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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 154 di venerdì 4 agosto 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 8,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 68, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: Delega al Governo per la riforma fiscale (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1038-B​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 1038-B: Delega al Governo per la riforma fiscale.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 2 agosto 2023 (Vedi l'allegato A della seduta del 2 agosto 2023).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Alberto Luigi Gusmeroli.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Grazie, Presidente. Intanto vorrei fare i complimenti e i ringraziamenti a tutto il Parlamento, perché sicuramente questa è una pagina che resterà nella storia della nostra Italia. Ed è una pagina positiva, perché, malgrado le differenze di posizione, ci ha visto comunque tutti contribuire al risultato finale.

I ringraziamenti vanno, in primo luogo, al Ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, a tutto il suo staff, alla dottoressa Perrotta, al Vice Ministro Maurizio Leo, al suo staff, al dottor Italo Volpe, al dottor Edoardo Arrigo, al dottor Umberto Maiello, alla dottoressa Antonella Lariccia, al Sottosegretario Federico Freni, al presidente della Commissione finanze di questa Camera, Marco Osnato, ma anche al presidente della commissione del Senato, Massimo Garavaglia, allo staff della Commissione finanze, alla dottoressa Minervini, allo staff del nostro Ufficio legislativo, Donatella Cerminara e Mauro Mascia, ma anche a tutti i colleghi, membri della Commissione finanze, che hanno contribuito a questo risultato: un risultato dovuto all'opera di ascolto che ha fatto il Governo e che si differenzia totalmente da quello che non è stato fatto dal Governo precedente.

Ci dispiace doverlo evidenziare, ma se la delega fiscale del Governo Draghi non è diventata legge è perché non è stato ascoltato il Parlamento. Difficile dimenticare che noi abbiamo fatto un'indagine conoscitiva, come Commissione finanze, per sei mesi, audendo praticamente tutti i player che possono essere coinvolti su un tema così importante. Siamo arrivati anche ad audire l'OCSE, questo per dare l'idea dell'impegno che c'è stato, stiamo parlando del primo semestre del 2021. Quest'opera di ascolto, seppure inizialmente focalizzata solo sull'Irpef, poi si è tradotta in un documento di 21 pagine, che doveva essere tenuto a base della legge delega del Governo Draghi. Purtroppo, sappiamo che questo non è accaduto, nel senso che noi non volevamo inserire una riforma del catasto. Questa riforma del catasto, allora, era stata inserita all'articolo 6. Poi possiamo probabilmente parlare, per giorni e giorni, se fosse una riforma del catasto, una mappatura o quant'altro, c'è però un dato forte: la Lega, in quel Consiglio dei ministri, uscì e non votò la delega del Governo Draghi. Quindi, un atto forte, molto forte. Come, d'altra parte, è stato un atto forte, Presidente, il fatto che un Sottosegretario sia venuto in Commissione e, come primo atto, abbia chiesto di votare quell'articolo e che quell'articolo fosse presupposto essenziale per la sussistenza del Governo Draghi. Questi sono strappi che non fanno bene alla democrazia, che non fanno bene all'attività parlamentare e, soprattutto, non hanno fatto bene per arrivare a un risultato, come quello che approveremo, invece, oggi, qui, in Parlamento. Quindi, quando si dice che la delega che approviamo oggi è uguale alla delega del Governo Draghi, non possiamo aderire a tale affermazione, perché quella delega non è nata dall'ascolto, mentre questa delega è nata dall'ascolto. Non è una differenza da poco.

Poi, mi si deve spiegare perché in un articolo sul catasto ci devono finire norme che esistono già, come l'accatastamento delle case abusive oppure la creazione di microzone nei comuni, per cui è giusto che in certe zone di pregio non esistano accatastamenti o sotto-accatastamenti di case, quindi, sostanzialmente, case di pregio, in zone di pregio, accatastate come case non di pregio. Io voglio capire come sia stato possibile forzare anche la mano su questo, ossia cercare di trovarsi un alibi per fare la riforma del catasto e, poi, cercare di edulcorarla, cambiare e arrivare a una mappatura a prezzo di mercato. Ma, se era solo una mappatura, una forzatura come è stata quella in Commissione finanze, di voler votare a tutti i costi come primo articolo, presupposto del mantenimento del Governo, l'articolo 6 della delega Draghi, significa che tanto mappatura non era.

Però, in realtà, senza entrare troppo nel particolare, il tema è che questa delega ha ascoltato. Poi, si potrà condividere o non condividere, ci potranno essere approcci diversi, e sicuramente questa delega ha approcci diversi, ma questa nasce ascoltando, quella è nata con forzature che non sono generose sulla rappresentatività nostra nei confronti dei cittadini.

Poi, dobbiamo dire che in quella vi sono 10 articoli molto generici - quelli della delega Draghi -, mentre in questa vi sono articoli di principio uniti a principi molto puntuali, articoli molto puntuali, in cui si entra addirittura nel merito. Faccio un esempio. Nella delega del Governo di centrodestra si dice: faremo la cedolare secca sugli affitti commerciali. Quindi, è un intervento molto puntuale, cosa che non esiste nella delega Draghi. Ma il tema è che, quando vi è una delega di 10 articoli, in cui quello più corposo è sul catasto, è chiaro che i decreti attuativi successivi possono prevedere tutto e il contrario di tutto. E sappiamo - e l'abbiamo constatato ieri, con un ordine del giorno Fratoianni - che le spinte di certe forze politiche a volere una patrimoniale sui cittadini, sulla casa, sono sempre, sempre, presenti. Ed è questo che ci divide totalmente: noi vediamo nella casa un bene assolutamente da tutelare, noi vogliamo che nessun italiano subisca patrimoniali.

Questa è una discriminante totale, e lo si è constatato appunto ieri, perché con dei giochetti, con un ordine del giorno - peraltro, molto onestamente, sappiamo tutti la valenza che ha un ordine del giorno -, poi si fanno articoli di stampa, grandi eppure profusioni di parole e quant'altro.

Ma quale è la vera differenza tra queste due deleghe? La vera differenza è l'approccio al contrasto all'evasione. Perché? Non per quello che sento più volte e che, sicuramente, sentirò in questa lunga giornata che trascorreremo qui e che mi vedrà ascoltare tutti gli interventi, ma perché, in questi 50 anni dall'ultima riforma, l'evasione è stata contrastata nei modi più diversi, complicando, generalmente, la vita al cittadino, cercando - lo dico - di fermare l'acqua. Quando cerchi di fermare l'acqua, l'acqua, alla fine, trova sempre la sua strada.

Allora, in questi 50 anni, il legislatore ha fatto leggi su leggi, contro-leggi, continue leggi che si sono sovrapposte, che hanno reso non solo complicato il fisco, ma, in certi casi, illeggibile. Ci sono casi - e io, da commercialista, ho li visti - in cui la discriminante tra la scelta di un'aliquota al 22 o un'aliquota al 10 è una virgola, casi di scuola, casi che sono sfociati in contenziosi tributari enormi. Questo è per darvi l'idea del livello di complicazione a cui, in 50 anni, si è arrivati. E perché ci si è arrivati? Per cercare di fermare l'evasione, cercando, continuamente, di inserire norme. Siamo arrivati - probabilmente, i meno giovani se lo ricorderanno - a fare una legge “manette agli evasori”, abbiamo fatto blitz nelle città dei VIP a Natale, a Ferragosto, cose per scoraggiare l'evasione, abbiamo visto la Guardia di finanza, che è un organo fondamentale dello Stato, dover stare fuori dai bar a chiedere lo scontrino, quindi, in situazioni in cui è stato fatto veramente di tutto.

Ma che cosa non è stato fatto? Quelli che dicono che, con questa delega, noi vogliamo condoni su condoni, vorrei che si ricordassero che, probabilmente, anzi, non probabilmente, sicuramente, non c'è un movimento o un partito politico che qui - qui - non abbia votato una sanatoria, non ce n'è uno. Nessuno, qui, non ha votato una sanatoria. E ci sono partiti che, quando parlano di condono, hanno anche votato la peggiore delle sanatorie, ma se lo dimenticano.

Quindi, tralasciando la questione condoni, su cui sentiremo tutto il giorno parlare e dire cose, noi dobbiamo dire che questa delega vuole andare verso un modo di affrontare l'evasione fiscale totalmente diverso: contrastare la complicazione e vedere nella semplificazione, nella riduzione delle imposte, nel riequilibrio del rapporto cittadino-fisco, che sono i tre principi cardine di questa delega per la riforma fiscale, come il modo migliore per contrastare l'evasione, cioè rendere concorrenziale il fisco rispetto all'evasione.

Allora, ci vogliono i controlli, ma anche una grande semplificazione e una grande riduzione delle imposte per fare emergere, perché il gettito può crescere, se tutti pagano meno. E abbiamo alcuni esempi: la concorrenzialità del fisco rispetto all'evasione, già da anni. Al riguardo, ricordo la mini flat tax. Quando si paga il 5 per cento di tassazione, di flat tax, per cinque anni, non si deve tenere la contabilità, si ha l'abbattimento del 35 per cento dei contributi e, quindi, non si ha alcun stimolo ad evadere. Lo ripeto: non si ha alcun stimolo ad evadere e quel fisco è concorrenziale rispetto all'evasione. Questo è il motivo per cui la mini flat tax è applicata da 2 milioni di contribuenti di attività economiche, di artigiani, di piccoli commercianti, di liberi professionisti, rispetto a meno di 5 milioni totali di attività economiche.

Quindi, la visione di questa delega è totalmente diversa da quella precedente. Qui, si va verso il contrasto dell'evasione con i controlli, la semplificazione, la riduzione della pressione fiscale e il riequilibrio nel rapporto cittadino-fisco.

Poi, questa delega punta alla crescita economica, perché il fisco deve essere una leva di crescita economica, non può solo trarre entrate da destinare alle spese; deve anche essere un motore di crescita e sappiamo quanto questo Paese abbia bisogno di crescita economica per sostenere il proprio debito pubblico e aiutare le fasce più bisognose della popolazione, perché ricordiamoci che, quando cresce il Paese, va bene per tutti, ma, soprattutto, va bene per chi è più in difficoltà.

Ebbene, la spinta alla crescita è palese in questa delega per la riforma fiscale e non era assolutamente presente nella delega precedente. Qui, c'è una serie di incentivi alla crescita; si tratta di incentivi che sono, in certi casi, molto utili, a 360 gradi, anche alle finanze pubbliche e faccio un esempio per tutti, peraltro l'esempio di una norma che è stata inserita nella fase parlamentare della delega. La delega prevedeva già una detassazione per chi sostanzialmente investe in beni strumentali e nelle persone, mi riferisco alle assunzioni; nel passaggio parlamentare è entrata una norma che, se vista e declinata nel giusto modo nella fase attuativa, può essere un forte motore della crescita occupazionale e della crescita economica.

Durante il passaggio in Commissione è stata inserita una norma per cui, per le nuove assunzioni, è possibile dedurre, oltre al valore dell'assunzione, una cifra in più rispetto al costo; l'abbiamo denominato - in modo tecnico-contabile non particolarmente corretto, ma per far capire il concetto - il super ammortamento del costo delle nuove assunzioni.

Che cosa determinerà? Che, a seconda della leva che si fa, cioè della percentuale in più di deduzione, si potrà detassare il reddito del datore di lavoro che potrà destinarne una quota al dipendente, non incidendo sui conti dell'INPS, cosa che, purtroppo, fa il cuneo fiscale, perché quest'ultimo incide sui conti dell'INPS. Quindi, al cuneo fiscale si potrà aggiungere questa norma, se declinata bene in sede di decreto attuativo.

Concludo, Presidente, con un ultimo passaggio a me caro; con questa delega avremo, per la prima volta in cinquant'anni, la possibilità di pagare le tasse non in anticipo, ma ad anno trascorso e a reddito guadagnato. L'acconto di novembre andrà a scomparire e si potrà pagare da gennaio a giugno dell'anno successivo, con maggiore liquidità per le imprese, con meno sanzioni per chi non riesce a pagare, con meno finanziamenti bancari per chi l'acconto di novembre si trova a non riuscire ad affrontarlo. È una norma, quasi, di civiltà.

Questa è una delega che la Lega ha contribuito fortemente a realizzare, anche nella fase precedente al Consiglio dei ministri - contiene molti dei progetti di legge della Lega, la quale è protagonista -, ed io mi sento in questo momento di sposarla appieno, come viceversa ho contrastato appieno la delega precedente.

Grazie per il lavoro svolto da tutti: questo è un momento sicuramente importante della vita parlamentare.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo, Vice Ministro Leo, non intende intervenire.

E' iscritto a parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori per sapere se sono state anticipate le dichiarazioni di voto.

PRESIDENTE. Siamo nella fase della discussione sulle linee generali.

Prego onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Esprimo il mio apprezzamento per le capacità e l'ascolto che ci sono stati in Commissione da parte del Vice Ministro e anche del relatore, però, francamente, non credo si tratti di una pagina storica, come ha detto il relatore, per il nostro sistema fiscale.

La proposta di riforma, di delega del Governo, alla fine, si è tradotta in un insieme contraddittorio di principi che tutti, tra l'altro, condividiamo. Viene enunciata l'equità orizzontale, che sarebbe il principio secondo il quale ciascuno, in base al reddito e alla sua capacità reddituale, dovrebbe pagare la tassa imposta; viene enunciato il principio di equità verticale, che sarebbe il principio costituzionale della progressività dell'imposta; due principi molto importanti. Si evoca la semplificazione - la evochiamo da anni - e poi proprio la classe politica - noi siamo i maggiori colpevoli - ad ogni provvedimento rende ancora più complesso il nostro sistema fiscale attraverso le tax expenditures. Si evoca, come è stato ricordato anche prima dal relatore, il contrasto all'evasione fiscale, ma, poi, si creano e si introducono nuove scappatoie per chi ha omesso di dichiarare o di versare le imposte. Questi sono principi condivisibili, il problema è che sono in contraddizione con le misure che sono inserite nella delega, con il testo della stessa.

Sull'equità orizzontale, ciascuno dovrebbe pagare la stessa imposta a parità di reddito, però, abbiamo assistito ad un'esplosione di imposte sostitutive dell'imposta principale, che è l'Irpef, che è l'imposta progressiva, per cui ci troviamo con gravi iniquità e differenze sulle imposte pagate, non soltanto tra categorie di reddito diverse, quindi, ad esempio, tra lavoratori dipendenti, che sono gli unici praticamente, insieme ai pensionati, che pagano l'Irpef, e lavoratori autonomi.

Anche all'interno della categoria di reddito da lavoro autonomo ci sono enormi differenze di pagamento di imposta: c'è, infatti, chi può accedere a quella che viene definita la mini flat tax, ossia, il regime forfettario che esiste da tanti anni, che non è insomma la flat tax . E, comunque, ci sono gravi differenze tra chi aderisce al regime forfettario, ad esempio, e chi invece non può aderire, perché magari ha assunto personale dipendente e, quindi, è assoggettato al regime Irpef ordinario, paga l'IVA e l'IRAP e compila i vecchi studi di settore, che adesso si chiamano ISA. Quindi, in realtà, l'equità orizzontale attualmente non esiste e, nella delega, non solo non si va verso l'equità orizzontale ma ci si allontana, perché alle imposte sostitutive già esistenti se ne aggiungono tantissime altre.

Poi, c'è l'equità verticale, il principio di progressività. Anche questo principio è legato all'esplosione delle imposte sostitutive; e l'effetto di questa esplosione di imposte sostitutive, che sono destinate praticamente a tutti tranne che ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, fa sì che il principio di progressività salti. Ciò, tra l'altro, va in senso opposto a qualsiasi obiettivo che ci si è prefissati nella riforma fiscale. Infatti, la destra ha sempre proposto la flat tax - è un parere, un'opinione, un atteggiamento diverso rispetto al nostro - che in questa delega non esiste (perché c'è soltanto un riferimento ma è sparita dalla proposta del Governo), però ha sempre parlato di flat tax anche in un'ottica di semplificazione, mentre noi ci siamo sempre ispirati al principio di progressività, in un'ottica di equità orizzontale.

Qui si è riusciti a mettere insieme i difetti di entrambi i sistemi di imposizione. Praticamente, si è arrivati e si arriverà a un'enorme complessità del sistema fiscale, perché ci saranno tantissime aliquote sostitutive, tutte diverse e, dunque, ci saranno micro-tipologie di reddito, per cui sarà difficile per il contribuente e per il suo consulente determinare, anche preventivamente, il reddito e le imposte da pagare. E viene abbandonato, comunque, il principio di progressività dell'imposta, perché ci sarà tutta una serie di imposte piatte.

Poi, si evoca la lotta e il contrasto all'evasione fiscale e spesso, nei vari dibattiti, si parla di evasione di necessità, con questo facendo riferimento a quei piccoli contribuenti, alle partite IVA e alle micro-imprese, che affrontano oggettivamente enormi difficoltà, soprattutto dal punto di vista burocratico, con una pressione fiscale spesso insostenibile. Però, anziché affrontare il problema come si dovrebbe fare, cioè riducendo la pressione fiscale e semplificando la vita fiscale di questi soggetti, in realtà si promette loro un condono, un concordato preventivo, che sarebbe, di fatto, un condono preventivo, inducendo, in qualche modo, all'evasione fiscale. Quindi, questi soggetti faranno affidamento sulla possibilità di ridurre l'importo dovuto allo Stato non solo in termini di sanzioni e di interessi ma spesso anche di imposta, ma non ci sarà una riduzione di pressione fiscale e anche le proposte dal Governo che abbiamo letto sulla stampa di un paio di giorni fa, come il concordato preventivo, in realtà si tradurranno, molto probabilmente, in un invito all'adesione ai risultati dei vecchi studi di settore, cioè una cosa che già esiste (adesso si chiamano ISA).

Questo perché? Perché l'amministrazione finanziaria non è in grado di raggiungere accordi con milioni di partite IVA e, quindi, alla fine si utilizzeranno gli strumenti già esistenti, che sono i modelli ISA e gli studi di settore, ossia strumenti presuntivi di reddito che vengono compilati dalle partite IVA e, a seguito di questa compilazione, c'è un reddito presunto. Quindi, si utilizzeranno questi strumenti per invitare il contribuente all'adesione e si farà quello che si fa già da 20 anni, tra l'altro con strumenti che sono non solo vecchi ma che dovrebbero considerarsi superati. Infatti, ormai, con la tecnologia esistente e con la possibilità di interoperabilità delle banche dati, l'amministrazione finanziaria potrebbe essere già in grado di proporre, ad esempio, un reddito presunto alle piccole partite IVA, senza costringerle ad affrontare questi adempimenti che spesso creano difficoltà, soprattutto ai professionisti che le assistono.

Quindi, in realtà, la lotta all'evasione si traduce, in questa proposta, in promesse di condono: di fatto, il principio è questo.

Con riferimento alla lotta e al contrasto all'evasione, chi ha lavorato nelle imprese e le ha assistite come professionista sa benissimo che gli strumenti per contrastare l'evasione fiscale in realtà sono pochi e molto semplici. Lo strumento principale è l'eliminazione dell'uso del contante, perché il contante è uno strumento che ti consente di occultare i redditi. Quindi, se si elimina l'utilizzo del contante si riesce davvero a contrastare l'evasione.

Ovviamente, ciò dev'essere accompagnato da una drastica riduzione e da un abbattimento della pressione fiscale, ma in questo caso l'abbattimento è possibile, perché con l'eliminazione dell'uso del contante e, quindi, con la conseguente eliminazione dell'evasione (perché così si arriva alla quasi eliminazione dell'evasione fiscale), a quel punto, si consente allo Stato anche di abbattere la pressione fiscale e si ha anche maggiore giustizia fiscale.

Infatti, il problema delle imprese, di cui tanto parla il centrodestra, è la pressione fiscale non rilevata dal punto di vista statistico, perché gli adempimenti, le imposte e i contributi sono tali e tanti che spesso sfugge l'esatta misura della pressione fiscale delle piccole partite IVA, mentre con l'utilizzo della tecnologia, con la tracciabilità di tutti i movimenti e con l'eliminazione del contante, si riesce anche a stabilire l'esatto importo guadagnato dalla partita IVA. E, in quel caso, si capisce benissimo che la pressione fiscale è insostenibile e si può quindi procedere - con dati, però, oggettivi e non presuntivi - all'abbattimento della pressione fiscale.

Come si riduce, ancora, la pressione fiscale? Si riduce cercando nuove fonti di reddito da assoggettare all'imposizione, nuove fonti di ricchezza. Quindi, un'altra grave lacuna che abbiamo rilevato dall'inizio dell'esame di questa proposta è proprio questa: non si cercano nuove fonti di reddito e di imposta, che in realtà ci sono e sono sotto gli occhi di tutti, perché tutti partecipiamo alla creazione di queste fonti di reddito, di questi redditi e di questi valori. Si tratta dell'economia digitale. Ciascuno di noi, ogni giorno, quando prende in mano il cellulare, fornisce alle grandi imprese del web dei dati, che costituiscono, per queste grandi imprese, materia prima a tutti gli effetti, perché queste imprese - per carità, legittimamente - utilizzano i nostri dati per fare profilazione di massa e cedere il prodotto di queste profilazioni.

È tutto legittimo, è il progresso, è la tecnologia, che è inarrestabile. Però noi, fin dall'inizio, abbiamo fatto una richiesta: vogliamo ragionare sul fatto che forse dovremmo cambiare un po' paradigma rispetto all'imposizione fiscale come l'abbiamo sempre considerata? Esistono nuove forme di creazione di valore a cui tutti noi partecipiamo. I nostri dati hanno un valore e in cambio dei nostri dati queste imprese ci forniscono dei servizi. Per fare un esempio molto banale, la Guardia di finanza - lo sapete tutti - mesi fa ha effettuato un accertamento nei confronti di Facebook, perché ha considerato lo scambio dei nostri dati contro i loro servizi come una permuta imponibile ai fini IVA a tutti gli effetti. Ma questo è l'effetto più semplice.

Il discorso è che i dati hanno un valore e nessuno, in realtà, ci rimborsa né ci dà il corrispettivo di questo valore che ci appartiene. Quindi, quello che noi abbiamo chiesto è: iniziamo a ragionare sul valore dei dati e proviamo a vedere che uso si fa di questi dati. Noi abbiamo proposto l'istituzione di un registro dei dati, in modo tale che ciascun contribuente sappia a chi cede i propri dati e che uso ne fa chi li acquisisce. Istituiamo un tavolo permanente presso il Ministero dell'Economia che studi queste nuove forme di creazione di ricchezza, perché noi dobbiamo capire in che modo recuperare questo valore, che è nostro, e in che modo questo valore può essere redistribuito.

Queste sono nuove forme di prelievo che occorre studiare anche sempre per una questione di giustizia fiscale, perché le ricchezze prodotte e drenate quotidianamente dal nostro Paese sono enormi. Una minima parte viene assoggettata ad imposizione fiscale all'estero, un'altra parte non viene assoggettata ad alcun tipo di imposizione. Questa è una cosa che noi abbiamo chiesto. La risposta spesso è stata che, nella delega, comunque sono previsti misure e articoli che ci accompagnano verso la global minimum tax. Ma, giusto per chiarire, la global minimum tax è un'altra cosa. La condividiamo; riguarda la tassazione ordinaria delle società, quindi è quel principio, che tutti condividiamo, per il quale le società, anche estere, comunque devono pagare le imposte ordinarie, con un importo minimo, negli Stati in cui producono il reddito. Però quella è l'imposizione ordinaria sulle società. Sarà molto difficile da applicare in Italia, perché, per poter applicare un'imposizione di questo tipo, la base imponibile deve essere omogenea in tutti i Paesi e in Italia, purtroppo, la base imponibile è molto complessa. Quindi è molto difficile rendere la nostra base imponibile omogenea rispetto a quella degli altri Paesi, però è giusto procedere verso quella strada. Ma questa è un'altra cosa, non per me, anche per l'OCSE, ad esempio; infatti ha previsto 2 pilastri. Tra le varie strade ci sono 2 pilastri e la global minimum tax riguarda il secondo pilastro.

Sul cosiddetto Pillar 1, invece, il primo pilastro - che dovrebbe riguardare la tassazione dell'economia digitale, per cui anche l'OCSE la considera una cosa completamente diversa - non c'è assolutamente nulla. C'è l'interesse di grandi Paesi, ad esempio gli Stati Uniti, a non andare avanti su questo tema, perché molte delle società che fanno questo tipo di lavoro, ripeto, sempre legittimamente, hanno sede negli Stati Uniti e c'è l'interesse a che non vi siano forme di prelievo su queste società.

Ovviamente non si vuole criminalizzare nessuno e ci mancherebbe altro: il progresso porta tante cose buone, come cose cattive, però porta democrazia, possibilità di scambio, di informazione e di comunicazione. Il progresso ci ha sempre fatto stare meglio, se gestito bene. In questo caso ci sono nuove forme di produzione di reddito e ricchezza. Noi non possiamo attendere, e questo lo dice in realtà già anche l'Europa, gli orientamenti, ad esempio, dell'OCSE o comunque di organismi internazionali, perché nel frattempo ci stiamo impoverendo.

All'interno del nostro Paese si generano e drenano ricchezze che non rimangono qui e non vengono nemmeno assoggettate ad imposizione. Quindi sul tema della tassazione dell'economia digitale non c'è assolutamente niente, ed è uno dei motivi principali per cui non posso considerare una pagina storica la proposta di delega, perché si ragiona comunque sugli stessi schemi, gli stessi identici schemi di 50 anni fa, e il mondo, in 50 anni, ovviamente, è cambiato, ma l'aspetto più importante è che il mondo cambia ogni giorno, continuamente, negli ultimi anni, grazie, appunto, alle tecnologie.

Un altro aspetto che riguarda una modifica introdotta alla proposta di delega in Senato: non vedo colleghi del centrodestra che provengono dal Meridione, però vorrei anche metterli in guardia, perché ci si è approfittati della delega fiscale per introdurre l'aspetto più pericoloso dell'autonomia differenziata. Nei vari convegni sull'autonomia differenziata giustamente si parla spesso dei temi e dei settori che saranno coinvolti dalla proposta di legge del Ministro Calderoli. Si parla meno di quella che, in realtà, è la vera polpa della proposta, degli intendimenti, soprattutto della Lega, del Ministro Calderoli, relativi a questo provvedimento legge. La vera polpa è la compartecipazione da parte delle regioni al gettito dello Stato riferito alle imposte sui redditi prodotti in quelle regioni. Quella è la vera polpa, perché tutti sappiamo che ci sono regioni più ricche, che hanno un prodotto interno lordo di gran lunga superiore ad altre regioni, e quindi avanzeranno, come è stato già fatto in passato, proposte. Nella delega si offre una strada più spianata, perché si apre la strada alla compartecipazione, in questo caso, soltanto all'IVA, quindi alla compartecipazione regionale all'IVA prodotta sui territori regionali. Questo è un aspetto molto pericoloso, perché produrrà, se ciò dovesse andare avanti, sperequazione e iniquità tra regioni del nostro Paese. Questo senza nemmeno prevedere la garanzia minima, richiesta dalle opposizioni con alcuni emendamenti, di un fondo di perequazione, di un fondo di solidarietà. Già esiste, in realtà, per i comuni e mi riferisco a quel fondo che consente agli stessi - quelli che hanno minori entrate fiscali, perché magari hanno meno case vacanza, faccio un esempio, e quindi incassano meno IMU - di vedere compensati questi minori incassi e quindi provvedere a sostenere i servizi che i comuni offrono. Si doveva fare una cosa simile anche per le regioni, quindi prevedere un fondo di perequazione anche per le regioni. Invece, nel nuovo articolo 13, in particolare, mi riferisco a quello, non c'è niente di tutto questo. Questo è un aspetto che volevo evidenziare, Presidente, perché ritengo sia molto pericoloso.

Sul catasto, visto che ne ha parlato il relatore, il collega Gusmeroli, è vero che l'Europa ci chiede da tanto tempo di cercare di spostare l'imposizione fiscale dal reddito da lavoro verso il reddito da patrimonio, in particolare, ovviamente, per l'Italia ci si riferisce al patrimonio immobiliare. Però è innegabile che ci siano iniquità sull'imposizione del patrimonio immobiliare in Italia; è innegabile che ci siano proprietari di immobili di pregio, nei centri storici delle città, che hanno un'imposizione fiscale su quei beni nettamente inferiore rispetto a quelli che, invece, magari, hanno immobili di valore modesto nelle periferie e pagano imposte alte per il semplice fatto che quegli immobili di pregio nei centri storici presentano valori catastali che sono comunque obsoleti, bassi, e quindi pagano le imposte in base a quei valori obsoleti e bassi, mentre chi ha acquistato un appartamento nuovo nell'estrema periferia ha valori catastali aggiornati, alti e paga imposte maggiori.

Ma non è solo questo il punto. Quello che abbiamo proposto è un'altra cosa, ancora diversa. L'aggiornamento del nostro sistema catastale serve anche a tutela dei proprietari degli immobili. Penso e faccio spesso l'esempio di chi, magari, ha lavorato tutta una vita come lavoratore dipendente o dipendente pubblico o ha avuto una piccola impresa, e con i risparmi di una vita è riuscito a realizzare una seconda casa, ad esempio, o anche una terza casa, perché in Italia la casa è il bene principale. Su questo le nostre misure, e non le parole, hanno dimostrato quanto tenessimo alla casa: il superbonus una su tutte.

Però, per quanto riguarda l'aggiornamento dei dati catastali, in questo momento ci si ritrova in molte situazioni per cui ex lavoratori che, con il risparmio di una vita, sono riusciti ad acquistare e a realizzare una seconda o una terza casa, adesso, con una bassa pensione, non riescono a sostenere le spese fiscali su quella casa. Quindi, perché serve l'aggiornamento dei dati catastali, con l'interoperabilità delle banche dati? Perché in questo modo si consente di mettere insieme le condizioni effettive, economiche e familiari dei proprietari e fare in modo che, ad esempio, un pensionato - che ha una pensione di mille euro e non riesce a sostenere i costi della casa che ha costruito, realizzato, acquistato con i risparmi di una vita - possa avere adempimenti e imposizioni fiscali minori grazie al fatto che lo Stato sa che la sua condizione effettiva economica non gli consente di sostenere queste spese.

Soprattutto in quest'ottica chiediamo l'aggiornamento dei dati catastali, che devono essere considerati insieme alle condizioni effettive dei proprietari.

Vi è poi un ultimo appunto, anche se ovviamente di questa delega si potrebbe parlare, come abbiamo fatto, per giorni, perché le misure e le proposte, molto contraddittorie, introdotte sono tante. In una modifica proposta sotto forma di un emendamento accolto dal Governo si parla di detassazione del premio di produttività, degli straordinari e delle tredicesime. Giusto a scanso di equivoci, Presidente, dato che abbiamo sentito parlare di detassazione ed anche i colleghi della minoranza ne hanno parlato, promuovendo il loro emendamento, rilevo che non è una detassazione, ma è una proposta di imposta sostitutiva - l'ennesima imposta sostitutiva - su premi di produttività, straordinari e tredicesime. E non è nemmeno detto che convenga, poi lo si dovrà vedere in base all'aliquota determinata. Ricordiamoci, infatti, che i lavoratori dipendenti, gran parte delle volte, hanno l'aliquota più bassa dell'Irpef, che è del 23 per cento, ma pagano un'aliquota effettiva ancora minore, perché ci sono le detrazioni per lavoro dipendente e le detrazioni per familiari a carico. Quindi, in realtà, non è una detassazione. Ci sarà un'aliquota piatta e bisognerà vedere se davvero questa aliquota piatta sarà conveniente rispetto a quello che già pagano i lavoratori dipendenti.

Presidente, ho elencato soltanto alcuni - perché son tanti - degli aspetti contraddittori di questa proposta di riforma fiscale. Credo e ribadisco che non si tratta di una pagina storica. Credo che, mentre il Governo preparerà i decreti legislativi per la declinazione di questa legge quadro nella realtà il mondo cambierà ancora e, probabilmente, ci ritroveremo, tra pochi anni - a questo punto, lo spero - a dover rimettere mano alla riforma fiscale e a fare, magari, una vera nuova riforma che possa durare qualche anno in più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Inizio anch'io con i ringraziamenti. Sarò meno completa del relatore però, effettivamente, un ringraziamento va al Vice Ministro Leo, devo dire onnipresente, al Ministro Giorgetti, al Sottosegretario Freni ai presidenti Osnato e Garavaglia e a tutti i componenti delle Commissioni finanze di Camera e Senato.

Questo disegno di legge di delega fiscale, che approviamo oggi, è la vera attuazione di una riforma voluta nel programma elettorale del centrodestra che mostra la procedimentalizzazione ideata dal legislatore costituzionale, all'articolo 76. C'è stato un lavoro importante nella redazione di un progetto di legge da parte del Governo, ma c'è stato poi un lavoro attento e concreto di ascolto dei cittadini, delle imprese e dei vari operatori interessati che è confluito - in parte in questo ramo del Parlamento e in parte, a completamento, nell'aula della Commissione del Senato - nell'individuazione di questi principi e criteri direttivi che saranno la base su cui il Governo emanerà i decreti legislativi. Quindi, devo dire che vi è stata una piena attuazione pratica e concreta del dettato costituzionale. Si è cercato di coinvolgere il più possibile vari soggetti proprio per andare incontro alla maggior parte delle esigenze. Certo, non c'è una pretesa di onnicomprensività, però devo dire che abbiamo sicuramente dato un'importante base, anche per quanto riguarda la sua futura attuazione. Ci tengo a dirlo, perché sappiamo che l'attuazione della delega avverrà al massimo entro i 24 mesi e arriviamo esattamente cinquant'anni dopo la riforma Visentini. C'è questa strana ricorrenza di numeri, c'è una numerologia, ci sono i giorni dedicati e gli anniversari e noi qui abbiamo molte proposte di legge che si riferiscono ai giorni. Ecco, io credo che questa numerologia sia importante anche per l'attuazione della delega.

Oggi è il 4 agosto e, ci tengo a dirlo, siamo in tanti attivi perché vogliamo approvare questo disegno di legge delega, perché vogliamo consegnarlo al più presto al Governo, vogliamo che il Governo al più presto vi dia attuazione. Sono ragionevolmente convinta che qualcosa possa arrivare anche in questo cinquantesimo anniversario della riforma Visentini e che qualche misura, di cui oggi parliamo, potrà entrare in vigore già dall'anno prossimo. Di qui, l'impegno molto complesso e le tempistiche molto ristrette con cui hanno lavorato le Commissioni di Camera e Senato.

È stato detto che abbiamo affrontato nella scorsa legislatura un altro disegno di legge governativo, quello della riforma Draghi, che è stato poi peraltro riproposto in questa legislatura con la proposta di legge abbinata del collega Marattin. Abbiamo parlato delle problematiche di quel disegno di legge che non era completo, ma, soprattutto, era una delega in bianco e, ancora di più, non attuava l'articolo 76 della Costituzione che permette al Parlamento, che impone al Parlamento di determinare i criteri e principi direttivi. C'era una minima possibilità di modifica ed effettivamente era molto indeterminato. Ora l'inversione c'è stata. Si è detto anche della parte relativa al catasto, su cui non c'era alcun accordo politico, e ci tengo a dire che, di fatto, una riforma del catasto, in quei termini e in quei tempi, non avrebbe premiato nessuno. Probabilmente, tutto si sarebbe risolto, come, ahimè, è sempre successo in questi cinquant'anni, con un aumento delle aliquote oppure delle rendite catastali, quindi con la possibilità di rivalutare quelle rendite che erano comunque già determinate. Ci sarà, credo, un'attenzione verso la base imponibile, dal punto di vista dei valori immobiliari, ma sarà un'attenzione che passerà necessariamente dagli enti locali che possono visionare tutto quello che riguarda gli immobili e compiere le varie valutazioni.

Eppure, la base di questa riforma del fisco si ritrova nella legge di bilancio 2022, nella quale abbiamo messo le prime basi. In quella legge bilancio ci fu, infatti, la prima riduzione delle aliquote, da 5 a 4, e la prima riduzione della base imponibile per chi era obbligato a versare l'IRAP, quindi le ditte individuali, le persone fisiche, gli autonomi e i professionisti. Si trovarono 2 o 3 miliardi nel bilancio dello Stato - su spinta, devo dire, sicuramente della Lega ma anche di tutte le altre forze politiche - che hanno permesso questa modifica. Questa è stata la direzione che alla fine ha rappresentato lo slancio che ha portato alle nostre proposte di legge, nella scorsa legislatura, e in questa, che poi hanno contribuito al disegno di legge delega.

In questo disegno di legge delega c'è molto di più. Vado a riassumere perché i titoli sono tanti. Vi sono la rivalutazione e la riforma dello statuto dei diritti del contribuente, con l'introduzione del Garante del contribuente, oltre che la riforma e la rideterminazione dell'IRPEF, dell'IRES, dell'IRAP e delle imposte indirette. Poi c'è la parte sulla disciplina doganale, sulle accise e sulle altre imposte indirette sui consumi e c'è la parte sull'attuazione del federalismo fiscale. Quest'ultima doveva essere attuata dal 2001, con la riforma del Titolo V della Costituzione, e ci arriviamo adesso, in modo importante, proprio perché si rivaluta il potere impositivo anche di regioni e province.

Poi, c'è la parte relativa ai giochi pubblici, agli adempimenti tributari, al procedimento di accertamento e riscossione, su cui mi soffermerò, e al contenzioso tributario (approfondirò anche questo perché la riforma del processo tributario fu prevista già nella scorsa legislatura e necessita di ulteriori aggiustamenti) oltre che al sistema sanzionatorio. Il tutto è incentrato sui principi della semplificazione, della graduale riduzione delle imposte e del riequilibrio del rapporto fra fisco e cittadino, in un'ottica, ci tengo a sottolinearlo, anti-evasione, volendo anche aumentare l'emersione di un gettito che sfugge.

Bisogna rendere, quindi, conveniente e semplice per il cittadino pagare le tasse.

Nel riequilibrio del rapporto fra cittadino e fisco ho fatto un breve excursus perché ci sono molte parti introdotte dal Senato. Per esempio, la pubblicazione e la comunicazione alle parti, nell'ambito del processo tributario, dei dispositivi giurisdizionali entro sette giorni e non durante l'udienza; l'importante creazione di una banca dati di tutta la giurisprudenza tributaria accessibile a tutti e gestita dal sito del Ministero dell'Economia e delle finanze e questo per una idea di ostensione, di semplificazione, di conoscibilità delle interpretazioni, anche giurisprudenziali, delle varie corti.

Ci sono poi due importanti principi aggiunti all'articolo 20: la possibilità, fissando le condizioni, di compensare sanzioni e interessi per i mancati versamenti di imposte sui redditi, regolarmente dichiarati, nei riguardi di soggetti che hanno crediti maturati nei confronti delle amministrazioni statali certificati dalla piattaforma dei crediti commerciali e questo per importi pari sino alla concorrenza del debito d'imposta. Ciò significa, in soldoni, più liquidità alle aziende e la possibilità di evitare passaggi ulteriori, anche dal punto di vista della riscossione o meglio degli adempimenti coattivi da parte della pubblica amministrazione.

Ancora, un punto che rappresenta veramente una svolta, è la possibilità escludere l'applicazione delle sanzioni per i contribuenti che presentino una dichiarazione integrativa al fine di adeguarsi alle indicazioni e alle prassi elaborate dall'amministrazione finanziaria. In questo modo, si va a togliere una sanzione a chi tiene un comportamento, diciamo, scorretto, ma perché c'era una norma o una prassi che comunque non era abbastanza o sufficientemente chiara: il tutto, ovviamente, se viene versata l'imposta dovuta.

Nell'ambito dell'azione antievasione, si è poi voluto anche migliorare la riscossione; qui mi soffermo un secondo perché sappiamo che il magazzino fiscale - ossia i crediti fiscali - ammonta a 1.153 miliardi euro, come ha detto in audizione il direttore dell'Agenzia delle Entrate. Erano 850 nel 2018, quindi stiamo crescendo di circa 80 miliardi all'anno; è una cifra monstrum, soprattutto perché, alla luce dei controlli che vengono effettuati, ahimè a posteriori, si scopre che meno del 10 per cento è riscuotibile, quindi in capo a soggetti che possono adempiere. E cosa bisogna fare, allora? Sicuramente bisogna migliorare la riscossione, bisogna agevolare il pagamento degli adempimenti nei termini, dando quindi convenienza al pagamento immediato ma anche al pagamento giusto e numericamente sostenibile. In questo modo si evita di creare ancora un credito fiscale che, purtroppo, resta nel bilancio dello Stato ma difficilmente sarà riscosso.

In questa direzione vanno i nuovi strumenti, come il concordato preventivo biennale. È uno strumento innovativo per cui c'è la possibilità di concordare con l'amministrazione, con l'Agenzia delle entrate, il dovuto fiscale senza rischiare accertamenti. Questa è assolutamente un'innovazione che si accompagna a un ampliamento degli strumenti già esistenti, come l'adempimento collaborativo. Anche in questo caso si vede con favore, aumentando la platea dei beneficiari, la possibilità di collaborare con le agenzie fiscali proprio perché si possano pagare le imposte senza dover avere sorprese, dando quindi alle imprese la possibilità di fare gli investimenti, calcolando quello che è dovuto al fisco. In questo modo, cosa si vuole fare? Lo ripeto: far emergere quello che non c'è, ma anche attrarre gli investimenti esteri. Noi abbiamo un fisco molto complicato - è vero - ma è, da questo punto di vista, anche un fisco molto giusto, però la complicatezza spesso va a scapito della possibilità di investire.

Un altro principio su cui abbiamo fatto chiarezza riguarda l'eliminazione delle sanzioni se non c'è un'evasione. Ricordo qualche anno fa, non proprio l'altro giorno, una quindicina d'anni fa, l'interpretazione giurisprudenziale dell'abuso del diritto in ambito tributario, dove effettivamente si veniva sanzionati semplicemente perché si sceglieva una via, anche dal punto di vista notarile, per raggiungere un risultato che permetteva un risparmio d'imposta rispetto a un'altra via; comportamenti entrambi legittimi, ma semplicemente si andava in una direzione che permetteva al contribuente di risparmiare un po' di tasse, e il risultato comunque era chiaramente quello voluto. Si è sviluppata un'enorme giurisprudenza che andava a sanzionare, addirittura presupponendo operazioni che non si volevano fare perché comunque quel risultato si sarebbe potuto ottenere anche facendo un altro negozio giuridico. Questo sicuramente non è quello che vogliamo: noi vogliamo un fisco chiaro e un'interpretazione chiara, e andiamo in questa direzione.

E, poi, agevoliamo i pagamenti. Come? Abbiamo indicato l'aumento delle cosiddette dichiarazioni precompilate, la possibilità di nuove cedolari secche, che abbiamo previsto per gli immobili commerciali, cedolare che avevamo già previsto nel 2019, e ora la riproponiamo. Abbiamo proposto la preliquidazione dei tributi locali come l'IMU: in questo modo l'ente creditore va già a determinare l'imposta e il contribuente si trova facilitato; non deve andare dal commercialista, non deve andare al CAF per farsela quantificare, così risparmia tempo ed è più agevolato a pagare, anche perché abbiamo previsto, fra i principi e i criteri direttivi, la possibilità di pagare con domiciliazione bancaria, con carta di credito, con il rapporto interbancario diretto, il RID: nuovi strumenti di pagamento che facilitano l'adempimento.

Non è bello vedere la coda alle Poste, ciò non può avvenire, specialmente dopo quello che è successo per il COVID e con la desertificazione degli sportelli bancari. Il 16 giugno c'era la coda in banca per pagare l'IMU: è una cosa che non deve più accadere, anche perché effettivamente non è più la realtà in cui si va in banca a fare questa operazione. Quindi, dobbiamo facilitare e dare la possibilità che questi pagamenti avvengano in automatico.

Controlli e riscossioni più efficaci, anche con l'utilizzo, oltre che dei dati già in possesso delle amministrazioni, dell'intelligenza artificiale; in questo senso, opera il discarico automatico delle sanzioni dopo cinque anni, sempre se manca la capacità contributiva.

C'è poi la parte relativa all'operatività, la cosiddetta razionalizzazione delle scadenze dei pagamenti; si vuole evitare quello che è successo quest'anno, il 31 di luglio, ma anche tutti gli adempimenti di agosto e di fine dicembre, tutti concentrati; abbiamo messo, fra i principi direttivi, la possibilità di individuare delle scadenze fisse che non siano opprimenti per il contribuente.

Ancora, cosa c'è in questa delega? Abbiamo pensato che la no tax area debba essere uniformata per i lavoratori dipendenti e gli autonomi, in modo che ci sia un'equiparazione visto che questi sono lavoratori con la medesima dignità, che contribuiscono all'unisono allo sviluppo economico del Paese.

In ambito IVA: razionalizzazione e revisione delle aliquote, in ragione della necessarietà e dell'importanza del bene o servizio su cui viene applicata, con la previsione - abbiamo così indicato fra i princìpi - di un'aliquota minore per i beni primari.

Ancora, il doppio binario Ires per le imprese che investano e assumano: in questo modo vogliamo incentivare le imprese a investire nella loro crescita sia in risorse umane, sia anche investendo in macchinari, nell'innovazione, nel loro business, nel miglioramento della loro attività di impresa.

Abbiamo, poi, previsto incentivi alle assunzioni, con detassazione per le imprese che assumono, è stato detto, la detassazione dei premi di produzione degli straordinari: in questo modo si vuole anche far emergere ciò che spesso non c'è. E ancora, la riduzione verso un'ambiziosa, ma progressiva abolizione della ritenuta d'acconto per i professionisti e per le partite IVA: in questo modo si lasciano più soldi in tasca alle partite IVA e agli autonomi con la possibilità quindi, per questi ultimi, di investire nella propria attività e, comunque, di generare più PIL. Ed è, inoltre, prevista la tassazione del contributo unico per le imprese del web, perché deve essere un piano non ignorato dalla delega fiscale.

E poi, ancora, è stata prevista una modifica alla riforma del processo tributario. Lo abbiamo detto: l'estate scorsa, con la legge n. 130 del 2022, è stata fatta una riforma del processo tributario che però necessita ancora di una spinta in senso deflattivo del contenzioso. Ricordiamo che lo Stato soccombe una volta su due nelle cause tributarie, con conseguenti oneri e costi a carico dello Stato, non solo in relazione alla singola causa, ma anche al costo della gestione del contenzioso. Si va, in questo senso, a danneggiare il contribuente, che resta impegnato in una causa, anche con versamenti esposti e che non riesce a utilizzare per la sua attività, ma anche lo Stato tiene in piedi dei procedimenti a lungo, che poi lo vedono anche soccombente.

C'è poi tutta la parte relativa alla razionalizzazione delle tax expenditures, la giungla delle deduzioni e detrazioni. Dovrebbero essere più di 600, 625. Ecco, su queste e sulle micro tasse c'è da fare un ragionamento complessivo, quindi razionalizzare le tax expenditures , deduzioni e detrazioni, ma anche abolire le micro tax, quelle che costano di più per burocrazia e adempimento da parte dei contribuenti, ma anche per lo Stato che le deve ricevere, con conseguente riduzione, in questo modo, di oneri e costi a carico dello Stato. Si deve andare in questa direzione per cui abbiamo chiesto anche il progressivo superamento del superbollo delle auto.

Ancora, nella parte relativa alle sanzioni, abbiamo previsto l'abolizione delle sanzioni amministrative alle imprese che comunicano i rischi fiscali dopo la certificazione di un professionista abilitato, ma soprattutto - e concludo, Presidente - la rateizzazione del maxi acconto di novembre, che riguarda 4,5 milioni di contribuenti, partite IVA, professionisti, ditte e autonomi. In questo modo si arriverà, quindi, a pagare le tasse a rate mensili, non a novembre, ma ad anno concluso e sulla base di un reddito effettivamente percepito, e quindi non solo supposto o presunto.

Si permette, quindi, ai contribuenti di mantenere la propria liquidità: non dovranno accedere a prestiti per pagare il maxi acconto, ma soprattutto pagheranno il giusto, suddiviso nei 6 mesi che hanno a disposizione. È una misura molto importante, ne abbiamo parlato a lungo, l'abbiamo sollevata a livello mediatico con molto orgoglio e con molto entusiasmo. Vogliamo che entri in vigore al più presto, vorremmo regalare a questi contribuenti la possibilità, forse, già dall'anno prossimo, di arrivare a questo risultato.

Tutto questo è lo spirito alla base di questa riforma fiscale: andare nella direzione di un fisco collaborativo, più equo, con meno adempimenti, adempimenti non ripetitivi, più essenziali, semplificati e, ove possibile, precompilati, rivolti a cittadini, imprese e famiglie, ma anche diretto, soprattutto, all'emersione e all'adempimento spontaneo. Insomma, uno slogan che mi piacerebbe dire è: più compliance e meno “complicance”. Quindi, andiamo avanti in questo senso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Maria Cecilia Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il nostro sistema fiscale si trova in una crisi gravissima che ne mette in dubbio sia il funzionamento che la legittimazione. Un sistema caratterizzato da un'alta pressione fiscale, necessaria a sostenere il nostro sistema di welfare, ma con una distribuzione dell'onere così fortemente sperequata da risultare intollerabile nella sua ingiustizia.

Invece di affrontare alla radice i problemi di questo sistema, la riforma che oggi ci proponete e che state per approvare, da un lato, propone interventi di piccolo cabotaggio e manutenzione, che potrebbero essere introdotti per via ordinaria, senza ricorrere a una delega di sistema, e, dall'altro, un insieme di interventi in grado, o potenzialmente, cioè se realizzati, di peggiorare significativamente, sotto il profilo dell'equità, ma anche dell'efficienza e della stessa razionalità, l'attuale, già così compromesso, sistema di regole.

Il sistema in essere viola pesantemente il principio costituzionale della progressività del prelievo, che richiederebbe ai cittadini con più reddito di contribuire in misura maggiore al bene comune. È, infatti, caratterizzato da regimi proporzionali sostitutivi dell'Irpef, che sottraggono alla progressività intere categorie di reddito, confinando quindi il rispetto del dettato costituzionale ai soli redditi da lavoro dipendente e pensione.

La delega che volete approvare peggiora questa situazione, estendendo il numero e la portata dei regimi sostitutivi e introducendo nuove aliquote piatte, addirittura frammentando il sistema di imposizione non solo fra categorie reddituali, ma anche all'interno delle diverse categorie, come avviene, ad esempio, con la cosiddetta flat tax incrementale o con la detassazione di singole porzioni del reddito da lavoro dipendente, così che, a parità di reddito, i contribuenti subiranno prelievi molto diversi. Parliamo di prelievi veramente molto diversi, per migliaia di euro, non di spiccioli: per fare un esempio, a parità di reddito, un soggetto tassato secondo il regime forfettario, rispetto a un soggetto, a parità di reddito, ripeto, che versa l'Irpef, arriva a pagare 10-11.000 euro in meno. Ma mi volete spiegare che cosa significa questa cosa? Che senso ha? Come potete giustificarla? A me sembra che significhi affidare il prelievo fiscale, così delicato, al caso, al capriccio, all'irrazionalità.

L'altro punto importante è che tutti i redditi o pezzi di reddito che escono dall'Irpef per entrare nei regimi sostitutivi, questi ad aliquota piatta, non pagano e non pagheranno neppure in futuro le addizionali Irpef regionali e locali, lasciando quindi ai soli lavoratori dipendenti e pensionati il compito di finanziare i servizi pubblici locali. Per darvi un'idea, un lavoratore dipendente o un pensionato, con un reddito di 40.000 euro, a Roma, paga come addizionali 1.447,5 euro, che tutti gli altri, quelli che non sono in regime Irpef, non pagano: un bel regalo di 1.500 euro circa in meno. Che senso ha? Qualcuno me lo sa spiegare? È un'ingiustizia colossale. Tutti godiamo dei servizi pubblici locali, perché solo alcuni devono essere chiamati a finanziarli? Abbiamo proposto a più riprese di correggere queste storture, ma avete bocciato tutti i nostri emendamenti.

Il percorso della delega, alla Camera e poi anche al Senato, è stato, al contrario, costellato da un continuo fiorire di richieste di ulteriori privilegi, singoli e meschini favori che in parte, per fortuna solo in parte, hanno trovato l'approvazione del Governo.

Ma il capolavoro di questa delega riguarda l'evasione fiscale: un'ingente quantità di base imponibile che sfugge ogni anno al prelievo, con intere categorie di contribuenti che nascondono al fisco il 65-70 per cento del proprio reddito. E non lo dico io, lo dice il Ministero dell'Economia e delle finanze, almeno fino a che il vento del negazionismo, che soffia forte anche in campo fiscale, non cercherà di celare questa evidenza.

Ci dite che sono tutti in difficoltà economica, che non ce la fanno a pagare. Se così fosse, non saremmo un Paese del G7, non saremmo una delle prime economie del mondo. In ogni caso, se il contribuente è davvero in difficoltà economica, noi siamo i primi a dire che va aiutato, ad esempio con un congruo piano di rateizzazione. Vi abbiamo proposto e riproposto - e siamo pronti a riproporveli ancora - emendamenti che limitano gli sconti di imposta, le rateizzazioni lunghe e persino i condoni ai contribuenti in difficoltà, verificandone, però, la condizione economica, verificando cioè che siano in difficoltà davvero. Ci avete risposto: picche! Qualcuno mi sa spiegare perché? Non volete aiutare chi è in difficoltà, ma stringere l'occhio agli evasori.

La risposta che questa delega non dà all'evasione, l'avete certificata voi, con la revisione del PNRR, quando avete, pochi giorni fa, comunicato l'abbandono e il ridimensionamento del target di riduzione dell'evasione, previsto per il 2023 e per il 2024, un target rispettivamente del 5 e del 15 per cento. E vi capisco, come avreste potuto, infatti, raggiungere quell'obiettivo dopo aver approvato ben 11 condoni con la legge di bilancio, poi prorogati ed ampliati nei provvedimenti successivi, aver dichiarato che il contrasto all'evasione è il pizzo che lo Stato, alla stregua di un'organizzazione mafiosa, impone al contribuente, avere aumentato il tetto per l'uso del contante, continuato ad invocare nuove paci fiscali? E, soprattutto, dopo aver varato questa legge delega, tutta volta a dipingere l'autorità fiscale come un ente predatorio, a smantellare ogni possibile funzionamento dell'Agenzia della riscossione, a prodigarsi in riduzioni ed esoneri delle sanzioni, abbattimenti degli interessi, cancellazioni o ridimensionamento di reati tributari, prevedendo un'ampia possibilità per il contribuente di mettersi d'accordo su quanto è disposto a pagare, estendendo in modo eccessivo l'istituto, altrimenti lodevole, dell'adempimento collaborativo, di cui avete, di fatto, affidato la gestione ai professionisti, rinunciando, in larga parte, al potere di controllo dell'autorità pubblica e, soprattutto, rispolverando un concordato fiscale degno dell'epoca antidiluviana - quella antecedente la riforma del 1973 -, estendendolo come concordato biennale, a cui si aderisce solo opzionalmente, quindi solo se è conveniente per il contribuente, che rappresenta, invece, una perdita per l'erario, come avviene regolarmente quando si introducono regimi opzionali.

Vi abbiamo indicato una via migliore per utilizzare i dati a disposizione del fisco e semplificare la vita dei contribuenti con un più ampio ricorso alla precompilazione, ma avete bocciato le nostre proposte.

Ho sbagliato dicendo che avete fatto delle norme a favore dei contribuenti, le avete fatte a singole categorie di contribuenti, poi c'è la massa dei pecoroni, dei meno furbi, di quelli che alla legalità ci tengono, di quelli che comunque non si pongono il problema perché le tasse gliele trattiene il datore di lavoro. Sono loro che reggono la fatica, che pagano per tutti, garantendo anche agli altri una sanità universale, l'assegno per i figli, i servizi gratuiti o i prezzi calmierati, la difesa, la sicurezza, le strade, i ponti, domani persino quello che si chiamerà ponte sullo Stretto di Messina!

Finisco. Questa delega fiscale è, in realtà, una non delega: promette sgravi fiscali di un'entità tale che, se realizzati, renderebbero insostenibile il nostro sistema di welfare e comprometterebbero alcune delle funzioni fondamentali dello Stato. Non si darà seguito a queste promesse, così come non lo si è dato negli ultimi 30 anni, la delega si tradurrà, invece, in regali sostanziali per alcuni e piccoli sconti per gli altri, come è avvenuto con il capolavoro della detassazione dei fringe benefit per 3.000 euro, con riferimento ai quali si lascia alla generosità del singolo datore di lavoro di fare un regalo al proprio dipendente, a spese della collettività. La tassazione è lo strumento essenziale per il finanziamento dello Stato democratico: se viene utilizzata al solo scopo di distribuire privilegi a singole corporazioni per accaparrarsene il consenso, si compie l'atto più antidemocratico che esista.

Per questo, questa delega, noi del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, non possiamo proprio accettarla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Testa. Ne ha facoltà.

GUERINO TESTA (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno a lei, un saluto al Vice Ministro Maurizio Leo, ai colleghi. Prima di entrare nel merito della discussione generale, non per maniera, ma perché lo ritengo importante, giusto e doveroso, vorrei fare dei ringraziamenti, in primis, ovviamente, al Vice Ministro Leo, che, come ha detto già chi mi ha preceduto, con la sua presenza quotidiana, al pari del Sottosegretario Federico Freni, è stato un po' la stella polare, un punto di riferimento in questi mesi, riconosciuto da tutte le parti politiche.

Un ringraziamento al presidente Marco Osnato, e non lo dico per ingraziarmi la sua amicizia o benevolenza, ma ha condotto in maniera magistrale i lavori, al pari del suo collega al Senato. Un ringraziamento ai relatori, che sono entrati nel merito, si sono immersi in questa problematica importante, alla struttura tecnica e, ovviamente, a tutte le parti politiche. Infatti, quando il Vice Ministro Leo definisce questa una riforma epocale, la definisce a ragion veduta, per le motivazioni che già i miei colleghi che mi hanno anticipato hanno detto, che dirò io, che si dirà, poi, anche successivamente, ma perché questa è una riforma voluta da tutti, dagli addetti ai lavori, ai contribuenti, alle associazioni di categoria, perché, da oltre 50 anni, si richiede un sistema tributario più chiaro, più facile, più accessibile.

E diventa ancora più epocale questa riforma perché, dopo solamente 9-10 mesi dall'insediamento di questo Governo, atterra in quest'Aula, oggi, in terza lettura, questa legge delega, una legge che ristruttura il mondo tributario e fiscale italiano. Quindi, questo dà il senso di quanto questo Governo abbia a cuore la riforma fiscale, rendendo più chiaro, più snello, più accessibile e anche più digeribile il rapporto tra il fisco e i contribuenti.

I punti focali sono tanti, io voglio accennarne alcuni, dal sostegno dei redditi di lavoro dipendente, quelli più bassi, a regole certe per chi, finalmente, dall'estero vuole venire in Italia e vuole portare ricchezza, occupazione, acquistare immobili, però esige e noi abbiamo il dovere di creare delle regole ad hoc certe. Una riforma più chiara della riscossione e del contenzioso, un primo passo importante per elevare a rango costituzionale lo statuto del contribuente.

Poi, mi piace sottolineare come sia prevista, finalmente, una norma di grande civiltà, ossia quella di invertire l'onere della prova tra il contribuente e l'Agenzia delle entrate. Finalmente, e lo voglio dire in maniera chiara: finalmente. Così come è stata ripristinata una norma che, forse, non tutti hanno colto nel segno, probabilmente più i professionisti, i dottori commercialisti, come il sottoscritto, come il nostro bravissimo relatore Gusmeroli, ossia quella di ripristinare la piena deducibilità per l'acquisto degli immobili e, quindi, dell'ammortamento degli immobili, da parte dei professionisti, e questo causerà anche un vantaggio importante per il mercato immobiliare.

L'impianto normativo, ormai, lo conosciamo un po' tutti, addetti ai lavori o meno e, quindi, si pone in via prioritaria l'obiettivo principale, ossia quello di rendere il nostro sistema tributario nazionale finalmente più chiaro, più semplice, più trasparente, in un'ottica volta a favorire anche gli investimenti e sostenere la crescita del Paese.

Palazzo Madama, giorni fa, ha introdotto ulteriori miglioramenti rispetto al testo che avevamo approvato, in prima lettura, lo scorso 12 luglio in Commissione finanze e, successivamente, poi, in quest'Aula. Il disegno di legge, che è stato modificato in sede referente dalla VI Commissione al Senato, è composto da 23 articoli, distribuiti in 5 Titoli. Agli articoli dall'1 al 4 troviamo i principi generali, la riforma dello statuto del contribuente; agli articoli 1 e 3, il Titolo I contiene i principi generali e i tempi di esercizio della delega, mentre all'articolo 4 troviamo i principi e i criteri direttivi per la riforma dello statuto del contribuente, come ho detto prima, con particolare riguardo alla disciplina dell'interpello.

Nel corso dell'esame in sede referente al Senato è stato introdotto il principio che attribuisce al Governo, nella predisposizione dei decreti delegati, il compito di assicurare la piena applicazione dei principi di autonomia finanziaria degli enti territoriali, ovviamente, di cui alla legge sul federalismo fiscale, che reca disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché delle regioni a statuto speciale e delle province autonome.

Voglio ricordare a quest'Aula, velocemente, che l'articolo 3 reca i principi e i criteri direttivi di delega per la riforma del sistema fiscale, con riguardo agli aspetti internazionali e sovranazionali del sistema tributario, con particolare riferimento all'adeguamento dell'ordinamento tributario nazionale agli standard di protezione dei diritti stabiliti dal diritto dell'Unione europea.

L'articolo 4, come ho evidenziato poc'anzi, stabilisce che il Governo, nell'esercizio della delega per la riforma del sistema fiscale, osservi una serie di principi e criteri direttivi per la revisione dello statuto dei diritti dei contribuenti, tra i quali, oltre al rafforzamento dell'obbligo di motivazione degli atti impositivi e alla valorizzazione dei principi di legittimo affidamento e di certezza del diritto, rilevano specialmente i principi introdotti in materia di interpello.

L'articolo 13, introdotto al Senato, reca anche i principi e i criteri direttivi per l'attuazione della delega con riferimento ai tributi regionali; anche questa è una norma che le regioni chiedono da tempo.

In sintesi, nel rispetto dei principi costituzionali e, in particolare, di quelli attinenti all'autonomia di entrata e di spesa degli enti territoriali, si prevede una revisione delle norme del federalismo fiscale regionale, che abbia come principale punto di raggiungimento, la cosiddetta fiscalizzazione dei trasferimenti soppressi, che abbia come scopo principale quello di rimodulare i meccanismi di intervento, ricorrendo a fonti di finanziamento alternative; e con particolare riferimento all'attribuzione alle regioni a statuto ordinario delle somme a titolo di compartecipazione regionale all'IVA, sulla base di specifici criteri che assicurino l'attuazione del principio di territorialità delle entrate. Tale principio va applicato anche al recupero dell'evasione fiscale. Nelle more della ridefinizione della compartecipazione regionale all'IVA, l'aliquota destinata al finanziamento della sanità sarà individuata secondo le disposizioni vigenti con DPCM.

Sempre nell'ottica di razionalizzare i tributi regionali si prevede, inoltre, di modificare, abrogare ed eventualmente trasformare alcuni tributi propri derivati in tributi propri regionali, ovvero dotati di maggiore autonomia, di semplificare adempimenti e procedimenti tributari, anche attraverso l'attribuzione alle regioni della facoltà di disciplinarli con leggi proprie.

L'articolo 14, anch'esso introdotto in seconda lettura dal Senato, stabilisce principi e criteri direttivi volti a realizzare una revisione del sistema fiscale degli enti locali, attraverso un consolidamento dell'autonomia finanziaria, la piena attuazione del federalismo fiscale, una razionalizzazione dei tributi e una modernizzazione del sistema di rilevazione dei dati, volta a ridurre i fenomeni di evasione ed elusione fiscale, lo ripeto, volta a ridurre i fenomeni di evasione ed elusione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

L'articolo 17, anch'esso molto importante, molto centrale, che è stato modificato nel corso dell'esame in sede referente al Senato, indica principi e criteri direttivi specifici per la revisione delle attività di accertamento. Al riguardo, credo che sia importante sottolineare l'introduzione di una misura proposta dai colleghi di Fratelli d'Italia al Senato, che prevede l'esclusione delle sanzioni amministrative e tributarie e la riduzione di almeno due anni dei termini di decadenza per l'attività di accertamento per i contribuenti, il cui sistema integrato di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale sia certificato da professionisti qualificati, anche in ordine alla loro conformità ai principi contabili. Anche qui, viene messo in primo piano, in posizione centrale, il ruolo del professionista che sempre più deve avere un ruolo fondamentale. Le misure non si applicano nei casi di violazioni fiscali caratterizzate da condotte fraudolente o simulatorie tali da pregiudicare il reciproco affidamento tra l'amministrazione finanziaria e il contribuente. Si tratta di un emendamento che introduce premialità in termini di sanzioni e termini accertativi per coloro che aderiranno alle procedure certificate di adempimento collaborativo; si tratta di una misura anch'essa attesa dal mondo delle imprese da tanto tempo, da troppo tempo e che risponde appieno ai concetti cardine della delega fiscale, ovvero alla volontà di privilegiare il confronto ex ante rispetto al controllo ex post. Ricordo che tale proposta emendativa era stata già avanzata dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili in prima lettura alla Camera dei deputati, ma che sulla base di accordi tra i gruppi parlamentari è stato deciso di esaminare le proposte emendative agli articoli dal 14 in avanti al Senato.

Proseguendo velocemente, vorrei tratteggiare un attimo l'articolo 19, come modificato in sede referente al Senato, che reca i principi e i criteri direttivi a cui il Governo è chiamato ad attenersi nell'esercitare la delega conferita per la revisione della disciplina e dell'organizzazione dei processi tributari. Mentre con l'articolo 20, modificato anch'esso in sede referente al Senato, si impegna il Governo a osservare una serie di principi e criteri direttivi specifici per la revisione del sistema sanzionatorio tributario, amministrativo e penale, in materia di imposte sui redditi, di imposte sul valore aggiunto, di altri tributi erariali indiretti e di tributi degli enti territoriali.

Signor Presidente, caro Vice Ministro, la delega al Governo per la riforma fiscale che sarà approvata probabilmente nella giornata odierna rappresenta, come abbiamo detto, per tanti motivi e anche per quelli che ho appena esposto, un provvedimento epocale, così come il nostro Vice Ministro ha detto più volte durante le tante audizioni.

Questo testo è stato frutto di un lavoro lungo, un lavoro ricco di approfondimenti, svolto dai tecnici del Ministero, nelle Commissioni di Camera e Senato, attraverso un ciclo di audizioni molto composito, a cui il mondo delle associazioni di categoria dei liberi professionisti e tutti i grandi esperti del sistema tributario hanno partecipato, dando delle giuste indicazioni. Questo provvedimento è impostato in maniera chiara ed evidente, per tutelare finalmente la certezza del diritto e introdurre, dopo decenni, parliamo di decenni, quasi cinquant'anni, regole semplici per chi vuole investire in Italia, come ho detto prima, ma anche per migliorare il funzionamento del corretto rapporto tra cittadini contribuenti e il sistema fiscale del nostro Paese.

Abbiamo una necessità impellente, quella di allineare il nostro sistema tributario all'entrata in vigore, il prossimo 1° gennaio, della global minimum tax, il progetto sul quale è stato trovato un accordo europeo che di fatto ha sostituito l'idea della web tax e che prevede una tassa minima nazionale sulle multinazionali che pagano poche tasse, nonostante la presenza sul territorio nazionale, e questo ha impresso un'accelerazione all'approvazione definitiva della delega, in vista degli accordi internazionali intrapresi, che consentiranno al Governo di approvare i decreti attuativi a settembre, per permettere che almeno una parte della riforma possa, come già detto varie volte, entrare in vigore dall'inizio del prossimo anno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GUERINO TESTA (FDI). Mi avvio alla conclusione, caro Presidente. Finalmente, dopo molti anni, troppi anni, stiamo riuscendo a gettare le basi per un fisco più leggero, meno oppressivo, più vicino ai contribuenti e alle imprese, più razionale e più amico. Grazie al disegno di legge delega che ci accingiamo ad approvare, il Governo, seguendo i principi contenuti nella delega, nei prossimi mesi, avrà l'opportunità di cambiare radicalmente il rapporto tra fisco e cittadini ed eliminare l'odiosa percezione di un sistema fiscale troppo opprimente, a volte irrazionale o, addirittura, punitivo.

Dopo troppi anni servivano semplificazioni e razionalizzazioni. Al di là degli slogan e delle frasi fatte, che abbiamo sentito in queste settimane, ci sono misure concrete, che verranno attuate tramite questa delega, che cittadini e imprese aspettano da decenni. Per la prima volta - e vado veramente alla conclusione, Presidente - in 50 anni…

PRESIDENTE. Rapidamente.

GUERINO TESTA (FDI). …non si pagheranno più le tasse in anticipo, ma ad anno concluso e a reddito guadagnato. Giorgia Meloni. Presidente del Consiglio, lo aveva promesso agli elettori nella campagna elettorale della scorsa estate. Aveva promesso un fisco più equo, meno ostile ai cittadini e meno opprimente per le imprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ancora una volta, in questa occasione l'azione del Governo si sta dimostrando con i fatti, con fatti concreti. Questa delega fiscale punta ad essere la leva per rilanciare l'economia del Paese e ci consente di guardare ai prossimi anni con ottimismo e fiducia, nella consapevolezza che la crescita del PIL è sopra la media europea e i fondamentali dell'economia restano saldi, con buona pace dei detrattori di sinistra e dei profeti di sventura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Innanzitutto, voglio ringraziare il presidente della Commissione, la Commissione stessa e il Vice Ministro qui presente, perché mi fa piacere che vi siano esponenti del Governo che, invece di criticare l'attività parlamentare sui giornali, sono presenti in Aula ad ascoltare chi lavora per produrre leggi e migliorare, se possibile, la vita dei nostri concittadini.

Con questa delega fiscale riteniamo che vi sia un gravissimo vulnus. Si completa un percorso. Dicono che si vada verso un fisco più equo, un'attenzione nei confronti dei nostri concittadini e di chi paga le tasse. A noi sembra, invece, che l'attenzione del Governo e della maggioranza si concentri su chi ha già di più, non discutendo il salario minimo e abolendo tout court, con un sms, il reddito di cittadinanza. Sia chiaro, ci sono anche delle storture, però ci consentirete: le storture del reddito di cittadinanza hanno significato anche la sopravvivenza - molto spesso solo la sopravvivenza - di una parte consistente del nostro Paese che, sì, purtroppo è povera. Lo so che oggi essere poveri, essere disagiati economicamente è quasi una colpa. È una situazione storica in cui la colpevolezza è di coloro che, purtroppo, sono indietro e noi non li aiutiamo neanche con la delega. Noi guardiamo a chi ha già di più.

A questo punto, vorrei fare una piccola disamina su ciò che ho letto questa mattina. Infatti, questa mattina è uscita sui giornali la notizia che sono stati spesi 31 miliardi per il reddito di cittadinanza, che ha riguardato centinaia di migliaia di persone - anche imbroglioni, che sono stati colpiti giustamente dallo Stato - che, in momenti difficili, in un momento economico difficile e anche in piena emergenza COVID, se non fosse stato per quel reddito probabilmente avrebbero veramente avuto difficoltà anche soltanto a sopravvivere. Ebbene, noi vi diamo un dato. Insistiamo, come Alleanza Verdi e Sinistra, su questo e lo continueremo a dire: un giorno ci spiegherete perché i 31 miliardi del reddito di cittadinanza sono una vergogna, mentre non sono una vergogna i 10 miliardi mai incassati per gli extraprofitti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Un giorno ci dovrete spiegare perché sono una vergogna 31 miliardi per il reddito di cittadinanza e non 10 miliardi non incassati per pochi, per pochissimi. Dunque, 31 miliardi divisi per centinaia di migliaia di cittadini e 10 miliardi per pochi privilegiati.

Citerò il testo di una canzone - ovviamente, non ho intenzione di mettermi a cantare e aprire un outfit sulle corde vocali, dato che abbiamo già perso tempo a discutere di una cosa surreale, dal mio punto di vista - perché un cantante, Frankie hi-nrg mc, ha scritto una canzone, che si intitola Quelli che benpensano. Mi sembra che una strofa di questa canzone sia appropriatissima per la linea sociale, politica ed economica verso la quale stiamo andando: “Nella logica del gioco la sola regola è essere scaltro, niente scrupoli o rispetto verso i propri simili, perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili”: se i primi sono irraggiungibili gli ultimi saranno sempre gli ultimi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Allora, questo varrà anche per il fisco.

Noi ve lo diciamo chiaramente e lo diciamo senza alcun retropensiero ideologico. Noi pensiamo a quelli a cui non ha pensato questa delega. Ci sono 16 milioni di pensionati che da questa delega non avranno alcun beneficio, 18 milioni di lavoratori dipendenti, nonché tutti gli autonomi e gli imprenditori che ogni giorno investono, pagano le tasse regolarmente e lavorano: per loro niente. Nulla per chi paga ogni sacrosanto giorno e ogni sacrosanto anno, per chi non ha debiti o contenziosi con il fisco.

Sia chiaro: non è che riteniamo che il fisco non abbia fatto errori o che, se qualcuno commette errori, non debba essere aiutato a uscire fuori da una situazione difficile. Però, è mai possibile che chi rispetta le regole del nostro Paese è sempre messo all'ultimo posto, nel disinteresse generale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Non c'è la priorità per chi rispetta le regole. Invece, è meglio fare condoni e cercare di accaparrarsi. Mi perdonerete, ma io trovo disdicevole la parola “pace fiscale” per nascondere l'ennesimo condono. Diciamo le cose col loro nome: ancora una volta si vuole fare un grande condono (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Chi aiuterà? Aiuterà quelli di cui parla Frankie hi-nrg mc, i primi irraggiungibili, anche se imbrogliano, anche se fregano il prossimo, perché hanno sempre qualche santo in paradiso che, invece, i poveracci - anzi, i poveri - non hanno.

Se si chiedesse ad un osservatore esterno e imparziale di individuare le principali carenze del fisco italiano, con ogni probabilità indicherebbe i seguenti punti: l'enorme evasione fiscale, che si presenta come fenomeno di massa, sul quale a parole viene detto che ci sarà un intervento, ma da quello che abbiamo ascoltato nelle audizioni e da quello che leggiamo nella delega dal nostro punto di vista ciò non avverrà. Allora, mi permetterete un inciso, che dico sempre con correttezza e amicizia nei confronti dei colleghi della maggioranza: noi abbiamo sostenuto con lealtà il percorso che il presidente della Commissione, correttamente, ci ha indicato rispetto al rapporto tra Camera e Senato. Onestamente, però, siamo totalmente insoddisfatti di come si è comportato l'altro ramo del Parlamento nei nostri confronti (tutti compresi, sia chiaro). Io ritengo che sia stato un comportamento non consono rispetto a quello che, invece, abbiamo avuto noi e che, tramite il Presidente, voglio ribadirlo, è stato di correttezza e di analisi dei punti che avevamo concordato. Da questo punto di vista, a prescindere dalla parte politica e dal ruolo istituzionale che ognuno di noi pro tempore ricopre, ritengo che sia stata un'azione di grande scorrettezza che, per quanto ci riguarda, ha creato un vulnus, perché la prossima volta non saremo così disponibili, e parlo solo di una questione procedurale e non entro nel merito dell'oggetto della discussione.

Parlavamo dell'enorme evasione fiscale. Come certificato dalle statistiche pubblicate annualmente dal Governo, il lavoro indipendente e le piccole imprese non dichiarano percentuali comprese tra il 65 e il 70 per cento dei loro redditi. Si tratta degli stessi contribuenti cui recentemente - ne ho parlato prima - è stato riservato un trattamento di grande privilegio attraverso un sistema di forfettizzazione molto generoso. Quindi, c'è una frammentazione del sistema, per cui diverse categorie di reddito vengono trattate in modo differente, mentre disparità di trattamento si riscontrano anche all'interno delle stesse categorie reddituali, con il risultato che, a parità di reddito, i contribuenti subiscono prelievi anche molto differenti.

Poi, vi è lo straordinario ricorso alle spese fiscali e a incentivi alle imprese, che si sovrappongono e sono fonte di abusi e robuste perdite di gettito; la difformità di imposizione sui redditi da capitale, che distorcono una corretta allocazione del risparmio tra impieghi diversi; l'esclusione dei redditi soggetti a regime forfettario o che beneficiano di regimi cedolari o sostitutivi della contribuzione alla spesa pubblica locale attraverso le addizionali comunali e regionali; l'elusione delle imprese maggiori grazie al ricorso a politiche di ottimizzazione fiscale, anche facendo ricorso a paradisi fiscali europei e extraeuropei. Qui lo voglio ribadire: mentre, casomai, chi guadagna gli extraprofitti ha possibilità di andare in paradisi fiscali, chi è povero e chi prendeva il reddito di cittadinanza ha solo la possibilità di ottenere un sms. Forse l'unica cosa a cui può aspirare è il paradiso, in cui qualcuno, per chi è credente, invece, con i suoi comportamenti, non potrà andarci.

Voglio sottolineare ancora due cose, e concludo, Presidente: l'inefficienza del sistema di riscossione e la mancata utilizzazione delle banche dati esistenti. Presidente, noi siamo estremamente preoccupati, come Alleanza Verdi e Sinistra, perché, a prescindere da chi governa pro tempore, hanno fatto bene a ricordarlo anche altri colleghi, sono 50 anni. Se, dopo 50 anni, la montagna ha partorito questo topolino, noi siamo estremamente preoccupati, perché il rischio che corriamo, con la riduzione del gettito, con l'aumento dell'evasione, con l'aumento indiscriminato di furbetti, e senza fare la voce grossa da parte del Governo nei confronti dei grandi e grandissimi evasori, è che il risultato potrà soltanto essere un peggioramento dei conti pubblici, e quindi della qualità della vita dei nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, qui si fa la storia? Ripeto la domanda, sono andato a ripercorrere il mio intervento di poche settimane fa, quando eravamo in quest'Aula per la prima lettura, perché non volevo ripetere gli stessi concetti. Dobbiamo, in un passaggio di questo tipo, essere capaci di dare slancio al lavoro che spetterà al Governo, e cominciavo con questa domanda, che, però, non riesco a non riproporre. Qui si fa la storia? Devo dire che ho trovato, con piacere, che la stessa domanda se la è posta il relatore, che ho ascoltato con grande attenzione.

Ha cominciato, ha esordito proprio invitando l'Aula a riflettere sul passaggio storico. Anche il collega Fenu, nel suo intervento, si è domandato se oggi stiamo scrivendo la storia, così come la collega Cavandoli, che riprenderò più avanti. Credo che, allora, debba essere questo il modo in cui chiudiamo, con le tre letture tra Camera, Senato e Camera, i lavori del Parlamento sulla delega che consegniamo al Governo, domandandoci - e cercando di imprimere la questione a questo lavoro - se davvero siamo al passo e all'altezza della storia. Innanzitutto, domandiamoci se qui, in questo luogo, si faccia la storia, se ancora il Parlamento sia il luogo della storia. Credo che, anche solo considerando lavori di questa settimana, forse abbiamo proprio ricevuto lo spunto per questo sussulto di orgoglio. Ieri, ad esempio, approvando in prima lettura il disegno di legge sull'oblio oncologico, è stata visibile la soddisfazione non solo dei relatori, di tutta l'Aula, di fronte al fatto che siamo ancora nella possibilità di scrivere la storia. In quel caso, la storia di decine di migliaia di concittadini, ma anche la consapevolezza che, passo dopo passo, mattone dopo mattone, contribuiamo a scrivere la storia della nostra Repubblica.

Ma proprio questa settimana è passata la storia da quest'Aula, l'altro ieri, con la commemorazione della strage di Bologna, e tornerò ancora sui lavori di questa settimana e su come ci possono indicare che ancora a noi competa il compito di scrivere la storia, o almeno di provarci. E, allora, veniamo alla domanda, relativamente a questa delega. Questa delega fa e farà la storia? Qui le nostre risposte, anche quelle dei colleghi che ho citato in precedenza, si differenziano. I colleghi delle altre opposizioni rispondono di no, con tutte le motivazioni che anche oggi sono state ribadite e che, per la verità, noi facciamo fatica a comprendere, proprio nel momento in cui riconosciamo in questa delega, come, peraltro, ha fatto il relatore, la sbiadita copiatura della delega che insieme approvammo al Governo Draghi. Tant'è che il collega Gusmeroli - mi scuserà se ancora lo cito, ma lo faccio proprio per l'attenzione che gli ho prestato - si è dovuto prodigare nello spiegare come ci sia una grande differenza, perché qui manca l'articolo sul catasto. Va bene, ma quell'articolo era stato espunto dai lavori della Commissione e del Parlamento intero. Era stato espunto, glielo ricordo. Ma, soprattutto, lei, relatore, ha sottolineato che la grande differenza di questa delega sarebbe stato, è stato l'ascolto. Bene che ci sia stato l'ascolto, sono d'accordo, e anche su questo tratto tornerò, perché credo che l'ascolto debba essere completato, ed è l'opportunità che noi chiediamo al Governo di sfruttare.

Per quanto riguarda, allora, questo primo “no” delle opposizioni, ripeto, noi non condividiamo questo modo di sfilarsi dalla responsabilità della storia. Non è possibile spiegare ai cittadini perché contenuti che lo scorso anno avrebbero fatto la storia, quest'anno non la farebbero più. C'è un altro “no” che ci viene chiesto di dire: no, bisogna dire di no, che non si fa la storia, perché sicuramente questo Governo non sarà capace di interpretare le pur giuste consegne di questa legge delega. Anche questo, colleghi delle opposizioni, ci sembra un modo un po' troppo facile per sfilarsi di fronte agli obblighi che la storia pone sicuramente in capo alla maggioranza, ma anche e soprattutto, direi, in capo alle opposizioni.

Allora, noi non possiamo ancora dire, non ce la sentiamo ancora di dire che sì, si fa la storia, ma oggi ci sentiamo di dire che noi dobbiamo provare a fare la storia. Ci sentiamo di dirlo alla maggioranza, ma ci sentiamo di dirlo alle opposizioni, perché quella della riforma fiscale è un'occasione importante e imprescindibile, o, come ha detto l'onorevole Maria Cecilia Guerra, fondamentale, considerata la situazione di crisi in cui si trova oggi il nostro sistema fiscale, alla quale è troppo facile e troppo comodo sottrarsi esclusivamente per una postura da opposizione.

Oltretutto, sempre l'onorevole Maria Cecilia Guerra ci ha detto che non si darà seguito alle tante promesse contenute. La nostra differenza è qui: noi vogliamo, per il Paese e per il ruolo di questo Parlamento, che si dia seguito alle tante promesse contenute. È per quello che abbiamo, come le altre opposizioni, partecipato in maniera costruttiva ai lavori delle Commissioni, sia in questa Camera che al Senato, ed è per quello che noi oggi non smettiamo di tenere alta e vigile la nostra attenzione su questo processo, che occuperà i prossimi mesi. Allora, noi dobbiamo rispondere: sì, vogliamo che questa sia un'occasione per fare la storia. E come si fa a fare la storia? Innanzitutto, colleghi, diciamocelo con chiarezza, non stiamo parlando della storia di Facebook e di Instagram. Questo è il primo modo per cominciare a fare la storia, mentre abbiamo il timore che, nel retropensiero di tanti, la storia oramai si sia ridotta a queste due storie, che svaporano nel giro di pochi istanti e che sono consegnate sul tavolo esclusivamente per carpire un consenso che viene facilmente e altrettanto facilmente se ne va. “Mi piace, non mi piace”: questa è la storia dalla quale dobbiamo sottrarci. Dobbiamo entrare in una storia che ci impegna, una storia che ci mette di fronte le difficoltà del Paese, ma anche la grandezza del nostro Paese. Pensate veramente che, scegliendo di scagliarvi contro qualsiasi cosa, suscitando la frustrazione, la rabbia e il disappunto delle parti sociali a cui vi riferite e ci riferiamo, si possa scrivere una buona pagina di storia? No, noi crediamo che sia venuto il momento, soprattutto sulla materia fiscale, perché l'ascolto, come è stato invocato dal relatore, sia un ascolto al quale tutti quanti daremo un contributo.

Certo, per fare la storia serve il consenso, lo capiamo benissimo, e per avere il consenso serve lo slogan, serve il nemico, serve l'indignazione. Allora, sempre guardando ai lavori di questa settimana, ecco che, in occasione dell'approvazione del bilancio della Camera, rispunta la tentazione di riaprire il vecchio e logorato dibattito sui vitalizi, non in modo serio e costruttivo ma in modo demagogico. Questo è un modo sbagliato per fare la storia. Aveva ragione, purtroppo, quel collega che, entrando in Aula, raccomandava a tutti: per carità, sugli ordini del giorno populisti stiamo zitti e votiamo a favore, perché non c'è spazio di ragionamento. Ecco, questo non è il modo di fare la storia, il modo di fare la storia - gli va riconosciuto - ce l'ha indicato il Presidente della Camera allorquando, durante la commemorazione della strage di Bologna, ha messo in ordine quella discussione che rischiava di sfilacciarsi, in un momento così importante, usando parole giuste e pacate. Quelle parole ci fanno uscire da una contesa che dura dall'inizio di questa storia democratica e ci fanno capire che la storia non è finita, nemmeno la storia della strage di Bologna, ma va scritta iniziando a riconoscere le verità processuali e iniziando a riconoscere che ci sono ancora molti misteri che solo insieme potremo chiarire. Non è certo storia quella che viene alimentata dai gossip che anche in questa settimana riempiono le pagine dei giornali, più della nostra riforma fiscale.

Allora, questa storia fatta di ascolto, come è stato richiamato, vede un altro aspetto piuttosto curioso. Sia le maggioranze sia le opposizioni hanno citato il fatto che questa riforma sarebbe scritta soprattutto con fiscalisti e tributaristi, gli uni portandolo come elemento di vanto, gli altri portandolo come elemento di criticità. Bene, fa un po' sorridere perché anche su questo si riesce a creare un solco che sembra invalicabile tra due punti di vista. Orbene, proprio per le ragioni che sono state denunciate dalla sinistra di quest'Aula è necessario, per disboscare la situazione che negli anni si è creata, rivolgersi all'ascolto di fiscalisti e tributaristi che sono oramai diventati gli unici in grado di comprendere e di decifrare i meandri dell'attuale situazione rispetto alla riforma fiscale. Si ha anche ragione laddove si pensi e si ritenga che questo non esaurisce il lavoro e il compito e le responsabilità di un Governo, di una maggioranza e di un Parlamento che si accinge a mettere mano a una materia così importante, non fosse altro perché il punto di vista di fiscalisti e tributaristi molto spesso rispecchia quello dei loro clienti e i loro clienti non sono certo rappresentativi degli interi interessi che noi dobbiamo andare a tutelare e che questa maggioranza sicuramente vorrà tutelare.

Nel fare queste distinzioni riteniamo che davvero sia assurdo cercare di porre nel dibattito temi che non esistono, come quello, riascoltato anche questa mattina, secondo il quale, ancora una volta dicendo il falso, si dice che in questa delega sarebbe contenuta la flat tax incrementale. No, colleghi, l'abbiamo eliminata proprio noi in Commissione e, forse, parte di quell'ascolto che avete invocato, bisogna riconoscerlo, c'è stato, seppure in forma limitata rispetto a quanto si sarebbe desiderato.

Venendo però alla storia, la collega Cavandoli, ricordando la data odierna, ha detto - non lo sapevo - che proprio il 4 agosto è il giorno in cui entrava in vigore la riforma Visentini. In questo modo, ricorrendo a una data, anche lei ha voluto sottolineare le responsabilità che ci prendiamo. Visentini, lo ricordo fu allievo di Ezio Vanoni. Allora, anche io mi unisco a queste evocazioni, perché ieri ricorreva l'anniversario della nascita di Ezio Vanoni. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con la sua lungimiranza, nell'esercizio del suo ruolo di faro e di guida del Paese e anche consapevole, immagino, del fatto che oggi avremmo approvato la delega fiscale, ha voluto ricordare Ezio Vanoni nei centovent'anni dalla sua nascita, a Morbegno, città natale che mi onoro di condividere con lui, dicendo che è stato una figura di primo piano nella costruzione della Repubblica. Ha aggiunto che la sua eredità di studioso e statista insieme - iniziamo a imparare da questi profili - caratterizza tutt'ora gli ordinamenti più moderni in materia tributaria del nostro Paese. A lui, ha proseguito Mattarella, in una collaborazione che lo unì al futuro Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, si devono le riflessioni che portarono alla redazione di significative parti della nostra Costituzione, quelle che anche oggi citiamo in questo dibattito in Aula, come l'articolo 53, che recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Anche a questo riguardo, colleghi, ricordiamoci che la progressività si può ottenere in tanti modi - anche la riforma Vanoni partiva diminuendo le aliquote - ma la progressività la si misura sul campo e sugli effetti che vengono misurati. Sempre Vanoni fu l'artefice di molti altri articoli della nostra Costituzione, tra cui quello che oggi è l'articolo 81 e che la Commissione bilancio ha il compito di far rispettare.

Quel lavoro - anche questo forse dobbiamo ricordare in questi istanti - fu l'esito non solo delle capacità di Ezio Vanoni ma dell'opera di un'intera classe dirigente che, proprio durante la distruzione della guerra, si riuniva a Camaldoli, scrivendo l'importante e famoso codice di Camaldoli. Lasciatemelo dire, anche qui con un pizzico di orgoglio, furono tre morbegnesi a dare impulso alla parte economica e del codice di Camaldoli e della Costituzione: Sergio Baronetto, Ezio Vanoni e Pasquale Saraceno. Se facciamo la storia, allora ispiriamoci a figure di questo spessore.

Proseguendo, il Presidente della Repubblica ha detto che Vanoni riconosceva la necessità di puntare su una crescita strutturale dell'economia. finanziata dal risparmio e dall'innovazione piuttosto che dall'indebitamento pubblico - che non sia la tentazione di una parte della maggioranza e nemmeno della minoranza - elaborata con il cosiddetto Piano Vanoni per lo sviluppo dell'occupazione e del reddito in Italia. In secondo luogo, riconosceva la consapevolezza della complementarietà tra imprese a partecipazione pubblica e imprese private per lo sviluppo industriale, garantendo accesso equo alle risorse energetiche. In terzo luogo, indicava un rapporto tra mercato e coesione sociale che sapesse contemporaneamente battere i monopoli, i loro ingiustificati profitti e il precariato del lavoro, con particolare attenzione alla questione meridionale. Vedete come la riforma fiscale non possa essere scritta se non all'interno di questa visione complessiva del Paese ed è su questo che allora noi siamo più critici verso la maggioranza. È questa visione complessiva che in ogni provvedimento non sappiamo ritrovare, ma è questo il motivo per cui noi siamo qui a pungolare il lavoro di questa maggioranza, da un punto di vista che è di opposizione, ma da un punto di vista che è fermamente di coloro che sono intenzionati a far sì che qui si scriva la storia.

Allora, Vice Ministro Leo, lei e il Ministro Giorgetti, che è stato eletto proprio in Valtellina, terra natale di Ezio Vanoni, da domani sappiate agire con il suo scrupolo, con la sua perizia tecnica, con il suo rigore morale, con la sua capacità di visione del Paese, con una programmazione pluriennale, con la sua conoscenza delle materie del diritto e dell'economia insieme, che lo portava a scrivere di proprio pugno ogni passaggio della sua riforma, ascoltando tutti gli addetti ai lavori - questo sicuramente è un aspetto positivo - ma ergendosi a guida e avendo ben chiaro come affrontare il delicato equilibrio tra fisco, lavoro e impresa. A noi, vedete, spettano tempi in cui fare la storia penso sia più difficile, e a volte ci sembra addirittura impossibile, tempi in cui il timone della politica sembra scomparso definitivamente, tempi in cui le risorse per compiere la nostra riforma Vanoni sembrano scivolare via dalle mani, sommerse dalle nuove forme di evasione, travolte dal debito pubblico, stravolte dai grandi cambiamenti ambientali e sociali, decimate dalle crisi che si susseguono, disperse e dirottate dalla frammentazione e dai continui mutamenti del mercato.

Siate voi i Vanoni di voi stessi, trovate ispirazione dalla temperie del Paese che a tratti trova buona sintesi nel Parlamento, ascoltate le parti sociali, i tecnici - fate bene ad ascoltare anche i tecnici -, i cittadini che lavorano, e quelli che aspirano al lavoro solamente, e mettete voi stessi mano alla penna, rinunciando alle tante manine - alle tante manine - che da questo momento si proporranno di portare la delega dal percorso della storia, che ci spetta, a quello della storia che richiede i like, ma che a noi e anche agli italiani non piace (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tabacci, prego.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente, grazie, Vice Ministro Leo, ho assistito oggi, ascoltando il relatore, alla sua autocelebrazione con l'indicazione che questo provvedimento ha una portata storica, e, poi, con alcune digressioni che hanno portato a ricostruire le vicende del luglio dello scorso anno, a proposito delle forzature presunte di Draghi sul catasto; in realtà, nel discorso del 20 luglio al Senato più che una presa di distanza della Lega da Draghi, è stata quella di Draghi dalla Lega sul tema del fisco e del catasto, da un lato e, se vogliamo, su concorrenza e balneari, dall'altro. Ma tornando alla portata storica, mi viene da ricordare che, così come la destra storica, da Cavour a Quintino Sella a Silvio Spaventa, è stata protagonista nella costruzione dello Stato unitario, al contrario la destra antistorica della Presidente Meloni concorre alla dissoluzione dello Stato con il finto federalismo fiscale, senza l'autonomia impositiva s'intende, così com'è emerso dal testo del Senato, con l'autonomia differenziata e la delega fiscale scritta all'insegna del corporativismo e del particolarismo.

I precedenti più recenti della fiscalità italiana e della sua storia come baluardo dello Stato hanno avuto come protagonisti uomini come Ezio Vanoni - sono stati ricordati prima in maniera egregia dal collega Del Barba - estensore del codice di Camaldoli che, qualche settimana fa, il Presidente Mattarella ha ricordato nell'ottantesimo anniversario, e Bruno Visentini successivamente, maestri di etica fiscale e di una visione di ampio respiro politico e istituzionale.

Questa delega fiscale porta invece piuttosto l'impronta dei commercialisti, fatalmente a misura delle loro visioni e forse dei loro clienti, e lo dico senza l'ombra di alcun pregiudizio professionale, ma non è pensabile che un Parlamento possa immaginare di legiferare pensando che la sanità sia in mano ai medici, che la giustizia sia in mano agli avvocati, che il fisco sia in mano ai commercialisti: questa è la parcellizzazione dei problemi del Paese e la sua relativizzazione, quindi, secondo me, è fondamentalmente sbagliata. Ad esempio, con il riconoscimento che, per l'esclusione di sanzioni e l'accorciamento dei tempi di accertamento, è necessaria la certificazione di professionisti qualificati - ecco dove si sono lasciate le impronte -, in realtà, poi, all'Agenzia delle entrate, indicata come responsabile di estorcere il pizzo di Stato, va ridotta la reale operatività, magari invocando la privacy, tagliarle le unghie per imporre una pace fiscale, si fa per dire tra virgolette, a misura di un'evasione diffusa a fenomeno quotidiano mistificando poi sui grandi evasori.

L'evasione fiscale diffusa va quindi abolita lessicalmente e così s'introducono meccanismi in cui gli autonomi definiscono i redditi di un biennio con la negletta Agenzia delle entrate e così sarà impedito di constatare o di contestare redditi maggiori, raggiunti con la tecnica di diluire nel tempo l'imponibile e con la retorica dei diritti dei contribuenti che, sganciati dai doveri di pagare le tasse, sfocia fatalmente nel privilegio. Come ho già avuto occasione di dire: diritti e doveri o sono connessi o sfociano nel privilegio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). La conseguenza sarà che l'accompagnamento dell'evasione - perché questo è il termine - porterà a una riduzione delle entrate e a una conseguente contrazione dei servizi resi dallo Stato. È così vero che il nuovo PNRR, nella versione Fitto, ridimensiona del 5 per cento nel 2023 e del 15 per cento del 2024 i programmi per ridurla a causa - si giustifica - della crisi di liquidità delle imprese, contrariamente poi a come esse vengono presentate, particolarmente in forma in questa fase, e come la stessa inflazione abbia una spinta nell'esplosione dei profitti in alcuni settori, dalle banche all'energia. Ci sarebbe necessità di pensare a una corretta revisione del carico fiscale, un elemento fondamentale di giustizia, come base del contratto sociale, nel quale tutti i cittadini dovrebbero riconoscersi.

Una grande riforma poggia su una filosofia di fondo, la cui matrice non può che essere quella della giustizia fiscale; una piccola riforma arzigogola su tecnicismi e particolarismi.

Nel contempo la vostra delega è ingiusta e priva delle necessarie coperture finanziarie e lo dice spesso chi, come parlamentare, nel corso di questi anni, si è visto respingere emendamenti sul contrasto di interessi tra contribuenti perché privi di copertura, solo che l'aggravante per il Governo è che anche la tassa piatta, sommamente ingiusta, è priva di copertura; mentre io potevo immaginare di non essere in grado di definire la copertura da solo, il Governo la copertura non ce l'ha neppure per le cose che dichiara di voler fare.

Come farete a scrivere i decreti attuativi nei prossimi 24 mesi? Se l'esempio è quello dei 16 miliardi del PNRR, poveri noi. Hanno messo sull'avviso il Parlamento sia la Banca d'Italia che l'Ufficio parlamentare di bilancio, inascoltati; anzi vi è stato qualche peggioramento nel passaggio parlamentare. Così come voluti dal Governo e dalla maggioranza, molti degli interventi previsti comporteranno perdite di gettito e non è per nulla chiaro quali incentivi fiscali saranno oggetto di razionalizzazione e, di conseguenza, l'entità delle risorse che potrebbero essere recuperate. Una riforma così importante per la ripresa dello sviluppo del Paese, in presenza degli evidenti vincoli di finanza pubblica, dovrebbe avere come obiettivo quello di costruire una diversa ripartizione del prelievo complessivo; l'equità richiama un'equazione molto semplice, si tratta di ridurre il prelievo sui contribuenti in regola recuperando risorse dal contrasto all'evasione. Non è difficile da spiegare, non si tratta di evocare patrimoniali una tantum, si tratta di andare verso una direzione strutturale. In Europa siamo i più squilibrati nell'eccesso di tassazione sul lavoro e capitale, logicamente si dovrebbe spostare l'onere tributario dei fattori produttivi, vale a dire lavoro e capitale, sulle rendite e sui consumi e con l'obiettivo di contribuire alla riduzione delle emissioni climalteranti e dell'inquinamento, graduando il prelievo in funzione degli impatti sull'ambiente dei vari prodotti energetici e agevolando la produzione di energie rinnovabili o comunque compatibili con l'ambiente. Si tratta d'imposte che, più per il gettito che garantiscono, valgono per la capacità di indicare segnali di prezzi corretti ai consumatori e alle imprese.

Nella concreta attuazione della delega si dovrebbe poi avere particolare attenzione per l'impatto redistributivo delle imposte ambientali con la destinazione dei proventi ai soggetti più vulnerabili. Ma la linea del Governo non va in questa direzione, la vostra è una riforma piccola e ingiusta che il tempo s'incaricherà di dimostrare come un espediente propagandistico e, quindi, invece di produrre stimoli, e concludo, allo sviluppo determinerà sfiducia nel futuro del Paese. Spiace dover rilevare che si è sprecata una grande occasione che si aggiunge alle incertezze sul PNRR - erano i due poli di un'iniziativa forte assieme a quella sulla politica estera che avete ereditato dal Governo Draghi e che diventa l'unico asset che avete nelle mani - e poi non ci si può meravigliare che ci sia una crescita inadeguata.

Ora c'è bisogno che il Paese esprima una consapevolezza e una profonda presa di coscienza, non ci resta che confidare che le ingiustizie manifeste, che si intendono ossificare con questa delega fiscale, muovono non solo la coscienza civile di un popolo, ma lo spingono a rivendicare un nuovo contratto sociale, basato su una leva fiscale giusta, equilibrata e trasparente. Questa è l'idea che noi abbiamo della fiscalità in un Paese democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, in questi 4 anni, a seconda dello shock del momento, mentre la maggioranza della popolazione veniva travolta da fenomeni drammatici, qualcuno si è avvantaggiato. Potremmo chiamarla “crisi economy”: mentre la pandemia metteva in ginocchio tante imprese italiane, altri hanno visto crescere il loro fatturato. Un esempio fra tutti: il lockdown e le serrate hanno arricchito a dismisura i colossi dell'e-commerce. Amazon, prima fra tutte, con extraprofitti smisurati e inattesi: il tasso di crescita dei ricavi è schizzato dal 20 al 45 per cento; i ricavi, che nel 2019 erano di 280 miliardi, sono finiti a 386, in meno di 12 mesi. E naturalmente lo stesso è stato per le società farmaceutiche: vaccini, tamponi, dispositivi di sicurezza; il loro fatturato ha raggiunto decine di miliardi di euro nel periodo pandemico, e in più, ricevevano circa 30 miliardi di sovvenzioni pubbliche per la ricerca e lo sviluppo dei vaccini. Peccato che i brevetti dei vaccini non sono stati mai divulgati: questo ha costretto l'Europa a siglare contratti di acquisto anticipato per altri 71 miliardi di euro, la spesa più onerosa di sempre. Un enorme business, i cui extraprofitti non sono mai stati restituiti, mentre avrebbero dovuto sostenere il nostro sistema sanitario nazionale, soprattutto oggi. Ma la regola è sempre la stessa: socializzare le perdite e privatizzare i profitti. Nel frattempo, qualcun altro si è avvantaggiato del lockdown e del calo dell'incidentalità sulle strade: le imprese assicuratrici. Poi, quando ancora faticavamo a rialzarci, è arrivata l'invasione russa dell'Ucraina: anche in questo caso, mentre migliaia di famiglie vedevano aumentare i costi delle bollette e dei beni primari, i player del settore energetico si sono arricchiti a dismisura. La domanda di idrocarburi è esplosa: ad agosto 2022, il prezzo del gas era salito da 94 a 349 euro a megawattora, e intanto l'inflazione galoppava e batteva ogni record. La guerra in Ucraina sta anche generando ingenti profitti da altre parti, le conoscete benissimo, per esempio, l'industria della Difesa, con il Governo disposto ad aumentare la spesa per il PIL dedicata a tutto questo. E le fabbriche di casa nostra non fanno eccezione: dopo il record storico di esportazioni di materiali militari nel 2021, per oltre 4,7 miliardi di euro, nel 2022 confermano il boom economico: più 55 per cento di incassi e profitti, rispetto al 2021. Bravi, no? C'eravamo tanto armati. E qualcuno ne ha tratto stipendi, stock option e dividendi stellari.

Ma non finisce qui. Oggi vediamo, infine, gli effetti della politica monetaria della BCE e l'aumento degli interessi sul credito, minori interessi sui depositi dei clienti delle banche e maggiori costi dei rapporti bancari. L'effetto? Un aumento di 6 miliardi di euro di utili netti per il settore bancario, solo fra gennaio e marzo 2023: e-commerce, case farmaceutiche, banche, assicurazioni e armamenti. Io vi chiedo: quali sono i meriti speciali di questi soggetti? Quanto pensiamo che possano accumulare, senza restituire nulla, nulla? (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini)! Quanto diavolo hanno potuto accumulare ENI e le imprese energetiche, incamerando extraprofitti miliardari, che derivavano esclusivamente dalla speculazione su gas e petrolio? È lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio a stimare che, lo scorso anno, almeno 40 miliardi siano entrati nelle casse di poche società, mentre gli italiani e le piccole imprese arrancavano per il caro bollette. Quanto possono accumulare multinazionali che sfruttano sistemi di elusione e paradisi fiscali? Sono le aziende più ricche del mondo, ma presentano bilanci da società no-profit, pagano meno tasse di una bottega artigiana. Dov'è la destra quando parliamo di queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini)? Ma dove difende i nostri interessi? Si sono comprati tutti i centri storici di tutte le capitali del Pianeta. Difendete i balneari facendo finta di difendere il made in Italy, ma vi vediamo silenti verso chi si è già preso tutto senza pagare nulla! È tutto “loro” quello che luccica. E quanto devono estendersi i patrimoni in un Paese dove il 5 per cento più abbiente della popolazione possiede la ricchezza dell'altro 80? Quante esenzioni, esclusioni e condoni dovremo vedere nel Paese in cui l'evasione fiscale raggiunge ogni anno quota 90 miliardi di euro, l'equivalente di tre o quattro manovre di bilancio? Questa è una tassa occulta per tutti coloro che pagano le tasse, hanno ragione Borrelli, Tabacci e l'onorevole Guerra. Quanto dovrà essere ricco un re della cioccolata spalmabile, dei biscotti, della moda e degli occhiali, del calcestruzzo e del made in Italy, prima che ci decidiamo a chiedere ai primi qualcosa indietro per la collettività?

Nel 2022 le aziende italiane hanno chiuso i bilanci con profitti in crescita del 53 per cento rispetto all'anno precedente. Il salario dei loro dipendenti è rimasto lì, anzi, è crollato del 7,6 per cento per colpa dell'inflazione. Intanto, l'Italia resta l'ottavo Paese al mondo per ricchezza finanziaria, con 411.000 italiani milionari, lo 0,6 per cento della popolazione che detiene il 43 per cento del patrimonio finanziario nazionale. Chissà, Presidente, se qualcuno ricorda ancora le parole di Adriano Olivetti: “se la forbice tra gli stipendi più alti e quelli più bassi diventa troppo larga, si ammala la comunità aziendale e presto si ammala la società”. Olivetti aveva stabilito un limite alla distanza tra gli stipendi più alti e quelli più bassi, non voleva che i suoi dirigenti guadagnassero più di dieci volte la paga dei lavoratori più modesti. Oggi il pay gap è sempre più abissale.

Vorrei farvi un elenco. Nel 2008, la media di remunerazione dei primi 10 top manager italiani era di 6,41 milioni di euro, 416 volte lo stipendio medio annuo di un operaio, mentre nel 2020 è stata di 9,59 milioni di euro, cioè 649 volte in più di un operaio italiano. Tavares, amministratore di Stellantis, compenso nel 2022: 11,8 milioni di euro. Gobbetti, AD di Ferragamo: 11,8 milioni di euro. Tamburi, AD di Tamburi Investment: 10,6 milioni di euro. Rocca, AD di Tenaris: 9,5 milioni di euro. John Elkann: 7,4 milioni di euro. Salini: 6,3 milioni di euro. Cimbri, di Unipol: 6 milioni di euro. Descalzi, di ENI: 5,8 milioni di euro. Donnet, di Generali: 5,5 milioni di euro. E vi ho detto solo i primi dieci. Marco Tronchetti Provera incassa 296 volte lo stipendio di un operaio Pirelli. Al vertice, ovviamente, troviamo l'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares: 19,1 milioni di euro nel 2022, 758 volte lo stipendio di un suo operaio, ma solo sulla carta, dato l'uso massiccio della Cassa integrazione, che diminuisce lo stipendio reale degli operai e migliora gli utili dell'azienda. Lo abbiamo capito: volete arrivare a 1.000. Ma quando avrete raggiunto questo nuovo record, cosa ve ne farete? Dove scapperete? Con Elon Musk, su Marte (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Sui vostri jet, per abbandonare noi comuni mortali? Alieni! Alieni! Fate pure, dato che la destra tanto ci insulta, anzi, ci guarda come se fossimo blasfemi, quando diciamo: tassiamo i ricchi. Ecco, diremo: tassiamo gli alieni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini)! Non ci scapperete, prima poi vi raggiungeremo!

Non ci vergogniamo a dire che vogliamo una tassazione differenziata per tutte le attività che hanno beneficiato delle congiunture politiche ed economiche degli ultimi anni, realizzando extraprofitti stellari. Vogliamo una tassazione degli extraprofitti dei colossi energetici, per restituire quei soldi. Vogliamo l'obbligo di una rendicontazione pubblica, Paese per Paese, per rendere trasparente dove e quando facciano affari le corporation. Vogliamo che sia raddoppiata l'aliquota del 15 per cento fissata dal G7 e siano cancellati gli accordi segreti sul fisco stipulati anche dallo Stato italiano. Vogliamo la piena applicazione dell'imposta sulle transazioni finanziarie ad alta frequenza. Vogliamo una riforma vera dell'imposta patrimoniale, perché oggi in Italia le imposte sui patrimoni sono fatte per gravare molto su chi ha poco e poco su chi ha molto.

Il Governo e la maggioranza su questo stavano per farci una sorpresa, ieri. Sarà stato il caldo o, forse, Presidente, hanno accolto le parole di Sangiuliano come se fossero una via, cioè leggiamo dopo quello che approviamo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini). Sta di fatto che proprio qui, alla Camera, è passato un nostro ordine del giorno, un contributo dei più ricchi per aiutare i giovani e le loro famiglie, un investimento sul futuro delle nuove generazioni, ovvero nient'altro che l'introduzione di un'imposta patrimoniale personale, unica e progressiva, al posto dell'IMU, che gravi sull'insieme di tutti i beni mobili e immobili di qualsiasi natura. Vorrebbe dire aumentare la tassazione sui patrimoni superiori a un milione di euro, a 500.000 euro, ma con un'imposta progressiva che cresce fino al 2 per cento oltre 50 milioni di euro. Siccome la destra, come ci ricorda il Ministro Sangiuliano, legge a suo modo, probabilmente, siete già tornati indietro; poi, purtroppo, ve ne siete accorti.

Ho finito, Presidente, ho proprio finito. Il senso di una riforma fiscale dovrebbe essere precisamente questo: la giustizia, una lingua che spesso è sconosciuta, soprattutto ai “tassapiattisiti”. La lotta dei penultimi contro gli ultimi è il vostro regalo ai primi, alle classi dominanti, ai ricchi di questo pianeta. A voi “tassapiattisti” diamo un consiglio: la lotta contro i negazionisti del clima e delle disuguaglianze è la lotta di chi crede nella giustizia sociale e ambientale. Per questo, Presidente, noi continueremo a batterci senza tregua (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Toni Ricciardi, che, preventivamente, chiede silenzio. Prima che cominci l'onorevole Ricciardi, colleghi, per favore, consentiamo di finire con la calma con cui abbiamo finora svolto i nostri lavori. Prego, onorevole Ricciardi.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente, soprattutto per il silenzio preventivo. Onorevoli colleghe e colleghi, Vice Ministro Leo, io ho la sensazione che in questo Paese esista una narrazione e, se volete, un'ossessione, e questa narrazione e questa ossessione si chiamano “tasse”. Questa ossessione viene costruita in varie fasi storiche, ma diciamo che in questa fase storica, probabilmente, stiamo raggiungendo la punta più avanzata. Dico questo perché, Presidente, perché ho la sensazione che noi, probabilmente, a volte, ci poniamo le domande sbagliate, e cerco di argomentare con lei il ragionamento. Un concetto dal quale partire: equità orizzontale. Che cos'è l'equità orizzontale? Equità orizzontale non è flat tax, equità orizzontale significa progressività o, se volete, tasso di incidenza. Perché faccio l'esempio del tasso di incidenza? Lo dico, soprattutto, ai colleghi un po' distratti. Esempio: se un comune di 1.000 abitanti perde 100 persone e un comune di 10.000 abitanti ne perde 1.000, in termini percentuali, tutte e due comuni perdono il 10 per cento. Ma 100 abitanti che se ne vanno da un comune di 1.000 hanno un impatto su quel comune ben superiore rispetto ai 1.000 che se ne vanno dal comune di 10.000.

Che cos'è la delega fiscale? La delega fiscale, sì, è tecnicalità, sì è politica, ma, soprattutto, è una domanda di fondo: quale è il modello di società, quale è l'Italia che avete in testa per il prossimo futuro. E questo si sostanzia attraverso un'ulteriore sottodomanda…. ringrazio il collega Fenu, mi faccio il silenzio anche da solo ormai.

PRESIDENTE. Si suona il silenzio da solo.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Mi suono il silenzio da solo.

PRESIDENTE. Però ha ragione, colleghi, per favore, altrimenti diventa difficile. Quindi, silenzio, sennò uscite fuori e, poi, rientrate. Prego.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Dunque, quale è l'Italia che ho in mente e, attraverso l'Italia che ho in mente, come questa Italia del futuro è in grado di garantire i diritti e i servizi attraverso i quali io costruisco la delega fiscale.

Perché la fiscalità, le tasse, in un Paese che, almeno ancora sulla carta, il più delle volte eroga o tenta di erogare servizi pubblici - tradotto, sanità, istruzione, cultura, pensioni -, significa esattamente questo. Come il Vice Ministro Leo sa benissimo, esistono diversi regimi fiscali nel mondo e in Europa, ai quali corrispondono diversi sistemi di Stato sociale, di welfare. Ognuno di essi ha le proprie caratteristiche, però sono tutti accomunati dalla stessa domanda: chi contribuisce ai costi dei diversi sistemi sociali e come? Io credo che questa sia la prima domanda di fondo che una delega fiscale dovrebbe porsi. E, soprattutto: con quale fiscalità noi siamo in grado di corrispondere un'adeguata sanità? Ora, la domanda è: questa delega fiscale è in grado di migliorare la garanzia dei diritti della sanità, da Nord a Sud, dalle città ai piccoli paesi? E ancora: siamo con questa delega fiscale in grado di migliorare e garantire il diritto all'istruzione ovunque nel Paese? E la domanda di fondo, Vice Ministro Leo:è questa delega fiscale nella testa di questo Governo l'ossessione, che non sono le tasse, ma riattivare l'ascensore sociale?

Presidente, nella tanto vituperata Prima Repubblica, l'ascensore sociale ha funzionato. Io mi chiedo: quante figlie e figli di muratori, di operaie, di sarte, sono in grado, attraverso questa delega fiscale, domani, di prendere quell'ascensore sociale che è fermo da 30 anni in questo Paese? Io credo che questa sia una domanda di fondo che ci dobbiamo porre. E, soprattutto, una delega fiscale che ridisegna un patto sociale con i cittadini è il momento storico più importante, quasi sacrale: non può funzionare se chi lo propone continua a raccontare questo Stato come uno Stato Leviatano e, soprattutto, non può funzionare se un Governo si fa primo interprete della visione lockiana, per cui, se c'è una legge ingiusta, il cittadino ha il diritto-dovere di opporsi.

Io sono consapevole - e mi rivolgo alla profonda cultura economica del Vice Ministro - che i neokeynesiani abbiano perso negli ultimi 30 anni, ma il fatto di avere perso nella narrazione egemonica della visione economica non significa avere sbagliato la visione, non significa che tu hai sbagliato la visione, significa, sostanzialmente, che il mondo sta andando in una direzione diversa.

Molte volte, in queste settimane, si è dibattuto su quale sia il ruolo dello Stato rispetto alle tasse, alla fiscalità, alla gestione dell'economia in generale. Lo Stato non ha il compito di organizzare il mercato e l'economia. Questo sa dove avveniva, Presidente? In Unione Sovietica e durante il periodo fascista. Non c'è differenza. Lo Stato non organizza il mercato, lo Stato si preoccupa - come ci diceva Polanyi ne La grande trasformazione - di trovare il riequilibrio delle diseguaglianze crescenti. Questo fa lo Stato e questo dovrebbe essere il punto, la matrice, il fil rouge attraverso cui trovare la direzione per una delega fiscale. Ma questa direzione serve, sostanzialmente, a fare cosa? A quello che dicevo prima, a garantire i diritti alle persone. Da questo punto di vista, non è che ci siamo tirati indietro, è stato ricordato dal collega Borrelli.

Do atto al presidente della Commissione finanze, Osnato di aver governato il processo nel modo migliore, nonostante qualche agguato di natura tecnico-procedurale, lo definisco così, ma noi abbiamo inserito - grazie alla sensibilità del Vice Ministro Leo, perché, poi, qui, bisogna ritornare anche alla sobrietà e alla sacralità dei luoghi - lo smart working, il lavoro agile, la premialità per le persone che si trasferiscono nei comuni periferici e ultra periferici; abbiamo cercato di restituire un luogo a uno spazio che sta diventando un “non luogo”, per citare il compianto Augé.

Allora, colleghe e colleghi, credo che dovremmo, tutti, farci un esame di coscienza, probabilmente prolungato, e capire se veramente vogliamo continuare a frequentare un “non luogo” o se vogliamo ridare a questo luogo il senso di luogo, e non è un gioco di parole. Per fare questo, però, colleghe e colleghi, serve costruire e ridare una narrazione adeguata, uno statement, un rigore morale, una reputazione. Qual è il concetto primario - e mi avvio a concludere, Presidente - della gestione di un'economia o di un mercato? La reputazione. È questo il concetto, non è la tecnicalità, è la reputazione. Ti danno un muto se hai reputazione, ti concedono un credito se hai reputazione. Allora, siamo in grado di ritornare alla reputazione? E come si fa a costruire un'adeguata reputazione, se il Governo, che deve restituire la reputazione al Paese, parla di pizzo di Stato, chiede la pace fiscale? Ma mi chiedo: siamo in guerra con il popolo? Questa è la domanda.

Allora, la narrazione, lo statement, l'immagine che tu dai sono sostanziali e essenziali per ricucire questo rapporto, questo nuovo patto sociale. Io sono convinto, Vice Ministro Leo, che lei abbia fatto il massimo sforza possibile, anzi, la ringrazio anche a un certo punto per aver raddrizzato qualche esternalità, qualche parola al di sopra delle righe di qualche Vice Ministro. Detto questo, però, credo che dobbiamo trarre il punto, e chiudo, Presidente. Voi avete vinto le elezioni esattamente con quella narrazione: le tasse sono il nemico. Avete fatto una grande campagna pubblicitaria, le persone vi hanno creduto, vi hanno creduto, soprattutto, nel Mezzogiorno, e che cosa avete fatto in risposta? Avete abolito il reddito di cittadinanza, dite “no” al salario minimo, definanziate il PNRR, puntate allo Spacca Italia e alla secessione e premiate gli evasori.

Ieri, ricorrevano i centovent'anni, è stato già ricordato, di Ezio Vanoni, fautore della riforma tributaria italiana, che ha introdotto anche l'obbligo della dichiarazione dei redditi. Morì proprio in Senato, dopo un importante discorso…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Sottolineò sempre, nel corso della sua esistenza, come l'equità sociale si raggiunga attraverso la progressività e il contributo di ognuna e di ognuno nelle massime capacità possibili. Ora, Presidente e Vice Ministro Leo, mi rivolgo per vostro tramite, al Governo: noi vi chiediamo di essere degni di questi insegnamenti, ma non degni per una questione politica, degni per ricostruire insieme quella reputazione e per far tornare il “non luogo” un luogo di discussione e di risoluzione dei problemi per le cittadine e per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1038-B.

(Repliche - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Il relatore ha esaurito il tempo a disposizione.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, Vice Ministro Leo.

MAURIZIO LEO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Desidero innanzitutto rivolgere un sincero ringraziamento a tutti i rappresentanti delle forze politiche presenti in quest'Aula e debbo testimoniare che è stato dato, da parte di tutti, un fondamentale contributo per migliorare il testo che il Governo aveva presentato. Si tratta di un testo che ritengo possa veramente rappresentare una svolta nel nostro sistema tributario.

Prendo a prestito quello che ha detto poco fa il collega Dal Barba: qui si fa la storia. Ecco, per vedere se si fa effettivamente la storia, dobbiamo sottoporre questo nostro testo all'esame di chi, effettivamente ogni giorno, quotidianamente, vive il diritto tributario e tra questi abbiamo ascoltato il mondo dell'accademia e il mondo dei docenti universitari di diritto tributario e tutti hanno espresso un grande apprezzamento su questo impianto. Abbiamo ascoltato il mondo delle professioni, i dottori commercialisti, gli avvocati, i consulenti del lavoro e tutti hanno espresso unanime apprezzamento sull'impianto di questa riforma. Abbiamo ascoltato le categorie, le categorie imprenditoriali, le categorie del mondo delle imprese. Abbiamo sentito tutti e tutti hanno detto: avete costruito un qualcosa che veramente dà una svolta al sistema tributario.

Perché abbiamo operato in questi termini? Proprio prendendo spunto da quello che è stato fatto negli anni Settanta da Bruno Visentini e mi piace ricordare, come hanno fatto molti di voi, quello che ha fatto il Ministro Ezio Vanoni. Io ho avuto il privilegio di studiare alla Scuola centrale tributaria che è dedicata a lui, la Scuola centrale tributaria Ezio Vanoni. Ezio Vanoni, veramente, ha segnato una svolta nel nostro sistema tributario; è stata ricordata la sua dichiarazione, a seguito della quale fu redatto il testo unico delle leggi sulle imposte dirette, datato 1958.

Quindi, sono loro che sono stati un po' la guida, la mia guida personale, nel redigere questo provvedimento che abbiamo voluto strutturare in quattro parti, proprio per dare un segnale di svolta al sistema tributario. Abbiamo voluto enunciare principi, quali quelli del diritto interno, come la certezza del diritto. Ecco, perché c'è necessità di certezza del diritto tributario. Perché non possiamo più assistere a una proliferazione tributaria, come quella attuale, dove, a fronte di un testo unico delle imposte sui redditi che risale al 1986, abbiamo assistito a 1.200 modifiche; non possiamo assistere a una situazione come quella attuale dove, a fronte della legge sull'IVA, che risale agli anni Settanta, abbiamo avuto 500 modifiche; non possiamo assistere a una situazione in cui le istruzioni alla dichiarazione dei redditi si compongono di oltre 1.000 pagine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io ho spesso ricordato che una delle opere più mastodontiche, Guerra e pace, si compone di 1.400 pagine nell'edizione Mondadori e la dichiarazione dei redditi ha 1.000 pagine di istruzioni. Possiamo procedere, possiamo continuare in questa logica?

Quello che vogliamo fare è dare semplificazioni e, al tempo stesso, vogliamo e abbiamo lavorato su tutte le tipologie di imposte, a partire dalle imposte sui redditi, e senza abbandonare il concetto di progressività. Però, dobbiamo tutti essere ben consapevoli che oggi il nostro sistema tributario è assolutamente penalizzante per i contribuenti. Oggi, le famose quattro aliquote rendono veramente la vita difficile e complessa ai contribuenti e noi vogliamo addolcire la curva delle aliquote, incominciando da tre aliquote, per poi arrivare gradualmente verso la flat tax, ma senza abbandonare la logica della progressività che come voi sapete è una logica che si può ottenere anche con il meccanismo delle deduzioni e delle detrazioni.

Quindi, nessuno sovverte un principio cardine della nostra Costituzione, l'articolo 53, sulla capacità contributiva e la progressività. Prima il collega Ricciardi parlava di ascensore sociale; ecco, l'ascensore sociale noi lo realizziamo venendo incontro ai giovani, venendo incontro alle famiglie, venendo incontro ai disabili.

Tutti questi elementi sono contenuti nella nostra delega fiscale. Ma non abbiamo dimenticato il mondo del lavoro dipendente e tra l'altro - e questo mi fa piacere - mentre in un primo momento le forze sindacali si erano un po' opposte alla costruzione, poi ci si è resi conto che abbiamo fatto il massimo sforzo per venire incontro alle giuste esigenze dei lavoratori dipendenti. Come? Pensando già a rendere analiticamente deducibili certi costi e certe spese, come quelle per la mobilità e per la formazione, cercando di elevare il tetto dei fringe benefit, i famosi 3.000 euro, e già l'abbiamo fatto nella legge di bilancio e continueremo a farlo nei successivi provvedimenti. Al tempo stesso, abbiamo ritenuto meritevole di attenzione una detassazione degli straordinari, soprattutto per le fasce più deboli. Quando siamo in presenza di soggetti che hanno minori redditi e minori possibilità di spesa, nel momento in cui riduciamo il carico fiscale sugli straordinari oppure sulla tredicesima mensilità a favore di questi soggetti abbiamo fatto un'opera che va proprio nella direzione di dare loro maggiori risorse disponibili, così come per i premi di produttività. Tutto questo è stato fatto per il mondo del lavoro dipendente.

Poi, l'altro tema, su cui molto si è dibattuto, è quello dell'evasione fiscale, della lotta all'evasione fiscale. Noi sappiamo che il tax gap dal 1990 ad oggi non è mai sceso ed è sempre oscillato tra i 75 e i 100 miliardi. Questo cosa significa? Che il sistema ha funzionato? Assolutamente no! Il sistema non funziona. Il sistema è costruito attraverso meccanismi accertativi, a fronte dei quali vi sono dei carichi sanzionatori di espropriazione. Perché dobbiamo rivedere il sistema delle sanzioni? Perché non possiamo assistere a meccanismi di sanzioni che vanno dal 120 al 240 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quando, invece, negli altri Paesi dell'Unione europea ci si attesta al 60 per cento. Questa non è una nostra invenzione: lo dice la Corte costituzionale, che, in un recente provvedimento, ha detto che le sanzioni devono essere proporzionali. Noi sappiamo che, per le sanzioni su una violazione, mentre l'Europa ci dice che deve assicurarsi il principio del ne bis in idem, oggi noi abbiamo, invece, il quinquies in idem. Per una stessa violazione abbiamo la sanzione amministrativa, la sanzione penale, la sanzione accessoria, la legge n. 231 e la confisca per sproporzione. È possibile questo sistema? Quale investitore estero viene in Italia, sapendo che c'è un meccanismo di questo tipo?

È per questo che dobbiamo cambiare volto al sistema tributario. È questo ciò che vogliamo fare, ma senza abbassare la guardia nella lotta all'evasione. E come lo facciamo? Il concordato preventivo biennale non è un regalo agli evasori; tutt'altro. Il concordato preventivo biennale si fonda su che cosa? Sulla conoscenza e sulla tecnologia che è alla base del nostro investimento, perché oggi abbiamo tanti elementi. Basti pensare che abbiamo 2 miliardi 200 milioni di fatture elettroniche. Abbiamo l'intelligenza artificiale, l'interoperabilità delle banche dati, l'analisi predittiva. Insomma, abbiamo tutti questi elementi che poniamo alla base della lotta all'evasione e lo facciamo anche sulle imprese di maggiori dimensioni, con cui vogliamo creare un rapporto collaborativo. La cosiddetta cooperative compliance non è un regalo: la cooperative compliance significa mettere in condizioni le imprese di avere un rapporto più collaborativo con l'amministrazione finanziaria. Tutto questo è ciò che vogliamo fare, tutto questo è ciò che è racchiuso nel provvedimento.

Quindi, sicuramente io vi ringrazio ancora per il contributo che tutti avete dato. Il nostro dialogo proseguirà. Proseguirà dove? Con i decreti legislativi, che verranno sottoposti alle Commissioni parlamentari. I decreti legislativi, a mio modo di vedere, rappresenteranno, con la collaborazione di tutti, una svolta nel nostro sistema tributario. Questo non è fatto a favore di una parte politica in disaccordo rispetto all'altra parte politica. Lo dobbiamo fare veramente nell'interesse del Paese e su questo obiettivo saremo tutti concentrati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, poiché non è ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni elettroniche, che, vi ricordo, sarà alle 11,35, sospendo l'esame del provvedimento.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ROBERTO TRAVERSI, Segretario, legge: Francesco Di Pasquale, da Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:

interventi urgenti per la ricostruzione delle zone alluvionate dell'Emilia-Romagna e delle Marche (439) - alla VIII Commissione (Ambiente);

iniziative per assicurare l'uniformità dei premi dell'assicurazione obbligatoria degli autoveicoli in tutto il territorio nazionale (440) - alla VI Commissione (Finanze); che la riscossione di tasse e tributi sia affidata esclusivamente all'Agenzia delle entrate (441) - alla VI Commissione (Finanze);

iniziative per evitare condizionamenti delle attività di tutela della salute dei cittadini da parte delle case farmaceutiche (442) - alla XII Commissione (Affari sociali);

norme in materia di libertà vaccinale e iniziative per accertare gli effetti collaterali delle vaccinazioni contro il COVID-19 (443) - alla XII Commissione (Affari sociali);

il divieto della commercializzazione di alimenti sintetici o derivati da insetti (444) - alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);

iniziative per la riduzione degli armamenti (445) - alla III Commissione (Affari esteri);

l'istituzione della Giornata dei brevetti e delle invenzioni e misure per facilitare lo sviluppo di brevetti industriali (446) - alla X Commissione (Attività produttive);

Alberto Pratesi, da Lecce, chiede provvedimenti a tutela del diritto di satira (447) - alla VII Commissione (Cultura);

Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede:

disposizioni per migliorare l'efficacia dei dispositivi volti a prevenire l'abbandono di minori nei veicoli chiusi (448) - alla IX Commissione (Trasporti);

l'ampliamento dell'intervallo tra una lezione e l'altra nelle scuole di ogni ordine e grado e nuove norme in materia di formazione dei docenti (449) - alla VII Commissione (Cultura);

Stefano Walter Pedano, da Casalmaiocco (Lodi), e altri cittadini chiedono norme per regolamentare l'utilizzo delle telecamere da cruscotto (dash cam), anche a fini assicurativi e di sicurezza della circolazione - (450) - alla IX Commissione (Trasporti);

Alessio Paiano, da Cavallino (Lecce), chiede iniziative per garantire la correttezza delle prassi della società Poste italiane Spa in materia di nuove assunzioni a tempo indeterminato (451) - alla XI Commissione (Lavoro);

Raffaele Mancuso, da Porto Empedocle (Agrigento), chiede una riforma complessiva del processo penale, volta ad assicurare l'equilibrio tra poteri dell'accusa e della difesa (452) - alla II Commissione (Giustizia);

Dario Bossi, da Montegrino Valtravaglia (Varese), chiede:

la modifica all'articolo 409 del codice di procedura penale affinché sia sempre previsto l'invio del decreto di archiviazione all'indagato (453) - alla II Commissione (Giustizia);

la modifica dello stemma della Repubblica italiana (454) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

modifiche al codice di procedura penale per assicurare la tempestività dell'esame delle istanze di revisione dei procedimenti penali (455) - alla II Commissione (Giustizia);

l'introduzione di un limite al numero di incarichi che possono essere assunti dagli avvocati (456) - alla II Commissione (Giustizia);

Stefano Fuschetto, da Gallarate (Varese), chiede iniziative affinché ogni comune realizzi una pagina Internet per la presentazione e la sottoscrizione di petizioni comunali (457) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Vitalba Azzolini, da Roma, e altri cittadini chiedono di sospendere ogni decisione in materia di produzione e immissione sul mercato di alimenti e mangimi ottenuti da colture cellulari (458) - alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);

Moreno Sgarallino, da Roma, chiede:

disposizioni per regolamentare le attività di volantinaggio di materiale pubblicitario (459) - alla X Commissione (Attività produttive);

nuove norme in materia di regolamentazione del diritto di sciopero (460) - alla XI Commissione (Lavoro);

norme in materia di utilizzabilità a fini probatori delle riprese delle telecamere a circuito chiuso installate in luoghi pubblici e dei video di privati cittadini diffusi tramite Internet (461) - alla II Commissione (Giustizia);

iniziative affinché nella contrattazione collettiva di lavoro si tenga conto delle differenze di costo della vita tra le città italiane (462) - alla XI Commissione (Lavoro);

Fabrizio Di Mattei, da Imperia, chiede l'istituzione di una forma di previdenza complementare per i dipendenti pubblici non contrattualizzati (463) - alla XI Commissione (Lavoro).

PRESIDENTE. Colleghi, non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con procedimento elettronico, sospendo la seduta, che riprenderà, con votazioni immediate, alle ore 11,35.

La seduta, sospesa alle 11,30 è ripresa alle 11,35.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1038-B.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 1038-B: Delega al Governo per la riforma fiscale.

(Esame degli articoli - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che non saranno posti in votazione gli articoli 3, 5, 6, 7 e 8 in quanto non modificati dal Senato.

Saranno, invece, posti in votazione gli articoli modificati dal Senato, ivi compresi quelli modificati limitatamente alla rubrica a seguito di una votazione.

Avverto che, fuori dalla seduta, è stato ritirato dal presentatore l'emendamento 16.5.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Brevemente, non voglio complicare i lavori dell'Aula, ma per una brevissima comunicazione.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, silenzio!

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Una brevissima comunicazione, anzi informazione, relativa a quanto accaduto ieri in Commissione trasporti, dove ci trovavamo per esprimere il nostro parere verso la Commissione bilancio su un punto in particolare, che riguardava il trasporto pubblico locale, punto valutato politicamente dalle opposizioni in modo molto critico. Si è svolta la discussione, però la discussione è stata poi chiusa dal presidente rocambolescamente, con una votazione che ha impedito ad altri colleghi delle opposizioni di poter esprimere le proprie valutazioni con un intervento.

Sono cose che accadono; figuriamoci in una consultiva. Però, poi, il Presidente ha gestito la votazione, secondo me, in modo rocambolesco e non pienamente regolare, perché la Commissione, di fatto, si stava sciogliendo, tanto che i colleghi dell'opposizione non hanno neanche potuto alzare la mano per dare il loro voto contrario.

Naturalmente, noi abbiamo protestato e questo è certificato anche dal verbale. Io sono stato apostrofato dal Presidente che mi ha detto: fammi un ricorso al Giurì d'onore. Io il ricorso al Giurì d'onore non lo faccio perché penso che il Parlamento non si possa trasformare, come sta diventando, in una specie di grande tribunale, dove fioccano Commissioni d'inchiesta e denunce, ma penso che noi dobbiamo lavorare parlamentarmente. Quello di ieri è stato un brutto episodio e quindi voglio comunicarlo all'Aula, e a lei Presidente, nella forma di una semplice comunicazione, perché spero che questo non avvenga più. Peraltro, ho scritto al presidente, chiedendogli di ripetere immediatamente la votazione. Non ho ricevuto risposta, non c'è stata neanche la dignità di rispondere e questo è molto grave. Spero che non avvenga più e che si torni a lavorare in maniera più serena, anche nella gestione delle Commissioni, secondo un criterio di reciproco rispetto. A me, in tanti anni, una cosa del genere non è mai capitata e credo di aver avuto sempre, con i colleghi dell'altra parte politica, un rapporto, pur nel confronto politico, di estremo rispetto e di confronto sereno. Volevo comunicare, senza fare ricorsi, senza atti formali, all'Aula e alla Presidenza quanto accaduto ieri, che spero non si ripeta mai più.

PRESIDENTE. Prima di dire qualsiasi cosa, è opportuno ascoltare il presidente della IX Commissione. Prego, onorevole Deidda.

SALVATORE DEIDDA, Presidente della IX Commissione. Presidente, obiettivamente sono molto dispiaciuto di questa dichiarazione del vicepresidente Morassut e chiedo anche a lei, come alla Presidenza, di fare una verifica con i competenti organi della Camera su come si sono svolti i fatti. La seduta è durata un'ora, anche di più, con interventi del relatore e della maggioranza, che sono durati circa cinque minuti. Tutti gli altri interventi sono stati dedicati all'opposizione. Io ascolto molto attentamente ogni intervento. Sono intervenuti il vicepresidente Morassut, poi il collega Iaria, poi la collega Ghirra, poi il collega Casu, poi il collega Lovecchio, che era in sostituzione di Giorgio Fede, e poi è intervenuta la deputata Bakkali. In quel momento, prima dell'intervento della deputata, dato che non c'erano altri deputati dell'opposizione, ho detto che quello sarebbe stato l'ultimo intervento per poi passare al voto, visto che c'era stata un'ora di discussione su un parere. Lì non ci sono state altre manifestazioni. Poi, in quel momento, è entrata nella Commissione la deputata Ghio, mentre interveniva la deputata Bakkali, ma nel momento in cui ho aperto la votazione, ho detto il parere e ho chiesto chi fosse favorevole, ci sono state alcune dichiarazioni: “No, noi abbiamo chiesto la parola”. Ma io ho proceduto alla votazione in quanto, al di là della deputata Ghio, non c'erano altri deputati dell'opposizione e, visto che ogni intervento dell'opposizione era stato di 10 minuti e più, e li abbiamo ascoltati in religioso silenzio, ascoltando tutto, su un parere, ho reputato comunque di procedere alla votazione perché oltre al diritto dell'opposizione c'è anche il diritto della maggioranza di portare avanti il proprio lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

Le dico di più, perché c'è da dire un'altra cosa, Presidente. Devo dire che tutto questo è successo per la pretesa del vicepresidente Morassut, neanche del capogruppo del Partito Democratico, che io mettessi questa settimana, o la prossima, in calendario una risoluzione del Partito Democratico sul TPL, cosa che è stata fatta e assicurata per la ripresa dei lavori di settembre. Poi lei mi dica, con la sua esperienza.

Questo per descrivere il nostro comportamento in quella Commissione: il Partito Democratico, in nove mesi effettivi di lavoro, ha avuto la calendarizzazione di un'indagine conoscitiva, di una proposta di legge e, oggi, di una risoluzione, 3 atti in nove mesi dedicati ad un unico gruppo di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

In più, ho detto loro che, per rispetto anche di un altro gruppo di opposizione, il gruppo MoVimento 5 Stelle, il primo atto che dovremo esaminare sarà quello di tale gruppo perché il gruppo Partito Democratico ha già avuto il suo spazio e mancano ancora il gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe e il gruppo di Pastorino.

PRESIDENTE. Onorevole Deidda, non facciamo la storia della Commissione.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Aspetti, Presidente, perché il vicepresidente Morassut ha detto cose molto gravi. Sempre per descrivere il clima, lei mi deve spiegare anche se io, come deputato, possa andare in visita a una autorità portuale, senza essere richiamato dal vicepresidente Morassut, che mi intima che devo essere autorizzato dall'ufficio di presidenza.

PRESIDENTE. Presidente, ha già chiarito la questione, non la allarghiamo.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Quindi, c'è massimo rispetto per le opposizioni e, soprattutto, le assicuro che, nella Commissione trasporti, da parte della maggioranza e anche della mia persona e di tutti i capigruppo c'è sempre il massimo rispetto e ampio spazio lavorativo. Quindi, queste accuse sono false e sicuramente offensive (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Immagino che ovviamente sia sullo stesso tema. Io già un'idea me la sarei fatta però, se lei vuole aggiungere un contributo, lo faccia pure, ci mancherebbe.

ANTONINO IARIA (M5S). Presidente, vorrei fare un intervento di carattere generale perché, secondo me e secondo noi, non sono chiare le regole d'ingaggio per l'attività dell'opposizione nelle Commissioni. Questo è un problema, secondo me, molto trasversale, in quanto ogni Presidente interpreta il Regolamento in un modo, diciamo, che non è molto chiaro su come le opposizioni possono fare opposizione all'interno delle Commissioni. Secondo me questo è un punto da sottolineare, a prescindere dal caso specifico, dato che ritengo non sia questo il luogo e il momento per entrare proprio nella discussione più pertinente di quello che è successo ieri. Comunque, quello che è chiaro è che ogni Presidente interpreta la possibilità per le opposizione di intervenire nella sua maniera. Quindi, secondo me, un minimo di regole d'ingaggio chiare che valgano per tutte le Commissioni ci vuole. A mia specifica richiesta, guardando il Regolamento - non è che me lo invento - ci sono proprio aspetti poco chiari su quanti interventi possiamo fare, su come possiamo intervenire in dichiarazione di voto o meno, su quando il Presidente può chiudere o meno la discussione. Quindi, io chiedo alla Presidenza di valutare con tutti i presidenti di avere un po' questa indicazione da dare a tutti i capigruppi delle Commissioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Iaria, grazie all'onorevole Morassut e grazie al presidente Deidda. Come sapete, il presidente della Commissione ha poteri ordinatori, per cui organizza le tempistiche, soprattutto nelle fasi referente e consultiva, proprio perché c'è un termine per la fine dei lavori a cui il Presidente poi si deve attenere. Nel caso di specie, mi pare di aver capito che, comunque, il presidente Deidda, considerato il numero, fatemi dire, significativo di interventi che si sono svolti, mi pare di aver capito, nel corso di un'ora di seduta, ha ritenuto che fosse sufficientemente istruita la questione. Per questo poi è passato alla votazione della proposta di parere. Comunque, prendo atto delle considerazioni che avete consegnato alla Presidenza e vi ringrazio per questo contributo, sperando di avere chiarito.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1038-B.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, vi prego di sedervi perché d'ora in poi non ci fermeremo ad aspettare più nessuno. È una promessa non è una minaccia.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Fenu, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Invito al ritiro o parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 13.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.1 Fenu, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.2 Lovecchio, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.3 Stefanazzi, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.4 Lovecchio, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.1 Onori, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.1 Grimaldi, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'emendamento 16.2 D'Alfonso, che chiede di intervenire.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Presidente, grazie. Non voglio disturbare il velocismo di questa seduta.

PRESIDENTE. È efficienza, non è velocismo, è efficienza (Applausi).

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Ho visto un applauso gratuito, che però, in ragione dell'“estività” che ci riguarda, forse ci fa e vi fa bene.

PRESIDENTE. Grazie.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Detto questo, il velocismo della seduta secondo me non può impedirci di fare una riflessione sulla sorte di questo emendamento, in ragione di quella culla a metà che ha subito il dossier delega fiscale. Voi sapete che il Parlamento si aiuta con l'immagine e l'esperienza della culla per fare in modo che l'istruttoria sia completa, il bicameralismo vada in onda, prestando attenzione a quella specie di bicameralismo della riforma del cotone di cui pure abbiamo parlato qualche giorno fa a proposito del decoro: se aveva bisogno o meno della cravatta che stringesse. La culla che ha riguardato questo emendamento a un certo punto ha perso per strada la posizione favorevole del Governo rispetto a questo emendamento. Sono abituato ad entrare nel merito dei documenti perché per me il parlamentare è il protagonista dell'attività dell'argomentazione e mai ha a che fare l'attività del parlamentare con il parlatorio. Sono entrato nel merito, ho ricostruito cosa è accaduto con la coppia carta-inchiostro… Finisco Presidente.

PRESIDENTE. Solo per richiamare al silenzio.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Dicevo, ho cercato di coniugare carta e inchiostro anche nel viatico riguardante il Senato e ho scoperto - considerata l'istruttoria negativa, resa tale dopo lo spostamento dei 100-120 metri quadrati tra questo palazzo e l'altro - che identico emendamento, naturalmente mantenuto a tre quarti, mi dicono del collega Lotito, ha avuto un trattamento accogliente. Io so bene venendo dal Novecento che le appartenenze politiche di maggioranza hanno un di più di vicinanza alla verità delle appartenenze alla minoranza, però io qui volevo che si accendesse una luce sul merito aiutante di questo emendamento.

Riconosciamo, dopo una legge delega, che assomiglia ad una “legge appalto”, ad alcuni, che non sono esattamente i titolari di funzione istituzionale, dopo, lo ripeto, una legge appalto, a scrivere i decreti attuativi a favore o di chi non ce la fa per sofferenza o di chi non vuole fare per astuzia, questo era un emendamento che dava valore a coloro i quali sono virtuosi, cioè a quelli che adempiono all'obbligo tributario dell'articolo 53, riconoscendo il diritto a contare su un bollino blu quando fanno istanza di interpello, cioè quando chiedono pronunciamento della compliance, quando fanno istanza di giustizia tributaria o quando fanno istanza rispetto ai crediti fiscali. Tutta materia che il professor Leo conosce, sia nella sua vita passata che nella sua vita presente. Questa è la materia che doveva incontrare non solo il parere favorevole del Governo, ma l'applauso, l'encomio del Governo, perché è scritto in quella parte, permettetemi, di estetica del diritto tributario che anche la destra non storica riconosce come valore. Come mai ha perso il parere favorevole? Qual è stato il negoziato al ribasso che ha generato come fastidioso questo emendamento? Io sono intervenuto per ricordare anche all'avvocato Freni, che oggi non c'è, anzi è ricomparso, che il bollino blu, durante la legislazione di emergenza sull'epidemia-pandemia COVID trovò voce e vita. Oggi c'è l'istituto del bollino blu, andava soltanto coniugato meglio, reso vigente, si è detto di no, spero solo per il velocismo e non per odio rispetto a chi fa il suo dovere davanti alla chiamata dell'obbligo tributario di cui all'articolo 53 della Carta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.2 D'Alfonso, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.3 Raffa, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.4 D'Alfonso, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il presidente Osnato ad esprimere il parere.

MARCO OSNATO, Presidente della VI Commissione. Su tutti gli emendamenti, invito al ritiro oppure parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.1 Fenu, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'emendamento 17.2 Tabacci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento interviene sull'adempimento collaborativo, che è stato ulteriormente esteso al Senato. Niente da dire in generale sull'adempimento collaborativo, molto da dire sulle estensioni fatte e anche su quelle che c'erano all'inizio, che lo rendono, ormai, uno strumento di accordo non più controllato dalle autorità fiscali.

In questo caso, l'emendamento esclude l'estremizzazione del favore, riconosciuto a soggetti che non ottemperano ai doveri fiscali, che non si traduce più in una mera riduzione delle sanzioni amministrative e penali in caso di dichiarazione infedele, ma arriva persino a prevederne l'esclusione. Questo mi sembra inaccettabile, così come non credo sia corretto prevedere una riduzione dei termini di accertamento di almeno 2 anni, perché questo significa davvero troncare la possibilità di controllo da parte delle amministrazioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.2 Tabacci, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.3 Grimaldi, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.4 Borrelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.5 Lovecchio, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.6 Borrelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.7 Grimaldi, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo agli identici emendamenti 17.8 Merola e 17.9 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Qui si sta parlando di concordato preventivo. Già abbiamo espresso, anche in discussione generale, le nostre critiche al concordato preventivo, che sarà un modo per legittimare, di fatto, l'evasione fiscale, in quanto si permetterà di concordare sulla base dei redditi che risultano da dichiarazioni che sappiamo essere ampiamente sottovalutate.

L'unico elemento di dignità di questo concordato preventivo è che si richiede, però, al soggetto che aderisce a questo regalo di Stato, di non omettere i ricavi e i compensi, cioè deve comunque fare una dichiarazione adeguata, anche se pagherà soltanto su quanto concordato. Questa, evidentemente, è sembrata una richiesta eccessiva ai colleghi del Senato, i quali hanno detto che si decade dal concordato preventivo non se si omette di dichiarare ricavi e compensi, ma se li si omette in una significativa quantità. Mi sembra che veramente non ci sia proprio più dignità nello scrivere questi emendamenti, quindi sollecito un voto positivo su questo emendamento, che sopprime questo ulteriore obbrobrio.

PRESIDENTE. Il sollecito del parere favorevole non arriva, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 17.8 Merola e 17.9 Fenu, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 17.10 Lovecchio, 17.11 Borrelli e 17.12 Toni Ricciardi, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.

Dichiaro aperta la votazione… Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare la collega Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Mi scusi, Presidente. Non sono riuscita a votare, per sbaglio, l'emendamento su cui ero intervenuta, il 17.8 Merola, e volevo chiedere se si poteva mettere agli atti.

PRESIDENTE. Lo deve comunicare agli uffici del resoconto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Su tutti gli emendamenti, invito al ritiro oppure parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 18.1 Alifano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Io non voglio intralciare la sua efficienza, però qualche parola la devo dedicare…

PRESIDENTE. La ringrazio molto, ma è la vostra efficienza, non è la mia. Io sono strumento vostro. Prego.

ENRICA ALIFANO (M5S). Giusta precisazione (Applausi). Di fatto, questo emendamento si aggancia alla previsione di un sistema nazionale nuovo di riscossione dei tributi, che va di pari passo con il novello sistema di imposizione di tributi.

Nella seconda lettura di questo provvedimento, che è stata fatta al Senato, c'è la previsione dell'autonomia finanziaria di regioni ed enti locali, quindi la previsione di una potestà impositiva a regioni, enti locali e, addirittura, anche a province.

Ora, io ho sentito la replica del Vice Ministro Leo, il quale, elogiando questo provvedimento, ha parlato di tante cose. Ha parlato di lotta all'evasione - che, a parer mio, tra l'altro, si farà, ma riguarderà il piccolo contribuente - ma anche di altre cose. Ha parlato di adempimento collaborativo, ma non ha dedicato una sola parola alla norma della delega fiscale che sarà più incisiva, ossia la previsione dell'autonomia finanziaria di regioni ed enti locali. Un provvedimento che, ovviamente, darà attuazione all'autonomia differenziata, che è in cantiere.

Vice Ministro, lei ha parlato, mi permetta di dirlo, delle insalatine, ma non della bistecca (Applausi), perché il nucleo di questo provvedimento normativo è proprio quello di prevedere l'autonomia finanziaria delle regioni e il principio di territorialità, ossia che le imposte restino sul territorio dove vengono prodotte. Ovviamente questo comporterà una revisione completa della gestione delle entrate e delle spese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.1 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 18.2 Grimaldi e 18.3 Guerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.4 Raffa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Su tutti gli emendamenti invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 19.1 Alifano, 19.2 Borrelli e 19.3 Merola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento riguarda l'abrogazione di una norma che è stata introdotta al Senato, che pare particolarmente assurda: è stato introdotto il divieto di produrre nuovi documenti processuali nel processo tributario, nei gradi successivi al primo. È un'assurdità perché, evidentemente, se, nel passaggio da un grado all'altro del processo, si acquisiscono nuove informazioni, nuovi documenti, non avrebbe neanche senso prevedere gradi diversi del processo se questi non potessero essere considerati. Quindi chiedo di votare questo emendamento per abrogare anche questa stortura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, sempre su questo emendamento. Non è sicuramente tra le modifiche più importanti, però vorrei fare una considerazione, perché è emblematico della, ahimè, inutilità di tante misure che sono state inserite in questa proposta di delega del Governo. Il divieto di produrre nuovi documenti nei gradi processuali successivi al primo esiste già. Cosa significa rafforzare? Bisogna alzare il dito quando lo si dice? Quindi, c'è già questo divieto. Poi condivido la considerazione della collega Guerra per cui, effettivamente, se ci sono nuovi documenti, bisogna dare la possibilità, sia al contribuente che all'amministrazione finanziaria, di produrli se servono per implementare la decisione del giudice, però un emendamento che dice di rafforzare una misura che già esiste non si capisce che senso abbia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole D'Alfonso. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Grazie. Quando ci sono argomenti di garanzia in qualsivoglia procedimento, mi sento convocato. Qui l'argomento è il procedimento tributario: limitare la produzione di documenti ulteriori per i gradi di giustizia ulteriore, secondo me, limita le garanzie. C'è il tentativo di organizzare una similitudine, forse una liquefazione, tra il procedimento penale e quello tributario. Come sanno gli esperti presenti in quest'Aula, per il procedimento penale, quando si sceglie il rito abbreviato, si statuisce allo stato degli atti, ma solo in quel caso per il procedimento penale, oppure c'è la fattispecie della corte d'appello che non si può rinnovare il valore degli elementi probanti, quelli, cioè, fotografati nel rito e davanti al giudice di prime cure.

Per quanto riguarda l'accertamento della verità tributaria, torna utile fornire ulteriori documenti, mi verrebbe da dire, come sa bene il collega Testa, che vive tante parti in commedia, e sa bene che può tornare utile fornire ulteriore documento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 19.1 Alifano, 19.2 Borrelli e 19.3 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.4 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'emendamento 19.5 Merola.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Qui si tratta di abrogare, di nuovo, una norma che è stata approvata al Senato, che, in un'ottica evidente di dilazione ulteriore dei tempi per arrivare alla punibilità in caso di colpa o all'assunzione - ma qui il problema della dilazione dei tempi è più facile che avvenga nel caso di colpa -, prevede, addirittura, l'impugnabilità dell'ordinanza che accoglie o respinge l'istanza di sospensione dell'esecuzione. È giusto, corretto che ci sia la possibilità, ed è ampiamente riconosciuta, di questa istanza di sospensione. Una volta che questa non è stata concessa, prevedere l'impugnabilità è chiaramente un elemento pretestuoso di dilazione, per cui chiediamo la soppressione di questa norma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.5 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'emendamento 19.6 Alifano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente, sarò brevissima. Di fatto, con questo emendamento, noi chiedevamo di espungere dalla previsione della lettera g) il verbo “accoglie”, cioè, di fatto, noi vorremmo prevedere l'impugnabilità dell'ordinanza unicamente se respinge l'istanza di sospensione dell'esecuzione dell'atto impugnato. Questo, ovviamente, per tutelare l'interesse del contribuente, che, in caso di sospensione dell'esecutività dell'atto, della cartella esattoriale, dell'atto nei suoi confronti, possa in ogni caso avere la possibilità di difendersi. Quindi chiedevamo, per l'appunto, di eliminare il verbo “accoglie”.

Io vorrei solamente fare una piccola annotazione, Presidente. Francamente, penso che questo fisco non sarà assolutamente amico del piccolo contribuente, che avrà grosse difficoltà nell'esercitare il proprio diritto di difesa e, in questo senso, noi avevamo previsto questa modifica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.6 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Conforme al parere del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.1 Grimaldi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.2 Lovecchio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.3 Grimaldi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.4 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.5 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 20.6 Fenu e 20.7 Grimaldi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'emendamento 20.8 Guerra.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Presidente, come i precedenti, che sono stati respinti, questo emendamento interviene su un'innovazione introdotta dal Senato, che riguarda la possibilità di non avere sanzioni per il contribuente che si adegui, che decida finalmente di pagare, in caso di pubblicazioni di documenti di prassi che intervengano su un'incertezza normativa. Questo lo condivido e lo condividiamo. Il problema è che il testo dell'articolo, così come è scritto a seguito dell'emendamento, non è affatto chiaro e lascia aperta la possibilità che, effettivamente, la sola pubblicazione di un documento di prassi possa essere considerata una giustificazione per un adeguamento tardivo, senza sanzioni.

Quindi, chiediamo che si espliciti che le sanzioni non sono previste solo quando il documento di prassi dichiari esplicitamente di essere un documento che risolve un'incertezza preesistente, al fine appunto di evitare abusi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.8 Guerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 48).

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 49).

(Esame dell'articolo 22 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 51).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, l'ordine del giorno n. 9/1038-B/17 Aiello, limitatamente al 2° impegno che, concernendo il ripristino del reddito di cittadinanza, non attiene alla materia fiscale.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Congedo. Su cosa, onorevole ?

SAVERIO CONGEDO (FDI). Presidente, sono 39 ordini del giorno molto articolati, per cui chiederei una sospensione per poterli esaminare.

PRESIDENTE. Allora, se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere, laddove lo voglia esprimere e non voglia presentare, invece, qualche ulteriore richiesta alla Presidenza.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, il Governo chiederebbe una decina di minuti di sospensione, prima della lettura dei pareri, o forse qualcosa di più…

PRESIDENTE. Facciamo venti minuti?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Va bene, grazie.

PRESIDENTE. Allora, così è stabilito. Sospendo la seduta che riprenderà alle 12,45.

La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 12,50.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Liberiamo i banchi del Governo, per favore.

Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, approvato dalla Camera e modificato dal Senato n. 1038-B.

Avverto che l'ordine del giorno n. 9/1038-B/1 Caramanna è stato ritirato dal presentatore.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/2 Barzotti.

L'ordine del giorno n. 9/1038-B/3 Fenu viene riformulato esattamente nel tenore testuale dell'ordine del giorno n. 9/1038-B/38 Matteoni. Quindi, è un parere favorevole, a condizione che sia riformulato come l'ordine del giorno n. 9/1038-A/38 Matteoni.

PRESIDENTE. Dovremmo leggere, comunque, la formulazione dell'ordine del giorno n, 9/1038-B/3 Fenu. Siamo, quindi, negli impegni.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Anche gli impegni devono essere riformulati nel termine esatto dell'ordine giorno n. 9/1038-A/38 Matteoni.

PRESIDENTE. Legga la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1038-B/3 Fenu. Con ordine facciamo tutto: ordine del giorno n. 9/1038-B/3 Fenu, premesse e impegni. Prego, onorevole Freni.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Per semplificare, possiamo lasciare tutte le premesse dell'ordine del giorno n. 9/1038-B/3 Fenu, ad eccezione della nona premessa, che è quella con le parole: “l'impegno non è stato mantenuto dal Governo che non ha prorogato la scadenza del 31 luglio”.

PRESIDENTE. D'accordo: quella premessa è espunta.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. L'impegno, invece, recita così: “a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con le esigenze di cassa nel quadro della finanza pubblica, ulteriori iniziative normative volte a consentire il pagamento dei versamenti già scaduti al 31 agosto, senza maggiori oneri e interessi nei confronti dei contribuenti”.

Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/4 Ilaria Fontana, a condizione che gli impegni siano riformulati con: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Quindi, è una riformulazione.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/5 Lovecchio, a condizione che l'impegno sia riformulato con: “a valutare l'opportunità di”.

Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/6 Alfonso Colucci, a condizione che sia espunta la quinta premessa, che inizia con le parole: “il primo pilastro”, e riformulando l'impegno nei termini che seguono (lo leggo integralmente): “a garantire la piena ed effettiva tassazione dei ricavi conseguiti sul territorio nazionale per tutte le imprese appartenenti a gruppi multinazionali e nazionali non aventi una stabile organizzazione sul territorio nazionale, anche valutando il rafforzamento del potere di accertamento dell'Agenzia delle entrate”.

Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/7 Baldino, eliminando tutte le premesse e modificando l'impegno nei termini che leggo: “in linea con l'obiettivo di prevenire, ridurre e contrastare l'evasione fiscale e valutando l'opportunità di introdurre misure di vantaggio per le imprese che garantiscono la piena tracciabilità finanziaria dei pagamenti, a prescindere dalle modalità concrete con cui questi vengono eseguiti”.

PRESIDENTE. Quindi, il parere sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/7 Baldino è favorevole con riformulazione.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/8 Cafiero De Raho il parere è favorevole, a condizione che vengano espunte: la premessa n. 3, quella che inizia con: “si prevede”; la premessa n. 5, quella che inizia con: “da ultimo con il decreto-legge”; la premessa n. 8, quella che inizia con: “tra le cause che condizionano”, e riformulando l'impegno nei termini che seguono: “continuare a perseguire con ogni mezzo le condotte di evasione o elusione fiscale (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/9 Francesco Silvestri il parere è contrario.

Sugli ordini del giorno n. 9/1038-B/10 Caso e n. 9/1038-B/11 Alifano il parere è favorevole, a condizione che gli impegni siano riformulati con: “a valutare l'opportunità di”.

Sugli ordini del giorno n. 9/1038-B/12 Quartini, n. 9/1038-B/13 Gubitosa e n. 9/1038-B/14 Santillo il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno numero n. 9/1038-B/15 Iaria il parere è favorevole, a condizione che siano espunte tutte le premesse, che sia espunto il primo impegno e che venga riformulato il secondo impegno nei termini che seguono: “continuare ad assumere provvedimenti urgenti per contenere gli effetti dell'aumento dei prezzi del carburante ed evitare attività speculative da parte degli operatori”

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/16 Onori il parere è contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno 9/1038-B/17 Aiello è inammissibile, limitatamente al secondo impegno. Su questo ordine del giorno il parere è sulle premesse e sul primo impegno.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. È contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/18 L'Abbate il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/19 Toccalini il parere è favorevole, a condizione che il secondo impegno sia riformulato come segue: “a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la possibilità di ricomprendere (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/20 Pastorino il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/21 Gebhard il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/22 Schullian il parere è contrario.

PRESIDENTE. Qual è il parere sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/23 Zucconi?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Mi risulta che questo ordine del giorno sia stato ritirato, ma evidentemente non lo è.

PRESIDENTE. Può fare un invito al ritiro, eventualmente.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. C'è un invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Altrimenti, se vuole, lo vediamo dopo.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sì, lo vediamo dopo.

PRESIDENTE. Allora, mettiamolo un attimo da parte.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/24 Deidda il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/25 Congedo il parere è favorevole con una riformulazione dell'impegno, eliminando il periodo: “con diritto di rivalsa sui soggetti passivi”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/26 Magi il parere è favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/1038-B/27 Borrelli, n. 9/1038-B/28 Mari e n. 9/1038-B/29 Evi il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/30 Dori il parere è favorevole, a condizione che siano espunte tutte le premesse. Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/31 Grimaldi il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/32 Ghirra il parere è favorevole, a condizione che siano espunte la quarta e quinta premessa, quindi quelle che iniziano con le parole: “riguardo allo specifico settore” e “le esternalità negative del settore” e premettendo sia al primo sia al secondo impegno le parole: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Quindi, ricapitolando: vanno espunte dalle premesse i capoversi che iniziano con le parole “riguardo allo specifico settore” e “le esternalità” e poi va riformulato l'impegno, così come detto dal Sottosegretario.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sugli ordini del giorno n. 9/1038-B/33 Testa e n. 9/1038-B/34 Gusmeroli il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/35 Della Vedova il parere è favorevole, a condizione che l'impegno sia riformulato nei termini che seguono: “a tenere sempre in considerazione l'interesse delle generazioni future all'equa distribuzione dei carichi impositivi e gli effetti che gli stessi possono determinare”.

Sugli ordini del giorno n. 9/1038-B/36 Porta e n. 9/1038-B/37 Di Sanzo il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/38 Matteoni il parere è favorevole.

Chiedo, infine che l'ordine del giorno n. 9/1038-B/39 Matera sia accantonato.

PRESIDENTE. Invece sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/23 Zucconi abbiamo indicazioni? No. Allora facciamo così, Sottosegretario: intanto cominciamo e poi, quando arriviamo all'ordine del giorno n. 9/1038-B/23, lo decliniamo.

Su un lutto del deputato Giuseppe Conte.

PRESIDENTE. Colleghi, devo comunicarvi una notizia non bella. Il collega Giuseppe Conte è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.

La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1038-B.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Mi scusi, Presidente, però chiamo in causa anche la Commissione e il presidente della Commissione. Mi riferisco all'ordine del giorno n. 9/1038-B/28 a firma Mari e mia. In questo ordine del giorno, che, tra virgolette, non è neanche qualcosa di particolarmente trascendentale…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Borrelli, se è sull'ordine dei lavori, bene; se è sull'ordine del giorno, quando arriviamo al n. 9/1038-B/28, ne parliamo.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Però, voglio dire una cosa: se mi è stato chiesto di ritirare all'epoca un emendamento…

PRESIDENTE. Quando discuterà l'ordine del giorno n. 9/1038-B/28 lo dirà…

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). No, vorrei che il Sottosegretario rivedesse il suo parere, perché è contraddittorio rispetto a quello che ha detto in Commissione.

PRESIDENTE. Sì, quando ci arriviamo, lo vediamo, va bene.

L'ordine del giorno n. 9/1038-B/39 Matera intanto è ritirato, lo dico anche al Sottosegretario. Rimane soltanto da vedere poi il n. 9/1038-B/23 Zucconi.

Colleghi, siamo sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/2 Barzotti, che ha un parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno portiamo all'attenzione del Governo un tema fondamentale, ossia quello di alleviare la pressione fiscale nei confronti dei redditi più bassi, e non andare verso un discorso generico e assolutamente classista che è quello della flat tax, che va ad attaccare e a pregiudicare i redditi delle persone più fragili del nostro Paese. Penso, Presidente, che i redditi più bassi, e in particolare le persone che più fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, dovrebbero essere maggiormente tutelati da questo Governo e da questa maggioranza.

Invece continuiamo a vedere che le riforme portate avanti sono tutte nella direzione di minare il principio di progressività della nostra Costituzione, andando verso un sistema che non tiene minimamente in considerazione che gli ultimi, le persone con meno opportunità e con meno prospettive, dovrebbero essere i primi ad essere tutelati in ogni provvedimento. Purtroppo, non vediamo questo tipo di attenzione; anzi, continuiamo a vedere un accanimento nei confronti delle persone con più difficoltà.

Per questo motivo, portiamo avanti questo ordine del giorno e chiediamo un supplemento di riflessione. Ma sappiamo che ovviamente questo supplemento non avverrà, per cui metteremo in votazione questo ordine del giorno, che, ancora una volta, vedremo bocciare tristemente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/2 Barzotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/3 Fenu c'è una proposta di riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.  

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione. In questo ordine del giorno chiediamo quello che avevamo già chiesto qualche settimana fa, prima della scadenza delle dichiarazioni dei redditi, in Commissione finanze, e cioè la proroga che si concede sempre ai contribuenti d'estate per poter compilare la dichiarazione dei redditi e pagare le imposte. Siamo al paradosso per cui il Governo promette pace fiscale per chi magari non ha versato le imposte nei termini e non concede 20 giorni in più per chi le imposte le vuole pagare nei termini e correttamente.

La riformulazione non la accetto perché ormai i termini sono spirati, quindi si è pensato bene di fare cassa prima; e, poi, chi è rimasto poteva avere qualche giorno in più. Non la accetto perché adesso si indica un ulteriore termine, che è il 31 agosto, in modo da rovinare definitivamente le ferie alle imprese, agli imprenditori, che meritano di riposare, e anche ai loro consulenti. Noi non abbiamo indicato una data per questo motivo, quindi non accetto la riformulazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/3 Fenu, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/4 Ilaria Fontana c'è una proposta di riformulazione: viene accettata, ma si chiede la votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/4 Ilaria Fontana, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).  

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 54).

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/5 Lovecchio c'è una proposta di riformulazione: viene accettata, ma si chiede la votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/5 Lovecchio, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).  

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 55).

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/6 Alfonso Colucci c'è una riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, lei mi perdonerà se mi permetto…

PRESIDENTE. Sì, è perdonato in anticipo, quindi non si preoccupi.

ALFONSO COLUCCI (M5S). …di rivolgere una richiesta di chiarimento al Sottosegretario e anche poi delle domande. Il primo chiarimento è se, nella riformulazione dell'impegno, viene espunto anche l'ultimo periodo: “attraverso l'inversione dell'onere della prova”. Viene espunto.

Il secondo chiarimento è: si elimina il secondo capoverso delle premesse, che ha un contenuto meramente descrittivo del primo pilastro dell'Accordo OCSE-G20, che riguarda la tassazione delle grandi imprese multinazionali nel luogo in cui realizzano i loro profitti. Quindi, si espunge dalle premesse questo, ed è corretto, ma al contempo - so quanto lei sia preciso e anche competente, signor Sottosegretario - questo riferimento espunto dalle premesse viene, invece, accettato, e senza riserve, nell'impegno, dove si garantisce la piena ed effettiva tassazione dei ricavi conseguiti sul territorio nazionale per le imprese appartenenti a gruppi multinazionali e nazionali. Mi chiedo quale logica possa esserci nell'emendare una parte meramente dichiarativa di un impegno OCSE, ma, al contempo, poi accettarla nell'impegno. Non so se il Sottosegretario vuole chiarire o se posso proseguire, come vuole.

PRESIDENTE. Lei prosegua, intanto, con la dichiarazione di voto, a questo punto, perché comunque mi pare di capire che il Governo non vuole intervenire.

ALFONSO COLUCCI (M5S). No, invece sospetto che interverrà, ho questa sensazione.

PRESIDENTE. Vogliamo fare il Cluedo, prego.

ALFONSO COLUCCI (M5S). A me sembra di poter accettare questa riformulazione, che in realtà conferma l'impegno da me proposto semplicemente valutando il rafforzamento del potere di accertamento dell'Agenzia delle entrate.

In realtà, questo ordine del giorno, che il Governo viene a recepire nella sua sostanza - e questo per me è soddisfacente - tende ad eliminare una disparità di trattamento fiscale tra le imprese che hanno un'organizzazione stabile in Italia e che vengono tassate secondo le regole italiane e sono soggette al potere di accertamento dell'amministrazione finanziaria, dell'Agenzia delle entrate, secondo le procedure previste dall'ordinamento italiano, e quelle imprese, invece, quelle multinazionali estere che pure producono i propri profitti in Italia, pur non avendo un'organizzazione stabile in Italia, e che si trovano soggette ad una tassazione diversa, molto spesso minimale, e non direttamente ai poteri di accertamento e di controllo dell'Agenzia delle entrate.

Mi sembra, dunque, che questo ordine del giorno, questo impegno recepisca in maniera limpida la direttiva (UE) 2022/2523 del Consiglio del 14 dicembre 2022, e quindi comporterà la possibilità per l'Italia di adeguarsi più precisamente alla disciplina europea e anche di tendere verso una maggior giustizia del sistema tributario, in considerazione dei grandi profitti che le multinazionali realizzano in Italia ma che magari sono soggetti al regime agevolato o addirittura di esenzione, per il fatto di risiedere in Paesi esteri. Signor Sottosegretario, ma lei vorrà intervenire?

PRESIDENTE. Sì, i suoi sospetti erano fondati. Prego, Sottosegretario.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Forse per mia colpa, me ne scuso, la lettura del parere non è risultata chiara. Confermo che, per quanto riguarda le premesse, la premessa che il Governo espunge, a condizione di dare parere favorevole con riformulazione, è la quinta, quindi, per capirci, quella che inizia con “il primo pilastro intende garantire (…)”. Quella è la premessa che il Governo ritiene di espungere. Quanto all'impegno confermo quanto chiesto dall'onorevole Alfonso Colucci e leggo, per sicurezza di tutti, l'impegno così come il Governo lo intende riformulare: “impegna il Governo a garantire la piena ed effettiva tassazione dei ricavi conseguiti sul territorio nazionale per tutte le imprese appartenenti a gruppi multinazionali e nazionali non aventi una stabile organizzazione sul territorio nazionale, anche valutando il rafforzamento del potere di accertamento dell'Agenzia delle entrate”.

PRESIDENTE. Direi che l'onorevole Alfonso Colucci è molto soddisfatto di ciò. Quindi, lo consideriamo accettato? Lo sottoscrive l'onorevole Carmina.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/6 Alfonso Colucci, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1038-B/7 Baldino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Presidente, chiedo la cortesia, per il suo tramite, al sottosegretario Freni di rileggere la riformulazione.

PRESIDENTE. Sottosegretario Freni?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. La riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1038-B/7 Baldino prevede l'espunzione di tutte le premesse e prevede la riformulazione dell'impegno che rileggo complessivamente: “impegna il Governo, in linea con l'obiettivo di prevenire, ridurre e contrastare l'evasione fiscale, a valutare l'opportunità di introdurre misure di vantaggio per le imprese che garantiscono la piena tracciabilità finanziaria dei pagamenti, a prescindere dalla modalità concreta con cui essi vengono eseguiti”.

PRESIDENTE. Onorevole Fenu?

EMILIANO FENU (M5S). Chiedo di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/7 Baldino, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1038-B/8 Cafiero De Raho. Ha chiesto di intervenire l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Noi non possiamo accettare la riformulazione perché, se ho ben capito, nella riformulazione si chiede di espungere le seguenti premesse, Innanzitutto, noi diciamo: “si prevede inoltre l'esclusione delle sanzioni amministrative e penali anche per tutti i rischi di natura fiscale comunicati preventivamente dal contribuente, con particolare riguardo a quelle connesse al reato di dichiarazione infedele”. Perché espungere? È così, il testo prevede questo. L'altra premessa che chiedete che sia espunta è la seguente: “da ultimo, con il decreto legge 30 marzo 2023, n. 34, cosiddetto decreto Bollette, è stata introdotta l'ennesima disposizione premiale con la previsione di un'espressa causa di non punibilità in relazione alle fattispecie di omesso versamento IVA, omesso versamento di ritenute in debita compensazione di crediti di imposta inesistenti o non spettanti, reati sanzionati penalmente dal legislatore con la pena della detenzione fino a sei anni, come nel caso delle indebite compensazioni di crediti inesistenti”. Cosa chiedete di espungere, una cosa che è così? Questa norma l'avete scritta voi nel testo del decreto Bollette. L'altra premessa che chiedete di espungere è la seguente: “tra le cause che condizionano il comportamento dei contribuenti il carattere premiale dei continui interventi normativi, per di più in un contesto di periodiche riaperture dei termini di accesso alle disposizioni fiscali di favore, alimenta il fenomeno dell'evasione poiché genera la non infondata convinzione in capo al contribuente di una possibile futura impunità”.

Anche questa premessa non dice altro che la verità, che c'è un trend in crescita della propensione all'evasione. Non lo dice il MoVimento 5 Stelle ma lo dice la relazione allegata all'ultima NADEF presentata dal Governo. Quindi, io mi chiedo perché spingere delle premesse che dicono soltanto dati di fatto, riportano quello che voi state facendo. Forse volete nascondere o edulcorare quello che avete fatto, le vostre intenzioni. Bene, questo non si può fare perché lo scrivete nei testi di legge. Vi dico di più. Chiudo l'intervento citando un aforisma di Corrado Alvaro, uno scrittore che dice questo: la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che essere onesti sia inutile. Ecco, con voi, con l'impianto normativo che state producendo, a me sembra che non ci sia un dubbio ma ci sia più che un dubbio, forse una certezza, che nella società che state costruendo essere onesti sia inutile perché sono disposizioni criminogene e voi avete la responsabilità, e ve ne dovreste vergognare, di un decadimento etico e culturale nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038- B/8 Cafiero De Raho, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1038- B/9 Francesco Silvestri con il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Col parere contrario a questo ordine del giorno almeno si fa chiarezza sulla posizione del Governo. Non so se il sottosegretario debba intervenire su questo.

PRESIDENTE. Sottosegretario?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Il Governo si scusa ma il parere era rimasto incastrato. Qui il parere del Governo è favorevole a condizione che l'impegno sia riformulato nei termini che seguono: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di garantire forme di sostegno diretto al pagamento delle rate a partire dalle famiglie economicamente più deboli”.

PRESIDENTE. Onorevole Fenu, accetta la riformulazione?

EMILIANO FENU (M5S). Non l'accetto perché in realtà la sostanza di quello che stavo per dire è la stessa. La chiarezza della posizione sta nel fatto che il Governo non vuole applicare alcun contributo di solidarietà sugli extra profitti conseguiti dal settore bancario per coprire e per sostenere famiglie e imprese che stanno riscontrando difficoltà con il pagamento delle rate. Si legge di una proposta di legge di Fratelli d'Italia presentata al Senato per cercare di sostenere le imprese e famiglie. Però, vediamo che l'urgenza si vede nelle cose anche più inutili e, quindi, si fanno decreti-legge anche per le cose più inutili; gli esempi si sprecano. Invece, con tutta calma, per una situazione che è di vera urgenza, di vera gravità, si presentano delle proposte di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Per dichiarare il voto contrario del nostro gruppo a questo ordine del giorno ma anche per segnalare al MoVimento 5 Stelle, per il suo tramite, che la vostra comunicazione deve aver fatto cilecca su una cosa. Noi ammiriamo…

PRESIDENTE. Guardi me, onorevole Marattin, anche se non sono bello.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). No, lei è bellissimo Presidente.

PRESIDENTE. Lo so bene però non me lo posso dire da solo (Applausi).

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Noi facciamo un servizio di sostegno e di aiuto a una valida strumentazione. La comunicazione del MoVimento 5 Stelle ha sempre funzionato bene come forma - come contenuti ne parliamo un'altra volta - ma vi siete dimenticati di lodare chi ha tassato recentemente gli extra profitti delle banche. C'è stato uno che ha tassato gli extra profitti delle banche e voi vi siete dimenticati di fare la card di sostegno. È il Governo? No, è la BCE. La BCE nell'ultima riunione del Comitato direttivo ha detto: sapete che cosa c'è di nuovo? La liquidità che le banche depositano presso la BCE ora è remunerata al 4,5 per cento.

Da domani è remunerata a zero. Questa decisione è stata motivata esattamente dal riconoscimento che probabilmente in questa fase c'è un disallineamento fra i tassi di interesse che le banche praticano alla clientela e quelli che invece pagano loro personalmente. Quando voi siete convinti che le banche debbano essere tassate per veri o presunti extraprofitti, cerchiamo di guardare esattamente quello che succede nel mondo e in Europa perché la decisione della BCE, dell'odiata BCE, va esattamente nella direzione di provare a limare la redditività, giusto o sbagliato che sia, straordinaria in questa fase delle banche commerciali. Era solo, diciamo, un elemento di riflessione in più, invece che continuare a chiedere che il Governo metta tasse in più sul sistema creditizio.

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Colucci, prego.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Presidente, grazie, io davvero non sapevo che la BCE avesse una capacità impositiva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che una riduzione della remunerazione dei depositi delle banche possa essere equiparata a un tributo. Qui la confusione regna massima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono davvero stupito che chi si occupa di bilancio possa dire…e qui finisco, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sarebbe meglio, grazie onorevole Colucci. Onorevole Zaratti, prego.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie Presidente, io volevo ringraziare l'onorevole Marattin perché ci ha dimostrato che, siccome anche la BCE si è resa conto che le banche fanno gli extraprofitti, è intervenuta. Penso, allora, che potrà anche votare favorevolmente sull'ordine del giorno in questione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/9 Francesco Silvestri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1038-B/10 Caso. Accetta la riformulazione? Chiede di intervenire, prego.

ANTONIO CASO (M5S). Presidente, cortesemente vorrei un attimo riascoltare la riformulazione, chiedo scusa, ma l'avevo persa.

PRESIDENTE. Accontentiamo subito, onorevole Freni.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Avevamo soltanto premesso all'impegno “il valutare l'opportunità”.

PRESIDENTE. Onorevole Caso, prego.

ANTONIO CASO (M5S). Presidente, non mi sento di accettare la riformulazione. Quest'ordine del giorno chiedeva una cosa semplice: rafforzare le misure a sostegno delle politiche abitative. Dopo che, con questo Governo, è stato azzerato il Fondo per il sostegno ai fitti, è stato tagliato il Fondo per il sostegno agli studenti fuori sede, è stato tagliato il reddito di cittadinanza che, al suo interno, prevedeva la quota di aiuti per i fitti, considerando che i mutui sono alle stelle, mi chiedo questo Governo che cosa vuole ancora valutare, come portare ancora di più la gente alla fame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Smettiamola, la gente è disperata, il momento di agire è ora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/10 Caso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1038-B/11 Alifano, su cui c'è una riformulazione. Chiede di intervenire, prego.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie Presidente, c'è una riformulazione, credo, con l'inciso a “valutare l'opportunità di” e così via. Diciamo un libro dei sogni, in realtà si parla di sviluppo delle aree interne che saranno colpite, parliamo non solo del Sud ma anche delle aree interne dell'Italia centrale, che sono soggette a spopolamento, e anche in parte quelle del Nord Italia che saranno colpite duramente dal progetto di autonomia finanziaria, di regioni ed enti locali, contenuto in questo provvedimento normativo.

Queste aree interne sono quelle che hanno minore capacità di spesa che, quindi, avranno meno servizi e saranno ulteriormente soggette a spopolamento. Mi dovete spiegare come le attività imprenditoriali si possano localizzare lì? Sinceramente, io non accetto la riformulazione e chiedo che venga messo ai voti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno è sottoscritto anche dall'onorevole Toni Ricciardi, altri sottoscrivono? L'onorevole Fornaro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/11 Alifano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Ordine del giorno n. 9/1038-B/12 Quartini, che chiede di intervenire.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, colleghi, mi sembra d'aver capito a questo punto che è interesse del Governo, per bocca del Sottosegretario Freni, reintrodurre la possibilità di fare pubblicità e di fare sponsorizzazioni per l'azzardo, considerato che avete respinto questo ordine del giorno con il quale si chiede semplicemente di confermare il divieto assoluto di pubblicità del gioco d'azzardo in tutte le sue forme.

Nel decreto Dignità, che noi rivendichiamo con forza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non c'era solo la possibilità di fare una rivoluzione rispetto alle problematiche del lavoro precario, ma c'era anche, finalmente, la volontà di questo Parlamento e di questo sistema democratico, di proteggere e tutelare i cittadini rispetto all'azzardo. Questa cosa voi avete intenzione evidentemente di rivoluzionarla nuovamente, tant'è vero non vi è bastato quello che è successo a L'Aquila che, con l'induzione dell'azzardo, la situazione si è veramente aggravata, ma l'avete voluto mettere anche nel decreto Alluvioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). State pensando di utilizzare l'azzardo per finanziare il Fondo sanitario nazionale, ma non vi vergognate, non vi vergognate un minimo!

Abodi l'ha detto chiaramente che state lavorando per reintrodurre la pubblicità per le sale scommesse, soprattutto per le scommesse sportive, ma che segnale stiamo dando utilizzando lo sport per fare profitti per i concessionari dell'azzardo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma davvero non ci si vergogna di questo? Quando sappiamo benissimo che ciò che lo Stato incassa lo perde per le conseguenze dell'azzardo, che gli unici che ci guadagnano solo i concessionari. State facendo di nuovo i favori ai poteri forti sulla pelle dei vulnerabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È una vergogna, lo ripeto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Francesco Silvestri, ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Presidente, questo credo sia un tema molto sensibile, quando è stato affrontato con il decreto Dignità c'è stato un forte coinvolgimento parlamentare. La necessità di vietare il gioco d'azzardo era ovviamente definita dall'emergenza sociale e sanitaria ma anche criminale. Quello dell'azzardo, oltre a quello che sosteneva il collega Quartini, è anche un problema di ordine pubblico. Nella penultima Commissione antimafia presieduta dalla presidente Rosy Bindi, quindi non dal Movimento 5 Stelle, era ben descritto come tramite l'azzardo legale le organizzazioni mafiose si stavano inserendo in un sistema economico.

Quindi la favola per il quale l'azzardo legale contrasta l'illegale è scritta nelle pagine delle nostre relazioni antimafia degli ultimi dieci anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quindi non vorrei che passasse solo il concetto che è una questione sanitaria. È anche, ovviamente, una questione sanitaria, ma è un problema anche culturale, perché, in un momento di difficoltà economica, e proprio ieri trattavamo del discorso della dispersione scolastica, andare a dire in TV e mandare degli esempi calcistici - quali potevano essere il capitano della Roma, piuttosto che il capitano della Juve, quindi esempi di successo - a comunicare che scommettere e giocarsi tutto sia una cosa bella, e lo andiamo a dire ai nostri ragazzi, in un momento come questo, io lo trovo un elemento di debolezza culturale che questo Paese non può permettersi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Mi piacerebbe vedere uno Stato - ed è quello che abbiamo provato a fare noi - dire ai nostri ragazzi di scommettere su se stessi e non su una slot (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Solo per alcune precisazioni. Il parere del Governo rimane fermo rispetto a questo ordine del giorno, però credo siano necessarie alcune precisazioni, soprattutto a livello lessicale, che giustificano i pareri dati dal Governo rispetto a questo e anche ad altri ordini del giorno.

Nell'ordinamento italiano, l'azzardo costituisce una fattispecie vietata dal codice penale. Il gioco lecito è una fattispecie diversa dall'azzardo, regolata dalla legge dello Stato, soggetta a concessione dello Stato. Ogniqualvolta viene citato l'azzardo, l'azzardo in quanto tale costituisce fattispecie illecita di gioco illegale (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Ed è fattispecie, quella del gioco d'azzardo, che il Governo si è impegnato a combattere e reprimere con ogni mezzo nella delega fiscale.

Il tenore testuale dell'articolo 14 e dei princìpi contenuti nell'articolo 14 della delega sono esemplificativi del fatto che il Governo intende contrastare con ogni mezzo il gioco d'azzardo e sostenere il disturbo patologico da gioco d'azzardo con ogni più opportuna iniziativa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Il Governo, tuttavia, ci tiene a precisare che il gioco d'azzardo è una fattispecie illegale e, come tale, è sanzionata e combattuta. Il gioco lecito è fattispecie diversa, regolata dalla legge, che ha nessuna afferenza con il gioco d'azzardo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ed è ancora più opportuno intervenire ora, dopo questa specifica del Sottosegretario, perché, vede, sempre per il tramite del Presidente, è esattamente questo il tema. E se lei legge l'ordine del giorno, non parla di azzardo, ma il problema è esattamente culturale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Ed è esattamente questo il tema: il gioco è quello dei bambini, il gioco è quello che non crea dipendenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), il gioco è quello che… Poi quando mi ascolterà anche il Governo, sarà ancora meglio…

PRESIDENTE. Onorevole Foti, per favore. Prego, andiamo avanti.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Ci mancherebbe altro, non mettiamoci a interloquire, però è intervenuto lui per spiegarci la differenza tra l'azzardo e il gioco, e forse è bene che ci ascoltiamo reciprocamente.

Il problema è esattamente questo: la pubblicità è un pezzo in più di quello sdoganamento di ciò che gioco non è. Infatti, noi contrastiamo anche il fatto che questa si chiami ludopatia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) perché non c'è una malattia del gioco, c'è una malattia di ciò che porta dipendenza.

E allora, quello che nel tempo noi abbiamo fatto diventare gioco legale, tanto che il sito dei Monopoli di Stato ha una sua sezione dedicata al gioco, nemmeno fosse un negozio di giocattoli, è un problema. Ed è per questo che noi diciamo: fermiamoci, non è normale, ci sono tante famiglie italiane che si sono indebitate, c'è tanta gente normale che dilapida i propri guadagni e i guadagni dei propri genitori, che si vende la casa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Andate a leggere ciò che dicono i rapporti della Caritas, quello che dicono tante persone impegnate nel tempo e anche tanti funzionari dello Stato, del Ministero della Sanità, impegnati sui nostri territori a contrastare un dramma sociale. Non è normale - non è normale! - creare dipendenza da quello che noi chiamiamo, pilatescamente, gioco legale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Sottosegretario, mi aspettavo un po' di più dalla sua risposta, nel senso che il suo è un intervento, ovviamente, giusto, quanto fazioso, nel senso che lei ci viene a spiegare che esistono i concessionari, noi la ringraziamo di questo, ma ne avevamo contezza anche prima del suo intervento. Ovviamente, il cuore politico del nostro intervento era volto a sapere non se l'azzardo in questo Paese sia legale o illegale - fino a lì ci arriviamo, e comunque la ringrazio - ma era volto a sapere se il Governo voglia rimettere la pubblicità sul gioco d'azzardo, o l'azzardo stesso, o non lo voglia fare. È una domanda politica. Se lei mi risponde tecnicamente, abbiamo un problema di comunicazione.

Ora, lei sa perfettamente che la nuova frontiera dell'azzardo è il web. La vecchia slot machine, molto pericolosa da un punto di vista sociale di accesso e di conoscenza dell'azzardo, è una minaccia relativamente. Oggi tutto va verso il web. Lei sa perfettamente che le pubblicità, tanto su Internet, quanto in TV, sono molto connesse all'azzardo web. Quindi, la domanda non è solo sul contrasto all'azzardo, ma è proprio volta a sapere se voi volete tornare a pubblicizzare un qualcosa che alimenterà addirittura le nuove frontiere sull'azzardo, perché sappiamo tutti che è così. Quindi, da questo punto di vista, non abbiamo capito politicamente cosa voglia fare il Governo rispetto all'oggetto dell'ordine del giorno, che non dice nulla di quello che lei ha risposto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lei ha risposto, sostanzialmente, ai nostri interventi, ma noi non volevamo dire che non ci sono i concessionari, volevamo fare una domanda al Governo, su cui non abbiamo avuto nessuna risposta se non un applauso della maggioranza, quando lei ha detto che lo volete contrastare.

PRESIDENTE. Liberiamo i banchi del Governo.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Ora, voler contrastare l'azzardo è come contrastare la mafia, come contrastare la guerra, sono tutte bellissime parole, le applaudiamo tutti. Anche noi volevamo applaudire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non abbiamo avuto la contezza di farlo prima, quindi glielo faccio adesso, l'applauso, sul voler contrastare l'azzardo, però ci deve dire come. Perché è il “come”, la sostanza politica che crea differenze in questo Parlamento, fortunatamente. E noi, questo, non l'abbiamo minimamente capito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Solo per aggiungere a quello che è stato già detto e che ovviamente condivido, e, tramite lei, Presidente, mi rivolgo al Governo, che questo ordine del giorno - lo rileggiamo anche per chi ci ascolta - impegna il Governo “a valutare gli effetti delle disposizioni in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a confermare il divieto assoluto di pubblicità del gioco e a rafforzare le misure di contrasto e di ogni forma di pubblicità (…)”, e non leggo il resto.

Allora, vede, già in un momento normale non dovremmo essere qui a discutere di questo, perché, se veramente tutti crediamo che il tema della ludopatia sia un tema che dobbiamo combattere, non dovremmo neanche discutere, perché la pubblicità e il messaggio che mandiamo sdoganano quello che diventa dipendenza. E le dico di più: ma lei si rende conto di quello che sta succedendo fuori da questo Palazzo? La crisi che morde, i mutui, il caro bollette, il carovita. In questi contesti - e vorrei essere ascoltata dal Governo, perché siete responsabili voi della bomba sociale che sta scoppiando fuori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle! - con quella bomba sociale che c'è lì fuori, voi dovreste sentirvi ancora di più la responsabilità di intervenire e tutelare le fasce più deboli e più soggette al rischio del dramma e della piaga della ludopatia.

E le dico di più. Io sono stata una di quelle sindache, con tanti altri, che ha firmato le ordinanze sulle leggi regionali e mi sono presa la responsabilità di andare contro chi, magari, come tanti colleghi sindaci, voleva fare cassa e fare profitti sulle persone in difficoltà. Io mi aspetto che un Governo serio, un Governo responsabile, sia dalla parte di quei sindaci e di quelle regioni che si sono presi la responsabilità di tutelare le persone deboli e non di inseguire gli interessi dei potenti e dei forti, che fanno cassa sulla pelle di chi è in difficoltà. È vigliacco quello che state facendo, è vigliacco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

E quindi io le chiedo davvero di pensare al messaggio che state dando al Paese in questo momento e di riformulare il parere. Abbiate buonsenso! Abbiate buonsenso!

Si parla di persone fragili, di persone in difficoltà che poi si rivolgono al sistema sanitario per chiedere aiuto e magari, lo fanno anche troppo tardi. È indecente quello che state facendo, veramente, Governo. Io vi prego, maggioranza, tanti sindaci di destra hanno messo la firma su queste ordinanze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Stategli vicino, stategli vicino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Il Governo rimane del parere espresso. A questo punto, metto in votazione l'ordine del giorno… l'onorevole Bonafe' vuole per sottoscrivere. Sottoscrivono l'onorevole Ciani, l'onorevole Bonafe', l'onorevole Zan e l'onorevole Piccolotti a nome di tutto il gruppo Alleanze Verdi e Sinistra, De Maria, Ascani, Serracchiani, facciamo prima… Onorevole Braga, prego.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per chiedere la sottoscrizione a nome del gruppo del Partito Democratico.

PRESIDENTE. La ringrazio, così agevola il lavoro.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Voglio venirvi incontro e anch'io voglio sottoscrivere questo ordine del giorno, a nome di tutto il gruppo…

PRESIDENTE. Però non può più intervenire.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). …e dire che gli applausi non valgono niente non si cambia registro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. No, onorevole Silvestri, la prego, sa che ci sono delle regole, che dobbiamo rispettare.

Anche l'onorevole Soumahoro chiede di sottoscrivere l'ordine del giorno.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/12 Quartini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Ordine del giorno n. 9/1038-B/13 Gubitosa, parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gubitosa. Ne ha facoltà.

MICHELE GUBITOSA (M5S). Presidente, tramite lei, vorrei chiedere al Governo di rivalutare questo parere. Presidente, io concordo sul fatto che quando nasce un reato, tra virgolette, penale, che comporta poi anche una multa tributaria, due tribunali in Italia non possono dare pareri discordanti. Quindi, se c'è un reato penale, da una parte, non è che, poi, la parte tributaria assolve o viceversa. Ad esempio, se c'è una falsa fatturazione e da questa falsa fatturazione l'Agenzia delle entrate chiede dei soldi, se la segnalazione all'Agenzia delle entrate nasce da questo, è normale che se, poi, decade la parte penale, debba decadere necessariamente anche la parte tributaria. Però invertiamo le cose: se, invece, nasce un accertamento tributario e da lì arriva una sanzione all'azienda, di questo l'Agenzia delle entrate avvisa la procura e dice di valutare anche se ci sono dei comportamenti penali. È normale che se, poi, arriva una sentenza penale che dice che il reato penale non c'è, questo non significa, necessariamente, che, poi, il cittadino non debba pagare la multa.

Quindi, quello che chiedevo nell'ordine del giorno era soltanto di non rendere automatico il fatto che una sentenza penale debba, poi, necessariamente non far pagare anche la multa, perché possiamo trovarci in circostanze in cui la multa la si deve pagare, però un giudice non ravvisa comportamenti penali. Altrimenti, cosa devo pensare? Che, da domani, l'Agenzia delle entrate fa una verifica, e solo per la paura che se, poi, comunica anche alla procura di ravvisare comportamenti penali e che la stessa possa essere, poi, assolta dal tribunale penale, perde anche l'accertamento, non debba più segnalare dove, magari, c'è qualche avvisaglia anche penale? Perché rischiamo quello, che l'Agenzia delle entrate fa una verifica, fa una multa, poi comunica anche la parte penale, arriva un giudice che dice che il comportamento penale non c'è e, automaticamente, come volete fare voi, decade anche la sanzione economica. Io penso che questa sia una cosa grave. Quindi io vi invito solo a fare questa valutazione: è possibile che, da domani mattina, ogni qual volta arrivi una sentenza penale, per il fatto che non sussiste, in automatico, tutto ciò che il contribuente deve dare all'Agenzia delle entrate non lo da più? Io penso che o avete sottovalutato la cosa oppure, forse, non ho scritto io bene l'ordine del giorno, non si era capito. Quindi, valutate bene questo: non rendiamo automatico il fatto che la parte penale esenti anche dalla parte economica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Chiedono di sottoscrivere l'ordine del giorno gli onorevoli D'Orso, Ascari, Cappelletti, Pellegrini, Borrelli, Merola, Quartini a nome di tutto il gruppo MoVimento 5 Stelle, abbiamo fatto prima.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/13 Gubitosa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Ordine del giorno n. 9/1038-B/14 Santillo, parere contrario.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/14 Santillo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Ordine del giorno n. 9/1038-B/15 Iaria, c'è una riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Io non posso accettare la riformulazione, perché avete sbagliato il verbo nella riformulazione. Avete scritto “continuare a fare qualcosa per lavorare sui prezzi medi della benzina”: voi dovete iniziare a fare qualcosa su questo tema, non continuare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); il verbo è completamente sbagliato.

Su questo tema non avete fatto nulla e, tra l'altro, avete tolto dall'impegno dell'ordine del giorno una possibile soluzione. Anzi, qualcosa l'avete fatto: avete detto in campagna elettorale che avreste eliminato le accise sulla benzina, avete dato la colpa ai benzinai, che erano loro che facevano aumentare il prezzo della benzina. Quindi, cari governanti attuali, iniziate a fare qualcosa su questo argomento, non scrivete di “continuare a fare qualcosa”. Valutate l'opportunità di iniziare a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/15 Iaria, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Ordine del giorno n. 9/1038-B/16 Onori, parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie. Chiederei l'accantonamento ai membri del Governo, essendo questo….

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Melius re perpensa, leggerei quella che può essere la riformulazione dell'impegno: “impegna il Governo a valutare, nel rispetto degli equilibri di finanza degli enti locali, ogni utile iniziativa di carattere normativo volta alla revisione del sistema fiscale”, eccetera, eccetera.

PRESIDENTE. La riformulazione è chiara. Chiedo all'onorevole Onori se l'accetti o meno. Prego.

FEDERICA ONORI (M5S). Accetto.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/1038-B/17 Aiello, è inammissibile per il secondo impegno, per la parte ammissibile c'è un parere contrario. Onorevole Aiello, lo votiamo? Onorevole Silvestri o un delegato d'Aula? Lo votiamo.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/17 Aiello, per la parte ammissibile, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Ordine del giorno n. 9/1038-B/18 L'Abbate, accolto: lo votiamo.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/18 L'Abbate, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 67).

Ordine del giorno n. 9/1038-B/19 Toccalini: onorevole Gusmeroli, accetta la riformulazione? La ringrazio.

Ordine del giorno n. 9/1038-B/20 Pastorino.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Io mi rivolgo al Sottosegretario Freni, perché questo ordine del giorno ha un parere contrario secco…sono qui.

PRESIDENTE. A ore 11.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Voglio dire, mi ha un po' stupito questo parere contrario secco, nel senso che, comunque, il quesito nella prima parte riguarda quel principio di fiscalità riallocativa da sussidi ambientalmente dannosi a sussidi ambientalmente favorevoli già codificato con l'individuazione del Catalogo di cui all'articolo 68 del “collegato ambientale” del 2015; lo ripeto, mi ha stupito un parere così contrario, espresso da lei, a nome di tutto il Governo, su un pezzo direi non trascurabile di una discussione che magari facciamo in forme diverse, relativa al contrasto ai cambiamenti climatici, ma che impatta nell'Aula molto spesso, anche se, lo ripeto, in modo diverso e con toni e attenzioni differenti.

Dare un parere contrario a questo tipo di quesito, ovvero prevedere quello che sostanzialmente è già previsto, suona un po' male, ve lo dico proprio con un'espressione gentile. Io, poi, sono perfettamente consapevole, come ne sono consapevoli anche tutti i miei colleghi, che questo processo di riallocazione non può essere un effettuato con un click e, quindi, ha bisogno dei necessari tempi e accorgimenti, della necessaria mitigazione degli eventuali disagi o danni patiti, ma è un pezzo della discussione che riguarda un argomento fondamentale, quello del contrasto ai cambiamenti climatici e ai disastri a cui assistiamo quotidianamente.

Quindi, forse non è stato letto bene, io mi sarei aspettato una riformulazione, un qualche cosa di ancora più morbido di un quesito che non è neanche cattivo, mi sembra un quesito molto, molto semplice, che descrive comunque una situazione di fatto codificata negli anni e certificata dalle discussioni che facciamo anche in quest'Aula.

Quindi, le chiedo se ci può essere un supplemento di riflessione; se non c'è, io e altri prenderemo atto che il Governo è profondamente contrario e continuerà a spendere 41 miliardi in sussidi ambientalmente dannosi, impedendo un'azione non trascurabile nel contrasto ai cambiamenti climatici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche gli onorevoli Bonelli, Borrelli e Merola sottoscrivono l'ordine del giorno.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/20 Pastorino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Onorevole Gebhard, il suo ordine del giorno n. 9/1038-B/21 è accolto dal Governo, quindi, andiamo avanti.

L'ordine del giorno n. 9/1038-B/22 Schullian è stato ritirato.

Passiamo al famoso ordine del giorno n. 9/1038-B/23 Zucconi, del quale si era chiesto il ritiro. Chiedo a questo punto all'onorevole Zucconi se intenda ritirarlo o andare avanti. Lo ritira, bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/24 Deidda, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/25 Congedo c'è una riformulazione. Il presentatore la accetta.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1038-B/26 Magi, con parere favorevole. L'onorevole Magi insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/26 Magi, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 69).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1038-B/27 Borrelli, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, intervengo per due cose; innanzitutto, per sottolineare che questi nostri ordini del giorno, di Alleanza Verdi e Sinistra, in questo caso specifico vanno sempre nella direzione di creare un fisco che sia più attento alle esigenze dei più deboli e di bloccare l'utilizzo e la realizzazione di continui condoni; dopodiché, a proposito dell'ordine del giorno successivo, il n. 9/1038-B/28 Mari, che porta anche la mia firma, volevo chiedere al Governo di riverificare il parere, perché, come ho poc'anzi detto anche al Sottosegretario, era stato raggiunto un accordo in Commissione nel senso di ritirare l'emendamento che avevamo presentato durante i lavori della delega fiscale per poi, ripresentarlo con un parere positivo del Governo come ordine del giorno.

Quindi, chiedo di mettere in votazione l'ordine del giorno n. 9/1038-B/27 Borrelli.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/27 Borrelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1038-B/28 Mari.

Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Re melius perpensa, il parere del Governo sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/28 Mari è favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Mari? Chiede di porlo in votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/28 Mari, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 71).

L'ordine del giorno n. 9/1038-B/29 Evi ha il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/29 Evi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1038-B/30 Dori, sul quale il Governo ha proposto una riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Pur non comprendendo il motivo per cui sono state espunte le premesse di questo ordine del giorno, dove affermiamo che il gioco d'azzardo ormai è una grave piaga sociale, oppure affermiamo che secondo gli esperti intervenire fin dai primi segnali di problematicità connesse al gioco aumenta le possibilità di risolvere i problemi in tempi brevi, oppure, affermiamo che risulta auspicabile un impegno da parte delle istituzioni sia nella cura delle persone con dipendenza sia nel contenimento dei comportamenti, insomma, sono tutte premesse che ritengo che non potessero che essere accolte anche dalla maggioranza, tuttavia, accolgo con favore il fatto che vi sia un accoglimento pieno dell'impegno di questo ordine del giorno, dove si parla di implementare la lotta alla ludopatia, promuovendo, quindi, interventi finalizzati alla prevenzione e al contrasto.

Quindi, accetto la riformulazione, pur non comprendendo l'espunzione delle premesse, e chiedo comunque che venga messo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/30 Dori, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 73).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1038-B/31 Grimaldi, con il parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. In questi quattro anni abbiamo visto, nelle crisi che abbiamo attraversato, soggetti che non pagano mai la crisi, che hanno generato extraprofitti, l'hanno fatto quando nel lockdown c'erano le serrate per la gran parte dei commercianti, pensiamo al grande tema dell'e-commerce e dei numeri da capogiro che ha fatto Amazon, nella pandemia, ovviamente, le grandi big della farmaceutica, ma non solo per i vaccini, pensate ai dispositivi, ai tamponi.

Poi, non abbiamo fatto in tempo ad uscire dalla pandemia che l'invasione della Ucraina da parte della Russia ha generato un'altra bolla speculativa, parlo ovviamente di chi gestisce il grande mercato della difesa e degli armamenti, pensate, anche lì, ai profitti da capogiro di queste grandissime corporation e, poi, arriviamo a quella che è stata la battaglia di questi mesi, da parte di Alleanza Verdi e Sinistra, sugli extraprofitti delle grandi aziende energetiche. Ecco, in tutto questo, c'era chi pagava la crisi, ed erano i lavoratori, le lavoratrici, i pensionati e le pensionate, soprattutto, dal punto di vista di quella che era una speculazione evidente, pensate al tema delle bollette.

Poi, ci sono stati quelli delle assicurazioni e, oggi, arrivano le banche. Lo diciamo ai liberisti, che provano ogni giorno a spiegarci che c'è l'impresa, la capacità. Ve lo chiediamo in un modo pacato: quali sono i meriti speciali di questi soggetti? Quali sono? Non avevano previsto nulla, perché non avevano previsto questa crisi e ne hanno tratto un beneficio. Noi chiediamo semplicemente di restituire tutto questo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/31 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Prendo atto che l'onorevole Carmina sottoscrive l'ordine del giorno n. 9/1038-B/31 Grimaldi.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Prendo atto che l'onorevole Ghirra non accetta la riformulazione del proprio ordine del giorno n. 9/1038-B/32.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/32 Ghirra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

L'ordine del giorno n. 9/1038-B/34 Gusmeroli è stato accettato dal Governo.

Prendo atto che l'onorevole Della Vedova accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1038-B/35, ma chiede che sia messo in votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/35 Della Vedova, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 76).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1038-B/36 Porta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA (PD-IDP). Presidente, io tramite lei, chiedo al Governo di rileggere e di ripensare il suo parere rispetto a quest'ordine del giorno, perché in caso contrario ancora una volta dareste l'idea di predicare bene e razzolare male quando si parla di attrazione di investimenti stranieri in Italia.

Quest'ordine del giorno, rappresentanti del Governo, chiede semplicemente di rafforzare una misura, già in vigore dal 2018, volta a favorire l'aumento di investimenti, consumi, nonché il ripopolamento dei piccoli centri del Sud Italia - quindi, mi rivolgo anche ai colleghi del Meridione presenti in quest'Aula - e tutto ciò attraverso l'applicazione di un regime fiscale attrattivo per coloro, soprattutto pensionati, che scelgono di trasferire la propria pensione, quindi il proprio reddito, nel nostro Paese. Questo avviene in tanti altri Paesi anche dell'Unione europea e penso, per esempio, al Portogallo.

Allora, rappresentanti del Governo, Sottosegretario, tramite lei, Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo silenzio, per favore.

FABIO PORTA (PD-IDP). … concludo chiedendovi di rivedere il parere, perché sapevamo che l'Italia, ahimè, non è un Paese attraente per i giovani. Oggi, con questo parere del Governo, certifichiamo di non esserlo nemmeno per gli anziani. Allora, voglio dire al Governo che è inutile scomodare la Venere di Botticelli e le Winx per promuovere l'Italia nel mondo. Forse basterebbe citare Enzo Jannacci, Vengo anch'io, no tu no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei sottoscrivere quest'ordine del giorno, se il collega Porta è d'accordo.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche l'onorevole Carmina sottoscrive l'ordine del giorno.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/36 Porta, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/37 Di Sanzo il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono abbastanza stupito del parere contrario del Governo su quest'ordine del giorno. Quello che chiediamo è di far uscire dalla condizione di tassazione in Italia tanti pensionati che si sono trasferiti all'estero, in Paesi in cui non sono in vigore trattati bilaterali per la doppia tassazione, in particolare in molti Paesi dell'America Latina come la Repubblica Dominicana, il Costa Rica e il Perù.

Chiediamo semplicemente di avviare discussioni che possano portare alla stipula di tali accordi in questi Paesi dell'America Latina, dove risiedono oggi tanti pensionati italiani che sono tassati solo per risiedere in uno di questi Paesi, creando un'ingiustizia rispetto agli altri pensionati che risiedono in Paesi in cui sono in vigore trattati bilaterali. Quindi, mi stupisce, onestamente, che il Governo non voglia neanche sentire parlare dell'opportunità di avviare potenzialmente tali negoziati. Voglio ricordare che i pensionati in questi Paesi, pur pagando interamente le tasse sulla loro pensione in Italia, sono privi dell'assistenza sanitaria quando tornano in Italia, creando una palese condizione di ingiustizia sociale verso questa categoria. Quindi, mi stupisce di nuovo che il Governo sia contrario anche solo ad avviare discussioni per cercare di riparare a questa ingiustizia sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/37 Di Sanzo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Sull'ordine del giorno n. 9/1038-B/38 Matteoni il parere è favorevole.

Prendo atto che il gruppo di Forza Italia intende sottoscrivere tale ordine del giorno.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà. Colleghi, lasciate l'Aula in silenzio, vi prego, così stiamo nei tempi che ci siamo dati. Vi prego di farlo in silenzio.

Prego, onorevole Della Vedova.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie mille, Presidente. Non me ne vorrà il Vice Ministro Leo, che prima ha perorato la causa della riforma del sistema fiscale, che condivido. Ricordo al Vice Ministro Leo e a tutti che le responsabilità, in questo secolo, che hanno portato alla non riforma fiscale sono equamente distribuite tra chi oggi sta all'opposizione e chi sta al Governo.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Della Vedova. Colleghi, facciamo silenzio, per favore. Prego, onorevole.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Presidente, del Governo è rimasto qualcuno?

PRESIDENTE. Per il Governo c'è il Ministro Ciriani, che è presente, e poi c'è il Sottosegretario. Adesso verrà liberato il banco del Governo. Liberiamo i banchi del Governo; lo dico per la seconda volta. Onorevole Trancassini, mi dà una mano? Prego.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. È vero, lo hanno detto molti colleghi, che questo testo contiene molte delle indicazioni e dei principi di delega che erano contenuti nella delega definita alla fine della precedente legislatura sotto la guida del Governo Draghi, ma noi qui siamo chiamati a dare un giudizio politico.

Questa delega verrà portata a termine da questa maggioranza - salvo imprevisti, che noi auspichiamo - e, quindi, si tratta di dare una sorta di fiducia a questo Governo, perché i principi della delega, come capita in materia fiscale sono - e forse questa volta più del solito molto ampi, quasi una delega in bianco. Quindi, dobbiamo andare a vedere quali sono i principi ispiratori della politica di questo Governo che dovrà adempiere, attraverso i decreti delegati, a questa delega, che noi oggi non voteremo; voteremo contro.

Il relatore Gusmeroli, questa mattina, ha rivendicato, per sé e per la Lega, il fatto che sia sparita dai radar la digitalizzazione del catasto, quindi una misura di civiltà. Le tasse sulla prima casa sono state alzate, abbassate, messe, tolte con il catasto attuale, quindi non c'entra nulla il tema dell'imposizione. C'entra il tema di avere, invece, un sistema civile di mappatura del patrimonio abitativo degli italiani ed è lo stesso Governo che, invece, sta facendo la mappatura digitale delle concessioni balneari. Si potrebbe dire: ma come, non volete mappare digitalmente il patrimonio edilizio? Allora, mappate digitalmente le concessioni balneari, perché questo è ciò che viene fatto. Quindi, si usano la tecnologia e la digitalizzazione per cercare qualche escamotage disperato per evitare la messa a gara delle concessioni balneari.

Quindi, a questo Governo noi la delega non la diamo, una delega così ampia non la diamo. Quando Meloni ha accostato i termini “pizzo di Stato” e “tasse” ha fatto un'operazione terribile. Si può dire: ma stava facendo un comizio.

Ma non era a un comizio di Vox dell'estate precedente. Anche quando fa il comizio, parla da Presidente del Consiglio, e questo non è accettabile.

Come non è accettabile che Salvini, ogni due per tre, a proposito di fisco, parli di condoni. Certo che è popolare parlare di condono; poi, però, da una parte, parla di condono e, dall'altra parte, come ha fatto ieri, ci spiega che vuole dare il bonus taxi (una cosa di questo tipo) a chi esce dalle discoteche brillo. Quindi, da una parte condoni e via dicendo; dall'altra parte, ogni cosa si risolve con la spesa pubblica e con nuovo debito.

Peraltro, nella riformulazione dell'ordine del giorno, che ringrazio il Governo di avere accolto, avete chiesto di espungere un riferimento preciso, che avevamo fatto in termini di equità tra le generazioni, nel senso di non ricorrere all'indebitamento per finanziare spese fiscali al di fuori della regola dell'invarianza di gettito. Questa cosa, cioè il fatto di fare una delega che porti nuovo debito, mi serve per toccare l'ultimo punto che ritengo sufficiente per non votare questa delega, oltre a tutte le altre considerazioni.

In questa delega è stato tolto, meritoriamente, grazie alle opposizioni, il principio della flat tax incrementale, ma resta comunque, scolpito nel marmo, il principio che prevede che la riforma dell'Irpef vada fatta ai fini della transizione del sistema verso l'aliquota impositiva unica. Allora, mettiamoci d'accordo: o è una bandierina ideologica e propagandistica per fare contenti gli elettori un po' disattenti della destra di Governo, e allora non si mette nella delega; se, invece, è veramente un principio guida di questa riforma del sistema fiscale, ciò non è accettabile. Oggi, il Vice Ministro Leo ha detto che ci sono tanti modi per garantire il principio di progressività: deduzioni e detrazioni. Ma, allora, vieni e ce lo spieghi.

Spieghi al Parlamento, e quindi al Paese, che si vuole arrivare alla flat tax, con quale aliquota; e spieghi con quale meccanismo di deduzioni e detrazioni si ritiene di poter garantire il principio costituzionale della progressività. Soprattutto, devi venire a spiegare quanto costa fare la flat tax - certo, se l'aliquota è al 50 per cento, non costa nulla, anzi, ci guadagni - e con quali risorse ritieni di finanziare questa operazione, che va finanziata. Perché, altrimenti è debito pubblico; altrimenti non vale il principio di equità tra le generazioni, altrimenti voi fate la riforma per arrivare alla flat tax facendo debito e scaricando i costi sui contribuenti futuri.

Per tutte queste ragioni politiche, al di là di alcuni contenuti di merito che sono condivisibili, questa delega in bianco noi non la votiamo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Come già dichiarato in occasione della prima lettura, poche settimane fa, qui, alla Camera, ribadisco anche in questa sede che i tre obiettivi della legge delega per riformare il fisco non si possono non condividere: ridurre il carico fiscale sulle famiglie per favorire la natalità e la crescita economica, aumentare l'efficienza della struttura dei tributi, individuare meccanismi fiscali a sostegno di famiglie, lavoratori e imprese. Obiettivi che sono coerenti con i principi contenuti nella delega in base ai quali il Governo dovrà emanare nei prossimi mesi i relativi decreti attuativi.

È, altresì, importante avere previsto di attribuire priorità alle famiglie, ad esempio con la detassazione delle tredicesime, ai costi per la crescita dei figli, alla tutela della casa e della salute delle persone, all'istruzione, alla previdenza complementare e al miglioramento dell'efficienza energetica.

Riformare il fisco, senza tuttavia aumentare la pressione fiscale, e in prospettiva ridurla, è un obiettivo condivisibile e strategico, ma certamente una missione non semplice, dato che ci sono da mantenere gli equilibri di finanza pubblica.

Ricordiamo anche in questa sede che alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Bolzano e Trento è attribuita una quota del gettito delle imposte erariali riferite al proprio territorio, che assicurano l'esercizio e il finanziamento delle competenze loro attribuite. Per questa ragione, si rende necessaria la compensazione delle eventuali perdite di gettito derivanti dall'applicazione della delega, al fine di garantire l'equilibrio di bilancio delle stesse.

Tale questione, anche se non con la formula auspicata, è stata risolta, almeno in parte, al Senato con l'impegno del Governo a promuovere intese finalizzate a salvaguardare in termini compensativi l'equilibrio dei bilanci delle predette regioni e province autonome, e anche con l'accoglimento del nostro ordine del giorno, con una dichiarazione di intenti in tale direzione. Un passo per noi importante, che vogliamo riconoscere. È con queste motivazioni che voteremo a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, cambiare radicalmente il rapporto tra cittadino e Stato in materia fiscale è da sempre uno degli obiettivi centrali delle politiche di centrodestra. Un obiettivo in cui, come Noi Moderati, ci riconosciamo fortemente. Un fisco giusto ed equilibrato, che parta dal presupposto che le tasse non sono ammende, ma fanno parte di quel compromesso alla base dello stato civile. Si delegano allo Stato alcune funzioni, tra cui la sicurezza, la salute e le infrastrutture, per esempio, e si cede una parte dei propri guadagni per remunerare i servizi.

Riequilibrare questa relazione, eliminando la percezione da parte dei cittadini di un fisco oppressivo e punitivo, è essenziale per ricostruire il rapporto di fiducia e anche il senso di appartenenza. È anche su questi principi che si ricostruisce una società giusta ed efficiente.

Questa finalità la ritroviamo nelle pagine della delega fiscale di cui quest'Aula è chiamata al vaglio definitivo. Qui troviamo i paletti attraverso cui delineare un sistema fiscale più semplice e trasparente. Le linee guida di base, fondamentali e condivisibili, sono arrivate dal testo base del Governo.

Il lavoro parlamentare ha aiutato a migliorare ulteriormente il testo per mettere a segno l'obiettivo di fondo. Siamo nella seconda lettura e nel secondo voto alla Camera, con un testo che il Senato ha avuto il compito e lo spazio di approfondire su un aspetto che riteniamo importante, quello degli articoli 13 e 14, che riconoscono la necessità di una più piena attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, ovvero una maggiore autonomia delle regioni e degli enti locali in materia tributaria e in attuazione del federalismo fiscale, inclusa la compartecipazione delle regioni al gettito IVA.

Non entro qui nei singoli commi e criteri dettati dalla legge delega. Quello che intendo cogliere e che intendiamo cogliere è il principio di fondo: il riconoscimento della necessità di dare piena attuazione a quell'articolo 119 della Costituzione, con particolare riferimento all'autonomia finanziaria delle regioni e al federalismo fiscale. Un principio che anche il gruppo di Noi Moderati, con due emendamenti, uno a firma del nostro capogruppo, sostenuto da tutto il gruppo, ovviamente, e uno a mia prima firma, riferito alla compartecipazione dell'IVA, aveva già provato ad inserire nel percorso iniziale alla Camera.

È positivo che le regioni e gli enti locali siano stati ascoltati. È importante il risultato finale, quello, appunto, dell'affermazione del principio di territorialità delle entrate, del rispetto dei territori e della loro autonomia finanziaria.

Un altro aspetto che mi preme sottolineare, e che fa parte delle modifiche avvenute nel corso dell'esame parlamentare, è la riduzione delle tasse sulle tredicesime per i dipendenti, con l'applicazione di un'imposta sostitutiva Irpef e delle relative addizionali in misura agevolata sulle retribuzioni corrisposte a titolo straordinario che eccedono una determinata soglia e per i redditi riconducibili alla tredicesima.

Dall'altro versante, quello degli autonomi, si prevede la rateizzazione di saldo e acconto Irpef, con progressiva ed eventuale riduzione della ritenuta d'acconto. Stiamo parlando dei piccoli contribuenti, dei lavoratori, dei professionisti, di tutte quelle categorie che spesso pagano il prezzo più alto nei momenti di crisi. L'attenzione alle imprese e alle famiglie è, ed è stata anche in questo caso, il focus di Noi Moderati.

Nel lavoro parlamentare sulla delega fiscale possiamo ascrivere come nostro risultato un maggiore impegno nel sostegno alle famiglie, inserite come priorità, e ai giovani, inclusi nei principi generali.

Vado a precisare. Aver fatto inserire con un emendamento all'articolo 2, lettera a), che il Governo, nell'esercizio di questa delega, osserva tra i principi e criteri direttivi generali quello di stimolare la crescita economica e la natalità, soprattutto al fine di sostenere le famiglie - questa è la aggiunta richiesta e ottenuta - in particolare, oltre a quelle in cui sia presente una persona con disabilità, come riportava opportunamente il testo originario, anche i giovani che non hanno compiuto il trentesimo anno di età - altra aggiunta richiesta e ottenuta - oltre a lavoratori e imprese, significa aver tracciato una rotta chiara per il lavoro che spetterà a tutti i decreti attuativi dei prossimi anni. Si tratta di passaggi lessicali, certo, ma non di forma, di sostanza, che disegnano non solo un fisco diverso ma un modello di società che guarda al proprio futuro.

Veniamo alle parti essenziali, al cuore della riforma. Si prevede di rivedere la struttura dell'Irpef, si modificano la tassazione d'impresa e l'imposta sul valore aggiunto, ci si prefigge un graduale superamento dell'IRAP, la razionalizzazione dell'imposta di registro, dell'imposta sulle successioni e donazioni, dell'imposta di bollo e di altri tributi indiretti. Si prevede inoltre la revisione delle disposizioni in materia di accise e il riordino delle disposizioni in tema di giochi pubblici, fermo restando il modello organizzativo fondato sul regime concessorio e autorizzatorio. Infine, tema centrale per alleggerire quel meccanismo al limite del persecutorio che i contribuenti spesso registrano, si procede alla revisione dell'attività di accertamento e del sistema nazionale della riscossione, in particolare attraverso l'adempimento collaborativo.

Una riforma complessa e complessiva quanto mai necessaria, perché nei meandri di un sistema normativo complicato e ostico non si perdono solo i cittadini e le imprese, incappando spesso in errori e pagando un prezzo troppo elevato alla burocrazia, ma un fisco oppressivo leva ossigeno alle famiglie, leva ossigeno all'economia. Una radicale semplificazione delle procedure e, anzi, direi normalizzazione - lo stesso Viceministro Leo questa mattina parlava di dichiarazioni dei redditi che hanno addirittura centinaia di pagine - incoraggerà l'attività economica e la produttività delle aziende, motori del nostro Paese, e favorirà le imprese estere che vogliono investire in Italia.

Per quanto riguarda l'Irpef la revisione vedrà anche la graduale riduzione dell'imposta nel rispetto del principio di progressività, attraverso il riordino delle deduzioni dalla base imponibile. L'attenzione sarà rivolta alla composizione del nucleo familiare, alla tutela del bene casa e del benessere delle persone e al diritto all'istruzione. Casa, salute e istruzione sono le tre parole chiave su cui si costruisce la relazione, anzi si ricostruisce la relazione nella prospettiva della transizione del sistema verso l'aliquota impositiva unica, per definire un fondamento chiaro e trasparente. Gli strumenti che verranno messi in campo per il graduale perseguimento dell'equità orizzontale saranno la progressiva applicazione della medesima area di esenzione fiscale e del medesimo carico impositivo Irpef indipendentemente dalla natura del reddito prodotto, con priorità per l'equità tra redditi da lavoro dipendente e redditi da pensione, la possibilità di consentire la deduzione dal reddito da lavoro dipendente e assimilato, anche in misura forfetizzata, delle spese sostenute per la produzione dello stesso e la possibilità per il contribuente di dedurre i contributi previdenziali obbligatori.

La visione che sottende questa riforma sfrutta appieno anche le nuove tecnologie che consentono di definire a monte la posizione fiscale del contribuente e di impostare di conseguenza la collaborazione tra Stato e cittadino e tra Stato e imprese. L'idea che lo Stato possa attuare accordi preventivi con i contribuenti, sulla base dei quali programmare l'imposizione fiscale, è un vero cambio di paradigma di questa riforma fiscale. Inoltre, si potranno pagare le imposte, per metà, ad anno trascorso e a reddito guadagnato. Una modifica intercorsa durante l'esame parlamentare che come Noi Moderati abbiamo sostenuto con grande determinazione perché siamo convinti che sia profondamente scorretto pagare le tasse su quello che, forse, un tempo si potrà guadagnare. Fa parte della definizione di una nuova relazione fisco-cittadini impostare il sistema del pagamento delle imposte su ciò che si è realmente guadagnato. Sarà un processo graduale in cui dovranno essere contemperate le esigenze di cassa per il funzionamento dello Stato e l'erogazione dei servizi essenziali. Sono diversi i punti concreti su cui si puntella questa nuova relazione e questa nuova visione del fisco. Sono numerosi, sono complessi, molti li abbiamo elencati. Vorrei accennare al tema dell'evasione fiscale, partendo dal concetto che non si fa una seria lotta all'evasione se si tratta ognuno allo stesso modo. L'elusione fiscale internazionale delle big company e l'errore nella dichiarazione dei redditi del piccolo commerciante non possono essere trattati allo stesso modo, così come la difficoltà a pagare le tasse di un'impresa o di una partita IVA che hanno visto contrarsi il proprio giro d'affari rispetto alle aspettative. Se non consentiamo delle vie diverse di relazione con il fisco proprio nei momenti di difficoltà, etichettando tutti come evasori, vuol dire che non siamo in grado di comprendere neanche il contesto geoeconomico in cui ci stiamo muovendo. Perché ciò avvenga si deve lavorare in via strutturale e non con misure una tantum, proprio come questa delega permette di fare. Non si può non concordare del resto con le parole del Ministro Giorgetti, quando dice che con regole più semplici sarà più facile non solo pagare le tasse ma anche accertare l'evasione. Anche il Vice Ministro Leo oggi lo ha ribadito in quest'Aula: nessuno vuole abbassare la guardia.

Allora, guardiamo al futuro, decisi, di fronte a una riforma decisiva, un passo importante verso la modernizzazione dell'Italia. Il voto di Noi Moderati sulla legge di delega fiscale è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Volevo fare una piccola annotazione iniziale, dicendo che questa riforma è talmente epocale, dopo cinquant'anni, che il Ministro competente non si è fatto proprio vedere. Secondo me, neanche lui più di tanto ci crede che stiamo facendo una riforma epocale. È stato fatto un lavoro, noi crediamo, dal punto di vista procedurale in modo corretto, almeno per quanto riguarda la Commissione finanze di cui faccio parte, ma nella sostanza ci saranno più problemi che vantaggi.

A proposito di Ministri, approfitto, tramite la sua persona, visto che ci è difficile incontrarli in Aula. Leggiamo spesso sui giornali i loro interventi. Abbiamo letto anche che il Ministro Crosetto - è una persona sicuramente stimabilissima e ho avuto la fortuna di leggere i suoi interventi sui giornali, perché oramai i ministri non vengono più a parlare in Aula, parlano tramite i giornali - criticava fortemente il Parlamento perché non lavora abbastanza. Immagino che si riferisse soprattutto alla sua maggioranza. Lo ha detto Giorgetti al funerale? Mi scuso per questo, ma rimane il fatto che comunque non è mai venuto in Commissione e non l'abbiamo visto neanche nelle altre occasioni delle attività parlamentari. Io ribalto la cosa. Visto che ci sono Ministri che parlano sui giornali e invitano il Parlamento a fare di più, io inviterei tutti i presidenti di Commissione a invitarli di più a venire e a confrontarsi, e anche la Presidenza della Camera, in modo da renderli più partecipi delle nostre attività. Probabilmente non sono sufficientemente informati.

Aggiungo che esprimo solidarietà pubblica ai deputati della maggioranza per il trattamento irriguardoso da parte di un membro del Governo, rispetto al fatto che hanno dovuto votare 26 o 27 - se non sbaglio - fiducie al Governo e questo ovviamente ha compresso molto la possibilità sia per la maggioranza sia anche per noi della minoranza di svolgere la nostra attività emendativa e i nostri interventi.

Detto ciò, se dovessimo paragonare il risultato finale di questa grande azione, io la paragonerei a oggi a un personaggio dei fumetti. Non so se qualcuno abbia mai letto Alan Ford. C'era un personaggio che si chiamava Superciuk che aveva una caratteristica, rubava ai poveri per dare ai ricchi. Io credo che con questa delega fiscale abbiamo riesumato un grande personaggio. Probabilmente i gli autori potranno fare due tre due o tre numeri di Alan Ford sulla delega fiscale. Il motivo principale per cui Superciuk, che era povero, faceva lo spazzino, rubava ai poveri per dare ai ricchi, era che in un impazzimento generale, ubriacato di follia, si era convinto che i ricchi erano belli e puliti e si presentavano bene mentre invece i poveracci, i poveri vivevano male e quindi meritavano di vivere ancora peggio.

Allora, quando in un decreto, in una delega fiscale, non si tiene conto di 16 milioni di pensionati e 18 milioni di lavoratori dipendenti è qualcosa che non va nella direzione giusta, non solo non va nella direzione giusta, ma dà una linea, come stamattina ho detto, e lo voglio ripetere, di una visione in cui si colpiscono i più deboli per difendere gli interessi dei più forti, dei più ricchi. Non si capisce per quale motivo non si pensi di colpire, come noi stiamo chiedendo dall'inizio della legislatura, gli extraprofitti di mega-aziende, di multinazionali. Appena si parla di colpire un grande potentato, una banca, una multinazionale - per colpire intendo dire, fargli pagare il giusto, non fargli pagare di più di quello che dovrebbe - si alzano gli scudi.

Oggi ho parlato dei numeri effettivi; stamattina sui giornali è scritto correttamente che il reddito di cittadinanza è costato 31 miliardi di euro e noi abbiamo fatto presente che i soldi, previsti da Draghi per gli extraprofitti che sarebbero entrati nelle casse dello Stato se si fosse voluto intervenire per incassarli, sarebbero stati pari a 10 miliardi di euro, cioè un terzo ci sarebbe arrivato dagli extraprofitti. Invece, si è scelto di difendere i privilegi dei più ricchi, dei più potenti e chiedere ai più deboli di pagare, e pagare di più. Questo non porterà benefici e l'abbiamo visto anche sulla questione del gioco d'azzardo.

Ovviamente, noi siamo contenti che il Governo abbia voluto approvare il nostro ordine del giorno, però dobbiamo dirci una cosa: se scegliamo di andare nella direzione del contrasto al gioco d'azzardo, non possiamo certamente implementarlo, non possiamo certamente immaginare che lo Stato, per fare cassa, invece di utilizzare altri strumenti di equità fiscale, vada nella direzione di immaginare di incassare di più tramite il gioco online e le scommesse.

Io voglio farvi presente una cosa: anche in quel caso a essere colpiti sono i più deboli, perché la gran parte di coloro che vanno nelle sale Bingo e fanno scommesse, sono persone che immaginano di potere cambiare il proprio futuro con un colpo di fortuna, di certo non sono i miliardari o le multinazionali o altre grandi realtà che guadagnano un sacco di soldi.

Sia chiaro, perché sennò qualcuno potrebbe dire altro, noi non siamo contrari al profitto, né tanto meno a chi, con un'idea, con il proprio ingegno, con il proprio lavoro, con il proprio sacrificio vero, possa guadagnare e diventare ricco. Mai pensato che la ricchezza possa essere un fatto negativo o una colpa, ma devi guadagnartela. Perché noi siamo così accaniti sugli extraprofitti? Perché è una casualità, non c'è un merito, ripeto, non c'è un merito. Noi dovremmo avere un occhio di riguardo nei confronti dei contribuenti che pagano da sempre tutto e sono esempi positivi nel nostro Paese e, invece, si continua a voler giustificare gli altri, in un modo o in un altro, con un condono, con una dilatazione dei tempi di pagamento, con una norma ad hoc; certo ci sono pure persone che non sono riuscite a pagare, qualcuno che ha sbagliato, questo non si mette in discussione, ma diciamoci la verità, nel paradiso fiscale, per fare un esempio, non ci vai per sbaglio, ci vai per scelta, perché vuoi pagare meno tributi, perché ritieni di essere più furbo degli altri e la furbizia non è un merito, ma è un modo per gravare poi sulle tasse che pagano gli altri. Questa è un'ingiustizia. La nostra idea è che, utilizzando un altro personaggio non dei fumetti, ma del cinema, Massimo Troisi, per i poveri c'è quel titolo del film che fece assieme a Benigni, Non ci resta che piangere. Per loro non restano che le lacrime, gli avete levato il reddito di cittadinanza, gli avete levato altre possibilità di sopravvivenza. Se ci fosse stata la possibilità dell'immediata verifica dell'ingresso nel mondo del lavoro, della possibilità di avere spazi lavorativi, noi l'avremmo anche potuto contemplare. È vero che ci sono stati imbrogli e storture nell'erogazione del reddito di cittadinanza, ma intanto si è mandato un sms a 170.000 persone dall'oggi al domani e il risultato, al di là delle tensioni sociali o di altre cose del genere che possono esserci, è che avete colpito, nella gran parte dei casi, i disperati e i più deboli, che sembrano essere il problema del nostro Paese e non lo sono.

La delega fiscale, che andiamo ad approvare oggi e sulla quale noi esprimeremo il nostro voto contrario, è un errore che pagheremo, speriamo non a lungo, ma è un errore che pagheremo perché ci sono tante cose che non hanno funzionato, anche un elemento procedurale, lo voglio ricordare in quest'Aula. Il fatto che la Camera avesse preso l'impegno di emendare alcuni articoli e il Senato altri, ma poi, invece, ci siamo ritrovati con alcuni articoli che erano stati licenziati dalla nostra Camera ed emendati di nuovo dal Senato, è un gesto di scorrettezza, di grande scorrettezza, da sommare anche a parole assolutamente ingenerose e quantomeno scorrette. Io mi auguro che il Ministro Crosetto venga a dircelo in Aula; invece di dirlo ai giornali, viene in quest'Aula e dice ai membri del Parlamento: io non sono soddisfatto di come lavorate. E lo dice alla sua maggioranza soprattutto, che ha votato 26-27, adesso non mi ricordo, fiducie a questo Governo. Noi invece coerentemente voteremo “no” a questa delega fiscale, immaginando un fisco che sia innanzitutto equo e che guardi e parti dagli ultimi e dei più deboli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin, ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Noi abbiamo già detto e motivato, sia qui alla Camera un mesetto fa, sia in Senato, il nostro voto favorevole. Fin da allora aspettavamo che qualcuno ci smentisse perché il nostro voto - lo sapete - è motivato dal fatto che sostanzialmente questa delega ricalca in toto il lavoro parlamentare fatto nella scorsa legislatura, che poi la delega Draghi da quel lavoro prese le mosse. E come si fa in un dibattito normale, ci aspettavamo che qualcuno ci smentisse, per questo o per quell'altro motivo, invece non c'è riuscito nessuno perché i principi di riforma dell'Irpef, i principi di riforma delle tax expenditures, i principi di riforma dell'IVA, i principi di abolizione e sostituzione dell'IRAP, il principio di tassazione dei redditi finanziari - quello è uno dei vari copia incolla -, la semplificazione dell'IRES, la codificazione ai testi unici e la mensilizzazione. Qui ognuno fa a gara a dire - è merito mio, è merito mio - ma guardate, noi l'abbiamo stampato il lavoro della scorsa legislatura, al quale, fra l'altro, abbiamo contribuito tutti, andatevelo a vedere, perché lì trovate tutti i temi contenuti in questa in questa legge delega e sono patrimonio di tutti; è inutile andare a dire: è merito mio. Questa è stata la fonte dalla quale questa delega arriva. L'IRI, la reistituzione dell'imposta sul reddito di impresa, quindi se io fondo una società di persone invece che una società di capitale non devo avere un'aliquota di tassazione sostanzialmente doppia. L'abolizione delle microtasse, l'avvicinamento fra bilancio civilistico e bilancio fiscale, il mantenimento del principio di progressività, tutti temi che c'erano nel lavoro parlamentare, c'erano nella riforma Draghi e ci sono nella riforma Meloni ed è il motivo per cui l'abbiamo votata e la votiamo. E, come dicevo qui, alla Camera, l'altra volta, c'erano alcune cose che non ci convincevano, e alcune cose ci sono tuttora, in primis la flat tax incrementale, che secondo noi era una palese inefficienza e con un emendamento del nostro gruppo è stata sostituita dalla detassazione dei premi di produttività; abbiamo anche inserito la detassazione degli utili distribuiti ai dipendenti; è uno schema che ci convince molto di più quello di incentivare la partecipazione dei lavoratori alla governance d'impresa in cambio di una partecipazione agli utili. Il Vice Ministro Leo ha pubblicamente preso l'impegno di calendarizzare la nostra proposta di costituzionalizzazione di parti dello Statuto del contribuente, nel frattempo è stata pubblicata la nostra proposta l'atto Camera 1233, lo ricordo al Governo, alla Sottosegretaria Siracusano, avete preso l'impegno a calendarizzare e approvare questa proposta che, fra l'altro, che da dieci anni circa qui dentro fanno tutti.

Noi l'abbiamo depositata assieme ad altri, immagino. Calendarizziamola, facciamolo, perché è l'unica cosa che serve davvero a tutelare il contribuente.

Nel frattempo, c'è stato il passaggio in Senato. Che cosa ha comportato il passaggio in Senato? Sostanzialmente due cose. La prima: sono stati inseriti gli articoli sul federalismo fiscale e, di nuovo, ci sarà il residuo fiscale, ci sarà la secessione dei ricchi, ci saranno tutte le cose che avete detto in campagna elettorale. Ma se uno va a guardare, ci sono semplicemente dei princìpi di buonsenso, che dovranno essere attuati, quindi tutto dipenderà da come vengono attuati.

C'è poi la riforma della legge n. 42 del 2009, la modifica del decreto legislativo n. 68 del 2011 sulla compartecipazione IVA, sulla semplificazione dei tributi regionali: tutte cose di assoluto buonsenso che tutti sosteniamo da tempo. Questo è quello che avete fatto in Senato.

Di nuovo, i voti li prendete al Nord, in questo caso, raccontando e facendo il referendum in Lombardia e in Veneto sul residuo fiscale. Poi venite qua, andate al Governo e scrivete in Gazzetta Ufficiale delle cose di assoluto buonsenso. Io non trovo, in questi articoli aggiunti al Senato, tutte le cose che state dicendo anche voi. Ditemi dove stanno, perché non ci sono. E facendo così, continuiamo ad alimentare questa narrazione dell'inganno. È una sorta di doppiezza togliattiana, ottant'anni dopo. Cioè, da una parte si sparano slogan, dall'altra al Governo si fanno cose di buonsenso, a volte.

Così come sull'altro intervento che avete fatto in Senato sull'accertamento e riscossione. A proposito di questa vicenda, proprio noi, in dichiarazione di voto alla Camera, la volta scorsa, abbiamo ricordato che in questa delega c'era un principio sacrosanto, cioè quello di dire: quando, alla fine di tutto, becco un evasore, probabilmente devo accelerare, semplificare razionalizzare e automatizzare le procedure di pignoramento dei rapporti finanziari. Salvini deve essersene accorto e, due giorni dopo, a Matera, che fa? Rilascia un'intervista: voglio il condono per tutti. E tutti ci cascano.

E allora noi, giustamente, abbiamo detto: scusaci, facci capire, se vuoi il condono per tutti, allora cancella questa disposizione. E, al Senato, abbiamo presentato un emendamento che cancellava l'accelerazione e la semplificazione dei pignoramenti finanziari per gli evasori. Non l'avete accolta. Avete cambiato un sostantivo - da automazione a informatizzazione, che sta nel dizionario dei sinonimi e contrari - a dimostrazione, di nuovo, della doppiezza, non so se togliattiana o, a questo punto, salviniana, meloniana o freniana. Anzi no, perché Freni è sempre, in realtà, abbastanza unico!

Il punto è che il vostro modo di fare politica sembra sempre lo stesso: la sparo grossa, mi appoggio su un sistema dell'informazione, che, ahimè, dà molto sponda a queste cose, e, se devo contrastare, lo faccio con argomenti specularmente non fondati, quali gli extraprofitti, i dipendenti massacrati, i pensionati massacrati.

I dipendenti e i pensionati sono soggetti a Irpef. Se io leggo questa delega, come nella delega Draghi, ci sono dei princìpi di delega di riduzione dell'Irpef. Ma perché ho bisogno di dire che sto massacrando dipendenti e pensionati, quando sto votando una delega che va ad abbassare l'imposizione fiscale su dipendenti e pensionati? Certo, dipenderà da come la attueranno, ma questo è nel principio delle leggi delega e, ahimè, non ci possiamo fare nulla.

Noi confermiamo, in questa sede, il nostro voto favorevole, perché, anche nel passaggio in Senato, su due temi su cui si fanno molti slogan - federalismo fiscale e accertamento e riscossione - avete fatto tutt'altro che slogan, anche con il nostro contributo, fra l'altro, nel non fare slogan e nel cercare di migliorare l'impianto normativo. Ora inizia l'attuazione.

Questa vicenda dura, più o meno, da un anno. Un anno fa avremmo dovuto approvare la delega Draghi a Camere già sciolte. Il centrodestra disse: no, la riscriviamo noi in modo che ce ne prendiamo il merito; oggi si compie quel percorso. Bravi, ce l'avete fatta, in un anno. Poi, dovremo spiegare perché abbiamo perso un anno, perché, se avessimo approvato la delega Draghi un anno fa, ora avremmo già i decreti legislativi in vigore.

Invece, quando, fra un'ora, approveremo tutto e comincerà il martellamento mediatico sulla riforma fiscale approvata, dovrete gestire anche le aspettative dei cittadini, i quali pensano, a fine agosto, di vedere i risultati in busta paga. Invece, dovrete spiegare loro che qui inizia una fase di due anni di attuazione - al massimo due anni - in cui i decreti attuativi dovranno dar corpo a quello che avete scritto in questa delega.

Attenzione, perché io ho fatto un sogno l'altra notte: ho sognato che, alla fine, voi, di questa delega attuerete soltanto la parte che non costa, che è la parte, fra l'altro, di cui il Vice Ministro Leo è particolarmente esperto: quella delle procedure, dell'accertamento e della riscossione. È una parte fatta bene, anche per questo la votiamo; ma, attenzione, perché quella non sarebbe “la storia”, come state sostenendo da stamattina. Voi dite: abbiamo fatto la storia. Ma se attuate solo la parte che non costa, con un po' di semplificazione di procedure, non avete fatto nessuna storia.

Quindi, in questa fase di attuazione, attenzione ai soldi che ci mettete, attenzione alle scelte che farete nella prossima legge di bilancio.

Io vi auguro una buona estate, perché al rientro dalle vacanze avrete un sacco di problemi: il MES, la questione del salario minimo, una legge di bilancio che parte da 22-23 miliardi in meno, che dovrete trovare anche solo per mantenere le cose come stanno. Voglio proprio vedere come ve la giocherete.

Nel frattempo noi saremo qui, vedremo in che forma, ma ci saremo con lo stesso atteggiamento, che è quello di non cedere ai populismi, di non cedere agli slogan, anche quando sembra la cosa più utile e comoda da fare, di non cedere alla conservazione e di essere un baluardo per chi pensa che questo Paese si possa ancora riformare con una cultura liberaldemocratica, facendo attenzione al merito delle cose e offrendo agli italiani il sogno e la prospettiva che questo Paese può ancora cambiare e che la parte più bella dell'Italia è ancora da venire (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Palma. Ne ha facoltà.

VITO DE PALMA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Vice Ministro, signor Sottosegretario, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, il disegno di legge delega ha l'obiettivo di riformare in via sistematica ed esaustiva la disciplina tributaria a più di cinquant'anni dall'ultima riforma generale. Quello di oggi, per noi, non è un punto d'arrivo, signor Presidente. Quello di oggi, per noi, è un punto di partenza per attuare una riforma epocale nel sistema tributario nazionale italiano, attraverso questo disegno di legge delega, attraverso quello che contiene questo disegno di legge, attraverso quello che è stato il dibattito in Commissione e in Parlamento che ha migliorato questo disegno di legge.

In questo provvedimento non è contenuto un intervento di manutenzione ordinaria del sistema tributario, ma una radicale e organica riforma, che persegue l'obiettivo di ridurre la pressione fiscale, di dare equità alla tassazione, di semplificare il sistema tributario, di aumentare il grado di certezza del diritto, di migliorare il rapporto fisco-contribuente attraverso il contrasto all'evasione fiscale, puntando alla compliance, piuttosto che a misure repressive. Un fisco tutto sommato più equo. Il giusto riequilibrio tra cittadino e fisco.

La semplificazione e la riduzione delle tasse saranno il volano per la crescita economica e sociale dell'Italia, nonché quello per l'accrescimento della competitività del nostro Paese sul piano internazionale. Questa delega non si occupa soltanto di princìpi generali e nazionali, ma anche di princìpi internazionali, che devono ispirare la riforma complessiva, ma anche la disciplina sostanziale dei tributi nella fase di attuazione degli stessi, nella fase dell'accertamento, nella fase della riscossione, nel sistema sanzionatorio, nel contenzioso e, quindi nella codificazione. Questa riforma contiene questi aspetti.

Il provvedimento contiene, oltre ai princìpi generali e ai tempi di esercizio della delega, i princìpi e i criteri direttivi per la riforma dello Statuto del contribuente, con particolare riguardo alla disciplina dell'interpello per la revisione dell'Irpef, dell'IRAP e dell'IVA.

La riduzione strutturale delle imposte, combinata con un intelligente ridimensionamento e cambiamento qualitativo della spesa pubblica e con un duttile ricorso al deficit di bilancio, è la leva che ha permesso i più grandi risultati nella storia dell'economia occidentale.

Senza sviluppo non c'è risanamento, ma c'è stagnazione e, senza maggiore libertà economica, lo sviluppo non arriverà mai.

Questo intervento si muove su diverse direttrici: la prima è la certezza del diritto, che significa dare regole certe ai contribuenti, all'amministrazione finanziaria, a tutti gli operatori, superando l'attuale sistema fiscale, che ha migliaia di interventi frammentari e non sempre coerenti tra di loro. Questo è molto importante, in particolar modo per chi deve investire dall'estero, la certezza del diritto è essenziale. Le altre direttrici sono: la semplificazione e la riduzione della tassazione, il riequilibrio nel rapporto tra cittadino e fisco. Si tratta di condizioni imprescindibili ed irrinunciabili per rilanciare la nostra economia ed accrescere, quindi, la competitività delle nostre imprese, essendo l'Italia uno dei Paesi al mondo più complicati fiscalmente, come sostenuto anche dalla Banca mondiale, nonché uno di quelli più burocratizzati ed esosi dal punto di vista della tassazione, che la rende, di fatto, respingente per gli investitori internazionali.

Molto importanti e significative sono le disposizioni in materia di revisione dello statuto dei diritti del contribuente, volte anche a garantire un più equilibrato rapporto tra contribuenti e amministrazioni finanziarie, con un consolidamento dei principi del legittimo affidamento del contribuente e della certezza del diritto, prevedendo il rafforzamento da parte dell'ente impositore dell'obbligo di motivazione degli atti impositivi, specificando le prove su cui si fonda la pretesa, e del diritto di accesso da parte del contribuente agli atti del procedimento tributario, funzionale al corretto dispiegarsi del diritto al contraddittorio.

Con l'approvazione di un emendamento presentato da Forza Italia è stata aggiunta, tra i criteri direttivi per la revisione dello statuto, la disciplina della consulenza giuridica, distinguendola dalla disciplina dell'interpello. Altra modifica inserita, sempre grazie all'apporto di Forza Italia, è l'istituzione di una figura unica, il Garante nazionale, in sostituzione dei Garanti territoriali del contribuente.

Signor Presidente, questa riforma pone particolare attenzione al profilo della semplificazione degli adempimenti a carico dei contribuenti. Si prevede una razionalizzazione degli obblighi dichiarativi in vista di un graduale superamento degli indici sintetici di affidabilità. Si impone di rivedere il calendario fiscale delle scadenze, introducendo, di fatto, una moratoria per quelle ricadenti nel mese di agosto. Un sistema fiscale semplice, a bassa tassazione, con un buon rapporto tra cittadino e fisco contribuirà a una significativa ed efficace lotta all'evasione, che, nonostante i notevoli sforzi compiuti dalle amministrazioni finanziarie per il recupero del sommerso, ha ancora cifre allarmanti. Più un sistema è farraginoso, con molti adempimenti fiscali a carico del contribuente e scadenze, più cresce il contenzioso e più cresce il mancato incasso delle imposte.

Questa delega, invece, rappresenta un cambio di passo per sconfiggere il sommerso con sistemi semplici, a bassa tassazione. Un fisco amico. Ma cos'è un fisco amico? In questi giorni, spesso abbiamo parlato di questo termine, tanto caro a noi di Forza Italia: fisco amico significa inserire regimi premiali, e questo nella delega c'è; fisco amico significa mettere a disposizione, con anticipo di 60 giorni rispetto all'adempimento, i modelli per la dichiarazione dei redditi, e questo nel fisco amico c'è; fisco amico significa un contraddittorio preventivo, cioè i 60 giorni riconosciuti al contribuente per formulare osservazioni sulla proposta di accertamento, e in questa delega questo provvedimento c'è; significa cooperazione contro le frodi IVA; significa potenziamento dell'adempimento collaborativo; significa zero sanzioni sulla cooperative compliance; significa riduzione dei tempi dell'accertamento. E tutto ciò all'interno di questa delega è contenuto. Significa dichiarazione infedele alleggerita, cioè escludere le sanzioni per le dichiarazioni infedeli nei confronti di chi aderisce alla cooperative compliance; significa dare la possibilità agli enti locali di non applicare sanzioni per mancati versamenti di tasse in presenza di crediti nei confronti della pubblica amministrazione, significa compensazione indebita, cioè la norma distintiva tra le fattispecie di compensazioni indebite di crediti d'imposta non spettanti e di crediti d'imposta inesistenti; significa escludere la sanzione per chi presenta una dichiarazione integrativa dovuta all'adeguamento a condizione di incertezze interpretative dell'Agenzia. Questo è fisco amico, e tutto ciò all'interno di questa delega è contenuto.

Come non ricordare il presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE); il presidente Berlusconi ha sempre avuto al centro della sua idea di Stato quella di un fisco amico del cittadino e, per noi di Forza Italia, questo tema è fondamentale. Il vero cambio di paradigma di questa riforma fiscale è che, appunto, al centro della riforma c'è il cittadino, che viene ad avere un ruolo paritario rispetto allo Stato, posto che è prevista anche la completa revisione dello statuto del contribuente, come dicevo in precedenza. Questa riforma, Forza Italia non può che dedicarla al Presidente Berlusconi, a colui che per primo ha voluto fortemente un sistema fiscale basato sulla centralità e la premialità del contribuente.

In un sistema liberale, signor Presidente, non si pagano le tasse perché lo Stato esiste, ma perché lo Stato opera, fa qualcosa a favore dei cittadini. Nel sistema liberale è così: lo Stato rende dei servizi ai cittadini, che lo finanziano come contropartita di ciò che lo Stato dà a loro; nello Stato autoritario, invece, le tasse non si pagano in base ai benefici e ai servizi che i cittadini ricevono, nello Stato autoritario i cittadini devono pagare le tasse per il solo fatto che lo Stato esiste, le devono pagare e basta, anche quando dicevano niente o poco in contropartita. Questo è il principio della servitù e della sudditanza fiscale, e non ci appartiene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Per queste motivazioni, Forza Italia voterà a favore di questo disegno di legge delega per la riforma fiscale e, consentitemi, vuole dedicare questo provvedimento al nostro presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Una mezz'oretta fa, abbiamo votato un ordine del giorno, che leggo: istituiva la Giornata dell'equità e della legalità fiscale. Lo abbiamo votato quasi all'unanimità, mi sembra che ci sia stato solo qualcuno che ha votato contro. La maggioranza l'ha votato: sinceramente, suona estremamente beffardo come voto, perché io penso che non ci sia nulla di più iniquo di questo provvedimento che adesso ci accingiamo a votare, della delega fiscale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il Leitmotiv di questa delega è proprio l'iniquità: dalla previsione della riduzione degli scaglioni Irpef, dalla tensione verso la flat tax, uno dei principi che resta in questa delega, io penso che non vi sia nulla di più iniquo. Poi bisognerà vedere i sistemi di detrazioni e deduzioni ancora da avvenire, se effettivamente riproporranno il principio di progressività, come scritto e sancito dalla nostra Costituzione.

Poi, lei, Vice Ministro ha detto che sono stati auditi tanti soggetti nel corso dell'elaborazione di questo provvedimento e che erano tutti più o meno concordi. Ma lei dimentica, Vice Ministro - io li ho ascoltati, li ho ascoltati anche io - tutte le critiche che sono state mosse da Bankitalia, dalla Corte dei conti, dal Fondo monetario internazionale, che si è scagliato proprio contro la flat tax, che sarebbe il sistema verso il quale noi dovremmo tendere. Niente di più iniquo, perché la flat tax, come ha sottolineato la Banca d'Italia, va bene per economie in via di sviluppo e con un ridotto welfare, quindi una situazione completamente diversa da quella italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, allora, come bisognerà per mantenere la spesa sociale che ancora abbiamo e che è una conquista, è stata una conquista del nostro Paese? O con una maggiore tassazione, probabilmente a livello locale, sicuramente a livello locale, oppure con il taglio della spesa sociale.

Quindi - ed è bene che i cittadini lo sappiano - devono aspettarsi nuovi e cospicui tagli, soprattutto, alla spesa sanitaria, ignorando le interminabili liste di attesa che costringono i cittadini a ricorrere al privato oppure a rinunciare alle cure (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nella mia regione, la Campania, l'aspettativa di vita - e questo non si sa, ma è un altro dato che è pubblicato - si è abbassata di 6 anni; si muore molto prima e molto di più, perché non si ricorre alla prevenzione e perché non si può ricorrere, in molti casi, nemmeno alle cure.

Comunque, questo disegno di legge delega è tornato dal Senato caricato di un'ulteriore iniquità, come se non bastasse la previsione del regime fiscale della flat tax. E' tornato con un'iniquità ancora maggiore. Vice Ministro, vorrei che lei mi ascoltasse. E' stato finalmente codificato in anticipo il principio dell'autonomia finanziaria di regioni ed enti locali e mi rivolgo, soprattutto, ai colleghi della maggioranza, di Fratelli d'Italia, che hanno come idolo l'unità nazionale. Noi stiamo andando verso lo spacchettamento dell'Italia in diversi territori: sarà così, in molteplici territori, con la distruzione dell'unità nazionale, e mi rivolgo anche ai colleghi del Mezzogiorno, sì, a quelli che siedono anche tra i banchi della maggioranza, che voteranno questo provvedimento e che, quindi, alla fine, daranno la stura ad un diverso disegno del sistema impositivo, che ovviamente comprometterà enormemente le entrate delle regioni meridionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sì, perché viene stabilito, innanzitutto, il principio della territorialità delle entrate, ad esempio, nel caso dell'IVA; il gettito dell'IVA dovrebbe rimanere sul territorio in cui viene prodotto. Poi è prevista la soppressione dei trasferimenti statali e la potestà impositiva a regioni ed enti locali, ma anche alle province. Le province vengono riesumate, gli viene data potestà impositiva. Questo è un modo per dire alle regioni e agli enti locali: cari miei, vedetevela voi, lo Stato non vuole più interessarsi a voi e alle vostre questioni. È un altro modo, però, di dire ai cittadini: aspettatevi un maggior carico fiscale, perché è questo quello che avverrà, i cittadini verranno ulteriormente vessati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo bisogna dire; altro che parlare semplicemente di evasione ed elusione! No, quello che bisogna dire ai cittadini è che verranno vessati da tributi locali oltre che da quelli regionali e dello Stato.

Tutto questo quando avviene? Avviene quando nel DEF, approvato ad aprile del 2023, già si prevedono tagli al Fondo sanitario nazionale, si prevede una spesa inferiore a quella prevista dalla NADEF del 2022, quindi, ci dobbiamo aspettare tagli su tagli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vogliamo andare oltre? Andiamo oltre. Il fisco amico, di cui parlava il collega che mi ha preceduto? Come no, sarà amico. Allora, mi dovete spiegare perché è stato stabilito il pagamento per poter accedere alla procedura di interpello. Il contribuente, soprattutto il piccolo contribuente, si muove in una giungla di disposizioni spesso contrastanti tra di loro e ha bisogno di confrontarsi con la pubblica amministrazione, con l'amministrazione che, poi, ha la potestà impositiva, che procede a riscuotere le imposte. Ora, se devo pagare per avere il parere della pubblica amministrazione come faccio ad avvicinarmi alla pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? E questo non lo dico io; anche Bankitalia e gli esponenti dell'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili hanno detto che era una misura da cancellare. No, invece, è rimasta, perché questo fisco non è amico dei piccoli contribuenti, non è amico delle piccole e medie imprese che vedranno il carico fiscale aumentare per i motivi che ho già detto. Questo fisco è amico solo dei grandi. Ne volete le prove (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Basta leggere il testo normativo.

Vogliamo parlare dell'adempimento collaborativo? È stata inserita una norma che prevede, per l'appunto, che persone fisiche residenti all'estero e che hanno un reddito in Italia pari o superiore al milione di euro, anche attraverso interposta persona o un trust, possano accedere alla procedura dell'adempimento collaborativo. Vediamo quante persone, quanti contribuenti hanno - per interposta persona o tramite un trust - un reddito di un milione di euro o di più di un milione di euro.

Ma si continua sempre sulla linea di proteggere i grandi e basta vedere quello che si è fatto sull'economia digitale. Oramai, è notorio, i giganti del web hanno fatturato somme enormi e ricordo che c'è stato un emendamento, riproposto più volte dal MoVimento 5 Stelle, per tassare degnamente i profitti dei giganti del web che, tra l'altro, fanno una concorrenza abnorme alle aziende locali. Le nostre aziende sono soggette alla tassazione in Italia, laddove i giganti del web, quindi, le multinazionali, vedono un regime di assoluto favore. L'unica cosa che è stata prevista, sempre se si attuerà, è un'imposta minima che chissà se verrà attuata.

Non si è proceduto, ovviamente, a tassare gli extraprofitti; già si è parlato tanto di quanto le banche abbiano guadagnato con l'aumento dei tassi di interesse, conservando, però, gli stessi rapporti con i depositari e, invece, applicando rate di mutuo…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ENRICA ALIFANO (M5S). Dovrò tagliare, ahimè, Presidente.

Non si è voluto accedere alla tassazione sul possesso di quei dati digitali che creano grande ricchezza per pochi operatori, a danno dei cittadini. E' praticamente una delega vecchia che guarda al passato e non al futuro, che, sostanzialmente, inasprisce le diseguaglianze sociali, che elimina, di fatto, il principio di progressività del sistema fiscale e che vedrà un carico sempre maggiore sulle spalle dei cittadini, i quali - vi posso assicurare - non avranno gli stessi servizi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gusmeroli. Ne ha facoltà.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, una buona legge parte dall'ascolto: dall'ascolto del cittadino. Si è parlato spesso, in questi mesi, della differenza tra la delega del Governo Draghi e la delega del Governo di centrodestra. Ebbene, la delega del Governo Draghi non ha ascoltato il Parlamento, tanto è vero che la Lega, in Consiglio dei ministri, non l'ha votata e perché non l'ha votata? Non l'ha votata perché questo Parlamento ha fatto 6 mesi di indagine conoscitiva da cui è venuta fuori una delega del Governo Draghi completamente diversa, tanto è vero che aveva dentro la riforma del catasto, non presa in considerazione dall'indagine conoscitiva (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa delega, invece, parte dall'ascolto. Io mi ricordo un incontro con il Ministro Giorgetti che ha detto: sono aperte le porte, prima di andare in Consiglio dei ministri, alla maggioranza, a tutta la maggioranza, per partecipare alla stesura della delega per la riforma fiscale. Un approccio completamente diverso ed ecco perché - e lo rivendico - la Lega è assolutamente protagonista di questa delega per la riforma fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Sono sedici i progetti di legge della Lega, non presentati l'altro ieri, ma presentati addirittura nella scorsa legislatura e ripresentati in questa, sono entrati nella delega: l'abolizione dell'IRAP, le semplificazioni, la modifica degli scaglioni Irpef, la no tax area, per cui si vuole arrivare a un'uguaglianza tra no tax area dei dipendenti, dei pensionati e dei lavoratori autonomi. Ma potrei elencarne tantissime: gli incentivi per le assunzioni, la rateizzazione dell'acconto di novembre e la diminuzione della ritenuta d'acconto. Sedici progetti di legge dove la Lega è stata protagonista di questa delega.

Principio chiaro di questa delega è la semplificazione, perché siamo il Paese più complicato al mondo con 1.500 scadenze all'anno. Ci rendiamo conto a che cosa abbiamo obbligato il cittadino? Tutto questo è la prima tassa occulta che pagano i cittadini, le attività economiche, i dipendenti e i pensionati. Chiunque, in questo momento, paga un'imposta occulta, che è la complicazione fiscale. Il secondo principio è la graduale riduzione delle imposte. Il terzo principio è il riequilibrio nel rapporto tra cittadino e fisco, perché è assolutamente squilibrato a favore del fisco. Non può essere una colpa dichiarare le imposte e, per ragioni temporanee di difficoltà che possono capitare a tutti, non riuscire a pagarle. Dobbiamo distinguere chi evade le imposte da chi, invece, le dichiara ma non riesce a pagarle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e questa delega distingue la pericolosità fiscale.

Basta dire poi che questa delega è piena di condoni, perché non ci sono condoni. Ci sono, eventualmente, accordi preventivi. Però, ricordo, per onestà intellettuale - perché bisogna avere onestà intellettuale - che qui dentro non c'è un movimento o un partito politico che non abbia, in passato, votato un condono, un vero condono. Quindi, anche chi, tramite lei, Presidente, continua a dire “condoni, condoni” si ricordi che, nei 5 anni di Governo, ha votato uno dei peggiori condoni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Con questa delega il fisco è meno nemico del cittadino. Vedremo se sarà amico del cittadino: dipenderà dai decreti attuativi e dal grande lavoro che farà questo Governo nei prossimi anni, ma sicuramente sarà meno nemico del cittadino, cosa che è attualmente.

Poi, fisco indirizzato alla crescita. Questo Paese ha bisogno di crescita economica per sostenere il debito pubblico, ma anche per aiutare le famiglie più bisognose e i meno abbienti. Questo perché? Perché solo con la crescita si presta aiuto alle situazioni di difficoltà. Per spingere alla crescita occorrono incentivi e, ancora una volta, ascolto del Parlamento, perché durante l'iter di approvazione in Camera e Senato sono state accolte molte, molte proposte dei vari gruppi del Parlamento. Parlo, per esempio, dell'incentivo per le nuove assunzioni, che fa un po' il verso al super ammortamento sui macchinari e sugli impianti, per cui si deduce una cifra superiore sul costo delle nuove assunzioni. Questo permetterà di aiutare il datore di lavoro, che potrà aiutare il dipendente, e non mette in difficoltà i conti dell'INPS. Questa sarà una delle sfide dei decreti attuativi.

Poi, ricordiamoci la rateizzazione dell'acconto. Sono cinquant'anni che i cittadini pagano in anticipo le tasse rispetto alla chiusura dell'anno; sono anche degli eroi. La Lega farà il possibile e l'impossibile perché già dal prossimo novembre questa cosa, assolutamente iniqua e ingiusta, vada a cessare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per la prima volta il cittadino potrà pagare l'acconto di novembre, pari a metà delle tasse dell'anno, per 4,5 milioni di attività economiche, ma anche dipendenti e pensionati con altri redditi, da gennaio a giugno dell'anno successivo, ad anno ultimato e a reddito conseguito, perché è anche questa una forma di giustizia fiscale.

Questo vuol dire liquidità per le imprese, vuol dire che non ci saranno più attività economiche che vanno in banca a chiedere il finanziamento bancario per pagare l'acconto di novembre e cose assurde di questo tipo. Noi andiamo verso un futuro meno complicato, meno esoso e più equilibrato nel rapporto cittadino-fisco.

Ecco perché la Lega è stata protagonista di questa delega, ne rivendica i risultati e oggi convintamente vota favorevolmente, svoltando un passato per certi aspetti da dimenticare, guardando a un futuro migliore anche per le nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.  

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, intanto vorrei far notare che noi non abbiamo l'abitudine, quando siamo relatori di una legge, di fare una dichiarazione di voto per un partito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ma, detto questo, ognuno fa il protagonista come ritiene più opportuno. Noi del Partito Democratico voteremo contro questa legge delega fiscale per sei motivi di fondo. Il primo: non sono evidenziati i costi e la copertura degli interventi per riuscire a ridurre le tasse. Riduzione da noi condivisa, ma bisogna che sia credibile quello che proponiamo.

Il riordino delle spese fiscali, che è opportuno, non potrà dare un forte contributo di risorse perché molte sono le agevolazioni fiscali da salvaguardare. Noi abbiamo proposto di destinare l'eventuale recupero di risorse da questo riordino ai contribuenti che pagano l'Irpef, lavoratori e pensionati. Una proposta da voi respinta. Quindi, senza recupero dell'evasione e senza una redistribuzione del carico fiscale a favore soprattutto del lavoro dipendente e dei pensionati, si prepara la strada a tagli della spesa pubblica, della sanità e dei servizi sociali.

Cosa che, siatene certi, contrasteremo con tutte le nostre forze.

Secondo motivo: non c'è riordino del sistema fiscale, ma di fatto si consolida la frammentarietà e l'assetto corporativo ingiusto del sistema attuale. Si mantengono e si estendono i regimi cedolari esistenti, e anzi, si estendono, con la flat tax incrementale e la cedolare secca sugli affitti commerciali. E si conferma l'ingiustizia che chi paga le cedolari secche non versa niente ai comuni per i servizi pubblici locali, in quanto esclusi dalle addizionali Irpef comunali e regionali.

Terzo motivo: si diminuisce anche la progressività fiscale dell'Irpef, che favorirà i redditi più elevati, con la riduzione degli scaglioni e delle aliquote.

Se realizzato, anche questo vostro obiettivo sottrarrà risorse per il finanziamento delle spese pubbliche. La stessa Banca d'Italia, inascoltata, ha evidenziato che la flat tax è stata adottata da Paesi in via di sviluppo e ridotti sistemi di welfare.

Quarto motivo: la revisione della tassazione delle imprese introduce una mini Ires, invece di rafforzare strumenti apprezzati come l'ACE, aiuto alla crescita economica, e i crediti di imposta Industria 4.0 per gli investimenti delle imprese.

Quinto: non c'è volontà di una lotta seria all'evasione e all'elusione fiscale. Con l'accertamento previsto si riduce la possibilità di fare riferimento ai valori di mercato e con il concordato preventivo, badiamo bene, solo opzionale, si apre la strada a farlo solo se conviene e c'è lo sconto. Si stabiliscono 10 anni per la riscossione a rate per chi è inadempiente nel versamento delle tasse, senza garantire alcuna verifica sulla reale difficoltà a pagare del contribuente.

Sesto motivo: grande assente in questa proposta del Governo è la riforma del catasto, di recente sollecitata di nuovo dalla Commissione europea. Si lascia così l'ingiustizia che i proprietari di abitazione di periferia paghino di più di quelli dei centri storici. Infine, nessuna previsione di reintrodurre una effettiva autonomia impositiva per gli enti locali, con una logica centralistica abbinata del resto a una proposta di autonomia differenziata che divide il Paese e non aiuta il nostro Mezzogiorno. In conclusione, la vostra delega non sana le ingiustizie, soprattutto verso il mondo dei lavoratori e delle lavoratrici, ma le aggrava. Per noi, il sostegno a chi paga le tasse è essenziale, nel vostro fisco l'essenziale è invisibile agli occhi. Complimenti, noi votiamo contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Prima di entrare puntualmente nella dichiarazione di voto e di puntualmente analizzare il provvedimento, mi chiederei perché oggi noi siamo alla conclusione di un lunghissimo lavoro su una riforma fiscale e il perché di una riforma fiscale. Sarebbe semplicistico, all'esito di un'analisi sulle motivazioni, arrivare a dire che il motivo è che era nel programma. Effettivamente, devo dire che questa pratica non è stata consuetudine da parte degli ultimi Governi, cioè rispettare quello che c'era nel programma che si sottoponeva agli elettori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

A questo punto, però, ci chiederemo perché allora nel programma c'è la necessità di una riforma fiscale. Io credo che questo si possa comprendere ritornando alle parole del Presidente Meloni, in quest'Aula, all'incipit della sua azione di governo: non disturbare chi ha voglia di fare. Questo è un postulato, se volete anche primitivo nella sua espressione, ma che contiene tutta la voglia di questa maggioranza e di questo Governo di cambiare il verso nei confronti dei cittadini rispetto alla loro quotidianità, che sia quella familiare, che sia quella sociale, che sia quella economica, che sia quella finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Voglio anche ringraziare delle gentilezze che mi sono state riservate, negli interventi, riguardo alla conduzione della Commissione, una gentilezza che non mi prendo come merito, ma che è merito della serietà che tutti noi, in Commissione e, devo dire, anche in Aula, abbiamo avuto nell'analizzare un tema, quello del fisco, che è un tema divisivo per eccellenza, è un tema sul quale le comunità, le Nazioni si sono sempre divise, dalle lotte medievali sulla decima fino alla creazione della più grande democrazia del mondo, come viene riconosciuto agli Stati Uniti. Esse nascono da una rivolta per una tassa. Quindi, è naturale che fino ad oggi abbiamo discusso, anche con passione, con dialettica ficcante, su un tema rilevante.

Mi piace ritornare su alcuni interventi. Molti, quasi tutti, da parte dell'opposizione si sono incentrati, per esempio, sul tema dell'evasione. La collega Guerra si è addirittura spinta ad accusarci di strizzare l'occhio agli evasori. Io non so se qualcuno di noi strizzi l'occhio agli evasori, so che in passato qualcuno ha strizzato altre parti anatomiche ai contribuenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma questo lo sanno altri.

Non so se, come dice il collega Fenu, l'evasione di necessità sia un alibi. Onorevole Fenu, lei ha ascoltato, immagino, tanti cittadini che si lamentavano della situazione delle tasse e del fisco. Anche noi, però, abbiamo ascoltato qualche artigiano, qualche imprenditore e qualche disoccupato che ci dicevano: va bene, abbiamo capito che siamo stati in difficoltà, abbiamo capito che volevamo aiutare chi era più in difficoltà di noi, però, oggi, chiedere a quelle persone di autoincolparsi dell'evasione in Italia, quando hanno dovuto pagare, quando hanno dovuto finanziare quasi 25 miliardi di euro per pagare il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e oggi scopriamo che non ha prodotto né la sconfitta della povertà né la creazione di posti di lavoro! Voglio dire anche, in riferimento al simpatico intervento dell'onorevole Ricciardi, che giustamente ci richiama al tema dell'ascensore sociale per i figli degli operai, dei muratori, delle sarte, che l'ascensore sociale però non si costruisce con il superbonus, si costruisce creando le situazioni affinché ognuno possa essere artefice del proprio futuro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

A proposito del superbonus, visto che si parla di soldi che noi vorremmo sottrarre ai cittadini perbene per darli agli evasori, ancora oggi - lo dico perché le leggi devono essere, sì, giuste ma anche sostenibili e praticabili, onorevole Fenu - abbiamo avuto la notizia che a Venezia sono stati confiscati 20 milioni di euro, truffe sul tema del superbonus (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ancora oggi, abbiamo richiami dall'Unione europea sul tema dello scassamento dei conti pubblici dovuti al vostro superbonus (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, come dicevo, il fisco è sempre stato divisivo, dai tempi del “dare a Cesare quel che è di Cesare”, di evangelica memoria, fino ad arrivare anche a Rousseau che non è una piattaforma, Rousseau è stato anche un filosofo, vi do questa notizia.

Sempre in tema di equità fiscale, che è l'altro tema che voi ci rinfacciate ogni momento, Rousseau ci spiega che la riserva di legge, che egli vede, per sottostare al patto sociale deve vedere un consenso generale del popolo verso quella legge. Allora, io mi chiedo: oggi, le politiche fiscali, che voi avete perseverato nel sottoporci in questi anni, quelle che hanno prodotto che il risultato che il 12 per cento dei contribuenti italiani paga oltre il 60 per cento del montante Irpef, sono eque? Fino a quando dobbiamo andare incontro a questa ipocrisia? Vogliamo incominciare a capire che noi dobbiamo invertire una tensione verso questa situazione? Come ha detto benissimo il Vice Ministro Leo, che ringrazio, insieme al Sottosegretario Freni, agli uffici del MEF e agli Uffici della Commissione, il tax gap, nonostante le tante dichiarazioni, i tanti inni alla legalità e tutto quello che ci continuate a rinfacciare in questi anni in cui avete governato praticamente quasi sempre da sinistra, è sempre rimasto uguale. Quest'anno, non sarà neanche merito ovviamente del Governo Meloni, ma forse un po' sì, per la prima volta c'è stato un abbassamento evidente dell'evasione. Ma non basta, lo sappiamo, perché è il sistema che non va bene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non è che qui c'è qualcuno che vuole gli evasori e qualcuno no, è un sistema che produce questa evasione che viaggia oltre i 100 miliardi. Se abbiamo un magazzino fiscale come quello raccontato prima, che vede 1.153 miliardi, 174 milioni di cartelle, di cui il 60 per cento prima del 2015, 20 milioni di contribuenti toccati e in cui ogni 100 euro di riscossione 10 sono di costi, evidentemente vuol dire che questo sistema non funziona e non funzionano neanche le politiche, queste, sì, populiste, che avete fatto voi, in cui ogni multa aveva il 250 per cento di penalizzazione, delle more assurde (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); e l'impossibilità di derogare o di dilazionare i pagamenti. Avete fatto un sistema che ha ingessato tutto il mondo fiscale della Pubblica Amministrazione e oggi siamo qui a provare a dare una risposta differente.

Vado a concludere, Presidente, dicendo anche, rispetto alle tante critiche che ho sentito dall'onorevole Tabacci circa la Banca d'Italia, che io ho partecipato, per la mia funzione, a tutte le audizioni, anche a quella di Banca d'Italia. Effettivamente, è emersa una critica rispetto alla mancanza di indicazione di copertura e alcune indicazioni, come la flat tax. Poi c'è da capire se la flat tax è come dice Marattin, che è vagamente nell'aria, o come dice qualcun altro, che è incombente nel provvedimento; questo lo capiremo. Però, intanto, che ci fosse la necessità di qualche copertura l'avevamo capito anche noi e quando arriveremo alla flat tax indicheremo le coperture. Intanto ci accontentiamo di leggere quello che Bankitalia dice, cioè che questo è un provvedimento che va incontro alle esigenze delle piccole e medie imprese, che sono il nervo di questa nostra Italia produttiva (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi va letto tutto e va citato tutto quello che dicono le autorità invitate. E noi abbiamo avuto il plauso di categorie, di professionisti, di tante altre realtà universitarie, ricordo il professor Uricchio, il professor Melis e tanti altri.

E allora - e concludo velocemente, Presidente - io penso che anche la critica ingenerosa di avere perso del tempo sia abbastanza lunare. Lo dico perché, se prendiamo, onorevole Marattin, i testi a fronte della scorsa delega fiscale e di questa, non credo che siano sovrapponibili. Qui si parla di internalizzazione, di redditi di impresa, di redditi delle persone fisiche, di procedure, di testi unici. Credo che la sovrapponibilità stia solo, forse, nei suoi desideri, ma noi, in questo, pensiamo di averli accontentati e, quindi, siamo fieri di questo.

Concludo effettivamente, dicendo, Presidente, che noi, all'esito di questa votazione, come auspichiamo, quando Fratelli d'Italia potrà votare questa prima grande riforma del Governo Meloni, sicuramente sarà entusiasta di ciò, ma non ci affacceremo a dei balconi per dire che abbiamo sconfitto la povertà. Prenderemo atto del fatto che abbiamo costruito un percorso che vorremmo limitasse la povertà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non indosseremo un elegante loden per andare a Francoforte a prendere ordini, ma immagineremo di potere stare seduti in Europa con una dignità maggiore di quella che abbiamo visto in passato. E non ci sveglieremo neanche pensando che gli italiani ci applaudiranno dicendo che è bello pagare le tasse. Spereremo e auspicheremo che pensino, da domani, che sia più giusto pagare le tasse perché hanno di fronte uno Stato equo e uno Stato amico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E crederemo di aver fatto un bel servizio alla Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1038-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1038-B:

“Delega al Governo per la riforma fiscale” (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 79 - Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XI Commissione (Lavoro):

S. 826. - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 luglio 2023, n. 98, recante misure urgenti in materia di tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica e di termini di versamento” (approvato dal Senato) (1364) - Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, X, XII, XIII e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Organizzazione dei tempi di esame di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi del seguito dell'esame relativa alla proposta di legge n. 336-A recante l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto” (Vedi l'allegato A).

Per fatto personale

ANDREA CASU (PD-IDP). Chiedo di parlare per fatto personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, noi non abbiamo ancora finito. Forse voi già siete in vacanza con la testa, noi no. Prego, onorevole Casu.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi dispiace disturbare il clima che si sta vivendo in questo momento in quest'Aula, ma ci tengo ad intervenire per fatto personale, perché sono questi gli spazi offerti dal Regolamento della Camera, al riguardo della questione che ha aperto i nostri lavori, con l'intervento sull'ordine dei lavori del vice presidente Morassut, gli interventi… Presidente, così non è possibile.

PRESIDENTE. Ha ragione. Colleghi, o uscite in silenzio o vi faccio uscire io malamente, quindi decidete voi… Così va bene. Prego, onorevole Casu.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per fatto personale per condividere le parole del vice presidente Morassut e augurarmi che quello che è avvenuto, ieri, in Commissione trasporti non si ripeta, anche perché, fino a ieri, i lavori in IX Commissione (Trasporti) erano sempre stati orientati alla massima collaborazione e condivisione, nel rispetto delle differenti prerogative.

Detto questo, però, mi corre l'obbligo di chiarire un fatto che non è solo procedurale e che attiene ai lavori delle nostre Commissioni alla Camera, ma è anche un fatto politico legato alle questioni, anche personali, esposte dal presidente Deidda, nel momento in cui è intervenuto motivando le ragioni dei nostri interventi, del mio intervento, degli interventi degli altri colleghi, con riferimento all'atto che abbiamo depositato a maggio, la risoluzione sul trasporto pubblico locale.

La richiesta che noi abbiamo avanzato in Commissione fino alla giornata di ieri era affrontare il tema della gravissima emergenza che sta riguardando tutto il trasporto pubblico locale nelle grandi città e in tutto il nostro Paese. Lo abbiamo fatto per una ragione politica, perché noi ci rifiutiamo di pensare che siano una richiesta dell'opposizione le condizioni di mobilità che ci sono ogni giorno per le cittadine e i cittadini italiani. E il tema non riguarda solo, come sta facendo il Governo, i taxi e gli NCC, che sono solo la punta dell'iceberg del problema, riguarda tutta la mobilità delle nostre città, e noi chiediamo che anche il Parlamento se ne occupi.

Oggi si sospendono i nostri lavori, però, lunedì, la prossima settimana, ci saranno altri decreti su questo tema. Noi chiedevamo semplicemente che, prima della pausa estiva, anche il Parlamento potesse affrontarlo. Ci sono criteri che non tengono conto del boom turistico, che non tengono conto della crisi climatica, che non tengono conto degli eventi straordinari che peggiorano l'offerta di mobilità ogni giorno nelle nostre città e noi ci rifiutiamo di pensare che anche questo problema, come la povertà, venga scaricato nei confronti dei comuni e delle regioni, senza poteri e risorse adeguate. È per questo che ieri siamo intervenuti…

PRESIDENTE. Onorevole Casu, scusi se la interrompo. Mi ascolti un momento. L'intervento per fatto personale attiene a qualcosa che riguarda la sua persona. Lei sta svolgendo un intervento che ha carattere politico. Se lei ha qualcosa che riguarda la sua persona, che è successa nell'Aula, allora va bene, però qui stiamo andando in un altro ambito (Applausi).

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, dato che è stato detto che, ieri, c'è stato il problema della calendarizzazione ai primi di settembre di un argomento che noi avevamo chiesto di fare da maggio, dunque è una questione che è stata posta, noi diciamo semplicemente che non è un fatto personale che riguarda noi, è una questione ben più ampia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. In questo senso. Va bene.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Testa. Ne ha facoltà.

GUERINO TESTA (FDI). Grazie, Presidente. Mi dispiace fare questo intervento con quattro giorni di anticipo, però oggi, essendo l'ultimo giorno, ho ritenuto doveroso, parlando anche con lei e a con la Presidenza, ricordare quello che è accaduto l'8 agosto 1956.

Alle ore 8,10 dell'8 agosto 1956, una nuvola di fumo si levò da un pozzo di una miniera di carbone di Marcinelle, in Belgio. Un operaio italiano, che capiva poco il francese, aveva azionato un ascensore, mentre stava salendo un montacarichi. Venne tranciato un tubo di petrolio e divampò un incendio che portò alla morte 262 minatori, di 12 nazionalità. Più della metà, 136 italiani, erano arrivati in Belgio spinti dall'Accordo bilaterale tra Roma e Bruxelles, che prevedeva la fornitura di manodopera in cambio di carbone.

Quella di Marcinelle, avvenuta due anni dopo la tragedia nelle miniere di Ribolla, in Maremma, 43 morti, fu la più grande tragedia mineraria europea. L'incendio nella miniera di Marcinelle accadde, come ho detto prima, l'8 agosto, provocò la morte di 260 minatori, 136 italiani, 60 abruzzesi, di tutte e quattro le province; la maggior parte delle vittime proveniva dalla provincia di Pescara, la mia provincia, in particolare da Manoppello, Lettomanoppello e Turrivalignani. In ricordo della tragedia, oggi, la miniera di Bois du Cazier è patrimonio dell'UNESCO.

In conclusione, mi piace ricordare come l'onorevole Mirko Tremaglia riuscì a far realizzare la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, da celebrarsi ogni 8 agosto in ricordo del disastro di Marcinelle del 1956 (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matteoni. Ne ha facoltà.

NICOLE MATTEONI (FDI). Presidente, anche io, oggi, in anticipo rispetto alla data dell'evento, voglio ricordare la tragedia di Vergarolla, una pagina di storia tutt'oggi ancora poco ricordata. Era il 18 agosto 1946 e a Pola, in Istria, allora ancora terra d'Italia, splendeva il sole sulla spiaggia di Vergarolla, dove famiglie intere si ritrovarono per seguire le gare di nuoto della Coppa Scarioni. Durante quella mattina di festa esplosero 9 tonnellate di materiale bellico e furono 65 le vittime identificate, anche se si stima fossero più di 100. La violenza dell'esplosione, infatti, impedì di quantificarle in maniera puntuale.

Tra le vittime voglio ricordare quelle più giovani: Alberto Brandis, Fulvio Saccon e Marina Maresi, di soli tre anni.

Di questa storia voglio ricordare anche il coraggio del dottor Geppino Micheletti; nato a Trieste, operava a Pola, nell'ospedale cittadino, ed era reperibile proprio quella mattina. Da quando arrivarono i primi feriti non smise di operare per quasi 48 ore consecutive, nonostante gli fosse stato comunicato che i suoi due bambini di 5 e 9 anni, Carlo e Renzo, erano morti. Di Renzo si ritrovò solo la scarpetta. Per il suo coraggio e senso del dovere gli è stata conferita la medaglia d'oro al merito della sanità pubblica della Repubblica italiana.

Negli anni si sono succedute diverse ipotesi in merito alla causa dell'esplosione, ma le recenti indagini storiche affermano con decisione che, dietro a questo episodio, ci fu la mano della polizia politica di Tito, con l'intento di terrorizzare la popolazione italiana. Ora più che mai, abbiamo bisogno di verità e che in Italia si ricordi ovunque una delle tragedie più cruente della nostra storia repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, intervengo in ricordo di Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla, un ragazzo di 19 anni che tagliava i capelli in una barberia a Genova, a Sestri Ponente. Da notizie di stampa, pare che fosse molto bravo nel suo lavoro, ma che lavorasse in nero e che prendesse poco. Si dice anche che volesse andare a lavorare in un altro posto per guadagnare qualcosina in più e per stare meglio. Un mese fa aveva denunciato alla Guardia di finanza le sue condizioni di lavoro e anche quelle dei suoi colleghi, con cui viveva nel retrobottega.

Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla è stato ucciso; il corpo, mutilato della testa e delle mani, è stato gettato in mare e ritrovato in spiaggia a Chiavari domenica. Con questo intervento noi vogliamo portare le condoglianze a tutte le persone che lo conoscevano, chiedere più tutele per chi denuncia le violazioni sui luoghi di lavoro e augurare un buon lavoro alla procura perché sia fatta giustizia. Come deputati porteremo all'attenzione della Commissione d'inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia questa vicenda, perché sia fatta veramente giustizia e perché si accenda un faro su questa questione (Applausi).

PRESIDENTE. È l'ultima seduta prima della pausa. Quindi, è l'occasione per rivolgere a tutti i dipendenti della Camera e a tutti i collaboratori dei gruppi l'auspicio di giorni di riposo sereni. Ovviamente, un augurio che è esteso a tutti voi che condividete questa esperienza di legislatura. Grazie a tutti.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 5 settembre 2023 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sullo spazio aereo comune tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'Ucraina, dall'altra, firmato a Kiev il 12 ottobre 2021. (C. 1001-A​)

Relatore: CALOVINI.

S. 454 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla protezione degli investimenti tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Singapore, dall'altra, fatto a Bruxelles il 19 ottobre 2018 (Approvato dal Senato). (C. 1040​)

Relatore: FORMENTINI.

S. 541 - Ratifica ed esecuzione dell'Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999 (Approvato dal Senato). (C. 1041​)

Relatore: BILLI.

La seduta termina alle 15,45.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 5 la deputata Montemagni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 7 il deputato Penza ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 8 e 9 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 11 il deputato Battistoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni n. 11 e 16 il deputato Ziello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 15 il deputato Trancassini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 il deputato Bof ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 23 il deputato De Corato ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 23 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 23 alla n. 27 il deputato Candiani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 24 e 37 il deputato Bellomo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 28 il deputato Carrà ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 29 la deputata Guerra ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 33 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione nn. 48 e 69 il deputato Pierro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 54 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 57 il deputato Toccalini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 57 il deputato Carrà ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 62 il deputato Pastorino ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 63 la deputata Ghirra ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 69 i deputati De Maria e Bellomo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 69 il deputato Morrone hanno segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 72 il deputato Magi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 78 la deputata Auriemma ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1038-B - ARTICOLO 1 268 268 0 135 181 87 48 Appr.
2 Nominale EM 2.1 266 266 0 134 89 177 48 Resp.
3 Nominale ARTICOLO 2 266 266 0 134 179 87 48 Appr.
4 Nominale ARTICOLO 4 264 264 0 133 178 86 48 Appr.
5 Nominale ARTICOLO 9 262 262 0 132 174 88 48 Appr.
6 Nominale ARTICOLO 10 265 265 0 133 179 86 48 Appr.
7 Nominale ARTICOLO 11 265 265 0 133 180 85 48 Appr.
8 Nominale ARTICOLO 12 265 265 0 133 176 89 48 Appr.
9 Nominale EM 13.1 268 266 2 134 90 176 47 Resp.
10 Nominale EM 13.2 266 265 1 133 88 177 47 Resp.
11 Nominale EM 13.3 268 265 3 133 97 168 47 Resp.
12 Nominale EM 13.4 272 269 3 135 98 171 47 Resp.
13 Nominale ARTICOLO 13 270 270 0 136 182 88 47 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 14.1 272 270 2 136 50 220 46 Resp.
15 Nominale ARTICOLO 14 272 272 0 137 181 91 46 Appr.
16 Nominale ARTICOLO 15 269 269 0 135 181 88 46 Appr.
17 Nominale EM 16.1 272 270 2 136 88 182 46 Resp.
18 Nominale EM 16.2 268 268 0 135 101 167 45 Resp.
19 Nominale EM 16.3 267 266 1 134 90 176 45 Resp.
20 Nominale EM 16.4 270 227 43 114 58 169 45 Resp.
21 Nominale ARTICOLO 16 271 270 1 136 178 92 44 Appr.
22 Nominale EM 17.1 270 269 1 135 92 177 44 Resp.
23 Nominale EM 17.2 263 262 1 132 88 174 44 Resp.
24 Nominale EM 17.3 259 258 1 130 90 168 44 Resp.
25 Nominale EM 17.4 265 265 0 133 88 177 44 Resp.
26 Nominale EM 17.5 262 262 0 132 88 174 44 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 17.6 265 264 1 133 87 177 44 Resp.
28 Nominale EM 17.7 266 266 0 134 90 176 44 Resp.
29 Nominale EM 17.8, 17.9 269 267 2 134 87 180 44 Resp.
30 Nominale EM 17.10, 17.11, 17.12 267 265 2 133 87 178 44 Resp.
31 Nominale ARTICOLO 17 269 269 0 135 178 91 44 Appr.
32 Nominale EM 18.1 267 263 4 132 86 177 44 Resp.
33 Nominale EM 18.2, 18.3 266 266 0 134 87 179 44 Resp.
34 Nominale EM 18.4 267 265 2 133 86 179 44 Resp.
35 Nominale ARTICOLO 18 269 269 0 135 180 89 44 Appr.
36 Nominale EM 19.1, 19.2, 19.3 262 253 9 127 89 164 44 Resp.
37 Nominale EM 19.4 260 259 1 130 88 171 44 Resp.
38 Nominale EM 19.5 267 226 41 114 58 168 44 Resp.
39 Nominale EM 19.6 270 258 12 130 88 170 43 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale ARTICOLO 19 270 270 0 136 182 88 43 Appr.
41 Nominale EM 20.1 273 242 31 122 61 181 43 Resp.
42 Nominale EM 20.2 268 265 3 133 89 176 43 Resp.
43 Nominale EM 20.3 273 271 2 136 88 183 43 Resp.
44 Nominale EM 20.4 272 270 2 136 90 180 43 Resp.
45 Nominale EM 20.5 274 272 2 137 89 183 43 Resp.
46 Nominale EM 20.6, 20.7 268 267 1 134 87 180 43 Resp.
47 Nominale EM 20.8 272 272 0 137 93 179 43 Resp.
48 Nominale ARTICOLO 20 272 272 0 137 181 91 43 Appr.
49 Nominale ARTICOLO 21 271 271 0 136 180 91 43 Appr.
50 Nominale ARTICOLO 22 272 272 0 137 182 90 43 Appr.
51 Nominale ARTICOLO 23 271 271 0 136 181 90 43 Appr.
52 Nominale ODG 9/1038-B/2 268 256 12 129 89 167 41 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale ODG 9/1038-B/3 275 275 0 138 103 172 41 Resp.
54 Nominale ODG 9/1038-B/4 RIF 271 269 2 135 268 1 41 Appr.
55 Nominale ODG 9/1038-B/5 RIF 270 268 2 135 268 0 41 Appr.
56 Nominale ODG 9/1038-B/6 RIF 269 267 2 134 267 0 41 Appr.
57 Nominale ODG 9/1038-B/7 RIF 269 268 1 135 267 1 41 Appr.
58 Nominale ODG 9/1038-B/8 271 271 0 136 103 168 41 Resp.
59 Nominale ODG 9/1038-B/9 269 267 2 134 90 177 41 Resp.
60 Nominale ODG 9/1038-B/10 274 273 1 137 100 173 41 Resp.
61 Nominale ODG 9/1038-B/11 269 267 2 134 103 164 41 Resp.
62 Nominale ODG 9/1038-B/12 267 259 8 130 96 163 41 Resp.
63 Nominale ODG 9/1038-B/13 266 265 1 133 91 174 41 Resp.
64 Nominale ODG 9/1038-B/14 268 205 63 103 39 166 41 Resp.
65 Nominale ODG 9/1038-B/15 272 204 68 103 34 170 41 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale ODG 9/1038-B/17 274 263 11 132 88 175 41 Resp.
67 Nominale ODG 9/1038-B/18 273 268 5 135 262 6 41 Appr.
68 Nominale ODG 9/1038-B/20 271 270 1 136 94 176 41 Resp.
69 Nominale ODG 9/1038-B/26 254 253 1 127 251 2 41 Appr.
70 Nominale ODG 9/1038-B/27 276 276 0 139 104 172 41 Resp.
71 Nominale ODG 9/1038-B/28 276 273 3 137 266 7 41 Appr.
72 Nominale ODG 9/1038-B/29 276 275 1 138 96 179 41 Resp.
73 Nominale ODG 9/1038-B/30 RIF 277 276 1 139 276 0 41 Appr.
74 Nominale ODG 9/1038-B/31 272 272 0 137 86 186 41 Resp.
75 Nominale ODG 9/1038-B/32 262 251 11 126 86 165 41 Resp.
76 Nominale ODG 9/1038-B/35 RIF 273 237 36 119 235 2 41 Appr.
77 Nominale ODG 9/1038-B/36 269 268 1 135 99 169 41 Resp.
78 Nominale ODG 9/1038-B/37 261 261 0 131 96 165 41 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 79)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale DDL 1038-B - VOTO FINALE 269 269 0 135 184 85 41 Appr.