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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 61 di giovedì 2 marzo 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

CHIARA COLOSIMO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 28 febbraio 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 77, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 1° marzo 2023, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente):

S. 462. - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 gennaio 2023, n. 3, recante interventi urgenti in materia di ricostruzione a seguito di eventi calamitosi e di protezione civile” (approvato dal Senato) (930) - Parere delle Commissioni I, V, VI, VII, X, XI e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da lunedì 6 marzo 2023, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento, i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo sono conseguentemente adeguati.

In particolare, il termine per la presentazione di questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge è fissato alle ore 14 di lunedì 6 marzo 2023.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Prima della sospensione, invito i colleghi, ove volessero utilizzare i 20 minuti che ci separano dall'inizio delle votazioni, a un ripasso del resoconto stenografico della seduta di ieri, mercoledì 1° marzo 2023, dalla pagina 51, dove troveranno tutte le riformulazioni così brillantemente enunciate in Aula dalla Sottosegretaria Bergamotto, evitando così inutili ripetizioni delle riformulazioni. Ripeto, da pagina 51 del resoconto stenografico di ieri.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 9,25.

La seduta, sospesa alle 9,05, è ripresa alle 9,25.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 455 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, recante misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale (Approvato dal Senato) (A.C. 908​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 908: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, recante misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 908​)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Ricordo che, nella seduta di ieri, si è conclusa la fase di illustrazione degli ordini del giorno e la rappresentante del Governo ha espresso i pareri che, vi ricordo, si trovano nel resoconto stenografico, dalla pagina 51, onde evitare inutili ripetizioni.

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/908/1 Peluffo, che ha un parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non chiedo che mi venga riletta la riformulazione, perché ho letto il resoconto, per cui ho cognizione della proposta del Governo. Chiedo, però, che venga posto in votazione.

PRESIDENTE. Quindi, accetta la riformulazione e chiede che si ponga in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/1 Peluffo, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/908/2 Orlando, il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/2 Orlando, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/908/3 Stefanazzi, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il parere contrario sull'ordine del giorno in discussione solleva enormi perplessità. È evidente ormai - se ne è parlato a lungo - che il provvedimento che esaminiamo si preoccupa di un solo aspetto: garantire una produzione illimitata e, direi, indisturbata di acciaio. È un approccio che troviamo in ogni singola disposizione, a partire dalle norme che rendono impossibile l'interruzione delle attività degli impianti, anche qualora si constati che, dalla prosecuzione delle medesime attività, derivi un pregiudizio grave per l'ambiente, la salute o la sicurezza dei lavoratori. Tale approccio lo troviamo altresì nelle disposizioni che mettono al riparo i vertici dell'azienda da qualsiasi responsabilità penale e amministrativa.

Lo scudo penale non è solo stato reintrodotto, ma è stato esteso e rafforzato. È un'esimente addirittura peggiore rispetto alle versioni che abbiamo conosciuto in passato. Infatti, non solo non precisa l'ambito soggettivo di applicazione dello scudo - quindi, chiunque può essere autore della condotta - ma nemmeno identifica le incriminazioni rispetto alle quali si vuole escludere la responsabilità penale. È evidente che la priorità è questa: non difendere le persone e non tutelare i lavoratori ma proteggere la dirigenza e, attraverso questa, la produzione dell'acciaio.

Si è a lungo discusso della strategicità della produzione siderurgica in Italia e, conseguentemente, del più grande stabilimento siderurgico d'Europa, cioè quello di Taranto. Può una Nazione industrializzata come la nostra rinunciare alla produzione di acciaio e dipendere da filiere estere? Probabilmente, no. Può questa produzione avvenire senza continuare ad arrecare un danno grave e irreparabile alla salute dei tarantini? Certamente sì.

Questo decreto non offre spunti di lavoro e riflessione a nessuna delle due domande, non parla del piano industriale di un'azienda che - è bene sottolinearlo - in quanto partecipata dallo Stato non ha da tempo continuità aziendale, non parla di salvaguardia dei livelli lavorativi, non parla di accelerazione degli interventi di bonifica e di ambientalizzazione e non parla di transizione ecologica benché, come è noto, lo Stato abbia costituito una società interamente partecipata da Invitalia, che si chiama DRI, costituita con il solo scopo di decarbonizzare Ilva.

Abbiamo presentato emendamenti in queste direzioni, chiedendo banalmente cose che lo stesso Ministro Urso ci aveva accordato, come l'accordo di programma e un tavolo dove potessero sedersi, per un confronto aperto, tutte le parti interessate. Avete ignorato le proposte del Partito Democratico e, così facendo, avete umiliato nuovamente il grido d'allarme di un'intera comunità. Quest'ordine del giorno vi avrebbe dato la possibilità di porre un parziale rimedio. Chiediamo, banalmente, al Governo un impegno a chiedere all'Istituto superiore di sanità e alle altre istituzioni competenti di effettuare la valutazione di impatto sanitario, la cosiddetta VIS, dello stabilimento di Taranto, perché è perfettamente comprensibile che uno stabilimento di interesse nazionale strategico produca ma non possiamo accettare più che si produca a detrimento dei diritti dei cittadini, come è ampiamente successo nel passato.

Solo un anno fa, l'OMS consegnava i risultati di uno studio, la VIS, appunto, commissionato dalla regione Puglia. Il rapporto conferma in maniera inequivocabile ciò che sosteniamo da anni e cioè che l'inquinamento dell'Ilva ha portato a picchi di numerose malattie e tassi di mortalità molto più alti della media nazionale: oltre i 4,5 milioni di tonnellate annue, il rischio di cancro e di morti premature cresce esponenzialmente al crescere della produzione. Peraltro, Presidente, il costo sanitario che si scarica sulle casse pubbliche sotto forma di domanda di cura, gestione di criticità sanitaria e posti letto nelle strutture ospedaliere è talmente alto - lo è da anni - da confermare quanto detto prima a proposito della mancanza di continuità aziendale. L'azienda scarica da anni sul sistema pubblico la totale inefficienza produttiva, rimanendo sul mercato dell'acciaio in maniera del tutto surrettizia.

Per questo, signor Presidente, chiediamo di porre una condizione, un limite invalicabile e cioè che dalla produzione di acciaio non derivino più danni alla popolazione tarantina. Credo che questo, tra i tanti errori di questi anni e tra i pessimi segnali che questo decreto manda, sia un atto dovuto, un modo per cominciare una nuova storia a Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire e il Governo non intende modificare il parere, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/3 Stefanazzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/908/4 Lacarra, con il parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo di intervenire e chiedo che si metta al voto l'ordine del giorno, accettando la riformulazione.

Signor Presidente e onorevoli colleghi, tra le tante questioni che restano irrisolte nell'ambito dell'ex Ilva quella lavorativa è una delle più dolorose. Prima del primissimo decreto Ilva, del 2012, l'acciaieria di Taranto dava lavoro diretto a 12.000 persone, un numero impressionante, come impressionante è stata la costante riduzione del personale in servizio in questi anni, dapprima a causa della parziale chiusura degli impianti più inquinanti, poi a causa del passaggio di consegne, nel 2018, e, infine, a causa della pandemia.

In quest'ultimo periodo, tra i 3.000 e i 4.000 dipendenti sono stati messi in cassa integrazione, privati della dignità del loro lavoro, della dignità di uno stipendio accettabile e della dignità di provvedere ai bisogni delle rispettive famiglie. Dall'inizio di questa triste vicenda, tutti noi chiediamo che la storia dell'ex Ilva cambi drasticamente direzione, che non si tolleri mai più che a Taranto si perpetui il ricatto tra lavoro e salute, tra produzione industriale e tutela ambientale. Purtroppo, i passi avanti che abbiamo fatto negli ultimi anni sono stati spazzati via da questo decreto: scudo penale, produzione a oltranza, tutele dimenticate e mani legate ai giudici del foro di competenza. È il segnale chiaro della volontà di relegare Taranto in un cono d'ombra, dove la Costituzione è sospesa e le leggi non si applicano.

Come se non bastasse, il Governo si è dimostrato nuovamente sordo agli appelli e alle giuste richieste avanzate dal territorio e dalle parti sociali. Ancora una volta, non si è voluta trovare una soluzione sulla governance, sulla responsabilità di una gestione fin qui inadeguata, sulle prospettive future dell'acciaieria, tanto in termini produttivi quanto in termini di salvaguardia ambientale, e anche sul versante occupazionale questo provvedimento rappresenta l'ennesimo fallimento. L'emendamento che abbiamo proposto in Commissione e che ripresentiamo oggi, sotto forma di ordine del giorno, accoglie proprio una delle richieste che i sindacati avanzano da tempo: la modifica del sistema di calcolo dell'integrazione salariale, affinché si incrementi del 10 per cento il trattamento di ogni dipendente.

La situazione è paradossale, signor Presidente. Di anno in anno, proroghiamo e rifinanziamo il trattamento di integrazione salariale per tutti i lavoratori tagliati fuori dalle attività dell'azienda. Una prassi che ogni anno lascia migliaia di famiglie col fiato sospeso, nella perenne incertezza di non avere più un reddito su cui contare e che si rivela ancora più una beffa se pensiamo che la maggior parte delle somme stanziate per la cassa integrazione ritornano nelle casse dello Stato, invece che finanziare l'aumento degli assegni. Oggi, considerate le conseguenze dell'inflazione sul potere d'acquisto delle famiglie, l'urgenza di un adeguamento del trattamento salariale è ancora più forte, soprattutto perché l'attuale meccanismo di calcolo è frutto di un accordo del 2015 e chiaramente non è più in grado di determinare un beneficio per i lavoratori che, anzi, ne sono ampiamente svantaggiati.

Il passaggio in Commissione è stata una finzione, come, d'altronde, rischia di essere l'esame in quest'Aula. L'appello che faccio, allora, è rivolto soprattutto ai parlamentari eletti in terra ionica. Quest'ordine del giorno ci dà l'opportunità di dare un giusto riconoscimento alle migliaia di lavoratori che, da anni, soffrono una condizione di indegnità e di precarietà. Dare questo segnale vorrebbe dire restituire una speranza, per quanto piccola, di ripartenza e vorrebbe dire compiere un atto giusto, dopo un decennio di gravissime ingiustizie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/4 Lacarra, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Sull'ordine del giorno n. 9/908/5 Ubaldo Pagano c'è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, abbiamo di fronte un decreto-legge che, invece di risolvere i problemi, apre nuove questioni e una delle questioni che reintroduce è lo scudo penale, che è sicuramente la più grave delle questioni che pone questo decreto. È uno strumento che, oltre a essere illegale dal punto di vista del dettato costituzionale, è anche del tutto inutile, considerato che, come diciamo ormai da diversi anni, il nostro ordinamento penale già prevede una norma scriminante delle responsabilità, all'articolo 51 del codice penale, ed è la ragione per cui il precedente scudo, introdotto con un decreto nel 2015, fu di fatto cancellato, perché di lì a breve sarebbe intervenuta una sentenza della Corte costituzionale che, con ogni probabilità, lo avrebbe censurato. Ma voi, evidentemente, perseverate nella perversione e avete, quindi, deciso addirittura di peggiorare la versione del 2015. Infatti, il vostro scudo penale, a differenza del passato, non ha una scadenza. È un'esimente permanente, ristretta in un determinato perimetro industriale. Ma non è solo questo, perché non ha un perimetro chiaro né un ambito oggettivo definito. Si diceva che dall'attuazione del piano ambientale, nel precedente, non si potevano imputare responsabilità in termini di danno ambientale. Invece, lo scudo, che introducono questo Governo e questa maggioranza, perché non dimentichiamo la connivenza di questa maggioranza su questa bruttura costituzionale, non prevede alcuna differenziazione tra i possibili reati. Così gli adempimenti dell'AIA, le prescrizioni dell'autorizzazione di impatto ambientale per proseguire l'attività industriale diventano una copertura per qualsiasi conseguenza possa derivarne. È evidente, quindi, che l'intento sia quello di esonerare i vertici dell'azienda ben oltre l'accettabile, che su questo tema può essere considerato vicino allo zero, quindi ben al di là dei confini tracciati già dall'articolo 51 del codice penale.

Per questo motivo, signor Presidente, siamo di fronte a una volontà del Governo di permettere una produzione senza alcuna valutazione scientifica sull'impatto ambientale e sanitario e, soprattutto, senza imporre ai gestori e agli amministratori di effettuare tutte le opere previste dalle prescrizioni dell'autorizzazione di impatto ambientale, che, come ricordo, peraltro il prossimo agosto sarà in scadenza e, quindi, sarà oggetto di rivisitazione. Allora, voglio proprio vedere che tipo di rivisitazione questo Governo vorrà imporre sulle prescrizioni, stanti i numeri drammatici e l'incapacità di adempiere già alla precedente autorizzazione di impatto ambientale. Su questo non esprimo un'opinione personale: esprimo, come al solito, ciò che viene detto dagli organismi requirenti, che in questo caso hanno già espresso, in due distinti giudizi, quello che vi sto raccontando.

Con quest'ordine del giorno, su cui avete espresso, ovviamente, un parere contrario, perché a voi della vita degli esseri umani non importa nulla e dovete salvare soltanto i potenti di turno, io provo a convincervi a rivedere la vostra posizione, quantomeno a modificare questa esimente, che state introducendo in maniera potentissima, restringendone l'applicazione soltanto, eventualmente, ad alcune tipologie di reati, magari escludendo quelli in materia di sicurezza sul lavoro, che sono particolarmente odiosi, altrimenti hai voglia a battersi il petto quando avremo l'ennesima morte bianca. Su questo spero che, in questi pochi istanti che mancano al voto, abbiate un gesto di resipiscenza e vi rendiate conto che è finita la commedia e che qui ci sono le persone reali in campo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/5 Ubaldo Pagano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

L'ordine del giorno n. 9/908/6 De Palma è accolto con riformulazione.

Onorevole De Palma, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno?

VITO DE PALMA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/908/7 Donno c'è un parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, gli articoli 7 e 8 presentano profili di diritto penale sostanziale, prefigurando un sistema di impunità, qualora si verifichino fatti la cui commissione è punita dalla legge. In particolare, l'articolo 7 prevede la non punibilità della condotta dei soggetti che agiscono al fine di dare esecuzione a provvedimenti che autorizzano la prosecuzione dell'attività produttiva di uno stabilimento industriale dichiarato di interesse strategico nazionale, in tal modo introducendo una nuova esimente, che è il cosiddetto scudo penale. Dal punto di vista soggettivo, appare chiaro che di questa esimente possa beneficiare chiunque, anche a prescindere dalla qualifica rivestita, che agisca però con l'obiettivo di dare esecuzione al provvedimento che autorizza la prosecuzione dell'attività, in questo caso industriale.

Invece, con riferimento all'ambito di applicazione oggettivo della nuova esimente e del nuovo scudo penale, va rilevato che questo sembra riferibile a tutti i fatti penalmente rilevanti che derivino dal rispetto delle prescrizioni dettate dal provvedimento e dirette a tutelare i beni giuridici protetti dalle norme incriminatrici. Emergono da tutto ciò differenze riferite agli illeciti rispetto ai quali si offre una protezione, che rendono ancor più deboli e incerte le garanzie di tutela dei diritti fondamentali alla salute e all'ambiente salubre.

Basti considerare, Presidente, che, al presupposto dell'adozione del Piano ambientale, viene sostituita l'esistenza di un qualsiasi provvedimento autorizzatorio alla prosecuzione dell'attività, il che ovviamente fa molta differenza.

L'articolo 8 poi dispone che sia prorogata per tutto il periodo di vigenza del Piano ambientale, approvato con decreto del Presidente del Consiglio il 14 marzo 2014, l'esclusione sia della responsabilità amministrativa derivante da reati, a carico della persona giuridica, società Ilva Spa, sia della responsabilità penale o amministrativa del commissario straordinario, dell'affittuario o acquirente e dei soggetti da questi funzionalmente delegati. Quindi è palese la poca chiarezza della disposizione transitoria che sembra autorizzare la convivenza, fino al 23 agosto 2023, del vecchio e del nuovo scudo penale, sebbene abbiano contenuti differenti e siano conseguenti ed evidenti le difficoltà applicative. Quindi, con tutto ciò si favorisce la continuità produttiva mediante il ricorso a un regime derogatorio rispetto all'applicazione ordinaria delle sanzioni e del sequestro interdittivo, previsto per fattispecie analoghe, senza alcuna garanzia per i lavoratori dal punto di vista occupazionale, sanitario e ambientale.

Per tutti questi motivi abbiamo presentato un ordine del giorno che impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni, al fine di adottare, nel prossimo provvedimento utile, interventi normativi volti a modificare l'ipotesi discriminante (il cosiddetto scudo penale) della condotta illecita introdotta - ho finito Presidente - da questo decreto-legge in esame, ripristinando le garanzie già previste dall'ordinamento penale vigente, idonee a impedire la prosecuzione dell'attività potenzialmente inquinante e lesiva dei preminenti interessi di tutela della salute, dell'ambiente e della sicurezza sui luoghi di lavoro dei cittadini di tutta l'area industriale di Taranto. Davvero confidiamo in un cambio di parere del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Presidente, intervengo per sottoscrivere quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/7 Donno, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/908/8 Ilaria Fontana, su cui il Governo ha espresso parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno abbiamo chiesto al Governo un impegno chiarissimo, quello di adottare nel primo provvedimento utile misure idonee a rendere obbligatoria la valutazione preventiva di impatto ambientale sia per il sito ex Ilva sia per tutti gli altri impianti industriali, dichiarati di interesse strategico nazionale.

Non basta la valutazione del danno sanitario, non possiamo più trascurare purtroppo la circostanza che gli inquinanti, seppur nei limiti, possano comunque arrecare danno all'ambiente e alla salute delle persone. L'Organizzazione mondiale della sanità, in uno studio pubblicato nel 2022, ha confermato, purtroppo, la permanenza di un rischio sanitario non accettabile nello scenario di produzione di 6 milioni di tonnellate annue di acciaio. La stessa Organizzazione mondiale della sanità non ci dà certo limiti, quindi non stabilisce il valore dei limiti, però ci dà un valore raccomandato a cui tendere.

Per tutti questi elementi, la valutazione preventiva di impatto sanitario sarebbe uno strumento in più da utilizzare. Ancora la Corte Costituzionale, nella sentenza n. 58 del 2018 ha affermato che - leggo testualmente - “rimuovere prontamente i fattori di pericolo per la salute, l'incolumità e la vita dei lavoratori costituisce (…) condizione minima e indispensabile perché l'attività produttiva si svolga in armonia con i principi costituzionali (…)”.

Ancora, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha dichiarato che: “il persistente inquinamento causato dalle emissioni dell'Ilva ha messo in pericolo la salute dell'intera popolazione che vive nell'area a rischio”.

Inoltre, l'ONU ha dichiarato, purtroppo, Taranto tra le zone di sacrificio dei diritti umani.

Anche con riferimento alla nostra Costituzione, l'anno scorso abbiamo votato in maniera corale i nuovi articoli 9 e 41, dando alla stessa nuova vita, perché abbiamo inserito l'ambiente e il danno ambientale, che ha rappresentato una novità.

Ultimo riferimento - mi permetta, Presidente - ma non per importanza, è il Sesto Rapporto dello studio SENTIERI, che non è stato certo fatto dal MoVimento 5 Stelle, ma da un istituto importantissimo, come l'Istituto superiore di sanità. Mi verrebbe da chiedere, Presidente, se questa maggioranza e questo Governo abbiano letto il rapporto SENTIERI. Noi l'abbiamo letto e c'è proprio un paragrafo che invito tutti a leggere anche nella consapevolezza del voto che poi andremo ad esprimere. Lo studio SENTIERI ha un intero capitolo sullo stato di salute dei bambini e delle bambine che vivono nel SIN di Taranto e documenta che c'è un eccesso di malformazioni congenite e di ricoveri per tumori maligni, un aumento delle malattie respiratorie e urinarie, di tumori del sistema nervoso e di leucemie. Di questo stiamo parlando quando chiediamo al Governo un impegno chiaro e semplice, ossia di impegnarsi a capire in quale provvedimento utile possa inserire la valutazione preventiva di impatto sanitario. Stiamo chiedendo questo e la contrarietà secca a quest'ordine del giorno, purtroppo, sottolinea soltanto la miopia, la negligenza, l'imperizia e l'insensibilità di fronte a queste materie. La valutazione preventiva di impatto sanitario sarebbe semplicemente uno strumento in più per affrontare un dramma che stanno vivendo i cittadini di Taranto. Concludo Presidente. Il MoVimento 5 Stelle ovviamente vota favorevolmente su quest'ordine del giorno, ma mi rivolgo con tutto il mio cuore veramente a tutti i colleghi e le colleghe di quest'Aula affinché abbiano contezza e riflettano su ciò che si sta votando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/8 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/908/9 Auriemma, accolto con riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie Presidente. Ho ascoltato la riformulazione, quindi non chiedo di riascoltarla. Proprio perché l'ho ascoltata non l'accetto.

L'impegno riguarda l'attuazione delle indicazioni della Corte europea dei diritti dell'uomo del 2019, che chiaramente ha stigmatizzato l'Italia per non essere intervenuta a tutela della salute dei cittadini di Taranto, e in modo particolare dei cittadini del quartiere Tamburi. Su questo non è possibile fare un passo indietro. Sistematicamente viene violato il diritto alla salute, purtroppo in una zona dell'Italia che è estremamente compromessa. Il secondo impegno riguardava poi lo stilare un piano industriale nazionale improntato realmente alla transizione ecologica, proprio in linea con la comunicazione della Commissione europea dello scorso 1° febbraio 2023. La riformulazione del Governo non può essere accettata in quanto sminuisce gli impegni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/9 Auriemma, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Sull'ordine del giorno n. 9/908/10 L'Abbate vi è un parere favorevole con riformulazione: è accettata, va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/908/11 Todde vi è un parere favorevole con riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Todde. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA TODDE (M5S). Signor Presidente, non intendo accettare la riformulazione, chiedo che l'ordine del giorno venga posto in votazione e intendo intervenire. Non accettare integralmente quest'ordine del giorno, che vuole impegnare il Governo ad attivarsi per sottoscrivere un accordo di programma per l'adozione di interventi a garanzia della salvaguardia e della tutela ambientale, l'eliminazione delle sorgenti di inquinamento e la riduzione di sostanze inquinanti, in armonia con i principi e le norme comunitarie e internazionali, la salvaguardia dei livelli occupazionali, la riconversione industriale ecosostenibile dell'impianto siderurgico e il sostegno per la riconversione dell'indotto, che, voglio ricordare, sta morendo soffocato dai crediti che ArcelorMittal si rifiuta di onorare, e ad accelerare l'ingresso dell'azionista pubblico a garanzia dei livelli occupazionali e del risanamento ambientale, fa gettare la maschera a questo Governo e a questa maggioranza.

La vostra intenzione - e lo dico tramite lei, signor Presidente - è fornire un assegno in bianco ad ArcelorMittal, una resa senza condizioni. Questo decreto, che la maggioranza ha appena votato con l'ennesima fiducia, è un provvedimento pericoloso. È pericoloso perché antepone gli interessi economici all'esigenza di tutelare i valori fondamentali dell'ambiente, della salute e della sicurezza sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È pericoloso perché con il ripristino dello scudo penale si reintroduce l'autorizzazione di mettere a rischio la salute dei cittadini con la grottesca giustificazione che è necessario farlo per mantenere gli investitori stranieri. È pericoloso perché si pone in palese contrasto con la Costituzione, in particolare l'articolo 9, la Repubblica tutela l'ambiente, l'articolo 41, secondo cui l'attività economica non può svolgersi in modo da creare danni alla salute e all'ambiente, e potrei proseguire. È pericoloso perché questo provvedimento, che sta perpetuando un modello economico vecchio e inefficace, è contrario agli obiettivi europei di transizione ecologica, concentrando l'intervento sul piano finanziario, senza condizioni sull'inquinamento e sull'impunità, non proponendo politiche industriali e un piano di rilancio realmente competitivo per un settore strategico per il nostro Paese.

Ancora più grave è sollevare gli amministratori di queste aziende da ogni tipo di responsabilità. Per scongiurare la chiusura di impianti strategici come l'ex Ilva di Taranto si è persino stabilito che gli stessi non possano essere oggetto di sequestro o misure interdittive perché basterà impegnarsi ad adottare un'organizzazione e un modello che bilancino gli interessi economici ed ambientali, senza il vincolo di ripristinare i danni provocati, ignorando le sentenze di condanna della corte di assise del tribunale di Taranto e della Corte europea dei diritti dell'uomo.

Posto che l'entrata dello Stato nella quota azionaria è necessaria, farlo senza strategie, obiettivi, tempi chiari, trasparenti e vincolanti per la trasformazione del modello industriale e la riconversione, non è solo non lungimirante, ma è anche dannoso. Le aziende siderurgiche, infatti, soprattutto in mercati quali quelli dell'acciaio, sono capital intensive e necessitano, sì, di un capitale adeguato, soprattutto alla luce dei maggiori costi affrontati a causa della crisi energetica, ma un apporto di capitale pari a un miliardo e 705 milioni, senza alcuna strategia di lungo periodo, è più vicino a un regalo fatto ad ArcelorMittal che ad una scelta razionale e lungimirante di politica industriale.

In aggiunta, va ricordato che nessuna nazionalizzazione e nessun apporto di capitale può garantire la sana e continua prosecuzione delle attività produttive senza politiche industriali adeguate e un piano chiaro che garantisca un rilancio sensato, in coerenza con la transizione ecologica ed energetica necessaria e la difesa della salute e dell'ambiente. Motivo per cui, e questo va detto in modo forte e chiaro, questo decreto salva-Ilva ha chiare finalità politico-elettorali e pochi elementi coerenti con la natura economica dell'impianto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se l'obiettivo fosse quello di dare vita all'impianto produttivo di Taranto, l'impegno di questo Governo e di questa maggioranza verso un obbligo reale di riconversione degli impianti in ottica sostenibile sia da un punto di vista economico che ambientale non sarebbe, infatti, in discussione.

Tengo a ricordare che l'impianto in questione è praticamente l'unico in Italia a non avere fatto nessuna transizione verso la produzione di acciaio più sostenibile, che avrebbe l'effetto, da un lato, di ridurre i costi energetici, e, dall'altro, di garantire un ambiente sano e non - come definito dall'Organizzazione mondiale della sanità - una zona di sacrificio in favore della produzione fine a se stessa. La posizione del MoVimento 5 Stelle è chiara e coerente: vogliamo la chiusura delle fonti inquinanti, una riconversione economica, sociale e culturale dello stabilimento e del territorio di Taranto, nella prospettiva della transizione ecologica, sapendo che è necessaria una visione d'insieme. Il solco in cui abbiamo sempre lavorato è il seguente: nessun bilanciamento, nessun compromesso al ribasso e, soprattutto, nessuna merce di scambio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/11 Todde, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Prima di andare avanti con i lavori, colleghi, salutiamo una magnifica e bellissima selezione di studenti dell'Istituto comprensivo «Giovanni XXIII» di Recale, in provincia di Caserta, che oggi seguono i nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti, ragazzi, nella Camera dei deputati. Riprendiamo la dura vita. Sull'ordine del giorno n. 9/908/12 Riccardo Ricciardi il parere è favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/908/13 Ghio il parere è favorevole con riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Accetto la riformulazione, ma chiedo che sia posto in votazione per alcune motivazioni e alcune considerazioni generali. Credo davvero - è stato detto, ma voglio ribadirlo - che il decreto in questione crei davvero nuove problematiche, senza risolvere i nodi strutturali sul futuro degli impianti ex Ilva. Anzi, contiene disposizioni che fanno fare passi indietro agli stabilimenti del gruppo, a partire da quello di Taranto, ma anche a quello di Genova e a tutti quelli collegati. Un insieme di norme che prefigura un percorso che vede in capo ad Acciaierie d'Italia un'autorizzazione a produrre senza limiti di ordine ambientale e sanitario, senza norme di rilancio, senza garanzie di pagamento dei crediti maturati dai fornitori e di rilancio occupazionale, senza coinvolgere le aziende dell'indotto, come ad esempio Sanac, con stabilimenti in diverse parti d'Italia, a partire da Liguria, Piemonte e Toscana, e con tanti lavoratori a rischio. Inoltre questo provvedimento, ed è una delle ragioni della presentazione del mio ordine del giorno, non lega minimamente il finanziamento in conto soci né alla necessaria modifica della governance, fondamentale per un reale rilancio con il passaggio al controllo azionario pubblico, né alla presentazione di un dettagliato cronoprogramma di investimenti. In sostanza, l'ordine del giorno, nonostante si applichi a un provvedimento senza una visione politica chiara sulla strategia industriale nel campo della siderurgia, vuole sostenere, oltre gli stabilimenti principali, anche quelli dell'indotto, invitando il Governo a farsi carico del sostegno alle imprese dell'indotto con l'accesso ad una quota del Fondo di garanzia delle piccole e medie imprese.

La riformulazione del Governo è decisamente più blanda ma noi vigileremo affinché venga data attuazione a questo percorso che serve per sostenere tante aziende e tanti lavoratori. Per questo chiedo che venga posto in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/13 Ghio, con il parere contrario del Governo. Dichiaro aperta la votazione.

Scusate, revoco la votazione. Collega Ghio, lei accettava la riformulazione? Va bene. Allora, il parere del Governo è favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/13 Ghio, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno n. 9/908/14 Amorese, n. 9/908/15 Alessandro Colucci, n. 9/908/16 Cavo e n. 9/908/17 Barabotti, su cui il Governo ha espresso pareri favorevoli.

L'ordine del giorno n. 9/908/18 Zucconi è accolto come raccomandazione, accettata.

L'ordine del giorno n. 9/908/19 Maiorano è riformulato e accolto come raccomandazione, accettata.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/908/20 Bonelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Con quest'ordine del giorno, abbastanza articolato, diamo una indicazione su come intendiamo fornire anche alcune risposte alla crisi occupazionale. Mi riferisco, in primis, a un lavoro estremamente usurante, come quello dei lavoratori impiegati nell'acciaieria, che invece non è dichiarato usurante. Mi preme però ricordare in quest'Aula un passaggio estremamente importante, perché il decreto che ci accingiamo a votare presenta aspetti inquietanti - come già ho avuto modo di indicare nella dichiarazione di voto contrario alla fiducia - come l'introduzione dell'immunità penale e il dissequestro in presenza di reati ambientali e gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Io penso che il Parlamento debba essere sovrano e non debba esercitare la potestà legislativa sulla base di patti parasociali e scritture private, fatte fuori da quest'Aula. Mi spiego per chi forse non sa o per chi è disattento, pertanto inviterei ad ascoltare quanto sto per dire. Per ben due volte, la multinazionale franco-indiana ArcelorMittal, con i commissari straordinari Ilva, prima, e con Acciaierie d'Italia, successivamente, ha sottoscritto patti parasociali con i quali espressamente chiedeva l'immunità penale, cosa che noi oggi stiamo approvando, per continuare ad esercitare la presenza e la propria attività in quell'area. Io penso che sia grave che in patti parasociali si possa chiedere - e non si può fare - un'immunità penale così estensiva, anche di fronte alla sentenza della Corte costituzionale n. 58 del 2018, che ha dichiarato incostituzionale l'immunità per i reati legati alla sicurezza sul lavoro. Ecco perché ribadiamo che questo decreto è una vera e propria barbarie giuridica e umana, perché in nessuna parte d'Europa una simile garanzia, ovvero immunità, è assicurata ad un impianto produttivo. Siccome ci sono già quattro sentenze della Corte di giustizia su Taranto che condannano l'Italia, sarà inevitabile ricorrervi nuovamente per porre questo problema, considerato il disprezzo con il quale si sta lavorando e si sta indirizzando l'attività legislativa contro una popolazione a cui sono stati sottratti i diritti. Pertanto, annuncio che ricorreremo nuovamente, con i cittadini e le cittadine di Taranto, alla Corte di giustizia per far presente questa barbarie giuridica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. A nome del gruppo del Partito Democratico, chiediamo la votazione per parti separate del dispositivo, nel senso di votare gli ultimi due impegni separatamente dai primi sette impegni.

PRESIDENTE. Colleghi, come abbiamo appena sentito, è stata chiesta la votazione per parti separate dell'ordine del giorno n. 9/908/20 Bonelli, sul quale il Governo ha espresso parere contrario. La votazione consisterà nel votare le premesse e i primi sette impegni separatamente dagli altri due impegni.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/20 Bonelli, limitatamente alle premesse e ai primi sette impegni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/20 Bonelli, limitatamente agli ultimi due impegni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Ricordo che l'ordine del giorno n. 9/908/21 Mari è stato ritirato.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/908/22 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Il parere contrario al mio ordine del giorno è davvero incredibile, perché vi chiedo “di valutare gli effetti applicativi della disciplina in esame”. Non vi ho proposto di prevedere una modifica - non ho osato tanto e sarei stato certo di un parere contrario - ma di valutare gli effetti applicativi. Nemmeno quelli volete valutare, dando sostanzialmente per scontato che questo scudo penale non creerà effetti a catena. È una norma che prevede una sorta di non punibilità assoluta degli amministratori straordinari delle grandi imprese in crisi, La disposizione, sostanzialmente, si pone sulla falsariga di quanto già previsto - è vero - dall'articolo 2 del decreto-legge n. 1 del 2015, sancendo una sorta di presunzione assoluta di diligenza a favore delle condotte attuative dei provvedimenti che autorizzano la prosecuzione dell'attività produttiva. Il problema qui è anche l'indeterminatezza: è un contenitore vuoto che si presta un po' a tutto. La disposizione non precisa l'ambito soggettivo di applicazione dello scudo, dato che autore della condotta può essere chiunque, ma non identifica nemmeno le incriminazioni rispetto alle quali è esclusa la responsabilità penale. Nel 2015, invece, almeno erano stato identificate le incriminazioni di riferimento in materia ambientale. Qui vi è una totale indeterminatezza. Domani si svolgerà il global strike, lo sciopero per il clima promosso dai Fridays. In piazza ci saranno associazioni, migliaia di persone, tantissimi giovani. Questo è il tipico scollamento tra la cittadinanza, la politica e la comunità scientifica, proprio sui temi ambientali e sui cambiamenti climatici.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/22 Dori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Ordine del giorno n. 9/908/23 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/23 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Ordine del giorno n. 9/908/24 Zanella.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno indica la necessità per il Governo di stanziare risorse al fine di garantire e implementare il piano di sorveglianza sulla salute della popolazione residente nei comuni di Taranto e Statte previsto dall'articolo 2 del decreto-legge n. 136 del 2013. Ci aspettavamo che almeno su questo punto ci fosse una larga convergenza e, invece, non è stato preso in assoluta considerazione.

Ma il punto su cui, invece, non mi meraviglia che ci sia stato il rigetto da parte di questo Governo è la previsione che non vengano applicate le norme di punibilità qualora vengano superati i limiti previsti dall'Organizzazione mondiale della sanità circa il benzene, la diossina e le polveri sottili. C'è la riproposizione dello scudo penale, a fronte di dati epidemiologici che, come emerge dallo studio SENTIERI, pubblicato dall'Istituto superiore di sanità, evidenziano come, dal 2013, non ci sia stato alcun miglioramento, continui a esserci un altissimo tasso di mortalità, oltre alle ospedalizzazioni; i picchi di benzene, poi, e l'alto tasso di inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo producono danni irreversibili soprattutto alla salute dei bambini e delle bambine.

Quindi, noi ci rimettiamo all'Aula e chiediamo di votare quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/24 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Ordine del giorno n. 9/908/25 Evi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per dire che non accogliamo la riformulazione, perché nella riformulazione viene stralciata la richiesta, sensata e ragionevole, del potenziamento dell'Azienda sanitaria locale di Taranto anche ai fini dell'attività di controllo e sorveglianza sanitaria della popolazione e l'indispensabile monitoraggio epidemiologico. È evidente che non andare in questa direzione significa meno dati, anzi, zero dati e, quindi, continuare a poter giustificare l'ingiustificabile, e questo per noi è inaccettabile.

Quindi vorrei porre in votazione l'ordine del giorno come originariamente presentato.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/25 Evi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Ordine del giorno n. 9/908/26 Ghirra.

Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo, per una precisazione. Ne ha facoltà.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Vorrei intervenire sulla riformulazione di questo parere, in quanto mi sono resa conto che, dal resoconto stenografico, manca una sigla. Quindi, vorrei rileggerlo.

PRESIDENTE. Un attimo, per favore. Silenzio, colleghi, altrimenti non si sente la riformulazione. Prego, onorevole Bergamotto.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. L'ordine del giorno è accolto con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere misure volte ad assicurare l'attività di controllo e monitoraggio ambientale a tutela della salute pubblica attualmente svolta dall'ARPA Puglia, anche implementando le attuali stazioni fisse e mobili di monitoraggio della qualità dell'aria per la rilevazione in continuo degli inquinanti e, in particolare, PM10, PM2,5, NOX, benzene, CO, SO2.

PRESIDENTE. La accogliamo? La mettiamo in votazione.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/26 Ghirra, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Salutiamo l'Associazione degli studenti italo-francesi La Strada, che assiste ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Arrivano anche da Parigi, quindi buongiorno, bonjour à tout le monde dalla Camera dei deputati e benvenuti ai nostri lavori. Non si applaude sempre tutti assieme, succede solo per voi.

Ordine del giorno n. 9/908/27 Fratoianni, parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/27 Fratoianni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Ordine del giorno n. 9/908/28 Borrelli, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/28 Borrelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Ordine del giorno n. 9/908/30 Piccolotti, con il parere contrario del Governo: l'onorevole Piccolotti chiede che venga posto in votazione.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/908/30 Piccolotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione - Una voce dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle: “Presidente! Le mani!”).

La mano dietro? Il problema è se è davanti. Mani in alto. Colleghi, collega Sasso… onorevole Sasso, onorevole Iezzi (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Colleghi, c'è stato, evidentemente, un malinteso, che è stato superato. È stato un malinteso, non c'è problema.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 908​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare, nel silenzio dell'Aula, che sarà ripristinato entro pochi secondi, per dichiarazione di voto la deputata Cavo. Ne ha facoltà. Ci provi, con coraggio, onorevole, raggiunga la sua postazione, così, nel frattempo, gli animi si placano. Chi vuole andare a prendere una camomilla o un caffè va, nel frattempo noi andiamo avanti. Collega Cavo, la prego, così andiamo spediti.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, con buona pace dei colleghi dell'opposizione, questo è un altro decreto, dopo quello Lukoil, che dà una risposta concreta a un importante settore produttivo del nostro Paese.

Un provvedimento essenziale, che interviene su due ambiti legati alla questione Acciaierie d'Italia - quello finanziario e quello giuridico - con l'obiettivo di assicurare la produttività dello stabilimento di Taranto e, di conseguenza, degli altri stabilimenti produttivi italiani collegati, da Novi Ligure a Genova, incluso l'indotto, rimediando agli errori del passato. È un decreto di cui sono stata relatrice…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cavo. Colleghi, dovete avere rispetto per l'onorevole Cavo e per ognuno di voi. Vi prego di fare silenzio o di uscire dall'Aula, se non avete intenzione di seguire. Prego, onorevole Cavo, mi scusi.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Spero di poter proseguire, nel rispetto, ovviamente, del mio intervento e nel rispetto che avrò anche di quello dei colleghi che mi seguiranno.

Ribadisco, un provvedimento che rimedia agli errori del passato. Un decreto di cui sono stata relatrice in Commissione attività produttive, una Commissione che ha deliberato di riferire in questa Assemblea senza approvare modifiche al testo trasmesso dal Senato, riconoscendo valore all'approfondimento fatto al Senato con audizioni e modifiche emendative, condividendo anche nella tempistica l'impianto del decreto proposto dal Governo per dare una risposta chiara e immediata ad uno degli asset strategici della nostra economia, quale il comparto siderurgico.

Dopo il lavoro in Commissione, intervengo ora in dichiarazione di voto per il gruppo Noi Moderati, condividendo non solo l'opportunità, ma soprattutto la scelta politica di fondo, perché questo non può essere liquidato come un decreto che salva un'azienda, ma è un decreto di chiara politica industriale. Se siamo qui, se è necessario questo decreto, è perché le scelte del passato non hanno funzionato, perché lo schema di rapporto pubblico-privato, così come era stato deciso dal Governo Conte, non ha funzionato. Il paradosso, oggi, è sentire che gli attacchi maggiori arrivano da quel MoVimento 5 Stelle responsabile, tramite l'impostazione degli accordi e dei patti parasociali a cui si è dovuto rimediare, del lento spegnimento di Ilva, con un socio privato blindato e un Governo senza possibilità di reale intervento.

Il decreto di oggi cambia la prospettiva, lo fa ridando agibilità di produzione e gestione al sito di Taranto, ristabilendo il giusto equilibrio nei rapporti tra pubblico e privato. Si sceglie di investire su Ilva, autorizzando Invitalia, fermo restando il limite massimo di 1 miliardo di euro, a effettuare sottoscrizioni di aumento di capitale sociale e l'erogazione di finanziamenti in conto soci, convertibili in aumenti di capitale sociale. Operazioni autorizzate nella misura in cui sono effettuate secondo logiche, criteri e condizioni di mercato, anche dopo il 2022 e in costanza di provvedimenti di sequestro.

Questo significa che in qualunque momento lo Stato può aumentare la sua partecipazione in Acciaierie d'Italia, fino ad arrivare alla maggioranza, senza limiti di tempo e di sequestro. Questo significa che lo Stato è pronto a investire e a crederci, e molto dipenderà dall'atteggiamento del socio privato, che potrà e sarà portato altrettanto a investire, se crede, nella potenzialità dell'ex Ilva o, comunque, a chiarire il suo piano e le sue intenzioni, senza pensare che tutto rimanga immobile, che il mercato rimanga immobile.

Anche perché, dopo l'articolo 1, che prevede quanto esposto, c'è l'articolo 2, che prevede l'ammissione diretta all'amministrazione straordinaria per quelle aziende il cui socio pubblico detenga almeno il 30 per cento delle quote, ed è il caso di Ilva. Qualora il socio pubblico ravvisi i requisiti per l'amministrazione straordinaria e l'organo amministrativo non abbia fatto istanza entro 15 giorni, l'amministrazione straordinaria scatta sostanzialmente su richiesta del pubblico. Possibilità, eventualità: non è detto che si verifichino, ma il solo fatto che d'ora in poi, con l'approvazione di questo decreto, nel combinato disposto degli articoli, possano verificarsi, ha la potenzialità di rimettere in moto trattative e produzione, riportando l'ex Ilva ai livelli che merita, sicuramente con un'iniezione di capitale importante, anche per far fronte a quello che è successo per effetto del caro energia. Altro che regalo ad ArcelorMittal, come abbiamo ascoltato in quest'Aula e in Commissione, da chi un regalo rischiava di farlo davvero, svendendo Ilva o lasciandola spegnersi lentamente.

Queste sono norme che chiariscono posizioni, volontà di investire, e porteranno ciascuno a definire il proprio ruolo.

Qualcuno in quest'Aula ha detto che è un decreto per il Mezzogiorno, perché investe su Taranto e anche sui lavoratori della Sicilia. Certamente, ma lo si può leggere anche in maniera più ampia. Io sono una parlamentare ligure e ritengo che questo decreto non sia affatto un punto di arrivo, ma nemmeno un punto di partenza, piuttosto un punto di ripartenza per permettere innanzitutto a Taranto e, di riflesso, a tutti gli stabilimenti ex Ilva italiani, incluso quello genovese, di ritornare ad avere lavoro e commesse, e di lavorare a pieno regime di fronte ad accordi di programma, che, sul fronte occupazionale, non hanno portato finora gli esiti sperati. Questo decreto è una condizione essenziale per porre altre condizioni, la condizione senza la quale nessun altro ragionamento, né sugli altri siti siderurgici collegati, né su Taranto, né sulle altre aziende dell'indotto, sarebbe possibile.

La parte che ha fatto più clamore è quella riguardante le norme penali. Abbiamo ascoltato, durante la discussione generale, parole come “scempio di decreto”, “sciagura dello scudo penale”. Prendiamo qualche istante per vedere cosa dicono gli articoli.

L'articolo 7 prevede che chiunque agisca al fine di dare esecuzione a un provvedimento che autorizza la prosecuzione dell'attività di uno stabilimento industriale, o parte di esso, dichiarato di interesse strategico nazionale, non è punibile per i fatti che derivano dal rispetto delle prescrizioni dettate dal provvedimento, dirette a tutelare i beni giuridici protetti dalle norme incriminatrici, se ha agito in conformità alle medesime prescrizioni. C'è un “se” evidentissimo. Non è un “liberi tutti”. Quale deregulation? Non è punibile chi rispetta le norme. Non è una non punibilità a priori, è una non punibilità per fatti che derivano da prescrizioni precise, previste dal provvedimento che autorizza l'attività del sito di interesse nazionale.

Ma vediamo anche l'altro articolo - il 6 - che prevede che, in caso di sequestro, il giudice disponga la prosecuzione dell'attività affidandosi a un amministratore giudiziario o, se già in amministrazione straordinaria, al commissario già nominato. Questo articolo, badate bene, precisa che, qualora sia necessario, al fine di un bilanciamento tra esigenze di continuità dell'attività produttiva e di salvaguardia dell'occupazione e di tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell'ambiente, il giudice detta le relative prescrizioni, tenendo anche conto del contenuto dei provvedimenti amministrativi a tal fine adottati dalle competenti autorità.

Da un lato, si esclude la possibilità di prosecuzione quando da essa possa derivare un concreto pericolo per la salute o l'incolumità pubblica, ovvero per la salute e la sicurezza dei lavoratori, non evitabile con alcuna prescrizione, e, dall'altro, si prevede che il giudice autorizzi la prosecuzione dell'attività, qualora, nell'ambito della procedura di riconoscimento dell'interesse strategico nazionale, siano state adottate misure con le quali si sia ritenuto realizzabile il bilanciamento tra le varie esigenze. Il decreto si pone, eccome, il problema del bilanciamento tra esigenze di produrre e tutelare l'occupazione, l'ambiente e la salute, e lo fa in più passaggi, anche con il Piano ambientale, il cui termine ultimo per la realizzazione è fissato all'agosto del 2023.

Il Piano ha introdotto per il sito siderurgico un sistema di verifiche e di controlli ancora più frequenti. Davvero qualcuno può ancora dire che è un decreto sbilanciato e negare che, invece, sia un decreto necessario a rimettere in moto la siderurgia? Questo decreto parla di bilanciamento, lo fa sapendo che, quando si parla di Acciaierie, i valori in gioco sono questi: produttività da garantire, lavoro, ambiente e salute. Questi sono i valori che riconosce chiaramente e ripetutamente. Valori che noi sosteniamo, nell'equilibrio con cui vengono affrontati, senza prendere lezioni da chi, sventolando ora solo alcuni di questi valori, ha dimostrato in passato di non dare valore all'Ilva, alla sua storia e alle sue potenzialità, che invece ancora rimangono. Per dare risposte al Paese, ai lavoratori e alle famiglie, non si può sempre contrapporre il bianco e il nero.

Occorrono soluzioni concrete che contemperino esigenze diverse, permettendo di andare avanti, di produrre e non restare nell'immobilismo; questo, sì, che sarebbe uno scempio e una sciagura.

Questo è un decreto da contestualizzare con il piano di decarbonizzazione annunciato, questo è un decreto che ovviamente Noi Moderati sosteniamo, come è evidente, per tutto quello che è stato elencato e che sosteniamo anche per quello che comporta per tutte le aziende dell'indotto, che sono oltre 200, e per Sanac, sulla quale oggi abbiamo presentato un ordine del giorno. Siamo consci che il parere favorevole dato dal Governo avrà un suo effetto importante, perché sarà importante intervenire tanto per Sanac quanto per le aziende dell'indotto.

Per tutto quanto esposto, per tutti i valori che vengono contemperati e per il fatto che noi riteniamo che siano di interesse nazionale l'Ilva e tutto l'indotto, noi sosteniamo questo provvedimento - Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale - e annuncio, a nome di Noi Moderati, il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Colgo l'occasione di questa dichiarazione di voto finale per leggere, a nome di Alleanza Verdi e Sinistra, alcuni dei punti conclusivi del rapporto sulla valutazione dell'impatto sanitario delle attività dell'impianto siderurgico di Taranto, realizzato dall'OMS, su richiesta della regione Puglia e pubblicato nel 2021. Le analisi eseguite nel quadro del progetto dell'OMS indicano che: L'impatto ambientale degli impianti ex Ilva è stato considerevole, ma non ancora del tutto caratterizzato. Mentre le emissioni dirette nell'aria sono relativamente ben monitorate, si sa meno di altre vie di esposizione che coinvolgono matrici diverse come il suolo o l'acqua. Da qui deriva la nostra ferma opposizione e contrarietà ad un parere del Governo a un ordine del giorno che chiedeva di potenziare le indagini epidemiologiche.

Le emissioni nell'aria dell'impianto ex Ilva, se tradotte in concentrazioni di polveri di particolato, sono causa di eccessi di mortalità e altri impatti negativi sulla salute, con relativi costi economici. Non va dimenticata la fortissima correlazione che c'è tra gli impatti sulla salute delle persone e gli impatti economici in termini di spesa sanitaria e di mancata produttività legata ai costi sanitari. L'impatto diretto totale sulla salute di altre forme di contaminazione sui bambini e sui giovani non può essere quantificato con un livello comparabile di precisione. In particolare, la contaminazione del suolo, dell'acqua, della catena alimentare e flussi della gestione dei rifiuti può produrre ulteriori impatti sulla salute, la cui portata è sconosciuta. Da qui la necessità di continuare a fare una maggiore e più profonda azione di monitoraggio.

Gli impatti dell'ex Ilva sulla salute si verificano in una popolazione già colpita negativamente da diversi fattori di rischio e da molti decenni. Questo ci dice, però, che i dati che abbiamo ci danno già un quadro assolutamente allarmante e sconfortante da tanto, tanto, tanto tempo. I dati disponibili sugli indicatori di salute come la mortalità, la morbilità, gli effetti riproduttivi hanno ripetutamente dimostrato che il profilo di salute degli abitanti di Taranto e dintorni non è buono come dovrebbe essere. L'ampia letteratura sull'area di studio suggerisce la presenza di forti pressioni sulla salute umana, in molti casi dovute alle attività dell'impianto, ma non sempre limitate ad esse, perché, anche qui, va ricordato che quel territorio vede non solamente l'impianto siderurgico, ma anche molti altri impianti e attività produttive che hanno un fortissimo impatto sul territorio. Chiaramente, le attività industriali hanno caratterizzato il degrado ambientale della zona. Il rapporto aggiunge, inoltre, che l'impianto è noto da diversi decenni per il suo impatto ambientale negativo, con notevoli emissioni di vari inquinanti che interessano vaste aree anche densamente popolate, come la stessa città di Taranto. Eccessi di numerose malattie e tassi di mortalità sono stati ripetutamente documentati, denotando un preoccupante profilo sanitario per la popolazione locale. Gli impatti prevedibili di mortalità sono di cinque morti l'anno nello scenario più favorevole, ossia nel caso di adozione delle migliori tecnologie disponibili e prescritte dall'AIA, l'autorizzazione integrata ambientale. L'OMS prevede fra le 50 e le 80 morti premature evitabili a Taranto, anche in presenza di lavori di adeguamento degli impianti Ilva.

Ho voluto leggere questi stralci dello studio dell'OMS, perché stiamo parlando di questo, stiamo parlando di una mortalità e di malattie che hanno da anni colpito e continuano a colpire la popolazione di Taranto. Ancora, lo studio di impatto ambientale e sanitario delle emissioni dell'impianto di Taranto, che è frutto della collaborazione di diverse realtà italiane, tra cui l'ARPA Puglia e l'ASL di Taranto, stima un rischio non accettabile, lo ripeto, non accettabile nel quartiere Tamburi, con una produzione di 4,7 milioni di tonnellate di acciaio, che è inferiore a quella autorizzata dall'AIA di 8 milioni di tonnellate.

Dai dati epidemiologici dello studio Sentieri, che abbiamo richiamato e citato ormai in ogni nostro intervento durante l'analisi di questo provvedimento, dati recentemente aggiornati e pubblicati il 23 febbraio dall'Istituto superiore di sanità, risulta che non vi è stato alcun miglioramento della salute e che è continuato, anche dopo il 2013, l'eccesso di mortalità e di ospedalizzazione a Taranto, colpendo in modo intollerabile anche i bambini. Recentemente si sono registrati a Taranto picchi di benzene mai visti prima e l'ARPA li ha attribuiti agli impianti dell'Ilva. Tutto ciò, per dare un quadro preciso dell'impatto devastante di questo impianto mortifero.

Cosa è stato fatto in questi anni per cercare di porvi rimedio? Di fatto, nulla, nulla. Le prescrizioni contenute nell'AIA, nell'autorizzazione integrata ambientale del 2012, prevedevano che queste fossero attuate entro il 2014, ma il piano ambientale attuale prevede il completamento entro agosto 2024, ben dieci anni dopo. E la gente, quindi, continua ad ammalarsi e a morire. Nel frattempo, però, ci sono state sentenze di ogni genere, della CEDU, la Corte europea dei diritti dell'uomo, della Corte costituzionale, della Corte di giustizia dell'Unione europea, procedure di infrazione, l'ONU che definisce Taranto “zona di sacrificio”. La magistratura cerca di fare il suo corso, sequestra gli impianti, perché causano morte e malattie nella popolazione, ma fino ad oggi, in un modo o nell'altro, hanno continuato a funzionare.

Oggi, questo Governo, con l'ennesimo provvedimento su cui mette per l'ennesima volta la fiducia - comprimendo così i tempi di lavoro, mortificando e calpestando il lavoro parlamentare -, vuole riproporre lo scudo penale, l'immunità per chi inquina e mette a repentaglio la salute delle persone, le fa ammalare e morire e non rispetta nemmeno le norme di sicurezza sul luogo di lavoro. Questa, lo abbiamo detto e lo ripetiamo, è un'oscenità giuridica che non esiste in nessun'altra parte d'Europa, che, di fatto, sottomette il potere della magistratura al potere politico e legislativo e va a minare lo Stato di diritto. Questo è un vero e proprio insulto.

Per noi, Alleanza Verdi e Sinistra, questo provvedimento è irricevibile e incostituzionale. Siamo di fronte all'ennesimo provvedimento che trova qualunque escamotage per eludere la nostra Costituzione, le sentenze, che richiamavo prima, della Corte costituzionale, della Corte di giustizia dell'Unione europea, della CEDU, le procedure d'infrazione, pur di far proseguire l'attività produttiva di uno stabilimento, messo sotto sequestro dalla magistratura perché pericoloso e illegale, nel nome del famigerato interesse strategico nazionale, nel nome della continuità produttiva a tutti i costi; anche a costo di continuare a perdere vite umane, di far ammalare le persone, tanto da far dire alle madri tarantine frasi come questa: se io potessi tornare indietro non avrei messo al mondo mio figlio in queste condizioni, per paura che si ammali. O sentire altre donne che dicono: non voglio fare figli, rinuncio, perché ho paura. Se noi siamo arrivati al punto che una donna dica questo vuol dire che come umanità abbiamo fallito. Queste sono le parole di una mamma malata di una grave forma di leucemia a Taranto. Per tutti questi motivi, Alleanza Verdi e Sinistra voterà contro questo vergognoso decreto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, sono ormai decine i decreti che hanno riguardato questo tema che sono passati da quest'Aula, praticamente con qualsiasi Governo che abbiamo visto negli ultimi anni e con maggioranze di tutti i colori politici.

Allora oggi, dopo tutti questi decreti, abbiamo la consapevolezza che è davvero difficile risolvere problemi complessi con soluzioni semplici. Tutti i Governi si sono scontrati con questo problema senza avere soluzioni miracolose in tasca per risolverlo, perché, quando si parla di Ilva, in particolare, le dichiarazioni ideologiche non bastano. Bisogna fare la sintesi di tante esigenze che i cittadini di Taranto e il Paese meritano, in primis il diritto alla salute che i cittadini di Taranto meritano e chiedono. Ma c'è anche il diritto al lavoro e alla tutela dei lavoratori, 20.000 persone che lavorano in quell'impianto, oltre a tutto l'indotto nel nostro Paese. Poi, c'è il futuro della politica industriale di questo Paese, di cui l'acciaio è una corrente fondamentale.

Allora, non si può considerare una sola di queste variabili senza considerarla nel mix delle altre ed è per questo motivo che i Governi, che si sono succeduti, hanno affrontato in maniera diversa questo problema. Il Governo Gentiloni, con Calenda Ministro, fece quel bando internazionale per dare un socio privato allo Stato e per continuare a investire in questa azienda. Trovò un socio che mise 4 miliardi di investimenti sul tavolo, quasi 1,5 miliardi di investimenti sul piano ambientale, la garanzia di avere zero licenziamenti e lo Stato come garanzia e controllo di questa operazione. Una soluzione che, allora, non era condivisa da alcune forze politiche, che vediamo oggi, però, condividere soluzioni simili.

Poi, quell'accordo blindato fu stracciato per motivi ideologici dal Governo Conte, che arrivò dopo e che ha previsto l'ideologia di chiudere lo stabilimento per bonificare tutto e subito e per ripartire con il famoso acciaio verde, quell'acciaio che ancora non esiste. Di tutto ciò, non abbiamo visto nulla, infatti, stiamo ancora parlando di Ilva, perché, con soluzioni così ideologiche, non si va avanti, peraltro alla continua ricerca di quel colpevole dell'industria privata, che poi si è rivelata non l'unico colpevole, calcolando che, su 60 anni di storia di questa azienda, ben 40 sono stati di proprietà diretta dello Stato.

Quindi, è arrivato Draghi che ha ricominciato a investire su questa azienda: 150 milioni di fondi confiscati e messi a disposizione per le opere di decarbonizzazione e di produzione. Poi, ci fu l'autorizzazione Invitalia a investire fino a 700 milioni, sempre per far ripartire questa produzione.

Oggi, siamo qui con un nuovo decreto, un decreto del Governo Meloni, che, senza smorzare i trionfalismi della maggioranza, non fa molto, né pone soluzioni. Dopo questa inspiegabile fiducia su un decreto abbastanza semplice e poco controverso, possiamo parlare di questo decreto come di una non soluzione: si mettono fondi, si aiuta a pagare le bollette di questa azienda, che sono passate da 200 milioni di costi energetici a oltre 1 miliardo, si inseriscono fondi, ma non si vede alcuna soluzione strutturale del problema. Non c'è nulla: non c'è un piano industriale, non c'è visione, non c'è un futuro per questa azienda che arrivi da questo decreto. Quindi, siamo convinti che arriveranno altri decreti, perché qui dentro nulla di tutto questo è contenuto.

Con questo decreto, non ripartono le bonifiche, che sono la cosa fondamentale. Con questo decreto, non si va a investire sulla produzione di acciaio, cercando soluzioni alternative a quelle attuali. Questo impianto non può funzionare con la produzione di acciaio che ha oggi. Non è economicamente sostenibile e, quindi, bisogna tornare alla produzione di una volta.

Bisogna anche smettere di riempirsi la bocca di parole che non esistono, come l'acciaio green e l'idrogeno. Sono le soluzioni del futuro, ma, ad oggi, non sono le soluzioni del presente. Sono soluzioni non competitive, che ci costringerebbero a comprare acciaio da altri Paesi a un costo inferiore, magari da quei Paesi che non rispettano le normative europee e sono concorrenziali con noi.

Poi, c'è la controversa introduzione dello scudo penale, che non possiamo non condividere, perché era inserita anche nei decreti che abbiamo condiviso in passato. Lo scudo penale è fondamentale per risolvere il problema, per avviare risoluzioni.

Lo scudo penale non vuol dire il diritto di commettere reati e inquinare, ma significa proteggere gli amministratori dai reati delle precedenti gestioni e dare loro la possibilità di far partire le bonifiche e le produzioni senza ricevere l'avviso di garanzia in meno di un giorno.

Presidente, il nostro gruppo è sempre a favore di interventi che vanno nel futuro dell'azienda, dei lavoratori e del Paese. Non possiamo votare, quindi, contro questo decreto, perché aiuta, anche se marginalmente, il futuro dell'azienda Ilva. Il nostro voto sarà, quindi, un voto di astensione, in attesa di un futuro decreto che, finalmente, sia risolutivo del problema (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signori del Governo, colleghe e colleghi deputati, come Forza Italia, consideriamo, da sempre - e non solo da questo decreto - l'ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia, una delle aziende più strategiche d'Italia, su cui abbiamo sempre avuto una posizione coerente, onesta e responsabile.

Il polo industriale di Taranto, ma anche quello che riguarda la produzione industriale in Liguria, non va chiuso, ma reso compatibile con l'ambiente, intervenendo sull'inquinamento prodotto, sulla bonifica dei siti, sulla realizzazione degli impianti di produzione più avanzati, sulla conversione alla produzione da fonti rinnovabili basate sui nuovi risultati della ricerca applicata all'industria in tema di utilizzo del gas, in via transitoria, e dell'idrogeno come traguardo finale.

Esattamente questo, signor Presidente, è ciò che abbiamo sempre detto dentro e fuori Taranto, dentro e fuori la Liguria, anche nelle campagne elettorali e anche nelle nostre riunioni istituzionali. È esattamente diverso, tutto questo, rispetto a quanto, in questi anni, il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico hanno detto e fatto sull'ex Ilva.

I 5 Stelle, nella campagna elettorale del 2018, si presentarono con il loro programma no-TAP, no-TAV e no-Ilva. Furono loro, poi, i primi, con il loro presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, a sottoscrivere gli accordi finali di realizzazione di TAP, sui lavori del TAV e sulla nuova compagine individuata in ArcelorMittal (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Anche il PD, signor Presidente, non è stato da meno in termini di coerenza e onestà nei confronti di Taranto e del Paese. Vi riporto un esempio su tutti: “Se avessi avuto il potere di chiuderla, lo avrei già fatto, perché, in queste condizioni, non si può più proseguire”. Era il Presidente della regione Puglia Emiliano, il 29 settembre 2022, alle mamme di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). E ancora: “Serve gestione più condivisa tra Stato e azienda” e, quindi, apriamola. Questa affermazione, dell'11 gennaio 2023, indovinate da chi è stata fatta? È stata fatta sempre dallo stesso presidente della regione Puglia, Emiliano, davanti al Parlamento, questa volta con i lavoratori dell'ex Ilva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Questi esempi sono solo una piccola parte della poco diligente - per essere gentili, signor Presidente - condotta politica dei principali partiti oggi d'opposizione, che hanno prevalentemente saputo approfittare di queste condizioni per ottenere successi elettorali di tutto rispetto a Taranto e in Puglia, ma dicendo tutto e il contrario di tutto, oggi, sulla pelle dei lavoratori e delle imprese e, domani, sulla pelle degli altri cittadini.

Questo decreto, lo sappiamo, non risolve tutti i problemi dell'industria dell'acciaio d'Italia, non risolve tutti i problemi dell'ex Ilva di Taranto, non risolve tutti i problemi ambientali di quell'area, ma interviene pesantemente dal punto di vista finanziario sul patrimonio aziendale, secondo criteri e condizioni di mercato. Il decreto è volto alla salvaguardia dei contesti industriali di interesse strategico, a sostenere le imprese che, a causa dei costi esorbitanti dell'energia e in assenza di liquidità, sono in difficoltà, con risorse massicce destinate all'obiettivo. In questo modo, possiamo tutelare i posti di lavoro e, al contempo, la filiera dell'acciaio italiano.

L'ex Ilva versa in una grave situazione patrimoniale di liquidità, anche per effetto del conflitto tra Russia e Ucraina. È una situazione complessa in cui non versa solo l'ex Ilva, ma anche il relativo indotto. Taranto è stato un simbolo positivo e vanto dell'industrializzazione del Mezzogiorno, ma, dal 2012, cioè dal sequestro degli altiforni giudicati altamente inquinanti, è iniziata una crisi complicata.

Nel periodo di Governo del PD e, in seguito, del MoVimento 5 Stelle è accaduto di tutto. Nel 2018, l'intero impianto è stato acquistato con bando pubblico dal colosso ArcelorMittal, che aveva il compito di rimettere in piedi l'azienda, tentando di risanarla.

Subito dopo, il Governo Conte ha, di fatto, stracciato gli accordi contrattuali precedentemente sottoscritti e lo Stato italiano così ha deciso di diventare direttamente proprietario della società e oggi ne possiede il 32 per cento.

Il decreto autorizza Invitalia a effettuare ulteriori rafforzamenti patrimoniali, fino all'importo di un miliardo; un ulteriore finanziamento in conto soci, nel limite massimo di 705 milioni di euro, servirà a risollevare l'azienda. Le risorse previste dal decreto andranno, in via prioritaria, alla copertura dei debiti energetici - soprattutto, per esempio, quelli contratti con ENI e con Snam - e poi ad altri tipi di investimenti, che serviranno a rimettere in piedi le condizioni economiche e finanziarie dell'azienda.

La questione più spinosa del provvedimento riguarda sicuramente le disposizioni normative relative al cosiddetto scudo penale: la questione, sulla quale i professionisti della demagogia, non solo in questi giorni, ma negli anni, si sono cimentati è attuale. Scudo penale è uguale a stare con i criminali dell'ambiente e della salute: questo è lo slogan usato in Parlamento, anche oggi, e per strada. A questi signori, signor Presidente, spieghiamo oggi - speriamo per l'ultima volta - cosa significa scudo penale per l'ex Ilva. L'articolo 5 ha l'obiettivo di garantire la continuità aziendale tramite il commissario, anche nel caso di sanzioni, prevedendo che le sanzioni interdittive non possano essere applicate quando pregiudicano la continuità dell'attività svolta in stabilimenti industriali o in parti di essi dichiarati di interesse strategico nazionale, ma a condizione che l'impresa elimini le carenze che hanno determinato il reato (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia). Ripeto: a condizione che l'impresa elimini le carenze che hanno determinato il reato! Domando: è una formula abbastanza chiara, in italiano o si preferisce un'altra lingua, per evitare ancora inutili domande e perdite di tempo? Si vuole preservare l'attività industriale, coniugandola, però, con la prevenzione delle fattispecie di reato. Ai paladini della giustizia specifico, poi, che in questo decreto si stabilisce che è necessario realizzare un bilanciamento tra le esigenze di continuità dell'attività produttiva e gli altri interessi rilevanti. Agli stessi paladini della giustizia ricordo le sentenze della Corte costituzionale che hanno definito imprescindibile un intervento diretto del legislatore per coordinare l'interesse nazionale alla prosecuzione dell'attività e l'applicazione di alcuni istituti processuali, nella fattispecie il sequestro. Agli stessi paladini della giustizia, che poco fa hanno detto che questo provvedimento sarebbe incostituzionale, ribadisco quanto detto dalla Corte costituzionale. Il decreto contiene anche altre norme, signor Presidente, di moralizzazione, come l'obiettivo di porre limiti massimi ai compensi degli amministratori giudiziari. Signor Presidente, vanno rafforzate e difese le produzioni nazionali di beni strategici. A Taranto i lavori di ammodernamento tecnologico e gli interventi di riduzione dell'impatto ambientale sono in ritardo e ne soffre l'occupazione diretta (circa 3.000 persone), rispetto alle 5.000 che l'anno scorso si pensava di occupare; ne soffre anche l'indotto: parliamo di aziende del settore metalmeccanico, edile, di trasporto e di servizi, che occupano oltre 4.000 lavoratori nella provincia di Taranto e nella regione Puglia, a cui aggiungiamo quelli che lavorano in Liguria.

Il Governo ha fatto bene, signor Presidente, con questo decreto e ha fatto bene il Parlamento a migliorarlo: recepisce le urgenze attuali e le traduce in misure concrete. Non sono - come qualcuno ha affermato - misure per prendere tempo, sono, invece, norme che sostengono il recupero dell'impianto dal punto di vista della riconversione ambientale, che vedrà l'ex Ilva alimentata, nel futuro - speriamo prossimo - solo da idrogeno verde. Nel frattempo, è necessario avviare - questo sì - una seria discussione, per trovare una soluzione a uno dei dossier più importanti e delicati del nostro Paese. L'obiettivo è quello di dare, non solo l'acciaio italiano all'Europa, ma anche un'occupazione stabile ai lavoratori dell'ex Ilva e dell'indotto e il diritto a non ammalarsi di tumore, che, come in ogni altro luogo d'Italia, riguarda anche coloro che vivono nella splendida Taranto.

Dichiaro, signor Presidente, il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Quest'Aula dovrebbe rappresentare un luogo in cui trovano voce le esigenze dei cittadini, in cui si lavora per tutelare e migliorare la vita delle persone ma, con le vostre azioni, colleghi della maggioranza, state continuando a calpestare ogni diritto, ignorando la voce di un intero territorio. Con l'assurdo decreto sull'ex Ilva, su cui annuncio, da subito, fortemente il voto contrario del MoVimento 5 Stelle, il Governo sta legittimando la libertà di inquinare e di mettere a rischio la vita dei cittadini di Taranto. Mi chiedo con quale coscienza si porti avanti un provvedimento così dannoso. Stiamo parlando della vita delle persone - donne, uomini e bambini, soprattutto bambini -, che pagano sulla loro pelle le conseguenze devastanti dell'inquinamento. Ma vi rendete conto di cosa state facendo? I cittadini di Taranto e tutti gli italiani stanno assistendo alla decisione del Governo Meloni di non punire chi inquina e chi mette a rischio la salute. Lo state facendo dopo che, per mesi, avete continuato a dire che eravate vicini alla gente, pronti a tutelare e a favorire lo sviluppo economico del Paese e, invece, siete solo una nuvola nera sul futuro dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questo provvedimento è pericoloso, una bomba a orologeria, che avreste dovuto disinnescare; invece, non avete fatto altro che accelerarne i rischi, azzerando le lancette. Con il ripristino dello scudo penale che, grazie al Governo Conte e al MoVimento 5 Stelle, avevamo cancellato, state reintroducendo l'autorizzazione a mettere a rischio la salute dei cittadini e la tutela ambientale. Ma lo sapete come si vive in una città in cui, ogni volta che si varca la porta di casa, l'aria che si respira può compromettere la propria salute e quella dei propri figli? Lo sapete quante persone si sono ammalate o sono morte? Mettetevi nei panni delle madri e dei padri, preoccupati per la salute dei propri figli o che - peggio - i figli li hanno dovuti seppellire. Provate a fare uno sforzo; io, da padre, non riesco nemmeno lontanamente, veramente, a immaginare il dolore e la rabbia di quei genitori, soprattutto dopo la vostra scelta, crudele, di mettere al primo posto l'interesse economico rispetto alla vita dei tarantini. State rubando il futuro ai cittadini di Taranto, state spuntando le armi della magistratura e delle istituzioni, togliendo loro gli strumenti utili per impedire che gli impianti inquinanti, dannosi per la salute dei cittadini e dei lavoratori, inquinino impunemente. Come se non bastasse, vi preoccupate di sollevare la responsabilità anche per gli amministratori dell'azienda, una follia.

Avete aperto le porte dello Stato ai colletti bianchi, di fatto; niente di nuovo, purtroppo, per chi, come voi, è sempre più attento agli interessi di pochi rispetto a quello dei tanti cittadini che hanno bisogno di aiuto.

Ma vi rendete conto di quanto oltre vi stiate spingendo? Questa norma - ricordiamolo - è in contrasto con la nostra Costituzione; con l'articolo 9, che tutela l'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e con l'articolo 41, che dice chiaramente come l'iniziativa economica non possa svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute e all'ambiente. Avete calpestato le norme europee sui diritti dell'uomo, i provvedimenti europei sulla transizione ecologica. Ignorate la sentenza di condanna del tribunale di Taranto, la Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha condannato lo Stato per non aver tutelato la salute dei cittadini.

Allora, vi rendete conto del danno che state creando ai tarantini e allo Stato? Il vostro perseverare nell'errore non ha fine. Con i soldi pubblici state, di fatto, finanziando un'attività composta da impianti che continuano a inquinare.

Ancora, avete dato uno schiaffo alle istituzioni, blindando il testo, senza permettere al Parlamento di intervenire. Il MoVimento 5 Stelle ha fatto tante richieste al Governo, e ne voglio ricordare qualcuna: ha chiesto di abolire lo scudo penale, di destinare le risorse pubbliche al finanziamento di investimenti ecosostenibili, di ripristinare il finanziamento pubblico al dissequestro degli impianti, di definire un accordo di programma che preveda la realizzazione di impianti ecosostenibili.

Abbiamo chiesto anche di introdurre una valutazione integrata dell'impatto ambientale e sanitario, di prevedere la riduzione dei limiti inquinanti e, ancora, di fornire tutele per i lavoratori, per le imprese dell'indotto e per l'intero territorio. Abbiamo anche chiesto di tutelare i nuovi poveri, ovvero i lavoratori dell'ex Ilva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quasi 5.000 persone in continua cassa integrazione, di cui 1.500 in amministrazione straordinaria e in attesa di collocamento. Non avete accolto nemmeno una di queste richieste, scegliendo di calpestare un territorio che ha bisogno delle istituzioni al suo fianco, mentre voi gli state voltando le spalle. State chiudendo alla possibilità di rinascita di un intero territorio sulla base di una riconversione economica, sociale e culturale.

Presidente, nell'ultimo incontro con le parti sociali addirittura il Governo si è spinto oltre: ha avuto il coraggio di proporre l'ipotesi di un piano industriale che prevede, tra i diversi punti, la produzione a carbone per altri dieci anni e la costruzione di forni elettrici ma alimentati a gas, invece che a idrogeno, disattendendo quindi le prescrizioni sul PNRR. Mi chiedo dove sia la vostra tutela dei lavoratori, di cui tanto avete parlato, e dove sia la riconversione green.

La settimana scorsa, poi, a Taranto, c'è stata una manifestazione organizzata da diverse associazioni per dire “no” all'immunità penale. Hanno partecipato cittadini, medici, attivisti, tecnici e, ovviamente, c'eravamo anche noi del MoVimento 5 Stelle. Un evento in cui sono state evidenziate le preoccupazioni relative alla situazione ambientale e sanitaria. È stato ribadito che l'immunità penale calpesta la Costituzione perché, con il vostro scudo, a rimanere senza protezione alcuna sarebbero i cittadini comuni, vittime innocenti condannate alla malattia, alla sofferenza, alla morte. Un grido di aiuto che deve essere ascoltato e non ignorato, come invece state facendo voi. Perché questo Governo continua a prendere decisioni nei palazzi? Perché non avete il coraggio di confrontarvi con il territorio, come invece fece il nostro Presidente Giuseppe Conte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Metteteci la faccia, andate a Taranto a spiegare quello che state facendo! Dubito che ne abbiate il coraggio, non lo avete fatto fino ad ora e, quindi, sono certo che non lo farete.

Abbiamo inoltre rivolto un appello al Presidente della Repubblica Mattarella, tramite il nostro vicepresidente Mario Turco, per proteggere i bambini che vivono in siti inquinati, tra cui Taranto. Pochi giorni fa, poi, è stato pubblicato lo studio SENTIERI, a cura dell'Istituto superiore di sanità, dove è stata dedicata particolare attenzione allo stato di salute dei bambini che vivono nel SIN di Taranto. È stato documentato che nel periodo 2013-2017 c'è stato un eccesso di malformazioni congenite, tumori del sistema nervoso e ricoveri per tumori maligni e un eccesso di leucemie e decessi.

Questi bambini si sono ammalati e sono morti mentre gli impianti erano in funzione. Allora, colleghi della maggioranza, si può continuare a barattare ancora la salute, soprattutto dei bambini e dei tarantini, con gli interessi economici? Fermatevi, fermatevi un momento. Pensate allo stato d'animo di Antonella, mamma della piccola Miriam, una bimba di 5 anni e mezzo morta nel febbraio 2008 a causa di un neuroblastoma al quarto stadio, o di Simona, mamma di Andrea, un bimbo di 10 anni affetto da una malattia rarissima. Pensate un attimo a Giorgio, ad Alessandro o ad altre decine, centinaia di bambini malati gravemente o venuti a mancare troppo presto. Come farete, mi chiedo, a guardarvi ancora allo specchio dopo che avrete approvato questo provvedimento? Questo dovreste chiedervi. Se fossero i vostri cari, per una scelta scellerata di un Governo, a rischiare la salute e la vita, che cosa fareste? Queste sono le domande che dovreste farvi. Chiedetevi questo e poi riflettete, colleghi della maggioranza, attentamente su come andrete a votare questo provvedimento oggi in Aula. Di certo, se voterete favorevolmente sarete responsabili di non avere fatto nulla per proteggere i bambini, le bambine, i cittadini e il territorio di Taranto, ai quali state rubando il futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, a distanza di poche settimane dalla conversione del decreto Lukoil sui settori strategici ecco che in quest'Aula si torna a parlare di temi strategici per il futuro del nostro Paese. Dubito che in questa stessa Aula qualcuno avrebbe preferito parlare di patrimoniale, di diritti civili, di ius soli - insomma, degli argomenti che più appassionano alcuni - ma gli italiani hanno scelto il centrodestra e quindi consiglio agli amici della minoranza di tenere duro, che magari fra qualche decennio toccherà di nuovo a loro dettare l'agenda di questo Governo e di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Venendo al provvedimento che ci apprestiamo a votare, al centro dell'iniziativa di Governo c'è la continuità produttiva di impianti vitali per il nostro sistema produttivo, impianti senza i quali la nostra Nazione sarebbe irrimediabilmente più povera, più debole e meno sovrana. Partiamo dagli aspetti che riguardano gli impianti strategici nel loro complesso. In primo luogo, grazie a questa iniziativa, semplifichiamo le procedure di ammissione immediata all'amministrazione straordinaria delle grandi aziende in crisi. Se oggi l'azienda, tramite i propri amministratori, deve necessariamente attivare la procedura di ammissione immediata all'amministrazione straordinaria, da domani il socio pubblico che detenga almeno il 30 per cento delle quote sociali potrà avviare autonomamente questo percorso. Una norma importante per semplificare le procedure e le lungaggini che in passato hanno messo a rischio produzione e lavoro.

Tuttavia, la norma non si limita ad accelerare le procedure per mettere in sicurezza gli impianti strategici, interviene anche per mettere un tetto ragionevole alle liquidazioni dei commissari giudiziari e per legare le retribuzioni dei manager che subentrano nella gestione straordinaria al concetto, sconosciuto e tanto vituperato dalla sinistra, del merito. Tramite lei, Presidente, chiedo scusa ai colleghi se si sono sentiti offesi da questa parola, ma da domani una parte importante del compenso di un commissario governativo sarà corrisposta solo quando la sua gestione d'impresa abbia garantito almeno il pareggio tra i costi e i ricavi. In più, una parte importante di questo compenso, il 25 per cento, sarà sottoposta alla verifica puntuale degli obiettivi raggiunti. Mettiamo così la parola fine alle fulgide carriere dei manager di Stato nominati per salvare le aziende e che invece le aziende le hanno affossate (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Tra le altre cose, con la conversione di questo decreto noi diamo respiro al settore dell'aeronautica, posticipando di 3 anni il pagamento dei diritti di regia allo Stato, e sosteniamo i lavoratori delle aree di crisi industriali complesse siciliane, riconoscendo a coloro che non hanno più diritto alla NASpI un'indennità fino al 21 dicembre 2023.

Ora veniamo al nodo della discordia, veniamo a quelle norme che riguardano acciaierie di Taranto su cui i colleghi della minoranza hanno perso il sonno e, direi, hanno perso anche il senno. C'è qualcuno in quest'Aula che mette in discussione il fatto, ad esempio, che in Italia il settore siderurgico sia fondamentale, sia strategico? No, questo nessuno che abbia un minimo di ragionevolezza può metterlo in discussione, almeno come principio generale. Noi tutti sappiamo che la vocazione manifatturiera del nostro Paese ci impone di tutelare, anzi, di sviluppare e accrescere le potenzialità del nostro settore siderurgico. Allora, i colleghi distratti dovrebbero sapere che più della metà della produzione di acciaio nel nostro Paese è assicurata da uno stabilimento che ha sede a Taranto e che, guarda caso, fa proprio capo all'azienda Acciaierie d'Italia. Con le norme di questo decreto l'Italia pone fine ad una parentesi poco seria che ha visto il nostro Paese perdere credibilità rispetto a investitori internazionali che hanno deciso di scommettere sul nostro territorio nazionale, dando all'ex Ilva, e non solo, prospettive di sviluppo e di sopravvivenza futura. In linea con la sentenza della Corte costituzionale, quindi, adottiamo le misure che servono per impedire che un giudice possa bloccare la produzione di impianti strategici.

Lo facciamo fuori dalle norme costituzionali, come qualcuno ha detto in quest'Aula? No! Lo facciamo qualora la produzione si svolga in presenza di modelli organizzativi che assicurino il bilanciamento tra le esigenze connesse alla continuità dell'attività produttiva e alla tutela della sicurezza sul lavoro, della salute e dell'ambiente. Allo stesso modo, interveniamo per mettere in chiaro che non può essere punibile, in un Paese civile, chi agisca con perizia, dando esecuzione a provvedimenti che autorizzino la prosecuzione dell'attività produttiva. Infine, sempre con la conversione di questo decreto, chiariamo che le misure di rafforzamento patrimoniale, che lo Stato ha disposto per Acciaierie d'Italia, sono previste anche in costanza di provvedimenti di sequestro o confisca degli impianti e, inoltre, andiamo ad allargare la platea degli strumenti che Invitalia può utilizzare.

Presidente, nell'atto di varcare questa soglia, quotidianamente, nell'atto di varcare l'ingresso di quest'Aula, che ha ospitato veri statisti e le più importanti vicende storiche d'Italia, io mi aspetterei di trovare sempre equilibrio di giudizio, onestà intellettuale e lucidità di analisi. Il problema, Presidente, è che, puntualmente, c'è un collega della sinistra che è pronto a smentirmi e a farmi tornare con i piedi nella realtà. Così anche questo dibattito ha dato asilo ad interventi della minoranza, che in certi casi sono stati offensivi. Non me lo sarei aspettato da loro, che sono paladini del politicamente corretto, paladini della lotta contro il linguaggio dell'odio, ma tant'è qualcuno, in quest'Aula, è arrivato a dire che con questo decreto noi vogliamo garantire l'immunità a chi inquina e porta la morte. Qualcuno è arrivato a dire che con questo decreto, a Taranto, stiamo ripristinando il diritto ad uccidere. Fateci una cortesia: uscite dai social! Qua siamo nella realtà, qua siamo in Parlamento, qua non siamo su Facebook o TikTok, dove serve spararla grossa i primi dieci secondi per ottenere like (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)! Qua vogliamo dibattere seriamente e seriamente provare ad affrontare le questioni che affliggono il nostro Paese.

Se, insieme a noi, la minoranza facesse lo sforzo di andare oltre la retorica spicciola, che serve per occupare lo spazio di un quotidiano, vedrebbe che davanti a noi ci sono soltanto due scelte possibili. La prima è quella di accompagnare Acciaierie d'Italia e, quindi, l'acciaio made in Italy, verso una produzione compatibile con la salute e l'ambiente e verso una transizione sostenibile. La seconda è spegnere i forni di Taranto, licenziare la gente, far chiudere le aziende dell'indotto ed iniziare a comprare l'acciaio altrove. Certo, questa seconda opzione sarebbe sicuramente quella preferita da chi ha interesse a che l'Italia sia debole, impoverita e sempre più dipendente da altri, ma non è così per noi della Lega e non è così per questo Governo. Votando, oggi, la conversione del decreto in esame, andremo a mettere le gambe a un piano industriale serio che in dieci anni cambierà il volto di Ilva. Inoltre, in virtù della nostra visione per Taranto, la Puglia e l'Italia, il Ministro Urso, insieme ad Acciaierie d'Italia, al sindaco di Taranto e al presidente della regione Puglia, è pronto a dare sostanza ad un accordo di programma, che porti la fabbrica dell'acciaio verso la chiusura delle fonti inquinanti, verso la decarbonizzazione, verso la riconversione industriale ed economica dell'area di Taranto e, persino, verso la riqualificazione e la tutela di quei lavoratori che con i moderni metodi di produzione potrebbero essere in esubero.

In conclusione, Presidente, noi non abbiamo la pretesa di essere gli unici difensori dell'ambiente, della salute e del lavoro. Noi non abbiamo la superbia dei colleghi dell'opposizione, che solo oggi da quei banchi hanno tutte le verità in tasca. Noi non puntiamo il dito contro nessuno, come fanno loro, ma non accettiamo nemmeno che dai banchi dell'opposizione ci vengano mosse accuse senza fondamento. Noi abbiamo una visione che abbiamo delineato chiaramente nel nostro programma, in quello che gli italiani hanno scelto e votato. Abbiamo una strategia che ci guida e azioni che sentiamo il dovere di compiere. Il provvedimento, piaccia o non piaccia, fa parte di quelle azioni che ci aiuteranno a raggiungere l'obiettivo di far tornare il nostro Paese, l'Italia, forte e credibile nel mondo. Per questo motivo, il gruppo della Lega voterà convintamente a favore della conversione di questo decreto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Collega Barabotti, nessuna superbia, nessuna protervia: la vicenda Ilva si aggroviglia da molto tempo. Sono passati undici anni, da quando è stata commissariata per ragioni ambientali, dopo una gestione dissennata, sotto questo profilo, che ha prodotto la devastazione, sulla quale si sono giustamente misurati i colleghi intervenuti prima di me. La vicenda Ilva si è aggravata con l'aumento dei costi dell'energia e non si possono davvero attribuire responsabilità per queste circostanze al Governo in carica. Questo Governo, però, si è trovato sul tavolo, dal giorno del suo insediamento, un quadro di criticità, da un lato, e qualcosa come più di un miliardo, dall'altro. Le criticità sono note e collegate tra loro: una produzione che in questi due anni è molto al di sotto di ogni previsione, anche di quelle che scontano i ritardi nella realizzazione dei piani industriale e ambientale; nessun serio progresso sul fronte ambientale; nessuna - e questo è il paradosso - delle previsioni annunciate dall'azienda sono state ad oggi rispettate. La produzione non ha mai superato i 4,5 milioni di tonnellate a fronte dei 6 potenziali, neanche negli anni più favorevoli per il mercato siderurgico. Nel 2021, la produzione nazionale è tornata sui livelli massimi degli ultimi dieci anni, con dei margini di profitto assolutamente favorevoli. Nel 2022, nonostante gli impegni assunti di salire ad oltre 5 milioni di tonnellate, la produzione si è fermata a 3 tonnellate, aumentando il ricorso alla cassa integrazione. Un ritardo negli investimenti di manutenzione e di rinnovamento degli impianti, in particolare il rifacimento dell'altoforno 5, rende lo stabilimento meno sicuro e, ancora una volta, incerta la previsione resa dall'amministratore delegato al tavolo presso il Ministero il 19 gennaio.

Una situazione finanziaria gravissima, dovuta sia alla bassa produzione - in un periodo nel quale il prezzo dell'acciaio ha raggiunto livelli record - sia alla decisione di ArcelorMittal di deconsolidare la partecipazione ad Acciaierie d'Italia rispetto alla holding, privando nei fatti le attività di Acciaierie delle garanzie creditizie e costringendo così lo Stato a far fronte, seppur parzialmente, con una garanzia SACE. È uno stato di prostrazione di tutti gli stabilimenti del gruppo, anche di quelli che in questi anni avrebbero potuto vivere di vita autonoma, come Novi Ligure e Genova. Nello stabilimento di Genova, la mancata realizzazione degli investimenti previsti ha penalizzato la produzione e la sicurezza, nonostante la domanda in crescita della latta che viene dal nostro sistema produttivo. Una situazione vicina al collasso nel rapporto con i fornitori, spesso al di là di quanto le condizioni finanziarie stesse giustificassero. Si pensi alla vicenda Sanac, l'azienda del gruppo Ilva rimasta sotto il controllo dei commissari, che ha sempre prodotto refrattari per Taranto, con la quale la governance di Acciaierie ha aperto un conflitto, che rischia di portare al collasso un'altra importante realtà produttiva ed occupazionale. Oppure si pensi alla situazione dell'indotto tarantino, composto da oltre 145 imprese appaltatrici e 2.000 addetti, nel dicembre dello scorso anno oggetto di un atto improvviso ed unilaterale di interruzione delle attività dello stesso stabilimento. Il livello ha toccato il minimo storico nelle relazioni industriali, con episodi di provocazione assolutamente gratuita. Ricordiamo il licenziamento di un dipendente, poi reintegrato dalla magistratura, per un post su Facebook. L'assenza di un sistema di relazioni industriali ha impedito che in questi anni si raggiungessero accordi sulla gestione della cassa integrazione, con un danno grave per i lavoratori coinvolti.

E ultima, ma non ultima per importanza, è l'assenza pressoché totale di interlocuzione con le istituzioni locali, in realtà, nelle quali le relazioni con il territorio - e non credo ci sia bisogno di spiegare perché - costituiscono non solo un valore sociale, ma anche un vero e proprio fattore di competitività, tanto più per stabilimenti che hanno segnato il destino dei tessuti urbani nei quali sono inseriti, Taranto su tutti, ma pensiamo anche a Genova, a Cornigliano.

Questi elementi giustificano ampiamente una domanda, un sospetto, qualcosa più di un sospetto: in un contesto obiettivamente difficile, come notato da diversi osservatori, ArcelorMittal ha dato più volte l'impressione di fare tutto ciò che poteva per peggiorare la situazione. La multinazionale franco-indiana vuole e, forse, ha mai voluto davvero il rilancio di Ilva? Non è un processo alle intenzioni, perché, mentre è perdurata l'agonia di Taranto e di Acciaierie d'Italia, la multinazionale ha raggiunto un livello di profitti record per la sua storia imprenditoriale, conquistando gli spazi di mercato proprio laddove Acciaierie d'Italia si è dovuta, per necessità, ritirare. Un miliardo, certo, non basta da solo a garantire il rilancio, però poteva servire - e questo era il senso degli interventi del Governo Draghi, voluti anche, peraltro, dal Ministro Giorgetti - per costringere il partner privato a scoprire definitivamente le carte. E questo decreto fallisce proprio quest'obiettivo. I difensori di ArcelorMittal giustificano il progressivo disimpegno con l'abolizione del cosiddetto scudo penale. Ci sarebbe molto da discutere - e io non ne ho il tempo - se questa sia una ragione o un alibi, fatto sta che il Governo mette sul tavolo sia i soldi sia lo scudo, e che scudo. Non ha niente da dire la Ministra Calderone rispetto al fatto che lo scudo rischia di essere un'esimente anche per responsabilità legate alla sicurezza sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? In cambio, è giusto chiedersi, il Governo ha avuto la garanzia che la realizzazione dei piani, sia quello ambientale sia quello industriale, riprenderà? E con quali tempi? Avete ottenuto, il Governo ha ottenuto garanzie su un cambio di atteggiamento verso i fornitori? Ci sarà una collaborazione nel risolvere la vertenza Sanac? La governance vi ha chiarito che intende fare riguardo al rilancio degli stabilimenti che potrebbero avere una propria autonomia funzionale? Ci sono stati impegni sul ripristino di normali relazioni industriali e sindacali? E, soprattutto, al di là delle buone intenzioni del Ministro competente, che ha accennato recentemente a un nuovo accordo di programma, ne abbiamo sentito parlare anche questa mattina, ci sono garanzie riguardo al ripristino di rapporti con la città più ferita, Taranto, e con le istituzioni locali, in generale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? La risposta a tutte queste domande è un sonoro “no”. E voi avete detto “no”, respingendo gli emendamenti che avevamo proposto per mettere nero su bianco impegni in questo senso, avete detto “no” in Senato, avete detto “no” in Commissione e, poi, con un'incomprensibile questione di fiducia, avete detto “no” in quest'Aula, e tutto ciò anche se non ci sono scadenze temporali. Invitalia, infatti, può disporre della liquidità dal momento in cui il decreto è stato approvato. Non c'è alcun segno di ostruzionismo, gli emendamenti erano poche decine, eppure, in una corposa mozione approvata al Senato da Fratelli d'Italia, in occasione dell'intervento su Ilva del Governo Draghi, si chiedeva di adottare contestualmente un nuovo piano di azione aggiornato alle diverse circostanze e con una visione di lungo periodo rivolta ai prossimi decenni. Cioè, voi avete negato quel confronto sulla prospettiva che avevate conquistato dall'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E non è una questione di galateo istituzionale, perché quell'esigenza che i colleghi di Fratelli d'Italia giustamente ponevano non solo c'è ancora, ma è diventata ancora più urgente.

Quella dell'acciaio è diventata, se è possibile, in questi mesi, una filiera ancora più strategica e voi sapete che da ciò che si decide su Taranto dipende molto di ciò che avverrà a Terni, a Piombino, in tutto il comparto, fortemente colpito dai costi dell'energia, lungo la filiera dell'automotive, fino alla meccanica e alla cantieristica.

Ebbene, sull'acciaio, ma non solo sull'acciaio, alla luce dell'aumento del costo strutturale dell'energia, di quello dei noli marittimi, di fronte ad una guerra commerciale che non accenna a placarsi o ai piani protezionistici di alcuni Paesi concorrenti, come gli Stati Uniti e la Germania, e, in conseguenza, dei ritardi nell'attuazione del PNRR, che fa l'Italia? Su quale piattaforma porta avanti una battaglia per nuovi strumenti in Europa, per garantire gli approvvigionamenti, per sostenere la transizione ambientale, per conquistare produzione mentre si organizzano le filiere a livello globale?

Questa sarebbe la discussione da fare - concludo, Presidente - e, per la verità, il Ministro Urso è parso consapevole di questo, lo ha detto in alcune interviste, nelle audizioni in Commissione. E quale è la conseguenza? Qualche dichiarazione propagandistica contro il passaggio all'elettrico - ininfluente, peraltro, nei rapporti con Bruxelles -, qualche lamentela contro i piani nazionali che alterano le regole della concorrenza, nessuna misura nella legge di bilancio e, poi, la fuga di oggi, perché questa è una fuga.

Noi chiediamo, invece, al Governo un confronto e, magari, anche un approdo unitario per le politiche industriali necessarie al Paese, da costruire, prima di tutto, con le forze sociali. Un lavoro da fare, però, con un metodo e con una sostanza che sono diametralmente opposti a quelli che hanno connotato questo provvedimento.

PRESIDENTE. Riusciamo a concludere?

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Concludo, Presidente. Il Governo aveva le risorse per far cambiare la strada di Ilva o, almeno, condizionare e correggere le disfunzioni più macroscopiche, anche mettendo in conto un cambio di governance. Sono state usate per pagare le bollette e così comprare un po' di tempo, ma il tempo non utilizzato per costruire strategie è tempo sprecato. Noi crediamo, come i colleghi di Fratelli d'Italia qualche mese fa, che questo sia il tempo di mettere in campo nuove politiche industriali e per questo diciamo “no” ad un provvedimento che suona, prima di tutto, come una capitolazione della politica, oltre che come un'occasione sprecata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'ultimo iscritto, colleghi - oggi è la giornata della Campania -, saluto gli studenti, i ragazzi e le ragazze, dell'Istituto comprensivo Carlo Santagata, di Portici, in provincia di Napoli, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iaia. Ne ha facoltà.

DARIO IAIA (FDI). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, colleghe e colleghi, Taranto è una città con 2.800 anni di storia ed è l'unica colonia fondata dagli Spartani fuori dai propri confini. È una città straordinaria, che è stata descritta dai colleghi dell'opposizione esclusivamente come un luogo di morte. Taranto non è un luogo di morte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), Taranto è una meta turistica eccezionale, con un museo, unico, della Magna Grecia MArTA, e colgo l'occasione per invitare tutti voi a visitare il nostro straordinario museo. Taranto è un luogo unico al mondo, con innumerevoli ricchezze, svilite in questi giorni. È stato mortificante, per noi tarantini, ascoltare le parole che sono state pronunciate, in questi due giorni, in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), due giorni nei quali abbiamo sentito offendere la dignità di una città, pur non ignorando le difficoltà che, dal punto di vista ambientale e dal punto di vista della salute, la nostra città vive. Ma strumentalizzare la vita e la morte delle persone è una cosa ben diversa; se, poi, riguarda i bambini, lo è ancor di più, così come abbiamo sentito fare, in quest'Aula, pochi minuti fa. Questo è stato fatto e viene ripetuto quasi quotidianamente nel nostro territorio, con un solo scopo: colpire il Governo Meloni. Questo è l'unico obiettivo delle opposizioni, altro che la salute e la difesa dell'ambiente dei tarantini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è certamente comprensibile dal punto di vista politico, ma ciò che non si comprende e che davvero noi di Fratelli d'Italia non riusciamo a comprendere è come sia possibile che queste affermazioni provengano da chi ha governato il nostro Paese negli ultimi dieci anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Cosa avete fatto, in questi dieci anni – mi riferisco al PD - e cosa avete fatto – voi, colleghi del MoVimento 5 Stelle -, negli ultimi cinque anni, per migliorare le condizioni di vita e di salute dei tarantini? Quali sono stati gli atti concreti che avete posto in essere? Assolutamente nulla, lo zero totale.

Cosa vi ha impedito di porre in essere azioni di governo, a livello nazionale o a livello regionale? Perché vi ricordo che governate la regione Puglia da ben diciassette anni e la città di Taranto da venti anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Cosa è stato fatto in questi anni? Se oggi avete tutte queste ricette miracolose, perché non le avete poste in essere? Noi eravamo lì, eravamo all'opposizione, perché non avete fatto, perché non avete agito? E come fate oggi a venire qui e a rappresentarci tutte queste soluzioni, se eravate così bravi e così capaci?

Oggi, signor Presidente, il Partito Democratico, il MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra continuano a descrivere Taranto come se il tempo si fosse fermato al 2012, vale a dire all'epoca del sequestro da parte della magistratura, o al più al 2018, cioè al periodo antecedente alla messa in opera degli interventi previsti dall'AIA del 2017, completi nella misura di oltre il 90 per cento. Perché dobbiamo dirci tutto, non dobbiamo dire solo ciò che conviene, dobbiamo anche dire che, all'interno dello stabilimento, sono stati posti in essere e sono stati eseguiti gli interventi previsti dall'AIA del 2017 nella misura di oltre il 90 per cento. Oggi la situazione in città non è più la stessa del 2012 e del 2018. È notevolmente migliorata e i miglioramenti sono evidenti, se li si vuole vedere e li si vuole cogliere. Gli studi richiamati - lo studio SENTIERI e altri che sono stati richiamati - fanno riferimento a dati antecedenti al 2018. Siamo, mi pare, nel 2023. Qualche settimana addietro, Legambiente ha pubblicato un report dal titolo Mal'Aria di Città 2023, nel quale vengono riportate le medie annuali del PM 10, del PM 2.5 e del diossido di azoto nelle città d'Italia. Ebbene, in questo report Taranto si attesta come la provincia della Puglia con la media annuale più bassa nel 2022, in ordine sia alle particelle di PM 2.5 sia di PM 10 sia di diossido di azoto. Questo significa che il problema ambientale è stato risolto? Assolutamente no, non sosteniamo questo, ma descrivere Taranto come la città della morte vuol dire non essere sinceri - noi a Taranto ci viviamo e la conosciamo molto bene - e vuol dire fare il male della città e dei cittadini di Taranto. Vuol dire anche ignorare i numerosi interventi posti in essere in esecuzione del piano ambientale, a partire dalla copertura dei parchi minerali. Non se ne è parlato nella maniera più assoluta, ma i parchi minerali sono coperti e, a Taranto, l'ex Ilva è una delle pochissime aziende in Europa ad avere la copertura dei parchi minerali. Per la sinistra e per il MoVimento 5 Stelle, invece, il tempo si è fermato. D'altronde, il loro ideale politico è sempre, e sempre lo sarà, la decrescita felice. Il problema è rappresentato dal fatto che questa decrescita felice dovrebbero andare a raccontarla agli 8.200 lavoratori di Acciaierie d'Italia, di cui 3.000 in Cassa integrazione, ai 1.700 dipendenti di Ilva in AS e alle migliaia di dipendenti delle aziende dell'indotto, oltre che ai sindacati e al sindaco della stessa città di Taranto, del PD, che ha accolto con entusiasmo la disponibilità del Ministro Urso ad avviare un tavolo per un accordo di programma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questi signori dovrebbero spiegare, per onestà intellettuale, che stanno votando contro il decreto che stanzia fino a 1 miliardo di euro per immettere liquidità in un'impresa che, diversamente, sarebbe destinata al fallimento. Dovrebbero spiegare ai lavoratori e alle imprese che, senza questo provvedimento, il loro futuro certo è la disoccupazione, e quello delle loro famiglie e dei loro figli è la disperazione. Ma non lo dicono, perché giocano sempre sull'equivoco e sulle falsità. Così come quando, nel 2018, il MoVimento 5 Stelle promise ai tarantini di trasformare l'Ilva in un grande parco acquatico - ce lo ricordiamo tutti, ci sono i comunicati stampa - salvo poi rimangiarsi tutto, dopo aver raccolto alle elezioni politiche in città oltre il 50 per cento dei consensi. Il PD, oggi, dovrebbe invece ricordare di aver approvato, negli ultimi dieci anni, ben 11 decreti sul tema Ilva e di avere inventato lo scudo penale, perché lo scudo penale non lo abbiamo inventato noi, lo avete introdotto voi nel 2015 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), oltre ad aver aggiudicato l'ex Ilva, con il vostro Governo, ad ArcelorMittal. Oggi lo stesso PD lancia strali contro un decreto che garantisce la continuità aziendale. Ci chiediamo: volevate forse il fallimento di Acciaierie d'Italia? Volevate il fallimento dell'ex Ilva? Grazie al decreto che ci apprestiamo ad approvare, la società Acciaierie d'Italia, nella quale il 38 per cento delle quote è in capo ad Invitalia e, quindi, al Governo, può ricevere i primi 680 milioni di euro, essenziali per consentire alle imprese di avere la liquidità necessaria per andare avanti e per far fronte al caro energia e al pagamento delle aziende dell'indotto, tarantine ed italiane, ivi compresa Sanac.

Non si tratta di un versamento a fondo perduto, come è stato più volte ripetuto, ma di una somma che può essere imputata a titolo di finanziamento soci o a semplice richiesta del socio pubblico Invitalia anche come aumento di capitale sociale, in modo tale da consentire ad Invitalia stessa di divenire maggioranza - cosa che noi auspichiamo - nella compagine sociale, anche in costanza di sequestro o confisca dello stabilimento. Questo prima non era possibile in virtù delle norme che voi avete scritto e dei patti parasociali che voi avete firmato.

Il decreto introduce, poi, un altro aspetto importante, rappresentato dal porre un limite ai compensi degli amministratori straordinari, condizionati anche ai risultati raggiunti. In tema di sequestro è previsto che il giudice possa disporre la prosecuzione dell'attività avvalendosi di un amministratore giudiziario o dell'amministratore straordinario. Ove occorra un bilanciamento tra le esigenze di continuità produttiva, sicurezza sul lavoro, salute e ambiente, il giudice dispone idonee prescrizioni. Tuttavia, una norma vi è sfuggita nella lettura di questo decreto, che è una norma fondamentale, una norma di salvaguardia che è stata assolutamente ignorata. La leggo in maniera tale che sia chiara a tutti: le disposizioni relative al sequestro non si applicano quando dalla prosecuzione dell'attività può derivare un concreto pericolo per la salute o l'incolumità pubblica, ovvero per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Quindi è chiaro che, nel momento in cui dovesse essere disposto il sequestro degli impianti, se vi è un pericolo per la sicurezza, per la salute o per l'ambiente il sequestro permane e non ci sono difficoltà da questo punto di vista.

Le opposizioni, nella seduta di ieri, hanno richiamato più volte la sentenza della Corte costituzionale - è stato fatto anche oggi - n. 58 del 2018, con la quale è stata dichiarata l'illegittimità costituzionale dell'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2015, n. 25 (che era un decreto targato PD), sostenendo l'illegittimità del decreto del Governo Meloni sulla base di quanto sancito. Mi chiedo: ma questa sentenza l'avete letta o vi limitate a usarla come una bandierina? Per una semplice ragione: la sentenza n. 58 della Corte costituzionale ha ad oggetto esclusivamente l'ipotesi della continuità dell'attività produttiva dell'impresa in caso di sequestro e non si riferisce a tutto il dettato normativo del provvedimento dell'epoca. Ciò detto, è bene chiarire che la Corte costituzionale si è soffermata sul vizio di illegittimità costituzionale rappresentato dal non aver tenuto la norma del 2015 in adeguata considerazione le esigenze di tutela della salute, sicurezza e incolumità dei lavoratori, a fronte di situazioni che espongano questi ultimi a rischio della stessa vita, in caso di misura cautelare reale.

PRESIDENTE. Dovremmo concludere.

DARIO IAIA (FDI). Concludo, Presidente. Questo poiché si disponeva la prosecuzione dell'attività subordinatamente alla predisposizione di un piano da parte dell'impresa e non anche a misure immediate e concrete di messa in sicurezza degli impianti. Pertanto, correttamente, la suprema Corte è intervenuta per chiarire che la norma in questa parte era palesemente incostituzionale, privilegiando gli interessi produttivi. Il decreto attuale, così come ho detto qualche istante fa, prevede un'impostazione completamente diversa.

Sullo scudo penale, se mi consente, Presidente, un minuto in ordine all'articolo 7.

PRESIDENTE. No, lei è già fuori di un minuto e mezzo, quindi la prego davvero di concludere.

DARIO IAIA (FDI). Chiudo subito, Presidente. Riguardo allo scudo penale, abbiamo sentito che è stato ripristinato il diritto di uccidere. Come diceva prima il collega della Lega - io mi associo – questa è un'aberrazione, un'idiozia dal punto di vista giuridico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), in quanto la norma sullo scudo penale prevede semplicemente la tutela nei confronti degli amministratori e nei confronti di chiunque agisca all'interno dell'Ilva nell'esecuzione del piano ambientale. Questo è lo scudo penale.

Per queste ragioni, il gruppo Fratelli d'Italia voterà convintamente in favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 908​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 908:

S. 455 - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, recante misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

A questo punto, colleghi, confidando nella vostra comprensione, sospendo la seduta per due minuti e riprenderà alle 11,48.

La seduta, sospesa alle 11,46, è ripresa alle 11,48.

Seguito della discussione della mozione Boschi, Gardini, Ciani, Loizzo, Lupi, Patriarca, Quartini, Schullian, Zanella ed altri n. 1-00078 concernente iniziative in materia di malattie rare.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Boschi, Gardini, Ciani, Loizzo, Lupi, Patriarca, Quartini, Schullian, Zanella ed altri n. 1-00078 concernente iniziative in materia di malattie rare (Vedi l'allegato A).

Ricordo che, nella seduta di martedì 28 febbraio 2023, si è svolta la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo - disturbato da vari deputati - che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, darò pareri differenziati punto per punto. Parto dal presupposto che, trattandosi di una mozione unitaria, farò appello al sentimento comune dei colleghi di condurre in porto questa mozione che diventa, poi, un atto di indirizzo al Governo e ciò, ovviamente, avendo come obiettivo quello della cura delle malattie rare.

Sul primo impegno nonché sul secondo impegno il parere è favorevole.

Per quanto riguarda il terzo impegno, sulla prima parte il parere è favorevole…

PRESIDENTE. Scusi, collega Gemmato, prima parte, da dove a dove?

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Dalle parole “ad accelerare” fino alla parola “contestualmente”.

PRESIDENTE. Quindi, da “ad accelerare” fino a “contestualmente” il parere è favorevole.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Invece, sulla seconda parte, quindi, dalle parole: “all'aggiornamento” in poi, il parere è favorevole, ma “nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

PRESIDENTE. Quindi, è riformulato in tal senso: dopo “contestualmente” aggiungiamo: “nel rispetto dei vincoli di bilancio”?

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Perfetto, sì.

PRESIDENTE. Quindi, viene riformulato, inserendo, dopo: “contestualmente”, “nel rispetto dei vincoli di bilancio”. Con questa riformulazione tutto rimane.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sul quarto impegno, il parere è favorevole con la formula: “a valutare la possibilità di attuare”, “nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

Sul quinto impegno il parere è favorevole con la formula: “a valutare la possibilità di adottare”, “nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

Sul sesto impegno il parere è favorevole.

Anche sul settimo il parere è favorevole, a condizione che sia inserita la formula: “valutare la possibilità di (…)” e che la parola: “continuativamente” sia sostituita dalla parola: “periodicamente”.

Sull'ottavo impegno il parere è favorevole.

Sul nono impegno il parere è favorevole secco.

Sul decimo impegno il parere è favorevole con la formula: “a valutare la possibilità di adottare”, “nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

Sull'undicesimo impegno il parere è favorevole “nei limiti dei profili di competenza del Ministero della Salute”.

Sul dodicesimo impegno il parere è favorevole con la formula: “a valutare, nel rispetto dei profili di competenza, ogni misura idonea a promuovere la misura della collaborazione delle associazioni dei pazienti alla co-progettazione e gestione dei progetti”.

Sul tredicesimo impegno il parere è favorevole. È già in corso un'iniziativa di aggiornamento, lo dico a favore dei colleghi.

Sul quattordicesimo impegno il parere è favorevole, a condizione che sia premessa la formula: “a valutare la possibilità di”, “nel rispetto di evidenze scientifiche”.

Sul quindicesimo impegno il parere è favorevole per i profili di competenza.

Sul sedicesimo impegno il parere è favorevole con la formula iniziale: “a valutare la possibilità di”, “nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

PRESIDENTE. Sulle premesse, ovviamente, il parere è favorevole? Era un sì, onorevole Gemmato?

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sì, l'ho detto e lo ribadisco.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ilaria Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, siamo qui, oggi, a occuparci di un tema che riguarda assieme piccole comunità e una grande moltitudine. Piccole comunità perché le malattie rare, le malattie che si definiscono rare, colpiscono meno di 50 persone ogni 100.000 e, proprio per l'esiguità del loro numero e per la difficoltà della situazione, queste persone e le loro famiglie tendono a creare fra loro connessioni umane spesso commoventi.

Si tratta di una grande moltitudine, perché le 6.000 malattie rare coinvolgono, nel mondo, centinaia di milioni di persone, decine di milioni a livello europeo, con una forbice che va dai 2,1 ai 3,5 milioni nel nostro Paese.

Discutiamo di questo argomento in questi giorni perché la Giornata delle malattie rare cade il 29 febbraio, proprio a sottolineare la ordinaria straordinarietà di questa condizione. Negli anni non bisestili è il 28 febbraio, ma è nostra intenzione non ricordarci di queste persone un solo giorno ogni anno, perché, se c'è una speranza di fare qualcosa di concreto, questa speranza si fonda su un'attenzione costante e su un impegno ininterrotto.

Dunque, vediamola in percentuale. Nel mondo a soffrire di una malattia rara è una forbice che va tra il 3,5 e il 5,9 per cento della popolazione, 5 persone in media tra le 100 che quotidianamente incontriamo. Si tratta di patologie che, essendo spesso di natura genetica, tendono a manifestarsi in età pediatrica. Qualcosa, insomma, che ti segna la vita, che può essere molto debilitante, che può farti sentire molto solo. Qualcosa che ti mette davanti agli occhi come spesso il valore di ogni singola vita sia messo in discussione dalla legge dei numeri, che rende molto onerosa e poco remunerativa la ricerca quando la platea è molto ristretta, ma che, allo stesso tempo, fa scoprire che la solidarietà e la motivazione smuovono le montagne e disvelano storie e testimonianze straordinarie.

Quest'anno la ricorrenza che ho ricordato assume un significato particolare, perché cade pochi giorni dopo l'approvazione del Piano nazionale malattie rare 2023-2025, previsto dal testo unico in materia, un piano del quale proprio la mozione che ci accingiamo ad approvare chiede una rapida attuazione e la previsione degli investimenti necessari alla sua implementazione.

Il Piano nazionale è stato un passo molto importante e ha visto il coinvolgimento delle istituzioni, degli operatori sanitari e delle associazioni di pazienti in uno sforzo corale. La sua tempestiva approvazione testimonia l'attenzione del Governo italiano nei confronti delle persone portatrici di malattie rare e di tutti coloro che, a vario titolo, se ne prendono cura, una cura spesso dolorosa e complessa, perché, quando la tua patologia non è frequente, si va incontro a difficoltà di ogni tipo, dal reperimento dei farmaci, alle spese, all'assistenza in situazioni spesso complicate, alla difficoltà di raggiungere centri diagnostici e terapeutici con adeguate competenze.

La mozione che oggi approviamo, che mette in luce le problematiche di coloro che si confrontano quotidianamente con queste realtà, vuole significare che il Parlamento sostiene con convinzione questo sforzo. Daremo tutto il nostro contributo - ed è significativo che quest'Aula si impegni a farlo con uno spirito unitario -, affinché sia resa uniforme su tutto il territorio nazionale la presa in carico delle persone con malattia rara, per evitare difformità e discriminazioni, accelerando sull'adozione e sull'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza. Ricordiamo, inoltre, come già accennato, che le patologie debilitanti non colpiscono solo il paziente, ma l'intero nucleo familiare, gravato, spesso, in maniera insostenibile. Non possiamo lasciare sole queste famiglie e non le lasceremo sole.

È necessario, poi, agevolare l'accesso ai farmaci in forma gratuita per tutti i pazienti per i quali sia diagnosticata una di queste malattie. E, a proposito di diagnosi, è molto importante il potenziamento degli screening neonatali in modo uniforme su tutto il territorio italiano. Più diagnosi significa anche più ricerca. Come detto, chi soffre di queste malattie sconta anche incolpevole la pena accessoria di un'attività di ricerca difficile e dispendiosa e, dunque, la carenza di terapie.

Andiamo, dunque, avanti con determinazione: ricerca, prevenzione, terapia e assistenza. Non si tratta del bisogno di poche persone, come abbiamo visto, e anche quando fossero poche ognuna di loro varrebbe lo sforzo di cura al quale oggi quest'Aula dichiara di voler contribuire, con tutte le possibilità e le responsabilità che ci appartengono come legislatori. Per questo, con convinzione, annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luana Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, annuncio, fin da subito, l'ovvio voto favorevole del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra su questa mozione unitaria, la cui discussione e approvazione avvengono in relazione alla Giornata mondiale delle malattie rare. Non può e non deve essere un fatto rituale, ma occasione per riproporre la necessaria riflessione e anche il rilancio, in particolare, della ricerca scientifica, come è stato sottolineato or ora dalla collega che mi ha preceduta.

Ci troviamo di fronte a circa 10.000 malattie rare conosciute che vedono coinvolti oltre 2 milioni di pazienti nel nostro Paese, malattie rare di cui soffrono, in particolare, bambine e bambini, in quanto le malattie rare pediatriche hanno una base genetica. Per gli adulti, spesso, sono conseguenze anche di altre cause, sulle quali non mi soffermo.

Le malattie rare ancora oggi sono diagnosticate in un lasso di tempo ancora troppo lungo, tempi di diagnosi che fanno ritardare anche la ricerca scientifica. Una diagnosi rapida e terapie efficaci devono essere la priorità, per garantire alle persone con malattia rara il diritto alle cure e un'adeguata, moderna e innovativa assistenza sociosanitaria.

Troppo lunghe le liste d'attesa, mentre, sul versante assistenziale, emergono ancora disuguaglianze. Ad esempio, una persona con malattia rara che viva in aree interne ha difficoltà di diagnosi, di presa in carico e di gestione della patologia stessa. Le disuguaglianze si riducono facendo in modo che in tutte le regioni vi sia la possibilità di curarsi a domicilio, consentendo che alcune prestazione si trasferiscano dall'ospedale al territorio. Per quest'obiettivo, servono risorse, personale, una rete territoriale capace di coinvolgere i medici di famiglia, i farmacisti, i comuni, gli ospedali, gli ambulatori e anche le associazioni di cittadine e di cittadini.

Ancora oggi, le associazioni lamentano l'insufficienza dei corsi di formazione - e questo è un punto centrale per quanto riguarda la mozione - per il personale sanitario e per il personale tutto per acquisire e aggiornare le competenze digitali. Lo stesso fascicolo sanitario elettronico stenta a essere attuato.

Le persone con malattie rare necessitano di un monitoraggio continuo basilare per evitare che la malattia si evolva in acuta, ma questo non è assicurato - lo ripeto - dalle liste di attesa alle quali sono sottoposte. Nonostante che dal 2021 sia entrata in vigore la legge n. 175, ad oggi, come è puntualmente rilevato dalla mozione, solo uno dei decreti attuativi previsti dalla norma è stato emanato, cioè quello del Ministero della Salute per l'istituzione del Comitato nazionale per le malattie rare. Appare grave la non emanazione del decreto sulle tariffe e sul nuovo nomenclatore degli ausili e delle protesi, che non permette l'applicazione effettiva dei cosiddetti nuovi livelli essenziali di assistenza, e questo, nella Giornata mondiale delle malattie rare, non può non essere sottolineato.

Questa discussione quindi non è rituale, se davvero si attuano i punti di impegno recati dalla mozione in esame, che mi auguro il Governo voglia accogliere integralmente o di cui comunque voglia tenere conto nei prossimi provvedimenti allo scopo proposti a questo Parlamento. Questo significa attualizzare e applicare omogeneamente su tutto il territorio nazionale il Piano nazionale della cronicità per consentire a tutti i pazienti l'accessibilità dell'assistenza, che significa presa in carico del paziente e multidisciplinarietà nell'approccio terapeutico, significa cioè investimenti da compiere per la concretizzazione e la realizzazione effettiva del Piano. Appare poi necessario sostenere una cultura della prevenzione tra la cittadinanza perché uno stile di vita sano, con corretta alimentazione e un ambiente sano sono rilevanti al fine della prevenzione di malattie croniche; non a caso ne abbiamo tanto parlato oggi con riguardo al decreto-legge cosiddetto Ilva. Si deve investire quindi nella multidisciplinarietà dell'approccio terapeutico e assistenziale, non solo limitato alla comorbilità, ma nel complessivo trattamento specialistico, dove è necessario prendere nella dovuta considerazione anche gli aspetti ed i risvolti fisici e psicologici della persona che si trova a fronteggiare una diagnosi di malattia rara, nonché dei suoi familiari.

In tale quadro, la mozione indica impegni precisi, tra i quali segnalo in particolare: dare concreta attuazione in tempi brevi ai restanti decreti attuativi previsti dalla legge n. 175 del 2021, con particolare riferimento all'urgenza dell'ampliamento dell'elenco delle patologie rare e delle relative prestazioni, all'immediata disponibilità dei farmaci e alla stesura di piani diagnostico-terapeutici e assistenziali personalizzati; a rendere uniforme sull'intero territorio nazionale la presa in carico delle persone con malattie rare, al fine di evitare discriminazioni legate al luogo di residenza delle stesse e alla appartenenza alla classe sociale; ad accelerare l'adozione del cosiddetto decreto Tariffe - è stato già detto -, al fine di rendere completamente operativi i livelli essenziali di assistenza; a stanziare adeguati fondi dedicati al Piano nazionale malattie rare e a favorire la formazione e la stabilizzazione dei professionisti che si dedicano alle malattie rare e ai tumori rari e - chiudo -, a favorire e ad estendere la cura, l'assistenza e la somministrazione di terapie a domicilio per le persone con malattie rare. Per tali motivi - ripeto -, il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra voterà a favore della mozione Boschi ed altri, anche da noi condivisa e sottoscritta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. C'è stato un cambio di classe con il cambio dell'ora, quindi salutiamo altri studenti e docenti dell'Istituto comprensivo «Santagata» di Portici (Napoli), che oggi assistono ai nostri lavori. Benvenuti! Non vi dico buon divertimento, ma vi do il benvenuto (Applausi). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Vorrei ringraziare prima di tutto i colleghi di tutti i gruppi parlamentari che hanno sottoscritto la mozione, in modo particolare, i colleghi e le colleghe dell'Intergruppo per le malattie rare, che più si sono impegnati per questa mozione, a cominciare dall'onorevole Gardini e dal senatore Mazzella, perché è davvero il frutto di un lavoro condiviso (Applausi). Vorrei ringraziare anche le federazioni, le associazioni, l'Osservatorio per le malattie rare perché ci spronano quotidianamente nel nostro impegno, ci pungolano e sono anche per noi un punto di riferimento importante nell'elaborazione delle proposte, nell'individuazione delle priorità e soprattutto sono la voce e la forza di tante persone con malattie rare e delle loro famiglie per 365 giorni all'anno.

Proprio per questo, ci auguriamo che venga accolto davvero l'impegno della mozione ad ascoltare e a confrontarsi costantemente con le associazioni dei pazienti per le malattie rare e per i tumori rari, anche nel lavoro che sono chiamati a svolgere il Governo, le regioni e le istituzioni. Due giorni fa, è stata la Giornata mondiale per le malattie rare e noi vogliamo pensarla come la giornata per i malati, per le persone con malattie rare o ultra rare, perché sono oltre due milioni nel nostro Paese. La Camera, che è la casa di tutti gli italiani e le italiane, non poteva non portare qua dentro la loro vita le loro storie, anche perché quasi la metà di questi due milioni di nostri concittadini sono ragazzi e ragazze, bambini e bambine, che hanno meno di 18 anni. Allora, credo che sia importante condividere tra di noi, tra tutte le forze politiche e anche con il Governo il senso dell'urgenza. La variabile “tempo” per chi ha una malattia rara o ultra rara e per le loro famiglie non è una variabile secondaria (Applausi). Noi, momentaneamente sani, spesso viviamo il tempo in una dimensione diversa ma, per una persona malata, può fare la differenza qualche settimana, non qualche anno, nella possibilità di curarsi o non curarsi, di avere effetti irreversibili o meno rispetto alla propria patologia. Allora, il tempo della politica e il tempo, a volte, della pubblica amministrazione o della burocrazia non è il loro tempo; non possono aspettare quel tempo. Il messaggio principale, secondo me, che deve arrivare dal nostro impegno oggi è che noi siamo consapevoli di quest'urgenza; siamo consapevoli dell'urgenza perché tanti malati rari oggi non hanno nemmeno una diagnosi. Non avere una diagnosi significa non sapere nemmeno cosa aspetta a te, o magari a tuo figlio; non sai se imparerà a camminare, se respirerà e per quanto tempo sarà con te e avere una diagnosi precoce davvero può fare la differenza. Ecco perché noi stiamo insistendo - lo hanno ricordato anche i colleghi prima - perché lo screening neonatale esteso abbia davvero applicazione in tutto il territorio nazionale. È una legge fondamentale del 2016. Noi siamo ai primi posti in Europa perché ben 49 patologie sono ricomprese nello screening neonatale - nel 2018 siamo intervenuti ampliando il novero di quelle patologie, ma sicuramente sono necessari ulteriori interventi per estendere il numero di patologie -, però la cosa fondamentale intanto è che su tutto il territorio nazionale lo screening possa avere applicazione e purtroppo, ancora oggi, non è così in tutte le regioni. Un bambino, un neonato, che può avere una diagnosi precoce grazie allo screening potrà camminare o non camminare, potrà respirare da solo o meno, potrà parlare più o meno facilmente, avrà più o meno aspettative di vita. Ecco perché è fondamentale dare attuazione allo screening neonatale esteso ed è fondamentale dare attuazione, quanto prima, al Piano nazionale per le malattie rare. Il primo nel nostro Paese risale al 2014 ed è stato il primo in Europa. È scaduto da qualche anno e il Comitato tecnico presso il Ministero della Salute, qualche giorno fa, ha approvato il nuovo Piano nazionale per le malattie rare. Ora però serve procedere con le fasi successive: deve andare in Conferenza Stato-regioni, deve seguire altri passaggi e, soprattutto, deve essere dotato di risorse adeguate perché possa diventare una realtà concreta. Su questo noi ci aspettiamo un impegno forse più stringente e più cogente rispetto a quello che è riuscito a fare oggi il Governo con questa mozione, che noi ovviamente accogliamo in uno spirito di condivisione tra tutti i gruppi, ma saremo da pungolo per cercare insieme di trovare risorse adeguate, perché altrimenti non saremo in grado di trasformare i nostri impegni e le nostre promesse in realtà concrete per quelle persone.

Abbiamo bisogno, quanto prima, di dare attuazione al testo unico sulle malattie rare, che abbiamo approvato nella scorsa legislatura e che oggi ha avuto un solo decreto attuativo; ne mancano moltissimi e sono urgenti perché, da quelli, passa la cura delle persone, insieme ovviamente all'approvazione delle nuove tariffe per dare applicazione concreta ai LEA e per poter procedere alla revisione e all'ampliamento delle patologie e delle malattie rare ricomprese nei LEA. Avere a disposizione le cure e non potersele permettere, non poterle pagare, è drammatico: pensate a una famiglia che non è in grado di accedere a delle cure possibili per motivi economici. Non è neanche pensabile purtroppo che su tutto il territorio nazionale non ci siano gli stessi diritti e le stesse opportunità per i malati, compresi i malati rari e ultra rari (Applausi).

Mi sono spesa negli anni passati, anche insieme a tanti colleghi, per una riforma costituzionale che andasse in quella direzione e per eliminare quelle iniquità e quelle ingiustizie. È andata come è andata, ma oggi cerchiamo, a Costituzione vigente, di fare tutto il possibile affinché non ci siano più famiglie che devono spostarsi da una regione a un'altra per potersi curare, rinunciando ai propri affetti, alla propria casa, a volte anche al proprio lavoro.

Non c'è niente di più ingiusto che creare situazioni di disparità tra cittadini del nostro Paese. Abbiamo bisogno di incentivare l'assistenza domiciliare; il COVID ci ha insegnato che quello che pensavamo impossibile è diventato necessario. Purtroppo, durante il COVID abbiamo dovuto fare più assistenza domiciliare; oggi traiamo ciò che di positivo quella drammatica esperienza ci ha consegnato e continuiamo a garantire cure a casa, nell'interesse delle persone malate. Per questo servono risorse e serve anche più personale medico e infermieristico. Con il COVID tanti infermieri si sono trasferiti negli ospedali perché c'era un'urgenza, c'era bisogno di loro, e per loro era anche un'occasione di un lavoro più stabile, non precario e meglio pagato, ma per le famiglie non poter avere un infermiere che ti segue in casa significa, in molti casi, che qualcuno deve rinunciare a lavorare, spesso la mamma o la moglie. Ma non è solo quello il problema: non avere un'assistenza per chi magari ne ha bisogno 24 ore su 24 significa anche rinunciare ad avere la possibilità di dormire la notte. Allora, credo che di questo dobbiamo farci tutti carico e capire che una persona con malattie rare comporta un cambiamento di vita anche per la sua famiglia. Non esiste solo il malato raro, esiste la famiglia intorno a lui che cambia la propria vita, e anche quelle più solide, quelle più forti, a volte non ce la fanno, perché, oltre alla fatica, oltre ai problemi economici - perché sono cure costose -, spesso c'è anche un disagio psicologico, emotivo. Essere una persona che ha una malattia rara non deve significare essere una persona sola o sentirsi invisibile; infatti le persone affette da malattie rare invisibili non lo sono. Credo che la responsabilità, ovviamente, sia di tutti noi e di tutto il Governo, a 360 gradi, non solo del Ministero della Salute, perché poi significa concedere, magari, ai bambini e alle bambine di andare a scuola, e non un giorno ogni tanto, quando c'è il pulmino per portarceli o l'assistenza, se ne hanno bisogno, o l'insegnante di sostegno, ma tutti i giorni, per avere un percorso educativo; significa consentire alle persone con una malattia rara, che magari non possono lavorare con gli stessi ritmi e la stessa quantità di lavoro di altri lavoratori, comunque di poter lavorare secondo le loro possibilità e sentirsi parte attiva di una comunità.

Ecco perché dico che dobbiamo investire a 360 gradi su questo tema. Penso anche che siano fondamentali la ricerca e l'innovazione. Sicuramente la ricerca pubblica, il PNRR stanzia molte risorse, ma dobbiamo fare ancora di più; sicuramente agevolare, incentivare e accompagnare anche la ricerca privata. L'industria farmaceutica è un'eccellenza del made in Italy, e spesso è legata a quel tipo di investimento e a quel tipo di ricerca la possibilità di avere cure per malattie rare o ultra rare, che magari capitano anche a una sola persona nel nostro territorio, ma il diritto di una persona a vivere, alla propria salute, non si misura in termini quantitativi.

Allora, abbiamo bisogno davvero di una visione olistica, a 360 gradi, su questo tema, e di fare del nostro meglio. Ho avuto la possibilità di incontrare, sia per motivi personali sia per motivi legati all'impegno politico, persone che hanno una malattia rara, i loro familiari, soprattutto in questo periodo. Molti di voi avranno letto le loro storie, in modo particolare, in questi giorni, la storia di Sofia, una ragazza di Genova, di 23 anni, che combatte con un tumore raro e che, con molta lucidità, ha detto pubblicamente di sapere che le manca poco tempo, che ha poco tempo a disposizione. Pensate che consapevolezza tremenda per una ragazza di 23 anni; eppure, continua a impegnarsi, a studiare, ha fondato un'associazione per raccogliere fondi, come fanno tante altre persone nella stessa sua situazione, perché sanno che la loro vita, la loro esperienza, per quanto breve, è a disposizione degli altri, generosamente, perché magari chi verrà dopo potrà conoscere prima quei sintomi e sarà possibile intervenire prima, o perché magari la ricerca potrà fare passi in avanti. Noi impariamo, da coloro che hanno una malattia rara e dalle loro famiglie, il dovere della speranza, perché la loro aspettativa di vita, la loro qualità di vita è legata alla speranza, alla ricerca scientifica, al progresso e agli investimenti. Ieri, un mio amico, che è padre di un bambino con una malattia rara, mi ha scritto un messaggio per aggiornarmi su come stesse suo figlio. Alla fine, mi ha detto: sai, noi speriamo sempre che il peggio arrivi il più tardi possibile. Anche noi, ovviamente, ci uniamo a questa speranza, però chi è qui, chi ha una responsabilità come la nostra deve fare anche del proprio meglio perché il possibile arrivi, invece, prima possibile, e su questo credo che tutti noi dobbiamo sentirci impegnati ad essere all'altezza delle aspettative di quei 2 milioni di italiani che oggi comunque, con speranza e con fiducia, continuano a credere nel loro futuro e nella possibilità di un Paese che non li lasci soli di fronte a una malattia in cui sicuramente devono combattere difficoltà oggettive e scalare una montagna ogni giorno (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Comba. A che titolo? Onorevole Comba, perché chiede di intervenire?

FABRIZIO COMBA (FDI). Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Solo per chiedere il permesso…

PRESIDENTE. No, allora, siamo in dichiarazione di voto, c'è un elenco di iscritti. Se lei interviene sull'ordine dei lavori o sul richiamo al Regolamento…

FABRIZIO COMBA (FDI). Assolutamente, solamente per chiedere il permesso di poter sottoscrivere la mozione testé rappresentata dall'onorevole Boschi.

PRESIDENTE. Va bene, si può fare al banco della Presidenza. Comunque, va bene, onorevole Comba.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patriarca. Ne ha facoltà.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Le malattie rare sono patologie che presentano una serie di sfide uniche per i pazienti, i loro familiari e per i fornitori di assistenza sanitaria, soprattutto per quello che riguarda i bambini, i quali soffrono di ulteriori difficoltà rispetto a un adulto, legate all'inclusione sociale e all'apprendimento. L'importanza di adeguati livelli di assistenza nella prevenzione e nella cura delle malattie rare è quindi fondamentale per migliorare la loro qualità della vita. Su questo aspetto Forza Italia, la maggioranza, tutto il Parlamento e l'intero Governo non possono che profondere il massimo dell'impegno, non solo nell'immediato, attraverso il sostegno alla mozione odierna, ma anche in futuro, individuando gli hub assistenziali e i protocolli terapeutici che possano rendere più sostenibile la quotidianità dei pazienti e sui quali è opportuno investire tutte le risorse che saranno necessarie.

Negli ultimi anni, è maturata una nuova e diversa sensibilità sul tema, che ha consentito una maggiore consapevolezza da parte della politica su quello che c'era, e c'è ancora, da fare.

In quest'ottica, credo che si sia rivelato fondamentale il ruolo svolto dalle associazioni dei pazienti, che hanno consentito al decisore politico, ma anche, e soprattutto, alla pubblica opinione, di avere una visione chiara, ancorché dolorosa, di quello che significa accudire un familiare affetto da tali patologie. E proprio le associazioni dei pazienti possono svolgere un ruolo fondamentale nella promozione della ricerca e dello sviluppo di nuovi trattamenti per le malattie rare. Esse rappresentano, infatti, il punto di vista dei pazienti e delle loro famiglie, fornendo un'esperienza diretta sui bisogni e sulle sfide che affrontano quotidianamente nella gestione della loro malattia. Questa conoscenza può essere fondamentale nella creazione di programmi di assistenza avanzati e nella valutazione dell'efficacia delle cure. E, ancora, possono fornire informazioni e supporto sui protocolli di ricerca, facilitare la partecipazione dei pazienti alle sperimentazioni cliniche e promuovere l'accesso ai trattamenti innovativi. La cura di tali patologie è, dunque, una sfida complessa, che riguarda una molteplicità di interventi e di livelli decisionali e operativi.

Forza Italia è pronta a offrire il proprio contributo, lealmente e con grande convinzione; saremo in prima linea, con le altre forze politiche, nell'elaborazione di un più articolato e complessivo piano di intervento, che raccolga la sfida di migliorare la vita dei pazienti affetti dalle malattie rare, e questo non solo da un punto di vista clinico, ma anche sociale.

Non possiamo limitare, infatti, un intervento, ancorché elaborato, solo al piano sanitario e normativo, ma dobbiamo estendere il sostegno a un livello superiore e multidimensionale, interagendo con scuola, famiglia e operatori sociali. Le malattie rare possono, infatti, essere emotivamente e socialmente difficili per i pazienti e per le loro famiglie. Il Servizio sanitario deve essere in grado di offrire supporto psicologico e sociale, attraverso servizi di consulenza, gruppi di sostegno e altri programmi di inclusione, tanto più se parliamo di bambini, piccoli pazienti che soffrono di difficoltà ulteriori rispetto a un adulto perché, come affermavo in precedenza, possono avere criticità a frequentare la scuola a causa delle loro condizioni di salute o a vivere completamente e normalmente anche un rapporto di amicizia con un proprio coetaneo.

Abbiamo il dovere di mettere in condizione gli operatori sanitari di operare al meglio. In questo contesto, può rivelarsi fondamentale il ricorso alla telemedicina, uno strumento fondamentale nel trattamento di tali patologie, se vogliamo far decollare la presa in carico dei malati rari.

Il collegamento tra i centri ospedalieri e il territorio deve avvenire sotto responsabilità ben definite, perché stiamo parlando di prestazioni a tutti gli effetti. Il servizio sanitario può e deve offrire un welfare che sia assorbente delle criticità dei pazienti. È l'impegno che noi oggi assumiamo, coinvolgendo tutti gli attori istituzionali su un tema che non prevede distinguo di sorta o steccati ideologici e che vede l'impegno del Governo e di questa maggioranza a operare immediatamente per offrire ai pazienti e alle loro famiglie il sostegno e l'aiuto necessari per una vita migliore, che non è un miraggio o un miracolo, ma un diritto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. “Perché è successo alla mia bambina? È stata colpa mia? Come sarebbe stata la vita di mia figlia senza questa malattia, che sento come una colpa, perché la genetica con noi non è stata perfetta? Di notte, quando resto sveglia a guardare il soffitto, chiedendomi se la mia principessa ce la farà, non riesco a non sentirmi sbagliata”.

“Mi dicono che sono un padre speciale, perché mio figlio ha una malattia rara e per farli sentire meglio li chiamano bambini speciali. Ma io so solo che tutto questo non può essere speciale, perché viene da quella diagnosi innaturale. Per mio figlio sognavo una vita normale e sto male se penso che non potrà mai averne una così, come quella degli altri bambini, che sono solo bambini, senza quell'aggettivo vicino speciali”.

Sono due delle tante testimonianze di genitori con figli affetti da malattie rare, che mi hanno colpito come un pugno allo stomaco e che mettono in luce quanto questa drammatica esperienza sia dolorosa, non solo fisicamente per chi la vive in prima persona, ma anche logorante da un punto di vista psicologico ed emotivo per l'intera famiglia.

“Rare”, eppure non così rare. Già, perché le persone affette da malattie rare rappresentano il 5 per cento della popolazione mondiale e sono circa 30 milioni solo in Europa. Nel nostro Paese, secondo i dati del rapporto MonitoRare della federazione Uniamo, i malati rari sono tra i 2 e i 3,5 milioni e, nel 70 per cento dei casi, si tratta di pazienti in età pediatrica. Il numero di malattie rare conosciute e diagnosticate è di 11.000, ma è una cifra che aumenta con i progressi della scienza e della ricerca. Se il 72 per cento delle malattie rare ha un'origine genetica, le altre sono il risultato di infezioni, allergie e cause ambientali oppure sono tumori rari.

Colleghi e colleghe, il dolore comincia da prima dell'infausto giorno della diagnosi, perché malattia rara, per tutti i pazienti, quale che sia la patologia, significa una sola cosa: non avere subito una diagnosi certa. Il paradosso è che molte delle malattie rare, con esordi in età evolutiva, comportano sintomi neurologici o interferiscono con lo sviluppo neuropsichico e richiedono la diagnosi precoce e una gestione multidisciplinare sul lungo periodo. Poi, dopo la diagnosi, arriva la batosta più grande, perché per tantissime di queste patologie le cure non esistono ancora. Essendo pochi i pazienti colpiti da queste malattie, rispetto ai numeri di ampia scala, l'industria farmaceutica ha scarso interesse a sviluppare farmaci, perché poco o per nulla remunerativi. Ma l'ancora di salvezza, l'unica possibile, per chi vive questo calvario, sta nei progressi della ricerca che, purtroppo, nel nostro Paese è considerata una spesa anziché un investimento, il che denota una mancanza di visione inqualificabile. È inqualificabile stare qui a fare i buoni samaritani, quando poi si trovano soldi per le serie A e le manifestazioni di carnevale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), con tutto il rispetto per le tradizioni, ma non per provare a trovare cure per salvare vite umane.

È vero pure che negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti per dare risposte concrete alle famiglie che, nei labirinti multiformi delle patologie rare, restano imbrigliate.

Il MoVimento 5 Stelle ha lavorato a questo tema con grande sensibilità, trovando - va detto e per fortuna - la disponibilità delle altre forze politiche. Voglio ricordare che la legge n. 167 del 2016, la legge Taverna, che ha finalmente inserito nei livelli essenziali di assistenza gli screening neonatali, rendendo questi esami obbligatori e gratuiti per tutti i neonati italiani, ha rappresentato la base grazie alla quale si è cominciato a costruire un sistema screening italiano di altissimo livello e davvero all'avanguardia nel mondo.

Un segnale di attenzione al mondo delle malattie rare è venuto anche dal Piano nazionale di ripresa e resilienza che prevede, per il periodo 2023-2026, specifiche misure di sostegno alla ricerca sulle malattie rare e sui tumori rari e importanti investimenti per i progetti sul cosiddetto Dopo di noi e per la vita indipendente delle persone con disabilità.

Nella scorsa legislatura fu, inoltre, approvato il testo unificato recante disposizioni per la cura delle malattie rare e il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani, una legge che dispone percorsi uniformi e fondi permanenti per la ricerca e per le famiglie con malati rari.

Ma ci sono le note dolenti che ricorrono sempre quando dalle leggi si passa ai fatti. Una delle finalità del provvedimento, infatti, era garantire sull'intero territorio nazionale l'uniformità della presa in carico diagnostica, terapeutica e assistenziale dei malati rari, ma vi è la difficoltà di accesso alle cure, come testimoniano i dati sulla migrazione sanitaria dei minori con malattia rara, evidenziati dai registri regionali malattie rare, di cui è esemplificazione anche il fatto che, dei 159 pazienti trattati con terapia avanzata CAR-T nel 2020, in Italia, oltre la metà è stata trattata in regione Lombardia. Figuriamoci come potrebbero peggiorare le cose, se si perseverasse nella follia dell'autonomia differenziata così come è stata disegnata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Al contrario, il paradigma della sanità va cambiato in senso inverso e occorre capire che l'assistenza territoriale, con la presenza anche di medici formati in tal senso, non può restare una frase vuota affidata al futuro remoto: è un'esigenza anche per arginare l'esclusione sociale di tutti i nuclei familiari colpiti dalla drammaticità di un evento patologico raro.

Oggi siamo qui, a due giorni dalla Giornata mondiale delle malattie rare, in cui abbiamo manifestato i nostri bei pensieri empatici. Oggi siamo qui in quest'Aula a prenderci un impegno. Con questa mozione, infatti, impegniamo il Governo, tra le varie cose, a garantire l'uniformità di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale, a rendere operativi i livelli essenziali di assistenza, a stimolare la formazione e a sollecitare la stabilizzazione dei professionisti che si dedicano alle malattie rare. Tutto bellissimo e credo che saremo tutti d'accordo. Il MoVimento 5 Stelle, ovviamente, esprimerà voto favorevole. Solo che le famiglie lì fuori, per le mozioni, gli atti, le attese e le speranze, magari, ci sono già passate e si chiederanno se anche stavolta sarà come sempre oppure se avremo il coraggio di passare dalle parole ai fatti. Infatti, il dramma di cui noi parliamo tanto in queste giornate, riponendolo poi in un cantuccio, loro invece lo vivono tutti i giorni e non cambia mai niente.

Voglio chiudere il mio intervento con le parole di una mamma, scritte su Facebook proprio nella Giornata mondiale delle malattie rare. Mi ci sono imbattuta per caso e non ho potuto fare a meno di pensarci per ore: quando sei stata male, non capivamo perché. Le uniche parole che sentivamo dire erano iperammoniemia, malattia metabolica, malattia mitocondriale, convulsioni, risonanza, sondino, alimentazione speciale. Sono stati mesi eterni, pieni di angoscia. Dopo un anno e mezzo di ricerche, la diagnosi è arrivata: deficit di anidrasi carbonica. E cosa vuol dire? È una malattia metabolica. E cosa comporta? Ancora non lo sappiamo. Siete il 17° caso al mondo e, forse, il 1° in Italia. E cosa dobbiamo fare? Continuare con la dieta speciale e con la somministrazione dei farmaci.

Come se fosse semplice, come accendere il televisore e cambiare canale.

Le malattie rare spaventano, confondono e trascinano in una stanza buia. Nessuno ti insegna come fare per andare avanti e pochi sono coloro che ti restano accanto. Il primo grande assente è il famoso Stato, a cui associare tutta la tortuosa e lenta burocrazia alla quale si è costretti. Non basta dedicare un giorno ai malati rari, per garantirgli dignità e ascolto: facciamo di più! Sì, cari colleghi e colleghe, dobbiamo fare di più. Diciamolo forte, con vera intenzione: facciamo di più, per tutti quei genitori svegli la notte a monitorare i parametri vitali, per tutti quelli che nei gruppi si confrontano e si scambiano idee e informazioni, per chi ha dovuto prendere una laurea in pazienza, per quelli che hanno dovuto imparare termini medici prima incomprensibili, per quelli che hanno la loro seconda casa in ospedale, per chi lotta come un leone tutti i giorni e non può permettersi di farlo un giorno in un anno. E se fossimo noi al loro posto? Se fossimo noi al loro posto, lo ripeto? Glielo dobbiamo: facciamo di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Loizzo. Ne ha facoltà.

SIMONA LOIZZO (LEGA). Presidente, questa mozione, che ha visto il Parlamento unito, per il gruppo Lega-Salvini Premier è realmente una priorità assoluta. Il fatto che la mozione sia stata condivisa è proprio nel segno delle giuste condivisioni su temi importanti. Le malattie rare, come ben sappiamo, sono a bassissima prevalenza nella popolazione e colpiscono meno di 5 casi ogni 10.000 persone.

Sono delle patologie debilitanti, fortemente invalidanti, che potenzialmente portano all'exitus, caratterizzate da un elevato grado di complessità, in gran parte di origine genetica, laddove rappresenta il golden standard proprio il potenziamento, come voluto in questa mozione, dei test genetici prenatali. Le stime attuali ci dicono che abbiamo 10.000 diverse malattie rare, che colpiscono oltre 2 milioni di persone in Italia e, di queste, circa metà sono bambini o ragazzi minorenni. Le persone affette da queste patologie continuano oggi a essere penalizzate per le difficoltà sia della diagnosi sia dall'aspetto terapeutico.

La ricerca scientifica, che pure ha fatto passi da gigante sulle malattie rare, deve essere potenziata e, quindi, il Governo deve essere impegnato nel potenziamento dei presidi terapeutici, di farmaci innovativi. C'è una grande discussione oggi in Parlamento sulle potenzialità che il Sistema sanitario nazionale ha nelle dinamiche che riguardano lo share dei farmaci innovativi. In Italia, negli anni precedenti, abbiamo istituito la Rete nazionale dedicata alla prevenzione, sorveglianza, diagnosi e terapia, così come l'importantissimo Registro nazionale delle malattie rare, gestito dall'Istituto superiore di sanità. L'elenco delle malattie rare per le quali è riconosciuta l'esenzione nel Sistema sanitario nazionale rappresenta veramente una grande priorità anche nell'immissione nell'elenco delle nuove possibili patologie rare.

Una delle cose importanti fatte in Commissione, voluta fortemente dalla Lega per le malattie rare, è la legge n. 175, di cui, però, oggi dobbiamo, all'unanimità, rappresentare la necessità che vengano emanati i decreti attuativi, di cui soltanto uno è stato emanato. Quindi, la concreta attuazione in tempi brevi dei restanti decreti previsti deve impegnare assolutamente il Governo. Facciamo anche notare che l'ultimo aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza è vecchio di cinque anni e la Commissione europea ha più volte sollecitato l'Italia ad aggiornare il nomenclatore tariffario. Ringrazio tutte le forze politiche che, in ambiti come questo, ritrovano la loro convergenza di intenti. Tra le cose per cui chiediamo l'impegno concreto del Governo in questa mozione, come Lega-Salvini Premier, ci sono l'ampliamento dell'elenco delle patologie rare e relative prestazioni, l'immediata disponibilità dei farmaci e la stesura dei PDTA, quindi dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali, che nelle malattie rare devono essere fortemente personalizzati. In questa mozione chiediamo anche di stanziare fondi dedicati al Piano nazionale delle malattie rare, che oggi trova tutte le forze politiche d'accordo nel suo aggiornamento.

Auspichiamo che atti come questa mozione possano essere sempre una priorità del nostro Governo. Le malattie rare, infatti, rappresentano un'area prioritaria per l'impegno della Lega- Salvini Premier. È necessario investire, dando priorità a due diversi contesti: l'inserimento dei nuovi test genetici nell'agibilità del Sistema sanitario nazionale e anche le nuove terapie, che aprono per i pazienti orizzonti di vita differenti, non solo in termini di prognosi, ma, soprattutto, in termini di autosufficienza e raggiungimento di stabilità dello stato di salute e non progressione dello stato patologico, andando, quindi, verso livelli di cronicizzazione effettivi, compreso l'utilizzo delle terapie innovative e digitali. Oggi la bassa incidenza epidemiologica delle malattie rare ha indotto un vulnus normativo che questo Governo si affretta a colmare attraverso una revisione dei LEA e del nuovo nomenclatore tariffario, che, insieme all'introduzione di test di screening prenatale e l'accesso normato ai nuovi protocolli terapeutici, può realmente rappresentare una svolta evolutiva nella gestione a cascata sui sistemi sanitari regionali, ancor più nelle regioni, come la mia, dotate di strumenti molto fragili. In conclusione, rivendico, per la Lega-Salvini Premier, il parere favorevole a questa mozione e ringrazio tutti i colleghi che hanno voluto mettersi d'accordo su una mozione unica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero ringraziare tutti per la discussione di questa mozione concernente le iniziative in materia di malattie rare. In particolare, vorrei ringraziare le colleghe e i colleghi che si sono fatti portavoce di questa iniziativa, iniziando, peraltro, a discuterla nel giorno in cui ricorreva la Giornata mondiale delle malattie rare. Riteniamo, infatti, che queste giornate commemorative siano molto importanti e in questo rappresentino un momento di riflessione collettiva che ha l'obiettivo di sensibilizzare quanti più su temi specifici, tra cui sicuramente rientra quello delle malattie rare e dei farmaci orfani, ma ancora più importante è, per noi, il ruolo che riveste la politica su questi temi.

Le parole chiave del nostro Sistema sanitario, sancito dall'articolo 32 della Costituzione, sono e dovranno continuare ad essere “universalità”, “inclusione” e “accessibilità”, anche, ovviamente, per chi ha la sventura di dover combattere una malattia rara. Ce lo ha ricordato anche Papa Francesco qualche giorno fa: il compito di una buona politica è battersi per un servizio sanitario che sia per tutti, che non escluda o penalizzi nessuno.

Su questo punto, mi permetto una piccola digressione, che esprime una preoccupazione in un tempo in cui discutiamo, sempre più da vicino, del provvedimento sull'autonomia differenziata, che temo non vada esattamente in questa direzione. Credo, infatti, che, tra le prime conseguenze di questo tipo di provvedimento, vi sarebbe la difficoltà per lo Stato di colmare le lacune di alcune regioni, che spesso, proprio in ambito sanitario, incontrano maggiori difficoltà, acuendo così le differenze di presa in carico e cura dei pazienti a secondo del luogo di appartenenza. Non mi dilungherò su questo, avremo modo, come parte politica, di far valere le nostre idee, le nostre proposte e le opposizioni nelle giuste sedi, ma credo sia importante sottolineare questa preoccupazione nel momento in cui discutiamo una mozione trasversalmente sostenuta sul diritto universale alle cure. Tornando al tema della mozione, per chi tra noi conosce la realtà delle malattie rare è comprensibile che, dato il numero limitato di pazienti e la scarsità di conoscenze e competenze pertinenti, l'azione che chiediamo al Governo sia ancora più importante in questo ambito. Personalmente, per il mio impegno associativo e per quello che ho potuto vedere da ex consigliere regionale - e molti di noi sono stati amministratori locali -, conosco la solitudine che tante famiglie devono affrontare quando a un bambino o ad un loro caro viene diagnosticata una malattia rara, sempre se e quando si riesca ad arrivare a una diagnosi chiara, che spesso è un dramma nel dramma e non sanno a chi rivolgersi. Così inizia per loro un percorso fatto di attese, incognite, tempo, denaro, speranze che non bastano ad andare avanti, con le istituzioni spesso lontane e troppe volte incapaci di dare risposte. Si tratta di quei viaggi concreti ed esistenziali che anche il Presidente Mattarella sottolineava in occasione della Giornata mondiale. E mi permetta di ringraziare il Presidente della Repubblica per la grande sensibilità e senso dello Stato che spesso ha e che anche in queste ore sta dimostrando con la sua presenza a Cutro sui luoghi del dramma e della sciagura del mare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È giunto, quindi, il momento di sviluppare una vasta gamma di attività a sostegno delle famiglie e dei pazienti affetti dalle malattie rare, che, seppur definite ancora rare, riguardano moltissime persone: circa 300 milioni nel mondo, 30 milioni in Europa e circa 2 milioni in Italia, il 70 per cento delle quali in età pediatrica.

E quando parliamo di queste persone e del loro dolore, non possiamo non riferirci anche a chi di loro si prende cura, ai caregiver familiari, che, a seconda della gravità della malattia, dedicano la loro vita alla cura del proprio caro e che, ad oggi, rappresentano un vero e proprio pilastro del nostro welfare, a cui dobbiamo dire grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), a cui dobbiamo tanto e a cui, sicuramente, dobbiamo una legge che li tuteli, sotto ogni aspetto. Pertanto, l'obiettivo di questa mozione è creare un percorso che metta al centro la persona, e non la malattia. Nessuno di noi è rappresentato solo dai suoi problemi o dai suoi pregi. Ogni persona è un mosaico di cose, e questo vale anche per la persona malata. Nessuno è solo la sua malattia. Per questo vogliamo un percorso che riesca a mettere insieme i diversi aspetti della vita che ognuno, come persona, conduce: andare a scuola, al lavoro, spostarsi, avere una famiglia, una casa e, ovviamente, il diritto di accedere alle cure.

Per questo motivo, tornando all'importanza e alla coerenza nell'azione del Governo, mi permetto di sottolineare che alcuni provvedimenti, talvolta, non vanno sempre in questa direzione. Solo per fare un esempio, non va in questa direzione l'abolizione dello sconto in fattura e la cessione del credito per il rifacimento dei lavori relativi all'abolizione delle barriere architettoniche, Sottosegretario.

Non mi dilungherò a descrivere il contenuto della mozione che alcuni colleghi - e ringrazio la collega Malavasi - hanno spiegato molto bene nella discussione generale, una mozione che include diverse azioni, lungamente descritte in fase di discussione generale. Quello su cui vorrei, però, insistere è l'importanza di portare a compimento le richieste che la mozione formula e per tale motivo ci mettiamo sin da subito a disposizione del Governo e dell'intergruppo parlamentare per una pronta collaborazione che porti alla realizzazione degli obiettivi inseriti. Sinceramente, avremmo sperato in un impegno maggiore, più concreto anche in termini di fondi, che, nelle riformulazioni, abbiamo visto un po' vacillare.

Tra i punti, mi preme sottolineare, in particolare, l'integrazione definita nella mozione ospedale-territorio: il potenziamento, cioè, delle cure domiciliari, che veda le istituzioni non ferme dietro uno sportello ad attendere, ma andare incontro alla persona, intercettando il problema ed evitando al malato - giovane, anziano, persona fragile che sia - spostamenti e code, e, peggio ancora, l'istituzionalizzazione, che non permette più, specie nel campo delle malattie rare, una presa in cura personale e adeguata alle singole necessità della persona, nella sua rarità. Per questo è ancora più urgente e utile istituire la figura dell'infermiere di famiglia e di comunità, per permettere una presa in carico personalizzata, continuata e funzionale al bisogno reale della persona, e non volta a dimostrare che un certo servizio è stato erogato. Infatti, lavorando insieme a tutte le parti interessate - sono stati ricordati: le famiglie, le associazioni, i pazienti, i medici - possiamo davvero portare benefici tangibili ai cittadini. Ci sono famiglie le cui vite dipendono dalle nostre decisioni ed è per questo che dobbiamo fare tutto ciò che è possibile e in nostro potere, in fretta, per aiutarle.

Per tutti questi motivi, a nome del gruppo PD-Italia Democratica e Progressista, annuncio il nostro voto favorevole alla mozione, perché siamo convinti che costruire una società a misura di fragili voglia dire costruire una società e un Paese migliori e a misura di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Prima di ascoltare l'ultimo intervento, colleghi, salutiamo e ringraziamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo Falcone-Borsellino, che arrivano da Favara, in provincia di Agrigento. Benvenuti a tutti alla Camera dei deputati (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.

ELISABETTA GARDINI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, onorevoli colleghi devo dire che questo è un bel momento per la nostra Assemblea. Siamo qui perché l'altro ieri abbiamo ricordato insieme la Giornata mondiale delle malattie rare, che, come già è stato detto, ricorre il 28 febbraio, ma che è nata nel 2008, il 29 febbraio, il giorno raro per eccellenza perché viene ogni quattro anni con l'anno bisestile e lo avremo di nuovo l'anno prossimo. A livello mondiale, la Giornata dedicata alle malattie rare viene promossa da Eurordis, che raggruppa 1.000 associazioni di pazienti, di 74 Paesi. In Italia, a coordinare è Uniamo, che riunisce oltre 150 associazioni italiane. È sicuramente una priorità a livello italiano, a livello europeo e a livello globale. Quando parliamo di malattie rare, parliamo di persone, perché le malattie rare colpiscono circa 300.000.000 di persone nel mondo, 30.000.000 di persone in Europa, tra 2.000.000 e 3.500.000 persone in Italia, e, di queste, almeno 2 su 5 sono bambini o, comunque, minori. Parliamo, quindi, oggi, di persone; persone che ci chiedono di avere una diagnosi precoce, una presa in carico a 360 gradi, perché, come hanno già ricordato alcuni colleghi, vanno a scuola, vanno a lavorare, fanno cose per noi scontate, di tutti i giorni. Per loro non sono cose scontate come lo sono per noi e, quindi, chiedono cure, trattamenti, presìdi medici, riabilitazione. Chiedono che supportiamo la ricerca, perché per questi malati spesso la ricerca è l'unica speranza di cura, l'unica speranza di vita. Infatti, lo sappiamo, le malattie rare sono malattie gravi e senza terapie disponibili, troppo spesso. Come ha detto, in quest'Aula, 48 ore fa, la collega Chiara Colosimo, siamo qui per unire la nostra voce a milioni di persone: pazienti rari, ultra rari e senza diagnosi, ma soprattutto a persone come noi, persone, prima che malati.

Il 2023 è iniziato bene, con l'approvazione del Piano nazionale malattie rare. Lei, Sottosegretario, nell'annunciarlo, ha detto: è una bella pagina, una pietra miliare da cui partire. Sì, è proprio così, perché, come ha aggiunto lei, il Piano è il frutto di tanto lavoro e della tenacia di tutte le istituzioni, dei clinici, delle associazioni di pazienti e dei soggetti competenti che compongono il Comitato nazionale malattie rare. E siamo felici di notare che, come avevate annunciato, questa è una priorità per il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E così, dopo l'approvazione del testo unico sulle malattie rare, a novembre del 2021, quindi nella scorsa legislatura, ora finalmente abbiamo il Piano nazionale malattie rare, a dimostrare proprio l'impegno di questa maggioranza e di questo Governo, che confermano come questa sia una priorità. Lo ripeto, perché è importante, Sottosegretario. Ed è una priorità in linea con le priorità europee e internazionali. Sono tanti gli obiettivi da raggiungere, tutti però con un unico scopo: migliorare il più possibile la qualità di vita delle persone con malattie rare, ultra rare e senza diagnosi.

E, se mi permette, alle cifre, che hanno esposto tutti i colleghi, sulle malattie rare, vorrei aggiungere altre cifre, perché ci sono altre persone che convivono con malattie rare: sono le persone che convivono con i tumori rari. Ed è per questo che noi abbiamo chiamato il nostro intergruppo: Intergruppo delle malattie rare e oncologiche. Ai numeri che abbiamo dato dobbiamo, infatti, aggiungere altre 900.000 persone, poiché, secondo il Rapporto 2016 dell'Associazione italiana registri tumori, i tumori rari arrivano al 25 per cento di tutti i nuovi tumori. In termini numerici, si tratta di 89.000 nuovi casi l'anno e, complessivamente, questo vuol dire che abbiamo, oggi, in Italia 900.000 persone con una diagnosi di tumore raro.

La rarità porta gli stessi problemi: dalla difficoltà a porre una diagnosi appropriata al limitato accesso ai trattamenti, alla scarsa informazione sulla malattia, al ridotto numero di centri, alle disuguaglianze anche tra aree geografiche dello stesso Paese.

Dal punto di vista dell'organizzazione sanitaria - permettetemi questa piccola divagazione, che divagazione non è - in Europa un'opportunità è fornita dalla creazione di reti di riferimento europee per le malattie e per i tumori rari, le European Reference Networks. Queste reti creano collaborazioni stabili finalizzate alla condivisione delle conoscenze e al coordinamento delle cure sanitarie fra centri di eccellenza nell'assistenza ai pazienti con malattie rare e tumori rari. Lei sa che in questo l'Italia ha un ruolo di protagonista, perché, per esempio, una nuova iniziativa per un'azione comune sui tumori rari è stata affidata proprio all'Istituto nazionale tumori di Milano.

Abbiamo detto che sono tanti gli impegni e abbiamo detto che servono risorse. Però, il Ministro Schillaci, l'altro giorno, nel suo messaggio alla conferenza di chiusura della campagna di UNIAMO, ha promesso, e cito le sue parole: “Il prossimo impegno, una volta concluso l'iter con il passaggio in Conferenza Stato-regioni, sarà quello di attuare le misure previste nel Piano, anche attraverso risorse adeguate”. Questo è un passaggio molto importante (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). L'applauso ci sta, alla promessa. Noi sappiamo che, nonostante le numerose normative previste a livello europeo e nazionale, le persone affette da queste patologie continuano a essere penalizzate per tutto quello a cui abbiamo fatto prima riferimento.

Noi abbiamo ascoltato con attenzione le vostre parole, le parole del Ministro e le sue parole, Sottosegretario, e abbiamo trovato grande coincidenza nell'indicare i traguardi e gli impegni. Sappiamo, perché siamo concreti, con i piedi per terra, che non potranno essere raggiunti tutti e subito, ma il percorso è segnato e noi, come Fratelli d'Italia, saremo qui ad aiutarvi, a spronarvi, a ricordarvi e anche a suggerire. Dovremo dare concretezza ai decreti attuativi della legge n. 175 del 2021, dovremo superare le disuguaglianze tra i vari territori, perché la presa in carico deve essere reale e uniforme su tutto il territorio nazionale, dovremo migliorare l'accesso alle terapie e sostenere la ricerca e le sperimentazioni cliniche, intraprendere un percorso che porti alla stabilizzazione del personale che si dedica alle persone malate.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole, ha un minuto.

ELISABETTA GARDINI (FDI). Pensiamo sia necessario inserire la diagnosi genetica nei LEA, come ha ricordato Chiara Colosimo, ma lo ribadisco, perché ci teniamo particolarmente, e sostenere economicamente le spese per i farmaci in fascia C. È necessaria anche l'integrazione ospedale-territorio con il coinvolgimento dei medici di medicina generale e i pediatri; occorre rendere più veloci e più facilmente accessibili le procedure per accedere ai farmaci off label ed è importante il potenziamento dell'assistenza domiciliare. Per tutto quanto è stato ricordato già dai colleghi in precedenza, questo è un passaggio fondamentale.

Voglio ringraziare tutti i colleghi, perché è stato un lavoro corale, di tutte le forze politiche (Applausi). Tantissimi colleghi hanno sottoscritto la mozione, ma sono molti di più quelli che la stanno sottoscrivendo e continueranno a sottoscriverla. Ringrazio i gruppi che hanno supportato subito questa mozione. Un ringraziamento particolare anch'io lo voglio fare all'onorevole Boschi e al senatore Mazzella che sono gli animatori dell'Intergruppo, con me e con il senatore Zullo (Applausi).

Nell'annunciare, ovviamente, anche con una certa emozione, l'adesione, il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia, vorrei dire che questa unità di intenti, questo momento bello che stiamo offrendo al Paese è, in qualche modo, il nostro modo di dire alle persone con malattie rare e alle loro famiglie: siamo con voi, vi siamo vicini. Grazie a tutti (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Prima di passare al voto, do la parola al rappresentante del Governo per una precisazione sulla riformulazione del punto n. 12) dell'impegno.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Allora, il parere è favorevole con la formula “a valutare, nel rispetto dei profili di competenza, ogni misura idonea a promuovere la possibilità della collaborazione delle associazioni dei pazienti alla co-progettazione e gestione dei progetti”.

Presidente, ne approfitto anche per un'ulteriore riformulazione o, meglio, precisazione.

PRESIDENTE. Una riformulazione della riformulazione.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Più che altro, per le vie brevi, il collega Quartini del MoVimento 5 Stelle mi faceva notare l'impegno n. 7). Nella versione ufficiale era: “a coinvolgere e ascoltare continuativamente (…)”

PRESIDENTE. È stato cambiato, no?

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Noi avevamo cambiato “continuativamente” in “periodicamente”. Ora lo togliamo e, quindi, la riformulazione è: “a coinvolgere e ascoltare i rappresentanti (…)”.

PRESIDENTE. Benissimo, quindi è espunto l'avverbio (Applausi).

Prima di metterla in votazione, chiedo all'onorevole Boschi se accetta le riformulazioni così come enunciate dal rappresentante del Governo.

Prendo atto che l'onorevole Boschi accetta le riformulazioni.

(Votazione)

PRESIDENTE. Bene, dopo queste ultime precisazioni, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione n. 1-00078 Boschi, Gardini, Ciani, Loizzo, Lupi, Patriarca, Quartini, Schullian, Zanella ed altri, come riformulata su richiesta del Governo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22 - Applausi).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Maria Stefania Marino. Ne ha facoltà, per due minuti.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Saluto le colleghe e i colleghi. Oggi è una giornata molto complessa per me, anche sotto il profilo squisitamente emotivo, atteso che ha avuto inizio, invero molto presto, con l'aver appreso alcune notizie molto preoccupanti. Gli accadimenti alla base, ove confermati, devono trovare la giusta determinazione di questo Governo. Si tratta di fatti e accadimenti appresi da alcuni comunicati a mezzo stampa e direttamente dalla viva voce di alcuni residenti nel territorio che più direttamente rappresento in quest'Aula. Un'assemblea di istituto che - mi riferiscono - era stata autorizzata dall'Istituto Majorana-Cascino di Piazza Armerina, in provincia di Enna, organizzata in coordinamento con l'associazione Meglio Legale, di cui tra l'altro fanno parte parlamentari, professionisti, avvocati e medici, e che aveva come tema centrale un dibattito politico sulla legalizzazione della cannabis, è stata bruscamente interrotta da due agenti che, parrebbe senza dare alcuna spiegazione, hanno proceduto all'identificazione e conseguente profilazione dei giovani promotori dell'evento. Parliamo di un istituto di scuola secondaria e, quindi, di giovani con un'età che va dai 14 ai 19 anni. Parliamo di giovani che non stavano facendo altro che promuovere il dibattito politico su un tema molto discusso dall'opinione pubblica e di giovani che stavano conducendo una discussione nel pieno rispetto delle idee politiche di tutti i partecipanti. Parliamo di figli della nostra Repubblica ai quali da anni chiediamo di promuovere e approfondire i temi politici e pubblici, ma che in questa occasione, per come risulta, sono stati apertamente intimiditi dall'azione prima detta, condotta da personale afferente al Ministero diretto dalle attuali forze di Governo che, in altri contesti, lamentano l'assenza dei giovani nel dibattito pubblico e alle urne.

Questi giovani, in sostanza, stavano facendo ciò che a loro chiediamo da tempo, eppure nessuno li ha ringraziati, anzi qualcuno ha ben pensato di intimidirli…

PRESIDENTE. Onorevole, dovremmo chiudere.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). ….un'azione degna di uno Stato di polizia. Mi permetta, Presidente, perché è accaduto un fatto grave.

PRESIDENTE. Io le permetto, ma i tempi da rispettare sono quelli.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Un atteggiamento che ha dell'incredibile, che certamente è dovuto all'iniziativa di singoli agenti di Polizia, ma che rappresenta la massima espressione di una precisazione politica-repressiva che talune gestioni di Governo attuano dal giorno in cui sono riuscite ad arrivare al potere. La cosa ancora più inquietante…

PRESIDENTE. Io devo invitarla a chiudere: è già fuori di un minuto, onorevole.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). … è che si tratta di un modus operandi delle forze di Governo che si sta concentrando sulle scuole. Avrei tanto altro da dire, però capisco che i tempi sono stretti…

PRESIDENTE. Onorevole, comunque lei ha la possibilità di presentare un atto di sindacato ispettivo…

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Sicuramente presenterò un'interrogazione parlamentare.

PRESIDENTE. Benissimo. Avrà 20-30 minuti per poterla discutere.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Però, chiedo: non posso sapere chi ha autorizzato quest'azione e chi ha pensato che fosse una buona idea. Quello che so è che si tratta di un comportamento che in buona sostanza contrasta con…

PRESIDENTE. Onorevole, io le devo togliere la parola perché veramente è andata oltre i due minuti. La prego e la ringrazio.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Ma la libertà di espressione politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. La ringrazio e andiamo avanti. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Salandra. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIANDONATO LA SALANDRA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo oggi, 2 marzo, in una data apparentemente anonima, per ricordare che venti anni fa, il 2 marzo 2003, sul convoglio regionale Roma-Firenze era arrestata la brigatista Nadia Desdemona Lioce, responsabile di tre omicidi, responsabile dell'omicidio dei giuslavoristi Massimo D'Antona e Marco Biagi, e in quello stesso giorno, il 2 marzo 2003, responsabile dell'omicidio del poliziotto Petri. Lo ha già ricordato oggi il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e credo sia giusto che anche quest'Aula oggi porti il ricordo dei suoi uomini, degli uomini dello Stato, per ribadire come da una parte c'è lo Stato, con i suoi uomini e le sue istituzioni, e dall'altra ci sono i suoi nemici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ovviamente, le espressioni di cordoglio alla famiglia di Emanuele Petri vanno da parte di tutta la Camera. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà per due minuti.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Si terranno, a partire da sabato, le semifinali nazionali della XIV edizione delle Olimpiadi della cultura e del talento, il concorso studentesco, di cui sono presidente onorario, che vede ogni anno oltre 10.000 studenti partecipare. Le semifinali del Centro-Nord si svolgeranno a Tarquinia sabato 4 e le semifinali del Sud si svolgeranno a Ercolano sabato 11. Quindi, queste cittadine saranno pacificamente invase da una marea colorata di studenti che gareggeranno in una sfida bellissima, che vede un confronto all'insegna dell'amicizia, della cultura, del merito, del talento, della voglia di stare insieme dopo due anni di stop forzato dovuto al COVID, con un grande desiderio di incontro e di tornare alla normalità. Le finali si svolgeranno a Tolfa, che si trasformerà in un campus all'aperto a disposizione delle squadre finaliste. Ai ragazzi partecipanti, ai docenti accompagnatori, ai valorosi volontari dello staff organizzativo, guidati da Luigi Di Martino, il saluto grato di quest'Aula. Sarà un onore anche quest'anno ospitare a maggio alla Camera i campioni d'Italia di questa XIV edizione. Buon vento, ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)!

PRESIDENTE. Nel frattempo noi dobbiamo salutare e premiare, non per le Olimpiadi ma per altro, i ragazzi dell'istituto comprensivo «Marino Centro», di Marino, in provincia di Roma, che seguono oggi i nostri lavori (Applausi), che oramai sono arrivati a conclusione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Grimaldi. Ne ha facoltà, per due minuti.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. L'apologia di fascismo crediamo non sia compatibile con il ruolo di servizio allo Stato, come diceva Giulio Terzi. Noi pensiamo che Mario Vattani non dovrebbe rappresentare l'Italia in nessun luogo del mondo e di sicuro non dovrebbe essere promosso in Cina. Non scherziamo! Chiediamo se sia vero quanto riferito dalla stampa sul console fascio-rock, chiamato “Katanga”, da quando console a Osaka - si ricorderà, Presidente - fu immortalato a ballare e a cantare con una band che si ispira all'ideologia nazista, vicina a CasaPound. Sembrerebbe che dall'insediamento del Governo Meloni una rete vicina all'ex console voglia promuoverlo politicamente. Noi non vogliamo credere che la Farnesina, che riteniamo una grande istituzione di questo Paese, impegnata nella difesa dei valori costituzionali in Italia e nel mondo, possa permettersi di presentarsi all'estero con un biglietto da visita neofascista. Quindi, crediamo che questa sia una forma di vilipendio alla nostra Costituzione e speriamo che tutto questo non avvenga (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grimaldi. Ovviamente, le affermazioni da lei fatte potranno essere contenute in un atto di sindacato ispettivo e forse quella sarà la sede in cui il Governo darà la sua risposta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 3 marzo 2023 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 13,10.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 la deputata Grippo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 13 il deputato Carotenuto ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 908 - ODG. N. 1 RIF. 237 234 3 118 228 6 69 Appr.
2 Nominale ODG 9/908/2 240 239 1 120 83 156 69 Resp.
3 Nominale ODG 9/908/3 264 263 1 132 101 162 67 Resp.
4 Nominale ODG 9/908/4 RIF. 271 269 2 135 269 0 66 Appr.
5 Nominale ODG 9/908/5 276 227 49 114 55 172 66 Resp.
6 Nominale ODG 9/908/7 277 274 3 138 105 169 65 Resp.
7 Nominale ODG 9/908/8 277 274 3 138 105 169 65 Resp.
8 Nominale ODG 9/908/9 277 259 18 130 105 154 65 Resp.
9 Nominale ODG 9/908/11 277 263 14 132 94 169 65 Resp.
10 Nominale ODG 9/908/13 RIF. 279 276 3 139 276 0 65 Appr.
11 Nominale ODG 9/908/20 - P. 1 277 262 15 132 107 155 65 Resp.
12 Nominale ODG 9/908/20 - P. 2 272 216 56 109 51 165 65 Resp.
13 Nominale ODG 9/908/22 275 234 41 118 67 167 65 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/908/23 276 258 18 130 106 152 65 Resp.
15 Nominale ODG 9/908/24 272 268 4 135 104 164 65 Resp.
16 Nominale ODG 9/908/25 276 259 17 130 106 153 65 Resp.
17 Nominale ODG 9/908/26 RIF. 275 273 2 137 271 2 65 Appr.
18 Nominale ODG 9/908/27 274 257 17 129 109 148 65 Resp.
19 Nominale ODG 9/908/28 275 258 17 130 106 152 65 Resp.
20 Nominale ODG 9/908/30 277 273 4 137 105 168 65 Resp.
21 Nominale DDL 908 - VOTO FINALE 263 247 16 124 144 103 64 Appr.
22 Nominale MOZ. 1-78 RIF. 248 248 0 125 248 0 63 Appr.