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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 79 di giovedì 30 marzo 2023

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 16,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 13 marzo 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 66, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Convocazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che, d'intesa con il Presidente del Senato, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi è convocata per martedì 4 aprile prossimo, alle ore 14, presso la sede di Palazzo San Macuto per procedere alla propria costituzione.

Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto superiore Lorenzo Lotto di Trescore, in provincia di Bergamo, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (A.C. 889-A/R​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 889-A/R: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 889-A/R​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renate Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Stiamo concludendo l'iter importante di un decreto-legge, con riferimento al quale condividiamo la necessità di intervenire con urgenza sulle diverse misure collegate al superbonus, e questo non solo per gli effetti sulla finanza pubblica.

Al di là dei benefici che l'introduzione del superbonus e degli altri bonus edilizi ha determinato, vi sono alcune considerazioni di ordine generale, che, nell'ambito di una valutazione obiettiva, non vanno trascurate. Si è prodotta una spirale negativa che ha imposto di intervenire perché ciò che era un incentivo, che ha contribuito nella fase iniziale alla crescita economica e ha determinato nuove entrate fiscali, ha ceduto il passo a una realtà insostenibile, soprattutto in ragione degli oneri crescenti a carico del bilancio pubblico.

In Commissione finanze della Camera vi è stato un confronto costruttivo, un lavoro bipartisan, che ha consentito alcune importanti correzioni e modifiche al provvedimento, le quali, almeno in parte, danno risposte ai cittadini onesti e al mondo imprenditoriale.

Anche noi, come Minoranze Linguistiche, abbiamo condiviso tali misure transitorie, consapevoli della contestuale esigenza, da una parte, di superare le criticità strutturali della normativa vigente e, dall'altra, di individuare soluzioni sostenibili innanzitutto per il problema dei crediti incagliati, a garanzia di cittadini e imprese, portando a conclusione quel processo di revisione della normativa vigente, peraltro già posto in essere dal Governo Draghi.

Condividiamo l'obiettivo delle modifiche apportate al decreto, finalizzate a introdurre elementi di equità e di tutela nella fase di transizione e ad intervenire con urgenza ed efficacia per introdurre controlli adeguati in contrasto alle frodi fin qui accertate.

Contestualmente, riteniamo che per il futuro siano necessarie misure strutturali, chiare, lineari e semplici per i cittadini, che siano anche proporzionali ai lavori e inversamente proporzionali al reddito, perché occorre investire anche domani nelle ristrutturazioni degli edifici non solo sul piano energetico.

Per queste ragioni, come deputati della Südtiroler Volkspartei delle Minoranze Linguistiche, esprimeremo un voto di astensione sulla questione di fiducia e un voto finale favorevole nel merito del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signori del Governo, non mi aspettavo, per la verità, di parlare così in fretta. Il Governo ha chiesto la fiducia su un provvedimento che riguarda, per la verità, un comparto molto importante per l'economia del nostro Paese: il comparto edile.

È un comparto trainante, che, a nostro avviso, ha bisogno di sostegno, di aiuto, di incentivi, ma è chiaro che non vada drogato: va sostenuto, ma non drogato. Perché questo è il mio incipit? Perché noi ci troviamo ad esaminare un provvedimento, sul quale il Governo chiede la fiducia, per ciò che è avvenuto durante il Governo a guida Conte. Più autorevolmente, prima di me, qualcuno ebbe ad affermare che con questo provvedimento - e cioè con il cosiddetto bonus 110 - fu dato molto a pochi. Io mi permetto di aggiungere, visto anche l'esame in Commissione - e non lo dico io, ma è venuto a dircelo il direttore del Servizio struttura economica di Banca d'Italia, Pietro Tommasino - che questo provvedimento ha prodotto dei benefici soprattutto per soggetti ad alto reddito.

Inoltre, i benefici ambientali di questo superbonus ripagheranno i costi finanziari in circa quarant'anni. Purtroppo, a mettere le pezze ai buchi si fa sempre tanta fatica, ma mi chiedo: è mai possibile non stigmatizzare il modo in cui il Governo che si è inventato questa misura - come altre, per la verità -, ha agito, con quel senso di irresponsabilità, come se, nel nostro Paese, ci fosse, da un lato, un'eterna campagna elettorale e, dall'altro lato, la necessità di dare soldi a pioggia, senza preoccuparsi di ciò che sarebbe accaduto e delle prospettive economiche del Paese?

Lo ripeto, non è una mia affermazione, tantomeno un'affermazione apodittica: se 105 miliardi è il costo al 31 dicembre del 2022, sfido qualsiasi Governo, con senso di responsabilità, a non fare quello che questo Governo ha fatto, ovvero bloccare questa emorragia, per evitare che il Paese andasse rapidamente in default. È facile buttare in avanti il debito di un Paese, ma è come quando un difensore - per mutuare un'immagine calcistica - rispetto al contropiede avversario butta la palla in tribuna, anziché costruire l'azione per portarsi avanti. È quello che è successo! Questo Governo non ha fatto altro che adottare un provvedimento necessario e poi, confrontandosi con le parti sociali, con le associazioni di categoria e in Parlamento - voglio sottolineare il lavoro importante fatto anche in Commissione finanze per migliorare questo stesso testo - è arrivato con un provvedimento che non risolve tutti i problemi ma ne risolve una grande parte, dando una risposta certa non soltanto al comparto edile ma al sistema bancario, che si trova ad utilizzare la cessione dei crediti con uno strumento come quello dell'emissione dei titoli, e, contestualmente, a tanti cittadini che avevano creduto ad un provvedimento che potesse consentire loro di accedere a quel beneficio che, essendo diritto acquisito, nessuno vuole loro negare. È una materia assai delicata che, purtroppo, come tante altre materie, ha costretto il Governo Meloni a sminare ad ogni passaggio provvedimenti che, non soltanto non hanno prodotto reali benefici per l'economia nel nostro Paese, ma che hanno provocato un grande danno e un grande guaio. Come si può non dare la fiducia al Governo su un provvedimento del genere? Gliela diamo convintamente, perché siamo dell'idea che l'ottimo è nemico del buono. Questo provvedimento intanto, come detto, riesce a bloccare quell'emorragia, riesce a dare una risposta al comparto edile e riesce ad indicare anche una strada. C'è una larga fascia di cittadini italiani che vive nelle case popolari, cosiddette di edilizia residenziale pubblica, e per queste è stata prevista, con un atteggiamento diverso, la possibilità di procedere. Ma perché, quando è stato immaginato questo provvedimento, si è scelta la percentuale del 110 per cento e non quella del 90 per cento, per dare la possibilità, anche a chi ne faceva richiesta, di essere responsabilmente attivo nel processo? Perché nessun controllo, quando ha mietuto tante vittime nei cantieri, durante questo lungo periodo? Ho una cifra davanti a me che è davvero raccapricciante: in Italia, oggi, vi sono 263.722 interventi di superbonus; uno degli effetti più gravi, riportato dall'Ispettorato del lavoro - non lo affermo io -, riguarda l'irregolarità nei cantieri. Su 10.500 cantieri visitati dall'Ispettorato del lavoro 8.648 sono risultati fuori norma, per un totale di 15.400 violazioni riscontrate, che vanno dalla sicurezza sul lavoro alla formazione del personale.

Noi abbiamo adesso la necessità di guardare avanti. Il comparto edile va aiutato con provvedimenti di sostegno, non va drogato. In Italia abbiamo bisogno di una edilizia residenziale pubblica nuova e, quindi, la nostra azione sarà quella di indirizzare anche il Governo verso tale obiettivo, per far sì che queste nuove case siano in linea con il green, oggi voluto non soltanto dall'Europa ma sentito e avvertito dai cittadini. Questa è, però, un'altra storia; oggi siamo qui per mettere fine a una vergogna e per dare una risposta agli italiani. Voteremo, quindi, come ho annunciato, convintamente la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, ci troviamo a votare l'ennesima fiducia - la nona, credo - dall'inizio di questo Governo, l'ennesima conversione di un decreto nato per cancellare in fretta il passato. Lo avete fatto con un solo obiettivo: fare cassa, risparmiare nuovamente sulla pelle dei più deboli e dell'ambiente. Bloccando improvvisamente la cessione dei crediti del superbonus e gli sconti in fattura su tutti i bonus edilizi, avete provocato un danno enorme per migliaia di imprese e famiglie e per centinaia di migliaia di lavoratori. A rischio c'erano almeno 100.000 posti di lavoro e decine e decine di imprese, già oggi sull'orlo del baratro per mancanza di liquidità. In sede di conversione, però, il Parlamento ha finalmente acquistato, in fretta e furia, un briciolo di centralità e, in parte, il Governo ha dovuto mettersi in ascolto delle opposizioni, per accogliere emendamenti che modifichino le norme e riaprano i termini, in ascolto delle opposizioni, dentro e fuori da questo Parlamento. I fischi sono arrivati fin qui e lo sapete bene. Dopo i lavori della Commissione finanze, il testo è fortunatamente cambiato. Prevede, per esempio, che le spese sostenute nel 2022, relative agli interventi agevolati con il superbonus, lo sconto possa essere ripartito in 10 rate annuali, consentendo, in tal modo, che chi è parzialmente capiente possa recuperare l'intero importo della detrazione. Per smaltire l'enorme montagna di crediti, 19 miliardi di euro, è stato previsto un veicolo finanziario, un doppio canale, costituito da banche, Poste e altre grandi società pubbliche in grado di acquisire i crediti e rivenderli, ridando liquidità al sistema per sbloccare un'impasse che da mesi tiene sotto scacco imprese e cittadini. Slittano da marzo a fine settembre i termini per la cessione dei crediti per i lavori eseguiti nel 2022 su villette e case unifamiliari. I lavori in edilizia libera, come quelli dell'installazione di caldaie, infissi o fotovoltaico, saranno riconosciuti se dimostrano che i contratti sono stati firmati prima del 16 febbraio. Noi abbiamo presentato, come sapete, tantissimi emendamenti, per correggere un deragliamento annunciato. Alcuni emendamenti erano per lo sblocco immediato dei crediti, con la possibilità per gli istituti di credito di compensare, attraverso i prossimi versamenti F24, i crediti accumulati. La nostra proposta non è stata accolta e il problema rimane irrisolto. Come al solito, i meno abbienti pagheranno nuovamente il conto più salato, proprio perché incapienti. Altri emendamenti sono stati assorbiti. Si è chiarito, per esempio, per gli interventi diversi, quelli di cui all'articolo 119, che la liquidazione delle spese per i lavori in base agli stati di avanzamento dei lavori costituisce una mera facoltà e non un obbligo. Grazie ai nostri emendamenti, il beneficio dovrebbe diventare strutturale per chi usufruisce del sisma bonus nelle aree a rischio sismico 1, 2 e 3 e per gli immobili colpiti da alluvioni nelle Marche, ma anche per le case popolari, per le scuole, per le ONLUS e per il Terzo settore e per l'eliminazione delle barriere architettoniche. Ringrazio per questo i nostri uffici e chi per noi si è occupato di questo nelle Commissioni competenti.

Insomma, si è dovuto tornare a più miti consigli, perché un principio su tutti doveva valere fin dall'inizio: non si cambiano le regole in corso. Restano però irrisolte numerose criticità che sono lo specchio di ciò di cui continua a non importarvi nulla. La più lampante: avete chiesto di derogare a sconto in fattura e cessione del credito per incapienti e contribuenti a basso reddito; su questo - come dicevo - nessuna modifica. Significa una cosa molto semplice, quanto ingiusta: non potranno recuperare il credito tutti gli incapienti.

L'ammontare dell'importo agevolato per il superbonus si aggira mediamente sui 100.000 euro. Questo vuol dire che solo chi ha un reddito lordo abbastanza importante riuscirà a portare in detrazione tutta la somma spettante mentre per chi ha redditi inferiori il rimborso annuale non sarà completo e l'eccedenza che non si riuscirà a detrarre andrà del tutto perduta. Se il 110 per cento aveva un difetto di iniquità fin dall'origine, perché sarebbe stato giusto escludere le seconde case e le villette, il capolavoro del decreto è averlo reso più iniquo, limitando la sua utilizzabilità ai soli contribuenti capienti. Il paradosso è che lo state sottraendo alla gran parte della popolazione, quella più povera; una vergogna vera, per la quale non potremo mai votare a favore del provvedimento, anche se tante modifiche sono state fatte grazie ai nostri emendamenti. C'è un tema di fondo: era il momento di chiedersi come rendere più equa e davvero efficiente quella misura, come procedere nel rinnovamento del patrimonio edilizio del Paese in funzione della transizione ecologica, ma il Governo aveva altri obiettivi e si è visto. In Italia ci sono oltre 14 milioni di abitazioni residenziali e oltre 9,7 milioni di edifici sono di classe energetica E, F e G. Migliorarne l'efficienza consentirebbe una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre 14 milioni di tonnellate. Abbiamo un patrimonio edilizio costruito negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, che ha prestazioni energetiche e livelli di sicurezza drammatici. Riqualificare energeticamente e adeguare alla normativa antisismica l'edificato del Paese dovrebbero essere tra gli obiettivi più importanti e ineludibili. Il 110 per cento andava ripensato e migliorato, reso strutturale - altro che bonus - e vincolato all'uso di tecnologie meno energivore, andava mantenuto, ove vi fosse, l'abbattimento di barriere architettoniche, andava utilizzato prioritariamente per gli edifici di edilizia pubblica ma anche concesso e modulato in base al reddito e al criterio della prima o della seconda casa e protetto da illeciti e speculazioni. È ciò che abbiamo voluto mettere nero su bianco con i nostri tanti emendamenti. Ora, Presidente, serve una misura strutturale di lungo periodo per accompagnarci in quella transizione energetica che l'Europa si è posta come obiettivo per la neutralità climatica al 2050. Il mondo del lavoro e il mondo delle imprese sono pronti a fare la loro parte. Noi lo siamo e voi? Ecco, ve lo dico io: avete deciso di essere i nemici giurati del nostro clima e del nostro futuro, altro che patrioti. Voi condannate il nostro Paese, difendete gli interessi di pochi contro gli interessi dell'Italia tutta. Il 2022 è stato l'anno emblematico per dire tutto questo, è stato l'anno più caldo e secco degli oltre 2 secoli che abbiamo alle spalle, il secondo più caldo in Europa e, forse, sarà, ahimè, il più fresco dei prossimi anni; già, perché la neve nell'ultimo decennio è diminuita costantemente, lasciando sempre più spazio ai sassi e alle aride sterpaglie, con impatti negativi anche sul turismo, soprattutto quello invernale. Gli scienziati dell'IPCC, qualche giorno fa, hanno confermato che il surriscaldamento del pianeta sta già avendo impatti disastrosi, che colpiscono le vite di miliardi di persone in tutto il mondo. Oltrepassare la soglia del grado e mezzo entro la fine del secolo avrà effetti devastanti e irreversibili sull'ecosistema globale e sulle generazioni future. La buona notizia, che emerge anche da questo rapporto, è che siamo ancora in tempo per contenere il surriscaldamento del pianeta. La brutta notizia è che voi non siete la risposta. Infatti, mentre vi attardavate con il decreto Rave, il decreto ONG, la crociata contro i bambini e le bambine delle famiglie arcobaleno, mille e più idee su come agevolare l'evasione fiscale e innumerevoli incontri per stringere alleanze sul gas con regimi che di democratico non hanno un bel nulla, il Ministro Fitto ha ammesso a Bruxelles che una parte dei progetti del PNRR non potrà essere realizzata nei termini stabiliti, ossia entro il 2026.

Eh sì, ma le colpe sono sempre degli altri: è colpa delle cavallette, del gatto che si è mangiato i progetti e, come dice Lollobrigida, un po' di colpa è del PNRR, che non è un giardino di rose. Ci sono in ballo 19 miliardi di euro, quelli delle tranche del secondo semestre dell'anno scorso e ne va, non solo di queste risorse, ma della futura possibilità di chiederne altre. Sì, siete pronti, pronti a farci perdere credibilità e soldi. Voi siete il problema, altro che deroghe, difese dei diesel, dei motori a scoppio e guerra alle case green. Colleghi e colleghe, uniamoci! I negazionisti del clima e i “climafreghisti” lavorano per farci perdere altro tempo. Per questo, votiamo “no” a questa fiducia e continueremo a fare di tutto per fermarvi, prima che sia tardi, prima che sia dopo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie Presidente. Non capita spesso di ascoltarci in quest'Aula. Io ho ascoltato il collega Grimaldi, quindi gli risponderò su un paio di cose, se il tempo me lo permetterà. Fra l'altro, Presidente, un giorno qualcuno mi dovrà spiegare perché noi, a differenza dei nostri colleghi del Senato, su ogni provvedimento su cui si mette la fiducia dobbiamo svolgere due dichiarazioni di voto, una sulla fiducia e una sul provvedimento (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Applaudite, ma guardate che tocca a noi cambiare queste disposizioni. Non deve arrivare un angelo! Del Barba sta nella Giunta per il Regolamento. Presidente, cambiamole, perché non hanno alcun senso, come tante altre cose che facciamo.

Comunque, è sempre la stessa storia, una storia nata con buone intenzioni ma con un gravissimo errore. Quando, infatti, nel maggio del 2020, si è deciso di rendere liberamente cedibili tutti i crediti d'imposta derivanti da bonus edilizio si è commesso un gravissimo errore che qualcuno di noi provò a sottolineare. All'epoca, andava di moda dire che, siccome Italia Viva era al 2 per cento, non doveva parlare e se qualcuno di noi parlava e sottolineava un probabile errore era considerato un ricattatore. Io ricordo, ad esempio, quando cercammo - quella volta con successo, per fortuna - di evitare due scemenze come la plastic tax e la sugar tax e fummo destinatari, da parte dei colleghi di maggioranza, di una serie di insulti che nella mia vita non ho mai ricevuto. Ci chiamarono ricattatori, eccetera. In quel caso ci andò bene. Quando cercammo di evitare la moneta fiscale non ci andò bene ma, evidentemente, la storia ha dimostrato che al di là della misura del 110 per cento - ripeto, poi ci tornerò brevemente - l'oggetto del contendere oggi in questo decreto non è la misura del 110 per cento ma la cedibilità indiscriminata e totale dei crediti d'imposta derivanti da bonus edilizio. Quello fu un errore tragico, che ha comportato, al momento, 9 miliardi di truffe in questo Paese. Che queste truffe non siano riconducibili in gran parte al superbonus è acclarato; solo il 3 per cento. Quasi la metà, invece, sono legate al bonus facciate. Tuttavia, questo non interessa perché qui non stiamo parlando di questa o quella misura ma stiamo parlando del concetto secondo cui io, con un credito d'imposta edilizio, secondo una visione particolarmente illuminata di qualcuno, potevo a momenti andarci a far la spesa, cioè lo cedevo a lei, che lo cedeva a lui, che lo cedeva all'altro, come il topo che al mercato mio padre comprò. Questa roba qui è il motivo per cui ci siamo trovati in questa situazione e il Governo è stato costretto a fare un decreto sulla base della pronuncia di Eurostat che ha detto che, se le cose stavano così, questi crediti avrebbero dovuto esser tutti imputati all'anno in cui sono sorti. Quindi, i meriti del Governo finiscono qui e questo è il motivo per cui neanche noi voteremo a favore del provvedimento e, ovviamente, non voteremo la fiducia. Il Governo ha dovuto agire sulla base della sentenza di Eurostat. Poi, nella fase di conversione, il Governo ha fatto una serie di errori, ma ci arrivo fra un secondo.

Prima mi interessa rispondere al collega Grimaldi, il quale ha detto: adesso che frenate queste misure, forse si riferiva al 110 in particolare, adesso che lo frenate, voi siete i negazionisti del clima. Ieri Banca d'Italia è venuta in audizione a darci per la prima volta una stima dei risultati del superbonus nella lotta al cambiamento climatico. Non ho nessuna speranza che questi numeri entrino nel dibattito politico, perché qui le curve si sono già formate da tempo: negazionisti del clima e seguaci di Greta Thunberg, sono gli epiteti che le curve ultrà si scambiano. Banca d'Italia, però, ci ha portato dei dati e ci dice: il modo in cui si giudica se una misura ha fatto bene o no all'ambiente è confrontare i costi, ora, con i benefici derivanti dalle riduzioni delle emissioni di CO2. Se sono di più i costi non è stato un buon affare, se sono di più i benefici dipende in quanto tempo questi benefici si esplicano. Ebbene, Bankitalia ieri ci ha detto: guardate che se - il tecnicismo lo perdonate - prendiamo un tasso di sconto del 2 per cento, che non è comunque più attuale, vista l'inflazione di oggi, ci vogliono 40 anni per ammortizzare i costi di questa misura. Cioè, i benefici derivanti dalla riduzione di CO2 che il superbonus ha determinato devono durare 40 anni prima di pareggiare il costo che i contribuenti italiani hanno pagato. Non è un gran buon affare, neanche dal punto di vista climatico.

Guardiamo ora l'effetto sul PIL, perché ci dicono che il PIL del 2021 e del 2022 è stato così alto per il superbonus. Ebbene, anche lì abbiamo delle stime, certamente non precise perché l'econometria è una cosa complicata, ma la stima più precisa che abbiamo è dell'Ufficio parlamentare di bilancio che ci dice che ogni euro speso sul superbonus ne ha creati 0,2 o 0,3. Non è un grande affare neanche questo!

La storia di questa vicenda, secondo noi, si riassume nel seguente modo: la cessione illimitata dei crediti è stato un tragico errore e la misura del 110 per cento non ha al momento portato i risultati che potevano essere attesi. Tutti noi, quando il 110 per cento partì, dicemmo: proviamo, perché può darsi che uno shock di adrenalina in un settore come l'edilizia, ancora così importante nella struttura produttiva del Paese e ancora così in crisi, perché dalla crisi del 2008 non si era ripreso, può darsi che produca risultati. Come parlamentari della Repubblica e come rappresentanti del popolo italiano ci è fatto obbligo guardare le prime stime riguardanti i risultati di queste misure. E le prime stime, sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista macroeconomico, sono molto lontane dalla leggenda che alcuni colleghi di opposizione continuano a raccontare.

Veniamo, ora, alla conversione del decreto, e vado a chiudere. Perché il nostro giudizio è negativo sulla conversione del decreto? Perché qui c'era da fare una sola cosa: salvare le imprese che sono piene di crediti incagliati, vale a dire crediti relativi a lavori fatti nel 2021 e nel 2022 che ora rimangono bloccati a seguito di queste necessarie modifiche normative. Questo era l'obiettivo della conversione di questo decreto e questo obiettivo si poteva raggiungere soltanto in un modo, cioè consentendo alle banche di avere un canale di scolo alternativo. È come se tu hai tappato tutti i buchi, c'è l'acqua che ti preme e devi scavare un canale per far uscire l'acqua e questo canale era costituito dall'utilizzo degli F24. Cioè, la banca non paga solo le proprie tasse all'erario, ma anche le tasse per conto dei propri correntisti tramite gli F24. Bisognava permettere alle banche di utilizzare anche quel canale lì per scalare i crediti d'imposta derivanti dai bonus edilizi. Il Governo ci ha detto di “no”, sostenendo che c'è un problema di cassa. Non ci ha spiegato che cosa vuol dire, perché sicuramente la massa di crediti di imposta è stata superiore rispetto alle previsioni e, quindi, questo probabilmente crea una tensione anche sulla cassa, ma vorremmo saperne un po' di più. In primo luogo, i problemi di cassa difficilmente il settore pubblico li ha, soprattutto in momenti come questi, dove sui conti di tesoreria passano decine e decine di miliardi di euro. Ma poi fatemi capire una cosa: parliamo di 10-20 miliardi di crediti incagliati? Se sono spalmati su quattro anni, fanno 5 miliardi di cassa all'anno. La giacenza media sui conti di tesoreria sta dai 70 ai 90 miliardi. Ma perché ci venite a prendere in giro dicendo che c'è un problema di cassa? Il vero problema è che avevate litigato con le banche. Pensavate che le banche avessero ancora capienza fiscale e facendo l'F24 l'avreste data vinta alle banche. Questo è ciò che avete fatto. Per questo motivo la misura non è stata varata. In secondo luogo, come dicevamo anche ieri in quest'Aula, io non so se sia chiaro cosa vuol dire la modifica di ieri con i BTP. Tu stai dicendo: se nel 2022 ti avanza un pezzo che non sei riuscito a scaricare, fra 6 anni ti do un titolo di Stato, e come coprire e come emettere questo titolo di Stato saranno cavoli del Governo del 2028. Noi viviamo in un Paese che ha fatto dello scaricabarile intergenerazionale un pezzo della Costituzione materiale. Abbiamo vissuto per decenni in questo modo. Sembrava che qualcosa fosse cambiato nel sentire collettivo su questa piccola vicenda, perché probabilmente è piccola. Invece, avete resuscitato un classico della Prima Repubblica italiana: vai al ristorante e lasci il conto da pagare a qualcun altro! È questa la cosa più brutta che ci impedirà di votare a favore. Anzi, noi voteremo contro il provvedimento e voteremo contro sulla richiesta di fiducia, perché si è persa l'occasione di fare una cosa giusta e, al contempo, non lasciare sole le imprese che hanno tanti crediti incagliati (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Palma. Ne ha facoltà.

VITO DE PALMA (FI-PPE). Grazie. Signor Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, il decreto che stiamo per approvare, rispetto al quale Forza Italia oggi voterà convintamente la fiducia, fissa precisi paletti per riaprire il mercato delle cessioni bloccato e apre importanti spazi di deroga per talune attività che, a fronte del blocco, si sarebbero trovate in ritardo con i lavori o con gli adempimenti. È stato raggiunto un compromesso onorevole e prova ne è il concorso delle opposizioni alla stesura delle modifiche al decreto e la disponibilità del Governo ad accogliere le istanze delle imprese e dei cittadini. Dunque, sono diversi gli aspetti su cui siamo ampiamente soddisfatti: la proroga al 30 settembre 2023 del termine per avvalersi della detrazione al 110 per cento per gli interventi realizzati sugli edifici unifamiliari che avevano completato al 30 settembre 2022 almeno il 30 per cento dei lavori; la circoscrizione del perimetro della responsabilità solidale qualora siano presentati i documenti comprovanti l'effettività e la correttezza dei lavori. È una previsione che si aggiunge a quelle approvate nei precedenti decreti che limitano tale responsabilità solo alle ipotesi di dolo e colpa grave e prevedono che in ogni caso l'onere della prova della responsabilità del cessionario gravi sull'ente impositore. In Commissione finanze è stata aggiunta una disposizione che esclude la responsabilità solidale dei cessionari che acquistano i crediti d'imposta da una banca o da un intermediario finanziario; si tratta di una proposta portata avanti da Forza Italia sin dall'estate scorsa. Poi, c'è la previsione che consente alle banche e agli intermediari finanziari di utilizzare detti crediti, in tutto o in parte, per sottoscrivere emissioni di buoni del Tesoro poliennali nei casi in cui abbiano esaurito la propria capienza fiscale nello stesso anno e nel limite del 10 per cento della quota annuale che eccede i crediti di imposta, riaprendo ampi spazi di manovra valutabili fra i 5 e i 7 miliardi; la previsione che, per le spese sostenute nel 2022 relative agli interventi agevolati con la maxi-detrazione, lo sconto fiscale potrà essere ripartito, su opzione del contribuente, in 10 rate annuali di pari importo, anziché nelle ordinarie quattro; l'esclusione dal divieto di optare per lo sconto in fattura o per la cessione del credito in relazione a tutta una serie di interventi, quali quelli realizzati dagli IACP o dalle cooperative edilizie o dalle ONLUS, nonché per gli interventi relativi al superamento delle barriere architettoniche o a quelli realizzati nei territori colpiti dagli eventi sismici del 1° aprile 2009 e in quelli danneggiati dagli eventi meteorologici verificatisi a partire dal 15 settembre 2022 nei territori della regione Marche.

C'è, poi, la norma sulla remissione in bonis, destinata ai contribuenti che non potranno rispettare il termine, attualmente fissato al 31 marzo 2023, per l'invio della comunicazione all'Agenzia delle entrate per l'esercizio delle opzioni alternative alla detrazione fiscale relativamente alle spese sostenute nel 2022. E ancora, le disposizioni che escludono il blocco della cessione dei crediti o dello sconto in fattura per gli interventi di edilizia libera per i quali sia stato già stipulato un accordo vincolante tra le parti per la fornitura dei beni e dei servizi oggetto dei lavori, da dimostrare anche tramite la presentazione di una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà sottoscritta dalle parti.

Gli effetti benefici, cari colleghi, del presente decreto si sono fatti rapidamente sentire. La moral suasion avviata dal MEF in queste ultime settimane nei confronti delle banche sta consentendo la riapertura delle acquisizioni. Come Forza Italia, abbiamo proposto emendamenti volti ad uniformare ulteriormente il quadro delle acquisizioni bancarie e delle successive cessioni, prevedendo tempi certi per le istruttorie bancarie e introducendo la previsione di stabilire un tasso limite di sconto nella cessione.

Avevamo, inoltre, chiesto che le banche potessero avere la possibilità di cessione, anche parziale, dei crediti di imposta ai propri correntisti qualificati o di consentire la cessione tra componenti di una stessa famiglia, cioè tra genitori e figli o tra nonni e nipoti. Non è stato possibile raggiungere questi obiettivi.

Siamo comunque soddisfatti della disponibilità manifestata dal Governo al dialogo, e in particolar modo, per quest'ultimo punto, a valutare favorevolmente un ordine del giorno.

Ora, però, cari colleghi, bisogna guardare al futuro. Non a caso anche quest'anno le previsioni del PIL risultano sottostimate. Ciò è dovuto ancora all'effetto trainante del settore edilizio per i lavori connessi ai bonus, che continuerà per tutto il 2023. Nonostante il sostanziale fermo delle cessioni, i dati che ci arrivano da Enea confermano un trend di 3 miliardi al mese di iscrizioni nella piattaforma dei bonus edilizi, il che porterà ad una spesa nel 2023 presumibilmente superiore ai 30 miliardi di euro.

Forza Italia ha ben presente il tema dell'efficientamento energetico degli edifici, che costituisce anche l'obiettivo del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, approvato nel dicembre 2019 e che si trova in corso di revisione presso il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Il ricorso al superbonus, dal 2020 a dicembre 2022, ha coinvolto 360.000 edifici, il 2,82 per cento dei fabbricati esistenti. Si può ragionevolmente presumere che quest'anno verranno efficientati altri 300.000 edifici, cioè circa un altro 2 per cento degli edifici residenziali.

Quanto realizzato, quindi, ha superato gli obiettivi del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima relativi al settore residenziale per il periodo 2020-2030, che prevedevano la necessità di intervenire ogni anno sullo 0,7 per cento del patrimonio abitativo.

Il centrodestra ha votato contro la direttiva Case green non perché non credesse nella necessità di efficientare gli edifici, ma per una questione di tempi e di applicazione, di eccesso di regolazione; e, soprattutto, come ha sempre sostenuto il nostro Presidente Berlusconi, servono incentivi, non imposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Per sostenere le ristrutturazioni di milioni di edifici in tutta Europa bisogna prevedere una serie di meccanismi di incentivazione, utilizzando le risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo di coesione, il Fondo per la ripresa e la resilienza. A questi si aggiunge il nuovo Fondo sociale per il clima, che mobiliterà 72 miliardi di euro dal bilancio dell'Unione europea per il periodo 2025-2032.

Abbiamo, quindi, bisogno di individuare soluzioni strutturali, destinate sia a raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica degli edifici sia a sostenere un comparto, quello edilizio, che da solo rappresenta in Italia oltre il 6 per cento dell'occupazione e il 5 per cento del PIL.

Le proposte che Forza Italia sta elaborando prevedono un complessivo riordino del sistema di incentivazione per la ristrutturazione edilizia in termini di razionalizzazione e semplificazione, anche tenendo conto delle esperienze maturate in altri Paesi dell'Unione europea.

In tale quadro ci si dovrà muovere secondo un modello nel quale l'incentivo sia direttamente proporzionale ai livelli di efficientamento, sia sismico che energetico, raggiunti dagli immobili rispetto a quelli di partenza, ante-intervento, con particolare attenzione alle fasce deboli e alle prime abitazioni, ma sarà anche necessario intervenire in sede di Unione europea affinché le risorse oggi disponibili siano incrementate.

Con questo decreto, dunque, noi chiudiamo una stagione mettendo in sicurezza i cittadini e le imprese, ma contestualmente ne apriamo un'altra, che, se ben condotta, può portare grandi benefici per i cittadini, per le imprese e per i conti pubblici.

È una sfida che il centrodestra non mancherà di cogliere. Forza Italia non farà mancare il proprio contributo di idee e proposte, come sempre. Forza Italia oggi voterà convintamente la fiducia su questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Tagli alla sanità, tagli alla scuola, riduzione delle misure a sostegno della casa e degli affitti, definanziamento delle misure per gli investimenti Transizione 4.0. Questa è solo una parte dei tagli a cui abbiamo assistito nell'ultima legge di bilancio, e oggi è la volta del superbonus, a cui questo Governo sta assestando il colpo finale e mortale. Quindi, la visione economica dal Governo è molto chiara e si riassume in un numero, in una percentuale: lo 0,6 per cento, che è la previsione di crescita di quest'anno. La domanda che mi sorge spontanea, Presidente, è: l'obiettivo di questo Governo qual è? Riportarci ad una crescita pari a zero oppure ricacciarci addirittura nella recessione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

E tutto questo dopo due anni di crescita economica. Abbiamo avuto, in due anni, il 10,7 per cento in più del PIL. Invece qua è come se questo Governo appena insediato avesse avuto fretta di raffreddare subito la crescita economica, e, a dire la verità, ci sta anche riuscendo. I cittadini se ne stanno accorgendo perché stanno vivendo sulla propria pelle gli effetti di queste politiche economiche scellerate.

Quindi, la domanda è sempre la stessa: per curiosità, voi su cosa eravate pronti? Forse eravate pronti, nella scorsa legislatura, a fare una certa opposizione, anche becera da un certo punto di vista, e purtroppo questo atteggiamento si percepisce ancora adesso negli interventi della Presidente del Consiglio Meloni, quando viene a riferire in Aula oppure a rispondere alle richieste dei parlamentari.

Eravate pronti a fare opposizione, ma non avevate e non avete nessuna idea di futuro del Paese. E ora che siete al Governo vi vedete costretti ad andare avanti con il pilota automatico, assecondando i desiderata di qualche falco dell'austerity dell'Unione europea oppure di qualche funzionario di qualche Ministero che ha, evidentemente, in odio i cittadini e la crescita economica e sociale del Paese.

Il decreto Crediti di cui stiamo discutendo oggi è solo l'ultimo di una serie di atti. Con questo decreto avete fermato il meccanismo della cessione dei crediti e dello sconto in fattura, che ha determinato il successo del superbonus più della sua percentuale alta, il 110 per cento.

Una percentuale che avevamo previsto durante la pandemia, quando serviva evitare forse la più grave crisi economica; e ci siamo anche riusciti, perché siamo usciti dalla crisi economica con un più 10 per cento di PIL in due anni.

Allo stesso tempo, avevamo previsto una riduzione della percentuale fino al 65 per cento, consapevoli che una percentuale così alta poteva essere solo temporanea. Con questo decreto avete portato a termine il lavoro iniziato dal Presidente del Consiglio Draghi, che consisteva nel generare incertezza nelle regole al fine di inceppare il meccanismo e dissuadere dall'acquisto dei crediti. E lo avete fatto parlando di buco di bilancio; il Ministro dell'Economia ha parlato di “bubbone”.

Da tempo, chiediamo al Ministro dell'Economia di farci vedere, finalmente, se c'è, questo buco, questo “bubbone”, perché, nei documenti ufficiali, non l'ho visto. Abbiamo visto una crescita delle entrate del 10 per cento e una discesa repentina del rapporto debito-PIL dal 149 per cento al 144 per cento in un anno e dal 155 per cento al 144 per cento in 3 anni.

Da settimane, chiediamo al Ministro di venire a riferire in Parlamento su questo, ma il Ministro non si fa vedere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Oggi, ci dite che, forse, le banche inizieranno ad acquistare, ma perché ora? Perché non prima, visto che nessuna norma che riguarda lo sblocco dei crediti è stata inserita in questo provvedimento? Il collega che è intervenuto prima di me ha parlato di moral suasion: ma perché proprio adesso questa moral suasion? Perché non è stata fatta prima del decreto? Forse, c'era un interesse a dissuadere - quindi, a fare una moral suasion al contrario - dall'acquisto dei crediti?

In Commissione, Presidente, è stato accolto qualche emendamento che riapre la possibilità di operare lo sconto in fattura e la cessione dei crediti per gli IACP (anche in questo caso, conservando il paletto del 60 per cento dei lavori effettuati entro giugno, quindi solo tra 2 mesi); c'è stata una riapertura su Terzo settore, sisma e barriere architettoniche ed è stata accolta qualche proroga sul termine dei lavori per le case singole e sulla comunicazione della cessione dei crediti 2022. Ma, nelle intenzioni sbandierate dal Governo, questo decreto avrebbe dovuto sbloccare i crediti incagliati, ma nel decreto-legge e negli emendamenti approvati dal Governo, non c'è niente. Tutti i gruppi parlamentari hanno presentato lo stesso emendamento, che consentiva alle banche di smaltire i crediti attraverso gli F24. Sull'emendamento, è stato dato parere contrario sulla base di presunti, inspiegati ed inspiegabili problemi di cassa, che si spiegano soltanto nella volontà, sottaciuta da parte del Governo, di non sbloccare tutti i crediti, quindi, in quel caso, evidentemente, c'è una differenza di cassa.

Presidente, tanti dei colleghi che, adesso, siedono in quest'Aula, anche di Fratelli d'Italia e che, nella scorsa legislatura, erano all'opposizione, sul superbonus hanno fatto la campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), sostenendo che era una misura da mandare avanti e che quello della cedibilità dei crediti era uno strumento che funzionava. E avevano ragione: è uno strumento che ha dimostrato di funzionare. Ma, all'indomani delle elezioni regionali, con una tempistica degna del più disgustoso cinismo, avete fermato tutto e avete tradito, anche in questo caso, i vostri elettori, esattamente come li avete traditi sul taglio delle accise, sulla pacchia finita per l'Europa, sull'abolizione dell'immigrazione, sugli scostamenti di bilancio di Salvini da 50 miliardi, sulla crescita economica, e così via. Avete raccontato una quantità impressionante di menzogne.

Noi, Presidente, voteremo “no” a questa fiducia, ma voteremo anche contro tutti i provvedimenti di questo Governo, che hanno il solo effetto di deprimere la nostra economia e di scardinare misure in grado di generare crescita economica e sociale del Paese. Dicevate di essere pronti, però avete dimostrato di essere pronti a tutto, a tutto il peggio possibile, pur di vivacchiare, prendendo in giro gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, anzitutto, desidero manifestare un po' di soddisfazione per questo dibattito, che segue le tante ed approfondite riflessioni che ci sono state a margine della sede referente in Commissione finanze, nonché le proficue e continue interlocuzioni con il Governo nelle ultime settimane. Però, prima di interrogarsi sugli effetti di un istituto che, diciamoci la verità, è stato normato in modo disordinato e senza alcuna organicità, vorrei fare alcune considerazioni sul contesto emergenziale derivante dall'applicazione di questo istituto che il Governo si è trovato ad affrontare.

Nessuno di noi ha mai messo in dubbio che le agevolazioni edilizie abbiano rappresentato una spinta per l'economia del Paese, soprattutto, dopo la grave crisi economica derivata dalla pandemia, però concorderete che l'impianto normativo del superbonus ha espletato i suoi effetti positivi solo nel breve, brevissimo periodo, in termini sia di crescita economica, sia, soprattutto, di sostenibilità.

Questa agevolazione è risultata socialmente iniqua su alcuni punti e, di fatto, aveva copertura di bilancio insufficienti e, ahimè, molto gravose. L'Ufficio parlamentare di bilancio, lo scorso 2 marzo, in un'audizione al Senato, ha confermato che la misura del superbonus è stata molto generosa, ma ha fatto perdere la selettività. Nel biennio - ha aggiunto - 2021-2022, i diversi bonus nel settore dell'edilizia, quindi, compreso il superbonus, hanno portato ad un aumento del PIL di 1 solo punto percentuale, a fronte di 120 miliardi di risorse investite.

Per non parlare delle frodi. L'Agenzia delle entrate ci ha aggiornato che, su un totale di 111 miliardi, i crediti di imposta irregolari sono circa il 10 per cento, di cui quasi 4 miliardi sequestrati dalla magistratura. Ecco perché è nostra responsabilità non solo intervenire dal punto di vista normativo, ma anche interrogarci sul futuro di queste misure.

Le polemiche, a volte strumentali e fuorvianti, che abbiamo ascoltato nelle ultime settimane, ma anche in alcune delle precedenti dichiarazioni di voto, nascono da un malizioso messaggio veicolato dalle attuali opposizioni, che, però, nel 2020, erano la maggioranza di Governo, ovvero che la misura poteva essere a costo zero, gratis si urlava, si proclamava. E così sono state illuse migliaia di famiglie con il miraggio della gratuità, creando gravi distorsioni del mercato, oltre che ingiustificati aumenti del costo dei materiali.

Dati alla mano, la gestione dei bonus edilizi è arrivata a un ammontare di oltre 100 miliardi di euro. Capite bene perché un Governo responsabile doveva intervenire, non solo per tutelare i cittadini che si sono affidati a una legge dello Stato, ma, soprattutto, per mettere in sicurezza i conti pubblici. Per alcuni non è facile da capire, ma fidatevi che è così: non è gratis ciò che aumenta il debito pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) ed è quanto ha affermato Eurostat, specificando anche che la circolazione trasforma, de facto, i crediti fiscali in moneta e che, quindi, è una passività per lo Stato. Questo, ahinoi, costituisce un nuovo fatto di natura contabile, che ha determinato la necessità di questo urgente intervento da parte dell'Esecutivo, che doveva tutelare i conti dello Stato.

Noi della Lega lo possiamo dire, in modo coerente, abbiamo sempre prestato grande attenzione agli istituti della cessione del credito, dello sconto in fattura e del superbonus, perché ci interessava scongiurare anche le distorsioni economiche e sociali che, effettivamente, potevano verificarsi, e abbiamo favorito il funzionamento di questi, ma doveva essere sempre sostenibile. Anche in questo momento, purtroppo, fermo restando il quadro che ha dato Eurostat nella pubblicazione dell'ultimo manuale sul debito pubblico, in Commissione abbiamo fatto tutto il possibile - e, forse, anche qualcosa di più - per aiutare le imprese e le famiglie in difficoltà. Del resto, colleghi, è giusto ricordare che questa misura, introdotta nel decreto Rilancio del 2020 dal Governo PD-Italia Viva-5 Stelle, ha, sì, prodotto un beneficio per alcuni cittadini, ma ha creato un debito per ogni italiano.

Occorreva mettere un freno al fenomeno della circolazione dei crediti e, quindi, purtroppo, anche cercare una soluzione per l'incaglio, perché i crediti non li abbiamo bloccati noi, erano già incagliati da un bel po' di tempo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Negli ultimi mesi, siamo intervenuti, dapprima, con il decreto Aiuti-quater e, poi, con la legge di bilancio, per arginare alcuni effetti distorsivi che si erano venuti a creare e che davano, purtroppo, grandi problematiche, avevano aperto un vulnus, che continuava ad aggravarsi. E non è bastato il nostro intervento. Ora, ciò che ci siamo prefissi è di evitare il fallimento delle imprese e la perdita dei posti di lavoro, ma, per affrontare il problema, bisognava tracciare una linea di demarcazione per le nuove cessioni del credito fiscale e sistemare il pregresso.

Sappiamo che i cassetti fiscali delle aziende sono pieni e bisognava trovare una via d'uscita. Ecco perché - continuiamo a dirlo - non dobbiamo lavorare per incentivi straordinari, ma dobbiamo passare a istituti strutturali. Lo faremo nell'imminente disegno di legge delega per la riforma fiscale, che ci ha inviato il Governo.

Ma veniamo nel merito. Ieri, il collega Gusmeroli ha richiamato i deputati a mantenere onestà intellettuale e su questo ha perfettamente ragione, però, abbiamo letto anche di chi si vantava di aver fatto passare emendamenti mirabolanti quando, invece, quasi tutti questi erano stati proposti o comunque sostenuti fortemente dal centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che, come sappiamo, nell'ambito del sostegno del Governo ha un po' più forza rispetto a chi sta all'opposizione. Questo lo dico non perché la Lega abbia bisogno di una bandierina, perché siamo noi ad esprimere il Ministro dell'Economia e delle finanze, ma perché venga detta la verità alle imprese coinvolte, ai contribuenti, ai professionisti e anche alle persone smarrite in questa giungla normativa. Qualsiasi misura incentivante, lo dobbiamo dire, ha bisogno di una valutazione e di una ponderazione degli effetti che da essa potranno derivare; ciò è stato fatto da questo Governo, ma non è stato fatto invece da chi governava nel 2020, perché altrimenti si sarebbe potuto prevedere un problema di liquidità e di incaglio dei crediti che si venivano formando.

Abbiamo prorogato dal 31 marzo al 30 settembre l'agevolazione per le unifamiliari, nonché la possibilità di cedere i crediti maturati nel 2022 fino al 30 novembre 2023, grazie alla remissione in bonis. Abbiamo confermato la deroga per gli edifici ricadenti nei comuni del terremoto, ampliandoli - facciamo riferimento ai sismi dal 2009 in poi -, nonché agli edifici dei comuni colpiti dall'alluvione nelle Marche dell'autunno scorso. L'intervento sismico è importante; qualche giorno fa, ce lo hanno ricordato i movimenti tellurici verificatisi nel Molise. L'Italia ha numerose zone sismiche dove va investito in efficientamento, perché lì sono avvenute numerose tragedie. Siamo, poi, intervenuti, escludendole dall'applicazione del blocco dello sconto in fattura e della cessione dei crediti, sulle realtà più sensibili, come le case popolari dello IACP, delle ONLUS, delle associazioni di volontariato e, anche, per gli interventi di superamento delle barriere architettoniche. Abbiamo, poi, fatto fronte al problema degli interventi su caldaie, infissi e fotovoltaico, quelli cosiddetti di edilizia libera, che non richiedono alcun titolo abilitativo, rispetto ai quali abbiamo consentito di attestare la data di inizio dei lavori mediante il bonifico parlante o due autocertificazioni concordanti. Siamo, quindi, intervenuti sul tema delle varianti dei lavori in corso d'opera e abbiamo chiarito che la CILA di riferimento deve essere quella iniziale. Un'altra deroga arriva, poi, per le operazioni di riqualificazione e rigenerazione urbana che tutelerà i piani di recupero del patrimonio edilizio esistente. Abbiamo accolto alcuni suggerimenti interpretativi da parte dell'ordine dei commercialisti, non solo per permettere una più agevole interpretazione della normativa, ma, anche e soprattutto, per limitare e superare eventuali contenziosi. Poi, abbiamo inserito una norma interpretativa, su spinta della Lega, in materia di possibile compensazione dei crediti con i debiti contributivi assistenziali che, nelle scorse settimane, avevano creato non poche difficoltà. Ancora, per superare gli incagli e il blocco delle cessioni dei crediti è stata prevista l'opzione BTP per i crediti acquisiti dalle banche e da operatori qualificati. Quindi, le banche e gli intermediari che hanno acquisito i crediti e non hanno esaurito la propria capienza fiscale avranno la possibilità di sottoscrivere BTP ordinari da smaltire nei prossimi dieci anni. Ma perché a partire dal 2028? È chiaro che nel frattempo potranno scontare i crediti che avevano acquistato; non possiamo farglieli acquistare da domani, questi BTP, proprio perché l'incentivo è a utilizzare i crediti edilizi. Da ultimo, grazie all'emendamento che allunga da 4 a 10 anni la rateizzazione dello sconto fiscale, è stato consistentemente ampliato il numero dei contribuenti che possono abbattere la loro imposta lorda utilizzando i crediti fiscali. Ci tengo a ringraziare il Ministro Giorgetti e gli uffici ministeriali anche per questa norma, da noi fortemente voluta e che la stampa di sinistra, ma anche alcuni colleghi di quell'area politica, davano per spacciata. È stata l'ultima riformulazione arrivata. Questo decreto, pertanto, è molto importante quanto necessario. La nostra responsabilità è nell'aiutare il mondo imprenditoriale, ma anche nel non voler distruggere i conti pubblici. Non siamo più nel tempo della pandemia, quello in cui si stanziavano milioni di euro per i banchi a rotelle, i monopattini e i bonus a pioggia, noi vogliamo far partire la nostra economia. Bisogna governare il Paese più bello del mondo in modo consapevole e con una visione di lungo periodo. Per questi motivi, annuncio il voto favorevole della Lega (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, siamo di nuovo al ricorso alla fiducia per imporre, a colpi di maggioranza, i propri provvedimenti da parte del Governo. È un ricorso abbastanza assiduo, sicuramente si è fatto anche in altri Governi, ma qui siamo a un'escalation che travalica, permettetemi di dirlo, ogni confine di rispetto istituzionale. E siamo a questa situazione perché il Governo di destra, pur avendo una solida maggioranza numerica, in realtà, non ha una direzione univoca, condivisa, preparata ed efficiente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Il Governo Meloni, in realtà, è un Governo incagliato, incagliato nelle proprie contraddizioni. Ha sostenuto, dall'opposizione, una posizione di nazionalismo sovranista, ma al Governo deve fare i conti con la necessità sempre più evidente di condividere la sovranità con l'Europa, per dare risposte al problema del debito pubblico, per la revisione del Patto di stabilità e per attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ha sostenuto la chiusura delle frontiere e dei porti sul tema dell'immigrazione, ma deve prendere atto della necessità di condividere politiche di accoglienza con tutti i 27 Paesi europei, compresi l'Ungheria e la Polonia, loro alleati di destra, che respingono, guarda caso, proprio la ridistribuzione delle quote dei migranti.

È un Governo incagliato sulle prospettive di fondo, su dove, cioè, portare il nostro Paese, un Governo nato come chiusura e difesa costretto a fare politiche di bilancio nel solco tracciato dal Governo precedente per non isolarsi dal resto d'Europa. Un Governo che cincischia sull'approvazione del MES, perché sa di doversi rimangiare anche questa posizione. Un Governo incapace di dire sì alle gare per le concessioni balneari, anche se l'Europa e la magistratura italiana affermano che c'è l'obbligo di farlo. Un Governo con aspirazioni presidenzialiste, che propone insieme una controriforma chiamata autonomia regionale differenziata, che divide il Paese e affianca al centralismo statale un centralismo regionale, che negherebbe l'autonomia dei comuni e il sostegno al nostro Meridione. Un Governo, ancora una volta incagliato, che parla di delega fiscale, senza alcuna chiara proposta contro l'evasione fiscale, ma con la chiarezza di colpire la progressività e l'equità e di non prevedere nulla per ridurre il carico fiscale sul costo del lavoro e, quindi, aumentare salari e stipendi, vera emergenza e ingiustizia del nostro sistema fiscale e sociale. Un Governo, infine, per venire all'argomento, incagliato sui crediti incagliati, con un decreto inadeguato e ingiusto sul quale oggi chiede la fiducia. Se c'è un'urgenza a proposito del superbonus è quella di risolvere con certezza il tema dei crediti incagliati. Ebbene, il Governo Meloni, in dirittura d'arrivo per la conversione in legge del decreto, dopo giorni e giorni passati dal Ministro Giorgetti a dire che si stava lavorando alla soluzione, con dichiarazioni di esponenti della destra sulla soluzione attraverso gli F24, dopo tante rassicurazioni, il decreto non contiene nulla sui crediti incagliati. Si affida il tema a una soluzione extraparlamentare, non normata dal decreto. Le proposte nostre e delle altre opposizioni su questo sono state tutte respinte. Quindi, questo Governo ha creato aspettative e ha infranto la fiducia dei cittadini che si erano fidati di una legge vigente, l'ha bloccata senza risolvere l'urgenza dell'urgenza, ma rinviandola a una cosiddetta soluzione privatistica che non richiederebbe un intervento legislativo. Una - lo dico tra virgolette - “specie di piattaforma”, come l'ha definita il Ministro Giorgetti, per la quale ci vorranno comunque molti mesi perché sia operativa.

Noi avvisiamo qui con chiarezza, oggi, che non accetteremo la pratica dei debiti fuori bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Noi non siamo per una specie di Governo, siamo per Governi che gestiscano la cosa pubblica con correttezza e trasparenza e che si facciano carico, con trasparenza, delle loro scelte. Il Governo no, e lo dimostra oltretutto con una norma, che è stata presentata in fretta e corretta in fretta, sulla possibilità di utilizzare i titoli di Stato per le detrazioni ma a partire dal 2028, quando non ci sarà più questo Governo. Non siete stati nemmeno in grado di quantificare la consistenza di questo debito, che sarà scaricato su chi verrà dopo, e rifiutate di prendere in considerazione il fatto di prevederlo negli anni del vostro mandato.

Anche in questa vicenda, io credo, il Partito Democratico non ha rinunciato, pur dall'opposizione, a un atteggiamento responsabile nell'interesse generale del nostro Paese. È certo che il superbonus ha dato un forte impulso alla ripresa economica, in piena pandemia, attraverso la spesa in edilizia. È stato varato dal Conte 2, è stato prorogato dal Governo Draghi e riproposto, se pur modificato, dal Governo Meloni. Non è credibile, quindi, almeno questa volta, il gioco tra chi c'era prima e chi c'è adesso, così caro finora a questo Governo. Tutte le forze politiche hanno sostenuto il provvedimento e, se lo hanno criticato, è stato per attuarlo, non per fermarlo. In verità, il decreto non nasce per la paura di un buco di bilancio, che non c'è e che non è dimostrabile, ma per la necessità del Governo di avere margini nel 2023 per le proprie politiche. Cosa legittima, ma andrebbe dichiarata. Le norme Eurostat richiedono di contabilizzare le spese su quest'anno, non di spalmarle sugli anni successivi. L'urgenza del blocco sancita dal decreto non è, dunque, la salvaguardia dei conti pubblici ma l'esigenza del Governo di raffreddare gli effetti del provvedimento, al fine di usare diversamente le risorse per le proprie scelte di bilancio. Altrimenti, si sarebbe potuta condividere con noi una gradualità nella riforma del sistema degli incentivi. Del resto, se non fosse così, come sarebbe credibile che un Governo, che a fine dicembre approva una legge di bilancio, a febbraio scopra un'emergenza e scopra questa emergenza pochi giorni dopo le elezioni regionali? Le urgenze non possono essere a tempo o dettate da interessi di parte.

Noi abbiamo detto e ribadiamo che, anche nella prospettiva di attuare la direttiva europea sulle case green, va riorganizzato, riformato e razionalizzato il sistema degli incentivi in edilizia, per renderlo sostenibile dal punto di vista economico. Non bastano, cioè, gli incentivi per le detrazioni ma occorrono un piano nazionale e un fondo nazionale ed europeo. Deve essere inoltre reso sostenibile perché mirato all'efficientamento energetico e antisismico e perché giusto, cioè capace di sostenere i redditi più bassi e l'edilizia pubblica e popolare pur uniformando e abbassando i tetti delle detrazioni.

Abbiamo lavorato in Commissione per questi obiettivi: per permettere che gli ex IACP potessero continuare a usufruire della cessione del credito insieme al terzo settore; per permettere ai redditi fino a 40.000 euro e agli incapienti di partecipare; per salvare la cessione del credito per il superamento delle barriere architettoniche; per risolvere il tema dei piccoli interventi - caldaie e infissi - nell'edilizia libera; per allungare gli anni di detrazione fino a 10 anni; per salvaguardare le zone terremotate; per permettere agli italiani residenti all'estero di partecipare, con le loro abitazioni in Italia, a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Certo, abbiamo ottenuto modifiche, abbiamo migliorato parte del decreto. È vero, c'è stata disponibilità e convergenza in Commissione e per questo voglio ringraziare il relatore e il presidente Osnato. Ma è stato, infine, spazzato via questo lavoro, che poteva ancora avere delle modifiche, dalla fiducia che non ci permetterà di conquistare ulteriori modifiche.

Si poteva fare diversamente? Certo. Si poteva migliorare ancora il provvedimento, nel senso di anticipare la direttiva europea sulle case green e di graduarne l'applicazione, senza imporre un blocco ingiusto. Ma non si è voluto fare, perché in fondo siamo sempre al punto di partenza che ho sottolineato. Bisogna avere fiducia nell'Europa per risolvere i nostri problemi nazionali, anche sul tema della casa e dell'efficientamento energetico. Dunque, per questi motivi, diremo “no” alla fiducia, a un Governo incagliato in una direzione contraria all'Europa e, perciò, al nostro autentico interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore Marconi-Mangano di Catania e del liceo scientifico Filolao di Crotone, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Filini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FILINI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, iniziamo l'iter conclusivo che porterà alla conversione in legge di un decreto molto importante che, anche grazie al lavoro svolto dalla Commissione finanze, permetterà di definire meglio il perimetro di intervento di una norma che, in questi anni, ha fatto molto discutere. È doveroso da parte nostra ringraziare il presidente della Commissione finanze, l'onorevole Marco Osnato, il relatore, onorevole Andrea De Bertoldi, il Sottosegretario Freni e tutte quelle persone che hanno dato il proprio contributo durante le numerose audizioni in Commissione e, infine, tutti i commissari che hanno partecipato ai lavori.

Le sedute di Commissione sono state molto proficue, anche grazie allo spirito di collaborazione da parte di tutti, più o meno, perché c'è stata una sostanziale unanimità, nella consapevolezza che la gestione degli incentivi edilizi degli ultimi anni ha provocato una serie di criticità molto importanti. Efficientare, ristrutturare e mettere in sicurezza il nostro patrimonio edilizio è senza dubbio un obiettivo da perseguire. In Italia insistono circa 12 milioni di immobili, la maggior parte dei quali è stata realizzata prima degli anni Ottanta. Il lavoro da fare è tanto, tantissimo, ma dobbiamo prendere consapevolezza che per centrare l'obiettivo occorrono politiche e misure serie, che diano certezza agli operatori e alle famiglie, senza esporli a rischi generati da una propaganda politica che spesso è stata a dir poco incontinente. Infatti, quando si va nelle piazze a raccontare alle persone che possono ristrutturare casa gratuitamente, è evidente che, più che perseguire l'obiettivo, si è cercato il facile consenso, illudendo le persone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È questo il peccato originale per cui oggi ci troviamo con la cifra monstre di 19 miliardi di crediti incagliati, che pesano come un macigno sulle imprese e sui conti pubblici. Dopo due anni di politica dei bonus, con il meccanismo della cessione del credito, è doveroso quindi tirare le somme. Le audizioni in Commissione finanze e in Commissione bilancio sono state fondamentali per ricostruire la situazione. La fotografia fatta da istituti indipendenti, come l'Ufficio parlamentare di bilancio, l'Agenzia delle entrate e la Banca d'Italia, è impietosa: 110 miliardi di crediti edilizi generati in appena 2 anni, 9 miliardi di truffe accertate. Solo la scorsa settimana la Guardia di finanza ha effettuato un sequestro record per altri 3 miliardi di crediti generati fittiziamente. Un mancato gettito per le casse dello Stato per i prossimi anni, stimato in 8-10 miliardi in meno per ogni annualità. Guardate che sono tanti soldi. I bilanci dei prossimi anni, fino almeno al 2026, dovranno tener conto di questi ammanchi di gettito. Quando poi raccontate che grazie al superbonus è cresciuto il PIL e si è generata economia, non state dicendo nulla di rivoluzionario.

Quando si fanno investimenti, quando si mettono in circolazione soldi, l'effetto sugli indicatori economici è scontato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il concetto di moltiplicatore keynesiano non l'avete inventato voi, ha una cosa come quasi 100 anni ed è noto a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma qui il punto è un altro: oggi dobbiamo fare i conti con la sostenibilità del provvedimento, se ha mantenuto fede al principio di equità sociale e se l'investimento è stato realmente produttivo.

Sul principio di equità sociale, dobbiamo riscontrare che, a beneficiare di più di questi soldi pubblici, sono stati quelli che forse non ne avevano proprio bisogno. L'Ufficio parlamentare di bilancio ci dice che il 10 per cento dei contribuenti più ricchi ha potuto fruire della metà dei crediti che sono stati generati, il che significa che, a beneficiare direttamente di circa il 50 per cento degli investimenti, sono stati i più benestanti d'Italia.

Così, grazie alla politica del “gratuitamente”, i ricchi hanno potuto ristrutturarsi le seconde, le terze, le quarte e le quinte case (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), al mare e in montagna, con i soldi di tutti i cittadini italiani, anche di quelli che non sono proprietari di casa. Un intervento così iniquo a favore dei ceti più agiati non si era mai visto prima. Faccio davvero difficoltà a coniugare la retorica che spesso agitate sui poveri, quando alla prova dei fatti avete sostanzialmente fatto un enorme regalo ai più ricchi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Gli interventi a favore dell'edilizia residenziale pubblica, invece, sono stati marginali, quando forse, magari, era il caso di partire da lì. Sulla produttività dell'investimento, ovvero sui vantaggi che questo tipo di intervento si era proposto di generare, dobbiamo dirci le cose come stanno: se l'obiettivo era quello di abbattere il consumo energetico, i risultati sono stati davvero miseri. Come ha certificato la CGIA Mestre, per quanto riguarda il solo superbonus, a fronte di una spesa di 72 miliardi di euro, è stato riqualificato appena il 3 per cento del patrimonio immobiliare italiano. Qual è il beneficio reale di risparmio energetico che avremo sul sistema? Praticamente nullo: tanta spesa, nessuna resa.

Sulla sostenibilità dell'intervento credo che siano sufficienti le considerazioni fatte dall'Ufficio parlamentare di bilancio, dall'Agenzia delle entrate, dall'Osservatorio sui conti pubblici e dalla Banca d'Italia, ma vorrei fare qui un'altra considerazione.

C'è stato chi probabilmente ha potuto beneficiare più di tutti del meccanismo della cessione del credito. La narrazione che viene fatta attorno a questo meccanismo è davvero interessante. Ho sentito dire, da autorevoli esponenti dell'opposizione, che con la cessione del credito è stata, di fatto, creata una moneta alternativa, una moneta di Stato che non necessitava di ricorrere all'indebitamento verso i mercati finanziari, per essere messa a terra e, magari, far girare l'economia. La realtà dei fatti, però, è un'altra. Sappiamo benissimo che le ditte che hanno preso i crediti ceduti dal committente andavano subito in banca a trasformare il credito fiscale in moneta sonante, a dei tassi che sono arrivati anche al 30 per cento. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: lo Stato ha generato deficit per i prossimi anni a tassi esorbitanti. Se nel 2021 gli stessi soldi fossero stati reperiti sul mercato, avremmo pagato almeno dieci volte di meno gli interessi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Davvero non ci vuole un premio Nobel all'economia per capire che questa manovra è stata una follia; non ci vuole uno scienziato del CERN di Ginevra per capire che, con il meccanismo della cessione del credito, avete fatto un enorme regalo alle banche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Da qualsiasi lato la si guarda, questa misura assume le sembianze di un macroscopico fallimento, un disastro generato dal Governo giallo-rosso, che ha subito poi infiniti interventi di modifica con il Governo successivo, dove, comunque, il MoVimento 5 Stelle era partito di maggioranza relativa, che ha votato tutti i provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Oggi poniamo un primo punto per mettere ordine al sistema degli incentivi edilizi, che possono e devono continuare ad essere uno strumento di investimento. Sappiamo che la criticità più importante, quella dei 19 miliardi di crediti incagliati, deve essere ancora risolta, ma già le misure contenute nel decreto, che stiamo per licenziare, costituiscono un passo in avanti. Gli interventi per gli IACP, per le zone colpite da sisma e alluvioni, le proroghe e tutte le altre norme introdotte contribuiscono ad alimentare quella fiducia che negli ultimi anni era stata ridotta ai minimi termini.

Il problema non è di facile soluzione, ma siamo convinti che questo Governo saprà dare presto risposta a tutte quelle famiglie e imprese che oggi scontano sulla propria pelle una politica dissennata, più adatta alle televendite che all'amministrazione saggia e responsabile dei denari dei contribuenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Infatti, il tratto distintivo di questo Esecutivo è proprio la grande accortezza nel gestire i fondi a disposizione. Non a caso, nei primi due mesi del 2023, grazie alle risorse stanziate dal Governo contro il caro energia, abbiamo registrato un più 100.000 posti di lavoro stabile e un crollo delle domande del sussidio di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

In conclusione, Presidente, è evidente che, nonostante il disastro che abbiamo ereditato, l'Italia si è rimessa in moto. Fatevene una ragione: questo Governo sta facendo quello che va fatto. Pertanto, caro Presidente, sosterremo convintamente la fiducia a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Visto che mancano tre minuti alle 18, se non ci sono obiezioni, inizierei con le procedure per avviare la chiama. Non ci sono obiezioni.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 889-A/R​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata già effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri.

La chiama avrà, quindi, inizio dal deputato Salvatore Caiata.

Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei membri del Governo già pervenute.

Per agevolare le operazioni di voto invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando, quindi, di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltose le operazioni di voto.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti: ………………… 310

Votanti: …………………. 306

Astenuti: …………………… 4

Maggioranza: …………... 154

Hanno risposto : ………. 185

Hanno risposto no: ……… 121

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Albano Lucia

Almici Cristina

Ambrosi Alessia

Amich Enzo

Amorese Alessandro

Andreuzza Giorgia

Antoniozzi Alfredo

Arruzzolo Giovanni

Bagnai Alberto

Bagnasco Roberto

Baldelli Antonio

Barelli Paolo

Battilocchio Alessandro

Battistoni Francesco

Bellomo Davide

Bellucci Maria Teresa

Benvenuti Gostoli Stefano Maria

Benvenuto Alessandro Manuel

Bergamini Davide

Bergamini Deborah

Bicchielli Pino

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Bisa Ingrid

Bof Gianangelo

Bruzzone Francesco

Buonguerrieri Alice

Caiata Salvatore

Calovini Giangiacomo

Candiani Stefano

Cangiano Gerolamo

Cappellacci Ugo

Caramanna Gianluca

Caretta Maria Cristina

Carloni Mirco

Caroppo Andrea

Carra' Anastasio

Casasco Maurizio

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cavo Ilaria

Cerreto Marco

Cesa Lorenzo

Chiesa Paola Maria

Ciaburro Monica

Ciancitto Francesco Maria Salvatore

Ciocchetti Luciano

Cirielli Edmondo

Colombo Beatriz

Colosimo Chiara

Comaroli Silvana Andreina

Comba Fabrizio

Congedo Saverio

Coppo Marcello

Crippa Andrea

Dalla Chiesa Rita

Dara Andrea

D'Attis Mauro

De Bertoldi Andrea

De Corato Riccardo

De Palma Vito

Deidda Salvatore

Di Giuseppe Andrea

Di Maggio Grazia

Di Mattina Salvatore Marcello

Dondi Daniela

Donzelli Giovanni

Ferrante Tullio

Filini Francesco

Formentini Paolo

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Freni Federico

Frijia Maria Grazia

Furgiuele Domenico

Gardini Elisabetta

Gatta Giandiego

Gemmato Marcello

Giaccone Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Antonio

Giorgianni Carmen Letizia

Giovine Silvio

Iaia Dario

Iezzi Igor

Kelany Sara

La Porta Chiara

La Salandra Giandonato

Lampis Gianni

Lancellotta Elisabetta Christiana

Latini Giorgia

Leo Maurizio

Loizzo Simona

Longi Eliana

Loperfido Emanuele

Lucaselli Ylenja

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Maccari Carlo

Maerna Novo Umberto

Malagola Lorenzo

Malaguti Mauro

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Marchetti Riccardo Augusto

Marchetto Aliprandi Marina

Marrocco Patrizia

Mascaretti Andrea

Maschio Ciro

Matera Mariangela

Matone Simonetta

Matteoni Nicole

Mattia Aldo

Maullu Stefano Giovanni

Mazzetti Erica

Messina Manlio

Michelotti Francesco

Miele Giovanna

Milani Massimo

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Montaruli Augusta

Montemagni Elisa

Morgante Maddalena

Morrone Jacopo

Mule' Giorgio

Mura Francesco

Nevi Raffaele

Nisini Tiziana

Osnato Marco

Ottaviani Nicola

Padovani Marco

Palombi Alessandro

Pellicini Andrea

Perissa Marco

Pierro Attilio

Pietrella Fabio

Pisano Calogero

Pittalis Pietro

Pozzolo Emanuele

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Pulciani Paolo

Raimondo Carmine Fabio

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Roccella Eugenia

Romano Francesco Saverio

Roscani Fabio

Rossi Angelo

Rossi Fabrizio

Rosso Matteo

Rotelli Mauro

Rotondi Gianfranco

Rubano Francesco Maria

Ruspandini Massimo

Russo Gaetana

Russo Paolo Emilio

Sala Fabrizio

Sasso Rossano

Sbardella Luca

Schiano Di Visconti Michele

Schifone Marta

Semenzato Martina

Siracusano Matilde

Sorte Alessandro

Squeri Luca

Sudano Valeria

Tassinari Rosaria

Tenerini Chiara

Testa Guerino

Tirelli Franco

Tosi Flavio

Trancassini Paolo

Tremaglia Andrea

Urzi' Alessandro

Varchi Maria Carolina

Vietri Imma

Vinci Gianluca

Volpi Andrea

Ziello Edoardo

Zinzi Gianpiero

Zoffili Eugenio

Zucconi Riccardo

Zurzolo Immacolata

Hanno risposto no:

Aiello Davide

Alifano Enrica

Amato Gaetano

Amendola Vincenzo

Appendino Chiara

Ascari Stefania

Auriemma Carmela

Bakkali Ouidad

Barbagallo Anthony Emanuele

Barzotti Valentina

Benzoni Fabrizio

Berruto Mauro

Boldrini Laura

Bonafe' Simona

Bonelli Angelo

Bonetti Elena

Bonifazi Francesco

Borrelli Francesco Emilio

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Bruno Raffaele

Cafiero De Raho Federico

Cantone Luciano

Cappelletti Enrico

Caramiello Alessandro

Care' Nicola

Carfagna Maria Rosaria

Carotenuto Dario

Caso Antonio

Castiglione Giuseppe

Casu Andrea

Cherchi Susanna

Colucci Alfonso

Conte Giuseppe

Costa Enrico

Cuperlo Gianni

D'Alessio Antonio

D'Alfonso Luciano

De Luca Piero

De Maria Andrea

Del Barba Mauro

Della Vedova Benedetto

Dell'Olio Gianmauro

Di Biase Michela

Donno Leonardo

Faraone Davide

Fenu Emiliano

Ferrari Sara

Fontana Ilaria

Forattini Antonella

Fornaro Federico

Fossi Emiliano

Fratoianni Nicola

Furfaro Marco

Ghio Valentina

Ghirra Francesca

Giachetti Roberto

Girelli Gian Antonio

Giuliano Carla

Gnassi Andrea

Graziano Stefano

Gribaudo Chiara

Grimaldi Marco

Grippo Valentina

Gruppioni Naike

Gubitosa Michele

Guerra Maria Cecilia

Iaria Antonino

Lacarra Marco

Lai Silvio

Laus Mauro Antonio Donato

Letta Enrico

Lomuti Arnaldo

Madia Maria Anna

Malavasi Ilenia

Manzi Irene

Marattin Luigi

Mari Francesco

Marino Maria Stefania

Mauri Matteo

Merola Virginio

Morassut Roberto

Morfino Daniela

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Orrico Anna Laura

Pagano Ubaldo

Pastorella Giulia

Pavanelli Emma

Pellegrini Marco

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Penza Pasqualino

Piccolotti Elisabetta

Porta Fabio

Quartini Andrea

Raffa Angela

Ricciardi Marianna

Ricciardi Riccardo

Ricciardi Toni

Roggiani Silvia

Rossi Andrea

Santillo Agostino

Sarracino Marco

Scarpa Rachele

Scerra Filippo

Scutella' Elisa

Silvestri Francesco

Simiani Marco

Sottanelli Giulio Cesare

Soumahoro Aboubakar

Speranza Roberto

Stefanazzi Claudio Michele

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Todde Alessandra

Torto Daniela

Tucci Riccardo

Vaccari Stefano

Zanella Luana

Zaratti Filiberto

Zingaretti Nicola

Si sono astenuti:

Gallo Francesco

Gebhard Renate

Schullian Manfred

Steger Dieter

Sono in missione:

Ascani Anna

Bitonci Massimo

Cecchetti Fabrizio

Colucci Alessandro

Costa Sergio

Delmastro Delle Vedove Andrea

Ferro Wanda

Fitto Raffaele

Gava Vannia

Giorgetti Giancarlo

Guerini Lorenzo

Gusmeroli Alberto Luigi

Lollobrigida Francesco

Magi Riccardo

Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo

Mazzi Gianmarco

Meloni Giorgia

Minardo Antonino

Molteni Nicola

Nordio Carlo

Pagano Nazario

Patriarca Annarita

Pichetto Fratin Gilberto

Richetti Matteo

Rixi Edoardo

Rizzetto Walter

Silvestri Rachele

Sportiello Gilda

Tajani Antonio

Traversi Roberto

Tremonti Giulio

PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, interrompiamo ora l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di lunedì 3 aprile, a partire dalle ore 11 sino alle ore 17,30, per le fasi dell'illustrazione degli ordini del giorno e dell'espressione del parere da parte del rappresentante del Governo.

A partire dalle ore 17,30 avrà luogo la votazione degli ordini del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 31 marzo 2023 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 19.