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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 68 di martedì 14 marzo 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNARITA PATRIARCA , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 10 marzo 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 71, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Chiarimenti e iniziative di competenza circa l'asserito conflitto di interessi in capo al Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, anche ai fini di una corretta vigilanza e gestione dei fondi del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro - n. 3-00202 e n. 3-00236)

PRESIDENTE. Passiamo alle prime interrogazioni all'ordine del giorno, Aiello n. 3-00202 e Grimaldi n. 3-00236 che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, gli interroganti chiedono notizie relative al Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e alla Fondazione studi, in particolare su un presunto conflitto di interessi in capo al Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, e sulla vigilanza e gestione dei relativi fondi. Le interrogazioni riprendono quasi per intero articoli comparsi su una testata giornalistica quotidiana.

Ricordo, in via preliminare, che il principio del nostro ordinamento è quello della separazione tra politica e gestione, cristallizzato, da ultimo, nel decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, quale esito coerente dei princìpi di imparzialità e di buon andamento, di cui all'articolo 97 della Costituzione. In base ad esso e alla costante giurisprudenza della Corte costituzionale, gli organi di Governo esercitano funzioni di indirizzo politico, mentre i dirigenti esercitano l'attività gestionale mediante l'adozione di atti e provvedimenti amministrativi, anche di natura finanziaria. Ciò impone una lettura aggiornata della legge n. 12 del 1979. Su questo punto, in particolare, ricordo ancora che, con il decreto ministeriale 21 novembre 2022, “Delega di attribuzioni al Sottosegretario di Stato senatore Claudio Durigon”, il Ministro del Lavoro ha attribuito a tale Sottosegretario l'esecuzione delle funzioni di indirizzo politico-amministrativo concernenti le competenze istituzionali della Direzione generale per i rapporti di lavoro e le relazioni industriali, di cui all'articolo 6 del DPR n. 57 del 2017.

Con riguardo alla gestione contabile dei fondi e all'organizzazione amministrativa del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti, quest'ultimo ha richiamato l'osservanza dei princìpi che presiedono la contabilità pubblica, come attestato dal collegio sindacale dell'ente, secondo cui ogni spesa è caratterizzata dall'inerenza all'attività dell'ente e, in particolare, ai servizi resi agli iscritti.

L'organizzazione amministrativa del Consiglio nazionale è caratterizzata dalla distinzione tra potere di gestione, attribuito al direttore generale unitamente al tesoriere, e potere politico di rappresentanza, attribuito al Consiglio - inteso come organo collegiale - e al suo presidente: a costui, tuttavia, non sono attribuiti autonomi poteri di spesa.

Ai sensi della normativa vigente, peraltro, a fianco del Consiglio nazionale vi è un collegio dei revisori dei conti, composto da 3 membri, eletti dai consigli provinciali fra i consulenti del lavoro che non siano consiglieri provinciali o nazionali. Il collegio dei revisori dei conti controlla la gestione dei fondi e accerta la regolarità del bilancio consuntivo, riferendone al Consiglio nazionale.

Relativamente al denunciato conflitto di interessi, il responsabile della prevenzione, della corruzione e della trasparenza del Consiglio nazionale ha attivato tutti i necessari approfondimenti per escludere la sussistenza di casi di inconferibilità, incompatibilità e conflitto di interessi - anche solo potenziale - in capo al presidente dell'ente, che viene eletto, a scrutinio segreto, dai componenti del Consiglio nazionale. In proposito, è stato comunicato che, ad oggi, tali approfondimenti hanno dato esito negativo.

Vorrei, però, segnalare come ancora più significativo il parere rilasciato da Anac, sulla compatibilità tra l'incarico di presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro e di presidente della Fondazione studi: l'Autorità anticorruzione ha concluso per l'insussistenza di profili di incompatibilità o di inconferibilità, di cui al decreto legislativo n. 39 del 2013. L'Autorità ha chiarito - leggo testualmente - che: “restano escluse ipotesi di inconferibilità/incompatibilità di cui al decreto legislativo n. 39/2013, non essendo vietato da parte di chi detiene un incarico presso un ente di diritto privato in controllo da parte dell'ente pubblico di rilievo nazionale (quale nel caso di specie il presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro) di assumere anche un incarico presso ente pubblico non economico (nel caso di specie il presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro)”.

E questo perché - scrive ancora Anac - “secondo l'interpretazione data dalla giurisprudenza amministrativa la situazione di conflitto di interessi si configura quando le decisioni che richiedono imparzialità di giudizio siano adottate da un soggetto che abbia, anche solo potenzialmente, interessi privati in contrasto con l'interesse pubblico alla cui cura è preposto.” Ma ciò Anac, nella specie, ha escluso. E il Governo non ritiene, francamente, di percorrere strade di rigore ulteriore rispetto a quelle, già note per serietà, dell'Autorità in questione.

Sia nel caso della Fondazione studi consulenti del lavoro - ente no profit - sia nel caso della Fondazione studi consulenti del lavoro Srl, l'organo di gestione è rappresentato dal consiglio d'amministrazione quale organo collegiale che decide con delibera consiliare e assume l'intera responsabilità della gestione ordinaria, mentre, come si è detto, al presidente non è attribuito alcun autonomo potere di gestione, né deleghe operative. Quanto ai rapporti di lavoro in essere con i due enti, il Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro ha comunicato che la Fondazione studi consulenti del lavoro Srl, costituita nel 2018, ha proceduto, nei suoi cinque anni di attività, a un solo licenziamento, peraltro non contestato. La Fondazione studi consulenti del lavoro, costituita nel 2001, in ventidue anni di attività, invece, ha proceduto a soli due licenziamenti, di cui uno definito con accordo conciliativo e uno impugnato in sede giurisdizionale e tuttora pendente. Tale contenzioso, avente ad oggetto - lo ribadisco - una singola posizione lavorativa, non può allo stato ritenersi sufficiente a ipotizzare qualsivoglia forma di elusione della normativa sui licenziamenti. Dunque, alla stregua di quanto scritto sul quotidiano che costituisce la fonte delle interrogazioni, non sussiste alcun conflitto di interessi in capo al Ministro del Lavoro e delle politiche sociali in carica.

PRESIDENTE. Il deputato Aiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Prendiamo atto della risposta del Governo e ringraziamo il Sottosegretario Mantovano per averci messo la faccia, al posto di chi, per motivi di evidente difficoltà, non riesce a venire in Aula a spiegare le ragioni di queste nomine. Mi riferisco ovviamente alla Ministra Calderone.

Sottosegretario Mantovano, siamo di fronte a un caso in cui è veramente impossibile garantire il buon andamento e l'imparzialità della pubblica amministrazione, quando la moglie - in questo caso la Ministra Calderone - deve garantire l'imparzialità e il buon andamento, nel rispetto dell'articolo 97 della Costituzione. Facendo cosa? Controllando l'operato del marito che si trova al vertice del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro. La Ministra Calderone controlla, appunto, l'attività del Consiglio nazionale dell'ordine secondo la legge. Lei conosce sicuramente bene le leggi e saprà che è in capo al Ministero del Lavoro il compito di vigilare sull'andamento e sul buon funzionamento del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro. In tutti i Paesi in cui è in vigore una legge sul conflitto di interessi degna di tale nome, tutto ciò non potrebbe succedere. In Italia, purtroppo, è da anni che manca una legislazione seria, di contrasto e di prevenzione del conflitto di interessi. Noi, come MoVimento 5 Stelle, lo diciamo da sempre e siamo l'unica forza politica che ritiene vi sia la massima urgenza di risolvere questi casi che fanno perdere credibilità alle istituzioni, fanno allontanare i cittadini dalla politica e ne impediscono la partecipazione, perché il cittadino si aspetta dallo Stato il buon esempio. Sottosegretario Mantovano, di questo abbiamo bisogno in Italia, di buoni esempi, e questo non è sicuramente un caso di buon esempio. Infatti, come si fa a garantire il buon andamento e l'imparzialità della pubblica amministrazione in un caso del genere? Lei ha richiamato il Sottosegretario Durigon, dicendo che queste deleghe spettano a lui. Ma cosa c'entra? Il potere di controllo e l'attività di controllo rimangono sempre in capo al Ministro del Lavoro! Quindi, non capiamo cosa significhi. Diciamocelo chiaramente, Sottosegretario: in Italia abbiamo veramente bisogno di risolvere questa emergenza del conflitto d'interessi. Voi non sapete ancora che pesci prendere, anche sotto questo profilo. Ma, al di là del vulnus legislativo, al di là di questa carenza legislativa da colmare, c'è sicuramente una questione morale, di opportunità e di valutazione politica. Come si può nominare al vertice del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro il marito della Ministra del Lavoro e delle politiche sociali? Ricordiamo anche che la stessa Ministra Calderone ricopriva questa carica prima di entrare nella compagine governativa. Poi c'è un altro caso: l'avvocato della Fondazione studi, che lavora per il marito della Calderone, è segretario della Ministra Calderone al Ministero di via Veneto, al Ministero del Lavoro. Siamo veramente di fronte ad un “Familygate” e voi continuate a metterci una pezza, ma la pezza è peggio del buco. Voi per questo sarete chiamati a rispondere di fronte ai cittadini, perché i cittadini sono stanchi di questo modo di fare, della politica del familiarismo e del clientelismo. Lei è venuto qui citando anche il parere dell'Anac, di cui ovviamente noi prendiamo atto, e il fatto che esistono collegi dei revisori, che hanno responsabilità sul controllo delle spese. Ma questo lo sappiamo, lo stabilisce la legge. C'è però una questione morale, una questione politica, sulla quale voi continuate a nascondervi e a non rispondere. I cittadini si aspettano risposte e noi ci aspettiamo risposte serie e concrete, nonché azioni concrete, perché si tratta di valutazioni inopportune. Torneremo sicuramente a chiedervi chiarimenti sul tema, torneremo a spiegare la questione e la sua gravità ai cittadini e inchioderemo il Governo alle proprie responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sottosegretario, c'è una seconda replica per lei. Il deputato Grimaldi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Prima di scappare, Sottosegretario, volevo dirle che non siamo soddisfatti. Non lo siamo perché siamo di fronte a un clamoroso caso di conflitto di interessi. D'altra parte, armi, spiagge, lavoro: non sarebbe il primo caso a coinvolgere questo Governo, a tratti balneare. La Ministra Calderone, all'epoca dei fatti, era presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro e la domanda posta era molto semplice, Sottosegretario, forse lei non l'ha percepita: la Ministra era a conoscenza delle modalità con cui venivano gestiti i dipendenti e della forte promiscuità che esisteva tra le due Fondazioni oggetto delle nostre interrogazioni? Noi vorremmo saperlo, l'opinione pubblica vorrebbe saperlo e lei dovrebbe volerlo sapere. Noi non siamo le Fiamme Gialle - ha ragione -, non siamo neanche un giudice del lavoro, che si esprimerà presto su questo. Però, la Ministra, nei giorni scorsi, si è recata in visita di rappresentanza negli uffici dell'ordine nazionale dei consulenti del lavoro, tra l'altro, senza chiarire alcunché sulla vicenda di fronte all'opinione pubblica.

Ricapitoliamo i passaggi fondamentali. La Fondazione studi dei consulenti del lavoro no profit è nata nel 2001, per volere del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, diretto dall'allora non Ministra Calderone. Da anni il presidente è Rosario De Luca, marito dell'attuale Ministra - anche questo a lei, Sottosegretario, non interessa perché non ha neanche citato il punto - la quale ha guidato il consiglio dell'organo fino alla sua nomina. Già questo sarebbe discutibile, ma non è ancora qui l'elemento di vera gravità. Nel 2018 il presidente della Fondazione ha deciso di creare una seconda fondazione, la Fondazione studi consulenti del lavoro Srl, una società commerciale a responsabilità limitata, che De Luca ha guidato fino allo scorso novembre. Insomma, la Fondazione studi risulta essere socio unico della Srl, identici sono l'oggetto sociale, il recapito telefonico e la sede di Roma. Vicepresidenti, consiglieri e revisori di fatto si intersecano nei rendiconti pubblicati sul sito. Insomma, avete capito? Secondo le testimonianze dei lavoratori ex dipendenti, raccolte dagli organi di stampa, la Fondazione sarebbe stata fittiziamente sdoppiata in due, per fare in modo che nessuna delle due Fondazioni avesse più di 15 dipendenti, eludendo così le regole sui licenziamenti, i diritti dei lavoratori alla rappresentanza sindacale e l'obbligo di assumere persone con disabilità. Altre testimonianze raccontano di dipendenti ai quali sarebbe stato addirittura chiesto di dimettersi da una Fondazione per essere assunti nuovamente. Insomma, le direttive interne arrivavano indistintamente a tutti i lavoratori, che condividevano il medesimo reparto. Lei ha detto che i licenziamenti sono stati pochi. Certo, è questo l'effetto deterrente! Siamo sotto i 15 dipendenti e l'effetto deterrente è che si licenzino meno e che magari alzino meno la cresta. Secondo la Cassazione, se la struttura è unica e la prestazione è svolta in modo indifferenziato e contemporaneamente per le diverse imprese, il datore di lavoro è da considerarsi unico. Ma che idea c'è dietro a tutto questo? È un modo di eludere le regole sui licenziamenti troppo spesso consigliato dagli stessi consulenti del lavoro! Tra l'altro, l'attuale Ministra ne è stata il massimo esponente.

Ha capito il nostro punto di vista, almeno? Ha capito la nostra obiezione? Capisce il nostro dubbio? Faceva così quando era nel massimo organo; e oggi, che cosa pensa la Ministra? È una pratica lecita, sì o no? È una pratica giusta, sì o no? E, allora, scatta questa idea. Siamo di fronte a numerosi elementi di possibile conflitto d'interesse. Era il momento di spiegare e, oggi, invece, in quest'Aula ciò non è avvenuto. Non citiamo l'Anac invano. Ma cosa c'entra l'Anac? L'Anac, tra l'altro, dice che bisognerebbe continuare a vigilare anche quando non ci sono vicende gravi; bisogna vigilare sempre. Lascio a lei un'ultima domanda: che idea ha del lavoro una Ministra del Lavoro che si comporta così, che non vede queste cose o che, magari, le avalla? Noi ce la siamo fatta.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO GRIMALDI (AVS). Ho finito. Ma quale Durigon? Durigon è il Sottosegretario di chi? È qui in Aula, ma di chi è il Sottosegretario? Della Calderone. Allora, faccio io una domanda a lei e a Durigon, lì dietro: se dovessero emergere irregolarità - Presidente, ho concluso -, chi scioglierà…

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, lo dico a lei: chi scioglierà per decreto del Ministro del Lavoro, con legge n. 12 del 1979, quel consiglio? Chi è che lo firma? Durigon? Chi sarà costretto a farlo qualora emergessero quelle cose? Allora lì lo vedete il conflitto di interesse?

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO GRIMALDI (AVS). Bisogna arrivare al punto, bisogna arrivare a quelle carte bollate, bisogna arrivare allo scioglimento per cogliere dove è il conflitto di interesse. Oggi non l'avete spiegato, ma noi un'idea ce la siamo fatta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Stato di attuazione della delega al Governo per la revisione e il riordino delle norme vigenti in materia di disabilità - n. 3-00238)

PRESIDENTE. Il Ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Malavasi n. 3-00238 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRA LOCATELLI, Ministra per le Disabilità. Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti, grazie anche all'onorevole interrogante. L'atto di sindacato ispettivo si ricollega all'interrogazione a risposta immediata presentata dagli onorevoli Molinari, Panizzut ed altri nella seduta del 16 novembre del 2022, con la quale si chiedevano aggiornamenti in merito allo stato di attuazione della legge delega in materia di disabilità e dove ho potuto illustrare le tappe principali del procedimento.

Il tema relativo all'attuazione della delega in materia di disabilità ha avuto anche un rilievo centrale nel corso delle audizioni sulle linee programmatiche che si sono svolte presso la X Commissione del Senato e presso la XII Commissione della Camera dei deputati, dove ci siamo anche viste con l'onorevole interrogante Malavasi. Tengo a sottolineare che, in entrambe le Commissioni, ho registrato una grande partecipazione degli onorevoli deputati e senatori, i cui interventi hanno portato non solo domande ma anche contributi, esperienze di vita personale e di amministrazione che hanno sicuramente arricchito il ragionamento in atto.

Proprio la legge delega in materia di disabilità, approvata all'unanimità dal Parlamento, costituisce, del resto, la migliore dimostrazione di quanto siano importanti dialogo e coinvolgimento di tutte le sensibilità in una materia trasversale e delicata come quella della disabilità. Se si è arrivati all'approvazione di un testo condiviso e così innovativo è anche grazie ai contributi che sono pervenuti da più parti e alla capacità di fare sintesi tra gli stessi per il raggiungimento di un obiettivo comune. Il medesimo approccio e senso di responsabilità stanno caratterizzando anche il percorso attuativo della legge delega, del quale mi accingo ad illustrare alcune fasi.

L'attuazione della legge delega passerà attraverso l'adozione di cinque decreti legislativi, ai quali stiamo lavorando con la massima priorità. Tre dei cinque schemi di decreto, dopo il confronto con le Commissioni precedentemente istituite e con le federazioni delle associazioni che rappresentano le persone con disabilità (FAND e FISH), sono stati già predisposti e trasmessi formalmente alle altre amministrazioni statali coinvolte per l'acquisizione dei relativi concerti.

Il primo di questi decreti riguarda l'istituzione del Garante dei diritti delle persone con disabilità. Il provvedimento attribuisce al Garante la natura di organismo indipendente di garanzia e gli assegna competenze incisive e ben definite, legate, tra l'altro, al contrasto dei fenomeni di discriminazione e alla vigilanza sul rispetto dei diritti delle persone con disabilità.

Il secondo schema di decreto legislativo prevede un tavolo istituzionale per la determinazione dei livelli delle prestazioni sociali (LEPS) in favore delle persone con disabilità. Il tavolo procederà alla ricognizione delle prestazioni sociali e alla predisposizione di linee guida finalizzate all'individuazione dei LEPS stessi. Ritengo che quest'operazione possa avere una portata davvero storica per le implicazioni nella vita reale delle persone con disabilità.

Le ricognizioni del tavolo costituiranno la base delle successive scelte di indirizzo politico e saranno funzionali anche all'ottimale implementazione degli interventi per ridurre i divari territoriali e garantire un trattamento uniforme e uguale dignità a tutte le persone con disabilità.

Il terzo schema di decreto ha ad oggetto la riqualificazione dei servizi pubblici per l'inclusione e l'accessibilità. Le novità principali su questo fronte riguarderanno l'individuazione, presso le amministrazioni, di figure preposte alla programmazione strategica della piena accessibilità fisica e digitale e all'inserimento lavorativo.

Infine, abbiamo due decreti che tratteranno, rispettivamente, l'accertamento della condizione di disabilità e la revisione dei suoi processi valutativi di base e la valutazione multidimensionale della disabilità e la realizzazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato.

Si tratta dei decreti maggiormente rappresentativi del cambio di prospettiva che richiedono grande attenzione, anche perché collegati a una specifica milestone del PNRR.

In particolare, con il decreto sulla valutazione di base procederemo a razionalizzare e riunificare le procedure di accertamento delle varie condizioni di invalidità civile, sordità, cecità civile, sordocecità e di quelle previste dalla legge n. 104 del 1992.

In parallelo e coerentemente con i criteri previsti dalla legge delega, il decreto adotterà la Classificazione internazionale del funzionamento delle disabilità e della salute (ICF) e introdurrà anche le definizioni di “disabilità” e di “profilo di funzionamento” rispondenti all'ICF stessa e alle disposizioni della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.

Il quinto decreto che ho citato riguarda la valutazione multidimensionale e la redazione del progetto di vita; progetto nel quale devono confluire e trovare definizione i vari interventi a sostegno della persona con disabilità. Tra gli obiettivi di questo decreto vi è anche quello di consentire, una volta redatto il progetto di vita, la sua immediata attuazione attraverso il “budget di progetto”, basato sulla definizione qualitativa e quantitativa delle risorse umane, professionali, economiche, strumentali e tecnologiche, che possono attivarsi con servizi o sostegni informali, anche valorizzando l'apporto e l'attività in “amministrazione condivisa” del terzo settore.

Quanto, infine, allo stato di avanzamento dei lavori, ricordo che il Ministro Erika Stefani ha istituito, nel febbraio 2022, una commissione redigente con il compito di predisporre i primi tre decreti legislativi; commissione che ho ritenuto di mantenere per il completamento del lavoro di stesura dei primi tre schemi, ai quali la commissione stessa aveva iniziato a lavorare.

Abbiamo, dunque, proceduto con l'esame dei testi, coinvolgendo anche la commissione istituita dal Ministro Stefani e le federazioni nazionali FAND e FISH e abbiamo così ridefinito gli schemi, trasmettendoli, come dicevo, alle altre amministrazioni statali coinvolte per l'acquisizione dei concerti nel mese di gennaio 2023.

Per quanto concerne gli schemi di decreto sulla valutazione di base e sulla valutazione multidimensionale, nella consapevolezza della portata innovativa dei progetti, abbiamo ritenuto necessaria l'istituzione di appositi tavoli tecnici di lavoro che verificheranno la funzionalità delle riforme e la capacità delle stesse di intercettare realmente i bisogni delle persone con disabilità.

I tavoli in questione sono stati istituiti con decreti a mia firma, vedono la partecipazione al loro interno di qualificati esperti, dei rappresentanti degli altri Ministeri, della Conferenza delle regioni e delle province autonome, delle aziende sanitarie, di ANCI, dell'Istituto superiore di sanità, delle associazioni del mondo della disabilità e degli attori che a vario titolo saranno coinvolti nella fase attuativa.

Il 7 marzo i due tavoli tecnici si sono insediati e proseguono il loro lavoro con incontri settimanali.

Le commissioni avranno la possibilità di fare le audizioni e dovranno concludere il loro lavoro entro il 31 maggio 2023, con la produzione di una relazione finale che sarà propedeutica all'elaborazione degli schemi dei due decreti attuativi.

Il percorso di approvazione dei decreti dovrà, poi, concludersi entro la primavera del 2024, coerentemente con il termine di esercizio della delega e le milestone per essi previsti nell'ambito del PNRR.

Mi preme solo dire - e concludo - che la legge delega o la piena attuazione della legge delega non sono un punto d'arrivo, ma un punto di partenza. Io mi auguro che sia un modo per incentivare anche un salto culturale, un salto di qualità, nel quale noi immaginiamo, in tutte le persone, talenti e competenze da poter valorizzare nelle nostre comunità e nel nostro Paese, anche dal punto di vista economico.

La legge delega non comprende tutto o, meglio, i decreti attuativi non coprono tutto il panorama che riguarda il mondo delle persone con disabilità o il mondo in generale. Tuttavia, abbiamo il dovere di prendere questo come punto di partenza, di qualità e svilupparlo anche dopo, con un riordino normativo, con una riorganizzazione delle risorse, pensando alla dimensione abitativa, lavorativa e alla dignità di tutte le persone con disabilità. Questo è il grande impegno che, attraverso la legge delega e i principi che ci ha trasmesso la Convenzione ONU, abbiamo il dovere di portare avanti tutti insieme.

PRESIDENTE. La deputata Malavasi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio la Ministra Locatelli per aver riportato in Aula lo stato dell'arte. Mi ritengo parzialmente soddisfatta e ne spiego anche il motivo: le informazioni che lei, questa mattina, ha riportato in Aula, in parte, erano state anticipate in Commissione e avevo letto diverse sue interviste, abbastanza recenti, sui quotidiani legati alla sanità, dove riportava lo stato dell'arte.

Credo, però, sia giusto che ci sia anche un'azione incalzante da parte dell'opposizione, visto che questo è un tema che, come lei ha ricordato, e la ringrazio, in Commissione ha visto, comunque, una condivisione di questo percorso, proprio perché, rispetto ai bisogni dei cittadini, non ci sono distinzioni o differenze, ma la volontà di fare presto, per rispondere in modo importante a esigenze quotidiane. La vita va avanti tutti i giorni, queste famiglie hanno bisogno di risposte concrete e abbiamo bisogno di lavorare insieme e di tenere i tempi stretti per dare davvero le risposte.

Auspico che, rispetto alla scadenza che lei ha ricordato - primavera del 2024, prevista dal PNRR -, si possano anticipare i tempi, perché queste persone hanno bisogno di ricevere risposte tutti i giorni e di concretizzare i diritti al lavoro, alla mobilità, alla casa, all'istruzione, allo sport, alla vita di coppia, all'affettività e al tempo libero, per costruire quel progetto di vita che lei ha ricordato, con una presa in carico che, secondo me, deve essere multidisciplinare e olistica.

Occorrono risorse e potremmo fare sicuramente di più, ma abbiamo bisogno di servizi e di una presa in carico che permetta di accompagnare la famiglia nella costruzione di un progetto di vita davvero dignitoso, indipendentemente dal tipo e dal grado di disabilità, e che valorizzi qualsiasi tipo di talento e di competenza che ogni persona ha nella sua identità, anche di diversa abilità; ciò lo dico in positivo, perché tutti hanno abilità, vanno solamente scoperte con molta determinazione.

È evidente che i tempi lunghi non aiutano. Sono stata un'amministratrice locale a un livello diverso dal suo nella sua precedente esperienza, e so che le famiglie hanno bisogno di risposte quotidiane. Questo deve essere il nostro incubo quotidiano: dare risposte vere alle famiglie che meritano rispetto e soprattutto di essere accompagnate. Infatti, c'è difficoltà ad iniziare un percorso con una persona con disabilità, con cui nasce o che acquisisce nel corso della vita, che spesso mette in una condizione di grande fragilità, prima di tutto, le donne, ma anche l'intero contesto familiare.

Credo che il tempo debba essere serrato. Il lavoro che faremo noi è di incalzare l'azione del Governo, non per attaccare in modo pregiudiziale la sua azione, ma per essere di stimolo a fare in modo, davvero, che quest'azione possa essere il più possibile incisiva, attenta, ma anche celere nell'essere portata a compimento. Il nostro unico obiettivo è di lavorare per i nostri cittadini, di garantire alle persone, che hanno delle disabilità, un riconoscimento della loro condizione, con la valutazione migliore possibile che possiamo fare, anche grazie ai decreti attuativi che lei ha citato, che possa permettere a ognuno di loro di fruire di quei diritti civili e sociali di pari opportunità, nel rispetto della loro scelta, della loro autodeterminazione, ma anche della volontà assoluta di contrastare insieme ogni tipo di discriminazione.

Questo è il nostro unico obiettivo, in questo lavoreremo al suo fianco, ma la incalzeremo anche per fare presto insieme, perché i diritti dei cittadini sono per noi al primo posto. Vogliamo con forza lavorare per portare avanti, pur dall'opposizione, questa rivoluzione, anche accompagnandola nella parte finale della sua dichiarazione, dove ha detto che vuole riorganizzare tutta la normativa, perché la confusione non aiuta e spesso le famiglie sono spaesate rispetto a quello che il Paese mette in campo. Ci vuole un percorso chiaro, che accompagni le persone a vivere una vita dignitosa, insieme alle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Intendimenti del Governo riguardo ad un nuovo piano per il settore olivicolo oleario, al fine di garantire il rilancio del comparto - n. 3-00115)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Luigi D'Eramo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Soumahoro n. 3-00115 (Vedi l'allegato A).

LUIGI D'ERAMO, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'Italia è il secondo produttore mondiale di olio di oliva, realizzando circa il 15 per cento della produzione complessiva, ed è il crocevia degli scambi commerciali, con il primato mondiale delle importazioni, mentre è il secondo esportatore, grazie al ruolo di primo piano ricoperto dalle aziende nazionali di imbottigliamento.

Il mantenimento di questo primato necessita tuttavia di azioni tese a migliorare la produzione, sia dal punto di vista quantitativo, sia qualitativo. Nel tempo, infatti, l'Italia ha perso quote di produzione e di mercato in favore di competitor storici ed emergenti, che stanno puntando, non solo, sull'ammodernamento degli impianti olivicoli e della trasformazione, ovvero i frantoi, ma anche su politiche di riconoscimento del “made in” nazionale.

Il sistema olivicolo italiano è caratterizzato dalla massiccia presenza di olivi anziani e oliveti con bassa densità di piante a ettaro. Si tratta prevalentemente di un'olivicoltura tradizionale e scarsamente meccanizzata che caratterizza le regioni olivicole tradizionali.

Considerata la situazione in cui versa il settore, lo scorso 16 febbraio si è svolta, presso il MASAF, una riunione del tavolo di filiera olivicolo-oleario, allo scopo di definire gli obiettivi prioritari del nuovo piano di settore, destinato a sostituire quello del 2016. A tutela e sostegno del settore, occorre, infatti, elaborare strategie e misure più efficaci. In tale direzione, il nuovo piano sarà diretto a: aumentare la produzione italiana, al fine di contrastarne il drammatico crollo dovuto alle problematiche fitosanitarie e alla concomitante pandemia da COVID-19; recuperare i terreni abbandonati e ridurre l'eccessiva burocratizzazione che grava sulle aziende del comparto, frenando la competitività sul mercato interno e internazionale; facilitare il reperimento di manodopera stabile e regolare, tutelandola contro ogni forma di sfruttamento; adottare misure di aiuto alle imprese per ettaro coltivato, nonché di ristoro economico per compensare, almeno in parte, gli esorbitanti costi energetici causati dal conflitto russo-ucraino, reperendo le risorse necessarie senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica; contrastare l'irregolare commercializzazione dei prodotti agroalimentari da parte di Stati membri dell'Unione europea o di Paesi terzi e i fenomeni fraudolenti che generano situazioni di concorrenza sleale tra gli operatori.

Ricordo, inoltre, che la nuova politica agricola comune, entrata in vigore lo scorso 1° gennaio, demanda agli Stati membri alcune decisioni per adattare le regole europee alle particolari esigenze nazionali, attraverso l'emanazione di piani strategici. Pertanto, nell'ambito del Piano strategico nazionale, il Governo ha inteso porre particolare attenzione ai settori strategici dell'agroalimentare italiano, tra cui quello olivicolo, con l'intento di recuperare, lungo l'intera filiera, il potenziale produttivo derivante da una superficie di 1,16 milioni di ettari, molti dei quali sottoutilizzati o, addirittura, in via di abbandono.

Rilevo, inoltre, che il comparto è interessato dagli obiettivi generali della PAC di sostegno al reddito degli agricoltori e riduzioni delle sue oscillazioni, di aumento dei livelli qualitativi del prodotto, di incremento della propensione all'export e di sostenibilità ambientale e difesa del paesaggio rurale.

Al raggiungimento di tali obiettivi concorre, in primo luogo, il sostegno di base al reddito per la sostenibilità, sotto forma di pagamento disaccoppiato per ettaro. Al riguardo, sfruttando le possibilità offerte dal quadro regolatorio europeo, il Governo ha ritenuto di procedere a una convergenza solo parziale dei titoli posseduti dagli agricoltori, salvaguardando in tal modo quegli agricoltori, tra cui gli olivicoltori, che generalmente usufruiscono di titoli storici a più alto valore in ragione di produzioni più dispendiose.

La nuova PAC prevede, inoltre, un sostegno ridistributivo complementare al reddito per la sostenibilità destinato alle aziende fino a 50 ettari, ammissibile ed erogato per i primi 14 ettari, quindi ben al di sopra della dimensione media degli oliveti italiani, pari a 1,8 ettari.

Il Piano strategico nazionale ha poi previsto l'attivazione di un regime ecologico che istituisce un pagamento per la salvaguardia di olivi di valore paesaggistico e che copre pressoché la totalità degli oliveti tradizionali italiani. Gli olivicoltori possono, inoltre, beneficiare del pagamento per l'inerbimento delle culture arboree, di cui al relativo eco-schema.

Infine, è destinato al comparto il pagamento accoppiato al reddito per olio di oliva prodotto secondo disciplinari di produzione, ai sensi del regolamento (UE) n. 1151/2012.

Per garantire la massima trasparenza all'interno della catena di approvvigionamento e fornire informazioni di mercato precise e aggiornate agli agricoltori e alle organizzazioni di produttori, il regolamento UE n. 2019/1746 stabilisce che gli Stati membri devono notificare settimanalmente i prezzi di acquisto dell'olio extravergine e dell'olio vergine pagati dalla categoria dettaglianti al momento dell'acquisto dell'olio. L'obiettivo è garantire la massima trasparenza all'interno della catena di approvvigionamento e fornire informazioni di mercato precise e aggiornate agli agricoltori e alle organizzazioni di produttori. A tal proposito, rilevo che, anche per garantire la ripresa delle quotazioni delle olive e dell'olio e favorire scambi e prezzi equi tra le piccole realtà produttive e la grande distribuzione, il Ministero ha stipulato un protocollo d'intesa con la grande distribuzione organizzata, che si è impegnata a trasmettere quanto richiesto dalla regolamentazione dell'Unione europea.

L'azione del Governo è volta anche a sostenere le famiglie in difficoltà economica. Con il Fondo nazionale, istituito con la legge n. 134 del 2012 presso Agea, tramite risorse stanziate sul bilancio di questo Ministero viene finanziata la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti per il tramite di enti caritatevoli, prevedendo anche la fornitura di olio extravergine di oliva. La legge di bilancio per il 2023, all'articolo 1, comma 451, ha, infine, istituito il Fondo acquisti di beni di prima necessità, tra cui anche l'olio, rivolto alla popolazione in maggiore difficoltà economica.

Ricordo, da ultimo, che la regolamentazione dell'Unione europea stabilisce che in etichetta debba essere indicato il luogo di origine dell'olio extravergine di oliva e dell'olio d'oliva vergine, anche in caso di miscele tra oli extravergini di diversa provenienza.

Sarà nostra cura seguire con attenzione la puntuale attuazione di quanto prospettato, al fine di garantire un adeguato rilancio del comparto.

PRESIDENTE. Il deputato Soumahoro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Ringrazio il Sottosegretario per gli elementi che sono stati messi in evidenza e, in particolar modo, rispetto alle motivazioni di quest'interrogazione che parte dal grido di oltre 80 sindaci del Mezzogiorno, sindaci che ogni giorno hanno a che fare con la prossimità, con la realtà quotidiana degli agricoltori, dei produttori e, di conseguenza, anche delle famiglie che continuano a vivere in un contesto di difficoltà, in particolar modo anche rispetto al quadro complessivo, come lei ricordava in precedenza, Sottosegretario, della flessione che ha subito il settore, che registra un dato di oltre 121.000 tonnellate di produzione in meno rispetto alle precedenti stagioni.

Ma anche gli elementi posti in evidenza dovrebbero, in qualche modo, essere messi in collegamento con un tema fondamentale per noi, quello della sovranità alimentare. Possiamo parlare di sovranità alimentare quando i prezzi non sono condivisi insieme agli stessi piccoli produttori? Possiamo parlare di sovranità alimentare quando, a causa dei prezzi dei prodotti - dovuti sia alla crisi climatica sia al costo elevatissimo legato anche alla situazione energetica -, vi sono sempre più nostri concittadini che fanno fatica ad accedere anche agli stessi prodotti?

Per queste ragioni, penso che mai come oggi, oltre agli elementi che lei ha portato in termini di risposta, abbiamo davvero l'urgenza di aggiornare il piano del settore rispetto all'attuale, esistente dal 2016, ma fare tutto questo in un'ottica di sistema di filiera, sia dal punto di vista remunerativo, per quanto riguarda i contadini e gli agricoltori stessi, sia dal punto di vista salariale per quanto attiene alle condizioni dei lavoratori, dei braccianti e dell'insieme dei lavoratori del settore.

Concludo dicendo che mai come oggi possiamo insieme assumere una sfida, quella di introdurre una patente del cibo nel nostro settore, che possa mettere in evidenza la provenienza degli stessi prodotti, il rispetto dell'impatto ambientale, la qualità dello stesso cibo, il prezzo, la condizione salariale e lavorativa, nonché remunerativa, dei produttori e dei contadini, vale a dire dai campi fino alla tavola. Una patente del cibo capace di riassumere il valore di un cibo eticamente sano, all'insegna di una reale ed effettiva sovranità alimentare.

(Iniziative normative volte a rivedere le procedure di progressione orizzontale dei lavoratori dell'INPS al fine di una maggiore valorizzazione del merito dei dipendenti - n. 3-00239)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Scotto n. 3-00239 (Vedi l'allegato A).

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Passo a illustrare l'atto concernente le progressioni economiche interne all'INPS. Al riguardo, è stato interpellato l'INPS, che ha chiarito i criteri utilizzati per le progressioni economiche del personale.

In via preliminare, è doveroso rammentare che il contratto collettivo nazionale di lavoro per il personale del comparto funzioni centrali per il triennio 2019-2021, sottoscritto il 9 maggio 2022, assicura alla contrattazione collettiva integrativa strumenti per attuare politiche di valorizzazione del personale, al fine di promuovere processi di miglioramento organizzativo per incrementare le capacità delle pubbliche amministrazioni di generare valore sociale. Per tali finalità, l'articolo 18, comma 4, del suddetto contratto collettivo nazionale ha consentito di attuare procedure per l'attribuzione di progressioni economiche ai sensi della disciplina previgente, sulla base di criteri definiti dai contratti integrativi già sottoscritti, anche come ipotesi, alla data di entrata in vigore del nuovo ordinamento professionale. Alla luce di tale previsione, le delegazioni dell'INPS e delle organizzazioni sindacali hanno sottoscritto l'ipotesi di un contratto collettivo nazionale integrativo 2022, con cui sono state individuate le risorse economiche e definiti i criteri selettivi per l'effettuazione delle progressioni orizzontali dei lavoratori assunti a tempo indeterminato presso l'INPS.

Coerentemente con quanto disposto dalle disposizioni citate e dal successivo bando nazionale di selezione per il passaggio delle posizioni economiche, sono stati definiti i criteri di selezione dei potenziali aventi diritto: valutazione dell'anzianità lavorativa maturata alla data di pubblicazione del bando (massimo 40 punti); valutazione del titolo di studio posseduto (massimo 30 punti) alla data di scadenza del termine per la presentazione della domanda; valutazione della componente individuale della performance (massimo 30 punti). Secondo quanto riferito dall'INPS, i criteri individuati, nel rispetto del contratto collettivo nazionale, risultano calibrati e ponderati, in modo da garantire un'effettiva selezione del personale al fine di riconoscere il maggior grado di capacità professionale progressivamente acquisito nello svolgimento delle funzioni proprie dell'area di appartenenza.

Nei casi di parità di punteggio complessivo, si precisa che sono stati elaborati tre criteri di preferenza, nel seguente ordine: la maggiore anzianità nella posizione economica immediatamente precedente a quella per la quale si concorre; l'anzianità di servizio complessiva maggiore e la minore età anagrafica.

Pertanto, in linea generale, quello dell'età anagrafica costituisce il criterio residuale di risoluzione delle posizioni di ex aequo che entra in gioco laddove le situazioni di parità non siano state risolte con criteri relativi all'anzianità nella posizione economica immediatamente precedente a quella per la quale si concorre e all'anzianità complessiva di servizio.

Come sottolineato dall'INPS, proprio il ricorso a tali ultimi criteri, con valore prioritario rispetto a quello della minore età, sembra poter soddisfare l'esigenza evidenziata dall'interrogante di assicurare che le procedure selettive siano volte a “valorizzare il merito dei dipendenti, valorizzando tutte le esperienze acquisite negli anni (...)”. L'INPS ha segnalato anche che l'ipotesi di Contratto collettivo nazionale integrativo 2022 è stata trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell'Economia e delle finanze che ne hanno accertato congiuntamente la compatibilità economico-finanziaria e la rispondenza al quadro normativo vigente, certificandone i contenuti. L'INPS ha rappresentato, altresì, che presta grande attenzione a sopperire ai fabbisogni del personale su tutto il territorio nazionale e, in linea con le disposizioni vigenti in materia di assunzioni delle pubbliche amministrazioni, negli ultimi anni ha bandito ed espletato più concorsi. Tra questi è in fase di conclusione un nuovo concorso per consulenti di protezione sociale, ex area C, che, conclusosi da pochi giorni, porterà ad assumere nel mese di aprile 4.124 unità che verranno immesse in servizio proprio per garantire la necessaria dotazione di personale alle varie sedi in conseguenza del turnover di personale verificatosi negli ultimi anni e consentire un servizio all'utenza in linea con le aspettative e le esigenze alla base della mission istituzionale.

Pertanto, secondo l'INPS, in relazione a tale ultimo contingente di prossima immissione, il personale già assunto nel medesimo ruolo nel luglio 2019 potrà vantare una maggiore anzianità ed esperienza in istituto, da valorizzare nei prossimi percorsi di sviluppo professionale.

PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente, grazie, signor Sottosegretario. Mi auguro che le parole pronunciate in quest'Aula abbiano poi conseguenze, perché, in quest'interrogazione, si fa una domanda specifica che riguarda 985 dipendenti, i quali, dopo avere partecipato a questo bando, non hanno visto soddisfatte le proprie aspettative economiche: tali dipendenti sono stati infatti scavalcati poiché è stato utilizzato esclusivamente il criterio anagrafico del più giovane. Tra l'altro, parliamo di lavoratori prevalentemente precari che hanno avuto un percorso lavorativo molto complicato e che, ovviamente, aspettano risposte. Mi auguro che la risposta, portata avanti dal Sottosegretario, sblocchi la situazione, dia soddisfazione a questi lavoratori e veda un diritto rispettato.

Tuttavia, c'è un dato più generale, citato prima, che proviamo ad affrontare in quest'interrogazione. Tale dato riguarda la tenuta della pubblica amministrazione in questo Paese, intanto l'INPS, ci sono ingenti interventi sul personale, c'è questo nuovo concorso, oltre 4.000 lavoratori, e altri ce ne saranno. C'è un tema che riguarda la pubblica amministrazione in questo Paese. Questo Governo non lo cita mai, non si pone mai questo tema, non lo mette in cima, ma lo dico al Sottosegretario Durigon: guardi che, in questo Paese, il PNRR, le risorse del Recovery Fund, se le vogliamo far camminare, hanno bisogno di una pubblica amministrazione pienamente operativa.

Come invece lei ben sa, tra il 2000 e il 2020 in questo Paese si sono persi oltre 200.000 posti di lavoro nella pubblica amministrazione. Siamo meno del 6 per cento del totale della popolazione in età lavorativa, con un'età media di 50 anni, la spesa per redditi pro capite in rapporto al PIL di chi lavora nella pubblica amministrazione, dalle funzioni centrali alle funzioni locali, è del 10,7 per cento, mentre in Francia è del 13 per cento. Entro il 2026, come lei ben sa, 300.000 persone andranno in pensione, entro il 2030 saranno 700.000. Significa che lo Stato si può bloccare e dunque servizi essenziali e fondamentali rischiano di non essere erogati. Allora, serve un grande piano pluriennale di assunzioni nella pubblica amministrazione. Serve che una generazione venga chiamata a ricostruire lo Stato e a salvare il welfare. Significa giustizia, significa sanità, significa INPS, significa servizi sociali ed educativi. Significa anche stabilizzare quegli 87.000 precari della pubblica amministrazione che ancora oggi vivono in una condizione sospesa. Dunque, signor Presidente, non possiamo ritenerci soddisfatti. Non saremo mai soddisfatti fino a quando quel tetto del turnover, che ha bloccato la pubblica amministrazione e rischia di inceppare la macchina dello Stato, non verrà tolto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,55, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 74, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14,20. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,01, è ripresa alle 14,21.

Seguito della discussione del disegno di legge: Norme in materia di procedibilità d'ufficio e di arresto in flagranza (A.C. 831-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 831-A: Norme in materia di procedibilità d'ufficio e di arresto in flagranza.

Ricordo che, nella seduta del 13 marzo, si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. A che titolo?

ROSSANO SASSO (LEGA). Sull'ordine dei lavori, Presidente.

PRESIDENTE. Per cortesia, può cambiare microfono? C'è un disturbo. Prego, onorevole.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Non avrei mai pensato di intervenire in quest'Aula per segnalare un episodio di una gravità inaudita che si è verificato questa mattina in una scuola di Bologna. Ahimè, non si tratta di un episodio, perché è previsto un ciclo di incontri da parte di un'alta carica istituzionale nelle scuole di Bologna. Mi riferisco al sindaco Matteo Lepore, che questa mattina ha attuato un nuovo insegnamento nelle nostre scuole. Ora spiego il perché e il senso di questo intervento sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Solo se alla fine, onorevole Sasso, approderà a una richiesta.

ROSSANO SASSO (LEGA). Assolutamente, alla fine ci sarà una richiesta, Presidente. Quanto accaduto a Bologna è davvero grave ed inaccettabile, perché il sindaco del PD, Matteo Lepore, questa mattina ha tenuto una lezione senza alcuna autorizzazione - e ne prevede altre: un ciclo di lezioni nelle scuole di Bologna - in merito allo ius soli, di fronte a ragazzini di 11 anni, predisponendo un vero e proprio lavaggio del cervello (Commenti di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi!

ROSSANO SASSO (LEGA). Se mi è consentito, spiego anche il perché. Ci sono le immagini e tutti i cittadini italiani possono andare a vedere queste immagini in cui, testualmente, il primo cittadino di Bologna (Commenti di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Colleghi, facciamolo terminare!

ROSSANO SASSO (LEGA). …afferma che le leggi dello Stato non sono giuste. Da oggi esiste la legge bolognese, per la quale chi arriva in Italia, un secondo dopo diventa cittadino italiano. Questo è grave - e arrivo alla richiesta - sotto due profili. Il primo è giuridico (Commenti di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sasso, abbia pazienza. Colleghi, dobbiamo farlo parlare! Fatemi ascoltare la richiesta e poi interveniamo. Si avvii a concludere, prego.

ROSSANO SASSO (LEGA). Concludo, Presidente. Segnalavo ai colleghi la gravità di questo episodio, che non è tale e isolato, ma è solo la prima puntata di una serie inaccettabile di lezioni ed è grave sotto due profili. Il primo è giuridico, perché un sindaco, che sia di un piccolo comune o di una grande città come Bologna, non può dire che da oggi esistono le leggi bolognesi differenti dalle leggi dello Stato. Ricordo che in Italia la cittadinanza si acquista iure sanguinis e non iure soli e un sindaco non può dire a un bambino di 11 anni che la legge bolognese è quella più giusta e, da questo momento in poi, chiunque arrivi in Italia è cittadino italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Il secondo è il profilo pedagogico, perché, se il PD ha intenzione di istituire l'ora di “propaganda piddina” nelle scuole (Proteste di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) presenti una proposta di legge, venga in Commissione, ne discutiamo e vediamo se riuscite ad approvarla.

PRESIDENTE. No, no, no, non urlate. Se urlate è peggio.

ROSSANO SASSO (LEGA). Concludo.

PRESIDENTE. Qual è la richiesta, onorevole Sasso?

ROSSANO SASSO (LEGA). La richiesta è che il Ministro dell'Istruzione e del merito, Valditara, venga qui al più presto a riferire di questo attacco, di questo tentativo di indottrinamento politico nelle nostre scuole. Per suo tramite, chiedo anche al PD, per il tramite del suo capogruppo, di farci capire cosa ne pensano di questo nuovo modello targato Schlein. L'ho detto, lo ripeto e concludo, Presidente: se vogliono fare propaganda politica, la facciano fuori dalle nostre scuole (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Commenti)!

PRESIDENTE. Colleghi, l'onorevole Sasso, come succede decine di migliaia di volte in quest'Aula, ha svolto un intervento, prendendo spunto da un fatto di cronaca e chiedendo, legittimamente, che il Governo venga a riferire. Adesso, se volete, ne continuiamo a parlare.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Presidente!

PRESIDENTE. Su cosa, onorevole De Maria? Il dibattito io non lo apro, sia chiaro. C'è una richiesta di sentire il Ministro Valditara, quindi non apro un dibattito su questo. Se lei vuole intervenire, mi dica su cosa e vediamo se è possibile.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Sì, Presidente, sull'ordine dei lavori. È stato chiesto di audire il Ministro e vorrei esprimermi in merito, se è possibile…

PRESIDENTE. No, non è previsto che ...

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). …visto che anche noi potremmo chiedere di audire il Ministro (Commenti)

PRESIDENTE. No, se lei interviene sull'ordine dei lavori…

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Mi scusi, lei ha lasciato parlare il collega per attaccare qui…

PRESIDENTE. Onorevole De Maria, io la lascio…

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). …in modo indegno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti) il sindaco di Bologna …

PRESIDENTE. Onorevole De Maria…

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). …in quest'Aula e non l'ha interrotto!

PRESIDENTE. Onorevole De Maria, la prego …

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Poteva forse presiedere con più attenzione l'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole De Maria, la prego di stare calmo, nel senso di non alzare la voce con me, perché non c'è motivo di alzare la voce.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Non stavo mica alzando la voce…

PRESIDENTE. Per il rispetto non a me, ma alla carica.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). …mi stavo esprimendo, Presidente.

PRESIDENTE. Se però parlo io, non parla lei. Io la faccio intervenire, ovviamente, sull'ordine dei lavori, quindi se ha una richiesta da avanzare. Ripeto e ribadisco che un dibattito su questa cosa non lo apro. Dopodiché, ascolto la sua richiesta sull'ordine dei lavori. Prego.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Presidente, allora, guardi, preferisco intervenire per un richiamo al Regolamento e le ridico che, a mio modesto avviso…

PRESIDENTE. Su quale articolo?

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Sull'articolo 8 e seguenti.

PRESIDENTE. Vecchia prassi.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Le dico che, a mio modesto avviso, è stato consentito in Aula di esercitare un attacco politico al sindaco di Bologna, magari assolutamente legittimo (Commenti) intervenendo a fine seduta, ma non utilizzando il pretesto che è stato utilizzato per farlo.

Nel merito, se verrà il Ministro dell'Istruzione ne saremo lieti. Magari poteva venire a spiegare perché, invece di condannare il pestaggio di quei ragazzi aggrediti da estremisti di estrema destra, ha pensato bene di richiamare la preside. Forse era un argomento più interessante, per la democrazia italiana, che difendere i diritti civili come sta facendo il sindaco di Bologna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole De Maria, avendo lei fatto un richiamo al Regolamento, la Presidenza ribadisce e sottolinea che ha ascoltato l'onorevole Sasso, il quale ha spiegato il perché dell'intervento, chiedendo legittimamente l'audizione del Ministro Valditara.

Si riprende la discussione.

(Esame degli articoli - A.C. 831-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 831-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARIA CAROLINA VARCHI, Relatrice. Grazie, Presidente. Su tutti gli emendamenti il mio parere è quello di un invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1 o anche sugli articoli aggiuntivi all'articolo 1?

MARIA CAROLINA VARCHI , Relatrice. Presidente, su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Quindi, fino all'articolo 4?

MARIA CAROLINA VARCHI , Relatrice. Sì.

PRESIDENTE. Perfetto. Allora, per procedura adesso dobbiamo dare i pareri sulle proposte emendative riferite all'articolo 1. Quindi, su tutte le proposte emendative - sia sugli emendamenti sia sugli articoli aggiuntivi - riferite all'articolo 1, c'è un invito al ritiro, oppure parere contrario.

Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Analogamente al relatore.

PRESIDENTE. Bene. Abbiamo bisogno di un po' di silenzio, perché viceversa abbiamo problemi a comunicare.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1 Cafiero De Raho.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, io invito all'attenzione rispetto a quest'emendamento, che ripropone integralmente l'articolo 1 della proposta di legge A.C. 834​, a prima firma del collega Cafiero De Raho, con la quale il MoVimento 5 Stelle voleva fare un'operazione ben più coraggiosa e ben più lineare rispetto a quanto, oggi, questo disegno di legge ci propone, ovvero il ripristino della procedibilità d'ufficio per tutti quei reati… Presidente, non riesco a sentire neanche la mia voce; se è possibile, un po' di silenzio.

PRESIDENTE. Certo. Non è possibile, è doveroso. Colleghi… la collega D'Orso ha difficoltà addirittura a sentire la sua voce. Non è “una voce del sen fuggita” ma è una voce che dobbiamo ascoltare tutti. Vi invito, per favore, ad abbassare il tono. Onorevole D'Orso, se per lei va bene, possiamo andare avanti. Prego, prosegua.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Quindi, qual era l'obiettivo della nostra proposta di legge, in particolare dell'articolo 1, che qui riproponiamo? Ripristinare il regime di procedibilità d'ufficio per tutti quei reati che sono di grave allarme sociale, per tutti quei reati anche di difficile emersione rispetto alla comprensione stessa da parte della vittima del reato, ma soprattutto per aiutare le persone offese, le quali non solo possono essere intimidite da un contesto mafioso, ma ci sono tanti contesti, incluso ad esempio quello familiare, che possono intimidire la persona offesa e scoraggiare la presentazione della querela.

Pensiamo che la soluzione più tutelante per le vittime dei reati sia quella di non scaricare su di loro il peso e la responsabilità della repressione di reati come furti aggravati, violenza privata, violazione di domicilio, lesioni volontarie gravi e gravissime; sulla persona offesa, che, già in qualche modo, per questi reati, è in una posizione di asimmetria di forza rispetto all'autore del reato, e di ripristinare la potestà punitiva dello Stato, che è una prerogativa assolutamente dello Stato, alla quale non si può abdicare. Quindi, questa è l'operazione lineare che vi proponiamo con quest'emendamento.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'emendamento 1.2 Gianassi. L'onorevole Gianassi non accoglie l'invito al ritiro e chiede di parlare. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con quest'emendamento, chiediamo all'Aula di rafforzare l'intervento che è stato proposto all'Aula dal Governo con il disegno di legge. In particolare, il Governo ha introdotto la procedibilità d'ufficio in caso di sussistenza della circostanza aggravante di mafia o terrorismo, tema - ne discuteremo anche dopo - preesistente alla riforma Cartabia, ma che con l'occasione dell'intervento di oggi viene affrontato.

Proprio per rafforzare questa previsione, suggeriamo di accogliere quest'emendamento, mediante il quale è possibile conservare la procedibilità d'ufficio dei reati che sono aggravati, ai sensi dell'articolo 270-bis, dall'aggravante del terrorismo, anche quando ricorra la circostanza attenuante della dissociazione o della collaborazione. Altrimenti, se quest'emendamento non fosse accolto e la maggioranza lo respingesse, nei casi in cui vi fosse collaborazione o dissociazione dall'associazione criminale, permarrebbe la procedibilità a querela e non subentrerebbe la procedibilità d'ufficio. Crediamo che, per coerenza rispetto all'intervento che viene realizzato oggi, suggerito da molte diverse parti politiche, compresa la nostra, occorra accogliere quest'emendamento, che è coerente con la proposta contenuta nel disegno di legge che, altrimenti, manterrebbe un'incoerenza in relazione a questa ipotesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.3 Gianassi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'emendamento, che sottoponiamo alla attenzione della maggioranza, ha la stessa finalità del precedente. Con l'intervento del disegno di legge, si vuole raggiungere un obiettivo: se ricorre la circostanza aggravante di mafia o terrorismo, subentra il regime della procedibilità d'ufficio, al posto della procedibilità a querela, senza costringere, dunque, la vittima di reato a esporsi con la denuncia. Il disegno di legge, però, fa riferimento esclusivo alla parola “delitti”, escludendo, quindi, le contravvenzioni, anch'esse reati. Per quanto si tratti di ipotesi ancora circoscritte, ma già sussistenti nell'ordinamento e potenzialmente ampliabili con l'ampliamento del catalogo dei reati perseguibili a querela, se non viene accolto il nostro emendamento - che propone di sostituire la parola “delitti” con la parola “reati” -, qualora ricorresse il reato contravvenzionale, pur aggravato dalla circostanza di mafia o terrorismo, permarrebbe la procedibilità a querela. Poiché ritengo che la maggioranza non voglia dimostrarsi cedevole di fronte al rischio del contrasto a mafia e terrorismo, credo che, a differenza del parere espresso precedentemente, possa convincersi meglio di votare a favore di quest'emendamento, per garantire una più robusta resistenza delle istituzioni repubblicane rispetto al fenomeno di mafia e terrorismo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'emendamento 1.4 Gianassi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Anche quest'emendamento, analogamente ai precedenti, propone di modificare il disegno di legge governativo, laddove non prevede la modificazione del regime di procedibilità, da querela a ufficio, quando ricorre la circostanza aggravante di associazione mafiosa, se all'autore del reato è riconosciuta l'attenuante della dissociazione dalla associazione o se viene riconosciuta la collaborazione. In questi casi, pur sussistendo l'aggravante di mafiosità, non si modifica il regime della procedibilità, che rimane a querela. Poiché l'intervento richiesto dai gruppi parlamentari - anche dal nostro - e accolto dalla maggioranza è di prevedere la modificazione del regime di procedibilità, affinché diventi d'ufficio e non più a querela in caso di aggravante mafiosa, senza l'accoglimento dell'emendamento si rende più debole l'intervento del Governo. Quindi, ancora una volta, confidando che la maggioranza sia sensibile al tema del contrasto a mafia e terrorismo, come ha dichiarato più volte in quest'Aula, chiediamo di rivedere il parere contrario e di votare a favore dell'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'articolo 1.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione…

Revoco la votazione, perché aveva chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente, solo per dichiarare il voto favorevole all'articolo 1 da parte del MoVimento 5 Stelle, perché non fa altro che recepire una nostra proposta avanzata in Senato, a prima firma del senatore Roberto Scarpinato, il quale prontamente raccoglieva il grido d'allarme lanciato, in particolare, dalla procura e dal tribunale di Palermo, rispetto alla paventata scarcerazione di tre soggetti mafiosi. Costoro, in mancanza della querela relativa ad un pestaggio avvenuto in contesto mafioso, ove non fosse stato loro contestato un altro reato procedibile d'ufficio, rischiavano la scarcerazione. Raccogliendo questo allarme, il nostro senatore Scarpinato l'indomani proponeva questo intervento chirurgico, emergenziale, che il Governo poi ha fatto proprio.

Quindi, è chiaro che, da questo punto di vista, non possiamo che esprimere un parere e un voto favorevole sull'articolo 1, che ha introdotto questo correttivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Nessun altro chiedendo di intervenire indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Passiamo, dunque, agli articoli aggiuntivi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.05 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.06 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1.07 D'Orso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Stiamo votando tutta una serie di proposte emendativa “spacchettate”, per sottoporre all'attenzione di quest'Aula ogni singola fattispecie di reato. Quindi, in questo momento, abbiamo la possibilità di operare scelte di natura politica, come legislatori, e di intervenire su singole fattispecie. L'articolo aggiuntivo 1.07, a mia prima firma, pone il tema delle lesioni stradali gravissime, prevedendone la procedibilità d'ufficio. Perché questo? Perché non solo c'è una difficoltà nel raccogliere la querela da parte di una persona che ha subito lesioni gravissime, ma anche perché potrebbero subentrare difficoltà nell'attività investigativa, che va assolutamente svolta, con pienezza, nell'immediatezza dei fatti. Parliamo di incidenti stradali, rispetto ai quali è importante cristallizzare tutti gli elementi di prova che possono essere raccolti, in quella che deve essere trattata come una vera e propria scena criminis. Questa attenzione, questo approfondimento, può esservi solamente ove non si ritenga che vi sia uno spreco di energia e di attività. Sicuramente non è considerato uno spreco laddove il reato è, sin da subito, procedibile d'ufficio e, quindi, si attiva una intera macchina investigativa per raccogliere tutti gli elementi, che altrimenti andrebbero dispersi, se non vi fosse, appunto, l'accortezza di raccoglierli subito. In queste fattispecie, riteniamo che sia un errore lasciare alla responsabilità, alla scelta e alla volontà della persona offesa - anche nei limiti che ci siamo detti, magari per l'impossibilità oggettiva di esporre una querela nei tempi - la condizione per l'esercizio dell'azione penale, proprio perché può ritrovarsi un quadro probatorio non approfondito, per effetto del trascorrere del tempo e di un'attività che non è stata svolta come si sarebbe dovuto. Si cristallizzerebbe tutto, nell'incertezza di trovarsi davanti a un reato, poi effettivamente accertato e perseguito, piuttosto che, invece, a una fattispecie su cui non si aprirà mai un procedimento penale.

Questo è il senso di questa proposta emendativa che, quindi, vi invito a esaminare con attenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.07 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1.08 Cafiero De Raho.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo su questo articolo aggiuntivo per chiedere un momento di riflessione alla relatrice e al Governo. Questa proposta emendativa riguarda l'articolo 605 del codice penale, ossia il sequestro di persona. Il sequestro di persona, che è punito con una reclusione da 6 mesi a 8 anni, è diventato procedibile a querela, tranne nelle ipotesi aggravate. Io credo, Presidente – e lo ripeto - che in una situazione di sequestro di persona, in cui un soggetto priva della libertà un'altra persona, non si possa lasciare l'accertamento giudiziario - perché di questo stiamo parlando - alla scelta e alla discrezionalità, diciamo libera, ma che libera non è, della vittima.

Presidente, cosa significa nel concreto? Se io vengo sequestrata da un'altra persona - e non ci sono circostanze aggravanti al di fuori dalle ipotesi di sequestro a scopo di intimidazione mafiosa o terroristica, quando non si tratti di minore -, ho, poi, l'onere di sporgere querela, affinché il pubblico ministero possa accertare la responsabilità di chi mi ha sequestrato. Secondo lei, Presidente, quante possibilità si avranno che io, dopo essere stata sequestrata da quella persona, che magari è un mio vicino di casa, magari è un mio ex fidanzato, sporga liberamente querela nei confronti di quella persona?

Inoltre, possiamo noi, come Stato e come Parlamento in questo caso, come Governo, avallare la scelta di abdicare totalmente alla potestà punitiva dello Stato rispetto a reati che vanno a toccare libertà fondamentali garantite dalla nostra Costituzione, come la libertà personale? Secondo me, assolutamente no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per questo, chiedo una riflessione alla relatrice e al Governo: non si tratta di reati bagatellari, non si tratta di reati contro il patrimonio, certamente di grande allarme sociale, ma si tratta di un reato che va a privare la libertà personale della vittima e che pone la vittima in una situazione di angoscia e di soggezione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Su questa proposta emendativa, forse sorprendentemente, noi voteremo favorevolmente, e lo faremo perché dobbiamo anche renderci conto che il reato di sequestro di persona è entrato nella gamma dei reati con procedibilità a querela, secondo me, per un quadro di delega che era stato dato al Governo, però, nella sostanza, si tratta di un reato che prevede una soggezione della persona offesa che, in determinate circostanze, può riverberarsi anche sulla sua volontà e sulla sua possibilità di presentare una querela.

Quindi, lo dico anche al Sottosegretario Sisto, che è sensibile a questi temi: noi abbiamo votato contro tutti gli altri emendamenti che chiedevano la reintroduzione della procedibilità d'ufficio per altri reati, ma penso che sul reato di sequestro di persona una riflessione vada fatta. Lo dico anche ai colleghi di maggioranza e, soprattutto, a quei colleghi di maggioranza che avevano detto che, semplicemente per la violazione di domicilio, la procedibilità a querela, quando non fosse aggravata, era un regalo ai delinquenti.

In quel caso, non condividevo. Sul tema del sequestro di persona, ritengo che, forse, un miglioramento normativo possa apportare un beneficio al sistema complessivo, altrimenti si rischia di avere una norma stonata rispetto al complesso della legge Cartabia, che era certamente condivisibile (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Il Governo e la relatrice hanno ascoltato le vostre argomentazioni, non danno segno di voler rivedere il parere.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.08 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1.09 Ascari.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Questo articolo aggiuntivo è un piccolo, grande contributo, è una di quelle proposte emendative superstiti, perché, in Commissione Giustizia, tra l'altro proprio l'8 marzo, nella Giornata internazionale della donna, sono stati bocciati, dichiarati inammissibili tutti gli emendamenti presentati a mia prima firma per integrare o, comunque, migliorare le misure a tutela delle donne vittime di violenza.

Si tratta semplicemente della modifica all'articolo 609-ter per quanto riguarda le circostanze aggravanti nell'ambito della violenza sessuale. È un segnale importante, anche alla luce del fatto che, dall'inizio dell'anno ad oggi, sono 17 le donne che sono state uccise, una ogni 3 giorni; nel 2022, le vittime sono state 125 e, dal 2000 ad oggi, oltre 3.000. Questo è un piccolo correttivo ad integrazione della legge n. 69 del 2019 e mi auguro veramente che prevalga il buonsenso, nella logica di scrivere norme utili per la tutela delle vittime di violenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.09 Ascari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.010 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.011 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.012 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1.0100 Gianassi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questa proposta emendativa e la successiva sono frutto del confronto che c'è stato in Commissione durante la fase di analisi del provvedimento del Governo. Nelle audizioni è stato evidenziato che il passaggio da procedibilità da ufficio a querela, nel caso in cui si sia in presenza di furto o danneggiamento rispetto al patrimonio indisponibile dello Stato o degli enti locali, comuni e province, comporterebbe il rischio di una minore capacità di intervento immediato.

Pertanto, trattandosi di una tematica che sta certamente a cuore a tutta l'Aula, in difesa anche delle prerogative delle amministrazioni locali per quanto riguarda il danneggiamento, quindi, il reato contro il patrimonio indisponibile, con questo articolo aggiuntivo suggeriamo di raccogliere le osservazioni che sono state avanzate e di modificare il disegno di legge, prevedendo, per questi due casi, la procedibilità d'ufficio e non più a querela.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Questo articolo aggiuntivo, come i due successivi, sostanzialmente riproducono emendamenti che avevamo già presentato in Commissione e che, purtroppo, sono stati bocciati. Il senso è proprio quello appena espresso dal collega: sono suggerimenti che avevamo raccolto, presentati da alcune associazioni ambientaliste, come Legambiente, LIPU e WWF, che hanno opportunamente evidenziato che l'ampliamento della procedibilità a querela ha portato, di fatto, a rendere inapplicabili alcune norme che l'ordinamento prevede proprio a tutela dei beni demaniali e dei beni del patrimonio indisponibile dello Stato, delle regioni, delle province, dei comuni e delle città metropolitane. Pertanto, questo articolo aggiuntivo lo ripresenterò anche in forma di ordine del giorno, sperando che almeno ci sia un ulteriore motivo di riflessione da parte del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.0100 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 1.014 Cafiero De Raho e 1.0101 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 831-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento all'articolo 2.

MARIA CAROLINA VARCHI, Relatrice. Grazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.1 Enrico Costa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Presidente, quest'emendamento è finalizzato a sopperire a una grave lacuna dell'ordinamento. Probabilmente, per una dimenticanza, per una svista, nella legge di bilancio, quando si è abolito il decreto sul reddito di cittadinanza, lo si è fatto, cancellando gli articoli dal primo all'ultimo. Peccato che, all'interno di quel decreto, erano stabilite sanzioni penali per chi truffava e abusava del reddito di cittadinanza, per chi lo richiedeva senza averne i requisiti o per chi avesse, invece, cambiato in corsa le sue condizioni e non lo avesse comunicato, continuando a percepire indebitamente il reddito. Cancellando tutto il decreto, si è cancellata anche la sanzione penale.

Cosa succede? Che dal 1° gennaio 2024, tutte le condanne per questi reati potranno essere cancellate, perché con l'abolitio criminis si determinerà un mancato disvalore penale di quelle condotte, e tutti quei procedimenti penali in corso per le truffe sul reddito di cittadinanza finirebbero nel nulla. Io sono convinto che si sia trattato di una svista da parte del Governo, c'è stata anche l'ammissione di ciò da parte di alcuni membri della maggioranza, e si è espressa la volontà di ristabilire, di reintrodurre tali norme. C'è solo un modo per reintrodurre le norme, reintrodurle esattamente e matematicamente come erano state cancellate; se si cambia qualcosa, si rischia di uscire dai binari di una mera riproposizione e, quindi, di determinare un'abolitio criminis. Questa è la ragione di quest'emendamento.

Io ho cercato anche di presentarlo con un meccanismo un po' acrobatico per avere l'ammissibilità, perché ritenevo che la cosa si dovesse fare con il primo provvedimento utile. Oggi come oggi, chiunque osservi il nostro ordinamento si rende conto, infatti, che c'è una lacuna e che, in sostanza, determinati comportamenti potrebbero essere tollerati. Ci sono fior di uffici legislativi dei ministeri che si sono lasciati sfuggire questa norma, questa dimenticanza. Sono quegli stessi uffici legislativi che oggi ci dicono: rimedieremo noi, rimedieremo noi in un prossimo provvedimento.

Io non mi fido molto di questo, mi fido certamente del Sottosegretario Sisto che auspico possa avere qualcosa da dire, qualcosa da comunicare a questo Parlamento. Io spero che sia la volontà di ritornare al meccanismo precedente, perché qui non si tratta di depenalizzare, qui si tratta di una svista, di una mera svista che rischia di mandare in fumo tutta una serie di procedimenti che hanno veramente e realmente un fondamento (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, noi siamo convinti che, anche se da posizioni assolutamente e diametralmente opposte, il compito dell'opposizione sia anche quello di sollecitare la maggioranza a compiere interventi, in particolare quando questi interventi vengono fatti senza l'accortezza di capire se l'intervento fatto possa cagionare un problema. In questo caso, il problema è enorme, mi verrebbe da dire che è grande quanto una casa. In manovra di bilancio si è intervenuti con una furia tale da voler eliminare completamente gli articoli sul reddito di cittadinanza, gli articoli da 1 a 13 del provvedimento sul reddito di cittadinanza, che sono stati eliminati tout court nell'ultima manovra di bilancio perché c'era la furia di dover togliere il reddito di cittadinanza ai poveri. Nella furia di togliere il reddito di cittadinanza ai poveri, però, non ci si è accorti che veniva eliminato anche l'articolo 7, quello che individua le norme incriminatrici, cioè le norme sulla base delle quali, se c'è un furbetto del reddito di cittadinanza, per tale furbetto viene prevista addirittura la reclusione qualora abbia fatto dichiarazioni false, abbia fatto dichiarazioni mendaci o abbia, appunto, determinato un'azione con il proprio comportamento per cui ha ottenuto il reddito di cittadinanza senza doverlo avere.

Che cosa succede con l'abolizione dell'articolo 7, di cui tutta la maggioranza non si è accorta e, ahimè, di cui non si è accorto neanche il Governo? Avendo eliminato l'articolo 7, basta leggere l'articolo 2 del codice penale per scoprire che, in virtù di quella abolizione, si è fatta un'abolitio criminis. Che cosa significa? Che sono state eliminate le norme incriminatrici. Qual è la conseguenza? Sta succedendo che, dal 1° gennaio del 2023, cioè da quando è entrata in vigore la legge di bilancio che ha eliminato gli articoli sul reddito di cittadinanza, non sono più punibili tutti coloro che illegittimamente stanno ottenendo il reddito di cittadinanza in questo momento; ma la cosa più grave è, che trattandosi di un'abolitio criminis, in base all'articolo 673 del codice di procedura penale saltano anche tutte le sentenze di condanna definitive (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Sapete che cosa significa? Intanto che chi è stato condannato adesso è, come si dice, condonato o, come si dice, amnistiato; diciamo che quelle persone lì, che sono state condannate, adesso se ne stanno tranquille. Ma aggiungo anche un'altra cosa: tra queste persone che se ne stanno tranquille ci sono anche quei mafiosi che non dovranno neppure restituire quello che hanno avuto illegittimamente dal reddito di cittadinanza, perché avete fatto saltare anche quella parte che prevedeva la restituzione di quanto illegittimamente ricevuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). A voi che siete attenti alla lotta alla mafia, che siete attenti alla lotta al terrorismo, che siete attenti a tutti coloro che in questo momento percepiscono emolumenti, come dite voi, illegittimamente - come ha detto la Presidente del Consiglio, in un noto video durante la campagna elettorale – lo abbiamo dovuto dire noi che avevate sbagliato. Ve l'ha dovuto dire il Partito Democratico che avevate sbagliato, con quella furia di cancellazione totale. Però, ve l'abbiamo detto il 26 ottobre 2023 e ancora non avete fatto niente, ancora non avete fatto niente (Commenti)! No, no, scusate: ho sbagliato la data. È il 26 febbraio 2023, perché essendo un'abolitio criminis vale anche per il passato. Quindi, anche a tutti quelli che sono stati condannati nel 2021 e nel 2022 la sentenza salta ugualmente. State facendo saltare le sentenze successive all'entrata in vigore delle norme sul reddito cittadinanza e, di conseguenza, per gli anni 2020, 2021, 2022 e 2023 stanno saltando le sentenze di condanna. Inoltre, quelli che dal 1° gennaio 2023 lo stanno percependo illegittimamente non verranno neppure puniti.

Allora, immaginatevi tutte le cause nelle quali in questo momento gli avvocati stanno solo aspettando di capire come impugnare qualunque provvedimento che verrà preso in questo momento a proposito del reddito di cittadinanza. Ebbene, mi correggo per la data: ve l'abbiamo detto il 26 febbraio 2023. Però, ad oggi non avete fatto ancora niente e va ringraziato il collega Costa…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). …il quale ha giustamente depositato un emendamento che poteva essere correttivo e il bello è che, dopo averlo dichiarato inammissibile e dopo averlo riammesso, su quest'emendamento avete anche espresso parere contrario. È assurdo, è assurdo! Ma, siccome l'errore ormai è fatto e siccome voi siete bravi, siete la maggioranza, siete straordinariamente competenti, ad oggi quel problema è ancora lì e ad oggi proprio quelli che non avevano diritto di avere il reddito di cittadinanza stanno festeggiando, così come invece non stanno festeggiando quelli che il diritto al reddito di cittadinanza l'avevano e che per fortuna, spero, continueranno a prenderlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calderone. Ne ha facoltà.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Presidente, un coacervo di istituti giuridici e un coacervo di confusione. Ho sentito parlare di abolitio criminis, ho sentito parlare di reato che non sussiste più. Presidente, io credo che il giurista non debba inorridire, perché è vero che l'articolo 7 apparentemente è stato cancellato ma se si fa riferimento (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Colleghi, non è che siete facilmente impressionabili? Un attimo, sentiamo l'onorevole Calderone.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Ascoltate, ascoltate. Aprite bene le orecchie, così imparate qualcosa (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Calderone, si rivolga a me! Onorevole Calderone, si rivolga a me, la prego!

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Presidente, gli elementi strutturali dell'articolo 7 permangono, perché sussiste ancora il reato di falso…

PRESIDENTE. Si avvicini al microfono, perché sono tutti interessati e, quindi, se lei si avvicina al microfono è meglio. Va benissimo, grazie.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Esistono ancora i reati di falso e il reato di truffa nel nostro diritto positivo. Quanto all'abolitio criminis, ricordo a me stesso che, se qualcuno viene incriminato per aver consumato una serie di elementi che poi noi ritroviamo negli elementi costitutivi del falso e della truffa, verrà incriminato. Questo è certo, come è altrettanto certo, Presidente, lo ricordo a me stesso, che si può ricorrere, quando una sentenza è definitiva, in fase esecutiva all'abolitio criminis nel momento in cui radicalmente il fatto non è più previsto dalla legge come reato.

Quindi, apparentemente per questa ragione - non voglio dire che non è stato abrogato l'articolo 7 - la condotta o, meglio, le condotte previste dall'articolo 7 continuano a essere fatti di reato, perché previsti nel reato di falso, negli articoli 476 e seguenti del codice penale, e soprattutto continua a essere sussistente l'articolo 640-bis, che prevede un reato punito, sanzionato dal nostro ordinamento positivo. Quindi, nessuno verrà - per utilizzare i termini che ha usato l'onorevole Serracchiani - condonato o amnistiato. Perché ci sia e perché si possa invocare, in fase esecutiva, l'abolitio criminis il reato dev'essere totalmente cancellato. Era solo questo che volevo dire e non che non era stato abrogato l'articolo 7, perché mi pare un fatto di evidenza oggettiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle voterà a favore della proposta emendativa a prima firma del collega Enrico Costa. Quell'impianto sanzionatorio lo avevamo chiaramente voluto noi, perché inserito, fin dagli albori, nel decreto-legge che ha istituito il reddito di cittadinanza.

Il collega Enrico Costa ha parlato in modo molto garbato e ha fatto riferimento a una svista. Io sarò meno garbata e dirò che avete fatto veramente un grandissimo pasticcio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dettato soltanto dal furore ideologico di spazzare tutto via; avete spazzato anche l'impianto sanzionatorio e lo avete fatto mentre vi riempivate, però, la bocca circa i controlli, i mancati controlli e quant'altro. Praticamente, voi avete spazzato via le norme su cui i controlli si basano. Bravi.

Io capisco anche il tentativo del collega Calderone di depistare e, in qualche modo, di argomentare in modo diverso, ma la verità è che avete spazzato quell'impianto sanzionatorio che nasceva con il reddito di cittadinanza, perché i primi a porci il problema di un'indebita percezione siamo stati noi, dal momento che noi non vogliamo che vadano sprecate le risorse che si mettono in campo, perché tali risorse devono andare alle persone che hanno veramente bisogno del reddito di cittadinanza e, chiaramente, non devono andare in mano ad altri soggetti.

Voi, invece, avete spazzato via tutto solo per furore ideologico - lo ripeto - e non per una svista. Troppo buono è il collega Enrico Costa, che ringraziamo, invece, per aver dato la possibilità di ripristinare quell'impianto sanzionatorio e di farvi ammettere che avete sbagliato. Dovete ammettere che avete sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, la vicenda che stiamo affrontando, secondo me presenta tratti grotteschi, nel senso che io credo che nell'impianto che voleva portare avanti il Governo c'era la volontà di colpire i soggetti che indebitamente hanno preso il reddito di cittadinanza, parliamo di truffatori, ma anche di camorristi.

Adesso quello che non si comprende è ciò che stiamo facendo. Ovviamente, capisco i termini sofisticati - non abbiamo eliminato la pena -, ma il dato di fatto è che in quella norma erano previste sanzioni e se la volontà comune del Parlamento è che chi prende indebitamente, illegalmente il reddito di cittadinanza, fregando il prossimo e la collettività, deve pagare, allora non si capisce per quale motivo c'è una resistenza a mantenere una norma che era assolutamente, secondo me, condivisibile dal 100 per cento dei parlamentari, a meno che, nell'ottica di eliminare una norma, si colpisce, paradossalmente, non chi ne ha abusato, ma chi l'ha usata legittimamente. Infatti, che esempio diamo ai cittadini che hanno percepito il reddito di cittadinanza correttamente e seguendo tutte le regole, che non hanno commesso alcun abuso e che non hanno fatto alcuna truffa? Gli facciamo sapere che abbiamo abrogato le norme che sanzionavano quelli che, invece, ne hanno abusato?

L'appello che faccio - e non è ideologico - è di mantenere quelle sanzioni, perché sono un modo concreto e ulteriore per colpire chi ha abusato, approfittato e percepito soldi illegittimamente, soldi che poi non restituirà (questa è la cosa più grave: non li restituirà alla collettività), lasciando il reddito a chi, invece, ne ha avuto e ne ha legittimamente bisogno.

Per questo la richiesta che noi facciamo è di mantenere le sanzioni per chi ha approfittato del reddito di cittadinanza, per chi ha truffato i cittadini e lo Stato. Questa è una norma che prescinde dalla battaglia su “reddito sì e reddito no”, prevede il mantenimento di sanzioni che, secondo noi, devono essere appunto mantenute.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi, nelle settimane scorse, quando avevamo verificato e scoperto l'abolizione del reato per chi illecitamente aveva percepito il reddito di cittadinanza, avevamo denunciato il fatto e chiesto al Governo una risposta. La risposta non è mai arrivata in queste settimane, evidentemente la denuncia di un fatto per noi così grave non era ritenuta altrettanto grave dal Governo. Oggi, però, in quest'Aula, quando a seguito dell'emendamento Enrico Costa è stato sollevato il tema e la capogruppo del Partito Democratico ha rilanciato sulla battaglia che abbiamo fatto nelle ultime settimane, il collega Calderone ci ha spiegato che l'abrogazione di quel reato non è vissuta con preoccupazione dalla maggioranza.

Noi pensavamo che fosse un errore involontario. Prendiamo atto che c'è una scelta politica che difende l'abrogazione di un reato, richiamando altri reati dell'ordinamento, diversi, quando era prevista una norma specifica incriminatrice, che puniva chi, vergognosamente e illecitamente, sottraeva risorse pubbliche ad altri a cui sarebbero, invece, spettate. Non vorrei che si lavorasse di tecnicismo e tecnicalità. La norma è stata abrogata, non importa se c'è un rinvio all'entrata in vigore; prevale, è a favore del reo, subentra immediatamente in tutti i procedimenti in corso. Ma c'è un tema politico grande come una casa.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Il Governo ha abrogato non solo il reddito di cittadinanza, ma anche il reato che puniva chi illecitamente lo aveva percepito. È, per noi, inaccettabile!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Dori. Ne ha facoltà, per un minuto.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Chiedo proprio al Governo e alla maggioranza un momento di riflessione in più, proprio perché, al di là delle posizioni specifiche sul reddito di cittadinanza, di fatto, quelle sanzioni sono state abrogate con la legge di bilancio. Quindi, per quanto possa anche essere vero, ipotizzando che queste condotte illecite siano coperte da altre norme, non si comprende perché non si possa anche già ripristinare, attraverso questa proposta emendativa, quello che era già previsto in precedenza. Davvero non si comprende, anche giuridicamente, perché non ripristinarlo. Chiedo, quindi, un ulteriore momento di riflessione al Governo e l'approvazione, cambiando il parere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Vice Ministro Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Mi sembra che la discussione, correttamente impostata da tutti i punti di vista, meriti qualche chiarimento. Innanzitutto va condivisa la posizione che il collega Calderone ha rappresentato, sul fatto che vi sono, comunque, nel sistema più norme incriminatrici che puniscono le stesse condotte, e mi riferisco, ovviamente, al delitto di truffa e al delitto di falso. Quindi, non c'è un vuoto, dal punto di vista della copertura incriminatrice delle fattispecie. Resta, però, ed è vero, il tema di un'abrogazione di una norma incriminatrice che aveva un compito specifico, ma che entra in vigore il 1° gennaio 2024. Il tema è, ed è noto ai tecnici: gli effetti dell'abrogazione di norma abrogata, che non è un problema di facile soluzione. Noi siamo convinti che la soluzione, pur lodevolmente proposta dall'onorevole Enrico Costa, non risolva il problema, perché non è affatto detto che abrogare una norma abrogata comporti automaticamente la riespansione della norma precedentemente in vigore. Allora, l'ufficio legislativo del Ministero sta studiando soluzioni che possano essere, a nostro avviso, più idonee a ripristinare pienamente il vigore della norma che la legge di bilancio ha cancellato, tutto qui. Invito il collega Enrico Costa, eventualmente, al ritiro della proposta; se presenta, come ha presentato, un ordine del giorno sul punto, rappresenterò la posizione del Governo, di rispetto della sua segnalazione, ma senza quell'effetto di cancellazione assoluta che è stato, a mio avviso, erroneamente rappresentato.

PRESIDENTE. Onorevole Enrico Costa, intende ritirarlo?

Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Non posso parlare a nome dell'onorevole Costa, che lo farà per conto suo. Dico semplicemente, però, Presidente, che abbiamo assistito a un'ammissione di colpa. Non me ne vorrà, Vice Ministro, ma abbiamo assistito a un'ammissione di colpa.

Vorrei soltanto ricordarle, Vice Ministro, perché so che lei non è soltanto un fine giurista, ma anche molto preparato, per come è scritta quella norma e per come è saltata, vuol dire che noi proprio la truffa non la stiamo colpendo, e anche l'associazione a delinquere. Mi sembra che siano due “reatini” un po' gravi, e quindi, Vice Ministro, intervenite presto, studiate (Commenti). Visto che non avete studiato prima, studiate adesso, perché forse è utile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Ho apprezzato anche un po' le acrobazie semantiche del collega Calderone e le considerazioni del Vice Ministro Sisto sulla sussistenza di ipotesi di reato che coprissero questa lacuna. Non condivido questo passaggio, visto che, se ci fosse veramente una copertura penalistica su questi comportamenti, non ci sarebbe bisogno, come ha detto il Vice Ministro ora, di intervenire di nuovo. Ma poi mi chiedo una cosa: oggi lei ha detto che il legislativo sta studiando come intervenire. Vice Ministro, il legislativo è quell'ufficio che si è visto passare l'abolizione di un reato e non se ne è accorto, questo è il problema!

Ho fatto mille battaglie sul tema dei magistrati fuori ruolo che stanno all'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, ma a me interessa che sia affidato a persone competenti, perché sono certo che, se si fossero rivolti a lei nel farle vedere il decreto abrogato, lei avrebbe detto: fermatevi un attimo, perché si crea uno scompenso.

In Commissione, avevo ritirato l'emendamento, anche con l'auspicio che si potesse arrivare in Aula ad una definizione. Ho sentito molta condivisione su questo testo, per cui non è più un emendamento mio, un emendamento personale, ma è un emendamento condiviso da una larga parte del Parlamento. Quindi chiederei che venisse posto in votazione. Nelle more, spero che il Governo si impegni ad intervenire definitivamente e non a fare proprie quelle considerazioni che, dal punto di vista giuridico, non mi convincono (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Enrico Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 831-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARIA CAROLINA VARCHI , Relatrice. La Commissione invita al ritiro delle proposte emendative presentate, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Analogamente al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.1 D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Non vi sarà sfuggito che anche all'articolo 2 il MoVimento 5 Stelle ha votato favorevolmente, perché, in effetti, era un intervento chirurgico e condivisibile.

Sull'articolo 3, invece, abbiamo riserve grandissime e ne chiediamo la soppressione. Non solo il MoVimento 5 Stelle ha fortissime riserve su questo articolo, ma tutti coloro che sono stati auditi in Commissione giustizia su questo disegno di legge hanno segnalato le grandissime criticità dell'articolo 3. Cosa succede con la nuova disciplina dell'arresto obbligatorio in flagranza che introducete? Succede che, laddove si tratta di reato procedibile a querela, in qualche modo l'arresto obbligatorio in flagranza resta sospeso fintanto che non venga presentata entro le 48 ore la querela. Infatti, ci si è posto il problema condivisibile che non sempre la persona offesa dal reato sia prontamente rintracciabile o, comunque, presente sui luoghi. Se non è presente sui luoghi, ma stiamo parlando di reati che suscitano un grave allarme sociale e una grave insicurezza, se non sono effettivamente perseguiti nell'immediatezza dallo Stato, allora ci si pone il tema di trovare una soluzione. La soluzione che avete trovato voi è sbagliata, perché trattenere, quindi privare della libertà personale per 48 ore un soggetto, senza avere la certezza che poi si maturerà la condizione di procedibilità, che è appunto la presentazione della querela, che rende il reato perseguibile, stride fortemente con il nostro ordinamento e pone un problema di costituzionalità. Probabilmente, verrà sollevata una questione di costituzionalità su questa nuova disciplina. Non solo: su chi si scarica tutto questo problema? Sulle Forze dell'ordine. Noi, in Commissione giustizia, abbiamo audito esponenti delle Forze dell'ordine, quindi di coloro che assumono le funzioni di Polizia giudiziaria, che ci hanno detto di non avere le risorse umane sufficienti per procedere anche a tutte quelle attività volte a rintracciare, entro queste fantomatiche e fatidiche 48 ore, la persona offesa e, quindi, ad acquisire la querela e a svolgere tutti gli adempimenti conseguenti. Non solo: questa nuova disciplina cosa comporterà? Oggi cosa avviene? Avviene che, in realtà, l'arrestato è portato, nella disponibilità del PM e poi innanzi al giudice per la convalida dell'arresto, già prima di quelle 48 ore, non appena sia possibile, quindi non si attendono le 48 ore per portare l'arrestato davanti al giudice per la convalida dell'arresto. Da oggi, invece, cosa accadrà? Accadrà che si l'arrestato terrà “appeso” - potremmo dire così - fino al limitare di quelle 48 ore, quindi non verrà portato alla convalida perché si è ancora in quel tempo che la legge consente per l'acquisizione della querela. Quindi, assistiamo a una dilatazione dei tempi di trattenimento in arresto del soggetto, ancor prima della convalida stessa. Peraltro, tutte queste attività - e anche la responsabilità sulla scelta stessa da effettuare - vengono scaricate sulla Polizia giudiziaria. Questo non fa altro che gravare sulle Forze dell'ordine, dar loro responsabilità e incombenze che non dovrebbero affrontare loro, tra l'altro, senza mettere un uomo in più, perché - non è un mistero e torneremo anche dopo sull'argomento - questo è un disegno di legge a costo zero, quindi, adottato in invarianza finanziaria: non si destina 1 euro alle assunzioni e al potenziamento dell'organico delle Forze dell'ordine, che, da oggi, dovranno svolgere ulteriori attività nell'immediatezza dei fatti.

Per tutti questi motivi, torniamo a ripetere che la cosa più lineare sarebbe stata quella di ricondurre alla procedibilità d'ufficio tutti quei reati per i quali è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza. Questa è una soluzione lineare e coerente con il nostro ordinamento, che, se decide che un reato ha un disvalore tale da imporre l'arresto obbligatorio in flagranza, allora, deve anche assumersi la responsabilità conseguente di dire che è un reato da perseguire d'ufficio, non scaricando la condizione di procedibilità sulle persone offese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la soluzione lineare, lo hanno detto tutti gli auditi e noi abbiamo raccolto questo appello. Vi proponiamo, quindi, di sopprimere l'articolo 3, di fare una valutazione di tipo diverso e di dare una soluzione diversa ai cittadini, che non creerà problemi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Enrico Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.101 Enrico Costa. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Quest'emendamento potrebbe sembrare insignificante, ma ha una portata, secondo me, notevole, perché attiene al tema della libertà personale. Questo disegno di legge stabilisce che, senza querela, è possibile privare le persone della libertà personale quando c'è la flagranza di reato e quando è previsto l'arresto obbligatorio. Da una parte, l'ordinamento prevede che determinati reati abbiano una condizione di procedibilità e, dall'altra parte, lo stesso ordinamento prevede che, in assenza di condizioni di procedibilità, si possa intervenire. Allora, sembra esserci una contraddizione. La contraddizione, al di là dei profili costituzionali, è sanata, secondo il disegno di legge, da un'affermazione: “quando la persona offesa non è prontamente rintracciabile”. Si dice: se la persona offesa non è prontamente rintracciabile io arresto e trattengo la persona 48 ore e, se dopo 48 ore non è intervenuta la querela, la libero. Se dopo tre mesi non è intervenuta la querela, il procedimento penale va in fumo. Quindi, vedete: procedimento penale che può andare in fumo e libertà personale che viene ristretta. Si dice: “quando la persona offesa non è prontamente rintracciabile”. Quindi, bisognerebbe fare tutto il possibile per rintracciare la persona offesa, per capire qual è la sua volontà. Il concetto di “pronta rintracciabilità” è totalmente lasciato in mano, nemmeno alla giurisprudenza, ma alla Polizia giudiziaria, al poliziotto, che interviene e si trova una norma da rispettare. Arresto o non arresto? Arresto se la persona non è prontamente rintracciabile; ma quand'è che non è prontamente rintracciabile? Dopo tre telefonate? Dopo la verifica che quel numero di targa corrisponde a una persona che magari all'estero? Come possiamo, noi legislatori, lasciare nelle mani di un povero poliziotto o di un povero carabiniere una scelta di questo genere, che si riverbererà successivamente in una serie di ricorsi o in aspetti legati all'ingiusta detenzione? Noi dobbiamo dettagliare. Allora, semplicemente, noi abbiamo scritto che nel verbale debbano essere indicate le modalità con le quali si è proceduto alla ricerca della persona offesa. Quest'emendamento penso sia uno stimolo anche per il Governo ad intervenire - spero in un provvedimento successivo - per dare dei livelli guida, dei livelli di comportamento su come intervenire in questi casi. Purtroppo, non lo si è voluto fare. Ho già cercato di avviare questa discussione in Commissione. Quando si parla di libertà personale, non possiamo essere vaghi, non possiamo essere generici e non possiamo fare lo scaricabarile. Dobbiamo dettagliare in modo chiaro perché, lo ricordo, se non intervenisse mai la querela, dopo tre mesi il procedimento penale andrebbe in fumo, non ci sarebbe e, dall'altra parte, ci sarebbe una persona che, rimasta in carcere per 48 ore, potrebbe dire: “scusatemi, avete sbagliato tutto; con tre telefonate avreste potuto contattare la persona offesa, che vi avrebbe detto che non aveva intenzione di presentare la querela”. Ecco, cerchiamo di essere chiari almeno sui temi che toccano la libertà personale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Per precisare che, come MoVimento 5 Stelle, noi voteremo contro quest'emendamento, perché siamo d'accordo col collega Enrico Costa quando dice che il legislatore dovrebbe assumersi la responsabilità di meglio specificare cosa si intenda per prontamente rintracciabile o meno. Però il collega Costa, con quest'emendamento, purtroppo, non fa questo, anzi in qualche modo amplifica il problema, scaricandolo ulteriormente sulla Polizia giudiziaria, sulle Forze dell'ordine. Nell'emendamento, infatti, non viene detto quante telefonate e quanti tentativi ci vogliono per ritenere che non sia prontamente rintracciabile la persona offesa. Qui viene detto che bisogna annotare nel verbale di arresto tutte le forme attraverso le quali si è tentato inutilmente di rintracciare la persona offesa. Però, questa locuzione conserva tutta la discrezionalità che abbiamo visto emergere da questo articolo. Quindi per noi questa non è una soluzione al problema ma, purtroppo, lo amplifica, anche perché amplifica le responsabilità che si riverbereranno sulle Forze dell'ordine e non vogliamo introdurre qualcosa che ulteriormente aggravi quelle responsabilità. Avremmo invece voluto una soluzione che attenuasse quel tipo di valutazione, quel tipo di responsabilità e discrezionalità in merito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.101 Enrico Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'emendamento 3.102 Enrico Costa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Quest'emendamento lo ricollego a quello di prima. Il tema è quello dell'ingiusta detenzione. Oggi la normativa sull'ingiusta detenzione prevede che, se una persona sia stata raggiunta da un'ordinanza di custodia cautelare e poi sia stata, all'esito, assolta definitivamente, abbia diritto, a determinate condizioni, di chiedere l'indennizzo per ingiusta detenzione alla corte d'appello. Noi ci troviamo oggi ad affrontare un provvedimento nel quale è ben possibile che si verifichino delle ingiuste detenzioni, perché, come ho detto prima, con una mano stabiliamo che ci deve essere la condizione di procedibilità e con l'altra mano stabiliamo, non che parta l'azione penale senza la condizione di procedibilità, ma che addirittura ci sia una privazione della libertà personale, seppur limitata nel tempo a 48 ore. Che succede a quella persona che non è stata assolta ma che non ha avuto neanche un procedimento penale, pur avendo avuto la privazione della libertà personale? Si dice che, essendo stato un arresto e non un'ordinanza di custodia cautelare, non c'è l'ingiusta detenzione? Può essere. Io volevo capire anche come il Governo si poneva di fronte a questa situazione, perché è una situazione inedita, così come inedito è questo profilo di discutibile equilibrio che si è voluto creare da parte della maggioranza. Però, ditemi voi cosa può fare questa persona e cosa potrebbe dire la Corte costituzionale di fronte ad una persona che è stata privata della libertà personale e non ha neanche avuto un processo. Perché, se avesse avuto un processo e fosse stata assolta, rientrerebbe nell'ipotesi dell'ingiusta detenzione ordinaria (articoli 314 e 315 del codice di procedura penale).

Ovviamente, mi rendo conto che quest'emendamento non verrà accolto, ma dico a tutti coloro che fanno parte della maggioranza e si professano garantisti, che anche queste situazioni vanno tenute in considerazione, perché le persone possono essere private della libertà personale prima del processo a determinate condizioni e, se sono state assolte e addirittura non processate, quella privazione di libertà personale rimane un po' sospesa, un po' in aria.

Vorrei capire semplicemente come ci si pone. Se respingete questa proposta emendativa, lasciate il problema in aria. Sarà la giurisprudenza, sarà la Corte costituzionale a risolverlo; sarebbe meglio che lo risolvesse il Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. La proposta emendativa a firma Enrico Costa pone uno dei temi sull'articolo 3, però noi voteremo contro tale proposta perché vorremmo scongiurare questo rischio. La nostra posizione rimane ferma sulla soppressione dell'articolo 3 e dei nuovi meccanismi con effetti probabilmente distorsivi che l'articolo 3 potrà produrre. Quindi, voteremo contro questa proposta, ma siamo proprio contrari - lo ribadisco - alla disciplina che viene introdotta con l'articolo 3.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.102 Enrico Costa, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Colleghi, salutiamo gli studenti e i docenti dell'Istituto Cambi-Serrani, di Falconara Marittima, che oggi sono alla Camera per una giornata di formazione. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi).

Passiamo alla votazione dell'articolo 3.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 3.08 Ascari. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Questa proposta emendativa ha un'unica funzione concreta: estendere la tutela per le vittime di violenza di genere. Sappiamo benissimo quanto sia difficile che il maltrattante venga trovato in flagranza o quanto sia difficile configurare la semi-flagranza. Questo strumento va proprio a introdurre una tutela che si chiama fermo di indiziato di delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi di atti persecutori. Cosa dice questa tutela? Dice che i PM potrebbero utilizzare il fermo anche al di fuori dei casi di flagranza, con decreto motivato, quando sussistono fondati motivi di ritenere che il maltrattante possa ripetere le azioni violente, mettendo a rischio la vita o l'integrità fisica o psichica della vittima. Conosciamo benissimo le sfumature di orrore che riguardano la violenza intrafamiliare ed è un giustificativo dell'introduzione di questo strumento.

Io mi auguro veramente che, da parte della maggioranza, ci sia una valutazione positiva, perché respingere un'estensione di tutela metterebbe veramente in evidenza quanto sia indifferente e apatica la maggioranza nei confronti delle vittime di violenza di genere, ma, soprattutto, sorda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo strumento è stato, infatti, suggerito da chi, quotidianamente, ha le mani in pasta; è stato suggerito dai magistrati, dalle magistrate, dalle avvocate, dagli avvocati, dalle associazioni, per dare maggior aiuto e protezione contro un fenomeno che, dall'inizio dell'anno, ha registrato già il massacro di 17 donne, una ogni tre giorni. È un fenomeno criminale, che deve essere contrastato fermamente, al pari di tutti gli altri fenomeni criminali, quali le mafie e il terrorismo.

Tengo a sottolineare e ribadire che le vittime di violenza non hanno bisogno di belle parole, di una mano sulla spalla: hanno bisogno di fatti concreti, che devono trasformarsi in leggi, pari diritti e tutele, come questa proposta emendativa prevede (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Condividiamo quest'articolo aggiuntivo e, come gruppo Partito Democratico, vorremmo sottoscriverlo tutti. Se la collega Ascari lo consente, vorremmo sottoscriverlo, perché lo riteniamo assolutamente importante e significativo.

Mi auguro che ci sia anche un'apertura da parte del Governo, perché non si può non tenere alta l'attenzione su questi temi e non dare segnali di attenzione. Non so se il Vice Ministro Sisto…

PRESIDENTE. Onorevole Enrico Costa, per favore.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Onorevole Enrico Costa, vorrei l'attenzione del Vice Ministro Sisto, a cui mi sto rivolgendo. Vice Ministro, chiedo se lei possa riconsiderare l'articolo aggiuntivo 3.08, a prima firma Ascari, che il Partito Democratico - tutti noi, colleghi e colleghe - intende sottoscrivere. Vorremmo anche avere da lei un parere, che vada incontro alle istanze espresse nella proposta emendativa in questione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe, perché quest'articolo aggiuntivo ripropone esattamente il testo dell'articolo 6 di un provvedimento più ampio, di modifica del codice di procedura penale, per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne, contro la violenza domestica e contro lo stalking, che era stato approvato all'interno del Consiglio dei ministri del Governo Draghi, portato all'attenzione della Camera e del Senato, ma poi non approvato, e testualmente ripresentato in questa legislatura, sia alla Camera che al Senato, in particolare, alla Camera, con l'atto n. 439. Era un provvedimento ampio, a cui avevano lavorato tutte le Ministre del Governo Draghi: oltre a me, la Ministra Cartabia, la Ministra Lamorgese, la Ministra Carfagna e la Ministra Gelmini, oggi all'opposizione, - ma anche - ricordiamo - la Ministra Stefani, che in questo momento sostiene la maggioranza.

Io sono certa, Vice Ministro Sisto, che lei ricorderà bene questo provvedimento, proprio perché era stato firmato dall'allora Ministra della Giustizia. È un provvedimento ampio e importante e, quindi, non si comprende perché, in primo luogo, abbia oggi un parere contrario per una piccola parte che riguarda l'articolo 6; in secondo luogo, non si comprende perché il Governo, in questo momento, non acceleri per il suo esame. Tra l'altro, giungono notizie, a mezzo stampa, di un tavolo che il Governo ha riaperto, coinvolgendo esattamente gli stessi Ministri, per lavorare esattamente sulle stesse norme.

Allora, abbiamo un provvedimento depositato e il Governo lo può eventualmente emendare. Ci spiacerebbe che, nell'ambito della violenza contro le donne, si rallentasse una procedura di necessaria urgenza, per l'incisività che l'azione legislativa deve avere per proteggere le donne. Si rischia solo di ripetere il cliché di un Governo, che ha già dimostrato di respingere le proposte dell'opposizione, per poi riproporle esattamente uguali, come per i famosi crediti di imposta per il Sud, nella legge di bilancio.

Noi ci affidiamo, per suo tramite, Presidente, a un'azione del Governo affinché cambi parere su quest'emendamento, ma, soprattutto, si assuma la responsabilità di sostenere il provvedimento, intero, che anche Forza Italia e Lega avevano costruito e votato nella scorsa legislatura, e di portarlo avanti fino in fondo, per tutelare davvero e proteggere le donne (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà, per un minuto.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente, intanto, per sottoscrivere, a nome di tutto il gruppo MoVimento 5 Stelle, l'articolo aggiuntivo a prima firma Ascari. Inoltre, voglio fare un accorato appello a tutte le forze di maggioranza, in particolare alla Lega, perché ha fatto del contrasto alla violenza di genere - dobbiamo ricordarlo - una sua battaglia.

Cari colleghi della Lega, vedete di essere conseguenti, vedete di votare questo articolo aggiuntivo, che introduce uno strumento che davvero può salvare la vita! Forse, vi è sfuggito il senso, ma questo articolo aggiuntivo vuole bloccare iniziative che possono avere i tragici epiloghi, che, purtroppo, leggiamo, quasi quotidianamente, sulla cronaca nera nei nostri giornali. Oggi - quindi, non è più rinviabile -, abbiamo il potere di introdurre uno strumento che salvi la vita delle donne vittime di violenza di genere. Usiamo questo potere che abbiamo, adesso. Soprattutto faccio un appello alla Lega, perché altrimenti vuol dire che erano tutte chiacchiere, che non credete davvero nella prevenzione e nel contrasto alla violenza di genere e i cittadini lo ricorderanno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Chiedo, anche a nome dei membri del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, la sottoscrizione dell'articolo aggiuntivo in esame. Lo condividiamo pienamente e, effettivamente, non comprendiamo perché la maggioranza abbia espresso parere contrario. Auspichiamo che ci sia un ulteriore momento di riflessione – magari, accogliendolo dopo le riflessioni - e che non ci siano ulteriori rinvii. Su questi temi, non si può pensare di rinviare sempre in là, ma bisogna agire immediatamente.

PRESIDENTE. Chiede di intervenire il Vice Ministro Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Presidente, è abitudine del Governo, di questo Governo e anche della mia persona non sottrarsi al confronto e dare spiegazioni puntuali sul perché un parere rimane contrario su questo articolo aggiuntivo. Non è certamente perché non si condividano le legittime richieste di sensibilità, su temi su cui tutti siamo sensibili. E nessuno si azzardi a pensare che questa sensibilità non sia condivisa, per il partito che mi dà l'onore dell'appartenenza e per la mia persona. Con questa proposta emendativa, tuttavia, si introdurrebbe un nuovo tipo di fermo nel nostro sistema. Il fermo ha come presupposto il pericolo di fuga. Ora, con questo articolo agiuntivo, si snaturerebbe completamente questo istituto. Non è possibile intervenire a macchia di leopardo. Quante volte ci siamo lamentati, perché, in quest'Aula, vi sono stati interventi parziali ed emotivi? Il codice di procedura penale ha una sua fisiologia e una sua sistematica. Se si dovesse decidere che l'istituto del fermo prescinde dal pericolo di fuga - tant'è che l'incipit dell'emendamento è “anche al di fuori” delle ipotesi di flagranza -, ci vorrà una riflessione certamente più approfondita, perché l'istituto del fermo diventerebbe esattamente un'altra cosa. In questo contesto - ripeto -, ferma restando la sensibilità, mi sembra opportuno e necessario ribadire il parere contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.08 Ascari, con parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 831-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il deputato Marco Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo con riferimento alle dichiarazioni, apparse su tutti i giornali di oggi, del Ministro Crosetto. Dico subito che il mio intervento è volto a chiedere che il Ministro venga a riferire in Aula sulla questione che ha sollevato e, cioè, che, a suo dire, la divisione Wagner (Wagner Group), abbia una responsabilità diretta sull'aumento vistoso del numero degli immigrati che giungono nel nostro Paese. È un problema non solo di sicurezza nazionale - quindi, se ne occuperà il Copasir - ma anche di gestione dei flussi migratori, del controllo delle nostre frontiere e dell'accoglienza. Quindi, se ne deve occupare il Parlamento.

Inoltre, segnalo che, dopo anni di proclami fatti dalla destra sulla necessità di fare il blocco navale, per cui il blocco navale stesso sarebbe stata la soluzione più semplice e chi non lo adottava era un incapace, improvvisamente si è svegliato il Ministro e la colpa è data alla Wagner, a Putin, alla Russia. Magari è vero, quindi, vorremmo che venisse qui, in Aula, a spiegarci.

Con il suo permesso, Presidente, vorrei leggere proprio le parole che sono state riportate, con il virgolettato, sui giornali, e sono queste: “(…) l'aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane” è “(…) parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner (…) sta attuando”. Quindi, seguendo questa logica, i flussi migratori aumentano non per una incapacità del Governo a contrastare questi flussi, ma per colpa della Russia. Gli analisti indipendenti, però, si sono espressi in maniera contraria e quasi tutti, se non tutti, reputano impossibile che la divisione Wagner, nel giro di pochi mesi, abbia potuto far triplicare il numero degli immigrati che arrivano nel nostro Paese. Per tutti questi motivi, ritengo davvero indispensabile che venga qui a riferire il Ministro Crosetto.

Concludo, dicendo che sono molto dispiaciuto, invece, delle parole che ha usato il comandante della divisione Wagner, che ha insultato il nostro Ministro. Non condivido praticamente nulla delle posizioni politiche del Ministro Crosetto, ma sono italiano, amo il mio Paese e, quindi, quando viene offeso un Ministro del mio Paese, lo difendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), a differenza di quanto è stato fatto, negli anni passati, da questa destra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Onorevole Pellegrini, la Presidenza prende atto della sua richiesta. Tra l'altro, è in Aula il Sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento, che ha preso nota della sua richiesta, che sarà girata al diretto interessato.

Si riprende la discussione.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 831-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, l'ordine del giorno n. 9/831-A/9 Cafiero De Raho, volto a ripristinare il catalogo delle preclusioni in materia di concordato in appello e, quindi, relativo ad argomento affatto estraneo all'oggetto del disegno di legge in esame.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Presidente, solo per dirle che mi è appena…

PRESIDENTE. Adesso, ragioniamo su quello, intanto procediamo con gli ordini del giorno che sono stati depositati, poi troviamo una via d'uscita.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Perché c'è un ultimo…

PRESIDENTE. Non si preoccupi, sostanzialmente, lo comunica l'Assemblea. È arrivato, in rigor mortis, in termini procedurali, proceduralmente parlando, Vice Ministro…

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. In limine vitae.

PRESIDENTE. …in limine vitae, un ordine del giorno dell'onorevole Serracchiani, che la Presidenza ha accolto perché va bene, su cui, adesso, ragioniamo.

Ordine del giorno n. 9/831-A/1 Dori?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Parere favorevole, con la riformulazione che mi accingo a leggere. Nel 3° capoverso della premessa, eliminare le parole da “le associazioni” fino a “indisponibile”; eliminare le parole da “È di tutta evidenza” fino a “criminosa”, cioè il 4° capoverso; sempre nella premessa, eliminare le parole da “La procedibilità” fino a “criminali” e modificare così la parte dell'impegno: “Impegna il Governo a monitorare nel tempo gli effetti applicativi del sistema della procedibilità a querela, come ampliato dalla riforma di cui al decreto legislativo n. 150 del 2022, con particolare riferimento ai reati di furto aggravato e danneggiamento rivolti nei confronti dei beni demaniali e dei beni del patrimonio indisponibile dello Stato e degli altri enti pubblici”. Questa è la riformulazione che condiziona il parere favorevole.

PRESIDENTE. Quindi, sostanzialmente, onorevole Dori, il periodo da “anche al fine” fino alla fine dell'impegno, fino alle parole “9 della Costituzione”, andrebbe espunto con quello che ha detto rispetto alla premessa.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Viene espunto da “anche al fine” fino a “9 della Costituzione”.

PRESIDENTE. Così è già chiaro prima della discussione. Ordine del giorno n. 9/831-A/2 Barzotti?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Parere contrario, così come sui successivi ordini del giorno n. 9/831-A/3 Giuliano, n. 9/831-A/4 Scutellà, n. 9/831-A/5 Auriemma, n. 9/831-A/6 Alifano, n. 9/831-A/7 Carmina, n. 9/831-A/8 D'Orso, parere contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/831-A/9 Cafiero De Raho è inammissibile.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Sull'ordine del giorno n. 9/831-A/10 Ascari il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/831-A/11 Enrico Costa il parere è favorevole, se viene accettata questa riformulazione: “La Camera, premesso che il comma 318 dell'articolo 1 della legge n. 197 del 2022 (legge di bilancio per il 2023) ha abrogato, tra l'altro, a decorrere dal 1° gennaio 2024, le sanzioni penali in materia di reddito di cittadinanza previste dall'articolo 7 del decreto-legge n. 4 del 2019 e che l'abrogazione delle norme sanzionatorie di corredo alla disciplina del reddito di cittadinanza parrebbe meritevole di ripensamento, impegna il Governo a valutare l'opportunità di normativamente intervenire al fine di garantire, ferme le fattispecie incriminatrici contenute nel codice penale, l'effettività e la continuità delle specifiche sanzioni per indebita percezione del reddito di cittadinanza”.

PRESIDENTE. Sostanzialmente, quindi, Vice Ministro, ci sono alcune parti della premessa che vengono espunte e l'impegno è riformulato.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Leggo l'impegno, se ritiene: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di normativamente intervenire al fine di garantire(…)”.

PRESIDENTE. Chiarissimo. A questo punto, accantoniamo l'ordine del giorno n. 9/831-A/12 Serracchiani, così, nel frattempo, lei ha possibilità di valutare il parere del Governo.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/831-A/1 Dori. L'onorevole Dori ha necessità di una pausa tecnica. Passiamo, quindi, all'ordine del giorno n. 9/831-A/2 Barzotti, perché l'onorevole Dori è in pausa tecnica. Anche gli uomini hanno la pausa tecnica. Onorevole Barzotti, il parere è contrario. Chiede di parlare? Prego.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Lo mettiamo in votazione, grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/831-A/2 Barzotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

L'onorevole Dori ha rifatto ingresso nell'Aula e gli chiediamo se accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/831-A/1.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione e chiedo, comunque, che venga messo ai voti. L'unica cosa un po' strana è che non capisco perché il Governo abbia tolto dall'impegno il riferimento all'articolo 9 della Costituzione. Questo davvero mi lascia basito. Comunque, accolgo la riformulazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/831-A/1 Dori, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/831-A/3 Giuliano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo un ripensamento su questo ordine del giorno per la questione di cui parlavo prima, quella sulla procedibilità che attualmente è divenuta a querela per il reato di sequestro di persona. Io chiedo un ripensamento al Governo per i motivi che dicevo prima, aggiungendo un ulteriore elemento che vorrei fosse ascoltato dal Governo.

PRESIDENTE. Per favore, liberiamo i banchi del Governo. Per favore, onorevole Calderone, abbiamo bisogno di attenzione.

CARLA GIULIANO (M5S). Come dicevo, chiedo un'ulteriore riflessione del Governo e un minuto di attenzione perché, oltre alle spiegazioni che portavo prima, e cioè che è praticamente impossibile che il reato di sequestro di persona, un reato così grave, diventi procedibile a querela, voglio far notare al Governo un ulteriore problema. Noi qui, abbiamo, per effetto della riforma, un reato come il sequestro di persona che è diventato procedibile a querela, un reato contro la libertà personale, un reato di gravissimo allarme sociale e che mette in una situazione di soggezione, di timore e di paura la persona offesa; invece, abbiamo mantenuto la procedibilità di ufficio per il reato di accattonaggio. Allora, Presidente, veramente mi sembra di stare in una commedia dell'assurdo, per non dire del ridicolo, perché quando si vanno a toccare degli elementi così delicati che impattano sulla vita dei cittadini, come il fatto di imporre a una persona che è stata sequestrata di querelare il sequestratore, e si lascia la procedibilità d'ufficio per il reato di accattonaggio, vuol dire che non si ha coscienza né materiale né morale delle situazioni ma, ancor di più, che non si ha coscienza giuridica della tutela che è prevista per le vittime dal nostro codice penale. Questo vuol dire abbandonare le vittime (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e fare del nostro codice penale una bandierina ideologica. Questo non lo possiamo permettere e chiedo, pertanto, al Governo di fare un'ulteriore riflessione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Governo non intende cambiare il parere.

Prima di aprire la votazione, colleghi, saluto il Presidente dell'Assemblea nazionale della Repubblica di Corea, Kim Jin-Pyo, che oggi è in visita ufficiale alla Camera dei deputati, alla guida di una delegazione composta da altri sei membri del Parlamento della Repubblica di Corea. Hwan yeong, benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi). Colleghi, capisco l'entusiasmo, per carità, ma andiamo avanti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/831-A/3 Giuliano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/831-A/4 Scutellà. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scutellà. Ne ha facoltà.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei invitare un attimo l'Aula alla riflessione, perché proprio una settimana fa c'era unità di intenti da parte di tutti i gruppi politici: eravamo qui, a celebrare la festa dell'8 marzo, la Giornata internazionale della donna, e tutti quanti stavamo esprimendo solidarietà e vicinanza nei confronti delle donne; oggi, cosa fa questo Governo? Quello che è abituato a fare: ripensamenti, inversioni, retromarce e tradimenti, perché, oggi, questo Governo, soprattutto nei confronti delle donne che sono vittime di violenza privata, dice “no”, esprime un parere contrario all'ordine del giorno che chiede che il reato di violenza privata venga sottoposto a procedibilità d'ufficio.

Allora, io vi dico una cosa, sapete quante donne denunciano? Delle donne che subiscono violenza, sapete quante sono quelle che denunciano? Una su quattro. E vi siete chiesti perché? Per mancanza di coraggio? Perché non credono? Ve lo dico io perché: perché, spesso, sono vittime del proprio aguzzino, di retaggi culturali. E, allora, questo Governo, quando, per la prima volta, il nostro Paese ha un Premier donna, che fino a qualche anno fa diceva, urlando: sono Giorgia, donna, madre, cristiana, che cosa fa nei confronti delle donne vittime di violenza privata? Ve lo dico io: sbatte loro una porta in faccia, dando un parere contrario a questo ordine del giorno.

Quindi, Presidente, io invito il Governo a riflettere, a riflettere bene e a riformulare il parere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il parere permane contrario, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/831-A/4 Scutellà, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/831-A/5 Auriemma. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, solo per chiedere di porlo in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/831-A/5 Auriemma, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/831-A/6 Alifano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno si chiede al Governo di intervenire, con il primo provvedimento utile, per ripristinare l'antico regime di procedibilità d'ufficio per i reati di furto aggravato, nelle ipotesi previste dall'articolo 625 del codice penale. Attualmente, con la riforma Cartabia, tranne per un paio di ipotesi, un paio di fattispecie che hanno un rilievo pubblicistico, di fatto, si può procedere solo a seguito di querela.

Ora, ci sono numeri da dare. Di fatto, per quanto riguarda le fattispecie di furto - sono dati - si parla di 6.000.000 di procedimenti tra il 2016 e il 2020 e l'annuario statistico pubblicato dall'Ufficio del massimario della Cassazione sottolinea che l'8 per cento delle fattispecie per le quali si procede sono relative proprio a reati di furto. Quindi, sicuramente, c'è una esigenza di deflazionare il carico degli uffici giudiziari. Solo che mi sembra che in questo caso si butti l'acqua con tutto il bambino, o viceversa, il bambino con tutta l'acqua, perché, di fatto, lo Stato, in questo modo, rinuncia alla propria pretesa punitiva nei confronti di reati di grave allarme sociale. Si lascia la procedibilità a querela per i furti anche quando il danno sia di rilievo economico importante; si rende procedibile a querela il borseggio, il furto commesso da persona travisata, insomma, praticamente si lascia la persona offesa sola e, nello stesso tempo, si rinuncia, per l'appunto, alla pretesa punitiva dello Stato.

È veramente contrario anche al nostro substrato giuridico pensare che debba essere lasciato, in maniera privatistica, l'esercizio dell'azione penale al soggetto che è leso dal reato, dal delitto. Oltretutto, come ulteriore effetto - e concludo - io prevedo, ahimè, un aumento cospicuo dei fenomeni di recidiva, perché laddove non venga posto un freno a determinati fenomeni criminosi ovviamente si incentiverà il fenomeno della recidiva. Quindi, quello che si vuole cercare di ottenere è un contenimento del carico giudiziario, ma quello che si è cacciato dalla porta entrerà dalla finestra e ci sarà un aumento considerevole dei fenomeni di recidiva.

Dunque, io chiedo al Governo di ripensarci e, ovviamente, chiedo che sia posto in votazione questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende mutare il parere.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/831-A/6 Alifano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/831-A/7 Carmina. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo su questo ordine del giorno che riguarda, appunto, la procedibilità d'ufficio o a querela di parte in relazione alla fattispecie di danneggiamento quando commessa a danno di beni demaniali e patrimoniali indisponibili di Stato, regioni, province, comuni, città metropolitane o altre amministrazioni locali.

In realtà, non assentire a una procedibilità d'ufficio e ridurre questo reato a una procedibilità di parte è una cosa abbastanza grave. Perché? Innanzitutto, si pone in maniera contraddittoria con l'ipotesi, che questo Parlamento ha approvato, relativa al reato di rave party, perché il reato sui rave party è di pericolo e non presenta, quindi, un effettivo danno, soprattutto nei confronti di soggetti privati. Dunque, il reato sui rave party è procedibile d'ufficio, mentre non si ritiene procedibile un reato di danneggiamento a danno di beni della collettività. Quindi, già questo è un vulnus nel sistema.

In secondo luogo, tutti conosciamo le difficoltà e i tempi lunghi della burocrazia italiana. Evidentemente, costringere a una querela di parte i sindaci, i presidenti della provincia e i presidenti di regione significherebbe un ulteriore aggravio di compiti, quando, in realtà, questa valutazione dovrebbe essere rimessa alla volontà dello Stato Del resto, l'azione penale è obbligatoria: una volta accertato il reato, automaticamente il pubblico ministero, in caso di lesione di beni pubblici e demaniali, dovrebbe intervenire.

Ma non solo, perché c'è un'eccessiva responsabilizzazione degli amministratori locali, i quali dovrebbero provvedere, loro, a una querela, che sostanzialmente avvia un procedimento penale diretto, a carico di determinati soggetti. Noi sappiamo che proprio con questa normativa abbiamo previsto una procedibilità d'ufficio per tutti i reati in caso di mafia o di terrorismo, proprio per sottrarre la persona a intimidazioni o a qualsiasi cosa che possa comportare il rifiuto della volontà di avvalersi della potestà punitiva dello Stato. Con ciò si ridurrebbe, fra l'altro, il dovere dello Stato di proteggere adeguatamente i propri beni.

Per questo motivo, chiedo al Governo di ripensare il parere su questo ordine del giorno. Gli altri due reati sono la truffa aggravata e la frode informatica quando si tratta di gravi danni patrimoniali, perché noi sappiamo che la componente psicologica induce il danneggiato a non avvalersi della tutela penale perché magari si mortifica per ciò che ha subito.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/831-A/7 Carmina, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Ordine del giorno n. 9/831-A/8 D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, lo mettiamo in votazione. Non mi dilungo, perché valgono le stesse considerazioni che ho sviluppato sull'analogo ordine del giorno. Quindi, chiedo sempre un ripensamento del Governo.

Questo è un ordine del giorno che ha una valenza meno significativa, dunque diciamo che può anche essere accolto come strumento interlocutorio per riflettere su un eventuale intervento legislativo futuro nella direzione auspicata, appunto, nell'impegno dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende mutare il parere.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/831-A/8 D'Orso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/831-A/10 Ascari. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Le ultime parole del Vice Ministro Sisto sono state quelle relative alla necessità di un approfondimento. È stato respinta la proposta emendativa che estende – lo ripeto – una tutela, prevedendo un fermo differito quando c'è il pericolo della reiterazione della violenza. Almeno questa maggioranza dia, appunto, il segnale che c'è l'intenzione di fare questo approfondimento verso l'approvazione di un nuovo strumento di tutela, perché, se anche questo ordine del giorno viene bocciato, si deve veramente parlare di apatia e di indifferenza nell'estendere le tutele nei confronti della violenza contro le donne. Quindi, ci sia un segnale effettivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/831-A/10 Ascari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Prendo atto che l'onorevole Enrico Costa accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/831-A/11. Onorevole Sottosegretario Siracusano, sull'ordine del giorno n. 9/831-A/12 Serracchiani qual è il parere del Governo?

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Serracchiani chiede che sia posto in votazione il suo ordine del giorno n. 9/831-A/12.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/831-A/12 Serracchiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 831-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà. Mi raccomando adesso: chi lascia l'Aula lo faccia in modo felpato e in silenzio. Prego, onorevole.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi…

PRESIDENTE. Ho detto in modo felpato e in silenzio, colleghi! Quatto, quatto! Prego, onorevole Bicchielli.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Onorevoli colleghi e signori del Governo, il dibattito sulle norme in materia di giustizia e, in particolare di giustizia penale, in Italia è stato sempre viziato dal manifestarsi di due opposti errori: il giustizialismo da una parte, l'innocentismo dall'altra, comprimendo con ciò tanto l'aspettativa di giustizia da parte delle vittime dei reati, tanto le garanzie fondamentali di ogni cittadino sottoposto a procedimento penale. Questa deformazione ha a lungo alterato anche il dibattito politico. Nel nostro Paese è difficile difendere i diritti degli indagati o degli imputati senza passare per amici dei corrotti ed è difficile, allo stesso modo, difendere la certezza della pena senza passare per “manettari”.

La verità è un'altra, ed è quella che questo Governo e questa maggioranza stanno affermando fin dal primo giorno, e cioè che i reati vanno perseguiti e le vittime soddisfatte nella propria domanda di giustizia. Ma l'accertamento degli illeciti, e dunque l'esercizio del potere punitivo dello Stato, deve essere, a sua volta, soggetto a regole e ad esse attenersi scrupolosamente. Garantismo e legalità sono due facce della stessa medaglia e il tratto che le accomuna è il rispetto della legge e l'osservanza delle regole.

Il provvedimento che ci accingiamo oggi ad approvare mette riparo ad alcuni errori e va esattamente in questa direzione. Salvaguarda la ratio di interventi deflattivi finalizzati a decongestionare gli uffici giudiziari e a far sì che le risorse dello Stato, che non sono illimitate, innanzitutto in termini di personale, possano concentrarsi laddove ce n'è veramente bisogno. Questo provvedimento, però, preserva la possibilità di utilizzare strumenti essenziali laddove reati apparentemente minori si inseriscano in un contesto di particolare offensività, soprattutto per quanto riguarda la criminalità organizzata.

Scorrendo le cronache e le polemiche di questi mesi viene quasi da sorridere. Il centrodestra è stato accusato, a giorni alterni, di eccesso di rigore e di lassismo, di troppo garantismo e di troppo giustizialismo. E, allora, signor Presidente, è evidente che siamo nel giusto, talmente nel giusto da esserci fatti carico di correggere errori che non certo a questo Governo e a questa maggioranza possono essere addebitati.

Noi, signor Presidente, abbiamo a cuore il dettato costituzionale che prescrive un giusto processo, e faremo di tutto per darvi attuazione, ma mai, mai, priveremo gli inquirenti di strumenti importanti per la lotta alla mafia. E, allora, non neghiamo che possa essere giusto prevedere che in caso di reati di minore gravità e di più lieve offensività nei confronti di beni individuali a carattere patrimoniale, o anche personale, venga affidata alla volontà della vittima la scelta di attivare o meno il procedimento penale. Ciò, infatti, aiuta il sistema giudiziario a risparmiare tempo ed energie, da dedicare a una più tempestiva tutela delle vittime nei casi realmente necessari; ma riteniamo, e la realtà ce ne ha dato prova, che un'eccessiva estensione delle fattispecie da riservare all'esclusiva querela di parte possa determinare, in alcuni contesti, sacche di impunità dalle conseguenze potenzialmente gravissime. Da qui, signor Presidente, l'opportunità di questo provvedimento, che sosteniamo con convinzione. Esso prevede, infatti, che si possa procedere d'ufficio per tutti i reati per i quali sia contestata l'aggravante del metodo mafioso, della finalità di terrorismo o di eversione; modifica il codice antimafia, prevedendo la procedibilità d'ufficio anche per il reato di lesioni personali quando è commesso da persona sottoposta a una misura di prevenzione personale fino ai 3 anni successivi al termine della misura stessa; interviene sulla disciplina dell'arresto in flagranza per i delitti procedibili a querela e su quella del giudizio direttissimo nel rito monocratico.

Signor Presidente, la logica di fondo è presto detta: vi sono, infatti, contesti nei quali la scelta della vittima sulla presentazione o meno di una querela può essere condizionata da fattori estranei alla sua libera volontà. La vittima può essere indotta ad astenersi dal querelare a causa di autentici, o temuti, ricatti o ritorsioni, e non credo serva una particolare esperienza per rendersi conto che situazioni di questo tipo possano presentarsi con una certa frequenza in ambiti dove è forte il condizionamento della criminalità organizzata, anche se lo specifico reato commesso è di lieve entità. Ed è altrettanto evidente che la lotta alla mafia riceve quotidiana linfa dal perseguimento di quei reati spia che spesso possono portare al disvelamento di reti mafiose di prima grandezza. Oggi, in quest'Aula, non stiamo dunque compiendo un passo indietro rispetto agli interventi deflattivi introdotti nel recente passato.

È evidente, infatti, dai primi passi di questo Governo che l'alleggerimento di un sistema giudiziario troppo spesso bagatellare, nel quale un eccesso di domanda di giustizia, talvolta avanzata in sedi sproporzionate rispetto all'offesa subita, rischia di privare di giustizia le vittime reali di reati gravi, è una finalità condivisa e perseguita.

Sappiamo anche che taluni aspetti problematici sui quali questo provvedimento si propone di intervenire sussistevano ancor prima della riforma Cartabia e che non avrebbero potuto essere risolti in quella sede per mancanza di una delega sul punto. Ma quella riforma, in qualche modo, li ha messi a fuoco e amplificati. Di una cosa siamo però certi: efficienza del sistema, garanzie dei cittadini e legalità per noi vanno di pari passo e, se serve intervenire per garantire alle donne e agli uomini dello Stato la disponibilità di strumenti adeguati per contrastare la mafia in ogni sua forma e manifestazione, anche quando il metodo mafioso si cela dietro atti apparentemente meno offensivi, noi siamo pronti a farlo. Combattere la mafia significa anche attivare i necessari anticorpi di fronte a illeciti consumati in un clima di minacce, ricatti e paura e al cospetto di vittime che si trovano in difficoltà a denunciare violenze o torti subiti.

Lo stesso discorso vale per l'intervento sull'arresto in flagranza di reato. Il provvedimento che oggi approviamo tutela sia le vittime che i presunti colpevoli, salvaguarda rigore e garanzie, concilia garantismo e legalità. Qualcuno oggi dirà che siamo giustizialisti, qualcun altro ci accuserà dell'esatto contrario. È la prova, signor Presidente, che siamo nel giusto, e cioè dalla parte dei cittadini. Per tutto questo, annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Annuncio sin d'ora il voto di astensione a nome del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra. Nonostante si condivida, infatti, la ratio del provvedimento, a nostro parere si doveva fare qualcosa di più. La cosiddetta riforma Cartabia del processo penale, infatti, con l'obiettivo di ridurre il numero dei procedimenti giudiziari, quindi con una finalità deflattiva, ha ampliato il catalogo dei reati per i quali la procedibilità è subordinata alla presentazione di querela da parte della persona offesa. Da lì sono emerse con maggiore evidenza delle criticità che, a onore del vero, erano in parte già sussistenti prima della riforma Cartabia ma che, certamente, l'ampliamento della procedibilità a querela ha reso ancora più palesi, rendendo doveroso un intervento normativo ad hoc, quello presente.

L'ampliamento della procedibilità a querela è problematico almeno in due circostanze. Anzitutto, quando la persona offesa non si trovi nelle condizioni di compiere liberamente le scelte relative alla proposizione della querela o alla sua remissione, come nei contesti connotati dalla presenza di criminalità organizzata, e quando vi è difficoltà di reperire prontamente la persona offesa. Ad esempio, i reati procedibili a querela diventano procedibili d'ufficio se ricorre l'aggravante del cosiddetto metodo mafioso di cui all'articolo 416-bis, primo comma, del codice penale, e la stessa valutazione è stata compiuta anche rispetto ai reati connotati dall'aggravante della finalità di terrorismo di cui all'articolo 270-bis, primo comma, del codice penale. In entrambi i casi il provvedimento di cui si tratta interviene apportando proprio dei correttivi.

Fin qui l'intervento per noi è condivisibile. Tuttavia, a nostro parere, nei lavori sia in Commissione sia anche oggi qui, in Aula, avremmo potuto fare qualche sforzo in più, approvando degli emendamenti che però hanno avuto parere contrario e poi sono stati bocciati. Avete certo almeno approvato l'ordine del giorno che, come Alleanza Verdi e Sinistra, abbiamo proposto, anche se davvero, ribadisco, ci stupisce e ci lascia basiti il fatto che nell'impegno il Governo ci abbia chiesto di togliere il riferimento alla piena attuazione dei principi fondamentali di tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi di cui all'articolo 9 della Costituzione. Togliere il riferimento alla nostra Costituzione davvero è motivo non solo di preoccupazione, ma davvero lo troviamo inquietante. Mi riferisco a delle integrazioni che avrebbero potuto essere recepite direttamente oggi in Aula, a quei suggerimenti giunti da alcune associazioni ambientaliste, come il WWF, la LIPU e Legambiente, che hanno opportunamente evidenziato che l'ampliamento della procedibilità a querela ha portato di fatto a rendere inapplicabili alcune norme che l'ordinamento prevede a tutela dei beni demaniali e dei beni del patrimonio indisponibile dello Stato, delle regioni, delle province, dei comuni e delle città metropolitane. È di tutta evidenza, infatti, che in tutte le ipotesi in cui proprio lo Stato, le regioni, le province, i comuni e le città metropolitane siano soggetti offesi dal reato, come ad esempio nel caso di sottrazione del proprio patrimonio indisponibile, sia, di fatto, oggettivamente compressa, se non impossibile, creando sacche di impunità, presentare una querela e dunque consentire la tutela del bene giuridico leso dalla condotta criminosa. Nello specifico, per andare a qualche esempio, ci riferiamo al reato di furto aggravato e a quello di danneggiamento, quando rivolti nei confronti di beni demaniali e di beni del patrimonio indisponibile. Nello stato attuale, noi ci troviamo quindi in un momento in cui lasciamo sostanzialmente impuniti alcuni comportamenti illeciti, come il furto di legname facente parte del demanio forestale o del patrimonio di un ente territoriale, il furto di ghiaia e il cosiddetto furto venatorio, cioè il furto aggravato ai danni dello Stato consistente nell'illegittima prensione di fauna selvatica da parte di un soggetto sprovvisto di licenza di caccia. Di fatto, quindi, le modifiche che erano già state introdotte dalla riforma Cartabia avevano reso inermi le autorità preposte alla repressione di questi reati diffusi, caratterizzati dalla mancanza di ulteriori strumenti normativi idonei a reprimerli efficacemente. Ma qui, in questo provvedimento, avremmo potuto correggere quanto inserito attraverso la riforma Cartabia.

Un'argomentazione che mi pare invece di non avere sentito in questa discussione, che io offro anche a tutti come motivo ulteriore di riflessione, anche al di là di questo provvedimento, è quella della relazione tra la procedibilità a querela d'ufficio, di cui oggi stiamo trattando, e la giustizia riparativa. Come sappiamo, nella riforma Cartabia del processo penale, il decreto legislativo n. 150 del 2022, è stata proprio introdotta una disciplina organica della giustizia riparativa. Per quanto i percorsi di giustizia riparativa siano attivabili con riferimento a tutte le fattispecie di reato - infatti così è opportunamente indicato nel decreto legislativo perché è un principio fondamentale di giustizia riparativa -, a mio parere, la procedibilità a querela facilita l'attivazione di un percorso di giustizia riparativa perché pone la vittima, la persona offesa, in una prospettiva attiva e di libera volontà di affrontare le conseguenze del fatto illecito. Non significa chiaramente che la procedibilità d'ufficio impedisca l'attivazione di questi percorsi, che sono comunque sempre attivabili, ma certamente la procedibilità a querela può essere considerata come un primo passo, una propensione ad affrontare le conseguenze del fatto illecito subìto, tant'è vero che un percorso di giustizia riparativa può anche concludersi con una remissione della querela. Essendo quindi personalmente convinto della straordinaria opportunità che la giustizia riparativa offre al processo penale, questo depone, a mio parere, proprio a favore in generale della perseguibilità a querela, seppure entro i confini ed i contorni che abbiamo delineato oggi e che - come dicevo poc'anzi - sarebbero dovuti aumentare, almeno rispetto alle fattispecie indicate in precedenza. Qui, oggi, ho infatti sentito anche più volte parlare di vittime, ma vorrei anche ricordare che la vittima è tutelata anche nella misura in cui è possibile, anche attraverso i percorsi di giustizia riparativa, proprio giungere alla gestione del conflitto e la giustizia riparativa ed i percorsi di mediazione in particolare sono lo spazio ideale. Quindi, pur condividendo, come dicevo, la ratio di questo disegno di legge, a nostro parere - ed è il motivo per cui oggi ci asterremo - si poteva fare qualcosa di più. Auspichiamo che, quindi, il sistema delle procedibilità, almeno questo, sia oggetto di monitoraggio, per valutare gli effetti applicativi nel corso del tempo e per individuare delle possibili distorsioni che porterebbero, di fatto, in alcuni casi, come quelli descritti poco fa, a una depenalizzazione mascherata, quindi a sacche di impunità.

Invece. risulta necessario un intervento di monitoraggio per vederne gli effetti, anche al fine di attuare quei princìpi fondamentali che oggi ci avete chiesto di togliere dall'impegno di questo ordine del giorno, cioè la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi (quindi, il riferimento è all'articolo 9 della Costituzione). Proprio oggi, il Presidente Mattarella ha affermato: “Non c'è più tempo: la lotta ai cambiamenti climatici deve partire subito”. Ecco, saremmo dovuti partire subito, anche da questo punto di vista, con le modifiche che avevamo richiesto; purtroppo, non è stato così, quindi, a mio parere, abbiamo perso un'altra occasione importante. Per questo motivo, ribadisco che, per noi non è possibile votare a favore di questo provvedimento e, come Alleanza Verdi e Sinistra, ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Grazie Presidente. Il gruppo di Azione-Italia Viva-Renew Europe si asterrà su questo provvedimento, perché in esso possiamo individuare luci e ombre.

Sicuramente, il veicolo normativo del disegno di legge, una volta tanto, è condivisibile. All'inizio di questa legislatura, nei primi passi del Governo, avevamo letto un processo alla legge Cartabia. Avevamo orgogliosamente votato la legge Cartabia, avevamo presentato emendamenti, proposte e lavorato tanto. È stata una legge che ha avuto un percorso molto lungo; ricordiamo la commissione ministeriale, le riunioni di maggioranza - passi importanti -, una delega ampia al Governo, esercitata poi successivamente.

All'inizio del percorso di questo Governo, alcuni esponenti della maggioranza e del Governo hanno cominciato a dichiarare che la legge Cartabia era un favore ai criminali, perché invertiva la procedibilità di alcune fattispecie di reato, dalla perseguibilità d'ufficio a quella a querela. Alcuni di quegli esponenti hanno votato, con il loro partito, quella legge. Abbiamo visto anche forze di opposizione - mi riferisco, ad esempio, al MoVimento 5 Stelle - che hanno votato la delega e, nel momento in cui era stata esercitata questa delega col decreto legislativo - era la fine della legislatura -, ci hanno ripensato: non andava più bene invertire il percorso, passando dalla procedibilità d'ufficio alla procedibilità a querela.

Invece, continuiamo ad essere convinti che questo percorso sia un percorso giusto perché lascia nella disponibilità della persona offesa l'avvio del procedimento, l'avvio delle indagini. Quanti casi abbiamo visto in cui magari si trovava un'intesa tra la persona offesa e l'imputato o l'indagato e si rimaneva prigionieri della procedibilità d'ufficio, per cui la stessa persona offesa perdeva la possibilità di trovare un percorso di intesa con l'indagato?

Penso che si sia agito con equilibrio, forse qualche passaggio a vuoto c'è stato - oggi abbiamo votato a favore dell'emendamento che ripristinava la procedibilità d'ufficio per il sequestro di persona, ad esempio -, però complessivamente questo percorso è stato condivisibile, anche se non è stato accompagnato da una seria depenalizzazione. Infatti, se vogliamo deflazionare, non possiamo pensare che questa sia l'unica strada. Dobbiamo cercare di avviare un percorso complessivo, che consenta ai tribunali di trattare i casi significativi, di trattarli fino in fondo e di non avere le aule invase da fascicoli che toccano questioni bagatellari, questioni di minimo rilievo, che meriterebbero magari sanzioni amministrative.

Questo provvedimento ha smentito tutti coloro che chiedevano un decreto-legge per ribaltare il testo della legge Cartabia. Non è stato così. Bisogna dare atto al Ministro Nordio che non ha fatto tutto questo, ma ha fatto un intervento chirurgico che condividiamo in parte. Condividiamo il primo articolo, nella parte che prevede la procedibilità d'ufficio, se sono contestate le aggravanti di terrorismo o di mafia, ma lo condividiamo meno nella seconda parte. Perché questo? Perché si è cercato di trovare un difficilissimo equilibrio tra la procedibilità a querela, quindi l'avvio di un percorso penale attraverso la disponibilità della parte, e la garanzia della sicurezza pubblica attraverso la restrizione della libertà personale.

Se non c'è la condizione di procedibilità, è piuttosto contraddittorio che ci sia la restrizione della libertà personale. Il disegno di legge del Governo ha cercato di mettere insieme queste due cose. Penso che, se avesse avuto il coraggio di farlo, ma non ha avuto il coraggio di farlo per non compromettere i finanziamenti del PNRR, avrebbe potuto intervenire diversamente. Non erano più convinti della procedibilità a querela, dovevano ritornare alla procedibilità d'ufficio. A quel punto, l'arresto obbligatorio in flagranza sarebbe stato coperto da questa condizione di procedibilità. Non l'hanno fatto. Non hanno seguito questa strada.

Quindi, che credo che ci sia un serio rischio di costituzionalità di queste norme. Sono convinto che non sia sufficiente aver cercato di ritagliare l'applicazione all'arresto obbligatorio in flagranza, ritagliandolo a una serie di reati specifici. Ci sono situazioni inedite che, certamente, saranno affrontate dalla Cassazione, ma anche dalla Corte costituzionale. Infatti, potrebbe capitare che una persona, che ha abbia avuto la libertà personale ristretta per 48 ore e che poi non abbia subito un processo, non possa chiedere la riparazione per l'ingiusta detenzione. Qualcuno dice che questa detenzione non è ingiusta, perché è coperta dalla flagranza. Bene, ma che sia giusta o ingiusta dipende dal fatto che un reato sia punito con una sentenza passata in giudicato. Se non c'è questa sentenza, non solo non c'è la sentenza, ma non c'è neanche il processo, non c'è neanche il rinvio a giudizio, non c'è nulla. È una situazione inedita, che si presterà - come si prestano molte norme fatte per mettere insieme le varie forze della maggioranza - ad interpretazioni di terzi, che sia la Corte costituzionale, che sia la Cassazione, che sia, magari, qualche procura.

Nei limiti del possibile, abbiamo cercato di correggere queste storture, queste contraddizioni. Ad esempio, quando si dice che la persona offesa deve essere prontamente reperibile e, se non è prontamente reperibile, si può arrestare in flagranza, qual è il concetto di pronta reperibilità? È un concetto lasciato alla libera interpretazione delle Forze dell'ordine? Perché un conto è decidere se ci sia o meno la flagranza, e, allora, questo lo valutano le Forze dell'ordine nel loro verbale, ma caricare sulle Forze dell'ordine anche l'onere di cercare la persona offesa e di stabilire - perché qua ne discende un effetto sulla libertà personale - se ci sia o meno la pronta reperibilità, mi sembra un po' troppo. Avrei dettagliato meglio la norma.

Non mi soffermo poi - lo abbiamo fatto già molto - sull'emendamento sul reddito di cittadinanza e sul vuoto normativo che si è determinato e che il Governo non ha voluto correggere. Il Governo ci ha detto: lo correggeranno coloro che hanno commesso l'errore. Ecco, non vorrei che l'errore venisse raddoppiato, perché sono convinto che vi siano stati una grande svista e un grande segno di disattenzione che possono mandare in fumo molti procedimenti e che addirittura rischiano oggi di dare, da parte di questo Parlamento, un segnale di forte tolleranza verso gli abusi. Penso che, se c'è un reato, il reato possa essere cancellato, ma deve essere cancellato con consapevolezza, non per un errore. Detto questo, mi rifaccio alle considerazioni svolte precedentemente in Aula e confermo il voto di astensione del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge all'esame affronta aspetti problematici che, per amore della verità, bisogna subito dire che sono preesistenti alla riforma Cartabia. Problemi che, indubbiamente, è ragionevole ed opportuno risolvere, ma che certamente non trovano causa nella sola riforma Cartabia, la quale, voglio ricordare, ha perseguito principalmente uno scopo, ossia quello di rendere i procedimenti penali più veloci, in linea con quanto concordato nel PNRR, prevedendo una riduzione del 25 per cento dei tempi medi del processo penale entro il 2026. Si tratta di vecchi problemi che, nella contingenza, sono stati amplificati per effetto dell'estensione del regime della procedibilità a querela, introdotto dal decreto legislativo n. 150 del 2022, in relazione a figure di reato contro la persona e contro il patrimonio.

Si fa riferimento, in particolare, alle fattispecie di lesioni personali dolose, al sequestro di persona semplice, ossia non a scopo di estorsione, al reato di minaccia. Sono reati che, di per sé, possono non essere gravi, perché puniti in assenza di aggravanti, addirittura, come per la minaccia semplice, con la sola pena pecuniaria.

In relazione alle suddette fattispecie di reato comuni, cioè non di criminalità organizzata, la prassi applicativa della riforma ha posto un problema che non può essere certo eluso. Cosa potrebbe succedere se dovesse ricorrere l'aggravante del cosiddetto metodo mafioso e della finalità di terrorismo e/o di eversione? Di qui la scelta di politica criminale del Governo, che noi di Forza Italia approviamo e sosteniamo, di rendere tali reati procedibili d'ufficio qualora dovesse ricorrere l'aggravante del cosiddetto metodo mafioso, nella consapevolezza che le condizioni, che integrano il metodo mafioso, possano, infatti, pregiudicare, verosimilmente, la libertà della persona offesa di presentare una querela.

Come è stato giustamente osservato, la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e di omertà sono incompatibili con la logica della procedibilità a querela che presuppone la possibilità di manifestare liberamente e senza pressioni la volontà e l'interesse a procedere. Del resto, la proposta di rendere procedibili d'ufficio questi reati è ragionevole anche sotto altro aspetto, perché quelle aggravanti sono propriamente espressive di una offesa a beni giuridici di rilievo pubblicistico e privano il fatto e l'offesa di quella dimensione privatistica che, sola, giustifica la procedibilità a querela.

Un plauso, dunque, al Governo e al Ministro Nordio che, intervenendo in maniera tempestiva ed adeguata, hanno confermato la linea, espressa da Forza Italia e dal presidente Silvio Berlusconi, di un impegno senza se e senza ma nella lotta alla criminalità organizzata, una lotta senza tregua a tutte le mafie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Ad evitare inutili allarmismi, come abbiamo sentito da certi settori anche in questa Aula, ma soprattutto di certa solita magistratura, non mi risulta vi sia stato in concreto il rischio di mancati arresti o di scarcerazioni, tanto più di boss mafiosi. Evitiamo di dare notizie assolutamente false. La riforma Cartabia non ha in alcun modo toccato l'estorsione, l'usura, il sequestro di persona a scopo di estorsione, la rapina, cioè i classici reati contro il patrimonio, tipici di contesti mafiosi, e nemmeno ha toccato altri classici reati di criminalità organizzata, diversi da quelli contro il patrimonio, che restano procedibili d'ufficio.

Dunque, nessuno intende abbassare la guardia. Gli italiani devono sapere che, con questa maggioranza, le azioni di contrasto alle mafie potranno solo essere rafforzate e rese più efficaci. Approfitto dell'occasione per richiamare e fare un plauso allo straordinario impegno delle Forze di Polizia nel contrasto alle mafie, per i successi, anche da ultimo conseguiti, con la cattura di pericolosissimi boss. A loro va l'apprezzamento e il sentito ringraziamento da parte di tutto il gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

L'altra disposizione di particolare impatto sistemico concerne l'arresto nella flagranza di reati procedibili a querela. Consentire, come è oggi, l'arresto in flagranza solo in presenza della condizione di procedibilità sposta l'asse di questo equilibrio dalla parte della libertà personale, a detrimento delle esigenze precautelari e di sicurezza pubblica. Per contro, consentire l'arresto in flagranza a prescindere dalla presentazione della querela sposterebbe l'asse di quel complesso equilibrio verso le esigenze precautelari e di sicurezza pubblica, sacrificando quelle di tutela della libertà personale. Il provvedimento, che ci accingiamo a votare, individua un non facile punto di caduta fra la salvaguardia delle esigenze precautelari e di sicurezza pubblica, da un lato, e la tutela della libertà personale dell'autore di reato, presunto innocente, dall'altro.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 17)

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Non siamo però di fronte, come è stato da più parti affermato, ad una depenalizzazione, ma tutt'altro. Possiamo dire che questa maggioranza sta cercando, con questo provvedimento, di chiudere un cerchio trovando un punto di equilibrio. Di fronte a reati di minore allarme sociale si prevede la procedibilità a querela di parte, perseguendo nella linea deflattiva dei processi penali. Nei casi, invece, di sussistenza delle aggravanti del metodo mafioso e della finalità di terrorismo, nei quali la volontà della parte offesa, come detto, può essere compressa o esclusa, provvede lo Stato con il regime della procedibilità d'ufficio.

Così come nelle ipotesi di fatti non gravi in sé, come le lesioni personali lievi, commesse da soggetti considerati socialmente pericolosi, quali sono quelli sottoposti alle misure di prevenzione del codice delle leggi antimafia, ancora una volta non è richiesto alla parte di attivarsi, ma sarà lo Stato che si farà carico del relativo onere tramite la previsione del regime della procedibilità d'ufficio. È un sistema, dunque, che si muove nel rispetto dei principi costituzionali - nel solco della tradizione liberale e garantista, cui il gruppo di Forza Italia si ispira - per i quali noi, anche in questa legislatura, fungeremo da vera sentinella (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

In conclusione, voglio approfittare dell'occasione, anche per il tramite del Vice Ministro presente, per invitare il Governo ad una accelerazione sul fronte delle riforme annunciate nel campo della giustizia.

Con una maggioranza parlamentare così ampia, riteniamo che, nei prossimi anni, dobbiamo conseguire obiettivi di grande respiro. È stato già incardinato il provvedimento sulla separazione delle carriere tra PM e giudici.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 17,02)

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Abbiamo depositato le proposte di legge sull'abolizione dell'abuso d'ufficio, del traffico di influenze illecite, sulla revisione della legge Severino, sulla prescrizione, sulle misure cautelari, sulle intercettazioni e sulla limitazione dell'uso dei trojan ai reati di mafia e terrorismo. Ecco, attraverso il rappresentante del Governo, vogliamo dire al Ministro Nordio che il tempo scorre (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Non possiamo deludere le aspettative, non solo degli operatori del sistema giustizia, ma, soprattutto, dei cittadini. Noi abbiamo l'obiettivo di restituire ai cittadini italiani la fiducia nei confronti di una giustizia che, dal nostro punto di vista, dovrà tornare ad essere giusta e di qualità.

Sono queste le ragioni per le quali annuncio il voto favorevole del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Come abbiamo detto - lo hanno detto tutti - il disegno di legge prevede la procedibilità d'ufficio per i reati che siano aggravati dalla finalità mafiosa o terroristica, in modo ampio. Prevede, poi, la possibilità di procedere d'ufficio per le lesioni, quando commesse da persona sottoposta a misure di prevenzione e prevede, inoltre, una specifica disciplina dell'arresto in flagranza per i delitti procedibili a querela.

La riforma del processo penale, la cosiddetta riforma Cartabia, ha portato rilevanti modifiche alla disciplina del regime di procedibilità di alcune fattispecie di reato di più frequente applicazione pratica, con ciò determinando conseguenze negative in termini di risposta alle istanze delle vittime. Con la dichiarata finalità di conseguire effetti deflattivi sul contenzioso giudiziario ed effetti positivi sulla durata complessiva dei procedimenti, si è inciso sulla procedibilità di ufficio di alcuni gravi reati, introducendo la procedibilità a querela, trasferendo così la responsabilità dello Stato - per l'incapacità di intervenire con un processo giusto e in tempi ragionevoli - sul singolo cittadino, che avrà, quindi, la responsabilità di scelta tra chiedere allo Stato di procedere penalmente o, invece, tacere.

La riforma, però, non ha toccato i reati bagatellari. Poco fa la collega Giuliano ricordava il reato di accattonaggio, ma tanti altri reati sono stati conservati nell'ambito del nostro codice penale. La riforma non ha toccato quei reati che, per la loro minima portata lesiva e la minore rilevanza sociale, ben potevano essere toccati, ma ha toccato invece reati gravi. Pertanto, l'obiettivo di razionalizzare il lavoro delle procure e di smaltire gli arretrati non poteva, e non doveva, assolutamente giustificare l'abdicazione, da parte dello Stato, al suo potere-dovere di attivarsi per perseguire i responsabili. Trattandosi di reati gravi, non si doveva lasciare alle persone offese la decisione di procedere, esponendole al rischio di ritorsioni ad opera dei contesti criminali da cui proviene il reato, poiché sono reati frequentemente commessi da delinquenti seriali, professionali, abituali. D'altro canto, di fronte a reati così gravi, perché la vittima dovrebbe astenersi dal presentare querela, se non per evitare di contrapporsi all'autore del reato di sequestro di persona, di furto in abitazione, a volte anche commesso da persona travisata o che ha usato violenza sulle cose o di chi è entrato fraudolentemente o con violenza nelle case e nelle abitazioni? Sono tutti reati oramai procedibili a querela. Il querelante, in queste ipotesi, apparirà all'autore del reato come l'autore della punizione irrogata dallo Stato: il suo nemico. Per questo la vittima non presenterà querela e ciò sarà ancora più chiaro nel caso di arresto in flagranza, quando, cioè, il ladro non è riuscito a portare via niente o il reato è ancora in itinere. Avviene l'arresto, interviene il querelante o, meglio, la vittima del reato e dice “voglio proporre querela”.

Prevedere la procedibilità d'ufficio esclusivamente in presenza dell'aggravante di mafia o di terrorismo riduce fortemente la tutela delle vittime di reato per delitti di particolare allarme sociale, rispetto ai quali risulta arduo raccogliere l'eventuale querela, come per il reato di lesioni personali, come ho detto, e, ancora, ripeto, sequestro di persona, violenza privata, violazione di domicilio, furto aggravato dalle circostanze più varie, tutte altrettanto gravi come gli stessi reati cui si connettono. Si pensi a un pestaggio fuori da una discoteca o da una scuola da parte di baby-gang: le lesioni non sono punibili, per mancanza di querela. Deve intervenire la querela, ossia chi ha subìto deve porsi contro questi gruppi criminali. In casi simili, la tipologia di aggressori certamente dissuaderà le vittime dal presentare querela. Si pensi alle lesioni ad opera di un pregiudicato o di persona proveniente da contesti criminali: anche in questo caso, dovrà essere la vittima del reato ad assumersi la responsabilità di dare impulso all'azione penale. Si pensi alle lesioni nell'ambito dei rapporti familiari, laddove le vittime subiscono, per un processo inconscio di giustificazione, e tacciono.

La difesa dei diritti fondamentali dell'individuo non può non passare anche attraverso l'attenzione che il legislatore pone nei confronti delle vittime dei reati. La tutela dei soggetti deboli trova fondamento nel principio di uguaglianza ed è nell'ambito del diritto e del processo penale che la tutela delle vittime va garantita maggiormente. La giurisprudenza della Corte dei diritti dell'uomo impone agli Stati di intervenire e tutelare le fasce più deboli e, soprattutto, minori, donne, richiedenti asilo e tutti coloro che presentano uno specifico grado di vulnerabilità, secondo la natura e la gravità della lesione subita o minacciata. Bisogna che la vittima abbia la forza di reagire. Ma quando? Come? Abbiamo davanti una realtà, che ci si presenta tutti i giorni, di intere fasce della nostra popolazione che hanno bisogno dello Stato che le difenda e, invece, sembra che tutto questo alla maggioranza non risulti chiaro. Evidentemente, non hanno conoscenza di come si vive in tanti quartieri, in tante città, di quali sono le pressioni criminali che si subiscono, e non soltanto dalle organizzazioni mafiose. Queste esercitano un'intimidazione che, oramai, raramente si esplica in una violenza privata; sono piuttosto i criminali, i pregiudicati, coloro che sono avvezzi a comportamenti di questo tipo che esercitano violenze e reati come quelli di cui abbiamo parlato.

Ma perché parliamo di questi reati? Ne parliamo, innanzitutto, perché sono reati che costituiscono, nella loro descrizione, nell'ambito del nostro codice penale, una tutela del cittadino con riferimento ai beni protetti dalla Costituzione. Quali beni? Innanzitutto, direi la libertà personale, che è inviolabile, e per il sequestro di persona vi era la garanzia penale che lo Stato avrebbe dovuto difendere nel ritenere un bene primario la libertà personale, appunto. La libertà personale è un bene primario e il sequestro di persona è proprio la più grave violazione che si possa fare alla libertà personale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, poi, il domicilio, che è inviolabile: quindi, da un lato, i reati aggravati da questa violazione, dall'altro lato, lo stesso reato di violazione di domicilio lo si considera, ancora una volta, procedibile a querela; rimettiamo sempre al soggetto vittima il diritto di esercitare la querela.

Oggi crediamo che l'Aula debba essere pienamente informata del fatto che, nel corso dei lavori della Commissione giustizia, noi abbiamo sottolineato come sia importante per il nostro Paese recuperare la procedibilità d'ufficio per i reati di sequestro di persona, lesioni personali, violazione di domicilio, reato di furto aggravato dalle circostanze anche di detenere un'arma, dell'essere travisati, dell'usare violenza sulle cose. Tutto questo, che determina, poi, una molteplicità di reati, che vengono commessi tutti i giorni e, quindi, un intervento da parte del nostro Stato, la maggioranza lo sa, tant'è vero che ha creato questo meccanismo dell'arresto in flagranza di reato dei reati procedibili a querela: una aberrazione giuridica, un fatto incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Non è pensabile che si arresti colui nei cui confronti non si sa se quel reato sarà o meno procedibile. È contro la Costituzione approvare una norma di questo tipo. Ebbene, questo è stato fatto e noi siamo contro. Abbiamo sentito la Polizia, che dovrà provvedere ad eseguire gli arresti, e ci ha rappresentato che le risorse non sono sufficienti ad affrontare anche questo problema. Non solo dovranno arrestare, ma dovranno rincorrere la persona offesa per vedere dove si trova, perché hanno soltanto 48 ore. Immagini un furto aggravato, per il quale l'arresto è obbligatorio; bisognerà necessariamente intervenire, portarlo in ufficio, preparare gli atti, cercare la persona offesa, e tutto questo in sole 48 ore.

Ebbene, Presidente, noi crediamo che si sarebbe dovuto rendere questo disegno di legge molto più efficace attraverso l'introduzione di quelle norme di procedibilità d'ufficio che chiedevamo. Ciò non è stato fatto e, per questo, noi votiamo con l'astensione il disegno di legge che viene proposto alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellomo. Ne ha facoltà.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Presidente, onorevoli colleghi, la sacralità della nostra funzione ci dovrebbe imporre, in tema di giustizia, di essere sobri e di fare in modo che gli slogan politici non appartengano ai nostri interventi. Oggi discutiamo di alcuni aggiustamenti della riforma Cartabia che, ricordo a me stesso, è stata votata praticamente da tutto il Parlamento. Poc'anzi ho sentito un intervento che non riguardava tanto questo provvedimento, quanto l'intero ordinamento della riforma Cartabia, che è stata votata, ricordo a me stesso, da tutto il MoVimento 5 Stelle, oltre che da tutto il Parlamento. Riforma Cartabia che, ricordo sempre a me stesso, è stata quasi imposta dall'Unione europea per la modernizzazione della procedura penale nel nostro Paese. Quindi, quando noi facciamo degli esempi, è vero che si può cambiare idea ed è giusto farlo, anzi è meritorio farlo, ma, in tre mesi, dire una cosa opposta rispetto a quello che si è votato solo, ripeto, qualche mese fa, ritengo che non faccia onore a chi di diritto mastica e di chi, addirittura, ha svolto una funzione nel nostro Paese rilevantissima.

Il provvedimento di oggi prevede degli aggiustamenti, perché il Governo si è posto un problema serio: cosa succede se alcuni delitti, per i quali oggi è prevista una punibilità a querela, sono aggravati dalla cosiddetta mafiosità? Che si può incorrere nel fatto che la persona, in un certo qual modo, evita di fare una querela anche quando ha la volontà di farla. Quindi, si è intervenuti proprio in questi casi, si è intervenuti proprio per evitare che un soggetto “X” limiti il proprio diritto perché ha paura. È stato fatto questo tipo di aggiustamento, così come è stato fatto per quanto riguarda una lesione personale nel momento in cui la stessa persona è soggetta a misure di prevenzione. Si è posto questo legittimo aggiustamento e ci si è posti il problema perché dagli studi che sono stati effettuati dal Ministero della Giustizia risulta che di un reato che forse non è determinato come grave, qual è il furto, però, nel 2022, ne è stato commesso circa un milione, nel nostro Paese e, allora, si è voluto intervenire, perché se qualcuno viene in casa mia, ruba e io non ho avuto il tempo neanche di poter fare la querela, allora, do la possibilità alle Forze dell'ordine di intervenire, di effettuare l'arresto e di chiedere alla persona che ha subito una lesione del proprio diritto se vuole o meno perseguire quella persona che, appunto, ha lesionato quel diritto. E si danno addirittura 48 ore di tempo per poterlo fare.

Si è intervenuti, addirittura, nel giudizio direttissimo e, quindi mi meraviglio che ci siano stati alcuni interventi contro questo tipo di norma o, meglio, non si è capito bene se a favore di questa norma o contro la Cartabia, un po' l'uno e un po' l'altro. Questo dicono le norme che oggi sono all'attenzione del nostro voto e che hanno visto anche un lavoro laborioso in Commissione.

Se vogliamo andare verso la modernità, forse la riforma Cartabia, addirittura, è stata un primo passo nel solco di una modernizzazione del nostro sistema, perché non dobbiamo solo pensare al diritto, senza poi calarci nella pratica dei tribunali. Sono stati fatti addirittura, all'interno della Commissione, degli emendamenti su reati, diciamo, minori - anche se quando viene leso un diritto non è mai un reato minore - e non ci si rende conto che abbiamo affogato i tribunali di cause che poi vengono comunque risolte perché le parti sono d'accordo; si è addirittura votato contro un provvedimento del genere. Dobbiamo cercare di aiutare anche i magistrati che lavorano ogni giorno per fare in modo che, per esempio, nel tribunale di Palermo, piuttosto che in quello di Bari, non ci siano 40 o 50 cause iscritte che, poi, puntualmente vengono risolte, con grande fatica degli stessi magistrati, perché le parti sono d'accordo. Addirittura, nel sistema americano, che alcuni invocano e altri no, è sempre e solo la parte a dover cercare la colpevolezza di chi ha leso il diritto.

Noi siamo un Paese che ha creato il diritto e l'obbligatorietà dell'azione penale è sicuramente un fondamento del nostro Stato ed è vero che ad esempio, a proposito del sequestro di persona, giustamente, quando sentiamo “sequestro di persona”, tutti quanti noi ci alziamo dalla sedia, però, alle volte il sequestro di persona è anche il fidanzato che non ha fatto scendere la fidanzata dalla macchina perché hanno litigato o viceversa, quello è un sequestro di persona, e se le parti sono d'accordo e poi fanno pace, allora, ben venga che il reato sia procedibile a querela.

Quindi, quando facciamo degli esempi, non li dobbiamo solo estremizzare in un senso, ma dobbiamo anche calarci nella realtà per capire l'essenza della riforma che, lo ripeto, tutto il Parlamento ha votato e che la stessa Unione europea addirittura ha condizionato per il PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Quindi, la Lega, convinta, voterà a favore di questo provvedimento che deve essere un primo passo. Ho sentito anche le parole del collega Costa, molte volte le idee dell'onorevole Costa sono anche le mie, però dobbiamo cercare di modernizzare il sistema, di non essere troppo oltre né da una parte né dall'altra; non bisogna essere giustizialisti o garantisti, dobbiamo fare in modo di avere una cultura giuridica, in questo Paese, che sia fondata sicuramente sulla certezza della pena, ma anche sul fatto che chi è indagato o chi sta esercitando, purtroppo, il ruolo di imputato debba avere le garanzie giuste. Io credo che siamo su questo solco con la riforma Cartabia e con questi aggiustamenti che questo Governo ha ritenuto di fare. Quindi, dichiaro il voto favorevole del gruppo cui appartengo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il 30 dicembre del 2022 è entrata in vigore la riforma Cartabia sul processo penale, una riforma ampia, che rovescia alcuni schemi consolidati del passato, che interviene su alcune distorsioni del processo penale italiano. All'interno della riforma: l'aumento del catalogo dei reati perseguibili a querela; l'introduzione della giustizia riparativa; l'obiettivo di fare della vittima, troppo spesso estranea al protagonismo nel processo penale, un soggetto intorno al quale costruire il processo penale; la previsione di termini massimi di durata delle indagini; il criterio della ragionevole previsione della condanna, che deve ispirare l'azione del pubblico ministero e del giudice per l'udienza preliminare; la diffusione e il rafforzamento delle misure sostitutive della pena; il rafforzamento del processo telematico; l'inappellabilità di alcune sentenze di primo grado e molto altro ancora.

È una riforma dunque completa, alla quale hanno contribuito i partiti nella precedente legislatura, alcuni dei quali, oggi, fanno parte della maggioranza di Governo. Eppure, solo pochi giorni dopo l'entrata in vigore della riforma, si è diffuso un profondo e radicato allarme in relazione ai suoi effetti. Si è diffusa una preoccupazione circa l'impunità che dalla riforma avrebbe potuto originarsi. A destare particolare preoccupazione è l'aspetto contenuto nella riforma dell'aumento del catalogo dei reati perseguibili a querela e non più d'ufficio.

La scelta di potenziare la procedibilità a querela è rinvenibile certamente nell'obiettivo di realizzare un effetto deflattivo del processo, ma non solo in questo; proprio perché inserita in un quadro sistemico più ampio, la previsione della diffusione della procedibilità a querela sta soprattutto dentro la visione di un nuovo ruolo della vittima dentro il processo, si affianca ad esempio all'introduzione della giustizia riparativa, un processo che si origina dall'attivismo della vittima e fa della vittima un perno fondamentale e insostituibile, come mai precedentemente era successo.

Eppure, l'attenzione esclusiva al tema della procedibilità a querela ha indotto non pochi analisti, osservatori e anche esponenti politici a tacciare, solo pochi giorni dopo l'entrata in vigore della riforma, la riforma stessa come causa dell'impunità nel Paese.

A destare questo allarme non sono solo opinionisti e addetti ai lavori, ma anche autorevoli esponenti dell'attuale maggioranza di Governo, esponenti del Governo stesso. Nei primi giorni di gennaio, l'onorevole Delmastro Delle Vedove rilasciava dichiarazioni ai giornali nelle quali diceva che la riforma era un disastro e che la procedibilità a querela anziché d'ufficio per reati gravi contro la persona e il patrimonio rappresentava un rischio pericolosissimo d'impunità, contro il quale il Governo e la maggioranza sarebbero intervenuti, in forte discontinuità.

Potevamo dunque attenderci, rispetto a quelle preoccupazioni così radicalmente esposte, un intervento del Governo e del Ministro Nordio di stravolgimento della riforma Cartabia, perlomeno nella parte relativa alla diffusione della procedibilità a querela. E, tuttavia, l'intervento del Governo sembra avere smentito quelle preoccupazioni, allora evidenziate dall'onorevole Delmastro e da altri esponenti della maggioranza, perché il Ministro non è intervenuto con il decreto-legge e non si può certo dire che questo sia un Governo che non ricorre allo strumento della decretazione d'urgenza. Ad esempio, in materia di giustizia ha deciso di intervenire con decreto-legge per contrastare i raduni musicali. Se non lo fa in materia di procedibilità a querela è perché evidentemente ritiene che non sussista un'urgenza che induca il Governo ad intervenire.

Non lo ha fatto nemmeno nell'ambito del potere conferito dal decreto legislativo Cartabia, perché, come correttamente ha riconosciuto nella relazione illustrativa il Ministro Nordio, i problemi, che pure esistono, in relazione alle aggravanti per mafia e terrorismo sono preesistenti alla riforma Cartabia e riguardano il fatto della contestazione dell'aggravante quando il reato è procedibile a querela. Esisteva prima della riforma Cartabia questo tema e certamente esiste ancora ed è potenziato dentro la riforma Cartabia che estende il catalogo dei reati a querela.

Il Ministro Nordio ha dunque scelto lo strumento del disegno di legge da mettere nella disponibilità del Parlamento e ha fatto bene, perché in quella relazione illustrativa ha onestamente riconosciuto che il problema di cui abbiamo parlato in quelle settimane, e cioè il rischio di una procedibilità inadeguata, quella a querela, per reati per i quali è contestata l'aggravante mafiosa e terroristica, merita di essere affrontato con un intervento correttivo. L'intervento integrativo del Governo sostanzialmente attiene a tre temi e nel corso dello svolgimento dell'approfondimento in Commissione a un quarto tema, cioè, appunto, la previsione della procedibilità sempre d'ufficio quando è contestata l'aggravante per mafia e per terrorismo, cosa che noi condividiamo. Il gruppo del Partito Democratico aveva già dato questa indicazione e ha sostenuto ordini del giorno, anche nell'altro ramo del Parlamento, che andavano in questa direzione.

Poi, una correzione del codice antimafia, anche questa preesistente alla riforma Cartabia, con la procedibilità d'ufficio anche per le lesioni personali, erroneamente lasciate al di fuori della procedibilità d'ufficio, e, infine, l'arresto obbligatorio in flagranza di reato, per il quale è necessario che le Forze di polizia che intervengono si adoperino per ottenere la querela della persona offesa, se non è presente sul luogo del reato, nelle 48 ore successive.

Da ultimo, anche la sospensione per il giudizio direttissimo nell'attesa dell'ottenimento della querela. Si tratta di proposte di integrazione che confermano l'impianto della riforma Cartabia e cercano di introdurre dei correttivi migliorativi.

Noi abbiamo cercato di dare un contributo ai lavori del Parlamento e, purtroppo, dobbiamo prendere atto che, invece, la maggioranza ha deciso di non accogliere nessuna proposta integrativa e migliorativa. Avevamo presentato alcuni emendamenti per potenziare la previsione della procedibilità d'ufficio quando ricorre la contestazione dell'aggravante per mafia e per terrorismo, ad esempio quando vi è la dissociazione dell'autore del reato o la collaborazione dell'autore del reato. In quel caso, con l'attenuante della dissociazione e della collaborazione, il reato, per quanto venga contestata l'aggravante di mafia e terrorismo, resta perseguibile a querela. Eppure la maggioranza ha rifiutato di accogliere questi emendamenti, che, in spirito collaborativo, avevamo messo nella disponibilità dell'Aula per migliorare il testo e per migliorare il contrasto a mafia e a terrorismo, per rafforzare il ruolo dello Stato nel contrasto a mafia e a terrorismo. Eppure è un tema del quale abbiamo discusso anche in quest'Aula e non sono mancati scontri tra le forze presenti in quest'Aula. Ci dispiace, dunque, che questi emendamenti di buonsenso siano stati rifiutati.

Anche in materia di arresto obbligatorio in flagranza di reato altri colleghi hanno già evidenziato potenziali criticità. Io vorrei qui evidenziare un ulteriore elemento di criticità, che anche le Forze di Polizia, attraverso le organizzazioni sindacali, hanno evidenziato nei lavori della Commissione. Ancora una volta si è deciso, ad invarianza di risorse, di attribuire nuovi ruoli e nuovi compiti alle Forze di Polizia, che oggi non solo devono eseguire l'arresto e predisporre tutta l'attività amministrativa necessaria a condurre l'arrestato davanti al giudice per la convalida dell'arresto, ma devono anche occuparsi, a parità di risorse, di un'ulteriore difficile e faticosa attività, quella di andare a ricercare la vittima di reato, non presente sul luogo, per ottenere da quella persona, entro le 48 ore successive, la querela. Un'attività, dunque, gravosa. Anche qui i sindacati di Polizia hanno evidenziato un allarme, hanno chiesto un potenziamento e una revisione della normativa. Non sono stati ascoltati e persino l'emendamento che in Aula è stato oggi discusso, che chiedeva una precisazione sulla comunicazione relativa all'impossibilità di rinvenire sul luogo del reato la persona offesa, è stata respinto dall'Aula.

Dunque, non possiamo esprimere un voto favorevole, per quanto correttamente sia stata confermata l'impostazione della Cartabia e per quanto correttamente lo strumento utilizzato, quello del disegno di legge, abbia portato all'attenzione dell'Aula correttivi ragionevoli, quali quello - ripeto - della modificazione del regime di procedibilità d'ufficio quando ricorre l'aggravante mafiosa e terroristica, ma il rifiuto di ogni contributo offerto dalle opposizioni, anche su temi molto sensibili e delicati, ci impone l'astensione.

Resta, però, un fatto politico. Fanno parte di questa maggioranza partiti che ogni giorno, da tempo, richiamano l'attenzione dell'opinione pubblica sulle esigenze di sicurezza. Quelle forze politiche hanno spesso fatto battaglie muscolari nella comunicazione in quest'Aula e fuori. Oggi con questo disegno di legge, che la maggioranza ha difeso nella sua integralità, anche laddove ha deciso di bocciare un emendamento condiviso dalle opposizioni per modificare il regime di procedibilità nel sequestro di persona, la maggioranza ha voluto confermare che i reati contro la persona e i reati contro il patrimonio, quali danneggiamento, truffa, frode e furto aggravato, restano procedibili a querela.

È bene avere confermato l'impianto della Cartabia. Si sappia, però, che da oggi in poi difficilmente nei talk show e fuori da qui potrete lamentare che il sistema della giustizia non corrisponde - o quello che avete ereditato in questo mandato - alle esigenze di sicurezza del Paese perché o non eravate sinceri allora o avete cambiato idea, ma lo dovete dire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellicini. Ne ha facoltà.

ANDREA PELLICINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il disegno di legge in materia di procedibilità d'ufficio e di arresto in flagranza, che ci accingiamo a votare, va ad affrontare, con efficacia ed equilibrio, alcune problematiche introdotte dalla riforma Cartabia.

Il decreto legislativo n. 150 del 2022, approvato ancora nella scorsa legislatura, ha infatti esteso il regime di procedibilità a querela ad alcuni delitti contro la persona e contro il patrimonio, prima procedibili d'ufficio. Il Ministro Cartabia non ha emanato a ottobre il suddetto decreto legislativo di punto in bianco, ma lo ha fatto sulla base dei criteri di cui alla legge delega n. 134 del 2021, approvata con il voto favorevole di alcune forze che oggi siedono all'opposizione. Dunque, appare perlomeno singolare che oggi alcune di queste forze, cambiando completamente idea, vogliano tornare alla procedibilità d'ufficio di alcuni reati che sono diventati a querela di parte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, la questione è questa: o sbagliavano prima, all'atto dell'approvazione della legge delega n. 134 del 2021, oppure oggi, per calcoli opportunistici, hanno cambiato idea. Noi rileviamo, ovviamente, questa incoerenza.

Invece, il disegno di legge del Ministro Nordio si muove, come detto, nel nuovo contesto normativo attraverso interventi puntuali e pragmatici, con il dichiarato obiettivo di dare protezione a quei cittadini che in determinati contesti, caratterizzati dalla presenza di una forte criminalità organizzata o anche da situazioni di terrorismo, non si trovino nelle condizioni di compiere liberamente le proprie scelte. Se un soggetto viene sequestrato, picchiato e offeso nella propria integrità fisica da un mafioso, non si può chiedere a questo soggetto, in molti casi, di avere il coraggio di affrontare la mafia. È lo Stato che lo deve proteggere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Quindi, ha fatto bene il Ministro Nordio a intervenire da questo punto di vista.

Tra l'altro, nel mese di gennaio di quest'anno abbiamo assistito al grido di allarme del procuratore della Repubblica di Palermo, De Lucia, riguardo ad un caso in cui erano stati arrestati tre soggetti per lesioni e sequestro di persona con l'aggravante del metodo mafioso. Quei tre soggetti rischiavano, infatti, di essere scarcerati per mancanza della querela, anche perché le persone offese, opportunamente consultate, non avevano manifestato l'intenzione di procedere con la querela. Quindi, queste persone vanno assolutamente sostenute e il Ministro Nordio ha fatto bene a inserire questa novità legislativa.

Altrettanto importante a tal fine è la disposizione di cui all'articolo 2 del disegno di legge in approvazione, volto a includere il delitto di lesioni personali, di cui all'articolo 582 del codice penale, nel cosiddetto codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, che prevede la procedibilità d'ufficio qualora determinati reati siano commessi da persona sottoposta a misura di prevenzione personale durante il periodo di applicazione e sino a tre anni dal momento in cui è cessato lo stato di esecuzione. In sostanza, il Governo, con il presente disegno di legge, riesce a conciliare gli obiettivi della deflazione del carico giudiziario e della riduzione dei tempi della giustizia, cui tra l'altro sono legati importanti finanziamenti del PNRR, con il primario dovere di protezione del cittadino dalla malavita e dal terrorismo. Questa scelta oculata e di buonsenso non può che essere apprezzata, condivisa e fortemente sostenuta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Gli impegni assunti a livello internazionale, infatti, vanno sempre rispettati, non solo perché, come detto, al raggiungimento di determinati obiettivi sono collegati importanti finanziamenti ma soprattutto perché con il mantenimento di questi impegni si difende la reputazione e la credibilità dell'Italia. Il Governo lo sta facendo a livello internazionale con una posizione ferma e coerente sulla guerra in Ucraina, ma lo fa anche tutti i giorni, cercando di migliorare e di rendere più efficienti i servizi dell'amministrazione dello Stato.

Del pari adeguate e proporzionate appaiono le norme sull'arresto obbligatorio in flagranza di reato, fondamentali per consentire l'intervento efficace delle Forze di Polizia nei casi di reati procedibili a querela di parte. È assurdo, ad esempio, che l'autore di un furto d'auto non possa essere arrestato nell'immediatezza di un fatto. Questo effetto collaterale della riforma Cartabia andava affrontato e risolto; questo decreto lo fa.

Da ultimo, devo rilevare come il dibattito in Aula e prima in Commissione dimostri ancora una volta che il tema della giustizia continua ad essere centrale. Troppe ferite e troppe sofferenze sono state causate dall'amministrazione della giustizia, da tanti errori. Da membro di questo Parlamento, da avvocato e da cittadino di questa Nazione non posso quindi che apprezzare l'approccio, la competenza giuridica e la sensibilità umana e culturale del Ministro Nordio nella trattazione di questa difficilissima e delicata materia. Dal piccolo reato ai temi di rilevanza costituzionale, come quello della separazione delle carriere e della definitiva consacrazione del principio del giusto processo, dobbiamo sempre avere riguardo alla tutela della collettività e ai diritti del cittadino. Su questi principi si basa davvero questo decreto, e Fratelli d'Italia lo voterà convintamente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 831-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 831-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 831-A: "Norme in materia di procedibilità d'ufficio e di arresto in flagranza".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Inversione dell'ordine del giorno e rinvio dei restanti argomenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per porre all'attenzione dell'Aula la possibilità di intervenire in discussione sul tema dei temi che, fuori da quest'Aula, è al centro del dibattito pubblico, con persone che si stanno organizzando per manifestazioni, in questo mese e nel mese successivo. Parlo del problema del blocco della cessione dei crediti e noi abbiamo, all'ordine del giorno, il seguito della discussione della relativa mozione, che è previsto tra un bel po'.

PRESIDENTE. Al punto 6.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). La settimana scorsa, noi eravamo pronti a votare questa mozione. Tra l'altro, ci sono colleghi della maggioranza che hanno posto all'attenzione dell'Aula questa mozione. Poi che cosa è accaduto? Che si è votato e c'è stato uno spostamento. Lo spostamento però arriva e la mozione non è in capo, al primo punto da discutere, ma addirittura in coda. Di questo passo vi avviate a non discutere la mozione nemmeno questa settimana. Allora, la responsabilità voi quando ve la volete assumere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Volete portare alle calende greche questo problema? No, perché ci avete fatto campagna elettorale e, dopo avere fatto campagna elettorale, visto che le promesse non le potete mantenere, adesso una parte della maggioranza ha presentato una mozione chiara e tonda di impegno al Governo per risolvere il problema. Per risolvere questo problema basta votare la mozione oggi. Anzi, Presidente, avremmo dovuto votarla ieri, perché le persone aspettano delle risposte chiare. La metà delle componenti della maggioranza, mi duole dirlo, è appartenente alle forze politiche che facevano parte del Governo Draghi e, come noi, ha subito un attacco veemente sul superbonus e sulla cessione dei crediti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Adesso finalmente siete la novità. Affrontiamo questo problema. Quindi, dopo questo mio intervento, chiediamo di continuare la discussione delle mozioni sulle agevolazioni fiscali per il settore edilizio e l'efficienza energetica. E' fondamentale. Tra l'altro, Presidente, ancora per il suo tramite, reitero la richiesta al Ministro Giorgetti di venire qui, in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per un'informativa urgente che abbiamo chiesto già mesi fa. Ma che rispetto c'è del Parlamento? Dov'è il Ministro Giorgetti? Non voglio pensare che anche lui scappi come un coniglio. Qui scappano tutti. Venite qui a dirci se esiste questo buco nel bilancio dello Stato o meno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colleghi, sostanzialmente il collega Santillo chiede l'inversione dell'ordine del giorno. Pertanto, sulla proposta di passare direttamente al seguito dell'esame delle mozioni in materia di agevolazioni fiscali per il settore edilizio e l'efficienza energetica darò la parola ad un deputato contro e ad uno a favore, a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento. Chi chiede di parlare contro? Non tutti assieme! Nessuno vuole parlare contro. Chi chiede di parlare a favore? Forse è bastato ciò che ha detto l'onorevole Santillo.

Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Mi limito semplicemente a far constatare all'Aula un dato che immagino in tanti stiate già constatando. Stanno iniziando i suicidi da parte di chi ha investito i propri risparmi facendo affidamento su una norma dello Stato ed è stato tradito dallo stesso. Quindi, questo mi sembra un motivo valido per votare a favore di questa inversione dell'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Mazzetti. Ne ha facoltà.

ERICA MAZZETTI (FI-PPE). Grazie, Presidente, e grazie a tutti i colleghi. Voglio precisare al collega che ha parlato a favore che noi non abbandoniamo nessuno, né imprenditori, né professionisti, né cittadini (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…

PRESIDENTE. Colleghi!

ERICA MAZZETTI (FI-PPE). …tant'è che abbiamo…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Mazzetti, lei sta parlando contro l'inversione dell'ordine del giorno?

ERICA MAZZETTI (FI-PPE). Sì. Abbiamo fatto proprio una mozione, a mia prima firma, come Forza Italia, per dare la possibilità di migliorare questo provvedimento. Contestualmente è arrivato un provvedimento da parte del Consiglio dei ministri che stiamo esaminando; tuttavia, siamo contrari a spostare, ad anticipare questo punto dell'ordine del giorno, ma garantiamo che domani esamineremo questa mozione secondo l'ordine del giorno. Per cui niente allarmismo, niente critiche nei confronti della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) perché il nostro obiettivo è quello di salvaguardare.

Voi fate soltanto una speculazione sul tema, su un dramma che avete creato voi insieme al PD nel “Conte 2” (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier - Commenti). Per cui noi salvaguarderemo questo, lo facciamo con la mia mozione e lo facciamo domani, come sarà previsto all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di passare direttamente al punto n. 6 dell'ordine del giorno.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 47 voti di differenza.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Solamente per chiedere di anticipare il seguito della discussione del punto 4, quindi la proposta di legge concernente la Convenzione sul controllo e la marchiatura degli oggetti in metalli preziosi, e, contestualmente, il rinvio di tutti gli altri argomenti alla seduta di domani.

PRESIDENTE. Chiaro ed esaustivo. Sulla proposta di passare direttamente al seguito della discussione della proposta di legge n. 849 e degli abbinati progetti di legge e di rinviare tutti gli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno alla seduta di domani darò la parola ad un deputato contro e ad uno a favore, a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento. Nessuno chiede di parlare contro. Nessuno chiede di parlare a favore.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di passare direttamente al seguito della discussione della proposta di legge n. 849 e degli abbinati progetti di legge, di cui al punto 4 all'ordine del giorno, e di rinviare alla seduta di domani l'esame dei rimanenti argomenti iscritti all'ordine del giorno.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 186 voti di differenza.

Seguito della discussione della proposta di legge: Formentini ed altri: “Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione sul controllo e la marchiatura degli oggetti in metalli preziosi, con Allegati, fatta a Vienna il 15 novembre 1972” (A.C. 849​) e degli abbinati progetti di legge: Quartapelle Procopio e d'iniziativa del Governo (A.C. 903​-923​) (ore 17,48).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 849: “Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione sul controllo e la marchiatura degli oggetti in metalli preziosi, con Allegati, fatta a Vienna il 15 novembre 1972” e degli abbinati progetti di legge nn. 903-923.

Ricordo che nella seduta del 13 marzo si è conclusa la discussione generale.

(Esame degli articoli - A.C. 849​ e abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione. In particolare, colleghi, il parere della Commissione bilancio reca una condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che è in distribuzione, e che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 849​ e abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1(Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 849​ e abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 849​ e abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 849​ e abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento 4.100 della Commissione Bilancio.

PAOLO FORMENTINI, Relatore. Grazie Presidente. La Commissione esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 849​ e abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 849​ e abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 849​ e abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Martina Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie Presidente e onorevoli colleghi. Il gruppo Noi Moderati voterà a favore dell'adesione dell'Italia alla Convenzione sul controllo e la marchiatura degli oggetti in metalli preziosi, siglata a Vienna nel 1972, Convenzione che ha lo scopo di facilitare il commercio internazionale di oggetti in metalli preziosi, garantendo nel contempo un'adeguata tutela del consumatore.

La logica della Convenzione si inserisce pienamente nella nostra visione di politica economica per sostenere la crescita delle imprese italiane, adottando strumenti volti a facilitare e accompagnare la proiezione delle nostre aziende sui mercati internazionali.

In Italia, il settore orafo conta circa 7.500 imprese e l'80 per cento del fatturato di queste aziende deriva dall'export, un comparto che sta registrando una crescita costante delle esportazioni negli ultimi anni. Nel 2022, l'export del settore ha sfiorato 9 miliardi, 1 miliardo in più rispetto al 2021.

L'adesione alla Convenzione aiuterà ulteriormente l'industria orafa italiana, unica per design storia ed eccellenza - penso al distretto orafo di Vicenza -, in quanto i nostri prodotti potranno circolare liberamente nell'ambito dei Paesi aderenti alla Convenzione e senza ulteriori controlli, con il marchio comune di controllo, primo marchio di garanzia internazionale, ma anche in altri Paesi, dove è riconosciuto come simbolo di qualità.

L'altro vantaggio è dato dalla semplificazione delle procedure doganali, che si tradurrà in minori oneri e barriere alla circolazione all'estero dei nostri prodotti, con importanti risparmi per le aziende sui tempi e modalità di esportazione.

Dunque, signor Presidente, nel contesto competitivo attuale, mettiamo a disposizione delle imprese italiane operanti con l'estero uno strumento che va ad accrescere le loro potenzialità commerciali. E' per queste ragioni, condividendo la finalità della Convenzione, che il gruppo di Noi Moderati - ribadisco - voterà a favore di questo disegno di ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie Presidente. Per annunciare il voto favorevole del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (A-IV-RE). Grazie Presidente. Per annunciare il voto favorevole del gruppo di Azione-Italia Viva. La Convenzione facilita il commercio internazionale e, soprattutto, va nella direzione di un'adeguata tutela dei consumatori, quindi, il nostro voto non può che essere favorevole, a maggior ragione in un Paese come il nostro, dove il settore orafo è un'eccellenza del made in Italy, sia in termini di produzione interna, che di esportazioni, quindi, questa Convenzione, sicuramente, sarà un volano importante di sviluppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie Presidente. Questa è una Convenzione che porta vantaggi per tutto il sistema, è un percorso di semplificazione, con l'apposizione di questo marchio comune di controllo. Era una tematica già affrontata in Commissione affari esteri nel marzo del 2022 e, oggi, giunge a conclusione. Forza Italia voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie Presidente. Com'è noto, il tema in esame, oggi, attraverso l'atto Camera n. 849, era già stato affrontato nel corso della precedente legislatura e si era addirittura giunti ad una approvazione, in sede referente, nella III Commissione. Pertanto, un'iniziale riflessione verte innanzitutto sul fatto di non far andar perso un lavoro che aveva già raggiunto un discreto livello di elaborazione, quindi sulla necessità di non sprecare ulteriore tempo anche per il fatto che - come è già stato detto poc'anzi - la Convenzione è del 1972.

Nel merito, sottolineo che la principale finalità della menzionata Convenzione è quella di facilitare il commercio internazionale degli oggetti in metalli preziosi, attraverso l'armonizzazione degli standard e delle norme tecniche, e di garantire un'adeguata tutela del consumatore.

Dunque, il testo risulta, nel suo complesso, apprezzabile, sia perché introduce elementi uniformi che certamente faciliteranno gli operatori del settore a vari livelli, sia perché rafforza la tutela e i benefici del consumatore.

Quindi, alla luce di quanto esposto, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie Presidente. Lo scopo della Convenzione - com'è stato ricordato - è quello di facilitare il commercio internazionale degli oggetti in metalli preziosi, garantendo, nel contempo, un'adeguata tutela del consumatore, considerata la particolare natura di tali prodotti.

Grazie all'adesione alla Convenzione, i produttori italiani potranno avvalersi del marchio comune di controllo (common control mark) e commercializzare gli oggetti in metalli preziosi nei territori della Convenzione, senza ulteriori prove di controllo e marcature. Si sottolinea, altresì, che il marchio comune di controllo non è solamente riconosciuto tra gli Stati contraenti la Convenzione, ma è percepito anche nei Paesi terzi come simbolo di qualità e tutela del consumatore.

La ratifica in esame presenta, quindi, ricadute positive per l'export di una filiera di assoluta eccellenza, quella orafa, e consentirà ai nostri produttori di far parte del sistema di libera circolazione dei prodotti in metalli preziosi istituito nell'ambito della Convenzione.

Come Lega-Salvini Premier, voteremo convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, perché la ratifica in esame, come si è già detto, presenta evidenti ricadute positive sull'export di una filiera di assoluta eccellenza, quale quella orafa, e consentirà ai nostri produttori di far parte del sistema di libera circolazione dei prodotti in metalli preziosi istituito nell'ambito della Convenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Loperfido. Ne ha facoltà.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio i colleghi che sono intervenuti e anche coloro i quali hanno lavorato all'interno delle Commissioni. A questa Convenzione del 1972 arriviamo un po' lunghi, però è un uno sforzo che dobbiamo assolutamente fare. Ben venga il fatto che il Parlamento, in modo unanime, si esprima. Anche perché, proprio in questi giorni, sono disponibili gli ultimi dati che parlano di questo comparto. D'altronde, il settore, per quanto riguarda il mercato italiano, è sempre stato molto importante. Forse non tutti sanno che, a livello produttivo, siamo i primi produttori in Europa di prodotti realizzati con metalli preziosi, i terzi al mondo. Ecco, allora, che, nonostante una gestazione così lunga, arriviamo finalmente oggi, dopo il 1972, a firmare e siglare questa Convenzione e ad avere questo marchio di tracciabilità e garanzia di sicurezza, sia per il consumatore, sia per coloro i quali, all'interno del settore, potranno più facilmente e più liberamente commercializzare anche a livello internazionale. Su questo, le aspettative del mondo dei metalli preziosi sono sicuramente interessanti. Bisogna anche sottolineare come il Governo Meloni e il Ministro Urso già su questo si erano espressi nei giorni scorsi, proprio in vista di quello che potrebbe derivare anche dall'aumento del commercio dell'export, tracciando una forte formazione del mondo giovanile nel settore della produzione orafa; d'altronde, è un settore in ampia espansione. Il 60 per cento del personale potrebbe andare in pensione entro i prossimi 5 anni; ecco perché, grazie anche alla collaborazione con le associazioni di categoria, sono previsti corsi di formazione per avere 3.000 nuovi operatori, formati in modo professionistico, per dare forza a questo settore. Dunque, questa Convenzione darà una marcia in più, ma anche il percorso formativo, che, insieme al Premier Meloni, abbiamo cercato di tracciare sarà sicuramente una forte fonte di sviluppo dell'economia italiana. Esprimo, quindi, il voto favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 849​ e abbinati)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale e approvazione - A.C. 849​ e abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 849: “Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione sul controllo e la marchiatura degli oggetti in metalli preziosi, con Allegati, fatta a Vienna il 15 novembre 1972”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

Dichiaro così assorbiti gli abbinati progetti di legge nn. 903 e 923.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Michelotti. Ne ha facoltà, per due minuti.

FRANCESCO MICHELOTTI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, è notizia di ieri che, nella provincia di Siena, grazie al capillare lavoro della procura della Repubblica e delle Forze dell'ordine, in particolare della Guardia di finanza, è stata smantellata una pericolosa organizzazione criminale che stava lucrando sui migranti. Per questo voglio esprimere, anche a nome del gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia, un sincero ringraziamento per l'operato delle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e per la magistratura inquirente, che, con senso del dovere e con spirito di servizio, quotidianamente operano per la tutela della pubblica sicurezza.

In questa maxi-operazione, che la procura della Repubblica di Siena ha portato avanti in modo brillante, è stato smantellato un hub di immigrazione clandestina che aveva sede in diverse località italiane, che vede oggi 8 indagati, 3 arrestati e oltre 347 stranieri coinvolti. Si tratta di una società di finte badanti che è stata smantellata. Un plauso particolare va alla Guardia di finanza, al colonnello Giuseppe Marra, al procuratore Nicola Marini, al PM Siro De Flammineis, che hanno sviluppato indagini approfondite, per portare alla luce questo grave giro di profitti illeciti e soldi illegali. È il risultato dell'immigrazione incontrollata, fenomeni che si sviluppano a seguito dell'immigrazione clandestina incontrollata, che il Governo Meloni sta egregiamente contrastando. Sono convinto che, anche grazie alle normative varate proprio dal Governo, pochi giorni fa, con il decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare, questa azione di lotta contro la criminalità legata all'immigrazione clandestina potrà ancora essere più efficace. Confermiamo l'appoggio e il sostegno alle Forze dell'ordine e alla procura per garantire la legalità e la sicurezza su tutto il territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, intorno alla mezzanotte tra domenica e lunedì, un forte boato ha scosso la notte della capitale, rimbombando nel quadrante Italia-Lanciani. È stata una bomba carta, che ha colpito il circolo del Partito Democratico. Una delle finestre è andata in frantumi e i vetri sono piombati dentro la stanza dei giovani democratici, dove ogni domenica si riuniscono, fino a tarda ora, le ragazze e i ragazzi del circolo. Fortunatamente, proprio questa domenica erano riuniti in un'altra sede, altrimenti anche loro sarebbero stai colpiti e colpite. Al segretario del circolo, Vittorio Infante, al segretario dei Giovani Democratici, Nicola Costantini, a tutta la comunità democratica del II Municipio e dell'ANPI, che anima ogni giorno con iniziative e attività la storica sede di via Catanzaro, giunga forte la solidarietà e la vicinanza del Parlamento (Applausi).

Infatti - ed è giusto che siamo tutti insieme oggi, qui, a ribadirlo ancora un'altra volta - chi usa violenza contro i presìdi democratici sul territorio, i presìdi di tutte le forze politiche e di tutte le forze sociali, attacca sempre tutta la democrazia e noi questo non dobbiamo dimenticarlo mai (Applausi)! Voglio ringraziare le Forze dell'ordine, per essere subito intervenute. Saranno gli inquirenti a indicarci le responsabilità dei delinquenti che hanno compiuto questo gesto. Certamente, le scritte che hanno lasciato contro il Partito Democratico e contro il 41-bis indicano una direzione chiara. Noi l'abbiamo detto sempre chiaramente in quest'Aula e lo vogliamo ripetere anche oggi: il Partito Democratico è stato è e sarà sempre dalla parte della Costituzione, contro ogni forma di violenza, contro ogni attentato, contro ogni terrorismo, contro tutte le mafie! Non ci lasceremo mai intimidire e non permetteremo a nessuno di fermarci. A chi, anche in quest'Aula, ha osato metterlo in dubbio rispondono, purtroppo, gli attacchi ai nostri circoli, ai nostri militanti, alle nostre sedi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questi attacchi non ci fermeranno mai, non cambieranno mai il nostro posizionamento. Eravamo in tantissime e tantissimi ieri pomeriggio a tenere aperto il circolo, quel circolo non chiuderà, ripartiremo, andremo avanti sempre nella stessa direzione (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Casu, anche la Presidenza si associa alle parole che lei ha pronunciato. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Ci sono alcuni atteggiamenti istituzionali che sono indicativi dell'attenzione che si ha verso determinati territori, che dovrebbero essere un po' più tutelati, magari rilanciati. Penso, per esempio, alla provincia di Crotone che, nelle ultime due settimane, è andata alle cronache per i gravi fatti di Steccato di Cutro.

Io intervengo quest'oggi in Aula per annunciare che ho depositato un'interrogazione parlamentare al Ministro Sangiuliano proprio per denunciare l'arroganza e la superficialità istituzionale con cui si sta muovendo il Segretariato dei beni culturali della regione Calabria, che è diventato una vera e propria zavorra per le città, per i territori, che chiedono di essere supportati, ma che, poi, non hanno alcuna risposta. La regione Calabria investe nel turismo perché crede sia un volano di crescita economica, culturale e sociale per quel territorio e, dunque, ha bisogno di investire sui suoi beni artistici e architettonici. Quindi va deprecata qualsiasi attività che va nella direzione di perdere dei finanziamenti utili.

Due esempi su tutti: voglio ricordare il santuario della Madonna della Santa Spina di Petilia Policastro, in provincia di Crotone, che era assegnatario, negli ultimi tre anni, di 257.00 euro, che sono andati persi per inefficienza proprio degli uffici del Segretariato regionale. Stessa inefficienza che oggi si sta palesando nei confronti di quello che è il progetto “Antica Kroton”: 62 milioni di euro che rischiano di andare persi perché, evidentemente, c'è una burocrazia elefantiaca nascosta nei meandri dei segretariati dei Ministeri che non fa il proprio dovere. Credo che questo sia intollerabile e auspico che con questa interrogazione il Governo faccia vedere un cambio di rotta, ma, soprattutto, definisca come sia venuta la fine del tempo per tutti quei burocrati senza coscienza e senza rispetto per la Calabria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, dopo le urla di giubilo dei colleghi della Lega, l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà. È rapita dalle urla, ma adesso smettono, non si preoccupi. Prego.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo in fine seduta per sollecitare l'incardinamento in Commissione lavoro della proposta di legge sul salario minimo legale, a prima firma del nostro presidente Giuseppe Conte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché, in Italia, lo sappiamo, lo continuiamo a ribadire, sono 4 milioni i lavoratori poveri, ossia i lavoratori che non guadagnano neanche 1.000 euro al mese e che faticano ad arrivare alla metà del mese, abbiamo giovani che non arrivano neanche a 900 euro al mese. Ma cosa stiamo aspettando? Cosa si sta aspettando a incardinare questa proposta di legge? La questione salariale, in Italia, è un'emergenza, non si può più aspettare. Auspichiamo che anche le altre forze di opposizione convergano su questa proposta, che prevede una soglia minima di legge di 9 euro lordi l'ora, perché non c'è motivo di non appoggiarla. È una proposta chiara, semplice, lineare, che va ad impattare immediatamente e concretamente nella vita dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, di nuovo, sollecito il presidente della Commissione lavoro a non attardare l'incardinamento di questa proposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Un fatto molto grave: come avrà letto, la scorsa settimana, il Ministro dell'Interno libico Trabelsi è stato arrestato dalla polizia francese all'aeroporto Charles De Gaulle con un quantitativo ingente di risorse economiche, circa mezzo milione di euro.

Quell'uomo è stato individuato dai rapporti del Dipartimento USA, dalle Nazioni Unite, da Amnesty International per essere, di fatto, quell'uomo appartenente a una milizia, così si dice, destinatario di fondi ottenuti illegalmente e coinvolto nel traffico di migranti e in varie violazioni dei diritti umani. Ecco, dopo svariati incontri, ci risulta che il 21 febbraio il Ministro Piantedosi, proprio qui in Italia, abbia incontrato nel suo ufficio proprio Trabelsi. E sa di che cosa voleva discutere? Di azioni per gestire i flussi migratori, ossia per bloccare le partenze dalla Libia. Guardi, la verità è che i veri responsabili delle stragi se la ridono sotto i baffi nei loro salotti, tanto libici, quanto turchi. L'Italia li finanzia ormai da anni, li addestra e spesso fornisce loro mezzi navali. È una vergogna. Aumentare le pene agli scafisti e stringere la mano a Trabelsi è come dare l'ergastolo a un pusher e andare, poi, a cena con Messina Denaro. Ma quale Wagner, come diceva Angelo Bonelli, venite qui a dirci perché il Ministro Piantedosi ha incontrato quell'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 15 marzo 2023 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. Seguito della discussione delle mozioni Lupi ed altri n. 1-00053, Calderone ed altri n. 1-00090, D'Orso ed altri n. 1-00091, Bisa ed altri n. 1-00092, Dori ed altri n. 1-00093, Enrico Costa ed altri n. 1-00094 e Gianassi ed altri n. 1-00095 concernenti iniziative di competenza in materia di processo penale in relazione al rispetto dei principi costituzionali .

2. Dichiarazione di urgenza e fissazione del termine per la relazione all'Assemblea sulla proposta di legge n. 389 .

3. Seguito della discussione delle mozioni Mazzetti ed altri n. 1-00040, Santillo ed altri n. 1-00048, Zanella ed altri n. 1-00075, Manes ed altri n. 1-00076, Del Barba ed altri n. 1-00087 e Merola ed altri n. 1-00088 concernenti iniziative in materia di agevolazioni fiscali per il settore edilizio e per l'efficienza energetica .

4. Seguito della discussione delle mozioni Foti, Rossello, Candiani ed altri n. 1-00071, Francesco Silvestri ed altri n. 1-00084, Zanella ed altri n. 1-00085 e Serracchiani ed altri n. 1-00089 concernenti iniziative di competenza in relazione alla vicenda nota come "Qatargate" .

(ore 15)

5. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 18,15.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 14 il deputato Congedo ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 19 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 23 il deputato D'Alessio ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 25 e 26 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 30 il deputato Fede ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 831-A - EM. 1.1 263 204 59 103 39 165 62 Resp.
2 Nominale EM. 1.2 267 264 3 133 111 153 62 Resp.
3 Nominale EM. 1.3 271 268 3 135 112 156 61 Resp.
4 Nominale EM. 1.4 267 263 4 132 111 152 61 Resp.
5 Nominale ARTICOLO 1 273 273 0 137 273 0 60 Appr.
6 Nominale ART. AGG. 1.05 278 217 61 109 43 174 60 Resp.
7 Nominale ART. AGG. 1.06 276 263 13 132 90 173 60 Resp.
8 Nominale ART. AGG. 1.07 275 214 61 108 41 173 60 Resp.
9 Nominale ART. AGG. 1.08 271 269 2 135 116 153 60 Resp.
10 Nominale ART. AGG. 1.09 277 273 4 137 114 159 59 Resp.
11 Nominale ART. AGG. 1.010 271 208 63 105 39 169 59 Resp.
12 Nominale ART. AGG. 1.011 279 219 60 110 41 178 58 Resp.
13 Nominale ART. AGG. 1.012 281 275 6 138 99 176 58 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ART. AGG. 1.0100 282 281 1 141 106 175 58 Resp.
15 Nominale ART. AGG. 1.014, 1.0101 281 280 1 141 103 177 58 Resp.
16 Nominale EM. 2.1 283 281 2 141 123 158 58 Resp.
17 Nominale ARTICOLO 2 283 282 1 142 274 8 58 Appr.
18 Nominale EM. 3.1 287 220 67 111 58 162 58 Resp.
19 Nominale EM. 3.100 278 216 62 109 58 158 58 Resp.
20 Nominale EM. 3.101 283 282 1 142 85 197 58 Resp.
21 Nominale EM. 3.102 286 221 65 111 21 200 58 Resp.
22 Nominale ARTICOLO 3 293 225 68 113 166 59 57 Appr.
23 Nominale ART. AGG. 3.08 288 285 3 143 122 163 57 Resp.
24 Nominale ARTICOLO 4 292 207 85 104 166 41 57 Appr.
25 Nominale ODG 9/831-A/2 237 179 58 90 31 148 57 Resp.
26 Nominale ODG 9/831-A/1 RIF. 250 247 3 124 247 0 57 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ODG 9/831-A/3 278 226 52 114 52 174 57 Resp.
28 Nominale ODG 9/831-A/4 281 216 65 109 44 172 57 Resp.
29 Nominale ODG 9/831-A/5 285 219 66 110 42 177 57 Resp.
30 Nominale ODG 9/831-A/6 282 220 62 111 42 178 57 Resp.
31 Nominale ODG 9/831-A/7 282 216 66 109 42 174 57 Resp.
32 Nominale ODG 9/831-A/8 281 216 65 109 40 176 57 Resp.
33 Nominale ODG 9/831-A/10 278 276 2 139 116 160 57 Resp.
34 Nominale ODG 9/831-A/12 278 278 0 140 120 158 57 Resp.
35 Nominale DDL 831-A - VOTO FINALE 263 156 107 79 156 0 55 Appr.
36 Nominale PDL 849 - ARTICOLO 1 274 274 0 138 274 0 54 Appr.
37 Nominale ARTICOLO 2 276 276 0 139 276 0 54 Appr.
38 Nominale ARTICOLO 3 270 270 0 136 269 1 54 Appr.
39 Nominale EM. 4.100 273 273 0 137 272 1 54 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 43)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale ARTICOLO 4 257 257 0 129 256 1 54 Appr.
41 Nominale ARTICOLO 5 274 274 0 138 274 0 54 Appr.
42 Nominale ARTICOLO 6 277 277 0 139 277 0 54 Appr.
43 Nominale PDL 849 - VOTO FINALE 268 268 0 135 268 0 54 Appr.