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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 179 di martedì 17 ottobre 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIOVANNI DONZELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 13 ottobre 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 75, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Iniziative volte allo scorrimento integrale della graduatoria degli idonei del concorso bandito nel 2020 dal Ministero della Giustizia per il reclutamento di personale non dirigenziale per il profilo di direttore - n. 3-00546)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Dori e D'Alessio n. 3-00546 (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha facoltà di rispondere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con riferimento all'atto di sindacato innanzi indicato, l'onorevole interrogante pone, ancora una volta e correttamente, il tema delle figure dei direttori all'interno dell'amministrazione della giustizia.

Bisogna preliminarmente dire che, in seguito all'espletamento della prova di esame relativa al concorso bandito con avviso del 17 novembre 2020, su base distrettuale, per il reclutamento di complessive 400 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di direttore, da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F3, nei ruoli del personale del Ministero della Giustizia-amministrazione giudiziaria, ad eccezione della Valle d'Aosta, sono state approvate, fra il mese di marzo ed il mese di aprile dell'anno 2021, le graduatorie distrettuali definitive dei vincitori, con la presa in possesso della sede scelta, fissata entro il termine di luglio del medesimo anno, cioè del 2021.

Alla data del 31 dicembre 2021 le unità assegnate nei vari distretti di corte d'appello erano 386.

Successivamente all'approvazione del DPCM del 30 giugno 2022 di autorizzazione all'assunzione di ulteriori unità dalle graduatorie capienti si è provveduto allo scorrimento delle stesse nei distretti di corte d'appello di Bologna, di Firenze, di Genova, di Milano, di Trieste e di Venezia. L'immissione in possesso, fissata al 24 ottobre 2022, ha visto concretizzarsi l'assunzione di ulteriori 27 unità idonee, a fronte delle 34 sedi immesse nella disponibilità da parte dell'amministrazione.

Si è poi provveduto a un ulteriore scorrimento di tre unità per il distretto della corte di appello di Venezia. Questo è il quadro che è noto all'onorevole interrogante, che è appassionato, come il sottoscritto, di questa vicenda.

Tutto ciò ha dunque portato a un totale di ben 416 assunzioni e rimane ancora un totale di idonei non vincitori per i vari distretti di corte d'appello ancora capienti di 304 unità. Appare opportuno rilevare in proposito che, in data 9 maggio 2022, è stato siglato il contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto delle funzioni centrali per il triennio 2019-2021, con il quale si sono disapplicate le disposizioni relative ai sistemi di classificazione professionale, istituendo le cosiddette famiglie professionali all'interno di 4 aree, in cui vi è anche l'area “funzionari”, che per il Ministero della Giustizia è comprensiva delle figure sia dei funzionari, che dei direttori.

Si rappresenta dunque che, a seguito della procedura concorsuale per l'assunzione di 2.329 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di funzionario da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F1, a seguito dello scorrimento della graduatoria formatasi all'esito del concorso per titoli ed esami per la copertura di 2.133 posti, elevati a 2.736 di personale non dirigenziale, a tempo pieno e indeterminato, a seguito della riqualificazione dei cancellieri esperti in funzionari giudiziari, mediante scorrimento integrale della graduatoria relativa alla procedura di selezione interna avviata il 19 settembre 2016, la dotazione della pianta organica dei funzionari (già area terza), non solo è stata saturata, ma addirittura è in sovrannumero.

Per rafforzare però ulteriormente l'efficienza dell'amministrazione della giustizia e al fine di valorizzare il ruolo dei funzionari area terza F1 che, all'interno degli uffici giudiziari - com'è noto -, sono estremamente importanti perché si occupano, solo a titolo di esempio, della gestione dei ruoli di udienza, dell'esecuzione delle sentenze e della gestione di tutte quelle attività fondamentali di cancelleria che reggono e rendono possibile l'amministrazione della giustizia, il Governo Meloni con precisa scelta politica ha adottato la legge n. 112 del 2023 di conversione del decreto-legge n. 75 del 2023.

A seguito di tale decreto è stato approvato l'aumento di ben 1.947 unità di personale della dotazione organica nell'area funzionari e pertanto si è reso possibile provvedere allo scorrimento integrale delle graduatorie dei distretti di corte d'appello capienti nell'ambito del concorso per 400 direttori.

Dunque, la proroga del termine di validità della graduatoria è funzionale proprio a consentire lo scorrimento integrale della stessa, e credo con questo di aver dato risposta al quesito fondamentale dell'onorevole interrogante.

Per quanto concerne le tempistiche invece dello scorrimento, occorre precisare che è attualmente in corso una procedura di interpello ordinario nazionale per complessivi 9.739 posti vacanti in vari profili professionali, tra cui anche quello di direttore, rivolto al personale dell'organizzazione giudiziaria, ai sensi dell'articolo 4 dell'accordo sindacale del 15 luglio del 2020. A conclusione di tutto il procedimento in parola, sarà quindi possibile procedere allo scorrimento delle graduatorie formatesi nell'ambito del concorso per i 400 direttori, come già programmato.

Un tema centrale per il Governo Meloni in ambito giustizia è quello dell'abbattimento dell'arretrato che impegna il Governo anche in eredità dei traguardi fissati nel PNRR dal precedente Governo e sul quale i precedenti Esecutivi hanno speso molte parole, però - debbo dire - posto in essere, sotto il profilo delle assunzioni a tempo indeterminato, pochi fatti.

Il Governo è indubbiamente intenzionato a rafforzare l'amministrazione della giustizia e a rafforzare la pubblica amministrazione, invertendo i trend del passato, tenendo fede agli impegni assunti con l'Unione europea in ambito di PNRR, nell'ambito dell'abbattimento dell'arretrato anche attraverso lo scorrimento delle graduatorie, che rende più agile l'assunzione di personale ormai necessario e indefettibile per l'amministrazione della giustizia. Tutto ciò nell'interesse evidentemente della Nazione e di tutti i cittadini e nel pieno rispetto del buon andamento, dell'efficienza, dell'efficacia e dell'economicità dell'amministrazione giudiziaria.

Inoltre, l'azione di velocizzazione della macchina amministrativa dell'amministrazione della giustizia è stata perseguita dall'Esecutivo anche attraverso - mi piace ricordarlo - la recente immissione in servizio di altre figure professionali: mi riferisco alle 427 unità nel profilo di operatore giudiziario, che è avvenuta nel mese di settembre di quest'anno, a sostegno della ripresa dell'attività processuale degli uffici giudiziari dopo la sospensione estiva.

Oltre a tutte le assunzioni di unità a tempo indeterminato vanno considerate anche le assunzioni degli addetti all'ufficio per il processo a tempo determinato, che non vanno ad ingolfare l'area terza, in quanto la pianta organica per tale personale è stata individuata con apposito DM del 28 settembre 2021 e, quindi, non interferisce con l'ordinaria attività assunzionale. Gli addetti all'ufficio per il processo supportano il personale a tempo indeterminato, dunque sempre con l'obiettivo di traguardare gli obiettivi fissati dal PNRR.

Va, infine, segnalato che il Governo è prontamente intervenuto al fine di arginare la recrudescenza degli episodi criminosi diffusi nel territorio del comune di Caivano, provvedendo tra l'altro, con il decreto emesso in data 14 settembre 2023, ad ampliare la pianta organica del personale amministrativo non dirigenziale addetto alle cancellerie e segreterie giudiziarie del tribunale di Napoli Nord - nato monco per una decisione all'epoca non tarata sui fabbisogni di quel tribunale pure importante nel contrasto alla criminalità diffusa e alla criminalità organizzata - di due posti di direttore e di 12 posti di assistente giudiziario, nonché ad ampliare la pianta organica del personale amministrativo non dirigenziale addetto alle cancellerie ed alle segreterie giudiziarie presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli Nord con due posti di direttore e 12 posti di assistente giudiziario.

È tutta un'altra partita - è una risposta di giustizia a fenomeni di recrudescenza criminale -, che si inserisce all'interno di quella citata dall'onorevole interrogante perché anche lì evidentemente satureremo i posti da direttore, ampliati scorrendo le graduatorie.

La pianta organica del personale amministrativo non dirigenziale addetto alle cancellerie e alle segreterie giudiziarie dell'ufficio del giudice di pace di Napoli Nord anch'essa è stata ampliata di un posto di direttore e di un posto di assistente giudiziario. Tradotto: in tutta l'Italia, ma significativamente in alcune aree, lo Stato non arretra più e assume a tempo indeterminato persone che sono utili all'amministrazione della giustizia, al fine di dare una risposta celere e immediata, per dire che non esistono più zone franche che possono confidare in una sorta di impunità per via delle lentezze burocratiche della giustizia. Di conseguenza - e termino -, con avviso del 6 ottobre 2023, il direttore generale del personale e della formazione del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria dava inizio alla procedura di individuazione di 5 unità di personale non dirigenziale dell'amministrazione della giustizia, profilo professionale di direttore, per l'assegnazione temporanea agli uffici di Napoli Nord anche di queste figure, per le quali si procederà allo scorrimento delle graduatorie.

PRESIDENTE. Il deputato Dori ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Sottosegretario, perché è andato anche oltre la richiesta che avevo sottoposto relativamente ai direttori, visto che si è parlato anche di operatori, addetti agli uffici del processo e anche di cancellieri esperti. Devo anche dar merito - lo faccio anche qui in Aula - al fatto che il Ministero della Giustizia oggettivamente è forse l'unico Ministero in questa legislatura che risponde agli atti di sindacato ispettivo, perché io riscontro che gli altri Ministeri questa cosa non la fanno. Invece, devo dare almeno atto al Ministero della Giustizia di metterci la faccia.

Per quanto riguarda i direttori, visto che sono l'oggetto proprio di questa interrogazione, c'è, quindi, un riscontro positivo, con l'intenzione e la volontà del Ministero, com'è stato ribadito qui in Aula, di uno scorrimento integrale, e questo è assolutamente fondamentale perché sono mesi e mesi che lo chiediamo e viene definitivamente confermato. Poi, sono altrettanto d'accordo che queste sono situazioni che si trascinano non da questa legislatura e, purtroppo, sappiamo che la giustizia è sempre stata trattata un po' come l'ultima ruota del carro ed è anche la dimostrazione del fatto che, se parliamo di ufficio del processo, tanti stanno andando verso altri Ministeri che sono in grado di dare, invece, maggiore sicurezza, non solo economica ma anche stabilità. L'unico aspetto è proprio quello delle tempistiche. Magari solleciterò nuovamente il Ministero, perché giustamente è il nostro ruolo, per capire tempistiche più certe proprio per non lasciare pendente la situazione di questi lavoratori, che possono portare energia, competenza, buona volontà e, soprattutto, perché queste figure professionali, come ha detto il Sottosegretario, sono fondamentali all'interno dei nostri tribunali. Quindi, sono soddisfatto e, però, continuerò a rimarcare l'importanza di avere davvero delle scadenze e delle tempistiche più precise.

(Intendimenti del Governo in merito all'annunciata riforma della magistratura onoraria - n. 3-00685)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Kelany n. 3-00685 (Vedi l'allegato A).

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole interrogante che mi dà, peraltro, anche l'occasione di fare il punto sull'annosa questione relativa alla magistratura onoraria, cioè agli oltre 5.000 nobili servitori di questo Stato spesso in passato bistrattati, trattati forse più da servi che da servitori, senza un equo trattamento economico, senza alcun trattamento pensionistico, senza diritto alle ferie, alla maternità e alla malattia. Eppure, erano coloro che, secondo la firma di più di 100 procuratori e vice procuratori d'Italia, erano assolutamente essenziali al buon andamento della giustizia, per il semplice fatto che la loro mancanza avrebbe fatto implodere, già solo per citare uno dei tanti dati, tutte le udienze monocratiche penali italiane, costituendo probabilmente un fatale colpo di spugna nei confronti della criminalità più spicciola, che è quella che flagella quotidianamente la vita dei nostri concittadini.

In relazione ai quesiti sollevati nell'interrogazione in oggetto, si rappresenta che già il Ministro Nordio, in data 13 settembre scorso, aveva annunciato, in quest'Aula, che nella prossima legge di bilancio sarebbe stata inserita una disposizione che avrebbe garantito finalmente una disciplina decorosa, sia retributiva sia previdenziale, ai magistrati onorari. Il Governo Meloni è fortemente motivato a risolvere l'annosa questione dei magistrati onorari, che si trascina da oltre vent'anni, con una sorta di precarizzazione a vita dell'esistenza di coloro che dovrebbero rendere e dire giustizia in questo Paese, e che ha condotto l'Italia, per di più, sulle soglie di una procedura di infrazione europea. La questione è di vecchia data - lo si ricava già dall'esame del numero della procedura, 4081/2016, e, se la mente non mi inganna, il numero 2016 sta per l'anno in cui è stata formalmente aperta l'infrazione - e finalmente il Governo Meloni ha deciso di dare a questa incombenza una risposta definitiva, concreta e finale.

È stato notificato al Governo un parere motivato, atto generalmente, ahimè, prodromico a una procedura di infrazione, emesso dalla Commissione europea, che ha mosso censure a una legislazione interna, la nostra, in relazione ai magistrati onorari, ritenuta non conforme a precipue direttive comunitarie, con ciò dando ragione anche a una serie di critiche sollevate nel tempo da varie forze politiche, fra cui la sua, in ordine alla mancanza dei più elementari diritti nei confronti di coloro che aiutano e sono essenziali allo svolgimento dell'attività giudiziaria italiana, ovverosia i magistrati onorari.

Nel caso in esame, la tematica è quella della pretesa inottemperanza a diverse disposizioni sul lavoro a tempo determinato, sul lavoro a tempo parziale, sull'orario di lavoro, sulle tutele per le lavoratrici gestanti, appartenenti a talune categorie di giudici onorari, ritenuti dalle istituzioni comunitarie sforniti dello specifico status di lavoratore, com'è stato più volte precisato dall'Unione europea, e che, pertanto, non fruirebbero di una serie di istituti e di tutele lavoristico-previdenziali proprie del lavoratore dipendente a tempo pieno comparabile. Secondo la Commissione europea, cito: «I magistrati onorari si trovano in una situazione comparabile a quella dei magistrati togati» (parere motivato del 14 luglio 2023). Naturalmente, è dovere di chi oggi governa trovare una definitiva e stabile soluzione che ponga termine a questa incresciosa questione, che ha privato delle più elementari tutele giuslavoristiche, previdenziali ed economiche, donne e uomini che compongono la variegata categoria dei magistrati onorari, attualmente in numero di circa 5.300, a cui va il mio personale ringraziamento per la non semplice opera che quotidianamente svolgono al servizio e a supporto della giurisdizione italiana e, quindi, della Nazione. Servizio, come dicevo prima, riconosciuto dagli stessi procuratori d'Italia, che hanno detto semplicemente che senza di loro la giustizia italiana non funzionerebbe più e questa giustizia italiana si è fondata su una gamba costituita dai magistrati onorari, pur trattandoli più che da nobili servitori dello Stato a volte come servi di Stato, dato che non avevano alcun diritto.

Ciò premesso, l'interrogante chiede sostanzialmente cosa sia stato fatto e cosa intenda fare questo Governo. È per me una gioia raccontare che, con riferimento al pregresso, giova ricordare che il cosiddetto regime transitorio, già previsto per i magistrati onorari in servizio alla data della cosiddetta riforma Orlando, è stato prorogato dai precedenti Governi, una prima volta alla data del 31 dicembre 2022, con conseguente perdurare del regime applicabile in tema di determinazione/liquidazione dei compensi.

Con la legge di bilancio per il 2022 è stata introdotta un'ulteriore riforma con cui il Ministro pro tempore ha previsto una particolare procedura di stabilizzazione, di conferma dei magistrati onorari già in servizio ante riforma del 2017, con l'inserimento di un contingente a esaurimento, a loro domanda, e con l'erogazione di un'indennità una tantum per coloro che avessero deciso di non partecipare alla procedura o non l'avessero, ahimè, superata. Tali interventi normativi evidentemente non hanno soddisfatto, però, le Istituzioni europee, ancor meno i nostri magistrati onorari e, pertanto, sono stati notificati all'Italia i pareri motivati citati in precedenza. Per rispondere alle varie criticità ereditate dalle precedenti riforme e sottolineate dalla stessa Unione europea, questo Governo ha dato una prima risposta adottando, nel giugno 2023, il decreto-legge n. 75, nel quale è stata prevista, quantomeno ai fini fiscali e previdenziali, l'assimilazione dei compensi erogati ai magistrati onorari confermati ai redditi da lavoratore dipendente, giacché sono più di vent'anni che proroghiamo questi lavoratori a tempo determinato, precarizzando loro l'esistenza. Grazie a tale intervento del Governo Meloni, si è individuata la gestione previdenziale alla quale i magistrati onorari devono essere iscritti, così consentendo alla preposta articolazione ministeriale (il DAG), attraverso il servizio NoiPA gestito dal MEF, di corrispondere finalmente ai magistrati onorari confermati i compensi previsti dalla riforma Cartabia, operando, al contempo, le corrette trattenute fiscali e contributive, perché prima eravamo in uno stato in cui non riuscivamo neanche a pagarli, perché vi erano dei disallineamenti giuridico-economici rispetto all'INPS.

Infine, ferme le interlocuzioni con la Commissione europea per il superamento della procedura di infrazione, si rappresenta che il lavoro per la definitiva risoluzione della problematica è in stato decisamente avanzato, per usare un eufemismo, anche grazie alla continua e proficua interlocuzione con il MEF, che ringrazio, e con il Ministero del Lavoro, che ringrazio, con i quali, di concerto, si sta provvedendo alla individuazione delle indispensabili coperture finanziarie e alla stesura dei necessari interventi normativi, nel rispetto delle indicazioni europee e dei vincoli di finanza pubblica.

Con riferimento ai tempi e ai contenuti dell'intervento, giova ricordare che, per la prima volta, nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza - la NADEF del 2023, approvata l'11 ottobre scorso - è stato inserito (e lo ripeto), per la prima volta, tra i collegati alla manovra finanziaria, un disegno di legge di riforma organica in materia di magistratura onoraria, che ne disciplinerà funzioni e compiti e con i quali auspichiamo di risolvere, definitivamente, questa penosa questione che affligge i nostri magistrati onorari. Questo non esito a definirlo un passaggio, se non epocale, quantomeno storico, e significa che, ai sensi della normativa vigente in materia di bilancio, entro la fine di gennaio, dovrebbe essere presentato alle Camere il disegno di legge di riforma.

Ancora non sarà sfuggito all'onorevole interrogante, sebbene l'interrogazione sia precedente, che, nella legge di bilancio per il 2024, licenziata ieri dal Consiglio dei ministri, all'articolo 61 (vado a memoria, se non erro), sono state stanziate le pertinenti risorse finanziarie per garantire, finalmente, il giusto riconoscimento economico e previdenziale alla categoria dei magistrati onorari, con ciò traguardando un risultato che questo Governo si era posto fin dal suo insediamento.

In Italia, nessuno più lavora, tanto meno, per i settori fondamentali, come la giustizia, in spregio dei più elementari diritti giuslavoristici, sindacali ed economico-previdenziali. Anche questo traguardo, quindi, costituisce - credo di poterlo dire con una punta di orgoglio, non personale, ma per il Governo e per il Ministero che mi tocca di rappresentare - una pietra miliare verso la risoluzione definitiva di questa penosa questione. Tale risultato riempie di orgoglio, perché si tratta di un punto programmatico del Governo Meloni, che, grazie al lavoro di squadra di tutto l'Esecutivo, ha visto luce in tempi decisamente celeri, atteso che, se non sbaglio, in un anno si è risolto ciò che si trascinava da decenni, con spregio di ogni rispetto del diritto del lavoro.

Auspico che anche il Parlamento sappia accogliere lo spirito di questo intervento e si adoperi per giungere all'approvazione finale dei provvedimenti in tempo altrettanto celeri, affinché, in questa fase, pur con l'input del Governo, tutti e coralmente insieme possiamo dare la risposta che questi 5.300 umili servitori dello Stato, lungamente bistrattati, spesso dimenticati, attendono da tanto tempo. Sarebbe una bella risposta che, certo, pur con lo stimolo del Governo, ma il Parlamento tutto intero possa dare in maniera celere, attese anche le coperture finanziarie.

PRESIDENTE. La deputata Kelany ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

SARA KELANY (FDI). Grazie, Presidente. Soddisfa e di molto la risposta del Ministro, oggi portata in Aula dal Sottosegretario Delmastro, alle questioni che ho posto come interrogante. Saluto con favore lo stanziamento rilevante dei fondi che consentiranno alla categoria un miglior trattamento previdenziale e retributivo, così come saluto con favore la ferma volontà di riallineare la disciplina a quanto previsto dal diritto eurounitario, la cui sistematica violazione negli anni ci aveva portato alle soglie di una procedura di infrazione. Il Governo ha tamponato anche questo. Voglio rassicurare il sottosegretario rispetto al fatto che dal Parlamento volentieri ci prendiamo carico del fardello di essere celeri rispetto a questa che per noi è un'urgenza e un'emergenza.

In questo frangente, voglio ribadire fermamente che l'impegno di Fratelli d'Italia per i giudici onorari viene da lontano, per il quale lo stesso sottosegretario, presente oggi in quest'Aula, ha speso molte energie nel dialogare con la categoria, non solo nel tenere alta l'attenzione, ma anche e soprattutto nel formulare proposte concrete.

I giudici onorari - chi fa l'avvocato lo sa e lo sa anche chi entra nelle aule giudiziarie quotidianamente - sorreggono giustizia e penale in Italia, questo lo ricordava anche il Sottosegretario Delmastro. I GOT, i giudici di pace, di DPO, sono investiti di compiti difficilissimi: giudicano sui diritti dei cittadini e hanno fra le loro mani l'amministrazione di una porzione importantissima di quella domanda di giustizia che non deve essere, né frustrata, né umiliata. Badate che interessarsi della categoria non vuol dire arroccarsi su posizioni che possono essere considerate faccende corporative o particolari, perché nelle mani di questi servitori dello Stato sono affidati i diritti dei cittadini.

Dunque, restituire dignità alla magistratura onoraria significa fare il bene della giustizia e degli italiani che di quella giustizia hanno sete.

I giudici onorari erogano giustizia eppure le tutele e le cautele nei confronti di questa categoria, per troppo tempo - lo ricordava il Sottosegretario prima -, sono state totalmente obliterate. Anche da ultimo il Governo dei migliori, con il miglior Ministro della Giustizia ne ha fatto sostanzialmente strame: pagati a cottimo, senza le ferie, senza la malattia, senza la pensione, ma con le stesse identiche responsabilità dei giudici togati. Ecco questo gridava vendetta e Fratelli d'Italia da sempre si è spesa per le giuste rivendicazioni di questa categoria. Tra i punti qualificanti del nostro programma era assicurato che ci saremmo fatti carico della questione. Come sempre, per Fratelli d'Italia ogni promessa è debito e, oggi, l'attenzione è diventata azione di Governo. Il Sottosegretario prima ricordava la NADEF e voglio ricordare che questa è la prima NADEF che il Governo Meloni scrive (la precedente l'abbiamo ereditata) e in questa prima NADEF abbiamo inserito il collegato che provvederà a una riforma strutturale della categoria, sicuramente, un approdo epocale per la tutela dei giudici onorari.

Questo avviene in un momento storico molto particolare, in cui le risorse sono estremamente esigue, in cui occorre far fronte a urgenze, ma non dimentichiamo le promesse fatte, neanche in questo caso e in questo frangente.

Dunque, ribadisco l'estrema soddisfazione per la risposta che il Sottosegretario porta oggi in quest'Aula. Di nuovo, ringrazio il Ministro Nordio e ringrazio, per questo, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ma permettetemi, da ultimo e non per importanza, di ringraziare il Sottosegretario Delmastro per l'impegno che ha profuso e profonde quotidianamente per la categoria e gli voglio significare che siamo consapevoli del fatto che questi interventi si portano dietro la sua sensibilità sul tema.

(Iniziative, anche di carattere normativo, in ordine al sistema di rendicontazione relativo al Fondo nazionale per le politiche sociali, anche al fine di evitare improprie penalizzazioni a danno delle regioni – n. 3-00736)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Ciocchetti e Foti n. 3-00736 (Vedi l'allegato A). La Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, onorevole Maria Teresa Bellucci, ha facoltà di rispondere.

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, innanzitutto lasciatemi ringraziare l'interrogante, l'onorevole Ciocchetti, per avermi dato l'opportunità di approfondire un tema di grande importanza. È da tempo che ci stiamo soffermando su una criticità che è stata segnalata dalle regioni, in particolare dagli assessori regionali, e sulla quale intendiamo dare massima attenzione. Il nostro mandato di Governo sarà certamente puntuale rispetto allo scioglimento di questo nodo.

Faccio riferimento alla forte preoccupazione che è stata manifestata dalle regioni sull'utilizzo dei fondi nazionali per le politiche sociali e in particolare sulle regole di rendicontazione, preoccupazione che è anche estesa agli altri fondi, come il Fondo nazionale per le non autosufficienze, il Fondo per l'assistenza delle persone con disabilità prive di sostegno familiare, il cosiddetto dopo di noi, e il Fondo nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale.

Venendo al punto, ciò che le regioni temono è che il Ministero intenda far propria un'interpretazione della normativa vigente, in particolare dell'articolo 89, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020, e che queste modalità di interpretazione comportino una penalizzazione finanziaria per le regioni, consistente nella mancata erogazione del complessivo fondo annuale di competenza, nel caso in cui anche un solo Ambito territoriale sociale, in ipotesi, ovviamente, non abbia rendicontato una piccola percentuale relativa alla terza annualità precedente. Voglio subito rassicurare sul fatto che questa penalizzazione non trova base e non troverà base in alcuna disposizione, ed è, di fatto, esclusa anche dal decreto interministeriale di riparto del Fondo nazionale per le politiche sociali del 2021, il quale, da un lato, prevede, ai fini del trasferimento di cassa, l'eventuale restituzione delle risorse non utilizzate dalle regioni nella stretta misura in cui non si arrivi a spenderle e rendicontarle entro la terza annualità successiva del Fondo, e limitatamente a questi importi, quindi, si provveda a espungerli, per, invece, riconoscere certamente l'interezza del Fondo; dall'altro, l'introduzione all'interno del Sistema informativo dell'offerta dei servizi sociali di un'apposita voce “Restituzione somme non spese” garantisce l'inserimento di detto importo da parte dell'ente beneficiario. Meccanismo che assicura la rendicontazione nella sua interezza, anche a fronte di somme non impegnate ed evita ritardi nel trasferimento dei fondi alle regioni.

In ogni caso, quegli importi oggetto di restituzione sono destinati a essere riassegnati con gli stessi criteri di riparto a tutte le regioni, che potranno sempre esercitare il potere sostitutivo, allo scopo di garantire sul proprio territorio un'efficace erogazione dei servizi e i correlati livelli essenziali delle prestazioni sociali. Siamo, inoltre, impegnati nell'elaborazione di una proposta normativa che fughi ogni dubbio applicativo e che uniformi le modalità di gestione di tutti i Fondi che ho citato poc'anzi, in modo che siano più funzionali al superamento di ritardi o interruzioni nella messa a disposizione del sistema regionale delle risorse finanziarie finalizzate allo svolgimento degli interventi programmati da parte degli Ambiti territoriali sociali che assolvono ai compiti di loro competenza.

Sottolineo che occuparsi con la giusta attenzione di politiche sociali vuol dire anche predisporre regole e strumenti di rendicontazione all'insegna della semplificazione e della trasparenza, di una ragionevolezza che deve essere sempre a servizio delle persone. E quando parliamo di politiche sociali, so bene, onorevole Ciocchetti, che lei conosce la sensibilità del tema, il bisogno di una tutela massima di queste persone e, oltretutto, di garantire in modo concreto, fattivo, la protezione dei più fragili. Ho chiesto, quindi, agli uffici, massima attenzione a questo scopo, per fare proprie modalità di monitoraggio e di rendicontazione uniformi, capaci di soddisfare, quindi, gli adeguati interessi delle persone che versano in situazioni di fragilità, assicurando loro livelli essenziali di prestazioni sociali e anche di qualità, all'altezza dei bisogni che noi dobbiamo andare a tutelare. Avremo modo di confrontarci ancora sui risultati di questo impegno di elaborazione normativa nel primo veicolo utile. Non ritarderemo quest'azione, onorevole Ciocchetti, ne può essere certo, con un costante confronto anche con le regioni e con tutti gli onorevoli colleghi, con lei, in particolare, che ha avuto la sensibilità di proporre questo tema all'interno delle interrogazioni della Camera dei deputati. Tutti i nostri sforzi, quindi, saranno volti a superare ogni criticità, perché il valore di uno Stato si misura dalla capacità di proteggere i più fragili e, quindi, dalla capacità di promuovere politiche sociali all'altezza del loro compito. Grazie, ancora, per l'interrogazione.

PRESIDENTE. Il deputato Ciocchetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Grazie, Presidente. Chiaramente sono molto soddisfatto della risposta del Vice Ministro Bellucci e, quindi, del Governo, perché credo che si sia compresa l'esigenza di intervenire per fare chiarezza in merito all'interpretazione di questa norma che, in passato, ha lasciato dubbi e ha posto, da parte delle regioni, il problema di rischiare di perdere non solo la parte eventualmente non rendicontata dalle amministrazioni comunali o dai piani di zona o dai consorzi che, poi, sono gli attuatori di questi piani e di questi Fondi, ma anche di perdere, tre anni dopo, l'intero finanziamento, che significherebbe oltretutto far perdere - come lei diceva - servizi essenziali per la qualità della vita di persone che vivono in condizioni di difficoltà. Come ha ricordato lei, parliamo di fondi di particolare rilevanza ed importanza, che in pratica sostengono le politiche sociali su tutto il nostro territorio italiano: dal Fondo nazionale per le politiche sociali al Fondo nazionale per le non autosufficienze, al Fondo per l'assistenza delle persone con disabilità prive di sostegno familiare, il cosiddetto Dopo di noi, e, dal 2024, il Fondo nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale. È fondamentale, pertanto, che ci sia questa presa di posizione molto chiara e molto precisa da parte del Governo, da parte del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, così come credo sia anche giusto che ci sia una modifica normativa che chiarisca, erga omnes, per il futuro, in modo che tutto questo, poi, non possa essere interpretato in maniera assolutamente diversa da qualche funzionario. Sono molto soddisfatto e credo che saranno soddisfatte anche le regioni, come saranno soddisfatti i comuni, attuatori poi delle politiche sociali sul territorio. Credo sia questa una materia molto importante, su cui abbiamo sempre bisogno di un'attenzione particolare e, quindi, ringrazio davvero il Vice Ministro, il Governo per questa attenzione che sta avendo su questa tematica.

(Iniziative volte al monitoraggio e alla tutela del territorio nazionale dall'inquinamento derivante da sostanze cosiddette PFAS - nn. 2-00115 e 2-00192)

PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze Cappelletti n. 2-00115 e Barzotti n. 2-00192 che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Chiedo pertanto al deputato Cappelletti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Io farò una breve illustrazione dell'interpellanza, poi, cedo la parola alla collega per l'illustrazione della sua. È doveroso introdurla brevemente, innanzitutto, per ringraziare la disponibilità del Sottosegretario per essere qui a rispondere; tuttavia, si tratta di un'interpellanza che avevo depositato lo scorso mese di marzo e questo lo sottolineo, non tanto e non solo, per dire che sono passati otto mesi, ma anche perché - centrale su questa questione - c'era un articolo, che adesso vado a citare e che è l'articolo pubblicato dalla rivista Le Monde il 23 febbraio 2023, il quale rendeva pubblica una mappa molto significativa, relativa alla contaminazione da PFAS in tutta Europa. Si tratta, quindi, di una mappa geografica nella quale viene mostrata l'entità della contaminazione da queste che sono sostanze polifluoroalchiliche (PFAS). In particolare, questa mappa mostra gli impianti di produzione di queste sostanze, alcuni siti in cui vengono utilizzate, nonché alcuni siti dove sono state rilevate le contaminazioni. Ora, del fatto che fossero presenti su tutto il territorio italiano probabilmente c'era già consapevolezza, ma che la distribuzione fosse così pervasiva sul territorio nazionale e anche in Europa, probabilmente, non può lasciarci indifferenti.

Secondo la rivista, in Europa sono oltre 17.000 i siti in cui sono state trovate contaminazioni significative e rilevanti da PFAS e questo campionamento sarebbe considerato anche molto sottostimato. Sappiamo che tali sostanze sono altamente inquinanti per l'ambiente, tendono ad accumularsi e a contaminare il suolo, l'aria e, soprattutto, le acque e i loro effetti nocivi sulla salute umana sono ormai ampiamente documentati dalla scienza. Dunque, stante il fatto che l'esposizione prolungata da PFAS è associata all'insorgenza di tumori, di malattie metaboliche, di infertilità maschile e femminile, si chiede al Governo quali siano le iniziative che abbia intrapreso sul territorio nazionale per monitorare e individuare le fonti da cui ha origine la sostanza, al fine di evitare la continuazione della contaminazione dell'acqua, del suolo e dell'aria e generare impatti, che possono arrecare rischi e pericoli per l'ambiente e la salute umana.

PRESIDENTE. Chiedo alla deputata Barzotti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente, la illustro brevemente. Ringrazio anch'io la Sottosegretaria, per essere qui. Il tema, che tratto oggi insieme al collega Cappelletti, è di primaria importanza per il nostro Paese, ma ci pare sia molto sottovalutato: mi riferisco al tema dell'acqua. Sappiamo che l'acqua è una componente primaria del corpo umano, è un bene comune ed è un diritto umano universale; quindi, partiamo da questo. Stiamo focalizzando la nostra attenzione sull'acqua e sul pericolo di una contaminazione dell'acqua potabile nel nostro Paese, e non solo. Non si tratta, infatti, di un problema solo italiano; come diceva correttamente il collega Cappelletti, è un problema, di fatto, europeo; c'è stata un'inchiesta importante guidata dalla testata giornalistica Le Monde che ha dato una fotografia dell'inquinamento e della contaminazione da PFAS; inquinanti che, per la loro pericolosità, tossicità per l'ambiente e per la salute umana, sono considerati eterni, sostanze chimiche persistenti e permanenti. Quindi, a fronte di tale pericolosità, l'inquinamento, la contaminazione deve essere veramente monitorata e controllata ai massimi termini, dunque con il più alto grado di allerta, da parte del nostro Paese e dell'Europa.

Sappiamo che è stata introdotta la direttiva comunitaria su questa tematica e sui limiti che devono essere adottati rispetto a questi inquinanti, però sappiamo anche che l'Italia ha recepito la normativa in questione soltanto quest'anno e che i limiti diventeranno cogenti soltanto tra qualche anno. Sappiamo anche che vi è una serie di segnalazioni che sono state fatte e, al di là dell'inchiesta di Le Monde, abbiamo anche un recentissimo report di Greenpeace Italia, che ha sollevato il problema con particolare attenzione alla Lombardia. Il Veneto aveva già avuto problemi sotto il profilo del tasso di inquinamento e vi sono anche processi in corso; in Lombardia, al momento, ci sembra non siano state attuate iniziative particolarmente incisive rispetto ai problemi sollevati da Greenpeace con riferimento a tutta la regione, rispetto ai campionamenti effettuati. Ci risulta, infatti, che sono stati effettuati 31 campionamenti, dei quali 11 hanno rilevato la presenza di PFAS sopra i limiti previsti dalla direttiva. Seppure non cogenti, in virtù di un principio di precauzione, sarebbe bene che si alzasse il livello di guardia su questi componenti chimici. Perché? Perché, banalmente, gli effetti sulla salute umana e sull'ambiente non sono e non possono essere in alcun modo sottovalutati. Quindi, chiediamo al Governo, con un supplemento di attenzione e di sensibilizzazione rispetto a questo tema, quali iniziative abbia in mente di portare avanti per garantire l'attuazione, in concreto, delle prescrizioni della direttiva, che effettivamente è stata recepita, e della normativa italiana e, allo stesso tempo, se siano previsti monitoraggi degli studi epidemiologici sugli impatti di questi PFAS nella popolazione, laddove siano state effettivamente rilevate contaminazioni. Ho in mente alcuni territori della Lombardia. Penso, ad esempio, alla provincia di Bergamo - poi, magari, in replica entreremo più nel dettaglio - o alla provincia di Lodi, da dove vengo io: in particolare, sono state rilevate concentrazioni molto alte in due comuni, Crespiatica e Corte Palasio.

Rispetto a questi temi chiedo al Governo quali iniziative intenda intraprendere. Attendo con ansia una risposta, sperando che vi sia veramente una manifestazione di alta attenzione rispetto al pericolo che questi agenti chimici, perduranti ed eterni, producono sulla salute umana e sull'ambiente.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato Matilde Siracusano, ha facoltà di rispondere.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, per i quesiti posti, relativi a una tematica di grande rilevanza. Vorrei subito rassicurare l'onorevole Barzotti dicendo che il monitoraggio di questi composti chimici viene effettuato proprio perché concorre al giudizio di qualità dei corpi idrici regionali.

Il decreto legislativo n. 172 del 2015 ha introdotto 12 nuove sostanze “pericolose prioritarie” da sottoporre a monitoraggio nei corpi idrici per la valutazione dello stato chimico, secondo quanto previsto dalla direttiva quadro Acque; tra esse, sono presenti anche le PFAS, acronimo per le sostanze perfluoroalchiliche. A seguito del provvedimento citato, a metà del 2017 il Ministero richiese ad ISPRA di formulare le proprie valutazioni e proposte per il monitoraggio delle sostanze PFAS nei corpi idrici superficiali e sotterranei, così da permetterne la programmazione da parte delle regioni nell'ambito dei piani di gestione dei distretti idrografici. Per corrispondere a tale richiesta, ISPRA istituì un tavolo tecnico di sistema con i rappresentanti delle agenzie regionali. A ottobre 2017, ISPRA e le agenzie avviarono le attività con l'obiettivo di completare, entro il 2018, un primo screening sperimentale, di respiro nazionale, sulla presenza di PFAS nei corpi idrici superficiali e sotterranei. Le indagini sono servite a fornire un insieme di informazioni, funzionale alla realizzazione dei monitoraggi per la classificazione dello stato chimico dei corpi idrici. I risultati dello studio, completato nel 2018, sono riportati nel Rapporto ISPRA n. 315 del 2019 sugli indirizzi per la progettazione delle reti di monitoraggio delle PFAS nei corpi idrici superficiali e sotterranei, reperibile sul sito Internet dell'istituto. Nello scorso mese di aprile, ISPRA ha coinvolto il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente per rendere disponibili i risultati dei monitoraggi condotti successivamente all'anno 2018, nonché eventuali risultati di studi condotti a livello regionale sull'analisi delle pressioni e degli impatti da PFAS nei corpi idrici regionali. I dati sono utili a fornire un quadro aggiornato sulla presenza di PFAS nei corpi idrici. Si rammenta che i monitoraggi regionali, finalizzati alla classificazione dei corpi idrici, vengono eseguiti dalle regioni e dalle province autonome con il supporto delle relative agenzie di protezione ambientale, in ottemperanza a quanto previsto dalla direttiva 2000/60/CE, così come recepita dal decreto legislativo n. 152 del 2006. L'attività è pianificata dopo un'attenta analisi delle pressioni e degli impatti che insistono nei diversi territori. L'obiettivo è valutare l'estensione e l'entità di eventuali fenomeni di contaminazione e di individuare le fonti, quali scarichi ed altre emissioni potenzialmente responsabili dei fenomeni osservati. L'analisi degli impatti, rilevabili attraverso l'attività di monitoraggio, consente perciò di adottare e di attuare le misure di gestione utili a minimizzare i fenomeni di contaminazione rilevati. Le agenzie regionali che hanno proseguito le attività di monitoraggio successivamente allo screening del 2018 hanno dunque risposto e comunicato a ISPRA gli esiti delle rispettive attività di monitoraggio.

Nei rispettivi siti Internet delle diverse agenzie è possibile la consultazione puntuale dei risultati ottenuti per tutte le regioni e per tutte le province autonome. ARPA Valle d'Aosta, ARPA Calabria e ARPA Molise, al momento, non hanno dati disponibili. È opportuno, altresì, rammentare che con il decreto legislativo n. 18 del 2023, che ha recepito la direttiva UE 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, è stato introdotto per tutto il territorio comunitario e nazionale un valore limite di concentrazione per le acque destinate al consumo umano, e, specificatamente, per alcuni parametri, sulla base di una revisione delle valutazioni di rischio.

Il decreto in parola prevede che l'autorità sanitaria integri e aggiorni le liste dei parametri sottoposti a controllo analitico, sulla base di indagini sulla tipologia di contaminanti rinvenibili nel territorio dove si prelevano e si producono acque destinate al consumo umano, adattandole opportunamente alle effettive pressioni antropiche insistenti sul territorio. È prevista, infatti, l'introduzione di procedimenti di valutazione e gestione del rischio per le aree di alimentazione di punti di prelievo di acque destinate al consumo umano e per l'intera filiera idropotabile, fino al punto d'uso.

Tali procedimenti sono rigorosamente regolamentati e validati. Al riguardo, è contemplata l'assegnazione di competenze e responsabilità specifiche per gli enti gestori e per le autorità ambientali e sanitarie regionali e locali, cui si demanda, non oltre il 12 gennaio 2026, ogni misura necessaria a garantire che le acque destinate al consumo umano soddisfino i parametri di cui all'allegato I, parte B, il cui controllo è obbligatorio a partire dalla stessa data.

Il decreto introduce, inoltre, una serie di criteri di sicurezza relativi ai reagenti e materiali in contatto con le acque destinate al consumo umano, completando il novero delle attività preposte alla salvaguardia proattiva degli aspetti qualitativi e quantitativi delle acque destinate al consumo umano.

Nell'ambito degli adempimenti normativi previsti dal decreto citato, si segnala l'istituzione del Centro della sicurezza dell'acqua presso l'Istituto superiore di sanità, che dovrà, ove necessario, recepire le linee guida tecniche sui metodi analitici del monitoraggio - che dovrebbero essere emanate dalla Commissione europea entro il 12 gennaio 2024 per poi essere puntualmente seguite dalle regioni -, nonché l'istituzione della Commissione nazionale di sorveglianza sui Piani di sicurezza dell'acqua, che costituiscono un rilevante potenziamento istituzionale per la prevenzione sanitaria, la vigilanza e il controllo a livello centrale. Difatti, con i citati Piani è perseguibile un nuovo modello di valutazione e gestione del rischio, che l'Italia ha iniziato ad applicare con il DM 14 giugno 2017, anticipando il modello olistico imposto a livello europeo con la menzionata direttiva n. 2184 del 2020.

Tale modello fornisce, in termini chiari, criteri, metodi e procedure necessari a perseguire una valutazione e gestione globale dei rischi per la protezione delle risorse idriche in Italia, anche rispetto, come sottolineato, ai contaminanti nuovi o emergenti, nonché agli impatti diretti e indiretti indotti dai cambiamenti climatici. Ciò al fine di garantire nel tempo l'assenza di potenziali pericoli di ordine fisico, biologico e chimico nell'acqua disponibile per il consumo umano.

La valutazione del rischio dovrà essere effettuata, per la prima volta, entro il 12 luglio 2027, con un riesame ad intervalli periodici non superiori a 6 anni e un aggiornamento, ove necessario. Con specifico riguardo all'accesso all'acqua, il decreto legislativo n. 18 del 2023 demanda poi alle regioni e province autonome l'adozione di misure atte a migliorarlo e garantirlo anche in favore dei gruppi sociali più vulnerabili ed emarginati, promuovendo l'uso di acque di rubinetto. Pertanto, ad integrazione della legislazione vigente e nell'ottica degli obiettivi già descritti, il decreto legislativo affida a tali enti l'individuazione di chi non abbia accesso o abbia solo un accesso limitato alle acque destinate al consumo umano, nonché l'adozione di una disciplina congruente, che consenta e favorisca l'accesso dell'acqua attraverso una serie di misure, tra cui l'informazione ai cittadini circa la qualità dell'acqua destinata al consumo umano.

I dati ottenuti da regioni e province autonome sulle misure adottate per migliorare l'accesso all'acqua, la promozione dell'uso di quelle destinate al consumo umano e sulla percentuale della popolazione che ne ha l'accesso dovranno essere resi disponibili tramite l'Anagrafe territoriale dinamica delle acque potabili, sistema informatico istituito presso l'Istituto superiore di sanità, entro il 12 gennaio 2029, e aggiornati successivamente ogni 6 anni.

Da ultimo, si rimarca che, pure a fronte di un controllo sempre più efficiente della presenza di PFAS come contaminanti delle acque, la prevenzione generale dei rischi ambientali e sanitari correlati alla diffusione di tali composti è legata indubbiamente e unicamente ad una drastica restrizione del loro uso. In quest'ottica, appare degna di nota l'iniziativa dell'Agenzia europea per le sostanze chimiche che ha aperto una consultazione pubblica sulla proposta di vietare i PFAS, in coerenza con la Strategia europea in materia di sostanze chimiche sostenibili, elaborata nel 2020 dalla Commissione europea.

Fermo restando quanto fin qui esposto, si rassicura che il Ministero dell'Ambiente continuerà a svolgere le proprie attività di competenza, monitorando i vari livelli di attuazione della normativa in argomento.

PRESIDENTE. Il deputato Cappelletti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Se ci trovassimo in una situazione emergenziale, potrei anche dichiararmi soddisfatto, perché c'è un monitoraggio delle acque che, ci dice il Sottosegretario, viene fatto, ma non ci troviamo in una situazione emergenziale. Devo fare una premessa, Presidente. Credo che la mia prima interrogazione l'ho presentata nel 2013 o 2014, dieci anni fa, proprio sulla questione dei PFAS. Ora, come allora, la preoccupazione era la salute pubblica. Se ne parlava poco, non c'era ancora una consapevolezza delle dimensioni del disastro e soprattutto della sua gravità, però si delineavano già i confini di un disastro senza precedenti.

Il problema è che parliamo di sostanze bioaccumulabili e la loro trasmissione non avviene solo con l'acqua, Sottosegretario, ma avviene anche con l'aria; avviene a causa del terreno imbevuto di queste sostanze, avviene mangiando gli alimenti quotidianamente. In Veneto, l'origine di questo inquinamento è riconosciuto. Questi anni non sono passati per nulla, c'è stato un responsabile con nome e cognome, si chiama Miteni Spa. È una società che ha preferito portare i libri in tribunale e dichiarare fallimento piuttosto che assumersi l'onere delle bonifiche, ma tant'è, ci troviamo in questa situazione da molti anni. La Sottosegretaria prima citava le responsabilità e gli interventi delle regioni.

In Veneto non c'è stato un grande contributo da parte della regione per limitare le conseguenze di questo disastro ambientale e lo cito perché è importante partire da qui per andare avanti, ma con una visione diversa. Pensate che la regione Veneto ha minacciato di querela per procurato allarme coloro che sollevavano il problema del rischio legato alla contaminazione ambientale da PFAS. Pensate che la regione Veneto ha resistito in giudizio, addirittura con 2 sentenze avverse, per non disvelare la percentuale di PFAS contenuta negli alimenti derivante dalle analisi che erano state effettuate.

Le associazioni ambientaliste e le associazioni di cittadini hanno dovuto portarla in tribunale per svelare questi dati. Sono stati promessi, nel caso di specie, cioè nel caso dello stabilimento inquinante, migliaia di carotaggi, ormai più di un lustro fa. Non ne è stato fatto praticamente nessuno. La bonifica sta lì a venire e mi sarebbe piaciuto avere su questo una parola dal Sottosegretario, visto e considerato che, a dieci anni dalla conoscenza del problema e anche della gravità di questo problema, ancora devono iniziare le procedure, di fatto, di bonifica. Certo, per colpa della regione, ma ciascuno per il suo ambito di competenza.

Perdonatemi se aggiungo un ultimo fatto, che delinea un quadro veramente sconfortante: dal processo in corso al tribunale di Vicenza - tra l'altro, si tratta del processo più importante per inquinamento ambientale in Italia in questo momento ed è stato avviato grazie agli esposti del MoVimento 5 Stelle per inquinamento da PFAS sul territorio -; in particolare, da una testimonianza durante il processo, è emerso che la regione si sarebbe opposta alla realizzazione di uno studio epidemiologico che era stato richiesto - anche se uso un termine improprio - , che sarebbe stato ritenuto opportuno dall'Istituto superiore di sanità.

Questa è la situazione del Veneto. Però, sappiamo, anche grazie all'articolo che ho citato nell'interpellanza, che la dimensione del problema non è più regionale, non è neanche nazionale e nemmeno continentale, oserei dire che ormai è un'emergenza planetaria. Sottosegretaria, gli effetti nocivi alla salute li ho ribaditi prima, non servirebbe ricordarli, ma lo faccio perché è importante non dimenticarci che dal bioaccumulo di queste sostanze insorgono tumori, malattie metaboliche, infertilità maschile, interferenza con la salute riproduttiva delle donne, aumento del colesterolo e, quindi, del rischio di infarti.

Io mi rendo conto che intervenire per bonificare aree così importanti come quelle che sono contaminate, nel nostro Paese, da PFAS, oggi sia molto difficile, però mi ha fatto piacere che, in finale, proprio nell'ultima frase, sia stata citata una volontà diversa e credo che sia la strada giusta. Mi ha fatto piacere che sia stata citata, tuttavia mi avrebbe fatto più piacere che ci fosse stato un impegno preciso da parte del Governo rispetto al non usare quelle sostanze e alla sostituzione di esse con altre che non abbiano le stesse conseguenze sul piano ambientale. Io credo che il Governo debba farsi parte attiva per promuovere il disuso e la sostituzione di queste sostanze e non solo, giustamente, a livello nazionale. Infatti, se la Miteni, così com'è avvenuto, viene smontata e ricostruita in un altro Paese, il problema non l'abbiamo risolto, perché è un problema planetario, di cui dovremo farci carico comunque.

Questo è il motivo per cui non posso dichiararmi soddisfatto della risposta. Su questo il Governo è latitante, ma io spero che ci possa essere un impegno futuro, considerato che, comunque, abbiamo intravisto questa possibilità, ossia promuovere il disuso e la sostituzione di queste molecole, che sono difficili da bonificare. La speranza - e concludo, Presidente - è che questo disastro incredibile avvenuto in Veneto - che ha coinvolto, anche se dovrei dire stravolto, la vita di 300.000 abitanti - non sia stato inutile, ma possa essere, al contrario, da monito affinché un disastro del genere non abbia più a ripetersi.

PRESIDENTE. La deputata Barzotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretaria, purtroppo non posso dichiararmi soddisfatta della risposta, ma perché non posso esprimere soddisfazione? Per le conseguenze che queste sostanze stanno creando sulla salute dei cittadini e sull'ambiente. Non siamo in una situazione emergenziale, come diceva il collega Cappelletti, ma siamo nell'ambito di una situazione fortemente connessa al nostro tessuto industriale e produttivo, che utilizza le sostanze PFAS, praticamente, sui vestiti, sulle padelle antiaderenti; all'interno dei cartoni della pizza addirittura ci sono queste sostanze. Per cui è evidente che, probabilmente, anzi sicuramente, seppure in limiti abbastanza contenuti, di fatto queste sostanze creano problemi in ogni caso, perché, come diceva il collega Cappelletti, si accumulano nel corpo umano e anche nell'ambiente. Quindi, di fatto, veramente la soluzione sarebbe andare verso il divieto di utilizzo dei PFAS e la loro sostituzione con sostanze più in linea con la transizione ecologica cui stiamo tendendo ormai da anni.

Segnalo, peraltro, che non saremmo l'unico Paese che chiede il bando di queste sostanze, perché abbiamo la Germania, i Paesi Bassi, la Svezia, la Danimarca e la Norvegia che hanno già espresso questo tipo di intendimento. Addirittura, la Danimarca si è pronunciata dicendo che non è più disponibile ad accettare il rischio connesso a queste sostanze e, di fatto, facendo un paragone con i dati che sono emersi in Lombardia, dai recenti report di Greenpeace, parte dell'acqua della Lombardia, secondo gli standard della Danimarca, non sarebbe neanche potabile. Per cui è evidente che dipende da che punto di vista guardiamo il fenomeno, ma le conseguenze sono sempre quelle, cioè, come diceva prima il collega, abbiamo infertilità, tumori, insomma conseguenze importanti.

Lei, correttamente, ci diceva che sono le agenzie regionali che devono raccogliere i dati, effettuare i campionamenti e i monitoraggi e questo va benissimo. Però, come facciamo adesso a sapere quali sono state le conseguenze sulla salute delle persone che possono essere incorse nell'abbeveraggio di quest'acqua, considerata di fatto contaminata? Io penso ai comuni dove sono state ritrovate queste concentrazioni: a Bergamo e in provincia di Bergamo, addirittura, ci sono immagini assurde in cui si vede proprio la fontanella dell'acqua in un parco giochi davanti a una scuola elementare, la cui acqua è stata esaminata ed effettivamente aveva livelli di PFAS molto elevati rispetto ai limiti della direttiva. Nel Lodigiano non è stato così, nel senso che ci sono stati campionamenti e sicuramente è grave che sia stato rilevato un livello di PFAS eccessivo rispetto al limite previsto dalla direttiva, tuttavia l'acqua campionata era, sì, vicino al centro abitato, ma proveniva dalla fontanella di un cimitero, per cui possiamo ragionevolmente presumere che non ci sia stato un abbeveraggio importante da parte della popolazione. Tuttavia, non possiamo escludere, invece, che questa contaminazione si sia estesa al centro abitato, perché lì il campionamento non è stato effettuato, dato che, di fatto, quella di Greenpeace è un'analisi a campione e sicuramente non satisfattiva e non completa, ma comunque perdurante nel tempo. Ciò fa capire che non si tratta di un problema temporaneo, ma di un problema che si estende nel tempo e che, quindi, necessita di essere continuamente monitorato.

Detto questo, lei ci ha riportato, Sottosegretaria, che in alcune regioni non sono presenti i dati di contagio e di contaminazione. In questo senso, il problema si estende a tutta Italia e vi è un grave difetto di trasparenza, perché, effettivamente, le persone devono sapere cosa bevono, l'acqua dev'essere pulita e dev'essere sana, dal momento che costituisce il 60 per cento del nostro corpo. Per cui, è importante e non è possibile che ci siano dubbi su quello che noi andiamo a bere.

Segnalo anche che, se è vero che ci sono delle informazioni sulle analisi che vengono effettuate dalle ATS delle varie regioni, però i componenti PFAS non sono pubblicati all'interno delle etichette dell'acqua, cosa che, invece, secondo noi, dovrebbe essere fatta, proprio per rassicurare le persone, per permettere loro di essere dei cittadini consapevoli. Noi non vogliamo creare allarmismo, lungi da noi creare allarmismo su questo, ma vogliamo avere la consapevolezza e sapere con certezza che quello che stiamo bevendo non ci farà del male. La Lombardia è il posto più inquinato d'Europa, per ragioni di inquinamento dell'aria e del suolo, e ora ci ritroviamo con un problema anche nell'acqua. In Veneto, come diceva il collega Cappelletti, 300.000 persone stanno affrontando i danni da PFAS, quindi non è allarmismo inutile, è una realtà, quella che noi stiamo portando oggi in quest'Aula.

Per cui, lei capisce, Sottosegretaria, va bene che ci diciate che è un problema che va affrontato, perché la competenza è regionale, però noi ci aspettiamo un'impronta molto forte da parte dello Stato rispetto a questo tema. Come le ho già anticipato, altri Paesi si sono già espressi, per cui perché noi no? Perché noi non rispettiamo quello che sancisce la nostra Costituzione, ossia che l'attività d'impresa, l'attività imprenditoriale non può svolgersi in contrasto all'utilità, alla dignità umana e alla salute pubblica? Questo io me lo chiedo, Sottosegretaria, perché certe volte abbiamo un approccio un po' timido rispetto alle tematiche ambientali, che spesso sottovalutiamo fino a quando non esplode il bubbone, che peraltro in Veneto è già esploso. In Lombardia stiamo facendo fatica a far emergere questo problema, ma grazie alle associazioni e alle ATS, che comunque stanno facendo i loro campionamenti, piano piano questo problema sta emergendo.

Ora, rispetto ai campionamenti, mi sento di dover dare i dati che sono emersi nell'ultimo monitoraggio effettuato da Greenpeace: dei 31 campionamenti che sono stati effettuati gli 11 che hanno rilevato dosi eccessive di PFAS riguardano sostanzialmente 4 casi: a Caravaggio e a Mozzanica, in provincia di Bergamo, con riguardo alle fontanelle nei parchi giochi cittadini, e a Corte Palasio e Crespiatica presso i cimiteri, dove sono stati superati i livelli previsti dalla direttiva di 100 nanogrammi/litro. Specifico che, in virtù di un principio di precauzione, ci aspettiamo un intervento forte. In Veneto ricordo che, per esempio, c'era stato il tentativo di avviare un'indagine epidemiologica, che poi non è andato a compimento e, allo stesso tempo, c'era stata anche la definizione di una “zona rossa” nell'ambito della quale attenzionare la popolazione. Penso che queste iniziative siano necessarie e da portare avanti. Poi, in 7 casi le concentrazioni di PFAS che sono state rilevate erano variabili tra i 12 e i 50 nanogrammi.

Quindi, Presidente e Sottosegretaria, serve bloccare l'inquinamento derivante da queste sostanze. Non lo diciamo noi, lo dicono i dati e lo dicono anche gli altri Paesi, quindi cortesemente agite e agite in modo deciso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi e iniziative in merito alle ricadute ambientali conseguenti al progetto di realizzazione di un impianto di fusione di alluminio e recupero di rottami metallici a Pontevico (Brescia) – n. 3-00369)

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, onorevole Matilde Siracusano, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Evi ed altri n. 3-00369 (Vedi l'allegato A).

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Ringrazio anche l'onorevole Evi per l'interrogazione.

Riguardo alla questione posta, si rappresenta che il provvedimento autorizzatorio unico regionale del nuovo impianto di fonderia e recupero di rifiuti non pericolosi costituiti da rottami metallici a Pontevico è stato rilasciato lo scorso 28 aprile 2023 dalla provincia di Brescia, l'autorità competente al riguardo.

Quanto sopra a corollario di alcune conferenze di servizi decisorie, svoltesi alla presenza degli enti preposti al rilascio dei necessari nulla osta ed in seguito alla presentazione di una serie di integrazioni trasmesse dalla società proponente. Il suddetto provvedimento si è reso necessario poiché il progetto necessitava sia della procedura di verifica VIA-Valutazione di impatto ambientale, sia di AIA-autorizzazione integrata ambientale, in considerazione della tipologia di attività svolte, nonché della quantità e della qualità di materiali trattati, ovvero rottami metallici.

Il passaggio del provvedimento di VIA richiamato dall'onorevole interrogante circa le caratteristiche dell'area in cui si inserisce lo stabilimento produttivo menziona l'avversità meteorologica alla dispersione degli inquinanti, la densità abitativa intermedia e l'elevata presenza di attività agricole e zootecniche. Lo stralcio è ad ogni buon conto riferito alla zonizzazione indicata in apposita normativa regionale ed è perciò da intendersi come un primo inquadramento generale del territorio. La qualità dell'aria specifica per il territorio di Pontevico è stata più puntualmente illustrata nel prosieguo del documento di VIA, in cui è indicato che la situazione in esame è tipica dei territori della pianura padana antropizzata, caratterizzata da valori medi di concentrazione dei vari inquinanti che, sebbene generalmente conformi ai limiti, risentono delle pressioni antropiche presenti.

Secondo quanto indicato dalla provincia di Brescia, il provvedimento di VIA ha considerato anche gli impatti attesi dalla realizzazione del progetto, dovuti al traffico indotto ed al convogliamento nei punti di emissione. Infatti, non sono attese emissioni diffuse in atmosfera poiché tutte le lavorazioni saranno svolte all'interno dei capannoni e sono previsti punti di captazione sugli impianti produttivi. Stando alla simulazione della dispersione delle emissioni, per ARPA non si rilevano significative ricadute sul PM10, mentre lo scenario di ricadute di ossido di azoto sarà soggetto all'applicazione delle BAT, migliori tecnologie disponibili per la riduzione delle emissioni. Inoltre, sulla base delle valutazioni svolte, l'AIA contiene le condizioni e le prescrizioni sull'esercizio dell'attività, con i limiti alle emissioni in atmosfera più restrittivi tra quelli previsti dalle BAT Conclusion di settore.

Relativamente ai fabbisogni idrici per uso industriale, in seguito alle integrazioni presentate lo scorso mese di novembre 2022, il sistema di gestione delle acque è stato rivisto al fine di contenere il prelievo di acque sotterranee da pozzo. Sono previsti al riguardo l'inclusione di un sistema di recupero di parte delle acque meteoriche dei pluviali per la pulizia dei piazzali e l'irrigazione del verde, il riuso di parte del concentrato dell'osmosi verso servizi igienici non potabili ed il ricircolo delle acque di raffreddamento.

In merito alla salvaguardia delle acque sotterranee, necessaria per via della ridotta soggiacenza della falda freatica, si segnala che, nel contributo VIA, sono state fornite prescrizioni che confermano quanto presente nelle norme tecniche e attuative dello studio geologico comunale. Pertanto, è disposto il divieto di realizzazione di piani interrati e viene raccomandata l'impermeabilizzazione delle fondazioni degli edifici e il totale collettamento delle acque meteoriche, nonché l'attuazione delle misure volte a ridurre l'interferenza dell'opera sull'equilibrio idraulico, idrodinamico e idrochimico della falda. In aggiunta, è stato raccomandato un monitoraggio annuale delle acque sotterranee, sia a monte sia a valle del sito, sulla base di parametri, metodi di analisi e frequenze dei controlli fornite da ARPA nel proprio parere.

Relativamente alla campagna di monitoraggio della qualità dell'aria, le modalità di esecuzione erano state definite da ARPA nel contributo di VIA, concordando l'opportunità di eseguirla nel periodo invernale, più rappresentativo delle fasi critiche e delle relative condizioni. Risulta che, tra gennaio e febbraio, la società proponente abbia effettivamente avviato tali monitoraggi, ma non ne ha reso noti i risultati, che tuttavia non erano richiesti prima della conclusione della procedura di PAUR. Si tratta infatti di un monitoraggio ante operam, funzionale a registrare la situazione preliminare e a valutare gli impatti successivi.

Atteso quanto descritto, il Ministero seguirà le attività di monitoraggio indicate nei provvedimenti, nell'interesse del benessere dei cittadini coinvolti e nel rispetto delle competenze degli enti preposti al rilascio delle autorizzazioni.

PRESIDENTE. La deputata Evi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Ringrazio anche la Sottosegretaria per la risposta che ha fornito. Devo dire di non essere soddisfatta di questa risposta, sebbene chiaramente comprenda la ratio e il fatto che si faccia riferimento ai provvedimenti autorizzatori, all'autorizzazione integrata ambientale ed alla valutazione di impatto ambientale.

Però, ritengo che ci sia comunque una serie di elementi di preoccupazione, perché non riesco francamente a comprendere come sia possibile conciliare tutto ciò con la tutela della salute, dal momento che il nostro Paese è costantemente sotto procedura di infrazione perché non riesce a rispettare i limiti degli inquinanti atmosferici, in particolare del PM10 e degli ossidi di azoto, due inquinanti per i quali abbiamo procedure di infrazione in corso da lungo tempo (in particolar modo la Pianura Padana e la regione Lombardia sono i territori maggiormente interessati da queste infrazioni).

La costruzione di nuovi impianti industriali infatti, sebbene con tutti i criteri e i tentativi di minimizzarne l'impatto – la Sottosegretaria ha fatto riferimento all'uso delle BAT, delle best available technology per la riduzione ad esempio degli ossidi di azoto -, determinerà un contributo in atmosfera e non farà altro che aggravare ancora di più la situazione della qualità dell'aria e, dunque, la salute delle persone che abitano in quel luogo.

Proprio oggi tra l'altro sul Giornale di Brescia c'è l'ennesimo nuovo articolo che ricorda la situazione di questo territorio e ricorda che metà dei comuni ha un'aria pessima; in particolare nella parte della pianura, quindi nella bassa bresciana, la situazione è ormai una costante per quanto riguarda l'inquinamento. E non serve ribadire - ma è bene farlo in ogni caso - che l'inquinamento atmosferico è ad oggi il principale rischio ambientale per la salute in Europa e che questo comporta anche degli oneri economici e sanitari inaccettabili e molto elevati.

Il nostro Paese, tra l'altro, è quello, in Europa, con la maggiore mortalità prematura a causa degli inquinanti atmosferici. Si parla di 72.000 morti premature a causa del PM2,5 e di 40.000 morti premature a causa del biossido di azoto. Dal mio punto di vista questi sono gli elementi da cui partire per prendere decisioni sui territori. Tra l'altro, aggiungo, la situazione particolare di Pontevico e della Bassa bresciana è particolarmente grave: nel 2022 ci sono stati oltre 73 giorni in cui si è andati oltre il limite di 50 microgrammi per metro cubo per quanto riguarda il PM10, mentre sappiamo molto bene che, anche per quanto riguarda gli ossidi di azoto in quella zona e in quell'area, abbiamo limiti che non riescono ad essere rispettati. Tutto questo accade prima dell'arrivo di un impianto industriale di questo tipo, impianto industriale che avrebbe evidentemente ripercussioni in termini di emissioni che deriveranno dall'attività produttiva in sé, ma anche, inevitabilmente, dagli aumenti dei flussi di traffico e, in particolar modo, dei veicoli pesanti che transiteranno nel territorio.

Continuo anche a non comprendere il senso di fare un monitoraggio, così come prescritto dalla valutazione di impatto ambientale ante operam, che, però, rimane chiuso nei cassetti, non viene pubblicato, non viene reso pubblico; non si consente, quindi, di capire se la situazione antecedente potrà essere valutata in modo che la decisione sia più consapevole rispetto a ciò che viene fatto.

Chiudo semplicemente dicendo che lo stato dell'arte è questo, ma avremo nuove regole che arriveranno dall'Europa, le quali andranno a ridurre ulteriormente i limiti in atmosfera delle polveri, degli ossidi di azoto e degli altri inquinanti. Questa è la revisione della nuova direttiva sulla qualità dell'aria. Come tutto ciò possa essere conciliato, quindi, con la tutela della salute rimane francamente, dal mio punto di vista, ancora un mistero.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 76, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo in ordine all'eccezionale incremento del fenomeno migratorio, con particolare riguardo alla situazione presso l'isola di Lampedusa.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo in ordine all'eccezionale incremento del fenomeno migratorio, con particolare riguardo alla situazione presso l'isola di Lampedusa.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro dell'Interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, da molti mesi stiamo subendo una fortissima pressione migratoria attraverso il Mediterraneo centrale, una pressione diretta verso l'Italia e, quindi, verso l'Europa. Alla data di ieri sono arrivate via mare, nel 2023, 140.586 persone, mentre nello stesso periodo degli anni 2021 e 2022 ne erano arrivate rispettivamente 49.764 e 75.833. Il fenomeno ha assunto una dimensione tale da richiedere soluzioni stabili e durature, con l'assunzione di forti responsabilità da parte di tutta la comunità internazionale. Non è certo questa la sede per approfondire le molteplici cause del fenomeno di natura politica, economica e sociale, del resto ben note e acuite negli ultimi mesi, cause che l'Africa subisce da troppo tempo. Ricordo anche che uno dei principali fattori scatenanti dei flussi è costituito dai conflitti armati e in questo momento, com'è noto, alle porte dell'Europa ce ne sono due: la guerra in Ucraina e il conflitto israelo-palestinese, entrambi incerti e suscettibili di provocare un impatto sulle dinamiche dei flussi, senza dimenticare il conflitto in Medio Oriente, conflitto che reca in sé anche il rischio di innescare radicalizzazioni islamiste, come solo pochi giorni fa è avvenuto in Francia, con l'assassinio di un insegnante da parte di un fanatico islamista, e proprio ieri sera a Bruxelles, con l'uccisione di due cittadini svedesi. Mi soffermerò sull'analisi della minaccia e sulle misure di prevenzione alla fine del mio intervento.

Tornando ai temi oggetto dell'odierna informativa, quel che è opportuno ribadire, fin da subito, è che la linea del Governo rispetto ai movimenti di persone che giungono in Italia è molto chiara e si regge su una serie di punti: il primo è la massima fermezza nel combattere l'immigrazione illegale e il traffico di esseri umani; il secondo è la promozione dell'immigrazione legale; il terzo è l'avvio e lo sviluppo di dinamiche virtuose di crescita in Africa, per ridurre il divario tra Nord e Sud del mondo; poi, c'è l'equilibrio, negli strumenti di governance europea delle migrazioni, tra responsabilità e solidarietà. Dobbiamo essere consapevoli che contrastare l'immigrazione illegale significa ridurre le morti in mare e tutelare di più e meglio quanti hanno effettivamente diritto alla protezione internazionale. L'obiettivo è, dunque, in primo luogo fermare le partenze, agendo, grazie a una forte iniziativa internazionale ed europea, sulle cause che alimentano i flussi, innanzitutto attraverso il sostegno alla crescita economica e sociale dei Paesi di partenza. Secondo le linee tracciate dal Presidente Meloni, occorrono investimenti di ampio respiro a medio e lungo termine in quei Paesi, in altre parole un vero e proprio piano Mattei per l'Africa che renda possibile il sogno delle giovani generazioni africane di non essere costrette a migrare in cerca di una vita dignitosa. Nel breve termine è necessario incrementare la cooperazione tecnica con i Paesi di origine e transito dei flussi, per aumentare le loro capacità operative di contrasto dell'immigrazione illegale sia via terra che via mare.

L'Italia è in prima fila a livello bilaterale in questi programmi di cooperazione, ma è chiaro che ben diverso sarebbe l'effetto complessivo se anche l'Unione europea assumesse appropriate iniziative in tale ambito con criteri di priorità. In questo momento è soprattutto essenziale che l'Unione europea sostenga la Tunisia. Non a caso faccio riferimento alla Tunisia, perché l'analisi dei flussi migratori, alla data del 30 settembre, ha fatto registrare un aumento del flusso proveniente da quel Paese di circa il 376 per cento rispetto all'anno scorso - parlo dell'incremento percentuale dalla Tunisia - con 91.000 migranti sbarcati, mentre si osserva una diminuzione di quello proveniente dalla Libia di circa il 4 per cento, con 38.250 migranti sbarcati. Anche il flusso migratorio proveniente dall'Algeria diretto verso la Sardegna ha visto un calo del 46,44 per cento rispetto all'analogo periodo del 2022, così come quello proveniente dalla Turchia che ha registrato dall'inizio dell'anno in corso un decremento del 54,90 per cento. La presenza delle ONG continua a costituire un catalizzatore dei flussi attraverso il canale di Sicilia, sebbene gli interventi normativi in materia di gestione dei flussi migratori introdotti dal Governo con il decreto-legge n. 1 del 2023 abbiano sensibilmente contribuito a disciplinarne l'attività, assoggettandole alle direttive emanate dalle autorità competenti per il search and rescue e da quelle di pubblica sicurezza. Dalle informazioni acquisite dai migranti è emerso che i trafficanti tendono a sovraccaricare le imbarcazioni e a rifornire le stesse di una quantità minima di carburante in previsione dell'intervento delle navi ONG presenti nelle acque del Mediterraneo centrale. Anche sulla base di questa evoluzione dei flussi migratori il Governo ha pertanto intensificato le relazioni bilaterali con la leadership tunisina, facendosi interprete in tutte le sedi internazionali delle necessità di un Paese che vuole collaborare lealmente nella lotta all'immigrazione illegale, ma è soffocato da una crisi economica fortissima. Io credo, quindi, che sia interesse di tutte le parti realizzare rapidamente i contenuti dell'accordo stipulato tra l'Unione europea e la Tunisia nella conclusione del quale l'Italia ha giocato un ruolo sicuramente determinante.

Un altro aspetto mai abbastanza sottolineato riguarda la dimensione intraeuropea. Le migrazioni in atto riguardano tutta l'Unione europea e, di conseguenza, gli Stati membri dell'Unione devono farsene carico. Non si può pretendere che i Paesi di primo ingresso più esposti ai flussi assorbano in proprio e a tempo indeterminato una pressione migratoria multi-continentali immensa, senza che gli Stati membri posti sulle frontiere interne si facciano carico di una parte degli oneri e anzi invochino, a giustificazione della propria inerzia, la regolamentazione di Dublino sui Paesi di primo ingresso, che appartiene ormai all'archeologia giuridica, come efficacemente ha avuto modo di osservare il Presidente della Repubblica. Ed è su questo fronte che registriamo gli sviluppi più promettenti. Lo scorso 17 settembre la Presidente della Commissione europea von der Leyen, in occasione proprio della visita a Lampedusa che ha effettuato con il Presidente del Consiglio, ha testualmente dichiarato: L'Italia può contare sull'Unione europea. La sfida dell'immigrazione illegale è europea e richiede una risposta europea e siamo noi a decidere chi arriva in Europa e non i trafficanti.

Non sono state parole di circostanza e la Presidente von der Leyen ha infatti annunciato un piano di azione in dieci punti per la gestione della pressione migratoria, che affronta la situazione in modo concreto e soprattutto in piena sintonia con le richieste rappresentate dall'Italia quale Paese di primo ingresso. Una priorità strategica, come appunto dicevo in premessa, è la Tunisia. Il piano riconosce la necessità di proseguire il dialogo con le autorità tunisine, lanciando un messaggio politico forte per il rafforzamento dei controlli terrestri ai fini della prevenzione del blocco delle partenze, soprattutto nella zona di Sfax. Pertanto, è essenziale dare pieno seguito operativo al Memorandum Unione europea-Tunisia ed, in particolare, sbloccare le risorse per mettere a disposizione le forniture destinate a rafforzare le capacità tunisine di controllo delle sue frontiere marittime e terrestri, in particolare, di quella con l'Algeria.

Una seconda linea di azione richiede un intervento più incisivo da parte di Europol nella lotta contro le reti dei trafficanti. Intendiamo dare impulso, nell'ambito proprio di Europol, a due task force operative a guida italiana rispettivamente per il Mediterraneo centrale ed il Mediterraneo orientale, con l'obiettivo di sviluppare una condivisione info-investigativa ed un coordinamento tra le forze di Polizia europee e quelle di Tunisia, Libia, Egitto e Turchia. A livello nazionale segnalo che le forze di Polizia dal 1° gennaio al 4 ottobre scorso hanno tratto in arresto, complessivamente, 183 scafisti. La terza linea di azione è l'aumento dei rimpatri. Stiamo lavorando per intensificare la collaborazione tra l'Italia, la Commissione e le Agenzie europee competenti per snellire le procedure di rimpatrio, compreso quello volontario abbinato a misure di reintegrazione. Anticipo qui - ma ci tornerò poi più avanti - che abbiamo varato un programma per l'incremento dei centri per i rimpatri per la cui realizzazione chiediamo che l'Unione europea ci supporti con risorse finanziarie straordinarie. Si tratta, infatti, di strutture che tornano a beneficio dell'intera Unione e i cui oneri, quindi, non è ragionevole che siano sostenuti dai soli Stati maggiormente esposti agli arrivi. È necessario inoltre sviluppare un piano europeo ad hoc con lo OIM per l'attivazione dei rimpatri volontari assistiti dal sud della Tunisia.

È necessario, inoltre, sviluppare un piano europeo ad hoc con l'OIM per l'attivazione dei rimpatri volontari assistiti dal sud della Tunisia verso i Paesi di origine. Il tema dei rimpatri volontari richiama l'importanza del ruolo dello OIM, Organizzazione internazionale per le migrazioni, e, seppure per diversi aspetti, anche dell'UNHCR. Vorrei segnalare anche la disponibilità della Presidente von der Leyen ad avviare quanto prima un dibattito a livello europeo su possibili missioni navali nel Mediterraneo. È senza dubbio positiva la prospettiva di missioni navali dell'Unione europea nel Mediterraneo e il Governo starà attento a che le nuove missioni non riproducano i modelli delle precedenti esperienze europee che, di fatto, prevedevano lo sbarco degli immigrati sempre e solo in Italia.

Il Piano di azione non è l'unico elemento di cambiamento dell'approccio europeo alla migrazione, perché importanti passi avanti sono stati compiuti anche in sede di negoziato del nuovo Patto per l'immigrazione e l'asilo. In occasione del Consiglio affari interni dell'Unione europea dell'8 giugno scorso tenutosi a Lussemburgo è stato raggiunto, infatti, un accordo sugli orientamenti generali relativi ai due testi cardine del nuovo Patto e, cioè, il regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione e il regolamento sulle procedure di asilo. È stato l'epilogo di un processo lungo e complesso, che trae le sue origini dalla crisi dei migranti siriani del 2015 e rilanciato nel settembre 2020 sulla base delle proposte della Commissione europea e che ha visto un'accelerazione nell'ultimo anno. Le due proposte di compromesso adottate mirano a sostituire, rispettivamente, il vigente regolamento Dublino 3 e la direttiva procedure di asilo, dettando regole uniformi sulla determinazione della responsabilità per l'esame di una domanda di asilo, sulla condivisione degli oneri derivanti dalla gestione dei flussi migratori e sulla trattazione delle domande di asilo, anche con procedure accelerate di frontiera.

Inoltre, lo scorso 4 ottobre, il Consiglio dell'Unione europea ha adottato, a livello tecnico, un testo di compromesso anche sul Regolamento crisi e forza maggiore, ultimo tassello legislativo necessario per poter negoziare il nuovo Patto nel suo insieme, assicurando un equilibrio complessivo tra tutte le sue componenti. Tale testo costituisce un'autentica svolta nell'approccio europeo alle migrazioni, in quanto da esso dipende in larga parte la sorte della riforma dell'intera politica migratoria dell'Unione. Ebbene, non soltanto di questa riforma l'Italia è stata una protagonista e un'artefice, ma bisogna pur riconoscere che il testo che è stato assentito è assai vicino alle esigenze e alle richieste italiane e costituisce il miglior compromesso realisticamente possibile.

Non entro nei dettagli, ma è importante dar conto della ragione politica di questo risultato. Negli ultimi anni, almeno dalle primavere arabe in poi, la questione migratoria si è presentata all'opinione pubblica europea e ai Governi essenzialmente, anzi, quasi unicamente come situazione di crisi a cui rispondere in emergenza, ma senza che ci fosse un accordo né sul concetto di crisi, né sugli strumenti su cui affrontarla. Ecco, appunto, che la nuova disciplina su cui è stato trovato l'accordo ha colmato un vuoto e ha fornito la conseguente cornice legale che consentirà agli Stati membri, specie quelli di primo ingresso come l'Italia, di affrontare le situazioni di crisi attraverso una maggiore duttilità delle regole di settore come, ad esempio, quelle riguardanti la registrazione delle domande di asilo, la cosiddetta procedura di asilo in frontiera. Oltre a ciò, gli Stati membri potranno chiedere, sempre con criteri di flessibilità, misure di solidarietà e di sostegno all'Unione e agli Stati membri e tali risultati, che sono riconducibili all'intensa spinta negoziale impressa dal Governo italiano, indicano che l'evoluzione in corso muove nella direzione del superamento del regolamento di Dublino e costituiscono una prima concreta realizzazione di quel principio di equilibrio tra responsabilità e solidarietà che, fino ad ora, l'Italia aveva chiesto invano all'Unione per europeizzare la gestione delle migrazioni.

Sia il Piano di azione, sia il regolamento sulle crisi migratorie sono risultati di estrema importanza, ma si tratta ancora di strumenti finalizzati a ripartire il carico dell'accoglienza. Non è, tuttavia, questa la priorità dell'Italia nel confronto con l'Europa. Il principale obiettivo politico del Governo, lo ribadisco, rimane quello di impedire le partenze, cioè combattere le migrazioni illegali e le filiere criminali che le organizzano. Ricordo, infatti, che uno dei punti del Piano di azione von der Leyen concerne proprio la realizzazione di azioni europee per smantellare la logistica e la produzione di imbarcazioni gestiti dalle reti criminali dedite al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Da ultimo, a Salonicco ho partecipato al vertice interministeriale con gli omologhi dei Paesi del Med5, che sono Cipro, Grecia, Malta e Spagna, un forum che raggruppa i 5 paesi del Mediterraneo di primo ingresso e il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas. Abbiamo, nell'occasione, dedicato buona parte dei nostri lavori alla dimensione esterna dei confini dell'Unione europea, concordando sull'esigenza di avere concreti partenariati europei con i Paesi terzi di origine e transito dei flussi, che devono essere sostenuti da risorse finanziarie coerenti con gli impegni politici assunti dall'Unione europea e in linea con la richiesta italiana di creare un Piano Mattei per l'Africa. Per quanto riguarda il dialogo con i Paesi terzi, abbiamo convenuto sulla necessità di contrastare l'azione dei trafficanti e prevenire le partenze irregolari, nonché sull'esigenza di favorire e accelerare i rimpatri.

Questo a livello internazionale; passando ora al piano nazionale, la linea del Governo si fonda su un'esigenza imprescindibile, che è quella del rispetto delle regole. Il rispetto delle regole genera certezza, possibilità di accesso ai beni pubblici e sicurezza, in quanto garantisce a tutti, cittadini e migranti, la possibilità di progettare il proprio futuro in accordo con le legittime aspettative di ciascuno, nel giusto equilibrio tra i propri diritti e i doveri verso la società che li accoglie.

In questo senso, è urgente recuperare il pervasivo, grave deficit di legalità accumulatosi negli anni, causato da politiche inefficaci, sia sul versante del contrasto all'immigrazione irregolare sia su quello della promozione di canali di ingresso legali e delle migliori condizioni per una convivenza civile e ordinata, una volta entrati in Italia.

Inoltre, a differenza di quanto è avvenuto in passato, abbiamo inteso salvaguardare l'interesse nazionale dell'Italia, utilizzando i margini di discrezionalità legislativa concessi dall'ordinamento europeo agli Stati membri per conformarsi alla normativa unionale, introducendo, laddove non vi era, come nel caso dell'attività di ricerca e soccorso in mare, una disciplina perfettamente in linea con il diritto internazionale. Con riguardo a tale ultimo aspetto, con il decreto-legge n. 1 del 2023, il Governo ha, infatti, inteso declinare le condizioni in presenza delle quali le attività svolte da navi che effettuano interventi di recupero di persone in mare possano essere ritenute conformi alle convenzioni internazionali e, dunque, non abbiamo in alcun modo impedito le attività di soccorso, bensì, soltanto fatto in modo che le stesse siano svolte in maniera ordinata e coerente con gli obblighi internazionali ai quali lo Stato italiano è tenuto a conformarsi.

Inoltre, anche in un'ottica di maggiore sostenibilità della prima accoglienza che grava sui porti geograficamente più vicini alle aree di intervento, quali quelli della Sicilia e della Calabria, siamo intervenuti per impedire che essi subiscano, in modo continuo e pressoché esclusivo, le conseguenze della pressione migratoria, mettendo in difficoltà lo stesso sistema di assistenza e di accoglienza dei migranti. Anche questa prassi operativa si fonda sul rispetto di regole, nel segno di un'equa ripartizione degli oneri dell'accoglienza tra i territori e di una maggiore efficienza complessiva del sistema.

Più di recente, con il decreto-legge n. 133 del 2023, il Governo ha messo a punto un sistema di norme che opera su più fronti, in piena coerenza con le linee di fondo di politica migratoria che ho tracciato. In primo luogo, sono state adottate disposizioni in tema di contrasto dell'immigrazione irregolare, volte a garantire l'effettività dell'esecuzione dei provvedimenti di espulsione e dei controlli in materia di immigrazione. Ulteriori disposizioni riguardano il procedimento di riconoscimento della protezione internazionale per domande successive a una prima domanda già rigettata definitivamente nel merito, finalizzato a garantire i diritti dei migranti senza compromettere l'esecuzione dei provvedimenti di allontanamento già disposti e convalidati dall'autorità giudiziaria. Ancora, abbiamo introdotto norme per agevolare l'accertamento dell'età dei minori stranieri non accompagnati, pur assicurando ai medesimi adeguati livelli di accoglienza e di tutela, nel rispetto delle direttive europee.

Con il decreto-legge n. 20 del 2023, sotto il profilo della promozione dei canali legali di ingresso sul territorio nazionale, abbiamo dato nuovo impulso ai corridoi umanitari – con oltre 1.000 rifugiati accolti, più di qualsiasi anno precedente - e all'immigrazione regolare dei lavoratori stranieri, attraverso l'ampliamento delle quote di ingresso, portandole a oltre 126.000 per l'anno in corso, e abbiamo anche introdotto una programmazione triennale delle quote, per meglio corrispondere alle esigenze del mercato del lavoro e favorire iniziative di collaborazione più a lungo termine con i Paesi d'origine dei flussi, arrivando a un totale di 452.000 unità.

Contestualmente, sono state modificate le norme sui titoli di ingresso e soggiorno per il lavoro subordinato, semplificando l'avvio del rapporto di lavoro dei cittadini stranieri e accelerando la procedura di rilascio del nulla osta al lavoro subordinato anche per esigenze di carattere stagionale.

Sul fronte del contrasto all'immigrazione illegale, è stato rafforzato l'apparato sanzionatorio per i reati in materia ed è stato introdotto il nuovo reato di morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina, che prevede pene da venti a trent'anni nel caso in cui si verifichi la morte di più persone. Il decreto-legge è intervenuto anche sul tema della protezione speciale, definendo meglio l'istituto per prevenire interpretazioni che potessero estenderlo in modo improprio e introducendo un regime transitorio idoneo a garantire le aspettative dei titolari dei relativi permessi e anche, semplicemente, di quanti abbiano fatto istanza.

È stata prevista una procedura accelerata alla frontiera per la decisione in merito al riconoscimento della protezione internazionale, in particolare, per i migranti che provengono da Paesi di origine sicuri ed è stato anche disciplinato il relativo trattenimento presso appositi luoghi. Nei giorni scorsi, alcuni tribunali non hanno convalidato i provvedimenti di trattenimento di alcuni migranti, assunti proprio sulla base delle nuove norme adottate dal Governo. Noi ne abbiamo preso atto e ne prendiamo atto con quel rispetto pregiudiziale, in senso letterale, che si deve alle decisioni giudiziarie, ma il Governo impugnerà tali decisioni nella ferma convinzione, avvalorata dalle valutazioni dei nostri esperti e dalle continue interlocuzioni che sto avendo a Bruxelles, che le norme in questione siano pienamente coerenti con la cornice giuridica europea di settore e con la Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). I provvedimenti del Governo sono, infatti, ponderati nell'ambito della cornice europea in un bilanciamento tra esigenze di sicurezza e rispetto dei diritti fondamentali delle persone e continueranno ad esserlo.

Quanto alla gestione dell'accoglienza, il Governo non si è fatto cogliere impreparato, nonostante il fatto che, nel solo mese di agosto, siano sbarcate 25.671 persone, e se aggiungiamo al dato numerico degli arrivi la loro pressoché totale concentrazione geografica a Lampedusa, vediamo che sull'isola, la cui vocazione dovrebbe essere quella turistica, sono sbarcate dall'inizio dell'anno al 6 ottobre, oltre 94.000 persone, pari a circa il 70 per cento del totale delle persone arrivate in Italia via mare nel corso del 2023.

Per fronteggiare la situazione di Lampedusa, in relazione all'incremento degli arrivi, lo scorso 24 maggio, in attuazione dello stesso decreto-legge n. 20 del 2023, è stata sottoscritta una convenzione con la Croce rossa italiana per l'affidamento dei servizi di accoglienza presso l'hotspot. Da ciò, è conseguito un generale e indiscusso miglioramento dei servizi resi, non solo, in termini di ordinato svolgimento della gestione delle procedure di accoglienza, ma anche in termini di lavori di ripristino dei diversi locali che erano stati vandalizzati e resi inutilizzabili.

Dalla data dell'affidamento, la Croce Rossa ha provveduto a prestare assistenza ad oltre 60.000 migranti, secondo un approccio di carattere sociosanitario e, anche grazie alla riorganizzazione degli spazi, la capienza dell'hotspot è stata elevata da 389 a 640 posti.

La dichiarazione dello stato di emergenza dello scorso aprile, prorogata di recente di ulteriori sei mesi, e le misure contenute nel decreto-legge n. 20 del 2023 sono state iniziative del Governo che, al momento della loro adozione, sono state oggetto di discussione, talvolta ingiustamente critica. Al contrario, in realtà, ci hanno consentito di migliorare in pochissimo tempo la nostra capacità di risposta di sostenere una situazione di estrema complessità e di elevare lo standard qualitativo dell'accoglienza, soprattutto a Lampedusa, dove, anche nel recente passato e in presenza di afflussi molto meno intensi, si erano registrate forti criticità nella gestione.

La dichiarazione dello stato di emergenza, peraltro già utilizzata in altre analoghe occasioni, lungi dall'essere stata frutto di un'impostazione ideologica, è stata unicamente dettata dalla necessità di disporre di procedure e strumenti più rapidi e adeguati per il governo dell'eccezionale incremento di persone sbarcate sulle nostre coste e si è rivelata molto utile in tal senso. Inoltre, in attuazione del decreto-legge appena citato, è stata ampliata la capacità delle strutture di primissima accoglienza dei migranti sbarcati sul territorio nazionale, sia attraverso l'attivazione di nuovi centri, sia tramite l'ampliamento di quelli già esistenti. Basti pensare che, nel giro di pochi mesi, sono state realizzate, ex novo, 9 strutture di primissima accoglienza e potenziate ulteriori 7, per un totale di 3.748 nuovi posti, di cui 982 dedicati ai minori stranieri non accompagnati.

In assenza delle misure semplificatorie e derogatorie introdotte dal Governo, la realizzazione di tali risultati avrebbe richiesto anni.

Un'altra iniziativa significativa, sempre conseguente allo stesso decreto-legge, e volta all'ottimizzazione gestionale, è stata quella relativa al potenziamento del sistema di trasferimento dei migranti dall'isola di Lampedusa verso la terraferma attraverso la predisposizione di trasporti dedicati mediante l'impiego di mezzi navali e aerei.

Nei momenti di maggiore congestionamento nell'hotspot, sono stati impiegati anche assetti navali forniti dalla Guardia costiera, dalla Marina militare e dalla Guardia di finanza. Al contempo, è stato assicurato un servizio di trasporto aereo dei migranti; in particolare, è stato finanziato dalla Commissione europea un progetto che, con il supporto operativo dell'OIM, prevede l'effettuazione di quattro voli settimanali da Lampedusa, per un totale di 720 migranti a settimana, dal 1° luglio al 31 dicembre del 2023; a ciò si aggiungono i voli militari resi possibili dagli assetti aerei forniti dalle Forze armate nei periodi di maggiore concentrazione di migranti nell'hotspot, quindi, nei periodi di maggiore crisi. Quello operativo a Lampedusa è un dispositivo logistico integrato, civile e militare che ha pochi precedenti e che è stato allestito dal Governo in poche settimane per far fronte agli sbarchi di migranti in numero sicuramente eccezionale. E, infatti, da un'isola di circa 6.000 abitanti, posta al centro del Mediterraneo, abbiamo trasferito 64.051 persone nel solo periodo 1° giugno - 30 settembre (i quattro mesi estivi). Nello stesso periodo, è stata registrata una media di 1.214 presenze giornaliere, con un picco di 6.344 presenze il 13 settembre. E, tuttavia, l'impatto delle iniziative adottate per il potenziamento del dispositivo di trasferimento ha consentito, già il 16 settembre, di ridurre le presenze a 1.796 ospiti, ossia ridurle di 4.548 unità in sole 72 ore. Abbiamo movimentato circa 5.000 persone in sole 72 ore.

L'andamento delle presenze nel mese di ottobre, con una media giornaliera diminuita a 257 unità, testimonia ulteriormente l'efficienza delle iniziative adottate, che hanno consentito di contenere le presenze sempre entro il limite di 640 unità corrispondente all'attuale capienza del centro. Aggiungo che, per fronteggiare la grave situazione socio-economica di Lampedusa, con il decreto-legge n. 124 di quest'anno è stata prevista la predisposizione di un piano di interventi strategici per migliorare le infrastrutture viarie e l'impiantistica a beneficio dei cittadini lampedusani per complessivi 45 milioni di euro.

Ricordo ancora che, a partire dalla dichiarazione dello stato di emergenza, l'offerta di posti nell'ambito dei centri di accoglienza straordinaria per adulti è stata aumentata di oltre il 20 per cento e per i centri di accoglienza straordinaria riservati ai minori stranieri non accompagnati la capienza è stata aumentata di circa il 75 per cento. Infine, le disponibilità nei centri di prima accoglienza sono aumentate di quasi il 29 per cento.

Anche la cosiddetta accoglienza di secondo livello assicurata nelle strutture del sistema SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) mediante progetti finalizzati del Ministero dell'Interno è stata potenziata; infatti, la rete SAI per adulti è stata incrementata di oltre il 2 per cento e quella per i minori stranieri non accompagnati di circa il 4 per cento. Complessivamente, dunque, la capacità delle strutture è stata ampliata di oltre il 16 per cento delle loro potenzialità. Attualmente, il sistema di accoglienza nazionale ospita 141.000 persone, di cui oltre 34.000 nella rete SAI, poco più di 101.000 nei CAS, circa 5.000 nei centri di prima accoglienza e quasi 500 negli hotspot. Le persone in accoglienza sono distribuite in 6.114 strutture CAS adulti e minori e in 926 progetti SAI, con il coinvolgimento complessivo di quasi 3.000 comuni.

Si tratta di dati che dimostrano chiaramente il livello di distribuzione capillare, soprattutto, della prima e straordinaria accoglienza su tutto il territorio nazionale, con evidenti benefici in termini di sostenibilità, convivenza civile e anche di ordine pubblico. Sono dati che mostrano anche come le misure intraprese dal Governo in materia migratoria stiano colmando con rapidità un gap di pianificazione che si è trascinato negli anni e stiano permettendo di rimodulare rapidamente il sistema di accoglienza, rendendolo più rispondente alle esigenze dell'attuale pressione migratoria.

Lo scorso 7 settembre ho incontrato il Presidente dell'ANCI e i sindaci delle città metropolitane per affrontare il tema della prima accoglienza con particolare riguardo ai minori stranieri non accompagnati. Nell'occasione, ho ringraziato i sindaci per quanto stanno facendo e ho sottolineato come il Viminale sia sempre disponibile ad un confronto costruttivo con le amministrazioni locali, ben consapevole delle difficoltà che si originano dai flussi migratori così intensi e non programmabili. Proprio in tale ottica ho evidenziato ai miei interlocutori l'importanza di affrontare insieme l'attuale situazione condividendo una metodologia comune per assicurare condizioni dignitose ai migranti e limitare l'impatto sulle comunità locali. Questo non significa, come pure è stato detto, scaricare l'onere dell'accoglienza sui territori degli enti locali, quasi che possano esistere porzioni del territorio nazionale non ricomprese nei territori comunali, ma significa riconoscere il fondamentale ruolo svolto dalle amministrazioni del territorio in quella distribuzione capillare, cui ho fatto prima cenno, che non può prescindere da una partecipazione più ampia e solidale possibile, su scala nazionale, a cui il Governo darà adeguato sostegno. Per venire incontro alle legittime richieste delle amministrazioni locali, infatti, nel decreto-legge approvato nel Consiglio dei ministri di ieri, preliminare rispetto alla manovra di bilancio, è stato istituito, presso il Ministero dell'Interno, un apposito Fondo, con una dotazione di 87 milioni di euro per l'anno in corso, per finanziare le misure urgenti connesse all'accoglienza dei migranti, ivi compresi i minori stranieri non accompagnati.

Un'ulteriore misura riguarda il sostegno ai comuni di confine con altri Paesi europei e a quelli costieri interessati dai flussi migratori e consiste nel riconoscere a tali comuni specifici contributi per complessivi 5 milioni di euro sempre per il solo anno in corso. È una linea di intervento alla quale intendiamo dare continuità anche nel disegno di legge di bilancio. Il Governo ha, altresì, inteso assicurare ai comuni più coinvolti negli arrivi un adeguato sostegno organizzativo e finanziario, prevedendo che, fino al 31 dicembre 2025, il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, connessi alle attività degli hotspot ivi presenti, sia assicurato dai prefetti competenti, quindi dallo Stato, attraverso procedure più snelle in deroga al codice dei contratti pubblici.

Queste appena illustrate sono iniziative che mirano a far coesistere il doveroso spirito umanitario nella gestione degli arrivi con l'altrettanto doverosa esigenza di proteggere le nostre città e i nostri territori in termini di sostenibilità, in termini di convivenza civile e in termini di coesione sociale, non da ultimo di ordine pubblico e di sicurezza. È un versante di impegno questo a cui il Governo dedicherà sempre prioritaria attenzione e, proprio per questo, stiamo dedicando forte impegno ad un ulteriore versante chiave della politica migratoria, che è quello che concerne per l'appunto i rimpatri, perché la riconduzione dei flussi migratori entro una cornice di legalità richiede che chi non ha titolo a restare in Italia sia rimpatriato nei propri Paesi di origine (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Il dato sui rimpatri avvenuti alla data del 4 ottobre indica un totale di 3.471: sono pochi, ma, rispetto ai 2.997 dell'analogo periodo di riferimento del 2022 e ai 2.802 del 2021, segna un primo impegno del Governo nella direzione di incrementarli. È importante sottolineare che il 70 per cento degli stranieri rimpatriati è transitato per un CPR e, ad oggi, circa il 50 per cento degli stranieri ivi trattenuti viene rimpatriato. Questi dati segnalano una correlazione positiva tra numero dei rimpatri e posti disponibili nei CPR che oggi sono insufficienti e per questo il Governo ha messo in campo diverse misure per ampliarne la capacità ricettiva. Oltre infatti alla ristrutturazione dei CPR esistenti sono in fase di realizzazione interventi di manutenzione straordinaria che consentiranno, già entro la fine dell'anno, di recuperare altri 218 posti. Il Governo considera, tuttavia, prioritario realizzare nuovi CPR, con l'obiettivo di disporne di almeno un centro per regione. In tale direzione, con il decreto-legge n. 124 del 2023, è stato previsto un piano straordinario per l'individuazione delle aree interessate alla realizzazione di un numero idoneo di hotspot, CPR, CAS e centri governativi di accoglienza, da realizzare con l'apporto del Ministero della Difesa nella fase di progettazione e realizzazione delle strutture individuate dal piano, con le procedure derogatorie e acceleratorie previste per le opere di sicurezza nazionale. E fatemi dire qui che, potendo, si farebbe a meno dei CPR, ma, purtroppo, non si può, non fosse altro per il fatto che la loro realizzazione è oggetto di una precisa obbligazione europea sulla responsabilità dei Paesi di primo ingresso nel controllo delle frontiere esterne dell'Unione. In base al diritto dell'Unione europea, infatti, siamo tenuti a garantire l'effettività dell'esecuzione dei provvedimenti di espulsione, e lo voglio ribadire: il trattenimento nei CPR, effettuato sulla base di un provvedimento convalidato dal giudice, riguarda esclusivamente i migranti adulti privi di titolo a restare in Italia e, come tali, destinati ad essere espulsi, i quali non collaborino alla loro identificazione ovvero presentino profili di pericolosità sociale. Si tratta, quindi, di soggetti che non solo sono sul territorio in posizione irregolare, ma che manifestano proprio quelle condizioni di pericolosità sociale che gli stessi sindaci e i loro cittadini temono, chiedendo interventi risolutivi. Pertanto, proprio in ragione delle loro finalità, la presenza di tali strutture non diminuisce, bensì aumenta i livelli di sicurezza dei territori di localizzazione. Aggiungo che in tali circostanze il mancato trattenimento in strutture come i CPR vanificherebbe l'attuazione delle norme dell'Unione europea, con conseguente responsabilità dell'Italia.

Nell'avviarmi a conclusione, vorrei fornirvi un rapido punto di situazioni sulle possibili ripercussioni che il conflitto in Medio Oriente potrebbe avere sulle dinamiche dei flussi migratori e sulla possibile recrudescenza del terrorismo islamista. Come sapete, a seguito dell'attacco subito da Israele ho immediatamente disposto un rafforzamento di tutti i dispositivi di osservazione e di tutti i dispositivi di controllo riferiti agli obiettivi sensibili presenti sul territorio nazionale, e nella seduta del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che ho convocato d'urgenza una prima volta lo scorso 10 ottobre, alla quale hanno partecipato anche le Agenzie di intelligence, sono state approfondite le possibili minacce e gli strumenti di prevenzione e contrasto. All'esito dell'incontro è stato ulteriormente innalzato il livello di attenzione e sono state rafforzate le misure di prevenzione generale, con particolare riguardo alle aree di maggiore transito e all'adozione di misure di difesa passiva dei siti sensibili. Nella giornata, poi, di sabato 14 ottobre ho convocato per la seconda volta il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica per un aggiornato quadro della situazione, anche alla luce dei preoccupanti ultimi sviluppi. È stata effettuata una ricognizione degli obiettivi sensibili in Italia, che sono stati quantificati in oltre 28.000, 205 dei quali israeliani, in prevalenza sedi diplomatiche o centri religiosi. La minaccia terroristica, inoltre, è alla costante attenzione del Comitato analisi strategica antiterrorismo, istituito presso il Ministero dell'Interno, che si è riunito appositamente lo scorso 10 ottobre per valutare l'evoluzione dei profili di rischio anche nei contesti antagonisti e nell'ambiente penitenziario. Aggiungo che l'azione del Governo, sin dal suo insediamento, si è incentrata su ogni forma di contrasto all'immigrazione irregolare, anche in relazione ai possibili profili di rischio di infiltrazione terroristica nei flussi.

I recenti tragici avvenimenti impongono una rinnovata e più elevata attenzione, in particolare attraverso il potenziamento delle attività interforze per i controlli delle frontiere e di quelli effettuati dalle task force operanti nelle principali aree di sbarco e negli hotspot nazionali. In questo senso ho dato specifiche direttive per l'intensificazione di ogni raccordo informativo tra le forze di Polizia e le Agenzie di intelligence al fine di monitorare l'evoluzione del conflitto e i suoi possibili riflessi sui flussi migratori, sugli ingressi e sulle presenze nel territorio nazionale. Una conferma del livello di attenzione è l'arresto avvenuto oggi a Milano, ad opera della Polizia di Stato, di due persone di origine egiziana, una delle quali di cittadinanza italiana, per i reati per l'appunto di terrorismo, e al momento non risultano evidenze concrete ed immediate di rischio terroristico per quanto riguarda l'Italia, ma la situazione è tale da richiedere un elevatissimo livello di attenzione, in quanto la minaccia terroristica si presenta spesso in maniera impalpabile, fluida e non sempre definibile a priori. Il quadro informativo delineato ritengo fornisca un'idea realistica della complessità degli scenari e delle problematiche interne ed internazionali che siamo chiamati ad affrontare. L'impegno del Ministero dell'Interno in tutte le sue articolazioni è rivolto a promuovere l'affermazione della legalità, e dunque della sicurezza, che è un bene pubblico indispensabile per il futuro del Paese. Impegnarsi per la legalità significa anche tutelare efficacemente le persone realmente più vulnerabili e quelle effettivamente bisognose di protezione, alle quali i nostri valori ci porteranno sempre a offrire soccorso e assistenza. Anche per questo non dobbiamo disperdere le risorse a beneficio di coloro che al contrario non ne hanno titolo. Restiamo convinti che si debba ricondurre il fenomeno migratorio ad una cornice di legalità, con regole certe, semplici e chiare, in modo da evitare abusi del diritto e possibili strumentalizzazioni in fase applicativa. Per gli stessi motivi stiamo favorendo una migliore programmazione degli ingressi regolari, con numeri di gran lunga superiori a quelli del passato e con modalità più rispondenti alle esigenze del nostro sistema produttivo.

L'obiettivo, e concludo, è garantire più sicurezza a tutti, in un'ottica di costante attenzione alle esigenze dei territori e dei cittadini, che, non dobbiamo dimenticarlo, costituiscono l'essenza dell'agire di chi ha responsabilità pubbliche (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente e grazie Ministro. Colgo l'occasione di questa informativa innanzitutto per dare la nostra solidarietà, come gruppo di Fratelli d'Italia, al Presidente Meloni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), che è stato oggetto di minacce rilevate nell'ambito degli arresti avvenuti questa mattina a Milano. Ma questa vicenda ci permette anche di fare alcune altre osservazioni, che sono del tutto inerenti all'informativa odierna. La prima: sicuramente noi abbiamo numerosi operatori del sistema sicurezza che preservano il nostro territorio, dall'intelligence agli inquirenti, fino agli agenti delle Forze dell'ordine, e che tutelano i cittadini italiani da minacce come quelle di tipo terroristico.

La seconda, però, è che questo fenomeno è strettamente e inevitabilmente legato anche al tema dell'immigrazione. E, sebbene non si possa fare una correlazione diretta tra il fenomeno migratorio e quanto sta avvenendo in Europa, drammaticamente sta avvenendo in Europa, anche in Europa, è necessario sottolineare che quanto più è alto il rigore nei confronti dell'immigrazione clandestina tanto meno i nostri territori sono esposti a quel pericolo.

È evidente, infatti, anche dai fatti legati agli attentati terroristici di queste ore, mi riferisco, per esempio, all'attentatore di Bruxelles, come la storia di quella persona tanto ci debba far riflettere. Una persona che era entrata illegalmente, a quanto si apprende, sul territorio europeo; una persona che aveva fatto una richiesta di asilo; una persona che aveva visto respinta quella richiesta di asilo, ma, ciononostante, era rimasta in Europa. Era rimasta in Europa e preparava l'attentato a cui, purtroppo, abbiamo assistito. Cosa ci dice questo? Ci dice che alcune misure intraprese dal Governo Meloni e che sono state oggetto di polemica ancora pochi giorni fa sono, invece, fondamentali per contrastare la minaccia concreta, reale e costante a cui sono sottoposte l'Italia e l'Europa stessa. Parlo del trattenimento per 18 mesi all'interno dei CPR, parlo della costruzione dei CPR, essenziale, importante, che la sinistra voleva abolire (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Noi li rendiamo nuovamente e orgogliosamente una realtà. Ma parlo anche dell'accelerazione delle procedure di frontiera per chi viene da Paesi definiti sicuri. E qui voglio fare l'osservazione più ampia, la riflessione più ampia. Tanto si è parlato della Tunisia quale Paese sicuro, ma, attenzione, non è stata un'invenzione del Governo Meloni. Devo ricordare che l'individuazione del Paese sicuro avviene tramite decreto interministeriale e che il decreto interministeriale che originariamente ha individuato la Tunisia quale Paese sicuro è un decreto dell'ottobre 2019, quando al Governo c'era il PD (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), quando al Governo c'era la sinistra, quando al Governo c'era il MoVimento 5 Stelle, e quel decreto non ha mai visto un aggiornamento in senso contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Il che ci fa dire che tutte le forze politiche concordavano e hanno concordato fino all'arrivo del Governo Meloni sul fatto che la Tunisia fosse ed è un Paese sicuro, tale per cui è assolutamente un Paese in cui può avvenire una procedura di rimpatrio nelle forme accelerate previste da questo Governo. Questa è la realtà. Questa è la realtà che fa gettare la maschera all'ipocrisia e alla narrazione contraria sul tema dell'immigrazione di questa opposizione. Ed è evidente, in altrettanto modo, che, se la Tunisia è un Paese sicuro, è anche un Paese con il quale, grazie al prestigio che ha recuperato l'Italia per volere e per capacità del Presidente Meloni, è un Paese con il quale vale la pena instaurare un rapporto che è sfociato nel Memorandum e che deve continuare, in sede europea, a portare all'unica soluzione concreta che riteniamo tale per l'immigrazione clandestina, e si chiama il blocco navale (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Continuiamo a dirlo perché, Ministro, il mandato di Fratelli d'Italia a lei, anche in sede europea, è di richiamare le parole proferite dal Presidente von der Leyen…

PRESIDENTE. Collega Pellegrini… Collega Pellegrini… Collega Pellegrini!

AUGUSTA MONTARULI (FDI). …al fianco di Giorgia Meloni, proprio in quel di Lampedusa, che richiamava e prospettava una missione europea navale. Quella prospettiva è la prospettiva che continuiamo a ritenere un faro, accompagnata dal Piano Mattei di una reale solidarietà nei confronti dell'Africa e delle popolazioni africane, anche per toglierle dalla propaganda feroce dell'integralismo, che oggi sta facendo vittime in Israele e che rischia di fare vittime in altri territori, non esclusi quelli europei.

Ministro Piantedosi, il tema dell'immigrazione ci sta profondamente a cuore. Questo Governo è intervenuto, per la prima volta distinguendosi dai Governi precedenti, ponendo una soluzione di ampio respiro, strategica, che deve dare, in breve tempo, i suoi risultati migliori, e cioè non solo diminuire le partenze - cosa che, anche stando ai dati che provengono dalla Tunisia, si sta già ottenendo -, ma anche, in seconda istanza, rafforzare le misure a favore dell'integrazione.

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Questo è quello che ci chiedono i nostri territori, questo è quello che ci chiedono gli italiani, questo è quello che è giusto per la sicurezza dei nostri territori e per la sicurezza della nostra Nazione e del nostro assetto costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Orfini. Ne ha facoltà.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Ministro, ho ascoltato con rispetto e attenzione la rivendicazione delle politiche del Governo che lei ha fatto, rivendicando tutte le scelte di quest'anno. Sa cosa non torna, però? Dove si infrange quella ricostruzione? Sulla realtà. Lei è qui, in quest'Aula, oggi, a rendere un'informativa, perché noi veniamo da mesi di disastro, prodotto esattamente da quelle politiche che lei ha raccontato come la soluzione al problema e che, invece, ne sono concausa. Infatti, proprio quei capisaldi che lei ha richiamato sono falliti, in questa estate drammatica. È fallita l'idea dell'esternalizzazione delle frontiere, cioè - spiego per chi poi dice che non si capisce cosa significa - l'idea che si possano fare accordi con dittatori sanguinari, come Saied è - come Saied è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) -, per evitare che le persone partano, chiudendole nei lager, abbandonandole a morire nel deserto. Fu un errore farlo sulla Libia ed è un errore ancor maggiore, con quell'esperienza alle spalle, farlo sulla Tunisia. Ma soprattutto, le chiedo: di che stiamo parlando, dato che l'accordo Italia-Tunisia è fallito? E lo dice Saied, non lo dice l'opposizione, basta aprire i giornali in questi giorni e per verificare quanto quell'accordo sia stato stracciato dal nostro contraente. È fallita l'idea che i flussi si fermassero, fermando le ONG. Ancora lei, oggi, qui, è venuto a raccontare del pull factor. Prima di lei, l'ha fatto Giorgia Meloni, che, addirittura, il 25 settembre ha preso foglio e penna, e ha scritto una letterina al Cancelliere tedesco, dicendo: è ampiamente noto che la presenza delle imbarcazioni ONG abbia un effetto diretto di moltiplicatore delle partenze.

Ministro, questa tesi è falsa, è falsa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Lo dicono i dati del suo Ministero, lo dicono tutti gli studi nazionali e internazionali. È abbastanza inquietante che una Presidente del Consiglio usi questi argomenti nel rapporto con un Paese alleato, perché non fa fare una bella figura al nostro Paese. In quella lettera, la Meloni contestava al Cancelliere tedesco il fatto di finanziare delle ONG che salvavano vite in mare. Oltre al fatto che vi dovete fare una ragione che salvare vite nel resto del mondo non è considerato un peccato o una colpa ma un merito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), segnalo che le navi finanziate dalla Germania… Sa quante sono? Una! Sa di quanti arrivi in Italia quella singola nave è stata “responsabile”? Appena 700 su 140.000. Di che stiamo parlando? Voi avete creato un incidente diplomatico per una cosa che non esiste e poi non vi spiegate perché in Europa non vi prendono sul serio.

Lei, oggi, qui, ha raccontato del piano von der Leyen. Il piano von der Leyen non esiste, lo sa anche lei. Ci sono 10 punti che sono tutte cose già previste, che però vengono applicate male. C'è qualche promessa in più che non sarà mantenuta, come sempre, perché la forza contrattuale del nostro Paese in Europa non esiste. Avete fallito nella gestione dell'accoglienza. Lei l'ha ricordato, avete dichiarato lo stato di emergenza e, ciò nonostante, noi abbiamo vissuto l'estate con centinaia di persone, migliaia di persone per strada. Se lei avesse fatto una passeggiata a Trieste - l'ha fatta, però non è andato nella piazza centrale di Trieste, davanti alla stazione - si sarebbe reso conto che lì c'erano centinaia di persone richiedenti asilo, che, quindi, avevano diritto all'accoglienza, abbandonate da lei e dalle istituzioni, con danno per loro e per i cittadini di Trieste. Esattamente la stessa cosa che è avvenuta nei porti siciliani.

Oggi dite: blocco navale. L'ha detto la collega Montaruli e la ringrazio, perché ci mancava l'evocazione di questo evergreen nelle proposte della destra. Oggi abbiamo scoperto, grazie al Ministro Piantedosi, che il blocco navale in realtà è la missione Sophia. Missione Sophia che, però, già c'era e che è stata abolita su richiesta di qualcuno. Si ricorda, Ministro, di chi? Sua e dell'allora Ministro Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Sophia c'era, ne avete chiesto l'abolizione. Sapete perché l'avete fatto? Perché, secondo voi, allora non era un blocco navale ma era un pull factor.

Lo dico senza polemica, visto da qui appare tutto un pochino confuso. Forse dovreste cercare di ricostruire un po' di linearità nelle vostre proposte, come su questa vicenda surreale dei CPR. Lei su questo è stato onesto, glielo riconosco: 3.000 rimpatri. I CPR servono a fare i rimpatri. Non è aumentando il numero dei CPR - strumento già discutibile, come anche lei ha riconosciuto - o aumentando i tempi di permanenza, si risolve il problema. I rimpatri non si fanno perché non ci sono gli accordi con i Paesi in cui dovremmo rimpatriare i migranti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e voi non ne avete fatto uno in più, di accordo. Quindi, potete buttare soldi e risorse per fare altri CPR ma non cambierà assolutamente nulla.

Stendo un velo pietoso sul piano Mattei. La Presidente Meloni l'ha annunciato in quest'Aula quando ha chiesto la fiducia, un anno fa, poi lo ha riannunciato altre 15 volte e, qualche giorno fa, per l'ennesima volta, dicendo che però è rinviato al 2024. Diciamo che è uno dei più misteriosi x-files della storia dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Un'alternativa a questa assurda serie di autogol che avete messo in campo c'è, non è neanche difficile e noi vogliamo dare una mano a costruirla: lasciamo stare il piano Mattei e facciamo la cooperazione internazionale. Ministro, quanto mettete sulla cooperazione internazionale in legge di bilancio? Possiamo assumere insieme un impegno ad aumentare quelle risorse? Non guardi da un'altra parte, perché è una domanda seria alla quale bisognerà, poi, rispondere con i numeri. Possiamo mettere in mare delle navi, degli assetti navali italiani, per salvare le persone, tornando a una missione simile a quella che fu Mare Nostrum, che aiuti anche a gestire quei flussi, evitando il collo di bottiglia di Lampedusa? Possiamo davvero lavorare sull'immigrazione legale, come anche lei ha detto? Questo significa una cosa semplice: abolire e cambiare la Bossi-Fini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Possiamo farlo insieme? Vedete, io apprezzo quando voi dite di voler contrastare i trafficanti di esseri umani ma faccio fatica a pensare che possa farlo chi poi si comporta come loro, mettendo una taglia di 5.000 euro sulla libertà di un migrante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Possiamo lavorare a una distribuzione equa in Europa? La Meloni ha detto che non la possiamo più chiedere perché non ci conviene - non so perché, forse perché si arrabbia Orban - ma è difficile capire la ragione per cui abbiamo smesso di chiedere in Europa la redistribuzione. Possiamo ragionare sull'accoglienza e su come la si fa? Perché abbiamo smontato l'accoglienza diffusa, che era l'unica che funzionava? Guardi che il caos di questi mesi è il brodo di cultura in cui si rischia di aumentare il pericolo della radicalizzazione estremista perché, se metti centinaia di persone in un centro che ne dovrebbe contenere molte meno, i rischi aumentano, non diminuiscono. Vede, signor Ministro, io penso che difendere il nostro Paese significhi soprattutto difendere il sistema di valori scolpito nella Costituzione. Ecco, nulla di quello che voi avete fatto fa riferimento a quel sistema di valori e per questo noi continueremo a contrastarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro Piantedosi, la ringraziamo per l'informativa in cui lei ha puntualmente spiegato gli indirizzi e il lavoro del Governo che sul tema dell'immigrazione rappresentano perfettamente quello che ha sempre chiesto la Lega ed il programma elettorale della Lega. Ci stiamo muovendo in questo tema così complesso su tre direttive principali. Da una parte, l'apertura dei canali legali di immigrazione, perché siamo tutti perfettamente consapevoli che c'è richiesta di manodopera nel nostro Paese e soprattutto siamo favorevoli ad accogliere in maniera legale e sicura tutti quei cittadini che vogliono sviluppare in Italia un progetto di vita e portare ricchezza nel nostro Paese. Allo stesso tempo, c'è il fronte degli accordi internazionali, perché sappiamo perfettamente che un fenomeno così grande non si può affrontare da soli e quindi l'accordo con la Tunisia, piuttosto che gli accordi bilaterali che lei ha ottenuto al vertice europeo per permettere di avere procedure semplificate di rimpatrio o per incentivare all'immigrazione legale quei Paesi che si impegnano a contrastare l'immigrazione clandestina vanno nella direzione giusta. Il terzo pilastro è quello della fermezza nella difesa della legge e nel contrasto senza pietà alcuna di chi usa le persone e di chi commette reati legati all'immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Solo tenendo insieme le tre cose si possono ottenere risultati. Nell'ordine, abbiamo visto prima il decreto sulle ONG con il quale, al netto di tutte le cose che ho sentito, semplicemente si sono date delle regole di comportamento a quelle organizzazioni non governative che vogliono collaborare con lo Stato italiano. Visto che, nel rispetto del principio di sussidiarietà, le associazioni del terzo settore che collaborano con lo Stato in tutti i campi devono però attenersi alle direttive, alle linee guida e alle leggi dello Stato, non capiamo tutto questo stupore quando si chiede alle ONG di collaborare con le nostre autorità e di rispettare alcuni criteri di sicurezza, sia per chi lavora su quelle navi sia per chi viene salvato. L'unica cosa che ci viene in mente è che forse qui non si vuole la sussidiarietà ma c'è qualcuno che vorrebbe che le ONG superassero la sovranità nazionale e la volontà dei Governi legittimamente eletti. È seguito poi il decreto-legge Cutro, che ha toccato la parte repressiva. Infatti, è stato previsto il nuovo reato che prevede fino a 30 anni di carcere per chi causa lesioni o morte in seguito a condotte legate al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina - com'è giusto che sia - ed è stata reintrodotta una serie di norme che noi chiedevamo da anni che fossero reintrodotte, quelle sull'accoglienza dei decreti Salvini, dei decreti Sicurezza. In quel decreto si è previsto nuovamente che nella rete SAI a carico dei comuni entrino soltanto le persone che ottengono il permesso di soggiorno e non i richiedenti asilo; in quel provvedimento sono state inserite le procedure di frontiera e i trattenimenti degli stranieri che arrivano dai Paesi sicuri; in quel provvedimento si è posto fine alla protezione allargata, che era stata reinserita con i decreti Lamorgese, che avevano ampliato talmente tanto le fattispecie che arrivare in Italia era garanzia di poterci restare perché nessuno si opponeva alla permanenza nel nostro Paese.

Nell'ultimo decreto poi, quello più recente, si è affrontato un altro problema che i nostri sindaci conoscono molto bene, quello dei minori non accompagnati che - come sapete - gravano sulle casse comunali. È stato previsto, da questo punto di vista, che le prefetture possano organizzare delle strutture temporanee per i minori; si è superata la presunzione che chi si dichiara minore sia trattato come minore, perché, insomma, sappiamo tutti com'è andata in questi anni. Il fatto che i sedicenni ora possano stare nei CPR o che le prefetture possano fare delle verifiche sull'effettiva età dei minori sono sicuramente provvedimenti di buon senso, che i sindaci chiedevano da tanto tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). È stato previsto, ad esempio, che chi sparisce durante la richiesta di permesso di soggiorno vede sospesa la propria richiesta e, nel caso in cui non sia nuovamente reperibile, vede estinta la propria richiesta.

E inoltre, riguardo al sostegno dei comuni, la ringraziamo per il provvedimento del Consiglio dei ministri di ieri con cui sono stati stanziati ulteriori 87 milioni, proprio per aiutare i sindaci a gestire il fenomeno dell'immigrazione ed il fenomeno dei minori non accompagnati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il 14 settembre poi dal suo Ministero è uscito il tanto contestato decreto che applica la normativa del decreto Cutro e, dal nostro punto di vista, applica pienamente la normativa europea: parlo del decreto sulla garanzia finanziaria di 4.938 euro, che va versata da quel richiedente asilo che arriva da un Paese considerato sicuro per evitare il trattenimento. Ha già detto lei della querelle giudiziaria che ne è derivata e, con rispetto, vedremo come evolverà nei successivi gradi di giudizio: siamo certi che il Governo saprà far valere le sue ragioni o trasformare questo decreto ministeriale in un atto di legge, in modo che la palla passi alla Corte costituzionale. Mi permetto solo di dire che l'attentatore di ieri sera di Bruxelles era un tunisino richiedente asilo che era sparito; se forse anche a Bruxelles avessero avuto una norma come questa e fosse stato trattenuto, quei due svedesi sarebbero ancora vivi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Abbiamo sentito, anche nell'intervento precedente - ma la sentiamo dall'inizio della legislatura, una forte contestazione di queste norme da parte dell'opposizione ed è normale - questo è il ruolo delle opposizioni -, ma ritrovo abbastanza singolare che dal Partito Democratico ci sia stato detto per anni che l'immigrazione non è un'emergenza ma, nel momento in cui oggi si denuncia l'emergenza e il Governo propone ai governatori delle regioni, anche del PD, di sottoscrivere un accordo sull'emergenza, per semplificare le procedure di accoglienza, per costruire i CPR e per dare maggiori fondi e facilitare gli interventi, quegli stessi governatori, che non sottoscrivono l'accordo con il Governo sull'emergenza, fomentino la popolazione sull'emergenza dell'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo lo troviamo singolare, ma troviamo anche singolare il fatto che ci venga detto che non si devono fare accordi con Saied perché sarebbe un dittatore e sarebbe Presidente di uno Stato autoritario; io ricordo che, quando c'era un Ministro dell'Interno del Partito Democratico, si mandavano le motovedette in Libia e si facevano accordi con la Libia, che non mi risulta fosse - e sia tuttora - un Paese pienamente democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Per quanto riguarda poi l'altra opposizione del MoVimento 5 Stelle, alzo le mani perché ho rinunciato a capire: non ho mai capito se il MoVimento 5 Stelle è quello che ha votato i decreti Salvini o è quello che poi li ha cancellati con il decreto Lamorgese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), come non ho mai capito se il MoVimento 5 Stelle è quello che ha negato l'autorizzazione a procedere al Ministro Salvini che fermava gli sbarchi e fermava le navi, o quello che ha autorizzato il processo a Salvini, dopo che ha fatto la stessa cosa su un'altra nave (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), quindi è un limite mio: non riesco a capire la logica.

Ma, al netto di queste piccolezze nazionali - e chiudo Presidente -, quello che a me preoccupa di più è il contesto internazionale, perché è stato detto che appunto sul memorandum con la Tunisia c'è uno stop; questo è assolutamente vero: il memorandum c'è, ma c'è uno stop e dobbiamo ringraziare lei, Ministro Piantedosi, il Presidente Meloni e la Presidente von der Leyen per l'impegno. E l'argomento che viene portato in sede europea da parte dei Governi di centrosinistra del continente è proprio lo stesso che porta avanti il Partito Democratico nostrano, cioè che non si possono dare fondi a Saied e collaborare con lui perché quello è un Governo autoritario, non è un Governo democratico e non c'è la garanzia dei diritti umani, stessa ragione per cui chi arriva dalla Tunisia non dovrebbe essere considerato arrivare da un Paese sicuro, anche se poi i dati sulle richieste d'asilo ci dicono che chi arriva da quel Paese la richiesta di asilo non la ottiene perché non ci sono le condizioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Concluda, collega.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Io pongo un tema - e chiudo Presidente -: ma ci siamo chiesti qual è l'alternativa a Saied? Perché l'alternativa a Saied sono i Fratelli Musulmani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e io sono convinto che il peggior Governo possibile in merito ai diritti umani dia certamente più garanzie di un Governo con i fondamentalisti islamici al suo interno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Io penso che, come occidentali, tra Libia, Egitto, Iraq, primavere arabe, forse dovremmo essere un po' più cauti e capire che non si fa un dispetto al Governo di centrodestra, alla Lega e al Governo Meloni non concludendo quell'accordo, ma si mette in pericolo tutta l'Europa e soprattutto si mettono in pericolo quei cittadini che vivono in Tunisia e avrebbero diritto di restarci (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Ministro, le sue comunicazioni sullo stato delle politiche del Governo Meloni e sul fenomeno migratorio ci lasciano del tutto insoddisfatti. Si tratta della riproposizione di un approccio ideologico e semplicistico al tema, che si risolve in una vera e propria truffa propagandistica. Non bisogna, signor Ministro, prendere in giro gli italiani con ricette che si sanno già essere irrealizzabili, con iniziative spot, come le passerelle europee e nordafricane, seguite da trionfalistici annunci che poi risultano falsi - penso appunto al memorandum con la Tunisia, una vera e propria presa in giro, o con provvedimenti inutili che poi si rivelano solo fumo negli occhi. La vostra logica dei blocchi navali si è dimostrata utile solo alla vostra campagna elettorale, per poi fallire alla prova dei fatti. I vostri respingimenti a tappeto restano solo sulla carta, perché non riuscite ad attuarli. La vostra logica muscolare moltiplica centri di permanenza, hotspot, CPR e centri di accoglienza, che trasformano l'Italia nell'hotspot d'Europa, come già avviene a Lampedusa e a Porto Empedocle. Avete partorito un'accozzaglia di norme raffazzonate e contraddittorie. Penso, ad esempio, al decreto ONG, al decreto Cutro, al decreto sui minori non accompagnati, al decreto sulla cauzione, destinate, queste norme, a cadere al primo controllo giudiziale, così come abbiamo già visto. Il vostro impianto normativo mi richiama alla mente Ungaretti: “(…) sta come d'autunno sugli alberi le foglie” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È un bluff, che ormai ha mostrato la propria vera faccia.

Giù la maschera, signor Ministro. Basta prendere in giro gli italiani! Il re è nudo. Bisogna rompere l'isolamento diplomatico nel quale avete costretto l'Italia, occorre un tavolo permanente europeo per la gestione del fenomeno migratorio con un meccanismo volontario di redistribuzione dei migranti, così come fatto dal Governo Conte nel 2018 e nonostante Salvini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Bisogna prevedere un meccanismo emergenziale di redistribuzione automatica e obbligatoria in caso di guerre e crisi, con pesanti sanzioni economiche; bisogna introdurre lo ius scolae, cioè attribuire la cittadinanza italiana a coloro che dimostrino di essersi integrati nel tessuto culturale, valoriale e sociale italiano; bisogna favorire la stipulazione di accordi europei sui rimpatri; bisogna filtrare alla fonte non i migranti in irrealizzabili hotspot, ma le loro domande di asilo, di visto lavorativo e di studio, usando le già esistenti delegazioni dell'Unione europea, così da operare una distribuzione a monte razionale e gestire velocemente i clandestini; bisogna intensificare la lotta ai trafficanti di migranti non inseguendoli nel globo terracqueo, ma mediante missioni europee di capacity building, con invio di Polizia europea a sostegno dei Paesi terzi nella lotta ai trafficanti di esseri umani, missioni da concordare con una seria - dico seria - diplomazia in cambio di seri - dico seri - progetti di sviluppo e non, come ha fatto Meloni, con la Tunisia; bisogna portare in Europa la proposta di un grande piano europeo per la pace, la democrazia e lo sviluppo sostenibile, partendo dalla cancellazione del debito residuo, che impedisce ogni sviluppo reale. Basta, signor Ministro, con lo spot del fantomatico Piano Mattei, con il quale vi siete riempiti la bocca senza che, ad oggi, nessuno sappia di che cosa si tratti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), senza che esso abbia un solo - e dico un solo - contenuto.

Volete creare centri di detenzione amministrativa in ciascuna regione d'Italia? Si tratta dell'ennesimo tentativo di nascondere con proclami a effetto il fallimento clamoroso su quel fronte migratorio che era proprio il cavallo di battaglia della Meloni. Molte regioni infatti, a partire da alcune di centrodestra come la Lombardia, hanno già detto “no, grazie”. L'iniziativa, ove mai realizzata, richiederà anni e avrà costi enormi per la collettività per costruire tutte queste grandi strutture, per gestirle, per ospitare i detenuti non più pochi mesi, ma fino a 18 mesi e, soprattutto, per assumere migliaia di nuovi agenti di Polizia destinati a lavorare in esse.

Poi c'è la presa in giro più plateale, quella di far credere agli italiani che una prolungata detenzione nei CPR significhi più rimpatri.

Non c'è, signor Ministro, alcuna correlazione tra detenzione prolungata e rimpatri, anzi, più si allungano i tempi e meno rimpatri si fanno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). I rimpatri si fanno solo con accordi europei - non bilaterali - con i Paesi di origine. Tutto questo avviene mentre si tagliano misure sociali e di crescita come il reddito di cittadinanza e il superbonus, mentre si taglia su scuola e su sanità, mentre non si fa nulla contro il caro vita e il caro benzina, mentre si smontano Opzione donna e l'APE sociale.

Vogliamo, poi, parlare della cauzione di 5.000 euro? Una follia! Questi poveri migranti verrebbero con i barchini con 5.000 euro in contante? È ridicolo! Basta con la spesa in armi. La spesa in armi cresce fino a 800 milioni di euro al giorno. Bisogna migliorare la cooperazione europea nella difesa, razionalizzando la spesa, liberando enormi risorse finanziarie da destinare all'Africa.

Signor Ministro, a causa dell'inedia del Governo Meloni e sua, il numero dei migranti in Italia è cresciuto del 103 per cento nel 2023! Molte comunità italiane sono allo stremo, come denunciato anche dal vicesindaco leghista di Lampedusa.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Prendete atto del vostro totale fallimento e traetene le necessarie e doverose conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, Forza Italia convintamente sta al suo fianco. La ringraziamo per la relazione puntuale, precisa e completa. Prendiamo atto, con soddisfazione, che in quest'ambito molte delle nostre proposte stanno diventando azione di Governo. In questa fase, siamo, al contempo, molto preoccupati e confortati: preoccupati per la rapida e progressiva degenerazione della situazione internazionale, con un combinato disposto potenzialmente molto critico, che unisce i fatti drammatici di Gaza, quello che sta avvenendo a Est dal 24 febbraio dello scorso anno e il precipitare della stabilità geopolitica dell'intera regione subsahariana (Niger, Mali, Burkina Faso e Sudan). Questo quadro, ovviamente, ha alcune conseguenze e alcuni risvolti sui flussi.

Quindi, si tratta di una situazione che va monitorata, attenzionata e discussa nei consessi internazionali, dove - e questo ci conforta - stiamo agendo bene, con un'azione ampia, complessiva ed efficace, con un'Italia finalmente credibile, seria, autorevole e ascoltata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che punta a uscire dalla logica dell'emergenza per dare una risposta sistemica a una problematica strutturale che rappresenta una sfida permanente.

Grazie all'azione di questo Governo, la tematica immigrazione finalmente è entrata, dopo decenni, nell'agenda prioritaria dell'Unione europea. La visita proprio a Lampedusa della Presidente von der Leyen è un'immagine plastica di un'acquisita consapevolezza della necessità di condividere responsabilità, solidarietà e oneri tra i 27 Stati, anche perché, come ha detto più volte il Presidente Mattarella, l'Unione europea deve gestire questo fenomeno o ne sarà travolta.

Abbiamo parlato del Piano d'azione e degli ultimi Consigli europei. All'ordine del giorno degli ultimi Consigli europei la tematica immigrazione è sempre stata presente e sono stati fatti tanti passi in avanti. Abbiamo parlato del memorandum con la Tunisia e condividiamo, anche in questo contesto, la sua posizione e i passi avanti sul nuovo Patto europeo su migrazione e asilo. La cornice europea rappresenta un elemento importante, un tassello di un puzzle più ampio, di una strategia più ampia, che deve partire da alcune basi, anzi, da presupposti irrinunciabili che stanno, appunto, alla base di ogni seria e credibile politica in tema di gestione dei flussi migratori, ossia il controllo delle frontiere, la difesa dei confini, il contrasto duro all'immigrazione clandestina. Poi ci sono anche altri elementi sui quali si sta lavorando, con la collaborazione e l'interazione con i Paesi di transito. Su questo, i Governi guidati da Silvio Berlusconi, in passato, avevano tracciato con molti Paesi una linea e li stiamo riprendendo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Ben venga il memorandum del 15 luglio con la Tunisia, i cinque pilastri che vanno attuati con celerità, anche perché l'Unione europea, memore degli errori del recente passato, deve interagire e rapportarsi con gli interlocutori istituzionali esistenti.

Sono poi necessari - e lo ha ricordato il Ministro - alcuni meccanismi di migrazione legale, ben venga il DPCM di fine settembre, che ha dato il via a 450.000 flussi legali. Ben venga il rafforzamento delle agenzie europee impegnate sul tema dell'immigrazione, la sinergia tra i servizi - anche questa è stata da lei ricordata -, il rafforzamento di Europol, l'impostazione di sistemi obbligatori di ricollocamento per i 27 Stati e sistemi efficienti di rimpatri. Tutti elementi contenuti nel nuovo Patto europeo su migrazione e asilo che va approvato entro la fine di questa legislatura europea. Grazie all'Italia, sono stati fatti dei passi in avanti e anche negli ultimi giorni c'è stata un'accelerazione che è merito del lavoro certosino portato avanti dal nostro Governo.

È poi necessario quel nuovo approccio comunitario verso l'Africa che non è più rinviabile. Un continente che, nel 2050, conterà 3 miliardi di abitanti. Un collega illustre, tanti anni fa, affermava: “Sono iniziate correnti emigratorie (…) che in assenza di un accelerato processo di sviluppo (…) sono destinate a gonfiarsi in un modo impressionante. Paesi con popolazioni giovanissime i quali vanno naturalmente verso le luci della città se noi non accenderemo un maggior numero di luci in quei paesi”. Bettino Craxi, febbraio 1992.

Ebbene, abbiamo perso tanti anni, tanti decenni, ora questo piano Mattei deve essere al centro dell'agenda comunitaria, da un lato, per avviare, accompagnare e sostenere i percorsi di sviluppo e, dall'altro, per difendere le posizioni geopolitiche.

Infine, signor Presidente - e concludo – Lampedusa, luogo in cui mi reco con regolarità, una piccola isola che è stata chiamata a un compito enorme, oggetto di un intervento efficace, corposo e articolato del nostro Governo che è stato ricordato dal Ministro, in particolare, riferendosi al decreto n. 124. È un'isola nella quale sono impegnati quotidianamente Forze dell'ordine, Forze armate, Croce Rossa e Protezione Civile che portano avanti un lavoro eccezionale. Ebbene, signor Presidente, concludo, dicendo che mercoledì 25 i ragazzi del liceo Pirandello di Lampedusa assisteranno ai nostri lavori d'Aula, perché sono protagonisti di un progetto di scambio con le scuole del mio territorio. A questi ragazzi dobbiamo promettere che ce la metteremo tutta, davvero tutta, per non farli mai più sentire soli (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, questa estate ci avete - più la Premier Meloni che lei, signor Ministro, devo dire la verità - riempito con l'argomento che il vostro Governo sarebbe passato alla storia perché era il primo Governo che riusciva a far sì che quello dell'immigrazione diventasse un tema centrale per l'Unione europea. Era il primo Governo che aveva avviato contatti con i Paesi del Nordafrica, con i Paesi frontalieri del Mediterraneo per costruire una sinergia rispetto al fenomeno migratorio. Purtroppo, oggi ci ritroviamo a ottobre, con i dati che lei ci ha fornito con la sua relazione, passata l'estate, con un Governo che, possiamo dire, non passerà alla storia per le cose che ha detto la Premier Meloni, ma passerà alla storia per essere stato il primo Governo ad avere raddoppiato, in pochissime ore, la popolazione dell'isola di Lampedusa. Meglio di Silvan, Ministro. Riuscire a raddoppiare la popolazione di un'isola in pochi giorni credo sia un merito, veramente, talmente grande, da guinness dei primati. Siete passati alla storia per aver dato a quell'isola più migranti che cittadini residenti. Per questo verrete ricordati, signor Ministro. Il pull factor, il fattore attrattore dei migranti in questo Paese è rappresentato da questo Governo, dalla Premier che voleva il blocco navale e soltanto parlando di blocco navale pensava di bloccare i migranti, dal Ministro espresso dalla Lega, che sta lì e che sostanzialmente prende atto di numeri che sono assolutamente imbarazzanti per questo Paese. Io credo che abbiate dimostrato di essere un Governo che, con i vostri decreti, avete anche messo in una condizione di accusa le ONG, perché abbiamo sentito, anche oggi, signor Ministro, che le ONG sarebbero organizzazioni che si danno da fare per attrarre i migranti, quando avete fatto un decreto per bloccarle o comunque limitarne l'azione; nonostante il vostro decreto, gli sbarchi sono, però, raddoppiati rispetto allo scorso anno, e neanche di fronte ai numeri oggettivi state zitti rispetto a questo argomento e continuate a raccontare favole, smentite dai numeri (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe). I vostri decreti sono diventati l'argomento che meglio possiamo utilizzare per togliere di mezzo una serie di pretesti e di scuse che mettete in mezzo quando non siete in grado di gestire questo fenomeno. Con il vostro incantesimo - è un altro argomento per cui passerete alla storia -, siete riusciti, in un solo anno, a raddoppiare gli sbarchi in questo Paese, altro record da guinness dei primati, signor Ministro. Ora, per molto meno e cioè per la metà degli sbarchi, si faccia dire dal Sottosegretario Molteni, dai parlamentari della Lega, dai parlamentari di Fratelli d'Italia, cosa veniva detto alla ministra Lamorgese. Per la metà degli sbarchi. Lei è qui, a raccontarci, con numeri drammatici, una situazione profondamente peggiorata rispetto allo scorso anno e si ha ancora la faccia tosta di dire che questo Governo sta agendo bene.

Perfino sui flussi, signor Ministro, avete mentito ai vostri elettori. Lei lo ha detto, nel suo intervento, e io sono soddisfatto della scelta che il Governo ha compiuto di aumentare i flussi regolari per migranti che lavorano su richiesta degli imprenditori, ma nella passata legislatura, quando il Governo Draghi ha messo in campo azioni che andavano in questa direzione, sempre i suoi parlamentari, di Fratelli d'Italia e della Lega, stavano lì, a contestare queste politiche. Oggi, di fronte a quei numeri di flussi che crescono, vi fanno un grande applauso, un applauso a questo Governo.

I decreti, signor Ministro, sono stati tutti strumenti che non hanno funzionato, e lo dicono i numeri rispetto al decreto ONG di cui ho parlato poco fa, ma anche rispetto alle pene agli scafisti. Lei, drammaticamente, ci ha raccontato che avete arrestato appena 183 scafisti quando è stato presentato il decreto Cutro con la Premier che diceva che sarebbero stati arrestati su tutto lo spazio terracqueo gli scafisti che avessero organizzato l'immigrazione illegale; tutto questo sono 183 scafisti arrestati, signor Ministro?

Così come il tema che riguarda il Commissario per l'emergenza; altro decreto, che fine ha fatto questo Commissario? Un minuto dopo che è stato nominato lo abbiamo cercato a Chi l'ha visto?, signor Ministro. Ma ciò che è peggio è che state organizzando questo Paese per farlo diventare strutturalmente quello che avete sempre detto di voler contrastare, e cioè il campo profughi d'Europa, perché quei CPR che volete organizzare in questo Paese, aumentandoli di numero, questo sanciranno, compreso il CPR che volete realizzare a Lampedusa, signor Ministro. A Lampedusa non potete continuare a creare le condizioni per strutturare in maniera continua e costante la permanenza dei migranti in quell'isola, non vi basta l'hotspot. Voi date 45 milioni ai cittadini di Lampedusa, poi, gli piazzate il CPR lì e pensate che loro siano contenti e soddisfatti?

Io credo che l'azione che dovrebbe compiere questo Governo sia un'azione di salvataggio a sud di Lampedusa per, poi, portare i migranti in terraferma, non a Lampedusa, condannando quell'isola a una condizione di perenne precarietà sul tema dei migranti. Così come, signor Ministro, lei parla dei rimpatri, di 3.471 rimpatri, un numero ridicolo, in più paragonandolo agli anni passati quando c'era il COVID, e dice che i rimpatri sono aumentati, ma qui non siamo stupidi, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe)

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

DAVIDE FARAONE (A-IV-RE). Per cui, vi prego, smettetela con gli slogan, questo è un fenomeno enorme, che va gestito con serietà. Non serve fare propaganda su queste questioni, serve affrontarle e, soprattutto, risolverle (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi e colleghe, “Chiedo le dimissioni del Ministro dell'Interno rispetto alla sua inadeguatezza nel gestire questa fase”, l'ha detto Giorgia Meloni, l'11 novembre 2021, rivolgendosi alla Ministra dell'Interno Luciana Lamorgese (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Gli sbarchi, nel 2021, signor Ministro, erano 67.000 e, come vede, nessuno ha chiesto le sue dimissioni ma, in realtà, io attendevo che qualcuno della Lega, di Forza Italia o di Fratelli d'Italia le chiedesse le dimissioni o che ci fossero giornali, come Libero, La Verità e il Giornale, che facessero titoli come sono stati fatti nel 2021, con una situazione totalmente diversa da quella che viviamo drammaticamente oggi: più del doppio degli sbarchi che, al 17 ottobre, sono 140.586.

Signor Ministro, quello che poc'anzi le ho detto non è una provocazione, è la cifra di come voi avete trasformato un tema drammatico, epocale, come la questione dei migranti, in uno strumento di propaganda elettorale. Avete l'orizzonte delle elezioni europee e volete sfruttare al massimo il dramma della disperazione umana dei migranti, per trasformarlo in voti, dimenticando, però, quello che è accaduto, quello che avete fatto negli anni precedenti. Ecco, questa è la vostra imperdonabile contraddizione che noi, ovviamente, non vi perdoniamo ed è questa la ragione per cui ho iniziato ricordando le dimissioni che qualcuno aveva chiesto pochi anni fa alla sua collega che l'aveva preceduta.

In questi mesi, in queste settimane, in particolar modo, la Lega e altri esponenti politici si sono contraddistinti per dare numeri che sono totalmente sballati, nel dire che l'Italia è diventata la Nazione che accoglie più migranti di tutti; lei avrebbe dovuto fare un'operazione di verità, signor Ministro, proprio perché è il Ministro dell'Interno, e dare i numeri, lei, con la sua voce.

Dopodiché, i report ufficiali del Ministero dell'Interno questa verità ce la dicono e la verità è che, ad esempio, la Germania, tra gennaio e luglio 2023, ha ricevuto 187.000 richieste di asilo, la Spagna 99.000, la Francia 93.000, l'Italia 85.000 e, se volesse, io potrei continuare e ricordarle quello che è accaduto nel 2022, con 244.000 richieste in Germania, 156.000 in Francia, 118.000 in Spagna, 101.000 in Austria e 84.000 in Italia.

Poc'anzi abbiamo sentito ricordare quanto siano stati importanti i vostri provvedimenti nel contrasto all'immigrazione clandestina. Proprio coerenti con questo spirito di propaganda elettorale, avete individuato nelle ONG coloro i quali esercitano il cosiddetto pull factor, come lei l'ha definito. Ma, signor Ministro, lei come reputa, decente o indecente, prendere dei migranti dalla Geo Barents, che salva migranti nel Canale di Sicilia, dopo averle ordinato di andare a La Spezia, con quattro giorni di navigazione, mettere i migranti sugli autobus e riportarli nel Sud, facendo fare loro 800 chilometri per portarli a Foggia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Signor Ministro, lei come reputa questa decisione, decente o indecente? Per noi è indecente ed è una qualificazione normale, ecco la modalità con la quale voi gestite. Potete essere fieri di una cosa del genere? Non potete essere fieri di una cosa del genere. Io so che, in cuor suo, anche lei non è fiero di una cosa del genere ma lo dovevate fare, perché avete mostrato i muscoli contro le ONG che salvano vite umane - ha fatto bene il collega Matteo Orfini a ricordare che salvare vite umane non è un reato e bisogna essere fieri di farlo, come accade in altre parti del mondo - e avete concentrato la vostra attenzione su chi ha salvato il 4 per cento di migranti nel Canale, perché tutti gli altri in mare li hanno salvati la Guardia costiera e la Guardia di finanza.

Lei è venuto poco fa in Aula e ci ha parlato del Piano Mattei. Di grazia, signor Ministro - adesso, lei sta chattando al telefono - le chiedo una cortesia, anche se so che magari è poco interessato a ciò che dico: può far sapere - attraverso il suo tramite, mi perdoni, Presidente - al Parlamento italiano che cos'è il Piano Mattei? Guardate che non è serio: ogni volta, la Presidente Meloni va in Mozambico, va in Angola, va da Ursula von der Leyen, va dove va e parla del Piano Mattei, tranne che in Parlamento. Non sappiamo che cos'è il Piano Mattei. Possiamo dedurre che cosa sia questo Piano Mattei però, alcuni giorni fa, la settimana scorsa, la Presidente Meloni è andata in Mozambico e in Angola, insieme all'amministratore delegato dell'ENI, a parlare del Piano Mattei e abbiamo saputo che, in realtà, c'era un problema legato ai contratti, alle joint venture con alcune società. Poi, è stato incredibile verificare che è stato nominato, come responsabile di Fratelli d'Italia in Angola, nell'area africana, un tal Ferrara che ha lavorato per vent'anni nell'ENI e oggi lavora con l'Azule Energy che ha interessi in Angola e in Mozambico. Inoltre, volete utilizzare il Fondo per il clima - ben 3 miliardi su 4,2 - per fare cosa? Leggo testualmente le parole di Meloni: si tratta di un programma ambizioso che punta a uno sviluppo delle aree africane e mediorientali nelle quali ha origine il fenomeno migratorio che consenta di limitarne la portata e a una repressione delle organizzazioni criminali che fanno la tratta. Vi ricordo - e su questo come gruppo vi attenzioneremo - che non potete utilizzare i Fondi per il clima per finanziare operazioni legate all'incentivazione delle fonti fossili o fare quel tipo di operazioni. Serve un altro tipo di operazioni, da questo punto di vista.

PRESIDENTE. Deve concludere, collega.

ANGELO BONELLI (AVS). Vado a concludere, la ringrazio, chiedo scusa, signora Presidente.

Signor Ministro, se vogliamo veramente favorire i corridoi legali per quanto riguarda i migranti, dovete fare una sola cosa: abolire la Bossi-Fini, se ne avete il coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ilaria Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, innanzitutto la ringrazio per questa informativa completa, precisa, attuale anche per la situazione internazionale, non soltanto per quanto accaduto in Israele ma - lo ricordo anch'io perché doveroso - per l'attentato di ieri sera a Bruxelles, che ha riportato il terrorismo nel cuore dell'Europa e ha riportato di grande attualità il tema dell'immigrazione. Sull'attentatore sono già state spese parole in quest'Aula. È evidente che la situazione di immigrato irregolare ci deve far riflettere. L'attenzione è alla pressione migratoria nel nostro Paese. Peraltro, Ministro, lei è intervenuto a tale riguardo, sulla situazione in atto e sul fatto che in questo momento debba esserci attenzione a 360 gradi. L'informativa è partita dalla situazione di Lampedusa e dai dati sui flussi migratori a Lampedusa, ma occorre estendere il ragionamento ed è inevitabile farlo, oggi, a livello più ampio. I dati, dicevo, sono sicuramente preoccupanti, importanti: 140.000 presenze per arrivi via mare quest'anno, rispetto ai 49.000 del 2021. È evidente che, in questo quadro, le tragedie in mare sono una questione di probabilità, su questi numeri. Si deve agire sulle partenze, come lei ha chiaramente esposto. In questo senso, guardiamo con favore alle diverse iniziative messe in campo dal Governo. Ha citato il Piano Mattei. Noi, come gruppo Noi Moderati, abbiamo sempre sostenuto questa impostazione e siamo con lei nel dire che c'è bisogno di un Piano Mattei. Al Governo Meloni va dato atto di aver portato il tema dell'immigrazione e della sua gestione al livello europeo e di aver coinvolto le istituzioni europee con riferimento alle coste nordafricane, laddove partono i barconi. È ovvio che è necessario intervenire dove i flussi prendono il via, portando aiuti e opportunità economiche. Stiamo parlando dell'Africa subsahariana dove fame e carestie spingono ad intraprendere viaggi difficilissimi in cerca di fortuna e di migliori condizioni di vita.

Tuttavia, nel portare l'attenzione del tema al livello europeo non si può non far riferimento - lei lo ha fatto chiaramente - alla necessità di portare avanti quanto è stato impostato, perché i numeri sono chiari e sono chiari quelli, per esempio, sulla priorità dei flussi che arrivano dalla Tunisia: 376 per cento di aumento dei flussi, 91.000 arrivi. È chiaro che dobbiamo agire andando nei territori di partenza, dobbiamo agire chiedendo e insistendo perché venga attuato, come lei ha precisato, il Memorandum UE-Tunisia. Bene le iniziative avviate sul territorio. I flussi vanno governati, va garantita la sicurezza di tutti i cittadini e va definito un quadro di regole che devono essere rispettate per consentire agli immigrati, anche economici, una vera integrazione. In molti settori produttivi è necessaria una forza lavoro che non sempre è possibile coprire con manodopera italiana. È necessario lavorare sull'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Per questo chi delinque va rimpatriato: questo concetto deve essere chiaro, perché va a vantaggio, prima di tutto, di un'immigrazione regolare. I numeri che ha dato relativamente al flusso delle quote di chi arriva per lavorare - 452.000 quote previste - sono numeri importanti. Su questo noi, come gruppo Noi Moderati, abbiamo sempre insistito. Dobbiamo, quindi, essere in grado di discernere tra coloro che scappano da guerre e persecuzioni e devono essere accolti in Europa, coloro che migrano per motivi economici e possono essere integrati nel mondo lavorativo e, infine, coloro che, invece, compiono reati mettendo in pericolo altri migranti e i cittadini italiani. Questo è il quadro che anche lei sostanzialmente ha delineato nel tracciare le priorità e le linee di azione del Governo ed è riassunto nella frase, che ha pronunciato, del bilanciamento tra responsabilità e solidarietà.

È chiaro che su questo noi siamo con lei e condividiamo ovviamente la necessità, ma anche l'attuazione di questo bilanciamento, secondo l'informativa che ci ha reso. Solidarietà non vuol dire accoglienza indiscriminata; solidarietà vuol dire spostare, una volta per tutte, il problema dalle acque del Mediterraneo in una corresponsabilizzazione di tutta l'Unione europea, sia in termini di integrazione dei migranti economici, sia in termini di accordi con i Paesi di transito, sia, infine, di sostegno ai Paesi di partenza. Solo così possiamo pensare di gestire un fenomeno epocale, non certo aspettando i naufraghi nel tratto di mare che ci separa dall'Africa, peraltro con la dinamica dei rapporti con le ONG e della loro presenza, come lei ha descritto.

In quest'ottica, riteniamo positiva la visita del Vicepresidente della Commissione europea nell'Africa occidentale, con l'obiettivo di rafforzare la cooperazione in materia di sviluppo sostenibile, migrazione, mobilità. La missione si è conclusa proprio ieri ed è l'ultima di una serie di visite di sensibilizzazione intraprese appunto nei Paesi dell'Africa occidentale a seguito del piano in 10 punti per Lampedusa, annunciato dalla Presidente von der Leyen che ha l'obiettivo proprio di contrastare le reti del traffico di migranti, affrontando le cause profonde della migrazione e prevenendo le morti in mare. Ha fatto bene a ricordare le parole della von der Leyen: “L'Italia può contare sulla UE”. Su questi 10 punti ovviamente dobbiamo continuare a insistere e sostenerne chiaramente l'attuazione.

Vi è poi il tema dei CPR, anche con riferimento a tutta l'impostazione, al decreto che ne prevede l'implementazione; lei, oggi, ha detto che devono sostenerci anche a livello europeo, perché non possiamo farcene carico da soli, come Paese di primo arrivo; anche su questa linea la sosteniamo nell'impostazione. E poi sui trattenimenti ha detto chiaramente che farà ricorso, rispetto alle sentenze e alle decisioni che ci sono state di non convalida di alcuni trattenimenti; anche su questo siamo con lei, nella convinzione che si tratti di norme che bilanciano, come tutta l'impostazione del suo ragionamento, sicurezza e diritti.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Altro aspetto ovviamente importante è l'investimento che è stato fatto per città metropolitane e comuni per la gestione dei minori non accompagnati, sempre nel binomio responsabilità e solidarietà, per cui la sosteniamo anche con riferimento a questa informativa, che apprezziamo, e nell'azione del suo mandato e del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Quest'anno, Ministro, segna i 10 anni dal terribile naufragio del 2013 e si è aperto con il Presidente Meloni che annunciava la volontà di arrestare i trafficanti su tutto il globo terracqueo. Peccato che la realtà dei fatti narri un'altra storia. Ministro, ci sembra chiaro che non abbiate la minima idea di come si governi un fenomeno complesso come quello dei movimenti migratori. L'azione dell'Esecutivo di cui lei fa parte si è mossa in maniera confusa e nebulosa verso un approccio securitario, nella convinzione che questo basti a scoraggiare le partenze. Ministro, avete emanato 4 decreti-legge su questa materia, nella speranza di limitare gli arrivi, ma ci teniamo a comunicarle, se non lo avesse inteso, che le persone, che al momento si trovano in attesa di partire nel Nordafrica, non leggono la Gazzetta Ufficiale della Repubblica.

I dati che si possono leggere sul sito del suo Ministero smentiscono questo approccio e smentiscono la propaganda e la retorica stessa che hanno nutrito in questi anni la politica della destra. Siamo di fronte, com'è stato detto, ad un numero di arrivi che non si registrava da anni. Avete limitato l'azione delle ONG, convinti che svolgessero il ruolo di pull factor. Ancora oggi incredibilmente lei ha insultato l'intelligenza dei membri di questo Parlamento, sostenendo che le ONG catalizzano le partenze, contro ogni evidenza, contro i vostri numeri. Poi chiedete loro di aiutarvi in determinate circostanze: avete limitato l'accesso ai richiedenti asilo, l'accoglienza e l'integrazione, avete modificato una volta di più la protezione speciale, avete ampliato i tempi di trattenimento nei CPR e, allo stesso tempo, volete costruirne altri; vi siete scontrati con tutti in Europa, per non ottenere alcunché, salvo l'isolamento. Puntate tutto sull'espulsione e sui CPR, luoghi nei quali il diritto sembra non avere alcuna cittadinanza e che, fondamentalmente, non riescono a svolgere il ruolo per cui sono nati. Nel 2022, dovrebbe saperlo, su 500.000 stranieri, stimati in condizione di irregolarità in Italia, soltanto a 36.000 è stata intimata l'espulsione: 1 ogni 14. Tra questi, ci sono 2.800 afgani e 2.200 siriani, che, come noto, fuggono da Paesi in guerra e da gravi pericoli per la propria persona. Avete concluso, e vado a concludere, Presidente, un accordo con Saied che non ha risolto nulla, anzi, ha semplicemente dimostrato che l'Italia e il suo Governo possono essere ricattati da un aspirante dittatore. Come hanno riportato i maggiori osservatori internazionali, sta soffiando sul vento del razzismo in Tunisia, lascia uomini, donne e bambini nel deserto, a morire di fame e di sete.

Ministro… Ministro - concludo davvero se c'è l'attenzione del Ministro e anche del Sottosegretario, a questo punto -, chiedetelo ai vostri colleghi, chiedetelo ai colleghi della maggioranza in Commissione esteri cosa hanno detto, in audizione, i rappresentanti della società civile tunisina: la Tunisia non è più sicura neanche per loro, per i cittadini tunisini; figuriamoci per chi transita di lì, fuggendo dal proprio Paese.

PRESIDENTE. Deve concludere, collega.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Concludo davvero dicendo, Ministro, che non avete un'idea su come portare avanti quello che è scritto nel DEF del vostro Ministro Giorgetti, e cioè che l'accoglienza, l'integrazione e l'aumento dei lavoratori stranieri regolari nel nostro Paese è l'unico obiettivo strategico per modificare il rapporto debito/PIL. Solo su questo e principalmente su questo dovevate lavorare. Ministro, non ci ha capito molto di questo problema; ne tragga le conclusioni e si dimetta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,48).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Noi riteniamo che sia doveroso fare un intervento dopo quello che è successo ieri a Bruxelles, questi attentati terroristici. Noi siamo davvero sgomenti, siamo preoccupatissimi per la situazione generale, sia in Europa sia nel mondo. Ovviamente porgiamo le nostre condoglianze alle famiglie delle vittime, a tutte le famiglie delle vittime che in queste settimane, non solo ieri a Bruxelles, stanno piangendo i loro morti. Nel contempo, vogliamo esprimere la nostra più ferma e assoluta condanna a ogni forma di terrorismo, qualsiasi esso sia.

Noi stiamo vivendo, purtroppo, lo dicevo in precedenza, un momento molto critico, e ci sono tante zone di crisi o di conflitti nel mondo, a partire da Israele, nelle ultime settimane, dove si è acuita la situazione di crisi, all'Ucraina, all'Africa. Siamo purtroppo di fronte a queste situazioni e occorre uno sforzo collettivo per cercare la via dei negoziati e della pace. Noi siamo sicuri che i nostri apparati di sicurezza siano già al lavoro per proteggere i cittadini, per proteggere i nostri obiettivi sensibili.

Ne siamo più che sicuri, però ovviamente ne auspichiamo il rafforzamento. Poi le nostre strutture governative e le nostre agenzie di intelligence sanno fare benissimo il loro lavoro, però noi rimarchiamo questa esigenza. Prima di concludere, vorrei esprimere un auspicio del gruppo del MoVimento 5 Stelle: proprio perché stiamo vivendo un momento estremamente difficile a livello mondiale, potremmo dire - anzi, sicuramente è così -, noi auspichiamo che siano perseguite tutte le possibili vie negoziali avendo un solo obiettivo, quello di preservare le vite umane, quello di proteggere i civili, le donne, gli anziani e i bambini, perché sono i primi a morire, i primi a soffrire in ogni crisi e in ogni conflitto. Quindi noi davvero speriamo che prevalga, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, il buon senso, e mi riferisco davvero a tutte le situazioni di crisi attuali; prevalga il buonsenso, prevalga la voglia di instaurare e portare avanti tavoli negoziali per arrivare alla pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto, mi consenta di esprimere, a nome del gruppo del Partito Democratico, sgomento, lutto e le condoglianze alle famiglie delle vittime dei gravi fatti accaduti ieri sera a Bruxelles.

Ci colpivano molto le immagini di ieri sera, a me in particolar modo. Non più di qualche settimana fa ero passato da quei posti; ovviamente, essendo il mio collegio, viaggio spesso in Europa e mi sono rivenuti alla mente i fatti tragici di qualche anno fa. Lo scenario di ieri sera sembra quasi apocalittico. In occasione della partita Belgio-Svezia sono accaduti i fatti tragici. La Svezia, inizialmente, era stata additata come il Paese, poiché, qualche settimana fa, avevano bruciato il Corano.

In realtà, è notizia di qualche ora fa, il terrorista o la persona che ha compiuto quei fatti tragici ieri sera era sbarcato nel 2011 a Lampedusa, poi era finito in Svezia, poi era ritornato in Italia e poi se ne era andato. Giustamente, visto il momento nel quale stiamo discutendo, questo sembrerebbe dare ragione alla narrazione, al binomio che, anche pochi minuti fa, si è erroneamente fatto tra il concetto di migrazione e il concetto di sicurezza. Noi siamo in una fase talmente delicata che brandire lo scontro di civiltà è un errore macroscopico.

Il soggetto in causa anni fa aveva dichiarato la volontà di radicalizzarsi, e, giustamente, è stato citato prima che veniva dalla Tunisia, ma noi sappiamo, perché i fatti di cronaca purtroppo negli anni scorsi ce lo hanno dimostrato, che quello che accade molte volte è la radicalizzazione addirittura delle seconde o delle terze generazioni, e addirittura la radicalizzazione di chi viene spinto nelle marginalità, di chi viene chiuso non in un processo di gestione dei flussi migratori, non in un processo di integrazione, ma viene spinto nella marginalità e esternalizzato oltre le frontiere del vivere civile.

Lo scontro di civiltà rischia di incendiare oltremodo il dibattito, rischia di incendiare oltremodo l'agire politico. Noi abbiamo la responsabilità di condannare “senza se e senza ma” ogni atto terroristico, in ogni dove, sempre e comunque agire con il massimo rigore, agire con il lavoro di intelligence, che va fatto - in questo caso, il soggetto era noto all'intelligence di mezza Europa -, ma, allo stesso tempo, dobbiamo avere la consapevolezza di che cosa significa quella parola che è stata pronunciata prima nel dibattito: Occidente. La civiltà occidentale, lo Stato di diritto, la democrazia, Paesi liberi nei quali si circola e si vive vengono prima di ogni forma di discriminazione. E non uso a caso questa espressione in un momento così delicato, perché, a furia di marginalizzare le persone, non si fa altro che fare il lavoro di organizzazioni criminali e terroristiche, come Hamas, non si fa altro che spingere le persone a radicalizzarsi. Quindi, tocca anche a questo luogo dire parole di verità, dirle con la moderazione, ma con la fermezza che il momento richiede.

Soprattutto, mi sia consentito, e chiudo, Presidente, serve analizzare il problema e offrire alle persone soluzioni alternative, perché il pugno duro, la sicurezza la puoi enunciare a parole, la puoi scrivere nelle leggi, ma sarà inapplicata e non produrrà il risultato per il quale è stata scritta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso tema, il deputato Calovini. Ne ha facoltà.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Grazie, Presidente. Mi unisco anch'io, ovviamente per fare un ragionamento sui tragici fatti avvenuti nelle scorse ore a Bruxelles, dove due cittadini, due tifosi svedesi, sono stati uccisi senza un perché. Mi pare doveroso esprimere solidarietà anche alla Francia, che, sempre nei giorni scorsi, è stata colpita da un nuovo attentato in materia di radicalismo islamico. I recenti eventi dal punto di vista geopolitico, forse, ci avevano allontanato dallo spettro del terrorismo. Ce ne eravamo, forse, dimenticati, ma purtroppo ci siamo dovuti risvegliare in queste ore e renderci conto che quello che pensavamo fosse un lontano incubo, in realtà, non lo è. E la cosa che, forse, dovrebbe farci più preoccupare in queste ore è che pare che non siano eventi isolati e avvenuti in modo casuale, ma, sempre secondo fonti di stampa e tramite ricerche che si possono fare con facilità su Internet, le Polizie di mezza Europa iniziano a lanciare sempre più allarmi in merito a questo tema. E soprattutto è arrivata da poco la notizia che, sempre in Belgio, potrebbero esserci due radicalizzati estremisti che potrebbero compiere altri atti di questo tipo. Dunque, a maggior ragione, dev'essere forte da parte nostra la condanna unanime nei confronti di fenomeni di questo tipo e la richiesta in modo compatto, affinché si possa arrivare ad una fine.

Ci preoccupa anche il fatto - e approfitto anche della presenza del Ministro in Aula per ringraziarlo - che le Forze di polizia siano dovute intervenire oggi, a Milano, con arresti anche in questo caso per rischio di radicalismo islamico, ma ci fa, da una parte, anche piacere dimostrare che le nostre Forze di polizia possano essere sempre pronte ad affrontare problemi di questo tipo.

Concludo, ovviamente, con la solidarietà, che è doverosa da parte dell'Aula e del Parlamento. Mi permetto, però, Presidente, per suo tramite, di rispondere anche ai colleghi che sono intervenuti prima e, in particolar modo, all'onorevole Ricciardi, che ha parlato di un pericoloso scontro di civiltà. Sono perfettamente d'accordo con le sue parole e sul fatto che uno scontro di civiltà sia qualcosa di estremamente pericoloso che potrebbe portare a conseguenze nefaste nei confronti di tutto. Allo stesso modo, voglio anche sottolineare che, in questo momento, lo scontro di civiltà è qualcosa che, da queste parti, assolutamente noi per primi non vogliamo e noi per primi assolutamente non auspichiamo che avvenga. Ma, nello stesso momento, non possiamo anche non rispondere davanti a continue provocazioni o a gesti di questo tipo, facendo finta che con il pacifismo, continuamente, si possano risolvere problemi che, in realtà, non si potranno mai risolvere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. L'attentato di ieri sera a Bruxelles colpisce direttamente al cuore l'Europa. La violenza è violenza. Il terrore è terrore. E di fronte alla violenza e al terrore, va manifestata chiaramente una ferma, fermissima condanna.

La violenza porta ad altra violenza. Troppe armi, però, circolano ovunque: armi che poi finiscono in mani sbagliate, armi che alimentano il terrorismo e le guerre. Nell'immediato va condannata ogni forma di terrorismo e violenza e va bloccata l'escalation di violenza. Nel medio-lungo termine va, però, anche indagato il rapporto fra armi e guerra, fra armi e terrorismo. È scientifico che più armi circolano, più aumentano le possibilità che le armi finiscano in mani sbagliate. In un momento come questo, dobbiamo rivolgere anche particolare attenzione ai bambini, ai minorenni, a tutti i bambini e a tutti i minorenni, che vanno protetti in modo particolare, anche con corridoi umanitari. Dobbiamo anche noi impegnarci, come politica, a demilitarizzare il nostro linguaggio. Per questi motivi, siamo vicini ai familiari delle vittime e certamente nutriamo fiducia nei confronti delle nostre autorità di intelligence per la sicurezza di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Anche a nome del gruppo di Azione-Italia Viva-Renew Europe, desidero esprimere la solidarietà per questo attentato e, quindi, la solidarietà ai familiari delle vittime. Questi fatti ci riaprono, purtroppo, la memoria innanzitutto alla strage del Bataclan, ma poi anche agli attentati di Bruxelles. Io li ricordo in modo particolare, perché allora ero un membro del Parlamento europeo. Nel 2016 ci furono due attentati all'aeroporto di Zaventem, ma anche poi un attentato lì vicino, alla metro, proprio nei pressi del Parlamento europeo. Allo stesso modo, poi, si ripeté anche l'attentato a Strasburgo, nel dicembre 2018, che, ricordo, purtroppo, causò 5 vittime, tra cui anche il nostro connazionale Antonio Megalizzi. Il tutto frutto di una follia jihadista.

Però, dobbiamo ricordare anche ciò che emerge da questi fatti. In particolare, mi riferisco al nostro connazionale, Antonio Megalizzi, che allora gestiva una radio che si chiamava Europhonica e che trasmetteva la conoscenza dell'Europa, quello che accadeva in quella sede, e lo faceva in modo appassionato, da giovane che voleva conoscere sempre di più e anche trasmettere - perché no? - i valori europei. Quello che accomuna l'attività dell'Isis e di Hamas è questa voglia di attentare non solo alle vite, ma proprio ai valori, alla storia e anche alla nostra quotidianità. Quindi, non dobbiamo assolutamente cedere alla tentazione del terrore, anche se, credetemi, viverlo in quella sede non è assolutamente facile, quando improvvisamente cambia la vita dall'oggi al domani, quando la città diventa una città fantasma, dove tutto diventa motivo di allerta. Del resto, è quello che sta accadendo proprio in questo momento nella stessa Bruxelles.

Ci dobbiamo anche interrogare sul ruolo che deve avere, però, l'Unione europea, perché non emerge in maniera forte una voce da parte delle istituzioni stesse, proprio per quanto riguarda la politica estera, ma vi è anche l'assenza di una capacità di reazione nel settore della sicurezza e - dobbiamo dircelo, anche molto chiaramente - di una difesa vera e propria europea. Quindi, dobbiamo avere, sì, una collaborazione virtuosa con le potenze, in particolar modo nell'ambito dell'Alleanza atlantica, ma anche recuperare una cooperazione più virtuosa e anche attenta proprio a questo. Dall'altro lato, vorrei dire che quest'assenza di reazione da parte dell'Unione europea è anche frutto, purtroppo, di una mancanza di un approccio federalista e di politiche vere, come dicevo, nel settore della politica estera e della politica della difesa.

Però, per concludere, vorrei dire anche questo: in precedenza parlavo di Antonio Megalizzi, oggi esiste una risposta, che è quella della sua fondazione, avviata dalla sua famiglia. Ebbene, questa fondazione vuole perpetuare il sogno di Antonio Megalizzi: far conoscere l'Europa, ma anche trasmettere quei valori di pace e di fratellanza fra i popoli. Alle sue spalle, Presidente, c'è la bandiera dell'Unione europea: quel cerchio rappresenta proprio l'armonia tra i popoli. Forse non la guardiamo con sufficiente attenzione, ma è esattamente questo che trasmette la bandiera, che è il simbolo dell'Unione europea. E, in questo senso, vorrei anche ricordare il motto dell'Unione europea: uniti nella diversità. Oggi vediamo che la diversità alimenta l'odio, e invece dobbiamo recuperare il vero senso della nascita dell'Europa. Naturalmente, noi lo possiamo fare in questo contesto degli Stati membri, ma anche avviare un'azione di politica estera nei confronti di tutti gli altri Paesi. Questo è quello che ci insegna: uniti nella diversità, affinché la diversità possa essere un valore, e non una contrapposizione e un odio tra i popoli, che, purtroppo, possono determinare anche forti reazioni, che possono sfociare in attività di terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Deborah Bergamini. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. A nome di Forza Italia, voglio esprimere la più ferma e assoluta condanna rispetto a quanto avvenuto ieri a Bruxelles e la più forte e sentita solidarietà alle famiglie delle vittime e dei feriti, che sono stati numerosi. Le immagini che tutti abbiamo potuto vedere ci fanno fare un balzo indietro di qualche anno. Ci sono tante città che sono state colpite da attentati - uso questa parola scientemente - come quello di ieri: tutti ricordiamo il Bataclan di Parigi, Nizza, Bruxelles già in passato, Barcellona, Londra, Manchester e, pochi giorni fa, Arras in Francia.

Tutto questo riporta la nostra attenzione e la nostra preoccupazione su cos'è il radicalismo islamico e su quali forme di grande complessità può prendere. L'attentatore di ieri cos'era? Era un lupo solitario, così definito - ma è un'espressione fin troppo nobile da utilizzare per ciò che ha fatto questo attentatore - oppure sono piccole cellule di strutture appunto più organizzate. La complessità è tanta. Certo - ho ascoltato gli interventi dei colleghi -, non dobbiamo assolutamente incendiare gli animi e aumentare la percezione di uno scontro tra civiltà però, se si vogliono risolvere i problemi, bisogna guardarli in faccia e bisogna dare loro il vero e giusto nome: c'è uno scontro di civiltà, c'è per quei soggetti che riescono a procurarsi un kalashnikov e, armati di quello, prendono uno scooter e ammazzano a caso vittime inermi, perché gli svedesi uccisi ieri sono vittime inermi. Allora, bisogna fare attenzione anche a come reagiamo a eventi di questa gravità. Voglio sommessamente ricordare che, dalla Seconda guerra mondiale, questo è il momento con il maggior numero di conflitti disseminati nel mondo. Le tensioni ci sono, lo scontro di civiltà c'è, perché questi attentatori non uccidono solo persone, uccidono un'idea - la vogliamo chiamare di Occidente? La vogliamo chiamare di democrazia? La vogliamo chiamare di capitalismo? La vogliamo chiamare di civiltà? -, alla quale non vogliono appartenere. Anche noi siamo stati un popolo di richiedenti asilo, anche noi siamo stati un popolo di immigrati, che andavano a cercare migliore vita da qualche altra parte. La nostra Lampedusa nel passato si chiamava Ellis Island, ma non ci siamo mai armati per andare ad ammazzare persone nei Paesi che ci ospitavano e ci davano una possibilità, forse non la migliore del mondo, ma una possibilità ce l'offrivano.

Quindi, ci vuole prudenza nella prudenza e colpevolizzarci di tutto, di non essere riusciti a offrire la migliore integrazione e il miglior spazio multiculturale possibile non mi sembra una giusta strada. Bisogna usare i nomi giusti per le cose giuste: le vittime non sono questi attentatori, vittime di un sistema che non gli piace; le vittime sono coloro che sono stati ammazzati da loro e non si può fare confusione su questo, non ci devono essere i “se”, i “ma” e i distinguo. Bisogna sempre ricordarsi, soprattutto in un momento come questo, di enormi tensioni, di enormi conflitti e di enormi rischi - il Ministro Piantedosi, nella sua informativa, ci ha informato dell'elevatissima attenzione che c'è - che non tutto è valido, che non tutto è giustificabile e che spesso, anche nel nostro recente passato, con la nostra bonaria voglia di giustificare cose ingiustificabili, abbiamo dato un contributo sbagliato a quello che oggi sta diventando uno scontro di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Bergamini. La Presidenza si associa al cordoglio che i gruppi hanno espresso nei loro interventi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. A che titolo? Sullo stesso argomento? Prego, mi perdoni, ma non avevamo registrato la sua richiesta di intervento.

SIMONE BILLI (LEGA). Presidente, anch'io vorrei unirmi e associarmi ai colleghi. Mi rivolgo a voi oggi per esprimere la nostra più profonda condanna per l'attentato terroristico avvenuto a Bruxelles, che ha portato alla morte - come ricordavano i miei colleghi - due innocenti tifosi svedesi. Si tratta di un atto vile e barbaro, che va contro i valori di pace e di tolleranza che sono alla base della nostra società. Le vittime erano semplicemente due persone che si stavano recando allo stadio per assistere a una partita di calcio.

L'attentatore, che poi è stato ucciso dalla Polizia, ha agito in nome di un'ideologia estremista e violenta che non ha nulla a che fare con la religione e con la cultura islamica. Questo atto ci ricorda che la minaccia del terrorismo è ancora presente e che dobbiamo rimanere vigili e uniti per combatterlo. Dobbiamo fare la nostra parte per promuovere i valori di pace e di tolleranza e per costruire un mondo più sicuro per tutti.

Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Pittalis: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave “Moby Prince” (Doc. XXII, n. 9-A); e delle abbinate proposte di inchiesta parlamentare: Riccardo Ricciardi ed altri; Simiani (Doc. XXII, nn. 28-29).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 9-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave “Moby Prince”; e delle abbinate proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 28-29.

Ricordo che nella seduta del 9 ottobre si è conclusa la discussione generale e che la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - Doc. XXII, n. 9-A e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del Doc. XXII, n. 9-A e abbinate (Vedi l'allegato A).

(Esame dell'articolo 1 – Doc. XXII, n. 9-A e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

(Esame dell'articolo 2 – Doc. XXII, n. 9-A e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 3 – Doc. XXII, n. 9-A e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 4 – Doc. XXII, n. 9-A e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 5 - Doc. XXII, n. 9-A e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 6 - Doc. XXII, n. 9-A e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Dichiarazioni di voto finale - Doc. XXII, n. 9-A e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il deputato Calogero Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta richiede sempre un'attenta analisi dei fatti e soprattutto delle ragioni di fondo che veicolano la necessità di effettuare un percorso di indagine che si affianchi e non si sostituisca a quello della magistratura. Ragioni che, dunque, signor Presidente, non devono avere fondamenti ideologici, né tantomeno rispondenti a logiche partitiche, bensì orientati solo ed esclusivamente a perseguire un obiettivo unico: ristabilire la giustizia e accertare verità e responsabilità per gravi accadimenti aventi portata nazionale. Il caso della “Moby Prince”, oggi in esame in quest'Aula, rientra pienamente in questa casistica.

Qui, in realtà, signor Presidente, non occorre nemmeno valutare a lungo le ragioni che richiedono l'istituzione di una nuova Commissione, dato che nelle ultime due legislature il caso è stato già oggetto di studio di due Commissioni parlamentari d'inchiesta istituite, rispettivamente, la prima, il 22 luglio 2015, nella XVII legislatura, presso il Senato della Repubblica e la seconda, il 12 maggio 2021, nella XVIII legislatura, presso la Camera dei deputati.

Il lavoro condotto dalle due Commissioni parlamentari d'inchiesta ha permesso di conseguire risultati importanti, stabilendo due punti fermi in una vicenda in cui la collisione tra la “Moby Prince” e la “Agip Abruzzo” e, purtroppo, il conseguente numero di vittime erano, fino ad allora, gli unici dati certi in un mare di confusione. Se si pensa, per esempio, che i familiari delle vittime hanno appreso solo con la pubblicazione della relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta istituita al Senato che i loro familiari erano sopravvissuti sicuramente oltre i 30 minuti successivi alla collisione, si comprende bene come molti elementi non fossero stati ancora chiariti.

La relazione finale del 22 gennaio 2018, prodotta dalla Commissione istituita in Senato, evidenziava, infatti, alcune incongruenze rispetto a quanto è emerso in sede processuale. Innanzitutto, la petroliera “Agip Abruzzo”, al contrario di quanto riportato in fase processuale, si trovava in una zona nella quale era disposto il divieto di ancoraggio e di pesca, ovvero in una zona dove non doveva sostare. Inoltre, la perizia medico-legale prodotta per la Commissione sostiene che alcune vittime sono sopravvissute per ore e che solo una è sopravvissuta fino al mattino successivo. Infine, non c'era nebbia e, comunque, questa non avrebbe avuto alcun ruolo nella collisione.

In ogni caso, ciò che sicuramente rimaneva avvolto nella nebbia erano le ragioni per le quali la Capitaneria di porto di Livorno e il Dipartimento militare marittimo dell'Alto Tirreno, avente sede a La Spezia, non provvidero a coordinare tempestivamente i soccorsi nei confronti del traghetto “Moby Prince”. Il lavoro della Commissione parlamentare d'inchiesta presso il Senato della Repubblica non è però riuscito a conseguire tutti gli obiettivi, tra cui l'approfondimento circa l'eventuale ruolo del comando militare americano, dell'Alleanza atlantica e della compagnia navale somala Shifco, i cui natanti erano presenti nella rada o nel porto di Livorno la notte della sciagura.

La relazione finale e la documentazione raccolta dalla Commissione parlamentare d'inchiesta furono trasmesse alle procure di Livorno e di Roma. Tuttavia, signor Presidente, dopo vari passaggi processuali, il 2 novembre 2020 il tribunale civile di Firenze ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale non ha riconosciuto ai familiari delle vittime il diritto al risarcimento, in quanto il caso sottoposto alla sua cognizione - cito - “deve ritenersi prescritto per il decorso del termine di due anni dalla data della sentenza della corte d'appello penale di Firenze divenuta irrevocabile”. Inoltre, sempre nelle motivazioni della sentenza, il tribunale di Firenze ha considerato le conclusioni della Commissione parlamentare d'inchiesta come un mero - cito - “atto politico che non supera quanto è stato già accertato a livello penale”.

La nuova Commissione parlamentare d'inchiesta, istituita nel 2021 presso la Camera dei deputati, anche a seguito delle sollecitazioni dell'associazione delle vittime del disastro della “Moby Prince”, è partita essenzialmente da questo quadro, mettendo subito un punto fermo sulle condizioni di visibilità della sera del 10 aprile 1991.

Infatti, secondo le valutazioni della Commissione, le condizioni meteo quella sera erano buone e, quindi, la visibilità era normale, così come la condotta tenuta dal comando del traghetto risulta in linea con i principi di prudenza e di diligenza.

L'elemento di gran lunga più importante e dirimente per i conseguenti scenari che si possono aprire, emerso nella relazione finale della Commissione, è l'aver dato per certo che l'esplosione a bordo del traghetto sia stato un evento avvenuto in seguito alla collisione con la petroliera e che per questo non può essere ritenuta la causa della turbativa della navigazione. Di conseguenza, la collisione tra il traghetto “Moby Prince” e la petroliera “Agip Abruzzo” avvenne in seguito a una turbativa esterna alla navigazione, provocata da un terzo natante non meglio identificato.

La presenza di una terza imbarcazione viene considerata certa dalle risultanze della Commissione. I perché di tale azione turbativa, che portarono la “Moby Prince” a compiere una manovra d'emergenza e ad andare a collidere con la petroliera “Agip Abruzzo”, sono molto più fumosi e legati a una serie di supposizioni, una delle quali legherebbe la dinamica dell'incidente agli eventuali traffici illeciti di armi e di rifiuti tossici tra l'Italia e la Somalia. Tale ricostruzione si basa principalmente sulla circostanza secondo cui nel porto di Livorno si trovava ormeggiato, la sera stessa dell'incidente, il peschereccio “21 Oktoobar II”, probabilmente coinvolto nel trasporto illecito di armi tra La Spezia, Marina di Carrara, Livorno e Gaeta.

Tuttavia, anche a causa delle dimissioni del Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e della conseguente fine della XVIII legislatura, la Commissione d'inchiesta non ha potuto concludere il proprio mandato, lasciando ancora insoluti tanti interrogativi. Uno tra i tanti è stata l'identità di questo terzo natante presente la sera dalla collisione, anche utilizzando e approfondendo gli accertamenti che erano già stati disposti. È proprio questo aspetto, signor Presidente, ovvero la necessità di accertare l'identità di questa terza imbarcazione coinvolta, a rendere ulteriormente necessario proseguire il buon lavoro svolto dalle Commissioni precedenti, in spirito di collaborazione con tutti i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti e di rispetto per il lavoro condotto dalla magistratura.

Occorre, quindi, mettere in campo tutti gli strumenti necessari affinché si giunga a delineare con esattezza quanto accaduto la notte del 10 aprile 1991, sia …effettivamente, Presidente, così…

PRESIDENTE. Scusi, collega. Sto cercando di richiamare l'Aula, perché io non riesco a sentirla. Magari aspetti un attimo e quando ci sarà silenzio prosegue.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Sì, ma ho quasi finito.

PRESIDENTE. Prego, collega.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). …sia, dicevo, pur con le difficoltà dovute al lasso di tempo trascorso dalla tragedia, si configura come un vero e proprio atto dovuto. Lo dobbiamo, anzitutto, ai familiari delle 140 vittime che la notte del 10 aprile 1991 si trovavano a bordo della “Moby Prince” nel momento della collisione con la petroliera “Agip Abruzzo”; lo dobbiamo a quanti in questi anni, anche in Parlamento, hanno lavorato affinché si accertassero cause e responsabilità di quella che è stata definita come la più grave tragedia della marineria italiana in tempo di pace; lo dobbiamo al nostro Paese, affinché non passi il principio per cui un caso di tali proporzioni rimanga, per buona parte dei suoi aspetti, un mistero insoluto. È un principio che non possiamo accettare.

Per queste regioni, signor Presidente, il gruppo Noi Moderati condivide pienamente quanto esposto nel provvedimento e lavorerà per far emergere ogni frangente di verità. È un diritto per chi è coinvolto e un dovere per noi, che siamo stati chiamati a contrastare ogni forma di ingiustizia. Pertanto, annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, è con non poca emozione che intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra su questa proposta di inchiesta parlamentare, che istituisce la terza Commissione d'inchiesta sulla più grande tragedia della marineria civile italiana, con l'auspicio che questa Commissione possa completare il lavoro svolto egregiamente dalle due Commissioni d'inchiesta che l'hanno preceduta nelle scorse legislature e condurre finalmente a una verità, tanto attesa e tanto tenacemente voluta dalle associazioni che raccolgono i familiari delle vittime. Ringrazio l'onorevole Pittalis, per aver promosso questa proposta e anche per aver accolto le proposte integrative che ci hanno consentito di arrivare con un testo unitario in Aula. Due Commissioni d'inchiesta che hanno lavorato alacremente: la prima guidata dall'allora senatore Silvio Lai, oggi nostro collega qui alla Camera; la seconda, alla Camera, presieduta dall'onorevole Andrea Romano, che non ha potuto portare a termine l'inchiesta a causa della prematura chiusura della XVIII legislatura, ma che ha aggiunto importanti tasselli al percorso verso la verità, sgomberando il campo dalle fitte nebbie che si sono addensate intorno a questa vicenda, a partire dalla sera di quel 10 aprile 1991, e che diversi procedimenti giudiziari, che si sono susseguiti negli anni, non hanno contribuito a dissipare; semmai, al contrario, le hanno rese pressoché impenetrabili. L'obiettivo di questa Commissione non potrà che essere quello di restituire finalmente la verità a chi resta e completare, sulla scia tracciata dalle precedenti Commissioni, il lavoro avviato e consegnare un quadro limpido all'autorità giudiziaria, a cui spetterà infine il compito di realizzare la giustizia, che i familiari delle vittime, anche dopo 32 anni dall'evento, non hanno mai smesso di chiedere con forza. È proprio grazie alla loro incrollabile determinazione che oggi ci troviamo qui, e io non posso che ringraziarli per questo.

Parliamo della più grave sciagura della storia della marineria civile italiana, come ho detto, ma fu anche la più grave strage sul lavoro della nostra storia repubblicana, poiché erano 65 le lavoratrici e i lavoratori impiegati sul traghetto e molti altri stavano andando da Livorno alla Sardegna per esigenze professionali. Era il 10 aprile 1991 nella rada del porto di Livorno quando alle 22,25 il traghetto passeggeri “Moby Prince” dalla compagna NavArMa., appena partito verso Olbia e la petroliera Agip Abruzzo, all'ancora nella rada del porto, entrarono in collisione. La prua del traghetto squarciò una delle cisterne del greggio trasportato e si scatenò un incendio. Nonostante la vicinanza al porto, l'incendio divampò fuori controllo, provocando danni ingenti alla petroliera e al traghetto. Tutte e 30 le persone dell'equipaggio a bordo della petroliera furono soccorse e portate in salvo. Devastante fu, invece, il bilancio sul traghetto “Moby Prince”. Delle 141 persone a bordo, 65 membri dell'equipaggio e 76 passeggeri rimase in vita sono un superstite, il mozzo Alessio Bertrand. Morirono 140 persone: di queste, 26 erano sarde.

Attraverso gli accertamenti svolti dalle Commissioni, sappiamo che la ricostruzione fattuale fatta propria dalle sentenze è fortemente falsata, perché, vedete, questa è una storia di insabbiamenti, boicottaggi, testimonianze dubbie e contraddittorie, sentenze completamente fuori asse. I procedimenti giudiziari, inizialmente, diedero la colpa della coalizione alla nebbia, la descrissero impenetrabile, al punto da rendere invisibile l'“Agip Abruzzo”, una petroliera lunga 350 metri, alta come un edificio di 7 piani, perfettamente illuminata, che era alla fonda in quel preciso punto, da un giorno intero. Ma c'era poi stato quello strano fenomeno nebbioso che avrebbe annullato la visibilità, rendendo di fatto invisibile l'“Agip Abruzzo”. Cos'è successo a bordo della petroliera la sera del disastro, pochi attimi prima dell'impatto? A bordo si svolgevano operazioni poco chiare? Era stato necessario spegnere un incendio? Perché la “Moby” virò improvvisamente? Cosa turbò la navigazione? Accadde qualcosa a bordo del traghetto o un mezzo, magari una bettolina, tagliò la strada all'imbarcazione, obbligandola a virare? Le colpe vennero attribuite al comandante Ugo Chessa che, per imprudenza, avrebbe portato il traghetto fuori dal porto sulla rotta per Olbia a una velocità troppo elevata, confidando nella propria trentennale esperienza di uomo di mare e, tuttavia, facendosi cogliere impreparato da quel bizzarro fenomeno atmosferico, mai visto prima da quelle parti, che avrebbe reso il porto un luogo irriconoscibile e sinistro, persino per chi come lui, abituato a navigare anche su tratte transoceaniche, lo percorreva da anni. E gli altri? Possibile che nessuno si fosse reso conto che lungo la traiettoria del “Moby Prince” si stagliasse quel colosso di lamiera e petrolio? L'equipaggio era distratto, si disse, e quella sera si giocava una partita di calcio importante. Altra negligenza del comandate Chessa. Dissero che consentì a gran parte dei marittimi di attardarsi nella sala comune per tifare la Juventus, che giocava contro il Barcellona. Eppure i reperti rinvenuti nel salone de Luxe, dove si erano raccolti gran parte di passeggeri ed equipaggio, ci raccontano di un'azione diligente del comando e di un piano di intervento approntato dall'equipaggio della nave. Molti passeggeri erano infatti vestiti, indossavano il giubbotto di salvataggio e avevano con sé le valigie. Erano disposti in modo ordinato, come se aspettassero i soccorsi e anche l'equipaggio sembrava essersi disposto proprio secondo il piano di evacuazione. È chiaro quindi – e ci tengo a ribadirlo, in quest'Aula - che tutto l'equipaggio del traghetto si sia comportato in modo eroico, approntando la nave in assetto anti-incendio, nell'attesa che giungessero i soccorsi, purtroppo, mai arrivati. L'abnegazione dell'equipaggio è dimostrata inequivocabilmente dal fatto che nessuno di loro si mise in salvo abbandonando la nave e i passeggeri.

Ognuno rimase al proprio posto fino alla fine, come dimostra anche il ritrovamento del corpo del comandante Chessa poco distante dalla plancia di comando. L'accusa contro il comandante Chessa e il suo equipaggio crearono una cortina di disonore che si sgretolerà in polvere solo decenni dopo, restituendo correttamente la sua immagine di navigatore capace e scrupoloso, severo e stimato da tutti. Quella sera il mayday lanciato dal “Moby Prince” alle 22.25 a solo pochi istanti dopo l'impatto cadde nel vuoto, inascoltato.

Il comando della petroliera richiamo a sé tutti i soccorsi, riferendo di essere stata speronata da una bettolina, un'imbarcazione di ridotte dimensioni, di solito utilizzata per il trasporto delle merci. Solo alle 23.45, un'ora e venti minuti dopo la collisione, un'imbarcazione di ormeggiatori, in totale autonomia, senza aver ricevuto alcuna direttiva da parte della Capitaneria di porto, cui spettava il compito di coordinare i soccorsi, raggiunse il traghetto in fiamme, che vagava con moto circolare a velocità ridottissima, ad appena poche miglia dal porto. Fu così che fu salvato l'unico superstite a bordo del “Moby Prince”.

La perizia medico legale, commissionata dal tribunale di Livorno, stabilì che in 140, fra passeggeri ed equipaggio, morirono in meno di mezz'ora, arsi vivi dalle fiamme di un incendio devastante. I soccorsi non arrivarono mai al “Moby Prince”, ma, comunque, dice la sentenza di primo grado, sarebbe stato inutile tentare di spegnere l'incendio, poiché morirono tutti in poche decine di minuti. Ma andò davvero così? Anni e anni di indagini e processi si conclusero con l'assoluzione di tutti gli imputati e l'archiviazione della condanna per uno di essi per intervenuta prescrizione. Nessuna condanna, ma una cortina fitta d'insinuazioni sul comandante Chessa che aveva tutte le carte in regola per diventare il capro espiatorio perfetto: guidava il traghetto e, soprattutto, era morto nell'incendio, quindi, non poteva difendersi. A farlo per lui, instancabilmente, in questi lunghi, dolorosi ed estenuanti 32 anni sono stati i due figli, Luchino e Angelo, scomparso a giugno dello scorso anno, che, insieme agli altri familiari delle vittime, hanno continuato a cercare la verità, opponendosi al supplizio di omissioni e insabbiamenti dei processi. Pretese incessante di verità che poco alla volta ha illuminato il racconto fornito da sentenze zoppicanti di errori e omissioni, prove occultate e manomesse, sabotaggi, reticenze, vere e proprie clamorose menzogne.

I lavori delle Commissioni precedenti sono giunti alla conclusione che le scelte e le modalità di indagine abbiano condizionato in maniera determinante la possibilità di fare luce su alcune ipotesi, anche di reato, a partire dall'adeguatezza dei soccorsi. Attraverso le inchieste svolte, si è giunti a poter affermare che la nebbia non fosse presente nella rada di Livorno e comunque non possa essere la causa dell'impatto tra la “Moby Prince” e l'“Agip Abruzzo”. È stato stabilito, con certezza, che quella sera la petroliera si trovava nell'area di divieto di ancoraggio e pesca e che questo elemento, pur chiaro sin dall'inizio, non è stato, colpevolmente, oggetto di alcuna indagine o ipotesi di reato. È stato stabilito come altamente probabile il fatto che la sera del disastro, prima della collisione, sia avvenuto un qualche avvenimento a bordo della petroliera che probabilmente abbia limitato la sua visibilità. È stato stabilito che vi sia stata un'alterazione della rotta del “Moby Prince” per un fatto esterno al traghetto, che abbia turbato la navigazione, portandola all'impatto con l'“Agip Abruzzo”.

Concludo, signor Presidente, con l'auspicio che la determinazione dei familiari delle vittime e la loro sete di verità venga finalmente soddisfatta. È compito della politica e dovere dello Stato, come ha anche sottolineato il Presidente Mattarella in occasione dei trent'anni dalla tragedia, fare piena luce su questo disastro e restituire alle vittime del “Moby Prince” e ai loro familiari la giustizia che meritano.

Per questo, ribadisco il voto favorevole del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra all'istituzione di una nuova Commissione d'inchiesta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (A-IV-RE). Signor Presidente, c'è la necessità assoluta di istituire questa nuova Commissione d'inchiesta parlamentare sulle cause del disastro della nave “Moby Prince”.

Il 10 aprile 1991 si verificò quello che, senza dubbio, può essere considerato il più grande disastro marittimo del dopoguerra: 140 vittime. Dopo 32 anni ancora ci sono lati oscuri della vicenda che determinano la necessità, quindi, di una nuova Commissione.

Credo ci sia - e ci sarà sicuramente anche al momento del voto - un'ampia convergenza di tutte le forze politiche per far luce sulle cause e sulla responsabilità. Quella di chiarezza, di verità, della ricostruzione delle cause e della responsabilità eventuale, è un'esigenza della maggioranza e delle opposizioni.

La vicenda è nota: a poche miglia dal porto di Livorno, nella sera del 10 aprile 1991, avvenne la collisione tra la nave traghetto “Moby Prince”, che era in servizio sulla tratta Livorno-Olbia, e una petroliera che era ancorata nella rada del porto. La fuoriuscita di tonnellate di greggio causò la morte di ben 140 passeggeri. Le vicende giudiziarie si conclusero, riconducendo il tutto a due concause: la prima, un errore umano; la seconda, invece, altre cause varie, tra le quali una fitta nebbia.

Gli atti delle due Commissioni d'inchiesta che hanno preceduto quella che noi proviamo a istituire questa sera hanno però evidenziato lacune, contraddizioni, incongruenze e, quello che è più grave, interferenze nell'attività processuale.

La prima Commissione istituita dal Senato nel 2015, che ha lavorato per due anni, ha rilevato l'assenza di banchi di nebbia, che pure erano stati dati per certi nelle inchieste giudiziarie. C'è stato, poi, l'emergere di un'alterazione della rotta della “Moby Prince”, la mancata tempestività dei soccorsi e lacune nel coordinamento dei soccorsi stessi.

La seconda Commissione, nella scorsa legislatura, alla Camera, fu interrotta per la fine della legislatura, ma non prima di evidenziare anch'essa incongruenze e lacune. La visibilità era normale, non era vero che c'erano banchi di nebbia, e la condotta di guida del traghetto ha evidenziato un corretto percorso della guida stessa, in linea con i principi della diligenza e della prudenza.

In realtà, è emersa con quasi assoluta certezza la presenza di un terzo natante, che probabilmente ha creato il disastro cui è riconducibile la causa del disastro stesso. Quindi, c'è un'indispensabilità di istituire questa nuova Commissione, perché ci sono fatti nuovi e c'è l'assoluta necessità della ricerca totale della verità. La nuova Commissione, quindi, accerterà eventuali ulteriori responsabilità, ricercherà e valuterà nuovi elementi, circostanze di fatto nelle quali si è verificato l'evento, fonti e condotte per eventuali responsabilità, soccorsi lacunosi e, quindi, responsabilità anche in ordine al coordinamento dei soccorsi stessi.

Il lavoro di una legislatura, in generale, va valutato, poi, alla fine della legislatura stessa, non soltanto per le linee politiche, per il prodotto e per il risultato della politica stessa e dei provvedimenti strettamente politici, ma anche sulla concretezza del lavoro delle Commissioni d'inchiesta. In questo, dobbiamo dare l'esempio, dobbiamo provare a fare in modo che le nostre Commissioni incidano realmente e abbiano risultati concreti. Non dobbiamo e non possiamo vanificare il lavoro delle Commissioni precedenti, per due ordini di motivi: il primo, oggettivo, perché sono emersi fatti nuovi, fatti che palesano l'assoluta esigenza dell'istituzione di una nuova Commissione; il secondo, perché non possiamo delegittimare, alla luce di questi fatti, le indagini che ha svolto il Parlamento nelle precedenti composizioni, perché le nuove composizioni politiche di un Parlamento comportano un incedere di un percorso politico diverso, ma non possono e non devono disconoscere il valore delle Commissioni d'inchiesta precedenti.

Quindi, ce lo chiedono le famiglie, le famiglie di ben 140 vittime, ma non solo, ce lo chiede il Paese, è compito nostro; ovviamente, senza preconcetti, senza sovrastrutture, ma l'accertamento della verità è doveroso. Il nostro voto per l'istituzione di questa nuova Commissione d'inchiesta parlamentare sarà positivo, sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, signora Presidente. Sull'argomento è già intervenuta la collega Chiara Tenerini, per conto del gruppo Forza Italia, che ha ben argomentato le ragioni dell'istituzione di una nuova - la terza - Commissione parlamentare d'inchiesta sulle cause del disastro della nave “Moby Prince”. Si tratta di una vicenda, per la verità, ancora avvolta dalle nebbie, dopo anni di indagini della magistratura, di processi che ne sono seguiti e che non hanno purtroppo consentito di far luce sulle reali cause del disastro, che è stato liquidato troppo frettolosamente come dovuto a un errore umano, complice la nebbia che, come invece è stato appurato dalle due Commissioni di inchiesta, era in realtà assente dalla scena e comunque non avrebbe avuto alcun ruolo nella collisione, perché la condotta tenuta dal comando del traghetto risultava in linea con i principi di prudenza e diligenza.

L'inchiesta della magistratura ordinaria ha ritenuto di non ravvisare responsabilità per i ritardi nei soccorsi, anche a fronte di perizie medico-legali prodotte alle Commissioni d'inchiesta, che hanno accertato che alcune vittime sono sopravvissute per ore e che solo Antonio Rodi è sopravvissuto fino al mattino successivo. Perché - ci domandiamo ancora - la Capitaneria di porto di Livorno e il Dipartimento militare marittimo dell'Alto Tirreno, che ha sede a La Spezia, non provvidero a coordinare i soccorsi nei confronti del traghetto “Moby Prince”? È possibile che non emergano responsabilità per le evidenti carenze anche investigative e quelle dovute al mancato tempestivo soccorso?

Allora, come ha detto bene la collega Tenerini, oggi noi siamo qui per colmare un vuoto, un vuoto di verità e, quindi, un vuoto di giustizia, quel vuoto di verità e di giustizia che i familiari delle vittime, le associazioni “140 Familiari delle Vittime del Moby Prince” e “Associazione 10 aprile”, costituite dai familiari delle vittime, e, direi, tutto il Paese aspettano da oltre 30 lunghissimi anni. Questo è il senso dell'istituzione della terza Commissione parlamentare d'inchiesta sul disastro della “Moby Prince” e per la verità su questo io devo ringraziare tutte le forze politiche presenti in Parlamento per il sostegno alla proposta.

Ritengo, dunque, necessaria l'istituzione di questa Commissione d'inchiesta, anche per non disperdere il lavoro già fatto dalle precedenti Commissioni e, in particolare, per approfondire ancora quegli aspetti che debbono essere accertati, soprattutto quell'ipotesi della presenza di una terza unità navale che, allo stato, non è ancora stata identificata con certezza e che avrebbe determinato la collisione tra il traghetto “Moby Prince” e la petroliera “Agip Abruzzo”, avvenuta all'interno dell'area di divieto d'ancoraggio.

Sono queste le ragioni che ci spingono, quindi, ad andare avanti, perché è stato appurato che nello scenario di quella sera è ritenuta plausibile proprio la presenza di una terza unità navale in movimento che ha interferito con la rotta del traghetto e obbligato il “Moby Prince” a una manovra evasiva, proprio nel momento in cui il traghetto stava regolarmente navigando nelle acque antistanti il porto di Livorno. È evidente che l'identificazione di questo terzo natante presente la sera della collisione, laddove accertata, aprirebbe nuovi scenari.

Dunque, io penso che questa sia opera meritoria di tutte le forze politiche di quest'Aula del Parlamento. Approfitto per ringraziare il presidente della Commissione trasporti della Camera, l'onorevole Salvatore Deidda, la relatrice e i commissari tutti della Commissione trasporti per il buon lavoro fatto e mi sia consentito rivolgere un grazie speciale al senatore Manfredi Potenti, che ha agevolato l'iter della proposta qui alla Camera, ritirando il suo testo al Senato, evitando così le inevitabili lungaggini procedurali che si sarebbero potute determinare.

Quindi, è venuto il momento e io mi auguro che, anche con l'ausilio e la collaborazione - vedo il Sottosegretario Tullio Ferranti - del Governo, che può dare tutto il supporto, davvero venga una volta per tutte posta una chiara parola, che è la verità sui fatti e la giustizia per le vittime.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Governo. Oggi siamo qui in occasione di questa votazione importante, per cui intervengo in dichiarazione di voto, per la costituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla “Moby Prince”. È un momento importante perché vi è stato un lavoro - per questo ringrazio il presidente della Commissione Deidda e la relatrice Maccanti - per mettere insieme tre proposte, fra cui una a prima firma di Riccardo Ricciardi, mio collega, sottoscritta anche da me e da altri colleghi del gruppo, e per far istituire questa Commissione, che ha l'auspicio di terminare i lavori incompleti della Commissione precedente, istituita nella XVIII legislatura alla Camera. Questa vicenda - è stato ricordato ma intendo ricordarlo anch'io - ha segnato un brutto momento nella storia italiana e della giustizia e soprattutto in quella della marina mercantile perché, com'è detto, questo è stato l'incidente più rilevante dalla Seconda guerra mondiale, con oltre 140 vittime.

Sono trascorsi 32 anni senza arrivare ad una giustizia che possa dare soddisfazione a chi in quella vicenda ha perso i propri cari. Soprattutto, vi è stato un procedimento giudiziario che - lo possiamo dire senza alcuna polemica alla luce degli atti risultanti dalla prima Commissione d'inchiesta istituita al Senato nella XVI legislatura - ha mostrato come si sia insabbiata la giustizia piuttosto che le navi, come normalmente si pensa accada nei porti. Infatti, alcune note emerse dal fascicolo di oltre 4.000 pagine hanno dimostrato come fosse fuori rotta e come, forse, la giustizia nei procedimenti giudiziari avesse perso la bussola. Faccio riferimento alle vicende della collisione tra la “Moby Prince” e l'“Agip Abruzzo”, alle problematiche relative ai divieti di ormeggio, alla presenza di una terza nave somala, emersa dall'acquisizione postuma dei tracciati radar satellitari, alla scomparsa della nebbia che si è diradata mentre prima, invece, era presente nei fascicoli giudiziari. Queste cose hanno portato inizialmente a una prima sentenza che dava le colpe all'errore umano con riferimento al comando del traghetto “Moby Prince”. Quindi, oltre alla beffa il danno per chi, in quella tragedia, ha perso i familiari. Mi riferisco anche a Luchino e Angelo Chessa, i figli del comandante Chessa, che hanno dovuto vivere con un grande travaglio interiore questa notizia che attribuiva la responsabilità al comandante Chessa, responsabilità che, invece, noi, con le Commissioni d'inchiesta parlamentari, abbiamo diradato. Però, bisogna togliere ogni tipo di dubbio. Ci sono due associazioni che hanno combattuto, l'Associazione 10 Aprile e l'Associazione #iosono141, con i loro presidenti e i loro rappresentanti che ringrazio per aver sollecitato questo tipo di azione.

Sono felice che, in Parlamento, si sia arrivati a svolgere un lavoro che si è rilevato fondamentale. Dobbiamo terminare questo lavoro perché la verità e la giustizia devono sempre vincere e una Nazione democratica non può assistere in maniera silente a queste vicende che destano una brutta immagine. Penso anche ad altre vicende grigie della storia italiana, soprattutto quando in questi percorsi si sono intrecciate presunte relazioni fra vari traffici. Fra gli scenari, diciamo, immaginati e sottesi a questo discorso c'è stato quello del traffico di rifiuti tossici, del traffico potenziale di armi, anche con riferimento alla presenza di questa nave somala non ben precisata e non indicata tra le presenze nel porto di Livorno. Quindi, il nostro sforzo e il nostro impegno saranno massimi su questo. Ricordo anche che noi, come Movimento 5 Stelle, nel 2014, proprio prima della Commissione d'inchiesta, presentammo una proposta di legge per farla partire. Quindi per noi, come forza politica, oltre al desiderio di verità, c'è proprio coerenza in questo percorso che, però, lo devo ammettere, oggi, accomuna tutte le forze presenti in Parlamento e questo non può che farci piacere.

Credo che dovremo lavorare con franchezza per arrivare a depositare, come previsto nella proposta di istituzione della Commissione d'inchiesta, nell'arco di questa XIX legislatura, un testo finale, dal momento che ciò non è potuto avvenire per la chiusura anzitempo della legislatura precedente. Questo sarà il nostro obiettivo. Penso che lo faremo con correttezza, aspettando la costituzione della Commissione d'inchiesta. Dichiaro e confermo il nostro voto favorevole, perché credo che veramente sia un dovere di democrazia e di giustizia e la verità e la giustizia sono quelle che attendono i familiari.

Noi dobbiamo lavorare per questo. Quindi, grazie e voteremo favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, all'alba dell'istituzione della terza Commissione parlamentare sulle cause del disastro del “Moby Prince” i sentimenti che mi attraversano sono quelli racchiusi nel titolo di un libro di una grande scrittrice toscana, Oriana Fallaci: “La rabbia e l'orgoglio”. Uno striscione che accompagna tutte le manifestazioni delle associazioni, che racchiudono al loro interno le famiglie delle vittime, recita: “140 morti, nessun colpevole”.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 17,50)

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Ecco il motivo della rabbia. Dopo 32 anni da quel tragico disastro ancora oggi non c'è una verità accertata e ancora oggi non c'è giustizia. La Toscana è una terra stupenda, solidale, una terra ricca di bellezza, con una gloriosa storia alle spalle e un radioso futuro davanti a sé. Purtroppo, sulla sua pelle ci sono ferite, molte delle quali ancora aperte, che hanno spinto persino il Parlamento a interrogarsi con Commissioni ad hoc. Oggi parliamo del “Moby Prince”, ma non possiamo dimenticare il caso David Rossi, legato alle vicende del Monte dei Paschi, così come non possiamo dimenticare quello che è accaduto nella cooperativa de Il Forteto. Ecco che da toscano si fa spazio in me, e nei colleghi toscani della Lega che siedono in quest'Aula, il sentimento dell'orgoglio, un sentimento che, a partire dalla rabbia di una ferita ancora aperta e dolorosa, ci incoraggia, ci stimola e ci impone di andare avanti alla ricerca della verità, perché la drammatica e oscura vicenda del “Moby Prince” rimane una tra le più brutte ferite sulla pelle della nostra Repubblica, una ferita ancora aperta che non è stata curata dalla giustizia e il cui dolore non è stato alleviato nemmeno dal balsamo della verità.

Grazie alle due precedenti Commissioni d'inchiesta, il Parlamento ha già sviluppato uno straordinario lavoro che ha consentito di far luce su alcune incredibili falsità che hanno caratterizzato l'iter giudiziario, con la logica conseguenza di aver prodotto sentenze ingiuste e incredibilmente assolutorie. Oggi, tutti noi dobbiamo interrogarci se sia accettabile che sussista una discrepanza così elevata tra l'azione della magistratura e l'azione della politica.

Oggi, siamo qui per fare insieme ulteriori passi in avanti, consapevoli che quella notte non c'era nebbia nella rada di Livorno, consapevoli che non vi è stata negligenza o condotta discutibile da parte del Comandante Ugo Chessa, consapevoli che vi era una petroliera, l'“Agip Abruzzo” ancorata in un'area in cui vi era il divieto di ancoraggio, consapevoli che la morte di 140 persone non è avvenuta nell'arco di 30 minuti, consapevoli che i soccorsi sono stati indirizzati prioritariamente verso la petroliera e che nessuno, in quegli attimi, in quei minuti concitati, si è preoccupato dei cittadini civili a bordo del “Moby Prince”, consapevoli che, nella rada di Livorno, in quella sera del 10 aprile, erano presenti navi militarizzate e cariche di armi e di esplosivi di ritorno dalla guerra del Golfo.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 17,55)

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Proprio dagli atti e dai documenti prodotti dalla seconda Commissione d'inchiesta emerge la dinamica dell'incidente secondo cui la collisione tra il “Moby Prince” e la petroliera “Agip Abruzzo” sarebbe stata dovuta all'esito sfortunato di una manovra messa in atto per evitare un terzo natante, la cui identità ancora non è conosciuta. Ecco che, allora, diventa decisivo ciò che questa Commissione si propone di fare. Decisivo, ad esempio, è indagare su eventuali correlazioni tra l'incidente ed eventuali traffici di armi, di scorie tossiche e di combustibili. Ecco che diventa fondamentale approfondire i termini dell'accordo armatoriale sottoscritto a Genova, il 18 giugno 1991, fra i soggetti che furono a vario titolo coinvolti in quella strage. Certamente, non sarà meno importante accertare le procedure, le modalità e i mezzi con cui sono stati organizzati i primi soccorsi, le circostanze nelle quali essi sono stati condotti e ogni fatto utile ad individuare le responsabilità.

Mi avvio a concludere, Presidente, e lo faccio con alcuni ringraziamenti, quelli rivolti ai colleghi della Commissione trasporti, quelli rivolti alla relatrice, onorevole Elena Maccanti, quelli, doverosi, rivolti ai colleghi che hanno preso parte alle precedenti Commissioni d'inchiesta e quelli rivolti a quelle testate e a quei professionisti del giornalismo d'inchiesta che hanno alimentato la speranza di poter arrivare alla verità dei fatti. Gli ultimi ringraziamenti sono quelli più sentiti e vanno alle migliaia di nostri concittadini che si sono impegnati giorno dopo giorno affinché il tempo non rappresentasse lo strumento per annichilire, ridimensionare o addirittura per digerire verdetti e sentenze di una strage senza colpevoli. In proposito, consentitemi di manifestare la mia vicinanza umana e quella di tutto il gruppo della Lega ai familiari delle vittime di questa tragedia e, in particolare, a Loris Rispoli, il capo storico dell'Associazione 140-familiari delle vittime del “Moby Prince”, che ha perso sua figlia in quel disastro e, stremato dalla lotta per la verità, ha perso prematuramente anche la salute. Tante e tante volte abbiamo visto Loris intervenire, testimoniare e manifestare, indossando una maglia con su scritto “Io sono 141”. Loris è la 141° vittima di quella strage. Tutti i familiari insieme a Loris sono 141 e oggi, in questa solenne Aula, io sono 141 e lo sono insieme ai colleghi della Lega e lo sono insieme a tutti i colleghi che, oggi, all'atto di votare favorevolmente l'istituzione di questa nuova Commissione d'inchiesta, saranno 141, insieme agli italiani e alle italiane che lottano per un Paese in cui la verità non sarà mai e poi mai merce di scambio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, l'Associazione 10 Aprile, l'associazione dei familiari delle vittime, sintetizza con le parole che seguono l'incidente del 1991. È il 10 aprile del 1991 nella rada del porto di Livorno quando, alle 22,25, il traghetto passeggeri “Moby Prince” della compagnia Navarma, appena partito con direzione Olbia, e la petroliera “Agip Abruzzo”, all'ancora nella rada del porto, entrano in collisione. La prua del traghetto squarcia una delle cisterne del greggio trasportato e si scatena un grosso incendio. Nonostante la vicinanza al porto, l'incendio fuori controllo provoca ingenti danni sia alla petroliera sia al traghetto. Tutte le 30 persone dell'equipaggio a bordo della petroliera non riportano danni fisici. Tragico, invece, è il bilancio sul traghetto “Moby Prince”. Delle 141 persone a bordo, infatti, 65 membri dell'equipaggio e 76 passeggeri, vi è un solo superstite. Nel più grande incidente della marineria italiana muoiono 140 persone. Da allora ci sono stati processi e sentenze senza che nessuno sia stato giudicato colpevole. Il percorso giudiziario ha visto, infatti, nel 1998 l'assoluzione di tutti gli imputati nel primo grado e poi la dichiarazione della prescrizione in appello, quindi la riapertura dell'inchiesta nel 2006 e la successiva archiviazione nel 2010. Rimane soltanto aperto un fascicolo per strage a carico di ignoti in quanto non prescrivibile.

Cito testualmente le parole del comitato delle vittime perché i familiari sono stati davvero e dovranno essere parte attiva di questa Commissione, come lo sono stati per la stesura del testo. Il provvedimento, infatti, anche grazie alla sensibilità dei colleghi - per cui ringrazio tutte le forze politiche, il presidente della Commissione e chi ha lavorato a questo riguardo - ha inserito alcune proposte dell'associazione che avevo raccolto del testo da me presentato. Si tratta di modifiche puntuali che, magari, possono sembrare minime o superflue ma che rappresentano uno strumento significativo per arrivare alla verità.

Mi riferisco ai nuovi poteri della Commissione e all'allargamento della sua capacità di analisi e di recuperare atti e documenti. In particolare, la nuova Commissione avrà la possibilità di accertare ulteriori responsabilità relative al disastro della nave “Moby Prince” con riferimento a strutture, apparati o organizzazioni sia pubbliche che private. Potrà poi analizzare i bilanci delle società SNAM, ENI e Navarma anche negli anni immediatamente precedenti e successivi al 1991.

La Commissione potrà, inoltre, acquisire integralmente gli atti delle precedenti Commissioni parlamentari d'inchiesta e, soprattutto, i materiali e la documentazione raccolti o formati dalle stesse, anche se coperti da segreto. L'inchiesta della magistratura archiviata nel 2010 non ha infatti preso in considerazione alcuni elementi emersi in seguito, oggi appurati, ma individuati soltanto grazie a indagini parallele curate da un pool di tecnici di Milano su incarico degli stessi parenti delle vittime. Secondo le sentenze, lo scontro fra la petroliera e il traghetto sarebbe avvenuto per un banco di nebbia, ma il riordino dei documenti racconta altro, a partire dal punto della collisione.

Le due sentenze dicono che la petroliera era in un luogo consentito, ma le coordinate indicate la fanno ricadere in un'area vietata. Quindi, cosa ci faceva l'”Agip Abruzzo” in quel luogo? Senza dimenticare il mistero delle navi americane. Non lontano da Livorno è situata la base USA di Camp Darby e in quella notte almeno 7 navi militari trasportavano armi, e questo dato è comprovato da tutti i tracciati radio. I misteri rimangono molti e insoluti, niente può quindi oggi essere escluso, niente omesso, niente trascurato.

Andranno poi appurate e approfondite nel dettaglio le dinamiche dei soccorsi. Anche questo punto è stato reso esplicito grazie alle proposte dell'associazione delle vittime. È infatti indifferibile una verifica dei reali motivi del mancato coordinamento nella gestione del soccorso delle vittime, e delle procedure, modalità e mezzi con cui sono stati organizzati e attuati i soccorsi in mare in relazione alle disposizioni allora vigenti, perché, paradossalmente, furono anche i soccorsi in ritardo e maldestri ad aggravare il bilancio della tragedia.

Il mayday del traghetto si era perso nel vuoto per ore e nessuno è intervenuto. Le precedenti Commissioni d'inchiesta hanno infatti stabilito che la collisione non è stata dovuta alla presenza della nebbia, perché quella notte il cielo sopra Livorno era sereno, la visibilità ottima e il mare era calmo, né c'era stata una condotta colposa del comandante del traghetto Angelo Chessa. Nonostante ciò, i soccorsi, sia pure lenti, si diressero verso la petroliera, e non verso la nave passeggeri. Di qui l'accusa di incapacità della Capitaneria di porto di coordinare le operazioni di soccorso, con la conseguente morte di alcuni passeggeri molte ore dopo la collisione.

Qualcuno, in quest'Aula, soprattutto i meno attenti e i meno informati sulla vicenda, potrebbe chiedersi perché una nuova Commissione d'inchiesta sulla “Moby Prince”, dopo che quella della Camera nella scorsa legislatura e quella del Senato nella XVII legislatura avevano fatto un grande lavoro. Non soltanto perché la verità non è stata appurata, non soltanto perché, conseguentemente, mancano ancora i colpevoli di questa tragedia. Perché il lavoro delle Commissioni può essere determinante per riaprire l'indagine della magistratura, ecco perché è importante istituire nuovamente questa Commissione d'inchiesta. Nel dicembre 2018 la procura della Repubblica di Livorno ha acquisito infatti gli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta del Senato presieduta da Silvio Lai, che voglio ringraziare qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che è presente e che mi ha dato una mano anche nel lavoro di questi mesi al fine di riaprire le indagini.

Anche la relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta presieduta, e anche qui lo voglio ringraziare, da Andrea Romano, che ha fatto un lavoro importante nella XVII legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e i cui lavori sono stati interrotti dalla crisi di Governo e dalle elezioni anticipate, ha poi sottolineato di non concordare con le risultanze cui è pervenuta l'autorità giudiziaria in esito ai vari procedimenti che hanno riguardato la tragedia. Il nostro obiettivo, è bene ricordarlo, non è quello di sostituirci alla magistratura, di cui rispettiamo lavoro, compiti e autonomia.

Il nostro lavoro è, e sarà, quello di contribuire ad appurare la verità, perché, non mi stancherò mai di ricordarlo, sono trascorsi oltre 32 anni, ma, ad oggi, non ci sono ancora colpevoli. Dobbiamo evitare che questa tragedia si trasformi in una nuova Ustica. E vorrei ricordare qui le parole del Capo dello Stato, Mattarella, pronunciate in occasione del trentesimo anniversario della strage: “È stato il disastro più grave della storia della nostra navigazione civile. Il popolo italiano non può dimenticare. Come non dimentica la città di Livorno, che vide divampare il rogo a poche miglia dal porto e assistette sgomenta alla convulsa organizzazione dei soccorsi e del loro drammatico ritardo. Sulle responsabilità dell'incidente e sulle circostanze che l'hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a fare intera luce. L'impegno che, negli anni, ha distinto le associazioni dei familiari rappresenta un valore civico che concorre a perseguire un bene comune. Il disastro del traghetto “Moby Prince” è monito permanente per le autorità pubbliche e gli operatori, chiamati a vigilare sulla navigazione e a garantire la sicurezza. Rispettare gli standard stabiliti, sforzarsi di elevarli (…)”.

Finisco, Presidente. Credo che oggi sia arrivato il momento di fare piena luce sulla verità di questa tragedia, c'è bisogno di una volontà politica condivisa di presupporre e, soprattutto, di non strumentalizzare alcun atto che emergerà dal lavoro della Commissione. Credo, infatti, che, oggi, la votazione unanime di questa Commissione servirà proprio a questo, affinché sia unitaria e votata da tutti. Mi rivolgo a tutti: credo che oggi questo voto dovrà essere unanime, ce lo chiedono soprattutto le vittime, ce lo chiedono gli italiani, ce lo chiede il Paese, e credo che, da parte nostra, ci sia una responsabilità ancora più alta, che riguarda la carica che noi abbiamo, ossia quella della Repubblica italiana. Il nostro voto sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Prima di tutto, mi permetta di ringraziare: tutti i commissari della Commissione trasporti; i firmatari delle proposte di legge, Pittalis, Simiani e Ricciardi, che hanno permesso questo dibattito e di arrivare, a questo punto, quasi all'approvazione della nuova Commissione di indagine sul disastro della “Moby Prince”; il senatore Potenti, perché ha agevolato questo, rinunciando a fare una lotta fra Camera e Senato e permettendo di portare avanti questo lavoro all'unanimità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, una volontà unanime per ribadire questo: perché una terza Commissione d'indagine? Io capisco chi può avere dubbi, in quest'Aula, sull'utilità delle Commissioni di indagine, soprattutto su disastri accaduti negli anni precedenti, me li sono posti anch'io la scorsa volta, quando, con il collega Romano, sono stato chiamato dal mio partito a partecipare alla Commissione d'indagine. E, sinceramente, più andavano avanti i giorni, più scoprivamo, più procedevamo nelle testimonianze e nelle perizie, e più veramente ci si accapponava la pelle, perché non stavamo parlando degli inizi dell'Ottocento o del Novecento, ma stavamo parlando del 1991, quando un traghetto che portava 140 passeggeri, bambini, persone, lavoratori, si è scontrato contro una petroliera e questa pratica - questo disastro! - è stata archiviata in fretta e furia, a volte con la scusa della nebbia. All'epoca forse bastava così, ma poi si è scoperto che la nebbia non c'era. Poi si è scoperto che i soccorsi sono andati solo verso l'”Agip Abruzzo”. Ci hanno detto e ci dicevano che le vittime erano morte senza soffrire, che le morti erano avvenute sul colpo, poi si è scoperto che, invece, i passeggeri erano lì che aspettavano i soccorsi e sono morti dopo tante ore, qualcuno forse la mattina dopo. Io devo ringraziare anche le associazioni delle vittime. Dobbiamo tutti ringraziare le associazioni delle vittime perché in questi anni non hanno mai alzato i toni, non hanno mai cercato la vendetta. Come tanti sardi, anch'io, ragazzino a quell'epoca, ho preso mille volte quei traghetti e a pensare che qualcuno di noi sarebbe potuto perire in questa maniera, sinceramente, ci vogliono una grande pazienza e una grande forza d'animo per mantenere i nervi saldi e chiedere semplicemente giustizia. E loro non hanno mai chiesto vendetta.

Questo è lo spirito che ha contraddistinto le precedenti Commissioni d'indagine e che deve contraddistinguere anche questa, per rendere omaggio anche alla memoria, come ha già detto prima il collega della Lega, di Loris Rispoli, familiare e coordinatore di un comitato dei familiari delle vittime. Io ricordo, invece, Angelo Chessa, figlio di Ugo Chessa, il comandante, che era uno stimato primario e che ha passato la vita a ricercare questa verità, nel dolore, con il fratello Luchino, perché il padre era stato accusato di aver perso il controllo la nave perché stava guardando, magari, la Juventus o perché era ubriaco. Nulla di tutto questo. Almeno è rimasto in vita fino a quando, per fortuna, gli abbiamo restituito un sorriso, perché il padre non ha mai avuto un'imperizia, non era ubriaco, non guardava la Juve ed era un grande comandante. E almeno adesso, in cielo, può sorridere nel ribadire che la sua azione non è stata vana.

E l'azione non deve essere vana, perché questi fatti non devono più accadere. Ripeto, non ci siamo sostituiti ai magistrati nelle scorse Commissioni d'indagine, ma abbiamo cercato la collaborazione, nelle nuove indagini, con i nuovi magistrati che si sono succeduti. Abbiamo cercato la collaborazione con le Forze dell'ordine, che ringraziamo, che hanno collaborato con la Commissione d'inchiesta. Io mi auguro che i nuovi colleghi abbiano questo stesso spirito per capire perché i soccorsi non sono arrivati nel momento giusto, seguano le perizie dove si parla di un'esplosione dentro la “Moby Prince” e vadano a capire perché, per esempio, ci fossero delle persone che erano state registrate dentro la “Moby Prince”, che erano salite a bordo ma che poi erano uscite. Insomma, è stato un lavoro certosino, basato sui fatti, basato sulle testimonianze ed è quello che dev'essere fatto ancora una volta, affinché serva da monito anche per il futuro: quando accade un disastro, ci deve essere la massima trasparenza e la massima sincerità nelle prove e nelle testimonianze. Non bisogna nascondere alcun fatto e bisogna rassicurare i cittadini sul fatto che ci sia sempre la massima trasparenza nelle indagini e, soprattutto, che in questo Parlamento si debba ricercare la verità.

Non mi dilungo, Presidente. Hanno già detto tutti i miei colleghi. Auguro buon lavoro a tutti i commissari di questa nuova Commissione di indagine e con orgoglio dichiaro il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - Doc. XXII, n. 9-A e abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale e approvazione - Doc. XXII, n. 9-A e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 9-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave “Moby Prince”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7 - Appalusi).

Dichiaro così assorbite le abbinate proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 28-29.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. È un intervento per chiedere un'informativa urgente al Ministro Giorgetti in merito alla vendita della rete di telecomunicazione nazionale, anche con riferimento ai profili di sicurezza nazionale. Questo è l'oggetto della richiesta.

Tutti gli organi di informazione hanno dato ieri la notizia che domenica sera il fondo KKR ha inviato a TIM una offerta vincolante, che oscilla tra 20 e 23 miliardi, per l'acquisto del 65 per cento della costituenda società di telecomunicazioni, che in pancia avrà la proprietà della rete di telecomunicazioni che attualmente è di proprietà di TIM. Quindi, il nostro Paese, nelle prospettive del Governo, acquisterebbe il 20 per cento di questa nuova società investendo circa 2 miliardi o 2,5 miliardi.

Se questi sono i numeri, Presidente, noi siamo di fronte a una scelta che giudichiamo semplicemente folle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché con questa scelta si permette a un fondo speculativo di mettere le mani su un'infrastruttura strategica per il Paese su cui passano i dati, la voce, tutte le informazioni, il futuro e la speranza di modernizzazione e di digitalizzazione del Paese. Quindi, sono tutti aspetti fondamentali, appunto, per il progresso, affinché questo Paese possa prosperare. Dunque, l'Italia ha assoluto interesse a che questa infrastruttura venga potenziata e modernizzata, che, quindi, vengano effettuati gli investimenti necessari e che, tra l'altro, i prezzi dei servizi siano dei prezzi che rimangano al livello attuale, ma questi sono obiettivi che sono semplicemente incompatibili con la vendita a un fondo speculativo di investimento, che del tutto legittimamente ha, ovviamente, altri interessi: ha l'interesse di realizzare degli utili nel breve termine e ha l'interesse di minimizzare i propri investimenti. Quindi, davvero non si capisce come gli interessi strategici dell'Italia si possano conciliare con i seppur legittimi interessi - ripeto - di fare denaro e di accumulare risorse del fondo KKR (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pertanto, è assolutamente necessario, Presidente, che il MEF venga a relazionare il più urgentemente possibile, perché deve spiegare al Paese in che modo, investendo per acquistare solo il 20 per cento della società, riuscirà a indirizzare le politiche di questa nuova società, a fronte di un socio di maggioranza che, invece, avrebbe il 65 per cento e, per i motivi che ho appena spiegato, il socio di maggioranza avrebbe obiettivi completamente diversi. Noi sentiamo il Governo parlare continuamente di patrioti e della difesa degli asset nazionali e poi non muove un dito per fermare operazioni di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che - ripeto - rischiano di replicare un danno che è già successo al nostro Paese alla fine degli anni Novanta, quando i cosiddetti capitani coraggiosi acquistarono sostanzialmente Telecom Italia e quella vendita, fatta a debito, ha creato per la società un disastro: è diminuito - si è quasi dimezzato - il fatturato; è aumentato di quasi tre volte l'indebitamento; i dipendenti sono passati da 120.000 a 40.000 e non si sono fatti gli investimenti sulla rete che avrebbero permesso all'allora Telecom Italia, oggi TIM, di rimanere leader in Europa e fra le prime 10 società di telecomunicazioni del mondo.

Concludo, Presidente. Quindi, chiediamo l'informativa urgente per l'importanza del tema, perché, tra l'altro, i termini sono abbastanza vicini, poiché entro novembre il consiglio di amministrazione di TIM deve decidere, e perché - e ho davvero concluso - il Ministro Giorgetti ieri in conferenza stampa ha detto: “Sì, aspettiamo quali sono le decisioni di TIM”, per cui secondo il Ministro Giorgetti le decisioni su un'infrastruttura strategica dell'Italia, su cui si basa anche la nostra sicurezza nazionale, le deve prendere un consiglio di amministrazione. Io non ho parole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Il Governo è presente. Naturalmente, riferirò al Presidente la sua richiesta di informativa urgente.

Seguito della discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00191, Quartini ed altri n. 1-00193, Bonetti ed altri n. 1-00194 e Zanella ed altri n. 1-00197 concernenti iniziative a salvaguardia del sistema sanitario nazionale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00191 (Nuova formulazione), Quartini ed altri n. 1-00193, Bonetti ed altri n. 1-00194 e Zanella ed altri n. 1-00197 concernenti iniziative a salvaguardia del sistema sanitario nazionale (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 9 ottobre 2023, sono state presentate le mozioni Bonetti ed altri n. 1-00194 e Zanella ed altri n. 1-00197 e una nuova formulazione della mozione Braga ed altri n. 1-00191, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che in data odierna è stata presentata la mozione Vietri, Panizzut, Benigni, Lupi ed altri n. 1-00203. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Sulla mozione Braga ed altri n. 1-00191 (Nuova formulazione) parere contrario sulle premesse. Invece, sull'impegno n. 1 il parere è favorevole; sull'impegno n. 2 il parere è favorevole. Anzi, Presidente, tengo a specificare che, per quanto riguarda le premesse delle mozioni di opposizione, abbiamo inteso rendere un parere contrario perché sostanzialmente sottendono un legittimo – legittimo, aggiungo - giudizio politico, incentrato soprattutto sulla querelle di questi giorni rispetto al finanziamento del Fondo sanitario nazionale rispetto al fatto che sarebbe stato - ovviamente, è contenuto all'interno delle premesse - definanziato o addirittura tagliato da questo Governo. Ovviamente, è un giudizio di parte, che il Governo non condivide, nella misura in cui - voglio ricordarlo - soltanto per quest'anno sono stati apportati ulteriori 3 miliardi di euro al Fondo sanitario nazionale. Quindi, voglio dire questo, oltre ad altre considerazioni che nel dibattito potremo evidenziare. Quindi, per questo motivo il parere sulle premesse è negativo.

Invece, rispetto agli impegni il parere è favorevole sul primo e sul secondo impegno. Sul terzo impegno il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare ogni iniziativa utile a valorizzare, anche tenendo conto di quanto previsto dal decreto ministeriale n. 77 del 2022, il lavoro dei medici di medicina generale” e poi si riprende il testo dell'impegno. Il parere è favorevole sugli impegni nn. 4 e 5. Sull'impegno n. 6 il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'impegno n. 7 il parere è contrario. Sull'impegno n. 8 il parere è favorevole; sull'impegno n. 9 il parere è favorevole con riformulazione: “a dare piena attuazione alla legge 23 marzo 2023, n. 33, in materia di non autosufficienza, adottando quanto prima i decreti legislativi sulla base di un confronto con il mondo associativo, le regioni e i comuni e prevedendo” - questa è la parte riformulata - “nell'ambito delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica adeguati stanziamenti volti a rafforzare la prevenzione, la cura a domicilio e la riqualificazione (…)” e ci agganciamo al testo sino alla fine; sugli impegni nn. 10 e 11 il parere è favorevole; sull'impegno n. 12 il parere è favorevole per quanto riguarda la seguente parte: “a predisporre linee guida nazionali volte a rendere omogeneo su tutto il territorio italiano l'utilizzo di mifepristone e prostaglandine”, mentre il parere è contrario per quanto concerne la parte: “nonché a predisporre, quanto prima, tutte le misure necessarie affinché la decisione assunta il 21 aprile 2023 dal Comitato prezzi e rimborso dell'Agenzia italiana del farmaco di rendere gratuita la contraccezione ormonale per tutte le donne sia resa finalmente operativa”.

PRESIDENTE. Quindi, Sottosegretario, mi perdoni: questo è un parere favorevole con riformulazione, espungendo la seconda parte con la riformulazione che lei ha dato.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sì.

PRESIDENTE. Prego.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Poi abbiamo l'impegno n. 13, su cui c'è parere favorevole con riformulazione: “a valorizzare la figura dell'ostetrica nell'ambito dei servizi territoriali, anche al fine di sostenere entrambi i genitori nella fase post-parto”.

Sugli impegni nn. 14 e 15 il parere è favorevole. Sull'impegno n. 16 il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di”. Sull'impegno n. 17 il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Quartini ed altri n. 1-00193.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute.

Sull'impegno n. 1 …

PRESIDENTE. Sulle premesse ribadisce il parere contrario, che ha già spiegato…

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Si, Presidente. Sull'impegno n. 1 il parere favorevole con riformulazione “a valutare la possibilità di”. Sull'impegno n. 2 il parere è favorevole con riformulazione “a valutare la possibilità di”. Sugli impegni nn. 3, 4, 5 e 6 il parere è contrario. Sull'impegno n. 7 il parere è favorevole con riformulazione che leggo: “al fine di garantire l'equità distributiva attraverso un efficace sistema di remunerazione ed adeguati livelli della qualità dei servizi erogati, nonché di ridurre l'utilizzo inappropriato delle risorse del Servizio sanitario nazionale e i casi di scelta delle procedure di selezione dei pazienti sulla base della minore complessità dei casi o dell'attribuzione di tariffe più remunerative, a valutare la possibilità di ridefinire il sistema remunerativo delle prestazioni sanitarie che includa i risultati di qualità e di salute conseguiti e la presa in carico complessiva del paziente”.

Per quanto riguarda l'impegno n. 8 li parere è favorevole con riformulazione e, quindi, dopo “il territoriale”, che è il quarto rigo, inserire “valutando la possibilità di assicurare un numero di posti letto di degenza ordinaria”. Quindi, c'è soltanto l'inserimento di questa frase “valutare la possibilità di” tra “territoriale” ed “un numero”.

Sull'impegno n. 9 il parere è contrario, sull'impegno n. 10 il parere è favorevole con l'aggiunta “di valutare la possibilità di”.

PRESIDENTE. Favorevole con riformulazione.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Con riformulazione, sì, scusi.

Dopo l'assistenza domiciliare inserire “valutare la possibilità di consentire alle regioni una maggiore spesa per il personale sanitario e di incrementare il finanziamento del Servizio sanitario nazionale per l'assunzione di personale”.

Sull'impegno n. 11 il parere è favorevole, sull'impegno n. 12 il parere è contrario, mentre sull'impegno n. 13 il parere è favorevole con riformulazione “a valutare la possibilità di”.

Sull'impegno n. 14 il parere è favorevole con riformulazione per cui, sostanzialmente, inseriamo dopo “Servizio sanitario” “a valutare la possibilità di”. Quindi, al fine di ridurre l'utilizzo inappropriato delle risorse del Servizio sanitario nazionale “a valutare la possibilità di stabilire i requisiti minimi” e dopodiché tutto uguale.

Per l'impegno n. 15 il parere è favorevole, sull'impegno n. 16 il parere è favorevole con riformulazione “a valutare ogni iniziativa utile a garantire una sempre maggiore trasparenza in ordine ai dati concernenti l'attività libero-professionale intramuraria, affinché le disposizioni sulla tracciabilità” e qui si aggancia fino alla fine e sostanzialmente viene aggiunto questo pezzo.

Sugli impegni nn. 17 e 18 il parere è favorevole, mentre sull'impegno n. 19 il parere è favorevole con riformulazione “ad adottare ogni iniziativa utile affinché l'esercizio dell'attività libero-professionale intramuraria sia effettuato in maniera trasparente, anche garantendo l'effettiva informatizzazione e l'aggiornamento periodico delle liste d'attesa, nonché l'obbligo di prenotazione di tutte le prestazioni attraverso il CUP, Centro unico di prenotazione regionale, con gestione informatizzata degli agenti e dei professionisti e in relazione alla gravità della patologia”.

Sull'impegno n. 20 il parere è favorevole con riformulazione “al fine di potenziare la ricerca e lo sviluppo dei farmaci”, qui introduciamo “a valutare la possibilità, nel rispetto dei vincoli di bilancio, di adottare iniziative” e poi tutto uguale fino alla fine.

Sull'impegno n. 21 il parere è favorevole, mentre sull'impegno n. 22 il parere è favorevole con riformulazione “a promuovere in logica di risposte integrate a vantaggio della comunità l'impiego multidisciplinare delle professioni sanitarie ad alta valenza comunitaria anche attraverso l'utilizzo della sanità digitale”.

Sugli impegni nn. 23 e 24 il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 25 il parere è favorevole con riformulazione “a valutare la possibilità di”.

Sull'impegno n. 26 il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 27 il parere è contrario.

Sugli impegni nn. 28 e 29 il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 30 il parere è favorevole con riformulazione “a valutare la possibilità di sostenere, nel rispetto dei vincoli di bilancio, le attività dei servizi pubblici Serd” e di lì in poi uguale.

Sull'impegno n. 31 il parere è favorevole con riformulazione “a valutare la possibilità di”.

Abbiamo poi l' impegno n. 32 su cui il parere è favorevole con riformulazione “ad adottare iniziative volte a dare completa e capillare attuazione della legge n. 405 del 1975 sui consultori quali presidi indispensabili per l'integrazione sociosanitaria di prevenzioni, valutando la possibilità che gli stessi siano dotati di risorse economiche adeguate e di professionisti in grado di realizzare un approccio multidisciplinare compiuto, assicurando altresì una completa esigibilità dei diritti delle donne in relazione alla legge n. 194 del 1978 e su tutto il territorio nazionale, superando ogni problema organizzativo legato all'assenza diffusa di personale sanitario non obiettore”.

Sugli impegni nn. 33 e 34 il parere è contrario.

Sull'impegno n. 35 il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 36 il parere è favorevole con riformulazione “ad attivarsi una politica efficace di prevenzione sull'uso degli antibiotici, valutando la possibilità di dotare” - questa la riformulazione - “gli ospedali e i servizi di microbiologia permanente adottando iniziative efficaci che mirino a riportare, in tutte le prescrizioni di farmaci antibiotici, la diagnosi, la posologia e la durata della terapia, prevedendo una banca dati di tutte le prescrizioni di antibiotici e programmi di screening attivo con tecnologie diagnostiche rapide, al fine di individuare i pazienti infetti con batteri multifarmaco resistenti, predisponendo adeguate misure di controllo delle infezioni e incentivando un sistema di confezionamento dei farmaci con dosi unitarie o pacchetti personalizzati, al fine di evitare auto prescrizioni da parte dei cittadini”.

Sull'impegno n. 37 il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 38 il parere è favorevole con riformulazione “a valutare iniziative volte a riordinare il sistema di emergenza sanitaria territoriale e ospedaliero, al fine di assicurare l'integrazione funzionale del sistema 118 con il dipartimento di emergenza urgenza e accettazione e il collegamento tra i rispettivi sistemi informatici per la gestione dei dati sanitari e dei flussi di attività a bordo dei mezzi di soccorso, nonché a potenziare e valorizzare il relativo personale”.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Bonetti n. 1-00194. Le premesse, anche in questo caso hanno parere contrario? Sì.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sì, Presidente.

Sull'impegno n. 1 il parere è favorevole con riformulazione “a valutare ogni idonea iniziativa volta ad assicurare un adeguato finanziamento del sistema sanitario nazionale nel medio e nel lungo periodo per garantire agli enti del sistema sanitario adeguati organici di personale sanitario”.

Sull'impegno n. 2 il parere è contrario.

Sull'impegno n. 3 il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 4 il parere è favorevole con riformulazione “a valutare iniziative volte a rendere maggiormente attrattivo il sistema sanitario nazionale per i professionisti, arginando il crescente fenomeno della fuga dagli ambiti dagli ambiti specialistici considerati meno attrattivi, in particolare il pronto soccorso, anche riconoscendo ai professionisti ivi operanti il lavoro usurante e limitando così la necessità di ricorrere ai cosiddetti gettonisti”.

Sull'impegno n. 5 il parere è favorevole con riformulazione “a valutare iniziative volte ad assicurare l'adeguata formazione e l'aggiornamento delle professionalità del sistema sanitario nazionale, nonché il consolidamento delle esperienze già acquisite, valutando anche eventuali percorsi di stabilizzazione ulteriori rispetto a quelli già in essere”.

Sull'impegno n. 6 il parere è favorevole con riformulazione “a valutare iniziative volte ad ampliare l'offerta formativa per le professioni sanitarie e a rivedere il percorso di formazione medico-specialistica nell'ottica di una piena integrazione dell'attività lavorativa, partendo dalle attività a minor rischio per il paziente e sotto la supervisione dello specialista di riferimento con responsabilità crescenti, commisurate alla verifica delle competenze acquisite.

Sull'impegno n. 7 il parere è favorevole con riformulazione “a valutare iniziative volte ad aumentare il numero dei posti letto in linea con la media europea, ad adottare un piano di riorganizzazione e (…)”, e poi ci riagganciamo all'articolato prodotto dalla collega.

Sull'impegno n. 8 parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare, anche alla luce del punto precedente, la possibilità di adottare, nel rispetto dei vincoli di bilancio, un Piano nazionale di edilizia ospedaliera” e poi proseguiamo con l'articolato.

Sull'impegno n. 9 parere favorevole se così riformulato: “a valutare l'opportunità di, nei limiti dei vincoli di bilancio”.

Sugli impegni nn. 10, 11 e 12 il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 13 parere contrario.

Sull'impegno n. 14 parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di portare avanti, nel rispetto dei vincoli di bilancio, un piano strutturato (…)” e ci riagganciamo anche qui al testo fino alla fine.

Sull'impegno n. 15), parere favorevole con riformulazione: “a valutare iniziative volte a consentire un'adeguata assistenza sanitaria alla popolazione detenuta, anche promuovendo la valorizzazione del personale medico e sanitario operante nelle strutture penitenziarie e il potenziamento delle strutture e della strumentazione disponibile e dei servizi di telemedicina e teleassistenza”.

Sull'impegno n. 16 vi è un parere contrario. Poi, magari, su questo punto, vorrei un'interlocuzione con l'onorevole Bonetti perché ho un dubbio. Quindi, sull'impegno n. 16 esprimo un parere contrario, però, magari dopo, chiedo di raccordarci un attimo.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Zanella ed altri n. 1-00197. Sulle premesse vi è un parere contrario. Esprimiamo il parere sugli impegni.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sugli impegni nn. 1 e 2 il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 3 parere favorevole con riformulazione: “a valutare iniziative di competenza volte a destinare risorse adeguate al sistema per dare piena attuazione alla misura 6 del PNRR e garantire la copertura del fabbisogno di personale delle case e degli ospedale di comunità anche con interventi deroghe ai vincoli di spesa vigenti”.

Sull'impegno n. 4 il parere è contrario.

Sull'impegno n. 5 parere favorevole.

Sull'impegno n. 6 vi è un parere favorevole con riformulazione: “a valutare ogni iniziativa utile per garantire adeguate risorse per il rinnovo del contratto nazionale 2022-2024 del personale del sistema sanitario nazionale”.

Sugli impegni nn. 7 e 8 il parere è contrario.

Sull'impegno n. 9 vi è un parere favorevole con una riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'impegno n. 10 il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 11 vi è un parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di” e “nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

Sugli impegni nn. 12, 13 e 14 il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 15) il parere è contrario.

Sull'impegno n. 16 vi è un parere favorevole con riformulazione: “a valutare iniziative di competenza affinché le nuove strutture della rete di medicina territoriale siano adeguatamente dotate del necessario personale sanitario, anche attraverso la stabilizzazione del personale ivi operante”.

Sull'impegno n. 17 vi è un parere favorevole con riformulazione: “a valutare ogni iniziativa utile a proseguire nel graduale percorso di stabilizzazione del personale precario degli enti e delle aziende del sistema sanitario nazionale”.

Sugli impegni nn. 18, 19 e 20 parere favorevole.

Infine, sull'impegno n. 21 parere favorevole con riformulazione: “a valutare ogni iniziativa, d'intesa con le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, finalizzata ad un incremento delle possibilità (…)” e poi ci agganciamo all'articolato fino alla fine.

Sulla mozione Vietri, Panizzut, Benigni, Lupi ed altri n. 1-00203 il parere è favorevole sia sulle premesse sia sugli impegni.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare la deputata Luana Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Il nostro Servizio sanitario nazionale è caratterizzato sicuramente da eccellenze, dalla tenuta di qualità, professionalità, prestigio e dedizione, come l'esperienza drammatica dell'epidemia da COVID ha dimostrato ampiamente. Ma è anche caratterizzato e attraversato da una situazione di crisi e di grande incertezza sempre più preoccupante. Ne sono segnali inequivocabili le lunghissime liste di attesa, l'affollamento dei pronto soccorso, gli episodi di violenza e aggressività contro il personale medico e sanitario, l'impossibilità di trovare il medico o il pediatra di famiglia, le inaccettabili diseguaglianze regionali e locali, la migrazione sanitaria, l'aumento della spesa privata con il conseguente impoverimento delle famiglie, fino alla rinuncia sempre più frequente alle cure. E poi vorrei sottolineare anche la crisi conclamata in cui versa il personale sempre più sfiduciato e spossato. Personale e medici che fuggono dal pubblico e che sempre più spesso chiedono prepensionamenti oppure emigrano oppure si licenziano per poi magari essere impiegati come medici a gettone o assunti da cooperative o da strutture private.

La spesa sanitaria in Italia è tra le più basse in Europa in rapporto al PIL: i dati parlano chiaro. La prospettiva non è certo ottimistica: dal 7,1 rispetto al PIL del 2021 si arriverà nel 2024 al 6,4 per cento, al lordo di un'inflazione che erode le risorse pubbliche e anche private. Ciò significa meno - e sottolineo: meno - 18 miliardi.

Il primo impegno trasversale sarebbe garantire che il Servizio sanitario nazionale, pubblico e universalistico, sia finanziato in modo adeguato ed in linea almeno con la media dei Paesi dell'Unione europea. Quindi, si tratta di attuare integralmente - cominciamo dal primo impegno che anche noi abbiamo richiesto - quanto previsto dalla Missione 6 del PNRR senza riduzione di interventi e programmi. Ricordo che le risorse previste per la sanità nel PNRR ammontano a 15,63 miliardi di euro divisi in due obiettivi principali: il primo riguarda le reti di prossimità, strutture e telemedicina, la prevenzione; il secondo riguarda innovazione, ricerca e digitalizzazione per 8,63 miliardi. Nel documento originario della Missione 6 si prevedeva la realizzazione di 1.350 case di comunità, 600 centrali operative territoriali, 400 ospedali di comunità. Naturalmente, veniva prevista la disponibilità di personale addetto.

Importante è il punto che riguardava e riguarda l'integrazione dei servizi sociosanitari. Si tratta prima di tutto di avere risorse per garantire l'erogazione di livelli essenziali di assistenza uniformi in tutto il territorio e, ovviamente, il loro aggiornamento e la loro implementazione. Vanno assolutamente eliminati i gap territoriali e individuate, come veniva detto anche prima, in più di una mozione, le risorse previste per coprire quanto previsto dal decreto Tariffe del 23 giugno 2023 per le prestazioni specialistiche di ambulatorio e per l'assistenza protesica e le risorse necessarie, poi, per il rinnovo del futuro contratto. Mi dispiace che, alla nostra proposta, sia stato risposto di valutare se il bilancio lo potrà permettere o meno; le risorse per il rinnovo del contratto nazionale 2022-2024 del personale sociosanitario e medico del Servizio sanitario nazionale sono indispensabili.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 18,45)

LUANA ZANELLA (AVS). Consiglio, invece, al Governo di andare a calcolare il fabbisogno di personale, affinché, quindi, ci sia una strategia, una prospettiva di medio e lungo periodo. Ci dispiace che sia stata così cassata e non tenuta in considerazione la necessità di rivedere il sistema di convenzione e di esternalizzazione. Va fatta una valutazione e se del caso bisogna anche rimetterci le mani. In materia di autonomia differenziata, poi, con il combinato disposto di questo intervento normativo, sappiamo che il risultato potrebbe essere in modo palese in contrasto con quanto previsto dall'articolo 32 della Costituzione e con lo spirito e la lettera stessa della legge n. 833 del 1978, istitutiva del Servizio sanitario nazionale. Quindi, secondo noi, questa è una partita totalmente aperta e su cui ci sarà da ridiscutere anche qui, alla Camera dei deputati.

La ricerca farmaceutica è indispensabile, così come l'assistenza e la terapia domiciliare per i pazienti cronici e le persone affette da malattie rare, su questo mi fa piacere che ci sia una convergenza importante, ma va garantito anche l'insieme delle risorse indispensabili per attuare il Piano nazionale della prevenzione 2020-2025 e data attuazione alla legge n. 405 del 1975 che prevede la realizzazione dei consultori come servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari, a tutela della salute delle donne, delle persone in età evolutiva, degli adolescenti e delle coppie. E in tutte le regioni - lo ribadisco - va garantito l'accesso all'interruzione di gravidanza, come sancito dalla legge n. 194 del 1978, e va risolto il dilagante fenomeno dell'obiezione di coscienza, che impedisce un accesso a questo tipo di pratica. L'attuazione definitiva del fascicolo sanitario elettronico è un altro punto assolutamente indispensabile, anche perché utile alla sorveglianza e alla vigilanza sui livelli essenziali di assistenza. Così, abbiamo sottolineato la necessità di stabilizzare il personale precario degli enti e delle aziende e l'effettiva attuazione della legge 23 marzo 2023, n. 33, in materia di non autosufficienza, prevedendo risorse per rafforzare la prevenzione, la cura a domicilio e la riqualificazione delle strutture residenziali e semiresidenziali.

Infine, e concludo, Presidente, occorre il potenziamento della medicina di genere e ricordo anche la necessità di un aspetto che non vorrei passasse come secondario, perché per me è assolutamente centrale: l'incremento delle ore di visita da parte dei parenti e delle persone affettivamente legate ai degenti nelle strutture ospedaliere, fatte salve, ovviamente, le necessità dell'attività di assistenza; si tratta veramente di una sofferenza che va assolutamente colmata (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elena Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (A-IV-RE). Presidente, colleghe e colleghi, ci troviamo nuovamente a discutere in quest'Aula di una materia estremamente importante e urgente per la vita del Paese, per le cittadine e i cittadini, cioè della sanità e dell'adeguatezza del sistema sanitario nazionale per rispondere alle esigenze di salute, di prevenzione, di cura e di presa in carico nei confronti della popolazione, ma lo facciamo ancora una volta con uno strumento, quello delle mozioni, che sembra semplicemente, lasciatemelo dire, riportare l'orologio indietro di qualche mese, perché di fatto stiamo riproponendo e ripresentando gli stessi impegni, le stesse considerazioni, tra l'altro, con pochi dati aggiornati, perché poco è cambiato, e poco è cambiato rispetto all'attuazione degli impegni che il Governo si era già assunto nella versione precedente.

Ogni dibattito democratico ha, ovviamente, una valenza importante e significativa, ma non deve correre il rischio di diventare un criceto che gira intorno a una ruota senza produrre un effettivo risultato. Quindi, alle porte della discussione sulla legge di bilancio, sulla quale facciamo finta di non aver colto la volontà del Governo di annichilire il lavoro parlamentare nella possibilità di contribuire, com'è doveroso che accada in qualsiasi forma democratica, alla scrittura e non solo all'approvazione di una legge di bilancio, è chiaro che o agli impegni di cui oggi discutiamo conseguono un'effettiva presa in carico, un finanziamento e, finalmente, una risposta concreta del Governo, oppure, tra quattro o cinque mesi, ci ritroviamo a ripresentare più o meno le stesse mozioni, con gli stessi pareri, con le stesse tematiche in discussione. Credo che ciò renda poco onore al lavoro di rappresentanza istituzionale al quale siamo chiamati.

Entrando nel merito delle mozioni, colgo con positività la volontà da parte del Governo, del Sottosegretario Gemmato, di dare pareri favorevoli, nel segno di un impegno davvero trasversale, e nulla mi fa presagire una non buona volontà nel portare a termine questi impegni, ma lasciatemi dire che quello che ci pare manchi ancora oggi in modo significativo è il foglio del “come” si realizzano questi impegni, perché se per la maggior parte degli impegni ci si limita a valutarne l'opportunità sulla base delle risorse vigenti, inevitabilmente, si apre il tema di quanto siamo in grado, o meno, di finanziare il sistema sanitario nazionale.

Perché dire che i piani proposti dall'OMS noi li assumiamo e li rendiamo attuali solo se ci sono delle risorse adeguate, mi pare poco rispondente al fatto che invece il ragionamento logico è: dobbiamo mettere le risorse adeguate per finanziare i piani previsti dall'OMS: si parla di prevenzione, di piani contro il cancro e, quindi, della vita delle persone.

Allora, quando la Presidente Meloni dice: mai prima di noi - lo dice molto spesso - è stato raggiunto un livello così alto della spesa sanitaria, sarebbe doveroso ricordare alla Presidente Meloni che dal Duemila, in termini assoluti, la spesa sanitaria sta crescendo con una media annuale di aumento di 3 miliardi; l'aumento di 1,3 miliardi di questo primo anno, in realtà, è sotto la media degli aumenti di questi anni.

Dopodiché, dobbiamo anche fare fronte alla situazione nella quale il nostro Paese si trova e si trova in modo straordinario, perché dopo l'esperienza del COVID, noi, purtroppo, abbiamo accumulato un ritardo nelle prestazioni diagnostiche di prevenzione, di diagnosi e anche di cura per quanto riguarda gli interventi terapeutici che dobbiamo smaltire. E per smaltire una lista d'attesa straordinaria serve un intervento straordinario. Allora, nuovamente, chiediamo al Governo di stanziare risorse nella prossima legge di bilancio affinché queste liste d'attesa vengano veramente azzerate; dopodiché si deve fare un ragionamento di sistema, strutturale, di revisione del meccanismo della gestione della spesa sanitaria, una revisione organica anche con le regioni. Abbiamo chiesto di considerare anche la riforma della gestione del sistema sanitario nazionale, rispetto alle riforme costituzionali oggi in oggetto, proposte dalla maggioranza; l'attuale sistema delle competenze regionali e dei bilanci regionali è frammentato; gli stessi bilanci regionali sono in difficoltà e, infatti, quella dei 4 miliardi non è una richiesta di una forza di minoranza, ma delle regioni; anche la difficoltà nella gestione, penso al meccanismo del payback su cui lei giustamente ci ha dato parere positivo, ovviamente rientra in questo quadro sistemico. Sono 45 anni dall'entrata in vigore del nuovo Servizio sanitario nazionale per mano della Ministra Tina Anselmi, a cui credo questa Camera e tutto il Paese debbano l'onore che merita, è il momento di riattualizzare la scelta di universalità di quel Servizio sanitario nazionale, a fronte di condizioni che stanno cambiando: mi riferisco all'innovazione tecnologica, nonché all'elemento delle nuove patologie; stanno cambiando anche per una popolazione che nel suo invecchiamento avrà una cronicizzazione, quindi vi sarà un aumento di patologie che inevitabilmente può diventare un aumento di potenziale costo. E' altrettanto vero che, per fare fronte a questo costo, dobbiamo mettere in campo un servizio sanitario efficiente in termini di risorse e organizzazione, con l'attivazione, per quanta riguarda le cure, di un'attività di prevenzione importante, capillare e diffusa, con uguale attuazione in tutte le parti del Paese, portando inoltre a sistema anche un finanziamento adeguato.

Quello che abbiamo visto nella precedente legge di bilancio è servito sostanzialmente a reggere i costi del COVID e dell'aumento dell'energia; nulla, di fatto, riesce a incidere rispetto all'aumento del costo dell'inflazione. Abbiamo chiesto di aumentare le risorse destinate ai salari degli infermieri, dei medici, che sono sottopagati rispetto alla media OCSE; ciò perché la spesa pro capite italiana, al di là del rapporto con il PIL, che evidentemente è in decrescita, ma anche in termini di valore assoluto, dice che noi abbiamo, per ogni cittadino, un investimento di risorse finanziarie che è, rispetto a Paesi comparabili come il nostro in termini di livello di economia (ad esempio la Francia, la Germania), ampiamente sotto la media europea, sotto la media OCSE. Quindi, che l'Italia sia il fanalino di coda anche su questo è un elemento critico.

E qui si apre la vera grande parentesi, la grande domanda, del perché l'Italia non abbia voluto accedere, come noi avevamo chiesto di fare, al MES sanitario: 37 miliardi per il Servizio sanitario nazionale, lo dico anche alle altre forze politiche, anche alle forze dell'opposizione. Stiamo di nuovo discutendo del fatto che mancano risorse per il Servizio sanitario nazionale, avevamo la possibilità di avere 37 miliardi a condizioni agevolate di debito e questi 37 miliardi non li abbiamo nemmeno considerati. Faccio presente che non è che questa maggioranza si scandalizzi ad aumentare il debito del Paese, visto che, nella manovra di bilancio, per abbassare le tasse per un anno, si contrae un debito di ulteriori 14 miliardi e ci si chiede perché le migliori condizioni dei 37 miliardi del MES per il sistema sanitario - lì sì che servivano - non sono state considerate.

Quindi, mi auguro che nella necessaria ratifica del MES, che si vorrà portare avanti, si possa ripresentare all'Europa la possibilità di riaprire lo slot anche per accedere ad un MES che abbia una destinazione finalizzata ad investimenti nell'ambito del Servizio sanitario nazionale. Concludo questo intervento davvero con un auspicio, non che sia l'ultima volta che si parli di sanità in questa Aula parlamentare, ma che la prossima si faccia un passo avanti rispetto agli impegni assunti. Sarebbe già significativo, perché, altrimenti, la retorica di impegni che non portano conseguenze nei confronti di vite umane, di malattie e di famiglie, che stanno vivendo l'esperienza drammatica della malattia, non rende ragione di quello che, invece, dovrebbe essere il nostro impegno.

Noi su questo ci saremo, non solo adesso in sede di votazione delle mozioni, per le parti che sono state accolte e per le parti che condividiamo con le altre mozioni presentate. Non nego che, in particolare, la mozione di maggioranza ci vede favorevoli dal punto di vista degli impegni, ma non vogliamo essere presi in giro ulteriormente, perché, se a quegli impegni non consegue un effettivo stanziamento di bilancio e la loro attuazione, è evidente che qualcosa viene a mancare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patriarca. Ne ha facoltà.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentate del Governo, investire maggiori risorse nella sanità pubblica e migliorare il grado di efficienza dell'intero sistema è una delle condizioni qualificanti della nostra azione di Governo e del programma che accomuna questa maggioranza.

In primo luogo, una sanità pubblica forte garantisce l'accesso a cure di qualità per tutti i cittadini indipendentemente dal loro reddito o status sociale, promuovendo l'equità e riducendo le disuguaglianze in ambito sanitario, così come sancito dalla Carta costituzionale all'articolo 32. In secondo luogo, un sistema sanitario ben finanziato, innovativo e ben organizzato è, prima di tutto, un sistema più resiliente, più sostenibile, più idoneo ad affrontare le emergenze sanitarie, quelle inaspettate, come la pandemia, ma anche quelle strutturali, come le cronicità, a cui vanno incontro i nostri concittadini in un progressivo invecchiamento. Inoltre, investire nella ricerca medica e nell'innovazione promuove la scoperta di nuove terapie e farmaci, migliorando la qualità della vita delle persone. Abbiamo il dovere oggi di rendere più sicuro il nostro Paese, non possiamo correre il rischio che il nostro sistema sanitario nazionale sia impreparato di fronte ai passi in avanti che stanno facendo scienza e medicina in ricerca e innovazione.

E' una scelta di campo inevitabile quella di investire in ricerca e innovazione, quella di riportare al centro dell'attenzione la prevenzione, la diagnosi precoce, l'assistenza domiciliare. Un sistema sanitario robusto contribuisce a ridurre i costi futuri, poiché la prevenzione e la diagnosi precoce possono evitare trattamenti che si rivelerebbero più onerosi nel lungo periodo.

Se dovessimo ridurre tutto a una formula potremmo dire che l'investimento nella sanità pubblica è un investimento nella salute e nella prosperità della società nel suo complesso. Per questo, la mozione oggi in discussione, focalizzandosi su alcuni target che rappresentano gli architravi su cui costruire un nuovo modello di sanità pubblica, merita il massimo sostegno.

Il primo di questi pilastri è certamente il patrimonio più prezioso del nostro sistema sanitario nazionale: il personale sanitario e sociosanitario che ha sostenuto, grazie alle sue competenze e alla propria abnegazione, la pressione di una pandemia. E' un sacrificio che non si può dimenticare e per questo, tra gli impegni prioritari, non può che esserci la loro valorizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e l'impegno per garantire maggiore dignità e maggiore riconoscimento contrattuale ed economico.

Dobbiamo imparare a guardare anche in prospettiva, a prevenire piuttosto che curare e sappiamo, oggi, che la sfida della carenza dei medici rischia di farci trovare davanti ad un Sistema sanitario nazionale che potrebbe assomigliare ad un palazzo di cristallo vuoto e fragile. Per questo la mozione si concentra sul potenziamento e sull'incentivo allo studio, sull'accesso ai corsi di specializzazione, oltrepassando i limiti del numero chiuso che limita e demoralizza i nostri giovani. Dobbiamo sforzarci di aumentare l'attrattività del Servizio sanitario nazionale. Secondo un sondaggio, il 35 per cento dei medici in servizio vorrebbe lasciarlo e molti medici vanno a fare poi i gettonisti.

C'è poi la crisi dei pronto soccorso e dei flussi anomali che investono i presidi pubblici. Bisogna rafforzare la medicina territoriale, sostenendo i medici di medicina generale con équipe multiprofessionali e strumenti per la diagnostica di primo livello e questo perché, spesso, l'accesso al pronto soccorso è visto come una scorciatoia per ottenere visite o esami, ma questo mette ulteriormente in crisi un settore dedicato alle urgenze.

La situazione risente delle lunghe liste di attesa, dei ritardi. Se la medicina territoriale fosse dotata di équipe multiprofessionali, di una diagnostica di primo livello l'accesso si ridurrebbe. I cronici sono oggi il 40 per cento della popolazione: milioni di cittadini; gli ipertesi sono il 65 per cento degli over 80.

Se ogni iperteso potesse fare l'elettrocardiogramma dal medico di famiglia, si alleggerirebbero le liste di attesa. Occorre uno stanziamento di risorse per il personale, ed è quello che cerchiamo oggi. L'inverno demografico, gli stili di vita, le determinanti sociali e ambientali stanno quindi disegnando nuove prospettive di salute fondate sulla cronicità e cittadini sempre più anziani, una condizione che non possiamo neanche in questo ignorare per non scadere in una prossima crisi sanitaria.

La pressione insostenibile sugli ospedali vissuta durante la pandemia ha reso necessario ripartire dal territorio, dalla riorganizzazione della rete assistenziale, con l'unico obiettivo di portare le cure fino al letto del paziente nel minor tempo possibile, nel modo più efficace ed equo. Prossimità, equità e assistenza domiciliare sono i punti fermi per una riorganizzazione. Gli strumenti sono molteplici, aprire gli orizzonti al progresso scientifico in tutte le sue forme per affrontare queste sfide è quello che riteniamo essere la chiave del sistema sanitario nazionale del futuro, e per questo al centro di politiche di lungo termine.

Scienza medica e tecnologia possono in questo senso essere delle ottime alleate, e lo dimostra la straordinaria attenzione che viene dedicata dai fondi del PNRR, dalle riforme connesse e dal lavoro straordinario che il Ministero e questo Governo stanno portando avanti con le regioni per far sì che l'assistenza territoriale sia prossima ed equa, coniugando sistemi tecnologici e digitali come la telemedicina e la teleriabilitazione con l'assistenza domiciliare. L'intelligenza artificiale e i sistemi tecnologici possono inoltre efficientare e abbattere le liste di attesa.

La lettura di referti per le diagnosi automatizzata e precisa, sperimentata in alcuni ambiti, come per il tumore al seno ad esempio, consente di accorciare il passaggio tra medico di medicina generale e specialista, senza però sacrificare l'accuratezza. L'adeguamento del sistema sanitario alle condizioni di vita della società e alle mutate esigenze di salute determina la riorganizzazione della rete assistenziale. Una riorganizzazione basata sul paziente al centro come principio per garantire una migliore assistenza e continuità delle cure.

Porre il cittadino al centro del sistema implica il suo coinvolgimento attivo nella gestione della salute e necessita di una rete di professionisti che lo aiutino ad orientarsi nel panorama complesso del Servizio sanitario. Ciò necessariamente comporta una trasformazione importante per garantire nuove modalità di accesso ai servizi, per attuare un uso accurato ed efficiente delle risorse, per consentire al paziente di venire a conoscenza di tutti gli aspetti degli esiti delle prestazioni del servizio, dell'équipe e del professionista a cui si rivolge.

Una ristrutturazione del modello sanitario, ferma restando la necessità di rispettare i vincoli di bilancio, che non può che far bene nell'ottica di una sanità sempre meno standardizzata e maggiormente attenta alle esigenze del singolo e sempre più uniforme sul territorio nazionale. Le aree che hanno bisogno di una spinta propulsiva sono molteplici e ciascuna di esse ha una peculiarità che merita di essere valorizzata.

Penso, ad esempio, a un tema che trova spazio nella mozione, quello della promozione della salute mentale. Non possiamo guardare alla salute come solo benessere fisico, ma, ispirandoci a quanto sostiene l'Organizzazione mondiale della sanità, dovremmo considerarla come condizione di benessere invece sociale, ambientale e psicologico. Una buona salute mentale è una parte essenziale della vita proprio come una buona salute fisica. I consigli sulla cura del proprio corpo rappresentano un flusso costante di informazioni, ma per lungo tempo non era noto ciò che si faceva, a chi ci si rivolgeva e come ci si prendeva cura del proprio benessere.

Ho citato l'invecchiamento demografico, e su questa scia vorrei citare una delle più grandi sfide per i nostri cittadini anziani, il decadimento neurocognitivo, di cui l'Alzheimer è tristemente protagonista. In Italia, su un milione di pazienti con demenze, 600.000 soffrono di Alzheimer, con proiezioni di crescita allarmanti. Oggi il progresso della scienza prospetta possibili opzioni di cura per il trattamento fino ad oggi impensabili. Concentrare il nostro impegno per rendere il Servizio sanitario nazionale al passo con il futuro è fondamentale per consentire all'innovazione non solo di esistere, ma anche di migliorare effettivamente la vita delle persone.

L'impegno per potenziare la diagnosi precoce, l'assistenza territoriale per i pazienti con nuovi PDTA, definire le risorse adeguate a una governance per il monitoraggio ci consentirà di parlare di un sistema sanitario nazionale a prova di futuro.

Vorrei chiudere facendo un'importante riflessione che riguarda il futuro e molto anche le nuove generazioni, cioè parliamo di stile di vita e di alimentazione. L'alimentazione sana rappresenta un fattore fondamentale per la buona salute, così come l'attività fisica. Una formula di prevenzione per numerose patologie in un contesto dove gli stili di vita si fanno sempre più stressanti. L'obesità è un fattore di rischio di numerose patologie; ciò rende necessario senza dubbio concentrare la nostra attenzione per promuovere stili di vita più sani, soprattutto ai più giovani, focalizzandosi su sana alimentazione e attività sportiva.

Sono spunti di riflessione, punti cardine fissati che puntano a ridisegnare le modalità di funzionamento e di organizzazione di uno dei settori basilari di una società moderna e democratica. La mozione indica gli obiettivi, sta alla politica ora tracciare i percorsi praticabili nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica.

Voglio, come ultimo chiarimento, rispondere a una serie di contestazioni che ci vengono fatte in relazione alla questione delle risorse stanziate. Fuori dalla strumentalizzazione politica conviene far parlare i numeri. Per quanto concerne la spesa in termini assoluti relativa alle annualità a partire dal 2024, nella NADEF sono indicate spese superiori, in particolare per quanto riguarda il 2025, sia rispetto a quanto riportato nel DEF e nella NADEF del 2022 che nei documenti del 2023.

Che cosa significa? Che nelle previsioni del precedente Governo, come in quelle attuali, rispetto a queste previsioni c'è una crescita. Il dato della spesa dell'annualità in corso risulta di 3,6 miliardi superiore di quello relativo al 2022 e si conferma lo stesso trend di crescita. Rispetto alla percentuale della spesa sanitaria corrente sul prodotto interno lordo va segnalata una riduzione a partire dal 2024 che era già prevista nei documenti della passata legislatura. I dati restano sugli stessi livelli, nonostante il sensibile aumento del PIL in termini nominali che ne avrebbe potuto determinare un peggioramento. Chiarito questo punto, ribadisco la posizione favorevole di Forza Italia e il sostegno a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Sottosegretario Gemmato per una precisazione. Prego, Sottosegretario.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Sarei intervenuto anche dopo, comunque c'è stato un refuso. Mi sono reso conto che sostanzialmente nella mozione Braga ed altri n. 1-00191 (Nuova formulazione) sull'impegno 1) il parere è contrario. Mi riportano che abbia detto parere favorevole, invece è contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Quando, all'inizio del 2020, mentre eravamo al Governo, ci siamo trovati a gestire la pandemia che tutti conosciamo, gestire una pandemia con una situazione del Servizio sanitario nazionale come era nel 2020 è stato un vero e proprio dramma, perché già da anni la medicina di base e la medicina territoriale erano ridotte al collasso, specialmente nelle regioni dove si è scelto, in maniera assolutamente volontaria e con delle precise scelte politiche, di affidarsi per lo più al privato.

Quindi gestire una pandemia di quelle proporzioni, primo Paese in Europa a gestire una situazione del genere, in quel modo è stata una difficoltà ulteriore. Dobbiamo però anche aggiungere che, oltre a questo sistema, che già era devastante, anche ragionare ogni giorno con 20 sistemi regionali differenti è stata un'impresa mastodontica, perché ce lo ricordiamo tutti come funzionava il monitoraggio dei contagi, il monitoraggio del virus. Noi ci siamo trovati regioni come la regione Sicilia che addirittura ci mandavano i dati con i morti spalmati nei giorni per evitare delle chiusure.

E quindi noi, oltre a ricevere questi dati, dobbiamo monitorare quello che stavano facendo le regioni in quel momento. Di fronte a questo, noi, ovviamente, dal Governo, in piena pandemia, dovevamo andare avanti col sistema che avevamo, non potevamo fare altrimenti in quel momento. Però abbiamo immediatamente capito che si può parlare di tutto a livello di sanità, e affronteremo poi meglio alcuni discorsi, ma se non ci si mette in testa di fare un'analisi sulla regionalizzazione del sistema sanitario in questo Paese, non si va da nessuna parte. Infatti, o riconosciamo che l'Italia non è un Paese unito, che nascere in Calabria, o nascere in Toscana e in Emilia-Romagna, anziché in Campania, vuol dire avere prospettive di vita differenti. Vuol dire avere un sistema sanitario completamente diverso. Vuol dire avere delle sperequazioni territoriali clamorosamente differenti, inaccettabili per un Paese nel 2023. E invece di affrontare una riflessione e di mettere intorno a un tavolo serenamente tutte le parti politiche e i maggiori esperti in questo campo per chiederci se siamo andati nella direzione giusta, cosa facciamo? Andiamo nella direzione opposta, continuiamo sull'autonomia differenziata, la estendiamo anche ad altri settori, insistiamo su una frammentazione di questo Paese andando in una direzione disastrosa.

Quindi noi lo diciamo chiaramente e lo diciamo a tutto l'arco istituzionale: o mettiamo mano alla riforma del Titolo V e riportiamo la sanità in mano allo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), o non si va da nessuna parte, perché il fallimento è sotto gli occhi di tutti! Se poi vogliamo continuare in questa maniera perché nelle regioni, dove si governa e dove si fa del clientelismo, un'arma di consenso elettorale è governare la sanità e gestire i fondi della sanità è fondamentale per continuare ad avere il proprio consenso, allora si va avanti in questa situazione solamente per questo, perché permette ai governatori regionali di manovrare consenso, perché permette di avere delle situazioni nelle quali lo Stato non può entrare e quindi si continua ad andare avanti con conflitti di interessi enormi nelle nomine dei direttori sanitari, con conflitti di interessi enormi in tutti i campi della sanità. Invece, forse, riportare allo Stato queste competenze potrebbe ridisegnare davvero quella che è una cosa fondamentale che riguarda tutti, o meglio, forse non riguarda tutti, ma riguarda soprattutto le persone che voi avete deciso di colpire al Governo, riguarda quelli che non arrivano alla fine del mese, perché i ricchi a curarsi ci possono ancora andare, possono farsi delle assicurazioni e possono andare nelle strutture private. Quelli che voi avete preso di mira fin da quando vi siete insediati hanno rinunciato a curarsi. Capite cosa vuol dire un Paese dove 2 milioni e mezzo di persone rinunciano a curarsi per la lunghezza delle file e dei tempi nelle liste d'attesa? Capite cosa significa? Due milioni e mezzo di persone che decidono di non curarsi e che sicuramente non hanno la possibilità di andare nelle strutture private. E a proposito di strutture private, veniamo al contingente: per ridurre le liste d'attesa, cosa si fa? Non è che si mette mano strutturalmente al problema, no! Si dice al privato: tenete 5-600 milioni e pensateci voi. Questo si fa, cioè si delega al privato la risoluzione di un problema, che sicuramente non risolverà, ma gli si danno 5-600 milioni. Questo è quello che fate. Allora abbiate il coraggio di smetterla di fare grossi proclami e grossi discorsi e dire: signori, noi andiamo verso un sistema sanitario privato, prendiamo quella direzione, lo facciamo una volta per tutte e andiamo avanti coerentemente. Invece di mantenere una parvenza di Servizio sanitario universale e pubblico, perché questo è il vostro modo di fare!

Io non sono molto d'accordo con il fatto che voi non siate capaci di fare manovre di bilancio. No, no, voi siete capaci, ma avete una missione ben precisa: smantellare il pubblico e favorire gli interessi privati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi siete capacissimi in questo. Io ricordo una cosa che fa ridere e, forse, è un po' fuori dal contesto, ma che mi colpì molto. Quando ci fu l'alluvione, la prima cosa che disse il Ministro per la Protezione Civile fu: i cittadini si dovranno assicurare. Cioè, non si interviene sul dissesto, no. Cittadini, assicuratevi! Chi può assicurarsi, bene. Chi non può e gli viene giù la casa, sono fatti suoi. Questo è un modus operandi che avete e che continuerete ad avere. E questa davvero triste messa in scena - non voglio usare parole diverse - della Presidente Meloni, che viene in conferenza stampa… tra l'altro, ricordo dai banchi dell'opposizione quando si urlava a Conte in piena pandemia che faceva le conferenze stampa e che arrivava addirittura in ritardo, la Meloni è arrivata in conferenza stampa, ha fatto un monologo e non ha risposto neanche ai giornalisti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo, sempre per la coerenza.

Magari, di fronte al giochino contabile che ci ha propinato la Meloni, qualche giornalista - mi auguro che ce ne fossero, magari sì, c'erano, di solito non se ne trovano molti, però a volte ce ne sono - le avrebbe potuto chiedere: Presidente, ma nel giochino dei numeri in cui lei dice che mette 3 miliardi in più, quando c'è un'inflazione in questo Paese al 10 per cento, un primo studente di economia all'università sa che è una truffa, perché è una truffa. Perché se io una cosa la pagavo 100 e oggi la pago 150, e il Governo non fa niente per questi 50 in più e mi dà 10, io sempre 40 in più la pago. Quindi, questa truffa contabile sui numeri è davvero una cosa veramente irrispettosa del dibattito che stiamo facendo.

E, vedete, ai medici che abbiamo chiamato eroi, ai medici e agli infermieri che tutti noi abbiamo chiamato eroi, che hanno fatto turni incredibili, anche con ricadute psicologiche notevoli, quando sono sopravvissuti, oggi noi diciamo: vogliamo risolvere le liste d'attesa, cosa dovete fare? Lavorate ancora di più. Lavorate ancora di più! Vi si detassa lo straordinario e lavorate ancora di più. Come se questi medici non fossero già al collasso in questo settore. Noi abbiamo bisogno di togliere il tetto alle assunzioni dei medici, non abbiamo bisogno di prendere questi e di farli lavorare di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E poi vanno a lavorare nelle strutture private, dove la detassazione degli straordinari esiste già. Nel pubblico, invece, una minima parte arriva oggi a lavorare a cottimo: si torna ai tempi del cottimo in questo Paese. Allora, come è stato detto dal presidente della Fondazione Gimbe, giustamente, il tempo per la manutenzione ordinaria in sanità non esiste più. Non esiste più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E voi non solo non fate manutenzione ordinaria, voi non intervenite proprio. Allora, il motivo per portare per andare avanti in Aula con queste mozioni è ovviamente continuare a parlare di questo…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Sì, vado a concludere. …e ricordarvi ancora una volta che il Paese reale, fuori di qui, sta letteralmente morendo di malasanità, e voi non fate assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Simona Loizzo. Ne ha facoltà.

SIMONA LOIZZO (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, molto rumore per nulla, direbbe un regista teatrale. Onorevole Ricciardi, troppo rumore per nulla (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Onorevole, la prego, si rivolga sempre al Presidente.

SIMONA LOIZZO (LEGA). È il rumore creato dalle opposizioni intorno a un tema delicato - e io sono un medico: ho passato gran parte della mia vita in mezzo ai pazienti -, rumore creato ad arte da registi teatrali per meri fini di consenso, senza pensare alle ripercussioni sulle persone ingiustamente allarmate da tanto rumore per nulla. Ingiustamente ho detto, perché, come ampiamente anticipato, non ci saranno tagli al Fondo sanitario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il Governo, contro cui le opposizioni, a corto di argomenti, hanno lanciato strali infuocati, ha stanziato per il prossimo anno 3 miliardi in più e saranno 4,2 dal 2026, facendo salire le risorse a disposizione a 136 miliardi, oltre un miliardo in più dell'anno scorso, risorse che saranno impiegate per il rinnovo dei contratti del personale del sistema sanitario nazionale. Voi l'avete fatto? No (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Saranno risorse che creeranno le condizioni perché i nostri medici e i nostri infermieri continuino a prestare servizio nel pubblico e a diminuire i trasferimenti al privato. Voi l'avete fatto? No, voi non l'avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Sono risorse che saranno impiegate per intervenire e debellare la piaga delle liste d'attesa, un problema avvertito da milioni di italiani già prima della pandemia e reso ancora più grave a causa dell'emergenza sanitaria. Ebbene, noi abbiamo inserito misure come la flat tax al 15 per cento per i compensi degli straordinari. Voi l'avete fatto? Se n'era parlato da una vita: voi l'avete fatto? Noi l'abbiamo fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

LEONARDO DONNO (M5S). Oh, stai tu al Governo!

SIMONA LOIZZO (LEGA). Poi, circa 500 milioni per abbattere le liste d'attesa. Partiti i contratti e abbattute le liste d'attesa; tutte risorse che saranno impiegate per finanziare nuove cure attraverso un intervento sistematico e programmatico sui livelli essenziali di assistenza, per potenziare quella sanità territoriale di cui lei parla, già espressa dal DM n. 77, che, irregolarmente, non funziona in tutte le regioni d'Italia. Basta con questa disomogeneità dei sistemi sanitari regionali. Il territorio non funziona da nessuna parte: ha punte di eccellenza in alcune regioni d'Italia, ma non funziona in quasi tutte le regioni. Abbiamo un DM n. 77 che noi stiamo cercando di potenziare attraverso l'implementazione di processi come la sanità digitale e il fascicolo elettronico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), interventi strutturali, dettagliati, precisi, efficaci ed efficienti. Questo è lo spirito del capitolo della prossima manovra dedicata alla sanità, altro che smantellamento del sistema sanitario nazionale, come voi avete urlato ai quattro venti per settimane intere.

Eppure, gli indirizzi c'erano ed erano noti a tutti. Vi ricordo che non più tardi di 7 mesi fa, cioè l'8 marzo, abbiamo discusso e votato alcune mozioni sul futuro del sistema sanitario nazionale. Il testo della maggioranza impegnava a mettere in campo ogni iniziativa volta ad assicurare l'adeguata ripartizione e le risorse finanziarie necessarie atte a sostenere il finanziamento dei costi di funzionamento dell'offerta sanitaria e, nello specifico, il potenziamento degli ospedali, l'assistenza domiciliare estesa, le case e gli ospedali di comunità, le spese per il personale, tutti obiettivi che noi, tra qualche mese, centreremo. E, ancora, iniziative per monitorare il percorso del paziente, dei fattori di rischio e la gestione delle liste d'attesa. Ancora qui un mondo di economia che girerà intorno alle liste d'attesa. Le liste d'attesa disattese producono diseconomie che voi, che avete amministrato la sanità per tanti anni, avete contribuito a formare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Onorevole, per cortesia, si rivolga sempre alla Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

SIMONA LOIZZO (LEGA). È chiaro che la contrapposizione politica, signor Presidente, soprattutto da un lato tecnico dev'essere forte e chiara perché si capisca, perché tutti coloro che ci stanno aspettando fuori capiscano dove stiamo andando. Allora, per l'esattezza era stato previsto un utilizzo di 132 miliardi nel 2024, di 135 nel 2025 e di 138 nel 2026. Ripeto: erano previsti 132 miliardi e saranno 136. Notate la differenza?

E torniamo alla genesi delle mozioni da cui scaturisce questo dibattito. Cosa ha reso necessario tornare a discutere di finanziamento per la sanità? I numeri contenuti nella recente Nota di aggiornamento al DEF o, per meglio dire, la capziosa lettura dei dati da parte dell'opposizione, lettura tendenziosa ma funzionale a poter gridare, come ho già avuto modo di stigmatizzare, allo smantellamento del sistema sanitario, alla sanità al collasso e al Governo che attenta al modello di sanità pubblica. Quel che 6 mesi fa, l'8 marzo, non meritava troppa attenzione oggi è la pietra dello scandalo e poco importa che in realtà le previsioni contenute nel DEF erano ben più basse rispetto a quelle della NADEF. L'occasione per strumentalizzare era troppo ghiotta e le opposizioni di centrosinistra e il MoVimento 5 Stelle non hanno mai perso l'occasione per tentare di speculare su un tema così importante, delicato, meritevole di attenzione e non polemiche pretestuose (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), cioè proprio quelle che abbiamo letto e ascoltato negli ultimi giorni, con previsioni apocalittiche che poggiano non solo su errori matematici ma su un'incredibile tesi, quella che la sanità è in difficoltà e se ha problemi - sarebbe folle negarlo - la colpa è del Governo, del Governo di centrodestra, in carica da giusto un anno, e non degli Esecutivi precedenti, protagonisti di costanti definanziamenti della spesa sanitaria fino allo scoppio della pandemia, Esecutivi - lo ricordo agli smemorati - di cui ha quasi sempre fatto parte il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), presentatore di una delle mozioni, mozioni che, pur muovendo da premesse che tutti condividiamo, scontano il vizio di fondo della speculazione politica. Questo è un peccato, un peccato perché è legittimo preoccuparsi del sistema sanitario nazionale, ma è altrettanto legittimo e auspicabile che maggioranza e opposizione facciano centro, tutte insieme, per la ricostruzione del sistema sanitario nazionale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È profondamente sbagliato, Presidente, sostenere il falso, come le opposizioni hanno fatto per giorni, piegando la matematica più elementare - inteso, Sasso, come scuola elementare - alle vostre esigenze politiche. Così non rendete un buon servizio a nessuno, tanto meno ai cittadini preoccupati per le difficoltà incontestabili del sistema sanitario nazionale in ogni regione. Veniamo ai fatti e concedetemi di fare un passaggio didascalico. Il casus belli è, come già detto, la NADEF, questa Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza che il Governo deve presentare ogni anno. Cosa contiene? Contiene previsioni. Ebbene, noi nelle previsioni oggi ci superiamo, perché alle parole abbiamo anteposto i fatti. Non stanziamenti, quindi, quelli riportati nella NADEF, che praticamente sono stati confermati ieri dal Consiglio dei ministri e nella legge di bilancio. La verità è 3 miliardi in più - giova ricordarlo - che portano al più alto finanziamento alla sanità mai registrato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e questo lo dice un medico del policlinico San Matteo di Pavia, lo dice oggi e dice, a chi dice falsità, che anteponiamo la verità di un finanziamento che per la prima volta sfora ogni possibile previsione in positivo. Sono i numeri che parlano e i numeri non mentono. Soldi, non dichiarazioni di principio, finalizzati a realizzare un piano preciso…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda, per favore.

SIMONA LOIZZO (LEGA). …che punta a risolvere il fenomeno dal punto di vista strutturale, incentivando gli operatori sanitari a prestare servizio qualche ora in più o, in caso non sia sufficiente, ad acquistare prestazioni anche dal privato accreditato per intervenire radicalmente sull'andamento delle liste d'attesa.

Concludo, Presidente, e lo faccio con lo spirito di chi ha prestato servizio nel sistema sanitario nazionale per 32 anni. Gli impegni che questa maggioranza porterà a compimento e che sono ben identificati nella mozione presentata dalle forze di maggioranza sono in linea con il programma del Governo e coerenti con quanto fatto in questi primi dodici mesi segnati da una contingenza economica non facile. È un programma che non solo non prevede l'indebolimento del sistema sanitario nazionale ma al contrario intende migliorarlo, laddove è carente, renderlo più efficiente e più performante. L'obiettivo è rispondere, come abbiamo sempre fatto, alla salute e al bisogno di salute dei cittadini, ottimizzando le risorse a disposizione, programmando il sistema del futuro. Per questo la Lega-Salvini Premier esprimerà un voto favorevole sulla mozione della maggioranza di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, Sottosegretario, oggi ci troviamo a discutere e a confrontarci su mozioni riguardanti la sanità per rimettere al centro dell'attenzione, del confronto e del dibattito politico, anche parlamentare, l'importanza della sanità pubblica, del sistema sanitario nazionale, del diritto alla salute; proprio quest'anno in cui celebriamo il quarantacinquesimo anniversario della legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale che ha consentito lo sviluppo socioeconomico del nostro Paese e dato piena attuazione all'articolo 32 della Costituzione.

Proprio quest'anno però, nello stesso anno, il Servizio sanitario nazionale è in difficoltà, è arrivato al capolinea: lo afferma la Fondazione GIMBE nel suo VI Rapporto sul Servizio sanitario nazionale. I principi su cui questo si fonda o forse si fondava - universalità, uguaglianza, equità - sono stati ormai traditi e sostituiti da interminabili tempi di attesa, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra vicino casa, inaccettabili disuguaglianze tra Nord e Sud che portano a una importante migrazione sanitaria, all'aumento della spesa privata, fino all'impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure. Un insieme di fattori politici, finanziari, organizzativi, ai quali si è aggiunta anche la pandemia da COVID-19, che hanno determinato l'aggravarsi di significative disparità sociali e difformità territoriali. Oggi ci si trova di fronte a poche realtà territoriali in grado di assicurare prestazioni e servizi all'avanguardia e di eccellenza, e se ne affiancano molte altre di territori, invece, in cui è difficoltoso, se non impossibile, garantire anche solo i livelli essenziali di assistenza, con la conseguenza che pochi riescono ad accedere alle cure di cui hanno bisogno nei territori in cui vivono. È una situazione che richiede un intervento urgente quanto straordinario e coraggioso. Ha ragione, infatti, il collega Ricciardi: il tempo delle manutenzioni ordinarie è finito. Lo stato di salute del sistema sanitario nazionale è preoccupante. Servono riforme coraggiose e investimenti importanti in grado di restituire al sistema sanitario la sua missione originale. Oppure si abbia il coraggio di dire ai cittadini che il nostro Paese non può più permettersi questo modello di sistema sanitario nazionale. Ma noi siamo convinti, invece, che serva un patto sociale e politico che ci deve vedere lavorare insieme per rilanciare questo modello di sanità pubblica, equa, universalistica, pilastro della nostra democrazia, conquista sociale irrinunciabile e leva dello sviluppo economico del nostro Paese.

Rispetto al 2019, nel triennio 2020-2022, a fronte dell'emergenza pandemica, sono stati stanziati 18 miliardi di euro aggiuntivi e il livello della spesa sanitaria ha superato il 7 per cento del prodotto interno lordo, mentre attualmente le stesse stime della NADEF in primis e, adesso, anche la proposta di bilancio, con il rapporto spesa sanitaria/PIL in costante e rapida decrescita, temiamo spingano la sanità pubblica verso il collasso definitivo. Si passa dal 6,7 del 2022 al 6,4 del 2025: una percentuale decisamente al di sotto della media europea, lontana anni luce da Paesi quali Francia e Germania. Ma anche se il dato del PIL non fosse attendibile, come la Presidente Meloni e all'unisono tutti gli esponenti della maggioranza dicono in questi giorni, non andrebbe meglio nemmeno se si guardasse alla spesa pro capite, guarda caso anche in questo caso molto al di sotto della media OCSE. È uno dei dati peggiori, anzi, il peggiore tra i Paesi del G7.

Insomma, comunque la si guardi, sia che si legga la NADEF sia che si consideri la proposta di bilancio annunciata ieri, mettono tutte nero su bianco un disinvestimento, un disinteressamento totale nella sanità pubblica. Del resto, che non fosse una priorità per questo Governo l'avevamo già capito da tempo e questa manovra ne è l'ennesima conferma.

In questo quadro, ci vengono in aiuto le risorse importanti stanziate dal PNRR: 230 miliardi in totale, di cui quasi 20 complessivi per la sanità. Qui troviamo importanti risorse per 1300 case di comunità, 600 COT, 400 ospedali di comunità per i quali servono ovviamente risorse per il personale, affinché non rimangano scatole vuote. Invece, al personale, per attuare le case di comunità, la proposta di bilancio relega delle briciole: 250 milioni per il 2024, 350 per gli anni a seguire. Peccato che anche nella bozza del Piano di revisione del Governo abbiamo visto dei tagli: meno 414 case di comunità, meno 96 ospedali di comunità, meno 76 COT; non si sa dove, ma sono tagli. Avete sempre fatto una campagna elettorale dicendo che eravate pronti a fare investimenti consistenti, a migliorare le cose, a irrobustire i servizi per i nostri territori e invece siamo qui a contare i tagli e ad ascoltare ancora una volta le vostre bugie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Sulla sanità pubblica, state mentendo al Paese e restituiamo al mittente la frase della Presidente Meloni che riporto: le bugie non corrispondono alla realtà delle cose. Siamo d'accordo, è vero, perché dalle mie parti si dice che lo capiscono anche i bambini che con i 136 miliardi del 2024 - il più grande investimento mai visto sulla sanità pubblica - non si fanno le stesse cose che si facevano con i 116 del 2019 e la spesa in miliardi va aumentata e proporzionata all'aumento dei prezzi. Usare il numero assoluto non vuol dire niente, non ha assolutamente senso. Se si fa questa operazione si vede che la spesa sanitaria, in rapporto all'aumento dei prezzi, scende nel 2024 perché perde il potere di acquisto di 1,5 punti percentuali, a cui si aggiunge il taglio del 2,7 per cento operato dal Governo Meloni nel 2023. Complessivamente, quindi, il taglio cumulativo è del 4,1 per cento, che significa 5,6 miliardi in meno per la nostra sanità pubblica.

Con quali risorse, quindi, andiamo ad attuare il rilancio della sanità, a implementare le case di comunità, le centrali operative, l'infermiere di famiglia, le unità di continuità assistenziale, l'assistenza domiciliare, gli ospedali di comunità che son tutti elementi fondamentali per la riorganizzazione del lavoro, del territorio e per la buona riuscita del modello delineato dal PNRR e dal decreto n. 77 del 2022? È vero, ci sono anche difficoltà di personale e la pandemia ha ulteriormente evidenziato la gravissima carenza di personale sanitario nel nostro sistema, con un crescendo di difficoltà a reperire sul mercato del lavoro personale medico e infermieristico a seguito non solo del blocco del turnover ma anche delle misure di contenimento delle assunzioni, facendo sì che negli ultimi anni il personale a tempo indeterminato sia fortemente diminuito.

Siamo al collasso, mancano 15.000 medici e va ancora peggio con gli infermieri. Eppure la parola “assunzione” non c'è, non c'è nella NADEF, non c'è nella legge di bilancio e non c'è nemmeno l'impegno ad eliminare il tetto di spesa sul personale, un tetto anacronistico, risalente al 2004, facile alibi per le regioni che non vogliono assumere. La promessa di rivalutare il trattamento economico di tutto il personale medico e sanitario è rinviata a futura memoria, nonostante le retribuzioni dei medici siano al terz'ultimo posto in Europa. Nel mentre, però, la sanità privata viene promossa: per quest'ultima abbiamo trovato 600 milioni in più. In questo modo, lo Stato diventa il principale cliente della sanità privata.

Obiettivo di questo Governo è abbattere le liste di attesa, siamo d'accordo, ma non siamo d'accordo sulla strada che avete intrapreso, pensiamo che sia una strada sbagliata. Pagare gli straordinari al personale, continuando a investire su quel personale già stremato, senza aggiungere risorse nuove, pensiamo che non serva a rilanciare il Servizio sanitario nazionale, così come non va bene finanziare la sanità privata e non vorremmo che si cominciasse a sdoganare in modo surrettizio la privatizzazione del sistema sanitario nazionale, un po' sul modello di alcune regioni che voi stessi governate.

Crediamo, infatti, che la carenza di medici e di infermieri sia un tema nazionale, ma nelle aree interne del Paese comporta una desertificazione sanitaria importante, con stipendi da fame, turni di lavoro massacranti e pochi contratti a tempo indeterminato. Così, non va bene, crediamo che non sia il modo giusto per affrontare questa situazione, in un momento in cui la spesa sanitaria privata è arrivata per ogni famiglia a 1.700 euro, tanto che il 5,2 per cento dei nuclei familiari vive in disagio economico per le spese sanitarie, l'1,5 si sta impoverendo per queste spese e il 2,3 per cento sostiene spese che ritiene essere catastrofiche.

In questo quadro, già profondamente segnato da divari territoriali, è irricevibile la proposta di autonomia differenziata, perché andrebbe a cancellare il nostro sistema sanitario nazionale, tradendone i principi di universalità, equità e solidarietà per tutti i cittadini, indipendentemente dalle proprie origini, dalla residenza e dal censo. Ce lo ha ricordato anche il Presidente Mattarella che, nel discorso della fine del 2022, ha detto: “Occorre operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre di più al centro la persona e i suoi bisogni concreti nel territorio in cui si vive”. Sì, perché non possiamo accettare che i cittadini rinuncino a prestazioni sanitarie nel pubblico a favore di strutture private che sono in grado di offrire prestazioni a tariffe concorrenziali e anche in tempi più rapidi. Peccato che la sanità privata integrativa non abbia gli obblighi della sanità pubblica, non abbia l'obbligo dei LEA e possa selezionare i pazienti e anche le prestazioni.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). A noi rimane invece in carico tutta la prevenzione e la gestione delle cronicità e delle attività di emergenza e di urgenza. Per questo motivo, abbiamo pensato di proporre questa mozione e per lo stesso motivo andremo in piazza, l'11 novembre, per ascoltare - cosa che non fa questo Governo - la voce e la preoccupazione dei cittadini italiani, di 5 milioni di persone che quest'anno non sono riusciti a curarsi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché dietro quei numeri ci sono persone in carne e ossa, uomini e donne, giovani e anziani, bambini e ragazzi, che chiedono di farci carico delle loro preoccupazioni, delle loro speranze e dei loro diritti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Maria Salvatore Ciancitto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARIA SALVATORE CIANCITTO (FDI). Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la sanità e il diritto alla salute sono prioritari per questo Esecutivo che più volte ha approvato disposizioni per garantire il diritto alla salute come diritto fondamentale dell'individuo, in attuazione degli articoli 32 e 2 della Costituzione.

Il Servizio sanitario nazionale fu istituito con la legge n. 833 del 23 dicembre 1978. Da allora, è un valore per lo Stato ed è stato difeso. La sanità italiana è un modello nel mondo e proprio per questo motivo non può essere un tema divisivo ma un tema su cui fare fronte comune. Ricordo a tutti che il Servizio sanitario nazionale è un bene di tutta la collettività ma è necessario e opportuno fare chiarezza, fare chiarezza sui numeri, sulle cifre che sono state dette in questi giorni. Tuttavia, bisogna partire da un po' più lontano per fare chiarezza, perché sennò non si riesce a capire il punto dove siamo arrivati e dove siamo.

Dal 2010 al 2019 tutti gli Esecutivi, senza distinzione, hanno eseguito tagli alla sanità in maniera imprudente, per non utilizzare altri termini, Presidente. A metterlo nero su bianco non è stato l'ufficio stampa di Palazzo Chigi, ma l'Osservatorio della Fondazione Gimbe. Si legge nel rapporto Gimbe che, tra tagli e minori entrate, il Servizio sanitario nazionale ha perso 37,5 miliardi di euro tra il 2010 e il 2019, così distribuiti: 25 miliardi nel periodo 2010-2015 e 12,5 miliardi nel periodo 2015-2019; la spesa sanitaria pro capite, che nel 2010 era pari alla media europea, negli ultimi 12 anni, ha accumulato un gap importante. Questo forte definanziamento tra il 2010 e il 2019 ha determinato il blocco delle assunzioni, i mancati rinnovi contrattuali, l'insufficiente numero di borse di studio per nuovi specialisti e medici di famiglia.

La situazione che vive il sistema sanitario nazionale nasce, quindi, dai tagli eseguiti negli anni in cui hanno governato i Governi a guida PD, i Governi tecnici, con Monti, o gli Esecutivi Conte. I numeri smentiscono un'altra bugia, quella del rapporto spesa sanitaria-PIL, che nel corso del 2020 arriva al 7,4 per cento del PIL per una semplice ragione: il crollo del PIL dell'8,9 per cento, da un lato, e, dall'altro, i maggiori stanziamenti per fronteggiare la pandemia. Quindi, queste importanti risorse che sono state stanziate sono servite a fronteggiare l'emergenza pandemica, ma non hanno rafforzato per niente il sistema sanitario nazionale.

Lo sforzo comune deve essere uno sforzo di verità, se si grida allo scandalo per un presunto definanziamento del Fondo sanitario nazionale rispetto al PIL. Vi invito a leggere la relazione al DEF del precedente Esecutivo, che è sovrapponibile a quella del Governo Meloni, con una differenza: mentre si redigeva quel documento, c'era tecnicamente ancora il COVID; quando il Governo Meloni ha rivisto il DEF e, quindi, ha finanziato per i 3 anni successivi il Fondo sanitario nazionale, il COVID non c'era più, come era sancito dall'Organizzazione mondiale della sanità. Quindi, pur operando in assenza di COVID, abbiamo stanziato le stesse somme. Pertanto, si tratta di pari dotazioni, in condizioni differenti, perché il precedente Governo aveva stanziato delle risorse con il COVID ancora in atto, mentre questo Governo posta in bilancio la stessa cifra a pandemia terminata.

Prima di mobilitare le truppe bisognerebbe leggere attentamente i numeri, le cifre che il MEF mette per iscritto nella NADEF. La spesa sanitaria, nel corso del 2023, è aumentata di 3,6 miliardi di euro, rispetto al 2022, perché ai 2 miliardi e 150 milioni di euro stanziati con la legge di bilancio, bisogna aggiungere 1 miliardo e 400 milioni di euro del decreto-legge Bollette. Poi, voglio dire a qualcun altro che la Nota di aggiornamento al DEF non reca lo stanziamento di nuove risorse, ma fornisce un aggiornamento del quadro di finanza pubblica a legislazione vigente e il Documento prevede espressamente di destinare risorse aggiuntive per il disegno di legge di bilancio che è stato approvato proprio ieri, stanziando soldi per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego e della sanità, stanziando soldi per il territorio, per gli ospedali e per il riordino delle professioni sanitarie.

Caro Presidente, la salvaguardia del sistema sanitario nazionale dovrebbe essere un elemento comune, così come tutto quanto previsto rispetto alla programmazione sanitaria. Se, oggi, non abbiamo medici o infermieri, banalmente, ciò è il risultato di una cattiva programmazione fatta 10 anni prima, perché dovevano rendersi conto - e tutti glielo dicevano, lo dicevano i sindacati, lo diceva l'ENPAM - che dal 2021 al 2026 o al 2027 ci sarebbe stato il plateau, la gobba maggiore di pensionamenti, sia fra i medici sia fra gli infermieri. Ebbene, loro non hanno previsto un aumento degli ingressi nelle facoltà di medicina o di scienze infermieristiche, ma hanno lasciato lo stesso numero di posti. Solamente noi, quest'anno, abbiamo aumentato di 4.000 unità i posti per la facoltà di medicina e abbiamo aumentato le borse di studio per gli specializzandi e per i medici di famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Il Governo Meloni, quindi, appena insediato, come dicevo poc'anzi, ha stanziato 2 miliardi e 150 milioni di euro per il 2023; sommandoli a quelli del decreto Bollette, siamo arrivati a 3,4 miliardi; con i 2,3 miliardi che già sono stati stanziati e i 3,3 di ora, si arriva, in 2 anni, a quasi 9 miliardi di euro stanziati per il sistema sanitario nazionale.

Come ha detto bene il Presidente Giorgia Meloni, ieri, raggiungiamo la cifra di 136 miliardi di euro, cifra che mai era stata stanziata per fronteggiare l'emergenza del Fondo sanitario nazionale. Devo, inoltre, ricordare che, nell'ambito del PNRR, nell'ambito dell'attuazione della missione 6, è stato previsto uno stanziamento di oltre 20 miliardi di euro per l'acquisto di apparecchiature, di attrezzature, per la digitalizzazione di ospedali, l'istituzione delle case di comunità, degli ospedali di comunità ed altro. Tutte le azioni sono in continuità e sono coerenti con gli investimenti previsti nel Patto della salute.

Alle polemiche sterili e infondate rispondiamo con i fatti. Dicevo poc'anzi che ai 2,3 miliardi già stanziati in precedenza quest'anno ne stanziamo altri 3,3, quindi arriviamo ad un totale di 5,6 miliardi. Questi 3 miliardi, caro Presidente, saranno destinati all'abbattimento delle liste d'attesa. In che modo? Intanto, attraverso il rinnovo del contratto del comparto sanità; voglio ricordare che, qualche settimana fa, è stato firmato, sempre da questo Governo, il contratto collettivo nazionale dei medici 2019-2021 e ricordo che siamo a fine 2023. Attraverso la detassazione degli straordinari, sempre grazie al nuovo stanziamento, gli straordinari degli infermieri passeranno da 30 a 60 euro, quelli dei medici a 100 euro l'ora; vi è poi la detassazione dei premi di risultato legati a obiettivi di abbattimento delle liste d'attesa, quindi la maggior parte delle risorse il Governo le destina al sistema sanitario nazionale.

Poi, caro Presidente, si destina una parte di incremento anche alla sanità privata, ma la sanità privata convenzionata avrà l'1 per cento in più, rispetto a quello stanziato l'anno precedente, per l'acquisto di prestazioni per l'abbattimento delle liste d'attesa. Con l'abbattimento delle liste di attesa ovviamente incrementiamo la prevenzione secondaria, la prevenzione terziaria, quindi facciamo un intervento importante. Chiaramente interveniamo anche sul territorio, stanziando 250 milioni per il 2025 e 350 per il 2026, ma siamo, purtroppo, indietro in alcuni processi, non sempre per colpa nostra - noi governiamo da appena un anno - e mi riferisco alla digitalizzazione degli ospedali e del sistema sanitario nazionale, fondamentale per abbattere le liste d'attesa, per un controllo più accurato, al fascicolo sanitario; un processo di digitalizzazione che avrebbe dovuto essere già messo in atto da chi ci ha preceduto.

Dobbiamo potenziare la telemedicina, il telecontrollo, introdurre l'intelligenza artificiale, perché ci consentirebbe di leggere tanti esami radiografici effettuati, ma voglio anche ricordare che, accanto al rinnovo contrattuale, questo Governo ha raggiunto l'accordo in Conferenza Stato-regioni sul decreto Tariffe dei nuovi LEA, in attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO MARIA SALVATORE CIANCITTO (FDI). Sì, concludo, Presidente. Nel mese di agosto 2023 è stato pubblicato il decreto Tariffe, quindi dopo 6 anni e mezzo, che entrerà in vigore, per la diagnostica, il 1° gennaio e, per la protesica, il 1° aprile. Questo consentirà che in tutta Italia le prestazioni saranno essere rese omogenee, dalla Sicilia alla Lombardia, cosa che prima non accadeva; alcune prestazioni diagnostiche o terapeutiche prima in alcune regioni c'erano mentre in altre no.

Concludo davvero, Presidente, facendo una precisione; intanto che non abbiamo carenza di medici obiettori di coscienza, problema che era stato sollevato poc'anzi. Non ci sono carenze di medici obiettori di coscienza: così come viviamo un periodo di denatalità, di calo delle nascite, vi è anche un calo del numero degli aborti; si parla di un aborto a settimana, quindi, non si riscontrano difficoltà nel sistema sanitario nazionale - qualcuno che aveva parlato in precedenza aveva sollevato questo problema - a fronteggiare questa situazione.

Sulla base di queste considerazioni, il voto del nostro gruppo sarà conforme al parere espresso dal Governo, perché il Governo si fa carico dei problemi e dei bisogni della salute dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Prima di passare al voto ho il piacere di fare gli auguri alla collega Marianna Ricciardi che, pochi giorni fa, ha sposato il suo Carlo Mario. Auguri.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Braga ed altri n. 1-00191 (Nuova formulazione) hanno accettato le riformulazioni relative ai capoversi 3°, 6°, 13° e 16° del dispositivo, mentre non hanno accettato l'espunzione del 1° e del 7° capoverso e le riformulazioni relative ai capoversi 9° e 12° del dispositivo e, pertanto, su tali capoversi il parere deve intendersi contrario.

Avverto che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima il dispositivo, ad eccezione dei capoversi 1°, 7°, 9° e 12°; a seguire il 1° capoverso del dispositivo; a seguire, congiuntamente, i capoversi 7°, 9° e 12° del dispositivo; in fine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo, come riformulato, della mozione Braga ed altri n. 1-00191 (Nuova formulazione), ad eccezione dei capoversi 1°, 7°, 9° e 12°, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00191 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 7°, 9° e 12° del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00191 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Braga ed altri n. 1-00191 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione della mozione Quartini ed altri n. 1-00193.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere sui relativi capoversi del dispositivo deve intendersi contrario.

Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente, i capoversi 1° e 3° del dispositivo; a seguire, congiuntamente, i capoversi 4°, 5° e 16° del dispositivo; quindi, distintamente, i capoversi 12° e 13° del dispositivo; a seguire, congiuntamente, i capoversi 14° e 19° del dispositivo; a seguire, distintamente, i capoversi 17°, 18° e 32° del dispositivo; quindi i restanti capoversi del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole; a seguire, i restanti capoversi del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario; in fine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Quartini ed altri n. 1-00193, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Quartini ed altri n. 1-00193, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4°, 5° e 16° capoverso del dispositivo della mozione Quartini ed altri n. 1-00193, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartini ed altri n. 1-00193, limitatamente al 12° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartini ed altri n. 1-00193, limitatamente al 13° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartini ed altri n. 1-00193, limitatamente ai capoversi 14° e 19° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartini ed altri n. 1-00193, limitatamente al 17° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartini ed altri n. 1-00193, limitatamente al 18° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartini ed altri n. 1-00193, limitatamente al 32° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartini ed altri n. 1-00193, limitatamente ai capoversi 11°, 15°, 21°, 23°, 24°, 26°, 28°, 29°, 35° e 37° del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartini ed altri n. 1-00193, limitatamente ai capoversi 2°, 6°, 7°, 8°, 9°, 10°, 20°, 22°, 25°, 27°, 30°, 31°, 33°, 34°, 36° e 38° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartini ed altri n. 1-00193, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione della mozione Bonetti ed altri n. 1-00194.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione di quelle relative ai capoversi 6° e 9° del dispositivo e dell'espunzione dei capoversi 2°, 13° e 16° del dispositivo.

Avverto, altresì, che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare: dapprima il dispositivo, come riformulato, ad eccezione dei capoversi 2°, 3°, 6°, 9°, 13° e 16°; a seguire, distintamente, i capoversi 2° e 3° del dispositivo; a seguire, congiuntamente, i capoversi 6°, 9°, 13° e 16° del dispositivo; in fine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Bonetti ed altri n. 1-00194, come riformulato, ad eccezione dei capoversi 2°, 3°, 6°, 9°, 13° e 16°, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Bonetti ed altri n. 1-00194, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Bonetti ed altri n. 1-00194, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 6°, 9°, 13° e 16° del dispositivo della mozione Bonetti ed altri n. 1-00194, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Bonetti ed altri n. 1-00194, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo alla votazione della mozione Zanella ed altri n. 1-00197.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione dell'espunzione dei capoversi 4°, 7°, 8° e 15° del dispositivo.

Avverto che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il dispositivo, ad eccezione dei capoversi 4°, 7°, 8° e 15°; a seguire, il 4° capoverso del dispositivo; quindi, congiuntamente il 7° e l'8° capoverso del dispositivo; a seguire, il 15° capoverso del dispositivo; in fine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Zanella ed altri n. 1-00197, come riformulato, ad eccezione dei capoversi 4°, 7°, 8° e 15°, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Zanella ed altri n. 1-00197, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° e sull'8° capoverso del dispositivo della mozione Zanella ed altri n. 1-00197, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 15° capoverso del dispositivo della mozione Zanella ed altri n. 1-00197, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Zanella ed altri n. 1-00197, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione della mozione Vietri, Panizzut, Benigni, Lupi ed altri n. 1-00203.

Avverto che il gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Vietri, Panizzut, Benigni, Lupi ed altri n. 1-00203, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Vietri, Panizzut, Benigni, Lupi ed altri n. 1-00203, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Secondo le intese intercorse tra i gruppi gli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna sono rinviati alla seduta di domani, mercoledì 18 ottobre, a partire dalle ore 9,30.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Antonio Caso. Prego, onorevole.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Svolgo questo intervento per rivolgere una semplice richiesta, per il suo tramite, al Ministro Bernini. È una richiesta veramente semplicissima: incontri gli studenti. Studenti che le stanno chiedendo da mesi un incontro democratico e costruttivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), studenti inascoltati che stamane hanno portato la protesta delle tende fin qui, fuori da Montecitorio. Penso che tutti l'abbiamo vista; anzi, ora, uscendo, vedremo che sono ancora qui fuori e invito magari tutti i colleghi di maggioranza a raggiungerli e a scambiare con loro qualche parola, così magari vi possono raccontare direttamente quanto siano schiacciati dal caro fitti, dal caro libri, dal caro scuola. Possono raccontarvi, insomma, quanto vedono a rischio il loro sacrosanto diritto allo studio. Chiedono soltanto di aprire un confronto, sia chiaro in vista magari della legge elettorale, in vista dei prossimi passi sul PNRR. Quindi, ci chiediamo: la Ministra Bernini di cosa specificatamente ha paura nell'incontrare questi studenti? Di cosa ha paura? Forse, di ammettere che per questo Governo le parole “diritto allo studio” non debbano esistere? Ma li incontri e si dica in faccia a questi studenti che magari, per questo Governo, non è previsto un futuro per molti di loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. La situazione degli studenti italiani sta andando davvero fuori dai radar ed è incredibile che il Governo non trovi un minuto per incontrarli. I dati sono davanti a tutti: i costi delle stanze singole nelle grandi città italiane che ospitano le nostre università sono schizzati alle stelle: parliamo non solo di singole oltre i 600 euro, ma anche di studentati, spesso privati, che ormai chiedono più di 900 euro al mese. Già, perché con tutti i fiumi di soldi, miliardi e miliardi del PNRR, il Governo che cosa fa? L'unica cosa che riesce a fare è occupare posti privati senza nemmeno restituirli al diritto allo studio, senza nemmeno restituirli a quelle graduatorie. Infatti, sono solo 40.000 i posti disponibili, ma sono decine e decine di migliaia, per intenderci quasi un milione, gli studenti fuori sede, e tantissime centinaia di migliaia sono ancora lì e chiedono semplicemente un diritto: il diritto alla casa, il diritto ad avere sopra la testa qualcosa di più che un misero contributo per gli affitti.

Tra l'altro, la loro questione parla a tutti noi, perché parla di un'emergenza abitativa e di politiche sulla casa che non ci sono mai.

Allora, noi chiediamo semplicemente che la Ministra trovi il tempo di uscire qui fuori, a Montecitorio, e guardare quelle tende; anche la Presidente del Consiglio, invece di trovare un secondo per incontrarli, l'unica cosa che è riuscita a fare è stata andare in TV a dire che loro sono traditori della Patria. La Prima Ministra riesce a dare un'opinione su tutti, come abbiamo visto nelle scorse settimane, impegnatissima, addirittura a ricostruire la struttura di uno spot televisivo, e non trova un minuto per questi studenti.

Quindi, ci uniamo alla richiesta, crediamo che sia impossibile che nella manovra finanziaria non si parli di loro, non si parli di quegli studenti, non si parli di casa, ma, soprattutto, non si parli di quello che succede nell'economia reale. Voi potete pure scappare, potete scappare dal salario minimo legale, potete scappare dalla realtà, ma intanto quell'assedio lì, quell'assedio pacifico continuerà a essere fuori dai nostri palazzi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Valentina Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie Presidente. Ci uniamo alle richieste dei colleghi. Anche oggi, in diverse città, anche qui a Roma, in piazza Montecitorio, gli studenti chiedono una cosa chiara e semplice che va a legittimare il loro diritto allo studio, il loro diritto al futuro e il diritto al futuro anche di questo Paese: che abbiano la possibilità, che siano messi in condizione di poter accedere al percorso universitario, quindi, avendo posti negli studentati, avendo affitti che siano in grado di pagare. Insomma, il combinato disposto della riduzione dei posti negli studentati, dell'azzeramento del Fondo per gli affitti fatto da questo Governo e della diminuzione del potere d'acquisto dei salari dei loro genitori li mette davvero in difficoltà nel proseguire in quello che è un diritto costituzionale, il diritto allo studio. La Ministra dell'Università e della ricerca non ha risposto alle loro richieste di incontro. Loro stanno manifestando in modo pacifico e lo stanno facendo per il loro futuro, ma anche per il futuro di questo Paese. Ci mettono davanti alla palese violazione di un loro diritto. In questi mesi, sono stati presi in giro dal Governo che, prima, ha annunciato un finanziamento di 600 milioni di euro, salvo poi ritirarlo dopo poche ore. La prossima manovra finanziaria, al momento, non prevede nulla di tutto questo, zero su tutta la linea. Noi chiediamo che non siano ignorate le legittime richieste di questi studenti, che la Ministra Bernini risponda alle loro richieste di incontro e che venga in Parlamento per un'informativa urgente su una questione così importante e sugli interventi che intende mettere in campo per consentire il diritto allo studio agli studenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signor Presidente, pochi minuti fa, è giunta la notizia, confermata da diverse fonti, avremo nelle prossime ore ulteriori dettagli, di un bombardamento israeliano sull'ospedale Al-Ahly, un ospedale gestito dalla Chiesa battista americana nella Striscia di Gaza. Pare, dalle informazioni che tutti gli organi di stampa, italiani e internazionali, stanno rilanciando, che questo attacco è avvenuto, senza alcun preavviso, in un luogo che, in tutta evidenza, oltre che fornire cure a malati, feriti, persone fragili, costituiva un rifugio nella percezione dei più, di centinaia di migliaia di persone costrette a sfollare dal nord al sud di Gaza, prive di ogni corridoio di sicurezza garantito.

Le prime notizie parlano di 500 morti, sono centinaia di vittime che, giorno dopo giorno, allungano la catena dell'orrore. Quello che sta accadendo a Gaza City dopo gli attentati terroristici di Hamas, che tutto il Parlamento della Repubblica solo pochi giorni fa ha unanimemente condannato, costituisce, ora dopo ora, un inaccettabile crimine di guerra (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quello che sta accadendo, che è accaduto oggi, all'ospedale Al-Ahly, costituisce un crimine contro l'umanità.

Io chiedo, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, Presidente, per suo tramite, che il Ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, venga al più presto in questa Camera, venga qui, per rendere un'informativa. Non vogliamo votare documenti, vogliamo discutere, vogliamo un dibattito parlamentare. Credo sia arrivato il momento che questo Paese faccia sentire la sua voce in Europa, perché si fermi questa assurda, indegna spirale di violenza. I crimini contro l'umanità, i crimini di guerra non sono consentiti a nessuno, nemmeno al Paese che invoca il suo diritto alla difesa dopo l'attentato terroristico del 7 ottobre. E quello che sta accadendo costituisce un limite ormai superato di fronte al quale è compito anche del nostro Paese e della comunità internazionale, secondo il diritto internazionale, intervenire in modo fermo.

Chiediamo che il Ministro venga al più presto in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Sullo stesso argomento ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Da giorni a Gaza è in corso una catastrofe umanitaria, in cui si susseguono, giorno dopo giorno, quelli che, a tutti gli effetti, si configurano come crimini di guerra (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). La notizia degli ultimi minuti è del bombardamento di un ospedale in cui, tra le vittime, operatori sanitari e si contano i morti di quelle famiglie che, all'interno di quell'ospedale, erano andate a rifugiarsi, nella convinzione che un ospedale, secondo i principi della nostra civiltà, debba essere, anche durante una guerra, considerato e garantito come un luogo sicuro.

Alla luce di tutto questo, mi associo alla richiesta che è stata fatta dal collega di un'informativa, di una discussione parlamentare urgente sulla catastrofe umanitaria che si sta verificando nella Striscia di Gaza; ciò, alla luce del messaggio forte che questo Parlamento ha dato, alcuni giorni fa, di condanna inequivocabile, con la massima fermezza, all'attacco terroristico di Hamas nei confronti dello Stato di Israele, che ha dato a Israele il diritto a difendersi. Ma ciò nel pieno rispetto del diritto umanitario internazionale e nella convinzione che la nostra civiltà segni un confine invalicabile tra ciò che è giustizia e ciò che è vendetta e questo confine non deve mai essere superato, perché nessuna atrocità giustifica alta atrocità, nessuna barbarie giustifica altra barbarie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

Allora, Presidente, noi chiediamo al Ministro degli Esteri - lo faremo già domani, in sede di question time - di riferire in questo Parlamento dove sono convinto possa arrivare un messaggio unanime, di pieno rispetto del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario, perché da questo passa anche la credibilità dei principi che noi vogliamo difendere e che vogliamo continuare a promuovere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma, sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi condanniamo fortemente il bombardamento di un ospedale che già da giorni era senza elettricità e senza acqua. Non è possibile rispondere a morti innocenti con altre morti innocenti, quindi noi condanniamo questa barbarie a tutti gli effetti.

Anche noi ci uniamo alle richieste dei colleghi di un'informativa urgente. È inaccettabile che una democrazia, quale Israele, possa commettere le stesse barbarie che sono state compiute da una organizzazione terroristica; è inaccettabile la sospensione delle convenzioni internazionali, perché crea un precedente pericolosissimo e noi, come Paese, come Italia non possiamo permettere la violazione dei diritti umanitari, dei diritti internazionali, le convenzioni dell'ONU. Quindi chiediamo un intervento coraggioso e forte su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Rispetto alle istanze degli onorevoli Fratoianni, Provenzano e Auriemma mi farò parte diligente nei confronti del Governo per chiedere al Ministro Tajani di venire in Aula a riferire.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauro Berruto.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo in questi giorni di fronte all'ennesimo scandalo intorno al mondo del calcio, e, oltre allo squallore della vicenda in sé, abbiamo assistito a dichiarazioni da parte di colleghi e colleghe di Camera e Senato, esponenti della Lega-Salvini Premier, che hanno fatto la morale al mondo dello sport e hanno chiesto dimissioni un po' a tutti. Legittimo, non fosse che la Lega-Salvini Premier, prima di poter fare la morale al mondo dello sport, deve spostare un elefante dalla sua stanza.

L'11 ottobre scorso, infatti, 12 enti di promozione sportiva sui 14 riconosciuti dal CONI hanno firmato una lettera inviata al Ministro per lo Sport Andrea Abodi che inizia in questa maniera: nel CdA della società Sport e Salute, il cui scopo statutario è fornire servizi e prestazioni al CONI, compresa la definizione dei criteri e l'erogazione dei contributi per l'attività sportiva a federazioni ed enti di promozione sportiva, è stato nominato quale componente il dottor Fabio Caiazzo, recentemente radiato da un ente di promozione sportiva, ASI, e successivamente ricollocatosi come direttore generale in un altro ente, Libertas, carica a tutt'oggi ricoperta.

Traduco: nel CdA di una società dello Stato che distribuisce denaro pubblico, 14 milioni di euro circa, agli enti di promozione sportiva siede il direttore generale di uno di quegli enti che quel denaro percepisce. Questi 12 enti chiedono al Ministro di riconsiderare la nomina del dottor Caiazzo, al fine di scongiurare il perdurare di una situazione evidentemente inopportuna e astrattamente lesiva degli interessi e della credibilità di tutti gli organismi sportivi.

Anche questo è il finale di quella lettera. Seguono le 12 firme, fra le quali c'è quella di Claudio Barbaro, presidente di ASI, l'ente che radiò il dottor Caiazzo e che oggi è Sottosegretario del Ministro dell'Ambiente. Il Ministro Abodi, su nostra sollecitazione sullo stesso tema il 2 agosto scorso, quindi 70 giorni prima della lettera che ho citato e prima della nomina di questi membri del CdA, in Commissione congiunta Camera e Senato, parlando del ruolo del dottor Caiazzo, direttore generale di Libertas, disse: “è una carica che dovrà abbandonare, perché qui sì che c'è un conflitto di interessi”.

Lo ha detto il Ministro, non io. Allora ricapitoliamo: un Sottosegretario di Fratelli d'Italia, a sua volta presidente di un ente di promozione sportiva, chiede a un Ministro del suo Governo di rimuovere un soggetto fortemente voluto da un altro partito della sua coalizione per evitare una situazione evidentemente inopportuna e astrattamente lesiva degli interessi e della credibilità di tutti gli organismi sportivi. Allora mi rivolgo alle sedie e alle poltrone vuote dei colleghi della Lega-Salvini Premier, visto che in questo momento in Aula non c'è nessuno.

La Libertas non nasconde di esservi molto vicina, e ricordatevi che Fabio Caiazzo lo avete nominato voi nel CdA di Sport e Salute, su indicazione del vostro Ministro Giuseppe Valditara, proprio lui, il profeta del merito. Insomma, questa grottesca immagine di una coalizione di maggioranza lacerata da spinte interne per mettere le mani sul mondo dello sport, in una grande mischia dove tutti sono contro tutti, sembra parafrasare il tormentone estivo: ho visto lei, che odia lui, che odia lei, che odia me. Trovate una soluzione, perché è un fatto di dignità, non della vostra, ma dello sport italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Morfino. Ne ha facoltà.

DANIELA MORFINO (M5S). Grazie, Presidente. Quando riceviamo continue mail e messaggi da donne disperate per la cancellazione di “opzione donna” nella manovra di bilancio e ci chiedono di aiutarle a far ragionare questo Governo, noi siamo in dovere di farlo. Queste lavoratrici, signor Presidente, saranno escluse e discriminate. Ma la cosa grave lo sa qual è, Presidente? Che in campagna elettorale il Governo ha promesso loro che non avrebbe cancellato “opzione donna”. Hanno rifatto nuovamente una giravolta, un'altra promessa non mantenuta.

Sempre queste lavoratrici, Presidente, chiedono che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni metta la faccia e spieghi il perché di questa punizione che ha inflitto a queste donne, perché è una punizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), sempre se trova il coraggio, perché continua a fuggire dai giornalisti, questo sempre per la coerenza.

Vi do un'ulteriore notizia: visto che la memoria del Governo è corta, ma la nostra memoria non è corta, la Meloni all'opposizione sfilava con le donne, chiedendo la proroga della misura “opzione donna”. E oggi al Governo cosa fa? La cancella. Quindi, prima sfilava all'opposizione e oggi la cancella. E sempre in campagna elettorale, questo Governo sbandierava a destra a manca di abolire la legge Fornero. Così, per rinfrescare un po' la memoria, dobbiamo avvisare gli italiani, no? Ebbene, oggi, nella manovra, il Governo mette più paletti a chi lavora da 40 anni e vorrebbe andare in pensione. Nella nuova manovra non c'è alcun intervento sulla previdenza, non c'è una piena rivalutazione del tasso d'inflazione per tutte le pensioni. Questo Governo ha confermato Quota 103 e ha cancellato “opzione donna”. Quindi, Presidente, cosa fanno? Stanno praticamente dicendo a tutti i pensionati: ci dispiace, ma dovete solo dare e non ricevere.

Quindi, io direi che oggi è arrivato il momento che questo Governo provi un po' di vergogna, perché non è in grado di affrontare le emergenze sociali del Paese, perché non ha il polso del Paese, ma soprattutto perché è l'ennesima promessa non mantenuta. Ora capiamo perfettamente perché la Meloni preferisce scappare e non rispondere alle domande dei giornalisti. Il silenzio della Meloni e di tutta la sua maggioranza vale più di mille parole: è a tutti gli effetti una resa. E allora, Presidente, ormai è palese che ha preso in giro tutti gli italiani e dovrebbe risalire su quel famoso palco, dove urlava ‘io sono una donna', e chiedere umilmente scusa a tutte queste donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 18 ottobre 2023 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 5 ottobre 2023, n. 133, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'interno. (C. 1458​)

2. Seguito della discussione della proposta di legge:

CONTE ed altri: Disposizioni per l'istituzione del salario minimo. (C. 1275​)

e delle abbinate proposte di legge: FRATOIANNI e MARI; SERRACCHIANI ed altri; LAUS; CONTE ed altri; ORLANDO; RICHETTI ed altri. (C. 141​-210​-216​-306​-432​-1053​)

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 614 - Istituzione del Museo della Shoah in Roma (Approvato dal Senato). (C. 1295​)

Relatore: MOLLICONE.

4. Seguito della discussione delle mozioni Montaruli, Panizzut, Tassinari, Lupi ed altri n. 1-00160, Di Biase ed altri n. 1-00198, Di Lauro ed altri n. 1-00200 e Zanella ed altri n. 1-00202 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare il cosiddetto fenomeno "Hikikomori" relativo all'isolamento sociale volontario, con particolare riguardo alle fasce più giovani della popolazione .

(ore 15)

5. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 6 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 12 la deputata Almici ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 20 il deputato Trancassini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 21 il deputato Paolo Emilio Russo ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 27 la deputata Raffa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DOC XXII N 9-A ED ABB - ARTICOLO 1 290 289 1 145 289 0 58 Appr.
2 Nominale ARTICOLO 2 290 289 1 145 289 0 58 Appr.
3 Nominale ARTICOLO 3 295 294 1 148 294 0 56 Appr.
4 Nominale ARTICOLO 4 295 294 1 148 294 0 56 Appr.
5 Nominale ARTICOLO 5 295 294 1 148 294 0 56 Appr.
6 Nominale ARTICOLO 6 295 294 1 148 294 0 56 Appr.
7 Nominale DOC XXII N 9-A ED ABB - VOTO FINALE 285 282 3 142 282 0 53 Appr.
8 Nominale MOZ 1-191 NF - DISP RIF NO 1,7,9,12 299 299 0 150 299 0 52 Appr.
9 Nominale DISP 1 299 281 18 141 118 163 52 Resp.
10 Nominale DISP 7, 9, 12 298 293 5 147 129 164 52 Resp.
11 Nominale PREMESSA 299 294 5 148 129 165 52 Resp.
12 Nominale MOZ 1-193 - DISP 1 292 288 4 145 116 172 52 Resp.
13 Nominale DISP 3 294 289 5 145 126 163 52 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale DISP 4, 5, 16 299 282 17 142 117 165 52 Resp.
15 Nominale DISP 12 298 292 6 147 116 176 52 Resp.
16 Nominale DISP 13 299 294 5 148 116 178 52 Resp.
17 Nominale DISP 14, 19 299 294 5 148 116 178 52 Resp.
18 Nominale DISP 17 296 228 68 115 228 0 52 Appr.
19 Nominale DISP 18 297 265 32 133 263 2 52 Appr.
20 Nominale DISP 32 297 290 7 146 134 156 52 Resp.
21 Nominale DISP RESTANTI FAVOREVOLI 293 292 1 147 292 0 52 Appr.
22 Nominale DISP RESTANTI CONTRARI 295 290 5 146 128 162 52 Resp.
23 Nominale PREMESSA 293 277 16 139 112 165 52 Resp.
24 Nominale MOZ 1-194 - DISP RIF NO 2, 3, 6, 9,13,16 293 290 3 146 267 23 52 Appr.
25 Nominale DISP 2 294 219 75 110 18 201 52 Resp.
26 Nominale DISP 3 292 218 74 110 174 44 52 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 35)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale DISP 6, 9, 13, 16 292 290 2 146 128 162 52 Resp.
28 Nominale PREMESSA 296 281 15 141 77 204 52 Resp.
29 Nominale MOZ 1-197 - DISP RIF NO 4, 7, 8, 15 289 289 0 145 287 2 52 Appr.
30 Nominale DISP 4 290 288 2 145 129 159 52 Resp.
31 Nominale DISP 7, 8 292 277 15 139 111 166 52 Resp.
32 Nominale DISP 15 293 289 4 145 113 176 52 Resp.
33 Nominale PREMESSA 292 278 14 140 113 165 52 Resp.
34 Nominale MOZ 1-203 - DISP 294 293 1 147 181 112 52 Appr.
35 Nominale PREMESSA 293 290 3 146 164 126 52 Appr.