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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 40 di venerdì 20 gennaio 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9.30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO TRAVERSI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 59, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza volte a garantire i diritti dei risparmiatori in relazione ad un provvedimento assunto dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato nei confronti di Poste italiane Spa, con riguardo alla collocazione di buoni fruttiferi postali - n. 2-00050)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Barzotti ed altri n. 2-00050 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Barzotti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Questa interpellanza, che abbiamo scelto di depositare e su cui riteniamo necessario richiamare l'attenzione del Governo, riguarda una serie di prodotti che sono stati collocati da Poste Italiane Spa sul mercato per conto di Cassa depositi e prestiti.

Come ha giustamente ricordato lei, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha emanato un provvedimento, il 18 ottobre 2022, in cui ha accertato che ci sono state condotte scorrette e ingannevoli da parte di Poste relativamente al collocamento di questi buoni fruttiferi postali cosiddetti a termine, perché sostanzialmente non sono state date ai risparmiatori le informazioni necessarie sulla natura, sulla durata e sui rendimenti dei prodotti. Ciò ha portato alla prescrizione del diritto di credito relativo a questi prodotti prima che effettivamente i risparmiatori potessero riscuoterne i rendimenti. Tali condotte hanno coinvolto 30.000 risparmiatori e quindi si rende necessario capire come effettivamente poterli tutelare, perché non solo rischiano di perdere e i rendimenti, quindi gli interessi, ma anche tutto il capitale investito.

Secondo l'Autorità c'è stata una serie di irregolarità e questi buoni fruttiferi si sarebbero prescritti dopo dieci anni dalla scadenza. Le somme sarebbero devolute a favore dello Stato per i buoni emessi fino alla data del 13 aprile 2001 e a favore del Fondo per indennizzare i risparmiatori rimasti vittime di frodi finanziarie per quelli emessi successivamente. Ma è evidente che non si possano investire soldi che derivano da rendimenti non trasparenti e relativamente ai quali non sono state date le informazioni necessarie.

Queste condotte decettive di Poste si sono manifestate anche per altri prodotti. Ricordo, ad esempio, l'annosa vicenda dei buoni “Q/P” che sostanzialmente sono titoli collocati dal 1986, di durata triennale, che sono stati emessi su moduli riferiti a prodotti finanziari precedenti - la serie “P” - e per i quali, però, si è omesso di indicare i rendimenti per il periodo dal 21° al 30° anno. Sostanzialmente, i buoni “P” avevano rendimenti maggiori mentre i buoni “Q/P” rendimenti minori ma dal 21° al 31° anno non si è data informazione su quello che poi sarebbe stato di questi rendimenti.

Questa vicenda ha riguardato decine di migliaia di risparmiatori e, benché ci sia un contrasto giurisprudenziale all'interno delle aule dei tribunali, è evidente che c'è una serie di istanze dei risparmiatori, i quali vogliono capire cosa è successo e capire perché i rendimenti che vengono dati loro con questi buoni “Q/P” siano nettamente inferiori a quello che effettivamente c'è scritto sul titolo. Infatti, all'interno del buono c'è una serie di scaglioni e, a vederlo fisicamente, fa proprio impressione: ci sono 4 scaglioni e all'ultimo scaglione, relativo al periodo dal 21° al 31° anno, non è indicato alcun tipo di rendimento. Quindi, i consumatori hanno fatto riferimento a quello che era previsto all'interno del decreto ministeriale che ha disciplinato lo ius variandi sui rendimenti.

Quello che noi chiediamo è che si faccia un punto politico sulla questione, perché riguarda il MEF che partecipa sia in Poste sia in Cassa depositi e prestiti. Ci sarebbero alcune soluzioni possibili, che noi vorremmo proporre, che consistono nell'istituzione di un tavolo di conciliazione e di riflessione con le associazioni dei consumatori, per quanto riguarda i buoni “Q/P”, mentre per quanto riguarda la vicenda della prescrizione decennale ci sarebbe la possibilità, ai sensi dell'articolo 8, comma 2, del decreto ministeriale del 19 dicembre 2000, di effettuare un rimborso dei crediti prescritti, in modo che i consumatori non perdano né il capitale né i rendimenti e in modo da venire incontro alle istanze dei nostri risparmiatori.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze, Lucia Albano, ha facoltà di rispondere.

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Colleghi, in riferimento al quesito posto dagli onorevoli interpellanti, si evidenzia preliminarmente che il provvedimento emesso dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nella sua adunanza del 18 ottobre 2022, nei confronti di Poste italiane Spa riguarda, in particolare, le comunicazioni fornite agli acquirenti dei buoni fruttiferi postali al momento della loro collocazione sul mercato. Secondo l'Autorità, Poste ha omesso o formulato in modo ingannevole informazioni essenziali relative ai termini di scadenza e di prescrizione di tali titoli. Tale condotta è stata ritenuta idonea ad indurre in errore il consumatore per quanto riguarda l'esercizio dei diritti di credito relativi al buono sottoscritto.

In proposito, Poste ha comunicato di aver presentato ricorso davanti al TAR del Lazio avverso tale provvedimento, ritenendo di aver espletato l'attività di collocazione dei buoni fruttiferi mantenendo sempre una condotta improntata alla massima trasparenza e rispettosa della normativa di riferimento. La società, già durante l'istruttoria dell'Autorità, peraltro, ha manifestato più volte la disponibilità ad attivarsi - in accordo, ove necessario, con l'emittente Cassa depositi e prestiti - al fine di rafforzare ulteriormente la trasparenza informativa verso la clientela e, più in generale, la chiarezza delle modalità di collocamento e gestione dei buoni fruttiferi postali. In particolare, sono state integrate le comunicazioni presenti sulle pagine web aziendali e sui documenti contrattuali e precontrattuali, nonché sugli avvisi negli uffici postali; sono stati implementati i documenti informativi forniti dal personale addetto al collocamento e le comunicazioni individuali rivolte ai sottoscrittori dei buoni fruttiferi postali in prossimità della scadenza o della prescrizione. Tali misure sono state anche prese in considerazione dall'Autorità, nell'irrogazione della sanzione.

Tanto premesso, rilevato quanto l'onorevole interpellante afferma circa le condotte poste in essere da Poste relativamente al collocamento sul mercato, a partire dal 1986, dei buoni fruttiferi postali serie “Q/P”, occorre sottolineare che la possibilità della variazione dei tassi di interesse dei buoni fruttiferi postali era prevista dall'articolo 173 del testo unico delle disposizioni legislative in materia postale, di bancoposta e di telecomunicazioni (cosiddetto codice postale), approvato con il DPR 29 marzo 1973, n. 156, modificato dal decreto-legge 30 settembre 1974, n. 460, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1974, n. 588.

In particolare, l'articolo 173, nello stabilire che le variazioni del saggio di interesse dei buoni fruttiferi postali erano disposte con decreto del Ministro del Tesoro, di concerto con il Ministro delle Poste e delle telecomunicazioni, prevedeva che queste avessero effetto per i buoni di nuova serie emessi dalla data di entrata in vigore di detto decreto ministeriale. Tale norma prevedeva, altresì, che le dette variazioni potessero essere estese ad una o più delle precedenti serie, che ai soli fini del calcolo degli interessi, i buoni delle precedenti serie - alle quali fosse stata estesa la variazione del saggio - si consideravano come rimborsati e convertiti in titoli della nuova serie e il relativo computo degli interessi era effettuato sul montante maturato. Gli interessi venivano corrisposti sulla base della tabella riportata sui buoni. Tale tabella, per i titoli i cui tassi sono stati modificati dopo la loro emissione, era integrata con quella a disposizione dei titolari dei buoni stessi presso gli uffici postali. Tale integrazione delle condizioni sui buoni già emessi, unitamente all'utilizzo del medesimo supporto cartaceo per le emissioni di serie differenti di buoni, ha fatto nascere contestazioni, spesso sfociate in contenzioso, radicato sia dinnanzi alla giurisdizione ordinaria che all'arbitro bancario finanziario.

La giurisprudenza della Corte di cassazione ha chiarito, con 7 recenti ordinanze, che la pretesa applicazione ai buoni della serie “Q” degli interessi della precedente serie “P”, non più in vigore al momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale del 1986, non potesse ritenersi fondata né sul piano dell'interpretazione contrattuale, né su quello delle intenzioni delle parti.

In base a quanto illustrato, sembra emergere, pertanto, che tutte le strutture interessate e, in particolar modo Poste Italiane, incaricata del collocamento di tali buoni fruttiferi, stiano operando per migliorare costantemente l'informativa fornita ai consumatori, al fine di tutelare il loro affidamento e assicurare in tal modo anche il finanziamento del debito pubblico.

In relazione alla possibilità di rimborsare i buoni fruttiferi postali prescritti, prospettata dall'interpellante, facendo riferimento all'articolo 8, comma 2, del DM. 19 dicembre 2000, si segnala che tale norma è stata abrogata dall'articolo 2, comma 2, del DM 5 ottobre 2020.

Da ultimo, appare opportuno sottolineare che la fruibilità dei contenuti informativi relativi ai buoni fruttiferi postali è stata nel tempo migliorata con le maggiori possibilità offerte dalla tecnologia ed inoltre, già da diversi anni, vengono emessi buoni fruttiferi postali in forma dematerializzata: per questi ultimi, il rischio di prescrizione non sussiste, atteso che alla scadenza il capitale e gli interessi dovuti sono accreditati sul relativo libretto di risparmio o conto corrente Bancoposta.

PRESIDENTE. La deputata Barzotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Sebbene la risposta sia evidentemente articolata, mi è parso di sentire una posizione riferita esclusivamente a Poste, ma non ho sentito una posizione politica su quello che sta accadendo e sul fatto che ci siano varie questioni da considerare. Come cittadina, come deputata eletta, lo dico: Poste è sempre stata un punto di riferimento dei risparmiatori; lo sappiamo, sia per la sua capillarità sui territori sia per la sua vicinanza ai cittadini, e questo fa sì che anche l'utenza più fragile, dal punto di vista dell'età, dal punto di vista culturale, dal punto di vista conoscitivo, possa essere attratta dall'acquisto di prodotti, anche finanziari quali, appunto, i buoni fruttiferi postali.

Sebbene, come abbiamo detto, le vicende rappresentate dall'interpellanza parlino nelle aule dei tribunali, io vorrei comunque ricordare quello che dice la nostra Costituzione, all'articolo 47, che è sempre bene citare, perché, a volte, le norme e i cavilli burocratici oscurano un po' i nostri principi costituzionali.

L'articolo 47 ci dice che la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio di ogni soggetto privato. Ma come si può chiedere - lo chiedo al Governo - ai cittadini di prendere coraggio, investire somme, piccole o grandi che siano? Perché, poi, come abbiamo detto, questa vicenda riguarda Poste, non riguarda banche private, ma un soggetto che, per una particolare posizione storica, dovrebbe rassicurare i nostri concittadini; invece, questa società ha tradito l'affidamento dei risparmiatori, come peraltro è già stato specificato anche dalla Corte di cassazione, a Sezioni Unite, nel 2007. Perché? Perché sono state date informazioni fuorvianti e ci sono state condotte decettive.

Bene che si stiano implementando e migliorando i modi e i termini dell'informazione da dare ai consumatori, però questo è un fatto, questo sta accadendo e sta riguardando decine di migliaia di cittadini per quanto riguarda i buoni “Q/P”.

Per quanto riguarda, invece, i buoni a termine - quindi, due vicende ravvicinate - la questione riguarda 30 mila risparmiatori. Tutti hanno sbagliato? Evidentemente, qualcosa non è andato bene, qualcosa non è andato come doveva andare e io penso che questo mini in profondità la fiducia che i cittadini hanno nelle istituzioni. Questo riguarda la mole del problema e anche la serialità con cui tutto questo sta accadendo.

Per cui, secondo me, secondo noi, il MEF, quale soggetto politico controllante Poste Italiane, deve farsi parte diligente e deve trovare una strada per risolvere almeno queste problematiche illustrate, poiché questa è soltanto la punta di un iceberg gigantesco, alimentato da consolidata miopia e inerzia politica intollerabile, e questo è uno dei problemi che riguarda l'operatività di Poste.

Detto ciò, auspico, come già detto, che, a prescindere dalle norme, sia convocato un tavolo - perché c'è un problema grosso, che non può essere ignorato - che coinvolga le associazioni dei consumatori, i risparmiatori, tutti i soggetti coinvolti, cosicché, anche nelle aule dei tribunali, si faccia a meno di palleggiare le responsabilità tra i soggetti partecipati.

(Iniziative di competenza a salvaguardia dell'attività svolta dalle sedi locali della Croce rossa italiana, con particolare riferimento alle vicende che hanno interessato la richiesta di commissariamento della sede di Frosinone - n. 2-00051)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Casu ed altri n. 2-00051 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Casu se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Desidero illustrare questa interpellanza, presentata da oltre 30 parlamentari del gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista. È un'interpellanza urgente. Saluto il rappresentante del Governo, le parlamentari e i parlamentari presenti.

Innanzitutto, penso che sia giusto, dato che è un'interpellanza che chiede chiarimenti urgenti riguardo l'operato della Croce rossa, aprire con un ringraziamento da parte di quest'Aula alle migliaia di volontari che, ogni giorno, contribuiscono a migliorare la vita delle comunità e delle persone in situazioni di vulnerabilità, portando avanti la cultura della prevenzione, dell'educazione e dell'attenzione alla persona.

A loro e a tutte le lavoratrici e lavoratori, ai dirigenti, alle persone oneste che lavorano nella Croce rossa e per la Croce rossa vogliamo dire, oggi, innanzitutto, “grazie” e ribadire che con questa interpellanza, con questo atto di sindacato ispettivo, che nell'ambito delle nostre prerogative parlamentari stiamo portando avanti, non è assolutamente nostra intenzione “sparare sulla Croce rossa”, anzi, siamo qui per difendere la Croce rossa, per chiedere al Governo di verificare se qualcuno ha sparato sulla Croce rossa, da dentro la Croce rossa e contro la Croce rossa, per difendere il ruolo sociale della Croce rossa, il valore storico del Comitato milanese per il soccorso ai feriti e malati in guerra, costituito a Milano il 15 giugno 1864, e la funzione che può e deve avere in futuro.

Prima di leggervi i termini dell'interpellanza, richiamo a tutti noi i principi fondamentali della Croce rossa: umanità, imparzialità, neutralità, volontarietà, unità, universalità e indipendenza; ecco, indipendenza: noi non tireremo mai per la giacchetta la Croce rossa, per darle un ruolo politico che non ha e non deve avere; se cercate questo dovete guardare da qualche altra parte, anche in quest'Aula.

Allora, noi cosa abbiamo chiesto? Innanzitutto, interpelliamo tre Ministeri: il Ministero della Salute, il Ministero della Difesa e il Ministero dell'Economia e delle finanze.

Nelle premesse, il decreto legislativo del 28 settembre 2012, n. 178, ha riordinato l'Associazione italiana della Croce rossa, CRI, prevedendone la privatizzazione, con l'istituzione dell'Associazione della Croce rossa italiana e trasferendo i suoi debiti - con un 90 per cento di spese per il personale era arrivata ad accumulare oltre 335 milioni di debiti, nonostante 160 milioni di finanziamento statale - in una bad company, la Esacri, e permettendo nel 2020 all'attuale CRI, guidata da Rosario Velastro, di vedere crescere il suo attivo del 13,9 per cento rispetto all'anno precedente, come certificato dall'ultima relazione della Corte dei conti.

L'articolo 1 del decreto legislativo n. 178 del 2012 ha trasferito, a decorrere dal 1° gennaio 2016, le funzioni esercitate dall'Associazione italiana della Croce rossa alla costituenda Associazione della Croce rossa italiana, promossa dai soci della CRI e qualificata ex lege quale persona giuridica di diritto privato, ai sensi del libro I, titolo II, capo II del codice civile, iscritta di diritto nel registro nazionale.

L'Associazione, posta sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica, è definita di interesse pubblico ed è ausiliaria dei pubblici poteri nel settore umanitario. L'Associazione italiana della Croce rossa, prima della riforma, aveva qualificazione e natura di ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e, in quanto tale, era soggetta alla disciplina normativa e giuridica degli enti pubblici.

La privatizzazione della CRI si prefigge come obiettivo garantire la piena autonomia dell'ente stesso rispetto alla politica e ai commissariamenti che questa impone: ripeto, piena autonomia dell'ente stesso rispetto alla politica. Se con tale istituzione la CRI va ora avanti senza fardelli, il problema rimane per le sedi locali, che, con la privatizzazione, sono diventate autonome anche dal punto di vista del bilancio e dove i commissariamenti si susseguono uno dopo l'altro.

La cattiva gestione della CRI riguarda ora alcune sedi locali come quella di Crotone, commissariata per la terza volta in otto anni, a causa di “una preoccupante situazione sia associativa sia amministrativa-gestionale” - cito testualmente -; quella di Como, dove sarebbero stati sottratti indebitamente quasi 135.000 euro, ciò va naturalmente verificato, dall'ex presidente del comitato; quella di Vercelli, commissariata da quasi sei mesi ed alle prese con una difficile situazione economica; quello del Sud pontino, anch'essa alle prese con forti difficoltà economiche; quella di Pavia, dove si hanno grosse difficoltà a pagare gli stipendi dei 70 dipendenti, ed ancora quelle di Follonica, Limone Piemonte (Cuneo), Guastalla (Reggio Emilia), Castelfranco (Arezzo), Fontanellato (Parma) e ancora e ancora e ancora.

Una menzione a parte merita la situazione di Frosinone, dove i magistrati amministrativi del TAR hanno, invece, fermato la richiesta di commissariamento avanzata dall'ex presidente nazionale Francesco Rocca, oggi candidato della coalizione di centrodestra a presidente della regione Lazio alle prossime elezioni amministrative del 12 e 13 febbraio 2023, sostenendo che tale richiesta fosse frutto di una ricostruzione manifestamente distorsiva dei fatti. La richiesta di Francesco Rocca, motivata anche dall'avere attirato l'attenzione degli organi di stampa, a seguito della consegna alla Guardia di finanza del bilancio di esercizio del 2019, si poneva dopo che l'allora presidente del comitato locale di Frosinone, Antonio Rocca, aveva denunciato spese sospette per 300.000 euro proprio dal suo predecessore Francesco Rocca. E tutto quello che io ho detto è frutto di inchieste che occupano le pagine dei giornali, inchieste che preoccupano sicuramente tutte quelle forze politiche e sociali che vogliono riconoscere il ruolo della Croce rossa, che vogliono sostenere la funzione sociale che la Croce rossa ha svolto, può svolgere e deve svolgere anche in futuro.

Per questo io e 30 parlamentari del Partito Democratico - oggi, in Aula, al nostro fianco, abbiamo la capogruppo del Partito Democratico, la presidente del nostro gruppo, Debora Serracchiani - siamo uniti nel chiedere ai Ministri interpellati se siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e, per quanto di competenza, come intendano intervenire, alla luce dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 178 del 2012, al fine di tutelare la preziosa attività svolta dalle singole sedi locali della Croce rossa italiana e, in particolare, per quanto riguarda la sede territoriale di Frosinone.

Presidente, rappresentante del Governo, avremo una campagna elettorale per dividerci sulle differenti visioni di storia, di presente e di futuro per la regione Lazio, ma questa non è la sede; in questa sede, noi chiediamo chiarimenti urgenti per difendere la funzione della Croce rossa.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, onorevole Lucia Albano, ha facoltà di rispondere.

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, colleghi, nell'unirmi al ringraziamento per l'attività svolta quotidianamente, ormai, dal 1864, dai volontari della Croce rossa, rappresento quanto segue, in virtù dell'interpellanza presentata.

Il decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178, recante riorganizzazione dell'Associazione italiana della Croce rossa, a norma dell'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183, ha previsto che le funzioni esercitate dalla Croce rossa italiana fossero trasferite, a decorrere dal 1° gennaio 2016, all'Associazione Croce rossa italiana, persona giuridica di diritto privato. Inoltre, a decorrere da tale data e fino al 31 dicembre 2017, l'ente strumentale alla Croce rossa italiana ha mantenuto la personalità giuridica di diritto pubblico come ente non economico, sia pure non più associativo, con la finalità di concorrere temporaneamente allo sviluppo dell'Associazione. Conseguentemente, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, del suddetto decreto legislativo n. 178 del 2012 , dalla data del 1° gennaio 2016, le funzioni già esercitate dalla Croce rossa italiana sono state trasferite all'Associazione della Croce rossa italiana, persona giuridica di diritto privato, ai sensi del libro I, titolo II, capo II, del codice civile e iscritta di diritto nel registro nazionale, nonché nella sezione Organizzazioni di volontariato del registro unico nazionale del Terzo settore, applicandosi ad essa, per quanto non diversamente disposto dal presente decreto, il codice del Terzo settore, di cui all'articolo 1, comma 2, lettera b), della legge 6 giugno 2016, n. 106. A tale proposito, evidenzio, inoltre, che il decreto legislativo n. 117 del 2017, (codice del Terzo settore), attribuisce un'attività generale di vigilanza, monitoraggio e controllo sugli enti del Terzo settore al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.

Così come l'Associazione, anche i suoi comitati territoriali si configurano quali enti del Terzo settore aventi propria personalità giuridica distinta rispetto alla Croce rossa italiana e, pertanto, sono soggetti alle disposizioni e agli adempimenti previsti dal codice del Terzo settore, come, ad esempio, approvare e depositare il bilancio d'esercizio presso il registro unico del Terzo settore. Anche ai sensi del disposto statutario (articolo 21.4), i comitati della Croce rossa italiana sono soggetti autonomi e dotati di autonomia patrimoniale, in quanto reperiscono le risorse economiche per il loro funzionamento e per lo svolgimento delle loro attività, così come previsto dall'articolo 33 del codice del Terzo settore, anche attraverso regimi diretti di convenzionamento con le pubbliche amministrazioni.

Relativamente all'ente strumentale alla Croce rossa italiana, rappresento che, ai sensi dell'articolo 16 del decreto-legge n. 148 del 2017, convertito dalla legge 4 dicembre 2017, n. 17, lo stesso è stato posto, dal 1° gennaio 2018, titolo V del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, in liquidazione coatta amministrativa, i cui organi sono il commissario liquidatore e il comitato di sorveglianza. Con l'apertura della procedura concorsuale, tale ente non deve più predisporre il bilancio annuale, ma è tenuto a relazionare semestralmente sullo stato di avanzamento della procedura, ai sensi dell'articolo 205 della legge fallimentare, a questa amministrazione, che esercita le funzioni di autorità vigilante sulla procedura liquidatoria.

Considerato questo e quanto innanzi rappresentato, evidenzio che l'articolo 7 del richiamato decreto legislativo n. 178 del 2012 non risulta più applicabile, in quanto i poteri di controllo riconosciuti a questa amministrazione dal comma 1 potevano essere esercitati sulla ex Croce rossa italiana quale ente pubblico e, successivamente, sull'ente attualmente in liquidazione coatta amministrativa, sul quale permane la vigilanza di questa amministrazione. È conferma dell'inapplicabilità di tale disposizione anche il successivo comma 5, laddove è contemplata la possibilità di nomina di un commissario, anche ad acta, in sostituzione di un organo non più esistente, cioè il comitato.

Relativamente all'Associazione e con specifico riferimento all'organizzazione territoriale della stessa, rappresento che la stessa opera su diversi livelli: un'organizzazione nazionale, il comitato nazionale, che stabilisce la strategia dell'associazione e approva le normative generali; un'organizzazione regionale, articolata in comitati regionali e due delle province autonome di Trento e Bolzano, che coordina e controlla l'attività dei comitati che operano nella regione nel rispetto dell'autonomia di ciascun comitato; un'organizzazione che agisce sul territorio, articolata in comitati locali con autonoma personalità giuridica. Per effetto della sua articolazione territoriale, l'Associazione si qualifica altresì quale rete associativa nazionale, sempre ai sensi del codice del Terzo settore. È utile evidenziare che anche i comitati territoriali sono iscritti nella sezione organizzazioni di volontariato e sono dotati di autonomia patrimoniale, non essendo, quindi, soggetti alla vigilanza del Ministero della Salute.

Considerata, pertanto, la natura privatistica dell'Associazione e la sua appartenenza al predetto Terzo settore, si ribadisce, come già chiarito, che, ai sensi degli articoli 92 e 95 del decreto legislativo n. 117 del 2017, l'attività generale di vigilanza, monitoraggio e controllo sulla medesima è svolta dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che deve trasmettere alle Camere una relazione sull'attività svolta entro il 30 giugno di ciascun anno.

Tornando sulla disciplina giuridica del Terzo settore, la stessa esplicita le funzioni della rete associativa nazionale CRI di supporto, assistenza tecnica e presidio dei propri soggetti affiliati, i comitati territoriali, nonché i conseguenti compiti di vigilanza, monitoraggio e controllo: anche sulla scorta di ciò, si basano e si rendono imprescindibili le previsioni statutarie dell'Associazione in materia di commissariamento dei comitati territoriali, disciplinate dall'articolo 38 dello statuto della Croce rossa italiana.

Quanto al regime del commissariamento, lo stesso è disposto dall'organo dell'amministrazione della Croce rossa italiana - il Consiglio direttivo nazionale - nei seguenti casi: qualora nel corso di una procedura elettorale si registri la mancanza di candidati o non si raggiunga il numero legale; a seguito di mozione di sfiducia avverso il consiglio direttivo territoriale e il presidente del comitato; in caso di gravi violazioni dello statuto da parte del presidente del comitato del consiglio direttivo territoriale nel suo complesso; in caso di decadenza del presidente del comitato dalla carica, conseguente a sanzione disciplinare; nel caso di comitati assenti per più di due volte, nello stesso anno, solare alle riunioni dell'assemblea straordinaria. Pertanto, risulta evidente che la procedura di commissariamento viene attivata per comprovate motivazioni e/o esigenze prevalentemente di natura associativa e/o di impatto economico-finanziario, su esclusiva prerogativa della Croce rossa italiana, muovendo da un'apprezzabile logica interna di sostegno al riassetto gestorio e/o associativo del comitato, dunque del tutto avulsa da interferenze da parte di enti terzi. I dati aggiornati alla data del 18 gennaio 2023 riportano 28 comitati territoriali commissariati, a fronte di un totale di 689, vale a dire solamente il 4 per cento.

Alla luce delle informazioni sopra rese, non sembra che i dati relativi ai numeri dei commissariamenti siano adeguati alle criticità descritte nell'interpellanza in esame.

Da ultimo, occorre porre all'attenzione che per l'Associazione trovano applicazione le misure di trasparenza del citato decreto n. 117 del 2017, che, all'articolo 14, comma 1, dispone, per gli enti con ricavi, rendite, proventi o entrate, comunque denominate, superiori a un milione di euro, la pubblicazione del bilancio sociale, redatto secondo determinati standard definiti dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Albano.

Saluto e ringrazio, per essere oggi con noi, gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico superiore “Stenio”, di Termini Imerese, in provincia di Palermo, con la spiegazione, che gli avranno già dato, che oggi l'Aula ha una presenza così esigua perché è una giornata dedicata alle interpellanze urgenti e, quindi, sono presenti i deputati che stanno rivolgendo al rappresentante del Governo le loro interpellanze. Per questo motivo oggi l'Aula ha un numero esiguo di deputati. Grazie per essere con noi e, soprattutto, buon lavoro e buono studio.

Il deputato Morassut ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla interpellanza Casu ed altri n. 2-00051, di cui è cofirmatario.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sottosegretario, non siamo assolutamente soddisfatti, perché lei ci ha fatto un'ampia e ricca ricostruzione normativa del sistema della Croce rossa dopo la privatizzazione, del passaggio della condizione giuridica della Croce rossa da ente pubblico a soggetto sostanzialmente privato, e ci ha fatto una ricostruzione molto ampia, di cui la ringraziamo ma di cui, comunque, eravamo già a conoscenza.

L'interpellanza che noi abbiamo proposto, con l'illustrazione dell'onorevole Casu, in realtà, intendeva porre l'accento su un altro problema e porre quesiti al Governo. In questo caso, il Governo è rappresentato da lei, ma, come lei stessa ha ricordato, ogni Sottosegretario che viene chiamato a rispondere alle interpellanze non risponde soltanto, settorialmente, per il proprio Ministero, ma risponde a nome del Governo e, quindi, lei avrebbe potuto sicuramente acquisire i dati necessari da parte del Ministero del Lavoro, che, peraltro, è chiamato a svolgere una relazione semestrale sull'attività anche dei comitati territoriali della Croce rossa, relazione semestrale, di cui noi non abbiamo traccia - almeno il Parlamento non ne ha traccia e neanche le Commissioni -, sulla situazione non soltanto generale della Croce rossa, che è evidentemente molto problematica e abbiamo portato qui i numeri, ma anche sulla situazione dei comitati territoriali. Le ricordo che la Croce rossa, anche dopo il passaggio in regime di sostanziale privatizzazione, resta un ente con un notevole patrimonio immobiliare, con un notevole patrimonio di mezzi e anche con un notevole patrimonio di risorse. A parte le risorse volontarie, che qui abbiamo ricordato e che abbiamo ringraziato, l'ente rappresenta anche un polo importante del sistema socioassistenziale, sul quale è necessario svolgere, pienamente e fino in fondo, le attività di vigilanza, attività di vigilanza sancite dalla normativa e messe in capo al Ministero del Lavoro, anche per quanto riguarda la vigilanza, attraverso il codice del Terzo settore, sui comitati territoriali.

Noi abbiamo elencato una serie di situazioni e una fra tutte, la situazione di Frosinone in particolare, nella quale emerge, con maggiore evidenza rispetto alle condizioni delle altre situazioni territoriali, anche una non chiara situazione di trasparenza, per la sovrapposizione di figure e dirigenti che non garantiscono quell'autonomia e quella indipendenza dal potere politico e dalle espressioni politiche che è un punto fondamentale istituzionale, storico e originario della natura della Croce rossa. In quel caso vi è stato un passaggio di mano tra una gestione del precedente presidente, Francesco Rocca, che, tra l'altro, adesso ha perso ogni carattere di indipendenza, perché si presenta a una carica importante nella regione Lazio, e il suo successore omonimo, Antonio Rocca.

Su questa situazione, che abbiamo descritto e che è ancora del tutto aperta, perché vi è una situazione di contenzioso giudiziario all'interno della stessa Croce rossa, noi non abbiamo avuto le risposte necessarie. Non ci doveva raccontare lei, in questa sede, che il Ministero della Salute non ha alcuna competenza in merito, come lei ha ricordato, ma lei è il rappresentante del Governo e doveva forse, acquisendo gli elementi necessari da parte del Ministero del Lavoro, riportare qui le informazioni necessarie, e anche dettagliate, che il Ministero del Lavoro può avere in virtù della sua funzione di vigilanza sulla Croce rossa e, attraverso la Croce rossa, sugli enti territoriali e, quindi, su questa situazione della Croce rossa di Frosinone, del tutto aperta, che getta un'ombra, non dico inquietante, ma abbastanza seria, anche su tutto quello che sta avvenendo nella situazione politica del Lazio alla vigilia delle elezioni regionali.

Quindi, noi ci dichiariamo sostanzialmente insoddisfatti sia per il contenuto della sua risposta, che è stata un'ampia elucubrazione amministrativa della quale, però, non avevamo bisogno, sia per il fatto che la specifica situazione descritta, la situazione di Frosinone, non ha avuto alcuna risposta da parte del Governo, mentre noi ci aspettavamo che, anche attraverso un passaggio di informazioni fondamentali da parte del Ministero del Lavoro, che lei e i suoi uffici avreste dovuto acquisire, lei avrebbe potuto darla nei confronti del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, in ordine a recenti casi verificatisi in diverse regioni di dimissioni da pronto soccorso seguite da decesso, nonché volte a potenziare le strutture di emergenza-urgenza e di continuità assistenziale - n. 2-00048)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Quartini ed altri n. 2-00048 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Di Lauro se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

CARMEN DI LAURO (M5S). Illustro, Presidente. Oggi siamo qui per parlare di quello che è diventato ormai un vero e proprio dramma nel nostro Paese. Mi riferisco a tutte quelle persone che, stando male, si recano al pronto soccorso ma non riescono a ricevere le cure adeguate. Nelle ultime settimane, dagli organi di informazione sono stati segnalati diversi casi, avvenuti in regioni come la Lombardia, il Lazio, la Calabria, che hanno riguardato, purtroppo, alcune giovani donne.

Per quanto riguarda la Lombardia, c'è stata la triste vicenda di una giovane donna, di 37 anni, che, accusando un dolore forte al braccio e alla zona toracica, si è recata per tre volte al pronto soccorso dell'ospedale Carlo Poma di Mantova. Dopo alcuni accertamenti, è stata rimandata a casa e, poco dopo, il 28 dicembre, è purtroppo deceduta.

La vicenda accaduta nel Lazio, invece, ha avuto inizio il giorno di Natale, con un intervento che in realtà avrebbe dovuto essere semplice. Stiamo parlando di una donna che doveva farsi asportare un ascesso. Due giorni dopo, però, la donna si è ripresentata nell'ospedale in cui era stata operata, dato che la ferita si era infettata. Seguendo il racconto rilasciato dai parenti, dopo l'ennesima dimissione la donna, due giorni dopo, si è recata presso un altro nosocomio di Roma, con un incremento dei sintomi questa volta. Nonostante questo, pare che i sanitari non abbiano approfondito la questione. Quando, dopo qualche giorno, si è finalmente deciso di operarla d'urgenza, purtroppo era troppo tardi.

Andiamo infine in Calabria, dove un'adolescente di 17 anni, che era stata appena dimessa dal pronto soccorso dell'ospedale di Corigliano, dopo essere tornata a casa ha continuato a stare male. Dopo un nuovo accesso al pronto soccorso, la giovane è stata fatta rientrare nuovamente al proprio domicilio e lì, dopo poche ore, il suo cuore ha smesso di battere.

Ci chiediamo se, come sempre, sarà onere delle indagini verificare la connessione fra i motivi di accesso al pronto soccorso e le cause della morte di queste giovani donne. Ci chiediamo se non sia ormai più che evidente come la carenza di un finanziamento adeguato per la sanità stia facendo sentire il suo effetto in termini di carenza di risorse umane, spazi e operatori sanitari che, impiegati in orari sempre più stressanti, non sono messi nelle condizioni di operare in maniera sicura e serena, sia per i pazienti sia per loro stessi. La riduzione delle risorse, peraltro, impedisce anche un'opportuna separazione fra i pazienti e una sterilizzazione di strumenti e ambienti, portando alla diffusione di infezioni che sono sempre più aggressive e fatali.

Spetterà senz'altro alla magistratura accertare i fatti giudiziari accaduti, ma è evidente come il Ministero della Salute debba intervenire e lo debba fare in maniera decisa, perché bisogna permettere alle strutture sanitarie, a partire proprio dal pronto soccorso, di dotarsi di apparecchi, locali, strumenti e personale sufficienti per poter trattare ogni caso in maniera adeguata e appropriata. Chiediamo, allora, se si intenda inviare degli ispettori presso le strutture in questione. Chiediamo quale valutazione si intenda fornire su questi accadimenti che, anche se con esiti, per fortuna, non sempre drammatici, sono purtroppo ormai all'ordine del giorno nel nostro Paese. Chiediamo, infine, quali iniziative si intenda intraprendere per potenziare i pronto soccorso e, infine, come si intenda agire per deflazionare i cosiddetti accessi impropri, a cui i cittadini sono costretti a causa dell'assenza, di fatto, di un sistema territoriale e di continuità assistenziale che, ahinoi, esiste ancora solo sulla carta.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato Lucia Albano, ha facoltà di rispondere.

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. In via preliminare, desidero sottolineare che il Ministero della Salute segue con la necessaria attenzione le problematiche segnalate nell'interpellanza in esame. In particolare, questo Ministero ha avviato specifiche attività di analisi sui dati relativi ai tempi medi di attesa in pronto soccorso, verificando per ciascuna regione i tempi di attesa medi (numero di accessi e minuti di attesa) per ciascun codice di triage, tra l'accettazione del paziente/triage e la visita medica e tra la visita medica e la dimissione del paziente. Particolare attenzione è stata posta sui tempi di attesa medi per i pazienti il cui esito di dimissione è rappresentato dal “ricovero in reparto di degenza”.

In esito a tali analisi, è emerso che la maggior parte delle regioni presentava, dal 2019 al maggio 2022, un trend in aumento dei tempi medi di permanenza in pronto soccorso. Inoltre, è stata effettuata per ciascun mese, dal gennaio 2019 al marzo 2022, la correlazione degli accessi totali al pronto soccorso con i relativi tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri (degenze ordinarie totali, degenze ordinarie di area medica, degenze ordinarie di medicina generale). Sono state quindi avviate specifiche interlocuzioni con le regioni che presentavano tempi medi di attesa elevati in caso di dimissione con esito “reparto di degenza”, al fine di approfondirne le cause e conoscere le azioni che le stesse intendessero intraprendere per ricondurre i tempi medi di attesa negli standard previsti dalle attuali linee di indirizzo nazionali.

I primi incontri si sono svolti con le regioni Lazio e Campania in data 21 giugno 2022. Il 21 dicembre 2022 è stato effettuato un aggiornamento delle citate analisi, che ha confermato il trend già rilevato nel primo semestre del 2022. Questo Ministero, sulla scorta di quanto emerso dall'analisi sopra riportata, dalle best practices regionali e dal confronto con esperti di settore, ha avviato anche un lavoro di contestualizzazione, alla situazione di ripresa post-pandemica, del documento “Linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo del Piano di gestione del sovraffollamento in Pronto Soccorso”, adottato nella Conferenza Stato-regioni del 1° agosto 2019.

Quanto agli aspetti infrastrutturali e tecnologici, l'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, autorizza un programma pluriennale in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico. Le regioni hanno la possibilità di utilizzare le risorse loro assegnate attraverso la sottoscrizione di accordi di programma, ai sensi dell'articolo 5-bis del decreto legislativo n. 502 del 1992, con il Ministero della Salute, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze e d'intesa con la Conferenza permanente Stato-regioni/PA, presentando un programma che preveda almeno una quota pari al 15 per cento delle risorse utilizzate destinata al potenziamento ed ammodernamento tecnologico. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, articolato in 6 Missioni e 16 Componenti, è compresa la Missione 6: Salute, suddivisa a sua volta in due Componenti. In particolare, è previsto nella Missione 6, Componente 2, l'investimento: 1.1 “Ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero” per una spesa complessiva pari a 4,05 miliardi, dove sono stati programmati interventi individuati dalle regioni.

In merito al secondo quesito posto, preciso che per tutti i casi segnalati dagli interpellanti, avvenuti in Lombardia, Lazio e Calabria, questo Ministero ha inoltrato le relative richieste di relazione alle amministrazioni regionali interessate, con l'obiettivo di acquisire ogni utile elemento al fine delle conseguenti valutazioni.

Quanto agli aspetti relativi al personale sanitario, segnalo quanto segue. Il reiterarsi negli ultimi anni delle manovre finanziarie di contenimento della spesa, ed in particolare dei vincoli assunzionali, evidenti soprattutto nelle regioni in piano di rientro, ha determinato nel tempo una grave carenza di personale del Servizio sanitario nazionale che, unita ad un crescente innalzamento della relativa età media, ha portato inevitabilmente ad un forte deterioramento delle condizioni di lavoro.

Ciò ha finito per rendere il Servizio sanitario sempre meno attrattivo, con la conseguenza che spesso i concorsi vanno deserti o, comunque, non consentono la copertura dei posti disponibili per la carenza di aspiranti.

Occorre soggiungere, altresì, che l'evento pandemico del COVID-19 ha probabilmente contribuito con il suo carico di stress a determinare l'accentuazione del fenomeno delle dimissioni del personale per cause diverse dai pensionamenti. Inoltre, un numero sempre minore di professionisti appare disposto ad accettare il classico contratto di lavoro a tempo indeterminato preferendo forme d'ingaggio atipiche oppure scegliendo di operare nel settore privato, anche in ragione delle remunerazioni proporzionalmente più elevate. Per contrastare le criticità in argomento, gli uffici stanno valutando di avviare anche iniziative per interventi straordinari e di urgenza, nonché per integrare le risorse necessarie per superare il blocco del turnover; in ogni caso, è un dovere del Ministero ovviare, con misure di carattere sistematico, agli errori fin qui cumulatisi in tema di programmazione dei fabbisogni del personale sanitario. Da ultimo, colgo l'occasione per comunicare che, in risposta ad una proposta pervenuta da parte del presidente della Conferenza delle regioni, con nota del 9 gennaio ultimo scorso il Ministero della Salute ha condiviso l'esigenza di istituire uno specifico gruppo di lavoro, allo stato in via di costituzione, con lo specifico obiettivo di affrontare la questione della carenza del personale sanitario ed il conseguente ricorso da parte delle aziende del Servizio sanitario nazionale ad affidamenti esterni con il coinvolgimento, oltre che delle regioni, anche del Ministro dell'Economia e delle finanze, del Ministro per la Pubblica amministrazione e del Ministro per gli Affari regionali e le autonomie.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Lauro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CARMEN DI LAURO (M5S). Grazie Presidente, purtroppo non possiamo ritenerci soddisfatti. Non possiamo esserlo perché stiamo parlando di ciò che di più prezioso possieda un essere umano, vale a dire la propria vita. Immagini di accompagnare un suo familiare al pronto soccorso, immagini di vederlo entrare con le sue gambe e poi di vederlo uscire invece in una bara. Io non oso immaginare cosa stiano provando in questo momento i parenti di quelle vittime, perché, laddove i fatti fossero accertati, si tratterebbe proprio di vittime.

Nell'ultima legge di bilancio non vi è stato alcuno sforzo per incrementare i fondi destinati alla sanità pubblica che, dopo l'emergenza pandemica, sembra stia tornando ad essere la cenerentola d'Italia. Tutto ciò è paradossale, tenuto conto che questa problematica riguarda ognuno di noi; chiunque di noi un giorno potrebbe improvvisamente aver bisogno di cure adeguate e tempestive. In molte regioni d'Italia - ed io posso testimoniarlo, perché provengo proprio da una di queste regioni - si ha quasi paura di andare in ospedale. Il luogo in cui si dovrebbe essere curati, in cui ci si dovrebbe sentire al sicuro diventa invece fonte di ansia e di incertezza. Questo è assurdo. Le soluzioni ci sono, basta cercarle. Penso, ad esempio, agli incentivi da dare ai giovani specializzandi che decidono di scegliere la specializzazione di emergenza e urgenza. Questo permetterebbe di contrastare la carenza di personale di cui si parlava poco fa. Ma questo sarebbe solo uno dei tanti provvedimenti. Molti suggerimenti il Governo potrebbe darli ai numerosi presidenti di regione della propria parte politica, dal momento che a causa di una riforma scellerata la sanità, per buona parte, compete proprio gli organi regionali. Invito, quindi, il Governo a riflettere su queste parole, a fare presto perché il diritto alla salute è sacrosanto e va rispettato, nonché garantito sempre.

(Elementi ed iniziative di competenza circa il trasferimento alla provincia autonoma di Trento delle somme stanziate per i sondaggi geognostici relativi alle sostanze inquinanti presenti nelle aree ferroviarie comprese tra i siti di interesse nazionale «ex SLOI ed ex Carbochimica» - n. 2-00047)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Sara Ferrari ed altri n. 2-00047 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Ferrari se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie Presidente, sì la illustro. Saluto lei, i colleghi e le colleghe presenti e la rappresentante del Governo. L'interpellanza che sto per illustrare ha per oggetto una richiesta molto semplice. Si tratta di sapere dal Governo in che tempi e in che modo intenda impiegare 2 milioni di euro che nella ultima legge di bilancio sono stati assegnati ad indagini geognostiche di una parte di un sito inquinato di interesse nazionale nella città di Trento, all'interno del quale sono previsti a breve, perché finanziati con fondi PNRR, i lavori per un tratto della ferrovia ad alta capacità del corridoio scandinavo-mediterraneo.

L'obiettivo di questa interpellanza è segnalare l'urgenza dell'impiego di quella cifra stanziata, perché queste verifiche sulla qualità e l'estensione dell'inquinamento si aggiungano in fase preliminare, rispetto all'opera, a quelle che sono in corso e perché possano essere gestite direttamente dalla provincia autonoma di Trento. La questione appare dunque semplice e chiara, ma in realtà la vicenda in cui si inscrive è assai più problematica e sta coinvolgendo in maniera profonda la comunità trentina che vedrà il proprio territorio attraversato da un tratto della linea di trasporto merci ad alta velocità e capacità che fa parte del progetto, ormai ventennale, di collegamento dell'Europa del Nord con il bacino del Mediterraneo e che ha l'indubbio pregio di sostenibilità ambientale di voler spostare merci da gomma a rotaia.

Per quanto riguarda Trento, salvo iniziali progetti che risalgono al 2003 con la decisione di passare dalla destra orografica del fiume Adige a quella di sinistra e accordi successivi tra le amministrazioni locali, lo Stato e Rete ferroviaria italiana, incaricata di realizzare l'opera - dialoghi e accordi che si sono succeduti negli anni senza divenire mai ad alcun progetto avanzato - nell'anno 2020, in concomitanza con il finanziamento europeo declinato nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, compare all'improvviso un finanziamento statale di ben 960 milioni di euro destinati alla realizzazione del cosiddetto bypass ferroviario della città di Trento. Quello che nella terminologia sembrerebbe un tracciato in grado appunto di bypassare la città, in realtà si snoda per 12 chilometri in galleria sotto le montagne che circondano la città ma poi sbuca all'aperto in piena zona nord della città insediata, andando a raddoppiare l'attuale ferrovia storica sotto la quale poi si infila in corrispondenza - ed è questo il problema - di un sito di interesse nazionale inquinato da piombo, fino a uscire dai confini urbani e di lì in poi nulla si sa perché le tratte di accesso nord e sud a questo lotto non sono state ancora progettate.

Tale progetto urgente, come tutti quelli che riguardano le opere del PNRR, è giunto un po' a sorpresa in un territorio che non lo stava attendendo, perché né in termini pubblici e nemmeno amministrativi il tema era esplorato e all'ordine del giorno, ma immaginato ancora di là da venire. Perciò ha sollevato subito un dibattito molto acceso, perché se è vero che si inscrive all'interno di un ragionamento complessivo di riqualificazione urbana e, in particolare, della mobilità sostenibile, evidentemente è di grosso impatto e presenta alcune criticità che gli amministratori locali, sia comunali che provinciali, non hanno mancato di sottolineare sostenuti da valutazioni tecniche che hanno trovato espressione in numerose raccomandazioni espresse al Ministero e al soggetto incaricato dei lavori, Rete ferroviaria italiana.

Una delle questioni fondamentali che preoccupa chi vive in città è il fatto che un tratto di questo nuovo tracciato verrà realizzato sotto l'attuale sedime della ferrovia storica, all'interno di un'area che è occupata da due siti inquinati di interesse nazionale, ex SLOI ed ex Carbochimica. Qui la digressione storica è d'obbligo per capire quale sia la delicatezza della situazione che si va ad affrontare in queste aree. In particolare, il SIN ex SLOI è uno dei 5 siti inquinati al mondo da piombo tetraetile. Cito da un pezzo del giornalista Luigi Sardi: c'è nella memoria, ormai remota, un luogo di lavoro che è stato un calvario in quella che fu chiamata la fabbrica della morte. Tutto cominciò nel '39, anno prebellico, quando a Roma il Governo fascista decise di costruire nel luogo più vicino al Reich Tedesco, cioè nel nord del Paese e, quindi, nella città di Trento e accanto alla linea ferroviaria, uno stabilimento industriale che producesse il piombo tetraetile, cioè l'antidetonante della benzina. Era la zona nord della città, dove il vento del Garda garantiva la dispersione, verso zone all'epoca poco abitate, di fumi che già si sapevano velenosi. Nel ‘42 il tribunale condannò la SLOI per la prima volta perché il 50 per cento degli operai presentava malattie professionali non meglio indicate. Negli anni successivi sono morti moltissimi operai di quella fabbrica per malattia, per quello che oggi chiameremmo infortunio sul lavoro; molti di loro finirono in manicomio perché gli effetti che dava l'inquinamento da piombo tetraetile erano quelli simili all'alcolismo e molti di loro vennero trattati come folli e curati con l'elettroshock.

La giornata del 14 luglio 1978, a causa di un incendio scoppiato all'interno della fabbrica, rischiò di passare alla storia come quella che poteva segnare l'annientamento dell'intera popolazione della città, che si salvò grazie all'intuizione dell'allora comandante dei vigili del fuoco e caro amico, ingegnere Nicola Salvati, che, sapendo come il piombo tetraetile volatile reagisca in modo esplosivo a contatto con l'acqua, scelse di usare il cemento per spegnere il fuoco. Da allora quel sito è rimasto intoccato e la fabbrica, abbandonata, periodicamente si presta a rifugio dei più disperati, che non sanno nemmeno dove sono andati a trovarsi un riparo. Per 45 anni la zona, che è di proprietà privata, è rimasta off limits. Quel terreno confina con quello di un'altra fabbrica, che a sua volta risulta sito di interesse nazionale (SIN), che si considera, però, avere un inquinamento meno pericoloso. Ora, le due aree sono attraversate dai binari della ferrovia storica. In tutti questi anni si è molto discusso, ma nessuno sa come fare esattamente la bonifica di quei terreni e nemmeno quanto potrebbe costare. La situazione ambientale è rimasta, però, stabile, perché la presenza di uno strato di argilla nella parte profonda del terreno ha costituito una barriera naturale al rischio che quegli inquinanti percolassero nella falda sottostante. La preoccupazione diffusa riguarda, però, oggi, il dubbio su cosa possa accadere se sotto i binari della ferrovia storica, che è appunto preesistente alle due industrie e corre sul confine tra i due siti, si andasse a scavare per costruire i binari dell'alta capacità.

E veniamo, dunque, all'oggetto di questa interpellanza. La norma approvata con la manovra finanziaria mira a compensare le “carenze documentali e le lacune nell'analisi ambientale” che l'agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente ha rilevato nel progetto di fattibilità tecnico-economica dell'opera, presentato da Rete ferroviaria italiana, in particolare per quanto riguarda la possibilità di intervenire sulle aree adiacenti alla linea ferroviaria.

La migliore conoscenza della tipologia dell'inquinamento del sito di interesse nazionale, della sua estensione e della profondità risulta, dunque, opportuna per garantire preliminarmente i più adeguati interventi di tutela della popolazione, sia in occasione dello scavo, previsto in ambiente confinato, sia nelle fasi successive di bonifica. È urgente, dunque, che la campagna di indagine possa partire il più presto possibile, come atto appunto preliminare all'inizio dei lavori per la costruzione della nuova circonvallazione ferroviaria di Trento, lavori previsti già in partenza, nella primavera prossima.

Al momento, a fianco delle aree ferroviarie, si trova, a occidente, il SIN ex SLOI e, a oriente, la fossa Lavisotto, ove, in questo momento, è in corso il progetto di bonifica delle rogge di proprietà pubblica, inquinate negli anni dagli scarichi delle due aziende.

La richiesta che noi oggi facciamo al Governo è: quale sia lo stato di attuazione e il relativo cronoprogramma di quest'ultimo stanziamento, previsto dalla legge di bilancio 2023; se ritenga, alla luce di quanto segnalato in premessa, di adottare iniziative di competenza per assegnare con effetto immediato lo stanziamento previsto dal comma 694 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, alla provincia autonoma di Trento, al fine di dare esecuzione alla campagna di sondaggi geognostici previsti, preliminarmente all'avvio dei lavori per la realizzazione della circonvallazione ferroviaria di Trento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, Lucia Albano, ha facoltà di rispondere.

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Colleghi, con riferimento alle questioni poste circa l'utilizzo dello stanziamento previsto dal comma 694 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2023, si rappresenta quanto segue.

Come ricordato, con questo articolo e questo comma si autorizza la spesa di 1 milione di euro per gli anni 2023 e 2024 per l'esecuzione di interventi di bonifica nell'area nord della città di Trento. In particolare, il finanziamento in questione è destinato alla progettazione ed esecuzione della campagna di sondaggi geognostici volta ad individuare con precisione l'estensione e la profondità delle sostanze inquinanti presenti nelle aree ferroviarie, come ben illustrato, comprese tra i siti di interesse nazionale (SIN) “ex SLOI ed ex Carbochimica” e interessate dalla realizzazione della circonvallazione ferroviaria di Trento, inquinate da piombo, piombo tetraetile e altri inquinanti.

Nello specifico, la provincia di Trento precisa che, per quanto riguarda il sito SIN, l'Agenzia per la depurazione (ADEP) della provincia di Trento ha oggi in bilancio risorse per 12 milioni di euro per la bonifica delle rogge fino a via Fratelli Fontana, somme di derivazione statale per il SIN a suo tempo individuato; le restanti somme, per un totale di oltre 32 milioni di euro, sono appostate sul bilancio dell'ADEP.

La provincia rappresenta, altresì, che il bypass ferroviario, che non interessa formalmente il sito SIN, ma si snoda su aree limitrofe, è opera statale, come da decreto-legge n. 77 del 2021, in carico a Rete ferroviaria italiana, a valere su fondi PNRR, per un importo di 1.200.000 euro. Infine, l'ente territoriale evidenzia l'esistenza dell'“Osservatorio ambientale e per la sicurezza del lavoro per i lavori afferenti alla circonvallazione ferroviaria di Trento”, costituito attraverso protocollo di intesa tra comune di Trento, provincia autonoma di Trento e RFI, che ha un ruolo di supervisione non gerarchica sui profili ambientali e di sicurezza dell'opera infrastrutturale in questione. In particolare, si pone come organo a garanzia della completa osservanza delle prescrizioni di ordine ambientale e del corretto svolgimento dei lavori per quanto concerne le ripercussioni in ambito ambientale, di igiene e della sicurezza del lavoro.

Nell'ambito dell'Osservatorio, si rappresenta che è stato previsto un apposito Fondo per implementazione delle analisi ambientali a cura di RFI e relative controanalisi a cura della provincia autonoma di Trento, anche tramite l'agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente - APPA, relative al “contesto ferroviario allargato” comprensivo del sedime occupato dal bypass ferroviario, ma anche del sito SIN connesso.

Per quanto concerne lo stato di attuazione della misura, nell'evidenziare come la somma stanziata sia stata allocata da pochi giorni nel pertinente capitolo di bilancio del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, al fine di operare la programmazione delle risorse, si rappresenta che sono in corso di predisposizione gli atti necessari affinché la gestione delle stesse sia attribuita al pertinente centro di responsabilità e, successivamente, al rispettivo centro di costo.

Per quanto di competenza, verrà pertanto valutata dalle strutture competenti e destinatarie della somma in argomento la modalità più opportuna per l'assegnazione delle risorse stanziate con la legge di bilancio, al fine di attuare i sondaggi geognostici previsti, attesa anche l'ipotesi proposta dagli interpellanti e l'eventuale disponibilità e capacità propositiva da parte degli enti territoriali interessati.

PRESIDENTE. La deputata Ferrari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretaria. Non ho mai messo in dubbio il senso di un'opera che ha una valenza europea condivisa, anche dal nostro Paese e dalle amministrazioni locali della regione Trentino-Alto Adige, molti anni or sono. La preoccupazione, come si è compreso, riguarda le modalità con cui questa ferrovia ad alta capacità e velocità attraverserà il nostro territorio e con quale impatto per l'ambiente e i cittadini, in particolare se il progetto di tracciato dell'opera intercetta, come abbiamo detto, un sito inquinato di interesse nazionale, che è un unicum, nel nostro Paese.

La sua risposta mi rassicura parzialmente. Non ho ascoltata, ma forse mi è sfuggita, una rassicurazione sulla certezza dei tempi, e che sia stata veramente colta la necessità dell'urgenza di implementare questi carotaggi, queste analisi geognostiche, in questo territorio. Mi conforta sentire che verranno assegnati al centro di responsabilità e al centro di costo, che, immagino, come lei ha detto, saranno RFI in primis e la provincia, come valutatore secondo. Certamente, quello che deve essere garantito nei prossimi mesi, ma proprio in quelli imminenti, è che tutto questo venga fatto preliminarmente alla partenza dei lavori.

Questo soltanto può dare quella serenità che oggi è necessaria non solo alle amministrazioni locali, ma anche alla popolazione che si vedrà partire intorno un'opera faraonica. Al momento, è l'opera di tipo ferroviario più grande finanziata dal PNRR e deve poter essere avviata in una situazione pubblica di grande serenità. Io spero che su questo il Governo possa appoggiare la provincia autonoma di Trento nei prossimi passaggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Organizzazione dei tempi per l'esame di proposte di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale della proposta di legge recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere; nonché per l'esame della proposta di legge recante disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 23 gennaio 2023 - Ore 10:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 389 - Conversione in legge del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina (Approvato dal Senato). (C. 761​)

Relatori: CALOVINI, per la III Commissione; CIABURRO, per la IV Commissione.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

S. 93-338-353 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI VALENTE ed altri; BALBONI ed altri; PAITA ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 640-A​)

e delle abbinate proposte di legge: SERRACCHIANI ed altri; ASCARI ed altri. (C. 602​-772​)

Relatrici: PATRIARCA, per la II Commissione; ZANELLA, per la XII Commissione.

3. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

MELONI e MORRONE: Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali. (C. 338​)

e delle abbinate proposte di legge: ENRICO COSTA; MULE' ed altri; GRIBAUDO. (C. 73​-528​-637​)

Relatrici: BISA e VARCHI.

4. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

FORMENTINI ed altri: Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo alla Convenzione contro il doping, fatto a Varsavia il 12 settembre 2002. (C. 585​)

Relatore: FORMENTINI.

La seduta termina alle 10,40.