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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 62 di venerdì 3 marzo 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO TRAVERSI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 67, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 2 marzo 2023, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali):

“Conversione in legge del decreto-legge 2 marzo 2023, n. 16, recante disposizioni urgenti di protezione temporanea per le persone provenienti dall'Ucraina” (939) - Parere delle Commissioni III, V, XI, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 2 marzo 2023, la deputata Michela Vittoria Brambilla, già iscritta al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE.

La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data 2 marzo 2023, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte alla tutela della sicurezza sul lavoro a bordo delle navi e in ambito portuale, anche con riferimento ai tempi di adozione dei decreti attuativi previsti dalla normativa in materia - n. 2-00076)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Traversi ed altri n. 2-00076 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Traversi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ROBERTO TRAVERSI (M5S). Grazie Presidente, la illustro. Le cronache delle ultime settimane ci riportano, purtroppo, a parlare del dramma delle morti sui luoghi di lavoro che, come si evince dai dati che ho riportato nella mia interpellanza, continuano in modo drammatico e senza sosta nel nostro Paese. Premetto che sono molto sensibile a questo argomento in quanto, in prima persona, nella mia precedente carriera di architetto, ho seguito i cantieri edili e ho visto le difficoltà operative sui luoghi di lavoro, da una parte, e il progredire di normative che hanno tanto aiutato, dall'altra. Quindi il mio sforzo è doppio, anche in questo senso.

Però, quello che ci spinge oggi a presentare questa interpellanza è proprio il grido di dolore immenso ricevuto dal nostro territorio, che abbiamo fatto nostro e portato subito all'attenzione del Governo. Questo perché, in data 10 febbraio 2023, è avvenuta la proclamazione dello sciopero nazionale di tutte le lavoratrici e i lavoratori dei porti per 24 ore, in quanto nei due giorni precedenti a questa data sono scomparsi, o sarebbe meglio dire deceduti sul luogo di lavoro 4 lavoratori: 2 proprio nelle attività portuali, esattamente nei porti di Civitavecchia e Trieste; altri 2 incidenti sono avvenuti in Liguria, sempre nell'ambito di cui si occupa il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, rispettivamente nel deposito TPL di Savona e poi nel cantiere del Terzo Valico, quindi nel cuore della montagna, per gli scavi che, fra Genova e Alessandria, stanno continuando per questa opera.

Però il conto si aggiorna ogni giorno, di ora in ora addirittura. Infatti, nell'attesa di discutere l'interpellanza si sono annoverati tanti altri casi. Voglio fare menzione, soprattutto per la mia appartenenza territoriale, a quello che il 21 febbraio è avvenuto nello stabilimento Ansaldo, dove un operaio che lavorava al tornio si è gravemente ferito e ancora lotta fra la vita e la morte.

Naturalmente, preghiamo per il suo progressivo miglioramento.

Per quanto riguarda, invece, i lavoratori che hanno perso la vita, non resta che esprimere il nostro cordoglio per questi gravi lutti, ma sicuramente vorremmo fare di più.

Quello che chiedo a lei, Presidente, e, per suo tramite, al Governo è se sia ancora possibile, nel 2023, uscire di casa per andare a lavoro e non tornare più. La risposta è drammaticamente “sì”. Questo lo dicono i numeri in modo molto chiaro, perché le denunce di infortunio sul lavoro, con esito mortale, presentate all'INAIL nel 2022, sono state 1.090. Per rendere questo numero ancora più chiaro e riuscire a rilevarne l'importanza, cito la Liguria che, in questo, sta diventando maglia nera e nella quale, ogni mese, gli infortuni sono mediamente, 2.400, quindi 80 al giorno.

Tornando, invece, alla statistica italiana, stiamo parlando di tre morti al giorno e di 1.500 infortuni. Tutto ciò è davvero inaccettabile.

Perché non stiamo parlando di numeri, ma di persone le cui vite sono spezzate, con la sofferenza dei congiunti e di tutto quello che ruota attorno ai loro affetti, nel focolare domestico, che mai più rivedranno; qualora non bastasse, vorrei anche esprimere altri elementi che dovrebbero farci riflettere seriamente.

Tante volte parliamo di giovani. Abbiamo visto uomini e donne che, neppure ventenni, hanno perso la vita in stage, forse per poca esperienza, per distrazione, per qualunque motivo. L'esempio lampante è quello avvenuto al porto di Civitavecchia, dove l'operaio Alberto Motta, che qui ricordo, ha perso la vita schiacciato da un mezzo per il trasporto container su una delle banchine del porto; era un dipendente precario - anche su questo, sicuramente, dovremmo fare un'analisi -, e proveniva da una famiglia che, da diverse generazioni, si occupava di porti. Aveva solo 29 anni, quindi una vita davanti.

Per quanto attiene, invece, l'aspetto economico che menzionavo, che non è da poco, rammento che lo studio commissionato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul lavoro a due docenti della Statale di Milano, per misurare gli effetti economici, diretti e indiretti, degli incidenti sul lavoro, ha concluso che i morti sul lavoro e gli infortuni costano al nostro Paese il 6 per cento del PIL. Quindi, anche su questo, vanno fatte serie e doverose analisi.

Qualcuno, in modo superficiale, potrebbe sostenere che possiamo dormire sonni tranquilli, perché abbiamo messo in campo tutto ciò che era possibile e in nostro possesso, potendo contare su una legislazione ricca, che si rivolge sia alle imprese, sia lavoratori, con un sistema di controlli territoriali e sul fatto che la nostra normativa prevede prescrizioni per favorire sia la prevenzione, sia la protezione dei lavoratori. In realtà, possiamo e dobbiamo fare di più. Faccio un esempio: mi sono concentrato soprattutto sulle vittime dell'attività portuale, perché questo è un settore che seguo da quando, dal “Conte 2”, avevo da Sottosegretario la delega ai porti, ma, soprattutto, perché qui possiamo e dobbiamo intervenire, perché abbiamo norme fondamentali che risalgono al 1999 e al 2008 (sono, quindi, molto datate). Oltre al fatto di essere chiaramente datate, come illustra il conto degli anni passati e trascorsi, ricordo ai non addetti ai lavori che la legislazione sui lavoratori del porto, del marittimo e delle ferrovie, da allora, ancora aspetta i relativi decreti attuativi e, quindi, di essere interamente attuata. Siamo in un vuoto normativo sul quale possiamo e dobbiamo intervenire.

Stante che, spesso, rispettare le norme sulla sicurezza e sulla salute sul lavoro diviene per le imprese solo un mero atto burocratico per fare le carte, per essere a posto, anche per cambiare questa cultura, abbiamo presentato e fatto approvare in legge di bilancio un emendamento molto importante, che il Governo ha accolto e lo ringrazio per questa sensibilità. Infatti, abbiamo proposto per la portualità misure che vadano nella direzione di un aumento della consapevolezza e della sensibilizzazione su questo tema per tutte le parti coinvolte, che siano lavoratori, imprese e organi di vigilanza. Quindi, è un sistema di incentivi che non va solo nella direzione dell'assolvimento degli obblighi di legge - quindi, fare le famose carte -, ma è volto anche a sostenere imprese e lavoratori e a mettere in atto vere e proprie misure di prevenzione sui luoghi di lavoro.

È un tentativo, forse arduo, per introdurre una cultura nuova anche sulle banchine: la cultura della sicurezza.

Ho interpellato il Governo per chiedere quali iniziative si intendano assumere al fine di sostenere la sicurezza sul lavoro nei settori di cui ho parlato oggi e, più nello specifico, se e quando si intenda dare attuazione all'articolo 3 citato del decreto legislativo n. 81 del 2008, emanando le norme previste in materia di sicurezza dei lavoratori del porto, delle navi e del trasporto ferroviario.

Per quanto riguarda il secondo tema molto importante, chiediamo quando si intenda emanare il decreto attuativo previsto dall'articolo 1, comma 472, del bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023, al fine di incentivare la qualificazione del lavoro portuale. Questo è il lavoro che abbiamo fatto e ringrazio il Governo per la pronta risposta che stiamo ricevendo.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Tullio Ferrante, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo ai quesiti posti dagli onorevoli interpellanti anche sulla base delle informazioni pervenute dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.

Il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro rappresenta una priorità assoluta dell'azione del Governo tutto. Tale problematica richiede una risposta di sistema e, per questo motivo, abbiamo promosso un tavolo tecnico con le parti sociali e i diversi Ministeri interessati, al fine di mettere a punto una strategia condivisa che consenta di introdurre le iniziative più appropriate per aumentare la prevenzione degli infortuni e rendere più sicuri tutti i luoghi di lavoro.

L'impegno è rivolto a promuovere la cultura della salute e della sicurezza sul lavoro, intesa sia come valore etico e sociale, sia nel quadro del contenimento degli infortuni e dei costi sociali che ne derivano, attraverso attività di prevenzione, di informazione, di formazione e di assistenza alle imprese.

In particolare, segnalo alcuni dei provvedimenti e delle iniziative più recenti del MIT per l'ambito portuale.

All'indomani dei recenti fatti di cronaca riguardanti i gravi infortuni avvenuti nei porti di Trieste e Civitavecchia, il 15 febbraio scorso sono stati convocati, alla presenza del Ministro, le Autorità di sistema portuale di riferimento, i vertici di Assoporti e delle associazioni dei terminalisti, per avere un quadro aggiornato della situazione e, quindi, valutare ulteriori azioni per prevenire e contrastare tali fenomeni.

Nel corso della riunione del 15 febbraio, è stata prevista l'inclusione di criteri premiali per le imprese che investono sulla sicurezza e sulla formazione degli operatori, criteri già inseriti nelle linee guida ministeriali sul regolamento delle concessioni portuali che saranno emanate nei prossimi giorni.

A ciò si aggiunge l'istituzione di un tavolo di coordinamento interministeriale sulla sicurezza del lavoro in ambito portuale, con la partecipazione dei Dicasteri del Lavoro e delle Finanze e delle parti sociali. La prima riunione è stata convocata per il prossimo 9 marzo e sarà presieduta dal Vice Ministro, onorevole Rixi.

Nell'ambito di tale tavolo, saranno discusse misure volte al monitoraggio puntuale delle tipologie di incidenti ricorrenti, alla certificazione di sicurezza delle imprese e al prepensionamento per lavori particolarmente usuranti, oltre a innovativi progetti di formazione.

Sarà, inoltre, affrontato il tema del riordino delle disposizioni in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro di specifici settori, come quello marittimo, portuale, delle navi da pesca e ferroviario, per giungere finalmente all'attuazione delle disposizioni previste dal decreto legislativo n. 81 del 2008.

In merito alla formazione continua del personale nel settore portuale, sono attivi una serie di percorsi formativi uniformi realizzati in collaborazione con INAIL.

Con le regioni e con le Autorità di sistema portuale, sono stati realizzati 9 piani mirati di prevenzione e 38 edizioni dedicate alla formazione, che hanno coinvolto oltre 1.300 operatori e 120 aziende portuali, nonché imprese della pesca e di servizio di ormeggio. È in via di attivazione con Assoporti un progetto sperimentale finalizzato ad implementare strumenti e metodologie per la rilevazione degli incidenti.

Per quanto concerne il settore ferroviario, nel 2022 INAIL ha sottoscritto due protocolli di intesa, rispettivamente con la società Ferrovie dello Stato italiane e con l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (ANSFISA), per lo sviluppo di iniziative congiunte di comunicazione e di promozione della cultura della sicurezza dei trasporti e sui luoghi di lavoro e per la realizzazione di progetti di studio, ricerca e sperimentazione di soluzioni tecnologiche innovative per il monitoraggio dei dati di incidentalità e per lo studio delle possibili interrelazioni fra gli aspetti di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e nei sistemi di trasporto. Infine, in ordine al Fondo per l'incentivazione alla qualificazione del lavoro portuale, istituito dalla legge di bilancio 2023, informo che è stato già predisposto il decreto con il quale sono stati stabiliti i termini e le modalità di presentazione delle domande per la concessione del beneficio, nonché le modalità di erogazione dello stesso. Nei prossimi giorni - come previsto dalla norma - saranno convocate le parti sociali maggiormente rappresentative per l'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. Il deputato Traversi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ROBERTO TRAVERSI (M5S). Grazie Presidente. Mi ritengo soddisfatto perché oggi è stata annunciata una cosa molto importante, ossia che è priorità assoluta del Governo occuparsi di questo settore e migliorarne la normativa. Ovviamente, è un intento e seguiremo attentamente tutti i successivi passaggi, in modo tale da arrivare anche ai fatti. Ho ascoltato che è stata indetta una riunione nell'imminenza dello sciopero nazionale. Questo lo avevo già appurato anche da fonti giornalistiche, ma mi è parso strano che in quel momento non siano state convocate anche le parti sociali - sono stati convocati gli armatori e i terminalisti ma mancavano gli operatori delle banchine - perché sono loro che realmente scendono in campo e che tendenzialmente rischiano anche la vita. Comunque, confermo che la risposta è stata pronta e ringrazio anche l'onorevole Rixi che ha preso a cuore questo tema in modo così veloce.

Torno comunque a ripetere - come ho detto nell'illustrazione di questa interpellanza - che questa resta una questione di civiltà sulla quale non possiamo neanche tanto discutere e abbiamo la responsabilità precisa e il dovere di intervenire costantemente al servizio della nostra comunità, anche in questo settore. Però, dobbiamo, a mio avviso, procedere con urgenza per quanto riguarda il decreto attuativo. Nella risposta ho sentito che la questione sarà affrontata; spero che sia affrontata anche in modo abbastanza urgente per dare attuazione al testo unico in materia di sicurezza sul lavoro e arrivare a una normativa specifica per i settori dei porti e dei lavoratori marittimi, che necessitano sicuramente di un'attenzione elevata da parte del Governo, soprattutto nel momento in cui, con il PNRR, si prevede un investimento importantissimo anche su questi temi. Nel nostro Paese i territori delle autorità portuali diventeranno veri cantieri, quindi sarà molto importante coordinarsi in questa attività che non è da poco. Aumentando i lavori e aumentando anche l'attività dei nostri porti - per fortuna dopo il COVID c'è stata una grande ripresa - ci sarà sicuramente da vigilare dal punto di vista sociale e dal punto di vista dei lavoratori con moltissima attenzione. Quindi, colmiamo questo vuoto normativo il prima possibile. Non lo dico solo oggi che sono all'opposizione e senza ruoli di Governo perché, come illustravo prima, anche quando ero Sottosegretario avevamo avviato in modo importante questo tavolo, che poi non siamo riusciti a coordinare e avevamo predisposto quella che poteva diventare una legge delega. L'invito è a proseguire su quel lavoro, al di là di chi si prende i meriti, perché non stiamo parlando di meriti ma stiamo parlando della nostra comunità, l'interesse della quale deve essere al di sopra di tutto. La stessa cosa è stata fatta, successivamente, anche con il Governo Draghi e il Ministero del Lavoro aveva ricevuto questa documentazione. Invito ovviamente i Ministeri coinvolti a fare il possibile per superare questo scoglio, sul quale si è rimasti inspiegabilmente bloccati per un ventennio. Ritengo anche fondamentale che questa proposta possa essere discussa e calendarizzata quanto prima e che si avvii l'iter normativo che porterà misure specifiche per i settori citati, di concerto con le parti sociali. Se non facciamo quello che compete a noi e siamo in difetto, poi diventa ipocrita, dopo ogni evento, mostrarsi addolorati e stupiti e fare comunicati vuoti.

In seconda battuta, insisto sul decreto attuativo. Accolgo con favore che sia già stato messo su carta - attendiamo ovviamente di vederlo e di commentarlo - perché illustra tre vie fondamentali da seguire: la formazione dei lavoratori sui maggiori rischi, come ad esempio quelli connessi alla movimentazione dei mezzi meccanici - il problema occorso a Civitavecchia -; gli incentivi alle imprese che decideranno di fare prevenzione, che devono essere orientati al benessere dei lavoratori portuali; gli incentivi alle imprese che favoriranno i processi di digitalizzazione. Tecnicamente, il testo indicava quindi tre punti fondamentali: la formazione, la prevenzione e la digitalizzazione, sui quali comunque anche il PNRR si è focalizzato perché sono la via maestra da seguire per adottare norme utili al nostro Paese.

Sottolineo che tutti i settori, non solo quelli che ho citato, necessitano di interventi a sostegno delle politiche di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Ho accennato prima all'edilizia, ma tantissimi sono i luoghi di lavoro pericolosi e le fabbriche dove gli operai perdono la vita. Quindi, bisogna pensare non solo ai porti ma a tutti i luoghi di lavoro e attuare il concetto che bisognerebbe fare un po' meno burocrazia e più prevenzione; quello è un po' il gap che dobbiamo superare. C'è assolutamente bisogno di questo salto di qualità affrontando questa materia e bisogna mettere al centro la sensibilità di ognuno di noi nei confronti della nostra sicurezza e della nostra salute, a partire dalla vita quotidiana fino al luogo di lavoro. Ognuno ovviamente deve fare la propria parte, non solo la politica ma anche gli imprenditori e la forza lavoro. È necessario che i datori di lavoro passino dalla cultura dell'obbligo a quella dell'investimento, per far sì che la loro azienda sana funzioni e che i lavoratori possano operare sereni, senza la paura di non poter tornare a casa la sera oppure di tornarci invalidi, come dicevo in base a quei dati drammatici che ho presentato nell'interpellanza. È necessario anche che i datori di lavoro possano esercitare la loro attività nel miglior modo possibile, senza rischiare chiusure e sospensioni. Anche le prefetture dovrebbero fare il loro lavoro - lo fanno, chiaramente, ma dovrebbero fare un lavoro migliore - convocando dei tavoli di confronto con l'INAIL, con l'INPS e con le parti sociali, perché occorre uno sforzo aggiuntivo per tutelare i lavoratori. Incredibilmente, mentre gli infortuni aumentano, chi controlla inizia a mancare sempre di più.

Sempre facendo riferimento alla mia Liguria che, come dicevamo, sta diventando in questo settore maglia nera, proprio in un momento in cui invece, anche con il Governo “Conte 2”, ci sono stati grandissimi investimenti, è passato un po' il concetto che si possa lavorare h24, come è avvenuto dopo la tragedia del ponte Morandi, cosa ovviamente condivisibile perché bisognava correre il più possibile. Però, questa corsa e la corsa che il PNRR imporrà non possono essere fatte sulle spalle dei lavoratori impiegati nei luoghi di lavoro. Per quanto attiene ai controlli, come dicevo, anch'essi sembra che non funzionino. Infatti, il 25 febbraio gli stessi ispettori di La Spezia sono scesi in piazza perché sono carenti di personale, di rimborsi e di mezzi.

Concludo dicendo che bisogna mantenere un'attenzione costante sul fenomeno, sensibilizzare quotidianamente tutte le parti coinvolte, rendere strutturali i controlli di prossimità e aumentare gli investimenti su formazione e prevenzione.

(Iniziative per la tutela e valorizzazione del patrimonio immobiliare della Laguna di Venezia di proprietà pubblica - n. 2-00055)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Zanella n. 2-00055 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Zanella se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, abbiamo aspettato qualche settimana per la discussione di questa interpellanza per motivi di calendario, pur essendo urgente, ma la coincidenza della data del 3 marzo mi fa piacere, perché oggi i nostri ragazzi e le nostre ragazze, in Italia e non solo, scendono ancora una volta in piazza. Il movimento Fridays for Future, infatti, anche qui a Roma sta manifestando; in particolare, nell'incipit del documento, a disposizione su tutti i siti, è scritto che la loro rabbia è forza rinnovabile. Si tratta di uno sciopero che si collega direttamente alle autorevoli raccomandazione dell'IPCC, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, organismo dell'ONU, come è noto, il quale da tempo ha avvisato sul fatto che si sta chiudendo la finestra per far sì che il riscaldamento globale si mantenga al di sotto del grado e mezzo.

Prima di iniziare l'illustrazione della mia interpellanza, collegata a questo orizzonte di salvaguardia del pianeta, vorrei ricordare l'articolo 9 della Costituzione che, oltre alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, nella nuova formulazione relativamente recente, effettuata da una legge costituzionale, tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell'interesse delle future generazioni. L'interesse delle future generazioni ci dovrebbe essere molto presente, perché la terra, le città non ci appartengono. Non appartengono a chi ha il potere, a chi ha l'onore e il dovere di governare la realtà, ma sono un bene comune nel senso più ampio ed esteso della parola.

Quindi, nella mia città, Venezia, questa valenza, questi valori, questi principi, a parole condivisi, assumono una crucialità che, con questa interpellanza, vorrei rappresentare al Parlamento e al Governo del Paese. Infatti, con avviso esplorativo, è stata pubblicata la manifestazione di interesse per l'acquisto in proprietà o anche per la concessione di valorizzazione di lunga durata dell'isola di Poveglia, composta da tre isolotti ravvicinati che si conformano, approssimativamente, in un tronco di piramide di superficie complessiva di circa 72.500 metri quadrati. È un bene che ha un vincolo di demanio storico-artistico.

Altro punto: si ricorda l'isola di Sant'Andrea nella quale vi è l'omonimo forte, realizzato nella prima metà del XVI secolo, incorporando una precedente costruzione fortificata, sopravvissuta nell'antico mastio centrale che caratterizza tutt'ora il forte. Si tratta di un'opera del famoso architetto veronese Sanmicheli, autore di numerose costruzioni civili e militari, rimaste celebri proprio perché hanno caratterizzato la storia della Serenissima. Sorge su uno scanno sabbioso di fronte alla bocca di porto del Lido; si tratta di uno degli ingressi alla città e alla laguna di Venezia, anzi, dell'ingresso principale.

Il valore storico del forte e dell'intero compendio è immenso e salire sul forte è il miglior modo per capire Venezia: il rapporto mare, laguna ed entroterra lo vedi con i tuoi occhi; lo sguardo arriva fino alla città storica e si può allontanare sul mare Adriatico. Il valore storico del forte, lo ripeto, è immenso e lì potrebbe essere collocata la sede del nuovo museo della civiltà dell'acqua che manca alla nostra città e che potrebbe così completare il sistema museale pubblico molto ricco, com'è noto, della nostra città.

Con la delibera del 9 giugno 2021, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile ha finanziato una serie di interventi per il completamento e la messa in sicurezza della laguna: sono opere di compensazione tra le quali figurano la messa in sicurezza idraulica dell'insula di San Marco (l'insula di San Marco è molto bassa e quindi ha bisogno di un intervento specifico per salvaguardarla dalle acque alte), il completamento degli interventi di recupero degli edifici storici dell'isola del Lazzaretto Vecchio in Laguna centrale, il consolidamento di un tratto di muro demaniale dell'isola di San Giorgio Maggiore, che è sita di fronte a San Marco, nonché gli interventi di recupero e valorizzazione dell'isola di cui stiamo parlando, Sant'Andrea, e dell'annesso forte demaniale. Quindi, si tratta di finanziamenti già previsti per questo prezioso e indispensabile recupero.

Questi interventi sono stati finanziati con un ammontare di 40.620.691,40 euro; sono tutte opere necessarie per il completamento e l'integrazione degli interventi richiesti a suo tempo, già nel 2003, dalla Commissione europea in esito alla procedura di infrazione e relativi alla necessità di identificare gli impatti conseguenti alla realizzazione del sistema MoSE. Sono misure, tra l'altro, indispensabili per prevenire e contrastare l'inquinamento e l'ulteriore deterioramento degli habitat. È necessario, quindi, che, all'interno di questa linea di finanziamento, sia garantito il recupero del forte come bene pubblico da mettere a disposizione della città lagunare e del mondo.

Per quanto concerne, poi, altri due compendi, quello di Casa Madonna Nicopeja, sito nella località Alberoni dell'isola del Lido di Venezia, e quello di San Salvador, sito invece nel centro della città, è necessario individuare funzioni civili utili, direi indispensabili alla città, che non consentano un utilizzo di questi luoghi per un'ulteriore offerta - di questa proprio non se ne ha bisogno - di ricettività turistica, tenendo conto anche della raccomandazione n. 4 sullo stato di conservazione del sito UNESCO - perché Venezia e la sua Laguna, come è noto, sono un sito UNESCO -, riportata dalla decisione del World Heritage Committee 44 COM 7B.50.

Da tempo, come donne e uomini impegnati nella salvaguardia della nostra città, stiamo proponendo strumenti di gestione del turismo, progetti per gli spazi pubblici e alloggi pubblici che consentano alla città di vivere e di sopravvivere, direi, a questo turismo di massa ormai insostenibile, per lo sviluppo di strategie e politiche tese alla riduzione del numero dei visitatori, soprattutto di quelli mordi e fuggi. Per questo è indispensabile migliorare la qualità della vita dei residenti, riqualificare le aree urbane, destinare spazi all'uso cittadino, a partire da quello residenziale, con un assetto economico più diversificato e resiliente per il futuro di Venezia, della sua laguna e dei suoi abitanti.

Per quanto concerne l'isola di Poveglia che, in più occasioni, è stata oggetto di attenzione di questo Parlamento anche nella passata legislatura, ci sono cittadini e cittadine che, da anni, con la volontà, con una raccolta di soldi e con il coinvolgimento di forze a livello internazionale, hanno attivato un percorso virtuoso proprio per arrivare a una rigenerazione sociale e urbana dell'isola. L'isola, preziosissima non soltanto dal punto di vista storico, ma anche per la sua collocazione, è già molto utilizzata, soprattutto dalle veneziane e dai veneziani che la visitano e la vivono; anche questa è molto vicina alla frazione di Malamocco, sempre nell'isola del Lido.

L'associazione “Poveglia per tutti”, che riunisce le donne e gli uomini che, da anni, si occupano di salvaguardare questo bene lagunare, ha ribadito la sua opposizione - voglio farmi portavoce, con forza, di questa posizione - all'ipotesi di alienazione della proprietà e all'intendimento di partecipare all'avviso esplorativo di cui abbiamo parlato, presentando un'istanza - di questa ne parlerò anche dopo, eventualmente, nella replica - finalizzata a ottenere dall'Agenzia del demanio la concessione dell'isola facente parte dell'arcipelago di Poveglia.

Ricordo che, nella precedente legislatura, era stata presentata una proposta per realizzarvi un centro internazionale di studio e ricerca sui cambiamenti climatici (sappiamo anche che adesso esiste la fondazione “Venezia capitale mondiale della sostenibilità”).

Vi ricordo che Venezia è un esempio paradigmatico di quanto un bene prezioso e fragile sia a rischio a causa dei cambiamenti climatici e dei contributi umani. Si continua a non capire che uno sviluppo insostenibile non solo è insostenibile, appunto, ma anche insopportabile e mortifero per la città e per i suoi abitanti che, lo ricordo, Sottosegretario e Presidente, sono sempre in numero più basso. Infatti, molti se ne vanno, la popolazione invecchia e i giovani sono costretti a emigrare non più solo sulla terraferma, come succedeva negli anni passati, ma addirittura all'estero, anche per un'offerta di lavoro all'interno della monocultura turistica che, ovviamente, non dà spazio a tutti. Parlo a un Sottosegretario che, se non sbaglio, conosce molto bene la città di Napoli e che vive, in parte, le stesse contraddizioni.

La mia interpellanza è fatta davvero con il cuore. Oggi, mi permetto anche di ricordare che siamo a marzo, il mese dedicato alle donne e le donne veneziane - ovviamente, assieme agli uomini e a tutte le generazioni di abitanti di Venezia e della terraferma - sono impegnate a difendere la propria città, a renderla più resiliente…

PRESIDENTE. Concluda.

LUANA ZANELLA (AVS). … e capace di attraversare - concludo, Presidente - questa fase necessaria di trasformazione in senso ecosostenibile che abbiamo come impegno nazionale e internazionale.

PRESIDENTE. Saluto studenti e insegnanti dell'ITIS Armellini di Roma, che sono qui in tribuna ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Vi informo che siamo nella fase della discussione delle interpellanze e sono presenti in Aula, oltre ai rappresentanti del Governo, i deputati interessati a discutere le proprie interpellanze.

Il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Tullio Ferrante, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'onorevole interpellante fa riferimento alla pubblicazione di alcuni avvisi concernenti l'acquisizione di manifestazioni di interesse per l'acquisto o la concessione di valorizzazione di taluni siti e compendi immobiliari ubicati nella laguna di Venezia.

Al riguardo, sentiti i competenti uffici dell'Agenzia del demanio, si rappresenta quanto segue. Preliminarmente, giova evidenziare che l'Agenzia del demanio, al fine di poter assolvere più efficacemente ai propri compiti di proficua gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare dello Stato, provvede periodicamente a sondare sul mercato l'esistenza di soggetti potenzialmente interessati ai beni in questione e, in caso positivo, ad acquisire ulteriori elementi conoscitivi su possibili destinazioni future e sulla fattibilità di eventuali progetti di recupero, riuso e valorizzazione.

Gli avvisi cui fa riferimento l'interpellante, secondo quanto precisato dall'Agenzia del demanio, sono inerenti all'isola di Sant'Andrea, all'isola di Poveglia, all'ex convento di San Salvador e alla Casa Madonna Nicopeja. Questi non costituiscono bandi di vendita o concessione, né sono inseriti in alcuna procedura ad evidenza pubblica.

Come anche riportato nei già menzionati avvisi, gli stessi rivestono una finalità meramente esplorativa e l'acquisizione di eventuali candidature non comporta, in alcun modo, l'assunzione di obblighi da parte dell'Agenzia, né vincola la stessa in merito alla pubblicazione di bandi o avvio di procedure ad evidenza pubblica.

Più nel dettaglio, l'avviso relativo all'isola di Sant'Andrea è un semplice avviso esplorativo, finalizzato a verificare l'esistenza di soggetti potenzialmente interessati o all'acquisto in proprietà o all'affidamento in concessione di valorizzazione di lunga durata dell'ex Forte Sant'Andrea, appartenente al demanio pubblico storico-artistico e soggetto a tutela ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004, che non è gravato da vincolo di inalienabilità assoluta da parte del Ministero della Cultura e che necessita di essere recuperato e valorizzato.

L'iniziativa, quindi, ha lo scopo di acquisire elementi e informazioni utili a orientare le successive attività amministrative dell'Agenzia, che potranno sfociare nella successiva pubblicazione di un bando di procedura ad evidenza pubblica finalizzato o alla messa in vendita del compendio, ai sensi della legge n. 311 del 2004, o, in alternativa, all'affidamento in concessione di valorizzazione di lunga durata (50 anni).

Inoltre, l'acquisizione dal mercato di quegli ulteriori elementi e informazioni potrà, altresì, agevolare l'attività - necessaria prima dell'eventuale pubblicazione del bando - di concertazione con il comune di Venezia per gli aspetti urbanistici e con il MIC-Soprintendenza per gli aspetti relativi alle misure di tutela e conservazione da rispettare.

Analogo discorso riguarda l'isola di Poveglia, rispetto alla quale l'associazione “Poveglia per tutti” ha manifestato interesse esclusivamente per l'area destinata al verde e non per l'intera isola e per la parte edificata, che, invece, richiede l'intervento di recupero e ristrutturazione più consistente, anche per gli elevati costi di investimento da sostenere.

Per quanto concerne l'ex convento di San Salvador, la competente direzione regionale dell'Agenzia del demanio ha ripreso in consegna una porzione del complesso, pari a circa 2/3 dell'intero compendio, che deve essere venduta o affidata in concessione di valorizzazione. Il bene era già stato messo in vendita nel 2019, ma il bando d'asta andò deserto.

Con riferimento, infine, al bene denominato Casa Madonna Nicopeja, l'Agenzia rappresenta che anche, in questo caso, è stato pubblicato un avviso esplorativo finalizzato a verificare l'esistenza di soggetti potenzialmente interessati al solo acquisto in proprietà dello stesso.

L'acquisizione di tali informazioni, infatti, consentirà alla Direzione regionale di valutare se vi siano i presupposti e la convenienza economica per avviare l'iter di sdemanializzazione, trattandosi di un bene che, ad oggi, appartiene al demanio marittimo.

PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

LUANA ZANELLA (AVS). Presidente, quella data è una risposta abbastanza scontata, che non mi soddisfa, anzi mi preoccupa tantissimo.

Qui si pensa che questi beni siano disponibili; invece sono beni di per sé indisponibili, quantomeno le isole. Quando parliamo di vendere un'isola della laguna, dovremmo tutti avere uno scatto di consapevolezza e renderci conto - come recita l'articolo 9 della Costituzione - che dobbiamo pensare alle generazioni future, dobbiamo pensare a una tutela non formale, ma sostanziale, concreta dell'ambiente e del patrimonio artistico e storico, soprattutto in aree soggette a vincoli posti sia a livello europeo sia dall'UNESCO.

Per quanto riguarda l'isola di Poveglia sottolineo che recentemente, essendo anch'io una socia dell'associazione, ho ricevuto la lettera con la quale l'associazione comunica che è stata recapitata, il 1° febbraio, al demanio, come riferito anche dal sottosegretario, l'offerta per la gestione dell'isola. Il progetto proposto è relativo non soltanto alla parte “verde”, ma riguarda l'intero arcipelago di Poveglia. Si tratta di un progetto articolato, che prevede per l'Isola “verde” la realizzazione del parco urbano lagunare; per quanto, invece, riguarda l'isola edificata e l'Ottagono è stato notificato al demanio l'impegno ad attivare e portare a conclusione un processo di coinvolgimento di altre forze, di altre realtà, in modo che si passi alla realizzazione del recupero e alla relativa gestione. Noi parliamo di una quarantina di associazioni del territorio e di private cittadine e privati cittadini con alto senso civico che dovrebbero essere aiutati a realizzare il loro progetto, non messi in concorrenza con le multinazionali del turismo. Per fortuna che nel 2019 l'asta è andata deserta.

Chiedo al Governo, considerato che siamo ancora in una fase possibile di ragionamento e di recupero del buon senso e del buon governo, che si ripensi circa l'utilizzo di questi beni in termini solo ragionieristici, non dico neanche economici. Dico ciò perché molte delle realtà a cui sono state alienate e date in concessione le isole e anche gli edifici storici della nostra città, poi magari sono anche fallite, causando così disoccupazione, abbandono e incuria; realtà, soprattutto, che non hanno restituito con generosità alla città quello che la città ha dato loro. Noi ribadiamo che queste 4 proprietà pubbliche, di tutte e di tutti, vanno mantenute in capo allo Stato, possono semmai essere date in concessione al comune, alle associazioni di cittadini e cittadine, ma non certo alienate per fare cassa, spesso una cassa miseranda.

Non vorrei che facessimo, in piccolo, quello che abbiamo fatto con le concessioni balneari. Al Governo chiedo, pertanto, serietà e lungimiranza: il patrimonio, unico e inestimabile, di storia, di arte e cultura di Venezia deve essere restituito alla città, per rivitalizzare l'offerta culturale e sociale della città stessa, e non destinato alla mercificazione e alla svendita alle multinazionali del turismo. Venezia non lo merita, non merita di essere soffocata dal turismo di massa, non merita di svenarsi della propria cittadinanza, della propria popolazione che costituisce il tessuto che tiene viva la città. Bisogna intervenire assolutamente per cambiare la forma mentis, che ancora debbo constatare non si è adeguata a quanto previsto dall'articolo 9 della Costituzione, novellato recentemente.

(Iniziative volte alla salvaguardia ambientale del territorio della provincia di Crotone, con particolare riferimento alla nomina del nuovo commissario straordinario del SIN di Crotone-Cassano-Cerchiara - n. 2-00075)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Baldino ed altri n. 2-00075 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Baldino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Esponenti del Governo, colleghi e colleghe, oggi parliamo del sito industriale più inquinato d'Europa, a ospitarlo è Crotone, in particolare la zona costiera alle porte della città. Parliamo dell'area ex Pertusola, da Pertusola Spa, società che operava nel settore della metallurgia e che negli anni Venti ha trasferito la sua sede operativa a Crotone, dando vita a un grande fabbrica per la produzione di zinco che, insieme a Portovesme, in Sardegna, costituiva uno dei due poli italiani della produzione di zinco. Era la più grande fabbrica della Calabria. La Pertusola Sud e Montedison hanno reso negli anni la zona del crotonese uno dei più grandi poli industriali del Sud. Ha svolto la propria attività per circa sessant'anni, dal 1932 al 1999, quando la fabbrica venne definitivamente chiusa; nel 1997, prima della sua liquidazione, la Pertusola era stata ceduta ad ENI-risorse.

Nel periodo di attività, ma soprattutto nel periodo di chiusura, di dismissione della fabbrica, sono state generate e smaltite, spesso abusivamente, enormi quantità di rifiuti tossici. Il sito è stato interessato da almeno due inchieste: la prima, nota come “Black Mountains”, aperta nel 2008, aveva a oggetto l'utilizzo di centinaia di tonnellate di scorie tossiche per costruire opere pubbliche e private tra cui scuole, case popolari, banchine del porto e strade. Il processo, che portò anche al sequestro delle aree attenzionate, culminò con l'assoluzione con formula piena degli indagati dalle accuse più gravi oppure all'estinzione del processo per avvenuta prescrizione.

La seconda inchiesta, iniziata nel 2011, invece porterà al sequestro di un'area di circa 15.000 metri quadrati, coinvolgendo dirigenti ENI a causa dello smaltimento illecito delle cosiddette “pietre del diavolo”, che sono contaminate da minerali riconducibili al ciclo produttivo della Montedison e finiti abusivamente in una vasta area adibita a discarica nella zona di Farina-Trappeto. Presidente, parliamo di amianto, di scorie radioattive tossiche. Nel 2001, la zona di cui si parla viene identificata, con il decreto del Ministero dell'Ambiente del 18 settembre 2001, n. 468, come SIN, sito di interesse nazionale, da sottoporre ad attività di bonifica, in quanto divenuta luogo di smaltimento abusivo e per la presenza di scariche abusive; la bonifica viene affidata alla Syndial, una società del gruppo ENI, specializzata nel campo del risanamento ambientale.

Quello che resta oggi, però, è un sito, oggi di proprietà di ENI-Rewind Spa, in condizione di totale abbandono, in cui rimangono ammassate enormi quantità di rifiuti che, oltre a rappresentare un grave pericolo per l'ambiente e per la salute dei cittadini dell'intera area urbana, impediscono anche qualunque sviluppo turistico ed economico del territorio. Stiamo parlando di una zona costiera. Al fine di accelerare, coordinare e promuovere la realizzazione degli interventi di bonifica e di riparazione del danno ambientale, era stato nominato un commissario straordinario, il cui mandato, però, è scaduto da tempo e, attualmente, non è stato ancora ufficialmente riaffidato. Infatti, nonostante nel mese di settembre, a ridosso delle imminenti elezioni politiche, fosse stata indicata, come nuovo commissario, la signora prefetto di Crotone - pur con le problematiche che ne deriverebbero a causa della cronica carenza di personale che affligge da sempre l'ufficio territoriale del Governo di Crotone - a tutt'oggi la nomina non è stata perfezionata.

Però, Sottosegretario, per comprendere meglio lo stato dell'arte e come si arrivi all'interpellanza odierna, bisogna specificare alcune circostanze. Il 24 ottobre 2019 si è tenuta al Ministero dell'Ambiente una Conferenza di servizi, alla quale avevano partecipato, tra gli altri, i rappresentanti di Syndial Spa, la regione Calabria e il comune di Crotone, per esaminare gli interventi di bonifica. Nel corso della Conferenza era stato esaminato il progetto relativo al sito di bonifica, il cosiddetto POB2, il progetto di bonifica fase 2, che era stato trasmesso in precedenza da Syndial Spa. Leggendo il verbale della Conferenza di servizi del 2019, emerge che, all'interno del provvedimento autorizzativo della regione (PAUR) relativo proprio al progetto di bonifica, era stata inserita una serie di prescrizioni, in particolare prevedendosi che, in ogni caso, il destino dei rifiuti dovesse essere al di fuori del territorio regionale e che la richiesta di portare i rifiuti all'esterno del territorio regionale nasceva, sin dalle fasi iniziali della valutazione di questo progetto, dalla necessità, condivisa da tutte le amministrazioni locali, di non aggravare una situazione già pesantemente compromessa mediante la realizzazione di nuove discariche. In quella sede, il sindaco di Crotone espresse parere favorevole, in particolare sulla questione del trasbordo dei rifiuti al di fuori del comune e della provincia di Crotone, e la Conferenza di servizi approvò all'unanimità.

Tuttavia, dopo qualche tempo, ENI-Rewind, non volendo più onorare questo impegno, ha chiesto alla regione Calabria la riapertura del piano autorizzativo del progetto di bonifica, proponendo ricorso straordinario al Presidente della Repubblica ed esprimendo la volontà di tombare 400.000 tonnellate di rifiuti nello stesso sito industriale, attivandosi per ottenere il cambio di destinazione d'uso dell'area.

Ed ecco che, dopo appena tre anni, presso il Ministero si è tenuta una nuova Conferenza di servizi, il 9 febbraio scorso, per la variante di questo progetto di bonifica, proprio per la realizzazione di una discarica di scopo per rifiuti con amianto derivante dalle operazioni di bonifica della discarica all'interno di quel sito di Crotone. Nel corso della Conferenza di servizi, nella quale mancava il commissario straordinario perché non è stato ancora nominato, la proposta di ENI-Rewind è stata giudicata improcedibile, avendo incassato il parere negativo di tutti gli enti seduti al tavolo, in particolare sia del consiglio comunale di Crotone sia del consiglio provinciale. I motivi sono facilmente intuibili: una siffatta soluzione, anziché risolvere il problema dell'inquinamento a Crotone, che già ha dato troppo dal punto di vista ambientale, rischierebbe di aggravare ulteriormente i pericoli per la popolazione, senza alcun vantaggio per il territorio, la cui provincia è già all'ultimo posto delle classifiche nazionali per qualità della vita e per PIL pro capite e con un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 50 per cento. Infatti, preme ricordare che la città di Crotone ospita nel suo territorio l'unica discarica privata della Calabria, la Columbra, che accoglie rifiuti speciali pericolosi e non; discarica che, sebbene già satura, ha ricevuto ulteriori 120.000 tonnellate di scarti di lavorazione dei rifiuti solidi urbani provenienti da tutta la regione, autorizzati dalla regione Calabria, ai quali si aggiungono i rifiuti speciali e pericolosi che pervengono in modo continuativo da tutto il Paese e che sono destinati ad un'altra discarica, adiacente a quella precedente. Quindi, la preoccupazione si sposta proprio su questa discarica, dal momento che, nel corso della Conferenza di servizi, ENI-Rewind ha ribadito che le alternative alla tombatura sono poche e che non vi sarebbero in Italia altri siti disposti ad accogliere le scorie, nonostante l'impegno precedentemente assunto, quando, invece, proprio a Crotone esiste la suddetta discarica privata che potrebbe ospitarli. Una siffatta soluzione, Sottosegretario, violerebbe ancora una volta gli impegni, sottoscritti con il piano di bonifica, a trasferire i rifiuti fuori regione.

Il ritardo accumulato è ormai inescusabile ed è necessario procedere immediatamente alla nomina del nuovo commissario straordinario, perché vigili sull'avvio delle operazioni di bonifica, con il trasferimento - quindi, con il rispetto del progetto di bonifica - dei rifiuti fuori regione. È assolutamente impensabile, per tutte le ragioni che sono state esposte, che questi rifiuti speciali e pericolosi, anche radioattivi, vengano definitivamente tombati nel sito industriale che, al contrario, deve essere bonificato e restituito alla città di Crotone, trattandosi di un'area di circa 130 ettari fronte mare e contigua al centro abitato, oppure che gli stessi vengano trasferiti a distanza di pochi chilometri nella discarica privata. È impensabile.

Pertanto, è necessario un intervento urgente del Governo affinché provveda all'immediata nomina del commissario straordinario, da individuare in una figura di alto profilo, competente sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista organizzativo, anche al fine di impedire l'infiltrazione della criminalità organizzata, sicuramente interessata alla gestione delle ingenti somme che verranno spese nelle operazioni di bonifica.

Ma non chiediamo soltanto questo, chiediamo anche quali iniziative intenda adottare per salvaguardare il territorio della provincia di Crotone, che ha già pagato un prezzo altissimo dal punto di vista ambientale, rispetto ad ulteriori iniziative che contrastano con la vocazione turistica e il pregio paesaggistico del territorio e che rischiano di aggravare una situazione ambientale già ampiamente compromessa.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato Emanuele Prisco ha facoltà di rispondere.

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Con riferimento alla questione posta dagli onorevoli interpellanti, secondo quanto riferisce il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, si rappresenta quanto segue.

In merito alla nomina del commissario straordinario, si ricorda, in primo luogo, che la regione Calabria e l'allora Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, unitamente alle amministrazioni interessate, hanno agito innanzi al tribunale di Milano nei confronti di Syndial Spa, oggi ENI-Rewind Spa, per il risarcimento del danno ambientale relativo al sito di Pertusola Sud, a Crotone.

Con la ricordata sentenza n. 2536 passata in giudicato, pubblicata il 28 febbraio 2012, il tribunale di Milano ha rigettato le richieste risarcitorie della regione Calabria e ha accolto quelle della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero e del commissario, condannando la Syndial Spa al pagamento, in favore di questi soggetti, in solido e complessivamente, di 56 milioni di euro, di cui 46 a titolo di risarcimento del danno all'ambiente relativo alla cosiddetta area archeologica, non compresa negli interventi di ripristino ambientale previsti nel Piano operativo di bonifica (POB), e 10 milioni a titolo di risarcimento del cosiddetto danno ambientale residuo legato al passato.

Con l'articolo 4-ter del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, è stata disposta la destinazione delle somme liquidate con la citata sentenza per l'attuazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale nel sito di bonifica di interesse nazionale (SIN) di Crotone, Cassano e Cerchiara, prevedendo la nomina di un commissario straordinario.

Successivamente, con il DPCM del 28 giugno 2016, è stato nominato il commissario ed è stata disposta l'istituzione di una contabilità speciale intestata al medesimo, nella quale far confluire le somme liquidate per il risarcimento del danno ambientale e riassegnate al Ministero dell'Ambiente con DM n. 43801 del 2015, per un importo di oltre 70 milioni di euro.

Come ricordato dall'onorevole interpellante, il mandato del commissario Belli è scaduto il 28 giugno 2018. Pertanto, atteso quanto già esposto, con riguardo alla nomina del nuovo commissario, il Ministero suddetto ha proposto lo schema di DPCM di nomina dello stesso, revisionato secondo le indicazioni formulate dalla Ragioneria generale dello Stato e, contestualmente, una breve relazione nella quale è stata data evidenza delle risorse disponibili sulla contabilità speciale.

Lo schema del decreto in parola è stato condiviso, con nota del 25 gennaio scorso, con la Presidenza del Consiglio e con il Ministero dell'Economia e delle finanze con la proposta di nomina del prefetto di Crotone. Ad oggi sono in corso ulteriori interlocuzioni tra le amministrazioni interessate.

In merito all'iter istruttorio relativo al POB Fase 2, concernente gli interventi di bonifica dei terreni delle aree di pertinenza di ENI-Rewind, si specifica che, con decreto ministeriale n. 7 del marzo del 2020, è stato approvato il documento relativo alle discariche fronte mare in cui il progetto veniva approvato, a condizione che fossero rispettate le prescrizioni contenute nel provvedimento PAUR della regione Calabria, tra cui l'individuazione del sito di smaltimento finale, fuori dalla regione stessa.

Inoltre, relativamente all'estensione della tecnologia del soil mixing ad altre aree ricadenti nell'ex stabilimento Pertusola, si sono tenute quattro riunioni della conferenza di servizi istruttorie. All'esito dell'ultima di esse, tenutasi il 3 novembre 2022, gli enti partecipanti, in ottemperanza a quanto previsto dal POB Fase 2, tenuto conto degli esiti di queste, hanno chiesto a ENI Rewind di formalizzare apposita variante al progetto di bonifica approvato.

Per quanto riguarda l'iter istruttorio relativo agli interventi di bonifica, si segnala che il Ministero ha indetto una conferenza di servizi istruttoria, svoltasi, appunto, lo scorso 9 febbraio, in merito alla realizzazione di una discarica di scopo per rifiuti TENORM con amianto. Si precisa che la fase istruttoria è propedeutica all'indizione della conferenza di servizi decisoria, mediante la quale l'amministrazione competente acquisisce le determinazioni delle amministrazioni coinvolte nel procedimento, al fine di adottare la determinazione motivata di conclusione della conferenza, che sostituisce ad ogni effetto tutti gli atti di assenso, comunque denominati, di competenza delle amministrazioni e degli enti interessati.

La conferenza di servizi istruttoria, acquisite le posizioni contrarie degli enti territoriali interessati, ha ritenuto che il procedimento avviato a seguito di istanza pervenuta dalla società ENI Rewind Spa non possa utilmente proseguire, in ragione della dichiarata immodificabilità del destino dei rifiuti che, anche per i rifiuti diversi da TENORM contenenti amianto, devono trovarsi fuori regione.

La conferenza, inoltre, ai fini della formalizzazione della decisione da parte del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, ha chiesto alla regione Calabria di trasmettere la decisione in ordine all'istanza di riapertura della PAUR della società ENI Rewind dell'ottobre 2022. Al riguardo, la regione Calabria ha comunicato l'archiviazione dell'istanza in questione con nota dello scorso 24 febbraio 2023.

Infine, tenuto conto dei contributi tecnici espressi dalla predetta conferenza e in ordine ai rifiuti TENORM, è stato chiesto alla società ENI-Rewind di approfondire eventuali soluzioni alternative, previo confronto tecnico con gli enti competenti in materia di radioprotezione. La società è stata, altresì, sollecitata a presentare il progetto di variante del POB Fase 2, approvato con decreto direttoriale n. 7 del 2020, alla luce di quanto deciso dalla conferenza di servizi del 3 novembre scorso, inerente all'estensione della tecnologia del soil mixing, nonché di avviare le attività di bonifica allo stato eseguibili nel rispetto del progetto di bonifica approvato.

PRESIDENTE. La deputata Baldino ha facoltà di replicare.

VITTORIA BALDINO (M5S). Signor Presidente, nelle aree SIN, in cui ricade anche Crotone, si registra un aumento di mortalità costante dovuto, per oltre il 50 per cento, a tumori maligni. Basterebbe questo dato, contenuto nell'ultimo rapporto SENTIERI ed elaborato dai ricercatori dell'Istituto superiore di sanità, per dichiararsi non soddisfatti della risposta data dal Governo. Sottosegretario, per prima cosa, nella conferenza di servizi decisoria deve essere presente il commissario straordinario incaricato della bonifica del sito. Questo mi auguro che accada. Crotone e i crotonesi, che in questi giorni sono chiamati a gesti di solidarietà straordinaria verso popoli che soffrono, non possono più attendere; non devono più attendere, perché la tutela della loro salute e la salvaguardia del loro territorio gridano giustizia: una giustizia che va oltre la condanna definitiva per danno ambientale, pronunciata dal tribunale di Milano contro ENI, per cui la multinazionale è stata chiamata, come diceva, Sottosegretario, al pagamento di una somma già versata nelle casse del MASE, pari a 70 milioni di euro.

Sulla nomina del commissario straordinario per la bonifica serve un'attenzione determinante e risolutiva da parte del Governo, che trovi conferma in azioni concrete a tutelare gli ecosistemi e il paesaggio di Crotone e del crotonese, che hanno dato e stanno dando tanto al Paese; basti ricordare la presenza delle piattaforme off shore ENI antistanti la costa crotonese da cui vengono estratti milioni di metri cubi di gas l'anno che deturpano il paesaggio.

Presidente, la vicenda relativa al SIN di Crotone è oltremodo delicata ed è stata sottoposta diverse volte al Ministero, senza, però, alcun esito, per cui quest'anno celebriamo, di fatto, il ventesimo compleanno del mancato inizio della bonifica e il quinto compleanno, come ha detto anche lei, Sottosegretario, senza commissario.

Esattamente un anno fa, secondo quanto riportato dall'ex Sottosegretario per l'Istruzione Rossano Sasso - perché una risposta del Ministro e del Sottosegretario per l'Ambiente sarebbe troppa grazia, senza nulla togliere a lei, Sottosegretario Prisco - l'11 febbraio 2022, in risposta ad un'interpellanza della collega, onorevole Elisabetta Barbuto, la ragione principale che impediva la nomina di un commissario in sostituzione della dottoressa Belli risiedeva negli stringenti requisiti richiesti alla figura del commissario dettati dalla normativa di riferimento, che condizionava l'individuazione di un soggetto ritenuto idoneo alla carica. Quindi, secondo il Governo, la normativa di riferimento non consentiva di individuare un soggetto chiamato a fronteggiare complessi adempimenti. La nomina sarebbe dovuta provenire dalla pubblica amministrazione, munita di consolidate competenze in campo ambientale. Pertanto, lo scorso anno, si è resa necessaria una modifica normativa, anche per rafforzare i poteri commissariali in misura di prevenzione e per il ripristino ambientale.

Completato questo quadro giuridico di riferimento - così ci diceva lo scorso anno l'ex Sottosegretario Sasso -, si sarebbe potuto procedere con la massima celerità alla nomina del commissario per dare corso, appunto, agli interventi di bonifica del SIN.

È trascorso un anno e ancora non abbiamo il perfezionamento della nomina del commissario. Segnalo, visto che è stato individuato il prefetto di Crotone come commissario straordinario, che il Consiglio dei ministri, proprio nei giorni scorsi, ha disposto il trasferimento del prefetto di Crotone, la dottoressa Ippolito, all'ufficio territoriale del Governo di Enna e non ha ancora nominato il suo successore.

Vorrei porre l'attenzione del Governo anche su un'altra questione - approfitto anche della presenza del Sottosegretario Prisco -, perché quella di Crotone è una prefettura che già sconta un'atavica carenza di personale che deve essere potenziato con figure professionali adeguate ad una vicenda tanto complessa, come quella della bonifica del SIN di Crotone, e sulla quale grava anche il CARA, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo. È vero che Crotone è una provincia piccola, ma la prefettura di Crotone ha responsabilità molto grandi, a cui si aggiungono anche, così come per gli altri uffici territoriali del Governo, gli accertamenti antimafia per i progetti del PNRR.

Quindi, per ritornare al SIN di Crotone, esso richiede una vera e propria task force dedicata e che venga urgentemente nominato il commissario, da individuare, lo ripetiamo, tra figure di altissimo profilo, con competenza e autorevolezza, che possa essere in grado di dirigere e coordinare le attività necessarie alla bonifica, oltre che vigilare sul trasferimento delle scorie tossiche fuori regione, così come ENI si era impegnata a fare con la sottoscrizione del POB.

Perché, Presidente, la multinazionale che fattura miliardi di euro l'anno, sta di fatto portando avanti un copione recitato da attori più o meno consapevoli, per condurre a una soluzione che è già scritta da tempo, evidentemente e che penalizzerà, ancora una volta, il territorio crotonese e i suoi cittadini, con la solita eccezione dei soliti noti.

Quindi, la domanda è - gliela faccio proprio cruda -: questo sacco putrido della spazzatura radioattiva si vuole solo spostare da un angolo all'altro della stanza? E qual è il guadagno per la città? Glielo dico io, non c'è. Quello che si prospetta è solo il potenziamento di una bomba ecologica, che già esiste da anni e che si vuole chiudere in una bolla di gigantesca disinformazione. Ecco, dunque, perché l'irragionevole ritardo della nomina del commissario rischia di creare ulteriori e gravissimi danni alla popolazione crotonese, che ha visto crescere negli anni a dismisura il numero di casi di neoplasie tumorali, in un territorio dove la sanità si presenta, da oltre dieci anni, ben al di sotto dei sufficienti livelli essenziali di assistenza. La popolazione crotonese - e non solo - è costretta all'emigrazione, per sottoporsi alle cure in altre regioni.

Quindi, Presidente e Sottosegretario, il crotonese merita rispetto, merita di essere risarcito, ma nei fatti. Noi saremo al fianco di tutta la cittadinanza di Crotone in questa battaglia e seguiremo con attenzione questa vicenda.

(Iniziative volte all'esclusione dei farmaci plasmaderivati dal meccanismo del rimborso diretto (cosiddetto payback) ed elementi circa l'utilizzo dei fondi per le campagne di promozione della donazione di sangue - n. 2-00079)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Nevi ed altri n. 2-00079 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Nevi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

RAFFAELE NEVI (FI-PPE). Grazie, signor Presidente, la illustro. Signor Sottosegretario e colleghi, noi oggi vogliamo accendere un po' i riflettori, con questa interpellanza, su una questione molto, molto importante, direi strategica per il nostro Paese, che è quella della donazione del sangue. Io sono tra l'altro - lo annuncio anche pubblicamente nell'Aula della Camera dei deputati - l'animatore di un intergruppo parlamentare, che si chiama “L'Italia che dona”, proprio per cercare di costruire un luogo anche di confronto interparlamentare tra Camera e Senato sul tema dell'importanza della donazione del sangue. Approfitto di questa occasione per rivolgere a tutti i colleghi e a tutti i cittadini un appello accorato affinché si rechino a donare il sangue e si facciano portatori di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini.

Perché questa esigenza? Perché abbiamo un problema, anche questo causato dal COVID, che è la cronica diminuzione dei donatori di sangue. Questo porta a diversi problemi, innanzitutto per il nostro sistema sanitario nazionale. È evidente che i dati sono un po' a macchia di leopardo, nelle diverse aree geografiche del nostro Paese, ma quelli che ci arrivano dall'Osservatorio del settore ci parlano di una diminuzione. Il 2022 è stato un anno molto negativo per la raccolta di sangue in Italia, perché ne sono stati raccolti circa 20.000 chili in meno rispetto all'anno 2021, quando se ne erano raccolti 862.000, raggiungendo livelli inferiori anche a quelli del 2020, che è stato l'anno della pandemia. In sostanza, con la pandemia, gli italiani donatori hanno smesso di recarsi così frequentemente negli ospedali, anche a causa delle note situazioni in cui versavano gli ospedali pubblici, sotto stress a causa della pandemia, e questo ha diminuito drasticamente le donazioni.

Interpelliamo, quindi, il Governo per sapere se e quali iniziative stia adottando al fine di attuare una norma dello Stato, in particolare l'articolo 19, comma 10, della legge n. 118 del 2022, che autorizzava la spesa di un milione di euro, a decorrere proprio dall'anno 2022, per la realizzazione di iniziative di sensibilizzazione, campagne e progetti di comunicazione e informazione istituzionale, finalizzate proprio a promuovere la donazione volontaria e gratuita - così è nel nostro Paese, a differenza di altri Paesi - di emocomponenti, con particolare attenzione alla sensibilizzazione dei giovani sul tema della donazione. Con riguardo a questo profilo, purtroppo, la norma - come spesso accade nel nostro Paese - è rimasta inattuata e quindi noi chiediamo innanzitutto al Governo se e quali iniziative si stiano adottando per attuare questa norma, che prevede appunto una dotazione finanziaria importante, che potrebbe essere molto, molto utile per contribuire a sensibilizzare l'opinione pubblica a recarsi a donare il sangue.

Ma c'è un'altra vicenda: l'Italia è deficitaria di sangue e, quindi, anche di plasma, che è una componente fondamentale del sangue stesso. Con il plasma si fanno i plasmaderivati, che sono farmaci molto, molto importanti - addirittura, in alcuni casi, farmaci salvavita - e vengono impiegati per la cura delle malattie rare. Sono farmaci che, per fortuna, si stanno diffondendo sempre di più, perché sono sempre più utili per la cura di numerose patologie e, quindi, sono specificità farmaceutiche che, nella maggior parte dei casi, non presentano alternative terapeutiche. Pertanto, esse costituiscono l'unica risposta a determinate patologie. Si tratta di farmaci che, al pari dei vaccini, sono prodotti da materiale biologico, il sangue, e non sono riproducibili chimicamente, ossia non è possibile sostituire il plasma con prodotti costruiti in laboratorio. Quindi, per questo, sono assolutamente importanti, però - come abbiamo detto - le donazioni oggi non riescono a sopperire alle nostre necessità; arriviamo ad avere una autosufficienza, come Paese, pari al 70 per cento rispetto alla necessità che abbiamo, di plasma, che è l'elemento essenziale per costruire i medicinali plasmaderivati. Quindi, come si copre questa esigenza? Con l'acquisto del plasma da altri Paesi, in giro per il mondo. Sul punto vi è un tema che noi riteniamo molto importante, perché l'Italia, al contrario di quello che succede in altri Paesi d'Europa, applica sul plasma importato dall'estero il cosiddetto payback farmaceutico, come se il plasma fosse equiparato a un semplice medicinale, acquistato e poi rivenduto al Sistema sanitario nazionale.

Ecco, secondo noi, al pari di altri farmaci come, per esempio, i vaccini, questa cosa crea problemi di costi per l'acquisto del plasma; sul plasma italiano non è applicato il payback, mentre sul plasma acquistato dall'estero è applicato il payback. Ciò comporta un aggravio di costi per le imprese che trasformano i plasmaderivati e che li scaricano sul costo definitivo del medicinale. Vi è, quindi, un aggravio di costi anche per il nostro sistema sanitario nazionale.

È per questo che, da tempo, chiediamo, come Forza Italia, che sia escluso il pagamento del payback per questi medicinali. Chiediamo se il Ministro interrogato non ritenga di assumere iniziative di competenza volte a prevedere l'esclusione di farmaci plasmaderivati dall'applicazione del regime del payback, al pari di altri farmaci biologici.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Emanuele Prisco, ha facoltà di rispondere.

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Innanzitutto, ringrazio l'onorevole Nevi per la segnalazione puntuale, anche relativamente al tema delle donazioni, che mi sento di condividere personalmente.

Con riferimento, invece, al merito dell'interpellanza urgente in esame, secondo ovviamente quanto riferisce il Ministero della Salute, si rappresenta quanto segue. Com'è noto, gli emoderivati sono medicinali prodotti dal sangue o dal plasma umani, provenienti da donazioni volontarie, attraverso processi di lavorazione industriale.

In Italia, il Centro nazionale sangue, su mandato del Ministero della Salute, svolge funzioni di coordinamento e controllo tecnico-scientifico del sistema trasfusionale nazionale. I requisiti e i criteri previsti per la raccolta e il controllo del sangue umano e dei suoi componenti destinati alla produzione farmaceutica di emoderivati sono equivalenti a quelli previsti sia per il sangue sia per gli emocomponenti destinati alla trasfusione.

Gli emoderivati, così come tutti gli altri medicinali, per essere commercializzati in Italia, devono ottenere l'autorizzazione all'immissione in commercio rilasciata dall'Aifa, a seguito della valutazione scientifica dei requisiti di qualità, sicurezza ed efficacia del medicinale; inoltre, essendo medicinali biologici, i processi produttivi prevedono ulteriori fasi di lavorazione e controllo a maggiore garanzia della sicurezza di questi prodotti.

Le aziende autorizzate alla produzione di emoderivati per l'attività di importazione ed esportazione del sangue e dei suoi componenti sono obbligate, nel rispetto alla normativa vigente, alla preventiva autorizzazione da parte dell'Aifa o alla presentazione di notifica alla stessa. Ad oggi, in Italia, il plasma raccolto dai donatori è sufficiente a coprire circa il 70 per cento del fabbisogno nazionale di immunoglobuline, con differenze di autosufficienza assai marcate tra le varie regioni della nostra Nazione. La restante parte dei farmaci è reperita sul mercato internazionale, dove è utilizzato per lo più plasma raccolto negli Stati Uniti d'America, Paese che raccoglie il 60 per cento del plasma mondiale.

Al fine di affrontare il tema dell'approvvigionamento, nel novembre 2020, si è insediato ufficialmente, presso il Centro nazionale sangue, il gruppo di lavoro sulle immunoglobuline, al quale partecipano, ovviamente, il Ministero stesso, l'Agenzia italiana del farmaco, il Centro nazionale sangue, i rappresentanti delle regioni, Farmindustria, e così via. Il gruppo di lavoro affronta in modo coordinato e organico la tematica della carenza dei farmaci plasmaderivati, intervenendo prevalentemente a fronte di potenziali situazioni di insufficienza di questi farmaci, al fine di garantire ai pazienti la disponibilità di questa tipologia di medicinali e la continuità terapeutica.

Per quanto riguarda la richiesta di non applicazione dei meccanismi di ripiano della spesa farmaceutica, il cosiddetto payback, ai medicinali derivati dal plasma di importazione, i quali, a differenza di quelli prodotti nelle singole regioni nell'ambito dei sistemi territoriali di donazione e raccolta su base volontaria, non sono esenti dal ripiano dello sfondamento dei tetti di spesa, non si può ritenere elemento di per sé sufficiente ad escluderli dal meccanismo di ripiano la qualificazione degli stessi come medicinali salvavita, dal momento che altri medicinali, parimenti essenziali per la tutela della salute pubblica, contribuiscono alla spesa farmaceutica e concorrono al relativo ripiano dell'eventuale sfondamento.

La questione del payback per tale categoria di farmaci ha formato, anche di recente, oggetto di contenziosi promossi dalle aziende produttrici.

Da ultimo, il Consiglio di Stato, con sentenza n. 131 del 4 gennaio 2023, ha avuto modo di pronunciarsi sulla doglianza avente ad oggetto proprio l'asserita illegittimità costituzionale della normativa di riferimento che, da parte dell'azienda ricorrente, si chiedeva di sottoporre al sindacato della Corte costituzionale nella parte in cui non esclude dall'obbligo di ripiano ovvero non assoggetta a payback separato i medicinali plasmaderivati.

Il giudice amministrativo, nel ritenere la questione di legittimità costituzionale infondata e inammissibile, ha, da un lato, ribadito la piena pertinenza del tema all'ambito della discrezionalità legislativa e, dall'altro, muovendo dalla considerazione che la natura di farmaco salvavita dei plasmaderivati è parimenti condivisa anche da altre tipologie di farmaci che tuttavia non sono sottratte ai meccanismi del ripiano, è giunto alla conclusione che le asserite specificità dei derivati del plasma “non paiono tali da imporre, quale unica e indefettibile conseguenze nel loro trattamento normativo, proprio e unicamente l'adozione di analoghe misure in materia di payback piuttosto che la previsione normativa di altri e diversi benefici”.

È necessario, inoltre, osservare che il Ministero della Salute, al fine di implementare al massimo il reclutamento di nuovi donatori e per fronteggiare il progressivo invecchiamento della popolazione dei donatori, dovuto non solo all'andamento demografico nazionale e al calo delle nascite, ma anche alla scarsa informazione sul tema della donazione di sangue, che ha portato alla creazione e alla diffusione di falsi miti o errate supposizioni che spesso ostacolano la propensione al dono, ha stipulato, alla fine del 2022, una serie di accordi con diversi enti ed istituzioni, tra quali, appunto, il Centro nazionale sangue, l'Ispettorato generale per la sanità militare, l'ANCI, e altri enti che non elenco in questo momento. Tali iniziative sono rivolte anche alla donazione di plasma al fine di convincere una quota di donatori di sangue intero a spostarsi sulle donazioni in aferesi.

Altre azioni specifiche sono mirate per incentivare le donazioni giovanili e per promuovere la cultura del dono in contesti geografici specifici, per fare in modo di accorciare il divario tra le regioni con un indice di donazione più alto e quelle che registrano tassi inferiori alla media nazionale.

Da ultimo, segnalo che è stato istituito presso il Ministero della Salute, d'intesa con il Centro nazionale sangue, il tavolo di coordinamento delle attività di comunicazione per la promozione della donazione volontaria e gratuita del sangue e di emocomponenti, con il compito di gestire i vari progetti di comunicazione in corso di realizzazione con gli enti menzionati.

PRESIDENTE. Il deputato Nevi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

RAFFAELE NEVI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Mi dichiaro parzialmente soddisfatto, perché penso che il Governo, con la risposta del Sottosegretario, abbia mostrato interesse alla questione e questo è un fatto sicuramente positivo. Anche l'istituzione del tavolo per coordinare tutte le azioni che potrebbero portare a un aumento dei soggetti donatori di sangue è assolutamente importante. Finalmente, si va nella direzione di attuare la norma che il Parlamento aveva definito proprio per cogliere questo obiettivo strategico per il nostro Paese. Quindi, questo è sicuramente un aspetto molto positivo, che salutiamo con soddisfazione.

Per quanto riguarda il tema del payback, so bene che c'è un ragionamento più ampio e complessivo che riguarda tutti i farmaci e i medicinali cosiddetti salvavita, per i quali, secondo noi, si potrà e si dovrà arrivare a una definizione più stabile e più strutturale, per poi escluderli dal regime del payback. D'altronde, su questo capisco che non si possa andare avanti, sfogliando la margherita, una foglia per volta, come si diceva una volta. Bisognerà fare un lavoro più strutturale e più organico. Condivido questo aspetto, ma vorrei che il Governo si intestasse questo lavoro e che si procedesse in questa direzione in tempi rapidi. Infatti, stiamo parlando anche di un altro aspetto collegato all'occupazione.

Infatti, non c'è dubbio che su questo tema le principali industrie che lavorano sulla trasformazione e sulla produzione di farmaci plasmaderivati spesso sono a capitale internazionale straniero. Quindi, il rischio è anche di un depauperamento del nostro tessuto produttivo, perché se, alla fine, conviene far produrre farmaci plasmaderivati in Francia, piuttosto che in Italia, è chiaro che ci sarà anche una “delocalizzazione” della produzione nazionale, che, invece, è importante ed è radicata anche nel nostro Paese, con esperienze di imprese di assoluta eccellenza che stanno investendo, tra l'altro, nel nostro Paese proprio per la grande espansione che c'è nell'utilizzo farmaceutico di questi prodotti.

Quindi, certamente oggi abbiamo posto all'attenzione un tema che, secondo noi, è assolutamente importante tenere vivo nei prossimi mesi e annuncio che lo faremo anche attraverso la costituzione appunto dell'intergruppo parlamentare “L'Italia che dona”, per cercare di fare in modo che possa proseguire sempre di più e anche sempre più fortemente la ricerca su questi farmaci e che possano così costruirsi le condizioni per arrivare a definire una ancora maggiore platea di farmaci utili per curare malattie rare, che sono a volte davvero complesse per il Servizio sanitario nazionale e, quindi, quella dei farmaci plasmaderivati, a volte, è l'unica risposta possibile.

(Iniziative ispettive e di monitoraggio nei pronto soccorso, con particolare riferimento al fenomeno del sovraffollamento, anche alla luce dell'accordo del 1° agosto 2019 della Conferenza Stato-regioni - n. 2-00084)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Sportiello ed altri n. 2-00084 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Sportiello se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La risposta è affermativa.

Prima di dare la parola alla deputata Sportiello, saluto studenti e insegnanti dell'Istituto tecnico commerciale Germain Sommeiller, di Torino, che assistono si lavori dalla tribuna (Applausi). Li avviso che sono presenti in Aula i parlamentari che hanno calendarizzate le proprie interpellanze e i rappresentanti del Governo che dovranno rispondere.

A lei la parola, deputata Sportiello. Prego.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Stamattina mi rivolgo al Governo perché abbiamo necessità di interpellarlo su un'emergenza ormai improcrastinabile da affrontare, che è quella dei pronto soccorso.

Nelle ultime settimane e negli ultimi giorni sono state sempre di più le denunce di chi, appunto, lamentava una situazione ormai al collasso. Le parlo, per esempio, del Cardarelli di Napoli e le riporto qualche dato. Pensi che al Cardarelli i pazienti attendono sulle barelle anche 10 giorni, in una situazione che ormai sembra essere cronicizzata, una situazione che non sembra trovare sbocchi e soluzioni; un'agenzia di stampa addirittura scriveva, il 23 febbraio, di 74 pazienti in barella presso il pronto soccorso del Cardarelli, che è stato costretto a un contingentamento dei ricoveri per cercare di decongestionare la situazione.

Questa situazione è stata denunciata più e più volte anche da alcuni sindacati, ma soprattutto non è relativa soltanto a un ospedale. Penso anche all'ospedale Careggi, di Firenze, dove i pronto soccorso vengono presi d'assalto. La situazione dell'ospedale Careggi di Firenze ci fa capire anche, attraverso le note emanate dagli organi di stampa, che tale fenomeno riguarda anche altri aspetti del nostro Servizio sanitario nazionale, come, per esempio, quello della mancanza dei medici di base. Infatti, molti pazienti si recano al pronto soccorso perché non hanno un'altra interfaccia, dal momento che è venuta a mancare la rete della medicina territoriale. Questo è un problema enorme che abbiamo, che va affrontato e che, a dire il vero, il MoVimento 5 Stelle nei passati Governi ha iniziato ad affrontare, ma è un'operazione che ha bisogno di continuità, una continuità che - mi dispiace dirlo - anche nell'ultima legge di bilancio è completamente mancata, perché non basta prendere provvedimenti ma bisogna investire risorse e sappiamo benissimo che sulla medicina territoriale e sulla sanità risorse non ne sono state investite.

Qui a Roma - le riporto anche quest'altro dato, perché è veramente molto significativo - la situazione che veniva denunciata alcuni giorni fa da alcuni organi d'informazione registrava un record di 1.107 pazienti ammassati nelle sale in attesa di ricovero: 97 all'Umberto I, 91 al Gemelli, 70 al Sant'Andrea e 68 sia al Pertini sia al San Camillo.

Il 1° agosto 2019 - quindi, stiamo parlando di quasi 4 anni fa - sono stati adottati i documenti “Linee di indirizzo nazionali sul triage intraospedaliero”, “Linee di indirizzo nazionali sull'osservazione breve intensiva” e “Linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo di piano di gestione del sovraffollamento in pronto soccorso”. Ovviamente, obiettivo di questi piani era quello di contrastare il fenomeno del sovraffollamento. Secondo queste linee, chiaramente le cause del sovraffollamento sono diverse. Io le faccio un esempio: noi abbiamo, in Campania, a Napoli, la situazione del Cardarelli che è in esplosione. Ebbene, sono stati chiusi altri pronto soccorso, quando evidentemente, in una città così densamente abitata, ci sarebbe bisogno di più punti d'accesso, ma questo non è successo. Il personale, ovviamente con un impegno straordinario, è la linfa vitale che tiene in piedi questo sistema: sono coloro che ci permettono ogni giorno di dare una risposta ai cittadini, che sono esasperati da questa situazione.

Quindi, noi oggi rivolgiamo domande precise al Governo, perché non c'è più tempo da aspettare. Innanzitutto, chiediamo se voglia avviare un'attività di monitoraggio su tutto il territorio nazionale per verificare quanto viene denunciato; se voglia intraprendere ulteriori azioni, oltre alle linee che sono state già adottate in Conferenza Stato-regioni il 1° agosto 2019 e, soprattutto, verificare che le linee adottate nel 2019 siano state poi messe in pratica e declinate sui territori e se siano rispettate.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Interno Emanuele Prisco ha facoltà di rispondere.

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. In relazione alle questioni rappresentate nell'interpellanza, secondo, ovviamente, quanto riferisce il Ministero della Salute al riguardo, si rappresenta quanto segue.

Il Ministero della Salute, a giugno 2022, per poter approfondire le cause inerenti alla tematica del sovraffollamento dei pronto soccorso regionali e per poter approfondire gli elementi di criticità presenti nelle strutture di pronto soccorso, ha avviato specifiche attività di analisi sui dati relativi ai tempi medi di attesa in pronto soccorso rilevati dal flusso emergenza urgenza dei pronto soccorso, verificando per ciascuna regione i tempi di attesa medi per codice di triage, tra l'accettazione del paziente, la visita medica e la dimissione del paziente stesso.

Particolare attenzione è stata posta sui tempi di attesa medi per i pazienti il cui esito di dimissione è rappresentato dal ricovero in reparto di degenza. Dall'analisi è emerso che la maggior parte delle regioni presentava, dall'anno 2019 al mese di maggio 2020, un trend in aumento dei tempi medi di permanenza in pronto soccorso.

Inoltre, è stata effettuata per ciascun mese - dal mese di gennaio 2019 al mese di marzo 2022 - la correlazione degli accessi totali ai pronto soccorso, con i relativi tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri di degenza ordinaria totali, degenza ordinaria di area medica e degenza ordinaria di medicina generale - disciplina ospedaliera 26 (queste sono fonti basate sulle schede di dimissioni ospedaliere).

Nel mese di dicembre, si è provveduto a effettuare un aggiornamento delle analisi compiute e, in data 21 dicembre 2022, è stato rilevato lo stesso trend del primo semestre dell'anno.

Il Ministero della Salute, sulla scorta di quanto emerso dall'analisi sopra riportata, dalle best practice regionali e dal confronto degli esperti di settore, ha avviato anche un lavoro di contestualizzazione, alla situazione di ripresa post pandemica, del documento “Linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo del piano di gestione del sovraffollamento in Pronto soccorso”, approvato dalla Conferenza Stato-regioni del 1° agosto 2019.

Inoltre, si rappresenta che, nell'ambito degli adempimenti LEA, i livelli essenziali di assistenza, in ragione della rilevanza delle questioni in esame, è stato introdotto un monitoraggio sullo stato di attuazione del menzionato accordo del 1° agosto 2019, i cui risultati saranno disponibili nel corso dell'anno. Nello specifico, sarà verificato lo stato di implementazione e le attività poste in essere relativamente all'adeguamento alla nuova codifica del triage intraospedaliero, anche attraverso l'analisi del flusso EMUR-PS; al recepimento delle linee di indirizzo sull'osservazione breve intensiva; allo sviluppo di un piano di gestione del sovraffollamento in pronto soccorso. Sarà, inoltre, effettuato il monitoraggio dei tempi di permanenza del paziente all'interno del pronto soccorso.

Per quanto riguarda nello specifico l'Ospedale Cardarelli di Napoli, cui si faceva riferimento, DEA II livello, si rappresenta che la Direzione generale dello stesso ospedale ha comunicato, cito testualmente: “che le notizie riportate recentemente da testate giornalistiche, non sono coincidenti con la realtà, in quanto sono l'esito di una strumentalizzazione di alcuni stralci di conversazioni di ben altro tenore, sono state oggetto di rettifica da parte di questa azienda”. Sempre secondo quanto comunicato dalla Direzione generale dell'ospedale, rappresento che il sovraccarico del pronto soccorso dell'ospedale Cardarelli “è dovuto ad una molteplicità di fattori”. Le ambulanze della centrale operativa 118 Napoli Centro sono in gran parte non medicalizzate e l'assenza del medico a bordo è uno dei fattori che mette in crisi il processo assistenziale territoriale. Infatti, in mancanza di un adeguato filtro valutativo preliminare, il pronto soccorso dell'azienda ospedaliera Cardarelli risulta sovraccaricato di accessi e richieste talvolta inappropriate e che la carenza di medici specializzati nella branca dell'emergenza-urgenza determina un rallentamento dei tempi di erogazione assistenziale.

Per far fronte alle criticità appena descritte l'azienda ospedaliera ha comunicato di aver avviato dei lavori per rendere più fluidi i percorsi e garantire la maggiore efficienza delle risposte prestazionali ai pazienti che ogni giorno si recano al pronto soccorso ed ha posto in essere alcune misure operative tra le quali si evidenziano: il blocco temporaneo dei ricoveri ordinari; la copertura dei turni vacanti del pronto soccorso con dirigenti medici di discipline equipollenti o equivalenti; l'indizione dell'VIII concorso nella branca medici di emergenza-urgenza, che entro i primi mesi di aprile dovrà terminare i lavori.

Per quanto riguarda l'altro ospedale in cui si faceva riferimento, il Careggi di Firenze, è un DEA di II livello, con posti letto attivi pari a 1.105 e nell'anno 2021 sono stati rilevati 87.468 accessi di pronto soccorso. Dall'analisi degli accessi ai pronto soccorso si rileva che solo l'8,2 per cento degli accessi si possono ritenere evitabili, a fronte di un dato nazionale che è prossimo al 50 per cento. Da ultimo, per quanto riguarda l'analisi di dati dei pronto soccorso della regione Lazio, per l'anno 2021, si rilevano 1.400.072 accessi, di questi il 59 per cento ha esitato in dimissioni a domicilio e circa il 16 per cento in ricovero in reparto di degenza. L'analisi degli accessi evitabili invece delinea per l'anno 2021 una percentuale di accessi evitabili pari al 24,5 per cento.

PRESIDENTE. La deputata Sportiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta data alla sua interpellanza.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Purtroppo non sono soddisfatta e lo dico con rammarico perché su un tema del genere avrei voluto dichiararmi soddisfatta dell'operato del Governo in ordine alla ricerca di soluzioni.

In realtà, quello che ci ha appena detto il Sottosegretario è che l'attività di analisi condotta non fa altro che confermare che c'è un trend in aumento dei tempi di attesa all'interno del pronto soccorso, che c'è un problema di accessi perché le persone non trovano risposta altrove, nella medicina territoriale e, quindi, si recano al pronto soccorso, non hanno il medico di medicina generale e se prenotano una visita specialistica le liste di attesa sono anche di anni.

Quindi, è chiaro che questa cosa pesa inesorabilmente sull'accesso ai pronto soccorso. Proprio per questo noi proponevamo un'attività di monitoraggio e di ispezione direttamente del Ministero, all'interno dei pronto soccorso, per verificare con mano che cosa accade, se i dati sono corretti oppure no, per verificare ciò che riportano le agenzie di stampa e quello che denunciano i sindacati: penso, ad esempio, a Nursing Up che in Campania denuncia la mancata attuazione delle linee guida del 1° agosto 2019. Tutto ciò, lo ripeto, per appurare se sia un dato corrispondente alla realtà.

Noi crediamo che questa attività di monitoraggio e di ispezione sia fondamentale perché stiamo parlando della salute delle persone: un collasso dei pronto soccorso significa un aumento della mortalità - per alcuni casi che si sono verificati, qualche mese fa abbiamo interrogato il Governo - e significa anche non ricevere adeguato soccorso in tempi brevi.

Lei, Sottosegretario, ha parlato di medicina dell'emergenza-urgenza, nella scorsa legislatura, al Senato, era iniziato un importante lavoro - che impegnava l'allora Governo -, interrotto poi per la fine della legislatura, da cui si potrebbe trarre tesoro per iniziare ad implementare quelle azioni fondamentali per ridare forza alla medicina territoriale. Quando si fa riferimento alla medicina territoriale si parla di sanità pubblica e noi non vogliamo assolutamente che si verifichi nel resto d'Italia quello che già avviene in alcune regioni dove anche i pronto soccorso sono gestiti da privati. Ciò per noi è inammissibile perché la salute è un diritto primario che va garantito a tutti, conseguentemente il nostro Servizio sanitario nazionale va tutelato.

Vi preghiamo di mettere in atto quanto da noi proposto, di derogare al tetto di spesa per l'assunzione del personale perché senza personale non c'è discorso che tenga sulla sanità pubblica. Vi preghiamo di verificare che le linee guida del 1° agosto 2019 siano state attuate in ogni regione. Vi preghiamo di appurare che ogni cittadino di questo Paese abbia le cure necessarie; cure, lo ripeto, che devono essere erogate dal nostro Servizio sanitario nazionale. Concludo ringraziando i nostri consiglieri, i nostri presidenti di Municipalità che stanno facendo un lavoro incredibile per chiedere la riapertura di alcuni pronto soccorso in città. Mi auguro davvero che questa sia una priorità per il Governo, dato che trattasi di un'emergenza non più rimandabile.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella seduta di martedì 7 marzo, alle ore 13, avrà luogo un'informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro dell'Interno, sulla tragica vicenda del naufragio di un'imbarcazione carica di migranti a largo delle coste di Steccato di Cutro.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 6 marzo 2023 - Ore 12,30:

1. Discussione sulle linee generali della mozione Foti ed altri n. 1-00071 concernente iniziative di competenza in relazione alla vicenda nota come "Qatargate" .

(ore 15)

2. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 462 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 gennaio 2023, n. 3, recante interventi urgenti in materia di ricostruzione a seguito di eventi calamitosi e di protezione civile (Approvato dal Senato). (C. 930​)

La seduta termina alle 11,30.