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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 176 di mercoledì 11 ottobre 2023

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 9,40.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIOVANNI DONZELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente, ho apprezzato l'abilità del collega Donzelli con un inizio molto lento, poi giustamente accelerato. Io volevo, senza fare eccessiva polemica, signor Presidente, sottolineare il tema della puntualità. Sono felice che il Governo sia arrivato ed escludo che il ritardo di questa mattina sia imputabile a lei, signor Presidente; però, io sono cresciuto con la scuola di un grande “irregolare” come Marco Pannella, che aveva un punto fermo, la puntualità parlamentare, anche per distinguerla da quella accademica notoriamente molto più lasca.

Però, ripeto senza polemica, se cominciamo così, alla fine della legislatura i tempi saranno una pura opinione, mi riferisco a quelli di inizio seduta ma anche a quello che è accaduto ieri, con il Presidente Rampelli: aspettare un quarto d'ora in Aula, si apre e si sconvoca la seduta. Forse anche per dare un messaggio al Governo, che ospitiamo con grande senso istituzionale, ricordo che i tempi si rispettano, perché anche questo è un piccolo modo per rispettare il Parlamento e la democrazia.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Della Vedova. Comprendo la sua richiesta, noi abbiamo sollecitato e raccomandato la puntualità, torneremo a farlo anche prossimamente. A discolpa, chiaramente, osservo che oggi erano operativi, stavano lavorando, anche altri organismi ed è per quello che c'è stato un piccolo ritardo. Tuttavia, comprendo ed è giusto richiamare sempre alla puntualità. Quindi, grazie.

Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 (Doc. LVII, n. 1-bis).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 (Doc. LVII, n. 1-bis).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 2 ottobre 2023 (Vedi l'allegato A della seduta del 2 ottobre 2023).

Avverto, inoltre, che alla Nota di aggiornamento è annessa una Relazione, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, con cui il Governo sottopone all'autorizzazione parlamentare il ricorso all'indebitamento. A tale proposito ricordo che, ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, la deliberazione delle Camere deve essere approvata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti. Pertanto, l'esame della Nota di aggiornamento e della relativa integrazione si concluderà con l'approvazione di due distinti atti di indirizzo: il primo, relativo alla Relazione, presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, da votare a maggioranza assoluta; il secondo, relativo alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, da votare a maggioranza semplice, sulla base degli esiti della precedente deliberazione.

Ricordo che, per l'esame della Nota, è previsto dall'articolo 118-bis, comma 4, del Regolamento, un dibattito limitato, che prevede, dopo l'intervento del relatore e del rappresentante del Governo, l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto, nonché dei deputati che intendano esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi. Le risoluzioni riferite alla Relazione e quelle relative alla Nota di aggiornamento dovranno essere presentate nel corso della discussione. Interverrà quindi, in sede di replica, il rappresentante del Governo che dovrà indicare quali risoluzioni intenda accettare con riferimento sia alla Relazione sia alla Nota di aggiornamento. Si procederà, infine, ai voti, secondo le modalità precedentemente indicate. In entrambi i casi, a norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo che, in caso di approvazione, precluderà le altre.

(Discussione - Doc. LVII, n. 1-bis)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Rebecca Frassini.

REBECCA FRASSINI , Relatrice Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza espone un'analisi delle tendenze in corso e delle previsioni per l'economia e la finanza pubblica italiane, sia per quanto riguarda lo scenario a legislazione vigente, sia in relazione alla definizione degli obiettivi programmatici di finanza pubblica per il triennio 2024-2026.

Unitamente alla NADEF 2023, il Governo ha trasmesso al Parlamento la Relazione con cui si richiede l'autorizzazione parlamentare a ricorrere a un maggiore indebitamento per interventi che saranno meglio specificati nel quadro dell'illustrazione dello scenario programmatico. Per quanto attiene al quadro macroeconomico, la Nota di aggiornamento, con riguardo al primo semestre del 2023 rileva come l'economia italiana abbia risentito dell'indebolimento del quadro ciclico globale. Su tale risultato negativo ha inciso l'orientamento restrittivo delle politiche monetarie e l'inflazione ancora elevata, fattori che hanno avuto un impatto anche sulla domanda interna. L'andamento degli investimenti ha segnato un andamento positivo nel primo semestre: nel complesso, la spesa per investimenti permane su livelli particolarmente elevati attestandosi al 21,3 per cento del PIL.

Per quanto riguarda la domanda estera, le esportazioni hanno subito un calo in entrambi i trimestri della prima metà del 2023, riflesso dell'indebolimento della domanda mondiale dovuto all'effetto combinato delle politiche monetarie restrittive e dell'elevata inflazione verificatasi negli ultimi due anni.

Mentre le esportazioni di servizi sono cresciute a ritmi sostenuti, quelle di beni hanno segnato una flessione. Dal lato dell'offerta, la NADEF sottolinea la persistenza di una fase ciclica negativa dell'industria in senso stretto, in particolare il valore aggiunto legato alla produzione industriale ha subìto una pronunciata contrazione nel secondo trimestre dell'anno, pari allo 0,9 per cento. Il settore delle costruzioni, dopo il rilevante incremento dell'ultimo biennio, ha perso, in parte, la spinta iniziale già nel primo trimestre del 2023 e si è contratto nel secondo trimestre, per un valore del 3,2 per cento.

Per quanto concerne invece l'andamento del credito, la Nota evidenzia come, nella prima parte del 2023, i ripetuti aumenti dei tassi d'interesse da parte della Banca centrale europea si siano trasmessi al settore privato, con un aumento dei tassi praticati a famiglie e imprese, determinando una diminuzione del credito concesso. Per quanto riguarda gli scambi con l'estero, la NADEF evidenzia che l'effetto combinato delle politiche monetarie restrittive e dell'elevata inflazione verificatasi negli ultimi due anni sta frenando la domanda globale. Ne hanno risentito le esportazioni italiane e anche le importazioni sono diminuite.

L'attenuazione delle tensioni sul mercato del gas e la flessione dei prezzi delle materie prime, in confronto al 2022, unitamente al calo dei volumi, hanno dato luogo a un miglioramento del saldo commerciale.

Per quanto riguarda il quadro macroeconomico tendenziale, validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio il 21 settembre 2023, la Nota di aggiornamento in esame reca uno scenario aggiornato rispetto a quello programmatico presentato nel DEF dello scorso aprile, alla luce delle recenti tendenze dell'economia italiana che sono risultate più deboli delle attese, condizionate dal deterioramento del quadro ciclico globale. La riduzione del PIL è spiegata nella Nota con il deterioramento del quadro internazionale, segnato dalla permanente incertezza causata dalla guerra in Ucraina e da un calo della domanda globale.

A livello dell'area euro, al rallentamento ha contribuito poi l'inasprimento delle condizioni monetarie finanziarie conseguenti all'alta inflazione, che rappresentano un freno per la domanda aggregata, già indebolita dalla perdita di potere d'acquisto dei consumatori avvenuta negli ultimi due anni.

Le informazioni congiunturali più recenti prefigurano una lieve ripresa dell'attività economica a partire dal terzo trimestre dell'anno, facendo prospettare un graduale recupero della crescita in chiusura d'anno, sostenuta prevalentemente dalla ripresa dell'industria e dei servizi.

La Nota sottolinea che il profilo di crescita prefigurato nel nuovo quadro tendenziale è comunque improntato a un approccio prudenziale, alla luce dei numerosi fattori di incertezza di ordine internazionale e geopolitico, che pesano sull'evoluzione del contesto economico italiano. Pur in presenza di tali fattori di criticità, si conferma, comunque, anche su base tendenziale un andamento sostanzialmente positivo dell'economia italiana.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, la Nota evidenzia che, principalmente in virtù del risultato acquisito nei primi 6 mesi del 2023, la crescita annuale degli occupati risulterà pari all'1,4 per cento, collocandosi ai livelli tra i più alti raggiunti nell'ambito della serie storica.

La crescita del numero di occupati proseguirà anche nel triennio successivo, anche se a tassi inferiori rispetto al recente passato, arrivando a circa 24 milioni nel 2026. Contestualmente a un aumento dell'offerta di lavoro, nel 2023, il tasso di disoccupazione si attesta, in media, al 7,6 per cento, per poi diminuire progressivamente nel triennio successivo sino ad arrivare al 7,2 per cento nel 2026.

Per quanto riguarda i dati di finanza pubblica, le previsioni tendenziali della NADEF indicano un percorso di costante miglioramento dell'indebitamento netto, in rapporto al PIL, per ciascuno degli esercizi considerati. L'andamento tendenziale stimato dalla NADEF riflette un costante miglioramento del saldo primario, tale da compensare il peggioramento della spesa per interessi. I dati di consuntivo per il 2022 evidenziano entrate finali delle amministrazioni pubbliche pari a circa 935 miliardi di euro, in aumento di circa 8 punti percentuali rispetto all'anno precedente, corrispondenti a circa 72 miliardi in valore assoluto, con un'incidenza sul PIL pari al 48 per cento.

Sul fronte della spesa, i dati di consuntivo per l'anno 2022 indicano un incremento delle spese finali di 65,5 miliardi rispetto al valore del 2021, pari a 1.026 miliardi. In particolare, la spesa primaria è cresciuta di circa 46,3 miliardi nel 2022, attestandosi a 1.008,6 miliardi di euro.

Con riferimento alla dinamica della spesa sanitaria, la NADEF stima una spesa, per il 2023, pari a circa 134,7 miliardi, che si riduce, nel 2024, dell'1,3 per cento, attestandosi a 132,9 miliardi, in conseguenza di una riduzione dei costi del personale e alla definitiva cessazione di quelli legati alla struttura commissariale per l'emergenza COVID. Essa risale nel biennio successivo, attestandosi a 136,7 miliardi nel 2025 e a 139 miliardi nel 2026, con un tasso di crescita rispetto all'anno precedente pari, rispettivamente, al 2,8 per cento e all'1,7 per cento, considerando il valore della spesa sanitaria in rapporto al PIL. Dopo un valore del 6,6 per cento nell'anno in corso, nei prossimi anni si conferma l'andamento previsto nei precedenti documenti di programmazione, a partire dalla NADEF 2022, approvata dal Governo Draghi.

La NADEF evidenzia che i contributi agli investimenti scontano anche il maggiore impatto finanziario dei bonus edilizi, scaturente dai dati di monitoraggio più recenti. La NADEF 2023 aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il periodo 2024-2026, tenendo conto degli effetti della relazione annessa al medesimo documento di programmazione, con la quale il Governo ha richiesto l'autorizzazione parlamentare a ricorrere a un maggiore indebitamento. Nella relazione, il Governo evidenzia, in particolare, l'esigenza di adottare misure urgenti con cui contrastare il rallentamento del quadro macroeconomico registrato negli ultimi mesi, il deterioramento delle prospettive di crescita a livello globale e una dinamica dei prezzi ancora sostenuta, che incidono sensibilmente sul potere d'acquisto delle famiglie e sulla competitività delle imprese. In particolare, il Governo richiama la necessità di consolidare la crescita soprattutto nel corso del prossimo anno, con provvedimenti quali quello della riduzione del cuneo fiscale a carico dei lavoratori, che garantiscano la tutela del potere d'acquisto delle famiglie e continuino ad accompagnare il processo di riduzione dell'inflazione, sottolineando, altresì, l'importanza di iniziare a dare una concreta attuazione ai contenuti previsti dalla delega fiscale per avviarsi su un percorso che, nel corso dei prossimi anni, trasformi il sistema tributario in un fattore di crescita.

La relazione precisa che le maggiori risorse disponibili per il 2023 saranno destinate, attraverso un provvedimento d'urgenza, al conguaglio anticipato dell'adeguamento Istat per i trattamenti pensionistici, previsto per il 2024, a misure per il personale delle pubbliche amministrazioni e alla gestione dei flussi. Le maggiori risorse disponibili per il 2024-2025 saranno, invece, utilizzate, nell'ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, per prorogare il taglio del cuneo fiscale sul lavoro anche per il 2024, attuare la prima fase della riforma fiscale avviata con l'approvazione della delega, introdurre misure di sostegno alle famiglie e alla genitorialità e proseguire nei rinnovi contrattuali del pubblico impiego, con particolare riferimento al settore della sanità. Le risorse saranno, altresì, finalizzate a potenziare gli investimenti pubblici, con priorità per quelli previsti nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza e a finanziare le politiche invariate.

Con particolare riferimento alla riforma fiscale, la premessa della NADEF evidenzia che la legge di bilancio finanzierà l'attuazione della prima fase della riforma stessa, con il passaggio a tre aliquote dell'IRPEF e il mantenimento della flat tax per partite IVA e professionisti con ricavi o compensi inferiori a 85.000 euro, con misure che determineranno una riduzione della pressione fiscale sulle famiglie. A completamento della manovra di bilancio per il prossimo triennio, il Governo indica 32 provvedimenti collegati alla decisione di bilancio, dei quali 5 corrispondono a provvedimenti già all'esame delle Camere. Si tratta, in particolare, dei disegni di legge che recano interventi a sostegno della competitività dei capitali, di misure organiche per la promozione e la valorizzazione del made in Italy, della delega al Governo in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese, della disciplina della professione di guida turistica e di disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata, di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

Alla luce di tale quadro programmatico, la Nota indica, in attuazione dell'articolo 10-bis, comma 1, lettera b), della legge di contabilità e finanza pubblica, gli obiettivi di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato in termini di competenza e in termini di cassa. Il primo saldo è determinato nel limite massimo di 202,5 miliardi di euro nel 2024, di 168 miliardi nel 2025 e di 134 miliardi nel 2026, mentre quello in termini di cassa è determinato nel limite massimo di 252 miliardi nel 2024, di 212 nel 2025 e di 179 nel 2026.

La NADEF dà conto nella sua sezione finale delle tre raccomandazioni specifiche dell'11 luglio 2023, rivolte all'Italia dal Consiglio dell'Unione europea, nell'ambito delle procedure del semestre europeo, illustrando le iniziative politiche, normative e amministrative finora intraprese dal Governo al fine di adempiere alle suddette raccomandazioni.

Ricordo sinteticamente che la raccomandazione n. 1 si articola in una pluralità di raccomandazioni riferite alla finanza pubblica e al processo di revisione della spesa, all'adozione di politiche di bilancio prudenti, alla salvaguardia degli investimenti pubblici finanziati a livello nazionale e all'assorbimento efficace delle sovvenzioni del dispositivo di ripresa e resilienza e di altri fondi dell'Unione europea.

La raccomandazione n. 2 ha invitato l'Italia a garantire una governance efficace e un rafforzamento della capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, al fine di attuare rapidamente il Piano nazionale di ripresa e resilienza, a perfezionare celermente il capitolo dedicato al piano REpowerEU e a procedere alla rapida attuazione dei programmi della politica di coesione per il periodo 2021-2027.

La raccomandazione n. 3 invita l'Italia a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, adottando misure volte a promuovere la sostenibilità ambientale al fine di accelerare la produzione di energie rinnovabili aggiuntive, accrescere la capacità di trasporto interno del gas, aumentare l'efficienza energetica nei settori residenziale e produttivo, promuovere la mobilità sostenibile, intensificando le iniziative a favore dell'offerta e dell'acquisizione delle abilità e delle competenze necessarie per la transizione verde.

Avviandomi alla conclusione, ricordo che alla Nota di aggiornamento risultano allegati, secondo quanto prescritto dalla legge di contabilità, le relazioni sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali, il rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali, il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva nell'anno 2023 e la relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale contributiva nell'anno 2023. Presidente, se è d'accordo, deposito ora, al termine del mio intervento, la relazione completa.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che rinuncia.

È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Avrei sentito volentieri il Governo, visto che abbiamo atteso con tanta pazienza. Noi non siamo affatto soddisfatti del documento presentato dal Governo e siamo contrari allo scostamento di bilancio richiesto per una ragione che ha messo in luce, in questi giorni e in modo molto efficace, il collega Marattin: l'articolo 81 della Costituzione prevede che si possa accedere allo scostamento di bilancio al verificarsi di eventi eccezionali, ma qui di eventi eccezionali non ce ne sono e, quindi, non c'è responsabilità nell'aumentare deficit e debito; non c'è responsabilità nel prevedere il taglio del cuneo fiscale, coperto solo per il 2024 e non per il 2025 e per il 2026 (anche qui è la nuova clausola di salvaguardia). Non c'è nessuna responsabilità. Vi sarebbe un'unica obiezione: se avessi davanti il Ministro Giorgetti, probabilmente lui potrebbe dire “ma l'hanno fatto anche altri”, ma questa è una storia finita. Voi siete arrivati, signora Sottosegretario, rivendicando con toni enfatici, a partire dal Presidente del Consiglio Meloni in giù, che siete un Governo con una maggioranza che si è presentata agli elettori e che avete una maggioranza parlamentare inscalfibile. Quindi, il registro deve cambiare e, purtroppo, qui non sta cambiando. C'è uno scontro in atto tra la vostra propaganda e la realtà, e c'è una palese violazione della Costituzione, perché non c'è nessun evento eccezionale.

Il Presidente del Consiglio a marzo-aprile parlava di rinascimento economico italiano, proclamava il fatto che l'Italia crescesse più degli altri Paesi, probabilmente fingendo di ignorare che c'era anche il lascito dell'ecobonus. Al riguardo, penso che si sia fatto bene a mettere uno stop, che abbia fatto danni, che l'idea della gratuità sia stato un grave errore, ma, ovviamente, decine e centinaia di miliardi buttati nell'economia - vado a chiudere, signor Presidente - hanno lasciato un esito positivo. Questo documento è basato su una previsione di crescita economica per i prossimi anni che è troppo ottimista ed è diventato drammaticamente ottimista dopo i venti di guerra che hanno ricominciato a spirare.

Chiudo. Parlate di genitorialità ma fate più debito, spingete per i prepensionamenti e non ci sono le riforme della crescita. Nel DEF avevate scritto che, per rendere sostenibile il debito, ci vuole una politica sensata, pragmatica ma decisa di immigrazione regolare. Di questo passo, se questo è l'inizio del vostro quinquennio, come dice Meloni, i ragazzi e i bambini che nasceranno oggi avranno un'unica opportunità, fra 25 o 30 anni: quella di emigrare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Steger. Ne ha facoltà.

DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, la Nota di aggiornamento ha il merito di cercare quell'equilibrio tra prospettive di breve e lungo periodo, ponendo le politiche espansive in relazione alla sostenibilità del debito attraverso un percorso costante di riduzione del deficit nominale e del rapporto debito-PIL. È un tema d'importanza fondamentale per un Paese che non può più contare sull'attivismo della BCE sui mercati ed è anche una questione di carattere morale verso le future generazioni, alle quali va lasciata un'economia non schiacciata dal macigno di un debito ancora più grande di quello che abbiamo ereditato.

Occorre, quindi, considerare come prioritaria l'analisi relativa alle previsioni in ordine alla stabilizzazione del rapporto debito-PIL, se a prevalere possono essere i margini di incertezza dovuti a un possibile peggioramento degli elementi prociclici o a minori risorse straordinarie rispetto a quelle previste per quel che riguarda, in termini di PIL, le politiche delle dismissioni.

Il peggioramento della fase ciclica interessa non soltanto il nostro Paese. Di conseguenza, pare corretto che il quadro macroeconomico tendenziale del Governo presenti una correzione al ribasso delle stime di crescita rispetto a quanto delineato lo scorso aprile nel DEF.

L'elevato rapporto tra debito pubblico e PIL è un serio elemento di vulnerabilità: riduce gli spazi di bilancio per far fronte a possibili futuri shock avversi, espone il Paese al rischio di tensioni sui mercati finanziari, aumenta il costo del debito per lo Stato e, in ultima analisi, per le famiglie e le imprese. È, dunque, possibile - anzi, necessario - fare di più? È un interrogativo che richiede un'ulteriore assunzione di responsabilità al fine di pianificare, già nel triennio 2024-2026, una riduzione dell'incidenza del debito sufficientemente ampia da essere robusta rispetto ad andamenti economici meno favorevoli delle attese.

Condividiamo, pertanto, quanto più volte affermato dal Ministro Giorgetti in ordine all'esigenza imperativa, per così dire, di considerare la sostenibilità del debito pubblico la sfida più importante che il Paese è chiamato ad affrontare, in considerazione della particolare attenzione riservata dalle nuove regole di bilancio europee soprattutto per rafforzare la fiducia degli investitori.

Il Governo indica nella ricerca di un punto di equilibrio fra le esigenze redistributive del bilancio, che ci sono, e la riduzione del debito l'unica possibilità che possa migliorare le prospettive di crescita e noi condividiamo questo approccio. Vi sono ragioni macroeconomiche e vi sono, come indicato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, forti criticità dovute alla mancata realizzazione degli interventi del PNRR e dovute agli effetti sfavorevoli dei bonus edilizi, che hanno determinato una revisione al rialzo del deficit tendenziale e del disavanzo pubblico nei prossimi anni. È certamente motivo di preoccupazione il fatto che si riduca significativamente la velocità di discesa del rapporto fra debito pubblico e PIL, così come deve far riflettere il fatto che il deficit sia previsto ridursi al di sotto del 3 per cento del PIL nel 2026, anziché nel 2025, e il ritorno a un avanzo primario slitti dal 2024 al 2025. L'obiettivo dell'indebitamento netto al 4,3 per cento del PIL, con un incremento del disavanzo nel 2024 di 0,7 punti e con uno scostamento di bilancio che determina risorse pari a 15,7 miliardi, è il massimo che possiamo consentirci (lo ha ribadito anche il Ministro).

Noi voteremo a favore sullo scostamento di bilancio indicato dal Governo. Quel che ci preoccupa è piuttosto il quadro di finanza pubblica, che prefigura, al di là del 2023, uno scenario destinato a essere ancora più complesso per il 2024 e per il 2025. Il Governo ha indicato nel taglio del cuneo fiscale, nell'accorpamento delle prime due aliquote Irpef, nelle misure per contrastare la denatalità e nell'avvio del rinnovo dei contratti della PA le principali misure della prossima legge di bilancio, che - in particolare per quel che riguarda il taglio del cuneo - assorbiranno tutte le risorse rese disponibili dallo scostamento per interventi discrezionali.

Con riguardo alla riforma fiscale, però chiediamo che il principio del chi guadagna lo stesso abbia da pagare anche le stesse tasse sia un principio che diventi realtà, perché, ad oggi, ci sono troppi privilegi fiscali per alcuni e il Governo deve porvi rimedio. Quindi, gli obiettivi li condividiamo, tuttavia dovremmo valutare quando, con la manovra di bilancio, avremo delineate le scelte effettive del Governo rispetto al quadro tendenziale indicato nella NADEF, il che vale anche per ogni riflessione relativa alla spesa sanitaria, che vi sia un definanziamento o che si incrementi la spesa sanitaria in questione, che non spetta alla NADEF indicare, ma che deve essere responsabilità del Governo chiarire e determinare nella prossima manovra.

Se davvero vogliamo che l'Italia continui a produrre una crescita sostanziosa, dobbiamo vincere, però, due battaglie. La prima è quella contro la burocrazia per migliorare l'efficacia e l'efficienza della pubblica amministrazione; solo così sarà possibile avviare tutti quegli investimenti necessari per garantire la crescita auspicata, ma anche indispensabile. In secondo luogo, dobbiamo riuscire finalmente a compiere quelle riforme strutturali, quelle della giustizia, quelle che riguardano la concorrenza, e, come già detto, quella della pubblica amministrazione.

Quindi, per concludere, sappiamo che la strada non sarà per niente semplice, che ci saranno difficoltà e che la riuscita dell'operazione passa dalle riforme di sistema, che richiedono grande coraggio e grande decisione, ma noi riteniamo che la strada intrapresa dal Governo sia quella giusta. Per queste ragioni voteremo a favore della Nota di aggiornamento e voteremo lo scostamento di bilancio.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Signori del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, ci troviamo in uno dei momenti più difficili che l'Italia abbia affrontato dal dopoguerra, e ancor di più se consideriamo le crisi geopolitiche, le crisi geoeconomiche e la moltitudine di guerre non molto lontane dal nostro territorio. eppure vicinissime ai nostri interessi. La lenta ripresa dopo la crisi pandemica, che ha portato alla chiusura di circa 240.000 imprese italiane, sembra essersi fermata per un combinato di eventi molto impattanti nello scenario micro e macroeconomico italiano. Da un lato, la crisi energetica e delle materie prime, dall'altro il nostro indiretto coinvolgimento nel conflitto ucraino, e ancora le opinabili scelte operate dalla Banca centrale europea, con l'aumento repentino dei tassi di interesse, nonché la difficile gestione dell'importante flusso migratorio sulle nostre coste: tutto ciò ha messo a dura prova famiglie e imprese. Da alcuni giorni siamo costretti a fare i conti, in ragione prospettica, con gli effetti di un conflitto scatenato dalla furia terroristica di Hamas contro Israele, appena iniziato e che potrebbe avere ulteriori effetti dirompenti, sia sul piano umanitario sia su quello economico.

Questo quadro merita un'approfondita analisi degli scenari economici possibili e un grande senso di responsabilità nelle scelte che il Governo prima e il Parlamento poi sono chiamati ad operare. A uno scenario simile gli Stati Uniti hanno risposto con politiche economiche espansive, che hanno coinvolto tutti gli Stati federali, immettendo oltre 750 miliardi di dollari di liquidità nel circuito di imprese e famiglie. Allo stesso tempo, la Fed ha rialzato i tassi solo di poco, riuscendo a mitigare la spinta inflazionistica senza peggiorare l'economia statunitense.

Nel breve e medio periodo nulla fa pensare a una loro possibile recessione. Va stigmatizzata, invece, la scelta della politica monetaria dell'Unione europea, che, alzando il tasso di interesse al 4,5 per cento attraverso lo strumento della BCE, ha finito per provocare un effetto paradosso nel nostro Paese: anziché fermare la spirale inflazionistica, l'ha alimentata attraverso la riduzione del potere d'acquisto dovuto all'aumento dei mutui e dei servizi bancari per le piccole e medie imprese, che non hanno potuto fare altro che ribaltare sui prezzi il costo del denaro, contraendo la domanda, da cui si è visto ridurre il potere d'acquisto, e infliggendo un forte rallentamento alla produzione. Infatti, le parole pronunciate dalla Lagarde appena ieri, che prospettano un periodo di tempo sufficientemente lungo per il livello dei tassi, si traducono nel crollo della fiducia da parte di famiglie e di imprese. Parole che plasticamente possiamo contrapporre al Whatever it takes pronunciato da Mario Draghi, che, invece, andava nella direzione della ripresa e della fiducia.

L'Italia ha un tessuto economico fatto soprattutto di piccole e medie imprese, una struttura economica diversa da quella tedesca, che è già in recessione tecnica e mette a rischio la produttività delle nostre imprese, principali fornitrici delle imprese tedesche. A tale situazione complessa purtroppo dobbiamo sommare il peso di politiche scellerate durante i giorni dei bonus a pioggia, che, anziché operare con politiche economiche espansive corrette, hanno finito per drogare il mercato dell'edilizia e del lavoro. Tutto ciò a scapito della spesa pubblica. Poco importa l'analisi al rialzo di Banca d'Italia o della Corte dei conti, che siano 60 o 130 miliardi, siamo consapevoli comunque che dobbiamo invertire la rotta, che dovremo agire per evitare tali emorragie, in futuro. Sappiamo che il Governo in carica ha un solo anno di vita e sappiamo pure che è il primo Governo politico di centrodestra, dopo 11 anni. Riconosciamo lo sforzo che fa rispondendo alle crisi con misure coraggiose. Ci piace, però, essere chiari: sugli extraprofitti bancari, così come sugli extraprofitti energetici, ci saremmo aspettati una linea di resistenza più alta.

Oggi il ricorso all'indebitamento con uno scostamento di bilancio è l'unica strada possibile poiché la prudenza contabile e il realismo politico, usati come un mantra dal Ministro Giorgetti, devono coniugarsi con una visione strategica della nostra società, che deve superare ogni crisi evitando che questa venga pagata dalle fasce sociali più deboli e dal nostro sistema produttivo.

La condizione emergenziale internazionale richiede scelte responsabili, che riescano ad aiutare famiglie ed imprese. Non possiamo permetterci politiche procicliche ancora più restrittive, così come non possiamo penalizzare i pilastri del nostro welfare. Faccio esplicito riferimento alle politiche necessarie a ridurre il cuneo contributivo anche nel 2024, rispondendo così ai bisogni dei lavoratori con stipendi bassi e che, grazie allo scostamento, potranno ricevere un aumento in busta paga. Faccio riferimento ai rinnovi dei contratti della pubblica amministrazione, che coinvolgono tantissime famiglie in attesa di un rinnovo contrattuale, e in particolare al comparto sanitario, che ha la necessità di essere aiutato e di essere premiato, e non solo per il duro lavoro svolto in pandemia. Faccio riferimento a tutte quelle politiche volte ad aiutare le nuove famiglie nel percorso della natalità, e in particolare alla conciliazione lavoro-famiglia, tema fondamentale soprattutto per le donne. Faccio, infine, riferimento alle politiche a sostegno delle piccole e medie imprese, con soluzioni che rafforzino il loro patrimonio e consentano loro di essere competitive nel mercato nazionale e internazionale.

Abbiamo a cuore i problemi reali dei cittadini e ci rallegra sapere che oggi, attraverso le politiche di questo Governo, il 61,5 per cento della forza lavoro risulta essere occupata. Abbiamo davanti a noi una stagione che ha bisogno di coesione e collaborazione, ed è per questo che siamo attenti a quelle proposte che, seppur vengono dall'opposizione, meritano una nostra ulteriore riflessione, e, in alcuni casi, il nostro apprezzamento.

La sanità italiana, con tutte le sue criticità, rappresenta un modello nel mondo, non solo per la sua quasi totale gratuità, non solo per le competenze professionali e le doti umane di chi vi lavora, ma anche perché il suo aspetto solidaristico non ha mai tradito la vocazione caritatevole e il giuramento di Ippocrate.

Signori del Governo, noi, con la nostra presenza, il nostro contributo e il nostro voto favorevole, avendo contribuito anche, con la sottoscrizione, a rendere più completa la risoluzione, vogliamo rappresentare al meglio le aspettative di chi chiede, innanzitutto, a questo autorevole consesso scelte di buonsenso e scelte di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Sottosegretario, siete un Governo politico, è vero, ma siete meno coraggiosi di un Governo tecnico. Dovreste dire la verità nel discorso pubblico e, invece, la verità è scritta nella NADEF, perché lì non si può non metterla, la verità.

Siamo sull'orlo della stagnazione, accompagnata all'inflazione, e questo chiederebbe ben altro coraggio. Questa Nota dice che avete deciso di non intervenire per contrastare il rischio Paese, i rischi che sono di fronte all'Italia in questo momento e dice che l'unico fattore anticiclico, di controtendenza, è rappresentato dalle risorse del PNRR, che non sappiamo se riusciremo a spendere, e che, tra l'altro, è stato ampiamente contrastato da forze politiche che ora sono in maggioranza. C'è sempre, nella vostra narrazione, una causa di difficoltà che viene da fuori, senza mai guardare a quelle che vengono da dentro.

Siamo - questo è vero - in una situazione oggettivamente difficile. Lo scenario internazionale è il peggiore che potessimo immaginare, abbiamo due guerre praticamente alle porte dell'Europa. La NADEF ci descrive un quadro economico precario, con rischi di evoluzione negativa. La prudenza di cui parlate sta tutta qui e deriva da questo.

Lo spread ha superato i 200 punti, ma non è la variabile che preoccupa di più. La principale fonte di preoccupazione sono i tassi a lungo termine, che hanno un peso particolarmente significativo in un sistema economico che mostra tutta la sua fragilità, l'ho ascoltato anche dall'intervento del collega prima di me. Servirebbe coraggio, anche misto a prudenza, se vogliamo, ma solo prudenza, come quella che viene messa nella NADEF, aumenta il rischio, aumenta il rischio Paese.

Invece, in questo scenario, in un Paese che non cresce, il Governo ha presentato un programma finanziario che peggiora la dinamica dei conti per il 2024 rispetto al DEF di marzo. La NADEF è, quindi, nel segno della paura, quando la paura è una cosa che ti blocca, che ti immobilizza, proprio quando ci sarebbe da invertire la rotta.

La condizione del Paese - si ascolta, ormai, quotidianamente in quest'Aula - è drammatica dal punto di vista sociale, lo diceva, l'altro giorno, Confesercenti, non noi: peggiora costantemente l'andamento dei consumi in rapporto al PIL. Si chiama crescita della diseguaglianza. Quando gioite, com'è avvenuto, poche settimane fa, per la crescita di qualche decimale di PIL, il problema è vedere cosa c'è dietro quel PIL che, tra l'altro, non cresce più e, molto probabilmente, non riuscirà a crescere.

La povertà è un fenomeno strutturale. Secondo l'Istat, il 9,4 per cento della popolazione vive in povertà assoluta, si tratta di quasi 2 milioni di famiglie, e gli altri non stanno tanto meglio. Cortesemente, non parlate dei ristoranti pieni, perché, molto probabilmente, è assodato che ci vanno sempre gli stessi.

La sanità è praticamente allo sfascio. Questa NADEF certifica il crollo della spesa sanitaria in rapporto al PIL: 6,6 nel 2023, 6,2 nel 2024 e 6,1 nel 2026. Nel triennio 2024-2026, la spesa sanitaria aumenta, nella vostra previsione, soltanto dell'1,1 per cento. Siamo sotto la media OCSE, sedicesimi in Europa per la spesa pro capite; servirebbero più di 47 miliardi, secondo GIMBE, per rientrare nella media dei Paesi europei. Dovremmo parlare principalmente di questo in questa Nota di aggiornamento, dovremmo aggiornare le nostre previsioni in base alla condizione della sanità pubblica in questo Paese e, invece, andiamo verso l'autonomia differenziata, con 21 sistemi sanitari regionali basati, sostanzialmente, sulle regole del libero mercato.

Fedriga ce l'ha detto in Commissione bicamerale per gli Affari regionali, è stato molto esplicito il presidente del Friuli-Venezia Giulia: la sanità, il modello è quello che ha risposto, regione per regione, al COVID e su questo c'è il futuro della sanità italiana. Diciamolo chiaramente: non servirebbe neanche tappare i buchi - e qui non si tappano nemmeno i buchi -, alla sanità pubblica servirebbero subito non 4 miliardi, che, ovviamente, non ci sono in questo momento, ma 8, almeno 10 nel prossimo triennio, se consideriamo il peso che ha avuto l'inflazione in questa fase.

Della scuola ci siamo occupati ieri, aumentando le pene per i genitori che usano violenza nei confronti dei docenti. Questo è l'intervento sulla scuola: inutile nella sostanza, ma utile alla narrazione della scuola del merito e del rispetto di docenti che prendono, quando cominciano a lavorare, circa 1.400 euro al mese e, spesso, lavorano lontano da casa, nel Paese che spende, per ogni singolo studente, il 15 per cento in meno della media delle grandi economie europee e che è davanti solo alla Romania per numero di laureati. Questa è l'idea di scuola che abbiamo e che viene proposta da questo Governo.

Poi, c'è il lavoro. Il reddito di cittadinanza non c'è più, i corsi per gli occupabili sono una rarità - sfido chiunque ad andare su un portale -, il potere d'acquisto dei redditi da lavoro e delle pensioni è eroso come non mai da un'inflazione che - è scritto nella NADEF, qualche verità c'è, anzi, tante - è generata dai profitti, che sono serviti alle imprese per recuperare il deficit maturato con il COVID-19, soltanto che le imprese possono recuperare il deficit, le lavoratrici e i lavoratori no.

A proposito dei dati sull'occupazione, Presidente, che sono tanto esaltati anche in Commissione lavoro, sono l'effetto ancora di un recupero dopo il COVID, siamo a una sorta di rimbalzo. È fuori luogo accreditarsi risultati dal punto di vista occupazionale nel primo e nel secondo trimestre 2023 da parte di un Governo che si è insediato a ottobre 2022. Il mercato del lavoro non funziona così. Siamo a un recupero del grande arretramento che abbiamo avuto negli anni precedenti, intanto, però, ci arrivano alcuni segnali, questi sì: le ore lavorate diminuiscono, anche se le posizioni full time aumentano; nel settore delle costruzioni, che aveva trainato la crescita occupazionale, sta aumentando massicciamente la cassa integrazione; non ci sono i soldi per i contratti; la conferma del taglio del cuneo fiscale, tutta in deficit, non porterà un euro in più nelle tasche dei lavoratori il 1° di gennaio e c'è sempre, poi, la logica perversa di dover ringraziare qualcuno per lo stipendio che prendi.

Sulle pensioni, vale quello che ha detto Giorgetti: sarà incentivato rimanere al lavoro. Il salario minimo per legge sarebbe l'unica misura volta a redistribuire, oltre ad essere di giustizia sociale, ed è negato dal Governo. Insomma, aumenta il rischio Paese, non riusciamo ad investire nel lavoro e nella qualità della vita.

Ci sono 626 tax expenditures, dovremmo mettere mano a quelle, questo è il problema. Questo è diventato il Governo dei consulenti. A un certo punto finirà anche la possibilità di dire che non avete governato voi fino ad oggi, perché tutta la responsabilità ricadrà su tutti voi. Avreste potuto ascoltare la piazza di sabato, non dico mettervi in sintonia ma almeno cominciare ad ascoltare quella piazza, ma non ne siete capaci. L'abbiamo detto un anno fa e lo ripetiamo: tirate una coperta troppo corta da una parte e dall'altra, lasciando, una volta, scoperti i piedi e, un'altra volta, le braccia e, intanto, avete il piumone nell'armadio.

Lo dicono i ricchi: bisogna tassare la ricchezza e voi non avete la possibilità di fare questo, perché rispondete a tutt'altri interessi. Bisognerebbe, anche, in questo quadro, cominciare a ragionare sulla riduzione delle spese militari per spendere i soldi in un altro modo e per dare un segnale alla pace (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Il gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe voterà contro lo scostamento e contro la NADEF. Ho undici minuti per spiegarne il motivo, ci provo. Parto dal perché votiamo contro la richiesta di scostamento. Ora, io inizierò a parlare, a spiegarlo fra pochi istanti e la prima sensazione che avrete in quest'Aula - mi rivolgo ai pochissimi che ci ascoltano - è che questa è una serie di tecnicismi di ragioneria. Sarà così in alcune percezioni, ma non è in realtà la verità. Perché? Per due motivi. Le regole fiscali, cioè come e quanto spendiamo dei soldi che i cittadini ogni anno versano allo Stato dalla loro busta paga, non sono una questione per tecnici e per ragionieri, sono l'essenza del contratto sociale e del contratto politico da qualche secolo a questa parte. Noi non siamo in quest'Aula soltanto per litigare sulla virgola di ordini del giorno che non servono assolutamente a nulla, nonostante sia questa la nostra attività principale, noi dovremmo essere in quest'Aula soprattutto per onorare e rappresentare quel contratto sociale che, in primis, dice: i cittadini versano allo Stato parte delle loro risorse; come e quanto lo Stato le usa? Che poi questo si traduca in cose apparentemente tecniche è inevitabile, ma l'essenza politica della nostra rappresentanza popolare è soprattutto questa.

La seconda ragione per cui quello che sto per dire sul perché votiamo “no” allo scostamento non è un parto di ragionieri è che ha a che fare con la nostra Costituzione. Ora, mettiamoci d'accordo. In questo Paese, ogni volta che si nomina la Costituzione, si scatta sull'attenti, soprattutto quando qualcuno la vuole cambiare. Questo vale per le parti sostanziali, perché poi l'abbiamo cambiata spesso, ci abbiamo messo lo sport, l'ambiente, le isole, gli animali, però, quando parli di cambiare il modo in cui funzionano le istituzioni, allora è la Costituzione più bella del mondo e c'è un rispetto sacrale. Guardate che la disciplina dello scostamento non è una legge ordinaria, è una legge che fa riferimento alla nostra Costituzione. Che cosa dice? La Costituzione, da una decina d'anni, tramite una legge attuativa, dice: guarda, Governo, tu vuoi fare lo scostamento? Lo scostamento per chi ci ascolta significa fare più deficit di quello che era stato preventivato. Lo puoi fare in tre casi: gravi crisi economiche, gravi crisi finanziarie e calamità naturali. In certi periodi recenti della nostra storia, la presenza al Governo di alcune forze politiche si configurava di per sé come calamità naturale, quindi, nessun problema. Ma questo era ed è scritto nella nostra Costituzione. Ora, lo ripeto, nessuno è nato ieri, noi abbiamo sempre fatto scostamenti dal 2014 in poi, cioè da quando si è attuata la disciplina, però queste condizioni ritornavano spesso, anzi, sempre, anche se in controluce. Questa volta il Governo ci viene a fare una richiesta di 15,7 miliardi di scostamento mentre, al contempo, si vanta di avere la crescita più alta d'Europa e mentre, per la prima volta, il PIL non solo non è in recessione ma cresce più del potenziale, cioè cresce più di quello che sarebbe legittimo attendersi data la nostra struttura produttiva. Si dice: no, l'economia sta rallentando. Ma la nostra Costituzione mica dice che io devo fare uno scostamento quando ho il rischio che l'economia stia rallentando. Quindi, stiamo attenti quando giochiamo così con la nostra Costituzione, non perché sia necessariamente la più bella del mondo ma perché, se passa in quest'Aula il principio che si possa fare quello che si vuole e le regole, persino costituzionali, contino fino a un certo punto, allora io non ho capito qui dentro esattamente che cosa stiamo a fare.

Noi voteremo contro lo scostamento per questo, ma voteremo contro anche alla risoluzione di maggioranza sulla NADEF. Ne abbiamo presentata una che dice più o meno quello che in pochi minuti riassumerò. Sul cuneo fiscale o, meglio, il cuneo contributivo, ieri, il Ministro Giorgetti, in audizione, ha detto una frase vergognosa. Noi abbiamo chiesto: Ministro Giorgetti, lei il cuneo contributivo lo conferma solo per il 2024, vero? Sì. Ricordatevi da dove arriviamo: nel decreto 1° maggio, siccome c'era la necessità di fare un video sui social in cui si parlava di tasse sul lavoro, questa maggioranza ha ridotto il cuneo contributivo solo per sei mesi, dicendo che poi ci si avrebbe pensato con la legge di bilancio. Noi dicemmo: guarda, stai attento, perché le tasse o i contributi sul lavoro si riducono quando hai i soldi per farlo veramente e strutturalmente; se lo fai solo per sei mesi, poi ti troverai in legge di bilancio a ipotecare più di metà manovra solo per non fare alzare le tasse. L'intervento che voi fate sul cuneo non serve, infatti, a dare più soldi in busta paga ai lavoratori, serve a evitare che ne abbiano di meno dal 1° gennaio, perché avete fatto un taglio temporaneo che poi scade e si devono spendere 10 o 12 miliardi per evitare che le tasse salgano. Allora, abbiamo chiesto: lo confermi solo per un anno? Sì, e sono fiero - dice -di aver ipotecato i bilanci futuri con questa misura. Guardate che avrebbe dovuto dire: sono fiero di aver messo i soldi sui bilanci futuri per questa misura. Se tu vai avanti a confermare questo benedetto cuneo solo di anno in anno, stai creando quello che erano una volta le clausole di salvaguardia dell'IVA, cioè sedimenti le aspettative, perché non ci sarà nessun Governo che arriva ed evita di rinnovare questo taglio, perché sennò le tasse salgono, e stai mettendo una bomba nei bilanci pubblici, ma non lo fai mettendo le risorse tu, lo fai lasciando che a trovarle siano altri. Questo non è un comportamento responsabile, è il comportamento che abbiamo vissuto per dieci anni sulle clausole di salvaguardia dell'IVA e che siamo riusciti a eliminare solo quando è arrivata la tempesta del COVID. Adesso, voi vi state prendendo la responsabilità di rifarlo e badate bene che non stiamo dicendo che ridurre le tasse sul lavoro non sia giusto. Voi avete fatto un video in cui avete detto: è la più grande riduzione degli ultimi decenni, ed erano 2,9 miliardi; noi l'abbiamo ridotte di 25 miliardi quando eravamo al Governo, figuratevi se dovete venire qui a trovare gente a cui non piace ridurre le tasse. Però, le tasse si riducono quando si hanno i soldi per farlo strutturalmente, non quando si fa di anno in anno, lasciando poi a chi viene dopo l'onere di fare queste cose e dicendo di essere orgoglioso, come vergognosamente ieri ha detto il Ministro Giorgetti, in audizione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

Ci sono altre cose che vorrei dire sulla sanità, sul PNRR e sul debito. Segnalo che il 17 novembre ci sarà il giudizio di una delle agenzie di rating. Ovviamente, sono i brutti, i cattivi, complottano, eccetera, ma si tratta semplicemente di quelli che quest'anno ci devono prestare 520 miliardi o, meglio, di quelli che rappresentano il giudizio su cui i mercati si basano per prestarci 520 miliardi che a noi servono per mandare avanti la baracca. Non è interesse di nessuno, in questo Parlamento, maggioranza e opposizione, che le cose vadano male, perché noi amiamo il nostro Paese più di quanto amiamo i nostri partiti politici, ma è vostra la responsabilità di presentare una sessione di bilancio che possa parlare a chi ci deve prestare i soldi senza la retorica populista che avete usato in dieci anni, dicendo che sono tutti cattivi, sono tutti sporchi, brutti e gli unici bravi siete voi.

Per concludere questo concetto e concludere il mio intervento, vi dico che rimarrò ad ascoltare tutte le vostre dichiarazioni di voto, cosa che di solito si fa poco, e vi chiedo la cortesia di darmi una risposta alla domanda che ho fatto anche ieri al Ministro Giorgetti, il quale mi ha dato una risposta non ufficiale, quindi non la posso riportare. Chiedo una risposta a verbale di tutti i gruppi che interverranno.

Prendete, per favore, la NADEF, a pagina 79 e leggete questo paragrafo. Si parla di sistema pensionistico. Questa è la prima NADEF del Governo di centrodestra, quella scorsa era in gran parte ereditata dal Governo Draghi, è il primo atto di responsabilità politica del contratto sociale del Governo di centrodestra, azionisti di grande maggioranza Lega e Fratelli d'Italia. Pagina 79: “(…) la legge n. 214 del 2011” - forse evitando di mettere il soprannome di quella legge si pensava… questa è la legge Fornero sulle pensioni - “elevando i requisiti di accesso per il pensionamento di vecchiaia e anticipato, ha migliorato in modo significativo la sostenibilità del sistema pensionistico nel medio-lungo periodo, garantendo una maggiore equità tra le generazioni”. Fratelli d'Italia e Lega hanno passato dieci anni a farci una testa così - vorrei che apprezzaste, Presidente, il riferimento anatomico alla testa e non a quello che in realtà sto pensando -, raccogliendo il consenso così, e continuando a farlo dicendo che la legge n. 214 del 2011, la legge Fornero, era il male assoluto della politica italiana, promettendo di farla e disfarla in tutti i modi. Poi arrivate al Governo e fate il documento ufficiale di politica economica che loda la legge Fornero con parole che quasi neanche noi abbiamo mai utilizzato! Allora la domanda che vi faccio è questa, cui vi prego di dare una risposta: non vi siete stancati di vivere in un Paese e di essere parte di una politica che non è nient'altro che una gigantesca recita? Pensate che sia questa davvero la politica? Cioè, fare una grande recita, prendere il consenso e poi arrivare al Governo ed essere costretti a scrivere la verità, perché quello che avete scritto è la verità, cioè che la legge Fornero ha migliorato i conti, oppure fare come ieri, con il Ministro Giorgetti che dice: ci vuole prudenza, chiunque vorrà alzare la spesa dovrà portarmi una riduzione di spesa. Il partito che ha costruito il consenso sulla base di “no all'austerità”. La domanda è: siete fieri di quello che è diventata la politica in Italia? Ma non rispondete soltanto difendendovi e accusando Azione-Italia Viva dicendo “guardatevi in casa vostra” e tutte queste sciocchezze che di solito dite. Siete e siamo fieri di quello che è diventata la politica oggi? Facciamoci questa domanda e, come diceva qualcuno, una volta tanto diamoci una risposta in maniera seria e non soltanto che sia parte di questa recita, che è la politica da qualche tempo a questa parte (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,42).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione – Doc. LVII, n. 1-bis)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cannizzaro. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, prima di dichiarare la posizione del partito di Forza Italia, ci preme evidenziare alcune considerazioni sulla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023. La NADEF vede la luce in una situazione economica e di finanza pubblica più delicata rispetto a quanto prefigurato ad aprile, con la presentazione del DEF 2023. Dopo un primo trimestre in cui il PIL è aumentato dello 0,6 per cento, nel secondo trimestre si è registrata una contrazione sulla quale ha inciso l'orientamento restrittivo delle politiche monetarie e l'indebolimento del ciclo internazionale, condizionato dagli effetti di rialzo dei tassi d'interesse, dall'inflazione ancora elevata e dal rallentamento degli scambi commerciali mondiali. Tali fattori hanno impattato anche sulla domanda interna italiana, determinando un'inversione di tendenza del PIL, per cui si è avuta una contrazione dello 0,4 per cento. Il rallentamento della crescita dell'attività economica nel secondo trimestre 2023 ha avuto riflessi nel nuovo quadro tendenziale italiano, nel quale la previsione di crescita del PIL per il 2023 viene corretta in via prudenziale al ribasso, passando dall'1,0 per cento, riportato nel DEF 2023, allo 0,8 per cento. Anche la previsione di crescita del PIL per il 2024 viene rivista al ribasso, scendendo dall'1,5 per cento del DEF all'1,0 zero per cento. Resta, invece, sostanzialmente invariata rispetto al DEF la proiezione tendenziale di crescita del PIL per il 2025, all'1,3 per cento, mentre quella per il 2026 migliora marginalmente, dall'1,1 per cento all'1,2 per cento.

Per quanto concerne la finanza pubblica tendenziale, l'andamento rappresentato dalla NADEF tiene conto del mutato contesto di riferimento. La revisione al ribasso della crescita economica di circa due decimi di punto percentuale nel 2023 e di cinque decimi di punto percentuale nel 2024 implica una minore dinamicità delle entrate fiscali rispetto alle attese. Il gettito tributario a legislazione vigente è previsto rimanere stabile nell'anno in corso al 29,3 per cento del PIL, per poi scendere nei tre anni successivi, fino a raggiungere il 28,3 per cento nel 2026. La pressione fiscale è attesa scendere nel 2023 al 42,5 per cento, per poi continuare a calare di circa 0,2 punti percentuali del PIL in media all'anno e raggiungere il 41,8 per cento nel 2026. Si prevede che l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività registri un aumento del 5,8 per cento nel 2023 e si assesti al 2,5 per cento nel 2024, mentre negli anni 2025-2026 ci si attende un rientro dell'inflazione al 2,0 per cento.

Rispetto agli obiettivi del DEF di aprile, l'indebitamento netto a legislazione vigente della pubblica amministrazione è previsto salire al 5,2 per cento del PIL nel 2023, al 3,6 per cento nel 2024, al 3,4 per cento nel 2025 e al 3,1 per cento nel 2026. Tali previsioni si collocano su livelli superiori rispetto agli obiettivi programmati del DEF lungo l'intero periodo di riferimento, ad eccezione del 2024, in cui la previsione a legislazione vigente si colloca lievemente al di sotto dell'obiettivo prefissato nello scenario programmatico del DEF: “scemario”, come suggerisce il collega Marattin, invece è “scenario”. Punti di vista, evidentemente, collega Marattin.

Gli obiettivi di deficit erano indicati al 4,5 per cento nel 2023 e al 3,7 per cento nel 2024. Nel 2025 il deficit era atteso dapprima raggiungere la soglia di riferimento del 3 per cento del PIL, fissata dal Patto di stabilità e crescita, per poi scendere ben al di sotto della stessa e assestarsi al 2,5 per cento nel 2026. A pesare sulla revisione delle stime dell'indebitamento netto concorrono la revisione al rialzo dei tassi di interesse sul costo di finanziamento del debito pubblico, la rimodulazione della spesa finanziata dai fondi del PNRR, il rallentamento della crescita economica previsto in particolare per il 2023 e per il 2024. Inoltre, gli andamenti dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione e del fabbisogno di cassa nel settore pubblico dell'anno in corso hanno fortemente risentito dell'impatto dei crediti di imposta legati agli incentivi edilizi, in particolare del superbonus. In assenza della revisione dei costi l'obiettivo programmato previsto per il 2023 sarebbe stato già raggiunto. L'acquisizione di informazioni più complete e dettagliate ha portato ad un'ulteriore revisione al rialzo dei costi dei crediti d'imposta relativi al superbonus e del bonus facciate. Il 22 settembre scorso, l'Istat ha rivisto dal 2,6 al 2,8 per cento del PIL il costo dei due incentivi per l'anno 2022. Allo stesso tempo, la Nota rivede al rialzo di 0,7 punti percentuali di PIL la stima tendenziale del deficit per il 2023, rispetto agli obiettivi programmati del DEF, incorporando nuove valutazioni sul costo per il superbonus, provenienti dal monitoraggio: 1,1 per cento in più del PIL. La revisione al rialzo delle stime di erogazione degli incentivi edilizi comporta maggiori compensazioni fiscali e, pertanto, un fabbisogno di cassa nel settore pubblico che resterà elevato lungo tutto il triennio coperto dalla prossima legge di bilancio. A loro volta, proiezioni più elevate del fabbisogno di cassa comportano un'accumulazione di debito pubblico che rende più arduo conseguire una significativa discesa del rapporto debito-PIL.

Nello scenario tendenziale a legislazione vigente, il rapporto debito-PIL è previsto ridursi al 140,0 per cento nel 2023, dal 141,7 per cento del 2022. Tali livelli risultano inferiori rispetto agli obiettivi fissati dal DEF per effetto del miglioramento derivante dalle revisioni operate dall'Istat delle stime di preconsuntivo dei conti nazionali.

La riduzione annua attesa nel 2023 è di 1,7 punti percentuali, leggermente inferiore ai 2,3 punti percentuali indicati dallo scenario programmatico di aprile. Nel prossimo triennio, diversi fattori eserciteranno maggiore pressione sul rapporto debito/PIL, quali l'incertezza del costo internazionale, che influirà negativamente sulla crescita economica, che vedrà un rallentamento almeno fino al 2024, nonché il rialzo dei tassi d'interesse deciso dalla BCE che spingerà al rialzo la spesa degli interessi.

A fronte di tali fattori, nello scenario tendenziale a legislazione vigente, il percorso di riduzione del rapporto debito/PIL contribuirebbe, nel 2024, con un decremento pari a circa lo 0,3 punti percentuali per poi interrompersi nel 2025.

Il Governo, comunque, conferma la propria determinazione a proseguire una graduale, ma significativa, discesa dell'indebitamento della pubblica amministrazione e un ritorno del rapporto debito/PIL, al di sotto del livello pre-crisi pandemia, entro la fine del decennio.

D'altro canto, la riduzione della crescita stimata per il 2023 e il 2024 e l'esigenza di proteggere il potere d'acquisto delle famiglie italiane spingono a favore di una politica fiscale che sostenga la crescita dell'occupazione e che tenga conto del rialzo dei prezzi al consumo.

La manovra di bilancio per il prossimo triennio 2023-2026 continuerà a essere orientata a principi di prudenza, cercando il giusto equilibrio tra l'obiettivo di fornire il sostegno necessario all'economia, agli investimenti e al potere di acquisto delle famiglie nell'immediato, attraverso misure mirate, e quello di assicurare, sia il rientro del deficit, al di sotto della soglia del 3 per cento del PIL, sia un percorso di riduzione duraturo nel rapporto debito/PIL.

E qui c'è da evidenziare che gran parte delle risorse aggiuntive nel 2024 sarà utilizzata per la riduzione del cuneo fiscale - al di là di quello che dicono i colleghi e gli amici del centrosinistra -, attraverso la prosecuzione della decontribuzione per i redditi da lavoro indipendente, attuata in due tappe nel 2023, al fine di garantire la tutela del potere d'acquisto delle famiglie e contribuire al processo di riduzione dell'inflazione.

Ulteriori stanziamenti saranno destinati all'avvio della riforma del sistema fiscale per trasformare il sistema tributario in un fattore di crescita. La riforma fiscale sarà una delle principali iniziative strutturali che il Governo intende mettere in campo. La legge di bilancio finanzierà l'attuazione della prima fase della riforma, con il passaggio dell'imposta sui redditi delle persone fisiche a tre aliquote e il mantenimento della flat tax per partite IVA e professionisti con ricavi ovvero compensi inferiori a 85.000 euro.

Sempre nell'ottica di un recupero del reddito disponibile delle famiglie, la legge di bilancio finanzierà anche il rinnovo contrattuale del pubblico impiego, con una particolare attenzione al settore sanitario.

In presenza di una preoccupante flessione delle nascite, il Governo intende promuovere ulteriormente la genitorialità e sostenere le famiglie con più di due figli. Pertanto, è allo studio una misura innovativa a favore delle famiglie con reddito medio basso, che sarà anch'essa finanziata dalla legge di bilancio. Tutte queste misure, che saranno adottate con la prossima manovra finanziaria, mirano a ridurre la pressione fiscale, aumentare il reddito disponibile e sostenere i consumi.

La legge di bilancio 2023 prevedrà, inoltre, stanziamenti per il triennio 2024-2026 per incentivare gli investimenti sul Mezzogiorno, nonché risorse per le cosiddette politiche invariate: una serie di spese non presenti nello scenario a legislazione vigente, quali quelle relative ai rinnovi contrattuali della pubblica amministrazione, oltre alle spese necessarie per preservare la continuità dei servizi pubblici. Le amministrazioni centrali dello Stato concorreranno al finanziamento degli interventi che il Governo si appresta a introdurre con la prossima manovra di bilancio, continuando il percorso, già avviato nello scorso anno, con un'attività di valutazione e revisione della spesa.

Il risparmio derivante, unitamente al recupero dell'evasione fiscale, è destinato a sostenere tali interventi, mantenendo una politica fiscale prudente, anche in prospettiva della disattivazione delle clausole di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, prevista per la fine dell'anno in corso.

Grazie ai suddetti interventi, l'impostazione espansiva rispetto allo scenario tendenziale della politica di bilancio nel 2024 e nel 2025 darà luogo a un impatto positivo della crescita del PIL pari a 0,2 punti percentuali nel 2024 e a 0,1 punti percentuali nel 2025.

L'esigenza di ridurre il deficit prefigura, invece, un modesto consolidamento della finanza pubblica nel 2026, che sarà attuato attraverso la revisione della spesa e con misure volte a ridurre il tax gap. Ne conseguirà un impatto lievemente negativo sulla crescita del PIL reale nell'anno finale della previsione, che, comunque, è prevista pari all'1,0 per cento.

Avviandomi a concludere, signor Presidente, vorrei evidenziare che, in linea con il piano delineato dal DEF dello scorso aprile, nello scenario programmatico della Nadef, il rapporto debito/PIL continuerà a scendere nell'anno in corso, raggiungendo il 140,2 per cento nel 2024 e nel 2025, invece, il rapporto debito/Pil calerà lievemente fino al 139,9 per cento, anche grazie a un parziale utilizzo delle disponibilità liquide del Ministero dell'Economia e dell'avvio di un piano di dismissione di partecipazioni dello Stato.

Sul rallentamento del ritmo di discesa, pesano sia i fattori che influenzano gli andamenti di finanza pubblica, a legislazione vigente, sia l'impatto del saldo primario del 2023 e del 2025 derivante dalla prossima manovra di finanza pubblica. La prudenza della politica di bilancio, la gestione del debito, delle scadenze e delle emissioni e la prosecuzione del programma di valorizzazione e dismissione degli asset pubblici contribuiranno a rafforzare la discesa del rapporto debito/PIL, che, nel 2026, dovrebbe attestarsi al 139,6 per cento, livello inferiore rispetto all'obiettivo 140,4 per cento indicato dal Documento di economia e finanza.

L'obiettivo è quello di riportare il rapporto debito/PIL su livelli prossimi a quelli pre crisi entro la fine del decennio e, in ottemperanza alle norme della legge di contabilità e finanza pubblica, sui contenuti obbligatori della Nota di aggiornamento del DEF, il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato di competenza potrà aumentare fino a 202,5 miliardi nell'anno 2024, 168 miliardi nel 2025 e 134 miliardi nel 2026. Il corrispondente livello del saldo netto da finanziare di cassa potrà aumentare fino a 252 miliardi nell'anno 2024, 212 miliardi nel 2025, 179 miliardi nel 2026.

E, allora, alla luce di tali considerazioni, proseguendo lungo quelle linee programmatiche definite nel DEF di aprile e alla luce delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica aggiornate, ci si impegna a continuare, attraverso interventi mirati a fornire sostegno all'economia e agli investimenti, a migliorare la competitività del nostro Paese, a contrastare l'inflazione, a tutelare il potere di acquisto delle retribuzioni e a contenere il costo del lavoro delle imprese, adottando, nello stesso tempo, una politica di bilancio fiscale orientata a principi di prudenza.

Per tutte queste ragioni che abbiamo ritenuto opportuno fare notare, annuncio che il gruppo di Forza Italia esprimerà convintamente un voto favorevole su questo provvedimento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, signor Presidente. Oggi, cercherò di limitare al massimo i riferimenti tecnici, anche perché questa NADEF è carente di aspetti tecnici, mentre è pregna di inquietanti indicazioni politiche che dimostrano chiaramente come questo Governo non sappia in quale direzione andare.

A tale proposito, vorrei ringraziare la Sottosegretaria Albano per essere presente e rilevorilevare invece che il Ministro Giorgetti, responsabile del Dicastero, non è presente, né in quest'Aula, né al Senato (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle). Evidentemente, ha ritenuto che la NADEF non fosse un documento importante, tanto da pensare ad altri impegni da qualche altra parte.

Dunque, partiamo da qualche numero: a occhio e croce, questa NADEF ci porta verso una legge di bilancio di circa 22 miliardi (miliardo più, miliardo meno), ben lontana dagli oltre 30 miliardi delle leggi di bilancio della precedente legislatura, ma lontana anche dai circa 35 miliardi della prima legge di bilancio di questo Governo, che, comunque, ha già manifestato, nel 2022, tutta l'austerity di cui è capace.

E ora provo a spiegarmi meglio. In parole povere, il Paese è in stagnazione e non lo diciamo noi, lo dicono i numeri e soprattutto tutti gli auditi che abbiamo ascoltato fra lunedì e martedì.

Dopo che con questa NADEF si è certificato il crollo del PIL nel 2023, con un misero 0,8 per cento di previsione, che è stato ridotto proprio ieri allo 0,7 per cento, il documento si avventura, nel 2024, con una crescita dell'1,2 per cento e ci chiediamo come mai, visto che i maggiori previsori (fra cui il Fondo monetario internazionale, l'OCSE, l'Unione Europea e Prometeia) hanno espresso valori tra lo 0,4 e lo 0,8. Forse, volevate essere più vicini alle previsioni della media dell'Unione europea, pari all'1,3, in maniera tale che potete dire che non ne siete tanto lontani? Però è assurdo avere una differenza dello 0,4 per cento. Questo l'ho fatta notare lunedì al Presidente del CNEL e mi sono sentito rispondere che di decimali gli economisti non ne capiscono nulla e che questa variazione non significa nulla. Troverete le parole esattamente nel video. Ora, senza voler essere tecnico, Presidente, voglio ricordare lo 0,4 di scostamento sul PIL è pari a circa 8 miliardi, non sono noccioline.

E, se vogliamo parlare del rapporto debito-PIL, indicatore che ci dice quanto debito pubblico abbiamo in relazione al prodotto interno lordo, ci riferiamo ad un rapporto che, grazie alle politiche del Governo Conte, è sceso, nell'ultimo triennio, di ben 15 punti percentuali (dal 155 per cento del 2020 al 140 previsto per quest'anno); la NADEF non riesce ad andare oltre ad una magra stabilizzazione di questo rapporto. Con tutto quello che sta accadendo, a fronte della nullità delle vostre politiche economiche, “magari si riuscisse a restare intorno al 140 per cento”: una perla di saggezza, rilasciata dal presidente Brunetta, sempre lunedì, dietro a una mia domanda. Si tratta dello stesso che ha bocciato il salario minimo, andando a dire che la contrattazione collettiva in Italia serve ed è utile per il salario minimo, mentre, proprio a luglio di quest'anno, le maggiori sigle sindacali hanno approvato il rinnovo del contratto delle guardie giurate a 5 euro l'ora. È una dimostrazione plastica che proprio la contrattazione collettiva in Italia ha bisogno di un aiuto, quindi non è sufficiente questa cosa. Ma torniamo alla NADEF e, soprattutto, alla relazione sullo scostamento, che verrà utilizzato per la maggior parte per il taglio del cuneo fiscale, pari a circa 15,7 miliardi su 22 (stiamo parlando di oltre il 70 per cento). Si tratta di un taglio che avete annunciato il 1° maggio, che è ridicolo anche ricordare, è una presa in giro degli italiani, perché non sarà risolutivo e strutturale, ma durerà solo un anno; è un taglio che va a scimmiottare quello effettuato dal precedente Governo, tra l'altro divorato dall'inflazione, senza neanche un euro in più in busta paga per l'anno che si sta aprendo.

Con questa operazione, che definirei impalpabile, state disperatamente cercando di far dimenticare a chi vi ha votato che non state rispettando neanche una delle promesse fatte in campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ne ricordo solo qualcuna: flat tax per tutti, pensione minima a 1.000 euro, abolizione della legge Fornero, blocco navale per risolvere con la bacchetta magica la questione dell'immigrazione, cancellazione delle accise sulla benzina (ricordiamo tutti i famosi video fatti dalla Presidente Meloni), tutela del superbonus e fine della pacchia per l'Europa. Di quante chiacchiere avete riempito gli italiani? Però avete trovato il tempo per alzare la soglia da 1.000 a 5.000 euro, di fare le norme anti-rave, di dare i soldi alle società di serie A per spalmare i loro debiti, passando attraverso clamorose marce indietro, tipo quella che faceva saltare l'obbligo del POS sotto i 30 euro. Non vado oltre perché mi sembra quasi di sparare sulla Croce rossa.

E vogliamo parlare della sanità? In questa NADEF avete tolto circa 2 miliardi in valore assoluto, che diventano 8, se andiamo a vedere la spesa in termini percentuali sul PIL, numeri totalmente diversi rispetto a quelli del Governo Conte, durante il quale la percentuale sul PIL era del 7,1 per cento nel 2020 e del 7,4 per cento nel 2021, in linea con la media europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E ora vorrei fare una nota sul PNRR. Voi direte: cosa c'entra il PNRR con la NADEF? C'entra, perché i numeri che avete inserito nel DEF, ad aprile, valevano se andava in porto tutto il PNRR. Se ben ricordate, in quel periodo c'erano il Ministro Giorgetti e il Ministro Fitto, questo grande libero preposto alle politiche europee, alle politiche di coesione e al PNRR. Uno diceva: “dobbiamo assolutamente utilizzare tutto”; l'altro diceva: “no, non ce la faremo”; e non vi siete mai parlati. Alla fine, l'ha avuta vinta il Ministro Fitto che ha ben pensato di togliere circa 16 miliardi di progetti dal PNRR per spostarli sui fondi di coesione. A parte il fatto che il Ministro Fitto non ha spiegato come riuscirà ad equilibrare il fatto che dei fondi di coesione l'80 per cento è destinato al Sud mentre il PNRR ne destina il 40 per cento. Peraltro, c'è il piccolo particolare che, andando a togliere i soldi al PNRR e andando a utilizzare i fondi di coesione, di fatto, si vanno a togliere ulteriori fondi al Sud. Voi state vendendo agli italiani il fatto che riuscirete, con questi ritardi, con questi rallentamenti e con questi spostamenti, a portare a casa i due terzi del PNRR negli ultimi due anni fino al 2026 - questo state certificando -, ma questo non prelude a niente di buono. Ecco perché le percentuali che state inserendo adesso nella NADEF non valgono nulla se non si lavora anche sul PNRR.

Un piccolo appunto sulla questione del superbonus, o meglio, sui circa 20 miliardi di incagli che riguardano oltre 30.000 aziende, su cui non state facendo nulla, mentre ve lo chiedevamo dall'anno scorso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ieri al Ministro Giorgetti ho chiesto in audizione cosa intendesse fare per tutte quelle imprese che hanno i cassetti fiscali pieni di crediti di imposta, che non sanno come cedere, e il Ministro ha fatto un paragone con il calcio e con la VAR, paragonando Eurostat agli arbitri che vanno a rivedere continuamente la VAR, dicendo quindi che bisogna aspettare e vedere cosa succede. Ieri non era prevista una replica al Ministro Giorgetti - la faccio qui adesso - e, volendo utilizzare il suo stesso paragone calcistico, vorrei dire che non ci dobbiamo fermare in attesa del responso e stare fermi a bordo campo, perché il parere che darà Eurostat non è sull'incremento del debito, ma solo sulla contabilizzazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo - e chiedo scusa se entro ora in un aspetto un po' più tecnico - ha un forte impatto perché Eurostat vi dirà semplicemente se i crediti sono payable o non-payable, se li dovete continuare a contabilizzare - come è stato fatto - considerandoli pagabili, quindi con impatto sul 2021 e sul 2022, o se li dovete andare a contabilizzare nell'anno in cui vengono esercitati. Ebbene, con il vostro non voler agire e non voler intervenire, in attesa di questa benedetta VAR, come l'avete chiamata, di fatto, porterete le persone a perdere i crediti fiscali, quindi, magari, porterete Eurostat a stabilire che il parere sui pagabili dati nel 2021 e nel 2022 debba essere rivisto perché quei 20 miliardi incagliati sono relativi agli anni precedenti. Per cui, se Eurostat dovesse cambiare il parere, andrebbe a impattare sugli anni futuri, creando ancora più problemi dal punto di vista contabile, senza contare che, se saltano le aziende, ci saranno NASpI, dis-coll, aumento dei costi per il welfare e cassa integrazione. Di questo non vi state assolutamente occupando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma, con riferimento alla NADEF, avete, a latere, solo la preoccupazione dello 0,4 per cento per quanto riguarda i problemi del conflitto che sta risorgendo in Israele ed in Palestina. Attaccate il superbonus, ma vi dimenticate che, grazie al superbonus, c'è stato quell'incremento fino a circa 100 miliardi nei ricavi degli ultimi due anni, 900.000 occupati e oltre e si è recuperata tutta la filiera dell'edilizia. Per quanto riguarda la tassa sugli extraprofitti, noi, come MoVimento 5 Stelle, la chiedevamo da un oltre un anno. Quando avete deciso di introdurla? Quando avete aperto il cassetto e avete visto che, grazie alle vostre politiche, non c'era nulla dentro e avete disperatamente cercato di fare qualcosa. Peccato che però, come Governo, non vi eravate coordinati, perché la tassa dava fastidio al sistema bancario e sicuramente a una parte delle banche del sistema bancario, tanto che l'avete modificata. Il Ministro Giorgetti ieri ha tenuto a dire: “Io non ho mai messo dentro la NADEF un euro per quanto riguarda la tassa sugli extraprofitti”. Noi crediamo al Ministro Giorgetti per due motivi. Il primo è che non credeva neanche lui che sarebbe andata in porto una cosa del genere.

Il secondo è che c'era la necessità di far credere agli italiani che si attaccava e si portava qualcosa a casa. Però, vorrei dire al Governo di avvisare la Presidente Meloni, che invece andava dicendo che ci sarebbero stati circa 3-4 miliardi da quel lato. E quanto ci sarà non è nella NADEF; allora, ditecelo voi: forse zero. Peraltro, ciò non va detto a noi, ma a tutti quegli italiani che si sono visti alzare la rata del mutuo, anche del 75 per cento in alcuni casi. Il Ministro ci ha detto che però, grazie a questa norma, si patrimonializzeranno le banche e che questo varrà per il futuro. Quindi, vuol dire che ha paura che oggi non siano patrimonializzate? Questo è un problema, ma non è così.

Signor Ministro, Presidente, il futuro roseo del sistema italiano non vale le condizioni che stanno subendo gli italiani per i mutui, per l'inflazione e per il caro benzina, tutte cose su cui voi non avete agito e sulle quali non c'è la minima traccia di azioni nel DEF.

Signor Presidente, questa maggioranza ha preso un Paese che ha avuto un incremento di PIL dell'8,3 per cento nel 2021, appena ricorretto dall'Istat, e del 3,7 nel 2022, per un totale del 12 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e sta dicendo che nel 2023 crescerà dello 0,8 per cento. Questo è l'ultimo anno in cui le regole del Patto di stabilità sono sospese e, quindi, si poteva intervenire per fare qualcosa di più per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Una crescita, Presidente, di cui persino la Banca d'Italia non ha sentore, visto che nel suo documento, in audizione, ha scritto - leggo testualmente - che “è una manovra espansiva con un impatto sostanzialmente nullo nel biennio successivo”. Cioè, ha certificato che il taglio del cuneo fiscale - che, ripeto, cuba circa due terzi della NADEF - non genererà alcuna spinta verso la crescita.

Ieri, la presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ci ha parlato testualmente dell'unica ancora di salvezza per l'Italia. Si tratta di un Paese che ha dei fondamentali sani, ma che deve vendere il proprio debito pubblico e che da quest'anno non avrà più la tutela di acquisto della BCE: quindi, dev'essere in grado di piazzare il debito pubblico. A tale proposito, apro e chiudo una parentesi: era a questo che si riferiva Giorgetti quando diceva “io ho più paura dei mercati che dell'Europa”, perché sa che dobbiamo andare a vendere questo debito pubblico. Ma il problema è che dobbiamo invogliare gli investitori a comprare i nostri titoli. E come facciamo a invogliarli se la crescita è inesistente? Non c'è nulla, altro che futuro roseo! Dovremo alzare i tassi e spendere molto di più per il servizio del debito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), senza contare che lo spread oggi sta viaggiando intorno ai 200 punti e che se prima non era un problema, perché i tassi in Germania erano pari allo zero o anche negativi, adesso, invece, è diverso e stanno aumentando. Quindi, questi aumenti ci costeranno tanto e già oggi abbiamo un costo del debito superiore a quanto spendiamo in istruzione.

Quindi, signor Presidente, avrà ormai capito - e concludo - che il MoVimento 5 Stelle voterà contro su questa risoluzione e contro sullo scostamento, perché non dà alcuna speranza di crescita al nostro Paese. Sono sicuro che il Governo che l'ha scritto lo sa perfettamente, ma deve avere il coraggio di dire agli italiani che, come forza pronta a governare (perché così si è venduto prima del 25 settembre 2022), si sta muovendo a tentoni e che la visione che hanno di questo Paese è miope tanto quanto le promesse avanzate l'anno scorso e da allora dimenticate. Se, invece, davvero il Governo pensa di essere nel giusto con questa NADEF, allora la situazione è ancora più grave di quella che sembra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e i docenti delle classi IV e V dell'Istituto “Leopoldo Pirelli” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

È iscritto a parlare l'onorevole Ottaviani. Ne ha facoltà.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Il gruppo della Lega interviene all'interno di questo dibattito e, come notoriamente e normalmente avviene, preferisce, però, ascoltare i rilievi che vengono mossi da parte degli altri gruppi presenti in Aula, perché non siamo soliti recitare a soggetto, non abbiamo la caratteristica di chi porta avanti quello che tecnicamente viene definito il praeiudicium, quindi un giudizio anticipato, un giudizio fuorviato, prima di ascoltare quello che emerge nel corso del dibattito. Quindi, alla fine, come normalmente avviene per buona norma di coscienza, non solo sociale ma anche intellettuale, siamo soliti ascoltare quelli che poi vanno a sostanziarsi come i rilievi mossi alla proposta che va in votazione.

Devo dire che ci sono degli spunti di riflessione sicuramente utili e altri che pagano e scontano quello che è il pregiudizio, ma questi spunti di riflessione devono essere portati alle estreme conseguenze e, quindi, il ragionamento ha un senso se c'è una congruenza tra le premesse e le conclusioni di questi spunti, che sono comunque positivi.

A che cosa mi riferisco? Da parte di uno dei gruppi intervenuti si fa riferimento al seguente fatto: attenzione, non possiamo noi qualificare la NADEF come qualcuno vorrebbe - e a quel qualcuno, naturalmente, dovrebbe sottendere quella che è l'indicazione della maggioranza, ma così non è - parlando di profili esclusivamente tecnici o ragionieristici. Non è così. Noi riteniamo che questo sia un documento politico ma che non possa, però, prescindere da dati empirici e da elementi che sono stati acquisiti e diramati non più tardi di qualche giorno fa, anche e soprattutto dall'Ufficio parlamentare di bilancio. Adesso, però, che non ci vengano a dire che l'Ufficio parlamentare di bilancio risente di quelli che possono essere profili di influenze non di natura epidemica ma di natura politica, perché o si dà la massima dignità a quell'Ufficio sempre, a prescindere dalla colorazione del tempo, oppure si sfocia in quello che una volta veniva definito, da parte di Gorgia di Leontini, non nella filosofia ma nella sofistica più assoluta, ossia nel vero tutto e il contrario di tutto, a seconda di quello che è il regime delle convenienze.

Allora, siamo d'accordo sul fatto che la NADEF non debba essere il risultato di meri calcoli e congetture di natura ragionieristica, ma siamo anche d'accordo sul fatto che la NADEF debba costituire la cornice di quel quadro, di carattere strettamente politico, dove si determina la legge, perché la NADEF ha una caratteristica: è una descrizione del quadro economico-finanziario a legislazione vigente. Significa descrivere quello che c'è in cassa, quello che si può fare sulla scorta della normativa vigente. Qualcuno, però, dimentica che la lex maxima dello Stato per quanto riguarda i conti pubblici è la legge di bilancio che, secondo il principio dello ius superveniens, modifica lo stato dell'arte precedente, modifica quelle che sono le indicazioni che si sono registrate o che si sono prospettate fino a quel momento. Non stiamo facendo accademia, signor Presidente: stiamo soltanto riportandoci ai dati che l'ordinamento giuridico e positivo in questo momento ci obbliga ad analizzare.

Allora, se la NADEF è la cornice, in attesa dell'illustrazione del quadro e in attesa, soprattutto, che ci si assuma la responsabilità - e tutto si può dire tranne che il centrodestra non si assuma la responsabilità delle proprie azioni -, in attesa che ci sia quel quadro all'interno, dicevo, andiamo molto velocemente ad analizzare i dati della NADEF, che sono stati di fatto validati e convalidati dall'Ufficio parlamentare di bilancio.

Si fa riferimento al rialzo del deficit tendenziale, per il periodo 2023-2026, pari nel 2023 a 5,2 punti, nel 2024 a 3,6 punti e a 3,4 e a 3,1 rispettivamente nel 2025 e nel 2026. Ma l'Ufficio parlamentare di bilancio ci dice che questo prospettato peggioramento del disavanzo del 2023 risente delle maggiori spese per i bonus edilizi.

Questo non è lo dice la Lega, però (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), lo un ufficio tecnico che tira la linea rispetto a quanto accaduto. E no, va saltato, perché, probabilmente, risente di un'influenza che può essere di carattere politico-patologico.

Non solo. Per dirla tutta - perché ci vuole sempre onestà intellettuale, e non solo intellettuale, ma anche pratica - l'UPB aggiunge un altro elemento, perché tale prospettato peggioramento discende da un profilo del quadro economico generale e dalle minori entrate con il taglio del cuneo fiscale, di cui al decreto-legge n. 48 del 2023. Anche quello è un intervento politico, perché ci siamo assunti la responsabilità di un minore gettito, ma di un maggiore guadagno, di una maggiore disponibilità per 14 milioni di dipendenti pubblici e privati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma, per l'UPB tutto questo discende anche in ragione degli interventi del PNRR relativi agli investimenti che sono stati postergati. Anche questo è un elemento importante. L'UPB ci dice sostanzialmente che la verifica dell'efficienza della macchina dello Stato e della programmazione del Governo si dovrà fare alla fine del periodo di verifica del PNRR, che è il 2026. Non è né 2023 né 2024. Ciò con la differenza che, quando il nostro Governo ha posto l'accento e l'attenzione sulla necessità di rivedere alcuni di quegli obiettivi per evitare che quei soldi fossero gettati dalla finestra, ci è stato detto che abbiamo cancellato quegli obiettivi! Ora, tra differire, riqualificare, resettare quegli obiettivi e cancellarli credo che non ci voglia davvero uno sforzo di comprensione particolare, se non quando quel tipo di accezione, quel tipo di impostazione risente di una malafede di carattere politico.

Lo stesso PD ha poi fatto riferimento al profilo della maggiore possibilità di disavanzo nel 2024 rispetto alle previsioni del DEF. Ci dice, però, con molta chiarezza che tutto questo è ascrivibile esclusivamente o in modo preponderante alle maggiori spese relative agli interessi più alti. Migliora l'avanzo primario poiché le minori entrate connesse al rallentamento della crescita e alle spese per gli accantonamenti sulla riduzione fiscale per i lavoratori vengono, comunque, compensate dalla rimodulazione degli interventi sul PNRR e dalla diversa contabilizzazione dei bonus edilizi.

Torna, ancora una volta - e mi spiace per il gruppo MoVimento 5 Stelle che è intervenuto prima -, la vicenda dei 5 Stelle, che sembra sia ormai un fatto acclarato, ma evidentemente così non è, relativamente al fatto che la sommatoria di quei bonus edilizi rischia di condizionare ancora per molto le indicazioni di questo Governo, sulla scorta dell'assenza di una decisione di Eurostat. Non è che si può dire che è una decisione che riguarda la mera qualificazione, perché quella qualificazione del debito equivale a una quantificazione rispetto all'esercizio finanziario in corso e per i prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Non si può far finta di essere digiuni di contabilità pubblica! Infatti, chiaramente, rischiamo di deviare anche l'opinione pubblica rispetto a un legittimo convincimento, che ci deve essere, ci mancherebbe altro, ma sulla scorta di indicazioni che siano tendenzialmente obiettive. Non vogliamo parlare di obiettività tout court, ma almeno di tendenza.

E allora, abbiamo sentito parlare, oggi, da parte di altri gruppi di una riduzione della spesa pubblica in materia sanitaria, addirittura di un taglio indiscriminato. Anche in questo caso, quando si fa riferimento a Governi precedenti, o abbiamo il coraggio di dire, fino in fondo, quali sono i dati che, anche in passato l'UPB, in materia di spesa sanitaria, ha elaborato oppure non facciamo altro che ridurre, in malo modo, le diottrie della democrazia, sperando che qualcuno sfiori la cecità. Ma il popolo è maturo, la gente è matura e sa leggere abbondantemente quei dati, soprattutto se quei dati non provengono esclusivamente da canali mediatici disinformati e disinformanti.

Ci stiamo riferendo, infatti, al profilo della spesa sanitaria. La spesa sanitaria, secondo le indicazioni contenute all'interno della NADEF per quanto riguarda il rapporto con il PIL, è del 6,6 per cento per il 2023, 6,2 per cento per il 2024, idem per il 2025 e arriva, nel 2026, al 6,1 per cento, tutto questo, ribadiamo il concetto, relativo alla legislazione vigente. Qualcuno direbbe: volete sbandierarlo ai quattro venti, in realtà non ha nessun tipo di valenza. Sapete perché, invece, ha una valenza esiziale, oltre che essenziale? Perché lo scorso anno – e, quindi, non 10 anni fa - l'attuale Governo in carica di centrodestra, nella manovra finanziaria, e nella legge dello Stato, che significa legge vigente in quel momento, ius superveniens, ha stanziato risorse ulteriori rispetto alle previsioni per 2,2 miliardi di euro per il 2023 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), 2,3 miliardi per il 2024, 2,6 miliardi per il 2025 e il 2026! Dura lex, sed lex, direbbe Gaio, però rispettiamola, perché può anche non piacere, ma è frutto di una formazione di un processo di volontà popolare che si sostanzia all'interno di quest'Aula grazie alla delega che abbiamo ricevuto.

E allora, dato che l'attendibilità di un Governo e l'attendibilità di alcune proiezioni si possono leggere soltanto dallo storico di questo Governo, non vedo per quale motivo, se lo scorso anno ci sono state risorse aggiuntive rispetto alla previsione come NADEF superiori a 2,2 miliardi, in questo caso non ci debbano essere. Non solo, ma le proiezioni alle quali si faceva riferimento prima non tengono conto di un altro impegno che è stato esplicitato da parte del Governo e che è passato in sordina, naturalmente, perché non faceva comodo ribadirlo e rinnovarlo nel corso del dibattito al quale stiamo assistendo, che è quello di portare avanti, per la prima volta, un'operazione epocale di stabilizzazione dei pubblici dipendenti all'interno della sanità pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che è la grande risorsa di questo Paese laddove funziona, laddove i soldi non vengono sperperati, laddove sanità pubblica significa anche sanità privata, convenzionata, perché c'è una parità di livello assistenziale, una parità di livello di ricaduta rispetto alla fruizione dei servizi.

Quelli non sono soldi che vanno nella direzione della sanità? La stabilizzazione di quel personale, la stabilizzazione di quelle migliaia di lavoratori che sono stati sfruttati e che si sono fatti sfruttare in modo eroico durante il periodo del COVID, quello non rappresenta un ulteriore investimento? Sapete perché alcune forze politiche non lo vogliono sottolineare? Perché quello è un investimento strutturale, non è la mancetta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) alla quale spesso erano abituati i lavoratori della sanità pubblica sotto le elezioni, a seconda che fossero elezioni regionali o elezioni europee.

Guardiamo soltanto quello che sta avvenendo nel Lazio in questi giorni, dove, grazie a una revisione, che non sta facendo la maggioranza di centrodestra, ma che stanno facendo società esterne, è venuto fuori che, in realtà, erano stati occultati buchi enormi sulla sanità. E allora la verità sui conti è un'altra materia che qualcuno, quando parla di riforme, ci dovrebbe prospettare, perché l'operazione verità non è un'operazione dietrologica per vedere che cosa c'è dietro, che cosa è avvenuto. È soltanto un'operazione di verità storica per evitare in futuro di ripetere gli errori del passato. E, quando qualcuno ci dice, addirittura falsando i dati, perché di questo stiamo parlando, che nella sanità pubblica siamo arrivati in un determinato periodo storico al rapporto tra spesa per sanità pubblica e PIL pari al 7 per cento, colleghi, ricordiamolo, questo è avvenuto soltanto in due annualità. E sapete quali sono le annualità? Le annualità del COVID. E com'è avvenuto, però?

Perché, anche qui, la matematica ha la testa, con i numeri, assai dura, perché in quel periodo che cosa è avvenuto? C'è stato un aumento esponenziale della spesa sanitaria - corretto, ci mancherebbe altro - per l'acquisto dei vaccini e non stiamo qui a dire in alcune regioni quei vaccini e soprattutto quelle spese sanitarie che fine hanno fatto.

Ci si impedisce, addirittura, oggi, di andare a fare quella verifica, perché si dice che è acqua passata. No, sono soldi passati dei contribuenti, che è cosa ben diversa. Ebbene, c'è stato quell'aumento della spesa sanitaria importante, giustificato, di carattere generale ma, rispetto a quell'aumento sulla spesa sanitaria, contestualmente, buona parte delle aziende del Paese erano ferme. Quindi, questo che cosa significa? Che c'è stato l'aumento sulla spesa sanitaria e la diminuzione del PIL, perché parecchie aziende, la stragrande maggioranza delle aziende era ferma. Allora, se cala il denominatore del rapporto, ossia il PIL, aumenta necessariamente la percentuale di incidenza, ma è un aumento non solo fittizio ma, soprattutto, di carattere recessivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mi sembra che questa valutazione sia stata saltata a piè pari e continuiamo a non volerla fare. L'aumento effettivo del rapporto spesa pubblica-PIL c'è soltanto con gli interventi strutturali, ecco perché il Governo di centrodestra, con il Ministro Giorgetti in primis, ha posto al centro dell'attenzione questo tipo di spesa strutturale, che cambierà non solo l'immagine del Paese, ma la coscienza del rapporto tra cittadino fruitore della prestazione ed erogatore della prestazione, che è lo Stato.

Vado a concludere, non prima, però, Presidente, di sottolineare un ultimo aspetto. Sa bene la Presidenza che noi continuiamo a essere appassionati di tutta la materia costituzionale e, soprattutto, di quelli che sono i richiami che, spesso anche impropri, in quest'Aula, vengono fatti rispetto a presunte violazioni della nostra Grundnorm, quindi della nostra meravigliosa Costituzione. Qui, oggi, abbiamo sentito dire che è stato violato l'articolo 81 in materia di sforamento. Diceva il professor Natalino Irti: ragazzi, le norme le potete anche cambiare, ma una volta leggetele, almeno una volta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché, se non le leggete, rischiate di essere, oltre che fuorviati, anche fuorvianti. Allora, si fa riferimento all'articolo 81 e si dice che il Ministro Giorgetti l'ha utilizzato male, perché l'articolo 81, al secondo comma, parla della possibilità di sforare soltanto al verificarsi di eventi eccezionali. Diamine, se la guerra in Ucraina, se quello che sta succedendo in queste ore con Hamas non sono eventi eccezionali, francamente, noi ne conosciamo pochi. Il problema, però, qual è? Che, mentre per qualcuno si può dire che il secondo comma dell'articolo 81 ha avuto una forzatura, è stato male interpretato, rimane, però, da leggere almeno il primo comma, che è quello che introduce il secondo. Infatti, il primo comma dell'articolo 81 della Costituzione recita che lo Stato assicura l'equilibrio tra entrate e spese, tenendo conto delle fasi sia sfavorevoli che favorevoli del ciclo economico. È quello che questa maggioranza sta facendo: sta adeguando la norma alla contingenza dei fatti e alle esigenze dei fatti. Vado a concludere. Prima si faceva riferimento, sempre da parte di uno dei gruppi di minoranza, alla frase di ieri del Ministro Giorgetti, quando ha detto che siamo ancora in attesa di quella famosa decisione di Eurostat per capire perché incide per un punto percentuale - che non è cosa da poco - quel tipo di debito prodotto da un bonus che arriverà a sviluppare 134 miliardi. Ebbene, quando il Ministro Giorgetti ha detto “in attesa di quella decisione” è come se l'arbitro fischiasse un rigore e attendesse un'ora e mezza prima che si pronunci il VAR. Noi abbiamo un concetto diverso di VAR: il VAR, in questo momento, è l'Europa, è un'Europa davanti alla quale, però, il centrodestra ma, soprattutto, l'Italia hanno acquisito autorevolezza e l'autorevolezza di un processo decisionale non dipende solo dall'arbitro, ma anche dagli attori sul palcoscenico internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Gentile Ministro, Governo, cari colleghi e care colleghe, lasciatemi dire che il documento che stiamo esaminando in queste ore è una grande presa in giro e, al tempo stesso, un pericolo per il Paese. Mi si potrebbe accusare di un approccio ideologico e prevenuto, se le parole di preoccupazione non fossero state espresse, in queste settimane, da autorevoli osservatori, a iniziare dalle pagine di The Economist che, nei giorni scorsi scriveva: “I piani di spesa dell'Italia sembrano irresponsabili”. Ma il settimanale britannico non è certo stato l'unico. Subito dopo la pubblicazione della NADEF, il Financial Times rilanciava l'allarme sulle possibili conseguenze di una spesa incontrollata e, non più di 10 giorni dopo, scriveva: “Il peggioramento dello scenario economico lascia Meloni, che ha sprecato il suo primo anno in futili guerre culturali, poco spazio per mantenere le riduzioni fiscali e altre promesse elettorali. Probabilmente ricorrerà ai condoni fiscali, alle privatizzazioni e ai tagli della spesa, lasciando ben poco per ulteriori investimenti”. Tre righe di agenzia per dire quella che, ormai, è una preoccupazione diffusa tra analisti, investitori, imprese e famiglie. La Nota di aggiornamento al DEF si presenta debole, minimalista, rinunciataria, fortemente condizionata dai contenuti delle promesse elettorali e incapace di indicare una prospettiva di crescita per il Paese, finanziata in gran parte in deficit, senza chiari indirizzi di natura economica, con segnali preoccupanti di riduzione alla spesa pubblica, in particolare al settore sanitario e alle politiche sociali, già falcidiate dall'inflazione. Quella che viene prospettata con questa Nota di aggiornamento è, quindi, una legge di bilancio preoccupante. Sarà, però, anche la legge di bilancio della verità, quella in cui il disegno economico della destra vedrà compimento, sarà il momento della verità e della dimostrazione non tanto di quello che sapete fare, ma di quello che nei fatti volete fare, della considerazione che avete del Paese e del rispetto che dovete a cittadini, a lavoratori, a chi fa impresa, a chi produce. Del resto, le preoccupazioni che provengono dall'estero, il fatto che non siano dettate da pregiudizi, ma ben fondate su dati oggettivi, sono confermate dalle stesse parole del Ministro in quella relazione che accompagna la NADEF e nell'audizione in Commissione. Giorgetti, infatti, un po' grillo parlante e un po' Cassandra inascoltata, è costretto ad ammettere non solo che non c'è nessun tesoretto, ma che c'è un vero allarme per il debito pubblico, per cui le molte promesse elettorali, anche quest'anno, il Governo cercherà di mantenerle, forse, l'anno prossimo. Il Ministro è stato costretto dai numeri a parlare di prudenza e responsabilità, perché - cito testualmente - la situazione economica e di finanza pubblica è più delicata di quanto prefigurato in primavera. Servono scelte difficili. Eppure, il Governo ha raccontato per mesi che tutto andava bene, che l'Italia faceva meglio degli altri Paesi europei, che in Europa e nel mondo raccoglievamo solo apprezzamenti e fiducia. Poi, mano a mano che ci avvicinavamo alla stesura della legge più importante, si è accorto che c'è da stare poco allegri e che le risorse sono scarse, se non scarsissime, e questo non perché c'è stata qualche forza del male che ha deciso di colpire il Governo Meloni, agendo nell'oscurità, magari dietro le quinte o all'insaputa di tutti. No, perché, in un anno, avete dilapidato un patrimonio di credibilità e di risorse che, effettivamente, potevano ora essere fondamentali per affrontare una congiuntura internazionale che rimane difficile e dalle previsioni rese ancora più cupe dal tragico scenario mediorientale. Però il Governo ci ha messo del suo per restringere i margini di azione: li ha ridotti con i 14 condoni e una chiara inversione di rotta nella lotta all'evasione fiscale, colpendo così, ancora una volta, i contribuenti onesti, i lavoratori, gli imprenditori, i pensionati e le partite IVA, insomma tutti quelli che pagano le tasse anche per chi decide di non farlo e non viene nemmeno perseguito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Avete fatto una riforma fiscale che non riuscirete ad attuare, che peggiora non soltanto le condizioni economiche del Paese, ma rende più confuso e iniquo il sistema fiscale: una riduzione da 4 a 3 delle aliquote, senza nessun beneficio per i redditi più bassi e senza nessuna vera lotta all'evasione fiscale. Avete ristretto i margini per agire e, senza aver promesso alcuna seria revisione della spesa, ora scoprite, dalla testardaggine dei numeri, che l'economia è in affanno, i consumi e gli investimenti rallentano e le prospettive per il 2024 sono nettamente peggiori rispetto alle previsioni. Insomma, vi presentate di fronte al Parlamento e al Paese con una NADEF che fotografa quello che Il Sole 24 Ore, non esattamente un giornale di sinistra, chiama i tre macigni che pesano sulla manovra, sui quali anche altri colleghi si sono già soffermati.

Innanzitutto, le previsioni di crescita per il 2024 che avete sbandierato per quasi un anno sono sovrastimate; avete parlato dell'1,2 per cento programmatico, quando la media delle stime è dello 0,7 o 0,8 per cento.

Secondo. Le previsioni sul debito incorporano un punto di PIL di 20 miliardi di privatizzazioni in 3 anni, obiettivo irrealistico e nello stesso tempo preoccupante. Se lo considerate davvero irrinunciabile, allora, dovete dire, ora, dove pensate di recuperare 20 miliardi, vendendo quali asset strategici per il Paese.

Terzo. Gli interessi sul debito pubblico nel 2020 erano 57 miliardi, quest'anno sono 78; i rendimenti sui BTP sfiorano il 5 per cento, che è un livello che non si vedeva dal 2012. È una situazione preoccupante e non serve passare per menagramo, basta poco per far saltare i conti. Questa è la situazione, questa è la verità dei numeri, cui replicate con una previsione, con una manovra, come vedremo, che non ha le risposte per quello che serve a imprese, famiglie e lavoratori.

Ci troviamo di fronte a questa situazione per l'inerzia di un Governo che ha passato un anno intero, non a ridare slancio all'economia e a ridurre le disuguaglianze, ma a piantare bandierine identitarie negli occhi dei più fragili, aumentando la povertà, aumentando la precarietà e senza la preoccupazione di dare al Paese almeno una bozza di politica industriale.

Ministro, dove sono quelli bravi, nel Governo? Dove sono quelli che guardano avanti, quelli che credono nel futuro dell'industria, dell'agricoltura e degli altri settori produttivi, nella capacità di produrre tecnologia ed eccellenza? Non siamo più la Nazione della battaglia del grano, servono ricette nuove, serve visione. Di fronte a una crisi che non dà segnali confortanti, né per l'oggi né per il domani, servirebbe, invece, un patto sociale per difendere i redditi, la legge sul salario minimo, che stiamo portando avanti con tutte le altre forze di opposizione e dalla quale continuate a fuggire, ma tornerete, qui, in quest'Aula, ad assumervi le vostre responsabilità di fronte a noi, alle forze di opposizione, e di fronte ai lavoratori che chiedono salari giusti e dignitosi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Poi, servono risorse per favorire il rinnovo dei contratti di lavoro scaduti, a partire da quelli della sanità e del pubblico impiego, e, magari, una legge sulla rappresentanza. Servirebbe limitare i contratti a termine e una proposta sulla partecipazione di lavoratori e lavoratrici, misure concrete contro il caro vita, non un patto con gli esercenti per consentire di acquistare una fetta di prosciutto in più al mese. È giusto il taglio del cuneo fiscale, è una misura che condividiamo, ma che va resa strutturale, non prorogata solo di un anno e finanziata in deficit, lasciando così un'ipoteca sui futuri bilanci, cosa di cui il Ministro Giorgetti, ieri, si è addirittura detto fiero, quando, invece, si dovrebbe finanziare in altro modo, con una redistribuzione del carico fiscale e con una seria lotta all'evasione.

Poi, perché non sbloccate finalmente, dopo le mille promesse che avete fatto, i crediti incagliati del superbonus (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che bloccano e paralizzano da mesi imprese e cittadini? È paradossale ascoltare le parole di alcuni colleghi in quest'Aula - colleghi che erano nella maggioranza e che, negli anni passati, sono stati tra i primi a chiedere di ampliare e allargare la misura del superbonus -, ora, ergersi a demolitori di quella misura. Assumetevi le vostre responsabilità e, soprattutto, non azzerate completamente una manovra anticiclica che serve a rendere più efficienti le nostre case e ad abbattere le bollette dei cittadini.

Avete bisogno di idee? Noi ci siamo, difendiamo davvero il potere d'acquisto delle famiglie, proroghiamo, almeno per un anno, la maggiore tutela su luce e gas. La proposta del Governo è di un blocco di pochi mesi, giusto per evitare che le tariffe raddoppino, guarda caso, vicino alle elezioni europee. Alle famiglie, invece, serve un risparmio serio e continuato per affrontare la vita di ogni giorno, l'inflazione, la riduzione di servizi un tempo gratuiti.

Ancora, vi abbiamo chiesto di congelare l'indicizzazione degli affitti, mentre l'unica iniziativa che avete preso in questo senso è stata azzerare il fondo per il sostegno agli affitti e quello per la morosità incolpevole. Abbiamo chiesto di rendere davvero gratuito l'accesso all'istruzione per i ragazzi e le ragazze, soprattutto delle famiglie più svantaggiate, che si sono trovate di fronte all'aumento dei prezzi dei libri di testo, per l'accesso alle mense scolastiche e al trasporto pubblico locale. Parlate della scuola del merito, dove nessun talento deve essere sprecato, ma lungi da voi creare l'uguaglianza delle condizioni, perché davvero ogni capacità possa esprimersi a prescindere da dove ciascuno ha la ventura o la sventura di nascere.

Poi, a proposito di famiglie, giù le mani dall'assegno unico, non provate a fare cassa, togliendo risorse a uno strumento essenziale per migliaia di famiglie, che abbiamo fortemente voluto, nella scorsa legislatura. Se ci sono residui - si parla di 2 miliardi -, vanno usati per rafforzare uno strumento universalistico e di sostegno alle famiglie e a chi fa figli, senza inventarsi altri improbabili strumenti categoriali.

Avevate una grande opportunità, lasciata in eredità dai precedenti Governi, risorse di quell'Europa che, per anni, avete maltrattato e che, invece, è stata in grado di dare la risposta più forte e solidale di respiro alla pandemia.

Avete ricevuto 230 miliardi del PNRR, accanto ad altri fondi europei già stanziati e a investimenti che i privati sono pronti a mettere in campo per le rinnovabili, per ammodernare la rete idrica e che, invece, non si riescono a utilizzare per problemi di gestione legati, appunto, all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un grande lavoro prezioso che era in corso si è interrotto. C'erano progetti già avviati, con gare pronte per l'aggiudicazione; ora, non sappiamo nemmeno se avremo nuovi finanziamenti. Tredici miliardi erano per progetti destinati ai comuni, che sono quelli che stanno spendendo bene, in fretta e nei tempi previsti. Lo dimostrano i dati. C'erano risorse per decine di migliaia di piccole opere che potevano essere “cantierizzate” in tempi rapidi per dare fiato alle imprese e, invece, no. Avevamo ragione noi, però, al punto che anche il Ministro Fitto è stato costretto a ritornare sui suoi passi, confermando che i Piani urbani integrati dovranno essere finanziati a valere sulle risorse del PNRR. Allora, chi mentiva sull'attuazione del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? È una questione troppo importante, non possiamo permetterci di gestirla con la superficialità che abbiamo visto in quest'anno.

Le riforme legate all'attuazione del Piano sono praticamente al palo, anche quelle fondamentali per rendere più efficace e moderna la pubblica amministrazione e la giustizia, così come sono ferme le politiche di accompagnamento alla transizione ecologica e digitale, bloccate da una inettitudine del Governo che ancora deve decidere come usare i 6 miliardi che ha ereditato da quelli precedenti.

Poi, non c'è alcun impegno preciso per la ricostruzione in Emilia-Romagna e nelle altre regioni colpite dalle alluvioni. Che fine hanno fatto, Presidente Meloni, le promesse che ha fatto con gli stivali in mezzo al fango (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Perché non attivate lo strumento del credito d'imposta per la ricostruzione, che chiedono tutti, cittadini, istituzioni e imprese?

Noi non abbiamo visto nessuna visione e nessuna politica industriale vitale per rilanciare la crescita, a partire da un settore strategico, come quello dell'automotive, mentre lasciate chiudere la Marelli per mano dello stesso fondo americano KKR, a cui vorreste cedere un asset fondamentale e strategico come la rete TIM.

Colgo anche l'occasione per accendere un faro sull'ex Ilva di Taranto. La situazione è drammatica. Il Governo sta rinunciando al passaggio in maggioranza nell'acciaieria tramite Invitalia e taglia 1 miliardo di euro del PNRR per la modernizzazione e la decarbonizzazione, mettendo a rischio il futuro di Taranto e dei tarantini, senza dire una parola chiara su dove troverà gli altri 4 miliardi che servono per portare fino in fondo il progetto di decarbonizzazione, su cui - lo ricordo - sono già disponibili tecnologie immediatamente applicabili.

Non esiste in Italia, non esiste nella settima potenza mondiale, una vera politica industriale che generi e accompagni la crescita in un nuovo modello di sviluppo. Non c'è ricetta o visione che guardi a ridistribuire economia, saperi, opportunità e a ridare dignità al lavoro, solo tagli, tagli indiscriminati. Avete iniziato con il reddito di cittadinanza e andate avanti. Con una mano restituite qualche euro in più, riducendo temporaneamente il cuneo fiscale, e con l'altra colpite indiscriminatamente trasporto pubblico e sanità, sì, persino la sanità, persino dopo il COVID. Mettete in discussione il diritto più prezioso, quello che abbiamo conosciuto e protetto, un sistema sanitario gratuito e universale, un orgoglio per il nostro Paese, un vanto europeo, un modello - lo voglio dire - da contrapporre a quello delle assicurazioni private, della carta di credito di fronte ai pronto soccorso.

La relazione che ci avete presentato su questo tema è chiara: la spesa sanitaria sta flettendo in assoluto e anche in rapporto al PIL e nel programmatico non dite nulla su come pensate di invertire questo trend. Invece, di fronte ai numeri, servirebbe un patto, un patto a favore del Paese, che avrebbe aiutato anche la vostra credibilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per finanziare con non meno di 4 miliardi di euro in più ogni anno, per i prossimi cinque anni, a partire da questo, il Servizio sanitario nazionale, per raggiungere almeno il livello degli altri Paesi europei. Sono le risorse che servono non solo per rinnovare i contratti di medici e personale sanitario, ma anche per ridurre le liste d'attesa, rafforzare la sanità territoriale, investire sulla salute mentale, sulla non autosufficienza, e togliere quel tetto che blocca le assunzioni nei reparti in affanno. Del resto, è quello che hanno chiesto il Ministro Schillaci e i governatori delle regioni, anche quelli del centrodestra.

Sabato scorso 200.000 persone sono giunte a Roma per chiedere che venga rispettata la Costituzione anche in tema di sanità, persone a cui dobbiamo dare una sanità pubblica, universalistica, libera dai tagli e dalle privatizzazioni che abbiamo già visto in atto. Non c'è niente di tutto quello che servirebbe in questa Nota di aggiornamento e in quello che ci avete presentato e detto in quest'Aula. Per questo non possiamo votare uno scostamento di bilancio che è, di fatto, una delega in bianco in cui ci chiedete di fare altro debito, senza alcuna garanzia di avere più risorse laddove davvero servirebbero, a partire da una sanità pubblica universale e di qualità per tutti e per tutte. Dodici mesi fa la Premier si è presentata in quest'Aula come un underdog, un anglicismo usato per rappresentarsi come una donna che partiva senza il favore della lotteria della fortuna, quella con più svantaggi di altri. Era solo un artificio retorico, però, per un discorso d'insediamento. Ci saremmo aspettati un Governo capace di ascoltare la voce e le preoccupazioni di 5 milioni di persone che quest'anno non sono riuscite a curarsi, di quelli che sono rimasti senza una casa e senza un aiuto, di quei giovani che protestano perché non hanno una casa dignitosa per poter esercitare pienamente il loro diritto allo studio, dei lavoratori che hanno subito un decremento dello stipendio di 3 punti percentuali che sono fermi da trent'anni. Quello che, invece, vediamo, dopo un anno di Governo, è che la destra, ancora una volta, agganciato il potere, ha come unica preoccupazione quella di pagare le cambiali che ha sottoscritto durante la campagna elettorale, ma ha fatto così male i conti che fallirà anche in questa missione. Per noi, invece, quei numeri, quelli che ho citato, sono numeri che ci parlano di persone in carne ed ossa, non sono statistiche, non sono rating di previsioni, ma uomini e donne, giovani, anziani e ragazzi, che ci chiedono di farci carico delle loro preoccupazioni e delle loro speranze. Tutte cose che in questi documenti e nelle parole del Governo non troviamo e per le quali, dunque, voteremo convintamente contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Gentili rappresentanti del Governo, colleghi, credo che il modo migliore per raccontare agli italiani il contenuto di questa NADEF sia partire un po' dagli insoliti avvenimenti di queste ultime settimane, perché non sarà sfuggito che nelle ultime settimane la NADEF e il dibattito sulla NADEF sono diventati inspiegabilmente centrali nei talk-show, sui giornali, sulle agenzie: sostanzialmente un dibattito extra-parlamentare che ha occupato moltissimo queste opposizioni. E questa è sicuramente un'anomalia che, in qualche modo, è stata anche divertente, soprattutto nella parte in cui le opposizioni hanno cercato di fare una ricostruzione sostanzialmente fantasiosa dei numeri riportati nella NADEF. E allora io parlo agli italiani oggi, perché, evidentemente, parlare ai colleghi di quest'Aula è assolutamente inutile, dato che non capiscono come si legge una NADEF. La NADEF, infatti, non dà i numeri della legge di bilancio. Per quelli bisogna aspettare la lettura della legge di bilancio. La NADEF dà un'indicazione programmatica, indica il modo in cui il Governo decide di operare e di utilizzare le risorse pubbliche nell'esclusivo interesse degli italiani e delle loro necessità. Vedete, dai colleghi che sono intervenuti prima di me, è stato più volte ribadito un concetto: la serietà che è stata riportata più volte all'interno di questa NADEF, la concretezza, la coerenza, la parsimonia nell'utilizzare i soldi degli italiani, da parte dell'opposizione sono state stigmatizzate come se fosse un male. Questo è proprio il motivo per il quale oggi governa il centrodestra. Oggi abbiamo un Presidente del Consiglio che si chiama Giorgia Meloni e non, invece, uno dei soliti Governi raffazzonati fra parti politiche differenti. Perché noi rappresentiamo questo: rappresentiamo la rottura con il passato. Il fatto di aver riportato all'interno della NADEF la serietà anche nell'organizzazione dei conti pubblici è un elemento di cui noi ci facciamo vanto. E parto da alcune considerazioni di tipo tecnico, per poi venire al merito della NADEF. È stato, infatti, ripetuto più volte, oggi in Aula, ma anche nel corso delle lunghe e approfondite audizioni che abbiamo avuto in Commissione bilancio, il concetto per il quale questa NADEF sarebbe contraria ai principi dell'articolo 81. Ora, non serve essere degli economisti per leggere l'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, al comma 2, lettera b), basta banalmente conoscere l'italiano, perché la lettera b) riporta, fra i motivi per i quali si può chiedere lo scostamento, “eventi straordinari al di fuori del controllo dello Stato, ivi incluse le gravi crisi finanziarie, nonché (…)”, eccetera, eccetera. Ora, l'italiano non è un'opinione (Commenti del deputato Marattin)… No, non è un'opinione, l'italiano non è un'opinione: “ivi” vuol dire “anche” le crisi finanziarie. L'italiano non è un'opinione, collega. Gli eventi straordinari sono sotto gli occhi di tutti e mi spiace che una parte politica non riesca a vederli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché evidentemente non conosce la realtà nella quale viviamo. A me spiace che non si riesca a cogliere la straordinarietà degli eventi che ci sono, in questo momento, intorno a noi e che definiscono la geopolitica e, quindi, il quadro macroeconomico di finanza pubblica al quale facciamo riferimento. Per noi, per questa parte politica, per Fratelli d'Italia, la guerra in Ucraina è un evento straordinario che implica e ha implicato - e questo lo hanno constatato quotidianamente tutti gli italiani - degli effetti negativi sulla nostra economia e sulla nostra vita. E si tratta, evidentemente, un evento straordinario al di fuori del controllo dello Stato, perché difficilmente l'Italia da sola può controllare l'attacco russo nei confronti dell'Ucraina. Così come - e faccio una parentesi mia personale - non poteva prevedersi quello che è accaduto qualche giorno fa in Israele, cui il gruppo di Fratelli d'Italia esprime nuovamente il proprio supporto, la propria vicinanza e, se possibile, il proprio abbraccio virtuale nei confronti di un attacco inspiegabile e non dovuto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Tornando agli argomenti che ci toccano, in base alle norme, all'articolo 81 e all'articolo 6, è evidente che questo Governo ha la possibilità di richiedere lo scostamento. Ma io faccio un'altra riflessione, perché c'è sempre un po' la sindrome della memoria corta. I colleghi che si accingono a votare contro la richiesta di scostamento fatta da questo Governo hanno dimenticato quando per anni - non da ultimo, nel caso dell'ultima richiesta di scostamento - hanno votato favorevolmente lo scostamento per l'utilizzo di maggiori entrate. Ora, è chiaro ed evidente che la richiesta di scostamento per l'utilizzo di maggiori entrate è molto al di fuori dell'articolo 81, dell'articolo 6 e di quello che è indicato dalla normativa di riferimento. Allora, se così è, di che stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ci vuole coerenza, sì, ci vuole coerenza! Non si può votare favorevolmente, quando si ha la sensibilità governativa, e poi dire che, invece, la nostra richiesta di scostamento è del tutto illegittima e immotivata.

Dirò di più, perché il voto contrario alla richiesta di questo scostamento è tanto più grave quanto più si legge il Documento di economia e finanza. Infatti, è scritto a chiare lettere che la necessità di questo scostamento, e tutto quello che verrà economicamente recuperato dalla richiesta di questo scostamento, questo Governo lo metterà a disposizione di famiglie, imprese e delle fasce sociali più disagiate e più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma come fate a votare contro gli italiani? Perché il voto contro questo scostamento è un voto contro le fasce deboli della nostra popolazione: la NADEF lo dice chiaramente.

Vede, signor Presidente, sono rimasta alquanto basita e un po' stupita da alcuni dei commenti fatti dai colleghi e da alcune affermazioni svolte dal Partito Democratico. Anche qui, a me fa molto sorridere, perché è da circa un anno che sentiamo il Partito Democratico dire che deve ritornare, che ritornerà e che sta tornando a parlare con la gente nelle piazze. Mi pare ci sia stata anche qualche manifestazione quest'estate sotto gli ombrelloni. Ora, è da un anno che sentiamo dire questa cosa: evidentemente, la strada per andare a parlare con i cittadini, nelle piazze, con gli italiani il Partito Democratico ancora non l'ha trovata. Noi possiamo aiutarli, possiamo indirizzarli, considerato che invece Fratelli d'Italia ha sempre continuato a farlo sui territori ogni giorno. Perché dico questo? Perché ci vuole memoria e in questo sono d'accordo con quanto detto qualche giorno fa dal segretario del Partito Democratico, la quale rimarcava la necessità di non dimenticare il passato. Ecco, è effettivamente così, il passato lo dobbiamo ricordare, perché così gli italiani ricordano i dieci anni - gli ultimi dieci anni - in cui le leggi di bilancio sono state fatte in barba a tutte le necessità reali dei nostri cittadini.

Vedete, anche il dibattito che c'è stato sulla sanità - l'hanno già detto i colleghi prima di me, per cui non mi dilungherò in maniera particolare - perdonatemi, ma evidenzia davvero o l'incapacità di leggere la NADEF o volutamente l'ideologia e la propaganda che si mettono nelle vostre dichiarazioni. Infatti, il rapporto PIL/spesa sanitaria è inevitabilmente un rapporto che bisogna fare, considerando i due fattori, per cui è chiaro che se il PIL crolla di dieci punti, inevitabilmente il differenziale sembrerà maggiorato. Ma questa è una considerazione davvero basilare perché, se andiamo a guardare i conti, è impossibile confutare quello che è scritto nei documenti dei bilanci dello Stato. E se li andiamo a guardare, vediamo che i Governi che hanno tagliato la spesa sanitaria sono gli stessi che oggi chiedono un finanziamento e uno stanziamento in più che questo Governo ha già fatto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora torniamo ai punti principali della NADEF e di questo Documento di economia e finanza che inevitabilmente s'innesta all'interno di un periodo economico particolarmente difficile.

Si tratta anche qui di una considerazione che mi pare scontata, da libri di università di economia, ossia capire che, nel momento in cui la politica europea porta i tassi in aumento, inevitabilmente c'è un rallentamento dell'economia. Questo fa parte dell'evoluzione naturale dei processi economici. Questo rallentamento internazionale, che non riguarda soltanto l'Italia, è paradossalmente un rallentamento che l'Italia ha utilizzato al meglio rispetto a tutto il resto d'Europa. Infatti, non possiamo sottacere i dati concernenti il lavoro: negli ultimi 14 anni abbiamo raggiunto il record delle assunzioni. Non possiamo sottacere la politica fiscale che questo Governo ha iniziato già dalla scorsa legge di bilancio e che continua a effettuare, non soltanto attraverso i tagli, ma attraverso una razionalizzazione delle normative fiscali.

E allora, signor Presidente, anche qui, quando mi si dice che il taglio del cuneo fiscale è una cosa inutile, io chiederei a tutti i colleghi di dirlo a quei lavoratori che oggi non riescono, con le loro buste paga, a mantenere la famiglia. Perché qui non si tratta di comprare la fetta di prosciutto, come dice il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); qui si tratta di aiutare le persone a vivere in maniera dignitosa.

E, allora, si può dire tutto, noi accettiamo anche le critiche e sulle critiche riflettiamo, perché siamo abituati a questo. Si può dire tutto, ma non potete non dire che questo Governo ha un'unica sola priorità, che è quella di aiutare le fasce più deboli della nostra società.

Vedete, noi ci siamo sostanzialmente occupati, dal primo giorno di questa legislatura, di dare all'Italia un Governo forte, stabile e coerente. E questo sì, può impensierire i colleghi dell'opposizione e deve impensierire i colleghi dell'opposizione, perché è la vera differenza fra noi e voi, la vera differenza fra chi viene eletto e scelto dal popolo italiano e chi invece per anni governa, semplicemente mettendo insieme forze politiche disomogenee, pur di governare.

Ecco, noi abbiamo una visione e la nostra visione l'abbiamo trasfusa, con serietà e concretezza, all'interno di questo documento, che conferma il taglio al cuneo fiscale, che avvia una prima fase della riforma fiscale sulle aliquote Irpef, che si occupa di sostegno alla famiglia e alla genitorialità, che finalmente rivede i contratti del pubblico impiego, con particolare riferimento alla sanità, che conferma gli investimenti pubblici, con priorità ovviamente per quelli del PNRR, e che porta avanti le politiche invariate. Tutto questo in un contesto economico davvero complesso, che però siamo riusciti a monitorare e a tradurre in atti concreti, attraverso tutti i provvedimenti dell'ultimo anno di questo Governo, ma soprattutto siamo riusciti a tradurre in autorevolezza all'interno dei tavoli internazionali.

In questi giorni si è parlato della NADEF come se fosse la legge di bilancio: non lo è, i numeri veri li conosceremo proprio attraverso la legge di bilancio. Ma c'è stato, anche qui, un andirivieni un po' insolito su alcuni temi. Infatti, siamo giunti al Governo e si diceva che stavano arrivando i cattivoni fascisti che avrebbero messo a ferro e fuoco l'Italia: non è successo. Dopodiché, si diceva che perdevamo autorevolezza nei tavoli internazionali perché il nostro Premier non era in grado di tradurre quell'autorevolezza sui piani internazionali. Bene, non è così: adesso abbiamo al nostro fianco Paesi europei che prima non lo erano, anche su temi particolarmente delicati, come quelli dell'immigrazione; oggi, finalmente, vengono sulle posizioni di Fratelli d'Italia, del Governo del Presidente del Consiglio Meloni.

Poi, siccome anche questo non è stato sufficiente per recuperare terreno sul proprio elettorato, allora si è passati al Governo tecnico.

Mi pare che qualcuno, quando c'è stato l'innalzamento di qualche punto dello spread, abbia iniziato a urlare al Governo tecnico. Puntualmente, ogni catastrofe annunciata dai colleghi dell'opposizione non si realizza e si realizza esattamente il contrario.

Allora, credo che questo debba essere visto come un segno, perché questo Governo sta agendo nel modo giusto, sta continuando a camminare sulla strada che aveva previsto prima di arrivare al Governo e che, oggi, saldamente al Governo, mantiene.

Rispondo alla domanda del collega Marattin per suo tramite, Presidente, e mi avvio alla conclusione. Il collega Marattin, a un certo punto, chiedeva se ci siamo stancati di recitare. Collega Marattin, siamo noi che recitiamo o siete voi che, a ogni Governo, cambiate posizione? È la verità e lo dimostra il voto sullo scostamento! Noi chiediamo: in questa situazione economica - apro e chiudo parentesi: ciò è dovuto allo scempio del bonus, per il quale oggi troviamo a carico della finanza pubblica oltre 80 miliardi da scontare, perché, se non ci fosse stato quello scempio, probabilmente, oggi, parleremmo di una NADEF diversa, ma questo è, con questo facciamo i conti e diamo le risposte -, sapendo che quei soldi - e di questo c'è la prova certa, non soltanto per le dichiarazioni, ma perché è scritto nella NADEF - andranno fino all'ultimo centesimo alle fasce più deboli degli italiani, sapendo questo, non votate lo scostamento? Beh, questo dà la prova chiara da che parte stare.

Presidente, mi avvio alla conclusione, perché credo che le risposte siano davvero tutte all'interno del Documento di economia e finanza. Evito di rispondere anche all'osservazione sull'output gap, perché è infondata per due motivi, non soltanto perché la metodologia, condivisa e concordata a livello europeo nel corso degli anni passati ha sempre mostrato i propri limiti - l'abbiamo sempre detto, ma questa è la norma alla quale facciamo riferimento -, ma anche e soprattutto perché i potenziali rischi di rallentamento hanno a che fare con scenari avversi. L'Ufficio parlamentare di bilancio e gli altri organi che sono stati sentiti hanno ritenuto estremamente probabili questi scenari avversi e, quindi, è normale che l'output gap possa essere leggermente positivo.

Detto questo, Presidente, davvero avviandomi alla conclusione, ribadisco che abbiamo chiaro l'obiettivo, che è quello di aiutare le fasce più deboli in tutti i modi possibili. Lo faremo - e lo facciamo - anche tenendo sempre a mente l'importanza dell'impresa e di un concetto basilare, cioè che non è lo Stato che produce ricchezza, lo Stato deve essere un acceleratore dei sistemi economici che producono ricchezza. Lo facciamo, pensando al futuro che, per quanto incerto, deve trovare invece certezza e serenità nella guida di questo Governo, che è una guida forte, stabile, seria, concreta, pragmatica e soprattutto coerente.

Allora, Presidente, mutuo un versetto de L'Inferno, che dedico ai colleghi che sono qui in Aula, ma soprattutto ai nostri colleghi che oggi sono impegnati al Governo: “Fama di loro il mondo esser non lassa: misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. LVII, n. 1-bis)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la risoluzione Foti, Molinari, Barelli, Lupi n. 6-00058 riferita alla Relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Doc. LVII, n. 1-bis).

Avverto, altresì, che sono state presentate le seguenti risoluzioni relative alla Nota di aggiornamento del DEF 2023, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - Doc. LVII, n. 1-bis): Francesco Silvestri ed altri n. 6-00053; Marattin ed altri n. 6-00054; Braga ed altri n. 6-00055; Zanella ed altri n. 6-00056; Foti, Molinari, Barelli, Lupi n. 6-00057.

(Parere del Governo - Doc. LVII, n. 1-bis)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che invito a dichiarare quale risoluzione intenda accettare sia con riferimento alla relazione presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, sia con riferimento alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie Presidente. Ovviamente, il Governo accetta la risoluzione Foti, Molinari, Barelli, Lupi n. 6-00058, riferita alla Relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, e accetta la risoluzione Foti, Molinari, Barelli, Lupi n. 6-00057. Il parere è, invece, contrario rispetto alle risoluzioni Francesco Silvestri ed altri n. 6-00053; Marattin ed altri n. 6-00054; Braga ed altri n. 6-00055 e Zanella ed altri n. 6-00056.

PRESIDENTE. Poiché l'ordine del giorno della seduta odierna prevede che le votazioni non abbiano luogo prima delle ore 12,30, sospendo la seduta fino a tale ora.

Avverto che alla ripresa procederemo immediatamente ai voti delle risoluzioni, per l'approvazione della prima delle quali è richiesta la maggioranza assoluta.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 12,35.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Presidente, ai sensi dell'articolo 8, comma 2, in relazione all'ultima frase, quando dice che il Presidente deve chiarire il significato del voto e annunciare il risultato. Io le chiedo di chiarire - alla luce del fatto che il gruppo di Azione-Italia Viva-Renew Europe presenterà alla Corte costituzionale un ricorso contro l'illegittimità costituzionale di questo scostamento - che il voto che i colleghi stanno per esprimere è, a nostro modo di vedere, ovviamente, e vedremo come si pronuncerà la Corte, a rischio di incostituzionalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Presidente, su un richiamo al Regolamento e semplicemente per associare +Europa alle considerazioni e alle indicazioni date dal collega Marattin sulla non costituzionalità del voto a cui stiamo procedendo.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023.

(Votazioni - Doc. LVII, n. 1-bis)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00058, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, accettata dal Governo. Ricordo che, a norma dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione, e dell'articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, per l'approvazione di tale risoluzione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Colleghi!

Essendo stata approvata la risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00058, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00057, riferita alla Nota di aggiornamento del DEF 2023, accettata dal Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Sono così precluse le ulteriori risoluzioni riferite alla Nota di aggiornamento del DEF 2023.

Seguito della discussione della proposta di legge: Schifone e Foti: Istituzione della Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (A.C. 854-A​) (ore 12,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 854-A: Istituzione della Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche.

Ricordo che nella seduta del 9 ottobre si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 854-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della V Commissione (Bilancio) reca una condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che è inserita nel fascicolo degli emendamenti e che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Il medesimo parere reca un'ulteriore condizione non motivata con riferimento all'osservanza dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, al fine di recepire la quale la Commissione ha presentato l'emendamento 1.3000, anch'esso inserito nel fascicolo degli emendamenti.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 854-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 12,43)

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. Grazie, Presidente. Il parere è contrario sugli emendamenti 1.1 e 1.2 Manzi. Sull'emendamento 1.3000 della Commissione il parere è favorevole. Il parere è contrario sugli emendamenti 1.1001 Caso, 1.10 e 1.11 Orrico, 1.13 Piccolotti, 1.1000 e 1.12 Caso.

PRESIDENTE. Il Governo?

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3000 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1001 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Orrico, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 1.11 Orrico. Ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente, per invitare la maggioranza, il Governo e il relatore ovviamente ad un supplemento di riflessione, perché con questo emendamento chiediamo di istituire un fondo di 500.000 euro, quindi veramente parliamo di poca roba, al Ministero della Cultura che vada a favore dei comuni per stimolare la creazione di monumenti dedicati alle donne italiane che hanno dimostrato di eccellere nelle discipline STEM, ma anche nelle arti e nella filosofia, perché, statistiche alla mano, nel nostro Paese la maggior parte delle statue e dei monumenti che vediamo nelle nostre piazze sono dedicate soltanto agli uomini. E, quando abbiamo delle statue e dei monumenti che raccontano le donne, purtroppo la rappresentazione di queste donne si rifà sempre a determinati stereotipi, per cui sono donne rappresentate nell'atto di cura oppure sono delle rappresentazioni che hanno una connotazione sessista molto forte. Un esempio è stato il monumento della Spigolatrice di Sapri, che viene rappresentata sostanzialmente quasi nuda. Quindi, la richiesta è quella di istituire questo fondo per invogliare le amministrazioni comunali a far sì che le piazze italiane abbiano anche monumenti che celebrano le nostre donne. Ricordo che solo recentemente, per esempio, è stato realizzato un monumento dedicato a Margherita Hack, tra l'altro con fondi privati, quindi nemmeno con fondi pubblici. Quindi credo, crediamo che sia fondamentale, anche per rompere i classici stereotipi e pregiudizi che riguardano il ruolo delle donne nelle discipline scientifiche e nelle arti in generale, che si racconti anche un nuovo immaginario alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi. Sicuramente avere dei monumenti dedicati alle donne nelle nostre piazze può aiutare a capovolgere questa rappresentazione e questa narrazione delle donne che abbiamo purtroppo ancora oggi nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Biase. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Grazie, Presidente, per sottoscrivere questo emendamento della collega Orrico. Lo vedremo, discuteremo durante le dichiarazioni di voto quanto siano determinanti i modelli positivi anche da mostrare. Quindi ben venga questo suo emendamento, che chiedo di sottoscrivere a nome del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Anch'io intervengo per sottoscrivere l'emendamento della collega Orrico a nome del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra. Anche noi siamo convinti e convinte che il tema del divario di genere nell'accesso alle discipline STEM, alla formazione e all'istruzione in queste discipline, sia un grande tema. Infatti, sono numerosi gli emendamenti che tutte le forze di opposizione hanno presentato, ce ne sono molti che voteremo fra poco esattamente su questo tema, perché c'è un gender gap pericoloso, ingiusto e figlio di stereotipi di genere che relegano le donne o sui saperi umanistici o, in generale, sulle discipline che hanno a che vedere con il lavoro di cura. Quindi, ha ragione la collega Orrico nel dire che bisogna anche promuovere modelli positivi, modelli che possano combattere gli stereotipi e valorizzare la differenza di genere. L'idea che ci sia finalmente un investimento pubblico nell'arte pubblica per valorizzare le tante donne che in queste discipline hanno ottenuto tantissimi risultati pregevoli è un'idea che ci vede concordi.

PRESIDENTE. Approfitto per salutare studenti e insegnanti del Liceo “Cartesio” di Triggiano, in provincia di Bari, che sono presenti in tribuna e assistono ai lavori della nostra Aula (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Orrico, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 1.1000 Caso. Ha chiesto di parlare il deputato Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente, solo per chiarire alcune cose e approfittare proprio di questo emendamento, che va nel merito. Proprio perché, di fatto, siamo d'accordo con questa proposta di legge, con i princìpi che porta avanti, con la necessità di promuovere l'importanza delle discipline STEM, reputiamo che quindi questa cosa vada fatta con serietà e soprattutto che non sia temporanea, perché se, da un lato, con questa proposta di legge iniziamo ad affermare che c'è la necessità ogni anno di dedicare una settimana all'importanza delle materie scientifiche per invogliare i ragazzi e le ragazze a seguire questi percorsi di studio, cosa importante anche per lo sviluppo del Paese, dall'altro canto ci ritroviamo che poi le risorse vengono stanziate per una sola annualità, e diventa il tutto poco credibile perché si tratta di dire che faremo una cosa per il 2024 e per gli anni a seguire chissà. Per noi le cose vanno fatte con la giusta serietà, dando la giusta importanza alle cose, e quindi questo emendamento va ad agire proprio in questo, per rendere strutturale questa misura necessaria per il nostro Paese e dare in realtà un po' di credibilità a questa proposta di legge. Quindi, invito i relatori e il Governo a rivedere questo parere e magari a dare un parere ovviamente favorevole, perché ne traiamo beneficio tutti. Diamo credibilità a quello che stiamo facendo, altrimenti in tanti giustamente ci possono dire che lascia il tempo che trova (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1000 Caso, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Caso, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 854-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 2.1 Caso e 2.2 Manzi, parere contrario. Sugli emendamenti 2.2000, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e 2.1004 Sasso il parere è favorevole. Sugli emendamenti 2.1003 Di Biase, 2.5 Manzi, 2.6 Caso, 2.7 Manzi, 2.8 Piccolotti, 2.9 Manzi e 2.1000 Di Biase il parere è contrario. Sull'emendamento 2.3000 della Commissione il parere è favorevole. L'emendamento 2.16 Caso è assorbito dall'emendamento 2.2000, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Sull'emendamento 2.16 Caso deve, comunque, dare il parere.

GEROLAMO CANGIANO , Relatore. Il parere è favorevole. Sull'emendamento 2.17 Di Biase, il parere è contrario, così come sugli emendamenti 2.1001 Di Biase e 2.19 Caso.

PRESIDENTE. Il Governo?

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione… Revoco la votazione… Non si è segnalato.

Ha chiesto di parlare il deputato Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Su alcune cose resto basito e veramente non trovo spiegazioni. Semplicemente, con questo emendamento volevamo aggiungere una cosa importante tra le finalità di questa Settimana dedicata alle materie STEM, ovvero lo sviluppo sostenibile.

Io comprendo che su alcune linee siamo in direzioni diverse, comprendo alcune posizioni, su cui sono, comunque, molto scettico, prese, per esempio, sull'elettrico o cose similari, però trovo alquanto assurdo non accettare lo sviluppo sostenibile, che è strettamente legato alla tecnologia e, quindi, alla spinta che, poi, noi chiediamo ai nostri giovani. Infatti, chiariamoci un attimo, noi vogliamo pubblicizzare la necessità di aumentare i giovani e le giovani che si impegnano nelle materie STEM proprio per dare un futuro al nostro Paese, perché c'è carenza di chi si impegna in queste materie, c'è la necessità che sempre più italiani e italiane acquisiscano competenze sul lato scientifico, ingegneristico, matematico, insomma sulla tecnologia. Ma questo perché ci serve? Ci serve per dare un futuro al nostro Paese. E un futuro del Paese Italia è imprescindibile dal fatto che sia collegato alla necessità di intervenire sulla sostenibilità. Infatti, se noi immaginiamo che ci possa essere un'evoluzione della tecnologia che non tenga conto di quanto, in alcuni casi, ignorando l'impatto ambientale, sia anche stata dannosa, allora stiamo dicendo che il futuro che immaginiamo e verso cui spingiamo ora i giovani, per impadronirsene e intervenire, non è legato allo sostenibilità ambientale. Quindi, trovo veramente assurdo e miope che non si sia inserito questo nei principi. Sono due parole, ma sono estremamente significative. Veramente, resto basito.

Quindi, ovviamente, il mio invito è a cambiare parere e a intervenire affinché anche il concetto di sostenibilità rientri nelle parole chiave strettamente legate all'avanzamento tecnologico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Mi unisco alle considerazioni del collega Caso, visto che, poi, l'emendamento…

PRESIDENTE. Vuole ascoltare prima il Governo? Chiedo scusa, è solo per capire se preferisce o meno. Prego, Sottosegretaria.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Volevo chiedere all'onorevole Caso se è disponibile a ritirare l'emendamento e presentare un ordine del giorno a cui daremo parere favorevole.

PRESIDENTE. Deputato Caso, è lei che deve determinarsi rispetto a questa proposta della Sottosegretaria Siracusano, una proposta di ordine del giorno con analoghi contenuti.

ANTONIO CASO (M5S). A me fa piacere che ci si impegni, però, diciamocelo, stiamo parlando semplicemente di aggiungere due parole alla finalità, due parole che sono chiave. Non capisco perché trasformarlo in un ordine del giorno: sarà un intento a farlo?

PRESIDENTE. Però lei ha già parlato, chiedo scusa.

ANTONIO CASO (M5S). Stiamo qui, stiamo legiferando, facciamolo ora, quindi non accetto questa proposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non accetta.

Ha chiesto di parlare la deputata Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Mi unisco alle considerazioni del collega Caso, anche rispetto a un eventuale ordine del giorno relativo al mio emendamento successivo, che riguarda proprio, anch'esso, l'introduzione dello sviluppo sostenibile in sostituzione di una parola, su cui voglio accendere un'attenzione da parte dell'Aula. Visto che le parole sono importanti, sostituire un'espressione abbastanza desueta come “prosperità della Nazione” con “sviluppo sostenibile”, secondo me, darebbe anche il senso di un testo che vuole consegnare il nostro Paese alla modernità e, soprattutto, favorire anche gli interventi a favore delle STEM, a favore della partecipazione, in particolar modo, del coinvolgimento delle ragazze in tali percorsi.

Noi siamo convinti dell'opportunità di una Settimana tematica dedicata, però riteniamo che il dibattito che riguarda le STEM e le azioni che, nel complesso, dovrebbero essere adottate in questo tema non possano ridursi soltanto a questa proposta di legge. Ci sarà, poi, un intervento anche in dichiarazione di voto, interverranno di nuovo anche i colleghi, ma ci auspichiamo che possa aprirsi davvero, con proposte di legge che già sono state depositate su questo tema anche dal nostro partito, un dibattito più ampio all'interno delle Commissioni di merito, che tenga conto anche di queste parole - sviluppo sostenibile -, che dovrebbero essere dei fari, delle parole d'ordine che dovrebbero guidare l'azione dei Governi, a prescindere dal loro colore politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Io vorrei sottoscrivere, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, l'emendamento 2.1 Caso e l'emendamento 2.2 Manzi, che puntano a qualificare questa espressione che è contenuta nel testo di legge: “(…) favorire l'innovazione e la prosperità della Nazione”. Puntano a qualificarla perché è un'espressione vaga e, francamente, desueta, diciamo anche un linguaggio un po' âgé. È un po' nostalgico questo tema della prosperità, io penso che non compaia in testi di legge da molti decenni. Quindi, c'è un tema anche di igiene del linguaggio. L'emendamento 2.1004 Sasso, per esempio, propone - dal mio punto di vista, giustamente - di sostituire la parola discenti con la parola studenti. Non so come sia venuto in mente di utilizzare la parola discenti nel testo originale. Noi voteremo a favore proprio perché stiamo avendo un atteggiamento collaborativo: abbiamo votato a favore del primo articolo, abbiamo intenzione di collaborare nell'approvazione di questo testo di legge.

Non si capisce perché, dall'altra parte, ci sia un atteggiamento di totale, completa e pregiudiziale chiusura della maggioranza che, come avete visto, ha dato parere negativo a tutti i nostri emendamenti, quelli che riguardano le risorse economiche - e va bene -, quelli che riguardano le politiche di genere - e non va bene - e, adesso, persino quelli che riguardano il semplice inserimento dell'espressione sviluppo sostenibile dentro una legge sulle discipline STEM.

Allora, chiederei al Governo, che ha appena proposto di farne un ordine del giorno, di riflettere un attimo e di far passare uno di questi due emendamenti, perché, altrimenti, noi dobbiamo dedurne che questa maggioranza e questo Governo abbiano un problema con lo sviluppo sostenibile. Allora, se c'è un problema con l'espressione sviluppo sostenibile, la situazione è grave, gravissima, al limite dello scandaloso e, quindi, chiederei anche al relatore che è qui, se il Governo non dà cenno di cambiare la propria opinione su questi emendamenti, di spiegarci qual è il problema. Chiediamo che qualcuno di voi - l'Aula è piena, perché abbiamo appena votato la NADEF e ci sono tutti i parlamentari - si alzi in piedi, chieda la parola e ci spieghi qual è il problema con l'espressione sviluppo sostenibile, almeno, facciamo un po' di chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, sì, solo per sostenere le posizioni della collega Piccolotti e degli altri membri della minoranza e invitare il Governo e la maggioranza a dare un parere positivo, anche perché il contrario di sviluppo sostenibile è sviluppo insostenibile, quindi, non riusciamo a comprendere, visto che questa proposta di legge non prevede spese, quale sia il problema ad aggiungere una visione culturale che penso che ci accomuni tutti, stiamo parlando di parole molto larghe. Quindi, inviterei a un ulteriore approfondimento e a una riflessione, perché ritengo che, nel percorso di dialogo e di volontà di votare questa norma, per noi, sarebbe un segnale molto importante.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2000, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.2000, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, risulta assorbito l'emendamento 2.16 Caso, a pagina 7 del fascicolo.

Avverto, inoltre, che, in caso di approvazione del successivo emendamento 2.1004 Sasso, che sostituisce alle lettere a), e), g), h) e i), del comma 2 dell'articolo 2, la parola “discenti” con la parola “studenti”, la Presidenza porrà comunque in votazione, per le parti non precluse, gli emendamenti 2.1003 e 2.1000, entrambi a prima firma Di Biase, che modificano anche la lettera i), sulla quale incide anche l'emendamento 2.1004 Sasso, nel senso prima indicato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1004 Sasso, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

Raccomando di segnalarsi con un minimo di anticipo.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo scusa all'Aula per la revoca dell'indizione del voto, ma ho bisogno solo di pochi istanti per dire che noi stiamo per votare favorevolmente a questo emendamento, perché dice una cosa di buonsenso, infatti propone di sostituire con la parola studenti la parola discenti. Tanti degli emendamenti che abbiamo presentato, in un provvedimento che stiamo tutti votando - perché c'è una necessità enorme, nel nostro Paese, di intervenire per colmare il gap e il ritardo che abbiamo nei confronti dei saperi STEM, con la disparità di genere e tutte queste questioni -, vanno nella direzione di migliorare questo testo. Vorremmo che la stessa attenzione che c'è da parte delle opposizioni, anche nel votare quegli emendamenti di buonsenso che vengono dalla maggioranza, ci fosse anche da parte della maggioranza, perché non possono essere a senso unico la responsabilità e la volontà di migliorare questi testi, di dare un senso al lavoro parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Su questo tema c'è una proposta di legge molto completa che noi abbiamo presentato già nella scorsa legislatura e che parte da un'esperienza importante fatta nella regione Lazio. L'abbiamo presentata sotto forma di emendamenti, potremmo migliorare questo testo e la prima firmataria, che ha partecipato alla discussione generale, sa di cosa sto parlando; veramente, cerchiamo di avere un atteggiamento costruttivo, perché altrimenti veramente sprechiamo un'occasione, oggi, in Parlamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1004 Sasso, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'emendamento 2.1003 Di Biase, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Ha chiesto di parlare la deputata Di Biase. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Presidente, sono molto colpita da questa espressione contraria a questo emendamento, perché, oggi, il dato inquietante e allarmante è che le donne sono solamente il 34 per cento di coloro che decidono di iscriversi nelle facoltà STEM. Allora, c'è una grande lacuna, a mio avviso, in questa proposta, che noi abbiamo provato a correggere tramite i nostri emendamenti, ed è la mancanza di coraggio di declinare un po' al femminile il tema delle lauree STEM, perché continuare a parlare solo ed esclusivamente delle STEM come di un problema che investe uomini e donne nello stesso modo è un problema di natura metodologica.

Noi qui partiamo dall'assioma che la difficoltà di accesso ai percorsi STEM, sia nella scelta della scuola sia nei percorsi post-universitari, è un problema che riguarda prima di tutto le donne. Allora, noi, con questo emendamento, che è molto corposo e che abbiamo messo a disposizione di questo Parlamento, perché è un emendamento che ricalca e riprende in parte la nostra proposta di legge, volevamo puntualizzare quelli che erano, a nostro avviso, temi fondamentali e mi riferisco, per esempio, all'alfabetizzazione all'interno delle scuole elementari. Io non so perché abbiamo rinunciato a occuparcene; parliamo sempre di scuola, abbiamo sentito il Ministro Valditara parlare di merito, puntando sulle scuole elementari, e non so perché non vogliamo partire, alfabetizzando sin dalle scuole elementari le nostre bambine nella scelta, perché sappiamo che il problema della scelta delle STEM nasce da un problema di stereotipi.

Allora, io davvero vorrei che tutti noi fossimo concentrati a provare a risolvere questo tema e, quindi, a incentivare il percorso, sin dalle elementari, lungo quei percorsi. In precedenza, abbiamo votato e sottoscritto un emendamento proposto dalla collega del MoVimento 5 Stelle che andava in questa direzione. Oggi, noi abbiamo un problema serio, legato ai buoni esempi.

Allora, occorre prevedere che anche nelle scuole di ogni ordine e grado possano esserci i cosiddetti modelli positivi: ne siamo pieni, lo diremo dopo in dichiarazione di voto. Questi sono stati giorni in cui abbiamo visto assegnare il Nobel a delle donne. Di quei modelli positivi le nostre bambine hanno bisogno per capire che anche loro ce la possono fare. E poi la scelta delle borse di studio, dei tirocini professionalizzanti: io penso che manchi tanto in questa proposta di legge, e questo emendamento prova a dare un contributo. Quindi, davvero spero che ci sia un ripensamento e che venga dato un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1003 Di Biase, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'emendamento 2.6 Caso.

Ha chiesto di parlare il deputato Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. A parte la richiesta di poter aggiungere la firma, volevo fare un intervento. Io inviterei il Governo a seguirmi un secondo su questo ragionamento. L'emendamento 2.6 Caso non ha degli oneri. Se voi lo andate a vedere, anche se è scritto in maniera diversa, di fatto inserisce, dopo la lettera c) del comma 2, la lettera c-bis), che prevede di effettuare delle campagne di sensibilizzazione sulle discipline STEM, rivolte a donne e giovani, per ridurre il divario territoriale e le differenze di genere.

In Commissione bilancio questo emendamento ha ricevuto un parere negativo per potenziali oneri: oneri che, invece, non ci sono nell'emendamento 2.3000 della Commissione, che è arrivato questa mattina e che, di fatto, inserisce una frase molto più forte, cioè l'incentivazione di azioni di contrasto. Quindi, di fatto, il Governo ha bocciato e ha dato un parere negativo - parere della Ragioneria generale dello Stato - per potenziali oneri a un emendamento che sicuramente non aveva oneri, anzi, al massimo divideva al 50 per cento i costi attuali, visto che le campagne di sensibilizzazione dovevano essere rivolte a donne e giovani, mentre ha approvato un emendamento assolutamente accettabile, in cui si incentivano azioni di contrasto.

Quindi, a questo punto, Presidente, vorrei stigmatizzare il comportamento del Governo, che, su un emendamento delle minoranze, dà un parere negativo, e porta, invece, un emendamento della maggioranza che sicuramente ha dei potenziali oneri non quantificati, ma su cui dice che tutto va bene.

Per questo motivo, chiedevo al Governo di verificare, perché di fatto l'approvazione dell'emendamento 2.6 Caso viene in parte sovrastata dall'approvazione dell'emendamento 2.3000 della Commissione. Quindi, volevo chiedere al Governo di accantonare e verificare o, eventualmente, di dare libertà all'Aula su questo voto, perché oneri non ce ne sono. Infatti, se non ci sono oneri sull'emendamento 2.3000 della Commissione, a maggior ragione non possono essercene sull'emendamento 2.6 Caso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Governo?

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Grazie, Presidente. Accantoniamo l'emendamento.

PRESIDENTE. Il relatore è d'accordo sull'accantonamento? Lo dica, per cortesia, al microfono, così resta agli atti.

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. Sì, sono d'accordo.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.7 Manzi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.8 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.9 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1000 Di Biase, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'emendamento 2.3000 della Commissione.

Ha chiesto di parlare la deputata Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Fermo restando l'emendamento che è stato accantonato, devo dire che siamo a favore dell'emendamento presentato, del resto, da tutta la Commissione, proprio perché recepisce finalmente, contrariamente a quanto era accaduto ieri anche su altri provvedimenti, un principio importante: quello dell'incentivazione delle azioni a favore delle donne, per il contrasto ai pregiudizi di genere e, soprattutto, a favore della partecipazione femminile rispetto ai percorsi STEM.

Lo riteniamo un piccolo ma significativo passo, che, come ricordava anche il collega Caso nel suo intervento, non esaurisce quello che dev'essere un discorso più ampio, relativo al tema delle STEM. Riteniamo, però, che sia uno degli obiettivi cardine che dovrebbe orientare la settimana che si andrà ad istituire: proprio favorire un'azione mirata e specifica a sostegno delle studentesse in particolar modo e a sostegno di tutti gli interventi che, in questo caso, possono aiutarle e sostenerle nel loro percorso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3000 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

L'emendamento 2.16 Caso, come avevamo già detto, è assorbito.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.17 Di Biase, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1001 Di Biase, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.19 Caso, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Dovremmo ora passare alla votazione dell'articolo 2. Tuttavia, essendo stato accantonato l'emendamento 2.6 Caso, dobbiamo accantonare anche l'articolo 2, a meno che il Governo non sciolga la riserva. Sentiamo la Sottosegretaria Siracusano sull'emendamento accantonato.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Siamo ancora in fase di valutazione, per cui vi chiederei la sospensione di 5 minuti, ma siccome dovremmo sospendere l'Aula alle 13,30…

PRESIDENTE. Di quanto tempo ha bisogno, 5 minuti? Allora, sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 16 per l'esame dell'emendamento e dell'articolo accantonato e degli ordini del giorno, nonché per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative volte a favorire l'approvvigionamento delle materie prime strategiche e critiche - n. 3-00721)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Battistoni ed altri n. 3-00721 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Battistoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

FRANCESCO BATTISTONI (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la nostra interrogazione riguarda la situazione dell'approvvigionamento interno di materie strategiche e critiche. La proposta quadro dell'Unione europea fissa al 2030 limiti ben precisi e, in particolare, un 10 per cento di produzione interna e un 15 per cento di materie da trovare attraverso un ulteriore riciclo. Sappiamo che, a fronte di ciò, l'Italia - e lei in particolare - si sta già muovendo per rafforzare la propria governance, anche attraverso l'istituzione di un tavolo nazionale riguardante questa materia.

Chiediamo, quindi, al Governo quali siano le iniziative e le ulteriori proposte per rafforzare tale approvvigionamento, ritenendo la miniera urbana, come anche lei ha detto, una fonte ulteriore di approvvigionamento per queste materie.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, signor Presidente, e un ringraziamento particolare anche agli onorevoli interroganti.

In relazione al quesito posto dall'onorevole interrogante, le linee di intervento italiano, in tema di approvvigionamento di materie prime, si basano sull'analisi della domanda e del potenziale geominerario, sul rafforzamento dell'economia circolare e sulla ricerca e innovazione.

Già prima del conflitto in Ucraina, l'Italia aveva cominciato a lavorare per rafforzare la conoscenza e la governance sul tema, con l'istituzione di un tavolo nazionale delle materie prime critiche, che costituisce la sede per elaborare una strategia nazionale di approvvigionamento delle stesse e coordinare la posizione italiana, nell'ambito dei negoziati in corso sul relativo regolamento europeo.

Lo strumento principe dell'azione italiana resta l'ecodesign: occorre ripensare alle filiere, fin dalla progettazione, per la ricerca dei materiali sostitutivi ma anche per tecnologie energetiche più durevoli, riparabili, Net Zero.

Accanto all'attività estrattiva, che gode di competenze tecnologiche ed ingegneristiche capaci di ottenere soluzioni che contemperano le esigenze ambientali, produttive e di sicurezza, la filiera del riciclo rappresenta una necessità per molte materie prime critiche, costituendo una vera e propria miniera urbana, laddove nel sottosuolo non vi è possibilità di approvvigionamento.

Nel nostro Paese, abbiamo migliorato la raccolta differenziata di RAEE, batterie, veicoli e altre apparecchiature dei sistemi energetici, a fine vita: il tasso del riciclo in Italia è superiore al 35 per cento di questi materiali, mentre la media mondiale è del 17,4 per cento.

La percentuale di ‘non riciclato' costituisce una sfida ma, al contempo, un'opportunità per generare lavoro, abbattere emissioni e rafforzare la sicurezza energetica del nostro Paese.

In un'ottica di economia circolare, ci concentreremo sullo sviluppo dei processi industriali in grado di recuperare in maniera efficiente le sostanze utili contenute nei RAEE.

Ma la sfida su cui già molte aziende stanno investendo sarà anche quella della ricerca di sostanze non considerate critiche, che potranno essere autorizzate in sostituzione di quelle primarie, senza incorrere in riduzioni inaccettabili delle prestazioni.

Permettetemi un'aggiunta: noi siamo un Paese che ha una grande produzione di acciaio di cui i due terzi provengono da rottame. Questo è un criterio di riutilizzo, di riciclo.

PRESIDENTE. Il deputato Battistoni ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BATTISTONI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Condivido appieno il contenuto della sua risposta, dove si evidenziano le linee programmatiche intraprese dal Governo italiano. Sono altresì convinto, come da lei ribadito, che il riciclo e l'ecodesign rappresentino realtà importanti per molte materie prime e, quindi, l'investimento in tali settori genera lavoro e abbatte le emissioni. Quindi, non solo per questa risposta ma anche per una serie di azioni che sta portando avanti, ci dichiariamo estremamente soddisfatti di questa sua risposta.

(Iniziative per la conversione dei sussidi ambientalmente dannosi in risorse finalizzate allo sviluppo sostenibile e alla lotta al cambiamento climatico - n. 3-00722)

PRESIDENTE. La deputata Ilaria Fontana ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00722 (Vedi l'allegato A).

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, noi sappiamo bene come i sussidi ambientalmente dannosi contravvengano quanto mai al principio sacrosanto del “chi inquina paga”, e già questo è un controsenso. Ventiquattro anni fa al G20 la comunità internazionale ha scelto di impegnarsi a diminuire - fino ad annullare - i sussidi per le fossili. Dopo 24 anni, purtroppo, la spesa per i SAD è aumentata anziché diminuire e noi ricordiamo che i SAD sono risorse pubbliche - quindi soldi dei cittadini - finalizzate proprio ad attività che poi diventano dannose per l'ambiente e per la salute dell'uomo.

Oggi in un'intervista, Ministro, lei ha detto che i giovani vanno ascoltati, soprattutto sul clima. Sa cosa ci chiedono i nostri giovani? Ci chiedono di cancellare completamente i sussidi ambientalmente dannosi, reinvestendoli, quindi, in risorse per la conversione ecologica.

Inoltre, Ministro, non basta chiedere ai ragazzi di impegnarsi, perché lei è il Ministro e lei ha la responsabilità di agire subito.

Dunque, ci vuole chiarire se e come intenda, come Ministero, trasformare i sussidi ambientalmente dannosi in sussidi ambientalmente favorevoli, quindi in risorse finalizzate a una vera transizione ecologica?

PRESIDENTE. Concluda.

ILARIA FONTANA (M5S). Abbiamo bisogno di fatti – concludo, Presidente - e non di annunci vuoti e imbarazzanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Un grazie agli interroganti. L'urgenza di una riforma dei SAD è condivisa a livello governativo e lo dimostra l'articolo 12 della recente legge di delega al Governo per la riforma fiscale, che riconosce un ruolo preminente alla fiscalità ambientale nel favorire il raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica.

In tale provvedimento viene disposto un mandato senza precedenti alla riforma fiscale ambientale, ovvero si afferma che, nell'esercizio della delega, il Governo dovrà procedere al riordino e alla revisione delle agevolazioni in materia di accisa sui prodotti energetici e sull'energia elettrica.

Si stabilisce, altresì, la progressiva soppressione o rimodulazione di alcune agevolazioni catalogate come sussidi ambientalmente dannosi che risultano particolarmente impattanti per l'ambiente, in linea con gli impegni assunti e i negoziati intrapresi a livello europeo.

La linea consolidata del Ministero è raggiungere la progressiva rimodulazione del catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi secondo una crescente gradualità, che garantisca ai settori produttivi il tempo necessario a individuare e a implementare alternative energetiche meno inquinanti e, al tempo stesso, delle compensazioni, almeno nel caso in cui l'eliminazione di alcune misure si traduca in una perdita di competitività dell'attività economica, con ricadute negative sullo sviluppo economico e sull'occupazione in Italia.

Pertanto, ribadisco l'impegno del Ministero ad avviare una progressiva e graduale riforma dei sussidi ambientalmente dannosi sin dalla legge di bilancio del 2024, che garantisca, in ogni caso, competitività industriale e mantenimento dei livelli occupazionali.

Al tempo stesso, nella progressiva attuazione del PNIEC entro il 2030, le risorse saranno destinate ai processi di decarbonizzazione e alle misure per aumentare la sostenibilità ambientale dei processi produttivi.

PRESIDENTE. La deputata Pavanelli ha facoltà di replicare.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, ovviamente non siamo soddisfatti della sua risposta perché, secondo noi, non è ancora abbastanza, anche perché ci sono tanti “faremo”. Devo dire che, guardando il catalogo pubblicato sul sito del Ministero, abbiamo i dati quanto più recenti e non sono abbastanza positivi. Questa è una scelta miope per il nostro Paese, che ha sole, vento e mare. Non capisco che cosa dobbiate ancora valutare sulle rinnovabili, ma dobbiamo assolutamente fare di più, anche per raggiungere gli obiettivi dell'Unione europea.

Ad oggi, solo il MoVimento 5 Stelle, con il decreto Sostegni-ter, aveva iniziato a ridurre questi sussidi ambientalmente dannosi ma, purtroppo, non c'è stato un prosieguo negli ultimi due anni. Non basta dire di essere d'accordo e di intervenire eliminandoli progressivamente, come ci ha appena detto, perché, come sa, Ministro, entro il 2025 dobbiamo azzerarli e questo significa dire alle nostre imprese che, dall'oggi al domani, da decine di miliardi di euro passeranno a zero euro. Adesso io credo che dobbiamo essere onesti e non apparire come ennesimo slogan politico.

Allora, attendiamo, ovviamente, i nuovi dati e attendiamo quello che ci ha appena detto nero su bianco, perché noi dobbiamo ridurre le emissioni del 55 per cento entro il 2030 e dobbiamo assolutamente capire come intende tutelare le imprese dai meccanismi penalizzanti sulle quote di emissioni basate sul sistema ETS. Gli unici risultati ad oggi sono le bollette ancora alle stelle e il prezzo del carburante ancora sulla soglia dei 2 euro…

PRESIDENTE. Concluda.

EMMA PAVANELLI (M5S). … e questo nonostante le vostre sovvenzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi e iniziative in relazione al Piano nazionale integrato per l'energia e il clima ai fini del raggiungimento dell'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni di anidride carbonica nel 2050, con particolare riferimento all'individuazione delle aree idonee per l'installazione di impianti eolici e fotovoltaici - n. 3-00723)

PRESIDENTE. Il deputato Benzoni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ruffino ed altri n. 3-00723 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FABRIZIO BENZONI (A-IV-RE). Grazie, Presidente e grazie, Ministro. A luglio il Governo ha trasmesso alla Commissione europea la proposta di aggiornamento del PNIEC, in cui ha recepito gli obiettivi di REPowerEU ma ha anche evidenziato le difficoltà di raggiungere tali obiettivi. Facciamo solo un esempio: per poter raggiungere questi obiettivi sarebbe necessario installare, entro il 2030, 107 gigawatt aggiuntivi di fotovoltaico e di eolico, con una media di 13 gigawatt all'anno, oltre 4 volte quello che nel 2022 si è installato, e il 2022 è stato un anno record. Quindi, davvero obiettivi difficili da raggiungere. È quindi necessario anche investire sui grandi impianti, ma quelli superiori ai 2 megawatt hanno ancora la problematica di non avere ricevuto le aree idonee dalle regioni del nostro Paese.

Allora, le chiediamo due cose: in primo luogo, se intenda specificare nel PNIEC il percorso verso l'azzeramento, indicando anche la strategia di mix energetico e se includete anche il nucleare a tal fine e, in secondo luogo, qual è il termine per le regioni nell'individuazione delle aree idonee…

PRESIDENTE. Concluda.

FABRIZIO BENZONI (A-IV-RE). …a ospitare i grandi impianti off shore e on shore di fonti rinnovabili.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Un grazie agli interroganti. In merito alle questioni poste dagli onorevoli interroganti, ricordo che l'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, predisposto a giugno e trasmesso anche al Parlamento per le opportune valutazioni, contiene un ventaglio di azioni che, sulla base del principio della neutralità tecnologica, favoriranno, senza preclusioni dogmatiche, l'utilizzo di tutte le tecnologie disponibili che tengono in considerazione i vari aspetti di sostenibilità economica e sociale, nonché di compatibilità con gli obiettivi di tutela ambientale.

L'accelerazione sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, la promozione dell'efficienza energetica degli edifici, l'incentivazione dell'autoconsumo energetico, la decarbonizzazione dei trasporti e del comparto agricolo sono tutti ambiti chiave su cui dovranno concentrarsi le politiche pubbliche nei prossimi anni.

Per quanto riguarda l'accelerazione della produzione da fonti rinnovabili, si ritiene possibile traguardare la quota del 40 per cento dei consumi finali lordi di energia - non solo energia elettrica, dove l'obiettivo deve essere del 65-70 - in linea con il contributo atteso per il raggiungimento dell'obiettivo comunitario. Sono infatti in parte già attuate e in parte programmate una molteplicità di misure che mirano a sostenere l'ulteriore diffusione delle fonti rinnovabili nel settore elettrico, termico e dei trasporti. La produzione di energia da fonti rinnovabili beneficerà anche dell'adozione del decreto sulle aree idonee, attualmente in valutazione presso la Conferenza unificata. L'individuazione delle aree idonee da parte delle regioni chiaramente consentirà uno snellimento degli iter autorizzativi per tutte le taglie di impianti. La normativa vigente - l'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021 - prevede che entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto sulle aree idonee le regioni provvedono alla loro individuazione con legge.

Il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio dei ministri esercita le funzioni di impulso anche ai fini dell'esercizio del potere sostitutivo in caso di inerzia. Considerato il clima di collaborazione instaurato con le regioni e le proficue interlocuzioni che sono in corso per giungere all'intesa sul decreto, auspico che non ci siano ritardi nell'adozione degli atti di programmazione regionale. Anzi, al contrario, stiamo lavorando ad una norma che garantisca un'incentivazione alle regioni a rispettare i target previsti nel 2030 mediante risorse da ripartire tra le stesse per l'adozione di misure per la decarbonizzazione e la promozione dello sviluppo sostenibile. In merito al mix complessivo, aggiungo che noi dobbiamo percorrere tutte le strade per raggiungere l'effetto della decarbonizzazione con tutte le fonti possibili di energia pulita.

PRESIDENTE. La deputata Ruffino ha facoltà di replicare.

DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, alcune considerazioni in relazione alla sua risposta. Come ha scritto sul PNIEC, il nostro Paese ha bisogno di una chiara strategia che delinei anche un percorso di decarbonizzazione nel quale vengano impiegate tutte le tecnologie idonee che compaiono nella tassonomia verde europea. Dire, come del resto lei dice, che non useremo i reattori a fissione della migliore tecnologia già oggi disponibile, inclusa nella tassonomia europea, è un po' un inutile e nocivo cedimento alle avversioni ideologiche dei contrari a prescindere, come certamente - lo sappiamo - lei, signor Ministro, non è.

In tutto il mondo e particolarmente nell'Unione europea, pensiamo alla Polonia e alla Svezia, ma soprattutto alla Francia, il Paese europeo più avanzato sulla tecnologia nucleare, i programmi di sviluppo nucleare nei prossimi anni prevedono l'uso di reattori a fissione della terza generazione evoluta. Anche noi, come loro, dobbiamo seguire la stessa strada. Significa che dobbiamo essere pronti a considerare le nuove tecnologie quando finalmente saranno disponibili, ma non possiamo aspettarle perché non ne abbiamo il tempo.

Sugli obiettivi di decarbonizzazione siamo purtroppo certi che non siano raggiungibili nei tempi indicati, ossia nel 2030, però siamo convinti che occorra installare la maggiore quantità possibile di impianti a fonte rinnovabile, specie quelli di grande taglia, e non possiamo continuare con le autorizzazioni in deroga. Dobbiamo, ovviamente, definire le aree idonee ad ospitarli e, per definirle, pensiamo si debbano usare parametri oggettivi e specifici di ogni tecnologia e delle relative dimensioni. Qui voglio fare un esempio: se c'è una chiesa romanica, ci sarà una distanza per un impianto fotovoltaico che deve essere realizzato con un terreno pianeggiante.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). Ovviamente gli impianti devono essere realizzati in un'area idonea. Concludo veramente, signor Presidente, parlando di sollecitazioni. Aggiungo però, signor Ministro, la richiesta di pubblicare i decreti attuativi per le comunità energetiche. In attesa delle aree idonee, andiamo avanti con le comunità energetiche.

(Iniziative di competenza volte a verificare lo stato di attuazione delle procedure di rimozione delle cosiddette ecoballe in Campania – n. 3-00724)

PRESIDENTE. Il deputato Zinzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00724 (Vedi l'allegato A).

GIANPIERO ZINZI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, a circa 20 anni dall'emergenza rifiuti in Campania siamo ancora ad interrogarci su quando saranno rimosse definitivamente le ecoballe. Parliamo di 5.500.000 tonnellate di rifiuti stoccati in balle, a cui corrispondono anche sanzioni, multe - parliamo di 20 milioni di euro - comminate all'Italia, costretta a pagare insieme 120.000 euro, diventati 80.000, per ogni giorno di ritardo rispetto alle misure previste. Nel 2015 il Governo Renzi e la regione Campania con 450 milioni di euro promisero che in 3 anni avrebbero liberato la Campania.

Sono passati 8 anni, sono state rimosse il 22,5 per cento delle ecoballe - appena, aggiungo io - e allora siamo qui a chiederle come intenderà intervenire e, oltre a verificare, che risposta concreta intende dare alle preoccupazioni dei cittadini campani.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente, e grazie agli onorevoli interroganti. In relazione alla richiesta dell'onorevole interrogante, il Ministero ha da sempre seguito l'evolversi della situazione legata alla procedura di infrazione menzionata, la cui competenza è della regione Campania. Nel 2021, a seguito dell'interlocuzione tra la regione Campania, il Governo e la Commissione europea, sono stati concordati, come condizioni necessarie: la riduzione di un terzo della sanzione giornaliera, l'azzeramento del fabbisogno di incenerimento e l'entrata in funzione dell'impianto di Caivano, destinato a trattare una parte consistente dei rifiuti storici per la produzione di combustibile solido secondario.

Successivamente, la Commissione europea ha ritenuto che la sentenza della Corte di giustizia fosse stata eseguita per la parte relativa alla capacità di incenerimento e termovalorizzazione, e ha quindi comunicato lo stralcio del terzo della sanzione complessiva, come da lei dichiarato. Analogamente, un'ulteriore riduzione di un terzo della sanzione giornaliera è stata vincolata, in ragione dell'azzeramento del fabbisogno di discariche, all'entrata in funzione dell'impianto di Giugliano in Campania per il recupero di materia e produzione di combustibile solido secondario da rifiuti stoccati in balle.

Dopo l'entrata in funzione dell'impianto, nel settembre del 2022 è stata trasmessa alla Commissione europea una relazione predisposta da ISPRA sull'idoneità dell'impianto di Giugliano a trattare adeguatamente una parte consistente dei rifiuti storici.

In considerazione del quadro di aggiornamento sulla capacità di smaltimento in discarica rappresentato dalla regione Campania con nota dell'11 agosto 2023 (due mesi fa), si ritiene che siano state adottate in esecuzione alla sentenza della Corte di giustizia del 2010 tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti vengano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza recare pregiudizio all'ambiente.

In attuazione del piano regionale di gestione dei rifiuti del 2016, infatti, è stata realizzata una rete impiantistica per la gestione dei rifiuti che, unitamente all'ultimazione di impianti aggiuntivi di trattamento della frazione organica, condurrà alla piena autosufficienza territoriale nella gestione dei rifiuti. Le autorità italiane confidano, pertanto, nella positiva valutazione da parte della Commissione del piano regionale della regione Campania, e auspicano, al contempo, la chiusura della procedura d'infrazione, con la conseguente estinzione della sanzione.

PRESIDENTE. Il deputato Zinzi ha facoltà di replicare.

GIANPIERO ZINZI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, intanto, la ringraziamo e siamo soddisfatti della risposta, perché conosciamo la concretezza che la contraddistingue e che non lascia spazio ad interpretazioni, generalmente, e a chiacchiere.

In fatto di chiacchiere, il presidente della regione Campania De Luca ha rilasciato ben 151 dichiarazioni, negli ultimi 8 anni, sui rifiuti e sulle ecoballe. Ne cito solo alcune per ragioni di tempo. Nel giugno 2015: “In 2-3 anni, ecoballe via dalla Campania”; nel marzo 2018: “In 18 mesi liberiamo la Campania dalle ecoballe”; nel luglio 2020: “Chiudiamo le ecoballe entro il 2023”; nel giugno 2021: “Le ecoballe saranno rimosse entro 18 mesi”; nel giugno 2022: “Entro due anni, la Campania sarà liberata dalle ecoballe”.

Quello che più preoccupa, al netto delle dichiarazioni libere del presidente della regione, è che, dopo 8 anni, è stata spesa già la metà delle risorse e la previsione di regione Campania, da qui al 2025, ossia quando terminerà il mandato del presidente De Luca, è che avanzeranno - passatemi il termine - 1.300.000 tonnellate di ecoballe ancora da smaltire.

Allora, il tema non è soltanto di difesa dell'ambiente, non è soltanto di sanità pubblica, ma è anche di legalità, perché sul tema dei rifiuti si sono costruiti imperi di illegalità affaristico-camorristici, e non mi riferisco alla parte politica naturalmente.

Ministro, ho letto la sua lettera aperta ai giovani pubblicata oggi sull'Avvenire. Mi è piaciuta molto e, allora, mi faccio immeritatamente portavoce dei giovani in Campania: anche i giovani in Campania vogliono salvare il mondo, a partire dalla propria terra, che per loro, e per me, non è “terra dei fuochi”, ma vogliamo torni ad essere Campania Felix (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative in sede europea ai fini dell'implementazione della disciplina nazionale relativa alle forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, con particolare riferimento alle cosiddette comunità energetiche – n. 3-00725)

PRESIDENTE. Il deputato Simiani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ferrari ed altri n. 3-00725 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, come sappiamo benissimo, la transizione energetica è fondamentale per mitigare e rallentare l'evolversi della crisi climatica ed è anche una priorità assoluta per lo sviluppo sostenibile del territorio. In tal senso, le comunità energetiche costituiscono un vero e proprio modello alternativo di sviluppo e di società, che permette a persone, associazioni, scuole, comuni, imprese, case popolari di costruire una comunità per produrre e condividere energia rinnovabile pulita.

Come sa benissimo, Ministro, lei ha più volte annunciato l'avvio dell'iter all'Unione europea e proprio per questo le chiediamo e vogliamo sapere quali azioni di negoziazione abbia intrapreso o intenda intraprendere lei, Ministro, per la progressiva condivisione con la Commissione europea del testo che incentiva la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, al fine di consentire l'immediata attivazione delle comunità energetiche, garantendo, inoltre, l'attuazione delle misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per le comunità energetiche dei piccoli comuni.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Grazie agli onorevoli interroganti. In merito al quesito posto dagli onorevoli interroganti, si rappresenta che siamo nella fase finale dell'interlocuzione con la Commissione europea nell'ambito dell'iter di valutazione della compatibilità della misura proposta con la normativa in materia di aiuti di Stato. È una novità anche a livello europeo.

Le interlocuzioni con la Commissione sono costanti e proficue sin dalla necessità della fase di pre-notifica avviata lo scorso febbraio e dettata dalla particolare complessità dello schema del decreto, che disciplina sia la concessione di una tariffa incentivante a valere sull'energia elettrica prodotta e condivisa all'interno della configurazione di autoconsumo, sia la concessione di ingenti contributi di PNRR in conto capitale nell'ambito dei comuni al di sotto dei 5.000 abitanti.

La misura in argomento prevede, inoltre, un accesso al meccanismo di supporto diretto, senza la necessità di chiedere la preventiva iscrizione a bandi o registri.

Inoltre, lo scorso 28 luglio, la Commissione ha formulato una formale e approfondita richiesta di informazioni, riscontrate in data 11 settembre, che sono state, altresì, discusse in dettaglio con gli uffici della Commissione, de visu, in presenza, in data 15 settembre a Bruxelles.

L'incontro ha consentito di fugare ogni eventuale dubbio circa la piena compatibilità con la disciplina in materia di aiuti di Stato della prevista misura e di predisporre le opportune revisioni del testo che, una volta avallate definitivamente, in tempi stretti, da Bruxelles permetteranno di attivare questa rilevante misura nel percorso di decarbonizzazione del nostro Paese. Aggiornandolo, ad ora, siamo nella fase finale, nella direzione indicata dalla Commissione, quindi confido anch'io molto che si tratti solo di pochi giorni.

PRESIDENTE. La deputata Ferrari ha facoltà di replicare.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi verrebbe da dire finalmente e speriamo che sia la volta buona. Il Ministro ci dice che ormai mancano pochi giorni, l'arrivo lo abbiamo visto sempre spostarsi metro dopo metro e, ora che siamo nella fase finale, il mio auspicio, Ministro, è che, quando finalmente, tra pochi giorni, arriverà questo “ok” dall'Europa, noi saremo anche pronti come Paese. Perché i cittadini e le imprese sono pronti, pronti a mettersi in gioco per questa opportunità di produrre e consumare energia pulita in autonomia e lo sono in tutte le regioni. Mi permetto di ricordare che i consorzi di gestione dell'energia idroelettrica del mio territorio, il Trentino-Alto Adige, le hanno scritto un accorato appello ad accelerare questi tempi. Sono tutti pronti nel Paese: manca soltanto lo switch, che arriverà da lei non appena, tra pochi giorni, come abbiamo sentito, l'Europa ci darà questa risposta positiva. Dice lei che sono state superate le ipotesi di incompatibilità, quindi siamo tutti ottimisti anche sul risultato.

Lei ha detto in questi giorni che c'è un rischio di una nuova crisi energetica dovuta - speriamo di no, ma è possibile, probabile - alla nuova crisi in Medio Oriente. Noi siamo convinti che, in questi giorni, con grande necessità, ci sia bisogno di lavorare con maggiore efficacia, rapidità e priorità nel percorso verso l'autonomia energetica del nostro Paese che è così dipendente dall'approvvigionamento estero di energia fossile. Allora, le chiediamo di trovare tutte le modalità politiche e tecniche per essere certi di questo risultato positivo e rapido.

Quattro mesi fa ci ha detto che stava seguendo direttamente questa interlocuzione, mi fa piacere sapere che siamo finalmente arrivati in fondo.

Allora le chiedo, Ministro, se anche il suo Governo ci crede, se considera le comunità energetiche come uno strumento fondamentale, perché, sa, noi preferiremmo vedere finalmente partire le comunità energetiche nei nostri territori e nelle nostre città piuttosto che immaginare una centrale nucleare a Milano, come preferirebbe il suo collega Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative di competenza in relazione all'iter autorizzativo dei rigassificatori in via di realizzazione a Ravenna e a Vado Ligure – n. 3-00726)

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00726 (Vedi l'allegato A).

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, come lei sa, ad aprile del 2023, è stata inviata alla regione Emilia-Romagna una petizione sottoscritta da 21 gruppi tra comitati, associazioni, organizzazioni sindacali e partiti affinché venga sospesa l'autorizzazione all'installazione del rigassificatore di Ravenna fino a quando non sarà chiarita in modo inequivocabile la questione del nulla osta rilasciato dal Ministero delle Imprese e del made in Italy, che non avrebbe ottemperato alla condizione che prevedrebbe che tutte le opere siano realizzate in conformità al progetto. Il nulla osta conterrebbe una procedura di collaudo tecnicamente impossibile da superare.

Del resto, noi le avevamo inviato già un'interrogazione nel mese di aprile a cui non abbiamo avuto risposta e, oggi, dopo 6 mesi, veniamo qui, in Aula, a chiederle conto.

Analogamente, le chiediamo se questo Governo sia intenzionato ad autorizzare il rigassificatore di Savona, di Vado Ligure, che, tra l'altro, insiste in un'area ambientalmente delicata come il Santuario dei cetacei. Stiamo trasformando quell'area non in un santuario dei cetacei, ma in un santuario dei rigassificatori del gas e, nonostante quello che sta accadendo nel mondo, continuate a insistere sulle fonti fossili.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Ringrazio l'interrogante. L'utilizzo dei rigassificatori è una soluzione necessaria per la diversificazione delle fonti energetiche, considerati la scarsità di risorse energetiche del nostro Paese, l'interruzione dei flussi di gas dalla Russia e il passaggio verso fonti di energia rinnovabile, per il quale è necessario un orizzonte temporale di medio e lungo termine. I due impianti citati dall'onorevole interrogante s'inseriscono nella strategia adottata dal Governo, volta a garantire l'approvvigionamento di gas ai fini di sicurezza energetica nazionale, fermo restando il programma di decarbonizzazione del nostro sistema energetico.

Relativamente al rilascio delle autorizzazioni, giova rammentare che il provvedimento finale viene adottato dal Commissario straordinario di Governo, individuato nel presidente della regione il cui territorio verrà allacciato alla struttura.

In merito alla procedura relativa al rigassificatore da ricollocare a Vado Ligure, di cui darò i dettagli nella risposta successiva al quesito, si evidenzia che il procedimento di VIA, comprensivo della valutazione d'incidenza, incardinato presso il MASE, è ancora nella fase iniziale.

Riguardo, invece, al rigassificatore di Ravenna, si ricorda che sono già in corso i lavori propedeutici all'installazione, poiché l'autorizzazione è stata rilasciata il 7 novembre del 2022. La regione Emilia-Romagna ha confermato la correttezza formale e giuridica del provvedimento; la procedura ha contemplato l'indizione di numerose conferenze di servizi, durante le quali non sono emersi elementi ostativi alla realizzazione del progetto. Basti pensare che la conferenza di servizi conclusiva del 28 ottobre 2022 ha approvato il progetto con l'unanimità degli enti intervenuti.

A proposito del collaudo, il proponente ha presentato un quadro il più possibile esaustivo, evidenziando la conformità della procedura di attivazione con le disposizioni della regola tecnica di cui al decreto ministeriale del 17 aprile 2008. Segnatamente, verranno effettuate delle verifiche analitiche per valutare l'origine di eventuali riduzioni di volume e nel flusso di metano verrà immessa una miscela di azoto, inerte e non infiammabile, anziché aria.

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di replicare.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Ministro, io sono assolutamente insoddisfatto. Le avevo fatto una domanda e lei, che è Ministro dell'Ambiente, non può cavarsela dicendo che la competenza è del Commissario straordinario, perché io so bene che la competenza è del Commissario straordinario, ma la procedura prevede che tutte le prescrizioni debbano essere ottemperate.

Non è un problema di unanimità, lei non ci dice se quella prescrizione è ottemperata, perché quello che lei poc'anzi ha detto non è scritto assolutamente nella prescrizione. Ancora oggi, nel documento che porta a dare l'autorizzazione, c'è quello che lei ha detto, ma al contrario, mi scusi, perché c'è il problema opposto riguardo al tema dell'ottemperanza della prescrizione.

Però, mi scusi, con grande rispetto, quando viene in quest'Aula a dire che i rigassificatori sono una soluzione necessaria per garantire la sicurezza energetica, lei non può venire in quest'Aula e non dimostrare con i dati e, quindi, non dire al popolo italiano, che ci sta vedendo, che è esattamente il contrario di quello che dice, perché, oggi, senza i rigassificatori di Ravenna, di Piombino e di Savona che ancora non sono operativi, Piombino in parte, la sicurezza energetica del gas è garantita dal nostro Paese, signor Ministro, e lei lo sa benissimo; sono i dati del suo Ministero. Non può venire in Aula a dire una cosa che non è vera, perché, in realtà, avete una strategia energetica precisa, però, siamo di fronte ad aumenti incredibili. Le voglio ricordare, visto che parliamo della crisi israelo-palestinese, di questo dramma, di questo conflitto, che noi prendiamo 7 miliardi di metri cubi di gas liquido dal Qatar.

Il Qatar è colui che finanzia Hamas. Quindi, non parliamo di un tema che riguarda la questione della sicurezza energetica perché, in realtà, la vera questione è che voi state rallentando il tema delle rinnovabili per un motivo molto banale: ENI ha guadagnato tantissimi soldi dalla speculazione sul gas, invece il sole e il vento sono fonti energetiche gratuite.

PRESIDENTE. Concluda.

ANGELO BONELLI (AVS). È questo il problema, perché non volete fermare la speculazione del gas ai danni delle famiglie italiane e fermate un grande progetto di rinnovamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Elementi in ordine alla valutazione tecnica ed economica del progetto di rigassificatore di Vado Ligure, con particolare riguardo alla tutela dell'area marina "Fondali Noli-Bergeggi" – n. 3-00727)

PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00727 (Vedi l'allegato A).

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Ministro, come lei ha già detto, per questo impianto siamo ancora in una fase iniziale, ma qui il dato è di grande preoccupazione sul territorio. Al di là di come è stato presentato dal governatore, il Commissario Toti, c'è un problema relativo alla salute e alla sicurezza e c'è un problema relativo all'ambiente, perché questo rigassificatore verrà posizionato eventualmente vicino a una zona speciale di conservazione, della quale solo l'anno scorso la regione Liguria aveva avviato un'ipotesi di estensione che comprendeva anche quella parte lì. Poi, come diceva anche adesso il collega Bonelli, la pubblica utilità indifferibile e urgente della fornitura del gas è tutta da verificare. Anzi, abbiamo dati assolutamente contrari.

Insieme alla collega Ghio abbiamo presentato più di un quesito, quindi questo quesito racchiude un po' tutte le questioni. Le chiediamo cioè se, in riferimento alla domanda e all'offerta di gas e alle problematiche in ordine alla tutela del paesaggio nonché della salute dei cittadini, voglia fornire i dati relativi alla valutazione tecnica ed economica circa la sostenibilità del ricollocamento della nave rigassificatrice Golar Tundra, con particolare riguardo alla tutela dei Fondali Noli- Bergeggi che sono, come è noto, di grandissimo pregio.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole interrogante. La riduzione della domanda di gas in Italia, richiamata dall'onorevole interrogante, seppure propizia deve comunque essere valutata alla luce di altri elementi, quali l'imprevedibilità del fattore climatico nonché la variabilità nel flusso della risorsa. L'uso dei rigassificatori consente perciò di mitigare gli effetti di queste fluttuazioni e di tutelare la sicurezza energetica del Paese.

Il procedimento di autorizzazione unica per la ricollocazione del rigassificatore a Vado Ligure è stato avviato nello scorso mese di agosto, con ordinanza del commissario straordinario di Governo. Analogamente a quanto avvenuto per altri siti, verranno convocate le conferenze dei servizi. Al fine di illustrare le linee essenziali del progetto e delle opere accessorie, il commissario straordinario ha inoltre organizzato incontri con i comuni interessati, in cui sono state raccolte le osservazioni dei territori.

Si rammenta, inoltre, che il rilascio dell'autorizzazione per la costruzione ovvero per l'esercizio delle opere e delle infrastrutture relative all'impianto in parola dovrà essere comprensivo della valutazione di impatto ambientale. In relazione a quest'ultima è in corso la fase di consultazione del pubblico, durante la quale chiunque abbia interesse può prendere visione del progetto e del relativo studio ambientale e presentare in forma scritta proprie osservazioni, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi.

Ad oggi, dunque, il provvedimento di VIA, comprensivo della valutazione d'incidenza, incardinato presso il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, è ancora nella fase iniziale. Solo a seguito di tale fase, e una volta acquisite le osservazioni del pubblico e i pareri delle amministrazioni, si procederà alla valutazione tecnica da parte della commissione PNIEC-PNRR. In tale sede sarà pertanto possibile valutare tutti gli aspetti evidenziati dall'interrogante in relazione agli eventuali cumuli di impatti, alle ripercussioni sulla salute umana, alla biodiversità e al contesto ambientale e ai siti di Natura 2000, tenendo conto delle osservazioni e dei pareri acquisiti.

PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di replicare.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Mi riservo di rileggere la risposta. Non ho capito alcune cose. A parte il fatto che di rigassificatori in Liguria ce n'è già uno e quindi non si capisce perché dobbiamo mettercene anche un altro, circa le fluttuazioni, di cui ha parlato lei, della fornitura del gas, ai ricercatori di ReCommon risulta che la domanda di gas nel nostro Paese è in costante diminuzione e quindi la capacità infrastrutturale del sistema garantisce oggi quasi il doppio della domanda di gas prevista al 2026, ossia quando questa nave dovrebbe entrare in funzione. Quindi, questa è una tesi tutta da verificare.

Ha parlato di un osservatorio dei territori. I territori sono molto preoccupati, lo dimostrano le manifestazioni, i sindaci e i rappresentanti delle amministrazioni locali di tutti i colori politici, perché anche all'interno di chi rappresenta la maggioranza in regione Liguria ci sono stati dei distinguo molto fragorosi. Lei ha detto che la procedura è iniziata ad agosto; in effetti, è iniziata ad agosto di fronte allo sconcerto un po' generale per come è iniziata, nei modi e nei termini della comunicazione di questa operazione. Dopodiché, le osservazioni stanno già arrivando. Ne è arrivata una molto pesante, che non è dell'opposizione, di Ghio, di Pastorino o del Partito Democratico, ma è dell'Istituto superiore di sanità. Le leggo la parte finale, che fa tante considerazioni sul progetto che SNAM ha presentato: nel complesso lo studio VIS del proponente è fortemente carente per molti aspetti, alcuni dei quali riferiti a impatti completamente trascurati ai fini della stima dei potenziali effetti sulla salute. In più - aggiunge - si ritiene comunque che l'opera si inserisca in un territorio già fortemente antropizzato e industrializzato, con criticità che riguardano i diversi comparti ambientali, sui quali si potranno aggiungere gli impatti determinati dall'opera in progetto.

Lei capisce bene che questa è una descrizione di un ambiente non proprio salutare per questo tipo di insediamento. Qui ci vuole la politica e per questo ci siamo rivolti a lei, nel senso che sappiamo bene qual è la procedura per la valutazione dell'impatto ambientale, che ci sarà, ma qui ci sono elementi di oggettiva difficoltà nel progetto. Chiudo anche sulla questione ambientale, perché, come le ho detto, e forse qui aspettavo un cenno nella sua risposta…

PRESIDENTE. Concluda.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). …fino all'anno scorso era stato avviato questo procedimento per allargare la zona di conservazione speciale anche a quell'area, ovvero alla zona di Noli-Bergeggi. Di questo procedimento non si sa più nulla e anche su questo il Ministero dovrebbe dire qualche cosa. Mi riservo e ci riserviamo di presentare un'altra interrogazione in merito.

(Iniziative di competenza in ordine alla rilevanza strategica del rigassificatore di Vado Ligure, garantendo al contempo la sicurezza ambientale e sanitaria e assicurando opere compensative per il territorio interessato - n. 3-00728)

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00728 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Siamo alla terza interrogazione sul rigassificatore, in questo caso specifico di Vado Ligure e sulla scelta di regione Liguria di dare la propria disponibilità ad accogliere il rigassificatore nel proprio mare, a Vado, giudicando questa responsabilità essenziale per proseguire il percorso, avviato già nella legislatura precedente, per ridurre la dipendenza del nostro Paese dalle fonti energetiche, in particolare dall'approvvigionamento dalla Federazione Russa.

Il rigassificatore rappresenta - ovviamente questa è un'interrogazione con lo stesso oggetto e con taglio diverso da quelle precedenti - un elemento fondamentale e complementare agli investimenti nel settore delle energie rinnovabili. La Vice Ministra Gava - in un'interrogazione in Commissione che avevo presentato io - l'ha definita un'opera di pubblica utilità, indifferibile e urgente. Ma ora mi rivolgo a lei, Ministro, che rappresenta il Ministero che ha la competenza - lo ha detto, lo ha ribadito - sulla valutazione di impatto ambientale indispensabile per avviare l'opera. Si è recato a Genova e lì ha definito importante per il Paese l'opera e ha anche detto che rappresenterà un contributo alla valorizzazione delle aree interessate. Le chiedo, pertanto, di evidenziare la rilevanza strategica dell'opera e quali azioni intenda adottare per evidenziarne la rilevanza strategica, garantirne la sicurezza e assicurare le opere compensative per il territorio interessato.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente e grazie interrogante. Come evidenziato dall'interrogante, i rigassificatori costituiscono opere strategiche per l'approvvigionamento di gas ai fini della sicurezza energetica nazionale, fermo restando il programma di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale.

L'Italia si è attivata per potenziare le infrastrutture per la sicurezza degli approvvigionamenti, aumentando la capacità dei terminali di rigassificazione mediante nuove unità di rigassificazione e stoccaggio galleggiante - mi riferisco a Piombino e Ravenna - aumentando la capacità di rigassificazione di quelli già esistenti e puntando ad ampliare la capacità di trasporto sud-nord, lungo la dorsale adriatica, anche mediante l'ottimizzazione delle concessioni già esistenti. Tali misure, in sinergia con l'installazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, porteranno a una valorizzazione della strategicità dell'Italia come hub energetico europeo.

Per ciò che concerne la sicurezza dell'opera, i consumi e le fonti di approvvigionamento di gas verranno costantemente monitorati, al fine di garantire il rispetto del Regolamento (UE) 2017/1938, concernente misure volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas, con riguardo al documento di analisi dei rischi e al conseguente aggiornamento dei piani di azione preventiva e di emergenza.

Per quanto riguarda le misure di compensazione, si rammenta che, già a legislazione vigente, all'articolo 1 della legge 23 agosto 2004, n. 239, è previsto che le regioni, gli enti pubblici territoriali e gli enti locali territorialmente interessati dalla localizzazione di nuove opere e infrastrutture strategiche, ovvero dal potenziamento o trasformazione di infrastrutture esistenti, abbiano il diritto di stipulare accordi con i soggetti proponenti che individuino misure di compensazione e riequilibrio ambientale coerenti con gli obiettivi generali di politica energetica nazionale.

Si conferma, pertanto, che il procedimento di ricollocazione del terminale galleggiante comporterà anche il processo di individuazione delle opere compensative, opportunamente monitorato dalle strutture ministeriali.

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di replicare.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Ovviamente mi ha dato una risposta esaustiva, di cui mi dichiaro soddisfatta per i termini che sono stati utilizzati sul fronte della sicurezza e del monitoraggio per quanto riguarda la sicurezza dell'opera; per tutti i piani che verranno attivati, partendo chiaramente da quello fondamentale che è la valutazione d'impatto ambientale, e tutti i piani di azione preventiva e di monitoraggio per quanto riguarda la sicurezza; per il fatto che sia stata ribadita dal Ministro la strategicità dell'opera sul fronte nazionale e la sua importanza per fare e contribuire a fare dell'Italia un hub energetico anche a livello europeo; e, infine, per la conferma in ordine al tema delle opere compensative nel meccanismo che il territorio saprà esprimere e nel dialogo che è stato avviato dal commissario straordinario nel confronto con tutti gli enti locali. Quindi, soddisfazione per la risposta e sicuramente monitoraggio di tutto quello che accadrà, anche eventualmente con interrogazioni successive.

(Stato di attuazione delle disposizioni in materia di contributi per l'installazione di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici - n. 3-00729)

PRESIDENTE. La deputata Rachele Silvestri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00729 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, l'ordinamento giuridico prevede norme per l'erogazione di contributi per l'acquisto e la messa in opera di colonnine elettriche. In particolare, ci si riferisce a quelli destinati a persone fisiche nell'esercizio di attività d'impresa, arti e professioni, anche al fine di raggiungere specifici obiettivi previsti dal PNRR. Tali obiettivi si prefissano la creazione di una rete potenziata di colonnine per auto elettriche entro il 2025, diffuse sul territorio nazionale e ripartite tra aree urbane ed extraurbane.

Attualmente, in Italia sono presenti 200.000 auto elettriche, di cui oltre 32.000 immatricolazioni full electric dall'inizio dell'anno, in aumento del 32 per cento rispetto al 2022. L'implementazione della rete di colonnine elettriche sul territorio risulta, pertanto, di cruciale importanza.

Oggi siamo qui a chiederle, Ministro, quale sia lo stato dell'arte in materia e che misure stia adottando il Governo, in special modo per quanto riguarda il mondo delle imprese, che sono gli attori principali per raggiungere gli obiettivi che ci siamo preposti in materia di transizione ecologica ed energetica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di replicare.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie Presidente, un grazie particolare agli onorevoli interroganti. In merito al quesito posto, lo sviluppo della mobilità elettrica come contributo al progressivo processo di decarbonizzazione del settore trasporti nel nostro Paese non può prescindere dalla capillare diffusione sul territorio nazionale delle infrastrutture di ricarica. Per tale motivo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza è stata prevista un'apposita misura per lo sviluppo di oltre 20 mila infrastrutture, fra aree urbane e superstrade, entro il 2026, con un investimento di oltre 700 milioni.

Accanto alla misura del PNRR, siamo in procinto di erogare i bonus colonnine destinati alle imprese e ai professionisti attraverso una piattaforma gestita da Invitalia che partirà il prossimo 26 ottobre. Imprese e professionisti potranno richiedere un contributo economico per acquistare e installare infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici. Le agevolazioni sono rivolte a imprese di qualunque dimensione su tutto il territorio nazionale e ai singoli professionisti per un importo pari al 40 per cento delle spese ammissibili sostenute successivamente al 20 ottobre 2021. Le spese possono riguardare l'acquisto e messa in opera di infrastrutture di ricarica, comprese le spese di installazione delle colonnine, gli impianti elettrici, le opere strettamente necessarie, gli impianti e i dispositivi di monitoraggio. La norma copre anche, fino al limite massimo del 10 per cento, le spese sostenute per la connessione alla rete elettrica, la progettazione, la direzione lavori, la sicurezza e i collaudi.

Le risorse disponibili per il bonus colonnine sono 87,5 milioni di euro: 70 serviranno a sostenere le imprese per l'acquisto di infrastrutture di ricarica dal valore complessivo inferiore a 375 mila euro, mentre 8,75 milioni sono stanziati per un valore superiore alla stessa soglia; i restanti 8,75 milioni sono invece rivolti ai professionisti. L'invio finale delle istanze sarà possibile nell'arco temporale che va dal 10 al 30 novembre 2023. Con questo contributo garantiamo un sostegno alle imprese e alle professioni nel processo di transizione ecologica delle attività produttive del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il deputato Iaia ha facoltà di replicare.

DARIO IAIA (FDI). Grazie, Presidente. Grazie signor Ministro, le sue parole non possono che confortarci: 700 milioni dal Piano nazionale di ripresa e resilienza che si stanno impegnando e che avranno una ricaduta importante nel nostro Paese; 87,5 milioni, come appena comunicato, riguardano il bonus per professionisti e imprese per installare le colonnine elettriche.

C'è un'azione che stiamo apprezzando da parte del Governo, da parte del suo Ministero, in ordine agli investimenti relativi alla mobilità elettrica. Grazie, quindi, per quello che state facendo. È indubbio il vantaggio che deriva da questo tipo di investimenti e dalla mobilità elettrica; pensiamo, per esempio, al risparmio di carburante, soprattutto alla luce del momento che stiamo vivendo in relazione al caro carburante, alle riduzioni delle emissioni inquinanti, alla riduzione dei gas serra, all'assenza di rumore che deriva anche da questo tipo di mobilità, che non è un aspetto secondario.

Sicuramente è necessaria un'attività ancora più importante e ancora più intensa per quanto riguarda l'aumento delle installazioni delle colonnine elettriche nel nostro territorio, ma vediamo che il Governo si sta muovendo in maniera assolutamente egregia. Grazie per quello che state facendo e credo sia il caso di proseguire su questa strada (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,10.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende il seguito della discussione della proposta di legge n. 854-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 854-A.

Ricordo che prima della sospensione è stato da ultimo respinto l'emendamento Caso 2.19 e che risultano accantonati l'emendamento Caso 2.6 e la votazione dell'articolo 2.

(Ripresa esame dell'articolo 2 – A. C. 854-A​)

PRESIDENTE. Invito dunque il relatore, deputato Cangiano, e la rappresentante del Governo a esprimere il parere sull'emendamento Caso 2.6.

GEROLAMO CANGIANO , Relatore. Grazie, Presidente. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Grazie Presidente. Ci tenevo a precisare che, nonostante l'impegno per proporre una riformulazione dell'emendamento accantonato, purtroppo ci sono delle criticità, degli ostacoli procedurali che al momento sono insormontabili, per cui chiedo cortesemente all'onorevole Dell'Olio di ritirare l'emendamento. Nel merito lo condividiamo. Anzi, mi rivolgo all'onorevole Caso, che è il primo firmatario. Li invitiamo a presentare un ordine del giorno. Ribadisco, l'impegno c'era; purtroppo, c'è questa criticità procedurale che non consente di proporre la riformulazione.

PRESIDENTE. Deputato Caso, a lei la parola per dirci se condivide la proposta del Governo o meno.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Sottosegretario e il relatore per l'impegno a provare a rimettere in gioco - mettiamola così - l'emendamento. Si è capito il cortocircuito a cui ha fatto riferimento il collega Dell'Olio accaduto in legge di bilancio. Quindi, visti gli sforzi fatti, noi ritiriamo l'emendamento e presenteremo un ordine del giorno al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Bene, la ringrazio.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 854-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Sull'ordine del giorno n. 9/854-A/1 Di Biase il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di” e “nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica”. Sull'ordine del giorno n. 9/854-A/2 Casu il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di” e “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”. Sull'ordine del giorno n. 9/854-A/3 Caso il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di” e “nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica”. Sull'ordine del giorno n. 9/854-A/4 Dell'Olio il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli ordini del giorno. Sugli ordini del giorno n. 9/854-A/1 Di Biase, n. 9/854-A/2 Casu e n. 9/854-A/3 Caso il parere è favorevole con riformulazioni. Prendo atto che i presentatori accettano le riformulazioni.

Ricordo che sull'ordine del giorno n. 9/854-A/4 Dell'Olio il parere del Governo è favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A. C. 854-A​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ilaria Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, se i disoccupati in Italia sono poco meno di 2 milioni, di cui 800.000 circa in età compresa tra i 15 e i 34 anni, secondo il Ministero del lavoro, invece sarebbero un milione i posti che le imprese non riescono a coprire. Sono questi i numeri del paradosso del mercato del lavoro italiano, sottolineati recentemente nell'approfondimento di studio della CGIA di Mestre. Il gap che si crea nel mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro determina, da un lato, famiglie con fragilità economica e, dall'altro, imprese con scarsa crescita dimensionale e di fatturato.

Quali sono le cause di questo disallineamento? Si chiama mismatch di competenze, fra quelle richieste dal mondo del lavoro e quelle offerte dal mondo della formazione. L'ufficio studi della CGIA di Mestre ha elencato le prime 50 figure professionali di difficile reperimento, in base ai dati che emergono dalla periodica indagine Excelsior, condotta, presso gli imprenditori italiani, da Unioncamere e ANPAL. Al primo posto troviamo gli specialisti in saldatura elettrica, i medici di medicina generale, poi gli ingegneri elettronici e in telecomunicazioni. Per queste quattro categorie la difficoltà di reperimento da parte delle imprese è sopra l'80 per cento. Altrettanto difficili da reperire sul mercato del lavoro sono i meccanici collaudatori, oltre che gli infermieri e le ostetriche, poi i tecnici elettronici, installatori e manutentori di hardware, operai addetti a macchinari per l'affilatura, saldatori e tagliatori, ingegneri elettronici, elettrotecnici e operai addetti ai telai meccanici per tessiture e maglieria.

Di questo secondo blocco, in 7 casi su 10, le richieste imprenditoriali rimangono scoperte. Nel Nord-Est un posto di lavoro su due rimane scoperto ma anche laddove la disoccupazione è più alta, nelle regioni del Sud Italia, vi è lo stesso il rischio di non trovare personale adatto.

Se è vero che, in tutte le regioni, fra le cinque figure professionali più richieste vi sono commessi per le vendite al dettaglio e personale addetto alle pulizie, allo stesso tempo è essenziale comprendere come un certo livello di competenze tecnologiche sia ormai necessario in tutte le categorie professionali. Lo abbiamo sentito nell'elenco appena appena letto: a tutti i livelli, in tutti i settori, il “dialogo” con macchine e con l'intelligenza artificiale richiede personale abilitato.

In Italia, il disallineamento tra domanda e offerta delle competenze lavorative riguarda quasi 10 milioni di lavoratori. Le cause vanno ricercate nell'innovazione tecnologica e nell'evoluzione digitale, nella spinta verso la sostenibilità e nella nascita di nuove professioni. Le grandi trasformazioni hanno colpito il mondo socio-economico negli ultimi tre anni e stanno allargando il divario di competenze. La correlazione tra preparazione e occupazione è innegabile. Secondo i dati Istat, in Italia, nel 2022, il 63 per cento delle persone tra i 25 e i 64 anni ha almeno un titolo di studio secondario superiore, valore simile a quello della Spagna ma decisamente inferiore a quello della Germania e della Francia e a quello medio dell'Unione europea. Tra i 25 e i 64 anni anche la quota di chi ha conseguito un titolo di studio terziario (20,3 per cento) è più bassa della media europea ed è circa la metà di quella registrata in Francia e in Spagna. Nel 2022, tra gli under 35 con titolo conseguito da almeno un anno e non oltre tre, è cresciuto il tasso di occupazione: 50,5 per cento tra i diplomati e 74, 6 per cento tra i laureati. Per i laureati il valore supera di quattro punti il livello raggiunto prima della crisi del 2008.

Ma il problema dell'Italia - il divario rispetto agli altri Paesi europei - è nelle materie scientifiche: nel 2022 il 23,8 per cento dei giovani adulti, con un titolo terziario, ha una laurea nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche, le cosiddette lauree STEM, appunto. Questo, in base ai dati Istat. La quota sale al 34,5 per cento tra gli uomini (un laureato su tre) e scende al 16,6 per cento tra le donne (una laureata su sei), sostanziando quel divario di genere, basato principalmente su un pregiudizio culturale che pone però un ostacolo importante alla crescita economica del Paese, ancor più in considerazione del fatto che sono di più le donne laureate: 35,5 per cento è la quota di donne tra i 25 e i 34 anni laureate, contro il 23,1 per cento tra gli uomini. Capite che, se già allineassimo il 16,6 per cento delle laureate in STEM al 34,5 per cento dei laureati uomini, avremmo già colmato in parte il divario delle competenze tecnologiche.

Da tutti questi dati emerge chiaramente che, se vogliamo davvero intervenire sull'incrocio tra domanda e offerta di lavoro, dobbiamo farlo puntando sulle materie STEM. L'istituzione di una Settimana nazionale delle discipline scientifiche e tecnologiche, ingegneristiche e matematiche va in questo senso. Certo, non risolverà nell'immediato tutti i problemi di mismatch delle competenze, ma rappresenta un'importante iniziativa per la promozione e la diffusione di competenze, anche con riferimento all'importanza della preparazione tecnico-scientifica e alle opportunità occupazionali e di crescita professionale offerte.

Le discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche sono il motore dello sviluppo e del progresso di qualsiasi Nazione: sono queste discipline che ci permettono di ampliare le nostre conoscenze e di trovare soluzioni innovative ai problemi che affrontiamo nella società moderna. Promuovere la crescita e la diffusione di queste discipline è dunque un imperativo per il nostro Paese, ancor di più in un frangente di grandi trasformazioni quali quelle che stiamo vivendo: la rivoluzione digitale e la transizione energetica. Serve tecnologia, serve ideazione, servono uomini e donne che sappiano far funzionare le macchine. L'intelligenza artificiale, appunto, potremmo dire che ha sempre più bisogno della capacità di programmazione e della discrezionalità esclusivamente umane.

Attraverso l'istituzione di questa Settimana nazionale si potranno organizzare diverse attività per stimolare l'interesse delle giovani generazioni per le discipline scientifiche, perché possano sceglierle.

Spesso i giovani non sono consapevoli delle molteplici opportunità di carriera e di crescita che queste discipline offrono o non sanno di poter essere portati per una disciplina più che per un'altra. A volte non conoscono nemmeno tutte le discipline dell'area scientifica. Il bisogno principale dei giovani è l'orientamento; il primo incontro che dobbiamo agevolare è fra le attitudini, le ambizioni, passatemi il termine, i sogni dei giovani studenti e le potenzialità offerte dal mondo economico.

In questa linea, da parlamentare ligure, non posso non portare a conoscenza di quest'Aula l'iniziativa della Regione Liguria che sarà presentata, tra poco, alle 18, nella sala delle conferenze stampa proprio della Camera dei deputati. L'iniziativa si chiama Orientamenti: un Salone nazionale dell'orientamento dedicato ai giovani, ai ragazzi, agli studenti, orientamento agli studi e orientamento al lavoro. Sono quasi trent'anni che Orientamenti rappresenta un importante momento di incontro e dialogo privilegiato tra il mondo della scuola, dell'università e il mondo delle imprese e delle professioni, offrendo ai giovani opportunità, ravvicinate e di interfaccia, con il mondo del lavoro anche attraverso incontri con chi ce l'ha fatta, con chi ha trasformato il proprio sogno in realtà. Ebbene, Orientamenti si articola in tre filoni: Human, percorso di saperi umanistici, Hands, antico saper fare, che valorizza l'intelligenza delle mani, ma, soprattutto, il percorso STEM, dedicato ai saperi scientifici, ai saperi tecnici, ai saperi tecnologici, alle sfide del futuro.

Trovo sia molto bello e positivo che si stia approvando in quest'Aula questa legge per la promozione delle STEM, quindi con la forza di un Parlamento che legifera, e contestualmente si vada a promuovere un'iniziativa concreta fatta per i giovani e indirizzata proprio alle STEM. Ciò vuol dire che c'è una piena unione d'intenti e c'è una chiara concretezza nelle idee. A nome di Noi Moderati, quindi, dichiaro il voto favorevole su questo provvedimento, ritenendolo un tassello importante nell'orientamento dei giovani, per indirizzarli in scelte fondamentali per il loro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisabetta Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Oggi quest'Aula e questo Parlamento manifestano una consapevolezza importante. C'è, infatti, nel dibattito che abbiamo fatto, l'emersione della consapevolezza che ci sia la necessità di fare maggiori investimenti in istruzione e, in particolare, nelle discipline STEM, quelle discipline che sono alla base di ogni processo di innovazione, di sviluppo economico e, quindi, anche di progresso tecnologico e sociale e che, purtroppo, in questo Paese registrano un clamoroso arretramento. Lo diciamo perché investire nell'istruzione è sempre un modo per contribuire alla crescita del Paese e lo è anche quando l'investimento è più generale, è più profondo e riguarda le istituzioni della formazione, a partire da quelle scolastiche dedicate ai bambini, ma è un modo per contribuire e indirizzare lo sviluppo e la crescita del Paese anche quando soprattutto si prova a dare un orientamento ai ragazzi e alle ragazze su quelle discipline in cui il Paese è un po' indietro e di cui, invece, l'impresa italiana e anche la ricerca italiana hanno profondissimamente bisogno.

Noi sappiamo che, purtroppo, in Italia, il numero di laureati in queste discipline è molto basso: si aggira intorno al 24 per cento, ma siamo superati dalla Francia, con il 25,8, dal Regno Unito con il 26,2 per cento, dalla Grecia che si attesta al 27,3 e dalla Germania che addirittura raggiunge il 36,8 per cento dei laureati. Sappiamo, quindi, che questo dato è, in qualche modo, un peso sulla nostra competitività internazionale e anche sulla nostra capacità di costruire politiche industriali fondate non esclusivamente sulla ricerca del profitto a ogni costo o sulla corsa al ribasso del mercato del lavoro, ma sull'innovazione di prodotto e, in generale, sul miglioramento del nostro apparato tecnologico.

Quindi, siamo favorevoli che venga istituita questa settimana dedicata alle discipline STEM, anche perché va notato che coloro che sono laureati in queste materie hanno poi una prospettiva di carriera nel mondo del lavoro che garantisce maggiori diritti e maggiori prospettive, non solo occupazionali ma relative ai salari. Infatti, coloro che sono laureati nelle discipline STEM hanno un salario medio tra i 1.600 e i 1.800 euro al mese, che è significativamente più alto di coloro che sono laureati in altre materie o addirittura della porzione del mercato del lavoro che non ha un titolo di studio superiore. Sappiamo anche che il tasso di occupazione è molto alto: circa il 90-95 per cento di questi laureati trova immediatamente lavoro appena usciti dall'università, mentre altri fanno più fatica. Si segnala anche la ricerca da parte delle aziende di queste figure, perché 4 imprese su 10 dichiarano di avere difficoltà a trovare candidati buoni con formazione scientifica da inserire nel proprio organico.

Quindi, bene l'investimento sulle materie STEM e bene il tentativo di moltiplicare le iniziative di promozione e di avvicinamento dei ragazzi a queste materie; male, però, il fatto che oltre alla settimana, che oggi qui votiamo e su cui Alleanza Verdi e Sinistra darà il suo voto favorevole, non ci siano altre iniziative e altri investimenti che vadano a risolvere i problemi di fondo del mondo dell'istruzione italiana. Io voglio citarne due, che sono due problemi su cui Alleanza Verdi e Sinistra insiste da tempo, da molto tempo e con molta forza. Il primo è quello della dispersione scolastica e della dispersione implicita accanto alla dispersione scolastica. Nella scuola italiana c'è un fallimento rispetto all'insegnamento di alcune materie di base. Il 30 per cento degli studenti e delle studentesse della scuola superiore non matura, alla fine del percorso di studi, le competenze di base in scienze e matematica e questo vuol dire che, per quante settimane STEM noi potremo mettere in campo, la difficoltà di una scuola che non è più attrezzata e messa in condizione di fare didattica personalizzata e di tenere fede a quel principio per cui nessuno deve essere lasciato indietro è un problema che rimane irrisolto. Abbiamo fatto tante proposte per suggerire al Governo di intervenire sulla povertà educativa, sulla dispersione e sulle difficoltà della didattica, dalla riduzione degli alunni per classe nei luoghi in cui ci sono maggiori difficoltà sociali ed economiche fino all'inserimento del tempo prolungato e del tempo pieno in tutti gli istituti del nostro Paese. Di fronte a tutte queste proposte il Governo chiude la porta, barra la strada e ogni volta c'è un motivo per dire che non ci sono risorse, né la possibilità di mettere mano al sistema di istruzione in modo che sia all'altezza dei bisogni del Paese.

Il secondo problema che vogliamo segnalare - e questo è grave almeno quanto il primo, ma pesa ancora di più sullo sviluppo economico del Paese - è il numero generale dei laureati in Italia. Noi abbiamo il 24 per cento di laureati; altrove la media è molto più alta e si aggira sul 40 per cento. Ci sono Paesi del Nord Europa che raggiungono e superano il 50 per cento di popolazione in età di istruzione che ottiene il titolo della laurea. Quindi, misuriamo un gap drammatico, tremendo, che è un peso sullo sviluppo e sulla crescita del Paese. Allora, è abbastanza paradossale che, di fronte a questo dato così eclatante, si sia voluto chiudere ogni confronto con gli studenti, ad esempio con quelli dei movimenti studenteschi, quelli dei sindacati studenteschi, quelli che sono scesi in piazza con le proprie tende e che hanno segnalato una difficoltà delle persone meno abbienti, dei ragazzi e delle ragazze che vengono da famiglie del ceto medio, a pagarsi gli studi e a pagarsi l'università. Guardate, è una chiusura eclatante e, in qualche modo, scandalosa e rappresenta anche un danno per il Paese. Dunque, mi chiedo perché una maggioranza come la vostra, una maggioranza di destra, che ogni minuto si mette in bocca le parole interesse nazionale, non dovrebbe perseguire e non dovrebbe mettere in atto qualche sostegno.

Voglio poi fornire un dato che ci dice bene del dramma che è in corso. Secondo lo University Report dell'osservatorio JobPricing, il tempo necessario al rientro dell'investimento in istruzione di una persona laureata è molto lungo: il pareggio dei costi sostenuti una volta che si entra nel mondo del lavoro, cioè quando si comincia a guadagnare attraverso il proprio stipendio, si raggiunge, in media, in 16,8 anni, se si è fatta l'università in sede, o in 20 anni, se si è fatta l'università fuori sede. Vuol dire che i ragazzi e le ragazze e le loro famiglie sostengono spese enormi, nonostante in questo Paese, a stare alla nostra Costituzione, l'università dovrebbe essere pubblica, gratuita e garantita a tutti e a tutte allo stesso modo.

Allora, io penso che è bene fare le giornate, come ieri abbiamo votato la Giornata - ho chiuso, Presidente - sulla sicurezza degli insegnanti, ma non si pensi che i problemi del Paese, i problemi dello sviluppo, i problemi del diritto allo studio, il problema della necessaria giustizia sociale nel mondo e nel campo dell'istruzione si possano risolvere con delle giornate. Servono investimenti, serve una visione, serve davvero la volontà di occuparsi di tutti e tutte.

Noi siamo molto preoccupati da quello che sta accadendo in legge di bilancio, perché queste risorse e questi investimenti non ci sono. Questa assenza non potrà essere coperta da nessuna settimana e da nessuna giornata, e siamo qui a ribadirlo, nonostante il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (A-IV-RE). Presidente, colleghe e colleghi, è risuonato con chiarezza in quest'Aula un messaggio tanto più vero quanto più urgente di scelte di assunzione di responsabilità politiche, che, anticipo, questa legge crediamo non possa esaurire, pur compiendo un piccolo passo in avanti. Senza competenze scientifiche e matematiche non c'è uno sviluppo economico, non c'è uno sviluppo tecnologico, non c'è uno sviluppo sociale nel nostro Paese. Ne sono prova la natura delle tante transizioni che il nostro Paese oggi sta affrontando, penso alla transizione climatica, alla sfida dell'intelligenza artificiale, del data science, tutto quello che è l'ambito economico e finanziario.

Tra l'altro quest'Aula ha sperimentato direttamente come l'assenza di competenze matematiche e scientifiche sia stata anche un ostacolo nel momento di legiferare per contrastare una delle più gravi crisi del nostro Paese, quella dell'esperienza del COVID. Hanno fatto irruzione in quest'Aula i modelli statistici, quelli predittivi. Abbiamo imparato cos'è una crescita esponenziale, lo abbiamo imparato sulla pelle delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese. I dati che ci arrivano dall'Invalsi sono dati che non esito a definire drammatici. Gli ultimi dati danno un terzo dei diplomati della terza media con una bassa, bassissima competenza in matematica, ben al di sotto della sufficienza. Se guardiamo i risultati di competenze per gli studenti diplomati, il divario aumenta ulteriormente e siamo quasi a uno su due. L'Italia delle nuove generazioni non è pronta ad affrontare le sfide del futuro; e non lo è per nostra responsabilità, per responsabilità delle nostre scelte nell'ambito dei settori educativi, formativi e dell'istruzione scolastica e universitaria (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

I dati PISA del 2018 pongono l'Italia, nella media OCSE, dietro la Germania, la Francia, la Finlandia e tutti i Paesi industrializzati dell'Unione europea, ma dicono qualcosa anche di più interessante e drammaticamente vero. Il divario di genere tra le ragazze e i ragazzi del nostro Paese in competenze sulla matematica è di circa 16 punti, la media OCSE è di 5 punti. Allora, colleghe e colleghi, o noi assumiamo che le ragazze italiane sono meno portate per la matematica, cosa che mi sento di smentire, prova alla mano, dagli incontri fatti nelle tante aule universitarie, o c'è qualcosa che non funziona nel nostro sistema sociale di educazione e di istruzione. Su questo apro una parentesi: stupisce, gravemente stupisce, il parere contrario che il Governo ha dato - mi rivolgo al Sottosegretario presente - su un emendamento a firma della collega, l'onorevole Piccolotti, che auspicava che questa Settimana potesse promuovere le materie STEM per colmare l'evidente divario di genere. Questo è un punto cruciale della Strategia nazionale per la parità di genere, la Ministra Roccella lo ha richiamato più volte. Allora, come si fa a non dare coerenza, in questo spirito di carattere formativo, a un emendamento? Semplicemente il dubbio è che, siccome veniva dall'opposizione e si parlava di parità di genere, non si sia letto pienamente il testo, perché altrimenti quel parere contrario è del tutto non spiegabile.

Così come non è spiegabile il parere contrario a un'azione necessaria nel mondo scientifico, che è quella del contrasto al cosiddetto effetto Matilda, cioè al nascondimento dei successi scientifici delle tante donne che hanno rappresentato da protagoniste l'innovazione nella ricerca scientifica del nostro Paese. Quindi, alla loro memoria e al futuro delle nuove generazioni, delle giovani donne che alla scienza si stanno avvicinando, quest'Aula doveva e deve dare una risposta più efficace.

Mi permetto anche di dire che è un tema che si rivolge alla formazione della nuova classe dirigente del nostro Paese. È noto che i livelli esecutivi delle imprese necessitano di competenze che, insieme al livello umanistico, abbiano in sé competenze di carattere tecnico-scientifico, questo è un dato di fatto. E uno dei problemi che abbiamo nell'avere più donne nella parte esecutiva del management delle nostre aziende è dovuto al fatto che la percentuale di laureate in materie tecnologiche e scientifiche del nostro Paese è più bassa di quella degli uomini.

Ma ci sono in questo anche dei dati che fanno sorridere. C'è uno studio che ha rilevato che la presenza di deputati con un titolo post laurea STEM in quest'Aula è di 5 su 400, con una sola presenza femminile. Questo credo che sia anche un tema che interroga la politica. Probabilmente la formazione di una classe dirigente anche nel mondo delle istituzioni con competenze adeguate per affrontare le sfide del futuro e che sappia fare sintesi tra le diverse discipline è un tema importante, ma lo si può affrontare portando avanti quei progetti di orientamento e di formazione specificatamente indirizzati in questo senso.

Ecco perché non è di oggi la notizia che la Presidenza italiana del G20 ha posto come una delle leve di sviluppo economico mondiale l'investimento sulle materie STEM in particolare per le ragazze: è nella dichiarazione dei leader. Questo Parlamento non può fare un passo indietro rispetto a questo impegno internazionale così forte e incisivo che abbiamo portato avanti come Paese. Ed ecco perché nell'ambito del PNRR abbiamo voluto stanziare più di un miliardo di euro per sanare quel divario di competenze STEM nell'ambito dell'istruzione.

Ecco perché, e la ringrazio, la ministra Messa ha fatto un lavoro straordinario nella scorsa legislatura, nell'ultimo Governo, portando avanti investimenti e incentivi, per esempio, per borse di studio dedicate alle ragazze proprio nell'ambito STEM.

C'è poi un tema che riguarda una questione di divario sociale territoriale. Purtroppo, i dati ci dicono che una scarsità di competenze in matematica e nelle materie scientifiche è del tutto comparabile anche con un divario territoriale di sviluppo socioeconomico.

Le discriminazioni sociali sono un ostacolo all'apprendimento delle scienze perché ci sono meno occasioni di formazione e di istruzione, ma la mancanza di competenze in ambito scientifico è anche un ostacolo che di fatto sta limitando la libertà e l'uguaglianza di tutte le bambine e i bambini in egual misura. Noi quell'ostacolo, per dovere costituzionale, oggi lo dobbiamo rimuovere. Su questo ci sono esperienze interessantissime, fatte non solo nella scuola. Penso al lavoro straordinario che fa il Terzo settore in un campo educativo finora inesplorato, che apparentemente non era scontato.

Conosco progetti straordinari come Il cielo itinerante, che ha lavorato nelle periferie dimenticate del nostro Paese, nelle tante Caivano che ci sono nel nostro Paese. Un'alleanza tra scuola, Terzo settore e amministrazioni locali proprio nell'ambito delle materie STEM è una delle leve di sviluppo sociale e di emancipazione sociale per queste bambine, questi bambini, per queste ragazze e questi ragazzi.

Certamente la Settimana è una buona notizia, è un passo avanti. Tra l'altro, coincide con l'11 febbraio - per questo di nuovo torno a dire: peccato per quella mancanza definita anche sul tema del femminile -, ma certamente non può bastare.

Non basta per le risorse quasi nulle che sono destinate, ma, nello stesso tempo, non basta perché non si attiva un processo integrato che deve vedere, in primo luogo, una riformulazione dei curricula a partire dalla scuola materna, dalla scuola dell'infanzia, dagli asili nido. L'apprendimento della matematica deve diventare una strategia nazionale che diventi una lallazione e un'abilitazione al linguaggio e alla cittadinanza alla pari di percorsi pedagogici come il gioco, l'apprendimento della lettura e della scrittura.

C'è un tema di cambiamento delle competenze degli insegnanti: bisogna cambiare il modo con cui insegniamo la matematica, con cui la valutiamo e, con essa, tutte le altre discipline scientifiche. L'accordo, l'alleanza con il mondo accademico e le tante società scientifiche che sono presenti nel nostro Paese, anche con sperimentazioni didattiche di avanguardia, credo che sia la via importante. Occorre favorire, incentivare il ruolo che le imprese hanno nel portare avanti progetti, anche di mentoring e di orientamento, per le giovani generazioni, per i più giovani e, anche qui, sia ragazze che ragazzi, con una specifica per le ragazze. Serve avere il coraggio di dire che, se vogliamo investire nella formazione STEM, dobbiamo mettere degli incentivi rivolti in questa direzione.

Se, oggi, quest'Aula fa un passo avanti in questo percorso grazie all'approvazione di questa legge, a cui noi daremo voto favorevole, altrettanto mi aspetto che ci sia una forte assunzione di responsabilità, perché l'investimento nel futuro delle nuove generazioni parte dalla nostra scelta, oggi, di investire, come cifra e come il linguaggio di questo futuro, nelle competenze in materie scientifiche (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la telescrivente, il fax, il CD-ROM, che aveva, a sua volta, sostituito le musicassette, il floppy disk, ma anche un ex oggetto di culto come l'iPod sono solo alcuni dei ritrovati tecnologici che sono scomparsi, diventati archeologia, spazzati via dello sviluppo, soppiantati da nuovi e più efficienti strumenti che potevano svolgere lo stesso compito più velocemente, con maggiore qualità e minore ingombro.

L'avanzamento tecnologico non è una questione astratta, ma riguarda la vita quotidiana di ciascun cittadino, che, grazie proprio alla ricerca e agli investimenti pubblici e privati, oggi ha una qualità e una durata della vita decisamente superiore a quella della generazione precedente, dei nostri padri. Certo, poi, qualcuno ci ha anche fatto la cattiveria di inventare i messaggi vocali, che ci costano minuti preziosi della giornata e qualche fastidio, ma questa è un'altra storia.

Scienza e sviluppo tecnologico non sono concetti astratti, ma sono il risultato dell'ingegno e del lavoro di migliaia di donne e di uomini, che, magari, studiano una vita intera per creare un formato che ha cambiato una parte divertente delle nostre vite e un intero settore industriale. Penso, per esempio, all'ingegnere Leonardo Chiariglione, nato nel torinese, formatosi al Politecnico di Torino, che ha inventato il formato MP3, lo strumento che ha reso la musica liquida. Oggi la musica è ovunque, con il nostro smartphone possiamo ascoltare qualunque canzone dappertutto: lo dobbiamo a uno scienziato italiano.

L'avanzamento tecnologico ha un impatto enorme sulla società e continuerà ad averlo anche in settori ben più decisivi di questo. Pensiamo, per esempio, al fatto che può aumentare esponenzialmente le produzioni agricole e, quindi, sfamare milioni di persone o risparmiarci i lavori più faticosi o curarci, con i robot, con maggiore efficienza. Ma la scienza cammina sulle gambe delle persone e uno Stato come il nostro, che è una grande potenza industriale, è il Paese della creatività, che ha una solida e millenaria cultura e atenei che tutto il mondo ci invidia, deve promuovere la cultura scientifica, l'adesione alle discipline STEM: scienza, tecnologia, ingegneria e matematica.

È per questo che abbiamo sostenuto e voteremo oggi la proposta di legge a prima firma dell'onorevole Marta Schifone, che prevede l'istituzione, dal 4 all'11 febbraio di ogni anno, della Settimana nazionale delle discipline STEM. Ci servono ingegneri, esperti di tecnologie, informatici e matematici, perché li cercano le nostre aziende e non li trovano; ci servono, perché non vogliamo rimanere indietro come sistema industriale, come sistema Paese; ci servono ed è giusto, anzi, indispensabile che almeno la metà siano donne. Dobbiamo, dunque, lavorare sulla cultura e sull'informazione per recuperare un gap.

Studi e ricerche condotti da agenzie internazionali rendono evidente che l'accesso ridotto delle studentesse alle facoltà STEM trova una causa, innanzitutto, negli stereotipi di genere e nella presenza di pregiudizi che vengono interiorizzati sin dall'infanzia. Questi stereotipi, come tutti gli stereotipi, vanno combattuti. Un'analisi effettuata dall'OSCE nel 2018 rivelava che le famiglie italiane erano propense a favorire le iscrizioni alle facoltà STEM dei figli maschi due volte in più rispetto alle figlie femmine, al di là dei risultati scolastici. E pensare che, come noi uomini sappiamo bene, anche il rapporto Istat ha confermato che le donne sono decisamente più brave degli uomini e, infatti, una volta laureate nelle discipline STEM, trovano prima un lavoro.

La scelta dell'onorevole Schifone di celebrare la Settimana in concomitanza con la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza e il fatto che la proposta sia firmata da una deputata sono certamente di buon auspicio.

Il gruppo di Forza Italia ha lavorato a lungo, nella scorsa legislatura, per favorire la partecipazione delle donne ai corsi di studio STEM. È del giugno 2018 la proposta firmata dall'onorevole Mara Carfagna, che conteneva disposizioni per favorire l'iscrizione delle studentesse ai corsi di laurea scientifici e che aveva un approccio attivo, perché rendeva questa scelta economicamente più conveniente. Ci arriveremo, anche perché, nel frattempo, la Commissione europea ha inserito nel Digital education plan la partecipazione delle donne nei percorsi STEM e questa maggioranza ha inserito, neanche un anno fa, misure volte a promuovere e potenziare le competenze nelle discipline STEM nella legge di bilancio del 2023 in attuazione del PNRR.

Con la Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche di febbraio lavoreremo sulla cultura attraverso l'istruzione, coinvolgendo le aziende e provando ad incrociare, ancora una volta, domanda e offerta, come è giusto in un Paese liberale, senza imposizioni, senza paternalismi, dando informazioni e strumenti alle ragazze e ai ragazzi, sostenendo, come Stato, la loro creatività e la voglia di fare. A nome di Forza Italia, voteremo “sì” alla proposta (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Negli ultimi anni, abbiamo sentito sempre più parlare di discipline STEM, che ricordiamo essere quelle scientifiche, tecnologiche, legate all'ingegneria e alla matematica. Abbiamo sentito parlare della necessità di spingere su queste materie, in quanto rivestono un ruolo centrale nel favorire proprio l'innovazione e, di conseguenza, lo sviluppo economico di un Paese. Quindi, non parliamo solo di perseguire e di andare alla ricerca di opportunità lavorative, che, all'interno delle discipline STEM, sono più presenti nel mondo del lavoro attuale, ma parliamo di un rilancio economico, sociale e culturale del Paese, ma, soprattutto, ci tengo a sottolineare - come facevo prima -, sostenibile. Lo dicevo quando avete bocciato il nostro emendamento che cercava di inserire, tra le finalità della legge, la necessità di legare l'avanzare tecnologico a quello della sostenibilità, perché, altrimenti, non impariamo dal passato.

Tuttavia, quando parliamo di discipline STEM, ci troviamo dinanzi a dati sconfortanti per numero di immatricolati e, ovviamente, di conseguenza, anche di laureati, ma anche davanti a un evidente problema di divario di genere ed anche, in questo ambito, di intollerabili differenze territoriali. Partiamo dal fatto che già, parlando in generale di tutte le materie, siamo tra gli ultimi in Europa per numero di laureati. Se, poi, andiamo a considerare le sole materie tecnico-scientifiche, abbiamo una media di laureati pari a solo il 6,7 per cento contro quella europea del 12-13 per cento.

Andando ancora più nel dettaglio, prendendo esclusivamente i laureati, scopriamo che, tra le donne, solo il 18,9 per cento ha un titolo in materie scientifiche, contro il 39,2 degli uomini. Lo squilibrio è evidente: una differenza di oltre 20 punti che - bisogna sottolinearlo - non ha eguali in nessun altro Paese europeo e che aumenta ulteriormente restringendo il campo al solo Sud Italia. Anche qui, un nostro emendamento, che è stato bocciato, ma che, fortunatamente, è stato ripreso in un ordine del giorno, spingeva su questo. Infatti, scoprirete, anzi, lo dico già da ora, siamo a favore dell'istituzione della settimana STEM, quindi a favore di questa proposta di legge. Abbiamo provato a migliorarla, non secondo i desiderata del MoVimento 5 Stelle, ma affrontando i problemi, però, purtroppo, ci troviamo costantemente contro una maggioranza che fa muro e boccia qualsiasi nostro tentativo.

C'è tanto lavoro da fare, non solo raccontando, come si vuole fare in questa settimana, l'importanza e le opportunità delle discipline STEM, ma agendo, soprattutto, su tutti quei fattori che, poi, generano queste disuguaglianze di cui stiamo parlando.

Innanzitutto, occorre andare proprio a monte, sul fattore culturale, perché forse non ne siamo più consapevoli, ma tutto parte dai pregiudizi culturali che sono ancora esistenti e diffusi nella nostra società, da stereotipi di genere secondo cui, ad esempio, le donne e le materie scientifiche siano incompatibili. È assurdo, sembra assurdo, ma c'è un'idea sbagliata, che continua ancora a essere presente nella nostra società, secondo la quale esistono alcune materie per le donne e altre per gli uomini, un'idea che ancora troppo spesso, sia sui banchi di scuola, nella maggior parte dei casi, anche involontariamente e inconsciamente, sia nelle famiglie, viene portata avanti e tramandata: se donna puoi fare questo, se uomo fai quest'altro.

Sono pregiudizi che troviamo anche nel linguaggio, una cosa semplice, che può sembrare stupida, ma diventa sostanza: se per tanti uomini con il giusto titolo di riferimento si usano parole come dottore o ingegnere, le donne, in tante occasioni, sono semplicemente signorine o signore, è assurdo, ma è ancora così. O più semplicemente, parlando sempre del lato culturale, quando una donna si interessa alle materie scientifiche, a queste discipline STEM, l'immaginario comune è ancora legato all'idea che sia una donna nerd. Quindi, c'è da lavorare, ma non solo su questo, perché, se andiamo a vedere nel mondo del lavoro, nell'ambiente di quelle che scelgono la carriera di una disciplina scientifica e vanno avanti, anche in questo caso, ci sono tante donne che non hanno le stesse opportunità dei colleghi uomini e guadagnano di meno, a parità di mansione.

Insomma, ben venga l'istituzione di questa settimana nazionale delle discipline STEM, ma penso che possiamo essere tutti d'accordo che non possiamo considerarla un traguardo, non possiamo considerarla sufficiente, perché abbiamo problemi evidenti nell'ambito del lavoro, nell'ambito della ricerca, nell'ambito dell'insegnamento. Infatti, se iniziamo a spingere i nostri giovani, ed è quello che si vuole fare, ad intraprendere una carriera nelle discipline STEM, poi questi giovani si troveranno, magari, a seguire la carriera nella ricerca, si troveranno dinanzi a stipendi che, rispetto al resto d'Europa, sono da fame. Infatti, iniziamo ad avere seri problemi negli enti di ricerca e nelle università, perché non ci sono i ricercatori: vanno fuori, giustamente, dove guadagnano il doppio o il triplo.

Allora, iniziamo a capire che il problema è ben altro, perché in questa settimana STEM non possiamo convincere i nostri giovani a perseguire una carriera che poi li manderà all'estero, perché è questo quello che stiamo rischiando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): alimentare una fuga di cervelli.

Sono, anche io, testimonianza proprio di questo, perché gli stessi problemi li viviamo nell'insegnamento. Improvvisamente, la scuola italiana si è trovata senza docenti STEM. Si è dovuto ricorrere a un concorso straordinario proprio su questo, ma perché? Perché i docenti in Italia guadagnano da fame e, allora, i problemi sono ben altri ed è su questo che bisogna agire.

Ritorno sul focus della scuola, perché un altro emendamento che ci avete bocciato proponeva di considerare all'interno della definizione di questa settimana e dell'organizzazione di questa settimana anche il Ministero dell'Istruzione e del merito, come l'avete chiamato voi, e non lasciare solo il Ministero dell'Università e della ricerca; anche questo inspiegabilmente è stato bocciato e non mi spiego il perché. Perché, con questa settimana, non andiamo ad agire su chi già ha scelto un percorso universitario, nella maggior parte dei casi, ma andiamo ad agire sulle età inferiori. Infatti, se andiamo a vedere quando, nel percorso di studio, in una persona inizia a emergere l'interesse nelle materie scientifiche, scopriamo che ciò avviene verso gli undici anni.

Quindi, per noi anzitutto veniva il Ministero dell'Istruzione e del merito, poi, quello dell'Università e della ricerca, ma inspiegabilmente avete deciso che la strada da seguire è diversa. Insomma, ben venga questa settimana STEM, ce n'è bisogno, ma ripeto che non è un risultato, perché, se ci troviamo dinanzi a un mondo dove il diritto allo studio è messo in serio pericolo, dove col caro scuola, col caro affitti per gli studenti fuori sede, si rischia di privare tante famiglie e tanti ragazzi del sacrosanto diritto allo studio, allora, possiamo ben capire che di una settimana che va a propagandare le discipline STEM ce ne facciamo ben poco. Magari chiamiamola “Settimana STEM per chi si può permettere gli studi” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Mi avvio alla conclusione, Presidente, sulla nota più dolente di questa proposta di legge sulla quale, ripeto, voteremo a favore, perché è necessaria a spingere in questo ambito, però, proprio perché reputiamo serio e necessario un intervento in questo ambito, troviamo assurdo che si finanzi questa settimana STEM solo per il 2024. A questo punto chiamiamola Settimana STEM 2024 oppure Settimana STEM provvisoria, perché se vogliamo fare le cose con serietà dobbiamo renderla strutturale. Anche in questo abbiamo, con nostri emendamenti, cercato di raddrizzare il tiro, ma invano, perché si vanno a coprire le spese anche con fondi del PNRR, anch'essi - ricordiamolo - temporanei. Il PNRR doveva darci il via per poi realizzare delle cose e se noi parliamo di organizzare quella settimana per parlare ai ragazzi di futuro, poi, gli dobbiamo dire: sì, ma lo facciamo solo per il 2024.

Insomma, manca proprio la sostanza, come si suole dire, perché, diciamocelo, noi possiamo scrivere tutte le parole più belle del mondo nelle nostre proposte di legge, ma se poi non gli diamo quella sostanza che le rende fattive e veramente efficaci, allora stiamo perdendo tempo.

Ho avuto modo anche di parlare con chi ha proposto questa idea, con chi ha spinto verso la realizzazione di questa proposta di legge e con tutta la sincerità di questo mondo gli ho detto: lavora e in questo caso spingeremo anche noi, affinché questa tua idea vada avanti, perché è umiliante che un Parlamento decida qualcosa per un solo anno. Ancora una volta diventa una bandierina da mettere per dire: l'abbiamo fatto, ma poi servirà a qualcosa? Boh, la facciamo un anno, poi si vede.

Quindi, concludo, dichiarando il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle, con l'auspicio che venga ripresa anche nelle leggi di bilancio successive e non diventi una cosa che abbiamo fatto tanto per fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giovanna Miele. Ne ha facoltà.

GIOVANNA MIELE (LEGA). Presidente, colleghi, meno di un quarto dei laureati italiani, solo il 24,5 per cento, ha studiato materie STEM. Questa percentuale è di molto inferiore a quella europea. Di contro, il 44 per cento delle imprese dichiara di aver già avuto difficoltà a trovare profili professionali con questo background. È evidente che si tratti di un mismatch fra domanda e offerta di lavoro che reca enorme pregiudizio ai nostri giovani e alle nostre ragazze, in particolar modo, perché, purtroppo, in questo campo, assai più che altrove, c'è un gender gap importante. Ridurre la misura di questo divario diventa un impegno fondamentale per la crescita strategica dell'intero Paese. C'è bisogno di un approccio nuovo alle discipline STEM, un approccio che valorizzi il contributo offerto dalle materie scientifiche nel riuscire a leggere e comprendere il funzionamento del mondo in cui noi viviamo e, con questo, l'acquisizione di competenze fondamentali nel tempo presente e a maggior ragione in quello futuro, quali l'attitudine al pensiero logico e computazionale e alla risoluzione di problemi più o meno complessi.

Investire sulle STEM non significa, quindi, solo valorizzare l'importanza di queste materie, in senso tradizionale inteso, piuttosto vuol dire soprattutto avvalersi di un metodo d'insegnamento nuovo, in grado di affiancarsi alle classiche lezioni frontali, con un approccio laboratoriale e cooperativo, integrando sempre di più il contributo offerto dalle discipline scientifiche con quello delle altre materie.

Attraverso il PNRR, il Ministero dell'Istruzione e del merito sta promuovendo anche le discipline STEM, con 800 milioni di euro destinati a creare un sistema permanente per lo sviluppo della didattica digitale e delle competenze digitali e didattiche del personale scolastico, per formare entro il 31 dicembre 2024 almeno 650.000 unità di personale scolastico, e 1,1 miliardi di euro per promuovere l'integrazione all'interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, per garantire pari opportunità e la parità di genere in termini di approccio metodologico e di attività di orientamento STEM. È presente un primo obiettivo al 30 giugno 2025, che tende a far sì che almeno 8.000 scuole a quella data avranno attivato progetti di orientamento STEM nel 2024-2025, e un secondo obiettivo, di realizzare almeno 1.000 corsi annuali di lingua e metodologia erogati a insegnanti. E ancora, 2,1 miliardi di sovvenzioni per mezzo delle quali si intende accelerare la transizione digitale del sistema scolastico italiano intero. Ci sono poi diversi investimenti del medesimo PNRR in materia di università e ricerca, che vanno a influire anche indirettamente su scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, in un ambito di formazione e ricerca di livello post scolastico, quindi università e dottorati. Sono anche favorite iniziative di ricerca e di trasformazione digitale rivolte alle imprese.

In questo quadro, da cui si evince una chiara presa in carico a livello governativo dell'emergenza formativa in ambito STEM, si inserisce la proposta di legge oggi all'esame dell'Aula. In Commissione c'è stata grande coesione attorno a questo progetto, che dispone l'istituzione di una settimana nazionale dedicata alla realizzazione di iniziative volte a promuovere la conoscenza e l'accesso allo studio delle discipline STEM da parte di tutti gli studenti. La settimana nazionale è fissata nei giorni dal 4 all'11 febbraio di ciascun anno, tenuto conto che l'11 febbraio si celebra proprio la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, e questo è un punto focale dell'azione che si vuole portare avanti.

A partire da oggi e dall'approvazione di questa proposta di legge, intendiamo continuare l'impegno per cambiare mentalità e accorciare la distanza fra le donne in particolare, ma fra tutti i nostri ragazzi, e queste materie, che sono meravigliose e avvincenti, e offrono possibilità di lavoro. Le discipline STEM supportano lo sviluppo di soft skill, insegnando agli studenti come risolvere i problemi attraverso il pensiero critico-analitico, favorire il team working, la creatività, il pensiero divergente. Questo vuol dire ispirare giovani a generare nuove tecnologie, ma soprattutto nuove idee. L'esperienza diretta, il coinvolgimento, la cooperazione e la collaborazione sono il fulcro di questa proposta, rappresentando il giusto modo per avvicinare i giovani e le giovani ad un approccio interdisciplinare. La rivoluzione tecnologico-digitale in atto pone l'accento sulla trasformazione del sistema occupazionale, che necessita di competenze nell'ambito della scienza, tecnologia, ingegneria, matematica. In particolare, nel modello delle discipline STEM si assiste alla contaminazione tra teoria e pratica.

La politica deve raccogliere le informazioni provenienti dalla nostra società ed è per questo che il Parlamento e il Governo devono e vogliono supportare le nuove generazioni, le aziende, le scuole, le università e le famiglie, rispondendo a un'emergenza lavorativa che richiede sempre più un intervento immediato anche nella formazione. Per questo noi supportiamo le STEM, con il loro approccio, ed è per questo che con orgoglio ci impegniamo concretamente. Vorrei ricordare che, per far fronte alla necessità di formare tecnici qualificati, abbiamo pensato anche alla riforma degli ITS Academy. Le nostre giovani e i nostri giovani devono poter aver accesso al mondo del lavoro e della formazione con consapevolezza, ma soprattutto pronti, e la scuola dev'essere centrale in questo processo. Noi supportiamo la scuola. Grandi cambiamenti richiedono un grande cambio culturale, che deve passare per la presa di coscienza e la gestione dei processi economici e sociologici.

Senza innovazione scientifica questo non può avvenire. La formazione e la conoscenza sono gli elementi essenziali perché ciò avvenga e la nostra responsabilità è consegnare al mondo del lavoro giovani già da subito pronti a lavorare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), cosa che negli ultimi 11 anni non è stato fatto. Ciò nonostante, abbiamo le idee chiare e uno spirito pragmatico che porterà i nostri laureati e i nostri diplomati a non abbandonare l'Italia per avere un lavoro. L'esodo delle nostre eccellenze deve finire. Ed è per questo motivo che annuncio il voto favorevole del gruppo della Lega (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Michela Di Biase. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, dirò subito che il Partito Democratico voterà favorevolmente su questa proposta di legge. Lo dico per togliere ogni dubbio anche rispetto ad alcune valutazioni che, invece, vorrò fare in questo mio intervento in dichiarazione di voto. Voteremo a favore perché siamo consci di quanto l'intervento dello Stato, di tutti noi sia fondamentale in tale ambito e perché spesso, quando si parla di STEM, ci si trova davanti la faccia incuriosita di chi ancora non ha messo a fuoco non tanto che cosa voglia dire questo acronimo, che ormai abbiamo imparato a decodificare, ma quanto fondamentale sia invece, oggi, l'importanza di queste materie per il futuro dei nostri giovani.

Il superamento degli stereotipi di genere e l'incentivazione dello studio di queste materie sono una delle priorità strategiche indicata nella Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2025, in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e della Strategia europea. Prima di me è intervenuta l'onorevole Bonetti. Da Ministra lei fece, rispetto a questi temi di cui oggi trattiamo, insieme ad altri Ministri di quel Governo, un lavoro molto importante.

I dati, che molto spesso sono stati citati e che riguardano lo studio delle materie STEM nel nostro Paese, sono particolarmente critici, lo abbiamo visto e lo abbiamo ascoltato. Sono critici in Europa, ma in Italia lo sono ancor di più, se pensiamo che solo il 24 per cento dei laureati tra i 24 e i 35 anni sceglie di studiare e di concentrarsi sulle materie STEM, nonostante - e questo, a mio avviso, è il dato che dovrebbe indurci a riflettere con più attenzione rispetto alle opportunità che ai nostri giovani vengono tolte, non concentrandosi in maniera specifica su questi temi - l'85,3 per cento dei nostri giovani trovi occupazione in queste materie. Che significa? Significa che i nuovi posti di lavoro che verranno creati nel prossimo futuro saranno collegati alle materie STEM. Se si guarda al dato, poi, relativo alla situazione femminile, lì veramente rischiamo di essere presi da scoramento, tant'è che anch'io sono rimasta turbata dal fatto che il Governo non abbia voluto accettare tutti gli emendamenti che noi abbiamo previsto e proposto rispetto a questo tema. Il dato è allarmante, perché solo il 17,6 per cento delle donne consegue un titolo di studio in questo campo rispetto al 33,7 per cento degli uomini. Le donne che decidono di fare gli studi STEM sono la metà rispetto ai loro colleghi maschi. Ha capito, Sottosegretario, perché noi abbiamo così voluto e chiesto che i nostri emendamenti venissero accolti? Perché oggi, come dicevo, essere tagliati fuori da quel percorso precluderà opportunità di lavoro e un'adeguata retribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È questo il tema che riguarda le nostre ragazze. Oltretutto - e questa è una cosa che non ho sentito, ma che, a mio avviso, va sottolineata - la mancata conoscenza delle materie STEM può comportare il rischio di vivere il presente senza padroneggiarlo. Guardiamo a quanto è successo e a quanto sta succedendo nelle nuove generazioni: la contemporaneità richiede una quantità sempre maggiore di consapevolezza, di competenze, di conoscenze. Certo, l'uso quotidiano delle tecnologie da solo non è in grado di garantire una piena consapevolezza e abbiamo naturalmente bisogno anche di altri strumenti, però c'è la necessità per i nostri ragazzi di avere piena cittadinanza nel mondo di oggi padroneggiando proprio queste materie perché da soggetto passivo diventino soggetto consapevole. Su questo, a mio avviso, noi davvero dobbiamo ulteriormente approfondire il nostro lavoro in quest'Aula.

Mi faccia ricordare gli investimenti che sono stati fatti su questa materia. Il Governo Draghi - lo ricordò lui stesso quando si recò in visita all'Istituto nazionale di fisica nucleare -, stanziò 30 miliardi per la ricerca. Di questi, “un miliardo” - se penso che oggi siamo qui a parlare di 2 milioni di euro vengo colta da spavento - “di investimenti dedicati alle materie STEM per colmare il divario di genere” - cito testualmente - perché altrimenti non sarà possibile realizzare il pieno potenziale della ricerca. Per fare questo è necessario puntare sulle donne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Il dato, riferito al gender gap nello studio delle materie STEM, risulta ancora molto preoccupante perché affonda - è stato detto da molte e da molti intervenuti prima di me - le proprie radici in stereotipi di genere, radici profonde che partono dalla famiglia, secondo l'antica consuetudine. Quante se lo saranno sentito dire: ma tu sei più portata per le materie umanistiche. Ecco da lì, dalla scuola. Riflettiamo sul fatto che le nostre studentesse hanno meno fiducia delle proprie capacità in ambito STEM; le ragazze di oggi, se interrogate sulla percezione che hanno di loro stesse, dicono di essere meno adatte a questo tipo di materie. Dovremmo saltare sulla sedia per queste affermazioni. Pensiamo ai libri, ai libri di scuola che ancora oggi descrivono gli ingegneri come maschi e le maestre e le infermiere come donne, perché le donne sono adatte ai ruoli di cura. Bisogna sostenere anche qui i genitori e gli insegnanti affinché incoraggino le studentesse a studiare le materie STEM.

Oggi con questa proposta di legge siamo chiamati a votare l'istituzione della Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche, e, come ho anticipato in premessa, noi voteremo a favore, perché reputiamo che costituisca un passo avanti, che accende comunque un faro rispetto ad un argomento che ci sta molto a cuore; tuttavia, in tutta onestà, ritengo che l'orientamento - perché questo è il fulcro di questa proposta di legge - non sia esaustivo per approcciare in modo completo e concreto questo tema. Penso che avremmo dovuto e dovremmo concentrare il nostro impegno su ciò che riguarda l'apprendimento, l'acquisizione di competenze, la formazione. Alcuni di questi principi sono enunciati nella proposta di legge che ci accingiamo a votare, ma, fatemelo dire, come possiamo pensare di ottenere questi risultati così ambiziosi se vengono stanziati 2 milioni di euro per un'unica annualità? Questo rischia di essere il libro dei sogni ma ai nostri ragazzi non vogliamo raccontare sogni, ma vogliamo che vedano tracciata la strada, vogliamo che vedano un aiuto concreto.

Se vogliamo realmente affrontare questo divario sono molte le azioni che dobbiamo mettere sul campo - metodi alternativi di alfabetizzazione, borse di studio per le studentesse, corsi di formazione professionale e tirocini formativi, corsi di dottorato industriale -, facilitando così il passaggio dall'università al mondo del lavoro.

Noi sappiamo che non basta avere delle giornate internazionali per ricordarci dell'importanza delle STEM: è stato citato l'11 febbraio, ma noi abbiamo già il 12 maggio che è la Giornata delle donne nella matematica, mentre il 23 giugno celebriamo la Giornata delle ragazze e delle donne nell'ingegneria. Adesso avremo una settimana completa e questo ci tranquillizza, però noi dobbiamo partire dal presupposto che le materie STEM stimolano il pensiero critico e analitico e favoriscono strumenti per risolvere situazioni complesse, come quelle che hanno affrontato tantissime grandi donne. Voglio ricordarle partendo da Lucia Votano che dice: il mio messaggio alle giovani donne è “non abbiate timore di intraprendere la carriera della ricerca scientifica perché non ci sono limitazioni genetiche al vostro impegno, ma solo residui di una mentalità e di un'educazione ormai superate”. Per Lucia Votano e per le ragazze che magari ci ascolteranno incuriosite e si chiederanno “cosa faranno mai per noi in questa Camera dei deputati” ricordiamo Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Fabiola Giannotti, ricordiamo la premio Nobel per l'Economia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che ci ha spiegato e ha messo nero su bianco la vicenda del gender gap.

Per tutte queste ragioni, noi, senza fretta ma con grande determinazione, Presidente, voteremo a favore di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marta Schifone. Ne ha facoltà.

MARTA SCHIFONE (FDI). Grazie, Presidente. Oggi è un bel giorno, un giorno in cui parlare di innovazione, di sviluppo, di futuro, di futuro dei giovani italiani, di futuro delle professioni italiane. Siamo chiamati in quest'Aula a scrivere una bella pagina di democrazia parlamentare, ad affrontare temi prioritari, che saranno sempre maggiormente cruciali per il sistema economico e sociale della Nazione, per il sistema economico e sociale globale.

Siamo ormai nella quarta rivoluzione industriale, quella del digitale, della meccatronica, quella che ha visto l'implementazione di una serie di settori innovativi: penso all'automazione, alla robotica, al cloud computing, all'analisi dei big data; e, poi, il machine learning, il metaverso, le neuroscienze, le nanobiotecnologie, l'intelligenza artificiale.

Secondo un documento del World Economic Forum, oltre il 75 per cento delle aziende intenderà adottare queste tecnologie; ci saranno nei prossimi anni professioni delle quali oggi non conosciamo neanche il nome e oltre il 30 per cento delle mansioni saranno tutte processate dalla tecnologia. Ci saranno alcuni processi che inevitabilmente diminuiranno - saranno i processi dove sarà possibile lavorare in autonomia con dei task ripetitivi e automatizzabili -, ma ci saranno moltissimi altri processi, quelli decisionali, quelli a maggior valore aggiunto, che aumenteranno in maniera esponenziale. Per poter governare questi processi c'è bisogno di competenze, competenze trasversali, soft skills diverse tra loro.

In questo scenario entrano in gioco le STEM. Non si tratta solo di studiare matematica, fisica o chimica - o, meglio, anche - ma si tratta di studiare queste materie per acquisire competenze e governare i processi, a cui facevo riferimento, per acquisire gli strumenti cognitivi per padroneggiare i settori del futuro. Siamo in una svolta epocale e dobbiamo trovarci pronti, dobbiamo far trovare pronti i nostri ragazzi.

E quindi - dicevo - entrano in gioco le discipline STEM, con tutto il loro carico di opportunità, e questa accelerazione farebbe pensare ad un cambio radicale o ad un'inversione paradigmatica del mercato del lavoro, così come siamo abituati a conoscerlo, afflitto da dispersione scolastica, da povertà educativa, dalla disoccupazione giovanile: da un lato i NEET, dall'altro i cervelli in fuga. Invece no, perché è proprio questo lo snodo, è proprio questo il paradosso: cioè, se è vero che le discipline STEM sono il campo con la crescita superiore, in termini assoluti nel mercato del lavoro, con i tassi occupazionali sensibilmente superiori alla media, è incredibilmente e altrettanto vero che le discipline STEM sono il campo meno scelto dai nostri giovani, dai nostri studenti, dai nostri ragazzi. E i dati Istat ci parlano chiaro: uno su quattro sceglie le materie STEM.

Mi sono a lungo confrontata col Ministro Roccella, non posso fare a meno di ringraziarla e di pensare a quanto ci siamo dette: cioè che questo è un macrodato aggregato, perché quando parliamo invece del genere, ci rendiamo conto che questo numero scende vertiginosamente, perché su cento laureate donne – e sappiamo tutti che le laureate corrispondono al maggior numero - rispetto al genere, invece, nel campo STEM, solo 16 scelgono queste carriere.

Le ragazze e le donne non scelgono le discipline STEM perché, forse, da bambine hanno ricevuto un messaggio distorto: è stato raccontato loro che forse queste materie sono poco adatte, sono materie complicate, sono materie difficili. Senza dubbio ho letto alcune frasi e sentito alcuni linguaggi che riproducevano appunto questo concetto. Frasi del tipo: non sono discipline da donna, non ci riuscirai mai, è troppo complicato.

E queste frasi le avranno ascoltate senza dubbio decine di volte donne del calibro di Rita Levi Montalcini, Samantha Cristoforetti, Margherita Hack, la nostra Fabiola Giannotti o anche Marie Curie, Ada Lovelace, Katalin Karikò alla quale è stato da poco assegnato, pochi giorni fa, il premio Nobel per la medicina. Eppure, queste donne hanno perseverato, hanno abbattuto e combattuto pregiudizi e luoghi comuni e hanno segnato la storia. Quindi, noi siamo chiamati a incoraggiare le bambine, indicando anche i modelli di ruolo, gli esempi di donne di successo che ce l'hanno fatta, incoraggiarle a focalizzarsi sui vantaggi delle carriere STEM.

Ci siamo a lungo interrogati su quale fosse per il decisore e per il legislatore l'azione migliore da intraprendere, quella più giusta: ci siamo risposti che occorreva proprio lavorare su questo deficit comunicativo.

E da qui l'istituzione della Settimana nazionale che andrà dal 4 all'11 di febbraio e che coinciderà con la Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza: sette giorni dedicati alla divulgazione, alla comunicazione, alla sensibilizzazione, all'orientamento. Sette giorni di eventi, di manifestazioni, di convegni, di incontri e di iniziative: abbiamo coinvolto, con una chiamata all'azione, tutti quelli che io chiamo “agenti del cambiamento”, i protagonisti, gli attori della nostra società, quelli che riescono ad incidere e a far cambiare i messaggi culturali.

E quindi nelle nostre finalità ci saranno senz'altro la scuola, con i suoi docenti, l'università, le imprese e le startup, che chiedono a gran voce profili STEM, e anche i luoghi di cultura e, naturalmente, le istituzioni. Siamo tutti chiamati a contribuire al processo di formazione delle professioni e dei professionisti del futuro.

Fratelli d'Italia passa dalle parole ai fatti e realizza un punto programmatico: un impegno costante del partito su questi temi, di Giorgia Meloni, già nella conferenza di Milano, nelle nostre tesi programmatiche, quando ancora non c'era all'orizzonte alcun Governo nuovo, men che meno il Governo Meloni.

Avevamo scritto l'importanza della promozione delle discipline STEM e lo abbiamo riscritto nel programma quando ci siamo candidati alla guida della Nazione.

Oggi, dopo poco più di un anno, siamo già qui e sono molto orgogliosa e molto grata al mio partito, a Giorgia Meloni, al presidente Foti, che ha cofirmato questa proposta di legge, dando un chiaro segnale, ad ogni mio collega, perché è stato un lavoro collegiale, naturalmente ai colleghi della maggioranza e ai colleghi dell'opposizione, che hanno voluto collaborare e spero potremo lavorare insieme in futuro, e naturalmente anche ai Ministri competenti. Non posso non ringraziare il Ministro Roccella, con la quale abbiamo stabilito di destinare 2 milioni al Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità e naturalmente ringrazio i Ministri Bernini, Sangiuliano, Calderone e Valditara.

E poi permettetemi di fare un ringraziamento particolare al movimento giovanile e al movimento universitario di questo partito, che sono stati il nostro ieri, ma che saranno il nostro domani, sempre in prima fila in questa e in tante altre battaglie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Se questa proposta di legge verrà approvata, per sempre nella Repubblica italiana ci sarà un tempo dedicato alla scienza, alla tecnologia, che celebrerà la conoscenza; e se anche un solo ragazzo, un solo bambino, con un'attività o un'iniziativa che verrà svolta durante la settimana, verrà orientato, o se solo anche una bambina o una ragazza si sentirà libera ed ispirata di trovare la sua strada, noi avremmo centrato il nostro obiettivo. Sono sicura che sarà così (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 854-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

Ha chiesto di intervenire, per un breve ringraziamento, la rappresentante del Governo, Sottosegretaria Matilde Siracusano.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Grazie, signor Presidente. Ci tenevo a ringraziare gli onorevoli firmatari della proposta, Schifone e Foti, il relatore onorevole Cangiano, e tutti i colleghi deputati, di maggioranza e di opposizione, che hanno contribuito al raggiungimento di questo importante obiettivo. Un importante obiettivo che si inserisce in un percorso necessario di promozione di queste discipline, oggi più che mai perché assumono una rilevanza cruciale e strategica per il futuro del nostro Paese. E anche le competenze specifiche acquisite nelle discipline STEM rappresenteranno la formazione professionale delle future generazioni.

Ci tengo ad esprimere la soddisfazione, a rivolgere i ringraziamenti al Parlamento da parte del Ministro Bernini, anche perché questo progetto di legge si sposa perfettamente con il suo impegno che è massimo nella direzione auspicata dal Parlamento, per la promozione di questa disciplina a tutti i livelli di istruzione, per il superamento del gender gap che qui è davvero molto significativo. Concludo e vi chiedo scusa se mi sono dilungata troppo - questo non è il momento convenzionale per farlo - ma ci tenevo a portarvi la soddisfazione del Ministro Bernini per l'inserimento delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale nel novero dei soggetti promotori dell'istituenda settimana. Quindi, assistiamo ad un percorso di trasformazione delle discipline STEM in STEAM, a conferma dell'arricchimento che vi è tra la contaminazione dei saperi e della ricerca dei nostri studenti, tra la componente umanistica della scienza e scientifica dell'arte (Applausi).

(Votazione finale e approvazione - A.C. 854-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 854-A: “Istituzione della Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28) (Applausi).

Seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00082, Marattin ed altri n. 1-00190 e Candiani, Lucaselli, Rossello, Romano ed altri n. 1-00195 concernenti iniziative in materia di revisione della governance economica dell'Unione europea e delle relative politiche di bilancio (ore 17,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00082 (Nuova formulazione), Marattin ed altri n. 1-00190 e Candiani, Lucaselli, Rossello, Romano ed altri n. 1-00195 concernenti iniziative in materia di revisione della governance economica dell'Unione europea e delle relative politiche di bilancio (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 9 ottobre 2023, è stata presentata la mozione Candiani, Lucaselli, Rossello, Romano ed altri n. 1-00195 che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto che in data odierna sono state presentate le mozioni De Luca, Grimaldi ed altri n. 1-00196 e una nuova formulazione della mozione Candiani, Lucaselli, Rossello, Romano ed altri n. 1-00195 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze, Lucia Albano, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Sulla mozione Scerra ed altri n. 1-00082 (Nuova formulazione) il parere è contrario. Sulla mozione Marattin ed altri n. 1-00190 il parere è contrario. Sulla mozione Candiani, Lucaselli, Rossello, Romano ed altri n. 1-00195 il parere è favorevole. Sulla mozione De Luca, Grimaldi ed altri n. 1-00196 il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà. Prendo atto che il deputato Romano non è presente in Aula; s'intende decaduto.

Ha chiesto di parlare il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Sappiamo a memoria che il debito dell'Italia è di oltre il 130 per cento del PIL e sappiamo di attraversare una fase di inflazione, di rialzo globale dei tassi di interessi e di nervosismo dei mercati. Per questo, per non ridurre lo spazio di manovra per le politiche di bilancio, serve davvero un accordo sul percorso monetario e fiscale dell'Unione europea, sulle regole comuni, sulla riforma del Patto di stabilità.

Il nuovo impianto del 2022 ha messo di sicuro al centro la sostenibilità del debito a medio termine e la sospensione delle regole in caso di crisi economica ed è stato un enorme passo avanti rispetto alla fase dell'austerity, ma deve esserci chiaro, Presidente, che né oggi né mai avrebbe senso riportare in piedi quelle vecchie regole che significherebbero, tra l'altro, per l'Italia un aggiustamento medio annuale dell'1,4 per cento del PIL dal 2025 al 2028, circa 28 miliardi di euro. L'emergenza pandemica e la risposta della Next Generation EU dovrebbero farci guardare più avanti, verso lo sviluppo di una vera permanent fiscal capacity dell'Unione europea.

Ma il problema di fondo del vecchio impianto era lampante da molto prima e la crisi dei debiti sovrani lo ha materializzato. In un'Unione di fatto monetaria i vincoli sui parametri fiscali non sono credibili se non esiste un meccanismo centrale di assorbimento, appunto, degli shock che colpiscono i singoli Paesi. In quella crisi le prime vittime dell'imperativo di austerity del Patto di stabilità sono stati gli investimenti pubblici, il che ha portato a politiche di bilancio procicliche che hanno causato esiti sociali drammatici.

L'Unione ci è arrivata lentamente, prima consentendo alla BCE di svolgere la funzione di compratore di ultima istanza dei debiti sovrani, poi creando un'agenzia finanziaria pubblica, il MES, con il compito di impedire gli attacchi speculativi ai danni dei debiti sovrani, poi rendendo più flessibile il Patto di stabilità e crescita, sospendendolo, di fatto, nel 2020, e, infine, varando l'NGEU.

Dopo troppo tempo - ma, finalmente -, si è compreso che servono manovre anticicliche e investimenti nella crescita e nella transizione ecologica digitale. È chiaro a tutti, però, che questi cambiamenti non sono sufficienti e il processo d'integrazione economica e finanziaria è ancora incompleto. Poi, c'è un problema di fondo: manca una legittimità politica delle istituzioni europee che renda discutibili norme comunitarie promanate spesso da una tecnocrazia non legittimata da una volontà popolare, che impedisce di superare la diffidenza reciproca fra gli Stati e di arrivare a un sistema di condivisione dei rischi. Mancano modelli istituzionali comuni, un sistema di ammortizzatori sociali, di progressività impositiva, un bilancio comune con una capacità di tassazione di spesa europea e, alla base di tutto, un deciso passo in avanti verso un'unione politica.

Sì, da questo punto di vista le regole per la governance oggi sono palesemente obsolete. L'insieme di regole basate sul Patto di stabilità e crescita, approvato nel 1997 e con i valori di riferimento del 3 per cento di deficit e del 60 per cento di debito del PIL, deve essere assolutamente rivisto. Poi c'è il debito pubblico, che è esploso quasi ovunque nella zona euro (nel 2021 era al 100 per cento, 15 punti in più del 2019), sul quale è assolutamente impossibile immaginare di chiedere dal 2023 ai Paesi europei una riduzione al 60 per cento in 20 anni, come è previsto dal Patto. Gli investimenti pubblici non possono essere sacrificati, a maggior ragione di fronte ai bisogni legati alla transizione ecologica e digitale. Le nuove regole dovranno proteggerli. La pandemia ha mostrato che gli investimenti devono coprire quelle spese che accrescono il capitale sociale, cioè la sanità, l'istruzione e le politiche di coesione territoriale, che sono il cuore della crescita e della resilienza.

Come sapete, nel nuovo quadro di governance proposto dalla Commissione ci sono alcuni elementi chiave: la predisposizione da parte degli Stati membri di piani strutturali nazionali di bilancio a medio termine, l'introduzione di una clausola di salvaguardia nazionale in caso di rilevanti shock asimmetrici, il rafforzamento della procedura per i disavanzi eccessivi basata sul debito e dell'apparato sanzionatorio, la revisione del quadro di sorveglianza post-programma. La comunicazione della Commissione europea non affronta, però, nella sostanza il problema di fondo dell'attuale governance, né lascia intravedere un suo superamento verso un sistema di regole per coordinare le politiche fiscali tra i diversi Stati membri. Persevera, insomma, nella stessa logica che ha già improntato, ad esempio, l'esperienza del Recovery Fund. Anche il rafforzamento del sistema sanzionatorio continua a basarsi sul ruolo preminente del mercato. È ancora troppo opaco il disegno relativo ai poteri che verrebbero attribuiti alla stessa Commissione europea, pur in assenza di un'esplicita revisione dei Trattati.

Gli orientamenti della comunicazione sono, sì, un avanzamento, nel senso della definizione di regole più semplici e chiare verso la promozione di una crescita economica sostenibile. L'intenzione di sostenere la transizione ecologica e digitale, abbandonando la neutralità di mercato, dev'essere accolta con favore e noi lo diciamo, ma il rientro dal debito dev'essere fatto con maggiore gradualità e verso livelli più tollerabili, condizionati alla situazione di ogni Paese. Vi avviate, insomma, a una revisione dei parametri quantitativi del 3 per cento del deficit e del 60 per cento del debito ormai privi di rappresentatività. Non solo: va mantenuta la possibilità di non considerare alcune spese per riforme e investimenti nel computo della spesa netta. Va assicurata, dunque, una maggiore flessibilità ai piani nazionali, adattandoli a contesti economici e finanziari mutevoli e tenendo conto delle specificità nazionali.

Inoltre, bisogna guardare alla costruzione di una capacità fiscale dell'Eurozona che permetta di intervenire in circostanze eccezionali e rafforzare gli strumenti comuni su Green Deal e altri temi di interesse comunitario. Un esempio? Gli scarti salariali sempre più importanti tra i Paesi europei i quali pongono un problema, ormai ineludibile, di giustizia fiscale. Il coordinamento delle politiche salariali a livello europeo è non solo legittimo, ma necessario.

Gli indirizzi della direttiva europea sul salario minimo produrrebbero benefici anche dal punto di vista della stabilità macroeconomica, ostacolando la corsa alla svalutazione competitiva, imponendo una competitività basata sulla qualità e sull'innovazione, sostenendo le domande interne e generando una crescita non dipendente dalle esportazioni. Questo lo dovrebbero capire soprattutto i Governi come il nostro, come il Governo italiano; come dovrebbe capire, al di là del suo ruolo nella revisione della governance europea, che temporeggiare nella ricerca delle risorse per il bilancio 2024 è sempre più insostenibile. È insostenibile continuare a proteggere i privilegi di chi dovrebbe contribuire di più e continua a non farlo. La misera tassa sugli extraprofitti, rimodulata in extremis, va sempre nella stessa direzione: non disturbare gli intoccabili. Infatti, non produrrà i 3,2 miliardi di gettito attesi. Ora, il Governo fa marcia indietro anche sulla plastic tax, una misura urgentissima non solo per le casse dello Stato, ma per rispondere alla crisi ecoclimatica.

Fermare gli investimenti non è una risposta, una montagna di miliardi di euro è a nostra disposizione e abbiamo il dovere di gestirla. Sanità, istruzione, mobilità, edilizia: è qui che troveremo le risposte per tornare a crescere. Il Governo cerca di rimuovere il ruolo del PNRR, mentre i Paesi che più intensamente stanno lavorando con quelle risorse vedono effetti non solo sul PIL, ma anche sullo spread. Forse sarebbe ora di ammettere che, se non ci fosse il PNRR, saremmo in decrescita infelice; se non ci fosse il PNRR, questo Governo non avrebbe alcuna idea di che investimenti si potranno fare nei prossimi mesi.

Siete riusciti a farci tornare all'austerity. Fiumi e fiumi, miliardi e miliardi di euro, su cui voi non volevate responsabilità, sui quali ancora oggi metà dei vostri capigruppo dicono “non prendiamoli tutti, non spendiamoli tutti”! Se non ci fosse stato il PNRR, voi non sareste nemmeno qui a raccontarlo, perché sareste già in una spirale recessiva che l'Italia pagherebbe due volte.

Con che credibilità possiamo chiedere all'Europa maggiore flessibilità per favorire la crescita e il benessere sociale, se non ci muoviamo in direzione ostinata e contraria?

Sì, voi fate questo, ed è questo che più ci preoccupa e più ci condiziona anche nella discussione che faremo sul bilancio. Già, perché avete scritto cose che non si faranno. Non ci sono risorse per la delega fiscale, non ci sono ancora le risorse che servono per salvare il sistema sanitario nazionale, non ci sono le risorse per rinnovare degnamente i contratti collettivi nazionali, ma siamo già pronti alla discussione che il 17 vi vedrà di nuovo nascondervi proprio sul salario minimo legale.

Ho concluso, Presidente. Credo che non ci sia più tempo per nascondersi. L'estate è finita, uscite dalle tende del Twiga e venite qui a discutere dei problemi del Paese, e le vicende del bilancio e della governance c'entrano con le vostre responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (A-IV-RE). Presidente, membri del Governo, colleghi e colleghe, l'Unione europea, attraverso le sue istituzioni, ha sempre cercato di unire i Paesi dell'Europa, rafforzandone la struttura economica e garantendo, in questo modo, la pace tra i popoli. Sappiamo quanto questo possa significare ancora oggi, considerando quello che sta accadendo ai margini dei confini geografici dell'Unione europea, con le difficoltà diplomatiche che, in parte, sono irrisolte in alcuni dei Paesi candidati a far parte dell'Unione europea.

E, contro chi si ostina a negare questo indiscutibile valore dell'Unione europea, vanno poste tutte le ragioni che danno significato all'esistenza dell'Unione europea stessa, a partire dalle questioni economiche e finanziarie.

Senza dubbio il processo di una maggiore integrazione delle politiche europee è un processo difficile, che ha attraversato anche fasi alterne, dobbiamo riconoscerlo; è un processo incompiuto che potrà vedere i veri progressi solamente attraverso un'ulteriore revisione dei Trattati.

Vorrei ricordare, in questa sede, che le regole principali che riguardano la governance economica nacquero esattamente dopo la crisi economica e finanziaria del 2008, e vorrei anche ricordare che i limiti della nostra azione europea in campo economico derivano proprio da un processo ancora non concluso e che ci ha visti in difficoltà dopo il 2008. Ciò a differenza degli Stati Uniti d'America, che hanno potuto invece mettere in campo una vera potenza di fuoco finanziaria, che ha consentito di rilanciare lo sviluppo prima di altri Paesi, proprio perché si tratta di uno Stato federale.

Questa, signor Presidente, è una premessa necessaria per comprendere quanto valore possa avere una decisione in questo campo, ma vorrei anche sottolineare che la maggior parte delle azioni che hanno cambiato l'Unione europea in realtà derivano non solo dalla capacità dei leader e dei Capi di Stato europei, ma anche dalle più importanti difficoltà che l'Unione europea ha attraversato negli anni, che hanno dato, però, anche un impulso che ha cambiato la sorte dell'Unione europea stessa.

Pensiamo, ad esempio, al Piano Juncker, dal nome del precedente Presidente della Commissione europea, e quindi a un piano di investimenti che ha fatto ricorso al cosiddetto effetto leva, lo si ricorderà, il moltiplicatore 15. Questo grazie all'impiego dei fondi europei che hanno finanziato i progetti cosiddetti più ad alto rischio, che però, al tempo stesso, hanno permesso comunque una maggiore ricchezza, maggiori investimenti innovativi e anche, naturalmente, nuovi posti di lavoro.

Sappiamo, signor Presidente, che ogni Commissione europea si caratterizza per un preciso oggetto e mandato quinquennale, e così è stato ed è anche per l'attuale Presidente della Commissione europea, che è Ursula von der Leyen, che in parte ha ripreso questo piano di investimenti, ma mettendo, al tempo stesso, anche in campo il cosiddetto Green Deal per una transizione ecologica e digitale, da un lato per il discorso dei cambiamenti climatici, ma anche, dall'altro, per un impulso all'innovazione che non può mancare.

E poi, signor Presidente, anche la pandemia da COVID-19, che ci ha costretti a un nuovo approccio, arrivando ad un indebitamento collettivo degli Stati membri che ha consentito un piano massiccio di investimenti improntato alla ripresa e resilienza; strada che deve essere certamente rafforzata alla luce della perdurante situazione di conflitto determinata dall'invasione russa nei confronti dell'Ucraina.

Ma, tornando alle questioni economiche e finanziarie, successivamente al 2008 i Paesi dell'Unione europea hanno ritenuto fosse necessario un maggiore coordinamento economico.

Per questa ragione è stato necessario rivedere e rafforzare il sistema degli organismi e le procedure di coordinamento economico, adottando diversi atti legislativi e creando nuove istituzioni. Come scriviamo nella nostra proposta di risoluzione, si è proceduto al rafforzamento della sorveglianza economica e di bilancio, e al relativo coordinamento nel quadro del semestre europeo, al risanamento del settore finanziario attraverso la realizzazione dell'unione bancaria con nuove norme e nuove istituzioni, compresi il meccanismo di vigilanza unico, il meccanismo di risoluzione unico e le autorità europee di vigilanza, e infine all'istituzione di vari meccanismi di stabilizzazione e stabilità finanziaria, tra cui il MES, la cui riforma del 2019, per inciso, è stata ratificata da tutti i Paesi tranne l'Italia, dell'unione monetaria naturalmente.

Questa è un'occasione purtroppo persa. È anche quella, tra l'altro, dell'attivazione del Meccanismo europeo di stabilità, il cosiddetto MES sanitario, che ci darebbe la possibilità, oggi rifiutata dal Governo e da questa maggioranza parlamentare, di avere delle risorse pari al 2 per cento del PIL nazionale per modernizzare il nostro sistema sanitario nazionale e per dare la possibilità a tutti, non solo a coloro che se lo possono permettere, di avere un servizio medico all'altezza e adeguato.

Questo, signor Presidente, avviene in un contesto in cui sappiamo che esistono questi problemi di accesso al servizio sanitario in tutte le regioni italiane e c'è anche la necessità di avere una maggiore armonizzazione dei vari sistemi nelle diverse regioni stesse. Poi il Patto di stabilità e crescita contiene la clausola di salvaguardia generale, che consente lo scostamento temporaneo da parte dei singoli Stati quanto ai normali obblighi del Patto nel caso in cui vi siano degli eventi imprevisti che abbiano un impatto rilevante sulla situazione finanziaria, oppure quando ci sia una grave recessione economica nella zona euro oppure nell'intera Unione europea per cui sia necessario avere una maggiore flessibilità per salvaguardare gli equilibri ed evitare soprattutto l'effetto contagio tra i diversi Stati.

Nel marzo del 2020, l'Unione europea ha attivato questa clausola di salvaguardia proprio nel contesto della pandemia per contenere la perturbazione di carattere economico. Passiamo, quindi, all'attualità, visto che la riforma della governance economica dell'Unione europea ha l'obiettivo di rafforzare la sostenibilità del debito - e sappiamo che per l'Italia questa situazione è difficile a causa proprio dell'ammontare del debito pubblico -, ma, al tempo stesso, vi è l'obiettivo di promuovere una crescita sostenibile mediante investimenti e riforme.

Per questa ragione, signor Presidente, noi manifestiamo la necessità che ci sia un impulso al Governo affinché si attivi per una conclusione dei negoziati che porti alla definizione di un nuovo Patto di stabilità e crescita, evitando permanenti scorpori di determinate categorie di spesa pubblica dagli aggregati fiscali oggetto dei futuri vincoli. Ciò in quanto una diversa impostazione non rispecchierebbe la posizione fiscale di tutti gli Stati membri e si determinerebbe un continuo succedersi di contenziosi e di ambiguità. Quello di cui abbiamo bisogno, in sostanza, è avere una maggiore semplificazione e anche una maggiore trasparenza.

Inoltre, siamo favorevoli al fatto che, nel 2024, ci sia una disciplina temporanea che eviti il ripristino puro e semplice delle regole fiscali precedenti. È, altresì, necessario che ci sia un accordo politico che armonizzi le politiche fiscali degli Stati membri e che vengano compiuti passi concreti verso l'emissione di passività finanziarie comuni.

Concludo, signor Presidente, con la dichiarazione favorevole alla mozione del gruppo di Azione-Italia Viva-Renew Europe, a prima firma dell'onorevole Marattin, che comprende anche la richiesta di una sollecita ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, recupererei l'intervento in dichiarazione di voto del deputato Francesco Saverio Romano. Me ne sono dimenticato prima dell'intervento della deputata De Monte, che ha avuto un impedimento, diciamo così, a cui non ha potuto rinunciare. Deputato Romano, prego, a lei la parola per la sua dichiarazione di voto.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Con l'espressione governance economica vogliamo fare esplicito riferimento a tutto il sistema di istituzioni e procedure posto in essere per coordinare le politiche economiche al fine di conseguire gli obiettivi dell'Unione in campo economico. La governance economica europea costituisce uno dei pilastri fondanti dell'architettura dell'Unione economica e monetaria e mira a individuare e correggere gli squilibri economici che potrebbero indebolire l'economia nazionale e, di conseguenza, potrebbero incidere a cascata sugli altri Paesi membri. Il quadro della governance si basa su principi di monitoraggio, di prevenzione, di correzione degli squilibri, che potrebbero comportare rischi per le economie degli Stati membri. Il quadro di governance economica dell'Unione europea, che opera in parallelo con la moneta unica nella zona euro e con la politica monetaria unica, ha contribuito in questi anni alla stabilità economica, alla crescita e all'aumento dell'occupazione. Sostenibilità delle finanze e solidità, promozione della crescita, insieme a queste, diventano le parole chiave che dovrebbero ripetersi come mantra al fine di una nuova governance che aiuti veramente tutti i Paesi membri.

C'è una necessità, che è quella di rivedere le regole di governance, necessità di affrontare a livello globale nuove sfide che sono arrivate alla politica generando necessità di nuove regole. L'Unione, del resto, non è un progetto completato, ma è un progetto in movimento o, per meglio utilizzare un termine a noi caro, in transizione. Sono 30 anni nei quali la storia europea, anche in conseguenza di eventi di carattere globale, ha vissuto forti stravolgimenti. I mutamenti politici ed economici, così come l'affermazione di nuovi interessi a livello globale, hanno reso necessario rivedere più volte le regole di governance economica. I cambiamenti geopolitici, i cambiamenti geoeconomici, i conflitti, i conflitti economici, i nuovi interessi, le sfide climatiche, la trasformazione digitale necessitano di nuove regole.

A febbraio del 2020, la Commissione ha presentato una comunicazione sul riesame della governance economica dell'Unione europea. La Commissione europea ha avviato un dibattito pubblico sul riesame del quadro di governance economica al fine di raggiungere un consenso sul futuro del quadro.

A causa della pandemia da COVID-19, tale riesame è stato sospeso e, successivamente, riavviato nell'ottobre del 2021. Nel novembre del 2022, la Commissione ha adottato una comunicazione contenente orientamenti per una riforma del quadro di governance economica dell'Unione europea. Gli orientamenti mirano a definire un quadro più semplice e trasparente, con migliori norme di attuazione per garantire la sostenibilità del debito e promuovere una crescita sostenibile attraverso riforme e investimenti assennati. Il 23 marzo del 2023, i leader dell'Unione europea hanno approvato gli orientamenti del Consiglio per una riforma del quadro di governance economica.

Noi riteniamo di sottolineare i principali elementi della proposta: l'introduzione di piani strutturali nazionali di bilancio a medio termine con obiettivi di bilancio nazionali; misure per affrontare gli squilibri macroeconomici e riforme e investimenti prioritari per un periodo di almeno 4 anni, ciò al fine di rafforzare la titolarità nazionale; sostenibilità del debito pubblico quale elemento centrale con percorsi di bilancio basati su stime della sostenibilità, promuovendo, nel contempo, una crescita sostenibile e inclusiva; percorsi più graduali, a condizione che gli Stati membri si impegnino a realizzare riforme e investimenti a favore della sostenibilità e della crescita; un regime di applicazione più rigoroso: se, da un lato, le proposte conferiscono agli Stati membri un maggiore controllo sull'elaborazione dei loro piani a medio termine, dall'altro lato, la Commissione intende istituire un regime di applicazione più rigoroso per garantire che rispettino gli impegni assunti nei loro piani strutturali di bilancio a medio termine.

Cambiare le regole, in fondo, tenendo in mente la peculiarità dello Stato italiano e la realtà economica europea, con la consapevolezza che l'Europa è ancora in transizione e in movimento.

PRESIDENTE. Riprendiamo, dunque, l'ordine degli interventi.

Ha chiesto di parlare la deputata Rossello. Ne ha facoltà.

CRISTINA ROSSELLO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi, lo scorso 26 aprile, la Commissione ha presentato tre proposte legislative per riformare le regole della governance economica dell'Unione: la prima propone di sostituire integralmente il regolamento europeo e disciplina il semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri e il cosiddetto braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita; la seconda interviene, modificandolo, sul braccio correttivo del Patto di stabilità, che detta le regole per l'attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi; la terza propone la modifica della direttiva vigente sui quadri di bilancio degli Stati membri. Sono, quindi, proposte che costituiscono il frutto di una riflessione avviata dalla Commissione già dal febbraio 2020 in considerazione del fatto che, nel corso degli anni, l'impostazione del sistema di governance economica dell'Unione ha manifestato importanti limiti e rigidità.

Con lo scoppio della pandemia del COVID, la contestuale attivazione della clausola di salvaguardia generale, prevista per fronteggiare la straordinaria e drammatica situazione, è stata sospesa e ha sospeso la situazione.

Nell'ottobre 2021, è cambiato completamente lo scenario macroeconomico, con un significativo aumento dei livelli di indebitamento degli Stati membri e questo ha determinato una grave recessione causata dalla pandemia e dalla necessaria risposta del bilancio. Quindi, la Commissione ha rilanciato il dibattito. L'invasione dell'Ucraina, poi, ha fatto il resto. Nel novembre del 2022, la Commissione ha pubblicato, però, alcuni orientamenti, primi orientamenti, cercando di fornire una convergenza fra le diverse posizioni espresse.

Il Parlamento italiano ha dato al Governo, attraverso atti di indirizzo molto precisi votati dalle Commissioni bilancio di Camera e Senato, delle puntuali indicazioni, anche sulle posizioni da ottenere nel prosieguo dei vari negoziati.

Le proposte della Commissione tengono conto, qiondi, di queste posizioni emerse in seno all'Ecofin e, nell'ambito delle discussioni fra i vari Governi e Stati membri e l'obiettivo di coniugare la sostenibilità del debito e la crescita ha portato a differenziare negli Stati membri alcune situazioni particolari che stanno affiorando. Restano, però, nel frattempo invariati questi parametri di riferimento del 3 per cento per il rapporto disavanzo pubblico e PIL e del 60 per cento per il rapporto debito pubblico e PIL, parametri fissati, peraltro, dal Trattato di Maastricht. Non ha trovato, poi, spazio quella golden rule finalizzata a escludere determinati investimenti dal computo dei saldi di finanza pubblica, in particolare, quelli volti al sostegno della transizione ambientale ed energetica, della digitalizzazione o per aumentare le capacità di difesa, e non è prevista una forma di capacità fiscale centrale comune.

Il ruolo di queste variabili non osservabili, come il PIL potenziale, l'output gap, i saldi strutturali, pur essendo considerevolmente ridotto nel quadro delle regole, non viene completamente eliminato. Nel corso dell'Ecofin dello scorso giugno, l'Italia ha dato atto alla Commissione di avere prodotto un buon lavoro sulla riforma del Patto di stabilità e crescita, ma ha evidenziato che ci sono ancora molti aspetti da migliorare.

In particolare, occorre che la sovranità nazionale sia coniugata e concertata a livello europeo fin dall'inizio, anche negli aspetti metodologici e tecnici, che non devono prevalere rispetto alle considerazioni politiche.

Va, inoltre, dedicata adeguata attenzione alla politica degli investimenti, in particolare, a quelli considerati prioritari dalla Next Generation EU per la transizione ambientale, energetica e per la digitalizzazione. Questa posizione è stata ulteriormente rafforzata a Santiago di Compostela, il 15 e il 16 settembre 2023, quando l'Italia ha proposto di scorporare temporalmente il deficit fino al 2026 e, in particolare, dal deficit eliminare le spese di investimento effettuate nell'ambito del PNRR e quelle per la difesa collegate al conflitto dell'Ucraina, registrando su questi punti significative aperture da parte di altri Stati membri.

In questo dibattito si è inserita anche la Ministra dell'Economia spagnola, Nadia Calviño, presidente di turno dell'Ecofin, che ha introdotto la golden rule, però, senza fissare dei limiti temporali ed estendendone l'applicazione alle spese per il cofinanziamento nazionale dei fondi europei ordinari, prevedendo, inoltre, la possibilità di scorporare l'aumento delle spese militari, non solo quelle per l'Ucraina. Questo inserisce nel nuovo Patto un obbligo per ogni Stato membro di procedere annualmente alla riduzione obbligatoria di debito pubblico per una quota minima obbligatoria e non risolve il problema.

C'è da dire che tale proposta va incontro alle richieste del nostro Paese, soprattutto, nella parte relativa allo scorporo degli investimenti, ma c'è un confronto ancora duro e molto difficile e complicato. La Germania ha già fatto capire che cercherà in tutti i modi di resistere e di restringere questo campo di azione della golden rule e, in primo luogo, restringerà il più possibile il massimo degli investimenti calcolato in punti di PIL che può essere escluso dal computo della spesa. Questo per noi porterà problemi anche sotto il profilo economico e industriale.

Sul taglio minimo del debito si prevede battaglia, visto che Berlino e i cosiddetti Paesi frugali avevano puntato a un secco 1 per cento e il testo della mediazione spagnola, oltre a non fissare cifre, risulta troppo ambiguo, parlando di riduzione media annua minima. E per questo è attaccabile.

Sulla trattativa che si aprirà in seno al prossimo Ecofin e al Consiglio europeo non possono non incidere due fatti rilevanti: il primo è l'esito delle elezioni tenutesi domenica in Baviera e Assia. Questo è un aspetto che vede la sconfitta dei partiti della “coalizione semaforo” che governa Berlino, in particolare il deludente risultato dei liberali della FDP del Ministro dell'Economia Lindner e il contestuale successo dell'Alternativa per la Germania, che potrebbero, in vista delle prossime elezioni europee, irrigidire ancora di più la nostra capacità negoziale. Il secondo è la drammatica situazione venutasi a creare in Medio Oriente, in seguito al barbaro attacco terroristico di Hamas contro lo Stato democratico di Israele. La forte destabilizzazione dell'area, con infausti scenari di possibile estensione del conflitto col coinvolgimento degli Hezbollah libanesi, eleva il problema di incertezza anche economica nei prossimi mesi.

È evidente che questo contesto dovrà vedere il Governo impegnato in un'attività negoziale volta a ottenere l'attivazione e l'adozione delle regole di una governance molto più semplice, trasparente e capace di sostenere la crescita, promuovendo gli investimenti pubblici strategici, nonché l'individuazione di percorsi di aggiustamento verso la riduzione del debito pubblico e un controllo della spesa più realistico e graduale, ma anche molto più elastico.

È indispensabile insistere affinché venga assicurato un trattamento preferenziale per gli investimenti nei settori individuati come prioritari a livello europeo, adoperandosi in particolare affinché la nostra proposta, quella italiana, di scorporare temporaneamente dal deficit le spese di investimento effettuate nell'ambito del PNRR e quelle per la difesa, collegate quantomeno al conflitto russo-ucraino, trovi accoglimento.

La discussione sulla revisione deve avvenire contestualmente alle discussioni in corso sul piano industriale del Green Deal, sul quadro temporaneo di crisi e di transizione e, in particolare, sulla nuova disciplina degli aiuti di Stato. Sono tutti temi che ci impegnano e il tempo da trovare a disposizione è ormai esiguo. Se non si cambia, il 1° gennaio 2024 torneranno le vecchie e cervellotiche logiche.

Come ha detto Mario Draghi, tornare passivamente alle vecchie regole sospese durante la pandemia sarebbe il risultato peggiore possibile, a maggior ragione in un quadro geopolitico mondiale sempre più incerto. Presidente, preannuncio il voto favorevole di Forza Italia alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filippo Scerra. Ne ha facoltà.

FILIPPO SCERRA (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, come sappiamo, il 1° gennaio del 2024, tra poco più di due mesi, è previsto il rientro della clausola di salvaguardia, con la quale sono state sospese temporaneamente le regole del Patto di stabilità e crescita. È opinione diffusa, ormai, che l'attuale quadro di governance abbia rivelato notevoli debolezze, tra cui la sua elevata complessità, uno scarso livello di attuazione e la carenza di incentivi a perseguire politiche anticicliche. Inoltre, esso non è riuscito a ridurre le divergenze tra i diversi livelli di debito dell'Unione, né a proteggere e promuovere gli investimenti che stimolano la crescita.

Come MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato questa mozione, perché a due mesi da una scadenza così importante sappiamo pochissimo di quello che è l'andamento dei tavoli negoziali, sappiamo poco o nulla di quella che è la posizione negoziale italiana. Il Ministro Giorgetti, di fatto, non sta informando il Parlamento, non lo sta rendendo partecipe di quella che è una trattativa da cui dipende il futuro del Paese.

Ma prima di andare al contenuto della mozione, Presidente, voglio fare un passo indietro e ricordare un passaggio importante, relativamente al recepimento delle regole fiscali europee all'interno dell'ordinamento italiano. Mi riferisco, in particolare, alla votazione del cosiddetto Fiscal compact, trattato che aveva incorporato in una cornice unitaria le principali regole di finanza pubblica stabilite in sede europea. Stiamo parlando dell'anno 2012, per intenderci, Governo Monti. Il principio cardine del trattato è quello dell'inserimento in Costituzione del pareggio di bilancio. In Italia è stato inserito sempre nell'arco dell'anno 2012 e sappiamo l'effetto che ha avuto sulla vita di tutti noi, lo possiamo dire, sui conti pubblici, sullo Stato sociale, sui bilanci degli enti locali. Qui ci sono tanti amministratori o ex amministratori che sanno quanto è stato complicato gestire un ente col Patto di stabilità e crescita e col pareggio di bilancio.

Ebbene, è giusto ricordare in questa sede che il Fiscal compact è stato votato dalla maggioranza che sosteneva il Governo Monti e quella maggioranza aveva come partito principale Il Popolo della Libertà, di cui faceva parte - ed è giusto dirlo - l'attuale Premier Giorgia Meloni e di cui fanno parte tanti Ministri che sono in questo Governo. E il pareggio di bilancio, che è stato inserito in Costituzione nell'arco dell'anno 2012, aveva come relatore Giancarlo Giorgetti, e anche questo è stato votato dalla Lega e dai partiti dell'attuale maggioranza: diciamolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! In quegli stessi anni, gli stessi partiti dell'attuale maggioranza votavano l'istituzione del MES, di questo stiamo parlando.

Insomma, quando è stato necessario votare le norme che arrivavano dall'Unione europea, quelle più sciagurate, i partiti dell'attuale maggioranza ci sono stati sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quando c'è stato da votare il Recovery Fund, i 200 miliardi di euro che arrivavano dall'Europa, Fratelli d'Italia si è astenuta. Io direi che, invece, di patrioti, li chiamerei un po' Tafazzi, forse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma mentre loro votavano il Fiscal compact, l'istituzione del MES e il pareggio di bilancio, c'era una forza politica sola che si opponeva e che cercava di imporre la sua visione economica ed era una forza politica isolata, lo ammettiamo: il MoVimento 5 Stelle.

Noi abbiamo sempre sostenuto che gli scarsissimi margini fiscali concessi agli Stati membri da parte di queste regole fiscali avrebbero peggiorato l'economia giusto di quegli Stati membri come il nostro, con un debito pubblico alto e che avrebbero avuto bisogno di politiche espansive e di maggiori investimenti per rilanciare la propria economia, e che quelle regole avrebbero acuito i divari sociali e territoriali. Purtroppo, così è stato. Il MoVimento 5 Stelle aveva ragione. La storia ci ha dato ragione, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Non siamo stati ascoltati per tanti anni, fino a quando, nel 2020, è arrivata la pandemia. È arrivato Next Generation EU e, grazie alla grandissima trattativa di Giuseppe Conte, sono cambiate un po' di cose in Europa. C'è stata anche la sospensione del Patto di stabilità e crescita e il Governo Conte, grazie a questa sospensione, ha potuto attuare quelle politiche che hanno eretto un muro di protezione dall'emergenza pandemica e che hanno consentito finalmente all'Italia di ripartire. I numeri parlano chiaro: siamo cresciuti dell'8,3 per cento nel 2021 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e del 3,7 per cento nel 2022, e abbiamo ottenuto una riduzione del debito di 14 punti percentuali in due anni. Questi sono i numeri!

Purtroppo, ci sono altri numeri di cui dobbiamo discutere, e parliamo del 2023: abbiamo una crescita del PIL stimata allo 0,8 per cento: un misero 0,8 per cento targato Governo Meloni. Questa è la realtà. Quindi, questo Governo ha affidato al nostro Paese politiche fallimentari. La stagnazione è evidente, la vediamo tutti, e meno male che erano pronti. Se dovessimo fare un paragone tutto italiano tra le politiche redistributive, espansive e anticicliche di Conte e le politiche timide, austere e regressive del Governo Meloni, ci renderemmo conto di quanto sia importante - anche in Europa, allargando il perimetro - che si eliminino quelle regole fiscali di stampo meloniano, o montiano, che è la stessa cosa, e che si vada su politiche espansive. Questa è la nostra visione economica del continente, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Lo scorso 26 aprile, la Commissione europea ha presentato una proposta di riforma che è stata oggetto di dibattito negli ultimi mesi: una proposta, a nostro modo di vedere, non lungimirante, innanzitutto per lo scarso coinvolgimento degli Stati membri nella definizione della traiettoria di rientro del debito, e poi perché permangono i parametri obsoleti - l'abbiamo sempre detto - del 3 e del 60 per cento, perché c'è un'eccessiva rigidità dei piani di aggiustamento, perché non si tiene in adeguata considerazione l'interdipendenza fra gli Stati membri e perché non è prevista una capacità fiscale a livello europeo. Queste sono le nostre critiche, che abbiamo scritto in maniera esplicita con delle proposte concrete nella nostra mozione. Non c'è, nella proposta della Commissione europea, una golden rule, cioè la possibilità di scorporare gli investimenti produttivi dal calcolo del deficit. Sto parlando di investimenti green, per il digitale, per l'istruzione e per le spese sanitarie. Li abbiamo inseriti nella nostra mozione di oggi, Presidente.

Il Governo Conte era arrivato a superare quota 7 per cento del PIL di investimenti in sanità, riportando l'Italia nella media con gli altri Paesi europei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Con il Governo dei tagli meloniani, la spesa sanitaria il prossimo anno crollerà al 6,2 per cento e, nel 2026, addirittura al 6,1 per cento. Lo dico chiaramente, Presidente: questa scelta è uno schiaffo al sacrificio di tanti medici, tanti sanitari e tanti cittadini italiani. Noi consideriamo questa la priorità assoluta. Non è un Paese giusto quello in cui 4 milioni di nostri concittadini hanno rinunciato a curarsi per motivi economici. Non è un Paese giusto quello in cui, in alcune regioni, ci sono persone che devono sperare di non ammalarsi perché, magari, l'ospedale vicino non ha le strutture adeguate o non ha il personale sufficiente. Non è un Paese giusto quello in cui per una visita specialistica c'è la necessità di aspettare due anni. Noi del MoVimento 5 Stelle ci batteremo perché il diritto alla salute sia garantito. Questa per noi è una priorità assoluta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E la possibilità di scorporare questo tipo di spese dal calcolo del deficit è una strada che, secondo noi, il Governo Meloni deve imboccare. Questa è la proposta che dovrebbe fare Giorgia Meloni in Europa, invece di insistere nel volere una riforma che stimoli gli investimenti militari. Noi vogliamo un'Unione Europea della salute e della pace, non delle armi e non della guerra, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Come Paese fondatore della Comunità europea, nonché seconda potenza manifatturiera, sui dossier economici internazionali dovremmo essere in prima linea. Invece abbiamo un Ministro fantasma - non lo vediamo e, quando viene, non è che racconti tanto, almeno sul Patto di stabilità e crescita non ha raccontato nulla -, che non partecipa praticamente ai tavoli che contano: ricordo che sull'Inflation Reduction Act non è neanche stato invitato. E abbiamo una Premier che è ancora schiava della sua propaganda, ma non sa neanche cosa significhi governare il Paese. Purtroppo, è da un anno che governa e ci stiamo rendendo conto dalla catastrofe che stiamo vedendo. Da quando è a Palazzo Chigi, Meloni ha sposato una logica burocratica, con il solo obiettivo di far quadrare i conti pubblici, ma non ha capito che, se non quadrano i conti delle famiglie, se non si fa niente contro il caro prezzi, contro il caro mutui, contro il caro carburanti, non sta adempiendo a quello che è il compito principale di chi governa un Paese, cioè migliorare la qualità della vita e soprattutto di chi ha più bisogno, invece di fare i conti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Qual è il problema? Lo vedremo nella prossima manovra finanziaria. Il problema è che il combinato disposto fra un Governo dell'austerità meloniana e la possibilità di ritorno del Patto di stabilità e crescita significa un'austerità al quadrato e potrebbe significare manovre lacrime e sangue: un periodo buio per il nostro Paese. Lo dobbiamo scongiurare, perché sarebbe una catastrofe per tutti noi. Con questa mozione proponiamo una riforma della governance che stimoli la sostenibilità, la solidarietà e lo sviluppo.

Sappiamo che il Governo non sarà assolutamente in grado di assecondare queste richieste, ma è giusto che qui, in Parlamento, il Governo si assuma le sue responsabilità, anche in caso di fallimento, che noi non ci auguriamo. Per questo, dichiaro il voto favorevole alla mozione del MoVimento 5 Stelle sulla revisione della governance economica europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Candiani. Ne ha facoltà.

STEFANO CANDIANI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Le chiedo di aiutarmi a rinfrescare la memoria, perché io leggevo qui: mozioni concernenti iniziative in materia di revisione della governance economica europea, dell'Unione europea e delle relative politiche di bilancio. Io ho sentito polemiche contro il Governo, come se fosse in trattazione la fiducia sul Governo. Cosa che, oggettivamente, dà un po' l'idea che ogni occasione sia utile pur di dare addosso, al di là e a prescindere dal merito e dal contenuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il che è un atteggiamento lecito, siamo in Parlamento, però, con quello che sta accadendo fuori, purtroppo, noi avremmo anche il dovere di essere molto pragmatici, di essere molto concreti, di limitare le polemiche e di badare al sodo e al contenuto.

Infatti, Presidente, sentire accusare l'attuale Governo dello 0,8 per cento, trascurando, purtroppo, che, fuori, vi è la guerra tra Ucraina e Russia e vi è quella, purtroppo, scoppiata proprio l'altro giorno in Israele, con un coinvolgimento, purtroppo, temo, per il Medio Oriente, ecco, non tenere conto che tutto lo scenario attorno è condizionato da questo, francamente, mi sembra veramente di vivere in una bolla di sapone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Però, se questo è il magico mondo di chi guarda alla Cina, liberi di farlo. Noi, Presidente, invece abbiamo presentato una mozione che ha riunito, con i sottoscrittori, tutta la maggioranza, per impegnare il Governo su un tema che è uscito dai riflettori principali dei media, ma che è essenziale per l'azione politica sia di questo che dei futuri Governi, ossia, come ricordavo poco fa, definire criteri e dare al Governo indirizzi per contrattare in sede europea la revisione della governance economica. Su questo il lavoro non approda per la prima volta oggi, qui, in Aula, ma è già stato svolto e approfondito in Commissione, sia in 5a Commissione (Bilancio) al Senato, sia in V Commissione (Bilancio) alla Camera, sia in XIV Commissione alla Camera, con l'approvazione, l'8 e il 9 di marzo di quest'anno, di un documento, il cui relatore è stato il professor Bagnai, in sede di Commissione XIV, molto di contenuto, che ha descritto gli scenari e gli auspici ma anche le necessità per avere condizioni che consentano al nostro bilancio, come a quello degli altri Paesi europei, di reggersi in una situazione fatale come quella che abbiamo appena descritto.

Su queste cose ci ritroviamo, quindi, in Aula, oggi, in questa sede principale, per rinnovare al Governo le nostre considerazioni, e, come è stato in maniera molto sintetica descritto negli impegni, leggo testualmente, “a portare avanti un negoziato sulla riforma della governance economica europea, promuovendo l'adozione di regole più semplici, trasparenti, capaci di sostenere la crescita e promuovere gli investimenti pubblici strategici, nonché l'individuazione di percorsi di aggiustamento verso la riduzione del debito pubblico e il controllo della spesa più realistici e graduali”.

La mozione presentata dalla maggioranza, che sosterremo convintamente, chiede al Governo di andare in sede europea e far fare alla Commissione europea una riflessione seria sul fatto di pensare di far rientrare oggi in vigore le regole pre-COVID senza andare a rivedere le regole di governance economica europea; aggiungo che sarebbe opportuna anche la revisione delle regole di governance in assoluto dell'Unione europea perché, se si chiede costantemente una cessione di sovranità, non può esserci una sovranità ceduta degli uffici burocratici non eletti da nessuno. (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo deve essere un altro principio che, pur a latere rispetto al dibattito di oggi, deve cominciare ad imporsi nel dibattito. Abbiamo bisogno - e ci saranno le elezioni prossimamente a livello europeo - che non ci sia solo un Parlamento, eletto dal popolo, che fa regolamenti, ma che ci sia anche una Commissione che abbia una sua radice nella volontà popolare e che ci siano certamente organi non disgiunti, rispetto al livello democratico, rappresentato in un Parlamento come questo, quale può essere, esattamente all'opposto, oggi il Consiglio europeo. È evidente che su questo si impone una necessaria azione politica e noi, oggi, diamo questi indirizzi al nostro Governo.

È necessario, infatti, sostenere, e recito testualmente il punto n. 3 degli impegni al Governo, in sede di negoziazione europea e di rapporti bilaterali con i partner europei, un trattamento preferenziale per gli investimenti nei settori individuati come prioritari a livello europeo e la proposta italiana di scorporare, selettivamente, temporaneamente (fino al 2026), e per quote determinate, dall'aggregato di spesa quelle effettuate nell'ambito del PNRR e per la difesa.

Presidente, mi ritrovo qui, in maniera molto sintetica, elementi che sono stati elencati da chi mi ha preceduto come estranei rispetto invece all'azione del Governo e della maggioranza; questo per dire quanto sia artefatta la polemica rivolta al Governo e quanto invece sia concreta e ben definita l'azione che questa maggioranza richiede al Governo.

Se oggi abbiamo bisogno di andare in sede europea non è per fare una semplice azione, chiamiamola così, di passaggio sul tappeto rosso, ma è per rivedere necessariamente tutti gli equilibri economici, perché, oggi, parlare ancora, come accennavo prima, di un rapporto deficit-PIL, come quello precedente alla pandemia e come quello sospeso dal Temporary Framework, è assolutamente assurdo, non ha alcun senso. Noi abbiamo bisogno di trattare tutto questo in un'ottica di pacchetto? Sì, certo, perché non possono esserci occhi strabici e non può esserci per l'ennesima volta una Commissione europea che abbia nei confronti di alcune tematiche (perché interessano alcuni Paesi) attenzione a modificarle, andando incontro alle esigenze espresse dai singoli Governi, mentre per altre non ci sia alcuna attenzione. È giusto, quindi, che il tutto sia trattato in termini di pacchetto.

Giungo direttamente al punto n. 8, contenuto nella nostra mozione; è un nostro impegno, chiesto al Governo in sede europea, quello di seguire - più che a seguire, direi proprio, a condurre, Vice Ministro - con estrema attenzione l'evoluzione dei negoziati sulla riforma della governance UE - e parlo di governance intera, non necessariamente solo di quella economica - riservando, ove non soddisfacente, il proprio giudizio di merito. E, al punto n. 9, si impegna il Governo, in caso di mancata intesa a livello europeo, a sostenere, laddove ricorrano le condizioni, la rinnovazione della clausola di salvaguardia generale e, in chiave permanente, una revisione dell'attuale Patto di stabilità e crescita che preveda una regola di riduzione del debito meno severa e irrealistica; e, aggiungo come valutazione politica della Lega, che tenga conto che l'Europa non è un aggregato di pagatori di tasse, ma è una struttura che si basa sull'identità dei cittadini e dei popoli che la compongono e, in una stagione come questa, che tende ad essere sempre meno identitaria, abbiamo bisogno che sia, invece, riconosciuta questa identità anche nella sua peculiarità. Un debito come quello italiano non è un fardello da portare avanti perché negli anni è stato sprecato, ma è un'opportunità di crescita e di sviluppo per tutta l'Europa, se ricondotto chiaramente a politiche di bilancio sostenibili. Mettere oggi in capo all'Italia nuovo debito, com'è stato fatto con il PNRR e pretendere il rispetto delle regole precedenti al PNRR, è quantomeno anacronistico e chi propende per questo tipo di soluzioni non vuole far altro che continuare a cercare di avere tramite Bruxelles un cappio al collo del Governo e del popolo italiano da poter stringere a piacimento quando le urne in Italia li mettono in opposizione.

Noi siamo convintamente a sostegno del Governo e chiediamo al Governo di seguire le linee tracciate dalla mozione di maggioranza su cui voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'attuale governance economica europea si fonda su una disciplina stratificata nel tempo: dal 1993 con il Trattato di Maastricht, al 1997 col Patto di stabilità e crescita, successivamente modificato dal six pack, nel 2011 e nel 2013, e dal Fiscal Compact.

Il sistema si articola in un braccio preventivo e in un braccio correttivo. Questa governance, purtroppo, ha mostrato nel tempo una serie di limiti evidenti: la prociclicità degli interventi, regole uguali per tutti, l'orizzonte di breve termine, la complessità e la scarsa trasparenza della governance e gli indicatori, in larga parte utilizzati, che sono fuori dal controllo diretto dei Governi. Per queste ragioni, alla luce di tali limiti, la Commissione ha avviato una discussione sulla revisione della governance economica europea sin dal febbraio del 2020, processo di revisione che è stato sospeso poco dopo a causa della pandemia da COVID-19. Il COVID, però, non ha bloccato il processo di riforme avviato; al contrario, ha rafforzato la consapevolezza di apportarvi delle modifiche necessarie e radicali. In questa fase, infatti, sappiamo bene che sono state adottate a livello europeo delle misure inedite, sia pur temporanee, per derogare agli strumenti economici vigenti o ampliare gli stessi, e queste misure si sono rivelate decisive per la tenuta delle comunità nazionali: senza gli strumenti messi in campo, gli Stati, il nostro Paese in particolare, avrebbero rischiato un vero e proprio collasso finanziario, economico e sociale.

Ricordiamo alcune di queste misure che sono state adottate in questa fase: sospensione del Patto di stabilità e crescita, modifica temporanea delle norme sugli aiuti di Stato, Piano pandemico della BCE per l'acquisto di titoli di debito pubblico sul mercato secondario, sostegno alla liquidità delle imprese da parte della BEI, creazione di una linea di credito sanitaria nell'ambito del MES e azioni di protezione per l'occupazione dei lavoratori, circa 40 milioni di lavoratori, grazie al programma SURE. Noi siamo orgogliosi di quanto abbiamo fatto grazie all'impegno decisivo dei democratici e progressisti a livello nazionale ed europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Siamo passati dall'Europa dell'austerità all'Europa della solidarietà e dell'equa condivisione delle responsabilità e delle criticità. Questo lavoro è stato fatto grazie a un impegno forte messo in campo a livello nazionale, ma anche grazie all'impegno importante e deciso messo in campo dalla Commissione europea. Al riguardo, è stato fondamentale il contributo dato in particolare dal Commissario europeo, Paolo Gentiloni, che andrebbe sostenuto nella sua azione, altro che attaccato impropriamente come avete fatto voi in questi ultimi mesi; andrebbe sostenuto per il suo lavoro quotidiano a sostegno dell'intero continente e del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Accanto a queste misure ve n'è stata un'altra che davvero ha cambiato il corso della storia recente e che è stata adottata in questa fase, il cosiddetto Next Generation EU; una misura che non esito a definire storica perché ha segnato una svolta nel processo di integrazione europea. Per la prima volta sono stati emessi eurobond a Trattati invariati, titoli di debito in comune tra gli Stati membri, per la prima volta è stato realizzato un programma di investimenti da 750 miliardi di euro che si aggiunge al bilancio pluriennale dell'Unione, per la prima volta l'Italia è il primo Paese beneficiario di un programma di investimenti europeo, per la prima volta l'Italia, rispetto anche alla narrazione sovranista degli anni passati, non è più contributore ma è percettore netto di risorse europee e per la prima volta, lo ricordiamo, è stato inserito in modo chiaro il vincolo del rispetto dello Stato di diritto, il rispetto cioè di valori, diritti e libertà fondamentali per poter avere accesso a fondi e risorse europee (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Una rivoluzione copernicana davvero e il merito di tutto questo, lo ricordiamo ancora una volta, è stato dei progressisti e democratici a livello nazionale e a Bruxelles. Ciò è stato realizzato grazie al contributo di grandi personalità, soprattutto una che era alla guida del Parlamento europeo che credo doveroso ricordare oggi: David Sassoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

È grazie all'impegno di queste figure che abbiamo cambiato il corso recente della storia europea. Dobbiamo trarre insegnamento da quello che è accaduto in questi anni e dobbiamo trarre insegnamento soprattutto perché la destra - lo ricordiamo soprattutto a chi ci segue, all'Italia, al Paese - si è sempre opposta negli anni, in questi ultimi anni, all'adozione di misure del genere. L'emblema, il punto finale si è raggiunto il 15 luglio 2020. Credo sia doveroso ricordarlo. Quel giorno, qui alla Camera, abbiamo discusso una risoluzione di maggioranza a prima firma Delrio e il sottoscritto è intervenuto in dichiarazione di voto per il nostro gruppo. Sapete a cosa impegnava quella risoluzione? Impegnava a promuovere un accordo tempestivo sul Next Generation EU e su un bilancio a lungo termine che fosse ambizioso, di sostegno all'economia europea e all'altezza delle sfide future. Poi, come citava testualmente la risoluzione, impegnava ad adoperarsi affinché sul fronte nazionale il Governo contribuisse alla realizzazione delle priorità strategiche attraverso un piano di ripresa nazionale che ponesse le basi all'uso di queste risorse per investimenti miranti a chiudere le ferite anche sociali, che la crisi del COVID aveva aperto. Sapete come vi siete pronunciati? Come si è pronunciata la maggioranza di centrodestra, oggi al Governo?

Il voto della Lega, contrario; quello di Forza Italia, contrario; quello di Fratelli d'Italia, contrario. Ecco come avete votato. Avete votato contro gli interessi del nostro Paese, avete votato contro il Next Generation EU, questa è la verità!

Allora oggi vi chiediamo di cambiare registro rispetto agli anni passati perché, se fosse stato per voi, il Next Generation non sarebbe neppure esistito. In questo quadro, allora, vi chiediamo di portare avanti le proposte che la Commissione ha avanzato, da ultimo, il 26 aprile 2023.

Sono proposte di riforma dell'attuale quadro di governance economica europea e le principali novità sono importanti, perché mirano a un passaggio da un orizzonte temporale di un anno ad uno pluriennale, a una sorveglianza basata su un'attenzione maggiore alla sostenibilità del debito, nel medio e lungo termine, e, soprattutto, al superamento della regola di un ventesimo di riduzione su base annua del debito ritenuto eccessivo alla luce degli attuali livelli raggiunti.

Le proposte della Commissione europea rappresentano un importante passo avanti nella costruzione di un sistema di governance economica europea che tenga insieme l'esigenza della stabilità finanziaria con quella di creare una politica fiscale di ampio respiro, di sviluppo, di investimenti.

Permangono tuttavia alcune criticità, come l'assenza di una golden rule per escludere determinati investimenti a sostegno della transizione verde e digitale, per aumentare le capacità di difesa o vincoli ancora oggi automatici, come la riduzione dello 0,5 per cento del PIL annuo, quando il disavanzo pubblico è superiore al 3 per cento del PIL; così come mancano ancora oggi proposte legate a un meccanismo permanente di stabilizzazione automatica, come il programma SURE, a una capacità fiscale centrale comune e a una capacità di indebitamento permanente per rendere strutturale il Next Generation EU.

In questo quadro allora la nostra domanda - e l'invito che poniamo al Governo e alla maggioranza - è semplice: sarete in grado di condurre in porto questo negoziato entro la fine dell'anno e, soprattutto, sarete in grado di portarlo avanti, difendendo davvero i nostri interessi?

Noi vi chiediamo di chiudere entro l'anno anzitutto questo negoziato sulla riforma del Patto di stabilità, perché altrimenti - lo diciamo con forza ma è emerso anche dalle varie audizioni in questi giorni alla Camera - si rischia una procedura d'infrazione che sarebbe devastante. Bisogna chiudere poi questo processo di riforma in modo positivo per il nostro Paese, partendo dalla proposta della Commissione, con l'obiettivo però di migliorarla, evitando spinte al ribasso. Voi vi presentate in questo momento, purtroppo, a livello negoziale a Bruxelles nelle peggiori condizioni politiche possibili. Con quale credibilità immaginate di sedervi al tavolo negoziale, dopo i rallentamenti, l'insabbiamento che avete prodotto sul PNRR? I ritardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono devastanti. Dovete assumervi le responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), dovete cambiare registro, perché anche questo mina la nostra credibilità a livello europeo.

Allo stesso modo, con quale credibilità e autorevolezza immaginate di dialogare, se bloccate da mesi la ratifica della riforma del MES? Ratifica che è decisiva per migliorare la stabilità dell'Eurozona, la tutela dei consumatori e la valutazione di merito anche dei nostri titoli di debito pubblico. Vi diamo un consiglio e vi rivolgiamo un invito: calendarizzate subito la nostra proposta di legge e ratificate subito la proposta per la riforma del MES. Ne va della nostra credibilità e della nostra autorevolezza in questo momento così delicato sui tavoli di Bruxelles.

E in questo quadro vi chiediamo, infine, di portare avanti un negoziato per mettere in campo i miglioramenti che ancora oggi devono essere prodotti rispetto alla proposta, pur innovativa e avanzata, della Commissione: prevedere meccanismi di stabilizzazione automatica sul modello SURE e avviare una riflessione per una revisione di medio periodo dei parametri di riferimento del 3 per cento e del 60 per cento, che sono ormai privi di rappresentatività. Tutto questo accanto alla necessità di costituire una vera e propria capacità fiscale dell'Eurozona per portare avanti, a livello europeo, delle priorità comuni e investimenti per un'Europa sociale, come gli investimenti sulla sanità. Queste sono le priorità che dovremmo portare avanti con risorse e fondi europei.

Per fare questo, però, bisogna scegliere gli interlocutori giusti. Lo diciamo con chiarezza, ancora una volta: non aiutate il nostro Paese continuando a dialogare e ad allearvi con Orbán, con i Paesi di Visegrád, con Vox e con Le Pen.

Voi penalizzate il nostro Paese portando avanti un dialogo e un'interlocuzione con questi alleati, perché questi interlocutori sostengono un minore impegno europeo in tutti i settori, anche in quello economico.

L'Italia ha bisogno del percorso esattamente inverso e noi, tra una prospettiva di ritorno al passato, ai muri, alle divisioni, alle piccole patrie, e la sfida verso un futuro di maggiore integrazione, solidarietà e condivisione delle responsabilità non abbiamo dubbi da quale parte della storia collocarci. Speriamo che anche voi non assecondiate spinte sovraniste pericolose e devastanti per il nostro Paese e decidiate di difendere davvero gli interessi dell'Italia a Bruxelles perché solo con un'Europa più forte e unita avremo un'Italia più solida e sicura.

Il nostro Paese non può permettersi passi falsi. Per questo, v'invitiamo a sostenere quanto abbiamo indicato nella nostra mozione, per portare avanti un negoziato decisivo per il futuro dell'Europa, per il futuro dell'Italia e dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ylenja Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Vede, questi temi paiono ostici, se estrapolati dal contesto generale, perché quello sulla governance europea è indubbiamente un dibattito che ha visto la Commissione bilancio, così come alcune altre Commissioni della Camera, impegnata per lungo tempo, perché si tratta di un elemento fondamentale: è una presa di posizione da parte dell'Italia, che deciderà e proverà a definire il suo atteggiamento in Europa nei prossimi anni, ma soprattutto l'atteggiamento europeo rispetto ai bilanci nazionali.

Per quanto questo possa sembrare un argomento lontano da noi, in realtà, è un argomento molto vicino, perché proprio attraverso le regole della legge di bilancio, le regole di controllo all'interno del meccanismo europeo, proprio attraverso questi meccanismi e queste normative, di fatto, abbiamo la possibilità di avere un bilancio più o meno agile, un bilancio legato agli investimenti piuttosto che alla spesa, nonché la possibilità di destinare, effettivamente, una parte delle risorse dei nostri bilanci statali a ciò che ogni Nazione da sé ritiene che sia la cosa migliore da fare.

Allora, questo è un dibattito che è stato sicuramente lungo e che ha attraversato più anni, perché, come già ricordato, in realtà, il dibattito sulla governance europea, a un certo punto, è stato interrotto dal COVID.

La Commissione europea, più volte, ha presentato agli Stati membri una serie di modifiche che attengono, per lo più, a tre questioni, che, dal mio punto di vista, sono quelle veramente importanti e di cui ci occupiamo quest'oggi, attraverso quanto scritto nel documento presentato dai gruppi di maggioranza. Dunque, abbiamo tre questioni chiave che sono: la revisione del Patto di stabilità e crescita, l'attuazione del dispositivo di ripresa e resilienza - da noi in parte il Piano nazionale di ripresa e resilienza - e un'attenta riflessione sul futuro della capacità fiscale europea. Questo, soprattutto, è il punto sul quale teniamo a porre l'accento, perché il fondo fiscale unico, che si vuole istituire, darebbe la possibilità di costituire, contemporaneamente, un unico fondo sovrano, il quale potrebbe avere un'attuazione immediata e, soprattutto, darebbe la possibilità a Nazioni, come l'Italia, ad esempio, di utilizzare, in maniera molto più agile, i fondi che servono per mettere al passo la nostra Nazione, e il PNRR questo lo sta facendo.

Credo che dai colleghi debbano essere attenzionati due elementi, perché questa polemica sui fondi del PNRR, che non arrivano, in realtà, credo abbia un po' stancato anche e soprattutto gli italiani. Infatti, i fondi sono arrivati, le rate sono state versate e, quindi, possiamo essere tranquilli sul fatto che non c'è la mancanza di autorevolezza italiana sui tavoli internazionali in ordine al PNRR, così come non c'è in ordine a tutti gli altri argomenti.

In particolare, sul PNRR, vorrei che fosse chiaro a tutti che bisogna andare veloci, sì, ma che non bisogna andare di fretta, perché abbiamo la necessità di indirizzare i fondi del PNRR a misure che possano davvero apportare alcune modifiche positive ai nostri territori, e non lasciare invece che i fondi, che, ricordo, sono comunque per grande parte a debito e devono essere ripagati dagli italiani e all'interno delle nostre leggi di bilancio, vengano dispersi in tanti rivoli, che, di fatto, non portano ad alcuna modifica strutturale e sostanziale del nostro Paese. Sicuramente, la posizione dell'Italia all'interno di questo dibattito sulla governance economica in Europa è fondamentale, perché è la terza economia europea, è destinataria per lo più delle nuove formule che verranno intraprese, studiate e vagliate all'interno della nuova strategia di governance.

Credo che questo sia fondamentale, perché, all'interno delle trattative, l'Italia si è posta in una posizione predominante e fondamentale, non soltanto nella tutela degli interessi nazionali, ma guardando soprattutto agli obiettivi finali, che sono stati identificati in una prospettiva di medio, e non di breve, termine. Un'altra modifica sostanziale all'interno della governance europea e della struttura delle nostre leggi di bilancio: si è sostanzialmente cambiato e modificato il one size fits all, introducendo, finalmente, percorsi specifici di riduzione del debito, e questo, ovviamente, non può che essere favorevolmente accolto dall'Italia. Le riflessioni sulla governance non sono ancora concluse, ma siamo fiduciosi sul fatto che i punti indicati dall'Italia sono stati già acquisiti all'interno del dibattito europeo. Proprio per questo motivo, annuncio il voto convintamente favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Passiamo alla votazione della mozione Scerra ed altri n. 1-00082 (Nuova formulazione).

Avverto che il gruppo Azione-Italia Viva ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima la mozione nella sua interezza, a eccezione delle lettere a), k) e m) del primo capoverso del dispositivo; a seguire, congiuntamente, le lettere a), k) e m) del primo capoverso del dispositivo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scerra ed altri n. 1-00082 (Nuova formulazione), ad eccezione delle lettere a), k) e m) del primo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scerra ed altri n. 1-00082 (Nuova formulazione), limitatamente alle lettere a), k) e m) del primo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo alla votazione della mozione Marattin ed altri n. 1-00190.

Avverto che il gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare la lettera a) del primo capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.

Ha chiesto di parlare il deputato Cappelletti. Su cosa?

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Presidente, io ho problemi a seguirla e non riesco a capire quale mozione stiamo mettendo al voto in questo momento. Le chiedo cortesemente di andare un pochino più piano e di scandire meglio il numero della mozione.

PRESIDENTE. Rileggo quello che già ho letto, mi sembrava di essere stato chiaro, ma figurarsi.

Passiamo alla votazione della mozione Marattin ed altri n. 1-00190.

Avverto che il gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare la lettera a) del 1° capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marattin ed altri n. 1-00190, ad eccezione della lettera a) del 1° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marattin ed altri n. 1-00190, limitatamente alla lettera a) del 1° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo alla votazione della mozione Candiani, Lucaselli, Rossello, Romano e altri n. 1-00195 (Nuova formulazione).

Avverto che il gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la mozione nella sua interezza, ad eccezione del 3° capoverso e del 5° capoverso del dispositivo; e, a seguire, distintamente, il 3° capoverso e il 5° capoverso del dispositivo.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Candiani, Lucaselli, Rossello, Romano e altri n. 1-00195 (Nuova formulazione), ad eccezione del 3° capoverso e del 5° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Candiani, Lucaselli, Rossello, Romano e altri n. 1-00195 (Nuova formulazione), limitatamente al 3° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Candiani, Lucaselli, Rossello, Romano e altri n. 1-00195 (Nuova formulazione), limitatamente al 5° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Passiamo alla votazione della mozione De Luca, Grimaldi ed altri n. 1-00196.

Avverto che il gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare la lettera f) del 1° capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Luca, Grimaldi ed altri n. 1-00196, ad eccezione della lettera f) del 1° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Luca, Grimaldi ed altri n. 1-00196, limitatamente alla lettera f) del 1° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame della proposta di inchiesta parlamentare sul disastro della nave “Moby Prince” e delle mozioni concernenti iniziative a salvaguardia del Sistema sanitario nazionale è rinviato alla parte pomeridiana della seduta di martedì 17 ottobre, al termine dell'informativa urgente del Governo in ordine all'eccezionale incremento del fenomeno migratorio, con particolare riguardo alla situazione presso l'isola di Lampedusa, prevista per le ore 15.

Si passerà successivamente all'esame delle questioni pregiudiziali presentate in data odierna con riferimento al disegno di legge n. 1458 di conversione del decreto-legge n. 133 del 2023, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'Interno.

Seguirà l'esame degli ulteriori argomenti previsti dal vigente calendario dei lavori per la prossima settimana.

Avverto, infine, che, con lettera in data odierna, il presidente della Commissione giustizia ha rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno convenuto i rappresentanti dei gruppi presenti in Commissione - di rinviare ad una data non antecedente a lunedì 23 ottobre l'inizio dell'esame del disegno di legge n. 1294 e abbinate, recante disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica, la cui discussione generale è prevista dal vigente calendario dei lavori dell'Assemblea per lunedì 16 ottobre.

A seguito delle intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana e sarà inserito, quale secondo argomento all'ordine del giorno della seduta di lunedì 23 ottobre, per la discussione generale, e, a partire dalla seduta di martedì 24 ottobre, per il seguito dell'esame.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà, per due minuti.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Le parole manomesse, scaraventate contro gli avversari politici sono una delle malattie del nostro tempo, perché troppe volte la libertà di calunnia viene confusa con ordinaria dialettica politica e troppo spesso siamo costretti a prendere atto che collegare la lingua al cervello è una conquista che non appartiene ancora all'intero genere umano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma, qui, davvero vale quel precetto giuridico immortale dell'antica Roma: ad impossibilia nemo tenetur.

Ieri sera, durante una popolare trasmissione televisiva, Cartabianca, il direttore de il Giornale, Alessandro Sallusti, e l'onorevole Giovanni Donzelli hanno usato parole gravi e inaccettabili accostando l'impegno della Presidente Boldrini per la pace in Medio Oriente ad organizzazioni fiancheggiatrici di Hamas. Sallusti ha persino insinuato che l'onorevole Boldrini sia la cattiva maestra che ispira quegli studenti di Milano che hanno vergognosamente inneggiato ad Hamas.

Aggiungo che, nella giornata di oggi sull'homepage de il Giornale ha campeggiato il volto dell'onorevole Boldrini affiancato alla scritta: “Anche da Roma fiumi di soldi alle ONG dei terroristi”.

Il gruppo del PD è solidale con Laura Boldrini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) che ha condannato senza “se” e senza “ma” la strage dei civili innocenti del 7 ottobre; lo ha fatto con parole inequivocabili e con i voti, come tutto il Parlamento, qui, in Aula. Piuttosto, mi auguro si sia trattato solo di una svista, quella dell'onorevole Donzelli, che non era presente in Aula quando è passata la mozione votata all'unanimità di condanna ad Hamas (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), quella firmata da Braga, Silvestri e Zanella. Noi eravamo qui…

PRESIDENTE. Concluda.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). E ho concluso… qui, a fare il nostro dovere, altri erano impegnati nell'unico esercizio in cui eccellono: la diffamazione, come già in passato nei confronti dei colleghi Lai, Orlando e Serracchiani. Per noi il confronto politico, signor Presidente, dovrebbe essere sempre accompagnato da un'adeguata e condivisa igiene del linguaggio e, invece, quelle parole sporche, limacciose e insolenti rappresentano il rumore di fondo di uno squadrismo preterintenzionale che anima un'idea della politica in un tempo denso di odio, violenza e guerra (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

Non ci lasceremo intimidire né in Parlamento, né nel Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie Presidente. Mi riferisco ai gravissimi attacchi ricevuti dalle colleghe Stefania Ascari e Laura Boldrini. Si tratta di dichiarazioni che travisano dolosamente la realtà. È un giornalismo becero e violento, una politica che è foriera solo di divisioni e discriminazioni. Si mette così in pericolo la stessa incolumità delle colleghe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In questo momento storico, nel corso della grave crisi mediorientale, dobbiamo aborrire simili campagne d'odio, simili travisamenti della realtà. Occorre comprensione, occorre ragionamento. In un'unica parola, signor Presidente, sia dal giornalismo, sia dalla politica e sia soprattutto da coloro che siedono in questa nobile Aula, occorre verità. Verità (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Anna Laura Orrico. Ne ha facoltà, per 2 minuti.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Signor Presidente, intervengo per far presente a quest'Aula come la scure del dimensionamento scolastico, voluto intensamente dal Governo Meloni, abbia già prodotto profonde ferite nella rete scolastica calabrese. Proprio ieri i sindaci delle comunità Arbëreshë della provincia di Cosenza hanno manifestato giustamente a lungo in un antico centro dell'entroterra, sede della celebre eparchia, giusto per capire le coordinate non solo geografiche, ma anche culturali. Infatti, nell'approvazione degli indirizzi regionali per la programmazione e la definizione del dimensionamento della rete scolastica e dell'offerta formativa, la regione Calabria non ha considerato la tutela delle minoranze linguistiche, così come è stato fatto negli anni passati. E queste comunità chiedono che si applichi la Costituzione, come previsto dall'articolo 6.

Spostandoci di poco, invece, accade che a Crotone, anch'essa culla di cultura e tradizioni, l'Istituto Pertini-Santoni, che conta attualmente 900 iscritti, quindi un numero che garantirebbe il mantenimento dell'autonomia scolastica, a causa del piano di dimensionamento provinciale rischia la suddivisione in molteplici parti in favore di altre istituzioni scolastiche che non raggiungono il numero minimo di 900 iscritti. E dunque non si sa bene per quali specifiche ragioni, se non quelle arbitrarie e della politica, si stia facendo questa riorganizzazione. Ma questo è solo l'esempio di un dimensionamento, quello imposto a Crotone e provincia, senza concertazione, con scuole piccole che inglobano scuole più grandi e accorpamenti intercomunali senza consenso, senza seguire neanche le linee guida regionali, in un corto circuito istituzionale anche questa volta tutto interno al centrodestra.

Insomma, eccolo qui, in tutto il suo splendore, un assaggio del dimensionamento scolastico. Mi auguro che il Ministro Valditara prenda appunti su tutti i disagi delle riforme da lui avallate, che, per come è facile constatare e per come avevamo preannunciato, penalizzano tutto il Sud e anche la Calabria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli. A che titolo? Per fatto personale, sull'ordine dei lavori o per un intervento di fine seduta? Mi dica lei, però mi deve dire a che titolo.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Può scegliere, sull'ordine dei lavori o come intervento di fine seduta o per fatto personale, ne scelga una qualsiasi, va bene.

PRESIDENTE. No, no, la scelga lei, io faccio un altro mestiere.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Intervento di fine seduta va bene, non c'è alcun problema. Grazie, Presidente.

Volevo specificare alcune cose rispetto a degli interventi che mi hanno preceduto, riferiti a un dibattito televisivo. Sono contento che nel Partito Democratico abbiano piacere, la sera, di guardare i miei interventi in televisione, se vogliono gli mando anche l'elenco delle prossime trasmissioni (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

Dopodiché, esiste un problema molto serio, Presidente. Alcuni deputati hanno intrattenuto rapporti istituzionali, con tanto di foto e incontri, con un signore che si chiama Mohammad Hannoun. Questo signore è, in base alle Intelligence israeliane e non solo, di mezzo Occidente, persona che finanzia Hamas e i terroristi. Tra le persone che hanno tanto di foto istituzionali, allegre e si stringono la mano c'è l'onorevole Boldrini. È una scelta, io semplicemente in televisione, e lo ridico in quest'aula, reputo grave che dei parlamentari diano legittimità istituzionale a chi finanzia i terroristi di Hamas (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È un mio diritto dirlo e non è che ero assente quando si votavano le mozioni, ero ben presente, ho scelto di non votare la mozione perché, a titolo personale, a differenza del mio gruppo, mi sono sentito di non votare la mozione che aveva proposto l'opposizione perché in quella mozione secondo me c'erano cedimenti culturali che facevano capire, soprattutto nel punto 5, che è stato bocciato grazie all'intervento della maggioranza, che si sta cercando in questo momento di equiparare: da un lato ci sono i terroristi che stanno sgozzando i bambini (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e stanno andando a rastrellare casa per casa le vittime innocenti, dall'altro c'è un Governo istituzionale che è un faro di democrazia in una terra in cui la democrazia si vede poco. Da un lato c'è chi ha attaccato uno Stato e dall'altro c'è uno Stato che cerca di difendersi. Provare a dire “sì, ma anche”, “ma c'è anche questo”, “ma c'è anche quest'altro, ma riflettiamo, valutiamo, consideriamo” è secondo me istituzionalmente grave e pericoloso perché io mi auguro che in Italia non ci sia mai nessuno che va a dare un sostegno istituzionale ai terroristi di Hamas (Proteste della deputata Boldrini). Dico di più, e concludo Presidente, che secondo me negare il diritto di Israele a difendersi, negare il diritto di Israele ad esistere e ad autodeterminarsi (Vive proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)…

PRESIDENTE. No, guardate ognuno ha avuto il tempo e la possibilità e il modo per potersi esprimere adesso sta parlando (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). No, i tempi stanno sotto controllo, ve li potete andare a verificare. L'intervento del collega Scotto della stessa natura, sullo stesso argomento, è durato più di due minuti e siccome l'argomento era sensibile la Presidenza, pur scampanellando, lo ha lasciato proseguire e la stessa cosa sta accadendo per il collega Donzelli (Commenti). Prego, prosegua e concluda come aveva annunciato poco fa.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Proseguo e concludo, io credo che in questo momento chiunque, e non faccio riferimento all'opposizione perché potrebbe essere chiunque, ritiene di negare il diritto di Israele a difendersi, ad esistere e ad autodeterminarsi (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)… Presidente, non capisco vorrei poter concludere nel silenzio (Commenti). Chiunque, pensi di negare il diritto di Israele a difendersi e autodeterminarsi in questo momento, ma continua invece a ritenere che questo diritto ce lo possano avere tutti gli altri popoli tranne Israele (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) lascia venire il dubbio, lascia venire il dubbio (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)

PRESIDENTE. Colleghi, dovete far terminare il deputato Donzelli!

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Vedo nervosismo dall'opposizione, ma ho già detto che non è detto che mi riferisca a loro, mi riferisco a chiunque in questo momento neghi questo diritto (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Chiunque nega…

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Concludo. Chiunque nega il diritto di Israele ad autodeterminarsi, a difendersi ma lo consente agli altri popoli, lascia venire il dubbio che dietro …

PRESIDENTE. La ringrazio, grazie…

GIOVANNI DONZELLI (FDI). … a questa difesa della Palestina e a questo attacco ad Israele ci sia un nuovo strisciante antisemitismo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), perché l'unico motivo per cui si vuole negare il diritto di Israele di difendersi è perché si rischia che sia il problema che sono ebrei e questo noi lo condanneremo sempre come condanniamo ogni forma di…

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni, sempre come intervento di fine seduta.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie signor Presidente, devo dire che ho condiviso molto le parole del collega Colucci, del collega Scotto, a cui farei solo un appunto: non siamo davanti a uno squadrismo preterintenzionale, siamo davanti a uno squadrismo intenzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

Vedete colleghi c'è una cosa, e questa, sì, istituzionalmente molto grave: organizzare cinicamente un'azione squadrista di fronte alla tragedia che abbiamo di fronte, organizzare cinicamente un'azione strumentale di fronte ai fatti che in quest'Aula si sono consumati soltanto ieri.

In quest'Aula, ieri, e nei giorni precedenti nel Paese, nel dibattito pubblico tutte le forze politiche, tutti gli esponenti di questo Parlamento hanno condannato, senza alcuna ambiguità, l'attacco terroristico di Hamas (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

Ma in quest'Aula, in questo Parlamento e nel dibattito pubblico c'è una parte di questo Paese - io sono orgoglioso di esserne parte - che non rinuncia a capire, a comprendere, a ragionare, che non rinuncia a dire che l'unica soluzione possibile per garantire sicurezza allo Stato di Israele e per ricostruire pace in quella terra martoriata è fare in modo che il terrorismo venga isolato e che contemporaneamente ai palestinesi e alle palestinesi e a quel popolo venga garantito un futuro di indipendenza e di pace.

Chi dice questo, chi chiede in questo momento che il diritto alla difesa di Israele, che nessuno ha messo in discussione, si svolga e si sviluppi entro i limiti del diritto internazionale, chi chiede che a Gaza sia restituita acqua, elettricità, cibo, chi chiede che non ci siano bombardamenti indiscriminati su 2 milioni di persone, su 900.000 bambini - sono anche loro bambini, caro onorevole Donzelli - non può essere tacciato (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) di sostegno e di fiancheggiamento. Ci avete già provato, è stato lei in quest'Aula ad accusare i parlamentari della Repubblica di essere amici dei terroristi, perché svolgevano il loro mandato andando in visita nelle carceri! Ci avete già provato, ci ricascate. È squadrismo intenzionale, vi dovreste vergognare e smetterla una volta per tutte (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)!

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 13 ottobre 2023 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,10.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Borrelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 4, 6, 7 e 8 il deputato Ziello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 5 il deputato Stefani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 7 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 9 e 37 il deputato Penza ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 16 la deputata Bordonali ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 19 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 21 la deputata Zanella ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 27 i deputati Comba, Pellicini e Rubano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 34 la deputata Ascani ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 37 i deputati del MoVimento 5 Stelle hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto astenersi dal voto.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: REBECCA FRASSINI (DOC. LVII, N. 1-BIS)

REBECCA FRASSINI, Relatrice. (Relazione – Doc. LVII, n. 1-bis). La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, in linea con le previsioni dell'articolo 10-bis della legge di contabilità e finanza pubblica, provvede ad aggiornare le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica e gli obiettivi programmatici individuati per il periodo 2024-2026, dal Documento di economia e finanza 2023.

La Nota espone un'analisi delle tendenze in corso e delle previsioni per l'economia e la finanza pubblica italiane, sia per quanto riguarda lo scenario a legislazione vigente, sia in relazione alla definizione degli obiettivi programmatici di finanza pubblica per il triennio 2024-2026. Essa, inoltre, descrive i principali ambiti di intervento e gli effetti finanziari attesi dalla legge di bilancio 2024.

Unitamente alla NADEF 2023, il Governo ha trasmesso al Parlamento la Relazione con cui si richiede l'autorizzazione parlamentare a ricorrere a un maggiore indebitamento per interventi che saranno meglio specificati nel quadro dell'illustrazione dello scenario programmatico.

Per quanto attiene al quadro macroeconomico, la Nota di aggiornamento, con riguardo al primo semestre del 2023, rileva come l'economia italiana abbia risentito dell'indebolimento del quadro ciclico globale. Dopo l'incremento congiunturale del primo trimestre, pari allo 0,6 per cento del prodotto interno lordo, la NADEF rileva, nel secondo trimestre dell'anno, una contrazione del PIL rispetto al trimestre precedente dello 0,4 per cento. Su tale risultato negativo ha inciso l'orientamento restrittivo delle politiche monetarie e l'inflazione ancora elevata, fattori che hanno avuto un impatto anche sulla domanda interna.

La decelerazione del ritmo di crescita del PIL è stata influenzata dal rallentamento del settore dei servizi nel secondo trimestre dell'anno, mentre la fase di espansione della domanda interna si è temporaneamente arrestata, con particolare riguardo ai consumi delle famiglie, che, dopo un incremento dello 0,8 per cento nel primo trimestre, sono risultati stazionari nel secondo trimestre.

L'andamento degli investimenti ha segnato un andamento positivo nel primo semestre, con un incremento dello 0,4 per cento, in discesa rispetto all'ultimo trimestre 2022 quando si era registrato un incremento dell'1,2 per cento, per poi contrarsi nel secondo trimestre dell'1,8 per cento. Nel complesso, la spesa per investimenti permane su livelli particolarmente elevati, attestandosi al 21,3 per cento del PIL.

Per quanto riguarda la domanda estera, le esportazioni hanno subito un calo in entrambi i trimestri della prima metà del 2023, riflesso dell'indebolimento della domanda mondiale dovuto all'effetto combinato delle politiche monetarie restrittive e dell'elevata inflazione verificatasi negli ultimi due anni. Mentre le esportazioni di servizi sono cresciute a ritmi sostenuti, quelle di beni hanno segnato una flessione.

Dal lato dell'offerta, la NADEF sottolinea la persistenza di una fase ciclica negativa dell'industria in senso stretto. In particolare, il valore aggiunto legato alla produzione industriale ha subito una pronunciata contrazione nel secondo trimestre dell'anno, pari allo 0,9 per cento. Il settore delle costruzioni, dopo il rilevante incremento nell'ultimo biennio, ha perso in parte la spinta iniziale già nel primo trimestre del 2023 e si è contratto nel secondo trimestre per un valore del 3,2 per cento. Il settore dei servizi, dopo l'espansione del primo trimestre 2023, pari a 0,9 per cento, nel secondo trimestre si è lievemente ritratto, risentendo della flessione della domanda privata e dell'elevato livello dei prezzi.

La NADEF riporta che nel primo trimestre dell'anno l'inflazione al consumo, dal 12,5 per cento del quarto trimestre del 2022, è passata al 9,5 per cento su base annua. Nel secondo trimestre 2023 il tasso dell'inflazione al consumo è sceso al 7,8 per cento, accompagnandosi alla contrazione dei prezzi all'importazione e a quella, più contenuta, dei prezzi alla produzione nell'industria, oltre che alla riduzione del prezzo dei beni energetici, in particolare del gas naturale.

Per quanto concerne l'andamento del credito, la Nota evidenzia come nella prima parte del 2023 i ripetuti aumenti dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea si siano tramessi al settore privato con un aumento dei tassi praticati a famiglie e imprese, determinando una diminuzione del credito concesso. A giugno 2023 i tassi praticati dagli operatori alle famiglie per l'acquisto di abitazioni si sono attestati al 4,65 per cento, mentre quelli alle società non finanziarie al 5,04 per cento. Parallelamente, i tassi sui depositi hanno registrato un moderato incremento, pari allo 0,76 per cento. In merito alla qualità del credito, le ultime rilevazioni mostrano un leggero aumento dei crediti in sofferenza in termini assoluti a partire da maggio. In rapporto alle consistenze dei prestiti, l'incidenza delle sofferenze è ancora su livelli storicamente bassi, inferiore all'1,6 per cento per i prestiti alle famiglie e al 2,9 per cento per quelli alle imprese.

Per quanto riguarda gli scambi con l'estero, la NADEF evidenzia che l'effetto combinato delle politiche monetarie restrittive e dell'elevata inflazione verificatasi negli ultimi due anni sta frenando la domanda globale. Ne hanno risentito le esportazioni italiane, dopo il forte recupero del biennio 2021-2022. Anche le importazioni sono diminuite, per effetto del rallentamento della domanda interna.

L'attenuazione delle tensioni sul mercato del gas e la flessione dei prezzi delle materie prime, in confronto al 2022, unitamente al calo dei volumi, hanno dato luogo a un miglioramento del saldo commerciale. Nei primi sette mesi del 2023, la bilancia commerciale dell'Italia ha registrato un surplus di 16,2 miliardi, a fronte del disavanzo di poco più di 15 miliardi nello stesso periodo dello scorso anno. In questo contesto, appare significativo l'impegno della maggioranza per ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese, che ha fatto in modo che la quota importata dalla Russia oramai rappresenti una piccola frazione sul totale delle importazioni di gas, dal momento che nei primi sette mesi dell'anno le importazioni sono scese dai 10,5 miliardi di standard metri cubi del 2022 a 2,3 miliardi di smc e la quota sul totale delle importazioni di gas naturale è passata dal 24 al 6 per cento.

Per quanto riguarda il quadro macroeconomico tendenziale, validato dall'Ufficio parlamentare di Bilancio il 21 settembre 2023, la Nota di aggiornamento in esame reca uno scenario aggiornato rispetto a quello programmatico presentato nel DEF dello scorso aprile, alla luce delle recenti tendenze dell'economia italiana che sono risultate più deboli delle attese, condizionate dal deterioramento del quadro ciclico globale.

Dopo il buon andamento del PIL nei primi mesi del 2023, la crescita dell'economia italiana ha fatto registrare, a livello congiunturale, una riduzione del PIL pari a 4 decimi di punto nel secondo trimestre. Il rallentamento in atto è spiegato nella Nota con il deterioramento del quadro internazionale, segnato dalla permanente incertezza causata dalla guerra in Ucraina e da un calo della domanda globale. A livello dell'area euro al rallentamento ha contribuito, poi, l'inasprimento delle condizioni monetarie e finanziarie conseguenti all'alta inflazione, che rappresentano un freno per la domanda aggregata, già indebolita dalla perdita di potere di acquisto dei consumatori avvenuta negli ultimi due anni.

Le prospettive economiche per l'anno in corso e per il triennio successivo restano fortemente condizionate dagli effetti del rialzo dei tassi di interesse, dall'evoluzione dell'inflazione e degli scambi mondiali. Le informazioni congiunturali più recenti prefigurano una lieve ripresa dell'attività economica a partire dal terzo trimestre dell'anno, facendo prospettare una graduale recupero della crescita in chiusura d'anno, sostenuta prevalentemente dalla ripresa dell'industria e dai servizi. Le costruzioni sono attese in lieve recupero nella parte finale dell'anno, mentre il settore dei servizi è atteso in crescita a tassi molto moderati.

Nel nuovo scenario tendenziale, la previsione di crescita del PIL reale per il 2023 viene corretta in via prudenziale al ribasso, passando allo 0,8 per cento rispetto all'1 per cento riportato nel quadro programmatico del Documento di economia e finanza di aprile.

Per il 2024, anche per via dell'effetto di trascinamento del rallentamento in corso, la revisione è più marcata, con la previsione di crescita del PIL ridotta all'1 per cento rispetto all'1,5 per cento previsto nel DEF, principalmente a causa del deterioramento del quadro internazionale. Con riferimento al biennio successivo, invece, la previsione di crescita resta pari all'1,3 per cento per l'anno 2025, confermando quanto ipotizzato ad aprile nel DEF, mentre è rivista marginalmente al rialzo per il 2026, di 0,1 punti percentuali, raggiungendo 1'1,2 per cento.

Tale scenario si fonda, spiega la NADEF, sull'ipotesi che non vi siano ulteriori difficoltà nell'approvvigionamento di materie prime energetiche.

La revisione al ribasso della stima di crescita dal PIL per il 2023 dipende essenzialmente dall'imprevisto andamento negativo degli ultimi dati congiunturali e dall'incertezza sull'evoluzione del contesto internazionale. Il profilo di crescita prospettato dalla NADEF per l'anno in corso riflette una dinamica dell'attività solo lievemente espansiva negli ultimi due trimestri, grazie ad un moderato recupero dell'industria e dei servizi, che permetterebbe di iniziare il 2024 con una crescita acquisita relativamente bassa, circa 0,3 punti percentuali, visto il minore trascinamento dal 2023. Tuttavia, la ripresa è attesa proseguire nei restanti trimestri, favorita dall'impulso agli investimenti privati fornito dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dal rientro dell'inflazione - che la NADEF ipotizza scendere con decisione nel quarto trimestre di quest'anno - fattore che dovrebbe comportare un riassorbimento dell'incertezza di famiglie e imprese sul futuro.

Il ridimensionamento della crescita del PIL nel 2024 è essenzialmente imputabile al mutato quadro delle variabili esogene internazionali, sottostanti la previsione. La NADEF, in particolare, evidenzia che la revisione al ribasso è riconducibile, in primo luogo, agli effetti della politica monetaria restrittiva, che si traduce in maggiori costi di finanziamento e in una restrizione delle condizioni di accesso al credito per famiglie e imprese.

L'impatto più rilevante della revisione delle esogene sul ridimensionamento della crescita del PIL nel 2024 viene dalla nuova previsione di crescita del commercio mondiale, che incide negativamente per ulteriori 0,4 punti percentuali sulla crescita del PIL rispetto alla previsione di aprile.

I tassi di interesse e i rendimenti attesi risultano più elevati già per l'anno in corso e per il 2024, anno in cui è previsto il loro picco massimo, con un impatto negativo sul PIL di 0,1 punti in più rispetto a quanto prefigurato ad aprile 2023, come conseguenza delle decisioni di politica monetaria della BCE. Per quanto riguarda invece i prezzi energetici, nella NADEF, cumulando gli effetti dei rincari di petrolio e gas, risulta un impatto positivo di 3 decimi di punto per il PIL nel 2023, di 1 decimo di punto nel 2024 e un impatto negativo cumulato di 4 decimi di punto nel biennio 2025-2026.

Un apporto favorevole alla crescita del PIL nel 2024 verrà invece dal rallentamento dell'inflazione, che la NADEF prefigura già nell'ultimo trimestre del 2023 e che consentirà un recupero dei consumi delle famiglie e del potere di acquisto.

La Nota sottolinea che il profilo di crescita prefigurato nel nuovo quadro tendenziale è comunque improntato a un approccio prudenziale, alla luce dei numerosi fattori di incertezza di ordine internazionale e geopolitico che pesano sull'evoluzione del contesto economico italiano.

La NADEF fornisce, al riguardo, una valutazione degli effetti sull'economia italiana di quattro scenari di rischio per le variabili esogene della previsione, legati, rispettivamente, al rallentamento del commercio mondiale, a un maggiore apprezzamento dell'euro nei confronti delle altre valute, al perdurare di un clima geopolitico di forte tensione, che potrebbe incidere sul percorso di rientro dell'inflazione, all'ipotesi di una persistenza dell'intonazione restrittiva delle politiche monetarie, con un allargamento del differenziale fra i titoli di Stato italiani e il Bund tedesco, che porterebbe ad un inasprimento delle condizioni di finanziamento di famiglie e imprese e al graduale deterioramento dei loro bilanci.

Pur in presenza di tali fattori di criticità, si conferma comunque anche su base tendenziale un andamento sostanzialmente positivo dell'economia italiana, suscettibile di essere rafforzato con le misure che potranno essere adottate a seguito della rideterminazione dei livelli di indebitamento prospettata nella Relazione annessa alla Nota di aggiornamento.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, la Nota evidenzia che, principalmente in virtù del risultato acquisito nei primi sei mesi del 2023, la crescita annuale degli occupati risulterà pari all'1,4 per cento, collocandosi a livelli tra i più alti raggiunti nell'ambito della serie storica. La crescita del numero di occupati proseguirà anche nel triennio successivo, anche se a tassi inferiori rispetto al recente passato, arrivando a circa 24 milioni nel 2026. Contestualmente a un aumento dell'offerta di lavoro, nel 2023 il tasso di disoccupazione si attesta in media al 7,6 per cento, per poi diminuire progressivamente nel triennio successivo sino ad arrivare al 7,2 per cento nel 2026. Per il 2023 la produttività del lavoro misurata in rapporto al PIL diminuisce dello 0,5 per cento, per poi tornare a salire a partire dal 2024 e restare lievemente positiva lungo tutto l'arco temporale considerato.

Per quanto riguarda i dati di finanza pubblica, le previsioni tendenziali della NADEF, pur segnando un peggioramento rispetto alle previsioni del DEF, indicano un percorso di costante miglioramento dell'indebitamento netto in rapporto al PIL per ciascuno degli esercizi considerati. Infatti, secondo la NADEF le previsioni a legislazione vigente vedranno un miglioramento del rapporto indebitamento netto/PIL che, partendo come detto dall'8 per cento del consuntivo 2022, si ridurrà progressivamente passando dal 5,2 per cento dell'anno in corso al 3,6 per cento del 2024, al 3,4 per cento del 2025 e, infine, al 3,1 per cento del 2026, al termine del periodo previsionale. In particolare, per l'anno 2023 la revisione della stima tendenziale dell'indebitamento, che si incrementa di 0,7 punti percentuali rispetto alla stima del DEF, è essenzialmente riconducibile alle nuove valutazioni sui costi dei bonus edilizi derivanti dal monitoraggio degli effetti di tali misure, in quanto in assenza di tali revisioni l'obiettivo programmatico previsto per l'anno 2023 sarebbe stato più che raggiunto.

L'andamento tendenziale stimato dalla NADEF riflette un costante miglioramento del saldo primario, tale da compensare il peggioramento della spesa per interessi. Infatti, nel quadriennio, il saldo primario partendo da un iniziale valore negativo nel 2023, pari all'1,4 per cento, torna a valori positivi e crescenti, raggiungendo lo 0,6 per cento nel 2024; lo 0,9 per cento nel 2025 e 1'1,4 per cento nel 2026.

La spesa per interessi, invece, si incrementa progressivamente, sia in valori assoluti sia in rapporto al PIL, facendo registrare un passaggio dal 3,8 per cento nell'anno in corso, al 4,2 per cento nel 2024, al 4,3 per cento nel 2025 per attestarsi, infine, al 4,6 per cento nell'ultimo anno del quadriennio previsionale.

I dati di consuntivo per il 2022 evidenziano entrate finali delle amministrazioni pubbliche pari a circa 935 miliardi di euro, in aumento di circa 8 punti percentuali rispetto all'anno precedente, corrispondenti a circa 72 miliardi in valore assoluto, con un'incidenza sul PIL pari al 48 per cento.

Per quanto attiene alle previsioni per gli anni 2023-2026, si evidenzia, in valore assoluto, un andamento crescente del gettito complessivo. Nel 2023 le entrate finali delle Amministrazioni pubbliche risultano pari a circa 981 miliardi, in crescita di circa il 4,9 per cento rispetto all'anno precedente, circa 46 miliardi in valore assoluto, con un'incidenza sul PIL pari al 47,8 per cento. Con riferimento al valore delle entrate in rapporto al PIL, l'andamento delle entrate finali risulta, invece, decrescente: dal 47,8 per cento nel 2023 al 46,3 per cento nel 2026.

L'andamento positivo è sostenuto prevalentemente dalle imposte indirette che sono previste in aumento di circa il 4,9 per cento nel 2023 e del 4,8 per cento nel 2024, mentre l'incremento risulta più contenuto nel biennio 2025-2026, rispettivamente, 2,5 per cento e 2,6 per cento. Le imposte dirette registrano, invece, una contrazione nel 2024 di circa 1,2 punti percentuali rispetto al 2023, circa 4 miliardi in valore assoluto. Negli anni successivi dovrebbero tornare ad aumentare, con un incremento di circa il 2,7 per cento nel 2025, 8 miliardi in valore assoluto, e del 2,8 per cento nel 2026, 8,6 miliardi in valore assoluto.

Sul fronte della spesa, i dati di consuntivo per l'anno 2022 indicano un incremento delle spese finali di 65,5 miliardi rispetto al valore del 2021, pari a 1.026 miliardi. In particolare, la spesa primaria è cresciuta di circa 46,3 miliardi nel 2022, attestandosi a 1.008,6 miliardi di euro.

Per quanto attiene al periodo di previsione 2023-2026, la spesa primaria si attesta a 1.009,1 miliardi nel 2023 e si contrae fino 989,6 miliardi nel 2024 per poi crescere leggermente nel 2025 e nel 2026 fino a raggiungere l'importo di 1.020 miliardi. L'incidenza sul PIL mostra invece una riduzione in tutto il periodo di previsione, passando dal 49,2 per cento del 2023 al 44,9 per cento del 2026.

Con riferimento alla spesa corrente primaria si osserva un andamento crescente dell'aggregato in valore assoluto, che si attesta nel 2023, in termini nominali, ad un livello di circa 880 miliardi. Nel triennio successivo l'aggregato è previsto in crescita per arrivare nel 2026 a circa 917,2 miliardi. In termini di incidenza sul PIL, si registra una dinamica decrescente per tutto il periodo previsionale, con valori che passano dal 42,9 per cento del 2023 al 40,3 per cento del 2026.

In dettaglio, l'aggregato relativo alla spesa per redditi da lavoro dipendente nel quadriennio 2023-2026 si assesta in termini assoluti in 188.709 milioni nel 2023, 186.651 milioni nel 2024, 188.604 milioni nel 2025 e 188.373 milioni nel 2026. L'aggregato aumenta rispetto all'anno precedente dello 0,8 per cento nel 2023, si riduce dell'1,1 per cento nel 2024, aumenta dell'1,0 per cento nel 2025 per diminuire dello 0,1 per cento nel 2026.

La spesa per consumi intermedi, in valore assoluto, registra i seguenti valori: 170.871 milioni nel 2023, 171.025 milioni nel 2024, 173.182 milioni nel 2025 e 172.731 milioni nel 2026. Nel 2023 mostra una crescita pari al 2,1 per cento rispetto al valore del 2022, dello 0,1 per cento nel 2024 rispetto all'esercizio precedente, dell'1,3 per cento nel 2025 rispetto al 2024 e una riduzione dello 0,3 per cento nel 2026 rispetto all'anno precedente.

La spesa per prestazioni sociali passa da circa 406,9 miliardi del 2022 a circa 424,0 miliardi del 2023, a 448,8 miliardi nel 2024, a 459,4 nel 2025 e a 471,7 nel 2026. La previsione stima un incremento su base annua del 4,2 per cento nel 2023. Negli anni seguenti è previsto un ulteriore incremento pari al 5,9 per cento nel 2024, al 2,4 per cento nel 2025 e al 2,7 del 2026.

La spesa pensionistica è pari a 317,4 miliardi del 2023, a 340,6 miliardi nel 2024, a 350,2 nel 2025 e a 361,2 nel 2026. Tale spesa registra un incremento, su base annua, del 6,8 per cento nel 2023 e del 7,3 per cento nel 2024 principalmente in ragione dell'indicizzazione delle pensioni al tasso di inflazione. Infatti, a fronte del rallentamento della crescita dei prezzi a partire dal 2024, il tasso di crescita delle prestazioni pensionistiche rispetto all'anno precedente si riduce sensibilmente fino al 2,8 per cento nel 2025 e al 3,1 nel 2026.

Con riferimento alla dinamica della spesa sanitaria, la NADEF stima una spesa per il 2023 pari a circa 134,7 miliardi, che si riduce nel 2024 dell'1,3 per cento, attestandosi a 132,9 miliardi in conseguenza di una riduzione dei costi del personale e alla definitiva cessazione di quelli legati alla struttura commissariale per l'emergenza COVID. Essa risale nel biennio successivo, attestandosi a 136,7 miliardi nel 2025 e a 139,0 miliardi nel 2026, con un tasso di crescita rispetto all'anno precedente pari, rispettivamente, al 2,8 per centro e all'1,7 per cento. Considerando il valore della spesa sanitaria in rapporto al PIL, dopo un valore del 6,6 per cento nell'anno in corso, nei prossimi anni si conferma l'andamento previsto nei precedenti documenti di programmazione, a partire dalla NADEF 2022 approvata dal Governo Draghi.

La spesa in conto capitale nel quadriennio 2023-2026 è stimata, in termini assoluti, in 129.027 milioni nel 2023, 94.571 milioni nel 2024, 106.335 nel 2025 e 102.830 nel 2026. L'incidenza sul PIL di tale aggregato risulta pari al 6,3 per cento nel 2023, si riduce al 4,4 per cento nel 2024 per poi risalire al 4,8 per cento nel 2025 e diminuire nuovamente al 4,5 per cento nel 2026.

La NADEF evidenzia che i contributi agli investimenti scontano anche il maggiore impatto finanziario dei bonus edilizi scaturente dai dati di monitoraggio più recenti. In linea con i nuovi criteri contabili adottati dall'Istat a marzo, in accordo con Eurostat, il maggiore costo emerso è registrato all'interno di questa voce di spesa nel 2023 per l'intero importo, determinando un incremento di circa 24 miliardi. Inoltre, per il biennio successivo viene effettuata una riclassificazione dei crediti d'imposta connessi al superbonus, da crediti pagabili a non pagabili.

Considerando i dati di consuntivo, la spesa per interessi nel 2022 risulta pari a 82,9 miliardi di euro, con una variazione in aumento, rispetto al dato del 2021, di circa 19 miliardi. In termini di PIL la spesa si colloca, nel 2022, al 4,3 per cento, rispetto al 3,5 per cento del 2021. Per quanto attiene alle previsioni per gli anni 2023 - 2026, la spesa per interessi è prevista in diminuzione nel 2023 sia in valore assoluto, risultando pari a 78,4 miliardi di euro, sia in termini di incidenza rispetto al PIL, attestandosi ad un valore pari al 3,8 per cento.

Negli anni 2024-2026 si registrano invece progressivi aumenti: la spesa risulta pari, infatti, a circa 89 miliardi di euro nel 2024 per arrivare a circa 103,6 miliardi nel 2026, con un'incidenza rispetto al PIL che passa dal 4,2 per cento nel 2024 al 4,6 per cento nel 2026. La NADEF evidenzia che tali aumenti progressivi sono dovuti all'incremento del costo del debito sulle nuove emissioni che risente del rialzo dei tassi di riferimento operato dalla Banca centrale europea. La componente di spesa legata ai titoli indicizzati all'inflazione continuerà a ridursi, invece, per effetto del calo dell'inflazione.

La NADEF 2023 aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il periodo 2024-2026, tenendo conto degli effetti della relazione annessa al medesimo documento di programmazione con la quale il Governo ha richiesto l'autorizzazione parlamentare a ricorrere a un maggiore indebitamento. Nella Relazione il Governo evidenzia, in particolare, l'esigenza di adottare misure urgenti con cui contrastare il rallentamento del quadro macroeconomico registrato negli ultimi mesi, il deterioramento delle prospettive di crescita a livello globale e una dinamica dei prezzi ancora sostenuta, che incidono sensibilmente sul potere di acquisto delle famiglie e sulla competitività delle imprese.

In particolare, il Governo richiama la necessità di consolidare la crescita, soprattutto nel corso del prossimo anno, con provvedimenti, quali quello di riduzione del cuneo fiscale a carico dei lavoratori, che garantiscano la tutela del potere d'acquisto delle famiglie e continuino ad accompagnare il processo di riduzione dell'inflazione, sottolineando altresì l'importanza di iniziare a dare concreta attuazione ai contenuti previsti dalla delega fiscale per avviarsi su un percorso che, nel corso dei prossimi anni, trasformi il sistema tributario in un fattore di crescita.

Nel complesso, come evidenziato nelle premesse della NADEF, la strategia dell'Esecutivo si basa essenzialmente sull'individuazione di un punto di equilibrio tra sostegno alla crescita, agli investimenti e al potere di acquisito delle famiglie italiane, da un lato, e disciplina di bilancio e riduzione del rapporto tra debito e PIL, dall'altro. In questo quadro, assume un ruolo essenziale per garantire la sostenibilità del sistema socioeconomico e della finanza pubblica la crescita economica, che dovrà essere perseguita non solo mediante la realizzazione del PNRR e del suo nuovo capitolo REPowerEU, ma anche mediante l'acquisizione di partecipazioni strategiche in settori chiave per la modernizzazione e la digitalizzazione dell'economia e il sostegno all'innovazione e alla ricerca scientifica e applicata.

Alla luce di tali priorità, con la Relazione si rivedono, quindi, gli obiettivi programmatici di indebitamento netto della pubblica amministrazione, pur continuando a mantenersi un percorso che conduce il deficit ad un livello inferiore al 3 per cento nel 2026, al termine dell'orizzonte di previsione.

Il profilo programmatico degli obiettivi di finanza pubblica definito con il DEF dello scorso aprile prevedeva, infatti, un indebitamento netto pari al 4,5 per cento nel 2023, al 3,7 per cento nel 2024, al 3 per cento nel 2025 e al 2,5 per cento nel 2026. La Relazione al Parlamento chiede l'autorizzazione alla revisione degli obiettivi programmatici di indebitamento netto previsti nel DEF 2023, per un importo pari, in termini percentuali di PIL, a 0,8 per cento nel 2023, 0,6 per cento nel 2024 e nel 2025 e 0,4 per cento nel 2026.

Il nuovo livello programmatico di indebitamento netto in rapporto al PIL è conseguentemente pari al 5,3 per cento nel 2023, al 4,3 per cento nel 2024, al 3,6 per cento nel 2025 e al 2,9 per cento nel 2026, a fronte di un andamento tendenziale del rapporto deficit/PIL stimato dalla stessa NADEF al 5,2 per cento nel 2023, al 3,6 per cento nel 2024, al 3,4 per cento nel 2025 e al 3,1 per cento nel 2026.

Ai nuovi obiettivi programmatici di indebitamento netto in rapporto al PIL corrisponde una progressiva riduzione dell'indebitamento netto strutturale, che passa dal 5,9 per cento nel 2023, al 4,8 per cento nel 2024, al 4,3 per cento nel 2025 e al 3,1 per cento nel 2026.

Per consentire il perfezionamento delle regolazioni contabili del bilancio dello Stato connesse al maggior tiraggio delle agevolazioni fiscali per i bonus edilizi, già scontato nell'aggiornamento dei tendenziali di finanza pubblica nella Relazione al parlamento il Governo chiede, altresì, l'autorizzazione a incrementare, per il solo anno 2023, il livello del saldo netto da finanziare, di competenza e di cassa, per ulteriori 15 miliardi di euro.

Per effetto della richiesta di autorizzazione al ricorso a maggiore indebitamento, gli spazi finanziari disponibili, quale differenza tra gli andamenti tendenziali e programmatici aggiornati, sono pari a 3,2 miliardi di euro nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025, mentre nel 2026 il saldo obiettivo implica una correzione di 3,8 miliardi di euro rispetto all'indebitamento netto tendenziale.

La Relazione precisa che le maggiori risorse disponibili per il 2023 saranno destinate, attraverso un provvedimento d'urgenza, al conguaglio anticipato dell'adeguamento ISTAT per i trattamenti pensionistici previsto per il 2024, a misure per il personale delle pubbliche amministrazioni e alla gestione dei flussi migratori.

Le maggiori risorse disponibili per il 2024 e il 2025 saranno, invece, utilizzate, nell'ambito del prossimo disegno di legge di bilancio per prorogare il taglio al cuneo fiscale sul lavoro anche per il 2024, attuare la prima fase della riforma fiscale, avviata con l'approvazione della delega contenuta nella legge n. 111 del 2023, introdurre misure di sostegno alle famiglie e alla genitorialità e proseguire nei rinnovi contrattuali del pubblico impiego, con particolare riferimento al settore della sanità. Le risorse saranno altresì finalizzate a potenziare gli investimenti pubblici, con priorità per quelli previsti nell'ambito del PNRR e a finanziare le politiche invariate.

Con particolare riferimento alla riforma fiscale, la premessa della NADEF evidenzia che la legge di bilancio finanzierà l'attuazione della prima fase della riforma stessa, con il passaggio a tre aliquote dell'IRPEF e il mantenimento della flat tax per partite IVA e professionisti con ricavi o compensi inferiori a 85.000 euro, con misure che determineranno una riduzione della pressione fiscale sulle famiglie.

Nel complesso, la correzione apportata sulla base della Relazione produce effetti moderatamente espansivi rispetto al quadro macroeconomico tendenziale, con un impatto positivo sulla crescita del prodotto interno lordo quantificabile in 0,2 punti percentuali nel 2024 e in 0,1 punti percentuali nel 2025. Conseguentemente, le previsioni programmatiche di crescita del PIL reale sono pari all'1,2 per cento nell'anno 2024 e all'1,4 per cento nell'anno 2025. Le misure di consolidamento previste per il 2026 comportano invece una previsione programmatica di crescita del prodotto interno lordo pari all'1 per cento, con una riduzione dello 0,2 per cento rispetto al dato tendenziale.

In questo contesto, l'obiettivo programmatico riferito al rapporto tra debito e PIL è pari al 140,2 per cento nel 2023, al 140,1 per cento nel 2024, al 139,9 per cento nel 2025 e al 139,6 per cento nel 2026, a fronte di un quadro tendenziale della NADEF che ne prevedeva la sostanziale stabilità. La NADEF segnala che la dinamica soltanto lievemente decrescente del rapporto debito/PIL programmatico tiene conto di una serie di fattori che verosimilmente esercitano una spinta al rialzo di tale rapporto, tra cui le prolungate incertezze nel contesto internazionale, il tasso di inflazione in discesa che attenuerà la spinta al PIL nominale, il recepimento dei maggiori tassi di rendimento - derivanti dalla politica monetaria restrittiva - e il flusso dei crediti di imposta relativi agli incentivi per bonus edilizi utilizzati in compensazione. Per mitigare tali fattori negativi, nell'ambito dello scenario programmatico si prevedono proventi da dismissioni pari ad almeno l'1 per cento del prodotto interno lordo nel triennio 2024-2026.

Anche nello scenario programmatico il saldo primario registra un progressivo miglioramento, in misura minore rispetto alle previsioni tendenziali nel triennio 2023-2025 e in misura più elevata nell'anno 2026. In particolare, si fissa un obiettivo di disavanzo primario pari all'1,5 per cento nel 2023 e allo 0,2 per cento nel 2024, mentre a partire dal 2025 si registrerebbe un avanzo primario, che sarebbe pari allo 0,7 per cento nel 2025 e all'1,6 per cento per il 2026.

A completamento della manovra di bilancio per il prossimo triennio il Governo indica trentadue provvedimenti collegati alla decisione di bilancio, dei quali cinque corrispondono a provvedimenti già all'esame delle Camere. Si tratta, in particolare, dei disegni di legge che recano interventi a sostegno della competitività dei capitati (S. 674), misure organiche per la promozione e la valorizzazione del made in Italy (C. 1341​), delega al Governo in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese (C. 1406​), disciplina della professione di guida turistica (S. 833) e disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (S. 615).

Alla luce di tale quadro programmatico, la Nota indica, in attuazione dell'articolo 10-bis, comma 1, lettera b), della legge di contabilità e finanza pubblica gli obiettivi di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato in termini di competenza e in termini di cassa. Il primo saldo è determinato nel limite massimo di 202,5 miliardi di euro nel 2024, 168 miliardi di euro nel 2025 e 134 miliardi di euro nel 2026, mentre quello in termini di cassa è determinato nel limite massimo di 252 miliardi di euro nel 2024, 212 miliardi di euro nel 2025 e 179 miliardi di euro nel 2026.

La NADEF dà conto, nella sua sezione finale, delle tre Raccomandazioni specifiche dell'11 luglio 2023, rivolte all'Italia dal Consiglio dell'Unione europea nell'ambito delle procedure del Semestre europeo, illustrando le iniziative politiche, normative e amministrative finora intraprese dal Governo al fine di adempiere alle suddette raccomandazioni.

Ricordo sinteticamente che la Raccomandazione n. 1 si articola in una pluralità di raccomandazioni riferite alla finanza pubblica e al processo di revisione della spesa, all'adozione di politiche di bilancio prudenti, alla salvaguardia degli investimenti pubblici finanziati a livello nazionale e all'assorbimento efficace delle sovvenzioni del Dispositivo di ripresa e resilienza e di altri fondi dell'Unione europea, al conseguimento di una posizione di bilancio prudente a medio termine e a diversi obiettivi di politica fiscale, anche in relazione all'attuazione della legge delega di riforma fiscale.

La Raccomandazione n. 2 ha invitato l'Italia a garantire una governance efficace e un rafforzamento della capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, al fine di attuare rapidamente il PNRR, a perfezionare celermente il capitolo dedicato al piano REPowerEU e a procedere alla rapida attuazione dei programmi della politica di coesione per il periodo 2021-2027, in stretta complementarietà e sinergia con il PNRR.

La Raccomandazione n. 3 invita l'Italia a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, adottando misure volte a promuovere la sostenibilità ambientale, al fine di accelerare la produzione di energie rinnovabili aggiuntive, accrescere la capacità di trasporto interno del gas, aumentare l'efficienza energetica nei settori residenziale e produttivo, promuovere la mobilità sostenibile e intensificando le iniziative a favore dell'offerta e dell'acquisizione delle abilità e competenze necessarie per la transizione verde.

Avviandomi alla conclusione, ricordo che alla Nota di aggiornamento risultano allegati, secondo quanto prescritto dalla legge di contabilità, le relazioni sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali, il rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali, il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva nell'anno 2023 e la relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva nell'anno 2023.

Per maggiori dettagli sul contenuto del documento in esame rinvio al dossier predisposto dai Servizi di documentazione della Camera e del Senato.

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4 Nominale EM. 1.2 329 325 4 163 126 199 19 Resp.
5 Nominale EM. 1.3000 330 330 0 166 328 2 19 Appr.
6 Nominale EM. 1.1001 328 324 4 163 128 196 19 Resp.
7 Nominale EM. 1.10 330 326 4 164 128 198 19 Resp.
8 Nominale EM. 1.11 330 327 3 164 129 198 19 Resp.
9 Nominale EM. 1.13 328 324 4 163 126 198 19 Resp.
10 Nominale EM. 1.1000 331 326 5 164 128 198 19 Resp.
11 Nominale EM. 1.12 331 326 5 164 129 197 19 Resp.
12 Nominale ARTICOLO 1 333 333 0 167 332 1 19 Appr.
13 Nominale EM. 2.1 328 326 2 164 130 196 19 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM. 2.2 327 322 5 162 128 194 19 Resp.
15 Nominale EM. 2.2000 326 323 3 162 199 124 19 Appr.
16 Nominale EM. 2.1004 328 328 0 165 328 0 19 Appr.
17 Nominale EM. 2.1003 325 321 4 161 131 190 19 Resp.
18 Nominale EM. 2.5 323 318 5 160 126 192 19 Resp.
19 Nominale EM. 2.7 317 313 4 157 128 185 19 Resp.
20 Nominale EM. 2.8 317 313 4 157 127 186 19 Resp.
21 Nominale EM. 2.9 311 307 4 154 124 183 19 Resp.
22 Nominale EM. 2.1000 319 315 4 158 126 189 19 Resp.
23 Nominale EM. 2.3000 317 317 0 159 314 3 19 Appr.
24 Nominale EM. 2.17 319 314 5 158 131 183 19 Resp.
25 Nominale EM. 2.1001 319 315 4 158 125 190 19 Resp.
26 Nominale EM. 2.19 319 315 4 158 126 189 19 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 37)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ARTICOLO 2 261 261 0 131 261 0 72 Appr.
28 Nominale PDL 854-A - VOTO FINALE 281 281 0 141 281 0 62 Appr.
29 Nominale MOZ 1-82 NF NO A) K) M) DISP 263 199 64 100 47 152 56 Resp.
30 Nominale MOZ 1-82 NF A) K) M) DISP 261 200 61 101 37 163 56 Resp.
31 Nominale MOZ 1-190 NO A) DISP 265 255 10 128 63 192 56 Resp.
32 Nominale MOZ 1-190 A) DISP 265 265 0 133 16 249 56 Resp.
33 Nominale MOZ 1-195 NF NO 3 E 5 DISP 262 262 0 132 167 95 56 Appr.
34 Nominale MOZ 1-195 NF 3 DISP 261 256 5 129 153 103 56 Appr.
35 Nominale MOZ 1-195 NF 5 DISP 259 245 14 123 150 95 56 Appr.
36 Nominale MOZ 1-196 NO F) DISP 262 219 43 110 70 149 56 Resp.
37 Nominale MOZ 1-196 F) DISP 262 257 5 129 95 162 56 Resp.