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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 202 di venerdì 24 novembre 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GILDA SPORTIELLO , Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 78, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 ottobre 2023, n. 133, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'Interno (A.C. 1458-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1458-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 ottobre 2023, n. 133, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'Interno.

Ricordo che nella seduta del 17 ottobre sono state respinte le questioni Bonafe' ed altri n. 1, Alfonso Colucci ed altri n. 2 e Zaratti e Zanella n. 3.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1458-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Francesco Michelotti.

FRANCESCO MICHELOTTI (FDI), Relatore per la maggioranza. Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge n. 1458, di conversione del decreto-legge n. 133 in materia di immigrazione e sicurezza, che giunge oggi alla discussione in Assemblea, è stato oggetto di un approfondito esame da parte della Commissione affari costituzionali, un esame avviato nella seduta del 12 ottobre scorso e conclusosi nella seduta di ieri, 23 novembre.

Il testo, inizialmente composto da 13 articoli, ora risulta composto da 16 articoli. Come riportato nella relazione illustrativa allegata al provvedimento, l'intervento si è reso necessario e urgente in ragione dell'eccezionale afflusso di migranti verificatosi nel corso del 2023 e delle conseguenze che ne derivano sul piano dell'ordine e della sicurezza pubblica, anche in relazione a episodi di violenza di particolare gravità commessi di recente.

In questo quadro i principali temi affrontati dal provvedimento hanno riguardato i procedimenti di espulsione dello straniero, l'esame delle domande di protezione internazionale, i requisiti delle strutture di accoglienza, le misure concernenti i minori stranieri non accompagnati e le procedure per l'accertamento della loro età, la dotazione umana e strumentale delle Forze di Polizia in connessione con l'emergenza migratoria.

In particolare, l'articolo 01, introdotto in sede referente, prevede che non sia ammesso l'ingresso in Italia dello straniero che risulti condannato, anche con sentenza non definitiva, per il reato di lesioni personali commesso contro persona incapace per età o infermità, e che causi una malattia superiore a 20 giorni, nonché per i reati relativi a pratiche di mutilazione genitale femminile e per il reato di deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, previsti dal codice penale.

L'articolo 1, modificato nel corso dell'esame in sede referente, interviene sulla disciplina dell'espulsione dello straniero sotto diversi profili. In primo luogo, si incide sull'espulsione dei titolari di permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo. Vengono aggiornati i riferimenti normativi alla base delle situazioni soggettive che devono essere considerate nel valutare la pericolosità per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato del richiedente il permesso di soggiorno, facendo riferimento alle categorie sottoposte a misure di prevenzione indicate agli articoli 1, 4 e 16 del codice delle leggi antimafia.

Si stabilisce inoltre che è il Ministero dell'Interno l'autorità deputata a decretare l'espulsione dello straniero soggiornante di lungo periodo che costituisce una minaccia per l'ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato, mentre nei casi in cui ricorrano gravi motivi di pubblica sicurezza l'espulsione è disposta dal prefetto. Viene poi ribadita la competenza del giudice amministrativo nell'esame dei ricorsi contro i provvedimenti di espulsione disposti dal Ministro dell'Interno e quella del giudice ordinario contro quelli del prefetto.

In secondo luogo viene disciplinata la procedura di espulsione dello straniero nei casi in cui sia destinatario di una delle misure amministrative di sicurezza di cui al Titolo VIII del codice penale. Si tratta di una fattispecie non prevista in precedenza dall'ordinamento, che prevedeva esclusivamente l'ipotesi di espulsione dello straniero sottoposto a procedimento penale non in stato di custodia cautelare in carcere. In terzo luogo, l'articolo modifica la disciplina relativa al diritto di difesa dello straniero parte offesa ovvero sottoposto a procedimento penale che sia stato espulso, prevedendo che il questore ha la facoltà di negare l'autorizzazione al rientro in Italia qualora la presenza dell'interessato possa procurare gravi turbative o grave pericolo all'ordine pubblico o alla sicurezza.

Nella formulazione previgente l'autorizzazione era concessa in modo automatico. Nel corso dell'esame in sede referente sono state apportate le seguenti modifiche e integrazioni.

Viene circoscritto il margine di discrezionalità del giudice nel comminare la misura dell'espulsione quale misura di sicurezza dello straniero di un Paese terzo che sia condannato per uno dei delitti per i quali è previsto l'arresto in flagranza, prevedendo che il giudice “ordina” e non “può ordinare”, come stabilito dalla norma vigente, l'espulsione dello straniero condannato per quei delitti, fermo restando che egli risulti socialmente pericoloso.

Viene, poi, ridotto da 30 a 15 giorni e da 60 a 40 giorni, se il ricorrente risiede all'estero, il termine del deposito del ricorso avverso il provvedimento di espulsione dei cittadini stranieri, compresi quelli in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo. È introdotta la possibilità dell'espulsione del cittadino di altro Stato membro dell'Unione europea a titolo di sanzione sostitutiva alla detenzione, com'è già previsto per il cittadino non appartenente all'Unione europea.

L'articolo 2 autorizza l'assegnazione fino a 20 unità di personale dei ruoli degli ispettori e dei sovrintendenti della Polizia di Stato, presso le rappresentanze diplomatiche o gli uffici consolari.

Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione, per quanto riguarda i restanti articoli, a poter consegnare la relazione, rimanendo, ovviamente, a disposizione dell'Assemblea per ogni tipo di chiarimento in merito.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Michelotti, diamo per acquisita la sua relazione. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, l'onorevole Riccardo Magi.

RICCARDO MAGI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ancora una volta le Camere sono chiamate a convertire un decreto-legge in materia di immigrazione: è il terzo decreto governativo d'urgenza, dopo i decreti n. 1 e n. 20, solo in quest'anno 2023.

E, ancora una volta, si interviene sul testo unico del 1998, che risulta, pertanto, accanto al testo unico sulle imposte dei redditi del 1986, la legge dello Stato, probabilmente, più martoriata e stravolta della storia legislativa italiana. La trama della legge cosiddetta Turco-Napolitano, che era un serio e moderno tentativo di affrontare giuridicamente il tema delle immigrazioni, ormai non si vede più né si intravede la volontà di apportare quelle modifiche che corrisponderebbero all'effettivo interesse nazionale e, quindi, di favorire l'ingresso di un numero maggiore di cittadini stranieri regolari e, al contempo, di garantire un esame tempestivo delle domande di asilo e di protezione internazionale.

Il sottoscritto relatore di minoranza non può, quindi, che rifarsi alle considerazioni svolte nella stessa qualità con riferimento ai decreti-legge n. 1 e n. 20 del 2023. Quelle considerazioni restano tutte drammaticamente valide.

Il nuovo testo, denso di norme disumane e, pertanto, illegittime, sta a confermare che il core business del Governo Meloni è l'esercizio di quella che Ilvo Diamanti ha chiamato, ormai molti anni fa, l'imprenditoria della paura.

L'immigrazione, colleghi, è un fenomeno millenario, di cui anche gli italiani sono stati protagonisti dalla seconda metà dell'Ottocento in poi. Non è un caso che vi sia un articolo specifico dedicato nella nostra Costituzione - l'articolo 35, quarto comma - che tutela espressamente l'emigrazione italiana all'estero. Ovvio sarebbe riconoscere lo stesso diritto a chi in Italia vuole venire, non fosse altro che per motivi di asilo politico, come pure stabilisce l'articolo 10, terzo comma, della stessa Costituzione. Ma è da circa 25 anni che le destre, in Italia e in Europa, non lo riconoscono e hanno fatto del tema migratorio la propria miniera d'oro. Dissimulare la propria incompetenza nel governare e fare delle migrazioni e dei migranti l'oggetto di campagne di stampa, di propaganda politica, di sottocultura xenofoba e livorosa e, infine, di legislazione punitiva è divenuto l'oggetto sociale della “destra Spa”.

Con il nuovo decreto-legge l'aggressione ai migranti in quanto persone raggiunge vette ideologiche prima non sperimentate: si attaccano non più solo i disperati che arrivano per terra e per mare da Paesi in guerra o in preda a paurose carenze idriche e agricole, ma anche i migranti cosiddetti lungo soggiornanti, cioè quelli che sono in Italia da più di 5 anni. Infatti, l'articolo 9 del decreto legislativo n. 286 del 1998 prevede che coloro che abbiano un reddito non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale e un alloggio idoneo, a meno che non siano titolari di protezione internazionale, nel qual caso la certificazione dell'idoneità dell'alloggio non è richiesta, possano restare in Italia per 10 anni senza doversi sottoporre, a scadenze più brevi, all'umiliante procedura del rinnovo del permesso di soggiorno.

Il nuovo decreto mette anche questa categoria sotto minaccia permanente. I lungo soggiornanti, nonostante - vale la pena ripeterlo - abbiano lavoro e alloggio, possono ora essere espulsi a discrezione del Ministro dell'Interno per supposti gravi motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato. Se, poi, ricorrono gravi motivi di pubblica sicurezza, il provvedimento può essere disposto dal prefetto.

Si tratta di modifiche del tutto strumentali, ispirate al mero disprezzo per le persone migranti, tese a far ritenere che sinora lo Stato fosse esposto a gravi pericoli dovuti alla presenza degli stranieri. Nella relazione illustrativa del provvedimento è detto che occorre recepire le norme della direttiva 2004/38/CE. In pratica, era necessario e urgente recepire oggi una direttiva di quasi 20 anni fa.

Quanto, poi, agli aspetti di tutela giurisdizionale offerti a chi si trova a essere espulso, l'articolo 1 del decreto-legge, nel novellare l'articolo 17 del decreto legislativo n. 286 del 1998, prevede che il rientro in Italia a fini difensivi è anch'esso sottoposto alla discrezione del questore, in sostanziale violazione della ratio sottesa alle sentenze della Corte costituzionale n. 105 del 2001, n. 222 del 2004 e n. 466 del 2005.

Sempre a proposito della tutela in giudizio, l'articolo 3, come sostituito dall'emendamento 3.18 del relatore in sede referente, tocca il tema del gratuito patrocinio per coloro che hanno impugnato il diniego della domanda reiterata di protezione internazionale durante l'esecuzione di un provvedimento di allontanamento. Nel testo originario del decreto-legge si stabiliva solo che fosse il questore a dichiarare inammissibile la domanda di protezione internazionale e che, quindi, l'allontanamento dal territorio italiano potesse essere eseguito. Già questa disposizione era ed è illegittima, giacché deferisce a un'autorità amministrativa l'esame della protezione internazionale, che solitamente è competenza di appositi organi terzi, ma l'emendamento 3.18 aggrava il vizio della norma.

Modificando il comma 17 dell'articolo 35-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008, esso interviene per scoraggiare le difese a spese dello Stato. Il testo attualmente vigente prevede che il giudice, all'atto di respingere integralmente il ricorso, debba motivare espressamente quando ritenga che i presupposti per il pagamento in favore del difensore non fossero manifestamente infondati. Viceversa, nella nuova norma, egli deve comunque revocare il gratuito patrocinio e deve indicare nel provvedimento che nessun compenso è dovuto all'avvocato. La stessa norma vale per il rigetto dell'impugnativa della sospensione dell'esecuzione del provvedimento negativo sulla domanda di asilo. L'automatismo tra rigetto della domanda e revoca del patrocinio è chiaramente disposto in violazione dell'articolo 24 della Costituzione ed è clamoroso, al riguardo, il silenzio del Ministro e dei Sottosegretari della Giustizia, che così spesso si dichiarano garantisti.

Né può essere sottaciuto che la modifica disposta dell'articolo 130-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 sulle spese giudiziarie è chiaramente estraneo alla materia iniziale del provvedimento d'urgenza e, quindi, l'emendamento doveva essere dichiarato inammissibile. Non vi cito la giurisprudenza costituzionale che su questi punti è stata chiara.

Peraltro, essendo il decreto legislativo n. 25 del 2008 attuativo di una direttiva dell'Unione europea, al tema si applica la Carta dei diritti fondamentali, articoli 18 e 48 in particolare. Nessuno si dovrà sorprendere - lo diciamo con la massima perentorietà in questa sede - se vi saranno, come già vi sono stati presso il tribunale di Catania e presso altri tribunali in merito, in quel caso, al decreto-legge n. 20, giudici che disapplicheranno questo articolo 3. E speriamo che, quando questo avverrà, non dovremo sentire esponenti del Governo e della maggioranza parlare di giudici anti-italiani e di opposizioni anti-patriottiche.

Venendo agli articoli 5 e 7, si trova l'ennesimo sfregio al diritto e all'umanità. Viene modificato in più punti il decreto legislativo n. 142 del 2015 in materia di accoglienza dei richiedenti asilo. All'articolo 11 viene apportata una modifica che consente di ampliare i parametri di capienza dei centri di detenzione dei richiedenti asilo e, all'articolo 19, si prevede ora che i minorenni non accompagnati possano essere temporaneamente associati a centri di detenzione per adulti, in flagrante violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.

Il livello di disprezzo per la persona umana emergente dal decreto-legge raggiunge il suo acme nel nuovo comma 6-ter dell'articolo 19-bis. Solo riportandolo testualmente si può verificare la reale portata della norma e il suo stridente contrasto con il sentire umano.

La norma recita: “In deroga al comma 6, in caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati, a seguito di attività di ricerca e soccorso in mare, di rintraccio alla frontiera o nelle zone di transito di cui all'articolo 28-bis, comma 4 del decreto 28 gennaio 2008, n. 25, di rintraccio sul territorio nazionale a seguito di ingresso avvenuto eludendo i controlli di frontiera, l'autorità di pubblica sicurezza, nel procedere a rilievi dattiloscopici e fotografici, può disporre, nell'immediatezza, lo svolgimento di rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti all'individuazione dell'età, dandone immediata comunicazione alla Procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni, che ne autorizza così l'esecuzione in forma scritta. Nei casi di particolare urgenza, l'autorizzazione può essere data oralmente e successivamente confermata per iscritto. Il verbale delle attività compiute, contenente anche l'esito delle operazioni e l'indicazione del margine di errore, è notificato allo straniero e, contestualmente, all'esercente i poteri tutelari, ove nominato, ed è trasmesso alla procura della Repubblica presso il tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie nelle quarantotto ore successive”.

I minori vengono concepiti come oggetti da sottoporre a misurazione, eventualmente anche in via d'urgenza, informando il giudice per telefono, che può rispondergli anche oralmente. Nel verbale si può dare atto del margine di errore. Il decreto-legge applica dunque questo tipo di nozione statistica a minori in carne e ossa. A parte l'oscenità giuridica dell'evidente violazione dell'articolo 2 della Costituzione, è chiaramente tradito il richiamo tanto insistito del Presidente del Consiglio Meloni al cristianesimo.

Papa Francesco solo lo scorso 24 settembre 2023, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, aveva detto che occorre vedere nelle persone più vulnerabili - e tra questi molti migranti e rifugiati, figuriamoci i minori - compagni di viaggio speciali da amare e curare come fratelli e sorelle. Solo camminando insieme potremo andare lontano e raggiungere la meta comune del nostro viaggio.

In conclusione, Presidente, faccio proprie e mie tutte le censure mosse al provvedimento dai deputati di opposizione durante l'esame in sede di Commissione affari costituzionali. Di questo decreto-legge non si può salvare nulla. Invito pertanto l'Assemblea a non convertirlo in legge (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire, se ritiene, il rappresentante del Governo, onorevole Molteni. Prendo atto che si riserva di intervenire, eventualmente, in fase di replica.

È iscritto a parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, colleghi, signori relatori, ci occuperemo del tema dell'utilizzo del decreto-legge nel momento in cui andremo a votare la fiducia. Lo dico perché so che, ormai, non c'è neanche più suspense nelle cose che facciamo, nel senso che non dovremmo sapere adesso che, lunedì, voteremo la fiducia, ma non siamo veggenti, sappiamo che su questo decreto, esattamente come in tutte le altre occasioni, il Governo porrà la fiducia. Siamo molto onesti, com'è successo spesso anche nelle precedenti legislature, il dibattito sullo svuotamento del Parlamento a causa delle riforme istituzionali sarebbe straordinariamente importante, se lo portassimo alla concretezza, per vedere come tale svuotamento del Parlamento prescinde completamente dalle riforme istituzionali, ma non apro questo argomento. Nel corso della fiducia, dicevo, ci occuperemo dell'utilizzo del decreto-legge e ragioneremo anche sul fatto se effettivamente ricorrano i motivi di urgenza per una materia come questa, per questo tipo di problemi, e, soprattutto, se vi siano coerenza e omogeneità in questo testo che giustifichino lo strumento del decreto-legge. Ma non mi occupo di questo adesso, ripeto avremo altra occasione. Non c'è dubbio però che non si possa non stigmatizzare il percorso, le forzature compiute in Commissione per l'esame di questo decreto.

Ricordo che sono stati ristretti i tempi per gli interventi, siamo arrivati addirittura alla possibilità di intervenire soltanto per tre minuti perché c'era una dead line, che doveva essere assolutamente insuperabile ed era quella, se non sbaglio, dell'altro ieri a mezzanotte. Siamo stati costretti a intervenire fino a mezzanotte del giorno prima e poi scopriamo che la Commissione, casualmente, viene riconvocata a mezzogiorno del giorno dopo. Uno si domanda: scusatemi, ma perché abbiamo fatto mezzanotte se poi perdiamo completamente un'intera mattinata? Non guardo il relatore, vittima come noi di quanto è accaduto, perché il fantasma del MEF aleggiava nella nostra Commissione e non arrivava il parere. Piccolo particolare: si sapeva perfettamente che il parere non sarebbe arrivato, quindi si sarebbe potuto garantire - tanto più in un dibattito che prevede norme che, comunque, per quanto mi riguarda, sono particolarmente odiose e incidenti su questioni determinanti, relative alla libertà e anche ai diritti umani delle persone -, risparmiare, forse, tutta una serie di inutili forzature, sottraendo a un provvedimento, che ha già tanti limiti, anche quello di un dibattito strozzato e, ripeto, di forzature regolamentari del tutto inutili.

Entrando nel merito, però, dovrei correggere il collega Magi, che pure ha fatto una relazione che io sottoscrivo, perché si è dimenticato qualcosa, nel senso che non sono solo due i decreti con i quali s'interviene sul tema dell'immigrazione. Ce ne sono svariati, anzi, se dovessimo ripercorrere la storia del rapporto tra la maggioranza e il tema dell'immigrazione, vorrei dire della Presidente del Consiglio, ma anche del partito del Sottosegretario qui presente che, con i decreti Sicurezza, ci aveva spiegato - adesso non voglio mettere in imbarazzo alcuni - che quella sarebbe stata la soluzione al fenomeno dell'immigrazione. Mano a mano vi sono state delle trasformazioni da parte di questo Governo, di questo Presidente del Consiglio e di questa maggioranza del loro dire, per cercare di renderlo compatibile con un ruolo, che non è più quello di opposizione, ma è quello di maggioranza, all'interno di un contesto europeo dal quale non si vuole più uscire e, addirittura, oggi si dice che non si sarebbe mai voluti uscire (basta avere un po' di memoria e qualcosa di scritto per vedere che non è così). Siamo partiti dal blocco navale e persone di medio raziocinio s'interrogavano su come si sarebbe potuto realizzare: pure il Presidente del Consiglio, nella campagna elettorale, continuava a dire: “blocco navale, blocco navale”! Noi ci aspettavamo le corvette con le mitragliatrici, non so cosa, con le bombe che facevano saltare le navi, perché, tendenzialmente, cercare di immaginare con barchini, che arrivano da tutte le parti, che ci sia qualcuno con un retino che blocca le navi e non le fa arrivare è direttamente proporzionale alla concezione che si può avere sul fatto che questo fenomeno sia possibile arginarlo, bloccarlo, ridurlo, invece di gestirlo. E il fallimento delle vostre politiche migratorie, ma non solo delle vostre, in generale delle politiche migratorie, è che, siccome partono dal tema che questa roba si può fermare, non riescono a trovare - perché non c'è in natura - uno strumento attraverso il quale questa politica si possa fermare.

A un certo punto il Presidente Meloni, nel suo intorcinarsi e plasmarsi ai fini della posizione di Governo, anziché di opposizione e quindi di condivisione con l'Europa, ci ha spiegato che sostanzialmente il blocco navale non era altro che la missione Sophia, ossia fare in modo che l'Europa si preoccupasse di pattugliare il Mediterraneo, da una parte, certo, anche per soccorrere, ma, dall'altra, per impedire e via seguitando. Dimentica, la Presidente del Consiglio, che la missione Sophia fu azzerata dal suo collega di Governo e leader del partito, Sottosegretario, Matteo Salvini, ai tempi dei decreti Sicurezza. Quindi, sentire il Presidente del Consiglio che dice che il blocco navale era sostanzialmente il pattugliamento attraverso l'Europa, quindi la missione Sophia, e quindi si sarebbe voluto ripristinare la missione Sophia, che è quella che Salvini aveva azzerato, in questo teatrino straordinario, certamente, è qualcosa di particolarmente interessante.

Poi però avevamo anche il tema dei porti chiusi, signor Sottosegretario. Mi ricordo che questo era invece un cavallo di battaglia della Lega. Avete provato a chiudere i porti e, a distanza di anni, al di là dei processi (di cui a me non frega assolutamente nulla; certo, capisco che abbiano un'influenza), forse, vi siete resi conto che anche il tema dei porti chiusi - e anche questi sono difficili, a meno che non creiamo una bolla, un'isola nella quale vige soltanto la legge dei nostri desideri - non ha funzionato.

Addirittura, oggi, leggo su un giornale vicino alla maggioranza che ci si lamenta a proposito della nave tedesca che è stata sequestrata in base ai decreti Salvini nel 2017: tendenzialmente, se uno sequestra una nave, deve garantirne l'incolumità, come se prendessi una persona, la mettessi in galera e dovessi garantire che non venga ammazzata.

Se una nave è sequestrata nel 2017 e, nel corso di questi anni, è vandalizzata, è del tutto evidente che lo Stato deve farsi cura delle spese - infatti, quella nave era in condizioni buone quando è arrivata lì e, grazie al fatto che è stata sequestrata, è stata nel deposito e non è stata tutelata dallo Stato, che la deve garantire in attesa del giudizio - e quello va risarcito. Sembra che sia stata una cosa assolutamente fuori luogo, invece, accade normalmente e non si capisce perché non deve accadere in quella situazione. Quindi, anche la questione dei porti chiusi non è stata una soluzione.

Ho citato queste due cose, perché queste sono le indicazioni che erano date in campagna elettorale per offrire una soluzione o anche per limitare il problema dell'immigrazione. Poi, siete andati al Governo e, essendo andati al Governo, avete prodotto leggi che rispondono o avrebbero dovuto rispondere a quello che avete detto in campagna elettorale e che, in qualche modo, avrebbero dovuto risolvere le cose, il tutto in un contesto nel quale è appassionante rilevare che, ogni volta che l'onorevole Meloni va in Europa, qualunque sia l'argomento che affronta, c'è sempre una svolta storica: c'è una svolta storica sul PNRR, c'è una svolta storica sulla migrazione e così via. Si ripetono le svolte storiche, ma, piccolo particolare, quei piccoli passi in avanti, che si sarebbero potuti produrre, sulla base di un lavoro che raccoglie negoziati che ci sono stati per anni, potrebbero trovare effettivamente una piccola condivisione da parte dell'Europa, però questo non accade, perché, casualmente, ci sono due Nazioni all'interno dell'Europa che si frappongono alle proposte che fa l'Italia e che, però, sono Paesi che fanno parte delle famiglie dei maggiori partiti che stanno al Governo in Italia e da cui non si riesce neanche lontanamente a ottenere uno spiraglio o un pertugio. Dunque, non i Paesi che dovrebbero essere i nemici e che, in realtà, sono i nostri amici, cioè Francia, Germania e via dicendo, ma quelli che dovrebbero essere i vostri amici, che almeno vi dovrebbero dare una mano per cercare di far valere le cose che voi ci spiegate che servono e che indicate per questo Paese. E questo perché ci riferiamo all'Europa.

Poi, c'è stato anche un tentativo - e diciamo che non è neanche fortunata la Presidente Meloni -, perché, di corsa, la Presidente Meloni è andata in Gran Bretagna a parlare con Sunak e, gloriosamente, ha individuato la strada che, come alcuni dicono, è quella della deportazione dei migranti in altri Paesi. Infatti, Sunak ha detto che li avrebbe portati non so dove (non mi ricordo; mi sembra in Ruanda). Dunque, va la Meloni, parla con Sunak, dice che quella è la strada e, in 48 ore, la Corte inglese stabilisce che quella norma è incostituzionale. Sì, sono d'accordo che non siete neanche fortunati, però, sebbene non siate fortunati, sarebbe utilissimo - non ho qui il tempo di farlo e non voglio neanche occupare troppo tempo - riprendere le dichiarazioni che facevate. Le ricordo, perché sicuramente quello è stato un periodo nel quale i flussi migratori erano particolarmente consistenti, ai tempi del Governo Renzi, a proposito delle invasioni, di tutto quello che accadeva e via dicendo, mentre oggi, con una grande conquista per la democrazia e per la sanità del nostro dibattito pubblico, parlate di una quantità di migranti che arrivano, che sono molti di più rispetto ad allora, non parlando più di invasione e di problemi che si possono creare. Cioè, siete diventati molto più razionali e anche molto più realistici rispetto alle cose che accadono, almeno nelle analisi. Poi, se parliamo della gestione, è tutto un altro paio di maniche.

D'altra parte, signor Presidente e signor Sottosegretario, alla fine c'è un altro tema al quale vi dovrete arrendere: questa perenne distinzione che fate, che si risente in tutte le norme che mettete in piedi, anche in questo provvedimento, tra i migranti, che scappano per le guerre, i migranti economici, e - aggiungo anche io - i migranti climatici; è una distinzione che, poco alla volta, vi evapora in mano. Infatti, il ragionamento è quello che ho fatto all'inizio, cioè si tratta di fenomeni ai quali non riuscite a porre un freno, perché si tratta di persone che scappano, comunque, da drammi, che sia il dramma di una guerra in corso, dove le persone si ammazzano, o il dramma perché le persone muoiono letteralmente di fame. Vi do una notizia, ma l'ho già data: i migranti economici non sono paperoni che arrivano dall'Africa con i loro yacht, vengono in Italia e si vanno a divertire nei casinò. Sono persone che, tendenzialmente, muoiono di fame o che vivono in una condizione di miseria e che cercano lavoro in Paesi dove si sta leggermente meglio. Spesso e volentieri, transitano sul nostro Paese per andare da altre parti e, grazie anche a determinate forzature, abbiamo rischiato anche che si chiudessero le frontiere, così non solo non abbiamo ridotto i migranti che venivano, ma abbiamo ridotto quelli che se ne andavano e questo sarebbe stato un altro straordinario gioco di prestigio.

E quelli dei fenomeni climatici? Adesso, iniziamo a renderci conto, qui, nel nostro Paese, che cosa voglia dire, perché iniziano a diventare molto più frequenti non i terremoti, non le alluvioni casuali e via dicendo, ma la continuità di effetti sul territorio e la devastazione della nostra vita a causa fenomeni climatici. Non voglio mettermi a fare l'elenco, ma lì dove questi fenomeni sono molto più pesanti e devastanti, tali da cancellare completamente le civiltà, è normale che vi siano persone che cercano di trovare rifugio e vita in altre situazioni. Sono tutti fenomeni da gestire, ovviamente, ma pensare di nasconderli e di cancellarli è un atto figlio di una miopia che inevitabilmente si riflette sull'inadeguatezza delle misure che prendiamo.

C'è, inoltre - e poi vengo al merito e chiudo -, l'altro tema, signor Sottosegretario: aiutiamoli a casa loro. L'ho sempre pensato. Lei sa che vengo dalla scuola radicale e facemmo alcune battaglie importantissime. Mi ricordo la mobilitazione dei premi Nobel per l'unico modo in cui li possiamo aiutare a casa loro: aumentando i progetti e i finanziamenti per la cooperazione. Non c'è un altro modo! Però, c'è un piccolo particolare: avete tagliato i fondi per la cooperazione. Vorrei dire che, con questa mania di tagliare - oggi qualcuno, sui giornali, diceva: togliere ai poveri per dare ai poveri -, siete arrivati a una norma così odiosa e così schifosa, per risolvere una dimenticanza che riguardava i fondi per le vittime della mafia, che non sono coperti con questa legge di bilancio, ossia avete trovato, come soluzione, quella di applicare un prelievo forzoso, non sulle banche, sugli extraprofitti, sui paperoni, su quelli che, come noi, magari guadagnano qualche decina di migliaia di euro al mese, no, li avete tagliati al lavoro dei detenuti! Avete fatto un provvedimento che taglia quelle 4 lire che vengono date a quelli che avvitano bulloni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

Questa è la concezione che avete e non c'è da stupirsi che, in un provvedimento come questo, applicate le stesse norme che, più volte, avete contestato riguardo alla legge Severino, che faceva decadere i sindaci, li toglieva dal governo delle loro città, spesso e volentieri con autentici golpe, perché quello di quel partito, grazie alla legge Severino, che era indagato saltava dal governo di una città e veniva quello dell'opposizione, salvo poi essere dichiarato innocente magari due anni dopo; e la Severino prevedeva che bastava una sentenza di primo grado per far saltare un sindaco dal suo posto. Esattamente quello che voi applicate in questo decreto. Almeno su questo, potreste avere un po' di coerenza. D'altra parte, il silenzio così deludente del Ministro della Giustizia, ormai in tantissime questioni che affrontiamo, probabilmente è anche il segno di una resa, anche all'interno del Governo, di chi determinati principi non solo avrebbe potuto, ma avrebbe anche dovuto difenderli. Mi auguro di sbagliarmi, ma questo accadrà. Quindi, il tema dell'aiutiamoli a casa loro c'è ed è il tema della cooperazione. Allora, siate conseguenti e aumentiamo i fondi per la cooperazione.

Il relatore - e vado a concludere, signor Presidente - è stato troppo buono nei vostri confronti, perché ha citato due provvedimenti. Uno è il decreto Flussi, il primo del 2023, che prevede la possibilità, da parte del Governo, di limitare o vietare il transito e la sosta delle navi nel mare territoriale in presenza di determinate condizioni. Insomma, la morale della favola è che il vostro primo obiettivo, rispetto al fenomeno che si sta manifestando, non è stato quello di cercare di gestire la crescita dei flussi, di garantire che diminuissero, perché chiaramente, aumentando le persone che si muovono, aumentano i rischi delle persone che muoiono in mare, ma è stato quello di limitare l'attività delle ONG e di farlo anche in modo odioso.

Infatti, si fa in modo che quella che ha salvato 100 persone in un certo punto del mare, magari avendo la possibilità di farlo perché c'è spazio, non possa salvarne altre 150 che si trovano magari a due miglia, perché ha l'obbligo di raggiungere il porto più lontano possibile - cosa ancora più odiosa - in maniera che la sua attività sia palesemente limitata. Io non sarei d'accordo, ma avrebbe un senso se, con riferimento ai numeri che fornite, ci spiegaste che la maggioranza dei migranti viene portata nel nostro Paese attraverso il lavoro e la missione delle ONG. Ma voi sapete perfettamente che il lavoro delle ONG è, non voglio dire “irrilevante”, ma molto, molto, molto, parziale, tra quelli che lo Stato salva attraverso la Capitaneria di porto e via seguitando, e quelli che vengono per conto loro, non vengono fermati da nessuno e arrivano puntualmente, continuamente, nelle nostre coste attraverso barche a vela, barchini e via dicendo e che non vengono rilevati.

Perché c'era bisogno di fare questo provvedimento? Perché, di fronte all'arrivo dei flussi, c'era bisogno di far vedere che avete i muscoli e che vi muovete - “bim bum bam”, adesso ci pensiamo noi”! - per cercare di distrarre l'attenzione. Poiché era un provvedimento del tutto non risolutivo, anzi, a mio avviso, completamente privo di significato, accade la vicenda di Cutro e voi vi immaginate un nuovo provvedimento: il decreto Cutro. Adesso lascio stare tutte le cose che sono accadute e via dicendo, ma anche in quel caso vi è stata l'esigenza, come dire, di rappresentare una finzione permanente, una recita continua del tipo: “Noi facciamo, bom bom bom!”, e vi inventate cosa? Il diritto “transplanetario” di persecuzione degli scafisti.

Ora, figuriamoci, gli scafisti sono delinquenti che vanno perseguiti, ci mancherebbe altro, ma che senso ha mettere in campo una norma che si sa perfettamente essere non di difficile applicazione, ma totalmente inapplicabile, che prevede l'arresto in tutto il mondo, di tutti gli scafisti del mondo, semplicemente per dare all'opinione pubblica, ancora una volta, uno specchietto per le allodole e dire: “Guardate quanto siamo bravi e che cosa facciamo”?

Tra l'altro, nel decreto Cutro non fate soltanto questo, ma iniziate un'operazione che tende a restringere la protezione sociale, così come era nel primo decreto Sicurezza, che aveva abrogato il permesso per motivi umanitari, restringendo le maglie dell'accoglienza del richiedente asilo.

Poi, vi meravigliate se un magistrato, nella fattispecie quello di Catania, nel momento in cui deve applicare una legge e non è convinto, fa esattamente quello che tendenzialmente fanno tutti i magistrati quando devono applicare una legge e non sono convinti.

È successo; in tanti casi si è ricorso alla Corte costituzionale, penso al caso Cappato di Dj Fabo e ai tanti casi in cui, se c'è palesemente un contrasto tra l'evidenza della norma e la sua aderenza alla Costituzione, il giudice ha la possibilità di sollevare un conflitto davanti alla Corte. Vedremo in questo caso che cosa deciderà la Cassazione, non sono io, non è lei, non è nessuno di noi, è un altro livello della giustizia che deve intervenire, così come prevede il nostro ordinamento, e vedremo, con le motivazioni che sono state presentate dall'avvocatura, con le motivazioni che sono presentate dal giudice, che cosa stabilirà la Cassazione; vedremo se, come noi pensiamo, alcune norme precise sono del tutto incostituzionali e non adeguate al sistema giuridico del nostro Paese.

Avete messo in piedi anche altre vicende, ma, come diceva l'onorevole Magi, non c'è solo questo, perché, a quel punto, non essendo stato sufficiente nemmeno il decreto Cutro - perché, poi, gli scafisti continuano a fare tranquillamente il loro lavoro, non so quanti ne abbiamo arrestati, per non parlare dei rimpatri, adesso non voglio veramente farla lunga, anzi ho veramente chiuso -, poiché continuavano ad arrivare migranti, nonostante tutti questi provvedimenti, che invece dovevano dimostrare di rappresentare una limitazione a questa invasione che stava arrivando, vi siete inventati altre norme nel decreto-legge Coesione, il n. 124 di quest'anno. In particolare, ricordo quelle che riguardano i famosi CPR e, quindi, la detenzione a 18 mesi nei CPR e, quindi, la proliferazione dei CPR, 20 in tutta Italia, avendo poi avuto qualche corto circuito, perché, a livello di vostre rappresentanze territoriali, qualcuno vi ha fatto notare che forse stavate prendendo un'altra stecca. Tra l'altro, sarebbe interessante sapere, magari lo farò con un'interrogazione, quanti ne abbiamo già costruiti di questi 20 CPR che dovevano essere fatti in pochissimi mesi, perché servivano per tenere i migranti dentro per 18 mesi.

Potrei continuare. Del decreto in oggetto ho parlato, potrei parlare del provvedimento che arriverà adesso e che è la ratifica dell'accordo con l'Albania; io peraltro non sono pregiudizialmente contrario, ma dico semplicemente, signor Sottosegretario, colleghi, signor Presidente, che questo provvedimento, come quelli che ho citato, come quello che arriverà, stanno dentro un unico ragionamento che dice che non siete in grado - è un problema molto complesso, non è che ci sia qualcuno che ha la bacchetta magica - di ottenere alcun risultato, semplicemente perché, non potendo più agitare la propaganda come avete fatto quando eravate all'opposizione e non potendo applicare quello che dicevate quando eravate all'opposizione, adesso che governate, siete del tutto impreparati a trovare, a provare a individuare una soluzione che tenga insieme l'effettiva esigenza di governare il fenomeno attraverso un'indispensabile collaborazione con l'Europa. Non uscite da questo, ne farete altri 20 di provvedimenti e staremo sempre qui a doverli criticare e, probabilmente, dovremo solo aspettare del tempo per vederli smontati o dai giudici o dalla Cassazione o dalla Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Salutiamo, prima di andare avanti, gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore Marie Curie - Carlo Levi di Collegno, in provincia di Torino. Grazie anche per esservi alzati in piedi in segno di rispetto. È lo stesso rispetto che vi tributiamo per la vostra visita odierna (Applausi).

È iscritta a parlare l'onorevole Carmela Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, Sottosegretario, colleghi, prima di passare all'esame, nel dettaglio, di questo provvedimento, di questo decreto, mi corre l'obbligo di portare in quest'Aula, anche se è già stato fatto da alcuni colleghi, lo spirito con cui si è lavorato in Commissione e la decisione del MoVimento 5 Stelle di abbandonare i lavori della Commissione stessa. Questo decreto incide fortemente su persone che vivono condizioni estremamente fragili; non voglio più elencare tutti i decreti-legge che vengono sistematicamente adottati con grande violazione; ormai non lo ripetiamo neanche più, ogni giorno ce lo ricordano i giornali, non ricordo neanche più il numero delle fiducie poste, adesso, siamo addirittura arrivati al ritmo di due fiducie a settimana. Tuttavia, resta come unico luogo per confrontarci, per dare anche un senso al nostro mandato, quello della Commissione. Certo, l'Aula viene ogni volta mortificata, ma almeno abbiamo la Commissione dove poterci confrontare su norme che, una volta adottate, andranno a incidere fortemente sul nostro Paese, determinandone gli scenari.

Anche in questo caso, però, in Commissione si è proceduto a una gestione estremamente limitata della discussione, innanzitutto, ostacolando i colleghi di altre Commissioni dal poter intervenire nella stessa Commissione, nonostante fossero anche sottoscrittori di emendamenti; poi, addirittura, c'è stato un contingentamento della discussione che ha previsto l'assegnazione di soli tre minuti a gruppo, per ogni emendamento, mentre una distribuzione più equa e allargata dei lavori su tutti i giorni della settimana, come chiesto, appunto, dalle opposizioni, avrebbe garantito una discussione e un confronto molto più approfondito su questo provvedimento.

Da qui la scelta del MoVimento di protestare, abbandonando i lavori della Commissione, avendo ritenuto fortemente lesivo delle nostre prerogative questo questa decisione dell'ufficio di presidenza e del presidente.

Ci troviamo dinanzi all'ennesimo provvedimento che vuole trattare l'emergenza, il fenomeno dell'immigrazione. Conto almeno 4 decreti che si sono susseguiti in questa materia. Il primo decreto riguardava una limitazione dell'intervento delle ONG. Si pensava che, bloccando l'intervento delle ONG, si realizzasse un arresto dei flussi migratori. Così non è stato. Abbiamo poi avuto il tragico evento di Cutro. In quell'occasione, invece, sempre con un trionfo propagandistico, si è annunciata la guerra per tutto il globo terracqueo agli scafisti. Si è capito anche, dopo poco tempo, che, in realtà, quel decreto non avrebbe portato alcun effetto, perché, ancora una volta, si andava ad affrontare questo tema così complesso, importante e delicato con un approccio ideologico. Vi è stata la dichiarazione dello stato di emergenza, cui è seguita una serie d'interventi sul piano internazionale; tra questi, voglio ricordare il Consiglio d'Europa di giugno, dove è sembrato che la Premier Meloni avesse risolto tutti i problemi dell'Italia su questo tema) e l'accordo con la Tunisia, che è fallito prima ancora di nascere. Infine, il decreto Sud, che, invece, ha previsto altro, cioè siamo passati dal non farli venire e dall'aiutarli a casa loro all'aiutiamoli da noi. I governatori delle regioni si sono opposti, i vostri governatori si sono opposti. Adesso, abbiamo deciso di aiutarli a casa di altri, con l'accordo con l'Albania.

Arriva adesso il comunicato stampa che dice che l'opposizione in Albania ha sollevato una questione di legittimità costituzionale sull'accordo. Quindi, ci sono anche profili delicati che devono essere affrontati nelle prossime settimane.

Non diciamo una bugia se diciamo che la destra ha vinto sui tre temi: la lotta, il contrasto e il blocco dell'immigrazione, la riduzione delle tasse e la maggiore sicurezza. Ma su tutti e tre i temi si registra un totale fallimento di questo Governo, un totale fallimento e tradimento di questa destra. Sul tema dell'immigrazione basta guardare i dati: abbiamo superato i 150.000 sbarchi solo nel 2023 e le immagini di quest'estate, a Lampedusa, hanno smontato completamente la vostra propaganda e hanno appalesato chiaramente la disfatta di questo Governo.

Adesso, abbiamo l'ennesimo decreto-legge che è definito impropriamente decreto Finti minori. Ebbene, già questa definizione è l'aberrazione più totale che questo Governo ha rispetto a questa materia. Come si fa, con un approccio così ideologico, ad affrontare un tema così delicato, come quello dei minori?

Parto da alcune norme di questo decreto. All'articolo 7 si raddoppiano i parametri di capienza delle strutture d'accoglienza dei migranti in caso di arrivo, procedendo semplicemente, con una norma, a raddoppiare il numero. Questo significa che, se una struttura accoglie 100 migranti, dopo questo decreto ne può accogliere 200. Però, non si mettono a disposizione le risorse, né si dice nulla sull'adeguamento di queste strutture alla maggiore capienza, sulla garanzia dei requisiti igienicosanitari, sull'agibilità degli edifici e sulla dignità dei migranti.

Tutto questo è ancora più sconcertante, perché lo stesso, all'articolo 5, comma 1, lettera a), prevede la possibilità di collocare i minori ultra sedicenni nelle stesse strutture d'accoglienza degli adulti. Questa è un'impostazione che abbiamo già visto: questo Governo l'ha già applicata in un altro provvedimento. In altri termini, all'improvviso i minori, per necessità, vengono trattati come adulti. È successo con il decreto Caivano, che prevede che i minori sedicenni, qualora condannati per determinati reati, passino, di fatto, nelle carceri degli adulti.

La possibilità che questo Governo, guidato da una madre, come più volte si è definita la Premier, per effetto di una disposizione, equipari un minore ad un adulto, con una freddezza e con una asetticità senza precedenti, mi spaventa, spaventa tutti. Un minore è senza dubbio nella fase più delicata della propria esistenza, in quella fase della vita nella quale si formano e si strutturano le componenti caratteriali, le componenti emotive e psicologiche dell'essere umano. Qui, tra l'altro, parliamo di minori che molto probabilmente hanno vissuto il dramma della guerra, che hanno attraversato il deserto, che hanno subìto violenze e, quindi, sono ancora più fragili. Noi cosa facciamo? Li catapultiamo nel mondo degli adulti e li mettiamo in un centro per adulti senza alcuna protezione. Abbiamo già rilevato, sia in Commissione, sia in quest'Aula, con la questione pregiudiziale, che questa norma contrasta con la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza dell'ONU, ratificata dall'Italia e tuttora in vigore in 193 Stati, la quale prevede la collocazione dei minori di età privi di ambienti familiari in adeguati istituti a loro dedicati, non opera alcuna distinzione nei confronti di chiunque abbia un'età inferiore ai 18 anni e riconosce il diritto di ciascun minore a vivere e ad essere protetto e accolto come tale, a essere difeso da rischi di abusi, sostenuto nel proprio sviluppo senza condizioni, né differenziazioni in base al proprio stesso o alla propria nazionalità.

La Convenzione stabilisce che tutte le decisioni relative ai fanciulli di competenza di enti o di istituzioni sia pubblici, sia privati devono essere fatte nel solo ed esclusivo interesse del fanciullo. Questo principio, tra l'altro, lo abbiamo fatto nostro, perché non solo abbiamo ratificato questa Convenzione, ma all'articolo 31 della nostra Carta costituzionale si prevede l'impegno della Repubblica a proteggere l'infanzia e la gioventù, favorendo soprattutto gli istituti necessari a tale scopo. Anche su questo, quindi, solleviamo nuovamente alcune legittime perplessità sul contrasto di queste norme con la normativa nazionale, con i nostri principi costituzionali e con la normativa internazionale.

È evidente che nutriamo una seria preoccupazione sulle conseguenze dell'applicazione di questo decreto, che confligge anche con l'articolo 20 della stessa Convenzione. Non sta a me rammentare che l'Italia, più volte, è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per la violazione dell'articolo 3 della CEDU, proprio per aver trattenuto un minore in un centro per adulti. È successo di recente a Como e la sentenza è di agosto 2023.

Pertanto, signor Sottosegretario, è necessario che questo decreto venga oggettivamente approfondito, perché riteniamo che ci siano contrasti importanti con la normativa sia nazionale, sia internazionale.

Inoltre, sempre questo decreto, all'articolo 5, consente di accertare l'età del migrante non accompagnato che si dichiari minore mediante rilievi antropometrici o altri accertamenti sanitari. Questa cosa non è accettabile. Numerose organizzazioni internazionali si sono opposte a quest'approccio così invasivo e asettico nei confronti di un minore. Ricordo che già il famigerato decreto Cutro aveva eliminato l'assistenza psicologica e l'informazione legale e di orientamento per i migranti.

Con questa nuova disposizione viene nuovamente tolto e viene del tutto meno l'approccio multidisciplinare e multiprofessionale, e soprattutto si introducono procedure sommarie per procedere all'identificazione dell'età. Queste procedure sommarie ci preoccupano, perché molte volte gli standard nutrizionali dei Paesi di provenienza dello stesso minore sono completamente diversi. Arrivano dei ragazzi con una situazione completamente diversa dagli standard che possiamo avere nei nostri Paesi.

Infine, mi voglio soffermare su un'altra disposizione, che trovo estremamente significativa per l'approccio e anche per l'ideologia che sottende. Si prevede l'espulsione per i giovani migranti che dichiarano il falso, cioè dichiarano di essere minorenni ma non lo sono, tuttavia restano comunque dei giovani migranti. Stiamo parlando di ragazzi che provengono da Paesi di guerra, dove ci sono dittature, dove ci sono violenze, dove ci sono soprusi. Stiamo parlando di ragazzi che provengono da scie di morte. Dichiarare il falso e, quindi, commettere un reato per sopravvivere a me fa venire in mente l'articolo 54 del nostro codice penale, cioè lo stato di necessità. Possiamo definire la dichiarazione anche falsa, mendace, di un giovane sulla propria età, come uno stato di necessità. Noi sappiamo che nel nostro Paese, secondo il citato articolo 54 del codice penale, non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona. E che cosa non è un giovane che proviene da un Paese di guerra, da un Paese che conosce la carestia e la distruzione, se non un giovane che ha necessità di salvarsi e, quindi, per questa necessità, magari, fa una dichiarazione falsa? Questo approccio ideologico, che permane in tutto il decreto, in tutto il provvedimento dall'inizio alla fine, farà sì che anche questo decreto, al pari del decreto delle ONG, al pari del decreto Cutro, sarà l'ennesimo schianto di questo Governo su questa materia. Infatti, come è stato detto prima, l'unico approccio per arginare questo fenomeno è quello di gestirlo, ma non lo si può gestire nel momento in cui non si ha la possibilità di una redistribuzione obbligatoria delle quote in tutti i Paesi europei. Per ottenere ciò, bisogna andare con autorevolezza in Europa e chiedere una redistribuzione, ma la nostra Premier, se da un lato chiede l'intervento dell'Europa, dall'altro lato, però, abbraccia i Paesi Visegrád, cioè gli stessi Paesi che si pongono contro questo principio che aiuterebbe il nostro Paese. E quindi - e mi accingo a concludere - è evidente per noi, lo possiamo già dire, che questo decreto non porterà ad alcun risultato, sarà soltanto un provvedimento che peggiorerà la situazione di tanti ragazzi che vengono nel nostro Paese. Ancora una volta, si affronta la questione con un approccio ideologico a cui ormai questa destra ci ha abituato, e cioè la colpevolizzazione dei più fragili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, anche noi abbiamo un sogno: il sogno che il tema dell'immigrazione non sia più considerato divisivo, che nessuno provi a tracciare, ogni volta che se ne parla in quest'Aula, come stiamo facendo questa mattina, una linea immaginaria: da una parte ci sono i buoni, dall'altra i cattivi. Una rappresentazione distorta, che forse serve a galvanizzare le rispettive tifoserie, ma almeno nell'ultimo decennio non ha aiutato a risolvere il problema, perché il tema, ormai da tempo, non è più se accogliere i migranti, ma come farli arrivare, con quali modalità e in quale numero. Lo ha rivendicato martedì, qua in Aula, il Ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, che è anche segretario di Forza Italia, dichiarando: «(…) Abbiamo largamente potenziato il decreto Flussi: più di 450.000 ingressi nel triennio, una media di 150.000 l'anno, nel 2022 ne erano previsti quasi la metà, 82.000 (…)». Abbiamo le porte aperte e i cuori spalancati per quelle madri che vengono con i loro bambini in grembo, per chi scappa dalle guerre o dalla fame, però abbiamo il dovere di decidere «(…) noi chi entra in Italia e in Europa, non lasciare questa scelta agli scafisti (…)», né permettere che siano il denaro o l'incoscienza, di fronte al rischio di una traversata pericolosa, a consegnare la priorità.

Queste disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto di politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'Interno, mettono ordine al sistema di accoglienza in patria e danno più forza a chi, oggi, resta in trincea ad affrontare un'emergenza con la quale dovremo abituarci a convivere. Un fenomeno epocale, che dovremmo, anzi, avere la capacità e la lungimiranza di non gestire più come tale, ma come un dato inevitabile. La sicurezza è fatta anche di strumenti, ma innanzitutto da persone. Ecco perché rafforziamo le Forze armate, l'Arma dei Carabinieri e il Corpo della Guardia di finanza con interventi di supporto logistico e approvvigionamento di beni e mezzi, con 9 milioni di euro l'anno per i primi e 4 per gli ultimi. Poi aumentiamo, con 15 milioni di euro per il 2023, le risorse destinate agli straordinari per la Polizia e di oltre 2 milioni quelle per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Mi si consenta, in questo passaggio, di ringraziare il Sottosegretario per l'Interno, l'onorevole Molteni, per l'impegno e la dedizione che ha messo per riuscire a incassare questo risultato nell'interesse del Paese.

Sicurezza è controllo del territorio e anche percezione: ecco perché prevediamo un incremento di 400 unità delle Forze armate dell'operazione «Strade sicure» nelle stazioni ferroviarie, perché vogliamo garantire legalità e tranquillità, ai cittadini come ai turisti. Sicurezza è certezza della pena: ed è per questa ragione che non consentiremo più di entrare in Italia a chi si è macchiato in patria di reati gravi contro le persone e prevediamo l'espulsione per chi li commette sul nostro suolo. Così come apriamo le porte a coloro, ai piccoli come agli adulti, che scelgono l'Italia e l'Europa perché ne condividono le leggi e i valori, non possiamo accettare coloro che non le rispettano. L'imminenza della celebrazione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che è domani, suggerisce di dirlo chiaro e tondo: chi non riconosce alle donne libertà e pari diritti, chi pratica la segregazione, la violenza psicologica e rimuove così i valori occidentali, chi pratica i matrimoni forzati, la tratta o l'infibulazione, non può essere considerato benvenuto in Italia. Combattiamo contro la cultura della violenza e della sopraffazione, a partire da noi stessi e dai cittadini italiani, ma senza dimenticare che c'è chi è più vulnerabile. Sono, dunque, soddisfatto che, grazie a una continua interlocuzione con il Governo e con l'opposizione, durante i lavori della Commissione affari costituzionali, la maggioranza abbia deciso di sostenere un ordine del giorno che impegna l'Esecutivo ad individuare percorsi di assistenza e supporto più completi ed efficienti per le giovani donne immigrate, vittime di violenza. La legalità degli ingressi è una garanzia anche per loro e per questa ragione mettiamo in campo un intervento sistemico per sostituire i movimenti irregolari con flussi ordinati e programmati. Amplieremo l'offerta di canali legali, perché è giusto e per andare incontro anche alle richieste del sistema produttivo italiano.

La nostra autorevolezza internazionale ci consente di rafforzare la collaborazione con i principali Paesi amici, come pure con i Paesi di origine e di transito, ed è questo lo spirito con cui il Governo ha promosso la Conferenza su Sviluppo e migrazioni, il 23 luglio, e ha sottoscritto un Protocollo con l'Albania, che è un Paese storicamente amico e compiutamente democratico, che ha chiesto di aderire all'Unione europea. Contemporaneamente, con il Piano Mattei, siamo impegnati a promuovere, su base paritaria, sviluppo e benessere dei Paesi africani, stabilizzando aree dove oggi regna il disordine. È vero, siamo al quarto decreto, in questa legislatura, che tratta il tema dell'immigrazione. Lo facciamo non perché qualcuno si è fissato o per dare in pasto qualcosa all'opinione pubblica, ma perché la situazione richiede continui aggiornamenti e gli ingranaggi sottoposti a un maggiore sforzo vanno oliati di tanto in tanto, e anche perché, cari colleghi dell'opposizione, si può anche procedere per tentativi, con prudenza, festina lente. Se esistesse una ricetta certa, che funziona universalmente, non assisteremmo ai risultati elettorali che abbiamo visto in Olanda o non ci stupiremmo del tentativo dell'Inghilterra di risolvere il problema in Ruanda. Queste disposizioni rappresentano un concreto sostegno per chi oggi è in trincea e rendono gli strumenti per governare l'immigrazione più efficienti; insomma, contribuiranno a creare un'Italia più sicura e a dare all'Italia un'immigrazione migliore. Per tutte queste ragioni, le voteremo con convinzione (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, innanzitutto un ringraziamento non formale al collega Magi, al relatore di minoranza, per una relazione che condividiamo nei contenuti e nello spirito. Mi sia consentito, signor Presidente, di ringraziare anche i colleghi del gruppo Partito Democratico in I Commissione, che hanno condotto in questi giorni e in queste ultime settimane un'opposizione seria e concreta in quella Commissione. Signor Presidente, ci troviamo di fronte su questo tema, che è un tema epocale, difficile, a una sorta di bulimia di decreti, di iniziative prive, a nostro giudizio, però, di un approccio serio e concreto che vada al di là di una logica di semplice propaganda.

Mi rivolgo, ovviamente, al Sottosegretario Molteni che già in altri momenti ho riconosciuto essere persona certamente capace, spesso con idee differenti, questa è la democrazia, ma certamente una persona seria. Però, Sottosegretario Molteni, credo che proprio questa bulimia di decreti certifichi in qualche modo un'ammissione di impotenza, e provo a spiegarlo. Si è passati attraverso una campagna elettorale in cui tutto sembrava semplice, facile. Si risolveva il problema degli arrivi, dell'immigrazione, bloccando le ONG. Dal 2017 in poi si è alimentata un'idea, smentita da tutti i rapporti delle organizzazioni internazionali, cioè il fatto che le ONG fossero, con un termine inglese, un pull factor, un fattore di attrazione. Quando si è cercato in tutti i modi, qualche volta riuscendoci, di bloccare questa presenza, il risultato è stato che gli arrivi non sono diminuiti, anzi, sono aumentati. Purtroppo l'assenza in alcune aree marine delle ONG ha prodotto un effetto indesiderato ma drammatico, cioè quello di far aumentare le morti in mare. Si è detto - è stata tutta una campagna elettorale costruita in particolare dall'attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni - che la soluzione dei problemi, quando fossero andati al Governo, era lì, pronta per essere realizzata, facile: come si faceva a non vedere che bastava un blocco navale? Poi la teoria delle espulsioni di massa, la teoria dei porti chiusi, e anche gli attacchi alla Ministra Lamorgese, quando peraltro la Lega, che si è caratterizzata per questi attacchi sistematici all'ex Ministro dell'Interno, era anche al Governo.

Peccato che, quando si passa dalla propaganda, dalla campagna elettorale al governare, ci sia un mare difficile da attraversare, perché ci si trova di fronte alla realtà. Vorrei descrivere, anche pensando a chi ci ascolta, con i numeri la realtà. Nel 2021 l'Italia ha accolto 61.391 migranti, nel 2022 questo numero era salito a 94.343, al 23 novembre di quest'anno, dati del Ministero dell'Interno, sono 151.385. Cioè, non è ancora finito quest'anno e il numero di arrivi è la somma, già oggi, di 2 anni interi, il 2021 e il 2022. Questo è il dato di partenza e dimostra proprio questa distanza della propaganda dalla realtà. Matteo Salvini, tweet del 15 agosto 2020: 15.406 sbarchi dall'inizio dell'anno ad oggi, contro i 4.261 dello stesso periodo di un anno fa; il fallimento di questo Governo è nei numeri, mentre il Ministro Lamorgese si vanta di avere controllato più di 20 milioni di italiani durante l'emergenza COVID. Matteo Salvini, 2 anni dopo, 13 luglio 2022: sbarchi senza sosta, Lampedusa al collasso, l'Italia sta per esplodere e, se Lamorgese non è in grado di difendere la sicurezza e i confini italiani, si faccia aiutare. I tweet di Salvini sul tema dell'immigrazione sono stati 606, cioè circa 2 al giorno, nel 2019, 805, più di 2 al giorno, nel 2020, 141 nel 2021, 123 nel 2022 e a tutto il 13 settembre 2023 sono stati 8, sono stati 8! Il risultato di tutto questo è sotto gli occhi degli italiani, cioè stiamo peggio di un anno fa, non meglio, su questo come su altri temi.

Ma c'è una questione di fondo di cui mi piacerebbe discutere, l'ho detto anche in Commissione. Se continuate testardamente ad affrontare la questione immigrazione con una logica di tipo emergenziale e in chiave propagandistica, sbatterete, continuerete a sbattere la testa contro il muro. Dovete arrendervi - capisco che è difficile, capisco che questi tweet che ho letto sono l'esatto contrario - all'idea che ci troviamo di fronte a una questione epocale, che sarà nell'agenda di chiunque governerà questo Paese nei prossimi 20 o 30 anni. È questo che non volete accettare. Avete venduto l'idea che bastassero tre o quattro iniziative, tre o quattro provvedimenti e infatti siete, come dicevo all'inizio, nella bulimia di decreti perché non riuscite, perché non è possibile affrontare questa questione, una questione complessa, con operazioni spot e con una logica soltanto di tipo propagandistico.

Occorrono, come abbiamo detto a più riprese, e come diciamo in occasione di ogni decreto su questi temi, risposte strutturali e non emergenziali, risposte europee che, però, necessitano di costruzione di alleanze e le vostre alleanze, come evidenziano i tweet di congratulazioni nei confronti, ad esempio, del primo partito olandese che ha vinto le elezioni di qualche giorno fa, dimostrano quanto siate distanti dalla costruzione di un'alleanza vera. Invece, continuate a guardare in Europa verso chi, come primo atto, dice che noi dobbiamo arrangiarci, che la questione dell'immigrazione è un problema italiano e che va risolto dall'Italia. L'esatto contrario di quello di cui abbiamo bisogno. Cianciate e avete cianciato per mesi di un piano Mattei e quando, dopo molte nostre insistenze, avete finalmente prodotto un atto, un atto amministrativo, un atto politico, c'è un sostanziale vuoto assoluto, perché è evidente che, rispetto a questioni che hanno origini molto lontane, con responsabilità non piccole, ovviamente anche con riferimento alla storia del colonialismo europeo, il problema del continente africano, si capisce, non lo risolve l'Italia da sola. Soltanto attraverso una grande azione dell'Occidente, e in particolare dell'Europa, si può pensare di affrontare alcuni dei nodi che impediscono e hanno impedito negli ultimi decenni all'Africa, pur in presenza di una straordinaria quantità di materie prime, di svolgere un ruolo importante nella geografia economica mondiale e soprattutto dare risposte alle questioni drammatiche di molte Nazioni.

Insomma, lo dico non con soddisfazione, perché il problema esiste, è un problema che tocca gli italiani - c'è, poi, un tema di percezione e un tema di realtà -, ma questo decreto certifica, casomai ce ne fosse stato ancora bisogno, il vostro fallimento sulle politiche dell'immigrazione. Quello che lascia tristi è che non riuscite a gestirlo e i numeri stanno dicendo l'esatto contrario di quello che avete sostenuto.

I numeri vanno affrontati e, ovviamente, vanno letti, ma, quando dicevamo che ci sono momenti in cui il problema non è della Nazione che riceve i migranti, ma che ci sono questioni sottostanti, come le guerre o, come ha sottolineato il collega Giachetti, anche le questioni delle migrazioni a causa dei cambiamenti climatici - quindi, fattori esterni -, quando dicevamo questo, rispondevate con i numeri che, in quel momento, vi davano parzialmente ragione, mentre, oggi, non siete preparati a dare risposte su questi numeri.

Siccome non riuscite a gestire questo fenomeno, alla fine ve la prendete con i più deboli - questo fa rabbia - e i più deboli, in questo decreto, hanno un nome e un cognome: sono i minori non accompagnati, un fenomeno anch'esso complesso e non semplice. Parliamo di 10.053 nel 2021, 14.044 nel 2022, 16.640 nel 2023: numeri importanti, certamente, numeri che impattano spesso anche sulla vita delle amministrazioni comunali, ma numeri che si potevano e si possono gestire, non attraverso la scelta che avete fatto.

Quando qualcuno, anche di questa parte politica, ha detto che per le elezioni bisognava prendere in considerazione di dare il voto ai sedicenni, è venuto fuori un ginepraio. Ebbene, siete riusciti ad inventare una nuova maggiore età, quella dei 16 anni e, forzando le norme e anche il buonsenso, avete aperto alla possibilità di ospitare in strutture per adulti, con progressivi aumenti, anche attraverso emendamenti, in questo decreto, nel passaggio in Commissione, della durata per la quale queste persone minori possono essere ospitate nelle strutture per adulti. Da questo punto di vista, la scelta che è stata fatta non risponde alla logica di un'accoglienza che deve tener conto delle diverse caratteristiche, del diverso status dei migranti.

Quindi, c'è un accanimento sui soggetti più deboli in assoluto. Già i migranti, di per sé, sono soggetti deboli e i minori non accompagnati lo sono in assoluto. Quando governavamo, avevamo impostato una legge. C'è bisogno di risorse? Sì. Si poteva, però, scegliere una strada diversa, come quella di CAS dedicati ai minori non accompagnati. Si poteva scegliere una strada, che era quella di sostenere i comuni in quest'attività.

L'aumento della capienza dei centri di accoglienza, correlata a questa scelta, è l'esatto contrario di quello di cui crediamo ci sarebbe bisogno, ed è quello che, invece, voi, testardamente, contestate, perché, ai fini della propaganda, è meglio avere grandi centri, dove è più probabile che nascano problemi, problemi dentro i centri, problemi con la cittadinanza e le comunità circostanti, quando, invece, ci sarebbe bisogno di un'accoglienza diffusa.

Ma voi, con i vostri decreti Sicurezza del tempo, avete lavorato, anche qui, testardamente, per smontare pezzo a pezzo. Abbiamo provato a rimontare le strutture con il SAI, prima con lo SPRAR, che era e rimane uno strumento importante. Un'accoglienza diffusa consente una maggiore integrazione.

Ci sono decine di casi, decine di comuni che hanno accettato questa sfida - piccoli e piccolissimi, anche sotto i 1.000 abitanti - e l'esperienza di quei comuni dice, con chiarezza, che quella è una strada da perseguire, non l'unica, evidentemente. Nessuno nega che, nei momenti di maggiore afflusso, ci possano e ci debbono essere accoglienze in strutture più ampie, ma, alla fine, è quella che garantisce una maggiore integrazione, che garantisce anche una cosa che voi non accettate, cioè che l'Italia, in calo demografico, in invecchiamento strutturale, ha bisogno, per mantenere il suo standard di vita, di stranieri lavoratori. Le vie legali devono essere aperte, a chi vuole venire in questo Paese a lavorare, come abbiamo noi fatto tanti anni fa, deve essere garantita la possibilità di essere accolto.

I comuni vanno aiutati maggiormente. Qui c'è una norma che interviene su una fattispecie, per l'amor di Dio, anche giusta, cioè quella di un aiuto economico attraverso il prefetto per quei comuni che, in presenza di rilevanti e consistenti flussi, hanno un problematiche di maggiori costi per la gestione del ciclo dei rifiuti. Ma è un pezzo, non è solo questo. Crediamo che gli 8.000 comuni italiani possano essere parte della soluzione.

Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Lo dico con forza: fermatevi. Se è vero, com'è vero, che questa è una questione epocale, se è vero, come è vero, che questo è un tema complesso, che non si risolve con i tweet, che non si risolve con i post, con le urla, con l'alimentare la paura del diverso, si costruiscano - noi siamo disponibili - politiche condivise sulla questione dell'immigrazione, fuori dalla demagogia, non alla ricerca del sondaggio, del consenso a breve. Una politica dei fenomeni migratori che sia, innanzitutto, non solo rispettosa della normativa internazionale, della Costituzione, ma che, al fondo, sia una politica umana.

So che per voi questo è inaccettabile, ma è un dato: per affrontare seriamente questo tema, occorre abolire il reato criminogeno della clandestinità, introdotto nel nostro ordinamento con la legge Bossi-Fini.

L'accoglienza diffusa nella legalità è la risposta che può essere maggiormente rispondente a una domanda di lavoro da parte delle nostre imprese. Ci sono settori che, oggi, non potrebbero andare avanti senza il contributo e il lavoro degli stranieri e che, soprattutto, in prospettiva, senza una politica migratoria che tenga conto di questi fattori, potrebbero andare in crisi per carenza di manodopera. Un'accoglienza diffusa nella legalità che tenga conto anche delle questioni legate alla sicurezza. Una politica migratoria che riguardi l'accoglienza che abbia una dimensione e un respiro di carattere europeo, perché quella è la dimensione con cui si possono e si devono affrontare alcune questioni, come quelle che ricordavo prima, legate al futuro, allo sviluppo dell'Africa.

Lo ripeto: noi ci siamo, sappiamo la difficoltà di governare, siamo consapevoli della complessità, siamo consapevoli che l'approccio deve essere di medio e lungo periodo, uscendo da una logica emergenziale. Noi ci siamo, ma temo che voi non ci sarete, non ci sarete mai.

Non accetterete questa proposta, perché il vostro obiettivo, inconfessato e inconfessabile, non è la sicurezza degli italiani, che tanto declamate in campagna elettorale, ma più meschinamente il vostro obiettivo, come quello di tutte le destre sovraniste in Europa, è lucrare elettoralmente alimentando paura e intolleranza. Se continuerete su questa strada, non risolverete i problemi degli italiani e alimenterete paura e intolleranza e, sappiatelo, che non ci troverete assolutamente mai d'accordo ma esattamente dalla parte opposta, dalla parte dell'umanità, dalla parte della volontà di costruire politiche che con serietà affrontino un problema strutturale ed epocale, con cui ci dovremo confrontare per tanti e tanti anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Luca Sbardella. Ne ha facoltà.

LUCA SBARDELLA (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la conversione del decreto Migranti segna un ulteriore qualificante passaggio del Governo e della maggioranza verso una soluzione strutturale del fenomeno migratorio. Per questo voglio subito ringraziare, a nome del gruppo e di tutti i colleghi della I Commissione, il Sottosegretario Molteni che ha seguito i lavori in Commissione e li sta seguendo ora in Aula.

Da troppi anni i flussi migratori, fuori controllo, mettono in discussione la necessaria capacità e possibilità dello Stato italiano di programmare flussi regolari, di integrare concretamente coloro che arrivano regolarmente e di espellere, al contrario, chi non rispetta le regole e le leggi della Nazione che li ospita. Invertire la rotta, come sappiamo, è un processo lungo che non prevede né scorciatoie né fughe dalle responsabilità. Eppure gli stessi che oggi ci contestano non hanno da questo punto di vista risolto nessuno dei problemi sul tavolo, nonostante abbiano avuto per tanti anni responsabilità amministrative e di Governo.

Il più evidente paradosso ce lo offre, sempre in tema di contrasto all'immigrazione clandestina, la reazione scomposta all'intesa tra l'Italia e l'Albania - un accordo innovativo, virtuoso, che si inserisce all'interno di una serie di iniziative poste in essere proprio dall'Unione europea negli ultimi anni -, anche se non tutti, soprattutto dalle nostre parti, se ne sono resi conto. Di certo, se ne sono resi conto a Bruxelles, così come i socialdemocratici tedeschi, per non parlare dei socialisti spagnoli, che non sono certo i primi alleati di Fratelli d'Italia, ma tant'è. Tutti, a livello comunitario, hanno giustamente posto in essere politiche di contenimento di tali fenomeni rispetto alle proprie frontiere e alle proprie necessità e criticità. Lo stupore del Presidente albanese rispetto alle critiche preventive e pretestuose ricevute dalla sinistra italiana è la migliore e più attuale fotografia della confusione che attraversa la forza principale di opposizione. C'è chi, evidentemente, in Europa e nei contesti internazionali, lavora per l'interesse nazionale, il superiore interesse dei cittadini e chi invece pensa di usare ancora una volta il palcoscenico europeo per regolare i propri interessi di bottega o presunti tali.

Se queste sono le premesse ideali - o forse sarebbe meglio dire ideologiche - alla base dei distinguo emersi anche rispetto a questo provvedimento, allora è chiaro ed evidente che c'è ormai una distanza siderale tra quello che vivono i cittadini italiani e chi almeno in parte dovrebbe rappresentarli e ce lo dimostra ancora una volta il contenuto del decreto. Rispetto, quindi, alle disposizioni urgenti in materia di immigrazione e di protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'Interno, sono diversi e tutti qualificanti gli aspetti sui quali è utile e doveroso mettere in evidenza potenzialità ed opportunità. A partire dalla possibilità di espellere dal territorio i titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo per motivi di ordine pubblico, pubblica sicurezza e sicurezza dello Stato. Quante volte abbiamo letto, scandalizzandoci, di reati o di comportamenti fortemente antisociali posti in essere da persone con più provvedimenti di espulsione alle spalle? Attraverso queste disposizioni, finalmente, si inverte la direzione, mettendo a disposizione delle Forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria nuovi e più efficienti strumenti. Nella stessa direzione va il potenziamento dei controlli sulle domande di visto d'ingresso in Italia. A tal fine, si prevede la possibilità di assegnare a consolati o ambasciate fino a 20 unità di Polizia di Stato per rafforzare la capacità degli uffici e contrastare, quindi, i tentativi di immigrazione illegale con falsa documentazione e altre attività fraudolente.

Un altro aspetto, sul quale non sono mancate forti proteste da parte di cittadini e operatori della sicurezza, è la disciplina dei rimpatri. Si va, grazie a quanto previsto nel provvedimento, verso una vera e propria stretta sulle domande reiterate presentate in fase di rimpatrio. Quando, infatti, la domanda reiterata venga presentata subito prima del rimpatrio al solo scopo di evitarlo o rinviarlo, sarà il questore del luogo in cui è in corso la procedura di allontanamento dal territorio a procedere con immediatezza all'esame preliminare della domanda. Stop, quindi, ai tanti, troppi furbetti delle domande dell'ultimo minuto, stratagemma abusato al solo fine di vanificare tutti gli sforzi compiuti a monte da Polizia e non solo. Altro tema dirimente è quello relativo alla verifica dell'identità per la quale, finalmente, si prevede anche la possibilità di procedere con un accertamento sociosanitario per individuare la reale età dei minori non accompagnati. In caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati viene stabilito che l'autorità di pubblica sicurezza possa svolgere i rilievi antropometrici o altri accertamenti sanitari, come radiografici, volti all'individuazione dell'età della persona che si dichiara minore, dandone immediata comunicazione alla Procura della Repubblica presso il tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie che ne autorizzerà l'esecuzione.

Un tema che mi sta particolarmente a cuore, così come a tutti coloro che conoscono le difficoltà, anche di tipo economico che devono affrontare gli amministratori locali, è la previsione di misure a sostegno dei comuni interessati dai flussi migratori. Si parte con l'incremento di 400 unità di personale appartenente alle Forze armate facente parte del dispositivo “Strade sicure”, da impiegare per rafforzare i dispositivi di sicurezza nelle stazioni ferroviarie. Una dimostrazione di attenzione nei confronti di quei centri che, anche a causa della loro collocazione geografica e per le caratteristiche socioeconomiche, si sono visti costretti negli anni a far fronte da soli a tali incombenze. Nella stessa direzione si inquadra il pagamento degli straordinari del personale di Polizia di Stato e dei Vigili del fuoco. A tal fine, viene autorizzata la spesa di 5 milioni di euro per il 2023 e di 20 milioni per ciascuno degli anni dal 2024 al 2030.

Sono tutti aspetti importanti che vanno nella direzione di ribadire che nelle politiche del contenimento dell'immigrazione clandestina non può esserci rassegnazione, né mera accettazione dello status quo. Un Governo serio e rispettoso del mandato popolare, come quello attuale, ha quindi il compito di intraprendere la virtuosa direzione delle soluzioni strutturali per garantire certezza del diritto e sicurezza a cittadini, imprese e famiglie. È sempre più chiaro che oggi la scena politica si divide in maniera viscerale tra chi vuole fermare l'immigrazione irregolare e clandestina e chi invece, con tutta una serie di scuse, pretesti e giustificazioni, arriva addirittura a favorirla e, in alcuni casi, a stimolarla. Ecco, in questo siamo chiari: continueremo ad adottare decreti, ad approvare leggi, fare tutto quanto è possibile per fermare l'immigrazione clandestina, per fermare qualsiasi traffico di esseri umani. Ancor di più, metteremo in atto qualsiasi strumento per ripulire le nostre città dalle masse di sbandati che avete fatto arrivare senza alcuna prospettiva di avere una vita dignitosa.

Per noi gli unici immigrati che potranno arrivare saranno quelli che entreranno regolarmente, seguendo le regole, quelli che arrivano già con un lavoro e quindi con serie e concrete possibilità di integrazione. Sappiamo che è l'inizio del percorso, non è il punto di arrivo, ma noi ci siamo e ci saremo con le nostre idee, le nostre proposte e le nostre soluzioni, per un'azione più efficiente, una pubblica amministrazione più efficace e un territorio più sicuro (Applausi di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Signor Presidente, dopo dodici mesi di Governo Meloni siamo già arrivati a quota quattro decreti-legge con oggetto il tema dell'immigrazione e questo ennesimo decreto - in media uno ogni tre mesi - è una vostra ammissione di fallimento rispetto alle politiche di immigrazione. Oltretutto, come ricordava prima il collega Giachetti ci sono anche altri provvedimenti nei quali sono confluiti questi temi legati all'immigrazione. È un tema, evidentemente, che avete bisogno soltanto di sbandierare, ma non c'è una vera volontà di affrontarlo perché siamo qui dopo un anno e basta vedere i dati forniti dal Ministero dell'Interno.

Abbiamo dati significativi con un numero sempre crescente di persone che entrano nel nostro Paese, a dimostrazione del fatto che i meri numeri dei flussi non sono utilizzabili o sbandierabili a dimostrare il lassismo, come ho sentito poco fa, del passato, rispetto al rigore così esibito, ma nei fatti non dimostrato. Il fenomeno, quindi, va gestito in altro modo, puntando sulle modalità, sulle tipologie di accoglienza nel nostro Paese.

A fronte di ciò immagino che non sappiate quantificare, perché non ho mai sentito i numeri, i trafficanti di morte effettivamente catturati in questi mesi. La Premier aveva promesso proprio una caccia spietata lungo tutto il globo terracqueo contro gli scafisti, però questi dati li vorremmo anche vedere per dimostrare effettivamente quanti scafisti sono stati arrestati e assicurati alla giustizia.

Già l'Alto commissario per i rifugiati, Filippo Grandi, in più occasioni, ha dichiarato che il numero di persone costrette a emigrare è superiore, nel mondo, a 70 milioni. Di questi, l'80 per cento è già accolto da Paesi in via di sviluppo. Quindi, basta con la narrativa del nemico alle porte o del rischio di sostituzione etnica, giusto per citare un esponente di questo Governo! Queste sono considerazioni supportate anche dall'annunciato protocollo con il Governo albanese che consentirebbe, una volta recuperati in mare i cittadini extra Unione europea, di decidere se sbarcarli sulle coste italiane o delocalizzarli in Albania, dove è prevista la costruzione di due centri di accoglienza. Questa delocalizzazione è realmente inquietante. Si tratterebbe, infatti, di respingimenti collettivi, pratica vietata, tra l'altro, dal diritto internazionale e in violazione anche della nostra Costituzione, in particolare, degli articoli 10 e 117. Anche la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa ha affermato che il memorandum tra Roma e Tirana solleva diverse preoccupazioni in materia di diritti umani e si aggiunge a una preoccupante tendenza europea verso l'esternalizzazione delle responsabilità in materia di asilo. Già abbiamo quel memorandum Italia-Libia che grida vendetta, che andrebbe stralciato, anche se so benissimo che non è responsabilità diretta dell'attuale Governo, ma si aggiunge problema a problema. Si esprime perplessità per la creazione di un regime di asilo extraterritoriale ad hoc e ci si interroga sulla normativa poi da applicare: quale sarà quella che verrà applicata agli stranieri detenuti in questi centri dislocati in Albania? Magari lo scopriremo appena il testo arriverà qui in Aula per la discussione.

Si aprono, inoltre, scenari anche inesplorati. Oggi parliamo di migranti delocalizzati; domani magari parleremo di detenuti, per risolvere il problema del sovraffollamento nelle nostre carceri. Quindi, si aprono scenari inquietanti.

Con questo ennesimo decreto-legge, sul quale verrà posta certamente l'ennesima fiducia, dimostrate, però, debolezza, perché vi serve l'asso pigliatutto per far approvare queste norme e limitare, quindi, anche il dibattito parlamentare. Vedete quello che è successo con i nostri emendamenti in Commissione, dove abbiamo provato a limitare i danni ma non c'è stata alcuna possibilità: zero di zero. C'è stata una chiusura totale, con la supponenza di avere la ricetta giusta per ogni occasione. Eppure, si è andati con la mano pesante anche nei confronti dei minorenni migranti e mi riferisco, in particolare, all'articolo 5 del decreto-legge. L'articolo 5 introduce alcune novità particolarmente pesanti in materia di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati nonché per l'accertamento dell'età nell'ambito della procedura di identificazione del minore. La previsione di cui all'articolo 5 stabilisce che, in caso di momentanea indisponibilità di strutture ricettive temporanee, di cui, appunto, al comma 1, il prefetto può disporre la provvisoria accoglienza del minore, di età non inferiore a 16 anni, in una sezione dedicata nei centri e strutture, di cui agli articoli 9 e 11, per un periodo comunque non superiore a 90 giorni. Quindi, abbiamo davvero creato, come diceva poco fa anche il collega Fornaro, una nuova figura di maggiorenni già a 16 anni di età.

Questa norma viola l'articolo 31 della Costituzione sulla protezione dell'infanzia, oltre che le convenzioni internazionali e la normativa comunitaria.

In concreto, con l'articolo 5 si prevede che i minori di età non inferiore a 16 anni possano essere accolti in una sezione dedicata nei centri di accoglienza per adulti, seppure per un periodo non superiore a 90 giorni, e, in caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati, l'autorità di pubblica sicurezza può disporre lo svolgimento di rilievi antropometrici e di altri accertamenti sanitari volti alla valutazione dell'età, di cui deve essere redatto un verbale da notificare all'interessato e all'autorità giudiziaria.

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha rilevato che l'interesse degli Stati nel controllo delle frontiere in materia di migrazioni non deve privare i minori stranieri, specialmente se non accompagnati, della protezione giustificata dal loro status. Pertanto, si deve conciliare la tutela dei diritti fondamentali e le restrizioni imposte dalla politica di uno Stato in materia di immigrazione, fermo restando che l'estrema vulnerabilità del minore è il fattore decisivo e prevale sulle considerazioni relative allo status di immigrato. A tal fine, è fondamentale, per una piena tutela del minore, l'applicazione del principio della presunzione della minore età, che la Corte ritiene essere un elemento inerente alla tutela del diritto internazionale e costituzionale, che sostiene il sistema dei diritti riconosciuti ai minori stranieri che giungono in Italia. In tema di accertamento dell'età, la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, adottata con risoluzione dell'Assemblea generale nel 1990, stabilisce espressamente: “Gli Stati dovrebbero astenersi dall'utilizzare metodi medici basati su analisi ossee e dentali, che possono essere imprecise, con ampi margini di errore, e possono anche essere traumatiche e dare luogo a procedimenti legali non necessari”.

Le norme del decreto peggiorano anche sensibilmente l'istituto del ricongiungimento familiare, che serve a consentire ai migranti che si sono stabilizzati in Italia di riunirsi alla propria famiglia, aggiungendo alla raggiunta stabilizzazione economica anche la stabilizzazione affettiva e sociale che rappresenta, in realtà, una garanzia di sicurezza anche per il Paese ospitante. Frequentano le nostre scuole, come sappiamo, oltre 800.000 studenti e studentesse con cittadinanza non italiana, di cui quasi 7 su 10 sono nati direttamente in Italia: bambine, bambini e adolescenti italiani di fatto ma non di diritto.

Da anni in Italia si attende una riforma sostanziale della legge sulla cittadinanza, che riconosca pienezza di diritti ai bambini e alle bambine che nascono o giungono nel nostro Paese, ma il processo legislativo non ha mai portato a una riforma. Auspichiamo, pertanto, che, finita questa indigestione di decreti-legge sul tema dell'immigrazione, il Governo e la maggioranza possano anche favorire un processo legislativo che riconosca diritti di cittadinanza a quei ragazzi e a quelle ragazze che abbiano terminato nel nostro Paese il ciclo scolastico dell'obbligo. Quindi, almeno come obiettivo minimo dico: il cosiddetto ius scholae.

Aggiungiamo, inoltre, che il Rapporto 2023 sull'economia dell'immigrazione, che la Fondazione Moressa ha recentemente presentato qui alla Camera, sottolinea che i 2,4 milioni di lavoratori immigrati presenti sul territorio nazionale producono il 9 per cento del prodotto interno lordo nel 2023 e che la previsione di aumento di ingressi, tra il 2023 e il 2026, sia comunque insufficiente rispetto al fabbisogno di manodopera. Osserva, inoltre, che gli stranieri in Italia sono circa 5 milioni e la loro età media è di 35 anni, rispetto ai 47 della popolazione italiana. Ricorda che gli stranieri occupati prevalentemente in lavori manuali sono 2,5 milioni, principalmente nel settore dell'agricoltura e dell'edilizia. Sottolinea che il lavoro degli imprenditori immigrati risulta positivo anche per l'impatto fiscale, in quanto hanno versato quasi 10 miliardi di euro di IRPEF. Tali dati meriterebbero la centralità del dibattito parlamentare e dimostrano come la produzione normativa del Governo in materia di immigrazione dovrebbe essere rivolta a favorire la regolarizzazione degli stranieri.

Lunedì 20 novembre si è celebrata la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, occasione in cui ci si interroga sempre sugli sforzi internazionali e le azioni intraprese per garantire ai bambini e alle bambine i diritti fondamentali, come quello alla vita, alla famiglia, alla salute, alla protezione da ogni forma di abuso e sfruttamento, al gioco, allo svago.

Questa data, come sostiene Amnesty International, segna il fallimento del raggiungimento dei diritti per i bambini e le bambine in tutto il mondo e, quindi, è giusto qui ricordare almeno quei 900.000 bambine e bambini nella Striscia di Gaza che in questo momento non hanno più accesso ad acqua potabile, cibo, medicine e cure mediche, per i quali sono essenziali, carburanti ed energia elettrica. Di fronte a questo dramma umanitario, non servono norme restrittive, ma solo un minimo di senso di umanità. È, pertanto, necessario realizzare, da questo punto di vista, un corridoio umanitario per l'arrivo in sicurezza in Italia di questi minori orfani di guerra, a causa del conflitto in Medio Oriente. In attesa di vedere qui, in Aula, per contrastarlo, il testo dell'Accordo Italia-Albania sulle delocalizzazioni dei migranti in Albania e in attesa di vedere, a breve, indicativamente immagino, come abbiamo detto prima, fra tre mesi, un nuovo decreto ancora sui temi dell'immigrazione - sarebbe un'ulteriore fotografia dell'effetto inutile o deleterio delle misure che mettete in campo su questo tema -, noi, come Alleanza Verdi e Sinistra, non possiamo che esprimere una profonda preoccupazione e anche un'assoluta contrarietà alle misure contenute in questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Giulia Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Presidente, onorevoli colleghi, come già ricordato, dopo poco più di un anno di Governo, siamo al terzo decreto di contrasto all'immigrazione e quello che mi preoccupa, al di là del numero, è che sembrano essere tutti e tre decretati da situazioni di urgenza. Il relatore stesso, qui seduto, ha detto che la nascita di quest'ultimo decreto è stata dettata proprio dall'aumento - bisogna vedere i dati - dei crimini. Quella del decreto Cutro, in teoria, è stata la tragica vicenda di Cutro con cui, poi, il decreto non aveva molto a che fare. L'unica cosa che posso auspicare, quindi, è che questa volta sia quella decisiva, visto che, nonostante le mirabolanti promesse elettorali, negli ultimi mesi sono sbarcate sulle nostre coste quasi 160.000 persone e pare che siano veramente tante, visto che per contenerle tutte il Governo ha deciso che fosse necessario portarne 3.000 in Albania.

Con questo decreto, il Governo ha deciso che non bastava più prendersela con i maggiorenni, ai quali nelle settimane scorse si è deciso di chiedere 5.000 euro per non essere rinchiusi in un centro di rimpatrio, mentre attendono che la loro domanda di asilo venga esaminata. No, non bastava entrare nella filiera degli scafisti, chiedendo un ulteriore balzello ai disperati, no, il Governo doveva assolutamente dimostrare che si poteva addirittura fare peggio. Ed eccoci qui con un decreto che se la prende con i minorenni, che potranno essere più facilmente rinchiusi nelle strutture di accoglienza dedicate agli adulti, anche se, bontà loro, solo per un tempo massimo di 90 giorni e, in teoria, per aiutare i comuni le cui strutture non riescono a ospitarli tutti. Minorenni che, tra l'altro, l'Italia intende iniziare a trattare come capi di bestiame, da misurare, ispezionare al momento dello sbarco, per decretarne con certezza l'età e, in caso di false dichiarazioni, facilitarne l'espulsione. Il Ministro dell'Interno, Piantedosi, ha dichiarato che, a differenza del decreto Cutro, per esempio, le nuove regole saranno conformi alle leggi europee, comprese quelle sulla protezione dei minori, ma io francamente non ne sono così convinta, infatti, il decreto in esame si fa beffe della direttiva europea sulle identificazioni, secondo cui la verifica dell'età delle persone migranti deve essere svolta in un ambiente idoneo, con l'ausilio di professionisti di varie discipline, incluso eventualmente anche un mediatore culturale, e, soprattutto, utilizzando procedure il meno invasive possibili. Ad ogni modo, il problema di fondo rimane ed è la mancanza di un approccio realistico per gestire i fenomeni migratori. L'unica risposta che questa maggioranza è in grado di dare è quella dell'espulsione che, vi prego di non fare confusione, non significa rimpatrio effettivo. Come si suole dire, il diavolo si nasconde nei dettagli e, in effetti, il Governo si dimentica sempre di ricordare che soltanto il 12 per cento degli ordini di espulsione si trasforma in rimpatri effettivi. Non si capisce come questo problema sarà migliorato dalla norma in discussione. E se di fronte al fallimento della strategia di punta del Governo nessuno si ferma a chiedersi se non sia possibile immaginare un nuovo approccio, è evidente che saremo sempre destinati a fallire.

Ciò che sosteniamo noi di Azione è la necessità di ribaltare il paradigma, cercando di canalizzare i flussi migratori e di accelerare i percorsi di regolarizzazione, che non significa: aprire tutto, dentro tutti, ma significa varare ogni anno un decreto Flussi che rispecchi veramente le necessità del mondo dell'impresa e investire in progetti di formazione e integrazione per chi è disposto a scegliere l'Italia come casa e a impegnarsi a contribuire anche alla nostra economia. Perché il punto vero, cari colleghi, è proprio questo: l'impossibilità di trovare i lavoratori e l'inverno demografico vanno combattuti con ogni strumento a disposizione, anche quello dell'immigrazione. E investire nell'integrazione, come ha fatto per esempio la Germania negli ultimi dieci anni, non può che portare benefici all'economia del nostro Paese. Questo dovrebbe fare un Governo lungimirante e con il sostegno a lungo termine apparentemente dell'elettorato. Invece, purtroppo, questa maggioranza pensa che basti riempirsi la bocca di discorsi sulla Nazione ed elargire complimenti a quelli che definisce patrioti per risollevare gli indici di natalità, ma, intanto, nelle nostre scuole abbiamo quasi 900.000 studenti, 900.000 ragazzi che sono cresciuti nel nostro Paese, immersi nella nostra cultura, che giustamente si sentono italiani, ma che continuano a non essere riconosciuti come tali. Davvero, colleghi, io vorrei sapere da voi quale sarebbe l'alternativa a seri percorsi di integrazione e a flussi regolamentati: continuare a emarginare queste persone, relegarle agli angoli della società? Questo può solo portare all'aumento della radicalizzazione, a povertà e a delinquenza. Lo stiamo vedendo concretamente in Paesi come Francia e Belgio, dove le mancate politiche di integrazione e l'emarginazione sociale delle banlieue stanno portando a una divisione e a scontri fortissimi.

Per quanto riguarda la sicurezza, è chiaro che l'aumento delle Forze dell'ordine in alcuni punti nevralgici delle città, come le stazioni, può essere un'operazione utile, io stessa ho subìto un furto proprio due giorni fa alla stazione, qui a Roma, quindi, qualcosa ne so, ma la domanda è come può essere utile aumentare la sicurezza, così come può essere utile aumentare la sicurezza di consolati e ambasciate, evidentemente luoghi che necessitano di livelli alti di allerta? Lo voglio ripetere, le politiche basate solo sulla repressione punitiva non possono funzionare, servono seri programmi di integrazione e interventi che tolgano le persone da situazioni di marginalità sociale e di povertà, che inevitabilmente portano alla delinquenza. In conclusione, noi di Azione crediamo che un modo di fare politica che pensi a risolvere tutti i problemi solo con aumenti di pena, che servono solo a riempire o meglio a riempire ulteriormente le nostre carceri, con la caccia globale agli scafisti e con la promessa di espulsione, che sappiamo essere inefficaci e anche costose, o con mirabolanti accordi internazionali che alla fine si rivelano sempre fallimentari, non sia la strada da percorrere. Speriamo, quindi, che il Governo si ravveda presto e trovi una strategia più efficace.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1458-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, ma non lo vedo in Aula, il relatore di minoranza, Riccardo Magi. L'onorevole Michelotti, relatore per la maggioranza, non intende replicare. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, onorevole Molteni.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Una brevissima replica, anche come forma di rispetto nei confronti del Parlamento, della maggioranza e dell'opposizione, sul tema dell'immigrazione, tema delicato e sensibile. Mi lasci ringraziare il presidente della I Commissione (Affari costituzionali), il presidente Pagano, per la capacità nell'aver gestito - lo ripeto, su un tema che è sempre particolarmente sensibile - con attenzione e con rispetto i lavori della Commissione, il relatore e le forze politiche di maggioranza, che hanno dimostrato unità e compattezza, ma ringrazio anche le opposizioni, ovviamente, che hanno o, meglio, non hanno fatto venir meno il loro contributo di idee, di soluzioni e di proposte, ovviamente, spesso e volentieri in una dimensione di visione diversa rispetto a quella della maggioranza, ma credo sia assolutamente nei fatti che sul tema dell'immigrazione - è stato più volte detto - le divisioni siano evidenti.

Io credo, Presidente, che in questo decreto si sia discusso di tante cose, di tanti aspetti legati all'immigrazione. Io rivendico, e lo faccio con forza, con determinazione e con profonda convinzione, le scelte del Governo, del Presidente del Consiglio, dei due Ministri che si stanno occupando del tema dell'immigrazione, il Ministro Piantedosi e il Ministro Tajani. Credo che siano chiari la linea e il percorso di questo Governo, che sta affrontando, anche sul tema dell'immigrazione, un'emergenza che si inserisce all'interno di un contesto globale particolarmente instabile, di un'instabilità geopolitica, non solo nel Mediterraneo, non solo come conseguenza del conflitto israelo-palestinese, ma anche nell'Africa subsahariana, dove abbiamo situazioni di grandi tensioni. Credo che le modalità con cui questo Governo abbia gestito le questioni, non solo attraverso un rafforzamento della normativa interna, ma anche attraverso il dialogo globale e internazionale e di condivisione rispetto al contesto comunitario, siano state la scelta giusta.

Per quanto riguarda il contesto comunitario, sono assolutamente convinto che il tema dell'immigrazione debba essere affrontato - questo Governo lo ha fatto - condizionando anche l'agenda politica comunitaria, attraverso un confronto con le istituzioni comunitarie. Però, non possiamo, se vogliamo avere una visione reale e non demagogica o strumentale o di propaganda sul tema dell'immigrazione, non riconoscere il fatto che l'Europa, in questi anni, spesso e volentieri si è dimostrata assente, incapace di avere una visione complessiva e globale di un fenomeno che, se non governato, rischia di travolgere non solo i singoli Stati - in modo particolare, lasciatemi dire, quelli che si affacciano sulle vie d'ingresso dell'immigrazione via mare, come l'Italia, e via terra, ugualmente l'Italia, per una piccola parte - ma le stesse istituzioni europee. Tant'è che mi par di capire - lo dico soprattutto alle opposizioni - che il dibattito sia comunitario sia nei singoli Stati membri sul tema dell'immigrazione si stia profondamente modificando. Se due Paesi importanti come Francia e Germania, proprio in queste ore, proprio in questo momento, stanno affrontando in maniera seria nuove normative in materia di immigrazione, che vanno nella direzione di una maggiore stretta per quanto riguarda la gestione delle domande d'asilo, per quanto riguarda i rimpatri e per quanto riguarda le espulsioni, e se addirittura si vengono a definire - ad esempio, in Germania si sta discutendo di questo - le norme, i sussidi sociali e i bonus sociali come pull factor, vuol dire che l'agenda italiana non solo è giusta sul tema dell'immigrazione ma probabilmente l'agenda italiana e le scelte politiche del Governo italiano stanno anche condizionando da questo punto di vista l'Europa stessa. Forse ci si sta accorgendo - lo dico con piena consapevolezza - del modo in cui vogliamo affrontare questo tema. Lo dico guardando a Paesi come Francia, Germania, Austria e Olanda. Non sfuggiranno, ovviamente, i risultati delle elezioni politiche in Olanda, dove si è votato e dove il tema principale che può far cadere un Governo è il tema dell'immigrazione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Finalmente ci si accorge, probabilmente, che se noi vogliamo affrontare i movimenti secondari, cioè quelli che toccano i Paesi del Centro e del Nord Europa, probabilmente bisogna affrontare in maniera seria i fenomeni legati ai movimenti primari e i Paesi che stanno subendo e che hanno subito in modo particolare, diciamo così, la deriva dell'immigrazione riguardante la gestione dei flussi migratori sono soprattutto i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Italia in primis. Per questo dico che l'approccio che anche le istituzioni comunitarie stanno avendo sul tema dell'immigrazione, grazie alla politica del Governo italiano, probabilmente sta andando verso una nuova dimensione in base alla quale la gestione e la logica di confronto non saranno più legate alla distribuzione dei migranti, processo che è sistematicamente fallito dal 2016 in poi, ma alla gestione della dimensione esterna delle migrazioni. Questo mi sembra un tema che si sta confermando e affermando in maniera importante e sistematica. Voglio anche ricordare che i meriti di questo Governo, del Presidente del Consiglio e del Ministro Piantedosi sono quelli di aver finalmente portato a conclusione un processo, quello del cosiddetto Patto asilo e migrazione, pendente dal 2019, sul quale non si era mai trovata una soluzione, Patto che nasceva con una formulazione fortemente penalizzante per il nostro Paese. Questo Governo è arrivato a una definizione in ambito di Consiglio europeo e oggi ci sarà un dibattito al livello parlamentare per sostenere in modo particolare il processo di gestione dei flussi migratori nella dimensione esterna. Ci si rende finalmente conto che, se noi vogliamo avere meno morti in mare - negli ultimi 10 anni siamo circa a 30.000 tra morti e dispersi nel Mediterraneo e quest'anno siamo a oltre 2.200 morti nel Mediterraneo centrale, la tratta evidentemente più pericolosa - e se noi vogliamo ridurre gli sbarchi, ridurre le partenze e, soprattutto, ridurre i flussi migratori, l'unico modo è quello di agire sui Paesi di partenza e di transito, agire sulla Tunisia, agire sulla Libia. La Tunisia non è solo luogo di partenza ma anche luogo di transito e io difendo anche l'accordo con la Tunisia stessa, il memorandum che segna visione, capacità e lungimiranza da parte del Presidente del Consiglio e del Governo nell'affrontare in maniera seria il tema dei flussi migratori.

Questa premessa per dire che il Governo sta mettendo in atto un percorso lineare, condiviso, strategico, di visione e lungimirante per la gestione del fenomeno migratorio, con una linea di demarcazione chiarissima, cioè contrasto senza “se” e senza “ma” all'immigrazione illegale, contrasto senza “se” e senza “ma” ai trafficanti e alle organizzazioni criminali che lucrano e speculano sul fenomeno dell'immigrazione e valorizzazione dello strumento dell'immigrazione legale come forma di contrasto all'immigrazione illegale. Questo è il Governo del decreto Flussi da 452.000 quote; quest'anno questo Governo ha fatto un decreto flussi da 80.000 più 40.000, cioè 120.000 quote. Uno degli elementi del decreto Cutro, tanto criticato ma, io credo, poco letto, il cuore di quel decreto è una programmazione flessibile, orientata, dedicata e di visione della gestione degli ingressi legali nel nostro Paese, cioè, lo ripeto, 452.000 quote nei prossimi tre anni di ingresso legale, di immigrazione legale. Questo perché l'immigrazione illegale - leggevo adesso le dichiarazioni del Ministro Piantedosi che, alla Coldiretti, parlava di caporalato - genera sfruttamento, genera caporalato, appunto, genera lavoro nero, genera invisibili, genera fantasmi, genera marginalizzati e genera vulnerabilità. Per questo l'immigrazione illegale deve essere contrastata e per questo mi permetto di dire, stando al decreto, che uno dei suoi punti qualificanti è il rafforzamento delle politiche di espulsione e di rimpatrio dei soggetti che si trovano in una situazione e vivono in una situazione di illegalità nel nostro Paese. Dobbiamo contrastare gli sbarchi, contrastare le attività degli scafisti, agire sulla valorizzazione, sull'aiuto e sul sostegno anche economico e finanziario dei Paesi terzi in difficoltà - vedi la Tunisia - e dobbiamo allontanare dal territorio nazionale quei soggetti che non hanno diritto di rimanere sul territorio nazionale. Questo è il dibattito europeo e tutti i Paesi si stanno orientando verso una stretta durissima nei confronti dell'immigrazione illegale. Con questo decreto noi prevediamo la possibilità di fare il respingimento, anzi l'allontanamento e l'espulsione, con la procedura di rimpatrio, anche dei soggetti soggiornanti di lungo periodo, qualora ritenuti soggetti pericolosi, e la possibilità di coprire un vuoto normativo per consentire al prefetto e al questore, nell'applicazione del diritto nazionale, che deve evidentemente essere conforme al diritto comunitario e alle convenzioni internazionali, di allontanare i soggetti pericolosi, per evitare casi come quello che abbiamo visto a Trento, dove una povera pensionata di sessantun anni è stata brutalmente ammazzata in un parco cittadino da un soggetto che, probabilmente, avrebbe dovuto essere allontanato e che non aveva diritto di stare sul territorio nazionale, perché ritenuto dalle autorità giudiziaria soggetto pericoloso. Nel momento in cui il Governo va a coprire un buco legislativo per consentire di allontanare dal territorio nazionale, attraverso il provvedimento dell'autorità giudiziaria, attraverso i CPR, un soggetto ritenuto pericoloso, che può essere un pericolo per la sicurezza del Paese, io credo che andare contro questa norma, al di là di una valutazione ideologica e pregiudiziale rispetto a una visione del centrodestra, sia profondamente sbagliato. Lo dico alle opposizioni, così come dico alle stesse opposizioni - poi, Presidente, concludo per non rubare troppo tempo - che noi non possiamo far finta di non vedere che c'è un tema enorme, gigantesco, che oggi è emergenza nazionale - non perché lo dice Molteni ma perché lo dicono i sindaci - ed è il tema legato ai minori stranieri non accompagnati. Lo dico con grandissimo rispetto, ma ho la netta sensazione - lo dico alle opposizioni, avendo fatto opposizione, e lo dico in modo particolare all'ex Viceministro Mauri, che vedo, che è stato il padre del decreto n. 130 del 2020 che io, quando ero all'opposizione, ho contrastato e contestato in tutti i modi e con tutte le forme democratiche possibili, dentro l'Aula e fuori dall'Aula - che la sinistra stia andando sul tema dell'immigrazione in una direzione, lasciatemi dire, ostinata e contraria rispetto alla storia. Ho anche la sensazione, però, che stiate andando in una direzione ostinata e contraria…

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Rispetto a voi sempre!

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. …anche rispetto ai vostri sindaci, ai sindaci di centrosinistra. Ho ascoltato i sindaci, di centrodestra come di centrosinistra, sul tema dei minori e della loro gestione e non solo dei costi che stanno esplodendo e sono esplosi e che dobbiamo riportare in una dimensione equilibrata. Oggi, i sindaci e gli amministratori locali si rivolgono al Ministro Piantedosi riguardo all'emergenza della gestione dei minori stranieri, ovviamente in un quadro di rispetto dei diritti, ci mancherebbe altro. Lasciatemi dire che la norma che voi contestate, quella sulla possibilità di mettere gli infra sedicenni anche all'interno dei CAS per adulti, rientra perfettamente nella direttiva comunitaria, rispetta perfettamente i canoni e i princìpi delle direttive comunitarie.

Non ci sarà alcuna promiscuità, ci saranno sezioni dedicate, in modo da garantire ai sindaci di contribuire in maniera sicuramente importante, ma di non essere i primi soggetti a doversi fare carico del tema dei minori stranieri non accompagnati, consentendo una gestione più ordinata e dando ai prefetti la possibilità di governare, anche con gli enti locali, il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati, garantendo a questi ultimi di avere anche strutture e opportunità più ampie rispetto a quelle attuali, altrimenti ce li troveremo in mezzo alle strade. Ricordo che il Governo ha investito. Qualcuno dice: in questo decreto non ci sono i soldi. Siamo al 25 novembre, diventa difficile fare un decreto con i soldi. I soldi sulla gestione dell'immigrazione e dell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e del rafforzamento, ad esempio, delle commissioni territoriali e nazionali per la gestione delle domande d'asilo, sono tutti nella legge di bilancio.

Quindi, anche da questo punto di vista, veniamo incontro alle esigenze, ai bisogni e anche alle perplessità manifestate dai sindaci e dagli amministratori locali, in termini non solo di gestione, ma anche di accertamento dell'età. Mi spiace dirlo, con riferimento alla legge Zampa, mi ricordo bene ed ero presente quando si fece il dibattito parlamentare in quest'Aula sulla legge Zampa, la quale ha avuto alcuni meriti storici - li riconosco - tra cui quello di portare il minore fuori da eventuali canali di illegalità, rispetto ai quali sarebbe potuto ricadere, ma non possiamo negare un fatto altrettanto storico, e cioè che la legge Zampa, in gran parte delle sue parti, è rimasta inapplicata. Quindi, credo che sia necessario intervenire anche in materia di accertamento. Le famose commissioni disciplinari che avrebbero dovuto accertare l'età, dal 2017 non sono mai state costituite e, quindi, diventa impossibile accertare l'età, se i soggetti, che la dovrebbero accertare, evidentemente, non hanno ancora una loro manifesta composizione.

I 400 militari in più dell'operazione Strade sicure li rivendico con orgoglio, perché i Governi precedenti hanno fatto scelte opposte, cioè di tagliare i militari dell'operazione Strade sicure, mentre questo Governo, anche in questo caso, va in una direzione opposta rispetto ai precedenti Governi, che è quella di investire sulla sicurezza e sulle Forze di Polizia. Ci sono risorse importanti all'interno di questo decreto. Sulle Forze di Polizia ci sono risorse importantissime nella legge di bilancio, confermando l'attenzione di questo Governo e confermando una linea, che secondo me è una linea di grande coerenza, una linea di visione, tanto sul tema della gestione del fenomeno dei flussi migratori, quanto sul tema della sicurezza e del controllo del territorio.

Quindi, credo che la strada intrapresa da questo Governo sia la strada giusta, che questo decreto conferma. Se serviranno anche altri decreti, credo che questo Governo, per tutelare la sicurezza dei cittadini, per tutelare i territori e per avere una gestione ordinata del fenomeno dell'immigrazione, non avrà dubbio nel continuare su questa strada (Applausi di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, intervengo per rinnovare la richiesta del Partito Democratico: è necessaria un'informativa urgente del Ministro Salvini in quest'Aula. Dalla lettura dei giornali di oggi, apprendiamo nuovi particolari inquietanti circa la fermata ad personam, che è stata ordinata dal Ministro Salvini a Ciampino… no…dal Ministro Lollobrigida, chiedo scusa, non voglio assolutamente fare errori imperdonabili.

Abbiamo presentato immediatamente un'interrogazione alla Presidente del Consiglio e al Ministro Salvini per fare piena luce su una vicenda che lancia un messaggio devastante ai cittadini, perché i treni italiani non possono essere fermati da una telefonata di nessuno, nemmeno di un Ministro del Governo Meloni.

Questa notizia sta guadagnando le prime pagine della stampa internazionale. Vogliamo fare piena luce e vogliamo che venga fatta piena luce qui, in Parlamento. Per questo chiediamo, per suo tramite, alla Presidenza di fissare quanto prima questo momento indispensabile di chiarezza in Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Per far sì che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra si associ alla richiesta fatta adesso dal deputato Casu. Ieri il Ministro Lollobrigida ha detto: ho fatto quello che poteva fare qualunque cittadino, letteralmente. Siccome questo non è vero, perché nessun cittadino qualunque può chiamare l'amministratore delegato di Trenitalia.

Questa è una vicenda che invito tutti i gruppi parlamentari a non sottovalutare, per il pessimo messaggio che si manda al Paese di un rappresentante di Governo che vola in alto, indipendentemente dalle regole. Quel treno è stato fatto fermare a Ciampino, è sceso il Ministro e il treno poi ha ripreso il suo viaggio. Tra l'altro, quel treno è arrivato alle 14,46 a Napoli Afragola, con 15 minuti di ritardo rispetto all'arrivo del Ministro, come traccia l'agenzia ANSA, a Caivano.

Quindi, c'è un'urgenza - da cui la richiesta - che il Ministro Salvini venga in Aula per un'informativa. Dev'essere fatta chiarezza, perché lo dobbiamo ai cittadini e alle cittadine italiane, i quali vogliono sapere, quando salgono sui treni, che già hanno di per sé notevoli ritardi e una condizione francamente pessima, se quel che è accaduto è un qualcosa che effettivamente ha rispettato le regole, su cui non solo abbiamo dubbi, ma cominciamo a nutrire certezze che ciò non sia avvenuto. Quindi, il Ministro Salvini venga in Aula, spieghi la ragione per la quale l'amministratore delegato di Trenitalia ha fatto chiamare il capotreno - il quale sembrerebbe inizialmente essersi rifiutato di fermare il treno a Ciampino - e per quale ragione tutto ciò è accaduto. Solo il Ministro dei Trasporti può fare chiarezza e, quindi, chiediamo un'informativa del Ministro Salvini su questa vicenda.

PRESIDENTE. Onorevole Bonelli, e rispondo anche all'onorevole Casu, come sapete, la Presidenza ha preso atto delle vostre richieste, già avanzate nei giorni scorsi e adesso reiterate, e, quindi, sarà cura della Presidenza reiterare, come avete fatto voi, la richiesta di informativa urgente da parte del Ministero, con riferimento a questo, collegandosi al Governo, come prassi in questi casi.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Colleghi, poiché l'ordine del giorno prevede che si possa passare a seguito dell'esame non prima delle ore 12,30 sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 12,30.

La seduta, sospesa alle 11,45 è ripresa alle 12,30.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 1458-A.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1458-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Vedo che l'onorevole Della Vedova brandisce una copia del Regolamento. Immagino che voglia richiamarsi al Regolamento, dunque ha diritto di parola prima di qualsiasi altro ulteriore atto. Prego, onorevole Della Vedova. Che articolo?

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Articolo 8 del nostro Regolamento e articolo 77 della Costituzione. A me spiace dover fare questa parte continuamente, ma credo di doverlo a questo Parlamento, di doverlo alle istituzioni, di doverlo ai colleghi, in particolare ai colleghi della maggioranza. Spero sempre che il Ministro Ciriani finisca per stupirmi, smentirmi, e quindi non essere qui presente, come unico membro del Governo, per porre la questione di fiducia, l'ennesima: ormai il Governo sta arrivando a un record di fiducie mai viste.

E lo ripeto, signor Presidente, perché investa anche il Presidente Fontana.

Se noi accettiamo che questa maggioranza politica, dopo tanti anni così solida e così presentatasi agli elettori, legiferi per decreti-legge e fiducia, abbiamo fatto la rivoluzione costituzionale de facto, cancellando il Parlamento. Mi spiace che i colleghi della maggioranza siano così felici di questa cosa e non protestino, ma credo che invece la Presidenza della Camera, che rappresenta, secondo l'articolo 8 del nostro Regolamento, anche l'opposizione, lo debba far presente al Governo.

Voglio chiudere con una citazione, che rivolgo al Ministro Ciriani: in questa Italia quello che sta accadendo è che il potere esecutivo si sta sostituendo al potere legislativo primario piano piano, in una fase di assuefazione che rischia di essere la più pericolosa conseguenza di questa dinamica. Rischiamo di avere in eredità un Parlamento delegittimato. Quando la maggioranza sostiene di avere sempre ragione, come è avvenuto con questi voti di fiducia, e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia. Questo è un riferimento a Umberto Eco.

Chi ha pronunciato queste parole ha detto: cito Umberto Eco, un uomo che non appartiene alla mia cultura politica. Umberto Eco, latu sensu, appartiene invece alla mia cultura politica.

Ma queste parole così importanti, così nette, Ministro Ciriani, che oggi rivolgo a lei, vennero rivolte dal Ministro Lollobrigida, assurto agli onori della cronaca in questi giorni per meriti ferroviari, che allora era capogruppo di Fratelli d'Italia e che rivolse queste durissime parole al Ministro, credo, D'Inca', per una posizione di fiducia su un decreto concernente il sistema sanitario nazionale il 22 aprile 2020. In piena pandemia, il suo partito, Ministro Ciriani, e il suo omologo alla Camera, capogruppo, vergava e poi pronunciava in Aula queste parole definitive sulla posizione di fiducia da parte del Governo, ed era il pieno della pandemia, era un mese dopo la pandemia.

E lei oggi viene qui, in un momento ordinarissimo, per un tema come l'immigrazione, che è la cosa meno urgente che ci sia in Italia - nel senso che è una cosa strutturale e a questo decreto ne seguiranno altri 5 sull'immigrazione - lei viene in Aula tradendo le premesse e le promesse, anche quelle istituzionali, che il vostro partito ha fatto quando era all'opposizione.

Chiudo, signor Presidente, e riprendo queste parole di Umberto Eco, le rivolgo anche agli altri membri della minoranza, citando però Lollobrigida: quando la maggioranza sostiene di avere sempre ragione, come è avvenuto con questi voti di fiducia, e la minoranza non osa reagire, allora in pericolo è la democrazia.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE, Intanto saluto studenti e insegnanti dell'Istituto superiore statale “Fermi-Da Vinci” di Empoli, Firenze (Applausi), che, se avranno la cortesia di fermarsi per 3 minuti, assisteranno anche a un atto abbastanza rituale qui, alla Camera, che magari succede anche nelle loro classi. Vediamo se è la stessa cosa.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1458-A​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti per il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Presidente e onorevoli deputati, a nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1458-A: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 ottobre 2023, n. 133”, nel testo approvato dalla Commissione.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 15 novembre scorso, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1458-A, nel testo della Commissione, la votazione per appello nominale avrà luogo nella seduta di lunedì 27 novembre, a partire dalle ore 13,30, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 12.

L'esame del provvedimento riprenderà, con l'esame degli ordini del giorno, alle ore 15,30 sino alle ore 20 e con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24, e proseguirà nelle giornate di martedì 28 e mercoledì 29 novembre sino alla votazione finale, da svolgersi entro la giornata di mercoledì 29 novembre.

Secondo quanto già anticipato ai gruppi per le vie brevi, il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 15 della giornata odierna.

Ed eccoci al momento che richiamavamo per i ragazzi della scuola. Almeno ai miei tempi c'era un professore di matematica che, per interrogarci, estraeva a sorte.

Estraggo a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.

(Segue sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Mari, che è un bis. Ma qui, siccome non c'è il ne bis in idem, può cominciare il deputato Mari.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. In quest'Aula siamo abituati a ricordare molte volte ex colleghi, Ministri, figure importanti di questa Repubblica. Ho chiesto la parola per ricordare, invece, quello che una volta si sarebbe chiamato un militante di base. È mancato ieri sera, a causa dei postumi di un infarto, Gianni Milanese. Gianni è stato un militante di base del PCI, del PDS, dei DS, sempre iscritto alla sezione Ceriana del quartiere Cristo di Alessandria.

Ricordando lui, credo che sia giusto ricordare proprio queste figure dei militanti. Lui è stato animatore di decine, di centinaia di Feste dell'Unità nella nostra provincia e nella sua città.

Era una persona rara, una persona umile, una persona sempre disponibile, mai polemico, e credo che sia giusto ricordarlo in quest'Aula, perché, se siamo qua, se sono qua, lo devo anche a persone come lui. Credo che siano l'ossatura della democrazia italiana. Non solo lui, evidentemente, e non solo i militanti della mia parte politica, sono quelle figure che non hanno mai chiesto niente per loro, sono sempre state disponibili.

Una persona veramente che ha unito e che univa. Lo ricordo davvero in maniera speciale. Ho voluto farlo in quest'Aula, perché Gianni è stato davvero una figura straordinaria. Ciao, Gianni, che la terra ti sia lieve.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 27 novembre 2023 - Ore 12:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 ottobre 2023, n. 133, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'interno. (C. 1458-A​)

Relatori: MICHELOTTI, per la maggioranza; MAGI, di minoranza.

La seduta termina alle 12,40.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FRANCESCO MICHELOTTI (A.C. 1458-A​)

FRANCESCO MICHELOTTI, Relatore per la maggioranza. (Relazione – A.C. 1458-A​). Onorevoli colleghi! Il disegno di legge C. 1458-A​ di conversione del decreto-legge n. 133 in materia di immigrazione e sicurezza, che giunge oggi alla discussione in Assemblea, è stato oggetto di un approfondito esame da parte della Commissione Affari costituzionali, un esame avviato nella seduta del 12 ottobre scorso e conclusosi nella seduta di ieri, 23 novembre.

Il testo, inizialmente composto da 13 articoli, risulta ora composto da 16 articoli.

Come riportato nella relazione illustrativa allegata al provvedimento, l'intervento si è reso necessario e urgente in ragione dell'eccezionale afflusso di migranti verificatosi nel corso del 2023 e delle conseguenze che ne derivano sul piano dell'ordine e della sicurezza pubblica, anche in relazione a episodi di violenza di particolare gravità commessi di recente.

In questo quadro, i principali temi affrontati dal provvedimento concernono i procedimenti di espulsione dello straniero, l'esame delle domande di protezione internazionale, i requisiti delle strutture di accoglienza, le misure concernenti i minori stranieri non accompagnati e le procedure per l'accertamento della loro età, la dotazione umana e strumentale delle forze di polizia in connessione con l'emergenza migratoria.

In particolare, l'articolo 01, introdotto in sede referente, prevede che non sia ammesso l'ingresso in Italia dello straniero che risulti condannato, anche con sentenza non definitiva, per il reato di lesione personale commesso contro persona incapace, per età o infermità, e che causi una malattia superiore a venti giorni (art. 582, secondo comma, secondo periodo c.p.), nonché per i reati relativi a pratiche di mutilazione genitale femminile e per il reato di deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, previsti dal codice penale (artt. 583-bis e 583-quinquies, c.p.).

L'articolo 1, modificato nel corso dell'esame in sede referente, interviene sulla disciplina dell'espulsione dello straniero sotto diversi profili.

In primo luogo, incide sull'espulsione dei titolari di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo. Vengono aggiornati i riferimenti normativi alla base delle situazioni soggettive che devono essere considerate nel valutare la pericolosità per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato del richiedente il permesso di soggiorno facendo riferimento alle categorie sottoposte a misure di prevenzione indicate agli articoli 1, 4 e 16 del Codice delle leggi antimafia (decreto legislativo n. 159 del 2011). Inoltre, si stabilisce che è il Ministro dell'Interno l'autorità deputata a decretare l'espulsione dello straniero soggiornante di lungo periodo che costituisce una minaccia per l'ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato, mentre, nei casi in cui ricorrano gravi motivi di pubblica sicurezza, l'espulsione è disposta dal prefetto. Viene poi ribadita la competenza del giudice amministrativo nell'esame dei ricorsi contro i provvedimenti di espulsione disposti dal Ministro dell'Interno e quella del giudice ordinario contro quelli del prefetto.

In secondo luogo, viene disciplinata la procedura di espulsione dello straniero nei casi in cui sia destinatario di una delle misure amministrative di sicurezza di cui al Titolo VIII del codice penale. Si tratta di una fattispecie non prevista in precedenza dall'ordinamento, che prevedeva esclusivamente l'ipotesi di espulsione dello straniero sottoposto a procedimento penale non in stato di custodia cautelare in carcere.

In terzo luogo, l'articolo modifica la disciplina relativa al diritto di difesa dello straniero parte offesa ovvero sottoposto a procedimento penale che sia stato espulso prevedendo che il questore ha la facoltà di negare l'autorizzazione al rientro in Italia qualora la presenza dell'interessato possa procurare gravi turbative o grave pericolo all'ordine pubblico o alla sicurezza pubblica. Nella formulazione previgente l'autorizzazione era concessa in modo automatico.

Nel corso dell'esame in sede referente sono state apportate le seguenti modifiche e integrazioni:

- viene circoscritto il margine di discrezionalità del giudice nel comminare la misura dell'espulsione quale misura di sicurezza dello straniero di un Paese terzo che sia condannato per uno dei delitti per i quali è previsto l'arresto in flagranza prevedendo che il giudice ordina (e non “può ordinare” come stabilito dalla norma vigente) l'espulsione dello straniero condannato per quei delitti, fermo restando che egli risulti socialmente pericoloso;

- viene ridotto da 30 a 15 giorni (e da 60 a 40 giorni se il ricorrente risiede all'estero) il termine del deposito del ricorso avverso il provvedimento di espulsione dei cittadini stranieri, compresi quelli in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo;

- è introdotta la possibilità dell'espulsione del cittadino di altro Stato membro dell'Unione europea a titolo di sanzione sostitutiva alla detenzione, come già previsto per il cittadino non UE.

L'articolo 2 autorizza l'assegnazione fino a 20 unità di personale dei ruoli degli ispettori e dei sovrintendenti della Polizia di Stato, presso le rappresentanze diplomatiche o gli uffici consolari.

L'articolo 3, comma 1, lettera a), prevede che in caso di reiterazione di domanda di riconoscimento di protezione internazionale presentata nella fase di esecuzione di un provvedimento di allontanamento dello straniero dal territorio nazionale, già convalidato dall'autorità giudiziaria, il questore, sulla base del parere del presidente della commissione territoriale per l'esame della domanda di asilo, procede con immediatezza all'esame preliminare della domanda e qualora non sussistano nuovi elementi rilevanti ai fini del riconoscimento della protezione internazionale ne dichiara l'inammissibilità, senza pregiudizio per l'esecuzione della procedura di allontanamento. Se invece emergono nuovi elementi rilevanti ai fini del riconoscimento della protezione internazionale la commissione territoriale procede all'ulteriore esame. Allo stesso modo, la commissione territoriale procede all'esame in caso emergano elementi rilevanti ai fini del divieto di espulsione stabilito dall'art. 19 del testo unico immigrazione, quali, ad esempio il pericolo di espulsione verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione.

L'articolo 3, comma 1, lett. b) e c), introdotte nel corso dell'esame in sede referente, prevede che il questore, una volta eseguita l'espulsione nei casi di domanda reiterata di protezione internazionale senza addurre nuovi motivi e di domanda manifestamente infondata, ne deve dare comunicazione alle commissioni territoriali che a loro volta la trasmettono tempestivamente al giudice ai fini della dichiarazione della cessata ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Inoltre, si prevede che il giudice, in caso di rigetto reiterata in fase di esecuzione di un provvedimento di allontanamento, nel liquidare il compenso del difensore deve motivare espressamente la sussistenza dei requisiti per l'ammissione al gratuito patrocinio nel decreto di pagamento dell'onorario e delle spese spettanti al difensore.

Il giudice dichiara cessata l'ammissione al gratuito patrocinio a spese dello Stato quando rigetta l'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva della decisione adottata dalla commissione territoriale in caso di domanda di protezione internazionale presentata direttamente alla frontiera da un richiedente proveniente da un Paese designato Paese sicuro e quando rigetta l'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva della decisione adottata dalla commissione territoriale e perviene, prima dell'adozione del decreto decisorio di rigetto, la comunicazione dell'avvenuta espulsione da parte della commissione territoriale.

Il comma 2, intervenendo in materia di gratuito patrocinio, modifica la disciplina generale riguardante l'esclusione dal diritto alla liquidazione del compenso del difensore in caso di impugnazione inammissibile.

L'articolo 4 stabilisce che la domanda di protezione internazionale non si perfezioni in caso di mancata presentazione del cittadino straniero presso la questura per gli adempimenti richiesti. Si dispone inoltre la riduzione da dodici a nove mesi del periodo di sospensione della domanda, prevista nei casi di allontanamento ingiustificato del richiedente dai centri di accoglienza o di sua sottrazione al trattenimento negli hotspot e nei Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR). In sede referente, è stata anche stabilita l'estinzione automatica del procedimento in caso di mancata richiesta di riapertura da parte del soggetto interessato. Sempre con una modifica approvata in sede referente è stata prevista l'applicazione della disciplina in materia di domanda manifestamente infondata alle persone qualificate come vulnerabili.

L'articolo 5, modificato nel corso dell'esame in sede referente, introduce alcune novità in materia di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) nonché di accertamento dell'età nell'ambito della procedura di identificazione del minore.

In particolare, in tema di accoglienza, la disposizione (lettera a), n. da 1 a 4): estende da trenta a quarantacinque giorni il tempo massimo di permanenza dei minori nelle strutture governative di prima accoglienza a loro destinate; specifica che l'attivazione delle strutture di prima accoglienza avviene sulla base delle esigenze del territorio e dell'entità degli arrivi in frontiera o dei rintracci ed elimina la possibilità per gli enti locali di gestire tali strutture tramite convenzione con il Ministero dell'Interno. Per quanto riguarda l'accoglienza dei minori nel SAI, si dispone che la capienza del Sistema è commisurata: 1) alle effettive presenze dei minori, anziché in generale sul territorio nazionale, nelle strutture di prima accoglienza e nelle strutture ricettive temporanee attivate dai prefetti (c.d. CAS minori); 2) nei limiti delle risorse non solo del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo, come già previsto, ma anche del nuovo Fondo per l'immigrazione istituito dal D.L. n. 145 del 2023. Si stabilisce inoltre che l'assistenza e l'accoglienza del minore sono assicurate dai comuni in caso di temporanea indisponibilità non solo, come attualmente previsto, nelle strutture governative di prima accoglienza e delle strutture afferenti al SAI (art. 19, co. 2) ma anche nei CAS minori. Si consente di realizzare o ampliare i CAS minori, in deroga al limite di capienza, nella misura massima del 50 per cento e si prevede che in situazioni di momentanea mancanza di strutture di accoglienza per minori, incluse quelle temporanee, il prefetto dispone l'inserimento del minore di età non inferiore a sedici anni in una sezione specifica dei centri di accoglienza per adulti, per un periodo massimo di novanta giorni, prorogabili di ulteriori sessanta, nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente allo scopo destinate.

Si introduce inoltre la possibilità per il giudice di disporre l'espulsione come sanzione sostitutiva in caso di condanna del presunto minore per il reato di false dichiarazioni sull'età (lettera b), n. 1).

In relazione alla procedura di identificazione dei minori (lettera b), n. 2 e n. 3), è introdotta la possibilità per l'autorità di pubblica sicurezza, in presenza di arrivi consistenti e ravvicinati, di ordinare l'effettuazione di misurazioni antropometriche o di altri esami sanitari, inclusi quelli radiografici, al fine di determinare l'età, informando immediatamente la Procura della Repubblica presso il tribunale per la persona, la famiglia ed i minorenni, che ne autorizza l'attuazione in forma scritta ovvero, in casi di particolare urgenza, oralmente con successiva conferma scritta.

L'articolo 6 interviene sulla disciplina della conversione del permesso di soggiorno per minori stranieri non accompagnati al compimento della maggiore età, come modificata dal decreto-legge n. 20/2023 (c.d. decreto Cutro). In particolare, la disposizione individua nei consulenti del lavoro e nelle organizzazioni dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale i soggetti ai quali è demandata la verifica dei requisiti previsti dalla normativa vigente ai fini della conversione. Prevede, inoltre, la revoca del permesso di soggiorno nell'ipotesi di sopravvenuto accertamento dell'insussistenza dei requisiti.

L'articolo 7, come modificato in sede referente, introduce la possibilità di derogare, a determinate condizioni, ai limiti di capienza previsti dalle disposizioni amministrative degli enti territoriali per i centri governativi di accoglienza e nelle strutture temporanee di accoglienza; modifica l'elenco delle condizioni soggettive di cui tenere specificamente conto nell'ambito delle misure di accoglienza. In particolare, nel decreto legislativo n. 142 del 2015, relativo all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, si introduce il riferimento alle “donne, con priorità per le quelle in stato di gravidanza” in luogo di quello alle “donne in stato di gravidanza”. Nel decreto legislativo n. 25 del 2008, relativo invece alle procedure di esame delle domande di protezione internazionale, si introduce il riferimento alle “donne” in luogo di quello alle “donne in stato di gravidanza”.

L'articolo 8, modificato in sede referente, prevede che, al fine di supportare i Comuni interessati da arrivi consistenti e ravvicinati di migranti sul proprio territorio, il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, anche speciali, connesso alle attività dei centri governativi e dei punti di crisi allestiti, anche occasionalmente, potrà essere assicurato dal prefetto fino al 31 dicembre 2025. Con la modifica apportata in sede referente, la medesima disciplina si applica anche ai comuni di frontiera al confine con altri Paesi europei interessati dal transito dei migranti.

L'articolo 9 incrementa il contingente di personale delle Forze armate dell'operazione “Strade Sicure” di 400 unità dal 1° ottobre al 31 dicembre 2023 al fine di rafforzare i dispositivi di controllo e sicurezza dei luoghi ove insistono le principali infrastrutture ferroviarie del Paese, con una spesa complessiva quantificata in 2.819.426 euro, di cui euro 2.576.071 per l'anno 2023 ed euro 243.355 per l'anno 2024.

L'articolo 9-bis, introdotto in sede referente, modifica il limite massimo di età previsto per la partecipazione al concorso pubblico di accesso alla qualifica iniziale della carriera dei funzionari tecnici di Polizia, stabilendo che non possa essere superiore a trentadue anni anziché a trenta, come attualmente stabilito.

L'articolo 9-ter, introdotto in sede referente, prevede per il quinquennio 2024-2028 la determinazione annuale delle consistenze di ciascuna categoria di volontari di truppa del Corpo delle capitanerie di porto con decreto del Ministro della Difesa, di concerto con i Ministri delle Infrastrutture e dei trasporti, dell'Economia e delle finanze e per la Pubblica amministrazione e l'innovazione, in ragione dei maggiori impegni del Corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera nelle attività connesse al fenomeno migratorio. Per le medesime finalità viene autorizzato l'arruolamento, per l'anno 2024, di un contingente aggiuntivo fino a 200 volontari in ferma prefissata quadriennale e per ciascuno degli anni 2026, 2027 e 2028, di un contingente aggiuntivo fino a 100 volontari in ferma prefissata triennale.

L'articolo 10 incrementa, per il 2023, anche in relazione all'eccezionale afflusso migratorio, le risorse destinate alla remunerazione del lavoro straordinario delle forze di polizia (di 15 milioni di euro) e, in base a una modifica introdotta in sede referente, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (di 2,147 milioni di euro).

L'articolo 11, ai commi 1 e 2, destina risorse alla Polizia di Stato e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco al fine di corrispondere alle contingenti e straordinarie esigenze connesse all'espletamento dei loro compiti istituzionali, anche alla luce dei maggiori impegni connessi all'eccezionale afflusso migratorio e – come specificato in sede referente – alla accresciuta necessità di presidiare obiettivi sensibili, tenuto conto, altresì, della crisi mediorientale. Si tratta, complessivamente, di 5 milioni per il 2023 e di 20 milioni per ciascun anno dal 2024 al 2030, che affluiscono alla disponibilità del Ministero dell'Interno.

Il comma 2-bis, introdotto in sede referente, dispone l'abrogazione della previsione che richiedeva, per mantenere l'iscrizione nell'elenco dei volontari dei vigili del fuoco, la contestuale iscrizione nelle liste dei centri per l'impiego (articolo 13, comma 6, del DL n. 69/2023, c.d. Salva Infrazioni).

I commi 3 e 4 finanziano - per il triennio 2023-2025 – una serie di interventi a favore di Forze armate e Arma dei carabinieri. Gli interventi sono diretti, tra l'altro, al supporto logistico, all'approvvigionamento di beni e servizi (equipaggiamento, armamento, strumenti telematici ecc.) nonché all'acquisto, alla manutenzione e all'adattamento di mezzi, infrastrutture e impianti. Per tali finalità sono previsti 2 milioni di euro per il 2023 e 9 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025, da ripartire fra le Forze armate e i Carabinieri.

I commi 5 e 6 autorizzano la spesa complessiva di 1 milione di euro per l'anno 2023 e di 4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025 per il supporto dei compiti istituzionali del Corpo della Guardia di finanza. In particolare, tali risorse sono da destinarsi al potenziamento e al finanziamento di interventi diretti all'ammodernamento; al supporto logistico; all'acquisto di beni e servizi nel settore dell'equipaggiamento, dell'armamento, degli strumenti telematici e di innovazione tecnologica; all'acquisto, alla manutenzione e all'adattamento di mezzi, infrastrutture e impianti.

L'articolo 12 autorizza il Ministro dell'Economia e delle finanze ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio, ai fini dell'immediata attuazione delle disposizioni recate dal provvedimento, nonché a disporre, ove necessario, il ricorso ad anticipazioni di tesoreria, la cui regolarizzazione è effettuata con l'emissione di ordini di pagamento sui pertinenti capitoli di spesa.

L'articolo 13 prevede che il decreto-legge entri in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.