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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 44 di venerdì 27 gennaio 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FILIBERTO ZARATTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 25 gennaio 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 70, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Debora Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie Presidente. Il mio è un intervento sull'ordine dei lavori. Nel corso di un webinar realizzato dal gruppo GEDI, il Ministro Valditara ha fatto delle affermazioni rispetto alle quali chiediamo che sia fatta chiarezza. Ha dichiarato che la scuola pubblica ha bisogno di nuovi investimenti, in particolare ha richiamato la necessità di forme di finanziamento privato, anche per coprire gli stipendi dei professori che potrebbero subire, a questo punto, una differenziazione regionale. Nella sostanza, a seconda di dove vive l'insegnante, secondo il Ministro, dovrebbero esserci stipendi diversi, il che evidentemente comporta che ci siano stipendi più alti al Nord e una desertificazione al Sud, maggiore di quella che già si verifica a causa dei trasferimenti di molti insegnanti e professori al Nord.

Riteniamo, peraltro, che queste dichiarazioni si accompagnino a quella che sappiamo essere un'accelerazione sulla cosiddetta autonomia differenziata, che viene seguita e accompagnata da interventi del Ministro Calderoli. Proprio per questo, cioè alla luce di tale bozza, che sappiamo essere del Ministro Calderoli, e alla luce delle affermazioni del Ministro, che riteniamo gravi e inopportune, e anche per far chiarezza - visto che poi ci sono state delle rettifiche da parte del Ministro stesso, che hanno riguardato i contratti collettivi nazionali di lavoro - chiediamo, signor Presidente, suo tramite, che il Ministro venga a rendere un'informativa in Aula su questi aspetti perché abbiamo bisogno di chiarezza e di capire come e cosa intenda fare il Ministro Valditara. Siamo molto preoccupati e non è questa la prima affermazione che ci ha fatto preoccupare. Vorremmo, pertanto, che venisse resa, in tempi molto celeri, questa informativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Serracchiani. Sicuramente mi farò parte diligente nel comunicare la sua richiesta al Presidente Fontana.

Discussione del disegno di legge: S. 391 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 dicembre 2022, n. 187, recante misure urgenti a tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi strategici (Approvato dal Senato) (A.C. 785​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 785: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 dicembre 2022, n. 187, recante misure urgenti a tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi strategici.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 785​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La X Commissione (Attività produttive) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Luca Squeri.

LUCA SQUERI, Relatore. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, l'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 5 dicembre 2022, n. 187, recante misure urgenti a tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi strategici. Esso è volto a dare una tempestiva risposta all'emergenza determinata dalle sanzioni economiche successive allo scoppio della guerra russo-ucraina che, tra i diversi effetti, hanno rischiato di determinare il blocco della produzione di uno stabilimento del petrolchimico di Priolo, all'interno del quale viene raffinato greggio, in una rilevante percentuale, utilizzato nel nostro Paese, nonché di innescare una crisi occupazionale per molte migliaia di famiglie e per le imprese dell'indotto all'interno di quel territorio.

Quanto recato dal provvedimento costituisce altresì un articolato sostegno a favore delle imprese operanti in alcuni settori strategici e destinatarie delle misure previste dal golden power.

Il provvedimento è stato approvato dal Senato in prima lettura, in data 18 gennaio 2023, con modificazioni rispetto al testo originario. Il termine di conversione del decreto-legge scade il 3 febbraio 2023. Il testo trasmesso alla Camera, a seguito delle modifiche introdotte dal Senato, risulta costituito di 5 articoli, in luogo degli originali 4. La X Commissione (Attività produttive), nella seduta pomeridiana di mercoledì 25 gennaio, ha deliberato di riferire favorevolmente sul disegno di legge, nel testo trasmesso dal Senato, sul quale, oltre al parere con osservazioni del Comitato per la legislazione, sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni I (Affari costituzionali), II (Giustizia), VI (Finanze), VIII (Ambiente), IX (Trasporti), XI (Lavoro), XIV (Politiche dell'Unione europea), competenti in sede consultiva. Faccio presente che la V Commissione (Bilancio) ha comunicato l'intenzione di rendere il parere direttamente all'Assemblea.

L'articolo 1 prevede che le imprese operanti nel settore della raffinazione degli idrocarburi, che gestiscono attività di rilevanza strategica per l'interesse nazionale, debbano garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e la continuità produttiva (comma 1). Fino al 31 dicembre 2023, termine modificato dal Senato rispetto all'originario 30 giugno 2023, qualora le medesime imprese manifestino rischi di continuità produttiva, le stesse sono tenute a darne tempestiva comunicazione al Ministero delle Imprese e del made in Italy al fine dell'attivazione delle misure di sostegno e tutela previste dalla legge (comma 2).

Nel caso in cui il rischio per la continuità produttiva sia imminente, l'impresa interessata può chiedere di essere ammessa alla procedura di amministrazione temporanea (comma 3), disposta con decreto del Ministro delle Imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, che ne stabilisce termini e modalità, per un periodo massimo di 12 mesi, prorogabile una sola volta fino a ulteriori 12 mesi.

L'amministrazione temporanea prevede la sostituzione degli organi di amministrazione e controllo e la nomina di un commissario che subentra nella gestione, per la quale, come inserito dal Senato, può avvalersi anche di società a controllo o a partecipazione pubblica operanti nei medesimi settori. In caso di grave ed imminente pericolo di pregiudizio all'interesse nazionale alla sicurezza nell'approvvigionamento energetico, l'amministrazione temporanea può essere disposta indipendentemente dall'istanza di parte.

L'articolo 2 introduce la possibilità di attivare interventi di sostegno alle imprese destinatarie di misure inerenti all'esercizio dei poteri speciali riconosciuti al Governo dal decreto-legge n. 21 del 2012, cosiddetto golden power. Tali interventi riguardano la possibilità per il Ministero delle Imprese e del made in Italy, su istanza dell'impresa, di valutare l'accesso prioritario della stessa al Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa (come inserito dal Senato, anche tenendo conto delle segnalazioni degli enti territoriali, ai fini del mantenimento della continuità operativa e dei livelli occupazionali nel loro territorio), nonché di valutare la sussistenza dei presupposti per l'accesso prioritario agli interventi erogati dal Patrimonio Rilancio gestito da Cassa depositi e prestiti.

La norma consente, inoltre, all'impresa di richiedere l'accesso prioritario agli strumenti dei contratti di sviluppo e degli accordi per l'innovazione. Con decreto del Ministro delle Imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, da adottare entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, sono definiti i criteri generali per l'effettuazione delle valutazioni previste nell'articolo 2 medesimo, nonché i termini e le modalità procedimentali per l'accesso alle misure di sostegno.

L'articolo 2-bis, introdotto dal Senato, in considerazione del carattere strategico dell'infrastruttura della rete in fibra ottica, prevede che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom), sentito il parere del MIMIT, individui gli standard tecnici che devono avere i cavi in fibra ottica. In base a quanto previsto dalla disposizione in commento, gli aggiudicatari dei bandi per la realizzazione dell'infrastruttura di rete dovranno attenersi agli standard tecnici sopra richiamati, in modo da assicurare adeguati livelli qualitativi e prestazioni di connettività elevate. Si prevede, infine, che i nuovi standard tecnici si applichino ai prossimi bandi.

L'articolo 3 reca la clausola di neutralità finanziaria del provvedimento, prevedendo che le disposizioni del decreto-legge non debbano comportare costi aggiuntivi a carico della finanza pubblica. All'attuazione delle misure previste dal decreto-legge si provvede, pertanto, con l'utilizzo delle risorse umane, strumentali e finanziarie già previste a legislazione vigente.

L'articolo 4 dispone che il decreto-legge entri in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, avvenuta il 5 dicembre 2022.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, la Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Buongiorno, Presidente. Nulla da aggiungere.

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli studenti dell'Istituto comprensivo “Perugia 6”, di Perugia, presente in Aula, che ringrazio per la loro presenza (Applausi).

È iscritto a parlare il deputato Andrea Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, ci apprestiamo a convertire in legge un'iniziativa del Governo che nasce per tutelare l'interesse nazionale in settori strategici, per salvare un'importante attività produttiva, migliaia di posti di lavoro, e per rafforzare gli strumenti con cui il nostro Paese potrà far fronte a un contesto globale in grande fibrillazione. Un intervento deciso, tempestivo ed incisivo del nostro Esecutivo, che continua a dar prova di capacità e di prontezza su tanti dossier molto delicati.

Ho parlato di decisione, tempestività e incisività, e non l'ho fatto a caso, perché, quando parliamo di difesa dei nostri settori strategici e quindi della nostra sovranità, è fermo proposito della Lega quello di andare avanti spediti e implacabili nel rispetto di tutti, ma senza guardare in faccia nessuno; come è il caso dell'articolo 2-bis, inserito in prima lettura dal Senato, che fissa stringenti standard tecnici per l'installazione in Italia della fibra ottica, per assicurare a questa importante infrastruttura strategica velocità e sicurezza.

Quando parliamo di interessi strategici, l'Italia non può più esitare, come ha fatto in passato. Le nostre istituzioni non devono e non possono più temporeggiare, non è più il tempo delle scelte timide o delle mediazioni infinite. Dobbiamo tornare a competere in un mondo che va veloce e dobbiamo tornare a farlo a testa alta, perché il contesto ce lo impone, ma soprattutto perché gli italiani, giustamente, lo pretendono.

Poco fa ho descritto questo provvedimento con tre aggettivi, che, a mio modesto parere, meglio lo descrivono. Il primo: deciso, perché è frutto di una visione politica chiara, di una condivisione reale di intenti tra le forze del centrodestra che sono chiamate a governare questo Paese in un contesto difficile, contraddistinto da una guerra infame scatenata dalla Russia alle porte dell'Europa. Non c'è dubbio che, anche su questo fronte, questo Governo, questo Parlamento, l'Italia tutta, continueranno a fare la propria parte, ma è sotto gli occhi di tutti che ciò significa subire dei costi inevitabili.

Sia ben chiaro - come lo è stato nella nostra azione fino ad oggi -, noi di questi costi ci siamo fatti e ci faremo carico. Grazie alla legge di bilancio abbiamo sostenuto concretamente imprese e famiglie costrette a fare i conti con le bollette di gas ed energia, e lo stiamo facendo con i 10.000 lavoratori, che, a vario titolo, sono impiegati nel polo petrolchimico di Priolo.

Se il Governo, a poche settimane dal suo insediamento, non fosse intervenuto tempestivamente, questi lavoratori avrebbero potuto pagare fatalmente con il proprio lavoro la circostanza che il greggio raffinato in quello stabilimento fosse di provenienza russa; e con loro, tutto il nostro sistema Paese avrebbe pagato un caro prezzo, dato che in quello stabilimento viene raffinato il 20 per cento del greggio nel nostro Paese. Ed ecco che il secondo aggettivo che ho usato, tempestivo, si esplica in tutto il suo valore.

Infine, Presidente, ho parlato di un provvedimento incisivo.

Infatti, lo strumento del golden power, grazie alle norme presenti in questo decreto, non solo viene allargato al nevralgico settore della raffinazione degli idrocarburi, ma viene addirittura rafforzato, prevedendo la possibilità da parte del Ministero delle Imprese e del made in Italy di nominare dei commissari straordinari per consentire la continuità di impresa negli ambiti strategici, consentendo contestualmente di utilizzare la potenza di fuoco dello Stato, della mano pubblica, per il rilancio degli impianti che operano in settori cruciali per la tutela degli interessi nazionali. Le imprese su cui lo Stato eserciterà il golden power in questa versione rafforzata potranno infatti accedere prioritariamente al Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa e, qualora vi siano i presupposti, agli interventi che fanno capo al cosiddetto Patrimonio Rilancio, gestito da Cassa depositi e prestiti. Infine, la norma consente alle imprese che siano state oggetto di commissariamento temporaneo da parte dello Stato di formulare istanza per l'accesso prioritario ai contratti di sviluppo e agli accordi per l'innovazione. Questo per i due anni successivi all'attivazione dell'amministrazione straordinaria.

Un pacchetto di misure di grande rilevanza, con cui lo Stato non solo fa fronte all'emergenza, non solo mette in sicurezza i nostri settori strategici, ma si rende parte attiva per rilanciarli e svilupparli anche in futuro. L'Italia viene prima di tutto e il decreto-legge che ci apprestiamo a convertire in quest'Aula è una dimostrazione plastica che nelle Aule parlamentari e nelle stanze del Governo la musica è cambiata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Con un provvedimento deciso, tempestivo ed incisivo l'Esecutivo ha preso in mano una situazione delicatissima come quella dello stabilimento di Priolo e, in poche settimane dal suo insediamento, grazie ad una visione politica chiara e ad un approccio concreto, ha salvato oltre 10.000 posti di lavoro, ha gettato le basi per difendere la nostra sovranità con tutta la forza necessaria e si è dato gli strumenti per rafforzare l'autonomia e la competitività del nostro sistema Paese in settori come la difesa, la sicurezza nazionale, le comunicazioni, l'energia e tanti altri che sono strategici per la difesa dei nostri interessi nazionali.

Il provvedimento è stato, quindi, ulteriormente migliorato dal Senato, ma già nella sua versione originaria rappresenta una forte discontinuità con il passato. Non siamo infallibili, come tutti siamo soggetti a errori fatti in buona fede, ma una cosa è certa: lo Stato ha smesso di girarsi dall'altra parte di fronte ai problemi del Paese. Abbiamo smesso di temporeggiare e abbiamo iniziato a prendere il toro per le corna. Piaccia o non piaccia a qualcuno, siamo qua e ci rimarremo per i prossimi cinque anni, continuando ad assumere scelte importanti nell'interesse della Nazione e continuando a farci carico anche delle responsabilità che da queste scelte derivano, come accade per questo provvedimento. In questo caso lo Stato è perfino disponibile a entrare direttamente nella gestione di quelle attività di rilevanza strategica che non sono in grado di garantire la continuità produttiva in modo autonomo. Gli italiani ci hanno dato fiducia e noi intendiamo ripagarli restituendogli l'Italia che meritano, un Paese libero, un Paese sovrano, un Paese rispettato nel mondo, che non dovrà più temere il confronto con nulla e nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Presidente, gentili colleghi, rappresentante del Governo, noi condividiamo gli obiettivi dichiarati di questo decreto, condividiamo la tutela dell'occupazione e condividiamo la necessità di uno sforzo per tutelare gli impianti strategici del nostro Paese. Ci sono, però, due grandi criticità che non possiamo tacere rispetto a questo decreto.

La prima: sappiamo che, mentre il Governo sta intervenendo per la conversione, si è conclusa la trattativa privata per la cessione degli impianti dell'azienda per la quale questo decreto è stato pensato, cioè la Lukoil. Stiamo quindi discutendo di un provvedimento che nei fatti è già adesso, oggi, obsoleto, prima ancora di averlo convertito. Insomma, nasce già vecchio e superato. Forse il collega che è intervenuto prima di me non era a conoscenza di questo fatto, che chiaramente cambia non di poco la situazione.

La seconda criticità per certi versi ci preoccupa ancora maggiormente. Ci preoccupa il fatto che il carattere emergenziale contenuto in questo decreto ponga alcuni interessi nazionali - sottolineo alcuni - al di sopra di altri, come, ad esempio, sopra interessi ambientali e della tutela della salute dei cittadini. Signor Presidente, a differenza della maggioranza, noi consideriamo la tutela dell'ambiente e la transizione ecologica uno dei principali interessi strategici del nostro Paese. Non dobbiamo dimenticarcelo.

Certamente condividiamo, come ho anticipato, che sia interesse nazionale garantire la continuità produttiva delle imprese che gestiscono impianti come quello citato, di rilevanza strategica nel settore della raffinazione degli idrocarburi, ma avremmo voluto leggere in questo decreto che eventuali piani di riconversione industriale potessero assicurare crismi di tutela ambientale. Di questo, invece, non abbiamo letto da nessuna parte. Si consideri, per chi non lo sapesse, che una delle maggiori criticità del polo industriale siracusano è proprio legata ai suoi problemi ambientali. È noto alle cronache che l'impianto di depurazione che tratta i fanghi della zona industriale è sotto sequestro nell'ambito di un'inchiesta per disastro ambientale avviata dalla procura di Siracusa. Così, mentre da una parte il Governo tenta di salvare l'azienda e il suo importante indotto, lo Stato ne mette in discussione le autorizzazioni con l'apertura della procedura di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, l'AIA, da parte del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Insomma, la nostra preoccupazione è che, per effetto della ragion di Stato, siano bypassati altri requisiti, non meno importanti, imposti dalla legge, e che la definizione di impianto strategico per il Paese funga da lasciapassare affinché tutto si possa fare impunemente. Si dirà che in ballo ci sono moltissimi posti di lavoro. È vero, ne siamo consapevoli e sosteniamo attivamente tutti gli sforzi per salvaguardare questi posti di lavoro, ma non dobbiamo, non possiamo e non vogliamo porre le questioni ambientali sotto ricatto di quelle produttive e del lavoro. Peraltro, gentili colleghi, come ha dimostrato l'esempio straordinario della creazione di 900.000 posti di lavoro con il superbonus, è proprio investendo in sostenibilità e tutela ambientale che si creano le maggiori opportunità di sviluppo e crescita dell'occupazione nel nostro Paese, non il contrario.

Un ulteriore punto di preoccupazione riguarda il modo, forse un poco disattento, in cui è stato scritto questo provvedimento e la grande discrezionalità che lascia nella sua applicazione. Ad esempio, con riferimento al meccanismo di attivazione dell'amministrazione temporanea - la procedura a cui mi riferisco è quella prevista dal comma 6, dell'articolo 1 - si attribuisce un forte potere discrezionale ai Ministri coinvolti nella valutazione del grave e imminente pericolo di pregiudizio dell'interesse nazionale. Ma come verrà gestito questo potere? Entro quale perimetro? Come si misurerà la gravità e l'imminenza del pericolo? Come verrà definito il pregiudizio all'interesse nazionale?

Qui non si tratta di essere contrari all'intervento dello Stato, che peraltro ci trova favorevoli. Ciò che troviamo mancante è un'attenta ponderazione degli interessi in campo, ponderazione che questo decreto non contiene. Gli stessi uffici legislativi del Parlamento hanno sollevato potenziali problemi interpretativi, come è evidenziato in varie parti del dossier.

In conclusione, questo decreto nasce da motivazioni che sono da noi condivisibili; alla sua formulazione, però, si è arrivati seguendo una strada sbagliata: troppi i punti del testo che lasciano eccessivi e ampi margini di discrezionalità, aprendo potenziali voragini in termini di deroghe alle norme vigenti. Per questo motivo abbiamo presentato diversi emendamenti, una dozzina, che vanno nella direzione di circoscrivere meglio l'ambito di applicazione del decreto e precisare che nella sua attuazione ci si debba comunque sempre attenere al rispetto della legislazione vigente in materia di tutela ambientale e di salute dei cittadini. Questi emendamenti andrebbero, quindi, nella direzione di ristabilire un equilibrio al presente decreto di cui, per tutti i motivi che ho anticipato, avvertiamo naturalmente la necessità di recepimento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calogero Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Gentile Presidente, colleghi deputati, signori del Governo, questa legislatura ha preso il via in un contesto in cui era chiaro che le sfide da affrontare sarebbero state enormi…

PRESIDENTE. Onorevole, avvicini al microfono, per favore.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). E sin dai primi atti ha agito per fronteggiare l'emergenza, tutelare i cittadini e sostenere le imprese. Lo si è fatto con il decreto-legge Aiuti-quater, lo si è fatto con una manovra economica presentata e approvata in tempi record. In ognuno di questi provvedimenti non ci si è limitati al tecnicismo di misure tampone, ma si è sempre guardato oltre, cercando al contempo di risolvere problemi, ma anche di porre le basi per una crescita futura.

Oggi, affrontiamo un altro aspetto fondamentale per la tenuta del sistema economico e produttivo nazionale: la tutela dell'interesse nazionale dei settori produttivi strategici.

Come relatore in Commissione politiche dell'Unione europea, ho avuto modo di esaminare il provvedimento per gli aspetti di competenza della Commissione stessa. Ricordo che il testo è già passato al vaglio del Senato, che ha apportato anche delle modifiche prima dell'approvazione.

Il provvedimento attiene in maniera proficua ai poteri del MIMIT, Ministero dalle Imprese e del made in Italy, di intervenire nel caso in cui fossero messe a rischio produzioni strategiche per il sistema economico italiano. È nella cornice definita dall'Unione europea che tali poteri possono essere esercitati; mi riferisco al Temporary Framework che, con comunicazione del 24 marzo 2022, la Commissione europea ha adottato per consentire ai Paesi membri di affrontare misure di aiuti di Stato a sostegno dell'economia, a seguito dell'aggressione della Russia contro l'Ucraina. Il provvedimento in esame, però, affronta in maniera decisiva la maggiore criticità emersa a causa delle tensioni internazionali: la crisi energetica che esplica i suoi effetti in maniera diretta e indiretta, sui consumi e sulla produzione industriale, sia in termini inflattivi, sia, anche e soprattutto, in termini di sicurezza degli approvvigionamenti.

In concreto, si agisce per sopperire al divieto d'acquisto, importazione e trasferimento del petrolio greggio e di altri prodotti petroliferi dalla Federazione Russa nell'Unione europea, entrato in vigore il 5 dicembre 2022, nell'ambito del sesto pacchetto di sanzioni adottate dal Consiglio UE, in conseguenza alla protratta aggressione contro l'Ucraina. Tale divieto rappresenta una criticità forte per un Paese come il nostro, dipendente dall'estero per le forniture energetiche, in particolare dalla Russia, per una quota importante del fabbisogno di gas. Ed in questo senso, si deve dare atto al Governo di agire a tutti i livelli: con i sostegni alle famiglie e alle imprese contro il caro bollette, con la trattativa in Europa che ha portato alla definizione di un price cap, con gli accordi bilaterali con i Paesi produttori per diversificare le fonti, con l'impulso alle infrastrutture energetiche che ci consentono di sopperire alle lacune rivolgendoci al mercato libero del GNL, riattivando la produzione nazionale e dando nuovo impulso all'installazione di fonti rinnovabili, nel solco di quella transizione energetica che resta l'orizzonte dello sviluppo del Paese.

È esattamente in questa più ampia azione dell'Esecutivo che si inserisce questo provvedimento che, prima di tutto, impone alle imprese, che gestiscono a qualunque titolo impianti e infrastrutture di rilevanza strategica per l'interesse nazionale nel settore della raffinazione di idrocarburi, di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, nonché il mantenimento, la sicurezza e l'operatività delle reti e degli impianti e, in ogni caso vi fossero rischi per la continuità produttiva tali da recare pregiudizio all'interesse nazionale, di informarne tempestivamente il Ministero delle Imprese e del made in Italy, al fine dell'urgente attivazione delle misure di sostegno e tutela previste dalla legge, fino all'ammissione alla procedura di amministrazione temporanea.

Si dota, dunque, il Ministero degli strumenti adeguati ad operare con tempestività a garanzia del fabbisogno energetico nazionale. Tuttavia se, da un lato, il provvedimento è teso a contenere eventuali criticità, che possano emergere a seguito della crisi di forniture, dall'altro, attraverso il rafforzamento del golden power, fissa i punti cardine di una strategia industriale che guarda oltre la crisi contingente.

L'articolo 2 introduce, infatti, la possibilità di attivare interventi di sostegno economico nei confronti delle imprese destinatarie di misure inerenti all'esercizio di poteri speciali riconosciuti al Governo dal decreto-legge n. 21 del 2012, il cosiddetto golden power, nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché in alcuni ambiti ritenuti di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, tenendo conto delle segnalazioni degli enti territoriali, al fine del mantenimento della continuità operativa e del livello occupazionale nel loro territorio. Non solo operatività, ma anche contrasto a tutti quei fenomeni di delocalizzazione che hanno impoverito il tessuto economico del Paese, non solo a causa del venir meno delle produzioni specifiche e delle competenze connesse, ma anche delle filiere di indotto createsi attorno. In particolare, il MIMIT, su istanza dell'impresa, ha la facoltà di valutare l'accesso prioritario della stessa al Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa e di considerare con priorità la sussistenza dei presupposti per l'accesso prioritario agli interventi erogati dal fondo “Patrimonio rilancio” gestito da Cassa depositi e prestiti. Inoltre, nei due anni successivi all'esercizio dei poteri speciali, l'impresa è ammessa anche a formulare istanza per l'accesso prioritario agli strumenti dei contratti di sviluppo e degli accordi per l'innovazione.

Quanto alle modifiche introdotte al Senato, è utile ricordare la definizione di standard tecnici che devono essere soddisfatti nello sviluppo della rete in fibra ottica. Quello delle comunicazioni è sempre di più non solo un settore strategico in sé, ma l'infrastruttura nodale per il funzionamento dei settori produttivi, della logistica e anche della sicurezza nazionale.

Garantire livelli di connettività adeguati al flusso dei dati necessari per soddisfare tutte le esigenze della pubblica amministrazione, delle imprese e degli utenti unici su tutto il territorio nazionale è una delle condizioni di base necessarie alla riuscita della rivoluzione digitale e dello sviluppo del potenziale economico nazionale. Per tutti questi motivi, per gli strumenti messi in campo per arginare l'emergenza e per la capacità, al contempo, di mantenere chiara la visione dello sviluppo futuro del Paese, non posso che rinnovare il parere favorevole già espresso in Commissione come relatore (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, relatori, interverrò, a nome del gruppo del Partito Democratico, sul tema in oggetto, però, penso sia utile e importante dedicare in quest'Aula un ricordo alla data che ricorre oggi: è il 27 gennaio, il giorno della Memoria, e vorrei offrire un mio piccolo contributo, abusando di un minuto concesso dalla Presidenza per spendere alcune parole, riservandomi però di far recuperare quest'Aula, intervenendo per molto meno dei 30 minuti previsti.

Voglio ricordare una storia dal grande significato; pochi giorni fa, il 10 gennaio, a Primavalle, una splendida luce ha illuminato il momento in cui tutta la comunità del territorio si è ritrovata per mettere in posa le sei Pietre d'inciampo che terranno sempre viva la memoria della famiglia Coen. Grazie al lavoro delle donne e degli uomini del comitato, le abbiamo collocate a piazza San Zaccaria Papa, proprio nel punto dove un tempo si trovavano le casette rosse di Primavalle, dove il regime fascista relegava gli ultimi e indesiderati. La famiglia Coen era una famiglia di umilissimi commercianti di religione ebraica, quelli che a Roma chiamiamo “stracciaroli”. Tra il febbraio e il maggio 1944, a pochissimi giorni dalla liberazione, sei membri della famiglia furono arrestati e deportati ad Auschwitz.

Come ci ha ricordato Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma, furono arrestati e deportati a poche settimane dalla liberazione perché vennero venduti per poche lire. Non dimentichiamolo mai: esiste una storia nella storia che spesso non vogliamo guardare, scritta anche da quelle persone che nel nostro Paese si sono rese complici dell'orrore, denunciando la presenza di famiglie di religione ebraica per interesse economico. Dopo quella denuncia, dopo quell'arresto, morirono in circostanze orribili e diverse la madre Elvira, il piccolo Alvaro, i fratelli Armando e Alberto, il padre Salomone Saul, che il quartiere conosceva come Pacifico. Riuscì a salvarsi solo la figlia Graziella, liberata il 1° maggio 1945 a Ravensbrück, insieme a Liliana Segre, la nostra futura senatrice a vita.

Ecco, oggi, Giorno della memoria, penso che dobbiamo ricordarci che il nostro impegno per tenere viva la memoria deve riguardare ogni singolo giorno, ogni singolo territorio, ogni singola famiglia, ogni singola persona, ogni singola storia strappata alla propria vita, alla propria casa e all'orrore nazifascista. Deve essere un impegno rivolto ai più giovani, alle figlie e ai figli, alle nipoti e ai nipoti dei testimoni diretti. Lo dobbiamo alla nostra storia, ma soprattutto al nostro futuro. Grazie Presidente, per questa occasione che abbiamo avuto, per ribadire che quest'Aula, questo Parlamento e tutte le istituzioni devono essere sempre protagoniste di questo momento di memoria, che abbiamo dedicato anche in questa discussione generale (Applausi).

Veniamo, ora, alle misure urgenti a tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi strategici. È un decreto che si compone di quattro articoli, che affrontiamo alla Camera, dopo averlo già affrontato al Senato. Cercherò di portare in quest'Aula un contributo del Partito Democratico, ribadendo alcuni punti per noi molto importanti, che abbiamo già avanzato al Senato, con gli interventi del senatore Nicita, del senatore Franceschelli e del senatore Martella, e nei lavori delle Commissioni, con il capogruppo Peluffo e con il capogruppo Barbagallo, e con tutti i rappresentanti che hanno affrontato il tema nelle Commissioni competenti.

Partiamo dal decreto, che impone alle imprese, operanti nel settore della raffinazione di idrocarburi, che gestiscono attività di rilevanza strategica per l'interesse nazionale, di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e la continuità produttiva. Nel caso di rischi di continuità produttiva, sono tenute a darne tempestiva comunicazione al Ministero delle Imprese del made in Italy, al fine dell'urgente attivazione delle misure di sostegno e tutela prevista dalla legge. Il termine di tale obbligo di comunicazione è stato posticipato, per effetto delle modifiche approvate in sede referente, dal 30 giugno 2023 al 31 dicembre 2023. Consideriamo bene le date: al 31 dicembre 2023.

Nel caso in cui il rischio per la continuità produttiva sia imminente, l'impresa interessata può altresì richiedere di essere ammessa alla procedura di amministrazione temporanea, disposta con decreto del Ministro delle Imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, che ne stabilisce termini e modalità per un periodo massimo di 12 mesi, prorogabile una sola volta fino a ulteriori 12 mesi. L'amministrazione temporanea prevede la sostituzione degli organi di amministrazione e controllo e la nomina di un commissario che subentra nella gestione, per la quale può avvalersi anche di società a controllo o a partecipazione pubblica operanti nei medesimi settori. In caso di grave ed imminente pericolo di pregiudizio all'interesse nazionale alla sicurezza nell'approvvigionamento energetico, l'amministrazione temporanea può essere disposta con decreto del Ministero delle imprese e del made in Italy, del Ministro dell'Economia delle finanze e del Ministero dell'Ambiente anche indipendentemente dall'istanza di parte.

Ora, perché ho rapidamente descritto l'articolo 1? L'ho fatto perché, dal nostro punto di vista, la vicenda generale, il buco legislativo - che c'era e che c'è - è legato alla crisi internazionale, conseguente all'invasione russa in Ucraina, e quindi ai possibili effetti delle sanzioni internazionali su un singolo settore, ad esempio, quello petrolchimico. Infatti, noi individuiamo, grazie a questo articolo 1, in questa fase particolare, le infrastrutture critiche nazionali e le estendiamo anche ai poli petrolchimici. Vengono, quindi, messi insieme tre concetti: infrastrutture critiche, settore petrolchimico e crisi energetica. C'è questo aspetto caratteristico del buco legislativo, che questo decreto-legge puntava a colmare, ma vediamo anche gli effetti derivati per tale tipo di impianti critici nazionali dall'applicazione delle sanzioni internazionali. Il modello che viene individuato e che noi avevamo anche sostenuto – infatti, ricalca un emendamento che avevamo proposto anche in sede di bilancio e nel decreto Aiuti-quater - deriva dalla circostanza che nei contesti internazionali vi possono essere conseguenze sulla produzione per effetto delle sanzioni. Si è quindi modulato e applicato, anche qui in Italia, il modello cosiddetto tedesco.

La Germania nello scorso maggio ha rivisto la propria legislazione internazionale in tema di energia e ha introdotto la possibilità di un'amministrazione temporanea pubblica sugli impianti critici, che dovessero avere problemi in applicazione delle sanzioni internazionali. Questo decreto non si spinge, però, alla parte successiva, cioè a una proprietà pubblica, ma si limita ad individuare un commissario che viene nominato e che ha facoltà di gestire le imprese in questione.

Andando avanti nell'analisi del decreto si fa riferimento alla circostanza delle imprese destinatarie di prescrizioni, ai sensi del decreto-legge n. 21 del 2012, nell'ambito della normativa cosiddetta golden power. Dopo due anni dall'applicazione di queste misure possono primariamente accedere a forme di finanziamento. Rispetto a questa impostazione di carattere generale - che effettivamente copre un buco, perché la legislazione del golden power agisce ex post - il punto che va ricalcolato e rimodulato è che, nel caso in cui un'impresa abbia mutamenti proprietari o adotti comportamenti nel proprio consiglio d'amministrazione che possano generare elementi critici, si previene questo rischio attraverso l'amministrazione temporanea.

Qui tocchiamo un caso specifico, che è già stato portato avanti nella discussione in Senato e in Commissione, quello dell'impianto Industria siciliana asfalti e bitumi (ISAB) di Siracusa, fondamentale per l'ecosistema siciliano, ma anche molto importante per la raffinazione italiana, in quanto vale più del 20 per cento del petrolio raffinato in Italia (una parte del quale destinato all'Italia), che viene proprio da questo impianto. Su questo abbiamo evidenziato un aspetto molto importante.

Perché questo decreto, che aveva carattere d'urgenza - e abbiamo visto le date - è un decreto in vigore, un decreto che si può applicare, ma non è ancora stato applicato dal Governo? Ci chiediamo, quindi, per quale motivo - visto che si tratta di un decreto d'urgenza, esso non sia stato ancora attuato. Come sapete, l'amministrazione temporanea si può applicare in brevissimo tempo: si entra con un amministratore, si verifica la situazione dei contratti, si capisce cosa sta succedendo e si riesce. Non c'è un vincolo temporale. A nostro avviso, era un decreto urgente e, in quanto tale, andava applicato anche nell'opzione che dava. In alternativa, non applicando l'amministrazione temporanea (quindi, non applicando il decreto), si poteva però applicare - si può e si deve fare - la normativa del golden power, in quanto, ai sensi del comma 1 dell'articolo 1, siamo in presenza di infrastrutture critiche nazionali, coprendo quindi quel buco che non era stato colmato nella normativa del golden power.

Chiediamo, quindi, un'applicazione di questo decreto: questo è il punto fondamentale! L'abbiamo proposto in un emendamento e il capogruppo, onorevole Barbagallo, l'ha portato avanti con un'interrogazione. Chiediamo che vengano applicate le norme previste, proprio per andare nella direzione indicata nel capitolato normativo che oggi stiamo discutendo. È importante in questo momento scrivere le norme, coprire i buchi, intervenire a livello legislativo, ma la cosa più importante poi è applicare queste norme per dare quelle risposte che purtroppo stanno mancando e che sono le risposte che servono. Infatti, quello che stiamo vedendo oggi sul costo del carburante è solo la punta dell'iceberg dell'aumento dei prezzi a cui stiamo andando incontro, dell'aumento dei listini della distribuzione, dell'aumento complessivo del costo della vita di ciascuno di noi.

In un momento in cui abbiamo la necessità di intervenire, dobbiamo cercare di fare gli interventi più efficaci, tenendo conto naturalmente dei contesti complicati in cui siamo chiamati a operare, tenendo conto delle ricadute sulla vita concreta delle donne e degli uomini, però anche tenendo conto che l'esperienza internazionale e i modelli a cui stiamo guardando, che hanno applicato prima di noi determinati processi, ci possono offrire delle chiavi che possono essere utili anche in Italia, anche nel nostro Paese.

Quindi, il senso di questo intervento, che è un contributo in discussione generale, ma che si collega al lavoro che abbiamo fatto in Commissione, al lavoro che è stato fatto al Senato e al lavoro che continueremo a fare con la nostra funzione politica di opposizione, è quello di tenere alta la guardia. Tenere alta la guardia sull'applicazione, tenere la guardia sulla parte necessaria di investimenti, che devono guardare sia all'aspetto ambientale della sostenibilità di ogni scelta che portiamo avanti, ma anche alla ricaduta occupazionale che deve essere sempre il cruccio, l'ossessione del nostro lavoro.

Infatti, nel momento in cui non si tiene conto della ricaduta occupazionale si generano conseguenze negative. La questione è grave, il momento è difficile. Le istituzioni non possono abbassare la guardia ma devono tenerla alta e l'attenzione, il vuoto, che viene colmato per quanto riguarda il settore degli idrocarburi, e la possibilità di esercitare la normativa relativa al golden power, unitamente a quelle misure a tutela degli interessi nazionali nel settore delle comunicazioni, che sono contenute e che aprono anche a ulteriori soggetti la possibilità di intervenire con azioni assolutamente strategiche per il Paese, ci danno il senso di un decreto di fronte al quale la nostra posizione politica è quella di sostenere ciò che di giusto vi è. Quindi, non ci sarà un voto contrario - non c'è stato al Senato e non ci sarà in quest'Aula da parte nostra -, ma il fine sarà di stimolare il Governo a una concreta applicazione, partendo dai casi specifici e raccogliendo anche i contributi che in quest'Aula le opposizioni stanno fornendo nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gianluca Caramanna. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CARAMANNA (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi e membri del Governo, Fratelli d'Italia da sempre è al fianco delle attività economiche ed ha prestato particolare attenzione nei confronti delle imprese operanti nei settori produttivi più delicati e strategici per l'Italia.

A seguito dello sconvolgimento economico causato dalla crisi energetica legata alla recente guerra in Ucraina, il Governo ha varato questo provvedimento per individuare le procedure su cui attivare misure di sostegno alle imprese idonee a consentirne un rafforzamento patrimoniale. Come primo effetto di questa decisione, il decreto Meloni ha salvato la raffineria ISAB di Priolo, in Sicilia, in provincia di Siracusa, controllata indirettamente dal colosso russo Lukoil. Per lo stabilimento è stata prevista un'amministrazione temporanea, che allontana così il rischio di chiusura. Il decreto garantisce la continuità del lavoro nella raffineria ISAB di Priolo, che impiega, con l'indotto, circa 10.000 persone. Con questo intervento tuteliamo un nodo energetico strategico nazionale e preserviamo livelli occupazionali significativi, non solo per la Sicilia ma per l'intera Nazione. Ancora una volta dimostriamo di mantenere una posizione strategica fondamentale sul piano europeo e internazionale in difesa degli istituti pubblici e privati nazionali, per restituire all'Italia quella preziosa posizione geopolitica che da sempre le appartiene, in modo da avere una sempre maggiore incidenza sui tavoli europei, così da invertire gli equilibri con Bruxelles, portando meno Europa in Italia ma più Italia in Europa. Il provvedimento è stato già oggetto di esame e di approvazione da parte del Senato. Le disposizioni contenute in esso sono dotate di specificità e di omogeneità. Il provvedimento, originariamente composto da 4 articoli, per un totale di 12 commi, è stato incrementato, a seguito dell'esame al Senato, a 5 articoli, per un totale di 14 commi. Il provvedimento assolve a una finalità unitaria, vale a dire di prevedere misure urgenti a tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi strategici.

In particolare, segnalo che, in coordinamento con la legislazione vigente, il comma 5, dell'articolo 1, prevede che l'amministrazione temporanea dell'impresa, che gestisce impianti e infrastrutture di rilevanza strategica per l'interesse nazionale nel settore della raffinazione di idrocarburi, sia disposta con decreto del Ministro delle Imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, e che con il medesimo decreto sia nominato un commissario, che può avvalersi anche di società, a controllo pubblico o a partecipazione pubblica, operanti nei medesimi settori e senza pregiudizio della disciplina in tema di concorrenza. Il successivo comma 6 prevede che, in caso di grave e imminente pregiudizio all'interesse nazionale alla sicurezza nell'approvvigionamento energetico, l'ammissione all'amministrazione temporanea e la nomina del commissario possono essere disposte con decreto del Ministro delle Imprese, anche in assenza dell'istanza. Le due disposizioni derogano in maniera solo implicita a quanto previsto dall'articolo 11 della legge n. 400 del 1988, che prevede che i commissari straordinari siano nominati con DPR su proposta del Presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri.

Si prevede, all'articolo 1, che le imprese operanti nel settore della raffinazione di idrocarburi che gestiscono a qualunque titolo impianti e infrastrutture di rilevanza strategica per l'interesse nazionale devono astenersi da qualunque comportamento che possa mettere a rischio la continuità produttiva e, di conseguenza, la sicurezza degli approvvigionamenti. Queste ultime, entro il termine del 30 giugno 2023 e a fronte di rischi per la continuità produttiva conseguenti a sanzioni imposte nell'ambito dei rapporti internazionali tra Stati, devono dare tempestiva comunicazione al Ministero delle Imprese e del made in Italy, che, nel quadro degli aiuti di Stato compatibili con il diritto europeo, attiverà, nelle modalità previste dalla legge, misure urgenti a sostegno delle imprese interessate. Nei casi di pericolo imminente, l'impresa interessata può richiedere al MIMIT di essere ammessa a procedura di amministrazione temporanea. Con l'amministrazione temporanea vengono sostituiti gli organi di amministrazione e controllo per un massimo di 12 mesi ed eventuali utili di gestione potranno essere distribuiti solo al termine dell'amministrazione temporanea.

Con l'articolo 2, il MIMIT, dopo aver assunto poteri speciali, valuta la sussistenza dei presupposti per l'accesso a misure di sostegno della capitalizzazione dell'impresa notificante ai fini dell'accesso con priorità al Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa.

Il MIMIT è autorizzato a chiedere una valutazione prioritaria dei requisiti per l'accesso agli interventi erogati dal patrimonio destinato. Si prevede, inoltre, che nei due anni successivi all'esercizio dei poteri speciali l'impresa sia ammessa a formulare l'istanza per l'accesso prioritario agli strumenti dei contratti di sviluppo e degli accordi per l'innovazione.

L'articolo 2-bis, introdotto a seguito dell'esame in Senato, reca alcune misure a tutela degli interessi nazionali nel settore delle comunicazioni. In particolare, prevede che, in considerazione del carattere strategico dell'infrastruttura della rete in fibra ottica, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni individui gli standard tecnici che devono avere i cavi in fibra ottica. In base a quanto previsto dalla disposizione in commento, gli aggiudicatari dei bandi per la realizzazione dell'infrastruttura di rete dovranno attenersi agli standard tecnici sopra richiamati, in modo da assicurare adeguati livelli qualitativi e prestazioni di connettività elevate. Si dispone, infine, che i nuovi standard tecnici vengano applicati ai bandi che saranno pubblicati successivamente all'entrata in vigore della legge di conversione del provvedimento d'urgenza in esame.

L'articolo 3, la clausola di invarianza finanziaria, prevede che le disposizioni del decreto-legge non debbano comportare costi aggiuntivi a carico della finanza pubblica. All'attuazione delle misure previste dal presente decreto-legge si provvede, pertanto, con l'utilizzo delle risorse umane, strumentali e finanziarie già previste a legislazione vigente.

L'articolo 4, entrata in vigore, dispone che il decreto-legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il decreto-legge, dunque, è vigente dal 6 dicembre 2022.

In conclusione, non possiamo che esprimere la massima soddisfazione, come Fratelli d'Italia, per questo decreto, che rappresenta una puntuale e tempestiva risposta del Governo a una fase di assoluta emergenza, a seguito delle sanzioni economiche successive allo scoppio della guerra russo-ucraina, che ha rischiato di determinare il blocco della Lukoil di Priolo il cui impianto fornisce - lo ricordo - oltre il 20 per cento dei carburanti utilizzati in Italia e rappresenterebbe un dramma occupazionale per 10.000 famiglie della nostra Nazione.

Questo decreto - lo ribadisco - è un articolato sostegno alle imprese che operano nei settori produttivi strategici, che sono destinatarie del golden power. Questo Governo ha immaginato alcune misure a sostegno nel momento in cui si eserciti il diritto-dovere del golden power per tutelare l'interesse nazionale. Si impedisce, quindi, la realizzazione di un piano di sviluppo delle suddette imprese attraverso capitali stranieri, grazie all'accesso prioritario al Fondo di salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa, al rilancio del patrimonio gestito da Cassa depositi e prestiti, nonché con il contratto di sviluppo e con gli accordi per l'innovazione.

L'attenzione di Fratelli d'Italia alle problematiche del Paese è costantemente alta. La nostra Nazione deve ritornare a essere competitiva, soprattutto grazie a un sistema di comunicazioni veloce ed efficiente, al 5G e alla realizzazione di nuove infrastrutture digitali che sostengano tale innovazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (A-IV-RE). Grazie, gentile Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati a discutere in Aula sulla conversione in legge del decreto n. 187 del 2022, recante misure urgenti a tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi e strategici.

Stiamo trattando una tematica molto complessa. Il provvedimento in esame contiene disposizioni, in particolare, sul settore petrolchimico e, in generale, sull'esercizio del golden power.

Per quanto concerne l'articolo 1, il decreto opera con la finalità di colmare un vuoto normativo esistente nell'ambito delle infrastrutture strategiche e, più nello specifico, nel settore petrolchimico. L'intervento normativo nasce dal caso Isab-Lukoil. La vicenda ha fatto emergere le difficoltà che il settore petrolchimico ha dovuto fronteggiare. Questo è stato, infatti, notevolmente danneggiato dal conflitto russo-ucraino, in particolare dalle ripercussioni economiche e produttive dovute alle sanzioni imposte alla Russia, che hanno penalizzato la maggior parte degli attori economici operanti in questo mercato. È stato richiesto un intervento del Governo che avesse, come obiettivo, quello di contrastare i problemi dovuti al mantenimento dell'attività e dell'occupazione. Ravvisiamo, tuttavia, una perdita di chance per il Governo nell'attuazione delle misure contemplate per questo specifico settore. L'intervento governativo non prevede, infatti, piani di investimenti volti a promuovere e a incentivare un processo di transizione verde nel settore, investimenti che avremmo già dovuto disporre e che, a maggior ragione, sono necessari in questo momento. Al contempo, il decreto prevede la possibilità di attivare interventi di sostegno alle imprese destinatarie di misure inerenti l'esercizio dei poteri speciali riconosciuti dal Governo, ossia il golden power.

Ora, ci addentriamo in una tematica molto, molto complessa. Le economie globali sono stressate da crisi multifattoriali - pandemica, energetica e sociale - che hanno reso necessario l'innalzamento della capacità amministrativa e pubblica di rafforzare la resilienza delle economie dei Paesi, tra cui la normativa golden power.

Diversi Paesi europei, tra cui l'Italia, hanno attuato un'estensione dell'ambito di applicazione di questi poteri speciali ad altri settori riconsiderati, a seguito di una successiva valutazione, come caratterizzati da una rilevanza strategica. Siamo nell'alveo di un delicato bilanciamento di contrapposti interessi; da un lato, la necessità di tutelare l'interesse nazionale in settori ritenuti strategici e preservare questi da comportamenti predatori di soggetti stranieri; dall'altro, l'interesse primario dello Stato ad attrarre investimenti esteri funzionali all'aumento di competitività del Paese.

Il Governo deve ben guardarsi dall'utilizzo del golden power come strumento di politica industriale, e questa considerazione assume maggiore rilievo soprattutto in assenza, da parte di questa maggioranza, di una chiara proposta di politica industriale. Ad oggi, non sappiamo ancora quale sia la precisa direzione che questo Governo intenda seguire nel campo delle politiche attinenti all'ambito produttivo, e questo è molto grave, considerando l'importanza che la politica industriale riveste nelle dinamiche di crescita, ripresa e sviluppo economico. Comprendiamo e condividiamo la scelta di intervenire normativamente attraverso un provvedimento volto a proteggere e tutelare gli interessi nazionali nei settori strategici, tuttavia è necessario definire i settori nei quali applicare il golden power, per evitare una consistente perdita, in termini di valore, di efficienza e di competitività dei settori coinvolti e, di conseguenza, dell'intero Paese.

In aggiunta alle considerazioni già espresse, è giusto sottolineare che l'esercizio del golden power da parte dello Stato può derogare solo eccezionalmente ai principi del libero mercato e della leale concorrenza, che, ricordiamolo, siamo tenuti a rispettare, in ossequio al quadro normativo europeo.

In conclusione, riteniamo condivisibile la decisione di operare nel senso di una protezione dell'interesse nazionale dei settori produttivi strategici. Solleviamo, tuttavia, alcune perplessità in merito all'efficacia e all'opportunità delle misure adottate. Tra i rischi in cui potremmo incorrere vi sono un pericoloso isolamento economico del nostro Paese e l'infrazione dei principi sanciti dall'ordinamento giuridico europeo.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gaetana Russo. Ne ha facoltà.

GAETANA RUSSO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, siamo chiamati oggi a convertire in legge il decreto n. 187 del 2022, che si innesta nell'ambito della tutela dell'interesse nazionale, tema caro a Fratelli d'Italia, ma che non può che essere attenzionato da chiunque sieda in quest'Aula, tanto più se interviene in quei settori produttivi, industriali e tecnologici considerati per l'Italia di rilevanza strategica, ai quali vanno fornite misure tempestive e urgenti in caso di difficoltà e nell'interesse di tutti.

È alle nostre imprese, quindi, che si rivolge, ma con la consapevolezza che l'interesse preminente, ciò che anima questo decreto, è l'interesse nazionale, se come tale si intenda – e, sicuramente, così lo intende Fratelli d'Italia - mettere in sicurezza, con un rafforzamento patrimoniale e misure di sostegno idonee, quelle imprese in difficoltà che operano in settori strategici per l'Italia e che, come tali, in caso di rischio per la continuità produttiva, possano incidere pesantemente sulla stabilità e sull'indipendenza del nostro Paese.

Qualche giorno fa, come hanno riportato tutte le testate nazionali e internazionali, Giorgia Meloni, in viaggio ad Algeri, ha parlato del cosiddetto Piano Mattei. Esiste una visione Mattei, che Fratelli d'Italia e questo Governo intendono perseguire: l'aspirazione di rendere indipendente l'Italia dall'energia importata; l'intenzione di avere una produzione energetica propria nazionale di gas; l'obiettivo di sviluppare il nucleare, investire sulle risorse rinnovabili, diversificando quanto a nostra disposizione, ma che, più in generale, codifica la politica di Fratelli d'Italia in tema di impresa; l'apporto che Fratelli d'Italia garantirà nella maggioranza di Governo, ossia la forte e granitica convinzione di dover scommettere sull'unicità e sulla competitività delle nostre aziende e sulle risorse del nostro Paese e di doverle sostenere, all'occorrenza.

Il decreto-legge n 187 del 2022, emendato al Senato, è stato, quindi, pensato ed è divenuto preminente nell'agenda politica del nostro Paese - lo hanno ricordato in tanti, anche oggi, in quest'Aula -, in considerazione del carattere emergenziale emerso con la crisi energetica degli ultimi due anni e, ancora prima, preceduto dalla criticità della pandemia. Si pone l'obiettivo di intervenire in favore di quelle aziende che svolgono un ruolo primario per l'Italia, per ambito di competenza, in settori nevralgici, di rilevanza strategica e, in caso di acclarata difficoltà, tanto più a causa di sanzioni derivanti dalla guerra.

È fatta salva la possibilità, da parte del Ministero delle Imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze, nonché con il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, di ammettere all'amministrazione temporanea di 12 mesi, prorogabile di ulteriori 12, le imprese che siano in difficoltà e, come extrema ratio, anche di intervenire direttamente e di disporre con decreto l'amministrazione temporanea delle imprese interessate, in assenza dell'istanza di richiesta da parte delle imprese stesse, come recita il comma 6 dell'articolo 1.

La finalità della norma emendata al Senato, all'articolo 1 è, per noi, chiara: qualora l'azienda in questione gestisca, a qualunque titolo, impianti e infrastrutture di rilevanza prioritaria, in particolare nel settore della raffinazione degli idrocarburi, devono essere previste misure di interventi urgenti di sostegno e salvaguardia, al fine di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e della continuità produttiva, ivi inclusa l'attivazione di misure di capitalizzazione dell'impresa. Nei confronti di quelle aziende che siano destinatarie di misure inerenti l'esercizio dei cosiddetti poteri speciali di golden power, ovvero nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché in tema di energia, trasporti e, da ultimo, delle telecomunicazioni, il decreto prevede che il Governo possa decretarne l'accesso a misure di capitalizzazione in modo prioritario, consentendo l'accesso al Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione delle attività di impresa, la cosiddetta Invitalia, nonché la possibilità di chiedere una valutazione prioritaria dei requisiti per l'accesso agli interventi erogati dal patrimonio destinato da Cassa depositi e prestiti.

I primi effetti di questa linea, e non possiamo che ringraziare il Ministro Urso per il lavoro che, dal primo giorno del suo insediamento, sta portando avanti, li abbiamo visti a dicembre; di fatto, ci hanno consentito di salvare - e utilizzo il “ci”, perché è doveroso essere compatti nel sostegno alle nostre imprese, ma, soprattutto, concreti - la raffineria Isab di Priolo, in Sicilia, nella provincia di Siracusa, azienda controllata direttamente dal colosso russo Lukoil. Per lo stabilimento, a dicembre, è stata prevista una amministrazione temporanea, che ha consentito, con tempestività, di allontanare il rischio della chiusura, garantendo non solo la salvaguardia di un'industria strategica per la nostra economia, ma anche la continuità del lavoro nella raffineria di Priolo, che impiega circa 10.000 persone.

L'operazione è vitale per noi, se il faro cui tendiamo è la sovranità energetica, come Fratelli d'Italia ha sempre sostenuto. Scopo dell'intervento è stato quello di tutelare al tempo stesso un nodo energetico strategico nazionale e i livelli occupazionali, così significativi per l'Italia e anche per l'intera Nazione.

Lo stabilimento ISAB è, come noto, un complesso petrolchimico - l'hanno ricordato anche i colleghi oggi - che combina impianti di raffinazione, gassificazione e cogenerazione di energia elettrica ed è costituito da tre siti produttivi interconnessi. Il complesso rappresentava e rappresenta uno dei più grandi siti industriali d'Europa. Il Governo, dunque, ha intrapreso - come è previsto dal decreto che andiamo a convertire - di porre in affido l'azienda a un'amministrazione fiduciaria temporanea, prevedendo da subito che ENI potesse indicare e sostenere il commissario, ovvero che Cassa depositi e prestiti, Invitalia e altre appendici del Governo potessero essere autorizzate a sostenere la raffineria, assicurando la capitalizzazione necessaria.

Il Governo ci ha poi riferito che, il 9 gennaio scorso, la società Litasco, controllata al 100 per cento da Lukoil, e GOI Energy hanno raggiunto un accordo per la cessione dello stabilimento petrolchimico di Priolo. Nell'ambito di questa transizione si inserisce anche l'accordo con Trafigura, un colosso del commercio mondiale di prodotti petroliferi. Ciò dovrebbe permettere alla raffineria siciliana di avere forniture certe di petrolio, oltre all'ingresso di capitali. È stata, infine, la stessa GOI Energy a dare al Governo rassicurazione sui posti di lavoro, a dare le dovute garanzie di rispetto delle condizioni di salute e sicurezza e, soprattutto, a garantire l'impegno sul piano della riconversione verde del sito produttivo e del suo rilancio industriale.

Seguiremo, ovviamente, la vicenda e vedremo come si concluderà nel dettaglio l'iter di cessione dello stabilimento, il cui termine ultimo è previsto per marzo, ma ci sentiamo di poter dire che, anche grazie alla soluzione ponte adottata a dicembre dal Governo, si è prontamente messa in sicurezza un'azienda nevralgica e strategica per l'Italia che ora si avvia, con i dovuti auspici, a un esito positivo. Ancora una dimostrazione di come Fratelli d'Italia stia portando avanti e intenda perseguire su questa strada una posizione strategica sul piano europeo ed internazionale in difesa degli istituti pubblici e privati nazionali ma, soprattutto, con l'ambizione di restituire all'Italia quella preziosa posizione geopolitica che da sempre le appartiene, in modo da avere una sempre maggiore incidenza sui tavoli europei, così da invertire gli equilibri con Bruxelles e portare più Italia in Europa.

L'articolo 2-bis, emendato dal Senato, ci trova, infine, particolarmente favorevoli, perché ha l'intelligenza e l'ambizione di dare attuazione fattiva alla transizione digitale includendo in modo chiaro, tra gli obiettivi strategici dell'Italia, lo sviluppo delle infrastrutture di rete in fibra ottica, garantendo un ruolo primario alla filiera delle telecomunicazioni italiane e sfruttando questa straordinaria fase di transizione digitale. Come Fratelli d'Italia, abbiamo sempre sostenuto la necessità di intervenire in questo asset che riteniamo strategico per la crescita del Paese, come ha ribadito più volte anche il Sottosegretario Alessio Butti in audizione in Commissione trasporti.

La filiera telecomunicazioni è determinante sotto tre aspetti: per il valore industriale, grazie alla possibilità di abilitare molteplici servizi per le imprese e la Pubblica amministrazione, per il valore economico generato e, infine, per il valore sociale in termini di connettività e servizi per la popolazione. L'importanza perciò di includere, tra le risorse ritenute strategiche per l'Italia, le telecomunicazioni e altresì di estendere le misure previste nel decreto che andiamo a convertire, a tutela dell'interesse nazionale, alle imprese che operano in tale settore è senza dubbio indice del cambio di passo che questo Governo da settembre ha posto in essere, della volontà e della necessità di proiettare l'Italia in avanti, riconoscendole finalmente quel ruolo primario che deve avere negli asset geopolitici internazionali.

L'anno 2022 ha segnato alcuni passaggi importanti nell'ambito delle infrastrutture digitali nazionali, con l'assegnazione di una serie di bandi di assoluto rilievo per l'aggiornamento e il completamento delle infrastrutture stesse. Per il 2023 - e questo decreto ne dimostra la volontà - dovremo proseguire in modo spedito nell'esecuzione dei bandi precedenti e porre in essere decisioni strategiche per il rilancio dell'intero settore delle telecomunicazioni. Tutti quelli sopra citati sono passaggi cruciali anche per non perdere il treno dei nuovi trend attesi, tra cui quello relativo alla tecnologia, come elemento in grado di rivoluzionare ogni aspetto non solo del settore delle infrastrutture digitali ma anche in ambito di energia, trasporti e logistica.

Con altrettanta soddisfazione, però, registriamo l'attenzione, nel testo emendato al Senato, a fissare dei paletti legati alle caratteristiche tecniche di cui le reti dovranno essere dotate e ai requisiti specifici pretesi da parte di Agcom nei confronti di coloro che si aggiudicheranno i bandi per la realizzazione dell'infrastruttura di rete, banda larga e ultralarga, che, se da un lato, consente e persegue l'obiettivo di garantire, evidentemente, prestazioni di connettività migliori e sicure, promuove, al tempo stesso, lo sviluppo tecnologico delle industrie italiane e ne salvaguarda l'occupazione.

La definizione degli standard obbligatori di qualità per le reti ottiche ritenute da questo Governo strategiche per il Paese e la capacità di porre un argine al dumping cinese sui cavi in fibra ottica credo siano la risposta migliore che potremo dare alle imprese italiane che operano nel settore, anche in termini di scommessa, di investimento sulle nostre aziende e, quindi, non solo di tutela della concorrenza e del libero mercato. Il tema dell'investimento sulla straordinaria unicità e capacità di innovazione delle imprese italiane è da sempre, per Fratelli d'Italia, un punto fondamentale della propria linea politica. Buon lavoro a tutte loro, Fratelli d'Italia sarà sempre al loro fianco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 785​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, l'onorevole Luca Squeri. Prego, onorevole.

LUCA SQUERI, Relatore. No, Presidente, non intendo replicare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, la Sottosegretaria Fausta Bergamotto.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente, non intendo replicare.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Cafiero De Raho ed altri; Provenzano ed altri; Donzelli ed altri; Richetti ed altri; Iezzi ed altri; Calderone ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (A.C. 303​-387​-624​-692​-780​-784-A​) (ore 10,47).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 303-387-624-692-780-784-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

(Discussione sulle linee generali - Testo unificato - A.C. 303-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Simona Bordonali.

SIMONA BORDONALI, Relatrice. Grazie, Presidente. Sottosegretario Molteni, onorevoli colleghi, a pochi giorni dall'arresto del capomafia Matteo Messina Denaro, ci apprestiamo ad approvare l'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. Una coincidenza? No, il provvedimento era già stato previsto nel calendario dei lavori d'Aula e di Commissione. Con l'arresto di Messina Denaro è stato inferto un importante colpo alla mafia ma, purtroppo, in Italia, restano ancora quattro criminali latitanti indicati dal Ministero dell'Interno come di massima pericolosità: si tratta di altri tre membri della criminalità organizzata del Sud d'Italia e di un sardo, coinvolto nei rapimenti avvenuti durante gli anni Ottanta, per mano dell'anonima sequestri, ai danni dei membri di alcune importanti famiglie nobili e imprenditoriali italiane. Per questo motivo, anche il Parlamento, istituzione eletta dai cittadini, deve fare la propria parte insieme alla magistratura e alle Forze dell'ordine, che ringraziamo ancora per il lavoro svolto per l'arresto del latitante Matteo Messina Denaro. Dobbiamo collaborare, appunto, con le Forze dell'ordine e con la magistratura, affinché questo spregevole fenomeno del nostro Paese venga definitivamente sconfitto.

Oggi l'Assemblea avvia l'esame del testo unificato delle abbinate proposte di legge presentate da buona parte dei gruppi politici presenti in Parlamento, proprio ad indicare la sensibilità trasversale su questo tema. Con riguardo all'iter del provvedimento che è iscritto in quota opposizione nel calendario dell'Assemblea, faccio presente che esso ha avuto inizio solo il 18 gennaio scorso, quindi i tempi per approdare in Aula sono stati rapidissimi. Il 18 gennaio scorso c'è stato l'incardinamento delle proposte di legge C. 303​ Cafiero De Raho, C. 387​ Provenzano e C. 624​ Donzelli e c 692 Ricchetti.

Nella giornata successiva, la Commissione affari costituzionali ha provveduto ad adottare il testo unificato da me predisposto sulla base delle indicazioni dei colleghi di opposizione, quale testo base per il prosieguo dell'esame. Faccio altresì presente che, successivamente alla scadenza del termine per la presentazione delle proposte emendative, si è proceduto all'abbinamento delle proposte di legge A.C. 780​ Iezzi e A.C 784 Calderone. La Commissione affari costituzionali ha proceduto quindi con l'esame delle quindici proposte emendative presentate.

In relazione al contenuto del testo unificato all'esame dell'Assemblea, quale risultante dalle proposte emendative approvate, faccio presente che l'articolo 1 reca l'istituzione della Commissione e la definizione dei suoi compiti e poteri. Per quanto riguarda la denominazione della Commissione, il testo in esame mantiene quello adottato a partire dalla XVI legislatura quando, per la prima volta, è stato operato un mutamento nella denominazione che rimanda alla volontà di allargare l'attività di inchiesta parlamentare alle associazioni criminali, anche straniere, operanti sul territorio nazionale. I compiti della Commissione, indicati al comma 1 dell'articolo 1, coincidono, pur con qualche modifica, con quelli della legge n. 99 del 2018, che ha istituito la Commissione d'inchiesta nella scorsa legislatura.

Procedo all'elenco dei numerosi compiti che devono essere svolti dalla Commissione: verificare l'attuazione delle disposizioni di legge adottate contro la criminalità organizzata e la mafia, nonché di quelle riguardanti le persone che collaborano con la giustizia e le persone che prestano testimonianza e promuovere iniziative legislative e amministrative necessarie per rafforzarne l'efficacia; verificare l'attuazione e l'adeguatezza delle disposizioni in materia di tutela delle vittime di estorsione e usura; verificare l'attuazione e l'adeguatezza delle disposizioni in materia di tutela dei familiari delle vittime delle mafie; verificare l'attuazione, nei confronti delle persone imputate o condannate per delitti di tipo mafioso o per altri delitti associativi, delle disposizioni relative al regime carcerario; acquisire informazioni sull'organizzazione degli uffici giudiziari delle strutture investigative competenti in materia, sulle risorse umane e strumentali di cui essi dispongono, nonché sulla condivisione del patrimonio informativo, al fine di un'azione investigativa coordinata; accertare la congruità della legislazione vigente alla luce delle più recenti evoluzioni delle mafie e della conseguente azione dei pubblici poteri, indicando eventuali iniziative di carattere normativo e amministrativo ritenute opportune per rendere più coordinata e incisiva l'iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali; verificare l'adeguatezza e la congruità della normativa vigente e della sua attuazione in materia di sistemi informativi e banche dati in uso agli uffici giudiziari e alle Forze di polizia, ai fini della prevenzione del contrasto della criminalità organizzata di tipo mafioso; indagare sul rapporto tra mafia e politica, sia con riguardo alla sua articolazione nel territorio e negli organi amministrativi, con particolare riferimento alla selezione dei gruppi dirigenti e delle candidature per le assemblee elettive, sia con riguardo alle sue manifestazioni a livello nazionale che nei diversi momenti storici hanno determinato delitti e stragi di carattere politico-mafioso; accertare e valutare la natura e le caratteristiche dei mutamenti e delle trasformazioni del fenomeno mafioso e di tutte le sue connessioni; valutare la penetrazione nel territorio nazionale e le modalità operative delle mafie straniere e autoctone; indagare sulle forme di accumulazione dei patrimoni illeciti e sulle modalità di investimento e riciclaggio dei proventi derivanti dalle attività delle organizzazioni criminali; verificare l'impatto negativo, sotto il profilo economico-sociale, delle attività delle associazioni mafiose o similari sul sistema produttivo; programmare un'attività volta a contrastare, monitorare e valutare il rapporto tra le mafie e l'informazione; valutare la congruità della normativa vigente per la prevenzione e il contrasto delle varie forme di accumulazione dei patrimoni illeciti, del riciclaggio e dell'impiego di beni, denaro o altre utilità; verificare l'adeguatezza delle norme sulla confisca dei beni e sul loro uso sociale e produttivo e proporre misure per renderle più efficaci; verificare l'adeguatezza delle strutture preposte alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni criminali, nonché al controllo del territorio; esaminare la natura e le caratteristiche storiche del movimento civile antimafia; svolgere un monitoraggio sui tentativi di condizionamento e di infiltrazione mafiosa negli enti locali; esaminare la possibilità di impiegare istituti e strumenti previsti dalla normativa per la lotta contro il terrorismo, ai fini del contrasto delle mafie, indicando eventuali iniziative ritenute utili a questo fine e quindi riferire alle Camere in merito ai lavori.

A questi compiti, che - come ho detto - riproducono quelli attribuiti alla Commissione antimafia nella scorsa legislatura, il testo in esame ne aggiunge di ulteriori. Si prevede quindi che l'istituenda Commissione d'inchiesta accerti e valuti la natura e le caratteristiche delle nuove forme di criminalità di tipo mafioso connesse all'immigrazione, a nuove popolazioni residenti e a specifici contesti sociali, economici e culturali, con particolare riguardo alle infiltrazioni all'interno della comunità nigeriana, con attenzione allo sfruttamento di donne e minori, al settore manifatturiero cinese - particolarmente radicato in alcune zone della Toscana, tra Prato e Firenze -, con attenzione allo sfruttamento del lavoro clandestino, alla sicurezza nei luoghi di produzione e all'esportazione di capitali verso Stati esteri, attraverso canali di trasferimento di denaro regolari e irregolari; accerti le modalità atte a difendere dai condizionamenti mafiosi il sistema di affidamento degli appalti e dei contratti pubblici, previsto dal codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, e della realizzazione delle opere pubbliche, con particolare riferimento all'attuazione dei progetti previsti dal PNRR; valuti la congruità della vigente normativa riguardante i sistemi di pagamento elettronici e l'uso delle valute virtuali, in quanto canali privilegiati della rete criminale; programmi un'attività volta a monitorare i meccanismi di sviluppo e attuazione del PNRR, per verificare l'assenza di anomalie sintomatiche di infiltrazioni mafiose e massomafiose e valutare l'adeguatezza degli strumenti legislativi e operativi per la tutela delle imprese e dell'economia legale, anche individuando ulteriori soluzioni ritenute utili per prevenire e impedire l'inquinamento mafioso. Con riferimento ai poteri della Commissione, il testo in esame, come la legge del 2018, introduce limitazioni rispetto a quelli astrattamente riconosciuti alle Commissioni d'inchiesta dall'articolo 82 della Costituzione. Il testo in esame prevede inoltre che, ai fini dell'applicazione del richiamato codice di autoregolamentazione in materia di formazione delle liste delle candidature, la Commissione può chiedere al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo di trasmettere le pertinenti informazioni non coperte dal segreto investigativo. È previsto quindi che i rappresentanti dei partiti che aderiscono alle norme del codice di autoregolamentazione possano trasmettere alla Commissione, con il consenso degli interessati, le liste delle candidature provvisorie. Alla Commissione antimafia spetta quindi la verifica della sussistenza di eventuali condizioni ostative alle candidature in base al codice di autoregolamentazione nei casi in cui le candidature le siano così trasmesse. Viene quindi demandata ad un regolamento interno, da adottarsi da parte della medesima Commissione, la disciplina delle modalità di controllo sulla selezione e sulle candidature.

L'articolo 2 del testo in esame riguarda la composizione della Commissione; in particolare, il comma 1 prevede che essa sia composta da venticinque senatori e venticinque deputati, scelti rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari. Segnalo, a tal proposito, Presidente, che, a seguito dell'approvazione di una proposta emendativa durante l'esame in sede referente, deve essere assicurata la presenza di almeno un deputato per ciascun gruppo esistente alla Camera dei deputati e di almeno un senatore per ciascun gruppo esistente al Senato della Repubblica.

L'articolo 3, al comma 1, prevede la possibilità per la Commissione, analogamente a quanto stabilito dalla legge n. 99 del 2018, di organizzare i propri lavori attraverso uno o più comitati, costituiti secondo la disciplina del Regolamento interno.

L'articolo 4 del testo in esame disciplina le audizioni a testimonianza, in maniera analoga con quanto stabilito dalla legge del 2018, mantenendo comunque ferme le competenze dell'autorità giudiziaria. Si prevede, in particolare, l'applicazione degli articoli 366 (rifiuto di uffici legalmente dovuti) e 372 (falsa testimonianza) del codice penale, nonché l'applicazione dell'articolo 203 (informatori della Polizia giudiziaria e dei servizi di sicurezza) del codice di procedura penale. In tema di segreto d'ufficio, segreto professionale e segreto bancario, analogamente a quanto previsto dalla legge del 2018, si dispone che non possano essere opposti in nessun caso per i fatti rientranti nei compiti della Commissione. Per il segreto di Stato trova applicazione la normativa dettata dalla legge 3 agosto 2007, n. 124, ed è sempre opponibile, ai sensi del comma 3 dell'articolo 4, il segreto tra difensore e parte processuale nell'ambito del mandato.

L'articolo 5 del testo in esame precisa ulteriormente i poteri della Commissione in merito alla richiesta di atti e documenti in maniera analoga alla legge istitutiva della Commissione nella scorsa legislatura.

L'articolo 6 del testo in esame prevede, come già nella legge del 2018, il vincolo del segreto, sanzionato penalmente per i componenti della Commissione, i funzionari e tutti i soggetti che, per ragioni d'ufficio o di servizio, ne vengano a conoscenza. Analogamente è sanzionata la diffusione, anche parziale, di tali atti e documenti.

Il testo in esame, inoltre, all'articolo 7, demanda ad un Regolamento interno l'organizzazione delle attività e il funzionamento della Commissione.

Mi permetta, Presidente, prima di concludere il mio intervento, di ringraziare ancora tutti gli uffici e i colleghi componenti della Commissione, che hanno dimostrato, con l'adozione di questo testo, una maturità e una serietà che non erano scontate. Abbiamo avuto qualche problema all'inizio dell'esame in Commissione, ma poi si è dimostrato - anche perché è necessario dimostrarlo al Paese - quanto su questi temi e sulle lotte alle mafie ci sia la necessità, da parte dei rappresentanti del popolo, di essere uniti e di dare dei segnali forti. In questo periodo più che mai, le notizie che arrivano all'indomani della cattura del latitante Matteo Messina Denaro, ci lasciano anche sconcertati rispetto a quello che è accaduto in una parte del nostro Paese. Quindi segnali importanti della volontà di combattere questo fenomeno devono arrivare in modo molto definito, concreto e reale da questa istituzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, Sottosegretario di Stato per l'Interno, Nicola Molteni. Prendo atto che non interviene.

È iscritta a parlare la deputata Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (A-IV-RE). Gentile Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, pochi giorni fa abbiamo assistito all'arresto di Matteo Messina Denaro, il boss superlatitante ai vertici di Cosa Nostra, protagonista di sanguinose vicende che hanno caratterizzato la cronaca mafiosa italiana. Il suo arresto ha posto fine ad una delle più lunghe latitanze mafiose della storia del nostro Paese. L'eco mediatica che questo evento ha generato è chiara espressione della straordinarietà dell'operazione.

Cito le parole di Giovanni Falcone: “la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una sua fine”. Falcone ci spiega che il tramonto del fenomeno mafioso non è un concetto utopistico, ma allo stato attuale i fenomeni mafiosi sono tutt'altro che vinti. L'arresto di Matteo Messina Denaro non deve essere considerato un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Colpire l'apice della piramide è un successo eccezionale, ma pur sempre il punto più piccolo della complessa struttura mafiosa, complessa al punto che le organizzazioni criminali, tutte, hanno profondamente mutato la propria natura; sono penetrate nella società cosiddetta civile, nel tessuto economico e sociale dei nostri territori, spesso annidandosi nelle paure, nei bisogni e nelle necessità delle persone comuni.

Negli ultimi anni la criminalità organizzata ha, infatti, profondamente mutato la propria natura. I fenomeni mafiosi sono in realtà fenomeni criminali mutevoli ed è proprio per queste costanti trasformazioni che lo Stato deve impiegare tutte le risorse possibili, volte ad indagare, analizzare e contrastare il fenomeno mafioso italiano e quello collegato ad altre associazioni criminali, comprese quelle straniere. I lavori svolti dalla Commissione bicamerale antimafia vanno esattamente in questa direzione. Un processo istituito dalla Commissione bicamerale antimafia è un passaggio fondamentale e necessario, e dovrebbe avvenire il prima possibile. Auspichiamo che anche l'altro ramo del Parlamento proceda a una trattazione rapida di tali delicatissime questioni, che offrirebbero al Paese un segnale di forza e di determinazione.

La lotta alle mafie è un'esigenza sociale. Le infiltrazioni mafiose nell'attività economica turbano rovinosamente lo sviluppo del territorio nazionale. L'estorsione, tipico strumento attraverso cui si declina l'illecita attività mafiosa, colpisce onesti imprenditori e arresta inevitabilmente il potenziale progresso di tutti quei settori dell'economia, che potrebbero, al contrario, vantare un florido e sano sviluppo. Tuttavia, il radicamento culturale del fenomeno mafioso nella dimensione sociale rende altamente probabile il coinvolgimento di imprenditori disonesti in attività di favoreggiamento di queste dinamiche. Purtroppo, l'interesse economico, diretto ad aumentare la competitività della propria attività, può spingere attori meno integerrimi, appartenenti alla cosiddetta “area grigia”, a cercare di instaurare rapporti collusivi con la criminalità organizzata. Senza dubbio questo atteggiamento non solo arreca un grave danno al mercato, ma agevola e potenzia le associazioni mafiose.

Dato altrettanto preoccupante è quello costituito dalle infiltrazioni mafiose nei mercati pubblici. La presenza della criminalità organizzata nelle procedure di assegnazione di appalti e subappalti è un fenomeno da tempo attenzionato dalle istituzioni. La corruttela presente in alcuni segmenti della pubblica amministrazione è stato l'accesso privilegiato alle risorse pubbliche per la criminalità organizzata. Accogliamo, dunque, molto favorevolmente l'approvazione della proposta emendativa da noi presentata nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione affari costituzionali, che prevede l'accertamento di modalità atte a difendere da condizionamenti mafiosi il sistema di affidamento di appalti e contratti pubblici, con particolare riferimento all'attuazione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. L'ingente ammontare delle risorse del PNRR e la previsione di un breve arco temporale di spesa, con la conseguente adozione di meccanismi di natura straordinaria, sono delle condizioni che, paradossalmente, innalzano il rischio di un coinvolgimento delle mafie. Non possiamo permettere che questa opportunità, unica per il nostro Paese, si trasformi in un'occasione per saziare appetiti mafiosi. Le consistenti risorse collegate al PNRR non possono cadere nelle mani della corruzione e della malavita. La perplessità sollevata riguarda, però, la non approvazione del nostro emendamento in materia di revisione del numero dei componenti della Bicamerale.

Considerata l'importanza del ruolo ricoperto dalla Commissione antimafia e la centralità delle attività da essa svolte nel panorama nazionale, ribadiamo il nostro interesse ad una conclusione celere dell'iter di istituzione della Commissione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, nella lunga storia della Commissione bicamerale parlamentare antimafia non sono mancate pagine importantissime e pagine deteriori. Le prime sono state scritte le tante, tantissime volte che la Commissione ha saputo partecipare allo sforzo corale delle istituzioni statuali nel contrasto alla criminalità organizzata e alle sue forme e ramificazioni sempre più insidiose.

Le seconde - pagine tristi - fanno riferimento a tutte quelle volte in cui questo organismo è stato utilizzato a fini scandalistici, quando non proprio di inquinamento del dibattito politico. In questa legislatura, che è innovativa e costituente sotto tanti punti di vista, come Noi Moderati vorremmo che la Commissione antimafia venisse ricondotta alla sua storia, alla sua mission e al suo grande rilievo istituzionale; e il fatto che in Parlamento vi sia una maggioranza parlamentare fermissima nella lotta alla mafia e, al tempo stesso, consapevole dell'importanza delle regole e delle procedure è, in tal senso, certamente di buon auspicio. Anche perché, signor Presidente, il lavoro che attende la Commissione è davvero importante e impegnativo. La doppia crisi causata dalla pandemia, prima, e dall'emergenza internazionale, poi, ha moltiplicato le sacche di disagio nelle quali si annida la malavita, nelle quali si annidano le mafie e quei tantissimi fenomeni pericolosi per il sistema Stato, come, un esempio per tutti, quello della piaga dell'usura. La moltiplicazione degli interscambi in un mondo sempre più globalizzato ha provocato una preoccupante ramificazione delle organizzazioni criminali italiane all'estero e delle mafie straniere in Italia. I piani di ripartenza messi in campo dalle istituzioni nazionali e sovranazionali, con l'immediata messa a disposizione di ingenti quantità di denaro, ha imposto un ulteriore innalzamento del livello di guardia, perché oggi la mafia è anche, se non soprattutto, una mafia economica.

C'è insomma tanto, tantissimo da lavorare, e riteniamo che sia un buon segnale anche in questa legislatura l'unità delle forze politiche nella determinazione di rinnovare e di ricostruire una Commissione che davvero può dare un importante e fondamentale apporto.

Non si tratta, ovviamente, di sostituirsi né alla magistratura né alle Forze dell'ordine. Si tratta, piuttosto, di fornire, attraverso un lavoro di scandaglio e approfondimento, un quadro conoscitivo importante sulla congruità della legislazione vigente e della sua applicazione, sulla pervasività di nuovi e vecchi fenomeni, sulla dimensione patrimoniale e sulle ramificazioni territoriali, sulle connessioni con i traffici internazionali, a cominciare da quello della droga, e con i fenomeni come l'usura, l'estorsione e il riciclaggio, sul tentativo di permeazione degli apparati pubblici e di appropriazione di risorse.

Signor Presidente, come già accennato, un aspetto importante di cui si occuperà questa importante Commissione è quello della penetrazione delle mafie straniere sul nostro territorio nazionale e dell'analisi delle peculiari modalità operative e di insediamento. A fenomeni diversi possono dover corrispondere strumenti di contrasto diversi e mirati, e sicuramente questa Commissione potrà aiutare il Parlamento e il Governo a dotare il nostro ordinamento della normativa più efficace.

Altrettanto importante e quanto mai attuale è il contributo al lavoro di vigilanza, affinché la più grande opera di ricostruzione degli ultimi decenni, ovvero il Piano nazionale di ripresa e resilienza, non sia sporcata da tentativi di infiltrazione.

Signor Presidente, insomma sono numerose e importanti le sfide che attendono la Commissione bicamerale di inchiesta sul fenomeno delle mafie, organismo parlamentare storico, ma sempre nuovo, perché nuove sono le sfide a cui è chiamato. Questo Governo e questa maggioranza hanno voluto inaugurare la legislatura con provvedimenti decisi contro la mafia, ed è stato certamente un importante segnale di fiducia e di speranza poter festeggiare la cattura di Matteo Messina Denaro. Bisognerà andare avanti con sempre maggiore determinazione, e il Parlamento dimostrerà in quest'Aula di essere pronto a dare il proprio contributo. Il nostro gruppo, quello di Noi Moderati, farà con convinzione e determinazione la sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Prima di passare oltre nella discussione, saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto “De Amicis” di Perugia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie alle ragazze, ai ragazzi e al corpo docente di essere con noi.

È iscritto a parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA (PD-IDP). Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, è stato ricordato dal mio collega Casu come la giornata di oggi - e anche questo inizio di discussione sulla proposta di legge di istituzione della Commissione antimafia - coincida con il Giorno della memoria. Una coincidenza che, ovviamente, non può che essere significativa anche per il tema che stiamo affrontando, perché, colleghi, la memoria, come nel caso della Shoah, ma come è il caso anche delle tragedie di mafia, dei morti di mafia - basta pensare alla bellissima esposizione fotografica che c'è in questi mesi nelle sale del Parlamento - è qualcosa che ci deve indurre a essere incisivi e attivi, ed è quello che stiamo cercando di fare oggi.

Sono molto orgoglioso, fatemelo dire, perché, anche grazie alla determinazione e all'impegno del mio gruppo, il Partito Democratico, siamo riusciti a incardinare in Commissione affari costituzionali la proposta di legge per l'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle mafie, rispondendo a un dovere politico e morale, ma anche ad appelli che sono provenuti da più parti, dalla società civile. Ricordo, tra tutti, quello di don Ciotti e dell'associazione Libera, che ci ha chiesto di inaugurare questo 2023 con l'approvazione della Commissione parlamentare antimafia per dare un segnale forte alle mafie e alle forme corruttive, perché il problema delle mafie ma anche i fenomeni connessi alla droga, alla corruzione, al gioco d'azzardo, ai disastri ambientali prodotti dalla criminalità organizzata, sono diventati oggi, purtroppo, nella testa di molti oggetto di normalizzazione.

La proposta di legge, come sappiamo, prevede la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, per il corso di questa XIX legislatura. Nella nostra storia repubblicana, dal 1962 ad oggi, hanno già operato undici Commissioni parlamentari che hanno posto al centro delle proprie indagini e delle proprie iniziative il fenomeno della mafia nelle sue diverse espressioni. Negli anni nel corso dei quali le Commissioni hanno operato, questo fenomeno, il fenomeno mafioso, ha subito profonde e radicali trasformazioni; tuttavia, l'impegno contro le mafie e contro i poteri criminali e il nostro impegno per la legalità non possono dirsi certo conclusi. Questo perché la mafia è ancora straordinariamente pericolosa, capace di adattarsi colpendo il tessuto vivo del Paese, capace di insinuarsi negli affari, nella società, nella politica, in Italia come all'estero.

Magari oggi la mafia non uccide in maniera plateale, come nel passato, ma ciò non significa che sia sparita; magari non spara, ma utilizza altre armi più moderne: la corruzione, le pressioni economiche, le intimidazioni. La mafia mira a mantenere basso il livello di allarme sociale, in modo da scomparire dal dibattito pubblico e fare affari ad altri livelli.

Il consenso alle mafie si radica, in modo particolare, negli ambienti che devono il loro benessere e la loro sopravvivenza alle attività economiche che ruotano intorno a esse, com'è normale che avvenga in tutti i campi in cui, in tante parti del mondo, interi settori della società sanno di dovere la propria sopravvivenza ad attività illecite o criminali. È per questo che, anche con questa Commissione, dobbiamo affiancare e sostenere le aziende che avranno problemi di liquidità, problemi aumentati a causa della pandemia, prima, e della guerra, poi, per non consegnare queste aziende al fenomeno dell'usura. La stessa cosa va fatta per i lavoratori, per i cittadini ed è a questo scopo che è necessario rafforzare l'intervento sociale dello Stato, per non lasciare alcuno spazio di azione a quello criminale.

La proposta di legge istitutiva di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, anche straniere, è poi figlia di una storia, di una lunga storia, direi, di legislazione antimafia, che ci è invidiata un po' in tutto il mondo e dalla quale tutto il mondo cerca di prendere spunto. Io sono un parlamentare eletto nella Circoscrizione estero del Sudamerica e so quanto siano forti le infiltrazioni mafiose in quell'area del mondo, ma, fortunatamente, quanto sia forte anche il livello, ormai, della nostra cooperazione giudiziaria, anche grazie a progetti, iniziative e istituzioni. Questa nostra legislazione, come dicevo, è antica, è una legislazione alla quale hanno contribuito tanti parlamentari, alcuni anche dedicando e sacrificando la loro vita per questa lotta, ricordo tra tutti Pio La Torre, al quale, insieme al generale Dalla Chiesa e ai giudici Falcone e Borsellino, è dedicata la mostra “A testa alta”, che in questi giorni è esposta qui alla Camera (Applausi). Abbiamo, quindi, a disposizione leggi importanti: il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione; la legge che confisca preventivamente i beni dei mafiosi e prevede il loro utilizzo da parte della società, una legge centrale, sul cui funzionamento e sulla cui efficienza sono necessari un costante monitoraggio e un conseguente adeguamento normativo regolatorio.

Per questi motivi riteniamo, dunque, che lo scopo del Parlamento debba essere anche quello di contribuire a far adottare all'Europa queste leggi per combattere le mafie; un patrimonio comune e uno strumento di cooperazione internazionale. Le mafie sono cambiate nel tempo e su di esse occorre prestare attenzione. La Commissione antimafia e il Parlamento italiano rappresentano, pertanto, un osservatorio e un presidio strategico.

La crisi economica ed energetica, la pandemia e le guerre costituiscono per la criminalità organizzata un'occasione ricca di nuove possibilità di infiltrazione e di tentazioni di dominio. Non è indifferente ricordare - nonostante tanti di noi che interverranno oggi, come il sottoscritto, provengano dal Sud, dalla Sicilia, nel mio caso - che le mafie non sono più un retaggio del Meridione d'Italia, ma sono ormai radicate anche al Nord e in tutto il Paese. Se è vero che è superato il periodo negazionista, laddove qualche importante figura istituzionale, qualche anno fa, diceva che a Milano la mafia non c'è, continua oggi, però, una sottovalutazione del fenomeno nel Nord Italia o, meglio, una non sufficiente consapevolezza di quanto sia insidiosa, per il tessuto socioeconomico di quella parte del Paese, l'infiltrazione mafiosa. Se, infatti, le tradizionali attività illecite continuano ad avere un ruolo fondamentale, tra tutte quella legata ad ogni forma di sostanza stupefacente, soprattutto per l'approvvigionamento di denaro che ne deriva, è sempre più frequente il fenomeno del riversamento di ingentissime risorse finanziarie nel tessuto economico legale, mettendo in circolo denaro sporco, contaminando settori strategici con mentalità e condizionamenti mafiosi. È un fenomeno crescente, che nel corso degli anni ha saputo intaccare filiere come quella del movimento terra, ma che ha saputo poi guardare alla logistica, al ciclo dei rifiuti, alla grande distribuzione, fino ad arrivare ad attività vitali quali la sanità. La mafia, insomma, ha dimostrato una capacità di lettura del futuro, mutando metodi e coinvolgendo mondi professionali e associativi con straordinaria capacità.

L'attività della Commissione parlamentare deve, allora, sì, indagare e far emergere quanto il fenomeno sia presente nelle sue varie forme, ma anche, partendo dall'analisi di quanto avvenuto, sviluppare la capacità di mettere in pratica azioni di vera prevenzione che possono svilupparsi solo attraverso un adeguato investimento di risorse ed energie.

Elenco brevemente una serie di cose sulle quali credo che la Commissione dovrà concentrarsi: la conoscenza del fenomeno mafioso nelle varie ramificazioni e metodi di azione; la formazione di figure istituzionali, amministratori, funzionari, professionisti, a vario livello, anche del mondo sindacale e dell'informazione, per leggere i segnali della presenza mafiosa e poterla ostacolare; la creazione di sinergie vere tra le varie realtà socio-economiche; l'introduzione - questa la ritengo molto importante - nei percorsi formativi scolastici dello studio del fenomeno mafioso; l'investimento sui giovani, non pensando di dover insegnare loro, ma, assieme a loro, comprendere come cambiare il futuro. Ed è proprio dai giovani che sono venuti esempi incredibili, dal Sud al Nord del Paese, per il coraggio, le prese di posizione, la denuncia e il rigetto di ogni forma di sopraffazione e violenza mafiosa.

Occorre, poi, evitare che strumenti previsti per legge, invece che cogliere la felice intuizione di chi li ha pensati, si trasformino in mera amministrazione difensiva sulla carta, specie nei piccoli comuni, sempre più soggetti all'attenzione delle mafie e quali luoghi di investimento dei loro capitali criminali. Avere poi la massima attenzione, e questo ci dovrebbe interessare in prima persona come classe politica, verso la possibile contaminazione della politica con la mafia. In questo campo non ci possono essere tentennamenti o leggerezze, ma occorre il massimo rigore; non dimentichiamoci che poco più di dieci anni fa, nel 2012, il consiglio regionale della Lombardia fu sciolto, a causa dell'arresto di un assessore per collusione con la 'ndrangheta, provocando la fine della legislatura. Infine, lo abbiamo ricordato più volte in questa discussione, gli indubbi risultati che le Forze dell'ordine e gli inquirenti ottengono ogni giorno - di cui a volte, fatemelo dire con un po' di disinvoltura, qualcuno vuole appropriarsi, mi riferisco all'arresto del superlatitante Messina Denaro - hanno bisogno del coraggio di una nostra risposta. Questa risposta non può essere solo l'esercizio del ricordo, ma occorre richiamare il meglio di ciascuno di noi nel riaffermare i valori della libertà e della democrazia, perché fare giustizia, combattere la mafia, debellare questo cancro dalla nostra società non è un fine, ma il mezzo per garantire piena libertà e democrazia al Paese e alla nostra collettività, ai nostri cittadini e alle nostre cittadine.

Prima ho fatto riferimento a questa bellissima mostra, qui alla Camera, che inviterei tutti a vedere; è una mostra che riguarda gli eroi che sono stati uccisi dalla mafia. Guardiamo alla loro vita, al loro modo di interpretare il ruolo avuto nella società, al loro modo di essere fedeli alla nostra Repubblica e alla nostra Costituzione. Voglio finire, Presidente, ricordando le parole che qualche mese fa il Pontefice, Papa Francesco, ha detto in occasione del trentennale dell'istituzione della direzione investigativa antimafia.

Papa Francesco diceva: “Le mafie vincono quando la paura si impadronisce della vita, ragion per cui si impadroniscono della mente e del cuore, spogliando dall'interno le persone della loro dignità e della loro libertà”. Ecco, con questo invito a combattere la mafia, sconfiggendo la paura, concludo il mio intervento, ribadendo con convinzione il sostegno che il mio gruppo parlamentare darà a questo importantissimo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sbardella. Ne ha facoltà.

LUCA SBARDELLA (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'istituzione della Commissione antimafia rappresenta uno degli elementi qualificanti dell'avvio di ogni legislatura. Nel corso degli anni sono stati approvati vari cambiamenti, sia alle regole di funzionamento sia rispetto alle materie sulle quali la Commissione è chiamata ad operare. Resta, però, sempre confermata la centralità della Commissione, che mai come in questo preciso momento storico sarà chiamata ad affrontare un lavoro che, come del resto la natura stessa delle organizzazioni criminali, cambia sempre più velocemente. Su questo tornerò più avanti, anche per mettere a fuoco la rilevanza del rapporto tra lotta alla mafia e cronaca che, a seguito dell'importante cattura del boss Messina Denaro, ripropone all'attenzione generale alcune questioni di particolare rilevanza.

Entrando nello specifico del provvedimento, la conferma della denominazione dimostra la giusta intuizione prevista dalla legge n. 99 del 2018, nella misura in cui alla Commissione sono attribuite nuove competenze, anche rispetto alle altre associazioni criminali, alle mafie straniere e alle organizzazioni di natura transnazionale, in quanto evidentemente operanti sul territorio nazionale. Tale impostazione estensiva si riflette anche sui compiti che la Commissione sarà chiamata a svolgere, a partire dalla questione relativa alla verifica della legislazione antimafia, alla gestione dei collaboratori di giustizia, anche rispetto al tema delle scarcerazioni.

Su questo punto sono diversi gli aspetti da sottolineare, a partire dalla conferma da parte di Fratelli d'Italia e della maggioranza, della volontà di tenere fede al patto con gli elettori, in relazione alle condizioni di accesso all'istituto della liberazione condizionale da parte dei condannati all'ergastolo per i reati ostativi non collaboranti. Una posizione chiara, che anche questa Commissione sarà chiamata ad affrontare, relativamente alla parte di competenza.

Vengono confermate tutte le materie oggetto di specifica competenza elaborate ed affrontate, dalle disposizioni in materia di tutela delle vittime di estorsione e usura all'adeguatezza e alla congruità della normativa in materia di organizzazione di sistemi giudiziari, sistemi informativi e banche dati in uso agli uffici giudiziari e alle Forze di Polizia, un tema particolarmente sensibile anche alla luce della questione della sicurezza nazionale e della cybersicurezza.

Si tratta di coordinare le iniziative istituzionali anche a livello regionale e locale contro le mafie, nella prospettiva della costituzione di uno spazio giuridico antimafia a livello europeo e internazionale.

Rispetto all'evoluzione in atto dei fenomeni mafiosi e della loro organizzazione, uno dei temi centrali sarà quello relativo alle cosiddette mafie silenti e massomafie, così come agli intrecci con i settori commerciali ed affaristici, un aspetto direttamente connesso alla ormai sempre più consolidata capacità delle organizzazioni criminali di radicarsi stabilmente nelle aree e nelle regioni diverse da quelle di tradizionale insediamento.

Analoga attenzione sarà riservata all'internazionalizzazione e alla cooperazione con altre organizzazioni criminali in nuove attività illecite rivolte contro la persona, contro l'ambiente, contro la proprietà intellettuale e la sicurezza dello Stato; e poi il ruolo e lo sfruttamento dei flussi migratori illegali e del traffico di stupefacenti, del traffico di armi e del traffico di opere d'arte.

E se restano confermate tutte le competenze rispetto all'accertamento dell'infiltrazione della criminalità organizzata all'interno di associazioni massoniche o comunque di carattere segreto o riservato, le stesse si ampliano relativamente allo sfruttamento della prostituzione e alle zoomafie.

Per quanto riguarda la questione del rapporto tra mafia e politica, restano confermate tutte le disposizioni inerenti la verifica e l'approfondimento rispetto alla selezione dei gruppi dirigenti, alle candidature e alle elezioni ai vari livelli. Restano centrali le attività previste nell'accertamento delle attività contro le infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti pubblici, dell'agricoltura, con particolare attenzione all'utilizzo dei fondi strutturali europei, e in generale nei confronti degli operatori dei settori produttivi.

Altro aspetto centrale sarà quello relativo al rapporto tra le mafie e l'informazione, a partire dalle diverse forme in cui si manifesta la violenza o l'intimidazione nei confronti dei giornalisti o degli operatori della comunicazione, soprattutto laddove tali difficoltà rappresentano un vero e proprio ostacolo a livello territoriale rispetto alla libera e trasparente informazione.

Verifica, controllo e supporto delle organizzazioni associazionistiche antimafia, verifica dell'adeguatezza della norma per la bonifica dei beni e un costante monitoraggio contro le infiltrazioni delle organizzazioni criminali all'interno degli enti locali saranno tutte attività importanti da svolgere nel corso della legislatura.

Ci sono poi le novità, le materie ulteriori che la Commissione sarà chiamata ad affrontare e che riflettono in maniera puntuale sia le principali partite economiche in atto, sia quelle relative alla rispondenza dei fenomeni criminali in questo Paese. Mi riferisco, in particolare, alle nuove forme di criminalità di tipo mafioso, strettamente connesse all'immigrazione, alle nuove popolazioni residenti e ai contesti sociali, economici e culturali in cui si radicano e si sviluppano.

In questo contesto sono almeno due le principali emergenze, rispetto alle quali le istituzioni hanno colpevolmente accumulato un ritardo ingiustificato e inaccettabile, anche bocciando le numerose proposte di Fratelli d'Italia nel corso della precedente legislatura. Mi riferisco, in particolare, all'infiltrazione criminale all'interno della comunità nigeriana, elemento propedeutico all'inaccettabile sfruttamento di donne e minori, così come al tema della legalità nel contesto delle attività delle comunità cinesi, a partire dallo sfruttamento del lavoro clandestino fino alla sicurezza nei luoghi di produzione, nonché all'esportazione illegale di capitali verso Paesi esteri. Sono temi che assumono particolare rilevanza, laddove si riscontra una forte presenza nel settore manifatturiero, così come dimostrano le cronache delle aree della Toscana, in particolare tra Prato e Firenze, o nel settore del commercio nel quartiere Esquilino a Roma.

Un altro strategico filone di ulteriori approfondimenti riguarderà invece i sistemi di pagamento elettronici e l'uso di valute virtuali, in quanto canali privilegiati dalla rete criminale, un fenomeno che oltretutto destra crescente preoccupazione a livello internazionale anche a seguito delle dinamiche di tenuta delle imprese operanti, della loro trasparenza e della loro affidabilità. Si tratta di criticità che già negli scorsi mesi anche nel nostro Paese hanno avuto ripercussioni dirette in contesti non solo finanziari, ma anche produttivi, come quello della sponsorizzazione di attività sportive.

Altro aspetto innovativo sarà quello di verifica di anomalie sintomatiche di infiltrazioni mafiose e massomafiose rispetto alle risorse e ai bandi del PNRR. È evidente che garantire la massima trasparenza e correttezza di tale attività rappresenta un aspetto decisivo e propedeutico del buon esito dell'intera programmazione per il miglior utilizzo possibile dei fondi comunitari.

Da un punto di vista di un'attenta seria e realistica valutazione politica, riteniamo che la presenza di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia e su ogni altra forma di criminalità organizzata continui ad essere necessaria per varie ragioni. Infatti, lo scopo della Commissione non è quello di intralciare o sindacare l'operato di magistrati e Forze di Polizia sul piano giudiziario, ma semmai quello di fornire alle più alte istituzioni la migliore conoscenza della complessità del fenomeno dal punto di vista sociale, economico, culturale, oltre che criminale, perché l'attività della Commissione, specie quando si traduce in sopralluoghi o audizioni nelle zone del nostro Paese più colpite dai fenomeni mafiosi, rappresenta da sempre un prezioso segnale di vicinanza e di attenzione dello Stato nei confronti dei tanti cittadini onesti, inaccettabilmente schiacciati dall'oppressione mafiosa.

Inoltre, il lavoro della Commissione può consentire di comprendere la pericolosità di quelle nuove forme di criminalità organizzata che si stanno espandendo nel nostro Paese, anche a causa dei fenomeni connessi ad esempio all'immigrazione. I risultati della Commissione sono un presupposto irrinunciabile per dare concretezza ed efficacia all'azione del Parlamento e del Governo.

La lotta alla mafia e in generale la lotta verso ogni forma di oppressione mafiosa è un dovere che riguarda tutte le forze politiche, un dovere che si assolve lavorando insieme in una prospettiva non di contrapposizione, ma di condivisione e di collaborazione, un dovere che la Commissione, con i suoi poteri di indagine e di approfondimento, può consentirci di svolgere al meglio nell'interesse primario dei cittadini.

Proprio per questo, dopo aver sottolineato le materie che abbiamo voluto inserire tra le nuove competenze, ritengo doveroso sottolineare come tra gli impegni fondamentali della Commissione resti confermata la facoltà di promuovere la realizzazione di iniziative per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul valore storico, istituzionale e sociale della lotta contro le mafie e sulla memoria delle vittime della mafia, a partire dalla Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie.

Colleghi, io ritengo che soprattutto in questi ambiti la politica sia chiamata ad assolvere il proprio ruolo senza incertezze, con determinazione e risolutezza. Tanti di noi in quest'Aula - prima fra tutti, come mi piace sottolineare, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni - abbiamo iniziato a fare politica o abbiamo comunque rafforzato i nostri convincimenti etici e morali proprio a seguito delle stragi di mafia del 1992 e del 1993. È anche per questo ed è anche per le vittime di quei vili attentati che noi oggi siamo qui e siamo chiamati a operare, come ci ricorda la nostra Carta costituzionale, con disciplina e onore.

In linea con questo presupposto ideale, ho molto apprezzato le dichiarazioni con le quali l'attuale Governo, dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro, ha voluto rimarcare la continuità nella lotta alla mafia con gli Esecutivi precedenti, condividendo il merito tra tutti coloro che hanno dato il proprio contributo, a partire, ovviamente, dalle Forze dell'ordine e dalla magistratura.

In questo quadro istituzionale ho quindi letto con stupore le dichiarazioni di chi addirittura ha accusato l'attuale Governo e l'attuale maggioranza di non fare abbastanza nella lotta alla mafia. Un'accusa evidentemente risibile e poco credibile, così come chi l'ha sostenuta. Ma siccome anche un orologio rotto due volte al giorno segna l'ora giusta, anche queste parole possono avere un'utilità, quella di darci l'opportunità di ribadire che questo Governo, questa maggioranza e - sono certo - questo Parlamento, nella sua interezza e senza distinzioni, lavoreranno ogni giorno, da qui fino alla fine della legislatura, per produrre esattamente il contrario, cioè mettere in campo la più seria ed efficace stagione di lotta nei confronti di tutte le mafie. Lo dobbiamo alla nostra storia e alla nostra Nazione, lo dobbiamo ai tanti eroi che sono morti per difendere l'integrità e la dignità delle istituzioni repubblicane, lo dobbiamo ai nostri figli e a tutte le future generazioni. Noi di Fratelli d'Italia, nella lotta alle mafie, ci troverete sempre in prima linea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carmela Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, ci apprestiamo ad approvare una proposta di legge che istituisce la Commissione di inchiesta sul fenomeno delle mafie e associazioni criminali. Non è una novità: tale Commissione è stata istituita, per la prima volta, nel 1962. Tuttavia, nonostante il lavoro degli egregi colleghi che ci hanno preceduto, il fenomeno delle mafie non è stato debellato, anzi. È un fenomeno che non si è mai arrestato ma, piuttosto, ha cambiato pelle e si è adeguato al cambiamento della società. Un fenomeno che nell'ultimo decennio è più sottotraccia e la sua presenza non è tanto al Sud ma soprattutto al Nord, nell'alta finanza, e con grandi operazioni tale fenomeno è andato anche oltre il confine nazionale.

Questo dovrebbe porci degli interrogativi sul reale impegno e sulla reale volontà di questa istituzione, di questo Parlamento, nel fornire strumenti efficaci nella lotta contro le mafie. Questo perché siamo consapevoli che le mafie non si sconfiggono nelle aule dei tribunali, non si arrestano nelle carceri o dietro alle sbarre, ma il luogo deputato alla lotta contro le mafie è quest'Aula, è questo Parlamento, colleghi. La mafia si sconfigge solo se si forniscono strumenti legislativi idonei, e non mi riferisco soltanto a strumenti giuridici di ambito penale ma mi riferisco a leggi giuste, leggi volte a sconfiggere l'individualismo insofferente delle regole, l'indifferenza al bene comune, leggi che contrastano la crescita della corruzione, degli abusi e dell'illegalità.

Infatti, le mafie sono forti in una società disuguale, dove i privilegi hanno preso il posto dei diritti e le persone più fragili vengono lasciate ai margini. La mafia si sconfigge solo se restituiamo una società più giusta. Essere contro le mafie significa soprattutto riaffermare la corresponsabilità, la centralità delle persone e del legame sociale. Oggi più che mai lo dobbiamo fare, perché l'emergenza sanitaria passata e quella economica attualmente in corso hanno creato nuove povertà, hanno determinato nuovi bisogni non ancora registrati e censiti dallo Stato e ciò rappresenta una situazione inedita e gravissima che costituisce uno scenario di indubbio interesse per la criminalità organizzata, con il rischio, già paventato dalla magistratura, di un nuovo sistema di welfare e di sostegno economico agli operatori in difficoltà, un sostegno assicurato proprio dalla criminalità organizzata che, molte volte, in molte zone, arriva prima dello Stato.

Il contrasto alle mafie dev'essere un esercizio costante dell'azione politica e amministrativa di ogni uomo e di ogni donna democraticamente eletti e ciò perché le mafie si fondano su sodalizi criminali che, attraverso il metodo dell'intimidazione violenta, costituiscono veri e propri plotoni di assalto alla democrazia repubblicana.

La mafia è senza dubbio un sistema organizzato di mezzi e uomini che si insinua dappertutto, altera l'economia e i rapporti sociali e anima pezzi dello Stato, è un'organizzazione economica che lavora sui territori per aumentare i propri business, che fa affari ovunque e che guarda ai bilanci degli enti locali con molto interesse.

Rocco Chinnici, il magistrato palermitano ucciso da Cosa Nostra per il suo impegno contro la mafia, diceva che la mafia e la camorra sono conservazione dell'esistente, parassitismo e spietata volontà di denaro. È un metodo che si insinua anche nelle carte, nelle nostre menti, nel nostro modo di pensare e di accettare, nella nostra economia e che va ad alterare il mercato economico e il tessuto sociale, che va ad alterare i rapporti umani. La camorra e la mafia sono una montagna di merda, ma molte volte sono una montagna di rifiuti, di cemento, un appalto truccato e alterato o, più semplicemente, una montagna di scartoffie, ma non per questo sono meno pericolose. Oggi la mafia spara di meno ma corrompe di più. Le organizzazioni criminali vengono considerate come un'unione di imprese che, in una prima fase, fornisce beni e servizi in un mercato illegale e, in una seconda fase, fornisce beni e servizi in mercati legali, ed è questa la fase che stiamo vivendo. La criminalità organizzata mira a controllare la pubblica amministrazione. Oggi la mafia punta soprattutto al controllo dei flussi della spesa pubblica, realizzato attraverso il condizionamento e la corruzione della pubblica amministrazione. La conclusione è che non bisogna sparare in faccia a un uomo per essere mafiosi. La corruzione è senza dubbio un reato satellite del fenomeno mafia e non può essere annoverata tra i reati ordinari. Essa rappresenta una minaccia per lo Stato di diritto: falsa la concorrenza e ostacola lo sviluppo economico. Per questo motivo, mai il MoVimento 5 Stelle - mai! - potrà condividere posizioni che questo Governo e questa maggioranza hanno assunto e che rallentano e allargano la maglia di contrasto alla corruzione, come si è fatto recentemente.

Non possiamo arretrare e non si deve arretrare. Se arretra la politica e se la politica non dà norme che siano capaci di proteggere il nostro Paese, perché il cittadino dovrebbe opporsi? Allentare la presa sulla corruzione significa allentare la presa sulla mafia e questo è chiaro a tutti. Anzi, mi lasci dire, Presidente, che con il decreto Anti rave non si è mandato un messaggio chiaro di volontà di contrasto alle mafie. Questo perché non si è limitato a conformare l'articolo 4-bis alla Costituzione, come richiesto dalla Corte costituzionale e con i paletti della Corte costituzionale, ma si è prevista una sperequazione tra i collaboratori di giustizia e i mafiosi, consentendo ai mafiosi di accedere ai benefici penitenziari senza collaborare. Tale intervento normativo scoraggia i mafiosi a collaborare e questo non lo diciamo noi ma gli addetti ai lavori. Questa legge, quindi, ha segnato, dopo trent'anni, il primo grande segnale di cedimento di questo Parlamento e lo dobbiamo dire con forza e con verità: ai mafiosi oggi non conviene più collaborare. I mafiosi hanno compreso che bisogna attendere. La mafia ha animato pezzi dello Stato: lo hanno affermato ad agosto i giudici della corte di assise di appello di Palermo, nella nota sentenza, dello scorso agosto, appunto, sulla trattativa Stato-mafia.

Il recente arresto di Matteo Messina Denaro se, da un lato, registra una grande vittoria per gli uomini e le donne impegnati in questa grande operazione, dall'altro, però, registra nuovi dubbi e nuovi quesiti che questo Parlamento e la Commissione che ci apprestiamo ad istituire dovrebbero avere il coraggio, la forza e la volontà di chiarire. Come può un superlatitante, tra i più ricercati al mondo, sparire per oltre trent'anni, per poi essere arrestato a pochi chilometri da casa sua, intento a svolgere la sua vita come un normale cittadino? Da chi è stato aiutato in questi anni? Quindi, a questa Commissione e ai suoi commissari auguro coraggio, il coraggio di andare oltre e di rispondere a questi quesiti. La costituenda Commissione ha davvero un onere grandissimo, che riguarda proprio questi temi.

Il MoVimento 5 Stelle ha dato un contributo determinante al provvedimento grazie al sapiente apporto del collega Cafiero De Raho, al quale è unanimemente riconosciuta una esperienza sul campo nell'antimafia. Il suo contributo è stato determinante nell'introdurre nuovi strumenti e nuove competenze, riconosciuti anche dai colleghi che sono intervenuti prima di me. Si tratta di nuovi strumenti che tengono conto dei mutamenti e delle trasformazioni del fenomeno mafioso e di tutte le sue connessioni, come, per esempio, le associazioni massoniche, ma anche delle risorse e della gestione del PNRR, consapevoli del fatto che sono risorse attenzionate dalle organizzazioni criminali.

L'auspicio è che questa Commissione collabori il più possibile con le scuole, di ogni grado e stato, perché, se c'è un comune denominatore in tutti i personaggi, in tutti gli uomini che si sono battuti contro le mafie, si riscontra nello sguardo che si deve avere con le nuove generazioni; la cultura della mafia va affrontata guardando soprattutto alle nuove generazioni, perché il fenomeno delle mafie va affrontato di certo con l'intervento dei magistrati, delle Forze dell'ordine, della politica, ma pretende, per essere risolto, una mobilitazione collettiva, un investimento educativo e culturale; dovremmo scolpire le parole di Antonino Caponnetto, quando diceva: la mafia teme la scuola più della giustizia, l'istruzione taglie l'erba sotto i piedi della cultura mafiosa.

Presidente, vengo da una guerra di camorra che lei conosce, bene, ma vengo anche da una terra di resistenza e di grandi uomini come don Antonio Riboldi, prima sacerdote in Sicilia, nella diocesi di Mazara del Vallo e poi, dal 1986, vescovo di Acerra, la mia città, ricordato da tutti come il vescovo anticamorra che, negli anni Ottanta, con coraggio e passione, nel regno di Cutolo parlò direttamente ai camorristi, chiedendo di rompere il precetto dell'omertà, chiedendo loro di pentirsi e di collaborare. Quaranta anni fa don Riboldi, il nostro vescovo, il mio vescovo ha parlato soprattutto ai giovani, dicendo: La camorra domina i cuori e le menti, impedisce ai ragazzini di andare a scuola perché è lei che li vuole educare. In estate portavo 400 bambini in Trentino figli di camorristi, adesso sono diventati uomini normali, eppure tagliamo i fondi alla scuola. Cutolo sosteneva che la camorra è come Robin Hood: toglie ai ricchi per dare poveri. Se la scuola non contrasta questa cultura dell'illegalità come strumento di protezione sociale non ci sarà futuro per il Mezzogiorno e neppure per l'Italia.

C'è stato un tempo, nel regno di Cutolo, in cui la gioventù napoletana, grazie alla passione di un vescovo, ha creduto di poter sconfiggere la camorra e la mafia. È compito di tutti noi far ritornare questo tempo e a don Riboldi oggi va il mio pensiero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prima di passare al prossimo intervento, saluto l'Istituto “Gonzaga” di Milano. Grazie, ragazze e ragazzi, grazie al corpo docente di essere qui con noi (Applausi). È iscritto a parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, signor rappresentante del Governo, vorrei prima di tutto ringraziare Simona Bordonali, la nostra relatrice, per il lavoro ottimo che ha svolto in Commissione nel guidare un po' la formazione di questa proposta di legge di istituzione della Commissione antimafia. Vorrei ringraziare anche i colleghi della Commissione, sia quelli di opposizione che di maggioranza, perché nella discussione che si è svolta si è riscontrata una grande disponibilità ad accogliere gli emendamenti che noi abbiamo presentato come forza politica, come Alleanza Verdi e Sinistra, e non era dovuto, non era scontato. Ciò è un elemento importante che ci permette di affrontare questa nostra discussione partendo da un presupposto fondamentale, e cioè che quella alla mafia non è la lotta di una parte, ma è la lotta di tutto il Paese, di tutte le forze politiche, del Parlamento in primo luogo, in quanto rappresentante dei cittadini del nostro Paese. È una battaglia che si vince o si perde tutti insieme.

Anche facendo riferimento alle parole del collega Sbardella, nessuno dubita che il ruolo del Governo in questo Paese sarà contro le mafie; possiamo non essere d'accordo su alcune misure, possiamo ragionare su misure alternative più efficaci o meno, ma questo sta nel dibattito politico, ma, ripeto, nessuno dubita che anche questo Governo cercherà di svolgere al massimo un ruolo contro le mafie. E ciò a cominciare da una delle questioni fondamentali di lotta alla mafia, vale a dire i molti, i troppi comuni sciolti dal Ministero dell'Interno, dal Governo, negli anni passati, per infiltrazioni di tipo mafioso o di organizzazioni criminali. Questo è un grave vulnus del sistema politico del nostro Paese, perché le istituzioni più vicine ai cittadini, quelle tra le più importanti, troppo spesso sono vittime di infiltrazioni che cambiano la natura di tali istituzioni, determinando anche una forte sfiducia da parte dei cittadini nei confronti delle stesse.

Su questo dobbiamo lavorare e chiediamo al Governo un'attenzione particolare; il Governo può vigilare e deve vigilare. Non dubitiamo che lo farà con la dovuta oculatezza, con la dovuta serietà, però questo è un fenomeno che dobbiamo sicuramente seguire con attenzione.

Il nostro voto favorevole sull'istituzione della Commissione d'inchiesta parlamentare sul fenomeno mafioso non è un atto di mera prassi parlamentare, tanto meno un rituale, ma è un gesto di profonda responsabilità, una consapevolezza nei confronti di chi, da tempo, direi anche troppo, lotta quotidianamente contro questo cancro, questa malattia che infetta il nostro Paese. Noi siamo e restiamo nel solco della strada scelta fin dalla prima istituzione della Commissione parlamentare antimafia, affinché ogni gruppo, ogni partito politico faccia la propria parte nel contrastare questo fenomeno, la cui portata non è solo legata all'impatto criminale e penale, ma ha anche risvolti politici, economici e sociali.

Dall'arresto di Totò Riina, negli ultimi mesi della prima Repubblica a quello di Matteo Messina Denaro, chi più, chi meno, con qualche zona d'ombra, tutti i Governi, la magistratura, la Polizia, i Carabinieri e la società civile, hanno combattuto seriamente la mafia, molte volte anche con il sangue. Oggi possiamo finalmente dire che i grandi boss sono fuori gioco, però la mafia non è stata sconfitta. Su questo sono d'accordo. Neanche lo Stato è stato sconfitto. Solo nei prossimi mesi si potrà capire quali saranno gli effetti dell'arresto dell'ultimo dei capi di Cosa Nostra; noi di sicuro, lo Stato, i cittadini, le cittadine e il Parlamento non abbasseremo la guardia.

Il nostro voto oggi è un gesto di responsabilità nei confronti degli operatori della giustizia e delle Forze dell'ordine, della Direzione nazionale antimafia e della DIA; di ogni singolo magistrato e appartenente alle Forze dell'ordine, ai quali, anche da parte mia e del mio gruppo, rivolgiamo un caloroso ringraziamento per il lavoro quotidiano che svolgono sul territorio per garantire la sicurezza ai cittadini. Oggi come ieri, il nostro vuole essere un gesto di responsabilità verso quelle cittadine e quei cittadini che, con grande senso dello Stato e passione civile, prestano il loro lavoro, la loro competenza, la loro generosità nel difendere la cultura e la pratica dei valori dell'antimafia. Per questo oggi voglio ricordare due persone, senza dimenticare Falcone e Borsellino e molti altri che hanno donato la loro vita e che hanno pagato con il sangue il loro impegno. Due persone che tanto hanno fatto contro la criminalità mafiosa, “una mastodontica e tenebrosa organizzazione delinquenziale, viva ed operante come una gigantesca piovra, che stende ovunque i suoi micidiali tentacoli e tutto travolge, per soddisfare la sua sete insaziabile di denaro e predominio”, così Pietro Scaglione, procuratore della Repubblica, nonché primo magistrato siciliano ucciso per mano di Cosa Nostra definì, nel 1969, la mafia. Colto, integerrimo, imparziale e dotato di grande spirito di sacrificio, Scaglione è stato tra i primi magistrati a combattere Cosa Nostra, a intuirne la crescita oscura e, con grande impegno, ha indagato sui grandi misteri, per scoprire la verità e affidare i colpevoli di tali crimini alla giustizia.

Il 9 maggio 1978, lo stesso giorno del ritrovamento, a Roma, del corpo senza vita di Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse, a Cinisi, Palermo, fu ucciso Giuseppe Impastato, da tutti chiamato Peppino, militante, dirigente di Democrazia Proletaria.

Aveva 30 anni, fu ucciso dai sicari mafiosi che, con una messinscena, riuscirono a far credere che fosse stato dilaniato dall'esplosione di un ordigno mentre egli stesso organizzava un attentato dinamitardo. La vera natura mafiosa di quell'omicidio premeditato è stata portata alla luce dopo anni di indagini e depistaggi. Per fare luce e giustizia ci sono voluti la determinazione e il coraggio di sua madre Felicia, del fratello Giovanni e, soprattutto, dei suoi compagni e l'impegno del giudice Rocco Chinnici, anche lui ucciso dai mafiosi nel 1983.

Ricordare alcune vittime innocenti della mafia, i servitori dello Stato, i giornalisti, quanti impegnati nel sindacato, nei partiti o persone come don Luigi Ciotti, che è stato promotore di una pregevole iniziativa civile come quella delle “magliette rosse”, è un dovere, un piccolo gesto di solidarietà, è il primo passo per coloro che sono paralizzati dalla paura. Per liberarci dalla paura abbiamo bisogno di persone che ci aiutino a capire la complessità e gli intrecci perversi, l'articolazione delle forme criminali e delle strutture organizzative, abbiamo bisogno degli apparati di intelligence, di apparati tecnologici sofisticati ma anche degli occhi di chi sa vedere e raccontare con inchieste giornalistiche, come Federica Angeli, il cui lavoro di inchiesta è stato fondamentale per inquadrare un nuovo contesto mafioso che a lungo è stato negato, come quello del litorale di Ostia, Penso anche a Roberto Saviano, per il suo impegno quotidiano, per la sua non vita, costretto, per le denunce e le inchieste sulla camorra, a vivere giornalmente sotto scorta.

Noi, ancora oggi, abbiamo bisogno della Commissione antimafia per capire la complessità del fenomeno criminale, in perenne mutamento perché transnazionale e profondamente radicato e pervasivo sia nel mondo sia economico sia nel mondo politico. Io su questo vorrei spendere due parole, colleghe e colleghi, perché la mafia si trasforma, così come si trasforma la società. Una volta, l'immagine dei mafiosi era quella classica della coppola e della doppietta sulla spalla, ma non è più così: i rampolli delle famiglie mafiose oggi studiano nelle migliori università, non italiane ma europee, e, nei migliori salotti dell'economia del nostro Paese, siedono i rappresentanti nascosti della mafia, che determinano scelte importanti in campo economico. Sono i mafiosi tra i principali finanziatori di tante attività economiche che sembrano legittime ma che sono, invece, foraggiate con risorse economiche che sono proventi delle attività illecite. Quindi c'è una grande trasformazione: lo Stato deve essere in grado di capire quello che sta accadendo, di mettere in campo, a supporto delle strutture che indagano contro la mafia, le capacità di intelligence e la capacità economica che ci rendono competitivi. Anche da questo punto di vista, guardate, l'investimento tecnologico delle organizzazioni mafiose è assolutamente all'avanguardia. Dobbiamo essere in grado di rispondere a questa evoluzione sociale e politica della mafia. La mafia non è più l'uomo con la coppola e con la doppietta, è il vicino di casa, è l'imprenditore, è colui che sembra insospettabile. Questa pervasione della mafia nella nostra società è l'elemento più pericoloso, perché normalizza i poteri criminali, normalizza la mafia e di questo noi dobbiamo avere paura.

Come dobbiamo aver paura di lasciare i nostri quartieri periferici delle grandi città - lo dico alle colleghe e ai colleghi di tutti i partiti - nelle mani della camorra, nelle mani della 'ndrangheta, delle nuove mafie, dei poteri criminali organizzati, perché i nostri giovani, in quei quartieri, lasciati a se stessi, senza alcuna prospettiva dal punto di vista sociale, senza alcun aiuto per poter emergere da una situazione di degrado sociale, sono vittime della mafia; spesso in questi quartieri la mafia è l'unico datore di lavoro possibile. Questo noi lo dobbiamo sapere, ce lo dobbiamo dire e spero che tali questioni siano all'attenzione della nuova Commissione antimafia, perché soltanto con un intervento coordinato, completo dello Stato e delle istituzioni, si possono reprimere gli eventi criminali e, contemporaneamente, si può lavorare per il risanamento della nostra società dal punto di vista culturale, dal punto di vista economico, dal punto di vista delle infrastrutture e delle possibilità di futuro dei giovani che vivono nelle parti più degradate del nostro Paese. Soltanto in questo modo noi riusciremo a vincere la mafia perché, altrimenti, la mafia, cambiata, riformata, adeguata ai tempi, sarà sempre presente nel nostro Paese. Diceva Falcone che, come tutte le cose umane, anche la mafia finirà. Noi su questo siamo d'accordo, ci vogliamo impegnare per poterlo fare e tutti insieme dobbiamo essere in grado di riuscire a fare questa cosa.

La collega del MoVimento 5 Stelle ha citato Caponnetto, una bella citazione: “La mafia teme la scuola più della giustizia”. È vero, collega, è vero, colleghi, è così. Questo cosa significa? Significa che noi la battaglia contro la mafia non la vinciamo unicamente comminando pene sempre più afflittive, ma facendo un altro lavoro, il lavoro nella società, creando le condizioni perché cresca in mezzo alle persone la voglia di essere persone perbene, oneste, che possono costruirsi un futuro con le regole della trasparenza, dell'onestà, della convivenza civile e della non violenza. Soltanto in questo modo vinceremo la nostra battaglia. Io spero che, tutti insieme, ce la potremo fare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cangiano. Ne ha facoltà.

GEROLAMO CANGIANO (FDI). Grazie, Presidente. Nata nel lontano 1948, la Commissione parlamentare antimafia ha sempre rappresentato quell'attenzione che il mondo della politica e delle istituzioni deve avere nei confronti di quei sistemi criminali che per decenni hanno rappresentato, e purtroppo in alcune zone ancora rappresentano, una realtà esistente ed operante. Di cose ne sono cambiate nel corso dei decenni: è cambiato il modo in cui i sistemi mafiosi e criminali hanno iniziato a rapportarsi con i tessuti economici e produttivi della società; è cambiato l'oggetto dell'interesse economico dei sistemi mafiosi e criminali, che si è diversificato anche in base ad una differenziazione geografica, dal traffico di stupefacenti allo sfruttamento della prostituzione, saldamente in mano ad una mafia nigeriana o, comunque, ad una mafia di importazione.

Oggi si è sempre più vicini alla connotazione che si sono dati i sistemi mafiosi e camorristici nell'emergere come clan che hanno affiancato alla violenza delle armi i colletti bianchi, l'alta finanza ed una disponibilità economica davvero impressionante. Mantenere il passo con un mondo sommerso che prova continuamente a reinventare se stesso per sfuggire alle maglie della legge, che si fanno sempre più strette e rigorose, non è stato semplice ma, se oggi siamo qui a discutere su un organismo parlamentare che, dal 1948, non ha praticamente mai smesso di assolvere alla sua funzione, vuol dire che, alla fine, anche se la guerra contro le mafie e contro i sistemi criminali è ancora lunga, di battaglie ne abbiamo vinte tante. L'ultima, in ordine di tempo ma non per importanza, è stata l'arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro, irreperibile da 30 anni e, purtroppo, protagonista di una delle stagioni più cruente e violente della nostra storia recente, fatta di attentati, di sangue innocente e di crudeltà. Il suo arresto rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di smantellamento delle mafie. Che questo arresto sia avvenuto 30 anni dopo quello di Riina è proprio il segnale di una lotta senza quartiere che lo Stato porta avanti e che è costata la vita a tanti magistrati, poliziotti, carabinieri, giornalisti e cittadini coraggiosi, uomini e donne a cui dobbiamo la promessa che non ci arrenderemo mai.

Io sono tra quelli che sanno bene cosa significhi vivere in una realtà in cui per troppo tempo i sistemi criminali, da quello mafioso a quello camorristico, si sono sostituiti allo Stato nell'immaginario collettivo di chi non si è mai ribellato, semplicemente, forse, perché non ha mai creduto di poterlo fare.

Provengo orgogliosamente da quella zona della provincia di Caserta che, in modo gravemente e stupidamente superficiale, è diventata la terra dei Casalesi, un clan così potente e spietato da sostituirsi, nella denominazione, ad un intero popolo, i veri casalesi, gli abitanti di Casal di Principe, persone oneste e perbene che da anni lottano contro inutili pregiudizi. Voglio ricordare Casal di Principe semplicemente come la terra di don Peppino Diana. Ho vissuto gli anni delle mattanze e delle faide di camorra, gli anni degli arresti eccellenti, gli anni dei rapporti corrotti tra le istituzioni e la camorra, gli anni dei maxiprocessi, gli anni delle condanne e delle affermazioni di uno Stato che non si lascia intimidire da chi ha scelto di vivere nella violenza e nell'illegalità. Il mio impegno politico mi ha portato a girare in lungo e in largo la mia provincia e la mia regione e ho potuto vedere quanto siano ramificate le mafie provenienti da Paesi europei ed extra europei: quella nigeriana, quella balcanica e quella albanese.

La mafia nigeriana ha tenuto in scacco per anni una delle zone più belle della Campania, il Litorale Domitio, facendo diventare Castel Volturno la base di un sistema mafioso che non ha risparmiato vite umane e che anzi si è reso protagonista di uno degli episodi più sanguinosi che si sono mai verificati nella nostra zona. Solo la presenza costante dello Stato, attraverso le Forze dell'ordine e l'operato della magistratura, ha consentito di non essere sopraffatti in alcuni momenti storici, complice purtroppo anche il livello di disoccupazione decisamente alto ed una crisi economica su scala mondiale.

Presidente, colgo l'occasione qui, approfittando della presenza del Sottosegretario Molteni, per rivolgere un pensiero commosso a Roberto Maroni che, da Ministro dell'Interno, ideò il “modello Caserta” (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), voluto per contrastare il clan e togliere ad esso la possibilità di essere anti-Stato.

In fondo, per sollevare un problema e denunciare un sistema infiltrato quasi ovunque, anche nella gestione della cosa pubblica, è bastato - dobbiamo dirlo - un bestseller che è fruttato al suo autore milioni di euro ed un attico a Manhattan, da cui continua a pontificare. Ma noi crediamo che la vera lotta alla camorra si combatta ogni giorno sui territori, nelle scuole, negli enti locali, nelle sezioni di partito, di qualsiasi colore esse siano, che aiutano a sentire meno lontano il mondo delle istituzioni e dei suoi rappresentanti. Degli scrittori radical chic, che utilizzano termini offensivi e poi sperano di non pagarne le conseguenze, che aizzano le masse di chi la pensa come loro, contro chi invece la pensa diversamente, che speculano sulle tragedie di chi ha pagato con la vita ciò che loro scrivono, che combattono la criminalità seduti su un divano di comoda pelle, non sappiamo cosa farcene perché noi abbiamo deciso da che parte stare, senza nasconderci mai e senza falsi perbenismi. Abbiamo deciso di contrastare i sistemi criminali in ogni modo e con ogni mezzo; abbiamo deciso di essere inflessibili con chi è chiamato a rappresentare lo Stato ed invece lo tradisce, con chi guarda l'interesse personale e quello della collettività che è chiamato a difendere e tutelare.

Abbiamo deciso di non lasciare solo chi combatte insieme a noi, di essere al fianco dei cittadini, delle associazioni e degli amministratori che onorano quel tricolore che indossano. Lo abbiamo fatto introducendo diversi strumenti normativi che permettano una vivibilità diversa per chi li utilizza. In fondo, aveva ragione Paolo Borsellino: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo”. E noi abbiamo deciso di fare la guerra senza indugi, senza scuse, oggi, domani e finché questa guerra non l'avremo vinta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, come accade dal 1962, anche in questa legislatura, il Parlamento si appresta ad istituire la Commissione parlamentare antimafia.

A nostro giudizio, i temi e le battaglie contro la mafia vanno combattuti su due fronti in particolare: dentro questo Palazzo, con un'azione normativa sempre più efficace e fuori dal Palazzo, con una funzione educativa, sul piano sociale, sempre più pressante ed incisiva.

Sul piano legislativo, non possiamo non evidenziare come lo Stato italiano abbia costruito negli anni, passo dopo passo, una legislazione antimafia che il mondo ci invidia e che ha visto la sua pietra miliare nella legge Rognoni-La Torre del 1982. Nella discussione generale sul testo che istituisce la Commissione antimafia, non possiamo non ricordare con orgoglio Pio la Torre in quest'Aula. La sua intuizione, con la legge Rognoni-La Torre, che la mafia e la criminalità organizzata andassero aggredite con riguardo ai patrimoni e al passaggio di denaro è stata decisiva per i successi che lo Stato ha ottenuto nel corso degli anni. Abbiamo ben ricordato, con le manifestazioni che abbiamo fatto in Sicilia lo scorso anno, per il quarantennale, che il pensiero di La Torre oggi è, più che mai, attuale: è attuale, non soltanto per la lotta alla criminalità organizzata, per le storie delle battaglie sindacali, per le lotte sue e del Partito Comunista in quella stagione così sanguinosa a Palermo, ma è attuale anche per i temi della pace.

Oggi, come allora, la pace è il primo obiettivo, il primo desiderio; quello che ci angosciava allora era il progetto di una base missilistica a Comiso, oggi è la guerra in Ucraina. La sua intuizione, poi sfociata nell'approvazione della legge Rognoni-La Torre, costò la vita a Pio. Il suo sacrificio negli anni è servito a dare coraggio alle giovani generazioni e a dare forza, linfa e nuovi stimoli per battersi contro il sistema mafioso. Pio ha portato nella sua esperienza parlamentare le intuizioni che venivano dal confronto con magistrati brillanti e straordinari di quella stagione siciliana. Non mi riferisco solo a Falcone e Borsellino; mi preme ricordare anche Cesare Terranova. Peraltro, Presidente, ogni giorno i ragazzini nelle scuole ammirano quella foto di Rocco Chinnici e Giovanni Falcone, sul luogo della strage di piazza Turba, in cui venne ucciso Pio La Torre, il 30 aprile del 1982. Credo che il messaggio più bello che possa dare la Camera sia quello di trasmettere i valori di chi ha dato la propria vita per uno Stato più giusto e senza la mafia alle giovani generazioni.

Dicevo dell'attualità del pensiero di La Torre, che introduce nella legislazione dello Stato il reato di associazione mafiosa, prevede la confisca ed il sequestro preventivo dei beni dei mafiosi e istituisce le misure interdittive antimafia, che consentono di escludere le ditte in odore di mafia e di criminalità organizzata dagli appalti pubblici.

Credo che su questo solco, iniziato negli anni Ottanta, il Parlamento debba continuare un percorso virtuoso. La politica è chiamata, anche nelle relazioni con gli altri poteri dello Stato e con la Comunità europea, ad approfondire nel dettaglio questi aspetti normativi, per essere sempre più incisiva. Ma è giusto, in questa sede, anche evidenziare gli aspetti normativi che vanno migliorati. Certamente, l'istituzione della Commissione parlamentare antimafia può servire da faro, da pungolo e da stimolo per aggiustare il tiro su alcuni aspetti.

Ne voglio citare due, Presidente, che a nostro giudizio sono particolarmente significativi.

Il primo aspetto è quello della normativa sullo scioglimento dei comuni per mafia. In questi anni nel Mezzogiorno sono stati fatti degli errori particolari e significativi: abbiamo avuto degli scioglimenti poi sconfessati nell'aspetto giudiziario. Ne voglio ricordare due che conosco personalmente: quello di Trecastagni, dove poi nessuno degli amministratori è stato condannato per nessuno dei reati previsti nel codice penale, e quello di Misterbianco, dove nessuno degli amministratori è stato condannato per mafia. Io credo che non serva una normativa che evochi regimi polizieschi e superficiali, ma occorre una normativa che entri nel merito e poi si vada allo scioglimento del comune, quando ci siano degli indizi veramente rilevanti, tali da costituire una prova vera e certa che possa poi portare alla condanna dei soggetti. Quindi è un potere che va utilizzato con molta discrezione e con grande attenzione, e su cui, a mio giudizio, il Parlamento deve intervenire per specificare meglio questi aspetti ed evitare ingiustizie.

L'altro aspetto, Presidente, è quello dell'elettorato passivo. Ne abbiamo viste di tutti i colori in questi anni, l'ultima nella tornata elettorale in Sicilia di qualche mese fa, dove un soggetto che aveva un attestato di pericolosità sociale scaduto da qualche mese è diventato il più votato in un noto comune dalla provincia di Catania. Io credo che anche sulla valutazione dei requisiti di ammissibilità delle candidature, la valutazione che deve fare il legislatore debba essere una valutazione attenta e che eviti ogni tipo di infiltrazione delle organizzazioni criminali e della mafia all'interno delle istituzioni pubbliche.

Per non parlare, poi, del tema dei rifiuti. Non è un caso - e questo è, credo, il messaggio più bello che oggi il Parlamento può dare al Paese - che nella stessa settimana venga calendarizzata l'istituzione della Commissione parlamentare antimafia e di quella per il controllo sulle attività illecite dei rifiuti. Nel Mezzogiorno, il legame tra organizzazione criminale e ciclo dei rifiuti, sistema di raccolta dei rifiuti, è evidentissimo, è sotto gli occhi di tutti. In questi anni la magistratura ha fatto grandi sforzi, ma non basta. Bisogna continuare ad andare avanti ed essere più incisivi. Lo Stato deve fornire ai magistrati degli strumenti migliori e più efficaci. Ci sono delle situazioni gravissime, in alcune casi di regime di oligopolio, gare che vanno in modo non sospetto, ma sospetto con la S maiuscola, deserte, per garantire alcune complicità. E credo che un'azione straordinaria di questa stagione politica possa marcare finalmente la differenza, lasciandoci questa stagione nel passato, questi arricchimenti smisurati da parte di chi gestisce il sistema dei rifiuti, il costo e l'inflazione del sistema dei rifiuti in Sicilia, che dopo vent'anni costa più di 40 volte rispetto a quanto accadeva negli anni Novanta.

All'inizio del mio intervento ho fatto cenno non soltanto alle battaglie che bisogna condurre dentro quest'Aula, ma a quelle che dobbiamo condurre fuori dal Palazzo. Ho parlato di azione educativa. Certamente gli sforzi vanno condotti, innanzitutto, su temi quale quello della dispersione scolastica, che a mio giudizio è un tema sempre più dilagante. Abbiamo comuni nel Mezzogiorno dove la dispersione scolastica arriva a un terzo. E in quel settore, in quella fetta di ragazzi che non vanno a scuola, le organizzazioni criminali trovano linfa, trovano truppe e riescono ad infiltrarsi. È nelle pieghe del lavoro sottopagato che si infila la mafia e gli sforzi che il legislatore ha fatto in questi anni non sono per niente sufficienti. Se a queste piaghe aggiungiamo l'inflazione che ogni giorno colpisce le famiglie e la tentazione per i giovani e per i piccolissimi - abbiamo sentito anche, nelle scorse settimane, di baby spacciatori di 10, 12 e 13 anni, che vengono mandati inconsapevolmente a servire la criminalità organizzata -, tutto ciò deve farci riflettere e deve spingere ad alimentare in modo sempre più pressante questa attività educativa.

Da questo punto di vista, certamente, una risposta può arrivare dal PNRR. Però noi siamo preoccupati dal fatto che le risorse del PNRR, soprattutto nel Mezzogiorno - si utilizza questa espressione, che credo sia eloquente - ancora non riescono ad atterrare. Troppi i ritardi dei comuni e, in particolare, della regione, cito quella che conosco meglio, la regione siciliana: i 31 progetti sul servizio idrico bocciati dal governo Musumeci gridano vendetta; erano soldi che servivano a garantire l'erogazione di servizi a portata di tutti e che sono stati, ahimè, respinti. Quindi, la migliore risposta alle organizzazioni criminali oggi è investire nel Mezzogiorno, con risorse, dando sviluppo e progresso, e lenire le diseguaglianze.

Nella discussione generale di quest'oggi è tornata più volte la notizia dell'ultimo mese, cioè quella dell'arresto di Matteo Messina Denaro. L'arresto del capo di Cosa Nostra deve spingerci, comunque, a non abbassare la guardia. È una buona notizia, ma ancora certamente la mafia non è vinta. Dobbiamo avere il coraggio, in quest'Aula e fuori da quest'Aula, di denunciare le connivenze e anche le “dormite” da parte di alcuni apparati dello Stato, con la consapevolezza che la mafia cambia pelle e non è più solo e soltanto racket ed estorsioni, ma in questa mutazione genetica, ormai, come dicevamo prima, ha puntato il sistema dei rifiuti e le grandi forniture del sistema della sanità, che rappresentano, all'interno della pubblica amministrazione, la parte più consistente dove viene erogato denaro pubblico.

E c'è un ultimo fronte, che voglio evidenziare in questo momento, in cui la mafia guarda ad altri investimenti ed è quello delle scommesse online. Noi, da questo punto di vista, come Partito Democratico, presenteremo uno specifico ordine del giorno per porre l'attenzione su questo particolare settore, lo dico al sottosegretario Molteni, settore dove si concentra la maggiore erogazione di denaro contante e, anche a detta di tanti investigatori, su cui occorre concentrare l'attenzione e le forze dello Stato.

Sono convinto che, per arrivare a delle soluzioni, occorre avere una conoscenza dettagliata delle problematiche, dei temi e delle difficoltà che si sono avute. Mai come adesso abbiamo la conoscenza dei settori in cui la mafia e la criminalità organizzata in genere sono più radicate e di quali siano i settori in cui bisogna intervenire. E quindi mai come adesso possiamo auspicare la definizione di una sinergia vera fra poteri dello Stato per assestare il colpo decisivo alla mafia e alle organizzazioni criminali nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - Testo unificato - A.C. 303-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Simona Bordonali.

SIMONA BORDONALI, Relatrice. Grazie, Presidente. Non intendo replicare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, il Sottosegretario di Stato per l'Interno, Nicola Molteni.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Nessuna replica, Presidente.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è, quindi, rinviato ad altra seduta.

Prima di passare al terzo punto all'ordine del giorno, sospendo, per una pausa tecnica di 5 minuti, la seduta, che riprenderà alle 12,35.

La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 12,35.

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Braga ed altri; Ilaria Fontana ed altri; Morrone ed altri; Rotelli ed altri; Evi ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari (A.C. 80​-532​-605​-717​-737-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 80-532-605-717-737-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione generale è in distribuzione e sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

(Discussione sulle linee generali - Testo unificato - A.C. 80-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.  

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Gianni Lampis.

GIANNI LAMPIS, Relatore. Signor Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, anche in questa legislatura, peraltro sin dal suo avvio, come abbiamo avuto modo di constatare, rileviamo una forte volontà politica di tutte le forze politiche che sono presenti in Parlamento affinché anche in questa legislatura venga costituita la Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari. Un lavoro importante, che questa Commissione svolge sin dalla XIII legislatura e che certamente ha dimostrato di essere interlocutore privilegiato non solo della politica, delle istituzioni, ma anche di tutte quelle attività di impresa, e non solo, che negli anni hanno caratterizzato lo sviluppo delle attività economiche che si occupano di rifiuti nella nostra Nazione.

Mi sia consentito, signor Presidente, rilevare come i tempi moderni siano fortemente permeati da una nuova consapevolezza che vede nelle politiche ambientali una direttrice importante, che va naturalmente a caratterizzare anche le scelte principali che le istituzioni, a prescindere dagli organi di livello che sono presenti all'interno della nostra Nazione, di fatto poi attuano nella loro programmazione. Noi viviamo in un tempo della storia in cui l'uomo e le sue attività devono coabitare con le esigenze di tutela e di sostenibilità ambientale. Un principio importante, che vuole però anche superare quella distorta valutazione in cui lo stesso uomo e le sue attività dovevano invece lasciare spazio troppo spesso ad una musealizzazione del territorio.

Ecco perché anche l'agenda politica del Parlamento, da questo punto di vista, diventa protagonista in quelle che dovranno essere e sono le scelte strategiche che il nostro Paese è chiamato ad assumere. Non possiamo dimenticare come ci siano anche strumenti che la comunità internazionale ha consegnato ai Paesi per essere faro, per essere direttrice a cui ispirare i propri comportamenti. Non posso dimenticare soprattutto l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, soprattutto nella parte in cui si affrontano i temi dell'economia circolare, e quindi anche della gestione dei rifiuti, i temi del riciclo, i temi del riuso, i temi dell'innovazione dell'impiantistica, soprattutto, in questo momento della storia, legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Tutto questo non potrà prescindere da un'organizzazione ottimale rispetto agli strumenti di pianificazione di cui l'Italia si dovrà dotare, mi riferisco, in particolar modo, al nuovo Programma nazionale per la gestione dei rifiuti.

Lei sa bene, Presidente, perché nella scorsa legislatura ha avuto l'onore e l'onere di seguire queste tematiche da componente dell'Esecutivo, quanto sia importante su questi temi anche il ruolo delle regioni italiane, che all'interno dei propri territori disciplinano con altrettanti piani e con altrettanti strumenti di pianificazione quale deve essere l'ottimale gestione del flusso dei rifiuti.

Le regioni avranno ancora una volta, nel corso di questa legislatura e dei lavori che questa Commissione andrà a svolgere, un ruolo importante in termini di conoscenza rispetto al Parlamento, ma soprattutto anche in termini di contributo importante rispetto a quelle che dovranno essere le soluzioni da adottare concernenti le problematiche che, poi, dovranno essere affrontate.

Quindi, oggi più che mai serve attenzione rispetto alle leggi che sono presenti nel nostro Stato di diritto, rispetto a tutta quella normativa che il Parlamento sta producendo. Come dicevo prima, si tratta di un lavoro che questa Commissione svolge da lontano, sin dalla XIII legislatura; naturalmente, la più recente risoluzione del 15 settembre 2022, al termine dei lavori della precedente Commissione d'inchiesta che, peraltro, consta di oltre 260 pagine, rappresenta lo stimolo, la testimonianza più importante per il prosieguo del lavoro che questa Commissione dovrà svolgere.

Ringrazio i colleghi, Presidente; ringrazio qui tutti i colleghi della Commissione Ambiente, perché hanno voluto riservare uno spirito collaborativo, un'ampia condivisione che ha certamente contraddistinto in positivo i nostri lavori. Si è trattato di un lavoro che ha visto prevalere gli interessi della nostra Nazione; siamo andati oltre le divisioni ideologiche, oltre gli steccati di parte e di partito, perché prima di tutto viene l'Italia.

Il lavoro in sede referente, fatto, per l'appunto, in Commissione, parte dalla volontà di addivenire ad un testo unificato e condiviso rispetto alle cinque proposte che sono state presentate dalle singole forze politiche; un testo unificato che, per la prima volta, amplia le competenze di questa Commissione, andando anche ad indagare rispetto agli illeciti agroalimentari e a quelle che vengono definite le zoomafie.

Mi preme segnalare in questa occasione, Presidente, come analoga competenza sia stata inserita anche nella istituenda Commissione Antimafia, quindi, durante i lavori dell'Aula occorrerà chiarire poi a quale delle due Commissioni d'inchiesta nello specifico affidare questa competenza.

Per quanto riguarda il contenuto del provvedimento in esame, l'articolo 1 delinea i compiti della Commissione che riguardano, quindi, lo svolgimento di indagini atte a fare luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e dei rifiuti di imballaggio, l'individuazione delle connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti e altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico nazionale dei rifiuti; quindi, all'interno di questa specifica competenza, noi andremo ad analizzare anche quel ruolo che viene svolto da coloro che trasportano verso le isole maggiori di questa Nazione i rifiuti stessi.

Ricordo, poi, l'individuazione delle attività illecite connesse al traffico transfrontaliero, la verifica dell'eventuale sussistenza di comportamenti illeciti nell'ambito della pubblica amministrazione centrale e periferica e dei soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti; la verifica della sussistenza di attività illecite relative a siti inquinati anche riconducibili ad impianti minerari dismessi e alle attività di bonifica; la verifica dell'eventuale sussistenza di attività illecite nella gestione del servizio idrico integrato, in particolare con riferimento ai fanghi di depurazione; la verifica della corretta attuazione della normativa vigente in materia ambientale; la verifica della sussistenza di attività illecite relative alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto; le attività illecite legate al fenomeno degli incendi e ad altre condotte illecite riguardanti gli impianti di deposito, trattamento e smaltimento dei rifiuti ovvero i siti abusivi di discarica.

Ancora, lo svolgimento, anche a fini conoscitivi, di sopralluoghi o visite presso gli impianti che adottano procedimenti innovativi in campo ambientale, anche approfondendo le tematiche della cessazione della qualifica di rifiuto, il cosiddetto end of waste; l'esistenza di illeciti connessi allo smaltimento degli impianti per la produzione di energia rinnovabile, il cosiddetto, anche in questo caso, fine vita degli impianti di produzione di energia rinnovabile, che è un tema molto attuale e che il sistema delle regioni e delle autonomie locali pone all'attenzione naturalmente del legislatore nazionale.

Infine, sottolineo lo svolgimento di indagini sull'esistenza di attività illecite nel settore agricolo e agroalimentare, commesse anche attraverso sofisticazioni e contraffazione di prodotti enogastronomici, di etichettature e di marchi di tutela, compreso il loro traffico transfrontaliero, anche ai fini dell'aggiornamento e del potenziamento della normativa in materia di reati agroalimentari; l'analisi delle cause dell'abbandono sul suolo e nell'ambiente di prodotti monouso; la verifica dell'attuazione delle disposizioni sanzionatorie e la proposta di iniziative per la promozione dell'uso di prodotti riutilizzabili, compostabili o rinnovabili. Come dicevo prima, tra le competenze è stata inserita anche quella delle “zoomafie” che durante i lavori dell'Assemblea andrà ulteriormente valutata.

All'articolo 2, abbiamo inserito quella che dovrà essere la composizione della Commissione, ovvero 18 deputati e 18 senatori, al fine di garantire rappresentanza anche delle forze politiche minori presenti in Parlamento, senza pregiudicare la proporzionalità della rappresentanza stessa rispetto alle forze politiche maggiormente rappresentate.

All'articolo 3, per quanto riguarda le testimonianze, si fa riferimento alle disposizioni delle precedenti leggi istitutive della Commissione stessa, richiamando i relativi articoli del codice penale, ad eccezione dell'articolo 371 concernente il falso giuramento della parte.

L'articolo 4 prevede la possibilità per la Commissione di acquisire copie di atti e di documenti relativi ai procedimenti in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organi inquirenti, ovvero di atti e documenti relativi a inchieste e indagini parlamentari, anche se coperte da segreto, preservando l'eventuale regime di segretezza degli atti acquisiti.

L'articolo 5 prevede, in coerenza con quanto previsto per le precedenti Commissioni d'inchiesta, l'obbligo del segreto e l'applicazione, nei casi di violazione, dell'articolo 326 del codice penale, relativo alla rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio.

L'articolo 6 disciplina l'organizzazione interna della Commissione, che si avvale di agenti e di ufficiali di Polizia giudiziaria, nonché, sulla base di una modifica approvata in sede referente, anche di magistrati ordinari collocati fuori ruolo. La Commissione, comunque, potrà avvalersi di tutte le collaborazioni, che ritenga necessarie, di soggetti interni ed esterni alle amministrazioni pubbliche o di appartenenza autorizzati e, quindi il loro consenso, dagli organi a ciò deputati e dai Ministeri competenti.

Per quanto riguarda le spese di funzionamento, sempre in sede referente, è stata aumentata la dotazione finanziaria da 200.000 a 300.000 euro anche in considerazione dell'ampliamento delle competenze rispetto a quelle che sono state le tematiche analizzate nelle precedenti legislature. Si dà atto anche della possibilità di incrementare di un ulteriore 30 per cento questo budget, a seguito di una richiesta formulata dal presidente della Commissione per motivate esigenze connesse allo svolgimento dell'inchiesta.

Avviandomi alla conclusione, Presidente, è mio dovere porre di nuovo l'accento sullo spirito costruttivo, sul clima di dialogo e sulla cooperazione fra tutti i gruppi parlamentari che hanno di fatto caratterizzato i lavori in Commissione e l'auspicio è che questo tipo di atteggiamento possa anche caratterizzare quello che sarà il prosieguo dei lavori in questa Assemblea, ma soprattutto dei lavori all'atto della costituzione della Commissione stessa.

Come dicevo prima, Presidente, oltre le collocazioni di parte e di partito c'è l'Italia e se è vero quel detto che dice che noi ereditiamo la terra dai nostri padri e la prendiamo in prestito dai nostri figli, allora, il nostro compito è e sarà sempre quello di difendere lo Stato di diritto della nostra Nazione come eredità principale da consegnare alle nuove e future generazioni del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, il Sottosegretario, senatore Claudio Barbaro.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Presidente, attendo gli esiti della discussione generale e mi riservo di intervenire.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Daniela Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). Grazie, signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, parliamo di enormi carichi di immondizia che viaggiano per l'Italia e che si spostano di regione in regione, da Nord a Sud e viceversa, per poi essere dati alle fiamme o sversati in cave e capannoni abusivi. I crimini ambientali sono in preoccupante estensione e danneggiano il territorio, minacciando la salute dei cittadini (così la relazione della DIA, che dice inoltre che sono in costante aumento, anche in questo caso da Nord a Sud). Inoltre, la Direzione investigativa antimafia ha dedicato un lungo e corposo capitolo agli ecoreati legati allo smaltimento illecito dei rifiuti. È stato posto l'accento su un aspetto cruciale che emerge dalle indagini. I crimini ambientali sono diventati sempre più frequenti, perché non sono solo affari in mano alle mafie, ma perché rispondono all'interesse di molteplici attori: abbiamo l'imprenditore, che punta a smaltire i propri scarti illegalmente per pagare meno tasse; c'è chi lavora in situazioni di illegalità e, quindi, non può disfarsi dei rifiuti in modo lecito; ci sono le amministrazioni locali che sono costrette a lavorare in costante emergenza, ed ancora, e non da ultimo, l'azione della criminalità organizzata. Sono proprio le organizzazioni criminali che si infiltrano nella gestione dei rifiuti, facendo proprio il detto siciliano, ovvero entra immondizia ed esce oro. La maggior parte dei reati e degli illeciti, però, è connessa soprattutto al mondo produttivo e non all'azione della criminalità mafiosa nello specifico settore, sempre più difficile controllare - ripeto - sia da parte delle amministrazioni che delle Forze dell'ordine, ad esempio, i tanti subappalti delle aziende che si occupano di smaltimento dei rifiuti e poi delle imprese vincitrici, che sottoscrivono con ribassi davvero troppo importanti e, ovviamente, a mio parere, anche senza vincoli di trasparenza. Dall'altro lato, mancano su molti territori italiani idonei impianti di smaltimento, in particolare al Sud, dove non c'è una diffusione capillare della raccolta differenziata e sono pressoché assenti i termovalorizzatori, il che aumenta i chilometri percorsi dai rifiuti, l'aumento dei passaggi, sia a causa dei subappalti per lo smaltimento che per il trasporto dei rifiuti. Tutto questo aumenta anche i costi per lo Stato e i guadagni per la criminalità, che sfrutta ogni fase anche per il riciclo del denaro sporco. Si tratta di un patto che ogni anno ha permesso di gestire 14.000 tonnellate di rifiuti urbani, industriali e ospedalieri, per un giro di affari che ha fatto realizzare oltre 1,7 milioni di euro di profitti e non mi sembra una cifra da poco. Che cosa possiamo fare? Possiamo rendere più efficace l'azione dello Stato nella prevenzione e nel contrasto dei reati e degli illeciti ambientali. Direi che questa deve essere una priorità assoluta. Riprendo ancora un attimo i dati contenuti nel Rapporto ecomafia, che fotografano la situazione e sono allarmanti, Sono stati, infatti, più di 30.000 i reati contro l'ambiente accertati, con una media di 84 al giorno: sono tantissimi. Gli arresti sono stati 368, con un aumento che supera il 10 per cento, e oltre 59.000 sono gli illeciti amministrativi contestati, una media di 162 al giorno. Ecco, è sempre più chiaro quanto sia poi difficile gestire questa mole così corposa di materiale. Eppure, a fronte di questa drammatica situazione, il sistema di prevenzione e repressione dei reati ambientali non è stato rafforzato come auspicavamo si sarebbe dovuto fare. Per questo è importante rendere operativa la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati, la cosiddetta Commissione ecomafie.

Aggiungo ancora l'aspetto delle agromafie, i delitti contro l'ambiente e l'incendio boschivo; ne abbiamo parlato sia in Commissione che in Aula nella precedente legislatura. Occorre poi agire per prevenire questi reati con sempre maggiore sostegno. A chi? In questo caso all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l'ISPRA, e poi alle agenzie regionali per l'ambiente, ARPA, tutte certamente, ma con uno sguardo in particolare al Centro e al Sud. C'è un investimento importante che deve essere fatto nella formazione, nelle risorse umane, attraverso nuovo personale e soprattutto personale che possa disporre di una strumentazione adeguata. Anche il Parlamento e il Governo devono ovviamente essere in prima linea. Il sistema nazionale prevede livelli minimi di prestazione in tutto il Paese e questo permetterebbe di migliorare notevolmente le attività di prevenzione. Però succede, purtroppo spesso ed anche in questo caso, che, dall'approvazione della norma, ci siano dei ritardi che, a mio parere, non hanno nessuna ragione di non essere ancora oggi a disposizione, ovvero i decreti attuativi, che ad esempio istituiscono la figura degli ispettori ambientali e che poi stabiliscono anche i livelli essenziali delle prestazioni ambientali, i LEPTA, che ovviamente devono essere garantiti. C'è poi il tema - lo ribadisco - della formazione e dell'impegno per i comuni, che in questi anni hanno anche visto una forte contrazione di personale nelle assunzioni e purtroppo una difficile preparazione. Tutto questo potrebbe certamente aumentare il controllo dei territori e, quindi, anche le segnalazioni, in particolare per quei territori purtroppo sempre più abbandonati; mi riferisco alla desertificazione, che più volte ho riportato nei miei interventi. Rammento ancora il ciclo illegale del cemento. Sempre dal Rapporto ecomafia siamo a 9.490 reati accertati, il 31 per cento del totale, e quasi 10.000 persone denunciate. Sappiamo anche quanto l'abusivismo del territorio devasti i luoghi più belli del nostro Paese: cave fuorilegge, dal movimento terra al calcestruzzo, alle imprese dei clan mafiosi. Poi, nella seconda posizione della classifica delle filiere illegali, c'è quella dei rifiuti, Anche qui abbiamo numeri abnormi: 8.473 i reati censiti a fine 2021; 10.000 le persone denunciate, tantissimi gli arresti, i sequestri con più di 2 milioni di tonnellate di rifiuti. È particolare questa immagine: queste tonnellate di rifiuti portano a 94.537 TIR che, messi su strada, formerebbero un serpentone di mezzi, che da Reggio Calabria potrebbe arrivare al confine con la Svizzera. È un'immagine che sarebbe interessante visualizzare e, una volta di più, ci potrebbe far capire quanto sia necessario l'impegno a contrastare questo tipo di traffico. Poi siamo a pneumatici fuori uso, gas refrigeranti e i RAEE generati dalle apparecchiature elettriche ed elettroniche dismesse. Sono queste le tipologie più frequentemente interessate da attività di smaltimento e traffici illeciti. Poi - non è una novità - i reati contro la fauna. Anche qui molti i casi accertati e un giro di affari che supera i 3 miliardi di euro l'anno. Poi, come ho già detto, quelli contro il patrimonio boschivo, una grande risorsa per noi, Allora, la Commissione ecomafie, ufficialmente Commissione bicamerale d'inchiesta, ha l'importante compito di indagare sul ciclo dei rifiuti in Italia e sui reati che da questo possono scaturire. Ho ascoltato prima il collega: è vero che in VIII Commissione c'è stato un lavoro importante e una grande sintonia che ha caratterizzato la nostra attività.

Quindi, riporto questo aspetto con grande soddisfazione e spero sia anche il principio di un'attività che sarà tale per l'intera legislatura o per quanto durerà la legislatura. Ritengo anche importante lo svolgimento dell'attività che la Commissione può fare avvalendosi dei collaboratori, consulenti esperti, in relazione alle diverse e specifiche materie trattate, sia nella complessiva attività di inchiesta sia nelle singole materie che sono oggetto di approfondimento, proprio per un migliore espletamento dell'attività, affidando, ovviamente, sempre l'incarico a persone di qualificata e riconosciuta competenza nelle materie di interesse della Commissione. Io credo che la Commissione di inchiesta in questa maniera non sarà solo un guardiano dell'osservanza delle norme, non sarà solo un autorevole investigatore, ma sarà soprattutto anche un organo di indirizzo e di guida in un percorso che ci deve portare al conseguimento degli obiettivi sul tema, obiettivi che, peraltro, sono stati anche individuati dall'Unione europea.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ilaria Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e signori del Governo, la Commissione di inchiesta, di cui oggi discutiamo l'istituzione, ha un significato particolare in questo momento. Non si tratta, infatti, di un organismo inedito nella storia del Parlamento italiano, anzi la Commissione rifiuti vanta un lungo corso di attività. Il quadro nel quale oggi si colloca la rende, tuttavia, di straordinaria attualità e rende ancora più pregnante il contributo che può offrire in termini di controllo e di offerta di una base di conoscenza approfondita e aggiornata da mettere a disposizione del Parlamento intero, del Governo e delle varie istituzioni coinvolte nella regolazione e nella gestione di questa filiera così cruciale e così delicata. Non è un caso che tra le attribuzioni assegnate alla Commissione vi siano, accanto a quelle tradizionali, nuovi compiti di ricognizione connessi alle nuove tipologie di rifiuti, legati soprattutto allo smaltimento dei materiali derivanti dalle nuove forme di alimentazione energetica.

È un tema importantissimo non solo perché, come si è visto, questo nuovo tipo di mercati, oltre a suscitare iniziative imprenditoriali, attira, non di rado, interessi di altra natura da individuare e da contrastare, ma anche perché la questione della diversificazione energetica impone un approccio pragmatico e non ideologico, impone, cioè, una considerazione della valutazione del ciclo integrale. Per dirla in maniera più banale, bisogna tenere in considerazione, per esempio, la comparazione tra l'impatto ambientale di un'auto alimentata a carburante e l'impatto di un'auto elettrica che non può non tener conto dello smaltimento delle batterie. Allora, finché non saremo sufficientemente attrezzati sul piano dell'end of waste, cioè sulla trasformazione dei residui in nuovi prodotti, è importante mantenere un approccio consapevole e graduale e in questo senso la Commissione potrà fornire un prezioso contributo conoscitivo sia sui rischi sia sulle potenzialità delle innovazioni e delle filiere a esse connesse. Il Parlamento, insomma, attraverso questo organismo, potrà dare un importante apporto non solo in termini di ricognizione e controllo delle pratiche scorrette e di mappatura degli ambiti di devianza, ovviamente senza sostituirsi ad altri organi e poteri dello Stato a ciò preposti, ma potrà soprattutto contribuire a porre le basi giuste per lo sviluppo di un settore economico fondamentale come l'economia circolare. Se, infatti, è da diverso tempo che le potenze mondiali, a volte con tratti di insopportabile contraddizione tra predicare e razzolare, si interrogano su un cambiamento del paradigma industriale, nel senso di una maggiore consapevolezza ambientale, è con il Recovery Fund che questo ambito è entrato prepotentemente nel sistema produttivo del nostro Paese. Economia circolare, però, non significa solo innovazione dei processi; significa anche infrastrutture, impiantistica e significa semplificazione normativa e alta vigilanza, affinché fra le pieghe di un processo virtuoso non si annidino illegalità e pratiche scorrette, nel rispetto delle proprie competenze e senza sottovalutare gli ambiti tradizionali di intervento e altri terreni emergenti, come quello sempre più insidioso della contraffazione alimentare. A tutto questo la Commissione potrà dare un importante apporto.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Jacopo Morrone. Ne ha facoltà.

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie Presidente e grazie Sottosegretario. Onorevoli colleghi, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite legate ai rifiuti esiste dalla XII legislatura. In questa legislatura, però, siamo di fronte a un'importante novità: per la prima volta la Commissione di inchiesta non si dovrà occupare solo delle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, ma anche di altri illeciti ambientali e agroalimentari. L'attenzione per le attività illecite esistenti nel settore agricolo e agroalimentare, comprese quelle connesse a forme di criminalità organizzata, sarà, quindi, altissima. È, infatti, ormai noto come il patrimonio agroalimentare italiano sia spesso oggetto di operazioni di contraffazione e di sofisticazione dei prodotti di maggior pregio. Pertanto, contrastare l'agromafia e l'agropirateria è uno dei modi per tutelare i produttori e il tessuto sociale, presidiando di concerto l'integrità dell'ambiente, del territorio e dei prodotti che da esso derivano. Risulterà, quindi, prioritario vigilare sulle etichettature e sui marchi di tutela, sia in Italia che all'estero.

Credo che tutti concordiamo sulla necessità che la normativa in materia di reati agroalimentari vada aggiornata e potenziata, non solo a tutela della salute umana, del lavoro e dell'ambiente, ma soprattutto per il contrasto al traffico illecito di prodotti made in Italy. L'ampliamento delle competenze della Commissione, comprendente l'analisi delle attività delle organizzazioni criminali del settore agricolo e agroalimentare, avviene grazie all'abbinamento di una proposta di legge della Lega-Salvini Premier, firmata dal sottoscritto e da altri miei colleghi, e ha lo scopo di salvaguardare i prodotti made in Italy da sofisticazioni e contraffazioni che danneggiano la considerazione universale della qualità dei prodotti e la competitività delle nostre imprese.

Infatti, sempre più spesso si diffondono all'estero etichettature e marchi che evocano il made in Italy e che, attraverso l'uso di parole, immagini, combinazioni cromatiche o riferimenti geografici, promuovono e commercializzano, in maniera fraudolenta, imitazioni soprattutto di prodotti agroalimentari, che, in realtà, nulla hanno a che fare con le produzioni di eccellenza del nostro Paese. Secondo una stima della Coldiretti, il valore di questo fenomeno nel mondo, chiamato Italian Sounding agroalimentare, raggiunge cifre dell'ordine di 100 miliardi di euro l'anno. L'agropirateria sarebbe favorita anche dalla guerra in Ucraina, che frena gli scambi commerciali, favorisce il protezionismo e moltiplica la diffusione di alimenti taroccati. Sempre secondo un'indagine della Coldiretti, il 65 per cento degli italiani ha paura di queste contraffazioni a tavola, perché al danno economico proveniente da imitazione delle nostre eccellenze si aggiungono i gravi rischi per la salute. È chiaro che a essere colpiti maggiormente e a cadere vittime della contraffazione alimentare sono soprattutto le fasce più povere della popolazione, che dispongono di una ridotta capacità di spesa soprattutto in questo momento, dopo il COVID-19 e con la guerra in corso. Molti di loro sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo, dietro ai quali spesso si nascondono ricette modificate, spesso dannose per la salute. Occorre garantire maggiore trasparenza rispetto all'uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi.

Un altro campo di ampliamento dell'attività della Commissione è quello delle attività illecite legate al fenomeno delle zoomafie e alla verifica della corretta applicazione del titolo IX-bis del codice penale, comprendente gli articoli da 544-bis a 544-sexies, in merito ai delitti contro il sentimento per gli animali. Si tratta di delitti come il maltrattamento, lo sfruttamento, la detenzione incompatibile con la natura dell'animale, l'abbandono, il commercio clandestino, il traffico di specie in via d'estinzione e lo sfruttamento criminale di animali - i cosiddetti combattimenti e le competizioni non autorizzate tra animali - che possono mettere in pericolo la loro integrità fisica.

Il nostro gruppo ha visto da sempre favorevolmente l'istituzione della Commissione d'inchiesta sugli ecoreati e le ecomafie, la quale deve proseguire l'impegno del Parlamento e permettere di approfondire le tematiche dei rifiuti e delle connesse attività illecite. Sarà nostro compito affiancare il legislatore con indicazioni chiare e mirate per coordinare e correggere la normativa vigente secondo le esigenze degli operatori e degli organi di controllo. Infatti, è noto a tutti che dietro la cattiva amministrazione del ciclo dei rifiuti e la mancanza di trasparenza della relativa gestione si nasconde la criminalità organizzata. La mafia, insieme alla complicità e alla connivenza di altri soggetti e spesso anche degli organi di controllo, compie affari e devastazioni ambientali difficili da risanare. Si tratta di un argomento che ha notevoli ripercussioni sulla vita sociale ed economica dell'intero Paese.

Spesso le amministrazioni comunali riscontrano serie difficoltà nell'imporre e controllare un'organizzazione efficiente del sistema integrato del ciclo dei rifiuti; ciò rende questo settore uno dei più vulnerabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata e alla diffusione di pratiche illegali. Spesso, purtroppo, si assiste alla connivenza delle amministrazioni, insieme a una vasta schiera di imprenditori, professionisti, tecnici, funzionari che permettono comportamenti opportunistici e accordi collusivi di vario tipo, che sfociano nel successo delle ecocamorre o delle ecomafie. Ciò significa distruzione del territorio, uso dissennato delle risorse finanziarie naturali, devastante consumo di suolo, discariche abusive, roghi di rifiuti che spandono diossine nella catena alimentare, danni ambientali irreparabili. Si tratta di una situazione difficile e gravemente compromessa, che diventa ancor più difficile in questi anni di attuazione del PNRR e delle relative risorse e che occorre recuperare, perché altrimenti vedremo sempre più compromesso il nostro delicato sistema ambientale.

La Lega ha votato da sempre a favore della istituzione delle Commissioni d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e ha presentato proprie proposte di legge, che hanno dimostrato l'impegno del Parlamento contro le attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Ciò non vuol dire che il nostro gruppo non abbia criticato, in passato, precedenti Commissioni che non hanno prodotto i risultati attesi. La Lega ha riconosciuto da sempre la necessità di affrontare con un'azione efficace una materia di interesse generale, ritenendo fondamentale conseguire risultati concreti sulle attività illecite in materia di rifiuti, soprattutto con riferimento alle attività intraprese dalla criminalità organizzata.

Il testo approvato dalla Commissione ambiente è stato arricchito dal lavoro in sede referente, con un ampliamento dell'attività della Commissione d'inchiesta alle verifiche di eventuali attività illecite relative ai siti inquinanti anche diversi da quelli di carattere nazionale, ivi compresi i siti di natura ex mineraria, nonché alla gestione dei rifiuti radioattivi anche in relazione alle condizioni di sicurezza dei siti in cui sono temporaneamente depositati i rifiuti radioattivi stessi, nelle more della localizzazione e della costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.

Il testo approvato in Commissione ambiente attribuisce particolare attenzione alle attività illecite connesse alla gestione e allo smaltimento dell'amianto, comprendendo anche verifiche sulle eventuali inadempienze da parte di soggetti pubblici e privati in tema di amianto.

Un altro tema importante verso il quale è aperta l'attività della Commissione è quello delle indagini sulle attività illecite legate al fenomeno degli incendi e su altre condotte illecite riguardanti gli impianti di deposito, trattamento e smaltimento dei rifiuti, ovvero i siti abusivi di discarica e le bonifiche.

Inoltre, in questa legislatura l'attività della Commissione è stata ampliata agli eventuali illeciti connessi allo smaltimento dei cosiddetti rifiuti emergenti derivanti dal fine vita degli impianti per la produzione di energia rinnovabile, con particolare riferimento al fine vita dei pannelli fotovoltaici, delle pale eoliche, delle batterie, nonché di ogni altro materiale o dispositivo utilizzato nelle infrastrutture per la produzione di energia rinnovabile.

È stato anche chiesto alla Commissione di inchiesta di analizzare le cause dell'abbandono nel suolo e nell'ambiente di prodotti monouso, anche in plastica, di verificare l'attuazione delle disposizioni che recano le relative misure sanzionatorie e di proporre iniziative per la promozione dell'uso di prodotti riutilizzabili compostabili o rinnovabili.

Infine, è stata assegnata alla Commissione d'inchiesta la possibilità di svolgere sopralluoghi e visite ai fini conoscitivi, anche approfondendo le tematiche dell'end of waste presso gli impianti maggiormente efficienti in campo ambientale, ovvero presso quelli che adottano tecnologie e procedimenti sperimentali che presentano interessanti prospettive di sviluppo, in attuazione dei principi della transizione ecologica, dell'economia circolare e ai fini della prevenzione di illeciti ambientali.

Il nostro gruppo riconosce l'esigenza di concludere un lavoro che la Commissione d'inchiesta ha già iniziato con la XIII legislatura e auspica che l'istituzione di una nuova Commissione d'inchiesta possa raggiungere nella presente legislatura i risultati concreti contro la criminalità organizzata coinvolta con il ciclo dei rifiuti, allo scopo di permettere al Parlamento di adottare soluzioni legislative valide per rimuovere le disfunzioni.

Si spera che il testo proposto in questa legislatura, come integrato dal lavoro della Commissione ambiente e, soprattutto grazie all'ampliamento delle competenze della Commissione al settore agroalimentare, possa permettere alla stessa di svolgere effettivamente i compiti d'inchiesta per i quali viene istituita e di produrre i risultati attesi dal Parlamento e dai cittadini.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA (PD-IDP). Presidente, la ringrazio. Colleghi, rappresentante del Governo, la scorsa legislatura il Parlamento è intervenuto per la prima volta su uno dei 12 articoli iniziali della Costituzione e ha introdotto, in particolare, un nuovo comma all'articolo 9 della Carta, al fine di riconoscere, nell'ambito dei principi fondamentali, accanto alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, anche quella dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. Il principio di tutela degli animali è stato poi inserito attraverso la previsione di una riserva di legge statale che ne disciplini le forme e i modi. Contestualmente, è stato anche modificato l'articolo 41 della Costituzione, per cui da una parte, si stabilisce che l'iniziativa economica privata non possa svolgersi in danno alla salute e all'ambiente e premettendo questi due limiti a quelli già vigenti, riguardanti la sicurezza, la libertà e la dignità umana e, dall'altra, si riserva alla legge la possibilità di indirizzare e coordinare l'attività economica pubblica e privata a fini non solo sociali, ma anche ambientali.

Si tratta di principi che noi del Partito Democratico sosteniamo convintamente e riteniamo imprescindibili per cambiare il presente e costruire il futuro, e per questi motivi occorre che vada rafforzata anche nelle istituzioni la consapevolezza e la necessità di lasciare un pianeta sano e vivibile a chi verrà dopo di noi, con la consapevolezza che dal benessere fisico degli animali e dalla tutela degli ecosistemi deriva innanzitutto il benessere umano e che da tale tutela non dipende soltanto la salute, ma spesso anche la tenuta economica di interi settori produttivi.

Secondo l'ultimo rapporto ecomafie di Legambiente, in Italia, nel 2021, le organizzazioni criminali continuano ad affondare le loro radici proprio nell'ambiente, spinte da interessi trasversali in cui si intrecciano sempre di più criminalità ambientale, economica e criminalità organizzata; il risultato è un attacco diretto, nudo e crudo, grazie anche a una spinta maggiore della corruzione e degli illeciti amministrativi. È fondamentale, quindi - leggo sempre nel rapporto - non abbassare la guardia nei confronti degli ecocriminali ora più che mai, visto che sono stati assegnati i primi finanziamenti dei bandi del PNRR, molti altri ne verranno aggiudicati nel prossimo futuro e presto si apriranno i tanti cantieri della transizione ecologica.

La proposta di legge oggi all'esame della nostra Assemblea, frutto di un lavoro congiunto di tutte le forze politiche e - mi preme ricordarlo, su impulso di una prima proposta di legge del Partito Democratico -, prevede che anche in questa legislatura venga istituita una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle ecomafie e, più precisamente, sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e ad altri illeciti ambientali e agroalimentari. Riteniamo, quindi, fondamentale, alla luce anche delle modifiche costituzionali che richiamavo in precedenza, che il Parlamento abbia una sede stabile in cui garantire una particolare attenzione ai fenomeni di maggiore impatto ambientale già oggetto di indagine delle precedenti Commissioni parlamentari d'inchiesta, istituite senza soluzione di continuità a partire dalla XIII legislatura.

In particolare, la quantità e la qualità del lavoro svolto dalle citate Commissioni parlamentari d'inchiesta, nel corso degli anni, non ha paragoni: relazioni, sopralluoghi, audizione di esperti, di magistrati, di Forze di polizia, commissioni conoscitive, sia in Italia che all'estero.

Il lavoro a tutela della legalità è consistito anche nel portare nei territori la presenza istituzionale del Parlamento a sostegno delle amministrazioni locali, dei cittadini e delle loro associazioni, dialogando, in maniera efficace, con la magistratura e con le Forze di Polizia.

Negli anni, la Commissione ha sviluppato anche filoni di inchiesta strettamente collegati a situazioni di emergenza, come le ricadute ambientali della pandemia di COVID-19 nel corso della XVIII legislatura, e ha rappresentato un importante osservatorio sull'applicazione di leggi di rilevanza ambientale, a partire dalla legge n. 68 del 2015 in materia di delitti contro l'ambiente. Si tratta di un punto di osservazione e di controllo parlamentare che ha restituito l'immagine di un'Italia storicamente segnata da attacchi all'ambiente e alla salute dei cittadini, ma, al tempo stesso, desiderosa di legalità e concretezza.

E, in questo senso - come è stato, più volte, rilevato nelle discussioni che hanno portato all'approvazione delle relazioni -, ciascuna di esse ha posto le basi per approfondimenti e sviluppi da affidare alla presente legislatura.

I compiti previsti per la Commissione di inchiesta, rispetto a quelli già contemplati nella scorsa legislatura, come sapete, sono stati ampliati.

Tra gli ulteriori compiti della Commissione, a seguito dell'approvazione di alcuni emendamenti in Commissione ambiente in sede referente, è stato previsto: l'approfondimento delle tematiche legate all'end of waste; il compito di indagare sull'esistenza di attività illecite nel settore agricolo e agroalimentare, comprese quelle connesse a forme di criminalità organizzata, attraverso la sofisticazione e la contraffazione di prodotti enogastronomici, ivi compreso il loro traffico transfrontaliero di etichettature e di marchi di tutela; il compito di indagare sulle attività illecite legate al fenomeno delle zoomafie, nonché di verificare la corretta applicazione del Titolo 9-bis del codice penale, quello che si riferisce ai delitti contro il sentimento degli animali.

Tutti motivi che - come ha ricordato precedentemente il collega Barbagallo, che interverrà sempre in discussione generale - rendono particolarmente significativa la coincidenza dell'apertura oggi della discussione generale, per l'istituzione non solo di questa Commissione di inchiesta, ma anche di quella che riguarda l'Antimafia.

Infine, quanto ai poteri di indagine, voglio sottolineare che, proprio a seguito dell'approvazione di un emendamento del Partito Democratico, si specifica che la Commissione potrà avvalersi dell'opera di agenti e di ufficiali di polizia giudiziaria, magistrati ordinari collocati fuori ruolo e anche di tutte le collaborazioni che si ritengano necessarie di soggetti interni ed esterni all'amministrazione pubblica o di appartenenza, ove occorra e con il loro consenso, dagli organi a ciò deputati e dai Ministeri competenti.

Presidente, colleghi, considerato il lavoro egregio fatto dalle Commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse nelle scorse legislature e tenendo presente, soprattutto, la necessità di continuare a far luce su un fenomeno che sempre più impatta, sia sull'ambiente, sia sulla nostra salute, sulla salute umana, voglio auspicare - e lo faccio, ovviamente, anche a nome del mio gruppo Partito Democratico - una rapida conclusione dell'iter di questa proposta di legge in esame e, quindi, la pronta costituzione e l'avviamento dei lavori della stessa Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Innanzitutto, in questa giornata, la Giornata della memoria, il mio pensiero va ai sopravvissuti, alla senatrice Liliana Segre, che apprezzo e tutto il Parlamento e tutto il Paese apprezzano, per il suo sforzo continuo di testimonianza di una tragedia che ha dell'inimmaginabile. Il mio pensiero va a tutti i sopravvissuti e a tutti coloro che, purtroppo, hanno subito atrocità immani, a tutti coloro che non ci sono più, affinché tutto questo non accada mai più (Applausi).

Detto questo, Presidente, l'istituzione della Commissione di inchiesta e, quindi, la proposta di legge di cui parliamo oggi mi rende particolarmente orgogliosa. È una Commissione di inchiesta che ha un'importanza cruciale, soprattutto, negli ultimi anni. Quello che ci dice l'ultimo Rapporto Ecomafia di Legambiente è davvero inquietante. Ci sono aspetti positivi e, cioè, l'attenzione sui reati legati al ciclo dei rifiuti e sui reati agroalimentari; parlo anche di quelli perché, grazie a questo testo oggi in discussione e all'intuizione di tutto il MoVimento 5 Stelle e della collega Ilaria Fontana, che voglio ringraziare, che è prima firmataria della nostra proposta di legge, l'ambito di indagine di questa Commissione sarà ampliato anche al fotovoltaico, ai reati che interessano il settore alimentare agricolo e, soprattutto, agroalimentare.

C'è un aspetto positivo legato al fatto che, fortunatamente, anche grazie e su impulso dello stesso lavoro di questa Commissione, l'attenzione sul ciclo dei rifiuti e sui reati di carattere alimentare e agroalimentare si è molto innalzata negli ultimi anni, anche perché, fortunatamente, c'è sempre una maggiore consapevolezza, anche da parte della società civile, di attenzionare un settore che ha ricadute importanti e, talvolta, purtroppo, irreversibili sulla salute pubblica.

Come risulta dall'ultimo Rapporto Ecomafia di Legambiente - è stato ricordato già da molti colleghi prima di me -, si avverte una escalation, un aumento molto inquietante dei reati che riguardano il ciclo illegale dei rifiuti, ma anche il ciclo del cemento legato agli abusi edilizi, i reati a danno del patrimonio culturale, con la vendita illecita e il traffico di opere d'arte, e i reati a danno del patrimonio boschivo e della fauna. I numeri che ci restituisce il Rapporto Ecomafia di Legambiente sono davvero inquietanti e da capogiro e questo è certificato dalla stessa Legambiente: per la prima volta, sull'aumento dei reati in questo settore, pesa la mano della corruzione.

Da questo reportage, abbiamo una fotografia molto puntuale sui reati contro l'ambiente, che, nel 2021, non scendono sotto il muro dei 30.000 illeciti. Sono stati accertati 30.590 illeciti: questo vuol dire 84 reati al giorno, quasi 4 reati ogni ora. È un dato assolutamente preoccupante, che ha registrato una lieve flessione - e sottolineo lieve - soltanto durante il periodo pandemico.

Cosa significa, soprattutto in termini economici, una mole di reati così grande? In termini economici, per lo Stato, vuol dire dover impiegare sempre più forze specializzate per combattere questi reati, con tutti gli strumenti tecnologicamente più avanzati; dal lato delle mafie, purtroppo, vuol dire che per le organizzazioni criminali si apre un vero e proprio bottino d'oro di circa 8,8 miliardi di euro solo nel 2021.

Questi dati sono abbastanza allarmanti, soprattutto in un anno come questo in cui, grazie ad un'intuizione del nostro gruppo che però ha trovato la condivisione di tutto l'arco parlamentare, è stata inserita in Costituzione, tra i principi fondamentali della Costituzione, la tutela dell'ambiente. Questo ci impone una riflessione ancora più forte e dobbiamo mostrare di avere un impegno ancora più preciso. Presidente, vengo da una zona che sta ricevendo una eredità pesante, una eredità nera, che lei forse può capire più di qualsiasi altro, non soltanto per la sua provenienza geografica ma per la sua altissima, riconosciuta e meritoria attività professionale. Vengo dalla provincia di Foggia, una provincia che ha ereditato e sta ereditando, anche grazie all'asse malefico Foggia-Napoli, una quantità di problemi proprio in questo ambito, che fino a qualche anno fa erano inimmaginabili o, meglio, sussistevano ma non erano adeguatamente esplorati, soprattutto perché c'era una grande rassegnazione anche da parte della società civile che subisce le conseguenze di questi reati. Non voglio ovviamente farne una questione di campanilismo, però, per far capire l'importanza di questa Commissione d'inchiesta che, ovviamente, opera a livello nazionale, visto che conosco abbastanza bene il mio territorio di provenienza o comunque posso essere più precisa sul mio territorio di provenienza, voglio soltanto - se me lo consente Presidente - ricordare alcuni dati e alcune inchieste giornalistiche che hanno portato a scoperchiare alcune grandissime organizzazioni criminali. Per rimanere nell'ambito dei rapporti - poi passo alle inchieste giornalistiche - ricordo che nel Rapporto ecomafia, di cui parlavo poc'anzi, proprio la provincia di Foggia risulta tra le prime dieci e risulta tra le province in cui è in maggiore crescita, in crescita esponenziale, il business illegale, non solo dei rifiuti, ma anche del cemento, che si collega purtroppo sia al business dei rifiuti sia al business dell'agroalimentare; poi spiegherò il perché. Dicevo che ricorderò anche alcune evidenze giornalistiche: tra queste, vi è il cosiddetto disastro del mare del Gargano. Non so se i presenti, qui, in Aula, conoscano la perla della provincia di Foggia, appunto il promontorio del Gargano, con Peschici e Vieste che sono le località maggiormente conosciute. Vi invito però a conoscere e a scoprire il Gargano in tutte le sue articolazioni, non soltanto fermandosi a Peschici e Vieste. Parlo di una indagine dell'ottobre 2021, con la quale è stata scoperta l'esistenza in mare di 27 tonnellate di reti di plastica nella costa tra Chieuti e Capoiale. Capoiale è una punta della costa tra le più belle e più selvagge, in senso positivo, a livello naturalistico. Gli indagati sono stati accusati di disastro ambientale. Rispetto massimamente l'iter giudiziario, che sta facendo il suo corso, ma, a prescindere da quale ne sarà l'esito, è chiaro che la presenza di 27 tonnellate di reti di plastica vuol dire sostanzialmente soffocare e uccidere un ecosistema che difficilmente potrà tornare alla bellezza originaria, cosa che ovviamente mi auguro.

Vi è poi un altro caso. Leggo testualmente un trafiletto, sempre dal Rapporto ecomafia di Legambiente: “La provincia di Foggia è la discarica del Sud Italia”. Nell'aprile 2021, è stata sgominata una vera e propria organizzazione criminale, molto strutturata, che si dedicava allo smaltimento e al traffico illecito dei rifiuti tra la Campania e la provincia di Foggia. Si è conclusa, per lo meno in primo grado, la vicenda giudiziaria ma quello che mi preme sottolineare - anche qui uno degli indagati era già stato colpito, diciamo così, da una sanzione per un'ulteriore operazione, la Black fire - è quanto emerge dai dati raccolti dalle Forze dell'ordine che, fortunatamente, compiono un controllo sempre puntuale e difficoltoso in un territorio come il nostro. Questi dati evidenziano la presenza di un'organizzazione criminale strutturata, che operava tra la Campania, la Puglia e l'Abruzzo, dedita al traffico e allo smaltimento illecito, in aree e depositi non autorizzati, di ingenti quantitativi di rifiuti speciali non pericolosi che avrebbero dovuto essere regolarmente conferiti in discarica. Presidente, anche qui tutti intravediamo, al di là dell'iter giudiziario, quanto impattanti siano queste attività, innanzitutto, per la salute pubblica. La figura apicale di questo traffico è proprio della mia città, San Severo, che purtroppo risulta essere la prima città non capoluogo di provincia con il più alto numero di reati ecoambientali e agroalimentari. La stessa provincia di Foggia - come dicevo prima - è tra le prime dieci, in particolare al terzo posto; si tratta di tutta la provincia, mentre finora non mi risulta che ci sia stata una cittadina, non capoluogo di provincia, ai primi posti in Italia. Questo ovviamente non ci deve scoraggiare perché la mia città è fatta di tante persone perbene e tutte queste indagini svolte dalla Polizia giudiziaria, a differenza di qualche anno fa, spesso oggi, per fortuna, trovano la collaborazione delle vittime e di tanti cittadini onesti. Però è chiaro che non possiamo in alcun modo abbassare la guardia. Proprio la mia città, per fortuna, è stata ultimamente destinataria - lo dico perché mi interessa trattare un altro argomento - di un finanziamento della regione Puglia, che ringrazio, di circa 3.000.000 di euro per cercare di porre un primo rimedio in termini di bonifica a quella che è stata definita una delle bombe ecologiche più pericolose degli ultimi anni. Infatti, proprio alle porte di San Severo, quindi di casa mia, sono state trovate tonnellate e tonnellate di rifiuti pericolosi, in un'area che, fortunatamente, è stata posta sotto sequestro, quasi cinque anni fa, dalla procura della Repubblica di Foggia che ha un pool specializzato in questa materia e che ringrazio, ogni volta, unitamente alle Forze dell'ordine, per il lavoro che svolge. La bonifica di quest'area però è stata portata avanti sempre a singhiozzo per problemi di coordinamento normativo, perché c'è una parcellizzazione - di cui poi parlerò anche nei suoi aspetti tecnici - di competenze tra Stato, regioni e altri enti, in termini di bonifiche - lei Presidente lo sa meglio di me - e anche in termini purtroppo, spiace dirlo, economici.

La procura di Foggia, anzi, come lei ricorderà, probabilmente, quando è venuto nel nostro territorio, ha stilato un protocollo con la regione Puglia e con il Ministero dell'Ambiente, che spero verrà mantenuto e sempre rinnovato, e magari esteso ad altre realtà ugualmente problematiche, proprio per acquisire stabilmente fondi per combattere l'abusivismo edilizio e, quindi, provvedere agli abbattimenti e cercare di iniziare, di velocizzare e di mettere soldi sulle bonifiche che, per l'estensione dei danni relativi a queste inchieste, ma anche a tante altre, sono piuttosto lunghe e complesse.

Per non parlare poi - io sono pugliese - del disastro dell'Ilva di Taranto, noto a tutti, sul quale credo di non dovermi soffermare per l'evidenza delle catastrofi in termini ambientali, di salute pubblica e di vite umane che quella comunità, tarantina, ma tutta la comunità pugliese, ha vissuto in determinati anni, con il rione Tamburi e tutta la comunità paese, anche se spesso sembra che ce ne dimentichiamo.

E allora, Presidente, la mia attenzione oggi è particolare, perché proprio ieri in Commissione ambiente, come lei ben sa, si sono svolte audizioni fondamentali per quanto riguarda il nuovo schema di decreto legislativo che dovrebbe attuare la legge delega n. 78 del 2022 in materia di contratti pubblici. Ebbene, perché faccio una riflessione su questo schema di decreto legislativo? Perché non sembra, ma è strettamente connesso con le attività di questa Commissione d'inchiesta. Parto da questa prima fase di audizioni che si sono svolte (ce ne saranno molte altre, ne ricordo solo alcune). Tutti gli auditi, che ringrazio per i contributi pregiatissimi e preziosi che ci hanno già fornito in questa prima fase, ci hanno indicato, in maniera trasversale, grandissime criticità.

Non entro nel merito dell'opportunità politica o meno di una norma, ma raccolgo - come credo debba fare l'intero Parlamento - quanto è stato sottolineato dall'ultimo rapporto Ecomafia di Legambiente sull'incidenza della corruzione e sull'incremento degli illeciti amministrativi e penali in materia di rifiuti e filiera agroalimentare. Ricordo, per tutti, le parole del presidente dell'ANAC e i suoi rilievi. Per quanto riguarda lo schema di decreto, in che modo esso può avere una rilevanza con quanto sto dicendo questa mattina? Innanzitutto, per quanto riguarda la disciplina delle società in house. Soprattutto nelle realtà più piccole, ad esempio nella mia zona, ci sono tantissimi piccoli comuni montani con strutture disagiate dove, con riferimento ad alcuni servizi essenziali - quello dei rifiuti è un settore da non demonizzare assolutamente, è un settore essenziale e, anzi, meritevole, se svolto correttamente -, alcune società in house si occupano della gestione dello smaltimento, raccolta e conferimento in discarica dei rifiuti non differenziati.

Nello schema di decreto che abbiamo iniziato ad analizzare ieri, è per esempio prevista l'abolizione del registro nazionale, tenuto anche dall'ANAC, delle società in house. Questo vuol dire togliere trasparenza. Voglio essere chiara: non per forza si dovranno consumare illeciti da parte delle società in house; anzi, il mio auspicio è che lavorino sempre correttamente, ma perché togliere alle imprese concorrenti e anche ai cittadini la possibilità di consultare un registro che deve rimanere in vita e deve essere pubblico? Un registro che il cittadino e anche le società concorrenti, qualora si tratti di attività in concorrenza - perché non tutta la gestione dei rifiuti è antieconomica, anzi - possono consultare. Perché togliere questo registro, cosa che ci riporta nell'oscurantismo e nella segretezza, che sono contrari ad ogni principio costituzionale e legislativo in materia di trasparenza dell'attività amministrativa?

Perché non consentire ad una società, che opera legittimamente nel settore dei rifiuti, di sapere, con riferimento ad una determinata società in house, sua concorrente - che già parte avvantaggiata perché, essendo società in house, dispone di una struttura anche economica differente, perché è un'articolazione della pubblica amministrazione -, quanti appalti ha ricevuto, in quale settore specifico nell'ambito della gestione dei rifiuti, per quale importo, se si è tenuto presente un criterio di rotazione o meno, se ha svolto quell'appalto in maniera ligia, se ci sono state variazioni di appalto, qual è stato il parametro stabilito, quello al massimo ribasso, all'offerta economicamente più vantaggiosa? Tutte cose che sono attualmente visibili e che con la soppressione di questo registro - e lo dico sia in termini concorrenziali, ma anche in termini di trasparenza per i cittadini - non saranno più visibili. E anche per la società in house, che è ligia al proprio dovere, è, invece, una medaglia al petto poter dimostrare, tramite un registro pubblico, la propria trasparenza e assoluta legalità.

Altro aspetto: l'oscurantismo, legato alla soppressione di questo registro, si combina con una serie di altre norme che, capisce bene, Presidente, si legano agli argomenti che stiamo trattando, perché ovviamente questa è la normativa generale sui contratti pubblici, quindi riguarda qualsiasi settore, qualsiasi appalto, qualsiasi contratto: dai rifiuti, al fotovoltaico, alle grandi opere in materia agricola, alle costruzioni in zone che non prevedono la fabbricazione di manufatti e tanto altro. Questi sono principi generali che, a cascata, riguarderanno tutti i settori produttivi del nostro Paese, compresi quelli oggetto della Commissione d'inchiesta.

Tra le tante norme, dicevo, c'è quella che prevede la non pubblicazione del bando (articolo 76 dello schema di decreto legislativo) in caso di procedura negoziata sotto soglia comunitaria; soglia comunitaria che, tra l'altro, questo decreto legislativo amplia a dismisura.

Per essere chiari, si tratta di procedure ristrette che prevedono un invito di tre o cinque partecipanti e, quindi, solo loro partecipano all'invito iniziale, poi non è detto che, dei cinque partecipanti, uno sarà l'aggiudicatario. Non consentire anche a chi viene invitato di seguire l'iter di questa procedura, che dovrebbe essere pubblico, innanzitutto farà aumentare il contenzioso, ma è anche una mancanza di trasparenza enorme: non consente agli altri concorrenti, ai cittadini e alle altre pubbliche amministrazioni di controllare se, in queste procedure, che sono ad evidenza pubblica, ma sono particolari, vengano rispettati i requisiti, primo tra tutti quello della rotazione. Chi controllerà - visto che non c'è più l'obbligo, anzi viene esclusa la pubblicazione del bando nelle procedure negoziali ristrette ad evidenza pubblica - quando abbiamo i contratti sotto soglia? E la soglia ora è stata innalzata a 500.000 euro.

Presidente, il presidente dell'ANAC ci ha detto e ci ha, come dire, certificato che il 90 per cento degli appalti ormai è sotto soglia. Noi pensiamo sempre ai grandi appalti, alle grandi opere, ma le pubbliche amministrazioni territoriali svolgono servizi essenziali e continui, anche di manutenzione ordinaria, per i quali gli appalti è difficile che siano sopra la soglia dei 500.000 euro.

Questo si combina a un altro criterio che, mi permetto di dire, è aberrante: il massimo ribasso. Non viene più scelta l'offerta economicamente più vantaggiosa, che certo ha un margine di discrezionalità che, messo in mani non esperte - non voglio dire corrotte, voglio dire non esperte -, può dar luogo a dei problemi. Ma il massimo ribasso, Presidente, vuol dire svilire l'attività di un'azienda, vuol dire svilire la qualità del prodotto, vuol dire svilire il lavoro dei lavoratori. Presidente, a prescindere dal carattere illecito delle condotte, tutte queste norme facilitano l'illiceità delle condotte. Il compito della pubblica amministrazione, secondo me, Presidente, dovrebbe essere quello di acquistare qualità del servizio a tutela dei cittadini.

Il massimo ribasso, Presidente, per quanto possa essere da un lato tutelante, perché oltre quella soglia non si può andare, non è certo un principio tutelante. Vogliamo dire che l'offerta economicamente più vantaggiosa ha un margine di discrezionalità eccessivo? Va bene, troviamo una soluzione. Magari rendiamo più competenti le commissioni che vanno a parametrare le offerte, e, spesso, sono piccole amministrazioni che neanche si rendono conto di dover tecnicamente guardare un requisito piuttosto che un altro. E, allora, investiamo sulla riqualificazione della pubblica amministrazione.

Questo è un filone, il Leitmotiv che sta alla base del PNRR, perché il rischio, Presidente, se ci va bene, è quello di spendere i soldi in maniera inutile, per le cose non buone, perché ci sono pubbliche amministrazioni incompetenti. Questo è il rischio, se ci va bene. Il rischio, se ci va male, con tutte queste norme che danno un colpo mortale alla trasparenza, e lo hanno detto tutti, ripeto, tutti gli auditi che abbiamo ascoltato finora - ne ascolteremo altri, ma dubito che ci saranno inversioni di rotta su questo punto - è quello di consegnare, ad occhi chiusi, questi soldi nelle mani della criminalità organizzata. Di questo, dobbiamo essere consapevoli. E non soltanto in questo modo diamo un colpo mortale a tutte le aziende che vedono, come una boccata di ossigeno, questi investimenti che verranno dal PNRR, ma diamo un colpo mortale, Presidente, pensiamoci bene, a tutto il Paese, perché questa è un'opportunità unica, che spero si possa ripetere tra dieci o venti anni, ma, purtroppo, ne dubito.

Questo è il Piano Marshall dell'Italia, e abbiamo il dovere di utilizzarlo nel migliore dei modi e di approntare tutti gli strumenti normativi migliori per evitare che questi soldi vadano nelle mani sbagliate, per evitare infiltrazioni di ogni tipo.

Presidente, dovrei e potrei dire tanto altro, perché questo codice degli appalti ci ha permesso di avere una visione molto ampia, però concludo, sperando che, in questo Parlamento, anzi, ne sono certa, ci sia la piena consapevolezza dell'importanza di questa Commissione di inchiesta. Credo e spero che ci sarà massima collaborazione per aumentare tutti gli strumenti di controllo, che, in questo settore, passano anche per tecniche investigative che puntano su strumenti tecnici. Mi riferisco, ovviamente, all'ambito delle intercettazioni, ma non solo.

In questa prospettiva, Presidente, segnalo un'unica macchia, e con questo concludo. Mi spiace, anche per i colleghi di cui ho ascoltato gli interventi essendo dietro, in Aula, a preparare il mio, che in questa discussione generale ci sia una macchia. Ringrazio tutti i colleghi per i loro interventi. Ho sentito un esponente di Fratelli d'Italia - e lo devo dire -, che, sull'istituzione della Commissione antimafia, ha fatto riferimento ad alcune dichiarazioni riguardanti le intercettazioni correlate al contrasto dei reati di mafia e terrorismo, ma non solo, soprattutto ai reati contro la pubblica amministrazione, che poi sono i nuovi reati commessi dalla mafia, ha parlato di argomentazioni risibili di alcuni esponenti politici. Credo che questa sia una grave sbavatura, non soltanto perché quelle argomentazioni sono state portate dall'ex procuratore Scarpinato e dall'ex procuratore antimafia Cafiero De Raho, quindi vengono da persone che, a prescindere dagli orientamenti politici, hanno combattuto una vita sul fronte delle organizzazioni criminali da tutti i punti di vista, ma credo sia una sbavatura istituzionale, perché il collega ha concluso, parlando di orologio rotto che, almeno due volte al giorno, segna l'ora giusta.

PRESIDENTE. Onorevole, concluda, per favore.

CARLA GIULIANO (M5S). Mi scusi. Credo che, nella lotta alla mafia, non ci sia un orologio rotto e, con riferimento a tutte le forze politiche, compresa quella che ho citato, che, evidentemente, non ha l'orologio rotto, ma non ha proprio l'orologio, per capire che, in questo periodo, il contrasto alle mafie va accentuato ancora di più, concludo dicendo che, nel contrasto alle mafie, tutto il Parlamento non deve indietreggiare, e questa Commissione di inchiesta è l'occasione per mostrarci, come Parlamento, pronti ad affrontare le nuove sfide (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iaia. Ne ha facoltà.

DARIO IAIA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, cari colleghi, egregi colleghi, intendo cominciare questo mio intervento richiamando la mia esperienza decennale da sindaco di un comune della provincia di Taranto, un comune del Sud, un comune ed un territorio nei quali le problematiche dell'ecomafia, ma, in generale, le problematiche che attengono alla criminalità organizzata sono all'ordine del giorno, pur essendo impegnati tutti noi, amministratori pubblici, soggetti politici, istituzioni, enti, in una lotta in prima persona per far sì che i nostri territori in qualche maniera possano migliorare. Noi, come Fratelli d'Italia, vogliamo essere chiari in quest'Aula, rappresentando come noi tutti si debba essere uniti nella lotta alla criminalità organizzata, nella lotta alla mafia, nella lotta alle ecomafie. Definiamole come vogliamo, ma dobbiamo essere uniti, non ci devono essere divisioni, perché le divisioni, in questo nostro Paese, in questa nostra Italia, hanno portato anche alle stragi, hanno portato alle morti, hanno portato ad attentati. Quindi, la politica deve essere unita, e Fratelli d'Italia, così come immagino tutte le altre forze politiche presenti in questo Parlamento, ma anche fuori dal Parlamento, sono assolutamente unite ed unanimi nella lotta alla criminalità organizzata.

PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia, colleghi. Per cortesia, ascoltiamo. Prego, onorevole Iaia.

DARIO IAIA (FDI). Grazie, Presidente. Ritengo che questa sia una giornata importante per quest'Aula, una giornata importante, perché diamo il via a due Commissioni di inchiesta fondamentali per il nostro Paese: da un lato, la Commissione antimafia e, dall'altro, la Commissione contro le cosiddette ecomafie. Per cui voglio chiarire, Presidente, per il suo tramite, alla collega, che non vi è stata alcuna sbavatura istituzionale, nel senso che Fratelli d'Italia è in avanguardia e assolutamente assieme a tutte le altre forze politiche, come detto, per fare in modo che si combatta tutti insieme contro le mafie e contro la criminalità organizzata. Quindi, vogliamo essere chiari da questo punto di vista. E poi mi permetto anche di aprire una parentesi, e poi di chiuderla anche in maniera abbastanza veloce riguardo al codice dei contratti pubblici, che, da qualche giorno, sta impegnando la nostra Commissione, la Commissione ambiente e lavori pubblici.

Stiamo effettuando in questi giorni le audizioni, ne abbiamo oltre cento in Commissione ambiente e lavori pubblici, quindi, stiamo audendo tutte le parti interessate. Chiaramente, ci sono rappresentazioni di diversi punti di vista: lo spettro di visuale di determinati soggetti non è uguale a quello di altri soggetti, ma la Commissione è impegnata tutta insieme, con tutte le forze politiche, con tutti i commissari, per fare in modo che venga approvato un codice dei contratti che sia quanto più lineare, quanto più corretto, quanto più trasparente possibile, ricordando che le leggi, quando sono sbagliate, non possono favorire, in qualche maniera, le insinuazioni, gli interventi da parte della criminalità organizzata. Noi riteniamo che le ragioni dell'inserimento nei gangli della pubblica amministrazione da parte della criminalità, da parte delle mafie (comunque si chiamino), abbiano origini storiche, culturali ed economiche che vanno al di là delle stesse normative che noi possiamo approvare.

È chiaro che ci aspettiamo e siamo convinti che il lavoro della Commissione ambiente porterà alla stesura e all'approvazione del miglior codice dei contratti pubblici, tenendo presente che è un provvedimento normativo che il Paese aspetta, che gli enti pubblici aspettano, che le imprese aspettano, al fine di poter mettere in campo una normativa che sia quanto più agile e snella possibile e che, chiaramente, offra quanto più possibile strumenti di difesa circa l'eventualità che la criminalità economica e la criminalità organizzata possano in qualche maniera insinuarsi in questo ambito.

Tutto ciò diventa ancora più importante alla luce delle rilevanti risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza che sono a disposizione del nostro Paese e che dobbiamo utilizzare nella maniera più rapida possibile, ma soprattutto nella maniera più efficace.

Il Governo, con il Ministero che si sta occupando del PNRR, assieme a tutti gli altri Ministeri, è impegnato per far sì che queste risorse abbiano una ricaduta concreta sul territorio.

Presidente, entrando nel merito del provvedimento di cui ci stiamo occupando, ricordo che parliamo di una legge importante, di una Commissione importante. Come è stato anche ricordato prima, nell'intervento di alcuni colleghi, parliamo di una Commissione che trova la sua origine nella XIII legislatura e che, meritoriamente, ritengo, in questa XIX legislatura amplia in qualche maniera la sua attività di indagine, la sua attività di inchiesta, il suo campo di indagine.

Nell'ambito della Commissione d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti non ci limiteremo soltanto al ciclo dei rifiuti, ma lo spettro di indagine e di inchiesta sarà esteso anche agli illeciti ambientali, intesi in senso lato, e ai reati agroalimentari che negli ultimi anni hanno assunto, purtroppo anche nel nostro Paese, un rilievo importante.

Ricordiamo come queste Commissioni d'inchiesta siano fondamentali per il nostro Paese. La stessa Assemblea costituente, con l'articolo 82, ne ha previsto la costituzione, meritoriamente, prevedendo, appunto, che ciascuna Camera possa disporre inchieste su materie di pubblico interesse e, mai come oggi, l'ambiente e le materie ambientali rappresentano assolutamente una materia di pubblico interesse.

Meritoria è stata l'attività svolta da parte della Commissione ambiente. Colgo l'occasione per ringraziare tutta la Commissione, tutte le forze politiche, in maniera particolare il relatore, l'onorevole Lampis, per l'ottimo lavoro svolto, perché, come si ricordava, sono state presentate più proposte di legge, ma oggi discutiamo di un testo unificato che ha messo insieme le diverse proposte di legge e ha prodotto un testo che, chiaramente, dal nostro punto di vista, dal punto di vista di Fratelli d'Italia, è completo.

Si tratta di una Commissione d'inchiesta che, come si diceva, amplia le sue funzioni al di là di quelle tradizionali svolte dalla XIII legislatura e concernenti le indagini sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, e che - ricordiamo - ha gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria; quindi, è una Commissione che ha dei poteri veramente probanti e che possono incidere in maniera seria sulle tematiche di interesse.

Quindi, svolgerà attività di indagine su tutti gli illeciti e i reati eco-ambientali, attività proprie che sono tradizionali e che fanno parte della storia di questa Commissione, quindi: individuare le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti e le altre attività economiche, svolgere un'indagine sul traffico dei rifiuti transfrontaliero, sui rifiuti che partono per l'estero, utilizzando le navi, il trasporto su gomma e, in qualche caso, anche i treni, svolgendo anche indagini sul trasporto dei rifiuti illeciti nell'ambito del nostro Paese. Si occuperà di verificare l'attività della pubblica amministrazione. Ricordiamo il ruolo importante delle regioni e degli enti locali nell'ambito dei rifiuti; ricordiamo la materia delle discariche e il fatto che nel nostro Paese vi sia una carenza cronica di impianti di differenziata; ricordiamo, quindi, tutta la questione delle discariche e delle garanzie assicurative che attengono alle stesse, le assicurazioni, le fideiussioni, tutta la gestione concernente il fine vita della discarica; quindi, con riferimento a cosa succede dopo, ci sono le assicurazioni, ci sono le fideiussioni, ci sono delle garanzie per i territori, per le regioni, per i cittadini, per tutto il periodo successivo al fine vita della discarica stessa.

Ricordo, ancora, la questione che attiene ai fondi del PNRR e alle attività di bonifica dei siti; l'individuazione dei siti e anche dei siti di interesse nazionale. La Commissione d'inchiesta dovrà andare a verificare - è stato già fatto in passato, ma noi riteniamo che questo tipo di attività debba proseguire – che tipo di attività è stata svolta, se questi siti sono stati bonificati e a che punto siamo in questo tipo di attività. E, poi, c'è tutta la questione dei rifiuti radioattivi, altra tematica fondamentale che deve essere affrontata, così come l'individuazione del sito nazionale per il deposito dei rifiuti radioattivi, altro tema veramente importante di cui si dovrà occupare la Commissione ambiente e di cui si dovrà occupare anche la Commissione di inchiesta.

Ancora, si occuperà delle attività illecite che riguardano la gestione del servizio idrico, la corretta attuazione della normativa vigente in materia ambientale e, poi, vi sono le nuove funzioni, assolutamente importanti, che rientreranno nella competenza della Commissione d'inchiesta. Ricordiamo, per esempio, tutti gli illeciti connessi allo smaltimento degli impianti per la produzione di energia rinnovabile, quindi, i pannelli fotovoltaici e tutto ciò che attiene all'eolico: che fine fanno questi materiali e dove vanno a finire; ci sono reati che vengono commessi in merito a questi materiali e, quindi, occorre un'indagine, un'investigazione che abbia ad oggetto anche questo. Per le batterie vale lo stesso identico discorso. E, poi, c'è tutta la tematica delle agro-mafie, che per la prima volta entra nell'ambito della Commissione d'inchiesta: quindi, le attività illecite nel settore agricolo e agroalimentare, comprese quelle connesse a forme di criminalità organizzata commesse anche attraverso sofisticazioni, contraffazioni di prodotti enogastronomici, etichettature, marchi di tutela. Poi, in ultimo, l'abbandono sul suolo e nell'ambiente dei prodotti monouso e tutto il fenomeno delle zoomafie di cui si parlava in precedenza.

Quindi, capiamo tutti come questa Commissione abbia un ruolo assolutamente importante. L'attività, come ricordava il relatore nel suo intervento, sarà svolta da 18 deputati e 18 senatori. È stata questa una modifica che si è voluta applicare nell'ambito della Commissione, per garantire una maggiore partecipazione democratica, una maggiore rappresentatività di tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Ed è importante e di grande rilievo anche un altro aspetto, il fatto che la Commissione certamente non accerta i reati e non può irrogare delle sanzioni, ma ha dei poteri assolutamente similari a quelli dell'autorità giudiziaria: quindi, può disporre ispezioni, perquisizioni personali, sequestri, intercettazioni telefoniche, può audire anche dei testimoni.

La Commissione d'inchiesta ha anche un grande impatto sulla realtà, perché le relazioni annuali e conclusiva dei lavori della Commissione di inchiesta sono assolutamente utili ai fini della trasparenza, per far conoscere ai cittadini lo stato delle ecomafie e dei reati ambientali e agroalimentari e di tutto quello di cui abbiamo parlato in precedenza. È, sicuramente, una Commissione, i cui atti e le cui relazioni potranno essere e saranno, così come è stato in passato, a disposizione di tutti i cittadini. Le relazioni assolutamente favoriscono la trasparenza e il diritto all'informazione dei cittadini stessi.

La Commissione dovrà operare all'interno dei territori con sopralluoghi e ispezioni, con un raggio ed uno spettro nazionale, ma anche una visione territoriale; come già avvenuto anche in passato, avverrà anche in questo quinquennio (lo immagino, anzi sono sicuro) su alcune tematiche. Si parlava prima della questione Ilva, di cui ci occuperemo anche in quest'Aula a brevissimo. In passato, la stessa Commissione d'inchiesta sui reati ambientali ha prodotto una relazione sulla questione Ilva. Si tratta di una presenza territoriale con restituzione ai territori di informazioni assolutamente importanti, un dovere fondamentale, ma - mi sembra anche lapalissiano affermarlo – fondamentale, è la collaborazione con tutte le altre istituzioni, con l'autorità giudiziaria, sia essa giudicante, sia essa inquirente, con le amministrazioni, con gli enti locali, con le imprese, in un'attività sinergica con tutti gli operatori della nostra Nazione.

I filoni di indagine di cui si potrà occupare questa Commissione d'inchiesta sono diversi. Si tratta, soprattutto, di fenomeni in corso e non di fenomeni finiti, quindi, una Commissione agile, dinamica, che si occupi delle problematiche del nostro territorio, anche acquisendo documenti presenti all'interno di fascicoli relativi a procedimenti penali in corso, chiaramente con il rispetto del dovere alla segretezza, cui i commissari stessi sono tenuti. I temi concreti di cui si occuperà la Commissione sono: gestione dei rifiuti radioattivi e attività connesse; indagini per far luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti; traffico transfrontaliero dei rifiuti; traffico di rifiuti in Italia; illeciti della pubblica amministrazione; fenomeno degli incendi; siti contaminati in Italia; siti di interesse nazionale; mercato del riciclo (assolutamente appetito dalla malavita); ecoreati; stato di attuazione della legge n. 68 del 2015; dragaggi delle aree portuali, un tema di grande interesse, nel senso che, nelle aree di mare e nelle aree portuali, si è cominciata a svolgere un'attività di questo tipo, ma che deve continuare e deve essere accentuata, perché la presenza di rifiuti nel mare e nelle nostre aree portuali rappresenta certamente un grave problema; verifica dello stato di salute delle acque; analisi territoriale del ciclo dei rifiuti, effettuando anche ispezioni e sopralluoghi presso i siti. Ci sono criticità importanti che devono essere evidenziate, relative, per esempio, alla gestione dei rifiuti urbani, che, purtroppo, si fonda ancora oggi molto sui conferimenti in discarica, quindi, con un ampliamento delle discariche e con una questione dei sopralzi delle discariche che dovrà essere affrontata.

La Commissione si occuperà, inoltre, della problematica relativa alla raccolta differenziata, che è scarsamente qualitativa; molto spesso, ci vantiamo di aver raggiunto percentuali importanti di raccolta differenziata, ma in pochi casi si va a verificare quanto sia qualitativamente elevata questa raccolta differenziata; se andassimo a fare questo tipo di verifica, comprenderemmo come, molto spesso, a importanti ed elevate percentuali di raccolta differenziata, non corrisponda una qualità di rilievo della raccolta differenziata stessa; vi è, inoltre, una carenza impiantistica per quanto riguarda il trattamento dei rifiuti post-raccolta e poi la questione, cui facevo riferimento prima, delle garanzie finanziarie per l'ambito della post-gestione delle discariche.

Altri temi di cui immagino la Commissione d'inchiesta si dovrà occupare sono: il sistema depurativo dei comuni; gli incendi, che riguardano gli impianti di trattamento, (spesso dietro questi incendi ci sono le mafie e la criminalità organizzata); l'abbandono illecito dei rifiuti nelle campagne.

Si tratta, quindi, di una serie di tematiche, su cui Fratelli d'Italia è stata sempre in prima linea e continuerà ad esserlo, chiaramente in stretta e ferma collaborazione con tutte le altre forze politiche. Infatti, riteniamo che vi siano temi nell'ambito dei quali vi debba essere una unità di intenti; sicuramente, la lotta alla mafia e alle ecomafie rappresenta uno di questi. Poi ci saranno tanti altri argomenti e tante altre tematiche, su cui le forze politiche avranno il tempo ed il modo di dividersi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie Presidente. Colleghe, colleghi, signor rappresentante del Governo, ho avuto la possibilità - e anche la fortuna per la mia formazione -, nel corso della XVIII legislatura, di far parte di questa Commissione. Ho potuto comprendere, nel complesso del lavoro svolto in quegli anni, quale funzione strategica tale organismo rivesta per la vita del Parlamento e, più in generale, per la vita della Repubblica.

Le numerose audizioni, che hanno coinvolto i principali soggetti interessati alle tematiche trattate, le decine di missioni, che hanno interessato varie zone d'Italia, le migliaia di pagine di documenti acquisiti e le relazioni trasmesse alle Camere hanno consentito di raccogliere una grande quantità di elementi utili anche per l'attività legislativa, come la legge n. 68 del 2015, recante disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente e diritti ambientali.

La funzione svolta da questa Commissione nelle precedenti legislature è stato, dunque, un prezioso contributo per tutto il Parlamento e per il Paese, al fine di far conoscere quanto sia importante la gestione del ciclo dei rifiuti e mostrare quante illegalità e quanti interessi malvagi si nascondano dietro la gestione del ciclo dei rifiuti.

Voglio ricordare che alcune zone del nostro Paese sono state drammaticamente devastate da questa illegalità diffusa, come la Terra dei fuochi, e, vicino Roma, la Valle del Sacco, con l'interramento di rifiuti pericolosi nel corso degli anni, con una drammatica compartecipazione anche del sistema imprenditoriale italiano; era più semplice smaltire illegalmente i rifiuti tossici, piuttosto che seguire le regole, avendo, quelle aziende, un vantaggio illecito nella concorrenza di mercato, rispetto agli imprenditori onesti, perbene, che si attenevano alle regole. Un danno ambientale e alla salute drammatico: migliaia di ettari che potevano essere utilizzati in un momento drammatico, come quello che viviamo, per quanto riguarda la produzione agricola. Voglio ricordare la crisi del grano che c'è stata pochi mesi fa anche a seguito della guerra; migliaia di ettari del nostro territorio saranno abbandonati per anni, non potranno più essere messi a coltura. Questo per citare una delle grandi questioni che sono venute alla luce, anche grazie e soprattutto al lavoro di indagine svolto dalla Commissione d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

È evidente che questa Commissione si intreccia tanto con la Commissione antimafia, perché, dietro al ciclo dei rifiuti e alle questioni ambientali, ci sono tanti di quei nefasti affari che fanno la mafia e la criminalità organizzata. Ciononostante, avere una Commissione specifica che si occupa di questo argomento, come si dice generalmente di ecomafie, credo sia la scelta giusta, importante, che mette di fronte al Paese la consapevolezza, da parte dello Stato e da parte del Parlamento, che la questione ambientale non è una questione accessoria, non è soltanto occuparsi della sistemazione dei giardini, come diceva qualcuno, ma che invece va a incidere sulle scelte più importanti e fondamentali della vita del nostro Paese.

Devo dire che ho anche apprezzato nel lavoro che è stato fatto in Commissione - questa volta non sono in Commissione ambiente, quindi non ho seguito direttamente, però è un argomento al quale presto tanta attenzione - la capacità di cercare di individuare le nuove aree nella quali, appunto, la Commissione possa far valere le proprie competenze. Per esempio, il primo punto è indagare sull'esistenza di eventuali illeciti connessi allo smaltimento degli impianti per la produzione di energia rinnovabile, i cosiddetti rifiuti emergenti, con particolare riferimento alla fine vita dei pannelli solari fotovoltaici, delle pale eoliche, delle batterie, nonché di ogni altro materiale o dispositivo utilizzato nelle infrastrutture per la produzione di energia da fonte rinnovabile. È evidente che la strada verso l'energia rinnovabile è una scelta strategica fondamentale per il nostro Paese e - scusate se lo dico - anche per il nostro pianeta. È evidente che quella strada non può essere interrotta ma è altrettanto evidente che dietro la crescita, che speriamo possa essere sempre più accentuata, dell'utilizzo delle energie rinnovabili e delle batterie per le vetture elettriche non possiamo far nascere un nuovo racket, una nuova illegalità. Quindi, è giusto che la Commissione indaghi su questo punto.

L'altra seconda grande questione è quella delle agromafie. È cioè necessario indagare sull'esistenza di attività illecite nel settore agricolo e agroalimentare, comprese quelle connesse a forme di criminalità organizzata, compiute anche attraverso sofisticazione e contraffazione di prodotti enogastronomici, di etichettature e di marchi di tutela, ivi compreso il loro traffico transfrontaliero, anche ai fini dell'aggiornamento e del potenziamento della normativa in materia di reati agroalimentari, a tutela della salute umana, del lavoro e dell'ambiente, nonché ai fini del contrasto al traffico illecito dei prodotti made in Italy. Io non vorrei aggiungere altro, perché parliamo di uno dei settori strategici della nostra economia e, peraltro, di una questione che è strettamente correlata alla difesa della salute dei cittadini. Noi siamo ciò che mangiamo: se mangiamo prodotti non garantiti, perché qualcuno ci specula sopra, è evidente che la salute pubblica e dei singoli cittadini viene compromessa.

L'altra questione è analizzare le cause dell'abbandono, sul suolo e nell'ambiente, di prodotti monouso, anche in plastica, verificare l'attuazione delle disposizioni che regolano le misure sanzionatorie applicabili a tale condotta e proporre iniziative per la promozione dell'uso dei prodotti riutilizzabili, compostabili o rinnovabili, al fine di evitare il ricorso, appunto, a prodotti monouso.

Infine, c'è il quarto punto, cioè indagare sulle attività illecite legate al fenomeno delle zoomafie, nonché verificare la corretta applicazione del titolo IX bis del codice penale relativo ai delitti contro il sentimento per gli animali. Tale questione, con un mio emendamento, era stata introdotta anche nella legge istitutiva della Commissione antimafia. Lo dico sinceramente, nonostante io abbia redatto e richiesto l'approvazione di quell'emendamento, che è stato accettato dai colleghi della maggioranza e dell'opposizione: penso, però, che più proficuamente questo tema possa essere effettivamente trattato dalla Commissione di cui stiamo parlando. Quindi, cercheremo, in queste ore e in questi giorni, con gli Uffici, di modificare anche il testo delle precedenti proposte di legge, quelle di cui abbiamo discusso poco fa, per evitare che ci sia una contrapposizione di competenze. Però, il fatto che sia stato oggetto di discussione in entrambe le Commissioni sta a indicare quanto questo argomento effettivamente sia importante.

È evidente poi che la Commissione svolge una serie di attività che, secondo me, devono essere in qualche modo valorizzate e ancora più conosciute. Intanto, faccio riferimento a una metodologia di lavoro che avrà questa Commissione, credo. Spero che i nuovi colleghi che parteciperanno a questa Commissione e il suo presidente, che sarà scelto, sicuramente continueranno su una strada importante, che è quella degli approfondimenti territoriali, regionali, di questi argomenti.

Ricordo le molte missioni in molte regioni e le relazioni che alla fine di queste lunghe indagini venivano redatte, che sono dei veri testi di riferimento, regione per regione, per capire qual è lo stato dell'arte, quali sono le criticità e, a volte, quali sono anche le soluzioni per cercare di affrontare i grandi temi legati, appunto, al ciclo dei rifiuti ma anche alla gestione dei rifiuti nucleari e radioattivi, alla depurazione delle acque e alla gestione dei fanghi derivanti dalla depurazione delle acque. Insomma, si tratta di tutte quelle grandi questioni che sono in capo alla Commissione e che sono importanti competenze delle regioni e degli enti locali ma che, spesso, purtroppo, rappresentano questioni che non vengono trattate con la necessaria corrispondenza rispetto al quadro normativo. Quest'ultimo, infatti, deve dare proprio la possibilità di non far trasbordare queste cose verso poteri illegittimi e illegali, come quelli della criminalità organizzata.

Le competenze sono molte e le questioni sono importanti. È evidente che chi se ne dovrà occupare lo dovrà fare con grandissima serietà; ma io di questo non dubito. Penso che oggi sia una giornata importante perché in quest'Aula - peraltro anche poco partecipata - si discute dell'istituzione di entrambe queste Commissioni: quella antimafia e quella sulle ecomafie. È un segnale, secondo me, che il Parlamento sta dando al Paese, cioè il fatto che non ci sarà alcuna tolleranza sulle grandi questioni legate alla lotta alla mafia e su quelle legate alla gestione illegale dei rifiuti, alle ecomafie e alle illegalità in campo ambientale, che non ci sarà tolleranza su questi punti. Il passaggio importante che questo Paese deve fare verso il futuro, considerata anche la possibilità della gestione dei fondi del PNRR, che in campo ambientale, in modo particolare, potranno cambiare il volto del nostro Paese, è che, proprio adesso che ci sono questi importanti fondi a disposizione, vi sia ancora di più una capacità di allontanare le mele marce dal cesto, di allontanare coloro che su questi fondi vogliono speculare e coloro che vogliono approfittare del momento. Invece, ci deve essere, contemporaneamente, da parte delle istituzioni e di tutti quanti noi, la possibilità di utilizzare quelle risorse per cambiare davvero il volto del nostro Paese, perché è importante che questo accada. Noi non possiamo permettere più che l'Italia, che è uno dei più importanti Paesi al mondo per economia, per civiltà, per cultura e per storia, non abbia tutte le acque depurate. Non possiamo pensare che ci siano tanti comuni del nostro Paese che scaricano i liquami a cielo aperto, contro tutte le normative italiane e internazionali. Non possiamo pensare che ci siano ancora le discariche in questo Paese e che non ci sia un ciclo virtuoso della raccolta dei rifiuti, perché non soltanto tutto ciò è contro l'ambiente, contro la salute e contro la possibilità di contrastare i cambiamenti climatici ma è anche contrario ad una logica economica banale. Infatti, una delle più grandi industrie del nostro Paese è il turismo, ma se noi non vendiamo acqua pulita, chi verrà più da noi? Quali sono i turisti che verranno ancora in Italia se noi non facciamo in modo che le nostre acque siano pulite, che le nostre spiagge siano pulite, che le nostre città siano salubri? Quando si vuole affittare una casa, la prima cosa è tinteggiarla, è pulirla, perché altrimenti non si troverà nessuno che la vuole affittare. Quindi, anche per quanto riguarda il nostro ambiente, noi dobbiamo fare in modo che ci sia un investimento importante e un controllo altrettanto serio e integerrimo sulle spese che ci saranno. Da questo punto di vista la Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti è uno strumento utilissimo e valido, a disposizione del Parlamento, a disposizione del Paese e a disposizione dello Stato. Io sono convinto che anche in questa legislatura farà un grande lavoro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Anthony Emanuele Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, siamo alla fine della discussione generale di oggi e credo che vi è un messaggio chiaro e forte che arriva al Paese. La discussione generale, nello stesso giorno, della istituzione della Commissione parlamentare antimafia e della Commissione sul ciclo dei rifiuti, per verificare le attività illecite collegate alle ecomafie e agli altri aspetti su cui è stato ampliato il potere della Commissione stessa, è un messaggio chiaro e forte che arriva da questo Parlamento. Negli ultimi vent'anni, da quando sono state istituite, le Commissioni parlamentari sulle attività illecite del ciclo dei rifiuti hanno avuto certamente il merito di tenere alta l'attenzione su questa materia. Anche in questa legislatura il Partito Democratico ha dato un messaggio chiaro e forte su questa che è e resta una delle priorità della nostra azione politica, presentando per primo il testo che ne prevede l'istituzione. Nel panorama delle competenze della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, sono due le attività fondamentali. Da un lato, quella di conoscere, esercitando i poteri tipici della Commissione d'inchiesta, i fenomeni, per adottare gli opportuni correttivi normativi; dall'altro, quella di verificare la corretta attuazione della normativa in materia ambientale.

Presidente Costa, non lo dico a lei, che, per la sua esperienza nel passato Governo, conosce bene la materia, ma certamente sui termini dell'attuazione della normativa ambientale bisogna fare uno sforzo straordinario; sono troppi i ritardi in diverse parti del Paese, e sono troppe, nelle pieghe del frazionamento delle competenze tra le amministrazioni e gli enti, pubblici e privati, chiamati a gestire il servizio, le difficoltà che rallentano la corretta attuazione della normativa ambientale, nonostante gli sforzi che ha fatto il legislatore inserendo diversi aspetti in Costituzione.

Alla presenza del Sottosegretario, rappresento, prima che inizi l'attività d'indagine, che ci sono una serie di questioni spicciole che riguardano il Mezzogiorno, la Sicilia in particolare, su cui è il caso di soffermarsi. La Sicilia oggi, pur essendo la regione più povera del Paese, è quella in cui c'è, in media, la Tari più alta d'Italia, frutto di una disastrosa gestione degli ultimi anni. Diverse società di regolamentazione dei rifiuti conferiscono indirettamente i rifiuti all'estero, e ciò è una grave piaga perché comporta un netto aumento del costo della Tari. Nel Mezzogiorno mancano gli impianti, una carenza che non è stata possibile colmare neanche negli ultimi anni, per un rallentamento preoccupante sia nelle procedure di aggiudicazione delle gare, sia nell'impegno delle risorse economiche per espletare le stesse.

Resta il tema drammatico, in una parte del Paese, della governance delle società chiamate a gestire la raccolta dei rifiuti. Torno all'esempio siciliano: più volte, il Governo nazionale ha invitato la regione a individuare non più di cinque società di regolamentazione dei rifiuti, tutte pubbliche; invece, oggi ne esistono 18 e tutte private. È un grave problema che penalizza, come dicevo in precedenza, una parte del Paese e su cui il Governo, a nostro giudizio, deve predisporre immediatamente gli opportuni correttivi .

C'è, poi, l'altra piaga del servizio di raccolta. In tante parti del Paese l'offerta continua a essere frazionata per territori, anche piccoli, dando vita a un'offerta che non garantisce per niente l'economicità del servizio e la sua funzionalità. Non solo, anche quando vengono individuati gli ambiti territoriali ottimali - continuo con l'esempio siciliano - le procedure di aggiudicazione vanno molto a rilento. Significa che ci vogliono anni per aggiudicare le gare e, nelle more, continuano gli affidamenti diretti. Questa situazione non è più tollerabile, come, del pari, non è più tollerabile il ritardo con cui procede la bonifica dei siti inquinati e delle discariche dismesse. Cito alcuni dati su cui riflettere: abbiamo, in questo momento, 33.000 siti di bonifiche, ma 16.000 ancora aspettano le procedure; vi sono ritardi consistenti non soltanto sulle procedure di notifica e di coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, ma anche per la caratterizzazione dei siti, che spesso non avviene o avviene con grave ritardo.

Nel Mezzogiorno, come già sul sistema di raccolta e di gestione dei rifiuti, i dati peggiorano: mentre i siti che aspettano di essere bonificati sono il 45 per cento a livello nazionale, nelle regioni del Mezzogiorno i due terzi del totale, e in Sicilia, venendo alla mia regione, ben il 73 per cento. Sul sistema dei rifiuti pesa poi, più che in altri settori, l'ombra dell'inflazione; stranamente, è il settore in cui c'è stata una lievitazione dei costi del servizio e dei costi dei materiali che supera di gran lunga la percentuale di inflazione prevista dall'Istat ogni anno; in alcuni casi, si arriva al quadruplo; la media, nel Mezzogiorno, va da 150 milioni di lire degli anni Novanta fino a 2 milioni di euro per comuni di 10.000 abitanti. Anche su questo occorre una verifica dei costi, degli appalti e delle procedure.

In questo contesto, Presidente, non è per nulla una buona notizia la scelta, che ha fatto il Governo con il nuovo codice degli appalti, di consentire in modo generalizzato il subappalto. Io l'ho già detto nella mia Commissione di competenza, la Commissione trasporti, durante l'audizione del Ministro Salvini: alziamo la guardia, perché già con i limiti per il subappalto - con la possibilità di fare fino a tre gare, com'è attualmente la normativa - ci sono stati abusi preoccupanti sia sui requisiti per i subappaltatori sia con alcune ombre sinistre; per essere chiari, nel Mezzogiorno ci sono comuni dove da vent'anni c'è sempre lo stesso aggiudicatario del servizio; cambia l'appaltatore, ma il subappalto poi finisce sempre alla stessa persona, con i limiti delle tre gare; figuriamoci ora che il Governo Meloni ha previsto la possibilità, generica, del subappalto.

Il Partito Democratico proporrà un apposito testo di legge in merito; abbiamo proposto, e proporremo, atti ispettivi, da questo punto di vista; se vogliamo risolvere il problema, serve fare esattamente la scelta opposta, quella del divieto del subappalto; ci deve essere un aggiudicatario certo, di cui dobbiamo essere consapevoli e che deve assumere la responsabilità della corretta esecuzione dell'appalto e la corretta responsabilità sulle garanzie, in termini di affidabilità dell'impresa e di trasparenza, lontano dalle ombre sinistre della mafia e della criminalità organizzata. E, a proposito dell'aggiudicazione delle gare, una parte dell'attività della Commissione non potrà non andare, a nostro giudizio, nei confronti del sistema di aggiudicazione; troppe compiacenze, troppe strizzate d'occhio, se è vero come è vero che alcune gare vanno deserte, sono aggiudicate poi successivamente, quando aumenta il ribasso, spesso sono, in territori amplissimi, in intere regioni, sempre le solite ditte a gestire il servizio. C'è un vero sistema di oligopolio che fa cartello e che spesso è al limite con alcune associazioni e con alcuni mondi.

Credo che su questo si dovrebbe concentrare l'attività della Commissione, per l'impegno del Partito Democratico - e auspichiamo anche delle altre forze politiche - con un impegno vero del Governo ed un'azione incisiva. Sottosegretario, su questo misureremo l'azione del Governo e sulla capacità di rompere questi sistemi che hanno condannato alcune parti del Paese.

Potremo vedere la luce in fondo al tunnel, in questa stagione, grazie alle risorse del PNRR. Certamente rappresentano un'occasione, ma ritorna lo stesso problema, se è vero, come è vero, che, in alcune parti del Mezzogiorno, alcune gare dell'Ambito B, che era il sovrambito, quello per la realizzazione degli impianti sovracomunali, sono andate deserte in prima e in seconda battuta. Sono segnali sinistri che ci preoccupano e su cui serve l'occhio vigile del Governo e della politica per rompere questi percorsi pericolosissimi che continuano a far arretrare diversi territori.

Da ultimo, ma non meno importante, anche per le precipue competenze della Commissione, la questione del sistema idrico integrato. A proposito di Commissione di indagine, nel mio territorio, la provincia di Catania, Sottosegretario, ci sono ben 11 gestori privati senza gara pubblica - 11, non 1 -, in palese violazione di ogni norma di legge. Serve procedere per regolare un sistema efficiente che garantisca una tariffa unica, vera, a portata del cittadino, in un tempo in cui l'inflazione e il caro bollette stanno facendo lievitare il costo delle bollette dei servizi pubblici essenziali. Gli interventi messi in campo dal Governo appaiono come dei palliativi, dei pannicelli caldi. Servono interventi strutturati, strutturali, per dare un costo, un importo della tariffa a portata e a misura delle famiglie, anche di quelle meno abbienti, perché i servizi pubblici stanno diventando non più essenziali, ma soltanto per coloro che se li possono permettere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - Testo unificato - A.C. 80-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, l'onorevole Gianni Lampis.

GIANNI LAMPIS, Relatore. Grazie, Presidente. Direi che, dall'andamento del dibattito, sia chiara la volontà unanime di addivenire alla costituzione di questa Commissione e, quindi, non ci sono repliche che intendo ulteriormente fare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, il Sottosegretario Barbaro.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Sarò un pochino più lungo rispetto alla replica dell'onorevole Lampis che ha introdotto, con la sua relazione, i lavori dell'odierna discussione generale; lo ha fatto in maniera sapiente e, tra l'altro, è stato anche precursore dello spirito che ha caratterizzato i lavori di questa mattinata.

Per quanto riguarda la posizione del Governo, mi viene facile rispondere con estrema semplicità, rispetto al ruolo che rappresento, poiché abbiamo vissuto questa mattinata con profondo rispetto di tutte le posizioni che sono emerse e che sono, peraltro, il frutto delle prerogative parlamentari, nei confronti delle quali il Governo non può che esprimersi favorevolmente non solo per quanto riguarda le medesime prerogative, ma anche per l'unanimità che l'onorevole Lampis ha ricordato poco fa. Questa unanimità è stata caratterizzata da una molteplicità di interventi che ci hanno dato il peso e la misura di quanto questo ulteriore strumento possa essere propedeutico, anche nell'azione di Governo, a portare avanti le dinamiche e le politiche ambientali del Paese. Per cui, è uno strumento di interlocuzione importante con il quale il Governo si interfaccerà e dal quale arriveranno - ne siamo convinti - anche indicazioni importanti per quella che sarà l'azione di Governo.

Mi permetta, Presidente, soltanto di svolgere alcune considerazioni finali rispetto alle riflessioni emerse, che possono essere condensate veramente in poche battute, perché non solo il clima, ma anche i contenuti sono andati in questa direzione. Abbiamo parlato di tutte le problematiche connesse alla costituenda Commissione, che partono dalle dinamiche ambientali, per passare a quelle di carattere sanitario ed infrastrutturale, fino a quelle del mondo del lavoro. Su tutte c'è un dato che emerge in maniera importante, che riguarda i problemi del nostro Paese in generale, ma anche gli aspetti legati ai costi delle dinamiche, connesse alle problematiche delle quali dovrà occuparsi la Commissione. Sono costi che vanno addirittura in una triplice direzione: non soltanto andranno ad aumentare ciò che riguarda le dinamiche dello smaltimento, ma si aggiungeranno anche sotto il profilo giudiziario e sanitario. Per cui è uno spaccato, oserei dire, quasi drammatico delle problematiche che emergono e che potranno essere affrontate con decisione da questa Commissione.

In ultimo, e veramente vado a concludere, il perimetro: il perimetro d'azione è stato ampliato rispetto a quello delle Commissioni che hanno già caratterizzato i lavori sul tema. C'è anche una capacità di indirizzo che sarà importante e, oserei dire, determinante nell'ambito delle dinamiche che caratterizzeranno l'azione del Governo, che permetteranno anche di giovarsi di un ulteriore interlocutore e che, di fatto, andranno a migliorare la vita del Paese.

È con questo auspicio che vado veramente a concludere, Presidente, ringraziando tutti coloro che hanno partecipato a questa discussione generale, nella convinzione che oggi abbiamo fatto un passo in avanti: tutti, nessuno escluso, tutte le forze politiche hanno dato il loro contributo per il miglioramento della vita del Paese e, soprattutto, per la capacità, da parte del Parlamento e del Governo, di dotarsi di tutti gli strumenti utili ed efficaci per risolvere le problematiche delle quali oggi si è parlato.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella giornata di lunedì 30 gennaio, le discussioni con votazioni in Assemblea si articoleranno nei seguenti termini: ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 30 gennaio 2023 - Ore 14:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 391 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 dicembre 2022, n. 187, recante misure urgenti a tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi strategici (Approvato dal Senato). (C. 785​)

Relatore: SQUERI.

2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

CAFIERO DE RAHO ed altri; PROVENZANO ed altri; DONZELLI ed altri; RICHETTI ed altri; IEZZI ed altri; CALDERONE ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

(C. 303​-387​-624​-692​-780​-784-A​)

Relatrice: BORDONALI.

3. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

BRAGA ed altri; ILARIA FONTANA ed altri; MORRONE ed altri; ROTELLI ed altri; EVI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari. (C. 80​-532​-605​-717​-737-A​)

Relatore: LAMPIS.

La seduta termina alle 14,50.