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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 65 di mercoledì 8 marzo 2023

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

BENEDETTO DELLA VEDOVA , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 73, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Celebrazione della Giornata internazionale della donna.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea). Care colleghe e cari colleghi, si celebra oggi nel mondo la Giornata internazionale della donna. Tale ricorrenza deve essere un'occasione per un richiamo non formale e retorico, ma forte e concreto, alle responsabilità di tutti noi per favorire non solo in Italia una società più giusta e rispettosa dei diritti delle donne. Occorre, dunque, impedire con forza che le donne continuino ad essere vittime di violenze e discriminazioni come purtroppo accade quotidianamente nel mondo. Vanno, infatti, contrastati anche tutti quei meccanismi culturali e di potere, che tendono ancora oggi ad escluderle dall'istruzione, dal lavoro, dall'economia, dalla politica e dalle istituzioni.

Voglio, infine, ricordare in questa sede le deputate che si sono avvicendate in età repubblicana sugli scranni parlamentari: il loro contributo alla crescita della nostra democrazia e delle nostre istituzioni è stato fondamentale. Auguriamoci tutti, uomini e donne, di essere all'altezza della loro eredità e del loro esempio.

E vista questa festa, vista questa giornata, penso sia oggi importante e anche simbolico che a presiedere questa parte della seduta - e immagino che gli altri Vicepresidenti non se ne avranno a male - sia la nostra collega e deputata, onorevole Ascani (Generali applausi).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 9,39)

PRESIDENTE. (Restando in piedi). Colleghe e colleghi, questa giornata riaccende, come ogni anno, in ciascuno di noi e nel dibattito pubblico, le motivazioni ideali e le aspirazioni di fondo del movimento delle donne, così come si è sviluppato in Italia e nel mondo: libertà, dignità, parità di diritti, pieno sviluppo della persona umana senza distinzioni e discriminazioni.

Questo vasto orizzonte quest'anno non può che essere percorso partendo dalla nostra Costituzione e dai suoi 75 anni. La nostra Costituzione, la nostra bussola - come l'ha definita il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella -, compie 75 anni e continua a darci chiavi di lettura preziose per celebrare adeguatamente giornate come questa. Una ricorrenza, quella di oggi, che invita noi tutte e tutti a ricordare anche il grande risultato raggiunto dalle 21 donne costituenti, che rappresentarono con rigore le istanze di uguaglianza e parità, istanze che conoscevano molto bene, che avevano vissuto sulla propria pelle e visto impattare sulla pelle di tante altre donne italiane.

Le donne costituenti condivisero e riuscirono a vincere battaglie importanti. Ricordo anzitutto l'articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso (…)”, l'articolo 29 sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, l'articolo 37 secondo il quale “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore” e, infine, l'articolo 51 che recita: “Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza (…)”.

Non furono concessioni, ma il riconoscimento di diritti che migliaia di donne italiane avevano conquistato combattendo contro il nazifascismo, il frutto del voto delle donne, finalmente espresso per eleggere anche altre donne alle cariche più alte. Risultati che furono raggiunti grazie al lavoro di squadra delle 21 costituenti che, pur provenendo da diverse formazioni culturali, seppero costruire una formidabile alleanza tra di loro, scrivendo nella Costituzione una nuova visione della donna, dei rapporti tra donne e uomini, del rapporto tra genitori e figli, uno sforzo che ha stabilito diritti da difendere anche oggi e tracciato una strada ancora da percorrere nella tutela del corpo, della salute, del lavoro, delle prospettive, delle aspettative e del benessere delle donne tutte. Così come quelle conquiste non si tradussero immediatamente nella parità, allo stesso modo esse non furono - e quindi non sono - per sempre.

Il diritto delle donne ad essere protagoniste della vita del Paese rappresenta ancora una questione viva. Ogni anno, infatti, ci ritroviamo a ricordare gli obiettivi mancati, i troppi casi di sopraffazione e di violenza, l'inaccettabile condizione di disuguaglianza della donna nel mondo del lavoro, la difficile conciliazione di lavoro e vita privata.

A nessuno sfugge che in questi anni si siano compiuti progressi importanti e, sebbene vi siano ancora barriere e diseguaglianze resistenti, fa piacere notare che non sono poche le donne che, negli ultimi anni, sono riuscite nelle istituzioni a raggiungere posizioni di rilievo. Riconoscimenti e successi crescenti, che si traducono però solo in parte in una maggiore presenza delle donne nei vertici delle varie professioni e soprattutto non bastano a determinare tassi di attività comparabili a quelli di altre economie avanzate. Questi riconoscimenti, infatti, riguardano alcuni piani alti delle istituzioni, del lavoro e della società. Sotto questo livello cosiddetto alto, c'è un mondo molto più vasto, fatto di difficoltà e spesso di ingiustizia.

L'ultimo dossier predisposto dal servizio Studi della Camera, relativo alla legislazione e alle politiche di genere, offre una cartina di tornasole significativa. Resta quindi ancora molto da fare per rompere quel soffitto di cristallo che impedisce l'accesso al lavoro, a professioni, carriere e stili di vita, considerati per tradizione maschili. Oggi, tuttavia, una bambina che guarda alla politica, sa che è possibile raggiungere i vertici delle istituzioni e dei partiti e questo è un segnale che - sono certa - cambierà in meglio il nostro Paese. Ma l'attenzione nei confronti dei diritti delle donne deve necessariamente proiettarsi oltre i nostri confini. Mentre siamo impegnati a migliorare la condizione delle donne italiane, non possiamo dimenticare le sofferenze che in altre parti del mondo tale condizione comporta. Non possiamo oggi non interessarci in particolare alla situazione delle donne ucraine a un anno dall'inizio dell'invasione russa, spesso violentate, strappate dalle loro terre, costrette a veder morire i propri figli, utilizzate come armi di guerra; non possiamo non ascoltare il grido delle donne iraniane che, rischiando la vita, si ribellano per affermare la propria dignità, i propri diritti e le libertà di tutti; non possiamo ignorare il destino delle bambine e delle ragazze afgane, cui vengono negati diritti elementari e fondamentali, come quello di istruirsi e di studiare; non possiamo non pensare alle tante donne che affrontano viaggi di fatica inimmaginabile, tra violenze indicibili, fuga da persecuzioni, fame, guerra, alla ricerca di un posto sicuro, di un porto sicuro, donne che troppo spesso, come è accaduto a Crotone, finiscono insieme ai propri figli tra le vittime, magari senza nome, dei naufragi sulle nostre coste.

Eppure la speranza, la resistenza e la forza di tante donne, in Italia e nel mondo, ci mostrano la necessaria via del coraggio, dell'umanità e dell'accoglienza, quella che anche noi dobbiamo percorrere. Concludo, quindi, ricordando le parole dette 75 anni fa in Aula dalla più giovane delle costituenti, Teresa Mattei, con un richiamo all'importanza di farsi carico dei diritti e delle aspettative delle donne, come è interesse di tutti e tutte: “Aiutateci” - disse - “tutti a sciogliere veramente e completamente tutti i legami che ancora avvincono le mani delle nostre donne e avrete nuove braccia, liberamente operose per la ricostruzione d'Italia, per la sicura edificazione della Repubblica italiana dei lavoratori”. Ecco io penso che oggi sia il tempo e questo sia il luogo per tornare a pronunciare con forza queste parole e a farle nostre, nelle azioni e nelle leggi (Generali applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Mi unisco ad ogni sua singola parola, con un sincero ringraziamento per questo esordio. Francamente devo aggiungere che personalmente sogno il giorno in cui non dovrà più esserci un 8 marzo per affermare principi di parità sostanziale in Italia e nel mondo. L'ho pensato tante volte, l'ho pensato per esempio quando ho visto, anche in quest'Aula, entrare per la prima volta Giorgia Meloni, quale Capo di un Governo e ho pensato che si stava facendo un passo in più.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 9,47)

AUGUSTA MONTARULI (FDI). L'ho pensato anche con la speranza che potesse diventare qualcosa di contagioso, innanzitutto da un punto di vista culturale. In tal senso, colgo l'occasione anche per dare il mio plauso e il mio saluto alla nuova segretaria del Partito Democratico, perché è membro di questo processo, un processo che non deve avere ovviamente un colore politico (Applausi). Però sembra quasi che, quando una donna ce l'ha fatta, non ce l'abbia mai fatta abbastanza, o ce l'abbia fatta per dei motivi che sono sempre celati, non detti, ma che rimangono nel chiacchiericcio dei corridoi, o che questo legittimi, molto spesso, una sorta di passaparola di cattiverie. È capitato ad ognuno di noi, è capitato alle donne che ho citato prima, è capitato a chiunque di noi. In queste ore, per esempio, su un sito noto a tutti, ancora una volta, si cerca di infangare il nome, anche se non scritto, di una donna e di una collega del mio partito e la cosa più dolorosa è appunto il chiacchiericcio. Allora, io sono qui a dire che quella invece è semplicemente spazzatura, spazzatura di cui quelle penne si dovrebbero vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e spazzatura di chi dà eco a quelle falsità per alimentare questo retaggio culturale, da cui purtroppo in troppi siamo imprigionati. È uno squallore sessista, che ancora serpeggia, perché ovviamente nella bugia il potente è lui, l'amante è lei, è ovvio. Ma non importa, dietro a questo, c'è un fatto che rimane e che è lapidario: noi paghiamo un prezzo altissimo per non dare mai a nessuno la possibilità di fermarci.

Noi, per quante cattiverie direte sul perché ce l'abbiamo fatta, non ci fermiamo. Per quanto la nostra vita possa essere macchiata di scandalo, noi non ci fermiamo ed è un grido che voglio lanciare proprio in questa giornata, proprio da questi banchi, perché coinvolge non solo le persone sedute in quest'Aula, ma, ogni giorno, migliaia, milioni di donne, in ogni parte del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

La libertà è qualcosa di estremamente scandaloso, ce lo insegna la storia. Lucrezia Borgia è stata una donna il cui nome è stato infangato nei secoli per ragioni di politica e di corruzione morale. Helen Keller è stata una donna sorda e cieca, tacciata per tantissimo tempo di scandalo, perché aveva osato pensare di laurearsi. Arrivando ai giorni nostri, pensiamo a Saman Abbas: la sua vita, il suo amore e la sua voglia di libertà sono diventati uno scandalo che ha pagato con la vita, per mano di una cultura ancora troppo lontana dalla parità autentica. Allora, il nostro impegno deve essere, ogni giorno, quello di cercare di superare quest'ostacolo, ma deve essere ogni giorno anche quello di affermare, noi e voi, tutte insieme, la possibilità di essere libere e, nel nostro essere libere, autenticamente, sì, scandalose (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Gentile Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, anch'io sento la necessità di ringraziare la Vicepresidente Ascani per aver voluto riportare alla memoria, nel suo intervento, le parole di una delle nostre madri costituenti, Teresa Mattei, e di avere esplicitato la necessità di farsi carico dei diritti delle donne in modo condiviso, attraverso una grande corresponsabilità, che non riguarda e che non deve riguardare solamente le donne.

Oggi, questo 8 marzo, il nostro Paese, l'Italia, taglia il traguardo importante (ed è giusto, mi fa piacere e, prima di me, è già stato evidenziato) di avere, per la prima volta, una Presidente del Consiglio donna e una leader dell'opposizione donna. Se guardiamo alla nostra storia recente, ci sarebbe apparso un traguardo troppo difficile da centrare, invece, finalmente, possiamo rivendicarlo come un successo che è condiviso. Pur espressione di valori opposti, entrambe dimostrano che il peso delle italiane nelle istituzioni sta aumentando, come, tra l'altro, dimostrano anche le nuove Presidenti di Consulta e Cassazione.

Questo davvero può aiutare il nostro Paese ad accrescere lo spazio dei diritti collettivi, come a fungere da moltiplicatore rispetto agli indici di sviluppo, soprattutto economici e sociali, del nostro Paese.

Si tratta di battaglie condivise, così come ci viene insegnato in questo lungo anno che ci lasciamo alle spalle, un anno di guerra, di sopraffazione e di diritti negati per molte donne, così come ci insegnano le donne iraniane e afgane, ma così anche come ci insegnano tutti quei cittadini che, in questa rivolta, sono stati al fianco di quelle donne, perché le battaglie per i diritti delle donne non riguardano soltanto noi, non sono battaglie individuali che vanno portate avanti nell'alveo di un recinto troppo stretto; sono battaglie che vanno condivise con gli uomini, che, su questo, hanno e devono avere un ruolo responsabile e corresponsabile.

La storia recente di questo Paese ci dice che sono stati fatti passi giganteschi. Pensiamo che è solo del 1981 la legge che ha cancellato il delitto d'onore e il matrimonio riparatore. Citiamola ancora una volta, Franca Viola, per la grande prova di coraggio che diede in quella circostanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ricordiamo che, solamente nel 1996 - io, all'epoca, avevo 16 anni - lo stupro diventerà un reato contro la persona.

Allora, sul tema della violenza di genere, quest'Aula, a mio avviso, ha segnato una pagina importantissima e di grande condivisione. Abbiamo votato in modo unanime l'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, ma i dati ci dicono che siamo ancora troppo indietro rispetto a troppe tematiche che riguardano le donne. Non c'è un ambito della vita di noi donne che non sia segnato dalla disparità di genere: in famiglia, i carichi di lavoro pendono tutti sulle donne, ricadono tutti sulle donne; nell'ambiente lavorativo, non ho il modo e il tempo, oggi, per affrontare i dati che descrivono e raccontano una situazione drammatica come, ad esempio, la vicenda del differenziale retributivo, il gender pay gap, che evidenzia un gap enorme anche sul tema degli stipendi; lo stesso vale anche per quanto riguarda la salute e l'istruzione.

È depositata in Parlamento una legge voluta dal Partito Democratico che chiede a questo Parlamento di esprimersi rispetto al tema delle STEM. Le donne devono essere impiegate in settori nevralgici di crescita di questo Paese e di sviluppo.

Davvero mi auguro, e concludo, che queste siano battaglie che avremo la capacità e un grado di maturità tale da condurre in modo condiviso. Pur nella diversità e nelle difficoltà che una dialettica come questa presuppone, mi aspetto che, su questi temi, riusciamo davvero ad andare avanti, non come fanno i centometristi, che corrono da soli, in solitudine. Le battaglie che riguardano le donne ricordano più una staffetta: noi abbiamo chi ci ha passato il testimone e noi, a nostra volta, dovremo essere in grado di consegnare un testimone migliore alle nuove generazioni. Questo, davvero, è un auspicio. Naturalmente, il Partito Democratico su questo è pronto a confrontarsi, a dare il suo contributo e a fare il suo lavoro, in maniera degna ed esemplare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (LEGA). Presidente, la stragrande maggioranza di noi è nata con la mimosa e con la festa dell'8 marzo e, oggi, siamo ancora qui, con la mimosa e la festa dell'8 marzo. Ma iniziamo a dirci, con onestà, che cosa non è e non deve essere questa giornata: non è la luce accesa sulle discriminazioni femminili per un'ora, salvo poi tornare al disinteresse; non è l'impegno che si esaurisce nella foto di gruppo con la panchina rossa o nella foto in primo piano con il baffo rosso sotto l'occhio. L'8 marzo, invece, è un po' come quel momento di illuminazione collettiva, in cui ci rendiamo conto che, purtroppo, spesso, ad accomunarci non sono solo caratteristiche di sesso, ma anche alcune discriminazioni, alcuni stereotipi, alcune sotto rappresentazioni, il giorno in cui abbiamo capito che non eravamo sole nell'affrontare le discriminazioni di genere.

Tuttavia, noi donne della Lega non amiamo l'autocommiserazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non amiamo i recinti, non amiamo i vittimismi e le rivendicazioni delle femmine contro i maschi. Pertanto, oggi, invece di parlare di libertà negate, anche se un accenno sarà inevitabile, perché in Europa la parità si raggiungerà tra sessant'anni, vogliamo parlare dei risultati raggiunti dalle donne in questo Paese, perché, se è vero che spesso non ci vedete arrivare, è pur vero, anche, che dove arriviamo facciamo la differenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): in politica, e noi del centrodestra ne siamo orgogliosamente protagonisti, nell'impresa, dove nell'ultimo anno le donne manager sono aumentate del 13,5 per cento rispetto al 3,6 per cento dei maschi; un trend in tutti i settori che porta non solo a un ricambio generazionale, ma anche a una nuova forma di leadership, spesso più aperta al dialogo, orizzontale, diciamolo, femminile.

Oggi, se una bambina vuole fare il Primo Ministro, la presidente del CERN, la Presidente del Senato, la Presidente della Corte di cassazione, quella di una grande holding quotata in Borsa, il direttore di un giornale, il primario può farlo, perché altre prima di lei hanno ricoperto questo ruolo e lo hanno fatto con professionalità, serietà e senza quote. La Thatcher e la Montalcini non hanno avuto bisogno di quote (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e il cruccio delle donne di centrodestra non sono le quote: il cruccio delle donne di centrodestra è il merito, perché dove c'è merito le donne arrivano.

Risulta oltremodo fastidiosa la narrazione delle politiche delle donne come politiche per le donne. Le politiche delle donne sono politiche per la società. Che cosa ci inventiamo giustamente, sempre in quest'Aula, per un punto di PIL in più? Detassazioni, incentivi e PNRR, ma basterebbe rimanere focalizzati sull'occupazione femminile - e non lo diciamo noi, ma lo dice la Banca d'Italia - e far passare l'occupazione in questo Paese dal 51 per cento al 60 per cento di donne per aumentare il nostro PIL di 7 punti percentuali. Quindi, il nostro impegno, come partito e come Governo, sarà rivolto al reperimento delle risorse per l'occupazione femminile, piuttosto che impegnarle per finanziare congedi mestruali o per perderci in dibattiti lessicali su presidentesse e ministre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ma nessun diritto è dato per sempre. Per questo occorre onorare l'8 marzo anche nelle sedi istituzionali e anche perché la lunga marcia delle donne non arretri e possa avanzare in quei Paesi nei quali alle donne ancora sono negate libertà essenziali. Pensiamo all'Iran, dove 535 bambine di neppure 10 anni sono state avvelenate per scoraggiare l'istruzione femminile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), o all'Afghanistan, dove le donne ancora lottano contro l'ultimo divieto, cioè quello di frequentare l'università. Ma molta, molta più attenzione a ciò che accade a casa nostra: quante Saman ci sono ancora potenzialmente in Italia? Quanti matrimoni forzati? Quante bambine non vanno a scuola?   Quante donne sono vittime di tratta? E allora meno veli, meno tagli di ciocche di capelli e più azioni concrete, magari prendendo spunto dai nostri sindaci e dai nostri assessori che su questi temi sono sempre in prima linea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Nessun diritto è dato per sempre e a mettere a rischio i diritti delle donne sono, sì, visioni trapassatiste e arcaiche, ma anche visione iperfuturistiche, oggi molto in voga, che vorrebbero farci credere che la differenza uomo donna sia un fatto puramente accidentale. Contrasteremo con forza chi anche in quest'Aula pretenderà di poter affermare che, per essere donna, basti proclamarsi tale, mentre si tenta di cancellare il nostro corpo o, peggio, si tenta di ridurci a mere incubatrici di figli altrui (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Alcuni vorrebbero anche farci credere che la maternità sia un atto di frustrazione. Ebbene, noi difenderemo la maternità come atto di realizzazione. Abbiamo rotto soffitti di cristallo. Ora dobbiamo rompere il cosiddetto maternal wall, il muro della maternità, quelle forze silenziose, che ci sono anche nel nostro Paese, che spesso hanno messo le madri ai margini.

Presidente, colleghi e colleghe, ieri alla Camera, su proposta del Presidente Fontana, c'è stata una bellissima iniziativa: abbiamo levato lo specchio che era affisso sotto la dicitura “Presidente del Consiglio” e abbiamo affisso la foto della Meloni. Rimane uno specchio in quella sala, quello del Presidente della Repubblica. Così le studentesse e le ragazze - speriamo non delle elementari ma magari delle medie, così ci arriviamo prima - potranno specchiarsi e pensare: “Quella un giorno sarò io”. Ma quanti specchi ci sono ancora affissi nella nostra società, quante bambine e quante ragazze si specchiano, sperano, ma non vedono la loro foto ancora affissa a quei muri? Colleghi e colleghe, la Lega si impegnerà per levare quegli specchi, per affiggere le foto di quei sorrisi, di quegli occhi e di quelle intelligenze delle nostre figlie e delle nostre nipoti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei portare in quest'Aula due storie e inizierei da Simona. “Mi chiamo Simona. Ho 40 anni e vivo in Italia. Da ragazza adoravo il calcio. Non è stato facile portare avanti la pratica agonistica, ma ho trovato un ambiente accogliente e stimolante e questo mi ha permesso di non rinunciare agli studi”.

PRESIDENTE. Colleghi della Lega, per favore.

CHIARA APPENDINO (M5S). “Ho studiato economia. Non è stato facile laurearmi in tempo e a pieni voti. L'università richiedeva una preparazione altissima, però ce l'ho fatta. A 22 anni sono rimasta incinta. Non volevo rimanere incinta. Non è stato facile abortire, ma, quando ho realizzato che non ero pronta a gestire un figlio, mi sono rivolta all'ospedale più vicino a casa e in pochi giorni ho fatto tutto.

Lavoro in una grande azienda. Non è stato facile diventare amministratrice delegata, ma sono entrata in azienda da neolaureata, ho lavorato sodo e sono retribuita esattamente come i miei colleghi uomini e sono arrivata fin qui, a questo punto. Sono stata vittima di uno stalker. Non è stato facile liberarmene. Ho avuto bisogno di tempo prima di riuscire a denunciarlo, ma dalle istituzioni ho trovato sostegno pratico e psicologico e sono tornata finalmente a vivere. Con mio marito volevamo allargare la famiglia. Non è stato facile conciliare lavoro e maternità. Avere una figlia ha voluto dire rimodulare la nostra intera vita, ma pensi che ci siamo divisi il congedo parentale e la cura della piccola ed è stata un'esperienza che ci ha fatto crescere entrambi. Abbiamo addirittura scelto l'asilo pubblico vicinissimo a casa, gratuito, con gli orari che ci permettevano di passare a prenderla quando finivamo il lavoro. E poi lo voglio dire: a volte mi pesa essere mamma e non è facile ammetterlo. Ho avuto molta paura del parto e nei primi giorni non riuscivo ad allattare. Essere madre è faticoso. Sento il bisogno di dedicare del tempo a me stessa per stare bene, ma intorno sono fortunata perché ho una rete di servizi e di persone che rende possibile tutto ciò e, pensi, non mi sento in colpa”.

Ora arriviamo alla storia di Claudia. Claudia ha 40 anni e vive davvero in Italia, vive davvero in questo Paese, nel 2023. Da ragazza adorava il calcio e non è stato possibile portare avanti la pratica agonistica. “La mia famiglia non voleva che facessi uno sport da maschio. A scuola mi dicevano che è solo per lesbiche. Ho studiato economia e non è stato possibile laurearmi in tempo a pieni voti. Quando mia mamma si è ammalata me ne sono fatta carico io, perché mio padre e i miei fratelli non sapevano dove iniziare e, purtroppo, non potevo permettermi un aiuto esterno con un sostegno economico. A 22 anni sono rimasta incinta senza volerlo. No, non è stato possibile abortire. Non avevo i mezzi economici per crescere un figlio e non mi sentivo pronta a farlo, ma nella mia regione non c'erano medici disponibili a praticare l'aborto e, quindi, avrei dovuto spostarmi di centinaia di chilometri e la mia famiglia non mi ha sopportato e supportato in questo. Lavoro in una grande azienda, ma non è stato possibile diventare amministratrice delegata. In anni di lavoro sono passata da tirocini a stage sottopagati, a contratti a tempo determinato. Nei primi colloqui i responsabili delle risorse umane mi chiedevano se avessi voluto avere figli e quando vedevano la mia fede al dito mi dicevano: ‘Le faremo sapere'. Con mio marito volevamo allargare la famiglia, ma non è stato possibile conciliare lavoro e una nuova maternità. Ho contratti precari, guadagno il 30 per cento in meno dei miei colleghi uomini che svolgono il mio stesso lavoro. Se rimanessi incinta vedrei sfumare le possibilità di rinnovo e non avrei diritto alla maternità, mentre mio marito avrebbe pochi giorni di congedo parentale. Se trovassimo posto in un asilo nido pubblico potrei forse al massimo lavorare part time. Per carità, quello privato non me lo posso assolutamente permettere. A volte mi pesa essere mamma e non è possibile ammetterlo in questo Paese. Ho ricordi terribili del parto. Avevo dolori fortissimi, ma non mi hanno fatto l'epidurale. Tante volte non mi reggevo in piedi, ma io dovevo gestirlo da sola quel bimbo. A casa non riuscivo ad allattarlo, ma nessuno mi ha spiegato cosa fare. Negli anni ho sentito tante volte - e lo voglio dire qui - il bisogno di dedicare del tempo a me stessa, ma tutti mi dicono sempre che le mamme sono felici perché sono mamme e imparano da sole”.

Allora, chiudo, Presidente. Purtroppo, l'Italia in cui viviamo oggi non è quella di Simona, ma è quella di Claudia. È un Paese in cui le opportunità che una persona ha non sono dettate dai suoi pregi e dai suoi difetti, ma il genere, purtroppo, continua ad avere un peso e le donne vengono schiacciate da aspettative irrealistiche e, al contempo, da pesi insopportabili. Quindi, noi abbiamo il dovere di fare e di fare molto. Dobbiamo introdurre misure per un'effettiva parità salariale tra uomini e donne, equiparare i tempi di congedo di paternità e maternità, aumentare i posti negli asili, ampliare i loro orari di apertura e abbassarne i costi. Dobbiamo prorogare senza esitazione Opzione donna per l'uscita anticipata dal mondo del lavoro da parte delle donne, che spesso hanno fatto lavori precari, e dobbiamo legiferare e investire per stare accanto alle donne coraggiose che denunciano, per non lasciarle da sole il giorno dopo il coraggio di quella denuncia.

Concludo, Presidente. Dobbiamo lavorare tanto, ancora tantissimo tutte e tutti insieme perché l'Italia si allontani dal Paese retrogrado in cui vive Claudia e in cui siamo ancora oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), nonostante i passi in avanti, e si avvicini al Paese civile in cui vive - e che, purtroppo, ancora oggi sogniamo - Simona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.

CATIA POLIDORI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Intanto, mi permetta di ringraziare la Presidenza per questo piacevolissimo omaggio floreale, che ha fatto piacere di certo a tutte le colleghe.

PRESIDENTE. È il minimo.

CATIA POLIDORI (FI-PPE). È l'8 marzo, è il giorno in cui siamo soliti dirci tutte le cose che abbiamo fatto e anche le cose che - ahimè - non abbiamo fatto, quindi, parliamo di diritti, di violenza, di occupazione, di empowerment femminile, di welfare e conciliazione famiglia-lavoro.

Ma oggi, forse, in questo particolare periodo storico, ci dobbiamo porre una domanda seriamente. Ha ancora senso parlare dell'8 marzo, della festa della donna, quando 130 milioni di ragazze non hanno ancora accesso all'istruzione, quando le spose bambine sono 12 milioni, quando 80.000 donne, solo in Italia, sono vittime di mutilazioni genitali, quando ogni 11 minuti una donna viene assassinata in ambito familiare, quando 400 milioni di donne vivono in condizioni di estrema povertà, quando circa 44 milioni di donne, nel 2022, sono state costrette a lasciare la propria casa, i propri affetti, tutto, per fuggire dalle guerre e dalle violazioni dei diritti umani?

Ci sono donne, in Europa, detenute senza processo con figli minori, alle quali non sono concessi i domiciliari. Io non sto pensando ai privilegi di una donna in carcere: il reato, se c'è, va punito. Ciò che, invece, desta preoccupazione è che, nella nostra Europa, dove i sistemi giuridici assicurano diritti ed umanità, sia anche solo ipotizzabile non riuscire a garantire il diritto di una bambina di crescere con la propria madre, per non parlare delle conseguenze sullo sviluppo psicologico della piccola. E, ancora, ha senso parlare della festa della donna, quando a 2,4 miliardi di donne non è conosciuta la pari opportunità economica, in 178 Paesi del mondo permangono barriere che impediscono la loro piena partecipazione economica, 512 miliardi di ore di assistenza all'infanzia non retribuita gravano solo sulle donne, un manager su tre è donna, solo il 26,4 dei seggi parlamentari è detenuto dalle donne e in 23 Paesi sono addirittura meno del 10 per cento?

Quindi, parlare dell'8 marzo ha senso solo se utilizziamo il megafono che ci offre questo ruolo, il ruolo privilegiato di essere parlamentari. Ha senso se, da qui, riusciamo a far sapere alle donne italiane e non solo, anche alle straniere che vivono in Italia, che non sono sole, che nessun tipo di violenza deve essere accettato, che devono denunciare, che denunciando saranno accompagnate verso la salvezza, che devono chiamare il 1522, che devono chiamare le Forze dell'ordine, che possono farsi aiutare dai presidi medici, ma anche, semplicemente, telefonando ad un'amica o ad un vicino di casa.

Ha senso se ricordiamo alle ragazze che i soffitti di cristallo si possono infrangere. L'Italia, oggi, vivaddio, è un bell'esempio, anche se lavoriamo uniti, affinché tutti i Paesi europei smettano di fare affari con chi uccide e violenta donne e bambini. Ci piace l'iniziativa dell'ANCI per promuovere eventi di informazione sui diritti negati ed adottare mozioni da inviare all'ambasciata della Repubblica islamica dell'Iran, per chiedere la cessazione delle esecuzioni capitali, dell'uso della forza contro i manifestanti ed il rispetto della Convenzione sui diritti civili e politici e per chiedere ai massimi organi italiani ed europei di promuovere l'inserimento degli autori di tali crimini nelle liste dei terroristi internazionali.

Un plauso va anche alla campagna di comunicazione, cui Forza Italia aderisce convintamente, “Il coraggio è donna”, che dovrebbe partire oggi, promossa e realizzata dal Ministro Roccella e dal Sottosegretario Barachini, dedicata a Mahsa Amini, uccisa in Iran per aver indossato il velo in modo scorretto.

Come comunità internazionale, dobbiamo mobilitarci per la difesa di queste donne dalla guerra e dai regimi totalitari. Penso alle bambine ucraine, violentate, uccise e usate come bottino di guerra, a quelle afgane, cui è impedito di imparare a leggere e a scrivere, alle studentesse avvelenate in massa nelle scuole iraniane. Passa attraverso la loro lotta la libertà di un popolo intero. Saranno le donne a liberare questi Paesi e spero che, un giorno non lontano, come per i grandi di ogni Paese, le strade iraniane siano dedicate a queste donne che hanno dato la vita per il futuro delle loro bambine.

Noi di Forza Italia rivendichiamo con orgoglio di aver contribuito alla rimozione di resistenza ed ostacoli, anche culturali, e di avere lavorato con gli strumenti parlamentari a leggi che hanno segnato la storia dei diritti delle donne. Ma la soddisfazione per i risultati ottenuti non deve distogliere dall'andare avanti, finché non ci sarà più bisogno di celebrare l'8 di marzo.

Allora, deve essere una nostra priorità porre la natalità in cima alle priorità. Mi piacerebbe che la scelta per la vita fosse la più facile e ovvia, come quella di non considerare un figlio come un lusso per pochi.

Consentitemi, quindi, infine un plauso al Governo per il tavolo interministeriale sulla violenza di genere. Finalmente, si lavora sull'applicazione delle norme esistenti - e ne abbiamo di buone - e sul loro rafforzamento con il contributo dei soggetti che operano sul campo. La legge solo non basta e lo abbiamo costatato con il codice rosso: i principi vanno affermati difesi, calati nella realtà e vissuti.

Allora, affinché questa giornata abbia senso, innanzitutto, invece che una ricorrenza, facciamola diventare una giornata della riconoscenza per tutte quelle donne che lottano e che hanno lottato per un futuro migliore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). E, da questo luogo, che è il cuore della democrazia italiana, proprio da qui, ciascuno di noi, semplicemente, agisca ogni giorno, lavorando al servizio della Nazione, affinché ogni donna possa godere del diritto più grande: essere libera di essere se stessa. Buon 8 marzo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, innanzitutto, anch'io mi unisco ai ringraziamenti alla Presidenza della Camera per aver voluto questo importante momento. In particolare, ringrazio la Presidente Ascani, che ha introdotto il nostro dibattito in un'Aula che, proprio 75 anni fa, ha scelto di iniziare un percorso e una storia nuova, quella della democrazia, che, per la prima volta nella nostra Costituzione, riconosce il principio delle pari opportunità come principio costitutivo e sostegno della democrazia. È a quelle 21 Madri costituenti, a quelle 21 voci, che, per la prima volta, in quest'Aula, si sono alzate, accanto alle 535 voci dei Padri costituenti, che voglio dedicare questo primo pensiero.

“Nessuno sviluppo democratico, nessun progresso sostanziale si produce nella vita di un popolo se esso non sia accompagnato da una piena emancipazione femminile”: erano le parole potenti della giovane Teresa Mattei, già richiamata, parole che raccontavano la potenza e l'energia di una democrazia che non c'era. Non c'era nel 1947, non c'era nel 1948, ma quelle donne e quegli uomini, insieme, hanno osato disegnare e sognare per consegnarla a noi. L'elemento chiave è che la pari opportunità, la parità di genere e questa giornata ci devono ricordare che il tema non è semplicemente un diritto da riconoscere alle donne, ma il riconoscimento dell'unica necessaria leva di sviluppo per tutti. Lo è stato nella battaglia della Merlin per l'articolo 3, nel riconoscere che quella ricomposizione delle diversità, senza annullare le diversità, potesse realizzare l'eguaglianza, non l'egualitarismo. Lo è stato nelle battaglie di Nilde Iotti, per la pari dignità delle donne nella famiglia, nelle battaglie della Federici, purtroppo, rimasta un po' sospesa in quel primo dibattito costituzionale sull'articolo 51, successivamente integrato e, infine, per la Mattei, per quel “di fatto”, che ha fatto la differenza.

Parto da lì, colleghe e colleghi, perché dobbiamo avere la coscienza chiara che oggi siamo chiamati ad essere le madri e i padri della democrazia che verrà, di quella democrazia che dobbiamo consegnare, incarnata nella storia che, da qui, le nostre scelte potranno generare. Non possiamo arretrare nelle scelte per garantire pari opportunità sociali, lavorative, economiche e di potere alle donne nel nostro Paese. Serve continuare nelle politiche per il lavoro, per la formazione, per la condivisione dei carichi di cura e per l'implementazione dei servizi, così come previsto dalla Strategia nazionale per la parità di genere.

Ma c'è un tema di sottofondo, che è quello del potere. Credo che ci sia una cifra del potere femminile. Il potere femminile è, di fatto, potenza, capacità di attivare processi generativi e storici. Non è un potere mai trattenuto, mai esercitato per se stessi e, quindi, è l'unico potere che può davvero concorrere al progresso materiale e spirituale della nostra società.

Oggi, c'è un fatto storico nuovo: per la prima volta, abbiamo il Presidente del Consiglio che è una donna. Ieri, abbiamo quasi completato la Sala delle prime donne, voluta dalla presidente Boldrini e c'è una donna alla guida del principale partito di opposizione. È un fatto storico che, di fatto, è un processo di normalizzazione della nostra democrazia, ma che ha il sapore di una rivoluzione.

Su questo, però, colleghe e colleghi - lo dico chiaramente -, credo che dobbiamo riconoscere un impegno e scelte concrete, anche per cambiare le regole di queste istituzioni, affinché le donne che verranno dopo di noi arrivino per la via maestra, a testa alta, viste da tutte e riconosciute da tutte come protagoniste necessarie nel dibattito pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Io non mi accontento di essere felice perché le donne, nonostante tutto, possono vincere delle battaglie, perché possono, nonostante tutto, giocare a regole di una parte e vincere quelle regole, perché, se anche solo una donna, per quel nonostante tutto, la sua battaglia non la potrà vincere sarà una nostra responsabilità.

Non mi accontento di dire che vada bene che le donne debbano lottare per ottenere ciò che agli uomini è garantito di diritto; io credo che questo debba diventare un impegno di cui tutte e tutti ci facciamo carico, proprio per rendere ragione delle battaglie di quelle donne che ci hanno consegnato questa democrazia, proprio per rendere conto di quelle battaglie che, oggi, donne in Afghanistan, Iran, Ucraina, stanno facendo, e perché ci sono nel mondo tante donne che, nel silenzio, la loro battaglia non la possono fare, e di quella battaglia non espressa noi ci dobbiamo fare il volto, per fare in modo che alle donne e agli uomini davvero vengano riconosciute insieme una pari dignità e una pari possibilità di contribuire al progresso di tutti.

E chiudo con un pensiero: io credo che questo 8 marzo debba avere il volto delle donne che verranno e per questo il mio pensiero va a quella donna che, invece, non potrà essere; a quel volto che non ci è stato consegnato dalla storia, perché cancellato dal mare; a quella bambina restituita dal mare ieri, nelle coste della nostra terra; ecco, a quel sogno infranto, a quella speranza che si è interrotta noi, oggi, dobbiamo dedicare, con ancora più forza, la possibilità e il dovere di reincarnare la speranza e la realizzazione di quella speranza per tutte le donne che oggi sono nostre compagne di cammino, ma, soprattutto, per quelle che arriveranno dopo di noi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Dobbiamo, ancora oggi, constatare come si affronti la discussione sulla parità di genere, sui diritti delle donne, sulla loro partecipazione con una prospettiva che è in contraddizione con il valore strategico che dovrebbe essere riconosciuto a tali obiettivi. L'interrogativo che ne consegue è il seguente: per quale ragione la politica è così debole quando deve misurarsi con tali questioni, mentre, al contrario, si avrebbe bisogno di una politica coerente con lo spirito riformatore che i diritti delle donne richiedono nel percorso verso una società equa? Resistenza, costanza e tenacia delle donne, per le donne; donne che non si arrendono e che non accettano alcuna forma di discriminazione. È importante che tale intransigenza nella difesa e nella promozione dei diritti essenziali avvenga nei confronti dei casi più emblematici; pensiamo, oggi, all'Iran o all'Afghanistan. E, tuttavia, la politica rimane debole quando si commette l'errore di pensare che anche il nostro modello sociale e politico e il nostro dibattito culturale non richiedano pari determinazione. In Europa, in Italia la parità di genere è un tema strategico, perché interpella tutti i problemi strutturali della nostra società avanzata. Laddove vi siano discriminazioni in atto, sviluppo economico e sociale, dibattito culturale, diritti, parità nel lavoro e, sotto il profilo retributivo, eque opportunità di carriera, le donne sono parte in causa. La politica è debole quando rimette continuamente in discussione quelli che erano stati considerati gli obiettivi strategici; pensiamo alla parità di genere come missione strategica del PNRR. La politica è debole quando è incapace di ritenere e considerare la parità di genere come un problema trasversale sotto il profilo generazionale, che riguarda cioè i diritti delle donne di oggi e delle nuove generazioni femminili. La politica è debole quando, sostanzialmente, considera il lavoro delle donne come residuale e non ritiene necessario superare il modello, ancora oggi imperante, secondo il quale la cura in famiglia è a carico esclusivo o prevalente delle donne, come conseguenza di politiche inesistenti o inefficaci in ordine ai servizi, in particolare per la prima infanzia, alla conciliazione di lavoro e famiglia, al sostegno economico delle famiglie con figli. E, poi, la politica e la società non sono soltanto deboli, ma anche colpevoli nei confronti di ogni donna che subisce violenza; ogni donna vittima della violenza è una di noi. Non sottovalutiamo quanto è stato fatto nella nostra legislazione per le pari opportunità, ma discriminazioni abusi, misoginia e disparità sono, a tutt'oggi, un problema culturale. La politica, dunque, non è più debole se intende favorire il fatto che le domande individuali per un'effettiva parità siano considerate in termini di rappresentanza di genere e se intende farlo a un ritmo che non sia quello lento che ancora oggi dobbiamo rilevare. È a questa politica a cui ci richiamiamo oggi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Cari colleghi e care colleghe, l'avete detto di certo meglio di me: fuggire dalle guerre, lottare contro un sistema di governo maschilista e repressivo, rischiare la vita per la libertà, per migliori condizioni, morire mentre si cerca per sé e per i propri figli un futuro di speranza. Ucraina, Iran, Afghanistan, Italia; la parità di genere assume significati diversi a seconda delle latitudini; ha, però, sempre a che fare con il diritto all'autodeterminazione delle donne. L'Italia è un Paese in cui la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è ancora aggravata e limitata dai carichi familiari; se padri e madri occupati hanno ugualmente problemi di conciliazione, sono soprattutto le donne a modificare l'attività lavorativa per integrare il lavoro con le esigenze di cura dei figli e della famiglia. Nel periodo pandemico, con la chiusura della scuola, la cura dei figli è ricaduta per intero sulle donne; le madri sono state, per mesi, il principale servizio disponibile per ammortizzare le conseguenze dell'emergenza, per migliaia di loro, le dimissioni sono diventate una scelta obbligatoria, così come il ritorno al ruolo esclusivo della casalinga. L'Ipsos certifica che il 74 per cento delle donne ha sulle spalle la gestione della casa, senza aiuti da parte del partner. Le donne continuano a essere, in prevalenza, insegnanti, mediche, operatrici della sanità, impiegate e commesse; secondo il report INAPP, le donne guadagnano meno degli uomini e la loro debolezza economica negli ultimi tempi si è aggravata con l'uso dei part time; già, fra le donne il part time rappresenta il 49 per cento dei contratti attivi, mentre lavora a tempo parziale solo il 29 per cento degli uomini. Proprio il part time si è trasformato da desiderio, come, a volte, era vissuto in passato, in svantaggio; la relativa libertà dell'orario ridotto si sconta, infatti, in termini di fragilità finanziaria, la precarietà dei contratti a tempo determinato fa tutto il resto. Ecco, secondo il Global gender gap, un rapporto sugli obiettivi di parità, il punteggio globale porta il nostro Paese solo al 63° posto, su 146, ben 46 posizioni sotto la Spagna, 48 sotto la Francia, 53 sotto la Germania, ci collochiamo vicino all'Uganda, allo Zambia, alla Tanzania. Fatemi dire, senza timore, che il bel rumore della vittoria di Elly Schlein alle primarie del Partito Democratico, quanto l'elezione, qualche mese prima, di una Presidente del Consiglio donna sono di certo segnali inequivocabili della necessità di cambiare tutto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché il potere non rappresenta nulla se non serve a cambiare ancora e in profondità. Basti pensare a ciò che sta succedendo in queste ore in una regione italiana, nel silenzio dell'opinione pubblica. In Valle d'Aosta, il neopresidente della regione, Testolin, ha nominato una giunta mono-genere, di soli uomini. Avete capito bene: nessuna donna in giunta, l'ennesima discriminazione e uno sfregio della nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Fatemi dire, una situazione intollerabile, fuori dal mondo. Per questo chiediamo un intervento di questo Governo, adesso, in tempi rapidissimi, perché questa discriminazione deve finire, così come in tutte quelle regioni italiane come il Piemonte, che non hanno ancora la doppia possibilità di votare, di votare due persone di due generi diversi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Basta, basta! Queste aule vanno riempite di queste discussioni pubbliche; una situazione che ha prodotto l'effetto di avere in Consiglio regionale, in Friuli, solo 6 donne su 43 consiglieri, in Piemonte solo 9 su 42; anche questa è una discussione pubblica da fare. Fatemi dire che ci sono mille battaglie da fare; una, per esempio, è quella per introdurre il congedo mestruale per lavoratrici e studentesse; l'abbiamo fatto qui, in questa Camera; aiutateci in questa battaglia, è una battaglia che parla a tutti, così come la medicina di genere.

La vera rivoluzione sociale e culturale per noi, per esempio, è un'altra, quella del congedo di genitorialità. Come sapete, la decima notte di bilancio è passato un emendamento, tra l'altro a mia prima firma e sottoscritto da tutti i gruppi di maggioranza e opposizione, sul sesto mese. Ma la vera rivoluzione sociale e culturale è il congedo di 6 mesi pienamente paritario fra uomini e donne, retribuito al 100 per cento, lo so, ed è quello che chiediamo nella nostra proposta di legge, che vi invito a sottoscrivere. Solo in tal modo sarà davvero possibile redistribuire il carico domestico e di cura, e sottrarre le donne alla ricattabilità del lavoro, camminando verso una società di persone libere di decidere del proprio destino e di decidere il proprio ruolo nella relazione con gli altri.

In un Paese dove il congedo di paternità era fermo alla soglia ridicola dei 10 giorni, un mese in più retribuito all'80 per cento, che potrà essere scelto da uno dei due genitori, è una vittoria di tutte e tutti, di cui dobbiamo essere orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Siamo ancora molto lontani dall'obiettivo. Ci diciamo una cosa, e finisco, Presidente: la violenza sulle donne è, prima di tutto, un problema culturale. Lo è perché, troppo spesso, gli uomini non hanno la consapevolezza che la violenza sulle donne sia un problema innanzitutto maschile.

Il cambiamento culturale deve partire, in primo luogo, da noi. Alcune associazioni sollevano una richiesta di modifica dell'articolo 609. Anche per questo ringrazio le colleghe che mi hanno chiesto di parlare oggi e sono doppiamente orgoglioso, perché, in occasione della Giornata internazionale della donna, l'Intergruppo delle donne della Camera diritti e pari opportunità, coordinato da Laura Boldrini, ha depositato, proprio oggi, una proposta di legge che ha l'obiettivo di introdurre nel nostro ordinamento una nuova fattispecie di reato, quella di molestie sessuali, comportamenti illeciti che, attualmente, assumono rilevanza penale solo quando sono commessi con abuso di autorità, venendo perciò collegati al reato di violenza sessuale.

Ho concluso. Sono orgoglioso di far parte di questo gruppo, di essere un uomo che fa parte di questo gruppo, perché il problema è, prima di tutto mio, nostro. Come mi ha insegnato il movimento femminista, come mi ha insegnato la mia compagna Elettra Deiana, che, oggi, commemoreremo, personale e politico sono tutt'uno (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, ci sono storie che colpiscono più di altre per la loro semplicità, per la loro straordinarietà. C'è Ilaria, la storia più recente, giovane insegnante di Imperia, che, con un piccolo gesto di grande coraggio e prontezza, pochi giorni fa, ha salvato i suoi alunni e le sue colleghe, riportando il bus, dove stava viaggiando, in carreggiata. Si è accorta del colpo di sonno dell'autista e ha salvato la sua e tante giovani vite. Eppure lei, abituata a guidare lo scooter, dice che ha avuto solo fortuna. Il suo gesto è reso ancora più grande dal suo rifiutare l'etichetta di eroe. Così come Miriam Colombo, 21 anni, studentessa di medicina all'Università di Genova, insignita dell'onorificenza al merito della Repubblica italiana da parte del Presidente della Repubblica per l'impegno nel sensibilizzare le persone a donare a favore della ricerca e della cura della fibrosi cistica. Lotta contro la sua malattia e, nonostante i continui ricoveri, studia per diventare medico, dando esami anche dal letto di ospedale e impegnandosi per sostenere la ricerca. Sarà insignita al Quirinale a breve, insieme a Caterina Bellandi, tassista fiorentina che porta gratuitamente i bimbi e le loro famiglie alle cure del Meyer.

Quante storie arrivano dai nostri territori, dalle nostre comunità, come quella di Sofia, 23 anni, studentessa di medicina. Quando ha saputo di avere un angiosarcoma cardiaco, un tumore al cuore che non le lascia scampo, ha reagito, fondando l'associazione Sofia nel cuore, per aiutare gli altri a non avere in futuro, con la ricerca, diagnosi ultimative.

Altre testimonianze e segnali sono arrivati dal mondo dello sport. Pensiamo a Carola e Vittoria, le due giovani tenniste di Finale, che, giocando a tennis sui tetti in pieno lockdown, hanno dato un segnale di ripartenza, diventando simboli.

Ho citato alcuni esempi di donne liguri, la mia regione, ma semplicemente per constatare quante storie e quanta forza arrivano dai nostri territori, dalle nostre città, perché, ripercorrendo l'Italia, le storie si moltiplicano. C'è un Paese intero che ha donne così, e di donne così ha sempre più bisogno. Un Paese che guarda sicuramente anche all'estero, alle donne iraniane, sono state citate oggi, che mettono in gioco la propria vita per difendere i diritti, alle donne ucraine. Bisogna dirlo con forza e ricordarlo in questo 8 marzo inedito, inedito anche perché, per la prima volta, abbiamo un Capo di Governo donna e il capo di uno dei maggiori partiti dell'opposizione donna. Sono due donne che si sono fatte strada in contesti complessi, diversi, arrivando a ricoprire posizioni fino ad oggi mai ricoperte.

Ieri, ho avuto il privilegio di partecipare all'evento, qui, a Montecitorio, e ringrazio il mio capogruppo che ha voluto delegare una donna, in cui si è scoperta la foto di Giorgia Meloni nella Sala delle donne, quell'ala dedicata ai ritratti di coloro che, per la prima volta, hanno ricoperto un ruolo istituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Una foto, quella della prima donna Presidente del Consiglio, che riempie un vuoto. Su quelle pareti, i ritratti delle donne dell'Assemblea costituente, delle prime donne sindaco, delle Presidenti di Camera e Senato, della prima Presidente della Corte costituzionale. Altre storie e quanta storia che stiamo ancora facendo. È di pochi giorni fa l'incarico a Margherita Cassano, prima donna ai vertici della Corte di cassazione. Ieri, dal Presidente del Consiglio un messaggio a tutte noi: il fatto di essere sottovalutate è un vantaggio, è vero, non ci vedono arrivare, a condizione che non si cada vittime del pregiudizio, che non si accettino i ruoli che gli altri ci vogliono assegnare.

L'8 marzo davvero non può essere la giornata in cui si chiede cosa qualcuno ci deve concedere, ma la giornata di orgoglio e consapevolezza di quello che possiamo fare. È il giorno in cui si celebra ogni passo nel percorso per la conquista della parità di genere. Siamo la maggioranza, il 51 per cento degli italiani, ma ancora arranchiamo. Il 65 per cento ha almeno un diploma, le laureate arrivano al 23 per cento, ma il tasso di occupazione femminile è fermo al 55 per cento. Parliamo di gender pay gap, un fenomeno complesso, dovuto al gap culturale, alla penalizzazione dovuta alle difficoltà della conciliazione vita-lavoro. In questa giornata, dobbiamo chiederci cosa ancora possiamo e dobbiamo fare, perché le donne possano scegliere davvero che cosa essere.

Il miliardo e mezzo stanziato dalla legge di bilancio per i giovani e le donne, assegno unico, congedi parentali, mutui agevolati per l'acquisto della prima casa, decontribuzione per l'assunzione dei giovani, tracciano una strada che occorre continuare a seguire. Sono soltanto alcuni esempi, ovviamente, dell'impegno che dobbiamo continuare ad avere, perché le donne possano davvero diventare ciò che scelgono di essere.

Abbiamo citato donne fragili, donne in difficoltà. Perché questo 8 marzo sia davvero celebrato in senso pieno, non possiamo non ricordare le donne di Cutro, quelle donne che hanno perso la vita (ieri sono stati trovati i corpi di una bambina e di una trentenne), le donne che hanno vite spezzate, quelle che ancora oggi stanno aspettando su quella spiaggia un corpo da piangere. A loro un pensiero, perché questo 8 marzo abbia un senso davvero pieno (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Con l'intervento dell'onorevole Cavo, sono esauriti gli interventi sulla Giornata internazionale della donna. Ovviamente, anche questa Presidenza fa sue le parole pronunciate dal Presidente della Camera e dalla Vicepresidente Ascani, ribadendo, ovviamente, in questa giornata, il più rispettoso degli inchini, il più riconoscente degli omaggi e il più interminabile grazie a tutte le donne (Applausi).

Seguito della discussione delle mozioni Molinari, Foti, Cattaneo, Lupi ed altri n. 1-00038, Bonelli ed altri n. 1-00054, Pavanelli ed altri n. 1-00043, Simiani ed altri n. 1-00057, Manes ed altri n. 1-00058 e Ruffino ed altri n. 1-00062 concernenti iniziative in relazione alla proposta di direttiva europea sulla prestazione energetica nell'edilizia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Molinari, Foti, Cattaneo, Lupi ed altri n. 1-00038 (Nuova formulazione), Bonelli ed altri n. 1-00054, Pavanelli ed altri n. 1-00043, Simiani ed altri n. 1-00057, Manes ed altri n. 1-00058 e Ruffino ed altri n. 1-00062 concernenti iniziative in relazione alla proposta di direttiva europea sulla prestazione energetica nell'edilizia (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di venerdì 3 febbraio 2023, è stata presentata una nuova formulazione della mozione Molinari, Foti, Cattaneo, Lupi ed altri n. 1-00038 e la mozione Ruffino ed altri n. 1-00062, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Esprimo un parere favorevole sulla mozione Molinari, Foti, Cattaneo, Lupi ed altri n. 1-00038 (Nuova formulazione), e invece parere contrario sulle altre mozioni.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole, sulle premesse intende dare un parere o è uniforme?

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. È tutto uniforme, sì. Parere favorevole anche per quanto riguarda le premesse.

PRESIDENTE. Perfetto.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Martina Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, il 9 febbraio scorso la Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia del Parlamento europeo ha dato il via libera alla direttiva che mira a ridurre l'impatto ambientale degli edifici, imponendo l'obbligo per tutti gli immobili residenziali di raggiungere una determinata classe energetica entro il 2030. Tutti riconosciamo quanto la transizione energetica ed ecologica sia un tema di fondamentale importanza per la nostra società e per l'ambiente. Proprio per questo siamo convinti che l'argomento non debba diventare una battaglia ideologica, bensì vada affrontato in maniera estremamente razionale e pragmatica. Se miriamo alla sostenibilità, riteniamo che questa debba essere vista non solo sotto il profilo ambientale, ma anche sotto il profilo economico e sociale dei Paesi sui quali quelle direttive produrranno gli effetti.

L'Europa, con la direttiva Case green, ha perseguito il lodevole obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e il consumo di energia, ignorando però gli effetti distorsivi della norma sulle finanze degli Stati membri, sui mercati, sulle famiglie e sulle imprese. Il testo adottato il 9 febbraio scorso prevede che tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero dal 2028, mentre i nuovi edifici non residenziali e pubblici dal 2026. Tutti i nuovi edifici dovranno essere dotati di tecnologie solari entro il 2028, mentre gli edifici in fase di ristrutturazione avranno tempo fino al 2032 per conformarsi. Gli edifici residenziali dovrebbero raggiungere la classe energetica “E” entro il 2030 e la classe energetica “D” entro il 2033. Gli edifici non residenziali e pubblici dovrebbero raggiungere le stesse classi, rispettivamente, entro il 2027 e il 2030. Un iter, evidentemente, serrato nei tempi e nei modi.

La proposta vieta anche l'utilizzo delle caldaie a gas dal 2035. Condivido con voi una riflessione: attualmente queste caldaie sono utilizzate dall'80 per cento delle abitazioni italiane. Consideriamo, poi, che il sistema degli incentivi statali adottati fino ad oggi ha spinto milioni di italiani a installare nuove caldaie a gas ad alta prestazione energetica. Le conseguenze di questa direttiva sul nostro Paese saranno evidentemente importanti. Gli analisti sostengono che in pochi anni dovremmo ristrutturare il 75 per cento degli immobili residenziali, cioè più di 9 milioni, con un costo stimato di almeno 1.500 miliardi di euro e con un pesante impatto economico sui proprietari degli immobili, che dovrebbero realizzare gli interventi per raggiungere la nuova classe energetica. Consideriamo poi che l'80 per cento degli italiani vive in case di proprietà e solo il 20 per cento in affitto. Siamo favorevoli ad incentivare e sostenere azioni che mirino ad incrementare l'efficientamento energetico, ma non a penalizzare chi, pur volendo, non ha le risorse economiche per farlo. Su questo aspetto specifico, l'Europa potrebbe sviluppare un ecobonus.

Per le famiglie italiane ancora oggi - e ciò pensiamo sia una fortuna - la casa è una forma di investimento principale del proprio patrimonio, frutto di sacrifici fatti di generazione in generazione, grazie ad una propensione al risparmio da parte degli italiani superiore rispetto a quella degli altri Paesi. Una riserva di valore nazionale che una imposizione di legge come quella della proposta dell'Unione europea rischia, tuttavia, di svilire. Purtroppo, e l'esperienza del superbonus 110 per cento lo conferma, creare artificialmente in tempi ridotti un eccesso di domanda nel settore edilizio, più che stimolare la crescita dell'offerta di prestazioni, rischia solo di far aumentare vertiginosamente i prezzi delle materie prime, dei materiali e delle opere. Oggi si è di fronte all'impossibilità tecnica di realizzare degli interventi, sia per problemi riguardanti la cessione dei crediti, sia a causa della scarsa disponibilità di manodopera qualificata per il numero elevatissimo di cantieri attivi. Ci piacciono le scelte coraggiose e gli obiettivi ambiziosi, purché siano realizzabili e in grado di innescare una serie di meccanismi virtuosi nell'economia e nella società.

Se l'Unione europea vuole davvero combattere il cambiamento climatico e, altresì, fungere da stimolo alle politiche economiche e di crescita degli Stati membri, nell'adozione di misure legislative deve considerare le caratteristiche dei Paesi dove esse dovranno essere applicate. Questa direttiva non tiene in considerazione in maniera opportuna le realtà locali italiane, ricche di borghi e piccole frazioni, caratterizzate da antiche e secolari costruzioni, per le quali l'obbligo di raggiungere determinati standard energetici risulterebbe di impraticabile applicazione. Una sfida che, comunque, dobbiamo cogliere, con il coinvolgimento di tutta la filiera delle costruzioni, a cominciare da quella della ricerca e dell'innovazione. Le esigenze di sostenibilità ambientale devono essere calate nel contesto italiano. Servono elasticità sulle tempistiche e sulla individuazione di classi energetiche, così come la possibilità di adattare la direttiva alle diverse realtà comunitarie. Per questi motivi, chiediamo al Governo di rappresentare in sede europea la peculiarità del patrimonio immobiliare italiano e di adottare tutte le iniziative necessarie a scongiurare l'introduzione rigida di una disciplina così formulata, che è positiva nell'obiettivo finale, ma miope nel percorso di realizzazione. A nome del gruppo Noi Moderati, dichiaro quindi il voto favorevole alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Colleghi, salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo «Giuseppe Garibaldi», di Genzano, che seguono i nostri lavori dalle tribune. Benvenuti (Applausi).Ha chiesto di parlare l'onorevole Angelo Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, in queste settimane la destra che governa questo Paese si è contraddistinta per avere avviato, contro le politiche sul clima e sul risparmio energetico, una politica della paura e del terrore basata su notizie false. Questi sono comportamenti irresponsabili, che fanno male all'Italia e al suo futuro. Uno dei pilastri di queste fake news della destra è quello su cui oggi siamo chiamati a discutere: la direttiva sul risparmio energetico sulle case. Avete detto, voi della destra, che la direttiva sarà dannosa per l'economia, che è una patrimoniale sulle case, che gli italiani non potranno più vendere le case. Addirittura avete detto e scritto che è un attacco alla proprietà privata. Tutte bugie dette consapevolmente da parte vostra per difendere lo status quo e gli interessi di chi, in questo Paese, si è arricchito con i soldi delle famiglie e delle imprese italiane, come ad esempio le società energetiche, che hanno realizzato in un solo anno 50 miliardi di euro di extraprofitti con la speculazione sul gas. Questione su cui non solo siete silenti, ma colpevoli.

Con questo mio intervento risponderò punto per punto alle vostre falsità. Affermate che la direttiva è dannosa per l'economia italiana: è falso. L'enorme crescita in volume del prodotto interno lordo italiano registrata dall'Istat nel 2021 è in larga parte dovuta alle ristrutturazioni energetiche degli edifici, generate dagli incentivi. Il settore edile nazionale è cresciuto del 22,8 per cento nelle regioni del Nord-Ovest e del 26 per cento nel Mezzogiorno.

Avete detto che la direttiva è una patrimoniale sulla casa: è falso. Non c'è nessuna patrimoniale, perché la vera patrimoniale l'avete messa voi, costringendo gli italiani a pagare bollette energetiche insostenibili. Al contrario, secondo l'ultimo rapporto annuale sull'efficienza energetica presentato da ENEA, i miglioramenti per rendere le case green possono generare risparmi fino al 60 per cento dei consumi e aumentare il valore degli immobili del 30 per cento. Avete detto che le case degli italiani non potranno essere vendute a causa dell'obbligo di ristrutturare: è falso. La direttiva non prevede sanzioni per chi non ristruttura e le case possono essere vendute. Voglio, però, ricordare a voi - che sparate queste falsità - che esiste una legge, che è stata introdotta il 1° luglio 2009, votata anche da voi, che introduce l'APE, la certificazione energetica, che è obbligatoria per la compravendita degli immobili e che è obbligatoria anche sotto certe procedure.

Già oggi, se non hai la certificazione APE, il tuo immobile perde di valore e lo perde se ha un rendimento energetico basso. Quindi, questo è un provvedimento che va nella direzione delle cittadine e dei cittadini italiani. Dite che gli edifici in Italia sono troppo vecchi per essere rinnovati: è falso, la tesi secondo cui l'Italia sarebbe il Paese con il patrimonio edilizio più antico dell'Unione europea, avanzata da alcuni Ministri, tra cui Pichetto Fratin, è totalmente fasulla. La vostra falsa argomentazione suggerisce che ciò renderebbe i progetti di ristrutturazione costosi, se non impossibili, però, se andiamo a vedere i dati dell'Eurostat, è chiaro che l'Italia si trova proprio nel mezzo di tale classifica, mentre altri Paesi, come Belgio, Danimarca e Francia, possiedono in media edifici molto più vecchi dei nostri.

I lavori di ristrutturazione sono troppo costosi, non sono un investimento redditizio: anche questa vostra affermazione è falsa. Ebbene, la realtà è l'esatto contrario: spendere i soldi per le bollette del gas, del riscaldamento o del raffreddamento di una casa poco isolata è un costo non recuperabile; spendere i soldi per migliorare l'efficienza energetica domestica e le energie rinnovabili, invece, è un investimento che avvantaggia sia le famiglie che investono, sia lo Stato italiano.

Nell'Unione europea, nell'ultimo anno, sono stati investiti oltre 500 miliardi di euro. In Italia, tra Governo Draghi e Meloni, sono stati spesi 90 miliardi di euro per sostenere famiglie e imprese che pagano le bollette del gas e della luce a causa del caro energia, che invece ha prodotto - come sapete - extra profitti per oltre 50 miliardi. L'ENI ha concluso il 2022 con quasi 14 miliardi di euro di extra profitti. Non vi è alcun dubbio che questo processo debba essere accompagnato da politiche europee e nazionali di sostegni economici agli Stati membri a favore delle famiglie ed è quello su cui stiamo lavorando in Europa, a differenza vostra. Come è accaduto quando in Europa vi schieravate contro il Green Deal e contro il Recovery Fund: alla fine, queste possibilità e questi importanti benefici per l'Italia sono arrivati anche se vi siete sempre schierati contro.

Per soddisfare il fabbisogno energetico delle abitazioni, nel 2021, in Italia sono state consumate 33 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, di cui circa 22 miliardi di metri cubi per riscaldare e alimentare le nostre case. Il 50 per cento delle nostre case dissipa energia. Ora parliamoci chiaro: la vostra politica è quella dei “no” alla modernizzazione e alla transizione ecologica. È quella del “no” al risparmio energetico - voi che demolite e smantellate il superbonus - del “no” all'auto elettrica perché volete favorire i carburanti sintetici. Alcuni giorni fa, ho letto un'intervista del Ministro ombra dell'Ambiente, Cingolani - perché, a questo punto, posso dire che è il vero Ministro dell'Ambiente, che ancora dà la linea a Pichetto Fratin - in cui diceva che c'è bisogno dei carburanti sintetici. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, ma voi sapete quanto costa oggi sul mercato un litro di carburante sintetico? Costa 20 euro e infatti Cingolani, il Ministro ombra, che cosa dice? Dice che i carburanti potranno essere utilizzati a patto che intervenga lo Stato con incentivi. Ma perché tutto ciò? Lo ricordo, l'ho detto anche ieri, ma è bene ancora ricordarlo: con i carburanti sintetici ed i biocarburanti si vuole prorogare, ancora una volta, in questo Paese il dominio di una società energetica che vuole che, per i prossimi trent'anni, continuiamo a bruciare fonti fossili. Ed ecco qui il tema dei biocarburanti. Ma a voi, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, sembra etico che, per far muovere delle macchine, dobbiamo utilizzare milioni di ettari, sottraendoli alla coltivazione agricola, quando abbiamo un problema legato al cibo, quello di garantire cibo alle prossime generazioni? Ed ecco trovata la soluzione: cosa fa ENI? Abbiamo grandiosi progetti in Congo. Per cui, qual è il punto? Soddisfiamo i nostri privilegi, trasferendo il problema in Africa, già fortemente penalizzata, pensiamo al Delta del Niger, luogo dove c'è la più grande povertà sociale e dove si concentrano le “sette sorelle”, che estraggono il petrolio ad altissima concentrazione e purezza. Oggi andiamo a devastare l'Africa, con milioni e milioni di ettari, per produrre biocarburanti.

È questa la vostra strategia, ecco perché siete contro l'auto elettrica: volete garantire il dominio di quelle società energetiche che ancora si basano sulle fonti fossili. Noi chiediamo per l'Italia un piano strutturale di incentivi e di interventi a favore delle famiglie, legati al risparmio energetico in edilizia. Potremmo creare milioni di posti di lavoro, generare ricchezza, far aumentare il valore delle case degli italiani, ridurre drasticamente il costo delle bollette energetiche e dare il nostro contributo alla lotta contro la crisi climatica.

Si tratta di cose molto importanti che attendono gli italiani, quelle per pagare meno, annullare quasi le bollette energetiche e vivere in un ambiente sano e migliore.

Su questo dovremmo lavorare. I vostri “no” condannano, invece, il nostro Paese ad essere l'ultimo in Europa a non guardare al futuro e alla modernizzazione. Su questo aspetto dovremmo lavorare, invece di pensare, come fa il Ministro Salvini, alle opere inutili e, ancora, al ponte sullo Stretto. Ho conservato un bellissimo video di un militante della Lega Nord che, in una riunione in Lombardia, non mi ricordo in quale città (c'era vicino anche Bossi), pochi mesi fa, diceva: “Ma questo Ministro Salvini …” - non parlo il dialetto lombardo, mi perdonerete, anche perché ci sono variazioni tra il dialetto di Brescia e di Milano, quindi chiedo scusa principalmente al Presidente - “A noi cosa importa” - ha usato un'altra parola ma, per rispetto dell'Aula, non la pronuncio - “del ponte sullo Stretto di Messina? Noi dobbiamo pensare ai nostri imprenditori, dobbiamo pensare a realizzare le infrastrutture che servono”. Guardi un po', io sono d'accordo con quel militante della Lega, eppure, ancora oggi, vogliamo sottrarre allo Stato 10 miliardi di euro, quando abbiamo la necessità di mettere in sicurezza il territorio, di difendere il suolo, di costruire linee ferroviarie, di potenziare il trasporto pubblico e di occuparci delle politiche sul clima. Ecco perché voteremo a favore di questa mozione che si rivolge alle famiglie italiane, alle imprese, che rilancia l'economia e vuole dire chiaramente che non siamo d'accordo con i vostri “no” alla modernizzazione. Una volta dicevate a noi che eravamo quelli del “no”. Oggi voi siete quelli del “no” alla modernizzazione, del “no” alla speranza nel futuro delle generazioni che verranno (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (A-IV-RE). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi e membri del Governo. L'argomento di oggi è sicuramente di grande attualità e desta la sensibilità degli individui, delle persone, delle famiglie e anche delle imprese, ma certamente non è un argomento nuovo. Già nella precedente legislatura, sotto la Commissione Juncker, venne proposto un piano di investimenti strategici che riguardava anche le abitazioni. Era un fondo molto importante, con il cosiddetto effetto leva di 315 miliardi di euro, e consentì la realizzazione di 8,2 abitazioni, fornite con energia autoprodotta.

Ogni legislatura e ogni Commissione europea si contraddistinguono per un messaggio e per un obiettivo molto preciso e anche la Commissione di Ursula von der Leyen ha operato in continuità su questo tema e, con il cosiddetto Green Deal, si persegue lo stesso obiettivo, quindi vi è una sorta di continuità.

Partiamo da alcuni dati, perché dobbiamo parlare di numeri: gli edifici nell'Unione europea sono responsabili del 40 per cento del consumo energetico e del 35 per cento delle emissioni ad effetto serra. Il 75 per cento degli edifici non è efficiente dal punto di vista energetico, quindi vuol dire che gran parte dell'energia va sprecata e il tasso ponderato di ristrutturazione energetica è pari all'1 per cento, quindi è certamente molto, molto basso. Infine, i due terzi degli edifici utilizzano fonti di energia fossile. Questo è lo stato dell'arte. Chiediamoci chi fa le spese di tutto ciò: certamente sono le persone e i nuclei familiari più fragili. Pensiamo che, in questo inverno che sta per concludersi, alcune famiglie non hanno potuto accendere il riscaldamento semplicemente perché non potevano permettersi di pagare le bollette. Questa è la realtà delle cose.

Ci sono nuclei familiari per i quali c'è sproporzione tra il canone di locazione e il riscaldamento, perché, magari, vivono in una casa modesta, che non ha contenimento energetico, quindi obiettivamente hanno difficoltà a sostenere queste spese.

Un'altra riflessione la meritano il mercato e il consumatore, perché spesso i consumatori, sono più avanti rispetto al legislatore, sia italiano, sia europeo. Pensiamo agli investimenti fatti in questi anni, certamente sollecitati anche da incentivi in tal senso, sulle energie rinnovabili, sul contenimento degli edifici. Pensiamo ai messaggi che gli stessi consumatori danno al mondo del commercio: vogliono trasporti sostenibili delle merci. Ecco, ciò vuol dire che, nel contesto generale, questo è un obiettivo che la direttiva si pone e di cui bisogna tener conto.

Qual è lo stato dell'arte? Vorrei ricordare a questo Governo, se il Sottosegretario presta attenzione, che, nel Consiglio dell'UE “Energia” dello scorso 25 ottobre 2022, il Ministro Pichetto Fratin ha votato a favore di una proposta di direttiva che prevede che ci siano emissioni zero per gli edifici dal 2030, obiettivo che diventa gennaio 2028 per gli edifici di proprietà di enti pubblici o occupati da enti pubblici. Non era lì di passaggio, è stata una presa di posizione, è stata la posizione del Consiglio, che è il co-legislatore di questa direttiva; e lo dico riferendomi alla retorica che, ogni tanto, leggiamo anche nelle risoluzioni della maggioranza e che, onestamente, penso debba terminare. Infatti, quando leggo che “La richiesta dell'Europa comporterà l'obbligo degli Stati membri (…)” e “L'Unione europea dimostra di non conoscere le diversità degli Stati membri” e ancora “C'è un quadro edilizio del quale le istituzioni europee non possono non tener conto”, dico: cari signori, le istituzioni europee, oggi siete voi! È la Presidente del Consiglio che va in Consiglio europeo, sono i Ministri che vanno al Consiglio sull'energia. Siete voi che siete parte del processo legislativo, non ci sono terzi soggetti che fanno qualche cosa a vostra insaputa. Quel periodo lì è terminato nel momento in cui avete smesso di essere opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe)!

Vorrei ancora dire, a proposito del Ministro prima citato, che un voto sulla mozione che disconosce gli obiettivi che si sono prefissati in questa direttiva sarebbe, tutto sommato, un disconoscimento del suo operato e, neanche tanto sottilmente, un atto di sfiducia nei suoi confronti. Quindi, queste mozioni possono avere anche conseguenze di questo tipo.

Va dato atto, indubbiamente, che il testo che è uscito dalla Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia al Parlamento europeo ha una posizione, per certi versi, anche restrittiva rispetto alla posizione del Consiglio e alla stessa iniziativa della Commissione europea. Va indubbiamente tenuto conto che c'è uno stock immobiliare nazionale diverso tra Stati membri e Stati membri. Poi bisognerebbe tener conto anche di un piano di ristrutturazione, e questo spetta certamente agli Stati membri, e anche di ricorso alle fonti di finanziamento.

Dal nostro punto di vista, ed è questo il contenuto della nostra mozione, bisognerebbe tener conto delle tipologie di edifici in maniera omogenea e non massiva, considerata nella sua totalità.

Occorrerebbe, inoltre, valutare qual è il ritorno concreto. Infatti, a proposito del famigerato superbonus, se consideriamo la neutralità economica di questi investimenti, ci sono studi che, addirittura, ci portano al 2100.

Nella sostanza, l'intenzione della direttiva è corretta, ma occorre che gli obiettivi siano verosimili e sostenibili. Inoltre, sarebbe opportuno che ci fossero dei fondi a ciò dedicati e qui mi richiamo a quanto deciso, nella scorsa legislatura europea, a proposito del Fondo europeo per gli investimenti strategici, su cui si fonda il Piano Juncker, che permise la realizzazione di abitazioni sostenibili. Del resto, è anche la comunicazione stessa della Renovation wave strategy, che prevede che gli Stati membri possano accedere a fondi europei e questi sono i Fondi di coesione, i fondi stessi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Fondo per il clima.

Inoltre, chiediamo che ci sia l'armonizzazione dei catasti energetici regionali che non possono essere un muro tra regione e regione, ma devono essere unificati in un contesto nazionale. Infine, va dato atto che la nostra opera, a livello europeo, come gruppo di Renew, ha portato ad un obiettivo importante, quello di avere l'eccezione alla deroga per quegli edifici storici ed artistici, non ancora riconosciuti come tali, ma per i quali, però, è stata proposta la domanda prima dell'entrata in vigore della direttiva.

Ancora, un passaggio importante ritengo sia stato quello di una rimodulazione della certificazione energetica, perché oggi abbiamo il 40 per cento degli edifici in classe G, ma con una rimodulazione si riesce a collocare questa classe G in un contesto minore, quindi, questa classificazione riguarderebbe, in futuro, solamente il 15 per cento degli edifici.

Tutto ciò considerato, chiediamo l'approvazione, dichiarando un voto a favore, della nostra mozione, con l'osservazione che non ci debbano essere fanatismi né in un senso né nell'altro. Gli obiettivi della direttiva sono anche corretti, ci deve essere la sostenibilità e ci devono essere obiettivi realizzabili, altrimenti questi obiettivi rimangono un po' sulla carta e non diventano realtà (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Con il cambio dell'ora, c'è anche un cambio di classe. Quindi, si tratta sempre dell'Istituto comprensivo Giuseppe Garibaldi di Genzano, ma sono altri studenti che seguono i nostri lavori. Benvenuti (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Battistoni. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BATTISTONI (FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, in questi giorni abbiamo assistito al processo di modifica in seno alla Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia del Parlamento europeo della nuova direttiva dell'Unione europea sulle case verdi, che sarà votata in sessione plenaria a Strasburgo, il prossimo 13 marzo. Dopo tale votazione, si avvierà la procedura del trilogo, che dovrà trovare un compromesso tra il testo presentato dal Consiglio e quello votato dal Parlamento europeo.

Entro il 31 dicembre 2023, la Commissione europea dovrà poi adottare gli atti delegati di integrazione per l'istituzione dei passaporti di ristrutturazione che, successivamente, saranno introdotti in ogni singolo Stato membro, entro il 31 dicembre 2024.

È noto che l'elemento centrale della direttiva sia l'introduzione di standard minimi di prestazione energetica per gli edifici, attraverso obblighi di riqualificazione per migliorare il rendimento energetico.

Già quanto deliberato con le proposte di modifica della direttiva dalla Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia del Parlamento europeo ci preoccupa non poco, avendo previsto misure più restrittive, che prevedono il raggiungimento della classe energetica E nel 2030 e della classe D nel 2033, e non, come previsto nella bozza presentata dal Consiglio, rispettivamente, della classe F entro il 2030 e della classe E entro il 2033, il che implica la necessità di ingenti investimenti per la ristrutturazione del 90 per cento del patrimonio immobiliare italiano. Dunque, i cittadini italiani, già fortemente colpiti economicamente, prima, dalla crisi causata dalla pandemia da COVID-19 e, poi, dal caro bollette, avrebbero solo 6 anni per mettere a norma le loro case. E se, da un lato, la direttiva prevede alcuni fondi dai quali poter attingere per la ristrutturazione, dall'altro, questi non sono minimamente sufficienti per coprire la spesa economica che i cittadini italiani dovrebbero sostenere.

Infatti, per l'utilizzo del Fondo europeo di sviluppo regionale, sarà necessario attendere la programmazione 2028-2034, essendo, quella corrente, già stata pianificata e, in buona parte, utilizzata. Stessa cosa dicasi per i fondi della politica di coesione di InvestEU.

I fondi derivanti dal PNRR sono stati già ripartiti e potranno essere cambiati, solo giustificando l'esistenza di circostanze oggettive, per le quali non sia più possibile realizzare i traguardi e gli obiettivi inizialmente previsti.

Il Fondo sociale per il clima, istituito per sostenere le famiglie maggiormente in difficoltà, in termini di reddito e di efficienza delle proprie abitazioni, consta di 72,2 miliardi di euro, tra il 2025 e il 2032, per tutti i 27 Stati membri. Rimangono solo gli strumenti di investimento che costituirebbero, di fatto, una patrimoniale per gli italiani.

Ci si chiede se i membri italiani della Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia del Parlamento europeo, appartenenti al PD e ai Verdi, abbiano analizzato questi aspetti, quando hanno votato tout court a favore di questo provvedimento. Forza Italia ha sempre considerato la tutela della casa uno dei capisaldi della propria politica, congiuntamente a quella della salute e dell'ambiente. Ci è chiaro, però, che la difesa di salute e ambiente non può essere realizzata in questo modo, a discapito della casa, in quanto quest'ultimo è un bene di prima necessità. Pertanto, servono incentivi veri, che devono partire dall'Europa fino ad arrivare al nostro Paese, e non una prescrizione dall'alto.

Non è sufficiente, come prevede la Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia del Parlamento europeo, stabilire che i piani nazionali di ristrutturazione dovranno includere regimi di sostegno con obiettivi realistici e misure per facilitare l'accesso a sovvenzioni e finanziamenti, oltre che istituire punti di informazione gratuiti e programmi di ristrutturazione a costo zero. Ecco perché in quella sede abbiamo votato contro questa direttiva.

Il presidente Silvio Berlusconi e tutti noi stiamo monitorando costantemente il rispetto del primo e maggiore investimento degli italiani, rappresentato dalle proprie abitazioni, sulle quali hanno riversato il frutto economico di anni e anni del loro lavoro.

L'aumento del costo delle materie prime e dell'energia rende più difficile il raggiungimento degli obiettivi impartiti dalla direttiva. L'Unione europea, con questa proposta normativa, deve tener conto delle peculiarità di ogni Stato membro e delle condizioni attuali. La direttiva, così com'è, ha tempi e costi irragionevoli; determinerebbe il crollo del valore degli immobili, ma anche un possibile, ulteriore inasprimento dei mutui bancari, che già oggi sono molto rigidi.

La riqualificazione energetica è giusta e necessaria, ma deve essere attuata in modo economicamente e socialmente sostenibile per tutti gli europei, soprattutto per gli italiani, siano essi cittadini, imprenditori e professionisti del settore edile. La direttiva potrà costituire un'opportunità solo e soltanto laddove verrà corretta nel rispetto delle peculiarità di ogni Stato membro, in particolare di quelle italiane e, pertanto, essere inserita in un quadro di sostegni stabili e duraturi alla riqualificazione.

Come Forza Italia, Presidente, continuiamo a difendere i cittadini e gli imprenditori, anche e soprattutto ora che il confronto è entrato nel vivo con i negoziati interistituzionali tra Parlamento e Consiglio europeo, al fine di raggiungere un compromesso su un testo condiviso che possa rispettare le particolarità del territorio italiano.

In questa sede, invece, sarà necessario avviare un percorso di confronto in VIII Commissione con i rappresentanti del settore, dei proprietari di case e di tutti coloro che ruotano intorno alla filiera, che già ci hanno fatto pervenire le loro valutazioni in merito e che sarà fondamentale prendere in considerazione per una corretta attuazione del provvedimento in esame. Infatti, i dati, come quelli presentati dall'ANCI, non possono essere ignorati. Risulta che, in Italia, 9 milioni di edifici su 12,2 milioni non sarebbero in regola: due case su tre dovrebbero, quindi, essere ristrutturate. Nel nostro Paese il 74 per cento degli immobili è stato realizzato prima dell'entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica e il 70 per cento degli attestati di prestazione energetica emessi nel 2020 si riferisce agli immobili che ricadono nelle classi più inquinanti, ossia “E”, “F” e “G”.

Secondo il monitoraggio effettuato dall'ENEA, proprio la classe “G”, in particolare, incide per oltre un terzo, ovvero per circa il 35 per cento.

Presidente e cari colleghi, in conclusione, la conversione di questa direttiva e la sua relativa applicazione spetteranno a questo Parlamento. È pertanto di fondamentale importanza sostenere in sede europea l'introduzione di una serie di incentivi strutturali, il cui peso non deve assolutamente ricadere sulle tasche dei cittadini italiani, al fine di ottenere un parco immobiliare decarbonizzato e ad alta efficienza energetica in vista dell'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, obiettivo già sottoscritto dal nostro Paese con il precedente Governo. Diversamente, rischia di essere solo una misura pericolosa che autodanneggerebbe l'Italia e noi di Forza Italia sicuramente non lo permetteremo. È per tale motivo che abbiamo sottoscritto la mozione congiunta di tutto il centrodestra, con la quale si chiede al Governo di farsi parte attiva in tutte le competenti sedi europee al fine di tutelare il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Finalmente oggi, con il Governo presente, abbiamo la possibilità di dire come mai l'Italia è all'avanguardia in Europa. Sembrava una cosa impossibile, ma siamo arrivati al primo gradino del podio. Abbiamo la possibilità di dare visione al Paese - una visione verso il futuro ed ecologica - e anche all'Europa, anche se, a dire il vero, questa è la seconda volta che siamo all'avanguardia. La prima è stata quando, nel momento della pandemia, grazie al superbonus 110 per cento, siamo riusciti a far diventare l'edilizia il volano dell'economia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quindi, grazie al Movimento 5 Stelle, l'Italia è bandiera dell'Europa, sul primo gradino dell'Europa.

Voi ricordate la fame? Ricordate come abbiamo fatto a creare centinaia di migliaia di posti di lavoro? Ricordate tutti i risparmi sulle bollette? Ricordate i benefici fiscali? Ricordate anche tutti i risultati ambientali che abbiamo ottenuto? E vi voglio ricordare che, grazie a quella misura, gli investimenti nel settore delle costruzioni, che nel 2020 avevano un decremento del 6,2 per cento, rispetto all'anno precedente, nel 2021 sono tornati a salire, anzi a volare con un più 20,1 per cento, e nel 2022 hanno registrato un più 12,1 per cento.

Vi voglio ricordare, anche, proprio in tema di direttiva case green, alcuni risultati ambientali importantissimi: 1,4 milioni di tonnellate di CO2 in meno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); 1,1 miliardi - miliardi, signori! - di metri cubi di gas in meno. Questo è ciò che ha consentito il superbonus 110 per cento, ma voi, Governo delle trivelle, non lo volete ammettere, anzi sapete cosa avete fatto? Dopo aver avviato una crociata contro la povertà economica - dicendo ai poveri economici: “Dovete aumentare” e, quindi, avete tolto il reddito di cittadinanza -, adesso avete avviato una crociata contro l'ecologia, contro la transizione ecologica. È questo ciò che state facendo, grazie al blocco del meccanismo della cessione dei crediti, e questo state facendo con la vostra votazione sulla direttiva case green. Forse non avete capito che a chiedervelo non sono il MoVimento 5 Stelle o le altre forze politiche: a chiederlo sono l'ambiente e l'ecologia! Perciò l'Europa è arrivata lì e l'Europa ha seguito l'esempio del MoVimento 5 Stelle. Questo è ciò che tutti dovete ammettere. Dovete ammetterlo tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Tra l'altro, adesso state anche cercando di agevolare la povertà energetica, perché poteva mai bastare il 15 per cento degli italiani che vive in povertà energetica? Potevamo dargli una mano con il superbonus e invece no. Lasciamo che l'equivalente degli abitanti della Sicilia e del Piemonte messi assieme vivano in povertà energetica.

Ma non finisce qui. La direttiva green dice una cosa semplice: rispetto al 1990 l'inquinamento da gas serra deve diminuire del 55 per cento entro il 2030, per un'Unione europea che sia climaticamente neutra entro il 2050. Tutto ciò ha un impatto su edifici non residenziali e residenziali. Quelli residenziali, che potevano avvalersi del superbonus 110 per cento e del meccanismo della cessione del credito di imposta, devono raggiungere almeno la classe “F” entro il 2030 e almeno la classe energetica “E” entro il 2033. Signori, stiamo parlando del 15 per cento del patrimonio immobiliare italiano!

E adesso vi do un paio di dati che vi possono aiutare a riflettere e a capire perché è importante perseguire la strada della cessione dei crediti dei bonus edilizi. La CGIA ci dice che il superbonus ha impattato su circa il 3,1 per cento degli edifici italiani. Però, il superbonus non ha mai funzionato a pieno regime, ostacolato prima da Draghi e poi da voi. Più o meno, possiamo dire che ha funzionato per un annetto, ma voglio essere buono e dire che ha funzionato per due anni. Ciò significa che con il superbonus si è efficientato l'1,5 per cento del patrimonio immobiliare italiano. Anche un bimbo delle scuole elementari capisce che con il superbonus si impiegano 10 anni per efficientare il 15 per cento del patrimonio immobiliare richiesto dalla direttiva europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono 10 anni! Come ci dice ANCI, con la normativa antecedente al superbonus sapete, invece, quanti anni ci vogliono? Ben 630! Voi vi state giocando 25 generazioni su questo niet, su questo “no” sulla direttiva europea. È questo ciò che state facendo!

Ci siamo fatti anche due conti, perché non abbiamo mai voluto che il superbonus fosse in eterno. Vogliamo che finisca - lo ribadiamo ormai in ogni intervento -, ma, se quel meccanismo di cessione dei crediti di imposta, continua a funzionare, assieme allo sconto in fattura, anziché 630 anni o anziché 10 anni diciamo che, in 20 anni, questo Paese può ottemperare alla direttiva comunitaria che, torno a ripetere, è un'esigenza non del MoVimento 5 Stelle, ma delle generazioni future e dell'ecologia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Però, a voi, ovviamente, tutto ciò non bastava. Non bastava, perché quello che scrivete nella vostra mozione è che “la direttiva proposta si esplica come un chiaro attacco all'economia e al patrimonio edilizio italiano e, pertanto, dovrà essere oggetto della più dura opposizione”.

Ma come? Voi siete quelli che col Ministro Pichetto Fratin l'avete prima lodata e adesso vi volete opporre? Ma cosa state dicendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? E in questi giorni cosa state facendo? Qui dite una cosa, al Senato un'altra, poi, per sbloccare i crediti, fate il decreto “Blocca-crediti” e, poi, andate in piazza. In realtà, noi continuiamo ad andare in piazza, voi non ci andate più, sennò vi prendono con i pomodori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È chiaro che ora non ci andate in piazza! Mentre noi qui vi diciamo: “Scusate, fate questa proroga?”, “Scusate, possiamo aiutare istituti autonomi e case popolari?”, “Possiamo almeno agevolare i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche con i bonus edilizi?”, voi rispondete: “No”, “No” e “No” Adesso la chiave di volta: escono le anticipazioni da parte del relatore al decreto-legge Cessione dei crediti, che propongono alcune nostre stesse cose: prima “no” e poi “sì”, dove è bianco e dove è nero, dove vi piace e dove non vi piace. La realtà è che questi edifici in Italia consumano la bellezza dell'80 per cento dell'energia, per rinfrescarci d'estate e riscaldarci d'inverno. Questo significa solo una cosa: abbiamo edifici colabrodo perché il 60 per cento di quella energia viene dispersa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La direttiva Case green dice: per cortesia, aiutate l'ambiente. Questo ci dice la direttiva delle case green, né più e né meno.

Allora, da dove bisogna partire? E, quindi, veniamo a qualche impegno. Innanzitutto, bisogna fare in modo che il nostro Governo agisca in Europa per far sì che il costo delle ristrutturazioni del patrimonio immobiliare di ogni singolo Paese sia garantito da strumenti finanziari emessi in ambito unionale. È l'Europa che ci deve pensare, e l'Europa ha detto che ci devono pensare gli Stati. E, voi, con la vostra mozione, state facendo terrorismo politico, dicendo che ci devono pensare i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ma i cittadini che non hanno soldi, mi sapete spiegare come faranno? Ve lo dico io: con il meccanismo della cessione dei crediti di imposta. È semplice, ormai l'hanno capito tutti: finanziariamente è un progetto che nessuno non può non sposare.

E poi? Dopo il superbonus, dopo i bonus, che cosa ci sarà? Un piano di stabilizzazione delle agevolazioni edilizie. Anche qui il MoVimento 5 Stelle, all'avanguardia, è l'unica forza politica che nella scorsa legislatura e anche in questa - e se lo volete sapere è anche un emendamento al decreto Cessione dei crediti - ha depositato una proposta di stabilizzazione delle agevolazioni edilizie. Cosa prevede questa proposta di legge? Lo spiego: c'è un'aliquota base per tutti i tipi di ristrutturazione e di lavori edili e, poi, ci sono dei bonus premianti incrementali – quindi, si aggiungono - che favoriscono i meno abbienti, chi più efficienza energeticamente il proprio edificio, chi utilizza materiali di riciclo o materiale di origine vegetale e non materiali di origine fossile per l'abbattimento delle barriere architettoniche e - udite, udite, proprio per parlare anche di auto green - chi realizza impianti di efficientamento energetico e impianti di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili domestiche. Quindi, parliamo del microeolico, dei fotovoltaici, di quello che volete. È un'altra nostra proposta, ma con un “ma”: ci deve essere il meccanismo di cessione del credito d'imposta, altrimenti non solo non funziona la stabilizzazione dei bonus edilizi, ma senza lo sconto in fattura e senza la cessione del credito d'imposta non funzioneranno nemmeno i bonus al 40 per cento.

Infine, ricordo un altro impegno. Oltre ai bonus e a generali contributi che si possono dare - ricordiamo che il contributo è un costo, mentre il bonus è un investimento - chiediamo al Governo che si impegni a favorire maggiori investimenti in programmi di riqualificazione degli edifici pubblici - perché stiamo parlando molto del privato, ma il pubblico è almeno tanto fatiscente - anche con iniziative volte a istituire un fondo ad hoc. Intendiamo un fondo per la concessione di finanziamenti a un tasso molto agevolato per gli interventi di efficientamento energetico e - vi ricordo - di miglioramento antisismico, perché nel nostro Paese il 94 per cento dei territori comunali ricade in aree a rischio sismico. La mozione, pertanto, cari colleghi, è volta a guardarvi nell'animo e a non girare le spalle alle generazioni future, all'ambiente e alle esigenze di tutti gli italiani. Invito, quindi, chiunque di voi a votare favorevolmente la mozione del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, permettetemi un ringraziamento al mio capogruppo, Riccardo Molinari, per aver scritto questa mozione e per avere portato questa discussione qui in Aula, alla Camera dei deputati, e un ringraziamento anche a tutti gli altri gruppi di maggioranza per aver firmato la mozione.

La domanda che oggi ci poniamo in quest'assise è perché la Commissione europea sta varando o sta provando a varare o sta portando temi di questo genere all'ordine del giorno della discussione continentale, ovvero della discussione anche negli Stati membri. Le risposte possono essere molteplici. Mi riferisco a temi come le auto elettriche, le farine di grillo, la carne sintetica, l'etichettatura sul vino, il nutriscore, e al tema di cui oggi stiamo parlando ovvero le case green.

La risposta è multipla, sono molte risposte, almeno tre. Prima risposta è che manca un anno alla fine del mandato della presidente della Commissione europea e di questa Commissione europea: evidentemente è un tentativo di accelerazione sulle loro politiche. La seconda ragione è di tipo ideologico: evidentemente loro ci credono veramente hanno dismesso qualsiasi tipo di altra ideologia, per abbracciare l'ideologia del green, del cambiamento climatico e della transizione verde. Come dire, concentriamoci sulla transizione verde, ma è una transizione verde senza basi scientifiche, solo ed esclusivamente di tipo ideologico. Poi, c'è una terza ragione ovvero fare un favore e ricevere direttive dalle lobby green del Nord Europa, che evidentemente hanno imparato a fare sistema, ad essere compatte fra loro e a portare avanti gli interessi di alcuni Paesi, quelli del Nord Europa, e delle lobby che in questi stessi Paesi si trovano e lavorano.

In XIV Commissione c'è stato e vi è tuttora un grande impegno su questo tema e ringrazio tutti i gruppi di opposizione e di maggioranza per il grande impegno e la partecipazione. Abbiamo fatto partire un importante ciclo di audizioni sulle case green, e sulla direttiva in materia. Stiamo facendo quello che Bruxelles non ha voluto, fare ovvero stiamo ascoltando il sistema Paese. Abbiamo già audito ANCI, Confedilizia, AIRU, AssoESCo, ENAV, audiremo Proxygas e, visto che è l'8 marzo, mi piace ricordare che abbiamo audito anche AIDDA, l'Associazione delle donne dirigenti d'azienda. Tutto il sistema Paese ci sta chiedendo di fermarci, come a dire: attenzione, questa direttiva è qualche cosa di pericolosissimo. Oltre al sistema Paese, come parlamentari, come deputati dei nostri territori, stiamo anche ascoltando le preoccupazioni del Paese reale, dei cittadini, dei proprietari di casa, quindi, della maggior parte del Paese.

Sono molteplici i punti negativi e critici che ci segnalano sia il Paese reale sia il sistema Paese in questo imponente ciclo di audizioni che la XIV Commissione sta affrontando. C'è il problema del costo, come è stato già detto da altri colleghi intervenuti precedentemente, ovvero di chi paga, perché, a fronte di una accelerazione da parte della Commissione europea, non abbiamo ancora la sicurezza che l'Unione europea voglia finanziare questa impresa. L'impossibilità, perché nel nostro Paese ci sono prerogative tali, per cui su certi edifici e certa parte del patrimonio immobiliare del Paese sia impossibile applicare questa direttiva. Parlo dei borghi storici, dei piccoli borghi di montagna che costellano l'Appennino o le nostre Alpi.

Vi sono poi profili di incostituzionalità, perché, se io ho una casa con una classe energetica troppo bassa, non posso venderla.

Questo dice la direttiva. Evidentemente vi sono dei profili d'incostituzionalità. Evidentemente questo cozza con il nostro sistema di norme costituzionali, in cui la proprietà privata è un bene sacro e l'abitazione non è solo proprietà privata, non è solo un bene primario, non è solo un investimento o non è solo un bene rifugio, ma la casa di proprietà è parte integrante del sistema culturale e valoriale di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo è da sottolineare mille volte, al contrario di quello che succede in altre parti d'Europa.

Allora, questa spinta turboambientalista di Bruxelles, da parte della Lega, da parte di questa maggioranza, da parte del Governo, da parte del sistema Paese e da parte di tantissimi cittadini là fuori, nel mondo reale, va fermata. Vedete, siamo tutti pro ambiente - e ci mancherebbe altro -, ma la transizione verde, il pilastro ambientale, deve tenere conto dell'altro grande pilastro valoriale dell'Unione europea, ovvero il pilastro sociale. L'obiettivo di un continente a impatto zero non deve andare a ledere i diritti fondamentali dei cittadini d'Europa. È chiaro che la direzione dell'Unione europea è del tutto sbagliata.

Noi, come Lega, siamo determinati a fare squadra con il sistema Paese, a fare sistema e massa critica con i Paesi che sono sulla nostra stessa linea. E facciamo anche un appello alle opposizioni: non cadete nel gioco politico di Bruxelles, fate squadra con noi, fate squadra con il Governo, con la maggioranza, con il sistema Paese e con il Paese reale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E proprio al Paese reale voglio parlare in questo mio intervento, in questi minuti che mi mancano alla fine. Questa maggioranza - ma, in particolare, la Lega - è determinata a fermare in ogni modo questa eurofollia. La linea di Bruxelles, assolutamente, non passerà. La Lega è in prima linea per contrastare questa direttiva.

Detto questo, vado semplicemente ad annunciare il voto favorevole sulla mozione Molinari del gruppo Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Care colleghe e cari colleghi, come diceva un noto sociologo inglese, le persone trovano difficile attribuire un livello di realtà al futuro pari a quello del presente. Infatti, quello che stiamo discutendo oggi non riguarda l'oggi, ma riguarda sicuramente il domani. Questa è una tematica che riguarda, prima di tutto, le case e gli immobili privati e pubblici. È evidente, però, che non riguarda solo questo. La mozione verte, infatti, su settori importanti, chiavi dell'economia italiana: l'occupazione, la sicurezza, la capacità di spesa dei cittadini e delle imprese e dello Stato, considerato che l'edilizia è un volano importante del PIL italiano.

Abbiamo letto con attenzione la mozione della maggioranza. Speravamo che, proprio perché maggioranza e non opposizione, affrontasse la vicenda in maniera costruttiva, con l'obiettivo non di fare l'ennesima sceneggiata populista, ma di proseguire su finalità condivise, per consentire agli italiani di avere case moderne, sicure e capaci di far fermare, soprattutto per cittadini, i rialzi dei costi delle bollette energetiche.

Leggendo la premessa, emerge chiaramente un dato: la vostra mozione, quella di maggioranza, è scritta senza leggere i contenuti della direttiva UE. Fa, infatti, riferimento a bozze e argomenti che non sono presenti nel testo approvato dalla Commissione. È stata scritta, inoltre, senza tener conto della natura stessa delle direttive, che non sono leggi, ma quadri normativi generali, su cui i singoli Stati predispongono la propria legislazione, e già questo dice molto sulla serietà dell'approccio che avete scelto. Per costruire un atto di indirizzo serio e coerente relativo ad una norma europea, sarebbe opportuno, prima di tutto, conoscerne i principi e le finalità. Cerchiamo di fare chiarezza. L'obiettivo della direttiva è sviluppare un parco immobiliare europeo a emissioni zero entro il 2050. Il settore edilizio dell'Unione europea rappresenta una sfida significativa per l'azione sul clima. Soprattutto, oggi, è responsabile del consumo di circa il 40 per cento di energia e del 36 per cento delle emissioni da gas. Va, inoltre, sottolineato come il percorso della direttiva, soprattutto nel nostro Paese, sia stato inaugurato e che il confronto è appena iniziato. Sono, comunque, presenti ampi margini di applicazione a disposizione dei Governi degli Stati membri, sia per quanto riguarda la classe energetica effettiva, sia per ciò che concerne le molte deleghe previste.

Il Partito Democratico, mentre la destra sbraitava - in Italia, ma anche a Bruxelles -, è già intervenuto, in sede comunitaria, per rendere il quadro normativo più elastico e meno vincolante rispetto alla prima bozza e ha ottenuto - com'è evidente - sensibili miglioramenti.

Chiederemo, nelle prossime ore, che la direttiva sia contestuale a un fondo europeo che sostenga gli investimenti necessari dei singoli Stati, perché l'Italia presenta alcune oggettive differenze rispetto ad altri Paesi su questo settore, non quelle, però, che avete scritto nella mozione: le case italiane non sono, nella media, più vecchie o meno efficienti dal punto di vista energetico o dispendiose. La differenza risiede nella proprietà.

Tornando al merito della mozione, va sottolineato come il Ministro Fratin avesse già rassicurato sui contenuti della direttiva. Lo aveva dichiarato pubblicamente, qualche giorno fa e diceva questo: “La misura consente ampi margini di elasticità, che declina un impegno già assunto del nostro Paese, la neutralità carbonica al 2050, e che tiene conto delle peculiarità del nostro Paese, indicando per gli edifici esistenti un percorso a tappe, da qui a 27 anni”. Queste erano le sue parole, sicché non so cosa stiate dicendo, soprattutto nella mozione che avete presentato. Quindi, se il Ministro Pichetto Fratin ci ha rassicurato, perché utilizzate ancora questi toni?

Ma la vostra contraddizione non finisce qui. La vostra mozione fa trapelare, infatti, che la direttiva penalizzi, inoltre, i cittadini, che potrebbero essere sanzionati in caso di mancata conformità. Anche su questo, bisogna essere chiari: non sono previste sanzioni per i proprietari, sono gli Stati, come per ogni direttiva, a potere essere oggetto di eventuali procedure di infrazione, nel caso in cui il Paese membro non raggiunga gli obiettivi prefissati e nei tempi previsti. Però, considerato com'è il Governo e la maggioranza si stanno comportando sulla vicenda dei balneari, non credo che il problema di un'infrazione vi possa interessare e, soprattutto, qui bisogna essere chiari, le direttive comunitarie sono state una ricchezza per il nostro Paese, non una cosa negativa.

Ma torniamo alla mozione. Insinuate addirittura che le case degli italiani perderebbero valore per effetto dell'applicazione della direttiva comunitaria, come se case vecchie e fatiscenti potessero rivalutarsi automaticamente. Parlate, inoltre, di investimenti delle famiglie, quando è ormai appurato che, da anni, il mercato immobiliare non è più un bene rifugio esclusivo e, soprattutto, una riserva di valore.

Quindi, in sintesi: se il Ministro dell'Ambiente era a conoscenza dei contenuti e dei margini di contrattazione, se le case degli italiani non perderanno valore a causa della direttiva, se il mercato immobiliare non è più un settore esclusivo di investimento e risparmio delle famiglie, perché allarmare i cittadini, invece di rassicurarli? Perché continuate a fare terrorismo mediatico? Perché considerate la direttiva esclusivamente come una calamità? Dimenticate una questione di fondo: un tema come questo può essere solo un'opportunità per costruire un percorso virtuoso, con le istituzioni europee, su tempi e modalità di attuazione e attivazione di risorse. Fino a ieri, vi siete vantati pubblicamente di avere fatto cambiare idea all'Europa sulle auto elettriche. Oggi avete paura di costruire un piano nazionale per rendere gli immobili italiani moderni e con elementi sostenibili e sicuri. Forse sapete bene che il voto sulle auto elettriche è solo posticipato e che l'Italia può solo, purtroppo, accodarsi alla Germania e, soprattutto, che il Governo Meloni, invece di programmare un'efficace transizione ecologica sui mezzi di trasporto pubblico, ha bloccato gli incentivi e tagliato gli investimenti per le colonnine di ricarica. Il problema vero è che, quando c'è in gioco il futuro dell'Italia, vi nascondete, fate opposizione al progresso, invece di governarlo, consapevoli dei vostri limiti ideologici. Soffiare sempre e comunque sulle paure dei cittadini, sulla loro insicurezza economica non porterà a niente di buono, soprattutto quando gli elettori si renderanno conto che adesso siete voi a governare.

Una mozione come quella che avete presentato è francamente inaccettabile. Approcciarsi a questo tema con parole getta discredito sulla capacità della politica di gestire il cambiamento e di dare risposte concrete. L'atto che avete presentato è indegno di un Paese che vuole essere protagonista con le sue capacità, con le sue risorse, con la sua innovazione in Europa e nel mondo. È anche uno schiaffo morale ai giovani, alle nuove generazioni che lottano per il clima. Nell'atto di maggioranza, infatti, è inutile ricordarlo, non vi è praticamente alcun riferimento al riscaldamento globale, alla necessità di preservare le materie prime, alla lotta ai cambiamenti climatici.

Garantire la vivibilità del pianeta è l'obiettivo prioritario dell'azione europea. Il clima non è certo una vostra priorità, è chiaro, basta vedere come state affrontando il gravissimo e attuale problema della siccità. Infatti i Ministri dell'Agricoltura e dell'Ambiente, invece di intervenire, si rimpallano le responsabilità, hanno idee opposte sulla governance dell'emergenza e, di fatto, bloccano qualsiasi tipo di intervento.

A voi della maggioranza, visto il testo della mozione, non interessa quindi nemmeno l'abitazione. Parlate di case se si tratta di varare condoni, come di solito fate, dopo le annunciate tragedie che ci sono state e che ci saranno, sperando di no, ma comunque sappiamo benissimo che il nostro Paese è a rischio dal punto di vista idrogeologico.

Se le case degli italiani vi fossero interessate, avreste riformato i bonus edilizi, invece di bloccarli, e avreste modulato la cessione del credito, invece di cancellarla per decreto, mettendo sul lastrico migliaia di imprese e negando ai cittadini meno abbienti la possibilità di migliorare le proprie abitazioni.

La vostra impostazione populista e sovranista sulla casa è dannosa, non solo per l'ambiente, il PIL e le imprese del settore, ma anche per gli stessi proprietari degli immobili. Facendo opposizione sempre e comunque all'Unione europea farete perdere al nostro Paese l'opportunità unica di rinegoziare tempi utili e risorse certe per dare agli italiani la possibilità di riqualificare le proprie abitazioni, gli edifici pubblici e i luoghi di lavoro.

L'Europa è la nostra comunità, non soltanto un organismo astratto a cui addossare le proprie incapacità e da cui pretendere soldi senza impegnarsi nelle riforme. Per questo motivo voteremo “no” alla vostra mozione, perché riteniamo che il Parlamento debba dare al Governo un indirizzo politico autorevole e capace realmente di garantire benefici ai cittadini. Non un mandato a litigare con l'Europa, senza definire nel dettaglio e nello specifico la flessibilità normativa e temporale, e soprattutto un nuovo piano industriale green, affinché i costi degli interventi non ricadano sulle famiglie, in particolar modo sulle fasce economicamente più deboli e sulle imprese.

Concludo: proprio voi avete il coraggio di accusare le istituzioni europee di penalizzare i beni immobiliari, voi che in pochi mesi di Governo avete annullato il superbonus, la cessione del credito e depotenziato gli incentivi fiscali? Con questa credibilità voi non riuscirete a cavare veramente niente in Europa. Per questo motivo annunciamo il voto contrario alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Molto brevemente, mi è arrivata da fonti dirette poco fa una notizia che considero grave e credo che la Presidenza possa attivarsi con il Governo, in quanto credo che il Governo, che peraltro è qui, possa attivarsi per verificarne la veridicità.

Gli attivisti, le attiviste e le associazioni che in queste ore e in questi giorni a Cutro e a Crotone hanno assistito i superstiti e i parenti delle vittime del naufragio, della tragedia che ieri è stata oggetto della discussione di questa Camera, mi informano che questa mattina la prefettura ha comunicato e chiesto alle associazioni di comunicare ai familiari delle vittime, a chi sta piangendo i cari che hanno perduto la vita in quel naufragio, che entro la giornata di oggi le salme verranno spostate dal PalaMilone, dove attualmente sono, e portate a Bologna, a Borgo Panigale, al cimitero islamico, senza nessun preavviso, senza nessuna possibilità per i parenti di organizzarsi e, soprattutto, violando ciò che era stato dichiarato pubblicamente, più e più volte, anche da esponenti di massimo rilievo del Governo, e cioè che il Governo si sarebbe fatto carico delle spese necessarie per il rimpatrio delle vittime, che è, come sempre in questi casi, una legittima richiesta di pietà, oltre che di dignità.

Credo che quello che sta accadendo, se fosse vero e confermato, e quindi chiedo che sia accertato subito, sia di estrema gravità, che non sia tollerabile quello che sta accadendo in questo momento. I parenti delle vittime sono in sit-in in mezzo alle bare perché venga impedito questo trasferimento forzato. Credo che almeno un po' di umanità anche nella gestione di passaggi come questi sarebbe dovuta dopo quello che è successo. E dunque chiedo a lei, Presidente, di farsi tramite con i Ministri competenti.

Chiedo al Sottosegretario presente, che non è competente per materia, ma che è membro di questo Governo, di verificare e intanto di far sì che si fermi questo scempio, che non si proceda in questo modo per almeno garantire la dignità nella relazione con i sopravvissuti di questa ennesima strage e tragedia del mare. Per favore, fermatevi almeno su questo fronte (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fratoianni. Come correttamente ha ripetuto, bisogna verificare, però il fatto che lo abbia detto in questa sede consentirà immediatamente di dare seguito alla sua richiesta.

Si riprende la discussione.

(Ripresa delle dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lampis. Ne ha facoltà.

GIANNI LAMPIS (FDI). Signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghe e colleghi, consentitemi di iniziare questo mio intervento ricordando come il successo elettorale di Fratelli d'Italia abbia due ingredienti principali: l'indiscussa leadership del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la coerenza delle posizioni politiche che lei e Fratelli d'Italia hanno saputo consolidare, nel corso del tempo, in tutti questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dico questo perché ci siamo presentati al giudizio degli elettori, che peraltro ci hanno ampiamente premiato, sostenendo che il ruolo dell'Italia in Europa sarebbe stato diverso rispetto al passato, proattivo e propositivo, e non accondiscendente e supino, perché per noi di Fratelli d'Italia difendere e tutelare gli interessi degli italiani non è solo uno slogan o una promessa della campagna elettorale. È quell'impegno solenne che anima la nostra quotidianità dentro il Parlamento e nell'espletamento delle nostre funzioni e dei nostri doveri di donne e uomini di Governo seri e responsabili. Lo abbiamo detto più volte in questi mesi, lo abbiamo soprattutto fatto, oltre che detto: con noi l'Italia va in Europa non con il cappello in mano, ma andiamo in Europa a testa alta e senza paura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Senza paura in primis di anteporre…

PRESIDENTE. Onorevole, scusi se la interrompo, poi recuperiamo tutto.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,45).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Mi scusi per l'interruzione, onorevole Lampis, ma per la procedura era necessario. Prego.

GIANNI LAMPIS (FDI). Lei non si deve scusare, Presidente. Dicevo, senza paura in primis di anteporre gli interessi della nostra Nazione a quelli di qualsiasi altro Stato membro. Ed è con questo spirito che oggi Fratelli d'Italia ribadisce che concordare sul fine non equivale all'accettare supinamente ogni mezzo. Con questo intendo dire che il nostro partito è fortemente sensibilizzato e convinto che oggi più che in passato le politiche ambientali abbiano assunto un ruolo dirimente e di straordinaria primarietà nella programmazione politica internazionale, comunitaria e domestica.

Siamo, infatti, perfettamente consapevoli di come sia importante dare attuazione ai target dell'Agenda 2030 dell'ONU, ma convintamente riteniamo che l'Unione europea, per poter raggiungere questi nobili obiettivi, debba concordare, ma non imporre, debba dialogare, ma non ingiungere, debba finalmente essere il luogo in cui i protagonisti siano i popoli europei e non quelle dannate lobby dell'ambientalismo ideologico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che vorrebbero relegare l'uomo e le sue attività ad ospiti sgraditi del nostro pianeta.

Il dibattito che si è sviluppato ha confermato quello che peraltro già sapevamo. Parte delle opposizioni il 9 febbraio scorso ha votato a favore del contenuto di questa direttiva nella Commissione industria europea.

Contenuto che, di fatto, si palesa come l'ennesima patrimoniale nascosta a danno delle tasche degli italiani. Queste non sono bugie, non sono fake news, non sono sceneggiate populiste.

Ancora, un organo terzo, come la Banca d'Italia, non vi ha convinto dei gravi danni che con il superbonus avete creato a questa Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Anche i giovani che vivono oggi in questa Nazione, anche i neonati che arrivano oggi al mondo sono indebitati per le vostre scellerate scelte - queste sì, populiste - che peraltro furono fatte, forse, per raccattare qualche voto in più. Ma gli italiani con grande maturità hanno saputo discernere il bene dal male, il peggio dal meglio, portando questa maggioranza al Governo del Paese.

Le nostre non sono bugie. Le bugie, forse, sono quelle che voi avete raccontato in campagna elettorale quando vi siete dimenticati di dire che il sistema delle regioni italiane, per ben due volte, ha bocciato il vostro Piano sulla transizione ecologica. E questa bocciatura è avvenuta all'unanimità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Anche gli assessori regionali della vostra parte politica hanno bocciato quelle proposte di piani che i Governi precedenti avevano proposto. Avete omesso di dire che avete la più grande responsabilità in materia di cambiamenti climatici, cioè quella di non aver dato a questo Paese un piano di adattamento ai cambiamenti climatici che fosse in grado di recepire quelle che sono veramente le sfide della modernità. Altro che sceneggiata populista! Siete così bravi, quando perdete le elezioni, ad avanzare proposte e idee per questo Paese rispetto a quando governate, poiché siete affetti da una terrificante amnesia politica rispetto alle reali priorità di questo Paese.

È importante, quindi, incentrare il dibattito anche rispetto a un periodo storico in cui la nostra comunità nazionale prova a rialzarsi, dopo una pandemia che ha stravolto la nostra quotidianità, che ha chiuso tante attività economiche, che ha fortemente compromesso quelle certezze che garantivano ai nostri concittadini il sostentamento proprio e per le proprie famiglie. Non senza difficoltà il Governo del Presidente Giorgia Meloni sta lavorando alacremente per consentire al Paese di rialzare la testa. Ed è proprio per questo stesso motivo che chiediamo a questo Governo di ritenere inaccettabili le tempistiche e, finanche, taluni contenuti di questa direttiva in esame. Anche l'Italia vuole raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e di efficientamento energetico, ma imporre che, entro il 1° gennaio 2030, tutti gli immobili residenziali debbano raggiungere almeno la classe energetica “E”, per poi arrivare al 2033 alla classe energetica “D”, dimostra, senza paura di essere smentiti, come la Comunità europea non conosca, ancora una volta, le peculiarità che contraddistinguono i suoi Stati membri. Infatti, il patrimonio immobiliare italiano consta di oltre 12 milioni di edifici ad uso residenziale, su un totale di circa 32 milioni di abitazioni.

La proposta di direttiva rappresenta un rischio per i proprietari e per il valore degli immobili, qualora non si modifichi la parte relativa alle tempistiche e alle classi energetiche, vista la stima degli oltre 9 milioni di edifici che dovranno essere ristrutturati.

Nel testo del provvedimento non è prevista per gli Stati membri la sufficiente flessibilità per adattarsi al proprio contesto nazionale, per valutare la fattibilità alle necessità economiche e alle capacità finanziarie dei cittadini che dovranno essere obbligati ad eseguire i predetti lavori edilizi.

La storia italiana, la nostra storia nasce tra i borghi disseminati su tutto il territorio nazionale, nasce in quei numerosi centri storici che, dalle Alpi alle isole, profumano di quell'identità italiana in cui si sono sviluppati frazioni, paesi e città. Luoghi, questi, dove i nostri connazionali hanno sacrificato i propri risparmi per costruirsi la casa, luogo sicuro in cui rifugiarsi, costruire famiglia e crescere i figli. Ecco perché diciamo a gran voce che per noi la casa è sacra e intendiamo difenderla dall'ennesima speculazione europea del voler tutto e subito, a danno di molti e a vantaggio di pochi.

Non meno importante è ricordare che, se in tanti Stati membri si è affermata in maniera acclarata la volontà di ricorrere all'istituto dell'allocazione, in Italia di contro si è investito nella proprietà immobiliare quale importante investimento del nucleo familiare stesso. Definiamola pure, quindi, la più importante eredità materiale che si trasmette da padre e madre ai propri figli.

Avviandomi alla conclusione, non posso, inoltre, dimenticare che, all'interno di questa transizione energetica che oggi l'Europa vorrebbe imporci, verrebbero bloccati i progetti in atto per la produzione di gas e rinnovabili, che, invece, per specifica volontà di questa maggioranza e di questo Governo, mirano a contribuire significativamente alla decarbonizzazione di tutto il patrimonio edilizio del nostro Paese.

Fratelli d'Italia chiede al Governo di andare in Europa con tempistiche e modalità della nostra transizione energetica, senza pregiudicare in alcun caso il patrimonio immobiliare del Paese. Con il voto favorevole alla mozione firmata anche dal nostro capogruppo Tommaso Foti, vogliamo scongiurare l'ennesimo sopruso che produrrebbe un ingiusto impoverimento delle famiglie italiane.

Confermiamo, quindi, ancora una volta, come già fatto nella scorsa legislatura dai banchi dell'opposizione e come facciamo oggi e faremo domani da primo partito di questa Nazione, che per noi verranno prima, sempre e comunque gli interessi dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.

STEFANO CANDIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Il dibattito, come abbiamo potuto vedere, porta parecchi argomenti estremamente importanti. Credo, pertanto, Presidente, che sia altrettanto importante inviare queste mozioni a livello europeo, affinché all'interno del dibattito politico tra l'Italia e l'Europa ne siano considerati appieno tutti i risvolti.

PRESIDENTE. Colleghi, per un insuperabile problema procedurale, siccome non sono ancora trascorsi i termini di preavviso di 20 minuti per la votazione nominale, sospendo brevemente la seduta, che riprenderà immediatamente con i voti alle ore 12,05.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 12,05.

PRESIDENTE. La seduta riprende con un saluto sentito dell'Aula agli alunni e ai docenti dell'Istituto comprensivo di San Paolo d'Argon, in provincia di Bergamo. Benvenuti (Applausi).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari, Foti, Cattaneo, Lupi ed altri n. 1-00038 (Nuova formulazione), sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bonelli ed altri n. 1-00054, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pavanelli ed altri n. 1-00043, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Simiani ed altri n. 1-00057, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manes ed altri n. 1-00058, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione della mozione Ruffino ed altri n. 1-00062.

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima il primo capoverso del dispositivo, a seguire, congiuntamente, il secondo e il terzo capoverso del dispositivo, infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00062, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00062, limitatamente al secondo e al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Ruffino ed altri n. 1-00062, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Quanto alla richiesta, formulata dall'onorevole Candiani prima della votazione, di inoltro delle mozioni alle istituzioni europee, se non vi sono obiezioni la stessa si intende accolta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Presidente, dopo aver sentito il Governo e anche gli altri presentatori delle mozioni in tema di Servizio sanitario nazionale, vorrei chiedere, se è possibile, un quarto d'ora di sospensione, per verificare la possibilità di giungere a una semplificazione, in considerazione delle votazioni successive e dei pareri che il Governo dovrà esprimere.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni e non mi pare vi siano - siamo tutti d'accordo -, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12,25.

La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 12,25.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ha chiesto di parlare il deputato Ciocchetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Signor Presidente, chiediamo ancora 15 minuti di sospensione, perché stiamo cercando di trovare un'intesa con le opposizioni per ridurre il numero delle votazioni che serviranno ad approvare le mozioni.

PRESIDENTE. Onorevole Ciocchetti, ovviamente quanto dice è già condiviso da tutti gli altri gruppi che sono presenti.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Stiamo lavorando insieme, con tutti i gruppi che compongono il Parlamento.

PRESIDENTE. Dal momento che quest'attività è condivisa, sospendiamo la seduta che riprenderà alle 12,45, così passiamo direttamente alla definizione del provvedimento.

La seduta, sospesa alle 12,26, è ripresa alle 12,50.

Seguito della discussione delle mozioni Sportiello ed altri n. 1-00051, Bonetti ed altri n. 1-00061, Ciocchetti, Panizzut, Benigni, Semenzato ed altri n. 1-00066, Furfaro ed altri n. 1-00067 e Zanella ed altri 1-00069 concernenti iniziative volte al potenziamento del Servizio sanitario nazionale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Sportiello ed altri n. 1-00051, Bonetti ed altri n. 1-00061, Ciocchetti, Panizzut, Benigni, Semenzato ed altri n. 1-00066 (Ulteriore nuova formulazione), Furfaro ed altri n. 1-00067 (Nuova formulazione) e Zanella ed altri 1-00069 concernenti iniziative volte al potenziamento del Servizio sanitario nazionale (Vedi l'allegato A).

Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di venerdì 3 febbraio 2023, sono state presentate le mozioni Ciocchetti, Panizzut, Benigni, Semenzato ed altri n. 1-00066 (Ulteriore nuova formulazione), Furfaro ed altri n. 1-00067 (Nuova formulazione) e Zanella ed altri n. 1-00069, che sono state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Preventivamente, vorrei ringraziare tutte le forze politiche per lo straordinario sforzo di sintesi che dimostra quanto tutti i partiti politici abbiano a cuore le sorti del sistema sanitario pubblico italiano.

Passo all'espressione del parere, dicendo che, per quanto riguarda le premesse, che poi sono atti politici, nelle quali si dà una lettura del nostro Sistema sanitario nazionale, ci sono delle differenze, quindi, il parere è favorevole per quanto riguarda la mozione di maggioranza e contrario per quanto riguarda le altre.

Invece, per quanto riguarda gli impegni, Presidente, se mi aiuta …

PRESIDENTE. Aiutati che il Presidente ti aiuta (Applausi)

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, si sta attribuendo doti divinatorie…

PRESIDENTE. Ma da questo scranno, almeno, così è…

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Data l'altezza, certo…

PRESIDENTE. È solo un problema di altezza. Prego, onorevole.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Partiamo dalla mozione Sportiello ed altri n. 1-00051. Sugli impegni n. 1) e n. 2) il parere è favorevole, mentre sull'impegno n. 3) formulo un invito al ritiro o il parere è contrario.

Sull'impegno n. 4) il parere è favorevole, a condizione che si tenga in considerazione l'intesa in Conferenza permanente Stato-Regioni.

Sull'impegno n. 5) il parere è contrario. Sull'impegno n. 6), il parere è favorevole a condizione che siano espunte le parole: “ampliando le patologie riconosciute”.

Sull'impegno n. 7) il parere è contrario.

Sull'impegno n. 8) formulo un invito al ritiro, diversamente il parere è contrario.

Sugli impegni n. 9) e n. 10) il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 11) il parere è favorevole a condizione che sia riformulato come di seguito indicato: “a proseguire nell'investimento di adeguate risorse sulla formazione dei medici e del personale sanitario, programmando e ridefinendo percorsi formativi in relazione ai fabbisogni futuri di professionalità mediche e sanitarie e ai fabbisogni di assistenza alla popolazione, in particolare incrementando e valorizzando le figure professionali che operano sul territorio”.

PRESIDENTE. Quindi, soltanto la parola all'inizio viene cambiata.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Perfetto.

Sugli impegni n. 12), n. 13), n. 14) e n. 15) il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 16) il parere è favorevole a condizione che venga premessa la formula: “a valutare l'opportunità di (…)”.

Sull'impegno n. 17) il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare iniziative volte a rivedere le procedure ed i criteri per l'idoneità all'incarico di direttore generale delle aziende ed enti del Sistema sanitario nazionale, assicurando il giusto equilibrio tra la valorizzazione dell'esperienza dirigenziale, fondamentale per le capacità manageriali e il ruolo pur essenziale della formazione”.

Sugli impegni n. 18), n. 19), n. 20), n. 21), n. 22) e n. 23) il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 24) il parere è contrario.

Sugli impegni n. 25) e n. 26) il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 27) il parere è favorevole, nel rispetto delle competenze regionali.

Infine, sull'impegno n. 28) il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Percorso netto. Passiamo alla mozione Bonetti ed altri n. 1-00061. Qual è il parere sulle premesse?

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il parere è contrario, come ho detto.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Gemmato. Anche sulla mozione Sportiello ed altri n. 1-00051 il parere è contrario sulle premesse?

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sì.

PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, il parere è contrario sulle premesse. I pareri, favorevoli e contrari, e le riformulazioni sono quelli che ci siamo detti.

Adesso abbiamo dato il parere contrario sulle premesse della mozione Bonetti ed altri n. 1-00061. Quindi, andiamo agli impegni.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sull'impegno n. 1) il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 2) il parere è favorevole, a condizione che sia riformulato come di seguito: “ad adottare iniziative volte a rendere maggiormente attrattivo il Sistema sanitario nazionale per i professionisti, assicurando giusti compensi e favorendo un'opportuna organizzazione del lavoro e specifiche tutele contrattuali, un'adeguata formazione e aggiornamento delle professionalità operanti nel Sistema sanitario nazionale, nonché il consolidamento delle esperienze già acquisite, anche attraverso appositi percorsi di stabilizzazione, nell'ottica di un definitivo superamento delle diverse forme di precariato, perseguendo, al contempo, l'obiettivo di arginare il crescente fenomeno della fuga dagli ambiti specialistici considerati meno redditizi”. La proposta dell'impegno, così riformulato, contiene anche l'impegno n. 3) che viene assorbito.

PRESIDENTE. Chiarissimo.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Quindi, passo all'impegno n. 4) rispetto al quale il parere è favorevole.

Sugli impegni n. 5), n. 6) e n. 7) il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 8) il parere è favorevole, a condizione che sia premessa la formula: “a valutare, unitamente al MEF e nel rispetto dei vincoli di bilancio, la possibilità di aggiornare il vigente sistema in materia di payback sui dispositivi medici e sui farmaci”.

Sugli impegni n. 9) e n. 10) il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 11) il parere è favorevole, a condizione che sia riformulato come di seguito indicato. Con l'articolo 2, comma 2, lettera d), della citata legge, parere favorevole con la seguente riformulazione, evidenziata in grassetto, e le consegnerò poi lo scritto: “a portare avanti un piano strutturato di servizi territoriali per la presa in carico della salute mentale, anche in collaborazione con il sistema scolastico ed educativo, e ad adoperarsi al fine di adottare i decreti attuativi di cui alla legge n. 32 del 2022 per prevedere ulteriori misure di sostegno e contributi vincolati alle famiglie per le spese sostenute per i figli con disabilità, con patologie fisiche o psichiche invalidanti, compresi i disturbi del comportamento alimentare, ovvero con disturbi specifici dell'apprendimento o con bisogni educativi speciali, comprese le spese di cura e di riabilitazione svolte dai soggetti accreditati”. Con questa riformulazione il parere è favorevole.

Poi, sull'impegno n. 12) il parere è favorevole con la premessa: “a valutare l'opportunità di (…)”.

Passiamo, poi, alla mozione di maggioranza Ciocchetti, Panizzut, Benigni, Semenzato ed altri n. 1-00066, rispetto alla quale il parere è favorevole sulle premesse.

Per quanto riguarda gli impegni, il parere è favorevole sugli impegni n. 1), n. 2), n. 3), n. 4), n. 5), n. 6), n. 7), n. 8), n. 9)…

PRESIDENTE. Scusi, Sottosegretario, poiché gli impegni sono 28 facciamo prima. Se mi dice soltanto quelli…

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Ricordavo che c'era una riformulazione…

PRESIDENTE. Perfetto, va bene.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il parere è favorevole sull'impegno n. 10), mentre sull'impegno n. 11) c'è una riformulazione: “a proseguire nel percorso volto ad accrescere e migliorare le competenze digitali del Sistema sanitario nazionale, massimizzare le potenzialità dell'utilizzo di tecnologie digitali e migliorare l'efficienza e l'accessibilità ai servizi sanitari”.

Con questa riformulazione il parere è favorevole. Poi, sugli impegni nn. 12) e 13) il parere è favorevole. Anche sull'impegno n. 14) il parere è favorevole, “nel rispetto dei vincoli di bilancio”. Sull'impegno n. 15) il parere è favorevole. Sull'impegno n. 16), invece, c'è una riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare iniziative per rivedere i criteri di accesso alla facoltà di medicina e agli altri corsi di istruzione universitaria per le professioni sanitarie, valorizzando il merito, e rivedere i criteri di accesso alle scuole di specializzazione, valorizzando i curricula degli aspiranti e le loro inclinazioni”.

Sull'impegno n. 17) c'è, anche qui, una riformulazione: “a proseguire le iniziative di competenza volte ad implementare una corretta previsione e pianificazione del personale sanitario, assicurando le risorse necessarie, anche al fine di superare gli attuali vincoli di spesa del personale sanitario e promuovendo il tempestivo rinnovo dei contratti di settore, nonché adeguati meccanismi di incentivazione economica per le attività svolte nel pronto soccorso e per chi è impiegato in attività di emergenza”.

Sugli impegni nn. 18), 19), 20), 21), 22), 23), 24), 25) e 26) il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 27) il parere è favorevole con l'aggiunta delle seguenti parole: “nel rispetto delle competenze regionali, dei documenti di programmazione, nonché nel rispetto dei vincoli di bilancio”. Sull'impegno n. 28) il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Andiamo alla mozione Furfaro ed altri n. 1-00067 (Nuova formulazione).

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sulle premesse il parere è contrario. Per quanto riguarda gli impegni, sul n. 1) il parere è favorevole. Sull'impegno n. 2) c'è un invito al ritiro. Sugli impegni nn. 3), 4) e 5) il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 6) il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “ad adottare le iniziative di competenza volte a finalizzare le risorse previste dall'articolo 1, comma 274, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, al fine di garantire alle case della comunità, agli ospedali di comunità, alle unità di continuità assistenziale ed alle centrali operative territoriali un adeguato standard di personale sanitario a tempo indeterminato che possa lavorare stabilmente in team multiprofessionali”.

Sull'impegno n. 7) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proporre ogni necessaria iniziativa per valorizzare il ruolo del medico di medicina generale nell'ambito della nuova rete territoriale che si realizza con la Missione 6 del PNRR, anche attraverso la sburocratizzazione dei relativi compiti e la riforma del relativo percorso formativo”.

Sugli impegni nn. 8), 9), 10) e 11) il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 12) c'è un parere favorevole, con la seguente riformulazione: “a promuovere una forte integrazione tra attività territoriale e ospedaliera: liberando gli ospedali, grazie alla nuova rete territoriale prevista dalla Missione 6 del PNRR, da una quantità insostenibile di accessi impropri e aggiornando il decreto ministeriale n. 70 del 2 aprile 2015”.

Sull'impegno n. 13) vi è un parere contrario.

Sull'impegno n. 14) il parere è favorevole, con la riformulazione: “a valutare la possibilità di (…), nel rispetto dell'intesa in Conferenza permanente Stato-regioni”.

Sull'impegno n. 15) il parere è favorevole.

Anche sull'impegno n. 16) il parere è favorevole, però “nei limiti dei vincoli di bilancio”. Sull'impegno n. 17) c'è un parere favorevole, con la seguente riformulazione: “ad assumere tutte le iniziative di competenza necessarie, anche attraverso i rinnovi contrattuali, per garantire un'adeguata retribuzione ai professionisti sanitari italiani, in linea con quella media degli altri Stati europei”. Poi, sugli impegni nn. 18), 19), 20), 21) e 22) il parere è favorevole. Sull'impegno n. 23) vi è un parere favorevole, con la seguente formula: “a valutare la possibilità di (…), in considerazione delle attività in corso” o, diversamente, il parere è contrario.

Sull'impegno n. 24), parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valorizzare e sviluppare, come previsto dall'articolo 1, comma 5, del decreto-legge n. 34 del 2020, la figura dell'infermiere di comunità, adottando ogni opportuna iniziativa al fine di implementare il relativo processo formativo”.

Sull'impegno n. 25), il parere è favorevole. Impegno n. 26) parere favorevole con la seguente riformulazione: “a prevedere, nel rispetto della vigente normativa europea, iniziative volte a velocizzare le procedure di riconoscimento dei titoli esteri per i professionisti sanitari, come misura aggiuntiva per ovviare alla carenza di medici e professionisti nelle strutture sanitarie e sul territorio”.

Impegni nn. 27) e 28) parere favorevole. Impegno n. 29) parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità, con specifica previsione di copertura finanziaria”. Impegno n. 30) parere favorevole. Impegno n. 31) parere favorevole con riformulazione: “nel rispetto dei vincoli di bilancio”. Impegni nn. 32) e 33) parere favorevole. Impegno n. 34) parere favorevole con riformulazione, sostituendo le parole: “ad adottare le iniziative” con le seguenti: “a valutare le iniziative (…)”. Infine, impegno n. 35) parere favorevole.

PRESIDENTE. Mozione Zanella ed altri n. 1-00069.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sulle premesse il parere è contrario. Per quanto riguarda il dispositivo, sull'impegno n. 1) parere favorevole. Sull'impegno n. 2) c'è un invito al ritiro, diversamente parere contrario. Impegno n. 3) parere favorevole a condizione che siano espunte le parole: “ampliando le patologie riconosciute”. Sugli impegni nn. 4), 5) e 6) parere favorevole. Impegno n. 7) parere favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare tutte le iniziative necessarie ad assicurare che il ricorso all'intramoenia sia una libera scelta del cittadino, assicurando il progressivo allineamento dei tempi di erogazione delle prestazioni ai tempi medi di quelle rese in regime di libera professione intramuraria, per impedire che l'attività intramuraria sia derivante da una carenza nell'organizzazione dei servizi resi nell'ambito dell'attività istituzionale, con ricadute dei costi sui cittadini e sulla sanità pubblica”.

Parere favorevole sugli impegni nn. 8), 9), 10), 11), 12) e 13). Impegno n. 14) parere favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire nell'investimento di adeguate risorse sulla formazione dei medici e del personale sanitario, programmando e ridefinendo percorsi formativi in relazione ai fabbisogni futuri di professionalità mediche e sanitarie e ai fabbisogni di assistenza alla popolazione, in particolare incrementando e valorizzando le figure professionali che operano sul territorio.

Impegno n. 15) parere favorevole. Impegno n. 16) parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di (…), nel rispetto dei vincoli di bilancio”. Impegno n. 17) parere favorevole previa valutazione delle risorse finanziarie disponibili. Impegno n. 18) parere favorevole con la seguente riformulazione: “a garantire l'integrale attuazione della legge n. 194 del 1978 uniformemente su tutto il territorio nazionale, anche con riferimento al ricorso all'interruzione volontaria della gravidanza”. Sugli impegni nn. 19) e 20) parere favorevole.

PRESIDENTE. Grazie e complimenti. Avverto che, per un mero errore tipografico nell'allegato all'ordine del giorno, nella mozione Bonetti ed altri n. 1-00061, l'impegno 12 deve intendersi come 11 e che l'impegno 13 deve intendersi come impegno 12.

Salutiamo i ragazzi dell'istituto tecnico tecnologico statale Leonardo da Vinci di Viterbo, che assistono ai nostri lavori (Applausi).

Colleghi, sono le 13,10 e, in teoria, dovremmo interrompere i nostri lavori per le 13,30. Ora ci saranno gli interventi per dichiarazione di voto. Se c'è l'accordo dei gruppi, proviamo a vedere se riusciamo a stare in un tempo esiguo rispetto agli interventi, perché poi avremo diverse e numerose votazioni; altrimenti, saremo costretti a rimandare al pomeriggio.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Ci uniamo alla richiesta del collega Fratoianni.

Infatti, in questo momento, le famiglie delle vittime della strage di Cutro, insieme alle organizzazioni, che si stanno occupando della difficile questione della sepoltura e del rimpatrio delle salme, sono in protesta. Hanno organizzato un sit-in per non consentire che le salme siano trasferite in giornata da Crotone a Bologna, dopo che per 10 giorni le famiglie hanno atteso di capire se potesse avvenire l'espatrio delle salme. Non vorremmo che il Governo, in vista del CDM di domani, volesse sgombrare il campo dalle proprie responsabilità, non prendendo coscienza di quanto accaduto dieci giorni fa a Steccato di Cutro. Quindi, le chiediamo di intercedere, affinché il Governo ci spieghi cosa stia accadendo, garantisca che le salme rimangano a Crotone e che le famiglie possano rimpatriare queste bare ed assistere i loro congiunti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Sì, Presidente, sempre sull'ordine dei lavori, per dire che questa situazione ha dell'incredibile. Io ero a Cutro martedì, dopo la tragedia, e ho parlato con i sopravvissuti e con le famiglie che venendo in Italia da ogni parte d'Europa per riabbracciare i loro cari e, invece, si sono trovati a fare l'identificazione dei cadaveri. Dunque, quelle persone hanno chiesto chiaramente di occuparsi dei morti, perché hanno il diritto di farlo, anche secondo il loro rito, di lavare e pulire quei corpi, di avvolgerli nel lenzuolo bianco, come da loro dettato religioso.

Il nostro Presidente della Repubblica ha incontrato queste persone e ha dato rassicurazione che lo Stato si sarebbe fatto carico degli oneri anche del trasporto di queste salme, laddove le famiglie dessero indicazioni. Le famiglie hanno chiaramente detto di volere portare quelle persone morte vicino al loro luogo di residenza, vale a dire in Germania, in Austria, in Svizzera oppure, magari, di riportarle in patria.

Non possiamo fare una seconda violenza, giacché sono passati più di 10 giorni e, essendo state sigillate le bare, quei corpi non potranno più essere maneggiati e, quindi, non si potrà più fare quel rito. Adesso, veniamo a sapere che, praticamente, si decide di non dar seguito al volere delle famiglie. Troviamo tutto ciò veramente sconcertante.

Chiediamo, dunque, che ci venga spiegato cosa stia succedendo. Tra l'altro, ho visto che ognuno dà la sua versione, non c'è comunicazione con le persone direttamente interessate, con i parenti e i sopravvissuti, e c'è anche il problema che mancano i mediatori culturali per parlare con queste persone. Insomma, vorremmo capire cosa stia succedendo e vorremmo sottolineare l'esigenza di rispettare la volontà di queste persone e di non usare un'altra violenza nei loro confronti.

PRESIDENTE. Le richieste dell'onorevole Fratoianni, Orrico e Boldrini sono chiarissime. Rispetto ai vostri interventi, il rappresentante del Governo e già la Presidenza hanno fatto in modo di far pervenire le vostre richieste di chiarimenti al Governo.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Colleghi, proviamo allora ad andare avanti. Invito i colleghi a non allontanarsi dall'Aula, perché, se riusciremo a stare nei tempi, voteremo di qui a poco.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Per agevolare i lavori dell'Aula, chiedo di depositare il mio intervento, dichiarando il voto favorevole sulla mozione di maggioranza (Applausi).

PRESIDENTE. Va bene, Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Presidente, Sottosegretario, colleghe colleghi, la legge n. 833 del 1978, che ha istituito il Servizio sanitario nazionale, rappresenta un pilastro fondamentale del sistema di welfare che contribuì a migliorare le condizioni di vita di milioni di donne e di uomini. Alle spalle, ricordo, anni di lotte operaie e sociali, che percorsero gli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Furono anni in cui si sviluppò una nuova consapevolezza sul rapporto tra salute e ambiente, salute e lavoro, salute e territorio e presero forma un movimento per la riforma sanitaria e l'affermazione di una democrazia sostanziale, che richiedeva anche una profonda trasformazione istituzionale, in coerenza con l'articolo 32 della Costituzione.

Presidente, voglio ricordarlo qui oggi, 8 marzo, alle colleghe, ai colleghi, al Sottosegretario: fu grazie all'impegno, sapiente e determinato dell'allora Ministra della Sanità, prima Ministra della storia repubblicana, che il Servizio sanitario nazionale fu istituito, Tina Anselmi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che, in 19 mesi, tra il 1978 e il 1979, firmò - lei cattolica - la legge n. 194 del 1978, sull'interruzione di gravidanza, la legge n. 180 del 1978, la famosa legge Basaglia, e la legge n. 833 del 1978, sulla riforma sanitaria. Ora, credo che queste radici le dobbiamo conoscere e le dobbiamo riattualizzare, se ne saremo capaci.

D'altronde, l'impatto della pandemia da COVID, che ha colpito fortemente il nostro Paese e il nostro sistema sanitario nazionale, ha messo in evidenza carenze, distorsioni, manchevolezze del sistema stesso. Negli ultimi 10 anni precedenti al COVID, abbiamo assistito a una riduzione dei finanziamenti per il Servizio sanitario nazionale pari a 37 miliardi di euro, riduzioni di risorse che hanno contribuito a una minore efficienza ed efficacia della sanità pubblica. La mancata integrazione tra l'ambito sanitario e quello sociale, tra ospedale e territorio, la diffusa sconnessione e la carenza di risorse strumentali e professionali, nonché la frammentarietà della rete e dell'offerta di servizi sono diventate questioni ancora più evidenti nella drammatica emergenza legata alla pandemia da COVID-19.

La salute del nostro Paese ha bisogno di una profonda riorganizzazione, nell'ottica di un sistema integrato che metta al centro le persone e le comunità, attraverso la promozione dei servizi sanitari e sociosanitari di prossimità, nella logica del lavoro di rete dei presidi territoriali.

Il quadro che l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ci consegna sui ritardi cronici di visite, controlli, screening e prestazioni è spaventoso: presso le strutture pubbliche, le prime visite sono diminuite da 21.800.000 nel 2019 a 18.700.000 nel 2022, ciò significa che oltre 3.000.000 di pazienti, per non aspettare mesi, se non anni, hanno deciso, hanno scelto, sono stati costretti a rivolgersi al privato. Così per i controlli: prima del COVID erano 32.800.000 ogni anno, nell'ultimo anno sono precipitati a 27.500.000, con un calo di 5.000.000 di pazienti. In tre anni, il Servizio sanitario nazionale ha perso 1.000.000 di elettrocardiogrammi, delegati alle cliniche private, 334.000 ecografie all'addome, ben 127.000 mammografie al seno.

La drammatica situazione degli ospedali in Italia si aggrava sempre di più: ospedali pubblici dove si riscontrano stipendi tra i più bassi d'Europa, condizioni di lavoro sempre più dure, carenza di medici e di infermieri, in fuga all'estero o verso il privato, preferendo spesso essere pagati a gettone. Nel solo 2022 i turni appaltati in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna superano i 100.000 - l'abbiamo già ricordato in altre occasioni - e, in più, l'estensione del regime forfetario IVA fino a 85.000 euro - questo lo dicono tutti - per i lavoratori autonomi, prevista nella manovra finanziaria 2023, favorisce e incentiva l'opzione per la libera professione nel privato attraverso la diffusione di forme contrattuali differenti rispetto a quelle del lavoro dipendente. Il ricorso ad appalti esterni da parte delle aziende e degli enti - ma io credo che il Ministro e il Sottosegretario conoscano bene questo problema - per garantire i servizi assistenziali si sta affermando ovunque e l'uso distorto delle esternalizzazioni genera non soltanto aumenti di spesa ma gravi criticità in termini di sicurezza e qualità delle cure, a fronte di personale di per sé inadeguato, non fidelizzato ai reparti, non inserito nell'organizzazione e nelle relazioni. Quindi, le carenze e i ritardi del Servizio sanitario pubblico fanno sì che sempre più assistiti - questo è il nodo della contemporaneità - si rivolgano al privato o, come registrato dall'Istat, rinunciano totalmente alle cure: sono state, nel 2019, ben 3.100.000 persone e 4.800.000 nel 2020, per arrivare a 5.600.000 nel 2022. Nel 2022 le persone in condizione di povertà assoluta rappresentano il 9,4 per cento della popolazione residente – parliamo di 5.571.000 persone - e circa il 7 per cento di queste - cioè 390.000 individui - si è trovato in condizione di povertà sanitaria. Ecco una nuova figura della povertà disegnata nel nostro Paese. Secondo la ricerca “Pubblico e privato nella sanità italiana”, condotta dall'Università degli Studi di Milano, il Servizio sanitario nazionale fornisce a gestione diretta solo il 63 per cento dei servizi, a fronte di un restante 37 per cento ormai fornito dal privato; parliamo di 41.500.000.000 servizi erogati dal privato.

Concludo ringraziando innanzitutto il Governo e ricordando il lavoro che abbiamo fatto assieme, maggioranza e minoranza, per cercare di unificare, per quanto possibile, quantomeno gli impegni del Governo. Ricordo solo che in Italia c'è un problema enorme e riguarda i servizi della psichiatria che, da anni, presentano numerose criticità.

Un ultimo punto, Presidente: la medicina cosiddetta di genere. Lo dico oggi, che è l'8 marzo, ricordando che l'articolo 3 della legge n. 3 del 2018 ne dispone l'applicazione e la diffusione a livello nazionale. Questa medicina risponde al bisogno di una rivalutazione dell'approccio medico-scientifico che tenga conto del fatto che il corpo femminile e il corpo maschile sono differenti, il sistema immunitario è molto diverso e la reazione agli stessi farmaci è differente. Rimando alla mozione per tutto quanto riguarda il resto dell'intervento, che non posso concludere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. In relazione alle richieste dell'opposizione, ferme restando, ovviamente, le facoltà delle opposizioni di chiedere un intervento del Governo in relazione proprio alle salme di Cutro e del Governo di rispondere in quest'Aula, richieste che peraltro ritengo assolutamente legittime considerata la delicatezza del tema e il cordoglio che tutti proviamo nei confronti di queste vittime, ritengo tuttavia - e mi permetto di farlo in questa sede - grave che si colleghi il fatto dello spostamento delle salme alla presenza del Consiglio dei ministri, domani, a Cutro. Solo rispetto a questa osservazione, che è stata svolta da un gruppo parlamentare, mi sento, visto che non è stato fatto da altri, di richiamare ad una maggiore attenzione e sensibilità proprio su questo tema, perché è evidente che non è questo il tema del contendere ma è, anzi, quello di dare alle salme stesse e ai loro parenti, giustamente, una degna sepoltura nel luogo da loro prescelto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (A-IV-RE). Presidente, colleghe e colleghi, devo dire che per la seconda volta oggi intervengo in quest'Aula e voglio partire anch'io ricordando che discutiamo di mozioni sul potenziamento del Servizio sanitario nazionale proprio l'8 marzo. È quindi, credo, doveroso ricordare che la madre di questo Servizio è stata la Ministra Tina Anselmi, che oggi celebriamo come una delle donne che hanno scritto la democrazia e la storia della nostra Repubblica, anche perché quell'impianto di ormai 45 anni fa - a dicembre celebreremo i 45 anni dall'approvazione della legge - risulta oggi un modello di riferimento, anche a livello europeo e internazionale. come impianto collettivo.

Altrettanto, però, dobbiamo essere onesti e chiari nel dire che è necessario e urgente non solo un dibattito parlamentare in quest'Aula ma, ancora di più, una presa di coscienza e di responsabilità da parte del Governo. Ho inteso e apprezzo l'accoglimento importante, ampio e significativo che è arrivato dal Vice Ministro, che quindi ringrazio, in questa direzione, così come ringrazio tutti i colleghi della maggioranza e dell'opposizione per un lavoro di ricomposizione e di trasversalità relativamente a un impegno che evidentemente, a questo punto, quest'Aula assume, un impegno di cui tutte e tutti noi ci dobbiamo fare carico. L'esperienza drammatica che abbiamo appena vissuto, quella della pandemia, e che ha fatto irruzione nel nostro sistema sociale, economico e sanitario oggi impone un balzo di responsabilità ancora maggiore. Non nascondiamoci il tema: i problemi non sono nati con il COVID ma il COVID ha squarciato il velo sull'inefficienza organizzativa del nostro Servizio, sulla mancanza di risorse adeguate, sulla necessità di un'implementazione tecnologica anche nella direzione della telemedicina, della digitalizzazione, di un miglioramento delle infrastrutture sanitarie, di una governance tra regioni e livello nazionale maggiore. Poi, c'è il grande e ampio tema del personale sanitario e sociosanitario. Anche a questo riguardo vorrei di nuovo ricordare quante volte, durante quei momenti drammatici, abbiamo applaudito gli eroi del Servizio sanitario nazionale. Ricordo che, per buona parte, per il 70 per cento, quegli eroi erano e sono delle eroine.

Quali sono i punti chiave sui quali noi abbiamo portato all'attenzione di quest'Aula la nostra mozione e su cui abbiamo chiesto un impegno al Governo e abbiamo avuto corrispondenza? Innanzitutto, un tema di risorse. Non nascondiamoci, non mi accontento di chi dice che le risorse ci sono. Più volte l'ho sentito anche dai banchi di quest'Aula. Però, bisogna renderne più efficiente l'utilizzo. Certamente bisogna rendere più efficiente l'utilizzo, questa è sicuramente una condizione necessaria per l'implementazione di qualità del nostro Servizio sanitario nazionale, ma certamente ciò non è sufficiente. Le risorse servono e ne servono di più. Peccato, peccato che questo Governo non abbia voluto, per inseguire qualche chimera populista, accedere a quelle risorse del MES sanitario che avrebbero permesso al nostro Paese di avere oggi le risorse necessarie per dare piena attuazione anche agli impegni che il Governo si assume in questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

C'è un problema anche di carattere organizzativo del sistema complessivo, un sistema che deve integrare maggiormente l'impegno a livello ospedaliero che oggi, in particolare nei pronto soccorso, ha un aggravio di sollecitazione, integrato con una medicina territoriale, che deve essere di rete, di prossimità nei confronti delle cittadine e dei cittadini e che oggi non è adeguata. Non sono adeguate le presenze dei pediatri, non è adeguata una presenza di prevenzione, per esempio, anche in accordo con le scuole, non è adeguata la presenza di medici che possono far accedere, in modo preventivo, evitando l'afflusso eccessivo a livello di pronto soccorso. Oggi abbiamo una criticità enorme anche per le liste di attesa di esami diagnostici e di screening. È, in media, di 23 mesi l'attesa per una mammografia: 23 mesi di attesa sono il discrimine per una donna tra la possibilità della vita o della morte, se viene colpita da un tumore al seno.

Questa è una responsabilità cui noi non possiamo esimere di dare una risposta definitiva: 12 mesi per una TAC, 6 per una risonanza magnetica.

Noi, come Terzo Polo, come Azione-Italia Viva, proprio domani faremo un'iniziativa in questa direzione per una mobilitazione, e lo facciamo nell'ottica anche di fare proposte concrete al Governo per risolvere il problema delle liste di attesa e dei pronto soccorso. Il personale medico sanitario è troppo poco, mancano più di 60.000 infermieri e 25.000 medici in prospettiva. Serve aumentare, nell'ambito della formazione e dell'accessibilità, tutte le specializzazioni, alcune delle quali oggi si stanno svuotando. C'è un tema di risorse e di personale, ma anche finanziario con il quale noi paghiamo, in modo adeguato, il personale medico sanitario. Questo è un altro punto chiave su cui credo che questa legislatura debba dare concretamente una risposta.

E poi c'è la questione relativa alla formazione alle nuove competenze, quelle della tecnologia e della telemedicina, che devono rispondere ad un processo di presa in carico delle patologie che parta dalla prevenzione e dallo screening, soprattutto, nell'affrontare quella transizione demografica che colpisce, in particolare, il nostro Paese e che porta oggi il nostro Paese ad essere, nell'ambito europeo, tra i Paesi maggiormente colpiti, per esempio, sulla cronicizzazione di alcune malattie. Cronicizzare le malattie significa avere un sistema sanitario integrato, sociosanitario, adeguato, che le prenda in carico.

Infine, la questione anche degli investimenti e della ricerca. Il nostro è un Paese all'avanguardia. Penso, in particolare, ai farmaci innovativi, alle nuove frontiere della presa in carico, dal tema oncologico a quello delle malattie rare. Su questo, oggi, serve riconoscere che c'è una produttività di sistema, che non è solo quantificabile in termini finanziari, ma che è una produttività di benessere e di sviluppo sociale ed economico per un Paese che, su questo, non può arretrare. Non perdiamo quel ruolo di leader che abbiamo saputo interpretare negli anni.

Il Governo si sta apprestando a varare una riforma, quella dell'autonomia differenziata. Invito davvero il Vice Ministro su questo: attenzione a non fare, per alcune bandierine, finte riforme di un sistema, sgretolando un impianto costituzionale che ha un impatto sul sistema sanitario.

La riforma del Titolo V ha danneggiato, negli effetti, il sistema organizzativo. Quindi, da un lato, serve favorire l'efficienza dell'organizzazione, che abbia quella prossimità necessaria nella dimensione regionale, e, dall'altro, una regia che, a livello nazionale, faccia fronte ad un movimento di Paese, ad una risposta concreta che il Paese può dare alle esigenze delle cittadine e dei cittadini. Avevamo fatto un passaggio importante sulla riforma, su questo tavolo delle riforme ci saremo, ma chiedendo al Governo quella serietà che non abbiamo visto, invece, nella bozza.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 13,35)

ELENA BONETTI (A-IV-RE). Chiudo quest'intervento di nuovo richiamando il valore che credo porteremo avanti nel voto. Vedete, trovare oggi una così importante convergenza su alcuni punti, a livello trasversale, su un tema come la sanità, che, per tanto tempo, in quest'Aula è stato gridato, da una parte all'altra, credo sia un segno della maturità della nostra democrazia.

Ci sono punti, ovviamente, politici diversi, ma che quest'Aula, oggi, si assuma l'impegno di votare o di sostenere punti chiave così condivisi, implica non solo che siamo in grado di lavorare insieme, ma soprattutto che abbiamo il dovere di farlo per rispondere alle cittadine e ai cittadini che oggi ci guardano, soprattutto quelli che, in questo momento, stanno soffrendo per malattie proprie o dei propri familiari, ai quali dobbiamo non solo il rispetto, ma anche la cura necessaria e una prospettiva di speranza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benigni. Ne ha facoltà.

STEFANO BENIGNI (FI-PPE). Grazie, Presidente. A nome del gruppo di Forza Italia, chiedo di depositare il nostro intervento presso la Presidenza per agevolare i lavori dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Grazie onorevole. Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, oggi è una giornata particolare. Sicuramente, anch'io mi associo a quanti hanno voluto ricordare Tina Anselmi. Credo sia davvero doveroso un tributo a questa figura così importante, che ha rivoluzionato, in maniera sostanziale, l'assetto sanitario di questo Paese, ma, soprattutto, ha reso compiuto l'articolo 32 della Costituzione.

Il diritto alla salute, non mi stancherò mai di rammentarlo in quest'Aula, è l'unico diritto in Costituzione definito fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È il diritto dei diritti, perché la salute vuol dire salute non solo dell'individuo, vuol dire salute della collettività, salute dell'ambiente, salute degli animali, vuol dire vivere in armonia con il pianeta. E, in questa fase, in cui siamo sommersi da rischi ecologici così importanti e di ritorno pericoloso al fossile, credo sia importante ricordare Tina Anselmi e ribadire che la Costituzione stabilisce che questo diritto alla salute è assolutamente fondamentale.

Entro nel merito dell'intervento, perché oggi, prima di tutto, vorrei dedicare un mio pensiero ai 288 medici e agli infermieri che in Toscana hanno minacciato di licenziarsi in blocco per il collasso dei pronto soccorso. Il collasso dei pronto soccorso è l'emblema, è la punta di diamante di un sistema che non sta funzionando, di un sistema che ha bisogno di essere rifinanziato, di un sistema che regge grazie ai professionisti della salute, grazie ai medici, grazie agli infermieri, grazie agli OSS (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che ogni giorno dedicano se stessi alla tenuta del sistema! Non dimentichiamocelo! Lo voglio ricordare con forza: il sistema regge grazie allo spirito di sacrificio e di abnegazione del personale sanitario, e non grazie alla politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Sicuramente, Presidente, fa piacere vedere che la salute comincia a essere considerata un bene comune, ed è dimostrato anche dal Governo. In questo senso, fa piacere vedere l'accoglimento di tanti nostri impegni all'interno della mozione. Tuttavia, non posso non constatare che ancora c'è un atteggiamento tolemaico di questo Governo. Un atteggiamento tolemaico che è caratterizzato non solo rispetto al discorso della sanità. È un atteggiamento tolemaico per il quale voi credete a qualcosa, ma non vi confrontate con i fatti, con i dati. Non riuscite a recepire per niente tutto ciò che le agenzie indipendenti suggeriscono. Non lo avete fatto con il reddito di cittadinanza. Avevamo agenzie indipendenti - Istat, Svimez, Banca d'Italia, OCSE - che dicevano che il reddito di cittadinanza aveva garantito la tenuta sociale del Paese e che non era stato un costo, ma un investimento! Ma voi non gli avete creduto, come Tolomeo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Avete fatto la stessa cosa sul superbonus! Nonostante tutte le agenzie - dall'ANCI ad altri soggetti - dicessero che il superbonus era una misura espansiva, che faceva bene all'economia, non gli avete creduto!

E così non state credendo a Gimbe e a OCSE, che stanno dicendo che la sanità ha bisogno di essere rifinanziata, che non si può andare al di sotto del 7 per cento del PIL in spesa sanitaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è una cosa incredibile. Perché non dovete affidarvi? È vero, siamo conservatori, quindi siamo tolemaici, ma effettivamente al centro del sistema solare c'è il Sole e non la Terra, che non è piatta.

A noi mancano in sanità dai 25 ai 37 miliardi, a seconda delle agenzie. È un buco enorme, che non consente alla sanità di essere garantita a tutti i cittadini. E invece è un diritto esigibile, perché, lo ripeto, è fondamentale. Allora, siccome non ci si fida delle evidenze delle agenzie indipendenti, io vi leggo cosa dicono le regioni rispetto ai problemi sanitari. Le regioni, vi voglio ricordare, nella maggior parte dei casi sono amministrate direttamente dal centrodestra. Dicono le regioni, in un confronto che hanno avuto con il Ministro Giorgetti: “Non poter disporre delle risorse sufficienti ad erogare tutta l'assistenza necessaria comporta per la nostra sanità il rischio concreto di non assistere le fasce più deboli della popolazione, con la compressione di un diritto essenziale costituzionalmente tutelato”. Lo dite voi! Lo dite voi! Eppure, nella legge di bilancio avete messo zero euro per la sanità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Zero euro per la sanità! Infatti, dei 2 miliardi e 100 milioni che dite di aver messo, 1,4 miliardi sono per la maggior spesa dei costi energetici, il resto è per le vaccinazioni e per le farmacie; abbiamo però un 10 per cento di inflazione, che, al netto, di nuovo impoverisce ulteriormente la sanità. Eppure si poteva investire in sanità. Certo che si poteva investire! Avevamo ancora un anno di deroga al Patto di stabilità. Lo potevamo fare, quindi. Però non è stato fatto. In compenso, state cercando di derogare al Patto di stabilità per produrre armi. È una cosa che non è accettabile: le armi sì, ma la salute no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E quasi un miliardo per aiutare le società sportive lo avete trovato, ma per la sanità no! Queste cose non sono accettabili. Ecco perché, nel contesto della nostra mozione, noi abbiamo chiesto di rifinanziare adeguatamente la sanità, di abbattere il tetto alle assunzioni. Ci mancano almeno 50.000 operatori sanitari, in questo momento, nel nostro territorio. E secondo alcune agenzie si arriva fino a 120.000 unità, che mancano per garantire l'assistenza sanitaria nel nostro Paese. Sono stime che vanno discusse. Perché vanno discusse? Perché il PNRR prevede, sì, la realizzazione delle case di comunità, ma, se non ci si mette il personale dentro, rischiano di diventare cattedrali nel deserto. E invece vanno dotate di personale e di funzioni. Questo vuol dire rifinanziarle.

Stesso discorso per quanto riguarda il problema, a cui ho accennato prima, dei pronto soccorso. I pronto soccorso, con un territorio che non funziona e che va finanziato, sono presi d'assalto dai cittadini. È un momento difficilissimo. Io ritorno ai 288 colleghi, medici come me, che hanno sottoscritto questa grande preoccupazione. È un problema enorme, da questo punto di vista. Vado alla conclusione, Presidente. Negli impegni che il Governo non ha accolto, da parte nostra c'era anche quello di disincentivare la sanità privata e disincentivare anche la terza gamba, ossia l'aspetto assicurativo privato, che è un aspetto importante che noi dobbiamo prendere in considerazione, perché in realtà, essendo favorita da tante detrazioni fiscali, la parte della terza gamba, delle assicurazioni private con questa detrazione, toglie risorse al Servizio sanitario pubblico e, quindi, dobbiamo prendere in considerazione l'ipotesi di difendere fino in fondo questo Servizio sanitario nazionale perché è un patrimonio di tutti e un bene comune. È inaccettabile che non venga dato il valore che meritano al personale del Servizio sanitario nazionale e ai cittadini, che meritano di essere tutelati dal punto di vista della salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Loizzo. Ne ha facoltà.

SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie Presidente e gentili colleghi. Nel confermare il deposito della nostra mozione all'Ufficio di Presidenza, intendiamo esprimere il nostro parere favorevole, come gruppo Lega-Salvini Premier, alla mozione sul potenziamento del Sistema sanitario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie Presidente e grazie agli onorevoli colleghi e colleghe, a cui chiedo la pazienza di ascoltare questo intervento, perché comunque il tema credo meriti qualche momento di attenzione, al di là delle accelerazioni che magari vengono effettuate. Penso che, più che mai, in questo caso, la definizione di mozione vada intesa nel suo reale significato, che è quello di indirizzo all'azione di Governo. Una mozione su un tema come il Servizio sanitario nazionale diventa oltremodo impegnativa, sia per chi ha predisposto il testo delle mozioni, sia per il Governo, che è chiamato, in prima istanza, ad esprimere un parere - come ha fatto - e poi a indirizzare la propria azione seguendo le indicazioni che le mozioni approvate portano, oppure mettendo in campo quelle politiche alternative che stanno alla base del diniego del parere favorevole alle stesse. Qui siamo di fronte ad un nodo forse più importante di quello che noi stessi riusciamo a percepire: siamo chiamati a fare un bilancio di quanto è avvenuto in questi 45 anni che ci separano dall'approvazione della legge n. 883 del 1978, che ha istituito il Servizio sanitario nazionale, superando la frammentazione precedente, ma soprattutto interpretando lo spirito dell'articolo 32 della nostra Costituzione e il meraviglioso principio universalistico che in esso si esprime. È stata ricordata prima Tina Anselmi, come giustamente la persona che seppe portare a sintesi tutto quel processo e io voglio ricordare, assieme a Tina Anselmi, il vero risultato che lei ottenne: il portare quasi all'unanimità le Aule parlamentari, ma ancora di più il Paese a fare quella scelta di fondamentale importanza. È un sistema - non vorrei che si dimenticasse - che deve fare i conti anche con l'esperienza del COVID, che in maniera drammatica ha messo in risalto tante nostre fragilità e debolezze e minato tante nostre sicurezze, che credevamo fossero del tutto superate, ma soprattutto abbia evidenziato un aspetto: che non può essere il benessere del singolo o la possibilità economica di affrontare il bisogno di salute a risolvere un problema come questo. C'è la necessità di uno Stato organizzato, capace di essere vicino ai cittadini. È un sistema il nostro che - non dimentichiamolo - è stato un riferimento ed un esempio per altri Paesi, nel momento in cui hanno affrontato la strutturazione del loro sistema sanitario. Sul tema, tante sono state le mozioni presentate, con molti punti in comune e altri che hanno evidenziato le diversità di analisi, di lettura e anche di prospettiva che sono presenti in quest'Aula.

Per noi del Partito Democratico vi sono alcuni fondamenti che non possono essere messi in discussione e non possono in nessun caso venir meno, non solo perché ritenuti determinanti per le nostre radici culturali, ma perché scritti come doveri dello Stato nella nostra Costituzione, già perché, troppo spesso, dimentichiamo che il diritto alla salute dei cittadini si traduce nel dovere nostro, come Parlamento, come Governo e come istituzioni tutte, di garantirlo. Ed allora, nella mozione che abbiamo presentato, abbiamo voluto declinare alcuni punti di indirizzo, che non pretendono di essere esaustivi di tutte le necessità, ma di fare il punto sulle principali azioni da fare per poterlo perseguire, a partire da una premessa, che è già stata detta, ma che voglio anch'io ribadire: la difesa del Sistema sanitario pubblico, dove l'apporto del privato, che non è certo intenzione nostra stigmatizzare, deve rientrare in una logica di governo pubblico come completamento, non certo come attore, con pari ruoli di governo e condizionamento del sistema, per la semplice ragione che la salute dei cittadini non può diventare oggetto di mercato che, anche se virtuoso, mai e poi mai, può dare una lettura etica, ma inevitabilmente economica alla tematica.

C'è poi un'altra evidenza, tanto chiara quanto spesso disattesa: la necessità di un maggior finanziamento al sistema, che si misura, non certo in valori assoluti, ma nel rapporto tra investimento in sanità - smettiamola davvero di parlare di spesa - e PIL. Da questo punto di vista, chiaro è quanto è avvenuto negli anni, con le manovre di bilancio degli ultimi anni e quanto previsto nell'ultimo bilancio. C'è stata l'inversione di un trend, che, finalmente, tendeva a portarci verso l'8 per cento e che, invece, ci porterà inevitabilmente sotto il 7 per cento. Qui si misura anche la credibilità di un'azione di Governo rispetto a principi enunciati ma non perseguiti nella concretezza. Peraltro, non basta investire, se non si investe bene, e investire bene significa chiedersi quale sia il concetto di sanità che vogliamo perseguire o, forse, uscire dall'idea di cura della malattia per approdare a quella di salute, che riguarda la persona che può, inevitabilmente, prima o poi ammalarsi. Significa altresì parlare di una vera presa in carico, dalla nascita al fine vita, e significa investire in prevenzione, in diagnosi precoce, in salubrità degli ambienti in cui si vive, in sicurezza quando si lavora, in modelli urbanistici virtuosi e in sistemi di mobilità di persone e merci diversi, in sostegno a situazioni sociali difficili sempre più frequenti, dati i cambiamenti in atto nella società stessa. Significa anche farsi carico della disabilità, non come esercizio di carità ma come assunzione di responsabilità della comunità tutta verso le persone con disabilità e le persone che, nel loro interno, la vivono, significa investire in ricerca, in gestione del farmaco, dal brevetto all'effettiva accessibilità dello stesso, significa sviluppare la telemedicina, significa occuparsi della malattia di genere, e anche questo vuol dire uscire dall'ipocrisia che spesso sentiamo l'8 marzo, significa occuparsi delle persone anziane e delle malattie rare, evitando di renderle sconosciute al Sistema sanitario, e significa, infine, affrontare l'altro tema dei temi, dopo quello finanziario, quello del personale della sanità. Certo, è necessario investire in percorsi universitari, in borse di specializzazione, in formazione e sviluppo della multidisciplinarietà tra le tante professioni sanitarie, soprattutto se ci si dimentica che sono diverse e sempre più diversificate e che bisogna coniugare la specializzazione nella cura della singola malattia con l'attenzione alla persona malata, che è qualcosa, anzi qualcuno, di profondamente diverso e di più. Tutto questo va fatto declinando lo slogan, ora diventato patrimonio di tutti, della necessità di uscire dall'eccesso di ospedalizzazione per sviluppare la medicina territoriale, magari cominciando a parlare di prossimità, perché parlare di medicina territoriale non significa parlare di organizzazione sanitaria ma significa avere l'obiettivo di essere vicino alla persona nel momento in cui ne ha bisogno.

Con queste mozioni dimostriamo di volerci occupare del tema. Facciamolo, investendo davvero i fondi straordinari del PNRR in modo intelligente e destinando nuove e sempre più importanti risorse nelle finalità che prima ho sommariamente descritto. Facciamolo - per noi questo è fondamentale - senza dimenticare qual era lo spirito dei costituenti, nel momento in cui hanno scritto l'articolo 32 della Costituzione. Lo hanno fatto contrapponendo al “me ne frego” fascista l'“I care” di don Milani, in base al quale l'avere a cuore l'altra e l'altro significa garantire a chiunque nel nostro Paese il meglio che la scienza può offrire, significa essere vicini alle persone senza discriminazioni, senza distinguo e senza differenze, un principio che, più o meno consapevolmente, rischiamo di perdere di vista. Non dimentichiamolo neanche in occasione di nuovi modelli di regionalismo, che non possono in ogni caso diventare motivo di ulteriore differenziazione fra i territori della nostra Italia. Non posso dimenticare come in Lombardia per tanto tempo ci si è fatto vanto di avere persone di altre regioni costrette a venire da noi per trovare una soluzione ai loro problemi. Non credo che sia un modello virtuoso, anche perché, poi, di conseguenza, in Lombardia abbiamo pagato la desertificazione dei servizi territoriali. Siamo in un tempo in cui, spesso, abbiamo l'impressione di poter contare su mezzi senza limiti. Il rischio è di perdere di vista i fini, perché i mezzi, invece che diventare motivi di sviluppo, possono facilmente diventare motivo di diseguaglianza, per cultura, per condizione socio-economica e per territorio in cui si vive. Oggi, con la nostra mozione, con i limiti dello strumento e, perché no, della necessità di un'ulteriore lettura che dovrà essere fatta nel momento in cui si dovesse concretizzare in una nuova legge di riordino del sistema, noi vogliamo riaffermare un principio, quello che garantire il diritto alla salute delle persone è un dovere dello Stato. Non lasciare sole le persone in difficoltà è una necessità del nostro modello, della nostra cultura e della nostra democrazia e noi, da oggi, con queste mozioni vorremmo poter riuscire a trasformare tante buone norme scritte in una concretezza, con attenzione e un modo di vivere solidalmente il tema attraverso atti parlamentari, attraverso postazioni finanziarie, attraverso un'azione e un'attenzione che sinceramente dovrebbero essere diverse da quelle che anche questa mattina quest'Aula ha dimostrato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maccari. Ne ha facoltà.

CARLO MACCARI (FDI). Presidente, gentili colleghi, stimato rappresentante del Governo, nell'annunciare che depositerò l'intervento integrale, mi siano consentite, per l'importanza dell'argomento, alcune brevissime considerazioni. Innanzitutto, esprimo soddisfazione per il fatto che la stragrande parte degli impegni rappresentati nelle mozioni è stata accolta e che gli impegni verranno votati insieme. Inoltre, sottolineo all'Aula, qualora ciò non fosse stato preso in carico, che la rotta, rispetto a quello che è avvenuto in tema di salute e di sanità, è stata invertita; la salute e la sanità tornano al centro dell'azione del Governo in un quadro, è chiaro, profondamente mutato, che anche la pandemia ha ridisegnato. La salute è al centro dell'attività del Governo Meloni, con un Ministro tecnico che, certo, da solo non è sufficiente ma aiuta, un Ministro competente rispetto ai modelli organizzativi, alla lettura e alla rilevazione dei dati, alla capacità di innovare le procedure, alla capacità di gestire i processi e alla ricerca; un Ministro e un Governo che portano in dotazione per il prossimo triennio 7 miliardi di capacità di spesa aggiuntiva, cifra che nel decennio precedente non trova corrispondenza. Allora, la mozione illustrata da Fratelli d'Italia e dal collega Ciocchetti serve a sostenere, a incalzare e a stimolare l'iniziativa del Governo rispetto ad alcune direttrici - sono sei le più importanti - che brevemente vado ad illustrare, peraltro riassunte, come abbiamo sentito, da alcuni interventi che mi hanno preceduto. Innanzitutto, c'è il tema delle risorse finanziarie: noi non possiamo pensare che quelli spesi in salute siano soldi buttati alle ortiche, spendere in salute è sostanziale per rispondere ai bisogni dei cittadini, anche perché, dal punto di vista economico, si va a rinforzare un sistema strategico che in Italia ha capacità di ricerca, capacità di fare e ha bisogno di essere sostenuto. Dobbiamo interessarci della modalità della spesa dei nostri soldi. Continuiamo a parlare spesso della necessità di avere molti soldi e non ci interroghiamo mai su come questi soldi vengono spesi. Ci sono decine di studi che, prima ancora della carenza di fondi, segnalano come sia devastante per il comparto l'assenza, in tante regioni, di manager capaci che siano in grado di assicurare il progredire delle carriere dei medici migliori, dei migliori professionisti, di rilevare e di leggere prima i bisogni e, poi, le risposte, insomma, di monitorare la qualità e la capacità di spesa.

C'è poi il tema della prevenzione, che è sostanziale: costa relativamente poco ma culturalmente è uno degli investimenti più importanti ed è cardine del programma di Governo del Governo Meloni.

C'è inoltre il tema dell'innovazione: l'Italia deve tornare a investire in innovazione, sfruttare appieno le tecnologie, utilizzare la telemedicina, investire sui farmaci innovativi, investire in ricerca e sviluppo.

C'è anche il tema del rapporto tra la territorialità e l'ospedale: dobbiamo, insieme ai medici di medicina di base, ai pediatri di libera scelta e alle farmacie, incardinare un sistema che sia in grado di fare accoglienza dei pazienti, rispetto a un ospedale che deve essere lasciato esclusivamente alla gestione degli acuti.

Poi c'è il tema importante, forse il più importante, delle professioni, dei professionisti, che devono ritornare al centro, rivedendo i loro percorsi formativi, incentivando, anche economicamente, i ruoli più pesanti e prevedendo anche nuovi contratti e nuovi meccanismi retributivi.

Questi sono sostanzialmente e in breve i motivi per i quali è nata questa mozione e sono questi i motivi per i quali esprimo, a nome di Fratelli d'Italia, pieno sostegno e voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Sportiello ed altri n. 1-00051 hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima il dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, ad eccezione dei capoversi 3°, 5°, 7°, 8° e 24°; a seguire, congiuntamente, i capoversi 3°, 5°, 7°, 8° e 24°, su cui il parere del Governo è contrario; in fine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa, su cui il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sportiello ed altri n. 1-00051, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, ad eccezione dei capoversi 3°, 5°, 7°, 8° e 24°. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sportiello ed altri n. 1-00051, limitatamente ai capoversi 3°, 5°, 7°, 8° e 24° del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Sportiello ed altri n. 1-00051, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sportiello ed altri n. 1-00051, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione della mozione Bonetti ed altri n. 1-00061.

Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, distintamente dalla premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bonetti ed altri n. 1-00061, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Bonetti ed altri n. 1-00061, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bonetti ed altri n. 1-00061, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione della mozione Ciocchetti, Panizzut, Benigni, Semenzato ed altri n. 1-00066 (Ulteriore nuova formulazione).

Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, distintamente dalla premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ciocchetti, Panizzut, Benigni, Semenzato ed altri n. 1-00066 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Ciocchetti, Panizzut, Benigni, Semenzato ed altri n. 1-00066 (Ulteriore nuova formulazione), ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ciocchetti, Panizzut, Benigni, Semenzato ed altri n. 1-00066 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione della mozione Furfaro ed altri n. 1-0067 (Nuova formulazione).

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima il dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, ad eccezione dei capoversi 2° e 13°, a seguire, congiuntamente, i capoversi 2° e 13°, su cui il parere del Governo è contrario, in fine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa, su cui il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Furfaro ed altri n. 1-00067 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, ad eccezione dei capoversi 2° e 13°. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Furfaro ed altri n. 1-00067 (Nuova formulazione), limitatamente ai capoversi 2° e 13° del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Furfaro ed altri n. 1-00067 (Nuova formulazione), ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Furfaro ed altri n. 1-00067 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione della mozione Zanella ed altri n. 1-00069.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima il dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, ad eccezione del 2° capoverso, a seguire il 2° capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario, in fine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa, su cui il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanella ed altri n. 1-00069, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, ad eccezione del 2° capoverso. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanella ed altri n. 1-00069, limitatamente al 2° capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Zanella ed altri n. 1-00069, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanella ed altri n. 1-00069, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Chiedo il rinvio delle successive mozioni, previste per oggi, dalle mozioni Mazzetti ed altri n. 1-00040, Santillo ed altri n. 1-00048, alle mozioni Foti ed altri n. 1-00071, Francesco Silvestri ed altri n. 1-00084, in coda ai lavori d'Aula della prossima settimana.

PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio del seguito dell'esame delle mozioni in materia di agevolazioni fiscali per il settore edilizio e per l'efficienza energetica e delle mozioni concernenti iniziative in relazione alla vicenda nota come “Qatargate” alla prossima settimana, a partire dalla seduta di martedì 14 marzo, dopo gli argomenti già previsti, darò ora la parola a un deputato contro e uno a favore, a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento.

Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, chiedo di intervenire contro la richiesta della maggioranza. Noi prendiamo atto, in quest'Aula, che ci sono problemi politici all'interno delle forze che sostengono il Governo ed è questa l'unica ragione politica che può portarci a non rispettare il calendario di questa settimana. Prendo atto anche che siamo alle ore 14,15 di mercoledì e, quindi, penso che abbiamo tutto il tempo e il modo, se la maggioranza avesse la necessità di un tempo maggiore per addivenire a una posizione comune, per riconvocarci e avere modo di confrontarci.

Però, la nostra preoccupazione più grave è che, dato che la prossima mozione si occupa di agevolazioni fiscali per il settore edilizio e per l'efficienza energetica e ci sono migliaia e migliaia di famiglie, di imprese e di persone che aspettano da questo Parlamento e da questo Governo parole chiare e certe, dire a queste persone che dobbiamo rinviare questa questione in coda ai lavori della prossima settimana è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Quindi, onestamente non mi esprimo sulle mozioni sul “Qatargate”, perché abbiamo già spiegato in discussione generale che sono solo un'arma di distrazione di massa e adesso lo sta dimostrando la maggioranza, rinviandole in coda alla prossima settimana (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma il tema della prossima mozione lo dovremo affrontare oggi. Se la maggioranza non è in grado, si prenda il tempo necessario, ma discutiamo le mozioni questa settimana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Com'è noto, signora Presidente, sono all'attenzione della V Commissione numerosi emendamenti al decreto-legge sul superbonus. Ci sembrava abbastanza normale - la mozione è stata presentata nelle scorse settimane - verificare quale fosse esattamente la natura degli emendamenti anche per poter dare un indirizzo al Governo che non fosse solo attinente alle posizioni di questa maggioranza, ma eventualmente anche ai suggerimenti dell'opposizione. Mi pare che, sul piano parlamentare, addirittura, se si va a verificare, in numerosi casi, non si sono fatti sui decreti-legge nemmeno i question time, ma bisognerebbe verificare i precedenti. Nella fattispecie, questa mozione, come sanno bene gli uffici, interferisce in alcuni punti sul superbonus e questa è l'unica ragione per la quale era stato chiesto il rinvio. Non è stato invece chiarito il motivo per cui oggi non si voti, come da alcune settimane non si sta votando - ma forse l'onorevole Casu lo poteva spiegare - per i giudici, quelli che servivano, quelli per i quali stiamo stati sollecitati dalle più autorevoli cariche (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Su quelli non si vota esclusivamente perché si chiede da altre parti un rinvio neppure surrettizio. Allora, dato che la Camera non è il Senato, non è valso il ragionamento per cui al Senato ieri, nella conferenza dei capigruppo, hanno rinviato la nomina di competenza del Senato. Si sarebbe potuto procedere ugualmente alla Camera. Qual è il problema? Che, dovendo Camera e Senato ovviamente dividere le posizioni, fatalmente il Presidente La Russa, a fronte dell'opposizione, anzi della sollevazione delle opposizioni di ieri, ha preferito dare un'ulteriore settimana di rinvio. Per quanto riguarda il gruppo di Fratelli d'Italia, è l'ultimo rinvio consentito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del seguito dell'esame delle mozioni in materia di agevolazioni fiscali per il settore edilizio e per l'efficienza energetica e delle mozioni concernenti iniziative in relazione alla vicenda nota come “Qatargate” alla prossima settimana, a partire dalla seduta di martedì 14 marzo dopo gli argomenti già previsti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 38 voti di differenza.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori, perché credo che le frasi poc'anzi dette dal presidente Foti, legittimamente, vadano però spiegate meglio. Qui, infatti, non c'è una volontà di rinvio da parte delle opposizioni. Qui c'è un punto politico, presidente Foti, che voi non volete affrontare: siete il maggior partito della maggioranza e non vi fate carico di alcuna trattativa con le minoranze del Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista-Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è il punto politico! Presidente Foti, ho imparato che si possono vincere le elezioni o perdere le elezioni, ma stravincere, come state tentando di fare voi, ogni qualvolta che c'è una trattativa da fare con le opposizioni, non serve a voi, ma soprattutto non serve al Paese. Infatti, se noi oggi non votiamo i giudici, non è perché c'è un problema nelle opposizioni, ma perché c'è un problema nella maggioranza che si rifiuta di trattare con noi, che si rifiuta di valutare che ci sono considerazioni da fare anche con noi e non soltanto al vostro interno. Questo è il punto: c'è una maggioranza onnivora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Serracchiani. L'intervento era sull'ordine dei lavori.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente!

PRESIDENTE. Anche lei sull'ordine dei lavori, collega Foti? Ma lei ha parlato prima, quindi, le darò la parola successivamente. Il deputato Fenu intende intervenire sull'ordine dei lavori, immagino.

EMILIANO FENU (M5S). Sì, Presidente …

PRESIDENTE. Scusi, collega. Preciso che gli interventi sono sull'ordine dei lavori, perché avrei letto ora esattamente quello di cui parlava prima il collega Foti, di cui ha parlato la collega Serracchiani. Prego, collega Fenu, sull'ordine dei lavori.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Ho sentito anch'io le parole del collega Foti che ha detto che il rinvio sarebbe giustificato dal fatto che nella VI Commissione si sta discutendo sul decreto-legge n. 11. La verità, Presidente - e chiudo subito - è che, in realtà, si vuole coprire una spaccatura della maggioranza, perché è evidente che noi avremmo votato favorevolmente sulla mozione di Forza Italia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Collega Fenu, il suo intervento è sulle mozioni, su cui abbiamo già chiuso il dibattito, con il voto. Collega Foti, sull'ordine dei lavori, sullo stesso argomento della collega Serracchiani?

TOMMASO FOTI (FDI). Sì, signora Presidente, la conferenza dei capigruppo non è una riunione di quattro amici al bar.

Nell'ultima conferenza dei capigruppo, chi vi parla, a domanda precisa dei gruppi di opposizione, ha fatto presente che l'opposizione, a proposito delle nomine dei giudici ai vari livelli, di cui stiamo parlando, offriva un posto per la giustizia amministrativa, un posto per quanto riguardava i giudici tributari (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… Posso finire? Posso finire?

PRESIDENTE. Collega Foti, prosegua. Colleghi, fate concludere l'onorevole Foti.

TOMMASO FOTI (FDI). In conferenza dei capigruppo, abbiamo notificato quali erano le tre posizioni disponibili, dove bisognava…

ANDREA CASU (PD-IDP). Le 12!

PRESIDENTE. Colleghi, dovete far concludere.

TOMMASO FOTI (FDI). C'è un problema di poltrone, allora? È un problema di poltrone! Abbiamo capito! Abbiamo capito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Dai banchi dei deputati del gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: “Siete voi!”)!

PRESIDENTE. Colleghi, vi ricordo sempre di rivolgervi alla Presidenza e di consentire gli interventi. Colleghi, per cortesia.

L'ordine del giorno della seduta odierna reca, alle ore 16, la votazione per l'elezione dei componenti i Consigli di presidenza della giustizia amministrativa, della Corte dei conti e della giustizia tributaria. Tuttavia, apprezzate le circostanze, a tali votazioni si procederà in una prossima seduta. La nuova data per lo svolgimento di tali elezioni sarà stabilita dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.

Avverto, inoltre, che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, lo svolgimento di interpellanze e interrogazioni, previsto nella medesima seduta di martedì 14 marzo, avrà inizio alle ore 10. Ricordo che, secondo quanto convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, alle ore 16,15 avrà luogo la commemorazione dell'onorevole Elettra Deiana.

Sospendo, quindi, la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, la Ministra dell'Università e della ricerca e il Ministro dell'Istruzione e del merito. Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative in ordine all'effettivo trasferimento ed utilizzo delle risorse economiche stanziate a favore degli enti locali, al fine della realizzazione delle opere previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza- n. 3-00225)

PRESIDENTE. Il deputato Candiani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00225 (Vedi l'allegato A).

STEFANO CANDIANI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Onorevole Ministro, è particolarmente importante e ci sta molto a cuore che i fondi del PNRR riescano a generare poi crescita sul territorio. Per questo è fondamentale che ci sia una stretta collaborazione tra le istituzioni del Governo, quindi lo Stato e i Ministeri, e gli enti locali, in particolar modo. Abbiamo raccolto un accorato appello da parte dei comuni, soprattutto dai più piccoli, che ci hanno rappresentato una situazione che si è venuta a creare innanzitutto riguardo a una difficoltà sull'avanzamento dei lavori generato da una necessità che prima non esisteva, ossia la necessità che i comuni paghino prima e poi siano rimborsati da parte dello Stato. Alcuni fondi erano gestiti direttamente dal Ministero dell'Interno e lo erano in maniera che potremmo definire molto veloce, smart. Tali fondi consentivano ai comuni di far avanzare i lavori in quanto gli stessi comuni ottenevano i finanziamenti direttamente, senza che ci fossero intralci. Purtroppo, i tempi oggi sembrano molto più lunghi.

Da ultimo, c'è una questione legata anche ai tempi. Ci sono procedure che necessitano di essere espletate, come l'affidamento dei lavori, che per alcuni comuni - penso a quelli che hanno ricevuto i fondi per la rigenerazione urbana circa tre mesi dopo gli altri, trattandosi di un fondo complementare - richiedono tempi sostanzialmente difficili da rispettare. Noi abbiamo bisogno che ci sia, da parte del Governo, una chiarezza su questo ma, soprattutto, che ci sia una volontà, ossia quella di collaborare con gli enti locali a risolvere questi intralci perché il PNRR ci serve, ma ci serve ancora di più la generazione di economia, di crescita e di risorse.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, onorevole Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. In relazione alla problematica sollevata dagli onorevoli interroganti evidenzio che l'articolo 6 del decreto-legge n. 13 del 2023, attualmente all'esame del Senato, ha notevolmente semplificato la procedura di riconoscimento delle anticipazioni in favore dei soggetti attuatori, ivi compresi gli enti territoriali, per gli interventi finanziati con le risorse PNRR. In particolare, le anticipazioni saranno concesse con provvedimenti del Ministero dell'Economia e delle finanze sulla base di motivate richieste presentate dai citati soggetti attuatori, sentite le amministrazioni centrali titolari degli interventi PNRR su cui i progetti insistono. Oltre alla semplificazione procedimentale, non è più richiesta l'adozione di un decreto del Ministro né l'espressione delle Commissioni parlamentari competenti sugli schemi di provvedimento. La nuova disposizione consente di superare l'attuale disciplina che riconosce alla sola amministrazione centrale titolare degli interventi la legittimazione a richiedere l'erogazione dell'anticipazione e a indicare l'importo occorrente. Ciò consentirà, inoltre, di ridurre i tempi di effettivo trasferimento delle risorse ai soggetti attuatori.

Quanto alla misura M2C4, investimento 2.2 e alla misura M5C2, investimento 2.1, entrambe di titolarità del Ministero dell'Interno e richiamate dagli onorevoli interroganti, le tempistiche di affidamento e di realizzazione dei lavori sono funzionali a realizzare gli attuali milestone e target di tipo quantitativo previsti dal PNRR, dei quali, come è noto, stiamo verificando l'effettiva raggiungibilità, ai fini della formulazione delle proposte di aggiornamento del PNRR, in stretto raccordo con la Commissione europea.

Quanto, infine, al decreto del Ministero dell'Interno del 4 aprile 2022 relativo allo scorrimento della graduatoria degli interventi in materia di resilienza, valorizzazione del territorio ed efficienza energetica dei comuni, evidenzio che detto decreto, nel prevedere tempistiche stringenti e imposte, come ricordato, delle attuali previsioni del PNRR reca una modalità di erogazione del contributo che consente di mettere a disposizione, al momento dell'avvio dei lavori, il 30 per cento dell'importo riconosciuto, garantendo in tal modo la provvista finanziaria necessaria per assicurare l'adempimento delle condizionalità previste dal medesimo decreto alla data del 30 settembre 2024.

Concludo ribadendo, comunque, la piena disponibilità di tutte le strutture ministeriali a fornire ai soggetti attuatori tutti i chiarimenti e le attività di supporto occorrenti per il superamento delle criticità riscontrate nella fase attuativa.

PRESIDENTE. Il deputato Candiani ha facoltà di replicare.

STEFANO CANDIANI (LEGA). Grazie, Presidente. La risposta del Ministro va nella direzione che auspichiamo, quella di dare certezza che il Governo non resta ad ascoltare ma si dà da fare per risolvere le questioni.

È chiaro che questa interrogazione, per quanto sia soddisfatta dalla risposta alla sua domanda, non sarà terminale, nel senso che questo è un percorso che ci dovrà accompagnare passo passo. Noi raccogliamo costantemente l'appello, da parte dei comuni, a una flessibilità ma, soprattutto, per come la intendo, a una gestione oculata e intelligente non solo delle risorse ma delle procedure. Il Ministro si sta impegnando particolarmente per cercare di fare anche una sintesi delle tante procedure e delle tante gestioni che i diversi Ministeri fanno dei fondi del PNRR, e questo lo apprezziamo. È necessario che ci siano percorsi, come dicevo, anche di flessibilità e di attenzione rispetto alle difficoltà che hanno i comuni, a partire dai più piccoli. Le tempistiche di cui parlavamo prima non sono quelle del 2026 ma sono quelle intermedie; su queste ultime, a mio avviso, stante anche la difficoltà delle amministrazioni locali che hanno ottenuto questi fondi con 3 mesi di ritardo, occorrerà essere attenti e trovare modalità per le quali non ci sia una fiscalità severa sul rispetto dei termini intermedi ma si consenta una flessibilità. Per quanto riguarda i fondi attribuiti ai comuni più piccoli, occorre individuare le modalità più intelligenti possibili per non esporre a rischi finanziari i comuni che non possono anticipare di cassa, essendo molto piccoli e già con finanze ridotte all'osso, evitando il rischio di un PNRR che non riesca poi a tradursi in realtà.

Quindi, apprezziamo la sua risposta, Ministro, la invitiamo ovviamente a proseguire in questa direzione; stia tranquillo che anche noi insisteremo, con le nostre interrogazioni, qualora e ogni qualvolta servano per far funzionare meglio il PNRR.

(Misure a favore dei piccoli comuni per la realizzazione degli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, con particolare riferimento al rafforzamento degli organici e alla semplificazione dei procedimenti - n. 3-00226)

PRESIDENTE. Il deputato La Salandra ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti n. 3-00226 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GIANDONATO LA SALANDRA (FDI). Grazie, Presidente. Negli scorsi mesi più volte si è alimentato il dibattito sulle difficoltà dei comuni, in particolar modo dei piccoli comuni, relativamente alla predisposizione di progetti idonei a intercettare finanziamenti e alla carenza di personale, solo in parte compensate dai corollari del PNRR, emergendo difficoltà di attuazione inerenti alle risorse e alla liquidità a disposizione degli stessi comuni, anche per la complessità della rendicontazione. La situazione dei piccoli comuni, che in Italia costituiscono circa il 69 per cento del totale, si presenta ancora più problematica per l'eccessiva burocrazia in fase di preparazione ma, anche e soprattutto, per i controlli successivi che, spesso, assorbono tempo e impegno dei già pochi funzionari. Ulteriori aspetti sono rappresentati dalla liquidità economica dei piccoli comuni nonché dalla necessità di operare, per quanto attiene il PNRR, in ordine alla rendicontazione, su diverse piattaforme.

Si chiede, per quanto di competenza, quali siano le linee del Governo circa il possibile incremento del personale ad hoc in dotazione ai piccoli comuni e se vi sia la possibilità di attivare un'unica piattaforma per la rendicontazione contabile o processi di semplificazione per i piccoli comuni.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, onorevole Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR.

Grazie, Presidente. Con specifico riguardo al rafforzamento della capacità amministrativa degli enti territoriali e, in particolare, dei piccoli comuni impegnati nell'attuazione del PNRR, oltre alla costituzione degli appositi presìdi territoriali da parte dei Ministeri dell'Economia e delle finanze e dell'Interno, evidenzio che, in data 30 dicembre 2022, è stato adottato il DPCM di riparto delle risorse del fondo previsto dal decreto-legge n. 152 del 2021, per il finanziamento dell'assunzione, con contratto di lavoro a tempo determinato, per un periodo superiore a 36 mesi, di complessive 1.026 unità di personale con qualifica non dirigenziale.

Per effetto di una disposizione, inserita nella legge di bilancio del 2023, le risorse destinate alle assunzioni possono essere utilizzate dai comuni fino a 5.000 abitanti anche per finanziare gli oneri relativi al trattamento economico dei segretari comunali e alle iniziative di assistenza tecnica specialistica. Inoltre, con il decreto n. 198 del 2022 è stata estesa ai predetti comuni la possibilità di utilizzare, per un periodo massimo di 24 mesi, i segretari comunali titolari, anche in altre sedi, di fascia superiore, in caso di vacanza della sede e qualora la procedura di pubblicizzazione della sede sia andata deserta.

In questo contesto si inserisce il decreto-legge n. 13 del 2023, che prevede, tra l'altro, l'incremento dal 30 al 50 per cento della percentuale degli incarichi dirigenziali conferibili al personale non di ruolo, l'aumento della parte variabile della retribuzione del personale in servizio anche di livello non dirigenziale, la disapplicazione, nei confronti degli enti che si trovino in dissesto o in situazioni strutturalmente deficitarie, delle disposizioni che prevedono la risoluzione dei contratti di collaborazione stipulati ai sensi dell'articolo 110 del TUEL, così come il divieto di assumere collaboratori a tempo determinato, ai sensi dell'articolo 90 del medesimo testo unico. Si tratta di misure che, nel loro complesso, contribuiranno a ridurre in modo tangibile le problematicità evidenziate dagli onorevoli interroganti relativamente alla capacità amministrativa dei cosiddetti piccoli comuni.

Quanto all'anticipazione a carico degli enti locali e alla complessità della gestione finanziaria dei controlli del PNRR, lo stesso decreto-legge n. 13 del 2023 interviene anche su questi aspetti, velocizzando il procedimento di riconoscimento delle anticipazioni che vengono trasferite direttamente ai soggetti attuatori delle amministrazioni centrali intervenute e introducendo specifiche disposizioni che consentono l'acquisizione automatica dei dati e delle informazioni necessarie all'attività di monitoraggio del PNRR, tramite la piattaforma ReGis.

Per quanto ci riguarda, la disponibilità e l'impegno del Governo è di continuare su questa strada mettendo in condizione i piccoli comuni di adempiere tempestivamente alle obbligazioni assunte con gli operatori economici.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Ciaburro.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, il gruppo di Fratelli d'Italia è molto soddisfatto del suo operato e della risposta che ci ha fornito, ma, soprattutto, dell'approccio con cui, con pragmatismo, serietà e concretezza, si prendono a cuore, nel suo Ministero, i problemi dei piccoli comuni. Facendo anche il sindaco in uno di questi piccoli comuni, ricordo le difficoltà anche soltanto nella scelta, prima di partecipare a un bando, ma anche dopo, per capire se e come utilizzare quelle risorse, perché, spesso e volentieri, così come nel mio comune, i responsabili dei servizi sono gli stessi amministratori. Questa è un'altra cosa che crea tantissimi problemi.

Vi è la volontà di semplificare e, soprattutto, di dare sostegno a queste criticità, sia in tema di personale sia con riguardo a tutto il sistema di rendicontazione, ciò ancor prima di avere le risorse in cassa. Dico questo perché, spesso e volentieri, i fondi stanziati e i progetti vinti su bando PNRR sono anche importanti. Per certi comuni diventa, quindi, difficile fare anticipazioni di cassa così importanti. Questa è la ragione per la quale molti stanno scegliendo anche di non cominciare proprio con i lavori, pur avendo vinto un bando. Questa è un'occasione che non possiamo permetterci di perdere. Affinché l'Italia possa rinascere tutta insieme dobbiamo partire da questi piccoli centri, solo in quel caso avremo un'Italia che andrà nella stessa direzione e correrà alla stessa velocità, grazie ancora Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte a garantire il diritto allo studio agli studenti con disabilità grave, alla luce della vicenda che ha interessato una studentessa della facoltà di medicina presso l'Università Dunarea de Jos di Enna - n. 3-00227)

PRESIDENTE. Il deputato Faraone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00227 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE FARAONE (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Chiara Cumella è una studentessa, ha 23 anni e 13 malattie rare ed è impossibilitata a deambulare e non è in grado di ingerire cibo e liquidi, ma si nutre esclusivamente attraverso un sondino nasogastrico e risulta, al momento, per fortuna la condizione è semplicemente temporanea, impossibilitata a presenziare alle lezioni frontali nella sua Università. Ha chiesto di poter seguire da remoto - non è un capriccio, Ministro, come avrà compreso - e, invece, di avere riconosciuto un diritto si è dovuta rivolgere al tribunale. L'Università non le ha consentito spontaneamente di farlo, si è rivolta al tribunale, che le ha dato ragione l'8 febbraio del 2023, e ordinato la possibilità, per la studentessa, di svolgere lezioni da remoto. Nonostante questo, l'Università non ha adempiuto e il tribunale ha trasmesso gli atti alla Procura il 6 marzo 2023. Chiedo cosa intenda fare il Ministero affinché Chiara possa essere sostenuta in questo suo diritto.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Università e della ricerca, senatrice Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. Grazie all'onorevole Faraone e a tutto il suo gruppo parlamentare.

L'interrogazione in esame pone un tema di estrema delicatezza e complessità, che rende necessaria una premessa. È evidente, ovvio, imprescindibile, che il diritto allo studio, soprattutto per i soggetti più fragili o per gli studenti con disabilità, sia non «un», ma «il» diritto fondamentale e che sia compito della Repubblica e, per essa, del Ministero dell'Università e della ricerca vigilare affinché questo diritto sia effettivo, riducendo al minimo gli ostacoli che si pongono, sotto il profilo formativo e relazionale e in prospettiva professionale.

Sulla vicenda specifica, di cui riferisce giustamente l'onorevole Faraone che sollecita un intervento diretto del Ministero che mi onoro di rappresentare, dobbiamo valutare insieme quanto il MUR abbia effettivamente potere di azione, posto che si tratta di un tema inerente alla libertà di stabilimento, che consente, in generale, a soggetti privati di circolare all'interno del territorio dell'Unione europea e, proprio in nome di tale libertà, anche le istituzioni di formazione possono circolare, salvo nel caso in cui si vogliano adottare meccanismi di semplificazione per il riconoscimento dei titoli erogati. Mi spiego meglio, per l'onorevole interrogante e per tutti i colleghi. In questa prospettiva devono essere affrontate due possibili alternative: se l'Università, in questo caso un istituto rumeno, Dunarea de Jos Galati, sia riconosciuta dall'ordinamento italiano, oppure se questa operi legittimamente come università straniera sulla base del diritto di stabilimento ed eroghi titoli stranieri oggetto di successivo riconoscimento in Italia. Sulla base di queste ipotesi sono diversi i possibili meccanismi di intervento. L'istituto rumeno che risulta operare, almeno in parte, anche nella città di Enna, non dà luogo a un'istituzione riconosciuta presso questo Ministero per corsi accreditati o per il rilascio di titoli propri dell'ordinamento italiano; non risultano quindi applicabili gli istituti e i relativi meccanismi di controllo previsti in generale per le università italiane, né le ordinarie verifiche e le eventuali sanzioni in relazione all'accreditamento dei corsi di studio. Al diverso fine del riconoscimento in Italia di titoli esteri erogati conformemente all'ordinamento del Paese di origine, interviene, invece, il quadro normativo della Convenzione di Lisbona e le sue disposizioni attuative. Sulla base di queste si prevedono meccanismi di accreditamento delle istituzioni universitarie estere operanti in Italia per il riconoscimento dei titoli esteri da queste erogati, fissando requisiti e procedure di controllo, per verificare la conformità dei corsi impartiti in Italia agli standard richiesti nel Paese d'origine. Non a caso, nel contenzioso che lei ha segnalato, onorevole Faraone, e incardinato presso il tribunale di Caltanissetta, il Ministero dell'Università e della ricerca non è parte, posto che l'intera vicenda non rientra nei nostri ordinari meccanismi di controllo del sistema universitario nazionale; ciononostante, in considerazione dell'interesse capitale coinvolto, nonché del coordinamento generale del sistema di formazione superiore, assicuro il massimo impegno, in accordo e raccordo con tutti i Ministeri competenti e con tutti gli strumenti istituzionali a disposizione, per porre in essere ogni azione utile al fine di chiarire questa situazione, tanto più ove andasse a danno di studenti fragili o con disabilità.

Sono fermamente convinta che il sistema universitario abbia un dovere universale, a prescindere dalla nazionalità degli atenei, di abbattimento degli ostacoli che si pongono ancora alle studentesse e agli studenti sotto il profilo della formazione, delle relazioni interattive, dello sviluppo delle proprie potenzialità e talenti professionali.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Faraone.

DAVIDE FARAONE (A-IV-RE). Grazie, Ministra. Sinceramente, reputo incredibile che esista in questo Paese una zona franca, anzi che possa esistere in questo Paese una zona franca rispetto al far valere i diritti delle persone con disabilità che vogliono studiare. Si sta mettendo una studentessa nelle condizioni di dover scegliere fra studiare e curarsi. Io questo lo reputo incivile, a maggior ragione quando il tribunale del nostro Stato ha detto che quell'università, nonostante sia un'università rumena, deve consentire a quella studentessa di svolgere i suoi studi da remoto, atteso che non può svolgerli semplicemente per una impossibilità data dalla sua disabilità e dalle 13 malattie rare che si porta dietro. Il tribunale, dopo aver emesso una sentenza, ha chiesto e ha trasmesso gli atti alla procura, perché l'università non ha adempiuto a una sentenza di un tribunale dello Stato. Non è concepibile una cosa di questo genere.

Io le chiedo, nella qualità di Ministra dell'Università ma anche nella qualità di Ministra che partecipa ai Consigli dei ministri, che ha una relazione con il Premier e che ha una relazione con il Ministro della Giustizia, tutte le azioni che si possono fare per far sì che quell'università smetta di agire nel nostro Stato contro le nostre leggi, perché noi abbiamo chiuso le scuole speciali, noi abbiamo chiuso i manicomi, noi abbiamo consentito ai nostri studenti di studiare nelle università. Siccome è un'università ha un altro Stato come Stato di costituzione dell'ateneo, allora può fare quello che vuole nel nostro Paese. Si sono iscritti studenti italiani in quell'università, quindi deve rispettare le leggi dello Stato. Quella studentessa è a casa e, ogni giorno che sta a casa, perde giorni di lezione e non potrà fare il medico. Sa, Ministra, quella studentessa vorrebbe fare il medico e le hanno detto spesso: “Non lo puoi fare”. Invece, lei sta sfidando le nostre istituzioni per farlo e noi le dobbiamo dare una mano, non possiamo essere assolutamente inermi rispetto a una condizione che è incivile. Rispetto a questa inciviltà, noi non possiamo stare zitti.

(Iniziative per sostenere i programmi di dottorato innovativo, al fine di aumentarne l'attrattività e le prospettive occupazionali - n. 3-00228)

PRESIDENTE. La deputata Dalla Chiesa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00228 (Vedi l'allegato A).

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, Ministro Bernini. Insieme ai colleghi Tassinari e Mule' abbiamo presentato questa interrogazione per conoscere gli orientamenti del Governo sul tema dei dottorati di ricerca. L'Italia sconta, ormai da molti anni, il problema della scarsa capacità di attrarre competenze di ricercatori stranieri e fatica anche a trattenere i propri, spesso maggiormente valorizzati in contesti scientifici europei o anche fuori dal continente. Registriamo, inoltre, una certa resistenza del mondo delle imprese nell'assumere dottori di ricerca e, forse, anche per questa ragione un numero abbastanza basso di laureati magistrali sceglie il percorso del dottorato.

Tenendo, quindi, presente il complessivo obiettivo di incentivare le politiche di ricerca e sviluppo, vorremmo ricevere dal Governo rassicurazioni valide sulle azioni che intende attivare per sostenere i programmi di dottorato innovativo, aumentandone l'attrattività e il collegamento con le prospettive occupazionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. La Ministra dell'Università e della ricerca, senatrice Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. Grazie all'onorevole Dalla Chiesa e al suo gruppo parlamentare che, con l'interrogazione, mi permettono di tornare sul tema dei dottorati innovativi, che è stato recentemente oggetto di interventi sostanziosi da parte del Ministero dell'Università e della ricerca e dell'Alta formazione artistica e musicale. Infatti, anche agli AFAM si applicheranno i dottorati di ricerca.

I risultati raggiunti e le criticità evidenziate con il bando emanato nell'aprile 2022 hanno portato a un lavoro di squadra tra Confindustria, università ed enti di ricerca, da cui sono nati due decreti ministeriali, firmati appena la settimana scorsa. Innovando in maniera significativa l'approccio seguito in precedenza, abbiamo deciso di offrire una risposta più completa e trasparente, con tempi anticipati rispetto al passato.

I nuovi bandi agiscono su più annualità, dando maggiore flessibilità temporale sia alle università sia ai soggetti cofinanziatori delle borse di studio. Le borse di dottorato messe a bando sono 18.770, per un finanziamento di oltre 726 milioni di euro. Numeri importanti, numeri veri, che vogliamo supportare con interventi di ulteriore semplificazione per i soggetti coinvolti e con strumenti per rendere più attrattivo il percorso dottorale.

Sotto il primo punto di vista, una finestra temporale unica, ma più ampia, permetterà un coordinamento migliore con le iniziative analoghe. Una ulteriore importante novità riguarda la definizione di soggetto cofinanziatore delle borse di studio: le imprese. La platea dei soggetti è stata ampliata per agevolare la migliore riuscita dell'intervento, adottando una nozione più ampia di impresa. Un tempo, si considerava solo l'impresa manifatturiera come possibile centro di imputazione dei dottorati innovativi; ora, invece, si includono consorzi pubblici e privati, fondazioni, reti di imprese, ordini professionali, aziende ospedaliere e sanitarie, fondazioni e associazioni di categoria, che abbiano come obiettivo la ricerca innovativa e siano interessati all'assunzione di lavoratori altamente qualificati.

Per incentivare un circuito virtuoso tra dottorati innovativi e imprese, è stata inserita nell'ultimo decreto-legge di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza una significativa decontribuzione delle assunzioni dei lavoratori altamente qualificati. I soggetti cofinanziatori potranno giovarsi del taglio del cuneo fiscale per l'assunzione dei dottori di ricerca. L'investimento complessivo è pari a 150 milioni di euro per agevolare un totale di 20.000 future assunzioni di lavoratori altamente qualificati.

Tendo a sottolineare, proprio oggi, nel giorno della celebrazione della festa della donna, che i bandi hanno, tra le loro finalità, sotto tutti i profili, quella di un doveroso superamento delle diseguaglianze di genere e di un sostegno alla partecipazione di donne e giovani nella ricerca e nelle materie innovative.

PRESIDENTE. La deputata Dalla Chiesa ha facoltà di replicare.

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Intanto, la ringrazio. Accogliamo positivamente lo sforzo del suo Ministero nell'assegnare tutte le borse di dottorato previste per l'anno accademico in corso. La ricerca, ricordiamocelo sempre, è una risorsa fondamentale e preziosissima per il nostro Paese ma è anche strumento di grande utilità per le imprese, soprattutto per la loro collocazione sui mercati internazionali. Quindi, dobbiamo costruire le condizioni perché lo Stato e l'economia collaborino nel sostenere la ricerca in maniera congiunta e non concorrente, condividendo gli obiettivi. Quindi grazie infinite a lei e al suo Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative in relazione al fenomeno dei suicidi di studenti universitari, con particolare riferimento ad attività di supporto psicologico - n. 3-00229)

PRESIDENTE. Il deputato Berruto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Manzi e altri n. 3-00229 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente, grazie, Ministro. È solo di pochi giorni fa la notizia del suicidio della giovane studentessa di Somma Vesuviana, che ha deciso di togliersi la vita perché in ritardo con gli esami e ancora lontana dal traguardo della laurea. Prima di tutto, naturalmente, alla famiglia va la nostra vicinanza.

Secondo gli ultimi dati dell'Istat, in Italia si registrano ogni anno circa 4.000 morti per suicidio e, poiché il suicidio è un evento estremamente raro nell'infanzia, i tassi vengono calcolati prendendo come riferimento la popolazione dai 15 anni in su. I suicidi nella fascia di età dai 15 ai 34 anni sono 468 e di questi si contano circa 200 casi tra gli under 24, in altissima percentuale proprio studenti universitari. Ancora, è dimostrato che, tra gli studenti universitari, il 33 per cento soffre di ansia e il 27 per cento ha sintomi depressivi. In alcune facoltà particolarmente competitive la situazione è ancora peggiore: fra gli studenti di medicina l'incidenza della depressione è maggiore da 2 a 5 volte rispetto alla popolazione generale.

Sempre più atenei stanno aprendo sportelli psicologici o servizi di counseling per i propri iscritti, ma restano iniziative insufficienti ad arginare un problema che ha cause più profonde di un disagio temporaneo. Dovrebbero far riflettere le parole della giovane studentessa Giulia Grasso, laureatasi presso l'Università degli studi di Bari, Aldo Moro, che ha dedicato la sua tesi di laurea in lettere classiche a quegli studenti che non ce l'hanno fatta, con una toccante lettera sui social. Sono diversi gli atenei che, nel rispetto della propria autonomia, stanno intervenendo incrementando il polo psicologico di ascolto e i servizi di counseling psicologico.

L'appello arriva soprattutto dai giovani che, tramite i loro organismi rappresentativi, invitano alla mobilitazione contro il fenomeno dei suicidi in ambito universitario. Di fronte all'ennesimo suicidio di una studentessa, non possiamo continuare a far finta che si tratti solo di un problema personale, ma bisogna affrontarlo con responsabilità sociale e, soprattutto, politica. Chiediamo, di fronte al fenomeno dei suicidi in ambito universitario, quali azioni il Ministro intenda mettere in atto, al fine di assicurare la piena effettività del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale, anche attraverso un concreto supporto psicologico di ascolto, l'incremento dei servizi di counselling psicologico e un potenziamento degli strumenti di tutoraggio.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Università e della ricerca, senatrice Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante e tutto il suo gruppo. Il tema è drammatico e, purtroppo, senza tempo, ma certamente per effetto della pandemia è tornato prepotentemente alla nostra attenzione, sia come istituzione, sia come formatori. Ha detto bene, per risolvere problemi difficili, non esistono soluzioni semplici o soluzioni che si riducano ad un atto individuale, esistono risposte complesse, ma tempestive, altrimenti non sono risposte.

Il benessere psicologico dei nostri studenti richiede un impegno assoluto e corale di tutti, nessuno si può chiamare fuori, e nessuno finge indifferenza, il problema è drammatico e non riguarda purtroppo solo le università e noi lo sappiamo bene. Quindi, è un problema che dobbiamo affrontare tutti noi, le università, le famiglie, le agenzie di senso, che spesso non ci sono più. Come MUR, però, facendo la nostra parte, ci siamo attivati, anzitutto, come lei giustamente ricordava, per capire quali fossero gli strumenti già esistenti sul campo. Effettivamente, esistono già iniziative di counselling, di mentoring o iniziative diversamente configurate, alcune anche in collaborazione con le ASL locali, che hanno attivato in maniera “metaspontanea” - c'è stata in realtà un'iniziativa legata al COVID, che però non è un'iniziativa strutturale, è un'iniziativa congiunturale, one shot, un bonus -, che sicuramente non è sufficiente. Dobbiamo fare di più e questo ce lo dicono non solamente i casi di cronaca, ma anche lo studio e la pratica ci dicono che le studentesse e gli studenti hanno sperimentato negli ultimi anni livelli di stress, solitudine e alienazione assolutamente oltre misura - quindi, non bastano iniziative congiunturali o one shot -, e come le conseguenze dell'emergenza e del lockdown abbiano, in molti casi, minato il benessere, la motivazione, la capacità di orientarsi e di progettare, insomma, la fiducia in una vera speranza di ripartenza. Quindi, che fare? Per quanto ci riguarda, al Ministero dell'Università e della ricerca stiamo approntando ora una proposta di soluzione in grado di consentire alle istituzioni della formazione superiore di programmare iniziative stabili e stabilmente finanziate e non solo di farvi fronte sporadicamente sulla base delle emergenze. Per le università statali e non statali la principale fonte di finanziamento ministeriale per interventi è il Fondo nazionale per il sostegno dei giovani e per favorire la mobilità degli studenti. È nostra intenzione rendere strutturali le risorse statali messe a disposizione in questa direzione, rendendo permanente - e di questo abbiamo già parlato con la Conferenza dei rettori delle università italiane, che ci sta supportando in questo senso - il sostegno per il potenziamento o la realizzazione, a seconda che ci siano o debbano essere incardinati, di servizi di supporto al benessere psicologico degli studenti; né dobbiamo dimenticare l'importanza di altre azioni legate al diritto allo studio: borse di studio, rafforzamento delle residenze universitarie, sostegno per le locazioni, prestiti studenteschi sostenibili. Tutti questi aspetti possono contribuire ad alleggerire il senso di responsabilità che spesso gli studenti provano per lo sforzo economico sostenuto per loro dalle loro famiglie, ma determinante sarà, soprattutto, mantenere costante l'attenzione su quanto accaduto, tenere acceso il faro del ricordo - e mi unisco alle sue condoglianze alla famiglia della studentessa - e agire per supportare il percorso di milioni di studenti, che abbiamo il dovere di non lasciare soli durante gli anni cruciali della loro esperienza formativa.

PRESIDENTE. La deputata Manzi ha facoltà di replicare.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie, Presidente, ringrazio la signora Ministra. “Non si può morire di università”, sono le parole pronunciate da Emma Ruzzon, presidente del consiglio degli studenti, all'apertura dell'anno accademico dell'università di Padova e questo è il senso del question time che abbiamo presentato quest'oggi. Sappiamo che le ragioni di un suicidio sono insondabili, complesse e generano sgomento e dolore, ma molti degli eventi che si sono verificati, tre, dall'inizio di quest'anno, più di dieci negli ultimi tre anni, sono accomunati da sentimenti comuni, bugie ai genitori sugli esami sostenuti o sulla data dell'esame di laurea, lettere, tra l'altro, in cui si incolpava la difficoltà nel proseguire degli studi. Si tratta di un disagio che va ben oltre l'ambito dell'autostima o la paura di deludere i genitori. C'è un problema di salute mentale, che riguarda le generazioni più giovani, che riguarda gli studenti universitari e che sta diventando purtroppo sempre più grande. Tra l'altro, in alcune facoltà particolarmente competitive, la situazione è ancora peggiore; per esempio, fra gli studenti di medicina, l'incidenza della depressione è maggiore, da 2 a 5 volte, rispetto a quella della popolazione generale.

Riteniamo, quindi, che un grido di allarme, da tante università, nelle sedi di inaugurazione, nelle cerimonie accademiche in tutta Italia, da parte degli studenti, si sia levato in queste settimane. Voglio ringraziare, tra l'altro, i rettori che si sono impegnati e che hanno dimostrato attenzione e grande sensibilità nell'agire, nell'intervenire su questo fenomeno. Non servono, come diceva lei, soluzioni semplici a problemi complessi. Riteniamo che, da un lato, servano misure di sostegno psicologico permanenti e colgo con favore le indicazioni di iniziative stabili e stabilmente finanziate, soprattutto, da parte del Ministero dell'Università e della ricerca a favore degli studenti. Ribadisco l'impegno del Partito Democratico a sostegno del supporto psicologico, a partire da quello che era il bonus psicologo, che è diventato una misura strutturale nell'ultima legge di bilancio, ma purtroppo con delle risorse finanziarie non sufficienti: è una misura da potenziare, è una misura su cui intervenire ulteriormente.

C'è da intervenire anche su un'altra cosa, sui meccanismi di presa in carico di cura e tutela che si attivano quando uno studente salta un appello, perde un voto, quando si evidenziano situazioni di allarme e di emergenza: si tratta di un problema di intervento preventivo, è un problema di diritto ad uno studio che contempli anche la possibilità di fallire, a volte la necessità di rallentare o il bisogno di manifestare delle fragilità che spaventano. Penso ci sia una necessità, oltre alle misure permanenti, di aprire anche una riflessione sui modelli educativi, sul rispetto della fragilità degli studenti, lavorando anche sulla formazione dei docenti e sulle famiglie, stando a fianco della popolazione studentesca in questo caso.

Il Governo deve farsi carico di questo - è un appello forte quello che facciamo presente in questa sede -, deve farsi carico dell'equilibrio emotivo degli studenti, perché, signora Ministra, dobbiamo affrontare quelle che sono le fragilità e soprattutto dare loro una casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative volte a favorire la parità di genere nel mondo accademico - n. 3-00230)

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00230 (Vedi l'allegato A).

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Celebrare l'8 marzo vuol dire attirare l'attenzione sugli ostacoli che ancora si frappongono alla parità di genere. I dati testimoniano come il gap in termini occupazionali fra uomini e donne diminuisca all'aumentare del livello di istruzione. Esiste un vantaggio femminile nell'istruzione: il 65,3 per cento delle donne ha un diploma, contro il 60 per cento degli uomini, il 23,1 per cento è laureata, contro il 16,8 per cento degli uomini, eppure, questo non si traduce in un vantaggio lavorativo. Il tasso di occupazione delle donne laureate è inferiore a quello maschile; la percentuale delle ragazze che si iscrivono alle materie STEM è ancora troppo bassa, a fronte di un picco di iscrizioni nelle materie umanistiche. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che proprio a istruzione e ricerca dedica un'intera missione per investimenti sui settori innovativi, pone tra le priorità trasversali proprio la riduzione del cosiddetto gender gap. Chiedo, pertanto, quale sia la realtà dell'università italiana in tema di parità di genere, specie in relazione alle discipline STEM, che costituiscono la prospettiva di maggiore innovazione, e quali iniziative il Ministro intenda porre in essere, anche nell'ambito dell'attuazione del PNRR, per favorire le iscrizioni alle materie STEM e, in concreto, la parità di genere nel mondo accademico.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Università e della ricerca, senatrice Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Cavo e, con lei, tutto il suo gruppo per questa interrogazione, che ci permette, proprio come lei ricordava in occasione della celebrazione dell'8 marzo, di fare un bilancio sul ruolo delle donne nel mondo universitario e della ricerca.

La disparità di genere, il cosiddetto gender gap, desta obiettivamente ancora preoccupazione - a ragione i numeri che lei ha citato sono autentici e significativi -, perché il gender gap è insidioso e dobbiamo sempre leggere i dati in controluce.

Apparentemente, il gender gap non riguarda il numero di studentesse iscritte ai corsi di laurea - anche lei lo evidenziava - o apparentemente il numero di laureate nel nostro Paese, perché le studentesse rappresentano più della metà della popolazione universitaria, sia sul totale (56,6 per cento) che nella maggior parte dei settori disciplinari. Però, se si considera la distribuzione dei numeri disaggregati, si osserva una significativa disomogeneità tra le aree disciplinari, una sorta di segregazione orizzontale, con una concentrazione delle studentesse nell'area umanistica e nelle scienze sociali e una presenza più limitata nelle discipline scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, le famosa scienze STEM o scienze dure.

Analoga situazione emerge nell'analisi dell'organigramma accademico. Nel corso degli ultimi anni, i docenti di ruolo nelle università sono aumentati e la presenza delle donne è cresciuta, ma è cresciuta in maniera inversamente proporzionale, riducendosi mano a mano che si salgono i gradini della gerarchia accademica, questa volta con una sorta di segregazione verticale, e tutto ciò perché ancora troppo spesso le giovani donne devono scontrarsi con stereotipi di genere o pregiudizi cognitivi a volte grotteschi, ma anche con scelte di vita e familiari complicate da gestire insieme al lavoro, che si palesano come barriere ingiuste, invisibili, ma invalicabili. Abbattere queste barriere è ciò che il Ministero dell'Università e della ricerca, per la sua quota parte ovviamente, si sta impegnando a fare.

All'interno del PNRR la riduzione del gender gap è un obiettivo assolutamente trasversale. L'università ha preso un impegno preciso proprio all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza per un monitoraggio - naturalmente, le università che aderiscono a questo progetto - e una diffusione dell'utilizzo del cosiddetto bilancio di genere, che identifica una strategia di sviluppo per gli atenei che vi aderiscono. Con questo documento si fotografa la distribuzione di genere all'interno dei singoli comparti - quindi, numeri disaggregati - nonché la partecipazione di donne e uomini negli organi di gestione dell'ateneo. Inoltre, si monitorano le azioni delle università a favore dell'eguaglianza di genere, valutando l'impatto di queste e delle politiche di ateneo, compresi gli impegni economici e finanziari su donne e uomini.

È importante ricordare, nell'ambito del Fondo di finanziamento ordinario, un Fondo, già destinato agli atenei, di 1 milione all'anno per incentivare l'offerta formativa per i corsi di studi di genere, da ripartire, ovviamente, tra le università che adottano il bilancio di genere. Da tempo il MUR lavora su più quadranti per incentivare la partecipazione delle studentesse alle discipline STEM. Ad esempio, nell'ambito del Fondo giovani 2021-2023 è prevista una specifica azione - 6 milioni di euro - per incentivare le iscrizioni nelle classi STEM, per forme di sostegno agli studi oppure per interventi di esonero totale o rimborso parziale delle tasse e dei contributi dovuti dagli studenti iscritti. È previsto, inoltre, un criterio premiale nel riparto - fino al 20 per cento - per gli atenei che promuovono l'equilibrio di genere nelle iscrizioni. Più in prospettiva, approfittando della presenza del collega Valditara, nei lavori in corso per l'implementazione da parte del Governo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che poi, ovviamente, passerà in Parlamento, l'ideale per valorizzare la presenza femminile nelle discipline STEM è il rafforzamento dei percorsi di orientamento scuola e università, su cui il Ministro Valditara già ha lavorato e su cui abbiamo concertato orientamenti comuni.

Il ruolo dell'orientamento è cruciale, perché solo intervenendo…

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. …in maniera precoce sarà possibile contribuire a smantellare stereotipi - è l'8 marzo: mi dia un minuto in più - ben prima che possano radicarsi nei vissuti individuali, offrendo, al contempo, modelli virtuosi di riferimento.

Futuro è sottolineare l'inscindibile connubio tra donne e scienza, un legame che le eccellenze italiane hanno contribuito a consolidare e che è nostro compito far emergere agli occhi delle studentesse di oggi e di domani. Grazie e mi scuso, Presidente.

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di replicare.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente, e grazie, signor Ministro, per la risposta a questa interrogazione, che ho presentato, ovviamente, a nome del gruppo di Noi Moderati. Ritenevamo importante, in questa giornata dell'8 marzo, in cui tante parole sono state dette in quest'Aula, dedicarci a questa tematica che riguarda il mondo accademico, che riguarda questi dati e, soprattutto, la sensibilità sull'importanza di incentivare alcuni percorsi e alcune scelte, aiutando, chiaramente, alcuni percorsi e alcune scelte per quanto riguarda l'alta formazione.

Dalla sua risposta deduco un'importanza nel monitoraggio per il piano, che, come si è appreso, è stato avviato, un'importanza di investimenti, chiaramente, per incentivare alcuni percorsi. Qui mi riferisco al tema delle materie STEM, dove la percentuale delle donne iscritte è al 39,7 per cento rispetto, invece, al 60,3 per cento degli uomini. Siamo quasi alla metà e, quindi, è chiaro che è importante tutto quello che si sta facendo ed è importante continuare a fare.

Anche nei termini, la ringrazio per aver utilizzato la parola “orientamento” e anche il collegamento col Ministero dell'Istruzione, perché chiaramente un'azione congiunta sarà importantissima, perché il tema dell'alta formazione è un tema anche della formazione della scuola in generale.

Quindi, grazie per questa risposta. Ovviamente, il nostro gruppo seguirà lo sviluppo di questi piani e di questa pianificazione in corso, avendo sensibilità su questa tematica.

(Iniziative volte ad aumentare l'importo annuo della borsa per la frequenza ai corsi di dottorato di ricerca - n. 3-00231)

PRESIDENTE. La deputata Piccolotti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00231 (Vedi l'allegato A).

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Signora Ministra, torniamo oggi sul merito, quello che avete messo al centro delle vostre politiche sull'istruzione, per chiederci se davvero in Italia ai e alle meritevoli viene garantito di svolgere il proprio percorso senza incontrare ostacoli dovuti alla condizione socioeconomica della famiglia di provenienza. Mi riferisco, in particolare, alla condizione dei dottorandi italiani, ovvero coloro che sono stati gli studenti più meritevoli dei propri atenei e che ricevono borse sensibilmente meno generose dei propri colleghi spagnoli, olandesi, danesi o tedeschi, per di più falcidiate dall'inflazione a due cifre che, per l'appunto, colpisce il Paese.

Queste borse sono nei due terzi dei casi insufficienti a sostenere il costo della vita nelle città in cui vengono banditi i posti di dottorato. È accaduto addirittura che un ateneo, quello di Verona, abbia scritto nero su bianco che i dottorandi devono avere una propria disponibilità finanziaria per essere in grado di far fronte a qualsiasi tipo di spesa, ammettendo, quindi, che non possono aspirare a una vita autonoma economicamente e suggerendo che chi non ha risorse familiari non può permettersi di continuare il suo percorso di ricerca. Sono denunce che abbiamo più volte ascoltato dall'ADI, l'associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia, che sta per presentare la sua decima indagine dedicata alla questione salariale.

Per questo le chiedo se, al fine di permettere ai e alle meritevoli che intendono conseguire un dottorato, non ritenga urgente intervenire per maggiorare gli importi delle borse e adeguarle al costo della vita delle principali città italiane.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Università e della ricerca, senatrice Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. Ringrazio prima di tutto l'interrogante, onorevole Piccolotti, e il suo gruppo parlamentare per ritornare con un focus importante sul tema degli strumenti di attuazione del diritto allo studio. Sono d'accordo: certo, bisogna intervenire. Bisogna intervenire, perché un diritto come il diritto allo studio riferito alla ricerca si attua garantendo l'accesso di un numero sempre maggiore di giovani ai dottorati di ricerca (questo è evidente). Agire anzitutto sul numero di dottorati sostenuti da borse di studio è, dunque, un'urgenza e, le dirò di più, un'urgenza pre-2026.

Quindi, alla sua interrogazione, alla vostra interrogazione, colleghi, posso rispondere solo con i numeri. Il PNRR prevede un investimento di 912 milioni in tre anni, per un totale di 7.500 borse ripetute su tre cicli, di cui 5.000 dedicate ai dottorati industriali. A questi si aggiungono i dottorati che verranno finanziati dalle altre infrastrutture di filiera del PNRR. Ripeto per me stessa: centri nazionali, partenariati estesi, ecosistemi delle innovazioni, infrastrutture di ricerca, infrastrutture innovative.

Attraverso questi investimenti riaffermiamo un concetto di base: la crescita e il rilancio del Paese si costruiscono promuovendo ed orientando i percorsi formativi dei nostri giovani ricercatori. Il dottorato rappresenta un momento particolarmente significativo nel percorso di crescita scientifica e professionale, perché, collega Piccolotti, non bisogna avere paura del merito: il merito non è una parola, è un percorso; non è una partita, è il campionato.

Quindi, è necessario che, tra i fattori di crescita nel più ampio contesto di cambiamento che sta interessando il nostro Paese, si punti su due percorsi: la valorizzazione del titolo anche al di fuori della carriera accademica, come già in parte è stato fatto per i concorsi nella pubblica amministrazione, e una sempre più mirata allocazione di fondi per i cosiddetti dottorati innovativi, una cosa in cui il MUR crede moltissimo.

Come anticipato, già dal 1° luglio 2022, si è prodotto un incremento generalizzato, anche se non sufficiente - lo condivido - dell'importo annuo delle borse per la frequenza dei corsi di dottorato di ricerca.

Il Ministero dell'Università e della ricerca ha tra i suoi obiettivi quello di assicurare un adeguato supporto finanziario per l'erogazione di un numero sempre crescente di borse di studio e lo stiamo facendo. Su questa linea di intervento, lo scorso 2 marzo 2023, ho adottato due decreti ministeriali, che assicurano 18.770 borse di dottorato, per un finanziamento di oltre 726 milioni di euro.

Si tratta di un volume importante, che sarà ulteriormente arricchito dalla partecipazione di soggetti privati cofinanziatori e che individua ambiti e finalizzazioni prioritarie per intervenire a sostenere la ricerca nei settori maggiormente strategici per lo sviluppo del Paese.

Inoltre, penso che le misure sino ad ora intraprese da questo Ministero costituiscano un segnale incoraggiante per rilanciare il sistema della ricerca in Italia e renderla effettivamente competitiva rispetto agli standard internazionali. L'impegno dovrà essere quello di proseguire in questa direzione, ove possibile incrementando ulteriormente e costantemente gli importi individuali. Lo dobbiamo ai nostri giovani, che sono il nostro capitale umano e che mettono le proprie conoscenze e competenze al servizio del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Piccolotti.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Signora Ministra, la ringrazio di aver parlato dei dottorati innovativi e di aver ribadito che ci saranno 18.770 borse di dottorato in più, però non posso ringraziarla per la risposta alla mia interrogazione, perché la sua risposta non è pertinente sul punto.

Lei sostiene di concordare con il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra sul fatto che le borse hanno degli importi eccessivamente esigui, ma sul terreno della risposta non annuncia un suo intervento per innalzare questi importi. Mi dispiace perché siamo alle prese con un problema, che è quello del contesto socio-economico delle famiglie di provenienza delle persone che si accingono a fare ricerca in Italia, che in qualche modo pesa in maniera certificata sull'andamento delle scelte dei singoli studenti.

Il rapporto di AlmaLaurea, l'ultimo, parla di una forte selezione tra i dottorati sulla base del contesto socio-culturale della famiglia di appartenenza, rispetto a quanti conseguono un titolo di laurea di secondo livello. Quindi, ci sta dicendo che solo i figli delle famiglie più benestanti possono permettersi davvero di intraprendere questo percorso.

Allora, chiudo sottolineando che c'è anche un problema di disparità di genere. Lei immagini una giovane donna che voglia intraprendere il percorso della ricerca e che ha una borsa non sufficiente. Vuol dire che deve chiedere aiuto al proprio padre o al proprio compagno e che non può permettersi una vita autonoma: questa studentessa - glielo dico anche perché il suo Governo insiste molto sulla natalità - viene ridotta a una condizione di perenne studentessa, invece di essere trattata come una donna adulta, qual è, e magari anche scegliere di avere un figlio. Ci sono tante donne in questo percorso dei dottorati che non possono permettersi una vera autonomia economica.

Da donna a donna, oggi che è l'8 marzo, le chiedo di intervenire per aumentare queste borse, perché ne va della libertà di tante ragazze italiane (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Chiarimenti e iniziative di competenza in ordine all'intervento delle Forze dell'ordine in occasione dello svolgimento di un'assemblea dell'istituto «Majorana-Cascino» a Piazza Armerina, in provincia di Enna - n. 3-00232)

PRESIDENTE. Il deputato Amato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Caso ed altri n. 3-00232 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ben arrivato in Aula. Qualche settimana fa, a Firenze, sono accaduti dei fatti, su cui lei non si è espresso. Qualche giorno fa, invece, a Milano, sono accaduti dei fatti spiacevoli, su cui lei si è giustamente espresso, quando sono stati esposti dei manichini, rappresentanti lei e il Presidente del Consiglio. Io sono d'accordo con lei ad aver lodato il preside per aver condannato quel gesto.

Solo qualche giorno fa invece, ad Enna, dei poliziotti sono entrati in un'assemblea, non solo autorizzata, ma a distanza, e, anche se rassicurati dalla preside, hanno identificato i ragazzi che stavano dialogando tra loro.

Vede, Ministro, a volte lei - mi perdoni - dimentica di essere un Ministro della Repubblica, dimentica di essere anche il mio Ministro, anche se politicamente non la penso come lei. Ministro, lei dovrebbe intervenire sempre, perché, se a volte interviene e a volte no - mi perdoni davvero - può risultare inadeguato al ruolo che ricopre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, professor Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signor Presidente, gentili onorevoli, premetto che ho risposto in relazione ai fatti di Firenze con una condanna chiara di qualsiasi violenza, quindi, quanto affermato non corrisponde al vero.

Vengo invece alla interrogazione che è stata presentata. Al riguardo, l'ufficio scolastico regionale per la Sicilia ha comunicato quanto segue. Lo scorso 1° marzo presso l'istituto “Majorana-Cascino” di Enna si è tenuta, sulla base della programmazione dei rappresentanti alla consulta provinciale, un'assemblea congiunta, richiesta sia dai rappresentanti di istituto che dai rappresentanti di classe. Nel corso dell'assemblea, regolarmente autorizzata dalla dirigente scolastica, si è svolto un incontro con gli esperti dell'associazione Meglio Legale, che è stato seguito dagli studenti e dai docenti collegati da remoto nelle rispettive aule.

Ciò premesso, relativamente all'intervento delle Forze dell'ordine, risulta che due rappresentanti della Polizia di Stato, nell'ambito dei servizi di prevenzione sul territorio, si siano recati presso l'istituto in argomento e che abbiano interloquito con un docente e con la dirigente scolastica, la quale ha precisato che non sono state poste in essere ulteriori azioni da parte delle Forze dell'ordine e che l'assemblea si è conclusa in un clima sereno. La stessa questura di Enna, peraltro, ha già precisato con un proprio comunicato stampa che - cito sempre tra virgolette - “risulta destituita da ogni fondamento la notizia che gli studenti partecipanti all'assemblea siano stati formalmente identificati e che la stessa sia stata interrotta e/o ritardata”.

Chiarito, dunque, che l'intervento delle Forze dell'ordine non ha interferito sullo svolgimento dell'assemblea, mi sia consentito ribadire anche in questa sede il fermo convincimento dell'alto valore educativo della nostra scuola, intesa non solo come luogo di apprendimento, ma anche come comunità all'interno della quale si dispieghi il percorso di crescita individuale e collettiva dei nostri ragazzi ed in cui libertà e autonomia sono valori fondamentali. Alla scuola è, infatti, assegnato il compito di preparare i giovani alle sfide della vita, aiutandoli a crescere come persone adulte e responsabili.

Ebbene, voglio affermare con chiarezza che in questo percorso i momenti di confronto offerti dalla scuola costituiscono strumenti di conoscenza e di crescita della personalità, nell'esercizio della dialettica e nel rispetto delle regole del contraddittorio, elementi questi che sono alla base di quel nucleo di valori che possiamo definire di cittadinanza consapevole.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Caso.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, a me sembra che si cerchi di provare a sminuire e giustificare quello che è accaduto. Quanto accaduto, in realtà, è abbastanza chiaro: due agenti sono entrati in una scuola durante un'assemblea - ha detto bene -, autorizzata dalla preside e regolare; hanno provato a identificare alcuni studenti e, probabilmente, molto probabilmente, questo è accaduto semplicemente perché si parlava di legalizzazione della cannabis.

Forse non ve ne state rendendo conto, forse non ne avete cognizione, ma questo a noi sembra che sia il frutto del clima che state creando. Ricordiamoci i Carabinieri, che entrano nella redazione del giornale Domani per sequestrare un articolo, su segnalazione del vostro Durigon; il Viminale, che minaccia in diretta - in diretta! - un ospite durante una trasmissione su La7; l'ordine dei giornalisti, che, seguendo diverse indicazioni, pare abbia portato avanti un esposto contro Formigli e lei, Ministro Valditara, che non smette mai di sorprenderci, lei che, ormai è noto, nelle vicende di Firenze, in cui c'è stato un violento pestaggio di studenti, ha ben pensato che era meglio attaccare la preside, che ha avuto la colpa di scrivere una lettera in loro difesa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sono, però, contento che, in una parte del suo intervento, ci sono state alcune parole chiave, perché quello che avrebbe dovuto dire - e solo in parte ha detto - era semplice, ossia che tutti noi condanniamo qualsiasi azione possa anche solo minimamente mettere in pericolo la libertà di riunione, la libertà di pensiero e la libertà di parola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che la scuola - in parte l'ha detto - è il luogo nel quale si impara a essere cittadini liberi.

Ma, Ministro, stia tranquillo - e mi avvio alla conclusione -, qui nessuno vi chiamerà fascisti. Siamo consapevoli - ed è comunque un fatto grave - che, piuttosto, assomigliate a un gruppo di bulletti, che tenta di minare determinate libertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

ROSSANO SASSO (LEGA). Presidente, non si può!

PRESIDENTE. Per cortesia, concluda.

ANTONIO CASO (M5S). Ma ve lo dico, glielo dico anche con il sorriso: noi non ve lo permetteremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Saluto la rappresentanza dell'Università pontificia Regina Apostolorum, di Roma, che è qui presente (Applausi). Grazie di essere presenti.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,15, con la commemorazione dell'onorevole Elettra Diana. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 70, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

In ricordo dell'onorevole Elettra Deiana.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea). Care colleghe e cari colleghi, lo scorso 4 febbraio è mancata, all'età di 81 anni, Elettra Deiana, già deputata nella XIV e XV legislatura. Nata a Cagliari il 23 maggio 1941, laureata in lettere moderne all'Università La Sapienza di Roma, è stata docente di italiano e storia.

Eletta alla Camera per la prima volta nel 2001 tra le file del Partito della Rifondazione Comunista, nel corso della sua carriera parlamentare ha dedicato grande attenzione alle questioni militari e geopolitiche in qualità di componente della IV Commissione (Difesa), di cui ha ricoperto l'incarico di vicepresidente nella XV legislatura. Membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nella XIV legislatura, ha fatto altresì parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO e del Seminario parlamentare italo-turco.

Fortemente critica nei confronti delle nuove dottrine militari relative alla guerra globale preventiva, è stata una delle promotrici del Forum dei parlamentari contro la guerra.

Passione civile, rigore e coerenza, uniti a una grande carica umana, hanno contrassegnato la sua esperienza politica e il suo intenso impegno a sostegno della pace e dei diritti delle donne.

La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari l'espressione della più sentita vicinanza e solidarietà, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea, invitandola a un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, Elettra Deiana è stata per me, per noi un'amica innanzitutto, una compagna, una donna, un'intellettuale femminista, una dirigente comunista di Rifondazione Comunista, quando è entrata in questo Parlamento, poi di Sinistra Ecologia e Libertà, infine di Sinistra Italiana. È stata una parlamentare, come lei ha ricordato, nella XIV e nella XV legislatura, una parlamentare appassionata: appassionata alla democrazia, alla Costituzione, alle istituzioni, non come luogo in cui contemplare, ossificata, la pratica di una democrazia, delle cui sorti si è sempre preoccupata con grande attenzione, ma come luogo di confronto, come strumento di traduzione legislativa dei conflitti, dei movimenti reali, di ciò che attraversava, mutandone il segno, la società italiana.

Infatti, Elettra Deiana, mentre attraversava queste Aule, occupava ruoli istituzionali con grande precisione, perfino con meticolosa attenzione e, con rispetto di questi luoghi, non perse mai, neanche per un istante, non solo l'attenzione, ma la curiosità, il bisogno di guardare al mondo, ai movimenti, ai conflitti, a ciò che, quotidianamente e continuamente, contribuiva a trasformare la mappa delle relazioni che costruiscono l'ordine del potere di una società come la nostra. È lì, dentro questo nesso, che ha vissuto, con continuità, la relazione tra il suo pensiero femminista, tra il femminismo, come pensiero di trasformazione, e il movimento delle donne come movimento collettivo, in grado di rovesciare l'ordine del discorso, di cambiare l'ordine patriarcale delle relazioni, la cartografia delle relazioni che definiscono l'ordine del discorso, ma anche come strumento per indicare e costruire quotidianamente una differenza, uno sguardo altro e sull'altro.

È in nome e a partire da questa sensibilità, da questa capacità di guardare alla complessità, animata, tra le tante cose, da una passione per le parole difficili, come ricorda nel suo bel libro di memorie, nel suo memoir “Il tempo del secolo”, è anche a partire da questo, che ha caratterizzato il suo lavoro parlamentare, nella relazione tra il lavoro parlamentare e i movimenti - che, in quegli anni, occupavano la scena mondiale, in particolare, il movimento dei movimenti; ricordo Elettra Deiana, al mio fianco, al nostro fianco, nelle strade di Genova, durante i giorni del G8 nel 2001, quando, a mani alzate, veniva travolta da un'immotivata carica della Polizia, in una piazza fatta di pacifisti e pacifiste a mani alzate -, nel rapporto con quei movimenti impegnò le sue energie intellettuali e politiche. E, insieme, il pensiero e la pratica, l'atto politico di costruzione di un cambiamento quotidiano per decostruire, nella sua tensione pacifista, il racconto avvelenato che accompagnava le guerre che avrebbero contribuito a ridefinire l'ordine mondiale: la guerra globale permanente - lo ha ricordato lei -, la guerra preventiva, la guerra di civiltà.

Parole che fecero irruzione, in quell'alba del secolo, nel dibattito pubblico, facendo strame del diritto internazionale. Quante volte mi ripeteva, ci ripeteva, nelle occasioni di confronto e di relazione collettiva, quanto l'attenzione al diritto (e qui torna l'attenzione e la passione per la dimensione delle istituzioni come strumento di garanzia del vivere civile, della qualità della democrazia), quanto mettere in discussione quelle categorie fosse assai pericoloso, oltre che elemento in grado di avvelenare il discorso pubblico.

Sulla guerra di civiltà, che torna anche oggi, di fronte all'ennesima guerra che attraversa, in questo caso, il cuore dell'Europa, anche oggi, di fronte alla guerra in Ucraina e, soprattutto, al dibattito che accompagna il modo con cui ci misuriamo con quella vicenda drammatica, Elettra avrebbe alzato la voce, come faceva lei, irriverente di fronte a qualsiasi autorità che fosse quella interna alla sua comunità politica o quella collocata in qualsiasi altrove.

Avrebbe alzato la voce per ricordarci quanto quella narrazione contribuiva a distorcere la lettura del mondo, a renderlo più opaco, meno comprensibile, a fare dell'altro l'oggetto di un nemico, a prescindere dalla capacità di leggere le ragioni che muovevano gli interessi del mondo.

Elettra è stata, come ho detto, una pensatrice femminista. Ha insegnato a me, a tanti e tante della mia generazione, nella nostra comune militanza politica, l'importanza di quel punto di vista e della capacità conflittuale di esercitarlo. Non è mai stato, il suo, un femminismo fatto di autocompiacimento, fatto di parole, come quelle che, talvolta, diciamo la verità, ascoltiamo anche durante le celebrazioni di quest'Aula, come quelle che, talvolta, abbiamo ascoltato, anche questa mattina. Non è il femminismo che pensa alla donna come un soggetto fragile, di cui prendersi cura. È un femminismo, invece, costruito a partire dalla capacità delle donne di farsi soggetto collettivo della trasformazione del mondo.

Elettra - e ho concluso, signor Presidente - è stata preziosa. Preziosa per chi l'ha conosciuta, per chi le ha voluto bene, per chi ha potuto con lei scambiare quella forma di confronto, che, chi ha avuto la fortuna di avere, ricorda e non può dimenticare, un confronto sempre incalzante. Elettra non faceva mai sconti a nessuno, quando era convinta che ci fosse un'urgenza di cui discutere e su cui confrontarsi.

Elettra è stata preziosa ed è per questo che oggi manca a noi, che le abbiamo voluto così bene, così tanto, ma manca anche al dibattito e alla qualità del dibattito di questo Paese. Era tanto preoccupata per la qualità della democrazia, per il bisogno di difenderne le ragioni, di difenderne il quadro di riferimento. Noi, per quel che possiamo, cercheremo, certamente senza riuscirci come avremmo voluto e dovuto, di continuare il suo lavoro e di prendere da lei le tante cose belle che ci ha insegnato e lasciato (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Non ho avuto la fortuna di conoscere Elettra Deiana, ma mi onoro di ricordarla, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, perché era figlia della nostra terra, la Sardegna, e lo faccio, come militante politico, che deve onorare una persona che era una vera guerriera. Era una militante politica, che incarnava nella sua vita quell'impegno militante che a noi piace sempre e che contraddistingue la nostra vita.

Rispettiamo veramente chi, nella propria vita, ha deciso di intraprendere una strada difficile, come quella della militanza politica, anche in un movimento del quale noi, in quegli anni, eravamo avversari. Però, per noi, Elettra Deiana era una persona che, coerentemente, portava avanti le sue battaglie, lo faceva onestamente, lo faceva con decisione, lo faceva con la sua comunità politica, anche pagando un prezzo nella sua carriera politica, perché sarebbe stato molto più facile, in certi anni, lasciare quei movimenti, che potevano avere alterne fortune. Lei, invece, rimaneva lì, salda, per rimarcare, in ogni territorio, le sue idee. Forse, oggi, sarebbe contenta nel sapere ancora attuali le sue idee, le sue battaglie per i lavoratori, per gli orari dei lavoratori, per l'emancipazione delle donne lavoratrici. In questo, veramente, la onoriamo, le portiamo grande rispetto, come grande rispetto portiamo alla sua comunità politica, che, oggi, la sta ricordando, perché ci specchiamo in quello. Siamo avversari, siamo opposti, ma apprezziamo l'impegno militante, che i loro militanti, quei militanti di sinistra, ancora oggi incarnano.

Ci mancano anche quei tempi, dove c'erano le sezioni politiche. Elettra frequentava le sezioni politiche, che erano piene di giovani. Ecco, forse, nel suo nome, dobbiamo riportare in quest'Aula e anche nella società quell'impegno politico per far riavvicinare i giovani. Ho visto le foto, ho letto i discorsi di Elettra Deiana. Sono ancora attuali e sarebbe stato un onore per noi confrontarci con lei, anche, come ha detto il collega, con le interruzioni, con i toni bruschi e con i toni accesi. Ma è questo il sale della politica, è questa la bellezza della politica.

Noi siamo contenti e onorati del ricordo da parte di quest'Aula. Elettra Deiana sarà ricordata sempre, anche nei verbali e anche nel nostro ricordo, anche dalla destra, da avversari leali, come una persona veramente di valore, una sarda, un'italiana, che ha portato un gran contributo alla nostra Nazione (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furfaro. Ne ha facoltà.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Elettra Deiana è stata una grande politica, una fine intellettuale e un'eccellente parlamentare. Ha lavorato assiduamente nelle istituzioni, cercando sempre di rimanere fedele al suo mandato, ma soprattutto di rappresentare e lavorare per ciò che c'era fuori, se pur nel rispetto totale di questo luogo e di quello che significava. Elettra la femminista, la compagna, l'autorevolezza e l'ironia. Ero un giovane ribelle e insofferente quando l'ho conosciuta. Del femminismo sapevo poco e, soprattutto, spesso ne ero intimorito. Ma lei, così severa con gli adulti, aveva sempre una curiosità complice con i più giovani. Sapeva volare dalla filosofia più complessa alla concretezza della semplicità. È stata fino all'ultimo una femminista: una femminista di questo secolo, con gli occhi nel presente e la testa nel futuro. Invitava sempre a non avere timore di intervenire e lei interveniva in qualunque luogo, in qualunque assemblea di partito o di movimento. Spiazzava, ribaltava i punti di vista, era dissacrante e innovativa. Ci portava fuori, nel mondo, dove la vita pulsava e dove lei, come poche, sapeva guardare. Ci ha saputo guidare in quel lungo e ancora incompiuto percorso di consapevolezza maschile, che doveva obbligatoriamente prevedere discontinuità dal monopolio di genere, del pensiero e dell'azione politica. Il taglio, lo definiva. Ci ha accompagnato, come solo una sorella maggiore sa fare, ma con il rigore austero di una dirigente politica di spessore, rispettata e ascoltata, presente, instancabile e generosa, ma distaccata dalla vita polverosa delle stanze di partito. Era un distacco coinvolgente ed era, per me, per tante e per tanti, un appiglio, un rifugio e un sollievo. Ci ha insegnato cos'è la cura, in un sistema guidato dagli algoritmi insensibili, dal saccheggio predatore del pianeta, dal caos geopolitico. Elettra ci ha educato a ricercare sempre il tempo della cura. Lo chiamava l'attitudine della cura. Quella cura che è storia delle donne ed è l'esatto contrario dell'ambizione di potere maschile, che coincide quasi sempre con il calcolo opportunistico, con la mera abilità del mantenersi al comando. Ci ha insegnato l'altra dimensione della cura: quel prendersi cura che tiene in piedi il mondo e che oggi è la speranza per cambiare un sistema di relazioni e un modello di sviluppo che opprime donne, giovani e fragili. Ci fa onore ricordarla oggi, 8 marzo: una giornata di lotta, con la ferma condizione che quel cammino di liberazione e autodeterminazione, quel viaggio femminista, lo dovevamo camminare, appunto, insieme.

Ci manca e ci mancherà, ma sono certo che in qualche modo sia ancora qui, con le sue espressioni, i suoi moniti, i suoi borbottii, a dirci che, sì, un mondo migliore è sempre possibile e dobbiamo lavorarci sempre con impegno e caparbietà. Grazie, Elettra. Il tuo sorriso e la tua luce saranno faro per sempre (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Grazie, Presidente. Devo dire che, all'inizio, mi sembrava difficile commemorare una donna che non ho conosciuto e che, stranamente, non ho incontrato, pur avendo combattuto battaglie femminili e femministe per tanto tempo. Poi, per prepararmi, ho letto pezzi della sua biografia e ho scoperto una donna speciale, una donna che è scomparsa da poco, nata in anni lontani (ha avuto una vita abbastanza lunga), anni in cui non era né facile, né scontato, fare quello che lei ha fatto, cioè dedicare tutta la sua vita o parte della sua vita alla questione femminile e alla questione sociale, che sono stati due temi centrali della sua vita. Una donna che ha anticipato i temi di oggi. Perché dico questo? Perché lei ha detto, in tempi lontani, “no” alla guerra globale, che sembrava una cosa lontana, mentre, oggi, questo pericolo, viceversa, attraversa costantemente, con il conflitto russo-ucraino, i nostri pensieri.

“No” alla guerra preventiva: anche questa è una cosa che sembrava bizzarra, ma, viceversa, è il nostro pane quotidiano, temi purtroppo sinistramente profetici.

Una donna sarda, e non è un luogo comune sottolineare la sua “sarditudine”, perché dice moltissimo del suo carattere. Una donna libera, che ha cambiato partito; io li ho visti: Democrazia Proletaria, Partito della Rifondazione Comunista, SEL, Sinistra Italiana; ma non lo dico con un'accezione negativa, avendo capito com'era, perché questi cambi erano frutto di riflessione meditata e di una grande - secondo me - inquietudine esistenziale. Sempre marxista e sempre disobbediente, ma la disobbedienza, a mio giudizio, non è sintomo di anarchia individuale, diventa un valore se è espressione di riflessione intelligente, com'era nel suo caso.

Tra le sue analisi, mi ha incuriosito molto quella per cui la crisi della sinistra era provocata anche dalla preclusione nei confronti delle donne. Il tema donne e sinistra è stato il leitmotiv della sua vita politica e lo ha affrontato in tempi non sospetti. Aveva capito, secondo me, prima, qual era il vulnus dello schieramento in cui militava e chissà cosa avrebbe detto e dato per arrivare ai giorni nostri, vedendo una segretaria femmina del PD.

Una donna per cui l'autodeterminazione era un valore assoluto, una combattente per i diritti delle donne, diritti a cui ha dedicato tutta la sua vita. Quindi, pur da posizioni politiche lontane, distanti, ma mai contrapposte, devo dire, sul tema femminile, rendiamo onore ad Elettra Deiana (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Io non ho mai avuto la fortuna di conoscere personalmente Elettra Deiana, ma era conosciuta nella sua terra di origine, era conosciuta come una donna autenticamente pacifista, autenticamente femminista, che rifiutava il patriarcato. Anche se ha vissuto gran parte dei suoi anni fuori dalla sua terra, il suo vissuto riflette anche l'essere una donna sarda, come accade spesso ai sardi, ai tanti sardi che sanno essere liberi e fieri - lei lo ha dimostrato -, sanno essere silenti, ma, allo stesso tempo, sanno essere determinanti e dirompenti quando vogliono e quando hanno un obiettivo da raggiungere.

Io mi limito a esprimere la vicinanza di tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle ai suoi cari, ai suoi amici, a quelli che le sono stati vicino negli ultimi anni e alla comunità politica di appartenenza (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Lo scorso 4 febbraio ci ha lasciato Elettra Deiana, già deputata della Repubblica nella XIV e nella XV legislatura; una grande politica, intellettuale, scrittrice, giornalista, donna della sinistra, da cui non si è mai allontanata. Per tutta la sua vita ha lavorato instancabilmente sui temi a lei più cari: il pacifismo e le donne. Siamo onorati di ricordarla proprio oggi, l'8 marzo.

Il pacifismo e le sue posizioni antimilitaristiche l'hanno portata ad approfondire i problemi di politica internazionale e le questioni militari e di geopolitica. Fu, inoltre, promotrice del Forum dei parlamentari contro la guerra. Aveva sposato il movimento femminista sin dalla prima ora e ne ha approfondito la dimensione teorica, storica e filosofica nel corso di tutta la sua vita e del suo impegno politico. La sua attività si è svolta nel segno dell'approfondimento delle teorie della differenza sessuale, del rifiuto del patriarcato e della libertà dell'essere umano.

Era una combattente, una donna autentica e una politica rigorosa, coerente con le proprie idee, appassionata, che non si è mai risparmiata nel tentativo costante di analizzare, decifrare, capire la realtà e agire per modificarla, dove ciò che vedeva le sembrava in contrasto con quel monopolio maschile del pensiero e dell'azione politica che combatteva quotidianamente.

La sua attività politica si fondava sul pensiero positivo di guardare alla realtà, volendola cambiare e ritenendolo possibile. Di lei, nel suo libro Il tempo del secolo. Trame di una militanza femminista, diceva: “io vedevo il mutamento antropologico dei soggetti, studenti, operai, donne, popoli colonizzati”. Donna molto attenta alle istituzioni, ha creduto fino all'ultimo all'impegno nel perseguire gli obiettivi che, anche quando apparivano lontani, si sarebbero potuti non solo auspicare, ma richiedere con forza.

Ai familiari, a nome di Forza Italia, esprimiamo vicinanza e cordoglio. Che la terra le sia lieve (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Con Elettra siamo stati colleghi nella XIV e nella XV legislatura. Era una donna, com' è stato ricordato, appassionata, contestatrice, disobbediente alle regole, molto innamorata del suo fare politica, molto innamorata dei temi per cui si è sempre battuta. Ha iniziato nelle fabbriche, ha fatto politica partendo dal 1968, tra Roma e Milano, innamorata dei temi del pacifismo e del femminismo. Lei ha sempre ritenuto che la democrazia compiuta ci potesse essere solo con una parità di genere e accade oggi che è l'8 marzo che la ricordiamo in quest'Aula, con parole sentite, da parte di tutti i gruppi, che confermano il suo fare politica con un'attenzione rivolta sempre al servizio pubblico, un'attenzione ai più deboli e ai temi che le erano cari.

Quando arrivò in Parlamento, decise di far parte della Commissione difesa, non a caso, per portare avanti le sue battaglie con entusiasmo e con convinzione, facendo nascere il forum che trattava i temi del pacifismo con altri colleghi parlamentari e non per nulla i suoi due ultimi interventi in quest'Aula furono uno, l'ultimo, su un carabiniere deceduto in Afghanistan, in cui diceva le sue valutazioni su quell'intervento e su quella presenza italiana, e, l'altro, quello precedente, sulla violenza sulle donne; due interventi che racchiudono e raccontano il suo impegno in quest'Aula e il suo impegno di una vita appassionata per la politica.

La ricordiamo con affetto, mandiamo le nostre condoglianze alla famiglia e alla sua comunità politica, per cui lei è sempre stata un vero punto di riferimento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorare il ricordo di personalità che hanno servito il nostro Paese, in modo particolare di chi è stato per anni seduto tra i banchi di quest'Aula, non è solo una forma di rispetto per una persona, ma è anche un atto politico. Quando si ricorda una persona, in particolare, una donna che ha vissuto intensamente la vita politica del nostro Paese si ripercorrono le impronte che questa ha lasciato nella vita di ognuno e nella nostra società, ovvero le azioni che ne hanno caratterizzato l'agire, le parole che hanno segnato momenti, i gesti che hanno suscitato impressioni. E chi lascia impronte ha sempre vinto, ha sempre fatto centro, perché ha raggiunto il bersaglio di una vita.

Non fa eccezione Elettra Deiana, parlamentare scomparsa nel febbraio scorso e che, oggi, insieme, vogliamo ricordare. Tanti militanti, tanti amici e conoscenti, in particolare quelli della sua casa politica, della sinistra italiana, hanno voluto parlare di lei e raccontare le sue esperienze di vita, il suo modo di essere e mi ha colpito molto come è stato sottolineato questo carattere tenace, questa volontà di far sentire le sue origini sarde, di cui lei stessa andava sempre fiera.

Essere fieri delle proprie origini significa essere grati, essere grati di quanto ricevuto, essere consapevoli di aver ricevuto in dote un portato di valori e, quindi, significa essere consapevoli di fondare il proprio agire su radici solide. Significa avere sempre la sensazione di avere le spalle larghe per poter affrontare ogni tempesta. E anche su questo, infatti, chi la conosceva è stato concorde: Elettra Deiana era una donna che lottava, ma era una donna che sapeva lottare. Non era una lotta fine a se stessa, non una lotta per mostrare semplicemente di essere in lotta, ma la lotta di chi sa di avere delle idee e quelle idee le vuole portare avanti.

Vede, Presidente, a prescindere dalla parte politica, quando ci si trova davanti a figure di questo calibro non si può che rimanere ammirati, non si può non provare un pizzico di nostalgia per una politica di altri tempi, dove le idee veramente camminavano sulle gambe degli uomini e delle donne, dove le idee erano frutto di un ascolto attento della realtà e dei bisogni di ogni fascia sociale, specie di quelle più fragili, dove le parole avevano un peso, erano ricche di contenuto ed erano espressione di un mondo al quale si poteva aderire o meno, ma sicuramente costituivano un punto di riferimento non solo per i militanti ma anche per gli avversari politici.

Infine, signor Presidente, Elettra Deiana non era solo una donna impegnata in politica: era un insegnante e chi vive l'insegnamento come missione sa che insegnare a leggere la realtà in tutte le sue sfaccettature, cercando, in particolare, di far luce sugli angoli più bui e nascosti del mondo che ci circonda, significa insegnare ad essere donne e uomini, donne e uomini capaci di lasciare impronte indelebili nei contesti in cui si è chiamati a vivere. Questo è il grande insegnamento che ci ha lasciato Elettra Deiana.

Quindi, ai familiari, agli amici e ai suoi compagni di partito vanno le condoglianze mie personali e del gruppo di Noi Moderati (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così terminati gli interventi per la commemorazione dell'onorevole Elettra Deiana.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sono nato in una regione meravigliosa, la Campania, conosciuta in tutto il mondo per le bellezze paesaggistiche e per importantissimi siti culturali, come, ad esempio, il parco archeologico di Ercolano.

Ebbene, nelle ultime settimane sono stato sollecitato proprio da alcune guide turistiche del parco, che tutti noi dobbiamo ringraziare per l'impegno con cui mostrano al mondo intero le nostre eccellenze. Il problema di cui sono stato investito, Presidente, mi ha lasciato di stucco e basito.

Dovete sapere che un bando pubblicato dal Parco archeologico per l'affidamento in concessione dei servizi museali integrati disciplina, tra i servizi aggiuntivi da affidare, anche il servizio di visita guidata e non esplicitamente il servizio di visita didattica, così come previsto dalla normativa vigente; normativa che ammette la stipulazione di contratti di appalto pubblico aventi ad oggetto solo i servizi di guida e di assistenza didattica.

Qual è la differenza, vi chiederete: la differenza è che le visite guidate, Presidente, sono rivolte a un'utenza generalista e possono essere svolte anche da guide turistiche abilitate, mentre il servizio di visita didattica va espletato da altre figure quali archeologi o antropologi, ad esempio, individuati, però, da un apposito decreto.

Questa decisione incomprensibile se, da un lato, apporterebbe all'ente parco royalty superiori derivanti dall'affidamento a concessionari esterni sia dei servizi di visita guidata che di visita didattica, dall'altro, penalizzerebbe la figura delle guide turistiche abilitate, che si vedrebbero tagliate fuori dall'esercizio della propria libera professione all'interno del parco archeologico di Ercolano. È una vergogna che lede la professionalità e la dignità di questo comparto.

Per questo motivo, Presidente, ho già depositato un'interrogazione rivolta al Ministro della Cultura, chiedendo un intervento celere affinché il Ministro prenda una posizione chiara e immediata nell'interesse di decine di lavoratori che rischiano di finire in mezzo a una strada.

Vado a concludere, Presidente. Al di là di ogni steccato partitico, credo che sia dovere dell'intero arco parlamentare e governativo non lasciare nessuno indietro. Per questo mi appello al Governo e ai colleghi della maggioranza presenti in quest'Aula: non abbandonate i lavoratori di Ercolano. Noi non lo faremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire per ricordare una persona, Maurizio Cerrato. Ieri è stato chiesto l'ergastolo per i suoi assassini. Pensi, Presidente: è stato ucciso per un posto macchina. Ha lasciato una figlia e una moglie. La sua colpa è che la figlia aveva osato spostare una sedia, utilizzata illegittimamente per conservare un posto auto per sempre a Torre Annunziata, e la figlia, appunto, aveva osato spostare quella sedia. Quella sedia spostata ha comportato un'aggressione prima alla figlia e poi, con l'intervento del padre, l'uccisione. Questo non è avvenuto in un litigio, come drammaticamente e anche in modo inaccettabile sarebbe potuto avvenire, ma è avvenuto dopo. Infatti, queste persone sono tornate a casa, poi sono riscese e l'hanno ammazzato.

Ieri è stato chiesto l'ergastolo per i suoi assassini. Io mi auguro che i giudici li condannino con la massima severità e che noi, come Parlamento, continuiamo a fare leggi dure e severe, perché chi sbaglia deve pagare.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 10 marzo 2023 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 16,55.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MARTINA SEMENZATO, STEFANO BENIGNI, SIMONA LOIZZO E CARLO MACCARI (MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE AL POTENZIAMENTO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE)

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). (Dichiarazione di voto su mozioni concernenti iniziative volte al potenziamento del Servizio sanitario nazionale). Grazie Presidente, Onorevoli Colleghi, la pandemia ha generato una profonda crisi del sistema salute, aggravando e mettendo in evidenza le difficoltà già preesistenti del Servizio Sanitario Nazionale. L'emergenza sanitaria ha prodotto una pesante pressione sulle strutture sanitarie, sulla tutela dei più fragili, sulla continuità assistenziale per i pazienti cronici e disabili, sui programmi di screening, nonché in termini di prevenzione del disagio psico-sociale. Tutti temi che incidono sul benessere della persona.

Sono tante le situazioni di criticità emerse e che rischiano di mettere in pericolo l'effettiva tutela del diritto alla salute, il bene più prezioso dell'individuo.

Uno dei temi che a nostro avviso merita particolare attenzione è quello della lunghezza delle liste di attesa. Dobbiamo garantire ai cittadini tempi certi delle prestazioni, di diagnosi e di cura, ricordando che i ritardi nella prognosi, specialmente per i pazienti oncologici, determinano conseguenze molto gravi in termini di esiti delle patologie.

Per ridurre le liste d'attesa occorre in primo luogo operare un potenziamento del personale sanitario così da consentire all'utenza la possibilità di effettuare visite ed esami anche in orari serali, nell'interesse dei pazienti.

E se da un lato i macchinari diagnostici potrebbero essere impiegati 24 ore su 24, dall'altro occorre potenziare il personale sanitario su tutto il territorio nazionale. Per far fronte alla carenza di medici e infermieri occorre prevedere un finanziamento stabile che vada oltre le risorse del PNRR, adottando misure come lo sblocco del turn-over, programmi straordinari di assunzione e l'incremento delle borse di specializzazione medica.

Riteniamo poi che una particolare attenzione debba essere rivolta al potenziamento del settore della medicina di urgenza.

Nei Pronto Soccorso assistiamo oggi alla fuga di medici e infermieri che sempre più frequentemente prediligono specialità meno stressanti. I bandi di concorso aperti per queste posizioni restano così spesso deserti.

L'allarme è lanciato dagli stessi operatori sanitari che operano in questi reparti. La carenza di organico non consente più ai medici e agli infermieri di avere i giusti turni di riposo, a cui si somma il rischio di denunce, sempre più frequenti.

Non possiamo permetterci che tali problemi si traducano poi in un decremento dei servizi di assistenza sanitaria offerti al cittadino.

Per contrastare questo fenomeno riteniamo opportuno valorizzare maggiormente il personale che lavora nel settore delle emergenze-urgenze garantendo migliori condizioni lavorative e una remunerazione più adeguata.

Ma pensiamo anche al futuro: l'invecchiamento progressivo della popolazione, la crescente maggiore incidenza delle malattie croniche e degenerative, necessitano presto, da parte del Servizio Sanitario Nazionale, di una programmazione e di una riorganizzazione dei modelli di cura e assistenza. Ci troveremo sempre più a dover fronteggiare bisogni complessi che richiedono servizi integrati, per i quali la risposta migliore potrà essere fornita dalla rete dell'assistenza territoriale.

Vi è quindi la necessità di ridiscutere le politiche sanitarie, di accrescere l'offerta territoriale, l'assistenza domiciliare e di promuovere le azioni più opportune per potenziare un sistema capillare di medicina del territorio.

Al fine di rafforzare questa tipologia di assistenza e di riorganizzazione riteniamo altresì sia indispensabile sviluppare soluzioni digitali innovative come la telemedicina.

La tele-assistenza, il tele-consulto, il tele-monitoraggio, la tele-refertazione permettono infatti un'assistenza a distanza, efficace e tempestiva e un monitoraggio sicuro di molte patologie da remoto. Ovviamente la relazione personale medico-paziente dovrà continuare ad essere il canale primario di diagnosi e cura, essendo un fondamentale strumento “terapeutico” e di controllo, e non potrà mai essere integralmente sostituita.

Altrettanto indispensabile è la necessità garantire al più presto la digitalizzazione dei dati sanitari e la piena operatività del fascicolo sanitario elettronico, che ripercorrendo la storia clinica del paziente potrà essere fruibile e accessibile, all'occorrenza, da tutto il sistema sanitario.

In conclusione, siamo convinti che il servizio sanitario nazionale debba essere potenziato e innovato per rispondere in modo adeguato alle nuove esigenze della società di domani. Per superare i limiti strutturali che conosciamo occorre non solo efficientare i processi, ma anche investire più risorse.

Con la legge di bilancio approvata a dicembre abbiamo realizzato una prima e chiara inversione di tendenza rispetto al passato, aggiungendo oltre 2 miliardi di euro all'anno per la sanità. Con la mozione di maggioranza di oggi diamo un'ulteriore spinta per costruire la sanità del futuro.

Ed è per tutti questi motivi, Presidente, che - con coraggio - annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati.

STEFANO BENIGNI (FI-PPE). (Dichiarazione di voto su mozioni concernenti iniziative volte al potenziamento del Servizio sanitario nazionale). Onorevole Presidente, Onorevoli Colleghi!

Sin dalle fasi più acute della pandemia, il potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale è divenuto spesso tema di confronto politico, dentro e fuori il Parlamento.

Sono stati certamente anni difficili, anni che hanno messo seriamente alla prova la tenuta del nostro sistema Sanitario ma ora, finalmente, abbiamo la straordinaria opportunità di scrivere una pagina nuova e di dare risposte concrete ai tanti cittadini, ancora troppi, che lamentano ritardi estenuanti per avere accesso a cure ed esami diagnostici.

Forza Italia ha sempre perseguito la strada della concretezza e della fattività. Perché, i fatti, sono quelli che contano. E la concretezza è parte integrante del nostro DNA, in particolare per quanto riguarda la Salute pubblica.

L'abbiamo dimostrato anche nel recente passato, dando una spinta propulsiva alla campagna vaccinale che ci ha permesso di uscire dalle fasi più drammatiche della pandemia e l'abbiamo dimostrato nei numerosi atti parlamentari volti a dare pieno supporto ai tanti pazienti che, ogni giorno, si trovano ad affrontare gravi patologie che segnano per sempre la vita di queste persone.

Per questo siamo da sempre sostenitori della necessità di destinare adeguate risorse al Servizio Sanitario Nazionale, allo scopo di mettere a disposizione dei cittadini prestazioni sanitarie qualificate, tempestive e sempre all'avanguardia.

Abbiamo lavorato affinché fossero implementati nuovi programmi di screening e nuovi piani per prevenire, o identificare precocemente, tumori dalla grande aggressività;

abbiamo rifinanziato l'oncologia di precisione, verso il contrasto anche alle forme più rare;

abbiamo stanziato un primo importante finanziamento per l'implementazione del piano oncologico nazionale e continuiamo a batterci affinché vengano messi a disposizione di clinici e pazienti adeguati strumenti e terapie per migliorare le possibilità di guarigione e la qualità di vita delle persone colpite da questo male.

Con l'ultima legge di bilancio, poi, Forza Italia ha contribuito ad invertire la tendenziale riduzione degli stanziamenti destinati al servizio sanitario, approvando una manovra che mette in campo 7 miliardi di euro in più nei prossimi tre anni.

Ma sappiamo che le sfide da affrontare sono ancora molte e, soprattutto, urgenti: per questo, siamo qui oggi a chiede un chiaro e deciso impegno del Governo a lavorare concretamente per mettere a disposizione ancora più risorse, sia economiche che umane, per garantire una maggiore qualità e prossimità del nostro Servizio Sanitario Nazionale.

Ciò che è certo, se vogliamo veramente raggiungere tali obiettivi, è che non possiamo più pensare alla sanità come un costo ma dobbiamo, una volta per tutte, considerare ogni singolo euro destinato alla sanità italiana come un prezioso investimento nella qualità della vita e nella produttività del nostro sistema Paese.

Investire sulla salute ha ricadute positive non solo in relazione al benessere psico-fisico - individuale e collettivo - della popolazione, ma anche in termini economici, perché consente l'eliminazione dei costi diretti e indiretti delle condizioni patologiche. Per questo è fondamentale uscire dalla logica dei silos, perseguendo e premiando l'innovazione in tutte le fasi del processo di cura, partendo dagli investimenti in prevenzione.

Occorre infatti investire in modo strutturale nella prevenzione primaria e secondaria, indirizzando l'attività di questo Parlamento, e del Governo, sempre più verso l'approccio one­ health promosso dal piano Next generation EU.

La prevenzione passa in primis per un rinnovato interesse agli stili di vita della popolazione e richiede di adottare efficaci strumenti formativi, informativi e di monitoraggio sui fattori di rischio più importanti per malattie oncologiche e cardio­ vascolari, primi tra tutti fumo, alcol e obesità, disincentivando comportamenti sbagliati.

Investire sulla prevenzione richiede anche un importante intervento sul parco diagnostico tecnologico e sul numero di centri deputati agli screening, che consenta in particolare di ridurre liste e tempi di attesa, ancora troppo lunghi.

Il futuro del Servizio Sanitario Nazionale richiede inoltre una visione innovativa, che privilegi la ricerca e la definizione di nuovi protocolli attraverso terapie e farmaci che consentano un'efficace e tempestiva risposta al bisogno di salute dei cittadini.

Non dobbiamo certamente dimenticare, inoltre, che il nostro Servizio Sanitario è costituito soprattutto da persone; donne e uomini che lavorano, ogni giorno, per migliorare e salvare le nostre vite e ai quali Forza Italia rivolge oggi un sentito ringraziamento.

Senza medici, ricercatori, infermieri e professionisti sanitari non è possibile adempiere alla fondamentale missione di tutela della salute: per questa ragione, l'investimento in risorse umane, con incremento degli organici e la valorizzazione delle professionalità, che già prestano servizio nelle nostre aziende sanitarie, deve essere l'assoluta priorità dell'azione di questo Governo.

Inoltre, non va mai trascurata l'importanza che riveste l'industria farmaceutica nel nostro Paese.

Il settore farmaceutico, che vede oggi l'Italia al primo posto in Europa con una produzione di 31,2 miliardi di euro, deve essere grande motivo di orgoglio per l'Italia e deve orientare la nostra azione verso una politica sanitaria che sia anche politica industriale, con l'obiettivo di difendere le nostre imprese e favorire continui investimenti per generare crescita economica e occupazione, oltre ad un miglioramento della conoscenza e della tecnologia.

Forza Italia sarà come sempre a fianco delle imprese che scelgono il nostro Paese per generare innovazione e posti di lavoro, in particolare in settori come quello della sanità, ad alto tasso di generazione di valore, perché l1 innovazione tecnologica e farmaceutica che nasce dal nostro Paese dà, ogni anno, risposte ai numerosi bisogni clinici che rischiano altrimenti di rimanere insoddisfatti.

Ma soprattutto Forza Italia continuerà ad essere al fianco dei pazienti e di tutte le persone che ogni giorno lavorano sul campo per creare un sistema sanitario più resiliente, sostenibile e di sempre maggiore eccellenza.

Con questa Mozione vogliamo dunque indicare le linee ed i principi che dovranno orientare l'azione del Governo nell'arco dell'intera legislatura, ma, come Forza Italia, intendiamo anche assumerci la precisa responsabilità politica di vigilare affinché si possano raggiungere concretamente questi importanti obiettivi.

Dichiaro il voto favorevole del gruppo di Forza Italia alla mozione di maggioranza.

SIMONA LOIZZO (LEGA). (Dichiarazione di voto su mozioni concernenti iniziative volte al potenziamento del Servizio sanitario nazionale). Nel precisare che si è depositata la mozione del gruppo Lega-Salvini Premier alla Presidenza, esprimiamo il nostro parere favorevole alla mozione sul potenziamento del Servizio sanitario nazionale.

CARLO MACCARI (FDI). (Dichiarazione di voto su mozioni concernenti iniziative volte al potenziamento del Servizio sanitario nazionale). Signor Presidente, colleghi deputati, stimato rappresentante del Governo, dalla notte dei tempi si potrebbe dire che il tema della salute sia stato centrale nella vita dell'uomo.

Il motto a cui spesso ancora oggi si fa riferimento per sottolineare quanto la salute valga nelle nostre considerazioni risale a Virgilio: in sostanza “la più grande ricchezza è la salute”, diceva il poeta della latinità.

Nel mondo occidentale evoluto il dibattito sulla sanità o meglio sulla salute è centrale e decisivo nelle scelte degli elettori e conseguentemente dei Governi.

La capacità di leggere i bisogni, di capire le modernità terapeutiche, di interpretare le necessità di una società che progressivamente invecchia sferza la politica come nessun altro argomento.

Il presidente della Repubblica francese, ad esempio, appena rieletto, ha sentito la necessità tra le molteplici linee d'azione del suo mandato, di dedicare al potenziamento del servizio sanitario francese un capitolo significativo.

Negli Stati Uniti, il presidente Obama ha legato indissolubilmente il suo nome alla riforma sanitaria che passando sotto il titolo di Obamacare, ha acceso dibattito profondo nel parlamento e nel Paese.

Come a dire che non si possa discutere di altro argomento se non preliminarmente non si affondino le radici nella salute e nella sanità.

La sanità, quindi, come prerequisito di ogni altro tema.

Nella mia precedente esperienza amministrativa, ho avuto la fortuna di guidare una delegazione di Regione Lombardia nella visita di strutture universitarie e di ricerca scientifica della costa atlantica degli Stati Uniti.

La considerazione che gode il nostro sistema sanitario è assoluta. Il preside della facoltà di medicina della Cornell University, uno dei migliori atenei della grande mela, confidava come l'Italia fosse in cima assieme alla Francia nei desideri dei giovani studenti di medicina americani.

Non solo per l'universalità del nostro sistema sanitario, ma per l'approccio culturale attento alla persona nel suo complesso e nella sua integrità prima ancora che per la sua patologia.

Erano affascinati da come la comparazione dell'atlante della mortalità di Milano, che avevo con me e di New York ad esempio facesse emergere in modo esemplare una nostra migliore capacità di risposta nonostante la sproporzione di mezzi tecnologici e di finanziamenti a favore loro.

In Italia, nonostante il sentimento popolare concordi nell'indicare Salute e Sanità al centro dei propri bisogni, il dibattito segue lo strabismo istituzionale che fino ad adesso ci ha caratterizzato.

La modifica del Titolo V della Costituzione nei due passaggi sotto i governi Prodi e D'Alema, assegnando alle regioni in via esclusiva la modalità organizzativa delle risposte in materia di salute e di sanità, in un regionalismo incompiuto, che facendo perno sull'assenza di responsabilità, ha precluso allo Stato operatività diretta anche in caso di assoluta ed evidente inadempienza delle regioni stesse.

Per arrivare all'assurdo di un vuoto di dibattito nel livello politico nazionale, e molto sostenuto in quello regionale.

Eppure di motivi per discutere di salute e sanità ve ne sono molteplici.

Il alcune, poche, regioni la qualità della risposta sanitaria ci colloca nel quadro delle migliori sanità europee e quindi mondiali, mentre nel resto della Nazione il quadro è in progressivo peggioramento.

Centinaia di studi anche di organismi indipendenti rilevano come nel decennio che ci ha preceduto la “sanità” abbia pagato alla spending review uno dei costi maggiori non solo dal punto di vista finanziario, ma anche e soprattutto politico.

Il ministero della Salute, una casella politica di serie B, la Cenerentola dei ministeri.

Come detto, il Ministero quasi come soggetto passivo, quasi arbitro, tra le Regioni, attrici primarie ed i cittadini, abdicando ad un ruolo guida, promotore e garante della salute per tutti i cittadini come la Costituzione recita e pretende.

Il COVID ha messo a dura prova il sistema, facendo emergere contraddizioni operative, vuoti organizzativi, ma sempre una qualità professionale ed umana eccezionale. Medici, Infermieri, Farmacisti operatori in genere, volontari hanno tributato anche le loro vite alla missione oggetto del loro giuramento, dimostrando capacità, senso del dovere competenza e abnegazione: a loro il nostro deferente grazie.

Adesso però è il tempo d'invertire la rotta.

La Salute e la Sanità debbono tornare al centro, in un quadro profondamente mutato, che anche la Pandemia ha ridisegnato.

La Salute al centro dell'attività del Governo Meloni:

Un ministro tecnico, qualifica che da sola non è sufficiente, ma è ovvio che se a guidare questo dicastero c'è qualcuno che conosca la differenza tra antibiotico e sulfamidico, certamente non guasta, un ministro competente rispetto ai modelli organizzativi, alla rilevazione dei dati, alla capacità d'innovare le procedure e di gestire i processi, alla ricerca.

Un Ministero che porta in dotazione nel prossimo triennio 7 miliardi di capacità di spesa aggiuntivi, cifra che nel decennio non ha precedenti.

Ed allora la mozione illustrata per Fratelli d'Italia dal collega Ciocchetti serve a sostenere ed anche incalzare e stimolare l'iniziativa del governo rispetto ad alcune direttrici che debbono essere prioritarie:

a) Le risorse finanziarie debbono essere adeguate e lo sforzo fatto, finalmente, va esattamente in questa direzione. Sottofinanziare la spesa sanitaria, oltre agli ovvi ed oggettivi ritardi nelle risposte, depaupera un settore strategico anche dal punto di vista economico, allontanando le migliori professionalità, distruggendo un sistema industriale e di ricerca di primo piano.

b) Le modalità di gestione della spesa, anche e soprattutto regionale, e la gestione complessiva del comparto salute deve poggiare su modelli organizzativi efficienti, su competenze certe e dimostrate. Ci sono decine di studi che prima ancora che la carenza di fondi, segnalano devastante per il comparto l'assenza in tante regioni, in tante aree della nazione di manager capaci, che siano in grado di assicurare il progredire delle carriere dei migliori professionisti, di rilevare e leggere prima i bisogni e poi le risposte erogate, di monitorare continuamente la qualità di spesa e prestazioni.

c) La prevenzione: è il primo gesto di azione in sanità. Costa poco, culturalmente ha valore immenso e soprattutto permette di prevenire il decorso di malattie fatali per l'uomo.

d) Innovazione: l'Italia deve tornare ad investire in innovazione, sfruttando appieno tecnologie come la telemedicina, investendo su farmaci innovativi, in ricerca e sviluppo.

e) Un nuovo rapporto territorio ed ospedale. La territorialità deve essere perno di un sistema sanitario moderno che leghi, coordinando le azioni di medici, pediatri di libera scelta ed infermieri, delle farmacie, presidio indispensabile, a volte l'unico nei piccoli centri e nelle aree periferiche.

f) Le professioni ed i professionisti della sanità al centro, rivedendo anche i percorsi formativi, incentivando i ruoli più pesanti, anche prevedendo nuovi meccanismi retributivi.

Sono sostanzialmente questi i motivi per i quali è nata questa mozione, sono quindi questi i motivi per i quali esprimo a nome di Fratelli d'Italia il pieno sostegno ed il voto favorevole.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 3 il deputato Giagoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 6 la deputata Piccolotti ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 13 la deputata Gruppioni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 8 alla n. 14 il deputato D'Alessio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale MOZ. 1-38 N.F. 290 290 0 146 167 123 64 Appr.
2 Nominale MOZ. 1-54 292 289 3 145 113 176 64 Resp.
3 Nominale MOZ. 1-43 293 291 2 146 113 178 64 Resp.
4 Nominale MOZ. 1-57 293 281 12 141 114 167 64 Resp.
5 Nominale MOZ. 1-58 293 180 113 91 18 162 64 Resp.
6 Nominale MOZ. 1-62 P.1 293 292 1 147 84 208 64 Resp.
7 Nominale MOZ. 1-62 P.2 293 292 1 147 124 168 64 Resp.
8 Nominale MOZ. 1-51 P. 1 RIF. 286 286 0 144 286 0 59 Appr.
9 Nominale MOZ. 1-51 P. 2 289 289 0 145 112 177 59 Resp.
10 Nominale MOZ. 1-51 P. 3 288 285 3 143 108 177 59 Resp.
11 Nominale MOZ. 1-61 P. RIF. 288 288 0 145 283 5 59 Appr.
12 Nominale MOZ. 1-61 P. 2 291 278 13 140 72 206 59 Resp.
13 Nominale MOZ. 1-66 U.N.F. P. 1 RIF. 292 182 110 92 180 2 59 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 20)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale MOZ. 1-66 U.N.F. P. 2 292 290 2 146 167 123 59 Appr.
15 Nominale MOZ. 1-67 N.F. P. 1 RIF. 294 292 2 147 292 0 59 Appr.
16 Nominale MOZ. 1-67 N.F. P. 2 293 293 0 147 127 166 59 Resp.
17 Nominale MOZ. 1-67 N.F. P. 3 291 287 4 144 123 164 59 Resp.
18 Nominale MOZ 1-69 P. 1 RIF. 291 290 1 146 290 0 59 Appr.
19 Nominale MOZ. 1-69 P. 2 294 293 1 147 125 168 59 Resp.
20 Nominale MOZ. 1-69 P. 3 293 277 16 139 112 165 59 Resp.