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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 98 di venerdì 5 maggio 2023

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 65, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in merito alla cessione della quota di minoranza di ITA a Lufthansa, con particolare riferimento al piano industriale, alle garanzie per il mantenimento dei livelli occupazionali e al valore economico riconosciuto da Lufthansa - n. 2-00140)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Barbagallo ed altri n. 2-00140 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Casu se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Illustriamo l'interpellanza. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, l'interpellanza che abbiamo presentato è stata sottoscritta da molti parlamentari del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, a partire dai colleghi con cui portiamo avanti l'impegno in IX Commissione trasporti, il nostro capogruppo Barbagallo, i colleghi Morassut, Ghio e Bakkali.

Naturalmente è un tema di cruciale importanza, lo apprendiamo dagli articoli di giornale: “ITA, la vendita non decolla. Lufthansa chiede lo sconto. Si tratta fino al 12 maggio”. “La distanza MEF-Lufthansa si riduce a pochi milioni”. Pensiamo che sia utile e importante che questo dibattito, oltre che sui giornali, si porti avanti nelle istituzioni e qui in Parlamento.

Ricostruiamo anche i passaggi politici e istituzionali che ci hanno portato alla giornata di oggi, quando, all'inizio di questo percorso, il decreto ministeriale del 9 ottobre 2020 costituisce la società per azioni denominata Italia Trasporto Aereo Spa (ITA Spa), avente per oggetto sociale l'esercizio delle attività di impresa nel settore del trasporto aereo di persone e merci ed interamente controllata dal Ministero dell'Economia e delle finanze.

Dopo due anni, poco più di due anni, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 dicembre 2022 rivede integralmente le modalità di dismissione della partecipazione del Ministero dell'Economia e delle finanze attraverso una cessione di quote in più fasi, prevedendo l'afflusso dei proventi ricavati dalla vendita direttamente a ITA come aumento di capitale per aumentare cassa e liquidità.

Viene riservata la gara ai soggetti che avevano già partecipato alla procedura di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 febbraio 2022 e viene stabilito che nell'ambito degli offerenti debba essere presente una compagnia aerea, in modo tale che questa, alla fine della privatizzazione, possa risultare socio di maggioranza.

Ora, perché abbiamo ricostruito questi passaggi? Perché, arrivando a quest'anno, il 27 gennaio 2023 abbiamo il Ministro dell'Economia e delle finanze che sottoscrive la lettera di intenti della società Lufthansa per acquisire una quota di minoranza di ITA Spa ed avviare la trattativa in esclusiva per siglare un accordo preliminare di vendita, previsto entro il 24 aprile, che deve avere il via libera della Corte dei conti, dell'Antitrust italiano e di quello europeo, per firmare in seguito il contratto definitivo.

Si conclude, quindi, una fase centrale del negoziato rispetto alle richieste del Governo italiano di Lufthansa, con riferimento alla quale è necessario, però, capire come si sono sciolti i tre nodi centrali relativi: al prezzo di acquisto del 40 per cento di ITA da parte di Lufthansa; alla valorizzazione di ITA e degli aeroporti strategici (penso a Fiumicino, Linate, Malpensa, e Catania), anche per quel che riguarda il mercato transatlantico; ai patti parasociali, con particolare riferimento alla tutela dell'occupazione. Da capire anche le modalità con cui Lufthansa crescerà nel capitale, i poteri in assemblea dei due soggetti e il ruolo dell'Antitrust che potrebbe influenzare il piano industriale nei prossimi anni.

Il fattore tempo è decisivo soprattutto per ITA, che quest'anno potrà contare sull'ultima iniezione di 250 milioni di risorse pubbliche (nell'ambito degli 1,35 miliardi autorizzati dalla Commissione UE) e dovrà attendere il closing dell'operazione per avere la disponibilità delle risorse di Lufthansa. In gioco c'è anche l'attuazione dell'ambizioso piano di sviluppo che prevede l'acquisto di 39 nuovi velivoli e 1.200 assunzioni entro l'anno.

Ora, abbiamo fatto riferimento alle notizie che apprendiamo da fonti di stampa. Sicuramente, indipendentemente dalla scadenza originariamente annunciata per il 24 aprile e delle conferme che arrivano dai portavoce della compagnia tedesca, è chiaro che non si sono ancora conclusi questi passaggi.

Noi rivolgiamo quindi tre domande puntuali al Governo. La prima: qual è il piano industriale per ITA condiviso con Lufthansa, anche in relazione alla valorizzazione del vettore e degli aeroporti strategici, con riferimento alle destinazioni e al numero di tratte effettuate. La seconda: quali garanzie siano state individuate per il mantenimento dei livelli occupazionali e la positiva risoluzione delle controversie dei lavoratori ex Alitalia, oggi in Cassa integrazione, che chiedono di essere assunti in ITA. La terza: quale sarà il valore economico riconosciuto da Lufthansa per l'acquisizione del 40 per cento di ITA e quali le tempistiche e le risorse messe in campo per l'acquisizione totale del vettore da parte di Lufthansa.

Rappresentante del Governo, Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, nella nostra interpellanza chiediamo qual è il futuro di ITA, ma chiediamo anche qual è il futuro dei tanti, tantissimi lavoratori e lavoratrici di Alitalia, che stanno convivendo in questi mesi con dei gravissimi ritardi nei pagamenti degli ammortizzatori sociali, lavoratori in cassa integrazione che da gennaio non percepiscono quanto dovuto.

Ci uniamo, in questo senso, alla denuncia dei sindacati, chiediamo un intervento immediato e chiediamo la risposta a queste domande su ITA, perché al futuro di ITA è collegato il futuro di questi lavoratori, le possibili 1.200 assunzioni; noi dobbiamo avere parole di verità, dire con chiarezza quante di queste assunzioni possono riguardare queste persone e quanto si farà per non lasciarle da sole in quello che abbiamo di fronte. L'invito che rivolgiamo a quest'Aula, a tutti noi, è di non portare avanti uno scaricabarile sugli errori o sui passaggi del passato, ma un'assunzione di responsabilità collettiva per il futuro. Il Partito Democratico con questa interpellanza chiede al Governo e al Parlamento un impegno concreto e uno spirito che metta al centro il futuro di queste persone nelle scelte che abbiamo di fronte.

PRESIDENTE. Intanto saluto docenti, studenti e studentesse del Liceo classico “Andrea Doria” di Genova, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Il Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze, Federico Freni, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Con riferimento a tutti i quesiti posti dagli interpellanti è preliminarmente opportuno rappresentare che le trattative per la cessione di una quota di partecipazione in ITA sono attualmente in corso e, auspicabilmente, sono in fase di finalizzazione. Nel rispetto, però, della riservatezza delle trattative e degli impegni alla riservatezza sottoscritti dal Governo, è opportuno, in ogni caso, segnalare come elementi di risposta quanto segue.

Anzitutto, il piano industriale, già discusso con Lufthansa nel corso dei moltissimi incontri nell'ambito delle trattative, è strutturato, in coerenza con il comma 4, lettera c), dell'articolo 1, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 dicembre 2022, nell'ottica di delineare la strategia industriale di crescita e sviluppo della compagnia nei prossimi anni in termini di flotta, network e obiettivi strategici, con sviluppo particolare degli hub nazionali, ingresso in mercati strategici e incremento delle rotte, anche a lungo raggio. In generale, l'obiettivo è lo sviluppo di sinergie che conseguiranno dall'integrazione di ITA in uno dei principali gruppi aerei mondiali e allo sviluppo degli hub nazionali. L'ingresso, peraltro, della compagnia in mercati strategici europei ed esteri e un incremento delle rotte a lungo raggio apporteranno dei benefici al traffico aereo continentale e a tutte le compagnie coinvolte.

Ovviamente, l'implementazione di rotte e attività si rifletterà, in modo diretto ed immediato, anche sui livelli occupazionali, nell'ottica non soltanto di mantenere gli attuali livelli, ma anche di altro: grazie all'implementazione di rotte e attività riteniamo che il buon esito dell'operazione potrà garantire, nel corso dei prossimi anni, l'assunzione di personale, anche proveniente da procedure di cassa integrazione attualmente in essere.

Quanto da ultimo alla richiesta di conoscere quale sarà il valore economico riconosciuto da Lufthansa per l'acquisizione del 40 per cento di ITA e quali saranno le tempistiche e le risorse messe in campo per l'acquisizione totale del vettore da parte di Lufthansa, al momento, come detto, essendo ancora in corso le trattative per una puntuale definizione complessiva dell'accordo, non è possibile, nel rispetto delle clausole di riservatezza sottoscritte dallo Stato con Lufthansa, fornire ulteriori anticipazioni.

Più in generale, da ultimo, è comunque opportuno rimarcare che non è opportuno fornire ulteriori dettagli analitici, giacché sarebbe incompatibile con i negoziati in corso, che vedono coinvolti in questo periodo il Governo e, come detto, Lufthansa.

PRESIDENTE. Il deputato Barbagallo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non siamo soddisfatti perché, dietro la formula della riservatezza, il Governo omette di trasferire al Parlamento alcune parti della trattativa che certamente hanno contenuto politico, sono di rilievo pubblico, non soltanto per la storia, per il prestigio e per gli interessi che girano e ruotano attorno alla vicenda ITA-Lufthansa, ma proprio anche perché una vicenda così importante non può non essere parlamentarizzata. Ed è stato questo lo sforzo del Partito Democratico in questi primi mesi della legislatura, lo abbiamo già fatto il 22 febbraio con un'interrogazione a risposta immediata e lo abbiamo fatto oggi con questa interpellanza urgente.

La cosa singolare, Presidente, è che il Governo omette di riferire all'Aula, ma poi stranamente le indiscrezioni sulla stampa arrivano, e arrivano bordate non soltanto per i lavoratori, che sono in una condizione di trepidante attesa, di ansia, di preoccupazione per loro e per le loro famiglie: mi riferisco ai 1.194 che in questo momento sono in cassa integrazione. Le preoccupazioni riguardano anche i tre aspetti complessivi che oggi abbiamo richiesto ancora una volta con l'interpellanza urgente e che non hanno ricevuto nessuna risposta da parte del Governo.

Il piano industriale cui fa riferimento il rappresentante del Governo, ivi compresi gli articoli del decreto che ha avviato la trattativa privata, fa parte integrante della trattativa, e quindi è compito della politica, del Parlamento, se non conoscere nel dettaglio, ma certamente avviare un confronto serio fra le forze parlamentari per definire alcune certezze in questa trattativa, sia con riferimento alle destinazioni sia con riferimento al numero di tratte, nonché con riferimento alla valorizzazione dei 4 aeroporti contenuta in seno al decreto.

I 4 aeroporti ricordo che sono Fiumicino, Linate, Malpensa e Catania, l'aeroporto della mia città. Con riferimento anche all'aeroporto di Catania, siamo preoccupati da alcune notizie che arrivano soprattutto nelle ultime settimane. Compagnie aeree che rinunciano alla tratta Catania-Roma, diversi giudizi negativi sulla funzionalità dell'aeroporto e lamentate inefficienze dei controlli ai varchi aeroportuali, pesanti contestazioni sulle procedure di gara, ivi compresa una gara per 200 assunzioni, con la campagna elettorale per la città in corso di svolgimento. Resta sullo sfondo la questione, anche accennata prima dal collega Casu, dell'acquisto dei 39 velivoli e delle 1.200 nuove assunzioni.

È chiaro che, se il piano industriale non può essere descritto e confrontato punto per punto, prima di definirlo, le forze parlamentari devono, a nostro giudizio, essere messe in condizioni di valutare almeno delle certezze. Seconda questione: le garanzie occupazionali, con riferimento anche ai patti parasociali, e poi il valore economico. Alcune testate giornalistiche, alcuni organi di stampa lamentano una grave sottovalutazione del costo economico rispetto alle stime fatte all'inizio della trattativa da parte del Ministero. Siamo preoccupati anche di questo aspetto, perché sottovalutare una compagnia che ha questo peso e questo spessore, anche per l'immagine del nostro Paese all'estero, sarebbe veramente preoccupante.

Noi continueremo la nostra battaglia dentro il Palazzo e fuori, non soltanto a tutela delle categorie di personale interessate, ma anche a tutela del prestigio e della storia di un'azienda così importante e lo faremo, in particolare, Presidente, su tre questioni di questo iter procedurale: la prima, quella dell'acquisto e del costo di acquisto, pare, del 40 per cento; la seconda, se è vero che ci sarà una seconda fase, come riportano gli organi di stampa, di condivisione tra ITA e Lufthansa; la terza, circa la possibilità di definire una stima complessiva dell'azienda che superi il miliardo di euro. Siamo preoccupati, ed è giusto rassegnare al Parlamento le nostre preoccupazioni, Presidente, su due ultime questioni, su cui oggi il Governo non ha fornito neanche un cenno di risposta.

La prima, quella dell'Antitrust. Il tempo stringe e il dossier ITA-Lufthansa rischia di finire in mezzo ad altri faldoni che si stanno accumulando negli uffici dell'Antitrust, guidati dalla Commissaria europea Vestager. I tecnici saranno chiamati a esprimersi per l'acquisizione, giudicata già problematica, di Air Europa da parte di Iberia e su quella della sudcoreana Asiana da Korean Air, che avrà ricadute anche sul mercato comunitario. E presto si aggiungerà anche la privatizzazione della portoghese TAP, a cui Lufthansa, peraltro, guarda con interesse. Quindi, questo primo aspetto del rapporto con l'Antitrust ci preoccupa molto.

Un'altra cosa che ci preoccupa molto, lo dico al rappresentante del Governo, sono le dichiarazioni dell'amministratore delegato di Lufthansa, che afferma, leggo testualmente: “C'è un solo Paese in cui una compagnia di bandiera è riuscita a difendere il mercato interno ed è la Germania. Penso che in futuro resterà l'unica, non credo che l'Italia diventi il secondo caso”. Ciò conferma, signor Presidente, l'intenzione di Lufthansa di investire in ITA soprattutto su voli intercontinentali e questo ci preoccupa sotto due aspetti: innanzitutto per il mercato interno e, in secondo luogo, per la questione, tanto sentita in questo momento nel nostro Paese, del caro voli. Infatti, più voli, più destinazioni e più tratte ci sono, più il prezzo scende. È chiaro che, se stiamo definendo una trattativa per occuparci soprattutto del mercato internazionale, il tema del caro voli, che, ahimè, attanaglia una parte consistente del Paese e una parte consistente della popolazione, resta sempre senza risposta.

Concludo, Presidente, stigmatizzando, raccontando e mettendo a conoscenza l'Aula di un fatto che non è passato inosservato, cioè l'improvviso cambio di marcia da parte del Governo Meloni e, in particolare, della Premier Meloni. Infatti, il Presidente Meloni si opponeva strenuamente ad ogni ipotesi di vendita di ITA nella scorsa legislatura e, anzi, rimproverava al Premier Draghi di liquidare un pezzo della nostra identità. In piena campagna elettorale, il 14 ottobre 2021, celebrava l'ultimo volo di Alitalia, dicendo che - cito testualmente - l'idea di “svendere domani ai tedeschi di Lufthansa” era l'approdo naturale delle politiche scellerate della sinistra. Noi speriamo che la trattativa condotta in questo modo su una compagnia che è costata tanto ai contribuenti e tanto all'Unione europea - oltre un miliardo e 300 milioni di euro - non sia l'esito delle politiche scellerate di questo Governo.

(Chiarimenti e iniziative di competenza in merito al progetto di ripopolamento degli orsi in Trentino, con particolare riferimento alle risorse stanziate e alle attività di monitoraggio e di gestione delle emergenze, nella piena tutela dell'incolumità pubblica - n. 2-00142)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Sergio Costa ed altri n. 2-00142 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Caramiello se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, signora Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, l'obiettivo dell'interpellanza è ricevere risposte esaustive ed esaurienti in merito a ciò che sta succedendo nella provincia autonoma di Trento riguardo alla gestione dell'orso bruno, dopo, purtroppo, la morte di un runner, Andrea Papi, lo scorso 5 aprile, causata dall'orsa Gaia, identificata come JJ4. Anzitutto, il mio cordoglio e la mia vicinanza vanno ancora alla famiglia e ai cari di Andrea Papi. Presidente, è importante fare una cronistoria e ricordare a quest'Aula che l'ipotesi di reintroduzione dell'orso nacque nel 1996, con il progetto Life Ursus per la tutela della popolazione dell'orso bruno, tra l'altro finanziato dall'Unione europea. Il progetto fu promosso dal Parco naturale Adamello-Brenta, in collaborazione con la provincia autonoma di Trento e l'Istituto nazionale per la fauna selvatica, successivamente confluito nell'ISPRA, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Per questo progetto fu predisposto uno studio di fattibilità in base al quale si stabilì che c'erano le condizioni per reintrodurre gli orsi. In particolare, furono studiati parametri ambientali, quali vegetazione, altitudine, esposizione, pendenza, presenza d'acqua e clima, e antropici, quali strade e abitati, densità di popolazione, turismo, densità di bestiame. Presidente, mi preme sottolineare che da quello studio emerse che nelle Alpi centrali erano ancora presenti circa 2.000 chilometri quadrati di ambienti idonei alla presenza dell'orso e si valutò se la presenza dello stesso, in un'area così densamente antropizzata, avrebbe potuto sollevare problemi per danni alle attività o per l'incolumità dell'uomo. Colleghi, nello studio di fattibilità si analizzarono le seguenti problematiche: la compatibilità di un grande carnivoro in un Paese densamente abitato, la sostenibilità dei conflitti, la capacità delle amministrazioni di gestire il progetto.

La fase preparatoria previde un sondaggio di opinione da cui emerse, all'epoca, che più del 70 per cento era a favore del ripopolamento; la percentuale, inoltre, raggiunse addirittura l'80 per cento, con l'assicurazione di adottare misure di prevenzione e di emergenza. Il parco pianificò questi provvedimenti, scrivendo chiaramente delle linee guida. Presidente, nel corso dello studio di fattibilità furono definite misure per eliminare o ridurre al minimo il rischio di aggressioni degli orsi, in particolar modo attraverso una capillare e specifica informazione. Nello studio emerse anche l'esigenza di creare un emergency team, composto da persone appositamente addestrate per applicare misure dissuasive per gli orsi e procedere alla loro eventuale cattura e trasferimento, in modo da assicurare la sicurezza delle persone. Nello studio di fattibilità si affermava anche che l'obiettivo del rilascio era raggiungibile, a patto di comprendere che esso avrebbe richiesto da parte delle amministrazioni e dei tecnici impegnati uno sforzo lungo e straordinario. Colleghi, al fine di garantire il mantenimento di questi impegni, l'Unione europea erogò due finanziamenti Life, con l'obiettivo di: salvaguardare la biodiversità, evitando l'estinzione dell'orso bruno sulle Alpi; dare continuità alla positiva esperienza di convivenza tra uomo e orso nel territorio; sensibilizzare l'opinione pubblica su una delle principali ricchezze naturalistiche della regione; acquisire importanti dati scientifici relativamente alla biologia e all'etologia della specie. Il programma, Presidente, prevedeva un accurato sistema di monitoraggio attraverso radiocollari e marche auricolari radio-emettitrici, la cui corretta gestione avrebbe consentito un controllo capillare e costante di tutti gli individui della popolazione ursina. Il progetto esecutivo per la reintroduzione veniva completato da tre ulteriori programmi operativi, che definivano ruoli e compiti dei soggetti responsabili, rispettivamente, di ricerca scientifica, monitoraggio periodico della popolazione e valutazione dei danni.

A quanto risulta, invece, sono state riscontrate numerose carenze nella corretta attuazione del piano. Vorrei portarne alla vostra attenzione alcuni esempi specifici: scarsi e tardivi investimenti per il posizionamento dei bidoni anti-orso; mancanza di corridoi faunistici che permetterebbero la diffusione degli orsi su territori più vasti, diminuendo così le probabilità di incontro con l'uomo; cartellonistica scarsa, inadeguata e non aggiornata; mancata inibizione al transito delle persone ove presenti cucciolate; mancata installazione di recinzioni elettrificate anti-orso; mancata gestione di monitoraggio; continuo foraggiamento della selvaggina a scopo venatorio, tramite mangiatoie con frutta e mais, che attirano inevitabilmente anche gli orsi.

Orbene, dopo aver spiegato dettagliatamente la problematica, chiedo al Sottosegretario se intenda fornire un quadro analitico e dettagliato delle modalità di utilizzo delle risorse stanziate fino ad oggi per il progetto di ripopolamento degli orsi in Trentino, a quanto ammonti l'investimento complessivo europeo statale e provinciale per la realizzazione del progetto e quali strategie siano state adottate per un corretto monitoraggio degli orsi, anche a lungo termine. Chiedo, inoltre: quali iniziative siano state adottate per garantire il corretto e continuo funzionamento dei dispositivi di monitoraggio previsti dal piano, se la squadra di emergenza prevista dallo studio di fattibilità sia stata istituita e, nel caso, da chi sia composta e quali siano le azioni poste in essere nelle situazioni di emergenza verificatesi e quali iniziative di comunicazione e sensibilizzazione siano state effettivamente adottate. Chiediamo, poi, quali informazioni siano in possesso del Ministro interpellato - in questo caso c'è il Sottosegretario - in merito al monitoraggio della popolazione, considerato che al momento non si hanno dati ufficiali sulla sua consistenza.

Inoltre, signor Sottosegretario colgo l'occasione della sua presenza in Aula per chiederle se non ritenga opportuno avviare un'interlocuzione con la provincia di Trento - con cui, tra l'altro, condividete lo stesso partito - per sapere se intenda rispettare gli impegni assunti con il progetto Life Ursus e, in tal caso, se intenda promuovere le iniziative di competenza necessarie per garantire la massima sicurezza possibile, nel rispetto del piano d'azione PACOBACE, il quale chiarisce quali siano i parametri per definire problematici i comportamenti di un orso.

Il documento riporta, infatti, una tabella in cui gli atteggiamenti vengono ordinati per grado di pericolosità e resta un dato fondamentale: l'abbattimento è da considerarsi come l'ultimo atto dopo che tutte le strategie di prevenzione si siano rivelate inefficaci. Chiederne l'abbattimento, Presidente, dopo che l'orso è stato catturato e imprigionato ed è, pertanto, non in condizioni di costituire alcun pericolo, non ha alcuna giustificazione sotto il profilo giuridico, amministrativo, etico, ma soprattutto politico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Federico Freni, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Con riferimento alla molte questioni proposte dagli interroganti, rappresentiamo quanto di seguito. La popolazione di orsi nelle Alpi centro-orientali è frutto di un progetto di reintroduzione, realizzato negli anni dal 1999 al 2002, per il tramite del rilascio di 10 individui. L'obiettivo era la conservazione dell'orso nelle Alpi centro-orientali tramite la ricostituzione di una popolazioni minima vitale della specie nell'arco di alcune decine di anni, raggiungendo un numero minimo di almeno 40-60 individui, prevedendo, quindi, che la popolazione crescesse, nella sola area di studio considerata, fino a un numero massimo di 79-120 esemplari.

L'obiettivo minimo del progetto di reintroduzione appare raggiunto, considerato che nel quarto rapporto redatto dall'Italia, ai sensi della direttiva Habitat, relativo agli anni 2013-2018, la popolazione presente risulta compresa tra un minimo di 45 e un massimo di 63 esemplari.

Riguardo alle diverse attività connesse alla gestione della popolazione dell'orso bruno nel territorio interessato, è bene rappresentare anzitutto che la provincia autonoma di Trento pubblica ogni anno un report concernente il monitoraggio e la gestione delle popolazioni dei grandi carnivori che vivono nel territorio della provincia, tra cui, ovviamente, anche l'orso. Secondo l'ultimo rapporto pubblicato, il numero minimo certo di esemplari identificati geneticamente nel 2021 è stato pari a 68. La stima della popolazione complessiva viene realizzata ogni due anni attraverso il metodo di cattura-marcatura-ricattura che si basa sull'identificazione genetica degli individui. Tramite questa metodologia è stata stimata, nel 2021, una popolazione di 78 esemplari, con un intervallo di confidenza compreso tra 73 e 92.

Riguardo ai fondi stanziati, attese le competenze della gestione faunistica da parte degli enti territoriali, le risorse sono state attivate autonomamente dalla provincia autonoma di Trento, inclusi i fondi derivanti dai progetti Life.

Segnatamente, sono due i progetti Life che hanno interessato la provincia, ovvero Life Ursus, che si è svolto dal 2001 al 2004 per un importo di 500.000 euro, e Life Arctos, svoltosi dal 2010 al 2014, che ha interessato sia l'Appennino che le Alpi, per un importo complessivo di 4 milioni di euro, di cui solo una parte è andata alla provincia di Trento, ovviamente.

L'organizzazione operativa per la gestione delle emergenze è basata sull'impiego di personale specializzato del Corpo forestale trentino, del quale il Servizio foreste e il Servizio faunistico si avvalgono mediante un nucleo speciale di reperibilità, incardinato nel sistema di reperibilità sulla base di turni settimanali che coinvolgono un coordinatore e dal 1° marzo al 30 novembre due operatori di emergenza reperibili 24 ore su 24, a cui è affiancabile, qualora necessario, personale veterinario incaricato dall'azienda provinciale per i servizi sanitari della provincia. Quest'ultimo è ovviamente indispensabile in tutte le attività che prevedano la manipolazione degli animali. Nel 2021 l'attività della squadra di emergenza ha operato 39 uscite, tutte sull'orso, delle quali 7 in occasione e a contatto diretto e ravvicinato con l'orso, durante i quali sono stati eseguiti complessivamente 18 interventi di dissuasione.

A tale ultimo proposito, la provincia di Trento si avvale di un nucleo cinofilo con cani da traccia per individuare la presenza di orsi. Riguardo, poi, alle iniziative di comunicazione e sensibilizzazione, oltre alla consueta diffusione di brochure dedicate alla convivenza con i plantigradi, alla realizzazione di videoclip educativi e informativi, anche a diffusione nazionale, e a incontri pubblici, sia con la cittadinanza che con gli operatori economici, nel 2021 si è provveduto ad attivare nuove forme di diffusione informativa. In particolare, ci si riferisce all'aggiornamento delle mappe online circa la posizione geografica degli orsi radiocollarati, in quanto problematici, nonché all'implementazione di una nuova mappa online in cui sono riportate le segnalazioni pervenute durante l'anno di orsi accompagnati da cuccioli, con lo scopo di fornire un ulteriore strumento nella prevenzione di potenziali incidenti conseguenti a incontri ravvicinati e a sorpresa.

Nel rapporto citato viene rendicontato anche quanto realizzato dalla provincia in termini di indennizzo dei danni causati dalla specie e di prevenzione realizzata (recinti fissi o mobili eccetera), così come quanto realizzato dalla squadra di emergenza succitata appositamente istituzionalizzata al fine di gestire situazioni critiche tramite il presidio sul territorio o la realizzazione di interventi di dissuasione con cani anti-orso o pallettoni di gomma. In quest'ambito si segnala che la provincia ha provveduto a realizzare e a promuovere l'utilizzo, da parte dei cittadini, degli appositi bidoni anti-orso per i rifiuti.

Parallelamente, bisogna considerare che nel solo anno 2021 sono stati accertati 301 danni causati da orso, per un totale di circa 172.000 euro. Nello stesso anno sono state evase 197 richieste di misure di prevenzione dei danni causati dai grandi carnivori, per un totale di oltre 130.000 euro. Inoltre, è proseguita la sostituzione dei cassonetti dell'organico con campane metalliche anti-orso, per una spesa totale di 138.000 euro.

Infine, così come auspicato dall'interrogante, al fine di poter individuare strategie finalizzate alla tutela e alla gestione degli orsi in Trentino e nelle altre regioni interessate dalla presenza della specie, il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica ha di recente istituito un tavolo tecnico con la partecipazione della provincia autonoma di Trento e con la consulenza dell'ISPRA. L'obiettivo è quello di individuare tutte le azioni possibili per la salvaguardia dei plantigradi e per la giusta convivenza con le popolazioni locali, al fine di analizzare come migliorare le attività di conservazione, monitoraggio e gestione della specie.

PRESIDENTE. Il deputato Caramiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, la sua risposta non ci soddisfa minimamente e le spiego anche il motivo. Alla maggior parte delle domande non c'è stata una risposta esauriente. Io avevo descritto pedissequamente tutto ciò che non è stato fatto per evitare la tragedia verificatasi il 5 aprile. Purtroppo, l'unica cosa che ci è chiara è che il presidente della provincia di Trento, Fugatti, ha l'ordinanza di abbattimento facile. Nelle ultime settimane ne ha sottoscritte ben due, entrambe poi sospese dal TAR, esponendo le istituzioni trentine a una pessima figura politico-istituzionale.

Onorevoli colleghi, certe tragedie potevano essere evitate con ogni probabilità se solo si fosse riposta nel cassetto questa propaganda politica sulla pelle di altri esseri viventi, che ha visto il presidente Fugatti indossare i paraocchi e andare diritto per la sua strada, ignorando le proposte concrete avanzate già dall'ex Ministro Costa, proposte a costo zero per la provincia, ragionevoli, di buonsenso, soprattutto fattibili e forse proprio per questo motivo osteggiate da chi ha scelto di anteporre il vessillo partitico alla sicurezza dei propri cittadini.

I familiari del povero runner hanno chiesto chiaramente giustizia. Perciò è bene che si sappia come siano andate le cose, dove si annida la responsabilità istituzionale e dove affondano le radici di questo tragico accadimento. Si poteva evitare? Certamente, se solo si fossero adottate alcune precauzioni. Se si fossero adottati determinati provvedimenti, sicuramente la tragedia del 5 aprile si sarebbe evitata.

Ricordo, ancora una volta, che è compito delle istituzioni - e non certo degli orsi - adottare tutte le soluzioni possibili per evitare contatti potenzialmente pericolosi tra l'uomo e questi splendidi animali, giacché una pacifica convivenza è più che possibile. Non vorrei che questo esacerbare gli animi generasse una caccia all'orso volta a bypassare la giustizia ordinaria. A tal proposito, spero si faccia chiarezza quanto prima sulle cause che hanno portato al decesso del povero orso identificato come M62.

Inoltre, colleghi, vi dicevo che l'ex Ministro Costa propose al presidente Fugatti una serie di soluzioni da adottare, a partire dalla radiocollarizzazione di tutti gli orsi presenti sul territorio attraverso un innovativo sistema satellitare. Si tratta di un numero, tra l'altro, imprecisato, giacché nemmeno la provincia è in grado di determinare precisamente quanti esemplari popolano questo territorio, il che è un paradosso, che andrebbe affrontato quanto prima tramite una mappatura puntuale. Con la radiocollarizzazione, ogni trentino avrebbe potuto sapere, in tempo reale, le aree popolate da questi animali, ad esempio, tramite un'App da sviluppare.

Il progetto prospettato dal collega Sergio Costa avrebbe dovuto coinvolgere il Corpo forestale provinciale e l'ISPRA, che si sarebbero fatti carico di diramare tutte le informazioni relative agli spostamenti degli orsi a ogni attività commerciale e alberghiera presente nella provincia di Trento, così da informare costantemente tutti i turisti e la popolazione locale. E sempre il nostro ex Ministro rassicurò la provincia, affermando che lo Stato si sarebbe fatto carico di ogni spesa, senza fare sborsare ai trentini nemmeno un centesimo.

Onorevoli colleghi, ricordo a me stesso che fu anche chiesto ai presidenti delle regioni limitrofe di accogliere alcuni esemplari, così da diluirne la concentrazione in un unico territorio, ma, ancora una volta, la proposta fu totalmente boicottata dai governatori, tutti del vostro partito, tutti della Lega. Ebbene, a queste soluzioni il presidente Fugatti e i colleghi della Lega anteposero gli interessi di partito, quegli stessi interessi che, troppo spesso, impediscono l'adozione di scelte di buonsenso solo perché provenienti da altre formazioni politiche. Perciò è evidente che il presidente della provincia, alla sicurezza dei propri concittadini, abbia anteposto il proprio tornaconto politico-elettorale, una vergogna che va denunziata anche in questa sede istituzionale. Questa miopia politica ha impedito persino l'adozione di una disciplina basilare volta ad impedire contatti tra l'uomo e gli orsi. Infatti, dal momento che le istituzioni locali hanno attaccato la spina al progetto Life Ursus, consentendo il ripopolamento di queste aree, come minimo, si sarebbero dovuti collocare cartelli ammonitori lungo tutti i sentieri boschivi, informando i cittadini della presenza di questi animali e, soprattutto, dei comportamenti da adottare per evitare situazioni di pericolo. Ad esempio, tramite totem elettronici, in costante aggiornamento, sarebbe stato opportuno avvisare anche di eventuali cucciolate, che, come sappiamo, incrementano i fattori di rischio. Onorevoli colleghi, queste attività dissuasive sarebbero dovute essere capillari, eppure mi risulta che non abbiano mai nemmeno consegnato opuscoli e dépliant informativi alle strutture ricettive e alle attività commerciali delle zone direttamente interessate. Così come mi chiedo, Presidente, se abbiano mai avviato percorsi di formazione nelle scuole, coinvolgendo i cittadini sin dalla tenera età, spiegando le bellezze dei loro territori, ma anche i comportamenti da adottare per evitare situazioni rischiose per la propria incolumità. E, ancora, mi chiedo come mai la provincia non abbia mai installato contenitori per i rifiuti ermetici, anti-orso, già predisposti in altri grandi parchi. Questa soluzione avrebbe evitato l'avvicinamento di questi esemplari, intenti a cercare cibo nei pressi dei centri abitati.

Onorevoli colleghi, prima ancora di ripopolare un territorio di orsi, le istituzioni locali avrebbero dovuto avviare piani di prevenzione e di formazione, sensibilizzando i cittadini e i turisti ai comportamenti da adottare nelle aree popolate da questi animali, ma, purtroppo, viviamo in un Paese in cui, troppo spesso, si parla di prevenzione solo a tragedia avvenuta, quando, ormai, purtroppo, è troppo tardi.

Colleghi, migliaia di anni fa la civiltà babilonese partorì una delle più antiche raccolte di leggi scritte: il Codice di Hammurabi, celebre per aver disciplinato la legge del taglione, un principio condivisibile nell'antica Mesopotamia, ma, certo, non ai giorni nostri, nella provincia autonoma di Trento, dove il presidente Fugatti sta andando avanti a colpi di ordinanze di abbattimento, con l'unico obiettivo di offuscare le proprie responsabilità politico-istituzionali.

Onorevoli colleghi, per risolvere il problema occorre lavorare a un piano di prevenzione, altrimenti la problematica si ripresenterà sempre. Dunque, che si adottino sin da subito dei progetti seri di educazione ambientale, di formazione e informazione, di monitoraggio dei territori, riponendo nel cassetto il Codice di Hammurabi e, soprattutto, questa sterile propaganda, che rischia di sporcarsi con il sangue di altri esseri viventi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente, solo un off topic: forza Napoli!

(Iniziative di competenza volte a rafforzare e ad uniformare i sistemi di vigilanza e sanzionatori in ordine al rispetto delle condizioni contrattuali del personale impiegato nelle strutture sanitarie e sociosanitarie convenzionate - n. 2-00138)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Quartini ed altri n. 2-00138 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Aiello se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Onorevoli colleghi, l'oggetto di questa interpellanza urgente riguarda le problematiche inerenti alla cattiva gestione delle RSA siciliane, le residenze sanitarie assistenziali. Parliamo di ingerenze e condotte che sono state già segnalate ed evidenziate con diversi atti di sindacato ispettivo, anche durante la precedente legislatura. Su tali circostanze si sono espresse anche le sigle sindacali del settore, delle categorie e, di recente, anche l'assessorato regionale alla salute, con una nota ufficiale diramata e inviata ai commissari straordinari delle ASP siciliane, ove l'assessorato richiede a questi ultimi di svolgere attività di vigilanza e controllo al fine di verificare il rispetto degli obblighi assunti dalle RSA nelle convenzioni stipulate con il sistema sanitario regionale. In particolare, i sindacati di categoria rendono noti numerosi episodi di violazioni dei diritti dei lavoratori, quali, ad esempio, personale infermieristico inferiore all'organico previsto dalla normativa, accredito di emolumenti stipendiali irregolari, con casi di omesso riconoscimento della tredicesima mensilità, dipendenti con salari arretrati pendenti da diversi mesi, irregolarità nel versamento dei contributi previdenziali INPS; in alcune RSA, ad esempio, il personale sanitario oltrepassa le 300 ore di lavoro mensili; poi, abbiamo casi di omesso versamento delle quote sindacali, casi di omessi versamenti alle società finanziarie per i lavoratori che hanno stipulato la cessione del quinto, causando agli stessi l'iscrizione nel registro dei cattivi pagatori, quindi, anche problemi finanziari, non soltanto all'interno del luogo di lavoro, ma che causano sicuramente instabilità finanziaria a interi nuclei familiari.

Tutto ciò risulta essere una pratica comune in molteplici strutture convenzionate che, per prendersi cura dei pazienti degenti, riscuotono regolarmente, con cadenza mensile, decine di milioni di euro dal sistema sanitario regionale. Ci chiediamo come sia possibile che, nonostante le precedenti interrogazioni parlamentari e le direttive dell'assessorato regionale, non sia stata istituita ancora alcuna attività di controllo e di verifica, al fine di garantire un servizio efficiente e qualitativo per i degenti ospitati nelle strutture e per il rispetto dei lavoratori, che vedono queste violazioni ripetute nel tempo.

Per questo, chiediamo al Governo quali iniziative di carattere ispettivo o normativo intenda porre in essere al fine di porre fine a tali irregolarità e per garantire il rispetto dei lavoratori impiegati nelle RSA del sistema sanitario della regione siciliana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato Federico Freni, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni rappresentate dall'interpellante, premetto, in linea generale, che l'organizzazione dei servizi sanitari rientra nell'ambito della competenza regionale e delle province autonome, nel rispetto delle disposizioni di cui all'articolo 117 della Costituzione, che qualifica la tutela della salute come materia di competenza concorrente, attribuendo al livello statale la definizione dei principi generali di riferimento, con atti legislativi, e la competenza esclusiva nella definizione dei livelli essenziali di assistenza.

Andando al merito, nel rispetto delle funzioni attribuite allo Stato, sono stati, come noto, già definiti i requisiti minimi di sicurezza ai fini autorizzativi per tutte le strutture sanitarie e sociosanitarie - tra cui, ovviamente, rientrano le RSA - mediante un atto specifico, il DPR del 14 gennaio 1997, che reca disposizioni certamente vincolanti anche a livello regionale.

Rispetto ai requisiti ulteriori di qualità per l'accreditamento istituzionale, la normativa vigente a livello nazionale ha fissato, in condivisione con regioni e province autonome, appositi criteri, requisiti ed evidenze nell'ambito dell'intesa del 20 dicembre 2012, che, in applicazione del principio di leale collaborazione, devono trovare applicazione a livello regionale nei manuali di accreditamento. Per gli aspetti di controllo sulle previsioni contrattuali sulle attività erogate da parte delle strutture, rappresento che la competenza è essenzialmente regionale ai sensi dell'articolo 8-octies del decreto n. 502 del 1992 e successive modificazioni, che assegna espressamente alle regioni e alle aziende sanitarie regionali il compito di attivare, cito testualmente, “un sistema di monitoraggio e controllo sulla definizione e sul rispetto degli accordi contrattuali da parte di tutti i soggetti interessati, nonché sulla qualità dell'assistenza e sull'appropriatezza delle prestazioni”.

Va comunque precisato che, in ogni caso, a livello nazionale il governo del sistema è assicurato nel rispetto delle prerogative costituzionali ovviamente di regioni e province autonome, attraverso un complesso sistema di monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza, nel quale sono oggetto di regolamento anche i trattamenti residenziali erogati ai sensi degli articoli 29 e 30 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 sui livelli di assistenza, distinguendo tra: trattamenti residenziali intensivi a malati cronici non autosufficienti; trattamenti residenziali estensivi a malati cronici non autosufficienti; trattamenti residenziali di lunga assistenza recupero e mantenimento funzionale ammalati cronici non autosufficienti, cosiddetta categoria R3, rappresentata quindi dalle RSA che rispondono a bisogni sociosanitari di lungo periodo.

Inoltre, vengono monitorati i trattamenti a carattere diurno per i malati cronici totalmente o parzialmente non autosufficienti.

Per quanto riguarda l'obiettivo di rafforzare un sistema uniforme di garanzia della terzietà e indipendenza nell'attività di valutazione delle singole strutture in sede di accreditamento, l'intesa del 20 dicembre 2012, già citata, e in modo ancor più incisivo la successiva intesa del 19 febbraio 2015, prevedono la costituzione di appositi Organismi tecnicamente accreditati (OTA), quali strumenti per effettuare, attraverso visite svolte presso ciascuna struttura, la valutazione tecnica del possesso dei requisiti di qualificazione necessaria al rilascio dell'accreditamento. Questa intesa, nel definire i criteri di funzionamento degli OTA, stabilisce che gli stessi devono essere “terzi” e operare nel rispetto del principio di imparzialità e trasparenza, senza condizionamenti esterni; a tal fine si prevedono meccanismi di controllo incrociato prevedendo anche che l'OTA sia distinto dall'organo regionale che svolge l'istruttoria amministrativa e dall'organo che rilascia l'accreditamento.

Concludo osservando che l'assetto vigente sia a livello generale sia centrale è parametrato per garantire la correttezza dell'operato delle strutture in esame.

Resta comunque alta l'attenzione del Ministero della Salute per garantire il rispetto dei parametri anche mediante iniziative di controllo, che già nel recentissimo passato sono state avviate sul territorio dal Ministero della Salute. In quest'ottica, nel periodo 1° novembre 2022 - 30 aprile 2023, il Comando dei Carabinieri per la Tutela della salute evidenzia di aver effettuato 3.068 controlli presso strutture sociosanitarie delle quali 826 sono risultate, in ragione di diversi tipi di irregolarità, non conformi alla normativa vigente. In particolare sono state elevate 574 sanzioni penali e 877 sanzioni amministrative per un valore di 573.000 euro.

Merita specifica attenzione, inoltre, il dato relativo alle 11 persone arrestate, prevalentemente per maltrattamenti, che evidenzia la puntuale attività investigativa svolta dal reparto Carabinieri per la Tutela della salute, funzionalmente dipendente dal Ministero della Salute, e evidenzia, ovviamente, l'attenzione che il Ministero pone in questa vicenda.

Da ultimissimo, per quanto alla necessità che sia garantito il personale idoneo ed appropriato nelle RSA, ricordo che questo Governo fin dall'inizio del suo mandato ha avviato ogni iniziativa possibile per contrastare e governare le risalenti, ripeto risalenti, criticità di carenza del personale sanitario.

PRESIDENTE. Grazie sottosegretario, il deputato Aiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza, prego onorevole.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie Presidente. Ringrazio il sottosegretario Freni per la risposta, e parto proprio da questa. Più di 500 sanzioni penali irrogate durante e dopo i controlli, 11 persone arrestate: questo dimostra, sottosegretario, che il problema non è la normativa, il problema è il rispetto della normativa! La normativa va bene, la normativa c'è! Sappiamo che la competenza sanitaria è in capo alle regioni, sulla base dell'articolo 117 della Costituzione, ma a volte non viene applicata e non viene rispettata. Accade poi, appunto, che vengono fatti i controlli, vengono erogate sanzioni penali, più di 500 sanzioni penali, vengono arrestate 11 persone, e chissà se andiamo avanti con i controlli nelle strutture sanitarie assistenziali quanti episodi di violazione di legge si scoprirebbero sicuramente.

Le nostre interpellanze e le nostre interrogazioni parlamentari nascono sicuramente da segnalazioni di degenti che si sono trovati ospiti all'interno delle strutture e hanno toccato con mano le carenze strutturali, le carenze di personale, tutte quelle cose che nel sistema sanitario privato non vanno, per questo noi chiediamo al Governo, anche se la competenza in questo caso è regionale, di garantire la massima attenzione e di garantire massimi controlli sul settore, che sappiamo muovere anche diverse migliaia di milioni in Italia, incluso il sistema regionale siciliano della sanità.

Per questo, quindi, chiediamo al Governo di farsi carico di queste attività di controllo, di farsi garante della qualità della vita, soprattutto di chi ha bisogno di cure, dei degenti, dei malati, che spesso si trovano ad essere abbandonati a se stessi perché il personale è insufficiente o perché il personale non viene pagato regolarmente e quindi è in sciopero! Noi per questo vi chiediamo la massima attenzione e non osiamo immaginare ciò che succederà dopo, a seguito della vostra riforma dell'autonomia differenziata, con cui intendete stravolgere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) le competenze delle regioni, e i rapporti tra Stato e regione, e quelli che saranno i livelli essenziali di assistenza. Siamo molto preoccupati per questo, perché il sistema sanitario sarà uno dei campi in cui si vedranno sicuramente gli effetti della vostra riforma sull'autonomia differenziata. Noi su questo sicuramente continueremo a vigilare.

Chiediamo pertanto un impegno concreto del Governo - ovviamente ringrazio il sottosegretario per la risposta - affinché sulle RSA siciliane si facciano ancora più controlli, lo dobbiamo sicuramente a tutti quei cittadini che ogni giorno hanno bisogno di cure e noi, come Stato, abbiamo il dovere di garantire le cure migliori ai nostri cittadini, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative normative in merito alla disciplina applicabile alle società calcistiche in stato di crisi e ai loro amministratori - n. 2-00143)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cannizzaro ed altri n. 2-00143 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Cannizzaro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI-PPE). Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, attraverso questa interpellanza, che mi vede presentatore, ma anche primo firmatario, assieme ai cofirmatari e sottoscrittori, qui accanto il collega onorevole Giovanni Arruzzolo, abbiamo inteso mettere al centro del dibattito parlamentare, ma soprattutto nel confronto tra il Parlamento ed il Governo, un tema molto attuale ossia il rapporto tra la giustizia sportiva e quella ordinaria.

Ferma evidentemente l'intangibile autonomia di quella sportiva, emergono però dei casi che richiedono una seria e approfondita riflessione e quindi riteniamo assolutamente necessario che anche il Parlamento debba avviare un approfondimento sulla questione, con un auspicabile adeguamento del diritto sportivo.

Nel caso della Reggina Calcio - che è poi il cuore, l'elemento principe di questa interpellanza in forma urgente - si ha un'applicazione della disciplina sulla crisi di impresa che ha comportato per la società sportiva, evidentemente per una questione ereditata dalla precedente gestione, il dovere di adempiere ad alcuni provvedimenti giudiziari, anche in merito al pagamento dei contributi previdenziali e dei connessi emolumenti stipendiali.

La Reggina Calcio non è stata, Sottosegretario, autorizzata dal tribunale di Reggio Calabria ad adempiere a questi compiti, a questo dovere, con la motivazione che non si ritiene necessario che questo adempimento possa servire alla continuità aziendale, e qui il paradosso, la lacuna normativa, per quanto ci riguarda, che emerge: per l'ordinamento sportivo, il mancato pagamento dei contributi, impedito, evidentemente, in questo caso dal tribunale, costituisce un illecito sanzionabile, che penalizza la società sportiva, così come è accaduto, in queste ore, per la società sportiva Reggina calcio. Io voglio anche evidenziare che la società sportiva in questione è sotto il controllo di un commissario giudiziale.

Allora, riteniamo che sarebbe auspicabile una interpretazione che adegui il diritto sportivo al nuovo codice della crisi di impresa, che si applica anche per le società sportive. In ogni caso, occorre chiarire la disciplina in materia, per cercare di armonizzare il diritto sportivo con quello statale. E, attenzione, Presidente: oggi questo problema riguarda la Reggina calcio, che noi prendiamo evidentemente come esempio emblematico, ma, nel futuro, magari immediato, potrebbe riguardare tantissime società e club del nostro del nostro Paese che, qualora si dovessero ritrovare nelle stesse condizioni, è chiaro che ricorrerebbero alla soluzione offerta dalla nuova disciplina della crisi di impresa. Dunque, mi piace, anche in questa occasione, evidenziare e ribadire quanto già detto abbondantemente dal nostro Premier, Giorgia Meloni o anche da autorevoli esponenti del nostro Governo in diverse occasioni, soprattutto nel corso di partecipazioni alle assemblee nazionali degli ordini professionali e delle associazioni di categoria, da ultimo proprio ieri, durante l'assemblea nazionale dei commercialisti dove, sia il Premier Meloni che esponenti del nostro Governo, hanno ribadito con forza che tutte le istituzioni, compresa la magistratura, devono lavorare per tentare sempre più di non fare fallire le aziende e di non rischiare di fare fallire, come anche in questo caso, le aziende che si occupano di sport e ciò, chiaramente, per tutte le conseguenze che ne derivano; nel caso specifico della Reggina calcio, con un ricaduta estremamente negativa sul piano economico, occupazionale e, soprattutto sociale, perché sappiamo bene quanto una società di calcio possa essere considerata un'arteria principale di un territorio, di una città, di una provincia, di una regione, come è nel caso specifico appunto della Reggina calcio.

Quindi, nell'avviarmi alla conclusione, mi auguro, Presidente, Sottosegretario, che questo Parlamento - io lo farò da legislatore e ho già parlato con diversi colleghi, anche di altri di altri partiti - intraprenda un'attività legislativa che possa armonizzare questo rapporto tra diritto sportivo e diritto statale; lo dobbiamo allo sport, lo dobbiamo alla legge dello Stato, lo dobbiamo al Paese, soprattutto nel momento in cui la Federazione calcistica italiana non ha nulla da invidiare ad altre federazioni europee, e riguardo a quella italiana mi piace, in questa occasione, evidenziare il saggio ed equilibrato lavoro del Presidente Gravina che, con la sua saggezza ed equilibrio – lo ribadisco -, riesce a interloquire con tutte le società, con tutti i club, anche in difficoltà, cercando di armonizzare sempre quel rapporto istituzionale che poi possa individuare le soluzioni per supportare le società sportive, le aziende in grossa difficoltà.

Io, insomma mi auguro che presto – ma ne sarò uno dei promotori, se non il promotore - si possa intraprendere questa attività legislativa per colmare questa lacuna, questo vulnus, questo vuoto normativo che oggi emerge, in maniera inequivocabile, per la Reggina calcio, ma - lo ribadisco - domani potrà colpire tantissimi altri club e tantissime altre società sportive.

Concludo questo mio ragionamento e questa sintetica illustrazione della interpellanza in forma urgente, che è più articolata nel testo scritto, Sottosegretario, ponendo una domanda precisa e puntuale al Governo: se e quali iniziative di carattere normativo si intendono intraprendere al fine di evitare che una società calcistica in stato di crisi possa essere destinataria di una disciplina giuridica diversa da quella riservata a una normale società commerciale o, comunque, essere penalizzata solo per il fatto che soggiace anche a un ordinamento settoriale che, seppure autonomo, è però subordinato e derivato rispetto a quello statale; nonché per armonizzare il diritto sportivo con la normativa relativa alla crisi di impresa, anche per escludere, per gli amministratori di una società calcistica, l'eventualità di esporsi al rischio di commettere il reato di cui all'articolo 650 del codice penale solo per il fatto di amministrare una società di questo tipo, che è pur sempre una società di capitali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo testé illustrato, deve essere innanzitutto posto in risalto che il Consiglio federale della Federazione italiana giuoco calcio, con delibera adottata, all'unanimità, in data 19 aprile 2023 ha proceduto alla modifica degli articoli 85 e 90 delle NOIF, norme organizzative interne della FIGC; i suddetti articoli sono collocati all'interno del Titolo VI delle NOIF, rubricato “Controllo sulla gestione economico finanziaria delle società professionistiche”. La ratio di tali norme è da individuarsi nella necessità di garantire la regolarità delle competizioni, mediante la partecipazione di società che possono dimostrare, anche attraverso un rigoroso sistema di controlli ex post, una capacità finanziaria relativa all'interno all'intero arco temporale della specifica stagione sportiva; ciò anche in esecuzione di quanto previsto dall'articolo 12 della legge 23 marzo 1981, n. 91, rubricato “Garanzie per il regolare svolgimento dei campionati sportivi”, il quale prevede che, allo scopo di garantire il regolare svolgimento del campionato sportivo, le società professionistiche debbano essere “(…) sottoposte ai controlli e ai conseguenti provvedimenti stabiliti dalle Federazioni Sportive (…)”. Le modifiche apportate agli articoli 85 e 90 delle NOIF sono state dettate dalla esigenza di coordinare la normativa sportiva con gli istituti di regolazione delle crisi previsti dal decreto legislativo n. 83 del 17 giugno 2022. In quest'ottica, si è dato rilievo, da un lato, al tendenziale favor legislativo per la prevenzione della continuità dell'attività dell'impresa in crisi e, dall'altro lato, all'esigenza - che costituisce fondamentale responsabilità della FIGC, anche in relazione al richiamato articolo 12 della legge n. 91 del 1981 - di garantire il regolare svolgimento dei campionati professionistici, evitando che possano parteciparvi società in palese stato di insolvenza.

L'intervento, pertanto, va letto non solo alla stregua del principio di autonomia dell'ordinamento sportivo, come riconosciuto dalla legge 17 ottobre 2003, n. 280, ma alla luce della specificità del settore, all'interno del quale il legislatore statale ha imposto alle federazioni l'obbligo di sottoporre le società professionistiche a controlli atti a verificare l'equilibrio finanziario delle stesse.

Con peculiare riguardo alle vicende tratteggiate dall'atto sindacato ispettivo relative alla Srl Regina 1914, affiliata alla FIGC e militante nel campionato di serie B, rappresentiamo che l'attuale pendenza del procedimento in corso dinanzi alla giustizia sportiva, come confermato dal competente Ministero dello Sport e, altresì, la pendenza del procedimento innanzi al tribunale di Reggio Calabria non consentono a questo Dicastero altre diverse valutazioni in merito, comprendendo il vulnus presente.

PRESIDENTE. Il deputato Cannizzaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Nel ringraziare, intanto, il Sottosegretario Durigon, per la presenza, ma anche per la risposta, che mi vede e ci vede abbastanza soddisfatti, è chiaro che non ci saremmo aspettati una risposta nel merito, per l'evidente competenza del Ministero e dei Ministeri ai quali abbiamo rivolto questa interpellanza, ossia al Ministero della Giustizia, a quello dello sport, a quello del made in Italy e delle imprese.

Mi piace, però, poter cogliere un passaggio che ritengo fondamentale nella risposta del nostro Sottosegretario che, ritengo, possa essere considerato come un'apertura, nelle prossime ore, ad un'attività legislativa finalizzata ad armonizzare il rapporto tra diritto sportivo e il diritto statale.

Mi piace che questo venga posto in evidenza da parte del Governo e ritengo fondamentale che il Governo inizi ad avviare una riflessione in questo senso, riflessione che, oggi, attraverso questo atto di sindacato ispettivo, vogliamo mettere in evidenza e porre al centro del dibattito parlamentare e governativo.

Quando il Sottosegretario Durigon, in un passaggio della sua risposta, parla della preservazione della continuità aziendale dell'impresa in crisi, ritengo che questo elemento debba essere raccolto come un'apertura da parte del Governo in questa direzione.

Nelle prossime ore, assieme a diversi colleghi e agli uffici legislativi, attiveremo un tavolo per intraprendere questo percorso. Lo dobbiamo non solo alla Reggina Calcio, che, in questo momento, è l'esempio emblematico di questa lacuna e di questo vulnus normativo, ma al calcio italiano, un calcio che deve essere sempre più appetibile e moderno e, come detto in apertura, che non ha nulla da invidiare ad altre federazioni europee e mondiali. Il calcio necessita di un adeguamento e di un ammodernamento per far sì che questi episodi possano essere superati non attraverso le interpretazioni, ma attraverso norme che il legislatore elabora per fornire queste possibilità a tutte le società e, nel caso specifico, alla Reggina, che, con tutte le sue forze, ha palesato di voler adempiere al dovere che la norma impone, ossia pagare i provvedimenti, mentre, purtroppo, con questo paradosso e con questa lacuna, gli viene impedito di fare ciò addirittura dal tribunale di competenza.

Allora, credo che siamo all'inizio di una nuova fase in cui tutti insieme dobbiamo lavorare per far sì che, nel futuro, questo possa essere evitato. Nel ringraziare, ancora una volta, il Sottosegretario per la risposta, dichiaro di essere assolutamente contento e soddisfatto della risposta da parte del Governo.

(Intendimenti ed iniziative per la tutela dei livelli occupazionali in Vodafone, alla luce dell'annunciata riduzione di personale in Italia - n. 2-00139)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Aiello ed altri n. 2-00139 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Aiello se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi parliamo di un gravissimo caso di licenziamento collettivo che riguarda mille lavoratori che rischiano il posto di lavoro. Infatti, nelle scorse settimane, Vodafone Italia, azienda leader nel settore delle telecomunicazioni, ha reso noto che, per far fronte alle esigenze aziendali e attuare un piano di riassetto dei costi, taglierà il 20 per cento della forza lavoro. Si tratta evidentemente di un modello economico non produttivo e, per far fronte a queste carenze, si fa leva sull'occupazione. Per questo è necessario individuare con urgenza un modo per conciliare le esigenze di incremento dei ricavi e la marginalità, da un lato, e capacità occupazionale e qualità del lavoro, dall'altro.

Per noi scongiurare un drastico ridimensionamento degli occupati Vodafone è fondamentale. Pertanto, chiediamo al Governo, quindi, nella persona del Sottosegretario Durigon, se sia a conoscenza della procedura di licenziamento collettivo attivata da Vodafone e quali iniziative intenda porre in essere al fine di bilanciare l'interesse e a contenere i costi della filiale italiana, con la fondamentale esigenza di garantire i livelli occupazionali, così scongiurando l'imminente licenziamento di mille lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con il presente atto parlamentare, gli onorevoli interpellanti richiamano l'attenzione del Governo sulle iniziative che intende attuare, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali della società Vodafone Italia S.p.A.

In via preliminare, si fa presente che, negli ultimi anni, l'intero settore delle telecomunicazioni registra una fase di difficoltà occupazionale che si è tradotta nel continuo ricorso agli accordi di riorganizzazione e ristrutturazione, agli strumenti di cassa integrazione e alle misure in grado di offrire un sostegno economico ai lavoratori che hanno perso il posto di lavoro.

Per quanto riguarda la situazione aziendale e occupazionale di Vodafone Italia S.p.A., la Direzione generale degli ammortizzatori sociali del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha comunicato che la società in questione, in data 26 luglio 2021, a seguito della sottoscrizione del contratto di espansione, ha presentato istanza di accesso al trattamento di cassa integrazione straordinaria.

In data 8 settembre 2021, è stata autorizzata, per il periodo dal 4 ottobre 2021 al 3 aprile 2023, il trattamento di integrazione salariale in favore dei lavoratori dipendenti di Vodafone Italia S.p.A. per la sede di Ivrea (Torino) e di altre diverse unità suo territorio italiano.

La società, a conclusione del periodo di cassa integrazione straordinaria, lo scorso 12 aprile, ha comunicato alla Direzione generale dei rapporti di lavoro e relazioni industriali l'avvio di una procedura di licenziamento collettivo, dichiarando un esubero pari a 1.003 lavoratori, su un organico complessivo di 5.411.

La predetta Direzione generale del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha informato che, attualmente, la procedura è in fase sindacale, al fine di consentire alle parti interessate di confrontarsi per analizzare le ragioni dell'esubero e cercare possibili soluzioni.

Nel caso di mancato accordo tra le parti, il Ministero del Lavoro procederà alla loro convocazione per dare avvio, in sede ministeriale, alla successiva fase amministrativa con l'obiettivo di individuare, d'intesa con l'azienda e i sindacati, le possibili soluzioni e gli strumenti idonei per dare risposte efficaci e tempestive ai lavoratori interessati dall'esubero.

Concludo, pertanto, assicurando, sulla vicenda esposta, l'attenzione del Ministero del Lavoro, che monitorerà gli ulteriori sviluppi della questione, al fine di valutare ogni possibile soluzione utile a tutelare la posizione di tutti i lavoratori coinvolti.

PRESIDENTE. Il deputato Aiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. La riduzione dell'occupazione non è la leva esclusiva per rispondere a una contrazione dei ricavi, caro Sottosegretario Durigon. Ancora una volta, le logiche del profitto prevalgono sul diritto ad avere un posto di lavoro. Parlare di esuberi nel momento in cui Vodafone ricorre a esternalizzazioni delle attività tramite consulenze o appalti, spesso anche fuori dal settore delle telecomunicazioni, risulta poco comprensibile.

E' tempo che il Governo si assuma le proprie responsabilità. Non può essere il solo confronto tra aziende del settore e sindacato confederale a trovare le risposte per un settore che, paradossalmente, vede crescere la domanda di connettività del più 300 per cento e, al contempo, affronta una contrazione dei ricavi per 15 miliardi di euro negli ultimi dieci anni. Servono soluzioni strutturali, con interventi concreti del Governo, a tutela del sostegno per un asset strategico per il sistema Paese e per la difesa dei parametri istituzionali.

Per questo, vogliamo proporre soluzioni al Governo. Al fine di evitare percorsi così invasivi da coinvolgere circa il 20 per cento della forza lavoro, sarebbe auspicabile coinvolgere maggiormente le parti interessate e ipotizzare soluzioni diverse, quali, ad esempio, interventi mirati alla riqualificazione professionale, supportati da percorsi di formazione, per consentire lo sviluppo delle competenze, in linea con la spinta dell'innovazione tecnologica, nonché riconversione professionale del personale.

Similmente, un'ulteriore strada percorribile potrebbe essere quella del ricorso alla formula del contratto di solidarietà, ovvero una diversa e ridotta organizzazione oraria del lavoro, in tal senso, ampliando quanto previsto dal contratto di espansione, che è strumentale alle finalità generate anche dal piano di reindustrializzazione dell'azienda.

Le preoccupazioni in tema occupazionale sul caso Vodafone sono oltremodo serie, in quanto investono un'azienda leader di un settore, come quello delle telecomunicazioni che, nel sistema Paese, dovrebbe costituire un volano per la digitalizzazione, anziché rischiare il default.

Da una simile vicenda, che, di certo, comporterà un impoverimento di know-how, ne potrebbero derivare conseguenze negative anche sul piano dei futuri investimenti in Italia.

Entrambi gli aspetti, evidentemente, non giovano alle prospettive di crescita e rilancio del nostro Paese. Attraverso la maggiore innovazione e digitalizzazione, anche coerentemente con gli obiettivi previsti dal PNRR, è necessario intervenire in maniera determinata, in modo che, coinvolgendo tutte le parti interessate al confronto, si definisca con urgenza un significativo e chiaro indirizzo politico-economico per il settore delle telecomunicazioni, suscettibile di garantire primariamente livelli e qualità occupazionali di un comparto, altrimenti, condannato alla mera gestione delle eccedenze.

Nell'ambito del processo, tuttora in atto, di riorganizzazione delle strutture e riqualificazione del personale Vodafone, vi abbiamo segnalato questa grave situazione, che riguarda 1.000 lavoratori e tanti altri sicuramente potrebbero correre questo rischio e vi abbiamo suggerito alcune soluzioni per salvaguardare questi lavoratori e le proprie famiglie.

In assenza di riscontri e di convocazioni imminenti da parte del Governo, la risposta non potrà che essere l'avvio di un percorso di mobilitazione, che, insieme al coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto, mette in campo una lunga stagione di mobilitazione e protesta. E noi sicuramente saremo al fianco dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi ed iniziative di competenza in ordine a notizie e dichiarazioni riportate dalla stampa relative all'indagine antimafia denominata “Aemilia” - n. 2-00119)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Vinci ed altri n. 2-00119 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Vinci se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, signora Presidente. Buongiorno, rappresentante del Governo. L'interpellanza urgente, per alcuni aspetti, è molto semplice, ma la vado a ripercorrere velocemente.

Nel mese di marzo, sono uscite alcune dichiarazioni sulla stampa abbastanza gravi e, per alcuni aspetti, preoccupanti per quello che riguarda le indagini svolte, fino all'anno 2015, nell'inchiesta “Aemilia”, poiché un ex procuratore, oggi magistrato in pensione, il dottor Pennisi, della Direzione nazionale antimafia, ha dichiarato che, in qualche modo, vi è stata una volontà anche politica di non perseguire alcuni esponenti della sinistra e soprattutto ha rilevato un problema che era sotto gli occhi di tanti già nel 2015, già all'epoca, ossia che (parole testuali) “una organizzazione mafiosa per essere tale ha bisogno di legami nella politica, nell'economia, nella finanza. Altrimenti è una normale banda di criminali e gangster. Ecco, in Emilia è mancata esattamente questa parte dell'indagine. Era l'indagine che io volevo fare e che non è stata fatta”.

Ricordiamo che, a seguito anche di questa indagine e delle denunce fatte da una coraggiosa consigliera comunale di Brescello, Catia Silva, nell'anno 2016, è stato commissariato il primo comune in Emilia, Brescello, per infiltrazioni mafiose, ma, anche in questo caso, nessun amministratore è stato perseguito. Con questa interpellanza, si chiede se il Ministero sia a conoscenza di questo, se, in qualche modo, abbia intenzione di attivarsi o se stia osservando quanto sta accadendo, proprio per quello che è successo e per quello che potrebbe conseguirne.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Dando immediatamente riscontro ai temi posti dall'atto di sindacato ispettivo, va in primo luogo chiarito che, come evidenziato dalla Direzione generale dei magistrati del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi di questo Ministero, nella nota estesa in data 6 aprile 2023, la relazione del dottor Pennisi “(…) è stata trasmessa in data 3 aprile 2023 dal procuratore nazionale antimafia (…)”.

A tal riguardo, si precisa che, in merito alle vicende verificatesi nell'ambito delle investigazioni concernenti l'operazione “Aemilia”, è stata avviata da questo Dicastero un'attività conoscitiva di natura ispettiva, che, al momento, risulta ancora coperta da segreto.

PRESIDENTE. Il deputato Vinci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Sì, mi dichiaro sinceramente soddisfatto della risposta, in quanto il Ministero ha dato atto della ricezione di questa relazione, alla quale il dottor Pennisi aveva fatto riferimento, e anche dell'apertura di un'indagine ispettiva, chiaramente coperta da segreto. Questo sarà utile a chiarire e rasserenare gli animi, visto che, in queste ultime settimane, vi sono stati diversi scontri, anche a livello associativo e istituzionale, sul territorio reggiano ed emiliano, in quanto l'Ordine degli avvocati, a seguito di queste dichiarazioni, aveva chiesto di fare chiarezza sul punto, non tanto per demolire quanto già fatto, ma per vedere se realmente l'indagine più grossa fatta da sempre in Emilia contro la 'Ndrangheta avesse alcuni lati ancora oscuri e, quindi, andare a completarla. Questo è stato oggetto di contestazione anche da parte di alcuni giornali locali, che, invece, dicevano: no, l'inchiesta è chiusa, non si riapra più nulla, non si metta in discussione più nulla e non si facciano più verifiche a sinistra. Quindi, questa risposta è molto chiara sull'indicazione che il Governo ha dato e, soprattutto, sull'importanza delle dichiarazioni fatte nella relazione depositata dal dottor Pennisi.

(Chiarimenti in merito alla vicenda della fuga del cittadino russo Artem Uss, con particolare riferimento alle dinamiche dell'evasione e alle operazioni di ricerca e di controllo alle frontiere - n. 2-00141)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Dori ed altri n. 2-00141 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Dori se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Nella notte tra il 22 e il 23 febbraio 2022, la Russia di Putin invadeva l'Ucraina, scatenando un conflitto che ormai dura da oltre 14 mesi. Nell'immediatezza dello scoppio del conflitto, oltre alla totale condanna dell'attacco criminale della Russia nei confronti dell'Ucraina, oltre agli aiuti umanitari per la popolazione, si misero in campo, in ambito europeo, anche alcune sanzioni di natura economica e individuale; le sanzioni economiche miravano a provocare gravi conseguenze per la Russia, ostacolando, quindi, la sua capacità di portare avanti l'aggressione, mentre le sanzioni individuali erano nei confronti di persone responsabili del sostegno, del finanziamento o dell'attuazione di azioni che compromettono l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina, e di persone che traggono beneficio da tali azioni.

Tra i destinatari delle sanzioni, ci furono anche i governatori, le personalità politiche locali, gli imprenditori di spicco e gli oligarchi, nei confronti dei quali fu disposto, tra l'altro, anche il congelamento dei beni. Inoltre, fu imposta alla Russia una serie di restrizioni alle importazioni ed esportazioni per colpire quell'economia. Non possono essere esportate, ad esempio, tecnologie per i settori aeronautico e spaziale e materiale militare, e ci sono limitazioni all'importazione di prodotti petroliferi, carbone e altri combustibili fossili solidi.

Parallelamente, l'Italia ha adottato azioni anche per liberarsi dalla dipendenza dal gas russo, passando dal 40 per cento del totale del gas importato, nel dicembre 2021, al 18 per cento, nel luglio 2022. Per liberarsi dal gas russo, l'Italia, tuttavia, è andata a cercare altro gas ovunque, buttandosi letteralmente nelle braccia di altri Paesi non democratici, come Qatar, Libia, Algeria. Quindi, ha sostituito la sua dipendenza dal gas russo - e questo è giusto -, ma adesso dipende dal gas di altri Paesi, comunque, non democratici. Tuttavia, il collasso dell'economia russa non c'è stato, né tra l'altro ci sarà. Si era parlato di un crollo del PIL russo di oltre il 10 per cento, mentre, il 2022 si è chiuso con un meno 2,1 per cento, e, stando alle previsioni del Fondo monetario internazionale, il 2023 dovrebbe addirittura segnare un più 0,7 per cento, seguito poi l'anno successivo da un più 1,3 per cento, e, quindi, addirittura tassi superiori a quello italiano.

Perché questa premessa? Cosa c'entra la guerra tra Russia e Ucraina con i quesiti che oggi poniamo al Ministero dell'Interno rispetto al caso di Artem Uss? C'entra eccome. Senza ricostruire l'intera vicenda, che può ricostruire anche il Sottosegretario, mi limito a ricordare che Artem Uss è un cittadino russo, che il 17 ottobre 2022 è stato arrestato dal personale della Polizia di Stato presso l'aeroporto di Malpensa e poi portato nella casa circondariale di Busto Arsizio.

Il 18 ottobre viene convalidato l'arresto e lì resta, nella casa circondariale di Busto Arsizio, per una quarantina di giorni, fino al 2 dicembre 2022, quando la corte di appello di Milano, con ordinanza del 25 novembre, sostituiva nei confronti di Artem Uss la misura della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari, con l'applicazione del braccialetto elettronico, nella sua abitazione di Basiglio, quindi in provincia di Milano. Agli arresti domiciliari resterà quasi 4 mesi, finché il 22 marzo evade dai domiciliari.

Due settimane fa, qui, in Aula, il Ministro Nordio ha svolto un'informativa urgente sulla vicenda della fuga di Artem Uss e, in quell'occasione, il Ministro Nordio ha affermato: sono in corso ulteriori accertamenti da parte del Ministero dell'Interno. Ed eccoci qui, oggi. Dal 22 marzo, data dell'evasione di Artem Uss dai domiciliari, al 20 aprile, cioè la data dell'informativa del Ministro, erano passati 29 giorni. Se arriviamo a oggi, 5 maggio, sono passati 44 giorni, quindi immagino che oggi il Ministero dell'Interno possa essere in grado di rispondere, e quindi fare chiarezza rispetto ai nostri quesiti. Del resto, il Ministro Nordio, due settimane fa, qui, in Aula, ha portato l'attenzione su tutt'altro, non è entrato nel merito dei fatti successivi all'evasione di Artem Uss dai domiciliari, eccetto per un accenno che fece quando affermò che: dalla relazione dei carabinieri della Lombardia, gruppo di Milano, risulta che l'ultimo contatto trasmesso dal braccialetto elettronico applicato al signor Uss era delle ore 13,52 del giorno in cui è evaso, quando veniva registrato un allarme “uscito dal sito durante il periodo di coprifuoco”, cioè era evaso, allarme poi giunto a video, diversi minuti dopo.

La relazione del Ministro dunque non aveva chiarito, l'informativa del Ministro Nordio era rivolta su tutto un altro tema, e quindi rimangono tante zone d'ombra che, invece, sono di competenza del Ministro dell'Interno, a partire dall'orario esatto in cui l'allarme sarebbe giunto a video, considerato che si usa questa espressione, e da quali sarebbero poi state le operazioni per impedire la fuga all'estero da parte delle autorità italiane. Ciò anche perché le accuse nei confronti di Artem Uss sono estremamente gravi: Uss è accusato di traffici illeciti di materiale civile e militare, di contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia, riciclaggio e frode bancaria. In particolare, è accusato di avere acquistato, negli Stati Uniti, componenti elettronici destinati a equipaggiare aerei, radar, missili, e di averli rivenduti a compagnie russe, da utilizzare nel conflitto contro l'Ucraina - ecco che quindi torno alla mia premessa iniziale -, eludendo quindi le sanzioni occidentali contro Mosca. Da quanto si apprende, tra l'altro, questo braccialetto elettronico, durante il periodo in cui Uss è stato agli arresti domiciliari, avrebbe mandato già decine di segnali d'allarme, almeno una ventina di casi. In questo caso Fastweb, che gestisce, e quindi poteva controllare questo, in realtà afferma che il fatto che ci siano stati così tanti allarmi non è segnale di malfunzionamento del braccialetto elettronico, ma, al contrario, che il braccialetto elettronico funzionava perfettamente, e che quindi, nel corso di quei 4 mesi agli arresti domiciliari, ci sono stati alcuni tentativi di allontanamento dal domicilio o dei tentativi di manomissione del braccialetto. Quindi, allarmi non solo per il braccialetto, ma, in generale, per la sicurezza anche dei cittadini e dell'Italia. Secondo notizie di stampa, tra l'altro la vigilanza era affidata ai carabinieri di Basiglio, che lo controllavano a casa ogni 72 ore, ed è uno dei quesiti che poi noi adesso porremo al Ministero. Altra notizia di stampa, che viene riportata dalla stampa: il 5 aprile, in un canale Telegram russo che ha ottimi rapporti con l'intelligence russa, avrebbero affermato che nella fuga di Uss sarebbe stato coinvolto anche un ex ufficiale delle forze speciali dell'Esercito italiano, che vive a Mosca da oltre 6 anni. Una fonte del canale affermava che è chiaro che i servizi speciali non hanno fatto mancare il loro aiuto, ma sarebbe stato l'ex militare italiano a organizzare la fuga dell'uomo, che attendeva l'estradizione dall'Italia verso gli Stati Uniti. Chiaramente questa è una fonte che noi riportiamo, per cui chiederemo poi al Ministero l'attendibilità.

Pare, inoltre, che, durante l'assenza della moglie, presso il domicilio di Basiglio, all'imprenditore Artem Uss provvedeva una specie di tuttofare originario dell'Est Europa, che faceva proprio per lui la spesa e si occupava di tutte le sue esigenze. Quindi, anche da questo punto di vista, spero che il Ministero possa chiarire questo passaggio e chi altro poteva accedere a quel domicilio, perché sembrerebbe che vi potevano accedere anche esponenti di spicco della diplomazia russa in Italia, che erano già andati, tra l'altro, a trovarlo anche in carcere. Intanto, quindi, sostanzialmente bisogna capire effettivamente se c'è stata anche un'interferenza, un intervento esterno dei servizi segreti di Mosca.

Insomma, sono tante le zone d'ombra, quindi mi avvio a concludere in modo da lasciare poi al Ministero questi chiarimenti, però voglio anche ricordare che Artem Uss non è un imprenditore qualsiasi: è il figlio del governatore russo di una regione della Siberia centrale, amico personale di Putin. Il padre, Alexander Uss, è membro del partito Russia Unita di Putin, ed è anche uno, tra l'altro, dei due ideatori di questo progetto petrolifero, molto importante. È il governatore di una delle zone più ricche, tra l'altro, non solo di gas, ma anche di petrolio e di oro. Ribadisco che Artem Uss è accusato proprio di avere acquistato materiale per componenti elettronici, alta tecnologia, da destinare ad aerei, radar, missili, rivenduti poi a compagnie russe nel conflitto tra Russia e Ucraina, e noi siamo all'interno, in questo contesto di conflitto globale. Quindi, per noi è assolutamente fondamentale capire questa vicenda in che modo può essere collegata e inserirsi nel contesto anche di questo conflitto, dato che si parla di equipaggiamenti per la Russia contro l'Ucraina.

E poi, soprattutto, ci chiediamo come sia possibile che Artem Uss non fosse sufficientemente controllato, mentre era agli arresti domiciliari. Vogliamo capire se effettivamente ci sono state carenze. Gli Stati Uniti, più volte, hanno lanciato l'allarme. Come è possibile che non fosse piantonato, controllato costantemente, ma solo ogni 72 ore? Lo abbiamo già detto in Aula, fosse stato un attivista di Ultima Generazione, probabilmente sarebbe stato piantonato giorno e notte. Invece qui abbiamo il figlio di un oligarca russo, accusato di gravi reati, eppure sappiamo che i carabinieri avevano il compito di controllarlo ogni 72 ore.

Inoltre vi è anche il fatto che il padre di Artem Uss abbia commentato anche la fuga del figlio, dicendo sostanzialmente: sono contento che mio figlio Artem sia tornato a casa. Per questo ringrazia Vladimir Putin direttamente e lo definisce un uomo con un grande cuore e molto generoso. E lo stesso Artem, dalla Russia, una volta rientrato, quando riappare, il 5 aprile, in Russia, nel corso di alcune interviste parla, in particolare, anche di persone influenti e forti che lo avrebbero aiutato nella fuga. Quindi, sostanzialmente, per arrivare ai quesiti, noi vorremmo capire anche quante persone e chi faceva visita ad Artem Uss in quel periodo ai domiciliari, e, soprattutto, come è uscito dall'Italia, chi lo ha aiutato, da dove e con chi.

Pertanto, i quesiti che poniamo sono proprio questi. Se il Ministero vuole chiarirci, quindi, i fatti, a che punto siamo anche con gli accertamenti dei fatti proprio relativi alla fuga di Uss, in particolare con riferimento proprio ai minuti anche successivi alla fuga. Soprattutto, vogliamo sapere anche se il Ministero è in possesso dell'elenco dei soggetti che potevano far visita, nel domicilio di Basiglio, ad Artem Uss; per quale motivo era controllato dai carabinieri soltanto ogni 72 ore, nonostante le gravi accuse mosse dagli Stati Uniti nei suoi confronti; e poi se corrisponde al vero che nella vicenda sarebbero coinvolti un cittadino italiano, quindi un ex ufficiale delle forze speciali dell'Esercito, e anche i servizi segreti russi.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Riguardo alle vicende relative al cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich, il Ministero della Giustizia, come è noto, ha reso un'ampia informativa in data 20 aprile 2023.

Con riferimento, poi, alla tematica inerente l'evasione dagli arresti domiciliari del suddetto cittadino russo, risulta ancora nella fase germinale dell'attività investigativa posta in essere dall'autorità giudiziaria competente, attualmente coperta dal segreto.

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla interpellanza.

ANGELO BONELLI (AVS). È una risposta stupefacente, quella del Sottosegretario Durigon, che è venuto in quest'Aula a dire sostanzialmente che il Governo non intende rispondere. Penso che questa risposta sia di una gravità inaudita, Sottosegretario, e penso che, nel suo intimo, se ne sarà reso conto. Lei, oggi, qui, è stato incaricato dal Governo a dare questa risposta, che ritengo sia anche un'offesa agli italiani, perché l'Italia, nella modalità con la quale il Governo italiano ha gestito la vicenda di Artem Uss, non ha fatto solo una figuraccia internazionale; il Governo deve fornire chiarimenti, perché la non risposta è già un fatto politico rilevante, Sottosegretario; la non risposta a parlamentari che hanno chiesto, essenzialmente, al Ministero dell'Interno di conoscere la ragione per la quale questa persona, su cui c'era un mandato di cattura internazionale, non è stata controllata e se la stessa persona ha avuto rapporti con un cittadino italiano, ex ufficiale delle forze speciali dell'Esercito, vicino anche ai servizi segreti russi.

Non ci ha detto la ragione per la quale non si è deciso di controllare. Non si può dire che c'è un'attività investigativa in corso e, quindi, non rispondere. Siccome non è la prima volta che accade che il Governo non risponda, ritenga di non rispondere ad atti di sindacato ispettivo, a questo punto mi rivolgo alla Presidenza della Camera. È già accaduto un'altra volta. Per noi questo è un fatto rilevante e riteniamo, a questo punto, Sottosegretario Durigon, che il Governo… So che lei ha fretta di andare via, spero di no, vedo che sta prendendo le carte, ma, se mi può ascoltare… dovrò parlare ancora qualche minuto. E, guardi, noi siamo fortemente irritati di questa risposta. Glielo voglio anche dire, non è possibile (Commenti del Sottosegretario Durigon)... della risposta, non delle sue carte! Abbia pazienza, perché non è possibile che il Governo su questa vicenda venga in Aula e non dia una risposta, su una persona sottoposta a un mandato di cattura internazionale, il cui padre è il governatore della regione più importante, che ha 1.000 miliardi di metri cubi di gas ancora non estratti e miniere d'oro, amico intimo di Putin, il quale a Putin dice: “Grazie, che siamo riusciti a farlo tornare in Russia”. Questa beffa non è possibile per il popolo italiano, perché, a questo punto, c'è da sospettare in maniera chiara, grazie alla vostra non risposta, che voi, in una certa misura, sapevate della fuga e l'avete favorita. Questo è il problema (Commenti del Sottosegretario Durigon)! No? Allora, dovevate dare una risposta a quest'Aula, perché non dare una risposta in questo senso significa aver chiuso un occhio e aver consentito che i servizi segreti russi, secondo indiscrezioni di stampa, venissero e agissero in Italia, perché ci tocca leggere la stampa, non le versioni ufficiali del Governo italiano. Lei, oggi, non poteva venire qui e dirci il nulla. Quantomeno, doveva salvare la faccia al Governo. Allora, in questo senso, noi continueremo e presenteremo un'altra interrogazione - non ovviamente a lei, Sottosegretario, intendiamo, ovviamente, al Governo - fin quando non ci darete questa risposta. Infatti, a questo punto, per noi è legittimo assolutamente sostenere - e lo sosterremo pubblicamente - che il Governo italiano ha chiuso un occhio per favorire la fuga di Artem Uss, perché di questo si tratta, perché la vostra non risposta fa pensare esattamente questo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 8 maggio 2023 - Ore 10:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 605 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2023, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale e di semplificazione della sperimentazione FinTech (Approvato dal Senato). (C. 1115​)

Relatore: FILINI.

2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Orlando ed altri n. 1-00103, Appendino ed altri n. 1-00119 e Ghirra ed altri n. 1-00133 concernenti iniziative volte a ripristinare l'istituto "opzione donna" .

(ore 15)

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 605 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2023, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale e di semplificazione della sperimentazione FinTech (Approvato dal Senato). (C. 1115​)

Relatore: FILINI.

La seduta termina alle 11,15.