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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 120 di venerdì 16 giugno 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FILIBERTO ZARATTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 62, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza volte a sospendere il meccanismo del cosiddetto payback sanitario e ad avviare un tavolo di concertazione volto ad individuare strumenti di compensazione nel quadro della razionalizzazione della spesa pubblica - n. 2-00175)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Pavanelli ed altri n. 2-00175 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Pavanelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. La nostra interpellanza urgente riguarda il tema del payback sanitario. Inizierei a spiegare a chi ci ascolta di cosa si tratta. Il payback sanitario è un meccanismo introdotto da un decreto del Governo Renzi nel 2015, che ha imposto alle aziende che producono e forniscono dispositivi medici alle strutture sanitarie pubbliche di restituire un importo pari al 50 per cento delle spese in eccesso effettuate dalle singole regioni. Una misura che si colloca nell'ambito di un sanguinoso periodo di spending review, fatto di continui tagli alla nostra sanità. Vorrei infatti ricordare che, prima dell'arrivo del MoVimento 5 Stelle al Governo, abbiamo vissuto un periodo in cui alla sanità sono stati tolti 37 miliardi in 10 anni. Quindi, il payback sanitario rappresenta l'ennesima misura inquadrata nell'ottica della razionalizzazione della spesa pubblica. Ma, in questo caso, il legislatore è andato ben oltre i classici tagli a cui ci hanno abituato tutti i Governi del passato. Con il payback, infatti, si chiede alle aziende… Mi scusi, Presidente (Commenti del Sottosegretario Freni)

PRESIDENTE. Prego, onorevole. Mi era stato segnalato che l'espressione “vorrei spiegare a chi ci ascolta” è poco istituzionale. Prego.

EMMA PAVANELLI (M5S). Con il payback, infatti, si chiede ad alcune aziende private di far fronte ai buchi economici della sanità causati dalle amministrazioni regionali.

Se posso, Presidente, comunque, vorrei solo dire che ci sono anche cittadini, fuori da quest'Aula, che ci ascoltano e magari non sanno cos'è il payback sanitario.

Questo meccanismo gravemente iniquo e con diversi profili di incostituzionalità è stato recentemente confermato anche dal decreto Aiuti-bis del Governo Draghi, che ha fissato un termine ravvicinato entro il quale le imprese dovevano effettuare i versamenti. Ma è proprio con questo Governo che si è realizzato il delitto perfetto nei confronti di migliaia di imprese che operano in questo settore. Nella maggior parte dei casi si tratta di piccole e medie imprese, e in queste settimane le abbiamo incontrate. Io stessa ho parlato con molte di loro, alcune delle quali sono a conduzione familiare e diverse sono quelle con una tradizione e un know-how sviluppato nel corso di diversi decenni.

La breve proroga prevista con il decreto Milleproroghe, infatti, è stata soltanto una presa in giro, perché tutte queste imprese, allo scadere del termine ormai imminente del 30 giugno prossimo, si troveranno a dover fronteggiare un onere economico insostenibile e ingiusto, in quanto retroattivo. Pertanto, saranno costrette a portare i libri contabili in tribunale già dal 1° luglio. Negli scorsi mesi molte di loro si sono trovate costrette a ricorrere alle vie legali, sostenendo - aggiungo io, giustamente - l'illegittimità sostanziale del sistema posto a fondamento del payback sanitario. I dispositivi medici sono soggetti a una gara a evidenza pubblica, con un tetto di spesa stabilito dalla committenza, cioè dalle aziende sanitarie. Arrivati a questo punto, mi chiedo e vi chiedo: com'è possibile che, a seguito di apposite determine basate su capitoli di spesa predeterminati, possa determinarsi uno sforamento dei tetti di bilancio? Ritenete corretto che tutto questo debba ricadere su operatori economici privati? Se davvero si è verificata la responsabilità amministrativo-contabile propria di ogni ente pubblico, perché a pagare non sono gli amministratori responsabili invece delle aziende private? Quesiti che da tempo poniamo e finora sono rimasti irrisolti. Eppure, questo Governo si era accorto del rischio per le casse dello Stato, conseguente ai numerosi contenziosi pendenti ed è anche intervenuto per porvi rimedio. Peccato che lo abbia fatto a modo suo, come spesso opera questa maggioranza, cioè mettendoci una toppa. Ma in questo caso la toppa è stata ancora peggiore della falla, perché con il decreto-legge n. 34 del 2023, questo Governo ha istituito un fondo da ripartire tra le regioni con l'obiettivo di erogare un contributo statale per dimezzare la somma dovuta alle imprese fornitrici. Ovviamente, questo sconto non viene concesso gratuitamente. Le imprese dovevano rinunciare alle cause pendenti. Quello che si chiede loro è di rinunciare al diritto di sapere se la norma che le affligge è legittima sul piano costituzionale. La migliore soluzione che questo Governo è riuscito a partorire, quindi, è stata un dimezzamento dell'onere a carico delle aziende private. Un onere che, anche dimezzato, resta del tutto insostenibile e mette a repentaglio l'esistenza di migliaia di imprese private. Come stimato dal centro studi di Confcommercio-Imprese per l'Italia e dallo studio Nomisma dal titolo “L'impatto del payback sulle imprese della filiera dei dispositivi medici” sono oltre 1.400 aziende e 190.000 posti di lavoro che sarebbero potenzialmente a rischio a causa della richiesta del payback sui dispositivi medici dal 1° luglio. Lo ripeto, Presidente, 1.400 aziende e 190.000 posti di lavoro. Come ho già detto, nella maggior parte dei casi si tratta di piccole e medie imprese, alcune delle quali sono a conduzione familiare, altre hanno una tradizione e un know-how sviluppato in diversi decenni, che rischia di andare disperso. Famiglie e imprenditori che seguono i chirurghi. Infatti, non sono solo fornitori di dispositivi, ma sono a disposizione dei professionisti sanitari.

Ancora più gravi sono le tempistiche con cui si arriva a questo prelievo forzoso, in un momento in cui molte di queste aziende non hanno ancora superato le difficoltà dovute alla pandemia e all'aumento dei costi legati alla produzione. Ovviamente, come era ampiamente prevedibile, la norma non ha riscosso l'effetto sperato e molte imprese non accettano di rinunciare al contenzioso pendente, a maggior ragione dopo che il TAR del Lazio pochi giorni fa ha dato loro ragione in sede cautelare, sospendendo i provvedimenti amministrativi con cui si intimavano i pagamenti.

Ma vi dico di più: al momento ci sono ben 2.000 ricorsi in tutta Italia. Forse è questo il motivo del deposito dell'emendamento proprio ieri da parte del relatore del decreto Enti Locali che rinvia di un mese tale scadenza, ma ovviamente non è risolutivo. La norma di questo Governo, quindi, si è rivelata non solo inutile sul piano legislativo, ma persino assurda sul piano tecnico e della ratio. Forse, non è ancora chiaro al Governo che la tutela giurisdizionale rappresenta per queste aziende l'unico modo per salvarsi, dopo essersi viste voltare le spalle dal Governo.

Questo perché, nonostante lo sconto, il pagamento della somma resta insostenibile finanziariamente per tutte loro.

Colleghi, in questi giorni mi sono sforzata molto, ma mi risulta davvero difficile credere che il Governo non ci abbia pensato. Ma, oltre alla propaganda elettorale e ad aiutare chi vi aggrada, potete occuparvi del Paese reale? Da una prima revisione dei conti da parte delle aziende, le ASL hanno inserito beni e servizi che non rientrano nella categoria dei dispositivi medici, gonfiando così il totale a carico delle imprese e dello Stato.

Vi elenco alcuni esempi, Presidente: cibo per gatti, riparazione di autoveicoli e di condizionatori. Pertanto, sarebbe un'appropriazione indebita ai danni delle aziende e dello stesso Stato, configurando un danno erariale. Ecco perché insistiamo nel chiedere la sospensione e il riconteggio, per non applicare in modo illecito una norma già iniqua che sta ottenendo le prime sospensioni al TAR. Se la norma sul payback non verrà eliminata, avrete sulla coscienza il fallimento di tutte queste aziende e la disoccupazione di chi vi lavora, senza avere comunque raggiunto il ripiano delle spese sanitarie, senza considerare le conseguenze devastanti per le strutture sanitarie pubbliche e per tutti noi, potenziali pazienti.

Sì, perché molte di queste imprese non stanno partecipando ai bandi di gara regionali per i dispositivi medici, pertanto già oggi abbiamo un problema sanitario aggravato. Le difficoltà di approvvigionamenti più essenziali dei dispositivi medici costringerebbero i presidi sanitari pubblici a ricorrere alle multinazionali, con conseguente aumento dei prezzi e un regime sostanzialmente di oligopolio. A questo si aggiungerebbe la perdita tributaria derivante dai mancati introiti, con una crescente disoccupazione.

Nell'ipotesi di oggi, quella migliore, avrete creato l'ennesimo ingente danno economico al Paese. Se lo Stato soccomberà in giudizio e sarà dichiarata illegittima la norma, infatti, non solo dovrete farvi carico delle spese sanitarie scoperte, ma anche rifondere queste aziende per i danni economici arrecati e per le spese legali sostenute. Oggi, con questa interpellanza, rinnoviamo il nostro appello al Governo, chiedendo l'immediata sospensione del payback sanitario che, così come congegnato, risulta del tutto controproducente per le finanze pubbliche, anche alla luce del fatto che serve fare un riconteggio in quanto alcune regioni non riescono neppure a certificare le somme da pagare.

Da un calcolo fatto con l'inserimento di una franchigia di circa 4 milioni, costerebbe allo Stato 87 milioni. Come già fatto nel settore farmaceutico, si può salvaguardare il tessuto imprenditoriale italiano e chiudere, allo stesso tempo, il 90 per cento del contenzioso. In alternativa, si può prevedere un meccanismo di esonero dal pagamento per le micro e piccole imprese. Serve un tavolo tecnico per valutare correttamente e ricalibrare l'impegno economico delle aziende fornitrici, ma di tutte le imprese, anche quelle indipendenti, non solo delle multinazionali straniere, per poter discutere della gestione e dell'inserimento delle tecnologie in Italia. Siete ancora in tempo, fermatevi!

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze, Federico Freni, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Il Governo coglie volentieri l'occasione di questa interpellanza urgente per dare concrete risposte agli interpellanti e per testimoniare, ancora una volta, come ha detto l'interpellante, il proprio concreto interesse per il Paese reale, fugando però anche taluni dubbi che, forse, possono residuare all'esito dell'esposizione dell'interpellante, posto che - cito testualmente - il delitto perfetto nei confronti delle imprese, che si sarebbe concretizzato per effetto dell'azione di questo Governo, di fatto, è un delitto perfetto, ammesso che sia tale, riconducibile a una norma non emanata da questo Governo, ma all'applicazione di questa norma, fatta da altro Governo, di cui l'onorevole interpellante, o meglio il gruppo parlamentare di cui fa parte l'onorevole interpellante, era parte.

Questo è il primo Governo che ha stanziato concretamente oltre un miliardo di euro - anzi, quasi un miliardo e 200 milioni di euro - per contribuire in modo concreto, proprio perché ha interesse nei confronti del Paese reale, alla soluzione del problema del payback sanitario che, come correttamente l'onorevole interpellante ha riportato, risale al decreto-legge n. 78 del 2015. Questo Governo, come detto, è il primo che, con il decreto n. 34 del 2023, ha potuto stanziare, ripeto, quasi un miliardo e 200 milioni di euro per contribuire al contenimento dello sforzo economico chiesto alle amministrazioni regionali e conseguentemente per alleggerire gli oneri su tutte le imprese coinvolte nel payback sanitario.

L'obiettivo non è quello di evitare il contenzioso. L'obiettivo non è quello di comprimere la risposta giurisdizionale delle imprese e, quindi, non è quello, implicitamente, di limitare le prerogative previste comunque dall'articolo 24 della Costituzione. L'obiettivo è quello di garantire a tutte le imprese che operano in questo settore l'ossigeno di cui hanno bisogno, bilanciando, tuttavia, questa necessità con la salvaguardia dei bilanci regionali, il cui disavanzo sarebbe comunque a carico dello Stato.

In quest'ottica, lo scorso 14 giugno - l'altro ieri - si è svolto al Ministero dell'Economia, alla presenza degli esponenti del Ministero della Salute e alla presenza dei rappresentanti di ABI e SACE, un tavolo all'esito del quale e in esito al quale, come correttamente anche l'onorevole interpellante ha segnalato, i relatori del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 51 del 2023 hanno depositato una proposta emendativa di carattere programmatico. Come correttamente detto, nelle more della definizione di una nuova disciplina per la gestione della spesa per i dispositivi medici - quindi, il Governo si impegna a elaborare una nuova disciplina per la gestione dei payback dei dispositivi medici - e nelle more dell'adozione di tale disciplina, che coinvolge, ovviamente, ambiti anche contabili di competenza regionale e che, quindi, dovrà essere emanata di concerto con tutte le regioni interessate, detta proposta emendativa prevede un tavolo di concertazione e la possibilità di modificare la disciplina vigente, di concerto con l'Agenas (Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali) e d'intesa con la Conferenza-Stato regioni, le singole regioni e i Ministeri interessati, proprio nell'ottica di garantire alle imprese quell'ossigeno di cui hanno bisogno. Sempre nella stessa ottica, la proposta emendativa presentata, che verrà posta in votazione nella giornata di lunedì nelle Commissioni congiunte I e V, prevede la proroga dal 30 giugno al 31 luglio del termine per effettuare il versamento alle regioni da parte delle aziende fornitrici. Ribadisco, da ultimo, che il Governo, anche - direi soprattutto - coinvolgendo le amministrazioni regionali, prime beneficiarie dell'importo versato dalle imprese produttrici di questo settore, intende proseguire con fermezza nel processo di revisione della disciplina del payback sanitario. Ribadisco che si tratta di un processo di revisione di una normativa che questo Governo ha ereditato, di un processo di revisione di una normativa che questo Governo non condivide e di un processo di revisione di una normativa estremamente onerosa per le casse dello Stato e per cui, per la prima volta, questo Governo ha stanziato somme a supporto.

PRESIDENTE. L'onorevole Andrea Quartini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza di cui è cofirmatario.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Non so da che parte cominciare per dire che non sono assolutamente soddisfatto di questa risposta. Non possiamo essere soddisfatti di questa risposta. Stiamo parlando di almeno 190.000 famiglie che rischiano di trovarsi, da un giorno all'altro, senza reddito. Si sta parlando di almeno 1.400 imprese che rischiano di portare i propri libri contabili in tribunale, invece che il 1° luglio, il 1° agosto. Che tipo di risposta è questa? È una risposta incredibile, è una risposta che lascia estremamente perplessi perché, comunque, si sta facendo un'operazione con la quale si rimanda di mese in mese per 200.000 famiglie la sentenza, la sentenza di lastrico, la sentenza di povertà. Io credo che avremmo dovuto già risolvere queste situazioni. È davvero imbarazzante il balletto che c'è stato per il decreto Bollette, a cui abbiamo presentato emendamenti e alternative agli emendamenti che avrebbero risolto il problema, e il Governo e la maggioranza si sono trovati in difficoltà. La maggioranza, a parole, diceva che era d'accordo con noi ma ha respinto tutti gli emendamenti. Il minimo sindacale che noi chiedevamo era salvare almeno le micro e le piccole imprese. Almeno questo! Ci è stato detto che era illegittimo. Già esiste questa possibilità, non è vero che è illegittima e incostituzionale, perché questa misura è già prevista per il payback farmaceutico, con una franchigia fino a 3 milioni.

Adottando anche semplicemente quella franchigia, avremmo salvato la maggior parte - almeno il 70 per cento - delle micro e piccole imprese, senza difficoltà. Non c'è stato il coraggio da parte del Governo di affrontare il tema, eppure le piccole imprese sono il pane grazie al quale la maggioranza stessa ha raccolto consensi. Il Governo le sta tradendo, non considerando la possibilità di arrivare almeno a sospendere fino al 31 dicembre questi pagamenti per darsi il tempo di risolvere il problema, anche attuando le franchigie necessarie. Io mi aspettavo una risposta di questo tipo da parte del Governo, Presidente, non m'aspettavo questo prendere tempo, dare la colpa a Draghi e dare la colpa a Renzi, i quali, certamente, hanno responsabilità su questo; non c'è dubbio. Però, l'avevano sospeso, comunque, visto che si erano accorti della follia istituzionale del provvedimento. Almeno lo avevano sospeso, questo Governo invece è andato avanti. Mi viene detto che ci sono risposte concrete, ma io non vedo queste risposte concrete, non riesco a concepirle nemmeno, per come si sta dilungando la questione.

Non solo. Rispetto alla affermazione che si tratta semplicemente dell'applicazione di una norma fatta da altri - che in fondo è vero - io rispondo al Governo che c'erano anche altre manovre e norme fatte da altri. Per esempio, c'era il reddito di cittadinanza, e l'avete voluto distruggere. C'era il superbonus, e non avete voluto risolvere il problema. Erano norme fatte da altri. Perché non le avete mantenute, come avete fatto con questa? Avete mantenuto questa, invece, perché ve la prendete sempre con la parte debole del sistema, non con la parte forte. La parte forte sono le multinazionali, che non potrebbero usufruire di eventuali franchigie. Noi abbiamo sottolineato questi aspetti e su essi abbiamo presentato emendamenti al decreto Bollette, tutti rifiutati. Non c'è stata alcuna formula reale, se non a chiacchiere, se non a parole, se non a imbarazzo visibile anche nei relatori del decreto Bollette - perché erano d'accordo con noi - rispetto al fatto che questo è un Governo, di fatto, tecnico, è un Governo di tagli lineari fatto da burocrati. Questo Governo è più draghiano del Governo Draghi, è più montiano del Governo Monti, non ha il coraggio di assumersi responsabilità politiche, è un Governo tecnico nei fatti, al di là di alcune questioni culturali e ideologiche pericolose, ma quello è un altro discorso. Di questo si tratta. Comanda il MES sulla sanità, comanda la Ragioneria sul MES, non il Ministro! Questi sono dati di fatto, questo è il grande problema per cui gli italiani sono in difficoltà e per cui le piccole e medie imprese sono in difficoltà, Presidente. È una situazione non più sostenibile.

Stesso discorso sul fatto che il Governo ha messo a disposizione nel decreto Bollette 1.085 milioni. Il Governo ha messo a disposizione 1.085 milioni, secondo noi, per evitare il contenzioso, perché, per poterne usufruire, si deve ritirare l'eventuale azione legale o non aver fatto un'azione legale. Quindi, è anche quasi una minaccia, per certi versi, questa disponibilità. Questi 1.085 milioni fanno parti uguali fra disuguali, perché mettono sullo stesso piano le multinazionali con le piccole e micro imprese. È un decreto ingiusto, in assenza di una franchigia. Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di una maggioranza e di un Governo che se la stanno prendendo, per ragioni di bilancio, di nuovo, per l'ennesima volta, con i più deboli.

E io, oggi, voglio rimetterli alla prova: all'emendamento abbiamo già presentato quattro subemendamenti su franchigia, protezione delle micro e piccole imprese, sospensione almeno fino al 31 dicembre, perché così si lasciano sopravvivere 190.000 famiglie e non si mette a repentaglio lo stesso Servizio sanitario nazionale. Se queste imprese falliscono, si mette a rischio anche la possibilità di rifornire di dispositivi medici le ASL, le chirurgie, le ginecologie, le sale parto! Si corre il rischio di mettere in ginocchio, per l'ennesima volta, l'intero Servizio sanitario nazionale pubblico! Come faccio a trovare le parole per dichiararmi insoddisfatto, Presidente? Non riesco nemmeno a trovare le parole per dire che siamo insoddisfatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Chiarimenti in ordine alla prospettata revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza ed iniziative di competenza volte a rafforzare i controlli per una corretta gestione in itinere del Piano - n. 2-00172)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Scerra ed altri n. 2-00172 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Scerra se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie, Presidente. Gentile Sottosegretario, sono qui perché è nostro dovere fare massima chiarezza su quello che il nostro Paese sta facendo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. I ritardi, le ambiguità, la confusione che avvolgono le iniziative dell'Esecutivo italiano sul PNRR sono motivo di grandissima preoccupazione per tutti noi, per il MoVimento 5 Stelle, ma direi per tutto il Paese, per le opposizioni, per le future generazioni, per il Mezzogiorno, per la credibilità di tutta la Nazione, come amate chiamarla.

Spendere bene i 200 miliardi di euro del PNRR è una priorità assoluta: per questo, sono qui a chiedervi conto di una serie di aspetti che esigono risposte chiare e circostanziate.

Una prima domanda: avete formalmente intenzione - perché ancora non si è capito se, formalmente, c'è l'intenzione - di chiedere una revisione del Piano? E quali sono le circostanze oggettive per cui avete intenzione di farlo? Perché queste non sono state spiegate, non sono sufficienti le risposte generiche, né è accettabile ricevere in questa sede solenne dati incompleti, Sottosegretario.

Vi chiediamo, altresì, quali sono gli scostamenti da target e i milestone che prevedete e se avete intenzione, come è stato paventato dal Ministro, di presentare un nuovo Piano entro il 31 agosto.

Vogliamo trasparenza su quello che è stato fatto ad oggi, ma, soprattutto, vogliamo chiarezza su quello che verrà fatto nelle prossime settimane, perché, Sottosegretario, non possiamo ignorare che i ritardi iniziano ad essere particolarmente allarmanti. La terza rata è scaduta il 31 dicembre, salvo, poi, essere prorogata a marzo. Sono passati già 3 mesi dalla data di proroga e adesso rischiamo, addirittura, di perdere i miliardi della quarta e della quinta rata (stiamo parlando di 50 miliardi di euro).

Per questo siamo preoccupati e, come MoVimento 5 Stelle e come Paese, esigiamo chiarezza. Grazie per la sua risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Federico Freni, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Grazie agli onorevoli interpellanti. Il Governo coglie volentieri quest'occasione per dare, ancora una volta, al Parlamento - e non saranno mai troppe, ovviamente, le volte - tutti i chiarimenti necessari rispetto a un tema, quello del PNRR, che è e, ribadiamo, resta di cruciale interesse per il Paese e che è al centro dell'azione di questo Governo.

Com'è noto, quando il Governo si è insediato il 23 ottobre dello scorso anno, risultavano conseguiti 22 obiettivi sui 55 che il Piano prevedeva per il secondo semestre del 2022.

Quando, il 30 dicembre 2022 - quindi, a distanza di poco più di 2 mesi dall'insediamento -, il Governo ha comunicato a Bruxelles il raggiungimento dei target, ha comunicato il raggiungimento complessivo di 55 obiettivi e ha inviato alla Commissione europea, il 30 dicembre 2022, la richiesta di pagamento dei 19 miliardi, che corrispondevano alla seconda rata del secondo semestre 2022.

In quest'ottica e in piena osservanza delle disposizioni che regolano il funzionamento del PNRR, la Commissione europea ha avviato un'interlocuzione e un'attività di verifica e controllo caratterizzata da un dialogo costante con il Governo.

L'Italia, a differenza di molti altri Paesi, ha presentato regolarmente e tempestivamente tutte le richieste di pagamento entro i termini previsti dal regolamento europeo, nonostante il PNRR italiano presenti un numero di scadenze - 527, complessivamente - di gran lunga superiore a quello degli altri Paesi.

Quanto alla tempistica di corresponsione della terza rata, questa, come previsto dal regolamento del PNRR, è condizionata all'attività di verifica e controllo da parte della Commissione, che riguarda non soltanto gli obiettivi conseguiti da questo Governo in poco più di due mesi, aggiungo - perché stiamo parlando, comunque, di una terza rata che ha ad oggetto solo il secondo semestre 2022, e questo Governo si è insediato il 23 ottobre 2022 -, ma anche quelli che già risultavano realizzati alla data dell'insediamento di questo Governo, 23, come detto.

Quanto, poi, alla specifica questione relativa alla tempistica di presentazione della proposta di aggiornamento del Piano, è bene ricordare e ribadire che, a far data dai primi mesi del 2022, come tutti sappiamo, talune circostanze, tutte di natura esogena, esterna alla volontà di questo Governo, afferenti al ciclo economico, macroeconomico, che è cambiato, hanno creato notevoli difficoltà nell'avanzamento di taluni obiettivi del Piano.

Consapevole della circostanza che il PNRR è stato approvato nel luglio 2021 e, quindi, in un contesto economico decisamente diverso da quello attuale, il Governo ha avviato, sin dallo scorso mese di novembre, pochi giorni dopo il proprio insediamento, una verifica approfondita con tutte le amministrazioni attuatrici - che non sono soltanto i Ministeri, sono anche le amministrazioni locali -, tutte le amministrazioni titolari delle misure relative all'effettiva possibilità di realizzare tutti gli investimenti previsti dal PNRR.

In esito a questa istruttoria, le misure che saranno oggetto di riprogrammazione o revisione sono quelle che hanno registrato un ritardo nella fase di avvio o un rilevante incremento di costi a causa dell'inflazione, per mancanza di materie prime, ovvero - come la crisi della supply chain - in esito a circostanze imprevedibili e non quantificabili.

Tutte le proposte di riprogrammazione, come previsto dalla comunicazione della Commissione europea 2023/C 80/01, saranno oggetto di una preventiva interlocuzione e condivisione con la Commissione europea, nell'ottica di verificare, preliminarmente nell'assolvimento delle previsioni comunitarie che disciplinano il PNRR, la sussistenza dei presupposti previsti dall'articolo 21 del regolamento n. 241 del 2021 che regola il PNRR, di concordare con la Commissione i tempi di presentazione della proposta di modifica del Piano, nel rispetto dei tempi stabiliti - che, ricordo, scadono il 31 agosto 2023 - e, soprattutto, di ridurre il più possibile i tempi di valutazione da parte della Commissione della proposta italiana.

Infatti, siamo tutti consapevoli che una migliore interlocuzione in fase di strutturazione del piano di revisione garantisce una più rapida approvazione del Piano da parte della Commissione europea.

Quanto, poi, al quesito specifico relativo alla modifica della governance da parte di questo Governo, introdotta dal decreto-legge n. 13 del 2023, è bene ribadire, ancora una volta, che la modifica della governance per le ragioni appena spiegate non ha portato alcun rallentamento o interruzione nella fase di esecuzione del Piano e tanto meno ha avuto un'incidenza rispetto alla terza rata, posto che la modifica della governance è intervenuta in un momento successivo all'invio alla Commissione dei target della terza rata. Quindi, non esiste alcun collegamento tra il pagamento della terza rata e la modifica della governance, posto che l'una, non solo, è indipendente dall'altra, ma è anche successiva rispetto all'altra.

Peraltro, tanto le disposizioni che hanno espressamente previsto la costituzione di una struttura di missione per il PNRR presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (parliamo del DPCM 26 aprile del 2023) quanto quelle che hanno consentito alle amministrazioni titolari delle misure di poter procedere alla riorganizzazione delle unità di missione non solo contengono specifiche disposizioni tutte finalizzate ad escludere qualsiasi soluzione di continuità operativa, ma hanno anche previsto un rafforzamento di tutte le strutture esistenti.

Quanto, da ultimo, alla vicenda che ha interessato la Corte dei conti, è bene ricordare che il controllo concomitante della Corte dei conti, che è stato previsto dall'articolo 11, comma 2, della legge n. 15 del 2009, è strumento rimasto inattuato per oltre un decennio, fino a quando, con l'articolo 22 del decreto-legge n. 76 del 2020 non ne è stata data attuazione. Quindi, è bene fugare, anzitutto, l'equivoco che spesso può ingenerarsi per cui il controllo concomitante sia disciplina nata per garantire la correttezza del monitoraggio del PNRR. Il controllo concomitante della Corte dei conti nasce in tempi diversi, nasce con finalità diverse.

La disciplina, di cui il Governo ha dato notizia nel decreto-legge n. 44 del 2023, quindi, lungi dal limitare le competenze della Corte dei conti - ed anzi tra breve chiarirò perché - si è limitata, da un lato, a razionalizzare e a coordinare la disciplina delle due norme appena citate, chiarendo che le previsioni dell'articolo 22 del decreto-legge n. 76 del 2020, che istituiscono il controllo concomitante, non trovano applicazione nei confronti del PNRR e del PNC e, dall'altro, hanno però lasciato - e questo è bene rimarcarlo - completamente inalterate tutte le previsioni previste dal decreto-legge n. 77 del 2021 e, soprattutto, quelle dell'articolo 7, comma 7, che sono quelle che disciplinano i controlli della Corte dei conti con riferimento al PNRR.

Non vi è, quindi, alcun vulnus normativo; si è soltanto proceduto a un coordinamento, tant'è vero - e questo a garanzia dei controlli sul PNRR - che non è stata minimamente intaccata la previsione dell'ultima parte dell'articolo 7, comma 7, del decreto-legge n. 77 del 2021, istitutivo del PNRR, che prevede, leggo testualmente, che la Corte dei conti riferisca, almeno semestralmente, al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR, in deroga a ogni previsione normativa.

I controlli della Corte dei conti sono quindi rimasti completamente inalterati.

Il Governo ribadisce, quindi, non soltanto la centralità del PNRR nell'ambito del programma di Governo, ma tutto il proprio impegno per garantire il pieno, totale e continuo assolvimento degli obiettivi PNRR nell'ottica di garantire il futuro del Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Filippo Scerra ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie, Presidente. No, non mi dichiaro soddisfatto; mi dispiace, Sottosegretario, ma non siamo soddisfatti, perché c'è qualcosa che non funziona con le date: oggi, è il 16 giugno, mancano 45 giorni a quella data fatidica che è la scadenza che ha indicato l'Unione europea. Ora, lei diceva che la data, entro la quale arriverete alla revisione del Piano, è il 31 agosto. Bene, però lei ha detto anche che ci sarà una fase di interlocuzione con la Commissione. Allora, noi intanto ci chiediamo quando arriverà questo Piano revisionato in Parlamento, perché per noi è fondamentale che arrivi in Parlamento, a meno che non vogliate che il Parlamento - sede solenne - sia semplicemente il notaio della situazione e che, quindi, semplicemente visioni questa revisione del Piano.

Noi ci aspettiamo che il Parlamento sia attivo in questa fase; io mi aspetto che, entro un mese, arrivi questa revisione del Piano in Parlamento. Siamo molto preoccupati, perché ci deve essere una fase, che penso stiate eseguendo adesso, di revisione tecnica di tutti i vari progetti del Piano; poi, ci dovrà essere una fase, che è quella parlamentare, che avrà la sua durata; poi, ci dovrà essere un'interlocuzione con la Commissione; successivamente, dopo tale interlocuzione e dalla presentazione della revisione del Piano la Commissione avrà altri tre mesi per poter fare le sue obiezioni. Ciò significa che arriveremo alla fine del 2023, la cronologia è quella.

La nostra preoccupazione sta proprio nel fatto che, alla fine, rischiamo di perdere anche i 50 miliardi di euro del 2023. Questa è la nostra preoccupazione, Sottosegretario. Non possiamo che ribadire quanto i ritardi di questo Governo possano inficiare la realizzazione finale del Piano. Per questo siamo molto, molto preoccupati, sarebbe una sciagura se perdiamo i 50 miliardi di euro, questo è il punto.

Un altro elemento importante è relativo a quanto lei diceva, ossia che le circostanze oggettive hanno portato a questa necessità di revisione del Piano. Ribadisco, per quanto riguarda le circostanze oggettive, che ammetto che ci possano essere circostanze oggettive derivanti da un incremento dei costi dei materiali, come da una scarsezza dei materiali, ma poi tutte le altre circostanze non sono oggettive, non sono circostanze non prevedibili a priori; anzi, c'è tutta una serie di problematiche strutturali per il nostro Paese, che devono essere risolte proprio dalla realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e queste non possono essere giustificazioni vostre per la revisione del Piano. È questo che non accettiamo: la vostra definizione di “circostanze oggettive” che per noi devono essere limitate solamente all'aumento dei prezzi e alla scarsezza dei materiali, cosa che voi non state facendo.

Per il Parlamento, dunque, è fondamentale conoscere il dettaglio delle revisioni in termini di interventi specifici, di titolarità delle risorse e di tempistiche. Non vogliamo slogan, Sottosegretario, ed è nostro compito tenere il fiato sul collo a questo Governo, perché qui è in ballo il futuro del Paese.

Capisco che sia complicato dirvi che da parte vostra non vogliamo slogan, dato che è da otto mesi che andate avanti a slogan; significa chiedervi di modificare profondamente il vostro modo di pensare, di agire e di lavorare; significa chiedervi di evitare di continuare a essere superficiali e di continuare a non analizzare la complessità delle cose. E siccome la complessità del Piano nazionale di ripresa e resilienza è elevatissima, noi ci siamo messi a disposizione, come MoVimento 5 Stelle, ma direi come Parlamento, per aiutarvi, perché vi vediamo in grandissima difficoltà, perché - lo ripeto - è in gioco il futuro del Paese; è di questo che stiamo parlando.

I ritardi di cui siete responsabili, purtroppo, riguardano non solo il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma anche i Fondi strutturali europei, programmazione 2014-2020. Siamo a sei mesi dalla scadenza e gli ultimi dati ci dicono che abbiamo speso, rispetto ai dati programmati, il 53,99 per cento. Ciò significa che siamo a metà strada e mancano solamente sei mesi. Siamo propensi, purtroppo, a pensare che, alla fine dell'anno, non arriveremo a spendere il 100 per cento delle risorse; arriveremo a spendere molto meno del 100 per cento e questa è una sciagura per il Paese, perché stiamo parlando di miliardi e miliardi persi.

Andiamo alla programmazione 2021-2027: anche in questo caso siamo in forte ritardo. Si doveva partire due anni fa; i comitati di sorveglianza, che sono quegli organi che ci fanno capire quando si inizia a spendere veramente, sono praticamente partiti qualche mese fa. Ciò significa che abbiamo già due anni di ritardo sulla programmazione 2021-2027, il che è gravissimo, Sottosegretario. Su tutti gli aspetti siamo in ritardo.

Il mancato utilizzo nei tempi dei fondi di Bruxelles ci dà l'idea del complessivo fallimento della politica di coesione portata avanti da questo Governo. E chi paga? Pagano soprattutto il Mezzogiorno e le regioni più arretrate di questo Paese, che sono destinate, se continuate così, a diventare l'area più arretrata di tutta Europa. Questo è il danno che state facendo.

A proposito di Sud, c'è il nodo del 40 per cento. Come MoVimento 5 Stelle, nella scorsa legislatura ci siamo battuti tantissimo per mettere quel paletto del 50 per cento minimo di risorse destinate al Meridione, perché per noi il Piano nazionale di ripresa e resilienza dev'essere uno strumento per azzerare i divari territoriali, oltre che i divari sociali. Allora, cosa sta succedendo? Che si parla della possibilità di ridurre gli interventi per gli asili, per l'edilizia scolastica e per le mense. È ovvio che se si riducono le voci sugli asili, sull'edilizia scolastica e sulle mense è il Sud quello che pagherà di più, perché è il Sud che ha maggior bisogno di questi servizi.

Allora, stiamo dicendo che probabilmente, da quello che sembra, voi darete un altro schiaffo al Sud e, fra l'altro, una cosa del genere non è difficile da comprendere, perché voi siete quel Governo che vuole portare avanti quel progetto scellerato di autonomia differenziata, che ha il solo obiettivo di tenere sempre più arretrate le regioni del Sud, non comprendendo che, se noi colpiamo le regioni del Sud, colpiremo tutto il sistema Paese. Il MoVimento 5 Stelle non ve lo permetterà mai, Sottosegretario.

Andiamo alla governance. Lei dice che i tempi sono regolari, che tutto è tempestivo e perfetto. Lei ha detto che il cambiamento della governance in corso - che significa 4 o 5 mesi di inattività, perché non avete fatto nulla in quei 4 o 5 mesi -, non comporterà ritardi. Intanto, i ritardi ci sono. Perché, allora, avete chiesto la proroga della rata del 2023, ossia la prima rata? Lei sta dicendo che le prossime rate, la quarta e la quinta, saranno tutte erogate in tempo. Quindi, saremo in linea con quelli che erano gli obiettivi iniziali? Io penso proprio di no e questo mi pare evidente, Sottosegretario. Quindi, anche il cambiamento della governance in corso, che è servito per risolvere le beghe fra MEF e Presidenza del Consiglio, sarà un motivo di ritardo ulteriore. Questa è la realtà.

Poi, avete introdotto un metodo innovativo - il metodo di questo Governo è veramente innovativo -, perché quando c'è un organo che vi fa notare la vostra incapacità e la vostra inefficienza, voi che fate? Lo eliminate. Avete eliminato il controllo della Corte dei conti. Lei dice che rimane tutto uguale. In realtà, non rimane tutto uguale. Infatti, il controllo della Corte dei conti ha fatto notare la vostra inadeguatezza. Allora, qual è stata la lesa maestà della Corte dei conti? La lesa maestà è data dal fatto che ha semplicemente scritto qualcosa che è oggettivo, ossia che è stato speso 1 miliardo e 100 milioni rispetto ai 32 miliardi previsti per il 2023. Ossia, a chiare lettere, vi ha detto che non siete capaci di realizzare e di mettere a terra il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Allora, voi che avete fatto? Avete tolto alla base il problema, eliminando il controllo concomitante della Corte dei conti. Però, passo dopo passo, la Corte dei conti avrebbe dato feedback e input che avrebbero aiutato voi a cercare di realizzare meglio questo Piano. È questo ciò che non capite. Non la dovete vedere come una colpevolizzazione, perché questo è ciò che siete, ossia siete incapaci di realizzare il Piano. Però, quantomeno il Parlamento e la Corte dei conti vi avrebbero aiutato ad andare sulla retta via, cosa che non volete. Alla fine, fra 3 o 4 anni, i cittadini constateranno che non avrete raggiunto tutti gli obiettivi, perché è questo ciò che succederà. Però, purtroppo, pagheranno gli italiani, questo è il punto. Quindi, sul controllo concomitante è stato fatto un errore enorme.

Poi, l'ultimo punto e vado a concludere. Un tema importante, che per noi è fondamentale, è quello che riguarda le armi. Avete votato, in Europa, un Piano che prevede la possibilità di usare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza anche per fabbricare munizioni. Insomma, avete aperto alla possibilità di barattare infrastrutture, scuole e presidi sanitari con le armi. Questa, per noi, è una scelta raccapricciante, Sottosegretario. Avete scelto di posizionarvi così in Europa e avete scelto di non essere protagonisti di un percorso di pace, cosa che il MoVimento 5 Stelle chiede da mesi. È questo quello che dovete fare. Lei non è stato chiaro, né siete mai chiari su questo punto, ossia su cosa vuole fare il Governo, in Italia. Per noi un euro del PNRR non deve mai andare alle armi e alle munizioni: deve andare agli asili, alle infrastrutture e ai progetti di sviluppo per il Paese, ma mai alle armi. Questo sarebbe un errore enorme e ancora il Governo non è stato chiaro su tale punto. Mi auguro che lo sarete in futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea e organizzazione dei tempi di esame di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettere in data 15 giugno:

- il presidente della Commissione giustizia, anche a nome del presidente della Commissione affari sociali, ha rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno convenuto gli uffici di presidenza delle Commissioni medesime - di rinviare ad altra seduta l'inizio dell'esame in Assemblea del testo unificato delle proposte di legge nn. 536-891-910, recante disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo, la cui discussione generale è prevista dal vigente calendario dei lavori dell'Assemblea nella seduta di lunedì 19 giugno, al fine di consentirne la conclusione dell'esame in sede referente entro la fine del mese di giugno;

- il presidente della Commissione lavoro ha rappresentato l'esigenza - in considerazione dello stato dell'iter di esame del provvedimento e della quale ha preso atto l'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi della Commissione medesima - di rinviare ad altro calendario l'inizio della discussione in Assemblea della proposta di legge n. 141 in materia di salario minimo legale, la cui discussione generale è prevista dal vigente calendario dei lavori dell'Assemblea nella seduta di venerdì 23 giugno.

A seguito delle intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tali provvedimenti non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della settimana.

Avverto altresì che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale della proposta di legge n. 887-A ed abbinate, recante modifica dell'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità, commesso all'estero da cittadino italiano (Vedi l'allegato A).

Avverto infine che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, all'ordine del giorno della seduta di martedì 20 giugno, il seguito dell'esame delle mozioni concernenti iniziative in materia di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza sarà anticipato, quale primo argomento a partire dalle ore 14, e sarà quindi collocato prima della votazione per l'elezione di due segretari di Presidenza.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 19 giugno 2023 - Ore 14:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

VARCHI ed altri: Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano. (C. 887-A​)

e delle abbinate proposte di legge: CANDIANI ed altri; LUPI ed altri.

(C. 342​-1026​)

Relatori: VARCHI, per la maggioranza; MAGI di minoranza.

La seduta termina alle 10,25.