Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 140 di lunedì 17 luglio 2023

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 12.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 luglio 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 70, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, chiedo di intervenire, a nome del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, sull'ordine dei lavori, per chiedere al Governo e al Ministro Salvini un'informativa urgente per l'emergenza trasporti che stiamo vivendo in queste ore. C'è una serie di ritardi, di disservizi e anche assenza di comunicazione circa i problemi. Sicuramente la punta dell'iceberg è l'incendio all'aeroporto di Catania, ma abbiamo rallentamenti, sia dal Nord che dal Sud, su tutte le dorsali.

Nel momento in cui sta ripartendo il turismo e stiamo raggiungendo di nuovo i livelli pre-pandemia, in un momento in cui sta iniziando un'estate caldissima, che supera tutti i record, è fondamentale che il nostro sistema dei trasporti garantisca al Paese la possibilità di muoversi. Aggiungo, questa situazione mette a repentaglio anche la possibilità per tanti parlamentari di partecipare alle votazioni di oggi e stiamo ricevendo molte segnalazioni da tratte differenti. Chiediamo, per questo, un'informativa urgente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Chiederemo, ovviamente, al Governo la disponibilità, non appena possibile. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Come avrete sentito addosso, come avrete letto su tutti i giornali e come stiamo vivendo ormai da settimane, in questi giorni l'Italia sta vivendo un'ondata di caldo da record. È stato il giugno più caldo mai registrato e la prima settimana di luglio è stata quella con le temperature medie globali più alte, da quando lo registriamo con strumenti di precisione. Di sicuro batteremo altri record. Se abbiamo vissuto, lo scorso anno, l'estate più calda di sempre, rischiamo di essere nell'estate più fresca rispetto ai prossimi anni. Già, perché nelle prossime ore le temperature saliranno fino a 40 gradi, 41, 42, si ipotizza addirittura di arrivare a 48. In questi giorni si parla di tempesta di caldo: l'espressione rende bene l'idea di questa “iper-estate”, come l'hanno chiamata.

Come lei sa, Presidente, nelle scorse ore sono morti anche diversi lavoratori proprio per motivi legati anche a questi cambiamenti climatici e a questo caldo impossibile. Quindi, chiediamo urgentemente un'informativa al Governo, ma soprattutto provvedimenti urgenti, perché esistono già leggi che possono impedire il lavoro in alcuni orari giornalieri e che possono attenuare gli effetti di questo calore. Questo vale, ovviamente, non solo per i lavoratori e le lavoratrici italiane, ma anche per tantissimi nostri concittadini. Quindi, vorremmo che questo Parlamento e, soprattutto, il Governo trovassero in fretta risposte urgenti, perché non è solo un fatto informativo, c'è una realtà che incombe e i cambiamenti climatici, ahimè, picchiano durissimo e rischiano di provocare ulteriori morti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Faremo, ovviamente, presente al Governo anche la sua richiesta.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2023, n. 57, recante misure urgenti per gli enti territoriali, nonché per garantire la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il settore energetico (A.C. 1183-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1183-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2023, n. 57, recante misure urgenti per gli enti territoriali, nonché per garantire la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il settore energetico.

Ricordo che, nella seduta di venerdì 14 luglio, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione.

Ricordo, altresì, che, secondo quanto previsto dal vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e tenuto conto delle successive intese intercorse tra i gruppi, dopo le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia, avrà luogo la votazione per appello nominale, a partire dalle ore 13,30.

Dopo tale votazione, avrà luogo lo svolgimento di interventi sull'ordine dei lavori volti a celebrare i 25 anni dall'istituzione della Corte penale internazionale.

Al termine di tali interventi, i lavori proseguiranno con l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale, da svolgere entro le ore 22.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1183-A.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1183-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Steger. Ne ha facoltà.

DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Colleghe e colleghi, l'introduzione, con questo provvedimento, di nuove norme relative a impianti di rigassificazione nel contempo semplificano e rendono più efficienti poteri e procedure di autorizzazione e appaiono condivisibili, al fine di aumentare la nostra capacità di rigassificazione e di diversificare le fonti di approvvigionamento del gas ai fini della sicurezza energetica nazionale. Non siamo di fronte a micro-decisioni ma a decisioni che, in materia di energia, concorrono a politiche energetiche di sistema; la medesima scelta che l'Unione europea ha dovuto compiere ai fini della propria autosufficienza energetica rispetto alle importazioni di gas russo. La crisi è europea ma ha effetti più complessi per la nostra autonomia energetica. Ciò è vero per quel che riguarda le disposizioni ai fini di una transizione sostenibile e il ruolo delle comunità energetiche e, in primo piano, dunque, l'implementazione, nei territori, delle misure relative ad autonomia ed efficienza del nostro approvvigionamento energetico. Le ulteriori misure contenute nel decreto appaiono coerenti con tale strategia, attribuendo nuova capacità di rigassificazione nazionale e qualificando come opere di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, quelle a ciò finalizzate mediante unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione. Ritenere e definire tali impianti come strategici, indifferibili e urgenti è stata già opera del Governo Draghi, con il decreto-legge n. 50 del 2022. Alcune considerazioni riteniamo debbano esservi in ordine alle misure che erano contenute nel testo iniziale del decreto e che sono state espunte, per essere inserite in un altro provvedimento del Senato. Nel merito sono importanti, a nostro giudizio, sia le norme relative al ripiano del disavanzo delle regioni nella fase post pandemia COVID sia la semplificazione introdotta ai fini del PNRR, con l'eliminazione dell'obbligo di notifica alla Commissione europea per la relativa autorizzazione in ordine alla costruzione degli studentati, al pari della previsione, che condividiamo, di un fondo apposito per la costruzione di studentati privati. Aumentare la capacità e i parametri di sicurezza relativi al nostro approvvigionamento energetico è stato e rimane un tema strategico in Italia e nell'Unione europea, dal quale dunque dipendono l'entità e la qualità delle opzioni possibili. È materia che richiede di opporsi a valutazioni pregiudiziali e ideologiche per determinare scelte di indirizzo che siano economicamente e socialmente sostenibili. L'interrogativo che dobbiamo porci è se l'obiettivo nella transizione energetica debba essere sostenuto attraverso il consenso oppure se debba essere soggetto a una visione radicale che prescinda o, ipotesi ancor più grave, sia in contrapposizione ad ogni valutazione dei costi economici a carico di imprese, comunità territoriali e cittadini. Da una parte, sarà necessario porre in relazione obiettivi e loro sostenibilità mentre, dall'altra parte, in realtà non vi sarà alcuna transizione perché concepita sulla base di una visione ideologica, con relative rendite di posizione attraverso vincoli, divieti e contrapposizioni che avrebbero un elevato costo sociale ed economico. Nel breve e medio periodo determinerebbero gravi disuguaglianze sociali, accrescendo i margini di rischio, al punto tale da porre fuori mercato imprese e filiere produttive. Condividiamo il rafforzamento del bonus sociale ed elettrico e, dunque, le misure relative al sostegno delle famiglie e delle imprese in ordine ai costi elevati delle tariffe elettriche, che nel provvedimento sono relative al terzo trimestre del 2023 e che riteniamo, in un ulteriore provvedimento, debbano essere prorogate per il trimestre successivo. Altrettanto positiva è la riduzione dell'aliquota IVA al 5 per cento per le somministrazioni di gas metano, per lo stesso trimestre. La continuità fra il Governo Draghi e l'attuale conferma l'esigenza di concorrere a diminuire i costi congiunturali del caro energia, che hanno avuto un peso prevalente nell'aumento dell'inflazione e dei prezzi nell'eurozona.

È importante che sia stato accolto l'emendamento 3.018 che recepisce le indicazioni dell'ANCI al fine di estendere la possibilità di accedere alla qualifica di impresa sociale e Terzo settore alle comunità energetiche rinnovabili - cooperative, associazioni, eccetera - relativamente all'attività di produzione, accumulo e condivisione dell'energia rinnovabile autoconsumata. L'innalzamento del power cap al di sotto del quale le CER vengono considerate enti non commerciali da 200 chilowatt a 1 megawatt e la previsione che stabilisce che possono accedere agli strumenti di incentivazione di cui all'articolo 8 e alle compensazioni di cui all'articolo 32, comma 3, lettera a) del presente decreto anche per la quota di energia condivisa da impianti e utenze di consumo non connesse sotto la stessa cabina primaria, purché i suddetti impianti e utenze di consumo siano situate all'interno dei territori degli enti locali stessi, sono misure il cui obiettivo sarebbe stato quello di consentire di pianificare, incentivare e attuare le migliori scelte energetiche per i propri territori sia verso l'autoconsumo sia verso la creazione di comunità energetiche rinnovabili o locali. Il fatto che questi ultimi due emendamenti indicati dall'ANCI non siano stati accolti nulla toglie alla condivisione di tali misure, al fine di assicurare, per quanto possibile, condizioni ottimali per la creazione delle comunità energetiche. Quindi, chiediamo con insistenza al Governo di dare soluzione anche a queste due tematiche di vitale interesse per i nostri comuni e per i nostri enti locali.

Per tutte queste ragioni, esprimeremo un voto favorevole nella votazione finale sul provvedimento, mentre ci asterremo dal voto di fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, alla base di ogni comunità c'è l'obiettivo del bene comune e ciò che tiene assieme un gruppo di persone è ciò che perseguono le istituzioni ad ogni livello. Quando questa comunità è lo Stato, il bene comune diventa interesse nazionale ed è in funzione dell'interesse nazionale che in primis tutte le istituzioni e la politica devono lavorare. C'è però una politica fatta di rinvii e indecisionismo, di problemi nascosti e spostati sempre un po' più in là, nel tempo o nello spazio, una politica che incentiva disagi e insicurezze invece di dare risposte, una politica che cavalca i movimenti NIMBY, not in my backyard, non nel mio giardino, e li trasforma nel peggiore degli acronimi, NIMTO, not in my terms of office. NIMBY e NIMTO: il risultato dei due fenomeni è più o meno lo stesso, un nulla di fatto, un passo verso un minor progresso, un problema irrisolto, anche se la natura dei due fenomeni è completamente diversa. Il primo nasce dai cittadini, il secondo invece si traduce in “non durante il mio mandato”. Si tratta del fenomeno che caratterizza quei politici-amministratori che, pur consapevoli che un'opera sia la soluzione a un determinato problema, la rinviano a un momento successivo al proprio mandato, per non avere l'impatto sul proprio consenso elettorale. Il risultato è il continuo procrastinarsi di progetti, infrastrutture e opere pubbliche essenziali. Non è un buon amministratore chi si comporta così, chi tiene più al proprio destino politico che a quello del territorio che governa o del proprio Paese. Non è un buon amministratore chi non decide, pur di non scontentare nessuno e finendo per scontentare tutti, perché alla fine i nodi al pettine vengono. I momenti di crisi sono proprio quelli in cui emergono in tutta la loro drammaticità le lacune di una scarsa amministrazione: servizi al cittadino inefficienti o disorganizzati o inadeguati, infrastrutture carenti o insufficienti. La crisi energetica ha mostrato i punti di debolezza della rete energetica ereditata, mancanze che ci hanno impedito di affrontare in maniera più efficiente la riduzione degli approvvigionamenti, mancanze che si sono abbattute sulle spalle di cittadini e imprese. Se il nostro sistema di infrastrutture energetiche fosse stato più solido e più articolato, saremmo stati più resilienti alla crisi, avremmo fronteggiato meglio lo stop al gas russo, non avremmo sperimentato il rialzo dei prezzi e la speculazione finanziaria che ha scatenato anche l'inflazione di cui ancora stiamo sentendo gli effetti. Si può ragionare col senno di poi? Sì, a volte sì. La crisi energetica, infatti, ha evidenziato le mancanze ma anche i punti di forza, ha posto i riflettori su quelle opere che hanno faticato a vedere la luce per dubbi o opposizioni, per fenomeni che ne hanno rischiato il blocco. Penso al TAP, che ci ha consentito, in tempi piuttosto rapidi, di ricontrattare le forniture di gas a zero per sopperire al fabbisogno energetico nazionale. Se quell'opera non ci fosse stata, come qualcuno avrebbe voluto, oggi staremmo parlando in una condizione di crisi economica gravissima. Avremmo non solo subito i rincari in maniera moltiplicata esponenzialmente, ma avremmo anche creato sfiducia sui mercati finanziari. Per famiglie e imprese sarebbe stato un disastro. Avremmo, come sempre, pagato il prezzo più alto e magra sarebbe stata la soddisfazione di sentir dire: “Ah, se avessimo avuto il TAP!”. Potrebbero sembrare discorsi superati dagli eventi. Le fonti fossili troveranno sempre minor spazio nel mix energetico nazionale, a favore delle fonti rinnovabili. Qui si inserisce uno dei più grandi misunderstanding degli ultimi tempi, quello secondo cui alimentare il sistema con energia solare o eolica sia qualcosa di naturale, privo di impatto ambientale.

A parità di energia prodotta, una centrale fotovoltaica ha un consumo del territorio molto maggiore rispetto a quello di una centrale tradizionale. Uno sfruttamento massivo di queste fonti, adeguato ai fabbisogni energetici del Paese, non avrà impatto sul consumo delle fonti, proprio perché rinnovabili, ma ne avrà comunque sul territorio.

La transizione ecologica impone anche l'efficientamento dei consumi e, quindi, la riduzione degli sprechi, l'adeguamento delle reti per scongiurare le dispersioni e la diffusione di una buona educazione ambientale che passi attraverso un consumo più responsabile dell'energia elettrica. Questo ci consentirà di ridurre, anche al minimo essenziale, l'installazione di centrali di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Sviluppo e responsabilità, dunque, sono le chiavi per accedere a un futuro in cui il rapporto tra uomo e natura sia migliore.

Perché tutto questo lungo excursus sulla capacità di governare e di offrire soluzioni e non utopie ai propri cittadini? Il provvedimento su cui oggi il Governo ha posto la questione di fiducia contiene diverse norme. Avrei potuto approfondire altri temi, come gli interventi per l'edilizia residenziale per gli studenti universitari, un tema sicuramente urgente cui questo provvedimento dà una risposta, perché offre una soluzione, consentendo di attuare immediatamente quanto previsto dal PNRR in tema di housing universitario. Avrei potuto soffermarmi sulle misure che ci sono in campo sanitario o sulla necessità, prevista con questo decreto, di certificazione e non più di autocertificazione sulla parità di genere per i contratti con gli enti pubblici, ma questo è soprattutto il provvedimento ribattezzato DL Rigassificatori. Abbiamo imparato tutti la funzione di queste infrastrutture durante il periodo di crisi; sono quelle opere, anche mobili o temporanee, che consentono di accedere al mercato del GNL, gas naturale liquefatto (è la forma sotto cui viene trasportato il gas). Se avessimo avuto più rigassificatori, avremmo potuto coprire parte del nostro fabbisogno con il GNL, magari ottenendo un prezzo più basso e, probabilmente, calmando anche la speculazione internazionale che scommetteva, in particolar modo, sulla tenuta dei due grandi Paesi manifatturieri: Italia e Germania.

Ancora una volta, ci troviamo a ragionare col senno del poi, ma anche con le tasche degli italiani che continuano a pagare la crisi energetica moltiplicata nei costi di produzione e trasporto dei beni di consumo e necessità.

Torniamo al concetto dell'interesse nazionale. Vi sono opere pubbliche che afferiscono alla sfera del bene comune di tutta la comunità, non solo locale. Vi sono momenti in cui un amministratore di territorio deve battersi, affinché la propria comunità non soffra di conseguenze eccessive e possa beneficiare di tutti meccanismi compensatori di un'opera invasiva, ma non blocchi le opere, non fermi il progresso, non crei un danno nazionale che non potrà non coinvolgere la propria stessa comunità locale e, anzi, sia parte protagonista della soluzione, del progresso e del benessere nazionale.

Allora, come membro della Commissione attività produttive non potevo non concentrare il mio intervento, in dichiarazione di voto sulla fiducia, sulla responsabilità e la lungimiranza degli amministratori del territorio e su quanto sia preminente l'interesse nazionale, al quale va coniugato e non contrapposto l'interesse locale. Lo dico anche da ligure, rivendicando con forza la scelta della regione Liguria di accogliere una struttura in grado di acquisire gas liquido, riportarlo allo stato gassoso per immetterlo nella rete nazionale. Non sono consentiti egoismi e strumentalizzazioni. Ciò che, oggi, approviamo fa parte di un piano presentato dal precedente Governo, che vedeva, tra le fila dei propri sostenitori, gran parte dell'emiciclo, un piano che ha visto il favore e il voto di gran parte delle forze oggi qui presenti.

“Il rigassificatore rientra nel piano energetico nazionale che ha individuato nel mar Ligure occidentale l'area adatta ad accoglierlo: credo sia normale che la Liguria, che ospita alcuni dei principali porti del Paese, abbia dato la sua disponibilità per questa struttura, anche nell'ottica della collaborazione che deve esistere tra Governo ed enti locali in temi strategici come quello dell'approvvigionamento energetico” - sono le parole con cui il presidente della regione Liguria e Commissario straordinario per l'opera, Giovanni Toti, rivendica la scelta di ospitare l'infrastruttura energetica, rispondendo alle opposizioni locali - “Si tratta di un impianto strategico per tutto il Nord Italia e i vantaggi per le aree interessate dovranno essere significativi, con opere compensative adeguate a fronte dei lavori che si renderanno necessari. Pensare che le energie rinnovabili possano escludere del tutto l'uso dei rigassificatori è poco realistico, dato che queste fonti non forniscono energia in modo costante; il gas resterà un elemento fondamentale per garantire la costanza di approvvigionamento”.

Sono parole esemplificative del binomio essenziale al governo del territorio: interesse nazionale e ascolto della comunità locale; questo è lo spirito, il fulcro del buon governo, questi gli strumenti essenziali di una politica che persegua sviluppo economico e benessere sociale e che faccia corrispondere il bene comune e l'interesse nazionale.

Per tutto questo, per la condivisione totale dell'intrinseca filosofia che caratterizza questo provvedimento, che, peraltro, con un emendamento del Governo, prevede anche la proroga dei bonus, sociale ed elettrico, per il terzo trimestre del 2023, posso dichiarare, a nome di Noi Moderati, il voto di fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, non possiamo fare questa discussione, facendo finta che non viviamo in questo Paese, facendo finta che non viviamo questi giorni così assurdamente caldi, nel nostro Paese.

Il clima che sta imperversando sul nostro territorio nazionale è stato oggetto dell'attenzione di tutti i grandi media internazionali, per dire quanto sia eccezionale l'ondata di caldo che sta colpendo il nostro Paese, tanto che tutti i record di temperatura saranno presumibilmente superati nei prossimi giorni. Addirittura, in questa città, che ospita il Parlamento del nostro Paese, nella città di Roma, si raggiungerà la cifra record di 43 gradi, superando di ben tre gradi il precedente limite raggiunto; in altre zone del nostro Paese, si raggiungerà la cifra di 47 o 48 gradi.

Di fronte a una situazione come questa, con tutti i danni alle persone, con tutti i danni all'ambiente, con tutti i danni all'economia, che tutto ciò comporta, siamo ancora oggi a domandarci se sia necessario fare ulteriori rigassificatori, se sia ancora necessario continuare a produrre energia da fonti fossili. Tutto ciò, oltre che irresponsabile, è cieco di fronte alla realtà che viviamo. Amici cari, uscite fuori dal Parlamento, spegnete l'aria condizionata ed andate a vedere cosa c'è per strada. La verità è semplice! La verità è sotto gli occhi di tutti, soltanto voi non la volete vedere!

Ho sentito dire che bisogna puntare ancora sul gas, che quella è l'unica strada, che i rigassificatori sono la soluzione per il nostro Paese, ma i fatti dimostrano il contrario. I fatti dimostrano che il rigassificatore di Piombino non è servito e non serve a nulla (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Infatti, quando è stata fatta questa scelta, cioè nel momento nel quale si è scelto di fare quel rigassificatore e si era in crisi energetica, si diceva che sarebbero state necessarie ulteriori quantità di gas liquido da trasformare in gas gassoso. Questa carenza non c'è mai stata, signor rappresentante del Governo, non c'è mai stata! Anzi, addirittura, siamo stati esportatori di gas in tutto questo periodo. Quindi, quell'intervento, oltre a essere dannoso per l'ambiente, non era voluto dalle comunità locali, in maniera trasversale, perché il sindaco di Piombino non è di Alleanza Verdi e Sinistra, ma è di Fratelli d'Italia ed era in prima linea nelle manifestazioni contro il rigassificatore. Contro le comunità locali, con i danni alla produzione, al turismo, all'ambiente, quella forzatura non è servita a nulla, se non a pagare quattro volte tanto il costo di quella nave! Quattro volte tanto rispetto al prezzo di mercato! Questa è stata la grande operazione che voi avete fatto, per produrre, poi, quanto? Cinque miliardi circa di metri cubi di gas. Vi voglio dire che per recuperare 5 miliardi di gas nel nostro territorio è sufficiente mettere in efficienza la rete che gestisce la Snam, che perde ogni anno 4 o 4,5 miliardi di metri cubi l'anno. Di tutti i soldi degli extraprofitti, almeno una parte la potevate investire lì (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), nella manutenzione, nell'efficientamento della nostra rete, non intascare semplicemente quei soldi alla faccia dei cittadini!

Voglio ricordare che, nel periodo tra settembre 2021 e marzo 2022, nel nostro Paese le grandi multinazionali hanno fatto oltre 40 miliardi di extraprofitti. È stata introdotta dal Governo Draghi una tassa del 25 per cento sugli extraprofitti. Ebbene, sono stati incassati solo 2,7 miliardi, evasi 8,2 miliardi, senza che questo Governo abbia fatto nulla per recuperarli! Questi sono delinquenti! Bisognerebbe inseguirli in tutto il globo terracqueo, questi sì, per recuperare i soldi degli italiani e delle italiane (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Quei soldi che sono stati pagati con le bollette!

Voglio ricordare anche che, ad agosto 2022, c'è stato un crollo del prezzo del gas al mercato di Amsterdam, che è passato da 315 euro a megawattora a soli 35 euro a megawattora. Ma perché non sono diminuite, nello stesso modo, le bollette dei cittadini e delle cittadine italiane, delle famiglie e delle imprese? Quando salgono i prezzi, le nostre bollette diventano vertiginose, le imprese e le piccole aziende familiari chiudono, i cittadini non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Quando crolla il prezzo, le bollette rimangono alte. Così non funziona, cari amici della maggioranza! Infatti, si continua sempre a fare gli interessi degli stessi potenti, sulle spalle dei cittadini e delle cittadine.

Si parlava d'indipendenza energetica, ma la vera indipendenza energetica non è quella di cambiare spacciatore, signor Presidente. Prima prendevamo il gas da Putin, adesso lo prendiamo dall'Egitto, dal Qatar, dalla Nigeria. Guardate che sempre droga è! È sempre la stessa droga. È il combustibile fossile, che determina i cambiamenti climatici che si stanno realizzando nel nostro Paese, di cui vediamo costantemente gli esiti. Adesso, l'ondata di caldo: ma volete dimenticare che, nell'ultimo anno, nel nostro Paese ci sono stati più di 100 morti causati da catastrofi climatiche, quelli dell'alluvione in Emilia-Romagna, la Marmolada, le Marche, Ischia?

I cambiamenti climatici non sono più una storia che raccontano gli ambientalisti o gli pseudoambientalisti, come qualcuno diceva. È la realtà, basta vederla, basta metterci gli occhi sopra, è quello che dovete fare. E per evitare questa storia, che sembra un futuro ormai certissimo per il nostro Paese, per il nostro continente, per il mondo, è necessario diversificare. Ma diversificare le fonti energetiche, come dicevo prima, non significa andarle a prendere dagli autocrati di mezzo mondo, perché gli stessi autocrati, come appunto è stato Putin, nel momento della verità, ti ricattano, ti chiudono i rubinetti.

L'unica possibilità per diversificare, è diversificare le fonti. Dobbiamo puntare fortemente su quello di cui siamo ricchi, perché nel nostro Paese non c'è petrolio, non c'è gas, non c'è carbone, checché qualcuno ne dica, non c'è neanche l'uranio, ma siamo ricchi di vento e di sole. Capisco che il vento e il sole hanno un difetto, Presidente: non costano nulla. E, quindi, non interessa niente a nessuno, perché non ci si può lucrare, perché non ci si possono fare affari sporchi. Ebbene, lì dobbiamo puntare, sulle energie rinnovabili.

Ma non lo diciamo solo noi, lo dice anche Confindustria con Elettricità Futura, quando dice che, se gli impianti eolici e fotovoltaici fossero autorizzati in tempi rapidi, potremmo produrre, in 3 anni, 60 gigawatt di energia pulita nel nostro Paese. Allora sì che saremo indipendenti, oltre a fare il bene del Paese. Allora sì che avremo una mole significativa di miliardi investiti nel nostro territorio, che creerebbero anche posti di lavoro. Questa è la strada. E invece impedite anche a chi vuole investire nell'energia rinnovabile, come appunto gli industriali che sono in Elettricità Futura, di investire questi soldi, questi denari, queste risorse nel nostro Paese.

Per un rigassificatore - e vado a chiudere, Presidente - ci vogliono circa 6 mesi di tempo per ottenere le autorizzazioni, quando si nomina un commissario anche molto meno. Per autorizzare un impianto fotovoltaico o eolico, ci si mette in media 6 anni! Ma è questa la strada che si deve percorrere? È questa la soluzione che volete dare al Paese? È su questo che chiedete la fiducia? Ma questa fiducia non vi può essere concessa, perché state trascinando il Paese nel baratro, non soltanto dal punto di vista ambientale, non soltanto per quello che pensano gli ecologisti, ma anche dal punto di vista degli interessi veri dei nostri cittadini, che hanno diritto ad avere energia pulita ed energia a basso costo, perché non ce la fanno più!

Invece, le scelte di questo Governo sono sempre quelle maggiormente asservite alle grandi multinazionali, a chi fa la speculazione, a chi impedisce al nostro Paese di essere davvero innovativo e moderno, a chi impedisce al nostro Paese di perseguire la strada dell'interesse nazionale.

Non mi appello al vostro senso ecologista, cari colleghi e care colleghe, perché, purtroppo, so che ne avete poco, ma mi appello al vostro senso nazionalista, che tante volte voi enunciate da questi banchi.

L'interesse nazionale del nostro Paese è produrre energia pulita, energia a casa nostra, a basso costo, che fa bene all'ambiente e alle tasche degli italiani. Siccome la strada che avete imboccato è contraria agli interessi nazionali, voteremo “no”, ancora una volta, per l'ennesima volta, alla fiducia al vostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, egregi colleghi, il gruppo di Azione-Italia Viva non voterà la richiesta di fiducia del Governo sul decreto-legge n. 57. Non la voterà, perché è l'ennesima fiducia; in quest'Aula è la diciassettesima fiducia. È un record storico. Se si va indietro, rispetto agli altri Governi, questo è certamente il Governo che, in questi 8 mesi, ha posto maggiormente la questione di fiducia.

Ma è anche l'ennesimo decreto-legge: il Governo ha emanato 30 decreti-legge, oggi stiamo esaminando il ventiseiesimo, e anche qui si ricorre, in maniera spregiudicata, forse, in maniera non coerente rispetto a quanto previsto dall'articolo 77 della Costituzione, che ne prevede i limiti, allo strumento del decreto-legge.

I nostri padri costituenti hanno ben definito i criteri per fare in modo che il Governo potesse emanare i decreti-legge: l'urgenza e l'omogeneità. Oggettivamente, in questo decreto-legge c'è l'omogeneità. Con riferimento all'urgenza, soprattutto per quanto riguarda tutti gli altri decreti, è stato violato l'articolo 77 della nostra Costituzione. Quindi, il Parlamento è sempre più un Parlamento dove è applicato il monocameralismo alternato, perché, nel momento in cui i provvedimenti sono esaminati solo in un'Aula ed è posta anche la fiducia, il Parlamento ne esce delegittimato e, soprattutto, ha solo una funzione di passacarte.

Penso che non sia questo il ruolo del Parlamento. Il Parlamento è la massima espressione democratica che ha la nostra istituzione, e, quindi, penso sia necessario un coinvolgimento da parte anche di tutte le forze politiche per migliorare i provvedimenti, per fare confronti utili. Ma non voteremo la fiducia che il Governo ha chiesto anche per altri motivi.

Signor Presidente, il Comitato per la legislazione della Camera - quindi, non il gruppo Azione-Italia Viva o il deputato Giulio Sottanelli - ha raccomandato di avviare una riflessione - leggo, signor Sottosegretario, proprio ciò che è scritto nel dossier - su come evitare forme di confluenza tra più decreti-legge contemporaneamente all'esame delle Camere, fatta eccezione per circostanze di eccezionale gravità, da motivare adeguatamente nel corso dei lavori parlamentari.

Venerdì c'è stata la discussione generale e io non ho ascoltato alcun deputato della maggioranza che abbia motivato adeguatamente la ragione delle varie confluenze, perché, purtroppo, anche nel decreto-legge n. 57 c'è stata l'ennesima confluenza. Perché l'ennesima? Perché è la quarta, sempre qui, in 8 mesi, e anche qui c'è un ulteriore record di questo Governo, perché la quarta confluenza in 8 mesi è una cosa alquanto particolare, strana. Per chi ci dovesse ascoltare da casa, provo a spiegare il significato della confluenza, perché oggettivamente bisogna arrampicarsi un pochino con la fantasia. La confluenza non è altro che lo stralcio di alcune parti di decreti in fase di conversione, nella stessa Aula o in quella del Senato, che magari si trovano in diverse Commissioni permanenti, norme che vengono stralciate da un decreto e trasferite in un altro decreto. Quindi, il tutto diventa una serie di labirinti in cui non si riesce a capire nulla. Se qualcuno da casa - o qualche stakeholder - dovesse seguire i lavori parlamentari, io penso che non riuscirebbe a seguire tutto quello che il Parlamento, la maggioranza, in questo caso specifico, ha messo in moto.

Allora, come dicevo, in precedenza ci sono già state 3 confluenze e provo proprio ad elencarle: il decreto n. 153 del 2022, recante misure urgenti in materia di accise e IVA sui carburanti è confluito nel decreto n. 144 del 2022, recante misure urgenti in materia di politica energetica nazionale; il decreto-legge n. 179 del 2022, recante misure urgenti in materia di accise sui carburanti e di sostegno agli enti territoriali e ai territori delle Marche colpiti da eccezionali eventi meteorologici - alla faccia dell'omogeneità, perché confondiamo i problemi delle Marche sugli aspetti delle alluvioni con le accise sui carburanti - è confluito nel decreto-legge n. 176 del 2022, recante misure di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica; il decreto-legge n. 4, in materia di payback sanitario, è confluito nel decreto-legge n. 198, relativo alla proroga di termini. Si capisce come, con tutto questo, sia impossibile seguire queste confluenze e non so quanti colleghi ci riescano, tra i vari decreti sparsi tra le varie Commissioni tra Camera e Senato.

Ma c'è di più. Qualche giorno fa è stato presentato l'osservatorio sulla legislazione della Camera dei deputati - anche qui cito abbastanza testualmente - e sono state sottolineate le tendenze negative sulla qualità legislativa. In primo luogo, si evidenzia il forte ricorso ai decreti legge. Quindi, non lo dice Giulio Sottanelli, né il gruppo Azione-Italia Viva, ma l'osservatorio sulla legislazione della Camera dei deputati. In secondo luogo, la prevalenza - in particolare per la conversione dei decreti-legge e per la legge di bilancio - di una sorta di monocameralismo alternato, in cui diventano molto rari i casi di modifiche nel secondo ramo del Parlamento. In terzo luogo, sempre l'osservatorio sulla legislazione della Camera dei deputati sottolinea il ricorso a diverse forme di intreccio - è così definito: diverse forme d'intreccio - tra decreti-legge contemporaneamente all'esame delle Camere, in particolare la confluenza di un decreto-legge in un altro e, con minore frequenza, la modifica esplicita, da parte di un successivo decreto-legge, di un decreto-legge che ancora dev'essere convertito.

Dall'inizio della legislatura e fino al 30 giugno, risultano approvate 43 leggi. Di queste, 25 sono di conversione di decreti-legge, 5 sono leggi di iniziativa governativa, 12 sono leggi di iniziativa parlamentare, oltre a una legge di iniziativa mista. I decreti-legge convertiti rappresentano il 67,22 per cento. Quindi, i due terzi delle leggi che il Parlamento produce sono conversioni di decreti-legge. Caro Presidente, facciamo appello a lei, che è un uomo delle istituzioni, che ha esperienze che derivano dal Parlamento europeo, che ha fatto il Ministro e che presiede questa Camera in maniera autorevole. Quindi, facciamo appello alla sua sensibilità per intervenire nei confronti del Governo Meloni, per dire che noi auspichiamo, come gruppo Azione-Italia Viva, una qualità legislativa migliore rispetto anche al recente passato, ma soprattutto in grado di dare certezze a chi, poi, queste norme deve applicarle. Certamente, i padri costituenti hanno fatto di tutto per scrivere una Costituzione che regoli bene i processi legislativi ma, nonostante ciò, a mano a mano che andiamo avanti, stiamo sempre peggiorando in questo ambito. Ritengo che tutti gli operatori economici, che quotidianamente incrociano il lavoro del Parlamento, meritino leggi chiare e un processo definito e senza equivoci. Questo modo di legiferare, purtroppo, non dà certezze sulla qualità del risultato finale e questo non lo dico io ma sempre l'osservatorio sulla legislazione. Quello che noi auspichiamo è che il Governo cambi percorso, cambi strada.

Voglio fare una riflessione politica. Fino ad ora ho dato numeri oggettivi e ho letto parti di dossier che scattano una foto a quello che sta accadendo. Allora, mi sono interrogato: ma è possibile che un Governo, che è uscito dalle elezioni con una maggioranza netta, debba ricorrere sempre al voto di fiducia, avendo una maggioranza omogenea e un programma presentato e poi votato dagli elettori? Mi sono ancora interrogato: ma è possibile che il Governo faccia tutte queste confluenze e crei tutto questo caos a livello legislativo? Io mi sono dato una risposta e la risposta è che è un Governo che vive - io dico purtroppo - sulla quotidianità delle emergenze, che le tappa con dei decreti-legge, ma non ha una visione complessiva, come l'Italia meriterebbe e come magari chi ha votato la coalizione di centrodestra avrebbe voluto.

PRESIDENTE. Concluda.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (A-IV-RE). Non fissa, cioè, obiettivi su alcuni temi, in particolar modo sull'energia, con una visione completa in un progetto di legge di riordino complessivo. Questo è il modo con cui ci auguriamo che in futuro questo Governo possa andare avanti e questo Parlamento possa esplicitare nel migliore dei modi le proprie funzioni. Per questo motivo il gruppo Azione-Italia Viva non voterà la fiducia al Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI-PPE). Grazie, Presidente Fontana. Sottosegretario, colleghi deputati, il decreto-legge sul quale ci apprestiamo a votare la questione di fiducia posta dal Governo è indubbiamente di grande rilevanza. Direi quasi che lo potremmo considerare un provvedimento strategico perché, con i suoi pochi articoli, interviene in materia di energia, cioè uno di quei macrosettori in cui si gioca il futuro economico, industriale e anche sociale degli Stati più industrializzati.

L'esplosione della guerra in Ucraina e le sanzioni che sono state applicate alla Russia, in quanto Stato aggressore, hanno mostrato a tutti noi che il re è nudo. Tutti sapevamo che l'Italia era dipendente dall'estero in materia di energia, ma la crisi ucraina ce l'ha fatto toccare direttamente con mano. Si tratta di una dipendenza dovuta, in parte, alle risorse naturali di cui disponiamo e, in parte, alla strategia di approvvigionamento energetico realizzata nel corso degli anni, che, per una serie di motivazioni, ci ha visto, come anche altri Paesi europei, affidarci in larghissima parte alle forniture provenienti dalla Russia.

Trovarci in una situazione non di conflitto ma di contrasto diplomatico con il nostro principale fornitore energetico ci ha imposto, in tutta fretta, di individuare strumenti e iniziative per ridurre tale dipendenza. Il ricorso ai rigassificatori è una delle soluzioni che sono state individuate e avviate con la legge del Governo Draghi, con il decreto-legge n. 50 del 2022, in cui, all'articolo 5, si definivano i rigassificatori galleggianti come interventi strategici di pubblica utilità indifferibili e urgenti, si introduceva una procedura autorizzativa estremamente semplificata e veloce e si nominavano i presidenti delle regioni Toscana ed Emilia-Romagna commissari straordinari.

Cito questo articolo del decreto 17 maggio 2022 perché l'articolo 3 di questo decreto, che poi è il suo primo articolo, dopo che i primi due sono stati trasfusi in un altro provvedimento, si innesta proprio su questa norma.

Si prevede, appunto, che, entro il 29 luglio prossimo, possano essere avanzate ulteriori istanze ai due commissari straordinari già nominati per ottenere l'autorizzazione a mettere in funzione nuove unità di rigassificazione galleggianti, prevedendo, seppure all'interno di un processo autorizzativo comunque semplificato e accelerato, il rilascio della valutazione integrata ambientale, in precedenza non previsto, e un ampliamento a 200 giorni, rispetto ai 120 presenti, del tempo totale del procedimento che deve portare all'autorizzazione.

Poiché il decreto non introduce una novità in materia di impianti di rigassificazione, ma modifica una disposizione già vigente, debbo ammettere che sono rimasto molto sorpreso dall'opposizione, ovviamente legittima, che c'è stata in Commissione da parte di alcuni gruppi, poiché sono stati presentati, sempre legittimamente, emendamenti soppressivi all'intero articolo 3 anche da gruppi che facevano parte della maggioranza che, insieme a Forza Italia, ha sostenuto il Governo Draghi. Per curiosità, sono andato a rivedermi proprio quel fascicolo dell'esame del decreto-legge n. 52 del 2022 svolto nella scorsa legislatura, in prima lettura, proprio qui alla Camera. Mi aspettavo che, anche in quell'occasione, vi fossero soppressivi presentati dai colleghi del gruppo 5 Stelle, ad esempio, e invece non è stato così, Presidente. Furono presentati un paio di soppressivi solo da alcuni deputati iscritti al gruppo Misto, come gli onorevoli Trano e Muroni; al contrario, furono approvati una serie di emendamenti, tra i quali uno di Forza Italia, che ampliavano la portata della disposizione iniziale.

Anche nel dibattito in Aula, tra discussione generale, fiducia e dichiarazioni di voto, il tema dei rigassificatori fu praticamente ignorato da tutti. La parola “rigassificatore” è stata pronunciata solo 6 volte: una dall'allora collega Ungaro, di Italia Viva - e noto che anche oggi l'intervento del gruppo va in questa direzione -, che sottolineava in senso positivo la disposizione; le altre 5 da parte dei deputati della componente del Misto-L'Altenativa C'è, che, come lei sa, non è più presente in questa legislatura. Nessuna parola, Presidente, sul tema dai 5 Stelle, dai colleghi del PD e da coloro che erano iscritti a LeU. Dunque, prendiamo atto che, nel giro di un anno, qualcuno sulla materia abbia cambiato radicalmente idea oppure, semplicemente, posizione, favorito, forse, da un passaggio dalla maggioranza e dall'opposizione e non da una coerenza e da una costanza che, invece, contraddistinguono il nostro gruppo di Forza Italia.

Forza Italia, come ho detto, non ha cambiato assolutamente idea, perché riteniamo che l'indipendenza e la sicurezza energetica siano fondamentali per l'Italia. Un tema che è strategico per questo Governo e per questa maggioranza, al punto da aver costituito un apposito Dicastero, che è il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, guidato dal nostro Ministro Pichetto Fratin, con il quale proprio su questo decreto è stato fatto un gran lavoro, che ha consentito di inserire una serie di ulteriori disposizioni molto importanti, anche nel settore delle rinnovabili, un lavoro nel quale Forza Italia è stata protagonista. E, grazie ad un emendamento di Forza Italia a prima firma dei colleghi Battistoni e Nevi, è stato previsto che ARERA dovrà definire prezzi minimi garantiti per la produzione di energia da parte di impianti a biomassa o biogas. Parliamo, ovviamente, di una misura volta ad incentivare l'utilizzo di tali sistemi di produzione di energia che Forza Italia sostiene con convinzione, da moltissimo tempo.

Si tratta, infatti, di un'energia, per quanto riguarda le biomasse, a forte impatto economico e sociale, poiché consente di eliminare i rifiuti prodotti dalle attività umane, produttive. Nonostante la biomassa sia una risorsa ampiamente disponibile della quale c'è abbondanza, attualmente le biomasse contribuiscono in Italia a meno del 2 per cento del fabbisogno energetico primario. Ecco perché norme incentivanti, come quella inserita nel decreto, sono importanti per ampliare questo tipo di produzione di energia.

E un'altra importante misura introdotta nel decreto grazie a un emendamento del sottoscritto, insieme al collega Russo, riguarda la coltivazione delle risorse geotermiche, un settore energetico che il Governo considera strategico e per questo ringraziamo, a partire dal nostro Ministro Pichetto, fino ad arrivare al Presidente Meloni.

Al fine di semplificare le procedure per l'utilizzo di tutto il potenziale delle risorse geotermiche, che è fondamentale per la realizzazione degli obiettivi di transizione energetica, si autorizzano gli impianti pilota già esistenti a superare i limiti di potenza e produzione che non appaiono più in linea con l'evoluzione tecnologica del settore. Altra procedura semplificata inserita grazie a un ulteriore emendamento di Forza Italia, a mia prima firma, riguarda, anche in questo caso, l'incremento della produzione del biometano. A tal fine, si introduce una procedura abilitativa semplificata per le riconversioni alla produzione del biometano di impianti di produzione di energia elettrica, alimentati a biogas, gas di discarica o gas residuati dai processi di depurazione. La procedura semplificata si estende anche agli interventi che riguardano gli impianti di biometano già attivi, a condizione che non comportino un ampliamento dell'area già oggetto di autorizzazione. Si tratta di misure che realizzano, nel loro ambito, il principio enunciato dal Presidente Meloni di non disturbare chi vuole fare.

In questo decreto vi è un'altra disposizione di rilievo inserita dal Governo con un emendamento, e riguarda la riproposizione, per il terzo trimestre dell'anno, in misura rafforzata, del cosiddetto bonus sociale elettrico e gas, sul quale, oltre all'emendamento nostro, ho visto anche i gruppi di maggioranza convenire su quello che era un aspetto fondamentale. Si parla, infatti, di 285 milioni di euro destinati a ridurre il costo delle bollette di luce e gas a favore di persone e famiglie che hanno redditi bassi o molto bassi. E, a questo, si aggiunge un ulteriore stanziamento di circa 490 milioni di euro per consentire l'applicazione di un'aliquota IVA agevolata al 5 per cento sul metano impiegato per la combustione a uso civile o industriale, sul teleriscaldamento, nonché sulle somministrazioni di energia termica.

Da ultimo, tengo a citare l'articolo 3, introdotto con un emendamento presentato da molti gruppi, tra i quali, ovviamente, Forza Italia, che riguarda il Terzo settore e le imprese sociali, riconoscendo come attività di interesse generale la produzione, l'accumulo e la condivisione di energia da fonti rinnovabili ai fini di autoconsumo.

Avviandomi alla conclusione, Presidente Fontana, Forza Italia ritiene che in questo decreto vi siano misure di grande importanza in materia di energia, con un giusto mix tra il ricorso alle fonti di produzione, alle quali al momento non si può rinunciare, e incentivazione e semplificazione della diffusione delle fonti di energia rinnovabili. In Commissione, il Parlamento ha potuto offrire un concreto e ampio contributo. Da questo punto di vista, credo si debba sottolineare la collaborazione, che non è mancata, da parte del Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Naturalmente, ringrazio anche il relatore, per la fattiva collaborazione che ha voluto avviare con tutti i gruppi, di maggioranza e opposizione, anche nella concretezza di far approvare, come ho voluto elencare, gli emendamenti che portavano il nostro simbolo, ma che portavano, in qualche modo, una innovazione e un miglioramento al testo.

Per questa ragione, prima di dichiarare il voto convintamente favorevole di Forza Italia sulla questione di fiducia, Presidente, mi permetta, a nome non solo mio personale, ma di tutto il gruppo, di fare un grosso in bocca al lupo al nostro Vice Premier, Ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, che, nella giornata di sabato, è stato eletto, all'unanimità, da parte del gruppo dirigente di Forza Italia, come nuovo segretario del nostro partito, a cui, quindi, vanno i nostri migliori auguri, auspicando, soprattutto, sempre più, un ruolo importante e strategico di Forza Italia in quello che ricordo essere stato l'insegnamento e l'indirizzo che il Presidente Berlusconi ha voluto sempre darci e che noi vorremmo continuare, nello spirito che ci ha contraddistinto da quando Silvio Berlusconi è sceso in campo, nel 1994 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, siamo di fronte, per l'ennesima volta, a quello che vorrei definire l'abuso della decretazione d'urgenza, in una sorta di vera e propria squalifica, di vero svilimento di quest'Aula, una squalifica del Parlamento mai vista con questa intensità. Trenta decreti-legge governativi, 17 fiducie in questa Camera: se siamo passacarte, ditecelo, almeno risparmiamo una parte delle nostre energie.

Ci sono sicuramente elementi di sospetto rispetto a questo comportamento del Governo e inviterei il Presidente a ribadire l'importanza di dare valore a quest'Aula, però il sospetto, diciamo quello di buona fede, benevolo, è che il Governo non sappia di fatto confrontarsi con le Camere sul merito delle questioni, evidentemente per debolezza degli stessi contenuti. Oppure, ci può essere quello della malafede, come sospetto, quello malevolo, che in realtà si stia purtroppo procedendo a una riforma costituzionale occulta, sperimentale, che consenta al potere esecutivo di sostituirsi al legislativo parlamentare, e non mi voglio soffermare sui vergognosi tentativi di delegittimare lo stesso potere giudiziario.

Qui, Presidente, si tratta dell'ennesimo provvedimento d'urgenza di dubbia legittimità formale che non ha, nei fatti, profili né di necessità, né d'urgenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è il dato di fatto, e di nuovo si viene in quest'Aula insultandola e offendendola. Noi da parlamentari ci si ritiene offesi, a maggior ragione se chi ci offende durante la pandemia, durante una vera emergenza, contestava la legittimità degli interventi d'urgenza che venivano adottati in quel momento. Tanto emerge in questo provvedimento, segnatamente dalla possibilità di realizzare ulteriore capacità di rigassificazione mediante l'ormeggio stabile di mezzi navali e delle connesse infrastrutture. L'urgenza sarebbe stata motivata a livello governativo - riporto tra virgolette - “in ragione dell'importanza di rassicurare l'entrata in funzione di nuovi terminali entro tempi compatibili con la necessità di evitare criticità energetiche per il Paese”. Quanto rappresentato appare tuttavia in evidente contraddizione con le linee programmatiche del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica delineate a fine dicembre scorso presso le Commissioni riunite, ambiente e attività produttive, secondo cui l'aumento della produzione di gas nazionale, gas release, il potenziamento delle infrastrutture esistenti e l'entrata in esercizio dei rigassificatori di Piombino e Ravenna avrebbero garantito energia alle famiglie e alle imprese.

Quindi, perché c'è bisogno di - come dire - implementare ulteriormente il fossile? In questo momento, sembra che l'emergenza per fortuna sia scongiurata. Quando si parla in questi termini ci si sente dire che siamo pessimisti, catastrofisti, pseudoambientalisti e ci viene contrapposto il cosiddetto “Governo del fare” - lasciateci fare - ma fare cosa, fare danni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Prendersela con i deboli, prendersela con i diritti, prendersela con l'ambiente? Perché questo è il “Governo del fare”! Se continuiamo sul fossile, gas in particolare, non raggiungeremo mai l'indipendenza energetica.

Zaratti ha detto giustamente: non è cambiando spacciatore che si riesce a raggiungere l'indipendenza energetica. Se prima lo spacciatore era la Russia, ora che abbiamo il Qatar, la Nigeria, l'Alaska, l'Egitto, sempre dipendenti siamo. E ciò non lo diciamo solo noi, lo dice la stessa Elettricità Futura: in tre anni con eolico e fotovoltaico si possono ottenere 60 gigawatt dalle fonti rinnovabili. Sei mesi per fare i rigassificatori, sei anni per fare un impianto eolico. È su questo che si deve agire per la transizione ecologica e per la transizione energetica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non su questi meccanismi fossili, medievali, che non fanno nient'altro che alimentare la tossicità ambientale e le alterazioni climatiche dalle quali siamo tutti danneggiati, sia per fenomeni atmosferici anomali come le alluvioni, sia per il caldo di questi giorni dove non si riesce nemmeno a proteggere i nostri operai che lavorano nei cantieri nelle strade e che rischiano di morire!

Vorrei sottoporre all'Aula pochi dati sul bilancio energetico. Io dico, prima di tutto, che non si tratta di parlare di indipendenza energetica, ma dovremmo parlare di sovranità energetica, perché è possibile produrre energia in house. È vero: noi non abbiamo risorse in termini di gas, in termini di carbone, in termini di uranio, e pochissima roba anche in termini di petrolio, però abbiamo tanto sole, tanto vento e tanta energia idroelettrica che può essere utilizzata. È quella la transizione che noi dobbiamo produrre e non continuare a far fare affari, business alle multinazionali dell'energia: solo ENI in extraprofitti ha fatto 10 miliardi di euro, le multinazionali dell'energia hanno fatto 40 miliardi di euro di extraprofitti non tassati, non recuperati! Invece le bollette restano alte, nonostante la riduzione dei costi dell'energia! Come si spiega questo atteggiamento del Governo? Perché non si va a tassare questi extraprofitti? Che poi sono extraprofitti analoghi fatti anche da banche, da produttori di armi, da aziende dei farmaci e da assicurazioni, che sono dei veri e propri furti speculativi dalle tasche degli italiani, che pagano bollette ancora troppo alte, che pagano mutui che sono aumentati anche del 75 per cento e pagano in inflazione!

Nel 2022 abbiamo consumato 68,5 miliardi di metri cubi di gas con una diminuzione di 7 miliardi di metri cubi rispetto al 2021, mentre la disponibilità di gas è stata di 75 miliardi di metri cubi nel 2022, un dato invariato rispetto al 2021, una quantità pari a 4,6 miliardi di metri cubi è stata esportata e venduta all'estero. Questi dati dimostrano che l'attuale sistema di infrastrutturazione energetica in Italia per l'approvvigionamento di gas non solo ha garantito il fabbisogno industriale e civile ma ha visto aumentare le esportazioni di circa il 200 per cento.

In questo quadro - direi, per fortuna -, per esempio, il rigassificatore di Piombino ma anche quello di Ravenna, non si sono rivelati utili a garantire la sicurezza energetica, ma piuttosto a trasformare l'Italia in un hub del gas per venderlo in Europa, per far fare affari a qualcuno. Realizzare nuovi rigassificatori rischia peraltro di ritardare la transizione energetica verso le fonti rinnovabili. È inaccettabile! Il rigassificatore di Piombino - e vado a concludere Presidente - è stato collocato, ci tengo a ricordarlo, in un'area di crisi complessa in termini industriali, infrastrutturali, sanitari, turistici e occupazionali, mettendo ulteriormente a rischio quest'area non solo in termini ecologici, con le deroghe commissariali alla VIA e alla VIS.

Purtroppo devo concludere, ma ci tengo in maniera particolare a dire che gli obiettivi di contrasto alle alterazioni climatiche e alla tossicità ambientale, che sono peraltro inconciliabili con la nostra Costituzione, non saranno assolutamente raggiunti da questo provvedimento. Non solo, il fatto stesso che si ponga la fiducia giustifica ampiamente il voto contrario del Movimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti. ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Governo, onorevoli colleghe e colleghi, noi tutti sappiamo che la recente crisi energetica ha messo in difficoltà e ha reso manifesta la vulnerabilità dell'Italia, delle nostre imprese e delle nostre famiglie.

Alle oscillazioni dei prezzi dell'energia, conseguenza dello scoppio della guerra in Ucraina, che hanno provocato lo schizzare verso l'alto delle quotazioni di elettricità e gas, l'Italia ha risposto in modo emergenziale con le iniziative del Governo, ma il nostro è, e rimane, il Paese più colpito, soprattutto per quanto attiene l'energia elettrica.

Nonostante sul fronte dei prezzi dell'energia la situazione si stia pian piano normalizzando, è necessario che l'Italia continui a sostenere famiglie e imprese, e faccia tesoro delle proprie fragilità, per non farsi trovare nuovamente impreparata, nuovamente indifesa e nuovamente debole. Per farlo, questo provvedimento incide su due pilastri.

Il primo pilastro guarda al breve periodo, per sostenere imprese e famiglie, tramite l'azzeramento degli oneri generali di sistema per il settore del gas, tramite l'applicazione di un'aliquota IVA ridotta alle forniture di metano usato per la combustione e alle forniture di servizi di teleriscaldamento, e, infine, tramite la proroga dei bonus sociali per la fornitura di energia elettrica e gas a oltre 6 milioni di cittadine italiane e cittadini italiani economicamente svantaggiati e in gravi condizioni di salute. Su questo primo pilastro non mettiamo chiacchiere, non mettiamo discorsi, ma mettiamo 800 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che, guardando solo alla misura dei bonus sociali, fruiti, come dicevo da 6 milioni di italiani, hanno consentito a famiglie fragili di risparmiare in media 1.000 euro ciascuna; 800 milioni di euro che si vanno a sommare agli oltre 30 miliardi di euro con cui abbiamo salvato la nostra economia e consentito al nostro Paese di tornare, dopo tanto tempo, a trainare la crescita europea.

Il secondo pilastro di questo provvedimento guarda, invece, al medio e lungo periodo, per diversificare quanto più possibile il nostro approvvigionamento energetico, per renderci autonomi dalle forniture di gas russo e porre le basi affinché l'Italia possa diventare l'hub europeo del gas, per sfruttare la nostra posizione baricentrica rispetto all'Europa e all'Africa e tornare ad essere centrali anche a livello continentale.

Togliamoci dalla testa le belle favole che abbiamo sentito in quest'Aula: l'Italia e l'Europa non potranno raggiungere un ragionevole livello di autonomia energetica con il sole e con il vento. I combustibili fossili sono e rimarranno, da qui ai prossimi anni, l'unica certezza vera per le nostre nazioni e le nostre economie. Certo, dovremo pian piano accantonarli, ma potremo farlo soltanto attraverso un realistico mix energetico, che guardi certamente al sole e certamente al vento, come ricordava qualcuno poco fa, all'acqua, alla geotermia, ma soprattutto al nucleare di nuova generazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), alla ricerca scientifica e alle nuove tecnologie! Per questo numerose sono le iniziative che, in questo senso, attraverso il provvedimento, guardano alla semplificazione, al sostegno e alla definizione di ciò che, in ambito di approvvigionamento energetico, dev'essere considerato urgente, indifferibile e di interesse nazionale.

Onorevoli colleghi, il Governo su questo provvedimento ha posto la fiducia: è un dato evidente, è un dato sottolineato a più riprese dall'opposizione come scandaloso, come antidemocratico, come lesivo delle prerogative di questo Parlamento. È vero, è stata posta la fiducia su questo provvedimento e questo è un dato inoppugnabile, eppure, quando i colleghi di certa sinistra parlano di democrazia in pericolo e di deriva autoritaria, stanno facendo un torto all'intelligenza dei cittadini italiani. Tramite lei, Presidente, suggerirei un po' di cautela ai colleghi dell'opposizione, perché voi, proprio voi che oggi vi ergete a paladini della democrazia, in passato, senza mai fiatare e a testa china, la fiducia l'avete votata, a supporto di scelte che non erano contenute in nessun programma e a sostegno di Governi che nessun italiano aveva mai scelto e mai votato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Viceversa, quando la nostra coalizione pone la fiducia, quando il nostro Governo pone la fiducia su un provvedimento, lo fa per perseguire la realizzazione di un programma che abbiamo presentato agli italiani e che gli italiani hanno premiato; un programma deciso, che rappresenta una netta inversione di marcia rispetto al passato; un programma che si pone obiettivi ambiziosi, verso cui orientare tutto il nostro sistema Paese, in uno sforzo collettivo di idee, di volontà e di sano patriottismo. I cittadini, questo programma, hanno potuto leggerlo e sceglierlo, e con esso hanno indicato la coalizione di Governo chiamata a concretizzarlo.

Nel Paese reale c'è una speranza viva, c'è una richiesta pressante che arriva dai nostri concittadini alla politica: gli italiani vogliono che questo Governo vada avanti facendo le cose che ha promesso, lavorando senza perder tempo in polemiche e litigi, tanto all'interno della maggioranza, quanto all'interno di questo Parlamento e fra le nostre istituzioni. Ecco spiegato perché non ci lasceremo immobilizzare dalle polemiche. Ecco perché non consentiremo, né ora né mai, che la nostra opera possa impantanarsi nell'ostruzionismo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ecco spiegato perché noi, come Lega, voteremo la fiducia, ma soprattutto ecco spiegato perché noi, come Lega, questa fiducia, la voteremo a testa alta, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente, colleghe e colleghi, esponenti del Governo. Prima di entrare nel merito della materia di questo decreto, mi consenta, Presidente, di sottolineare un fatto. Nelle ultime settimane c'eravamo abituati troppo bene: abbiamo avuto due settimane senza voti di fiducia, abbiamo ritrovato la possibilità di discutere in Parlamento, abbiamo persino votato degli emendamenti. Certo, come per gli emendamenti a questo decreto in Commissione, anche in Aula, quando si è votato, il Governo non ha mai interloquito con serietà con l'opposizione, neanche quando c'erano emendamenti di buonsenso, che molti esponenti della maggioranza avrebbero potuto accogliere. D'altra parte, Presidente, come abbiamo appena sentito evocare dall'intervento del collega della Lega, c'è l'idea che questo Parlamento debba solo ratificare le scelte del Governo, come se fosse un Governo investito dal mandato popolare, e invece siamo, restiamo e resteremo dentro una democrazia parlamentare.

Quindi, Presidente, tornando al merito del voto di fiducia, noi oggi discutiamo una legge di conversione che assorbe differenti parti di decreti e che, quindi, arriva a mettere insieme temi anche molto diversi tra di loro; una pratica che, insieme all'eccesso di decretazione d'urgenza, il Presidente Mattarella aveva chiesto di evitare, con una lettera a lei e al suo collega del Senato. Ma sembra che, al contrario, la scelta della maggioranza e del Governo sia continuare sempre con questa pratica, nonostante ci siano in Parlamento i numeri, grazie allo squilibrio della legge elettorale, che danno una grandissima maggioranza, nei due rami del Parlamento, a questo Governo e che, da parte delle opposizioni, su molti provvedimenti, ci sia tutto tranne che un atteggiamento ostruzionistico. Anzi, com'è noto, su questo provvedimento noi voteremo contro il Governo nel voto di fiducia e poi ci asterremo, come Partito Democratico, nel voto finale.

Infatti, la legge che arriva oggi in Aula contiene alcune norme che riguardano gli enti locali e altre che riguardano il Piano nazionale di ripresa e resilienza ma, soprattutto, in larga parte, i temi energetici. Noi ripetiamo quanto abbiamo detto anche nelle Commissioni, dove i nostri tentativi di proporre dei miglioramenti sono stati respinti, senza che nessun emendamento sia stato accolto. La scelta di porre la fiducia su un provvedimento su cui poteva esserci un'interlocuzione positiva con la maggioranza rientra nell'idea di rompere un approccio per cui le scelte in materia di politiche energetiche rientrano in uno spirito di unità nazionale.

Dobbiamo ricordare a noi stessi che in quest'Aula, a pochi mesi dall'invasione russa dell'Ucraina, ci siamo trovati insieme con il Presidente Draghi a dover fare scelte complesse, tra cui aprire in fretta e furia nuovi canali di approvvigionamento e assicurarci la realizzazione di rigassificatori, in una logica di diversificazione delle nostre fonti energetiche. In quell'occasione furono fatte anche scelte difficili quando il Presidente Draghi qui annunciò che la prevista chiusura delle centrali a carbone non sarebbe avvenuta; e, anzi, come avviene per Civitavecchia, l'attività della centrale a carbone è ripresa a pieno ritmo.

Quindi, furono fatte scelte complicate, in uno spirito di unità nazionale, in un momento in cui la guerra prodotta dalla Russia poneva il Paese in grande difficoltà per l'aumento delle bollette, che mettevano a rischio le famiglie e la nostra capacità produttiva. Assieme, con un Governo di larghe intese, abbiamo tirato fuori il Paese da un precipizio pericoloso, ma adesso voi, con la scelta di non ascoltare e di rifiutare un rapporto con le opposizioni, gettate al vento quello spirito e tutto ciò, per noi, è sinceramente motivo di rammarico.

Si arriva, in quest'Aula, a riesumare argomenti faziosi e propagandistici su questi temi. Abbiamo sentito nel dibattito generale addirittura colleghi attribuire al Presidente Letta la responsabilità di aver soggiogato il Paese agli interessi di Mosca, come se noi stessimo qua a ricordare gli accordi del 2005 sottoscritti con Gazprom all'epoca del Governo Berlusconi. È un rivolgersi al passato in maniera puerile, pensando di lucrare un poco di campagna elettorale su problemi che, invece, restano seri e al centro dell'attenzione dei cittadini e delle imprese. Infatti, se è vero che c'è un'attenuazione rispetto ai picchi raggiunti nell'immediato inizio della guerra, i dati, anche qua richiamati in Aula da molti interventi, relativi alla recente inchiesta della Confesercenti, dimostrano come i prezzi delle bollette siano addirittura in alcuni casi tripli rispetto a quelli precedenti al conflitto bellico ucraino.

Noi voteremo contro il voto di fiducia e ribadiamo, anche in questa sede, che il Partito Democratico ha fatto la scelta di costruire gli impianti di rigassificazione in modo convinto, nella scorsa legislatura, in quel clima di unità nazionale che ho richiamato e che ribadiamo ancora oggi, vista l'incertezza e considerata la crisi che grava sulle imprese e le famiglie.

È necessario riconoscere che più le soluzioni adottate mitigano la crisi, più sarà necessario centrare nuovamente la nostra direzione verso la decarbonizzazione e la transizione verde. Per questo, in Commissione, avevamo proposto misure volte a favorire nuovi investimenti in fonti di energia rinnovabile.

Come abbiamo già detto chiaramente, per limitare la spirale dei prezzi e supportare l'Ucraina sono necessarie - e le abbiamo fatte - anche scelte dolorose, ma dovremo anche avere chiaro che nel tempo bisognerà compensare sul territorio.

Per questo motivo, Presidente, abbiamo chiesto che venissero aumentate le misure a supporto di quelle aree, Piombino e Ravenna, che ospiteranno queste strutture, con l'aumento dall'1 al 2 per cento del valore dell'opera da destinare ai ristori dei territori stessi; ma anche questa posizione in Commissione è caduta nel nulla.

Quindi, Presidente, nel provvedimento ci potevano essere interventi più significativi e noi eravamo disponibili anche a sostenerli. Ovviamente bisognava mettere delle risorse, ma si sono fatte altre scelte.

Avete scelto di investire in maniera propagandistica sulla flat tax incrementale, quando potevate azzerare i costi di gestione anche per la spesa energetica, non solo del gas. Potevate prolungare i crediti d'imposta per l'acquisto di energia elettrica e gas a favore delle imprese, sia energivore che non. Si poteva fare di più e si poteva fare meglio.

Presidente, come ho detto in apertura, avete assunto lo stesso atteggiamento anche su altri provvedimenti. Lo avete fatto sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, continuando a rimandare sine die il momento in cui dimostrerete come pensate di rimodularlo. Nel frattempo, però, rimandate le rate dei finanziamenti e così rischiamo di perdere quei quasi 34 miliardi di euro.

Presidente, il dicembre 2026 - data in cui non si potranno più spendere quelle risorse - si avvicina, e noi ci domandiamo ancora quanto volete aspettare. È la vostra linea di questi mesi: non trovare soluzioni efficaci, fare l'opposizione anche quando siete al Governo e pensare di dare sempre la colpa a qualcun altro, una volta all'Europa, una volta alla congiuntura internazionale.

Allora, Presidente, a malincuore, annuncio il voto contrario alla fiducia posta dal Governo sul provvedimento, perché quella di mettere la fiducia è di nuovo la scelta di comprimere l'azione del Parlamento e di fuggire da un confronto con le opposizioni, anche quando il maggior partito dell'opposizione, il Partito Democratico, dà la disponibilità a un atteggiamento non ostruzionistico nella discussione di merito.

Presidente, dichiaro il nostro voto contrario alla fiducia, a cui seguirà un voto di astensione sul provvedimento finale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Michelotti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MICHELOTTI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, la conversione in legge di questo decreto è certamente un atto molto significativo. Al centro del provvedimento chiaramente c'è l'interesse nazionale, il raggiungimento dell'indipendenza energetica del Paese e il proseguimento di una politica che sta dando i suoi frutti sulla diversificazione dell'approvvigionamento delle diverse fonti energetiche.

In questo atto ci sono, inoltre, ulteriori risposte ai bisogni delle famiglie, con misure significative per la riduzione delle bollette elettriche. Non mancano i sostegni ai consumi e le agevolazioni alle famiglie svantaggiate, nonché l'azzeramento delle aliquote e delle componenti tariffarie relative agli oneri generali di sistema per il settore del gas, la riduzione dell'aliquota IVA per il consumo del gas metano per combustione per usi civili e industriali e altri benefici puntualmente indicati in questa normativa.

Sono contenute nel provvedimento anche norme di semplificazione importanti sia per la realizzazione di nuovi impianti di rigassificazione che per la loro futura ricollocazione. Sono previsti tempi certi per le procedure di valutazione di compatibilità, che abbiamo esteso da 130 a 200 giorni, quanto al termine di conclusione del procedimento di autorizzazione, prevedendo che ora esso includa anche le valutazioni ambientali, da cui la disciplina precedente invece prevedeva l'esenzione.

Le norme previste dalla legge di conversione del decreto sono volte a garantire procedure chiare per assicurare l'entrata in funzione di una nuova capacità di rigassificazione entro tempi compatibili con la necessità di evitare criticità energetiche per il Paese.

Occorre non solo dare impulso all'indipendenza energetica del nostro Paese, ma anche perseguire il disegno che il Presidente Meloni ha definito più volte: l'Italia hub del gas dell'Europa. È un cambiamento che si riflette anche sull'assetto geopolitico dell'Unione europea.

Nel 2022, prima dell'invasione della Russia di Putin dell'Ucraina, l'Italia dipendeva per il 40 per cento dalla Russia, a fine 2022 per il 16 per cento, ma alla fine di quest'anno, con i due rigassificatori di Piombino e di Ravenna, arriveremo a zero, e questo grazie all'intervento del Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Stiamo facendo accordi con altri Paesi e tutto questo ci renderà il più grande hub del gas europeo e i due gasdotti del Nord Europa invertiranno i corsi e porteremo noi il gas in Europa, con ribaltamenti geopolitici che oggi si possono soltanto immaginare e che presto saranno realtà, grazie all'azione e alla lungimiranza del Governo Meloni. Solo la visione strategica di questo Governo, mai supina agli altri Paesi europei o ad altri interessi, sta permettendo questo cambio di passo. L'Italia hub del gas, ovvero piattaforma di ricezione del combustibile prodotto in Nordafrica e nel Mediterraneo orientale e, successivamente, in distribuzione verso l'Europa settentrionale dove, peraltro, si trovano le Nazioni a maggiore consumo, a iniziare dalla Germania, garantisce lo spostamento dell'asse dal Nord al Sud dell'Europa e offre al nostro Paese un ruolo strategico al servizio dell'Europa intera.

Questo disegno è parte di una più complessa opera che la Presidente Meloni ha chiamato più volte Piano Mattei, che riguarda non solo il gas e le fonti fossili, ma, in prospettiva, anche l'elettricità da fonti rinnovabili e l'idrogeno verde. Non a caso vorrei ricordare in quest'Aula il progetto di Terna per l'interconnettore elettrico sottomarino con la Tunisia che rappresenta un altro grande successo dell'Italia.

In questa sede, ho sentito, da colleghi degli altri gruppi di opposizione, menzionare il caso di Piombino e, da parlamentare e anche da toscano, non voglio sottrarmi al tema e all'argomento, che merita di essere analizzato, perché la scelta di Piombino e di Ravenna è stata fatta dal precedente Governo ed è una scelta che all'epoca prevedeva la permanenza della nave per 25 anni, laddove in quell'importante segmento di mare insistono impianti di itticoltura. Non abbiamo mai nascosto le nostre perplessità sull'ubicazione del rigassificatore a Piombino, ma il nostro Governo, anche su questo punto, ha raggiunto un ottimo risultato: lo scorso mese è stata ufficializzata la decisione di Palazzo Chigi di ricollocare, entro il termine di tre anni, in off shore, nel Mar Ligure, la nave rigassificatrice Golar Tundra, che attualmente rimane nel porto di Piombino. Ma il Governo, ritenendo sicuramente prioritario l'interesse nazionale, al tempo stesso, ha ascoltato le ragioni della comunità e le ragioni della città di Piombino, per la quale – la città di Piombino, appunto - la questione ambientale è centrale ormai da anni, a causa anche di una bonifica di diversi siti industriali che, lo possiamo dire, è sempre stata, per usare un eufemismo, assolutamente debole. Il sindaco di Piombino, Ferrari, ha esercitato, legittimamente e coerentemente, il suo ruolo da sindaco, battendosi per l'interesse della sua città, anteponendo gli interessi della sua città e chiedendo delle verifiche sulla sicurezza e sulla legittimità del rigassificatore, aprendo così un tavolo con il Governo Meloni, che ha portato a risultati importanti.

Il Governo, comprendendo il sacrificio della città di Piombino, ha voluto avviare gli atti amministrativi per garantire la permanenza di soli 3 anni all'interno del porto, contro i 25 del Governo precedente. Le tubazioni installate potranno, poi, rimanere in essere all'interno del mare, non per ospitare un altro rigassificatore, come qualcuno ha detto, ma per salvaguardare quell'importante investimento infrastrutturale che potrebbe servire anche per altri scopi, ad esempio, a ridare vita al progetto Galsi (Gasdotto Algeria Sardegna Italia) a Piombino, che potrà servire per l'idrogeno, all'interno del Piano Mattei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Un altro importante segnale, che dimostra la vicinanza del Governo alla città di Piombino, è avere stanziato ulteriori 41 milioni di euro nel decreto PNRR per le bonifiche che sono sicuramente urgenti e importanti e che da decenni quella città chiede. Serve una visione strategica, che soltanto il sindaco Ferrari e il Governo Meloni hanno dimostrato di possedere, consapevoli della necessità di proseguire il rilancio di Piombino, gravato da decenni di politiche industriali pesanti e che, con la crisi dell'acciaio, ha aggravato la sua situazione. È stato avviato un percorso - ed è sotto gli occhi di tutti - tra Governo e amministrazione comunale che garantirà la continuazione del percorso di crescita avviato ormai da tempo, una crescita che serve, da un punto di vista economico, sociale, culturale e ambientale, perché, a prescindere dalla presenza della nave, è giusto impegnarsi per riqualificare Piombino. Il Governo e il sindaco non si battono per Piombino perché occorre una qualche forma di compensazione, come qualcuno ha detto, si battono per Piombino perché hanno a cuore la città e tutta la Toscana e perché è giusto farlo e il Governo Meloni segna perciò la grande differenza con il passato della sinistra, sempre più Governo del fare e della coerenza fra ciò che si impegna a realizzare e ciò che poi concretamente fa.

La strategicità dell'Italia nel contesto europeo va perseguita anche con quella lungimirante politica che Giorgia Meloni sta attuando fin dall'inizio del suo mandato, e che realizza ogni giorno. Basti pensare all'incontro che, proprio ieri, a Tunisi, è stato fatto e dove è stato sottoscritto un memorandum molto importante che, è opportuno ricordare in questa sede, non è affatto scontato. Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen hanno strappato il “sì” del Presidente tunisino al memorandum d'intesa con l'Unione europea, imprimendo una svolta alle politiche della dimensione esterna della migrazione e dell'energia, facendo da apripista ad altri possibili accordi. Si tratta di un modello di partenariato con i Paesi del Nordafrica per il quale il Governo italiano è da sempre in prima linea: assistenza macrofinanziaria, relazioni economiche, cooperazione energetica e immigrazione, asset e perni importanti sui quale impostare un accordo che fino a qualche mese fa sembrava impensabile, ma che, grazie alla determinazione del Governo italiano e alla disponibilità della Commissione europea, è diventato realtà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E, se è vero e indubitabile che il nostro Paese possiede una posizione geografica assolutamente favorevole per perseguire il disegno dell'hub europeo, occorre pianificare e realizzare investimenti, realizzare infrastrutture e impianti tecnologici, altrimenti altri Paesi europei potrebbero insinuarsi in questo ruolo. Di fronte ai tanti “no” e alle politiche dei tanti “no”, il Governo Meloni intende rispettare il programma di mandato e lo sta facendo anche con questo decreto-legge che stiamo per approvare.

Fratelli d'Italia voterà convintamente la fiducia, perché Fratelli d'Italia scommette sulla Nazione, sulla forza dei suoi cittadini e del suo sistema imprenditoriale; scommette sul coraggio di chi, con lucido ottimismo, comprende che le infrastrutture, anche quelle energetiche, modernizzano il Paese, aumentano la produttività, il benessere, l'occupazione e il salario dei lavoratori, che cresce di più se c'è maggior produttività, non se forze politiche che hanno governato per 10 degli ultimi 12 anni portano il Paese al disastro e poi scrivono un testo in cui si prevede un salario minimo di 9 euro lordi. Serve creare le condizioni per arrivare a un salario dignitoso, e questo lo sta facendo solo il Governo Meloni.

Occorrono l'ambizione e il coraggio di credere nell'Italia, noi abbiamo questo coraggio e insieme al Governo di Giorgia Meloni, in questi 5 anni, doteremo il Paese di tutto il necessario per crescere, svilupparsi, produrre ricchezza e benessere per tutti i cittadini. Fratelli d'Italia voterà “sì” alla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1183-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata già effettuata dalla Presidenza nella seduta di venerdì 14 luglio.

La chiama avrà, quindi, inizio dal deputato Anastasio Carrà.

Invito i deputati Segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalle Commissioni, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti: ……………….. 303

Votanti: ………………… 299

Astenuti: ……………….. 4

Maggioranza: …………... 150

Hanno risposto : ……… 191

Hanno risposto no: …….. 108

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Albano Lucia

Amich Enzo

Amorese Alessandro

Andreuzza Giorgia

Antoniozzi Alfredo

Bagnai Alberto

Bagnasco Roberto

Baldelli Antonio

Barabotti Andrea

Barelli Paolo

Battilocchio Alessandro

Battistoni Francesco

Bellomo Davide

Benvenuti Gostoli Stefano Maria

Benvenuto Alessandro Manuel

Bergamini Davide

Bicchielli Pino

Billi Simone

Bisa Ingrid

Bof Gianangelo

Bordonali Simona

Brambilla Michela Vittoria

Bruzzone Francesco

Buonguerrieri Alice

Caiata Salvatore

Calovini Giangiacomo

Candiani Stefano

Cangiano Gerolamo

Cannizzaro Francesco

Caparvi Virginio

Caramanna Gianluca

Caretta Maria Cristina

Carloni Mirco

Caroppo Andrea

Casasco Maurizio

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavo Ilaria

Cecchetti Fabrizio

Cerreto Marco

Cesa Lorenzo

Chiesa Paola Maria

Ciaburro Monica

Ciocchetti Luciano

Cirielli Edmondo

Coin Dimitri

Colombo Beatriz

Colosimo Chiara

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Comba Fabrizio

Congedo Saverio

Coppo Marcello

Cortelazzo Piergiorgio

Crippa Andrea

Dalla Chiesa Rita

Dara Andrea

D'Attis Mauro

De Bertoldi Andrea

De Corato Riccardo

De Palma Vito

Deidda Salvatore

Delmastro Delle Vedove Andrea

Di Giuseppe Andrea

Di Maggio Grazia

Di Mattina Salvatore Marcello

Dondi Daniela

Ferrante Tullio

Filini Francesco

Fitto Raffaele

Formentini Paolo

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Frijia Maria Grazia

Furgiuele Domenico

Gardini Elisabetta

Gatta Giandiego

Gemmato Marcello

Giaccone Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Antonio

Giorgianni Carmen Letizia

Giovine Silvio

Gusmeroli Alberto Luigi

Iaia Dario

Iezzi Igor

Kelany Sara

La Porta Chiara

La Salandra Giandonato

Lampis Gianni

Lancellotta Elisabetta Christiana

Lazzarini Arianna

Leo Maurizio

Loizzo Simona

Loperfido Emanuele

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Maccari Carlo

Maerna Novo Umberto

Maiorano Giovanni

Malagola Lorenzo

Malaguti Mauro

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Marchetto Aliprandi Marina

Marrocco Patrizia

Mascaretti Andrea

Maschio Ciro

Matera Mariangela

Matone Simonetta

Matteoni Nicole

Mattia Aldo

Maullu Stefano Giovanni

Mazzetti Erica

Mazzi Gianmarco

Michelotti Francesco

Miele Giovanna

Milani Massimo

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Molteni Nicola

Montaruli Augusta

Montemagni Elisa

Morgante Maddalena

Morrone Jacopo

Mule' Giorgio

Mura Francesco

Nevi Raffaele

Nisini Tiziana

Nordio Carlo

Orsini Andrea

Osnato Marco

Ottaviani Nicola

Padovani Marco

Palombi Alessandro

Panizzut Massimiliano

Pella Roberto

Pellicini Andrea

Perissa Marco

Pichetto Fratin Gilberto

Pierro Attilio

Pietrella Fabio

Pisano Calogero

Pittalis Pietro

Pizzimenti Graziano

Polo Barbara

Pozzolo Emanuele

Prisco Emanuele

Pulciani Paolo

Raimondo Carmine Fabio

Ravetto Laura

Rizzetto Walter

Roccella Eugenia

Romano Francesco Saverio

Roscani Fabio

Rossi Angelo

Rossi Fabrizio

Rosso Matteo

Rotelli Mauro

Rotondi Gianfranco

Rubano Francesco Maria

Ruspandini Massimo

Russo Paolo Emilio

Saccani Jotti Gloria

Sala Fabrizio

Sasso Rossano

Sbardella Luca

Schiano Di Visconti Michele

Schifone Marta

Semenzato Martina

Silvestri Rachele

Siracusano Matilde

Sorte Alessandro

Squeri Luca

Stefani Alberto

Tajani Antonio

Tassinari Rosaria

Tenerini Chiara

Testa Guerino

Toccalini Luca

Trancassini Paolo

Tremaglia Andrea

Urzi' Alessandro

Vietri Imma

Vinci Gianluca

Volpi Andrea

Ziello Edoardo

Zinzi Gianpiero

Zoffili Eugenio

Zucconi Riccardo

Zurzolo Immacolata

Hanno risposto no:

Aiello Davide

Alifano Enrica

Amato Gaetano

Amendola Vincenzo

Appendino Chiara

Auriemma Carmela

Bakkali Ouidad

Barzotti Valentina

Berruto Mauro

Boldrini Laura

Bonelli Angelo

Bonetti Elena

Borrelli Francesco Emilio

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Bruno Raffaele

Cappelletti Enrico

Caramiello Alessandro

Carmina Ida

Carotenuto Dario

Caso Antonio

Casu Andrea

Ciani Paolo

Colucci Alfonso

Conte Giuseppe

Costa Enrico

Cuperlo Gianni

Curti Augusto

D'Alessio Antonio

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Monte Isabella

Del Barba Mauro

Dell'Olio Gianmauro

Di Biase Michela

Di Lauro Carmen

Di Sanzo Christian Diego

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

Fassino Piero

Fede Giorgio

Fenu Emiliano

Ferrari Sara

Fontana Ilaria

Forattini Antonella

Fornaro Federico

Fossi Emiliano

Fratoianni Nicola

Gadda Maria Chiara

Ghio Valentina

Ghirra Francesca

Giachetti Roberto

Gianassi Federico

Girelli Gian Antonio

Graziano Stefano

Grimaldi Marco

Grippo Valentina

Gruppioni Naike

Guerra Maria Cecilia

Iacono Giovanna

Iaria Antonino

L'Abbate Patty

Lacarra Marco

Laus Mauro Antonio Donato

Lovecchio Giorgio

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Mancini Claudio

Marattin Luigi

Mari Francesco

Mauri Matteo

Merola Virginio

Morassut Roberto

Morfino Daniela

Onori Federica

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Orrico Anna Laura

Pagano Ubaldo

Pavanelli Emma

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Piccolotti Elisabetta

Porta Fabio

Quartapelle Procopio Lia

Quartini Andrea

Raffa Angela

Ricciardi Toni

Richetti Matteo

Roggiani Silvia

Rosato Ettore

Rossi Andrea

Santillo Agostino

Sarracino Marco

Scarpa Rachele

Scotto Arturo

Scutella' Elisa

Serracchiani Debora

Simiani Marco

Sottanelli Giulio Cesare

Soumahoro Aboubakar

Speranza Roberto

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Traversi Roberto

Vaccari Stefano

Zaratti Filiberto

Zingaretti Nicola

Si sono astenuti:

Gebhard Renate

Manes Franco

Schullian Manfred

Steger Dieter

Sono in missione:

Ascani Anna

Bergamini Deborah

Bignami Galeazzo

Bitonci Massimo

Cappellacci Ugo

Costa Sergio

Della Vedova Benedetto

Evi Eleonora

Ferro Wanda

Freni Federico

Gava Vannia

Giorgetti Giancarlo

Gribaudo Chiara

Guerini Lorenzo

Lollobrigida Francesco

Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo

Meloni Giorgia

Minardo Antonino

Pagano Nazario

Pastorella Giulia

Patriarca Annarita

Penza Pasqualino

Rixi Edoardo

Scerra Filippo

Silvestri Francesco

Sportiello Gilda

Tremonti Giulio

Varchi Maria Carolina

Zanella Luana

Nel venticinquesimo anniversario dell'istituzione della Corte penale internazionale.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi sull'ordine dei lavori volti a celebrare i 25 anni dall'istituzione della Corte penale internazionale.

Ha chiesto di parlare la deputata Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Proprio il 17 luglio di 25 anni fa veniva approvato lo Statuto che dava vita alla Corte penale internazionale e questo avveniva a Roma e non è forse un caso che avvenisse nella culla dello ius universalis, dove, con il diritto romano, si è dato poi vita anche al diritto internazionale moderno.

Io, allora, ero ancora una studentessa del liceo, eppure ricordo le aspettative, la speranza e l'entusiasmo che hanno accompagnato l'istituzione e la nascita della Corte penale internazionale, proprio perché si prefiggeva, e si prefigge, di perseguire i reati, i crimini più efferati, quelli ingiustificabili, imperdonabili e imprescrittibili, i crimini contro l'umanità, i crimini di guerra, il genocidio e, successivamente, si aggiunsero i crimini di aggressione.

L'idea di una Corte penale internazionale permanente era anche l'idea che si potessero superare quei limiti delle esperienze precedenti dei vari tribunali militari, tribunali di guerra, che si erano susseguiti, da Norimberga in poi, e che avevano lasciato, però, spesso, un senso di ingiustizia, di insoddisfazione e di amarezza. In modo particolare, in quegli anni era fresca l'esperienza, nella memoria, degli eccidi terribili durante il conflitto nell'ex Jugoslavia o in Ruanda e della difficoltà, per i tribunali chiamati a giudicare successivamente, di assicurare davvero alla giustizia gli autori di quei crimini tremendi.

La Corte penale internazionale ha aperto una pagina nuova per il diritto e una speranza nuova per tantissime persone, milioni di persone ovunque nel mondo, che sapevano di poter contare su una sede in cui ottenere giustizia, anche quando lo Stato in cui vivevano non era in grado o non voleva garantire loro giustizia. Non tutto in questi vent'anni dall'entrata in vigore effettiva della Corte penale internazionale è andato per il verso giusto. Non sempre la Corte penale internazionale è riuscita con efficacia a svolgere il proprio compito, anche perché, come tutti sappiamo, la sua attività si basa soprattutto sulla cooperazione tra gli Stati, con gli Stati, che non sempre si è verificata; non sempre è stato semplice raccogliere prove, perseguire gli autori dei reati, assicurare poi l'efficacia della pena. Eppure, dobbiamo insistere, continuare a perseverare, perché non c'è un'alternativa migliore a un diritto che consente di perseguire senza limiti di tempo quei reati, che vieta di opporre l'ordine superiore per evitare il giudizio, che riesce a tutelare le persone più deboli e prive di difesa. Abbiamo visto quanto sia importante, anche oggi, il ruolo della Corte penale internazionale che proprio qualche mese fa ha spiccato un mandato d'arresto nei confronti di Putin e della commissaria per i diritti all'infanzia della Federazione russa proprio per crimini di guerra, per la deportazione di centinaia di bambini ucraini in Russia.

Ancora oggi, quindi, la Corte penale svolge un ruolo fondamentale di primaria importanza. Anzi, la celebrazione dei 25 anni dalla sua istituzione può essere anche l'opportunità per l'Italia per assumere un'iniziativa diplomatica e, magari, dare più strumenti e soprattutto allargare ad altri Stati l'adesione allo Statuto. Sappiamo che molte potenze geopolitiche, come gli Stati Uniti, la Russia, la Cina e l'India, ancora mancano all'appello.

Noi sappiamo che ancora ci sono dei limiti da superare nel lavoro della Corte penale internazionale, ma sappiamo anche che il diritto è l'unica alternativa alla legge del più forte, il diritto è l'unica alternativa alla rassegnazione, il diritto è la speranza per tante persone, che vedono calpestati le proprie garanzie fondamentali e i propri diritti fondamentali nel proprio Paese, nel proprio Stato, di ottenere giustizia grazie alla collaborazione e alla cooperazione di altri Stati, in una sede più alta e più importante.

Per questo, oggi celebriamo i 25 anni dall'istituzione della Corte penale internazionale e ci auguriamo che la sua azione possa continuare a dare speranza nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antoniozzi. Ne ha facoltà.

ALFREDO ANTONIOZZI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, è opportuno questo giorno di ricordo del venticinquennale della fondazione della Corte penale internazionale, perché quest'organismo non ha vissuto giorni semplici nella sua costituzione. Ricordiamo che fu costituito 25 anni fa ma che poi, effettivamente, ci vollero alcuni anni prima che prendesse realmente le sue funzioni, perché anche alcune grandi democrazie occidentali tardarono e altre, invece, non aderirono mai.

La Corte penale internazionale è un caposaldo importante dei nostri sovra-ordinamenti, con il suo venticinquennale che - com'è opportuno ribadire - ci ricorda l'attualità di alcuni grandi crimini, molti dei quali tremendamente attuali. È triste constatare che esistano crimini di guerra, perché è triste pensare che nel 2023 ci siano ancora tante guerre, che da un anno e mezzo riguardano, purtroppo, come ben sappiamo, anche l'Europa.

La nascita della Corte parte dai principi dello Statuto di Roma del 1998 - quando fu approvato - ed è agganciata alla storia drammatica del Novecento e anche ai tragici errori che scaturirono dal trattato di Versailles.

Sappiamo che, allora, la Germania fu accusata di crimini per aver determinato la Grande Guerra, ma sappiamo che, purtroppo, Versailles contribuì indirettamente alla nascita del regime nazista. Norimberga fu, invece, la dimostrazione più concreta dei principi sanzionatori sacrosanti per le atrocità del nazismo.

Da quello spirito nacque lo Statuto firmato nella nostra capitale e di lì la Corte internazionale che persegue anche crimini, come il genocidio, che hanno attraversato la nostra Europa orientale a fine Novecento e che ancora riguardano tante, troppe aree del mondo, così come i crimini contro l'umanità.

In un mondo che avesse rispettato i principi della tradizione cristiana e liberale non ci sarebbe bisogno della Corte, perché non ci sarebbero guerre, genocidi, crimini. Essi, invece, persistono e richiedono una vigilanza sempre più attiva.

Compito della democrazia liberale è sostenere le minoranze e i popoli in ogni latitudine per contrastare le egemonie dittatoriali che, nel XXI secolo, sono, ahimè, ancora vive. Per questo, nel celebrare la Corte internazionale, il nostro auspicio è che essa possa essere sempre meno consultata e che la pace, il rispetto e la democrazia regnino nella nostra Europa e in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nella mappa della geografia del nostro secolo ci sono alcune località che abbiamo imparato a conoscere bene, purtroppo: Bucha, Srebrenica, Ghuta, il Darfur, la regione del Kivu. Sono solo alcuni dei luoghi della Terra dove, negli ultimi 30 anni, sono stati compiuti crimini orrendi, crimini di guerra, crimini contro l'umanità. A Bucha, dopo la sua liberazione, si è scoperto che 458 civili erano stati uccisi, con esecuzioni mirate contro persone che non facevano parte di alcun esercito. A Srebrenica, nel luglio di 30 anni, fa si scoprì che 8.732 cittadini musulmani erano stati trucidati dalle milizie del generale Mladić che poi è stato effettivamente processato. A Ghuta, nell'agosto del 2013, si sono contati probabilmente 1.500, forse 1.700 morti gasati dall'uso indiscriminato del gas da parte del Presidente siriano Assad contro la popolazione civile del suo stesso Paese. I massacri in Darfur, nella regione del Congo del Kivu sono molto meno noti e il numero delle vittime è molto meno preciso.

Ma in quella mappa dell'orrore c'è un altro luogo che fa da contrasto ed è la città di Roma, dove esattamente 25 anni fa venne firmato lo Statuto della Corte penale internazionale. Un tribunale fortemente voluto dalla società civile e da politici e politiche di tanti Paesi, non solo occidentali, ma anche dell'America Latina, che ha ratificato nella sua completezza lo Statuto, dell'Africa e dell'Asia, che vollero un tribunale internazionale penale per perseguire i crimini di guerra, i crimini contro l'umanità e, dal 2018, anche i crimini di aggressione. Questa Camera ha ratificato gli emendamenti allo Statuto di Roma grazie anche al lavoro della collega Boldrini che fu relatrice di quella modifica in particolare.

La Corte penale internazionale è quel luogo dove si dice: mai più, mai più perché c'è giustizia. Pochi giorni fa in Ucraina ho incontrato un gruppo di persone, di cittadini e cittadine ucraine, di coraggiosi giornalisti, avvocati, che fanno parte di un progetto che si chiama The Reckoning Project. Documentano tutti i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità che le truppe russe stanno perpetrando in tutto il Paese.

Finora, davanti ai tribunali ucraini, sono aperti 90.000 casi, tutti quanti provati, di violazione del diritto internazionale. A quelle persone ho chiesto: cosa vogliono i cittadini ucraini che hanno denunciato i soldati russi? Loro mi hanno risposto affermando una cosa che spiega molto il senso della Corte penale internazionale, il cui ultimo caso aperto riguarda proprio il Presidente russo Vladimir Putin. Mi hanno detto che cercano giustizia, non vendetta.

Quindi, credo sia importante nella giornata di oggi ricordare chi, 25 anni fa, ebbe un ruolo grande, forte e giusto nel costituire la Corte penale internazionale, in particolare gli esponenti della società civile.

Mi piace menzionare una ONG, Non c'è pace senza giustizia, che fece parte di quella grande campagna per la Corte penale internazionale. E mi piace non solo ricordare, ma anche chiedere che il nostro Governo faccia di più.

L'Italia è solo il quinto donatore di fondi per l'esistenza della Corte penale internazionale. Credo che il nostro Paese possa permettersi, anzi debba permettersi, soprattutto in tempi come questi, di essere più generoso verso un'istituzione che serve per la democrazia e per i diritti in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bisa. Ne ha facoltà.

INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Il 17 luglio del 1998 nel Palazzo FAO a Roma fu istituita la Corte penale internazionale e quest'anno ricordiamo il venticinquesimo anniversario. I lavori iniziarono un mese prima, ossia il 15 giugno 1998, e proseguirono anche con alcune difficoltà, in particolare nella seconda parte dello Statuto, ove erano individuate le nozioni di crimini perseguibili e le regole generali di giurisdizione della Corte. Lo Statuto non entrò in vigore subito a livello internazionale, ma solo il 1° luglio 2002 vennero raggiunte le ratifiche degli Stati necessari e da allora la Corte penale internazionale è entrata in attività.

L'Italia è stato uno dei primi Paesi a ratificarlo. La Corte, tuttavia, non può funzionare se non c'è una piena e convinta adesione e collaborazione degli Stati. Le inchieste penali internazionali richiedono anni di accertamenti e verifiche, con raccolte molto ingenti di prove. Ad oggi si parla di 31 casi esaminati, con 41 mandati di arresto emessi, di cui, purtroppo, per almeno la metà non eseguiti, e processi conclusi con solo 10 condanne e 4 assoluzioni. Il tribunale penale internazionale è chiamato ad intervenire secondo il principio di complementarità, ossia la Corte giudica solo qualora gli Stati non vogliano o non possano esercitare la giurisdizione per il difetto di volontà o per incapacità dello Stato.

La sua competenza è limitata ai crimini più seri che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme, cioè genocidio, crimini contro l'umanità, crimini di guerra e, da ultimo, è stato introdotto il crimine di aggressione. Non è previsto l'istituto della contumacia, quindi il processo viene svolto sempre alla presenza della parte e i crimini inoltre non sono soggetti a prescrizione per la loro gravità. La Corte esercita la propria funzione solamente su persone fisiche sospettate di aver commesso fattispecie criminali previste dallo Statuto.

Non può, quindi, agire nei confronti di Stati, di persone giuridiche e di individui minori di 18 anni.

Per l'attività della Corte vale il principio dell'irretroattività della norma penale e della giurisdizione, per cui la Corte può conoscere solamente dei crimini commessi dopo l'entrata in vigore dello Statuto e dopo le loro ratifiche. Ci sono due eccezioni. La prima prevede la possibilità per uno Stato non parte di accettare, con apposita dichiarazione, la competenza della Corte. Si pensi, ad esempio, al caso ucraino. La seconda prevede la possibilità per il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di deferire alla Corte una determinata situazione. Quest'ultima possibilità, che in teoria rende la giurisdizione della Corte penale internazionale universale, è tuttavia controbilanciata dal potere del Consiglio di sicurezza di sospendere per 12 mesi, rinnovabili, qualsiasi indagine o procedimento attivati dalla Corte stessa.

Per quanto concerne gli attori della cooperazione, la legge affida in via esclusiva al Ministero della Giustizia, competente a ricevere le istanze di cooperazione, la gestione dei rapporti di cooperazione tra l'Italia e la Corte penale internazionale.

Spetta, invece, al procuratore generale presso la corte di appello di Roma dare applicazione a tali istanze relativamente alla consegna di una persona verso la quale è pendente un mandato di arresto.

Nel convegno che si è tenuto a Roma il 18 giugno scorso il Ministro dell'Interno Piantedosi ha sottolineato che la firma dello Statuto di Roma ha segnato un momento cardine nello sviluppo delle regole a tutela dei diritti fondamentali e per la punizione di crimini che offendono la coscienza stessa del genere umano.

La giustizia è uno dei principi su cui si fondano le società democratiche.

Non sono conquiste, ma obiettivi per i quali occorre impegnarsi costantemente.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 15)

INGRID BISA (LEGA). Si auspica, dunque, che in qualsiasi corte di giustizia e in qualsiasi grado ci si trovi venga sempre, in modo rigoroso e terzo, applicata, nella sua oggettività, la norma di riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scutella'. Ne ha facoltà.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Venticinque anni fa, qui, a Roma, a poca distanza dal palazzo che ospita quest'Aula, è stata scritta un'importante pagina per quanto riguarda la tutela e la difesa dei diritti umani, il rafforzamento della democrazia a livello sovranazionale e della dimensione pubblica internazionale. Sono passati, infatti, 25 anni dal 17 luglio 1998, data della firma dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, attivata nel 2002, dopo la ratifica da parte di 60 firmatari. Oggi, la Corte penale internazionale conta 132 Stati membri.

Merita ricordare, però, che quel giorno di 25 anni fa, 7 Paesi votarono contro l'istituzione della Corte penale internazionale, tra cui Stati Uniti, Cina e Israele, oltre a Iraq e Qatar. La Russia aveva firmato, ma nel 2016 ha ritirato la sua adesione e, quindi, il suo riconoscimento della Corte penale internazionale. Questo significa che 3 membri su 5 del Consiglio di sicurezza ONU non riconoscono la legittimità della Corte penale internazionale.

I processi in corso riguardano i crimini commessi nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centrafricana e, più di recente, in Kenya, Libia, Costa d'Avorio e Filippine.

Il 2 marzo 2022, la Corte ha aperto un'indagine per i crimini commessi dalla Russia in Ucraina e, nello specifico, per la deportazione di minori ucraini in territorio russo. Lo scorso 17 marzo, dopo un anno di indagini, la Corte ha emesso due mandati di arresto per Putin e per la commissaria del Cremlino per i diritti dei bambini.

Oggi, ricordiamo quella tappa tanto importante per il percorso che deve portarci verso l'obiettivo, ancora, ahimè, lontanissimo, della difesa universale dei diritti fondamentali degli esseri umani.

L'ex Presidente della Corte penale internazionale e Presidente della Conferenza di Roma del 1998, in occasione del ventesimo anniversario della nascita effettiva della Corte a seguito del processo di ratifica nei vari Paesi, disse: “Non so se la Corte penale internazionale potrebbe essere creata oggi. Di sicuro, purtroppo, la sua presenza è ancora necessaria. In occasione di questo anniversario, siamo invitati a celebrare il fatto che la Corte penale internazionale sia stata creata quando ancora era possibile e in un modo che permettesse di portare un gran numero di Stati sotto la sua giurisdizione”.

È chiaro che queste sue parole oggi sono valide tanto quanto lo erano un anno fa ed è giusto sottolineare che quanto è avvenuto tra il 1998 e il 2002 è una conquista da difendere. Dare, infatti, per scontati i risultati storici raggiunti in passato è un errore che può portare al loro lento dissolvimento, al pari di quello commesso da chi sottovaluta la necessità di rafforzare quelle conquiste. Infatti, è giusto anche interrogarsi sui limiti odierni della Corte e sui passi in avanti da fare al più presto. È chiaro che gli obiettivi che l'umanità si è posta con lo Statuto di Roma saranno raggiunti quando i crimini internazionali previsti in quel Trattato potranno essere perseguiti in via obbligatoria in tutto il mondo. Parliamo di crimini di guerra e contro l'umanità, quali genocidio e crimini di aggressione.

Per questo, Presidente, concludo dicendo che la Corte penale internazionale è, oggi, una realtà sovranazionale da integrare e rafforzare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, Presidente. La Corte penale internazionale è un'istituzione, com'è stato già ricordato, pensata e voluta dalla comunità internazionale sin dal 1948, quando l'Assemblea generale dell'ONU, nella Convenzione per la prevenzione e la punizione dei crimini di genocidio, aveva previsto la possibilità per gli Stati di deferire i giudizi sui crimini di genocidio a un tribunale internazionale appositamente costituito.

Fu il periodo della guerra fredda ad allontanare l'accordo tra gli Stati per dar vita a questa importante istituzione, mettendo in stallo il progetto fino al 1994, anno in cui venne costituito un apposito comitato all'interno delle Nazioni Unite e, grazie anche all'esperienza dei tribunali per i crimini internazionali commessi nella ex Jugoslavia e in Ruanda, si arrivò, finalmente, dopo intense discussioni, proprio il 17 luglio 1998, alla firma dello Statuto di Roma e alla nascita della Corte penale internazionale. È lo Statuto di Roma che ha definito, in dettaglio, la giurisdizione e il funzionamento della Corte. Non a caso, il nostro Paese è tra i promotori dell'istituzione della Corte penale internazionale, perché soprattutto la nostra lunga tradizione giuridica ha fatto sì che l'Italia si schierasse nel processo di affermazione dei principi di diritto e di rifiuto dei crimini più odiosi.

Come sappiamo, la competenza della Corte penale abbraccia i crimini più gravi di rilievo per l'intera comunità internazionale, quali il genocidio, i crimini contro l'umanità, i crimini di guerra e quelli di aggressione. Quest'ultimo crimine è stato inserito nel 2010 a seguito degli accordi di Kampala, con l'introduzione dell'articolo 8-bis dello Statuto di Roma.

Mai come oggi la rilevanza dei compiti attribuiti a questa Corte si rivela in tutta la sua importanza. Voglio ricordare, da ultimo, che la Corte, il 28 febbraio scorso, ha aperto un'indagine sui crimini di guerra commessi dalla Russia nell'invasione dell'Ucraina, fatto, questo, che dimostra come la libertà, la pace e la giustizia, valori fondanti le società democratiche, evidentemente, non sono ancora valori acquisiti definitivamente da tutti gli ordinamenti e devono, dunque, essere preservati con un costante impegno e perseguiti come obiettivi.

Dopo 100 anni di faticosa crescita dell'ordinamento internazionale e dopo questi primi 25 anni dell'istituzione della Corte penale internazionale, a queste conquiste sulla strada della civiltà e della pace noi di Forza Italia ci crediamo. Proprio perché crediamo nell'importanza della Corte penale internazionale, riteniamo che le regole debbano essere chiare, applicabili e non prestarsi ad ambiguità, così che si riducano, quanto più possibile, i margini di discrezionalità che sono insiti in alcune disposizioni dello Statuto. Ad esempio, riguardo all'aggressione, a differenza di quanto è avvenuto per gli altri crimini, non è stato possibile stabilirne la definizione. Nel diritto internazionale, tale nozione è, infatti, controversa.

Alla Conferenza di Roma si è convenuto che la Corte penale internazionale eserciterà effettivamente la propria competenza rispetto all'aggressione soltanto dopo che gli Stati saranno pervenuti a una definizione condivisa e avranno, altresì, stabilito le condizioni per l'esercizio di tale giurisdizione. È molto difficile, colleghi, che la Corte penale internazionale possa avere, oggi come oggi, una giurisdizione su un crimine di aggressione. Lo scopo della norma, allora, era soprattutto quello di carattere preventivo, per inibire l'abuso di uomini di potere destinato a sfociare in atti di aggressione nei confronti di altri Stati. Quindi, bisogna fare ancora qualcosa e di più. Certezza del diritto sovranazionale e chiarezza delle norme sono, del resto, gli stessi principi ai quali dovrebbe orientarsi la legislazione nazionale.

A proposito di legislazione nazionale, in questo caso bisogna fare in modo che gli ordinamenti nazionali siano coordinati a quello internazionale, in modo da non creare sovrapposizioni ed evitare che siano le regole internazionali a riempire vuoti normativi nel nostro Paese.

Concludo, signor Presidente. È auspicio di noi di Forza Italia, nel superamento di taluni aspetti di criticità, che libertà, pace e giustizia assurgano a patrimonio comune e trovino adeguato presidio e difesa, tanto nelle istituzioni nazionali quanto in quelle sovranazionali, quale quella che oggi stiamo celebrando, nel suo venticinquesimo anniversario, in una loro completa e fattiva sinergia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Un anniversario è sempre un momento di riflessione, non solo sul passato, ma anche sul futuro, su quei passi ancora da compiere per realizzare il sogno di un Pianeta in cui le diverse società possano prosperare nella pace e nel rispetto dei diritti umani.

Oggi che ricordiamo quel lontano 1998, in cui si tenne, proprio qui a Roma, la Conferenza diplomatica per l'istituzione della Corte penale internazionale, tutto questo, per la verità, è ancora più vero. Il suono del lungo e potente applauso con cui, alle 22,50 del 17 luglio 1998, venne annunciata l'approvazione dello Statuto risuona ancora non solo nelle nostre coscienze, ma anche in quest'Aula, come un suono di speranza, ma anche come un monito. La Corte penale internazionale, infatti, consente alla comunità internazionale, dal giorno della sua approvazione, di dotarsi di una giustizia permanente e organizzata e affermare che i crimini contro l'umanità non possono essere considerati semplici affari interni di una Nazione. Per questo motivo, va ricordato che il percorso per giungere all'istituzione della Corte fu tortuoso e accidentato. Le trattative incontrarono enormi resistenze: quel 17 luglio furono 21 gli Stati che si astennero e 7 quelli che votarono contro, tra cui molti tra gli Stati più potenti e più influenti del Pianeta, come gli Stati Uniti, la Cina, l'India, Israele e la Turchia. E, ancora oggi, che le ratifiche sono arrivati a 23, mancano quelle di Paesi come la Russia e la Cina, ma anche quelle degli Stati Uniti e di Israele. Purtroppo, è proprio tra le potenze militari ed economiche - democratiche e non - di questo nostro Pianeta che l'idea di un tribunale che persegua i crimini contro l'umanità non riscuote il consenso che sarebbe necessario. E non è difficile comprendere le ragioni di tante difficoltà, considerato che lo Statuto di Roma, di fatto, rappresenta la base giuridica su cui vengono giudicati i crimini di genocidio, quelli contro l'umanità, i crimini di guerra e, dal 2010, anche il crimine di aggressione, ovvero l'attacco ingiustificato alla sovranità di uno Stato. Eppure, proprio grazie a quello Statuto, oggi possiamo confidare nel fatto che sia fatta giustizia sui crimini di guerra russi contro i civili e i bambini ucraini e, allo stesso modo, possiamo augurarci che emerga anche una verità giudiziaria sui crimini di guerra compiuti dagli eserciti statunitensi e afgani durante i due decenni di scellerato conflitto in Afghanistan, e così vale per tanti altri luoghi del mondo, anche per il Darfur e per tanti altri Paesi insanguinati dalla guerra.

Certo, non sfugge ad alcuno quanto la Corte si indebolisca a ogni ulteriore vacillare del diritto internazionale faticosamente varato dopo la Seconda guerra mondiale e quanto possa perdere di efficacia a fronte di un logoramento delle Nazioni Unite e del ruolo di quest'ultima organizzazione. Per questo, nel ricordare questo anniversario, è giusto sollecitare una riflessione sul nostro ruolo, quello dell'Italia, e su quello delle grandi democrazie riunite nell'Unione europea, un ruolo autonomo, che ci impone di non arrenderci di fronte alle resistenze di Paesi come gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, Israele e tanti altri. Dobbiamo riprendere, coinvolgendo le tante Nazioni democratiche davvero interessate a cancellare la guerra e i suoi crimini per sempre dalla storia, un percorso diplomatico che rilanci la Corte e la sua funzione. E dobbiamo avviare una riflessione più avanzata sulla necessità, già teorizzata da un grande maestro della filosofia del diritto, Hans Kelsen, di superare il concetto di sovranità assoluta da parte degli Stati, per costruire un sistema istituzionale e costituzionale planetario, capace davvero di difendere le comunità umane e i cittadini dai soprusi di attori statuali non democratici, da eserciti militari irregolari e mercenari e anche da tanti attori economici che, attraverso lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, producono continue violazioni dei diritti umani fondamentali.

Le direzioni del nostro agire dovrebbero essere almeno due, le prime ce le ha suggerite, l'anno scorso, Maurizio Delli Santi sulla rivista Giurisprudenza penale. In primo luogo, si tratta di farsi promotori di una nuova Conferenza diplomatica della Corte penale internazionale, per promuovere una riforma dello Statuto che possa superare i caveat del Consiglio di sicurezza.

La seconda direttrice della nostra azione dovrebbe, invece, guardare più lontano - ho concluso - e ci è stata suggerita dal giurista italiano Luigi Ferrajoli, che, da tanti anni, lavora intorno alla prospettiva teorica di una Costituzione della Terra, che sappia dare garanzie di attuazione al diritto internazionale, oggi, purtroppo, chiaramente incapace di far rispettare le norme della Carta ONU e delle dichiarazioni universali dei diritti fondamentali.

Spinelli, parlando del suo sogno europeo, disse: “La via da percorrere non è facile né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà”. Insistiamo sulla strada della pace e della giustizia con lo stesso spirito oggi, come allora (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cesa. Ne ha facoltà.

LORENZO CESA (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, voglio ringraziare il collega Giachetti, che ha voluto fortemente che oggi celebratissimo qui, in quest'Aula, il venticinquesimo anniversario dell'istituzione della Corte penale internazionale.

Il 17 luglio 1998 segna la data in cui, proprio qui, a Roma, si firmò il Trattato che istituì la Corte penale internazionale, che, di fatto, entrò in vigore solo il 1° luglio 2002 ed è doveroso ricordare la partecipazione di illustri personaggi del nostro Paese, che si impegnarono moltissimo per raggiungere quest'obiettivo, quali l'allora Presidente della Repubblica, Scalfaro, il Presidente del Consiglio, Prodi, il presidente della Conferenza, l'allora Ministro della Giustizia, Conso, il sindaco di Roma, Rutelli.

Voglio, altresì, riconoscere che non saremmo mai arrivati alla costituzione di quest'organismo internazionale, se non ci fosse stato l'impegno di molte associazioni non governative, che hanno portato avanti, con determinazione, il lavoro per la creazione della Corte penale internazionale e, in particolare, l'associazione italiana Non c'è pace senza giustizia, fondata da Emma Bonino e sostenuta fortemente da Marco Pannella, leader del Partito Radicale Italiano, che si è distinta per la sua abnegazione verso tale obiettivo.

Grazie all'impegno svolto da tutte queste donne e uomini, si è arrivati a costituire il primo tribunale permanente con il compito di indagare e giudicare tutti quei soggetti sospetti di aver compiuto le più gravi violazioni del diritto internazionale, come il genocidio, i crimini contro l'umanità, i crimini di guerra e i crimini di aggressione. Il nostro Paese, oltre a essere stato uno dei primi a ratificarne lo Statuto, ha anche giocato un ruolo fondamentale durante i negoziati che hanno portato alla redazione della Carta costitutiva che oggi conosciamo.

L'approvazione dello Statuto da parte della Conferenza diplomatica, cui hanno preso parte delegazioni in rappresentanza di 160 Paesi, è stata oggetto di lavori preparatori estremamente complessi e laboriosi, sia per la molteplicità e delicatezza dei vari interessi politici nazionali coinvolti sia per gli orientamenti non favorevoli di alcuni Paesi. Basti pensare, al riguardo, che l'adozione dello Statuto, pur avvenuta a grande maggioranza, ha registrato il voto contrario degli Stati Uniti d'America, della Cina, dell'India, di Israele e, ad oggi, non l'hanno ratificato gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, l'India. Se, da un lato, è comprensibile la riluttanza di alcuni Stati nel cedere parte della propria sovranità a organismi internazionali, dall'altro, appare evidente che per favorire un'applicazione puntuale del diritto internazionale vi sia la necessità di riconoscere questi organismi come soggetti terzi e imparziali per garantire un'autentica attuazione dello Statuto. Su questo punto, tutti insieme dobbiamo proseguire nel nostro impegno affinché si arrivi alla partecipazione di tutti.

Se non ci fosse questa Corte, non avremmo potuto perseguire e contrastare i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità in Libia, in Uganda, il genocidio in Darfur e i crimini contro l'umanità in Kenya, non saremmo arrivati a spiccare un mandato di arresto nei confronti di Putin, con l'accusa di deportare bambini dalle aree occupate dell'Ucraina alla Federazione russa.

Tutto ciò è possibile grazie all'impegno e alla determinazione di esponenti politici che hanno fortemente voluto la nascita di questa istituzione. Sono orgoglioso, da italiano, del lavoro svolto e dalla tenacia del nostro Paese e mi auguro che non ci si fermi solo ai 123 Paesi che hanno già aderito o ratificato ma che tutti i 193 Paesi possano partecipare, in modo da poter contrastare in maniera ancor più ferma il genocidio, i crimini contro l'umanità, i criminali di guerra, i crimini di aggressione. Infine, mi si permetta di concludere con un'annotazione che riguarda il nostro Paese e, in particolare, Roma, la nostra capitale, che è crocevia per l'affermazione del diritto internazionale e della tutela della persona umana e motivo di infinito orgoglio per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. In occasione di questo importante anniversario mi sia consentito innanzitutto ricordare in quest'Aula alcune delle persone artefici di una conquista che, ai suoi albori, era considerata un miraggio, un'idea di pochi e velleitari visionari che avevano in testa di rivoluzionare il concetto di giustizia internazionale e di porre fine all'impunità di fronte a gravi crimini universali. Alcuni non sono più tra noi, Cherif Bassiouni, Marco Pannella, Giovanni Conso. Se la Conferenza istitutiva si tenne a Roma nel 1998 si deve a loro e agli ex Premier Giuliano Amato e Lamberto Dini ma, soprattutto, a Emma Bonino che, nella sua veste di Commissario europeo, fu la vera forza motrice dietro all'intero processo, non solo per quanto riguarda l'intenso lavoro che portò alla Conferenza di Roma, passando per l'esperienza fondamentale dei tribunali ad hoc per l'ex Jugoslavia e il Ruanda, ma anche nella fase successiva delle campagne di ratifica dello Statuto, assieme all'associazione Radicale “Non c'è pace senza giustizia”, come è già stato ricordato, e ringrazio i colleghi che lo hanno fatto.

L'Italia fu il primo Stato a firmare lo Statuto di Roma e tra i primi a ratificarlo e qui, possiamo dirlo, è terminata purtroppo per noi l'epoca virtuosa. L'ordinamento italiano aveva a quel punto tutti i numeri per dotarsi di un'avanzata legislazione in materia di crimini internazionali e di porsi quale modello di riferimento nel panorama internazionale, fornendo alla propria giurisdizione gli strumenti idonei a contribuire all'obiettivo fondamentale dello Statuto di Roma: porre fine all'impunità nei confronti degli autori di tali crimini e contribuire così alla loro prevenzione. Così non è stato e continua a non essere. L'adeguamento legislativo è ancora oggi incompleto e sostanzialmente costituito dalla sola legge n. 237 del 2012 contenente le norme processuali di cooperazione tra la Corte e l'apparato giudiziario domestico. Come non rilevare, proprio in quest'Aula, il gigantesco e ingiustificabile ritardo del legislatore italiano? Per ovviare a questa grave lacuna, molto bene ha fatto la Ministra Cartabia a istituire, fin dal marzo 2022, la commissione di esperti per un codice di crimini universali, co-presieduta dai professori Palazzo e Pocar. La commissione, a tempo di record, ha prodotto una relazione e soprattutto un articolato contenente una disciplina completa di tutte le fattispecie costituenti i crimini internazionali. Il codice, se fosse applicato così come licenziato dalla Commissione, adempirebbe pienamente gli obblighi internazionali assunti dall'Italia a seguito della ratifica dello Statuto di Roma. Invece, purtroppo, con una decisione inaspettata che solleva numerose critiche sotto diversi profili, il Consiglio dei ministri il 16 marzo scorso ha deciso di rinviare a successivo approfondimento la disciplina inerente i crimini contro l'umanità, senza tuttavia indicare tempistiche. La decisione assume un'importanza tutt'altro che secondaria e lascia incompiuto il tanto atteso adeguamento del nostro ordinamento al sistema di giustizia penale internazionale, peraltro in un contesto storico particolarmente denso di significato. Com'è noto, il 17 marzo scorso la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto nei confronti di Vladimir Putin, un Capo di Stato - sottolineo - di un Paese membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU e quindi titolare del diritto di veto, e della commissaria presidenziale russa per i diritti dei bambini, entrambi accusati del crimine di illecito trasferimento di minori in un teatro di guerra. Il codice esce, di fatto, azzoppato dalla decisione del Consiglio dei ministri.

Desta, francamente, sconcerto l'atto di abdicazione del Governo di fronte alla necessità di un intervento sistematico e completo sulla materia dei crimini internazionali che, di fatto, ci disallinea con gli altri Stati europei, e non, nell'attuazione del sistema di giustizia internazionale. Considerata la frequenza con la quale tira in ballo l'interesse nazionale, questo Governo valuta l'assoggettamento dei crimini internazionali alla giurisdizione ordinaria interna come rientrante in tale interesse oppure no? Sarebbe interessante conoscere la risposta, magari in un'occasione non troppo distante.

Concludo, Presidente. Per noi di +Europa continuare a sostenere i principi di indipendenza e di integrità e di equità della Corte penale internazionale, così come scaturiti dallo Statuto di Roma, è fondamentale. Questi principi devono essere salvaguardati per consentire alla Corte di diventare un reale agente di cambiamento, un ruolo che può e che deve pienamente svolgere. Solo così daremo impulso alla giustizia penale internazionale e concretezza alle promesse che furono fatte qui, a Roma, venticinque anni fa.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Magi, e grazie a tutti i colleghi.

Prima di riprendere l'esame del disegno di legge n. 1183-A, sospendiamo brevemente la seduta, per consentire la predisposizione della comunicazione all'Aula dell'elenco dei deputati in missione per la parte pomeridiana della seduta. La seduta riprenderà alle 15,30 con l'esame degli ordini del giorno. Per cui, colleghi, vi prego alle 15,30 di essere pronti per le votazioni.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,25, è ripresa alle 15,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 70, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1183-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1183-A.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1183-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che gli ordini del giorno n. 9/1183-A/19 Zanella e n. 9/1183-A/20 Evi sono stati ritirati dai presentatori.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/1 Ascani il parere è favorevole con la seguente riformulazione: premettere all'impegno le parole “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/2 Bonafe' il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/1183-A/3 Peluffo viene accolto come raccomandazione se riformulato nel modo seguente: eliminare la quinta, la sesta, la nona e la decima premessa.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/4 Roggiani il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “valutare la possibilità di consentire agli enti locali, nel rispetto della normativa sulla privacy e senza ulteriori oneri per i gestori di rete, di avere informazioni utili per promuovere la costituzione di comunità energetiche nel proprio territorio”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/5 Steger il parere è favorevole sul primo impegno, a condizione che venga riformulato esattamente come l'ordine del giorno n. 9/1183-A/4 Roggiani, mentre è contrario sul secondo e terzo impegno.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/6 Alfonso Colucci il parere è favorevole a condizione che le premesse e l'impegno vengano riformulati come l'ordine del giorno n. 9/1183-A/4 Roggiani.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/7 Torto il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/8 Donno il parere è favorevole se riformulato nel senso di espungere tutte le premesse e riformulare l'impegno come segue: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, di iniziative finalizzate all'approvazione di un nuovo Piano casa, a livello nazionale, di medio e lungo termine, per garantire a tutti, non solo l'accesso ad un alloggio adeguato, sicuro e sostenibile, ma anche contesti urbani vivibili, attraverso la realizzazione di programmi di rigenerazione urbana e di edilizia sociale e la valorizzazione del patrimonio di edilizia pubblica esistente, nonché ad individuare, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, risorse di carattere pluriennale per rifinanziare il Fondo per il sostegno all'affitto e per la morosità incolpevole, per sostenere la locazione da parte di soggetti in condizioni di difficoltà economica”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/9 Pastorino il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di procedere alla progressiva soppressione o rimodulazione, nel rispetto delle disposizioni dell'Unione europea, di alcune delle agevolazioni catalogate come sussidi ambientalmente dannosi, valutando altresì l'opportunità di riallocare i sussidi ambientalmente dannosi in favore dei sussidi ambientalmente favorevoli, così come indicati nel catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli, di cui all'articolo 68 della legge 28 dicembre 2015, n. 221, stabilendo modalità tecniche e operative”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/10 Cappelletti il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/11 Dell'Olio il parere è favorevole se riformulato nel modo seguente: espungere la prima e la seconda premessa; nell'impegno sostituire le parole “ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a” con le parole “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di adottare iniziative volte a”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/12 Lomuti il parere è favorevole se riformulato nel senso di espungere la prima, la seconda e la settima premessa, e riformulare l'impegno nel modo seguente: “a monitorare la situazione dei prezzi e a valutare l'opportunità di adottare, ove necessario, misure di sostegno per le famiglie e le imprese”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/13 Carmina il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/14 Ghio il parere è favorevole se riformulato nel senso di espungere l'ultima premessa.

L'ordine del giorno n. 9/1183-A/15 Benzoni è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/16 Ubaldo Pagano il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/17 Bonelli il parere è favorevole se riformulato nel modo seguente: espungere le premesse e il primo impegno; nel secondo impegno, sostituire le parole “ad avviare” con le parole “a continuare con”.

Sugli ordini del giorno n. 9/1183-A/18 Zaratti e n. 9/1183-A/21 Dori il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/22 Borrelli il parere è favorevole se riformulato nel senso di: espungere la quarta premessa; favorevole al primo impegno; riformulare il secondo impegno nel modo seguente: “a intraprendere con immediatezza percorsi autorizzatori più veloci e ferme le regole di trasparenza, utilizzando la digitalizzazione dei processi per efficientare la gestione dell'attività attraverso una piattaforma digitale unica per la presentazione e la gestione delle istanze per gli impianti a fonti rinnovabili attraverso modelli unici semplificati”; riformulare il terzo impegno premettendo le parole “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/23 Curti il parere è favorevole se riformulato nel senso di: espungere la quarta premessa; riformulare l'impegno nel modo seguente: “a intraprendere con immediatezza percorsi autorizzatori più veloci e ferme le regole di trasparenza, utilizzando la digitalizzazione dei processi per efficientare la gestione dell'attività attraverso una piattaforma digitale unica per la presentazione e la gestione delle istanze per gli impianti a fonti rinnovabili attraverso modelli unici semplificati”; riformulare il terzo impegno premettendo le parole “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/24 Braga il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a proseguire la realizzazione degli obiettivi di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale secondo gli accordi internazionali ed europei e realizzare capacità di rigassificazione ai fini del perseguimento della sicurezza energetica nazionale” (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). … ma prima ha parlato del terzo impegno, poi …

PRESIDENTE. Allora chiediamo, per cortesia, al Sottosegretario, di ricominciare e rileggere le riformulazioni degli ordini del giorno n. 9/1183-A/23 Curti e n. 9/1183-A/24 Braga.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/23 Curti il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a proseguire la realizzazione degli obiettivi di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale secondo gli accordi internazionali ed europei e realizzare capacità di rigassificazione ai fini del perseguimento della sicurezza energetica nazionale”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/24 Braga il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere la quarta e la quinta premessa; riformulare l'impegno nel modo seguente: “a tenere informato il Parlamento sugli sviluppi dell'iter dell'aggiornamento del PNIEC, trasmettendo al Parlamento il testo della proposta di aggiornamento del PNIEC al fine del suo coinvolgimento nella stesura definitiva prima dell'invio formale alla Commissione, previsto entro il giugno del 2024”.

Sugli ordini del giorno n. 9/1183-A/25 Simiani, n. 9/1183-A/26 Di Sanzo e n. 9/1183-A/27 Ferrari il parere è contrario.

PRESIDENTE. Sottosegretario, coscienti che oggi è il suo compleanno (Applausi), dovrebbe però fare un regalo, lei, all'Assemblea, rileggendo la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1183-A/4 Roggiani. È un regalo che lei fa all'Assemblea (Applausi). Siccome dalla riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1183-A/4 Roggiani discendono varie altre riformulazioni, così la abbiamo chiara e lo colleghiamo.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. “Valutare la possibilità di consentire agli enti locali, nel rispetto della normativa sulla privacy e senza ulteriori oneri per i gestori di rete, di avere informazioni utili per promuovere la costituzione di comunità energetiche nel proprio territorio”.

PRESIDENTE. Quindi la sua proposta, Sottosegretario Barbaro, era di riformulare l'ordine del giorno n. 9/1183-A/6 Alfonso Colucci come l'ordine del giorno n. 9/1183-A/4 Roggiani. Mentre sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/5 Steger come cammina?

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Ordine del giorno n. 9/1183-A/5 Steger, parere favorevole con riformulazione: il primo impegno è da riformulare esattamente come nell'ordine del giorno n. 9/1183-A/4 Roggiani, mentre vi è parere contrario sul secondo e terzo impegno.

L'ordine del giorno n. 9/1183-A/6 Alfonso Colucci è da riformulare nelle premesse e nell'impegno, come l'ordine del giorno n. 9/1183-A/4 Roggiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Avevamo instaurato una prassi molto utile, che era quella di numerare i paragrafi delle premesse. Sarebbe utile per il futuro che questo avvenisse. So che avveniva per le mozioni...

PRESIDENTE. Mozioni e risoluzioni.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). ... però, se fosse anche sugli ordini del giorno, oggettivamente, sarebbe molto utile soprattutto in questa fase.

PRESIDENTE. Accogliamo il suggerimento e lo formuliamo alla Presidenza.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Se fosse possibile, credo aiuterebbe tutti.

PRESIDENTE. Va bene. Passiamo alle votazioni. Ordine del giorno n. 9/1183-A/1 Ascani. Si accetta la riformulazione dell'ordine del giorno? Colleghi del Partito Democratico, mi date un cenno per favore? Non mi date cenno? Va bene.

Ordine del giorno n. 9/1183-A/2 Bonafe', parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo su quest'ordine del giorno sulle compensazioni che riguardano tutto il sistema dei rapporti e delle relazioni con i comuni e, soprattutto, con i cittadini. Sostanzialmente, oggi, in alcune regioni, si è assicurata comunque la possibilità dei rigassificatori. In questo caso, in tutto il Paese, in cui la crisi energetica ha creato un problema enorme, ci sono state regioni, o meglio alcune città, che hanno dato la possibilità a questi rigassificatori di poter operare. C'è una legge, la legge Marzano, in base alla quale la compensazione primaria è legata a una percentuale, l'1 per cento. Noi riteniamo che sia una percentuale molto bassa. Ecco perché chiediamo al Governo di rivedere la sua posizione e di votare quest'ordine del giorno, per portare al 2 per cento la compensazione legata ai rigassificatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra, che, però, rinuncia. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Presidente, anch'io per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ne prendiamo atto. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/2 Bonafe', con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Ordine del giorno n. 9/1183-A/3 Peluffo, accolto come raccomandazione, se riformulato. La accetta - e la ringrazio - come riformulato. Ordine del giorno n. 9/1183-A/4 Roggiani, c'è una riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Roggiani. Ne ha facoltà.

SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi andiamo a votare la conversione di un decreto che porta, nel titolo...

PRESIDENTE. Ci vuole una premessa, onorevole Roggiani: accetta o non accetta la riformulazione?

SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Ha ragione, mi scuso, non l'accetto.

PRESIDENTE. Ci mancherebbe. Prego.

SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Non accettando la riformulazione, cerco di spiegare perché. L'ho detto anche in Commissione e lo ripropongo nel dibattito in quest'Aula: nel titolo del decreto si fa riferimento agli “enti territoriali”. Se crediamo davvero che gli enti territoriali vadano coinvolti nel processo di transizione ecologica ed energetica, allora, forse, il tema delle comunità energetiche dovrebbe essere prioritario. Ho ascoltato attentamente la riformulazione che il Governo ha letto per ben due, ovvero di valutare l'opportunità di consentire agli enti locali nel rispetto della privacy e senza alcun onere per i soggetti che si occupano di erogazione e gestione delle reti. Francamente, credo che il compito del Governo sia ben diverso. L'Unione europea ci chiede di favorire le comunità energetiche, che peraltro sarebbero importantissime per tantissime famiglie, persone, case popolari, associazioni ed enti locali, che potrebbero così ridurre notevolmente il costo dell'energia anche per chi oggi fa più fatica a pagare. L'Unione europea si pone l'obiettivo del 20 per cento della produzione di energia proprio tramite le comunità energetiche e, quindi, la produzione, l'autoconsumo e la condivisione di energia. Il Governo è chiamato a dare indicazioni e a mettere nelle condizioni gli enti locali, le associazioni e i singoli cittadini di istituire le comunità ed energetiche, di partecipare agevolmente alle comunità energetiche e, quindi, di avere dei benefici da queste comunità energetiche anche in termini di costo dell'energia. In tutto questo ne avrebbero benefici non solo i singoli cittadini, ma anche il nostro Pianeta, che finalmente, forse, avrebbe la possibilità, con questo Governo, di marciare verso una transizione ecologica, su cui sappiamo non esservi una vera e propria condivisione. Quindi, mi spiace molto questa riformulazione, perché, dal mio punto di vista, denota una scarsissima attenzione ai bisogni degli enti locali e alle condizioni nelle quali gli enti locali stessi dovrebbero essere messi per promuovere davvero le comunità energetiche, che sono una parte di futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/4 Roggiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/5 Steger, c'è una riformulazione. La accetta? Ha chiesto di parlare l'onorevole Steger. Ne ha facoltà.

DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). No, non posso accettarla, Il tema degli enti locali e territoriali deve essere preso in considerazione seriamente. Io non faccio altro che chiedere al Governo “di valutare l'opportunità” e, quindi, chiederei un ripensamento al Governo.

PRESIDENTE. Il Governo non ritiene di intervenire. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente, per sottoscrivere quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ci sono altri colleghi che intendono sottoscrivere o aderire? Onorevole Ghirra, per sottoscrivere? Ne prendiamo atto.

Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/5 Steger, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno n. 9/1183-A/6Alfonso Colucci. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà. Accetta o non accetta la riformulazione?

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, io le chiederei gentilmente una precisazione sul mio ordine del giorno n. 9/1183-A/6 come sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/4. Praticamente cosa è? Il mio ordine del giorno diventa come il n. 9/1183-A/4 Roggiani? La riformulazione riguarda il solo impegno a) o anche gli impegni b) e c)?

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Colucci, scusi se la interrompo, così aiutiamo a fare chiarezza. Prego il Sottosegretario Barbaro di dare lettura della riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1183-A/6 Alfonso Colucci, così evitiamo fraintendimenti.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Praticamente, anche la premessa del suo ordine del giorno, di fatto, diventa simile alla premessa dell'ordine del giorno n. 9/1183-A/4 Roggiani, per cui il Governo ha espresso parere favorevole alla riformulazione in ordine sia alla premessa sia al dispositivo, con la riformulazione che ho letto poc'anzi.

PRESIDENTE. Quindi, sostanzialmente, c'è una riformulazione proposta dal Governo nei termini che le ha precisato il Sottosegretario.

Prego, onorevole Colucci.

ALFONSO COLUCCI (M5S). È una forma eclettica questa, cioè il mio ordine del giorno diventa il n. 9/1183-A/4. È ammissibile?

PRESIDENTE. No, il n. 9/1183-A/4 Roggiani faccia conto che sia concluso, qui stiamo raccontando la sua storia, quella dell'ordine del giorno n. 9/1183-A/6.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Che è la medesima storia dell'ordine del giorno n. 9/1183-A/4.

PRESIDENTE. Lei adesso svolge il suo intervento e le sue considerazioni, però, la riformulazione è così come gliel'ha specificata adesso il Sottosegretario Barbaro. Se lei non l'accetta, può svolgere la dichiarazione di voto.

ALFONSO COLUCCI (M5S). No, non accetto questa riformulazione né l'eclettismo che il Governo manifesta nel riscrivere integralmente gli ordini del giorno, tra l'altro pretermettendo impegni quali l'impegno b) e l'impegno c) che aggiungono ulteriori elementi rispetto a quanto già contenuto nell'ordine del giorno n. 9/1183-A/4 Roggiani, su cui si è votato contro.

Quest'ordine del giorno che io presento individua misure strutturali per la stabilizzazione nel lungo periodo dei costi energetici e la pianificazione energetica del comparto energetico ecosostenibile. Consentitemi, tuttavia, una premessa. Prendiamo, colleghe e colleghi, definitiva coscienza che la nostra Costituzione non si limita più a richiedere che l'attività economica non danneggi l'ambiente, la cosiddetta green economy, ma impone che l'attività economica migliori l'ambiente: è la cosiddetta blue economy. Abbiamo dunque urgente necessità di guardare oltre, di puntare in modo deciso verso il progresso, verso il futuro.

Alla luce dell'introduzione della tutela dell'ambiente e della biodiversità nella nostra Costituzione, gli obiettivi ambientali sono ormai diventati un unicum con gli obiettivi sociali, con la politica economica, con la libertà d'impresa. Non si tratta più di un bilanciamento di diritti e di interessi contrapposti ma, piuttosto, di politiche che coniughino tra di loro, in modo inscindibile, i diritti fondamentali dell'individuo e della collettività con lo sviluppo sociale ed economico e la tutela dell'ambiente. Al legislatore e alle pubbliche amministrazioni è ormai fatto obbligo di perseguire l'obiettivo del continuo miglioramento dell'ambiente e della biodiversità, attraverso l'attività legislativa e amministrativa, rispettivamente.

Orbene, in coerenza con la nostra Costituzione, quest'ordine del giorno si articola in tre fondamentali impegni, come sembra il Governo del tutto voler pretermettere. Il primo concerne l'autoconsumo e l'autoproduzione di energia rinnovabile sui territori. Parliamo delle cosiddette comunità energetiche. I comuni, ad oggi, non hanno dati relativi al consumo energetico sul proprio territorio e, quindi, non sono in grado di garantire una corretta pianificazione e gestione delle risorse energetiche locali. Con quest'ordine del giorno si prevede, dunque, che i comuni abbiano annuale comunicazione dai gestori dei servizi energetici e di gas dei dati dei consumi energetici sul proprio territorio. Il secondo chiede di escludere che l'energia prodotta e immessa in rete da impianti alimentati da fonti rinnovabili sia considerata profitto quando sia condivisa o autoconsumata. Questo impegno consentirebbe - ma il Governo è sordo anche a questo - un maggiore sviluppo di funzioni e di configurazioni di autoconsumo diffuso e di comunità energetiche rinnovabili, promuovendo una transizione energetica sostenibile e decentralizzata e potrebbe incentivare ulteriormente l'uso delle rinnovabili. Il terzo impegno chiede di estendere il perimetro di condivisione di energia degli enti locali a tutto il territorio delle amministrazioni comunali. Questo permetterebbe di sfruttare concretamente le opportunità offerte dal legislatore. Dobbiamo promuovere la cooperazione e la condivisione di risorse energetiche per massimizzare l'efficienza e ridurre l'impatto ambientale.

Vorrei precisare, signor Presidente, che grazie al MoVimento 5 Stelle e all'emendamento a firma dell'onorevole Torto e mia, sarà possibile trasformare le comunità energetiche in imprese sociali, le quali godranno così di importanti incentivi fiscali volti alla sostenibilità e al progresso delle stesse. Quest'ordine del giorno rappresenta non solo un passo verso una transizione energetica sostenibile ma il passaggio dalla green economy alla blue economy, come vi dicevo in premessa. Quindi, non posso accettare la riformulazione fatta dal Governo, la invito a una rivalutazione, se vuole, signor Sottosegretario, o a un accantonamento e, in ogni caso, inviterei l'Assemblea a votare a favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/6 Alfonso Colucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1183-A/7 Torto, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Presidente, ci spiace che quest'ordine del giorno non sia stato accolto, perché chiedevamo semplicemente di ascoltare il Governo su quello che sta facendo, perché qualcosa non è chiaro. A noi pare, infatti, che sia inefficace l'azione del Governo per aiutare le famiglie e per riuscire a ottimizzare i costi dell'energia. Non è stato fatto nulla, anzi, dobbiamo dire che c'è un'ostinazione di questo Governo a non tassare gli extraprofitti. Siete riusciti a raggirare la cosa e continuiamo a stare nello stesso stato di prima.

Noi l'abbiamo detto, lo stiamo dicendo da un anno, che bisogna tassare gli extraprofitti alle imprese dell'energia che trattano il gas naturale e i prodotti petroliferi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma siete riusciti, come al solito, invece di dare un supporto alle famiglie che ne hanno bisogno, a dare un supporto a chi secondo noi i soldi ce li ha già e non ha alcun problema.

Ci dobbiamo rendere conto che c'è la benzina a 2 euro, c'è un carovita che, anche se l'inflazione ha delle oscillazioni, continua a essere veramente incalzante, e ci sono famiglie che hanno problemi su cosa devono mettere nel carrello della spesa, per non parlare dei mutui che sono in aumento del 75 per cento.

Per questo, noi abbiamo solo chiesto di capire - non solo noi parlamentari qui, ma anche i cittadini da casa - perché il Governo continui a fare delle cose in modo strano. Invece di aiutare le nostre famiglie e chi è in difficoltà, dicendo che intende aiutarli con le bollette, questo Governo, con tutte le problematiche di questo momento storico critico, continua a fare esattamente l'opposto, continua a dare supporto a chi non ha problemi a fine mese, a chi gli extraprofitti li ha messi nelle proprie tasche, a chi, invece, poteva, in un modo di ridistribuzione, dare una mano e creare un po' di equità e anche di ricchezza nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede d'intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/7 Torto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1183-A/8 Donno; c'è una riformulazione. Onorevole Donno, l'accetta?

LEONARDO DONNO (M5S). Presidente, sarebbe possibile riascoltare la riformulazione?

PRESIDENTE. Onorevole Sottosegretario, ordine del giorno n. 9/1183-A/8 Donno.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Espungere tutte le premesse e riformulare l'impegno come segue: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, di iniziative finalizzate all'approvazione di un nuovo Piano casa a livello nazionale di medio e lungo termine per garantire a tutti non solo l'accesso a un alloggio adeguato, sicuro e sostenibile ma anche contesti urbani vivibili, attraverso la realizzazione di programmi di rigenerazione urbana e di edilizia sociale e la valorizzazione del patrimonio di edilizia pubblica esistente, nonché ad individuare, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, risorse di carattere pluriennale per rifinanziare il Fondo per il sostegno all'affitto e per la morosità incolpevole, per sostenere la locazione da parte di soggetti in condizioni di difficoltà economica”.

PRESIDENTE. Onorevole Donno?

LEONARDO DONNO (M5S). Presidente, siccome sono mancato qualche settimana, volevo capire se sono cambiate le regole.

PRESIDENTE. È stato in vacanza, onorevole Donno?

LEONARDO DONNO (M5S). Mi ci avete mandato, purtroppo.

PRESIDENTE. L'importante è tornare!

LEONARDO DONNO (M5S). Volevo sapere, Presidente, se sono cambiate le regole nel frattempo, perché, in pratica, è stato preso il mio ordine del giorno, cancellato, e il Governo ha riscritto un altro ordine del giorno.

PRESIDENTE. È riformulato, onorevole Donno.

LEONARDO DONNO (M5S). Nemmeno riformulato, proprio scritto nuovamente. Sotto quell'ordine del giorno andrebbe scritto il Governo, non Donno.

PRESIDENTE. Onorevole Donno, il Governo le propone una riformulazione.

LEONARDO DONNO (M5S). Do parere contrario all'ordine del giorno del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), favorevole al mio ordine del giorno e chiedo di intervenire sul mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prego.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Ovviamente, semmai ce ne fosse bisogno, questa è l'ennesima dimostrazione che questo Governo e questa maggioranza non hanno un minimo di coraggio. Anzi, dimostrano che, quando c'è da battersi magari nell'interesse dei cittadini, per portare a casa risultati per i cittadini, nell'interesse dei cittadini italiani in difficoltà, abbandonano il fronte. Quindi, altro che patrioti, siete dei patrioti da operetta, quelli della domenica. State mettendo in atto, invece, misure che non rispondono alle esigenze reali del Paese, del Paese reale. Siete impegnati a discutere di riforme strampalate, di riforme che non servono a nulla, inutili, dannose, e proponete, piuttosto, ricette per furbetti ed evasori, o per difendere i privilegiati, o magari per ripristinare dei privilegi.

In campagna elettorale avete raccontato e avete fatto una serie di promesse, puntualmente tutte tradite. Ne direi un paio, altrimenti servirebbero 20 minuti almeno, Presidente. Blocco navale, grande promessa della Presidente del Consiglio Meloni. Dal 1° gennaio al 14 luglio siamo a 75.000 sbarchi. Se pensiamo allo stesso periodo dello scorso anno, dove eravamo a 31.000, vedete il grande successo della misura messa in atto dalla Presidente del Consiglio e da Fratelli d'Italia, che hanno vinto le elezioni e oggi, invece, sono in evidente imbarazzo.

PRESIDENTE. Però scusi, onorevole Donno, mi sto sforzando di capire il nesso.

LEONARDO DONNO (M5S). Arrivo, arrivo, Presidente. Purtroppo, devo fare il cappello per poi arrivare, grazie.

PRESIDENTE. Un cappellone, più che un cappello (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

LEONARDO DONNO (M5S). Questo per dimostrare… Presidente, si battono le mani: io sarei in imbarazzo…

PRESIDENTE. No, ma ce l'hanno con me, non si preoccupi.

LEONARDO DONNO (M5S). Presidente, poi un altro esempio, altro cavallo di battaglia della Lega e di Fratelli d'Italia, il taglio delle accise. È notizia di oggi che il prezzo alla pompa, il prezzo al servito della benzina è arrivato a 2 euro. Complimenti anche per quest'altro grandissimo risultato.

PRESIDENTE. Ed è un altro cappello. Se andiamo alla materia dell'ordine del giorno…

LEONARDO DONNO (M5S). Andiamo, andiamo, Presidente. In questo decreto, in pratica, non ci sono misure adeguate per sostenere le famiglie e le imprese contro il caro energia. Sono mesi che le famiglie, gli imprenditori e le coppie chiedono aiuto al Governo, non riescono più a sostenere le rate dei mutui, dei prestiti, e voi puntualmente non fate nulla su tutto questo. È da marzo che il MoVimento 5 Stelle propone soluzioni. Per esempio, sui mutui c'è una proposta del nostro capogruppo, Francesco Silvestri, per tassare gli extraprofitti delle banche per dare respiro alle famiglie e alle imprese in difficoltà che non riescono a far fronte al pagamento delle rate dei mutui. Qual è stata la vostra risposta su questa nostra proposta? Nessuna, ovviamente siete muti e non dite nulla su questo. Secondo il Codacons, un mutuo a tasso variabile oggi costa fino a 5.052 euro in più l'anno rispetto al 2021, mentre chi accende un finanziamento a tasso fisso si ritrova a spendere fino a 3.024 euro in più l'anno. Questo è quello che sta succedendo veramente nelle case degli italiani. Dite di essere a favore della natalità, a favore di chi vuole mettere su famiglia, comprare una casa, ma uno come deve fare a comprare una casa, oggi, davanti a questi rialzi? Come deve fare a pensare di progettare un futuro se non gli permettete di costruirsene uno, perché state precarizzando il mondo del lavoro, perché dite “no” al salario minimo, quando invece ci sono 4 milioni e mezzo di lavoratori italiani, che puntualmente ignorate, che non arrivano a prendere nemmeno 1.000 euro al mese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E allora, Presidente, davanti a tutto questo non date alcuna risposta.

In merito all'ordine del giorno, Presidente, in legge di bilancio, a dicembre, questa maggioranza ha tagliato il Fondo affitti, il Fondo morosità incolpevole, il Fondo che aiutava gli studenti universitari a pagare e a sostenere l'affitto, magari quegli studenti che ovviamente hanno un sogno e decidono di andare lontani da casa per studiare, legittimamente. Mentre per qualcuno di questa maggioranza è un capriccio, magari per qualche giovane italiano è un sogno, per realizzarsi, trovare poi la professione dei suoi sogni. Invece, voi vorreste, forse, impedire anche di sognare ai nostri giovani, a questo siamo arrivati. Allora, con quest'ordine del giorno chiediamo una cosa semplice, ecco perché parlo di coraggio, perché, nella riformulazione proposta dal Sottosegretario non ho capito nulla. C'era tutta un'articolazione di parole dalle quali non si capiva, in pratica, quale fosse poi veramente l'obiettivo del Governo.

Noi chiediamo semplicemente di avere il coraggio di tassare gli extraprofitti, i miliardi di euro che stanno facendo i colossi e le imprese che producono armi e armamenti in questi ultimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, per favore.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie a questi extraprofitti, a questa tassazione, magari potremmo rimpinguare quei fondi che voi avete azzerato in legge di bilancio e avere le risorse a disposizione per aiutare gli italiani in difficoltà e i nostri giovani che vogliono costruirsi un futuro. Così si può fare veramente l'interesse dei cittadini, però, come diceva qualcuno, il coraggio uno, se non ce l'ha, non se lo può dare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Era Manzoni.

Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/8 Donno, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/9 Pastorino c'è una proposta di riformulazione: viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/10 Cappelletti c'è parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Non sono sorpreso di questo parere contrario, ma, nella sostanza, a cosa invitava il Governo l'impegno di quest'ordine del giorno? Lo invitava a dare una priorità di valutazione nelle procedure autorizzative dei progetti di impianti da fonti rinnovabili. Credo che ciò che è risultato indigesto al Governo sia probabilmente l'ultima riga, ossia dove si prevede la frase “escludendo gli impianti fossili”. Attenzione, l'intesa era di escludere dalla priorità di valutazione. Perché abbiamo pensato a una necessità di questo tipo? Innanzitutto, perché è già previsto dalla norma, dalla legge. Il decreto-legge n. 77 del 2021 introduce una semplificazione proprio per favorire l'istruttoria, parlo, nello specifico, di autorizzazione ambientale. Ma, soprattutto, perché da fonti autorevoli veniamo a sapere, e lo ricordiamo all'Aula e a noi stessi, che ci sono ben 780 grandi progetti in attesa dell'approvazione, ossia ci sono 32,8 gigawatt di potenza di impianti che attendono di essere autorizzati. Noi stiamo qui a occupare il tempo del Parlamento per discutere di un rigassificatore che svolgerà poi le sue funzioni anche per produrre energia elettrica, quando avremmo 32,8 gigawatt pronti per essere posti a dimora, ma non possono essere posti a dimora e resi effettivi perché manca l'autorizzazione.

Complessivamente, se consideriamo anche gli impianti eolici e idroelettrici, arriviamo addirittura a una potenza di 42 o 43 gigawatt già finanziati, già progettati, ma che sono in attesa di una risposta da parte del Governo, signor Sottosegretario. Tali ritardi rischiano di compromettere il raggiungimento degli obiettivi sul clima e l'energia che saranno aggiornati nel nuovo PNIEC, nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030, se e quando mai avremo occasione di prenderne visione.

Ciò premesso, considerata l'importanza, naturalmente, di rendere disponibile per le imprese e le famiglie del nostro Paese questa importante quantità di energia, considerato che è disponibile, ma siamo nelle more del procedimento autorizzativo, chiediamo una sensibilità del Governo per darvi priorità di valutazione. Non mi sembra di chiedere la luna.

Prendo atto del fatto che l'ultima riga, cioè “(…) escludendo gli impianti fossili come attualmente disciplinato”, evidentemente rende indigesto il parere favorevole su quest'ordine del giorno. Mi pare, però, anche una confessione di quelle che sono le reali intenzioni di questo Governo, cioè sostenere le fonti fossili, andando contro la storia, il progresso, la modernizzazione e anche la salute e le economie - visto e considerato che l'energia poi costerà di più - dei cittadini e delle piccole e medie aziende del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Voglio intervenire su quest'ordine del giorno e anche sugli ordini del giorno legati alle comunità energetiche, giusto per sottolineare un punto. Innanzitutto, come ha detto il mio collega Cappelletti, è evidente che a voi il carbone piace e ogni volta che si parla di limitare il carbone vi spaventate. Insomma, il carbone piace a voi e alla Befana: siete gli unici due a cui piace il carbone, in questo mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

L'altro tema importante, però, è quello delle comunità energetiche. Molti ordini del giorno parlano di questa importante ipotesi di sviluppo infrastrutturale del Paese. Però, noi abbiamo un decreto attuativo che non è stato ancora emanato e, più che altro, non sono state emanate le direttive per attuare le comunità energetiche, come previste dalla legge che è già in vigore.

Quindi, io voglio sapere quali sono le intenzioni del Governo sulle comunità energetiche. Moltissimi imprenditori aspettano questo decreto attuativo per partire. È un'occasione unica e potrebbe dare moltissimo impulso alla possibilità di avere energia pulita e, più che altro, pagare meno l'energia da parte di imprese e cittadini. È una cosa importantissima ed è molto sentita dalla popolazione, ma voi la state - non so perché - bloccando e lasciando cadere, per parlare di argomenti inutili, come moltissimi con cui poi inondate le agenzie di stampa e di cui parlate nei dibattiti televisivi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/10 Cappelletti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Siamo all'ordine del giorno n. 9/1183-A/11 Dell'Olio, su cui c'è una riformulazione. L'accetta, onorevole?

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Sì, ma chiedo che l'ordine del giorno sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/11 Dell'Olio, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/12 Lomuti c'è una riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Accettiamo la riformulazione, ma chiedo di intervenire.

PRESIDENTE. Chiede, comunque, di fare la dichiarazione di voto. Prego, ne ha facoltà, per due minuti.

PATTY L'ABBATE (M5S). Assolutamente sì, sarò velocissima. Qui riprendiamo il solito discorso, chiaramente, di andare incontro alle famiglie per questo caro energia e, quindi, di recuperare risorse. In precedenza, si è parlato degli extraprofitti, ma c'è un altro modo per recuperare risorse, cioè i sussidi ambientalmente dannosi. Vogliamo dire ai cittadini che ogni anno noi spendiamo 21 miliardi di euro per i sussidi ambientalmente dannosi? Allora, se noi parliamo di decarbonizzazione non dobbiamo parlarne a slogan. In questi giorni stiamo ascoltando, sulla nostra pelle, che il cambiamento climatico non è qualcosa di inesistente, ma è qualcosa che esiste. Guardate, hanno registrato una temperatura di 54,4 gradi in California, nella Valle della Morte. In questa settimana ci sono temperature mai esistite: quella temperatura è la prima volta, Presidente, che c'è sulla Terra. Quindi, rendiamoci conto che abbattere e andare contro il cambiamento climatico significa decarbonizzare e significa non dare soldi a chi comunque continua a lavorare sulle fonti fossili. Questi soldi, 21 miliardi, vogliamo metterli sulle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/12 Lomuti, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1183-A/13 Carmina, su cui c'è parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Con il provvedimento in esame sostanzialmente si implementa la capacità di rigassificazione off shore. Io mi stupisco che non sia stato dato parere favorevole sul mio ordine del giorno, che tengo a esporre. Sostanzialmente, con questo provvedimento, il Governo italiano punta sulle energie fossili e va contro la storia. Marcia velocemente in direzione opposta al futuro e al progresso, perché noi dovremmo puntare su una strategia energetica di lungo periodo, basata sul sistema energetico integrato, fondato su fonti rinnovabili, a impatto climatico nullo.

Questo perché? Perché ce lo chiede l'Europa. Noi sappiamo che abbiamo obiettivi da raggiungere con il Green Deal. Ce lo chiede, poi, con la nuova legge del 12 luglio sul ripristino della natura, che impone il ripristino del 20 per cento degli ecosistemi. Ce lo chiede anche l'economia moderna, il suo andamento. Pensiamo, infatti, che negli Stati Uniti, in questo momento, si stanno prevedendo centinaia di miliardi di dollari di aiuti di Stato. Pur essendo l'America uno stato ricco di energie fossili e di materie prime, si stanno dando aiuti alle imprese perché operino in questa direzione. Invece, noi che facciamo? Facciamo un provvedimento per implementare la rigassificazione e l'utilizzo anche off shore.

Cosa chiedo io? Chiedo sostanzialmente di rispettare la sovranità delle popolazioni. Chiedo che, nel momento in cui venga decisa, in un piano, l'identificazione del luogo dove ubicare questi rigassificatori, siano essi impianti fissi o mobili, vengano coinvolte le popolazioni. Perché? Perché c'è tutta una serie di categorie produttive che vengono compromesse, come il turismo e la pesca. In questi giorni, in Sicilia, abbiamo il problema dei pescatori di Licata, perché, con le ricerche e la trivellazione del progetto Argo-Cassiopea di ENIMed, sono rimaste ferme 150 famiglie di pescatori. Così naturalmente anche il turismo viene compromesso, così come viene compromesso da noi anche con la questione migratoria, perché l'altra località dove dovrebbe essere allocato il rigassificatore è Porto Empedocle.

Mi piace leggere, per far comprendere il tema, un editoriale di Roberto Napoletano dell'8 luglio, che chiama in causa la Meloni e il Ministro Pichetto Fratin. Si rendono almeno conto che se si vorrà portare gas e nuova energia, non solo in Svizzera ma prima nelle regioni produttive del Nord Italia e dell'intera Baviera, si deve partire da Porto Empedocle e da Gioia Tauro? Ora dico: ma noi cosa siamo per questa Italia? Il Meridione cos'è? Non abbiamo diritto a preservare la nostra ricchezza, che è la ricchezza paesaggistica, quella artistica e archeologica - c'è la Valle dei Templi - e concorrere, se eventualmente ci fossero delle effettive esigenze nazionali, a poter dire la nostra, come popoli? Chi può dire di no? C'è un libro che si intitola Se la vita è un piatto di ciliegie, perché a me solo i noccioli? Basta con questo atteggiamento colonialistico nei confronti del Sud, della Sicilia e del Meridione.

Per questo insisto, perché è giusto che il Governo dia la possibilità alle popolazioni e alle categorie produttive dei territori di intervenire. Perché, se deve servire questa energia, da noi c'è anche la questione dell'ENEL: noi non abbiamo neanche lo sconto sulle bollette. Almeno, in Basilicata, il Governo ha concesso questo, in Sicilia neanche questo, non abbiamo sconti neppure sulla benzina o sull'energia che produciamo. Secondo voi, questo è giusto? Chiedo a voi, faccio appello ai siciliani, ai meridionali di quest'Aula: è giusto tutto questo? Io penso di no e invito tutti a votare a favore del mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ne prendiamo atto.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/13 Carmina, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Ordine del giorno n. 9/1183-A/14 Ghio, parere favorevole con riformulazione: onorevole Ghio, la accetta? È accettata.

Ordine del giorno n. 9/1183-A/15 Benzoni, accolto come raccomandazione: chiedo se l'accettano o meno. Viene accettata.

Ordine del giorno n. 9/1183-A/16 Ubaldo Pagano, parere contrario del Governo.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/16 Ubaldo Pagano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Ordine del giorno n. 9/1183-A/17 Bonelli: accetta la riformulazione?

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, non l'accetto e, brevemente, spiego perché. Faccio una domanda al Sottosegretario Barbaro: il Ministero dell'Ambiente parla con il Ministero dell'Economia, Sottosegretario Barbaro? Vi parlate? Perché, non più tardi di due mesi fa, il Ministro Giorgetti ha comunicato a quest'Aula che gli accertamenti fiscali non potevano essere fatti e, quindi, non riesco a capire la ragione per la quale lei viene a proporre una riformulazione che dice: “a continuare con gli accertamenti fiscali”.

Sottosegretario Barbaro, non c'è alcun accertamento fiscale nei confronti delle società energetiche che non hanno pagato gli extraprofitti, a meno che lei non me lo dimostri, con la documentazione dovuta, e smentisca il Ministro Giorgetti. Le posso anche dire - perché il Ministro Giorgetti è venuto in quest'Aula a comunicare a quanto ammonta la somma che non è stata pagata dalle grandi società energetiche per quanto attiene agli extraprofitti - che sono 8.700.000.000 di euro che non sono stati versati. Quindi, da questo punto di vista, le devo dire di “no” alla riformulazione, per evidente contraddizione tra il Ministero dell'Ambiente e il Ministero dell'Economia.

PRESIDENTE. Sostanzialmente, il collega Bonelli non accetta la riformulazione. Devo pregarvi per un attimo di attenzione rafforzata, in quanto, su quest'ordine del giorno, il gruppo del Partito Democratico ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente il primo e il secondo degli impegni del dispositivo e, in caso di approvazione di uno o di entrambi gli impegni, le premesse.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/17 Bonelli, limitatamente al primo impegno del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/17 Bonelli, limitatamente al secondo impegno del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Essendo stati respinti entrambi gli impegni del dispositivo, le premesse dell'ordine del giorno n. 9/1183-A/17 Bonelli non saranno poste in votazione.

Ordine del giorno n. 9/1183-A/18 Zaratti, parere contrario del Governo: onorevole Zaratti, lo poniamo in votazione?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/18 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Ordine del giorno n. 9/1183-A/21 Dori, parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Io non comprendo il motivo di questo parere contrario. Togliete le premesse, se preferite, se qualcosa nelle premesse urta la sensibilità del Governo, però non si comprende il parere contrario rispetto agli impegni. Perché? Prendiamo il primo impegno: si chiede di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili per raggiungere l'obiettivo di 80 gigawatt per il 2030. Questo è quanto è contenuto nel PNIEC, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, che voi avete inviato a Bruxelles il 30 giugno scorso, l'ha mandato il Ministro Pichetto Fratin che, tra l'altro, poche settimane prima, il 17 maggio, affermava: “Nel nuovo Piano nazionale per l'energia e il clima prevedremo 80 gigawatt di rinnovabili nei prossimi sette-otto anni, per ribaltare la proporzione con le fonti fossili”. Questo è quello che ha detto il Ministro Pichetto Fratin. Quindi, sostanzialmente, o l'avete scritto e non ne siete convinti oppure, come diceva il collega Bonelli poco fa, i Ministeri non parlano tra loro, perché, sostanzialmente, in questo modo andate a sconfessare quanto ha già stabilito, ha scritto, ha definito, ed già stato mandato all'Unione europea, il Ministro Pichetto Fratin. Dunque, davvero l'impressione è questa. Diamo ancora credito rispetto all'ipotesi che non ci sia stato sufficiente dialogo tra i Ministeri: quindi, a questo punto, chiedo al Governo di poterlo accantonare, così, nel frattempo, avete modo di sentire il Ministro Pichetto Fratin per, poi, eventualmente, avere un nuovo parere, perché qui è perfettamente in linea. Anche il secondo impegno, in cui si chiede la digitalizzazione e la semplificazione delle procedure, non credo che possa essere di impedimento. Quindi, chiedo l'accantonamento dell'ordine del giorno, in attesa di qualche minuto, in modo che possiate sentire il Ministro Pichetto Fratin.

PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo se aderisce alla richiesta di accantonamento. Prego, Sottosegretario.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. No, confermo il parere contrario del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/21 Dori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Ordine del giorno n. 9/1183-A/22 Borrelli, c'è una riformulazione: chiedo se l'accetta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Volevo riascoltare un attimo la riformulazione, per favore.

PRESIDENTE. Onorevole Sottosegretario, se per cortesia può rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1183-A/22 Borrelli.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Eliminare la quarta premessa. Sul primo impegno, parere favorevole; sul secondo impegno, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a intraprendere con immediatezza percorsi autorizzatori più veloci e ferme le regole di trasparenza, utilizzando la digitalizzazione dei processi per efficientare la gestione delle attività attraverso una piattaforma digitale unica per la presentazione e la gestione delle istanze per gli impianti a fonti rinnovabili attraverso modelli unici semplificati”. Sul terzo impegno, parere favorevole con riformulazione, nel senso di premettere le parole: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Onorevole Borrelli, ha inteso qual è la riformulazione? Accetta, la ringrazio.

Ordine del giorno n. 9/1183-A/23 Curti: c'è una riformulazione: chiedo se viene accettata.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Curti. Ne ha facoltà.

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. No, non accetto la riformulazione e chiedo che possa essere messo al voto, perché, di fatto, dietro questa riformulazione c'è un parere contrario.

Infatti, con quest'ordine del giorno noi avevamo chiesto il rispetto dell'articolo 50 del decreto n. 50 del 2022 che, di fatto, non è un invito, così come vuole fare intendere il Governo, ma una condizione necessaria. Mi riferisco alla decarbonizzazione e alla compensazione. Non condividiamo questa riformulazione e chiedo che l'ordine del giorno sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede d'intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/23 Curti con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1183-A/24 Braga, su cui vi è una riformulazione. Intende accettarla, onorevole Braga?

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo cortesemente al Sottosegretario se mi può rileggere la riformulazione.

PRESIDENTE. Invito il Sottosegretario a rileggerla, prego.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Eliminare la quarta e la quinta premessa e sull'impegno si esprime favorevole con la seguente riformulazione: “A tenere informato il Parlamento sugli sviluppi dell'iter dell'aggiornamento del PNIEC, trasmettendo al Parlamento il testo della proposta di aggiornamento del PNIEC al fine del suo coinvolgimento nella stesura definitiva, prima dell'invio formale alla Commissione, previsto entro giugno del 2024”.

PRESIDENTE. Presidente Braga?

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Non posso accettare la riformulazione del Sottosegretario per un semplice motivo. Intanto per la cancellazione degli ultimi capoversi delle premesse - capisco che sia un problema per il Governo prendere atto di quello che scriviamo, cioè che da quanto abbiamo capito questo PNIEC è del tutto inadeguato a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni in materia di clima ed energia - ma soprattutto perché trovo abbastanza offensivo che il Sottosegretario chieda al Parlamento di accettare una riformulazione in cui si dice di tenerlo informato. Noi saremmo il Parlamento, dovremmo avere diritto di poter discutere di un piano fondamentale per lo sviluppo industriale e per la transizione ecologica del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non si tratta soltanto di tenerci informati. Purtroppo, quello l'abbiamo fatto leggendo lo scarno comunicato che è l'unica cosa su questo piano messa a disposizione dal Ministro Pichetto Fratin. Noi chiediamo che il Parlamento sia coinvolto. Lo faccio anche a nome, forse, degli altri gruppi parlamentari che sottovalutano quanto sia importante discutere di questo piano e dare il nostro pieno contributo, con una sessione parlamentare dedicata, a uno degli strumenti più importanti per decidere come vogliamo trasformare la nostra economia per fronteggiare la crisi climatica di cui tanto sentiamo parlare in questi giorni. Di questo stiamo parlando e per questo chiediamo il voto su quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Prima di porlo in votazione sentiamo l'onorevole L'Abbate. Prego, solo per sottoscrivere perché il tempo…

PATTY L'ABBATE (M5S). Esatto, Presidente, solo per sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato, prego.

ETTORE ROSATO (A-IV-RE). Presidente, solo perché l'ordine del giorno della collega Braga contiene una cosa importante, vale a dire la condivisione del piano con il Parlamento. Mi sembra assolutamente legittimo che il nostro coinvolgimento venga richiesto.

Però, mi chiedo perché inserire, in un contesto così condivisibile, una premessa che non è assolutamente condivisibile, e i colleghi del Partito Democratico lo sanno benissimo. Mi riferisco alla premessa che recita: “in tal senso non si considera in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione l'inserimento delle opere e infrastrutture finalizzate all'incremento della capacità di rigassificazione nazionale (…)”. Lo stesso dicasi per la posizione dell'ordine del giorno n. 9/1138-A/23, quello che abbiamo appena votato, in cui si chiede di non fare rigassificatori. Anzi, l'ordine del giorno n. 9/1138-A/23 è fantastico perché dice di fare il rigassificatore solo in caso di emergenza, cioè quando arriva l'emergenza ci mettiamo a fare i rigassificatori. Sono due cose che non hanno, a nostro giudizio, alcuna connessione. Una è molto condivisibile, quella di discutere del piano in cui si può discutere di rigassificatori e di tutto quello che si vuole; l'altra è una posizione che noi non condividiamo assolutamente, quella di dire “no” ai rigassificatori, perché questo Paese di rigassificatori ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede d'intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/24 Braga con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1183-A/25/ Simiani, che chiede di intervenire. Il parere è contrario. Prego.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi in quest'Aula stiamo intervenendo su un tema su cui, ormai, da un anno o un anno e mezzo, vi è una discussione sempre più ampia nel Paese, vista la crisi energetica legata ai fatti ucraini. Riguarda, soprattutto, un tema oggettivo: dobbiamo guardare al futuro, guardando anche al superamento delle fonti fossili.

Presidente, qui c'è da chiarirsi anche per rispondere, per il suo tramite, all'onorevole Rosato. Il Partito Democratico se n'è fatto carico negli anni, molto. Ha due regioni governate da presidenti del Partito Democratico, che non solo hanno dato il via libera ma hanno creato le condizioni, anche politiche, per poter fare questo. Questo anche in una città come Livorno dove, da dieci anni, c'è un'infrastruttura, al largo della costa, in cui viene svolta tutta l'attività di rigassificazione. Sicché vorrei capire di cosa si parla in quest'Aula. Di cosa si parla? Qual è la responsabilità vera di quest'Aula, in questo momento in cui si critica la possibilità di andare verso un aiuto per le crisi energetiche?

Detto questo, in città come Livorno e Piombino, nella stessa provincia, in cui c'è una grande attività e una grande volontà di dare una mano, si tolgono risorse, in base a un'informativa CIPESS, per circa 300 milioni di euro, laddove quello sviluppo, non solo nell'ambito della Darsena Europa, si attiverà nel Centro Italia, con un'attività importante nell'ambito della logistica e del commercio. A questo sviluppo vengono tolti 300 milioni di euro, così come vengono tolti, vista l'informativa CIPESS, 2,5 miliardi di euro che sono spostati e dati ad altre regioni, facendo una battaglia fra poveri, levando soldi da alcune regioni e mettendoli su altre. Non è così che si governa. Ecco perché chiedo con quest'ordine del giorno di rimettere le risorse dov'erano prima. Chiedo su questo un ripensamento e un voto a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Presidente Boldrini, ne ha facoltà, prego.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io mi unisco alle esortazioni del collega Simiani in merito a un ripensamento da parte del Governo. Sarebbe un segnale importante di attenzione per una città che ne ha bisogno. Al contempo, chiederei agli Uffici di poter sottoscrivere quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ne abbiamo preso nota. Se nessun altro chiede d'intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/25 Simiani con il parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1183-A/26 Di Sanzo, su cui vi è un parere contrario. Chiede di intervenire, prego.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Abbiamo così anche l'opportunità di rispondere all'onorevole Rosato riguardo alle premesse. Noi, come Partito Democratico, abbiamo accettato, in un momento di particolare sofferenza in un contesto geopolitico complesso e articolato come quello che si è originato dalla crisi con l'invasione russa dell'Ucraina, che misure di emergenza come i rigassificatori fossero possibili per liberare il nostro Paese dalla dipendenza dal gas russo e permetterci di mantenere un atteggiamento di assoluto sostegno per la democrazia e la libertà del popolo ucraino.

Detto questo, però, quello che stiamo chiedendo con quest'ordine del giorno è che il ricorso ai rigassificatori, che oggi ci regala un po' d'indipendenza dalla Russia, sia fatto solo coerentemente con gli obiettivi che ci siamo dati in sede europea. Non si può, infatti, pensare che installando più rigassificatori abbiamo risolto i problemi del Paese. La cosa fondamentale è cercare di diversificare le fonti energetiche ma, soprattutto, andare incontro ai target che ci obbligano a livello europeo: si parla di una riduzione del consumo energetico finale dell'11,7 per cento e di un consumo energetico complessivo dell'Unione europea al 42,5 per cento.

Allora, con quest'ordine del giorno, non ci siamo opposti ai rigassificatori, in un momento di emergenza, ma chiedevamo di limitarne l'uso a un momento di emergenza. Lo abbiamo chiesto in Commissione, durante la discussione di questo decreto-legge, e lo stiamo chiedendo con quest'ordine del giorno. Il Governo ci ha risposto “no” in Commissione, ci risponde “no” adesso. Non sappiamo quali siano i piani del Governo in questo tema, visto che il PNIEC ancora oggi è un documento secretato, di cui c'è solo una comunicazione abbastanza scarna sul sito del Ministero e ancora oggi non abbiamo idea di quale sia la vera politica energetica di questo Governo. Quindi la attendiamo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/26 Di Sanzo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'ultimo ordine del giorno, il n. 9/1183-A/27 dell'onorevole Ferrari, che chiede di intervenire. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per dirmi estremamente dispiaciuta della bocciatura di questa proposta. Avete anche respinto la nostra proposta di riconoscere ai territori compensazioni e azioni di riequilibrio ambientale coerenti con gli obiettivi generali di politica energetica nazionale, che fossero corrispondenti almeno al 2 per cento dell'opera. E qui bocciate la proposta che la concessione di autorizzazione alla realizzazione o alla ricollocazione dei rigassificatori fosse subordinata alla realizzazione, a cura e spese del proponente, di interventi di efficientamento energetico e di produzione di energia da fonti rinnovabili, per la promozione dell'autoconsumo, su tutti gli edifici delle scuole pubbliche dei territori interessati dalla localizzazione di queste opere.

Ebbene, noi crediamo che si perda un'ottima occasione per corresponsabilizzare le comunità nell'efficientamento degli edifici scolastici, che tanto, comunque, prima o poi andrà fatto, e che si perda anche la possibilità di coinvolgere le scuole nella costruzione di comunità energetiche rinnovabili. Peccato, avevo sperato che su un tema simile non vi fosse un'ostilità politica incomprensibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Per sottoscrivere l'ordine del giorno, Presidente.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1183-A/27 Ferrari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Dario Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Per chiedere un'informativa urgente al Ministro del Lavoro, Calderone, in merito alla social card, perché noi siamo profondamente preoccupati e credo che, a questo punto, sia preoccupata anche questa maggioranza, che, evidentemente, con questa card, ritiene di andare in qualche modo a lenire gli effetti della cancellazione del reddito di cittadinanza. Ma, da quello che leggiamo, questa è solamente un'elemosina che rischia di peggiorare la situazione, anche perché stiamo leggendo che si rischia di discriminare ulteriormente i poveri. Leggiamo che verranno esclusi i single, i single con figli, leggiamo che saranno esclusi i cassintegrati, le coppie di anziani, come se queste categorie di povertà non debbano essere aiutate.

Questo è un Paese che ha bisogno di leggi e provvedimenti seri, di serietà nel contrastare la povertà, non di queste “mancette”. Addirittura abbiamo letto che si intende intervenire disciplinando cosa si potrà comprare e cosa “no”: il pesce fresco si può comprare e, invece, il pesce in scatola “no”. Ma, con 380 euro l'anno, che cosa vogliamo risolvere? È meno di un caffè al giorno!

Allora il Ministro venga qua e ci spieghi veramente cosa intende fare per contrastare la povertà, perché, con l'inflazione dilagante e questi mutui che stanno crescendo tantissimo, è evidente che il numero di poveri in questo Paese sta crescendo in maniera esponenziale. Ripeto, bisogna intervenire con serietà e non con queste “mancette”, che fanno solamente arrabbiare la gente e non risolvono alcun problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. È chiara la richiesta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire per chiedere, tramite la sua persona, che vengano a riferire in Aula, in un'informativa, i Ministri competenti, riguardo a una situazione che si è venuta a creare ieri, nella città di Torre del Greco, a pochi chilometri da dove si trovava il Premier Meloni ad inaugurare la nuova tratta ferroviaria, che, una volta al mese, collegherà Pompei con Roma. È crollato un palazzo, ma la gravità della situazione - noi siamo stati personalmente sul posto - è legata al fatto che sembrerebbe che, da vent'anni, uno dei proprietari dell'immobile non pagasse le quote condominiali. E non esistendo il fascicolo del fabbricato - norma sulla quale noi di Alleanza Verdi e Sinistra chiediamo da tempo ad ogni Governo di mettere mano - non c'è stata una procedura di intervento. E allora, rispetto a ciò, chiediamo che i Ministri competenti, perché saranno più di uno, intervengano in Aula e, soprattutto, che si possa calendarizzare finalmente la norma sull'obbligo del fascicolo del fabbricato.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1183-A.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1183-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Il provvedimento posto in votazione oggi proroga fino al 29 luglio 2023 il termine della presentazione di istanze di autorizzazione alla realizzazione o ricollocamento di unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione, proroga per il terzo trimestre 2023 le agevolazioni riconosciute ai clienti domestici e svantaggiati sulla tariffa per le forniture di energia elettrica, proroga la riduzione dell'aliquota IVA al 5 per cento alla somministrazione di gas metano usato per combustioni, per usi civili e industriali, garantisce dei prezzi minimi, realizza una procedura abilitativa semplificata per la riconversione alla produzione di biometano e sostiene le comunità energetiche e la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Come accade per tutti i provvedimenti posti in votazione dall'inizio di questa legislatura, anche questo testo ha, come obiettivo, quello di sostenere le famiglie e le imprese, lavorando sia sul filone degli incentivi per la riduzione dei costi energetici, sia sull'implementazione delle risorse per le energie rinnovabili. Si sottolinea, infatti, come sia aumentato lo scaglione ISEE al fine delle detrazioni per il caro energetico per le famiglie numerose e per i soggetti che versano in gravi condizioni di salute.

Il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza passa, ovviamente, attraverso l'approvazione da parte del Parlamento di provvedimenti come quello in esame oggi. Se ancora oggi possiamo parlare con vanto del nostro Paese e del suo ruolo chiave nella scena internazionale, è grazie al contributo e alla mediazione nelle sedi europee del Ministro Fitto e del nostro Presidente Meloni. A titolo d'esempio, la concessione della modifica di alcuni punti presentati o, anche se non di pertinenza in esame, il grande risultato raggiunto ieri con il Memorandum d'intesa tra l'Unione europea e la Tunisia, portato a termine - cosa riconosciuta da tutti - grazie all'ottimo lavoro diplomatico del nostro Paese.

Entrando nello specifico del provvedimento posto in votazione, è bene ricordare che la rivoluzione e transizione ecologica non nasce certamente ieri, non nasce oggi con l'aumento delle temperature, e non è di certo appannaggio esclusivo di una parte politica, ma è ben incardinata all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nella Missione 2 si specifica che il nome della Missione non è un nome posto a caso: ci troviamo davanti a una vera e propria rivoluzione da attuare.

Non esisteva ieri un'agenzia di stampa che non facesse riferimento a dichiarazioni dell'opposizione in merito a un mancato interesse da parte di Governo e maggioranza sulla questione climatica. Niente di più falso, ma anzi ci stupisce come, in una battaglia così fondamentale, tutto il Parlamento non collabori verso un'unica soluzione che abbia come obiettivo principale il benessere dei cittadini.

La Missione 2 prevede investimenti per 39 miliardi, finalizzati a produzione di energia da fonti rinnovabili, la digitalizzazione delle infrastrutture, la produzione e distribuzione di idrogeno, così come la ricerca e lo sviluppo delle filiere della transizione. Ampio spazio viene poi dato all'efficientamento energetico degli edifici pubblici, così come nell'edilizia residenziale pubblica e privata, con investimenti previsti anche per i sistemi di teleriscaldamento. Tutti questi interventi permetteranno una rilevante riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, con notevoli benefici per l'ambiente e per la stessa società.

Al raggiungimento degli obiettivi posti dalla Missione 2 il Governo risponde con attenzione e competenze, focalizzandosi su aiuti concreti volti ad incrementare le fonti di energia rinnovabile al fine di produrre meno diossido di carbonio e gas serra, che contribuiscono al riscaldamento globale.

Creare incentivi per l'energia rinnovabile vuol dire lavorare per sfruttare correttamente un'energia perpetuamente disponibile. Il provvedimento in esame, dunque, vuole prendere in considerazione non solo incentivi per il potenziamento di fonti già esistenti, come quelle scaturite dalle comunità energetiche, che contribuiscono al fabbisogno energetico di intere cittadine, soprattutto nei territori montani, o di interi quartieri, ma vuole anche focalizzarsi sulle sfide dei prossimi anni, come l'implementazione della ricerca sulla geotermia. È bene ricordare, infatti, come l'Italia abbia un potenziale geotermico estraibile e sfruttabile che si stima valga tra i 500 milioni e i 10 miliardi di tonnellate di petrolio equivalente.

Nonostante sia sfruttata ai minimi termini, l'Italia è tra i primi produttori europei di energia geotermica. Investire nella transizione ecologica significa investire non soltanto in salute dei cittadini, ma anche creare nuovi posti di lavoro, abbassare i costi dell'energia a carico dei cittadini, investire sui giovani, sulla ricerca e sulle grandi opere nel nostro Paese.

Non risolveremo il problema climatico da soli, domani mattina. È un problema che si risolve attraverso una collaborazione internazionale, fatta di proposte politiche ed economiche che portino più velocemente possibile alla fine della dipendenza da petrolio, gas e carbone. Il provvedimento oggi in esame va in questa direzione e, per questo, il gruppo Noi Moderati annuncia voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, rappresentante del Governo, con questo provvedimento, la maggioranza, giorno dopo giorno, sta attuando una politica di vero e proprio sabotaggio delle politiche del clima. È un fatto molto grave, perché la politica di questa maggioranza di destra-centro porta con sé una dimensione sempre meno etica, perché non guarda al futuro delle generazioni che verranno. Penso alla volontà, ad esempio, della Presidente Meloni, di alcuni giorni fa, di partecipare in collegamento al comizio a sostegno di Vox, partito di estrema destra, ultranazionalista. Bene ha fatto il neosegretario di Forza Italia a prendere le distanza da Alternative für Deutschland, da Le Pen e da Vox. Peccato che si governa insieme in questo Paese, con chi, come la Presidente del Consiglio, in Italia, dispensa ragionamenti apparentemente equilibrati, ma che sono di un estremismo incredibile dal punto di vista, ad esempio, delle politiche climatiche. Infatti, la Presidente Meloni partecipa al comizio di Vox - ripeto, partito di estrema destra, ultranazionalista, erede del franchismo, che tanti danni ha fatto in Spagna - e dice al suo omologo, leader di quel partito, Abascal: siamo d'accordo con te, Abascal, con il tuo programma elettorale; dobbiamo fare una battaglia comune in Europa.

Ma qual è questa battaglia comune in Europa? Lo dice Abascal nel suo programma: ossia eliminare le politiche e le leggi sul clima approvate dal Governo spagnolo e uscire dagli accordi sul clima di Parigi.

Questo è il Governo italiano, un Governo che sta facendo la guerra alla transizione ecologica, a tal punto che la Presidente Meloni dice che bisogna fermare gli ultrà della transizione ecologica. Io penso che, se ci sono ultrà in questo Paese, sono in questa maggioranza di destra che sta negando il futuro, anzi - lo dico con molta chiarezza - sta rubando il futuro a queste generazioni e alle generazioni future. Infatti, Sottosegretario Barbaro, quando con questo provvedimento introducete il tema dei rigassificatori - e alcuni interventi, come ad esempio quello sul voto di fiducia di Fratelli d'Italia, ne sono una dimostrazione - e dite che volete trasformare l'Italia in un hub del gas, è evidente che avete fatto una scelta: una scelta contro la storia, una scelta contro le generazioni future, una scelta contro la scienza, una scelta a favore degli interessi di chi oggi sta non guadagnando, ma straguadagnando attraverso i profitti energetici legati alle fonti fossili. Non è un caso, ma è lampante e documentato che voi siete schierati dalla parte di chi oggi ha fatto guadagni per decine di miliardi di euro attraverso gli extraprofitti e non avete avuto il coraggio, di fronte al popolo italiano, di dire: salviamo le tasche degli italiani e direzioniamo questi extraprofitti. No, non lo avete fatto, a tal punto che la tassa dell'ex Premier Draghi - pensate, un liberale spinto come Draghi - vi ha dato una lezione incredibile, da questo punto di vista, rispetto alle questioni sociali e alla questione energetica dell'extraprofitto. Ovviamente su molte altre cose non siamo stati assolutamente d'accordo con Draghi, tant'è che eravamo all'opposizione. Detto questo però, c'è un problema incredibile su cui... Signor Presidente, abbia pazienza. Anche qui si sta parlando... perfetto, va bene.

PRESIDENTE. Onorevole Bonelli, abbiamo recepito, prego.

ANGELO BONELLI (AVS). L'importante è che lo recepiscano il Sottosegretario Barbaro e la deputata.

PRESIDENTE. Ha fatto il compleanno, magari, gli ha fatto gli auguri.

ANGELO BONELLI (AVS). Gli fa gli auguri di compleanno in un altro momento, abbia pazienza! Detto questo, c'è una campagna evidentemente mediatica, basata sulla menzogna da parte di questa destra che va in televisione a mettere paura ai cittadini e alle cittadine italiani, senza dire assolutamente che loro sono i responsabili dei grandi guadagni che le società energetiche hanno fatto. Non dicono che, in realtà, la transizione ecologica migliorerà la qualità della vita. Non dicono, ad esempio, che le ondate di calore che stiamo vivendo in questo momento rappresentano un problema e che l'anno precedente circa 18.000 persone sono morte a causa delle ondate di calore.

Avete inserito questa norma sui rigassificatori, perché volete riempire di rigassificatori il nostro Paese. Voglio comunicarvi una cosa e non la dice il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra né Angelo Bonelli. Andate a leggere la relazione di ARERA, l'ente regolatore sull'energia, che spiega quanto sia sconveniente investire nel GNL, ovvero nel gas liquido, ovvero quello che voi volete realizzare; costando il 40 per cento di più rispetto ai prezzi del mercato del gas normale, che viaggia su gasdotto, ciò ha già portato la Meloni, con il Governo italiano, a determinare coperture sulle minusvalenze, legate all'aumento, al grande prezzo del gas. Tant'è che i due contratti che Snam e ENI hanno fatto alcuni mesi fa, da 1,7 miliardi di metri cubi, sono andati in minusvalenza e il Governo italiano, ovvero la Meloni, ha dovuto coprire con coperture dei soldi italiani pari a 850 milioni di euro. Non raccontate tutte queste cose e quanto sia forte, oggi, il prezzo della dipendenza dalle fonti fossili. Quindi, cosa state facendo? State delineando una strategia per questo Paese per far dipendere l'Italia per i prossimi decenni dalle fonti fossili. State demolendo le politiche sul clima!

Vi state assumendo e vi siete assunti una responsabilità incredibile. Da questo punto di vista, c'è uno spartiacque; noi siamo pronti e lo siamo perché voi state organizzando la campagna per le elezioni europee che è stata lanciata dalla Presidente Meloni. Dal suo scranno di Presidente del Consiglio, ha organizzato e sta organizzando la campagna per le elezioni europee, mettendosi a capo della destra ultranazionalista europea, mettendosi a capo di quei movimenti contro la transizione ecologica, in linea con quei movimenti che seguono le fake news, come Steve Bannon, e che alterano quei processi mediatici, nascondendo assolutamente la verità.

Del resto, il Ministro Pichetto Fratin, non più tardi di qualche settimana fa, il 7 luglio, presso Confindustria, con una sincerità che mi ha francamente molto disarmato, ha detto: non ci sarà più nessuna tassa sugli extraprofitti. Applauso, un applauso a questo Governo. Quando poi voi erogate una social card da un euro e poco più al giorno per le famiglie povere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), avete la faccia tosta di non prendere miliardi e miliardi di euro a chi i soldi ce li ha e di fare queste politiche di profonda iniquità sociale, oltre che, ovviamente, di messa in discussione delle politiche sul clima, in questo Paese.

Voi venite a raccontare della necessità di un Piano Mattei, ma non ci avete fatto vedere di che cosa si tratti questo Piano Mattei; essenzialmente, però, se dobbiamo individuarlo dalle indicazioni e dalle dichiarazioni della Presidente Meloni, si tratta di una strutturazione per far diventare l'Italia hub del gas, di continuare in questa forma di colonizzazione energetica dell'Africa. Lo diciamo sempre, noi: il tema dei biocarburanti è sottrazione di milioni di ettari di territorio agricolo coltivabile per produrre cibo per le popolazioni africane che non potranno più produrre cibo, perché dovranno produrre biocarburanti per soddisfare le nostre esigenze di una società che non riesce a guardare un processo di transizione verso le rinnovabili e verso il risparmio energetico.

Noi, quindi, votiamo convintamente “no”, perché questa è una parte della distruzione delle politiche europee sul clima. Noi stiamo da una parte, noi ci riteniamo dalla parte di chi vuole innovare questo Paese, di chi vuole cambiarlo e modernizzarlo; voi vi siete dichiarati e schierati dalla parte di una conservazione degli interessi dello status quo e questa modalità noi non la consentiremo, perché essere ladri di futuro per noi non è un reato penale, è un reato nei confronti dell'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Non è assolutamente possibile rubare il futuro alle generazioni che verranno con queste politiche distruttive sul clima che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci accingiamo a votare un provvedimento che era nato sotto differenti auspici, anzi, addirittura, con un differente nome, perché avremmo dovuto, oggi, convertire il provvedimento che riguardava il PNRR, gli enti locali e, infine, anche l'energia, eppure abbiamo assistito a lavori disordinati, che rendono il provvedimento odierno di tutt'altra natura rispetto a quello che è entrato, ma non certo per il lavoro, fatto in maniera ordinata da questo Parlamento, semmai per scelte confuse del Governo e della maggioranza. Questa è la prima annotazione che, allora, ci sentiamo di farvi: la necessità e l'urgenza non necessariamente devono pregiudicare anche un minimo di visione e di strategia, che dovrebbero portare il Governo a essere più cauto allorquando riempie il Parlamento di decreti, anche perché in questo caso ne abbiamo davvero viste di tutti i colori, apparizioni, sparizioni, sottrazioni, addizioni, a cominciare dal titolo, come dicevo. Il testo iniziale recava: Misure urgenti per gli enti territoriali, nonché per garantire la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il settore energetico - il PNRR è quell'elastico che, poi, rende le materie omogenee anche quando tali non sono - e, oggi, abbiamo un decreto che reca un titolo modificato, anzi, direi, troncato, abbiamo, davanti a noi, come ha testimoniato il dibattito, misure urgenti per il settore energetico.

Ecco, questa non è solo una questione di puntiglio e di metodo, perché avremmo potuto, ad esempio, seguire un iter completamente diverso, avremmo potuto assegnare il provvedimento alle Commissioni competenti per materia, avremmo, in questo modo, negli spazi già ristretti a cui il Governo condanna questo Parlamento, potuto provare a dare il contributo che sempre, maggioranza e opposizione, non fanno mancare quando si passa da queste Aule, contributo che è arrivato, ma è arrivato come riformulazioni, di fatto, quindi, con inserimenti tardivi di questa azione del Governo che impegna anche le Aule e le Commissioni del Parlamento. È arrivato con articoli aggiuntivi che si sono occupati di inserire vari articoli, dopo aver abrogato l'articolo 1, in materia di enti territoriali e dopo aver abrogato l'articolo 2, in materia di PNRR. Ricordo che si trattava di un provvedimento con 3 articoli e almeno il terzo è rimasto, per quanto riguarda la materia della nuova capacità di rigassificazione, di cui parleremo, di cui stiamo parlando; su questo terzo si è finalmente deciso di dare un connotato, una storia a questo decreto, tardivamente, impedendone quindi il dibattito e inserendo l'articolo 3-bis, con misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale ed effettivamente ce n'era bisogno, ma allora ci si domanda perché questo lavoro non sia stato fatto in maniera compiuta, o il 3-ter, con misure in materia di produzione di energia da impianti alimentati da biogas e biomassa, o, ancora, il 3-quater, in materia di coltivazione delle risorse geotermiche, il 3-quinquies, per incrementare la produzione di biometano, nonché l'impiego di prodotti energetici alternativi, il 3-sexies, in materia di infrastrutture strategiche in ambito energetico, il 3-septies, sull'attività svolta dagli enti del terzo settore e dalle imprese sociali per quanto riguarda appunto le attività in campo energetico e, infine, il 3-octies a sostegno della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Ecco, questo risultato finale, qualora fosse stato presentato in maniera organica e, soprattutto, qualora fosse stato accompagnato dal Governo da una strategia, da una relazione illustrativa confacente, avrebbe sicuramente indirizzato i lavori di quest'oggi in tutt'altra direzione. Ebbene, voi, proprio in ragione di questo modo di fare, che non si capisce per quale motivo inseguiate, state prestando il fianco anche a critiche, a mio modo di vedere, ingiuste di alcune opposizioni o, comunque, al reiterarsi di un dibattito che, se vogliamo, è anche estraneo ai contenuti della materia odierna, ma che viene richiamato semplicemente per questo modo di procedere, che nega la strategia e affastella interventi che pure sarebbero anche stati leciti e avrebbero trovato il plauso di quest'Aula. Ci domandiamo e vi domandiamo: perché agite in questo modo? Siete confusi, volete spiazzare il Parlamento? Vi informiamo che avete la maggioranza, non dovete spiazzare alcuno, o, forse, volete spiazzare la vostra stessa maggioranza? È davvero incomprensibile questo taglia e cuci che fa uscire misure, anche condivisibili, ma senza che, in alcun modo, si dicano parole di chiarezza sui temi fondamentali per quanto riguarda il futuro di questo Paese.

Questo, però, non deve consentire che nel nostro dibattito si posizionino in maniera ideologica punti di vista contrari a priori a quanto qui contenuto. È il caso, ad esempio, dei rigassificatori; certo, ho sentito dire che i rigassificatori costano, si è citata anche la relazione, molto bella, di ARERA, della scorsa settimana, in cui ovviamente si pone in evidenza come il GNL abbia dei costi superiori. Ebbene, colleghi, anche le assicurazioni costano, ma a volte sono convenienti. Forse è il caso di ricordare che la guerra in Ucraina o, meglio, l'invasione illegale dell'Ucraina da parte della Russia, è ancora in corso.

Forse è ancora il caso di ricordare che l'estate, che sta mostrando quanto può essere torrida in parte di questo Paese, lascerà presto il posto a un inverno che potrebbe richiedere e richiederà che le nostre riserve energetiche siano ripristinate e che si faccia fronte anche a degli imprevisti. Sembra, appunto, che si voglia insistere nel condurre un dibattito ideologico sui temi dell'energia. Eppure, ve lo diciamo con convinzione, proprio voi, voi della maggioranza, voi Governo, date fiato a questo tipo di impostazione, proprio perché portate delle misure e dei provvedimenti alla spicciolata che effettivamente non ci consentono di conoscere qual è la vostra strategia.

È questo che allora ci fa sospendere il giudizio. Lo sospendiamo, nonostante vi siano elementi, come ho già ricordato, positivi, in attesa di avervi qui a parlare, ad esempio, del Piano nazionale energetico, un piano che sia convincente per le famiglie e per le imprese, un piano che consenta di investire, un piano che, a nostro avviso, sia coerente con la linea della transizione energetica, che non è una linea di contrapposizione tra gas o rinnovabili. Noi non ci stiamo in questa visione del mondo. Proprio chi ama le rinnovabili, chi desidera che si raggiungano gli obiettivi del 2050, sa che abbiamo bisogno di una transizione energetica e che il gas è il carburante principale, è il vettore principale affinché questa transizione sia realizzata.

Non è corretto e non aiuta il Paese svolgere un dibattito ideologico, a cui voi, purtroppo, avete prestato il fianco. Allora, per tutte queste ragioni, Presidente e colleghi, e mi avvio a concludere, annuncio per il nostro gruppo il voto di astensione di Azione-Italia Viva-Renew Europe (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Questo provvedimento, nato come misura per consentire la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza per il settore energetico tramite una disposizione volta a favorire la realizzazione di rigassificatori, si è in realtà poi arricchito, con il lavoro di Commissione, di numerose misure in campo energetico, al punto di diventare uno strumento della politica energetica del Governo per i primi 8 mesi del 2023.

L'originario articolo 3 ha riaperto fino al 29 luglio 2023 i termini per la presentazione di istanze di autorizzazione alla realizzazione di unità galleggianti di rigassificazione, estendendo fino a 200 giorni il termine di conclusione del procedimento di autorizzazione, nel quale sono incluse le valutazioni ambientali.

Tale misura consentirà al rigassificatore di Ravenna, che sarà operativo entro l'autunno del 2024, di mettere in rete 5 miliardi di metri cubi di gas in più ogni anno, ovvero circa l'8 per cento del fabbisogno nazionale. Nel testo oggi all'esame ritroviamo anche una previsione in base alla quale tutte le infrastrutture energetiche, come i gasdotti e gli oleodotti, sono dichiarati di pubblica utilità, nonché urgenti e indifferibili. Questo consentirà di rimuovere in tempi record il collo di bottiglia che ora limita il trasporto di gas dal Sud al Nord del Paese tramite il rafforzamento della linea adriatica.

Si tratta di una misura da tempo richiesta da tutto il centrodestra, che non è in contraddizione con la transizione energetica, lo sottolineo questo, in quanto il gas al momento è considerato necessario alla transizione da tutti quelli che hanno un minimo di buonsenso, ma soprattutto risponde a esigenze di sicurezza energetica di tutta l'Unione europea, perché consente di far arrivare tramite il TAP - tra l'altro ne è previsto il raddoppio - tutto quello che arriverà dal mare di Cipro fino al Nord Europa. Una misura, dunque, che consolida l'Unione europea.

Entrando più nel dettaglio del provvedimento, dispiace non sia stata accolta una richiesta per quanto riguarda la proroga del credito d'imposta sull'energia elettrica e il gas per le imprese, in particolare per le energivore. Imprese che hanno fotografato una situazione allarmante, hanno pagato il 70 per cento in più di energia rispetto alle omologhe francesi, per esempio, che si giovano dell'energia nucleare. Abbiamo, però, perlomeno la rassicurazione del Governo che torneremo su questo tema molto importante per l'economia del nostro Paese.

Andiamo a vedere, invece, cosa c'è di concreto, di già attuato. Si sono aggiunti importanti elementi rispetto all'originaria disposizione. La proroga al terzo trimestre 2023 della riduzione tariffaria, dell'azzeramento degli oneri di sistema e di altre agevolazioni riconosciuta ai clienti domestici economicamente svantaggiati sulle tariffe per la fornitura di energia elettrica e di gas, i cosiddetti bonus sociali. Lo stanziamento previsto da tale articolo è di circa 800 milioni di euro. Con questa misura gli interventi per ridurre gli oneri delle bollette energetiche per famiglie e imprese nel biennio 2022-2023 assommano a 30 miliardi, all'1,3 per cento del PIL. In proporzione, l'intervento più massiccio posto in essere in tutti i Paesi dell'Unione europea. Mi hanno colpito, però, alcuni passaggi che ho sentito durante la discussione generale e anche durante queste dichiarazioni di voto. Una serie di osservazioni generali sul futuro energetico del nostro Paese, per cui abbiamo sentito tuonare - fatemi dire - dai banchi della sinistra contro le misure per i rigassificatori e i gasdotti.

Si sostiene - leggo testualmente da un intervento in discussione generale - che le uniche cose di cui questo Paese è davvero ricco sono il sole e il vento, su cui dovremmo costruire la nostra indipendenza energetica. Non è così! Se si vuole un approccio pragmatico, non può essere così. Certo, vento e sole devono dare un massiccio e importantissimo contributo, ma da soli non possono risolvere il problema, tant'è che in questo decreto sono stati accolti i nostri emendamenti che riguardano misure in materia di produzione di energia da impianti alimentati da biogas e biomassa, disposizioni in materia di coltivazione delle risorse geotermiche, misure per incrementare la produzione di biometano, nonché per favorire l'impiego di prodotti energetici alternativi.

Rispetto al sole e al vento ci si è rammaricati che ci sono 780 progetti di fotovoltaico di grande taglia, che nel complesso possono valere 32 gigawatt di potenza, fermi in attesa delle procedure autorizzative. Faccio presente che 32,80 gigawatt corrispondono a 32.800 megawatt. A 2 ettari a megawatt servono 65.000 ettari di terreno. Altro che consumo del suolo per i biocarburanti! E nel dettaglio voglio ricordare l'intermittenza delle fonti rinnovabili principali, cioè l'eolico produce mediamente per 1.800 ore e il fotovoltaico per 1.300 ore. Voi sapete quante ore ci sono all'anno? Sono 8.760. Per cui ci vuole la possibilità, la necessità di stoccare queste energie. Secondo uno studio, con un aumento del 150 per cento della potenza installata saranno necessari accumuli per 480 gigawatt. Per accumulare in batteria tale massa di energia con la tecnologia attuale occorrerebbero 650 grammi di litio per ogni italiano, cioè una quantità molte volte superiore all'attuale produzione mondiale di tutto il litio.

Per cui rimaniamo con i piedi ben piantati per terra, crediamo tutti alla necessità di una transizione energetica, e però non possiamo non notare questa grande differenza che c'è tra il pensiero della sinistra e il nostro pensiero. La sinistra si schiera per la decrescita più o meno felice, in una visione pseudoambientalista in cui l'uomo è visto come un devastatore dell'ambiente. Meno uomo c'è, più ambiente c'è. Non è così! Noi consideriamo l'uomo parte integrante dell'ambiente e anche il miglior difensore dell'ambiente. Siamo tutti per la transizione ecologica, ma non nei termini in cui viene posta.

Occorre dare alle famiglie e alle imprese i tempi e gli incentivi necessari per adeguarsi, e non imporre divieti e tabelle di marce forzate, come i piani quinquennali dell'ex Unione Sovietica. Noi crediamo alla necessità della transizione energetica e, anche per chi non credesse alle tesi del surriscaldamento, ci sarà, comunque, l'obiettivo di renderci indipendenti, per lo meno a livello europeo. Come? Con l'implementazione di tutte le energie rinnovabili: sole, vento, bioenergie, incluse le biomasse, geotermia, l'acqua con le dighe, considerando, però, che anche se un giorno raggiungessimo il massimo uso di tutte queste energie rinnovabili non sarà comunque sufficiente.

Allora, entra in campo quell'energia che ci siamo negati per 40 anni e di cui, invece, dobbiamo cominciare a parlare - cominciare adesso, per poterla utilizzare fra 5, 6 o 7 anni -, che è l'energia nucleare. A chi si chiede tra quanti anni sarà disponibile dico che ci sono tecnologie, appunto, disponibili nell'arco temporale che vi ho detto, cioè fra 6 o 7 anni, ma anche fossero di più voi sapete che se il miglior momento per piantare un albero era 40 anni fa, il secondo miglior momento è adesso. Per cui, noi votiamo convintamente a favore della conversione di questo decreto, sapendo che è coerente con una transizione energetica pragmatica e sostenibile come quella che vogliamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo decreto si potrebbe sintetizzare con queste parole: vogliamo un'Italia più fossile, vogliamo un'Italia sempre più fragile e anche un pochino più pericolosa. È così avrei detto tutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Secondo un recente studio pubblicato su Nature, si stima che nel corso dell'estate 2022 ci siano stati oltre 61.000 decessi in Europa collegati alle ondate di calore. In Italia, il numero delle vittime sarebbe stato superiore a 18.000. Nello stesso studio viene fatto un confronto tra tali mortalità e il contesto più ampio del riscaldamento osservato in Europa durante l'ultimo decennio. L'estate del 2022 è risultata la stagione più calda di sempre mai registrata in Europa e l'estate del 2023, cioè questa, rischia di replicare questo triste primato. Ebbene, la causa principale del cambiamento climatico sono proprio le emissioni di gas a effetto serra, dovute in larga parte ai combustibili fossili.

Qualunque Governo di buonsenso, a questo punto, farebbe di tutto per diminuire le emissioni, comprese quelle generate dal gas. Il Governo Meloni, invece, fa il contrario. Cosa fa? Sfrutta un'emergenza, che è l'emergenza climatica, per promuovere, ancora una volta, l'espansione del gas, una delle fonti fossili climalteranti all'origine di eventi climatici estremi che ci colpiscono sempre più spesso. Si tratta di una dimostrazione di politica sostanziale che potremmo definire negazionismo climatico, il quale intende rispondere alla crisi climatica investendo nel fossile. Il Presidente del Consiglio Meloni ci ha ricordato più volte che vuole trasformare l'Italia in un hub del gas. È come se - così come ha ricordato un collega, con un'efficace paragone - per contrastare il gioco d'azzardo si dichiarasse di volere far diventare l'Italia l'hub del gioco d'azzardo in Europa. Non fa una piega (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma, evidentemente, è esattamente il contrario di quello che bisogna fare.

Durante il passaggio nelle Commissioni parlamentari sono stati approvati alcuni emendamenti di interesse per il settore energetico. Un articolo aggiuntivo, l'articolo 3-ter, riguarda biometano, biogas, geotermia e le aste per le FER, le fonti energetiche rinnovabili. Si tratta, certo, di emendamenti in parte migliorativi del testo iniziale, ma largamente insufficienti rispetto alle necessità del momento. Significativo, a questo riguardo, è il fatto che, su proposta del MoVimento 5 Stelle, sia stata approvata l'introduzione della produzione, dell'accumulo e della condivisione di energia da rinnovabili per autoconsumo tra le attività di interesse generale svolte dagli enti del Terzo settore e dalle imprese sociali. È un riconoscimento importante, che ha lo scopo di promuovere le comunità energetiche rinnovabili, che, tuttavia, nonostante i mille annunci del Ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin, attendono ancora, da 9 mesi, l'emanazione del decreto ministeriale per l'implementazione del meccanismo di incentivazione nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), oltre che i bandi del PNRR. Per cui, sì, si fa un millimetro in avanti, ma poi si fanno tre passi all'indietro.

Rispetto ai contenuti del decreto Bollette, inoltre, il testo contiene molte criticità e non è stato migliorato affatto nelle Commissioni. Le proposte del MoVimento 5 Stelle, così come molte altre, non sono state prese in considerazione. Le misure introdotte intervengono solo con proroghe, quando ci sarebbe stato bisogno di introdurre, al contrario, riforme strutturali. Non ci sono risposte adeguate alle necessità dei cittadini. Tra l'altro, non vi sono interventi nella regolamentazione dei meccanismi di formazione dei prezzi, che garantiscono fin troppo lauti extraprofitti alle filiere energetiche, a tutto discapito del sistema produttivo nazionale, che evidentemente, in questo modo, perde competitività. Vero è che non abbiamo più l'incendio dei prezzi dell'energia a cui abbiamo assistito, ma dobbiamo tenere presente che i prezzi medi dell'energia sono ancora molto elevati per imprese e cittadini. Si pensi che a luglio, cioè adesso, il megawattora nel PUN è di molto superiore a 110 euro, quindi quasi 3 volte tanto, ossia più 300 per cento rispetto ai livelli di prezzo a cui eravamo abituati. A questo si aggiunge l'effetto inflazionistico che non si riesce a frenare, perché i costi energetici sono ancora troppo elevati.

Da parte nostra, avevamo chiesto al Governo di ridare competitività alle imprese attraverso, quantomeno, l'assorbimento degli oneri di sistema, applicando un principio semplicissimo per individuare le risorse rivolte a questo scopo: chi inquina di più paga di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma invano. Gli oneri di sistema rimangono, dunque, a carico di imprese e cittadini e chi più inquina continua a farlo impunemente, addebitando i costi delle proprie emissioni sostanzialmente all'intera collettività.

Questo provvedimento, dunque, è uno strumento funzionale alla folle strategia di trasformare l'Italia in un hub del gas. Infatti, oltre allo spostamento fra 3 anni, se tutto va bene, del rigassificatore di Piombino, avete semplificato le procedure autorizzative ambientali per la realizzazione di ulteriori nuovi e inutili rigassificatori galleggianti. Avete semplificato l'iter autorizzativo per la realizzazione delle necessarie infrastrutture strategiche in ambito energetico. Questa semplificazione a favore delle infrastrutture fossili è una scelta costosa per i cittadini, che va al di fuori del contesto della pianificazione energetica e climatica europea. Con i rigassificatori fornite le risorse ai privati, inoltre, per garantire il loro ritorno degli investimenti. In questo modo, quindi, gli investitori non affrontano alcun rischio. Certo, è facile fare impresa così. Ma in questo modo, una volta ancora, si socializzano i costi e si privatizzano gli utili. A chi giovano queste scelte? Al sistema produttivo economico del Paese no di certo, in quanto, nella migliore delle ipotesi, dovrà far fronte a nuovi aumenti dei prezzi dell'energia rispetto alla concorrenza europea, che potrà beneficiare di ben più economiche fonti di energia sostenibile. Sono aumenti che, nel lungo termine, rischieranno di mandare le nostre aziende naturalmente fuori mercato. Questa scelta viene effettuata senza alcuna pianificazione strategica, se non con un doppio spot: da una parte Italia hub del gas e dall'altra il Piano Mattei. Certo, Mattei è una figura importantissima della nostra storia politica ed economica, ma davanti a queste scelte probabilmente si rivolterebbe nella tomba (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma che fine ha fatto REPowerEU, il piano europeo per accelerare la riduzione dei consumi di gas? Che fine ha fatto il PNIEC, questo strumento di pianificazione sconosciuto, di cui non esistono ancora documenti ufficiali? Mi chiedo, Presidente: a chi serve tutto questo gas? Gli approvvigionamenti dalla Russia sono ormai pochissimi, quasi zero. Gli stoccaggi nel nostro Paese sono quasi pieni. In Italia, sono stati risparmiati circa 10 miliardi di metri cubi di gas metano in 8 mesi, da agosto a marzo 2023, pari a una riduzione - ripeto, a una riduzione, non a un aumento - del 18 per cento dei consumi medi nello stesso periodo dei 5 anni precedenti. Si tratta di un risparmio che supera di circa il 20 per cento la riduzione fissata dal Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas, cioè 2 miliardi di metri cubi. Questi che ho riferito sono calcoli dell'ENEA, ente che ha anche evidenziato come la riduzione dei consumi in Italia sia stata addirittura superiore alla media dell'Unione europea.

Il Governo, se adottasse le proprie scelte in trasparenza, dovrebbe mostrare ai cittadini almeno una valutazione degli impatti, perché rischiano di dover sostenere costi elevati per l'energia senza averne un beneficio. Queste scelte del Governo sono in conflitto con le regole europee sul clima e sull'energia, perfino i continui ritardi sul REPowerEU e PNIEC nascondono, evidentemente, un'incoerenza di fondo tra le scelte di Governo e le regole europee legate agli accordi internazionali che abbiamo sottoscritto.

Queste che sta facendo il Governo sono scelte che collidono, oltre che con l'interesse nazionale e il buonsenso, anche con le previsioni, per esempio, dell'Institute for Energy Economics and Financial Analysis, secondo cui, nel 2030, oltre la metà delle infrastrutture di importazione europea di GNL - parliamo di 250 miliardi di metri cubi di gas - potrà risultare inutilizzata, ripeto, potrà risultare inutilizzata in virtù di una domanda che è stimata al di sotto di 400 miliardi di metri cubi. Cosa risponde il Governo a queste osservazioni?

Secondo il Quinto rapporto del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, il 2030 era considerato l'anno di non ritorno da un punto di vista climatico. Purtroppo, però, nel Sesto rapporto dello stesso gruppo di esperti la scadenza si è pericolosamente avvicinata, addirittura al 2025. Dunque, una certezza è che non abbiamo tempo: non possiamo, parafrasando le parole del Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres, continuare a premere sull'acceleratore in un'autostrada che ci porterà dritti all'inferno climatico. Quella delle fonti rinnovabili è la vera opportunità per il nostro sistema Paese, che il nostro sistema Paese non può e non deve mancare di cogliere.

Concludo, Presidente. Per carità, ragioniamo bene sui costi, consapevoli che non possiamo scaricarli sui più vulnerabili e valutiamo anche gli enormi benefici in termini di sicurezza, di posti di lavoro, di investimenti, di innovazione, di competitività per le imprese, di aumento della salute, ma, certamente, sarà possibile cogliere queste opportunità solamente se smettiamo di perseguire un modello centralizzato sul fossile e sosteniamo un nuovo modello che metta al centro cittadini e imprese attraverso un'intelligente riduzione dei consumi, l'incremento delle fonti rinnovabili, la decarbonizzazione dei sistemi produttivi, rafforzando l'economia circolare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Non c'è nulla di tutto questo nel vostro decreto, che va, ancora una volta, in direzione ostinata e contraria rispetto all'Europa, alle necessità del nostro Paese e anche alla storia. Per questo motivo, il voto del MoVimento 5 Stelle sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ottaviani. Ne ha facoltà.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Io credo che questo provvedimento contenga, in realtà, delle innovazioni di grande coraggio, soprattutto di prospettiva, perché, se si dovesse ipotizzare che con un reset sul computer fosse possibile riuscire a riprogrammare la politica energetica di un Paese importante, un Paese del G7, come l'Italia, d'emblée, significherebbe a quel punto trovarsi davanti a chi fa giochi di prestigio. E di giochi di prestigio, in passato, spesso falliti, ne abbiamo visti tanti dalle parti di quegli stessi banchi che oggi si ergono a Catone il censore rispetto a questo provvedimento, cercando di bollarlo come un provvedimento di conservazione di tutto quello che deriva dal carbone.

Ma, se andiamo a leggere questo provvedimento en passant e, soprattutto, andiamo a dare una velocissima lettura ai profili essenziali, ci possiamo rendere conto, senza neppure troppi sforzi ermeneutici, che siamo davanti, in realtà, a una nuova linea tracciata in un solco che, in passato, invece, era una sorta di vera e propria tabula rasa. Siamo davanti, ad esempio, a quello che è il profilo dei regimi integrativi per quanto riguarda i ricavi per i proprietari di biomasse, di impianti a biomasse o a gas naturale, per prezzi minimi garantiti per questi produttori, nel caso in cui rinuncino agli incentivi in scadenza fino al 2027. Quindi si dà questa possibilità di incentivare l'uso delle biomasse e dei biogas grazie a un'innovazione di carattere fiscale.

Per passare, poi, velocemente al profilo della geotermia, sono stati abrogati i limiti presenti in passato dei 5 megawatt come potenza nominale installata e dei 40.000 megawattora annui come energia immessa nel sistema elettrico. Siamo davanti, quindi, alla possibilità di presentare istanze per il potenziamento di questi impianti, che di tutto trattano, tranne che di carbone.

Passo, poi, velocemente al profilo del biometano, con riferimento al quale sono state introdotte procedure abilitative semplificate, con la possibilità anche di ampliare la base dell'area dedicata alla biodigestione anaerobica pari al 50 per cento.

Sono questi i provvedimenti vanno nella conservazione del carbone? Sono questi, che sono quelli che possono essere definiti, invece, in realtà, dei provvedimenti bypass, dei provvedimenti temporanei verso il raggiungimento di quegli obiettivi di innovazione sotto il punto di vista energetico che tutti sembra che vogliano soltanto come premesse, ma che, in realtà, pochi gruppi e, soprattutto, tra questi gruppi, c'è la Lega e c'è il centrodestra, hanno disegnato e hanno segnato le basi per volerli effettivamente realizzare.

Ho sentito prima esaltare il provvedimento relativo all'assimilabilità delle imprese del terzo settore in materia di comunità energetica. Anche questa è un'innovazione che chi dice di essere vicino, sensibile al profilo mutualistico in passato avrebbe potuto portarla avanti. Evidentemente, c'era una distrazione sotto il punto di vista dell'attenzione che andava verso un fenomeno diverso di cooperazione, e non stiamo qui a rivangare o a tirare fuori quelli che sono pessimi esempi distorsivi della cooperazione che sono stati portati avanti nel nostro Paese con il passepartout del mutualismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Poi, come non ricordare la presenza, all'interno di questo provvedimento, di bonus energetici importanti per le famiglie svantaggiate. Anche il lessico che viene utilizzato da questa maggioranza non va ad esaltare quello che è il profilo semantico della povertà, perché noi parliamo di famiglie svantaggiate, perché ci sono nuovi profili di marginalità, sotto il punto di vista sociale, sconosciuti, che si stanno purtroppo affermando. Ecco perché utilizzare anche una determinata semantica che, in qualche modo, non è offensiva nei confronti dei beneficiari di questi contributi dà il senso dell'innovazione e dà il senso anche della dimensione di un approccio culturale del centrodestra che, probabilmente, doveva essere emulato da altri in passato.

A proposito dei bonus energetici, le famiglie svantaggiate avranno la possibilità di accedere a questo circuito per un ammontare di 110 milioni, con un aumento dell'ISEE da 20.000 a 30.000 euro. Questo significa la politica della concretezza, non la politica degli annunci.

Passo, poi, ancora più velocemente, all'azzeramento previsto da questo Governo, finanziato da questo Governo, per il terzo trimestre degli oneri di sistema relativi al gas. Tutto questo dovrebbe rientrare all'interno di quelli che dovrebbero essere dei proclami portati avanti. Abbiamo ascoltato dei gruppi, anche questa mattina in sede di voto di fiducia, che vedrebbero, addirittura, questa maggioranza o ambienti di questa maggioranza non interessati alle rinnovabili, perché non ci si può lucrare. Questa è stata la frase che abbiamo potuto registrare stamattina: come dire che, sostanzialmente, la maggioranza o buona parte della maggioranza è interessata esclusivamente non alla realizzazione dell'interesse pubblico, ma a segmenti di carattere economico, industriale o, comunque, del comparto energetico, laddove ci si possa soltanto lucrare. Io mi chiedo: se, a parti invertite, avessimo mai pronunciato noi espressioni del genere, anche all'interno di un normale ed acceso dibattito democratico, nella dialettica che, a quel punto, non sarebbe stata tacciata di fisiologia o di patologia, a che cosa saremmo andati incontro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Probabilmente a bloccare, Presidente, i lavori di quest'Aula. E, naturalmente, se queste espressioni provengono da alcune parti, hanno questa licenza poetica, che dovrebbe essere, a sua volta, probabilmente, licenziata da quest'Aula, alla maggioranza, invece, è permesso soltanto controreplicare all'interno della normalità del dibattito democratico.

Sempre da uno di questi gruppi che stamattina ha fatto riferimento a questa sorta di volontà da parte del Governo, con questo decreto relativo ai rigassificatori, di cambiare, sostanzialmente, la fonte energetica, ma non introdurre la fonte rinnovabile, è stato detto, addirittura, Presidente, in realtà voi state sostanzialmente cambiando lo spacciatore. Ma diamine, anche di questo dobbiamo essere tacciati! Noi che invece ricordiamo a quella parte politica la nostra assoluta contrarietà alla liberalizzazione delle droghe (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che alcuni di voi vogliono elevare ad acceleratori d'intelligenza artificiale! Perché di questo poi stiamo parlando e da qui a breve ci sentiremo anche questo.

E vado sempre, non come Catone il censore, ma come un umile parlamentare del centrodestra, ma soprattutto della Lega, a ricordare come quell'altra criticità espressa questa mattina non è frutto certo di un Governo che si è insediato a ottobre-novembre del 2022. Si tira fuori questa sorta di legge del contrappasso per cui si dice: “ma per un rigassificatore voi avete ideato delle procedure che possono concludersi in sei mesi, mentre abbiamo le procedure per l'installazione del fotovoltaico che sono di sei anni”. Ci siete stati voi al Governo per troppi anni per produrre questo tipo di risultato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Grazie al cielo, però, signor Presidente, l'attività di semplificazione legislativa, che sta portando avanti il centrodestra non si riduce a questo decreto, ma converge verso l'approvazione di plurimi pacchetti che vanno verso la semplificazione, verso l'introduzione di quello che è il profilo del silenzio e quando qui si stigmatizza la possibilità di utilizzare la VIA e la VAS in forma semplificata, ecco noi ci chiediamo dove eravate quando sbandieravate la possibilità di utilizzare la VIA e la VAS contro le imprese, esclusivamente contro le imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Non a tutela del territorio. Perché un conto è la tutela a favore e un conto è, invece, la campagna elettorale, non solo elettorale, ma potremmo definirla SPE, in servizio permanente effettivo, contro qualcuno o contro un determinato settore.

Vado a concludere, un altro gruppo di minoranza, che naturalmente non cito solo per evitare pubblicità gratuita, ha detto questa mattina che in realtà noi della maggioranza dovremmo cercare di realizzare quello che è il concetto di autonomia per arrivare alla sovranità energetica. Bene, questo lo accogliamo come suggerimento, in realtà è ad adiuvandum e non è sostitutivo di quello che stiamo cercando di fare, perché quando si tenta di dipingere questo provvedimento come la panacea, nessuno di noi l'ha voluto dipingere come una panacea, ma se si dice che oggi non c'è l'urgenza energetica non ci si rende conto che la nostra differenza culturale, come centrodestra, rispetto alle politiche della sinistra, è data dalla programmazione, non si arriva all'ultimo minuto, non si arriva quando la gara è già in corso per cercare di incidere sul mercato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Si cerca di prevedere di avere un disegno, di avere un progetto e questa è la differenza tra il nostro approccio e il vostro che nel corso degli ultimi anni non ha avuto soltanto una carenza di progetto, ma una carenza soprattutto di gestione, anche di quelle stesse risorse naturali alle quali oggi fate un finto riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo, ne ha facoltà, prego.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, ci troviamo stasera a votare l'ennesimo decreto-legge del Governo Meloni, che ormai sembra voler procedere solo a colpi di fiducia anche quando non ce n'è la reale necessità. Un decreto svuotato da quello che era il suo iniziale contenuto attraverso lo stralcio di articoli che poi sono stati approvati in altri disegni di legge di conversione di decreti-legge che, alla fine, di fatto si riduce a due articoli: rigassificatori e bollette, con la parte degli aiuti sulle bollette aggiunta in fase di conversione. Il voto di fiducia di oggi è davvero un pessimo segnale per il dibattito parlamentare e tanto più lo è perché la fiducia è stata posta su temi da cui da parte nostra vi è sempre stata la massima apertura al dialogo per una soluzione ragionata che fosse di aiuto al tessuto produttivo del Paese, alle aziende afflitte dagli altissimi costi dell'energia, ai lavoratori e ai tanti italiani e italiane che oggi si trovano in difficoltà per il caro bollette.

Un'occasione di confronto mancata perché su questi temi si poteva e si doveva fare un ragionamento politico insieme alle opposizioni. Questo, infatti, è un momento critico dove l'inflazione cresce e la crescita rallenta. È un momento in cui tantissime famiglie, imprese e lavoratori fanno sempre più fatica e proprio in questo momento il Governo ha un imperativo morale di cercare la più larga unità, anche con le opposizioni, proprio per dare un segnale che le istituzioni sono protese ad aiutare il Paese e invece non è stato così.

Parlando dei rigassificatori, noi come Partito Democratico abbiamo sostenuto che, in un contesto complesso e articolato come quello che si è originato dalla crisi con l'invasione russa dell'Ucraina, misure di emergenza fossero possibili per liberare il nostro Paese dalla dipendenza dal gas russo e permetterci di mantenere un atteggiamento di assoluto sostegno e indipendenza per la democrazia e la libertà del popolo ucraino, che mai deve vacillare da parte del nostro Paese. Però, dobbiamo dirci anche le cose come stanno; non è un caso che i rigassificatori siano stati proprio fatti in due regioni di centrosinistra, a guida del centrosinistra, perché dove c'è la responsabilità di governo per il bene del Paese ci siamo noi. E sapete chi si è opposto al rigassificatore a Piombino, il sindaco di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che ha cercato di bloccare con ogni strumento giuridico il rigassificatore che ci aiuta a uscire dalla dipendenza dalla Russia. Questa immagine di far passare la sinistra come quella dell'ambientalismo del “no” non funziona perché si scontra con la realtà dei fatti perché Fratelli d'Italia ha mostrato al suo interno le più forti contraddizioni tra l'ideologia e i territori. Davvero non ci poteva essere una telefonata della leader di Fratelli d'Italia al sindaco di Piombino? Davvero non si poteva cercare almeno di allineare la posizione all'interno del vostro partito?

Avete fatto marcia sul populismo e ora siete al Governo e state facendo tutto il contrario di quello che avevate detto in campagna elettorale. Avevate promesso l'abolizione delle accise e poi avete levato anche gli aiuti del Governo Draghi, avevate promesso l'abolizione delle commissioni sulle carte di credito, salvo poi rendersi conto, come tutti sapevamo, che era incostituzionale. Tutto pur di racimolare voti e ora siete al Governo e state facendo il contrario di tutto quello che avevate detto. Il partito delle contraddizioni siete certamente voi, non noi. Allora, cosa avevamo chiesto nella discussione di questo decreto in Commissione? Delle misure ragionate per sostenere veramente i territori e la transizione ecologica. Avevamo offerto e chiesto collaborazione, ma nei lavori di Commissione abbiamo trovato solo chiusura da parte della maggioranza. Innanzitutto, vi avevamo chiesto di limitare la procedura delle autorizzazioni sui rigassificatori a casi di emergenza energetica nazionale, oggi stiamo uscendo dalla dipendenza dalla Russia ma dobbiamo pensare che il nostro Paese ha una grandissima dipendenza dal gas e si deve prevedere un piano a lungo termine per uscire da questa dipendenza da discutere con il Parlamento, non si può risolvere il problema energetico solo pensando di concedere nuove autorizzazioni per nuovi rigassificatori.

Il nostro impegno nella decarbonizzazione deve essere serio e rispettare impegni e obiettivi che ci siamo dati in sede europea. Forse, proprio in questi giorni, dovremmo riflettere sul cambiamento climatico perché non possiamo permetterci che il nostro Paese subisca il cambiamento climatico con conseguenze pesantissime sulla nostra economia. Ci viene da pensare che su questo tema forse si voglia procedere come si è proceduto per il PNIEC che è stato trasmesso senza che nessuno lo abbia visto, forse ci ritroveremo qualche rigassificatore in più senza che vi sia una reale discussione in Parlamento e soprattutto con i territori. Sui territori vi avevamo chiesto una vera attenzione, su quelli, perché prima di tutto vi avevamo chiesto di aumentare le compensazioni oggi previste all'1 per cento delle spese di impianti fissi, di aumentarle dall'1 per cento al 2 per cento perché l'1 per cento, che si riferisce solo alla spesa dell'installazione a terra, è, infatti, una cifra che non è proporzionale al vero impatto sul territorio e non rappresenta una misura sufficiente. Vi abbiamo poi chiesto di investire seriamente nel recupero dell'area di Piombino con l'istituzione di un fondo da 800 milioni per la riqualificazione dell'area con lo sviluppo dell'infrastruttura portuale e lo sviluppo di impianti da fonti rinnovabili, nuove infrastrutture stradali, un gasdotto per la metanizzazione dell'isola d'Elba e altre misure che avrebbero portato una vera riqualificazione dell'area.

Avevamo pensato che questo potesse essere un tema di primaria importanza, al di là della politica, a vantaggio del Paese al di là del fatto che l'Amministrazione di Piombino sia di centrodestra e non è questo che ci interessa. A noi interessa fare il bene del territorio e del paese. Su questi temi che dovrebbero unire, invece, abbiamo trovato una maggioranza che ostacola i benefici e gli stessi territori che amministra, un unicum. Se le politiche energetiche non sono accompagnate da un vero aiuto ai territori, non andremo da nessuna parte, perché la transizione ecologica si fa insieme ai territori e alle comunità. Una politica che non ricompensa i territori e che non procede insieme ai territori, ma li trascura, non può certamente trovare consenso nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E veniamo, quindi, all'altro grande tema di questo decreto, un tema che non ne faceva parte, ma che è stato aggiunto a posteriori: gli aiuti sulle bollette. Una parola sola: insufficienti! Non c'è altro per descrivere quello che avete fatto con questo decreto, vi siete dimenticati gli interventi più utili per il Paese, portati avanti fino ad oggi. L'azzeramento per gli oneri generali di sistema sparisce per il settore elettrico. In un Paese manifatturiero come il nostro, si tratta di un colpo gravissimo che danneggia le imprese. Vi siete autodichiarati il Governo del made in Italy, ma, all'atto pratico, siete voi che lo state ostacolando e non aiutando. L'azzeramento degli oneri di sistema per l'elettrico era fondamentale, perché andava a beneficio di tutte le aziende che già oggi pagano un prezzo molto superiore rispetto a quelli di Francia e Germania, adesso arriveremo a 100-120 euro a megawattora. Cosa pensate di fare per aiutare le aziende italiane? Cosa pensate di fare per aiutare i lavoratori di queste aziende che saranno improvvisamente colpite dall'aumento dei costi dell'energia?

Sparisce, inoltre, il credito d'imposta: anche questo è un grave segnale. Non so se ci rendiamo conto di cosa significhi per le imprese. L'avanzo positivo dei primi due trimestri pare sia stimato in quasi 5 miliardi. Che senso ha eliminare un aiuto che era già stato stanziato e su cui vi era un avanzo? Nessuno. Si vuole, ancora, fare cassa sulle imprese e sui consumatori, che ogni giorno si ritrovano a pagare beni primari a prezzi sempre più alti. Avete lasciato solo l'azzeramento degli oneri di sistema sul gas: bene, bene, ma dove li avete presi questi soldi? Dove li siete andati a prendere questi soldi? Dal bonus sociale. Cioè, li avete presi ai poveri, per ridurre i costi di tutti. Ma vi sembra giusto? E voi ci venite a prendere in giro con misure da grande show: annunciate in pompa magna la social card, una “mancetta” di 380 euro una tantum, mentre abolite il reddito di cittadinanza. Si poteva, forse, finanziare in altri modi, ad esempio tassando gli extraprofitti, cosa che vi abbiamo chiesto da tempo. E invece, ancora una volta, prendete le risorse della parte più debole del Paese.

Insomma, ancora una volta ci ritroviamo a discutere provvedimenti a metà, dove non vi è niente che guardi al futuro, sulla transizione energetica, e cerchi soluzioni a lungo termine. Niente di tutto ciò. Mancano ancora i decreti attuativi sulle comunità energetiche, sul FER 2. Il PNIEC è stato fatto in gran segreto - alla faccia della trasparenza! - e, dalle indiscrezioni, ci risulta che è debole su una grande serie di punti e sembra puntare su misure di dubbio impatto, come smart working e settimana corta: cose fondamentali, ma certamente non sufficienti. Un PNIEC che manca di ambizione e serietà. La vostra politica energetica sembra una politica di sopravvivenza, senza obiettivi, per un'immagine di un Governo, che, da una parte, deve affrontare la realtà del cambiamento climatico e deve rispettare gli impegni presi in sede europea, e, dall'altra, non vuole abbandonare quell'ideologia che vi caratterizza e che, per principio, guarda con sospetto alle rinnovabili e alle innovazioni.

Noi abbiamo rappresentato l'ambientalismo vero, innovativo e pragmatico, prendendoci le nostre responsabilità. Voi state andando avanti a colpi di ideologia, danneggiando economicamente il Paese e i cittadini. Fermatevi e riflettete. Oggi ci asteniamo in questo voto, come sempre è la nostra responsabilità. Ma quando vorrete parlare di politiche energetiche di larga visione e di vera transizione ecologica, ci troverete pronti. Noi ci siamo e vi stiamo aspettando, prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Urzi'. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO URZI' (FDI). Grazie, Presidente. Quando il Governo si è presentato agli elettori annunciando il proprio programma, è probabile che qualcuno abbia pensato anche che fosse una semplice liturgia. Oggi siamo alla prova dei fatti. Come ad ogni provvedimento, c'è la prova dei fatti, Presidente, e lì realizziamo i nostri programmi, siamo fatti così. E invito i colleghi dell'opposizione, che ho sentito oggi particolarmente presi nel proprio ruolo, a rassegnarsi. Quello che diciamo, lo facciamo, Presidente. Quello che pensiamo, lo diciamo.

Oggi segniamo un passo deciso, chiaro e nitido nella direzione di una politica dell'autosufficienza energetica italiana, che deriva dalla diversificazione dei fornitori e dalla realizzazione di infrastrutture, per cui, terminato il periodo di esercizio, si immagina già la riconversione per altre finalità di interesse delle popolazioni locali che le ospiteranno, esattamente quanto meriterà anche Piombino.

Mi creda, non posso che mostrare orgoglio, Presidente, e soprattutto senso di responsabilità, nel dichiarare la nostra posizione entusiasta - non potrei dire solamente favorevole - nell'approvazione di questo decreto del fare, di un Governo che nasce per fare. Per fare un grande Paese, Presidente, è occorso, occorre e occorrerà ancora per lunghi anni, un Governo che riesca a guardare oltre la prospettiva della propria conferma e che abbia l'ambizione di disegnare il futuro. Bisogna avere le idee chiare anche su questo provvedimento, per comprenderne la portata. Cerco di riassumerne alcuni punti: la definizione delle procedure per l'allacciamento dei gassificatori alla rete di distribuzione nazionale, il rigore delle procedure di valutazione di impatto ambientale, ma anche la certezza che le opere si facciano con tempistiche compatibili con la necessità di evitare criticità per il nostro Paese.

Nel dibattito le opposizioni hanno volutamente omesso di dedicarvi attenzione, ma in questo decreto è stato inserito un intero articolato di agevolazioni agli italiani e alle imprese per pagare le bollette. Si prevedono inoltre agevolazioni riconosciute ai clienti domestici economicamente svantaggiati, così pure la conferma per il terzo trimestre 2023 dell'azzeramento delle aliquote delle componenti tariffarie relative agli oneri generali di sistema per il settore del gas. Vi sono stanziamenti di 175 milioni di euro per il 2023, la proroga della riduzione dell'aliquota IVA al 5 per cento per la somministrazione di gas metano usato per combustione per usi civili e industriali, come anche la riduzione al 5 per cento dell'aliquota IVA in relazione alle forniture di servizi di teleriscaldamento, nonché somministrazione di energia termica prodotta con gas metano in esecuzione di un contratto servizio-energia. Inoltre, Presidente, geotermia, biomasse, biometano.

Insomma, l'Italia con questa misura si propone, per la prima volta dal tempo di Enrico Mattei - me lo lasci dire - come il Paese dello sviluppo strategico dei piani di approvvigionamento energetico, non solo nazionale, ma anche europeo, con una intuizione che Giorgia Meloni ha avuto: spostare il baricentro da Nord ed Est Europa a Sud, all'Italia, grazie al suo ruolo cruciale di rapporto con i Paesi del Nordafrica.

Si tratta di diversificare le fonti di approvvigionamento, come abbiamo detto, per liberarsi dalla morsa dell'esclusivista russo e da ogni possibile speculazione. Italia come hub energetico europeo, Paese di snodo per la sussistenza continentale, la sfida per riportare il nostro Paese al centro di una politica, che non possa prescindere anche dalle esigenze italiane, prima fra tutte quella di ricambiare la collaborazione energetica e il rapporto economico con i Paesi del Nordafrica, con una organica e ristrutturata azione di contrasto alla immigrazione clandestina. Tutto si regge, Presidente, in questa visione, che ha il sapore della sfida messa in campo dal Governo, per dare seguito agli impegni assunti con gli elettori. Gli investimenti per rigassificatori sono un tassello imprescindibile di tutto questo scenario, utile a garantire all'Italia la indipendenza energetica e la stabilità richiesta da famiglie ed imprese. È giusto di ieri il dato del ribasso dell'inflazione al 6,4 per cento, dal 7,6 per cento di maggio, decelerazione dovuta anche al forte calo dei prezzi dei beni energetici. A fare da contraltare a tutto questo, Presidente, vi sono i toni catastrofistici della sinistra più estrema. Quanto al PD, abbiamo sentito che era molto contrario, ma poi si è astenuto: insomma, il solito PD. La sinistra più estrema ha puntato sia in Commissione che in Aula sulla decarbonizzazione, ponendola strumentalmente in contrasto con l'azione del Governo, quasi che la decarbonizzazione non potesse permettere la messa in sicurezza dell'Italia.

Nulla di più falso. Esiste, oggi, Presidente, un dovere sopra tutti, che è quello di garantire all'Italia - lo ribadisco - la sua indipendenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che è sicurezza energetica tarata sui bisogni di oggi, e oggi questa sicurezza e questa indipendenza sono in pericolo. È incredibile che tutto ciò non sia ancora un dato acquisito. Non è bastato evidentemente lo tsunami del gas russo.

Oggi, un Governo della responsabilità, Presidente, non può che essere in prima linea per contrastare le emergenze e garantire la stabilità. La stabilità, oggi, passa per la garanzia dell'approvvigionamento. La decarbonizzazione è e rimane l'obiettivo strategico ma, ad accelerare i tempi della decarbonizzazione senza valide alternative, a rimanere carbonizzati rischiano di rimanere solo i risparmi degli italiani e la vita di molte imprese.

Egregio Presidente, il Governo ha allestito quella che può essere definita certamente la più imponente azione di conversione verde, con una progettualità a media scadenza di incentivazione delle fonti energetiche che oggi si ama chiamare green. Ciò impegnerà il suo tempo e, nel frattempo, gli italiani non sono disponibili a vivere a lume di candela o a viaggiare a dorso di mulo né a spegnere i condizionatori. Lo dico, Presidente, perché in corso di discussione generale ho sentito la qualunque, oltre al consueto tratteggiamento del nostro ruolo come quello di indomabili nostalgici del petrolio e del carbone - qualcuno ha fatto anche la battuta, che sembrava spiritosa, che piace ormai solo a noi e alla Befana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - oppure nostalgici dei nauseabondi gas.

Ci è stata offerta la ricetta vincente per risolvere il problema ambientale: ridurre i consumi. Ci è stato detto esattamente questo, letteralmente: voi dovete ridurre i consumi, così affrontiamo la crisi ambientale, dovete modificare le vostre abitudini. Così ci è stato detto, lo sto citando testualmente. Voi vorreste costringere ancora una volta gli italiani a soffrire, a cospargersi la testa di cenere, a sentirsi colpevoli personalmente del cambiamento climatico, a rinunciare, ancora una volta a rinunciare.

Ecco, Presidente, per questo non ci arrendiamo, andiamo avanti sulla nostra strada verso l'indipendenza energetica con fonti diversificate, come condizione fondamentale per poi avanzare definitivamente sul piano della decarbonizzazione, nell'interesse degli italiani, con una visione opposta a quella di una certa sinistra che ci ha raccomandato, ancora una volta, solo restrizioni, rinunce e cambi di abitudini. No, Presidente, noi a questo non ci stiamo e per questo siamo molto orgogliosi di quello che stiamo facendo e per questo il gruppo Fratelli d'Italia voterà convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1183-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1183-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1183-A: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2023, n. 57, recante misure urgenti per gli enti territoriali, nonché per garantire la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il settore energetico”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21) (Applausi).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà, nel silenzio dell'Aula, per favore.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, noi abbiamo ancora degli interventi. Vi prego, diamo modo all'onorevole Berruto di fare il suo intervento, che tra l'altro riguarda la commemorazione di una persona che ci ha lasciato. Prego, onorevole Berruto.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mai come in questo caso le tante persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo o che sono state ispirate da monsignor Luigi Bettazzi non possono essere tristi per averlo perso ma felici per averlo conosciuto, ascoltato e amato per così tanto tempo. Il suo corpo non c'è più, se ne è andato domenica all'alba, poco prima di quei 100 anni che avrebbe compiuto a novembre. Era l'ultimo testimone vivente del Concilio Vaticano II, dove aveva contribuito all'idea di una chiesa serva e povera, secondo l'insegnamento di Giovanni XXIII. Visione che monsignor Bettazzi, ancora recentemente, lucidissimo e sempre meravigliosamente ironico, aveva detto che Papa Francesco stava riuscendo a scongelare. Per 33 anni fu il vescovo di Ivrea, città che domani - ringrazio il sindaco Matteo Chiantore per averlo fatto nel giorno del suo addio - ha proclamato il lutto cittadino. Monsignor Bettazzi si è speso per tutta la sua lunga vita per l'obiezione di coscienza al servizio militare, fin da quando ancora poteva costare il carcere, e l'obiezione fiscale alle spese militari. Era un uomo di pace, che decise di portare quel suo corpo, che se ne è andato domenica, nel cuore di Sarajevo, e con Pax Christi, di cui era presidente, durante la guerra civile in Bosnia.

Non aveva mai fatto mancare il suo sostegno alle unioni civili, aveva sempre condannato i pregiudizi sull'omosessualità. Un visionario capace di scuotere anche la politica. Passò alla storia una lettera che nel 1976 scrisse a Enrico Berlinguer, allora segretario del Partito Comunista Italiano. Lo fece, parole sue, per amore del dialogo. Monsignor Bettazzi è stato uno straordinario uomo di dialogo e di coraggio, coraggio che lo spinse, nei giorni del rapimento di Aldo Moro, a offrire il suo corpo in ostaggio alle Brigate rosse per consentire la liberazione del presidente della Democrazia Cristiana. Quello scambio non si fece. Il corpo di Aldo Moro venne ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4, quello di monsignor Bettazzi continuò a vivere per molti anni, e probabilmente non riuscì a perdonarselo fino in fondo. Come si può definire un uomo di fede che, per tutta una vita lunga poco meno di 100 anni, insegue una società più giusta, più solidale, più partecipata, più in pace, e quindi più cristiana, con una visione che anticipa i tempi? Non conosco altro modo che profeta.

Monsignor Luigi Bettazzi era un profeta, e voglio ricordarlo con il titolo di 2 suoi libri, perché serve coraggio anche a essere se stessi, per dare il titolo giusto a un lavoro che rappresenta il tuo pensiero. Il primo, La sinistra di Dio. Non un libro politico ma, diceva Bettazzi, se la sinistra combatte per la giustizia, con la religione si può arrivare a una giustizia che non passi attraverso alcuna imposizione. Il secondo, Sognare eresie. Eresia, diceva, è una bella parola greca, che significa scelta, preferenza. Monsignor Bettazzi la sua scelta, la sua dolcissima eresia l'ha vissuta con coerenza e con umanità fino all'ultimo dei suoi giorni.

Nell'attesa di vedergli riconosciute quelle virtù eroiche, così come è successo al suo fraterno amico don Tonino Bello, il cui processo di beatificazione è stato avviato, Ivrea ha una figura monumentale in più nel suo pantheon. Insieme ad Adriano Olivetti, alla sua visione di impresa come innovazione, solidarietà, senso di comunità, welfare, bellezza e cultura, ci sarà anche Luigi Bettazzi, uomo e profeta di pace, di dialogo e di coraggio, che chiedo a quest'Aula di onorare nel ricordo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Questa sarà la settimana più calda di sempre per il mese di luglio per il nostro Paese, con il rischio di toccare 48 gradi. Ma non solo in Italia: in Cina, si prevedono 52 gradi e la stessa temperatura, più o meno, è prevista negli Stati Uniti. Sono anni che le Nazioni Unite chiedono di agire. Infatti, centinaia di scienziati di tutto il mondo pubblicano un rapporto annuale sul clima. Nel 2023 il rapporto dell'IPCC parla esplicitamente di gravità, urgenza e speranze. Sono parole forti, alle quali serve rispondere con azioni concrete, perché la crisi climatica è reale, con cambiamenti estremi dal punto di vista meteorologico. La stiamo vivendo da mesi, con alluvioni e momenti di caldo estremo, siccità e incendi, con costi in termini di vite umane e danni economici ingenti.

È evidente che il Governo debba fare di più per mitigare questi cambiamenti e serve agire ora. Ma cosa sta facendo questo Governo per contrastare i cambiamenti climatici? In 9 mesi, cioè dall'inizio di questo Governo, non è stato fatto nulla. Dunque, voglio lanciare un appello: d'ora in poi, ogni provvedimento e ogni decreto deve avere come unico fine il contrasto alla crisi climatica, perché chi governa è responsabile del futuro dei cittadini. Lo stesso Presidente del gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, Lee, spiega con parole forti la necessità di agire e dichiara: “Affrontare il cambiamento climatico è una sfida complessa, politica e ingegneristica che non riguarda solo la nostra generazione”. E ancora: “L'inazione e i ritardi non sono tra le opzioni possibili”. Allora, mi domando e ci domandiamo: come fa il Ministro Pichetto Fratin oggi a dichiarare, a mezzo stampa, che la soluzione per le imprese per fronteggiare i cambiamenti climatici sono le assicurazioni?

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

EMMA PAVANELLI (M5S). Ci si aspetta ben altro da un Ministro dell'Ambiente. Oggi serve tutelare le imprese e il made in Italy con politiche per incentivare la transizione energetica ed ecologica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo questa sera in quest'Aula per porle all'attenzione quello che sta accadendo nel carcere di Vigevano e, più in generale, quello che accade nelle carceri in provincia di Pavia. Non so se lo sapete, ma, nella giornata di giovedì, nel carcere di Vigevano c'è stata una rivolta, che ha portato ben 7 agenti della Polizia penitenziaria ad andare in ospedale. È di ieri la notizia che un altro agente è stato preso a bastonate dai detenuti all'interno del carcere.

Per questo motivo io ritengo che serva fare una seria riflessione. Porgo, da parte del gruppo e da parte mia, la solidarietà agli agenti che sono stati coinvolti, nonché la nostra vicinanza. Ci uniamo all'appello dei sindacati rispetto alla necessità e all'urgenza di attenzionare questi gravissimi fatti e di porre in essere tutte le misure idonee e più urgenti per garantire la sicurezza degli operatori e garantire la sicurezza, più in generale, di tutta la popolazione carceraria. Non è la prima volta che accade questo tipo di episodi. In provincia di Pavia abbiamo il carcere di Torre del Gallo, che è noto - tristemente noto - per essere il carcere dei suicidi (nel 2022 ci sono stati 6 suicidi).

Quindi, chiedo interventi urgentissimi rispetto a questa, che è una vera e propria emergenza. Poi ci sarà tempo di fare ragionamenti più ampi, a livello di medio e lungo periodo, ma sicuramente è necessario andare a implementare e a potenziare l'organico di queste carceri, perché, evidentemente, non si può più aspettare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Immagino che abbia letto anche lei questo articolo scioccante, in cui a una trentenne di Torino è stato chiesto se voleva essere una mamma o lavorare. Le sono state rivolte parole del tipo: se il tuo compagno non ci riesce, ci penso io a metterti incinta, scegli se vuoi fare la mamma o mantenere il posto di lavoro. Body shaming, uso ricattatorio della maternità sul posto di lavoro, mobbing. La vicenda della trentenne di Chivasso, licenziata e a lungo vessata dopo aver avvisato i dirigenti dell'azienda di voler cominciare il percorso della fecondazione in vitro, per noi è davvero disgustosa, sotto vari piani. Oggetto di insulti e sarcasmo ormai dal 2019, poi trasferita, dopo un aborto generato da forte stress emotivo, e, alla fine, licenziata dopo troppe assenze.

Vede, Presidente, esiste un esercizio silenzioso di lavoratrici diventate mamme che, per accudire i figli, hanno spesso, magari, anche dovuto rinunciare a tanti diritti o, magari, all'impiego stesso. Ne esistono tante che sono costrette a part time involontari, anche se non vorrebbero, troppe che, ancora oggi, svolgono da sole tutto il lavoro di cura non retribuito che una famiglia richiede, e troppe sono costrette a queste scelte anche per le pressioni di un mondo del lavoro che non riconosce loro il diritto alla maternità. In questo caso, però, c'è ancora di più: c'è un cameratismo sessista utilizzato per disfarsi di una lavoratrice che chiede di esercitare il suo diritto, c'è il disprezzo verso chi sceglie percorsi alternativi per diventare genitore.

Io ribadisco a lei, che so essere sensibile, e al Governo che, se non sapremo difendere le donne da questo genere di ricatti, dovremo anche smettere di parlare di famiglia e di natalità. Per questo, spero che sapremo tutti insieme dire qualcosa affinché queste vicende non avvengano più (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 18 luglio 2023 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

(ore 14)

2. Seguito della discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00003, Santillo ed altri n. 1-00161, Zanella ed altri n. 1-00166, Manes ed altri n. 1-00167 e Zinzi, Mattia, Mazzetti, Romano ed altri n. 1-00168 in materia di emergenza abitativa .

3. Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate):

VARCHI ed altri: Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano. (C. 887-A​)

e delle abbinate proposte di legge: CANDIANI ed altri; LUPI ed altri.

(C. 342​-1026​)

Relatori: VARCHI, per la maggioranza; MAGI di minoranza.

4. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 411 - Modifiche al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 (Approvato dal Senato).

(C. 1134​)

e dell'abbinata proposta di legge: BILLI ed altri. (C. 101​)

Relatore: PIETRELLA.

5. Seguito della discussione della proposta di legge:

CENTEMERO ed altri: Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti. (C. 107​)

e dell'abbinata proposta di legge: STEFANAZZI ed altri. (C. 1061​)

Relatore: CENTEMERO.

6. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

DORI e D'ORSO; PITTALIS ed altri; MASCHIO ed altri: Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo. (C. 536​-891​-910-A​)

Relatori: DONDI e DORI, per la II Commissione; MATONE e CIANI, per la XII Commissione.

7. Seguito della discussione della proposta di legge:

LUPI e ALESSANDRO COLUCCI: Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive e trasversali nei percorsi delle istituzioni scolastiche e dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale. (C. 418-A​)

Relatrice: LATINI.

La seduta termina alle 18,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 8 il deputato Bof ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 17 il deputato Rizzetto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 21 il deputato Benvenuti Gostoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1183-A - ODG N. 2 269 247 22 124 86 161 58 Resp.
2 Nominale ODG 9/1183-A/4 274 274 0 138 114 160 56 Resp.
3 Nominale ODG 9/1183-A/5 279 278 1 140 116 162 55 Resp.
4 Nominale ODG 9/1183-A/6 277 277 0 139 117 160 55 Resp.
5 Nominale ODG 9/1183-A/7 278 259 19 130 96 163 55 Resp.
6 Nominale ODG 9/1183-A/8 283 279 4 140 98 181 54 Resp.
7 Nominale ODG 9/1183-A/10 282 279 3 140 96 183 54 Resp.
8 Nominale ODG 9/1183-A/11 RIF. 281 280 1 141 279 1 54 Appr.
9 Nominale ODG 9/1183-A/12 RIF. 285 282 3 142 282 0 54 Appr.
10 Nominale ODG 9/1183-A/13 283 230 53 116 43 187 54 Resp.
11 Nominale ODG 9/1183-A/16 284 268 16 135 98 170 54 Resp.
12 Nominale ODG 9/1183-A/17 IMP. 1 281 227 54 114 43 184 54 Resp.
13 Nominale ODG 9/1183-A/17 IMP. 2 277 259 18 130 94 165 54 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/1183-A/18 279 276 3 139 94 182 54 Resp.
15 Nominale ODG 9/1183-A/21 275 258 17 130 94 164 54 Resp.
16 Nominale ODG 9/1183-A/23 282 244 38 123 53 191 54 Resp.
17 Nominale ODG 9/1183-A/24 281 265 16 133 99 166 54 Resp.
18 Nominale ODG 9/1183-A/25 280 279 1 140 111 168 53 Resp.
19 Nominale ODG 9/1183-A/26 280 246 34 124 52 194 53 Resp.
20 Nominale ODG 9/1183-A/27 279 279 0 140 87 192 53 Resp.
21 Nominale DDL 1183-A - VOTO FINALE 262 207 55 104 168 39 52 Appr.