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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 43 di mercoledì 25 gennaio 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 9,30.

CHIARA COLOSIMO , Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 78, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 9,54. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 9,34, è ripresa alle 9,54.

Seguito della discussione della proposta di legge: Meloni e Morrone: “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali” (A.C. 338​); e delle abbinate proposte di legge: Enrico Costa; Mule' ed altri; Gribaudo (A.C. 73​-528​-637​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 338: “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali” e delle abbinate proposte di legge nn. 73-528-637.

Ricordo che nella seduta del 23 gennaio si è conclusa la discussione generale e le relatrici e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Avverto che, fuori dalla seduta, gli emendamenti 1.2, 3.3, 5.3, 5.4, 6.1, 9.1 e 10.2 Grippo sono stati ritirati dalla presentatrice.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Rosetta Rossi”, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie alle ragazze, ai ragazzi e al corpo docente. Grazie di essere qui (Applausi).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Michelotti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MICHELOTTI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ho chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti dell'articolo 2 di quest'importante provvedimento, perché per anni, anche nella mia esperienza professionale e lavorativa di avvocato e di membro dell'AIGA (Associazione italiana giovani avvocati), siamo sempre stati portatori del principio dell'equo compenso, cui questa legge finalmente dà attuazione, dopo decine di convegni, riunioni e incontri per incalzare il legislatore a intervenire in tal senso. Quindi, credo che non soltanto per noi, per Fratelli d'Italia, ma per tutto il Parlamento sia un traguardo importante realizzare quest'obiettivo che non esitiamo a definire storico.

L'equo compenso è per moltissimi professionisti italiani un traguardo essenziale ai fini della dignità della professione. È un provvedimento che oggi, dopo anni di battaglie, dopo il cammino interrotto nella scorsa legislatura, vede la sua possibile concretizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Un provvedimento largamente condiviso - ed è un bene sia così -, un lavoro agevolato certamente dalla sintesi raggiunta la scorsa legislatura con il concorso di molte forze politiche.

L'articolo 2 è uno dei pilastri della legge; definisce l'ambito di applicazione che certamente avrebbe potuto essere allargato, ma credo e crediamo che l'impianto complessivo della legge abbia raggiunto un delicato equilibrio, proprio per il tema che tocca, un traguardo assolutamente positivo che va mantenuto, perché va nella giusta direzione a tutela delle professioni. Oggi, che questa legge tocca tale traguardo importante e fondamentale, auspichiamo che anche il Senato possa traguardarlo in maniera celere, così come sta per fare quest'Aula. Per troppo tempo è prevalsa una vulgata dominante, che ha visto nel Cresci Italia del Governo Monti il suo epilogo, che, sbagliando, si proponeva, attraverso l'eliminazione dei tariffari, di aiutare i giovani professionisti a crescere conquistando quote di piccolo mercato. Come ben sappiamo, così non è stato. Si è anzi verificato il contrario: i grandi sono sempre stati più grandi e ai giovani si sono spalancate le porte di un lavoro sottopagato, se non in alcuni casi con la pubblica amministrazione addirittura gratuito, con l'aspettativa futura di un incarico retribuito. Un mercato, quindi, distorto, uno schiaffo in faccia ai giovani professionisti che non meritavano e che non meritano. Questa legge oggi restituisce dignità e tutela proprio a tanti giovani professionisti che si affacciano sul mercato del lavoro. Le prestazioni d'opera intellettuale devono trovare adeguata cittadinanza nel nostro ordinamento e nel mercato, anche, ma non solo, in ragione della loro tutela all'interno del codice civile. Chi come noi, come Fratelli d'Italia, ha sposato da sempre questa battaglia e questo principio ha a cuore il riconoscimento del merito, che si è voluto anche inserire nel nome di un Ministero; e non poteva, quindi, non avere a cuore il sacrificio di tante famiglie italiane che, con sforzi e sacrifici, hanno fatto studiare i propri figli per permettere loro di inseguire il sogno della libera professione.

Questa legge è anche un modo per rivolgersi a quelle madri e a quei padri, a quanti con sacrificio hanno studiato e ogni mattina hanno messo a disposizione la loro professionalità: non siete soli, lo Stato vi aiuta a far sì che la vostra dignità professionale sia tutelata. Questa legge aiuta ad affermare che il compenso della prestazione sia equo, correlato all'altezza della qualità e della dignità dell'opera intellettuale chiamata a svolgere. Concludo, Presidente, affermando che questa legge, così importante, non soltanto va nella direzione di garantire i professionisti, ma anche i cittadini, ossia coloro che si rivolgono ai professionisti e che mettono il loro futuro nelle mani degli stessi per essere tutelati nei vari ambiti di competenza.

Compenso, valore della prestazione, qualità sono concetti importanti che oggi fanno la differenza ed è importante che il cittadino ne sia consapevole per fare una scelta che lo tuteli fino in fondo.

Andiamo, quindi, nella giusta direzione e crediamo che questa legge affermi un principio sacrosanto, per ribadire la tutela, la dignità e il decoro della libera professione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, invito le relatrici e il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 2.

MARIA CAROLINA VARCHI , Relatrice. Invito al ritiro, altrimenti parere contrario: sugli emendamenti 2.102 Gribaudo e 2.3 Giuliano; sugli identici emendamenti 2.4 Giuliano e 2.100 Dori; sugli identici emendamenti 2.5 Gianassi, 2.6 Dori e 2.101 Giuliano.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Parere conforme alle relatrici.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.102 Gribaudo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Governo, intervengo perché su questo argomento c'è stato un ampio dibattito anche nelle categorie dei professionisti. Francamente, sono molto perplessa su questo parere contrario e invito il Governo a una riflessione, perché l'emendamento si propone di allargare il campo di applicazione dell'equo compenso, rispetto all'attuale formazione che prevede parametri ben più restrittivi - più di 50 lavoratori e oltre 10 milioni di ricavi annui - che, di fatto, ne limitano l'efficacia.

In particolare, occorre considerare che le imprese attive italiane che occupano più di 50 addetti sono circa 28.000 e rappresentano lo 0,62 per cento delle imprese italiane: questi sono i dati dell'Istat, non miei. Prevedere che l'equo compenso si applichi solo qualora il committente sia un'impresa con più di 50 dipendenti limita fortemente la portata di questa legge, su cui abbiamo già dibattuto, e sapevamo che c'era questo nodo.

Allo stesso modo, considerando che soltanto l'1,06 per cento delle imprese italiane consegue ricavi superiori a 10 milioni di euro annui - sono dati del MEF -, la legge sull'equo compenso, sul piano soggettivo, non si applicherà al 99 per cento delle imprese committenti.

Sul piano oggettivo, inoltre, l'attuale formulazione della legge prevede che l'equo compenso operi soltanto in relazione ai cosiddetti rapporti convenzionali, lasciando fuori tutte le altre tipologie di accordi e incarichi professionali e, quindi, limitandone ulteriormente il campo di applicazione.

Con quest'emendamento noi proponiamo di agire in due direzioni, al fine di rendere l'equo compenso davvero esigibile e concretamente esigibile. E non è una bandierina da rivendicare nel campo di applicazione della politica, attenzione! Noi chiediamo, in primo luogo, che l'emendamento preveda che l'equo compenso operi su tutte le prestazioni rese dai professionisti e non soltanto su quelle regolate dalle convenzioni.

In secondo luogo, l'emendamento allarga il campo di applicazione dell'equo compenso, stabilendo, in relazione al committente, i medesimi parametri dimensionali previsti dal codice civile relativamente all'obbligo di nomina degli organi di controllo interno alle imprese. In altre parole, saranno tenute a corrispondere l'equo compenso tutte le imprese che superano almeno uno dei seguenti parametri: totale dell'attivo dello stato patrimoniale pari a 4 milioni di euro; ricavi delle vendite e delle prestazioni pari a 4 milioni di euro; dipendenti occupati in media durante l'esercizio pari a 20 unità.

Io vorrei sottolineare che da quest'emendamento, essendo riferito ai soli rapporti con i committenti privati e non intervenendo sul comma 3 dell'articolo 2 che regola le prestazioni rese in favore della pubblica amministrazione, non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Ecco, perché non capisco il parere contrario del Governo e vi invito a una riflessione, forse accantonandolo, perché questo è un tema che vi è stato posto da tutte le categorie professionali e voi non state ascoltando il dibattito nel Paese. Per correre veloce state approvando un provvedimento senza ascoltare le esigenze che vengono proprio dal mondo dei professionisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Io vorrei intervenire per invitare l'Aula, in particolare la maggioranza e il Governo, a riflettere su quest'emendamento presentato dalla collega Gribaudo. È un emendamento che rafforza lo spirito della proposta di legge che oggi la Camera si accinge a votare, che valorizza il principio dell'equo compenso estendendo la platea dei professionisti italiani che hanno diritto di ricevere un compenso equo per la prestazione professionale e lavorativa che svolgono.

C'è un tema immenso, che riguarda il nostro Paese, che riguarda i lavoratori dipendenti, su cui stiamo facendo la battaglia per il salario minimo, e che riguarda le partite IVA. È a costo zero per lo Stato, ma è estremamente importante per i lavoratori e per le lavoratrici italiane. Vi invitiamo ad accogliere l'emendamento presentato dalla collega Gribaudo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.102 Gribaudo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo adesso agli identici emendamenti 2.4 Giuliano e 2.100 Dori.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo su quest'emendamento che è molto specifico e che ci è stato sottolineato dagli audìti che abbiamo ascoltato, anzi, che hanno inviato contributi scritti in questa nuova legislatura su tale provvedimento. E intervengo anche perché ho avuto un'esperienza diretta proprio su questa questione nello studio professionale in cui svolgevo la mia attività.

Quest'emendamento riguarda l'estensione dell'applicabilità di questa normativa a tutela del professionista anche agli avvocati domiciliatari. Che cosa succede? I grandi gruppi, le grandi imprese, soprattutto bancarie e assicurative - e questo ci è stato confermato da coloro che hanno mandato i contributi scritti -, spesso affidano agli studi professionali dei cosiddetti “pacchetti” molto ampi.

Questi pacchetti poi vengono smistati e le relative prestazioni sono espletate dal professionista, anche come mero domiciliatario. In questo caso, spesso, quando si tratta di meri avvocati domiciliatari, le pattuizioni per le loro attività sono assolutamente risibili, si parla anche di 20 euro lordi a udienza. Quindi, queste pattuizioni sono assolutamente in deroga e in assoluta violazione dei parametri ministeriali che regolano queste professioni.

La mancanza di questa previsione specifica, anche in favore dei meri domiciliatari, praticamente, va a svuotare tutto l'impianto normativo di tutela del professionista, perché lascia fuori una fetta di professionisti che, in questo modo, non avrebbe più tutela, e continuerebbero a porsi in essere queste pratiche assolutamente elusive e contrarie al decoro e alla dignità della professione.

Dunque, con quest'emendamento chiediamo di estendere la tutela di questo provvedimento anche a tutti gli avvocati che, in qualità di meri domiciliatari, sono coinvolti nell'esecuzione delle prestazioni oggetto delle convenzioni con le pubbliche amministrazioni e con le grandi imprese a cui si riferisce questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Quest'emendamento recepisce una richiesta, un suggerimento dell'Associazione nazionale forense, proprio con l'obiettivo di estendere le previsioni di questo provvedimento anche ai domiciliatari. Infatti, il rischio è di trovarsi di fronte, formalmente, a una domiciliazione, quindi all'utilizzo di questo strumento, di questo mezzo, ma, alla fine, per eludere le previsioni di questo provvedimento. Per questo motivo, chiedo un ulteriore elemento di riflessione alle relatrici e al Governo, per poter modificare il parere sul provvedimento presentato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.4 Giuliano e 2.100 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo agli identici emendamenti 2.5 Gianassi, 2.6 Dori e 2.101 Giuliano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Con quest'emendamento, che esprime una visione simile all'emendamento esaminato precedentemente della collega Gribaudo, proponiamo all'Aula, attraverso l'accoglimento, di estendere l'ambito di applicazione della proposta di legge in materia di equo compenso in favore del professionista. In effetti, questo articolo prevede una esclusione esplicita, stabilendo che la nuova normativa in materia di equo compenso si applichi alle imprese assicurative, alle banche, alle pubbliche amministrazioni, ma non espressamente alle agenzie di riscossione e cartolarizzazione.

Tutti noi sappiamo che possono intercorrere e intercorrono frequenti rapporti tra questa tipologia di imprese e i liberi professionisti, e che spesso si tratta di rapporti ripetitivi disciplinati da convenzioni. Dunque, si tratta di un rapporto di tipo professionale lavorativo analogo a quello che la normativa cerca di disciplinare, prevedendo, da oggi in poi, diritti maggiori nei confronti dei professionisti, che sono parte debole in un rapporto con un'impresa più forte. Se la finalità della legge è riconoscere un diritto all'equo compenso al professionista, davvero non si comprende perché la si voglia circoscrivere, escludendo esplicitamente alcune imprese che abitualmente, con rapporti ripetuti nel tempo, utilizzano i professionisti.

Chiediamo, dunque, molto semplicemente di estendere l'applicazione dell'equo compenso anche in favore di tutti quei professionisti che intrattengono rapporti nel tempo con agenzie, società di riscossione e cartolarizzazione. Crediamo davvero che, se c'è, e siamo convinti che ci sia, una forte persuasione del Parlamento a votare a favore dell'equo compenso in favore del professionista, l'Aula possa e debba votare a favore di quest'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Anche in questo caso, si recepisce un'indicazione che è arrivata dall'Organismo congressuale forense e dall'Associazione nazionale forense. Probabilmente, questo è l'emendamento più importante, perché, se davvero l'obiettivo di questo provvedimento è tutelare i professionisti rispetto ad alcuni soggetti forti, non si comprende perché, in particolare nel comma 3 dell'articolo 2, si affermi espressamente che le disposizioni di questo provvedimento non si applicano, in ogni caso alle, prestazioni rese dai professionisti in favore di società veicolo di cartolarizzazione, né a quelle rese in favore degli agenti di riscossione. Davvero, in questo caso, non si comprende la finalità del rigettare quest'emendamento, e quindi chiediamo al Governo e alle relatrici un ulteriore momento di riflessione in modo che possa essere accolto, perché davvero sembra in contrasto con la ratio, che condividiamo, del provvedimento. In questo caso, riusciamo quindi ad estendere ulteriormente le tutele.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Dall'applicabilità di questo provvedimento, come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, sono esclusi gli agenti della riscossione, le società di riscossione e quelle di veicolo di cartolarizzazione dei crediti. Queste società, questi soggetti, notoriamente, rientrano tra i committenti e tra i contraenti forti nei rapporti contrattuali con i professionisti, e, quindi, l'esclusione di questi soggetti dall'ambito applicativo di questo provvedimento, come ci è stato sottolineato da coloro che hanno inviato contributi scritti in Commissione, in particolare dall'ANF e dall'OCF, non è in linea con la finalità primaria di questo provvedimento e sostanzialmente svuota di un importante contenuto questo provvedimento.

Quindi, anche noi, con quest'emendamento, auspichiamo che questa normativa a tutela del professionista si possa estendere anche agli agenti della riscossione, alle società di riscossione e alle società veicolo di cartolarizzazione dei crediti, che, ripeto, sono notoriamente committenti e contraenti forti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.5 Gianassi, 2.6 Dori e 2.101 Giuliano, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa a esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito le relatrici e il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

MARIA CAROLINA VARCHI , Relatrice. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 3.1 Giuliano invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.1 Giuliano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Con quest'emendamento affrontiamo una criticità che in realtà emerge esclusivamente nel mondo dell'avvocatura. Cosa accade molto spesso? Accade che, per determinare il compenso, ahimè, al ribasso, del professionista, molto spesso si individua il valore della controversia, cui il compenso è solitamente parametrato, in modo non conforme alle regole e ai principi previsti dal codice di procedura civile che in questo è molto preciso. Questo, ripeto, lo si fa per determinare al ribasso il compenso da riconoscere all'avvocato. Si tratta di una pratica - e purtroppo continuerà a esserlo, se non lo specifichiamo - elusiva rispetto alla disciplina che stiamo introducendo per la tutela dei professionisti. Quindi, invito a un supplemento di riflessione e auspico una modifica, una precisazione in tal senso rispetto a quest'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Bertoldi. Ne ha facoltà.

ANDREA DE BERTOLDI (FDI). Grazie, Presidente. Da professionista, prima ancora che da esponente di una forza politica, della prima forza politica di questo Parlamento, intervengo sull'articolo 3 per sottolineare come tale articolo rappresenti il cuore della legge Meloni, di una legge che finalmente restituirà una linea chiara alle professioni italiane. Presidente, sono trascorsi 17 anni da quel 2006, anno nel quale le note “lenzuolate” di Bersani eliminarono le tariffe professionali. Si stava andando verso l'industrializzazione delle libere professioni, penalizzando soprattutto, come ha detto prima il mio collega, i più giovani, i professionisti più deboli, periferici.

Se oggi questa legge sarà approvata, come appare dalla sintonia dell'intero Parlamento, finalmente ritorneremo alla cultura delle professioni liberali italiane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), alla cultura di quelle professioni che hanno caratterizzato l'Italia e i servizi professionali nel mondo. Torniamo, quindi, in quella direzione grazie all'equo compenso, ossia ad un compenso che non è sottoposto al potere contrattuale di parti normalmente più forti rispetto al professionista.

Quanto previsto nell'articolo 3, ossia il fatto che ci si riferisca a professionisti iscritti agli ordini e ai collegi professionali non deve essere letto - lo dico con chiarezza - come un privilegio, ma come un servizio alla professione, al cliente, alla qualità della prestazione professionale. Questa è la motivazione per la quale si parla di iscritti agli ordini e ai collegi, per cui, come contropartita di un percorso di studi, dell'esame di Stato, di una formazione continua, della sottoposizione al controllo del Ministero della Giustizia, della sottoposizione possibile a provvedimenti disciplinari, a fronte di tutte queste garanzie per il cliente, per il cittadino italiano, a fronte di questo, si riconosce con legge l'equo compenso.

Non si può pretendere tanto, se non si chiede un'equa remunerazione. Questa è la filosofia che impronta questa legge; questo è il percorso nel quale ci stiamo avviando; questa è la risposta che Giorgia Meloni, Fratelli d'Italia e, con grande piacere, tutti i colleghi presenti e le forze politiche presenti in questo Parlamento vorranno dare al Paese: una strada di ritorno alle professioni liberali, una strada di ritorno verso la meritocrazia, verso quelle professioni che hanno reso davvero i servizi italiani i più considerati nell'ambito dell'economia internazionale. Torniamo in quella direzione, ne siamo fieri e diciamo davvero, come professionisti, un grazie a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Essendo stato ritirato l'altro emendamento, passiamo direttamente alla votazione dell'articolo 3.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative a esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito le relatrici e il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

MARIA CAROLINA VARCHI, Relatrice. Emendamento 5.1 Dori, invito al ritiro o parere contrario. Identici emendamenti 5.5 Giuliano e 5.6 Gribaudo, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo? Sull'emendamento 5.1 Dori?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Il parere è conforme su tutti, chiedo scusa?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Certo, Presidente. Il parere è conforme su tutti.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 5.1 Dori.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Con quest'emendamento, si recepisce una richiesta, un'indicazione di Movimento Forense. Infatti, da tempo, i contraenti forti utilizzano proprio a fini elusivi la modalità di far dichiarare al professionista la propria disponibilità ad accettare un incarico, quindi, a svolgere una prestazione, a corrispettivi che, però, sono in violazione dei principi che troviamo contenuti in questo provvedimento sull'equo compenso.

Con quest'emendamento viene esplicitato che anche l'impegno unilaterale, chiaramente a determinate condizioni, costituisce la violazione della normativa, altrimenti si rischia di minare alla radice la ratio di questo provvedimento. Per questo motivo, chiedo la modifica del parere e che possa essere accolto l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo agli identici emendamenti 5.5 Giuliano e 5.6 Gribaudo.

Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Quest'emendamento, in realtà, è quello che, insieme a un successivo emendamento che illustreremo in seguito, riteniamo più importante in assoluto. Premetto, come ho già detto in Commissione, che voteremo favorevolmente, nel suo complesso, all'articolo 5, perché contiene il cuore della disciplina dell'equo compenso, ma c'è una macchia nera, nerissima, che cerchiamo, in ogni modo, di correggere ed è quella del comma 5 dell'articolo 5. Il comma 5 prevede sanzioni disciplinari a carico dei professionisti che abbiano accettato alcuni compensi non conformi ai parametri professionali e, quindi, che abbiano accettato di sottoscrivere una convenzione che abbia compensi non equi.

Ebbene, in quest'Aula ho sentito alcuni colleghi di Forza Italia difendere le sanzioni disciplinari e spiegarne le motivazioni: i colleghi di Forza Italia sostengono che prevedere sanzioni disciplinari a carico del professionista che agisce in sede giudiziale per farsi riconoscere la non congruità del compenso - ma, allo stesso tempo, se si autodenuncia e se denuncia giudizialmente la non congruità del compenso, si espone a sanzioni disciplinari - avrebbe l'intento di impedire che la disciplina dell'equo compenso sia violata da professionisti che, attraverso una convenzione al ribasso e, quindi, consapevolmente, vogliano alterare il mercato della concorrenza e mettere in pratica le cosiddette pratiche di dumping a danno degli altri colleghi.

Ebbene, questa motivazione, seppur teoricamente comprensibile, in realtà, in questo specifico provvedimento, non trova giustificazione e spiego il perché: questo provvedimento non si riferisce, in generale, a tutti i rapporti che i professionisti hanno con qualsiasi tipo di committente, ma, dal lato del committente, riguarda soltanto i rapporti che ogni tipo di professionista intrattiene con i committenti e con i contraenti forti;, tra l'altro, questo provvedimento ci indica de iure quali sono i committenti e i contraenti forti, cioè le pubbliche amministrazioni e le grandi imprese che hanno un fatturato superiore a 10 milioni di euro all'anno e più di 50 dipendenti. È chiaro che queste imprese, a fronte di qualsiasi professionista, anche il più rinomato, anche il più forte contrattualmente, anche il più strutturato, sono, de iure, lo dice la norma, contraenti forti. Quindi, non c'è un problema di dumping, perché qualsiasi professionista, a fronte di queste imprese, è un contraente debole.

Allora, che cosa succede, se questo Governo e questo Parlamento dovessero insistere nel non sopprimere il comma 5, che prevede sanzioni disciplinari? Si avrebbe una contraddizione in termini, per cui il professionista, che legittimamente tutela, in sede giurisdizionale, i propri diritti e, quindi, attua la tutela che questo provvedimento gli garantisce, perché vuole che sia riconosciuto il decoro della propria attività e vuole riavere la propria dignità professionale (quindi, denuncia, per così dire, quella grande impresa che lo ha costretto a sottoscrivere una convenzione non equa), allo stesso tempo per legge, perché è previsto dall'articolo 5, si vedrà automaticamente sanzionato dal consiglio dell'ordine. Questo significa che nessun collega si autodenuncerà e nessun collega farà valere in giudizio l'esiguità del compenso ricevuto, con un doppio danno: innanzitutto, il collega, prima di agire in giudizio, è comunque danneggiato dal fatto di aver percepito compensi non conformi; poi, oltre al danno la beffa di avere una sanzione disciplinare.

Questo provvedimento prevede anche a carico delle grandi imprese delle sanzioni che, però, sono di carattere economico e per una grande impresa le sanzioni economiche, anche dure che siano, sono acqua fresca. Per un professionista essere destinatario di una sanzione disciplinare è qualcosa di moralmente e professionalmente molto duro. Ebbene, se manteniamo questo comma 5 praticamente sosteniamo che non vogliamo che questo provvedimento abbia efficacia; vuol dire che nessun collega si avvarrà di questo provvedimento. Quindi, ecco perché noi insistiamo…

PRESIDENTE. Concluda.

CARLA GIULIANO (M5S). …e ci batteremo fino in fondo perché questo comma 5 venga soppresso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Guardi, sono assolutamente d'accordo con la collega Giuliano, perché anche noi vogliamo ritornare su quest'emendamento, che è un emendamento delicato e tocca un punto delicato.

Come veniva ricordato, chiediamo l'eliminazione del comma 5 dell'articolo 5 in questa proposta di legge, proprio perché prevede l'automatica adozione, da parte degli ordini e dei collegi professionali, di disposizioni deontologiche volte a sanzionare - a sanzionare! - il professionista.

Tale previsione, naturalmente, ha almeno tre punti di criticità, che sottolineava la collega e che voglio brevemente riprendere anch'io: in primo luogo, la sanzione disciplinare limita, di fatto, lo stesso diritto del professionista di citare in giudizio il committente che non adempie all'obbligo di corrispondere l'equo compenso. Allora, quale professionista citerà in giudizio il committente inadempiente, sapendo che, a quel punto, sarà sottoposto a una sanzione disciplinare da parte del proprio ordine di appartenenza? Nessuno!

In secondo luogo, la norma, trovando applicazione nei soli confronti degli iscritti agli ordini, determinerebbe una disparità di trattamento con i professionisti non iscritti. Nei casi di incarichi affidati sia ai professionisti iscritti sia ai non iscritti agli ordini, ad esempio negli organi di controllo delle società, l'attribuzione del medesimo compenso sotto soglia vedrebbe il professionista ordinistico sanzionato e quello non ordinistico non sanzionato, il che potrebbe indurre il committente ad affidare l'incarico a un non iscritto agli ordini.

In terzo luogo, la previsione ex lege dell'adozione di sanzioni deontologiche a carico del professionista si pone in contrasto con le leggi che disciplinano alcuni ordinamenti professionali, ad esempio la professione forense, che assegnano ai rispettivi consigli nazionali la potestà di redigere ed emanare i relativi codici deontologici e, con le stesse istanze degli ordini professionali, che chiedono espressamente che venga universalmente attribuita ai consigli degli ordini e dei collegi professionali la potestà esclusiva di revisione e di aggiornamento dei codici deontologici afferenti alle rispettive categorie professionali.

Lo dico perché molto spesso, dato che ci siamo anche battuti noi, nelle scorse legislature, sull'equo compenso, questa norma e questa proposta, care colleghe e cari colleghi, che come capite rischia, ancora una volta, di creare una frattura nel mondo del lavoro autonomo, non ha un costo economico e, quindi, è una scelta politica quella che state assumendo, ossia quella di dividere il lavoro autonomo e di compiere una scelta sbagliata che, ancora una volta, non tutelerà il lavoratore autonomo e la lavoratrice autonoma di fronte ai grandi committenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei invitare davvero il Governo a valutare la contrarietà su questa proposta emendativa e a rivalutare la posizione assunta, e mi rivolgo anche alle relatrici e alla maggioranza. Se l'obiettivo è difendere il contraente debole - e questo è l'obiettivo -, non si comprende perché quest'Aula voglia imporre al sistema ordinistico la previsione dell'illecito disciplinare e della sanzione. Quindi, ci sono tre motivi: in primo luogo, se vi è contraente debole, questo deve essere tutelato, consentendogli la possibilità di liberamente adire la via giudiziaria per tutelarsi; in secondo luogo, il legislatore deve rispettare l'autonomia del sistema ordinistico; in terzo luogo, le associazioni delle categorie professionali e addirittura le istituzioni delle professioni ordinistiche - e non è un caso - ci hanno sollecitato a rivedere, giustamente, questa posizione.

Invito, quindi, la maggioranza a votare favorevolmente su queste proposte emendative, presentate, in questa sede, dalla collega Gribaudo e dal MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.5 Giuliano e 5.6 Gribaudo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6.

Essendo stato ritirato l'unico emendamento, 6.1 Grippo, porrò direttamente in votazione l'articolo 6 (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Invito le relatrici a esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo 6.0100 Gribaudo.

MARIA CAROLINA VARCHI, Relatrice. Presidente, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Conforme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. La proposta emendativa in questione ha la finalità di introdurre un limite alla responsabilità civile dei componenti gli organi di controllo delle società di capitali. Tale limite viene individuato in un multiplo, il triplo, dell'equo compenso o, se maggiore, del compenso effettivamente percepito. Una regolamentazione del perimetro della responsabilità civile dei professionisti impegnati in questi incarichi si rende necessaria, considerando che la responsabilità illimitata produce sanzioni distorte. Soprattutto nel contesto delle procedure concorsuali, molto spesso si rileva come una delle maggiori fonti degli attivi sia costituita dalle azioni risarcitorie nei confronti dei membri degli organi di controllo, unici soggetti obbligati per legge a dotarsi di copertura assicurativa. Anche questa proposta - tengo a sottolineare - consiste in una scelta esclusivamente politica, in quanto non ha un costo economico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.0100 Gribaudo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa a esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito le relatrici e il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

MARIA CAROLINA VARCHI, Relatrice. Sull'emendamento 7.1 Lupi c'è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Il parere è analogo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Non ritiriamo l'emendamento in questione, tanto credo che si voterà il mantenimento dell'articolo. Vorrei spiegare la ragione per cui la componente Noi Moderati ha presentato quest'emendamento soppressivo dell'articolo 7, facendo una premessa, che poi sarà con chiarezza esplicitata, in dichiarazione di voto, dall'onorevole Cavo. Nella scorsa legislatura, e anche in questa, noi abbiamo fortemente sostenuto - e continuiamo a credere - che questa sia una legge importante, una legge - come sottolineato in precedenza, nella dichiarazione di voto sull'articolo 3, dal collega di Fratelli d'Italia - che ridà fortemente dignità agli ordini professionali e interviene con chiarezza sul tema dell'equo compenso. Tuttavia, c'è una questione che dobbiamo sempre ricordare, in questo Parlamento: siamo legislatori, e ogni legge che facciamo ha un punto di riferimento per l'oggetto della legge stessa e, complessivamente, per l'ordine legislativo che stiamo attuando nel nostro Paese, per l'oggi e per il futuro.

L'articolo 7 - lo dico con chiarezza - stabilisce un principio che, dal nostro punto di vista, è assolutamente sbagliato, perché fa una sovrapposizione, una confusione tra poteri dello Stato. In particolare, stabilisce che un ordine professionale - che noi sosteniamo, nel cui valore crediamo fortemente e che riteniamo, altrettanto fortemente, che non sia un accessorio, ma una risorsa per questo Paese - possa esprimere un suo parere di congruità che, una volta esplicitato, diventa un titolo esecutivo. Stiamo, cioè, attribuendo un potere giurisdizionale, giudiziario a un ordine professionale. Io credo che, non solo per onestà intellettuale, ma per responsabilità di legislatore, nell'esaminare urgentemente questa legge, nel sostenerla fortemente e nell'andare avanti, sperando che questo sia un ulteriore passo nel riconoscimento del valore, una riflessione dobbiamo farla. Già con l'articolo 3, comma 6, viene rafforzato il giusto valore del parere di congruità dell'ordine professionale. Si dice, in altre parole, in tale disposizione che il parere di congruità dell'ordine professionale - tra l'altro, qui si aggiunge addirittura un riferimento alle spese sostenute - diventa titolo fondamentale in una causa. Questo è non solo corretto, ma giustissimo. Qui, però, si fa un passo in avanti che, secondo me - perdonatemi ma, con tutto il rispetto, mi sembra di essere stato molto chiaro -, è pericoloso. L'ordine professionale, per sua natura, ha, infatti, uno scopo ossia tutelare e valorizzare una risorsa e una parte del nostro Paese, ed è giusto che sia così.

C'è bisogno di garantire sempre una terzietà per l'equilibrio delle funzioni nella nostra società, una terzietà tra le società, una terzietà di chi difende l'ordine professionale, che deve essere difeso con chiarezza e non dobbiamo vedere la sottostima e la sottovalutazione delle prestazioni professionali. Tuttavia, se noi creiamo un precedente in cui, praticamente, il parere di congruità di una parte, non solo sulla prestazione, ma anche sulle spese sostenute, diventa un titolo esecutivo, capite che abbiamo creato un problema e un precedente.

Perdonatemi, ma, con l'onestà intellettuale e con la responsabilità del legislatore, pur essendo favorevoli a questa legge - questo è il mio giudizio, ma bisogna avere il coraggio di essere legislatori e di essere deputati, e il gruppo Noi Moderati vuole essere questo -, voteremo contro l'articolo 7, anche se saremo in pochi, perché qui c'è un precedente di rischio di costituzionalità, che potrebbe - lo dico - far venir meno anche il valore complessivo del provvedimento che stiamo discutendo. Perché esagerare? Perché non tenere sempre un equilibrio importante, ascoltando? Siamo il Parlamento, dobbiamo ascoltare, con chiarezza. Ho partecipato anch'io, sempre, alla discussione con gli ordini professionali, da Ministro ho difeso il valore degli ordini professionali, nel settore delle infrastrutture. Però, attenzione, bisogna sempre mantenere un equilibrio quando siamo qui. Sia che siamo avvocati sia che siamo ingegneri, o qualunque professione noi facciamo, da legislatori, perdonatemi, non possiamo approvare questo articolo 7. Possiamo rafforzare un principio, come abbiamo fatto con l'articolo 3, comma 6, e lo abbiamo fatto con forza, l'abbiamo voluto, ma non possiamo introdurre un articolo chiaro e specifico che, addirittura nel titolo, attribuisce al parere di congruità efficacia di titolo esecutivo. Qualora si approvasse una legge di questo genere credo che si darebbe il via libera a tantissimi precedenti. I titoli esecutivi non possono che essere attribuiti al potere giudiziario, al quale spetta di imporre di eseguirli immediatamente, e non possono essere attribuiti a un ordine professionale, anche se il più vicino a me e anche se il più condiviso dalla mia parte politica.

Credo che questa sia onestà intellettuale ed è la ragione per cui noi non ritiriamo questo emendamento e, ovviamente, voteremo contro il mantenimento di questo articolo 7.

PRESIDENTE. Avverto che, poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo, porrò in votazione il mantenimento di tale articolo, a norma dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A).

Essendo stato ritirato l'unico emendamento riferito a tale articolo, l'emendamento 9.1 Grippo, pongo direttamente in votazione l'articolo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito le relatrici e il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

MARIA CAROLINA VARCHI , Relatrice. Sugli identici emendamenti 10.3 Giuliano e 10.4 Dori formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Non si comprende davvero il motivo del parere contrario su queste proposte emendative: tramite esse non si fa altro che potenziare e aumentare i poteri dell'Osservatorio nazionale presso il Ministero della Giustizia. Si chiede, infatti, di consentire all'Osservatorio di acquisire, presso i soggetti di cui all'articolo 2, comma 1, la documentazione (convenzioni, contratti, esiti di gara, eccetera). Quindi, sostanzialmente si va a potenziare il ruolo di questo Osservatorio, per cui non si comprende il motivo di un parere contrario e, pertanto, si chiede di modificare tale parere e di approvare questi identici emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 10.3 Giuliano e 10.4 Dori, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Vittorio Alfieri” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie alle ragazze, ai ragazzi e al corpo docente presente (Applausi).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito le relatrici ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARIA CAROLINA VARCHI , Relatrice. Sugli emendamenti 11.100 Gianassi e 11.1 Giuliano la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 11.10 Gianassi. Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. È l'introduzione di una disposizione transitoria, che consente di evitare che tutte le convenzioni vigenti restino escluse dall'applicazione della normativa.

Sostanzialmente, tutte le convenzioni in essere - e non devono essere poche se il Parlamento si è attivato con così tanta intensità per prevedere una normativa nuova - non sono toccate dalla nuova normativa favorevole al professionista sottoposto ad un compenso non equo. Quindi, proponiamo molto semplicemente che, entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, le convenzioni in essere e vigenti siano rese coerenti con la disciplina sull'equo compenso di cui alla presente legge. Ancora una volta, si tratta dell'introduzione di una norma coerente con la finalità dell'impianto normativo che vuole tutelare il professionista debole e spero che l'Aula possa votare favorevolmente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.100 Gianassi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'emendamento 11.1 Giuliano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sull'emendamento 11.1 Giuliano e cercherò di attirare l'attenzione di tutti i colleghi e anche del rappresentante del Governo. Parto dal presupposto che tutti noi vogliamo la più ampia applicazione possibile di questo provvedimento molto atteso dai professionisti. Ebbene, cosa accade però nella pratica? Nella pratica, soprattutto le banche e le assicurazioni - che rientrano tra i contraenti forti, anzi sono le prime ad essere identificate come tali e rientrano quindi nell'applicazione di questo provvedimento - sono solite far sottoscrivere convenzioni, addirittura senza determinazione di una durata e quindi potenzialmente a tempo indeterminato, anche con riferimento ai parametri economici ed alla disciplina anche giuridica dei diritti e degli obblighi reciproci, che fanno da cornice ai singoli incarichi che, di volta in volta, vengono conferiti al professionista. Questo che vuol dire? Vuol dire che, se manteniamo la disposizione transitoria per come è stata congegnata nel provvedimento al nostro esame, verranno escluse dall'applicazione tutte queste convenzioni senza determinazione di tempo, da cui discende il conferimento di tantissimi incarichi, potenzialmente per tantissimo tempo. Quindi, sottraiamo una grandissima platea di professionisti dalle tutele di questo provvedimento. Cosa vuole fare quest'emendamento? Quest'emendamento vuole apportare un correttivo, stabilendo che, quantomeno limitatamente agli incarichi conferiti successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge, sebbene derivanti da una convenzione sottoscritta prima e quindi in corso, si applichino le tutele previste da questo provvedimento. Ripeto: se vogliamo un'ampia applicazione della normativa e se non vogliamo uno svuotamento dell'efficacia di questo provvedimento, non possiamo che votare a favore di quest'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.1 Giuliano, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'articolo 11.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Solo per dichiarare il voto di astensione del MoVimento 5 Stelle su questo articolo, l'unico articolo in relazione al quale prendiamo questa posizione, proprio per la criticità che ho rilevato già nel precedente intervento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di intervenire il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Chiederei dieci minuti di sospensione per esaminare gli ordini del giorno unitamente ai presentatori.

PRESIDENTE. Vice Ministro, chiedo scusa, sono sufficienti dieci minuti?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Pregherei gli interessati di accomodarsi nella sala del Governo.

PRESIDENTE. Va bene. Allora, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,23.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,36.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di intervenire il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Presidente, chiedo altri dieci minuti di pazienza (Commenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Presidente, vorrei sapere come funzionano le cose: la seduta è stata sospesa e doveva riprendere alle 11,23, il che già di per sé significava che avevamo certezza che quei dieci minuti fossero rispettati. Abbiamo ripreso alle 11,36. Adesso, il Vice Ministro Sisto, che aveva chiesto dieci minuti, ne chiede altri dieci. Aggiorniamoci direttamente alle 12,30, così almeno siamo sicuri che non stiamo qui ad aspettare che le cose si addrizzino.

PRESIDENTE. Vice Ministro Sisto, le chiedo una cortesia: è in grado di darci un orario preciso?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Presidente, se vi è la necessità di coniugare i desiderata, soprattutto, dell'opposizione rispetto agli ordini del giorno non è una responsabilità del Governo (Commenti).

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Ma che desiderata!

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Io fra dieci minuti…(Commenti del deputato Giachetti). Onorevole Giachetti, le chiedo scusa…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, chiedo scusa…

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Onorevole Giachetti, le ho detto che fra dieci minuti siamo in condizioni.

PRESIDENTE. No, non ci sono desiderata. Onorevole Giachetti, ho capito perfettamente: non ci sono desiderata. A me interessa sapere dal Governo: lei mi assicura dieci minuti?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Dieci minuti.

PRESIDENTE. Allora, sono le 11,38. Alle ore 11,50 la seduta riprenderà, non oltre. Non oltre le ore 11,50, riprenderò la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,38, è ripresa alle 11,50.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito dell'esame della proposta di legge n. 338. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Presidente, preliminarmente, il Governo vuole rappresentare all'Aula la disponibilità - che si manifesterà con pareri e riformulazioni degli ordini del giorno - a far sì che questa legge possa essere di costante monitoraggio, ossia che, nella pratica e nella sua applicazione, si possa essere pronti, comunque, ad integrazioni e a prendere atto che i fenomeni possano suggerire ulteriori riflessioni.

Con questo spirito e ringraziando i gruppi per la collaborazione, esprimo i parere sugli ordini del giorno.

Sull'ordine del giorno n. 9/338/1 Ascari, il parere è favorevole con questa riformulazione nella parte dispositiva: “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di estendere l'ambito applicativo del provvedimento in oggetto” e poi il resto rimane identico.

Sull'ordine del giorno n. 9/338/2 Cafiero de Raho, parimenti, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione per quanto riguarda la parte motiva: dopo le parole “Associazione Nazionale Forense (A.N.F) - appare”, inserire le parole “meritevole di riflessione.”, espungendo le parole da “non in linea” fino alla parola “generale”. Per quanto riguarda, invece, la parte dispositiva, è così riformulata: “Impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della disciplina in esame allo scopo di eventualmente estendere l'ambito applicativo”; per il resto l'ordine del giorno rimane identico.

Sull'ordine del giorno n. 9/338/3 Alifano, il parere è favorevole con la seguente riformulazione che mi accingo ad esporre: nella parte motiva, nella seconda pagina dell'ordine del giorno, vanno espunte le parole: “le pratiche elusive nella determinazione del valore della controversia, in caso di incarichi professionali conferiti agli avvocati, attraverso pratiche di predeterminazione di artificiosi criteri di determinazione del valore della controversia o dell'incarico, al fine di determinare il compenso professionale, spettante al professionista avvocato”. Per quanto riguarda, invece, la parte dispositiva: “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di estendere l'ambito applicativo del provvedimento” e il resto rimane identico.

Sull'ordine del giorno n. 9/338/4 Giuliano, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: nella seconda pagina dell'ordine del giorno, espungere le parole da “seppur” fino a “esame;” quindi, tutta la seconda pagina è espunta. Invece, l'ultimo capoverso della parte motiva, nell'ultima pagina dell'ordine del giorno, viene così modificato: “La previsione di sanzioni disciplinari potrebbe produrre la conseguenza di colpire ingiustamente quei professionisti che subiscono il potere negoziale di contraenti forti, con l'effetto, di fatto, di sanzionare proprio la parte lesa e debole del rapporto”. Per quanto concerne, infine, la parte dispositiva, è così riformulata: “Impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa, allo scopo di rideterminare la disciplina delle sanzioni disciplinari a carico dei professionisti che abbiano accettato compensi che siano sotto le soglie previste dai parametri ministeriali e decreti ”, il resto rimane esattamente com'è.

Sull'ordine del giorno n. 9/338/5 D'Orso, c'è un parere favorevole con la seguente riformulazione: nella parte motiva, nella seconda pagina, eliminare le parole da “le disposizioni” fino alla parola “antecedentemente”; mentre la parte dispositiva: “Impegna il Governo a considerare gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa, allo scopo di eventualmente rivedere la disciplina transitoria di entrata in vigore del provvedimento in esame, estendendola”, il resto rimane uguale.

Sull'ordine del giorno n. 9/338/6 Grippo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione nella parte motiva. Se mi segue Presidente, si tratta del quarto capoverso: “Inoltre, si segnala la necessità di monitorare gli effetti della espressa previsione di un'azione giudiziaria degli ordini professionali:”; mentre per quanto riguarda la parte dispositiva: “Impegna il Governo a considerare gli effetti applicativi della disciplina in esame, al fine di valutare l'opportunità di intervenire su alcune delle criticità della proposta di legge in esame esposte in premessa”.

Sull'ordine del giorno n. 9/338/7 Zan, il parere è favorevole con la riformulazione che mi accingo ad esporre: nella parte motiva, al quarto capoverso, dove è scritto “eppure, purtroppo, migliaia di giovani professionisti hanno ancora difficoltà ad arrivare alla fine del mese, perché sono sottopagati, soggetti alla concorrenza delle grandi strutture e al potere contrattuale dei grandi committenti;”, il resto viene tutto espunto. Per quanto riguarda il capoverso successivo, è così riformulato: “appare necessario” - espungendo le parole da “dunque” a “legislatura” - puntare a realizzare una pregnante tutela” e il resto rimane tutto uguale; per quanto riguarda, infine, la parte dispositiva: “Impegna il Governo, nell'ambito delle proprie prerogative, a valutare l'opportunità di adottare misure, anche normative, volte a disporre un sistema di tutele che non faccia distinzione tra professionisti ordinistici e non ordinistici, salvaguardando il più possibile la qualità del lavoro e la competenza”.

Sull'ordine del giorno n. 9/338/8 Gianassi, il parere è favorevole con riformulazione. La parte motiva va bene, non ci sono modifiche. Per quanto riguarda, invece, la parte dispositiva, viene così riformulata: “Impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della disciplina richiamata in premessa, al fine di rivalutare, nell'ambito delle proprie prerogative, l'esclusione dall'ambito di applicazione della nuova disciplina delle società veicolo di cartolarizzazione e degli agenti della riscossione”.

Sull'ordine del giorno n. 9/338/9 Gribaudo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione della parte motiva, per quanto riguarda il quarto capoverso: “Eppure, purtroppo, migliaia di giovani professionisti hanno ancora difficoltà ad arrivare alla fine del mese, perché sono sottopagati, soggetti alla concorrenza delle grandi strutture e al potere contrattuale dei grandi committenti”. Per quanto riguarda il successivo capoverso, va espunto tutto, dalle parole “con la legge n. 81”, fino alle parole “in buona parte inattuati”. Per quanto riguarda, infine, la parte dispositiva: “Impegna il Governo a considerare gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa, al fine di rivalutare, nell'ambito delle proprie prerogative, l'opportunità di rivedere la disciplina relativa alle sanzioni deontologiche ex lege nei confronti del professionista che accetta un compenso equo e che, nel predisporre il contenuto della convenzione, omette di esplicitare alla controparte il compenso”. Espungere, inoltre, le restanti parole della parte dispositiva, dalla parola “poiché” fino alla parola “percepito”.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/338/1 Ascari. Onorevole Ascari, accetta la riformulazione?

STEFANIA ASCARI (M5S). Sì, accetto la riformulazione e chiedo che venga messo in votazione così come riformulato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/338/1 Ascari, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Colgo l'occasione per salutare gli studenti e il corpo docenti dell'Istituto comprensivo “Giuseppe Mazzini” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere qui, ragazzi (Applausi).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/338/2 Cafiero de Raho: si accetta la riformulazione?

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Accetto la riformulazione, però chiedo che venga sottoposta a votazione la riformulazione che è stata proposta.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/338/2 Cafiero de Raho, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/338/3 Alifano: deputata Alifano, accetta la riformulazione?

ENRICA ALIFANO (M5S). Accetto la riformulazione, chiedo, tuttavia, che venga posto in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/338/3 Alifano, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/338/4 Giuliano: onorevole Giuliano, accetta la riformulazione?

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione e chiedo che l'ordine del giorno venga posto in votazione così come riformulato.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/338/4 Giuliano, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/338/5 D'Orso: onorevole D'Orso, accetta la riformulazione?

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Accettiamo la riformulazione e chiedo che l'ordine del giorno venga posto in votazione così come riformulato.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/338/5 D'Orso, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/338/6 Grippo: onorevole Grippo, accetta la riformulazione?

FABRIZIO BENZONI (A-IV-RE). Accettiamo la riformulazione e chiediamo che l'ordine del giorno venga posto in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/338/6 Grippo, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/338/7 Zan: onorevole Zan?

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Va bene, però chiediamo che sia messo al voto, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/338/7 Zan, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/338/8 Gianassi: onorevole Gianassi, accetta la riformulazione? Sì, con richiesta di votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/338/8 Gianassi, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/338/9 Gribaudo: accetta la riformulazione?

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Presidente, solo per chiedere se il Governo può ripetere la riformulazione sull'impegno.

PRESIDENTE. Prego, Vice Ministro.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. “Impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della disciplina richiamata in premessa al fine di rivalutare, nell'ambito delle proprie prerogative, l'esclusione dall'ambito di applicazione della nuova disciplina delle società veicolo di cartolarizzazione e degli agenti della riscossione”.

PRESIDENTE. No, siamo all'ordine del giorno n. 9/338/9 Gribaudo.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Era un 8 scritto a 9, chiedo scusa. La riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/338/9 è questa: “impegna il Governo a considerare gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa al fine di rivalutare, nell'ambito delle proprie prerogative, l'opportunità di rivedere la disciplina relativa alle sanzioni deontologiche ex lege nei confronti del professionista che accetta un compenso equo e che, nel predisporre il contenuto della convenzione, omette di esplicitare alla controparte il compenso”, punto. Tutto il resto è cancellato.

PRESIDENTE. Onorevole Gribaudo?

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo che venga messo ai voti, ma accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/338/9 Gribaudo, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la deputata Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, non possiamo non condividere la ratio di un provvedimento che intende riportare riconoscimento, equilibrio ed equità nel settore delle prestazioni professionali. Potremmo, infatti, sintetizzare così, con questi termini, la ratio di questa proposta di legge, che aveva già avuto la prima approvazione in questa stessa Aula, nella scorsa legislatura e su cui oggi torniamo a discutere, a poco tempo dall'avvio di questa nuova legislatura, perché, salvo critiche limitate ad alcuni aspetti particolari, l'intervento trova riscontro positivo e largo consenso.

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi, abbassate la voce. Ascoltiamo la collega.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente, altrimenti diventa difficile proseguire. Il testo in esame è, dunque, il risultato del lavoro dei colleghi che prima di noi, qui, in quest'Aula, già nel corso della precedente legislatura, il 13 ottobre del 2021, avevano valutato e approvato in prima lettura le disposizioni che regolano la materia dell'equo compenso. Al Senato, l'esame si è arenato sullo scoglio dello scioglimento delle Camere, non arrivando pertanto al voto in Aula. Con la responsabilità che si addice alla buona politica, la proposta di legge è stata riproposta il 13 ottobre scorso, a un anno esatto, anche questo è un dato importante, dal giorno nel quale veniva approvata da chi ci ha preceduto e, in tempi piuttosto rapidi, è giunta oggi in Aula per essere votata. Non può non essere sottolineato come le diverse parti politiche abbiano dato dimostrazione di responsabile collaborazione nel portare avanti un progetto di legge certamente di grande valore, poiché riferito all'attuazione del principio, incorniciato all'articolo 36 della nostra Costituzione, secondo cui il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e, in ogni caso, sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Come Noi Moderati, siamo favorevoli a dare attuazione al principio dell'equo compenso, perché riconosce il giusto valore alle prestazioni professionali intellettuali, in particolare, in situazioni di disequilibrio tra i contraenti. Si tratta di un principio fondamentale soprattutto nei confronti dei giovani, spesso i più sottoposti a condizioni sfavorevoli. Il provvedimento, infatti, è volto non solo a definire un giusto valore alle prestazioni professionali, ma soprattutto a portare equilibrio laddove i contraenti operino in una posizione di forza rispetto al professionista; è volto, cioè, a evitare i patti leonini, destinati a danneggiare i professionisti, perché senza equa retribuzione non può esserci dignità per chi lavora.

Rispetto alla normativa vigente, la proposta amplia le caratteristiche che deve avere l'impresa per poter essere considerata, rispetto al professionista, un contraente forte. Finalmente, con questa legge, quello di equo compenso non sarà più un concetto generale e astratto. La norma parte dalla ridefinizione di equo compenso contenuta nel testo che riprende in parte quanto già previsto nella normativa vigente, ma specifica che, per essere considerato “equo”, il compenso deve essere proporzionato, appunto, alla quantità e qualità del lavoro svolto e al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale; inoltre, deve essere conforme ai parametri per la determinazione dei compensi previsti, facendo riferimento per gli avvocati al regolamento di determinazione dei parametri per la liquidazione dei compensi in ambito forense, per gli altri professionisti iscritti a ordini o collegi ai regolamenti di determinazione dei parametri stabiliti con decreto del Ministro vigilante sulla professione; infine, per gli esercenti professioni non organizzate in ordini e collegi, i parametri saranno determinati da decreti del Ministro dello sviluppo economico, da adottare entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge e da aggiornare successivamente ogni due anni. Anche l'aggiornamento è importante, perché fa di questa una norma dinamica.

L'ambito di intervento della proposta di legge è circoscritto, in particolare, al compenso dei professionisti in relazione alle attività professionali che abbiano ad oggetto la prestazione d'opera intellettuale e siano svolte in favore di imprese bancarie e assicurative, nonché di imprese che nell'anno precedente al conferimento dell'incarico abbiano occupato alle proprie dipendenze più di 50 lavoratori o abbiano presentato ricavi annui superiori ai 10 milioni di euro. Si intende, quindi, intervenire laddove una posizione forte del cliente potrebbe essere utilizzata per imporre condizioni di squilibrio nei confronti del professionista. Dunque, si tratta di un provvedimento con un particolare e limitato campo di applicazione, non esaustivo rispetto alla possibilità di introdurre a tutti i livelli il principio dell'equo compenso, ma di cui possiamo dire di condividere le finalità. È un provvedimento sicuramente perfettibile, importante però, perché, come ha sostenuto la stessa relatrice, l'onorevole Varchi, rappresenta un primo perimetro all'interno del quale cominciare a muoversi per dare garanzie a tutti i professionisti che temono che la loro opera intellettuale sia sottopagata o sottostimata.

Si tratta di un primo passo, dunque, verso un maggiore equilibrio nel settore delle prestazioni professionali, soprattutto, laddove prevede l'annullamento delle clausole vessatorie, come quelle che escludono la possibilità di richiedere acconti nel corso della prestazione o che escludono il rimborso delle spese o la possibilità riservata al cliente di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali. Si istituisce, presso il Ministero della Giustizia, un osservatorio nazionale, col compito di vigilare sul rispetto della legge, esprimere pareri o formulare proposte sugli atti normativi che intervengono sui criteri di determinazione dell'equo compenso o disciplinano le convenzioni, segnalare al Ministro della Giustizia pratiche elusive delle disposizioni, presentare alle Camere una relazione annuale sulla propria attività di vigilanza. L'auspicio è che non sia una scatola vuota, ma abbia piena operatività e che nell'ambito dei propri compiti possa monitorare l'equilibrio tra garanzie giuste e legittime per i professionisti ed efficienza del sistema sul fronte delle imprese.

Il provvedimento non interviene solo nei rapporti tra privati, ma estende l'applicazione della disciplina alle prestazioni rese dal professionista nei confronti della pubblica amministrazione, delle società partecipate e di quelle controllate, escludendo le prestazioni rese dai professionisti in favore di società veicolo di cartolarizzazione. Un chiaro, trasparente ed equo rapporto tra professionisti e pubblica amministrazione è sicuramente un obiettivo da perseguire e che ci trova fortemente concordi. D'altro canto, il testo prevede anche dei correttivi per comportamenti da parte dei professionisti in violazione dei principi base dell'equo compenso. L'articolo 4 rende efficiente la norma, prevedendo che una volta ridefinito il compenso, il committente sia condannato al pagamento della differenza o, in aggiunta, di un indennizzo in favore del professionista.

Vorremmo, però, richiamare l'attenzione degli onorevoli colleghi su alcune disposizioni che sono state anche oggetto di proposte emendative da parte del nostro gruppo – una, in particolare - che a nostro avviso possono migliorare il testo nel più efficace raggiungimento dell'obiettivo di riportare equilibrio in questi casi di distorsione del rapporto cliente e professionista. L'articolo 7 della proposta di legge, come è noto, prevede la possibilità che il parere di congruità del compenso emesso dall'ordine o dal collegio professionale acquisti l'efficacia di titolo esecutivo per il professionista, se rilasciato nel rispetto delle procedure e se il debitore non ha proposto opposizione entro 40 giorni dalla notifica del parere stesso. Si tratta di un automatismo che, a nostro avviso, richiede di essere ponderato maggiormente; su questo si è espresso il nostro capogruppo nel proporre un emendamento questa mattina qui in Aula, nella convinzione che ci sia già un articolo, l'articolo 3, che al comma 6 attribuisce valore di prove in tribunale per i pareri di congruità avanzati ed emanati dagli ordini professionali. Prevedere all'articolo 7, che quest'Aula ha voluto lasciare, che il parere di un ordine professionale possa diventare titolo esecutivo, togliendo a questa procedura la terzietà di un giudice, rischia di creare un precedente per cui a un ordine professionale - preziosissimo, ovviamente, nelle sue funzioni - si attribuisce anche un potere sostanzialmente giudiziario. Si rischia, cioè, di togliere equilibrio in questo punto, l'unico su cui, appunto, abbiamo avuto delle riserve e abbiamo proposto un emendamento. Per questo motivo, Noi Moderati riportiamo l'attenzione, anche in sede di dichiarazione di voto, per una maggiore riflessione, da attuarsi, in caso, nel prosieguo dell'esame del provvedimento in Senato. Fatta questa doverosa precisazione, questo provvedimento rimane nel complesso un importante tentativo di definire regole più equilibrate per il mercato professionale, che interviene sia nei rapporti tra privati, sia tra privati e pubblica amministrazione e, proprio per questo, riteniamo importante soffermarci su questi aspetti, per condividere l'obiettivo su cui hanno lavorato in maniera corale e con grande spirito di responsabilità e collaborazione i parlamentari anche della precedente legislatura.

Questo provvedimento inverte l'impostazione del passato, correggendo il fraintendimento tra liberalizzazione e deregolamentazione.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Il ruolo della politica è proprio questo: creare le condizioni affinché il mercato del lavoro possa funzionare in maniera equa per tutti gli attori, riconoscendo e condividendo il valore di fondo che fa da cornice a questa proposta di legge, che oggi siamo chiamati a votare. Come Noi Moderati, dichiariamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Dichiaro sin d'ora il voto favorevole, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra. Si tratta di un provvedimento che già era stato approvato qui alla Camera nella scorsa legislatura e sul quale c'è un'ampia convergenza da parte dei gruppi parlamentari. Avremmo voluto, però, apportare delle migliorie, che ci erano state suggerite soprattutto dall'avvocatura, dall'Organismo congressuale forense, dall'Associazione nazionale forense e dal Movimento forense, che non avrebbero comportato nessuna perdita di tempo e nessun ostruzionismo rispetto all'iter di approvazione.

Quindi, avete perso l'occasione di migliorare un testo che, sì, è un buon punto di partenza, però qui siamo, comunque, in prima lettura. Non si tratta di un decreto-legge in scadenza e, quindi, per approvare un emendamento bastavano davvero pochi secondi. Questo testo poteva e doveva essere migliorato. Spiace che non sia stata accolta nessuna nostra proposta emendativa, soprattutto perché il Governo aveva chiesto del tempo, qualche giorno in più per poter valutare i nostri emendamenti. In Commissione ci era stato chiesto di ritirarli proprio per approfondire la riflessione e, invece, evidentemente l'intenzione era, sin dall'inizio, quella di bocciare e alla fine approvare il testo così com'è.

Eppure, siamo convinti che di migliorie ce ne sarebbero da fare. Lo stesso Vice Ministro Sisto è consapevole di alcuni limiti di questo testo che andiamo ad approvare, tant'è vero che, qualche giorno fa in un'intervista, a fronte della domanda del giornalista che chiedeva “Ritiene che vi sia necessità di interventi modificativi o esplicativi della legislazione sull'equo compenso, considerate alcune perplessità sollevate su questo testo nella precedente legislatura?”, il Vice Ministro rispondeva: “Premesso che l'approvazione dell'attuale proposta di legge va considerata un grande risultato, per cui l'obiettivo primario per il Governo è che il Parlamento la licenzi” - e qui siamo d'accordo - “è innegabile” - ecco la risposta - “che vi siano due questioni lasciate aperte dal testo attualmente all'esame del Parlamento: le sanzioni che gli ordini delle professioni devono infliggere ai propri iscritti che non rispettino le disposizioni della legge sull'equo compenso e il fatto che la norma non si applichi ai professionisti non ordinistici, circostanza, quest'ultima, che rischia di creare i presupposti per una concorrenza sleale a vantaggio di coloro che non sono iscritti ad un ordine professionale. Se la prima questione può e deve essere vista” - sto sempre citando la risposta del Vice Ministro - “anche come motivo di autodifesa del libero professionista nei confronti di un committente che fa pressioni per condizioni remunerative non eque, giacché il lavoratore ben può appellarsi al rischio di essere soggetto a sanzioni disciplinari per non accettarle, l'impatto della seconda potrebbe essere attutito mediante l'applicazione del disposto degli articoli 3 e 5 dell'Atto Camera n. 338, così affidando alla vigilanza e all'iniziativa degli ordini professionali il compito di eccepire, magari giudizialmente, la nullità delle clausole contrarie ai principi dell'equo compenso anche relativamente agli accordi tra committente e professionisti non ordinistici”.

Ho letto la risposta non perché non la condividiamo ma perché ne condividiamo il contenuto. Però, a questo punto, sorge il quesito: perché non abbiamo agito direttamente qui, quando avremmo potuto farlo? Infatti, potevamo già fare delle precisazioni e sono convinto che anche il Vice Ministro è d'accordo sul fatto che avremmo potuto e dovuto farle qui. Probabilmente, le resistenze non erano tanto al Ministero della Giustizia ma in qualche altro Ministero.

Ad ogni modo, basta leggere l'articolo 1 del testo di legge che stiamo approvando per apprezzarne la ratio e certamente, quindi, ne condividiamo l'obiettivo.

L'articolo 1, relativo alla definizione, dice: “Ai fini della presente legge, per equo compenso si intende la corresponsione di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto (…)”. Quindi, la finalità è quella di rafforzare la tutela del professionista e porre rimedio a situazioni di squilibrio nei rapporti contrattuali fra professionisti e clienti forti (parliamo di banche e assicurazioni, ma anche di pubblica amministrazione).

Quindi, secondo noi, con un po' di coraggio in più potevamo davvero ampliare il campo di applicazione.

Per quanto ci riguarda, ogni volta che avremo un provvedimento volto a tutelare la parte più debole di un rapporto contrattuale, come avviene in altro ambito, nel lavoro subordinato, con il salario minimo, noi ci saremo. Noi voteremo sempre a favore di chi necessita di maggiori tutele. Per questo motivo, ribadisco nuovamente il voto favorevole del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Io vorrei partire dalla genesi di questo provvedimento. Questo provvedimento venne approvato, nello stesso testo che abbiamo oggi, dalla Camera dei deputati nella scorsa legislatura e noi votammo a favore. Passò al Senato e fu uno di quei provvedimenti che non trovò l'approdo in legge perché cadde la legislatura. Ricorderanno gli amici di Fratelli d'Italia che noi chiedemmo quantomeno di concludere i provvedimenti che erano in fase avanzata e loro dissero: “No, noi vogliamo chiudere la legislatura”. Lo dicemmo anche a quelle forze politiche che facevano parte della maggioranza che aveva portato avanti il provvedimento e ci dissero: “No! L'equo compenso non vale la chiusura anticipata della legislatura”.

Ebbene, nonostante questo, siamo arrivati all'inizio della nuova legislatura e il nostro gruppo ha depositato per primo il testo già approvato dalla Camera nella scorsa legislatura. Altri ci hanno messo un po' più di tempo (si vede che per loro non era così urgente): è arrivata la Lega dopo ed è arrivato Fratelli d'Italia con la proposta Meloni.

Arriviamo in Commissione e, ovviamente, essendo lo stesso testo il nostro, quello della Lega e quello della Meloni, perché era il testo approvato nella scorsa legislatura, ci saremmo aspettati che non si facesse valere una primogenitura ma si facesse valere semplicemente, in termini di buonsenso, un ordine cronologico.

Invece no, perché per la forza politica di maggioranza relativa una proposta si differenzia dall'altra per la firma che reca. La proposta Costa, che ha lo stesso contenuto della proposta Meloni, vale meno e c'è stato un voto in Commissione che ha sancito tutto questo. C'è stata una relazione e c'è stata una proposta che diceva: “No, accantoniamo il criterio cronologico, perché noi vogliamo la proposta Meloni”.

Devo dire che a me tutto questo dispiace. Io consiglio al Ministro Nordio, se vuole portare avanti le sue proposte contro quelle frange giustizialiste della sua maggioranza, di farle firmare a loro. A loro basta la firma, perché loro non guardano il contenuto: guardano la firma e guardano la primogenitura.

Devo dire che mi faceva sorridere il deputato di Fratelli d'Italia che oggi sbandierava, in una dichiarazione di voto su un articolo, la proposta Meloni. Questa è una proposta che è stata approvata da tutto il Parlamento nella scorsa legislatura, quando in maggioranza c'erano altri, mentre qualcuno ha decapitato questa proposta al Senato facendo cadere prima la legislatura.

Dunque, io metto anche a disposizione tutte le mie proposte di legge, perché forse è l'unico modo per portarle avanti e per accelerare. Le trasferiremo sui banchi dei deputati di Fratelli d'Italia chiedendo loro di sottoscriverle, perché a noi interessa il contenuto e non la primogenitura e questo lo abbiamo dimostrato con le modalità con cui stiamo facendo oggi l'opposizione.

Il contenuto di questa proposta di legge ci convince. Ci convince perché garantisce un equilibrio e garantisce una dignità al lavoro dei professionisti.

Dico a tutti coloro che vogliono sembrare più liberali di me, e che mi dicono che questo è un vincolo al mercato, al principio della concorrenza, che la giustizia è anche la garanzia che il più forte non calpesti il più debole. I principi liberali vogliono garantire, debbono garantire che il più forte non calpesti il più debole. È un principio liberale questo e il principio liberale si fonda sulla volontà delle parti e la volontà delle parti per noi è sacra. Tuttavia, la volontà delle parti è sacra quando è libera, quando c'è per tutti la condizione di poter fare una scelta che non sia condizionata da una pressione, da un pressing, da un'ineluttabilità. Abbiamo letto le obiezioni, in passato, già dal 2017, dell'Antitrust e della Corte di giustizia: il principio di concorrenza e la concorrenza ci sono se tutti sono messi nella condizione di fare una determinata scelta. Questa normativa corrisponde anche ai valori e ai principi della Costituzione, perché non è una legge indiscriminata che apre delle voragini, ma è una legge fatta con equilibrio, che stabilisce un principio, quello secondo cui ci sono alcune norme che sono vessatorie e le clausole vessatorie sono già previste dal nostro ordinamento, senza che nessuno abbia obiettato alcunché né a livello nazionale né a livello sovranazionale. Quindi, questo bilanciamento, questa coerenza con i principi costituzionali ci fa dire di sì a questa legge. Può essere migliorata? Forse può essere migliorata ma noi abbiamo ritirato gli emendamenti che avevamo presentato perché volevamo garantirne l'approvazione. Non ci interessava la firma su un emendamento, a differenza di altri ai quali interessa la firma sulla proposta di legge. Io penso che nei sondaggi, da domani, il partito Fratelli d'Italia avrà un'accelerata ancora maggiore dopo aver sottoscritto questa proposta, a dispetto del profilo cronologico, perché si tratta di una proposta molto importante. Però, io penso che questo Parlamento di questi giochetti infantili possa fare a meno e che si possa lavorare insieme su un testo, che si possa dare un segnale di compattezza. Devo dire, riguardo a tutte le altre forze politiche, che aver accettato, forse quasi con un sorriso, questo giochetto che è stato fatto dimostra che c'è una maturità superiore. Questo vale anche per le forze di opposizione, che hanno cercato di rimodulare il testo ma l'hanno fatto senza fare le barricate e cercando di lavorare al risultato finale.

Da parte nostra ci sarà un voto favorevole. Ringrazio il Vice Ministro per il lavoro che ha svolto, anche nell'analisi e nell'attenzione agli ordini del giorno. L'auspicio è che non ci siano, diciamo, convenienze, come ci sono state nella scorsa legislatura, che blocchino ancora il testo al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tommaso Antonino Calderone. Ne ha facoltà.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). La ringrazio, Presidente. Signor Vice Ministro, colleghi, questo apparato normativo è stato a lungo desiderato, coltivato, studiato dal nostro partito, da Forza Italia. È mio dovere, è un dovere preliminare ringraziare, primo fra tutti, il Vice Ministro Sisto che, sin dalla scorsa legislatura, ha posto in essere un lavoro veramente straordinario affinché questo testo di legge vedesse la luce. È un testo di legge che ci chiedono numerose categorie professionali perché, signori colleghi, signor Presidente, mira esclusivamente a rafforzare la tutela del professionista.

Per disamore di impotente polemica, Presidente e signori colleghi, non faccio alcun riferimento, se non in maniera veramente repentina, al fatto che talune volte il legislatore interviene quasi in maniera sovrabbondante. Perché dico questo? Perché già la nostra Carta costituzionale, agli articoli 35 e 36, prevede che ogni retribuzione di un lavoratore - l'articolo 36 della Costituzione si riferisce ai lavoratori subordinati - deve essere sempre proporzionata alla quantità e qualità di lavoro che il professionista, o il lavoratore in senso lato, svolge. Conosco bene, e lo conoscono i colleghi, il dibattito che si è aperto circa la possibilità che questo principio di rango costituzionale possa applicarsi o meno anche ai lavoratori autonomi e devo dire che non mi hanno convinto alcuni arresti giurisprudenziali che hanno ritenuto di escludere il lavoratore autonomo da un principio che è sacrosanto. Ogni attività sia di lavoro autonomo sia di lavoro subordinato deve essere infatti sempre, comunque e a tutti i costi proporzionata, per qualità e quantità, alla retribuzione che si intende corrispondere. Se a questo aggiungiamo che già il nostro codice civile - mi riferisco all'articolo 2230 e, soprattutto, all'articolo 2233 che rubrica “Compenso” - stabilisce che, lo leggo testualmente, in ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione. Se queste norme già esistevano nella nostra Carta costituzionale e nel nostro diritto positivo, era veramente mortificante, soprattutto per le categorie professionali, arrivare a essere coartati - uso un termine forte ma credo che non sia un termine eccessivo - dal cosiddetto contraente forte, cioè dal committente, che sfruttava i bisogni del professionista, a stipulare non patti leonini ma molto, molto di più. Questo fatto ripugna non soltanto dal punto di vista o dalla visuale del giuslavorista perché anche le più alte cariche del Consiglio nazionale forense brillantemente hanno affermato che declassare i professionisti è un tema culturale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Forza Italia non lo consentirà mai! Grazie Vice Ministro e grazie a tutti i colleghi che si sono impegnati veramente, perché declassare il lavoro di un professionista è un fatto culturale. Ebbene, con i provvedimenti di Bersani e di Monti, con le abrogazioni a cui ha fatto riferimento, credo, qualche collega che mi ha preceduto, si era verificata una vera e propria distorsione di mercato, in quanto il contraente debole, cioè il professionista, era messo veramente in una posizione di difficoltà ed era costretto ad accettare e a stipulare atti che certamente lo pregiudicavano e comunque andavano a violare - questo è il mio parere - anche diritti di rango costituzionale. Queste norme sono perfettibili, come tutte le norme. Ho sentito qualche critica ma, per carità, le critiche fanno parte del gioco. Chi pratica il diritto sa che le norme per definizione sono perfettibili, nel senso che non esiste la norma perfetta. Certamente, le norme possono essere migliorate. Però, intanto, spero che, a brevissimo termine, ci sarà una legge dello Stato italiano, approvata dal Parlamento italiano, che andrà a tutelare le categorie professionali ed è questo che Forza Italia persegue fin dal 1994.

A noi poco importa chi sia l'autore o di chi sia la firma; noi ci occupiamo di attività parlamentare e, soprattutto, di tutelare, con onore e disciplina, come prevede la nostra Carta costituzionale, il ruolo che svolgiamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Sapete nell'interesse di chi? Nell'interesse di tutti gli italiani.

Ai professionisti, che verranno raggiunti da questa norma in senso positivo, certamente non importerà chi ha varato la norma: non lo leggeranno, ma ne leggeranno i contenuti. Quindi, come sempre, Forza Italia - e questo è veramente straordinario, direi quasi meraviglioso - ha un approccio maturo con l'Aula; è quello che stiamo dimostrando, in maniera seria, serena e credo - signor Presidente e signori colleghi - costruttiva, con il dialogo e con i rapporti, perché dobbiamo tirare fuori il nostro Paese, la nostra Nazione dalla situazione terribile in cui si trova.

Chiaramente, questa norma è stata anche caldeggiata dai giovani avvocati - ci mancherebbe altro -: l'Associazione italiana Giovani avvocati ha auspicato che la legge sull'equo compenso fosse uno dei primi atti della legislatura ed ecco che è stata uno dei primi atti della legislatura. Poter soddisfare i bisogni del consociato e realizzarne appieno i diritti credo che sia veramente la prima finalità a cui deve tendere il Parlamento, ossia il legislatore.

La collega Patriarca, in sede di discussione generale, si è soffermata sulla struttura di questa - elencando l'articolato -, che è una legge a mio parere molto buona, soprattutto nella parte in cui individua la nullità delle clausole vessatorie, che quindi va a tutelare il professionista. Certo, perché c'erano accordi, cari colleghi, veramente raccapriccianti - uso un termine certamente forte anche questa volta - nell'ambito dei quali, per il professionista, non era previsto neanche il rimborso delle spese e non erano previsti gli acconti; c'erano veramente condizioni contrattuali che si spingevano ben oltre il carattere vessatorio. Eppure, questa normativa, all'articolo 3 - se non commetto errori - ha previsto una serie di disposizioni che porranno nel nulla - si badi - le clausole stesse, e non il contratto generale.

La normativa ha previsto, inoltre, un Osservatorio - concludo, Presidente -, ha previsto contratti standard, ha previsto pure - e su questo non sono d'accordo con alcuni colleghi (il dibattito, soprattutto quello tecnico-giuridico e giurisprudenziale, appassiona sempre) - anche le sanzioni disciplinari. Vedete, tanti sono i modi per aggirare la norma, anche quello - faccio solo un esempio - con cui il contraente debole va a stipulare con il contraente forte un contratto, sapendo che poi lo porrà nel nulla, essendo già pronto, in quel momento, a impugnare l'atto stesso che ha firmato. Se non c'è una norma che lo sanziona, creiamo mostri giuridici, signor Presidente, ed è questa la prima insidia che un legislatore deve evitare.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Del resto - Presidente, concludo -, nessuno può preoccuparsi di una norma deontologica e disciplinare, se non ha la voglia di violarla.

Siamo convinti che questa sia una buona legge, l'abbiamo voluta – ringrazio, ancora una volta, il nostro Vice Ministro, tutti i colleghi di Forza Italia e, in generale, il Parlamento - ed evidentemente Forza Italia esprimerà un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, oggi torniamo a licenziare qui alla Camera un testo che avevamo approvato già nella scorsa legislatura, precisamente il 13 ottobre 2021, che purtroppo non è riuscito a vedere la luce prima dello scioglimento delle Camere.

Si tratta di un provvedimento molto atteso dal mondo delle professioni autonome, volto a restituire dignità e libertà a professioni il cui esercizio dovrebbe essere libero per antonomasia, ma che sempre più spesso subisce il condizionamento delle cosiddette logiche di mercato, anzi delle distorsioni più odiose di quelle logiche, che contrappongono contraenti forti a contraenti deboli, in questo caso proprio i liberi professionisti. Torniamo a parlare oggi, quindi, del diritto all'equo compenso: sembra assurdo che, ancora nel 2023, dobbiamo evidenziare e rivendicare un diritto a un compenso equo, proporzionato alla quantità e qualità della prestazione offerta; sembra assurdo, ancora oggi, dover lottare per l'attuazione di un diritto sancito dalla nostra Costituzione, all'articolo 36. Eppure, siamo qui proprio per declinare quel diritto nel mondo delle libere professioni, un mondo che, soprattutto con l'avvento della pandemia, abbiamo scoperto essere molto, ma molto fragile. I professionisti autonomi sono tra i lavoratori meno garantiti in assoluto. Ebbene, è vero che, per scelta di vita, hanno intrapreso un percorso che vede come tratto distintivo il contare sulle proprie forze, il proprio impegno, la propria competenza e professionalità, tuttavia il professionista intellettuale non può e non deve essere lasciato solo, con la scusa che è artefice della propria fortuna così come delle proprie difficoltà. Non può essere così, non può continuare ad essere così: il legislatore ha il dovere di intervenire, laddove emergano situazioni di notevole squilibrio, per approntare tutele incisive ed efficaci.

E allora, cosa ha fatto il legislatore? Un primo intervento in materia lo abbiamo avuto nel 2017: da subito, però, si è compreso che non poteva essere sufficiente a tutelare fino in fondo la dignità delle professioni. Allora, il provvedimento in approvazione vuole colmare quelle lacune che erano rimaste dal precedente intervento.

Cosa facciamo, con questo provvedimento? Estendiamo, innanzitutto, la platea dei professionisti tutelati, comprendendo anche gli esercenti professioni non organizzate in ordini o collegi; ampliamo il novero delle clausole vessatorie; ampliamo la platea dei contribuenti da annoverare come contraenti forti, perché includiamo le società controllate da banche e assicurazioni e comprendiamo espressamente le pubbliche amministrazioni e le società partecipate. Purtroppo, proprio questi ultimi soggetti sono molto spesso, con l'alibi del contenimento dei costi della spesa pubblica, i primi a svilire il lavoro intellettuale, sottoponendo ai professionisti compensi talvolta addirittura imbarazzanti.

Non possiamo tacere, però, che, come MoVimento 5 Stelle, avremmo voluto ancora uno sforzo ulteriore, includendo tra i contraenti forti anche gli agenti e le società della riscossione e le società veicolo di cartolarizzazione. Ci sembra che questa esclusione sia ingiustificata, che sia un inutile privilegio, che speriamo possa essere eliminato con il primo provvedimento utile. In tal senso, abbiamo raccolto l'impegno del Governo, ma anche di tutto il Parlamento, su un nostro ordine del giorno.

Estendiamo poi, con questo testo, la disciplina anche agli accordi preparatori: anche sotto questo profilo, come MoVimento 5 Stelle, auspicavamo uno sforzo in più, con particolare riferimento al mondo dell'avvocatura, laddove, purtroppo, è invalsa la prassi di rideterminare al ribasso il valore delle controversie, proprio al fine di ridurre i compensi per il difensore, che al valore delle controversie sono solitamente parametrati. Questo è stato anche oggetto di un nostro emendamento e di un ordine del giorno e, anche qui, registriamo, comunque, una disponibilità alla rivalutazione. È una prassi volta evidentemente ad eludere la vincolatività dei parametri forensi e che quindi andrebbe corretta.

Ancora: avremmo voluto che la disciplina si estendesse agli accordi intercorsi con l'avvocato domiciliatario, di cui l'avvocato che sottoscrive una convenzione spesso e volentieri si avvale per adempiere poi la prestazione; ripeto che, anche su questo, uno specifico emendamento e uno specifico ordine del giorno erano stati presentati e quindi, in pieno spirito collaborativo, volevamo porre l'attenzione sui suggerimenti arrivati da molte associazioni forensi.

Molto opportuna la precisazione secondo cui, in caso di pluralità di incarichi dipendenti da un'unica convenzione, la prescrizione del diritto al compenso decorre dal compimento dell'ultima prestazione; diversamente il professionista non eserciterebbe mai il diritto alla rideterminazione di un compenso congruo, perché sarebbe consapevole che vedrebbe revocati tutti gli incarichi successivi.

Ottima poi, per noi, la previsione dell'articolo 9, che introduce espressamente l'azione di classe dei professionisti contro i contraenti forti e attribuisce il potere di esercitarla anche al consiglio nazionale dell'ordine di riferimento e alle associazioni maggiormente rappresentative, per le professioni chiaramente non ordinistiche.

Questa è proprio una delle disposizioni volute dal MoVimento 5 Stelle ed era presente, infatti, nel nostro testo originario sul tema che fu abbinato e, in parte, appunto recepito nel testo di sintesi, che oggi ci ritroviamo ad approvare.

Come MoVimento 5 Stelle, però, non possiamo tacere di rimanere perplessi rispetto alla previsione, secondo cui gli ordini e collegi professionali debbano prevedere una sanzione disciplinare per quei professionisti che pattuiscono un compenso inferiore ai parametri forensi, che risulti non equo e proporzionato alla prestazione. Presidente, però, mi fanno notare che non c'è il Governo in Aula. Dov'è il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Sono qui.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Perfetto. Siccome questo è un punto che era stato oggetto anche di ulteriore riflessione e quant'altro, riteniamo…

PRESIDENTE. È presente il Vice Ministro.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Esatto, sì, sì, ora l'ho visto.

PRESIDENTE. La prego di accomodarsi ai banchi del Governo. È presente e le chiedo di accomodarsi, grazie.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Ripeto, è proprio per l'attenzione da rivolgere a questo punto che per noi rimane quello un po' più critico. Riteniamo che una stessa condotta non possa configurare un illecito disciplinare e, al tempo stesso, essere la condotta da cui scaturisce una nullità, a tutto vantaggio dell'autore dell'illecito. Infatti, alla fine, il professionista sarebbe configurato come autore dell'illecito. Tuttavia, in forza di altre norme di questa stessa legge, potrebbe ottenere non solo la rideterminazione congrua del compenso, giustamente, da parte del giudice, ma anche un ulteriore indennizzo, persino un risarcimento dell'eventuale maggior danno. Tutto giusto, ma tutto contraddittorio con il fatto che rimane un illecito disciplinare su quello stesso professionista.

È una contraddizione, tra l'altro, non rilevata solo dal MoVimento 5 Stelle, ma anche da tante associazioni forensi e non solo. Già in questa sede, ne volevamo la soppressione; non è stato possibile, però, auspichiamo che questa rivalutazione con conseguente eliminazione possa avvenire in ulteriori provvedimenti.

Abbiamo registrato una certa disponibilità alla rivalutazione in tal senso e ne siamo lieti. Non vorremmo, infatti, che questa norma diventasse la breccia per consentire la disapplicazione dell'intera normativa, scoraggiando i professionisti a fare emergere le ipotesi di violazione per timore di autodenunciarsi. Tanto più che - sottolineo - il testo non prevede un tipo e l'entità della sanzione disciplinare da adottare: ogni ordine professionale potrà decidere di calibrare, in modo diverso, la sanzione, provocando una disparità di trattamento tra professionisti, disparità che, peraltro, già nel testo sussiste rispetto a professioni organizzate in ordini e collegi e professioni non organizzate, che non avranno alcun tipo di illecito disciplinare e conseguente sanzione.

Infine, avremmo auspicato una migliore scrittura della norma transitoria, più aderente a quanto avviene nella prassi, che, in caso di convenzioni a lungo termine, che prevedono incarichi plurimi, consentisse l'applicazione della nuova disciplina agli incarichi conferiti successivamente all'entrata in vigore della legge.

Di certo, ci troviamo davanti a un testo che comporta un avanzamento di tutele, ma non è un testo ancora perfetto. Sarebbe bastato davvero poco per migliorarlo, valorizzando i contributi preziosi arrivati proprio da chi dovrà applicare quelle norme, ma soprattutto vivere sulla propria pelle. Il nostro voto, tuttavia, non può che essere convintamente favorevole, non solo e non tanto perché alla redazione del testo abbiamo partecipato attivamente la scorsa legislatura e sono state recepite nostre soluzioni in questo testo, ma perché è un tema che sta assolutamente nelle corde del MoVimento 5 Stelle. Il MoVimento 5 Stelle si batte, affinché venga data attuazione concreta ed effettiva dell'articolo 36 della Costituzione, in tutti i settori ed ambiti del variegato mondo del lavoro. La valorizzazione del lavoro e la dignità dei lavoratori sono nostre stelle polari. Il pensiero non può che andare alla battaglia sul salario minimo legale, che ci piacerebbe trovasse la stessa larga condivisione che sta trovando questo provvedimento sull'equo compenso, perché, se guardiamo bene, hanno la medesima finalità, si ispirano ai medesimi princìpi. Sarà difficile da oggi spiegare ai cittadini perché c'è un atteggiamento di chiusura della maggioranza e di un Governo rispetto all'istanza di una certa platea di cittadini e non rispetto ad altri.

Inoltre, il provvedimento è nelle corde del MoVimento 5 Stelle, perché contrasta la precarizzazione e la proletarizzazione delle professioni.

Proprio sotto quest'ultimo profilo, il MoVimento 5 Stelle è pronto a rilanciare per aggredire una nuova sfida, che è quella dell'introduzione di una disciplina organica e di tutele in favore degli avvocati in regime di monocommittenza.

Come MoVimento 5 Stelle, siamo pronti a sostenere tutte quelle iniziative che possono risultare utili a contrastare quella fuga dalle professioni, fotografata da Confprofessioni nel recentissimo rapporto sulle libere professioni, soprattutto la fuga dei giovani laureati, che non vedono più le professioni come appetibili, e soprattutto la fuga dall'avvocatura. Un terzo degli avvocati…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Sì, sto concludendo. Un terzo degli avvocati oggi vuole lasciare e abbandonare la professione dedicandosi ad altro e, in particolare, sono le donne a fare questa scelta. Di questo, ci parla il rapporto Censis 2022. Noi crediamo, invece, nel valore delle professioni intellettuali; sono il sale del nostro tessuto sociale, prima ancora che del tessuto economico, termometro della nostra democrazia, presidio di qualità di servizi essenziali per la vita dei cittadini. Non ci può essere qualità dove c'è svilimento e mortificazione della professionalità. Quindi, voteremo favorevolmente su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morrone. Ne ha facoltà.

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, Presidente, grazie, Vice Ministro Sisto. Onorevoli colleghi, ci sono finalmente le condizioni, in questa legislatura, per approvare la proposta di legge sull'equo compenso delle prestazioni professionali.

Il testo, sostanzialmente, è lo stesso approvato la scorsa legislatura alla Camera; poi, la caduta del Governo Draghi, nei fatti, ha interrotto quell'iter, che prevedeva l'approvazione finale in Aula al Senato. Il testo, in sintesi, è composto dalle tre proposte di legge, che avevano come primi firmatari Meloni, Morrone e Mandelli; oggi, il testo in esame è il testo Meloni e Morrone. Fin dalla scorsa legislatura questa è stata una fra le mie priorità e ho incluso la riforma dell'equo compenso tra gli obiettivi da portare a termine. Speriamo di riuscirci stavolta!

Mi sono battuto, perché questa riforma, attesa da tempo, può risolvere un nodo fondamentale per una parte significativa della nostra società, per valorizzare il merito e i talenti di tanti professionisti. Un compenso equo rappresenta un diritto per i liberi professionisti, che, da troppi anni, assistono a un progressivo declino delle professioni e a penalizzazioni iniziate fin dalla seconda metà degli anni Novanta, con il cosiddetto decreto Bersani, che, nei fatti, ha provocato lo scardinamento di quel compenso dignitoso, che dovrebbe spettare ad ogni professionista. Avviando un processo di cosiddetta liberalizzazione, si eliminarono, infatti, i minimi tariffari, rafforzando l'articolo 2223 del codice civile, in cui è contenuta una puntuale gerarchia tra le fonti per la determinazione del compenso professionale, ovvero l'accordo tra le parti, le tariffe e così gli usi. L'effetto del decreto Bersani fu, quindi, quello di far deflagrare un ordigno nel mondo delle professioni, con il consenso di quelli che oggi identifichiamo con i cosiddetti contraenti forti, quindi, le banche, le assicurazioni ed altri.

Dopo vari passaggi normativi, a fronte sempre di maggiori oneri informativi a carico del professionista nei confronti del cliente, la determinazione del compenso, invece, è divenuta sempre più aleatoria, determinando non solo un generalizzato peggioramento delle prestazioni professionali rese, ma anche il crollo dei redditi dei professionisti, fino a giungere a situazioni paradossali, addirittura retribuzioni simboliche, compensi minimi aberranti o addirittura prestazioni a titolo gratuito.

Sarebbe lungo qui fare riferimento a tutti questi passaggi normativi, già noti all'Aula. Mi preme, tuttavia, ricordare qui alcuni passaggi, in particolare il decreto-legge 24 gennaio 2012, il cosiddetto decreto Monti, che ha esplicitato l'abrogazione di tutte le tariffe previste per le professioni regolamentate, anche quella forense naturalmente, stabilendo contestualmente l'implicita abrogazione delle norme che rinviano ai sistemi tariffari per la determinazione del compenso. L'unico criterio per la determinazione del compenso professionale è, quindi, diventato l'accordo tra le parti, in assenza del quale soccorrono i cosiddetti noti parametri ministeriali, ma in sede giudiziale. Con la legge n. 124 del 2017, è stato introdotto, infine, l'obbligo per gli avvocati di fornire a tutti i clienti un preventivo relativo alla prestazione richiesta, con dettaglio dei costi per ogni voce di spesa e sempre in forma scritta, indipendentemente dalla richiesta del cliente. Sostanzialmente, a fronte di sempre maggiori e puntuali oneri informativi in capo al professionista nei confronti del cliente, su ogni aspetto del rapporto professionale la determinazione del compenso è diventata sempre più aleatoria.

Il quadro, quindi, che si è determinato ha avuto come unica conseguenza, prima, un generalizzato peggioramento delle prestazioni professionali rese, determinando così, parallelamente, il crollo dei redditi professionali. Per porre rimedio a questa situazione, in seguito a un serrato dibattito politico, già nel 2017 è entrata in vigore la legge 4 dicembre 2017, n. 172, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili. Con questo provvedimento è stata introdotta la disposizione intitolata: introduzione dell'articolo 13-bis della legge 31 dicembre 2012, n. 247, in materia di equo compenso per le prestazioni professionali degli avvocati. Successivamente, in sede di conversione, l'ambito di applicazione di questa disposizione inserita nella legge professionale forense è stato esteso a tutti i professionisti, anche iscritti a ordini e collegi. Nello stesso testo è stato chiarito che la pubblica amministrazione, in attuazione dei princìpi di trasparenza, buon andamento ed efficacia della propria attività, garantisce il principio dell'equo compenso in relazione alle prestazioni rese dai professionisti in esecuzione di incarichi conferiti dopo la data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Però, nonostante la disciplina normativa dell'equo compenso sia stata salutata come un passo decisivo per invertire il trend negativo determinato dall'indiscriminata accettazione delle regole europee in termini di libera concorrenza, l'impatto pratico non ha determinato gli effetti sperati. Infatti, seppure il richiamato principio dell'equo compenso sia stato sancito anche nei rapporti con la pubblica amministrazione - questo ha infatti impedito il verificarsi di situazioni paradossali, nelle quali si è giunti a teorizzare, con l'iniziale avallo della giurisprudenza amministrativa, il lavoro a prezzo simbolico, il compenso minimo aberrante e, da ultimo, la collaborazione col professionista a titolo gratuito -, il giudice di legittimità si è più volte pronunciato in difesa della tutela del decoro professionale e contro lo svilimento a livello economico della prestazione resa dai liberi professionisti, che in definitiva nuoce al sistema Paese, il quale certamente ha sempre individuato nel lavoro autonomo il motore dell'economia.

Nel caso degli avvocati, poi, è da evidenziare che la prestazione professionale è resa a tutela di interessi costituzionalmente garantiti in un ambito come la giustizia, che è cruciale in qualsiasi democrazia occidentale. In tal senso, un compenso minimo garantito non può che garantire il cliente rispetto a prestazioni professionali di bassa qualità. Il nostro obiettivo deve essere, quindi, quello di tutelare l'equità del compenso nelle libere professioni, a garanzia del decoro e della dignità del professionista e della professione; un compenso tale da assicurare la remunerazione dell'opera professionale svolta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Un equo compenso, proporzionato quindi alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, oltre che al contenuto e alle caratteristiche delle prestazioni professionali, tali da assicurare una remunerazione. Sono stati più volte sollecitati l'attenzione e il coinvolgimento da parte della politica e delle istituzioni verso il mondo eterogeneo delle professioni, che rappresentano una grande forza motrice della nostra società, sia dal punto di vista intellettuale sia operativo, indispensabile al Paese per il bagaglio di competenze, di capacità e di rapporti di cui si è saputo dotare. In Italia, tra l'altro, secondo quanto abbiamo potuto appurare, la scelta libero-professionale risulta molto gettonata, in particolare dalle fasce più giovani e acculturate del nostro mercato del lavoro. Crediamo, quindi, che su questo piano la politica debba attivarsi, seguendo linee che indicano la centralità di molte libere professioni in più settori economici. La capacità riformatrice della politica per il rilancio del Paese e della comunità nazionale deve vincere la sfiducia provocata da troppe riforme, di cui si è annunciata l'assoluta necessità per poi essere abortite, fallite o spesso bloccate. Gli esempi, comunque, sono innumerevoli.

Io non ho dubbi, noi non abbiamo dubbi, come Lega, che questo Governo saprà porre le basi per risolvere quei nodi fondamentali che bloccano il cammino del Paese verso una maggiore modernizzazione e frenano la crescita della società. Sappiamo quali sono le scelte e le esigenze prioritarie, e per la verità, già all'inizio della scorsa legislatura, nel luglio 2019, era pronto un vademecum con i punti nodali della riforma, ripresi nella proposta di legge, di cui ero il primo firmatario, presentata in quello stesso anno. Ci sono voluti due anni per avere la soddisfazione di vedere approvata la proposta di legge alla Camera, soddisfazione a metà perché l'iter si è arenato, come ho detto precedentemente, per la caduta del Governo.

Voglio cogliere l'occasione per ringraziare, innanzitutto, tutti gli attori coinvolti nella stesura del testo e, in particolare, l'apprezzabile attività di analisi e di mediazione delle relatrici Bisa e Varchi, e il sostegno profuso in particolare dal Vice Ministro Sisto, dai sottosegretari Ostellari e Delmastro, e naturalmente dal Ministro Nordio. Oggi, infatti, siamo alla svolta. Diamo il nostro assenso a un testo che introduce una riforma che può sciogliere un nodo irrisolto per una parte significativa della nostra società, per valorizzare il merito, per valorizzare i talenti professionali e, soprattutto, i loro risultati. Per questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la proposta di legge che oggi la Camera discute rischia di rimanere una grande occasione mancata per i professionisti italiani. La proposta, infatti, affronta l'importantissimo tema dell'equo compenso, una misura di equità e di giustizia per centinaia di migliaia di professionisti. I professionisti possiedono competenze che sono frutto di anni di studio e di formazione, attraverso le quali svolgono ruoli indispensabili per il progresso e la tenuta del nostro Paese. Ai professionisti sono affidate delicate e importanti funzioni nella sanità, nella giustizia, nell'economia, nella salvaguardia di ambiente e territorio, nella cultura, funzioni socialmente rilevanti nella vita dei cittadini, per lo sviluppo delle imprese e per il progresso del nostro Paese. A questi ruoli, tuttavia, molto spesso non corrisponde una remunerazione adeguata. Spesso il lavoro dei professionisti non è adeguatamente riconosciuto e remunerato, ed è sottopagato. A volte, addirittura, c'è la pretesa che tale lavoro non debba essere retribuito e, purtroppo, molto spesso è proprio la pubblica amministrazione - ministeri, regioni, comuni - a emanare avvisi e bandi, proprio la scorsa settimana il comune di Genova, con richiesta di prestazioni a titolo gratuito. Migliaia di professionisti, soprattutto i giovani, hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese perché sottopagati e soggetti alla concorrenza sleale delle grandi strutture, alla piaga della falsa partita IVA e al potere contrattuale dei grandi committenti, che oggi determinano al ribasso il valore delle prestazioni professionali.

Per affrontare questo e altri problemi del mondo del lavoro professionale, nelle ultime due legislature si era perseguita la strada dell'universalismo dei diritti del lavoro e della fine delle categorie che lo frammentano e lo dividono in mille pezzi, compromettendone le tutele. Con la legge n. 81 del 2017, anche se il Governo ha fatto fatica a riconoscerlo, sono state ricucite delle fratture fra mondo del lavoro dipendente e autonomo, allargando a quest'ultimo tutele importanti in materia di congedo parentale, infortunio, malattia e maternità, oltre a defiscalizzare gli investimenti in formazione continua dei professionisti e a garantire loro la possibilità di accedere ai fondi europei. Si tratta di norme che sono state tutte - tutte! - costruite attraverso il dialogo e il confronto continuo con le associazioni, i sindacati di settore, oltre ai tradizionali ordini professionali e alle Casse di previdenza, nello spirito di raccogliere tutte le esigenze di un mondo che, dall'epoca dell'istituzione degli ordini, è mutato ed è profondamente cambiato. Il legislatore non può non prenderne atto. Anche per questo, l'ultima norma approvata in Parlamento, che affrontava il tema dell'equo compenso, nel 2017, voluta da noi, aveva un orizzonte largo; norma che, occorre riconoscerlo, è rimasta purtroppo inattuata. Chi, come me, si è occupata a lungo della materia, conosce bene gli ostruzionismi, le perplessità delle strutture ministeriali, i pareri avversi dell'Authority della concorrenza, che non ho mai esitato a giudicare lesivi del potere del legislatore. Questi ostacoli hanno evidentemente spinto la discussione parlamentare a riprendere il tema dell'equo compenso, con l'obiettivo, anche giusto, di rafforzare questo principio di rango costituzionale e di difendere i diritti dei professionisti. Per tali ragioni, memori dei problemi e degli errori del passato, si sarebbe dovuto procedere con maggiore attenzione. L'ansia da risultato del centrodestra e l'incapacità di ascoltare e di comprendere i rilievi mossi dalla grandissima maggioranza delle rappresentanze del mondo professionale - siete riusciti a mettere, infatti, d'accordo tutti sul fatto che il testo aveva bisogno di modifiche, ma non siete stati capaci di approvarne nessuna - hanno generato un testo, dobbiamo dircelo, purtroppo, insoddisfacente. Insoddisfacente perché non garantirà l'equo compenso ai professionisti, se non in misura assai marginale, purtroppo. Questa, infatti, non è un'opinione della sottoscritta o del Partito Democratico, ma è un effetto di ciò che voi avete scritto nella legge.

Avete scritto che l'equo compenso sarà applicato nei rapporti con imprese che hanno più di 50 dipendenti o ricavi annui maggiori di 10 milioni di euro. Sapete quante sono le imprese con più di 50 dipendenti in Italia? Ce lo dice l'Istat: lo 0,62 per cento. E le imprese con più di 10 milioni di ricavi, quante sono? Ce lo dice il MEF: 1,06 per cento. Con questi numeri avete avuto il coraggio di bocciare l'emendamento che, abbassando tali parametri, avrebbe permesso di includere effettivamente un numero congruo di professionisti.

Avete scritto che il professionista che percepisce un compenso sotto soglia viene automaticamente sanzionato dall'ordine di appartenenza, riuscendo a violare tre principi in una volta. Il primo legale, relativamente agli ordini che attribuiscono la definizione della disciplina deontologica e delle relative sanzioni all'autonomia regolamentare degli ordini. Il secondo di equità, stabilendo che vengano sanzionati i soli iscritti agli ordini: avete dimenticato che vi sono attività, pensate ad esempio agli organi di controllo societari, svolte congiuntamente da iscritti e non iscritti. Il terzo, il più grave, logico, ritenendo, per usare le parole del Vice Ministro Sisto, che la sanzione a carico del professionista sia addirittura motivo di autodifesa. Avete trascurato il fatto che, se c'è bisogno di una legge sull'equo compenso, è proprio nei casi in cui il professionista è il contraente debole. E allora, in un contesto in cui c'è una parte debole e una parte forte, il deterrente si mette a carico del contraente forte, non di quello debole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), onorevoli colleghi, se si vuole fare una norma che si chiama equo compenso per davvero.

Invece, con la sanzione sul professionista sottopagato avete messo in mano al committente il migliore strumento possibile di autotutela. Quale professionista denuncerà il committente che non paga l'equo compenso se, a quel punto, sa che incorrerà nella sanzione?

Insomma, siete riusciti nell'impresa di scrivere la prima legge al mondo che sanziona il soggetto, il professionista, che vorrebbe tutelare, e avete avuto il coraggio di bocciare l'emendamento che cancellava la sanzione.

Non si sa perché avete voluto correre così tanto - eravamo tutti disponibili a dialogare, come avete confermato - in un'impostazione incentrata sul ruolo degli ordini professionali, invece che sulla tutela dei professionisti iscritti e non, negando, come nell'istituzione dell'Osservatorio sull'equo compenso, all'associazionismo dei professionisti quella dignità che aveva ricevuto fin dalla legge n. 4 del 2013.

Insomma, questa legge, per quanto meritevole di affrontare un tema così importante come quello dell'equo compenso, avrà bisogno di numerosi interventi di modifica, lo avete detto voi stessi. Sembra, infatti, incredibile che quegli stessi ordini che oggi non riescono a vigilare sul rispetto dei diritti e dell'equa retribuzione dei propri praticanti e tirocinanti riescano domani a vigilare sul rispetto dell'equo compenso di tutti i loro iscritti. C'è sì un problema di povertà del lavoro che dal mondo del lavoro dipendente si allarga ai liberi professionisti, c'è un tema di precarietà che non può essere dimenticato quando si parla di equo compenso.

Non si può, ad esempio, dimenticare l'unicum europeo degli avvocati italiani, costretti dalla legge ad aprire partita IVA e a non poter essere dipendenti o almeno collaboratori di un certo tipo, con certe tutele. Non si può dimenticare la condizione di povertà e precarietà dei farmacisti dipendenti, vessati da una pesantissima doppia contribuzione. O ancora, la frammentazione degli ammortizzatori sociali, che la pandemia ci ha insegnato essere un percorso ad ostacoli per i professionisti.

Nella scorsa legislatura, in questo Parlamento, ridando centralità al suo ruolo, senza un salto in avanti di qualcuno, come ricordava l'onorevole Costa che ha voluto mettere la bandierina su questo provvedimento, siamo riusciti a introdurre l'ISCRO, il primo ammortizzatore sociale per gli iscritti alla gestione separata, ma manca ancora il pezzo degli ammortizzatori sociali per gli ordini, appunto, per i professionisti ordinistici iscritti ad albi, ordini e collegi. Da finanziare - perché noi facciamo sempre proposte serie - abolendo la doppia tassazione dei contributi versati alle casse professionali: basterebbe fare questo.

Sono tutti argomenti che ci ricordano la necessità, l'imprescindibilità, colleghe e colleghi, di affrontare i diritti dei lavoratori autonomi e dei professionisti in un'ottica universalistica, complessiva, senza tornare a vecchie divisioni del lavoro che non ci sono più e di cui dobbiamo prenderci cura e farci carico.

Anche per questo e con questo auspicio, però, lo voglio dire: il Partito Democratico, di fronte a proposte di legge per cui si era speso già precedentemente, introducendo quel principio dell'equo compenso nell'ordinamento, di fronte all'introduzione di alcuni diritti sociali che provano almeno ad allargare qualche diritto, anche se molto marginalmente, ci sarà sempre. E con la serietà che ci contraddistingue, anche nelle nostre proposte, nonostante abbiate sprecato un'occasione, esprimeremo comunque un voto favorevole al provvedimento, nella speranza davvero di migliorare questo testo, soprattutto al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo ancora una volta in Aula in materia di equo compenso giacché non è la prima occasione in cui a Montecitorio ci si confronta su questo tema.

Desidero fare mie le parole della Consulta sul lavoro autonomo e le professioni indirizzate al Governo e al Parlamento in un documento nel quale si legge: è urgente una regolazione dell'equo compenso delle prestazioni professionali, da lungo attesa. La disciplina attualmente vigente appare complessa, limitata sotto il profilo del campo di applicazione, oltre che inefficace per carenza di strumenti di controllo.

Queste parole hanno trovato pieno ascolto e pieno riscontro nella proposta di legge che oggi sottoponiamo all'attenzione di questa Camera dei deputati.

E infatti, a 14 anni dalle famose “lenzuolate”, a 8 anni di distanza dall'abolizione delle tariffe, la liberalizzazione che avrebbe dovuto mettere i nostri lavoratori autonomi al passo con il mercato europeo è diventata deregolamentazione, è diventata sfruttamento, è diventata spesso impossibilità per tanti giovani di sostenere la propria professione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Si badi bene: non è questa una battaglia sindacale, non è una battaglia di categoria. È una battaglia per la tutela effettiva dei diritti e delle prestazioni professionali, perché - Presidente, mi permetto di dirlo con cognizione di causa, come tanti dei colleghi che in quest'Aula si sono occupati di questo provvedimento - sostenibilità della professione e qualità della prestazione sono due facce della stessa medaglia. Non ammetterlo è pura ipocrisia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ed è ancora più ipocrita farlo in Italia - e sono certa che nessuna delle forze parlamentari rappresentate in quest'Aula lo farà - dove la contrattazione collettiva copre oltre il 90 per cento dei lavoratori, rispettando appieno la direttiva europea, mentre i professionisti lottano ogni giorno con contrattazioni al ribasso, con bandi di pubblica amministrazione che addirittura vorrebbero il lavoro gratis.

Con questa legge daremo un taglio al doppiopesismo in danno dei lavoratori autonomi, tracciando un primo importante perimetro di tutele. Chi non lo riconosce mente.

E, allora, veniamo all'esame di questa proposta di legge. È un provvedimento che, già nella scorsa legislatura - lo ricordo perché è una proposta di legge che gode di quella corsia preferenziale riconosciuta dal nostro Regolamento poiché identica a un testo già approvato nella precedente legislatura - cominciò il suo iter in Aula grazie ad una richiesta dell'allora capogruppo di Fratelli d'Italia, Francesco Lollobrigida, che ne ottenne la calendarizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma già nella XVIII legislatura, consapevoli dell'opportunità di non fare di questa proposta di legge una bandiera ma piuttosto un testo sul quale lavorare tutti insieme, rinunciammo alle primogeniture, condividendo quello che era l'originario testo Meloni con tutte le forze politiche. L'importante era che ciascuno desse un contributo.

Per questa ragione, la legge che oggi ci apprestiamo a votare è già il frutto di una sintesi, perché in questo testo ci sono emendamenti di tutte le forze politiche che sono stati approvati nella scorsa legislatura.

Quindi, non c'è la volontà di mettere bandierine sulle spalle dei lavoratori autonomi, lo abbiamo dimostrato quando eravamo l'unica forza di opposizione, lo faremo oggi che siamo la prima forza politica della Nazione e impediremo a chiunque altro di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Allora, è importante ricordare che, rispetto alle iniziali previsioni, questa legge, naturalmente, si estende agli avvocati e ai professionisti iscritti a ordini e collegi, ma, grazie alla norma prevista nel comma 3 dell'articolo 1, anche alle professioni associative non regolamentate, di cui alla legge n. 4 del 2013. In Italia, nessuno resta indietro.

Le clausole di nullità previste dall'articolo 3 sono uno strumento importantissimo, forse, il cuore di questa proposta di legge, perché prevedono la possibilità di far valere la nullità di un contratto. Sono lo strumento messo nelle mani del contraente più debole, che è proprio colui che noi vogliamo tutelare. Lo abbiamo fatto senza cedere a nessun tipo di pressione, lo abbiamo fatto, confrontandoci con tutte le categorie coinvolte e siamo consapevoli che questa proposta di legge rappresenta un punto di equilibrio pienamente soddisfacente per gli obiettivi che essa intende perseguire.

E ne siamo talmente convinti, signor Presidente, che, già nella scorsa legislatura, accettammo di prevedere che vi fosse un osservatorio che coinvolge tutti, un osservatorio che, nella formulazione che abbiamo modificato nella scorsa legislatura, consentirà di verificare gli effetti applicativi di questa norma; non resterà una norma priva di controllo, ma sarà una norma la cui efficacia sarà vagliata e valutata e che naturalmente accompagnerà le riflessioni del legislatore. Infatti, Presidente, non siamo infallibili, ovviamente, e siamo consapevoli di esserlo, ma piuttosto che rinunciare a fare qualcosa, preferiamo dare un primo importante segnale ai lavoratori autonomi che aspettano da oltre un decennio. Di ciò siamo convinti, e lo siamo ancor di più, dopo l'esperienza che abbiamo vissuto durante la pandemia, quando i lavoratori autonomi furono destinatari di misure insufficienti, tardive, mai tempestive, che, inevitabilmente, hanno gettato centinaia di migliaia di partite IVA, con le loro famiglie, nella disperazione.

Noi, quei mesi, non vogliamo più dimenticarli; in quei mesi, Fratelli d'Italia ha svolto un'importante attività di ascolto di tutte le associazioni, di tutte le categorie, di tutti gli organi istituzionali e associativi, per capire quale fosse la sintesi migliore e riteniamo che la migliore sintesi possibile sia condensata nei tredici articoli di cui si compone questa legge. Non è, infatti, una legge fatta da poche righe, ma, al contrario, è una legge che contempla le più svariate esigenze, idonea a perseguire gli obiettivi che noi ci poniamo; il primo fra tutti è quello di evitare la proletarizzazione delle professioni che, a causa di una liberalizzazione sfociata in deregolamentazione, affligge la nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Per questa ragione, signor Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia, anche in quest'occasione, ha desiderato collaborare con tutti, con la consapevolezza che questa legge - lo ribadisco ancora una volta, affinché resti chiaramente impresso negli atti parlamentari - costituisce una sintesi, una sintesi che abbiamo condotto già nella scorsa legislatura con il Vice Ministro Sisto e con tanti colleghi che, in questi giorni, hanno partecipato al dibattito in Commissione e in Aula.

Desidero concludere, ringraziando tutte le forze politiche per il voto unanime che daranno a questa proposta di legge targata Fratelli d'Italia e firmata da Giorgia Meloni e desidero confermare a tutti ampia disponibilità al dialogo e al confronto una volta che gli effetti applicativi di questa legge avranno visto la luce. Ci saranno altri momenti di confronto, ci sarà la possibilità di migliorare, ma, qui ed ora, dobbiamo risposte a milioni di italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 338​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 338: "Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 73-528-637.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Le chiedo un'informativa indifferibile e urgente… Però non sento, Presidente, mi dispiace.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, colleghi, ascoltiamo il collega Grimaldi nella sua istanza. Per cortesia.

Prego, onorevole Grimaldi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Siamo qui a chiederle, sull'ordine dei lavori, la richiesta di un'informativa indifferibile e urgente su una vicenda molto grave: meno di 40 chili, dieci persi solo nell'ultima settimana; siamo davanti alla cronaca di una morte annunciata.

Come lei sa, non lo dico io… mi spiace che l'Aula, su un tema così delicato…

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi, ascoltiamo il collega Grimaldi. Per cortesia, chi non è interessato può uscire senza parlare, per favore.

Prego, onorevole Grimaldi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Lo ripeto: meno di 40 chili, 10 nell'ultima settimana: siamo davanti alla cronaca di una morte annunciata. Lo dice il quadro clinico di Alfredo Cospito, in sciopero della fame da più di cento giorni per protestare contro il regime del 41-bis a cui è sottoposto nel carcere di Sassari. Questo quadro clinico, Presidente, vorrebbe essere seppellito nel silenzio e per questo ci chiediamo e chiediamo al Ministro Nordio: perché diffidare la dottoressa Milia e che cosa c'entra una censura sul suo stato di salute con il regime del 41-bis?

Glielo dico, Presidente, è orribile lo spettacolo di un uomo che si lascia morire, ma più orribile ancora è immaginare che sia lasciato morire da istituzioni che tacciono e che rischiano così di apparire anche vendicative. Allora, dovremmo essere tutti capaci di astrarre dalla biografia delle persone, dalle sue motivazioni, dalle intenzioni, dalla sua ideologia e chiederci soltanto se la pena è adeguata al gesto compiuto che, lo ricordo anche a lei, non ha provocato né morti, né feriti.

Ma il punto è che crediamo non lo sia e chiediamo, insieme a tanti voci laiche e a tanti parlamentari, al Ministro della Giustizia quella revoca ma, soprattutto, chiediamo da settimane, con interrogazioni e interpellanze, di avere risposte. Non le abbiamo ottenute e per questo chiediamo di prendere la parola qui in quest'Aula prima anziché dopo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Federica Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori con una richiesta di informativa urgente. Oggi è il 25 gennaio 2023, quindi sono sette anni dalla morte di Giulio Regeni. Giulio Regeni, 28 anni, giovane ricercatore, cittadino del mondo, grandi e belle speranze: il 25 gennaio 2016 veniva rapito a Il Cairo, per poi essere barbaramente torturato e ucciso.

Il 25 gennaio ormai è una ricorrenza dolorosa per il nostro Paese. Non mi dilungherò sulla spirale imbarazzante o, meglio, vergognosa di omertà, bugie e veri e propri tentativi di depistaggio che hanno caratterizzato lo scenario in cui si sono svolte le indagini sul caso. Purtroppo, non si è ancora giunti ad appurare i fatti e a dare un volto certo a tutti i responsabili al fine di ottenere giustizia. Occorre, quindi, rilanciare la ricerca dei colpevoli, nel senso della massima determinazione politico-istituzionale per arrivare a chiudere questa dolorosissima vicenda con la consolazione quantomeno di essere arrivati alla più completa e totale verità.

Per questo motivo, chiedo un'informativa urgente al Ministro degli Affari esteri per essere aggiornati sullo stato dei lavori riguardo al caso Regeni: se ritenga vicina una svolta giudiziaria e, in caso affermativo, se possa condividere un'ipotesi di massima in merito ai possibili tempi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per associarci alla richiesta di informativa del collega Grimaldi sulla vicenda del detenuto Cospito. Una nostra delegazione si è già recata presso il carcere di Sassari e crediamo vi siano tutti gli estremi perché il Ministro Nordio possa dare informazioni, notizie e, come noi auspichiamo, anche esercitare un suo potere, perché l'istituto, di cui all'articolo 41-bis, è a tutti gli effetti un atto amministrativo sottoscritto dal Ministro.

Ci associamo anche alla richiesta della collega rispetto a un'informativa sulla vicenda Regeni, anche in relazione alle dichiarazioni recenti del Ministro degli Affari esteri Tajani, con riferimento alle quali già oggi alle 15, nel question time, il nostro gruppo porrà al Ministro una serie di questioni, perché è del tutto evidente che la vicenda sia ben al di là dall'essere risolta. La questione deve essere affrontata per rispetto innanzitutto alla memoria di Giulio Regeni, della sua famiglia, ma anche per rispetto della verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, Presidente. Anche il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra si associa alla richiesta della collega del MoVimento 5 Stelle e del collega del Partito Democratico, perché sette anni di assenza di Giulio Regeni sono sette anni di assenza di giustizia e verità.

Penso sia doveroso, indipendentemente dal fatto che oggi il Ministro degli Affari esteri verrà qui in sede di question time a rispondere, che vi sia un'ampia informativa del Ministro, perché sentirsi soddisfatto, come il Ministro Tajani ha detto, delle rassicurazioni del Governo egiziano, di un Governo che scientificamente ha impedito all'autorità giudiziaria italiana di processare i sicari di Giulio Regeni, è un fatto inaccettabile. È inaccettabile come questo Governo si sia posto all'Italia e all'opinione pubblica, molto scioccata ancora oggi - pensate - dopo sette anni, perché questa vicenda è ancora una ferita profonda nel nostro Paese e immaginiamo quanto sia profonda per i genitori di Giulio Regeni.

Quindi, ci associamo alla richiesta di quest'informativa, perché il Parlamento italiano deve reagire con forza a quest'atteggiamento scientificamente costruito da parte del Governo egiziano per ostacolare la verità e la giustizia, come ha ostacolato l'autorità giudiziaria italiana (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'Interno e il Ministro dell'Istruzione e del merito.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative diplomatiche volte a favorire la stabilità politica dei Paesi rivieraschi del Mediterraneo, con particolare riferimento alla Libia - n. 3-00124)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Orsini n. 3-00124 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Orsini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, in questi anni e, soprattutto, nel drammatico 2022, l'attenzione dell'Europa e dell'Alleanza atlantica è andata comprensibilmente verso le sue frontiere orientali, segnate dalla tragica vicenda dell'invasione dell'Ucraina, ma, in realtà, è il Mediterraneo, il confine sud dell'Europa e dell'Occidente, a essere attraversato dalle più gravi linee di frattura e, allo stesso tempo, a offrire più stimolanti opportunità per gli anni e per i decenni a venire.

I flussi migratori, le linee di rifornimento dell'energia, l'integralismo religioso, le opportunità di un continente come l'Africa in vigorosa crescita demografica, l'espansione della Cina nell'area subsahariana, i conflitti irrisolti come quello libico, gli sviluppi, in parte promettenti e in parte preoccupanti, della questione arabo-israeliana sono tutti temi vastissimi e decisivi per il futuro dell'Italia, per il futuro dell'Europa e per il futuro dell'Occidente.

Su questi scenari, signor Ministro, le chiediamo di illustrare le iniziative intraprese per tutelare gli interessi del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Il Mediterraneo è lo snodo centrale della politica estera dell'Italia e di questo Governo, è un crocevia millenario di relazioni e scambi fondati su radici comuni.

La gestione dei flussi migratori, la lotta al terrorismo, la diversificazione energetica, la formazione dei giovani, le missioni per la crescita e i partenariati paritari sono le priorità del nostro Governo. Vogliamo che l'Italia sia sempre più protagonista nei rapporti con la sponda Sud e in quelli tra Europa e Africa. Diversamente, i vuoti che lasciamo saranno recuperati da altri.

Intendiamo promuovere la stabilità e la prosperità del Mediterraneo, perché non sia più un cimitero di migranti, ma torni ad essere un mare di pace, dove possano svilupparsi relazioni politiche, culturali e commerciali a beneficio di tutti e a difesa dell'interesse nazionale.

In questa strategia, si inquadrano le missioni del Presidente del Consiglio in Algeria e le mie visite, in queste settimane, in Libano, Turchia, Tunisia ed Egitto, insieme o in coordinamento con il Ministro dell'Interno e gli altri colleghi. Nove tappe seguiranno a breve in tutto il Mediterraneo allargato.

Negli incontri con i miei interlocutori, ho evidenziato che i flussi migratori irregolari non potranno essere contrastati senza un maggiore impegno dei Governi dei Paesi di origine o di transito. Stiamo fornendo sostegno alle loro istituzioni, talvolta fragili, penso alla Libia, alla Tunisia, ma anche ai Balcani. La stabilizzazione della Libia è cruciale e al centro dei nostri colloqui con tutti gli attori che, su quel Paese, esercitano un'influenza; dobbiamo compiere ogni sforzo per consentire lo svolgimento delle elezioni entro il 2023, in linea con la mediazione delle Nazioni Unite che l'Italia sostiene convintamente.

Il conflitto in Ucraina ha un forte impatto anche sui Paesi mediterranei. Per trasformare le difficoltà in opportunità occorrono nuove forme di collaborazione economica, culturale e tecnologica. In raccordo con gli altri Ministri competenti, sto dando impulso anche al rafforzamento di progetti di formazione e attrazione in Italia per dare prospettive ai giovani, cercare sviluppo tra i partner e rispondere alle esigenze delle nostre aziende. Ad Algeri, il Presidente Meloni ha discusso delle potenzialità del Transmed; a Tunisi ha valorizzato l'approvazione del progetto Elmed; dall'Egitto, nel 2023, ci aspettiamo 3 miliardi di metri cubi di gas, più di 20 dal futuro raddoppio del TAP.

Con queste e altre iniziative, l'Italia punta a diventare hub energetico per coinvolgere i fornitori del Mediterraneo e servire, potenziando la rete di informazione, il resto d'Europa.

A livello europeo, mi sono attivato per rafforzare la strategia europea del Mediterraneo, sfruttando, in particolare, l'iniziativa Global Gateway della Commissione. Occorre rafforzare la connettività tra Unione europea e sponda Sud, favorendo, ad esempio, la produzione locale di idrogeno verde e le interconnessioni elettriche.

PRESIDENTE. Il deputato Orsini ha facoltà di replicare.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Signor Ministro, sono pienamente soddisfatto della sua risposta e d'altronde non avevo dubbi, conoscendola da tanti anni e conoscendo la sua competenza e la sua passione per le questioni internazionali e la sua cultura atlantica ed europeista.

Condivido totalmente - la cito a memoria - la sua affermazione secondo la quale il Mediterraneo non può più essere un cimitero di migranti, ma deve tornare a essere un mare di pace e di sicurezza, un mare che unisce e non un mare che divide, come d'altronde era fin dall'epoca classica. Anzi, gli storici ci insegnano che fu proprio la rottura dell'unità culturale, politica ed economica del bacino del Mediterraneo, fin dall'alto medioevo, a porre fine alla centralità della culla delle grandi civiltà dell'Occidente.

Oggi, il Mediterraneo è tornato a essere centrale e, come dicevo in premessa, centrale come luogo di conflitti, ma anche come luogo di opportunità. Per questo, saluto con grande favore l'iniziativa del Governo, già messa in atto in questi primi mesi di attività, un'attività che coinvolge in prima persona il Presidente del Consiglio dei ministri, che coinvolge lei, signor Ministro, che coinvolge il Ministro Piantedosi, che coinvolge altri membri dell'Esecutivo e che coinvolge, opportunamente, il settore privato, perché si tratta, quando si va all'estero, di fare sistema, portando le migliori energie del Paese.

I primi mesi di attività di Governo sono una ripresa dell'iniziativa nel Mediterraneo che caratterizzò le migliori stagioni della politica estera italiana, la stagione - voglio ricordarlo - nella quale, con il Governo Berlusconi, gli sbarchi furono quasi azzerati, solo 4.000 in un anno, grazie alla sapiente collaborazione con la sponda Sud del Mediterraneo. Questa è la strada che il Governo ha ripreso e questa è la strada sulla quale il Governo ha il nostro convinto sostegno e l'auspicio che la diplomazia parlamentare possa dare un utile contributo in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Elementi e iniziative in merito ai casi Regeni e Zaki, anche alla luce del recente incontro del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale con il Presidente egiziano al-Sisi - n. 3-00125)

PRESIDENTE. La deputata Serracchiani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00125 (Vedi l'allegato A).

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, nei giorni scorsi, lei ha incontrato il presidente al-Sisi e, dopo questo incontro, abbiamo saputo che ha ricevuto rassicurazioni, così abbiamo capito; allo stesso modo, anche la Presidenza egiziana ha detto che è pronta a una collaborazione in tutti i campi.

Sappiamo che questo impegno è stato assunto dal Presidente al-Sisi anche con la Presidente del Consiglio dei ministri Meloni che si aspetta che ci sia questa collaborazione. Sappiamo però che il processo che riguarda l'omicidio di Giulio Regeni è, purtroppo, fermo, perché mancano alcuni dati fondamentali, cioè gli indirizzi delle persone a cui inviare gli atti. Nonostante tutto, finora, il Governo egiziano assolutamente non ha prestato alcuna collaborazione, nonostante le innumerevoli richieste e considerata anche la posizione del Governo Draghi che, in precedenza, non solo, si è costituito parte civile nel processo, ma pare che avesse dato anche disposizione di non partecipare alla COP26.

Ora, di fronte a tutto questo e anche vista la possibilità di altri strumenti legali, come ricorrere ad esempio agli strumenti offerti dalla Convenzione internazionale contro la tortura, le chiediamo, Ministro, quali siano le rassicurazioni che ha ricevuto e se intenda procedere, almeno utilizzando la Convenzione internazionale contro la tortura.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Innanzitutto, proprio oggi voglio riconfermare la mia vicinanza e quella del Governo alla famiglia Regeni che ha il diritto che si faccia luce su ciò che è accaduto e ha diritto che i responsabili dell'orribile omicidio vengano processati e puniti.

La mia visita in Egitto deriva dall'importanza che il dialogo con quel Paese riveste per l'Italia e per il nostro interesse nazionale; penso al dossier immigratorio, alla lotta al terrorismo, all'energia, alle crisi regionali, prima fra tutte la Libia, tutti fattori cruciali per la sicurezza del nostro Paese. Questo è l'obiettivo che anima la nostra strategia nel Mediterraneo e coinvolge altri settori importanti, quali la cooperazione allo sviluppo e il dialogo interreligioso. Siamo convinti che con Il Cairo sia opportuno mantenere canali di comunicazione e collaborazione, come fanno tutti i nostri principali alleati.

Questa considerazione del ruolo internazionale dell'Egitto non farà certo venir meno l'impegno corale di tutto il Governo nel continuare a esigere la verità sulla barbara uccisione di Giulio Regeni avvenuta ormai sette anni fa.

Il Presidente al-Sisi ha assicurato che l'Egitto farà di tutto per eliminare gli ostacoli che rimangono e che rendono difficile il dialogo con l'Italia. Lo stesso mi ha ribadito il Ministro degli Esteri, Shoukry. Con lui avevo già affrontato l'argomento nel corso dei Dialoghi Mediterranei di dicembre. Ho intravisto una disponibilità diversa rispetto agli anni passati da parte egiziana, anche se il processo in Italia attraversa una fase di stallo. Ciò non esclude, anzi richiede di continuare a monitorare attentamente quanto l'Egitto farà in futuro su una vicenda che ci sta profondamente a cuore. Vedremo se alle parole seguiranno i fatti.

Occorre non disperdere i risultati raggiunti dalla magistratura e dagli investigatori italiani, sostenuti dalle pressioni a livello diplomatico che hanno permesso di chiudere le indagini preliminari. Abbiamo bisogno di una più fattiva collaborazione de Il Cairo, a cominciare dalla notifica degli atti di citazione agli agenti su cui gravano evidenze probatorie. Occorre punire chi ha torturato e ucciso un giovane italiano impegnato a studiare in Egitto.

Per provare a raggiungere quest'obiettivo non possiamo, però, prescindere dall'intrattenere con le autorità egiziane un dialogo diverso da quello esclusivamente giudiziario. Siamo aperti al dialogo, perché fare altrimenti vorrebbe dire abbandonare Giulio Regeni e la nostra richiesta di verità. Non c'è giustizia senza verità. Lo diciamo più forte oggi, nell'anniversario della scomparsa di Giulio dalle strade de Il Cairo. Continueremo a fare pressioni. Il Governo, anche con il contributo prezioso del Ministro della Giustizia, valuterà attentamente l'efficacia di tutte le vie percorribili, al fine del raggiungimento della verità.

Nei miei colloqui ho affrontato anche il caso di Patrick Zaki: sulla vicenda dello studente egiziano dell'università di Bologna continueremo a lavorare con discrezione e determinazione. Concludo. Nel dialogo con un attore fondamentale per la stabilità del Mediterraneo e per i nostri interessi nazionali, non rinunceremo mai a promuovere la tutela dello Stato di diritto e dei valori di libertà su cui si fonda la nostra democrazia.

PRESIDENTE. La deputata Quartapelle Procopio ha facoltà di replicare.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Ministro. Non siamo soddisfatti della sua risposta. Non sappiamo bene che cosa lei abbia intravisto nel colloquio che ha avuto con le autorità egiziane. Quello che noi abbiamo visto durante questi 7 lunghi, dolorosi, drammatici anni è stato il fatto che gli ufficiali egiziani, che hanno affiancato il lavoro dei nostri investigatori, si sono ritrovati indiziati del processo. Abbiamo visto un depistaggio che è costato la morte di 5 cittadini egiziani che non c'entravano nulla con il caso. Abbiamo visto molte versioni di comodo, alcune ingiuriose nei confronti della memoria di Giulio. Abbiamo visto tutte le rogatorie a cui non è stata data alcuna risposta. In questo quadro, ci dispiace, non ci possiamo limitare ancora una volta a far sì che i nostri Ministeri e le nostre autorità ricevano parole vuote da parte degli egiziani. Le prove raccolte mettono sotto accusa il sistema egiziano. Finora l'Egitto non ha collaborato. Accettare come concrete le ennesime profferte di collaborazione, che non finiscono in alcun fatto reale, vuol dire, da un lato, velare di ipocrisia le nostre relazioni con l'Egitto, e, dall'altro lato, accettare di fatto che non ci sarà mai giustizia. E quindi no, per noi non c'è collaborazione, non ci bastano le parole egiziane, e vorremmo vedere il Governo di questo Paese che difende l'onore e la memoria di un ragazzo, l'onore e la memoria di un cittadino italiano ucciso all'estero.

Ministro, non la butti sul Ministro Nordio, la scelta del ricorso alla Convenzione contro la tortura del 1953 è del Governo tutto. Dovete prendere questa decisione, ne va dell'onore del nostro Paese. E non dimenticate Patrick Zaki. Non bastano le parole egiziane, sono 7 anni di parole e solo quando l'Italia ha fatto molta pressione, sia nel caso di Zaki che nel caso di Regeni, abbiamo ottenuto pochissimi millimetrici passi in avanti. Se lei accetta quel tipo di linguaggio, fa un torto all'amore di un ragazzo, all'affetto della sua famiglia, ma soprattutto all'immagine del nostro Paese, che non è in grado, non vuole difendere la verità e la giustizia su un caso ignominioso di omicidio e di tortura avvenuto in Egitto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative volte a rendere omogenea sul territorio nazionale la tempistica necessaria per l'emissione dei passaporti, garantendo a tutti i cittadini il diritto alla libertà di movimento - n. 3-00126)

PRESIDENTE. La deputata Francesca Ghirra ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00126 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, abbiamo presentato questa interrogazione, sollecitate da cittadine e cittadini che lamentano l'enorme difficoltà a ottenere un appuntamento per il rilascio ex novo del passaporto o anche per il semplice rinnovo. Sappiamo che l'articolo 1 della legge n. 1185 del 1967 stabilisce che ogni cittadino è libero, salvi gli obblighi di legge, di uscire dal territorio della Repubblica, valendosi di passaporto o di documento equipollente e che, recentemente, è stata introdotta una procedura telematica che prevede di prendere appuntamento sul sito Internet della Polizia di Stato, tramite SPID, CIE o CNS. In diverse realtà territoriali del Paese, questo sistema costituisce l'unica ed esclusiva modalità per il rilascio del passaporto, come ad esempio per gli uffici della questura di Cagliari e per i commissariati di Quartu Sant'Elena, Carbonia e Iglesias. Questa modalità avrebbe dovuto accelerare le procedure, ma in diverse città ci sono lunghissime attese per ottenere il passaporto. Alla questura di Cagliari, ad esempio, la mia città, occorre attendere oltre 6 mesi per ottenere il primo appuntamento utile e spesso occorre anche recarsi in sede differente dal comune di residenza. Questa situazione, quindi, crea disomogeneità nei territori e limita in maniera rilevante la libertà di circolazione dei cittadini. Le chiediamo, quindi, quali situazioni intenda attuare, anche potenziando il personale addetto, per risolvere questa problematica e omogeneizzare la tempistica.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, come rappresentato anche dall'onorevole interrogante, la procedura di rilascio del passaporto avviene previo appuntamento presso la questura o ufficio di polizia territorialmente competente, attraverso la cosiddetta AgendaOnLine, cui si accede peraltro dal sito della Polizia di Stato.

Ciò premesso, per quanto riguarda la provincia di Cagliari, negli ultimi mesi si è registrato effettivamente un significativo aumento delle domande presentate, nell'ordine di alcune migliaia di richieste. Le cause di tale congestione sono riferibili, da una parte, alla ripresa dei flussi turistici dopo l'emergenza sanitaria da COVID-19 e, dall'altra, all'uscita dall'Unione europea della Gran Bretagna, da sempre una delle mete più frequentate da nostri connazionali per motivi di lavoro, di studio o di turismo.

A fronte della grande mole di richieste, gli uffici preposti hanno sempre assicurato, con la piena operatività degli sportelli, il rilascio dei documenti di espatrio in tempo utile per la partenza. In particolare, per tutto il mese di dicembre, tradizionalmente caratterizzato dall'intensificazione dei viaggi all'estero, l'ufficio passaporti della questura di Cagliari ha osservato, con l'ausilio di personale attinto da altri settori, delle aperture straordinarie programmate settimanalmente, provvedendo inoltre a incrementare i posti prenotabili attraverso la menzionata AgendaOnLine. Questa soluzione organizzativa ha consentito di ricevere in front office 550 istanze in più nel solo mese di dicembre, in aggiunta a quelle programmate. La questura di Cagliari provvederà a replicare periodicamente tali misure, armonizzando tutte le iniziative utili alla celere definizione delle richieste, anche con il coinvolgimento dei commissariati di pubblica sicurezza a cui gli utenti possono rivolgersi in alternativa alla questura.

In ogni caso, va evidenziato che sono state sempre soddisfatte tutte le richieste urgenti opportunamente documentate e che non vi sono state differenze temporali nel rilascio dei passaporti tra cittadini minorenni e maggiorenni. Oltre alle iniziative assunte a livello locale, sono in fase di attuazione, in ambito nazionale, ulteriori misure organizzative di carattere migliorativo, orientate alla più efficiente evasione delle richieste di passaporto, sulle quali peraltro riferirò in una mia prossima risposta, in questa stessa sede, ad un'altra analoga interrogazione.

PRESIDENTE. La deputata Ghirra ha facoltà di replicare.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Io la ringrazio per questa sua risposta e non posso che ringraziare anche tutto il personale degli uffici e gli addetti al rilascio dei passaporti, che stanno sostenendo un carico di lavoro davvero gravoso in questi mesi. Questa problematica, però, non riguarda solo il comune di Cagliari. Sono tanti i comuni d'Italia da cui arrivano segnalazioni rispetto alla difficoltà di ottenere un passaporto e quindi di potersi recare all'estero. È per questo che, oltre alla riorganizzazione, auspichiamo un potenziamento degli addetti negli uffici delle questure, anche perché parrebbe che una delle disfunzioni del sistema sia legata alla gestione esterna della piattaforma su cui si registrano le prenotazioni online, che non avrebbe contatti diretti con gli uffici preposti.

Peraltro, è vero che le procedure d'urgenza sono valutate dagli uffici, ma vengono prese in considerazione soprattutto le condizioni eccezionali e in alcuni casi vengono fatte valutazioni discrezionali. Questa situazione è estremamente limitante. Noi la sollecitiamo, quindi, a intervenire, perché davvero sia ripristinato il diritto al libero movimento di tutte le cittadine e i cittadini italiani su tutti i territori dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative volte a semplificare le procedure di rilascio e rinnovo dei passaporti – n. 3-00127)

PRESIDENTE. La deputata Pastorella ha facoltà di illustrare l'interrogazione Benzoni ed altri n. 3-00127 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

GIULIA PASTORELLA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Ministro, non so se lei intenda recarsi fuori dall'area Schengen quest'estate, ma, nel caso fosse così, le consiglio di guardare la data di scadenza del suo passaporto ed eventualmente provvedere a rinnovarlo il prima possibile. Non so dove lei abiti, ma se abitasse a Parma o a Padova ci potrebbe mettere quattro mesi, a Cagliari, come è stato ricordato, a Napoli o a Pavia sei mesi e a Brescia e a Varese addirittura fino a otto mesi. Non sono tempistiche ragionevoli per un documento che è fondamentale, non solo se volesse andare in vacanza, ma anche se si dovesse recare all'estero per questioni di lavoro.

Benché questi rallentamenti siano dovuti a cause molteplici, dal COVID alla Brexit e a quant'altro, è chiaro che possiamo decisamente migliorare questo servizio e soprattutto offrire un servizio dignitoso, se non efficiente.

Quindi, la domanda nella nostra interrogazione è se si intenda semplificare le procedure e se si intenda far sì che il rilascio e il rinnovo siano processi che funzionino, da una parte, digitalizzando non solo la richiesta di appuntamento ma l'intero processo, come nel caso di altri documenti, e, dall'altra parte, pensando a potenziare il personale presente nelle questure che, come ha ricordato lei stesso, è chiaramente oberato nei periodi di vacanza ma anche durante tutto l'anno e a macchia di leopardo su tutto il territorio.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Come ho avuto già modo di esporre in precedenza, l'incremento delle richieste di rilascio del passaporto elettronico è stato determinato da una pluralità di cause, alcune contingenti, come la fine delle restrizioni post COVID, come dicevamo, altre di carattere strutturale, come la Brexit e, ancora, per la difficoltà, registratasi soprattutto nei comuni più popolosi, di conseguire in tempi rapidi la carta d'identità, con la conseguenza che il passaporto viene richiesto non solo ai fini dell'espatrio, ma anche per disporre di un documento di identità.

Per dare un'idea dei carichi di lavoro, nel 2022 sono stati rilasciati quasi 1.816.000 passaporti, con una media di oltre 151.000 passaporti al mese e un trend che non accenna a diminuire neppure nel mese corrente.

Evidenzio, al riguardo, che quasi tutte le questure, una volta acquisita l'istanza, rispettano i tempi normativamente previsti per la conclusione del procedimento, che sono 15 giorni più altri 15 in caso di ulteriori accertamenti. Quindi, nella maggior parte dei casi, le criticità segnalate riguardano non tanto l'emissione del passaporto, quanto la possibilità di ottenere in tempi brevi un appuntamento tramite il sistema Agenda Online.

Al fine di superare tali inconvenienti, già dallo scorso mese di giugno, il Ministero dell'Interno ha invitato gli uffici territoriali ad adottare interventi per ridurre i tempi di attesa per la presentazione dell'istanza, che si sono concretizzati nell'organizzazione dei cosiddetti open day, nell'estensione del numero di giorni di apertura degli uffici al pubblico e nell'attivazione di gruppi di lavoro di operatori dedicati. A seguito di tali iniziative in alcune province la situazione si è normalizzata, pur permanendo obiettivamente criticità nelle province più popolose, soprattutto nel Nord del Paese.

Al fine di migliorare ulteriormente il servizio offerto, il Ministero dell'Interno, oltre a favorire la circolarità informativa delle pratiche migliori messe in campo da talune questure, sta realizzando interventi di reingegnerizzazione dell'applicativo Agenda Online, per renderlo più fruibile agli utenti.

Quale ulteriore ottimizzazione dei servizi è previsto, entro il prossimo mese di febbraio, il dispiegamento di nuove postazioni di lavoro più performanti, con la possibilità, per i questori che ne ravvisino la necessità, di chiederne un eventuale aumento.

Prosegue, infine, un monitoraggio mirato a porre in essere, laddove necessario, interventi correttivi, anche attraverso l'assegnazione di nuove unità di personale agli uffici competenti al rilascio dei passaporti.

PRESIDENTE. Il deputato Benzoni ha facoltà di replicare.

FABRIZIO BENZONI (A-IV-RE). Grazie, Ministro, ma per la risposta non possiamo sicuramente ritenerci soddisfatti. Due question time oggi in Aula, sullo stesso tema, fanno capire l'emergenza che i cittadini, i lavoratori e le aziende stanno vivendo rispetto al problema.

Un ringraziamento va alle questure e ai funzionari, che con le emergenze riescono a tamponare la situazione, ma evidentemente non può essere l'eccezione alla regola a risolvere le problematiche.

Benissimo essere consapevoli della situazione e nessuna colpa, visto che è una situazione che sicuramente arriva dai mesi scorsi e non è delle ultime settimane, ma trovare delle soluzioni un po' più concrete, forse, poteva essere la risposta che ci aspettavamo.

Il vincolo di territorialità che è stato inserito oggi è un problema. Come indicato nell'interrogazione precedente, ci sono province in cui si riesce a ricevere il passaporto in pochissimi giorni ed altre in cui si aspettano dei mesi. Poter lasciare libero il cittadino di prenotare dove è più comodo e dove c'è spazio potrebbe essere una delle soluzioni anche all'interno delle province. Faccio l'esempio della mia, Brescia, dove i tempi sono molto lunghi, ma, per esempio, a Desenzano sono molto più veloci. Il problema è che non si può, ad oggi, prenotare in tale commissariato.

La seconda questione riguarda le difficoltà digitali. Le persone vanno la mattina alle 8, a cercare di trovare un posto che alle 8,05 è già esaurito per i prossimi sei mesi. Questo non può essere un sistema. Quindi, bene la revisione di Agenda Online, ma sicuramente nei prossimi giorni ci aspettiamo di avere qualche aggiornamento per un programma che permetta al cittadino risposte vere.

L'ultima questione, è il personale. Bene che le questure possano richiedere nuovi istruttori, ma ad oggi gli istruttori sono pochi, fanno dei turni davvero massacranti, spesso fanno ore di servizio fuori turno non pagate come straordinarie e questo è un dato di fatto che va loro riconosciuto. La mancanza di personale istruttorio è l'emergenza principale da affrontare, per risolvere la questione in maniera strutturale e non in maniera emergenziale, Quindi, da parte nostra, seguiremo con attenzione la questione e le porremo nuove interrogazioni nelle prossime settimane (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

(Iniziative urgenti di competenza in ordine agli incidenti verificatisi in occasione della partita Paganese-Casertana e intendimenti per evitare il ripetersi di simili episodi - n. 3-00128)

PRESIDENTE. Il deputato Zinzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00128 (Vedi l'allegato A).

GIANPIERO ZINZI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la questione che pongo questo pomeriggio non avrebbe neanche la necessità di essere illustrata, nel senso che abbiamo tutti davanti agli occhi le immagini della guerriglia svoltasi a Pagani, alla vigilia del derby Paganese-Casertana di serie D. Abbiamo avuto cinque feriti, un autobus sventrato ed incendiato, un negozio danneggiato e nove arresti, di cui due tifosi della casertana rilasciati, perché pare che si siano solo difesi.

Ebbene, Ministro, vorrei sapere cosa intende mettere in campo per evitare che episodi del genere si ripetano e, soprattutto, per consentire alle famiglie e ai cittadini di vivere gli stadi come dovrebbe essere in un Paese civile.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Va premesso che l'Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive aveva classificato l'incontro di calcio tra Paganese e Casertana con un livello elevato di rischio e con un insieme di prescrizioni di natura organizzativa a carattere preventivo, che erano state ritenute adeguate al livello medesimo, secondo i criteri di valutazione finora adottati da quel consesso. Infatti, venendo poi ai fatti della giornata, verso le ore 15 di domenica scorsa, con la scorta di personale delle Forze di Polizia, uno dei due pullman della tifoseria ospite, mentre si stava immettendo nella strada che conduce al settore ospiti del locale impianto sportivo, è stato oggetto di un improvviso assalto da parte di circa 70 ultras della Paganese, sopraggiunti all'improvviso da una via attigua, quasi tutti a volto coperto.

L'attacco proditorio dei tifosi della Paganese, peraltro, è stato favorito anche dalla partecipazione di persone residenti nei palazzi circostanti, che hanno concorso al lancio di oggetti contundenti dai balconi.

Il tempestivo intervento delle Forze di Polizia, che erano di scorta al pullman, ha impedito il verificarsi di ulteriori incidenti e ulteriori danni alle persone.

Le immediate indagini, espletate dalle Forze di Polizia e supportate dalla visione dei filmati registrati dal sistema di videosorveglianza, hanno consentito l'identificazione e l'arresto differito, operato nella serata del 23 gennaio, di sette supporter della Paganese, di cui cinque già sottoposti a Daspo, e di due sostenitori della casertana, tutti ritenuti responsabili in concorso dei reati di lancio di materiali pericolosi e possesso di artifizi pirotecnici in occasione di manifestazioni sportive.

Gli ultras della Paganese sono stati, altresì, deferiti all'autorità giudiziaria anche per i reati di rissa aggravata, danneggiamento seguito da incendio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, oltre che devastazione, saccheggio e attentato alla sicurezza dei trasporti.

Le indagini risultano ovviamente in corso per l'identificazione di altri sostenitori delle opposte tifoserie, responsabili di condotte criminose. Gli scontri avvenuti domenica a Pagani, così come quelli verificatisi l'8 gennaio nell'area di servizio di Badia al Pino, sulla A1, tra i tifosi di Roma e Napoli, confermano la necessità di agire con fermezza e di mettere a punto specifiche strategie di prevenzione e contrasto della violenza delle tifoserie organizzate. A questo scopo, già lo scorso 11 gennaio ho rappresentato anche ai vertici del mondo del calcio che stiamo lavorando su specifiche linee di indirizzo per adottare, a legislazione vigente, provvedimenti di rigore improntati a criteri di massima precauzione.

Un primo concreto segnale in tal senso è stato il divieto di trasferta e la chiusura del settore ospiti, per due mesi, nei confronti delle tifoserie di Roma e Napoli, impregiudicate le misure preventive e repressive che saranno assunte nei confronti dei singoli soggetti coinvolti, all'esito delle indagini. Sono, inoltre, in corso approfondimenti ulteriori sui criteri alla base delle decisioni relative allo svolgimento degli incontri ritenuti più sensibili, anche nelle serie minori. Proprio oggi, l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive esaminerà la condotta che le due tifoserie hanno tenuto in occasione della gara in argomento, al fine di valutarne la pericolosità sotto il profilo della tutela dell'ordine pubblico in vista dei prossimi incontri delle società sportive, con il possibile coinvolgimento del Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive, per l'eventuale applicazione di misure di rigore anche a carico delle due squadre. Presenzierò personalmente a una delle prossime riunioni del citato Comitato, per valutare l'adozione di misure di maggiore severità e precauzione in occasione dello svolgimento di tutti gli incontri.

PRESIDENTE. Il deputato Zinzi ha facoltà di replicare.

GIANPIERO ZINZI (LEGA). Grazie, signor Ministro. Le confesso che non avevamo alcun dubbio sulla celerità e sulla concretezza del suo intervento e per questo la ringraziamo, perché per noi la sicurezza, anche nello sport, deve essere una priorità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative per potenziare l'attività di controllo del territorio svolta dalle Forze dell'ordine nel contrasto alla criminalità organizzata – n. 3-00129)

PRESIDENTE. Il deputato Michelotti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti n. 3-00129 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO MICHELOTTI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la recente pagina di cronaca relativa alla cattura del boss mafioso Matteo Messina Denaro non solo ha provocato una forte reazione nell'opinione pubblica, ma ha anche riacceso i riflettori sull'importanza dell'attività di controllo da parte delle Forze dell'ordine su tutto il territorio nazionale, evidenziando come la costante e capillare presenza dello Stato nei centri urbani sia ormai necessaria al fine di contrastare i gravi episodi riconducibili proprio alla criminalità organizzata.

Nonostante gli strumenti normativi di cui la nostra Nazione si è dotata nel tempo, l'impegno contro la mafia e i poteri criminali non è certo concluso. La mafia, purtroppo, è ancora straordinariamente pericolosa e capace di adattarsi, colpendo il tessuto vivo del Paese, soprattutto insinuandosi negli affari e nelle società, essendo caratterizzata da una peculiarità che la distingue da tutte le altre, connotandosi come forza antistato. Per questo, risulta sempre più avvertita l'esigenza di una riflessione sul concetto di sicurezza, soprattutto per quanto riguarda i centri urbani.

Ricordiamo che la cattura del boss mafioso Matteo Messina Denaro è stata resa possibile dall'attuazione del noto “metodo Dalla Chiesa”. Quindi, la risposta più incisiva che si può dare per contrastare la territorialità delle grandi organizzazioni mafiose è il rafforzamento della capacità di controllo del territorio. Pertanto, signor Ministro, le chiediamo, per quanto di competenza, quali iniziative il Governo intenda adottare, al fine di potenziare ulteriormente l'attività di controllo sul territorio esercitata dalle Forze dell'ordine per contrastare il fenomeno della criminalità organizzata.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Consentitemi, innanzitutto, di rinnovare, anche in questa sede, ai magistrati, ai Carabinieri e a tutte le donne e gli uomini delle Forze di Polizia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) la gratitudine mia personale e del Governo per l'arresto del latitante Matteo Messina Denaro e per il difficile, tenace e silenzioso lavoro dei rappresentanti dello Stato, che hanno portato avanti le indagini oggi culminate in un esito così rilevante. Un primo elemento reso evidente dalla lunghissima latitanza e dalla rete di complicità di cui ha beneficiato il boss è sicuramente la persistente capacità intimidatoria del vincolo mafioso sul territorio.

A questo persistente e tradizionale tratto caratteristico delle organizzazioni mafiose nell'età della globalizzazione dei mercati e della tecno-finanza si aggiunge anche la capacità di mimetizzazione ed infiltrazione nell'economia legale, resa possibile da una zona grigia fatta di professionisti ed esperti che facilitano la vocazione imprenditoriale delle mafie, con proiezioni transnazionali. A fronte della complessa configurazione di tale modus operandi, la strategia di risposta dello Stato si è andata affinando nel tempo, sia mediante una specifica cornice normativa, sia attraverso l'elaborazione di tecniche investigative e metodi operativi.

Sotto il primo profilo, l'Italia vanta un insieme di strumenti d'avanguardia, che costituisce un modello di riferimento a livello internazionale, fondato sull'aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati, secondo le intuizioni, ancora oggi attualissime, di Giovanni Falcone. D'altro canto, le nostre Forze dell'ordine esprimono uno straordinario livello di professionalità la cui componente essenziale è costituita da metodiche investigative maturate nel tempo ed imperniate sulla conoscenza e analisi del territorio, nonché sulla capacità di lettura dei dati che ne emergono.

Accanto all'incessante affinamento delle nostre capacità investigative, legato anche all'evoluzione della tecnologia, è indispensabile insistere sulla presenza fisica delle Forze dell'ordine sul territorio e, dunque, sul rafforzamento di organici e presidi. In questo senso, il Governo, pur nella difficile congiuntura economica, ha dato un primo concreto segnale di attenzione per gli apparati di sicurezza, istituendo, con l'ultima legge di bilancio, un fondo per le assunzioni nelle Forze di Polizia, oltre che nei Vigili del fuoco, con una dotazione di 90 milioni di euro per l'anno in corso, di 95 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025 e di ulteriori somme progressivamente incrementate per gli anni successivi, fino a superare i 125 milioni di euro annui a decorrere dal 2033. Si è trattato di un risultato non affatto scontato che ci consente di affrontare il lavoro dei prossimi anni con fiducia.

L'arresto di Messina Denaro rappresenta, indubbiamente, un risultato storico e ciò ci spinge ad agire con ancora maggiore determinazione nella lotta alle mafie che, non dimentichiamolo, a tutt'oggi rappresentano un pesante fattore di sottosviluppo dal punto di vista economico non meno che sociale e culturale. Quindi, è fermo intendimento del Governo continuare ad investire in legalità e sicurezza, nella persuasione che l'una e l'altra siano fondamentali condizioni per il benessere e la crescita civile della Nazione.

PRESIDENTE. La deputata Varchi, che ha sottoscritto l'interrogazione in data odierna, ha facoltà di replicare.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ci riteniamo soddisfatti dalla sua risposta. Quel grande momento di gioia comunitaria che le nostre Forze dell'ordine, l'Arma dei Carabinieri e la procura della Repubblica ci hanno regalato a Palermo, la mia città, qualche giorno fa, con l'arresto di Matteo Messina Denaro, è stato solo il momento culminante di una incessante attività di indagine che si è svolta con ogni strumento che la legge e le dotazioni pongono a favore delle Forze dell'ordine. Allora, sono necessari tutti quegli strumenti, in primo luogo, le piante organiche di ciascuna stazione, perché, signor Ministro, nei territori, soprattutto nei piccoli centri, così come nei quartieri delle grandi città è necessario che ci sia la presenza dello Stato per combattere il malaffare e la criminalità organizzata e tale presenza è maggiormente visibile se rappresentata da uomini e donne in divisa.

Quindi, la sua risposta ci conforta perché sappiamo che con il Governo guidato da Giorgia Meloni la lotta alla mafia non subirà alcun arretramento, ma, al contrario, conoscerà un momento di grande vigore per assestare colpi sempre più duri, così come lo è stato quello dell'arresto di Matteo Messina Denaro. Lo dimostra il fatto che, ogni giorno, tanti piccoli successi investigativi vengono posti in essere, con la scoperta di ulteriori bunker, ulteriori tracce della vita che il latitante ha condotto, e che, certamente, consentiranno ulteriori successi investigativi. Quindi, grazie, siate al fianco delle Forze dell'ordine per combattere la mafia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza in relazione alla distribuzione nelle scuole superiori di Cividale del Friuli di un opuscolo in materia di prevenzione delle aggressioni e degli abusi di natura sessuale – n. 3-00130)

PRESIDENTE. Il deputato Amato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Orrico n. 3-00130 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, ieri in quest'Aula abbiamo votato, praticamente all'unanimità, l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sul femminicidio. Oggi, ci troviamo a parlare di stupro per un opuscolo distribuito nelle scuole a Cividale del Friuli, opuscolo che, fortunatamente, è già stato ritirato.

In questo opuscolo si davano consigli alle donne su come fare per non essere stuprate. Come fare? Bisognava non uscire di sera, non sorridere agli sconosciuti, non indossare abiti provocanti. Una camicetta aderente è provocante? Un sorriso scambiato con un altro è provocazione? Uscire di sera dopo il lavoro è una colpa per una donna?

E, allora, signor Ministro, vorremmo che fosse chiaro che non c'è alcuna scusante allo stupro e vorremmo che lei mettesse in atto progetti seri per spiegare cos'è lo stupro: lo stupro è un atto infame che ha una vittima: la donna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signora Presidente, gentili onorevoli, l'iniziativa descritta nell'interrogazione, secondo quanto riferito dal competente ufficio scolastico regionale, è stata assunta dall'amministrazione comunale di Cividale del Friuli e si inquadra nelle azioni di supporto educativo e preventivo che gli enti locali possono sviluppare in favore dei giovani. A quanto risulta, l'opuscolo informativo “Prevenire le aggressioni, combattere la violenza” è stato diffuso tra gli istituti secondari di secondo grado del comune di Cividale del Friuli e, dopo la distribuzione, ha suscitato un ampio dibattito tra gli studenti di tali scuole. A fronte di tale dibattito, il sindaco del comune di Cividale del Friuli ha ritenuto di avviare un confronto con i rappresentanti degli studenti, all'esito del quale lo stesso sindaco ha disposto il ritiro di tutte le copie dell'opuscolo e ha avviato un processo di coinvolgimento degli studenti nelle future iniziative ad essi dedicate. Anche i dirigenti scolastici degli istituti coinvolti hanno incontrato i rappresentanti d'istituto e hanno convenuto, concordemente, sull'importanza di promuovere iniziative di crescita sul tema della prevenzione e contrasto della violenza di genere.

Fatta questa precisazione circa i fatti specifici oggetto dell'interrogazione, preme rimarcare, in questa sede, le iniziative di competenza del Ministero dell'Istruzione e del merito volte a riaffermare i principi fondamentali di pari dignità e non discriminazione, che costituiscono la vera precondizione per prevenire gli atti di violenza di genere.

A tale fine, dunque, ricordo l'adozione delle linee guida nazionali “Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione” e l'attivazione del portale noisiamopari.it, nonché la promozione, nelle istituzioni scolastiche, di momenti di riflessione sui temi legati alla parità di genere, alla lotta alle discriminazioni e al contrasto di ogni forma di violenza contro le donne, in particolare in occasione della giornata dell'8 marzo, Giornata della donna, e del 25 novembre, Giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Concludo, pertanto, rassicurando che anche su questi temi il mio impegno personale è che il sistema educativo sia in grado di svolgere ampiamente il suo ruolo; la scuola, difatti, è il luogo privilegiato per la promozione e per la realizzazione di attività finalizzate al contrasto di ogni forma di violenza e di discriminazione e per la diffusione della cultura del rispetto, che sta alla base della convivenza civile.

PRESIDENTE. Il deputato Caso ha facoltà di replicare.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, signora Presidente. Ministro, avevamo appreso la notizia del ritiro dell'opuscolo; ci mancherebbe, mi verrebbe da dire. Però, in ogni caso, non mi sento di dire di essere pienamente soddisfatto della sua risposta e le spiego subito il motivo.

Dobbiamo centrare il problema: il problema, di fatto, non era l'opuscolo in sé, ma il retropensiero alla base, quell'idea malsana e patriarcale che, riguardo al tema delicatissimo della violenza sulle donne, prova a sostituire, di fatto, la figura della vittima con quella del carnefice, idea che, però, mi consenta, ha una matrice abbastanza comune, ad esempio, con le affermazioni dell'altro giorno del Ministro Roccella, per cui l'aborto è, purtroppo, un diritto, ma non è nemmeno troppo lontana dall'idea di umiliazione pubblica come rimedio per il bullismo. Ed è, in realtà, proprio questo vostro concetto di educazione che ci inizia a preoccupare: non educare, ma correggere e mortificare. E non possiamo parlare, in questo caso, di un semplice errore, sia chiaro, perché l'abbiamo letto tutti l'opuscolo. Lo abbiamo detto, l'aggressore seleziona le vittime sulla base di un abbigliamento eccessivamente vistoso; non fare sorrisi ironici o provocatori a sconosciuti. Ma che vuol dire fare un sorriso ironico? Chi decide qual è il sorriso ironico e quale no? Forse le stesse persone che poi, magari, nella scuola, devono valutare il merito? Iniziamo a chiedercelo: com'è possibile che questo opuscolo non solo sia stato stampato, ma addirittura pensato e portato poi nelle scuole di un comune da voi amministrato, in una regione da voi gestita?

E arrivo alla conclusione, Presidente. Lo ha detto, Ministro, ma dobbiamo farlo seriamente: bisogna capire che prevenire, in questo caso nella scuola, significa educare alla sessualità, al consenso, all'assertività. Questo è il messaggio che tutti dobbiamo diffondere. Sembra che lo sappiamo tutti, ma a parole perché - lo dicevamo in precedenza - proprio ieri, in quest'Aula, è stato respinto un ordine del giorno che andava in questa direzione ed è stato respinto dalla vostra maggioranza.

Quindi, concludo. Penso sia necessario ripetercelo una volta per tutte, chiaramente: la violenza sulle donne non è colpa delle donne. Ripetiamolo insieme: la violenza sulle donne non è colpa delle donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza volte a favorire i contributi di cittadini, imprese ed enti del Terzo settore al finanziamento delle scuole – n. 3-00131)

PRESIDENTE. La deputata Semenzato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi n. 3-00131 (vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il fenomeno della dispersione scolastica e la crescente povertà educativa in alcune aree del Paese destano in Noi Moderati una certa preoccupazione. Oltre a ciò, non possiamo più rinviare la manutenzione delle strutture scolastiche e l'ammodernamento delle stesse, messe a disposizione degli alunni e degli insegnanti. Investire nell'istruzione è la chiave per dare un futuro ai nostri giovani e alla nostra Nazione; ciò richiede ingenti risorse che, purtroppo, lo Stato non sempre è in grado di stanziare. I 17 miliardi previsti dal PNRR sono sicuramente un punto di partenza, ma andrebbero convogliati maggiori finanziamenti al settore privato. Proprio grazie al coinvolgimento attivo degli enti locali, delle imprese del territorio e del Terzo settore il sistema degli istituti tecnici superiori sta dimostrando una rilevante capacità di sviluppo. A nome del gruppo Noi Moderati, le chiedo quindi quali iniziative intenda assumere per favorire contributi del settore privato al finanziamento delle scuole, eventualmente introducendo benefici fiscali per i donatori.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signora Presidente, gentili onorevoli, l'accessibilità, l'inclusione e l'ampliamento dell'offerta formativa e, soprattutto, l'innalzamento della qualità dei processi di apprendimento, nonché delle dotazioni infrastrutturali e tecnologiche sono al centro delle polemiche politiche educative di questo Esecutivo.

L'istruzione rappresenta un interesse nazionale strategico e, come tale, deve essere garantito in primo luogo dallo Stato, ma al quale può e deve contribuire la società tutta, cittadini, imprese ed enti del Terzo settore; infatti, tutte le risorse e le energie, che la società può indirizzare all'educazione e alla formazione dei giovani, rappresentano un investimento vincente per la competitività del sistema Paese. I dati in nostro possesso evidenziano, soprattutto in alcune realtà territoriali e in alcuni ambiti professionali, un disallineamento tra le esigenze del sistema produttivo del Paese e la capacità complessiva del sistema formativo.

Muovendo da questo presupposto, l'impegno del Governo, e mio personale, è quello di rendere le scuole interpreti delle aspirazioni del proprio territorio e tali da attrarre nuove risorse provenienti dal mondo produttivo, e non solo, perché investire nella scuola significa investire nei giovani, cittadini del domani. È imprescindibile, quindi, rafforzare il legame tra scuola e territorio, rispondendo alle richieste e alle esigenze del contesto in cui operano.

Il nostro ordinamento conosce già meccanismi di incentivazione, peraltro poco conosciuti, degli investimenti privati nel sistema dell'istruzione e della formazione; mi riferisco ai benefici fiscali sulle donazioni, ai sistemi di raccolta fondi, all'istituto della sponsorizzazione e, da ultimo, alla grande opportunità che ci viene data dall'attuazione degli ITS Academy. L'esperienza ci dice, tuttavia, che tali strumenti, certamente rilevanti, non sono ancora sufficienti.

Il mio impegno si è, dunque, da subito indirizzato ad una revisione di tali strumenti, in un'ottica rinnovata e sistematica, che veda finalmente la realizzazione di una profonda sinergia tra le scuole e la comunità ove esse insistono.

In conclusione, desidero informare gli onorevoli interroganti che, a tali fini, il mio obiettivo è quello di elaborare ipotesi, anche sperimentali, tenuto conto delle opportunità offerte dal PNRR, volte a favorire la sinergia tra il sistema produttivo, la società civile e la scuola, nella consapevolezza che ci vorrà un approccio particolarmente innovativo per attrarre al sistema di istruzione risorse sempre maggiori, in grado di elevare la dignità del personale scolastico e la qualità della nostra offerta formativa.

PRESIDENTE. La deputata Ilaria Cavo ha facoltà di replicare.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, io intervengo a nome del mio gruppo per dichiarare, ovviamente, la soddisfazione per la risposta che abbiamo avuto, perché sostanzialmente riconosce la centralità del tema sollevato, ma anche il fatto che gli strumenti, che in questo momento ci sono, sono importanti ma non ancora sufficienti. Quindi, raccogliamo l'impegno del Ministro sullo specifico tema dell'agevolazione fiscale, oggetto di questa interrogazione, con la quale - nella versione estesa - abbiamo chiesto, appunto, di intervenire perché ci possano essere contributi di cittadini, imprese ed enti del Terzo settore proprio a favore delle nostre scuole anche con garanzie e benefici di carattere fiscale.

È chiaro che il Ministro ha giustamente fatto un intervento ampio, perché permettere alle varie tipologie dei privati, di sostenere, intervenire e fare donazioni alle nostre scuole - tutte: ovviamente quelle pubbliche e quelle paritarie, perché è tutto il sistema dell'istruzione che ci sta cuore - è importante, ma è una tematica che è parallela a tutto il tema dell'orientamento che sta a cuore a questo Ministero.

Abbiamo visto che è stata già stata avviata la riforma dell'orientamento ed è di grande attualità. Infatti, leggevo poco fa le dichiarazioni del Ministro che diceva che ci vogliono nuove risorse per la scuola, che la scuola ha bisogno di risorse.

Quindi, crediamo che aver posto il problema della necessità di nuove risorse, forse sforando i vincoli europei - che è quello che si augura il Ministro oggi - ma anche permettendo di incentivare le donazioni, sia importante. Avvicinare i privati, come già le imprese stanno facendo con grande successo con gli ITS - l'abbiamo citato - e con le Academy, può servire alle scuole, ma anche all'orientamento dei ragazzi, a ridurre anche il mismatch esistente tra quello che le aziende cercano e le figure professionali che escono dai nostri percorsi.

È un tema di virtuosismo quindi ne seguiremo gli sviluppi, anche per quanto riguarda questa interrogazione mirata, e ovviamente saremo vigili sulle attività del Ministero sul fronte di orientamento e incentivazione alle scuole, scuole che in questo momento hanno tanto bisogno, ma che stanno anche ricevendo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 79, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare il deputato Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Vede, Presidente, prendo la parola per manifestare la mia vicinanza e la solidarietà del mio partito, la Lega, e di tutto il centrodestra a una categoria di lavoratori tra le più numerose in Italia, quella degli insegnanti, che nelle ultime settimane è stata vittima di numerose aggressioni durante l'esercizio delle proprie funzioni, cioè a scuola, in classe. Insegnanti che sono derisi, che vengono aggrediti, picchiati e umiliati attraverso dei video poi diffusi tramite i social.

Purtroppo, non si può più parlare di episodi e di casi isolati, ma ormai siamo di fronte a un problema cronico con cui la politica e la società devono fare i conti. L'ultimo episodio eclatante è quello in cui una docente, a Rovigo, è rimasta attinta da colpi sparati addirittura da una pistola ad aria compressa mentre svolgeva il suo dovere, mentre era in classe.

La misura è colma, Presidente. Questo Governo, grazie al Ministro Valditara, intende ripristinare il rispetto e l'autorevolezza nelle nostre scuole. Personalmente, come capogruppo della Lega in Commissione cultura, ho presentato una proposta di legge che va in tal senso e intende inasprire le pene per chiunque usi violenze fisiche e verbali nei confronti di un docente.

Ma qui c'è anche bisogno di un discorso culturale che coinvolga soprattutto le famiglie, per evitare che quella culpa in educando, che, purtroppo, sempre più spesso produce i suoi effetti, non si arresti.

Dobbiamo opporci a una deriva culturale che chiude un occhio se un ragazzo occupa abusivamente e devasta un immobile per farci magari un rave, che chiude un occhio se un ragazzo blocca le strade in nome del rispetto per l'ambiente, che chiude un occhio se uno studente spara a un docente, una deriva che poi ha portato incredibilmente, negli ultimi giorni, anche personaggi famosi del mondo dello spettacolo - direi, più che altro, dell'avanspettacolo - a giustificare le aggressioni ai docenti perché questi sarebbero poco empatici. Quindi, è colpa di un docente se viene picchiato perché non è in grado di tenere una classe? È questo ciò che verrebbe da chiedere! Al di là della vergogna che certa gente dovrebbe provare per aver proferito queste parole, questa gente dovrebbe piuttosto chiedere scusa.

Invece, è importante ricordare da quest'Aula, Presidente, che rappresenta tutti gli italiani e rappresenta la democrazia, che dovremmo dire tutti grazie a chi fa il mestiere più bello e più importante del mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) e tutti noi, tutte le forze politiche, dovremmo garantire il nostro impegno affinché parole come rispetto, merito e autorevolezza possano essere ripristinate nelle nostre scuole (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Ho colto l'occasione della presenza del Ministro Piantedosi, che rispondeva al question time del collega Zinzi, perché il mio intervento era legato agli scontri tra gli ultras, anzi tra i cavernicoli che dicono di sostenere le squadre della Casertana e della Paganese che se le sono date di santa ragione. Il problema è che hanno non solo danneggiato un autobus, ma hanno danneggiato due abitazioni di due famiglie che hanno all'incirca l'età media di 28 anni, due coppie di coniugi, e il negozio di un ragazzo di 29 anni che aveva aperto da poco.

Adesso, in nome della brutalità allucinante a cui abbiamo assistito e indipendentemente dalle procedure e dagli arresti, che, ovviamente, seguono il loro percorso, il mio tema - e mi ha per fortuna risposto e io insisterò per avere ulteriori delucidazioni in proposito - era: quando questi sottosviluppati danno sfogo ai loro istinti più bestiali e vengono colpite persone che non c'entrano niente, cioè in questo caso due coppie di sposi con i loro bambini, a cui distruggono la casa, e un commerciante, chi paga? Perché il tema è che alla fine i tifosi e le società sportive se le danno di santa ragione - o, meglio, non le società sportive: le tifoserie, le pseudo-tifoserie -, ma quando colpiscono delle persone che non c'entrano niente che cosa succede? Mi ha detto il Ministro Piantedosi che probabilmente c'è un fondo. Qualora non ci fosse, io proporrò rapidamente al Parlamento la creazione di un fondo per le vittime degli ultras, anche se, secondo me, dovrebbero pagare le società sportive.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 27 gennaio 2023 - Ore 9,30:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 391 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 dicembre 2022, n. 187, recante misure urgenti a tutela dell'interesse nazionale nei settori produttivi strategici (Approvato dal Senato). (C. 785​)

Relatore: SQUERI.

2. Discussione sulle linee generali delle proposte di legge (ove concluso dalla Commissione):

CAFIERO DE RAHO ed altri; PROVENZANO ed altri; DONZELLI ed altri; RICHETTI ed altri; IEZZI ed altri; CALDERONE ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. (C. 303​-387​-624​-692​-780​-784​)

3. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:

BRAGA ed altri; ILARIA FONTANA ed altri; MORRONE ed altri; ROTELLI ed altri; EVI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari. (C. 80​-532​-605​-717​-737-A​)

Relatore: LAMPIS.

La seduta termina alle 16.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Morrone, Candiani, Mari, Comba e Rubano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 2, 3 e 4 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 4 il deputato Comba ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 14 il deputato Gianassi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 il deputato Congedo ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 15 il deputato Caroppo ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 31 il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 32 il deputato Castiglione ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 34 il deputato Filini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale PDL 338 E ABB. - ARTICOLO 1 217 217 0 109 217 0 69 Appr.
2 Nominale EM. 2.102 252 248 4 125 90 158 65 Resp.
3 Nominale EM. 2.3 255 252 3 127 90 162 65 Resp.
4 Nominale EM. 2.4, 2.100 261 257 4 129 94 163 65 Resp.
5 Nominale EM. 2.5, 2.6, 2.101 271 266 5 134 115 151 64 Resp.
6 Nominale ARTICOLO 2 273 273 0 137 273 0 64 Appr.
7 Nominale EM. 3.1 273 271 2 136 101 170 64 Resp.
8 Nominale ARTICOLO 3 273 273 0 137 272 1 64 Appr.
9 Nominale ARTICOLO 4 272 272 0 137 271 1 64 Appr.
10 Nominale EM. 5.1 270 265 5 133 94 171 63 Resp.
11 Nominale EM. 5.5, 5.6 271 270 1 136 101 169 63 Resp.
12 Nominale ARTICOLO 5 274 274 0 138 274 0 63 Appr.
13 Nominale ARTICOLO 6 274 274 0 138 274 0 63 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ART. AGG. 6.0100 273 218 55 110 48 170 63 Resp.
15 Nominale MANTENIMENTO ARTICOLO 7 287 284 3 143 274 10 62 Appr.
16 Nominale ARTICOLO 8 286 286 0 144 285 1 62 Appr.
17 Nominale ARTICOLO 9 282 282 0 142 282 0 62 Appr.
18 Nominale EM. 10.3, 10.4 281 278 3 140 106 172 62 Resp.
19 Nominale ARTICOLO 10 283 283 0 142 283 0 62 Appr.
20 Nominale EM. 11.100 281 281 0 141 111 170 62 Resp.
21 Nominale EM. 11.1 279 274 5 138 107 167 62 Resp.
22 Nominale ARTICOLO 11 278 239 39 120 237 2 62 Appr.
23 Nominale ARTICOLO 12 280 280 0 141 279 1 62 Appr.
24 Nominale ARTICOLO 13 279 279 0 140 279 0 62 Appr.
25 Nominale ODG 9/338 E ABB./1 RIF. 255 254 1 128 254 0 62 Appr.
26 Nominale ODG 9/338 E ABB./2 RIF. 263 261 2 131 260 1 62 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 34)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ODG 9/338 E ABB./3 RIF. 258 257 1 129 257 0 62 Appr.
28 Nominale ODG 9/338 E ABB./4 RIF. 262 261 1 131 261 0 62 Appr.
29 Nominale ODG 9/338 E ABB./5 RIF. 261 260 1 131 260 0 62 Appr.
30 Nominale ODG 9/338 E ABB./6 RIF. 262 223 39 112 223 0 62 Appr.
31 Nominale ODG 9/338 E ABB./7 RIF. 259 253 6 127 253 0 62 Appr.
32 Nominale ODG 9/338 E ABB./8 RIF. 263 262 1 132 262 0 62 Appr.
33 Nominale ODG 9/338 E ABB./9 RIF. 259 258 1 130 258 0 61 Appr.
34 Nominale PDL 338 E ABB. - VOTO FINALE 253 253 0 127 253 0 58 Appr.