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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 104 di mercoledì 17 maggio 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNARITA PATRIARCA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 69, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali (A.C. 1060-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1060-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali.

Ricordo che nella seduta del 12 aprile sono state respinte le questioni pregiudiziali Fenu ed altri n. 1, Zanella ed altri n. 2 e Merola ed altri n. 3.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1060-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni riunite VI (Finanze) e XII (Affari sociali) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione finanze, onorevole Guerino Testa.

GUERINO TESTA , Relatore per la VI Commissione. Grazie, Presidente. Buongiorno a lei, un saluto al rappresentante del Governo e ai colleghi onorevoli. Oggi approda in Aula un decreto-legge molto importante e molto complesso, che è stato oggetto di discussione nella VI Commissione (Finanze) e nella XII Commissione (Salute). Ringrazio la mia collega, la correlatrice, onorevole Patriarca, e i due presidenti di Commissione, il presidente Osnato per la Commissione finanze e il presidente Cappellacci, in qualità di presidente della Commissione affari sociali.

Il decreto, su cui oggi comincia la discussione generale, ha ben tre distinte finalità. La prima è l'introduzione di misure a sostegno delle imprese e delle famiglie per quanto concerne l'acquisto del gas e dell'energia elettrica.

La seconda riguarda tutte le misure necessarie per fare fronte alla carenza di personale medico presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del Servizio sanitario nazionale e anche per dare una prima risposta concreta al payback dei dispositivi medici.

La terza riguarda la materia fiscale, ossia l'introduzione di disposizioni utili per fare fronte alle carenze e consentire agli uffici competenti di gestire tutte le pratiche derivanti dalle norme in materia fiscale, che sono state introdotte con la legge di bilancio per il 2023.

Il decreto, quindi, come ho detto poc'anzi, ha queste diverse finalità, che hanno come fine comune garantire stabilità e certezza alle famiglie e alle imprese che sono state fortemente penalizzate in questo periodo, sia dagli effetti ancora non terminati della pandemia sia - oggi ancora di più - dal conflitto bellico ancora in corso in Europa.

Il decreto in questione è stato ulteriormente arricchito in sede referente, grazie agli interventi dei colleghi onorevoli, che sicuramente hanno migliorato l'impianto iniziale. Rivolgerò la mia attenzione principalmente al capo I e al capo III, i due capi del decreto-legge di competenza della Commissione finanze. Tuttavia, vorrei fare un passaggio veloce su alcuni temi, di cui poi parlerà, in maniera più approfondita, la collega Patriarca, per quanto concerne il capo II, che riguarda il comparto sanità.

In premessa, mi sono dimenticato di dire che questo decreto-legge si compone di 4 capi e ha una dotazione finanziaria di circa 4 miliardi di euro.

L'articolo 1 è finalizzato principalmente a rafforzare il cosiddetto bonus sociale elettrico e gas e prevede, per il secondo trimestre 2023, che tutte le agevolazioni relative alle tariffe per la fornitura di energia elettrica e di gas riconosciute ai clienti domestici che si trovino in una condizione economica svantaggiata o in gravi condizioni di salute e la compensazione per la fornitura del gas siano rideterminate da ARERA, per circa 400 milioni di euro.

L'articolo 2, anche molto importante, conferma la riduzione del 5 per cento dell'aliquota IVA per le somministrazioni di gas metano per combustione, per usi sia civili che industriali.

In aggiunta, voglio ricordare un emendamento, approvato nelle Commissioni sui comuni a rischio spopolamento dai 25.000 ai 35.000 abitanti e che si trovino in una situazione economico-finanziaria di pre-dissesto. Tali comuni hanno avuto una riduzione dei tempi per i loro piani di rientro ed è stata prevista la concessione di un contributo di 1,5 milioni di euro per l'anno in corso, a copertura dei maggiori oneri derivanti dall'incremento della spesa sia del gas che dell'energia elettrica.

Un altro articolo molto importante del capo I è l'articolo 4, che riconosce, riducendone le percentuali, anche nel secondo trimestre dell'anno in corso, alcuni crediti d'imposta già concessi nell'anno 2022, anche questo ovviamente sempre con la finalità di contrastare in maniera forte e chiara l'aumento dei costi dell'energia elettrica.

Voglio ribadire che le misure del capo I, che ho evidenziato in maniera veloce, in questo inizio di discussione generale, hanno evidenziato che il Governo ha voluto fronteggiare il problema in maniera chiara e con le risorse disponibili, che certamente non sono enormi, ma sono molto, molto importanti. Ricordiamo che ben 3 miliardi di euro sono stati finalizzati e diretti per fronteggiare l'acquisto dell'energia elettrica e del gas. Quindi, il Governo cerca di affrontare con coraggio le sfide imminenti, anche con una prospettiva futura, ribadisco, con risorse disponibili. In tal senso, voglio ricordare le risorse stanziate, all'inizio della legislatura, nell'Aiuti-quater e nel bilancio 2023, perché l'obiettivo principale del Governo è dare stabilità e respiro alle famiglie e alle imprese. Voglio mettere in evidenza un altro dato molto importante, che riguarda il settore sportivo, il mondo sportivo. In Commissione - e voglio ringraziare i colleghi Lucaselli e Congedo, che hanno presentato emendamenti accolti positivamente - sono state previste risorse aggiuntive per circa 10 milioni di euro, per fronteggiare i costi dell'energia che tutte le associazioni sportive hanno dovuto affrontare. Infatti, l'incremento delle risorse in tale comparto, per il 2023, è passato da 25 a 35 milioni di euro. Ricordo che si tratta di un contributo a fondo perduto, a favore delle associazioni e delle società sportive iscritte nel Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche, che gestiranno e che gestiscono in esclusiva gli impianti natatori e le piscine per attività sportiva di base.

L'articolo 6, sempre nel capo I, introduce, anche per il periodo di imposta al 31 dicembre 2022, una deroga alla disciplina vigente, in ordine alla determinazione del reddito imponibile delle persone fisiche, delle società semplici e degli altri soggetti (società di persone, a responsabilità limitata e società cooperative). L'articolo 7 autorizza il cumulo delle agevolazioni fiscali per interventi di risparmio energetico con le agevolazioni di natura regionale.

Un'altra declinazione, che voglio mettere in evidenza, riguarda gli impianti fotovoltaici. Anche questo è un tema di grande attualità e di grande importanza, anche in questo caso oggetto di un emendamento che consentirà, con il semplice deposito di una dichiarazione di inizio lavori asseverata - quindi senza ulteriori permessi amministrativi, cercando di eliminare le pastoie burocratiche -, l'installazione di impianti fotovoltaici, non solo a terra, ma anche sulle coperture degli immobili, a condizione che non siano visibili dall'esterno.

In materia di salute, come ho detto, lascerò ovviamente parlare la competente collega Patriarca. Vorrei, però, fare tre passaggi, molto veloci. Il primo è che questo Governo, con grande senso di responsabilità, ha dato - e ringrazio il Governo, qui presente - un segnale molto forte e molto evidente nel fronteggiare una problematica attualissima, che rischia di mettere in grave crisi la vita delle PMI che lavorano e che operano nel settore dei dispositivi medici. Mi riferisco al payback a esse relativo, una norma che ovviamente non condividiamo e che ha creato tanti problemi, tra i più grandi che il Governo Meloni ha dovuto ereditare e fronteggiare. È stato stanziato un primo miliardo e si cercherà di fare qualche riforma strutturata per dare risposte ancora più veloci, più corrette e più chiare per il periodo 2015-2018. Inoltre, voglio mettere in evidenza il grande lavoro svolto per fronteggiare lo stato di grave carenza negli organici del personale sanitario. Voglio anche fare i complimenti a coloro - vedo in Aula la collega Vietri - che hanno voluto prevedere la costituzione di presidi stabili della Polizia di Stato.

Vado velocemente a evidenziare il capo III, ossia tutto ciò che riguarda le definizioni agevolate in materia di adempimenti fiscali. In particolare, ricordo, in maniera molto veloce, gli avvisi di accertamento, gli avvisi di rettifica e di liquidazione e gli atti di recupero che non sono stati impugnati e ancora impugnabili al 1° gennaio 2023, ma che sono divenuti definitivi, per mancanza di impugnazione, nel periodo che va dal 2 gennaio al 15 febbraio 2023, con previsione di una riduzione delle sanzioni a un diciottesimo di quelle erogate, con versamento del quantum così rideterminato entro il 30 aprile 2023, ovvero 30 giorni dalla data di entrata in vigore delle norme in esame.

Inoltre, è stata disposta una conciliazione agevolata anche per le controversie pendenti al 15 febbraio 2023, con estensione di quanto disposto dalla legge di bilancio 2023 per le liti pendenti al 1° gennaio 2023.

Voglio mettere in rilievo anche un emendamento posto in essere per dare un segnale concreto di vicinanza alle comunità locali e all'economia dei territori. Infatti, si è intervenuti a sostegno degli enti territoriali, conoscendo bene le difficoltà economiche e finanziarie in cui essi versano. Grazie a un emendamento, si è infatti previsto che anche gli enti territoriali che riscuotono direttamente i propri tributi o che li affidano a soggetti privati, anziché agli agenti della riscossione, potranno avvalersi dello stralcio automatico per gli importi non pagati fino a 1.000 euro complessivi e della rottamazione, che prevede, per i mancati versamenti di maggiore entità, il pagamento degli importi dovuti, senza interessi e sanzioni. È un emendamento che è stato molto ben accolto dagli enti locali e che gli stessi aspettavano da tempo.

Prima di arrivare alla conclusione voglio ricordare anche un emendamento che ha visto la firma mia e della collega Patriarca per quanto riguarda il credito d'imposta in compensazione in favore delle startup innovative.

Il tema delle startup sarà esaminato in Commissione finanze e poi subito in Aula e sarà oggetto di un decreto molto importante e anche noi abbiamo ritenuto opportuno prevedere questo credito d'imposta che non è la panacea di tutti i mali, ma dà un segnale molto chiaro, perché, per tutte le startup innovative che si sono costituite dal 1° gennaio 2020 e che operano nei settori dell'ambiente, delle energie rinnovabili e della sanità, ossia i tre settori che vengono colpiti da questo decreto-legge, ci sarà la previsione di un credito d'imposta - per 2 milioni di euro per l'anno 2023 - che dispone un contributo massimo di 200.000 euro in misura non superiore al 20 per cento delle somme sostenute per le attività di ricerca e di sviluppo.

Vado alla conclusione, caro Presidente, dicendo che questo decreto è stato sviscerato, è stato oggetto di discussione, di emendamenti e di tantissime audizioni. Penso che sia stato fatto un lavoro serio e ringrazio tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione di entrambe le Commissioni, perché, ancora una volta, abbiamo voluto mettere l'accento e tutto il nostro interesse sulle famiglie, specialmente quelle meno abbienti e più numerose, molte delle quali hanno almeno 4 figli, e sulle imprese, energivore e non, che, in questo periodo, sono state oggetto di problemi finanziari ed economici molto pesanti dovuti al caro energia.

Si è ritenuto di tenere fede a quanto detto in campagna elettorale e, quindi, di portare poi in Aula decreti che andavano in questa direzione, non penalizzando ulteriormente famiglie e imprese, ma dando segnali molto chiari e visibili. Non mi dilungo ulteriormente e ritengo che entrambe le Commissioni abbiano svolto un lavoro molto equilibrato. Ringrazio ancora il Governo per essere stato sempre presente e per aver avallato, spesso e volentieri, gli emendamenti, quelli possibili, che tutti i colleghi onorevoli hanno ritenuto fondamentali e opportuni per migliorare questo decreto-legge.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione affari sociali, la deputata Annarita Patriarca.

ANNARITA PATRIARCA, Relatrice per la XII Commissione. Grazie Presidente. Presidente e onorevoli colleghi, mi associo ai ringraziamenti del collega relatore ai due presidenti delle Commissioni VI e XII, al Governo e ai colleghi di maggioranza ed opposizione che hanno permesso lo svolgimento di un sereno e celere dibattito in Commissione.

Il decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, che oggi portiamo all'attenzione dell'Aula, interviene con specifiche misure di evidente rilevanza su ben note criticità che hanno spesso pregiudicato - e tuttora pregiudicano - l'efficienza e l'efficacia dello strumento sanitario sul territorio. Con tale provvedimento, infatti, offriamo una prima e incisiva risoluzione ai problemi legati all'organizzazione e alla valorizzazione delle risorse umane in ambito ospedaliero con un cospicuo stanziamento di un fondo integrativo a favore delle retribuzioni degli operatori di pronto soccorso, offrendo altresì una più stringente disciplina al sistema dell'esternalizzazione dei servizi medico-ospedalieri, che, quantunque utile in determinati e limitati contesti, non può sostituire il naturale processo di selezione e assunzione di personale interno alle strutture ospedaliere attraverso le modalità previste dalla legge.

Da questo punto di vista, il decreto-legge oggi in discussione chiarisce e rimodula anche determinati aspetti riguardanti il cursus professionale degli operatori sanitari in relazione al loro rapporto con il Servizio sanitario nazionale, incentivandone e rafforzandone, per quanto possibile, il legame al fine di porre un argine alle carenze di personale nei servizi di emergenza e urgenza e per rendere meno macchinose le procedure per i reclutamenti.

E ancora: con il decreto-legge n. 34 abbiamo voluto far fronte al tema del payback per i dispositivi sanitari, ovvero al ripiano del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici. Fin dal giorno dell'insediamento, il Governo e questa maggioranza hanno sentito l'esigenza di sciogliere un'evidente dicotomia: da un lato, assicurare e difendere l'osservanza di una legge dello Stato, legge nata nel 2015 sotto il Governo Renzi che, per ben 7 anni, era rimasta sempre inapplicata fino all'ultimo scorcio della passata legislatura quando il Governo Draghi, con il decreto-legge n. 115 ed i relativi decreti ministeriali attuativi, l'ha resa operativa; e, dall'altro lato, impedire che il payback rappresentasse un danno per il sistema imprenditoriale, chiamato a partecipare pro quota, al risanamento dei tetti di spesa per i dispositivi medici nei bilanci regionali, dal 2015 al 2018 compreso. Una prova di equilibrio tra due esigenze confliggenti appunto di difficile applicazione, che ha imposto una scelta coraggiosa che si è esplicitata in una serie di misure a sostegno delle aziende, misure che ora vado a dettagliare.

All'articolo 8 si interviene a sostegno delle imprese fornitrici di dispositivi medici, in particolare istituendo un apposito fondo con una dotazione pari a 1.085 milioni di euro, da ripartire tra le regioni e le province autonome, quale contributo statale al ripiano del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici relativo agli anni compresi tra il 2015 e il 2018 incluso. Contestualmente, si dispone che le aziende fornitrici di dispositivi medici, qualora non abbiano attivato un contenzioso o rinuncino allo stesso, ovvero intendano abbandonare i ricorsi esperiti, siano tenute a versare una somma corrispondente al 48 per cento di quanto loro effettivamente dovuto entro il nuovo termine del 30 giugno 2023. Le aziende che non rinunciano al contenzioso restano invece vincolate a versare l'intero ammontare di quanto dovuto alle regioni. Le sanzioni, in caso di inadempimento, restano quelle previste dal quadro normativo previgente, sia per le imprese che aderiscono alla soluzione agevolata, di cui si è appena dato conto, sia per quelle che non vi aderiscano. In sede referente, è stata approvata una proposta emendativa volta ad esplicitare gli effetti giuridici del versamento della quota ridotta, ossia l'estensione dell'obbligazione gravante in capo alle aziende fornitrici per gli anni dal 2015 al 2018 e la preclusione alle stesse di ogni ulteriore azione giurisdizionale connessa con l'obbligo di corresponsione degli importi relativi agli anni predetti, nonché l'obbligo per le regioni e le province autonome di accertare, con determinate modalità, il tempestivo versamento dell'importo corrispondente alla quota ridotta. Si dispone l'obbligo per l'azienda di indicare in modo separato in fattura il costo del dispositivo fornito e il costo del servizio reso, oltre che il codice di repertorio del dispositivo. Le regioni verificano la correttezza delle fatture e relazionano trimestralmente al Ministero della Salute. Si prevede inoltre che le piccole e medie imprese fornitrici di dispositivi medici, per le esigenze di liquidità connesse all'assolvimento del pagamento del suddetto contributo, possano accedere al credito, avvalendosi della garanzia prestata dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, istituito dalla legge n. 662 del 1996 presso il Mediocredito centrale.

L'articolo 9 consente alle aziende fornitrici di portare in detrazione l'IVA determinata scorporando la medesima dall'ammontare dei versamenti effettuati alle regioni. Durante l'esame in sede referente sono stati aggiunti nuovi commi all'articolo in commento; in particolare le regioni sono tenute a comunicare alle aziende fornitrici di dispositivi medici l'ammontare dell'IVA sull'importo oggetto di versamento. Si prevede altresì che, nel calcolo dell'ammontare dell'IVA, gli importi del costo del bene e del costo del servizio, entrambi riportati nelle fatture elettroniche, siano indicati separatamente. I restanti commi stabiliscono che il diritto alla detrazione sorge nel momento in cui sono effettuati i versamenti e che i relativi costi sono deducibili nel periodo di imposta corrispondente.

L'articolo 10 reca disposizioni in materia di personale sanitario, in particolare in materia di appalto, di reinternalizzazione dei servizi sanitari, di equità retributiva e di procedure selettive. Si prevede che le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, per fronteggiare lo stato di grave carenza di organico del personale sanitario, possano affidare a terzi i servizi medici e infermieristici solo in caso di necessità e urgenza, in un'unica occasione e senza possibilità di proroga, una volta verificata l'impossibilità di utilizzare personale sia dipendente sia convenzionato, di assumere gli idonei collocati in graduatorie concorsuali, nonché di espletare le procedure di reclutamento del personale già autorizzate.

Si dispone altresì che si può ricorrere alle esternalizzazioni in virtù di una modifica approvata in sede referente anche in servizi diversi da quelli di emergenza e urgenza ospedalieri, per un periodo non superiore a 12 mesi, anche nei casi di proroga di contratti già in corso di esecuzione e solo ricorrendo ad operatori economici che si avvalgono di personale medico e infermieristico in possesso dei requisiti di professionalità necessari e che dimostrino il rispetto delle disposizioni vigenti in materia di orario di lavoro. Si dispone, inoltre, che la stazione appaltante nella decisione a contrarre debba motivare espressamente sull'osservanza delle condizioni di cui si è appena detto e che l'inosservanza di quanto disposto sia valutata anche ai fini della responsabilità del dirigente per danno erariale.

Con decreto del Ministero della Salute, sentita l'Anac, sono elaborate le linee guida recanti le specifiche tecniche, i prezzi di riferimento e gli standard di qualità dei servizi medici e infermieristici oggetto di affidamento, al fine di favorire l'ottemperanza ai principi di economicità, trasparenza ed equità anche retributiva.

Sono esentati dalla presente disciplina gli affidamenti in atto e le procedure di affidamento in corso di svolgimento per un termine massimo di 12 mesi, nonché i contratti e le procedure di affidamento che prevedono il conferimento di attività e servizi sanitari in gestione a operatori economici allo scopo di conseguire la riqualificazione di strutture sanitarie o presidi ospedalieri pubblici.

Si prevede, poi, che il personale sanitario che interrompe volontariamente il rapporto di lavoro dipendente con una struttura sanitaria pubblica per prestare la propria attività presso un operatore economico privato che fornisce i servizi in affidamento non possa richiedere successivamente la ricostituzione del rapporto di lavoro con il Servizio sanitario nazionale.

Sono altresì previste disposizioni in materia di reinternalizzazione, prevedendo che le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni di personale, diano avvio a procedure selettive per il reclutamento del personale da impiegare per l'assolvimento delle funzioni esternalizzate, valorizzando, anche mediante la riserva di una quota di posti non superiore al 50 per cento di quelli disponibili, il personale impiegato per almeno 6 mesi di servizio in mansioni corrispondenti a quelle esternalizzate. Sono esclusi dalle citate procedure coloro che si siano dimessi dal Servizio sanitario nazionale in costanza di rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

L'articolo 11 prevede lo stanziamento di 170 milioni di euro per l'anno 2023 per incrementare il trattamento retributivo del personale di pronto soccorso, aumentando di pari ammontare il livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale. Le risorse stanziate sono destinate, in particolare, a finanziare due interventi: il primo, per far fronte alla carenza di personale medico e infermieristico presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri, consente alle aziende e agli enti del Servizio sanitario nazionale di ricorrere alle prestazioni aggiuntive previste per medici e infermieri dai rispettivi contratti collettivi nazionali, con la facoltà, in deroga alla contrattazione, di incrementare la tariffa oraria fino a 100 euro lordi complessivi per i medici e fino a 50 euro lordi complessivi per gli infermieri, nel limite degli importi pari a complessivi 50 milioni di euro per il personale medico e a complessivi 20 milioni di euro per il personale infermieristico per l'anno 2023.

Con una disposizione inserita durante l'esame in sede referente, viene estesa l'applicazione delle disposizioni illustrate, in quanto compatibili e, comunque, nei limiti di spesa ivi previsti, anche al personale medico e infermieristico operante nei pronto soccorso pediatrici e ginecologici afferenti ai presidi di emergenza-urgenza e accettazione (DEA) di primo e secondo livello del Servizio sanitario nazionale.

Il secondo intervento anticipa al secondo semestre 2023, limitatamente a un limite di spesa annuo lordo di 100 milioni di euro, l'incremento delle indennità di pronto soccorso già previsto dall'ultima legge di bilancio, per un limite di spesa annuo lordo di 200 milioni di euro a partire dal 1° gennaio 2024.

L'articolo 12 contiene una serie di misure accomunate dal fine di consentire agli enti del Servizio sanitario nazionale di far fronte alla carenza di personale nei servizi di emergenza-urgenza.

In particolare, si consente, fino al 31 dicembre 2025, al personale medico, che abbia maturato almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, presso i servizi di emergenza-urgenza del Servizio sanitario nazionale, di partecipare ai concorsi per l'accesso alla dirigenza medica del medesimo Servizio sanitario nazionale nella disciplina di medicina di emergenza-urgenza, ancorché non in possesso di alcun diploma di specializzazione. Si consente inoltre, in via sperimentale e in deroga alle incompatibilità vigenti, ai medici in formazione specialistica, su base volontaria e al di fuori dell'orario di formazione, di assumere incarichi libero professionali, anche di collaborazione coordinata e continuativa, presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del Servizio sanitario nazionale per un massimo di 8 ore settimanali.

Con una modifica approvata dalle Commissioni referenti è stato inserito il comma 2-bis, con cui si prevede che il personale medico in formazione può prestare la propria collaborazione volontaria e occasionale, con contratto libero professionale, in favore degli enti e delle associazioni che, senza scopo di lucro, svolgono attività di raccolta sangue ed emocomponenti.

Il comma 3 dispone, inoltre, riguardo l'attività libero-professionale che i medici in formazione specialistica possono svolgere ai sensi del comma 2, la quale deve essere non solo coerente con l'anno del corso di studi superato e con il livello di competenze e di autonomia raggiunto ma anche, a seguito di una modifica approvata in sede referente, correlato all'ordinamento didattico di corso e alle attività professionalizzanti, nonché al programma formativo seguito.

Per tali attività è previsto un compenso orario, che integra la remunerazione prevista per la formazione specialistica, pari a 40 euro lordi onnicomprensivi.

Il comma quinto consente, fino al 31 dicembre 2025, al personale dipendente e convenzionato operante nei servizi di emergenza-urgenza degli enti del Servizio sanitario nazionale in possesso dei requisiti per il pensionamento anticipato di chiedere la trasformazione del rapporto di lavoro da impegno orario pieno a impegno orario ridotto o parziale, in deroga ai contingenti previsti dalle disposizioni vigenti, fino al raggiungimento del limite di età previsto, fermi restando l'autorizzazione degli enti del Servizio sanitario nazionale e il riconoscimento del trattamento pensionistico solo alla cessazione del rapporto di lavoro.

È previsto, inoltre, un beneficio pensionistico, per il personale sanitario, riservato a coloro che liquidano la pensione nel regime contributivo, applicabile ai pensionamenti fino al 30 giugno 2032.

L'articolo 13 interviene sul comma 1 dell'articolo 3-quater del decreto-legge n. 127 del 2021 al fine di eliminare, fino al 31 dicembre 2025, il vincolo di esclusività per il personale infermieristico e le ostetriche, che attualmente prevede solo una deroga per un monte ore settimanale massimo di 8 ore. Il Ministero della Salute è incaricato di effettuare annualmente un monitoraggio delle autorizzazioni concesse, dei tassi di assenza e dei permessi fruiti dal personale autorizzato.

Il comma 1-bis, introdotto in sede referente, estende al personale tecnico e professionale reclutato dagli enti del Servizio sanitario nazionale una disciplina transitoria in tema di stabilizzazione, con riferimento al personale dirigenziale e non dirigenziale sanitario, sociosanitario e amministrativo dello stesso Servizio sanitario nazionale.

L'articolo 14 stabilizza nel tempo la norma, attualmente prevista con termine al 31 dicembre 2025, che consente alle aziende e agli enti del Servizio sanitario nazionale, nonché alle strutture accreditate appartenenti alla rete formativa, di assumere, con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato con orario a tempo parziale in ragione delle esigenze formative, gli specializzandi al terzo anno che si siano utilmente collocati nella graduatoria separata in esito alle procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza del ruolo sanitario.

In base a una modifica approvata nel corso dell'esame in sede referente, si stabilisce il termine di 90 giorni per il raggiungimento degli accordi tra le regioni e le province autonome e le università per la definizione, per i soggetti interessati dai suddetti rapporti di lavoro a tempo determinato, delle modalità di svolgimento della formazione specialistica. In mancanza di tali accordi le modalità di svolgimento della formazione specialistica a tempo parziale sono definite sulla base del DM 10 dicembre 2021.

Anche l'articolo 15 è finalizzato a fornire agli enti del Servizio sanitario nazionale ulteriori strumenti per superare l'attuale fase di carenza di personale. In particolare, le disposizioni di cui ai commi da 1 a 3 consentono, fino al 31 dicembre 2025, l'esercizio temporaneo dell'attività lavorativa in deroga alle norme sul riconoscimento dei titoli esteri a coloro che intendono esercitare presso strutture sanitarie o sociosanitarie, pubbliche o private o private accreditate, comprese quelle del Terzo settore, una professione sanitaria o l'attività prevista per gli operatori di interesse sanitario in base a una qualifica professionale conseguita all'estero. La disciplina per l'esercizio di tali attività è demandata a un'intesa da adottarsi in conferenza Stato-regioni entro 90 giorni dall'entrata in vigore del decreto.

A norma dei commi 4 e 5, sono estese al personale medico e infermieristico, assunto ai sensi dei commi precedenti presso strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche o private con contratto libero professionale o di lavoro subordinato, le disposizioni del testo unico sull'immigrazione, che consentono l'ingresso per motivi di lavoro sul territorio nazionale in casi particolari, ossia al di fuori del sistema delle quote annualmente fissate dai cosiddetti decreti flussi.

L'articolo 15-bis, inserito in sede referente, è espressamente finalizzato a far fronte alla grave carenza di operatori di interesse sanitario in tutto il territorio nazionale, sia in ambito pubblico sia in ambito privato, con particolare riferimento al settore della medicina sportiva. Viene prevista, allo scopo anzidetto, una nuova possibilità di inserimento nell'elenco speciale a esaurimento di massofisioterapisti, riservata a quanti abbiano conseguito il titolo sulla base dei corsi triennali attivati entro il 31 dicembre 2018.

L'articolo 15-ter è finalizzato, invece, a consentire, per i laureati in odontoiatria e protesi dentaria e per i laureati in medicina e chirurgia abilitati all'esercizio della professione di odontoiatria, l'accesso ai concorsi pubblici per dirigente medico odontoiatra e l'accesso alle funzioni di specialista odontoiatra ambulatoriale del Servizio sanitario nazionale, anche in assenza del requisito della specializzazione.

L'articolo 16 reca una norma concernente il regime sanzionatorio previsto per il reato di lesioni personali poste in essere a danno del personale esercente una professione sanitaria o sociosanitaria nell'esercizio o a causa delle funzioni nonché a chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, nell'esercizio o a causa di tale attività. La normativa sino ad ora vigente prevedeva un regime sanzionatorio specifico per il caso in cui la vittima sia un esercente una professione sanitaria solo nel caso di lesioni gravi o gravissime. La norma in oggetto introduce, invece, un regime sanzionatorio dedicato anche per il caso delle lesioni semplici, con la pena della reclusione e con limiti edittali di due e cinque anni. Durante l'esame in sede referente è stato introdotto il comma 1-bis, firmato dai tre capigruppo di maggioranza, proprio ad indicare una sensibilità specifica sul tema sicurezza da parte di questo Governo. Prevede, infatti, la possibilità di istituire posti fissi della Polizia di Stato presso le strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate dotate di un servizio di emergenza/urgenza a tutela dell'ordine e sicurezza pubblica, nonché per garantire l'incolumità del personale ivi operante. La norma, inoltre, prevede per gli anni dal 2023 al 2025 che l'assunzione a tempo indeterminato possa avvenire in deroga ai limiti di spesa consentiti per il personale degli enti del Servizio sanitario nazionale e ai vincoli previsti dalla legislazione vigente in materia di personale.

Sono inoltre apportate alcune modifiche alla vigente normativa per alcuni tipi di istituti, ci sono piccoli aggiustamenti tecnici e per l'attuazione delle presenti disposizioni viene istituito un fondo, utilizzando gli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio 2018, da ripartire con apposito decreto in base a criteri specificamente individuati dalla norma.

È un provvedimento che cerca di rispondere ad alcune criticità che si sono verificate in due settori differenti: da un lato, quello del payback per i dispositivi sanitari e, dall'altro, criticità che il Paese avverte riguardo ai pronto soccorso e ai settori di emergenza/urgenza. Lo fa in maniera rapida e immediata, con un cospicuo stanziamento di risorse. Per entrambe le questioni ci sono degli accorgimenti ulteriori da adottare. Il Governo sarà pronto sia per quanto concerne la questione del payback dei dispositivi sanitari sia per le ulteriori emergenze che si verificano - le cui sensibilità ci sono arrivate - nei pronto soccorso, per dare le risposte necessarie a fare in modo che il Servizio sanitario nazionale sia efficace, efficiente e tuteli effettivamente la salute dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze, onorevole Federico Freni, che si riserva.

È iscritta a parlare la deputata Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Intanto parto con i ringraziamenti, perché i relatori hanno fatto una relazione esaustiva. Quindi, ringrazio l'onorevole Testa e l'onorevole Patriarca e i due presidenti Cappellacci e Osnato, che sono qui e che hanno seguito i lavori delle Commissioni riiunite VI e XII dove, effettivamente, la discussione ha riguardato un decreto molto ampio; già il titolo lo dice. Partiamo dalla parte dell'energia e delle misure a sostegno delle famiglie e delle imprese per arrivare alla parte sulla sanità. C'è poi un tracciato diretto verso le semplificazioni fiscali e lo spostamento di alcuni termini fiscali. Non ultimo, ringrazio il Sottosegretario Freni, sempre presente, e il Sottosegretario Gemmato, che ci ha seguito per la parte più relativa alla sanità.

Questo decreto-legge n. 34 del 30 marzo 2023 è dunque importante, con misure rilevanti - l'ho anticipato - per le famiglie e per le imprese sul fronte energetico, per gli adempimenti fiscali e poi per gli interventi in ambito sanitario. Sul fronte energetico sappiamo che gli aumenti delle bollette per i cittadini e per le famiglie, per gli usi civili, sono stati molto rilevanti e importanti e hanno gravato sul budget familiare. Allora, il Governo è intervenuto, proprio a fine trimestre, perché il decreto è del 30 marzo, per continuare ad abbassare le bollette. Quindi è stato previsto uno sconto che, anzi, viene potenziato e viene ampliata la platea dei beneficiari di questo bonus elettrico e di questo bonus per il gas naturale, per le famiglie fino a 15.000 euro. Ricordo che fino a dicembre era per le famiglie con un ISEE fino a 12.000 euro. Soprattutto, è stata di molto ampliata la platea dei beneficiari che hanno molti figli. Quindi, per i nuclei familiari con oltre 4 figli viene ampliato il bonus per chi presenti un ISEE fino a 30.000 euro, non più fino a 20.000 euro. Quindi si aiutano le famiglie, specialmente quelle più numerose e che hanno bisogno di un maggiore incentivo. Vengono, soprattutto, per tutti mitigati e cancellati gli oneri di sistema della fornitura di energia elettrica e gas. Questo è uno sconto che viene attualizzato - sappiamo del passaggio del provvedimento presso ARERA – ed è comunque attualizzato nelle bollette di tutti. Inoltre, viene confermata la riduzione dell'aliquota IVA al 5 per cento per le utenze e le forniture del gas metano, sempre fino al 30 giugno. Ci tengo ancora a sottolineare che questa riduzione, anche questa volta, viene prorogata anche per il teleriscaldamento. Il teleriscaldamento, ci tengo a dirlo, è una realtà anche ecologica e più sostenibile che, però, interessa solo una parte del Centro e Nord dell'Italia, completamente dimenticata fino al 31 dicembre 2022. L'IVA per il teleriscaldamento, ci tengo a dirlo, era al 22 per cento fino al 31 dicembre. Siamo riusciti ad abbatterla, quindi ringrazio il Governo per avere preso con molta attenzione questa richiesta. Fu un mio emendamento in legge di bilancio ma qui la misura è prorogata proprio affinché anche gli utenti del teleriscaldamento, che di fatto inquinano meno e si trovano in una situazione di monopolio di fatto, abbiano uno sconto in bolletta almeno in relazione all'IVA. Viene quindi prevista una misura innovativa per le famiglie, per i mesi da ottobre a dicembre 2023: è prevista infatti la possibilità, per le famiglie che ne hanno la necessità, di avere un contributo straordinario. Il Governo per questo - si parla di una prospettiva, sarà da settembre in poi - ha stanziato un miliardo di euro. Questa è una previsione nuova del decreto-legge che ci tengo a sottolineare. C'è poi un aiuto per i consumi energetici delle imprese. Qui viene confermato un credito di imposta, seppure di importo ridotto, per le imprese gasivore ed energivore ma anche per quelle che sono diverse dalle energivore e dalle gasivore.

Viene poi permesso - abbiamo fatto anche un emendamento - il cumulo. Se ci possono essere agevolazioni fiscali o comunque incentivi da parte non solo dello Stato ma di altri enti territoriali e non, di enti pubblici, abbiamo permesso che gli utenti, le imprese e le famiglie, possano cumularli, nel limite del 100 per cento della spesa ammissibile.

Dal punto di vista fiscale - sono stati citati - ci tengo a sottolineare alcuni emendamenti che sono stati approvati dalle Commissioni riunite. Com'è stato detto, c'è stato un incremento del Fondo unico per lo sport, con destinazione di almeno 8 milioni per le associazioni e le società sportive dilettantistiche che gestiscono gli impianti natatori. Sappiamo che il costo dell'energia, specialmente per gli impianti natatori, è di molto aumentato e, in questo modo, si cerca di dare un minimo ristoro.

C'è poi la parte relativa all'installazione, alla previsione di nuovi impianti fotovoltaici. È prevista, per quello che riguarda le micro, piccole e medie imprese agricole e della pesca, la possibilità di realizzare impianti per la produzione di energia rinnovabile con garanzia diretta da parte dell'Ismea, l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare. Questi finanziamenti - ci tengo a sottolinearlo - sono concessi a titolo gratuito, con copertura fino al 100 per cento del valore, nel limite del tetto dei 250.000 euro.

Poi è stato approvato in Commissione l'emendamento del collega Gusmeroli, che ha semplificato le procedure per la realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici sulle coperture degli immobili, a condizione che non siano visibili e che siano realizzati mediante il ricorso a prodotti il cui aspetto rispetti i materiali della tradizione locale. In questo modo s'incentiva e si semplifica la possibilità di installare questi nuovi impianti fotovoltaici.

C'è stato anche l'emendamento del relatore - lo ha citato bene il collega Testa - per quello che riguarda le startup.

Al riguardo, è stato previsto un contributo sotto forma di credito d'imposta a favore delle startup innovative fino a un importo massimo di 200.000 euro, in misura non superiore al 20 per cento della spesa sostenuta per l'attività di ricerca e sviluppo, volta alla creazione di soluzioni innovative per la realizzazione di strumentazioni e servizi tecnologici avanzati sempre diretti alla sostenibilità ambientale e alla riduzione dei consumi energetici. Quindi, si spingono gli innovatori a occuparsi di questi aspetti.

Nell'ambito della parte relativa alla definizione agevolata degli avvisi di accertamento, degli avvisi di rettifica e di liquidazione degli atti vengono ampliate le possibilità: per gli atti non ancora impugnati al 1° gennaio 2023, in base a un emendamento approvato, anche in relazione agli atti degli enti locali, nei casi di riscossione diretta o di affidamento agli agenti della riscossione, si potranno applicare gli istituti disciplinati dalla legge di bilancio, quindi, lo stralcio dei debiti e la rottamazione-quater. Sappiamo che, per la rottamazione-quater, è sopraggiunto un nuovo provvedimento del Governo, che è proprio in sede referente qui alla Camera (mi pare alle Commissioni I e V), che ha spostato al 30 giugno la possibilità di aderire alla rottamazione-quater.

Un nostro emendamento ha previsto la possibilità, per i debitori per i quali è in corso un procedimento di definizione agevolata, di versare su base volontaria, ma nell'ambito del mese solare, le rate. In questo modo, quello che nel codice civile è il termine a favore del debitore viene applicato anche per le rate della rottamazione, ad eccezione del mese di dicembre, proprio perché i conti dello Stato devono essere chiusi nei termini, quindi, entro il 20 dicembre.

Poi, si fa un altro ampliamento, con riferimento ad alcune modifiche della disciplina relativamente alla regolarizzazione degli omessi o carenti versamenti di importi rateali. Anche in questo caso si ampliano, si prorogano alcune possibilità previste dalla legge bilancio, compresa la parte relativa al ravvedimento speciale. Dopodiché, tralascio alcune parti che sono state ben illustrate dai relatori, ricordando che, sempre nel tentativo di semplificare e aiutare i contribuenti a uscire dalle maglie dei tributi, sono stati previsti un potenziamento e una proroga dei termini per quanto riguarda gli istituti deflattivi del contenzioso e la definizione agevolata della pretesa tributaria, quindi, anche in questo caso, posticipando al 30 settembre 2023.

Si è detto degli interventi in ambito sanitario. Il Governo ha dovuto affrontare quelle criticità connesse all'attuale quadro normativo in materia di ripiano del superamento del tetto di spesa per i dispositivi medici, il cosiddetto payback, introdotto sette anni fa, con sette anni di ritardo, che ha generato una serie di conflitti, di indeterminatezze e di contenziosi, che il Governo si è trovato di fronte e a cui ha dovuto mettere un freno. C'è stato un investimento di risorse pubbliche di oltre un miliardo per sostenere i bilanci delle regioni e delle province autonome, di fatto, decurtando quello che era il dovuto da parte delle imprese. Proprio per questo, per sopperire ai contenziosi e alle indeterminatezze abbiamo spinto come gruppo, in Commissione, e sottoscritto, l'emendamento in materia di IVA sul payback dei dispositivi medici, prevedendo che le regioni e le province autonome siano tenute a comunicare alle aziende fornitrici l'importo da fissare a titolo di payback, al netto dell'IVA, computando puntualmente l'IVA rispetto alle fatture emesse, proprio per individuare in questo modo l'esatto dovuto. Teniamo presente che già questo decreto, nel testo originario, prevedeva la possibilità di detrarre l'IVA da parte delle imprese fornitrici, quando versavano il payback. In questo modo, però, c'è anche un'altra inversione. La norma precedente era assolutamente indeterminata. In questo modo c'è un'inversione proprio della quantificazione: spetta alle regioni, su richiesta dell'azienda interessata, produrre i riferimenti e le copie documentali delle fatture oggetto della richiesta di ripiano. Quindi, in questo modo, si spostano sull'amministrazione pubblica e non più sull'impresa la quantificazione e la giustificazione del dovuto.

Si è detto molto anche rispetto ai servizi sanitari. Si è prevista la reinternalizzazione dei servizi sanitari, con evidente e conseguente assunzione di personale. Probabilmente, nel testo del decreto si era fissato un tempo molto breve, troppo ristretto e, quindi, in Commissione siamo intervenuti con alcuni emendamenti per mitigare l'impatto di una brusca interruzione dei servizi sanitari esternalizzati, senza limitarli ai soli servizi di emergenza e pronto soccorso, proprio perché le realtà così diversificate sul territorio nazionale imponevano una riflessione. Viene dato, quindi, più tempo per concludere le esternalizzazioni e per il reclutamento e l'assunzione del personale sanitario, che dovrà essere immesso nelle corsie e nei pronto soccorso per gestire il servizio sanitario.

Già nel testo del decreto è prevista una riserva per il personale attualmente in servizio, seppure nell'ambito del soggetto gestore esterno; in questo modo, si prevede una transizione più dolce, più lenta e più facile per l'organizzazione del servizio sanitario. Si è, quindi, dato un volto applicativo alla norma del decreto, tenendo in considerazione tutte le realtà territoriali del nostro Paese che sono, come abbiamo detto, diversificate e anche lontane.

Importante è, inoltre, lo stanziamento di oltre 170 milioni di euro per il 2023 per incrementare il trattamento retributivo del personale nell'ambito dei reparti di prima emergenza. In questo modo si vuole incentivare ad avere più medici, più infermieri e più personale sanitario nell'ambito del pronto soccorso, incrementando quindi la tariffa oraria delle indennità di pronto soccorso.

Non siamo però rimasti sordi alle istanze sempre più urgenti del territorio. Già nella scorsa legislatura avevamo portato avanti una normativa che permettesse di avere le Forze dell'ordine all'interno degli ospedali e in special modo nei pronto soccorso. Il caso della dottoressa Capovani, la psichiatra di Pisa uccisa appena fuori dal suo reparto ospedaliero, di cui chiaramente conserviamo tutti un ricordo commosso, ci ha portato ad esaminare quella che è considerata un'emergenza: mi riferisco alle minacce ai medici, alle incursioni nei servizi di primo soccorso di persone esagitate e malavitose che spesso distruggono anche alcune zone. E' successo a Parma, è successo nel casertano, mi sembra, proprio ancora questa notte. Abbiamo quindi approvato un emendamento che prevede la possibilità, presso le strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate, dotate di un servizio di emergenza-urgenza, di costituire posti fissi della Polizia di Stato sulla base di un'apposita ordinanza adottata dal questore. Quindi, più sicurezza nei posti di pronto soccorso.

Infine, è stato approvato un emendamento - con grande soddisfazione personale, perché era una mia proposta di legge - che prevede, per i laureati in odontoiatria e protesi dentaria e per i laureati in medicina e chirurgia, col vecchio ordinamento, abilitati all'esercizio della professione di odontoiatra, la possibilità di partecipare al concorso pubblico per dirigente medico odontoiatra e di avere accesso alla possibilità di svolgere il servizio all'interno degli ospedali nei reparti di odontoiatria. La norma precedente imponeva l'obbligo di avere una specialità che, però, sappiamo essere molto limitata all'interno delle scuole di specializzazione nel nostro ordinamento nazionale; quindi, riconoscendo valore specializzante alla laurea in odontoiatria, che adesso è di sei anni, prima era di cinque, si è permesso di migliorare e di ampliare la platea dei possibili medici odontoiatri che possono, non solo, esercitare la dirigenza, ma anche lavorare all'interno delle strutture pubbliche.

Inoltre, un emendamento della collega Cattoi permetterà di ampliare la collaborazione volontaria, in modo occasionale, con un contratto libero professionale, per il personale medico in formazione per l'attività di raccolta del sangue ed emocomponenti. Quindi, anche in questo caso, ci sarà la possibilità di ampliare agli specializzandi, che potranno attendere all'attività di raccolta del sangue e degli emocomponenti ad opera degli enti e delle associazioni che, senza scopo di lucro, se ne occupano. Vorrei, quindi, ringraziare chi, con me, ha lavorato nelle Commissioni riunite. Abbiamo cercato di portare avanti alcune esigenze, impegnando - lo diciamo chiaramente - le poche risorse disponibili: è un decreto che vale, in effetti, 5-6 miliardi nelle casse pubbliche, nel testo originario. Diciamo che non avevamo molte risorse stanziate dai Ministeri, per cui abbiamo cercato di puntare su una normativa più di giustizia, più applicativa, di sburocratizzazione e di semplificazione, proprio perché abbiamo un problema, ossia le risorse disponibili, che non potevamo utilizzare altrimenti. Quindi, anche con questa conversione in legge, continuiamo ad andare nella direzione tracciata dal Governo di dare supporto e risorse alle famiglie e alle imprese, per migliorare i servizi pubblici, soprattutto in ambito sanitario, per semplificare, sburocratizzare e per rendere efficiente e più vicina ai cittadini la macchina pubblica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei sottolineare come, ancora una volta, ci troviamo di fronte a un provvedimento che vuole affrontare temi molto diversi fra di loro, tutti, ovviamente, di assoluta importanza, ma che difficilmente possono essere ricondotti ad un ragionamento organico. E ciò partendo dal titolo del provvedimento stesso, il caro bollette, sul quale mi verrebbe semplicemente da sottolineare come, con estremo ritardo, si vada ad affrontare un'emergenza che, vorrei ricordare a tutti, nel momento in cui era davvero nel suo punto di grande criticità per famiglie e imprese, non ha certo avuto attenzione da parte di un'azione governativa, nel senso di dare supporto e aiuto. Mi verrebbe da dire che diamo una lettura piuttosto tardiva di qualcosa che c'è stato, per carità. Andiamo a vedere - altri, dopo di me, parleranno del merito -, per il futuro, di evitare quanto è stato fatto.

Ma vogliamo anche toccare il tema della fiscalità, con riferimento alla quale - lo dico semplicemente, in estrema sintesi -, invece che operare in maniera molto diretta per mettere in condizione anche le persone in difficoltà di ottemperare ai loro doveri, per l'ennesima volta, si dà l'impressione di un Governo che strizza l'occhio al non rispetto della regola, tollerando alcune situazioni, anzi, facendole diventare quasi sistemiche, per cui, in fondo, non pagare conviene un po' a tutti, perché, poi, tanto, all'ultimo metro, si fa e si risolve tutto il contenzioso con le Stato. Io penso che questo significhi non comprendere che viviamo in un Paese in cui il tema dell'evasione e dell'elusione è ancora importantissimo e ha molto anche a che fare con la mancanza di risorse per intervenire nei settori dove sarebbe necessario. Invece che promuovere un percorso virtuoso che affronti il tema, continuiamo ad assecondare il vecchio vizio. Ma questo non ci sorprende, d'altra parte, una lettura di questo tipo è un tema ricorrente.

Ma la cosa che più colpisce è l'aspetto sanitario. Vorrei ricordare che non è passato tanto tempo da quando, in quest'Aula, abbiamo approvato mozioni, anche molto impegnative e strutturate, attorno al sistema sanitario nazionale. E in maniera, più o meno condivisa, con voti trasversali, a volte frammentati, sulle singole mozioni, abbiamo convenuto sulla necessità di intervenire in maniera molto decisa sotto due aspetti. In primo luogo, sulle risorse, con l'obiettivo, non banale, ma che più volte si evoca, del superamento del 7 per cento del PIL, anzi il raggiungimento dell'8 per cento, come obiettivo vero e importante, con quello che, anche nell'ultima legge di bilancio, tutti sappiamo, in previsione, finisce di nuovo per raggiungere il 6 per cento, rispetto al rapporto tra investimento sanità e PIL. In secondo luogo, sugli interventi altrettanto decisi per quello che riguarda il personale in sanità, che, dobbiamo dircelo con grande chiarezza, rappresenta davvero, in questo momento, l'emergenza per la difesa del sistema sanitario nazionale o, lasciatemelo dire in maniera più semplice, della sanità pubblica, ma se vogliamo dirlo in maniera più importante, del dettato costituzionale rispetto all'accesso al diritto alla salute che i cittadini e le cittadine del nostro Paese devono avere garantito.

Riguardo a questo tema, al di là dell'impossibilità di farlo all'interno di un provvedimento dove si vuol parlare di tutto, inserendo anche questo settore, io credo che manchi completamente una visione di insieme. Perché, è vero, per titoli - l'abbiamo sentito anche poc'anzi -, si può dire che si fanno tante cose, che s'interviene sul tetto di spesa, che si danno incentivi all'emergenza- urgenza, che si cerca di frenare l'esodo di personale sanitario che va in pensione, e così dicendo, l'abbiamo sentito, ma, di fatto, tutte le volte che si è cercato, anche a livello emendativo, nella surreale riunione delle Commissioni congiunte finanze e affari sociali, tutti noi sappiamo come è andata a finire.

Anzi, voglio approfittare, tramite di lei, Presidente, per rivolgermi alla collega Patriarca, che, in maniera anche molto gentile, nel corso dei lavori delle Commissioni, si è scusata con i membri delle Commissioni stesse per aver, in un primo momento, detto “sì” ad alcuni emendamenti, e poi non aver potuto mantenere la promessa, la dico così. Tramite lei, appunto, volevo dire alla collega che non è lei che deve scusarsi con noi, ma è il Governo che deve scusarsi con lei, perché, evidentemente, le aveva dato il “via libera” su alcuni emendamenti, che, poi, in ultima istanza, sono stati respinti.

Ma torno al tema. È chiaro che, rispetto il tetto di spesa, noi o capiamo che interveniamo in maniera decisa e usiamo strumenti diversi da questo per mettere fine a un'involuzione di sistema che, nel corso degli anni, con Governi di qualsiasi colore, abbiamo perseguito, oppure rischiamo davvero di avere un sistema al collasso. Perché possiamo descriverlo in tutte le maniere, possiamo affrontare e parlare per titoli, ripeto, di tante criticità e di emergenze, ma, se non mettiamo più soldi, se non investiamo, per esempio, sulle case delle comunità e gli ospedali di comunità, con la loro declinazione di medicina territoriale, se non facciamo di nuovo tornare quel senso di appartenenza di tanto personale sanitario, medici, infermieri e appartenenti a tutte le altre professioni sanitarie nel sentirsi coprotagonisti di uno Stato che è vicino alle persone in difficoltà, specie nella malattia, noi non andiamo da nessuna parte. Noi rischiamo davvero, un po' alla volta, che il pubblico diventi la serie B della sanità, a favore di un privato che, invece, diventa la sanità di riferimento del cittadino, introducendo - apro una parentesi - una discriminazione di fatto tra la serie A, la serie B e la serie C dei nostri concittadini, perché tutti noi sappiamo che la sanità privata investe dove conviene di più e, soprattutto, dove c'è una concentrazione di popolazione, non essendo certo interessata alle zone marginali del Paese.

Ma, ancora di più, noi dobbiamo riuscire a dare a chi lavora nella sanità pubblica un giusto riconoscimento finanziario, perché è incredibile come, nel corso del tempo, si sia introdotta una disparità di trattamento tra pubblico e privato, ma, ancora di più, il mancato riconoscimento del percorso di formazione e di specializzazione. Badate bene, l'estero viene ad attingere ai nostri professionisti, per la qualità con cui riusciamo a formare il personale sanitario; peccato che, poi, non siamo disponibili a farlo rimanere da noi, investendo sulle loro retribuzioni; ma, vorrei anche ricordare, sulla possibilità di fare ricerca, di lavorare in un ambito di tranquillità e di sicurezza, e non di precarietà di risorse, come, purtroppo, avviene, nonché anche di frammentazione di governo di sistema in 21 modelli territoriali, che hanno dimostrato, più volte, la loro inadeguatezza e incapacità di dare risposta a queste necessità.

Ma tra le varie emergenze c'è anche il tema dell'emergenza-urgenza del pronto soccorso. Io comprendo lo sforzo dei colleghi di voler dire che si è fatto molto. In realtà, parliamoci molto chiaro, si è fatto poco e niente in tema di messa in sicurezza del personale, che, specie in questo comparto, è esposto ad un crescendo di precarietà e anche di paura, perché gli episodi di violenza a carico del personale sanitario stanno diventando estremamente numerosi. Vorrei ricordare anche che, accanto quelli denunciati, ve ne sono tantissimi altri che non vengono denunciati, ma che rientrano quasi nella normalità, come una situazione da affrontare. E parlando con chi lavora nel pronto soccorso, a volte è sconfortante il senso di rassegnazione, quasi che faccia ormai parte del servizio che devono prestare quotidianamente.

Intervenire da questo punto di vista non significa solo avere presìdi di pubblica sicurezza nei pronto soccorso - ce ne sono già, in alcuni casi sono previsti da anni -, ma significa avere personale adeguato e anche capace di fronteggiare le criticità che si manifestano in quegli ambienti. Infatti, è chiaro che abbiamo a che fare con persone molto provate emotivamente, sottoposte a uno stress incredibile e a volte anche a momenti di dolore profondo. Ed è altrettanto chiaro che avere un numero di persone sufficienti per affrontare tutte queste situazioni e avere anche chi si prende cura della persona, sulla quale bisogna intervenire, oltre che dal punto di vista sanitario, con il contesto familiare o amicale, anche dal punto di vista psicologico, è un investimento vero per la prevenzione e la sicurezza, per evitare episodi di un certo tipo. Infatti, la violenza nei pronto soccorso non è solo quella di qualche delinquente, che purtroppo finisce nei titoli dei TG o sulle prime pagine dei giornali; c'è anche tutto un altro tipo di violenza e di stress, meno eclatante, ma purtroppo presente.

Infine, volevo anche dire come, rispetto al personale, dobbiamo fare qualcosa anche molto in fretta per evitare il fenomeno della chiamata a gettone, di cui molte volte abbiamo sentito parlare. Vorrei ricordare a tutti che, alla fine, se facciamo bene i conti, è un costo incredibilmente alto, che potremmo chiaramente investire sul personale strutturato e sui dipendenti del sistema sanitario pubblico, ma che, soprattutto culturalmente, avvalora la tesi secondo la quale la professione sanitaria sia un luogo dove cercare di far diventare il profitto il vero obiettivo dell'attività stessa. Badate bene, non è un giudizio su chi fa attività a gettone; è un giudizio su di noi, che, come Stato e nel caso specifico come Governo, dovremmo creare una mentalità, un percorso e far maturare un senso etico di struttura che riveste un ruolo fondamentale nel sistema statale.

Noi, anche in questo caso, facciamo finta di niente, o meglio, per titoli evochiamo il problema, mettiamo due soldi per cercare di evitarlo, ma sappiamo benissimo tutti che da domani mattina tutto continuerà come prima.

Infine, volevo richiamare il tema delle aree interne, delle zone montane e dei territori fragili, perché già nell'insieme il provvedimento davvero a volte rischia di essere un po' una presa in giro, ma altri parleranno di questo. Mi riferisco al tema dei servizi sanitari. Io credo che sia una delle questioni che dobbiamo affrontare con grande decisione, perché sempre di più in queste zone assistiamo al venir meno di servizi di questo genere con il conseguente spopolamento, specie delle giovani coppie, le quali, chiaramente, non possono accettare di vivere in territori dove, in caso di emergenza quale può essere la nascita del figlio piuttosto che una qualsiasi necessità sanitaria, si rischia di non avere quella sicurezza per la distanza o la mancanza di un servizio di prossimità.

Addirittura, ormai, ma lo sappiamo tutti, non abbiamo più medici di medicina generale in molte di queste realtà, con situazioni in cui persone molto anziane - perché in quei territori solitamente l'età media è quella che è - si trovano ad affrontare un disagio incredibile. Questa sì, è una delle emergenze che dobbiamo avere il coraggio di affrontare, mettendo nella condizione il sistema tutto, partendo chiaramente da quello pubblico, ma coinvolgendo anche il privato laddove opera a margine di questi territori, di operare, non permettendo che venga meno il principio costituzionale - lo richiamo ancora una volta - per il quale tutti i cittadini di questo Paese, tutte le persone che vivono sul nostro territorio, indipendentemente dalla loro situazione economica e sociale e dal luogo dove vivono, hanno diritto ad avere l'accesso al Servizio sanitario e a veder tutelata la propria integrità personale.

Infine, mi sento di dire che è un provvedimento che ha avuto un percorso anche molto burrascoso, ha vissuto momenti che hanno avuto del grottesco nelle Commissioni congiunte notturne, con sospensioni e richiami - probabilmente ci sarà la necessità di un ulteriore passaggio, perché in mezzo a questo ci si è anche dimenticati di qualche copertura finanziaria - che soprattutto, io temo, dimostrano l'incapacità o la non volontà del Governo di affrontare i punti critici del nostro sistema. Infatti, credo che parlare in questo modo di energia, di sanità e di fiscalità sia la dimostrazione di non voler affrontare i temi, o meglio, di assecondare una deriva costante che francamente ci preoccupa non poco.

Quindi, è chiaro: è persino difficile entrare nel merito dei singoli articoli (e non l'ho fatto), perché sinceramente credo che bisogna avere chiare le prospettive generali e poi parlare del dettaglio. Qui si usano piccoli dettagli per non far capire che manca una strategia generale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Mariangela Matera. Ne ha facoltà.

MARIANGELA MATERA (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, rappresentanti del Governo, mi preme innanzitutto ringraziare i presidenti di Commissione, Osnato e Cappellacci, nonché i relatori, Testa e Patriarca, per il lavoro svolto, paziente e competente, nonché il Sottosegretario Freni, che non ha mai fatto mancare la sua presenza in Commissione, fornendo un apporto sempre molto collaborativo.

Il testo all'esame di quest'Aula, cosiddetto decreto Bollette, rappresenta un provvedimento importante e necessario per rispondere all'emergenza del caro energia, che sta mettendo in gravi difficoltà, da diversi mesi, intere famiglie ed imprenditori, aggravando pesantemente i bilanci familiari e aziendali. Consideriamo le misure contenute nel decreto-legge significative e responsabili, perché ancora una volta dimostrano la nostra serietà politica, in quanto non vogliamo lasciare agli italiani, alle famiglie e alle imprese l'onere di gestire una situazione determinata dal caro energia e dall'aumento dell'inflazione, che sta colpendo i redditi, in particolare quelli più bassi.

Vediamo come questo provvedimento, articolato in 4 capi, corrispondenti a 4 temi che incidono profondamente su famiglie e imprese, viene incontro alle loro esigenze. La prima parte di questo decreto prevede, infatti, una serie di agevolazioni relative alle tariffe per la fornitura di energia elettrica, riconosciuta per i clienti domestici economicamente svantaggiati o con componenti in gravi condizioni di salute. Si prevede il potenziamento del bonus sociale, elettrico e del gas, che rappresenta una misura volta a ridurre le spese sostenute per la fornitura di energia elettrica e di gas naturale dei nuclei familiari in condizioni di disagio economico e fisico, confermando gli aiuti già stanziati nella legge di bilancio 2023. Il testo contiene, inoltre, la proroga della riduzione dell'aliquota IVA al 5 per cento per la somministrazione di gas metano per usi civili e industriali fino al prossimo giugno 2023.

Inoltre, sempre a sostegno delle famiglie diverse da quelle che ricevono il bonus sociale, è prevista la possibilità di erogare un contributo, nei mesi da ottobre a dicembre 2023, per le spese sostenute dalle famiglie per il riscaldamento.

Sul versante delle imprese, inoltre, è previsto un contributo straordinario alle aziende che acquistano energia elettrica e gas naturale, attraverso un credito d'imposta concesso alle imprese gasivore ed energivore, fissando al 31 dicembre 2023 i termini per il relativo utilizzo e cessione. E sempre per calmierare gli effetti dell'aumento del prezzo dell'energia, è stata prevista una tassazione agevolata sui redditi derivanti dalle agro-energie.

Stiamo parlando di interventi che interessano una platea importante di cittadini, dal momento che ad essere interessate dalle agevolazioni saranno circa 29 milioni di utenze domestiche e 6 milioni di utenze non domestiche.

Famiglie e imprese sono al centro dell'azione di questo Governo. Lo ripetiamo come un mantra: la famiglia come nucleo fondante e l'impresa come motore dell'economia. E famiglia e impresa fanno rima con giovani e futuro. A tale proposito sono stati istituiti incentivi specifici per le startup che sviluppino progetti legati all'ambiente, alle energie rinnovabili e alla sanità. Si tratta di un credito d'imposta sulle spese sostenute dalle startup, con un contributo fino a 200.000 euro. Avviare una startup oggi rappresenta una sfida per i giovani imprenditori che vogliono dare vita a un loro progetto con l'obiettivo di promuovere sviluppo sostenibile, occupazione giovanile e innovazione tecnologica. È per questo che siamo chiamati a sostenerli. Ci siamo mossi in questa direzione, cercando di sostenere i progetti che tutelino l'ambiente e di coniugare lavoro e impatto ambientale, natura e innovazione.

Non vogliamo contrastare il futuro, anzi, spesso dai banchi dell'opposizione ci chiamano retrogradi, dicendo che non siamo un Paese per giovani. Se questo è essere retrogradi, noi vogliamo invece andare incontro al futuro, vogliamo costruirlo con e per i nostri giovani, vogliamo che non esistano più cervelli in fuga ma solo cervelli in rientro, attirati dalle nuove possibilità che il nostro Paese può offrire loro. Qui oggi si può fare, l'Italia può tornare a essere eccellenza anche in questo settore economico-industriale, può tornare ad essere ancora all'avanguardia nella tecnologia e in campi inesplorati. A proposito di eccellenza, questo decreto prevede il rifinanziamento, all'articolo 24, del fondo per il sostegno delle eccellenze nella gastronomia dell'agroalimentare italiano, la cui finalità consiste nel promuovere e sostenere l'eccellenza della ristorazione e della pasticceria italiana. L'intento, infatti, è valorizzare il patrimonio agroalimentare ed enogastronomico italiano anche attraverso interventi che incentivino la qualità dei prodotti a denominazione d'origine e a indicazione geografica e le eccellenze agroalimentari italiane, investimenti in macchinari professionali e altri beni strumentali durevoli, nonché interventi a favore dei giovani diplomati nei servizi dell'enogastronomia e dell'ospitalità alberghiera. È l'ennesimo risultato concreto e favorevole di un Governo - e in particolare del Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste - che lavora fin dall'inizio del suo mandato per tutelare le eccellenze agricole ed enogastronomiche.

Anche sul fronte sanitario il provvedimento contiene importanti novità, tra cui un intervento sul payback per i dispositivi medici. Il payback sanitario si riferisce alla somma che le aziende del settore biomedicale devono saldare per un importo di 2,2 milioni di euro, la cui rata è stata già posticipata a gennaio 2023 dal Governo Meloni. La soluzione proposta dal Governo adesso consiste nell'istituzione di un fondo ad hoc, pari a 1,1 milioni di euro, per gli anni 2023-2024, assegnando una quota a ciascuna regione e alle province autonome, al fine di porre rimedio ai disastri compiuti dai Governi precedenti anche e soprattutto in ambito sanitario, un aiuto concreto alle imprese fornitrici del servizio sanitario a rischio di default. Ancora una volta tali misure dimostrano la concretezza politica del Governo Meloni, costretta a misure emergenziali per ottemperare agli ingenti sprechi di denaro pubblico da parte dei precedenti Governi per facili consensi elettorali, aggravati dalla grave crisi economica ed energetica dovuta ai tragici avvenimenti degli ultimi anni.

Signor Presidente, colleghi, avviandomi alla conclusione, desidero sottolineare come l'azione del Governo Meloni nell'ambito della politica economica e sociale si sta rivelando efficace e vincente. Le stime diffuse questa settimana dalla Commissione europea per il nostro Paese sulla crescita economica sono confortanti e trasmettono forza e ottimismo per il futuro della Nazione. In un contesto estremamente complesso e nella consapevolezza del periodo storico che stiamo attraversando, dalla pandemia prima alla crisi geopolitica, che hanno condizionato lo stile di vita degli italiani, i dati di quest'anno di crescita del PIL (più 1,2 per cento) consentono di staccare ancora gli altri grandi dell'Eurozona, a partire dalla Francia e dalla Germania in sofferenza.

In questo contesto il provvedimento, che ci accingiamo ad approvare, nel solco delle misure già adottate in precedenza dal Governo Meloni sin dall'inizio della legislatura, costituisce un valore simbolico-politico che va oltre i contenuti in esso riportati, dando la possibilità di stanziare importanti risorse per ridurre il caro bollette a favore sia delle imprese che dei cittadini e per sostenere i redditi delle famiglie colpite dall'inflazione. Certamente c'è ancora tanto da fare per risollevare il nostro Paese e questo provvedimento rappresenta un passaggio intermedio rispetto ai prossimi interventi, che saranno approvati dal Parlamento a partire dalla tanto attesa riforma fiscale.

Gli italiani vogliono uno Stato forte, che guardi agli interessi dell'Italia, oggi e per il futuro. In tal senso le misure intraprese in questo decreto-legge vanno nella giusta direzione, in un clima di serietà e collaborazione tra il Governo e i gruppi parlamentari, con l'unico obiettivo di apportare modifiche utili al Paese e sostenibili, in questo momento difficile, che possono senza dubbio considerarsi soddisfacenti in un contesto di finanza pubblica come quello attuale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Il passaggio del decreto-legge nelle Commissioni di merito VI e XII non ha risolto - semmai ha acuito - alcune delle criticità presenti nel testo presentato dal Governo. Le principali tra queste le abbiamo già evidenziate nella questione pregiudiziale presentata dal nostro gruppo: prima, il ridimensionamento dell'incisività della tassazione sugli extraprofitti realizzati nel 2022 a causa della crisi russa-ucraina dalle società energetiche (articolo 5); seconda, il ricorso per l'anno 2023 da parte delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale alle cosiddette prestazioni aggiuntive o prestazioni cosiddette a gettone (articolo 10 del provvedimento); terza, revisione della disciplina della cosiddetta tregua fiscale con una serie di misure di natura condonistica (articoli 17-23 del provvedimento).

Riguardo al primo punto, l'articolo 5 del provvedimento riserva un trattamento a favore degli oligopolisti del settore energetico, prevedendo una modalità di calcolo del contributo di solidarietà sugli extraprofitti realizzati da questi nel periodo d'imposta antecedente il 1°gennaio 2023, ridotta rispetto a quella già largamente generosa stabilita dall'articolo 37, comma 2, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, come modificato dall'articolo 1, commi da 115-119, della legge n. 197 del 2022 (legge di bilancio per il 2023), attraverso la previsione di una riduzione della base imponibile del contributo, attraverso l'esclusione dal calcolo di una parte degli utili generati nel 2022, misura che, tra l'altro, determinerà per il bilancio statale, per il solo anno 2023, un mancato gettito di 404 milioni di euro.

Scopo autentico della norma, per bocca dello stesso Esecutivo, sarebbe permettere l'elusione parziale del contributo da parte delle società energetiche, attraverso loro comportamenti volti a ridurre l'impatto del contributo di solidarietà, nonostante lo stesso Ministro Giorgetti, interrogato nel corso di un question time presentato il 13 dicembre 2022 dal nostro gruppo, avesse assicurato che non sarebbero più stati fatti passi indietro rispetto al regime di tassazione degli extraprofitti delle imprese energetiche.

Ancora una volta l'onda lunga dell'eccezionale instabilità del sistema energetico nazionale, derivante dall'impennata del costo del gas e dei prodotti energetici, per effetto della guerra in Ucraina e delle sanzioni economiche internazionali disposte nei confronti della Federazione Russa, viene fronteggiata dal Governo con una misura redistributiva tiepida e inadeguata, foriera di una scelta di totale asservimento ai colossi energetici del settore fossile, attingendo solo in minima parte al totale di 40 miliardi di euro di extra profitti accumulati da questi nell'anno 2022, con l'aggravante che il suddetto restringimento della base imponibile del contributo di solidarietà comporterà una compromissione sensibile del gettito atteso per il 2023, avente la finalità di attenuare gli effetti economici diretti – cito – “dell'impennata dei prezzi dell'energia sui bilanci delle autorità pubbliche, sui clienti finali e sulle imprese di tutta l'Unione”, ma che avrebbe potuto essere anche destinato a politiche di vera transizione energetica, in primis, a quelle di investimento in fonti rinnovabili e di superamento della dipendenza da fonti fossili. Col tempo si è andata travisando la natura di un prelievo originariamente e specificamente istituito per finanziare misure di sostegno contro il caro energia a favore di imprese e di famiglie. Ricordo che la prima versione della tassa introdotta dal Governo Draghi nella primavera del 2022 prevedeva un'aliquota del 10 per cento, successivamente portata al 25 per cento, non sui profitti, ma sul maggior margine imponibile IVA, realizzato tra l'ottobre del 2021 e il marzo del 2022, rispetto al semestre ottobre 2020 -marzo 2021, con una previsione di gettito pari a 10,9 miliardi di euro. Successivamente, il Governo Meloni ha reso meno incisivo - non si capisce il perché - il suddetto prelievo, trasformandolo in un prelievo del 50 per cento sul reddito Ires 2022, che ecceda, per almeno il 10 per cento, la media dei redditi conseguiti nei 4 anni precedenti, da versare entro il 30 giugno del 2023, con una previsione di gettito di un quarto inferiore, cioè 2,5 miliardi di euro in meno.

Dopo solo tre mesi - e arriviamo al provvedimento in oggetto - l'Esecutivo ha fatto un ulteriore passo indietro escludendo, con la previsione di cui all'articolo 5 del provvedimento all'esame dell'Aula, l'utilizzo delle riserve del patrimonio netto accantonate in passato dalle società energetiche che, secondo la relazione tecnica del provvedimento, ammontavano a 5,1 miliardi di euro. La criticità permane in quanto l'esame delle Commissioni di merito non ha prodotto alcuna modifica all'articolo nonostante la presentazione di un preciso nostro emendamento. Riguardo al secondo punto, l'articolo 10 del provvedimento in questione prevede che, al fine di sopperire alla carenza di organico, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale possono affidare a terzi i servizi medici infermieristici, esclusivamente i servizi di emergenza e urgenza, per un massimo di 12 mesi, e senza possibilità di proroga. In tale ambito, dispone altresì che non può richiedere la ricostituzione del rapporto di lavoro con il Servizio sanitario nazionale il personale sanitario che interrompa volontariamente - almeno quello - il rapporto di lavoro dipendente con una struttura pubblica per prestare la propria attività presso un operatore economico privato che fornisce i servizi medici e infermieristici alle aziende e agli enti del Servizio sanitario nazionale.

Allo stesso articolo si prevede che questi ultimi possano ricorrere, per l'anno 2023, alle cosiddette prestazioni aggiuntive, cioè alle prestazioni dei cosiddetti medici e personale sanitario a gettone, tipologie di attività libero professionali intramurarie, per le quali la tariffa oraria attualmente fissata dal contratto nazionale di settore è pari a 60 euro e può essere aumentata fino a 100 euro lordi nei limiti delle risorse disponibili, di cui si prevede tuttavia un incremento per ciascuna regione. Tutto ciò interviene su una triste realtà del nostro Paese, quella dell'abbandono ogni giorno, da parte di 7 medici degli ospedali pubblici, con un amento del fenomeno del 39 per cento nel solo anno 2021. Di più: le strutture sanitarie, in difficoltà nel reperire e assumere medici, ricorrono appunto ai medici a gettone, pagati a ore, per tamponare le carenze del personale, in particolare nei servizi di pronto soccorso, pur trattandosi di professionisti che non garantiscono continuità di cura. Insomma, in una sanità sempre di più orientata verso un modello semi-privatistico delle cure, il ricorso ai medici gettonisti assume una rilevanza sociale a causa del suo grande impatto economico sulla spesa pubblica, a scapito dei servizi fondamentali e della loro qualità, indispensabili all'intera comunità. Pertanto, con l'articolo 10, si intende codificare un'ulteriore spinta alla privatizzazione, senza neanche aver provveduto ad una interlocuzione seria con le parti sociali, nonostante lo stesso Ministro della Salute, lo scorso 18 gennaio 2023, rispondendo ad una interrogazione a risposta immediata del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra in merito proprio ai medici a gettone, avesse affermato: “L'uso distorto delle esternalizzazioni, non soltanto genera un sempre più gravoso onere in capo alle strutture, ma comporta gravi criticità in termini di sicurezza e qualità delle cure, sia perché non sempre offre adeguate garanzie sulle competenze dei professionisti coinvolti, sia per la ridotta fidelizzazione di questi ultimi alle strutture pubbliche. Inoltre, è stata accertata la fornitura di medici da parte di cooperative con età anagrafica superiore a quella stabilita per contratto, anche sopra i 70 anni, ed è stato accertato l'impiego di risorse umane non adatte a esigenze di specifici reparti ospedalieri”. Queste parole sono - lo ricordo - del Ministro della Salute. Una risposta quindi in netta contraddizione con quanto disposto dall'articolo 10, che non prevede interventi né di carattere organico, né tanto meno di carattere sistematico, una risposta appunto tampone. Noi ci saremmo aspettati, viceversa, ben altri interventi, come ad esempio la previsione di ulteriori risorse per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del personale sanitario per gli anni 2022-2024 - questa è una misura che sarebbe assolutamente necessaria - e altri interventi urgenti, che lo stesso Ministro aveva illustrato nel corso dell'illustrazione delle linee programmatiche, che avrebbero fatto pensare a ben altri esiti, come il prioritario impegno a trovare le risorse necessarie per superare il blocco del turnover.

In questo senso, con un Servizio sanitario allo stremo, con il rischio concreto della sua definitiva implosione, data la continua sottrazione di risorse, come quella perpetrata anche in questo decreto, che ha completamente stravolto il suo principio fondato sulla tutela della salute senza distinzione di condizioni individuali e sociali e secondo modalità che assicurino l'eguaglianza dei cittadini nei confronti del Servizio, il provvedimento sembra disattendere perfino i principi fondanti e fondamentali di uguaglianza e il diritto alla salute.

L'esame presso le Commissioni di merito, purtroppo, ha prodotto modifiche in senso negativo. Ricordo l'estensione del campo di applicazione delle procedure di affidamento, che nella proposta iniziale erano state ristrette solo ai servizi di emergenza e urgenza proprio per affrontare la questione dei gettonisti e che ora tornano ad essere applicabili a tutti i servizi medico-sanitari e ai presidi ospedalieri pubblici. Ricordo anche l'introduzione di nuove deroghe all'applicazione delle nuove disposizioni che hanno come scopo la riqualificazione di strutture sanitarie e presidi ospedalieri pubblici. Potenzialmente, con ciò si autorizza l'esternalizzazione d'interi reparti e strutture.

In terzo luogo, si prevede l'introduzione di presidi delle Forze dell'ordine nelle strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate dotate dei servizi di emergenza-urgenza. Tuttavia, i requisiti previsti, facendo riferimento al bacino di utenza e al livello di rischio della struttura, appaiono estremamente vaghi e incapaci di responsabilizzare le strutture nelle attività di prevenzione degli episodi di violenza, purtroppo molto spesso ricorrenti, e di sostegno al personale vittima delle aggressioni.

Riguardo all'ampliamento della possibilità di ricorrere ai medici a gettone, si segnala che, oltre a essere una soluzione più onerosa, per l'intermediazione delle cooperative, non garantisce la continuità delle cure. Inoltre, se il ricorso a questo tipo d'ingaggio può essere tollerato, in ultima istanza, in un contesto di emergenza e di urgenza, è assolutamente inaccettabile permetterlo in altri contesti, soprattutto in quelli più delicati. È un espediente, quello dei medici a gettone, che potrà essere utilizzato non solo nell'emergenza-urgenza ma in tutte le specialità (così prosegue la nota). Intercettato giusto in tempo, sono intervenuta per dichiarare che siamo assolutamente contrari perché, se si può tollerare in una condizione di emergenza, ben altra cosa è permetterlo in tutte le specialità in modo indiscriminato.

L'unica nota positiva è stata l'approvazione dell'articolo aggiuntivo 16-bis che avvia il percorso di stabilizzazione del personale precario della ricerca sanitaria pubblica e che risolve l'annosa condizione di precarizzazione sistematica adottata per decenni - quindi, non è imputabile a questo Governo - nei confronti di questa particolare categoria di lavoratori della sanità pubblica.

Riguardo al terzo punto, l'ultima criticità - ma non per ordine d'importanza - è quella di un rafforzamento, intervenuto nel corso dell'esame, della disciplina prevista dal decreto-legge con l'articolo aggiuntivo 17-bis, che estende le forme di definizione agevolata anche ai tributi di regioni e di enti locali. È una previsione che si va ad aggiungere alla proroga dei termini per la definizione agevolata dei debiti fiscali e alla previsione di nuove cause speciali di non punibilità per alcuni reati tributari, che il provvedimento, nel suo testo originario, ha previsto e che rafforzano, mediante il parziale pagamento del debito tributario, la vigente disciplina, già improntata ad atti di clemenza generalizzata che, oltre ad offendere i contribuenti onesti, costituisce un'esecrabile manifestazione di impotenza dello Stato, soprattutto se finalizzata a reperire risorse finanziarie, a ridurre il contenzioso con i contribuenti e a contrastare efficacemente la dilagante piaga dell'evasione fiscale, anche se è essenzialmente diretta a soddisfare l'interesse costituzionale all'acquisizione delle disponibilità finanziarie necessarie a sostenere le spese pubbliche.

Il carattere premiale di una legislazione condonistica finalizzata all'intento di offrire al soggetto obbligato la scelta tra il mantenersi nella posizione d'inadempienza, comunque determinata o motivata, ovvero avvalersi della facoltà di estinguere la propria posizione debitoria mediante un pagamento agevolato e in tempi definiti, crea un effetto sistemico idoneo ad aumentare il fenomeno dell'evasione, poiché genera, nel tempo, negli evasori la non infondata convinzione di una possibile futura impunità fiscale, con la disastrosa conseguenza sul fronte del gettito erariale che tutti conosciamo, come dimostrano anche gli effetti fallimentari dei passati condoni.

Quindi, Presidente, io concludo sottolineando come, ancora una volta, il Governo, con questo provvedimento, abbia perso la possibilità di intervenire in questioni così delicate con efficacia, con lungimiranza e con la capacità di trovare le risorse necessarie per far fronte a una situazione ormai divenuta insostenibile, in particolare nell'ambito del servizio sanitario pubblico, e davvero vicina all'implosione.

PRESIDENTE. Prima di continuare i lavori, saluto i rappresentanti del Forum dei giovani di San Cipriano, costituito dal comune di San Cipriano Picentino, in provincia di Salerno. Grazie di essere qui (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

EMMA PAVANELLI (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Vorrei informare la Presidenza che in questo momento in Commissione attività produttive si sta votando, si stanno facendo delle votazioni mentre noi siamo in Aula. Come vede dalla lista degli interventi, devo intervenire fra un po' in quest'Aula. Ci sono anche altri colleghi di altri gruppi politici che sono qui, anche per ascoltare gli interventi degli altri parlamentari, com'è giusto che sia.

Io capisco che per prassi alla Camera si possono attivare le Commissioni mentre è in corso la seduta dell'Aula, ma questo significa che i parlamentari, che devono seguire i lavori in Aula, non possono seguire i lavori in Commissione o viceversa. Io credo che non sia utile questo modo di lavorare in questa Camera. Lo dico perché nella scorsa legislatura ero stata eletta al Senato e lì c'è un regolamento molto specifico sui lavori di Commissione e su quelli d'Aula, che non possono essere sovrapposti. Infatti, è giusto che un parlamentare possa seguire - ripeto - anche gli interventi degli altri gruppi politici, perché è giusto poter ascoltare e poi, al limite, anche modificare il proprio intervento. Tuttavia, se si deve seguire il lavoro o votare in Commissione è evidente che i parlamentari non possono stare in due luoghi contemporaneamente, tra l'altro anche sapendo che, perdendo i voti, i parlamentari perdono anche la possibilità di dimostrare che sono stati presenti alle votazioni in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole Pavanelli, posso solo riferirle che è prassi consolidata della Camera questa procedura.

Colgo l'occasione per salutare l'Istituto comprensivo Gianni Rodari di Cerqueto, Gualdo Tadino, in provincia di Perugia. Grazie di essere qui (Applausi).

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1060-A.

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 1060-A​)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, più volte quest'Aula è stata chiamata ad esprimersi su provvedimenti che intendevano affrontare la crisi energetica che ha investito il nostro Paese. Una crisi che ha colpito più settori della nostra società e che ha avuto ripercussioni su più livelli. Una crisi che, come sappiamo, non ha fatto altro che aggravare la già fragile situazione di tante famiglie e imprese, riducendo il potere d'acquisto delle prime e la liquidità della seconde. Il provvedimento in esame oggi in quest'Aula, tra le varie misure previste, ha proprio questo obiettivo: offrire un sostegno concreto a famiglie e imprese.

A tal proposito, faccio riferimento all'estensione al secondo trimestre 2023 delle disposizioni di rafforzamento del bonus sociale per i clienti di energia elettrica e gas in condizioni di disagio economico, ossia ai clienti che presentano un ISEE fino a 15.000 euro, previsto dalla legge di bilancio 2023 in misura differenziata a seconda del reddito.

Così come la misura contenuta nel secondo comma dell'articolo 1, che eleva da 20.000 euro a 30.000 euro, dal secondo trimestre 2023 e fino al 31 dicembre 2023, la soglia ISEE che permette l'accesso alla tariffa agevolata per la fornitura di energia elettrica in favore delle famiglie numerose con più di quattro figli, e il diritto alla compensazione per la fornitura di gas naturale previsto dall'articolo 9 del decreto-legge n. 185 del 2008.

Per quanto riguarda le imprese, il provvedimento riconosce anche per il secondo trimestre 2023, abbassandone le percentuali, alcuni crediti d'imposta già concessi nel 2022 e per il primo trimestre 2023 dalla legge di bilancio 2023 per contrastare l'aumento dei costi dell'energia elettrica e del gas in capo alle aziende.

Una misura che mi preme sottolineare è quella a sostegno dei piccoli comuni a rischio spopolamento, rifinanziando con 9 milioni di euro un fondo istituito presso il Ministero dell'Interno in favore dei comuni inferiori a 5.000 abitanti.

Un segnale importante che va inserito in un progetto molto più ampio, finalizzato, da un lato, ad invertire il trend demografico negativo sostenendo le giovani coppie a fare figli e, dall'altro, prevedendo misure per limitare l'estinzione dei piccoli borghi, che, come sappiamo, sono scrigni di bellezze e tradizioni che fanno parte del nostro patrimonio culturale. Due politiche che possono e devono andare di pari passo.

Le misure volte a garantire l'indennità spettante ai medici e infermieri dei servizi di emergenza-urgenza, il via libera alla possibilità di istituire postazioni fisse di Polizia nelle strutture ospedaliere per contrastare gli episodi di violenza contro il personale sanitario e la possibilità per le aziende ospedaliere di fare ricorso ai cosiddetti “medici gettonisti” non soltanto nei servizi di emergenza-urgenza ospedaliera, ma anche in altri reparti, completano un provvedimento il cui impianto complessivo va esattamente nella direzione auspicata dal nostro gruppo: la direzione della concretezza e dell'agire alla luce di un ascolto vero e sincero dei bisogni dei cittadini. Ascolto senza il quale l'azione politica sarebbe sempre più povera e vuota.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Sarò più breve di chi mi ha preceduto negli interventi solo per entrare in due questioni, una di metodo e una di merito. Purtroppo, troppo spesso sul metodo le cose che diciamo sono sempre le medesime: ennesima fiducia, ancora una volta, nonostante un atteggiamento responsabile delle opposizioni; per l'ennesima volta una finta apertura della maggioranza, che apre a un dibattito con le opposizioni, che dichiara un'apertura sugli emendamenti che poi rigetta in maniera compatta.

Addirittura, in questo caso, l'oggetto di questo decreto è tutto e il contrario di tutto, a partire dall'energia e dal gas naturale, per arrivare alla salute. Sul metodo, quindi, non possiamo che denunciare questo ennesimo atteggiamento che oramai si ripete da troppo tempo.

Sul merito, invece, tre differenti argomenti, molto differenti, in cui cerchiamo di entrare. Partiamo dall'ultimo: gli adempimenti fiscali. Sono adempimenti formali, su cui non vorrei fermarmi troppo.

C'è invece il tema delle misure a sostegno di famiglie e imprese per l'energia elettrica e il gas naturale. Sicuramente non si può essere contrari alle misure contenute in questo decreto, che sono in gran parte la riproposizione delle misure presenti nei decreti precedenti, rivalutate anche sulla base di quello che sta accadendo. Abbiamo la fortuna di parlare in un momento in cui i prezzi dell'energia e del gas sono ben lontani da quelli emergenziali dei mesi scorsi, su cui ci siamo trovati più volte in quest'Aula ad intervenire, ed è anche corretto che il decreto ne tenga conto.

Va ricordato, però, che le aziende forse non sono più in quella fase emergenziale che non gli consente di sopravvivere, ma hanno ancora delle grandissime difficoltà dal punto di vista della concorrenza con gli altri Paesi, perché il prezzo dell'energia rimane, seppur a livelli più bassi del passato, ancora più alto di quanto abbiamo visto nel periodo pre-crisi e, soprattutto, più alto di quanto si registra in altri Paesi europei.

Ultimo punto di questo decreto, forse quello più ambiguo all'interno di un provvedimento che parla di energia e gas, è quello che riguarda il tema della salute, della sanità. Due qui gli interventi, il primo sul payback. Molto bene l'aiuto alle imprese, che comunque dovranno pagare ancora il 48 per cento di questo intervento.

Manca assolutamente, però, una progettualità e un'analisi di quello che è accaduto. Il payback era un provvedimento che voleva portare le regioni a rispettare i budget per l'acquisto di materiale sanitario. Evidentemente oggi a pagare le conseguenze sono le imprese e in parte anche lo Stato proprio per quelle regioni che non lo hanno saputo fare. Non c'è in questo decreto né un'analisi né alcun intervento rispetto a quelle regioni che continuano, nonostante gli sforzi di altre, a non rispettare tali budget, a non fare delle azioni per ridurre il costo della spesa pubblica. Su questo credo che un Governo in carica da 8 mesi qualche riflessione dovrebbe farla.

L'ultimo punto è quello rispetto all'emergenza di personale medico e sanitario. Anche qui, sicuramente non possiamo essere contrari a una serie di interventi che vengono apportati e che introducono la possibilità di assunzione e di messa a servizio anche di chi non ha ancora fatto la specializzazione, che introduce la possibilità del mantenimento in servizio per chi, invece, doveva andare in pensione. Quindi, una serie di interventi emergenziali per rispondere a quella crisi di personale medico e infermieristico che nei nostri pronto soccorso e nei nostri ospedali si registra in maniera davvero emergenziale.

Un provvedimento che va, inoltre, a limitare le possibilità delle aziende sanitarie di ricorrere a esternalizzazioni. Stava accadendo esattamente un fenomeno per cui medici e infermieri uscivano dalla porta e rientravano dalla finestra a costi differenti; quindi, bene questo intervento, ma, anche qui, dopo 8 mesi manca completamente una visione sugli interventi di lungo periodo.

Credo che il gruppo di Azione-Italia Viva abbia fatto più proposte sul tema, portate anche alla Presidente Meloni, a partire dallo sblocco del numero chiuso nelle università, a partire dal finanziamento delle borse per gli specializzandi, a degli interventi che vogliano non risolvere, come in questo caso, e va benissimo, l'emergenza in corso, ma vogliano guardare al futuro, al medio-lungo periodo, con soluzioni strutturali.

Credo che quindi possiamo davvero parlare oggi di un decreto che affronta delle emergenze. Lo fa senza poter trovare anche il nostro diniego, perché, quando si tratta di aiutare le famiglie, le imprese e soprattutto la salute dei cittadini, il nostro gruppo c'è; ma ciò che manca è davvero una visione di lungo periodo, che è quella che auspichiamo, dopo 8 mesi, di poter vedere nei prossimi decreti (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, oggi per il decreto Bollette avrei tanto voluto fare un altro tipo di discorso, un altro tipo di intervento. Avrei voluto dire: caro Parlamento tutto, in questo periodo difficile, la guerra dentro l'Europa, le famiglie in difficoltà di fronte ai rincari molto alti, la povertà che aumenta, tutti noi, maggioranza e opposizione, abbiamo lavorato insieme per cercare di aiutare i cittadini e le imprese italiane in difficoltà. E invece no, non lo posso fare. Non lo posso fare e non posso dire questo perché, per l'ennesima volta, la maggioranza non ha voluto ascoltare nessun suggerimento, non ha accettato alcuna collaborazione.

Eppure, ricordo bene che la scorsa legislatura, quando i cari colleghi della maggioranza erano opposizione, in molte occasioni, in Commissione, noi abbiamo accettato i loro emendamenti, quando eravamo al Governo. Anzi, a volte abbiamo anche utilizzato il loro testo come testo base per le proposte di legge, sempre per dare comunque un segnale di apertura, per lavorare insieme per il bene del Paese.

Ma torniamo al decreto Bollette, che contiene la proroga degli aiuti per fare fronte al caro energia; tutto molto bello, detto così, siamo tutti d'accordo. Per far capire, però, qual è lo spirito con cui questa maggioranza ha modulato e modificato questi aiuti, devo fare un passo indietro con la memoria, perché quando eravamo noi al Governo e bisognava varare aiuti per gli italiani le vostre critiche sono state feroci. Ricordate quando dicevate: in Svizzera basta presentarsi in banca con un foglio di carta e danno subito i soldi? Cari colleghi, all'epoca vi ascoltavo, mi chiedevo se, forse, accogliendo le vostre proposte e le vostre critiche, non si sarebbe migliorato il provvedimento, fatto di più e meglio per gli italiani; però, non riuscivo a capire fin dove voleste arrivare. Ecco, adesso, grazie a questo provvedimento, ho compreso; quando parlavate di imprese in difficoltà, io pensavo ad Alessandro, il mio pescivendolo, che di bollette per refrigerare il pesce spende una fortuna, oppure alla mia ex compagna di squadra che, insieme al suo compagno, ha una cartoleria e per colpa dei prezzi che sono aumentati e delle famiglie in crisi non riesce a far fronte a tutti i costi delle bollette, oppure al negozio di abbigliamento della mia vicina di casa, che dà lavoro a tre commesse. Ecco, io facevo riferimento a loro, che, però, se si presentano in banca non li fanno neanche entrare e sedere e non gli danno neanche il prestito per far fronte a questo momento di difficoltà economica, perché loro guadagnano il giusto, quel che serve per andare avanti un mese.

Ecco, io pensavo a loro e pensavo che lo stesso faceste anche voi, considerati tutti i discorsi contro i poteri forti della Premier Meloni. Invece, ho capito che voi pensavate ai grandi imprenditori, a quelli che forse vi avranno spiegato - loro - come funziona in Svizzera, perché magari la frequentano e avranno lì i conti.

Mi spiego meglio e in concreto su tre questioni: la prima è che le imprese energivore e gasivore sono quelle che hanno consumi superiori a determinati limiti, quindi, un'impresa piccola anche se consuma energia più di quello che guadagna non è detto che ci rientri, mentre le imprese grandi del settore ovviamente ci rientrano anche se, in proporzione, hanno un'incidenza sui consumi e sui conti più bassa. Noi capiamo che alcuni criteri bisogna pure individuarli, e va bene, perché di migliori non ne abbiamo, però vi avevamo chiesto, per le altre imprese, di semplificare quanto meno la procedura, soprattutto per le piccole imprese. Per esempio, di non obbligarle a richiedere al venditore il calcolo degli extracosti, anche perché le grandi imprese hanno impiegati amministrativi, un forfettario con il commercialista, a cui non cambia niente fare una pratica in più per un'azienda per cui già svolge tanto lavoro, ma non è così per tutte le imprese, soprattutto per le piccole e micro imprese del nostro tessuto economico, dove è il proprietario stesso che deve trovare il tempo per sbrigare tutte le faccende burocratiche e che spesso finisce per rinunciare a richiedere i bonus e le agevolazioni, perché non riesce a farlo, gli costerebbe troppo passare la pratica al commercialista. Neanche questo avete voluto ascoltare. Poi, è proprio questa che temiamo sia la strategia del Governo: risparmiare lo zero virgola qualcosa, sperando che le aziende piccolissime, magari quella a conduzione familiare, rinuncino agli aiuti perché troppo complicati da ottenere.

Seconda questione: la vostra idea che si devono dare i soldi alle imprese perché poi danno lavoro e redistribuiscono ricchezza è sbagliata, forse valeva 70 anni fa, non certo ora, in piena globalizzazione. Le grandi imprese si prendono i soldi, spostano la loro produzione in qualche Paese dove il lavoro costa meno e diversificano con investimenti all'estero e la sede delle loro holding è ormai in Lussemburgo, Olanda, Irlanda, Delaware e qualche altro posto dove c'è una tassazione di favore. Tutte le analisi matematiche ci dicono che i ricchi diventano sempre più ricchi e il ceto medio più povero, per questo, con il Governo Conte, noi abbiamo cercato di fare una rivoluzione nelle politiche economiche dello Stato italiano, per mettere soldi in tasca agli italiani, e questo qualcuno non ce l'ha perdonato. I cittadini con qualche soldo in più in tasca potranno spendere e così anche le imprese incasseranno, per questo vi avevamo chiesto maggiori aiuti alle famiglie. Voi, invece, li avete addirittura ridotti rispetto all'anno scorso. Serviva il contrario. L'inflazione continua a salire, i risparmi sono stati usati l'anno scorso, ora sono finiti ed è ora che serve più aiuto, non meno.

Arrivo alla terza questione. Cari colleghi della maggioranza, non tirate fuori la storia dei soldi che non bastavano, perché vi avevamo detto anche dove trovarli. Non vi abbiamo chiesto maggiori aiuti alle famiglie e per il ceto medio, togliendoli alle imprese; è giusto dare alle imprese; per dare di più alle famiglie bisognava tassare gli extraprofitti. Sono certa che qui sappiamo tutti di cosa stiamo parlando, si dice così, no, per buona educazione? Però, date anche le corbellerie che sento dire in TV, lo ripeto qui, anche per ricordarlo a me stessa.

Noi 5 Stelle parliamo di quei soldi che alcuni stanno guadagnando, non perché sono bravi, non perché stanno lavorando meglio o che sono frutto del loro ingegno; no, stiamo parlando di quei soldi che alcuni stanno facendo a palate solo per dinamiche e politiche internazionali: lo scoppio della guerra in Ucraina, una nave che si incaglia nel Golfo di Suez e ritarda le forniture in tutto il mondo, l'aumento del prezzo delle materie prime. Così, vi avevamo chiesto di chiedere un maggiore contributo solo sui soldi guadagnati in più rispetto agli anni precedenti, per esempio, ai produttori di munizioni e armamenti, oppure a chi, approfittando dell'inflazione, ha triplicato i prezzi anche se nel suo settore non ha avuto alcun aumento dei costi, oppure alle banche, che prendendo una commissione fissa sulle transazioni e assicurazioni di petrolio e gas ora stanno incassando molto più che in passato, a parità di lavoro e volumi trattati.

Così, considerato che non avete accettato i nostri consigli, per non far dispiacere i produttori di armi, le banche e gli speculatori, non solo state dando meno soldi a famiglie e imprese, ma quel poco che c'è lo prendete, togliendolo alle sovvenzioni alle energie rinnovabili. Di tutte le cose che avete abolito, come il reddito di cittadinanza, i soldi dovevate prenderli proprio dalle rinnovabili? In pratica, la vostra geniale idea è di tagliarci i piedi per risparmiare sulle scarpe. Ma, così, stiamo anche bruciando le nostre risorse più preziose per riscaldarci. Geniale.

Non sarebbe più semplice e trasparente, invece, avere tariffe energetiche chiare e accessibili a tutti, non sarebbe meglio investire in tecnologie e infrastrutture moderne, che ci permettano di generare energia pulita e a basso costo? Questo dovrebbe fare un Governo: avere una visione. Poi, tra le imprese e le famiglie, come al solito, vi siete scordati dei giovani. Li nominate sempre quando siete sopra un palco o in TV, ma appena si spengono i riflettori e arriva il momento di dimostrare gli impegni con i fatti, con voi, è sempre notte fonda. I prezzi degli affitti sono arrivati alle stelle per le giovani coppie e per gli studenti e non è come una volta, non mi dite: ai miei tempi - considerato che l'età media di questo Parlamento si è alzata, in questa legislatura ancora sento dire: ai miei tempi -: adesso la situazione è tragica, mai c'erano stati, nelle grandi città, prezzi folli, come ora, per trovare un buco.

Con questo decreto, che si occupa delle bollette, che ovviamente fanno il paio con l'affitto, era il momento giusto per intervenire, ma, alla fine, avete cancellato anche quel poco che avevate promesso e voglio credere che, come da dichiarazioni di circostanza, promettiate di ripresentarlo nel prossimo provvedimento. Ecco, io vi esorto a fare presto, e vi offriamo ancora una volta collaborazione - distanti politicamente, questo, senza ombra di dubbio, ma nell'interesse del Paese - sui provvedimenti concreti che offrite a parole, ma, poi, nella realtà, continuate a rifiutare il nostro aiuto.

Per tutte queste ragioni, preannunzio, a nome mio e del MoVimento 5 Stelle, un voto contrario a questo provvedimento, scritto in maniera complicatissima. Voi state complicando e aumentando la burocrazia anche in questo, anche negli aiuti che vogliamo dare ai cittadini e alle imprese. Pochi cittadini ci capiranno qualcosa; dovevamo fare di più e dovevamo fare meglio. Potevamo toccare certi potentati e dare aiuti più consistenti ai cittadini. Avete scelto di non farlo e quello che fate lo fate male e in maniera farraginosa.

Mi spiace, colleghi della maggioranza, forse eravate troppo distratti a litigare tra di voi per spartirvi ogni poltrona possibile, comprese quelle dei Corpi di polizia e dello Stato, ma in questo momento difficile, su un tema come gli aiuti e il carovita, il Paese meritava di meglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, Governo, noi ci ritroviamo, caro Presidente, in pochi, come sempre, anzi, in meno del solito, a discutere dell'ennesimo decreto “macedonia”, in questo caso utilizzo questo paragone, perché, come al solito, ci ritroviamo a discutere di un provvedimento che mette insieme tutto e il contrario di tutto, che passa nella comunicazione come il decreto-legge Bollette, ma di tutto parla, fuorché di interventi sulle bollette. L'elemento ancora più sconvolgente, caro Presidente, è che, per l'ennesima volta, su un provvedimento del quale non si avvertiva la necessità, non si avvertiva, verrà posta l'ennesima fiducia e, non contenti, ecco l'ennesimo papocchio: tra qualche minuto, tra qualche ora lo stesso provvedimento dovrà tornare in Commissione, perché nonostante le discussioni, nonostante i confronti, nonostante tutto il lavoro fatto, è incompleto e bisogna rimetterci mano.

Arriviamo ora a toccare i singoli punti. Bollette: ascoltavo una delle relatrici poc'anzi dire “il teleriscaldamento, finalmente”: sì, certo, intervento mirato territorialmente, chissà perché, sempre con le stesse coordinate geografiche. Tuttavia, in realtà, la verità è un'altra, ce lo dicono le associazioni dei consumatori: le bollette per le famiglie hanno subìto e continueranno a subire un rincaro medio di 300 euro. Questo è il dato, la possiamo raccontare come vogliamo in questo luogo, dinanzi alle telecamere e ai giornali, ma, in realtà, quando poi le bollette arrivano a casa delle famiglie, i costi sono questi.

Allora, la prima domanda, retorica, che mi pongo è: perché non si è pensato di intervenire su chi, nonostante la crisi energetica generata dal contesto geopolitico internazionale, ha prodotto extraprofitti, superprofitti? Perché? Perché non si può fare, perché non si vuole fare, perché, evidentemente, non si possono toccare alcune categorie.

E, ancora, sulle bollette siamo all'ennesimo spot: abbiamo finalmente aperto alle famiglie con quattro figli. Scusate, ma le famiglie di quattro figli, in questo Paese, quante sono? Quante famiglie accedono al beneficio? Facendo il «click day»? Non è che questo Governo ha deciso di concedere una premialità, un incentivo, un aiuto automatici. No, devi fare la domanda. E quante di queste famiglie, poi, concretamente, la faranno? Quindi, come vede, Presidente, siamo sostanzialmente agli annunci. Eppure, avevate un precedente: il Governo Draghi, sullo stesso tema, ha messo quasi 50 miliardi. Allora, capiamoci, se lo volete chiamare decreto Bollette o se lo vogliamo chiamare “decreto spot” o “decreto annunci”.

Arriviamo al secondo punto di questa ricca macedonia, Presidente: dopo le bollette, il fisco. Qui la sintesi è facile: ennesimo condono, cioè continuate a premiare l'infedeltà fiscale. Ho sentito dire poc'anzi da qualche collega che mi ha preceduto: noi finalmente siamo per riattrarre i cervelli, perché i cervelli non li vogliamo solo in fuga, li vogliamo riattrarre e, per questa ragione, abbiamo fatto il credito d'imposta fino a 200.000 euro per le startup. Per fare cosa? Per le attività di ricerca e innovazione. Io vi segnalo che i settori ricerca e studi delle startup non esistono, non ci sono, perché non hanno la capacità per farlo e, ormai, il grosso delle aziende, per la ricerca e l'innovazione, si rivolge alle università e ai centri di ricerca, dove si fanno queste cose. Quindi, fatemi capire, avranno la possibilità di mettere in carico fino ai 200.000 euro di investimento che faranno verso queste strutture? No, però ci riempiamo la bocca con il fatto che, poi, abbiamo dato qualcosa per l'occupazione giovanile.

Ma tocchiamo il punto essenziale: enti locali. Vorrei fare una domanda, perché, prima, è stato ricordato come venga dato un miliardo di euro per i comuni in pre-dissesto o in dissesto. Io le pongo una domanda, Presidente, per quel poco che ho letto, perché non ho fatto studi eclatanti come chi prima enunciava questo provvedimento: scusatemi, ma io ero rimasto che la distinzione tra gli enti locali era tra 5.000 e 15.000 abitanti, piccoli comuni fino a 5.000 abitanti e comuni oltre i 15.000 abitanti. Ora si stabilisce il criterio tra i 25.000 e i 35.000 abitanti. Perché? Non si faceva prima a venire qua e dire: bene, abbiamo l'elenco di queste amministrazioni comunali che sono in dissesto, per le quali immaginiamo…, e lo si condivideva. No, perché bisogna fare sempre il lancio spot.

Ma la super innovazione tecnologica di questo provvedimento, mi sia consentito Presidente, è sul fondo per i piccoli comuni, lì si è raggiunta l'apoteosi della scientificità! L'emendamento che tutte le forze politiche hanno firmato in Commissione, ha come titolo “Fondo per evitare lo spopolamento dei piccoli comuni”. E quanto ci mettiamo su questo fondo? Nove milioni, ma non 9 milioni extra, li prendiamo dalla capienza complessiva dei trenta, abbiamo pochi soldi e va bene. E a chi lo destiniamo, Presidente, questo fondo? Ai piccoli comuni. Per farci capire, per chi non è provvisto di calcolatrice, quanti sono i piccoli comuni? I piccoli comuni, nella definizione, sono tutti i comuni al di sotto dei 5.000 abitanti. Sa quanti sono, Presidente? Sono 5.534, pari al 70 per cento dei comuni italiani. Significa che abbiamo fatto una misura che concede poco più di 1.600 euro a comune, con cui le segnalo non si paga neanche la banda musicale per la festa patronale. Però noi abbiamo fatto un intervento per limare lo spopolamento dei piccoli comuni.

Arriviamo al terzo punto, al terzo ingrediente di questo “decreto macedonia”: sanità. Sulla sanità ho la sensazione che stiamo mettendo toppe per buchi enormi che non riusciremo neanche a rassettare e a sistemare. C'è un criterio di fondo, perché, poi, le norme vanno intese nel principio del legislatore e non tanto nel singolo aspetto: cioè il principio di necessità e urgenza. Ma non necessità e urgenza di risolvere il problema, Presidente, necessità e urgenza delle procedure. Ormai ci stiamo avviando - e in questo provvedimento viene detto chiaramente - verso l'ennesimo smantellamento dell'apparato della sanità pubblica a favore dell'esternalizzazione dei servizi, a favore del privato - questo stiamo facendo, non stiamo facendo altro -, e stiamo rinsaldando una logica operativa che nella sanità, ormai, ci pervade da oltre 20 anni. Mi meraviglio di ciò perché il COVID ci ha dimostrato che un certo sistema ha fallito, ma, evidentemente, bisogna continuare a rimpinguare l'acqua dei soliti pozzi, dei soliti noti, nelle solite regioni, che questa maggioranza di destra governa da sempre! Allora capiamo dove vogliamo intervenire e come vogliamo intervenire.

Eppure, Presidente, in Commissione erano stati presentati degli emendamenti, è stato ricordato già da chi mi ha preceduto. Si è fatto un lavoro di concertazione, di discussione, di convergenza, com'è giusto che sia, perché, in questo luogo, il compromesso - è bene ricordarlo - è una parola nobile, è una parola che deve avvicinare le istanze, i portatori di interessi diversi, diversificati e farne sintesi. Ma questo, purtroppo, non è accaduto. Perché?

Abbiamo presentato emendamenti su come salvaguardare i plessi sanitari - per capirci, i pronto soccorso delle aree del margine - che vi segnalo sono da Nord a Sud, ovunque, e vivono tutti lo stesso problema, perché, quando hai un pronto soccorso di un piccolo ospedale, non è il pronto soccorso in sé, ma sono i reparti collegati a quel pronto soccorso che consentono di mantenere in vita quel pronto soccorso. Tradotto, se un'azienda sanitaria locale bandisce un concorso e questo va deserto una, due, tre volte, oppure chi viene assunto ci sta per 15 giorni e, poi, se ne va e cambia posto o mobilità nella struttura sanitaria, voi capirete bene che questo è un problema. Avevamo chiesto di utilizzare una procedura che la Repubblica italiana utilizzava in passato, ovvero quella del raddoppio, ai fini di carriera, della presenza nelle strutture del margine e ci è stato detto di “no”; avevamo chiesto un incentivo economico per operatori sanitari e medici e ci è stato detto di “no”; però, poi, veniamo in questa sede e sentiamo parlare di vallate, di aree interne e di marginalità!

Altro punto sulla sanità. Anche rispetto al rapporto tra spesa sanitaria e personale infermieristico, siamo fermi a 5,7 ogni 1.000 abitanti, quasi la metà rispetto agli altri principali Paesi europei, che sfiorano il 10 per cento, come Inghilterra, Germania e Spagna, e anche su questo nulla.

Ora, perché, in premessa, Presidente, le ho detto che era un provvedimento che non necessitava della fiducia? Perché questo provvedimento era l'occasione per potere discutere e affrontare dei temi che prima o poi dovremo affrontare in questo Paese. Lo dico a scanso di equivoci. Io rappresento una forza politica che è stata artefice, probabilmente, di un errore storico nel 2001: la regionalizzazione del sistema sanitario, che ha fallito. È chiaro? Ha fallito! È stato un errore, perché non ha migliorato la condizione del diritto alla sanità da nessuna parte, né nelle regioni che si sono spinte al 30 per cento di sanità privata convenzionata, che abbiamo sventolato come le eccellenze italiane ma che il COVID ha dimostrato che eccellenze non erano, né in quelle regioni periferiche, di gestione antropologicamente errata, come qualcuno potrebbe pensare, dove la regionalizzazione del sistema sanitario non ha fatto nient'altro che incrementare la migrazione sanitaria. Oggi noi avevamo l'occasione di affrontare il tema e di poterlo affrontare propedeuticamente a qualche idea di riforma - che sta balenato da quando è iniziata questa legislatura - che non è l'autonomia differenziata ma lo “Spacca Italia”. I dati ce lo dicono, ce lo siamo detto in Commissione. Eppure, questo non è accaduto. Perché non è accaduto? Mi avvio a chiudere, Presidente. Non è accaduto perché, come diceva Aldo Moro, purtroppo, questo è il tempo che ci è dato vivere e, nel tempo che ti è dato vivere, tu agisci politicamente.

Ora, noi abbiamo fatto discussioni nelle Commissioni riunite. Emendamenti di maggioranza, che l'opposizione ha sottoscritto, sono stati cassati e rispediti al mittente, senza una giustificazione, senza un pezzo di carta di giustificazione. Perché? Perché qualcuno nel Governo ha deciso che non si poteva toccare nulla. Allora, care colleghe e cari colleghi, noi dovremmo iniziare a discutere in questa sede se abbia ancora un senso la funzione legislativa, se abbia ancora un senso chiamarci Repubblica parlamentare, se abbia ancora un senso il lavoro nelle Commissioni, se abbia ancora un senso la rappresentanza popolare. Se questo è l'andazzo, se questo è il modo con il quale noi stiamo lavorando, se i colleghi di maggioranza, che dicono cose intelligenti sostenute dall'opposizione, si vedono pedissequamente bocciati emendamenti senza aggravio di costo, allora fateci capire dove vogliamo portare questa nostra Repubblica.

Allora, l'invito è: mettiamo la parola fine a questa modalità, mettiamo la parola fine perché altrimenti noi stiamo depotenziando e mortificando, non l'esercizio della democrazia, ma noi stessi. Io faccio un richiamo all'orgoglio personale e alla dignità personale di ognuna e di ognuno di noi, perché non è possibile discutere in una maniera intelligente e costruttiva. Noi, come opposizione, come tutte le opposizioni, nessuna esclusa, ci siamo comportati in una maniera ragionevole, senza adottare ostruzionismo, senza venire in Aula e fare ostruzionismo. Nonostante questo, la funzione legislativa è utilizzata come mero zerbino, perché questo siamo divenuti. Se rispetto a temi così importanti per le persone, per le famiglie e per i territori, emergenze vere come la sopravvivenza quotidiana di diritti quali quello alla salute, non troviamo lo spirito d'orgoglio comune della funzione - non del partito, della funzione! - per la quale siamo stati elette ed eletti, allora io non so dove stiamo andando a parare.

Per questa ragione, caro Presidente, suo tramite, mi permetto di fare l'ultimo appello: finiamola con la decretazione d'urgenza! Non è nata oggi, lo so, non è nata oggi, saranno vent'anni e più che accade questo. Ma se su un provvedimento come questo, dove molti hanno detto cose intelligenti, dove bastava utilizzare il buonsenso, ciò non accade, allora io non so a quale deriva, a quale approdo e in quale porto porteremo le sorti di questo Paese e di questa legislatura. Per questa ragione, caro Presidente, è ovvio che se su questo provvedimento, in cui ci sono alcune misure emendative che noi abbiamo contribuito a scrivere, a fornire, a condividere, e su cui abbiamo contribuito a trovare le convergenze, si mette la fiducia, va da sé, è lapalissiano che si sta dicendo al Paese: bene, abbiamo utilizzato il contributo delle opposizioni, ma i loro voti non li vogliamo, perché dobbiamo mettere l'ennesima bandierina, che non so dove ci porterà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Alessandro Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signore e signori esponenti del Governo, colleghe e colleghi, questo provvedimento nasce dalla necessità e dall'urgenza di: prorogare per altri tre mesi, fino a giugno prossimo, alcune misure di sostegno in favore delle famiglie e delle imprese, per contrastare l'aumento dei prezzi per l'acquisto di energia elettrica e gas, di adottare misure per fare fronte alla carenza di personale medico presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del Servizio sanitario nazionale, di introdurre disposizioni volte a prorogare i termini e modificare le norme in materia di adempimenti fiscali introdotti con la legge di bilancio 2023. Le risorse complessivamente stanziate per gli interventi contenuti nel decreto-legge sono pari a 4,9 miliardi di euro, di cui circa 3 miliardi per il settore energetico e 1,1 miliardi per quello sanitario.

Tra gli interventi che mi hanno preceduto, la relazione dei relatori, in particolare, è entrata nel dettaglio degli interventi che Forza Italia condivide in pieno. Nel corso dell'esame in sede referente sono state approvate, tra l'altro, diverse proposte emendative di iniziativa parlamentare, sia di maggioranza sia di opposizione, che intervengono sia in ambito sanitario, sia per contrastare il caro energia. In sede referente, anche Forza Italia ha dato un apporto importante su tematiche significative, contribuendo a migliorare il testo. Con l'approvazione in Commissione di un emendamento presentato da vari gruppi, tra cui Forza Italia, si prevede la possibilità di garanzia diretta dell'Ismea per i finanziamenti a micro, piccole e medie imprese agricole e della pesca, finalizzati alla realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile. Sempre in materia di disposizioni per fronteggiare l'aumento dei costi dell'energia, va segnalata anche l'approvazione di un emendamento, presentato da Forza Italia, relativo a risorse aggiuntive per 10 milioni al settore sportivo.

Il provvedimento contiene misure urgenti per sostenere cittadini e imprese nel fronteggiare la crisi economica innescata da una gravissima congiuntura internazionale, nonché norme necessarie in ambito sanitario, soprattutto per risolvere l'attuale fase di carenza di personale e in primis per i reparti di emergenza-urgenza. Un provvedimento che va incontro, quindi, a cittadini, famiglie e imprese. Ricordiamo e sottolineiamo lo straordinario e tempestivo impegno del Governo in legge di bilancio per dare aiuti immediati ai cittadini e alle imprese in difficoltà per il caro energia, un contributo per cui Forza Italia è stata determinante con le sue proposte all'interno della maggioranza.

È bene, quindi, che questi aiuti vengano prorogati, è bene guardare al futuro con nuove strategie e impostando un ragionamento più complessivo sulla necessità di aggiornare e rivedere il meccanismo di approvvigionamento energetico del nostro Paese. Risolviamo l'emergenza immediata nel breve periodo e poi guardiamo al futuro a lungo termine. Vengono riconosciuti 2 milioni di euro alle startup innovative, costituite a partire dal 1° gennaio 2020 ed operanti nel sistema dell'ambiente, delle energie rinnovabili e della sanità per l'anno 2023 e con il contributo sotto forma di credito di imposta. È ovvio sottolineare, però, che la sostenibilità ambientale non può essere divisa da quella sociale. Quindi, va bene l'attenzione rivolta al settore sanitario. Abbiamo affrontato con questo decreto il tema del payback, abbiamo affrontato con delle prime risposte l'annoso problema della scarsità di medici e di infermieri, abbiamo aumentato il livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale. Inoltre, il provvedimento prevede la possibilità di affidamento dei servizi medici e infermieristici a terzi, i cosiddetti medici gettonisti, una volta verificata l'impossibilità di utilizzare personale già in servizio anche in regime di convenzione, di assumere gli idonei di graduatorie concorsuali in vigore, nonché di espletare le procedure di reclutamento del personale già autorizzate.

Fondamentale è, poi, l'emendamento per assicurare l'incolumità degli operatori sanitari, con cui è stata prevista la possibilità di costituire posti fissi di Polizia nelle strutture ospedaliere con reparti di emergenza e urgenza, in considerazione del bacino di utenza e del livello di rischio della struttura, un emendamento che ci è stato fortemente sollecitato dal territorio. Quindi, sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale ed anche interventi sul piano fiscale. In termini di adempimenti fiscali si interviene semplificando la disciplina relativa all'adesione agevolata e alla definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento, prorogando i termini previsti per la definizione in acquiescenza e prevedendo che possano essere definiti in acquiescenza gli atti non impugnati e ancora impugnabili al 1° gennaio 2023. Sono apportate modifiche alla disciplina della regolarizzazione degli omessi o carenti versamenti di importi rateali. È importante questo tipo di azione per tornare a parlare di fiducia in uno Stato che sia di supporto per i cittadini e per le imprese. Ci auguriamo che sia anche questo l'inizio di un più generale ragionamento relativo ad una necessaria, non più rinviabile, giusta riforma fiscale.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, ancora una volta siamo di fronte a un provvedimento slogan. Cos'altro potevamo aspettarci da un Governo costantemente in campagna elettorale? Il decreto Bollette, così come il decreto Lavoro, sono soltanto formule vuote, con cui avete deciso di chiamare dei provvedimenti del tutto inadeguati ad affrontare questi temi. Sì, infatti, nella migliore delle ipotesi, i vostri provvedimenti vanno a prorogare al ribasso alcune delle misure già in precedenza introdotte dal Governo Conte, mentre negli altri casi vanno a ribaltare discipline di maggiore tutela, come nel caso della liberalizzazione del lavoro precario. Ormai vi abbiamo capito: la vostra è la politica degli slogan, fatta di interventi finalizzati a dare un sostegno immediato, ma soltanto apparente e del tutto insufficiente, nella totale assenza di programmazione e di investimenti per il futuro del Paese. A sostenere tutto questo non è soltanto Emma Pavanelli, piuttosto che il MoVimento 5 Stelle; lo avete sentito anche da chi è stato ascoltato in audizione in Commissione. Se dovessimo fermarci alla denominazione attribuita ai vostri provvedimenti, verrebbe quasi voglia di votarli. Leggendo decreto Bollette, infatti, viene da pensare immediatamente a un provvedimento costruito per sostenere le famiglie e le imprese di fronte al caro energia. In realtà, i sostegni sono davvero esigui, frutto di uno stanziamento decisamente inferiore a quello previsto con i decreti Sostegno dai precedenti Esecutivi.

C'è un dato ancora più preoccupante, sul quale mi vorrei soffermare. In ogni decreto viene portata sempre più in alto l'asticella e si assiste a un preoccupante arretramento dello Stato, almeno sotto il profilo della tutela della legalità e del contrasto alle disuguaglianze. Mi riferisco al vergognoso scudo penale introdotto sugli omessi versamenti, ma anche all'allargamento della regolarizzazione dei redditi di fonte estera e all'ennesimo condono fiscale. Avete capito bene, in questo decreto è contenuta una norma che esclude la punibilità per omesso versamento quando le violazioni sono definite e le somme versate prima della pronuncia di appello, mentre fino ad oggi questa possibilità doveva precedere l'apertura del processo tributario. Il problema attiene all'ambito di applicazione della norma, che si tradurrà in uno scudo anche per chi fattura dal milione di euro in su.

Con altra norma viene prevista la regolarizzazione, con il pagamento di sanzioni ridotte, delle violazioni relative ai redditi di fonte estera, all'imposta sulle attività finanziarie estere e all'imposta sugli immobili situati all'estero. Persegue lo stesso obiettivo anche la decisione della maggioranza di prevedere una considerevole estensione della platea dei soggetti che potranno accedere alla rottamazione-quater e allo stralcio dei debiti, l'ennesimo condono fiscale allargato. In buona sostanza sembra proprio che il Governo voglia far passare, per stolti, la stragrande maggioranza dei contribuenti che pagano regolarmente le proprie debenze e, per furbi, coloro che invece eludono ed evadono il fisco. A tutto questo si aggiunge anche il taglio dell'apparato di sostegni in precedenza introdotto contro il caro energia. Mi riferisco al credito d'imposta alle imprese, destinato a contrastare gli aumenti in bolletta, che viene confermato ma praticamente con delle aliquote dimezzate. Così pure ritengo doveroso stigmatizzare la decisione di tagliare il contributo di solidarietà sugli extraprofitti energetici, misura che prevede minori entrate per 402 milioni di euro. Si tratta di risorse che rimarranno nelle casse delle grosse società che si sono arricchite dall'aumento del costo dell'energia, la cui mancata entrata ricadrà inevitabilmente sui cittadini. In questo senso deve intendersi la decisione di ridurre del 65 per cento gli sconti sulla bolletta del gas, limitata al solo mese di aprile. Già da questo mese milioni di cittadini vedranno aumentato il costo della propria utenza domestica di gas. Di fronte a tutto questo siamo amareggiati, ma non stupiti. Questo Governo, in fondo, non ha mai nascosto la propria volontà di schierarsi dal lato dei potentati economici e dei ricchi, voltando le spalle alle piccole e medie imprese e ai cittadini.

La domanda che ci poniamo è sempre la stessa: dove volete arrivare? Mentre gli investimenti continuano a latitare, siamo qui oggi a discutere dell'ennesimo provvedimento improntato all'austerity di montiana memoria. Neanche l'Esecutivo dell'epoca si mostrò tanto fedele alle logiche dei tagli alla spesa pubblica e della minimizzazione degli aiuti al Paese. Lo abbiamo letto già tra le righe della vostra prima legge di bilancio e se ne trova conferma anche nel DEF di aprile. Nonostante tutto, anche in questa occasione, il MoVimento 5 Stelle ha provato a fare proposte. Abbiamo chiesto più coraggio, ma abbiamo ottenuto soltanto dei “no”. Avete respinto le nostre proposte di attivare un fondo di sostegno ai mutuatari, alla luce dell'aumento delle rate dei mutui, e di aumentare il tetto massimo detraibile degli interessi. Avete detto “no” al rifinanziamento del Fondo affitti e del Fondo morosità incolpevole, che avrebbero contrastato il caro affitti. Avete detto “no” al riconoscimento automatico per le imprese di crediti d'imposta fruibili a fronte degli extra costi sostenuti per l'acquisto di energia. Avete mantenuto la vergognosa norma sul payback sanitario, che rischia di provocare il fallimento di migliaia di piccole e medie aziende. Pensate che, con questa norma, si prevede la compartecipazione delle imprese fornitrici di dispositivi medici ai disavanzi del bilancio delle regioni. È davvero inaccettabile che si facciano ricadere sui privati le inefficienze nella gestione della cosa pubblica. Dovreste sapere che, per quello, c'è già la responsabilità erariale, oltre che la responsabilità politica di fronte al proprio elettorato. Senza considerare poi le conseguenze che il fallimento di queste imprese produrrà sulla finanza pubblica, in termini di mancati introiti, ma anche sul funzionamento stesso del sistema sanitario pubblico e sui suoi operatori, che già oggi hanno difficoltà a reperire dispositivi sanitari per fornire assistenza ai cittadini. A meno che il vostro intento, forse neanche troppo velato, non sia quello di favorire i privati a smantellare ulteriormente e progressivamente anche il Sistema sanitario nazionale. In sintesi, con questo provvedimento, da una parte, chiedete soldi alle imprese ed eliminate gli aiuti alle famiglie e, dall'altra, date uno scudo fiscale a chi non paga le tasse. Oltre a lanciare un messaggio negativo e persino diseducativo, ancora una volta dimostrate di essere forti con i deboli, facendo regalie a chi di certo non ne avrebbe nessun bisogno. Allora, vi chiedo di nuovo: dove volete arrivare? In pochi mesi avete smantellato buona parte delle misure che con fatica abbiamo introdotto. Si trattava di misure a favore di tutti i cittadini e, in particolare, di quelli che si trovavano in difficoltà, come il reddito di cittadinanza, che - ricordo - è stato concepito per essere non un sussidio, come i suoi detrattori lo hanno dipinto, ma una misura di politica attiva di lavoro, con incentivi volti a dare un impiego, una formazione e un'occupazione ai suoi percettori, e il decreto Dignità, che aveva contrastato efficacemente il precariato, imponendo sostanzialmente alle imprese di assumere con contratti stabili. Cito inoltre, ancora una volta, il superbonus, che ha trainato la nostra economia spingendo il PIL al 6,6 per cento nel 2021, come confermato anche pochi giorni fa dal rapporto di Fitch, una crescita che questo Governo potrà soltanto guardare dal basso, almeno fin quando deciderà di perseverare nella strada dell'austerity e della totale assenza di investimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prima di proseguire i nostri lavori, saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto Gianni Rodari-Cerqueto di Gualdo Tadino, in provincia di Perugia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere qui (Applausi)!

È iscritto a parlare l'onorevole Gianmauro Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi e Governo, questo è l'ennesimo decreto-legge che, se per le misure volte a potenziare il sostegno economico alle famiglie e alle imprese in relazione al rincaro dei costi dell'energia parrebbe avere motivi di urgenza, non li ha per le misure in materia fiscale. Se manca il requisito dell'urgenza, mancano le motivazioni per il ricorso allo strumento del decreto-legge; vorrei ricordarlo anche perché il Colle l'ha già detto in precedenza. Anche per la parte che vogliamo considerare urgente di questo decreto-legge, possiamo dire che si tratta di un decreto timido perché stiamo parlando di meno di 5 miliardi stanziati per il secondo trimestre del 2023. Quindi, non c'è due senza tre: avete iniziato con la legge di bilancio, avete proseguito con l'austerity, poi con il DEF e continuate adesso con il decreto-legge n. 34. Solo che con quest'ultimo riuscite a fare molto di più perché, a fronte di questo gettone, infilate un'estensione di quello che è un vero e proprio scudo penale agli omessi versamenti, più tutta un'altra serie di misure che la mia collega prima ha citato. Di queste però voglio citarne solo due, per capire l'aspetto numerico. Lo stop di cui all'articolo 2 degli aiuti in bolletta sostanzialmente è pari a 280 milioni. Infatti, avete prorogato gli sconti della componente tariffaria UG2C, ma li riducete del 65 per cento per il mese di aprile; questo costa 280 milioni. Però poi, d'altro canto, siete andati a intervenire sul taglio del contributo agli extraprofitti energetici, e questo vale 404 milioni. Voi intervenite, cioè, nel difendere le aziende che hanno effettuato extra profitti, e li coprite con 404 milioni; però, alle persone e alle aziende che hanno bisogno del supporto energetico ne date 280. Già qui si vede la differenza comportamentale che avete nei confronti di chi ha veramente bisogno perché intaccare gli extra profitti è molto meno invasivo rispetto a non concedere supporto a chi ha necessità, in questa fase di rincaro energetico.

Ma arriviamo alla norma regina di questo decreto-legge, cioè all'articolo 23, questo vero e proprio scudo penale per gli omessi versamenti. Per farla breve, è un'estensione di una misura già prevista dall'articolo 13 del decreto-legislativo n. 74 del 2000, cioè la possibilità della non punibilità, per una serie di cause, che però operava prima della apertura del processo tributario. Spieghiamolo meglio perché è giusto dare risonanza e spazio a questa vera e propria meraviglia di produzione legislativa. Lo faccio partendo dall'audizione del professor Gatta, ordinario di diritto penale della Statale di Milano che, in un'intervista, dice che questa norma “salva evasori” è un'istigazione a non pagare e ad aspettare i processi. Spieghiamo bene il perché. Fino ad ora, cioè prima dell'emanazione del decreto-legge n. 34, l'articolo 13 del decreto legislativo n. 74 del 2000 prevedeva delle cause di non punibilità per il pagamento del debito tributario in relazione a tre casistiche che sono le stesse di questo decreto: l'omesso versamento di ritenute certificate, l'omesso versamento di IVA e l'indebita compensazione. Le soglie non erano proprio quelle di un piccolo evasore e continuano a non esserlo, perché parliamo di 150.000 euro per ciascun periodo d'imposta per l'omesso versamento di ritenute e di 250.000 euro per ciascun periodo d'imposta per l'omesso versamento di IVA. Per queste due fattispecie la pena va da sei mesi a due anni. Poi, vi è l'indebita compensazione di crediti non spettanti superiori ai 50.000 euro annui e, in questo caso, la pena va da un anno e mezzo a sei anni. Quindi, parliamo di fattispecie non propriamente paragonabili a reati comuni o a infrazioni amministrative automobilistiche. Vorrei che fosse chiaro che qui parliamo di soggetti che hanno i soldi, che non li hanno versati o hanno effettuato delle indebite compensazioni, ed è questa la cosa grave.

Comunque questa non punibilità precedentemente scattava nel caso in cui si versavano integralmente gli importi dovuti, lo si faceva entro un termine definito e circoscritto e comunque prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado. Ora, con la nuova e magistrale formulazione dell'articolo 23, invece, la non punibilità scatta prima che venga pronunciata la sentenza di appello, cioè si concede un tempo molto più lungo anche nel caso in cui il contribuente abbia addirittura perso in primo grado (della serie: portiamo avanti nel tempo il problema e l'eventuale pagamento). E poi qui c'è anche uno sconto, uno sconto mostruoso, perché se prima si dovevano pagare le sanzioni e gli interessi, adesso le sanzioni vengono ridotte a un diciottesimo. Quindi, perché mai far pagare subito chi deve pagare? Forse è questo che vi siete posti come problema, perché, se prima c'era un termine di 3 mesi, prorogabile dal giudice per altri 3 mesi, qui, invece, c'è la possibilità di rateazione fino a 20 rate trimestrali, quindi per un tempo pari a 5 anni. Il primo anno si consuma nel 2023 e in più ci sono altri 4 anni.

La cosa ancora più grave di tutto questo procedimento è che non c'è un riferimento alla sospensione dei termini di prescrizione del reato e nemmeno si fa riferimento alla sospensione del termine di improcedibilità dell'azione penale per superamento della durata massima del giudizio di impugnazione (quella è, diciamo, l'estensione della norma Cartabia).

È vero che si prevede la sospensione del processo e quindi, in teoria, si dovrebbero anche sospendere i termini di prescrizione, ma allora perché non essere chiari e scriverlo? Infatti, questo potrebbe dare adito a problemi di interpretazione e, siccome qui parliamo di pagamenti non di piccole somme, ma di importi molto elevati, c'è la necessità, la voglia e l'intenzione da parte di chi vuole pagare, di chi avrebbe potuto pagare, ma non l'ha fatto - e ora ha questa finestra temporale per agire - di poter posporre il pagamento quanto più avanti nel tempo.

Poi, c'è un altro punto: per quanto vale questo scudo penale? Su questo voi siete stati, signori del Governo, estremamente magnanimi, perché con questo decreto c'è la possibilità di avvalersi di alcune misure per chi ha richiesto la tregua fiscale, quella prevista dalla legge di bilancio, ma voi - avete visto mai che magari qualcuno non ce l'ha fatta? - prorogate sino a fine settembre o, addirittura, a fine ottobre e ricordiamo, ancora una volta, che non parliamo di piccoli evasori.

Per cui, ricapitoliamo: l'imputato potrà decidere sino all'appello - anzi, sino alla conclusione del giudizio di appello - se pagare o meno e chiudere il tutto, e questo ha un significato ben preciso, cioè permettere di effettuare calcoli strumentali agli evasori, potenziali e non. Quindi, significa disincentivare il patteggiamento ed eventuali altre forme di definizione anticipata del provvedimento. Che lo faccio a fare, che pago a fare adesso se praticamente posso pagare fino all'ultimo momento possibile? Anzi, c'è un altro problema, perché così si disincentiveranno di fatto tutte le procedure di appello, con buona pace di tutto ciò che è previsto e richiesto dal PNRR, ossia la riduzione, entro il 2026, del 25 per cento dei tempi medi dei processi penali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, io rivolgo il mio applauso a questo Governo e alla maggioranza che sta supportando questo Governo, perché state premiando gli evasori. In realtà, siete di una coerenza disarmante, perché fate esattamente il contrario di quello che avete proposto durante la campagna elettorale. Infatti, voi non state proteggendo le persone, i cittadini e le imprese: state facilitando l'evasione fiscale.

Da ultimo, un riferimento alla bollinatura. Nella bollinatura di questo articolo 23 - e su questo punto c'è una cosa strana - è scritto che le disposizioni dei commi da 1 a 4 potrebbero incentivare la definizione dei debiti fiscali e comportare, pertanto, potenziali effetti positivi sul gettito, effetti che, tuttavia, prudenzialmente, non vengono quantificati. Questo è un capolavoro e non so come siete riusciti a ottenerlo dalla Ragioneria. È vero: la norma in sé non ha oneri, perché le norme e le sanzioni non vengono cifrate, cioè non vengono calcolate, per cui se saltano le sanzioni non ci sono oneri per lo Stato, ma non possiamo leggere che potrebbero incentivare la definizione perché, proprio a causa del modo in cui è scritto questo testo, potrebbe succedere che si porti in avanti il termine della definizione della controversia fino ad arrivare addirittura alla prescrizione, e questo certamente non è un gettito positivo. Quindi, possiamo dire che si ha un'indicazione tirata per le orecchie dalla Ragioneria generale dello Stato.

Poi, come la mettiamo con i costi di un processo che, a un certo punto, salta per aria a seguito di pagamenti successivi? In altri termini, la magistratura comincia a istruire un processo, si arriva al primo grado, si istruisce poi un appello - e, quindi, c'è tutta una serie di costi per lo Stato - e poi, all'ultimo momento, l'evasore decide di pagare per salvarsi, perché si rende conto che non ce la farebbe. Quindi, tutti questi costi chi li sopporta? Come si fa a dire che non ci sono oneri potenziali per lo Stato? Io ricordo sempre che, nella scorsa legislatura, per molto meno, per l'invio di un migliaio di mail, la Ragioneria ha detto che c'erano potenziali oneri per lo Stato e ha bocciato l'emendamento.

Noi avevamo proposto tutta una serie emendamenti che la collega in precedenza ha ricordato e, quindi, non vado oltre. Però, in aggiunta, ne cito solo uno: c'è una norma all'articolo 3 che permette di dare bonus ai clienti domestici diversi da quelli titolari di bonus sociali, quindi di dare tali bonus. Ebbene, siccome la norma per il sistema elettrico non è come quella del gas e, quindi, è difficile, poi, risalire sulla base delle situazioni climatiche, noi avevamo proposto di far compiere questa operazione all'acquirente unico, che è in grado di farla. Invece, voi avete respinto persino una norma di facilitazione per una procedura che serve a questo Stato. Probabilmente, in questo modo vi aspettate che le persone non ce la faranno e quindi, ancora una volta, spenderete meno e potrete mettere questi soldi da qualche altra parte.

Detto questo, ricordo che le norme che noi abbiamo proposto servivano a dare supporto all'iniziativa. Servivano a dare supporto a quei cittadini che voi, a parole, dite di voler tutelare, ma, nei fatti, lasciate ai loro problemi, presi come siete dalla voglia di dare risposta a una parte di persone che, evidentemente, non ha davvero a cuore il proprio Paese quanto il proprio portafogli (e voi con loro). Permettere uno scempio come questo, che riguarda la punibilità non delle piccole evasioni, ma di importi così elevati, significa continuare a far pensare alla gente che l'evasione fiscale non deve essere concepita come un allarme effettivo per questo Paese, perché voi nel DEF non avete messo praticamente nulla, a parte le parole, per cercare di recuperare quei 100 miliardi che, ogni anno, perdiamo; anzi, oggi aggiungete la ciliegina sulla torta, che è una vera e propria istigazione all'evasione.

Concludo, Presidente, dicendo che io non so quando questo Paese si sveglierà e capirà l'errore madornale che è stato fatto a settembre dello scorso anno, e non mi riferisco a quelli che non sono andati a votare, ma a tutti quelli che hanno votato per questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

STEFANIA ASCARI (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. È sull'ordine dei lavori?

STEFANIA ASCARI (M5S). Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Allora, per l'economia dei lavori dell'Aula, la prego di questo: terminiamo l'argomento in discussione e poi io le do la parola, se lei si fida di me…

STEFANIA ASCARI (M5S). Va benissimo, Presidente.

PRESIDENTE. …perché siamo un po' sotto pressione per chiudere questo tema. È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Mi permetta di esordire con una semplice parola: imbarazzante. Questa parola mi risuona nella testa da diverse settimane, direi da diversi mesi. Siamo giunti alla discussione di questo decreto Bollette per l'ennesima volta facendo sperimentazioni, prove direi, di riforma costituzionale. Di fatto, si sta procedendo con una sorta di continua squalifica e di continuo svilimento dei lavori parlamentari. Il Parlamento, che dovrebbe essere il centro di elaborazione di proposte di legge, che dovrebbe essere il centro e il tempio della democrazia, viene continuamente squalificato, non preso in considerazione, svalutato e svilito da continue richieste di fiducia. Questo è un dato di fatto. Questa sarà l'ennesima volta in cui viene richiesta la fiducia a quest'Aula.

Era di ieri la fiducia richiesta sul decreto Ponte. Nelle scorse settimane ne abbiamo viste decine, ormai, di queste fiducie, che implicano già il fatto che una delle due Camere non serve assolutamente a niente, è una sorta di monocameralismo imperfetto.

Il problema è che non serve neanche la prima Camera, perché blindate i testi e non è possibile che ci sia un accoglimento degli emendamenti. È una cosa assolutamente inaccettabile. Direi che è impreteribile, cioè sarebbe un reato gravissimo omettere la denuncia di queste cose. Ma non solo: pensate che per questo decreto era stata posta la scadenza di deposito degli emendamenti praticamente un mese fa, il 18 aprile. Avete avuto un mese di tempo per poi trovarci nelle Commissioni riunite per chiuderlo in fretta e furia; Commissioni riunite che hanno verificato di nuovo un imbarazzo sostanziale, perché sono stati rifiutati emendamenti di buonsenso proposti dalle stesse forze di maggioranza. Emendamenti che, ad esempio, prevedevano assunzioni a costo zero per i precari di Aifa, che non erano stati proposti dalle opposizioni; erano stati proposti dalla maggioranza ed erano stati accolti inizialmente sia dalla relatrice e dal relatore sia dal Governo, e poi sono stati respinti. E forse - dico forse, mi sembra di avere capito che è così - saranno convocate d'urgenza di nuovo le Commissioni riunite perché un emendamento che è stato approvato sembra non abbia la copertura finanziaria. Siamo alle solite, perché si vocifera - lo verificheremo in Commissione - che è l'emendamento che prevede la stabilizzazione dei ricercatori degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, che aspettano di essere stabilizzati da decenni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Decenni, sono precari da decenni! Già vengono pagati. Mi dovete spiegare dov'è che non ci sono le coperture. Le coperture ci sono già, sono già pagati. Per quale motivo, allora, nella stabilizzazione si fa un'operazione di questo tipo? È una cosa che non è accettabile.

Continuiamo a vedere una maggioranza che se la prende sempre di più con i più deboli. Di ricerca c'è bisogno, bisogna dare importanza ai ricercatori perché sono il futuro di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non è accettabile una cosa del genere.

È imbarazzantissimo, dal mio punto di vista, anche l'atteggiamento tenuto sul fenomeno del payback. Avevamo proposto decine di ipotesi emendative e tutte le ipotesi emendative erano in qualche modo viste con simpatia sia dalla relatrice, che ringrazio da questo punto di vista perché un pochino si era data da fare, sia dalle altre forze di maggioranza. No, niente: non è stato possibile modificarlo. Pensate che uno degli emendamenti proposti - che era assolutamente di buonsenso e suggeriva di escludere dal payback le micro e piccole imprese, quindi facendo pagare eventualmente il payback alle grandi imprese e alle multinazionali le quali hanno domicilio fiscale all'estero, peraltro - non è stato preso in considerazione perché c'erano dubbi di eventuale costituzionalità.

Non c'è stata la forza e il coraggio di andare avanti su una politica che facesse pagare ai grossi complessi multinazionali. Siamo alle solite: quando si tratta di toccare i poteri forti, questa maggioranza non ce la fa, se la prende sempre con i più deboli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo chiesto di tassare gli extraprofitti delle armi, avete detto “no”; abbiamo chiesto di tassare gli extraprofitti delle case farmaceutiche che hanno speculato sulla pandemia, avete detto “no”; abbiamo chiesto di tassare gli extraprofitti delle assicurazioni, avete detto “no”. Anche le assicurazioni in pandemia, con le auto che non si muovevano, hanno avuto dei vantaggi economici enormi, e avete detto “no”. Abbiamo chiesto di tassare gli extraprofitti delle banche, che stanno strozzando i cittadini con mutui che sono cresciuti fino al 65 per cento. Anche su questo avete detto “no” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ma da che parte state, dei cittadini o dei poteri forti, quelli che la Meloni diceva che era intollerabile che comandassero e condizionassero la politica? Questa è la vostra posizione.

Passo velocemente a un altro tema e ringrazio i colleghi che mi hanno preceduto perché hanno valutato bene e stressato bene il concetto di scudo fiscale per omessi pagamenti. Guardate, è un regalo all'evasione, è diseducativo, è una cosa che non è accettabile, ma dico solo questo.

Proseguo, invece, dicendovi che noi abbiamo un Servizio sanitario nazionale che avanza dei crediti di 30 miliardi al minimo rispetto al suo fabbisogno. E che cosa è successo in questo decreto? In questo decreto, di fronte a personale sanitario allo stremo delle forze - perché i pronto soccorso stanno scoppiando letteralmente, i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari stanno lavorando senza sosta dalla pandemia ad oggi, sono in una difficoltà incredibile, c'è un debito di personale incredibile e c'è stata la promessa da parte del Ministro Schillaci di chiudere alle esternalizzazioni e bloccare il fenomeno dei gettonisti - ebbene, abbiamo assistito per l'ennesima volta a un pezzo della maggioranza che fa una giravolta insopportabile.

Avete amplificato la possibilità di far lavorare di più proprio i gettonisti, non più solo nei pronto soccorso, ma anche nei reparti. È una cosa inaccettabile, l'opposto di quello che era stato promesso, per l'ennesima volta; per l'ennesima volta!

Non solo, pensate di poter sedurre, manipolare e corrompere un personale stremato promettendogli di lavorare di più attraverso gli straordinari. I nostri colleghi dei pronto soccorso hanno bisogno di riposarsi, hanno bisogno di lavorare meno, non di lavorare di più; hanno bisogno di periodi di riposo, hanno bisogno di un'organizzazione del lavoro diversa. Altro che aumentare le ore aggiuntive e il contributo da pagare per le ore aggiuntive!

E invece no, si propone di fare orari aggiuntivi, aumentando a 100 euro l'ora per i medici e a 50 euro l'ora per gli infermieri. Guardate che tra straordinari, contratti a somministrazione, gettonisti, orari aggiuntivi, che vengono tutti pagati sotto la voce di beni e servizi nei bilanci ASL, si potrebbe assumere tutto il personale che manca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si potrebbe assumere tutto il personale che manca, non ci sarebbero costi aggiuntivi. Non avete avuto il coraggio - neanche in questo momento, in questa fase, quando era possibile - di fare delle operazioni serie, che incidessero in maniera significativa sulla possibilità di onorare il debito che questo Stato ha nei confronti del Servizio sanitario nazionale, che va assolutamente tutelato.

Non solo, in questo decreto avete voluto fare anche dei regali inaccettabili, perché si sta arrivando al limite dell'abuso della professione medica quando si va a sostenere che chi è laureato in odontoiatria possa fare microchirurgia plastica. È una cosa che non è accettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non si riesce a capire di chi è questa manina, perché questa è una manina!

Riceviamo lamentele da parte di tutti gli ordini professionali e delle società scientifiche che fanno riferimento alla medicina estetica. Avete fatto un'operazione, anche in questo caso, che non è assolutamente tollerabile.

C'è un'altra cosa che non avete voluto ed è gravissima: chiedevamo che il reato di percosse al personale sanitario fosse perseguibile d'ufficio e ci avesse detto di no. Però, avete voluto militarizzare i pronto soccorso. Ma vi rendete conto? Invece di favorire il lavoro, lo rendete quasi sotto scorta. Ma, ragazzi, la medicina sotto scorta non è più medicina. Bisogna fare un altro tipo di operazione: bisogna lavorare sull'organizzazione del lavoro e dotare le strutture di personale adeguato, altrimenti non si va da nessuna parte, lo ripeto, non si va da nessuna parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Per tutti questi motivi, che sono veramente tanti, non ce la faremo a non votare “no” a questo decreto, perché è assolutamente insopportabile la iattanza arrogante di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1060-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione finanze, l'onorevole Guerino Testa.

GUERINO TESTA, Relatore per la VI Commissione. Rinuncio, Presidente.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Testa. L'onorevole Patriarca ha terminato il tempo a sua disposizione e non la vedo in Aula.

Il rappresentante del Governo, Sottosegretario Federico Freni, rinuncia.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Poiché l'ordine del giorno prevede che il seguito dell'esame del provvedimento abbia luogo alle ore 12,30 e prima di sospendere la seduta, come preannunciato - e la ringrazio per la sua pazienza -, do la parola all'onorevole Ascari, sull'ordine dei lavori. Prego, onorevole.

STEFANIA ASCARI (M5S). La ringrazio, Presidente. Il mio intervento sull'ordine dei lavori è per chiedere un'informativa urgente al Governo in ordine a quanto sta avvenendo nella mia regione, l'Emilia-Romagna, ancora una volta messa in ginocchio a causa delle piogge incessanti.

La situazione nella mia terra è estremamente drammatica: parliamo di 14 fiumi esondati, di 23 comuni coinvolti e, purtroppo, parliamo di 5 vittime accertate e, ancora oggi, di persone disperse, ponti chiusi; addirittura, in provincia di Bologna è crollato il ponte della Motta, la viabilità è interrotta, le scuole sono chiuse e migliaia di persone sono state evacuate dalle proprie case, travolte dal fango e dai detriti.

È mia intenzione, Presidente, portare la voce dei miei concittadini in quest'Aula e rappresentare tutta la mia e la nostra vicinanza a chi ovviamente sta vivendo questi momenti difficilissimi. Ci tengo a ringraziare sentitamente i Vigili del fuoco, la Protezione civile, i soccorritori del 118, le Forze dell'ordine e tutta l'intera macchina di soccorsi e di volontari che sta lavorando incessantemente per prestare aiuto e soccorso ai miei concittadini.

Ci tengo a dire, Presidente, che tutto questo ci deve far riflettere e far capire, una volta per tutte, che il clima è cambiato e i cambiamenti climatici ci stanno mostrando le conseguenze disastrose che sono davanti agli occhi di tutti noi, così come la grave siccità che ha innescato piogge abbondantissime, concentrate in poco tempo, che difficilmente riusciranno a tradursi in riserva d'acqua.

Presidente, bisogna intervenire prima; bisogna fare prevenzione e manutenzione prima e non dopo che si verifichino queste calamità e, soprattutto, bisogna cominciare dallo stop immediato del consumo di suolo. La mia regione, l'Emilia-Romagna, lo sa bene, perché si è cementificato, nel corso degli anni, come se non ci fosse un domani e sappiamo bene che, su un suolo cementificato, la quantità di acqua che scorre violentemente aumenta di oltre cinque volte. Così come è importante che si riduca l'impatto sui consumi d'acqua e sulle emissioni atmosferiche e questo dipende anche e soprattutto dal nostro comportamento, da come noi ci comportiamo, da cosa mangiamo, da cosa acquistiamo e, soprattutto, dal rispetto che abbiamo nei confronti dell'ambiente che ci circonda e nei confronti del nostro pianeta che ci sta mandando segni e richieste evidenti di aiuto.

Ci tengo a dire - e chiudo, Presidente - che l'Emilia-Romagna, la mia terra, è una terra che si rimbocca le maniche, che sa e ha conosciuto la Resistenza e sono sicura che saprà rialzarsi ancora una volta da questi terribili fatti. Ci tengo, inoltre, a dire, Presidente, che è fondamentale che questo Governo dia un segnale forte non di pura circostanza: meno opere faraoniche inutili, ma più prevenzione, più manutenzione delle strade, dei ponti, degli argini. Stop al consumo di suolo, più risorse e, soprattutto, al vertice dell'agenda politica ci devono essere il rispetto e la tutela dell'ambiente e del pianeta e il tema dei cambiamenti climatici, perché le conseguenze sono irreparabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 12,30.

La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 12,40.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali (A.C. 1060-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1060-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta, si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1060-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A). In particolare, tale parere reca due condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento (Vedi l'allegato A).

Avverto, inoltre, che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 4-bis.300, 9.300, 10.300 e 23-bis.300, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il presidente della Commissione affari sociali, onorevole Ugo Cappellacci.

UGO CAPPELLACCI, Presidente della XII Commissione. Grazie, Presidente. Il Comitato dei diciotto delle Commissioni riunite, VI e XII, testé riunitosi ha preso atto che la Commissione bilancio, nel parere espresso sul testo del provvedimento licenziato dalle Commissioni, ha formulato due condizioni ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione. Al fine di recepire le condizioni poste dalla V Commissione, nonché di esaminare le ulteriori proposte emendative predisposte dalle Commissioni riunite, soppressive, rispettivamente, degli articoli 4-bis e 23-bis, del comma 1-ter dell'articolo 9 e dei commi 7-bis e 7-ter dell'articolo 10, sulla base di intese intercorse tra i gruppi, le presidenze chiedono all'Assemblea un rinvio del decreto-legge nelle Commissioni VI (Finanze) e XII (Affari sociali), limitatamente all'esame delle predette proposte. Proponiamo, tenuto conto dei tempi tecnici necessari alla predisposizione del testo A/R e alla sua pubblicazione, un rinvio sino alle ore 14,30.

PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio del provvedimento nelle Commissioni, nei termini precisati dal presidente della Commissione affari sociali, darò ora la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,42).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, senza registrazioni dei nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di 5 minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Prima di dare la parola ai parlamentari, saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Berni, di Lamporecchio (Pistoia) (Applausi). Grazie di essere qui. Contestualmente, saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Nazareth, di Napoli (Applausi). Grazie di essere qui.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1060-A.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1060-A​)

PRESIDENTE. Chiede di parlare contro l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Questa richiesta di rinvio nelle Commissioni certifica quello che è successo la settimana scorsa nelle Commissioni, ossia totale confusione e improvvisazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) mostrate, soprattutto, dal Governo, che, in un primo momento, ha accantonato emendamenti di buonsenso, anche della sua stessa maggioranza, per, poi, rigettarli senza alcuna motivazione.

Presidente, se si deve ritornare nelle Commissioni, in qualche modo, per ampliare il campo degli elementi di discussione, noi votiamo contro, perché non lo si è fatto su emendamenti condivisi, che riguardavano, ad esempio, l'articolo 23, di cui hanno parlato anche alcuni colleghi, con cui si alimenta il contenzioso tributario, perché si legittimano le grandi imprese - anche se la maggioranza continua a parlare di partite IVA (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma le partite IVA qui non c'entrano nulla, perché parliamo di omessi versamenti di almeno 250.000 euro in un anno -, i grandi evasori a dilazionare il pagamento, ad alimentare il contenzioso, contro quello che è un obiettivo del PNRR, cioè di ridurre del 25 per cento i tempi medi del contenzioso, perché c'è, a questo punto, una legittima convenienza economica.

Allo stesso tempo, considerato che si sta ampliando la discussione sul provvedimento, si riconsiderino anche alcuni emendamenti, come quello di cui ha parlato in precedenza anche il collega Cappelletti, che permette agli odontoiatri di effettuare interventi di chirurgia estetica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che sappiamo che alimenterà un contenzioso da parte delle associazioni dei medici. Stupisce come, con leggerezza, il Governo abbia dato parere favorevole a questo emendamento, mentre ha dato, ad esempio, parere contrario a un emendamento che non costava nulla e che consentiva di usare le risorse risparmiate sui farmaci innovativi per i farmaci innovativi condizionati, che sono quelli che, ad esempio, possono servire anche per curare le malattie rare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, ai sensi dell'articolo 45 del Regolamento, per parlare contro, l'onorevole Elena Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Membri del Governo, colleghe e colleghi, intervengo solo per sottolineare, credo, la gravità della decisione che stiamo per assumere: un rinvio nelle Commissioni di un provvedimento che è stato compresso nel dibattito delle Commissioni competenti in una nottata, quella di martedì, e il cui esame si è concluso all'1,30 di notte, nella confusione più totale di una maggioranza che non è stata in grado di arrivare con le relazioni tecniche adeguate agli emendamenti della stessa maggioranza, che ha disatteso tutto quel lavoro importante che, grazie alla relatrice, onorevole Patriarca, e al presidente della XII Commissione - che vorrei ringraziare -, onorevole Cappellacci, avevamo fatto in XII Commissione e che è stato completamente annichilito dalla totale confusione. Io credo che la responsabilità di un'Aula che oggi si assume di nuovo il rinvio nelle Commissioni di questo provvedimento, con motivazioni che non sono state, di fatto, condivise - almeno con il nostro gruppo, non sono state condivise -, sia l'ulteriore segno di una incapacità e della non prontezza di questa maggioranza e di questo Governo di rispondere alle esigenze del Paese. Ci si assuma la responsabilità di questo e si cominci a fare davvero sul serio il compito per il quale siamo stati eletti e chiamati (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Non capisco, in realtà, questo astio da parte delle opposizioni sul fatto che ci sia un approfondimento nelle Commissioni su un provvedimento così importante, che andrà a modificare e a toccare con mano la vita degli italiani e anche le tasche degli italiani. Quindi, qualsiasi approfondimento - ed è stato un approfondimento studiato, richiesto anche a seguito di un incontro del Comitato dei diciotto - è qualcosa che, a nostro avviso, è sempre positivo.

Dall'altra parte, ci sentiamo sempre tacciati di non aprire il dibattito, di essere una maggioranza chiusa: torniamo nelle Commissioni, ampliamo il dibattito e questa opposizione è soltanto capace di dire che chiudiamo e che siamo contro. Ebbene, non è così, vi lamentate sempre di tutto, ma andiamo avanti e faremo, anche con queste eventuali modifiche, ulteriori miglioramenti a favore degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio nelle Commissioni del provvedimento, nei termini precisati dal presidente della Commissione affari sociali (Commenti).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Non funziona? Colleghi, se non funziona, revochiamo la votazione e verifichiamo tecnicamente. Abbiate pazienza, verifichiamo tecnicamente che cosa è successo. Quindi, la votazione in questo momento è revocata. Facciamo la verifica. Chiedo ai tecnici cortesemente di fare un'urgente verifica, grazie. Abbiate pazienza un attimo e verifichiamo. I tecnici mi informano che la questione sembra risolta, quindi riproponiamo la votazione.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio nelle Commissioni del provvedimento, nei termini precisati dal presidente della Commissione affari sociali.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 62 voti di differenza.

Sospendiamo dunque la seduta, che riprenderà alle ore 14,30.

La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 14,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 69, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1060-A/R.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1060-A/R.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1060-A/R​)

PRESIDENTE. Avverto che, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, le Commissioni hanno predisposto un nuovo testo, che è pubblicato online sul sito Internet della Camera.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere su tale testo, che è in distribuzione (vedi l'allegato A).

Resta inteso che, come da prassi, si intendono ripresentati gli emendamenti già presentati in Assemblea, ove ancora riferibili al nuovo testo approvato dalle Commissioni.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1060-A/R​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1060-A/R: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali”, nel testo approvato dalle Commissioni riunite a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 2 maggio scorso e sulla base delle intese successivamente intercorse tra i gruppi, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1060-A/R nel testo approvato dalle Commissioni dopo il rinvio deliberato dall'Assemblea, la votazione per appello nominale avrà luogo nella seduta di domani, giovedì 18 maggio, a partire dalle ore 14,30, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 13.

Sempre secondo le medesime intese, i lavori proseguiranno sino alla conclusione dell'esame del provvedimento, che avrà comunque luogo nella giornata di giovedì 18 maggio.

Conseguentemente, nella giornata di venerdì 19 maggio, l'Assemblea non verrà tenuta.

Ricordo altresì che, secondo quanto anticipato ai gruppi per le vie brevi, il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 16 di oggi, mercoledì 17 maggio.

Estraggo a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Amich.

È stato altresì convenuto tra i gruppi che, in pendenza del voto sulla questione di fiducia, alla I Commissione sia consentito riunirsi per concludere l'esame in sede referente delle proposte di legge recanti disposizioni per l'esercizio di voto in un comune diverso da quello di residenza in caso di impedimenti per motivi di studio, lavoro o cura.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Università e della ricerca, il Ministro della Giustizia e il Ministro per i Rapporti con il Parlamento.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative in ordine all'utilizzo delle risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per l'aumento dell'offerta di residenze per studenti universitari, con la finalità di realizzare interventi strutturali e pubblici - n. 3-00404)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno. La deputata Piccolotti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00404 (Vedi l'allegato A).

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Grazie, Ministra, come sa oggi parliamo di un tema importantissimo per centinaia di migliaia di famiglie. Parliamo del caro affitti, che sta rendendo impossibile a tanti studenti e a tante studentesse proseguire gli studi nelle più grandi città italiane. Gli studenti giustamente, in forma di protesta, hanno piazzato delle tende fuori dalle università e lei ha risposto dicendo che avrebbe sbloccato i 660 milioni previsti dal PNRR su questa misura, su questo tema. Noi la interroghiamo perché la modalità con cui intende investire questi 660 milioni è una modalità a vantaggio di soggetti privati, che, anche in convenzione o in partenariato con le università, metteranno a disposizione nuovi posti letto. Il contributo è a fondo perduto, sostanzialmente esentasse e copre i posti letto per soli 3 anni. Quindi, le chiediamo se non sarebbe stato meglio, invece, affidare queste risorse alle università pubbliche per realizzare degli studentati pubblici e dei posti letto che potrebbero rimanere anche dopo il 2026.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Piccolotti e il suo gruppo per avermi chiamato a rispondere su un tema che è importantissimo e sarà il nostro pane quotidiano fino al 2026, su cui voglio sia tutto chiaro e su cui sono stata e sarò sempre a disposizione per fare chiarezza, in Parlamento e fuori. Questo Governo sa, come voi sapete, che garantire il diritto allo studio non è una parola, ma un percorso. Significa mettere in campo, non una, ma più azioni contemporaneamente e lo stiamo facendo anche, ma non solo, con i fondi del PNRR. È un piano che ha l'obiettivo ambizioso di creare 60.000 posti letto entro il 2026, a fronte dei circa 40.000 ad oggi disponibili. Questa è l'eredità di decenni: 40.000 posti letto. Noi - lo ripeto -, da qui al 2026, ne dobbiamo creare altri 60.000.

La riforma è partita, e anche bene. Con un primo intervento di 300 milioni di euro PNRR sono stati creati 8.581 posti letto aggiuntivi, di cui 7.524 già assegnati a studenti universitari, il che significa un posto letto un'anagrafe. Questo è molto importante per il controllo della commissione sui target.

Con il decreto-legge Aiuti-ter e i due decreti attuativi successivi si è previsto l'ingresso anche - e qui vengo alla sua domanda - degli operatori privati. Su questo voglio essere particolarmente chiara: per consentire di soddisfare appieno la domanda attuale (60.000 posti letto) nei tempi di realizzazione imposti dal PNRR (2026), la strada del partenariato pubblico e privato, per quanto ci riguarda, è imprescindibile. Il PNRR non impone alcuna restrizione sul tipo di operatore chiamato a realizzare gli interventi, perché un obiettivo strutturale e sfidante, come quello previsto, ha inevitabilmente bisogno di tutte le forze in campo. Lo Stato da solo non riuscirebbe a soddisfare la domanda. Ribadisco però con forza che non è in alcun modo intenzione di questo Ministero e di questo Governo compromettere l'intervento pubblico puntando esclusivamente sul settore privato. No! L'intento è di valorizzare il contributo che anche gli investitori privati possono dare con partenariati con il pubblico, dato il bisogno crescente di posti letto in tempi brevi e di un mercato, che in molte aree del territorio - e questo è molto importante -, deve essere creato dal nulla. Per dare avvio agli investimenti e selezionare gli interventi, il 12 maggio, il MUR ha lanciato una manifestazione di pubblico interesse per stilare una mappa degli immobili idonei, mentre domani avvieremo, sempre al Ministero, un gruppo di coordinamento operativo con le regioni, l'associazione dei comuni italiani, il CNSU (Consiglio nazionale degli studenti universitari), la CRUI (Conferenza dei rettori italiani) e gli enti per il diritto allo studio. Un'ultima cosa, mi perdoni, Presidente. Il PNRR è solo una parte del nostro progetto per l'edilizia per gli studenti. Questo Governo, a un mese dall'insediamento, ha affrontato il tema degli alloggi, stanziando 467 milioni per il V bando della legge n. 338 del 2000 e 500 milioni per le borse di studio. Questi sono fatti, questi sono numeri, ma che dicono molto sulla nostra intenzione di risolvere il problema e su cui ci permettiamo di chiamare tutti, ovviamente dalle rispettive posizioni politiche, al massimo possibile di collaborazione. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Piccolotti.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Ministra. Da parte nostra avrà collaborazione ed emendamenti nella direzione di portare queste risorse del PNRR su investimenti per le università pubbliche. Ci sono molti progetti non finanziati e, quindi, è possibile davvero mettere in campo una proposta che dia una risposta strutturale, perché gli studentati pubblici rimangano anche per il futuro, mentre l'investimento che lei sta programmando sui privati termina nel 2026. Io le chiedo: una volta che avrà messo 52.000 ragazzi in posti letto privati a pagamento dello Stato e con enormi agevolazioni fiscali, nel 2026 che cosa farà? Stanzierà nuove risorse a favore dei privati oppure sarà costretta, in qualche modo, a buttare fuori questi ragazzi dagli studentati? Si sta determinando, con questo investimento, una situazione assolutamente sbagliata.

La riprendo anche su un altro punto, forse è un lapsus. Lei ha detto che si tratta di aprire un mercato dal nulla in molte regioni d'Italia. Ecco, il diritto allo studio, signora Ministra, non è un mercato. Non si tratta di aprire un mercato, si tratta di costruire strumenti del welfare che siano rivolti agli studenti, quindi, studentati pubblici, reddito studentesco, trasporti gratuiti. Servono più risorse, servono risorse dal bilancio ordinario e serve anche una riconversione di queste risorse del PNRR. In conclusione, le dico francamente che questa, per quanto ci riguarda, è una misura che si configura come un favore ai privati, che avranno dei finanziamenti a fondo perduto, a fronte di una situazione di agevolazioni fiscali davvero pesanti. È una occasione persa e le chiediamo di ripensarci (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative urgenti volte ad aumentare le risorse del Fondo destinato alla copertura delle spese di locazione sostenute dagli studenti universitari "fuorisede" - n. 3-00405)

PRESIDENTE. Il deputato Caso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00405 (Vedi l'allegato A).

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, in realtà sono mesi che vi parliamo delle difficoltà del mondo delle università, da assegni di ricerca a borse di studio e alloggi per i fuorisede. Fino ad ora, però, per voi sembrava che andasse tutto bene. Ovviamente non è così, altrimenti non ci sarebbero centinaia di tende fuori le università di tutta Italia. Il problema è chiaro: l'affitto per un solo posto letto in alcune città ha superato anche i 600 euro al mese. Ricordiamo che, come MoVimento 5 Stelle, si era finanziato un fondo ad hoc per la copertura delle spese di locazione sostenute dagli studenti fuorisede, con una cifra pari a 15 milioni di euro. Voi avete tagliato questo fondo e ci avete messo solo 4 milioni di euro. Pertanto, siamo qui a chiederle se, parallelamente a tutti i progetti del PNRR, su cui ascoltiamo i campanelli d'allarme degli studenti sul rischio di speculazione privata, questo Governo intenda ora aumentare questo fondo - le cui risorse, come detto, prima ammontavano a 15 milioni di euro - per venire incontro subito alle difficoltà degli studenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie Presidente, e grazie all'onorevole Caso e al suo gruppo, per consentirmi di confrontarmi anche su questo tema. Farò nuovamente una brevissima ricognizione delle iniziative finora prese - onorevole Caso, sono fatti, non sono un “va tutto bene” - per poi entrare nello specifico del suo quesito.

Gli stanziamenti e la riforma PNRR, che ampliano la possibilità di creazione di residenze universitarie, con il famoso traguardo di 60.000 posti letto aggiuntivi a fronte dei 40.000 disponibili oggi, si muovono in parallelo e non in sostituzione delle politiche ordinarie adottate da questo Ministero e da questo Governo. Lo ribadisco: ad un mese dall'insediamento, in legge di bilancio abbiamo stanziato 467 milioni - onorevole Caso, sono fatti, numeri - per finanziare il quinto bando della legge n. 338 del 2000 e creare nuovi alloggi, cosa che abbiamo fatto. Non solo, con la legge di bilancio per il 2021 sono stati stanziati 15 milioni di euro per le spese di locazione sostenute dagli studenti fuori sede iscritti alle università, che lei ricordava. Si tratta di un intervento rifinanziato con la legge di bilancio 2023 con i 4 milioni di euro, che lei ricordava, più 6 milioni di euro a decorrere dal 2024.

L'incremento del Fondo è certamente un obiettivo su cui siamo in linea con quanto lei ci chiede, ma non è il solo strumento che noi possiamo utilizzare per uscire dal disagio abitativo studentesco e soprattutto per rispondere ai target del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Noi crediamo che la direzione opportuna sia quella di aumentare i posti letto a disposizione di tutti gli studenti e garantire sia ai meno abbienti sia ai fuorisede specifiche tutele, anche rivedendo la struttura degli immobili. Converrete che, solo agendo sull'aumento dei servizi abitativi, fisiologicamente anche i prezzi degli affitti diminuiranno. In questo senso mi riferivo al mercato, al mercato che garantisce il welfare, perché se nessuno investe su questo, purtroppo, il pubblico non sarà sufficiente a garantire 60.000 posti letto da qui al 2026.

Su questo punto ho avviato uno specifico gruppo di lavoro, che dovrà anche individuare il costo medio calmierato per ogni posto letto a livello territoriale, tenendo conto dei valori di riferimento. Ne fanno parte tecnici dell'Agenzia del demanio, della Conferenza dei rettori, degli enti per il diritto allo studio, di Cassa depositi e prestiti e della Conferenza delle regioni e delle province autonome. È un'iniziativa che si inserisce nel più ampio quadro di tutela del diritto allo studio, da parte del Ministero.

In coerenza con questo principio, ribadisco che non abbiamo effettuato alcuna scelta tra operatori pubblici o privati. Il nostro obiettivo è raggiungere quanto previsto in modo efficiente e nei tempi stabiliti, dando una risposta realistica ai tanti studenti e alle tante famiglie che aspettano non demagogia ma un intervento serio, adeguato, rapido e risolutivo. La volontà del Governo di mettere al centro il potenziamento dell'housing universitario è netta e forte. La sfida è ambiziosa, ma noi l'abbiamo già accettata a partire da quando siamo entrati al Governo e anche in anticipo sui tempi. Sarà nostro impegno quotidiano vigilare, coordinare e mettere in campo tutte le misure necessarie per garantire ai nostri studenti e alle loro famiglie i servizi adeguati. Mi appello a voi, onorevole Caso e al suo gruppo parlamentare, perché su questo si possa lavorare, nel rispetto dei reciproci ruoli, in un clima di collaborazione, che è il primo, necessario passo per fare dello studio un diritto veramente di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il deputato Caso ha facoltà di replicare.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Ministro. Ha ragione, valgono i fatti e i fatti sono che noi avevamo finanziato quel Fondo con 15 milioni di euro e voi con 4 milioni. Il resto sono “faremo”, “metteremo”, “abbiamo detto questo” e “abbiamo detto quell'altro”. Il problema è chiaramente oggi, è ora, e non c'è più tempo. Gli studenti sono allo sfinimento e - diciamolo - solo dopo che è montata la protesta, dopo che sono spuntate le tende, ne abbiamo iniziato a parlare seriamente. Lei oggi viene qui a raccontare di misure che in gran parte sono del PNRR, così come il famoso emendamento sullo sblocco dei 660 milioni era del PNRR, e - ricordiamolo - si tratta di un emendamento che improvvisamente è stato ritirato. Ancora una volta, mostrate, a tutti gli effetti, la vostra incapacità. Al momento, quindi, i fatti sono chiari. Sui 660 milioni non c'è niente, nulla, zero!

Le vostre promesse lasciano il tempo che trovano al momento e gli studenti non sanno che farsene. Quello che rimane sono le costanti retromarce e, se lo lasci dire, al momento avete perso ogni credibilità perché, mentre i ragazzi montavano le tende, diversi suoi colleghi di maggioranza li sbeffeggiano. Dicevano che stavano facendo campeggio, che erano dei fessi se erano pronti a pagare 700 euro di fitto per una stanza. Ma lei ha ascoltato i suoi colleghi? Quegli studenti - sia chiaro - sono la voce di migliaia di studenti e studentesse che vedono a rischio il loro diritto allo studio. Che sia chiaro! Proprio per questo, ieri, come MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato una mozione per venirvi incontro, perché siete in palese difficoltà anche sul mondo dell'università. Se la legga, perché, mentre noi lavoriamo, quello che voi fate è continuare ad attaccare le fasce deboli e a mortificare gli studenti fuorisede. Avete tagliato questo Fondo - è chiaro - da 15 milioni a 4 milioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONIO CASO (M5S). …e avete tagliato anche il Fondo dei fitti, in generale, e il reddito di cittadinanza. Insomma, continuate ogni giorno la vostra operazione per creare una società elitaria, per pochi, e come un carro armato andate su ogni cosa, anche sulla dignità dei nostri studenti.

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONIO CASO (M5S). Arrivo alla conclusione, Presidente, ricordando una cosa che dev'essere chiara: il diritto allo studio non può sottostare a logiche di mercato e faccio un appello al Ministro affinché porti avanti questo famoso tavolo di concertazione di cui diceva, che ha promesso agli studenti e che ha promesso a tutte le forze politiche. Il diritto allo studio è il futuro del nostro Paese. Questo deve essere chiaro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

(Iniziative di competenza volte alla salvaguardia del principio di riservatezza a tutela del cittadino indagato, anche in relazione alle annunciate proposte di riforma in materia di processo penale – n. 3-00409)

PRESIDENTE. Il deputato Calderone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00409 (Vedi l'allegato A).

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, non è un problema, è il problema. La pubblicazione abusiva di atti di indagine ha determinato danni inestimabili per migliaia di cittadini italiani. È assolutamente obiettivo il fatto che, nonostante esista nel nostro ordinamento processuale penale una norma, in particolare l'articolo 114, che vieta la pubblicazione - si badi, anche a stralcio - di atti di indagine fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino all'udienza preliminare, questa norma è disapplicata, in via interpretativa, da parte di tutti. Non c'è un procedimento penale che sanzioni chi viola sistematicamente, tutti i giorni, tale norma in danno del cittadino italiano, violando addirittura un diritto di rango costituzionale, appunto l'articolo 15 della nostra Carta costituzionale.

Quindi, desideriamo sapere da ella, signor Ministro, quali iniziative vorrà intraprendere per far applicare e osservare una norma che è totalmente disapplicata da parte di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.

CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie Presidente e grazie all'onorevole interrogante. Sin dal primo momento dell'illustrazione del piano per la riforma della giustizia da parte di questo Ministero, abbiamo posto in rilievo la fondamentale necessità di rivedere completamente la disciplina della segretezza degli atti istruttori e, in particolare, delle intercettazioni. Il cronoprogramma del Governo, e di questo Ministero, prevede, entro la fine di questo mese, la redazione di una bozza da presentare al Consiglio dei ministri e, successivamente, la sua discussione.

Per quanto riguarda la violazione di queste norme, che ho dovuto constatare con rammarico durante i 40 anni di esercizio della magistratura, faccio presente che la stessa violazione risiede in parte nell'ambiguità delle norme stesse, cioè nella differenza tra la segretezza e la non pubblicazione, e in parte dal fatto che non si è mai individuato l'autore della diffusione illegittima di questi atti coperti dal segreto.

Per quanto ci riguarda, noi stiamo lavorando in due direzioni.

Proprio questa mattina abbiamo terminato una prima fase di studio, che sarà completata domani mattina al Ministero proprio in questo ambito. Comprenderà un pacchetto di norme che riguarderanno anche altri settori, ma questo, secondo noi, è il fondamentale.

La segretezza delle conversazioni, soprattutto, è l'interfaccia della nostra libertà. L'articolo 15 della Costituzione dice che la segretezza e la libertà sono indissolubili, come del resto dice la stessa Costituzione. Il voto è segreto proprio perché è libero ed è libero perché è segreto. Quindi, noi promettiamo solennemente che, entro brevissimo tempo, presenteremo un progetto in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il deputato Calderone ha facoltà di replicare.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Grazie, signor Ministro, per questa sua promessa solenne. Ricordo a me stesso, per ragioni di completezza, che il secondo comma dell'articolo 114 fa riferimento non soltanto alle conversazioni ambientali e telefoniche, ma a tutti gli atti, perché il successivo comma 2-bis già va a disciplinare le intercettazioni. Avviene però - ed è questo il malcostume a danno del cittadino italiano - che vengano pubblicati atti di indagine, signor Ministro, qualunque atto di indagine, sommarie informazioni testimoniali, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, in un momento processuale, dico meglio, procedimentale in cui questo non può e non deve avvenire per legge.

La blanda contravvenzione che sanziona la violazione dell'articolo 114 è prevista nel nostro ordinamento positivo dall'articolo 684; è una contravvenzione. Pur tuttavia, signor Ministro, non ho mai avuto notizia di persone o imputati o indagati ex articolo 684, così come vi è una disapplicazione - e concludo, signor Presidente - del successivo articolo 115. Non ho mai visto procedimenti disciplinari per avere violato l'articolo 114, così come stabilisce l'articolo 115.

L'articolo 115-bis, mi sia consentito - uso un termine poco elegante - è un panno caldo, perché è soltanto una norma di adattamento a una direttiva europea, in particolare la n. 343 del 2016. Signor Ministro, andiamo avanti in questo senso, perché ce lo chiede il popolo italiano. Il cittadino indagato deve essere tutelato fino a sentenza definitiva e devono essere tutelate la riservatezza e la dignità del cittadino italiano che, per una ragione o per l'altra, diviene indagato, ma può, come tutti sappiamo, anche essere innocente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative di competenza per l'operatività della piattaforma per la raccolta digitale delle firme degli elettori per la presentazione di referendum e di progetti di legge di iniziativa popolare – n. 3-00410)

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00410 (Vedi l'allegato A).

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Ministro Nordio, in base alla legge italiana il Governo avrebbe dovuto consentire ai cittadini italiani, entro il 31 dicembre 2021, di sottoscrivere proposte di referendum o di leggi di iniziativa popolare attraverso una piattaforma governativa digitale. Il decreto del Presidente del Consiglio, che disciplina le modalità di funzionamento di tale piattaforma, è stato emanato nel settembre 2022.

In una recente interpellanza urgente la Sottosegretaria di Stato per l'Interno, Wanda Ferro, rispondendo al sottoscritto, ha indicato che c'è la necessità di apportare adeguamenti tecnologici, richiesti dal Ministero della Giustizia, che ha un ruolo nella gestione della piattaforma, e ha indicato i tempi necessari per questi adeguamenti in circa 4-5 mesi.

Chiediamo quali siano questi adeguamenti tecnologici e se non si ritenga di dover ridurre in tutti i modi questi tempi che altrimenti pregiudicherebbero la possibilità di avanzare, con questa modalità, proposte di referendum e leggi di iniziativa popolare.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.

CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente, e grazie al collega. Siccome è correttamente riportato da lei, richiamo quanto a suo tempo è stato riferito dal Sottosegretario per l'Interno, Wanda Ferro, il 17 marzo 2023 in tema di realizzazione della piattaforma digitale per la raccolta delle firme degli elettori, firme che sono necessarie per i referendum e le iniziative popolari.

Le novità, in sintesi, sono queste. Dopo il DPCM del 9 settembre 2022, che è stato pubblicato il 26 novembre, il 5 maggio 2023, quindi pochi giorni fa, il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri e il preposto Dipartimento per la transizione digitale del Ministero della Giustizia, cioè il nostro, hanno sottoscritto un accordo senza oneri per la definizione degli impegni e l'attuazione delle attività progettuali volte al completamento e alla successiva attivazione e al contestuale passaggio delle competenze relative alla gestione della piattaforma dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al Ministero della Giustizia attraverso un'apposita convenzione.

L'accordo, in particolare, prevede un piano per le attività di completamento, attivazione e il passaggio delle competenze relative alla gestione della piattaforma Referendum attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro misto, con rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri, della Sogei Spa, che è attuale gestore della piattaforma, del Ministero della Giustizia, che è il futuro gestore della piattaforma, e della Corte di cassazione, che è chiamata per legge alla verifica delle sottoscrizioni referendarie. Questo piano di lavoro avrà una durata non superiore a 12 mesi e prevede che siano realizzate tutte le attività volte a implementare gli interventi necessari a garantire la conformità della piattaforma alle disposizioni normative vigenti e alle prescrizioni contenute nel parere reso dall'Autorità garante per la protezione dei dati personali, espresso con provvedimento n. 106 del 24 marzo 2022.

Una volta che le parti avranno attestato congiuntamente l'integrale adempimento delle attività previste dall'accordo sottoscritto nel maggio scorso, il 5 maggio scorso, la piattaforma sarà trasferita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al nostro Ministero mediante sottoscrizione di apposita convenzione, e solo allora il Ministero della Giustizia sarà individuato quale gestore della piattaforma ai sensi del citato DPCM del 9 settembre 2022.

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di replicare.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Sono abbastanza sconcertato dalla risposta del Ministro, perché qui non parliamo della realizzazione del ponte sullo Stretto, Ministro. Un accordo, un piano, un gruppo di lavoro misto, 12 mesi di lavoro: sostanzialmente tre volte tanto quelli che alcune settimane fa la Sottosegretaria per l'Interno ci aveva informato fossero necessari per realizzare una piccola infrastruttura digitale tale da consentire ai cittadini italiani di sottoscrivere, identificandosi attraverso SPID, proposte di referendum. Ricordo a tutti noi e al Paese che già, con una modalità transitoria, i cittadini italiani hanno potuto sottoscrivere dei referendum e le firme sono state depositate presso l'Ufficio centrale per il referendum alla Cassazione. Sono state accettate e ritenute valide con una modalità transitoria, approntata in poche settimane dai comitati promotori in accordo con società private.

Che ora il Governo del nostro Paese ci venga a dire - rispetto a un termine che è spirato il 31 dicembre 2021 e rispetto al lavoro che, da quella data ad oggi, è stato fatto da ben due diversi Governi - che sono necessari ancora 12 mesi lo riteniamo inaccettabile. Sa perché, Ministro? Perché la legge italiana prevede che, entro la fine di settembre di ogni anno, vengano depositate le richieste di referendum e quindi lei oggi ci sta dicendo che quest'anno non sarà possibile per i cittadini firmare, come la legge prevede, referendum con modalità digitale per abrogare parti di leggi: questo lei ci ha detto oggi. E ci dice anche che, probabilmente, non sarà possibile per i cittadini firmare con modalità digitale, come la legge prevede, eventualmente, per andare a referendum su un'eventuale proposta di revisione della Costituzione, che questa maggioranza e questo Governo mi sembra vogliano portare avanti.

Per noi tutto ciò è un boicottaggio dell'esercizio dei diritti politici dei cittadini, perché questa piattaforma è stata introdotta nell'ordinamento proprio per rimuovere quegli ostacoli all'esercizio dei diritti dei cittadini che la modalità tradizionale di raccolta cartacea poneva.

(Iniziative per favorire un processo di riforma della giustizia che riduca la durata dei procedimenti e limiti il ricorso alla carcerazione preventiva a casi eccezionali – n. 3-00411)

PRESIDENTE. Il deputato Bicchielli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00411 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, in Italia l'amministrazione della giustizia sconta, da decenni, ritardi e tempi superiori alla media europea sia nella durata dei procedimenti, sia nello smaltimento dell'arretrato.

Una raccomandazione della Commissione europea del 2022 ha ribadito la necessità di ricorrere alla carcerazione preventiva solo in casi eccezionali. È, infatti, scritto che: “Gli Stati membri dovrebbero imporre la custodia cautelare solo se strettamente necessario e come misura di ultima istanza (…). A tal fine, ove possibile, gli Stati membri dovrebbero applicare misure alternative”.

Il PNRR prevede l'introduzione di riforme della giustizia civile, penale e tributaria e dell'insolvenza, nonché investimenti per l'assunzione di personale dei tribunali e la digitalizzazione del sistema giudiziario.

Secondo i dati del Ministero della Giustizia, nel corso dell'anno 2021 sono state emesse quasi 33.000 misure di custodia cautelare in carcere. Nei giorni scorsi e anche poco fa, rispondendo a un'altra interrogazione, lei ha detto: “Un primo pacchetto di provvedimenti - improntati a garantismo e pragmatismo - è pronto per essere sottoposto al Consiglio dei ministri e poi al dibattito parlamentare”.

Le chiediamo pertanto, signor Ministro, quali iniziative intenda assumere per favorire un processo di riforma della giustizia che riduca la durata dei procedimenti e contrasti il ricorso eccessivo alla carcerazione preventiva.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.

CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente, grazie, collega. Sono due problemi differenti. Per quanto riguarda l'accelerazione dei processi, sappiamo - l'abbiamo detto tante volte - che i ritardi della nostra giustizia costano all'economia italiana un 2 per cento del PIL. Come stiamo rimediando? Stiamo cercando di rimediare attraverso un profondo sistema di digitalizzazione e di giustizia di prossimità telematica che produrrà - e ha già iniziato a produrre - ampi benefici. Abbiamo già riduzioni di arretrati consistenti e questo ci allinea con le richieste del PNRR che sono, appunto, fondamentali per ottenere i relativi sussidi.

Il secondo problema, che, come dice la Cassazione, potrebbe essere esaminato congiuntamente con la prima interrogazione che è stata presentata oggi, riguarda la carcerazione preventiva. Qui ribadisco quanto ho detto poco fa: entro la fine del mese, sarà presentato un pacchetto di progetti che avrà come contenuto, non solo, come ho detto prima, la tutela della riservatezza delle comunicazioni, ma, in questo caso, anche la carcerazione preventiva. Essa deve essere l'eccezione dell'eccezione, non solo perché ce lo richiede, come ha citato lei, la normativa comunitaria, ma anche perché ce lo richiedono l'etica, la razionalità e, soprattutto, la Costituzione, quando afferma la presunzione di innocenza.

Concludo, dicendo che vi è in progetto una rimodulazione procedurale sulla competenza anche all'emanazione dell'ordinanza di custodia cautelare che fissa la custodia preventiva. Tutto questo sarà fatto, lo ripeto, entro brevissimo tempo.

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Siamo soddisfatti per le parole del Ministro che, con la consueta chiarezza e determinazione, ha indicato qual è la strada su argomenti per noi molto importanti.

Certamente, per l'abbreviazione dei processi, il tema della digitalizzazione è molto importante. Siamo sempre stati preoccupati del tentativo di andare verso la strada di far ammettere colpe che qualche imputato, magari, non si sentiva di aver commesso e questa è stata una strada che, nel passato, è stata seguita per accorciare i processi.

Certamente, a fianco della carcerazione preventiva, abbiamo molto apprezzato la questione della riservatezza delle comunicazioni. Certe volte informare un imputato che è indagato diventa condanna, soprattutto se, a questo, si affiancano la stampa, le televisioni e la gogna mediatica, che diventa una pubblica condanna, prima ancora che ci sia un giusto processo, in tempistiche adeguate. Quindi, siamo fiduciosi su questo tema. Crediamo sia arrivato il momento di intervenire, perché qui c'è in gioco la credibilità di un Paese, ma anche la sua competitività, perché, purtroppo, abbiamo player internazionali che non individuano più l'Italia come un Paese interessante per gli investimenti, anche perché uno dei problemi della burocrazia è proprio legato al tema della giustizia e, quindi, a una difficoltà di esercitare in questo Paese.

Ci affidiamo a lei, le diamo fiducia, saremo al suo fianco, faremo la nostra parte (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Intendimenti del Governo in merito alla riforma della geografia giudiziaria – n. 3-00412)

PRESIDENTE. La deputata Dondi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00412 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

DANIELA DONDI (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno, signor Ministro. Tra i disegni di legge collegati alla manovra di bilancio indicati nel Documento di economia e finanza, è presente quello concernente la revisione delle circoscrizioni giudiziarie e, dunque, lo dobbiamo intendere come riforma della geografia giudiziaria del 2012, che aveva visto la soppressione di 31 sedi di tribunale e di 220 sezioni distaccate di tribunale, in un'ottica di presunta razionalizzazione delle risorse. Possiamo dire che risultato primario di quell'intervento legislativo non c'è stato, anzi, interi territori hanno visto perdere i loro riferimenti di legalità e, soprattutto, di efficienza. Tanto è vero che l'accorpamento dei tribunali minori con quelli dei capoluoghi di provincia ha determinato un sovraccarico di lavoro per questi ultimi, dal punto di vista del personale amministrativo e della magistratura, che, a sua volta, ha generato notevoli ritardi nella definizione dei procedimenti.

La riforma del 2012 non ha assolutamente tenuto conto delle specificità territoriali di quei territori, sia dal lato della criminalità, sia economico.

Conseguentemente, chiediamo, Ministro, quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla riforma della geografia giudiziaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.

CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente, e, grazie, collega. In effetti, questa problematica è già stata affrontata qualche settimana fa in questa stessa sede. Noi possiamo ribadire che l'obiettivo della legge delega del 2011, che era - nell'ottica di una spending review - di allocare al meglio le risorse e di velocizzare i processi, non ha avuto gli effetti sperati.

Abbiamo anche ammesso che una revisione delle circoscrizioni giudiziarie è allo studio di questo Governo e, in particolare, del nostro Ministero.

Vi è una giustizia di prossimità che è venuta a mancare e rischiamo di avere gli esiti negativi della sanità durante il COVID, quando, per accentrare la specializzazione in alcuni settori, la sanità di prossimità vicina al cittadino è venuta meno, con effetti funesti.

Tuttavia, tutti ci rendiamo conto che qui confliggono interessi molto diversi. Ogni volta che si toccano le circoscrizioni giudiziarie, emergono contrasti dalle une e dalle altre parti che cerchiamo di risolvere. In questa direzione, il Governo ha già prorogato, alla data del 1° gennaio del 2025, il rinvio della soppressione dei tribunali dell'Abruzzo, all'articolo 8, comma 8-ter, del decreto-legge n. 198 del 2022, e ha all'esame la possibile riapertura di uffici giudiziari già soppressi, anche con un'eventuale rimodulazione delle competenze territoriali.

La priorità del nostro intervento ha, quindi, imposto l'inserimento di un disegno di legge già collegato alla legge di bilancio del 2023, quindi, nel Documento di economia e finanza licenziato dal Consiglio dei ministri. D'altra parte, l'importanza di questo tema per il Governo emerge anche con evidenza dalle risposte fornite alla risoluzione n. 7-00098, presentata il 2 maggio, dai deputati Ciro Maschio e altri, concernente la richiesta di istituzione di una sezione distaccata della corte d'appello di Venezia, con sede in Verona. Anche questo è all'attenzione del Governo.

Quindi, vi chiediamo soltanto di rendervi conto della particolare complessità dei conflitti di interesse che esistono quando si toccano queste materie sensibili, ma vi assicuriamo che il Governo pone la massima attenzione alle difficoltà emerse dopo la legge del 2012 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Maschio ha facoltà di replicare.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, siamo soddisfatti della risposta del Ministro Nordio, anche perché è un dato di fatto oggettivo che le razionalizzazioni degli anni passati e la soppressione di diversi tribunali non hanno raggiunto gli esiti di efficienza sperati, anzi hanno spesso privato i cittadini di un più facile accesso alla giustizia, soprattutto in territori più disagiati. Quindi, l'attenzione dimostrata dal Governo sulla revisione della geografia giudiziaria e il ritorno a una valorizzazione della giustizia di prossimità rappresentano sicuramente un segno di svolta.

Il rinvio della soppressione dei tribunali dell'Abruzzo, le risposte sulle riaperture possibili di alcuni tribunali in Calabria, il parere favorevole alla risoluzione approvata oggi in Commissione giustizia sulla possibile istituzione di una sezione distaccata della corte d'appello di Verona sono primi segnali di un piano molto più ampio su tutto il territorio, che siamo certi lei, per la sua competenza ed autorevolezza, saprà condurre con efficacia. Su questo, può contare sul pieno sostegno del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza volte a dotare il personale del Corpo forestale delle province autonome di Trento e Bolzano di strumenti di autodifesa in relazione al rischio di possibili aggressioni da parte di plantigradi - n. 3-00406)

PRESIDENTE. La deputata Cattoi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00406 (Vedi l'allegato A).

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, con questa interrogazione vogliamo non sottrarci alla nostra responsabilità in quanto legislatori e cercare di essere propositivi nell'indirizzare il Governo su azioni a breve termine al fine di salvaguardare e tutelare soprattutto gli operatori del bosco.

Con questa interrogazione, nello specifico, chiediamo, come avviene in diversi Paesi del mondo dove lo spray anti-orso viene già utilizzato come strumento di difesa da parte degli operatori e dei cittadini, che, anche nelle province autonome di Trento e di Bolzano, il Corpo forestale possa essere dotato di tale spray, in modo che ci sia uno strumento che permetta l'autodifesa ad operatori e custodi forestali.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rispondo all'interrogazione presentata sulla base degli elementi che mi ha fornito il Ministro dell'Interno, che si scusa, mio tramite, per non poter essere oggi qui presente, perché è impegnato a fronteggiare la grave emergenza meteorologica che ha colpito l'Emilia-Romagna. Riguardo all'interrogazione, gli spray anti-orso, come ricordato, sono utilizzati in diversi Paesi del mondo, in aree con presenza di orsi, per prevenire rischi di attacco ed escludere l'uso di armi da fuoco. Ed invero, l'uso di armi da fuoco appare, da un lato, eccessivo, perché mette a repentaglio la vita degli animali protetti, e, dall'altro, pericoloso, potendo, in caso di ferimento degli stessi, stimolargli una maggiore aggressività. Evidenzio anche che lo spray anti-orso, come già rilevato nell'interrogazione, è un prodotto con caratteristiche tecniche specifiche: a base di capsaicina, impiegato come strumento di autodifesa nei confronti dell'orso, è indicato anche dalla Commissione europea, nel rapporto tecnico del 2015 in merito agli orientamenti e alle raccomandazioni specifiche per la gestione dei plantigradi.

Va anche ricordato che simili strumenti, per le loro caratteristiche tecnico-chimiche, sono da qualificarsi come armi, in quanto in grado di provocare danni alle persone e, come tali, costituiscono materia coperta da riserva di legge statale, ai sensi dell'articolo 117, comma 2, lettera d), della Costituzione. Alla luce di queste considerazioni, appare prudente che tali strumenti siano assegnati a personale specializzato e appositamente addestrato, ferma restando la necessità di osservare comportamenti appropriati nelle diverse situazioni di contatto con animali selvatici di grossa taglia. Su queste basi, il Ministero dell'Interno è favorevole a un'iniziativa normativa, peraltro già definita, che attribuisca la facoltà di uso di tali strumenti ai Corpi forestali degli enti territoriali interessati al fenomeno in questione. È auspicabile, pertanto, che un intervento in questa direzione possa essere sottoposto all'esame del Parlamento nel primo veicolo normativo utile a dotare in tempi brevi il personale in questione di tale dispositivo.

PRESIDENTE. La deputata Cattoi ha facoltà di replicare.

VANESSA CATTOI (LEGA). Ringrazio il Ministro per la risposta, noi abbiamo già provveduto ad inserire un emendamento ad hoc che va in tal senso e cerca di preservare la sicurezza, soprattutto, degli operatori. L'auspicio è quello di avere uno strumento legato alla difesa delle persone che possa essere, in modo regolamentato e normato, esteso e non solo limitato ai custodi forestali.

Prendo atto, comunque, in modo favorevole del consenso da parte del Ministro di intervenire in tal senso, auspicando ciò anche su altri provvedimenti legislativi che sono già iniziati nel loro iter, come la proposta di legge a mia prima firma e a firma anche degli altri colleghi del gruppo Lega, oggi incardinata in Commissione agricoltura. Un altro testo, un altro provvedimento che vuole dare una soluzione a una richiesta d'aiuto che arriva, in primis, dai cittadini trentini, che sono veramente a rischio nel loro quotidiano e che, anche nell'ultima settimana, hanno manifestato, a mezzo dei quotidiani locali, tutta la loro preoccupazione e la loro richiesta di attenzione politica nei confronti di un problema serio, come quello legato alla gestione dei grandi carnivori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative in materia di gestione e riutilizzo degli immobili sequestrati alla criminalità organizzata, con particolare riferimento allo stanziamento di adeguate risorse per la riqualificazione di tali beni - n. 3-00407)

PRESIDENTE. La deputata Ruffino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00407 (Vedi l'allegato A).

DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, sappiamo quanto il contrasto alla mafia e alla criminalità organizzata non possa dirsi completo ed efficace se non coronato da una concreta attività di restituzione dei beni al riuso sociale degli stessi. Siamo, quindi, a chiedere come intenda superare le criticità esistenti, in particolare per gli immobili donati ai comuni, i quali sono sprovvisti di risorse per procedere alla riqualificazione e alla rigenerazione. Tutto questo a favore dei cittadini. Sono tanti, troppi gli immobili donati e in stato di abbandono. Il messaggio che arriva alla criminalità organizzata, combattuta dallo Stato e dai suoi uomini, è di parziale vittoria. La restituzione - e termino - alle comunità non può essere parziale. Sono, quindi, a chiedere al Governo come intenda superare tali criticità, sicuramente stanziando risorse a favore dei comuni.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Colleghi, uno degli obiettivi prioritari dell'azione del Governo è il contrasto dell'infiltrazione della criminalità organizzata nel circuito dell'economia legale e in tale direzione è di fondamentale rilievo strategico il sequestro e la confisca dei beni acquisiti illegalmente dalla criminalità organizzata. Sappiamo tutti, infatti, come un bene confiscato, per il suo valore simbolico, possa diventare un presidio di legalità sul territorio e concorrere al suo sviluppo, favorendo il senso di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Questa consapevolezza, ormai patrimonio comune, ha portato, negli ultimi 3 anni, l'Agenzia nazionale per i beni confiscati ad incrementare la propria operatività, basti pensare che, nell'anno 2022, rispetto al 2020, si è avuto un aumento delle destinazioni dei beni immobili del 147 per cento, con un sensibile miglioramento anche nella gestione delle aziende confiscate che impiegano diverse migliaia di persone. Aggiungo anche che, nell'ambito delle procedure di assegnazione diretta agli enti del Terzo settore, è imminente la consegna di 260 beni immobili oggetto del primo bando, relativi a 68 proposte presentate da 58 aggiudicatari. Per migliorare ulteriormente questi risultati è essenziale il programma di potenziamento dell'organico dell'Agenzia, che porterà, auspicabilmente entro l'anno, al completamento della sua dotazione di personale, oggi pari a 200 unità, con l'obiettivo, in prospettiva, di ampliarla di ulteriori 100 unità.

Venendo ora alle criticità dei comuni nella gestione dei beni confiscati, l'Agenzia, sul proprio portale, ha creato un'apposita sezione di supporto per gli enti locali, funzionale al miglioramento delle capacità di progettazione e valorizzazione dei beni trasferiti. Per le stesse finalità, un essenziale strumento di ausilio per gli enti locali è rappresentato dai nuclei di supporto costituiti presso le prefetture che, in sede di conferenza di servizi, veicolano e condividono informazioni sui beni e sulle possibilità di accesso ai fondi regionali, nazionali ed europei disponibili. Un altro possibile canale di finanziamento, destinato in modo particolare alle iniziative degli enti del Terzo settore, è offerto dal sistema delle fondazioni bancarie, che mettono in campo importanti risorse.

Con riguardo alla rigenerazione urbana e oltre le specifiche risorse più generali citate dagli interroganti, rivolte ai comuni sul territorio nazionale e le cui progettualità sono in corso di esecuzione, risorse addizionali potranno essere utilizzate dagli enti locali con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti nell'ambito degli investimenti per progetti di rigenerazione urbana per i quali presso il Ministero dell'Interno è istituito un fondo di 115 milioni per l'anno 2025 e 120 milioni per l'anno 2026.

PRESIDENTE. La deputata Ruffino ha facoltà di replicare.

DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). Grazie. Signor Ministro, lei sa bene quanto oggi siano vitali gli spazi per le nostre comunità e pure credo sia al corrente proprio di quanto ho detto in precedenza, ossia dell'esiguità delle risorse che gli enti locali possono destinare per gli interventi di riqualificazione. Bene i portali e tutto quanto lei ha citato in precedenza. Sinceramente, mi pare che l'inadeguatezza delle risorse permanga. Sappiamo quali sono le emergenze sui nostri territori; ad esempio, gli alloggi per gli studenti, gli spazi per i giovani, i centri di incontro giovanili; ed è sempre più pressante l'emergenza abitativa. Signor Ministro, io penso agli spazi e alle aree più complesse, e mi riferisco a quelle marginali, devastate proprio per la presenza della criminalità organizzata; proprio perché piccole, lì ovviamente è più facile creare il disagio. Sono aree che conosco bene, proprio per la mia presenza sul territorio e anche per il contatto con i sindaci; riporto questo disagio, la volontà dei sindaci di riuscire a fare interventi e l'impossibilità, dall'altro lato, di arrivare a questo grande obiettivo.

La prego di tenere in conto questa situazione. Io penso e noi pensiamo che sia importante rispondere ai bisogni primari della collettività ma, dall'altro lato, sia fondamentale riuscire a dare la risposta definitiva proprio alla criminalità organizzata e alla mafia. Siamo all'ultimo miglio, riusciamo a donare alcuni beni alla collettività, ma i beni, purtroppo, sono in stato di abbandono. Allora, per lo Stato, per gli uomini che combattono la mafia, per i nostri cittadini e per i nostri giovani questa risposta sarebbe insufficiente.

(Iniziative volte al superamento della questione dei ritardi nelle pratiche di rinnovo dei passaporti, in particolare tramite il potenziamento del personale impiegato e l'implementazione tecnologica – n. 3-00408)

PRESIDENTE. La deputata Forattini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bakkali ed altri n. 3-00408 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, torniamo a riproporle il tema dell'emissione dei passaporti, che è un tema trasversale a molte città d'Italia, ma che coinvolge anche gli italiani all'estero che hanno lo stesso problema, in quanto non riescono a rinnovare il passaporto presso le rappresentanze consolari. Nonostante il Ministro, in questa sede, interrogato più volte, abbia già avuto modo di richiamare le migliori pratiche messe in campo per risolvere questo problema da alcune questure, ma anche la rivisitazione dell'applicazione Agenda Online, attraverso la quale si prende appuntamento per il rilascio dei passaporti, la situazione non è assolutamente migliorata, anzi rischia di peggiorare nei prossimi mesi, con le vacanze studio di molte ragazze e ragazzi che vorranno andare in Inghilterra, ma anche con i ricongiungimenti familiari, una situazione con risvolti economici pesantissimi: si parla di 180 milioni di mancate prenotazioni nelle agenzie di viaggio, ma anche di problemi legati al personale che deve recarsi per lavoro in Paesi stranieri.

Quindi, le chiediamo, ancora una volta, quali iniziative urgenti intenda mettere in campo per dare una risposta concreta.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente e colleghi. Rispondo all'interrogazione, che consente di offrire un quadro aggiornato delle iniziative messe in campo per ridurre i tempi di rilascio dei passaporti.

Nel confermare le considerazioni svolte in questa Assemblea lo scorso 25 gennaio circa le criticità segnalate, è ragionevole ritenere che il trend delle domande di rilascio dei passaporti continuerà a crescere in vista dell'approssimarsi delle vacanze estive.

Per quanto riguarda i lamentati i tempi di attesa, che andrebbero da 2 a 6 mesi, il riferimento è verosimilmente ai tempi entro i quali è possibile prenotare un appuntamento per la presentazione dell'istanza tramite il portale Agenda Online: tale strumento consente alle questure di contingentare il numero di accesso agli uffici e ai cittadini prenotare la giornata e l'orario di presentazione dell'istanza qualora non ricorrano motivi di urgenza; in riscontro, invece, alle richieste urgenti, le questure hanno previsto modalità alternative alla prenotazione online rintracciabili sui relativi siti web per accelerare il rilascio del passaporto in situazioni legate a malattia, lavoro studio e turismo. La predisposizione di misure delicate a pratiche urgenti e l'inserimento del turismo tra le ipotesi da trattare con priorità consentono di rilasciare il passaporto in tempi utili rispetto alle prenotazioni e alle motivazioni a sostegno dell'urgenza stessa.

Quali iniziative a più lungo termine destinate a decongestionare l'afflusso del pubblico, talune questure hanno avviato una buona prassi denominata Sportello itinerante, attraverso il quale alcuni comuni hanno messo a disposizione i propri locali per la ricezione delle istanze a cura di personale della Polizia di Stato e la riconsegna del documento da parte del medesimo personale. Altre questure, sempre nell'intento di delocalizzare l'attività, hanno stipulato accordi con enti pubblici, ad esempio le università.

Lo sforzo organizzativo messo in campo delle questure con il supporto delle strutture ministeriali ha consentito, anche attraverso l'impiego di personale di altri servizi, un significativo aumento dei passaporti emessi; si è, infatti, passati da circa 1.816.000 passaporti dell'intero 2022 a oltre 1.053.000 emessi nel solo primo quadrimestre dell'anno in corso; tali risultati hanno riguardato anche le questure di Milano, Genova, Bergamo e Napoli, citate dagli interroganti.

Aggiungo infine che, sotto il profilo tecnologico, è proseguita la reingegnerizzazione del portale Agenda Online, che consiste nell'aggiornare il sistema, per renderlo più efficiente sicuro e maggiormente fruibile, anche tramite dispositivi mobili, funzioni la cui messa in esercizio è prossima.

PRESIDENTE. La deputata Forattini ha facoltà di replicare.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ascoltando le parole del Ministro, sembra di essere tornati alla precedente interrogazione, nel senso che non sono state date assolutamente risposte a questo problema, e teniamo in considerazione che il passaporto è l'unico documento di riconoscimento che vale davvero e che tutti i cittadini dovrebbero ottenere, quanto meno in tempi certi. Io capisco gli sforzi messi in campo dal Governo, ma avremmo preferito sentire che aveste messo mano al portafoglio, quanto meno per rimpolpare del personale mancante le questure, perché le questure oggi stanno veramente facendo i salti mortali per dare risposte, ma è ovvio che non riescono a far fronte a tutte queste richieste, pur avendo dato comunque una priorità d'urgenza alle richieste. Quindi, io capisco anche il coinvolgimento dei comuni, ma le chiedo anche di provare a prendere un appuntamento online attraverso i comuni che si sono resi disponibili a farlo, al posto dei cittadini stessi: le garantisco che non ce la si può fare.

Quindi, io le chiedo veramente di mettere mano al portafoglio, di mettere personale a servizio delle questure, per rispondere a questa esigenza ma, soprattutto, anche valutare - perché mi sembra il minimo - anche di considerare una convenzione con l'Inghilterra per evitare, quanto meno, che i ragazzi e le ragazze che studiano in Inghilterra debbano utilizzare il passaporto. Infatti, le garantisco che se lei dovesse fare un'analisi di tutte le richieste che oggi vengono chieste o evase dalle nostre questure, quelle per il Paese Inghilterra, che è uscito dall'Unione europea, sono la maggior parte. Dunque, valutate anche una convenzione con l'Inghilterra per evitare, quanto meno, di far fare questo passaporto.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Buonguerrieri. Ne ha facoltà.

ALICE BUONGUERRIERI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sono passati pochi giorni dal mio intervento, proprio qui in Aula, sull'alluvione della regione Emilia-Romagna.

E sono trascorsi appena 5 giorni da quando - dopo la visita del Ministro Lollobrigida ai nostri territori alluvionati, dimostrando vicinanza ai cittadini e a tutte le imprese coinvolte - abbiamo accolto il Ministro Musumeci, unitamente al Vice Ministro Bignami, prima a Bologna, poi a Predappio, poi a Faenza, quindi nelle province in quel momento più colpite, alla presenza dei sindaci dei comuni alluvionati, delle autorità e delle Forze dell'ordine, al fine di prendere direttamente contezza, sul campo, di tutte le criticità e, quindi, intervenire in maniera ancor più celere ed efficace per dare aiuto alle popolazioni gravemente colpite.

Pensavamo di aver visto e subito già abbastanza e, invece, com'è noto credo a tutti, nelle ultime ore la situazione in cui versa in particolare la nostra Romagna - e mi sia consentito di citare, in particolare, la provincia dalla quale io stessa provengo, Forlì-Cesena - non ha precedenti. Le zone montane sono state colpite da numerosissime frane, le coste e gli stabilimenti balneari sono stati colpiti da imponenti mareggiate e le zone di pianura risultano, purtroppo, gravemente danneggiate per via delle esondazioni di tutti - ribadisco, tutti - i fiumi presenti sul territorio. Una situazione, come detto, che non ha precedenti e il cui evolversi in maniera tragica mi sollecita ad intervenire nuovamente in quest'Aula anzitutto per manifestare la mia vicinanza a tutti i miei concittadini e a tutti i romagnoli e per ringraziare i sindaci, le autorità, le Forze dell'ordine, i Vigili del fuoco, la Protezione civile e tutti i volontari che sono al lavoro in questo tempo per affrontare queste emergenze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Il mio pensiero va soprattutto, in particolare, a chi, in seguito a questa alluvione, ha perso la vita, ai dispersi, a tutte le famiglie e le imprese coinvolte, ai tanti sfollati, a chi ha perso casa o ha perso l'azienda o non riesce più a raggiungerle, perché, purtroppo, la strada, unico accesso, è stata completamente inghiottita dalle frane.

Di tutte queste persone, di tutti i sindaci, con i quali sono in continuo contatto, che ci segnalano importanti aiuti operativi, ma anche di avere continua necessità di soccorsi, di uomini, di mezzi, di cibo, di bevande, di brandine, di vestiti e di coperte, intendo farmi in questa sede portavoce, affinché il Governo assicuri tutto il supporto necessario alle istituzioni, agli enti e ai cittadini. E sono certa che così sarà, considerati i provvedimenti già assunti, l'attenzione e la concretezza già dimostrate, le dichiarazioni del nostro Presidente, Giorgia Meloni, e l'esito del vertice che si è appena concluso.

Concludo, Presidente, volendo mandare ai miei concittadini romagnoli anche un messaggio di coraggio e speranza: non sarà facile, ma insieme sapremo rialzarci anche questa volta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sullo stesso argomento l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. La ringrazio anche per questa opportunità. Mi volevo unire alla riflessione che ha fatto la collega, perché effettivamente la mia regione, l'Emilia-Romagna, ha trascorso una giornata difficile ieri, una notte drammatica e oggi la giornata continua ad essere tremenda, come quella di ieri. Sono 14 i comuni esondati in più punti con conseguenze pesantissime, molte decine i comuni colpiti, moltissime le strade che si sono interrotte. Stiamo continuando a fornire supporto alle popolazioni, grazie anche alla piena collaborazione della Protezione civile.

Come regione - ho sentito il presidente Bonaccini - siamo in stretto contatto con il Governo, che ringraziamo, per continuare a mobilitare più persone possibili e tutti i mezzi necessari per far fronte a questa emergenza.

La nostra attenzione e il nostro pensiero vanno alle famiglie. Giustamente, la collega ricordava anche le persone che sono, purtroppo, decedute, e sono tanti anche i dispersi. Dobbiamo continuare a dare tutti gli strumenti necessari per supportare le nostre comunità. Tra l'altro, questa nuova ondata di maltempo si aggiunge a quella che abbiamo già avuto dall'1 al 4 maggio sempre negli stessi territori, quindi con una continuità sicuramente molto importante. Un ringraziamento, quindi, va a tutti i soccorsi che stanno operando.

Come parlamentari della nostra regione, l'Emilia-Romagna, e del nostro partito, abbiamo chiesto ovviamente la massima attenzione al Governo, ma ci siamo anche permessi di fare due proposte che i sindaci ci sollecitano: quella di continuare a supportare i nostri territori, destinando risorse, ma anche quella circa la possibilità di assunzioni temporanee per affrontare questa situazione, con assunzioni a tempo determinato anche nelle nostre unioni, per affrontare l'emergenza e tutte queste incombenze che, in questi giorni, in queste ore e nei prossimi giorni, saranno necessarie per supportare le famiglie in tutte le pratiche, anche successive, non solo legate all'emergenza, ma anche alla ricostruzione. Siamo certi che la nostra regione si risolleverà anche questa volta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Approfittiamo per salutare docenti e studenti del dipartimento di scienze giuridiche dell'Università di Bologna, che seguono i nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Vi informo che ho provveduto a depositare una nuova interrogazione al Ministro Lollobrigida, affinché risponda, una volta per tutte, alle richieste di chiarimenti sulla necessità di una maggior tutela nei confronti degli animali durante i trasporti dagli allevamenti ai mattatoi, animali che ogni giorno devono affrontare estenuanti viaggi all'interno dell'Unione europea e, addirittura, verso Paesi terzi. Ricordo a tutti che parliamo dei cosiddetti viaggi della morte, poiché queste povere creature sono caricate su camion sovraffollati, mal equipaggiati, viaggiano con temperature incompatibili con i più basilari concetti di benessere animale per giorni interi, senza alcuna sosta, nonostante siano feriti, assetati e affamati. Lo stesso trattamento è riservato anche ai cuccioli non svezzati, impossibilitati a nutrirsi per giorni, prima di essere poi ammazzati.

Le inchieste fatte da Animal Equality mettono in evidenza quotidianamente come queste vittime degli uomini vengano considerate solamente merce per produrre profitto, nonostante l'Unione europea le abbia definite a tutti gli effetti esseri senzienti, riconoscendone la capacità di provare dolore, piacere e sentimenti di solidarietà e di amicizia anche tra specie diverse. Quanta dignità hanno gli animali, quanto abbiamo da imparare da loro! Animal Equality ha lanciato una petizione online che ha riscontrato un grandissimo successo, sancendo chiaramente la volontà dei cittadini di vedere finalmente applicate le norme che riguardano il benessere animale.

Ministro, siamo in un Paese civile e per questo le rinnovo la preghiera di rivedere le posizioni dell'Italia nei prossimi incontri Agrifish, prendendo nettamente distanza dal documento portoghese e allineandosi anche agli Stati più ambiziosi, quale l'Olanda, a favore di un totale divieto di esportazione di animali vivi verso Paesi esteri, sostituendo questi ultimi con carne e carcasse, come raccomandato anche da illustri categorie di esperti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Grazie, Presidente. La giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia, che si celebra oggi, 17 maggio, istituita ufficialmente dalle Nazioni Unite dal 2004 e dall'Unione europea dal 2007, ci ricorda quanto sia necessario e doveroso l'impegno della politica e delle istituzioni nel contrasto dell'odio e della violenza per motivi legati all'orientamento sessuale e all'identità di genere delle vittime.

Nel ringraziare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il monito lanciato oggi, come ogni anno, verso tutte le istituzioni, affinché siano impegnate a garantire i principi fissati dall'articolo 3 della Costituzione, è necessario segnalare che l'Italia, scivolata al 34° posto nella lista dei Paesi europei per tutela dei diritti della comunità LGBTQIA+, anche per precisa strategia politica e responsabilità dell'attuale Governo Meloni, sta andando, purtroppo, in senso opposto.

Gli attacchi continui e i discorsi d'odio di molti esponenti di Governo sono responsabili di un arretramento del nostro Paese sul piano dell'inclusione e della piena uguaglianza di tutti i cittadini, in particolare colpendo i diritti dei figli delle famiglie arcobaleno e acuendo una discriminazione odiosa e inaccettabile.

Oggi Simone Alliva, giornalista de l'Espresso, conferma che ridurre il problema delle violenze a un dato numerico significa chiudere gli occhi, perché le botte, le aggressioni, gli insulti e i silenzi della politica fanno più male. Il Partito Democratico è e sarà in prima linea, non solo per denunciare e bloccare il tentativo della destra, in linea con i Paesi di Visegrád, di ridurre e comprimere i diritti della cittadinanza LGBTQIA+, ma anche per portare avanti in Parlamento e nella società civile la battaglia per la piena uguaglianza e per la piena inclusione di tutte e di tutti. I diritti umani non sono di una parte, sono di tutti e non possono essere, come accade in Italia, oggetto di scontro politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Mi permetta di fare una piccola premessa, perché oggi è il trentennale dell'uccisione di un giovane napoletano. Si chiamava Maurizio Estate, fu massacrato perché sventò una rapina. Purtroppo, molto spesso vengono ricordati più facilmente i criminali e i camorristi, su cui purtroppo spesso si realizzano anche fiction televisive o documentari, invece dei tanti eroi - io prenderò l'abitudine di farlo in quest'Aula - e delle vittime che coraggiosamente hanno fatto quello che un cittadino normale potrebbe fare ogni giorno. Egli intervenne per evitare e sventò la rapina ai danni di una persona e, pensi un po', i suoi carnefici tornarono a casa, presero una pistola e andarono a sparargli. Non fu neanche una reazione violenta avvenuta in quel momento; avvenne perché avevano deciso di ucciderlo, come dimostrazione della loro forza. Dopo 21 anni i suoi carnefici sono fuori e oggi si svolge il trentennale per la sua famiglia.

Mi scusi, Presidente, prenderò qualche altro secondo soltanto per segnalare una cosa, tramite lei, visto che c'è stato un intervento in Aula e una conseguente azione del Ministro della Cultura, Sangiuliano. Io intervenni in Aula, alcuni mesi fa, perché c'era il rischio che il cinema-teatro Metropolitan di Napoli diventasse un parcheggio. Il cinema-teatro è di proprietà di Intesa Sanpaolo, che è anche la banca che serve il nostro Parlamento. Ebbene, è stato preannunciato da parte del Ministro Sangiuliano il vincolo, per evitare che diventi un garage. Hanno fatto l'asta ma incredibilmente - mi è arrivata questa nota, di cui leggo un passaggio - la banca sembra comportarsi in modo diverso rispetto alla volontà del Ministro e a un'azione concreta da parte del Ministero della Cultura, che tra l'altro ho condiviso pienamente. Nel fare l'asta, cioè, proprio in attuazione di questa sensibilità, cioè dell'annuncio da parte del Ministro che ci sarebbe stato il vincolo, Intesa Sanpaolo, che ha pubblicato l'invito a presentare offerte - perché immediatamente dopo che il Ministro ha preannunciato il vincolo si è fatta una corsa a fare l'asta pubblica - per la compravendita dell'immobile, ha voluto sottolineare con chiarezza che ci sarà il mantenimento della destinazione culturale. È tuttavia chiaro che non vi sono strumenti di diritto a disposizione della banca che possano garantire il rispetto di quella condizione e cioè la valorizzazione culturale del luogo da parte della futura proprietà. Pertanto, Intesa Sanpaolo si augura che i provvedimenti amministrativi che vorrete adottare a tutela di tale valorizzazione culturale, così come preannunciati, possano sia prevedere l'esercizio di attività culturali sia consentire altre eventuali iniziative ancillari. Cosa sono le iniziative ancillari? La proposta di fare un garage, una discoteca o un supermercato. Allora, bisogna che il Ministro e soprattutto le volontà del Governo pro tempore, che poi diventano atti per tutti, siano rispettate dai cittadini ma anche dalle banche. Quindi chiedo, suo tramite, di fare intervenire di nuovo il Ministro, perché questa lettera è un'offesa e un oltraggio nei confronti delle istituzioni tutte, a partire dal Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo per portare all'attenzione dell'Aula una vertenza, che ci preoccupa molto come Movimento 5 Stelle e che stiamo seguendo. Lunedì scorso, il 15 maggio, la GV Electric ha inviato lettere di licenziamento a 114 lavoratori dello stabilimento di Foggia e quindi, ora, 114 famiglie si trovano senza lavoro. È una vertenza che ci preoccupa molto perché questo licenziamento pone fine a uno stabilimento che ha caratterizzato il lavoro a Foggia e in Capitanata per 33 anni. Questa multinazionale americana ha deciso anche di chiudere una speculare unità produttiva che si trova a Peschiera Borromeo e, nonostante i diversi tavoli che si sono svolti a livello regionale e un incontro effettuato al Ministero del Lavoro, purtroppo non sono state individuate delle soluzioni che potessero tutelare l'occupazione di queste famiglie. Il licenziamento, per quanto ci riferiscono le organizzazioni sindacali, è intervenuto quando ancora era pendente un secondo incontro, l'attesa di un secondo incontro e di un tavolo ministeriale attivo presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy.

Il mio auspicio e la mia sollecitazione, dunque, sono che il Ministro Urso possa intervenire e sollecitare anche la società, questa multinazionale americana - che, tra l'altro, ha delle commesse da ENEL e da ACEA - affinché si possano individuare delle soluzioni condivise con l'azienda per tutelare l'occupazione dei lavoratori, soprattutto nell'unità produttiva foggiana e si possano magari individuare dei processi di reindustrializzazione che possano portare alla prosecuzione della produzione dell'unità produttiva della GV Electric (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.

STEFANO CANDIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Siamo, ovviamente, anche noi sconvolti dalle immagini che arrivano dall'Emilia-Romagna e perciò siamo molto vicini alle popolazioni colpite da questa alluvione. Nello stesso tempo, siamo anche grati e siamo vicini ai tanti volontari della Protezione civile e ai professionisti del soccorso che si stanno impegnando, in queste ore, nelle difficili azioni per riuscire a rendere il più gestibile possibile la situazione.

Ci sono condizioni che si ripetono ormai periodicamente, purtroppo, alle quali non ci vogliamo abituare. Quindi, siamo ancora più determinati - e su questo nei prossimi giorni presenteremo dei debiti atti parlamentari - perché il Governo anticipi e vada il più velocemente possibile nella direzione della spesa delle risorse destinate al riassetto idrogeologico e soprattutto metta in condizione i nostri soccorritori di poter fare al meglio il proprio dovere.

È importante anche che ci siano degli strumenti. Quindi, in queste ore si stanno dispiegando tutti i dispositivi, dalla Protezione civile, come dicevo, ai Vigili del fuoco. È anche importante che siano messi a disposizione tutti gli strumenti e qui torna alla memoria - la rinnoveremo anche in questo caso con atti parlamentari - la sollecitazione affinché sistemi importanti, come quello di allerta IT-alert, siano finalmente messi in funzione. Negli altri Paesi europei questi sistemi già funzionano, salvano vite e impediscono che ci siano condizioni di pericolo gravi a cui sono sottoposti, senza alcun preavviso, i cittadini, mentre in Italia, purtroppo, stiamo ancora assistendo al loro procrastinarsi, con proroghe su proroghe, nonostante i molti soldi messi a disposizione dal Governo.

Il Ministro, ovviamente, ha tutta la nostra attenzione e tutto il nostro supporto. Occorre che ci siano azioni di responsabilità. Questi sistemi di soccorso devono essere attivati, affinché i nostri cittadini siano sempre più tutelati e si evitino situazioni reali di rischio e di abbandono piuttosto che di mancata ricerca dei dispersi, come, invece, può avvenire con il sistema Dedalo che è in servizio presso i nostri Vigili del fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 18 maggio 2023 - Ore 13:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali. (C. 1060-A/R​)

Relatori: TESTA, per la VI Commissione; PATRIARCA, per la XII Commissione.

La seduta termina alle 16,20.