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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 45 di lunedì 30 gennaio 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 14.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 gennaio 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 69, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Invito fin da adesso i delegati d'Aula, i presidenti e i vicepresidenti dei gruppi a fare in modo che per le 14,25 l'Aula sia già in condizioni di procedere con i lavori programmati. Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 14,25.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,25.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 391 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 dicembre 2022, n. 187, recante misure urgenti a tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi strategici (Approvato dal Senato) (A.C. 785​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 785: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 dicembre 2022, n. 187, recante misure urgenti a tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi strategici.

Ricordo che nella seduta del 27 gennaio si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 785​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione(Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

LUCA SQUERI , Relatore. Grazie, Presidente. Li dico uno ad uno…

PRESIDENTE. Un attimo solo, onorevole Squeri, perché abbiamo bisogno di silenzio, altrimenti non sentiamo i pareri e ci confondiamo. Prego.

LUCA SQUERI , Relatore. Presidente, essendo un parere unico su tutti gli emendamenti…

PRESIDENTE. Guardi, ho difficoltà a sentirla io, si figuri i colleghi. Colleghi… Prego, onorevole Squeri.

LUCA SQUERI , Relatore. Grazie, Presidente. Le chiedevo: siccome il parere è uguale per tutti gli emendamenti, ne faccio uno complessivo o glieli leggo uno ad uno?

PRESIDENTE. Va bene uno complessivo.

LUCA SQUERI , Relatore. Allora, con riferimento al fascicolo 1, per tutte le proposte emendative, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Conforme, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1 Pavanelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei fare una veloce illustrazione di questo emendamento. L'emendamento mira a circoscrivere l'ambito di applicazione delle disposizioni contenute nell'articolo 1, ossia il riferimento alle imprese che gestiscono impianti e infrastrutture di rilevanza strategica nel settore della raffinazione degli idrocarburi, società che potrebbero avere rischi di continuità produttiva in conseguenza di sanzioni imposte nell'ambito dei rapporti internazionali tra Stati. Questo è l'oggetto del decreto.

L'obiettivo dell'emendamento è quello di circoscrivere la definizione, che ho poc'anzi citato, al fine di evitare che altre misure del decreto - in virtù di una formulazione che, spesso, ahimè, è poco puntuale - possano essere applicate anche ad imprese diverse da quella per la quale è stato pensato questo decreto-legge, ossia a raffineria ISAB di Priolo.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4 Peluffo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Grazie, Presidente. Francamente, ci aspettavamo un parere favorevole su questo emendamento. Naturalmente, riconosciamo la necessità della continuità produttiva, ma, in questo emendamento, chiediamo semplicemente di garantire i livelli occupazionali, quindi, rimaniamo abbastanza sorpresi dal parere del Governo e auspichiamo che questo parere possa essere rivisto per monitorare e garantire piena occupazione e perché nessuno rischi di perdere il posto di lavoro, pur riconoscendo una situazione complessa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.9 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento interviene sull'amministrazione temporanea prevista dal decreto che, nel testo, è disposta per diciotto mesi, termine che, sempre secondo il testo, può essere prorogato per ulteriori dodici mesi. Con questo emendamento facciamo una proposta, che a noi pare di buon senso, ossia di consentire la proroga per il tempo necessario a garantire la tutela dell'interesse nazionale, quindi non solo per dodici mesi, ma fino a che effettivamente l'intervento sia utile e necessario per difendere l'interesse stesso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.10 Appendino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Abbiamo voluto presentare questo emendamento proprio nella logica di coniugare la tutela dell'ambiente con l'interesse produttivo. L'emendamento è volto a precisare che, nell'esercizio dell'amministrazione temporanea, sia garantito il pieno rispetto dei valori limite di emissione, stabiliti dalla normativa dell'Unione europea. Per noi questo emendamento è importante perché è veramente un modo per coniugare la tutela dell'ambiente, che deve essere fondamentale, con l'altrettanto fondamentale interesse strategico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianluca Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, signor Presidente. Leggendo questo, come gli altri emendamenti precedenti e successivi, non si può non notare il riferimento al rispetto della normativa vigente: “l'amministrazione temporanea è altresì condotta nel rispetto della legislazione vigente (…)”. Questo non è un emendamento, un emendamento di questo tipo viene chiaramente respinto perché nulla aggiunge. Si è voluto solo presentare un emendamento a prima firma di qualcuno per ottenere eventualmente un voto favorevole o contrario e far perdere un po' di tempo a questa Assemblea. A questo punto, se si voleva veramente intervenire e dare un contributo migliorativo alla norma, si poteva entrare nel merito e presentare un emendamento con il quale modificare la norma. Questo emendamento, di fatto, non modifica nulla circa l'impianto della norma che andiamo ad approvare; è finalizzato, magari, a non far approvare in via definitiva il provvedimento. Come per gli emendamenti che lo hanno preceduto, il voto non può che essere contrario. Noi siamo sempre disponibili ad accettare un confronto su un tema condivisibile o una proposta di miglioramento che possa veramente apportare qualcosa di buono. Gli emendamenti servirebbero a questo, invece intervengo dopo una decina di emendamenti che però sono identici. Quello in esame ne è l'ennesima dimostrazione, vale a dire un emendamento che nulla di migliorativo apporta alla norma. Per questo motivo il nostro voto sarà assolutamente contrario, voteremo contro questo e quegli emendamenti che sono, di fatto, ripetizioni del rispetto della norma. È chiaro che tutti siamo per il rispetto delle norme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'emendamento 1.11 Todde. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per ribadire l'importanza di questi emendamenti che abbiamo presentato, che hanno come obiettivo, da un lato, di mantenere coerenza tra l'obiettivo del decreto e la tutela ambientale, dall'altro, di mantenere coerenza tra l'obiettivo del decreto e la tutela dei posti di lavoro. Questo emendamento, nello specifico, chiede sostanzialmente, quando si fa riferimento a piani di riconversione industriale, a piani di investimento, di assicurare la tutela ambientale realizzando impianti ecosostenibili, nonché, come dicevo, la tutela dei livelli occupazionali, prevedendo, ove possibile, proprio a tutela dell'occupazione, l'introduzione del vincolo della clausola sociale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

MANLIO MESSINA (FDI). Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, a fronte del ragionamento che abbiamo appena sentito dalla collega Appendino, le chiedo, Presidente, di rivolgere a lei eventualmente il motivo del “no” del gruppo di Fratelli d'Italia. Si parla di coerenza, però, ancora una volta, con questi emendamenti, il MoVimento 5 Stelle dimostra non solo poca coerenza, ma anche poca inventiva nella gestione di un tema assolutamente importante. Parlo di coerenza perché ci hanno ormai fatto capire come, soprattutto sulle tematiche ambientali, oggi dicono A e domani dicono B, in funzione di quello che magari è l'andamento dei sondaggi del momento.

Noi riteniamo che l'emendamento in questione ricalchi quanto già si sa; il loro unico intento è quello di mettere un timbro su una proposta che, alla fine, ricalca esclusivamente quello che la norma dice. Ritengo anche assolutamente banale che un parlamentare possa presentare o comunque che alla Camera si possano presentare emendamenti in tal senso, riducendo veramente il significato anche dell'Aula stessa.

Noi siamo assolutamente convinti che il territorio e l'ambiente debbano essere tutelati; bisogna anche mettere in pratica tutto quanto è necessario per la loro tutela. Chiaramente bisogna anche contingentare le esigenze territoriali, le esigenze della nostra Nazione. Ogni emendamento presentato dal MoVimento 5 Stelle va invece nel senso opposto.

Quindi, non solo mancanza di coerenza nei confronti della loro posizione, che cambia saltuariamente, ma soprattutto nei confronti di quello che deve essere un Paese, una Nazione moderna, che vuole guardare al futuro, sì, con il rispetto dell'ambiente, ma, soprattutto, con la necessaria esigenza di guardare a un'indipendenza energetica e a tutto quello che comporta, quindi anche alla tutela ambientale, ovviamente. Ricordo infatti a me stesso, Presidente, ma lo ricordo anche all'Aula, che le energie rinnovabili non sono ecosostenibili esclusivamente per il fatto che non producono e non inquinano, ma bisogna anche andare a vedere dove vengono collocate queste energie rinnovabili, queste apparecchiature, questi nuovi strumenti di energia rinnovabile. Anche su questo credo che vada fatta una disamina attenta delle esigenze del nostro territorio, un territorio che non è omogeneo. Noi sappiamo benissimo che la bellezza del nostro Paese, del Paese Italia, Presidente, sta proprio in questo, che in ogni chilometro ci sono colori diversi, profumi diversi, territori diversi, situazioni completamente diverse. Quindi, si dovrebbe fare un'attenta analisi delle reali esigenze del nostro territorio e della nostra Nazione.

Più o meno ho cercato di sintetizzare. Si potrebbe parlare per molto tempo di questa tematica, ma è il motivo per cui il gruppo Fratelli d'Italia dice “no” a questo emendamento e voterà coerentemente a quanto appena detto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Messina, solo per significare a lei e ai colleghi che tutti gli emendamenti hanno superato il vaglio di ammissibilità; quindi, la Presidenza li ha ritenuti tutti ammissibili. Tutto quello di cui si discute in quest'Aula ha cittadinanza, essendo coerente con il nostro disegno di legge.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Ho ascoltato, prima, il collega Vinci e, adesso, il collega Messina. Avrei capito questi interventi se fossimo in una situazione di ostruzionismo. Che il principale gruppo parlamentare motivi sostanzialmente il suo voto con un giudizio, non nel merito, ma sul metodo, da parte di colleghi dell'opposizione, francamente è una cosa che lascia un po' stupiti. Non era mai capitato a parti invertite. Soprattutto, è chiaro che, se iniziate con questo tono, dall'altra parte possiamo tranquillamente fare una cosa molto semplice: invece di avere un atteggiamento tranquillo, come quello che stiamo avendo adesso, se volete parliamo tutti, non c'è nessun problema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Todde, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'emendamento 1.12 Pavanelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento, effettivamente, in maniera analoga ai precedenti e ad alcuni anche successivi, prevede che eventuali piani di riconversione industriale assicurino la tutela dell'ambiente, la tutela ambientale. Presidente, capisco che, ogni qualvolta si pronuncia in quest'Aula la parola ambiente o tutela ambientale, ci sia qualcuno dai seggi della maggioranza che si alza indignato, come se fosse un'eresia. Per noi non è un'eresia. Sfido il collega che è intervenuto prima a dirmi in quale parte di questo provvedimento si sancisce il rispetto dell'ambiente rispetto alle altre previsioni che sono contenute nel decreto stesso.

Comunque, venendo al merito di questo emendamento, noi non dobbiamo, non possiamo e non vogliamo porre la questione ambientale sotto il ricatto della questione della produzione e del lavoro, perché questo è il problema e questo sarà il fondamento di tutti gli emendamenti che abbiamo presentato, ovviamente attinenti alla questione ambientale. La tutela della salute, infatti, ha la medesima dignità. Il punto è che per noi la tutela dell'ambiente e la transizione ecologica rientrano a pieno titolo tra gli interessi strategici del nostro Paese, e come tali dovrebbero essere considerati da tutti, non solo dal MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Appendino, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.15 Todde. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento ha per noi una valenza significativa, anche perché introduce una serie di modifiche per quanto concerne il modo di operare, i paletti, il confine entro cui potrà adoperarsi il commissario. In particolare, le modifiche sono finalizzate a tre differenti questioni.

La prima modifica prevede che il commissario possa avvalersi della collaborazione anche del Sistema nazionale delle agenzie ambientali.

La seconda, invece, si riferisce all'inserimento di criteri molto stringenti per la nomina del commissario, proprio a tutela del fatto che sia terzo e imparziale, che possieda una comprovata esperienza gestionale, amministrativa nonché in materia di tutela dell'ambiente, e riguardo alle relative incompatibilità.

Il terzo punto su cui si inserisce questo emendamento, sempre relativo al commissario, è assicurare che la sua azione assicuri il rispetto della normativa vigente. Quindi, riteniamo che siano utili.

Aggiungo due considerazioni, anche alla luce degli interventi precedenti e, ovviamente, mi rivolgo a lei, Presidente, per suo tramite. Questi emendamenti sono tutti di merito e costruttivi, con l'obiettivo di migliorare il provvedimento. Francamente, Presidente, dico a lei e, per suo tramite, a coloro che vogliono dare lezioni di coerenza sull'ambiente che chi ha fatto un'inversione a U sulle trivelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), passando dal sostenere il “no” alle trivelle al sostenere il “sì” e inserendo le trivelle nel primo decreto utile, credo che forse queste lezioni dovrebbero farle a loro stessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Todde, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Appendino, con il parere contrario della Commissione e della Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Todde, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.20 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Biase. Ne ha facoltà. Di Biase, chiedo scusa.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Sì, Presidente, il cognome è Di Biase.

PRESIDENTE. Sì, infatti mi sono corretto e ho cambiato la vocale. Prego, onorevole Di Biase.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Grazie, Presidente. Proprio in virtù dell'importanza del provvedimento che ci accingiamo a votare e in ragione della tutela dell'interesse nazionale del settore degli idrocarburi, con questo emendamento chiediamo che il Governo invii tempestivamente tutti gli atti alle Commissioni parlamentari competenti, al fine di coinvolgere in modo adeguato il Parlamento e, come dicevo, le Commissioni, per essere davvero informati e per capire soprattutto qual è l'iter che si sta seguendo e che si intende portare avanti. Questo, naturalmente, con una cadenza semestrale. Noi rivendichiamo anche e soprattutto, su argomenti così centrali per il nostro Paese, un coinvolgimento attivo del Parlamento, sempre che questo naturalmente non generi un'idiosincrasia da parte delle opposizioni, perché, dagli interventi che stiamo ascoltando, mi pare che ne vedremo delle belle.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.01 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questa proposta emendativa propone di aggiungere l'articolo 1-bis, quindi, è un articolo aggiuntivo. Infatti, il provvedimento interviene per consentire la continuità produttiva di settori strategici e il senso del provvedimento è esattamente questo, ovvero considerare come asset strategico anche il settore petrolchimico.

Con gli emendamenti precedenti ci siamo concentrati sulla richiesta che, a fianco della continuità produttiva, venga tutelata in maniera efficace anche la garanzia dei livelli occupazionali. Questa proposta emendativa, così come una parte significativa degli emendamenti precedenti, interviene su un altro aspetto, altrettanto importante, che è quello della tutela ambientale. Quindi, con questa proposta emendativa, suggeriamo che venga autorizzata la prosecuzione dell'attività, a condizione che vengano adempiute tutte le prescrizioni necessarie ad assicurare la tutela dell'ambiente e della salute, in maniera tale da tenere insieme, Presidente, la continuità produttiva, la tutela occupazionale e la tutela dell'ambiente e della salute.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio)

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.4 Todde.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Molto velocemente, anche questo emendamento pone la questione, che ricordavo precedentemente, della garanzia del mantenimento di un equilibrio sia sul tema occupazionale sia sul tema ambientale e, quindi, prevede che gli eventuali piani di riconversione industriale delle imprese soggette all'esercizio del golden power che vogliano accedere con priorità alle misure del Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa, da un lato, debbano assicurare la tutela ambientale, realizzando impianti ecosostenibili, e, dall'altro, prevedano l'introduzione del vincolo della clausola sociale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo solo per dire che intendo sottoscrivere tutti gli emendamenti proposti dal MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Todde, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.8 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.9 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33)

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.2 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 785​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, chiedo alla rappresentante del Governo se necessita di tempo o se vuole già esprimere i pareri. Prego, Sottosegretaria.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Avrei bisogno di mezz'ora di tempo.

PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle 15,45.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,45.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. L'ordine del giorno n. 9/785/1 Pastorella è accolto con riformulazione.

PRESIDENTE. Leggiamo la riformulazione, per favore.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. “Impegna il Governo ad adottare le iniziative necessarie affinché siano assicurati, in fase attuativa, i migliori livelli qualitativi della fibra ottica per ottenere elevate prestazioni di connettività”.

L'ordine del giorno n. 9/785/2 Barbagallo è accolto con la seguente riformulazione: “ad esercitare i poteri contemplati dalla normativa golden power per assicurare la tutela dei primari interessi nazionali”.

Sull'ordine del giorno n. 9/785/3 Peluffo, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/785/4 Orlando è accolto con la seguente riformulazione: “ad esercitare i poteri contemplati dalla normativa golden power per assicurare la tutela dei primari interessi nazionali”.

Sull'ordine del giorno n. 9/785/5 Di Biase, il parere è contrario. Ordine del giorno n. 9/785/6 Appendino: invito al ritiro. L'ordine del giorno n. 9/785/7 Todde è accolto con riformulazione: “Impegna il Governo ad esercitare i poteri contemplati dalla normativa golden power per assicurare la tutela dei primari interessi nazionali”. Ordine del giorno n. 9/785/8 Cappelletti: invito al ritiro.

L'ordine del giorno n. 9/785/9 Iaria è accolto con riformulazione: “Impegna il Governo a monitorare e a valutare iniziative per assicurare la continuità produttiva e i processi di transizione green, anche ai fini della salvaguardia dell'occupazione”. Sull'ordine del giorno n. 9/785/10 L'Abbate, il parere è contrario. Ordine del giorno n. 9/785/11 Ilaria Fontana: invito al ritiro. Sugli ordini del giorno n. 9/785/12 Morfino e n. 9/785/13 Carotenuto il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/785/14 Bonelli è accolto con la seguente riformulazione: “Impegna il Governo a valutare l'adozione di misure urgenti per affrontare la problematica del depuratore oggi sotto sequestro”.

L'ordine del giorno n. 9/785/15 Mari è accolto con la seguente riformulazione: “a monitorare e a valutare eventuali iniziative per assicurare la continuità produttiva e i processi di transizione green”.

L'ordine del giorno n. 9/785/16 Evi è accolto con riformulazione: “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare tutte le iniziative di favore volte a sostenere la riconversione verde dell'intero polo industriale, di cui in premessa, ai fini del suo rilancio”.

Sull'ordine del giorno n. 9/785/17 Zanella, mi perdoni un attimo…

PRESIDENTE. Non si preoccupi, faccia con calma. È il numero che non porta bene.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Anche qui l'ordine del giorno è accolto con la seguente riformulazione: “a monitorare e a valutare iniziative per assicurare la continuità produttiva e i processi di transizione green, anche ai fini della salvaguardia dell'occupazione”.

PRESIDENTE. Concludiamo con l'ordine del giorno n. 9/785/18 Fenu.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Parere contrario.

PRESIDENTE. Dunque, abbiamo molte riformulazioni, qualora non fossero state chiare, le rileggeremo nel corso delle votazioni.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/785/1 Pastorella, su cui c'è una riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (A-IV-RE). Grazie. Ho ascoltato e accetterei la riformulazione del punto n. 1. Quello che non mi è chiaro è se gli altri due impegni restino o siano eliminati, perché non li ha menzionati.

PRESIDENTE. Il Governo?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. La riformulazione è unica, così come è stata letta.

PRESIDENTE. Quindi, gli altri due impegni rimangono inalterati o vengono espunti? Vengono espunti, onorevole Pastorella.

GIULIA PASTORELLA (A-IV-RE). In tal caso, non accetto la riformulazione e chiedo che l'ordine del giorno sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/1 Pastorella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Onorevole Barbagallo, c'è una riformulazione sul suo ordine del giorno. Prego, onorevole Barbagallo.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accetterei la riformulazione, però chiederei al Governo di chiarire la prima parte, perché non abbiamo capito se sia confermato l'impegno ad acquisire la documentazione relativa alle procedure di vendita e a garantire la trasmissione alle Commissioni parlamentari per valutare se restano confermati o meno gli approvvigionamenti nazionali.

PRESIDENTE. Il Governo?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Anche qui vengono espunti i punti e viene rimodulato l'ordine del giorno, così come ho letto prima. Se vuole, posso…

PRESIDENTE. È a sinistra, alla sua sinistra, in alto. Se cerca l'onorevole Barbagallo, è a sinistra, a “ore 9”.

Allora, con il favore del silenzio dell'Aula, per cortesia, signor Sottosegretario, le chiedo se può ripetere il concetto rispetto all'espunzione dei punti e alla riformulazione.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. In relazione all'ordine del giorno n. 9/785/2 Barbagallo, la riformulazione è così come l'avevo letta - e posso rileggerla - e, dunque, vengono espunti gli altri punti.

PRESIDENTE. Onorevole Barbagallo, accetta la riformulazione?

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accettiamo la riformulazione con lo spirito che, ovviamente, il mantenimento dei livelli occupazionali e la riconversione ambientale non possono non coincidere con i preminenti interessi nazionali.

Chiedo, comunque, che l'ordine del giorno venga votato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/2 Barbagallo, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

Ordine del giorno n. 9/785/3 Peluffo, su cui il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il parere del Governo è contrario su un ordine del giorno che impegna il Governo a riferire periodicamente al Parlamento in merito all'evoluzione dell'operazione di cessione degli impianti Lukoil ISAB di Priolo a GOI Energy. Quindi, a giudizio del Governo, non si dovrebbe far sapere al Parlamento qual è l'evoluzione di questa cessione così delicata.

Posso anche comprendere il punto di vista del Governo, ma forse i colleghi parlamentari, non solo di minoranza, dovrebbero essere interessati a svolgere fino in fondo la propria funzione e, quindi, poter discutere in quest'Aula le conseguenze del provvedimento che andiamo a votare oggi. Mi appello a tutti i colleghi, non solo della minoranza, ma anche della maggioranza, ad esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/3 Peluffo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Ordine del giorno n. 9/785/4 Orlando, accolto con riformulazione: accetta la riformulazione? Mi fate un cenno, onorevole Casu? Non è accettata.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/4 Orlando, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Ordine del giorno n. 9/785/5 Di Biase, parere contrario: chiede di votarlo.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/5 Di Biase, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Ordine del giorno n. 9/785/6 Appendino: c'è un invito al ritiro. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Non procediamo al ritiro, anche perché, francamente, non comprendo l'indicazione del Governo. Si tratta di alcuni punti che, peraltro, in sede di V Commissione, al Senato, sono stati discussi e proprio in quella sede la Commissione ha espresso un parere non ostativo, dopo aver preso atto di questi elementi che noi prevediamo all'interno dell'ordine giorno. Si chiede semplicemente di assicurare, in sede attuativa, che questi impegni siano garantiti. Pertanto, ci stupisce molto l'invito al ritiro e chiediamo che sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/6 Appendino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Ordine del giorno n. 9/785/7 Todde, accolto con riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Non accettiamo la riformulazione perché snatura l'impegno dell'ordine del giorno, chiediamo, quindi, di poterlo votare così come è.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/7 Todde, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Ordine del giorno n. 9/785/8 Cappelletti: c'è un invito al ritiro. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Presidente, solo per chiedere che sia posto in votazione, così quantomeno rimane agli atti chi ha votato e come.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/8 Cappelletti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Ordine del giorno n. 9/785/9 Iaria, accolto con riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Se il Sottosegretario potesse, per favore, rileggere la riformulazione.

PRESIDENTE. A sua disposizione. Prego.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. L'ordine del giorno n. 9/785/9 Iaria è accolto, se così riformulato: “impegna il Governo a monitorare e a valutare iniziative per assicurare la continuità produttiva e i processi di transizione green, anche ai fini della salvaguardia dell'occupazione”.

PRESIDENTE. Onorevole Iaria?

ANTONINO IARIA (M5S). Accetto la riformulazione, ma chiedo lo stesso il voto.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/9 Iaria, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

Ordine del giorno n. 9/785/10 L'Abbate, parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Il parere contrario lo trovo veramente molto, molto assurdo. Sicuramente concordiamo sull'esigenza di tutelare le nostre strutture strategiche quando si parla di produzione per lo Stato. Parliamo, quindi, di salvaguardare la parte economica, ma abbiamo già degli esempi in Italia di come abbiamo salvaguardato la parte economica, tralasciando, però, quella ambientale e quella relativa alla tutela della salute dei cittadini; abbiamo l'esempio dell'Ilva di Taranto.

Perché continuare a fare questo tipo di danno, seguire questa modalità, quando anche il mainstream internazionale parla - l'ho sentito dire anche dall'altra parte, da questo Governo – di sostenibilità economica, ambientale e sociale? È proprio adesso che bisogna dimostrare che quello che state dicendo è vero. Se dobbiamo andare verso una transizione ecologica, che altro non è che tutelare la salute dei cittadini - parliamo non solo di Taranto, ma anche dei cittadini di qualsiasi parte dell'Italia che, purtroppo, hanno vicino delle produzioni che impattano sull'ambiente, impattano sulla salute -, perché pensare solo a questo? Dobbiamo avere un programma chiaro su come tutelare il nostro ambiente, con incentivi per salvaguardare anche la salute dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vedo segnali di cambiamento da parte del Governo.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/10 L'Abbate, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Ordine del giorno n. 9/785/11 Ilaria Fontana: c'è un invito al ritiro. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Non accetto l'invito al ritiro, non lo comprendo, così come non comprendo l'indicazione del Governo. Questo ordine del giorno - come abbiamo già ribadito nella fase di illustrazione degli emendamenti - sottolinea la necessità di coniugare l'interesse strategico produttivo nazionale con la tematica della tutela ambientale. Ricordiamo, Presidente, e mi piace ricordarlo nuovamente anche in questo momento, che la tutela dell'ambiente è entrata nella nostra Costituzione, tra i principi fondamentali della nostra la Costituzione. La tutela dell'ambiente, così come della biodiversità, degli ecosistemi, nonché il processo di transizione ecologica, sono da considerare interessi strategici nazionali quanto quelli produttivi. Per questo motivo non sono derogabili. Inoltre, la conservazione della specie e degli ecosistemi deve necessariamente intersecarsi con le attività economiche, proprio al fine di assicurare la stabilità della biodiversità e non solo dei livelli di consumo energetico del nostro Paese. Deve esistere, pertanto, un connubio, un equilibrio tra i due processi.

Per questo non comprendo l'indicazione dell'invito al ritiro, è veramente inconcepibile perché andiamo a chiedere di adottare ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, proprio affinché l'amministrazione temporanea delle imprese trovi il modo di coniugare la materia della tutela ambientale con i propri interessi e fini produttivi, anche nel rispetto dei valori limite di emissioni stabiliti dalla normativa dell'Unione europea, al fine di ridurre al minimo gli impatti generati dalle attività di raffinazione commissariate e garantire proprio la salubrità ambientale e la conservazione della biodiversità acquatica terrestre nazionale. Ricordiamoci sempre - lo dico a quest'Aula - gli obiettivi che abbiamo alle date 2030 e 2050 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/11 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/785/12 Morfino, su cui c'è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Morfino. Ne ha facoltà.

DANIELA MORFINO (M5S). Presidente, non comprendo il parere contrario del Governo in merito a questo ordine del giorno. Ancora una volta, siamo costretti a denunciare e a sollevarci contro l'azione politica di questo Governo. In questo ordine del giorno esistono rigorosi profili di criticità, nonché di disapprovazione, in merito alla costruzione normativa del decreto-legge al nostro esame. Questo decreto-legge, così come formulato, non basta: è tiepido, è distorto e percorre una via opposta rispetto agli obiettivi del 2030 e del 2050 in materia di decarbonizzazione, Green Deal e tutela dell'ambiente. Quindi, questo è un Governo sordo che, ancora una volta, percorre interessi parziali per gruppi ristretti che, ancora oggi, continuano a generare extraprofitti sulla pelle dei cittadini e sulla disperazione della povera gente e delle piccole e medie imprese. È una norma che non si aggancia alle nuove frontiere energetiche, alla decarbonizzazione e al Green Deal, che sono le uniche vie percorribili per noi e che permettono di ridurre, oltre alle emissioni nocive, anche i consumi dei nostri cittadini. Per questo, Presidente, chiedo che il Governo si impegni ad attuare tutti gli strumenti strategici normativi per avviare il percorso di decarbonizzazione e di attuazione del Green Deal, in linea con le politiche ambientali europee. Quindi invito il Governo a rivalutare il parere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Governo non intende rivalutare, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/12 Morfino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/785/13 Carotenuto, su cui c'è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Sono semplicemente stupito, perché mi domando come mai il Governo non voglia audire le parti sociali nell'ambito della procedura di valutazione del golden power. Mi sembra un ordine del giorno che poteva essere tranquillamente accolto e invito, quindi, a una riflessione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Governo riflette e non dà segno di cambiare il parere.

Dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/13 Carotenuto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/785/14 Bonelli, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Prima di fare il mio intervento, perché sicuramente, ma voglio esserne certo…

PRESIDENTE. Rileggiamo?

ANGELO BONELLI (AVS). Esattamente, grazie.

PRESIDENTE. Sottosegretario, per favore, dovrebbe rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/785/14 Bonelli.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. La riformulazione è la seguente: “impegna il Governo a valutare l'adozione di misure urgenti per affrontare la problematica del depuratore oggi sotto sequestro”.

PRESIDENTE. Onorevole Bonelli, accetta?

ANGELO BONELLI (AVS). No, non accetto, signor Presidente. Trovo veramente, mi consenta, fuori luogo che il Governo, rispetto ai provvedimenti che per legge devono essere adottati - non dal Governo in particolare ma che, in generale, devono essere adottati - usi la frase, per ogni ordine del giorno, “a valutare”. No, non si deve valutare, si deve fare, signora sottosegretaria. Sono provvedimenti che derivano dal fatto che - tanto per rendere edotta l'Aula, non penso serva ma lo faccio, signor Presidente - l'area di Siracusa-Priolo-Melilli, chiamata il triangolo della morte, è un'area dove si è verificato il disastro ambientale e sanitario più drammatico della storia della nostra Repubblica. L'inchiesta della procura della Repubblica di Siracusa ha evidenziato come, in questi ultimi quarant'anni, il depuratore di cui stiamo parlando non abbia mai funzionato. Non ha funzionato perché di quella grande quantità di petrolio, che doveva essere trattata e che valeva per i russi della Lukoil, per l'ENI, per i sudafricani della Sasol, hanno fatto quello che gli pareva, ossia hanno buttato a mare oltre 1.500 tonnellate di fanghi, mischiati a inquinanti gravissimi di ogni genere, 2.500 tonnellate di benzene in aria, per non parlare di 77 tonnellate di idrocarburi che sono andati fuori ogni tipo di controllo. Quindi, che il Governo venga in quest'Aula a dire, rispetto a un disastro ambientale e sanitario di questa portata, che valuterà che la legge debba essere applicata per far funzionare un depuratore è incredibile, inaccettabile e, mi si lasci dire, anche indecente nei confronti di quei cittadini e cittadine che stanno pagando e hanno pagato un prezzo drammatico sulla propria salute.

Ultimo punto: trovo inaccettabile, signor Presidente, che il Governo non si assuma la responsabilità, di fronte a un disastro ambientale, di fronte a un danno sanitario che ha determinato danni gravissimi alla popolazione, di andare lì, in nome del popolo inquinato e non solo in nome della Repubblica italiana, a difendere i diritti di quei cittadini e cittadine che hanno subito un danno e che si rifiuti di costituirsi parte civile, come noi chiediamo nel dispositivo, nel caso in cui ci fosse il rinvio a giudizio. Francamente, questa posizione per noi è inaccettabile, censurabile e si marca una distanza incredibile sul disastro che si è realizzato in quel territorio. È chiaro, parliamo di continuità produttiva. Non ci dimentichiamo, però, che in quelle realtà, a partire da Priolo, le indagini epidemiologiche hanno evidenziato come le malformazioni sui bambini e le bambine siano un fatto da relazionare all'inquinamento che c'è stato in quella realtà.

Quindi, ovviamente, chiedo che sia messo in votazione, perché non accetto la riformulazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/14 Bonelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/785/15 Mari, su cui c'è una riformulazione. Onorevole Mari?

FRANCESCO MARI (AVS). Accetto la riformulazione e chiedo che venga messo in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/15 Mari, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 51).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/785/16 Evi, su cui c'è una riformulazione. Onorevole Evi, prego.

ELEONORA EVI (AVS). Chiedo alla sottosegretaria se sia possibile riascoltare la riformulazione.

PRESIDENTE. Sotto forma di VAR. Prego, Sottosegretaria.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Ordine del giorno n. 9/785/16 Evi: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare tutte le iniziative di favore volte a sostenere la riconversione verde dell'intero polo industriale di cui in premessa, ai fini del suo rilancio”; vengono, quindi, espunti i due punti precedenti.

PRESIDENTE. Quindi, questo diventa l'impegno del suo ordine del giorno, così come riformulato. Onorevole Evi?

ELEONORA EVI (AVS). No, io non posso accettare questa riformulazione perché, nei primi due punti, nel primo punto in particolare, si chiedeva di imporre ai soggetti proprietari degli stabilimenti semplicemente di rispettare le regole attuali sulla protezione della salute e dell'ambiente. Questa parte viene completamente espunta dal testo e si parla solo di una riconversione in chiave futura che - ci mancherebbe - va benissimo ed è quello che ovviamente chiediamo e che è necessario fare, ma bisogna partire dall'oggi, richiedendo che chiunque oggi abbia la gestione e la proprietà di questo stabilimento, rispetti fin da subito la normativa ambientale a tutela della salute.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/16 Evi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/785/17 Zanella, su cui c'è una riformulazione. Onorevole Zanella l'accetta? L'accetta e chiede che sia posto in votazione? Va bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/17 Zanella, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/785/18 Fenu, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Innanzitutto, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Emiliano Fenu. L'articolo 1 di questo provvedimento è relativo ad imprese che gestiscono, a qualunque titolo, impianti nel settore della raffinazione di idrocarburi, un settore in cui l'intervento è stato reso necessario a seguito della guerra in Ucraina, della conseguente crisi e delle misure sanzionatorie sulla Russia da parte dell'Unione europea.

Oggi scopriamo - in realtà, lo stiamo sempre più verificando - come il costo dei carburanti stia aumentando sempre più. Voglio ricordare che l'unione dei consumatori ravvisa anche costi dell'ordine di 2,50 euro in autostrada.

Ma perché arriviamo a questo aumento dei costi? Ci arriviamo perché vengono tagliate delle riduzioni di accise e di IVA - in particolare 12 centesimi nel novembre 2022 - e poi questo Governo decide di non prorogare la riduzione di 18 centesimi nell'anno 2023. Quindi, cosa scopriamo? Che, se tolgo una quantità e poi la sommo, il totale è sempre pari a zero e, quindi, a partire da gennaio 2023, ci ritroviamo davanti a un aumento del costo della benzina mediamente di 18,3 centesimi al litro. Tutto questo mentre, durante la crisi pandemica e poi con lo scoppio della guerra in Ucraina, alcune imprese soprattutto nel settore farmaceutico e assicurativo generano degli extra profitti, non per loro volontà; però, è evidente che, rispetto agli anni passati, si sono ritrovate extra profitti milionari.

Noi invece vogliamo sollevare la questione in questi termini: il costo della benzina, di per sé, rappresenta un costo stimato di circa 10 euro in più per pieno (ossia, ogni pieno d'auto costa più o meno 10 euro in più); questo costo, sommato all'effetto indiretto, cioè ai costi del trasporto e dell'intermediazione, fa stimare un costo di circa 3 mila euro in più all'anno per un nucleo familiare di quattro persone.

Allora, noi chiediamo la proroga e vogliamo anche che vengano estese le riduzioni dell'accisa e dell'IVA sui carburanti, che sarebbero tra l'altro uno straordinario strumento anti inflazione.

Qualcuno si chiederà: come copriamo il costo? Noi proponiamo che il Governo riveda il suo impegno e che, quindi, si impegni a istituire un contributo a titolo di prelievo solidaristico, straordinario e temporaneo, a carico degli esercenti di attività di produzione, vendita, commercializzazione ed importazione nei settori farmaceutico e assicurativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/785/18 Fenu, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 785​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ilaria Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, non è più il tempo di scelte timide e di mediazioni infinite. Abbiamo il dovere di dotarci degli strumenti necessari ad affrontare le questioni contingenti. Lo scenario politico, economico ed energetico è radicalmente cambiato il 24 febbraio 2022 quando, con l'invasione dell'Ucraina, la Russia ha scatenato questa guerra inaccettabile nel cuore dell'Europa.

La ferma volontà politica di mantenere il nostro impegno a sostegno dell'aggredito, continuando a fare la nostra parte, comporta inevitabilmente di subire conseguenze anche in termini di costi economici. Ce ne siamo fatti carico e continueremo a farlo. È questo il dovere di una politica responsabile: agire tempestivamente e mettere in campo tutte le misure adeguate. Questa maggioranza lo sta facendo sin dall'inizio di questa legislatura. Con il decreto Aiuti-quater e con la legge di bilancio, abbiamo sostenuto imprese e famiglie contro il caro bollette e inserito…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). …misure strutturali. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. “Grazie” lo dovremmo dire ai colleghi. Intanto, il tempo lo blocchiamo. Quando i colleghi la metteranno nella condizione di intervenire, lei continuerà ad intervenire. Fino a quando ci sarà questo inconcepibile brusio, lei non potrà andare avanti. Quindi, abbia pazienza un attimo, fino a che i colleghi con educazione usciranno o staranno in Aula in silenzio. Poi, potrà andare avanti. Il tempo è bloccato e non andiamo avanti finché - ripeto - non ci sarà silenzio. Prego, onorevole Cavo.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Dicevo che è questo il dovere di una politica responsabile: agire tempestivamente e mettere in campo tutte le misure adeguate e necessarie. Questa maggioranza lo sta facendo fin dall'inizio di questa legislatura. Con il decreto Aiuti-quater e con la legge di bilancio abbiamo sostenuto imprese e famiglie contro il caro bollette e inserito misure strutturali per la riduzione dei costi energetici.

Con questa norma andiamo ad agire in concreto nei settori più esposti, in particolare a seguito del divieto di acquisto, importazione o trasferimento di petrolio greggio e di altri prodotti petroliferi dalla Federazione russa nell'Unione europea, entrato in vigore il 5 dicembre del 2022, nell'ambito del sesto pacchetto di sanzioni adottato dal Consiglio dell'Unione Europea; una decisione politica che - come membro fondatore dell'Unione - il nostro Paese ha sottoscritto in conseguenza del protrarsi dell'aggressione russa contro l'Ucraina.

Questo divieto rappresenta una criticità forte per un Paese come il nostro, dipendente dall'estero per le forniture energetiche e in particolare dalla Russia per una quota importante del fabbisogno di gas: quasi il 40 per cento all'inizio della crisi. È una quota che si sta riducendo grazie all'azione del Governo nel senso della diversificazione delle fonti, con accordi bilaterali con altri Paesi produttori con cui avevamo già attive forniture (si pensi all'Algeria da cui importiamo oltre il 30 per cento del nostro fabbisogno di gas), ma che - lo ricordo sommessamente - potrà essere sostituita solo se verranno attivate tutte le misure immaginate dal Governo, come il ritorno alla produzione nazionale di idrocarburi e la realizzazione delle infrastrutture, i rigassificatori, per accedere al mercato del GNL, tenendo sempre presente che, se avessero vinto le posizioni di coloro che si opponevano alla realizzazione del TAP, che ci consente di rifornirci del gas a zero, oggi la situazione degli approvvigionamenti sarebbe drammatica.

Ma torniamo al provvedimento in esame: nella semplificazione giornalistica ha preso il nome di decreto Lukoil, in parte cogliendo l'immediata applicazione alla questione della raffineria di Priolo, ma anche sottovalutando la portata di una norma che affronta l'emergenza, ma definisce anche una chiara linea in termini di strategia industriale. La situazione della raffineria di Priolo è delicatissima perché attiene al mantenimento del sito produttivo e dei livelli occupazionali e alla sicurezza energetica del Paese. L'embargo contro il petrolio russo ha comportato, infatti, che Lukoil non potesse più utilizzare il proprio greggio nella raffineria di Priolo che, ricordo, vale un quinto della trasformazione nazionale di prodotti petroliferi.

È dell'inizio del mese la notizia dell'accordo con un fondo di Cipro a trazione israeliana per la vendita della raffineria ISAB di Priolo attraverso un ramo del settore energetico GOI Energy. La norma - che ha già avuto il parere favorevole della X Commissione e che spero trovi l'approvazione anche di quest'Aula - consente un approccio concreto che mette al riparo la sicurezza energetica e 10 mila posti di lavoro connessi all'attività della raffineria, fornendo al MIMIT gli strumenti per vigilare sulle operazioni di passaggio di proprietà anche con nuove norme in merito di golden power che tutelano l'approvvigionamento energetico del Paese e creano meccanismi compensativi per le imprese sottoposte a misure di golden power, in particolare verificando il rispetto delle usuali procedure inerenti alle normative antitrust e golden power, e quindi rispondendo appieno ai requisiti in termini di produzione, occupazione e rispetto ambientale.

Inoltre, la produzione dovrà essere resa compatibile con gli impegni di decarbonizzazione in base al piano di riconversione green del sito produttivo e al suo rilancio industriale. Per il settore della raffinazione degli idrocarburi la norma prevede, infatti, che sia imposto alle imprese, che gestiscono a qualunque titolo impianti e infrastrutture di rilevanza strategica per l'interesse nazionale, di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, nonché il mantenimento, la sicurezza e l'operatività delle reti e degli impianti; e, in caso vi fossero rischi per la continuità produttiva tali da recare pregiudizio all'interesse nazionale, di informarne tempestivamente il Ministero delle Imprese e del made in Italy al fine dell'urgente attivazione delle misure di sostegno e tutela previste dalla legge, fino all'ammissione alla procedura di amministrazione temporanea.

Ciò consente di agire con immediatezza laddove nascono criticità per l'azienda stessa, per i lavoratori, per le famiglie coinvolte e per il fabbisogno energetico nazionale. Ma questa legislatura è nata sotto il segno di grandi sfide: fronteggiare le emergenze, tutelare i cittadini, sostenere le imprese, con la necessità di risolvere i problemi, ma anche di porre le basi per una crescita futura.

La tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi strategici, obiettivo di questo provvedimento, è un tassello fondamentale non solo per affrontare la crisi contingente, ma anche per dotare il MIMIT, il Ministero delle Imprese e del made in Italy appunto, di poteri concreti in termini di politica industriale, introducendo nuove misure inerenti all'esercizio dei poteri speciali riconosciuti al Governo dal decreto-legge n. 21 del 2012, il cosiddetto golden power, nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché in alcuni ambiti ritenuti di rilevanza strategica, nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, ai fini del mantenimento della continuità operativa e dei livelli occupazionali nel loro territorio.

La norma consente di agire anche su segnalazione degli enti territoriali, sempre in prima linea nel verificare il nascere di situazioni di difficoltà di imprese e lavoratori. Si pensi non solo al settore energetico, ma a tutte le infrastrutture materiali e immateriali, alla sicurezza dei dati e alla possibilità, introdotta nell'esame al Senato, di stabilire standard qualitativi nella realizzazione della rete a banda larga, garantendo dunque livelli di connessione essenziali allo sviluppo del potenziale economico di tutto il territorio nazionale nei settori produttivi della logistica e dei servizi. Pensiamo al fabbisogno infrastrutturale digitale della pubblica amministrazione, delle imprese e degli utenti unici per offrire e accedere a nuove opportunità. È una delle condizioni di base necessarie alla riuscita della rivoluzione digitale e allo sviluppo del potenziale economico nazionale. Ma la definizione di standard qualitativi della rete è funzionale anche a garantirne la sicurezza e la protezione dei dati che vi transitano.

Il golden power, così come viene modificato e integrato, rappresenta inoltre uno strumento fondamentale per salvaguardare filiere produttive strategiche e contrastare fenomeni di delocalizzazione che hanno impoverito il tessuto economico del Paese, non solo a causa del venir meno di produzioni specifiche e delle competenze connesse, ma anche delle filiere di indotto createsi attorno.

In concreto, la norma prevede che il MIMIT, su istanza dell'impresa, possa valutarne l'accesso prioritario al Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa e verificarne la sussistenza dei presupposti per l'accesso prioritario agli interventi erogati da Patrimonio Rilancio, il fondo di intervento gestito da Cassa depositi e prestiti. Inoltre, nei due anni successivi all'esercizio dei poteri speciali previsti dal golden power all'impresa è consentito formulare istanza per l'accesso prioritario agli strumenti dei contratti di sviluppo e degli accordi per l'innovazione. Stiamo parlando di dotare il Ministero di poteri concreti per agire nel caso in cui fossero messe a rischio produzioni strategiche per il sistema economico italiano, ma anche di predisporre le risorse necessarie, e questo è consentito all'interno della cornice definita dall'Unione europea.

PRESIDENTE. Concluda.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Si tratta di una nuova decisione rispetto a quella presa in passato, formulata proprio per fronteggiare gli effetti socioeconomici del conflitto aperto.

Questo testo, dunque, offre possibilità di agire nell'immediato, mettendo in sicurezza tutti gli impianti di produzione, garantendo i livelli occupazionali e preservando la sicurezza energetica del Paese. Un provvedimento a tutto tondo che predispone strumenti concreti per rispondere alle emergenze, il bagaglio che serve ad un Paese come il nostro per superare questa fase di emergenza e riavviare i motori della crescita. Per tutte queste ragioni, a nome del gruppo di Noi Moderati, esprimo voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Il provvedimento d'urgenza che ci apprestiamo a votare, noto anche come decreto Salva ISAB Priolo, è stato emanato dal Governo per tentare di dare una risposta alla situazione dello stabilimento dell'ISAB di Priolo, che fa capo alla russa Lukoil, in difficoltà in conseguenza delle sanzioni e delle misure decise dall'Unione europea nei confronti della Russia - a seguito dell'invasione scellerata dell'Ucraina da parte di Putin -, che hanno rischiato di compromettere la produzione di uno stabilimento del petrolchimico dove viene raffinata una parte importante del greggio utilizzato nel nostro Paese (parliamo di circa il 20 per cento dell'intera produzione nazionale).

In quel quadrilatero, nel quadrilatero del siracusano, si raffina più del 20 per cento dei prodotti petroliferi del Paese. Nella regione Sicilia, da gennaio a luglio 2022, è transitato il 33 per cento circa di tutte le importazioni di gas fossile dall'estero; una regione che nel 2021 è stata seconda solamente alla Basilicata nella produzione di olio greggio.

L'obiettivo del decreto, quindi, è quello di intervenire nel settore della raffinazione degli idrocarburi, prevedendo una serie di misure volte a garantire la continuità degli approvvigionamenti energetici e il mantenimento dell'operatività delle reti e degli impianti. Proprio perché potrebbe essere a rischio la continuità operativa degli stabilimenti ritenuti di rilevanza strategica nazionale, tra le misure contenute nel decreto vi è quella di consentire che gli impianti possano essere sottoposti ad un regime di amministrazione fiduciaria temporanea, ossia una sorta di commissariamento statale, che subentra per un periodo limitato nella gestione dello stabilimento.

Sarà il Ministero che valuterà se esistano i presupposti per l'accesso a misure di sostegno della capitalizzazione dell'impresa idonee a consentire un rafforzamento patrimoniale ai fini dell'accesso al Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività d'impresa. Questo, di fatto, è il quadro in cui ci troviamo oggi a prendere decisioni con questo decreto.

E se, da una parte, con questo decreto si introducono misure volte a prevedere l'intervento del Governo a garanzia della continuità produttiva degli stabilimenti di Priolo, nulla si dice, dall'altra, veramente nulla, nel testo del provvedimento, circa la necessità di chiedere garanzie sulla tutela della salute pubblica, sul rispetto delle norme ambientali, sul rispetto delle prescrizioni imposte delle autorizzazioni ambientali e nulla anche rispetto a piani industriali di transizione e di riconversione ecologica, anche in chiave di tutela e di crescita dei livelli occupazionali proprio in ottica di riconversione ecologica. Noi lo diciamo in maniera molto chiara: la continuità produttiva degli stabilimenti non deve in alcun caso mettere in pericolo la salute dei cittadini né provocare danni ambientali. Questo a maggior ragione se la continuità produttiva viene garantita, come avviene con questo decreto, con un intervento statale. In realtà, abbiamo notizie che un accordo per la cessione dello stabilimento petrolchimico è stato raggiunto e l'acquirente avrebbe dichiarato l'esplicita intenzione di mantenere i posti di lavoro e di garantire condizioni di salute e di sicurezza. Va bene, ma non abbiamo contezza dei contenuti di questo accordo e, quindi, ritengo molto sorprendente e spiacevole che il Governo abbia rigettato le richieste di questo Parlamento di avere semplicemente delle informazioni rispetto ai contenuti di questo accordo

Tornando al decreto e a quanto stiamo oggi votando, si parla di un intervento, di fatto, da parte dello Stato per garantire la continuità produttiva. L'intervento dello Stato serve, dunque, a mantenere lo status quo. No, non è possibile! Non è possibile pensare che lo Stato si prenda questa responsabilità di mantenere le cose come stanno oggi! È lo status quo del fossile il dramma ecologico, climatico e occupazionale che, invece, dovremmo affrontare, cambiare, rivoltare e ribaltare con una visione nuova, che manca completamente in questo decreto.

Insomma, il decreto che ci apprestiamo a votare risulta del tutto carente riguardo ai necessari obblighi che il Governo deve pretendere dalla proprietà del petrolchimico di Priolo in materia di rispetto della normativa ambientale. Tutti gli emendamenti che le opposizioni hanno presentato sono stati bocciati. Ricordo, inoltre, che attualmente il depuratore consortile dell'IAS, a cui, oltre i comuni di Priolo Gargallo e di Melilli, le aziende del polo petrolchimico - fra cui l'ISAB-Lukoil, oggetto di questo decreto - conferiscono i loro reflui industriali, è sotto sequestro da giugno per gravi violazioni delle norme di tutela ambientale. Le accuse della procura siracusana sono pesanti, pesantissime, e riguardano le emissioni in atmosfera di circa 13 tonnellate l'anno di benzene, che è una sostanza cancerogena, e di altre grandi quantità di sostanze nocive. Il capo d'imputazione è disastro ambientale, perché l'esercizio dell'impianto, che non sarebbe in grado di depurare i reflui di raffinerie e aziende di trattamento chimico, avrebbe determinato una compromissione dell'ambiente e un'offesa alla pubblica incolumità. Sono quarant'anni che questo depuratore non funziona, quarant'anni che produce devastazione ambientale! È una vera vergogna! Sarebbe stato necessario, quindi, mettere un paletto normativo, ossia prevedere che l'esercizio di impianti industriali in violazione di norme di tutela ambientale non possa essere più consentito. Ci si è voluti concentrare esclusivamente nel garantire l'approvvigionamento energetico da fonti fossili, evitando volutamente di inserire nel provvedimento in esame qualsiasi riferimento rafforzativo rispetto alla tutela dell'ambiente, alla salute e alle garanzie occupazionali, senza mettere subito sul tavolo un vero piano di sviluppo, che potesse far crescere l'economia e l'occupazione della provincia siracusana per le comunità che vivono intorno a questo impianto. Secondo noi, secondo Alleanza Verdi e Sinistra, invece, le migliori garanzie per il polo industriale siracusano, per il suo sviluppo operativo, per la crescita economica e per garantire e creare livelli occupazionali solidi e duraturi nel tempo sono - ma oserei dire “sarebbero” - quelle ottenibili attraverso una vera transizione ecologica, svincolandoci una volta per tutte dal modello fossile, una vera riconversione industriale per una produzione ecosostenibile, basata esclusivamente su fonti di energia rinnovabile e sull'idrogeno verde, puntando quindi al rispetto degli obiettivi di emissioni nette zero, di neutralità climatica e, sì, anche di un'industria pulita a inquinamento zero. Inquinamento zero, esattamente, così come previsto dagli obiettivi dell'Unione europea, della Commissione europea, nel suo Green Deal. Non può più essere un miraggio nel 2023 l'espressione “inquinamento zero” ma un obiettivo concretamente raggiungibile. Per questi motivi il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, il provvedimento in esame, per la verità, non ha suscitato né qui alla Camera né al Senato, dibattiti che abbiano opposto le ragioni della minoranza e della maggioranza in maniera forte come in altre circostanze, segno che, fondamentalmente, l'estensione dello strumento che serve a tutelare l'interesse nazionale nell'ambito del libero mercato trova d'accordo le nostre forze. Piuttosto, il provvedimento ha costituito l'ennesimo banco di prova per interrogare, almeno, le opposizioni su quale sia il reale approccio del Governo di fronte alle politiche economiche del nostro Paese. Ci interroghiamo continuamente, anche in base al dibattito che la quotidianità ci pone, sulla richiesta di un fondo sovrano europeo e su rapporti equilibrati con l'Unione europea sul PNRR. Ci domandiamo, cioè, se siamo di fronte a un'eterogenesi dei fini o piuttosto a una conversione sulla via di Damasco. Non è una domanda di poco conto, perché è importante, per il funzionamento della democrazia, capire quali siano le intenzioni del Governo, dopo che ha utilizzato una campagna elettorale per manifestarne di tutt'altro stampo. A una prima lettura di questo decreto, in realtà, sembrava di trovarvi intenzioni fortemente nazionalistiche, con la presenza di quel passaggio “con ogni mezzo”. Poi, rileggendolo bene, ci abbiamo forse visto intenzioni draghiane: era più un richiamo nazionale al whatever it takes. Per questo è sfuggito quel “con ogni mezzo”, che è stato emendato dal Senato. Dovremmo in qualche modo istituire il premio “il draghino d'oro”, da assegnare al Presidente del Consiglio ogni volta che riuscirà ad emendare se stessa, la sua se stessa del passato, quell'immagine imprigionata nello specchio della sala delle donne a cui sovente ci richiamiamo, premio che, dal nostro punto di vista, culminerà con “il drago d'oro”, il giorno in cui, come siamo certi, questa maggioranza andrà a ratificare anche il MES. Poco importa quando i risultati affermano senza ombra di dubbio la centralità del mercato e lasciano spazio per la libera iniziativa e l'afflusso di capitali, anche stranieri, nell'interesse dello sviluppo, della crescita e della sicurezza italiani. La realtà, dunque, non ha lasciato Palazzo Chigi con l'ultima cerimonia della campanella. Ce ne compiacciamo e sembra qui di ritornare indietro addirittura fino al 2012, quando fu Mario Monti, da liberale, a inaugurare lo strumento del golden power che, in questi anni, è stato sottoposto a numerose modifiche e che la furia di quel “a qualsiasi costo” ci ha fatto temere per un momento che lo si volesse trasformare in un capolavoro di masochismo di un Governo che cerca in tutti i modi di mettere tra le proprie fauci una preda nazionalista. Fortunatamente, nei fatti, lo stesso Governo o desiste o si scopre piuttosto fiacco e sdentato per rincorrere ciò che a lungo ha raccontato al Paese. Usciamo, allora, da questa polemica, basata più sulle dichiarazioni che sui fatti, polemica a cui non possiamo sottrarci, perché ancora rappresenta una questione centrale - come dicevo - per la democrazia, cioè conoscere quali siano le reali intenzioni e capacità di chi si presenta agli elettori e ottiene la maggioranza, per venire al tema di merito che questa vicenda pone. Colleghi, anche i numeri delle crescenti notifiche delle operazioni soggette a golden power degli ultimi anni ci devono indurre a domandarci con quali politiche economiche il nostro Stato intenda attrezzarsi per vincere le sfide dell'attrattività dei capitali, dell'innovazione, della competitività e della maggiore produttività del nostro sistema economico. In assenza di serie politiche economiche, il rischio che oggi abbiamo evitato si riaffaccerà inevitabilmente, riproponendo la vostra pericolosa propaganda che vede l'Europa come nemico, il mercato come vile e iniquo, le statalizzazioni o nazionalizzazioni come uniche soluzioni al problema della sicurezza. Sono aspetti che, già quando appartenevano alla retorica della minoranza e vi hanno contraddistinto nella vigliacca aggressione del Governo Draghi, hanno penalizzato il Paese e che ne costituirebbero un durissimo colpo, se dovessero riaffacciarsi come abiti per un Governo che ancora non ci ha fatto capire come intenda procedere dentro la crisi.

Se questa vicenda, infatti, è figlia, in modo diretto ed inequivocabile, della scellerata aggressione della Russia all'Ucraina e delle conseguenze inevitabili di una guerra crudele e devastante, non sfugge a nessuno che pure il tema geopolitico è una delle facce dell'enorme e poliedrico tema della sostenibilità, le cui manifestazioni più evidenti passano proprio attraverso le dinamiche del mercato e in esso si riflettono.

Oggi, parliamo di Priolo, ma anche senza l'evidenza di correlazioni così nette, dobbiamo prendere atto che le nostre imprese, tutte le imprese, sono immerse in un mercato sempre più regolamentato, in cui le volontà politiche degli stakeholder, che siano essi politici, istituzionali o economici, concorrono profondamente a rimodellare gli spazi di azione e libera iniziativa affidati alle imprese stesse. È del tutto evidente che, senza chiarire le linee di politica economica e chiari indirizzi per le imprese italiane, la loro capacità e resilienza sarà saggiata esclusivamente da trend evolutivi definiti altrove. È nelle politiche economiche, di cui ancora attendiamo di conoscere l'impronta che questo Governo vorrà delineare, che si configura la vera capacità dell'ecosistema imprenditoriale italiano di risultare attrattivo per gli investimenti e snello e robusto, in grado di crescere in linea con le istanze ambientali e sociali del momento, spesso qui richiamate, sapendo vedere e gestire i rischi crescenti portati dalle crisi concomitanti.

Esiste, poi, un golden power diffuso, quello che esercitano gli stakeholder, quotidianamente, sulle imprese, che si esplicherà in maniera sempre più forte anche attraverso il recepimento di direttive, come la prossima CSRD; come pure esistono norme e prassi già praticate nel nostro Paese che andrebbero sostenute con maggior vigore dal Governo proprio per disinnescare o, almeno, attenuare i rischi, cui normative eccezionali, come quella in esame, giustamente presente, sono rivolti.

In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, ci pare che ancora una volta la realtà sia più forte della propaganda e sottolineiamo con orgoglio di avere negli ultimi dieci anni concorso in maniera importante affinché i Governi, che via via si fossero succeduti, alla realtà dovessero richiamarsi, rimanendo cioè nell'ambito delle norme e dei comportamenti che sono quelli che vanno a definire un mercato comune europeo, prima, e una politica economica europea, poi. Ci pare di poter dire che proprio questa nostra - e dico “nostra” per indicare un'area politica culturale che chiaramente negli ultimi dieci anni si è affacciata al Paese - pervicace ostinazione nel voler rafforzare il mercato, trovando via, via il giusto posto per la politica abbia in realtà prodotto risultati più importanti di quelli che le ultime elezioni hanno mostrato. Abbiamo, maggioranza e opposizioni, sfide enormi di fronte a noi; tutte si possono vincere, rendendo più forte il ruolo delle nostre imprese, più fluide le dinamiche di mercato, più marcati i compiti anche sociali e ambientali che su di loro poniamo. Attendiamo che il Governo ne prenda atto definitivamente e si impegni convintamente su questa strada. Con questa ferma consapevolezza, annuncio il voto di astensione di Azione-Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luca Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare è stato adottato dal Governo, in continuità con altri provvedimenti, in considerazione delle conseguenze emerse dalla crisi energetica. Si tratta, nello specifico, di una seria e tempestiva risposta all'assoluta emergenza determinata dalle sanzioni economiche successive allo scoppio della guerra russo-ucraina che hanno rischiato, da un lato, di determinare il blocco della produzione di uno stabilimento del petrolchimico di Priolo, all'interno del quale viene raffinato oltre il 20 per cento del greggio utilizzato in Italia, e, dall'altro, di determinare un vero e proprio dramma occupazionale che avrebbe interessato migliaia di lavoratori di quelle imprese e dell'indotto all'interno di quel contesto territoriale.

Teniamo conto che la ISAB è una società operante nel settore petrolchimico, con oltre 1.000 dipendenti, cui vanno aggiunti i quasi 2.000 occupati nell'indotto. Cito questi numeri per far capire il rilevante impatto non solo produttivo, ma anche occupazionale, nelle aree industriali e portuali collegate, che un'eventuale chiusura del sito avrebbe comportato anche per quanto riguarda la filiera delle piccole e medie imprese insediate al loro interno.

Scopo dell'intervento d'urgenza è stato, dunque, quello di tutelare al tempo stesso un nodo energetico strategico nazionale e livelli occupazionali così significativi per la Sicilia e l'intera Nazione, tenendo in considerazione il fatto che il complesso di cui parliamo rappresenta uno dei più grandi siti industriali d'Europa.

Vorrei ricordare, inoltre, che con l'articolo 15 del decreto-legge n. 50 dell'anno scorso, introdotto su proposta di Forza Italia, era stato previsto un tavolo di coordinamento finalizzato proprio a individuare adeguate soluzioni per la prosecuzione dell'attività dell'azienda, salvaguardando i livelli occupazionali e il mantenimento della produzione. Il primo incontro successivo all'adozione della citata norma si è tenuto il 2 agosto dello scorso anno presso il MiSE e alla riunione presieduta dal Ministro Giorgetti hanno partecipato i rappresentanti dell'allora MiTE, del MEF e, ovviamente, dell'ISAB. È stato proprio in quell'occasione che la società aveva manifestato la forte preoccupazione per il sesto pacchetto di sanzioni dell'Unione europea alla Russia, con il quale si è previsto dal 5 dicembre 2022 l'embargo per l'importazione del greggio russo. L'azienda aveva, in particolare, rappresentato le difficoltà riscontrate nel tentativo di accedere a finanziamenti bancari necessari per l'acquisto di greggio diverso da quello russo, auspicando l'emissione di una comfort letter da parte del Governo per evidenziare che ISAB non è soggetta a sanzioni e a restrizioni all'operatività da parte del sistema bancario, richiamando una lettera similare utilizzata per il caso Tamoil nel 2011.

Il 9 gennaio scorso, la società Litasco, controllata al 100 per cento da Lukoil, che aveva acquistato la raffineria di Priolo qualche anno fa dal gruppo ERG, e Goi Energy hanno raggiunto l'accordo per la cessione dello stabilimento petrolchimico di Priolo. Nell'ambito di questa transizione Goi Energy dovrà seguire le usuali procedure inerenti alle normative sull'antitrust e sul golden power e, quindi, rispondere appieno ai requisiti in termini di produzione, occupazione e rispetto dell'ambiente. Quindi, dovranno essere rispettati gli impegni richiesti di riconversione green del sito produttivo e del suo rilancio industriale.

Questa vicenda dimostra quanto sia prioritario salvaguardare l'interesse nazionale in un settore che, mai come in questo momento, riveste un'importanza strategica fondamentale in considerazione della crisi energetica mondiale che da oltre un anno stiamo affrontando. E dobbiamo assicurarci che le imprese che gestiscono a qualsiasi titolo impianti e infrastrutture nel settore degli idrocarburi garantiscano la sicurezza degli approvvigionamenti, nonché la sicurezza e l'operatività delle reti e degli impianti, astenendosi da comportamenti che possano mettere a rischio l'interesse del nostro Paese. Ed è proprio questo che prevede l'articolo 1 del decreto in oggetto: fino al 31 dicembre del 2023, in caso di rischi di continuità produttiva, queste imprese sono tenute a darne tempestiva comunicazione al Ministero delle Imprese e del made in Italy, ai fini dell'attivazione delle misure di sostegno e tutela previste dalla legge. Viene, inoltre, individuato un opportuno e articolato sostegno a favore di quelle imprese operanti all'interno di alcuni settori strategici destinatarie delle misure previste dal cosiddetto golden power, ovvero inerenti all'esercizio dei poteri speciali riconosciuti al Governo dal decreto-legge n. 21 del 2012.

Tali interventi riguardano la possibilità per il Ministero delle Imprese e del made in Italy, su istanza dell'impresa, di valutare l'accesso prioritario della stessa al Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa, anche tenendo conto delle segnalazioni degli enti territoriali, nonché di valutare la sussistenza dei presupposti per l'accesso prioritario agli interventi erogati dal Patrimonio Rilancio gestito da Cassa depositi e prestiti.

L'accesso a queste misure di sostegno della capitalizzazione, finalizzato a consentire un rafforzamento patrimoniale per garantire i livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività d'impresa, risponde a pieno all'esigenza di proteggere le nostre imprese anche da scalate ostili, spesso estere, che approfittano dei momenti di maggiori difficoltà e vulnerabilità di un'azienda; e questo non possiamo accettarlo. Peraltro, intervento analogo è stato fatto anche dalla Francia e dagli Stati Uniti, che hanno voluto tutelare i loro interessi nazionali, contrastando la concorrenza sleale.

Concludo dicendo che il provvedimento in esame testimonia l'attenzione che il Governo sta mostrando verso i settori più importanti e strategici della nostra economia, in un momento estremamente difficile, a tutela dell'interesse nazionale. Siamo soddisfatti dell'accordo raggiunto sullo stabilimento ISAB di Priolo e lo siamo altrettanto riguardo alle importanti misure contenute in questo provvedimento.

Annuncio, quindi, il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, gentili colleghe e colleghi, il decreto-legge 5 dicembre 2022, n. 187, reca misure urgenti a tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi strategici e nasce da una situazione urgente e contingente. Lo sappiamo bene: è nel nostro interesse garantire la continuità produttiva delle imprese che gestiscono, a qualunque titolo, gli impianti e le infrastrutture di rilevanza strategica nel settore della raffinazione di idrocarburi. Io credo che nessuno in quest'Aula possa contestarne la necessità.

Ma qual è lo scenario cui ci troviamo di fronte? Ebbene, pochi giorni dopo che il decreto-legge Lukoil è stato varato in Consiglio dei Ministri, la stessa azienda ha definito la vendita della ISAB di Priolo alla società cipriota di private equity GOI Energy, legata al fondo Argos New Energy Fund.

La ISAB Srl è una delle raffinerie più grandi d'Europa, ubicata, come sappiamo, nel sito industriale di Priolo, in provincia di Siracusa, ed è di proprietà del gruppo russo Lukoil. Conta migliaia di dipendenti, soddisfa il 20 per cento della domanda siciliana di elettricità e vale, da sola, oltre un quinto della capacità nazionale di raffinazione; è un polo industriale che rappresenta uno dei principali pilastri dell'export dell'isola. Considerato l'indotto, parliamo di circa 10 mila lavoratori.

La notizia dell'intesa raggiunta, di fatto ha svuotato il cuore di questo decreto-legge e fatto venire meno, quindi, le sue vere motivazioni circa la necessità della decretazione d'urgenza. Ma proviamo a ignorare queste notizie, di cui tutti siamo a conoscenza, e a considerare che, al momento, la situazione sia ancora quella di un sito produttivo con 10 mila lavoratori, tra diretti e indiretti, la cui operatività, con l'approvazione del sesto pacchetto di sanzioni dell'Unione europea nei confronti della Russia, è fortemente a rischio.

Acclarati, quindi, il principio e la motivazione del provvedimento, che condividiamo, ciò che non ci convince è l'impostazione di fondo, solo in parte corretta nei lavori della Commissione. È un'impostazione che emerge chiaramente, in maniera diretta e indiretta, in diversi passaggi del testo di legge. Questa impostazione sembra sottendere che il carattere emergenziale e la preminenza degli interessi nazionali potenzialmente coinvolti vengano prima di tutto il resto, compresi gli interessi ambientali e anche gli interessi relativi alla salute dei cittadini. Verrebbero prima anche l'applicazione di una strategia effettiva di transizione ecologica per il nostro tessuto produttivo. Questa è un'impostazione che noi non siamo disposti ad accettare e che non condividiamo. Il sito di Priolo si trova, da anni, sotto la lente d'ingrandimento, a causa della mole di inquinamento che produce. Era giugno 2022 quando il tribunale di Siracusa ordinò il sequestro del depuratore di Priolo Gargallo e dispose il distacco dei grandi utenti industriali. In altri termini, se il depuratore non depura ma inquina, ISAB, ma anche Sonatrach, Sasol e Versalis, non possono più mandarvi dentro i loro reflui pericolosi, tanto più che il depuratore è gestito da una società, la IAS, Industria Acqua Siracusana, che è controllata dalla regione Sicilia e partecipata, oltre che da privati, anche dai comuni di Priolo e Melilli. Insomma, c'è un intreccio tra pubblico e privato che, anziché risolversi in una maggiore tutela per i cittadini, si manifesta come un groviglio di rimpalli di responsabilità, da una parte all'altra. Quindi, si scopre che il depuratore IAS operava in assenza dell'AIA, cioè dell'autorizzazione integrata ambientale, che la regione non aveva concesso, almeno fino a luglio 2022, ossia a sigilli al depuratore già messi, quando è arrivata, appunto, l'autorizzazione a operare. Il tutto per uno stabilimento che, secondo tecnici e magistrati, avrebbe dovuto essere progettato in maniera diversa e, quindi, non autorizzato.

Questo quadro, così complesso, riapre un vecchio quesito, che è sempre lo stesso: si può tutelare il diritto al lavoro e, insieme, il diritto alla salute? E come farlo? Infatti, il filo conduttore del nostro lavoro in Commissione, ma anche quello degli altri gruppi di opposizione, è andato prevalentemente a puntellare, attraverso proposte di emendamenti e di ordini del giorno, tutti i passaggi del testo in cui il decreto tiene la porta aperta, o la spalanca platealmente, a possibili deroghe o disapplicazioni della normativa ambientale regionale, nazionale e comunitaria.

La maggior parte dei nostri emendamenti andavano chiaramente in quella direzione, ossia di eliminare le ambiguità e gli spazi di discrezionalità che mettono a rischio il rispetto dei principi ambientali e di tutela della salute dei cittadini. A differenza della maggioranza, noi consideriamo l'ambiente e la transizione ecologica interessi strategici nazionali altrettanto validi quanto quelli produttivi e, come tali, non derogabili, mai. Garantire i livelli occupazionali è chiaramente un obiettivo sacrosanto, ma, in questa impasse, si genera il solito copione: per effetto della ragion di Stato vengono bypassati i requisiti imposti dalla legge. La definizione di impianto strategico per il Paese sta diventando il lasciapassare per quel sinistro “tutto si può”.

Insomma, la produzione è messa avanti a tutto e pazienza se con essa non si coniugano la sostenibilità ambientale e i percorsi tracciati dall'Unione europea sulla transizione ecologica e sulla riconversione green dei processi industriali. Un film, come abbiamo già detto, già visto ampiamente in altre circostanze e, su tutte, l'ex Ilva di Taranto, tanto che l'Esecutivo, nel decreto-legge Impianti strategici, varato in contemporanea al decreto-legge Lukoil, riporta in essere per il sito di Taranto lo scudo penale e dà un bel colpo di scure a tutte le tutele ambientali e sanitarie, lasciando lettera morta la quasi famigerata VIAS, cioè la valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario, strumento da introdurre in sostituzione della superata valutazione del danno sanitario, VDS, che avviene ora soltanto ex post e singolarmente, oltretutto solo nell'occasione in cui i livelli degli inquinanti vengono superati. Il messaggio di questi 100 giorni di politica industriale del Presidente del Consiglio Meloni e del Ministro Urso è, quindi, chiaro: rispetto all'obiettivo di mantenere i livelli produttivi in molti comparti strategici, la transizione ecologica diventa completamente opzionale.

Tornando a questo decreto-legge, il MoVimento 5 Stelle, con alcuni emendamenti, ha cercato di modificarlo nei punti in cui troppa discrezionalità veniva offerta ai Ministri, come nel caso dell'articolo 1, comma 6, nel quale si consente che, in caso di grave e imminente pericolo di pregiudizio all'interesse nazionale e alla sicurezza nell'approvvigionamento energetico, l'ammissione alla procedura di amministrazione temporanea sia disposta con decreto del Ministro delle Imprese e del made in Italy, del Ministro dell'Economia e delle finanze e del Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, ma anche indipendentemente dall'istanza di cui al comma 3, ossia indipendentemente dalla richiesta dell'azienda.

Soprattutto, per dare maggiore consistenza ad un decreto che, con il passare delle settimane, ha perso la sua ragion d'essere, al Senato, prima che qui alla Camera, si è discusso a lungo se introdurre o meno dei sostegni concreti alle cosiddette imprese energivore. Risultato? Ne è uscito fuori, ahimè, un teatrino tragicomico interno alla maggioranza che ha portato ad un nulla di fatto.

Concludo, Presidente. In questi 100 giorni, il Governo, in tema di politica industriale, procede in modo molto confuso e pasticciato, porta avanti istanze di produzione ad ogni costo, incurante anche dei percorsi di riconversione dei processi produttivi e, soprattutto, continua con l'austerità spinta nei confronti di quella parte del mondo produttivo che, mai come ora, avrebbe bisogno di aiuti concreti, a cominciare dalle risorse per fronteggiare il caro energia.

Su Lukoil in sé, c'è poco altro da aggiungere, se non che è un film già visto, come l'ex Ilva: coniugare il diritto alla salute e il diritto al lavoro, per carità, è complicato, forse, però, bisognerebbe impegnare la nuova proprietà dell'azienda a prendere impegni precisi sugli interventi da fare per rendere più sostenibile la ISAB di Priolo.

Per tutte queste ragioni, annuncio che il voto del MoVimento 5 Stelle sarà di astensione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andreuzza. Ne ha facoltà.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, a fronte di una crisi energetica che ha ormai raggiunto livelli insostenibili per le famiglie e soprattutto per le imprese, oggi più che mai, occorre intervenire per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti delle reti e degli impianti, sicurezza che deve essere assicurata dalle imprese che gestiscono gli impianti e le infrastrutture di rilevanza strategica.

Con questo decreto, il Governo è intervenuto in particolare per le imprese operanti nel settore della raffinazione e degli idrocarburi, che gestiscono attività di rilevanza strategica per l'interesse nazionale, affinché siano garantite la sicurezza degli approvvigionamenti e la continuità produttiva. Pertanto, qualora si trovassero in difficoltà, devono comunicarlo subito, tempestivamente al Ministero per poter essere sostenute con misure immediate.

Stiamo pagando scelte fatte dalla politica in passato, dove, in particolare nel settore energetico, non vi è stata capacità di visione: si è agito sempre troppo lentamente, con troppi pregiudizi, con troppi “no” ideologici. Oggi, è il momento di cambiare passo e di pensare lungo e agire velocemente, proteggere il Paese e creare le condizioni per essere pronti e competitivi.

Ebbene, Presidente, questo decreto rappresenta una puntuale e tempestiva risposta da parte di questo Governo all'assoluta emergenza determinata dalle sanzioni economiche successive allo scoppio della guerra russo-ucraina, che, ad esempio, ha rischiato di determinare il blocco della produzione dello stabilimento petrolchimico di Priolo in Sicilia. Un provvedimento approvato in Consiglio dei ministri a poche settimane dall'insediamento del Governo, segno della necessità di un intervento urgente, ma anche di fronte all'attenzione di un tema della tutela dei settori strategici per il futuro.

Voglio ricordare, in sintesi, il caso specifico trattato all'interno del provvedimento. Da tempo, si cercano soluzioni per salvare l'ISAB di Priolo, in Sicilia, dalla chiusura a causa dell'embargo del petrolio russo. L'impianto di Priolo è uno stabilimento strategico, che raffina il 25 per cento del petrolio usato in Italia, dando occupazione a circa 10 mila persone, indotto compreso.

È evidente ai colleghi che per il territorio esso rappresenta un'importante fonte di ricchezza e di reddito per molte famiglie. Stiamo parlando di un impianto importante, la seconda raffineria d'Italia e la quinta in Europa e della Lukoil, che è la seconda società petrolifera russa.

La Lega è sempre stata in prima linea, accanto ai presidenti delle regioni nell'affrontare il problema. Voglio ricordare che già il precedente Governo, con il Ministro Giorgetti nella veste di Ministro dello Sviluppo economico, lo scorso anno, con l'articolo 15 del decreto Aiuti, aveva previsto l'istituzione, presso il Ministero dello Sviluppo economico, di un tavolo di coordinamento finalizzato ad individuare adeguate soluzioni per la prosecuzione dell'attività dell'azienda, salvaguardando il mantenimento della produzione e i livelli occupazionali delle aree industriali e portuali collegate all'ISAB di Priolo. Oggi, possiamo dirci soddisfatti dopo l'accordo raggiunto con lo stabilimento ISAB di Priolo. La società Lukoil, grazie all'assiduo impegno della Lega e del Governo, ha trovato una soluzione definitiva, che è riuscita a mettere insieme l'aspetto relativo all'attività aziendale, grazie alla dichiarazione del sito di interesse nazionale, e quello dell'individuazione di un acquirente privato, che ha offerto le idonee garanzie per la prosecuzione dell'attività, garantendo l'indotto, più di 10 mila lavoratori siciliani.

In sostanza, nel provvedimento vengono definite le procedure di amministrazione di queste imprese, su istanza delle stesse o anche con intervento diretto del Governo, in caso di imminente pericolo o di pregiudizio nell'interesse nazionale della sicurezza dell'approvvigionamento energetico.

Sono 3 i principali articoli della misura che intervengono nei temi strategici del settore energetico.

L'articolo 1 interviene, in linea generale, nel settore degli idrocarburi, al fine di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e la continuità produttiva, come appunto è avvenuto nel caso Lukoil, attivando procedure di amministrazione temporanea, anche nel caso in cui sia il Governo a procedere d'ufficio di fronte alla tutela di interesse nazionale e alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico.

L'articolo 2, invece, reca misure economiche connesse all'esercizio della golden power. In particolare, vengono determinate le procedure con le quali vengono attivate misure di sostegno della capitalizzazione d'impresa per consentire un rafforzamento patrimoniale ai fini dell'accesso, in via prioritaria, al Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa, nonché i contratti di sviluppo e gli accordi per l'innovazione.

Poi l'articolo 2-bis, introdotto al Senato in considerazione del carattere strategico dell'infrastruttura della rete in fibra ottica, prevede che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, sentito il parere del MIMIT, individui gli standard tecnici che devono avere i cavi in fibra ottica. Gli aggiudicatari dei bandi per la realizzazione dell'infrastruttura di rete dovranno attenersi agli standard definiti in modo da assicurare adeguati livelli qualitativi e prestazioni di connettività elevate.

Il collega Andrea Barabotti, in discussione generale, ha già illustrato gli articoli del decreto e va ricordato come il provvedimento abbia avuto in Commissione Senato un contributo qualificante da parte di tutti i gruppi parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione. Non vi sono stati voti contrari nel passaggio in Aula, così come in Commissione alla Camera, e spero che anche questo ramo del Parlamento possa convergere nell'utilità del provvedimento.

Rafforzare la sicurezza e la tutela dei presidi nazionali strategici è sicuramente uno strumento efficace anche per attrarre risorse, per investire nel continuo miglioramento degli impianti.

Concedetemi una riflessione che allarga il ragionamento ad altri settori strategici per il nostro Paese. Mi riferisco non solo al comparto energetico, ma, per esempio, anche al settore agroalimentare, che fa da traino al made in Italy e si trova continuamente sotto attacco da parte degli organismi europei, che non riuscendo a battere le nostre aziende sotto il profilo della qualità, provano a farlo con astruse leggi. Pensiamo al settore della pesca, al nostro vino - oggi è attaccato con la proposta della folle etichettatura - il Nutri-Score, il cibo sintetico, perfino la questione della direttiva sulle case green. Buonsenso vorrebbe che la spinta che arriva dall'Unione europea tenesse conto della peculiarità del nostro territorio e dei primati italiani, nell'agroalimentare in particolare.

Gli attacchi sono sempre più frequenti alla nostra economia e al nostro made in Italy, attacchi a cui dobbiamo porci con tutte le forze, perché il compito della politica, Presidente, è difendere il Paese, tutelare i propri cittadini con tutti gli strumenti a disposizione, e la Lega questo farà e lo farà con convinzione.

Questo Governo è nato pochi mesi fa, ma già dal primo giorno, durante la presentazione del programma, a partire dall'attribuzione dei nomi dei Ministeri, è stata chiara una cosa: per il Governo e per tutto il centrodestra, prima di tutto viene l'interesse nazionale per il nostro Paese. Per questo, ringrazio il Ministro Urso, che già nel nome dato al Ministero delle Imprese e del made in Italy, ma anche in fase di audizione, è stato molto chiaro, ma, soprattutto, ringrazio i Ministri Salvini e Giorgetti per quello che hanno fatto non solo in questi primi mesi, ma negli ultimi anni, portando avanti in maniera coraggiosa e chiara la linea della Lega.

Per la Lega vanno sempre e comunque difese le nostre imprese, le nostre peculiarità, le nostre produzioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Caro Presidente, se vogliamo vincere la battaglia per difendere le nostre imprese, dobbiamo agire rapidamente. Siamo già in ritardo, dobbiamo agire con visione e con coraggio e questo provvedimento va assolutamente in questa direzione. Pertanto, annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, abbiamo affrontato la fase di conversione di questo decreto-legge nella consapevolezza dei tempi strettissimi, prima della decadenza, del lavoro approfondito, svolto da maggioranza e opposizione al Senato, e del carattere di urgenza che rivestono le norme previste a tutela dell'interesse nazionale in settori produttivi strategici.

Il decreto interviene su un buco prodotto nella legislazione, in Italia come in altri Paesi, dalla crisi internazionale conseguente all'invasione russa in Ucraina e dagli effetti delle sanzioni internazionali in un settore specifico, quello petrolchimico.

Il primo comma dell'articolo 1, infatti, individua in questa fase particolare le infrastrutture critiche nazionali anche nei poli petrolchimici. Vengono, quindi, messi insieme tre concetti: infrastrutture critiche, settore petrolchimico e crisi energetica.

Nel secondo comma, invece, c'è l'aspetto caratteristico del decreto, con la scelta del Governo di modulare e di applicare anche in Italia il modello cosiddetto tedesco, perché la Germania negli scorsi mesi ha rivisto la propria legislazione in tema di energia e ha introdotto la possibilità di un'amministrazione temporanea pubblica su questi impianti critici che dovessero avere problemi in applicazione delle sanzioni internazionali. Questo decreto non si spinge alla parte successiva tedesca, cioè ad una proprietà pubblica, ma si limita ad individuare un commissario che viene nominato e che ha la facoltà di gestire l'impresa in questione.

Questa scelta interviene in maniera urgente rispetto alla situazione specifica delle eccezionali criticità riguardanti le condizioni di approvvigionamento che si sono verificate per la società ISAB di Priolo Gargallo e del rilevante impatto produttivo e occupazionale delle aree industriali e portuali collegate, anche per quanto riguarda la filiera delle piccole e medie imprese insediate al loro interno. La società ISAB, ricordiamo, ha 1.050 dipendenti, a cui si aggiungono 1.930 occupati nell'indotto diretto, fino ad arrivare a circa 10 mila dipendenti nel complesso dell'indotto. È evidente che la priorità era ed è preservare la continuità produttiva e ridurre le conseguenze sull'indotto.

Con questa consapevolezza, l'approccio del Partito Democratico è stato costruttivo e nel merito, al Senato così come in Commissione qui alla Camera. Un decreto, peraltro, che, nell'iter di approvazione al Senato, è stato profondamente modificato: basti pensare allo spostamento, dal 30 giugno al 31 dicembre del 2023, della facoltà di sottoporre le imprese ad amministrazione temporanea, la possibilità di segnalazione anche degli enti territoriali ai fini del mantenimento della continuità operativa e dei livelli occupazionali nel territorio, e ancora l'aggiunta dell'articolo 2-bis, che introduce alcune misure a tutela degli interessi nazionali nel settore delle comunicazioni.

Mentre il Parlamento è impegnato nella fase di conversione di questo decreto-legge, sappiamo che si è conclusa una trattativa privata, con il raggiungimento di un accordo con GOI Energy per l'acquisizione dello stabilimento petrolchimico di Priolo, di proprietà della Lukoil. Lo ha comunicato, lo scorso 11 gennaio, il Governo in Commissione lavoro al Senato, aggiungendo che GOI Energy ha concordato anche accordi esclusivi di fornitura con il gruppo Trafigura, una multinazionale svizzera con sede a Singapore e uno dei maggiori commercianti indipendenti di petrolio e prodotti petroliferi al mondo. Viene riferito che la società Trafigura avrebbe manifestato l'interesse ad entrare nel progetto come investitore di lungo termine, con particolare attenzione alla transizione dell'impianto verso l'energia pulita, mantenendo i posti di lavoro e garantendo la salute e la sicurezza.

Credo che in linea di principio la cessione sia da considerarsi una buona notizia, che permette di ragionare in termini di continuità produttiva e occupazionale. Adesso, però, dovrà essere oggetto di attenta verifica e dovrà ottenere tutte le autorizzazioni, seguire le procedure inerenti alla normativa antitrust, quelle riguardanti i poteri speciali cosiddetti del golden power, e dovrà rispondere appieno ai requisiti in termini di produzione, di occupazione e di rispetto ambientale, e degli impegni richiesti sul piano della riconversione verde del sito produttivo e del suo rilancio industriale.

Come hanno chiesto i sindacati in rappresentanza dei lavoratori, dobbiamo rimanere assolutamente vigili, sorvegliare con molta attenzione che si tratti di un'operazione industriale di rilancio e non di un tentativo di speculazione, che i livelli occupazionali siano garantiti, che la questione ambientale sia centrale e che la transizione ecologica sia corroborata da un piano ambizioso e definito. Ognuno è chiamato per propria parte a svolgere questo ruolo di vigilanza sul rispetto di questi impegni. E noi chiediamo e continuiamo a chiedere da subito che il Governo riferisca puntualmente al Parlamento sull'evolversi dell'accordo e della sua attuazione.

Tornando al testo del decreto, un aspetto da analizzare attentamente è quello dell'istituto dell'amministrazione temporanea.

Con l'acquisizione degli impianti da parte di soggetti privati, si pone poi la questione del golden power, istituto divenuto ancora più importanti di fronte alle conseguenze della pandemia e in relazione alle dinamiche internazionali degli ultimi due anni. Ad oggi, questo strumento è inserito in una legislazione che ne prevede l'applicazione in tre macroaree - comunicazione, energia e trasporto - che sono state anche integrate nel corso della precedente legislatura. Abbiamo posto l'esigenza di integrare l'istituto dell'amministrazione temporanea con il golden power, con l'obiettivo di monitorare il processo di vendita e di valutare i programmi di investimento, vincolandoli a prescrizioni volte a tutelare occupazione, salute e ambiente. Abbiamo poi chiesto che, nel caso in cui la magistratura adottasse provvedimenti di sequestro sui beni dell'impresa titolare per l'inadeguatezza dell'impianto o lo smaltimento dei reflui, potesse essere nominato un commissario ad hoc, al fine di garantire la continuità della produzione ed anche la sicurezza ambientale, ponendo l'accento su questo particolare proprio perché stiamo parlando di un sito ubicato in un contesto noto per le sue criticità ambientali.

Presidente, il gruppo del Partito Democratico si asterrà sul provvedimento in esame. Comprendiamo e condividiamo le finalità di un intervento normativo che preservi e metta in sicurezza un asset industriale e strategico, ma restiamo perplessi sulle modalità e sull'oggettiva debolezza degli strumenti utilizzati; modalità e strumenti che potevano essere efficacemente migliorati durante l'attività in Commissione, accogliendo per esempio le nostre proposte emendative.

Come ho detto, Presidente, chiederemo al Governo di riferire periodicamente al Parlamento sull'operatività di questo decreto-legge e sulla procedura di vendita dell'impianto, perché si tratta di un settore strategico per la nostra economia. A noi interessa che si facciano le scelte giuste per il Paese. Così interpretiamo il nostro ruolo di opposizione, nel merito e senza sconti. Oggi affrontiamo, in termini di emergenza, la situazione di impianti di raffinazione, con la consapevolezza dell'importanza del settore e dell'impatto sui costi dei carburanti, che è il prossimo banco di prova del Governo.

In Commissione abbiamo completato oggi, Presidente, il ciclo di audizioni del cosiddetto decreto Trasparenza carburanti, da cui emerge che, più che trasparenza, il decreto fa una gran confusione; inoltre, con la scelta del prezzo medio a livello regionale, si produce, a detta praticamente di tutti gli auditi, un rischio concreto di livellamento verso l'alto dei prezzi. Ne discuteremo nelle prossime settimane, ma, Presidente, visto che il Presidente del Consiglio nel suo ultimo video ammonisce che il suo Governo non ha il passo dello sprinter ma del maratoneta, vorrei segnalare che, se sbagli direzione, anche se sei maratoneta, al traguardo non ci arriverai mai.

Poco male per questo Governo, ma a noi interessa che al traguardo ci arrivino gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabrizio Rossi. Ne ha facoltà.

FABRIZIO ROSSI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto che andiamo ad approvare oggi assume una grande rilevanza in termini politici e fattuali per la nostra Nazione e su questo concentrerò il mio intervento, annunciando il voto favorevole di Fratelli d'Italia.

Desidero preliminarmente ringraziare il Presidente Meloni, il Ministro Urso e tutto il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per aver concepito un provvedimento che salva tantissimi posti di lavoro, in una regione ricca di bellezze e di complessità come la Sicilia, unitamente al Ministro Musumeci, che di quella magnifica terra è stato un valoroso presidente.

All'indomani dello scoppio della guerra in Ucraina, che tra poche settimane compirà il triste anniversario, tutti gli analisti economici avevano pronosticato, in correlazione alle sanzioni comminate alla Federazione russa, una pressoché certa e irreversibile fine dello stabilimento di Priolo. Ciò in considerazione del naturale disimpegno della Lukoil in relazione alle difficoltà di subentro che si sarebbero registrate. Del resto, la difficoltà di agire proprio su una raffineria nasceva da una oggettiva complessità, in un contesto unico che regolava essenzialmente la vita di ben 10 mila persone con le loro famiglie.

Non c'è analogia negli investimenti russi in Italia e non c'è rapporto di compensazione in Sicilia, una regione quanto mai strategica nelle dinamiche geopolitiche del Mediterraneo. Il Governo ha trovato la giusta risposta con una meritoria adesione del Parlamento, che va oltre il recinto della maggioranza e che apprezziamo fortemente in termini di senso di responsabilità condivisa.

Il decreto ha reso possibile un avvicendamento nella gestione del sito, che è garanzia di continuità e di occupazione. Non nascondo il mio entusiasmo nel citare gli strumenti che il Governo Meloni ha messo in campo e che ci consentono di richiamare una forte tradizione economica e sociale, prettamente italiana, che ha generato, sin dagli anni Cinquanta, ricchezza e prosperità e che ha accorciato le distanze tra le varie aree della Nazione, come capacità di intrapresa, di intervento e di mediazione sul mercato.

Mi riferisco al ruolo strategico delle partecipate dallo Stato, oggi rappresentato concretamente dall'intervento su Priolo. L'attivazione del golden power è una felice intuizione, che tutela il patrimonio nazionale e lo concilia con la purtroppo contemporanea evenienza della guerra, dettata anche da norme di diritto internazionale che non ci competono ma che noi subiamo.

Mi preme sottolineare quanto detto addirittura nel 1937 da un grandissimo italiano, padre Agostino Gemelli, maestro di tanti statisti, che furono proprio i protagonisti assoluti della ricostruzione del dopoguerra: è necessario - diceva padre Gemelli - che lo Stato partecipi nelle forme incisive sull'economia, come agente di proliferazione della ricchezza, orientata alla giustizia sociale, rispettando la libertà di impresa, ed è questo che deve distinguerci dalla visione dello Stato totalizzante che assume in sé invece ogni iniziativa economica.

Oggi il Governo Meloni traccia la strada per una valorizzazione delle forme intermedie di mercato, tutelando un bene collettivo nell'interesse preminente della socialità. Finalmente, c'è un Governo che non interviene sulle imprese per imporre nuove tasse e gabelle o per limitarne la libertà, come è accaduto, ahimè, puntualmente anche nell'ultimo decennio: le imprese, sia le macro che le piccole imprese, hanno subito un pregiudizio classista che le ha viste - come diceva Churchill - quali mucche da mungere e non occasioni di sviluppo collettivo.

Si realizza quella fusione tra Stato e impresa, che però non è socialismo reale, non è identificazione totale - come si è visto nel sovietismo -, ma una funzione delegata che lascia all'individuo la sua soggettività, che rende libera la partecipazione e che offre un'opportunità di socialità concreta. La capitalizzazione dell'impresa, riconosciuta nel decreto, salvaguardia la sua funzionalità e introduce un tempo massimo di azione.

Il golden power del resto ha visto in altre Nazioni, come la Francia, negli anni scorsi un intervento dello Stato in una dimensione che rispetta i principi universali europei e, allo stesso tempo, impedisce la spoliazione di patrimoni nazionali storici.

La connessione con il made in Italy, per la quale abbiamo assistito a polemiche sostanzialmente semantiche quanto inutili, dimostra che l'intuizione di affiancare alle attività produttive una delega specifica che fungesse da elemento di valorizzazione dell'interesse nazionale non è una cosa arcaica, non è confliggente con una visione comunitaria, non è inutile.

Sono sicuro che da questa strada passerà il rafforzamento politico, un'occasione di stabilizzazione del mercato, di intervento nei segmenti importanti della nostra economia interna, di supporto all'impresa nell'ottica di una libertà di azione tesa a garantire prestigio all'economia nazionale.

Il decreto oggi è il passaggio ideale tra un'eccessiva timidezza nell'individuazione delle opzioni strategiche della Nazione e una piena consapevolezza di dover esercitare una funzione di avanguardia, che non è protezionismo, ma è invece rilancio nazionale, motivo di orgoglio per ognuno di noi, senza divisioni di fazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dobbiamo avere l'obiettivo di rendere grande la nostra Nazione in un'Europa prospera, che sia valoriale e che promuova la pace nel mondo, il benessere sociale, l'abbattimento delle ingiustizie, la fine della guerra e soprattutto delle prevaricazioni, la libertà come valore assoluto di condivisione e di sviluppo culturale per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 785​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza è autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito) .

(Votazione finale e approvazione – A.C. 785​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 785:

S. 391 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 dicembre 2022, n. 187, recante misure urgenti a tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi strategici" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 55).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, interrompiamo a questo punto la seduta, che riprenderà nella giornata di domani, a partire dalle ore 9,30, con il seguito della discussione delle proposte di legge sull'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, e sull'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari.

Sempre secondo le medesime intese tra i gruppi, sarà altresì iscritto quale ultimo argomento all'ordine del giorno della seduta di domani l'esame della mozione Cattoi, Foti, Serracchiani, Francesco Silvestri, Cattaneo, Richetti, Zanella, Lupi e Schullian n. 1-00049 concernente iniziative per la prevenzione e la cura del cancro. La relativa organizzazione dei tempi sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ieri sera, ancora una volta, un giovanissimo lavoratore delle piattaforme digitali di soli 23 anni è morto proprio in questa città, investito da un bus di linea, proprio qua, in piazza dei Re di Roma, nella capitale. Gravissime le ferite causate dallo scontro. Per gli operatori del 118, ahimè, non c'è stato niente da fare.

Come ben sapete, non è certo il primo fattorino a morire sulle nostre strade durante un turno di lavoro, per uno stramaledetto cheeseburger. E non sarà l'ultimo, se non interverremo su due fronti, Presidente: il primo, per modificare la mobilità e garantire una vera sicurezza stradale per tutti e tutte.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Prego, onorevole.

MARCO GRIMALDI (AVS). Il secondo fronte, è di tutelare la dignità e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici delle piattaforme digitali, abolendo soprattutto il cottimo. La piazza in cui è avvenuto l'incidente è nota per la sua pericolosità: le macchine percorrono in velocità la rotatoria e gli attraversamenti non sono ben segnalati; lungo i bordi della piazza, inoltre, si fermano decine di automobili in seconda fila. Dobbiamo mettere le persone al centro delle nostre città, delle politiche urbane di viabilità, dobbiamo cambiare le città, le strade, il sistema della mobilità, gli stili di vita e di guida, per fermare la crisi climatica e gli incidenti.

Presidente, al nostro Governo piace tanto parlare di sicurezza. Ecco, parliamone anche in questi termini e in un altro fondamentale senso, perché, come è stato detto, i rider sono l'anello più debole della circolazione viaria, non solo per i mezzi di trasporto utilizzati e per le condizioni delle strade, ma spesso per i ritmi di lavoro e gli orari. Ecco, perché, appena entrato in quest'Aula, una delle mie prime azioni, delle nostre prime azioni, è stata proprio quella di depositare una proposta di legge sulla regolazione del lavoro mediante piattaforme digitali. Il problema dell'inquadramento dei lavoratori intermittenti della gig economy, come sapete, è globale e nella zona grigia tra lavoro autonomo e lavoro dipendente gli elementi di subordinazione sono numerosi, dall'orario concordato al compenso stabilito, unilateralmente, tra l'altro, dalla piattaforma; ma il rischio - continuiamo a dirlo - è tutto schiacciato sulle spalle dei lavoratori e il pagamento a consegna continua a essere diffusissimo.

In conclusione, Presidente, continuiamo a dire che c'è bisogno di una legge che vieti il cottimo e che inquadri queste tipologie di lavoro in modo chiaro, per riconoscere diritti e tutele e contrastare l'ultra precarietà di un lavoro con un livello di retribuzione troppo basso per permettere a un lavoratore di sopravvivere. Per questo, Presidente, ribadiamo, come richiesto dall'onorevole Francesco Mari nelle scorse sedute, la richiesta di una Commissione d'inchiesta sul lavoro e soprattutto un'informativa urgente sul cottimo e sui salari da fame di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Onorevole Grimaldi, prendiamo atto della sua richiesta. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Da agosto, 660 mila persone, considerate occupabili e che attualmente percepiscono il reddito di cittadinanza, come sappiamo tutti, non potranno più percepirlo. Però, queste persone avrebbero diritto, in questi mesi, ad essere formate per il loro reinserimento nel mercato del lavoro e per potersi evidentemente mantenere una volta che non riceveranno più il reddito di cittadinanza. Ebbene, Presidente, di giovedì, in una trasmissione, a Piazzapulita, è stato riferito, come dati del Ministero del Lavoro, che questi corsi di formazione non partiranno prima di questa estate. Evidentemente - non facciamo fatica a immaginarlo - non è semplice formare questi percettori di reddito di cittadinanza, di cui circa il 70 per cento ha un titolo di scuola media e con competenze non allineate al mercato del lavoro. Pertanto, noi vogliamo - e la chiediamo con forza - un'informativa urgente della Ministra Calderone, affinché venga qui in Aula a spiegare come intende permettere a queste persone, considerate occupabili, di non tornare immediatamente in uno stato di povertà, una volta che non avranno più questo sussidio, e come intende programmare questi corsi di formazione, dato che la competenza è peraltro regionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà, per due minuti.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, circa due mesi fa incontrai il questore di Napoli e il dirigente di Polizia della stazione di Portici-Ercolano, in provincia di Napoli. In quell'occasione manifestai preoccupazione per l'escalation criminale che si stava verificando nei territori alle falde del Vesuvio. Bombe carta, fenomeni collegati alla “banda del cric”, come soprannominata dalla stampa locale, aggressioni ad opera di baby-gang, rapine e spari in pieno giorno stanno mettendo a repentaglio la sicurezza e l'incolumità dei cittadini. Segnalai la presenza di pochi uomini e mezzi; tuttavia, nonostante gli sforzi tesi a combattere i fenomeni criminosi da parte delle Forze dell'ordine, che ringrazio per il lavoro giornaliero che svolgono tra mille difficoltà, ad oggi, continua a esistere un importante problema relativo alla sicurezza pubblica, con particolare riferimento ai comuni di Portici e di Ercolano, che non può essere sottovalutato. La grandezza geografica dei due territori e il numero esiguo delle Forze dell'ordine a disposizione fanno sì che non si riesca a coprire l'estensione territoriale dei due comuni che contano insieme oltre 100 mila abitanti.

Nel mese di dicembre anche il sindacato di Polizia Nuova Forza Democratica ha denunciato questo stato di insicurezza, chiedendo da tempo rinforzi, ma ad oggi nessun rinforzo, nemmeno quello dei reparti mobili o dei reparti prevenzione crimine, è stato inviato al commissariato di Portici-Ercolano. Appare evidente che, in seguito a tali fatti, tenuto conto delle giustificate preoccupazioni avanzate dai cittadini di Portici e di Ercolano, e considerate altresì le richieste avanzate dagli amministratori locali negli ultimi anni in tema di maggiore presenza di Forze dell'ordine a garanzia della pubblica sicurezza, vi sia la necessità di un intervento più fermo e determinato a combattere la criminalità, di concerto con tutti gli attori istituzionali coinvolti…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole…

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Presidente, se mi dà altri dieci secondi… Quindi, dopo questo mio intervento, seguirà un'interrogazione scritta all'attenzione del Ministro dell'Interno per chiedere quali iniziative il Ministro, per quanto di competenza, intenda porre in essere per riaffermare la piena legalità nei comuni di Portici e di Ercolano, stante la necessità di garantire un miglioramento della percezione di sicurezza da parte dei cittadini, e, come ultimo punto, se il Ministro non ritenga opportuno, di concerto con il prefetto e il questore di Napoli, garantire una maggiore presenza di Forze dell'ordine all'interno dell'area che comprende i due comuni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Voglio portare qui, in Aula, il ricordo del professore Antonio Palma, presidente dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che stamattina è venuto a mancare. Il professor Palma è stato un grande giurista, docente universitario, in particolare di istituzioni di diritto romano, ma soprattutto è stato un uomo di grande cultura, come aveva dimostrato anche nel ruolo di presidente del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Io lo conobbi qui, alla, Camera, in audizione, in sede di Comitato per la legislazione e in pochi minuti riuscì a lanciare alcuni spunti illuminanti, che poi divennero il nucleo concettuale di una mia proposta di legge sulla chiarezza del linguaggio normativo. Porgo pertanto le condoglianze ai familiari, agli amici, agli studenti che l'hanno avuto come docente e ai dipendenti e ai collaboratori dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato che hanno potuto apprezzare anche il suo spessore umano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossano Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere la mia solidarietà alla famiglia dell'imprenditore agricolo che, purtroppo, qualche giorno fa, ha deciso di togliersi la vita nella mia regione, la Puglia. Alla base di questo drammatico gesto ci sarebbero motivazioni economiche, scadenze, le ennesime cartelle esattoriali.

Vede, Presidente, sono centinaia, se non migliaia, nella mia regione - in Puglia - soprattutto gli agricoltori vessati da cartelle spesso ingiuste, inique e, come segnalatomi dalle associazioni di categoria (ne cito una su tutte: Liberi Agricoltori), che vengono dichiarate illegittime, in particolare quelle dei consorzi di bonifica, che chiedono ingenti esborsi di contributi a fronte di benefici fondiari spesso inesistenti. Cartelle esattoriali che in più di un'occasione, come ho detto prima, hanno gettato nella disperazione gli agricoltori e le loro famiglie: cifre esorbitanti, fuori da ogni logica a fronte di servizi spesso non resi, che hanno portato al pignoramento di case, di stipendi di parenti, di mogli e di figlie e addirittura anche di pensioni, perché la macchina burocratica della regione ha bisogno di andare avanti, ha bisogno di continui introiti e non si può fermare, travolgendo vite e serenità di donne e di uomini che lavorano la terra dall'alba al tramonto.

Noi, come gruppo Lega, nell'esprimere solidarietà a tutti gli imprenditori agricoli vessati da queste ingiuste cartelle esattoriali, ci opporremo a questi tributi in tutte le sedi, poiché li riteniamo illegittimi. Dunque, invitiamo i consorzi di bonifica a provare la sussistenza del beneficio, che dev'essere specifico e diretto, come ricordano numerose sentenze. Giunga da quest'Aula, a nome mio e di tutte le colleghe e i colleghi della Lega, ma spero anche di tutti gli altri partiti politici, la solidarietà e la vicinanza piena, totale e sincera a tutti gli agricoltori pugliesi e alle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, è il pomeriggio del 28 gennaio 1983 quando Germana Stefanini viene bloccata nel proprio appartamento e interrogata da due uomini e una donna del Nucleo per il potere proletario armato, gruppo legato alle Brigate rosse. La sua sola colpa - una donna di 57 anni - è quella di lavorare come vigilatrice al reparto femminile del carcere di Rebibbia. Era addetta al controllo dei pacchi nelle carceri (prima aveva lavorato nell'orto). Le mettono a soqquadro la casa, appendono un drappo al muro e iniziano un processo proletario per ricevere più informazioni possibili sul penitenziario. Finito l'interrogatorio viene portata in strada, caricata nel bagagliaio di un'auto e colpita con un colpo alla nuca.

Oggi la sezione femminile del carcere di Rebibbia porta il suo nome, Germana Stefanini, medaglia d'oro al valore civile alla memoria. Oggi la casa circondariale porta il suo nome, ma è un nome che in tanti non conoscono, che in tanti, quando lo leggono, non riconoscono, perché la sua storia, come troppe altre storie che dovrebbero essere conosciute, è invece dimenticata. Noi la vogliamo ricordare oggi in quest'Aula, certo per la sua morte così tragica e così orrenda, ma soprattutto per la sua vita, una vita al servizio dell'articolo 27 della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte”.

Ricordando lei, ringraziamo, ancora una volta, tutte le donne e gli uomini che lavorano nelle carceri italiane, spesso in condizioni difficilissime, sempre al servizio di questo principio. A tutti i terroristi di ogni colore politico, che hanno calpestato l'articolo 27, che hanno dispensato la morte nella Repubblica, ricordiamo, ancora una volta, che noi saremo sempre uniti nel combatterli e non cesseremo mai di ricordare tutte le loro vittime, che resteranno per noi sempre degli eroi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Daniela Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). La ringrazio, signor Presidente. Colleghi, sono a riportare all'attenzione dell'Aula il percorso a ostacoli sempre più difficile, tra lunghe liste d'attesa e open day e con tempi e disagi inaccettabili per i cittadini, per il rilascio dei passaporti.

Se il problema è organizzativo, si adottino subito le misure necessarie. Non posso, però, pensare al brusco calo di personale che ha colpito non solo gli uffici amministrativi ma tutti gli uffici di polizia. Nei prossimi mesi ci saranno ancora pensionamenti nella Polizia di Stato, contro le pochissime assunzioni. La Polizia di Stato non è solo l'ufficio passaporti: è la lotta al crimine e la gestione dell'ordine pubblico e ciò, ovviamente, impatta sulle questure.

Parlo in questo caso del Piemonte, ma credo che la situazione sia analoga in molte altre regioni: dall'alba ci sono in coda circa 6 mila persone, in fila davanti ai diversi uffici per la presentazione delle istanze. Sono state accolte 1.889 pratiche, la metà di quelle che, complessivamente, vengono acquisite in un mese. Gli uffici delle questure hanno lavorato senza sosta e con grande impegno.

Questo problema è noto da molto tempo e deve trovare soluzione. Le questure hanno operato con impegno, il Governo deve fare altrettanto. Molti lavoratori precari, a fine anno, sono stati lasciati a casa; sempre più personale lo è stato, ovviamente. Serve un piano di assunzioni straordinario e devo anche dire, signor Presidente, una soluzione definitiva e dignitosa (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 31 gennaio 2023 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

CAFIERO DE RAHO ed altri; PROVENZANO ed altri; DONZELLI ed altri; RICHETTI ed altri; IEZZI ed altri; CALDERONE ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

(C. 303​-387​-624​-692​-780​-784-A​)

Relatrice: BORDONALI.

2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

BRAGA ed altri; ILARIA FONTANA ed altri; MORRONE ed altri; ROTELLI ed altri; EVI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari. (C. 80​-532​-605​-717​-737-A​)

Relatore: LAMPIS.

3. Discussione della mozione Cattoi, Foti, Serracchiani, Francesco Silvestri, Cattaneo, Richetti, Zanella, Lupi, Schullian ed altri n. 1-00049 concernente iniziative per la prevenzione e la cura del cancro .

La seduta termina alle 17,50.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1e 4 il deputato Candiani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 2 i deputati Filini e Kelany hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 10 il deputato Graziano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 il deputato Pella ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 i deputati Alifano e Fede hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 27 i deputati Bonifazi e Boschi hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 28, 29, 31, 32, 33 e 35 la deputata Patriarca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 48 il deputato Castiglione ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 52 il deputato Steger ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 55 i deputati Candiani e Padovani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 55 la deputata Gruppioni ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 785 - EM. 1.1 237 233 4 117 79 154 54 Resp.
2 Nominale EM. 1.100 230 227 3 114 94 133 54 Resp.
3 Nominale EM. 1.3 240 238 2 120 81 157 54 Resp.
4 Nominale EM. 1.4 239 236 3 119 96 140 54 Resp.
5 Nominale EM. 1.5 241 238 3 120 96 142 54 Resp.
6 Nominale EM. 1.6 243 202 41 102 43 159 54 Resp.
7 Nominale EM. 1.7 240 237 3 119 95 142 54 Resp.
8 Nominale EM. 1.8 242 187 55 94 44 143 54 Resp.
9 Nominale EM. 1.9 244 233 11 117 74 159 54 Resp.
10 Nominale EM. 1.10 246 243 3 122 99 144 54 Resp.
11 Nominale EM. 1.11 248 247 1 124 101 146 54 Resp.
12 Nominale EM. 1.12 247 243 4 122 84 159 54 Resp.
13 Nominale EM. 1.13 246 242 4 122 83 159 54 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM. 1.14 245 243 2 122 86 157 54 Resp.
15 Nominale EM. 1.15 247 246 1 124 86 160 54 Resp.
16 Nominale EM. 1.16 242 241 1 121 85 156 54 Resp.
17 Nominale EM. 1.17 248 245 3 123 86 159 54 Resp.
18 Nominale EM. 1.18 249 246 3 124 102 144 54 Resp.
19 Nominale EM. 1.19 247 226 21 114 86 140 54 Resp.
20 Nominale EM. 1.20 248 244 4 123 99 145 54 Resp.
21 Nominale EM. 1.21 248 232 16 117 88 144 54 Resp.
22 Nominale EM. 1.22 249 230 19 116 86 144 54 Resp.
23 Nominale EM. 1.23 251 233 18 117 88 145 54 Resp.
24 Nominale ART. AGG. 1.01 250 202 48 102 52 150 54 Resp.
25 Nominale EM. 2.1 249 232 17 117 74 158 54 Resp.
26 Nominale EM. 2.3 247 211 36 106 66 145 54 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM. 2.4 248 245 3 123 87 158 54 Resp.
28 Nominale EM. 2.5 249 245 4 123 85 160 54 Resp.
29 Nominale EM. 2.6 248 245 3 123 84 161 53 Resp.
30 Nominale EM. 2.7 247 198 49 100 56 142 53 Resp.
31 Nominale EM. 2.8 248 197 51 99 54 143 53 Resp.
32 Nominale EM. 2.9 249 247 2 124 86 161 53 Resp.
33 Nominale EM. 2.100 250 247 3 124 87 160 53 Resp.
34 Nominale EM. 2.10 249 247 2 124 104 143 53 Resp.
35 Nominale EM. 2-BIS.1 248 244 4 123 100 144 53 Resp.
36 Nominale EM. 2-BIS.2 251 233 18 117 87 146 53 Resp.
37 Nominale ODG 9/785/1 241 241 0 121 102 139 53 Resp.
38 Nominale ODG 9/785/2 RIF. 244 242 2 122 241 1 53 Appr.
39 Nominale ODG 9/785/3 247 247 0 124 105 142 53 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale ODG 9/785/4 249 237 12 119 93 144 53 Resp.
41 Nominale ODG 9/785/5 250 248 2 125 103 145 53 Resp.
42 Nominale ODG 9/785/6 250 194 56 98 47 147 53 Resp.
43 Nominale ODG 9/785/7 249 248 1 125 100 148 53 Resp.
44 Nominale ODG 9/785/8 251 230 21 116 83 147 53 Resp.
45 Nominale ODG 9/785/9 RIF. 249 247 2 124 245 2 53 Appr.
46 Nominale ODG 9/785/10 252 252 0 127 112 140 53 Resp.
47 Nominale ODG 9/785/11 249 247 2 124 105 142 53 Resp.
48 Nominale ODG 9/785/12 249 237 12 119 91 146 53 Resp.
49 Nominale ODG 9/785/13 250 249 1 125 103 146 53 Resp.
50 Nominale ODG 9/785/14 250 227 23 114 83 144 53 Resp.
51 Nominale ODG 9/785/15 RIF. 252 252 0 127 249 3 53 Appr.
52 Nominale ODG 9/785/16 252 237 15 119 92 145 53 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 55)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale ODG 9/785/17 RIF. 248 247 1 124 241 6 53 Appr.
54 Nominale ODG 9/785/18 253 243 10 122 81 162 53 Resp.
55 Nominale DDL 785 - VOTO FINALE 239 141 98 71 133 8 53 Appr.