Quindi, la manovra ha dovuto tener conto delle urgenze legate all'incremento dell'inflazione, di quelle legate alla crisi energetica, dell'aumento dei costi delle materie prime e, naturalmente, anche delle difficoltà sull'approvvigionamento. Per questo gran parte di questo disegno di legge di bilancio si prefigge di dare sostegno alle famiglie e ai lavoratori, soprattutto quelle - come è stato detto bene dalla collega Giorgianni - di redditi medio-bassi. Per quanto concerne le misure in favore delle famiglie, questo disegno di legge contiene proprio misure a sostegno degli indecenti… degli indigenti scusate!… e per gli acquisti di beni di prima necessità, attraverso il rifinanziamento di 600 milioni di euro del Fondo destinato all'acquisto di beni alimentari di prima necessità. Questa è una misura molto importante, perché mette mano ai problemi del Paese e, soprattutto, dà un aiuto alle famiglie.

Abbiamo poi lavorato molto sul Fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa, assegnando, anche qui, un Fondo di ulteriori 282 milioni, ma naturalmente si è lavorato molto sul tema degli asili nido, pubblici e privati, dando un aiuto anche all'incremento del buono per il pagamento delle rette. Sempre come misura a favore delle famiglie, abbiamo anche aiutato molto riguardo al tema legato ai congedi parentali. Importanti, poi, sono anche state le disposizioni in materia di decontribuzione dei lavoratori con figli a carico per il 2024-2026 e su questo abbiamo previsto una riduzione del 100 per cento dei contributi e così abbiamo fatto, come è stato ben detto, anche sul cuneo fiscale. Devo dire che su questo anche l'associazione del mondo dell'industria è stata favorevole ad aiutare le famiglie, in modo particolare le maestranze che, oggi più che mai, sono importanti e necessarie per mandare avanti le aziende e questo abbattimento di 6 punti per gli importi fino a 2.692 euro al mese e 7 per quelli fino a 1.923 è qualcosa di concreto e di reale. Devo dire che, comunque, anche se è una misura prevista solo per una prima parte dell'anno, sicuramente questo Governo darà prova, anche in futuro, di continuare a sostenerla, proprio per dare una risposta alle famiglie. Su questo abbiamo anche lavorato molto sul fringe benefit perché, lo ricordo in modo particolare, è una misura importante, poiché, a fronte di un importo erogato dall'azienda, è un importo netto a favore delle maestranze stesse. Questa è una cosa che noi abbiamo voluto nella scorsa manovra e quest'anno il Ministro Giorgetti, in accordo con il Governo, ha voluto ampliarla anche a 1.000 euro per tutti, oltre che portarla a 2.000 euro per chi ha figli a carico fino a 18 anni.

In ambito sociale, abbiamo lavorato molto sull'inclusione delle persone con disabilità e con una dotazione, anche qui, di un importo rilevante; e anche in materia sanitaria abbiamo finanziato il Servizio sanitario nazionale per un importo pari a 3 miliardi per il 2024 e 4 miliardi per il 2025, che è andato sul rinnovo del contratto del personale del comparto, sull'incremento della tariffa oraria, sulla rideterminazione dei tetti della spesa farmaceutica, sull'aggiornamento dei LEA, sull'abbattimento delle liste d'attesa e, soprattutto, per il potenziamento dell'assistenza territoriale. Su questo ricordo 250 milioni per il 2025 e 350 a decorrere dal 2026, questo anche per aiutare il nostro territorio e il nostro Paese, che ricordo, in modo particolare, è composto da 7.900 comuni, con ben 5.800 con meno di 5.000 abitanti e queste misure sul potenziamento dell'assistenza territoriale sono risposte molto concrete.

Anche sul tema delle imprese, come dicevo, si è aiutato molto il credito d'imposta sulle ZES, quelle sul Mezzogiorno, abbiamo previsto rifinanziamenti per i contratti di sviluppo industriale, sono state finanziate, con 100 milioni, nuovamente le misure della legge Sabatini e nel disegno di legge sono previsti poi importanti interventi in materia di investimenti, di infrastrutture, che riguardano le richieste che arrivavano dalle regioni, dai comuni e dalle province, in sintonia e in collaborazione con gli enti territoriali. Proprio su questo anche la rimodulazione del finanziamento del ponte sullo Stretto di Messina conferma questo importo pari a 11,6 miliardi, anche con una quota di risorse indicate per le regioni Sicilia e Calabria.

Personalmente, abbiamo lavorato molto sulla disciplina fiscale delle locazioni brevi di beni immobili e abbiamo specificato che, per i redditi derivanti dai contratti di locazione breve, applicabile al regime alternativo di tassazione mediante una cedolare secca con aliquota del 26 per cento, l'aliquota è ridotta al 21 per i redditi da locazione di breve relativa ad un'unica unità immobiliare individuata dal contribuente in sede di dichiarazione dei redditi.

Passando poi alle misure in favore degli enti locali, come ha detto molto bene il collega Ottaviani, abbiamo messo 5 miliardi sul rinnovo del comparto ed è qualcosa di importante, che da tanti anni veniva chiesto e su cui vi erano sempre difficoltà nel reperire le risorse. Cari colleghi, 5 miliardi sono molti, e questo sicuramente va ancora una volta ad aiutare le famiglie, in modo particolare, per quelle che erano richieste dovute e su cui lo Stato molte volte è stato silente. Devo dire che sul tema degli enti locali abbiamo dato risposte molto importanti e l'ho detto anche ieri in audizione con il ministro Giorgetti. Se la Conferenza delle regioni, in maniera unanime, così come anche l'Associazione dei comuni italiani, hanno dato parere favorevole, in ambito di Conferenza unificata, a questa manovra, è perché non tutto è così negativo, come è stato indicato, e probabilmente molte delle cose che erano state richieste sono state accettate. A partire, sicuramente, dal tema della sanità, dopo l'incontro, avuto a Torino, tra i governatori e la Presidente del Consiglio, a seguito di quelli che sono stati miglioramenti dei testi al Senato, noi oggi abbiamo visto assegnati alle regioni investimenti diretti, abbiamo visto prevedere per il Ministero dell'Interno un fondo di dotazione anche per favorire il riequilibrio finanziario delle province, abbiamo visto, sempre a disposizione del Ministero dell'Interno, anche un fondo - e lo dico in modo particolare, perché molte volte viene detto che ben poco viene dato al comparto dei comuni - di 30 milioni di euro per i comuni più piccoli, i comuni fino a 5.000 abitanti, una misura che in passato non era mai stata inserita e che credo che sia importante e doverosa nei confronti del totale dei comuni italiani stessi. Abbiamo incrementato anche i fondi sulle aree territoriali, finalizzati anche al conguaglio delle risorse sul fondo del COVID. E questa, credetemi, è una misura importante, perché abbiamo consentito ai comuni che avevano avuto risparmi dai fondi precedenti di poterli utilizzare anche negli anni successivi, anche attraverso un incremento di 113 milioni per gli anni 2024-2027 da destinare proprio al comparto degli enti locali.

È stato stabilito proprio che i comuni, le province, le città metropolitane e le regioni a statuto ordinario assicurino un contributo alla finanza pubblica pari a 200 milioni di euro per gli anni 2024-2028, 200 milioni a carico dei comuni e 50 milioni a carico delle province e delle città metropolitane. Quindi, come vedete, sono risposte chiare. Sicuramente avrebbero potuto esserci risposte ulteriori, ma è chiaro che il quadro, come ho detto all'inizio, era difficile: non era facile trovare tutte queste risorse. Ci sono stati poi interventi importanti; tutti noi, tutti gli anni, ringraziamo coloro che assicurano la sicurezza nel nostro Paese e anche al riguardo sono state messe a disposizione risorse importanti. Devo dire che ieri, proprio nelle risposte del Ministro Giorgetti, è stata data un'indicazione molto chiara sul quadro attuale, sui conti di previsione anche per gli anni futuri e, soprattutto, sul contesto dell'Italia a livello europeo. Non c'è un'Italia isolata. L'Italia oggi è più che mai importante e più che mai gioca un ruolo prioritario nelle scelte europee, anche con riferimento a quello che riscontriamo in questi giorni, allo spauracchio che molte volte è stato evidenziato in quest'Aula: l'aumento dello spread, il crollo delle Borse, la non possibilità di acquisto del debito pubblico italiano. Bene, cari amici, credo che anche voi ne siate contenti, perché anche voi, oltre a difendere il vostro partito, siete italiani; anche voi avete investito, anche voi ci tenete ai vostri risparmi. Credo che queste siano le cose importanti.

I mercati sicuramente non hanno dato un giudizio negativo: i mercati in qualche modo oggi si stanno sostenendo e questo lo ricordo anche perché erano argomenti che vi ponevate sempre voi in passato: non solo lo spread è diminuito ma ricordo che la Borsa italiana è, dopo quella di Tokio, la miglior Borsa al mondo nel 2023. Questo cosa significa? Significa probabilmente che molte cose possono essere migliorate, che alcune critiche che voi state portando avanti le abbiamo accolte, altre cercheremo di considerarle nei prossimi provvedimenti, a partire dal Milleproroghe. Però, devo dire che oggi la nostra Nazione è considerata e soprattutto non è aggredita dai mercati economici e finanziari.

In conclusione, Presidente, devo dire che abbiamo messo in campo una manovra corposa che quindi tiene conto delle esigenze e delle priorità dei cittadini, delle imprese e degli enti territoriali e di tutti gli altri settori strategici per il nostro Paese. C'è sempre, come ho detto prima, la possibilità di fare di più, ma oggi con le risorse a disposizione, con gli attuali limiti di utilizzo dell'indebitamento e, soprattutto, con la necessità di tenere in continuo ordine, visto che dobbiamo affrontare anche quelle sfide europee importanti, abbiamo predisposto misure importanti per il nostro Paese. Questa è una legge di bilancio che, letta nel suo complesso, avrà la possibilità di riportare l'Italia protagonista sugli scenari internazionali, soprattutto - ne sono convinto - anche grazie al lavoro dell'opposizione. Bisogna riconoscere il fatto di avere condiviso un percorso ristretto di discussione generale, e mi riferisco anche alla discussione che si è svolta ieri in ambito di Commissione bilancio, ma credo che non arrivare all'esercizio provvisorio non sia solo un interesse della maggioranza ma sia un interesse dell'intero Paese. Su questo punto vi riconosco il merito di aver dato seguito all'accordo raggiunto dai capigruppo. Sicuramente è una manovra che affrontiamo stamattina, affronteremo nel pomeriggio, anche con le votazioni, e domani con l'obiettivo di chiudere i lavori in serata. Però dovete anche voi riconoscere come opposizione che questa maggioranza ha tenuto fede agli impegni che avevamo preso, agli impegni che sicuramente garantiscono affidabilità al nostro Paese ma che soprattutto rispondono alle esigenze del territorio. E, ancora una volta - perché su questo sono convinto che molti di voi ritorneranno - ricordo a ognuno di voi di andare a leggere i verbali della Conferenza unificata, perché lì potrete vedere realmente le osservazioni, le discussioni, le votazioni da parte di regioni e comuni, che sono sicuramente molto diverse rispetto a quelle che io leggo o a quelle che ho sentito anche dichiarare ieri in Commissione bilancio.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Chiede anche lei di consegnare la relazione? È assolutamente autorizzato.

Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo: prendo atto che rinuncia.

È iscritto a parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Signora Presidente, onorevoli colleghi, signora Sottosegretaria, in questi giorni, mi è capitato di rivedere uno dei capolavori di Eduardo De Filippo, Napoli milionaria. Sarà successo anche a voi. È in questa celebre commedia, frutto del genio di Eduardo, che viene pronunciata la celebre frase, poi entrata nel linguaggio comune: “Ha da passà ‘a nuttata”. È una frase tragica, struggente, perché riferita alla malattia della figlia del protagonista che, appunto, dopo aver assunto un farmaco a lungo ricercato per tutta Napoli proprio nei giorni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, aspetta la notte per vedere se la figlia guarirà. Al tempo stesso è una frase carica di speranza, frutto della consapevolezza di aver fatto tutto quello che si poteva fare per farla guarire.

Signora Presidente, anche il contesto internazionale e il nostro Paese stanno attraversando un tempo di buio, una notte di armi, una notte di blackout. Le guerre in Ucraina e in Israele stridono con il clima di festa di questi giorni che ce le fa sembrare lontane nel tempo oltre che nello spazio. In realtà non sono lontane, così come non sono ininfluenti le loro ricadute sul piano economico anche per il nostro Paese. Lo abbiamo visto con i costi dell'energia lo scorso anno e lo vediamo, ora, con l'aumento del prezzo del petrolio che potrebbe salire ulteriormente in caso di un'escalation nel contesto mediorientale, un'eventualità che ovviamente nessuno di noi auspica. Al contrario siamo al lavoro su più fronti per arrivare a una pace giusta e soprattutto a un cessate il fuoco definitivo.

È in questo scenario, signora Presidente, che si inserisce la legge di bilancio 2024, in questo scenario ci accingiamo a discutere e a votare. È uno scenario contraddistinto sul fronte eminentemente nazionale da un'altra notte che siamo chiamati ad attraversare. Secondo il report “Popolazione residente e dinamica demografica” diffuso dall'Istat, infatti, i nati residenti in Italia sono stati 393.000 nel 2022, con un tasso di natalità del 6,7 per mille, quasi 7.000 nascite in meno rispetto al 2021, e 183.000 nascite in meno rispetto al 2008, che è stato l'anno in cui il numero dei nati ha registrato il più alto valore dall'inizio del nuovo millennio; purtroppo, per il 2023 che volge al termine, i dati provvisori non sono affatto confortanti.

In virtù di quanto detto sul fronte internazionale e sul fronte interno, la legge di bilancio ha inteso concentrare buona parte delle risorse su famiglie e imprese. La denatalità, come abbiamo sottolineato molte volte, non è solo un problema demografico, ma porta con sé conseguenze sul piano del welfare: meno nati significa nel tempo meno persone in età lavorativa e al contempo più anziani, con un aumento delle spese previdenziali sanitarie e assistenziali; un incremento che, tuttavia, graverebbe su una platea di contribuenti sempre più ridotta. Tale scenario metterebbe in crisi il sistema Stato e, stando ai numeri, non è purtroppo poi così lontano. Se si pensa che il rapporto attuale è di cinque anziani per ogni bambino, si comprende bene come agire presto e bene sia indispensabile.

Signora Presidente, per questa maggioranza e per questo Governo, dopo anni in cui si è cercato di far finta di nulla, la denatalità è stata posta al centro dell'agenda politica, per cui, come già è stato previsto nella precedente legge di bilancio 2023, anche nel provvedimento in esame sono presenti misure sostanziali per contrastare e provare a frenare il crollo delle nascite, sostenendo le famiglie prevalentemente sul piano fiscale e reddituale.

Una battaglia portata avanti dal nostro gruppo, Noi moderati, riguarda proprio le diverse misure contenute nel pacchetto famiglia della legge di bilancio, in particolare quelle relative al congedo parentale: viene infatti disposto, in questa legge, per i genitori che fruiscono alternativamente del congedo parentale, in aggiunta all'attuale previsione, un'indennità pari all'80 per cento della retribuzione per un mese entro il sesto anno di vita del bambino e viene riconosciuta un'indennità pari al 60 per cento, al posto dell'attuale 30 per cento, per un mese ulteriore al primo.

Per l'anno 2024, la misura dell'indennità riconosciuta per il mese ulteriore al primo è pari all'80 per cento della retribuzione, invece che al 60 per cento; questa disposizione si applica con riferimento ai lavoratori che terminano, dopo il 31 dicembre di quest'anno, il periodo di congedo di maternità o, in alternativa, di paternità. È una misura - questa appena descritta - che va incontro alle esigenze di conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa, che, stando alle ultime statistiche, risulta essere una delle ragioni principali che ostacolano la decisione di mettere al mondo un figlio, ragione seconda solo alla motivazione legata a fattori economici.

Sempre nel filone della conciliazione famiglia-lavoro, s'inseriscono le misure a favore delle donne. Per il periodo di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026, è riconosciuto un esonero del 100 per cento dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri di tre o più figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, nel limite annuo di 3.000 euro, riparametrato su base mensile. In via sperimentale, poi, per l'anno 2024, tale esonero è riconosciuto anche alle lavoratrici madri di due figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo.

La manovra prevede per una specifica fattispecie, poi, un incremento del buono per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido, pubblici o privati, e per forme di supporto domiciliare per bambini aventi meno di tre anni di età e affetti da gravi patologie croniche. L'incremento concerne i nuclei familiari in relazione a un figlio o a più figli nati dopo il 1° gennaio 2024, a condizione che nel nucleo sia presente almeno un altro figlio di età inferiore ai dieci anni e che il nucleo familiare abbia un valore di ISEE non superiore ai 40.000 euro.

Signora Presidente, inoltre, in questa legge sono previsti distinti rifinanziamenti per il 2024, come quello relativo al fondo destinato all'acquisto di beni alimentari di prima necessità, di carburanti, di abbonamenti a mezzi di trasporto pubblico, più 600 milioni di euro del fondo che finanzia la cosiddetta social card , ora chiamata carta “Dedicata a te”.

Quanto alle imprese, è previsto uno sconto del 50 per cento sulle tasse per chi torna a produrre in Italia, la maxi deduzione per l'assunzione a tempo indeterminato, che sale ulteriormente per mamme o donne disoccupate, giovani ed ex beneficiari del reddito di cittadinanza e, qui, fino a toccare il 130 per cento. È confermata, poi, la detassazione dei premi di produttività al 5 per cento. Inoltre, è introdotto per le imprese l'obbligo di assicurarsi contro le catastrofi. Per le imprese che lo eludono, sono previste multe da 100.000 a 500.000 euro. Ecco, signor Presidente, ritengo che questo sia un passo importante. Purtroppo, nel nostro Paese il problema è che non c'è una cultura assicurativa adeguata ai pericoli che stiamo vivendo, soprattutto per le catastrofi naturali, c'è piuttosto una cultura che porta a ritenere che a ritemprare i cittadini in caso di calamità debba essere lo Stato, ma lo Stato non può, da solo, far fronte a disastri di portata crescente.

Tuttavia, la misura principale, che costerà più di 10 miliardi di euro per il 2024, è il taglio del cuneo fiscale. Questo avrà un impatto sulle buste paga dei lavoratori dipendenti, che guadagnano meno di 35.000 euro l'anno. I contributi da versare saranno tagliati di 7 punti fino a 25.000 euro di reddito e di 6 punti fino a 35.000 euro di reddito. Senza questa conferma - vorrei ricordarlo - la busta paga di gennaio 2024 sarebbe stata più bassa per un importo fino a 100 euro. Insomma, signora Presidente: famiglie e imprese, lavoratori e imprenditori, questa è la platea principale alla quale questa manovra è rivolta.

Siamo consapevoli che il combinato disposto di aiuti alle imprese e sostegno alle famiglie può essere la strada maestra per sostenere l'economia nazionale in questa fase storica delicata e affrontare la crisi demografica, soprattutto le sue ricadute sul sistema Paese. C'è chi dice che si poteva fare meglio; certamente, ma poiché il meglio è nemico del bene, si è preferito lavorare in maniera efficace nel quadro delle risorse disponibili, in modo tale da portare a casa misure importanti a sostegno delle categorie a cui ho già fatto riferimento.

C'è ancora tanto da lavorare, soprattutto per contrastare il crollo delle nascite e, su questo aspetto, nei prossimi mesi, sarà importante lavorare anche sul fronte del welfare aziendale, dato che ormai non sono rari i casi di aziende che promuovono pacchetti di welfare interni, totalmente a carico del bilancio aziendale, a sostegno della natalità e della genitorialità, con particolare attenzione alle mamme o a chi torna, da mamma, al lavoro.

Sulla scorta del successo di alcune buone pratiche, sarà interessante coinvolgere le realtà imprenditoriali, per comprendere quali misure possano aiutare le imprese per sostenere la natalità, chiaramente, tutte le imprese, non solo quelle di grandi dimensioni, prevedendo sostegni tarati su più livelli.

Alla luce di quanto detto, signora Presidente, come Noi Moderati, siamo soddisfatti del lavoro svolto, consapevoli che quello che si poteva fare bene è stato fatto, la strada per poter attraversare la notte è stata tracciata, ora, sta a noi continuare a tenere per mano il Paese, per percorrerla insieme, con la speranza di poter intravedere ben presto l'alba (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, cominciamo con il dire che, se questo Paese non andrà in esercizio provvisorio, è solo ed esclusivamente per il senso di responsabilità delle opposizioni, perché il comportamento di questa maggioranza e di questo Governo è da incompetenti e da irresponsabili e spiego il perché di questo giudizio.

Innanzitutto, tanto per dire, ho sentito prima la relatrice parlare di una legge di bilancio coraggiosa, con crescita sana e strutturale, con le poche risorse trovate per i più vulnerabili e dove non ci sono mille rivoli di spesa. Mi domando se abbiamo visto la stessa legge di bilancio, perché io, di tutto questo, non ho trovato traccia.

Voi non avete dato spazio agli emendamenti della maggioranza, salvo poi ricompensare qualcuno in corso d'opera al Senato, quindi, fondamentalmente, con emendamenti dei relatori o del Governo. Avreste addirittura voluto chiudere la legge di bilancio in largo anticipo. La Presidente Meloni voleva che si chiudesse, addirittura, prima della manifestazione di Atreju il 14, invece siete arrivati a chiuderla il 22 e, qui, in Commissione bilancio alla Camera è arrivata il 23 dicembre. Siamo, oggi, davanti a questa messa in scena, come è stata una messa in scena quella di ieri, in Commissione bilancio, in cui tutti gli emendamenti, chiaramente, sono stati bocciati, come, ovviamente, saranno bocciati tutti quanti, qui, in Aula.

È esclusivamente una farsa, ma il problema è che questa legge di bilancio è desolante e misera, in termini sia quantitativi sia qualitativi. È desolante e misera, perché non ci sono soldi per gli investimenti e per lo sviluppo; gli unici soldi che sono messi per le imprese, sostanzialmente, sono quelli dati ai fondi di garanzia, poco altro di più, ma di fondi per lo sviluppo e per la sostenibilità non c'è traccia in questa legge di bilancio. Quasi il 40 per cento di questa legge di bilancio (10 miliardi, più altri 4 miliardi di euro) è per il taglio del cuneo fiscale, taglio che non porterà soldi nelle tasche degli italiani. Infatti, quei 4 miliardi in più che sono stati messi servono per contrastare l'effetto che si avrebbe di perdita di reddito per i cittadini e, quindi, per evitare di far perdere soldi, l'ha detto il Vice Ministro Leo in una conferenza stampa, quindi, non ce lo siamo inventati noi. Il taglio del cuneo fiscale riporta a quello che è stato fatto in precedenza dal Governo Draghi, con la differenza che avete messo i soldi solamente per il 2024; quindi, avete introdotto nuove clausole di salvaguardia, un po' come erano quelle per l'IVA.

È una manovra così restrittiva e mancante di omogeneità che, sicuramente, dovrete fare un'azione correttiva nel 2024, anche se l'associamo al disastro fatto con l'approvazione del Patto di stabilità e crescita.

Se non bastasse quello che ha tirato fuori l'istituto Bruegel, che sostiene che ci dovrà essere un aggiustamento annuale medio dello 0,61 per cento del PIL (che significa circa 12 miliardi), c'è quello che ha detto ieri il Ministro Giorgetti in audizione in Commissione e che leggo testualmente: “Il nuovo Patto di stabilità è un passo indietro rispetto alla proposta iniziale della Commissione, perché sono state introdotte tantissime clausole per richieste di diversi Paesi; è un compromesso sul quale la valutazione la faremo tra qualche tempo, ma il sistema di regole è complesso e complicato e rischia di essere prociclico”, cioè ti spinge in recessione proprio nel momento in cui tu sei in difficoltà.

In poche parole, ieri, il Ministro Giorgetti ha detto che quest'approvazione del Patto di stabilità è un disastro. Adesso c'è solo da capire una cosa: se questa manovra correttiva - perché la farete, nonostante quello che andate a dire sui giornali - la farete prima delle elezioni europee, per questioni elettorali o se avrete il pudore di farla dopo, per evitare di essere massacrati mediaticamente. Questo noi dobbiamo capire, perché comunque la farete. Infatti, già, banalmente, con quello che prevede il Patto di stabilità, dovrete andare al 3,3 per cento del PIL, se poi inseriamo anche il taglio del cuneo, andrete oltre il 4 per cento. Quindi, andare a dire sui giornali, oggi, che è tutto a posto, non va bene.

Questa, a differenza di quanto hanno detto i relatori, è una legge di bilancio di mancette e provvedimenti localistici, molti aggiunti al Senato. Ne cito solo alcuni, così, perché poi, dopo, gli italiani possano rendersene conto: all'autodromo di Imola e Monza è stato dato 1 milione, per Osaka 500.000 euro, per la viabilità del Molise 15 milioni, così come per le strade della provincia di Vibo Valentia 1 milione e mezzo. E poi? Non vogliamo dare 200.000 euro per l'immobile di Poggioreale e 300.000 euro per il recupero della bulloneria Morino di Vogogna, Bergamo? Cioè, se non si chiamano mancette queste, io non so come le volete chiamare. Però, allo stesso tempo, andate a togliere circa 6 milioni di euro che servono per la sicurezza e il controllo dei porti e delle coste. Quindi, per attività di livello nazionale per cui servono soldi, li andate a togliere, mentre queste non le considerate mancette.

Andiamo alle questioni più complesse della portata di questa legge di bilancio. Sulle pensioni - ci vado leggero, perché sicuramente interverranno anche altri colleghi - avete fatto un disastro: avete cercato, inizialmente, di raschiare il fondo del barile e poi vi siete resi conto che non andava bene, perché la pubblica opinione si è rivoltata e siete intervenuti. Ma non avete risolto, avete solamente spostato più avanti il problema e avete fatto un intervento che non è né carne, né pesce. Il capolavoro l'avete fatto, invece, con il ponte sullo Stretto: qui avete messo circa 11 miliardi, decidendo di togliere un paio di miliardi, ma non di toglierli dal ponte, di metterli sul carico del Fondo di Sviluppo e coesione. Dovreste dire agli italiani, specialmente a quelli del Sud a cui andate a chiedere i voti, che andare a prendere i soldi dal Fondo di coesione significa andare a prendere i soldi a percentuali che sono dell'80 per cento per il Sud, mentre per il PNRR sono del 40 per cento. Quindi, continuate a creare problemi con lo spostamento di fondi dal PNRR sul Fondo di coesione.

Poi, c'è anche la sanatoria fatta per i comuni, cioè quei comuni colpevoli e ritardatari nella pubblicazione di alcune aliquote dell'IMU: voi li andate a salvare. Quindi, sostanzialmente, andate a dire ai cittadini di quei comuni: guardate che vi arriverà una terza rata IMU. Di conseguenza, i cittadini continueranno a essere sanzionati e i comuni no, e qui stiamo parlando di colpevoli ritardi da parte dei comuni.

Ma poi, andando a parlare di altri argomenti che hanno tenuto banco in questi giorni, come la famosa IVA sui pannolini, sugli assorbenti, sui seggiolini, la Presidente Meloni aveva detto all'inizio: ma è poca roba. Insomma, se vogliamo ha anche ragione, sono circa 160 milioni di euro. Il problema è che dovreste andare a dire a queste persone: cara ragazza e cara signora che andate a comprare gli assorbenti, care famiglie che andate a comprare i pannolini o i seggiolini, voi dovrete pagare di più, perché noi abbiamo bisogno di prendere i soldi e darli, che so, alle aziende che dovevano mettersi in regola per la plastic tax e la sugar tax già dal 2018; quindi, siete voi che dovete finanziare il ritardo nell'entrata in vigore degli aggiustamenti che devono fare queste aziende. Questo, però, voi non lo andate a dire ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Avete inserito un'assicurazione catastrofale per le aziende, che è semplicemente una denuncia e una rinuncia da parte dello Stato. Andate a dire, sostanzialmente, ai cittadini: noi non siamo in grado di aiutarvi per quanto riguarda le alluvioni, le frane e i terremoti, quindi pensateci da voi. Ma sulla sanità avete fatto proprio il colpo da maestro: lasciamo perdere la parte in cui avete allungato il periodo per andare in pensione a medici e dirigenti medici. Ma per quanto riguarda la questione per cui avete messo 3 miliardi in più sulla sanità, continuate a dire che quelli sono i valori, e non la percentuale sul PIL. La cosa che mi preoccupa è che la Presidente del Consiglio io non so se menta, sapendo di mentire, perché sarebbe, invece, molto più grave si pensasse davvero che quello non è il parametro rilevante. Infatti, sulla sanità, avevamo una percentuale di spesa sul PIL del 7 per cento; avreste dovuto mettere circa 10 miliardi. Ma la cosa più grave è che andate realmente a definanziare la sanità, perché nel comma 217 di questa legge di bilancio, a partire dall'anno 2033, togliete 84, 180 e 293 milioni e poi, a decorrere dall'anno 2036, 340 milioni.

Presidente, ancora un minuto e chiudo. Vi è una sola norma probabilmente interessante, quella in cui avete dato 2 milioni al Ministro Lollobrigida per gli uffici di diretta collaborazione. Se lo aveste fatto dall'anno scorso, forse ci saremmo evitati, e vi sareste evitati, una serie di brutte figure.

Quindi, Presidente, la cosa grave di questa legge di bilancio è una totale mancanza di spirito costruttivo per il futuro del Paese. Ieri, il Ministro Giorgetti ci ha detto che non si può reggere un debito così elevato, eppure oltre 2 miliardi potevano essere presi dalle banche, ma non sono stati presi. Ed è inutile che voi continuiate a dire che, in questa maniera, le banche sono state patrimonializzate, perché le banche italiane sono patrimonializzate meglio di quelle francesi e tedesche. Quindi, continuare a dire questa sciocchezza è assurdo, da parte di un Ministro dell'Economia. Il problema non è solo quanto, ma anche come si spendono quei soldi e buttare via i soldi in cento rivoli che si proseguiranno in men che non si dica, come si sta facendo in questa legge di bilancio, non è un buon servizio al Paese. E la responsabilità è tutta di questa maggioranza, che dovrebbe avere il coraggio di dirlo agli italiani, ma non lo fa. Non vi preoccupate, ci siamo qui noi per quello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Governo, onorevoli colleghi, pensavo di iniziare il mio intervento cercando di contestualizzare un po' lo scenario macroeconomico in cui abbiamo dovuto inserirci con questa manovra di bilancio, ma, visto l'intervento del collega Dell'Olio, vorrei anticipare un po' e quindi rivedere l'ordine del mio intervento, perché non posso - per il suo tramite, Presidente - non ricordare al collega Dell'Olio come, anche durante il Governo giallo-rosso, il Governo Conte 2, quando il MoVimento 5 Stelle era al Governo con il Partito Democratico, di mille rivoli all'interno della manovra finanziaria di quell'anno lì ne abbiamo visti tantissimi. E vorrei citare qualche esempio. Vorrei ricordare: il finanziamento pari a 300.000 euro per gli interventi di riqualificazione e restauro della Villa Alari Visconti di Saliceto; il contributo straordinario di 300.000 euro per la realizzazione del Museo della diga del Gleno; l'autorizzazione di spesa per la realizzazione del Pistoia Blues Festival, di 250.000 euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021. Questi erano interventi fondamentali per il nostro Paese? Vorrei ricordare: la spesa di 1,3 milioni di euro, per l'anno 2020, per la Chiesa Santa Maria di Pattano, di Salerno; il contributo straordinario alla Fondazione Ente ville vesuviane, per il triennio 2020-2022, di 600.000 euro annui; oppure le iniziative celebrative per il centesimo anniversario della fondazione del Partito comunista italiano. Allora, se vogliamo parlare di mille rivoli, vogliamo anche ricordare i mille rivoli che avete creato voi, durante il Governo Conte 2 e durante la vostra gestione e redazione del bilancio dello Stato. Ma vede, sarebbe troppo banale scendere in ulteriori dettagli. Così come, avete qualcosa da ridire sugli interventi micro-settoriali inseriti nella nostra manovra? Allora avreste qualcosa da ridire anche sull'intervento micro-settoriale che ha previsto lo stanziamento di 500.000 euro a favore di Trento capitale europea del volontariato, la città, il capoluogo da dove provengo, che comunque rappresenterà l'Italia e quindi sarà un vanto per tutta la Nazione, all'interno dell'Europa. Se questi, secondo voi, sono rivoli non importanti e sperpero di denaro pubblico, allora ricordiamo, come ho fatto poc'anzi, gli sperperi che avete comunque contribuito a creare voi, durante il vostro Governo giallo-rosso. Però non mi dilungo ulteriormente su questo, perché vorrei entrare nel merito della trattazione della manovra di bilancio.

Ho sentito il collega Dell'Olio darci degli incompetenti, darci degli irresponsabili, dire che non diamo alcun segno per lo sviluppo e la sostenibilità, che non ci sono. Ebbene, vorrei dire, per il suo tramite, Presidente, al collega Dell'Olio, che purtroppo devo smentirlo drasticamente.

Infatti, i dati a consuntivo dell'anno 2023 lo certificano. È la seconda manovra che questo Governo di centrodestra si trova ad affrontare e ricorderei poi che la passata manovra è stata redatta in brevissimo tempo, visto comunque che è stata a ridosso delle elezioni: detto questo, cerchiamo di guardare i dati obiettivi e oggettivi, non i dati della Lega o del centrodestra, ma i dati obiettivi. Ebbene, l'Istat certifica per l'Italia, per il 2023, un prodotto interno lordo pari allo 0,7 per cento. Sempre l'Istat, per chi non avesse letto la relazione - è un dato oggettivo, non un dato politico - certifica che il prodotto internazionale dell'area euro si fermerà, per il 2023, allo 0,6 per cento. Ebbene, collega, se noi siamo stati così irresponsabili nella precedente manovra - e, secondo lei, lo siamo anche in questa - ben venga: vorrà dire che l'anno prossimo sicuramente il trend del prodotto italiano che verrà certificato da fonti Istat proseguirà su questi binari e quindi saremo ben orgogliosi di tornare in Aula e certificare, grazie ai dati obiettivi e oggettivi, quanto di buono questo Governo sta cercando di portare avanti.

Poi non vorrei ricordarle anche che l'ultima graduatoria stilata dalla Banca centrale europea ha classificato le banche italiane come quelle più solide e questo grazie anche agli interventi che sono stati messi in atto da questo Governo. Abbiamo garantito stabilità, concretezza e responsabilità a un Paese come l'Italia nei confronti, non solo dell'area euro, ma di tutti i mercati internazionali. È di poco fa anche l'intervento del collega Pella, che ha fatto riferimento, anche lui, a come la Borsa italiana sia tra le più solide e comunque si confermi al meglio anche per quest'anno. Quindi, non si può parlare di irresponsabilità e, soprattutto, di non lungimiranza o di mancato sviluppo strutturale di questo Paese nei confronti di un Governo che sta cercando di traghettare questo Paese e di dar seguito a un impegno che abbiamo assunto con il nostro elettorato, nonostante uno scenario e un contesto internazionale macroeconomico così difficile: io lo ritengo del tutto fuori luogo, visti i dati obiettivi e oggettivi che certificano come, invece, il nostro Paese stia affrontando al meglio una situazione di reale e oggettiva criticità. Ricordo, quindi, lo scenario macroeconomico in cui andiamo a operare. Abbiamo parlato degli interessi sul debito: voi direte, a questo proposito, che l'innalzamento dei tassi d'interesse della BCE è una questione che ha toccato tutti i Paesi dell'area euro; certo - è vero -, però, ovviamente, la politica di aumento dei tassi d'interesse va a gravare maggiormente su un Paese come il nostro, in cui il rapporto debito-PIL è pari al 140 per cento. Allora, voi capite che tutte le misure che vengono messe in atto in periodi in cui i tassi di interesse sono negativi o comunque pari allo zero permettono di avere maggiori risorse a disposizione del bilancio dello Stato mentre, se i tassi d'interesse fossero stati quelli di un paio di anni fa, avremmo avuto la disponibilità di ulteriori 14 o 15 miliardi da poter mettere a terra all'interno di questa manovra, cosa che, però, non abbiamo, perché dobbiamo far fronte a una politica imposta dalla Banca centrale europea che riordina comunque i conti dell'area euro, poiché l'anno prossimo si stima che rientreremo all'interno della soglia 2 per cento. Quindi, di fatto, andiamo a combattere l'inflazione con l'aumento dei tassi di interesse; ma a che prezzo? Abbiamo distrutto l'economia dell'intera area euro e andiamo a creare reali e oggettive difficoltà, che impongono anche all'Italia, e, quindi, anche al nostro Governo, di mettere in atto tutte quelle politiche che sostengano il prodotto interno lordo nazionale. Come farlo? Con la domanda interna, perché sempre la certificazione Istat - la fonte non è la certificazione della Lega o del centrodestra - ci dice come questo PIL, pari allo 0,7 per cento, che viene certificato per il 2023, sia di fatto garantito e sostenuto dalla domanda interna. Quindi, quando sento i colleghi che mi dicono che il taglio del cuneo fiscale, di fatto, è una misura che era già stata intrapresa l'anno scorso, vorrei ricordare anche che l'anno scorso si diceva che non avevamo reso strutturale una misura che permetteva di dare maggiore disponibilità di risorse economiche nelle tasche degli italiani. Vorrei ricordare che 14 milioni di italiani potranno avere all'incirca 100 euro in più al mese: può essere poco, può essere tanto, si può fare di più - certo -, però questo permette di sostenere quella domanda interna che ha permesso di generare il prodotto interno lordo nazionale superiore dell'area euro. Quindi, di fatto, questo Governo sta cercando di mettere in atto politiche che vanno nella direzione di sostenere il potere d'acquisto delle famiglie. A questo proposito, il primo aspetto che vorrei ricordare è quello che attiene agli interessi sul debito che - come ho detto - però riguarda un po' tutti i Paesi dell'area euro.

Ma cosa ci caratterizza e soprattutto ci differenzia rispetto agli altri Paesi dell'area euro? Il fatto che noi dobbiamo fare i conti, per inserirci all'interno di questa manovra di bilancio, con due aspetti fondamentali che gli altri Paesi non hanno. Il primo è la cosiddetta zavorra del superbonus, che è stato generato e votato sempre dal Governo giallo-rosso, sul quale la Lega all'epoca votò contro, e che, di fatto, ci crea un vincolo di bilancio per i prossimi bilanci futuri pari a circa 20 miliardi di euro l'anno. Quindi, colleghi, quando ci si viene a dire che stiamo rallentando e non siamo pronti ad attuare tutte le misure su cui ci eravamo impegnati nel programma di Governo, vorrei ricordare che stiamo portando avanti il programma di Governo in una legislatura con vincoli di bilancio che sono stati creati certamente non dal Governo di centrodestra, ma ovviamente dai Governi che ci hanno preceduto: il superbonus non è una misura che avevamo chiesto noi, ma che ci siamo ritrovati a dover gestire. Quindi, ad oggi, sulla manovra di bilancio dobbiamo fare i conti anche con questo impegno cumulativo pari a - tra bonus facciate e superbonus 110 - circa 135 miliardi di euro che, se andiamo a spalmare sulle prossime manovre di bilancio, di fatto vincola ulteriormente le nostre possibilità di manovra.

Un altro aspetto importante poi attiene alla questione del PNRR: anche qui, in varie conferenze stampa, si è detto che, con il superbonus, tutti avrebbero rifatto la casa gratuitamente, cosa che invece non è avvenuta, se consideriamo che solo l'1 per cento del totale delle abitazioni italiane è stata interessata da questa norma, che è andata a favore di pochissimi cittadini italiani; mai, in passato, si è fatta una manovra che, con così tanti miliardi, è andata a favorire così pochi cittadini italiani. Ebbene, complimenti, perché voi comunque avete battuto questo primato anche nella storia parlamentare italiana; purtroppo per noi, adesso dobbiamo gestirne le conseguenze. Quindi - come dicevo prima - abbiamo questo aspetto e poi abbiamo anche l'aspetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza, del PNRR. Anche a questo proposito, sembrava che dall'Europa arrivassero soldi gratis: ricordo, colleghi, che il Piano nazionale di ripresa e resilienza è una grande opportunità, ma riguarda comunque soldi a debito, che noi dobbiamo restituire, sui quali dobbiamo pagare gli interessi. Quindi, vorrei tornare a ricordare come gli interessi, finché sono negativi, non incidono sul bilancio dello Stato, quando poi, però, diventano come i tassi di interesse, che dobbiamo gestire in questo periodo, gravano pesantemente sulla programmazione di bilancio dello Stato.

Quindi, come si è inserito questo Governo in uno scenario come questo? Ha cercato comunque di mettere in atto politiche che sostenessero la spesa delle singole famiglie e quindi ha abbattuto - dicevo prima - la pressione fiscale, ponendo 14 miliardi di euro all'interno dell'articolo 5; ha cercato di portare avanti la misura del taglio del cuneo fiscale; ha inserito anche la fiscalità di vantaggio per l'accesso ai fringe benefit; ha prorogato la detassazione dei premi di produttività per tutto il 2024; ha mantenuto l'aliquota agevolata al 5 per cento, anziché al 10 per cento; ha ridotto da 90 a 70 euro l'importo del canone RAI; ha posticipato la sugar tax e la plastic tax perché anche queste sono tasse. Noi l'abbiamo detto: finché il centrodestra sarà al Governo, le tasse non le metteremo, cercheremo comunque, all'interno di una manovra di bilancio che ha pochi margini - margini ristrettissimi -, di evitare di andare a gravare con la pressione fiscale, come è stato fatto in passato, e quindi di ridurre il potere d'acquisto delle famiglie e, soprattutto, dei cittadini italiani.

Ma torniamo a un altro aspetto, quello del reddito di cittadinanza: ci troviamo a un paradosso, perché si certifica come anche quest'anno le imprese abbiano avuto tantissime difficoltà nel reperimento della manodopera. Abbiamo assistito a un balzo significativo, perché comunque, nel 2022, le difficoltà di reperimento del personale avevano riguardato il 41 per cento delle assunzioni contro il dato precedente, anteriore al reddito di cittadinanza, che si attestava a un 26 per cento, quindi 14 punti in meno rispetto a quello che abbiamo registrato nel 2022. Questo ci porta a dire che, innanzitutto, abbiamo avuto un reddito di cittadinanza che, di fatto, non ha abbattuto, cancellato o abolito la povertà, come qualcuno vuole far credere, ma che ha raddoppiato il numero di posti che restano vuoti per mancanza di candidati. Questo è un dato certificato perché, se a settembre 2022, rispetto a settembre 2023, abbiamo avuto un balzo delle richieste di lavoro pari a 512.000, non è una coincidenza il fatto che questo sia avvenuto proprio quando il Governo di centrodestra di fatto ha messo un veto e un blocco al reddito di cittadinanza.

Questo perché siamo convinti che per sostenere le persone vada permesso loro di avere la possibilità di avere un lavoro, e lo Stato non si deve sostituire all'imprenditore. Lo Stato deve mettere a disposizione tutti quegli strumenti che favoriscano l'inserimento delle persone che hanno maggiori difficoltà nel mondo del lavoro.

Su questo abbiamo cercato di indirizzare anche la nostra manovra con un fondo ad hoc, ad esempio, per le persone maggiormente in difficoltà, penso al Fondo per la disabilità. Abbiamo inserito questo Fondo importante, che permetterà di portare avanti progetti ad hoc dedicati anche alle persone che hanno difficoltà e impedimenti, perché cerchiamo di creare progetti che siano ritagliati su misura sulle loro difficoltà e anche sulle loro possibilità, quindi, di inserimento nel tessuto socioeconomico del nostro Paese. Quindi, quando ci si dice che questo Governo non ha attenzione per le persone in difficoltà, purtroppo si dice un'enorme bugia, perché, di fatto, il reddito di cittadinanza, vorrei ricordarlo, colleghi, è gravato sul bilancio dello Stato per oltre 30 miliardi di euro.

A fronte di questo, però, e ciò lo certifica sempre la CGIA, non abbiamo annientato oppure risolto il problema della disoccupazione, lo abbiamo aumentato. Quindi, a fronte di questo, inserirsi con strumenti nuovi, che permettano veramente alle persone di avere nuove possibilità di lavoro e inserirle in modo strutturale nel mondo del lavoro, è quello che ci viene richiesto dagli stessi imprenditori.

Con questa manovra, cerchiamo di inserirci con misure agevolative, per fare in modo che gli imprenditori che assumono una donna con figli a carico possano avere sgravi fiscali per quanto riguarda ai fini contributivi per il pagamento dei contributi INPS, oppure altre forme di agevolazione fiscale, per cercare di incentivare non solo le giovani donne che vogliono comunque intraprendere la carriera lavorativa, ma soprattutto per far capire quanto sia importante e fondamentale avere un lavoro e non un sussidio, perché, comunque sia, il prodotto interno lordo nazionale lo possiamo sostenere attraverso il lavoro e non attraverso la sussidiarietà oppure i sussidi che venivano messi in atto anche in passato.

Parlando poi dei sostegni ai bisognosi, non dimentichiamo, com'è già stato fatto anche da altri colleghi, l'inserimento della carta “Dedicata a te”. Anche qua, un fondo dedicato per cercare di dare una mano alle persone che hanno maggiori difficoltà, e quindi per cercare di dare loro una mano a fare la spesa o al pagamento delle bollette. Anche qua il Governo ripropone, anche per il 2024, 600 milioni di euro per sostenere le persone più bisognose. Un altro importante aspetto che vorrei ricordare è il tema della famiglia. È già stato toccato, lo abbiamo toccato anche ieri durante l'audizione con il Ministro Giancarlo Giorgetti: il grande problema, che, di fatto, mette in crisi anche la sostenibilità del bilancio stesso dello Stato è quello della denatalità, che non deve essere assolutamente sottovalutata. La denatalità andrà a pesare e a gravare fortemente sulla sostenibilità non solo del sistema economico nazionale, ma anche di tutto il sistema welfare nazionale. Quindi, cercare di mettere in campo quelle misure che vanno a sostenere la genitorialità e la natalità è molto importante. E questo come viene fatto nel provvedimento? In questo provvedimento abbiamo cercato di inserirci con un rafforzamento dei bonus degli asili nido (sono stanziati oltre 150 milioni), con la conferma, anche per il 2024, del congedo parentale, con l'esonero del 100 per cento dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri, come dicevo prima e con l'esonero, anche per il 2024, che sarà riconosciuto alle lavoratrici madri che hanno solo 2 figli. Tutto questo perché per noi è importante e fondamentale cercare di inserire quelle misure che vadano a sostenere la genitorialità e la natalità, per sostenere, quindi, il bilancio nazionale dello Stato.

E poi gli enti territoriali: non dimentichiamo, com'è già stato fatto anche da chi mi ha preceduto, come sia importante sostenere chi sta in prima linea, ovvero i comuni, gli amministratori, che, anche in questi anni di difficoltà, hanno cercato di dare risposte ai cittadini. Quindi ecco che è inserito il fondo di 450 milioni di euro anche per il prossimo triennio da destinare agli enti locali che ancora scontano difficoltà in termini di risorse a causa dell'incremento delle spese e delle minori entrate legate all'emergenza COVID.

Ricordo l'emendamento dei relatori grazie al quale sono stanziati 30 milioni per il prossimo triennio per l'attuazione in favore degli enti locali per gli investimenti in materia di infrastrutture stradali, sportive, scolastiche, ospedaliere, di mobilità e di riqualificazione ambientale, nonché per potenziare l'assistenza sociale, oltre ai 30 milioni di euro che saranno stanziati per il 2024, come già citato anche dal collega Pella, in favore dei comuni con una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti.

Abbiamo inserito, sempre a favore dei comuni e degli enti locali, 75 milioni di euro per la manutenzione straordinaria delle strade di competenza di regioni, province e città metropolitane. Altri 250 milioni nel prossimo quadriennio saranno assegnati alle regioni a statuto ordinario per la messa in sicurezza e lo sviluppo dei sistemi di trasporto pubblico, nonché per gli interventi per la rigenerazione urbana e la riconversione energetica verso fonti rinnovabili.

Un'altra norma molto importante, l'ho citata anche prima, è quella inserita per i 500.000 euro a favore del comune di Trento per sostenere l'iniziativa “Trento capitale europea del volontariato”. E poi permettetemi un inciso sulla questione relativa alla crisi idrica. Anche qua, soprattutto da chi viene dai territori di montagna, in questi anni abbiamo assistito a periodi di siccità, abbiamo assistito al problema delle alluvioni; soprattutto, non è da sottovalutare la carenza idrica.

Sappiamo benissimo, in quanto anche amministratori nelle amministrazioni locali, quanto sia importante sostenere i comuni, per far sì che questi dedichino investimenti specifici per attuare e realizzare quegli invasi che permettano soprattutto la conservazione dell'acqua, un bene assolutamente prezioso, che serve soprattutto per i territori di montagna, per sostenere le attività economiche, non solo della pianura, ma soprattutto dei territori di montagna. Abbiamo capito qual è, però, la difficoltà, perché i sindaci, i nostri frontman, i nostri coraggiosi sindaci, hanno a che fare quotidianamente con urgenze che riguardano soprattutto le risposte che devono dare al tessuto socioassistenziale, e, quindi, politiche che devono essere attuate per cercare di dare risposte ai cittadini, soprattutto per quanto riguarda il fronte socioassistenziale.

Non è mancanza di sensibilità nei confronti dei temi ambientali, ma è cercare di dare priorità in termini di risposta nei confronti dei propri cittadini. Bene ha fatto, quindi, il Governo a stanziare questo fondo di 450 milioni di euro, che permetterà di creare quegli invasi, che permetterà quindi ai comuni di dare risposte anche sul fronte della gestione del problema della siccità e della carenza idrica, che è un problema che purtroppo attanaglia molti comuni italiani, per i quali, però, talvolta mancano le disponibilità economiche.

L'attenzione di questo Governo, l'attenzione soprattutto nostra, della Lega e di chi amministra nelle amministrazioni comunali, ha permesso l'inserimento anche di questo importantissimo fondo, perché, purtroppo, quando abbiamo le precipitazioni e non c'è carenza d'acqua, ce ne dimentichiamo. Tuttavia, la siccità è un problema che grava fortemente sul tessuto anche economico del nostro sistema Paese.

E poi vorrei chiudere con la parte, non meno importante, legata alla sanità. Come responsabile e coordinatrice dell'Intergruppo “Insieme per un impegno contro il cancro”, devo ringraziare, anche in questo caso, l'attività, l'operato e anche l'impegno che è stato portato avanti dal Governo, anche in questa manovra, per cercare di dare sostegno a tutte quelle misure e quelle azioni che cercano di dare risposte concrete anche a chi ha problemi anche nella gestione quotidiana, perché ha invalidità piuttosto che malattie fortemente invalidanti.

Quindi, ringrazio veramente il Governo per avere portato avanti, anche in termini di sanità, un importante investimento. Si parla di 3 miliardi, ma, in realtà, sono oltre 5 miliardi, perché, se andiamo a considerare non solo il fondo sanitario, ma anche tutte le voci indirette e collegate alla sanità, questo aumenta a 5 miliardi e oltre di disponibilità, che vengono messe in questa manovra.

Quindi, se il Governo “Conte 2” nel PNRR, quando aveva sottoscritto l'accordo con l'Europa, aveva deciso di inserire un fondo ad hoc per gli ospedali di comunità, si era dimenticato di inserire anche un fondo ad hoc per la gestione del personale della sanità territoriale. In questa manovra, abbiamo inserito due importanti fondi, uno di 250 milioni per il 2025, l'altro di 350 milioni a partire dal 2026, per finanziare le assunzioni del personale della sanità territoriale.

Questo perché va bene avere le strutture e gli ospedali di comunità, ma per farli funzionare serve il personale sanitario. Quindi, abbiamo inserito in questa manovra le disponibilità finanziarie per fare in modo che il personale della sanità territoriale possa effettivamente entrare operativo una volta messi a terra e raggiunti gli impegni del PNRR.

Vorrei poi ricordare anche l'incremento di 10 milioni di euro annui, a decorrere dal 2024, delle risorse destinate all'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, l'incremento del Fondo per l'Alzheimer e le demenze di circa 35 milioni di euro per il prossimo triennio, introdotto dall'emendamento dei relatori, l'emendamento all'articolo 50-bis, nonché il rifinanziamento di un milione di euro del Fondo destinato alla diagnosi delle malattie rare, introdotto dall'emendamento dei relatori 19.500, e il rifinanziamento del fondo dei test NGS sia per i tumori sia per le malattie rare. Quindi, ringrazio veramente questo Governo perché, anche in questa manovra, il tema della sanità è rimasto centrale nell'impegno di Governo.

Ci sarebbe altro da dire, ma preferisco chiudere il mio intervento ringraziando, come abbiamo dimostrato già in termini di sanità, per la disponibilità di tutti i partiti a collaborare e raggiungere determinati obiettivi. Ritengo doveroso ricordare come, grazie anche alla disponibilità delle opposizioni, abbiamo incrementato un fondo molto importante, che è il Fondo per contrastare la violenza di genere, che è passato da 6 milioni a 10 milioni di euro. Per questo ci tenevo a ringraziare tutti i colleghi che hanno contribuito a questo importante risultato, perché, come sulla sanità abbiamo dimostrato, all'interno di queste Aule parlamentari, che maggioranza e opposizione riescono a collaborare, raggiungendo importanti obiettivi, penso che, anche all'interno di questa manovra, abbiamo dato un messaggio molto importante di unità su un tema che deve vederci tutti uniti. Potremo essere divisi, avere idee diverse di sviluppo per il nostro Paese, però è importante che, anche all'interno di questa manovra di bilancio, permanga su certi obiettivi la volontà di lavorare insieme per il bene del Paese.

Presidente, con questo vorrei chiudere il mio intervento, ringraziando il Governo, tutti i colleghi che hanno dato il loro contributo, ringraziando, in particolar modo, lasciatemelo dire, il Ministro Giancarlo Giorgetti che, anche ieri, si è dimostrato molto disponibile nei confronti del Parlamento a un dibattito, a un confronto aperto, nonché anche a dare le risposte che, giustamente, i colleghi di opposizione si aspettavano. Vorrei ricordare che questa manovra è nata e si è sviluppata in un contesto difficile, però i dati che ho ricordato inizialmente sul prodotto interno lordo nazionale e, soprattutto, quelli che vengono certificati anche da enti internazionali sulla sostenibilità e sulla credibilità di questo nostro sistema Paese ci devono rendere orgogliosi di come questo Paese si stia indirizzando sulla strada giusta. Quindi, grazie ancora, il voto della Lega sarà favorevole alla manovra di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signora Sottosegretaria, colleghi e colleghe, siamo di fronte a una legge di bilancio che, di fatto, è un pacchetto preconfezionato, c'è stato, addirittura, il divieto di emendamenti nei confronti della maggioranza. Nonostante ciò, l'iter è stato lunghissimo, perché al Senato c'è stata la presentazione il 30 ottobre, il 31 l'annuncio e, poi, l'inizio nella sede referente il 14 novembre e l'approvazione il 22 dicembre, come sappiamo. Invece, qui abbiamo una corsa record, perché, a parte la presentazione il 23 dicembre, in pochissimi giorni - come sappiamo, domani -, ci sarà l'approvazione definitiva. Questo, però, Presidente, mette in evidenza una cosa molto grave: ormai quest'attività parlamentare è diventata asfittica, è un'attività piatta che, se non fosse per la conversione dei decreti-legge, sarebbe davvero insignificante.

Per quanto riguarda il Governo, direi che sono finiti gli alibi. L'anno scorso, per il fatto che c'erano state le elezioni a settembre, si è dovuto correre davvero e, comunque, c'era un anno di esercizio, frutto di un altro Governo, ma quest'anno la maggioranza non può opporre questo tipo di alibi. Ricordo che, soprattutto, la maggioranza relativa aveva affermato di essere pronta, però, per essere pronti io dico che bisogna essere anche capaci di presentare una legge di bilancio che sia all'altezza e questa, lo ripeto, è la seconda legge di bilancio, una legge magra e blindata. Ma quando è blindata almeno dovrebbe avere un contenuto eccelso da condividere, così avrebbe senso, invece, in questo caso, abbiamo una manovra del tutto inadatta rispetto alle sfide, povera di contenuti e di prospettive per un'Italia che ancora boccheggia, perché, comunque, c'è una crisi economica e finanziaria che si trascina negli anni, anche in conseguenza della crisi pandemica, delle guerre e della conseguente inflazione.

Ma faccio anche un passo indietro. So che il tema è delicato e il tasto è dolente, ma voglio parlare del MES. Perché ne parlo? Perché anche questa è una sfida europea, e lo è anche, naturalmente, la legge di bilancio. Al di là di qualche articolo di stampa che parla di autorevolezza a Bruxelles, vorrei dire - e questo il Ministro Giorgetti, che dovrebbe essere qui, lo sa bene - che la credibilità si gioca sulle scelte e, a Bruxelles, si gioca un'unica partita, la partita della nazionale, non si gioca una partita a squadre. Per questa ragione la credibilità è così importante, perché tocca tutti i cittadini italiani, ma, come dicevo, in primo luogo, dipende dalla legge di bilancio.

Come, del resto, è una partita importante - lo è stata, ed era una sfida che dovevate essere in grado di vincere - quella della legge sulla concorrenza, la quale ci dice quanto sia matura la nostra idea di mercato. Purtroppo, anche qui, non avete dato segno di maturità della nostra idea di mercato, perché, a parte la questione delle bollette, che, oltretutto, con proroghe, avete deciso di portare avanti verso un mercato libero, abbiamo perso altre vere partite che riguardano la concorrenza, come quelle della Bolkestein e dei tassisti. Come dire, siete forti con i deboli.

Però qualcuno la vera forza ce l'ha, perché a Rimini, che non è proprio l'ultima città in termini di spiagge e di concessioni, si è scelto, invece, di aprire alle gare. Qualcuno, poco fa, parlava di sindaci frontman: cerchiamo di ricordarcelo quando questi sindaci e queste amministrazioni sono stretti tra norme confuse e pronunce della giustizia amministrativa che dicono tutt'altro. Se veramente volete fare scelte concorrenziali, scelte di responsabilità, allora si faccia una scelta definitiva anche su questo. Così anche sul MES - ritorno su questo tema -, perché la logica del pacchetto, lo sapete bene al Governo ha fallito: il Patto di stabilità non è quello che volevate, forse neanche quello che vogliamo noi, non è così vantaggioso per l'Italia. Avete preferito un rinvio, oltretutto creando una spaccatura nella stessa maggioranza di Governo.

Ma la legge di bilancio è sicuramente, tra tutti i provvedimenti, quella che mette in evidenza la strategia di un Governo, l'essenza dell'azione politica, delinea l'azione, gli obiettivi e anche le priorità. Quindi, il giudizio che oggi noi diamo è, naturalmente, un giudizio parlamentare, ma quello che, forse, conterà di più sarà quello che esprimeranno i cittadini, le imprese, i professionisti, i pensionati, tutti coloro che saranno toccati dalle norme di questa legge di bilancio. Io credo che non sarà affatto un giudizio positivo, anzi sarà un giudizio che metterà in evidenza come questo Governo abbia agito troppo poco sul fronte delle entrate e si sia ritrovato con una manovra, per questa ragione, povera, miope e anche discriminatoria, che penalizza sempre le stesse fasce, che sono le famiglie, i lavoratori e le donne.

A proposito di donne, questo Governo ha anche mancato un obiettivo che doveva essere prioritario: mi riferisco a Opzione donna, in pieno contrasto, peraltro, con le famose promesse in campagna elettorale, che riguardavano le pensioni. Ebbene, nel 2024, per Opzione donna bisognerà avere un anno in più, oltre a trovarsi nelle condizioni che avete voi stessi stabilito. Ma davvero voi pensate che le condizioni per cui una donna scelga di avere figli siano queste? O, forse, più razionalmente, dovreste pensare che, in realtà, manchino le condizioni non solo economiche, ma anche di stabilità lavorativa, di servizi, di certezza del futuro, che possano portare le donne a questa che, possiamo dire, è una scelta assolutamente coraggiosa?

Presidente, a proposito di coraggio, io credo che la misura sicuramente più coraggiosa sia quella che è stata portata avanti dalle opposizioni al Senato: mi riferisco ai 40 milioni di euro che tutte le forze di opposizione hanno pensato di destinare, invece che disperderle in mancette, al contrasto della violenza di genere. E ringrazio per il nostro gruppo la senatrice Raffaella Paita, che è membro della Commissione bilancio, per aver contribuito in maniera fondamentale a questo importante risultato.

Bisogna fare di più, non solo per quanto è emergenziale - sicuramente lo è la violenza nei confronti delle donne -, ma anche per una situazione che rimane inaccettabile, che è quella del divario di genere a proposito di carriere e anche di trattamento stipendiale. Abbiamo approvato da poco la legge di delegazione europea: è vero, deve essere ancora definitivamente approvata e, comunque, dovremo aspettare anche il risultato, quella che sarà, poi, in definitiva, la scelta del Governo, però, a proposito di questa direttiva, è una scelta importante, perché riguarda la trasparenza salariale. Questo va nella direzione di una parità, perché non possiamo accettare che l'odierna previsione sia di una parità stipendiale e salariale al 2100.

Per questa ragione, quindi, non basta dire che saranno adottate misure come il superbonus e la decontribuzione, quando non si tiene conto del fatto che il divario dell'occupazione femminile e del livello retributivo rende l'Italia fanalino di coda in tutta l'Unione europea. Quindi, l'Italia è il Paese dove l'occupazione femminile è ai livelli più bassi in assoluto.

Per il resto, abbiamo in approvazione misure che non sono di coraggio, ma sono di corto raggio, tra cui il cuneo fiscale, che viene tagliato, ma soltanto per il 2024, e le fasce Irpef, che vengono ridotte ma soltanto per il 2024.

In definitiva, se vogliamo dare una descrizione sintetica, una fotografia di ciò che rappresenta questa legge di bilancio, abbiamo una fotografia che rappresenta un bagno di realtà, perché promettere è facile e realizzare, invece, è ben più difficile.

Però, concludo, Presidente, dicendo che una cosa assolutamente non va fatta, cioè non vanno perse le importanti partite europee. Ho citato il MES e tutto l'argomento della concorrenza, ma anche questa legge di bilancio, in termini di credibilità globale. Questo perché lo dico? Perché non ha senso, per qualche decimale di punto di consenso, perdere le battaglie a livello europeo che riguardano un Paese che - lo ricordo - è fondatore dell'Unione europea, perché la credibilità dell'Italia vale più, appunto, di una battaglia in campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato De Bertoldi. Ne ha facoltà.

ANDREA DE BERTOLDI (FDI). La ringrazio, Presidente. Mi permetta di cercare un po' di uscire da una narrazione di quello che è stata, e che è, numericamente la legge di bilancio.

Partendo dal valore intrinseco di questa legge, che certamente, in qualche mio passaggio, cercherò di ricordare, vorrei svolgere alcune riflessioni politiche, quali si convengono in un momento come quello della discussione generale. Allora, mi domando e - sempre per il suo tramite - mi rivolgo ai colleghi, agli amici, per lo più, dell'opposizione, chiedendo: ma è criticabile questa legge di bilancio? Si poteva fare meglio? Probabilmente sì, perché si può sempre fare meglio nella vita, perché delle critiche si devono fare sempre, soprattutto se si fanno in un'ottica costruttiva. Però, permettetemi, colleghi, di dire che se c'è qualcuno che non la potrebbe criticare nel merito dovreste essere proprio voi, perché, a parole, vi siete sempre fatti paladini delle politiche sociali, dell'aiuto verso i lavoratori dipendenti, i pensionati e le fasce più deboli. Ebbene, questa legge di bilancio è, per tre quinti, destinata al cuneo fiscale e alla riduzione delle aliquote (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Una legge di bilancio, cari colleghi, che, quindi, è destinata a quelle fasce sociali deboli che hanno più bisogno di altri, fasce a cui vengono riconosciuti i soldi per il loro lavoro e non per rimanere a casa (poi ci arriveremo). Quindi, una legge di bilancio che dà quelle risposte che voi avete sempre proposto e non avete quasi mai attuato. Per questo io penso che questa legge di bilancio, come ogni legge di bilancio, possa essere criticata, ma non siete certo voi che avete la titolarità per farlo quando la gran parte della legge di bilancio va nella direzione di assistere, come detto, i più deboli.

Allora, signor Presidente, ci sono i temi principali che io vorrei ricordare, per dare supporto a quello che ho detto e a quello che poi dirò nel merito. Sono fiero, anche quale consigliere giuridico ed economico del Ministro per la Famiglia, che vi sia un miliardo per la famiglia e la natalità. Mi sia concesso, in questo periodo che segue di poche ore la Natività, un evento che per noi cristiani è fondamentale, riflettere sul significato della Natività, anche nella nostra età contemporanea, anche nella politica economica. Per noi cristiani, la Natività ha un valore fondamentale, è un credo, è un modo di vivere, perché la Natività rappresenta la nascita. Allora, cosa più della nascita deve essere messo al centro delle politiche dei prossimi anni e del prossimo futuro? Altro che MES, cari colleghi: qual è il vero problema con il quale dovremo confrontarci nei prossimi anni noi e voi, preferibilmente assieme? Il tema dell'inverno demografico e delle nascite, perché il nostro welfare sta in piedi solamente grazie alle nascite. Allora, questo Governo, pur nelle ristrettezze che i colleghi che mi hanno preceduto hanno delineato, ha saputo mettere un miliardo per tutelare la famiglia, le nascite, le mamme.

Voglio ricordare, per fare dei numeri velocemente, una misura fondamentale quale la decontribuzione delle mamme lavoratrici, che, tradotto - per essere chiari, come sempre vogliamo essere -, significa dare alle mamme che hanno almeno due figli 3.000 euro lordi in busta paga l'anno, 1.700 euro netti, circa 150 euro al mese. Queste sono le politiche del nostro Governo verso i più deboli: dare 150 euro al mese in più alle mamme lavoratrici, per creare condizioni migliorative per quelle mamme che non passano - non perché non lo vogliono, ma più che altro perché non possono - dal primo al secondo figlio. Ci insegnano, infatti, gli esperti di demografia che è qui che sta il problema, cioè il passaggio dal primo al secondo figlio. Quindi, abbiamo investito sulla decontribuzione. Abbiamo investito in maggiori fondi per gli asili nido e abbiamo creduto, come crediamo, nel congedo parentale: un mese lo abbiamo aggiunto nella scorsa legge di bilancio e un mese al 60 per cento l'abbiamo aggiunto in questa legge di bilancio. Queste sono le risposte di un Governo che sa essere sociale, che sa essere vicino a chi ha bisogno, che sa capire dove si devono investire le limitate risorse a disposizione.

Altri pensavano di fare socialità magari, invece, regalando soldi alle persone e facendole stare a casa, oppure creando una misura che non ho mai fatto mistero di aver apprezzato nei contenuti - e penso ai crediti d'imposta e anche al bonus edilizio -, ma che è stata declinata talmente male da diventare controproducente. Infatti, ogni misura, se è fatta bene, ha un senso, ma, se è fatta senza controlli, com'era stato fatto da parte del Governo giallo-rosso con quel Ministro che oggi guida la città di Roma, genera truffe, poi ovviate dal Governo Draghi. Se una misura, com'era, appunto, il superbonus, non permetteva la concorrenza, ma dava più di quello che era l'importo speso e, quindi, di fatto spingeva in alto i prezzi, peraltro in un momento di inflazione, allora quella misura si rivela una bomba per il bilancio dello Stato. Dunque, fare attività sociali vuol dire fare delle misure, ma saperle fare bene, farle ricadere davvero su chi merita e su chi lavora e non su chi se ne vuole approfittare.

Quindi, voglio parlare, sempre in rapporto alla legge di bilancio, di quello che è un tema che abbiamo visto in questi giorni, che ha appassionato soprattutto l'opposizione, cioè Patto di stabilità e il MES. Vedete, sul MES ogni tanto sorrido quando leggo tanti articoli e tante prese di posizione, quando sento alcune frange dell'opposizione che addirittura lo considerano la panacea di tutti i mali, ma in Europa nessuno ne parla. Quindi, forse qualche domanda ce la potremmo fare. Io credo, invece, che sul Patto di stabilità si debba spendere qualche parola e qui saremo chiamati tutti quanti a fare delle scelte, perché il rinnovato Patto di stabilità è sicuramente migliorativo rispetto a quello che avevamo ereditato dal passato, rispetto a quel Patto di stabilità e di crescita che, in realtà, non era per niente di sviluppo ma era di austerity, Patto che voi avevate condiviso, nel passato.

Questo è migliorativo, ma ritengo non sufficientemente, perché era necessario - e noi speriamo ancora che sia possibile fare interventi in questa direzione - che ulteriori investimenti non entrassero nel computo del debito-PIL. La risposta, però, quale sarà? Vogliamo dare una risposta di austerity, pensiamo davvero di poter dare una risposta al rapporto debito-PIL riducendo il debito? Se questa fosse la strada, andremmo ad avvilupparci nella decrescita, una decrescita non credo felice, colleghi del Movimento 5 Stelle, ma una decrescita infelice, che creerebbe problemi al nostro Paese e all'intera Europa, della quale ricordiamo che siamo una elemento fondante e fondamentale.

Credo che la risposta al Patto di stabilità e crescita la dobbiamo dare unicamente guardando alla crescita del PIL e, quindi, dovremo cercare di attivare quelle misure che permettono al nostro paese di crescere. Ad esempio, penso alla necessità di credere vieppiù (e dovremo farlo noi maggioranza, ma anche voi opposizione) negli investimenti nell'economia reale, fare in modo che - e l'ho detto più volte - i 5 trillion del nostro risparmio privato possano, almeno in parte, essere veicolati verso l'economia reale. Infatti, se noi saremo in grado di far sì che il nostro risparmio, invece che rimanere passivo nei conti correnti o addirittura essere investito in quei fondi che per lo più intervengono sui mercati esteri, riesca in parte a ritornare nel nostro Paese e nelle nostre imprese, avremo dato ogni risposta al rapporto debito-PIL, con la crescita del PIL. Lo dimostra il fatto che gli anni che abbiamo trascorso, nonostante l'aumento dell'indebitamento, hanno visto anche l'aumento del PIL; quindi, è stata data una risposta, da quel lato positiva, al rapporto debito-PIL.

Questa è la strada che dovremo percorrere. Lo stesso, peraltro, potremmo fare (e lo stiamo facendo) con la riforma fiscale: anche lì cerchiamo di veicolare liquidità nell'economia reale. Abbiamo approvato una riforma fiscale che prevede per le casse di previdenza dei liberi professionisti la riduzione dell'aliquota collegata agli investimenti nel nostro Paese: questo vuol dire dare una risposta vera e concreta al rapporto debito-PIL, al patto di stabilità. Un insieme di misure che stiamo cercando di portare avanti, lo ribadisco, con tutte le difficoltà e le ristrettezze possibili, non per fare assistenzialismo ma per veicolare denaro verso chi vuol produrre, per portare denaro alle imprese e per dare nella socialità più soldi ai nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come è scritto in questa legge di bilancio, come abbiamo ricordato.

Lo stesso Ministro delle Imprese Adolfo Urso oggi dice che daremo un miliardo per rinnovare il parco auto del nostro Paese; ma non lo daremo a pioggia, a chiunque, lo daremo a quelle persone che ne hanno davvero bisogno poiché hanno un ISEE che dovrebbe essere calcolato intorno ai 30.000 euro. Questo vuol dire aiutare i più deboli, aiutare l'economia, non buttare i soldi col cosiddetto helicopter money. Non ci appartiene la cultura della dispersione!

Non siamo quelli che danno una scarpa prima del voto, per prenderne una dopo il voto. Siamo quelli che vogliono portare denaro ai più deboli e alle imprese, ma in modo produttivo e virtuoso. Penso alla necessità, che dovremmo tutti sposare, di facilitare gli investimenti nel nostro Paese, ad esempio, con il rinnovo delle concessioni. Penso a un settore tipico del mio territorio - quello idroelettrico - che riguarda gran parte del nostro Paese. Dobbiamo permettere a questi utilizzatori di investire, ma per investire dobbiamo rinnovare le concessioni.

Quindi, un insieme di misure che permettono al nostro Paese di dare risposte, anche sui temi che vi sono cari: penso all'eolico e alle autorizzazioni. Il nostro Governo sta lavorando per ridurre i tempi, perché abbiamo ereditato da coloro che si dicono favorevoli alle energie alternative una situazione per la quale ci vogliono cinque anni per avere un'autorizzazione all'eolico. Lo abbiamo ereditato da voi. Il nostro Governo sta cercando di ridurre questi tempi, in modo che l'Italia possa essere più competitiva, avere più investimenti e riscontrare il problema della transizione energetica.

Cari colleghi, queste sono le considerazioni che svolgo insieme ai miei colleghi del gruppo di Fratelli d'Italia. Li ringrazio per essere qui con loro e con il presidente Foti che mi ha ritenuto adeguato a svolgere questo intervento. Ringrazio anche la Presidente che mi ricorda giustamente di rispettare i tempi e li rispetterò. Ringrazio, appunto, la mia forza politica e l'intero centrodestra, ma voglio ringraziare anche l'opposizione perché sono certo che nei prossimi mesi faremo, tutti assieme, un percorso che ci vedrà protagonisti come Paese.

Vorrei scontrarmi con voi sul merito, vorrei scontrarmi con voi sulle quantità, perché noi possiamo dare 10 e voi dall'opposizione vorreste dare 15: mi va bene. Ma cerchiamo di condividere almeno il percorso, la strada, perché su quel percorso e su quella strada troveremo i nostri concittadini, gli italiani, che da voi, come da noi, si aspettano un Paese migliore e non liti da bottega (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Signor Presidente, colleghe e colleghi, non posso iniziare questa discussione non richiamando il fatto che questa discussione generale stia avvenendo davvero nell'irrispettosa assenza dei Ministri del Governo Meloni, con una mancanza di rispetto dovuto alla nostra democrazia e al nostro Paese.

Credo che questo vuoto sia grave e non me ne vorrà la Sottosegretaria. È grave perché significa comprimere ulteriormente il valore e il significato istituzionale di qualcosa che crediamo abbia ancora un valore concreto e non sia semplicemente una vuota liturgia, come pare che il Governo oggi invece tenda a pensare ogni qualvolta si debba confrontare con il Parlamento.

Lo dico perché la farsa di tutta questa pantomima - che la maggioranza sta mettendo in campo, anche oggi in questo vuoto - non nasce oggi, non nasce nel ritardo di questa mattina del Governo, che non era presente, quando l'Aula era convocata, e nell'assenza di tutti i Ministri e del Ministro per i rapporti con il Parlamento, che manca completamente in questo dibattito, ma inizia il 16 ottobre 2023, quando la Presidente del Consiglio annunciava: manovra approvata a tempo di record a dimostrazione dell'unità di vedute del Consiglio dei ministri e della maggioranza che sostiene il Governo. E aveva ragione! Era un record, un record negativo, che il Governo Meloni presenta al Paese, portando l'inizio della discussione generale in Aula il 28 dicembre e una trattazione in Commissione bilancio il 27 dicembre. È già stato detto da altri colleghi: mai prima d'ora.

Quindi, ha ragione la Presidente Meloni. Il segno dell'unità e della coesione della maggioranza, di questa maggioranza e del Governo Meloni, è il fatto che il Governo Meloni arriva ultimo nella nostra storia nell'avvio di un dibattito parlamentare svuotato.

Allora, proprio per il rispetto e il valore politico che riconosco alla Presidente Meloni - che devo dire, anche quando ero seduta ai banchi del Governo e lei parlava dall'opposizione, ho sempre trovato estremamente capace e puntuale, pur con prospettive e punti di vista diversi rispetto ai miei - vorrei richiamare le sue parole che hanno avuto risonanza in quest'Aula il 23 dicembre del 2019 (cinque giorni fa vi è stato l'anniversario), con cui lei ci ha fatto una lezione storica sul valore del Parlamento dicendo che la democrazia parlamentare è tale quando il Parlamento decide; e il Parlamento per decidere deve poter discutere la manovra di bilancio. Lei dice: di grazia, dov'è la democrazia, se noi non possiamo discuterla questa manovra di bilancio.

E richiama giustamente il fatto che la manovra di bilancio è il provvedimento principale di competenza dei Parlamenti, da quando sono finite le monarchie assolute.

Mi richiamo alle parole della Presidente del Consiglio per richiamare il Governo Meloni a non continuare nel peggioramento. L'anno scorso avete fatto un po' meglio rispetto a quest'anno perché eravate appena arrivati, dopo un anno fate peggio e, quindi, non osiamo pensare, se questo Governo durerà, cosa accadrà il prossimo anno. Potremmo, come abbiamo fatto quest'anno, continuare a dare una garanzia della nostra responsabilità, non portando il Paese all'esercizio provvisorio e lo abbiamo fatto, ci siamo impegnati a portare pochi emendamenti in Aula, in modo tale che il Governo non ponesse l'ennesima questione di fiducia anche su questa legge di bilancio, sapendo però che tutto questo rischia di essere un gioco delle parti: sappiamo infatti che non verrà approvato alcun emendamento e che non vi sarà alcuna modifica, ma non rinunciamo, perché siamo profondamente affezionati a questo, a discutere in quest'Aula nel merito delle singole questioni.

Vorrei, perciò, ripercorrere con voi il provvedimento che ci apprestiamo a votare, innanzitutto rifacendomi alle parole che, ieri, il Ministro Giorgetti ha condiviso con la Commissione, e mi permetto di dire, letti i titoli dei giornali di oggi, che erano probabilmente maggiormente rivolte alla sua maggioranza, quando ha detto “non stiamo parlando di austerità, ma di disciplina”. Intanto, il Ministro Giorgetti ha già annunciato in Commissione bilancio, in questa sua audizione, che la NADEF va aggiornata, perché i numeri che la NADEF prevede, e su cui questa manovra di bilancio è stata costruita, non sono più aggiornati rispetto al reale impatto dell'esito del superbonus e che, quindi, bisognava stare molto attenti. Oggi si parla di un Consiglio dei ministri in cui, nella tenuta tra i partiti di maggioranza di Forza Italia e della Lega che vogliono prolungare il superbonus e altri che non lo vogliono fare, non sappiamo cosa accadrà, ma siamo in attesa di capire se qualche proroga ci sarà. Al riguardo, però, vorrei ricordare ai colleghi della maggioranza e agli stessi membri di Governo che noi c'eravamo quando il Governo Draghi aveva deciso di interrompere il superbonus, il 110, la cessione del credito e sappiamo quali sono state le rimostranze degli allora partiti che sostenevano, che facevano parte del Governo Draghi, contro il parere dei Ministri che, in Consiglio dei ministri, avevano dato l'ok allo stop del superbonus: ci son stati tutti i partiti, tutti i partiti a livello parlamentare, in primis, lo ricordo, il Vice Premier Salvini, che si è fortemente espresso, la stessa Presidente Meloni ed è nei programmi elettorali del centrodestra. Credo, pertanto, che un po' di sana coscienza condivisa la dobbiamo assumere tutti insieme per risolvere un problema grande che abbiamo e per non perpetrare un errore che effettivamente oggi danneggia la finanza pubblica e i danni alla finanza pubblica significano che non ci sono i soldi per quelle politiche sociali necessarie alla crescita del Paese a cui tutti noi ovviamente rivolgiamo la nostra azione.

Al riguardo, vorrei anche richiamare, per entrare poi nel merito delle singole questioni, un altro punto, sempre per ragioni di verità. Non so quale legge di bilancio abbiano letto i relatori, non so quale legge di bilancio abbia letto la maggioranza, che ne decanta le positività, ma credo che dovremmo iniziare tutti a darci un metodo rigoroso ed essere disponibili a sottoporre le cose che diciamo in quest'Aula al processo di verificabilità, un metodo rigoroso scientifico capace, ogni volta che c'è un'affermazione, di darne piena contezza rispetto alla dimostrazione, ai numeri e alla prova che diano ragione della verità delle parole usate. Quando mi si dice che in questa manovra di bilancio è bene che ci siano gli incentivi per le assunzioni delle donne e dei giovani, vi chiedo dov'è l'articolo della legge di bilancio che prevede incentivi per le donne e per i giovani, se non nella parte dell'assunzione delle donne vittime di violenza. È una bella misura, introdotta a seguito di un emendamento presentato dall'opposizione al Senato: è bene che la maggioranza l'abbia accolta ed è una battaglia importante che abbiamo fatto insieme. Gli incentivi per l'assunzione delle donne e i giovani, previsti ancora da parte dei Governi precedenti, il Conte 2 e poi il Governo Draghi e che avete prorogato lo scorso anno, non ci sono più, non li avete prorogati per il 2024, se non per i percettori del reddito e il rientro al lavoro, ma è un'altra cosa. La decontribuzione di cui si parla, per esempio, per le madri è solo a favore delle donne lavoratrici, non è un incentivo alle imprese e si torna a quel regime ordinario datato 2012 e 2017. Vorrei riportare un minimo di verità su questo tema. Entriamo, quindi, nella questione del grande titolo: crescita e degli investimenti per la crescita e sostegno all'impresa. Anche qui la domanda è: dove sono? Dove avete visto gli incentivi per la crescita e il sostegno alle imprese? Non credo che vi rivolgiate, con una manovra di 25 miliardi, ai 110 milioni che sono stati messi nel passaggio al Senato per il Fondo per la crescita sostenibile. Non credo sia questa la politica del Governo Meloni e di questa maggioranza di incentivi alle imprese e alla crescita di questo Paese. Per l'Industria 4.0 è dall'inizio di questa legislatura che il nostro gruppo sta portando avanti la proposta di usare anche i fondi del PNRR e non vediamo nulla da questo punto di vista.

Avete bocciato emendamenti che abbiamo presentato per sostenere il costo dell'energia che, per quanto rientrato, ancora c'è, per dare incentivi alle imprese, in particolare a quelle manifatturiere delle regioni, tra l'altro, del Veneto e, in generale, del Nord Italia, per avere una competitività adeguata rispetto alle equivalenti imprese a livello europeo; pensiamo a quello che succede in Francia e in Germania. Per la competitività delle nostre imprese - è vero che voi direte “abbiamo fatto il made in Italy” - ma se poi i soldi non li mettiamo in questa manovra di bilancio, i tanti decreti attuativi che dovrebbero essere fatti rimangono senza risorse e quindi anche quelli, come i tanti altri che non avete fatto, rimarranno non fatti e pertanto le relative politiche non verranno attuate. Il taglio del cuneo fiscale di 10 miliardi non è a favore delle imprese, ma per aumentare la busta paga - ed è bene che sia così - dei lavoratori dipendenti e arrivo al capitolo del taglio del cuneo fiscale e lavoratori dipendenti. Voi avete scelto non solo di prorogare quello che era stato il taglio del cuneo fiscale - è stato ricordato - di 2 o 3 punti del Governo Draghi, ma lo avete aumentato e avevamo criticato la scelta perché, in qualche modo, si è creata una sorta di zavorra che deve essere prorogata di anno in anno e lo abbiamo fatto in deficit, con 10 miliardi in deficit. Il taglio delle tasse in deficit ha sempre comportato qualche problema di sostenibilità per i conti pubblici e credo che questo non sia nuovo alle colleghe e ai colleghi, ma vorrei anche su questo fare una chiarezza: i 10 miliardi permetteranno alle lavoratrici e ai lavoratori che hanno un reddito sotto i 25.000 o i 35.000 euro lordi l'anno, a seconda del taglio, di avere a gennaio lo stesso stipendio che avevano a novembre. Questo deve essere chiaro: il percepito dalle persone che noi stiamo raccontando aumenterà in busta paga, non aumenta. Ai lavoratori e alle lavoratrici - ma lo dico proprio per chiarezza, a tutela del racconto che voi stessi fate - dovete dire “guardate che vi manteniamo lo stipendio di novembre”, perché sennò i lavoratori aspettano di ritrovarsi lo stipendio aumentato quando lo stipendio rimarrà uguale e questo è il primo punto.

Il secondo punto è che capisco la grande attenzione che il centrodestra ha verso i lavoratori dipendenti, ma mi permetto di dire che nel nostro Paese ci sono altre categorie di lavoratrici e lavoratori - penso alle partite IVA, ai liberi professionisti, ai giovani che entrano nel mondo del lavoro e che difficilmente hanno un contratto a tempo indeterminato - e qui arrivo al tema del taglio anche rispetto all'intervento che mi ha preceduto, del collega De Bertoldi. Nell'articolo 37 in quest'Aula è risuonato il grande aiuto alla maternità che arriva dal Governo Meloni per avere aumentato dai 7 punti a una media dei 9,95 e 8,54 - questo lo dice la relazione tecnica - la decontribuzione per le donne che hanno due figli per un solo anno, cioè per il 2024 e che hanno tre figli per tre anni, e quindi è una misura temporanea.

Bene, intanto fate una decontribuzione al 100 per cento, non sono i 3.000 euro che sono stati enunciati prima, perché li avete già, come dire, de-contribuiti dei 7 punti sulle donne che hanno meno di 35.000 euro; questa misura va a implementare anche per quanto riguarda le donne che hanno uno stipendio più alto dei 35.000 euro lordi all'anno. Benissimo, ogni volta che si danno soldi in più alle donne va benissimo per colmare il gap salariale, peccato che vi siate limitati alle donne che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Allora, si può fare tutto, si può scegliere di tutto, però il centrodestra e il Governo Meloni, per aiutare e incentivare il lavoro femminile, per evitare che le donne che hanno un secondo figlio escano dal mondo del lavoro - sappiamo i numeri e ci abbiamo lavorato - cosa scelgono di fare? Di andare a tutelare solo le donne che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato, cioè le donne che hanno un contratto di lavoro che le tutela, mentre le donne che hanno un contratto a tempo parziale, le partite IVA, le libere professioniste, no, quelle si arrangino, possono uscire dal mondo del lavoro, pazienza.

Allora, l'abbiamo più volte detto anche a vari colleghi, i quali hanno riconosciuto che effettivamente è vero. Avete circa 600 milioni di quel miliardo che avete investito, se quei 600 milioni li aveste usati per aumentare la quota maggioritaria già presente dell'assegno unico per i figli, a parità di risorse, lo ripeto, a parità di risorse, avreste ottenuto un beneficio che sarebbe arrivato a tutte le donne madri - volete farlo dal secondo figlio? Fatelo dal secondo figlio - e che vi avrebbe permesso di aiutare le donne che davvero ne hanno bisogno, ossia quelle che hanno un contratto a tempo determinato e che magari o si licenziano o non viene loro rinnovato il contratto da parte dell'impresa, o le donne libere professioniste. Che il centrodestra dimentichi le partite IVA e le libere professioniste è la grande novità di questa manovra.

Questo è un ragionamento nel merito che rimane come domanda, ferma, lì. E qui arriviamo alla questione della natalità. Anche su questa, il Governo di nuovo ha detto: bene, il Governo Meloni ha messo al centro della manovra la natalità. Colleghi e colleghe, siccome tutti insieme abbiamo lavorato e votato una legge che ha, per la prima volta, rivoluzionato il welfare delle famiglie del nostro Paese, allora il Governo Meloni per poter mettere al centro la natalità deve attuare quella riforma che è una legge dello Stato, che prevede il pilastro dell'assegno unico universale che voi non avete potenziato quest'anno, lo avevate aumentato del 50 per cento lo scorso anno e quest'anno è rimasto fermo; sul lavoro femminile si poteva fare, l'ho appena detto, ma manca poi tutta l'altra parte della legge n. 32 del 2022, il Family Act. Siccome quella è una legge che era nei vostri programmi elettorali, la mia domanda è: dov'è, dove sono i decreti attuativi? Tra l'altro - mi rivolgo alla Sottosegretaria - questi sono di competenza del Ministro dell'Economia e delle finanze, della Ministra del Lavoro e delle politiche sociali e della Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. Ebbene, questi decreti attuativi avranno la vostra firma, la vostra intestazione e la vostra volontà, come dire; se il Governo Meloni vuole mettere al centro la natalità si metta a fare politiche strutturali, perché un anno si abbassano le tasse, l'IVA, per i prodotti dell'infanzia, l'anno dopo si rialzano e si prevede un aumento di 60 euro per il bonus nido, che è una bella notizia; su 300 euro di rimborso mensile, per i secondi figli ci sarà un aumento di 60 euro: 300 euro e 60 euro. Quella norma, vi ricordo, è stata introdotta nella legge di bilancio 2020, cioè a dicembre del 2019, quando la Presidente Meloni diceva: mai voteremo questa legge di bilancio, citazione che ho fatto all'inizio di questo discorso.

Quindi, è un bene che abbiate cambiato idea e la vogliate rinforzare, per carità, ma è evidente che non può bastare. E i bambini che vanno alla scuola materna, i bambini che vanno alla scuola primaria e i bambini che vanno nella secondaria di primo grado e i libri di testo che dovevano essere rimborsati dal decreto attuativo, cosa che non avete fatto? L'incentivo alla natalità e alla maternità si fa con politiche strutturali che sono quelle che noi abbiamo disegnato e che sono quelle che voi avete messo in un cassetto. Volete cambiarle? Abbiate la responsabilità di dire che quella politica non è la vostra politica e voi volete tornare alla politica dei bonus e sostenere solo le donne madri che lavorano con contratto a tempo indeterminato, perché si possono fare i figli solo se si ha un contratto a tempo indeterminato, in questo Paese, secondo la logica del Governo Meloni.

Per quanto riguarda il tema del congedo, bene l'aumento. Noi pensiamo sia stato un bene l'aumento al 60 per cento per un ulteriore mese, lo abbiamo sempre sostenuto, è nella logica anche della riforma del Family Act, ma è la seconda legge di bilancio, dopo anni in cui veniva aumentato il numero dei giorni di congedo obbligatorio per i padri, in cui tali giorni restano bloccati a 10. Allora, ci sarà un motivo per il quale in tutti i Paesi europei, in tutti gli studi di politiche sociali, in tutti i contributi scientifici rispetto al tema “natalità e lavoro femminile”, che finalmente nel dibattito pubblico sono colti come correlati, si pone come evidenza netta la necessità di parificare anche l'impegno genitoriale dei padri e, quindi, degli uomini. Lo dice Banca d'Italia in un recente studio, lo dicono tutti, ci sarà un motivo per cui tutta la letteratura scientifica afferma questa cosa e ci sarà un motivo per cui il Governo Meloni, per la seconda volta di fila, decide di non aumentare di un solo giorno il congedo di paternità dopo tre anni di costante aumento. Io su questo alzo le mani, lascio la risposta a voi, perché sarete voi a dover rendere conto del fatto che non state applicando una delle misure che nella letteratura internazionale è riconosciuta come fondamentale.

Sul tema della demografia ne avete dibattuto e ne abbiamo dibattuto. Certo c'è la necessità di aumentare la natalità nel nostro Paese, ma c'è anche un tema di crisi demografica. Per fare una politica seria bisogna attivare processi integrati, multidimensionali che affrontino diversi settori. C'è un recente testo, che cito proprio come contributo di valore scientifico, del rettore della Bocconi, del professor Billari, un testo molto interessante, con proposte sulla questione demografica e anche con un'analisi comparata della realtà di Paesi che si sono trovati in situazioni analoghe. Ecco, delle politiche previste in quel quadro, come dicevo, qui, oggi, in questa legge di bilancio, non vi è traccia, ma c'è un capitolo molto interessante di quel libro secondo il quale la flessione negativa demografica di un Paese per poter essere superata deve essere contrastata anche attraverso politiche di formazione qualificata e di introduzione nel mondo del lavoro qualificata. La Corea del Sud, quando ha avuto una contrazione demografica, ne ha approfittato per aumentare la qualità del servizio educativo e della scuola.

Allora, si potrebbe dire: va bene, manca tutto il resto, almeno cerchiamo il capitolo “scuola” e, di nuovo, se si guarda in questa legge di bilancio, del capitolo “scuola” non c'è traccia. Bene il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, ma quella necessità di portare, per esempio, il tempo pieno al Sud, in modo anche sperimentale, lo avevamo proposto, come misura necessaria per il contrasto serio alla povertà educativa e la necessità di istituire un percorso educativo che superi, ad esempio, i tre mesi estivi di vuoto che abbiamo dal punto di vista educativo - e meno male che c'è il Terzo settore che è un soggetto protagonista in questo senso -, mancano del tutto.

Altro capitolo che bisogna andare a cercare: un Paese che vuole fare una seria politica demografica investe sulla sanità, che è legata ovviamente a una questione di benessere, allo stato di salute della persone. La questione demografica in un Paese come il nostro, che sta fortunatamente allungando il tempo di vita, si confronta necessariamente anche con la questione della cosiddetta longevità e della necessità di fare fronte a quelle patologie che sempre di più saranno presenti nel nostro Paese. Qui, andiamo a cercare nella legge di bilancio la prova dei fatti del grande investimento del Governo Meloni sulla sanità e facciamo un po' di chiarezza. In questa legge di bilancio, le liste d'attesa non verranno risolte, perché semplicemente si aumenta la possibilità di ore di intra moenia interne e non si danno, invece, quelle risorse necessarie alle famiglie - questa era la nostra proposta - per poter essere rimborsate dei costi degli esami diagnostici e degli esami necessari per la salute, che oggi le famiglie più povere rinunciano a fare.

Bisognava mettere in campo una proposta, che è quella che noi abbiamo fatto, relativa a tutti gli istituti, pubblici e privati. A me dispiace parlare da questo punto di vista del fatto che non si sia trovata una convergenza anche con le altre forze di opposizione, ma in questo momento, nel quale il Servizio sanitario nazionale è in sofferenza, dobbiamo mettere in campo tutte le risorse disponibili e garantire parità di accesso, equo accesso - in tutte le regioni, a tutte le famiglie, a tutti i livelli sociali - a quelle spese.

Altrimenti, cosa succede? Che le famiglie più povere non si curano e non fanno gli esami di prevenzione. Da un altro punto di vista, noi oggi ci troviamo anche con la Presidente Meloni che dice che mai sono stati messi tanti soldi sulla sanità come con questo Governo. Allora, io vorrei far presente che, in valore assoluto, ogni anno viene aumentata la spesa sanitaria e, quindi, vengono aumentati i soldi. Noi abbiamo una crescita costante - tranne gli anni della crisi 2009-2012 -, anno per anno. Quindi, ogni anno si raggiunge il livello massimo relativo. Il problema è che l'aumento che ha messo il Governo Meloni a fronte dell'inflazione prevede, di fatto, un taglio degli investimenti dell'1,4 per cento e questo senza guardare la percentuale rispetto al PIL, che arriva al 6,4 per cento, quindi ai minimi storici per il nostro Paese. Se avessimo preso il MES con un tasso allo 0,2 per cento, meglio avremmo fatto che, invece, investire 14 miliardi di debito pubblico, con un tasso che dovremo pagare al 5 per cento. E chiudo su questa parte del debito pubblico e anche della prossima asta dei BTP, che dovremo andare a rinnovare. È evidente che il Governo sapeva che, non votando il MES, si sarebbe creata e si è creata, di fatto, una non affidabilità del nostro Paese anche rispetto alla questione internazionale e ai mercati finanziari. Quindi, anche le banche, tra l'altro di tutta Europa, in qualche modo, saranno meno tutelate per scelta del Governo italiano. Allora, il Governo italiano cosa fa per incentivare l'acquisto dei BTP? Decide di togliere dall'ISEE il conteggio degli investimenti in BTP delle famiglie italiane. Colleghe e colleghi, io vorrei rivolgermi a quelli della Lega, che ne hanno sempre fatto una battaglia e, quando io ero al Governo, mi hanno sempre sollecitato su questo: dall'ISEE va tolto e scomputato il valore della prima casa. E, invece, no. Cosa fa il Governo Meloni? Decide di togliere dall'ISEE, traduco, di abbassare le tasse universitarie, abbassare le rette dell'asilo nido, aumentare il valore dell'assegno unico universale per i figli, per quali famiglie? Per le famiglie che hanno i soldi da potere investire in BTP. Mentre le famiglie più povere, che hanno la casa magari ereditata dai genitori, pagano più tasse all'università, rette dell'asilo più alte e ricevono meno soldi per l'assegno unico universale. Complimenti per la coerenza, credo che le famiglie italiane non saranno, invece, altrettanto contente della non coerenza che avete dimostrato.

È chiaro che in questa legge di bilancio ci sono alcune luci, un po' le ho dette. Io vorrei solo richiamare - e davvero qui concludo - il grande lavoro che hanno fatto le opposizioni per aggiungere risorse per le donne vittime di violenza: noi le mancette non le abbiamo fatte, abbiamo preso i nostri 40 milioni e, con un grande atto di responsabilità, abbiamo messo quei soldi necessari per aumentare il reddito di libertà che, devo dire, meno male che il Governo aveva reso strutturale, dopo un abbassamento indegno fatto lo scorso anno, tra l'altro ascoltando esattamente quello che, con le colleghe Carfagna e Gelmini, avevamo chiesto, cioè mettere come strutturali 6 milioni, più altri 4 che abbiamo aggiunto noi. Quindi, su questo, il Governo ci ha ascoltato e siamo contenti. Però, ci saremmo aspettati altrettanta responsabilità da parte della maggioranza, che, invece, non abbiamo visto. Ma va bene, su questo abbiamo agito come opposizione.

Allora, colleghe e colleghi, che senso ha votare e parlare qui di cose di cui abbiamo cercato di rendere conto a distanza di 76 anni, ieri, dalla promulgazione della nostra Carta costituzionale? Noi crediamo che il valore di questo dibattito non sia testimoniato dai banchi vuoti dei Ministri del Governo o dalla noncuranza del valore che ha questa nostra discussione. Noi, tenacemente, andremo avanti non solo a testimonianza, ma anche ad animare una democrazia che non vogliamo riconsegnare alle generazioni future come una democrazia più fragile di quella che abbiamo ricevuto. E siamo ancora così convinti che la politica abbia il dovere di trovare alleanze e un patto per costruire un futuro migliore, che anche dai banchi dell'opposizione la nostra voce non mancherà mai, non solo per richiamare ciò che non va ma, soprattutto, per costruire ciò che tutti insieme siamo chiamati a fare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, ci dispiace intervenire in un'Aula così vuota, ma soprattutto con l'assenza del Governo e del Ministro, lì, ai banchi. Sì, ci saremmo aspettati, oltre alla presenza della Sottosegretaria, che ringraziamo, una presenza istituzionale, che almeno provasse a coprire il disastro che avete fatto in questi mesi. Dovevate approvare una manovra finanziaria in tempi record e siete riusciti a non arrivare nemmeno un minuto prima dello scorso anno. Almeno lo scorso anno avevate il beneficio di essere arrivati troppo tardi.

Vorrei partire, però, da un bagno di realtà, perché la società esiste, che ci crediate o no. In Italia, il 13 per cento degli occupati sono lavoratori poveri, working poor, quasi 3 milioni di persone. Un giovane ha più o meno il doppio delle possibilità di ricevere un salario basso rispetto a un lavoratore tra i 50 e i 65 anni. Una donna su due viene assunta con un contratto part time, l'occupazione femminile è ferma al 51 per cento. La ricchezza è nelle mani del 5 per cento più ricco degli italiani ed è superiore a quella detenuta dall'80 per cento dei più poveri. I contratti precari sono diventati il rapporto di lavoro più diffuso: sono quasi 8 milioni e mezzo nel 2022. Chi cerca di prenotare una gastroscopia o una colonscopia nel pubblico, trova posto solo a fine anno: il prossimo anno.

A ottobre, la Presidente ci diceva e si vantava dei suoi record di velocità. Ora siamo qui, il Natale è passato e di spirito natalizio ne abbiamo visto ben poco. Regali solo a chi non ne ha bisogno, come: la Fondazione di Enrico Michetti; l'asilo nido in Friuli, nel collegio del senatore Mario Borghese; il recupero di un immobile nel trapanese a favore di un collaboratore di Vittorio Sgarbi; addirittura, un emendamento da 600.000 euro per un asilo a Montereale, seggio di elezione del Ministro Ciriani, che non è qui con noi; e ancora: 600.000 euro al laghetto per lo sci nautico a San Gervasio, nel bresciano; 1,2 milioni al Golf Club di Asiago; 1 milione l'anno, per tre anni, all'Associazione italiana educatori finanziari; 3 milioni e mezzo all'autodromo di Monza; 1 milione e mezzo per il campo sportivo di Arzano. E menomale che non dovevate emendarla, questa manovra finanziaria. Ne ho citati solo alcuni, perché le mancette sono talmente tante che sembra davvero la lista di Babbo Natale. Per tutto ciò, però, che conta, non è stato spostato di una virgola: già, perché i nostri emendamenti sono stati tutti bocciati. Sì, la slitta non arriva, è bloccata, ferma - come i treni blu del Ministro Lollobrigida - a Rovaniemi, diciamo.

Nulla si è mosso sulla sanità: ovvio che i medici, gli infermieri e i dirigenti sanitari abbiano bocciato il testo e annunciato altri due giorni di sciopero. Parlano - a ragione - di un ennesimo schiaffo al Servizio sanitario pubblico e ai suoi professionisti, già, di una manovra che mortifica la sanità pubblica e il diritto alla salute. È la nuda verità: nulla di ciò che è scritto in manovra basterà a contrastare la povertà e l'ingiustizia sociale che affliggono il Paese, né a creare piena e buona occupazione nella transizione ecologica.

Appena il primo testo della manovra è stato reso pubblico sulla stampa, è intervenuta la madrina, la madrina dell'austerity ed è riuscita a dire: siete stati più austeri di me, siete riusciti a fare peggio della legge Fornero. Già, invece di abolire la sua riforma delle pensioni, l'avete inasprita: quota 103 consentirà l'uscita anticipata nel 2024 a sole 17.000 persone. Avete alzato i requisiti anagrafici dell'Ape sociale e di “Opzione donna”, aumentato ancora l'assegno per accedere alla pensione anticipata di chi è entrato al lavoro dopo il 1996. Per il 2024, la Banca d'Italia prevede un PIL in aumento dello 0,6 per cento, l'Istat dello 0,7 per cento e Confindustria dello 0,5 per cento, siamo lì. Evidentemente, questa manovra non apre nemmeno uno spiraglio. La crescita non c'è e non ci sarà fino a quando non si affronteranno seriamente le debolezze strutturali, ossia, come ci siamo detti, i salari bassi, che, invece di aumentare, stagnano e diminuiscono, la scarsa occupazione, soprattutto quella femminile, l'invecchiamento della popolazione, i livelli intollerabili di ineguaglianze e un crescente divario fra Nord e Sud.

Ma mettiamo anche il carico da novanta. Siete riusciti a mettere le risorse per un unico investimento - già, perché senza il PNRR non faremo investimenti in questa manovra - e ne avete scelto uno, e mica da niente: il ponte sullo Stretto. E poi siete riusciti pure a rimodularlo, dando metà del carico alla Calabria e alla Sicilia.

E poi decenni di assenza di politiche produttive e industriali si vedono, così come la crescente, diffusa povertà culturale e la fragilità infrastrutturale del territorio. Alla fine dell'anno scorso, i salari erano scesi del 7 per cento rispetto a prima della pandemia, perché l'inflazione ha ridotto il potere d'acquisto degli stipendi, che non sono mutati.

I contratti dei dipendenti pubblici restano a meno 6 punti percentuali rispetto al caro vita e centinaia di migliaia di lavoratori attendono quei rinnovi. Chi conosce il mondo del lavoro sa benissimo che il salario minimo sarebbe stato uno strumento di forza anche per la contrattazione nazionale, ma l'avete liquidato come una pagliacciata demagogica, contrapponendola al cuneo fiscale, come se il taglio del cuneo fiscale potesse davvero aumentare i salari di chi guadagna 600 o 700 euro al mese.

Continuate a commentare solo l'attualità, come abbiamo visto con la sfida fra le due note influencer più potenti del Paese, invece di concentrarvi sulla realtà e sulle vere emergenze della nostra società. Vi sentite a posto per aver messo in sicurezza le elezioni europee dall'obbligo di una manovra correttiva, come ci ha spiegato Giorgetti, ma arriverò a Giorgetti; dopo però, quando dovrete pensare al bilancio del 2025 e non potrete più ritoccare il deficit, dovrete decidervi a prelevare i soldi dove ci sono o a condannare il Paese alla disgregazione sociale. E che cosa accadrà quando le nuove norme stringenti sul rapporto tra il debito e il prodotto interno lordo e tra il deficit e il PIL entreranno pienamente in vigore, o quando si aprirà una nuova stagione di rigida austerità? Avete detto “no” al MES, ma un “sì” convinto alla riforma del Patto di stabilità, tanto che importa? Magari non sarà più un vostro problema.

Ieri, abbiamo partecipato a una performance - come posso dire, Presidente? - “psichedelica”: non trovo, se non le parole del Ministro stesso. Ecco, mentre sedeva al Governo, il leghista Giorgetti ha prorogato il superbonus - glielo ricordiamo -, non so dove fosse nascosto durante il Consiglio dei ministri, ma mi sembrava che il suo partito chiedesse, con Forza Italia, proprio quella proroga, ma ieri ci spiegava che avveniva sotto l'effetto di droghe, così ha detto, non l'abbiamo detto noi. E poi continuava, raccontando a tutti che è finita la pacchia, che è finita la pacchia e che non si può più spendere per continuare a fare debito. Ma, Presidente, per suo tramite, può dire all'assente Giorgetti - che forse sarà in hangover dopo la prestazione di ieri - che anche questa manovra è fatta a debito, non so se sotto effetto stupefacente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Di certo, quello che lui chiama “un generale effetto psichedelico” era la pandemia e quella richiesta di bloccare il Patto di stabilità serviva esattamente per far sì che il nostro Paese non crollasse.

Ecco, credo che le parole di ieri siano state davvero irrispettose e fuori luogo e non cancellino il cappio che questo Governo ha voluto mettere proprio al collo di questo Paese.

Si dice che il Patto sia stato un compromesso - e meno male che dovevate ricattare con il MES gli altri partner per ottenere grandi rivoluzioni -, però, se avete fatto questa sceneggiata pubblica, avevate in testa, da subito, di votare contro il MES e, quindi, avete mentito davanti ai partner europei: si possono avere posizioni diverse sul MES - le avete viste -, ma peccato che avete fatto finta di non averle e di trattarle dentro un pacchetto. Ma la verità è che, se avete votato contro, avete dato un giudizio politico a quell'accordo che il giorno prima avete firmato, anzi che avete ratificato dopo che Germania e Francia si sono messe d'accordo! Però dite che gli effetti della manovra e del Patto si vedranno in futuro. Insomma, tante parole per coprire il disastro di una delle finanziarie più inique degli ultimi anni. L'unica cosa che Giorgetti ha precisato è che vedremo appunto gli effetti dell'austerità. Nella manovra non c'è nulla sulle politiche industriali, nulla sull'aumento dei salari, né sulla tutela del lavoro, nulla sull'investimento in istruzione e sanità e ovviamente nulla sul contrasto della crisi ecoclimatica.

Ma davvero vogliamo dare 9.000 euro di incentivi per auto elettriche, che rischiano di essere fatte in Serbia, in Polonia, in Marocco o in Algeria? Siete patrioti? Battetevi con noi per fare la Panda elettrica a Pomigliano: vogliamo nuovi modelli e una transizione ecologica che faccia piena e buona occupazione. Eppure, qua non ci sono politiche e invece ci sono tanti errori. Noi abbiamo proposto, per esempio, un reddito di base, una misura fondamentale di riconoscimento del diritto dell'individuo alla dignità sociale. Abbiamo proposto tutto questo in un quadro redistributivo e siamo stati accusati di avere in testa un piano horror, perché sappiamo come si potrebbero finanziare quelle risorse e quel reddito di dignità. Sapremmo anche come finanziare la reintroduzione del reddito di cittadinanza, il Fondo mutui per la prima casa, quello per la morosità incolpevole e le borse di studio per tutti gli studenti capaci e meritevoli privi di mezzi, già, innanzitutto ponendo fine al ponte sullo Stretto di Messina, poi con la progressiva eliminazione dei sussidi dannosi per l'ambiente, una misura che ci farebbe ottenere quasi 1.000 milioni di euro per il 2024 e 3.000 milioni di euro per il 2025, poi con un'imposta sui grandi patrimoni e, infine, con il monopolio di Stato sulla coltivazione, la legalizzazione e l'introduzione dei Cannabis social club, una vera patrimoniale sulla pelle della mafia, l'unica che non paga mai la crisi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ecco - questo lo so - vi fa proprio accapponare la pelle. Vedete, per festeggiare la crescita, dovreste usare ciò cui siete allergici: la lotta senza quartiere all'evasione fiscale, lo stop a ogni idea di condono, un'imposta sui grandi patrimoni, allineata alla campagna per una patrimoniale europea, la tassazione di rendite, extraprofitti e successione. Non ci sono risorse da sperperare? Le risorse ci sono, ma - prima o poi - vanno prelevate da chi, come sempre, non paga la crisi. Dopo aver regalato soldi alle compagnie e accarezzato le banche, blindate e portate a casa una finanziaria che, come la precedente, è di respiro corto, cortissimo e priva di una visione - lo dicono tutti, non solo l'opposizione -, una nebulosa di misure clientelari, che finirà col trascinare gli italiani di nuovo nell'incubo dell'austerità.

Come sempre, state giocando al Governo sulla pelle dei più deboli. Il nuovo Patto di stabilità ipoteca altri 10 miliardi di correzione annuale dei conti pubblici, lo dicono tutte le stime. Si dice che le cifre non sono precise, ma i vincoli lo sono eccome: uno sul debito - anche in 7 anni il rapporto debito-PIL deve ridursi almeno di 1 punto all'anno di media -, l'altro sul disavanzo: alla fine del percorso di aggiustamento, il disavanzo deve scendere all'1,5 per cento del PIL. Ecco, il primo vincolo, a causa della staticità del nostro debito pubblico, provocherà una correzione molto forte e tornerà la procedura d'infrazione per i Paesi non in regola con il tetto del 3 per cento. Ciò vuol dire che la prossima legge finanziaria parte con 23 miliardi di uscite, 12 o 13 per la correzione imposta dal nuovo Patto di stabilità e almeno 10 per il taglio del cuneo fiscale. Potete urlare o fare ripicche per coprire patti sbagliati, prendervela con nuovi nemici, nuovi rave, ONG o alieni, ma dalla realtà non potete scappare.

Ci avete riportato all'austerità e, anche per questo, vi dobbiamo fermare con tutti gli strumenti, con tutta la nostra forza e con tutti gli strumenti che la nostra Costituzione ci consentirà. Per questo, voteremo “no” a questa finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Mi consenta di ricominciare dalla questione istituzionale, grave per questa Camera e mi spiace che i colleghi della maggioranza – parlo, in particolare, per Fratelli d'Italia, dalla Premier Meloni in giù -, che si sono sempre lamentati di quello che succedeva in quest'Aula, siano pronti ad accettare, senza fare un plissé, che questa Camera arrivi a vedere la legge di bilancio, in prima lettura, il 27 dicembre, cosa mai accaduta alla Camera per l'esame in prima lettura.

Ma grazie alla generosità - non so quanto ben riposta e investita - delle opposizioni, non arriverete e non arriveremo all'esercizio provvisorio, nonostante - come è stato richiamato da numerosi colleghi - i tempi biblici che sono passati e nonostante i proclami falsi, anche in questo caso, della Premier Meloni, fatti dalla presentazione del disegno di legge di bilancio alla sua approvazione in Senato.

E mi spiace che non ci sia il Ministro Giorgetti. Massimo rispetto per la Sottosegretaria, ma trovo inqualificabile, Presidente, che in una discussione così breve così non ci sia la presenza di un Ministro e, soprattutto, non ci sia la presenza del Ministro dell'Economia. È decisamente irrispettoso e credo che l'opposizione debba riflettere anche su questo. Gli abbiamo dato tutto, gli abbiamo concesso di finire senza mettere la fiducia, dando tempi certi. La risposta è che il Ministro manco si presenta, perché tanto la partita è già chiusa. Giorgetti è stato parlamentare dal 1996, quindi si è fatto, grosso modo, tutti questi anni metà all'opposizione e metà in maggioranza. Avrei voluto discutere con lui non tanto delle misure specifiche, ringrazio i colleghi che si sono intrattenuti su questo, ma, siccome non abbiamo possibilità di incidere minimamente, di politica e di politica economica. Ieri, Giorgetti ha detto che questo è un tempo molto difficile, ha citato le guerre, eccetera. Credo che sia un tempo molto difficile anche senza le guerre. È un tempo molto difficile per l'economia italiana e per l'economia europea. È difficile anche perché il Paese più importante dal punto di vista economico, e che è importantissimo anche per l'economia e l'industria italiana, cioè la Germania, attraversa un momento di grande difficoltà. Però, lungi dal sorridere o dal compiacersi di questa difficoltà, dobbiamo tenere presente che quello è il segnale di una difficoltà strutturale che hanno le economie europee e che massimamente ha l'economia italiana. Ed è la difficoltà emblematicamente sottolineata dal fatto che l'Europa intera, e l'Italia ancora di più, è totalmente assente dalla frontiera dell'economia digitale e dell'innovazione digitale. C'è un solo settore dove l'Europa è - speriamo di non dover dire “era” - innovativa, che è quello dell'automotive.

Voglio dire ai colleghi che hanno richiamato prima gli investimenti di Stellantis di fare anche un po' di mea culpa, perché, quando Marchionne portava gli investimenti in Italia, veniva trattato da alcune forze politiche e sindacali certamente non come una persona che scommetteva sull'Italia. Veniva trattato non come una persona che voleva proporre, assieme ai lavoratori, di portare i livelli di produttività degli impianti italiani al top, e quindi portare investimenti, perché l'Italia era un Paese produttivo nell'automotive.

Non possiamo sussidiare anche gli impianti dell'automotive. Questo tema della difficoltà generale che incontriamo in Europa e in Italia non è affrontato da questa legge di bilancio, anzi, è sonoramente ignorato. Così come, nei fatti, è ignorato il tema gravissimo della crisi demografica che l'Italia ha, e non è attraverso norme più o meno efficaci, vedremo, di aiuto alle famiglie, di qualunque tipo, sottolineerei, che vogliono avere dei figli, non è attraverso queste misure, che chiaramente traguardano un orizzonte di 20 o 25 anni, che possiamo pensare di affrontare il tema demografico. Il tema demografico lo dobbiamo affrontare considerando la sostenibilità del debito, perché fra qualche anno arriveremo al punto in cui i pensionati supereranno, non solo in una o due regioni, come sta accadendo al Sud, il numero dei lavoratori per l'intero Paese.

Ci sono due temi che voi avete messo, lo avrei detto a Giorgetti, nel DEF e poi nella NADEF. Il primo tema è che la sostenibilità del debito pubblico in Italia è legata alla capacità che l'Italia avrà di integrare lavoratori immigrati, lo ha scritto Giorgetti nel DEF; e nella NADEF ha scritto che grazie alla Fornero - altro che scardinare la Fornero - i conti previdenziali restano in equilibrio, sempre precario, vista l'evoluzione demografica, ma in equilibrio. Però, Ministro Giorgetti, non si possono fare troppe parti in commedia, perché lei è stato eletto in una forza politica, la Lega-Salvini Premier - c'è ancora scritto Salvini Premier, non so se mai accadrà, spero di no - che ha fatto campagna elettorale e ha ottenuto i voti per farla eleggere, signor Ministro Giorgetti che non c'è, esattamente facendo propaganda contro l'immigrazione e per dare pensioni a tutti a debito. Quota 100, faremo. Signor Ministro Giorgetti, faccia due riflessioni, perché non si può andare avanti con questo doppio standard, altro che le parole che ha usato lei. Questo è grave per il Paese, non è dire la verità. Non si può dire la verità dopo, quando fa il Ministro e si hanno vincoli, e raccontare balle in campagna elettorale o non opporsi alle balle che vengono raccontate. Contenimento della spesa previdenziale e integrazione degli immigrati sono le due strategie chiave per la sostenibilità del debito pubblico. Gli investimenti del PNRR innanzitutto, ma anche tutti gli altri investimenti, vanno messi, in Europa e in Italia, per colmare il gap di innovazione tecnologica con gli altri Paesi.

Sul tema del superbonus, e sono sempre stato contrario al superbonus, ero all'opposizione, trovo che il 110 per cento, per chi conosce minimamente l'Italia, sia stato un errore, perché non c'era contrasto di interessi, c'è anche un altro tema: lì sono state messe risorse di miliardi e miliardi, per un obiettivo minimo rispetto al patrimonio edilizio italiano, che sono state a beneficio di un settore che certamente non è quello su cui possiamo basare il futuro dell'economia italiana. Quelle decine e decine di miliardi non sono state investite in innovazione, in ricerca, in formazione, cioè guardando al futuro dell'Italia. Questa, per me, è la colpa più grave di chi ha pensato e finanziato, con quell'entità, il superbonus. Se c'era quello spazio fiscale enorme, non andava utilizzato per passare dal 70 per cento di incentivo al 110 per cento; andava usato, e così va usato il PNRR, per guardare al futuro. Perché vedete, e vengo alle misure di questa legge di bilancio, capisco l'enfasi sul taglio del cuneo fiscale, sul taglio dell'Irpef, questa cosa del reddito per cui fino a 35.000 euro si dà qualcosa e da 35.000 euro in su le persone sono ricche, ma, se noi vogliamo dare un futuro a questo Paese, se noi vogliamo davvero arrestare il deflusso non di cervelli, ma di competenze, di capacità in tutti i campi, di persone formate anche nelle università pubbliche italiane con il contributo di tutti, che poi si trovano con una competenza e capacità che non possono investire in Italia, e quindi vanno altrove, giustamente vanno altrove, se noi vogliamo invertire questa tendenza, scommettendo sul futuro del Paese, dobbiamo, oltre che del tema degli stipendi e dei salari più bassi, che voi della maggioranza non avete voluto affrontare, discutendo e magari correggendo, come avrei chiesto, la legge sul salario minimo, occuparci anche dei salari sopra i 35.000 euro. Perché, se pensiamo che gli italiani che investono in formazione, a cui chiediamo di laurearsi in misura doppia o tripla di quanto accade oggi, poi si trovano in un Paese in cui l'unica attenzione è per quello che succede sotto i 35.000 euro, poi sopra, va bene, uno è ricco, non funziona così, non funziona così negli altri Paesi. Ma, se non c'è produttività, se non c'è competitività, non ci saranno neanche salari più alti, e questa è una vera emergenza, assieme a quella demografica, se vogliamo guardare al futuro del Paese, e non viene risolta dal ponte sullo Stretto.

Due sono le misure principali che voi avete previsto e rivendicato - cioè il taglio del cuneo fiscale, pari a 10 miliardi, e 5 miliardi di riduzione dell'Irpef; sul taglio del cuneo fiscale sono tutti d'accordo, tanto paga Pantalone - finanziate a deficit. Ma stiamo attenti al taglio del cuneo fiscale, perché noi abbiamo costruito, in un Paese con una crisi demografica che non ha eguali in Europa, un sistema contributivo che garantisce un minimo di equilibrio. Stiamo tornando indietro, se non è più un'eccezione e diventa la regola: stiamo riportando il sistema contributivo a un sistema, in realtà, in cui la fiscalità generale assicura le pensioni, perché questo stiamo dicendo. Anche sul taglio dell'Irpef, va benissimo, chi è che non è contro il taglio delle tasse? Ma queste due misure sono finanziate a deficit, e solo per un anno. Sono capaci tutti, che sforzo bisogna fare per tagliare le tasse a deficit? E qui vengo al Patto di stabilità e all'Europa.

Io credo, signor Ministro, che non c'è, che sia stata una gravissima irresponsabilità finanziare le due misure principali sbandierate a deficit e per un solo anno, perché, se è vero che siete il Governo con un mandato politico ed elettorale pieno - e io ve lo riconosco - e non siete un Governo tecnico, questa è una finanziaria da Governo tecnico che ha un orizzonte temporale di un anno, non da Governo politico. E, poi, ci si lamenta che sul Patto di stabilità altri Paesi abbiano preteso vincoli che hanno creato complicazioni e che creeranno complicazioni nell'applicazione. Ma se il Paese più indebitato d'Europa - e vado a chiudere, Presidente - vara misure di trasferimento a deficit e le finanzia per un solo anno, cosa devono pensare i partner che, poi, dovrebbero, nel caso - il Cielo non voglia - ci fossero problemi sul debito pubblico italiano, correre ai ripari attraverso la BCE o attraverso il MES che resta? A questo si aggiunge quello che voi avete sottoscritto - e avete fatto benissimo sottoscriverlo, a mio avviso - cioè la sottoscrizione del Patto di stabilità che, certamente, Giorgetti non era in grado di negoziare nel migliore interesse dell'Italia per questa pantomima indecente sul MES.

Quando, poi, io sento dire - e chiudo - che la proposta della Commissione era migliore - ed è vero, probabilmente, anzi, senza dire “probabilmente” - del patto firmato da Giorgetti, voglio ricordare a voi della maggioranza che il Vice Premier Salvini ha fatto un attacco diretto, insensato, inconsueto al commissario Gentiloni. Cosa volevate? Pensavate di dargli forza in questo modo perché la Commissione tenesse il punto sulla vostra proposta? La negoziazione a pacchetto - noi l'abbiamo detto per tempo al Presidente del Consiglio Meloni - era solo nella sua testa. Avete perso sulla BEI, non avete ratificato il MES e sul Patto di stabilità avete dovuto accodarvi: questa è la realtà di un Governo che, purtroppo, non ha alcuna strategia e questa legge di bilancio per un anno solo - nemmeno per il triennio, per un anno solo - lo dimostra (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questa legge di bilancio arriva in un momento molto difficile per l'economia del Paese e di grave sofferenza generale. È una legge asfittica, senza una linea di contrasto rispetto alla piega che le cose vanno prendendo, soprattutto a causa delle non scelte del Governo o delle sue scelte sbagliate di questo anno e mezzo. Una legge allestita su stime di crescita ottimistiche, di quasi il doppio del reale - l'1,2 per il Governo, lo 0,7 per cento nella realtà dei fatti - e queste stime ottimistiche hanno portato all'elaborazione di un testo non solo non credibile nei numeri, ma costruito sulla insidiosa palude del deficit.

Qui bisogna subito porre una questione, perché, nel frattempo, sono accadute cose che fanno di questa legge un documento privo di certezze e affidabilità sia per il Paese che per l'Europa. Mi riferisco alla vicenda del MES e alla posizione assunta dal nostro Governo in sede europea in merito all'accordo sul Patto di stabilità. Un Governo, da un lato, incapace di incidere sui nuovi meccanismi di stabilità e che ha accettato un accordo europeo senza avere un ruolo, da una posizione marginale, ma che, dall'altro, ha dato fiato a tutte le possibili riserve di demagogia, chiedendo alla maggioranza e al Parlamento un voto contrario alla ratifica delle nuove regole del MES, che potrebbero, alla fine, essere approvate senza la partecipazione dell'Italia e mettendo in una posizione imbarazzante il Ministro dell'Economia, sconfessato al cospetto di tutta l'Europa.

Quale affidabilità possono avere un Governo del genere e una politica del genere? E quale tutela, come Paese, abbiamo anche rispetto alle necessarie correzioni, di cui la nuova governance europea avrà comunque necessità, o alla più che probabile eventualità di una correzione della manovra, che dovrà avere un'interlocuzione con i partner europei? Questa è una legge di tagli, di ingiustizie sociali, in tutti i campi - sanità, scuola, casa, ambiente, trasporti, Mezzogiorno, lavoro, impresa - e lo sapete anche voi, colleghi della maggioranza, che siete stati imbavagliati dai vostri Ministri, rinunciando agli emendamenti e che siete stati costretti a spingere solo il bottoncino verde. Disciplina: ha ordinato ieri, in Commissione, il Ministro Giorgetti.

Io mi vorrei solo soffermare un po' sul tema dei trasporti e degli investimenti per le infrastrutture, perché è una questione che impronta tutta la legge: mi riferisco alla folle concentrazione di risorse sul ponte sullo Stretto. È un'opera che non ci ha mai visti contrari per principio, ma che, ancora oggi, è caratterizzata da troppe incertezze progettuali, in termini di sicurezza e soprattutto di costi. Ne abbiamo già ampiamente discusso in occasione dell'approvazione del decreto omonimo, ma il ponte ingoia ben 11,5 miliardi di euro in 8 anni, che sono stime superficiali e rischiose. Del resto, è la Corte dei conti a porre il suo accento critico su una strategia - se così la si può chiamare - che concentra su una sola grande opera così tante risorse, senza guardare al tema generale degli investimenti pubblici.

Il problema degli investimenti per le infrastrutture e le opere pubbliche è ancor più grave alla luce della confusa gestione del PNRR che, modificando la governance del programma, ne ha rallentato l'attuazione, ha messo in difficoltà centinaia di comuni che si sono fermati nella realizzazione di tante opere a causa della rimodulazione delle risorse, attuata con la promessa d'Egitto di reintegrarle con i Fondi per lo sviluppo e la coesione, fondi promessi da mesi e mai arrivati, con buona pace del Ministro Fitto. Un guazzabuglio che i comuni stanno pagando, comuni ai quali questa legge riserva l'amaro calice di un ulteriore taglio di risorse per la finanza locale.

Ma, per restare a questo campo, noi ci opponiamo al disinteresse del Governo e noi abbiamo presentato proposte alternative che questa legge ignora: mi riferisco al grave stato del trasporto pubblico locale, ormai letteralmente a pezzi in tutta l'Italia, per il quale a nostro avviso serve un aumento di almeno 700 milioni di euro nel Fondo nazionale trasporti; all'assenza di investimenti e di risorse per la mobilità sostenibile e per l'intermodalità, per le quali proponiamo un aumento di 500 milioni di euro; all'assenza di risorse per i bonus trasporti per i giovani, che chiediamo di rafforzare per i giovani sotto i 26 anni e sotto i 35.000 euro annui di reddito; all'assenza di investimenti sui ponti ferroviari per le zone alluvionate e altro ancora.

Devo aggiungere che guardiamo con sospetto e diffidenza a quanto scritto nella NADEF in materia di privatizzazioni, in cui si prevede un apporto di 20 miliardi di euro come riserva per quadrare i conti oggi in sbilancio. Ma da dove verranno queste risorse? Verranno dalla dismissione di quote delle società partecipate, in primo luogo, di Ferrovie dello Stato. Quelle risorse verranno anche dalla prevista riforma della legge sui porti, che punta - ormai è evidente - a una privatizzazione del sistema, rendendo ancor più appetibili per i privati le aree degli interporti, della logistica, ma, soprattutto, le stesse autorità di sistema portuale, che si intendono trasformare in Spa, con incalcolabili e non sufficientemente approfondite, spericolate conseguenze sulla sovranità del Paese, in un momento di gravi turbolenze geopolitiche, di planetarie riconfigurazioni delle rotte commerciali, che vedono nel Mediterraneo uno dei bacini nodali di incontro e di scontro, come, alla fine, dimostrano i conflitti in corso in Ucraina e in Medio Oriente, che anche di questo ci parlano.

E, quando parliamo di appetiti dei privati, non facciamo una sterile e vetusta polemica anticapitalista, ma ci riferiamo a ben definiti interessi monopolistici che, all'interno del settore armatoriale marittimo, vedono ormai possibile la prospettiva di un'integrazione verticale che metta insieme trasporto marittimo, portualità, logistica, trasporto ferroviario e persino trasporto aereo, sia nel settore delle merci che in quello turistico.

Questo è, alla fine uno dei regali nascosti e più insidiosi dei documenti della NADEF e di questa legge di bilancio, se letti insieme e in controluce.

C'è quindi, signor Presidente, un modo alternativo di affrontare la crisi che il Paese attraversa fatta di scelte, di scelte concrete, di azioni progressive, tempestive e non di furbizie o di parole. Noi diciamo “no” a questa politica del Governo e a questa legge di bilancio delle tre “i”: ingiusta, inadeguata e inefficace, perché per noi conta una sola “i”, quella dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Questa legge di bilancio è imbarazzante e del tutto inutile, perché non affronta i veri problemi dei cittadini. Partiamo dal comparto giustizia, dove c'è il nulla (potrei sintetizzare così). Se dovessi commentare quello che c'è in questa manovra, il mio intervento potrebbe praticamente fermarsi qui. Dal Consiglio dei ministri, infatti, esce una manovra di bilancio che, sul comparto giustizia, prevedeva un unico intervento: l'istituzione di un Fondo per completare la riforma della magistratura onoraria. Per carità, molto bene. Peccato, però, che la disciplina di dettaglio rispetto al trattamento economico è rinviata a un momento successivo e, quindi, questo intervento ha lasciato scontenti e delusi proprio coloro che ne sono i destinatari. Solo questo c'era. Non è messo un euro per consentire nuove assunzioni di magistrati togati, non un euro per nuovo personale amministrativo, non si provvede a dare una prospettiva stabile agli addetti all'ufficio per il processo, pur essendo ormai i tempi maturi per prendere una decisione sulla loro sorte e così mettere, peraltro, fine a quell'emorragia che stiamo vedendo di chi giustamente, a fronte di un lavoro incerto e precario, preferisce lasciare e andare ad approdare a posti a tempo indeterminato.

Quel poco di iniezione di risorse umane che abbiamo visto sono state introdotte in Senato, in sede emendativa, e riguardano soltanto il comparto della giustizia minorile e di comunità. Bene, diremmo, se non fossero previsioni del tutto carenti e insufficienti rispetto alle sfide che questo comparto deve affrontare per far fronte innanzitutto al potenziamento della giustizia riparativa, previsto dalla riforma Cartabia, che sta iniziando a decollare, e, da ultimo, fare fronte anche ai nuovi interventi previsti proprio dal decreto-legge Caivano, prima fra tutti, mi viene da pensare l'applicazione della misura del nuovo articolo 27-bis, introdotto nel codice del processo penale minorile, che prevede un percorso di rieducazione già nella fase delle indagini preliminari, una sorta di messa alla prova anticipata del minore a cui viene contestato un reato. Oggi, il comparto della giustizia minorile e di comunità ha già a carico 21.500 soggetti ed è un'utenza destinata ad aumentare. Quindi, aumentano le competenze e le aumentate voi stessi con i provvedimenti che fate, ma poi non pensate ad aumentare le risorse umane. Era questa la legge di bilancio in cui, invece, doveva essere previsto un piano straordinario di assunzioni, era proprio questa. Sarete già da domani in ritardo, in assoluto ritardo. Avevamo anche scritto un emendamento per aiutarvi, un emendamento bocciato al Senato, un emendamento che vi riproporremo anche qui alla Camera, ma siamo sicuri che verrà bocciato.

Allora, mi chiedo: ma come pensate di rendere effettiva la finalità rieducativa della pena, se non aumentate le risorse umane che si occupano dell'attività trattamentale? Come pensate di rendere efficiente la giustizia e velocizzare i processi senza personale? È questo ciò che vogliono i cittadini: le assunzioni. Questa è la soluzione. Invece, continuate a introdurre nuovi reati e a innalzare le pene di quelli già esistenti, ma questo non può avere alcuna deterrenza, se poi non aumentate le Forze dell'ordine su strada, se non si presidia il territorio, se non si fa sentire la presenza costante e capillare dello Stato. Ma, anche qui, non c'è un euro in questa legge di bilancio per nuove assunzioni di personale nel comparto sicurezza, ma anche qui abbiamo un emendamento, a prima firma del collega Colucci, che vi continueremo a sottoporre.

Poi, l'unica luce - l'abbiamo già detto, in tanti l'hanno detto - in questa legge di bilancio sulla giustizia sono le risorse messe grazie alla sensibilità e alla responsabilità delle forze di opposizione su tutto il tema della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere. È l'unica luce di questa manovra di bilancio per cui dire grazie alle forze di opposizione.

Parliamo, poi, di un altro tema che mi sta a cuore, che è l'altra lacuna colossale di questa legge di bilancio, il grandissimo assente, cioè le politiche abitative. Vedete, avete tolto il reddito di cittadinanza, avete boicottato il salario minimo legale, non prevedete alcuna soluzione per l'inflazione galoppante, per calmierare il carrello della spesa sempre più costoso, alcun paracadute per la fine del mercato tutelato dell'energia che farà lievitare le bollette. Con questo panorama, che vedrà rincari nel 2024 per quasi 1.000 euro a famiglia, rincari così come stimati ieri dal Codacons (non lo diciamo noi, ma il Codacons), questo Governo cosa fa? Sceglie di non mettere neppure un euro per rifinanziare il Fondo per l'accesso alle locazioni e il Fondo morosità incolpevole, che sono le uniche due misure che servono nel nostro Paese per dare un minimo di respiro, che, a volte, non è neanche sufficiente, alle fasce economicamente più fragili della popolazione, quelle che fanno lavori saltuari, precari o malpagati, che non possono offrire garanzie di solvibilità ai proprietari locatori e così vengono scartate dal mercato delle locazioni. Abbandonate a loro stesse centinaia di migliaia di persone, che devono scegliere tra pagare l'affitto e conservare un tetto sulla testa o mettere un piatto a tavola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). State facendo di tutto per portare ai margini della nostra società i più deboli, i cosiddetti non garantiti, che fanno già fatica ad affrontare un giorno alla volta e che, con voi al Governo, stanno sperimentando uno Stato spietato che, invece di tendere loro una mano, volta loro le spalle. Non saremo mai complici di tanta crudeltà e combatteremo, portando le ragioni dei più deboli, finché non faremo breccia nella vostra indifferenza.

Su una cosa sono d'accordo con la relatrice, e concludo. La relatrice, che ha parlato all'inizio, ha detto che ci vuole coraggio. Sì, ci vuole coraggio per presentare e sostenere una manovra di bilancio così carente, ci vuole tanto coraggio e una grande faccia di bronzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signora Presidente. Sinceramente, dopo aver ascoltato gli interventi dei relatori e, in particolare, del relatore Ottaviani, vorrei rivolgere le mie sentite scuse al Governo e alla maggioranza, che potrebbero arrivare addirittura a farmi mettere in ginocchio, con ceci sotto le ginocchia e al centro dell'Aula, se questo potesse corrispondere alle esigenze del Governo e della maggioranza. In particolare, al relatore Ottaviani faccio presente il mio dispiacere per non aver compreso la generosità e la magnanimità con la quale ci ha offerto - la maggioranza ci sta offrendo - questo spazio democratico in cui esercitare almeno un pezzo, ancorché ridotto, di quell'ipocrisia che è la democrazia dentro le Aule parlamentari, che, man mano, negli anni, abbiamo imparato a perdere, ma che addirittura adesso è rivendicata con un atteggiamento da parte della maggioranza, che, negli anni scorsi, magari sarebbe salita sui banchi dell'Aula, avrebbe fatto chissà che cosa - anzi, so che cosa hanno fatto - e adesso ci spiegano che non siamo sufficientemente comprensivi della generosità e della disponibilità che loro ci mettono a disposizione.

Poi vorrei rivolgermi alla Sottosegretaria, perché in questo caso vorrei parafrasare Ligabue e, mentre questo parla di una vita da mediano, io, nella fattispecie, parlo di una vita da Sottosegretario, perché se c'è qualcosa che è sbagliato in quest'Aula è prendersela con i Sottosegretari, che sono quelli che si fanno carico, spesso e volentieri, di tutto quello che capita durante i lavori di quest'Aula, per i quali portano una responsabilità parziale e un impegno cospicuo, a fronte di altre assenze.

Perché dico questo? Perché, ovviamente, ringrazio - d'altra parte non potrebbe essere diversamente - il Presidente per ciò che ha dovuto fare all'inizio della seduta, perché se non c'è un rappresentante del Governo, qualunque esso sia, è del tutto evidente che non possiamo neanche iniziare i nostri lavori. Quindi, anche questo, onorevole Ottaviani, questo grande segno di generosità che ci sia un membro del Governo sui banchi del Governo, è un fatto di generosità nei nostri confronti, ma anche nei vostri, perché altrimenti il dibattito sul bilancio non potrebbe andare avanti.

Vorrei dire, però, siccome io conosco personalmente, come molti di voi, il Ministro Giorgetti e so molto bene, conoscendolo, quanto lui sia attento, non soltanto alla sostanza delle vicende parlamentari e, in particolare, delle vicende che riguardano il cuore dell'attività del Governo, ma anche dell'attività parlamentare, che è la legge di bilancio, io non penso che sia insensibile di fronte a come siamo arrivati a ormai una torsione totale dello spazio democratico all'interno di quest'Aula che, onorevole Ottaviani, le assicuro in vent'anni ho visto, mano a mano, restringersi sempre di più e siamo arrivati a un punto che, forse, potrebbe rappresentare un punto di non ritorno. Certamente, sono convinto di ciò dal punto di vista della forma, estetico, dell'eleganza di una persona che, sul piano parlamentare, ha sempre dimostrato di essere una persona elegante e attenta anche alle forme, e, forse, dopo tutto quello a cui ci avete costretto, compresa l'ipocrisia del “non presentiamo emendamenti di maggioranza”, non mi sono scandalizzato: ogni maggioranza a un certo punto chiede alla maggioranza di non presentare gli emendamenti. Il fatto che non siano stati presentati materialmente dalla maggioranza in Aula non vuol dire che non ci sia stato l'assalto alla diligenza sui relatori che, di volta in volta, si sono dovuti fare carico di una cosa piuttosto che un'altra e, dove non se ne sono fatti carico, cito il superbonus, ciò testimonia che qualche problemino all'interno della maggioranza ancora ce l'avete, perché state cercando qual è il provvedimento che dovrà cercare di metterci una pezza. Però, quel Ministro Giorgetti che io conosco, che è una persona attenta anche alla forma, perché sa che la forma è sostanza, se oggi non è in quei banchi a restituire alla disponibilità dell'opposizione a consentire, non tanto a voi, quanto al Paese, di evitare di andare in esercizio provvisorio, quindi limitando anche la nostra azione, se non è lì non è perché improvvisamente è diventato maleducato dal punto di vista istituzionale. Non è lì perché tutte le chiacchiere che ci avete raccontato fino adesso e che anche lui, purtroppo, ci ha raccontato ieri, in Commissione bilancio, sono chiacchiere che non rappresentano la realtà. Il Ministro Giorgetti ha difficoltà a stare lì esattamente per il fatto che sa che lì non rappresenta l'unità di una maggioranza e la sua posizione non è coincidente con le scelte che ha fatto la maggioranza, al di là di quello che dice formalmente, quello che lascia intendere, e via dicendo.

In questo senso, vorrei dire, per il tempo che mi rimane, che vorrei concentrarmi, signor Presidente, su un tema, quello della giustizia. Ma, nei capitoli di bilancio che sono andato a vedere mi interesserebbe molto anche fare un ragionamento sulla sanità, perché ho sentito questa storia di chi mette di più soldi sulla sanità e di chi li mette di più dal punto di vista diciamo percentuale o, piuttosto sostanziale. Qui c'è un problema di fondo - lo dico anche al Governo e ai relatori - che manca una visione della sanità che riesca a guardare avanti rispetto alle evoluzioni sociali che noi stiamo incontrando. Lo ricordava, precedentemente, la collega Bonetti e lo hanno ricordato altri, non è soltanto un problema di numeri. È un problema di investimento in funzione di come sta cambiando il nostro Paese, la nostra vita e anche il sistema e noi dovremmo riuscire ad avere una visione che va oltre. Ha molto ragione il collega Benedetto Della Vedova, quando ricorda che questa effettivamente sembra una manovra fatta da tecnici. Peraltro, l'anno scorso avevate l'alibi che eravate appena arrivati ed eravate costretti, sostanzialmente, mettere in campo la manovra predisposta da Draghi (noi diciamo per fortuna che siete stati costretti a fare ciò). Quest'anno era il momento in cui dovevate mettere in campo la vostra visione, la vostra traiettoria e non è che adesso, dopo un anno, che non abbiamo più l'alibi di Draghi e della manovra già fatta, può esserci l'alibi delle contingenze che sono arrivate, di un anno difficile, perché questo riguarda sempre tutti i Governi. Non si vede qual è l'impronta prodotta, da qui a 5 anni, di questa maggioranza, perché questa dovrebbe essere la proiezione che a voi interessa. Si vedono segmenti e pezzetti, con tutti i limiti che sono stati dai colleghi messi in evidenza e su cui non ho il tempo di tornare.

Ma, come dicevo, c'è anche un tema che riguarda la giustizia, perché io mi aspettavo, vede Sottosegretario, almeno alcuni piccoli interventi che potevano essere significativi, per esempio, per dirne uno, il tema dei fuori ruolo. Questi ultimi non sono solo un problema – e lo sono, comunque - di conflitto di interessi, soprattutto quel centinaio di persone e passa che stanno al Ministero della Giustizia, ma sono anche un problema di persone che sono fuori dal loro organico e stanno da un'altra parte e creano scompensi in un organico come quello della magistratura e qualche problema - ma questo, ovviamente, lo dico io - dove lavorano. Mi aspettavo che, anche in ragione di quello che si era detto e si era sentito nelle parole del Ministro Nordio, ci fosse qualche intervento in questo senso.

Vedo che mi sono rimasti pochi minuti e passo a un altro argomento, che è quello delle carceri, perché, a un certo punto, il Ministro Nordio disse che per risolvere il problema del sovrannumero di detenuti aveva pensato di ristrutturare le carceri. Ora, sappiamo perfettamente che anche questa è una cosa abbastanza irrealizzabile e, soprattutto, sbagliata. Il tema delle carceri semmai potrebbe essere utilizzato per fare in modo che il problema di chi non riesce ad avere gli arresti domiciliari perché non ha una casa e rimane in galera possa, invece, avere una soluzione alternativa o si possano, addirittura, creare, all'interno delle caserme, luoghi dove poter fare i lavori che non si riescono a fare in carcere, tirando fuori le persone dal carcere; sti tratta di carceri nelle quali, ricordiamoci, ci sono almeno un terzo dei detenuti che non vi dovrebbero stare, perché sono in attesa di giudizio. Mi aspettavo piccoli interventi, piccole poste per qualcosa di simbolico. Sono stato insieme alla collega Boschi e alla presidente di Nessuno tocchi Caino, Rita Bernardini, questo 24 dicembre nel carcere femminile di Rebibbia e, girando nei vari reparti, siamo finiti in quello dove era una mamma con un bambino che fino a due giorni prima aveva una bambina con cui giocare. La bambina era stata trasferita in una casa famiglia e questo bambino stava con la mamma e sbatteva ripetutamente la testa sul cuscino del lettino, perché in quel caso, siccome fuori pioveva, non poteva neanche uscire. La mamma cercava di consolarlo e gli agenti di polizia cercavano di consolarlo e questo bambino, chiuso dentro una cella, sbatteva la testa, dando la dimensione della tragedia di quello che comporta una vicenda del genere. È possibile - trovate voi la forma - che ci sia un modo attraverso il quale riusciamo a impedire che uno schifo del genere possa realizzarsi? Il problema è che voi, non solo nel bilancio non avete messo nulla, ma nel vostro decreto Sicurezza - non ricordo esattamente, ma credo che lo abbiate già approvato in Consiglio dei ministri - avete messo una norma, che adesso non trovo, del codice Rocco, che prevede obbligatoriamente che le mamme con hanno figli da accudire scontino la pena in situazioni non carcerarie. Quest'obbligo, previsto dal codice fascista, siete riusciti a renderlo non obbligatorio, facoltativo, il che significa che qualcuno, qualche giudice, potrebbe anche decidere - cosa che adesso è inaccettabile - che in un carcere possa stare per mesi, oltre alla mamma, anche il suo bambino. Ecco, forse sarebbe opportuno che, nelle maglie del bilancio o nelle maglie della vostra coscienza voi troviate delle soluzioni a questo problema; e questo, per essere chiari, non è un problema che riguarda solo voi, perché questo problema ce lo portiamo avanti da tanto tempo e c'è la responsabilità di tutti i Governi. A me piacerebbe che, una volta tanto, ci fosse qualcuno che, a prescindere dalla sua appartenenza e della sua responsabilità, si ponesse il problema di cosa vuol dire una circostanza del genere e di intervenire, a prescindere da dove si viene o da dove si vuole andare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. La seconda legge di bilancio del Governo Meloni, se possibile, è anche peggio della prima. Se l'anno scorso vi eravate limitati a qualche sprazzo sovranista, qua e là, e a un impianto sostanzialmente in linea col Governo Draghi, quest'anno, che avete fatto tutto voi - si vede, diciamo -, ne è uscito un capolavoro. Nessuna prospettiva di crescita per il Paese e nessuna delle vostre fantomatiche promesse elettorali - dalla flat tax all'abolizione della Fornero messe a terra -, ma una legge di bilancio di mance e mancette, senza visione di futuro. Salvini e Meloni facevano a gara in campagna elettorale a chi ripeteva più volte che avrebbe cancellato la riforma Fornero. L'anno scorso c'era la scusa che erano arrivati tardi, ma, dopo più di un anno di Governo, non solo non hanno cancellato la Fornero, ovviamente, ma il problema è, che a differenza di tutti gli anni precedenti e posteriori alla riforma Fornero, avete creato un caos, inasprendo le regole e non consentendo, soprattutto a chi svolge lavori più gravosi, di poter andare in pensione prima.

Guardate non lo dice la Gribaudo o il Partito Democratico, ma lo dice la relazione tecnica della vostra legge di bilancio: lo scorso anno avete fatto una stima di 60.000 persone che nel 2023 sarebbero andate anticipatamente in pensione e per il prossimo anno la vostra relazione tecnica stima che, con le nuove regole di quota 103, di Ape sociale e Opzione donna andranno in pensione 32.000 persone. Questo significa, di fatto, un dimezzamento della platea dei beneficiari: altro che abolizione della riforma Fornero!

Ora due sono le cose: il Ministro dell'Economia, preso atto che la sua maggioranza non intende seguire la sua linea politica né sul MES, né sulle pensioni, né sul superbonus, si dimette, oppure mente Salvini sulla pelle degli italiani e soprattutto delle italiane. Ebbene, sì, colleghi e colleghe perché un'altra cosa che dice la relazione tecnica del vostro Ministro è che con i nuovi criteri di Opzione donna saranno poco più di 2.000 le lavoratrici che potranno sostanzialmente accedere ad Opzione donna, quella che voi avete riformato e non potremo nemmeno più chiamarla Opzione donna, per la verità. Saranno davvero pochissime rispetto a una platea - pensate l'ultima prevista dalla legge di bilancio, quella di Draghi - che prevedeva e dava questa possibilità ad oltre 17.000 donne in questo Paese.

Voi avete fatto un disastro, una discriminazione nella discriminazione. Qualcuno può pensare che magari non vi siete occupati di questo perché avete deciso di concentrarvi sui giovani, magari inserendo una pensione di garanzia per i più giovani oppure reintroducendo il mutuo prima casa per le coppie, invece no, anche in questo caso non solo non avete fatto niente ma avete deciso di tassare i beni igienico-femminili e quelli per i neonati, come dire: siete giovani, siete famiglie, vi tasso ancora di più, altro che dare un aiuto e una prospettiva. Sulle donne davvero avete dato il peggio di voi, a dimostrazione che non basta avere la prima donna Premier per essere dalla parte delle donne. In questa di legge di bilancio lo avete dimostrato e non solo per l'IVA sui prodotti igienico-sanitari. Lo voglio ribadire con forza: la cosa gravissima è che riguardo agli unici soldi a disposizione delle donne, per di più delle donne vittime di violenza - una piaga, lo voglio ricordare in quest'Aula, che ci dice che in media ogni tre giorni una donna viene uccisa per mano di un uomo in questo Paese -, voi che cosa fate, voi che cosa avete fatto dopo che il 25 novembre abbiamo avuto le piazze piene più che mai e manifestazioni, anche in seguito al femminicidio di Giulia Cecchettin e alle parole del padre, che hanno commosso tutti e che dovevano spingere a una serietà diversa, io credo, le istituzioni? Ebbene, lo voglio dire con chiarezza, c'è stato uno spettacolo imbarazzante su un'educazione all'affettività che non credo vedrà la luce molto presto, delle leggi sostanzialmente inutili nonostante la volontà delle opposizioni di dare un contributo e lo abbiamo fatto con gli strumenti a nostra disposizione, cioè gli ordini del giorno, ma nella legge di bilancio si potevano inserire risorse, ma voi che cosa avete fatto? Voi avete fatto una cosa drammatica, avete deciso sostanzialmente di non occuparvene. E lo voglio ribadire: i soldi a favore delle donne vittime di violenza li hanno voluti le opposizioni, le opposizioni unite perché sui temi veramente importanti serve l'unità del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E noi abbiamo dimostrato - dall'opposizione, non dal Governo - di essere più responsabili di voi, ancora una volta.

Lo dico anche perché su un altro capitolo fondamentale, come quello della spesa sanitaria, avete dimostrato che non siete all'altezza. Ve l'abbiamo detto in tutte le salse: mettere qualche milione in più per il rifinanziamento del livello del fabbisogno sanitario nazionale standard nel 2024 non significa aumentare la spesa sanitaria, non significa tagliare le liste d'attesa, non porterà a un aumento di stipendio per medici, infermieri e operatori sanitari e probabilmente non coprirà nemmeno i costi dell'inflazione. Era importante continuare ad alzare il rapporto tra PIL e spesa sanitaria perché in un Paese che invecchia lo Stato ha il dovere di garantire il diritto alla vita, il diritto alla salute, cercando di ridurre le disuguaglianze. Per questo, insieme alle altre opposizioni, avevamo chiesto che venissero stanziati 4 miliardi in favore del Fondo sanitario nazionale, di cui almeno 2 impiegati proprio per abbattere le liste d'attesa.

L'orizzonte di questo Governo invece sempre più guardare al modello delle regioni in cui governate, quello lombardo-piemontese, dove è in atto un vero e proprio smantellamento della sanità pubblica. In Piemonte, un bambino, per avere una visita oculistica, aspetta un anno, per avere una visita cardiologica, con impegnativa urgente, fino a luglio 2024, mentre in Campania ci si mette poco più di un mese. Lo voglio ricordare, perché in quelle regioni lì, in quelle dove governate da cinque anni, questi sono i risultati: la sanità pubblica smantellata, nonostante - lo voglio ringraziare - tutto il personale medico-sociosanitario si fa in quattro con turni massacranti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Noi, in Piemonte, abbiamo addirittura alcuni assessori, pensato un po', del centrodestra, che pensano di regalare bottiglie di spumante, anziché occuparsi di promuovere contratti decenti o un piano di assunzioni straordinario. Ecco, questo sembra essere l'orizzonte di impegno del centrodestra. Avete liquidato gli scioperi di medici e infermieri con grande facilità, una facilità disarmante, perché eravate troppo presi a commentare gli errori degli influencer o gli invitati alle vostre feste. Ecco, la verità è che avete deciso di non aiutare gli eroi della pandemia, le persone che ci hanno aiutato e che sono gravate da turni estenuanti e da stipendi troppo bassi. Sono preoccupata, perché non avete fatto niente nemmeno sul fronte della crescita. Siete riusciti addirittura a sopprimere l'ACE, l'Aiuto alla crescita economica, l'agevolazione fiscale che premiava chi reinveste nelle proprie aziende, questo a dimostrazione del fatto che, in questa manovra, non c'è niente che guardi ai diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, sul tema della salute, della sanità; avete tagliato sulla scuola, ma non investite nemmeno sulla crescita. Come se non bastasse, naturalmente, avete distribuito, invece, mance e mancette; penso a quelle legate al Ministero del Ministro Lollobrigida, che, dopo aver fermato i treni dove gli serve, naturalmente, aveva anche bisogno di aumentare il proprio staff o addirittura agli studi per dimostrare che il ponte sullo Stretto di Messina è fondamentale, salvo poi Salvini non andare a rispondere nelle aule competenti su dove si prendano quei soldi e perché sia così importante quell'opera. E cosa succede? Succede che, anziché finanziare le opere incomplete in questo Paese - penso al mio Piemonte: abbiamo il Colle di Tenda e tanti valichi internazionali bloccati - non inserite le risorse per completare quell'opera, perché siete presi da questo ponte sullo Stretto di Messina. Forse sarebbe il caso di completare le opere che servono a questo Paese e non invece sprecare e continuare a rilanciare su progetti che sappiamo non portano al bene del Paese.

Insomma, Presidente, la manovra che doveva essere chiusa e consegnata in tempo per festeggiare ad Atreju, i dieci anni dalla nascita di Fratelli d'Italia, ha finito per mettere in luce le tante contraddizioni di questa destra-centro al Governo: uscite dal vittimismo, uscite dall'essere commentatori seriali di cronache o di influencer. Ci avete spiegato che eravate pronti, ma avete dimostrato che così non era, solo che a pagarne il prezzo saremo tutti noi, gli italiani e le italiane di cui troppo spesso parlate e vi riempite la bocca, ma che avete dimostrato che solo per logiche di potere, su cui siete bravissimi, soprattutto sulla propaganda e sull'occupazione di posti e poltrone, dimostrate ancora una volta che non avete a cuore le sorti del Paese, ma avevate solo una voglia di riscatto culturale, che è ancora tutto da dimostrare, perché la storia, in queste istituzioni e in giro per il paese, ci racconta ben altro, quella storia che cercate di calpestare, ma che noi non vi consentiremo di fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signora Presidente. Signora rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, un ringraziamento particolare ai sei colleghi della maggioranza che sono qui presenti, con noi in Aula, compreso, ovviamente, il relatore, onorevole Ottaviani; davvero un ringraziamento particolare, perché venire qui questa mattina a discutere sulla legge di bilancio evidentemente è un grande sacrificio, ma, d'altro canto, credo che per i colleghi della maggioranza e per l'abitudine che ormai hanno preso in questo anno di legislatura, quello di assecondare pedissequamente qualunque scelta viene portata in quest'aula, sia ormai un'abitudine. D'altro canto, accettare quest'abitudine per cui il Parlamento viene costantemente svuotato della sua funzione credo sia un elemento assolutamente grave, soprattutto quando si parla della legge fondamentale dello Stato, della legge di bilancio, della legge di stabilità.

Onorevole Ottaviani, anche noi ringraziamo Giorgetti che ha avuto la cortesia di venire quantomeno in Commissione a spiegarci qualche cosa, a fare qualche ragionamento, che non abbiamo condiviso, grazie a lui, davvero, che è venuto. Oddio, nella storia della Repubblica normalmente i Ministri dell'Economia e delle finanze o del Tesoro, come una volta si chiamavano, quando si faceva la legge finanziaria, stavano qui, in quest'Aula, ma evidentemente Giorgetti pensa che non sia necessario confrontarsi con le deputate e i deputati.

Ecco, a proposito di questa legge di stabilità, di questa legge di bilancio, in realtà, mi piace parlare più delle cose che non ci sono che di quelle che ci sono. Per esempio, in questa legge di bilancio non c'è il mantenimento di quella promessa fatta dal Ministro Fitto e dalla Presidente Meloni, quando quest'estate tagliarono 16 miliardi di finanziamenti del PNRR su progetti molto importanti, che poi elencheremo, con la promessa che quei 16 miliardi sarebbero stati reinseriti nella legge di bilancio. Ecco, questi 16 miliardi nella legge di bilancio non ci sono. Cosa avete tagliato? Avete tagliato l'alta velocità Palermo-Catania, la ferrovia Roma-Pescara, il consolidamento di Pontelungo a Bologna, l'abbattimento delle Vele di Scampia, la realizzazione del Parco della Rinascita a Bari, il nuovo polo sanitario a Novara, il collettore di scarico a Firenze, il terzo valico ferroviario Genova-Tortona, il progetto digitale “Citizen Inclusion” e la chiusura dell'anello ferroviario a Roma, opere che attendevano da 20 anni di essere realizzate. E guardate che, al di là dei titoli abbastanza burocratici, ci sono questioni fondamentali che voglio ricordare. Quando diciamo che si taglia il collettore di Firenze, non parliamo di un collettore qualsiasi, parliamo del collettore di scarico che permetterebbe di raccogliere l'acqua piovana dal centro abitato di Campi Bisenzio, alle porte di Firenze, e rigettarla nel fosso Chiella, che nemmeno due mesi fa si ruppe in due punti, riempiendo per giorni di acqua e fango la città (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Quando parliamo del Parco della Rinascita, ci riferiamo alla fabbrica Fibronit a Bari, che ha ucciso circa 700 persone per l'amianto e che ancora adesso continua a mietere vittime. Quel progetto è stato cancellato da voi. Quando parliamo delle Vele di Scampia, parliamo del risanamento di una delle periferie più difficili del nostro Paese.

Ho fatto soltanto alcuni esempi, ma quello che non c'è in questa finanziaria è anche altro: avete cancellato il superbonus, come ha ricordato ieri il Ministro Giorgetti, però a me ha ricordato un po' quei presidenti di calcio, cari colleghe e colleghi, che, alla fine della campagna acquisti e cessioni, dicono ai loro tifosi: ho speso tantissimi soldi per gli acquisti, dimenticandosi però di dire quello che hanno incassato per le cessioni. Tra l'altro, uno di questi presidenti siede nei banchi di maggioranza, non di questa Camera.

Il Ministro Giorgetti fa un po' la stessa cosa, non ci dice quanto abbiamo incassato di IVA sul superbonus, non ci dice quanto abbiamo incassato di IRPEF sul superbonus, non ci dice quanto ha inciso sul PIL. È stata l'unica misura anticiclica che ha permesso a questo Paese in difficoltà di affrontare una crisi terribile. Tutti quei soldi incassati non ci dicono quanti sono; ci dicono quanti sono i soldi che adesso dobbiamo pagare, ma è troppo semplice! È troppo facile incassare i soldi e, poi, non pagarli quando è dovuto, perché lo Stato, i suoi soldi, con l'IVA, con l'Irpef e con il PIL già li ha incassati.

Allora, cari relatori e pochi esponenti della maggioranza qui presenti, dovreste essere un po' più coerenti con le cose da fare. Avete tagliato il reddito di cittadinanza, con il bel risultato che l'Italia adesso è l'unico Paese in Europa a non avere un reddito di base; avete messo sul lastrico 900.000 famiglie, 900.000 famiglie che non hanno più il fabbisogno necessario per sopravvivere; avete rifiutato la proposta dell'opposizione sul salario minimo e voi dite che siete degli underdog, ma gli underdog veri ogni giorno vanno a fare la spesa ai supermercati, vanno ai mercati, vanno a vedere cosa fanno e dicono i cittadini. Non vi rendete conto di quello che sta accadendo in questo Paese, delle difficoltà economiche che hanno le persone in carne ed ossa, gli uomini e le donne di questo Paese, che non riescono ad arrivare, non alla terza settimana, ma neanche alla seconda! Non capite cosa significhi avere redditi bassi, così bassi che non garantiscono neanche la sopravvivenza, e, a fronte di tutto questo, non avete accettato neanche un confronto serio per l'introduzione del salario minimo nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Questa è una vergogna per un Governo che si dice tale.

Non avete affrontato, non si usano più, nel dibattito politico del nostro Paese, le parole “evasione fiscale”. Ma scusate, ci sono più di 100 miliardi di euro all'anno intascati illegalmente da tante persone e su questo non c'è uno straccio di progetto di recupero dell'evasione fiscale, quando i lavoratori e le lavoratrici con i bassi stipendi che hanno tutti i mesi le tasse le pagano, sono i primi a pagarle e sono i primi che consentono a questo Paese di andare avanti.

In questa legge di bilancio non avete parlato degli extraprofitti. Ora, abbiamo assistito a una farsa, in questi anni, me lo consentirà la Presidente, col massimo rispetto: la farsa degli extraprofitti bancari sbandierati in tutto il Paese, come se fossero la grande rivoluzione contro i grandi monopolisti del potere, finalmente. Dopodiché, in 15 giorni, gli extraprofitti del sistema bancario sono finiti ad arricchire le riserve delle stesse banche. Ma la dovete smettere di prendere in giro i cittadini e le cittadine. Per quanto riguarda gli extraprofitti sulle questioni energetiche, ci sono compagnie, le multinazionali dell'energia, che in questi anni hanno incassato decine e decine di miliardi di extraprofitti, tirati direttamente fuori dalle tasche degli italiani e delle italiane. Tutto questo, ovviamente, non lo troviamo nella legge di bilancio. Troviamo il finanziamento del ponte sullo Stretto, ritroviamo, per l'ennesima volta, 21 miliardi di incassi sulle privatizzazioni, ma chi ci crede più? Chi ci crede più che tirerete fuori 21 miliardi dalle privatizzazioni? È l'ennesima finta, l'ennesima bugia di questo Governo!

Il problema vero è che la destra del nostro Paese non cambia; la destra del nostro Paese è sempre la stessa: è la destra delle operette, è la destra delle marcette militari, è la destra delle cene nelle case della nobiltà nera della nostra città, della capitale. È sempre la stessa, incapace di pensare agli interessi del Paese, a livello internazionale, come dimostrano i casi del nuovo Patto di stabilità e del MES, incapace di tutelare i diritti dei cittadini e delle cittadine, ma sempre capace di tutelare gli interessi dei forti contro i deboli, la destra del nostro Paese è la destra di Robin Hood al contrario: ruba ai poveri per dare ai ricchi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. “Democrazia parlamentare significa che il Parlamento decide. Democrazia parlamentare significa che il Parlamento è centrale. Di grazia, posso chiedervi dov'è la democrazia parlamentare nel momento in cui il Parlamento non può discutere la legge di bilancio (…)? Perché, se al Parlamento togliete la legge di bilancio, vi comunico che la democrazia parlamentare non c'è e non c'è manco il Parlamento” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Che belle parole, lo ripeto, che belle parole! Peccato che queste siano le parole della Premier Meloni di qualche anno fa, del 2019, di dicembre 2019, quando si discuteva la legge di bilancio in queste Aule.

E invece oggi assistiamo a una presa in giro perché la Meloni del passato non c'è più. Oggi, a Palazzo Chigi, c'è un avatar. Quella Meloni che urlava, che sbraitava, paonazza in quest'Aula non esiste più. Una Meloni che sta tradendo, giorno dopo giorno, ogni promessa e ogni cosa detta fino alle politiche del 25 settembre.

Di fatto, su questa legge di bilancio veramente ci sarebbe da stendere un velo pietoso. Tutti i parlamentari di maggioranza sono stati costretti a non presentare emendamenti, perché bisognava rassicurare i mercati, perché non si dovevano preoccupare i mercati, perché bisognava rispettare tutti i parametri che ci avevano dato i falchi dell'austerità europea, dovevamo rispettare i compiti da fare a casa, dovevamo essere attenti al parere delle agenzie di rating. E il parere degli italiani che vi hanno votato, per voi non conta? Non vi interessa? Evidentemente no, perché, di fatto, li avete traditi e abbandonati. E allora è passato un anno, siamo alla vostra seconda legge di bilancio e siamo punto e a capo. Il Governo Meloni sta continuando sulla stessa strada che, di fatto, sta portando il nostro Paese sull'orlo del baratro. Io mi chiedo come sia possibile ignorare i tanti segnali di insofferenza che arrivano sul fronte economico e sociale. È un disagio che, evidentemente, voi avete creato, ma del quale non vi state preoccupando, perché non state intervenendo. In questi anni, si poteva mettere a terra una serie di misure in grado di aiutare i cittadini, di creare opportunità di crescita e di sviluppo. Invece, con voi al Governo, purtroppo, stiamo assistendo a un indebolimento dei tessuti cardine della nostra società. Quindi, non solo avete tradito le promesse elettorali, ma imponete sacrifici ai cittadini italiani, già vessati dalla vostra inadeguatezza. E ricordiamola qualche vostra promessa. Colleghi della Lega, se ce ne sono in quest'Aula mezza vuota, anzi totalmente vuota. Anzi, c'è una collega della Lega. Collega della Lega, unica presente, e la ringrazio…

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

LEONARDO DONNO (M5S). Certo, tramite, lei, Presidente. Che fine ha fatto la flat tax al 15 per cento? Che fine ha fatto l'abolizione della legge Fornero? Che fine hanno fatto queste vostre promesse? Tradite! Colleghi di Forza Italia - se ce ne sono, non li vedo -, che fine ha fatto l'aumento delle pensioni minime a 1.000 euro per tutti i pensionati? Che fine hanno fatto le dentiere gratis per tutti, colleghi di Forza Italia? Non ci sono.

Colleghi di Fratelli d'Italia - qualcuno lo vedo -, che fine ha fatto il blocco navale, questa vostra bandiera che avete portato avanti? Avete fatto una testa così a tutti gli italiani con il blocco navale, oggi abbiamo il record di sbarchi grazie a voi. Anche questo non è stato fatto.

Come vedete, vi siete impegnati e vi state impegnando a distruggere tutto quello che di buono era stato fatto dai Governi precedenti e dal MoVimento 5 Stelle - che in questi anni aveva messo i soldi in tasca agli italiani, agli imprenditori italiani e che stava facendo volare l'economia di questo Paese -, tutta quell'opera che il MoVimento 5 Stelle ha portato avanti grazie ai Governi Conte. E voi, invece, state smantellando tutto quanto. Quindi vi impegnate a smantellare le misure fatte dagli altri, ma, vorrei capire, quando vi impegnerete a realizzare una cosa che avete promesso in campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Quando arriverà questo momento? Non è dato saperlo, perché, da quando vi siete seduti su quelle poltrone di Governo, cari colleghi, avete dimenticato che fuori dai Palazzi ci sono milioni di italiani che stanno assistendo al vostro triste e anche pericoloso spettacolo. È chiaro che non avete alcuna intenzione di ascoltare i cittadini, perché fino ad ora siete riusciti solo a dimostrare la vostra mancanza di coraggio, la vostra pavidità, l'assenza totale di coraggio. Ve la siete presa con tutti per i vostri fallimenti, ma non dovete andare lontano per cercare i colpevoli. I colpevoli siete voi, basta andare a guardarvi allo specchio e troverete i colpevoli dei vostri fallimenti. E poi mostrate la vostra spavalderia negli eventi di partito, dove siete bravi a vantarvi del nulla, ma poi la verità è che siete totalmente incapaci di adoperarvi per il bene degli italiani. Quindi fate i leoni nelle feste di partito e diventate agnellini ai tavoli che contano. E lo avete dimostrato di recente, proprio sul Patto di stabilità e crescita, che noi abbiamo rinominato, purtroppo, pacco di instabilità e decrescita. Perché? Perché questo è uno dei vostri tanti regali che avete rifilato agli italiani sotto l'albero. E purtroppo, accettando un accordo su cui non siete intervenuti, perché vi è stato semplicemente sottoposto dopo che era stato deciso da Germania e Francia, voi avete condannato il nostro Paese praticamente all'irrilevanza internazionale, alle manovre lacrime e sangue e all'austerità per i prossimi decenni, cioè avete blindato il bilancio dei prossimi anni, condannandoci ai tagli e alle manovre lacrime e sangue. E adesso vi spiegherò il perché.

Ricordate bene quando andate a dire che nei tavoli internazionali voi eravate quelli che dovevano andare a battere i pugni sul tavolo. Ricordate, invece, chi veramente è andato in Europa, si è fatto rispettare ed è riuscito a portare a casa, per tutti i cittadini italiani, oltre 200 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che voi state rischiando di compromettere e di non spendere, creando un grave danno al nostro Paese. Ricordate, poi, la Presidente Meloni che, in campagna elettorale, diceva che, una volta al Governo, la pacchia sarebbe finita per l'Europa e che in Europa stavano tremando, perché stava arrivando la Meloni. Bene, non solo non trema nessuno, anzi magari si sono fatti anche una risata, ma la verità è che oggi l'unica bandiera che vi è rimasta e che portate in giro è quella dell'austerità, perché ve la siete guadagnata inchinandovi all'Europa e ai falchi dell'austerità che dovevate andare a combattere. E abbiamo una stima di questo pacco di instabilità: si parla di una correzione di 12 miliardi di euro l'anno, ciò significa 1 miliardo di euro al mese di tagli per i prossimi 48 mesi, quindi fino a fine legislatura: 48 miliardi di euro di tagli fino alla fine della legislatura! Avete capito i danni che state creando? Evidentemente ancora no, oppure omettete di dirlo perché volete raccontare ancora balle ai cittadini italiani.

Ma scorriamo velocemente, senza andare a citarli, tutti i numeri dei vostri fallimenti. Potrei citare, per esempio, il PIL, che noi, grazie alle misure messe in atto dal Governo Conte e dal MoVimento 5 Stelle, abbiamo portato a un più 8,7 per cento nel 2021 e a un più 3,7 per cento nel 2022, e che, invece, grazie a voi è crollato allo 0,6 per cento nel 2023. Altro che misure per la crescita! Potrei citare anche tante altre questioni, ma il tempo, purtroppo, mi invita ad andare verso la conclusione. Vorrei concentrarmi su un punto, che è quello, veramente - credo - più vergognoso: siete riusciti a mettere le mani in tasca a milioni di lavoratori e lavoratrici a cui, di fatto, tagliate le pensioni, quelle attuali e anche quelle future. E proprio su questo si è consumato il vostro più grande tradimento. Infatti, la stessa Fornero, che avete tanto criticato in questi anni, ha detto, senza tanti giri di parole, che il trio Meloni, Salvini e Tajani è stato addirittura più duro di lei, perché, rispetto alla precedente manovra, in questa si fa ancora peggio. Infatti, c'è un peggioramento della stessa legge Fornero e i numeri sono emblematici. Che cosa fate? Fate cassa sui pensionati attuali e futuri, tagliando 37 miliardi di euro alle rivalutazioni per i prossimi 10 anni e 21 miliardi di euro delle pensioni dei dipendenti pubblici nei prossimi 20 anni. Un totale di tagli alle pensioni degli italiani per 58 miliardi di euro! Ma un minimo di vergogna non la provate davanti a questi numeri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Mi avvio alla conclusione, Presidente. Sugli extraprofitti, un altro grande tradimento. Io ricordo solo due passaggi. In questa situazione difficile non si poteva che chiedere un contributo a chi ha tratto profitti ingiusti. Le risorse serviranno per aiutare le famiglie e le imprese e chi è in difficoltà nel pagamento del mutuo: Giorgia Meloni, agosto 2023. Oggi che cosa è successo? È successo quello che, ovviamente, noi sapevamo già: avete tradito tanti cittadini, centinaia di migliaia di cittadini, che non stanno riuscendo a pagare le rate dei mutui, e avete regalato ai cinque più grandi gruppi bancari di questo Paese ben 2 miliardi di euro. Quindi, avete reso una tassa facoltativa e, mentre i cittadini e gli imprenditori italiani sono costretti a pagare le tasse, perché è un obbligo pagare le tasse, voi, il Governo Meloni, i patrioti di Fratelli d'Italia dite alle banche che possono scegliere se pagare le tasse o no. Alla faccia dei patrioti e dei sovranisti! Quindi, se è questa la destra che doveva difendere l'interesse nazionale, siamo messi veramente male, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, membri del Governo, la legge di bilancio è sicuramente, tra tutti i provvedimenti, quella che costituisce l'essenza dell'azione politica dell'Esecutivo pro tempore: esaminando la legge di bilancio, si dovrebbero comprendere le linee di azione del Governo che l'ha varata, quindi quali siano i suoi obiettivi e quali siano le sue priorità. Riguardo a questo provvedimento sono sicura che il giudizio che se ne ricaverà non potrà essere un giudizio positivo, anzi sarà un giudizio in cui si metterà in evidenza come questo Governo, alla fine, abbia abbozzato una manovra miope e discriminatoria, che penalizza sempre le stesse fasce, famiglie, lavoratori e donne e che, per l'ennesima volta, dopo più di un anno di Governo, non prevede nulla per il Sud e lo lascia nuovamente privo di risorse. Dopo le trionfalistiche dichiarazioni di sostegno verso il Meridione e al netto degli slogan, alla prova dei fatti concreti e pratici, queste risorse, colleghi, non ci sono. Analizziamo con attenzione però i dati economici: non può non sorgere una preoccupazione riguardo al presupposto su cui si basa il disegno di legge. La sottoscrizione da parte del Ministro Giorgetti del Patto di stabilità, che prevede una curva di rientro della traiettoria debito-PIL dell'1 per cento, si scontra con la proposta di una riduzione dello 0,1 per cento per i prossimi tre anni. Questa discrepanza, che si traduce in una differenza di 17 o 18 miliardi di euro all'anno, solleva seri interrogativi sulla solidità del bilancio proposto e sulla sua coerenza rispetto agli impegni internazionali assunti dall'Italia. Inoltre, l'impatto della proroga del taglio del cuneo fiscale dei redditi più bassi coincide quasi totalmente con l'indebitamento in manovra, con la ovvia, ma diretta conseguenza che di fatto si ipotecano ulteriormente e ancora più pesantemente le prossime leggi di bilancio, dato che sembra difficile che non si voglia procedere l'anno prossimo a rinnovare la misura, tagliando in futuro le buste paga proprio per i redditi più bassi. Questo problema si amplia, se si guarda il combinato disposto della legge di bilancio con il decreto attuativo relativo all'accorpamento delle aliquote fiscali più basse e l'estensione della no-tax area da 7.500 a 8.500 euro. Il costo, per questo secondo provvedimento, anch'esso previsto solo per il 2024, ammonta a oltre 4 miliardi di euro, con il risultato che l'impatto sulla legge di bilancio 2025 vedrà il fabbisogno da finanziare al di là dei vincoli europei partire da meno 19 miliardi di euro. Signor Presidente, io ero convinta che il primo Governo della storia repubblicana italiana con un Presidente del Consiglio donna sarebbe stato un Governo caratterizzato per delle misure a sostegno della donna, della donna intesa come persona, come lavoratrice, come madre, come imprenditrice, invece questo Governo, non soltanto non si caratterizza per nessuna di queste misure, ma addirittura continua ad adottare misure improntate a una retorica sulla natalità, che è davvero odiosa e insopportabile, come se le donne meritassero tutela solo se e nel momento in cui sono madri. Però, guardando ai numeri e alle misure, per questo Esecutivo non basta neanche essere madri, bisogna essere madri con più di un figlio, solo uno non basta. Facciamo l'esempio di Opzione donna: nel 2024 bisognerà avere compiuto 61 anni di età e trovarsi in una delle condizioni previste dalla legge; a quel punto si può contribuire a beneficiare di questo bonus, però se la donna ha un figlio, almeno un figlio. Allora, la soglia si abbassa al sessantesimo anno di età. Lo stesso discorso vale per i bonus asili: la donna ne usufruisce soltanto se ha più di un figlio. Allo stesso modo, le aziende che assumeranno una donna nel 2024 potranno beneficiare della decontribuzione, a condizione che questa lavoratrice abbia più di un figlio. Insomma, questo Governo Meloni, le donne ma come le vuole? Vuole che siano lavoratrici e pensa che, soltanto se hanno più di un figlio, possano godere di misure di sostegno, peraltro scarse e scadenti, oltre che palesemente discriminatorie? Andiamo avanti però con l'esame. I dati parlano chiaro: è discriminatorio aver eliminato l'esenzione dell'aliquota IVA sui prodotti per l'igiene personale per le donne e per gli alimenti per l'infanzia; ancor più brutta e meno sostenibile è la giustificazione addotta dal Governo: “La eliminiamo perché tanto l'aumento del costo di questi prodotti neutralizzerebbe l'esenzione”. Ma come? Aumenta l'inflazione, aumentano i prezzi e, invece di trovare una misura per contrastarla, si tolgono anche le esenzioni? Certo, così facciamo prima e non ci pensiamo più. Ma, al di là dell'ironia, però, credo che chi verrà colpito da queste misure proverà solo tanta tristezza e delusione per un'azione politica che fa l'esatto contrario di ciò che si è promesso in campagna elettorale.

Sulle disabilità poi le buone intenzioni, tese al riordino dei fondi e all'istituzione del nuovo Fondo unico per l'inclusione delle persone con disabilità, naufragano purtroppo sui numeri impietosi, ma sinceri. Mentre l'idea di istituire un Fondo unico per la disabilità è positiva perché costituisce un primo passo nella direzione di superare la marcata frammentazione degli interventi, che ha caratterizzato le politiche degli ultimi anni e favorisce una più efficiente programmazione delle politiche a favore delle persone con disabilità, tuttavia - come risulta del tutto evidente, confrontando il finanziamento del 2024 e quello del 2023 - la dotazione complessiva del nuovo Fondo unico 2024 è inferiore al valore complessivo delle risorse dei fondi eliminati. Mentre inizialmente infatti scomparivano 50 milioni assegnati dal 2023 al Fondo per l'inclusione delle persone con disabilità, viste le critiche, avete cercato di correre ai ripari ed inserire emendamenti al Senato e avete approvato l'integrazione di ben 320 milioni di euro. Così il nuovo Fondo per il 2024 sale a 552 milioni di euro. Problema risolto, dunque? Non mi pare proprio. Intanto, già nel 2025, il Fondo unico per l'inclusione delle persone con disabilità torna a 231 milioni: il maggior finanziamento vale solo per il 2024. Ma non è questo l'aspetto più significativo. Il problema principale deriva dal finanziamento di questa importante integrazione del Fondo del 2024, infatti i finanziamenti aggiuntivi sono prelevati e quindi sottratti dal Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità, istituito dalla legge di bilancio del 2022, per cui la sostanza vera è che non c'è ancora un aumento dei fondi per la disabilità, ma soltanto lo spostamento di finanziamenti da un Fondo per la disabilità a un altro e, a conti fatti, siamo sempre in presenza di un taglio di oltre 50 milioni di euro. Il dato è oggettivo e non si può prestare a nessuna interpretazione. Ancora, Presidente, rivendichiamo con forza che l'unica misura seria, forse la misura più coraggiosa che ha varato questo Governo nella legge di bilancio, non è appannaggio del Governo, ma di forze dell'opposizione, alle quali rivolgo il mio ringraziamento, come persona e soprattutto come donna. Mi riferisco al finanziamento approvato in Senato con un emendamento di tutte le forze di opposizione che, decidendo di lavorare in modo corale e collaborativo, hanno deciso di destinare alle donne vittime di violenza 40 milioni di euro. Sugli enti locali poi la situazione non è migliore: il taglio delle risorse del Fondo di solidarietà comunale comporta un conseguente detrimento dei bilanci comunali, che vedranno ridursi il loro finanziamento, questo in combinato disposto con la recente rimodulazione del PNRR. Infatti, ove non si trattasse soltanto di uno spostamento di risorse, avrebbe un impatto importante sui bandi pubblicati e sui tempi di realizzazione. Cerco di avviarmi alle conclusioni, Presidente, ma avrei necessità di molto più tempo per elencare tutti i problemi generati da questa legge di bilancio. Un altro punto critico riguarda la prospettiva politica, che tengo a sottolineare, considerata molto preoccupante: i saldi contenuti nella legge di bilancio, che ci accingiamo a licenziare, mostrano chiaramente un allontanamento dalla visione europea e internazionale, che invece noi condividiamo, segnale grave che, insieme alla mancata approvazione del MES, ci mostra, agli occhi dei nostri partner europei, inaffidabili e poco seri, mettendo a rischio la posizione internazionale dell'Italia e la sua capacità di affrontare le attuali sfide in modo efficace.

In conclusione, colleghi, l'approvazione di questo testo arrecherà danni alla crescita, allo sviluppo e alla coesione del tessuto sociale e imprenditoriale del nostro Paese, ipotecando per il futuro risorse che non ci saranno, a danno dei cittadini di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Universalità dei destinatari, uguaglianza dei trattamenti, rispetto della dignità e della libertà delle persone. Care colleghe e cari colleghi, è con questo spirito che, nel 1978, è stato istituito il Servizio sanitario nazionale, e con questo stesso spirito abbiamo lavorato con serietà a questa legge di bilancio. Una legge di bilancio che non ci convince, che riteniamo miope, poco lungimirante, elitaria e iniqua, sbagliata perché non va nella direzione da noi auspicata, ossia quella di garantire il diritto alla salute per tutti. Durante la pandemia, il Ministro Speranza, lo voglio ricordare e anche ringraziare, forte anche per la situazione in atto, è riuscito ad aumentare il finanziamento al Fondo sanitario dal 2020 al 2022 di oltre 11,6 miliardi, ad aumentare il personale. E speravamo, dopo quanto abbiamo vissuto, di fronte anche a una mobilitazione dei sindacati così importante, che fosse acquisita la necessità di difendere il sistema sanitario nazionale nella direzione dell'equità di accesso per i cittadini, dell'appropriatezza delle cure e della valorizzazione del personale. La pandemia ha, infatti, aumentato la consapevolezza che il nostro sistema sanitario pubblico, equo e universalistico, rappresenti un pilastro insostituibile della nostra democrazia, ma questa consapevolezza trasversale, anche politicamente, purtroppo è durata pochissimo. Lo dice questa manovra di bilancio, che lo dimostra molto chiaramente. Nella prima manovra del 2023 il Fondo sanitario è stato aumentato di 2,15 miliardi di fronte a un'inflazione del 5,7 per cento dello stesso anno, Nella NADEF del settembre 2023 il rapporto spesa sanitaria/PIL è sceso dal 6,6 del 2023 al 6,1 del 2026, ben al di sotto del valore pre-pandemia. E ancora oggi questa legge di bilancio aggiunge soli 3 miliardi per il 2024, 4 per il 2025 e 4,2 per il 2026. Un aumento solo apparente, che, al netto dell'inflazione e delle altre voci di spesa, è inferiore a quello del 2023 di circa un miliardo di euro. Tra l'altro, di questi 3 miliardi, 2,4 saranno destinati al rinnovo contrattuale del personale sanitario dipendente e convenzionato, e gli incrementi previsti negli anni a venire sono così esigui che non copriranno né l'inflazione né l'aumento dei prezzi di beni e servizi. Di questo stiamo parlando, cari colleghi, di nessun investimento serio, progressivo, continuo del Fondo sanitario nazionale, in un Paese dove crescono le disuguaglianze sociali, dove la povertà aumenta, dove in sanità ci sono disuguaglianze regionali che, in assenza della definizione dei LEPS, aumenteranno il divario Nord-Sud, grazie all'idea folle di questo Governo dell'autonomia differenziata.

A questo quadro aggiungerei, oltre agli effetti pandemici e alla difficoltà di recuperare prestazioni chirurgiche e ambulatoriali e campagne di screening, l'impatto sulla salute mentale, che fa fatica a trovare risposte adeguate. La pandemia ha portato a sfibrare il capitale umano del nostro sistema sanitario, con una crisi motivazionale che porta a disertare alcune professioni, pensiamo a quelle infermieristiche, specialità mediche, pensiamo a quelle dell'emergenza e urgenza, che ha portato ad abbandonare strutture pubbliche verso il privato e verso l'estero.

Servono altre risposte, che in questa legge di bilancio non troviamo. Per questo abbiamo lavorato con tanti emendamenti, e vorrei ricordare tutti i “no” che avete detto ai nostri emendamenti, fatti anche insieme ad altre opposizioni. Avete detto di “no” all'aumento del Fondo sanitario nazionale, di “no” a una stagione straordinaria di assunzioni, di “no” a togliere il tetto del personale fermo al 2004 e stabilito dall'allora Ministro Tremonti, di “no” a un piano serio per abbattere le liste di attesa, di “no” a fondi per la non autosufficienza, di “no” a fondi sulle disabilità, che certamente non aumentano, nonostante la narrazione di questo Governo.

E nessun fondo viene messo, per il 2024, sull'assistenza territoriale, come se senza le case di comunità non ci fosse bisogno di investire sul nostro territorio. Ma avete detto anche dei “sì”, ne ricordo uno. Avete consentito di derogare al tetto di spesa per le regioni e le province autonome per acquisti di prestazioni sanitarie da privati, più 1 per cento nel 2024, più 3 per cento nel 2025, più 4 per cento nel 2026. Una scelta per noi non condivisibile, che rischia di destrutturare, pezzo dopo pezzo, il sistema sanitario nazionale, e non certamente di ristrutturarlo, cosa di cui abbiamo urgente bisogno. Tagli, tanti tagli, ma anche tante mancanze, che si sommeranno ai tagli diretti agli enti locali; meno 200 milioni ai comuni, meno 50 alle province, meno 350 alle regioni, con comuni che si troveranno soli con nuove povertà e altre disuguaglianze, costretti ad aumentare la tassazione locale per continuare ad aiutare i propri cittadini, così esposti e continuare a erogare servizi. Non sono bastati due scioperi nazionali, in 15 giorni, del comparto sanità. Hanno incrociato le braccia medici, anestesisti, rianimatori, veterinari, dirigenti medici di molte sigle sindacali, con un'adesione straordinaria che non vedevamo da tempo. Gli emendamenti del Governo e dei relatori, incluso quello sulle pensioni, non hanno certamente cambiato la cifra di questa manovra. Le scelte di questo Esecutivo sono legittime, nessuno dice il contrario, ma per noi sono irricevibili, perché è evidente che il rilancio del sistema sanitario nazionale non è tra le priorità di questo Esecutivo.

E se il Governo, con la sua maggioranza, ha il diritto di decidere e di governare, noi abbiamo il diritto di esprimere tutta la nostra contrarietà per una manovra illusoria, inefficace, poco credibile, anche sul piano internazionale. Vi assumerete tutte le responsabilità di questa legge di bilancio, che stringe l'occhio ai potenti, a chi può, a discapito di chi non può, di chi vive in povertà e in uno stato di disuguaglianza crescente. Purtroppo, il sistema sanitario nazionale è arrivato a un punto di non ritorno e si è deciso di non finanziare adeguatamente la sanità pubblica. Prendiamo il PIL, prendiamo il costo pro capite: il risultato non cambia, non troviamo e non c'è nessuna politica seria a sostegno della sanità pubblica, anzi, aumentano le disuguaglianze sociali, si dirotta denaro pubblico verso le imprese private. Aumentano le famiglie che non si possono curare, aumentano le liste di attesa, abbiamo pronto soccorso affollati e specializzazioni deserte, mancano medici e infermieri. Il sistema sanitario nazionale è un malato cronico e non ve ne state occupando. Serve coraggio e consapevolezza - e mi avvio alla conclusione, Presidente - perché, se salta il sistema sanitario nazionale pubblico, finanziato dalla fiscalità generale e fondato sui principi di uguaglianza ed equità, il danno economico e sociale sarebbe senza precedenti. Rischiamo di far saltare quel sistema solidaristico che dovrebbe fare della progressività e dei diritti un tratto distintivo dell'equità sociale, di una società di uguali e di diritti uguali per tutti. Crediamo davvero che sia finito il tempo della propaganda e invitiamo davvero questo Governo, nell'esprimere il nostro voto contrario, a occuparsi seriamente dei problemi del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, comprendiamo il disagio e l'imbarazzo della maggioranza, oggi praticamente silente, se non assente dai banchi, che, dopo mesi di decreti-legge, continua ad assistere alla mortificazione del Parlamento anche con questa legge di bilancio. Ma, se le modalità rocambolesche con cui vi siete mossi lo scorso anno erano giustificabili con le elezioni anticipate e l'insediamento delle Camere a metà ottobre, i ritardi di quest'anno sono imputabili esclusivamente all'incapacità del Governo, che ha approvato la manovra nell'ultimo giorno utile, il 31 ottobre, per poi tenerla bloccata in Senato sino al 22 dicembre a causa di dissidi interni e difficoltà a far tornare i conti.

Nessuna possibilità di intervenire sulla più importante legge dello Stato, la Camera ridotta a passacarte, in un sistema che state rendendo monocamerale di fatto, per una legge di bilancio che non si preoccupa affatto del bene del Paese, delle persone e dei settori più fragili e del futuro delle nuove generazioni. La Presidente Meloni l'aveva definita una manovra seria e realistica, ma, mentre il costo della vita cresce a dismisura e cittadine e cittadini non riescono ad arrivare a fine mese, il Governo non è in grado di dare alcuna risposta. Non accetta contestazioni e scioperi, mettendo in campo fermi e precettazioni, e cerca di distrarre l'opinione pubblica con improbabili riforme del nostro assetto istituzionale, dall'autonomia differenziata al presidenzialismo.

Ieri, l'informativa del Ministro Giorgetti in V Commissione sulla legge di bilancio si è ridotta a un elenco della spesa privo di visione strategica.

Ma noi conosciamo bene le criticità di questa manovra e le conoscete anche voi, come il problema dei salari bassi e la totale assenza di risorse per i rinnovi contrattuali, il principale problema del nostro Paese, l'unico dell'Eurozona in cui i salari diminuiscono, anziché crescere. Avete fatto del taglio del cuneo fiscale il vostro vanto, quando sapete benissimo che inciderà sulle buste paga in maniera risibile. Avete previsto interventi fiscali completamente sbilanciati a favore delle classi sociali più abbienti; persino il bonus per la natalità, per com'è stato strutturato, avvantaggia solo le madri con un reddito superiore ai 35.000 euro. La sanità pubblica è smantellata e impoverita, con risorse del tutto insufficienti a garantire un servizio adeguato. Gran parte dei 3 miliardi aggiuntivi sono vincolati a spese che riguardano il settore privato e la spesa farmaceutica, mentre nulla è previsto per potenziare la rete sanitaria territoriale.

Il vostro disprezzo per gli indigenti, i poveri - diventati “indecenti” nel lapsus del relatore Pella - si manifesta anche nell'assenza di politiche per la casa, nel mancato reintegro dei fondi per il fitto casa e per le morosità incolpevoli. Le misure che avete introdotto nel passaggio al Senato sono davvero ridicole: 100 milioni per il contrasto al disagio abitativo, 100 milioni di euro per elaborare modelli sperimentali di ERP e istituire l'ennesima cabina di regia, quando sapete bene che non serve nessun modello sperimentale, ma un piano casa strutturale e pluriennale, finanziato con risorse ben più consistenti.

Nulla è previsto per i giovani, nulla per la loro formazione, per il diritto allo studio e a una abitazione adeguata, nessun investimento sul nostro futuro, nessuna risorsa per borse di studio, mense e per tutti quei servizi necessari per il buon funzionamento del sistema scuola, ma, addirittura, il dirottamento delle poche risorse disponibili per l'edilizia scolastica sulla formazione dei docenti; neanche il Fondo di garanzia per i mutui prima casa - penso ai giovani e alle giovani coppie - viene, infatti, riservato alle famiglie numerose, con reddito medio basso.

Non è prevista nessuna politica industriale né infrastrutturale e, infatti, con buona pace dell'onorevole Lupi, che anche ieri sosteneva che si stia passando dall'austerità alla crescita, il nostro Paese sta passando dalla stagnazione alla decrescita, con percentuali che si discostano nettamente da quell'1,2 per cento ipotizzato dalla NADEF. Le più recenti stime di organismi nazionali e internazionali contengono la crescita in uno 0,5/0,8 per cento.

Mentre leggevo la proposta, ho pensato di essere tornata agli anni dal Governo Monti, quelli della spending review, dei tagli lineari sulla spesa pubblica e della penalizzazione dei servizi e dello Stato sociale del nostro Paese, tagli lineari che si abbattono su tutti i settori, ma, soprattutto, su quelli per noi più strategici e fondamentali, come il lavoro, le politiche sociali, la scuola e la cultura. Tagli e spostamenti di risorse indispensabili, il cui dato più eclatante e clamoroso sono senz'altro quei 2,3 miliardi del Fondo per lo sviluppo e la coesione per la Sicilia e la Calabria dirottati sulla follia del ponte sullo Stretto, un'opera più dannosa che inutile, sia dal punto di vista trasportistico che sociale e ambientale.

Dovevate abolire la legge Fornero e siete riusciti persino a peggiorarla, da un lato, portando a 103 la quota pensionistica e, dall'altro, innalzando i requisiti anagrafici per accedere alla prestazione Opzione donna. Peraltro, le norme sul pensionamento anticipato sono estremamente penalizzanti e comporteranno una notevole riduzione degli assegni pensionistici, soprattutto per quei soggetti che, come ricordava anche il collega Grimaldi, sono entrati nel mondo del lavoro dopo il 1996. Certo, con il passaggio in Senato avete revocato i tagli inizialmente preventivati alle pensioni di vecchiaia di medici, dipendenti di enti locali, maestri e ufficiali giudiziari, ma per tutti gli altri resta la forte penalizzazione delle pensioni anticipate. Quantomeno, avete accolto la proposta delle opposizioni di stanziare 40 milioni dal cosiddetto tesoretto per il contrasto alla violenza sulle donne, ma ne servirebbero molti di più. Con le nostre proposte ne avevamo chiesti 50 solo per i centri antiviolenza, finanziati oggi con 5 milioni, 10 milioni per gli orfani di crimini domestici, fondi per l'introduzione dell'educazione all'affettività nelle scuole di ogni ordine e grado, il finanziamento dello sportello di ascolto psicologico nelle scuole e nelle università. Per il reddito di libertà, rispetto ai 10 milioni di euro stanziati, ne occorrerebbero almeno 24, basti pensare che, a fronte dei 3 milioni messi a disposizione nel 2020, vennero presentate 3.083 domande e ne furono accolte solo 599, meno di un quinto, utilizzando, di fatto, tutte le risorse disponibili.

Avete impedito di presentare emendamenti, ma non vi siete opposti all'introduzione di numerosi interventi di carattere localistico e altri che portano nomi e cognomi di senatori della maggioranza: come ricordato, l'asilo nido nel Friuli-Venezia Giulia, nel collegio del senatore Mario Borghese o, ad esempio, ancora, quello a Montereale Valcellina, seggio di elezione del Ministro Ciriani, il recupero degli immobili nel trapanese, riconducibile a un collaboratore di Vittorio Sgarbi, il laghetto per lo sci nautico a San Gervasio Bresciano, il golf club di Asiago e tanti altri esempi potrebbero essere fatti.

Noi ci siamo chiesti cosa avremmo fatto, se ci fossimo trovati al Governo e abbiamo presentato la nostra contromanovra attraverso centinaia di emendamenti, tutti bocciati. Piuttosto che continuare a investire in armi e programmi militari, avremmo introdotto un reddito di base universale di 800 euro per chiunque abbia 18 anni e risieda almeno da 2 in Italia: una misura di contrasto alla povertà e alla disuguaglianza, indispensabile per restituire dignità sociale e possibilità di riscatto a tutte e tutti. Avremmo certamente deciso di tassare le grandi ricchezze e i grandi patrimoni per ridistribuire il reddito e garantire i servizi. Immaginiamo quante risorse potrebbero entrare nelle casse dello Stato, tassando i super ricchi, che dispongono di una base imponibile annua sopra i 5,4 milioni di euro: un piccolissimo sforzo per loro e un enorme beneficio per milioni di persone, che garantirebbe un introito di almeno 8-10 miliardi l'anno. Avremmo certamente preteso il versamento delle tasse sugli extraprofitti di banche e società energetiche, quantificati dal Ministro Giorgetti in 8 miliardi di euro, ma, parallelamente, avremmo lavorato per aumentare le aliquote fino al 100 per cento, come abbiamo proposto nel nostro programma elettorale. Quante borse di studio si potrebbero finanziare con queste risorse? Quanti alloggi e residenze per studenti universitari a gestione pubblica si potrebbero programmare? Quanta edilizia residenziale pubblica si potrebbe realizzare? Quante risorse per la concessione di mutui per la prima casa si potrebbero stanziare, per i rinnovi dei contratti, per investire sulla fragilità dei nostri territori a rischio frana o allagamento, per consentire la messa in sicurezza, l'ammodernamento e il potenziamento delle infrastrutture esistenti, in particolare al Sud, per investimenti sulle ferrovie, sulla rete stradale, sul trasporto pubblico locale, favorendo l'introduzione di biglietti integrati per tutti i mezzi a favore dei tanti pendolari e dell'ambiente, come, infatti, abbiamo proposto?

Per non parlare, poi, di quanto si potrebbe investire per potenziare il sistema sanitario nazionale, rafforzare la rete ospedaliera territoriale e rendere i LEA uniformi o delle misure che si potrebbero mettere in campo per frenare la fuga di tante professionalità dal nostro Paese verso Paesi europei o extraeuropei o, ancora, per colmare realmente gli svantaggi derivanti dall'insularità e garantire a Sicilia e Sardegna servizi adeguati.

Presidente, concludo. La Sardegna è stata completamente dimenticata da questo Governo: non un euro è investito per consentire ai sardi di mettersi al passo con i cittadini delle altre regioni italiane ed europee. E non ci venite a raccontare che i soldi non ci sono o che lavorate nell'interesse del Paese, perché è del tutto evidente che utilizzate male le risorse disponibili per privilegiare chi già dispone di enormi ricchezze e privilegi e penalizzare chi ha meno e avrebbe bisogno del nostro supporto. Le risorse ci sono e potrebbero essercene tante altre, se solo voleste chiedere, come prevede la Costituzione, che ogni cittadina e cittadino contribuisca in funzione delle proprie possibilità. Ma voi siete forti con i deboli e deboli con i forti e questo vostro sistema di Governo creerà disparità sociali per noi intollerabili. Per questo, il nostro voto sarà convintamente contrario alla legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, anche se pochi in Aula, ma voi ricordate quella leader di Fratelli d'Italia che urlava nelle piazze d'Italia di essere donna, madre e cristiana? Bene, a distanza di 14 mesi, solo 14 mesi, possiamo dire che sono rimaste sole parole, chiacchiere. E perché? Beh, è evidente, per le folli scelte colpevoli di Giorgia Meloni. Vediamole una dopo l'altra. Perché, vedete, la prima Presidente del Consiglio che ama definirsi donna non può essere quella che scendeva in piazza di fianco alle donne di Opzione donna e che, alla prima manovra di bilancio, ha tolto colpevolmente quel diritto a quelle migliaia di donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La prima Presidente del Consiglio donna non può essere quella che non fa nulla - e dico nulla - per ridurre un dramma del nostro Paese, cioè il gender gap. Le donne in questo Paese guadagnano il 30 per cento in meno degli uomini e cosa fa Giorgia Meloni? Addirittura reintroduce il Jobs Act di Renzi andandole a precarizzare ancora un po', così, tanto che vogliamo fare per le donne? Le vogliamo solo penalizzare.

Vede Presidente, se passiamo al secondo termine, cioè madre, non è che vada tanto meglio, perché una madre che dice di lottare per la natalità non può essere quella che mette a rischio il PNRR con 260.000 posti nido, quando abbiamo una donna su tre che dopo la gravidanza non rientra al lavoro perché mancano spesso le strutture. No, non può essere lei e non può essere madre colei che senza porsi nemmeno un problema di coscienza alza l'IVA sui beni dell'infanzia, come il latte in polvere e i pannolini. Guardi, Presidente, non può neanche essere madre colei che dice ai pochissimi sindaci coraggiosi che ancora esistevano nel nostro Paese di non riconoscere i diritti dei bimbi e delle bimbe delle coppie omogenitoriali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non può essere lei: nega dei diritti ai bambini.

E a proposito, Presidente, mi rivolgo a lei: nell'accogliere in pompa magna Elon Musk alla sua festa di partito, ha fatto notare che il figlio che portava in spalle era un abominio, secondo le parole di Giorgia Meloni? Gli ha detto che se fosse per la sua stessa legge varcati i confini nazionali sarebbe stato espulso o mandato in galera? No, non l'ha fatto e qui emerge la totale ipocrisia di Giorgia Meloni, cioè che se sei un multimiliardario e sei potente in questo Paese allora non solo strizzo l'occhio, ti coccolo, ma se sei un cittadino normale allora lì pugno di ferro e vieni penalizzato e colpito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È una consuetudine di questo Governo che, se ci pensiamo, a poco ha che fare con la terza autodefinizione di Giorgia Meloni. Dicevamo Presidente del Consiglio donna, madre e cristiana, ma certo non può essere lei colei che toglie il reddito di cittadinanza abbandonando alla povertà 400.000 famiglie, persone che, peraltro, senza scrupoli la Giorgia Meloni cristiana in passato addirittura ha paragonato a dei tossicodipendenti. E poi cosa fa? Per lavarsi la coscienza fa un bel video e vara una ridicola social card, con cui non ti compri neanche un caffè al giorno. Ma non finisce qui, perché completa l'opera - l'abbiamo visto qualche settimana fa in quest'Aula - dando uno schiaffo a 4 milioni di lavoratori poveri affossando la nostra proposta di salario minimo. E non finisce qui, perché in tema di cristianesimo sosteniamo da tempo che la bieca rincorsa agli armamenti non sta facendo altro che alimentare guerre in cui a pagare spesso, purtroppo, sono bambini con la propria vita. Eppure in questa legge di bilancio trovate un miliardo per finanziare nuove armi e nel silenzio più totale, perché un po' forse vi vergognate e non volete farlo sapere agli italiani, varate l'ottavo pacchetto di invio di armi per l'Ucraina e preparate il nono pacchetto. Allora, continuate a perseguire una strategia che evidentemente ha fallito ed è fallimentare. Basta armi, Presidente, basta armi! Serve una soluzione diplomatica. Guardi, mi permetto di dare un consiglio alla Presidente Meloni. Ascolti un po' più le parole del Papa e obbedisca un pochino meno agli ordini di Washington (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vedete, colleghi, a essere sparita non è solo la Giorgia Meloni madre, cristiana e donna: è sparita quella della destra sociale. Oggi abbiamo una Giorgia Meloni che accarezza le lobby e toglie, ad esempio, la tassa sugli extraprofitti bancari, perché loro possono non pagare. Non c'è più la Giorgia Meloni patriota o, meglio, ogni tanto la vediamo qui in Aula, quando, pensando di essere opposizione, urla e sbraita o nelle feste di partito, ma nei tavoli che contano, quelli in Europa, lì svende l'Italia ai tecnocrati di Bruxelles, quelli che erano i suoi nemici. Sempre su questo punto ieri ho sentito il Ministro Giorgetti parlare di allucinazione psichedelica degli ultimi 4 anni. Ma è lo stesso Ministro Giorgetti che in quei Governi è stato Ministro? Perché, quindi, dovremmo desumere che fosse in preda ad allucinazioni e chiedergli di sottoporsi a un test antidroga, perché altrimenti francamente non capisco di che cosa stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il problema è che l'unica allucinazione è che questo Governo non capisce che sul Patto di stabilità hanno vinto Germania e Francia e ha perso l'Italia. Il problema del fatto che l'Italia abbia perso sarà un fallimento che pagheranno gli italiani in modo caro, con 12 miliardi di tagli nuovi all'anno che non ci possiamo permettere. Altro che servire il popolo; voi vi servite dei voti del popolo e l'abbiamo visto, purtroppo, in questi mesi. Vado a concludere, Presidente. Questa maggioranza ha riempito gli italiani di promesse per anni, ma queste promesse sono come bolle di sapone: sono brillanti, tanto brillanti quanto effimere e proprio come le bolle di sapone con cui giocano i bambini, che, quindi, scoppiano una dopo l'altra, anche le vostre promesse stanno scoppiando una dopo l'altra. Però, sa, Presidente, qual è la differenza, e chiudo? Che i giochi dei bambini portano gioia e voglia di futuro. Invece, voi a quei bambini state portando in dono disastri e il futuro glielo state togliendo colpevolmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi la Camera bassa, anzi bassissima, direi la Camera di servizio, per come siamo ormai considerati, inizia l'approvazione della legge di bilancio. Siamo dentro una grande farsa, un percorso finto, come è finto ogni percorso in cui l'esito è predeterminato e immodificabile. La legge di bilancio dovrebbe essere, però, l'intervento più importante per disegnare le politiche economiche e finanziarie del nostro Paese ed è, quindi, particolarmente assurdo che questa Camera non possa a questo proposito dire assolutamente niente. Eppure, ce ne sarebbero di cose da dire perché, venendo al merito, questa è una manovra costruita su piedi d'argilla. La misura più importante, la riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, è finanziata per un solo anno e chiedendo i soldi in prestito. Noi, invece, crediamo che sia una misura dovuta e importante, che deve essere resa strutturale e che, quindi, debba essere finanziata non con debito ma riportando un poco di equità nel nostro sistema fiscale. Come? Per esempio chiamando a pagare le imposte chi oggi non le paga e non le paga o perché ha regimi estremamente agevolati o perché evade. Non è più tollerabile un sistema in cui a parità di reddito - ripeto: a parità di reddito - c'è chi paga zero di imposte e chi paga più del 40 per cento. Invece di superare queste iniquità, la riforma fiscale approvata dalla maggioranza, le cui prime mosse sono parte integrante della manovra, va nella direzione opposta, va, cioè, nella direzione di moltiplicare i regimi speciali di favore, facendo del nostro sistema fiscale uno spezzatino sempre più informe, sempre più iniquo e sempre più indegno, le stesse iniquità e indegnità che vengono riproposte sul tema dell'evasione. I decreti attuativi della riforma fiscale, che sono in corso di approvazione, introducono, infatti, nuovi condoni e ogni condono è uno schiaffo per chi le tasse le paga ogni mese con un prelievo in busta paga. Torniamo alla manovra. La seconda misura più importante di questa manovra è proprio il cosiddetto primo modulo della riforma dell'Irpef, una misura che è anch'essa pensata per un solo anno, finanziata per un solo anno. Non si è mai vista una riforma fiscale fatta con interventi provvisori per un solo anno. Questo è proprio un inedito assoluto. Se fate una riforma, se volete chiamarla così, dovete avere chiaro come la rendete strutturale, cioè come la rendete sostenibile nel medio periodo, insomma come la finanziate. Invece, nella vostra manovra la riforma fiscale, così come il taglio del cuneo fiscale, sono misure precarie (sappiamo che la precarietà piace molto a questo Governo). Per tenere in vita misure di questo tipo oltre il 2024 non si può finanziarle con debito ma bisogna fare delle scelte: o si finanziano riordinando le tasse, come noi chiediamo, o, come forse voi volete, si taglia la spesa, e noi temiamo che sia questa la vostra idea: trovare i soldi tagliando ancora di più la sanità, spingendola verso il privato, tagliando l'istruzione e le pensioni future, come avete già fatto in questa manovra. Quello che volete fare ancora non lo sappiamo, ma quel che è peggio è che ancora non lo sapete voi. Per ora quindi - ripeto - questa manovra di bilancio è solo un grande bonus una tantum che vale solo per un anno, un grande bonus una tantum che lascia, però, un'ipoteca fortissima di più di 15 miliardi per le manovre future. Rinascono, cioè, sotto altra veste quelle clausole di salvaguardia che così pesantemente hanno segnato il nostro Paese. Le avete inventate voi; le ha inventate Tremonti nel Governo Berlusconi del 2011, le abbiamo finalmente superate noi, con Gualtieri nel Governo Conte nel 2020, e ora le riproponete. Un'ipoteca fortissima proprio nel momento in cui l'Italia non è riuscita a costruire in Europa un'alleanza a sostegno della riforma del Patto di stabilità proposto dalla Commissione che per noi sarebbe stata molto migliorativa e ha, invece, subito e sottoscritto una riforma che impone parametri di finanza pubblica rigida, impone, cioè, rigidi parametri di riduzione del disavanzo e del debito uguali per tutti i Paesi e che vincolerà in maniera molto forte le manovre future.

Ma questo grande bonus una tantum non è il solo della manovra, pur rappresentandone la larga parte. La Presidente del Consiglio e tanti autorevoli esponenti della maggioranza ripetono ogni giorno “basta bonus”, ma la legge di bilancio svela la falsità di quest'affermazione, perché questo Governo non sta abbandonando interventi temporanei, chiamati appunto bonus, per introdurre interventi strutturali, cioè interventi di sistema, organici. Sta facendo, esattamente, l'opposto e vi faccio due esempi. Primo, è stata smantellata una misura strutturale e universale di contrasto alla povertà come il reddito di cittadinanza per creare una carta “dedicata a te”, distribuita a nuclei poveri una tantum, senza tenere conto della numerosità del nucleo familiare - così che prendono gli stessi soldi un nucleo con tre componenti e un nucleo con cinque, sei, sette, otto componenti - e con soldi distribuiti in modo casuale fra i comuni in modo tale che una famiglia più povera rispetto a un'altra, che potrebbe beneficiare della carta, non ne beneficia semplicemente per il fatto che risiede in un altro comune. Quindi, misura spot, misura mal disegnata, che ha sostituito invece una misura strutturale e universale. Il secondo esempio è questo. Avete ridotto il finanziamento della misura universale e strutturale di sostegno alle famiglie con figli, l'assegno unico e universale, appunto, non preoccupandovi di andare incontro al mancato take-up, per finanziare invece misure spot, temporanee, come la detassazione dei fringe benefit maggiorata per chi ha figli a carico o la decontribuzione per madri che già lavorano, ma solo se non sono lavoratrici domestiche o lavoratrici a tempo determinato, a termine, precarie.

Insomma, questa manovra è il pasticcio di un Governo che naviga a vista con misure senza futuro o perché improvvisate e con esiti casuali o perché non finanziate oltre i 12 mesi. Un quadro davvero preoccupante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Signora Presidente, questa manovra è miserrima, non è neppure un tentativo di manutenzione del presente, ma una vera e propria operazione di impoverimento del Paese a danno delle fasce più deboli della popolazione e a vantaggio dei poteri lobbistici e finanziari. Faccio solo pochi esempi. Da un lato, smantellamento del reddito di cittadinanza, precarizzazione selvaggia del lavoro, opposizione al salario minimo garantito, nessun contributo per affrontare il disagio abitativo, nessun investimento per dare dignità alle persone con disabilità, ancora più tasse per gli onesti. Dall'altro, favori alle banche, alle lobby dell'industria di armi, addirittura ai privati in sanità, agli evasori fiscali (diciassette condoni, più una sanatoria ogni 30 giorni in questo ultimo anno), regali alle società sportive. Altro che abolire le accise sui carburanti. Avete introdotto nuove tasse per 2 miliardi: dalla culla alla casa, alle imprese obbligandoli ad assicurarsi contro le calamità, abdicando rispetto alla prevenzione e messa in sicurezza idrogeologica dei territori. Altro che abolire la Fornero, avete introdotto tagli pesantissimi al sistema di sicurezza sociale. Tagli alle pensioni stimati in 58 miliardi di euro, considerando anche il blocco delle rivalutazioni nei prossimi 20 anni.

Presidente, lo scorso anno ho utilizzato la metafora del Paese degli Acchiappacitrulli di collodiana memoria per descrivere il Paese che stanno costruendo. Oggi con questa manovra lo state arricchendo con un'inutile, dannosa e costosa infrastruttura che si chiama Ponte di Messina, che altro non è che un giocattolo nelle mani del Lucignolo di turno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La legislatura precedente, tuttavia, aveva lasciato un tesoro: 209 miliardi di PNRR, dei quali avete messo a terra solo il 7 per cento dei lavori previsti, solo l'1 per cento in sanità, e l'11 per cento di crescita del PIL avevamo lasciato grazie alle politiche espansive del Governo Conte che noi rivendichiamo anche in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi il PIL cresce con gli 0 virgola, in un anno l'inflazione è cresciuta a dismisura, la produzione industriale è crollata, la povertà è cresciuta con 5,6 milioni di persone sotto la soglia di povertà, la metà dei quali sono lavoratori precari e poveri, con 3 milioni di anziani che rinunciano alle cure. Questa maggioranza, Presidente, chiama le spese sanitarie costi e le spese militari investimenti, sfiorando 10 miliardi di euro investiti tra difesa e MIMIT.

La parola “pace”, l'idea di negoziati di pace, l'idea di cessate il fuoco per questa maggioranza sono opzionali e non imperativi. Cantano vittoria per lo scorporo delle spese militari dal Patto di Stabilità. Pensi, Presidente, se parliamo di salute questa maggioranza contesta il calcolo della spesa sanitaria in percentuale sul PIL. Invece, quando parlano di spese militari, il calcolo percentuale sul PIL va bene. Ecco il vero Paese alla rovescia, ecco il Paese degli Acchiappacitrulli. Parliamo di salute, sulle liste d'attesa cosa fa questo Governo? Un regalo di 2 miliardi in tre anni al privato. Presidente, fanno credere ai cittadini che non ci sono soluzioni, eppure le soluzioni strutturali ci sarebbero. Rifinanziare, adeguatamente, il Servizio sanitario nazionale al collasso e, finalmente, assumere il personale necessario. Invece, anche in questa manovra rimane il tetto di spesa alle assunzioni e continuano a fare favori alla sanità privata. Addirittura, oltre a penalizzarli sulle pensioni chiedono agli operatori sanitari di lavorare il doppio, quando sapete bene che specialmente dopo la crisi pandemica sono già allo stremo e, se scioperano, li insultano in modo indecente. Mancano 70.000 infermieri e 20.000 medici. Dobbiamo impostare un grande piano di assunzioni, indispensabile per far funzionare la medicina del territorio, la medicina di prossimità. Invece, il primo investimento - 50 milioni, una presa in giro - è previsto dal 2025 e niente per il 2024. È una manovra miope.

Per non parlare della questione meridionale che, con il vostro disegno e il nostro disdegno di autonomia differenziata, aumenteranno le disuguaglianze fra Nord e Sud del Paese. Avete ridimensionato gli interventi del PNRR per la sanità territoriale, tagliando 500 strutture, tra case e ospedali di comunità, con la promessa di recuperare il finanziamento dal Fondo di coesione sociale. Sarà mica lo stesso fondo che state sottraendo alla Calabria e alla Sicilia per il Balocco di Lucignolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Concludo Presidente. Questa maggioranza sta impoverendo questo Paese, ma non lo faranno in nome nostro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, per dare un giudizio sulla manovra e sull'efficacia della manovra, dobbiamo partire da una fotografia della situazione attuale, anche perché io penso che l'obiettivo che deve avere chi fa una manovra è sicuramente quello di migliorare le condizioni di famiglie ed imprese. Allora, non possiamo non considerare che noi oggi siamo di fronte a una congiuntura economica nel nostro Paese di bassa crescita, tant'è che la stessa Banca d'Italia ha rivisto al ribasso le stime di crescita predisposte dal Governo nella Nadef. Una situazione con alti costi dell'energia, dovuti anche alle crisi internazionali, ahimè, in corso, con un'inflazione a doppia cifra sui beni di consumo e noi sappiamo bene quanto l'inflazione sia la tassa più iniqua, in assoluto, perché colpisce tutti allo stesso modo e quindi incide maggiormente sulla popolazione a reddito medio-basso. Per contenere l'inflazione vi è stato un aumento da parte della BCE dei tassi di interesse, un innalzamento che in Europa non si vedeva da tempo.

Se questa è la situazione che ho sommariamente descritto e che abbiamo davanti e chiaramente nessuno qui vuole dare la colpa alla Presidente del Consiglio per la guerra o per l'inflazione, però ci saremmo aspettati sicuramente da parte del Governo una manovra coraggiosa che andasse a incidere sui problemi che ho citato prima. Quindi, una manovra fortemente orientata alla crescita e con scelte a sostegno del potere d'acquisto delle famiglie, ma non una tantum, bensì strutturali. Purtroppo, duole constatare che la manovra che abbiamo davanti fa esattamente il contrario di quello che avrebbe dovuto fare. Quella che abbiamo davanti, cari colleghi, è una manovra asfittica, senza slancio, dallo sguardo corto, con interventi tampone e molto frammentati.

Una manovra, in poche parole, in due parole, che non investe sullo sviluppo, che non investe sul futuro del nostro Paese. Infatti, sono previste zero risorse per sostenere gli investimenti, sia pubblici che privati, sulle grandi sfide che abbiamo davanti, sulle grandi sfide dell'economia di domani; penso alla transizione ecologica ed energetica, penso all'economia circolare, penso alla transizione digitale, all'intelligenza artificiale. Ecco, non basta dire che per questi investimenti, sia pubblici che privati, poi ci pensa il Piano nazionale di ripresa di resilienza, che sapete bene non essere diretto, se non in minima parte, a sostegno della piccola e media impresa, che è l'ossatura del nostro sistema produttivo e, in particolar modo, del nostro made in Italy, che sbandierate, a questo punto, duole dirlo, soltanto a parole.

Quindi, è una manovra che, da questo punto di vista, come ho detto prima, ha lo sguardo corto, ma è una manovra che non tende la mano nemmeno alle famiglie, che hanno visto calare sensibilmente il loro potere d'acquisto. Quella che ieri, in audizione, il Ministro Giorgetti ha definito la misura più importante di questa manovra, e cioè il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, a cui è stato riservato gran parte dell'importo - circa 10 miliardi - della manovra, in realtà - dobbiamo dire le cose come stanno -, è una proroga di quanto già è previsto ora, che, quindi, non aggiunge un euro nelle tasche degli italiani e che vale solo per il 2024, come ricordava molto bene la collega Guerra, che è intervenuta in precedenza, come vale solo per il 2024 anche quella che il Governo ha chiamato impropriamente la riforma dell'Irpef; ma anche qui, se vogliamo utilizzare le parole giuste, dobbiamo, in realtà, dire che è un intervento complessivamente modesto, di accorpamento di scaglioni, che non affronta i veri nodi del nostro sistema fiscale, che sono quelli dell'equità. E tralascio il fatto è che questo è l'unico Governo al mondo che fa le riforme, in particolar modo le riforme fiscali, che durano un anno; infatti, non si è mai visto un Governo che fa una riforma che ha un tempo così così limitato; generalmente, quando si fanno le riforme, si fanno per guardare al futuro, si fanno per guardare ai prossimi anni. Ecco, ricordo sommessamente che per riconfermare le misure - da una parte, il taglio del cuneo fiscale e dall'altra, l'accorpamento delle aliquote Irpef - vanno trovati, per il prossimo anno, se si volessero riconfermare, 15 miliardi di euro e sarà molto complicato trovare queste risorse, dal momento che questa manovra, come dicevo prima, non prevede misure per rilanciare la crescita, a meno che le risorse non si vogliono trovare in debito; ma sappiamo anche che l'anno prossimo avremo a che fare con le regole del Patto di stabilità appena approvato.

Questa, quindi, è una manovra che condanna il nostro Paese all'immobilismo e se lo dice la sinistra è lesa maestà, ma ricordo che lo ha scritto, nei giorni scorsi, il The Wall Street Journal, che non è esattamente un giornale di pericolosi rivoluzionari; peraltro, l'ha previsto per la manovra, ma l'ha previsto anche per l'assenza di riforme che sta caratterizzando - ahimè - l'azione di questo Governo. Sicuramente, dopo questa manovra noi ci troveremo in un Paese con più disuguaglianze, perché se, con una mano, si dice che si è messo in tasca qualche euro in più ai redditi medio-bassi, però poi bisogna avere l'onestà di dire che, con l'altra mano, si taglia sull'istruzione, si taglia sul trasporto, si taglia sulla sanità. E, guardate, non è stato il Partito Democratico, ma la Corte dei conti a dire che, se non si manterrà la qualità dei servizi offerti, si rischia di vanificare, specie nelle fasce più deboli della popolazione, il beneficio monetario che si propone di dare.

Per noi è inaccettabile, in particolar modo, tagliare sulla sanità, lo ricordava prima la collega Malavasi; cioè, gli italiani, con i soldi della riduzione del cuneo fiscale si dovranno pagare le visite diagnostiche in strutture private, oppure rinunciare a curarsi, come già succede per 3 milioni di persone, nel nostro Paese. Il Governo, purtroppo, ha dimenticato la grande lezione della pandemia; questa legge di bilancio prevede per la sanità poco più delle risorse che servono per il rinnovo del contratto di lavoro per medici e infermieri, ma non quelle che servirebbero per abbattere le liste d'attesa, per assumere nuovo personale, per investire sulla medicina territoriale, per garantire a tutti, a prescindere dal conto in banca, il diritto di cura. Capiamo che la coperta è corta e che bisogna tenere i conti in ordine, ma è una questione di scelte; scelta è alzare l'IVA sui prodotti dell'infanzia e abbassarla sugli interventi di chirurgia estetica, scelta è potenziare con 2 milioni di euro il budget per lo staff del Ministro dell'Agricoltura e depotenziare, con un taglio del 33 per cento, il contributo per contenere gli aumenti delle bollette energetiche per famiglie e imprese, scelta è anche quella di ridurre l'impegno per la difesa del suolo e per il dissesto idrogeologico, mentre il cambiamento climatico e le alluvioni colpiscono duro. Hanno colpito duro anche la mia regione - la Toscana -, che ancora aspetta i fondi del Governo e a cui non avete nemmeno concesso la proroga delle scadenze fiscali, se non per soli 15 giorni.

Ma torniamo alle scelte, e mi avvio a concludere. Scelta è anche quella di isolare il nostro Paese nel contesto europeo, non ratificando - unico Paese - la modifica del trattato del MES, con una maggioranza spaccata su un tema importante di politica europea e internazionale, per poi, però, accettare supinamente gli accordi penalizzanti come il nuovo Patto di stabilità e crescita. La verità è che Francia e Germania sul Patto di stabilità e crescita hanno deciso per noi, la verità è che siamo totalmente ininfluenti, totalmente inaffidabili e che raccogliamo il risultato delle nostre alleanze in Europa con i sovranisti di Vox, della Le Pen e di Orbán.

Nessuno qui - lo voglio dire - scommette sul fallimento del Paese e per questo, proprio per il bene del nostro Paese, ci auguriamo che si cambi passo il prima possibile, che si cambi sulla manovra e si cambi…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda…

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). …sulla capacità di incidere - e concludo - nei consessi che contano. Noi non ci rassegniamo a condannare il nostro Paese, il Paese fondatore dell'Europa, all'immobilismo, perché crediamo che meriti di più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). La ringrazio, signora Presidente. Se dovessi riassumere in un titolo questo primo anno di Governo Meloni, che con una manovra ha iniziato e con una manovra ha terminato, mi viene in mente un titolo che è l'incipit di una canzone: Abbasso e alè. È una canzone di denuncia, che prende in giro e denuncia il vizio italico di ridurre e di considerare ogni questione nell'ottica della tifoseria. Così Giorgia Meloni ha fatto la cifra del suo Governo, dividendo il Paese, secondo l'antico brocardo divide et impera, tra bello e brutto, bianco e nero, giusto o sbagliato: abbasso e alè. E, allora, abbasso a chi sciopera per difendere i propri diritti e alè al lavoro povero e precario; abbasso agli influencer strapagati e alè ai Ministri strapagati che sono indagati per truffa o che fermano i treni con un telefono; abbasso alla carne coltivata, alè alla pesca dell'Esselunga; abbasso alla meritocrazia e alla questione morale e alè al finto merito e al familismo amorale; abbasso ai rave e alè ai manganelli; abbasso alla tassa sugli extraprofitti delle banche, alè alle banche e alla solidità degli istituti di credito, di cui ho sentito vantarsi anche oggi in quest'Aula; alè al superbonus in campagna elettorale, abbasso al superbonus al Governo; alè al MES al Governo Berlusconi, abbasso al MES nel Governo Meloni; abbasso ai burocrati di Bruxelles, alè all'austerità del nuovo Patto di stabilità e crescita. Presidente, potrei continuare all'infinito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E perché l'ha fatto? L'ha fatto per un motivo molto, molto semplice: ammantare il nulla cosmico della sua azione politica e dare in pasto all'opinione pubblica argomenti succulenti di cui dibattere per giorni, purché si parli di tutto, tranne che di questa manovra indecente, vacua, recessiva, che lascia indietro gli ultimi e che ferma al palo il Paese. E capisco il perché, Presidente. Perché è un esercizio difficilissimo parlare di ciò che c'è in questa manovra, ma è ancor più problematico - ma è vero e bisogna farlo, è necessario e fondamentale - parlare di ciò che non c'è in questa manovra: non c'è nulla per le imprese e per la crescita, non c'è nulla per il lavoro, non c'è nulla per il welfare, non c'è nulla per la sanità. Soltanto pochi spiccioli, venduti come grandi concessioni all'opinione pubblica, addirittura cambiando i parametri di misurazione degli investimenti e della spesa pubblica in sanità. Oggi, con il Governo Meloni, ci accorgiamo che quei parametri di misurazione erano sbagliati, perché si deve misurare diversamente, così da far sembrare all'opinione pubblica che qualcosa pure per la sanità è stato fatto, ma invece non è vero. Non c'è nulla, solo spiccioli, che non porteranno alcun vantaggio rilevante nelle tasche e nelle buste paga degli italiani, che hanno visto e stanno vedendo perdere sempre di più il loro potere di acquisto. E mentre i TG di “tele Meloni” ci dicono che va tutto bene, che un terzo degli italiani ha scelto di andare a sciare per le vacanze estive e ci dicono dei miliardi che sono stati spesi durante le ferie natalizie, fanno pochi click, invece, le notizie che ci arrivano dalle Onlus come Pane Quotidiano e Caritas che ci riportano e ci restituiscono una realtà diversa.

Ci dicono che sono in aumento le persone in fila per un pasto caldo, per la distribuzione di indumenti oppure per la spesa per cercare di sopravvivere, ma la cosa peggiore, Presidente, è che questa manovra che ci apprestiamo ad approvare potrebbe essere, purtroppo, meno austera e meno rigida rispetto a quelle dei prossimi anni, grazie ai vincoli europei che ingabbieranno l'Italia per i prossimi anni per il nuovo Patto di stabilità approvato anche dal Governo italiano senza colpo ferire, perché se le stime di autorevoli think tank e istituti internazionali saranno confermate si parlerà di miliardi, di decine di miliardi di tagli e di nuove tasse a carico degli italiani, che saranno inseriti nelle prossime manovre. Quindi, dobbiamo anche ringraziare la Presidente Meloni per questa manovra che sarà meno recessiva di quella dei prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, senza colpo ferire hanno consegnato al Paese una nuova stagione di austerità, dimostrando quello che è il loro volto, perché se è vero, come diceva Sciascia, che l'umanità si divide in categorie, allora, di uomini ce ne sono pochissimi, di mezzi uomini ce ne sono pochi, di ominicchi e quaquaraquà ne è pieno il mondo e forse qualcuno, ahimè, sta pure al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signora Presidente. Inizio il mio intervento con una citazione, con le parole che, nello scorso mese di settembre, il Ministro Luca Ciriani pronunciava in quest'Aula, rassicurando le famiglie sull'impegno convinto del Governo, nella prossima legge di bilancio, appunto, per sostenere i costi che le famiglie stavano sostenendo per il diritto allo studio e per poter garantire la frequenza dei propri figli. Il Ministro Ciriani diceva proprio che: l'impegno riguarderà la prossima legge di bilancio, in vista della quale il Ministero dell'Istruzione e del merito ha già allo studio una pluralità di proposte per intervenire sul tema delle detrazioni delle spese per i libri di testo, contestualmente all'adeguamento dei tetti di spesa, nonché sull'incremento dell'attuale stanziamento previsto per l'acquisto dei libri di testo. Era settembre, la scuola stava iniziando, le famiglie e gli studenti protestavano anche in maniera rumorosa davanti al Ministero dell'Istruzione e del merito e il Governo prendeva degli impegni anche abbastanza precisi di fronte alle mozioni che, come Partito Democratico, insieme agli altri gruppi di opposizione, avevamo presentato su questo tema in quest'Aula.

Siamo a dicembre, siamo al 28 di dicembre e stiamo esaminando una legge di bilancio in cui non c'è alcuna misura a sostegno del diritto allo studio e a sostegno delle famiglie. Questo speravamo, colleghi, che fosse davvero un terreno di incontro e di confronto, visto che non avete potuto esercitare quello che è il diritto fondamentale di ogni parlamentare, quello a presentare emendamenti alla più importante legge che viene approvata in queste Aule, la legge di bilancio. Speravamo che si trovassero su questo tema uno spazio e un'occasione di confronto. Invece, il Governo, non solo, non ha inserito nessuna misura riguardo al diritto allo studio, ma soprattutto ha costruito una manovra di bilancio che è priva di anima e di ogni idea possibile di sviluppo e di crescita di questa società.

Perché, colleghi, potrete anche investire risorse per il ponte sullo Stretto o disperderle, com'è avvenuto al Senato, in mille rivoli, dalla Fondazione Gazzetta Amministrativa all'Associazione antichissima rappresentazione dei misteri di Santa Cristina o ai canili della Val d'Aosta, e mi fermo qui, però non potete negare che mentre i Ministri Valditara e Sangiuliano sono impegnati a fare dichiarazioni intorno alla presunta egemonia culturale della nuova destra di Governo, voi avete dimenticato completamente di costruire e di contribuire a costruire il futuro delle generazioni più giovani di questo Paese, perché - lo ripetiamo ogni volta in quest'Aula e ne siamo profondamente convinti - l'investimento in cultura e istruzione è il modo più concreto, efficace e significativo per investire sulle possibilità di sviluppo di questo Paese e per consentire, soprattutto, a questo Paese di crescere finalmente in modo giusto, equilibrato ed armonico. In questo senso avevamo costruito al Senato e li abbiamo ripresentati qui quelli che erano gli emendamenti della nostra contromanovra, cercando di applicare un principio importante, il principio dell'investimento, anziché quello del taglio, perché di tagli questa manovra, nel settore dell'istruzione e della cultura, ne contiene molti. Non solo non recupera i tagli della manovra dello scorso anno, la manovra del dimensionamento scolastico, con i cui effetti tante amministrazioni, un po' in tutte le regioni d'Italia, si stanno confrontando drammaticamente in queste ore, ma, soprattutto, riduce tutte le risorse per i capitoli di spesa, non solo, nel settore dell'istruzione, ma anche nel settore della cultura, perché dopo aver stravolto nella scorsa legge di bilancio la “18app”, in questa vi siete impegnati a tagliare i fondi a sostegno delle biblioteche, il tax credit a favore delle librerie, penalizzando luoghi e strumenti che contribuiscono concretamente alla crescita democratica dei cittadini. Ve la siete presa con il cinema, salvo fare marcia indietro repentinamente di fronte alle proteste del settore e avete ben pensato di introdurre una gabella a misura del Ministro Sangiuliano che con propri decreti potrà prelevare risorse dagli incassi di monumenti e teatri per finanziare le proprie iniziative, con buona pace del concetto di imparzialità e di merito a voi tanto caro.

Eppure, noi davvero ci speravamo in una legge di bilancio diversa, in una legge che contrastasse la dispersione scolastica e i divari territoriali, che riconoscesse risorse contro il “caro scuola”, che riconoscesse le mense scolastiche come diritto essenziale da riconoscere ad ogni bambino e bambina in questo Paese, che investisse sulle comunità educanti, sui lavoratori dello spettacolo, che assicurasse risorse per il fondo affitti a sostegno degli studenti universitari. Eppure, avete bocciato tutti gli emendamenti che abbiamo presentato al Senato, avete bocciato gli emendamenti sul diritto allo studio, avete bocciato le proposte per stabilizzare quello che era il fondo per le biblioteche, che era stato istituito nel 2020 e che fattivamente aveva contribuito ad arricchire il patrimonio librario delle biblioteche di pubblica lettura, sostenendo tra l'altro il settore editoriale e non solo. Non c'è nulla a sostegno dell'infanzia, nulla per gli asili nido, tranne - va riconosciuto - che per una piccola realtà, quella del comune di Montereale Valcellina, vicino a Pordenone, che non ha ovviamente nessuna responsabilità, ma che si è visto assegnare risorse specifiche in quella che è una logica più elettorale che di prospettiva, la logica elettorale a beneficio di qualche collega senatore, ma che non ha alcuna prospettiva o visione o missione, soprattutto. Ebbene, sugli asili nido ci aveva provato anche il PNRR e ci sarebbe tanto davvero da investire, come sui lavoratori dello spettacolo a cui avete, in realtà, negato una possibilità concreta di investimento che noi nelle scorse leggi, con una legge delega sullo spettacolo dal vivo, avevamo riconosciuto. Non c'è nulla per i ricercatori, questa è la manovra delle gentili concessioni e noi alle gentili concessioni contrapponiamo un tema essenziale, quello dei diritti: il diritto all'istruzione e il diritto al lavoro, ovviamente. Servono, quindi, investimenti e servono opportunità.

Voglio concludere proprio in questo senso il mio intervento con un aneddoto, con una storia di cento anni fa in Sardegna, in cui una maestra assegnava ai suoi alunni un tema: “Se un tuo compagno benestante e molto intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi, che cosa gli risponderesti?” Uno di quei bambini rispondeva rivolto al suo immaginario amico benestante: “Ma io, caro amico, non potrò mai abbandonare gli studi che sono la mia unica speranza di vivere onoratamente quando sarò adulto, perché, come sai, la mia famiglia non è ricca di beni di fortuna”. Quel bambino si chiamava Antonio Gramsci e con poche, semplici parole consegnava a noi questa profonda e forte riflessione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Una riflessione valida ed attuale oggi più che mai di fronte a una manovra di bilancio in cui tre parole - futuro, uguaglianza e giustizia sociale - sono del tutto sparite dall'orizzonte del legislatore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, ecco, ci siamo, siamo alla prima legge di bilancio del Governo Meloni, la prima legge di bilancio politica e vorremmo poter dire: buona la prima, invece si tratta di una manovra misera, insufficiente, micragnosa, discriminatoria, che si accontenta di elargire qualche mancetta elettorale e senza alcuna misura strutturale - che ci è costata cara, fra l'altro: deficit per 15.700.000.000 - né misure di sviluppo o crescita.

Questa manovra 2024 si rivela pericolosa quanto al metodo, per il significato devastante della procedura imposta dalla Meloni alla sua stessa maggioranza, allorché ha impedito ai parlamentari di presentare emendamenti. Perché è chiaro il segnale - semmai ce ne fosse ancora bisogno - dello svilimento del ruolo del Parlamento e dei parlamentari agli occhi del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che pure sulla Costituzione repubblicana ha giurato. Parlamentari ai quali è stato impedito di adempiere al proprio mandato nell'iter di formazione della legge più importante dello Stato, in dispregio del divieto di mandato imperativo, di cui all'articolo 67 della Costituzione. Certo, poi, magari, i parlamentari di maggioranza, cui è stata imposta questa vergognosa e incostituzionale limitazione, sono stati messi a tacere con qualche marchetta per i soli territori del Nord, va detto. Ma rimane il preoccupante vulnus alla democrazia, determinato dall'iter anomalo di questa manovra finanziaria; vulnus che trova anche un'esplicazione maggiore nella proposta di riforma costituzionale, che prima o poi dovremo affrontare.

La manovra finanziaria è la cornice in cui si prospetta il quadro dell'andamento complessivo del nostro Paese in termini finanziari ed economici, ma anche sociali, perché le scelte effettuate oggi avranno ricadute sul tessuto del nostro Paese e incideranno concretamente sulla vita degli italiani, migliorando le condizioni di vita o, piuttosto, aggravandole. È il momento topico della scelta, in cui si dà concretezza alle vere intenzioni del Governo, il quale dispone l'allocazione delle risorse e da chi e dove attingerle, perché la coperta non è corta, o, quantomeno, non è corta per tutti. Abbiamo visto, infatti, che la coperta copre le lobby e non si occupa degli extraprofitti delle imprese farmaceutiche, assicurative e bancarie; quella è veramente una norma piegata ad uso e consumo delle imprese bancarie.

Inoltre, la manovra finanziaria è il principale momento di espressione delle scelte politiche di un Governo. In questo senso, è il principale atto politico del Governo Meloni. Anzitutto, ci dice una parola di verità definitiva sul tradimento sistematico delle promesse elettorali. Dove sono l'eliminazione delle accise sui carburanti, l'eliminazione delle liste d'attesa in sanità, la flat tax unica, la difesa della sanità pubblica, la difesa della famiglia e della natalità, il rilancio dell'Italia? Ma il principale tradimento è quello nei confronti del rapporto con l'Unione europea e con i potentati finanziari ed economici, a cui Giorgia Meloni, in campagna elettorale, sosteneva di volersi opporre, per tutelare l'Italia e il popolo italiano, dicendo che la pacchia era finita.

Si parte, invece, dall'accettazione di un Patto che è una sconfitta per l'Italia, piegatasi ad accettare un accordo di riforma delle condizioni del Patto di stabilità, assolutamente negativo per il nostro Paese, che rende questa finanziaria un semplice antipasto della politica draconiana di tagli, tagli e tagli, cui già il popolo italiano ora va incontro, ma che peggiorerà nei prossimi anni. Forse, invece di andare alla festa di Atreju e occuparsi del pandoro di Chiara Ferragni, Giorgia Meloni avrebbe fatto meglio a recarsi a Bruxelles, affinché l'Italia non subisse un accordo che avrà effetti devastanti, così com'è. Il patto, infatti, peggiorativo della stessa proposta alla Commissione europea, prevede un meccanismo rigido, un automatismo prociclico, che non tiene in alcun conto delle differenti situazioni di partenza dei diversi Stati europei: non tiene conto di chi parte da una situazione di indebitamento o di chi abbia maggiormente subito gli effetti da COVID e, indubbiamente, ha maggiore difficoltà di rientro nel rapporto debito-PIL o deficit-PIL; né si prevede di effettuare, come era stato richiesto, una valutazione annuale degli eventuali progressi.

L'unica nota positiva è che si terrà conto di uno sgravio sugli interessi del debito. Ma la cosa che riteniamo più grave è che dal Patto è stato espunto un solo tipo di spese, non le spese che erano state richieste, ossia le spese di investimento per tecnologia e sostenibilità ambientali. Le uniche spese che potranno essere tenute fuori quali sono? Le spese per le armi. L'immagine che ne viene fuori è quella di un'Europa - e di un'Italia che si accoda - poco solidale con i Paesi in difficoltà, che promuove investimenti per la guerra, inevitabilmente decadente, tanto che per alcuni commentatori queste scelte decretano la vera fine dell'Unione europea.

Potremmo andare nel dettaglio, tante sono le cose da dire. Andando all'allocazione delle risorse, c'è sicuramente molto poco. Per due terzi, questa manovra è in deficit, perché su 22/24 miliardi - alcuni dicono 28 - è stato deciso questo deficit ed è stato destinato, per 10 miliardi, al cuneo fiscale. Ma anche questa è un'illusione propagandistica effettuata dal Governo Meloni nei confronti del popolo italiano, che si aspetta di veder crescere le proprie retribuzioni, dal 1° gennaio, di circa 100 euro. Questo è stato detto. E invece non cambierà nulla, perché, sostanzialmente, si mantiene il cuneo fiscale già approvato e che, in quest'anno, è stato in atto, per cui non cambierà nulla. Quindi, niente si fa per sostenere le retribuzioni contro il caro vita, il caro mutui e le condizioni di disagio del popolo italiano, che si impoverisce ogni anno di più.

Che dire? L'immagine che viene fuori da questa manovra finanziaria è quella di un Governo che non sa dove mettere le mani: provvedimenti spot, che fanno qualcosa di carattere annuale e non hanno visione o slancio rispetto a quello di cui ha bisogno l'Italia. Non c'è prospettiva di crescita. Dove andremo? Qual è l'immagine che ne viene fuori? Noi non possiamo assentire a tutto ciò. L'immagine che viene fuori è quella di un Paese in cui si accentuano le discriminazioni, soprattutto al Sud. E sottaccio la vicenda del ponte sullo Stretto di Messina, con uno scippo di 2 miliardi e 300 milioni di euro alle regioni del Sud e soprattutto alla Sicilia, forse per dar mano alle mancette elettorali e accontentare qualche indisciplinato parlamentare di maggioranza.

Noi non vogliamo un Paese in cui ci siano sempre più italiani che fanno la fila per la mensa della Caritas, che si è raddoppiata. Vogliamo un'Italia in cui gli italiani possano tenere la testa alta, abbiano un reddito adeguato e un salario minimo, e in cui la sanità adeguata sia un diritto per tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Abbiamo discusso questa mattina, in Aula, la manovra di bilancio, un provvedimento che dovrebbe essere di altissimo respiro per il Paese e che dovrebbe contenere elementi di equità, di crescita, di futuro. Invece, abbiamo davanti - lo hanno detto in tante colleghe e in tanti colleghi, questa mattina - una manovra che ignora le condizioni in cui versa il nostro Paese, che trascura la crescita, che sovrastima le previsioni, che vive alla giornata, limitando le poste principali come il rinnovo del taglio del cuneo fiscale ad un anno soltanto, che soffia sul fuoco delle disuguaglianze, colpendo, in particolare, le donne, i giovani, le persone e i territori che hanno meno possibilità, ossia una manovra che lascia chi non ce la fa al proprio destino.

È un provvedimento che, anche nel metodo, ha dimostrato, ancora una volta, che non siete per nulla pronti. A ottobre avete annunciato una legge di bilancio in tempi record, mentre siamo arrivati alla discussione solo oggi, il 28 dicembre, sul ciglio dell'esercizio provvisorio. È una manovra iniqua - e tornerà questa parola nel mio intervento - che non considera più la mobilità come un diritto dei cittadini. Il rifinanziamento del trasporto pubblico locale risulta largamente insufficiente sia rispetto alle necessità che la transizione ecologica richiede, sia rispetto alla riduzione delle disuguaglianze nel Paese. Non sono presenti interventi adeguati sulla continuità territoriale e soprattutto avete abbandonato il concetto di mobilità sostenibile, riducendo drasticamente gli interventi sulla ciclabilità e sulla sostenibilità, abdicando a un'idea di città e di territorio differente, abdicando a un'aria più respirabile, a città più vivibili, alla promozione di stili di vita più sani. Con la mancanza di queste risorse, ancora una volta, dite “arrangiatevi” alle sindache e ai sindaci del nostro Paese, che avete già penalizzato con oltre 200 milioni di tagli generali. Di tutto questo non c'è traccia nella manovra, non vi interessa, perché questo riguarda l'interesse generale e non corrisponde alla logica corporativa, che è il filo conduttore delle scelte, delle vostre scelte, in questo documento.

Non ci sono le risorse necessarie per il sostegno strategico a porti e aeroporti, fondamentale in un momento come questo, in cui si incrociano spinte inflazionistiche, crisi internazionali e fenomeni di deglobalizzazione che lasciano aperte grandi incertezze, anzi avete deciso di non rinnovare il sostegno al lavoro portuale, presente nel 2020 - chissà se li inserirete nel Milleproroghe -, compiendo una scelta che comprometterà fortemente la tenuta occupazionale di molta parte del lavoro nei porti, i cui effetti, se non cambierete rotta, come vi chiediamo con i nostri emendamenti che abbiamo presentato anche oggi, si vedranno già ad inizio anno e si vedranno sulla pelle dei lavoratori. È una manovra - è stato detto - che autorizza una spesa complessiva di oltre 9 miliardi di euro per il ponte sullo Stretto di Messina, di cui oltre 2 miliardi dal Fondo per lo sviluppo e la coesione per Calabria e Sicilia. Che cosa vuol dire questo? Che i cittadini di quelle regioni avranno meno soldi per la casa, meno soldi per la lotta alla povertà e meno soldi per il lavoro; quelle risorse non ci sono più per destinarle ad un'opera impattante ambientalmente e di dubbia realizzazione, un altro regalo agli italiani. Dicevo: una manovra che non guarda al futuro, a partire dalla previsione di quei 20 miliardi di privatizzazioni, con l'obiettivo irrealistico e preoccupante, molto preoccupante al tempo stesso, di svendere asset strategici senza nemmeno la chiarezza di indicare come e quali - le ferrovie, i porti, le poste? -, in un momento in cui bisognerebbe finalmente mettere in atto solide politiche industriali, fino ad oggi assenti - e l'inconcludenza dell'ultimo tavolo interministeriale sull'Ilva ne è una tragica prova - per risolvere le crisi industriali in atto e per sostenere la crescita.

Il vostro sbandierato patriottismo si esaurisce con la proposta dell'improbabile liceo del made in Italy, ma nei fatti non tutela - anzi svende - gli asset produttivi del nostro Paese. È una manovra iniqua, come diceva la collega Malavasi questa mattina, a partire dalla sanità, dove non avete messo le risorse necessarie, dimostrando di non avere interesse per il destino di quei 3 milioni di cittadini che rinunciano a curarsi perché non ce la fanno, non hanno i soldi per pagare alla sanità privata prestazioni che la sanità pubblica non riesce a dare in tempi degni di un Paese civile.

È una manovra iniqua che si disinteressa dei lavoratori poveri: non avete accettato la nostra proposta del salario minimo, non avete proposto misure strutturali di adeguamento dei salari e vi siete disinteressati di quelle oltre 40.000 donne che, ogni anno, si licenziano perché non riescono a conciliare il lavoro con la loro vita e, contraddicendo tutte le dichiarazioni roboanti sul sostegno alla natalità e sul contrasto all'inverno demografico, avete abbandonato queste donne per il mancato sostegno ai servizi educativi, alla non autosufficienza, a congedi paritari reali, limitandovi ad interventi di decontribuzione per il lavoro soltanto per le donne con due, tre o più figli, lasciando al proprio destino tutte le altre. Una manovra iniqua che ignora il futuro, che ignora i tanti giovani che dalle tende ci dicono che il merito non basta - lo diceva adesso bene la collega Manzi - per eliminare le disuguaglianze perché, se studiare fuori sede costa quasi 20.000 euro all'anno, è evidente che lo studio non è più un diritto, ma un privilegio di pochi.

La differenza fra le nostre e le vostre proposte, che poi è anche la differenza di approccio al Paese, la si vede plasticamente dall'utilizzo dei fondi disponibili. Le opposizioni unite hanno scelto e proposto di destinare 40 milioni di spesa per affrontare la violenza maschile contro le donne, finanziando i centri antiviolenza, il reddito di libertà, la formazione degli operatori, fondamentale per affrontare le continue sottovalutazioni del rischio che creano nuove donne morte, per affrontare la vittimizzazione secondaria che colpisce di nuovo drammaticamente le donne. E vi abbiamo proposto di integrare queste risorse con nuovi emendamenti anche qui alla Camera, ma voi avete scelto di utilizzare analoghe risorse per erogare mancette, dallo sci nautico, ai golf club, evidenziando ancora una volta che le vostre priorità non sono le priorità del Paese. In conclusione, ci avete consegnato un Paese senza visione e senza futuro, che abbandona chi è più in difficoltà. Non è questa la nostra idea di società. Cambiate rotta e connettetevi con i bisogni reali delle persone! Non servono mancette, ma servono lungimiranza ed equità che in questo provvedimento sono totalmente assenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Alfonso. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi sento privilegiato perché parlo alla fine di questo primo segmento di lavoro in Aula su un tema che non è assolutamente neutro, quale quello della legge di bilancio, con il suo costituito di risorse finanziarie, di risorse normative, che valgono molto di più di quelle finanziarie, e anche di risorse organizzative della PA. E mi viene all'evidenza, leggendo con attenzione questo impegnativo dossier, una serie di norme in contraddizione che, con superficialità, fotografa i problemi del Paese e, con superficialità, indica soluzioni inadeguate. Questo mi permette di dire che si tratta di una legge di bilancio arrangiata, a tratti soluzionista, ma principiante, occasionale, improvvisata e zigzagante.

Provo a dimostrare perché mi permetto questo giudizio. Prendiamo un caso che, per quanto mi riguarda, mi coinvolge molto. Sono dell'Abruzzo, l'Abruzzo è una parte del Mezzogiorno e in un articolo fondativo di questa legge di bilancio si dispone in ordine, di nuovo, alla ZES unica. È stata un errore la ZES unica, nel momento in cui stavano partendo “deliberativamente” i commissari delle singole ZES del Mezzogiorno. Quei commissari stavano deliberando l'attrazione degli investimenti e, a un certo punto, arriva un'operazione da imperialismo e da illuminismo giuridico e fa la ZES unica, grande e gigantesca, non adattiva rispetto ai problemi dei singoli territori, con la quale si è bloccato tutto. Adesso, nella legge di bilancio per il 2024 e il triennio successivo, noi disponiamo qual è la copertura finanziaria rinvenibile e il Servizio Studi segnala di dare luogo ad una data entro la quale il Ministro a prevalente competenza stabilisca i termini attuativi perché financo il Servizio Studi rileva la perdita di tempo. E mentre, da una parte, si dispone questo nella legge di bilancio, dall'altra, si assegnano 600 milioni di euro per i contratti di sviluppo, con particolare riguardo al Mezzogiorno d'Italia, 600 milioni di euro in più nel triennio. È uno strumento questo che faceva coppia, se fosse stato lasciato in pace, con quell'istituto straordinario che funziona nel numero di 3.000 nel mondo, che sono appunto le ZES. Non si è visto da nessuna parte che viene strumentalizzata la ZES per attrarre a sé le risorse delle regioni, quanto a FSC e fondi strutturali. Per avere il dominio su quelle risorse si è organizzato l'impianto paludoso della ZES grande di tutto il Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ci sono libri su tutti gli armadi del Parlamento che raccontano come si utilizzano le norme differenziate della pubblica amministrazione per aiutare gli investimenti, l'attrattiva degli investimenti. Lo richiamo spesso anche nella Commissione finanze: Manin Carabba tornerebbe a fare il magistrato della Corte dei conti per spiegare che è un grande errore la ZES più unica e più grande del mondo per ostacolare e rallentare gli investimenti. Ma, nel mentre si scrive questo, si dattiloscrive che si vuole aiutare la ripresa del sistema produttivo, questo è il sistema Paese Italia che nella sua viabilità statale non consente il trasporto dei mezzi eccezionali carichi della produttività del Paese perché noi abbiamo almeno da 10 anni esauste le strutture della nostra viabilità, della gomma e del ferro. Avremmo avuto bisogno di risorse per mettere in sicurezza, in funzionamento, in adattamento rispetto a ciò che ci dice l'Europa delle infrastrutture della nostra viabilità, quella a servizio dei porti, delle zone differenziate economicamente di cui sto dicendo, e invece non c'è un euro. Però troviamo euro curiosi. Per esempio, c'è un articolo, questo innocente articolo 1, che al comma 304, che non è innocente, assegna 700 milioni di euro per riportare in vita la contabilità dei direttori dei lavori, una contabilità resa discutibile nei rapporti tra imprese e direttori dei lavori, però escono 700 milioni di euro nel 2024. Non c'è un euro per fare in modo che le opere d'arte di ponti, gallerie e viadotti tornino ad essere sicure per quanto riguarda i trasporti eccezionali. Ma ancora, abbiamo l'ANSFISA, che è l'Agenzia che dettaglia la sicurezza delle nostre infrastrutture, che ha bisogno di 220 assunzioni aggiuntive, ma si fanno le assunzioni nei gabinetti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), nelle strutture di supporto fiduciarie dove non si fanno i concorsi, ma si fanno le amicalità, le fiduciarietà, e non l'emersione delle bravure. ANSFISA non è un'invenzione di Renzo Arbore, è l'Agenzia che descrive, dettaglia, rende certa la sicurezza della percorribilità viaria. Quando i camion del triangolo industriale del Nordest danno luogo all'uscita dei carichi pieni di produzioni quelle strade devono essere sicure, altrimenti non si dà l'autorizzazione al trasporto eccezionale. Allora vi chiedo che senso ha. C'è una norma dove si dispone, all'articolo 1, comma 70, che gli enti locali e le agenzie territoriali possono comperare progetti anche non avendo le risorse per fare le opere pubbliche. Se si fa un ragionamento di questo tipo, cioè si facilita il parco progetti, com'era negli anni Sessanta, come voleva Giorgio Ruffolo negli anni Sessanta, il parco progetti poi deve avere una declinazione prioritaria dell'assegnazione delle risorse, e non collocare le risorse sulla base dell'amicalità politica o della vicinanza fiduciaria, ma di una graduatoria di valore di quelle opere. Prima di tutto le opere infrastrutturali che conducono alle grandi distanze del Paese, 137.000 chilometri sono le strade in corrispondenza dell'ordinamento italiano. Non c'è un euro preassegnato che in termini automatici si faccia carico di questa sicurezza. Ma di quale piattaforma di crescita vogliamo parlare?

PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Concludo. È un comizio dattiloscritto quello che si trova qui, è una volontà di captatio benevolentiae, è un'occasionalità soluzionista, ma non è la legge guida di un Paese moderno che vuole lanciare la sfida competitiva in Europa e nel mondo. Allora facciamo un'operazione verità, riprendetevelo questo dossier, prendetevi 3 mesi in più, riscriviamolo. Ci sono scritti 600 miliardi di euro come indebitamento in più. Seicento miliardi sono tre PNRR, ecco perché non si può sbagliare. Buon lavoro, facendo sì che sia un'operazione di onestà e di verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1627​ e A.C. 1627​/I)

PRESIDENTE. I relatori hanno fatto sapere alla Presidenza che non intendono replicare. Anche la rappresentante del Governo rinunzia alla replica.

Annunzio della nomina di una Commissione d'indagine ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera, essendone stata fatta richiesta ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, da parte del deputato Giuseppe Conte, e sussistendone i presupposti, ha nominato una Commissione d'indagine che giudichi la fondatezza delle accuse rivoltegli dalla deputata Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei ministri, nel corso della seduta dell'Assemblea del 12 dicembre 2023, chiamando a farne parte il deputato Giorgio Mule', in qualità di presidente, e i deputati Fabrizio Cecchetti, Filiberto Zaratti, Alessandro Colucci e Stefano Vaccari. La Commissione dovrà riferire alla Camera entro il 9 febbraio 2024.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per il seguito dell'esame del provvedimento. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,48, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 77, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per richiedere un'informativa urgente sui fatti drammatici accaduti ieri nelle Marche, nella provincia di Urbino. Si è verificato un incidente stradale in galleria, che ha coinvolto un bus turistico con 47 ragazzini a bordo e un'ambulanza della Potes, la n. 1408, della comunità di Fossombrone. È stato un incidente in cui hanno perso la vita 4 persone, che voglio ricordare, esprimendo ai loro familiari il cordoglio mio personale, della comunità delle Marche, del comune di Fossombrone e anche quello di tutta quest'Aula. Erano 4 persone che stavano svolgendo un servizio, 4 persone del personale sanitario: l'infermiera Cinzia Mariotti, di 49 anni, di Acqualagna, l'autista soccorritore Stefano Sabbatini, di 59 anni, di Fossombrone, il medico Sokol Hoxha, di 41 anni, un medico di origine albanese che si era formato e aveva studiato in Italia e nelle Marche, che trasportavano l'altra vittima, il paziente Alberto Serfilippi, di 85 anni.

Un incidente drammatico, causato dallo scontro con il bus turistico e dall'esplosione della bombola di ossigeno, sembrerebbe dai primi accertamenti. È l'occasione per ricordare queste persone, che danno la vita, in questo caso in maniera tristemente vera, per assolvere una funzione: quella di soccorrere e aiutare le persone.

Voglio ricordare, in ultimo, anche il gesto di eroismo che, probabilmente, ha ridotto le vittime: parlo dell'autista Massimo, l'autista eroe, che ha favorito la fuoriuscita dei ragazzini - bambini dell'età dai 7 ai 13 anni -, facendoli uscire dall'uscita posteriore del bus, ed evitando il rischio dell'incidente che è scaturito subito dopo a causa dell'ossigeno. Questa è l'occasione per ricordare, in questo momento drammatico, la loro vita e il loro servizio, esprimendo un cordoglio a tutti i familiari (Applausi).

PRESIDENTE. Ovviamente, gli stessi sentimenti sono quelli che prova ognuno di noi.

Ha chiesto di parlare la deputata Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Mi unisco anch'io alla richiesta del collega Fede, soprattutto anche per condividere con i colleghi e con l'Aula quanto è avvenuto ieri nella mia regione, nella galleria che collega il comune di Urbino con quello di Fermignano. Avrete letto anche voi, dalle cronache, quanto è avvenuto. Quello scontro terribile tra un bus turistico e un mezzo di soccorso ha, purtroppo, portato alla morte 4 persone: i 3 operatori del soccorso che erano a bordo dell'ambulanza e il paziente che era trasportato, una coincidenza terribile e drammatica. Penso che sia opportuno e doveroso ricordarlo in quest'Aula e ricordare, soprattutto, il lavoro che quegli operatori sanitari, insieme ai loro colleghi, svolgono quotidianamente sul campo, portando soccorso, con passione, impegno e professionalità a chi ne ha più bisogno.

Vogliamo, quindi, esprimere la nostra vicinanza alle famiglie dei bambini feriti, alle famiglie delle vittime, alle comunità locali che sono coinvolte da questa terribile tragedia, a nome non solo nostro, ma penso di tutti i colleghi dell'Aula, come lei stesso ha ricordato (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

ANTONIO BALDELLI (FDI). Grazie, signor Presidente. Unendomi ai precedenti interventi dei colleghi, a nome dei deputati di Fratelli d'Italia e dei deputati marchigiani di Fratelli d'Italia, rappresento il mio cordoglio per il tragico incidente che è avvenuto proprio ieri pomeriggio in una galleria posta nei pressi di Urbino, dove un'ambulanza è stata coinvolta in un sinistro insieme a un autobus che trasportava dei bambini in gita scolastica. Hanno perduto, come già ricordato, purtroppo, la vita 3 operatori sanitari e il paziente che si trovava a bordo dell'ambulanza.

È un evento tragico, che sollecita la nostra riconoscenza anche verso gli operatori sanitari che ogni giorno, con professionalità e dedizione, si dedicano alla cura dei nostri malati. La comunità marchigiana tutta è in lutto, ha espresso le proprie condoglianze anche il presidente della regione Marche, Francesco Acquaroli, alle cui condoglianze noi ci uniamo tutti (Applausi).

PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi. Ribadisco che il cordoglio è della Presidenza e della Camera dei deputati per quello che è avvenuto.

Colleghi, non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con procedimento elettronico, a questo punto, sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,20. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,07, è ripresa alle 15,20.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 926. – “Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026” (Approvato dal Senato) (A.C. 1627​); Nota di variazioni al Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026 (A.C. 1627​/I).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1627: “Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026” e relativa Nota di variazioni (A.C. 1627​/I).

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione generale e i relatori e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1627​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

La I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1627​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ROBERTO PELLA , Relatore. Grazie, Presidente. Esprimiamo parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 1.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1 Barzotti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Presidente, grazie. Con questo emendamento vi chiediamo di ripristinare immediatamente il reddito di cittadinanza che è una misura presente in tutta Europa e che avete sostituito adottando due misure: il supporto formazione e lavoro e l'assegno di inclusione, che si stanno rivelando disastrosi. Presidente, un po' di silenzio, per favore.

PRESIDENTE. Questo lo devo dire io. Colleghi, il collega Carotenuto ci invita a fare silenzio. Siccome abbiamo tutto l'interesse a seguire questo intervento, come gli altri che seguiranno, io vi invito a fare in modo che ci sia silenzio, così i nostri lavori procedono spediti. Prego, onorevole Carotenuto.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Allora, ripartirei…

PRESIDENTE. No, da dove era rimasto. Prego.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Con questo emendamento vi chiediamo di ripristinare il reddito di cittadinanza immediatamente, giacché è una misura presente in tutta Europa e che è stata sostituita adottando due misure: il supporto formazione e lavoro e l'assegno di inclusione, che si stanno rivelando disastrosi. I dati ce li fornisce il Governo. Il Ministero del Lavoro, con una nota recente del 12 dicembre scorso, riconosce che ben 442.000 famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà - che non ho stabilito io, ma è stabilita dall'Istat - non percepiranno l'assegno di inclusione. Allora, di cosa vivranno, visto che il supporto formazione e lavoro copre al massimo un ciclo di formazione, sempre ammesso che si rientri nei parametri stringenti richiesti per accedervi? Non si sa. Si sa, però, che i dati Eurostat sono allarmanti. In Italia il rischio di cadere in povertà ed esclusione coinvolge un cittadino su quattro, colleghi, il 24 per cento della popolazione. Se vi sembra tanto, pensate che in Campania questo dato sale al 46 per cento e se qualcuno agita la parola “lavoro” come slogan sappiate che non risolve il problema, perché Svimez ci dice che al Sud occupazione e povertà stanno crescendo insieme. Ecco perché il reddito di cittadinanza è una misura salva vita, proprio perché garantisce un reddito minimo anche sostenendo i salari poveri.

In questi anni, però, abbiamo visto che il 98 per cento dello spazio che i media hanno dedicato al tema del reddito di cittadinanza è stato usato per parlare dell'1,6 per cento delle frodi, dato che ci fornisce sempre il vostro Ministro del Lavoro. Colleghi, questa non è informazione: questa è associazione a delinquere finalizzata alla disinformazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Collega Carotenuto, mi scusi. La prego: proviamo a tenere un linguaggio che non debordi inutilmente in termini da codice penale che oggettivamente con la politica poco c'entrano. Prego.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Lei mi insegna l'ironia in quest'Aula e credo di…

PRESIDENTE. Se è ironico, per carità. Ma su certe cose si dice “scherza coi fanti e lascia stare i santi”.

DARIO CAROTENUTO (M5S). E allora questa è un po' satira, diritto di satira.

PRESIDENTE. Prego.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Perché se ammettiamo che basta il 2 per cento di frodi per scatenare il linciaggio mediatico che abbiamo visto con il reddito di cittadinanza, per bollare come fallimentare qualcosa, allora dovremmo vedere la stessa mobilitazione per cancellare sussidi come quello per l'invalidità, dovremmo chiudere le associazioni, le cliniche, le scuole e le università private, dovremmo chiudere praticamente tutto il Paese ma per primo si dovrebbe dimettere questo Governo per le promesse elettorali disattese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e certamente perderebbe il posto qualche collega parlamentare.

Se si raccontassero le cose per quelle che sono, il vostro castello di carta cadrebbe e sappiate che presto cadrà, perché chi usa due pesi e due misure a seconda delle convenienze, discriminando i poveri a vantaggio dei ricchi, non è all'altezza di guidare il nostro Paese, perché state tradendo il senso di solidarietà del nostro popolo, che è da sempre guidato da quei valori cristiani…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Carotenuto, fermiamo il tempo. Colleghi, così non riusciamo a lavorare. Io non riesco a sentire. Colleghi, chi parla o va fuori o non sta qui. Colleghi, chi deve parlare esca fuori. Aspetti, onorevole Carotenuto, per cortesia. Onorevole Cesa, per favore; onorevole Crippa, per favore; onorevole Crippa, per cortesia. Onorevole Crippa, con lei sto parlando! Onorevole Pella, lei dia il buon esempio. Onorevole Carotenuto, lei ha ancora due minuti. Prego.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Questa è la dimostrazione plastica del disinteresse che c'è nei confronti dei poveri nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dicevo che, se si raccontassero le cose per come sono, il vostro castello di carta cadrebbe e sappiate che presto cadrà, perché chi usa due pesi e due misure, a seconda delle convenienze e discriminando i poveri a vantaggio dei ricchi, non è all'altezza di guidare il nostro Paese, perché state tradendo il senso di solidarietà del nostro popolo che è da sempre guidato da quei valori cristiani che paradossalmente siete i primi a sventolare in campagna elettorale.

Colleghi della maggioranza, con questo voto state decidendo se milioni di cittadini italiani faranno la spesa al supermercato o alla Caritas. Alle persone in difficoltà, che magari sotto Natale hanno scoperto di essere state abbandonate dallo Stato, diciamo: “Non perdete la speranza”, perché siamo e saremo sempre dalla vostra parte e torneremo a guidare questo Paese per rendere l'Italia un Paese più giusto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Barzotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.3 Bakkali.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Molto brevemente per una dichiarazione di voto che vuole spiegare il contenuto di questo emendamento, chiaro e netto, su uno strumento che aiuta e che ha aiutato centinaia di migliaia di famiglie, per lo più studenti, studentesse, lavoratori e lavoratrici. È un emendamento netto e chiaro sul bonus trasporti. È netto e chiaro perché chiede due cose: di aumentare il Fondo e di lasciare invariata la soglia reddituale per l'accesso a questo supporto e lo fa perché, poco meno di un mese fa, nel click day del 1° dicembre, in 115 minuti il Fondo è andato esaurito. È andato esaurito e oltre ai minuti bisogna leggere un altro dato che dovrebbe imporre a questo Governo, in questa legge di bilancio e a questa Camera di dare una risposta altrettanto chiara e netta e, quindi, rendere strutturale e certo questo supporto, perché c'è una domanda di aiuto da parte delle famiglie.

Quasi il 60 per cento dei beneficiari di questo bonus è under 30 e quindi la popolazione studentesca chiede di essere aiutata nel supporto a quello che non è solo il diritto alla mobilità attraverso il trasporto pubblico, ma anche al diritto allo studio. Quindi, vi chiediamo uno sforzo chiaro e lo abbiamo fatto anche in altri emendamenti e altre proposte su questa legge di bilancio a partire dalla gratuità per il trasporto pubblico per studenti e studentesse fino ai 26 anni, ma ovviamente non abbiamo trovato sponda. Questo bonus va reso strutturale, va reso inclusivo, quindi, senza toccare la soglia reddituale e questo emendamento chiede questo, perché c'è bisogno, questo Paese che fatica a muoversi, non solo per le carenze e le criticità strutturali, ma anche per una sorta di povertà della mobilità. Quindi, le famiglie hanno bisogno anche di quei 60 euro che abbattono abbonamenti e biglietti per raggiungere i posti di lavoro, le scuole o le università. Ascoltate questo grido che è quel clic, anche questa è una lotteria ingiusta che non vogliamo più vedere ripetersi. Mettete le risorse necessarie per supportare famiglie e lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Bakkali, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4 Baldino. Ha chiesto di intervenire, l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà. Ovviamente, onorevole Baldino, se lei ritiene, può anche intervenire seduta e non in piedi.

VITTORIA BALDINO (M5S). Signor Presidente, la ringrazio. Questo emendamento mi dà l'opportunità di condividere con voi una riflessione, perché pochi minuti fa mi sono imbattuta in una dichiarazione di una senatrice di Fratelli d'Italia che ha dichiarato: dobbiamo ricordare alle nostre figlie che la loro prima aspirazione deve essere diventare mamme; le ragazze di 18 anni devono sposarsi e fare figli; dobbiamo farlo diventare cool. Alla faccia delle lotte per l'emancipazione femminile contro il patriarcato che abbiamo fatto in questi giorni, mi verrebbe da dire, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Forse la senatrice non si rende conto che viviamo nel 2023, quasi 2024, e non nel 1920. Vorrei ricordare - tramite lei Presidente - alla senatrice di Fratelli d'Italia cos'è cool? È cool vivere in un Paese che accompagni le giovani coppie a formare una famiglia. È cool vivere in un Paese che non alzi le tasse sui prodotti della prima infanzia. È cool vivere in un Paese che non definanzia e non perda i fondi per la costruzione di nuovi asili nido (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È cool vivere in un Paese che non faccia cassa sulle agevolazioni fiscali per l'acquisto della prima casa per le giovani coppie, come voi avete fatto in questa manovra. Avete fatto cassa su tutto, anche sull'acquisto della prima casa per le giovani coppie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi noi vi stiamo dando l'opportunità di fare un passo indietro con questo emendamento, di ritornare sui vostri passi, approvare questo emendamento e dire ai ragazzi e alle ragazze, alle nostre figlie, che dovrebbero avere, secondo la senatrice, la prima, massima aspirazione di diventare mamme che lo Stato vi tende una mano, vi aiuta, vi sostiene nella formazione di una famiglia, se vorrete anche fare dei figli, ma comunque riuscire a immaginare un futuro. È questa la verità di un Governo che ci tiene a far crescere il nostro Paese e non un Governo che tiene a fare soltanto pura e becera propaganda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Baldino con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'emendamento 1.5 Roggiani. Ha chiesto di intervenire, l'onorevole Roggiani. Ne ha facoltà.

SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Signor Presidente, con questo emendamento torniamo su un tema che per noi è fondamentale e prioritario. Infatti, mentre il Ministro Salvini annuncia per il 2025 un Piano casa - che ad oggi non c'è, ma soprattutto siamo alla fine del 2023 e abbiamo davanti ancora tutto il 2024 - sempre più famiglie si trovano in una situazione di grande difficoltà. Lo abbiamo detto e ripetuto tantissime volte. L'Istat ha certificato che ci sono 5.200.000 persone in Italia che sono povere e il 14 per cento di italiane ed italiani rischia di scivolare nella povertà. Ecco l'anno scorso, con la vostra prima manovra di bilancio, avete azzerato il Fondo morosità incolpevole e sostegno agli affitti e questa volta, recidivi, non ci avete voluto mettere nemmeno un euro, appunto, annunciando un Piano Casa che però non si sa quando arriverà. Nel 2022 c'è stato un più 218 per cento di sfratti e il 2023 è andato ancora peggio. Sappiamo bene che le spese per gli affitti ormai sono insostenibili per tantissime famiglie, peraltro insieme anche a quella dei mutui, un altro tema su cui non avete voluto intervenire. Allora, noi pensiamo che sia urgente e sia compito di questo Governo sostenere le famiglie e le persone che oggi si trovano in enorme difficoltà a pagare l'affitto, perché la casa non deve essere un piano scritto dal Ministro Salvini per gli anni a venire: deve essere un diritto per tutte e per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Per questo abbiamo voluto presentare un emendamento per ripristinare questo Fondo, mettendoci 650 milioni. Da dove prenderli quei soldi? Ad esempio, dai condoni e in questa manovra avete inserito il diciottesimo condono. Non solo, nel decreto Anticipi avete azzerato la tassa sugli extraprofitti, altri 450 milioni. Ecco, i soldi ci sono e ci sarebbero. Sosteniamo le famiglie che oggi si trovano in grandissima difficoltà e rischiano per voi di rimanere sulla strada (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Prendo atto che l'onorevole Ghirra sottoscrive l'emendamento 1.5 Roggiani.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Roggiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.6 Fratoianni. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signor Presidente, questo emendamento insieme ad altri, peraltro, è stato definito da un po' di giornaloni della destra un piano horror per le vacanze di Natale, tutto perché ha un obiettivo piuttosto semplice: provare a intervenire su una gigantesca ingiustizia che continua a segnare il nostro Paese. Cosa è questa ingiustizia? È il fatto che ci sono milioni di persone sempre più povere, che non ce la fanno più a campare, che sono disperate, e ce ne sono altre che sono sempre più ricche. Queste altre si dividono in due categorie. C'è chi è diventato ricco in modo lecito (e buon per loro), ma sono tanto, tanto, tanto ricchi, e c'è un'altra parte che è diventata ricchissima in modo illecito, sono le mafie, che si arricchiscono con il monopolio della vendita e del commercio delle sostanze stupefacenti. Noi abbiamo due proposte semplici, semplici. Sottoporre al monopolio, in particolare, la vendita, il commercio e la coltivazione della cannabis, di una droga leggera che fa molto meno male di tanti prodotti sponsorizzati e diffusi a piene mani. Quindi, una grande patrimoniale sulla criminalità e sulle mafie e introdurre una sorta di imposta di solidarietà, una patrimoniale crescente, sulle grandissime ricchezze. Per fare cosa? Per restituire ciò che è stato tolto alla maggioranza degli italiani, con un reddito di base universale che restituisca dignità agli esseri umani in particolare a quelli più fragili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Fratoianni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.7 Pavanelli. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Signor Presidente, nell'illustrare questo emendamento vorrei ricordare ai colleghi della maggioranza che la legge di bilancio rappresenta il più importante strumento di indirizzo politico del Parlamento nei confronti del Governo. Ebbene, nell'ambito di un provvedimento così importante mi chiedo come mai sia stato possibile dimenticarsi della transizione ecologica e quindi degli investimenti nelle fonti energetiche rinnovabili.

Solo qualche giorno fa abbiamo avuto l'ennesima prova che questo Governo se ne è scordato con la bocciatura del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima inviato dal nostro Governo a Bruxelles, a causa dell'assenza di una chiara strategia in materia di efficienza energetica degli edifici, contrasto alla povertà energetica e riduzione delle emissioni di CO2, perché, colleghi, mentre voi continuate a varare misure anacronistiche per tentare di mantenere in vita le fonti fossili, la transizione ecologica e il contrasto ai cambiamenti climatici continuano a essere traguardi fondamentali stabiliti tanto a livello globale quanto a livello comunitario. Il loro conseguimento rappresenta un obiettivo che unisce quasi tutti i Paesi occidentali e mi permetto di ricordare che in questa direzione l'Italia ha assunto precisi impegni a livello europeo, impegni che ci impongono di predisporre una strategia per la progressiva riduzione delle emissioni di CO2, tramite l'abbandono delle fonti fossili, in favore di quelle rinnovabili.

Ebbene, questa - lo sapete bene - è una battaglia del MoVimento 5 Stelle da sempre e, allora, il mio emendamento chiede di promuovere le comunità energetiche, di far sì che i cittadini siano informati su come poter fare comunità energetica, per far sì che si possa combattere la povertà energetica e che si possa finalmente puntare a una maggiore sovranità energetica. Questa parola, sovranità, fa comodo a questa destra soltanto quando si fanno slogan, poi, quando c'è la possibilità reale di poter dipendere di meno da Paesi terzi, ovviamente, girate tutti la testa dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Io mi auguro che, in questo Parlamento, i colleghi possano pensare un attimo prima di votare e che i problemi della crisi energetica, della crisi economica, della povertà energetica e della crisi ecologica siano in parte risolvibili con le comunità energetiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 1.8 Barzotti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. in questo emendamento parliamo del cuneo fiscale, di questo artificio contabile, economico e propagandistico che il Governo ha fatto con questa misura che è tagliata completamente in deficit e che il prossimo anno sicuramente non rinnoverete. Soprattutto, non ci saranno soldi in più nelle tasche dei lavoratori, per un semplice motivo, perché è inutile andare a tagliare in minima parte questo cuneo fiscale e, poi, vedere che, con l'inflazione che aumenta a ritmo vertiginoso, non avete fatto nulla per diminuire o per fronteggiare l'aumento dei prezzi. Quindi, è inutile dare alle persone qualche soldino in più, da una parte, se poi gli si leva il portafoglio dall'altra. Il prossimo anno vedremo come riuscirete a far fronte a questa cosa, sperando che questo Governo, a partire dalla Presidente del Consiglio e dal Ministro dell'Economia, non continui a cercare alibi, perché noi ieri siamo rimasti stupefatti dall'incontro avuto con il Ministro Giorgetti in Commissione bilancio che ha parlato di 4 anni di allucinazione collettiva, 4 anni di LSD dato in pasto agli italiani. Allora, se sono gli ultimi 4 anni, lui è stato uno dei più grandi spacciatori di LSD, visto che era Ministro dello Sviluppo economico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), visto che ora è Ministro dell'Economia e visto che, in questi ultimi 4 anni, Giorgetti ricopre, da 3, un incarico decisivo nel Governo italiano, che sia il Governo Draghi o che sia il Governo Meloni.

Quindi, non capiamo davvero a cosa vi appellerete il prossimo anno e a chi darete la colpa per i vostri fallimenti. Il problema è che, con la firma di quel Patto di stabilità, avete sostanzialmente messo un cappio al collo di tutto questo Paese, che dovrà tenere conto di questo inchino che avete fatto, come Governo italiano, ai poteri europei che dicevate di combattere e in cui, invece, siete assolutamente integrati e a cui siete assolutamente proni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Barzotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 1.9 Conte.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Stamane, il Presidente di questa Camera, Fontana, incontrando la stampa parlamentare, ha pronunciato parole importanti e che mi sento di sottoscrivere: i decreti non ci piacciono e va invertita la tendenza. In poco più di un anno, avete promosso 4 decreti al mese, roba da Guinness dei primati. Mi sia consentita la battuta, se ogni decreto avesse portato uno 0,1 per cento di crescita in più staremmo viaggiando a ritmi scintillanti e, invece, lo stesso Ministro Giorgetti, non senza imbarazzo, è costretto a esultare per uno “zero virgola” in più. Ora, siccome prendo sul serio le parole di Fontana, aggiungo che non ci piacciono nemmeno le deleghe in bianco all'Esecutivo, che scippano alle opposizioni il diritto di avanzare proposte autonome (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Oggi, votate “no” al salario minimo, nello stesso giorno in cui proponete la proroga, per tutto il 2024, ai balneari: umiliate il lavoro e premiate la rendita; umiliate il lavoro e premiate la rendita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Promuovete sfilate di miliardari americani che consigliano all'Italia come fare figli, senza nemmeno aprire una concessionaria di auto nel nostro Paese, promuovete la sfilata di milionari che, invece, hanno locali in questo Paese, che però pagano le tasse all'estero e fanno l'elogio continuo degli evasori fiscali e, poi, promuovete la sfilata di leader politici che propongono di impiccare i propri Capi di Governo, ma di quelli che guadagnano 5 euro l'ora per portare le pizze non parlate mai, nemmeno negli appunti sbiaditi di Giorgia.

Forse, non ve ne siete accorti, colleghi di Fratelli d'Italia, ma siete diventati il partito di quelli che ce l'hanno fatta, non di quelli che ce la devono fare ancora nella gara della vita. Toccherà a noi, appena si sarà spento il vostro falò delle vanità, riportarvi sulle cose vere, sulle cose vere di questo Paese: sotto i 9 euro non è lavoro, ma sfruttamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, noi pretendiamo il ripristino del salario minimo legale in Italia. Noi vogliamo l'introduzione di questa misura, a fronte della proposta di legge delle opposizioni che avete voluto affossare in quest'Aula. In questo Paese, serve questa misura, serve perché? Perché ci sono persone sfruttate, persone emarginate, persone ignorate impunemente da questo Governo.

Ieri in quest'Aula, anzi, in questo Parlamento, abbiamo sentito il Ministro Giorgetti dire che lui non legge, tendenzialmente, i giornali. E io dico: peccato che non legga i giornali perché, non leggendoli, si è perso storie importanti di vita. Si è perso la storia di Giovanna Galasso, la storia di una donna di 56 anni, disabile, che ha avuto un'offerta di lavoro per 5 euro lordi l'ora. Oppure si è perso la storia di Elisa, 37 anni, lavoratrice di un museo, che viene pagata 7 euro lordi l'ora. O, ancora, la storia di giovani che lasciano l'Italia ed espatriano. Sapete che, secondo i dati del Censis - non so se i colleghi hanno avuto modo di leggerli, Presidente - nel 2050 saranno 4,5 milioni i residenti che si sposteranno altrove ed espatrieranno dal nostro Paese? Un po' come se tutta Roma e tutta Milano sparissero così, improvvisamente. Poi, però, vi lamentate del calo demografico.

Io penso, Presidente, che questa maggioranza sia cieca davanti ai presagi e sorda davanti alle storie di milioni di lavoratori poveri. In Italia, per tutte queste persone non ci sono le condizioni per vivere, ma sembra che a questa maggioranza e a questo Governo ciò non interessi assolutamente. Il Censis, nel suo rapporto, parla di sonnambuli. Ebbene, Presidente, io non penso che sonnambuli siano i cittadini, ma i primi a doversi dare una bella svegliata sono i membri di questo Governo e di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Conte, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 1.10 Conte. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il tema della riduzione dell'orario di lavoro posto da questo emendamento - e su cui, penso, interverranno poi i proponenti - è molto caro anche al Partito Democratico e al riguardo abbiamo presentato una nostra proposta, a prima firma Scotto. È un tema che consideriamo ineludibile, a fronte dell'evoluzione in atto nel mercato del lavoro. Anche se la proposta contenuta in questo emendamento così come le ipotesi di copertura non sono necessariamente coincidenti con le nostre, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico su questo emendamento, così come sul successivo emendamento 1.29 Fratoianni, che tratta lo stesso tema, a sottolineare un impegno, che auspichiamo comune nel campo delle opposizioni, per arrivare a costruire proposte condivise su questo tema, da sottoporre al confronto parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, noi volevamo cercare di introdurre la settimana corta... Presidente, c'è un po' troppa confusione in Aula.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, mi viene richiesto nuovamente un po' di silenzio. Vi prego, per favore. Prego, onorevole Dell'Olio.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, come dicevo, volevamo proporre l'introduzione della settimana corta, per un motivo molto semplice: ci sono già 18 Paesi… La settimana corta farebbe molto bene a questo Parlamento, così magari saremmo più liberi di parlare, visto che, evidentemente, se non sono interessati, potrebbero almeno stare un po' zitti…

PRESIDENTE. No, onorevole Dell'Olio, adesso c'è oggettivamente abbastanza silenzio. Prego.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Dicevo che è molto importante, in quanto la settimana corta è già in prova in 18 Paesi del mondo, come in Giappone, per esempio, dove la Microsoft ha deciso di introdurre la settimana corta e ha visto che la produttività è aumentata del 40 per cento. In Italia, invece, la nostra produttività dal 1995 al 2020 è aumentata, in media, dello 0,4 per cento, rispetto all'1,5 della media europea, e nello stesso periodo abbiamo avuto un calo delle retribuzioni del 2,9 per cento, mentre Germania e Francia hanno avuto un aumento del 33 e del 31 per cento.

Ora, l'introduzione della settimana corta ha un grande vantaggio anche per quanto riguarda la salute delle persone e i consumi; avendo le persone una giornata in meno in cui andare a lavoro, è stata stimata già una riduzione di decine di migliaia di chilometri di traffico per le strade; il cosiddetto work-life balance migliora, quindi, con un aumento della produttività.

Con questo emendamento, volevamo proporre banalmente di promuovere l'occupazione, incrementare la produttività e migliorare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, il che avrebbe anche un benefico effetto sul famoso gender pay gap, proprio quindi in un'ottica di politiche di genere, perché in questa maniera si potrebbe evitare di far shiftare il mondo femminile verso quei lavori maschili, dove c'è una prerogativa di utilizzo e di capacità di utilizzo del tempo.

Quindi, noi stavamo proponendo di creare, insieme alle organizzazioni datoriali maggiormente rappresentative, una riduzione fino a 32 ore settimanali, e, in mancanza di quella contrattazione, chiediamo la possibilità di proporre un'ipotesi di accordo da parte del 20 per cento dei dipendenti.

Però, io mi rendo conto, Presidente, che, al di là del fatto che oggi facciamo finta di presentare emendamenti e di chiedere di votarli, perché tanto sappiamo che non passeranno, diventa difficile proporre ciò a questa maggioranza e a questo Governo, che, di fatto, hanno riprecarizzato il lavoro, perché hanno fatto saltare il decreto Dignità e, di fatto, con il famoso emendamento Rizzetto, hanno scippato una proposta di legge all'opposizione e ci hanno messo dentro quello che, comunque, è quanto di più vicino alle gabbie salariali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale per un minuto, ma solo per dire che è proprio di ieri la notizia, tra l'altro data dall'OCSE, che mediamente in Germania si lavora una settimana in meno di noi e si guadagnano 250 euro in più. Questo succede in tanti luoghi d'Europa. C'è chi guadagna gli stessi soldi per un giorno lavorato in meno. C'è chi, più o meno, mediamente, lavora 1.200 ore e chi guadagna allo stesso modo a fronte di 1.400 ore. Noi, ancora oggi, lavoriamo 1.700 ore di media.

Tutto questo per dire che si può ridurre l'orario di lavoro, a parità di salario: presenteremo questa proposta in un altro emendamento. Pensiamo che si possano prevedere dei fondi per incentivare quei contratti di solidarietà espansiva, in modo che, per ogni quattro persone a cui viene ridotto l'orario di lavoro, si possa incentivare una nuova assunzione. Si può fare, nel resto del pianeta le grandi multinazionali iniziano a farlo, e noi pensiamo che questa grande battaglia non possa essere regalata solo a quelle imprese che hanno saputo scommettere anche sulla produttività. Bisogna farlo per alzare la qualità della vita, bisogna farlo per ridurre i divari nella transizione, soprattutto davanti a un'intelligenza artificiale che rischia, di nuovo, di far perdere tanti posti di lavoro. Quindi, bisogna arrivarci prima che sia troppo tardi, prima che sia dopo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Conte, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'emendamento 1.11 dell'onorevole Lai, che chiede di intervenire. Ne ha facoltà.

SILVIO LAI (PD-IDP). Grazie, Presidente. In questo emendamento vogliamo mettere in evidenza una delle tante incongruenze e incoerenze di questo Governo. Il Governo si era presentato con le dichiarazioni della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dicendo che non avrebbe disturbato chi produce. Invece, questo emendamento prova a mettere rimedio a un disturbo molto grave nei confronti di chi produce.

Lo dice con precisione l'audizione dell'Istat del 13 novembre sulla manovra di bilancio quando si afferma questo: l'eliminazione dell'ACE, provvedimento che era stato introdotto nel 2011 al fine di conseguire una maggiore neutralità dell'imposizione rispetto alla scelta delle fonti di finanziamento, riporta ai livelli precedenti lo svantaggio fiscale del ricorso al capitale rispetto al debito. Secondo l'Istat, la maggiorazione del prelievo Ires raggiungerebbe il 10,5 per cento nel 2024. Le imprese che avrebbero un aggravio di imposta per effetto dell'eliminazione dell'ACE rappresentano il 25 per cento delle unità considerate, cioè un'impresa su quattro avrà maggiori tasse per l'eliminazione dell'ACE; non solo: tra le imprese manifatturiere una su tre; tra le imprese che hanno un bilancio di almeno 2 milioni di euro, una su due. Quindi, voi aggiungete alle imprese 4 miliardi 800 milioni di tasse. Per essere quelli che non volevano disturbare chi produce e non volevano aumentare le tasse mi sembra evidente che il danno che state producendo al sistema imprenditoriale italiano, a partire dal 2024, se lo ricorderanno in molti, soprattutto le imprese a cui dite di guardare, ma delle quali in realtà non vi importa assolutamente niente, tranne che di quelle che vi sostengono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Lai, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Marattin, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.13 Marattin. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie Presidente. Prima l'onorevole Grimaldi ha detto: com'è che in Germania lavorano meno di noi e prendono di più? Mi sarebbe piaciuto intervenire prima, in un rapporto dialogico che spesso in quest'Aula non abbiamo, per dargli una risposta abbastanza semplice, o meglio per riportargli i dati dell'Istat. L'Istat, ogni anno, pubblica le statistiche della produttività: negli ultimi 22 anni la produttività del lavoro in Italia è cresciuta a un tasso medio dello 0,4 per cento annuo, contro una media dell'1,6 per cento dell'area euro, quattro volte di meno. Non può funzionare così: se voi diminuite l'orario di lavoro, in un contesto in cui la produttività scende rispetto alla media europea, le aziende vanno fuori mercato e facciamo un deserto di cittadinanza, come piace a voi, questo è il punto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Allora, in questo Parlamento, il leader del Labour Party - voi non siete laburisti? - Keir Starmer ha detto: “La produttività è la mia ossessione”. “Produttività” è una parola che in quest'Aula non viene pronunciata mai. Noi abbiamo presentato tre emendamenti - questo è il primo - per provare ad aggredire il problema della produttività. Questo emendamento dice: tutti i risultati della contrattazione di secondo livello - cioè quella territoriale, quella aziendale, lì dove si forma l'incontro tra capitale e lavoro, tutta quella roba lì - sono detassati perché è lì che avviene l'incontro fra le esigenze del capitale e le esigenze del lavoro, capitale e lavoro non sono nemici da qualche decennio o secolo a questa parte. Laddove avviene quell'incontro, lo Stato si ritira e non vuole nulla per sé, non procedendo alla tassazione. Questo emendamento fa questo: se siamo interessati veramente ad alzare i salari, a migliorare le relazioni industriali e a migliorare la produttività, questa è la chance per cominciare a discuterne insieme (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Empiricamente, sono 30 anni che si attua la vostra ricetta, non quella che proponiamo noi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Quindi, quella che è fallita, dal punto di vista della produttività, è esattamente la vostra ricetta; quello che proponiamo noi non è mai stato attuato. Quello che è improduttivo - mi rivolgo a lei, Presidente - è il capitale, non il lavoro. Quello che è improduttivo in questo Paese è esattamente il modo di lavorare, la dimensione di impresa, la scarsa propensione all'investimento e alla ricerca per migliorare e rinnovare i prodotti e per qualificare il lavoro. Quello che è improduttivo in questo Paese è il modo di lavorare: si lavora troppo tempo, si lavora male in questo Paese e per questo la produttività è bassa. Ma poi c'è l'ultimo motivo: si guadagna troppo poco, i redditi in questo Paese sono troppo bassi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e questo incide direttamente sulla produttività del sistema. Noi abbiamo un sistema produttivo complessivamente troppo debole e troppo fragile per tutti questi fattori, il più potente sicuramente è quello dei redditi troppo bassi, poi c'è la dimensione d'impresa e poi ci sono la scarsa innovazione e la scarsa ricerca sul PIL, ma questi sono tutti fattori figli dell'impostazione che c'è in questo Paese da più di 30 anni, quasi 40, che determina la situazione attuale e la finanziaria che stiamo approvando (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi, che vi rinunzia. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Per suo tramite, vorrei dire all'onorevole Marattin che invece su questo tema bisognerebbe fare una discussione molto seria. Intanto perché l'aumento della produttività non ha visto un aumento dei salari neanche corrispondente alla relativa scarsa crescita della produttività che c'è stata in questo Paese. Poi l'onorevole Marattin sa, meglio di me, che molti suoi colleghi economisti - alcuni addirittura premi Nobel - sostengono che, nei momenti di forte innovazione tecnologica, l'aumento dei salari è esso stesso una leva per aumentare la competitività e la produttività di un Paese, perché è del tutto evidente che, in una fase in cui il costo del lavoro è molto basso, la propensione all'investimento sull'innovazione e sulla tecnologia rischia di essere più bassa che negli altri Paesi. Quindi, affermare queste cose come un dogma certificato da qualche parte è assolutamente discutibile, mi limito semplicemente a questo. Lei sa meglio di me che il Nord degli Stati Uniti, durante la guerra civile, cresceva molto di più del Sud schiavista, per la semplice ragione che il Sud schiavista non aveva nessun tipo di ragione per investire sulle tecnologie. Quindi, su quest'aspetto, forse una riflessione meno apodittica di quella che lei ci propone aiuterebbe a fare qualche passo avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Marattin, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.14 Onori. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Continuiamo a parlare di lavoro e, con questo emendamento, parliamo dei lavoratori impatriati, ovvero dei cittadini italiani che lavorano all'estero e che desidererebbero rientrare a lavorare in Italia. Su questo tema del lavoro, la maggioranza davvero ha fatto un capolavoro, mi permetta il gioco di parole. Noi parliamo spesso di scelte strategiche - a questa maggioranza l'espressione “scelta strategica” piace moltissimo -, ebbene praticamente tutti i Governi negli ultimi 15 anni erano d'accordo sul fatto che fosse una scelta strategica il fatto di facilitare il rientro di alcuni nostri connazionali dall'estero, che desiderano appunto tornare in Italia a lavorare. Che cosa fa questa maggioranza? Non solo non si mette più nelle condizioni di poter de facto favorire il ritorno dei nostri connazionali, ma addirittura li ostacola. Ebbene, questo emendamento parla quindi del legittimo affidamento, ovvero di quel tipo di rapporto che dovrebbe intercorrere tra il privato e la pubblica amministrazione e che, al momento, in virtù delle modifiche introdotte con la delega fiscale del Governo, purtroppo non sussiste più.

Parliamo, quindi, di un regime fiscale speciale applicabile ai connazionali residenti all'estero che desiderano rientrare, e quindi parliamo di risorse, ma è importante sottolineare questo aspetto delle risorse connesse a questo tipo di agevolazione fiscale. L'agevolazione in oggetto non produce effetti negativi. Questa cosa sembrerebbe incredibile e probabilmente non è stata ben compresa da tutti quanti noi qui dentro. Parliamo di gettito fiscale procurato dal rientro di cittadini che altrimenti non sarebbero rientrati e non avrebbero pagato all'Italia le tasse che si apprestavano a pagare.

In virtù di questo meccanismo virtuoso, tutti i Governi, ripeto, negli ultimi 15 anni, si sono trovati d'accordo nel cercare di disegnare il perimetro migliore per queste agevolazioni fiscali, e qui sono assolutamente d'accordo con l'approccio, nel senso che dobbiamo interrogarci se il perimetro attuale sia il migliore possibile, specialmente in virtù dei dati che noi abbiamo collezionato negli anni, perché siamo legislatori e siamo decisori economici, quindi le nostre decisioni dovrebbero basarsi sui dati, e raramente questo succede, purtroppo.

Voglio terminare, dicendo che non si possono cambiare le regole in corsa e non prevedere neanche un regime transitorio. Parliamo di persone che hanno organizzato il loro rientro, e quindi l'acquisto di una casa, e quindi l'iscrizione all'asilo o alla scuola dei propri figli, le quali cose notoriamente non avvengono dall'oggi al domani, ma vanno programmate con mesi, se non addirittura con un anno d'anticipo.

Quindi, la previsione di un regime transitorio è il minimo che si possa fare a livello metodologico se si vuole andare legittimamente a ridescrivere e a ridisegnare il perimetro delle agevolazioni di cui stiamo parlando. Diversamente, ed è il caso in cui purtroppo ci troviamo, si dimostra superficialità, si dimostra indifferenza, si dimostra sciatteria e, alla luce di questo, spero di avere il voto favorevole di tutti i colleghi in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Chiedo di poter sottoscrivere questa proposta emendativa, di cui condivido il contenuto. Come diceva la collega, quello della cosiddetta fuga dei cervelli dal nostro Paese è un fenomeno preoccupante che viene aggravato da questa proforma di riforma fiscale che è all'attenzione del Consiglio dei ministri. Sono stati quantificati in oltre 1,3 milioni gli italiani che tra il 2011 e il 2021 hanno lasciato il nostro Paese, nonostante abbiano un'altissima formazione che potrebbe contribuire allo sviluppo dell'Italia. Abbiamo presentato anche un'interrogazione con il collega Grimaldi. Confido che vengano rivisti i criteri per i cosiddetti “impatriati” e agevolare il ritorno nel nostro Paese di tutte queste professionalità. Confido anche che l'Aula possa esprimere un voto favorevole a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'emendamento 1.15 Caso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento proviamo a dare un po' di ossigeno al mondo dell'università e della ricerca, un mondo che è descritto da numeri e dati disarmanti, ne ricordo giusto qualcuno. Noi viviamo in un Paese in cui la spesa per l'istruzione terziaria è inferiore del 30 per cento rispetto alla media dei Paesi OCSE, così come siamo ultimi tra gli ultimi in Europa per numero di dottorati di ricerca, così anche per numero di laureati, ma anche per erogazione di borse di studio.

Ricordiamo che per l'università spendiamo solo lo 0,6 per cento della spesa pubblica, e alcuni, molti Paesi in Europa addirittura ci doppiano. A chi ha la memoria corta ricordo che con i Governi a guida MoVimento 5 Stelle si era tornati ad investire nell'università e nella ricerca. Ricordo, ovviamente, anche i 209 miliardi del PNRR, frutto di un grande e complesso lavoro del presidente Conte, in cui ci sono oltre 19 miliardi sul potenziamento della didattica e diritto allo studio e oltre 11 miliardi per la ricerca e l'impresa. Ovviamente il PNRR era da considerare una base da cui partire. È ovviamente necessario un adeguato cofinanziamento statale per garantire proprio un sufficiente e strutturale incremento del rapporto tra la spesa in università e ricerca e il PIL, proprio per metterci al passo in realtà con gli altri Paesi europei. Lo abbiamo detto più volte in questa legislatura, lo abbiamo ricordato in diverse occasioni al Ministro Bernini, quando abbiamo chiesto di incrementare il Fondo ordinario per l'università, così come il Fondo integrativo statale, quello che stiamo facendo anche ora, oggi, con questo emendamento.

Ora abbiamo un Governo che in questa fase si vanta dei 36 milioni aggiuntivi per le borse di studio - bene, sì, bravi -, ma dimenticando poi di dire che è solo per un anno e che comunque resta uno stanziamento insufficiente a coprire tutti gli idonei non beneficiari, dimenticando anche di dire che per gli anni a venire dal 2026 c'è un taglio enorme di 250 milioni. Così come si vanta di ulteriori 10 milioni di maggiore investimento per la realizzazione di alloggi universitari per il 2024, dimenticando, anche in questo caso, di dire che c'è stato un taglio di pari importo per il Fondo per l'edilizia universitaria indirizzato agli atenei. Insomma, il classico gioco delle tre carte. E si dimentica di dire anche che sono stati tagliati 16 milioni per la partecipazione dell'Italia agli organismi internazionali e alla ricerca.

Insomma, Presidente, anzi, mi rivolgo agli italiani: cari italiani, fate figli, basta a quanto pare concepirli, così, giusto per soddisfare l'orgoglio patriota del Presidente del Consiglio. Ma poi sono cavoli vostri se trovate subito l'IVA aumentata su pannolini, latte in polvere e altri beni. Sarà un vostro problema se non troverete un posto in un asilo nido, se vostro figlio non avrà garantiti il tempo pieno, una mensa, una palestra a scuola.

Saranno fatti vostri quando dovrete affrontare le spese per i libri e tutto il materiale scolastico. Tocca a voi, solo a voi, conservare i soldi per permettergli eventualmente di continuare gli studi universitari. Figuriamoci se poi dovete anche spendere 400 o 500 euro al mese se vostro figlio o vostra figlia è uno studente o una studentessa fuori sede. Cari italiani, non avete i soldi? Fatti vostri, perché l'Italia, a differenza di quel che si dice, non è un Paese meritocratico, non esiste più alcun ascensore sociale. Saremo tutti contro tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), è questo il Paese che questo Governo sta disegnando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente, solo per sottoscrivere, a nome di tutto il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra.

PRESIDENTE. Prendiamo atto della sottoscrizione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'emendamento 1.16 D'Orso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento prova a rifinanziare il Fondo per le morosità incolpevoli, Fondo che aiuta le persone e i cittadini in difficoltà a pagare gli affitti. Il parere contrario conferma, ancora una volta, che per voi i poveri sono colpevoli di essere poveri, per voi la povertà è una colpa, non è una situazione contingente dovuta ai salari bassi, alla mancanza di lavoro, al fatto che l'Italia ha un'inflazione altissima, al costo dell'energia. Per voi la povertà è una colpa ed è per questo che abolite il reddito di cittadinanza, non approvate il salario minimo, non tassate gli extraprofitti.

Con questo emendamento avremmo aiutato, anche riformulando e semplificando la legge per dare questi incentivi, le amministrazioni locali per poter erogare questi fondi. Chiaramente, aiutando le amministrazioni locali - anche le vostre amministrazioni locali che devono fronteggiare questo problema - avremmo aiutato anche i cittadini in difficoltà. Insomma, per voi l'Italia è un Paese per ricchi e furbi, i poveri si devono arrangiare e l'Italia per voi non può aiutare i cittadini in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'emendamento 1.17 Ascari.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Dall'inizio dell'anno, sono 118 le donne uccise per mano di uomini, una ogni due giorni: è un massacro. La violenza di genere è, soprattutto, un problema culturale e si nutre di patriarcato sociale, di stereotipi, di disuguaglianze, di disparità, di omertà ed è per questo che bisogna educare. Per farlo, bisogna partire dai primi banchi di scuola, lasciando spazi di dialogo, di confronto, con figure professionali, competenti, esperte per avere risposte, perché, se queste risposte non si hanno, si vanno a cercare altrove e, spesso, altrove vuol dire in Rete, vuol dire nella pornografia.

Il tema non è giudicare la pornografia, ma è chiedersi che tipo di strumenti dà alla persona che sta guardando, se è in grado di capire la differenza tra finzione e realtà, tra porno e sesso. Su questo c'è un dibattito aperto, c'è una voragine culturale e, ancora oggi, si fa finta di ignorare che la pornografia è, di fatto, diventata l'unico strumento preposto all'educazione, alla formazione sessuale dei più giovani all'interno di una società che ha smesso di educare, ed è qui l'importanza che la scuola riprenda il suo ruolo di educazione all'affettività e alla sessualità. Io credo che si debba partire da una geografia del corpo, un corpo che cambia, si trasforma, dalla prevenzione, tenendo conto che le statistiche ci dicono che sempre più giovanissime generazioni usano sempre meno le precauzioni e questa mancanza di informazione è un problema, così come lo possono diventare le gravidanze indesiderate. Bisognerebbe parlare di consenso, che un “no” significa “no”, di emozioni, fornire un alfabeto gentile delle emozioni per riconoscere anche quelle più negative, così come l'educazione digitale. Questo percorso deve riguardare non solo i giovanissimi, ma anche gli adulti, che crescono con loro e che, volenti o nolenti, sono i loro modelli. Quindi è importante che sia coinvolta la famiglia. Oggi si assiste a un ping-pong tra scuola e famiglia e non si capisce che, in realtà, si deve fare un grande lavoro di squadra, a partire dalle istituzioni, dando le risorse e i fondi, come prevede il mio emendamento, per rendere strutturale e omogeneo il percorso di educazione all'affettività e alla sessualità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è fondamentale, questo lo dobbiamo alle nostre figlie e ai nostri figli affinché siano liberi di amare, liberi di crescere, liberi di esprimersi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento… Revoco l'indizione della votazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà. Fatemelo sapere un po' prima.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente. L'emendamento della collega ci trova a condividerne le finalità e credo che lo abbiamo dimostrato, non soltanto in questa legge di bilancio, con gli emendamenti che abbiamo presentato e con l'accordo di tutte le opposizioni al Senato per destinare, sostanzialmente, quelle poche risorse che la legge di bilancio metteva a disposizione delle opposizioni proprio per il contrasto alla violenza di genere e per progetti di educazione al rispetto e alla parità, l'importanza e la condivisione di questo tema in modo ampio.

Non possiamo condividere, purtroppo, l'emendamento della collega - ed è il motivo dell'intervento - per le coperture che vengono scelte per questo emendamento, perché l'idea che si debbano finanziare progetti, anche importanti per la formazione, l'educazione e la parità di genere aumentando le tasse non ci vede d'accordo, in questo caso, addirittura, raddoppiando la tassazione sulla successione. Qualunque sia la finalità, per quanto nobile, noi non condividiamo l'idea che l'unico modo per trovare risorse sia sempre e soltanto quello di aumentare le tasse. Non l'abbiamo fatto quando eravamo al Governo, non lo facciamo adesso che siamo all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Ascari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'emendamento 1.18 Torto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, con questo emendamento si propone di porre rimedio a una grandissima ingiustizia e a una grave ipocrisia, chiedendo la soppressione dell'aumento dell'IVA al 10 per cento su assorbenti, prodotti femminili e prodotti di prima infanzia, sui pannolini dei bambini, che era stato precedentemente ridotto al 5 per cento.

A fronte della retorica sul sostegno alla famiglia e alla natalità, il Governo è intervenuto incredibilmente su un'imposta già regressiva, quale è l'IVA, che, per sua natura, viene a gravare indistintamente su ricchi e poveri, indipendentemente dalla loro capacità contributiva, quindi viene pagata da tutti in egual misura, per colpire chi? Per colpire le donne, le famiglie e, soprattutto, i bambini. Nel momento in cui cresce il numero dei cittadini in povertà, fino a sfiorare 10 milioni di italiani, ci sono milioni di bambini sotto la soglia di povertà, in una situazione in cui il 63 per cento delle famiglie italiane non arriva a fine mese con l'inflazione, 14 milioni di italiani rinunciano alle cure, le rate dei mutui sono diventate insostenibili, 4 milioni di lavoratori poveri sono lasciati senza risposta, con il rinvio sine die per il salario minimo, dove fa cassa questo Governo? Sulle donne - cosa che davvero stupisce da parte di un Presidente del Consiglio donna, del primo Presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana - e sulle famiglie, nel momento in cui c'è la gioia della vita nascente.

Questo segna la distanza di questo Governo dal Paese reale, perché chi conosce il Paese reale sa che, per esempio, la richiesta di prodotti indispensabili per la prima infanzia - latte in polvere, pannolini -, la richiesta di prodotti per l'igiene sono le richieste fatte prioritariamente alle associazioni di volontariato, alla Caritas, dalle persone che, ormai, hanno raddoppiato le file davanti questi enti e associazioni; spesso, poi, più in difficoltà di tutti sono le donne, specie in solitudine. Questo contatto con il Paese reale noi non l'abbiamo perso e, per questo, chiediamo di porvi rimedio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scutella'. Ne ha facoltà.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Nel 2050 ci sarà l'ultimo bambino nato in Italia: queste parole non sono mie, ma sono di una campagna contro il crollo demografico che fa una nota azienda italiana. Per quanto possano essere spinte, queste parole, purtroppo, non si allontanano da quella che è la realtà, basti pensare che, l'anno scorso, ci sono state 7.000 nascite in meno e, spesso, il motivo per cui non si fanno figli è che non si ha la possibilità economica. Oggi, in Italia, ci sono 6 milioni di poveri, ripeto, 6 milioni di poveri: tra questa gente c'è chi vuole realizzare un sogno, la gioia più grande, quella di diventare genitori e questo Governo come risponde? Con il primo Governo con una Premier donna, con il primo Governo in cui la stessa Premier donna, in campagna elettorale, come un mantra, gridava “Dio, Patria e famiglia”, gridava “Io sono Giorgia, io sono donna, io sono mamma” e diceva, in occasione dell'insediamento di questo Governo, che avrebbe dato la possibilità alle donne di diventare madri, la possibilità quale è stata? Quella dell'aumento su assorbenti e su prodotti per l'infanzia, quindi pannolini, latte in polvere, addirittura il 22 per cento sui seggiolini d'auto.

PRESIDENTE. Concluda.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Concludo, visto che il tempo non me lo consente, Presidente, dicendo semplicemente che, pochi giorni fa, alla vostra festa di partito, quando Elon Musk, il vostro ospite, ha evidenziato questa denatalità in Italia, ha sbagliato interlocutore, perché si doveva rivolgere alla Premier Meloni e dire: per rispondere a questa denatalità, di certo, non puoi aumentare l'IVA su assorbenti, pannolini e prodotti per l'infanzia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Non che ce ne sia bisogno, ma per rafforzare quanto detto dall'onorevole Boschi in precedenza.

Noi ovviamente siamo assolutamente a favore di azzerare l'aumento, perché nei fatti è un aumento dell'IVA di cui parlavano i colleghi, però anche stavolta - e accuratamente evitate di citarlo durante gli interventi - la copertura è un raddoppio di altre tasse: prima era quella sulle transazioni finanziarie, adesso è quella sui servizi digitali, poi ci sarà quella sulle accise e poi ci sarà quello sui SAD. Ora noi - così non interveniamo più dopo - indipendentemente dalla bontà della finalità - e questa è una bontà assoluta, per quanto ci riguarda - voteremo contro su tutti gli emendamenti che hanno come finanziamento un incremento di tasse e voteremo a favore su tutti gli emendamenti che hanno come finanziamento - e ce ne sono - il taglio della spesa pubblica, perché viviamo in un Paese che dal 2000 al 2022 ha raddoppiato la spesa corrente al netto degli interessi. Tutte le volte che voi citate una buona finalità tagliando la spesa pubblica noi voteremo a favore; tutte le volte che ci date una buona o buonissima finalità aumentando le tasse noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Torto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.19 Ferrari. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento chiede di evitare l'aumento dell'IVA per i prodotti per l'infanzia e l'igiene femminile.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Per cortesia! Prego.

SARA FERRARI (PD-IDP). Questo emendamento chiede al Governo della prima Premier donna di questo Paese di dimostrare con i fatti, cioè con le scelte di bilancio, la differenza per le donne e per questo Paese per la promozione della natalità, mentre, invece, le parole sono smentite dai fatti. Fino al 2021 gli assorbenti in questo Paese erano tassati come beni di lusso, al pari del tabacco e dell'alcol, cioè al 22 per cento. La campagna “Il ciclo non è un lusso” portata avanti da moltissime giovani donne in questo Paese e la richiesta del Parlamento europeo agli Stati membri di una riduzione dell'IVA soprattutto sui prodotti femminili per ovviare a una discriminazione di genere in solidarietà al diritto alla salute portò, appunto, il Governo Draghi, nel 2021, a ridurla al 10 per cento. Il Governo Meloni lo scorso anno ha promosso la riduzione al 5 per cento e oggi se la sta rimangiando. La tampon tax, vi faccio presente, è stata addirittura eliminata nel Regno Unito e in Irlanda, così come in Canada e in Australia. Vi ricordo anche che le donne in Italia lavorano meno degli uomini - siamo solo al 52 per cento - e guadagnano meno anche quando lavorano, ma per un loro bisogno fisiologico naturale, come l'igiene legata al ciclo, ogni mese devono acquistare prodotti tassati e non riconosciuti come beni necessari. Di tanti prodotti su cui si sarebbe potuti tornare indietro, magari prodotti veramente di lusso, si scelgono qui, invece, quelli a cui le donne non possono rinunciare. Sempre nei fatti, ci piacerebbe che la prima donna Premier dimostrasse la sua differenza, invece di colpire con le tasse le donne e le coppie che decidono di fare figli, quelle coppie che vorremmo spingere tutti e tutte a diventare genitori e che andrebbero aiutate in tutte le spese legate alla natalità. Invece, con questa legge di bilancio portate i pannolini per i bambini, il latte in polvere e i preparati alimentari per l'infanzia al 10 per cento e addirittura i seggiolini, che, vi ricordo, sono obbligatori, al 22 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Ferrari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.20 Barzotti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo la cancellazione dell'articolo della legge di bilancio che tante polemiche ha sollevato e i cui contenuti, malgrado le modifiche apportate dal Senato, restano un salasso per centinaia di migliaia di dipendenti pubblici, fra cui medici e infermieri. Questa mini retromarcia, frutto solo delle proteste e degli scioperi dei camici bianchi e non di un esame di coscienza del Governo, non cancella la vergogna. L'intervento assume la forma di un gioco delle tre carte. Che si faccia cassa sulle pensioni è confermato, malgrado l'emendamento del Governo. Da tale intervento, infatti, si risparmiano oltre 21 miliardi in 20 anni. L'intervento costa zero allo Stato, perché vengono applicate delle finestre che spostano l'uscita delle 4 categorie dei lavoratori pubblici - parliamo di medici, infermieri, insegnanti e ufficiali giudiziari - più in là nel tempo: tre mesi nel 2024, 4 mesi nel 2025, 5 mesi nel 2026, 7 mesi nel 2027 e ben 9 mesi dal 2028. Ciò conferma come sulle pensioni si sia consumato l'ennesimo grave tradimento di questo Governo. La stessa ex Ministra Elsa Fornero ha detto, senza giri di parole, che il trio Meloni, Salvini e Tajani è stato più duro di lei.

Rispetto alla precedente manovra in questa fate ancora peggio. Vi è un peggioramento della stessa legge Fornero, che nella NADEF il Ministro Giorgetti ha definito un modello virtuoso, attraverso un giro di vite su tutte le misure di flessibilità in uscita che avevano l'obiettivo di mitigarne gli effetti. Stiamo parlando di Ape sociale e di Opzione donna, che è sempre più “discriminazione donna” visto che si aggiunge un ulteriore scalino di 12 mesi per le lavoratrici senza figli. Viene confermata quota 103, malgrado sia stata un fallimento. Infatti, il rapporto INPS 2023 parla di poco più di 5.000 uscite dal lavoro e, dunque, una sua proroga non serve praticamente a nulla. Non solo: chi è nel sistema misto e sceglie di andare in pensione con tale misura vedrà l'assegno ricalcolato interamente con il sistema contributivo, in pratica un taglio dello stesso assegno pensionistico che può arrivare fino a 475 euro al mese. Dulcis in fundo, nei prossimi 10 anni il Governo risparmierà 37 miliardi di euro grazie al taglio della rivalutazione degli assegni pensionistici superiore a 4 volte il minimo. Parliamo di circa 2.400 euro lordi, una pensione tutt'altro che d'oro con cui un pensionato o una pensionata aiutano figli o nipoti. Anche questo è stato capace di fare un Governo di finti sovranisti che oggi getta la maschera e che si rivela più rigorista di Dombrovskis (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Barzotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.21 Quartini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento cerchiamo di rimediare, in qualche modo o almeno in parte, ai danni e alle omissioni di questa legge di bilancio rispetto al necessario rilancio del Servizio sanitario nazionale. Nello specifico, cerchiamo di dare una mano per riaggiornare i livelli essenziali di assistenza rifinanziandoli in maniera adeguata e allo stesso tempo vorremmo provare a riportare entro la media europea il numero di posti letto ospedalieri, che, ricordo, sono pari a 3 posti letto ogni 1.000 abitanti nel nostro Paese rispetto a una media europea di 5,5 posti letto ogni 1.000 abitanti. Non solo: nella legge di bilancio non c'è traccia di questo rifinanziamento possibile, ma siete riusciti addirittura a ridurre i posti letto previsti dal PNRR rispetto alle terapie intensive e semi-intensive e avete tagliato 1.800 posti letto.

Noi cerchiamo di darvi una mano per rilanciare in questa direzione la sanità, ricordandovi che uno dei motivi di collasso dei pronto soccorso è proprio dovuto al fatto che nei reparti non ci sono abbastanza letti per ricevere i malati ed è una vergogna che si arrivi a soggetti che restano nelle barelle dei pronto soccorso anche per 100 giorni. Per cui, io vi inviterei a rivedere la vostra posizione e a votare a favore su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Quartini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'emendamento 1.22 Di Lauro.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Di Lauro. Ne ha facoltà.

CARMEN DI LAURO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo più fondi per finanziare il bonus psicologo e la motivazione è molto semplice. Il Governo precedente aveva finanziato questa misura con 25 milioni di euro, che sono poi serviti a soddisfare soltanto il 10 per cento delle domande che erano state ricevute dall'INPS. Ecco, figuriamoci cosa si potrà mai fare con i 5 milioni di euro che sono stati stanziati da questo Governo nella scorsa legge di bilancio, diventati poi 10 poche settimane fa, dopo numerose polemiche.

Nelle ultime settimane è stato detto da questo Governo che la salute mentale era una priorità. Poi, invece, non solo è stata stanziata poco più di una mancia, ma questa norma è stata letteralmente ostaggio per un anno intero e i cittadini che avevano diritto di usufruire di questa norma non hanno potuto farlo. Questo, nonostante i problemi di salute mentale siano diventati, ahimè, una vera e propria emergenza del nostro Paese. Parliamo, infatti, di una misura che va incontro a una richiesta fortissima, soprattutto tra i più giovani a causa dell'aumento delle condizioni di depressione, ansia, fragilità psicologica, emerse a seguito dell'emergenza pandemica, della crisi socio-economica e da un modello di società fondato su competizione, performance e stress. A Milano, nei pronto soccorso accedono anche cinque ragazzi al giorno per disagio psichico. Prima della pandemia se ne registrava uno a settimana. La petizione per far partire il bonus psicologo, come ho detto, rimasta ostaggio di questo Governo per più di un anno, lanciata da Fedez qualche settimana fa, ha raccolto in poche ore più di 300.000 firme a riprova dell'importanza di questo tema. Non muovetevi soltanto quando rischiate di fare brutta figura, perché qualcuno ha sollevato il caso a livello mediatico e non ascoltate nemmeno me. Ascoltate piuttosto quelle migliaia di persone che chiedono risposte e chiedono aiuto, perché, guardate, è vero che il bonus psicologo non potrà sicuramente risolvere le numerose lacune presenti nel sistema di cura della salute mentale del nostro Paese, ma potrà sicuramente aiutare molte persone a ritrovare la luce che hanno perso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Di Lauro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'emendamento 1.23 Alfonso Colucci.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Signor Presidente, con questa manovra abbiamo visto che si manda in soffitta l'idea diffusa che un Governo di centrodestra tagli le tasse e, in realtà, abbiamo circa 2 miliardi di tasse in più. C'è un altro luogo comune che va a sfatare questa manovra e cioè che il nostro Paese e le nostre città con un Governo di centrodestra sono più sicure. Voglio dare un solo dato: dal 2013 non si registrava un aumento dei reati definiti di criminalità predatoria che invece nel 2022 si sono registrati, con un 17 per cento in più dei furti, giusto per dare un dato. Riteniamo che il tema della sicurezza, su cui la destra ha fatto campagna elettorale e ha preso voti, in realtà, rappresenta l'ennesimo fallimento, non solo perché i dati ci dicono questo, ma anche perché in questa manovra non c'è un euro per potenziare gli organici. Il problema della sicurezza viene spesso lasciato ai sindaci, ai vostri sindaci. Allora questo emendamento vuole davvero occuparsi del tema sicurezza e questo emendamento vuole rispondere ad una domanda che proviene dai territori. Infatti, prevede un potenziamento dell'organico delle Forze di polizia, di ordinamento civile e militare, attraverso però lo scorrimento delle graduatorie vigenti. Questo emendamento ha anche un'altra funzione perché vuole porre in essere un'operazione verità, per smascherare l'ennesimo gioco di prestigio che vuole fare questa destra.

Infatti, dobbiamo chiarire agli italiani che le oltre 2.000 assunzioni tanto decantate dal Ministro in realtà non sono altro che assunzioni previste e stanziate dai Governi Conte e dal Governo Draghi e che comunque dobbiamo dirci non coprono il turnover che si registra nel comparto. Quindi, dopo la sceneggiata del fax è chiaro che questo Governo destreggia le bugie e le falsità meglio di come destreggia il tema della sicurezza. Quindi, avete due motivi validi a nostro avviso per votare questo emendamento. Il primo porre fine a una bugia che avete messo in circolo in queste ultime ore e il secondo è quello di affrontare per la prima volta, con serietà e senza propaganda, un tema tanto caro alla collettività che è la sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Casu sottoscrive l'emendamento 1.23 Alfonso Colucci. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'emendamento 1.24 Santillo.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Signor Presidente, perché con l'emendamento posso fare vincere almeno cinque ipocrisie di questa maggioranza. Innanzitutto, in un documento di programmazione economica che prevedrebbe un PIL l'anno prossimo in incremento dell'1,2 per cento, già tagliato della metà da Banca d'Italia, viene completamente dimenticata la misura finanziaria più importante dell'ultimo quinquennio da parte di questo Governo, perché grazie al superbonus e ai bonus edilizi e alla circolazione dei crediti di imposta, abbiamo visto un aumento del PIL di 12 punti percentuali nel biennio 2021-2022. Intanto, è stato il vostro cavallo di battaglia in campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Però, oggi al Pantheon, al fianco degli esodati del superbonus non c'eravate. Vi vendevate le marchette in campagna elettorale, quando eravate bravi a dire: “quando governeremo risolveremo il problema”, e dove eravate? Se venite, venite a prendere i pomodori. Presentatevi, questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La seconda ipocrisia, Presidente: vorrei segnalare le distanze siderali che esistono in questa maggioranza. Questo emendamento è lo stesso che ha presentato il senatore Lotito di Forza Italia al Senato. Allora, adesso i colleghi di Forza Italia ci devono spiegare perché non lo votano. Per quanto riguarda la terza ipocrisia, Presidente, dei bonus edilizi si è avvantaggiata buona parte dei componenti di questo Governo, da Zangrillo, allo stesso Valditara, alla Meloni e Salvini addirittura si è ristrutturato una casa intera con il superbonus 110 per cento. Allora, noi chiediamo una proroga di sei mesi e un SAL straordinario per consentire anche agli altri elementi del Governo e della maggioranza di potersi fare i lavori a casa propria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi sembra una questione di giustizia, ovviamente, in primis i cittadini che hanno creduto in questa misura straordinaria e sono stati traditi.

La quarta ipocrisia, Presidente: il Ministro Giorgetti non si è degnato di venire in Aula durante l'approvazione della bilancio, siamo figli di un Dio minore, perché al Senato c'era e alla Camera no, ma aspettiamo come andrà questo Consiglio dei ministri. Era lui al fianco del Presidente Draghi quando è andato in Europa ad indicare, per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ben 14 miliardi, la voce più cospicua del PNRR, era destinata alla riqualificazione energetica e sismica degli immobili residenziali. Ecco, voi adesso vi siete inventati un fantomatico buco del bilancio. Delle due l'una: mentiva Draghi prima o mentite adesso voi? Questa è la questione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mentite adesso voi e tra l'altro Giorgetti c'era sia prima che dopo, quindi sicuramente mente lui.

La quinta ipocrisia. Ieri Giorgetti ha definito il superbonus come un'allucinazione che deve finire. Secondo noi, qui di allucinati ci siete solo voi che, seguendo tutte le indicazioni e le aspettative del Ministro Salvini, avete finito per dare priorità a un ponte che è assolutamente secondario, anziché stanziare quelle risorse per tutelare i cittadini che, purtroppo, stanno morendo di fame per pagare le imprese facendo dei debiti. È uscita poco fa un'agenzia, Presidente, che ci dice che, nel Consiglio dei ministri che si sta per tenere, sarebbe stata raggiunta un'intesa tra il Ministro Giorgetti, il Vicepremier Tajani ed il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Mantovano. Che posso dire: “Io speriamo che me la cavo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Per sottoscrivere l'emendamento?

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Sì, grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'emendamento 1.25 L'Abbate. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. In questo emendamento noi parliamo dei SAD, cioè dei sussidi ambientalmente dannosi. Dobbiamo dire che nel 2022 sono stati spesi 94,8 miliardi di euro per sussidiare le fonti fossili. Ora, vorrei aprire una parentesi, perché sicuramente una parte di questi soldi qualcuno può dirmi che sono serviti per abbassare un po' le tasse di alcune cose. Quindi, se noi li togliamo possiamo aumentare le tasse ai cittadini? No, non è così. Il punto è che noi non abbiamo fatto una politica economica adeguata; il punto è che i sussidi noi non dobbiamo darli alle fonti fossili e dovremmo darli alle energie rinnovabili, li dobbiamo mettere per rendere le nostre case meno energivore, ma sul superbonus avete tagliato. Il punto è questo.

C'è un'altra cosa che è giusto dire ai cittadini a casa, non solo che le loro tasse possono essere ridotte, non è questo il punto, il punto è un altro: è che, se non diminuiamo i SAD, in Europa noi siamo in infrazione e quell'infrazione chi la paga? La pagano i cittadini italiani. Questa cosa dobbiamo ricordarla, ma appunto perché parliamo di SAD la colleghiamo ad altre cose: in questa manovra non solo noi non troviamo un taglio ai sussidi ambientalmente dannosi, ma non troviamo quelle poche cose che realmente dovrebbero esserci, perché non c'è un supporto alla sicurezza idrogeologica. Noi possiamo parlare di una cronaca climatica, perché abbiamo avuto l'alluvione in Emilia-Romagna, l'abbiamo avuta a Ischia, l'abbiamo avuta in Toscana, tutti problemi causati, come sapete benissimo, dal cambiamento climatico. Allora, perché non facciamo prevenzione? Perché in questa manovra non c'è nulla per tutelare le imprese e per tutelare i cittadini, per tutelare la loro casa? Però, forse, una cosa l'avete fatta, perché vi è venuto un lampo di genio fantastico: l'obbligo di assicurazione contro le catastrofi ambientali per le imprese. Diciamolo chiaramente, dal 1° gennaio le imprese hanno un ulteriore onere.

Allora, il punto è questo, forse le imprese si aspettavano di trovare in questa manovra un piano industriale, di trovare Transizione 4.0 o 5.0, metteteci tutti i numeri che volete, ma che fosse realmente utilizzata per eco-progettare, per innovazioni di processo e di prodotto, fosse utilizzata anche per aiutare quelle imprese in difficoltà, non nominiamo l'Ilva e quello che sta accadendo, ma, invece, no, i soldi qui vengono trovati per altre cose assurde e inutili e, soprattutto, e questa è la cosa assurda, voi mettete un ulteriore onere alle imprese. Quindi, diciamolo chiaramente, diciamolo chiaramente, questo Governo si sta lavando le mani, si sta lavando le mani - si sta lavando le mani - sulle problematiche delle famiglie, sulle problematiche delle imprese, nel senso: fate voi, avete un danno da cambiamento climatico, vi viene l'alluvione? Ma fatevi l'assicurazione, poi bisogna vedere come ve la pagano se ve la pagheranno, in futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.25 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'emendamento 1.26 Appendino.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Presidente, oggi, non avrei davvero voluto chiedere la parola nuovamente su “opzione donna” ma siamo costretti a farlo, perché questa maggioranza persevera nell'errore. Allora, siamo qui di nuovo a dirvi: fate una - una - cosa di buonsenso, fate una - una - cosa buona e giusta, fate una - una - cosa coerente con i vostri programmi elettorali, perché queste donne voi le avete colpevolmente prima illuse e poi tradite. Come? Le avete illuse quando Giorgia Meloni scendeva in piazza al loro fianco, chiedendo la proroga di “opzione donna”; le avete illuse, colleghi, nei vostri programmi - Fratelli d'Italia diceva: rinnovo, mentre la Lega addirittura parlava di renderla strutturale - e le avete illuse quando, in quest'Aula, un anno fa c'è stato un teatrino ridicolo tra Consiglio dei ministri, decreto Milleproroghe, Aula: niente, nulla di fatto, solo menzogne sulla pelle delle donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti, oggi, “Opzione donna” non esiste più e questo tradimento è inaccettabile, perché sapete che quelle donne se lo erano guadagnato il diritto ad andare in pensione, con fatica: 35 anni di contributi e sappiamo cosa vogliono dire per una donna 35 anni di contributi. Ma, non solo, ci rimettono economicamente, lasciano il 30 per cento, quindi, è una fatica vera.

Allora, non mi stancherò mai di dirlo, Presidente, “Opzione donna” era una tutela che compensava, in parte, le tantissime donne che oggi subiscono trattamenti ancora ingiusti nel mondo del lavoro. Io non so se vi rendete conto di che cosa succede qui fuori. Abbiamo milioni di lavoratrici che guadagnano il 20 o il 30 per cento in meno rispetto ai loro colleghi uomini, a parità di responsabilità, sono spesso precarie e non lo sono per scelta e nemmeno per colpa, perché forse qualcuno ha chiesto loro se volevano sposarsi, perché forse qualcuno ha chiesto loro se volevano avere un figlio, e questo è semplicemente inaccettabile.

Allora, noi oggi, con questo emendamento, Presidente, vi diciamo una cosa: ripristinate “Opzione donna”, punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non lo dovete a chi sta da questa parte, non lo dovete al MoVimento 5 Stelle, voi lo dovete a quelle donne che avete illuso e non serve abbassare la testa in Aula, voi lo dovete a quelle donne che hanno storie di fatica e di precarietà, voi lo dovete a quelle donne che le difficoltà le vivono quotidianamente, lo dovete alle vostre promesse fatte, alle illusioni che avete creato, non al MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

E se aveste quel minimo di dignità che caratterizza o dovrebbe caratterizzare chi esercita un ruolo pubblico, allora, dovreste votare a favore e, nel dichiarare il voto favorevole del mio gruppo, io voglio che rimanga a verbale una cosa: guardate che non finisce qui, noi, nelle piazze, con gli atti parlamentari, questa battaglia la porteremo avanti, perché è una questione di dignità di migliaia e migliaia di donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.26 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'emendamento 1.27 Francesco Silvestri. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Siamo di fronte a un Governo incapace di dare risposte ai cittadini, a un centrodestra senza coraggio, pronto solo a tutelare i poteri forti, perché, dopo i grandi annunci che ci sono stati negli scorsi mesi, voi volevate un po' ripulirvi la coscienza e siete stati capaci, ancora una volta, di prendere in giro i cittadini, rendendo la tassa sugli extraprofitti delle banche facoltativa, con il risultato che nessuna banca ha pagato un solo euro e per i cittadini zero aiuti. Ma lo sapete - e io credo di no - cosa vuol dire fare i conti con l'aumento delle rate? Riuscite a immaginare le conseguenze all'interno di una famiglia che deve scegliere se pagare una bolletta, fare la spesa, dare da mangiare ai propri figli o, magari, pagare la rata del mutuo? Evidentemente, no. Io voglio capire che male vi hanno fatto questi cittadini italiani che sono in difficoltà. Perché questo vostro menefreghismo nei loro confronti?

L'unica spiegazione è che a voi, colleghi della maggioranza, non importi nulla, perché avete preferito aiutare le banche e abbandonare i cittadini italiani. I rincari delle rate dei mutui, soprattutto quelli a tasso variabile, hanno subito in alcuni casi aumenti del 75 per cento; 500.000 famiglie sono costrette ad impiegare il 50 per cento, e anche di più, del proprio reddito per far fronte proprio a questi rincari.

I cittadini sono disperati, non sanno come difendere la casa che, magari, con tanti sacrifici hanno acquistato e che rischiano di perdere perché non riescono più a far fronte al pagamento delle rate. Mentre questi cittadini non riescono nemmeno a dormire la notte, voi invece, probabilmente, riposate tranquillamente, perché quotidianamente continuate, con i vostri passi, anche a calpestare i sogni, magari, delle giovani coppie che sperano di metter su famiglia, di fare un figlio, di comprare casa e che, invece, purtroppo, grazie a voi, anzi, per colpa vostra, non potranno farlo.

Voglio ricordare le parole della Presidente del Consiglio Meloni di qualche mese fa, di agosto 2023, proprio sulla tassazione degli extraprofitti: in questa situazione difficile non si poteva che chiedere un contributo a chi ha fatto profitti ingiusti; le risorse serviranno per aiutare le famiglie e le imprese e chi è in difficoltà nel pagamento del mutuo. Ancora, il Ministro Salvini, sempre sullo stesso argomento: sul prelievo degli extraprofitti delle banche possiamo recuperare miliardi, andranno ai mutui prima casa e al taglio delle tasse - addirittura - e non stiamo parlando di qualche centinaia di milioni ma di miliardi di euro. Ecco, non solo bugiardi ma proprio mentitori seriali. Non provate un po' di vergogna davanti a queste continue marce indietro e a questi continui tradimenti? Evidentemente no. Allora vi ricordo - mi avvio alla conclusione, Presidente - che i cinque principali gruppi bancari d'Italia non pagheranno, grazie a voi e al vostro regalo di Natale alle banche, cari colleghi di centrodestra, ben 2 miliardi di euro di tassazione sugli extraprofitti, che sarebbero potuti andare, invece, agli italiani in difficoltà. Quindi, regali per le banche, da parte del Governo Meloni, che non pagheranno queste tasse - nel senso che possono scegliere e hanno scelto, ovviamente, di non pagarle - mentre i cittadini e gli imprenditori italiani purtroppo - diamo la notizia ai colleghi del centrodestra - non possono scegliere, devono pagare le tasse. Funziona così in questo Paese, cari colleghi di centrodestra. Voi avete preferito tutelare chi non aveva bisogno di aiuto.

Con questa nostra proposta, Presidente, abbiamo semplicemente chiesto alle banche un piccolo contributo, rispetto a miliardi e miliardi di euro di extraprofitti fatti dalle stesse banche in questi mesi, per aiutare proprio quei cittadini in difficoltà. Grazie a questo Governo e a questa maggioranza, purtroppo, questa norma non diventerà realtà. Io vi chiedo veramente di mettervi una mano sulla coscienza, se ancora ne avete una. Tirate fuori un minimo di orgoglio, un po' di coraggio, dimostrate qualcosa, fate qualcosa per i cittadini. Presidente, si sono definiti patrioti in questi mesi e, invece, hanno solo dimostrato di essere nemici di questo Paese e dei cittadini in difficoltà che hanno bisogno di aiuto e questo è vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.27 Francesco Silvestri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo all'emendamento 1.28 Scerra. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scerra. Ne ha facoltà.

FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie, Presidente. Questo Governo sta facendo tanti disastri. Uno dei più nocivi sicuramente è l'accanimento sistematico contro il Sud, un accanimento testimoniato dal disegno di legge sull'autonomia differenziata, che vuole spaccare il Paese in due, e confermato dal fatto che è stato eliminato il reddito di cittadinanza. Questo accanimento è, inoltre, confermato dal fatto che si stanno privando regioni come la Sicilia e la Calabria di 1 miliardo e mezzo di euro del Fondo di sviluppo e coesione, per permettere al Ministro Salvini di fare una campagna elettorale con un plastico del Ponte sullo Stretto, quando queste risorse, invece, servirebbero per le infrastrutture, per le strade e per la coesione territoriale e sociale della Sicilia. In Sicilia ci sono strade, come la Siracusa-Gela, che attendono di essere completate da settant'anni e il Ministro Salvini e questo Governo scelgono il Ponte sullo Stretto, scelgono di scippare queste risorse al Sud.

Altro scippo. Dal 2016 al 2023, c'è stato un credito di imposta che ha supportato le imprese. Questo credito d'imposta si chiama credito d'imposta per il Mezzogiorno. È stato un volano importantissimo per le imprese del Mezzogiorno. Ebbene, che cosa ha fatto questo Governo? Ha eliminato il credito d'imposta per il Mezzogiorno. Altro scippo al Sud. Qual è stata la scelta del Governo? Fare una ZES unica, un contenitore vuoto che non è assolutamente un volano di crescita, perché tutte le caratteristiche delle ZES così come le conoscevamo prima, cioè i vantaggi fiscali, infrastrutturali e burocratici, vengono eliminate da questa scelta. Con questo emendamento, semplicemente, cerchiamo di mettere una pezza agli errori e alle storture della ZES unica. Innanzitutto, estendiamo il credito d'imposta a tre anni, perché un imprenditore deve avere la possibilità di avere una visione minima di tre anni, non si può fare un credito d'imposta per un solo anno. Si incrementa inoltre la capienza finanziaria, 1 miliardo e mezzo è pochissimo per tutto il Meridione, stiamo parlando di pochissimi soldi che arrivano alle aziende. Si toglie quel limite di 200.000 euro minimo per gli investimenti che penalizza le piccole imprese. Sappiamo che lo scheletro del tessuto produttivo italiano è composto da piccole e medie imprese. Con quel limite minimo di 200.000 euro è ovvio che le penalizziamo e noi lo vogliamo abbassare a 100.000. Si reintroduce il dimezzamento dell'Ires, che prima c'era e che era un supporto notevole per le aziende. Con questo emendamento lo reintroduciamo. Insomma, con questo emendamento cerchiamo di far crescere il Sud, perché noi pensiamo che, se riparte il Sud, riparte tutto il Paese. Questo Governo, invece, vuole affossare il Sud. Questo è quello che fate e lo combattiamo con questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.28 Scerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'emendamento 1.29 dell'onorevole Fratoianni, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Torniamo su un tema già affrontato da altri emendamenti precedenti, quello della riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario e, perché no, a incremento di salario. Ci sono molte buone ragioni per andare in questa direzione e anche molte buone ragioni per evitare di avere, di fronte a questa proposta, reazioni allergiche. A queste reazioni allergiche, quelle dei liberisti nostrani, ha risposto con efficacia il mio collega Franco Mari, con una semplice frase: sono trent'anni e più che le vostre ricette dettano legge e il deserto lo abbiamo di fronte. La seconda buona ragione è che la riduzione dell'orario di lavoro è parte della storia della civiltà umana. Ogni volta che la tecnologia e la conoscenza hanno fatto qualche balzo in avanti, quel balzo ha corrisposto a una riduzione dell'orario di lavoro. Si è stati, cioè, in condizione di lavorare meno, di farlo con più efficacia, di migliorare la vita delle persone e di far progredire in modo più efficace la storia collettiva dell'umanità. La terza ragione è che noi siamo dentro un altro grande potente salto di innovazione. La rivoluzione digitale, l'automazione, la robotizzazione e, oggi, l'intelligenza artificiale si proiettano di fronte a noi, dicendoci alcune cose con certezza: si ridurrà la richiesta di lavoro umano, aumenterà la produttività e, dunque, la ricchezza, ma, come spesso è andata, quella ricchezza si concentrerà in modo indecentemente ineguale nelle mani di pochissimi, a danno dei più e delle più, lavoratori e lavoratrici che non avranno più lavoro, persone che si impoveriranno.

Per tutte queste buone ragioni, noi facciamo una proposta semplice, coperta, questa volta, da una riduzione delle spese, quelle per i sussidi ambientalmente dannosi, e, qui sì, da un'altra tassa, quella sugli extraprofitti, indecenti e dannosi anche quelli. Si tratta di un Fondo per incentivare le aziende che vanno in questa direzione. Molte aziende nel mondo e anche, in Italia, i sindacati metalmeccanici hanno siglato diversi e proficui contratti in questa direzione e hanno scelto questa strada. E, badate un po', che hanno scoperto? Che la produttività ha fatto balzi in avanti, i lavoratori e le lavoratrici sono più felici, perché questa è l'ultima importante ragione. Ridurre l'orario di lavoro significa anche corrispondere a un'inderogabile richiesta di felicità. Non si può vivere per lavorare, si lavora per vivere, sono due concetti diversi a cui dovremmo abituarci e che dovremmo contribuire a rendere realtà (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.29, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.30 Grimaldi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie Presidente. Intervengo, in realtà, solo per fare un ringraziamento alla Camera dei deputati, che, lo scorso anno, ha approvato un emendamento a mia prima firma, un compromesso sul sesto mese di congedo anche per i papà. Però - come vi ho detto - quel compromesso non basta per togliere dalla ricattabilità le donne, per prendersi un vero diritto, quello di essere genitori e per eliminare anche quell'idea che i bimbi, i figli, sono delle mamme: è un'idea giusta, certo, perché gravano sulle loro spalle non solo i mesi di gravidanza, ma anche quelli dell'allattamento, ma soprattutto il carico familiare. Però - lo diciamo non solo da padri, ma anche da deputati - che è ora di finirla di chiedere a troppe donne, ancora oggi, se vogliono avere figli, se ne hanno, se hanno famiglia. L'unico modo per sottrarle alla ricattabilità di quelle domande e per dare una risposta vera ai temi dell'occupazione femminile continua a essere quello di un congedo di genitorialità paritario, perché, se un c'è un dato terribile riguardo a quello che abbiamo fatto lo scorso anno, è che sono pochissimi i genitori, soprattutto i papà, a chiedere quel sesto mese, perché, se non è paritario e se non è obbligatorio, ricadrà spesso, troppo spesso, sulle spalle delle donne, di tutte le donne. Per questo motivo, credo che ci sia una sfida culturale, che dobbiamo sostenere insieme, proprio per aumentare i diritti e per farci portatori tutti insieme di quel desiderio di genitorialità, che deve essere di entrambi i sessi e deve liberare tante energie nel mondo del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.30 Grimaldi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.31 Bonelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. La Premier Meloni, negli ultimi giorni e nelle ultime settimane, in particolar modo durante l'informativa in quest'Aula, ha raccontato una serie di bugie ampiamente documentate su come la manovra economica segni un grande impegno per quanto riguarda i ceti sociali più deboli e per quanto riguarda, ad esempio, l'aumento dei prezzi energetici. In realtà, non è così, in realtà questo Governo - in maniera devo dire sapiente, ma sapiente per fare un favore alle grandi lobby - ha sanato a favore delle grandi lobby energetiche, in particolar modo per quanto attiene alla tassa sugli extra profitti che introdusse il Governo Draghi, ben 8,4 miliardi di euro e ha regalato, con questa manovra, mezzo miliardo di euro alle società energetiche. Ecco, questo è il livello inaccettabile di iniquità sociale con cui questo Governo si muove, grazie al fatto che, con la propaganda a reti unificate, riesce a far passare un messaggio totalmente bugiardo nei confronti degli italiani, che non sono nella condizione, in questo contesto, di capire dove sta la verità. Ma la verità sta nel fatto che non avete avuto il coraggio di prendere i soldi, laddove i soldi ci sono stati; non avete avuto il coraggio di evitare che le famiglie si impoverissero sempre di più e date ben 24 miliardi di euro per le spese per gli armamenti, per finanziare l'incredibile progetto da 8,8 miliardi per realizzare il nuovo cacciabombardiere Tempest. In sintesi, con questo emendamento, invece, vogliamo finanziare il trasporto pubblico e vogliamo dare una risposta molto importante alle vere emergenze sociali nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.31 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.32 Bonelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie Presidente. Allora, proprio oggi, l'Osservatorio Città clima di Legambiente ha pubblicato il suo report annuale, che rileva come nel 2023 in Italia gli eventi estremi sono saliti a 378, in aumento del 22 per cento rispetto al 2022, con danni miliardari e la morte di 31 persone. Lo zero termico ha praticamente ormai raggiunto quota 5.328 metri sulle Alpi, con i ghiacciai in ritirata. Il Nord Italia ormai, con 210 eventi meteo estremi, è l'area più colpita, seguita dal Centro e dal Sud. In aumento sono le alluvioni e le esondazioni fluviali (più 170 per cento rispetto al 2022), le temperature record nelle aree urbane (più 150 per cento), le frane da piogge intense (più 64 per cento), le mareggiate, i danni da grandinate e gli allagamenti. Tra le città più colpite abbiamo Roma, Milano, Fiumicino, Palermo e Prato e, a livello regionale, le regioni più colpite sono Lombardia ed Emilia-Romagna. Noi, con questo emendamento, chiediamo l'istituzione di un Fondo per la realizzazione di interventi integrati per ridurre il rischio idrogeologico e per il miglioramento dello stato ecologico e dei corsi d'acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità, proprio per promuovere, in via prioritaria, quegli interventi di tutela e recupero degli ecosistemi e della biodiversità. Quindi, sono interventi di natura preventiva e, in quanto tali, davvero ogni euro speso oggi significa molti, molti euro risparmiati domani. Quindi, davvero chiediamo un voto a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.32 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.33 Ubaldo Pagano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Grazie Presidente. Nel breve intermezzo tra un vostro disastro e una vostra discussione accanita sul futuro dell'Italia, l'occasione che ci date per ragionare di queste brutture che avete perpetrato ai danni del Paese è veramente limitata. Una di queste - vi sorgerà evidentemente qualche sospetto - è quella che riguarda tutta la partita dei bonus edilizi.

Mi tocca partire, su questo emendamento, da quanto detto dal buon Ministro Giorgetti, che ieri in Commissione ha provato a catechizzarci sui disastrosi effetti del superbonus, passando, quindi, da Cernobyl alla LSD di Stato: le metafore utilizzate dal Ministro non sempre sono felici, ma, evidentemente, quest'allucinazione collettiva, di cui parla Giorgetti, non ha risparmiato neanche lui, visto che il Ministro Giorgetti, da febbraio 2021, è praticamente il protagonista, dal punto di vista dei banchi del Governo, delle proroghe fatte in tutti questi anni. Ricordo sommessamente che, nella scorsa legislatura, di una durata di quattro anni e mezzo, per ben due anni e mezzo lui è stato Ministro in quei Governi che hanno immaginato e prorogato soprattutto il superbonus.

Partiamo da un dato su cui penso molti di noi siano d'accordo, ossia che, forse, subito dopo la fine dell'emergenza sanitaria più acuta, avremmo dovuto abbassare gradualmente le soglie di sostenibilità del superbonus, perché questo lo avrebbe reso probabilmente meno impattante sui conti e, sicuramente, più responsabilizzante per i soggetti che andavano ad effettuare i lavori.

Ma dobbiamo anche ricordare, di converso, che molte delle narrazioni sulla ripresa dei dati macroeconomici relativi agli anni 2021 e 2022 probabilmente sono state il frutto anche del merito di questa misura, che era stata introdotta in una fase emergenziale in cui serviva uno shock economico importante per riportare su i fondamentali dell'economia.

Però quello che non posso tollerare, perché evidentemente è figlio di un'ipocrisia su cui questo Governo rappresenta la quintessenza della doppia morale, è che ricordo benissimo tanti dei protagonisti presenti oggi in quest'Aula nei banchi della maggioranza che chiedevano con forza la proroga del 110 per cento alle medesime condizioni con cui era stato creato. Molti di quei protagonisti erano iscritti al partito di cui è espressione il Ministro dell'Economia. Vi risparmio, questa volta, di elencare tutti gli emendamenti, tutte le mozioni, tutte le risoluzioni con cui avete emozionato questo Parlamento, chiedendo una proroga del superbonus. Ma quello che non vi possiamo consentire, perché questo non è proprio di un Paese in cui vi è un ragionamento democratico vero e, soprattutto, fondato su un linguaggio di verità e responsabilità, è che voi mettiate in dubbio la drammaticità che si sta vivendo per circa 30.000 famiglie e imprese che oggi, a seguito di una vostra decisione di non consentire una minima proroga, probabilmente rischieranno di far fallire le loro aziende e, soprattutto, rischieranno anche di non poter finire i lavori, raggiungendo un obiettivo più unico che raro: non avremo né i lavori finiti, né la possibilità per quelle imprese di continuare a sopravvivere.

Di fronte a una catastrofe di questo tipo, anche copiando gli emendamenti di forze politiche di maggioranza, possibile che non riusciate a contenere un minimo di dignità e a smembrare il campo da quella vergogna che invece dovreste provare per avere semplicemente non adempiuto a qualcosa che per troppo tempo avete decantato come risolutivo per le sorti del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Vorrei, se posso, intervenire a titolo personale. Prima ha parlato la collega Appendino e mi ha fatto venire in mente una cosa, quando ha detto “noi teniamo duro”. Mi perdoni, Presidente, mi conceda un excursus scientifico brevissimo. Allora…

PRESIDENTE. Ma, onorevole Cherchi, lei sta parlando sull'emendamento 1.33?

SUSANNA CHERCHI (M5S). No, sull'intervento della collega.

PRESIDENTE. Quello appartiene al passato remoto, oramai.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Quindi, non posso parlare?

PRESIDENTE. Su questo no. Se lei vuole intervenire su questo emendamento...

SUSANNA CHERCHI (M5S). Volevo parlare al passato remoto perché ho chiesto la parola, ma poi non mi è stata data. Va bene, allora non parlo.

PRESIDENTE. Grazie.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie a lei, Presidente, è che è sempre così carino e gentile (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie a lei, è molto gentile, è Natale.

L'onorevole Santillo sottoscrive l'emendamento.

Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.33 Ubaldo Pagano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'emendamento 1.34 Grimaldi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Solo per dire che in questa legge di bilancio si interviene in modo molto pesante sul tema delle pensioni. Innanzitutto, viene drasticamente e per molto tempo, probabilmente, confermata la legge Fornero, l'attuale sistema pensionistico, perché anche tutte le misure di flessibilità in uscita sono in realtà una conferma di quel sistema e di quella impostazione.

Poi si interviene sulla pensione anticipata con 64 anni di età e 20 di contributi, perché viene adeguata alla speranza di vita, sull'Ape sociale da 63 anni a 63 anni e 5 mesi, su “Opzione donna” da 60 a 61 anni per quanto riguarda il requisito anagrafico e, infine, per la cosiddetta Quota 103 con il contributo integrale, che è 4 volte il minimo, anziché 5, e le finestre portate da 8 a 9 mesi. Tutto quello che potevate fare per peggiorare la legge Fornero lo avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), questo è il risultato di questa legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.34 Grimaldi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo all'emendamento 1.35 Ghio.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo provvedimento, chiediamo al Governo di ripensare sulla mancata proroga dei finanziamenti al lavoro portuale. Questo è un sostegno fondamentale, riteniamo, in un momento come questo, in cui si incrociano spinte inflazionistiche, crisi internazionali e fenomeni di deglobalizzazione che aprono grandi incertezze. Se non lo farete oggi, questa scelta comprometterà fortemente il lavoro portuale e la sua tenuta occupazionale, e gli effetti non si vedranno fra diversi mesi, ma si vedranno già a inizio anno, sulla pelle dei lavoratori.

Questo provvedimento, nato durante l'emergenza COVID, ha autorizzato di fatto le autorità di sistema a corrispondere ai lavoratori un contributo aggiuntivo in relazione a ciascuna giornata prestata in meno rispetto all'anno precedente. È stato poi rinnovato a seguito della crisi dell'Ucraina, e l'evoluzione economica e geopolitica ne renderebbe ovvio il rinnovo anche oggi, per far sì che queste aziende rimangano operative. E invece no, non lo avete fatto, anche a nostra richiesta.

Non sostenere questa proroga espone questi lavoratori a una fragilità e precarietà che dobbiamo arginare intervenendo adesso. Non vorremmo che questo fosse un altro indicatore della smobilitazione della presenza pubblica nei porti, dall'annunciata riforma che strizza l'occhio ai privati ai 20 miliardi di privatizzazioni inseriti nella manovra per far quadrare i conti, senza nemmeno indicare con chiarezza come e quali. Ferrovie, poste, porti? Noi, con questo emendamento, vi chiediamo di non lasciare nell'incertezza questi lavoratori.

Gli effetti di questa mancata decisione li pagheranno i lavoratori sulla loro pelle, se non accoglierete questo emendamento o se il Governo nell'ultima occasione utile, ossia con il Milleproroghe, non rimedierà urgentemente a ciò che non ha fatto in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Gli onorevoli Serracchiani, Simiani, Morassut e Bakkali sottoscrivono l'emendamento.

Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.35 Ghio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo all'emendamento 1.36 Scotto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Tutte le forme di uscita anticipata dal lavoro, con questa manovra, sono state peggiorate, Quota 103, “Opzione donna”, Ape sociale, per non parlare delle pensioni anticipate dei medici e di altri dipendenti pubblici, che sono state letteralmente falcidiate. Qui parliamo di lavoratori che perderanno tra i 5.000 e i 10.000 euro annui, non quattro spicci. Eppure continuate, come attori consumati, a ripetere un intramontabile brano del vostro repertorio migliore: “no” alla legge Fornero.

Mi faccia capire, signor Presidente, ma lei, per andare da Roma a Milano, sceglierebbe mai di passare per Napoli e Bari? Se è così, nemmeno un creativo come il Ministro Lollobrigida sarebbe in grado di immaginare un tale percorso. Eppure, mentre annunciate l'abolizione della legge Fornero, finite per peggiorarla.

Magari avrete un senso dell'orientamento migliore del mio, ma questa cosa puzza di fregatura. C'è un dato che appare inequivocabile: votando “no” a questo emendamento, avete preso il vostro programma elettorale e lo avete strappato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.36 Scotto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo all'emendamento 1.37 Guerra.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Faccio questa premessa, mi rivolgo a lei al femminile per scelta…

PRESIDENTE. Insomma, io avrei qualcosa da ridire, però, prego.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Le spiego…

PRESIDENTE. La mia identità è quella, quindi, se si rivolge a me, è con “Presidente” o “signor”...

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Le spiego…

PRESIDENTE. No, non si può rivolgere a me con “signora Presidente”.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Le spiego. In quest'Aula, l'onorevole Perissa Marco o Marco Perissa ha parlato della segretaria del mio partito chiamandola al maschile “segretario” e ritenendo che questa era una scelta che a lui competeva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista – Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Se a lui compete di rivolgersi a una donna con un appellativo maschile…

PRESIDENTE. Onorevole Guerra…

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). …a me è permesso di rivolgermi a lei e a qualsiasi uomo in quest'Aula con un appellativo femminile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E lo farò, a meno che lei non richiami anche l'onorevole Perissa e tutti gli altri che si rivolgono a noi donne al maschile allo stesso modo, perché, se lei tiene al suo genere, guardi che io tengo al mio, va bene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. La ringrazio. Vuole intervenire sull'emendamento o meno?

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Vorrei svolgere la mia dichiarazione di voto, se permette…

PRESIDENTE. Prego.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). …signora Presidente, che è la seguente e concerne l'emendamento 1.37 che riguarda l'introduzione nel nostro Paese di una pensione di garanzia. È una pensione di garanzia di cui si parla da molto tempo e che riguarda, in particolare, la popolazione più giovane del nostro Paese, cioè i ragazzi e le ragazze che sono pienamente nel contributivo e che sono destinati a non maturare nel tempo di lavoro una pensione adeguata. A maggior ragione, questo problema diventa importante, visto che questa legge di bilancio innalza il requisito per poter andare in pensione di vecchiaia, con riferimento al fatto di aver maturato tre volte l'assegno sociale e, quindi, rende ancora più grave e problematico il problema. Noi non vogliamo che le generazioni giovani si trovino a dover andare in pensione a 70, a 80 anni, gli anni che saranno, con una pensione assistenziale perché non hanno raggiunto livelli di sussistenza. Vogliamo, quindi, che si introduca una pensione di garanzia che è strettamente legata, collegata al numero di anni di lavoro, ai contributi versati, che tenga conto anche dei periodi di ricerca attiva di lavoro e di formazione e che, quindi, aumenta all'aumentare di questi parametri, ma finalizzata a rendere dignitosa la pensione anche a chi ha carriere interrotte e carriere con retribuzioni molto, molto basse, anche a causa della mancata introduzione di un salario minimo nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.37 Guerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'emendamento 1.38 Gribaudo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fossi. Ne ha facoltà.

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento si chiede di finanziare il fondo istituito con la legge finanziaria del 2007 dall'allora Governo di centrosinistra, che ha lo scopo di fornire un adeguato supporto ai familiari dei lavoratori e delle lavoratrici deceduti a causa di incidenti mortali sul lavoro. Chiediamo uno stanziamento ulteriore di 15 milioni di euro all'anno per tre anni, dal 2024 al 2026, proprio per garantire un sostegno concreto a famiglie distrutte. Ricordiamo che possono beneficiare di questa prestazione anche lavoratori non assicurati dall'INAIL, come, ad esempio, i militari, i Vigili del fuoco, le Forze di polizia o i liberi professionisti. L'aumento di questo fondo, quindi, è necessario.

I dati sulle vittime sono, purtroppo, impressionanti: nei primi 9 mesi dell'anno, secondo le stime ufficiali, in Italia sono morte sul lavoro, in media, 84 persone ogni mese, per un totale, da gennaio a settembre, di 761 vittime. Lo scorso anno, le vittime sono state 1.208, in media, oltre 3 ogni giorno. Morire sul lavoro è uno scandalo in un Paese civile, lo ha ricordato anche il Presidente della Repubblica Mattarella in occasione della settantatreesima Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro, perché la sicurezza non è un costo né, tantomeno, un lusso, ma un dovere, cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona.

Nonostante ciò, nonostante questi numeri terribili ed il monito del Capo dello Stato, il Governo Meloni non solo non investe in sicurezza, prevenzione e formazione, ma ha cercato, addirittura, di fare cassa. Ricorderete, infatti, tutti il decreto Lavoro, chiamato provocatoriamente Decreto 1° maggio, in cui il Governo ha deciso di tagliare, quasi dimezzandolo, il budget destinato al risarcimento alle famiglie delle vittime del lavoro: la quota minima scende da 6.000 a 4.000 euro, la massima da 22.000 a 14.000 euro. Lo stesso Governo Meloni che ha umiliato i lavoratori poveri, negando il salario minimo, penalizza, di fatto, familiari di chi ha perso la vita cercando di assolvere un diritto tutelato dalla Costituzione.

Noi ci opponiamo a tutto questo. Siamo convinti che il lavoro sicuro e retribuito equamente sia un diritto, siamo altrettanto convinti che le vittime ed i loro familiari non vadano dimenticati, ma salvaguardati e, per questo motivo, chiediamo risorse adeguate per i figli, le figlie, le mogli, i mariti, le compagne e i compagni di chi è morto mentre cercava di mantenere onestamente la propria famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.38 Gribaudo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'emendamento 1.39 Girelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io in questo che mi piacerebbe definire un triste copione, secondo una prassi che ci spinge a presentare emendamenti ben sapendo la fine che faranno, con un'unica certezza: quella di domani, alle ore 17, quando la TV, con la sua diretta, ci darà un elemento di riferimento. Saremo tutti qui per partecipare a questo momento, che può sembrare anche un momento di grande comunicazione e trasparenza, ma che faccio fatica a pensare che possa diventarlo nel momento in cui, attraverso dichiarazioni di voto, andremo ad illustrare i 561 commi dell'articolo 1 di questa legge, rispetto ai quali non si comprende fino in fondo cosa si sia introdotto.

L'emendamento che ho presentato si unisce a quelli illustrati poc'anzi che riguardano il tema delle pensioni: in questo caso, un fatto molto ristretto, che riguarda alcune categorie degli enti locali, della sanità, del mondo della scuola paritaria, degli asili e delle scuole materne e anche una modifica che esclusivamente si occupa di un settore, di quelle realtà che hanno un'anzianità contributiva, inerente alla quota retributiva, minore di 15 anni. È un emendamento che tende ad evidenziare due cose. La prima: in maniera piuttosto maldestra, il Governo, in una sua prima stesura, aveva introdotto un'importante modifica che andava a ledere legittime aspirazioni e anche diritti acquisiti, secondo me, visto il valore retroattivo della norma stessa su queste categorie, andando - l'hanno già detto molto bene i colleghi e le colleghe prima di me, ma lo voglio ribadire anch'io - su una questione di fondo. C'è un Governo che ha avuto un insediamento grazie ad una campagna elettorale che ha premiato partiti che hanno fatto del tema delle pensioni uno degli argomenti principali, che ha preso degli impegni molto precisi nei confronti delle elettrici e degli elettori e che, una volta insediato, ha fatto esattamente l'opposto, certo in maniera non evidente, in maniera non dichiarata, ma attraverso commi, per esempio, come quelli di questa legge di bilancio. Il tutto andando anche ad incidere su un settore, come quello della sanità, che tutti noi riconosciamo essere tra i più critici, in cui vi è la necessità di un intervento anche molto importante per rassicurare le persone che lavorano in quel campo per evitare che abbandonino anzitempo - anzi, la scommessa è proprio il contrario, riuscire a trattenerle il più possibile -, creando perciò uno stato di incertezza che ha rischiato anche di causare un ulteriore esodo prima della fine dell'anno.

Certo poi i maxiemendamenti, che molto lasciano pensare laddove, appunto, si impiegano mesi, si arriva in ritardo a presentare un bilancio e poi si deve ricorrere a emendamenti all'ultimo minuto in Senato per cercare di porre almeno dei freni a errori evidenti, hanno parzialmente risolto questo tema.

Con questo emendamento noi chiediamo esattamente di riportare la questione alla situazione precedente. Sotto c'è anche un'altra richiesta - molto meno dichiarata perché non è possibile farla, ma ci tengo a evidenziarla - e, cioè, che quando parliamo di pensioni, quando parliamo del futuro delle persone, quando parliamo di quanto, con il lavoro, ogni cittadina e ogni cittadino mettono da parte per poter rassicurare la propria vita da anziani, dobbiamo essere sempre molto prudenti e molto capaci di avere momenti di confronto vero, di discutere nelle sedi opportune, di introdurre dei cambiamenti più o meno opinabili di sistema non attraverso questi mezzi che, invece, tendono solo a fare cassa, a risolvere i problemi di disponibilità finanziaria per distribuire prebende e per concedere condoni e offendere chi ha lavorato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.39 Girelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.40 Schlein.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Una domanda semplice voglio fare a quest'Aula: c'è qualcuno qui dentro a cui sembra normale e giusto il fatto che il tasso di occupazione femminile italiano sia il più basso in Europa? È più basso soprattutto in alcune regioni del Sud (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che sono il fanalino di coda del continente quanto al lavoro delle donne. Nel 2022 l'occupazione femminile in Italia era di 13,8 punti sotto la media europea ed è un divario che è aumentato durante la pandemia; nel Mezzogiorno addirittura l'occupazione femminile crolla al 35,8 per cento. Se anche per voi è un problema, c'è una soluzione immediata possibile: votiamo insieme questa nostra proposta di un congedo paritario pienamente retribuito al 100 per cento di 5 mesi per entrambi i genitori, che non sia trasferibile tra di loro. È una proposta che si rivolge a lavoratori e lavoratrici sia dipendenti sia autonomi. È già realtà in Finlandia, in Spagna, invece, l'hanno fatto paritario per tre mesi. Questo sì che aiuterebbe subito l'occupazione femminile.

Su questa riforma dovrebbe esserci il pieno supporto trasversale di tutte le forze politiche, di tutto questo Parlamento. Non è solo una questione di diritti negati ma è anche una questione di opportunità economiche mancate, perché tutti gli studi dimostrano inequivocabilmente che, se cresce l'occupazione femminile, cresce l'economia e cresce il benessere collettivo. La partecipazione delle donne è anche molto legata ai carichi familiari. Nel secondo trimestre del 2023, infatti, il tasso di occupazione delle donne che hanno figli è di 20 al di sotto di quello delle donne che vivono da sole, 20 punti al di sotto. Allora, facciamoci qualche domanda. Lo dico soprattutto a chi dice che il patriarcato non esiste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Non esiste per chi ha il privilegio di ignorarlo e si tiene stretto quel privilegio. In una società patriarcale com'è la nostra, invece, il carico di cura familiare grava in modo sproporzionato sulle spalle delle donne dentro le famiglie e il congedo paritario può redistribuire quel carico di cura. È molto importante se pensate che una ricerca di Oxfam, qualche anno fa, ha stimato che, se noi appaltassimo a un'unica ipotetica azienda l'intero lavoro di cura svolto dalle donne in tutto il mondo, quell'azienda avrebbe un fatturato di 10.000 miliardi di dollari, 43 volte quello della Apple, per fare un paragone con una grande multinazionale.

Vorrei che fosse chiaro che quel lavoro non è retribuito, molto spesso non è riconosciuto ai fini previdenziali ed è un elemento di discriminazione che tiene a freno le donne. Bisogna dire chiaro che non sta scritto in nessuna legge naturale che siano le donne a farsi carico della maggior parte del lavoro di cura all'interno delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Bisogna dirlo, non è scritto in nessuna legge naturale. Il congedo paritario darebbe un immediato slancio alla parità di genere e anche un contributo all'economia, evitando che tante, troppe donne rinuncino a lavorare perché non riescono a conciliare i tempi di vita con i tempi di lavoro. Se guardiamo i dati delle dimissioni dal lavoro per i neogenitori, nel 2022 sono cresciute del 17 per cento, con più di 61.000 casi. Colleghe e colleghi, tra questi 44.000 sono donne, cioè il 72,8 per cento. Il 63 per cento delle neomamme che ha rinunciato al lavoro dimettendosi indica tra le motivazioni la fatica di tenere insieme il lavoro di cura e l'impiego, contro soltanto il 7,1 per cento dei padri che hanno dato questa risposta.

Quindi, lo dico: è inutile riempirsi la bocca di sostegno alle famiglie se poi non si approvano misure come il congedo paritario, così che anche i padri debbano prendersi 5 mesi retribuiti al 100 per cento per contribuire alla cura e alla crescita dei figli nei primi anni di vita. È inutile parlare di supporto alle donne se state approvando una manovra che, invece, taglia le pensioni delle donne, taglia la sanità pubblica, taglia il welfare, taglia le risorse per le persone con disabilità e non mette un euro sulla non autosufficienza. Così voi scegliete consapevolmente di tenere le donne a freno, scegliete consapevolmente di aumentare il carico di cura sulle spalle delle donne, relegandole a welfare sostitutivo e vivente.

Noi non lo accettiamo e non è certo questo - lo dico - che ci si aspetta dalla prima Presidente del Consiglio donna che, invece, dovrebbe battersi per migliorare la qualità della vita e del lavoro di tutte le altre donne di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché il soffitto di cristallo non lo rompi da sola, altrimenti lo stai rompendo sulle altre, su cui cadono le schegge molto taglienti della vostra indifferenza. Noi vi chiediamo di cambiare rotta e di votare questa nostra proposta insieme a noi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Sottoscrivo questo emendamento e dichiaro il voto favorevole del mio gruppo su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Devo dare una notizia a quest'Aula: no, non siamo nel Medioevo. Lo dico alla luce di alcune dichiarazioni che abbiamo sentito da colleghi di Fratelli d'Italia al Senato e lo dico perché le donne non è che vogliono essere solo madri ma vogliono poter decidere di essere madri (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), vogliono poter vivere in un Paese in cui puoi essere madre e al contempo anche altro. Allora, noi sosteniamo questo emendamento, perché purtroppo, invece, siamo, sì, nel Medioevo, perché a tante donne, quando vanno a un colloquio, ancora viene chiesto se vogliono avere figli; siamo nel Medioevo (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sì, perché a tante donne viene chiesto se sono sposate oppure no.

Allora, servono politiche vere e reali che aiutino rispetto alla parità di genere e questo è un emendamento su cui, se voi davvero voleste dare un segnale a questo Paese e a quelle donne che continuate a tradire, non avreste scelta. Votate “sì”, date una speranza alle tante donne che giustamente chiedono parità, chiedono di poter scegliere autonomamente la propria vita…

PRESIDENTE. Concluda.

CHIARA APPENDINO (M5S). …e chiedono di poter decidere per sé (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Non per intervenire ma solo per sottoscriverlo a nome di tutto il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morfino. Ne ha facoltà.

DANIELA MORFINO (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei sottoscrivere anch'io l'emendamento, se la collega lo consente.

PRESIDENTE. La collega lo consente.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.40 Schlein, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.41 Bonetti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, noi con questo emendamento vorremmo tentare di correggere un errore nella legge di bilancio, cioè la discriminazione delle madri lavoratrici in base alla tipologia di lavoro che svolgono. Infatti, il Governo e la maggioranza persistono nel portare avanti l'idea che si debba aumentare lo stipendio di donne madri a partire dal secondo e dal terzo figlio ma solo se queste donne hanno un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato.

Si ritorna quindi alla logica per la quale per una donna che non ha un lavoro dipendente con contratto a tempo indeterminato risulta non conveniente avere un figlio. Non mi pare coerente, colleghe e colleghi, mi rivolgo in particolare alle colleghe e ai colleghi della maggioranza, rispetto alle sensibilità che più volte anche il centrodestra e questa maggioranza hanno manifestato.

Con questo emendamento noi, a parità di risorse, con la stessa tipologia di intervento, usiamo l'assegno unico universale aumentandolo ulteriormente nella maggiorazione già prevista quando lavorano anche le donne, in modo tale da poter sostenere il lavoro di tutte le donne madri, anche quelle che hanno un contratto a tempo determinato, anche le donne che sono, per esempio, libere professioniste, che hanno una partita IVA. A meno che il centrodestra e questo Governo decidano, in via definitiva, che per loro le donne madri lavoratrici da sostenere sono solo quelle che hanno un contratto a tempo indeterminato.

Mi permetto anche di prevenire qualsiasi obiezione che già ho sentito, ma onestamente non supportata dai fatti, che dice che non si può usare l'assegno unico universale, su cui vi ricordo abbiamo lavorato insieme sia nel mettere le risorse disponibili, più di 7 miliardi, sia nella costruzione, perché ci sarebbe aperta una procedura di infrazione della UE. Sia chiaro, nulla c'entra con questo emendamento e nulla c'entra con questo intervento perché la procedura di infrazione riguarda esattamente quel requisito della legge delega n. 46 del 2021 che chiedeva la residenza per due anni, punto chiesto e voluto dal centrodestra per poter portare al voto la legge e che nel decreto attuativo noi avevamo poi, in realtà, affiancato anche alla possibilità di un contratto di lavoro semestrale. Ebbene, colleghe e colleghi, nulla ha a che fare l'infrazione con la maggiorazione. Quindi, questa è una scusa bella e buona per non voler dire: ci siamo sbagliati, abbiamo preso una cantonata, ripeto, a meno che, votando contro questo emendamento, la maggioranza, il centrodestra e il Governo certifichino che le donne madri lavoratrici che vogliono tutelare sono solo quelle a lavoro dipendente con contratto a tempo indeterminato e delle partite IVA, mentre delle donne che hanno un contratto a tempo parziale, che sono più fragili nella situazione di lavoro, non ve ne importa assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.41 Bonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.42 Bonetti.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ho cercato di capire quale fosse stata la genesi che ha portato il Governo a scrivere il comma 183, poi dopo l'intervento di ieri in Commissione bilancio da parte del Ministro Giorgetti mi sono dato la risposta, che è quella di creare uno strumento che andasse ad agevolare e a incentivare il collocamento dei titoli di Stato di nuova emissione per l'anno 2024, che ricordo saranno quasi 400 miliardi.

Ieri il Ministro Giorgetti, sempre in Commissione, ha dichiarato: basta alle luci psichedeliche degli ultimi 4 anni, dimenticando che negli ultimi 4 anni lui è stato, prima Sottosegretario alla Presidenza, dopo è stato Ministro dello Sviluppo economico, oggi è Ministro al MEF, quindi presumo che, evidentemente, lui abbia fortemente contribuito ad accendere queste luci psichedeliche. Allora, lo ricordo a me stesso, i tassi di interesse che si sono alzati sui titoli di Stato stanno portando al costo annuo degli interessi che stiamo pagando, che nel 2020 erano pari a 57 miliardi e passeremo, nel 2026, a 103 miliardi. È ovvio che il Ministro Giorgetti sia molto preoccupato in riferimento al debito pubblico, e allora ho capito che questo comma 183 era per agevolare.

In sintesi, il nostro emendamento, Presidente, chiede di sostituire nel computo dell'ISEE la quota dei titoli di Stato fino a 50.000 euro, inserita nel comma 183, sostituendola con la prima casa, sempre fino a 50.000 euro. Faccio un appello ai colleghi della Lega: è stato sempre il cavallo di battaglia della Lega quello di togliere la prima casa dal computo dell'ISEE. Oggi, avete l'opportunità di essere coerenti, votando il nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.42 Bonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo all'emendamento 1.43 Braga.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Forattini. Ne ha facoltà.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Le opposizioni in Senato hanno deciso di impegnare 40 milioni di euro a favore della lotta di genere, finanziando i centri antiviolenza, le case rifugio, il reddito di libertà, la formazione delle operatrici e degli operatori. La maggioranza, invece, ha deciso di distribuire mancette per decine di milioni per il proprio consenso elettorale. Ecco, con questo emendamento vi diamo la possibilità di ravvedervi e di passare dalle parole ai fatti, per dare appunto sostanza alle intenzioni che, altrimenti, rimangono solo propaganda, per dimostrare, quindi, che il tema anche a voi è caro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale e sottoscrivo, contemporaneamente, anche l'emendamento. Siccome mi sembra di aver capito che il centrodestra ha grosse difficoltà nel comprendere le frazioni, ho deciso, per dimostrare quanto è importante rifinanziare la sanità pubblica, di dare i numeri assoluti. Pensi, Presidente, che la media OCSE, in termini di spesa sanitaria pro capite, è 4.200 dollari, la media pro capite in Italia è 3.100 dollari. I Paesi OCSE spendono, in media, per il loro Servizio sanitario 30 miliardi di euro in più rispetto all'Italia; la Germania addirittura 80 miliardi di euro in più. Non è forse il momento di rifinanziarlo questo Servizio sanitario nazionale pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.43 Braga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo all'emendamento 1.44 Furfaro.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Furfaro. Ne ha facoltà.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nuove tasse, precarietà, stretta sulle pensioni, sfruttamento dei lavoratori, accanimento sui più deboli. È una manovra di bilancio contro l'Italia e contro gli italiani, ma se questo non bastasse a raccontare ciò che state facendo, c'è qualcosa di ancora più odioso, ed è il crimine politico che state compiendo sulla pelle delle persone con disabilità. Si, proprio voi, che, in questi mesi, avete trovato tempo per tutto, per la carne coltivata, per il rave, per la farina di insetto, per aiutare gli amici di famiglia, ma non per le persone con disabilità. Avete farneticato tanto contro l'austerity e ora siete finiti a dire che non ci sono i soldi, ma, se non ci sono i soldi, perché le risorse per premiare gli evasori fiscali, dispensare condoni, aiutare le società energetiche e di calcio li avete trovati? E perché le avete finanziate tagliando sogni e possibilità persone, quelle con disabilità, che ogni giorno, ancora oggi, vengono discriminate? Perché siete ipocriti.

Se soffrite di amnesia, vi ricordo la Giorgia Meloni che, dai banchi dell'opposizione, strabuzzava gli occhi e accusava polemicamente a squarciagola cito letterale: i monopattini sono più importanti dei disabili per voi. Certo, per voi e per Giorgia Meloni sono talmente importanti che avete tagliato 400 milioni di euro di fondi per le persone con disabilità, una cifra mai vista, che metterà a rischio diritti e servizi. Non lo dice il Partito Democratico, lo dice e lo certifica l'Ufficio parlamentare di bilancio.

La vergogna ha toccato livelli mai visti quando siete stati scoperti e avete provato ad usare il raggiro e la menzogna. Un emendamento dei relatori di maggioranza annunciava, a grande voce, un fantasmagorico aumento dei fondi. Che bello, abbiamo detto in coro, peccato che fosse tutto falso. Avete fatto un'operazione di propaganda degna di altre epoche. Non solo avete posticipato al 2026 i fondi, ma avete costruito un'operazione ignobile, un emendamento con due commi: il primo, per aumentare i fondi e per annunciarlo alla stampa, il secondo per tagliare e ripristinare il taglio. Una vergogna inaudita, una propaganda per nascondere la realtà, fatta, però, sulla pelle delle persone con disabilità.

E pensare che proprio da questi banchi la Giorgia Meloni d'opposizione ci ricordava quanto trascurassimo le persone con disabilità, un'ipocrisia insopportabile che ormai è la cifra che usate sulla pelle delle persone che hanno bisogno. Urlate: io sono donna, ma poi eliminate Opzione donna, vi travestite da lavoratori, ma poi dite “no” al salario minimo, gridate in campagna elettorale che la casa è sacra, ma poi cancellate il fondo per gli affitti, mettendo a rischio 630.000 famiglie italiane.

Negli stessi giorni in cui uno studio della Banca d'Italia certificava che 1 milione di famiglie italiane in povertà sarebbe rimasto senza alcun aiuto a causa dei vostri tagli, voi e Giorgia Meloni eravate a festeggiare con miliardari nostalgici del fascismo. Complimenti, non era facile passare in pochi mesi da “prima gli italiani” a “prima i miliardari”. Non solo. Vi riempite la bocca ogni giorno della parola “famiglia”, ma se tagliate il fondo per la disabilità e votate contro questo emendamento e contro il ripristino dei fondi, significa che le uniche famiglie, come avete dimostrato, che vi interessano, sono sempre le vostre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.44 Furfaro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo all'emendamento 1.45 Zanella.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Presidente, colleghi e colleghe, rappresentanti del Governo, come ricordate e ricordiamo tutti bene, il 23 marzo di quest'anno è stata approvata la legge delega n. 33 per l'assistenza agli anziani non autosufficienti, allo scopo di risolvere la frammentazione normativa e per dare risposta ai bisogni crescenti, pressanti, vecchi e nuovi, della popolazione molto anziana, definendo anche nuovi modelli di intervento. Ricordo che gli impegni assunti con il PNRR prevedevano, tra l'altro, proprio questa riforma, la riforma dell'assistenza alle persone anziane non autosufficienti, che doveva essere approvata, come fu, di fatto, entro il primo trimestre del 2023.

Penso che tutta l'Aula, se potesse, potrebbe e dovrebbe sottoscrivere questo emendamento, che, infatti, propone di istituire un nuovo Fondo per le non autosufficienze, con una dotazione di 600 milioni di euro a partire dal 2024 e, quindi, di dare sostanza e concretezza alla riforma, come richiesto dal Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, che unisce molte, anzi, quasi tutte le organizzazione coinvolte nell'assistenza, nel welfare sulla non autosufficienza.

Dobbiamo fare qualcosa di concreto e anche ricordare che l'Italia è il Paese più anziano d'Europa, con un'età media di 48 anni: 3,8 milioni di anziani non autosufficienti rappresentano quasi il 21 per cento della popolazione anziana, l'81 per cento dei non autosufficienti è composto da persone anziane, molto anziane, e nel 2030 gli ultraottantenni in condizione di non autosufficienza saranno 4.400.000; nel 2050, quando io non ci sarò più, saranno 5,4 milioni di persone, quindi, pensate che futuro impegnativo ci aspetta e non abbiamo in questa legge di bilancio previsto nulla di adeguato ad impegni che abbiamo contratto con l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), ma soprattutto con le persone molto anziane e molto bisognose!

Per questo, questo emendamento è stato sottoscritto, oltre che da me, in quanto presidente di questo gruppo, Alleanza Verdi e Sinistra, anche dalla presidente del gruppo del Partito Democratico, dal presidente del gruppo MoVimento 5 Stelle e anche dal vicepresidente del gruppo Misto della componente +Europa, l'onorevole Magi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ringrazio per l'attenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Purtroppo, Presidente, è con molta delusione che presentiamo oggi questo emendamento, perché la legge approvata ben nove mesi fa - nove mesi è un periodo piuttosto significativo che è riecheggiato anche spesso oggi in quest'Aula -, definita giustamente “storica” anche da eminenti rappresentanti del Governo e da molti colleghi della maggioranza, è una legge che è stata preparata lungamente e con molti dettagli nella scorsa legislatura, che - giustamente, dico io - la maggioranza ha voluto approvare all'inizio di questa nuova legislatura. Si tratta di una legge molto importante, nel cui nome, già nella delega al Governo, fa capire la portata: politiche in favore delle persone anziane. Sì, politiche, perché la realtà degli anziani nel nostro Paese, direi in tutto l'Occidente, ma sicuramente nel nostro Paese, è una realtà poliedrica e questa legge, per la prima volta nel nostro Paese, aveva l'ambizione di affrontare il tema delle persone anziane sotto tanti punti di vista. Aveva un capitolo importante sull'invecchiamento attivo, andava a impattare sul tema delle cure domiciliari e aveva poi tutta una parte sulla cura di coloro che sono definiti i grandi anziani, cioè gli anziani non autosufficienti, provando, per la prima volta, a mettere insieme tutte queste politiche in favore delle persone anziane.

Ecco, Presidente, in questi mesi e anche nei mesi che ne hanno preceduto l'approvazione, mi sono trovato più volte, anche con eminenti esponenti di questa maggioranza, in luoghi pubblici a presentare questa legge, a spiegare l'importanza di questa legge, a rallegrarci, perché finalmente il nostro Paese si dotava di una norma in favore delle persone anziane. È una di quelle leggi che uno dice bipartisan, giuste, nell'interesse del Paese. Cosa accade, però? Che se una legge storica, se una legge rivoluzionaria, se una legge importante non è finanziata, rimane una legge morta e, di fronte a un Paese che invecchia, di fronte a un Paese in cui la medicina, la scienza, la vita migliorata ci hanno donato tanti anni di vita, hanno donato ai nostri anziani tanti anni di vita, non possiamo continuare a chiudere gli occhi di fronte alle politiche in favore degli anziani.

Con questo emendamento, con tutte le opposizioni, già al Senato, chiedevamo un'attenzione specifica, non per qualcosa che riguarda qualcuno di noi, o un intervento in una località, o un caso specifico, ma la vita di tanti e tanti anziani del nostro Paese, di ogni famiglia di questo Paese, perché ognuno ha un anziano in casa. La sordità di fronte a questa richiesta ci ha colpito molto, perché non è la sordità di fronte all'opposizione, è il non ascoltare le grida di milioni di anziani del nostro Paese. E allora io lo dico: entro il primo trimestre del 2024 si dovevano applicare i decreti attuativi di questa norma. Fateli! Mettete dei soldi! Ne va dell'interesse di tutti.

Concludo, Presidente, chiaramente sottoscriviamo questo emendamento. Quello degli anziani, oltre ad essere un tema che riguarda ognuno di noi, è anche un tema di grande disuguaglianza sociale. La collega ha parlato degli anziani non autosufficienti. Se non c'è una norma pubblica, se non c'è una norma dello Stato che si interessa dei nostri anziani, chi potrà, avrà risposte, chi non potrà, morirà in solitudine. Non è giusto! Abbiamo una norma, finanziamola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.45 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo all'emendamento 1.46 Braga. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga, che ha divelto il microfono e che le sarà addebitato nel prossimo cedolino! Paga l'onorevole Schlein, va bene uguale! Prego, ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente, mi scuso. Provvederò a rimediare al mio danno.

PRESIDENTE. È la famosa forza delle donne! Prego.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Chiedo un attimo di attenzione ai colleghi e alle colleghe dell'Aula per queste parole: “la mancanza di risorse destinate alla sanità pubblica può portare gravissime conseguenze, prima fra tutte la carenza di servizi e l'inaccessibilità delle cure a pazienti economicamente o socialmente più svantaggiati”. Queste non sono parole mie o di qualche altro collega di opposizione, e non sono nemmeno parte della piattaforma dello sciopero che ha visto scendere in piazza, nelle scorse settimane, i medici e gli altri operatori sanitari. Sono le parole che troviamo scritte sul sito dell'Istituto superiore di sanità, l'organo dello Stato che, più di tutti, è in grado di restituirci l'urgenza e la preoccupazione dell'impatto che può avere la riduzione della spesa sanitaria nel nostro Paese, come purtroppo si accinge a fare questa legge di bilancio che state per approvare.

Qualche giorno fa, Presidente, il 23 dicembre, abbiamo celebrato i 45 anni del Servizio sanitario nazionale, di cui tutti dovremmo sentirci orgogliosi e custodi, e anche grati a una grande donna, Tina Anselmi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), che si è battuta, prima tra tutte, insieme a molte altre e a molti altri, per dare al nostro Paese un Sistema sanitario che in questi anni ha consentito a tutti, qualunque fosse la loro condizione sociale, di potersi curare. E invece l'impostazione universalistica e pubblica del Sistema sanitario nazionale è stata messa a dura prova, non solo in questi anni, ma negli ultimi decenni, anche a causa di un modello economico che ha pensato di dover inseguire la ricerca del profitto e il mercato per dare più efficienza, più risparmio e, forse, migliore qualità al servizio e alle prestazioni erogate. Non è stato così. Ce lo ha dimostrato in maniera chiara la crisi del COVID, che ci ha restituito un sistema provato, impreparato, carente, di fronte a una popolazione che, come hanno detto i colleghi prima di me, invecchia, presenta nuove esigenze di assistenza e nuove necessità soprattutto di prevenzione.

Come ha detto Papa Francesco qualche anno fa: “peggio della crisi della pandemia, c'è solo l'opportunità di sprecarla”. E purtroppo è quello che stiamo facendo, quello che sta accadendo. Noi stiamo sprecando l'opportunità di utilizzare bene le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per potenziare il nostro Servizio sanitario nazionale e per portarlo in linea con quello degli altri modelli dei Paesi europei, a cui dovremmo guardare.

La Germania e la Francia investono il 10 per cento del loro PIL nelle prestazioni sanitarie. Il nostro Paese, con un grande sforzo fatto dal Ministro Speranza in quegli anni, era riuscito a portare questo rapporto - che, lo ricordo, è l'unico che possiamo utilizzare per misurare concretamente l'aumento della spesa e, quindi, la qualità e l'erogazione dei servizi - sopra il 7 per cento. Oggi il Governo, con questa manovra, contro ogni previsione e contro ogni necessità, rappresentata dai medici, dagli operatori sanitari e da tutte le persone che si trovano a fare i conti con l'esigenza di curarsi, ha, invece, deciso di definanziare la sanità pubblica e sprecare una grande occasione, perché le scelte che ci sono in questa manovra - lo abbiamo denunciato con forza in questi mesi e lo hanno fatto al Senato con molti emendamenti - vanno sempre più verso un modello che, invece, è privatistico e non fa nulla per ridurre le enormi liste d'attesa contro le quali chiunque si scontra in tutte le regioni di questo Paese, non fa nulla per permettere ai medici e agli operatori sanitari di lavorare in condizioni dignitose e di dare un servizio di qualità ai cittadini, e non fa nulla per rafforzare gli investimenti nei settori che servirebbero.

Ecco perché noi abbiamo deciso, insieme anche ad altri colleghi di opposizione, che ringrazio, di presentare questo emendamento, per chiedere al Governo - e lo facciamo anche oggi, come un ultimo appello possibile - di invertire la rotta e di tornare a cercare di dare attuazione all'articolo 32 della nostra Costituzione. L'emendamento chiede di destinare 4 miliardi all'anno, per i prossimi 5 anni, per raggiungere gradualmente quell'obiettivo del 7,5 per cento del PIL. Una richiesta che non è del Partito Democratico e delle opposizioni soltanto, viene anche dalle regioni che voi governate e dal centrodestra, che si sono impegnati a chiedere quest'obiettivo al vostro Governo, a cui state voltando le spalle.

E poi chiediamo di mettere, nel 2024, un altro miliardo per togliere un'eredità pesantissima che i vostri Governi ci hanno lasciato, cioè il tetto di spesa sulle assunzioni. Per un sistema che rischia di essere sempre più in sofferenza, non potete pensare di raccontare che si aumentano gli orari di straordinario per i medici, che già sono al limite della sopportazione. Bisogna immettere nuove risorse e nuove energie nel Servizio sanitario nazionale.

PRESIDENTE. Concluda.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Allora, io chiedo una cosa alla maggioranza e al Governo: di spiegarci perché questa manovra decide di fare condoni e di non fare nulla per la sanità, perché decide di mettere le risorse sul ponte sullo Stretto di Messina e di non fare niente sulle liste di attesa, perché sceglie di dare risorse alle strutture private e di non potenziare quelle pubbliche, perché decide di dare 100 milioni di mance per i vostri parlamentari di maggioranza e niente per le Case della salute. Noi crediamo che ogni euro investito nella sanità sia un investimento per il futuro del Paese. E crediamo ci sia una grande contraddizione - e chiudo, Presidente - in chi si riempie la bocca di parole come popolo, orgoglio e Patria, se poi non fa niente e volta le spalle alle persone che sono più in difficoltà di fronte a una malattia.

Questo è il momento di decidere - con il vostro voto potete farlo - se stare dalla parte delle cittadine e dei cittadini o contro il loro diritto alla salute, che è un diritto fondamentale per tutti gli italiani e per tutte le persone che vivono nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscriverlo e dichiarare il voto favorevole del gruppo del MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Vuole sottoscriverlo o vuole intervenire in dichiarazione di voto?

ANDREA QUARTINI (M5S). A titolo personale, Presidente.

PRESIDENTE. Prego.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. L'Intersindacale medica oggi scriveva: la salute non ha prezzo, la sanità non ha colore. Io credo che questa frase ci dica quanto sia importante e quanto sia sentito il Servizio sanitario nazionale pubblico in questo Paese. Una classe di medici e di infermieri ha scioperato, è stata insultata e derisa, come se si trattasse di bambini capricciosi: è, dal nostro punto di vista, una vergogna.

Queste cose le ha dette il Ministro Schillaci e oggi nei banchi del Governo non vediamo neanche un Ministro in quest'Aula, da stamani alle 9 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Stiamo approvando la legge più importante. Allora, siccome prima ho detto che evidentemente la maggioranza non capisce le frazioni. Oggi vi dico che la media OCSE e la media del G7 è di gran lunga superiore al 7,5 per cento del PIL in termini di spesa sanitaria. Da questo punto di vista, questo emendamento è fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Per dichiarare il voto favorevole del nostro gruppo all'emendamento e chiedere di sottoscrivere, a nome del gruppo, l'emendamento stesso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.46 Braga, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.47 Francesco Silvestri.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Aggiungo la mia firma e faccio un breve intervento in dichiarazione di voto. Questo emendamento vuole andare incontro alle esigenze e al dramma di milioni di cittadini italiani ai quali di fatto è impedito curarsi, a causa della lunghezza inaccettabile, enorme ed infinita delle liste di attesa in campo sanitario. Assistiamo, proprio a causa di questa lunghezza incredibile delle liste d'attesa, a un vero e proprio furto di salute: ci sono milioni di italiani a cui è impedito curarsi e avere appunto cura della propria salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, per questi motivi, abbiamo presentato questo emendamento che consente alle regioni e alle province autonome, in deroga ai vincoli di spesa in materia di personale previsti dalla legislazione vigente, di indire, entro il 31 marzo 2024, procedure concorsuali straordinarie per l'assunzione di personale sanitario, perché, Presidente, dobbiamo dircela tutta, le liste di attesa si abbattono assumendo personale sanitario. Tutto il resto è chiacchiere che ci diciamo qui e fuori da questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ovviamente, il fine ulteriore di questo emendamento, oltre a quello di restituire speranza a milioni di cittadini, è anche quello di chiedere la piena attuazione del Piano nazionale di governo delle liste di attesa. Concludo, Presidente, dicendo che sostanzialmente questo emendamento non fa altro che chiedere la piena attuazione dell'articolo 32 della Costituzione di cui voglio leggere il primo comma, a beneficio di tutti noi: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Se questa destra non vuole applicare questo principio della nostra Costituzione, se vuole una sanità per pochi, se vuole una sanità per ricchi, deve avere il coraggio di dirlo pubblicamente e di cambiare la Costituzione, se ce la farà. Noi saremo, da questo punto di vista, un baluardo insormontabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.47 Francesco Silvestri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.48 Carfagna.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento riguarda il comparto sanità e propone una soluzione per l'abbattimento delle liste d'attesa. Rientra tra una serie di proposte che noi abbiamo avanzato per chiedere al Governo maggiori risorse e più attenzione per il comparto della sanità, nella consapevolezza che la crisi del Servizio sanitario nazionale ha ricadute profonde sulla qualità della vita dei cittadini e sull'aspettativa di vita di milioni di persone. Non è un caso che il settore della sanità sia tra quelli che si sono più mobilitati per chiedere e ottenere modifiche a questa legge di bilancio. È un settore allo stremo, retto quotidianamente dalla professionalità e dallo spirito di abnegazione di medici e infermieri, che non abbiamo esitato a definire “eroi” nel corso della pandemia ma che poi, addirittura, si volevano penalizzare attraverso un regime pensionistico, previsto in manovra, fortemente punitivo, su cui si è fatto parzialmente marcia indietro.

È un settore che richiederebbe un investimento, che noi abbiamo stimato in circa 10 miliardi di euro, per incrementare gli stipendi di medici e infermieri, che sono largamente al di sotto della media OCSE, per assumere medici e infermieri, visto che mancano almeno 20.000 medici e almeno 60.000 infermieri, per coprire i costi derivanti dall'inflazione - voi avete previsto, in legge di bilancio, un incremento di 3 miliardi di euro che servirà a malapena a coprire i maggiori costi derivanti dall'inflazione - e anche, come dicevo prima, per abbattere le liste d'attesa. La crisi del Servizio sanitario nazionale, peraltro, è fotografata da alcune cifre che voglio ricordare: sono circa 10 milioni le prestazioni urgenti non smaltite, sono 2,5 milioni i cittadini che rinunciano alle cure e sono 40 miliardi i soldi che i cittadini sborsano di tasca propria per farsi curare nel privato, perché il pubblico li costringe a liste d'attesa interminabili, che a volte fanno la differenza tra la vita e la morte. Questa situazione di emergenza per noi rappresenta una priorità, un dovere politico e morale da affrontare perché riguarda un diritto fondamentale costituzionalmente garantito che, appunto, è il diritto alla salute. L'emendamento che noi presentiamo in quest'Aula naturalmente non ha la pretesa di risolvere tutti i mali della sanità, ma affronta un aspetto che è particolarmente odioso e che dovrebbe vederci tutti d'accordo e cioè la disuguaglianza nell'accesso alle cure derivante dalla differenza di reddito. Noi sappiamo bene, infatti, cosa succede oggi: chi ha disponibilità economica paga di tasca propria una TAC o una mammografia nel privato, aspettando poi i tempi biblici dei rimborsi; chi non può fare questo, chi non ha disponibilità economica semplicemente rinuncia alle cure oppure aspetta tempi che a volte sono troppo lunghi. Si fa un gran parlare di orgoglio nazionale ritrovato. Vi sembra degno di orgoglio un Paese e un sistema sanitario che costringe i cittadini a disuguaglianze di questo tipo? A noi no ed è la ragione per cui abbiamo presentato questo emendamento, che prevede una cosa semplice, che lo Stato, se non riesce a garantire cure o diagnosi all'interno delle proprie strutture in tempi ragionevoli, copra interamente le spese che i cittadini sono costretti ad affrontare nel privato. Indichiamo i costi - circa 2 miliardi di euro - e prevediamo anche il capitolo di bilancio da cui attingere. Lo dico chiaramente: è davvero una questione di priorità ed è inutile mettere nelle tasche dei cittadini 10, 20, 50 o 100 euro in più se poi li si costringe a pagare 100, 200 euro o anche 300 euro per una visita, per una ecografia o per una mammografia. C'è anche nel nostro emendamento la previsione di una modalità per organizzare un sistema di prenotazioni che possa essere efficace ed efficiente. C'è davvero tutto. Evidentemente, l'unica cosa che non c'è è la capacità di incrociare l'agenda delle vostre priorità. Noi le nostre priorità invece le abbiamo ben chiare ed è questa la ragione per cui continueremo a batterci per un Servizio sanitario nazionale che sia dignitoso e a misura di tutti e lo faremo in ogni sede (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.48 Carfagna, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.49 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo all'emendamento 1.50 Boschi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Sono assolutamente soddisfatto della presenza del Sottosegretario Gemmato, perché almeno elimina il senso di inutilità - almeno spero - del mio intervento, visto che l'emendamento non ha alcuna chance di essere approvato, ma il Ministro Schillaci su questo emendamento ha preso un impegno con noi, ma soprattutto con le famiglie di persone che soffrono perché gli è stata diagnosticata la SMA o per le famiglie che, con un intervento, con una diagnosi precoce possono anticipare anche gli effetti di una disabilità che oggi, in molti casi, uccide.

L'impegno che ha preso il Ministro Schillaci è stato quello di approvare un fondo per le diagnosi precoci rispetto alla SMA entro il 31 dicembre di quest'anno. Nonostante la mancata approvazione di questo emendamento, spero anche nella volontà da parte di tutti i colleghi comunque di apprezzare l'iniziativa, perché è un'iniziativa che va incontro alle famiglie, va incontro alle persone che soffrono e, ripeto, in molti casi muoiono, o, senza una diagnosi precoce, rischiano anche di rimanere disabili gravi per sempre, disabili gravissimi. Quindi, la necessità di una diagnosi precoce, in questo caso, per questa disabilità, fa sì che si scelga fra la vita e la morte, e fra la disabilità gravissima e vivere una condizione il più possibile positiva nella loro esistenza. Per cui, Sottosegretario Gemmato, le chiedo di parlare con il Ministro Schillaci e di chiedergli di mantenere l'impegno che ha detto ed espresso più volte pubblicamente, dell'approvazione di questo fondo. Sulla cifra noi qui abbiamo proposto 10 milioni di euro, poi vedrà il Ministero quanto occorrerà, però credo che sia indispensabile intervenire, in primo luogo, per la diagnosi precoce e, in secondo luogo, per adottare linee guida uniformi per tutto il territorio nazionale, perché già oggi alcune regioni la diagnosi precoce la fanno e salvano vite o condizionano la vita, per evitare la condizione di disabilità grave. In altre regioni, invece, questa situazione non c'è, e quindi si muore per mancata diagnosi precoce.

Per cui, Sottosegretario, l'invito, nonostante la bocciatura dell'emendamento che avverrà fra qualche secondo, è di far sì che il Ministro Schillaci mantenga l'impegno preso di approvare questo fondo entro il 31 dicembre (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'emendamento 1.52… no, all'emendamento 1.51 Toni Ricciardi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente, insomma, le è scappato il numero. Detto questo, Presidente, questo emendamento nasce da una domanda di fondo, che mi permetto, suo tramite, di rivolgere alle colleghe e ai colleghi della Lega. La domanda è sostanzialmente una e molto semplice: cari colleghi e care colleghe, perché vi accanite tanto contro 2 secoli di mobilità, contro oltre 100.000 persone che, grazie al loro sacrificio, grazie al loro lavoro, se volessimo fare una citazione dotta, Presidente, vi hanno portato Cristo nei vostri territori, grazie al lavoro che hanno fatto? Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando esattamente dei frontalieri che tutte le mattine partono dalla Lombardia, dal Piemonte, dalla Valle d'Aosta, dalla provincia autonoma di Bolzano, e non si capisce perché questo Governo, e soprattutto le colleghe e i colleghi della Lega non hanno battuto ciglio e non ci hanno spiegato perché sono contro 152 comuni della provincia di Como, sono contro 101 comuni della provincia di Varese, sono contro 23 comuni della provincia di Lecco, sono contro 32 comuni della provincia di Sondrio. E ancora, Presidente, sono contro 54 comuni piemontesi della provincia Verbano-Cusio-Ossola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), e ancora sono contro 16 comuni della Valle d'Aosta, e per concludere, Presidente, 12 comuni della provincia autonoma di Bolzano. Ora cosa accade? Voi, con il collegato n. 90 sulla fiscalità internazionale, all'articolo 1, avete introdotto la frazione quotidiana. Una cosa scientifica, ovvero un frontaliere lavora 8 ore in Svizzera, 2 ore le trascorre di viaggio, le restanti 14 ore vive in Italia, e quindi tecnicamente diventa soggetto fiscale italiano. Peccato che paga le tasse in Svizzera, peccato che ricordavo, noi ricordavamo, un Paese, l'Italia, dove la sanità, almeno sulla carta, era ancora pubblica. Le tasse che queste persone pagano in Svizzera vengono stornate per il 40 per cento all'Italia. L'ultimo dato disponibile, Presidente, è che alla sola regione Lombardia sono arrivati oltre 15,5 milioni di euro di tasse che queste persone hanno pagato e che la Svizzera ha ristornato all'Italia. Ma l'invenzione massima per distruggere il sistema dei frontalieri qual è? Chiedere a queste persone una tassa fissa almeno di 2.000 euro per pagare la sanità lombarda.

Allora la domanda è semplice. Se la sanità in Lombardia ha raggiunto le percentuali di sanità privata convenzionata che voi avete deciso, perché governate nella Lombardia da sempre, la domanda è: perché andate a chiedere 2.000 euro minimo, o addirittura dal 3 al 6 per cento, a queste persone? E non finisce qui, perché la percentuale non riguarda solo il lavoratore o la lavoratrice, ma addirittura il carico familiare. Quindi, con un marito che lavora o una moglie che lavora in Svizzera, sposato con una o con uno che lavora in Italia, vorrei capire i figli di queste persone se devono pagare la sanità o meno semplicemente perché in Lombardia non la sapete gestire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Per chiudere, chiedo, noi chiediamo uno scatto d'orgoglio, suo tramite, Presidente, ai colleghi e alle colleghe della Lega, perché tra qualche secondo quel tabellone si illuminerà e 100.000 persone e le loro famiglie vedranno come avrete votato, se avrete votato a favore e a difesa dei vostri territori o se voterete, per l'ennesima volta, contro la vostra gente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo all'emendamento 1.52 Peluffo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il disegno di legge di bilancio che stiamo affrontando in queste ultime ore dell'anno si inserisce in un contesto macroeconomico preoccupante, perché la crescita acquisita per il 2023 si stabilizza allo 0,7 per cento, ad un livello inferiore alle attese, mentre, per il 2024, il paventato raggiungimento di una crescita dell'1,2 per cento, come aveva indicato la NADEF, risulta difficilmente raggiungibile.

Le più recenti stime degli organismi internazionali collocano la crescita del PIL italiano per il prossimo anno tra lo 0,5 e lo 0,8 per cento: un andamento che prefigura il primo, vero arresto della crescita per due trimestri consecutivi a partire da gennaio 2021, evidenziando l'esaurimento della spinta economica che avete ereditato dalla precedente legislatura e tutta l'inefficacia delle politiche attuate dall'Esecutivo in carica.

Alcune delle misure contenute nel disegno di legge di bilancio costituiscono un pericoloso passo indietro, i cui effetti potrebbero rendere ancora più incisivi i rischi al ribasso sull'andamento dell'economia. Ci sono, poi, scelte incoerenti e controproducenti, sia sul fronte sociale e della crescita sostenibile, sia con le scelte che stanno maturando in sede europea. Esattamente al contrario di quanto sarebbe necessario per il nostro Paese, molte delle raccomandazioni espresse a livello europeo sono state disattese. Inoltre, Presidente, per la prima volta dopo diversi anni, la legge di bilancio non prevede un Titolo o un Capo specifico per le politiche a favore delle imprese e si attribuisce alle imprese soltanto l'8 per cento delle risorse complessive messe a disposizione da una manovra che non prevede specifiche misure dirette a rilanciare la crescita e la competitività del nostro sistema economico al fine di favorirne gli investimenti.

Sul fronte delle imprese, colpiscono gli effetti della revisione dell'Ires. Il decreto legislativo di riforma dell'Irpef e dell'Ires prevede, per il solo 2024, una maggiorazione del 20 per cento del costo ammesso in deduzione in presenza di nuove assunzioni, a cui si affianca l'abrogazione, dal 2024, dell'ACE, che permetteva di dedurre dall'imponibile netto il rendimento figurativo degli incrementi di capitale proprio delle imprese. Il saldo dell'impresa, allora, è negativo, a regime il carico fiscale per le imprese aumenterà di 2,8 miliardi.

In questa legge di bilancio, Presidente, non c'è, in alcun modo, un quadro coerente per il raggiungimento dell'obiettivo d'incremento del PIL fissato dal Governo. E anche sul tema della formazione e della ricerca, non troviamo traccia di misure per migliorare le competenze, per ridurre le disuguaglianze sociali, promuovere la competitività economica e la salvaguardia dei lavoratori, in una fase di transizione che vede molti settori produttivi coinvolti. È necessario rendere più efficace il processo di trasformazione tecnologica e digitale delle imprese. È fondamentale dotare il sistema delle imprese, soprattutto delle piccole e medie imprese, di quell'aggiornamento necessario alla doppia transizione, digitale ed ecologica.

Per questo, Presidente - e concludo -, l'emendamento in oggetto definisce le risorse necessarie per riconoscere il credito di imposta alle imprese che effettuano investimenti in beni tecnologicamente avanzati e green, con l'obiettivo di raggiungimento di target di efficienza, risparmio energetico, minore impatto ambientale, utilizzo di tecnologie emergenti e processi di open innovation. Questo è il senso, l'importanza e l'obiettivo indicato in questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.52 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo all'emendamento 1.53 Curti.

Ha chiesto di parlare il collega Curti. Ne ha facoltà.

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo che venga istituita e disciplinata la misura del credito d'imposta a beneficio delle piccole e medie imprese che effettuano spese per l'acquisto e l'installazione di impianti solari fotovoltaici sui propri immobili strumentali. Così come chiediamo che un credito d'imposta sia riconosciuto anche per chi sostiene spese per la realizzazione di audit energetici, per la rimozione dell'amianto, così come per l'installazione di sistemi di accumulo dell'energia elettrica integrati agli impianti. Un credito d'imposta commisurato per fasce di kilowatt installati dalle stesse imprese, che passa dal 50 per cento per gli impianti fino a una potenza di 200 kilowatt al riconoscimento di un credito d'imposta dell'80 per cento per impianti più piccoli, fino a 50 kilowatt. Si tratta, sostanzialmente, di una misura che supporta, da una parte, la transizione energetica ed ecologica delle piccole e medie imprese e, dall'altra, permette di abbattere i costi delle nostre imprese.

A me non stupisce il parere contrario da parte di questo Governo e da parte di questa maggioranza, perché questa è una maggioranza che, anziché lavorare a politiche ambientali, lavora a una politica di terrore ambientale. Attenzione, perché, in questo momento, legiferare sulle politiche ambientali non significa solo fare politiche per migliorare l'ambiente in cui viviamo - e dovrebbe bastare solo questa cosa -, ma significa anche accompagnare le nostre aziende in un processo di riconversione che sta interessando non solo le nostre aziende in Italia, ma tutto il mondo.

Ma a me non stupisce il parere contrario di questo Governo e di questa maggioranza, perché questo Governo ha una maggioranza per cui si parla di incentivi fiscali per gli altri sembra sempre avere certa allergia, mentre, come abbiamo visto in questi giorni, anche a mezzo stampa, per parecchi membri del Governo quest'allergia sembra venir meno, quando a beneficiare di questi stessi incentivi fiscali sono proprio loro stessi. E dico questo solo perché non è ammissibile da parte del Governo che gli incentivi fiscali per sé vadano bene, mentre quando parliamo di mettere in campo misure - come stiamo facendo, come Partito Democratico -, come quelle di questo emendamento, a favore delle imprese, per la loro competitività, per restare in piedi, per restare vive, a seguito dei costi importanti che stanno sostenendo, per il Governo tutto questo, invece, non sia ammissibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.53 Curti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo all'emendamento 1.54 Di Sanzo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questa legge di bilancio, consegnate al Paese una legge di bilancio modesta, senza aspirazioni e senza visione. Come ricordava il collega Peluffo, poco fa, l'assenza, forse, più pesante in questa legge di bilancio è la mancanza di una vera politica industriale per il Paese, assente.

In quest'anno di Governo, ormai, ci avete abituato a provvedimenti industriali dai titoli altisonanti, ma che nei fatti, poi, si sono rivelati solo scatole vuote. L'ultimo è stato il provvedimento per la promozione e la tutela del made in Italy. Un grande titolo, una grande ambizione, ma, poi, la montagna ha partorito il topolino: una serie di mancette e un fondo sovrano, poi chiamato “nazionale”, con scopi vaghi e poco chiari, che ben poco servirà alla promozione del made in Italy e, ancora una volta, senza coinvolgere la grande risorsa, che sono i nostri connazionali all'estero.

In questi giorni, siete, invece, andati a scomodare, addirittura, un partigiano, Enrico Mattei, il pioniere del settore energetico italiano. Lo avete scomodato per nominare un provvedimento vuoto, un'altra scatola vuota di propaganda, un provvedimento privo di visione e strategia, a cui avete voluto agganciare il nome di chi, invece, aveva avuto una visione e una strategia per il nostro Paese.

In questa legge di bilancio, manca, insomma, la visione, la strategia per il settore industriale che agganci la transizione energetica, agevolando gli investimenti in ricerca e sviluppo, senza che l'Italia perda l'opportunità e si ritrovi a rincorrere la transizione, quando, invece, abbiamo l'opportunità di essere leader di questa transizione strategica e non ideologica.

Proprio per questo ogni tanto - ve lo diciamo così, come suggerimento - potrebbe essere utile guardare a qualche emendamento dell'opposizione, perché qualche idea buona c'è e con questo emendamento avevamo proposto un Fondo con una vera visione strategica per la conversione energetica dell'industria manifatturiera, perché l'opportunità è partire ora guidando la transizione dei settori industriali, anche e soprattutto per evitare di lasciare a piedi quei lavoratori che, senza una strategia industriale del Paese, si ritroverebbero a subire la transizione, invece di esserne parte attiva. Dunque, un Fondo vero, con scopi precisi, che possa investire nelle imprese con sede legale in Italia, per accompagnarne la conversione energetica nella riqualificazione dei lavoratori anche attraverso il finanziamento della ricerca e degli investimenti nei settori hard to abate e dell'automotive per la riqualificazione verso forme produttive, innovative e sostenibili.

Ma i fondi con scopi chiari, con una strategia seria e con una visione a voi non piacciono, perché non potete usarli per gli amici degli amici, per i cognati e i familiari, per dare e distribuire mancette. Continuate a preferire i vostri rivoli di mancette, invece di dare una visione strategica al Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.54 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.55 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Torniamo ancora con questo emendamento…

PRESIDENTE. Chieda ospitalità al collega a fianco a lei per il microfono, onorevole. L'onorevole Raffa glielo cede.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, mille Presidente. Sì, evidentemente il mio microfono fa le bizze. Torniamo, con questo emendamento, sul tema proprio della produttività, che penso sia un argomento nevralgico. Ma cosa fa questa legge di bilancio? Di fatto, poco o niente, l'oblitera. Eppure, la produttività del sistema industriale penso che sia proprio l'argomento principe che avrebbe dovuto essere affrontato in questa legge di bilancio. I dati forniti da OCSE e anche da Istat sono impietosi: nell'ultimo ventennio, almeno fino al 2018, l'Italia era la maglia nera in tema di produttività nel settore industriale. Dal 2010 al 2016, nell'ambito dell'Eurozona solo la Grecia ha fatto peggio di noi. Quindi, c'è un'emergenza. Si può vedere il problema, ma non si vuole assolutamente intravedere la misura. L'OCSE stesso ha sottolineato che l'aumento di produttività del sistema industriale significherebbe lavorare in modo più intelligente. Non è necessario lavorare di più; è necessario, invece, lavorare in modo più intelligente e con questo emendamento noi cosa proponevamo? Proponevamo, per l'appunto, una maggiorazione del credito d'imposta per quelle imprese che investono in nuove tecnologie, che, quindi, affrontano le sfide del futuro, che investono in nuovi processi produttivi, che investono nella formazione del personale e sembra strano che, ovviamente, non venga accolto questo invito da parte del Governo, nonostante ci siano un contesto internazionale estremamente difficile per l'Italia, un rincaro dei prezzi dell'energia, che ovviamente mette in difficoltà il comparto industriale, e un invecchiamento della popolazione, di cui si è parlato più volte in quest'Aula. Dunque, l'unico sistema per poter pensare a una crescita del nostro Paese è aumentare la produttività delle nostre imprese.

Bisogna percorrere quella strada, non deprimere il livello dei salari, perché questo non comporterà alcun beneficio positivo, perché contenere l'aumento dei salari significa deprimere i consumi. Non bisogna pensare, come pure si va adombrando, alle gabbie salariali, perché questo significa aumentare il gap tra i vari territori del Paese e, alla fine, scavare un solco, che sarà difficilmente colmabile, tra il Nord e il Sud del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.55 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.56 Benzoni.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Il grande assente di questa manovra è sicuramente la politica industriale. Allora, dopo una serie di emendamenti che cercano di dare qualche suggerimento, noi ci permettiamo di parlare di un provvedimento, che funzionava nella politica industriale e che è completamente assente da questa manovra, che è Industria 4.0. Industria 4.0 nel 2017 ha portato ad aumentare gli investimenti di oltre il 10 per cento. Industria 4.0 ha portato la produzione industriale, in un solo anno, ad aumentare del 2,6 per cento, ha aumentato del 10 per cento la ricerca e sviluppo in un solo anno, ha aumentato del 9 per cento l'acquisto di beni strumentali e dell'11,6 quella di macchinari, in un solo anno.

Dal 2018 in poi questo strumento è stato man mano svuotato prima con Transizione 4.0, diminuendo il carico di spesa dei costi dei beni e inserendo brutti massimali di investimento.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Ecco allora che se nel 2017 un'impresa che faceva con Industria 4.0 un investimento di 50 milioni poteva avere un beneficio di 14,5, se lo fa nel 2023 ha un beneficio di soli 1,6 milioni.

Allora, la proposta è molto semplice ed è quella di ripristinare il piano Industria 4.0, rimuovendo il tetto massimo agli investimenti, quello che ha bloccato i grandi investimenti industriali, e aggiornando la lista dei beni innovativi, per incrementare gli investimenti in favore della transizione digitale e della transizione ecologica e reintrodurre il super-ammortamento, quello del 130 per cento sui beni strumentali, e l'iper-ammortamento del 250 per cento sui beni innovativi, oltre al credito Formazione 4.0. Lo vogliamo fare utilizzando i fondi non spesi del PNRR grazie a un ordine del giorno su cui vi eravate impegnati qualche mese fa e che permetterebbe di spendere velocemente i soldi del PNRR che sono bloccati.

I dati che arrivano dal sistema produttivo, quindi una prima flessione della produzione industriale, una prima flessione dell'export e la fiducia delle imprese in calo, ci dicono che sulla politica industriale serviva un investimento maggiore. Industria 4.0 lo era e ci dispiace che non abbiate accolto questo suggerimento (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.56 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.57 Marattin.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Questa è un po' la storia di prima. Stiamo dicendo che la produttività va aumentata e Banca d'Italia ci dice che se la dimensione media del nostro tessuto industriale fosse uguale a quella tedesca la produttività sarebbe più alta del 20 per cento e produttività più alta del 20 per cento significa salari, in modo sostenibile, più alti del 20 per cento. Non è che noi abbiamo un problema di troppe piccole imprese; abbiamo un problema di troppe poche medie imprese (questo è il problema). Allora, noi, con questo emendamento chiediamo di abbassare le tasse a due o più micro imprese che si fondono fino a crearne una con più di 15 dipendenti, perché imprese piccole e con pochi dipendenti i salari alti non li potranno pagare, pure se fate 50 leggi sul salario minimo, questo è il punto.

Allora, cerchiamo di incentivare il nostro tessuto industriale ad avere meno micro imprese e più imprese di dimensioni maggiori. Con questo emendamento diamo un sollievo, in termini di riduzione di tasse, a due o più micro imprese che si mettono insieme e ne creano una un po' più grande. Cerchiamo di dare un segnale. Dateci qualche segnale, anche qualcuno di voi, che possa astenersi o votare a favore per capire che la direzione da prendere non è quella delle chiacchiere ma è quella di provvedimenti mirati e concreti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.57 Marattin, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.58 Barbagallo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. In questa legislatura più volte abbiamo evidenziato le ragioni per le quali il Governo Meloni-Salvini sia in realtà un Governo contro il Sud, un Governo che sta acuendo sempre di più le sperequazioni territoriali tra le diverse aree del Paese, riducendo i trasferimenti verso il Mezzogiorno e in alcuni casi addirittura definanziando opere strategiche, da ultimo la Modica-Scicli che rischia il definanziamento entro il 31 dicembre.

Dietro lo specchio per le allodole del ponte si cela in realtà la partita più significativa, cioè la centralizzazione delle risorse ad opera del Ministro Fitto che, dopo quanto già fatto con gli oltre 32 miliardi del PNRR ancora da destinare, inizia a smantellare l'Agenzia per la coesione territoriale, di fatto commissariando le risorse dell'FSC di Sicilia e Calabria - il tutto nel silenzio accondiscendente e scodinzolante dei governatori - per gli importi di un miliardo e 600 milioni complessivi.

Frattanto, la lista piuttosto lunga di opere strategiche da finanziare nella regione siciliana resta inevasa. Infatti, dal momento dell'insediamento di questo Governo, nessuna grande opera è stata finanziata in Sicilia. Per questo, con l'emendamento in esame chiediamo che con una parte - meno della metà delle risorse del ponte - vengano finanziate opere più importanti. Non chiediamo risorse in più con il cappello in mano, ma pretendiamo che le risorse dell'FSC che spettano alla regione siciliana, vengano utilizzate per realizzare infrastrutture prioritarie ed indispensabili, come il completamento della nord-sud o della Palermo-Agrigento. Basterebbero dieci anni delle spese correnti destinate al Consiglio di amministrazione della società Stretto di Messina o al Comitato tecnico scientifico, composto da ben nove componenti (otto uomini e una donna, alla faccia della parità di genere), per realizzare, ad esempio, la tanto attesa Mazara-Marsala. Basterebbero meno di due annualità del finanziamento del ponte per realizzare sia il completamento della Siracusa-Gela, atteso da cinquant'anni, che la messa in sicurezza con il raddoppio della strada con più morti al Sud, ossia la Paternò-Adrano.

Ma in quest'Aula, signor Presidente, davanti al Paese, denunciamo un fatto gravissimo: dopo aver affidato direttamente con un decreto-legge ad una società la realizzazione di un'opera per un importo superiore per ben cinque volte a quello originario, in barba ad ogni principio del nostro ordinamento giuridico, addirittura in questa sessione di bilancio è stata negata alle opposizioni la possibilità di visionare la relazione di aggiornamento del progetto consegnata dalla società Stretto di Messina al Ministero lo scorso settembre. È una vergogna! Abbiamo chiesto copia di un atto fondamentale per valutare la congruità dei prezzi e l'analisi dei costi, ma ahimè, come nei peggiori regimi, ci è stato negato con la scusa che è un atto endoprocedimentale. Non ci fermeremo, lo sappiano sia il Ministro Salvini che questa maggioranza, dentro il Palazzo e nelle piazze.

Su questo progetto del ponte, che per la verità nella discussione della manovra di bilancio ha cambiato più volte sia il nome ma anche gli importi e le coperture, pendono ombre lunghissime ed incognite legate al rispetto delle procedure di impatto ambientale e sulla vulnerabilità sismica. Andremo fino in fondo e le forzature e le scorciatoie normative e burocratiche che questo Governo continua a imboccare si riveleranno un vicolo cieco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Morfino sottoscrive a nome di tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.58 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.59 Orlando.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi si è tenuto l'ennesimo consiglio di amministrazione di Acciaierie d'Italia che ha deciso, per l'ennesima volta, di non decidere. E non ha deciso perché, ci dicono le cronache, il Governo non ha deciso; e il Governo non ha deciso perché, ci dicono sempre le cronache, due Ministri, peraltro dello stesso partito, non hanno idee convergenti rispetto a questa vicenda.

Ora, con questo emendamento vi chiediamo di fare quello che avreste dovuto fare un anno fa e che il Governo sarà costretto a fare tra qualche settimana, ossia portare Invitalia in maggioranza nella compagine azionaria di Acciaierie d'Italia. Ci avete messo un anno per capire una cosa che si sapeva da tempo, e cioè che la multinazionale indiana che ha investito in Acciaierie d'Italia non ha più intenzione di proseguire il processo di risanamento e di rilancio. Lo sapeva anche, devo dire, il Ministro Giorgetti (mi riferisco a quello che faceva parte del Governo Draghi, perché adesso nel Governo Meloni ci deve essere un omonimo), che aveva non casualmente appostato un miliardo di euro per fare, esattamente, questa operazione. Vi avevamo messo in guardia rispetto al fatto di non sprecare quelle risorse che invece avete dato ad Acciaierie d'Italia per pagare le bollette e non modificare l'assetto della governance dell'impresa.

Questo anno che è trascorso non è stato indolore, ma è stato un anno nel quale si è bloccato il piano di ambientalizzazione, si sono perdute quote di mercato, si è determinato un deterioramento ulteriore degli impianti.

Perché credo di essere facile profeta? Tra qualche settimana vi troverete di nuovo di fronte a questo bivio e dovrete decidere se portare in maggioranza lo Stato o continuare in questa situazione nella quale nessuno si prende la responsabilità di fare alcunché.

La storia d'Italia è fatta di molti paradossi ma sarebbe davvero l'ennesimo paradosso il fatto che i sovranisti, i nazionalisti, quelli che dicevano “non lasceremo portare via le nostre produzioni dal Paese”, lasciassero chiudere l'unico polo dell'acciaio integrato nel nostro Paese, il più grande d'Europa. Sarebbe davvero un paradosso che i sovranisti ci condannassero a importare acciaio dalla Cina o dall'India.

Allora, perché con questo passaggio non fate quello che si potrebbe fare e che si dovrà fare con un intervento d'urgenza nelle prossime settimane? Tra l'altro, io mi pongo una domanda guardando al parere negativo che state formulando su questo emendamento: qual è il concetto di urgenza di questo Governo? È urgente intervenire per impedire a delle persone di fare delle spiaggiate e per questo si usa il decreto? È urgente intervenire sulla carne coltivata e per questo si dà priorità assoluta a una normativa di quel tempo e non è urgente impedire che si chiuda in Italia la più grande acciaieria d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) con il rischio di mandare per strada migliaia di lavoratori?

Ecco, se non volete spiegarci perché siete contrari a questo emendamento, almeno spiegateci qual è il vostro concetto di urgenza, perché è davvero molto difficile da capire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, a titolo personale, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere l'emendamento 1.59 Orlando a nome di tutto il gruppo Partito Democratico.

PRESIDENTE. Sta bene.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per sottolineare che, su temi di questo tipo, dove non c'è neanche una varianza di spesa - è chiaro che la legge di bilancio è blindata e nessuno si aspetta da parte della maggioranza un atteggiamento in cui cambi opinione rispetto all'indicazione di voto - ci si aspetterebbe un minimo di interlocuzione, anche per lo stile con cui le opposizioni, hanno affrontato questa seduta.

Siamo quasi alla conclusione del fascicolo degli emendamenti, si è stati sul merito. Il collega Orlando ha sottolineato un tema che, per quanto ci riguarda, rappresenta una vera urgenza per il Paese perché - lo ripeto anch'io - il solo pensiero che il più grande produttore di acciaio d'Europa possa chiudere o restare uno stabilimento in cui non c'è un futuro industriale e neanche un futuro ambientale rappresenta un grande dramma, non sostenibile sotto nessun profilo, a cominciare da quello occupazionale.

Su un tema di questo tipo, su cui c'è un'interlocuzione da parte dei gruppi di opposizione con il Governo, non c'è neanche una risposta. Ecco, penso che, forse, uno sforzo in questa direzione dal Governo ce lo potremmo aspettare, non di cambio di parere, ma almeno di informazione rispetto a un tema di questo tipo che ha anche un interesse trasversale, peraltro, perché non penso che sia un interesse solo dei gruppi di opposizione. Un intervento da parte del Governo su questo potrebbe essere non oneroso e sicuramente apprezzato (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Presidente, intervengo, a titolo personale, per ribadire un concetto che, più volte, abbiamo provato a sottolineare in questi mesi di discussione intorno al tema dell'Ilva. C'è un tema noto che il Governo, che è un azionista dell'azienda, tende un po' a sottovalutare: quello della responsabilità di soci e amministratori per il fatto che - mi rivolgo, per suo tramite, al Vice Ministro Leo, ma credo che sia conclamato - l'Ilva non ha più continuità aziendale.

Allora, signor Vice Ministro - tramite lei, Presidente -, non crede che, anche esclusivamente per evitare che la responsabilità di questa condotta scellerata di Mittal ricada sul socio Invitalia, sia il caso di occuparsi in maniera seria di questa vicenda? Perché, posso anche capire il disinteresse complessivo rispetto ai destini del più grande polo siderurgico europeo, posso capire il disinteresse nei confronti della città di Taranto, però, almeno sul piano tecnico, le chiedo, signor Vice Ministro, di fare uno sforzo e di comprendere i rischi che con questa condotta il nostro Paese e il nostro Governo stanno correndo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.59 Orlando, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo all'emendamento 1.60 Sergio Costa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

LUCIANO CANTONE (M5S). Presidente, con questo emendamento, chiediamo di stanziare risorse per quella che per noi è una priorità per il Paese, cioè il Fondo per il dissesto idrogeologico. Ogni anno, siamo colpiti ripetutamente da eventi climatici sempre più drastici. Per noi, quindi, sarebbe prioritario investire queste risorse, si parla di un fondo pluriennale da 600 milioni, dal 2024 al 2031, per la salvaguardia e la sicurezza del nostro territorio, però capiamo bene che la priorità di questo Governo è decisamente, o meno decisamente, il ponte sullo Stretto. Dico meno decisamente, perché abbiamo appreso dalla stampa che ieri sera un noto esponente della Lega, che fino all'anno scorso sedeva qui con noi, in questi banchi, ha definito il ponte sullo Stretto in un modo che adesso non posso ripetere qui in Aula, ma capite bene se parlo di fantozziana memoria.

Allora, avvertiamo un po' di confusione perché prima avete cercato di strappare i fondi alla Sicilia e alla Calabria dai Fondi di sviluppo e coesione, poi, avete trovato un muro anche dal presidente Schifani della regione Sicilia, tralasciando il fatto che, da settembre, al Ministero è depositato questo progetto che all'opposizione non hanno potuto vedere. Insomma, non siamo sicuri che voi siate convintamente, come spesso vi piace ripetere in quest'Aula, a favore di questo ponte. È più probabile, riteniamo che sia probabile che si tratti di una bella trovata propagandistica, anche perché, guarda caso, la data della partenza del cantiere è proprio giugno 2024, la data delle elezioni europee. Chissà come mai il Ministro Salvini ha sapientemente indicato quella come data di partenza. Ma a che prezzo è costruito questo ponte, lo scopriremo nei prossimi mesi; sicuramente, state tagliando la sanità pubblica, state tagliando la scuola pubblica, state tagliando le risorse sul trasporto pubblico locale.

In queste settimane, abbiamo sentito diverse audizioni riguardo a quanto sia necessario investire e invertire la rotta sul trasporto pubblico locale, ma il messaggio che questo Governo vuole dare mi sembra abbastanza chiaro. Quando anche le ultime poche risorse saranno cancellate alla sanità pubblica, alle scuole, alle infrastrutture, allo sviluppo energivoro della Sicilia, quantomeno questo Governo potrà dire a tutti i siciliani: salite sul ponte e scappate dalla Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.60 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo all'emendamento 1.61 Scarpa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Presidente, come Partito Democratico, abbiamo presentato questo emendamento, perché crediamo che la crisi abitativa sia ormai sotto i nostri occhi in così tante forme che non sia più in alcun modo rimandabile un intervento al riguardo, che sia corposo, organico, di carattere nazionale e anche multi-ambito. Ma non deve essere stato solamente sotto i nostri occhi, oltre al fatto che è assolutamente evidente, perché, negli ultimi mesi, dal Governo stesso sono arrivate diverse dichiarazioni rispetto a un Piano casa che dovrà arrivare, chissà quando, forse nel 2025; penso a quello che diceva Matteo Salvini, salvo poi non riservare nulla in questa legge di bilancio e, nel corso di quest'anno, tagliare il fondo per il sostegno alle locazioni e il fondo per la morosità incolpevole.

Insomma, al momento non stiamo mettendo un euro sul grande tema della casa e stiamo lasciando sguarnite migliaia di famiglie che, per una molteplicità di ragioni, in questo momento, non hanno alcun accesso al mercato privato della casa. Quindi, cosa abbiamo fatto? Come Partito Democratico, poiché pensiamo che la casa sia un diritto essenziale, attraverso questo emendamento abbiamo proposto il finanziamento di un Piano nazionale di edilizia residenziale pubblica, volto all'incremento dell'offerta di alloggi ERP e di edilizia sociale, per colmare questa grande mancanza e per farlo con progetti di rigenerazione urbana, ecologicamente ed energeticamente sostenibili, in coordinamento con gli enti locali, per rispondere alle situazioni più critiche.

Quella che proponiamo, in sostanza, Presidente, è una cosa che non avviene da decenni, ovvero un grande investimento in politiche abitative, una cosa di cui il nostro Paese ha un drammatico bisogno ed è sotto gli occhi di tutti, perché per troppo tempo - io credo - la casa è stata considerata semplicemente come una merce, un qualcosa che si compra, che si vende e che si affitta, svuotandola del suo vero valore, ovvero quello di bene essenziale per la sicurezza e per la tranquillità di ciascuno. Con questo emendamento, cerchiamo di porre rimedio all'inerzia completa e all'assenza di soluzioni in questa legge di bilancio. Speriamo che possiate cambiare idea, che quest'Aula possa contraddire il parere contrario che è arrivato dal Governo, votare favorevolmente a questo emendamento e dare avvio a una grande stagione di politiche per l'abitare nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.61 Scarpa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo all'emendamento 1.62 Bonelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, Presidente. Devo dirle che non mi è mai capitato, nella mia vita, di trovarmi d'accordo con un esponente della Lega. In particolar modo, mi riferisco all'onorevole Paolo Grimoldi, che è stato iper-applaudito da un'assemblea della Lega con affermazioni che non posso ricordare qui in Aula per rispetto della Camera dei deputati.

Ebbene, con questo emendamento, vogliamo semplicemente dire basta con questo furto di risorse (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) ai danni del Sud, che, con l'alibi di fare questa grande opera infrastrutturale, arricchisce questa modalità da vecchia Repubblica, anche con personaggi da vecchia Repubblica.

Qui, noi indichiamo quali possano essere le tratte ferroviarie che oggi non esistono, in questo Paese, nel Sud, quelle che sono ancora a binario unico o la riattivazione di ferrovie, pensiamo alla Crotone-Cosenza, alla Siracusa-Trapani, alla Taranto-Lecce, e così via. Però, io qui intervengo di nuovo, signor Presidente, questa è la terza volta, per far presente un fatto di una gravità inaudita. La società Stretto di Messina, signor Presidente, si rifiuta di consegnare a un parlamentare, ai parlamentari tutti, documenti che non sono endoprocedimentali, ma sono documenti espressamente previsti dal decreto-legge. Mi riferisco alla relazione sul progetto e all'atto negoziale. Perché quest'assenza di trasparenza? Perché non si vogliono dare documenti fondamentali per consentire di valutare un'opera su cui il Ministro Matteo Salvini vuole spendere 12 miliardi di euro? Non siamo nel periodo torbido di una Repubblica che noi abbiamo già visto, in cui i documenti venivano nascosti e segretati a disposizione del potente di turno. Siamo nella Repubblica italiana e questi documenti devono uscire fuori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Poi non vi lamentate che si va in procura della Repubblica, perché qualcuno dice: uno c'ha risposto facile. È inammissibile, signor Presidente, al di là delle sue espressioni, che mi sono simpatiche, le devo dire che è assolutamente inaccettabile che la società Stretto di Messina e il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti neghino questi documenti fondamentali per verificare se quest'opera risponde a requisiti principali, vale a dire anche quelli di spendere le risorse dello Stato in maniera giusta e corretta. È un fatto di non poco conto, che invito la Presidenza della Camera a non sottovalutare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Velocemente, in merito a quanto detto dai colleghi, c'è un altro aspetto che va considerato: per la revisione di questo progetto, lo Stato italiano ha messo 793 milioni di euro in prospettiva. Quindi, ritengo che il minimo essenziale sia che ai parlamentari italiani sia data la disponibilità del documento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.62 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Passiamo all'emendamento 1.63 dell'onorevole Castiglione, che ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CASTIGLIONE (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche noi, in occasione della conversione del decreto-legge n. 35 del 2023, abbiamo dato la nostra disponibilità a quello che il Governo aveva chiamato il collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria. Però, oggi, così come diceva il collega Bonelli, vogliamo conoscere il progetto. Mi pare che i tempi siano maturi perché il progetto possa essere conosciuto. Noi vogliamo sapere l'esecutività di questo progetto, e, così come nel mio intervento di allora in Aula, vogliamo conoscere la fattibilità tecnico-economica, l'impatto ambientale e la reale portata di questo progetto.

Però, caro Presidente, ci sono alcuni elementi che noi oggi vogliamo definire. Nel Documento di economia e finanza (DEF), c'era una previsione di spesa di 13,5 miliardi. Oggi noi prevediamo una spesa di 11,6 miliardi, ma una grande parte di questa spesa, ben 2,3 miliardi, graverà sul Fondo di sviluppo e coesione, 700 milioni saranno prelevati dal Fondo di sviluppo e coesione nazionale e ricordiamo che, di quel Fondo, l'80 per cento va alle regioni del Mezzogiorno, e 1 miliardo e 600 milioni saranno prelevati dal Fondo di sviluppo e coesione della Sicilia e della Calabria.

E allora, caro Presidente, noi vorremmo sapere dal Governo come si fa, senza un accordo tra il Dipartimento delle politiche di coesione e le regioni interessate, a prelevare queste risorse che appartengono ai territori e alle regioni, e che le regioni hanno già in parte programmato: penso alla delibera del CIPESS, una delibera di 4 miliardi e 600 milioni di euro, che prevede 41 interventi prioritari, i cosiddetti interventi bandiera, ben 160 interventi già classificati e già codificati, interventi che aspettano di essere realizzati. Come si farà a finanziare questi interventi, laddove c'è questo prelievo delle risorse dal Fondo di sviluppo e coesione? Allora, se il Ministro Salvini, più volte, ha detto che questa sarà l'opera che collega l'Italia al Nord Europa, se questa sarà l'opera straordinaria che ci collegherà e che sarà nevralgica all'interno del Mediterraneo, con questo emendamento, noi vorremmo - e io spero che la maggioranza si possa convincere su questo - che le risorse che saranno destinate al finanziamento del ponte sullo Stretto possano non prevedere il prelievo dalle risorse del Fondo di Sviluppo e coesione, così come accade per tanti interventi fatti nel Nord del nostro Paese - e noi plaudiamo e siamo d'accordo - che sono a totale carico del bilancio dello Stato. Noi l'abbiamo detto in premessa, così come nell'intervento in occasione della conversione del decreto-legge: non siamo tra coloro che si iscrivono al club del “ci vuole ben altro”. Ci vuole il ponte, con le opportune e dovute verifiche, con la fattibilità tecnico-economica, di cui parlavo, e anche con la fattibilità tecnico-ambientale, però ci sono anche altre opere e la Sicilia e la Calabria non possono perdere quelle risorse, che sono assolutamente vitali per finanziare una serie di iniziative che attendono ormai da tanti anni.

Quindi, con questo emendamento noi speriamo che si abbia un quadro chiaro circa il completamento. Vedremo anche in quale parte sarà l'apporto dell'Unione europea. Il Ministro più volte ha annunciato che, in sede di Unione europea, l'opera è inserita tra le grandi reti strategiche di trasporto e quindi noi pensiamo che parte delle risorse debbano venire anche dall'Europa, certamente non dalle risorse del Fondo di sviluppo e coesione e dalle regioni Sicilia e Calabria (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.63 Castiglione, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Passiamo all'emendamento 1.64 Cantone.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. “La Repubblica riconosce le peculiarità delle isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità”: questo, Presidente, è il comma aggiunto all'articolo 119 della nostra Costituzione durante la scorsa legislatura, grazie a una proposta di legge di iniziativa popolare. Una proposta che è stata sostenuta dai Governi della scorsa legislatura e da tutti i deputati e senatori sardi e siciliani, e che ha portato al voto unanime di approvazione, a luglio dell'anno scorso.

Nella scorsa legge di bilancio, invece, grazie al MoVimento 5 Stelle e a un emendamento delle colleghe Alessandra Todde e Angela Raffa, è stato istituito, per la prima volta, un Fondo per la continuità territoriale, per applicare e declinare la modifica bipartisan alla nostra Costituzione. Noi chiedemmo, oltre all'istituzione del Fondo, anche una prima dotazione minima di 75 milioni. Ci si accordò per una prima dotazione di 5 milioni, rifinanziata recentemente per 8 milioni, ma il Fondo non è assolutamente sufficiente. E, tanto per capire e far capire quanto sia insufficiente, faccio rilevare che la Spagna, ad esempio, investe 180 euro a residente per le Baleari, la Francia per la Corsica ha 250 euro a residente, l'Italia ha 25 euro a residente, tra l'altro sostenuta dalla regione Sardegna. Quindi, è evidente, Presidente, come gli altri Paesi europei curino eccome i propri interessi e gli interessi dei cittadini, anche di quelli isolani. È evidente, Presidente, come, ad esempio, la Germania possa contare su un Ministro dell'Economia tedesco, la Francia su un Ministro dell'Economia francese, la Spagna su un Ministro spagnolo che curano gli interessi dei propri concittadini.

Quindi, noi proviamo frustrazione quando chiediamo la giusta declinazione legislativa ed economica di questi principi costituzionali, ma vediamo queste nostre richieste costantemente respinte per miopi politiche economiche restrittive. Presidente, ieri, durante l'audizione del Ministro Giorgetti, ci ha fatto una bella lezione di rigorismo in stile nordeuropeo e ci ha detto che il nostro problema è il debito, omettendo di dire che la causa principale del debito è la mancata crescita, omettendo di evidenziare che, quando il debito pubblico aumentava, lui c'era, visto che è in Parlamento dal 1996 e che ricopre ruoli di Governo dal 2001, esattamente come la Presidente del Consiglio Meloni. Quindi, dopo la sua audizione di ieri, Presidente, a proposito di curare gli interessi dei propri concittadini, noi abbiamo avuto la sensazione di non avere un Ministro dell'Economia che cura gli interessi degli italiani, abbiamo avuto la sensazione di avere un Ministro dell'Economia tedesco o olandese, il Ministro “Giorgetten”(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie Presidente. Intervengo per chiedere ai colleghi e alle colleghe del MoVimento 5 Stelle di poter sottoscrivere questo emendamento, che ritengo indispensabile per garantire ai sardi e ai siciliani il diritto alla mobilità oggi negato. Io posso anche apprezzare gli sforzi che il Governo e la maggioranza stanno facendo per dare dei segnali, a partire dall'istituzione della Commissione bicamerale però - l'ho detto tante volte - le risorse che sono state rese disponibili per colmare gli svantaggi derivanti dalle insidie dell'insularità per Sicilia e Sardegna sono del tutto insufficienti, soprattutto per quanto riguarda la Sardegna, visto che avete fatto la follia di stanziare le risorse per lo Stretto, piuttosto che rafforzare la rete ferroviaria in Sicilia, ma quantomeno c'è un segnale di volontà verso quella terra. Invece, verso la Sardegna, non è stato manifestato nessun segnale rispetto alla volontà di investire sulle infrastrutture, quindi noi ci troviamo col doppio svantaggio di non avere, né la continuità territoriale aerea e marittima e neanche di poterci muovere all'interno dell'isola. Ritengo quindi che queste risorse siano più che necessarie, visto che - come ho già detto tante volte - il gap che segna la distanza dei sardi dagli altri cittadini italiani è di 9,2 miliardi all'anno di mancato PIL a causa dell'insularità. Quindi confido che l'Aula possa votare favorevolmente questo emendamento per dare un primo segnale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.64 Cantone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.65 Sarracino.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarracino. Ne ha facoltà.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Molto brevemente, noi torniamo a porre questo emendamento dopo averlo presentato al cosiddetto decreto Sud. Lo facciamo perché, a differenza di questa maggioranza, crediamo molto nella coesione sociale e territoriale del nostro Paese e soprattutto crediamo nella professionalità di chi si è occupato - o dovrà occuparsi - di mettere a terra il PNRR. Per questo, noi riteniamo che occorra allargare la dotazione strutturale di personale che i comuni, gli enti locali, gli amministratori tutti e anche i vostri amministratori chiedono a gran voce. Perché lo chiedono? Perché, ovviamente, per far funzionare la macchina dello Stato, il requisito essenziale per un Paese, che vuole erogare i servizi ai cittadini, che vuole cogliere le grandi opportunità del PNRR, che vuole essere all'altezza delle sfide che la modernità impone, il pre-requisito è avere una pubblica amministrazione efficace ed efficiente. Allora, Presidente, l'approvazione di questo emendamento sarebbe anche un importante segnale e un primo passo affinché vi possa essere la stabilizzazione di quei circa 700 lavoratori, che già operano per la coesione, persone ampiamente formate e che meritano un futuro certo e non più un'ingiusta precarietà, a cui però rischiamo di condannarli. Allora, Presidente, dal Ministro Giorgetti, la scorsa settimana, abbiamo appreso che per il MES non era aria e va bene ma, a quanto pare, con questa legge di bilancio non è aria per la sanità, non è aria per la scuola, non è aria per i diritti dei lavoratori, non è aria per il Mezzogiorno; diteci voi per cosa è aria, facciamo prima arrivati a questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Allora, nonostante quello che state per fare, noi siamo qui, il Partito Democratico è qui e le opposizioni sono qui, provando a migliorare questo testo anche con questo semplice emendamento che, se approvato, darebbe una piccola, ma importante risposta alle nostre pubbliche amministrazioni e alle politiche di coesione del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.65 Sarracino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.66 Casu.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, in quest'Aula anche oggi ci stiamo dividendo su tanti temi, però io penso che ci siano delle questioni di fronte alle quali dovremmo tutti avere gli stessi occhi e lo stesso giudizio. Se esiste una classifica in cui l'Italia è prima al mondo e cresce anno dopo anno, a prescindere da chi guida il Paese, è quella delle ore che perdiamo nel traffico: nel 2023, abbiamo conquistato la possibilità di avere 5 città tra le prime 25 del mondo e questo è un fenomeno che riguarda amministrazioni di tutti i colori politici, riguarda il Nord come il Sud, riguarda il Centro, riguarda tutti. E fuori dai centri storici delle nostre città la situazione peggiora: pensiamo a quello che avviene per il collegamento con le aree interne e con le periferie. La crisi del trasporto pubblico locale non inizia certo in questa legislatura e con questo Governo, ma in queste ore sta raggiungendo livelli senza precedenti. Ho visto solo la rassegna stampa di oggi: trasporti nel Molise in sofferenza; 3 ore per percorrere 134 chilometri; rivolta dei pendolari da Sondrio a Varese, per non parlare delle migliaia di corse saltate in tante città; a Lodi i bambini non riescono ad arrivare a scuola: pensiamo a loro, alle loro famiglie a quello che sta succedendo. Un errore che non possiamo permetterci di fare è considerare questa crisi e questo problema un semplice fatto locale: non riguarda solo quelle amministrazioni, riguarda anche la nostra responsabilità politica. Ci sono fatti straordinari: i cambiamenti climatici, i flussi turistici che sono tornati a livelli superiori a quelli precedenti alla pandemia, ci sono tanti investimenti, anche gli investimenti del PNRR, che però bloccano la rete e quindi richiedono un potenziamento di servizi alternativi. Ci sono poi delle distorsioni nei criteri: penso alla capitale, a Roma, dove noi abbiamo il 3,5 per cento del Fondo del trasporto pubblico per erogare il 7 per cento dei chilometri a livello nazionale. Ecco, da questo punto di vista, in Commissione trasporti, si sta facendo un grande lavoro. Ringrazio per questo il presidente Deidda e ringrazio la maggioranza per la risoluzione a prima firma Raimondo che, insieme alla risoluzione che abbiamo presentato noi, come Partito Democratico, all'iniziativa del Movimento 5 Stelle, a prima firma Iaria, e all'iniziativa di Alleanza Verdi e Sinistra, a prima firma Ghirra, sta aprendo un focus molto importante sulla crisi che sta affrontando il trasporto pubblico nelle nostre città. Noi avremo dei momenti in cui ci confronteremo sui nuovi criteri che servono e magari avremo anche delle visioni differenti, però, su una cosa dobbiamo essere tutti d'accordo, che vanno cambiate la quantità e la qualità degli investimenti, degli interventi e delle risorse sul trasporto pubblico locale. Io apprezzo lo sforzo fatto dall'onorevole Raimondo anche ieri in Commissione nel motivare il parere sul bilancio, però, se c'è un tema che emerge chiaramente è che non può bastare il taglia e cuci delle risorse disponibili, spostare alcune risorse dalla tramvia di Firenze o dalla metro di Roma per migliorare la situazione della metro a Milano o fare alternativamente così da altre parti; serve la capacità di guardare un fenomeno complesso negli occhi e intervenire. Noi, con questo emendamento, chiediamo una scelta semplice, chiara, netta: 700 milioni di euro in più nel 2024, un miliardo nel 2025, 1,5 miliardi nel 2026, perché le risorse per il trasporto pubblico locale devono crescere, non devono diminuire. E i fondi ci sono perché ci sono i sussidi ambientalmente dannosi che invece devono diminuire. Basta collegare questi due sistemi: più risorse per il trasporto pubblico locale, meno sussidi ambientalmente dannosi.

L'alternativa all'investimento sulla mobilità sostenibile è, infatti, la mobilità insostenibile che stiamo toccando con mano nelle nostre città. E non potremo dire che sarà colpa dei presidenti di regione, dei sindaci, gettare il barile giù, se qui, in Parlamento, noi non aumentiamo le risorse da destinare al diritto alla mobilità di tutti e di tutte nelle nostre città. Quindi, questo emendamento è un'opportunità per indicare una direzione.

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA CASU (PD-IDP). L'Europa, col biglietto climatico, con la possibilità di garantire un trasporto pubblico locale efficiente, sta andando in una direzione che ci consente di raggiungere gli obiettivi comunitari. Noi stiamo correndo nella direzione opposta e a pagarne il prezzo sono i lavoratori e i cittadini. Con questo voto noi chiediamo un impegno a cambiare rotta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Per sottoscrivere e dichiarare il voto favorevole di tutto il gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, intervengo a titolo personale per rafforzare anche le indicazioni e le considerazioni che ha fatto il collega, proprio per ricordare che anche nelle audizioni abbiamo ascoltato il grido di dolore delle città metropolitane, che è l'ambito, tra l'altro, molto più specifico e importante in cui ci si può raffrontare rispetto ai problemi del trasporto pubblico locale.

Tutti i temi sono stati affrontati e da parte della Commissione trasporti sembra che ci sia un'unanime visione, ma ci vuole coraggio perché l'investimento in denaro in questo settore vale molto di più che l'investimento sul ponte sullo Stretto in termini di ricadute ambientali, di lavoro, di qualità della vita di molte città italiane; come ha detto giustamente il collega, città italiane governate da tutte le forze politiche.

Quindi, da questo punto di vista, lo sforzo non è ideologico, ma è uno sforzo per lavorare su un intento che deve essere comune. Il trasporto pubblico locale ha bisogno di finanziamenti e ha bisogno di dare gambe ai piani urbani di mobilità sostenibile che tutte le città metropolitane e tutti i comuni hanno potuto approvare con sforzi enormi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente, per chiedere di poter sottoscrivere l'emendamento, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.66 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Passiamo all'emendamento 1.67 Zingaretti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zingaretti. Ne ha facoltà.

NICOLA ZINGARETTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. I bilanci li abbiamo fatti tutti e tutte qui dentro negli enti locali e sappiamo che 50 milioni di euro per il bilancio dello Stato non è molto, ma per il diritto allo studio sarebbe tantissimo. Questo emendamento, quindi, vuole essere anche un segnale per quelle ragazze e per quei ragazzi che hanno avanzato delle richieste chiare, semplici e responsabili, che hanno montato tende davanti agli atenei, che hanno raccolto consensi e anche insulti, che sono stati criticati o ignorati da solerti commentatori che vogliono una narrazione per cui in Italia tutto va bene.

Eppure, quelle ragazze e quei ragazzi hanno posto un tema vero, che riguarda il loro futuro e il futuro dell'Italia. È in incredibile aumento il numero di famiglie che non può più permettere ai propri figli di studiare; e anche se fosse adeguatamente finanziato - e non lo è - il modello del sistema del diritto allo studio in Italia, quel modello, non ce la fa più a garantire davvero l'articolo 34 della Costituzione. Non ce la fa perché troppe famiglie sono monoreddito, percepiscono redditi sottopagati o sono famiglie con un lavoro precario.

Queste richieste non sono avanzate da pericolosi sovversivi. Sono venuti addirittura qua, alla Camera, a dirci che un ragazzo o una ragazza che studia in sede ha costi pari a circa 9.400 euro annui, mentre chi è fuori sede, ormai, per il caro affitti, ha costi di circa 18.000 euro l'anno. Così non si va avanti, e chiedono segnali di maggiore giustizia.

Credo - e concludo, Presidente - che noi dovremmo dare loro questa maggiore giustizia e questo segnale, anche perché, mi faccia dire, leggo leggi depositate al Senato per cui si autorizzerebbero ragazzi sedicenni a utilizzare dei fucili per andare a caccia o non so per cosa. Vede il paradosso? Ai giovani che chiedono libri noi diciamo di no, e ci accingiamo, forse, a dare loro dei fucili.

Questa Italia non va bene così come si propone, e non è un costo insostenibile. Se qualcuno pensa che la scuola, l'università e la cultura siano un costo, allora non si è capito nulla, perché il costo per l'Italia è l'ignoranza e non la cultura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi, avverto che il Partito Democratico ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari a un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Presidente, solo per chiedere di sottoscrivere questo emendamento, se l'onorevole Zingaretti è d'accordo, a nome di tutto il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra.

PRESIDENTE. L'onorevole Zingaretti acconsente. Anche gli onorevoli Ciani, Zan, Furfaro e Lacarra lo sottoscrivono. Tutto il gruppo del PD chiede di sottoscriverlo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.67 Zingaretti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo all'emendamento 1.68 Pastorella.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Il tema è quello dell'incremento delle borse di studio universitarie. Ci sono dei momenti nei quali le enunciazioni di principio e gli obiettivi dichiarati in Aula, alla stampa, in TV, nelle piazze, nei convegni, nei congressi, eccetera, si devono tradurre in consequenziali decisioni, provvedimenti, opzioni, scelte, e alcune volte bisogna farlo anche tempestivamente. Questo è uno di quei casi. Se solo ci soffermiamo su alcuni dati, la percentuale dei laureati in Italia è il 13 per cento più bassa rispetto alla media europea e di oltre il 20 per cento più bassa rispetto ai principali Paesi europei.

Davanti a questi dati c'è da fare una riflessione e soprattutto da porre in essere misure idonee a fronteggiare questo scenario. Con questo emendamento chiediamo delle scelte chiare e dirette nella direzione di incentivare la frequenza di corsi di studio universitari e il conseguimento dei relativi titoli (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.68 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo all'emendamento 1.69 Manzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Parliamo un po' di scuola, perché se ne è parlato poco anche in questo dibattito parlamentare, ma soprattutto in questa legge di bilancio. La legge di bilancio è la madre di tutte le leggi. Non si tratta solo di far quadrare dei conti o di scrivere dei numeri, ma di definire priorità, cioè scegliere che cosa è più e che cosa è meno importante per il Paese. Questo nostro emendamento insiste strenuamente sulla richiesta di 100 milioni di euro per la tutela del diritto allo studio.

Già, per noi è una priorità. Per questo Governo evidentemente no, perché nulla è previsto in questa legge di bilancio per il sostegno del diritto allo studio nella direzione dell'estensione della gratuità dei libri scolastici, per esempio, oppure nulla è previsto per garantire in forma graduale e progressiva la gratuità dei costi legati alla mobilità di studenti e studentesse nel tragitto abitazione-sede scolastica. Nulla è previsto per il riammodernamento, per la messa a norma e per la sicurezza degli edifici scolastici. Nulla è previsto per ridurre il numero di alunni per classe, a beneficio della qualità dell'insegnamento. Nulla è previsto per evitare la riduzione di insegnanti, dirigenti scolastici, direttori dei servizi generali e amministrativi, così da non penalizzare aree interne e Mezzogiorno, effetto certo e inevitabile del dimensionamento scolastico.

Nulla è previsto per il contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa. Faccio un passaggio sulla povertà educativa. Dai dati Istat più recenti emerge che più di 1,2 milioni di minori nel nostro Paese - che sono il 15 per cento del totale dei nostri bambini e bambine - vivono in condizioni di povertà assoluta, condizione che determina, ovviamente, un aumento della dispersione scolastica. I dati forniti da Save the Children, per esempio, indicano la necessità di riconoscere la mensa come un servizio pubblico essenziale da garantire su scala nazionale. Avete bocciato un emendamento che il Partito Democratico ha presentato per costruire un fondo a contrasto della povertà alimentare a scuola, a favore di quelle famiglie che non ce la fanno a pagare la retta per la ristorazione scolastica. La mensa non è solo un'occasione di socialità per i bambini, spesso garantisce loro l'unico pasto equilibrato e sano al giorno, l'unico con cui possono assumere proteine.

Nella vostra legge di bilancio, oltre ai mancati finanziamenti, ci sono anche i tagli. Sono stati definanziati 6 fondi per la formazione e il miglioramento dell'istruzione scolastica ed è stato definanziato in maniera crescente, per i prossimi 3 anni, il Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali. Ancora, ci sono tagli operati al sostegno alle famiglie per il diritto allo studio e al Fondo unico per il welfare dello studente e per il diritto allo studio, rispettivamente, di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025.

Per il mondo della scuola questa non è una legge di bilancio, non sono numeri, questo è un manifesto ideologico, è il vostro manifesto ideologico, è il manifesto ideologico di una destra che urla al Paese che studiare non è un diritto per tutti ma è il privilegio di qualcuno. Potrei leggere mille citazioni di donne e di uomini, maestri del pensiero, per spiegare il pericolo di una visione come questa. Vi leggo solo una citazione: “La scuola è aperta a tutti. (…) I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi (…)”. È l'articolo 34 della nostra Costituzione. Tutto sommato, è facile, voi siete qui per demolirla, noi siamo qui per difenderla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore di questo emendamento e ci uniamo al coro di critiche che viene da tutte le opposizioni riguardo alla completa indifferenza che questa finanziaria dimostra nei confronti dell'istruzione, dell'educazione, dei problemi della scuola e delle università italiane. Qualcuno potrebbe pensare che siano cose da poco - in effetti, la Presidente Giorgia Meloni ha ragionato così quando ha impostato questa legge - ma istruzione ed educazione sono alcuni degli assi principali di sviluppo del Paese e anche gli unici strumenti di autodeterminazione ed emancipazione dei ragazzi e delle ragazze.

Fa davvero specie che in quest'anno, nel 2023, cioè nell'anno in cui sono usciti dati clamorosi e davvero inquietanti sulla difficoltà delle famiglie a pagare i libri di scuola, sui ragazzi che non vanno alle gite scolastiche, sul fatto che tanti studenti e studentesse italiane non raggiungono livelli minimi nelle competenze in matematica e italiano oppure sul fatto che i bambini del Meridione di questo Paese perdono, di fatto, rispetto a quelli del Nord, un anno di tempo scuola, proprio nell'anno in cui tutti questi problemi sono emersi la finanziaria che andiamo ad approvare li ignora del tutto. Non c'è nessuna risorsa per fare dei passi in avanti. Mi faccia dire questo, Presidente. Quando abbiamo discusso in quest'Aula di merito, abbiamo fatto una discussione truccata, perché per la maggioranza il merito non è altro che la vittoria del più forte sul più debole mentre ci vorrebbero pari condizioni di partenza per garantire a tutti gli studenti e studentesse un percorso di studio che sappia farli diventare, un domani, cittadini migliori. Oggi, con questa finanziaria, il Governo sta dicendo che chi viene da aree difficili del Paese, chi viene da famiglie povere, chi viene dalle periferie deve avere di meno rispetto a chi, invece, è già stato più fortunato nella vita, e questa è un'ingiustizia che noi non possiamo accettare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.69 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Passiamo all'emendamento 1.70 De Luca. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io non so se il Governo o la maggioranza tutti questi emendamenti li abbiano approfonditi davvero. Questo è molto semplice: chiediamo di garantire l'abbonamento gratuito al trasporto pubblico locale alle studentesse e agli studenti, dagli 11 ai 26 anni, delle scuole secondarie e delle università che abbiano una certificazione ISEE non superiore a 35.000 euro. Individuiamo anche il fondo per finanziare questa misura, a valere sul Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Ci pare una misura di buonsenso, una misura indispensabile per poter garantire davvero il diritto allo studio a tutte le ragazze e ai ragazzi del nostro Paese. Sarebbe un piccolo investimento quello che chiediamo di fare e che dovreste avere il coraggio di fare, provando ad ascoltare e anche a tornare indietro rispetto al parere contrario su questo emendamento, per ottenere, invece, un grande risultato.

Noi riteniamo che gli investimenti nella formazione, nella scuola e nell'istruzione siano decisivi per costruire il futuro di questo Paese, siano decisivi per costruire e creare i cittadini del futuro, siano decisivi per dare libertà, dignità, autonomia educativa, culturale, formativa alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi. Gli investimenti nella formazione e nella scuola sono decisivi per garantire a tutte le nostre ragazze e ai nostri ragazzi di costruire un percorso di vita all'altezza delle loro aspettative, delle loro energie, delle loro potenzialità, dei loro sogni. Vi chiediamo semplicemente con questo emendamento di garantire il diritto allo studio, che è un diritto sacro, che va assicurato a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi, a prescindere dalle condizioni economiche delle famiglie di partenza e di appartenenza. Questo è il senso politico di questo emendamento, al quale voi dite di no, in modo incomprensibile.

Ci rendiamo conto che per voi il tema della precarietà e anche delle fragilità economiche delle famiglie è un tema non prioritario, visto che avete tagliato e dal prossimo anno taglierete, senza un'alternativa, il reddito di cittadinanza a 900.000 nuclei familiari, ma almeno provate a garantire alle ragazze e ai ragazzi di queste famiglie il diritto, il sacrosanto diritto allo studio, previsto, difeso, tutelato e garantito dalla nostra Costituzione. Non chiediamo nulla di straordinario, semplicemente questo.

Ci rendiamo conto anche che i temi della scuola e della formazione non sono prioritari, visto che avete tagliato, poche settimane fa, progetti per oltre 100.000 nuovi posti in asili nido dal PNRR, ma almeno garantite alle ragazze e ai ragazzi del nostro Paese, a tutte le ragazze e ragazzi del nostro Paese di frequentare le scuole che già esistono e che già sono presenti nel nostro Paese. Abbiamo dati drammatici sulla dispersione scolastica, che rappresenta una vera e propria piaga nel nostro Paese: oltre l'11 per cento dei giovani tra i 18 e i 24 anni, in Italia, ha lasciato la scuola prima del tempo, rispetto a una media europea del 9,6 per cento e, nel 2022, l'Italia è risultata quinta tra i Paesi europei per abbandoni scolastici precoci. Il tutto si lega, come è stato ricordato anche da colleghi precedentemente, alle difficoltà economiche che tante famiglie hanno di garantire questo diritto essenziale ai propri figli.

Allora vi chiediamo davvero un sussulto d'orgoglio e di dignità. Come fate a votare contro questa richiesta? Come fate a negare a ragazze e ragazzi, le cui famiglie hanno un ISEE non superiore a 35.000 euro, di beneficiare, di vedere assicurato il proprio diritto all'istruzione nel nostro Paese? Pensateci davvero e provate a votare a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.70 De Luca, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Passiamo all'emendamento 1.71 Grippo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Era circa un anno fa quando ci rivolgevamo al Ministro Valditara in Commissione - non solo noi deputati dell'opposizione ma, devo dire, anche alcuni colleghi di maggioranza - lamentando e denunciando i gravi tagli all'istruzione pubblica che venivano fatti con la prima legge di bilancio del Governo Meloni. Mi ricordo che, all'epoca, il Ministro ci disse che con questa seconda legge di bilancio, quella che ci accingiamo a votare in quest'Aula, ci avrebbe stupito.

Noi non siamo stupiti di non vedere il Ministro Valditara in Aula oggi, perché capisco l'imbarazzo con cui avrebbe risposto alle nostre richieste di emendamenti, agli ordini del giorno che discuteremo domani e al voto stesso di questo provvedimento, perché, se possibile, ci ha stupito in negativo, facendo ancor peggio dello scorso anno. Questa legge di bilancio, peraltro anche smentendo gli accordi fatti con le forze sindacali il 10 novembre, perché si erano promesse risorse aggiuntive che non ci sono sulla scuola, riesce a pagare gli stipendi - e ci mancherebbe altro - ma non fa nulla, nulla e nulla di quello che il Ministro ha promesso in questi mesi sui giornali e nelle iniziative, quali fondi straordinari per il Sud, aperture straordinarie delle scuole in estate, caro scuola, sostegno alle famiglie per l'acquisto dei libri di testo, dispersione scolastica, dimensionamento scolastico, investimento per lo studio delle STEM. Dunque, interviste, interviste e interviste e nella legge in cui si danno le risorse per fare ciò che si promette pubblicamente non c'è un euro.

Allora, noi, con questo emendamento, cerchiamo di dare una mano, com'è nel nostro stile, per provare a fare una sperimentazione di cui illustriamo nel dettaglio - e ora cercherò di farvi un cenno - tutte le coperture economiche con cui si può provare a estendere il tempo pieno alle situazioni di maggiore emergenza sociale. Ricordo che questo scopo è stato uno dei principali obiettivi in ambito scolastico illustrato da Giorgia Meloni in campagna elettorale e presentato dal Ministro Valditara nell'illustrazione alla Commissione delle sue linee guida e delle sue linee di azione.

Quindi, ci stupisce che questo emendamento non abbia un parere positivo e ancora di più ci stupisce che il contenuto dell'emendamento non fosse presente nel bilancio e richiedesse di essere presentato da noi. Non sfugge a nessuno l'importanza che ha il tempo pieno per la sperequazione che c'è nelle varie aree del Paese e per la sperequazione che c'è fra grandi città e comuni piccoli (concludo, Presidente). Noi abbiamo il 59 per cento delle famiglie del Lazio che usufruiscono del tempo pieno e il 19 per cento nel Molise, ma noi ci saremmo aspettati, su una manovra - che, come è stato detto da tanti colleghi, faremo pagare quasi completamente ai nostri figli - dove aggiungiamo deficit, che quantomeno spendessimo qualche euro per il loro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.71 Grippo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.72 Grippo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.73 Orfini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orfini. Ne ha facoltà.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vi racconterò una storia alla quale tra tre minuti esatti la maggioranza negherà il lieto fine. È una storia cominciata nei giorni più bui della pandemia, quando centinaia di migliaia di lavoratori dello spettacolo, una delle categorie più colpite dalle chiusure, non solo reagirono a quella crisi, chiedendo, come era naturale, i sostegni, ma addirittura proponendo delle riforme che dessero risposte strutturali a problemi che esistevano a prescindere dalla pandemia. Si unirono, costituirono nuove realtà associative, Unita, La musica che gira, il Movimento dei Bauli, cercarono l'interlocuzione con le istituzioni, con il Parlamento, con il Governo, e insieme iniziò un lavoro, che facemmo tutti insieme, col quale costruimmo una norma a suo modo rivoluzionaria per questo settore, che inseriva l'indennità di discontinuità per quei lavoratori, una norma voluta da tutti in quest'Aula, sostenuta da tutte le forze politiche.

Poi è cambiato il Governo ed è arrivato il Ministro Sangiuliano, che un anno fa esordì presentandosi in legge di bilancio con zero euro a copertura di quella norma. Noi abbiamo dato una mano e un mio emendamento, sostenuto dal collega Mollicone, che inseriva e copriva con 100 milioni risolse in quel momento il problema. La palla tornò al Ministro Sangiuliano, che avrebbe dovuto fare i decreti attuativi di quella norma.

Per 11 mesi se ne è dimenticato, ha pensato ad altro e si è presentato a fine anno con un decreto che snaturava completamente l'impianto di quella riforma trasformando un sistema nuovo di diritti in una mancia pure piuttosto micragnosa che nessuno aveva chiesto. E tralascio la vergogna del bando di fine anno, perché ne parleremo. Oggi bocciando questo emendamento, cosa che avverrà circa fra un minuto e 20 secondi, voi negate l'ultima possibilità di salvare quella riforma, per ora, negando non solo di rifinanziare quel fondo, ma anche semplicemente di trascinare le risorse che non si sono spese per negligenza del Ministro Sangiuliano in quest'anno all'anno successivo.

Guardate, non è grave perché bocciate un emendamento delle opposizioni, questo ci sta, ma perché con questo voto voi negate diritti e tutele a centinaia di migliaia di lavoratori, che è una cosa grave sempre, ma lo è forse ancor più in questo caso perché quei lavoratori e quelle lavoratrici si occupano di produrre cultura e quei diritti e quelle tutele sono la garanzia dell'autonomia e della libertà della cultura dai poteri, dal potere politico e dal potere economico. C'è un nesso inscindibile tra qualità e autonomia e libertà della cultura e qualità della democrazia. Io inizio a pensare che è esattamente questo di cui voi avete paura, di una democrazia in cui la cultura è forte e quindi di una democrazia più sana e più vitale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Amato sottoscrive l'emendamento 1.73 Orfini, così come gli onorevoli Fratoianni, Orlando, Scotto, Barbagallo, Bonafé e tutto il gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, così come il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.73 Orfini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.74 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.75 Giuliano. Avverto che il gruppo Movimento 5 Stelle ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari a un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Signor Presidente, nel disegno di legge di bilancio non vi è nulla sulla giustizia. Anzi, l'unica spesa riguarderà il potenziamento e la struttura centrale del Ministero della giustizia, cioè l'assunzione di un dirigente per l'innovazione tecnologica e il monitoraggio e i relativi servizi, l'assunzione di due dirigenti e 54 funzionari per l'organizzazione centrale per la giustizia riparatoria e per i servizi della giustizia minorile. Non si pensa alle figure professionali specifiche in alcun settore, né in quello della giustizia minorile, né in quello carcerario, né in quello più ampiamente penitenziario. Come si rieduca, come si ripara, come si prepara alla libertà il detenuto? Quando si pensa alla giustizia non si guarda mai alla rapidità del processo e si utilizza il tema delle garanzie degli imputati per sostenere misure che proteggono corrotti, comitati di affari e potenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si cala una coltre di nebbia e silenzio sugli arresti, impedendo l'informazione con gravissime ricadute sulla libertà e sulla trasparenza e quindi sulla democrazia. Si aumentano i compiti dei magistrati e si attribuiscono a giudici collegiali funzioni monocratiche. Così si rallenta la giustizia, moltiplicando l'incompatibilità. Il primo intervento necessario a velocizzare la giustizia sarebbe quello di adeguare il numero dei magistrati alla media europea. Oggi l'organico è di 10.751 magistrati, ben 1.650 però mancano, ma già questo numero è molto al di sotto della media europea. La media europea ne vorrebbe 12.980. La maggioranza non prevede nessuna spesa finalizzata a sostenere la rapidità del processo, nulla per rendere effettiva, efficace ed efficiente la giustizia perché sia realmente uguale per tutti.

Al fine di consentire alla giustizia di affrontare i crescenti carichi di lavoro, con questo emendamento chiediamo l'aumento del numero dei magistrati di 250 unità, sostanzialmente, poco rispetto al numero necessario per colmare il divario con la media europea. Aumentare il numero dei magistrati è l'unico modo per ridurre i tempi della giustizia, ma è evidente che, per la maggioranza, la giustizia non va velocizzata e i magistrati non devono aumentare, perché esercitano il controllo di legalità nei confronti di tutti, anche della politica, e la maggioranza non tollera il controllo di legalità, ma nemmeno la critica da parte di alcuna autorità indipendente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.75 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Passiamo all'emendamento 1.76 Gianassi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sulla giustizia sono state spese tante parole dalla maggioranza, spesso dettate da ideologismo e caratterizzate da tante contraddizioni, parole che hanno evidenziato molte divisioni. Ma, più delle parole, servono i fatti e i fatti sono gli investimenti e nella manovra di bilancio si certifica quanto la maggioranza e il Governo credano in una giustizia veloce, efficiente e vicina ai cittadini e alle imprese: poco e nulla. Lo avevamo già visto con la manovra dell'anno scorso, con la quale furono tagliate risorse al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, mai reintegrate, malgrado i nostri tentativi attraverso emendamenti parlamentari, e lo abbiamo visto anche quest'anno, laddove non ci sono, nella manovra di bilancio, le risorse che servono per dare attuazione al PNRR, nel quale sono previsti 3 miliardi di risorse per il comparto della giustizia, messi a rischio anche dalle mancate attuazioni delle riforme fatte nella precedente legislatura e da ulteriori controriforme che, non negoziate in sede europea, vanno in una direzione diversa rispetto agli impegni assunti. Tuttavia, anche rispetto alle risorse proprie, il piano triennale prevede un decremento delle risorse che, dagli 11 miliardi di quest'anno, passeranno ai 10 negli anni successivi.

Insomma, non c'è interesse a investire nella giustizia, è più semplice adottare decreti-legge dopo che succedono fatti che destano allarme sociale, decreti-legge che restano lettera morta perché, per l'appunto, accanto alle parole servono i fatti e i fatti sono una visione, una visione a cui agganciare un progetto, a cui agganciare investimenti.

Con questo emendamento sfidiamo la maggioranza e proponiamo un cambio di marcia. Abbiamo provato a chiedere un intervento sull'ufficio del processo che si sta destabilizzando, l'intervento che verrà fatto in sede di Milleproroghe non è sufficiente, è una misura tampone, già autorizzata in sede europea, ma serve la stabilizzazione, serve l'assunzione dei magistrati e di personale amministrativo, servono investimenti nel Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e nella giustizia minorile e di comunità. In particolare, nel Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria servono investimenti sulla Polizia penitenziaria, per garantire più sicurezza nelle carceri, e servono interventi per garantire la tutela della salute mentale, messa a rischio per i detenuti, e interventi sul reinserimento lavorativo, tutte misure che rappresentano interventi necessari per il recupero del detenuto e assolutamente necessari per politiche di sicurezza pubblica, perché il detenuto tornerà a essere cittadino nella società e se in quegli anni, in quei mesi, in quei giorni in cui è detenuto nelle carceri lo Stato omette di fare lo Stato, di tutelarne i diritti e di garantirne un pieno ed efficace reinserimento, le esigenze di sicurezza pubblica saranno sempre frustrate, così come gli interventi che sono necessari in materia di giustizia minorile, là dove deve essere maggiore l'attenzione dello Stato e la tutela dei diritti democratici. Quindi, con questo emendamento chiediamo investimenti, per passare dalle parole ai fatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.76 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Passiamo all'emendamento 1.77 D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento a mia prima firma vogliamo autorizzare l'assunzione di 350 unità di personale per gli uffici territoriali del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del Ministero della Giustizia, destinate ai ruoli di funzionario della professionalità pedagogica e di funzionario della professionalità di servizio sociale. In pratica, diciamo al Governo che è necessario assumere educatori professionali e assistenti sociali.

L'esigenza da dove nasce? Nasce proprio dalle riforme in campo, dapprima dalla riforma Cartabia, dal dare attuazione ad alcuni istituti che quella riforma ha voluto potenziare, parlo, per esempio, della messa alla prova e della giustizia riparativa, ma nasce anche da un provvedimento che voi avete orgogliosamente votato, il decreto-legge Caivano, in cui, lo ricordo a me stessa, avete inserito una misura nuova, il percorso di rieducazione in fase di indagini preliminari, cui potrà essere sottoposto il minore al quale viene contestato un reato. Ebbene, se vogliamo, se volete far funzionare la giustizia minorile e le norme che voi stessi introducete nel sistema, dovete fare solo una cosa, che non fate: assumere personale. Infatti, la cifra distintiva della giustizia minorile, in particolare, sta tutta nella rieducazione, nel recupero e nel reinserimento del minore. La presa in carico del minore non si esaurisce nelle aule di giustizia, anzi, tutt'altro. Il vero lavoro, il grande lavoro è fatto fuori dalle aule di giustizia, è quel percorso successivo che dev'essere curato proprio dagli assistenti sociali, dagli educatori professionali e dagli psicologi, che devono supportare il minore, per strapparlo a un futuro, altrimenti quasi certo, di emarginazione, di disagio e, sempre più spesso, addirittura, di criminalità.

Vi volevo fare anche un esempio concreto di questa cosa, attraverso la storia di Vincenzo. Vincenzo è un ragazzino di 12 anni, che compiva atti di autolesionismo e che viene segnalato al tribunale per i minorenni, dalla scuola. Viene attivato un programma con i servizi sociali minorili, che prevedeva l'accompagnamento di Vincenzo con uno psicologo del minore e l'affiancamento, per i genitori, di un educatore. Ebbene, questo percorso non verrà mai intrapreso e, dopo qualche anno, Vincenzo torna al tribunale per i minori, però torna davanti alla sezione penale, perché è accusato di furto e di spaccio. Ebbene, noi vorremmo uno Stato che, in realtà, scrivesse un lieto fine per tutti quei ragazzi come Vincenzo, che li prendesse per mano e li accompagnasse davvero fino in fondo. Ma per fare questo, ribadisco, occorre solo una cosa: assumere personale, assumere profili come gli assistenti sociali, i pedagogisti, gli educatori. Se non fate questo, avete fallito in tutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.77 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Passiamo all'emendamento 1.78 Amendola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. C'è quella famosa frase di Flaiano, che dice che in Italia la situazione politica è grave, ma non seria. Noi, con questo emendamento, vi proponiamo - pensate un po'! - di finanziare il Piano Mattei. Abbiamo sentito di questo Piano strategico per l'Africa e abbiamo detto: mettiamoci i soldi, facciamolo, discutiamone insieme. Perché vi abbiamo preso sul serio e, purtroppo, abbiamo sbagliato, se è vero, come è vero, che oggi un Vice Ministro degli Affari esteri - che è qui presente, tra i banchi del Governo, e lo ringrazio - è venuto in Commissione e ha avuto l'onestà di dire: ma il Piano non c'è, ma sulle risorse cosa credete, che basteranno i nostri soldi? E, invece, noi vi chiediamo di metterceli, i soldi, vi chiediamo di fare sul serio. Perché quando sentiamo la Presidente del Consiglio parlare di Mediterraneo e di Africa come priorità strategiche per il nostro Paese, noi ci aspettiamo che un Governo serio poi sia conseguente in Parlamento, in una legge di bilancio. E vi chiedo: ma è credibile, è onorevole un Governo che è pronto a spendere tra i 600 e i 900 milioni per un progetto e un Accordo ingiusto e, peggio, inutile con l'Albania, e non un euro su un progetto che avete indicato come storico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? È vero che avete detto che facevate la storia pure in Albania, e allora decidetevi se la fate in Albania o la volete fare in Africa, la storia!

La verità è che assistiamo alla triste cronaca di un'operazione di propaganda spudorata, che ha scomodato il gran nome di Mattei, per un percorso misero, che poteva essere realizzato non un decreto che discuteremo nei prossimi giorni, ma con un DPCM, una cabina di regia, una struttura di missione, senza risorse, senza progetti, o, peggio, con i soliti progetti per la cooperazione allo sviluppo che avete riciclato e presentato sotto finte nuove insegne.

Allora, non vorrei che, alla fine di tutto, Presidente, questo Piano Mattei diventasse come i carri armati di Mussolini - se li ricorda? Se li ricordano, se li ricordano -, che erano quei carri armati, pochi e inefficienti, che il Duce spostava da una città all'altra, nell'illusione di far credere al mondo - alleati e nemici compresi - di avere un grande esercito, molto più grande di quella miserabile realtà che la guerra, di lì a poco, avrebbe rivelato. Lì eravamo nella tragedia, qui siamo nella farsa e avete tempo per smentirci, se cambiate parere, ci mettete le risorse e, per una volta, provate a fare sul serio e a confrontarvi seriamente con l'opposizione in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.78 Amendola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.79 Simiani.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie Presidente. Gentili colleghe e gentili colleghi, 56 – Presidente, per lei questo numero sicuramente non vorrà dire nulla e neanche per molti colleghi qui presenti - sono i giorni che sono passati dall'alluvione in Toscana. Sono passati 56 giorni e ancora non avete fatto niente. Credo sia arrivato il momento di mettere in chiaro anche alcune nostre posizioni in merito a questa alluvione.

Ci sono stati il decreto Bollette, il decreto Anticipi, il decreto Made in Italy e la legge di bilancio e non è successo niente: ancora ci sono le stesse risorse, quei 5 milioni che sono stati stanziati nel momento dell'emergenza. Più volte, ho sentito in quest'Aula, anche da colleghi toscani, che in Toscana non ci sono i numeri. Ve li diamo, i numeri, se li volete. I numeri sono questi: 18.723 ettari interessati dall'alluvione, 10.382 imprese coinvolte, 29.140 alloggi. Ci sono stati danni alle famiglie per oltre 580 milioni; 70 milioni di danni per gli edifici pubblici; 1 miliardo 200 milioni per le imprese e 39 milioni per il settore agricolo. Se non vi bastano questi numeri, la prossima volta vi diamo anche gli indirizzi, i numeri di telefono, il CAP e, addirittura, il numero civico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Credo che sia arrivato il momento da parte del Governo non solo di approvare questo emendamento, ma di prendere un chiaro impegno verso la Toscana, e il bisogno che in questo momento ha. Con questo emendamento, chiediamo il riconoscimento dei contributi per la ricostruzione privata - è un emendamento che ha una portata importante -, per quanto è il danno, 1 miliardo 500 milioni per l'anno 2024. Ecco, dobbiamo sapere da parte vostra, non solo perché voterete contro questo emendamento, ma vorremmo sapere dalla vostra voce e dai vostri banchi cosa volete fare dell'emergenza in Toscana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie Presidente. Solo per un'osservazione, che vale per questo emendamento che l'onorevole Simiani ha illustrato in maniera assolutamente appropriata, dicendo tutte cose condivisibili sulla necessità che ci sia un intervento per queste zone alluvionate, per la Toscana, ma anche per altre situazioni di emergenza che si sono verificate nel corso dell'anno e che non hanno ancora trovato le risorse sufficienti. La nostra astensione - lo dico ai colleghi del PD - è dovuta alla scelta delle coperture da utilizzare: evidentemente, siamo parlamentari di opposizione e potremmo dire che basta che le coperture superino la verifica di legittimità da parte degli uffici, ma le coperture sono una cosa seria.

Allora, se mettiamo coperture che sono assolutamente inattuabili, è evidente che poi è facile per il Governo spiegare perché non accolgono gli emendamenti. Ci dicono di no su tutto, ma questo lo sappiamo, per un motivo che ha anche a che fare con il fatto che siamo al 28 dicembre, ma la nostra valutazione negativa, e vale anche per l'emendamento precedente, quello sulle risorse per alimentare il piano Mattei, è data esclusivamente da questo.

Quindi, penso che, se si vuole essere opposizione fino in fondo, capace di cambiare l'opinione del Governo e della maggioranza, bisogna anche essere capaci di fare alcune scelte. Fare le scelte vuole dire anche, all'interno della legge di bilancio, decidere cose che si possono tagliare come se fossi al Governo. Se tu, invece, fai proposte che sono assolutamente inapplicabili, ti qualifichi come un'opposizione che è solo strumentale (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Prima di votare, colleghi, consentitemi di salutare una persona che, da quasi un quarto di secolo, ha seguito le vicende del Parlamento, il giornalista dell'ANSA Francesco Bongarrà, che, dal 1° gennaio, è chiamato a un altro alto incarico, di direttore dell'Istituto italiano di cultura di Londra. Lo salutiamo, ringraziandolo per questi 25 anni che ha trascorso qui alla Camera (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.79 Simiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, venerdì 29 dicembre, a partire dalle ore 9.

Secondo le medesime intese, all'ordine del giorno della seduta di domani sarà inserita la deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione a un conflitto di attribuzione elevato innanzi alla Corte costituzionale dal tribunale di Milano di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 204 del 2023, che sarà collocata al termine dell'esame degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge di bilancio n. 1627 e prima delle dichiarazioni di voto finale sul medesimo provvedimento.

Interventi per fatto personale e interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, per fatto personale, il deputato Marco Perissa. Ne ha facoltà.

MARCO PERISSA (FDI). Grazie, Presidente. Sarò davvero rapidissimo, ma poiché sono stato chiamato in causa, tra l'altro, con un'eco mediatica davvero impressionante…

PRESIDENTE. E lo dice a me, ho mia madre che mi continua a scrivere.

MARCO PERISSA (FDI). …provo a toglierla anche dall'imbarazzo nel quale si è trovato. L'intervento a cui la collega Guerra faceva riferimento qualche ora fa era quello che è avvenuto la scorsa settimana, in cui ho definito, rivendicando il diritto di farlo, il segretario Schlein quale “segretario” Schlein. Potrei dissertare in quest'Aula delle libertà costituzionali che garantiscono ad ogni cittadino di esprimersi liberamente. Potrei dire che questo diritto è suffragato, per esempio, dal dizionario italiano, che va in una direzione piuttosto che in un'altra.

Quello che non posso fare, però, è accettare lezioni di morale da un parlamentare e un collega che il 21 gennaio 2023 approva un documento nell'assemblea nazionale del suo partito dal quale ho preso ispirazione per utilizzare determinati termini. Vado a leggere, se me lo consente, un paio di passaggi: il segretario nomina la segreteria nazionale ed eventuali altri organismi. Sono, inoltre, membri di diritto della direzione nazionale il segretario, il presidente dell'assemblea nazionale e l'ufficio di presidenza (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

MARCO PERISSA (FDI). Il segretario nazionale rappresenta il partito, ne esprime la leadership elettorale ed istituzionale. Ora, questo è lo statuto del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Per favore, colleghi, fatemi sentire.

MARCO PERISSA (FDI). Facessero pace con loro stessi. Quando troveranno una quadra e metteranno una desinenza di genere sul loro statuto, probabilmente noi ci adegueremo alle indicazioni che loro ci daranno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Finché per la loro legge…

PRESIDENTE. Onorevole Mollicone, onorevole Mollicone, così sfonda la ribaltina, abbia pazienza.

MARCO PERISSA (FDI). Finché il loro statuto dirà che è il segretario nazionale, mi adeguerò alle indicazioni del Partito Democratico e la chiamerò segretario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Rossi. Ne ha facoltà.

ANDREA ROSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. “Sette figlioli sette, sette fratelli, a chi li do? Ci disse la pianura: questi miei figli mai scorderò”. Ho preso a prestito, Presidente, una celebre canzone, direi più una poesia, La pianura dei sette fratelli, per ricordare in quest'Aula, a nome del Partito Democratico, il sacrificio dei fratelli Cervi (Applausi). Era il 28 dicembre del 1943, esattamente 80 anni fa, al poligono di tiro di Reggio Emilia vennero giustiziati da un plotone fascista: Quarto Camurri, Gelindo…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, colleghi di Forza Italia, stiamo rievocando la morte dei fratelli Cervi, per favore.

ANDREA ROSSI (PD-IDP). Dicevo, era il 28 dicembre del 1943, esattamente 80 anni fa: al poligono di tiro di Reggio Emilia vennero giustiziati da un plotone fascista Quarto Camurri, Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore Cervi. Ottanta anni fa, ragazzi coraggiosi, che difesero con le loro vite i valori di democrazia in cui credevano, i valori su cui oggi si fonda la nostra società. Affrontare un destino crudele per il bene comune. Oggi il loro esempio assurge a uno dei più alti momenti della storia della Resistenza italiana. La loro dedizione alla causa della libertà e della giustizia rimane un faro per le generazioni presenti e future.

Oggi dobbiamo ricordare le circostanze in cui i Cervi hanno vissuto e operato: le leggi ingiuste, la censura e la repressione politica li hanno costretti a compiere scelte difficili, spingendoli a difendere la democrazia con il sacrificio supremo. Non si sono piegati. Chi ha scelto di resistere non era semplicemente una vittima di quel tempo, ma un paladino di giustizia e libertà. Siamo qui per testimoniare che il loro sacrificio non è stato vano e che dobbiamo continuare a difendere i valori per i quali hanno dato la loro vita.

Guardate, la mia non vuole essere una retorica della memoria, ma il ricordo, la conoscenza consapevole delle nostre radici, della nostra storia, delle origini e della nostra democrazia. E in quelle campagne di Emilia, a Campegine, grazie all'impegno di istituzioni, volontari e della presidente Soliani, c'è un luogo in cui si fanno vivere quei valori, in cui l'onore della memoria dei fratelli Cervi vive ogni giorno: è il museo Cervi. Non è un semplice museo che testimonia la vita contadina di quella famiglia, è una realtà viva, un monumento alla memoria della Resistenza e della lotta per la libertà. Grazie ai suoi eventi culturali e musicali, alle tante visite scolastiche non è un semplice luogo, è un simbolo, è un polmone dello spirito repubblicano, è quel mappamondo sul trattore esposto davanti al museo, simbolo del lavoro, della terra, di una comunità che non perde, però, l'idea di uno sguardo sul mondo, è un legame tra identità locale e consapevolezza globale.

A conclusione, signor Presidente, verrebbe facile ricordare la frase papà Cervi, quel 25 ottobre del 1945 durante il funerale dei figli, quando disse che, dopo un raccolto, ne viene un altro, ma ritorno a un verso della canzone con la quale ho aperto l'intervento: “Sette fratelli, sette ferite, sette solchi. Ci disse la pianura: i figli di Alcide non sono mai morti” (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà, per due minuti.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, Gaza non esiste più. Purtroppo mi è complesso parlarne in due minuti, sono troppo pochi anche solo per un freddo elenco delle atrocità commesse nel corso dell'offensiva israeliana, che dura ormai da quasi 3 mesi. Troppo pochi per porre le domande giuste sulle conseguenze di questo conflitto, troppo pochi per parlare dell'indifferenza nostrana, dei racconti distorti, della fatica mia e di altri a stare in un dibattito iperpolarizzato e che, troppo spesso, disconosce ogni complessità. Troppo pochi per parlare del naufragio dei nostri valori davanti ai nostri occhi.

A Gaza non esiste più un posto sicuro. Le Nazioni Unite, la Croce rossa, i principali quotidiani internazionali ci raccontano di cosa sta succedendo in questi giorni, in cui persino i campi profughi vengono bombardati. Niente servizi igienici, niente cibo, niente acqua, i pochi ospedali rimasti ormai al collasso, quasi 2 milioni di persone sfollate. Abbiamo avuto bisogno, per descrivere tanto orrore, di inventare nuove parole: quindi, oggi, parliamo di “domicidio” per raccontare la distruzione di massa delle abitazioni volta a rendere un territorio non più abitabile. Nella Striscia di Gaza il 50 per cento delle case è distrutto; tra le macerie, 21.000 persone morte, di cui 8.000 bambini. Parliamo dei bambini di Gaza, Presidente, per attivare quella dimensione di empatia così necessaria alla politica, eppure così assente dal dibattito pubblico. Penso non solo a quelli morti, io penso a quelli che sopravvivranno, e mi manca il fiato.

Abbiamo parlato tanto, quest'anno, della salute mentale dei più piccoli. È un tema che ci tocca e allora parliamone e parliamone sempre. Non è vero che i bambini non capiscono; i bambini hanno una grande sensibilità alla temperatura emotiva di ciò che sta loro attorno e attorno ai bambini di Gaza, in questi mesi, ci sono soltanto paura, distruzione e morte, che è attorno a loro ma è anche negli occhi degli adulti attorno a loro…

PRESIDENTE. Grazie…

RACHELE SCARPA (PD-IDP). …che dovrebbero essere i loro porti sicuri. È nella frattura della loro psiche, che nessuno riparerà, che sta il pericolo per me più straziante e spaventoso, il seme della violenza che sarà, se non fermiamo quella che ormai ha i chiari contorni di una punizione collettiva del Governo Netanyahu su tutto il popolo palestinese.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scarpa.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Oggi per loro e per noi siamo qui, come a ogni fine seduta, per chiedere al nostro Governo un serio impegno per un cessate il fuoco e spero che avremo la forza presto di uscire, come Italia e come Europa, dall'ignavia e di farci costruttori di serie istanze di pace, per noi e per loro.

PRESIDENTE. Colleghi di Forza Italia, se avete da discutere potete anche andare fuori, perché i colleghi giustamente vorrebbero che si ascoltassero gli interventi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per fatto personale, l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Un minuto solo per dire che non entrerò qui a disquisire…

PRESIDENTE. Mi ha chiamato signor Presidente. Allora, sono tornato nella mia identità.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). No, l'ho chiamata Presidente, senza declinare perché…

PRESIDENTE. Altrimenti poi ho problemi con mia madre.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). …era un messaggio serissimo quello che ho dato a lei - l'ha capito - e non era rivolto a lei come persona.

Allora, quello che volevo dire è che non è il momento e il luogo per disquisire sull'uso di genere del linguaggio eccetera e non volevo fare la morale a nessuno, ma siccome il collega deputato Marco Perissa ha ribadito il suo diritto costituzionale a rivolgersi a una donna in carne e ossa con un appellativo maschile, io rivendico un diritto - che non definirei costituzionale -, altrettanto paritario, a continuare a trattare, se mi viene e se mi va, perché questo è ciò che lui ha detto, un collega maschio al femminile. Questa è l'unica cosa che ho detto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ci vorrà un Giurì d'onore, di questo passo.

PRESIDENTE. Torniamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Questa mattina la Presidente di turno Ascani ha dato conto in quest'Aula, dopo un po' di giorni e dopo interventi anche polemici sulla stampa e penso all'intervento dell'ex collega Elio Vito, della morte di Toni Negri, eletto deputato nel 1983. Io credo che sia giusto che lo abbia fatto, perché non sarebbe bene che in quest'Aula si iniziasse a praticare la damnatio memoriae nemmeno a partire da una figura certamente controversa come la sua.

Toni Negri venne eletto nelle liste del Partito Radicale non perché fosse un radicale, liberale e libertario, come è noto, ma perché Marco Pannella gli offrì la candidatura dopo circa 4 anni di carcerazione preventiva, proprio come testimone dalla campagna radicale contro l'abuso della carcerazione preventiva, che portava migliaia di persone, poi risultate innocenti, a scontare una pena ingiusta. Pannella scelse Toni Negri proprio perché era il suo opposto dal punto di vista ideale e politico, a significare che le battaglie, in primo luogo quelle sulla giustizia, si combattono per tutti, a partire dai più lontani da sé. L'accordo era che Toni Negri sarebbe rientrato in Italia dalla Francia, dopo che il Parlamento avesse concesso l'autorizzazione a procedere e poi quella all'arresto, per così proseguire in modo non violento la battaglia politica sull'abuso della carcerazione preventiva. Negri tradì la promessa sulla fiducia fatta a Pannella e agli elettori radicali, restando in Francia per tutti gli anni della legislatura e oltre, mandando in fumo un'iniziativa che aveva fatto scandalo, ma, secondo il motto tante volte usato da Pannella, oportet ut scandala eveniant. Altro comportamento ebbe, di lì a poco, Enzo Tortora, che portò sino in fondo la lotta sua e dei radicali per la giustizia.

PRESIDENTE. Se riesce a concludere…

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Concludo. Negri poi ritornò, andò in carcere, uscì, ricominciò a fare conferenze e consulenze, a scrivere cose lontane da una cultura politica liberale, e concludo.

Nel 1983 io ero al mio primo voto politico. Votai quella lista, la lista radicale, anche per la battaglia garantista contro l'abuso della carcerazione preventiva.

Andò come andò, Toni Negri non c'è più, Marco Pannella ci ha lasciato da diversi anni, ma nelle nostre carceri ancora un terzo dei detenuti sono in attesa di giudizio, spesso del giudizio di primo grado e molti di loro verranno riconosciuti innocenti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Signor Presidente, le chiedo questa possibilità perché vorrei che restasse agli atti una serie di fatti che credo siano di grande rilevanza e che necessitano anche di una qualche formalizzazione. Da Ministro, negli ultimi mesi del mio Dicastero, ero presente con il Ministro Giorgetti a una riunione con le rappresentanze sindacali di Ilva nelle quali si sollevò un tema, che era quello dell'utilizzo della cassa integrazione come strumento per pagare le ferie ai lavoratori e del mancato rispetto delle condizioni per il rilascio della cassa integrazione da parte dell'azienda. Alla luce di questa denuncia, che poteva ravvisare anche profili di carattere penale, ritenni mio dovere avviare gli accertamenti tramite l'Ispettorato nazionale del lavoro. Nel corso dei mesi che si sono succeduti non si è avuta più notizia di quella ispezione. È cambiato il vertice dell'Ispettorato nazionale del lavoro e tramite alcuni colleghi ne abbiamo chiesto conto con un'interrogazione, che non ha avuto alcuna risposta. Perché le chiedo la parola? Perché chiederei che ci sia una risposta in tal senso affinché si eviti che l'unica strada per fare questo tipo di verifica sia un esposto alla Procura della Repubblica. Quindi, io mi permetto di ribadire questa urgenza perché ritengo, come dire, che il nostro ambito naturale nel quale esercitare le nostre funzioni sia questo e non invece rivolgersi a un procuratore della Repubblica, cosa che peraltro, nel caso in cui non si avrà risposta mi vedrò costretto a fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Peraltro, come sa, il nostro Regolamento prevede esattamente che gli interventi di fine seduta servano anche per sollecitare gli atti di sindacato ispettivo. Abbiamo ascoltato la sua richiesta che ovviamente sarà girata al Governo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 29 dicembre 2023 - Ore 9:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 926 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026 (Approvato dal Senato).

(C. 1627​)

Nota di variazioni al Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026. (C. 1627​/I)

Relatori: GIORGIANNI, OTTAVIANI e PELLA.

2. Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione a un conflitto di attribuzione elevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di Milano di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 204 del 2023.

(ore 17)

3. Seguito della discussione del disegno di legge (per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto e votazione finale entro le ore 19):

S. 926 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026 (Approvato dal Senato).

(C. 1627​)

Nota di variazioni al Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026. (C. 1627​/I)

Relatori: GIORGIANNI, OTTAVIANI e PELLA.

La seduta termina alle 20,45.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: CARMEN LETIZIA GIORGIANNI, NICOLA OTTAVIANI E ROBERTO PELLA (A.C. 1627​)

CARMEN LETIZIA GIORGIANNI, Relatrice. (Relazione – A.C. 1627​). Nel corso della mia illustrazione mi concentrerò sulle disposizioni della prima sezione del disegno di legge di bilancio relative a politiche sociali, sanità, energia, ambiente e territorio, imprese e sostegno agli investimenti, infrastrutture e lavori pubblici e trasporti e telecomunicazioni.

Politiche sociali.

In tema di politiche sociali il disegno di legge prevede, in primo luogo, ai commi da 2 a 6 dell'articolo 1, il rifinanziamento, per ulteriori 600 milioni di euro nell'anno 2024, del Fondo destinato all'acquisto di beni alimentari di prima necessità, di carburanti e abbonamenti a mezzi di trasporto pubblico, già istituito presso il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, nonché il rifinanziamento per 2.231.000 euro nell'anno 2024 dell'autorizzazione di spesa, a valere sulle risorse del predetto Fondo, per consentire al medesimo di continuare ad avvalersi della stipula di convenzioni con concessionari di servizi pubblici ai fini dell'erogazione dei contributi. Viene inoltre rifinanziato per 50 milioni di euro il Fondo per la distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti.

I successivi commi da 7 a 13 incrementano di 282 milioni di euro per l'anno 2024 il Fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa, prorogando al 31 dicembre 2024 la possibilità di usufruire della garanzia massima dell'80 per cento, a valere sul Fondo medesimo. Sono state introdotte, inoltre, specifiche disposizioni per includere tra le categorie prioritarie per tale agevolazione le famiglie numerose con determinati requisiti.

In materia di sostegno all'infanzia, i commi 177 e 178 prevedono un incremento del buono per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido, pubblici e privati, e per forme di supporto domiciliare per bambini aventi meno di tre anni di età e affetti da gravi patologie croniche. L'incremento concerne i nuclei familiari in relazione a un figlio o a più figli, nati dopo il 1° gennaio 2024, a condizione che nel nucleo sia presente almeno un altro figlio, di età inferiore a dieci anni, e che il medesimo nucleo abbia un valore ISEE non superiore a 40.000 euro. La misura dell'incremento, che è definita in forma di elevamento a 2.100 euro annui di un precedente incremento, è pari a 600 euro annui per i nuclei familiari con un valore di ISEE non superiore a 25.000 euro e a 1.100 euro annui per i nuclei familiari con un valore di ISEE superiore a 25.000 euro e pari o inferiore a 40.000 euro, con una conseguente misura complessiva del buono pari a 3.600 euro annui.

I commi da 183 a 185 escludono dal calcolo dell'ISEE, fino al valore complessivo di 50.000 euro, i titoli di Stato e alcuni prodotti finanziari di raccolta del risparmio, stabilendo l'aggiornamento del regolamento in materia di revisione dell'indicatore ai fini della richiesta di prestazioni sociali agevolate.

In tema di misure per la lotta alle tossicodipendenze, il comma 186 istituisce, all'interno dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze e per il successivo trasferimento al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, il Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga, con una dotazione di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024-2026. L'importo è comprensivo delle risorse per il finanziamento dei progetti per la prevenzione e il recupero dalle tossicodipendenze, risorse poi confluite nel Fondo nazionale per le politiche sociali, senza vincolo di destinazione in sede di riparto annuo di quest'ultimo Fondo.

Il comma 291 prevede, inoltre, il finanziamento di una spesa di 18 milioni nel 2024 per assicurare l'adeguamento alle prescrizioni tecnico-scientifiche dell'Agenzia mondiale antidoping (WADA) per l'acquisto, la riqualificazione e l'allestimento della sua sede.

Il comma 26, introdotto dal Senato, prevede interventi per il personale della Croce Rossa relativi al trattamento economico di alcune tipologie di personale ai fini della riorganizzazione dell'Associazione italiana CRI.

Il comma 37, introdotto dal Senato, prevede specifiche norme relative alle assunzioni a tempo indeterminato presso Regioni e Province autonome negli uffici del Registro per il Terzo settore da destinare al potenziamento degli uffici regionali e provinciali del Registro stesso.

Il comma 187 prevede un finanziamento permanente di 6 milioni di euro annui, a decorrere dal 2024, in favore del cosiddetto reddito di libertà per le donne vittime di violenza. Le risorse finanziarie – così come quelle disposte da norme precedenti, con risorse limitate agli anni 2020-2023 – sono volte al sostegno delle donne in condizione di maggiore vulnerabilità, nonché alla promozione, attraverso l'indipendenza economica, di percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà. Tali risorse vengano ripartite tra le regioni con uno o più decreti dell'Autorità politica delegata per le pari opportunità, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, previa intesa in sede di Conferenza unificata Stato-regioni-province autonome-città ed autonomie locali.

Il comma 196 prevede misure per il supporto tecnico-scientifico alle funzioni del Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri, con una spesa di 1.250.000 euro annui, a decorrere dal 2024, per l'attuazione, il monitoraggio e l'analisi degli interventi del Fondo per le politiche della famiglia.

Il comma 200, introdotto dal Senato, detta inoltre specifiche disposizioni per l'attuazione dei livelli delle prestazioni sociali (LEPS) per la non autosufficienza.

I commi da 210 a 213 istituiscono un Fondo unico per l'inclusione delle persone con disabilità, con una dotazione di 231.807.485 euro annui, all'interno dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il successivo trasferimento al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri. L'importo corrisponde alle risorse complessive di fondi preesistenti che vengono conseguentemente abrogati, quali il Fondo per l'inclusione delle persone con disabilità, il Fondo per l'assistenza all'autonomia ed alla comunicazione degli alunni con disabilità, il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare e il Fondo per l'inclusione delle persone sorde e con ipoacusia. Sono elencate le finalità alle quali è diretto il neoistituito Fondo, con utilizzo dello stesso mediante decreti dell'Autorità politica delegata in materia di disabilità, sentita la Conferenza unificata ovvero, per il raggiungimento di una specifica finalità, previa intesa sancita in sede di Conferenza unificata stessa. Gli enti territoriali beneficiari di tale fondo sono sottoposti, a decorrere dal 2025, a monitoraggio e rendicontazione. Viene inoltre incrementato di 85 milioni di euro annui, a decorrere dal 2026, il Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità, destinato alla copertura finanziaria degli oneri derivanti da futuri interventi legislativi in materia di disabilità.

Con il comma 247 viene definita, inoltre, la dotazione del Fondo per l'Alzheimer e le demenze per il triennio 2024-2026, pari a 4,9 milioni di euro per l'anno 2024 e a 15 milioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026.

Sanità.

Riguardo alle misure per la sanità, ricordo preliminarmente che, come già segnalato dal collega Ottaviani, i commi da 157 a 165, oggetto di modifica nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, prevedono, anzitutto, la modifica dei termini di decorrenza della pensione per alcune categorie e in materia di trattenimento in servizio di dirigenti medici e sanitari, nonché di infermieri del Servizio sanitario nazionale e dei medici di INPS e INAIL.

Il comma 217 dispone il rifinanziamento del livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato con un incremento di 3 miliardi di euro per l'anno 2024, 4 miliardi di euro per il 2025 e 4,20 miliardi di euro annui a decorrere dall'anno 2026, da destinare anche al finanziamento delle specifiche finalità indicate nel presente disegno di legge di bilancio, tra le quali quelle connesse agli oneri per la contrattazione collettiva. Si prevede, invece, un limitato definanziamento, pari a 84 milioni di euro per l'anno 2033, a 180 milioni di euro per l'anno 2034, a 293 milioni di euro per l'anno 2035 e a 340 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2036.

Per far fronte alla carenza di personale sanitario negli enti del Servizio sanitario nazionale, al fine di ridurre le liste di attesa e il ricorso alle esternalizzazioni, i commi da 218 a 222 estendono fino al 31 dicembre 2026 la facoltà di ricorrere agli incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive del personale medico - pari a 100 euro lordi orari onnicomprensivi- disponendo che tale incremento riguardi, dal 2024 al 2026, tutte le prestazioni aggiuntive svolte. Vengono poi espressamente fatte salve le disposizioni vigenti in materia di prestazioni aggiuntive riguardanti il volume di prestazioni erogabili, l'orario massimo di lavoro e i prescritti riposi. La misura si applica fino al 31 dicembre 2026 anche alle prestazioni aggiuntive svolte dal personale sanitario del Servizio sanitario nazionale, dal 2024 al 2026, per tutte le prestazioni aggiuntive svolte. La tariffa oraria può arrivare fino a 60 euro lordi onnicomprensivi, invece dei 50 attualmente previsti, al netto degli oneri riflessi a carico dell'amministrazione, autorizzando una spesa per ciascun anno del triennio di programmazione 2024-2026 di 200 milioni di euro per il personale medico e di 80 milioni per il personale sanitario del comparto, che costituiscono un limite di spesa. In caso di superamento del rapporto tra attività libero professionali ed attività istituzionali, l'Organismo paritetico regionale è chiamato a presentare al Comitato LEA una relazione semestrale sullo svolgimento dell'attività intramoenia, da prendere in considerazione per la valutazione degli adempimenti relativi alle liste di attesa.

Il comma 232 dispone l'autorizzazione per regioni e province autonome a potersi avvalere, fino al 31 dicembre 2024, delle predette misure, potendo coinvolgere anche le strutture private accreditate in deroga alla normativa vigente sui limiti dati dal tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati, come rideterminato dal successivo comma 233, relativamente all'aggiornamento del tetto di spesa per tali acquisti, al fine di garantire l'attuazione dei Piani operativi per il recupero delle liste d'attesa. Dal comma 233 viene innalzato, inoltre, il tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati rispetto al valore della spesa consuntivata nell'anno 2011 nella misura di 1 punto percentuale per l'anno 2024, di 3 punti percentuali per l'anno 2025 e di 4 punti percentuali a decorrere dall'anno 2026.

Il comma 223 ridetermina, inoltre, i tetti della spesa farmaceutica per acquisti diretti, nella misura dell'8,5 per cento a decorrere dall'anno 2024, con una crescita dello 0,2 per cento rispetto alla disciplina vigente, e della spesa farmaceutica convenzionata, nella misura del 6,8 per cento a decorrere dal medesimo anno, con un decremento dello 0,2 per cento rispetto alla disciplina vigente, confermando espressamente il valore percentuale del tetto per acquisti diretti di gas medicinali già previsto dalla normativa vigente, pari allo 0,2 per cento.

I commi da 224 a 231 aggiornano il prontuario della continuità assistenziale ospedale-territorio, demandato all'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), al fine di incrementare i livelli di assistenza di prossimità, consentendo alle farmacie convenzionate con il Servizio sanitario nazionale dispensare farmaci che attualmente sono reperibili solo presso le farmacie ospedaliere. Viene inoltre definito un nuovo sistema di remunerazione delle farmacie per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Servizio sanitario nazionale, con correlata abrogazione di una serie di disposizioni in materia di sconti. Per la verifica della sostenibilità economica delle predette innovazioni, si prevede l'istituzione di un apposito tavolo tecnico. Si prevede che il Ministero della salute, sentita l'AIFA, predisponga linee guida dirette a definire modalità e tempistiche per l'attuazione della disciplina in materia di aggiornamento dei prontuari terapeutici regionali.

Il comma 234 assegna, altresì, in via transitoria, anche per l'anno 2024, le quote premiali accantonate a valere sul finanziamento del Servizio sanitario nazionale a favore delle regioni che abbiano introdotto misure idonee a garantire l'equilibrio di bilancio, tenendo anche conto dei criteri di riequilibrio indicati dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome. Limitatamente al 2024 viene inoltre disposto l'innalzamento di tale quota allo 0,5 per cento.

Il disegno di legge di bilancio vincola una quota pari a 50 milioni di euro per l'anno 2024 e a 200 milioni di euro a decorrere dall'anno 2025 per consentire l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA), in attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, commi 558 e 559, della legge di stabilità 2016. Il comma 235 dispone che la quota viene vincolata a valere sul livello del finanziamento del fabbisogno nazionale standard cui concorre lo Stato, come rideterminato dal comma 217 del disegno di legge in esame.

Con il comma 236, introdotto dal Senato, è disposta la proroga al 31 dicembre 2025 dell'autorizzazione alla Regione siciliana – attualmente prevista fino al 31 dicembre 2024 – ad incrementare la valorizzazione tariffaria dell'attività sanitaria e delle funzioni dell'Istituto mediterraneo per i trapianti e le terapie ad alta specializzazione (ISMETT), in ragione dell'elevata specializzazione e del rilievo nazionale raggiunto.

Con i commi da 237 a 241 si introduce una forma di compartecipazione alla spesa sanitaria posta a carico dei residenti in Italia che lavorano e soggiornano in Svizzera e che utilizzano il Servizio sanitario nazionale, nonché di alcune categorie di lavoratori frontalieri operanti in Svizzera, dei familiari a carico delle due predette tipologie di soggetti, destinando le risorse aggiuntive al sostegno del servizio sanitario delle aree di confine e prioritariamente a beneficio del personale medico e infermieristico, con modalità da definirsi con decreto interministeriale. Sono inoltre previste modifiche alla disciplina in materia di assistenza sanitaria per gli stranieri, relative all'importo minimo del contributo dovuto dallo straniero che opti per l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale in luogo della stipula di polizza assicurativa e all'importo minimo del contributo dovuto dagli stranieri soggiornanti con permesso di soggiorno per motivi di studio e dagli stranieri regolarmente soggiornanti collocati alla pari, ai fini della loro iscrizione facoltativa al Servizio sanitario nazionale.

I commi da 244 a 246 prevedono i seguenti incrementi delle risorse destinate all'assistenza territoriale e distrettuale: un incremento di 250 milioni per il 2025 e di 350 milioni dal 2026 per il corrispondente potenziamento dell'assistenza territoriale riferito ai maggiori oneri di spesa per il personale dipendente – in deroga a limiti vigenti - e del personale convenzionato; un incremento di 10 milioni a decorrere dal 2024 delle risorse vincolate del Fondo sanitario nazionale per la realizzazione della finalità della legge che garantisce l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore; un incremento delle disponibilità per il perseguimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilievo nazionale, pari a 240 milioni per il 2025 e a 340 milioni di euro annui a decorrere dal 2026.

Al comma 277 sono previste, inoltre, norme in materia di adeguamento e ristrutturazione della rete del sistema dell'emergenza del servizio sanitario regionale della regione Lazio.

Con il comma 281 si rimette ad un accordo tra Governo, regioni e province autonome di Trento e Bolzano l'aggiornamento del documento recante la definizione delle modalità e procedure per l'attivazione dei programmi di investimento in sanità.

I commi 306 e 307 prevedono, altresì, una specifica procedura per gli investimenti immobiliari dell'INAIL destinati all'ammodernamento delle strutture sanitarie e all'ampliamento della rete sanitaria territoriale.

I commi 362 e 363, infine, stanziano un contributo di 1 milione di euro, a decorrere dall'anno 2024, in favore dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (INMP), a valere sul Fondo sanitario nazionale, al fine di potenziare l'attività di prevenzione e assistenza sanitaria e sociosanitaria in favore dei soggetti che versano in condizioni di vulnerabilità sociale ed economica. Il contributo viene destinato, tra l'altro, alle iniziative finalizzate dall'INMP alla promozione delle conoscenze e delle competenze del personale sanitario e socio-sanitario del Servizio sanitario nazionale, dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta sulle tematiche preventive e assistenziali relative alla salute dei migranti e dei rifugiati in collaborazione con l'Organizzazione mondiale della sanità.

I commi da 556 a 558 istituiscono il Fondo per il test di Next Generation Sequencing di profilazione genomica per la diagnosi delle malattie rare, con una dotazione di 1 milione di euro per il 2024, e rifinanziano l'analogo Fondo per il test di Next Generation Sequencing di profilazione genomica dei tumori, già istituito presso lo stato di previsione del Ministero della salute.

Energia.

Nell'ambito delle misure per sostenere il potere d'acquisto delle famiglie, il disegno di legge di bilancio stanzia, al comma 14, 200 milioni di euro per il riconoscimento nel primo trimestre 2024 di un contributo straordinario ai clienti domestici titolari di bonus sociale elettrico, analogo a quello già previsto dal decreto-legge n. 34 del 2023 per il quarto trimestre 2023. Detto contributo è, dunque, corrisposto in misura crescente in base al numero di componenti del nucleo familiare.

Come già segnalato dal collega Ottaviani, i successivi commi 16 e 17 elevano inoltre, per il periodo d'imposta 2024, da 258,23 a 1.000 euro, e a 2.000 per dipendenti con figli fiscalmente a carico, il limite di esenzione dal computo del reddito imponibile e dalla tassazione sostitutiva agevolata del lavoratore dipendente del valore dei beni ceduti e dei servizi prestati al lavoratore medesimo, delle somme erogate o rimborsate dal datore di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell'energia elettrica e del gas naturale, nonché delle spese per l'affitto o il mutuo della prima casa.

Tra le misure in favore delle imprese, si interviene, inoltre, con una norma prevista al comma 258, inserita al Senato, sulla disciplina delle cooperative elettriche operanti nelle province autonome di Trento e Bolzano.

Il comma 296, introdotto anch'esso durante l'esame in Senato, estende alle spese sostenute nel mese di luglio 2022 l'applicazione del credito di imposta in favore delle imprese che effettuino attività di trasporto di merci con veicoli di massa massima complessiva pari o superiore a 7,5 tonnellate, iscritte nell'albo nazionale degli autotrasportatori di cose per conto di terzi, nella misura massima del 12 per cento, a fronte della la spesa sostenuta per l'acquisto del gasolio impiegato nei veicoli, di categoria euro 5 o superiore. L'estensione del credito d'imposta avviene nel limite massimo di 20 milioni di euro per l'anno 2024.

Ambiente e territorio.

Con i commi da 400 a 403, in materia di ambiente e territorio, il disegno di legge di bilancio prevede l'istituzione di un Programma di mitigazione strutturale della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici e di una Cabina di coordinamento delle politiche attive per la riduzione della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici, con una dotazione complessiva pari a 285 milioni di euro per il periodo 2024-2028. Si prevede, inoltre, l'impiego di risorse stanziate dalla legge di bilancio 2022, per le attività connesse al contrasto del dissesto idrogeologico e alla mitigazione del rischio sismico nei territori colpiti dagli eventi sismici del 2009 in Abruzzo e del 2016-2017 verificatisi nel Centro-Italia.

I commi da 404 a 434 prevedono il riordino e la risistemazione della normativa sulla ricostruzione delle zone colpite da vari eventi calamitosi, tra cui gli eventi sismici del 2009 in Abruzzo, del 2012 in Emilia Romagna e del 2016-2017 in Centro-Italia, nonché le alluvioni del 2022 presso l'isola di Ischia, prevedendo altresì diverse proroghe temporali.

Secondo quanto disposto dai commi da 435 a 442, sono erogati, inoltre, contributi per la ricostruzione privata nei territori colpiti dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023.

Il comma 542, infine, abroga la norma, introdotta dalla legge di bilancio 2022, che prevede che le esposizioni della Cassa depositi e prestiti, a valere sulle risorse della gestione separata, per interventi volti a contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Fondo italiano per il clima (FIC), possono beneficiare della garanzia del Fondo medesimo.

Imprese e sostegno agli investimenti.

Nell'ambito delle misure a sostegno delle imprese, il comma 248 interviene, anzitutto sulla disciplina del Fondo di sostegno del credito alle esportazioni, modificando, in particolare, il regime degli accantonamenti che, ai fini di una ottimale gestione e tenuta finanziaria del Fondo, devono essere operati da SIMEST, in relazione agli impegni assunti e da assumere annualmente a valere sul Fondo stesso. La SIMEST deve provvedere ad effettuare preliminarmente le stime degli accantonamenti con riferimento agli impegni assunti e a quelli da assumere annualmente e sulla base di tali stime, provvede ad effettuare gli accantonamenti, solo se necessari. Il Ministero dell'economia e finanze viene autorizzato, nei limiti delle risorse disponibili sul Fondo, ad effettuare una serie di operazioni finanziarie consentite dal testo unico del debito pubblico. A tale fine, le somme disponibili sulle contabilità del Fondo, necessarie alle predette operazioni finanziarie, sono versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate ai pertinenti capitoli di spesa del Ministero dell'economia e delle finanze. Le somme derivanti dalle predette operazioni finanziarie e affluite all'entrata sono riassegnate alla spesa del medesimo Ministero, per essere successivamente versate sui conti correnti utilizzati per la gestione del Fondo.

Con il comma 249 si interviene, inoltre, sul credito di imposta per investimenti nella ZES unica del Mezzogiorno – recentemente istituita dal decreto-legge n. 124 del 2023 – al fine di indicare le risorse da destinare al riconoscimento del medesimo credito per l'anno 2024, che vengono autorizzate nel limite di 1.800 milioni di euro. Si demanda ad un decreto del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, da adottare di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, la definizione dei criteri e delle modalità di applicazione e di fruizione del credito d'imposta e dei relativi controlli.

I commi 253 e 254 autorizzano, per il finanziamento dei contratti di sviluppo relativi ai programmi di sviluppo industriale, la spesa di 190 milioni per l'anno 2024, di 310 milioni per il 2025, in luogo dei 210 milioni per il 2025 previsti prima delle modifiche approvate dal Senato, e di 100 milioni per ciascuno degli anni dal 2026 al 2030. Lo stanziamento per gli anni dal 2026 al 2030 è stato invece inserito nel corso dell'esame al Senato. Il Ministero delle imprese e del made in Italy può impartire ad INVITALIA, soggetto gestore della misura, direttive specifiche per l'utilizzo delle risorse.

Con il comma 255 viene rifinanziata di 100 milioni di euro per l'anno 2024 l'autorizzazione di spesa relativa alla cosiddetta "Nuova Sabatini", misura di sostegno agli investimenti in beni strumentali da parte di micro, piccole e medie imprese.

Inoltre, il comma 256 incrementa la dotazione del Fondo per la crescita sostenibile di 110 milioni per l'anno 2024 e di 220 milioni per l'anno 2025.

Con i commi da 259 a 268, tra i numerosi interventi finalizzati ad incoraggiare gli investimenti il disegno di legge di bilancio autorizza, anzitutto, SACE Spa a rilasciare, fino al 31 dicembre 2029, garanzie, a condizioni di mercato, connesse a investimenti nei settori delle infrastrutture, anche a carattere sociale, dei servizi pubblici locali e dell'industria, nonché ai processi di transizione energetica e economia circolare, mobilità sostenibile, innovazione industriale, tecnologica e digitale delle imprese. I beneficiari delle garanzie sono i seguenti: partner esecutivi nell'ambito del programma InvestEU, banche e imprese di assicurazione nazionali e internazionali, autorizzate all'esercizio in Italia del ramo credito e cauzioni, nonché sottoscrittori di prestiti obbligazionari e di altri strumenti finanziari partecipativi e non convertibili. Le garanzie possono riguardare i finanziamenti, inclusi portafogli di finanziamenti, concessi alle imprese, con sede legale in Italia o con una stabile organizzazione in Italia, diverse dalle PMI e dalle imprese in difficoltà. Le garanzie sono concesse, previa istruttoria, per una durata massima di 25 anni. La percentuale massima di copertura è differenziata in ragione delle operazioni finanziarie sottostanti. Gli impegni derivanti dalle garanzie sono assunti da SACE Spa per il 20 per cento e dallo Stato per l'80 per cento, senza vincolo di solidarietà. SACE Spa assume gli impegni secondo un piano annuale di attività e un sistema dei limiti di rischio approvati dal CIPESS, su proposta del Ministro dell'economia e finanze. Nel corso dell'esame al Senato è stata soppressa la previsione secondo la quale l'attività di SACE Spa è assistita dalla garanzia di ultima istanza dello Stato. In suo luogo, si prevede che gli impegni assunti dalla SACE Spa nello svolgimento delle suddette attività siano garantiti dallo Stato nei limiti indicati dalla legge di approvazione del bilancio dello Stato. Gli impegni assunti dallo Stato non possono superare i 60 miliardi di euro. Il limite degli impegni di SACE Spa nell'anno 2024 è di 10 miliardi di euro.

Il comma 269, inoltre, proroga al 2024 l'operatività della garanzia SACE per progetti economicamente sostenibili, cosiddetta Garanzia green SACE, prevedendo che, per tale anno, la copertura finanziaria delle garanzie sia reperita attraverso l'impiego delle risorse residue disponibili al 31 dicembre 2023 sul conto corrente di tesoreria relativo al Fondo Green New Deal. L'impegno massimo assumibile dalla SACE Spa è pari a 3 miliardi di euro.

Con i commi da 299 a 301 si prevede, inoltre, l'applicazione del regime di aiuto per le aree di crisi industriale, di cui al decreto ministeriale 24 marzo 2022 del Ministero delle imprese e del made in Italy, nel territorio del comune di Caivano. Le agevolazioni si applicano ai sensi della disciplina sugli aiuti di Stato cosiddetti "de minimis" e in esenzione dall'obbligo di notifica preventiva alla Commissione europea per categoria. Per tali finalità, sono destinate le risorse disponibili, sino a 15 milioni di euro, che il decreto ministeriale 23 aprile 2021 assegna alle aree di crisi industriale non complessa.

Il comma 509 riduce le risorse stanziate per il riconoscimento di contributi per la promozione dell'economia locale mediante la riapertura e l'ampliamento di attività commerciali, artigianali e di servizi, previste dall'articolo 30-ter del decreto-legge n. 34 del 2019. In particolare, le risorse sono ridotte in misura pari a 19 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025, a 13 milioni di euro per l'anno 2026 e a 17 milioni di euro per l'anno 2027.

Infrastrutture e lavori pubblici.

Per quanto attiene alle disposizioni in materia di infrastrutture e lavori pubblici, rilevo in primo luogo che i commi da 272 a 275, al fine di consentire l'approvazione da parte del CIPESS, entro l'anno 2024, del progetto definitivo del ponte sullo stretto di Messina, autorizzano la spesa complessiva di 9,312 miliardi di euro per il periodo 2024-2032. Rispetto alla formulazione originaria della disposizione, che contemplava un'autorizzazione di 11,63 miliardi di euro, il nuovo testo approvato dal Senato prevede una riduzione di 2,32 miliardi di euro della spesa a carico del bilancio dello Stato. Dette risorse vengono ora imputate a carico del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC), per 718 milioni di euro sulla quota afferente alle amministrazioni centrali e per 1,6 miliardi di euro sulle risorse indicate per la Regione Siciliana e la regione Calabria dalla delibera CIPESS del 3 agosto 2023. I futuri accordi per la coesione da stipulare tra le regioni Sicilia e Calabria con il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR dovranno dare evidenza degli importi annuali del FSC destinati alla realizzazione dell'opera.

Il comma 70, con una norma introdotta al Senato, rende permanente la possibilità di avviare le procedure di affidamento della progettazione di opere pubbliche anche in caso di disponibilità di finanziamenti limitati alle sole attività di progettazione.

Al comma 271 è prevista, altresì, la stipula di una convenzione tra l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA), la Cassa per i servizi energetici e ambientali e SACE Spa, avente ad oggetto la disciplina dei criteri di individuazione degli investimenti ritenuti prioritari per il potenziamento delle infrastrutture idriche.

I commi da 282 a 284, con una disposizione introdotta al Senato, istituiscono un fondo per il contrasto al disagio abitativo con una dotazione pari a 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2027 e 2028.

Con i commi 289 e 290, introdotti al Senato, sono state, inoltre, previste disposizioni per il supporto tecnico dei commissari straordinari per le opere di messa in sicurezza del sistema acquedottistico del Peschiera, di realizzazione del collegamento stradale Cisterna Valmontone e del Collegamento intermodale Roma Latina tratta autostradale Roma (Tor de' Cenci) – Latina nord (Borgo Piave).

Il comma 292, norma introdotta dal Senato, ha rifinanziato il Piano invasi per 300 milioni di euro per l'anno 2027 e 150 milioni di euro per l'anno 2028. Analogamente, la norma ha rifinanziato il contratto di programma ANAS 2021-2025 per 535 milioni di euro per l'anno 2027 e 110 milioni di euro per l'anno 2028 e ha rifinanziato, per 50 milioni di euro per l'anno 2027 e 25 milioni di euro per l'anno 2028, i programmi straordinari di manutenzione straordinaria e adeguamento funzionale e resilienza ai cambiamenti climatici della viabilità stradale.

Il comma 293 prevede, con un'ulteriore norma introdotta dal Senato, un contributo di 1,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026, per il miglioramento strutturale e funzionale delle strade della provincia di Vibo Valentia.

Il comma 302, introdotto al Senato, istituisce nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un fondo con una dotazione di 7,5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026 per assicurare il finanziamento di interventi urgenti di riqualificazione, ristrutturazione, ammodernamento, ampliamento di strutture e infrastrutture pubbliche, al fine di favorire il riequilibrio socio-economico e lo sviluppo dei territori, demandando ad un decreto Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, la definizione delle categorie di beneficiari, dei criteri e delle modalità di riparto delle somme e il monitoraggio degli interventi.

Il comma 304 proroga al 31 dicembre 2024 l'operatività del Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche, rifinanziato per 200 milioni per l'anno 2024 e 100 milioni per l'anno 2025.

Il comma 305 si propone di incentivare le amministrazioni pubbliche ad effettuare annualmente una specifica programmazione degli investimenti e quindi delle operazioni finanziabili mediante mutui stipulati dal Ministero dell'economia e delle finanze con le organizzazioni o istituzioni internazionali o europee.

Al comma 485 si prevede inoltre che i contributi assegnati agli enti locali da parte del Ministero dell'interno, per la messa in sicurezza del territorio, riguardino le attività di progettazione in generale.

Per le celebrazioni del Giubileo 2025, i commi da 488 a 493 istituiscono, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, un fondo di parte corrente con una dotazione pari a 75 milioni di euro nell'anno 2024, 305 milioni di euro nell'anno 2025 e 8 milioni di euro nell'anno 2026 per la pianificazione e la realizzazione delle opere e degli interventi funzionali all'evento, anche con riferimento alle relative risorse umane. È inoltre autorizzata la spesa, per interventi di conto capitale, di 50 milioni di euro per il 2024, 70 milioni di euro per l'anno 2025 e 100 milioni di euro per l'anno 2026. Vengono, altresì, dettate misure relative all'attivazione delle organizzazioni di volontariato di protezione delle altre regioni e delle province autonome per il supporto alle attività delle analoghe organizzazioni di volontariato di protezione civile iscritte nell'elenco territoriale della regione Lazio, per l'ordinato svolgimento degli interventi di assistenza alla popolazione funzionali allo svolgimento delle celebrazioni del Giubileo nella città di Roma, aventi carattere di particolare rilevanza e impatto. Si prevede, infine, la facoltà per i comuni capoluogo di provincia, per le unioni di comuni, nonché per i comuni delle isole minori, nonché specificamente per Roma Capitale e per il comune di Venezia, di incrementare, nell'anno 2025, l'ammontare dell'imposta di soggiorno.

Trasporti e telecomunicazioni.

In tema di trasporti, i commi 278 e 279 recano disposizioni in merito a finanziamenti di opere infrastrutturali relative alla rete ferroviaria, prevedendo che le somme a titolo di maggiori oneri per la realizzazione degli interventi del PNRR di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti siano corrisposte al contraente generale anche nei casi relativi alle varianti in corso d'opera, da intendersi come modifiche resesi necessarie in corso di esecuzione dell'appalto per effetto di circostanze imprevedibili da parte della stazione appaltante.

Si autorizza, inoltre, una spesa complessiva di 825 milioni di euro, di cui 250 milioni per l'anno 2024, 300 milioni per l'anno 2025, 100 milioni per l'anno 2026 e 175 milioni per l'anno 2027, che saranno recepite nel prossimo aggiornamento del contratto di programma, parte investimenti, sottoscritto con Rete ferroviaria italiana Spa.

Al comma 280, per accelerare la realizzazione degli interventi di potenziamento e velocizzazione della linea ferroviaria adriatica, si prevede che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, venga nominato un Commissario straordinario per la progettazione, l'affidamento e l'esecuzione degli interventi.

Inoltre, alcune novelle introdotte nel corso dell'esame al Senato stanziano, al comma 285, un finanziamento di 100 milioni di euro complessivi alla ferrovia Centrale Umbra, scaglionati per metà sul 2025 e per metà sul 2026, nonché, al comma 287, un finanziamento di 35 milioni di euro per il 2024 per il potenziamento e lo sviluppo del porto di Civitavecchia.

Il comma 294, norma introdotta dal Senato, consente di affidare in concessione agli operatori economici interessati, per un massimo di trent'anni e sulla base di un piano degli investimenti che sarà esaminato dal Ministero delle imprese e del made in Italy, le aree appartenenti al demanio pubblico, ramo bonifica, ricadenti nel perimetro del polo siderurgico di Piombino, al fine di completare gli interventi infrastrutturali, portuali e ambientali e di favorire la riqualificazione industriale e lo sviluppo produttivo dell'area.

I commi 323 e 324, con norme introdotte dal Senato, estendono l'accesso al fondo istituito per promuovere la ricerca industriale e lo sviluppo sperimentale del settore navale ai progetti di rilevanza strategica nel settore subacqueo e alle imprese la cui attività principale riguarda la costruzione, trasformazione e revisione di sistemi elettronici nel settore navale.

I commi da 529 a 532, inseriti dal Senato, in materia di trasporto aereo nella regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia, aboliscono l'addizionale comunale sui diritti d'imbarco prevedendo che la regione compensi i comuni per la perdita di gettito e dispongono l'incremento del Fondo di solidarietà per il trasporto aereo e il sistema aeroportuale.

Segnala, infine, che il comma 76, introdotto al Senato, autorizza il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di razionalizzare l'assetto logistico e di conseguire un risparmio di spesa nella gestione degli immobili destinati alle proprie sedi istituzionali site nel territorio di Roma Capitale, a stipulare con organismi pubblici o privati contratti di locazione di immobili da destinare a sedi istituzionali centrali.

In tema di telecomunicazioni il comma 20 del disegno di legge di bilancio riconosce alla RAI- Radiotelevisione Italiana Spa un contributo pari a 430 milioni di euro, da erogare in tre rate di pari importo nei mesi di gennaio, marzo e giugno 2024, per il miglioramento della qualità del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale su tutto il territorio nazionale, nell'ambito delle iniziative previste dal Contratto di servizio nazionale tra la società e il Ministero delle imprese e del made in Italy, di ammodernamento, sviluppo e gestione infrastrutturale delle reti e delle piattaforme distributive, nonché di realizzazione delle produzione interne, radiotelevisive e multimediali. Come già segnalato dal collega Ottaviani, il comma 19 riduce, limitatamente all'anno 2024, da 90 a 70 euro l'importo del canone di abbonamento alla televisione per uso privato.

NICOLA OTTAVIANI, Relatore. (Relazione – A.C. 1627​). L'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e il bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026, il cui esame in sede referente si è concluso ieri in Commissione Bilancio.

Ricordo che il medesimo disegno di legge, secondo quanto prescritto dalla legge di contabilità e finanza pubblica, si compone di due sezioni.

La prima sezione reca il quadro di riferimento finanziario e provvede alla regolazione annuale delle grandezze previste dalla legislazione vigente al fine di adeguarne gli effetti finanziari agli obiettivi. Essa contiene, per ciascun anno del triennio di riferimento, le misure quantitative necessarie a realizzare gli obiettivi programmatici di finanza pubblica definiti a livello macroeconomico nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2023.

La seconda sezione evidenzia, per ciascun programma, gli effetti finanziari derivanti dalle disposizioni contenute nella prima sezione, il bilancio a legislazione vigente e le variazioni non determinate da innovazioni normative. Queste ultime includono anche rifinanziamenti, definanziamenti e riprogrammazioni di entrate e di spese.

Il disegno di legge di bilancio è coerente con gli obiettivi programmatici di finanza pubblica indicati nella NADEF 2023 e nell'annessa Relazione al Parlamento, approvate dalle Camere con apposite risoluzioni parlamentari. La NADEF fissa, in particolare, un livello programmatico di indebitamento netto in rapporto al PIL pari al 4,3 per cento nel 2024, al 3,6 per cento nel 2025 e al 2,9 per cento nel 2026.

Il disegno di legge è stato esaminato dal Senato, il quale ha concluso l'esame in Assemblea del testo risultante dalle modifiche introdotte in sede referente dalla Commissione Bilancio il 22 dicembre scorso.

Il disegno di legge di bilancio presentato dal Governo si componeva, nella sua prima sezione, di 89 articoli, seguiti dagli altri 20 articoli della seconda sezione, recanti l'approvazione dello stato di previsione dell'entrata, degli stati di previsione della spesa, distinti per ministeri, del totale generale della spesa e del quadro generale riassuntivo, oltre a disposizioni diverse e alle disposizioni riferite all'entrata in vigore della legge di bilancio.

A seguito dell'approvazione, con voto di fiducia, dell'emendamento 1.9000 del Governo, che ha sostituito tutte le disposizioni contenute nella prima sezione del provvedimento, come risultanti dall'esame in sede referente, con un unico articolo, la prima sezione è composta di un solo articolo suddiviso in 561 commi, mentre la seconda sezione del provvedimento si compone degli articoli da 2 a 21.

Nella mia relazione mi soffermerò sui contenuti della prima sezione, come risultanti a seguito delle modifiche approvate dal Senato, relativi a lavoro e previdenza, fisco e misure assicurative, mentre le restanti disposizioni saranno illustrate dagli altri relatori, Giorgianni e Pella.

Lavoro e previdenza.

Per quanto concerne, anzitutto, le misure di sostegno al reddito e la riduzione del cuneo fiscale, la misura più rilevante è costituita dal comma 15 dell'articolo 1, che introduce, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, un esonero sulla quota dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori dipendenti pubblici e privati pari al 6 per cento se la retribuzione imponibile non eccede l'importo mensile di 2.692 euro e al 7 per cento se la medesima retribuzione non eccede l'importo mensile di 1.923 euro.

Con riferimenti alle misure di welfare aziendale, i successivi commi 16 e 17 elevano inoltre, per il periodo d'imposta 2024, da 258,23 a 1.000 euro, e a 2.000 per dipendenti con figli fiscalmente a carico, il limite di esenzione dal computo del reddito imponibile e dalla tassazione sostitutiva agevolata del lavoratore dipendente del valore dei beni ceduti e dei servizi prestati al lavoratore medesimo, delle somme erogate o rimborsate dal datore di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell'energia elettrica e del gas naturale, nonché delle spese per l'affitto o il mutuo della prima casa.

Il successivo comma 18 prevede anche per l'anno 2024 la riduzione dal 10 al 5 per cento della tassazione agevolata per i premi di produttività.

Con le disposizioni di cui ai commi da 21 a 25 si riconosce, dal 1° gennaio al 30 giugno 2024, una somma a titolo di trattamento integrativo speciale, pari al 15 per cento delle retribuzioni lorde corrisposte per il lavoro notturno e straordinario effettuato nei giorni festivi, in favore dei dipendenti di strutture turistico-alberghiere con reddito fino a 40.000 euro.

Le disposizioni dei commi da 180 a 182 prevedono, inoltre, per il triennio 2024-2026, un esonero totale della quota di contribuzione a carico delle lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato, madri di tre o più figli, fino al diciottesimo anno di età da parte del figlio più piccolo. Limitatamente al 2024, lo stesso esonero è riconosciuto anche alle lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato madri di due figli, fino al decimo anno di età del figlio più piccolo.

Con una modifica introdotta dal Senato, le disposizioni di cui ai commi da 191 a 193, riconoscono uno sgravio contributivo totale in favore dei datori di lavoro privati che nel triennio 2024-2026 assumono donne disoccupate vittime di violenza beneficiarie del cosiddetto “reddito di libertà”. Tale sgravio è riconosciuto nel limite massimo di importo di 8.000 euro annui e per la durata di 24 mesi se l'assunzione è a tempo indeterminato, di 12 mesi se è a termine e di 18 se si tratta di trasformazione da tempo determinato a tempo indeterminato.

In materia previdenziale il disegno di legge di bilancio prevede al comma 125, anzitutto, la riduzione della misura minima del trattamento pensionistico maturato posta come condizione per il riconoscimento del trattamento di vecchiaia dei lavoratori che rientrano nel sistema contributivo integrale: sarà sufficiente che l'importo di questa sia non inferiore a quello dell'assegno sociale e, quindi, non più all'1,5 del medesimo assegno.

Il medesimo comma modifica inoltre, per i lavoratori, che rientrano integralmente nel sistema contributivo la misura minima posta come condizione per il riconoscimento del trattamento secondo una delle possibili tipologie di pensione anticipata con 64 anni e 20 di contributi, finora pari a 2,8 volte la misura dell'assegno sociale. Tale misura viene stabilita in misura pari a 3 volte l'assegno sociale per gli uomini e le donne senza figli, a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le donne con almeno due figli. Per tale forma di pensionamento anticipato si stabilisce un limite transitorio di importo, pari a 5 volte il trattamento minimo. Il requisito di 20 anni di anzianità contributiva previsto per la suddetta forma di pensionamento anticipato è adeguato alla speranza di vita.

Con le disposizioni di cui ai commi da 126 a 130, si riconosce la possibilità di riscattare i periodi non coperti da retribuzione, antecedenti il 1° gennaio 2024, per i lavoratori che rientrano integramente nel sistema contributivo e non siano titolari di pensione, nella misura massima di 5 anni anche non continuativi.

Le disposizioni di cui ai commi 134 e 135, inoltre, modificano il meccanismo di perequazione automatica dei trattamenti pensionistici per il 2024, riducendo la rivalutazione delle pensioni superiori a 10 volte il trattamento minimo dal 32 al 22 per cento.

I successivi commi 136 e 137, invece, prorogano l'istituto dell'APE sociale per il 2024, elevando il requisito anagrafico a 63 anni e 5 mesi.

Il comma 138, inoltre, estende l'istituto Opzione donna alle lavoratrici che maturano i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2023, al contempo elevando il requisito anagrafico da 60 a 61 anni.

Con i commi 139 e 140 viene estesa Quota 103 a chi raggiunga i requisiti previsti nel corso del 2024, disponendo che la pensione così maturata sia liquidata integralmente con il sistema contributivo. Inoltre, si prevede che fino al raggiungimento dei requisiti per il pensionamento di vecchiaia, l'importo non possa essere superiore a 4 volte il minimo, anziché 5, e che le finestre siano di otto mesi per i soggetti privati e di nove mesi per i soggetti pubblici, anziché, rispettivamente, di 4 e 7 mesi.

Con una modifica introdotta dal Senato, il comma 141 proroga anche per il 2024 una disciplina transitoria, già prevista per gli anni dal 2020 al 2023, che consente ai lavoratori poligrafici di accedere al trattamento pensionistico con un'anzianità contributiva di almeno 35 anni, in deroga al requisito contributivo più elevato previsto a regime per la possibilità di prepensionamento per la medesima categoria.

Per determinate gestioni previdenziali pubbliche, nello specifico la Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali (CPDEL), la Cassa per le pensioni ai sanitari (CPS) e la Cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (CPI) il disegno di legge ai commi da 157 a 161 modifica i criteri di calcolo delle quote di trattamento pensionistico liquidate con il sistema retributivo, limitatamente – come specificato con una modifica approvata dal Senato – ai casi di pensionamento anticipato liquidato in base al solo requisito di anzianità contributiva ordinario o a quello specifico previsto per i cosiddetti lavoratori precoci, i cui requisiti siano maturati dopo il 31 dicembre 2023. Il testo originario della disposizione faceva riferimento, invece, a tutti i trattamenti pensionistici, non solo a quelli anticipati, aventi una decorrenza iniziale successiva al 31 dicembre 2023. Tale modifica opera esclusivamente nei casi in cui l'anzianità contributiva inerente alla quota retributiva sia inferiore a 15 anni Per le medesime gestioni previdenziali le disposizioni di cui ai commi 162 e 163 modificano, altresì, i termini di decorrenza iniziale del trattamento per i casi di pensionamento anticipato liquidato in base al solo requisito di anzianità contributiva ordinario o a quello specifico previsto per i cosiddetti lavoratori precoci.

Con una norma approvata dal Senato, il comma 164 prevede la possibilità di permanenza in servizio oltre i limiti finora vigenti per i dirigenti medici, gli altri dirigenti sanitari e gli infermieri del Servizio sanitario nazionale. La prosecuzione è ammessa, su domanda e in base a successiva autorizzazione dell'amministrazione di appartenenza, per il trattenimento in servizio anche oltre il limite del quarantesimo anno di servizio effettivo, fermo restando il limite massimo del settantesimo anno di età. Il comma 165 modifica, inoltre, i limiti massimi di permanenza in servizio per i medici di ruolo dell'INPS e dell'INAIL, prevedendo la possibilità di presentare domanda di autorizzazione per la permanenza in servizio fino al compimento del settantesimo anno di età.

Con un modifica introdotta dal Senato, i commi 350 e 351 prevedono un incremento di 5 milioni di euro per il 2024 e di 10 milioni di euro per il 2025 della dotazione del Fondo per la progressiva perequazione del regime previdenziale del personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per l'adozione di misure compensative rispetto agli effetti derivanti dalla liquidazione dei trattamenti pensionistici del personale che cessa dal servizio a partire dal 1° gennaio 2022, e non, come attualmente previsto, del personale in servizio il giorno precedente la data di entrata in vigore del relativo provvedimento normativo.

Viene istituita dal comma 520 una Commissione per la valutazione dei criteri da utilizzare, a partire dal 1° gennaio 2027, per la rivalutazione delle prestazioni previdenziali.

Con le disposizioni di cui al comma 521, viene ridotto, infine, il periodo transitorio durante il quale il valore del requisito di anzianità contributiva, relativo al pensionamento anticipato, non è adeguato alla speranza di vita, anticipando il termine finale dal 31 dicembre 2026 al 31 dicembre 2024.

In materia di indennità e trattamenti di integrazione salariale in favore di determinate categorie di lavoratori, il disegno di legge di bilancio, ai commi da 142 a 155, riconosce a regime, per sei mensilità, l'indennità di continuità reddituale e operativa (ISCRO), in favore dei lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata in possesso di determinati requisiti.

Con il comma 156 vengono ridefiniti, inoltre, i criteri di calcolo dell'indennità di malattia per la gente di mare.

Le disposizioni di cui ai commi da 168 a 176 prorogano per l'anno 2024 le indennità previste per i lavoratori dei call center e per i pescatori in caso di fermo pesca obbligatorio e non obbligatorio; la CIGS per le imprese che cessano l'attività produttiva e per le imprese di interesse strategico nazionale con un numero di lavoratori dipendenti non inferiore a mille; l'integrazione economica della CIGS in favore dei lavoratori dipendenti dalle imprese del Gruppo Ilva, mentre il trattamento di sostegno al reddito a favore dei lavoratori dipendenti da aziende sequestrate e confiscate è prorogato per il triennio 2024-2026. Sono inoltre stanziate ulteriori risorse per la CIGS per le imprese operanti in aree di crisi industriale complessa e per la CIGS connessa alla riorganizzazione o crisi aziendale.

Segnalo, poi, che i commi 203 e 204 prevedono la proroga fino al 2026 dell'operatività del Fondo per le vittime dell'amianto in favore dei lavoratori di società a partecipazione pubblica che abbiano contratto patologie asbesto correlate durante l'attività lavorativa presso cantieri navali.

Con riferimento alla tutela della genitorialità, con il comma 179 sono modificati i criteri di calcolo dell'indennità per i congedi parentali fruiti fino al sesto anno di vita del bambino. Alla misura, già prevista per un solo mese, pari all'80 per cento della retribuzione, si aggiunge una misura pari al 60 per cento della retribuzione per un altro mese, la quale è ulteriormente elevata all'80 per cento per il 2024.

Il comma 202 incrementa di 50 milioni di euro per il 2024 le risorse destinate al finanziamento dei percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento e all'apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore.

In materia di lavoro presso le pubbliche amministrazioni, i commi da 27 a 31, prevedono l'incremento delle risorse per la contrattazione collettiva riferita al triennio 2022-2024 e l'indennità di vacanza contrattuale. In particolare, per il triennio contrattuale 2022-2024, le risorse sono incrementate, in aggiunta a quanto già previsto dall'articolo 3 del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2023, n. 191, di 3 miliardi di euro per l'anno 2024 e di 5 miliardi di euro annui a decorrere dall'anno 2025.

In tema di facoltà assunzionali, stabilizzazioni di personale ed incentivi alle assunzioni, il disegno di legge di bilancio al comma 38 dispone, con una modifica introdotta dal Senato, che le amministrazioni centrali dello Stato, per il 2024, possono destinare specifiche risorse previste dall'articolo 1, comma 891, della legge di bilancio per il 2023, nel limite massimo del 50 per cento, al conferimento di incarichi ad esperti in materia di analisi, valutazione delle politiche pubbliche e revisione della spesa, nonché a convenzioni con università e formazione.

Si prevede inoltre al comma 295 che le assunzioni di personale a tempo indeterminato effettuate a decorrere dal 2024 dalle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, dalle città metropolitane, province, unioni dei comuni e comuni appartenenti a tali regioni e dal Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, già autorizzate dalla normativa vigente, avvengano in deroga alle vigenti facoltà assunzionali, fermo restando il rispetto dei limiti delle vigenti dotazioni organiche di ciascuna amministrazione, ad eccezione della Presidenza del Consiglio dei ministri, la cui dotazione organica è incrementata in misura corrispondente alle assunzioni effettuate.

Con una modifica introdotta dal Senato, il comma 39 specifica, inoltre, che a tutte le amministrazioni statali aventi sede nel territorio della regione Calabria – e non solo a quelle comunali – è riconosciuta la possibilità, prevista dalla normativa vigente, di inquadrare nelle relative piante organiche, previo espletamento di procedure concorsuali, i tirocinanti già utilizzati dalle medesime amministrazioni in possesso di determinati requisiti. Conseguentemente, viene posticipato al 31 agosto 2024, in luogo del 31 luglio 2024, il termine entro cui le amministrazioni interessate comunicano al Dipartimento della funzione pubblica le esigenze di personale relative alle suddette assunzioni.

Una ulteriore modifica introdotta dal Senato riconosce, ai commi 475 e 476, la possibilità di stabilizzare, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato e previa procedura selettiva, il personale non dirigenziale assunto con contratto a tempo determinato dai comuni sede di capoluogo di città metropolitana, che si trovano in procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, con disavanzo pro capite superiore a euro 700, destinatari di un determinato contributo, che hanno proceduto alla sottoscrizione di un accordo per il ripiano del disavanzo.

Fisco.

Segnalo, in primo luogo, che il comma 19 dell'articolo 1 riduce, limitatamente all'anno 2024, da 90 a 70 euro l'importo del canone di abbonamento alla televisione per uso privato.

Tra le altre misure fiscali previste dal disegno di legge di bilancio, il comma 44 del medesimo articolo 1 posticipa al 1° luglio 2024 la decorrenza dell'efficacia della cosiddetta plastic tax e della cosiddetta sugar tax istituite dalla legge di bilancio 2020.

Il comma 45 riporta al 10 per cento l'IVA relativa a prodotti assorbenti, tamponi e coppette mestruali nonché ad alcuni prodotti per la prima infanzia e ai pannolini per bambini che era stata precedentemente ridotta al 5 per cento. Si prevede, inoltre, il ripristino dell'aliquota ordinaria per i seggiolini per bambini da installare negli autoveicoli, che era stata anch'essa precedentemente fissata al 5 per cento dalla legge di bilancio per il 2023.

Il comma 47, introdotto dal Senato, fornisce un'interpretazione autentica sulla natura dei contratti di finanziamento intercorsi tra alcuni distributori di veicoli commerciali e i costruttori automobilistici o importatori.

Il comma 48 rimodula, innalzandoli, taluni valori previsti per le accise, gli oneri fiscali e l'aliquota di un'imposta di consumo previsti per alcuni prodotti di tabacco nonché per prodotti succedanei dei prodotti da fumo.

I commi da 49 a 51 differiscono una quota di deduzione, a fini IRES e IRAP, delle eccedenze derivanti da perdite sui crediti, per enti creditizi e finanziari e imprese assicurative.

I commi 52 e 53 estendono le disposizioni in materia di rivalutazione dei valori di acquisto delle partecipazioni negoziate e non negoziate in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione e dei terreni edificabili e con destinazione agricola anche agli asset posseduti alla data del 1° gennaio 2024 – disposizioni già previste in passato e più volte prorogate nel tempo – stabilendo anche per tali operazioni un'imposta sostitutiva con aliquota al 16 per cento.

Il comma 59 estende la disciplina della cosiddetta participation exemption, ovvero la normativa che dispone la parziale esenzione fiscale delle plusvalenze, anche ai soggetti non residenti, in presenza di specifiche condizioni, in particolare purché risiedano in Stati membri dell'Unione europea o in Stati aderenti all'accordo sullo Spazio economico europeo (SEE).

I commi da 60 a 62 dispongono che l'Agenzia delle entrate e l'INPS realizzino la piena interoperatività delle rispettive banche dati per lo scambio e l'analisi dei dati al fine di contrastare l'evasione fiscale nel settore del lavoro domestico.

Il comma 63 aumenta dal 21 al 26 per cento l'aliquota di imposta in forma di cedolare secca applicabile ai redditi derivanti dai contratti di locazione breve stipulati da persone fisiche, in caso di destinazione alla locazione breve di più di un appartamento per ciascun periodo d'imposta. Prevede inoltre che per i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, ovvero che gestiscono portali telematici, qualora incassino o intervengano nel pagamento dei canoni relativi ai contratti in questione, la ritenuta venga operata a titolo di acconto. Si modificano, infine, le modalità di adempimento agli obblighi derivanti dalla disciplina fiscale sulle locazioni brevi, distinguendo tra soggetti residenti fuori dall'Unione europea, a seconda del fatto che dispongano o meno di una stabile organizzazione in uno Stato membro, e soggetti residenti nell'Unione europea che non dispongano di una stabile organizzazione in Italia.

Il comma 64 aggiunge tra i redditi diversi, ai sensi del testo unico sulle imposte sui redditi le plusvalenze realizzate mediante cessione a titolo oneroso di immobili sui quali siano stati realizzati interventi agevolati dal cosiddetto superbonus. Ai sensi del comma 65 a tali plusvalenze suddette si può applicare l'imposta, sostituiva dell'imposta sul reddito, del 26 per cento. Il comma 66 dispone che le predette disposizioni si applicano alle cessioni poste in a decorrere dal 1° gennaio 2024essere, mentre il comma 67 specifica che le eventuali maggiori entrate derivanti dall'attuazione dei commi precedenti affluiranno ad apposito capitolo dell'entrata del bilancio dello Stato per essere destinate al Fondo per la riduzione della pressione fiscale.

Il comma 77 modifica da 300 mila lire a 70 euro il valore minimo delle cessioni di beni destinati all'uso personale o familiare, da trasportarsi nei bagagli personali fuori del territorio doganale dell'Unione europea, ceduti a soggetti domiciliati o residenti fuori della medesima Unione, al di sopra del quale non è dovuto il pagamento dell'IVA.

I commi da 78 a 85 dispongono circa l'adeguamento delle esistenze fiscali, per gli esercenti attività di impresa, che non adottano i principi contabili internazionali per la redazione del bilancio d'esercizio.

I commi 86 e 87 dispongono che l'Agenzia delle entrate verifichi, in relazione alle unità immobiliari oggetto degli interventi agevolati dal cosiddetto superbonus, la presentazione delle dichiarazioni di variazione dello stato dei beni anche ai fini di eventuali effetti sulle rendite sull'immobile presenti in atti del catasto dei fabbricati.

I commi da 88 a 90 elevano, a decorrere dal 1° marzo 2024, la ritenuta d'acconto d'imposta sul reddito dovuta dai beneficiari all'atto dell'accredito dei pagamenti relativi ai bonifici disposti dai contribuenti per beneficiare di oneri deducibili o per i quali spetta la detrazione d'imposta ed estende, a decorrere dal 1° aprile 2024, la ritenuta d'imposta dovuta sulle provvigioni inerenti a rapporti di commissione, di agenzia, di mediazione, di rappresentanza di commercio e di procacciamento di affari anche agli agenti di assicurazione e ai mediatori di assicurazione.

Il comma 91 eleva l'aliquota ordinaria dell'imposta sul valore degli immobili situati all'estero (IVIE) dallo 0,76 all'1,06 per cento e l'aliquota dell'imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all'estero (IVAFE) dal 2 al 4 per mille annuo per i prodotti finanziari detenuti in Stati o territori a regime fiscale privilegiato.

Il comma 92 introduce modifiche al testo unico delle imposte sui redditi in materia di: atti a titolo oneroso che importano costituzione o trasferimento di diritti reali di godimento e per i conferimenti in società; redditi rientranti nella categoria redditi diversi; plusvalenze per le cessioni di metalli preziosi.

Il comma 93 estende alle operazioni di immatricolazione e voltura di autoveicoli, motoveicoli e loro rimorchi provenienti dal territorio degli Stati della Città del Vaticano e della Repubblica di San Marino, gli obblighi previsti dalla legislazione vigente per contrastare le frodi IVA nel settore delle compravendite di automezzi tra Stati dell'Unione europea.

I commi da 94 a 98 introducono una serie di restrizioni all'uso delle compensazioni fiscali tramite modello F24 al fine di prevenire condotte illecite.

Il comma 99 fa scaturire i medesimi effetti preclusivi previsti per i soggetti già destinatari del provvedimento di cessazione di altra partita IVA anche nelle ipotesi in cui il contribuente abbia autonomamente comunicato, nei dodici mesi precedenti, la cessazione dell'attività.

Il comma 100 riconosce all'agente della riscossione la possibilità di avvalersi, prima di avviare l'azione di recupero coattivo, di modalità telematiche di cooperazione applicativa e degli strumenti informatici per l'acquisizione delle informazioni necessarie, da chiunque detenute, per l'attività di riscossione. Tale attività dovrà comunque garantire la protezione dei dati personali.

Il comma 258, introdotto durante l'esame in Senato, autorizza la spesa di 500.000 euro per l'anno 2024 per il finanziamento del fondo di rotazione immobiliare istituito presso Cooperfidi Trento, per il riscatto degli immobili ceduti al fondo di rotazione immobiliare dalle cooperative che hanno fatto ricorso ai piani di risanamento dell'esposizione debitoria dell'impresa.

I commi da 545 a 547, introdotti nel corso dell'esame in Senato, modificano le disposizioni del decreto-legge n. 44 del 2023 che hanno previsto l'istituzione presso il Ministero dell'economia e delle finanze del Dipartimento della giustizia tributaria. Per effetto di tali modifiche viene fissato il termine massimo del 31 dicembre 2023 per la nomina del Capo del Dipartimento della giustizia tributaria, viene fissato al 30 giugno del 2024 il termine entro cui provvedere alla riorganizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze, alla ridefinizione della dotazione organica, con espressa ripartizione del personale dirigenziale e delle aree tra i differenti dipartimenti, nonché all'organizzazione del Dipartimento della giustizia tributaria.

I commi 548 e 549, anch'essi introdotti in sede di esame presso il Senato, modificano la disciplina della Cabina di regia per l'individuazione delle direttive in materia di valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare, introdotta dal decreto-legge n. 75 del 2023. Le norme dispongono che della Cabina di regia facciano parte anche rappresentanti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero per lo sport e i giovani e integrano la dotazione organica della medesima con due posti di funzione dirigenziale di livello non generale.

Misure in materia di assicurazioni.

In materia assicurativa, i commi da 101 a 111 istituiscono l'obbligo, per le imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia, tenute all'iscrizione nel relativo Registro, di stipulare, entro il 31 dicembre 2024, contratti assicurativi a copertura dei danni a terreni e fabbricati, impianti e macchinari, nonché attrezzature industriali e commerciali direttamente causati da eventi quali i sismi, le alluvioni, le frane, le inondazioni e le esondazioni. L'inadempimento dell'obbligo di assicurazione viene considerato nell'assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche. In caso di segnalazione di violazione o elusione dell'obbligo a contrarre, incluso il rinnovo, IVASS provvede a irrogare la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 200.000 a 1 milione di euro. Sono previste, inoltre, norme finalizzate a contribuire all'efficace gestione del rischio da parte delle compagnie assicurative per la copertura dei danni in esame, autorizzando SACE S.p.A. a concedere una copertura fino al 50 per cento degli indennizzi, fino a un massimo di 5 miliardi di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026. Sulle obbligazioni di SACE S.p.A. derivanti da tali coperture è accordata di diritto la garanzia dello Stato a prima richiesta e senza regresso.

I commi da 113 a 122 modificano il decreto legislativo n. 209 del 2005, recante il codice delle assicurazioni private, inserendo, nell'ambito delle misure di salvaguardia, risanamento e liquidazione delle imprese assicurative, un nuovo Capo che istituisce e disciplina il Fondo di garanzia assicurativo dei rami Vita. Sono tenute ad aderire: le imprese di assicurazione italiane autorizzate ad esercitare l'attività in uno o più dei rami vita e gli iscritti al Registro unico degli intermediari assicurativi, quando la raccolta premi annua nei rami vita è pari o superiore a 50 milioni di euro; le succursali di imprese di assicurazione extracomunitarie autorizzate ad esercitare l'attività in uno o più dei rami vita in Italia, salvo che partecipino a un sistema di garanzia assicurativo estero equivalente. Il Fondo ha natura di diritto privato e la sua dotazione finanziaria è costituita mediante contributi degli aderenti, in modo che la stessa risulti proporzionata alle passività del Fondo e comunque pari almeno allo 0,5 per cento dell'importo delle riserve tecniche, livello-obiettivo da raggiungere gradualmente entro il 31 dicembre 2033.

Il Fondo interviene effettuando pagamenti nei casi di liquidazione coatta amministrativa delle imprese di assicurazione aderenti. Inoltre, se previsto dallo statuto, il Fondo può effettuare interventi nei confronti di imprese di assicurazione aderenti per prevenire o superare una situazione di crisi ovvero intervenire in operazioni di cessione di attività, passività, aziende, rami d'azienda, beni e rapporti giuridici individuabili in blocco, se il costo di tali interventi non supera il costo che il Fondo, secondo quanto ragionevolmente prevedibile in base alle informazioni disponibili al momento dell'intervento, dovrebbe sostenere per l'esecuzione delle prestazioni protette in caso di liquidazione.

Entro quarantacinque giorni dall'entrata in vigore delle disposizioni in esame, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle imprese e del made in Italy, sentita l'IVASS, è prevista la nomina di un collegio promotore composto da tre persone, dotate di comprovata esperienza nel settore assicurativo o finanziario, col compito di convocare l'assemblea istitutiva del Fondo di garanzia assicurativo dei rami vita, che dovrà procedere alla nomina di un comitato di gestione provvisorio.

ROBERTO PELLA, Relatore. (Relazione – A.C. 1627​). Nel corso della mia illustrazione mi concentrerò sulle disposizioni della prima sezione del disegno di legge di bilancio relative a agricoltura, giustizia, sicurezza e interno, immigrazione e asilo, affari esteri e difesa, cultura, sport ed editoria, istruzione, università e ricerca, regioni ed enti locali e revisione della spesa pubblica. Infine, esporrò brevemente i contenuti della seconda sezione del disegno di legge.

Agricoltura.

Con riferimento al settore agricolo e della pesca, segnalo in primo luogo che le disposizioni dei commi dal 443 al 445 prevedono l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, un Fondo per la gestione delle emergenze in agricoltura generate da eventi non prevedibili, finalizzato a sostenere gli investimenti delle imprese che operano nel settore agricolo, agroalimentare, zootecnico e della pesca. Al suddetto Fondo è attribuita una dotazione finanziaria pari a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026.

Con le disposizioni di cui ai commi dal 250 al 252 si autorizza l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) ad erogare prestiti cambiari in favore delle piccole e medie imprese agricole operanti nel settore ortofrutticolo, per un importo massimo pari al 50 per cento dei ricavi del richiedente nel 2022 e comunque non superiore a 30.000 euro, con inizio del rimborso dopo 24 mesi dalla data di erogazione e durata fino a 5 anni.

È inoltre autorizzata al comma 447 la spesa di 10 milioni di euro per gli anni 2024-2026 per il finanziamento delle attività di competenza del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste per la ricerca e sperimentazione in campo agricolo di cui all'articolo 4, legge n. 499 del 1999.

Con il comma 466 sono introdotte modifiche al decreto legislativo n. 102 del 2004 in materia di interventi a sostegno delle imprese agricole. In particolare, sono ampliati gli obiettivi cui è finalizzato il Fondo nazionale di solidarietà e sono estesi sia l'ambito oggettivo degli interventi finanziabili dallo stesso Fondo agli eventi di diffusione eccezionale di specie aliene invasive, sia l'ambito soggettivo dei beneficiari alle imprese e ai consorzi di acquacoltura e della pesca.

Per quanto attiene agli aspetti di carattere amministrativo, il comma 36 prevede l'incremento di 2 milioni di euro delle risorse destinate agli uffici di diretta collaborazione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste a decorrere dal 2024. I commi dal 40 al 41 prevedono inoltre l'incremento di 2 milioni di euro, a decorrere dal 2024, dell'indennità del personale del Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. L'Agenzia per le erogazioni in agricoltura è inoltre autorizzata, per l'anno 2024, ad assumere con contratto di lavoro a tempo indeterminato 40 unità di personale non dirigenziale.

Giustizia.

In materia di giustizia, il disegno di legge di bilancio istituisce, ai commi dal 370 al 373, un fondo per la magistratura onoraria, al fine di dare attuazione alla riforma della medesima e destinato a coprire anche gli oneri di natura economica e previdenziale connessi con l'esercizio della funzione onoraria. Il fondo, avente una dotazione pari a 177,47 milioni di euro per il 2024, 158 milioni per il 2025, 157 milioni per il 2026, è volto a dare attuazione agli interventi previsti dal decreto legislativo n. 116 del 2017, recante una riforma organica della magistratura onoraria e altre disposizioni sui giudici di pace. Si delinea, inoltre, il regime previdenziale e assistenziale da applicare ai magistrati onorari confermati in base all'opzione esercitata, regime esclusivo/non esclusivo, e si stabilisce che il compenso corrisposto ai magistrati onorari sia equiparato, ai fini fiscali, al reddito da lavoro dipendente.

I commi dal 374 al 377, introdotti nel corso dell'esame presso il Senato, recano norme in materia di riorganizzazione e rideterminazione della dotazione organica del Dipartimento per la transizione digitale della giustizia, l'analisi statistica e le politiche di coesione. In particolare, recano disposizioni concernenti il potenziamento della struttura dipartimentale per l'innovazione tecnologica e il monitoraggio dei servizi connessi all'amministrazione della giustizia, la creazione di nuovi posti dirigenziali. Per la copertura della norma è autorizzata la spesa di euro 403.096 per l'anno 2024 e di euro 439.741 annui a decorrere dall'anno 2025.

I commi dal 378 al 383, introdotti nel corso dell'esame presso il Senato, recano norme in materia di rafforzamento organizzativo in materia di giustizia riparativa, potenziamento dei servizi per la giustizia minorile e di comunità e rideterminazione della dotazione organica del Dipartimento della giustizia minorile e di comunità. Nello specifico, vi sono disposizioni concernenti il potenziamento della struttura dipartimentale per i minori e la comunità, cui vengono assegnati compiti in materia di giustizia riparativa e in tema di esecuzione penale esterna, messa alla prova e pene sostitutive, alla conseguente creazione di nuovi posti dirigenziali. Per la copertura della norma è autorizzata la spesa di euro 2.756.976 per l'anno 2024 e di circa 3 milioni di euro annui a decorrere dal 2025.

Si segnalano, inoltre, un complesso di disposizioni in materia di contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica, introdotte o modificate nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, in parte già illustrate dai colleghi che mi hanno preceduto.

In tale ambito, il comma 187 prevede un finanziamento permanente, pari a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024-2026 e a 6 milioni annui a decorrere dal 2027, in favore del cosiddetto reddito di libertà per le donne vittime di violenza.

Il comma 188 prevede un incremento nella misura di 4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024-2026 dello stanziamento relativo all'istituzione e al potenziamento dei centri di riabilitazione per il recupero degli uomini autori di violenza di genere.

Il comma 189 prevede un incremento pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024-2026 delle risorse per la realizzazione di centri contro la violenza nei confronti delle donne.

Il comma 190 incrementa di 3 milioni di euro annui a decorrere dal 2024, lo stanziamento del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità per il rafforzamento della prevenzione della violenza nei confronti delle donne e domestica al fine di rendere a carattere continuo e permanente le iniziative formative in materia di contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica previste dall'articolo 6 della legge n. 168 del 2023, nonché di garantire la formazione di tutte le professionalità che entrano in contatto con fatti di violenza di genere o con atti persecutori.

Il comma 194 istituisce il Fondo per la creazione di case rifugio per donne vittime di violenza, con una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024-2026.

Sicurezza e Amministrazione dell'interno.

In materia di politiche per la sicurezza, il comma 346 prevede l'istituzione nello stato di previsione del Ministero dell'interno di un Fondo per il potenziamento e l'ammodernamento di mezzi, sistemi, dispositivi di protezione individuale, attrezzature e infrastrutture del Ministero dell'interno, del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e della Polizia di Stato il fondo ha una dotazione di 20 milioni di euro nel 2024, 40 milioni di euro nel 2025, 50 milioni di euro nel 2026, 60 milioni di euro annui nel 2027 e nel 2028, nonché 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2029, 2030 e 2031.

Per quanto riguarda le provvidenze per il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, i commi da 347 al 355, introdotti dal Senato, costituiscono un Fondo da destinare alla disciplina degli istituti normativi nonché ai trattamenti economici accessori. Sono destinate risorse, inoltre, alla stipula di polizze assicurative per la copertura sanitaria e infortunistica complementare e integrativa. È inoltre prorogata a tutto il 2024 la disapplicazione, vigente per il quinquennio 2018-2023, dell'ordinario meccanismo dell'area negoziale per i dirigenti delle Forze di polizia, ad ordinamento così civile come militare, e delle Forze armate, con correlativa destinazione di risorse aggiuntive. Si interviene, infine, sulle modalità di realizzazione di interventi perequativi di natura previdenziale per il personale delle forze armate, delle forze di polizia e del corpo nazionale dei vigili del fuoco e dispone un incremento del relativo Fondo di 5 milioni di euro per l'anno 2024 e di 10 milioni di euro per l'anno 2025.

Il comma 75 prevede che, per i contratti di locazione passiva o di acquisto di immobili da destinare a sede istituzionale, l'Agenzia per la Cybersicurezza nazionale ha facoltà di chiedere la congruità all'Agenzia del demanio, fermo restando l'obbligo di chiedere la verifica dei saldi strutturali di finanza pubblica.

I commi 354 e 355 prorogano a tutto il 2024 la disapplicazione, vigente per il quinquennio 2018-2023, dell'ordinario meccanismo dell'area negoziale per i dirigenti delle Forze di polizia ad ordinamento così civile come militare e delle Forze armate, autorizzando conseguentemente una spesa di 18 milioni annui a decorrere dall'anno 2024.

Si segnala, infine, che i commi 359 e 360, introdotti dal Senato, prevedono lo stanziamento di 250.000 euro per ciascun anno del triennio 2024-2026 di risorse per l'installazione di colonnine per le chiamate di emergenza collegate con le centrali operative delle Forze di polizia e di pronto intervento.

Per quanto riguarda l'Amministrazione dell'interno il comma 32 prevede lo stanziamento di risorse aggiuntive - per complessivi 8,6 milioni di euro per il 2024 e 8,9 milioni di euro a decorrere dall'anno 2025 – in favore del personale della carriera prefettizia, alla luce delle specificità delle funzioni e delle responsabilità in materia di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e di immigrazione, nonché in relazione alle esigenze di perequazione del trattamento economico del personale della carriera prefettizia a quello della dirigenza delle altre amministrazioni statali.

Il successivo comma 33 prevede la destinazione di 5 milioni annui, a decorrere dal 2024, al Fondo risorse decentrate del personale contrattualizzato non dirigenziale dell'Amministrazione civile dell'interno.

I commi 352 e 353, introdotti dal Senato, prevedono una modifica della dotazione organica della carriera prefettizia del Ministero dell'interno, disponendo un incremento del numero di posti di viceprefetto aggiunto, che è la qualifica iniziale della carriera, e un decremento di posti di viceprefetto.

Immigrazione e asilo.

Con riferimento alle politiche in materia di immigrazione, ricordo in primo luogo che il comma 361 dispone il rifinanziamento del Fondo per l'immigrazione per 172,7 milioni nel 2024; 269,1 milioni nel 2025; 185 milioni nel 2026. Tale Fondo, istituito dal decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145, è destinato al finanziamento delle misure urgenti connesse all'accoglienza dei migranti, anche a sostegno dei Comuni interessati, nonché in favore dei minori non accompagnati. La determinazione dei criteri e delle modalità di riparto sono demandati a decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali. Al successivo riparto del Fondo è previsto si provveda con decreto del Ministro dell'interno, sentito il Ministro dell'economia e delle finanze.

In materia di asilo i commi 364 e 365, introdotti dal Senato, autorizzano il Ministero dell'interno a reclutare, nel 2024 e 2025, 118 unità di personale dell'area funzionari, prevista dal contratto collettivo nazionale, comparto funzioni centrali, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, nei limiti della dotazione organica ma in aggiunta alle facoltà assunzionali vigenti. Il reclutamento di queste unità di personale è volta a corrispondere alle maggiori esigenze sopravvenute, in particolare delle Commissioni e delle Sezioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale.

Per la prosecuzione delle misure connesse allo stato di emergenza dichiarato in Italia per l'esigenza di assicurare soccorso e assistenza, nel territorio nazionale, alla popolazione ucraina, il comma 389 prevede un'autorizzazione di spesa pari a 274 milioni di euro per l'anno 2024. Corrispondentemente, il successivo comma 390 dispone la proroga fino al 31 dicembre 2024 dello stato di emergenza viene ulteriormente prorogato fino al 31 dicembre 2024. Sono conseguentemente prorogate, dal comma 392, le misure di assistenza già disposte per gli anni precedenti: le misure di accoglienza diffusa nel limite di 7.000 unità; il sostentamento finanziario per chi ha trovato una sistemazione autonoma; il contributo alle regioni per l'assistenza sanitaria; le ulteriori forme di assistenza coordinate dai presidenti delle regioni e delle province autonome. Si prevede che le risorse disponibili a tal fine sono ripartite e rimodulate tra le diverse misure sulla base delle effettive esigenze con ordinanze di protezione civile. Il comma 391 autorizza nuovamente per il 2024, l'assegnazione di un contributo una tantum, nel limite di 40 milioni, per rafforzare l'offerta di servizi sociali da assegnare ai comuni che ospitano un significativo numero di persone richiedenti la protezione temporanea. Il comma 394 rifinanzia in misura pari a 26 milioni euro per l'anno 2024 il Fondo per le emergenze nazionali. Con le disposizioni di cui commi 395 e 396 è infine prorogata al 31 dicembre 2024 la validità dei permessi di soggiorno in scadenza al 31 dicembre 2023 rilasciati ai profughi provenienti dall'Ucraina in conseguenza al riconoscimento agli stessi da parte dell'Unione europea della protezione temporanea, prevedendone altresì la possibilità di conversione in permessi di soggiorno per lavoro.

Affari esteri e difesa.

Per quanto attiene agli affari esteri, con le disposizioni di cui ai commi dal 384 al 386 viene finanziata la partecipazione del nostro Paese all'iniziativa EU for Ukraine Fund della Banca europea per gli investimenti, nell'ambito del Pacchetto di Supporto all'Ucraina, Ukraine Support package. Si tratta di un fondo di garanzia per i prestiti concessi dalla Banca europea per gli investimenti per la ricostruzione dell'Ucraina. L'Italia partecipa con un importo complessivo massimo di 100 milioni di euro per l'anno 2024, destinato alla copertura, nei limiti della quota di spettanza dello Stato italiano, dei potenziali rischi correlati. Per il pagamento delle commissioni spettanti alla Banca europea per gli investimenti per le attività di gestione, è autorizzata la spesa di 3,5 milioni di euro per l'anno 2024 e fino a 1 milione di euro annui a decorrere dal 2025.

È rifinanziata, altresì, la partecipazione italiana a due fondi istituiti rispettivamente in sede Unione europea e Nato. Il primo riguarda lo European Peace Facility, Strumento europeo per la pace, il fondo attraverso cui l'Unione europea da un lato finanzia i costi comuni delle sue missioni militari e dall'altro fornisce assistenza militare ad organizzazioni internazionali, come l'Unione africana, e a Paesi terzi. Il fondo è il principale strumento con cui, a partire dall'avvio dell'aggressione russa, nel febbraio dello scorso anno, è stata finora finanziata la cessione di materiali d'armamento all'Ucraina. Il contributo italiano al fondo con il comma 387 è incrementato di 203.000.000 euro per l'anno 2024, 258.889.134 euro per il 2025, 265.680.411 euro per il 2026 e 273.980.862 euro per il 2027. Il secondo riguarda invece il NATO Innovation Fund, un fondo di venture capital, il primo istituito da un'organizzazione internazionale, che ha lo scopo di sostenere start-up innovative che sviluppino soluzioni tecnologiche all'avanguardia, per affrontare le sfide critiche in materia di difesa e sicurezza e contribuire al mantenimento della superiorità tecnologica dell'Alleanza, di cui al comma 388. Il fondo, la cui istituzione è stata decisa nel vertice Nato di Madrid del giugno 2020, ha sede ad Amsterdam e può contare su un bilancio di 1 miliardo di euro. La disposizione in esame autorizza per il 2024, come contributo italiano al fondo, la spesa di 1 milione di euro.

Il comma 393 proroga al 31 dicembre 2024 senza ulteriori oneri finanziari, con una novella inserita dal Senato, lo stato di emergenza per intervento all'estero in conseguenza della guerra nel territorio dell'Ucraina.

Con le disposizioni di cui ai commi dal 397 al 398, introdotte dal Senato, si autorizza la spesa di 2 milioni di euro annui, a decorrere dal 2024, per l'adeguamento delle retribuzioni del personale a contratto assunto presso le rappresentanze diplomatiche, gli uffici consolari e gli istituti italiani di cultura. Ulteriori 2 milioni di euro annui sono stanziati per analogo adeguamento del personale locale impiegato presso gli uffici della rete estera dell'ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane.

Il comma 311, introdotto dal Senato, autorizza la spesa di 500 mila euro per ciascuno degli anni del triennio 2024-2026 finalizzata ad alcune attività connesse all'esposizione EXPO 2025 di Osaka.

Al comma 543 viene infine esclusa la possibilità che le esposizioni assunte dalla Cassa depositi e prestiti S.p.A., in qualità di istituzione finanziaria per la cooperazione internazionale allo sviluppo, nei confronti di Stati, banche centrali o enti pubblici di Stati nonché di organizzazioni finanziarie internazionali, possano essere assistite, anche integralmente, dalla garanzia dello Stato, quale garanzia di ultima istanza.

Sul versante della difesa, il comma 324 incrementa di 1 milione di euro, per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026, l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 659, della legge di bilancio 2023, per la valorizzazione del settore della subacquea nazionale da parte della Marina Militare, nonché per la promozione delle connesse attività di ricerca e tecnico-scientifiche e per il potenziamento delle innovazioni e della relativa proprietà intellettuale.

Con le disposizioni di cui ai commi 342 e 343 viene inoltre prorogato, fino al 31 dicembre 2024, l'impiego di un contingente di personale delle Forze armate nell'ambito dell'operazione Strade sicure. Tale contingente è fissato in 6.000 unità, con un incremento di 1000 unità rispetto al contingente attualmente impiegato, con una spesa di 190.899.593 euro. Il personale è destinato ai soli servizi di vigilanza di siti e obiettivi sensibili.

Le disposizioni dei commi 344 e 345 prevedono la proroga, sempre per il 2024, dell'impiego di un contingente di personale delle Forze armate per il rafforzamento dei dispositivi di controllo e sicurezza delle principali infrastrutture ferroviarie del Paese. Tale contingente è fissato a 800 unità, con un incremento di 400 unità rispetto al contingente attualmente impiegato, con una ulteriore spesa di euro 34.171.409.

Richiamo, inoltre, le provvidenze per il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, contenute nei commi da 347 al 355, che ho precedentemente illustrato.

Nell'ambito della seconda sezione viene operato il rifinanziamento del Fondo relativo all'attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di difesa nazionale, per 4,5 miliardi di euro nel triennio di riferimento, nella misura di 1,5 miliardi di euro per ciascuno degli anni del triennio 2024-2026. Nell'orizzonte quindicennale 2024-2038 il Fondo viene rifinanziato per complessivi 22,5 miliardi di euro.

Cultura, sport ed editoria.

Sul versante della cultura, dello sport e dell'editoria, segnalo in primo luogo che il comma 54 modifica, inoltre, la disciplina relativa al cosiddetto tax credit cinema prevista dalla legge n. 220 del 2016 e a ulteriori contributi previsti dalla medesima legge.

Con le disposizioni di cui ai commi dal 315 al 317 e al comma 322 si interviene in materia di Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione, contestualmente ridenominato Fondo unico per il pluralismo e l'innovazione digitale dell'informazione e dell'editoria, da un lato novellando direttamente la fonte istitutiva, cioè l'articolo 1 della legge n. 198 del 2016, e dall'altro lato, con una previsione autonoma, autorizzando il Governo ad adottare un regolamento di delegificazione adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge n. 400 del 1988, al fine di ridefinire e integrare i criteri per l'erogazione, a valere sul predetto Fondo, dei contributi a sostegno del settore dell'editoria e dell'informazione, individuati dal decreto legislativo n. 70 del 2017.

Al comma 318 si stabilisce che, a decorrere dal 2024, alla copertura degli oneri derivanti dal pensionamento anticipato dei giornalisti professionisti previsto dalla normativa vigente si provvede a valere su una quota specifica del Fondo unico per il pluralismo e l'innovazione digitale dell'informazione e dell'editoria.

I commi dal 333 al 338 introducono una serie di misure in materia di cultura, che intervengono su due versanti. Un primo gruppo d'interventi riguarda i beni culturali e comprende: un'autorizzazione di spesa pari a 4 milioni di euro annui a decorrere dal 2024 finalizzata sostenere la realizzazione di una campagna nazionale di scavi archeologici a Pompei e negli altri parchi archeologici nazionali, oltreché attività di conservazione e tutela dei medesimi siti; la facoltà di effettuare anche tramite strumenti diversi da quelli della piattaforma PAGO PA i pagamenti versati dai visitatori per i servizi di assistenza culturale e di ospitalità negli istituti e luoghi della cultura; un duplice, e differenziato, meccanismo di riassegnazione di fondi di pertinenza del Ministero della cultura, da destinare alle attività di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale nonché al sostegno, alla valorizzazione e alla tutela dei settori dello spettacolo dal vivo, del cinema e audiovisivo, della ricerca, educazione e formazione in materia di beni e attività culturali; un'autorizzazione di spesa di 10 milioni di euro annui a decorrere dal 2024, al fine di assicurare la tutela e la valorizzazione degli istituti e luoghi della cultura nazionali, in particolare delle aree e dei parchi archeologici, attraverso un'attività di manutenzione ordinaria e programmata.

Un secondo gruppo d'interventi è teso all'incremento del numero di sale cinematografiche e polifunzionali e all'adeguamento funzionale e tecnologico delle stesse, anche alla luce delle esigenze delle persone con disabilità, con una dotazione d 20 milioni di euro a decorrere dal 2024.

Con una modifica introdotta dal Senato, di cui al comma 340, è incrementato di 1,694 milioni di euro annui, a decorrere dal 2024, il Fondo per la tutela del patrimonio culturale.

Con il comma 538 si riduce da 750 a 700 milioni di euro annui il livello di finanziamento minimo del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo.

In materia di sport, con il comma 197, il disegno di legge di bilancio eleva da 2 a 3 milioni di euro annui a partire dal 2024 la misura dell'incremento del Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano, di cui 1 milione di euro, a decorrere dal 2023, è destinato a sostenere la maternità delle atlete non professioniste.

Come già segnalato il comma 291 autorizza la spesa di 18 milioni di euro per l'anno 2024 in favore della società Sport e Salute S.p.a. al fine di assicurare l'adeguamento alle prescrizioni tecnico-scientifiche dell'Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) per l'acquisto, la riqualificazione e l'allestimento della sede per l'effettuazione dei controlli antidoping.

Istruzione, università e ricerca.

In materia di istruzione, università e ricerca, faccio presente in primo luogo che ai commi 177 e 178 si dispone un incremento del buono per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido, pubblici e privati, e per forme di supporto domiciliare per bambini aventi meno di tre anni di età e affetti da gravi patologie croniche. L'incremento concerne i nuclei familiari in relazione a un figlio, o a più figli, nati dopo il 1° gennaio 2024, a condizione che nel nucleo sia presente almeno un altro figlio, di età inferiore a dieci anni, e che il medesimo nucleo abbia un valore di ISEE non superiore a 40.000 euro. La misura dell'incremento, che è definita in forma di elevamento a 2.100 euro annui di un precedente incremento, è pari a 600 euro annui per i nuclei familiari con un valore di ISEE non superiore a 25.000 euro e a 1.100 euro annui per i nuclei familiari con un valore di ISEE superiore a 25.000 euro e pari o inferiore a 40.000 euro, con una conseguente misura complessiva del buono pari a 3.600 euro annui.

Con il comma 286 si autorizza la spesa di 16 milioni di euro per il 2024, 10 milioni di euro per il 2025 e 19 milioni di euro per il 2026 per la rigenerazione dell'ambito Bovisa – Goccia e del nuovo "campus Nord" del Politecnico di Milano.

Le disposizioni di cui ai commi dal 312 al 314 istituiscono, nello stato di previsione del Ministero dell'università e della ricerca, il Fondo per l'Erasmus italiano, con una dotazione di 3 milioni di euro per l'anno 2024 e 7 milioni di euro per l'anno 2025, finalizzato all'erogazione di borse di studio in favore degli studenti iscritti ai corsi di laurea o di laurea magistrale, che partecipano a programmi di mobilità sulla base di convenzioni.

Con le disposizioni di cui ai commi 320 e 321 viene generalizzato, a decorrere dall'anno scolastico 2024-2025, il contributo fino al 90 per cento della spesa per l'acquisto di abbonamenti a quotidiani, anche in formato digitale, per tutte le istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado.

Con le disposizioni di cui ai commi 326 e 327 si prorogano, dal 1° gennaio al 15 aprile 2024, i contratti per gli incarichi temporanei di personale ausiliario a tempo determinato attivati dalle istituzioni scolastiche statali del primo e del secondo ciclo di istruzione, nell'ambito degli organici PNRR e Agenda Sud, per le attività di supporto tecnico, finalizzate alla realizzazione dei progetti finanziati dal PNRR di cui hanno la diretta responsabilità in qualità di soggetti attuatori, e per il contrasto alla dispersione scolastica e la riduzione dei divari territoriali e negli apprendimenti nelle regioni del Mezzogiorno. Per tali finalità, si rifinanzia di 50,33 milioni di euro per il 2024 il fondo appositamente istituito nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione e del merito per far fronte all'attivazione di incarichi temporanei di personale ATA a tempo determinato fino al 31 dicembre 2023 nell'ambito degli organici PNRR e Agenda Sud.

I commi dal 328 al 329 confermano, per l'anno scolastico 2024/2025, l'autorizzazione di spesa di 3.333.000 euro per il 2024 e di 10 milioni di euro per il 2025, già disposta per l'anno scolastico 2023/2024, al fine di potenziare l'organico dei docenti per l'accompagnamento dei progetti pilota del piano «Agenda Sud». Viene autorizzata per il 2025 la spesa di 40 milioni di euro destinata alle istituzioni scolastiche statali, anche per progetti di rete, delle regioni del Mezzogiorno, individuate sulla base dei dati relativi alla fragilità negli apprendimenti, come risultanti dalle rilevazioni nazionali dell'INVALSI, al fine di ridurre i divari territoriali, contrastare la dispersione scolastica e l'abbandono precoce, nonché prevenire processi di emarginazione sociale.

Con le disposizioni di cui al comma 330 si incrementa di 42 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2024 e 2025, il fondo per la valorizzazione del personale scolastico, istituito dall'articolo 1, comma 561, della legge di bilancio per il 2023, ai fini della valorizzazione dei docenti impegnati nelle attività di tutor, orientamento, coordinamento e sostegno della ricerca educativo-didattica e valutativa, funzionali ai processi di innovazione e al miglioramento dei livelli di apprendimento.

Ai sensi del comma 399, sono inoltre incrementate di 5 milioni di euro annui, a partire dal 2024, le risorse da destinare a borse di studio destinate a favore di giovani studenti provenienti da Paesi africani.

In materia di riduzioni di spesa previste dal disegno di legge di bilancio per i diversi dicasteri, rispetto alla legislazione vigente, ai fini del concorso delle amministrazioni centrali dello Stato al raggiungimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica indicati nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, il comma 523 prevede, in relazione al Ministero dell'istruzione e del merito, riduzioni degli stanziamenti per circa 44 milioni di euro per il 2024, per circa 44,8 milioni di euro per il 2025 e per 11,9 milioni di euro per l'anno 2026 e per gli anni successivi. Per quanto concerne, poi, il Ministero dell'università e della ricerca, sono previste riduzioni degli stanziamenti di tale dicastero per circa 82 milioni di euro per il 2024, per 19,5 milioni di euro per il 2025 e per 27,5 milioni di euro per il 2026 e per gli anni successivi.

Regioni ed enti locali.

Per quanto riguarda la finanza reginale, in attuazione dell'accordo del 16 ottobre 2023 con la Regione siciliana il comma 448 determina gli importi, a decorrere dal 2024, quale concorso dello Stato all'onere assunto dalla Regione in relazione all'aumento del finanziamento regionale alla spesa sanitaria nel proprio territorio. Il contributo è determinato in importi progressivi, dai 350 milioni di euro per il 2024 ai 630 milioni annui a decorrere dal 2030.

In attuazione dell'accordo con le Province autonome di Trento e Bolzano del 25 settembre 2023, il comma 449 determina gli importi da attribuire a ciascuna Provincia autonoma per gli anni dal 2024 al 2027, a compensazione delle minori entrate derivanti dalla compartecipazione al gettito dell'accisa sui prodotti petroliferi ad uso riscaldamento, in relazione agli anni dal 2010 al 2022.

Con le disposizioni di cui ai commi dal 452 al 454 a favore delle regioni colpite dal sisma del 2016, è prorogata all'anno 2026 la sospensione del rimborso delle anticipazioni di liquidità acquisite dalle regioni per il pagamento dei debiti scaduti e si prevede che la somma delle quote capitale annuali sospese sia rimborsata linearmente, in quote annuali costanti, negli anni restanti di ogni piano di ammortamento originario, a decorrere dal 2027. Sono inoltre prorogati taluni vincoli per l'utilizzo, anche negli anni 2024, 2025 e 2026, dell'avanzo di amministrazione da parte degli enti interessati dalla sospensione. Per l'attuazione delle disposizioni in esame è autorizzata la spesa di 13 milioni di euro per l'anno 2024, 28 milioni per l'anno 2025 e 43 milioni di euro per l'anno 2026.

Con le disposizioni di cui ai commi dal 455 al 463 alle regioni a statuto ordinario è concesso un contributo di 20 milioni di euro annui per il ripiano del disavanzo di amministrazione accertato al 31 dicembre 2021, in dieci esercizi a decorrere dal 2023, in presenza di determinate condizioni e previa sottoscrizione di un accordo con il Governo. A seguito di una modifica apportata dal Senato, il monitoraggio e la verifica di quanto stabilito nell'accordo sono stati affidati al collegio dei revisori dei conti della regione, anziché alla Sezione regionale della Corte dei conti.

Con le disposizioni di cui ai commi dal 464 al 469 sono assegnati alle regioni a statuto ordinario contributi per investimenti diretti nel limite complessivo di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2028.

Con riferimento alla finanza locale, le disposizioni di cui ai commi dal 470 al 474 prevedono l'istituzione, anzitutto, di un Fondo con una dotazione di 50 milioni di euro annui, dal 2024 al 2033, da ripartire tra i comuni che hanno sottoscritto l'accordo per il ripiano del disavanzo o del debito con il Presidente del Consiglio.

I commi dal 475 al 476 prevedono che i comuni sede di capoluogo di città metropolitana con disavanzo pro capite superiore a euro 700 che hanno sottoscritto l'accordo per il ripiano del disavanzo e per il rilancio degli investimenti possano stabilizzare, con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, il personale non dirigenziale assunto a tempo determinato per potenziare l'attività di accertamento e riscossione dei tributi e la valorizzazione del patrimonio.

Con le disposizioni di cui ai commi dal 480 al 483 è previsto un contributo di 10 milioni di euro annui, dal 2024 al 2038, a favore dei comuni capoluogo di città metropolitana che al 31 dicembre 2023 escono dal dissesto finanziario. Gli stessi comuni possono deliberare un incremento dell'addizionale comunale all'IRPEF e un'addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale e aeroportuale.

Il comma 484 istituisce un Fondo per favorire il riequilibrio finanziario delle province che alla data del 1° gennaio 2024 si trovano in procedura di riequilibrio finanziario pluriennale o in stato di dissesto finanziario, con una dotazione di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025.

Come segnalato, il comma 488 istituisce un fondo di parte corrente, con una dotazione pari a 75 milioni di euro nell'anno 2024, 305 milioni di euro nell'anno 2025 e 8 milioni di euro nell'anno 2026, per la pianificazione e la realizzazione delle opere e degli interventi funzionali al Giubileo 2025, anche con riferimento alle relative risorse umane. È inoltre autorizzata la spesa, per interventi di conto capitale, di 50 milioni di euro per il 2024, 70 milioni di euro per l'anno 2025 e 100 milioni di euro per l'anno 2026. Alcune novelle introdotte dal Senato recano misure relative all'attivazione delle organizzazioni di volontariato di protezione civile delle altre Regioni e delle Province autonome per il supporto alle attività delle analoghe organizzazioni di volontariato di protezione civile iscritte nell'elenco territoriale della Regione Lazio per l'ordinato svolgimento degli interventi di assistenza alla popolazione funzionali allo svolgimento delle celebrazioni del Giubileo.

Con le disposizioni di cui ai commi 494 e 495 le risorse del Fondo di solidarietà comunale destinate al finanziamento e allo sviluppo dei servizi sociali comunali, al potenziamento degli asili nido comunali e al potenziamento del trasporto scolastico di alunni con disabilità, vincolate al raggiungimento di specifici livelli delle prestazioni o, in mancanza, di obiettivi di servizio sono ridotte, a decorrere dall'anno 2025, in attuazione della sentenza della Corte costituzionale n. 71 del 2023. Tali risorse vanno a costituire la dotazione di un nuovo fondo, denominato Fondo Speciale Equità Livello dei Servizi, di cui ai commi dal 496 al 501, per la rimozione degli squilibri economici e sociali e per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona. Si disciplina, infine, la procedura di monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi di servizio e dei livelli essenziali delle prestazioni da parte dei comuni beneficiari delle risorse del Fondo, nonché le conseguenze dell'inadempimento o del mancato raggiungimento degli obiettivi assegnati, consistenti nel commissariamento degli enti risultati inadempienti;

Ai commi dal 502 al 505 sono previste misure in favore di piccoli comuni, aree interne e aree territoriali svantaggiate. È istituito, infatti, un fondo con una dotazione di 30 milioni di euro per l'anno 2024 in favore dei comuni delle regioni a statuto ordinario, della regione Siciliana e della regione Sardegna con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, che presentano parametri di criticità sociale. Sono previste, inoltre, disposizioni agevolative in materia di prestazione di servizi di pagamento, con particolare riferimento alle aree interne e a rischio di desertificazione. Il Fondo per la valorizzazione e la promozione delle aree territoriali svantaggiate confinanti con le regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e di Bolzano è incrementato di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026.

Con norme introdotte dal Senato sono state definite le modalità finanziarie per il conguaglio dei ristori assegnati agli enti locali in relazione all'emergenza COVID-19. Inoltre, con le disposizioni di cui ai commi dal 506 al 508, è istituito un Fondo di importo pari a 113 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2027, da destinare prioritariamente, ed in quote costanti nel quadrienni 2024-2027, agli enti locali in deficit di risorse rispetto agli effettivi fabbisogni di spesa o di minori entrate generati dall'emergenza COVID-19, come saranno definiti in sede di verifica a consuntivo della perdita di gettito e dell'andamento delle spese degli enti locali rispetto ai ristori erogati.

Con una novella inserita dal Senato, di cui ai commi dal 551 al 553, sono stati istituiti due fondi, uno di parte corrente e uno di conto capitale, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, da trasferire al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, ciascuno dei quali con una dotazione di circa 4,7 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026. Il fondo di parte corrente è destinato all'attuazione di misure per gli enti locali, in materia sociale, di infrastrutture, sport e cultura. Il fondo di parte capitale è destinato a investimenti in materia di infrastrutture, di mobilità e di riqualificazione ambientale.

Revisione della spesa pubblica.

In tema di revisione della spesa pubblica, il disegno di legge di bilancio prevede ai commi dal 523 al 526 la riduzione delle dotazioni di competenza e di cassa relative alle missioni e ai programmi di spesa degli stati di previsione dei Ministeri, ai fini del concorso delle amministrazioni centrali dello Stato al raggiungimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica indicati nella NADEF 2023. Il taglio complessivo ammonta a 821,7 milioni di euro per il 2024, a 877,2 milioni di euro per il 2025 e a 898,1 milioni di euro a decorrere dal 2026. La tabella contenuta nell'Allegato VI dettaglia per ciascun Ministero le riduzioni operate con riferimento alle Missioni e ai Programmi. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, su proposta dei Ministri competenti, possono essere modificate le rimodulazioni delle spese in conto capitale operate dalla sezione seconda, inerenti al riparto dei fondi per gli investimenti delle amministrazioni centrali. Resta fermo il conseguimento dei risparmi di spesa realizzati in termini di indebitamento netto della pubblica amministrazione e ad invarianza di effetti sui saldi di finanza pubblica. Le misure previste dai Ministeri nell'ambito del processo annuale di revisione e valutazione della spesa, disciplinato dall'art. 22-bis della legge di contabilità, sono oggetto di specifico monitoraggio da parte del Ministero dell'economia e delle finanze.

Segnalo, inoltre, la previsione di cui al comma 527 che prevede un contributo delle regioni e degli enti locali alla finanza pubblica. In particolare, il concorso alla finanza pubblica del comparto delle Regioni a statuto ordinario per gli anni dal 2024 al 2028 è pari a 350 milioni di euro annui; sono inoltre disciplinate le modalità di ripartizione dello stesso tra le regioni e di versamento dell'importo stabilito per ciascun ente all'entrata del bilancio dello Stato.

Con le disposizioni di cui ai commi dal 533 al 535 i comuni, le province e le città metropolitane delle regioni a statuto ordinario e delle regioni Sicilia e Sardegna assicurano, invece, un contributo alla finanza pubblica pari a 250 milioni di euro annui per ciascun anno dal 2024 al 2028, di cui 200 milioni di euro annui a carico dei comuni e 50 milioni di euro annui a carico delle province e delle città metropolitane. Dall'obbligo di assicurare tale contributo sono esclusi, peraltro, gli enti locali in dissesto finanziario o in procedura di riequilibrio finanziario, nonché gli enti che abbiano sottoscritto con il Governo gli accordi per il ripiano del disavanzo o per l'avvio percorsi di riequilibrio strutturale previsti dalla legge di bilancio 2022 e dal decreto-legge n. 50 del 2022. Gli importi del contributo a carico di ciascun ente sono determinati con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro il termine del 31 gennaio 2024, previa intesa in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali.

Sono prorogate al 2026, inoltre, le disposizioni di contenimento della spesa previste per le Agenzie fiscali dalla legislazione vigente, di cui al comma 537.

Il comma 541 abroga infine dal 1° gennaio 2025 il Fondo per il commercio equo e solidale.

II Sezione.

Per quanto riguarda la seconda sezione del disegno di legge di bilancio, ricordo in termini estremamente sintetici che l'articolo 2 reca l'approvazione dello stato di previsione dell'entrata, mentre gli articoli dal 3 al 17 recano l'approvazione degli stati di previsione della spesa dei Ministeri. Gli articoli 18, 19 e 20 recano il totale generale della spesa, i quadri generali riassuntivi e alcune disposizioni di carattere prevalentemente contabile di diverso tenore. L'articolo 21 reca, infine, l'indicazione dell'entrata in vigore della legge di bilancio.

Segnalo che nel corso dell'esame presso il Senato sono stati aggiunti alcuni commi finali all'articolo 20 riguardanti, rispettivamente, le modifiche apportate con la nota di variazioni alla struttura del bilancio di alcuni Ministeri, in considerazione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri recanti le riorganizzazioni delle amministrazioni centrali adottati a seguito della presentazione del disegno di legge di bilancio, nonché la disciplina dei criteri di determinazione delle risorse finanziarie annuali da destinare al bilancio autonomo della Corte dei conti, la quale prevede che tali risorse siano quantificate in misura percentuale delle spese finali del bilancio dello Stato, come previste in sede di presentazione del disegno di legge di bilancio di previsione, al netto degli interessi passivi e delle risorse relative al PNRR.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 7 e 72 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 17 il deputato Zaratti ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 30 i deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista hanno segnalato che non sono riusciti ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 34 il deputato Carra' ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 40 la deputata Gebhard ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 49 la deputata Ferro ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 49 i deputati Dell'Olio e Zanella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 50 il deputato Pella ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 52 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 52, 53 e 75 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 56 la deputata Braga ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 57 il deputato Andrea Rossi ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 65 la deputata Ferrari ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 65 la deputata Matone ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1627 - EM 1.1 297 296 1 149 97 199 37 Resp.
2 Nominale EM 1.2 298 296 2 149 115 181 37 Resp.
3 Nominale EM 1.3 302 301 1 151 117 184 37 Resp.
4 Nominale EM 1.4 304 302 2 152 118 184 37 Resp.
5 Nominale EM 1.5 307 298 9 150 116 182 38 Resp.
6 Nominale EM 1.6 305 249 56 125 52 197 37 Resp.
7 Nominale EM 1.7 309 309 0 155 124 185 35 Resp.
8 Nominale EM 1.8 312 309 3 155 106 203 34 Resp.
9 Nominale EM 1.9 317 309 8 155 118 191 34 Resp.
10 Nominale EM 1.10 318 317 1 159 108 209 34 Resp.
11 Nominale EM 1.11 311 311 0 156 125 186 33 Resp.
12 Nominale EM 1.12 316 242 74 122 56 186 32 Resp.
13 Nominale EM 1.13 317 317 0 159 59 258 31 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 1.14 320 318 2 160 127 191 31 Resp.
15 Nominale EM 1.15 320 316 4 159 116 200 31 Resp.
16 Nominale EM 1.16 313 302 11 152 116 186 31 Resp.
17 Nominale EM 1.17 316 303 13 152 106 197 31 Resp.
18 Nominale EM 1.18 314 300 14 151 111 189 31 Resp.
19 Nominale EM 1.19 319 318 1 160 129 189 31 Resp.
20 Nominale EM 1.20 318 316 2 159 111 205 31 Resp.
21 Nominale EM 1.21 312 259 53 130 53 206 31 Resp.
22 Nominale EM 1.22 315 313 2 157 107 206 31 Resp.
23 Nominale EM 1.23 319 318 1 160 107 211 30 Resp.
24 Nominale EM 1.24 319 310 9 156 109 201 31 Resp.
25 Nominale EM 1.25 310 297 13 149 105 192 31 Resp.
26 Nominale EM 1.26 307 307 0 154 108 199 31 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 1.27 316 303 13 152 108 195 30 Resp.
28 Nominale EM 1.28 318 305 13 153 109 196 29 Resp.
29 Nominale EM 1.29 314 314 0 158 106 208 29 Resp.
30 Nominale EM 1.30 301 265 36 133 69 196 29 Resp.
31 Nominale EM 1.31 307 306 1 154 103 203 30 Resp.
32 Nominale EM 1.32 305 248 57 125 55 193 29 Resp.
33 Nominale EM 1.33 318 306 12 154 107 199 29 Resp.
34 Nominale EM 1.34 318 304 14 153 114 190 29 Resp.
35 Nominale EM 1.35 314 312 2 157 125 187 29 Resp.
36 Nominale EM 1.36 309 296 13 149 106 190 28 Resp.
37 Nominale EM 1.37 316 307 9 154 112 195 26 Resp.
38 Nominale EM 1.38 305 303 2 152 123 180 26 Resp.
39 Nominale EM 1.39 312 310 2 156 115 195 26 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM 1.40 323 321 2 161 128 193 25 Resp.
41 Nominale EM 1.41 316 316 0 159 127 189 25 Resp.
42 Nominale EM 1.42 319 319 0 160 128 191 25 Resp.
43 Nominale EM 1.43 319 318 1 160 131 187 25 Resp.
44 Nominale EM 1.44 324 323 1 162 122 201 25 Resp.
45 Nominale EM 1.45 313 310 3 156 121 189 25 Resp.
46 Nominale EM 1.46 313 304 9 153 124 180 25 Resp.
47 Nominale EM 1.47 318 317 1 159 120 197 25 Resp.
48 Nominale EM 1.48 320 309 11 155 13 296 25 Resp.
49 Nominale EM 1.49 308 305 3 153 121 184 25 Resp.
50 Nominale EM 1.50 314 313 1 157 131 182 25 Resp.
51 Nominale EM 1.51 311 309 2 155 126 183 25 Resp.
52 Nominale EM 1.52 302 301 1 151 116 185 26 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale EM 1.53 306 304 2 153 117 187 26 Resp.
54 Nominale EM 1.54 309 300 9 151 118 182 25 Resp.
55 Nominale EM 1.55 301 232 69 117 52 180 25 Resp.
56 Nominale EM 1.56 303 263 40 132 86 177 25 Resp.
57 Nominale EM 1.57 306 249 57 125 70 179 25 Resp.
58 Nominale EM 1.58 313 312 1 157 124 188 25 Resp.
59 Nominale EM 1.59 312 304 8 153 122 182 25 Resp.
60 Nominale EM 1.60 299 289 10 145 116 173 25 Resp.
61 Nominale EM 1.61 312 307 5 154 120 187 25 Resp.
62 Nominale EM 1.62 308 305 3 153 122 183 25 Resp.
63 Nominale EM 1.63 304 302 2 152 74 228 25 Resp.
64 Nominale EM 1.64 303 300 3 151 122 178 25 Resp.
65 Nominale EM 1.65 307 298 9 150 116 182 25 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale EM 1.66 311 299 12 150 108 191 25 Resp.
67 Nominale EM 1.67 305 291 14 146 106 185 25 Resp.
68 Nominale EM 1.68 303 301 2 151 123 178 25 Resp.
69 Nominale EM 1.69 309 308 1 155 120 188 25 Resp.
70 Nominale EM 1.70 309 306 3 154 125 181 24 Resp.
71 Nominale EM 1.71 312 309 3 155 125 184 24 Resp.
72 Nominale EM 1.72 309 295 14 148 112 183 24 Resp.
73 Nominale EM 1.73 303 301 2 151 123 178 24 Resp.
74 Nominale EM 1.74 303 301 2 151 124 177 25 Resp.
75 Nominale EM 1.75 302 300 2 151 120 180 24 Resp.
76 Nominale EM 1.76 303 300 3 151 121 179 23 Resp.
77 Nominale EM 1.77 302 300 2 151 123 177 23 Resp.
78 Nominale EM 1.78 305 290 15 146 106 184 23 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 79)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale EM 1.79 296 285 11 143 104 181 23 Resp.