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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 35 di venerdì 13 gennaio 2023

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 59, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Segretario, legge:

Giovannina Iervolino, da Ottaviano (Napoli), chiede:

l'esenzione dal pagamento del canone di abbonamento televisivo per gli invalidi totali (98) - alla IX Commissione (Trasporti);

l'istituzione di una Commissione parlamentare di monitoraggio sulle operazioni di finanziamento garantite dal Fondo di garanzia del Mediocredito centrale (99) - alla VI Commissione (Finanze);

Francesco Di Pasquale, da Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:

nuove norme in materia di immigrazione (100) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

interventi per l'ammodernamento delle reti infrastrutturali nelle zone rurali (101) - alla VIII Commissione (Ambiente);

iniziative per rendere coltivabili i terreni incolti (102) - alla XIII Commissione (Agricoltura);

il potenziamento dei servizi ferroviari della stazione del comune di Cancello e Arnone (103) - alla IX Commissione (Trasporti);

il rafforzamento del servizio postale in particolare nel comune di Cancello e Arnone (104) - alla IX Commissione (Trasporti);

interventi per la valorizzazione dei borghi rurali e della cultura contadina (105) - alla XIII Commissione (Agricoltura);

Francesco Romano, da Saviano (Napoli), chiede:

l'attivazione di un fondo di garanzia destinato alle famiglie presso il Fondo di garanzia del Mediocredito Centrale (106) - alla VI Commissione (Finanze);

nuove norme in materia di trattamento fiscale dei cosiddetti fringe benefits (107) - alla VI Commissione (Finanze);

la possibilità di detrarre dai redditi il 50 per cento dei premi pagati per polizze sanitarie (108) - alla VI Commissione (Finanze);

Antonio Sorrento, da Martano (Lecce), e Vito Frijia chiedono la cancellazione immediata delle pretese prescritte di versamento di contributi previdenziali (109) - alla XI Commissione (Lavoro);

Alberto Pratesi, da Lecce, chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui rapporti tra forze politiche, magistratura e mezzi d'informazione (110) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);

Delfino Carretta, da Carrè (Vicenza), chiede modifiche al codice della strada per consentire la guida di autotreni anche dopo il raggiungimento dei 68 anni di età (111) - alla IX Commissione (Trasporti);

Damiano Pagano, da Catania, chiede che i tirocini curricolari svolti nell'ambito della pubblica amministrazione costituiscano titolo di preferenza od oggetto di riserve di posti in sede di concorsi pubblici (112) - XI Commissione (Lavoro);

Remo Bibbiani, da Rosignano Marittimo (Livorno), chiede modifiche al codice civile in materia di accordi prematrimoniali (113) - alla II Commissione (Giustizia);

Simone Donazio, da Roma, e Roberto Paduano, da Napoli, chiedono che sia dato seguito a quanto previsto dalla risoluzione 7-00043 Deidda della XVIII legislatura sull'impiego dei carabinieri ausiliari (114) - alla IV Commissione (Difesa);

Ugo Quinzi, da Roma, e altri cittadini chiedono l'istituzione di una commissione indipendente sui trasporti pubblici e sulla mobilità di Roma Capitale (115) - alla IX Commissione (Trasporti);

Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede:

il riconoscimento di un premio in favore di cittadini che abbiano presentato alle Camere petizioni meritevoli (116) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

modifiche alle norme in materia di pagamenti elettronici tramite POS (117) - alla VI Commissione (Finanze);

Massimiliano Valdannini, da Roma, chiede nuove norme relative alla segnalazione semaforica degli attraversamenti pedonali (118) - alla IX Commissione (Trasporti);

Maria Rosaria Sergi, da Cefalù, chiede che gli accertamenti medici preventivi alla pratica sportiva dilettantistica siano uniformati a quelli previsti per gli atleti agonisti (119) - alla VII Commissione (Cultura);

Vincenzo Crea, da Motta San Giovanni (Reggio Calabria), chiede misure per il risanamento ambientale dei terreni della località Comunia di Lazzaro, frazione del comune di Motta San Giovanni (120) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Diego Ludovici, da Frosinone, chiede interventi urgenti di bonifica della valle del Sacco (121) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Alberto Anzalone, da Milano, e altri cittadini chiedono di ridurre al 5 per cento l'aliquota IVA per le utenze del teleriscaldamento e di consentire l'accesso al bonus sociale gas anche ai cittadini che vivono nelle case popolari (122) - alle Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive);

Emanuela Di Costanzo, da Quarto (Napoli), e altri cittadini chiedono modifiche alle norme concernenti i docenti di sostegno, al fine di garantire la continuità del relativo servizio (123) - alla XI Commissione (Lavoro);

Iole Natoli, da Milano, e numerosi altri cittadini chiedono nuove norme in materia di diritto al nome e di cognome dei coniugi e dei figli (124) - alla II Commissione (Giustizia);

Giuliano Grignaschi, da Roma, e altri cittadini chiedono il corretto recepimento della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici (125) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Fabrizio Starace, da Roma, e altri cittadini chiedono nuove norme in materia di tutela della salute mentale (126) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Marcello Crivellini, da Roma, e altri cittadini chiedono interventi per la riforma del sistema sanitario nazionale (127) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Michele De Luca, da Roma, e altri cittadini chiedono disposizioni a sostegno della ricerca e delle terapie per le malattie rare (128) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Filomena Gallo, da Roma, e altri cittadini chiedono nuove norme in materia di procreazione medicalmente assistita nonché di genitorialità sociale e gravidanza solidale per altri (129) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Caterina Garone, da Roma, e altri cittadini chiedono iniziative per la promozione del diritto alla scienza (130) - alla VII Commissione (Cultura);

Carlo Federico Monaco, da Roma, e altri cittadini chiedono modifiche alle norme in materia di cannabis da utilizzare a scopo terapeutico (131) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Marco Gentili, da Roma, e altri cittadini chiedono disposizioni in materia di utilizzo di embrioni non idonei per una gravidanza a fini di ricerca (132) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Mirella Parachini, da Roma, e altri cittadini chiedono norme in materia di interruzione volontaria di gravidanza (133) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);

Vittoria Francesca Brambilla, da Roma, e altri cittadini chiedono di rafforzare la ricerca relativa alle biotecnologie vegetali, con particolare riguardo al sistema CRISPR-Cas9 (134) - alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);

Valeria Poli, da Roma, e altri cittadini chiedono interventi per la promozione della ricerca scientifica (135) - alla VII Commissione (Cultura);

Wilhelmine Schett detta Mina Welby, da Roma, e altri cittadini chiedono nuove norme in materia di eutanasia e disposizioni anticipate di trattamento (136) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);

Rocco Berardo, da Roma, e altri cittadini chiedono misure urgenti in favore delle persone con disabilità (137) - alla XII Commissione (Affari sociali).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, in materia di affido di minori nel caso di rinvio a giudizio o condanna di uno dei coniugi per violenze domestiche o abusi - n. 2-00041)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Guerra ed altri n. 2-00041 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Guerra se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente, la illustro. L'interpellanza che abbiamo presentato ha come oggetto un tema di grande rilevanza per il nostro Paese, a cui non si riesce ancora a dare una risposta adeguata. Mi riferisco al tema dell'allontanamento di un minore da un genitore, generalmente la madre, e dell'affido o collocamento dello stesso presso l'altro genitore, generalmente il padre, in situazioni in cui quest'ultimo sia stato denunciato, rinviato a giudizio o addirittura condannato per abusi e violenze domestiche.

Questo tema viene declinato nell'interpellanza non solo in termini generali, ma anche e specialmente, in ragione della sua urgenza, con riferimento a un caso specifico, su cui si è inteso richiamare l'attenzione dei Ministri interpellati.

Parto, quindi, da questo caso specifico. Diversi organi di stampa hanno riportato la storia di, chiamiamola Anna, un nome di fantasia, una quarantasettenne docente di matematica che si è rivolta al centro antiviolenza Fammi Rinascere del frusinate perché, dopo avere denunciato per il reato di maltrattamenti il marito, padre dei suoi due figli, in quanto avrebbe da lui subito per anni gravi umiliazioni psicologiche e coercizioni, da più di un anno si troverebbe a non poter vedere il figlio piccolo, nonostante si trovi alla fine della propria vita a causa di un tumore maligno. La querela della donna avrebbe prodotto un rinvio a giudizio dell'uomo, un medico di Trani, in un processo penale che sarebbe ancora in corso. Nonostante la presenza di un processo penale in corso per maltrattamenti domestici e violenza assistita, il figlio minore della coppia, oggi dodicenne, un anno e mezzo fa sarebbe stato affidato o collocato presso il padre, mentre solo alla figlia maggiore, oggi diciassettenne, sarebbe stato concesso di continuare a vivere con la madre. Questo è un punto molto importante. Sebbene il tribunale avesse previsto che la madre continuasse a vedere il figlio periodicamente, i giornali dicono settimanalmente, la donna, da oltre un anno, non avrebbe più potuto avere contatti con lui, e ciò avviene nonostante, come ho detto, la donna si trovi, da oltre un anno, in grave situazione di salute e pericolo di vita, essendosi ammalata gravemente ed essendo ad oggi ricoverata in una clinica, dove effettua cure palliative per malati terminali.

La vicenda è arrivata agli onori della cronaca perché evidentemente in tutto questo tempo non c'è stata una risposta, o, quantomeno, non c'è stata una risposta adeguata, risolutiva, da parte delle istituzioni.

Di tale vicenda sorprende anche il fatto che il bambino sarebbe stato collocato o affidato presso il padre nonostante un rinvio a giudizio per maltrattamenti domestici, come ho detto, e vorrei sottolineare che questo avviene in aperta violazione della Convenzione di Istanbul del 2011, che il nostro Paese ha ratificato già, con la legge n. 77, dal 2013.

Aggiungo ora a questo caso alcune considerazioni di carattere generale, su cui pure abbiamo interpellato i Ministri. In caso di separazione genitoriale il codice civile prevede il diritto del minore di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascun genitore attraverso l'istituto dell'affido condiviso, e prevede inoltre che la limitazione del diritto all'affido condiviso e al mantenimento di rapporti continuativi con i genitori possa essere deciso dal tribunale competente solo nei casi in cui entrambi o uno dei due genitori costituisca causa di pregiudizio per l'educazione, la serenità di vita e la salute del minore, fino ai casi più gravi di abbandono, violenza e abusi.

Come chiarito dalla Corte di cassazione, l'esistenza di conflitti e litigiosità tra i genitori non comporta di per sé l'esclusione dell'affidamento condiviso. Radicalmente diversi rispetto al caso di mera conflittualità sono, però, i casi di violenza domestica, fisica, psicologica, economica, eccetera, e di abusi sui minori. In tali casi, come previsto anche dalla già richiamata Convenzione di Istanbul, le parti dovrebbero adottare misure legislative o di altro tipo necessarie per garantire che, al momento di determinare i diritti di custodia e di visita dei figli, siano presi in considerazione gli episodi di violenza che rientrano nel campo di applicazione della Convenzione, e che le parti adottino le misure legislative o di altro tipo necessarie per garantire che l'esercizio dei diritti di visita o di custodia dei figli non comprometta i diritti e la sicurezza della vittima o dei bambini.

La Convenzione parifica, inoltre, l'essere vittima diretta di abusi alla violenza assistita, prevedendo che “un bambino vittima e testimone di violenza contro le donne e di violenza domestica, deve, se necessario, usufruire di misure di protezione specifiche, che prendano in considerazione il suo interesse superiore”. La stessa legge delega per la riforma del processo civile e della materia del diritto di famiglia, quella che chiamiamo riforma Cartabia, prevede che nei procedimenti giudiziali di affido dei minori vengano considerate non soltanto le condanne e le denunce, ma le semplici allegazioni di comportamenti genitoriali violenti e che il giudice debba personalmente ascoltare il minore, assumendo le necessarie informazioni sulla violenza subita/assistita. Ascolto che, anche in base alla Convenzione di Lanzarote, va fatto ovviamente con le dovute cautele, perché i minori vittime o testimoni di reati di carattere sessuale sono particolarmente fragili, e quindi ci vuole l'ausilio di un esperto di psicologia, psichiatria infantile, eccetera.

Il codice civile stabilisce, inoltre, che il minore che abbia compiuto 12 anni, come il figlio appunto della nostra Anna, e anche di età inferiore, ove capace di discernimento, sia ascoltato dal presidente del tribunale, dal giudice delegato nell'ambito dei procedimenti nei quali devono essere adottati provvedimenti che lo riguardano.

Alla luce di tutto ciò, abbiamo chiesto con questa interpellanza ai Ministri interpellati se ritengano di poter verificare quali siano gli ostacoli all'esecuzione di un provvedimento giudiziale che già prevede nel caso che ho richiamato un contatto settimanale del bambino con la madre e perché non sia stata verificata l'esecuzione regolare di tali contatti. Se ritengano, poi, di poter adottare iniziative urgenti, per quanto di competenza, ovviamente, al fine di garantire la piena applicazione del provvedimento giudiziale che permette a questa madre ammalata e morente di vedere suo figlio, nonché, anche al di fuori del caso specifico, se intendano intraprendere o comunque sostenere iniziative, anche normative o di altro genere, affinché i minori non vengano affidati o collocati presso genitori rinviati a giudizio o persino condannati per abusi e violenze domestiche.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha facoltà di rispondere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interpellanti, che ci hanno dato occasione di verificare quanto oggetto di interpellanza con una nota congiunta del presidente del tribunale di Frosinone e del presidente del tribunale di Trani. Per quanto riguarda il tribunale di Frosinone, le parti coinvolte nella vicenda sono state oggetto di due interventi, sollecitati entrambi dalla madre, cosiddetta Anna come nome di fantasia, terminati entrambi con la dichiarazione di incompetenza del tribunale di Frosinone. La madre aveva agito prima per la separazione dei coniugi e successivamente per un'autorizzazione del giudice tutelare all'iscrizione della figlia ad un istituto scolastico. Vi fu una dichiarazione di incompetenza, e quindi il procedimento è stato poi successivamente incardinato presso il tribunale di Trani. Presso il tribunale di Trani attualmente pende ancora un processo di separazione fra la signora Anna, sempre nome di fantasia, e il marito, nell'ambito del quale a suo tempo, e segnatamente il 3 aprile del 2021, è stata emessa un'ordinanza presidenziale che disponeva l'affido condiviso dei minori, pur con collocamento degli stessi preferenzialmente presso la madre.

Successivamente, e questo è un dato direi saliente, almeno per la vicenda, e segnatamente in data 16 dicembre 2021, il giudice istruttore, su sollecitazione della madre, e quindi non di imperio, ma comunque ai sensi dell'articolo 337-quater del codice civile, vagliato dall'autorità giudiziaria nell'interesse supremo ed esclusivo del minore, ha parzialmente modificato il provvedimento in ordine all'affidamento del figlio, disponendo il collocamento della figlia presso la madre, nelle more trasferitasi appunto a Frosinone, e del figlio presso il padre, fermo restando l'affido condiviso ai genitori, e prevedendo, peraltro, in ragione della distanza geografica, articolati diritti di visita nei fine settimana sia del padre nei confronti della figlia sia della madre nei confronti del figlio.

Va evidenziato che, nel caso di specie, in mancanza di provvedimenti cautelari nei confronti del padre, che pure ha pendente, presso il tribunale di Trani, anche un procedimento penale per maltrattamenti, e in mancanza anche di elementi ostativi, allo stato degli atti, alla permanenza del figlio presso il padre, in data 16 dicembre 2021 il giudice istruttore ha accolto - ripeto: su sollecitazione della madre - il trasferimento del figlio presso il padre. Il giudice istruttore ha, comunque, in ogni caso, disposto una consulenza tecnica d'ufficio, affidata a uno psicologo psicoterapeuta, avente oggetto le condizioni di vita dei minori, il rapporto dei minori con entrambi i genitori e la sussistenza di eventuali profili di inidoneità genitoriale per verificare le migliori condizioni di affidamento, condiviso o meno, e di collocazione degli stessi minori.

La relazione del consulente tecnico di ufficio, in data 21 aprile 2022, ha dato atto, in ordine, in particolar modo, all'affido del figlio minore, che è quello collocato presso il padre e per cui gli onorevoli interpellanti, alla luce delle informazioni giornalistiche, lamentano il diritto di visita negato alla madre e, peraltro, il diritto di mantenere significativi rapporti genitoriali con i figli da parte della madre, ebbene, come dicevo, il minore ha dato atto, purtroppo, della volontà di non dialogare con la madre.

Il minore, in sede di ascolto da parte del CTU nominato dal giudice, ha ulteriormente riferito di avere ricordi spiacevoli del tempo trascorso con la madre e di come gli peserebbe trascorrere tempo con essa, avendo timore e ansia quando sta con la madre. Il consulente tecnico d'ufficio ha evidenziato, peraltro, che, pur potendosi fatalmente ipotizzare che il minore abbia ingigantito, anche involontariamente, taluni episodi che lo hanno visto coinvolto - leggo testualmente - “è difficile”, dice il consulente, “escludere la presenza di errori da parte della madre nel rapporto con il secondogenito. In particolare, è difficile escludere che la genitrice non sia stata in grado di entrare in sintonia con la sensibilità del minore”.

In ogni caso, anche in ragione del considerevole lasso di tempo trascorso dall'ultimo incontro del minore con la madre, avvenuto nel gennaio 2022, il consulente di ufficio ha rappresentato l'opportunità di prevedere incontri con cadenza mensile, sottolineando la necessità, come sempre avviene in questi casi, di una gradualità nello svolgimento degli stessi, passando da alcune ore sino al pernottamento con la madre stessa.

Con successiva ordinanza del 5 gennaio 2023, quindi abbastanza recente, il giudice istruttore ha disposto che, previo accordo tra le parti circa i tempi e le modalità, il padre accompagnerà con cadenza mensile il figlio minore dalla madre, tenuto conto della distanza geografica e relazionale tra la madre e il secondogenito.

Emerge, da una nota del 12 gennaio 2023 del tribunale di Trani, che il regime di visita tra la madre e il figlio è stato disciplinato, in considerazione delle risultanze processuali così complesse, come sopra ho tentato di articolare, tenendo conto della distanza geografica, delle condizioni di salute della madre e, ahinoi, dell'opposizione del minore ad incontrarsi con la madre, al fine di garantire, comunque, il superiore interesse del minore a mantenere significativi rapporti con entrambi i genitori (la cosiddetta bigenitorialità).

Esiste poi, evidentemente, questo procedimento penale per maltrattamenti, sempre presso il tribunale penale di Trani, per il quale vi è un'udienza fissata al 27 febbraio 2023, nell'ambito della quale si procederà alla escussione della madre come persona offesa nell'ambito del procedimento.

Su un piano più generale, si può dare risalto al fatto che l'attuale assetto normativo della materia, che forma oggetto dell'atto di sindacato ispettivo, è frutto di un recentissimo intervento di riforma del processo civile, di cui al decreto legislativo n. 149 del 2022. Questo atto prevede un apposito meccanismo di informazione del giudice civile, deputato a decidere in merito all'affido dei minori, circa la pendenza di procedimenti penali a carico dei genitori, così che il giudice abbia a disposizione tutti gli atti ostensibili in modo da provvedere all'affido del minore stesso o dei minori stessi, conoscendo la situazione del nucleo familiare sotto tutti i punti di vista; tutto ciò, sempre nell'interesse superiore ed esclusivo del minore e anche in specifico riferimento al mantenimento di significativi rapporti con entrambi i coniugi.

Questo meccanismo interviene, peraltro, anche in assenza di automatismi tra l'eventuale presentazione della denuncia a carico di uno dei due coniugi depositata all'interno dei ricorsi.

Di particolare interesse risulta, poi, la parte della relazione illustrativa del decreto legislativo n. 149 del 2022, dedicata ai procedimenti in ambito familiare, in cui siano allegate forme di violenza. Leggo testualmente: “(…) L'articolo 473-bis.40 c.p.c., rubricato Ambito di applicazione, introduce, nel Capo III, che disciplina le disposizioni particolari, una sezione interamente dedicata alle violenze domestiche o di genere. L'allarmante diffusione della violenza di genere e domestica ha indotto il legislatore delegante a prevedere numerosi principi di delega finalizzati a evitare il verificarsi, nell'ambito dei procedimenti civili e minorili aventi ad oggetto la disciplina delle relazioni familiari e, in particolare, l'affidamento dei figli minori, di fenomeni di vittimizzazione secondaria (…). Per dare attuazione ai principi di delega richiamati, è stata introdotta, nel Capo III, dedicato alle disposizioni particolari, una intera sezione intitolata “Della violenza domestica o di genere”, per disciplinare i procedimenti nei quali una delle parti alleghi di essere vittima di violenza agita dal partner o dall'ex partner o alleghi che vittima di violenza - anche nella forma della violenza assistita - o di abuso sia il figlio minore delle parti stesse. La scelta normativa intende sottolineare l'importanza che deve essere rivolta al contrasto a questa forma di violenza nell'ambito dei procedimenti disciplinati dal nuovo rito in materia di persone, minorenni e famiglie, creando una sorta di corsia preferenziale per tali giudizi, che dovranno avere una trattazione più rapida e connotata da specifiche modalità procedurali”. Questo era nella relazione introduttiva del decreto legislativo n. 149 del 2022.

Sempre nella relazione introduttiva, senza volerla leggere, per non tediare così gli onorevoli interroganti, si dava atto che era previsto, così come poi è avvenuto, un coordinamento tra le autorità civili, penali e minorili dinanzi alle quali possono essere pendenti procedimenti relativi alle parti stesse e, in particolar modo, quando riguardano l'affido dei minori, per cui vi è una interrelazione e una capacità di interloquire e di scambiarsi documenti ostensibili rilevanti ai fini dell'affido condiviso o meno del minore, e tutto ciò al fine di dare piena applicazione alla Convenzione di Istanbul, correttamente richiamata dall'onorevole interpellante.

Si può dire, quindi, che si sia disegnato un quadro che, in linea con il principio cardine del migliore interesse - anzi, diremmo esclusivo interesse - del minore e in virtù di meccanismi di accordo tra le autorità giudiziarie nei procedimenti sullo status e sui rapporti filiali-parentali, poggia su misure diversificate che possono essere adottate a tutela dell'integrità psicofisica degli interessati anche nel caso in cui non siano eventualmente stati allegati specifici episodi di violenza domestica ma qualora siano stati agiti in altre sedi senza allegarli.

Ciò dà conto, diremmo, dell'ampiezza degli strumenti di cui si è dotato l'ordinamento giuridico italiano, anche al di là - anche oltre - e a prescindere dalla definitività degli accertamenti del giudice penale, in una ratio ispirata alla tutela più immediata delle relazioni familiari più fragili e, ovviamente, di coloro che, all'interno delle relazioni familiari più fragili, sono i più fragili, ovverosia i minori.

In altri termini, anche in pendenza del vaglio di una potenziale rilevanza penale di determinati fenomeni o di episodi asseriti e denunciati, possono essere, comunque, utilizzati gli atti dal giudice civile al fine di intervenire nella miglior tutela del minore.

A ciò si può aggiungere che l'ascolto del minore di almeno anni 12 o anche di età inferiore, ove capace di discernimento, costituisce espressione del riconoscimento del suo diritto ad essere informato o a esprimere opinioni nel procedimento che lo riguarda relativo all'affido.

Nel caso di specie, ben oltre l'affidamento, è stata disposta anche una CTU per verificare che gli eventuali motivi di attrito fra il minore e la madre non fossero indotti o ingenerati.

A ciò si aggiunga, su un piano più generale, che con l'adozione del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 si è continuato a dare impulso all'azione di Governo rispetto a tutti gli aspetti connessi alle condizioni di violenza nelle sue più ampie sfaccettature e nelle sue, direi, anche più articolate sfumature, anche con particolare riferimento alle donne vittime di violenza con figli minori. Il tema della responsabilità genitoriale, dell'affidamento e dell'interesse del minore nei casi di violenza richiama l'esigenza dello Stato di tutelare prioritariamente il minore stesso e di evitare qualsivoglia situazione di rischio per lo stesso.

Si aggiunge che, fra le aree di intervento individuate sempre nel predetto Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne, sono state elaborate ulteriori linee guida - le cosiddette priorità 3.1 - proprio per il processo di affido dei figli, laddove vi sia, come nel caso di specie, una denuncia o una condanna per il reato di maltrattamenti nei confronti dell'ex partner, rendendo obbligatorio il rispetto di quanto previsto proprio dalla Convenzione di Istanbul sulla protezione dei minori in caso di affido.

Si ritiene, alla luce dell'ispezione svolta, delle richieste di chiarimenti ottenute, che non sia stata violata minimamente, nel caso di specie, la Convenzione di Istanbul e che lo Stato italiano, sulla Convenzione di Istanbul e sulla normativa relativa alla Convenzione di Istanbul, abbia fatto, nel tempo, significativi passi in avanti, innervando financo l'ordinamento civile e, in particolar modo, il diritto di famiglia.

Per quanto riguarda il caso specifico, pur senza entrare troppo nel dettaglio, le soluzioni a portata del genitore - e, quindi, nel caso di specie, la mamma, cosiddetta Anna, con un nome di fantasia - che ritenesse di avere diritti violati sono, da una parte, la possibilità di procedere, come è ovvio e com'è noto, alle modifiche delle condizioni di affidamento del minore -supportato peraltro, nel caso di specie, qualora fosse confermato, dalle violazioni plurime del padre - o, dall'altra parte, la possibilità di far eseguire in forma specifica il provvedimento giudiziale, anche mediante l'intervento dei servizi sociali.

Al di là del caso concreto e al di là delle previsioni già contenute nel decreto legislativo n. 149 del 2022 e al di là dell'ampio potere del giudice, già previsto dall'articolo 337-quater del codice civile, costituisce fermo intendimento, evidentemente, di questo Governo procedere, pur sempre nell'interesse superiore del minore, a dare piena e completa attuazione alle summenzionate aree di intervento previste dal Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023.

PRESIDENTE. La deputata Guerra ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sì, sono praticamente soddisfatta, con alcune precisazioni. Sono soddisfatta anche per l'ampiezza della risposta e l'accuratezza con cui il tema che abbiamo posto è stato evidentemente preso in carico dal Ministero e di questo, sicuramente, ringrazio. E ringrazio anche il Sottosegretario, che ha voluto esporlo con questa completezza di informazioni. Vorrei aggiungere due informazioni e un ulteriore appello o sollecitazione.

Per quanto riguarda il caso specifico, io non ho tutte le informazioni che, invece, mi sono state date ora, ma vista l'urgenza, purtroppo, di questa situazione che ha determinato che noi ci rivolgessimo al Ministero, chiedo davvero al Ministro e anche al Sottosegretario di monitorare con sollecitudine questa situazione. Infatti, nonostante le difficoltà, probabilmente sorte nel figlio rispetto a una relazione che è stata comunque troncata, è evidente che ci sia una violazione plurima. Sottosegretario, come lei stesso ha ricordato a più riprese, comunque, qualunque fossero state le cause che avevano portato la madre ad accettare un affidamento forse provvisorio, anche in relazione al suo stato di salute (provo ad immaginare, non ho elementi per dirlo, sia chiaro), vi è stata una violazione, poiché questo figlio non ha potuto più incontrare la madre in una situazione di difficoltà di salute così grave, come lei ha detto, mi sembra, dal gennaio 2022. Ebbene, questo è un caso evidente di una situazione che non è stata ben seguita proprio nei suoi elementi di urgenza.

Ho un po' la paura e il timore che non si usino sempre - non lo dico con riferimento a questo caso perché non ho gli elementi - gli stessi pesi e le stesse misure. Noi, purtroppo, molto spesso, quando il minore non vuole vedere il padre, assistiamo a situazioni in cui la madre viene accusata da CTU poco coerenti con il fatto che la PAS, la sindrome dell'alienazione parentale, sia stata definita non esistente, non scientificamente fondata; assistiamo, addirittura, a cose che non vorrei neppure dire in questo caso, al fatto che il minore venga violentemente allontanato dalla madre, perché rinsavisca rispetto a questa sua difficoltà ad incontrare l'altro genitore e la madre venga accusata di tutte le turpitudini possibili. In questo caso, forse, si è agito in maniera un po' troppo poco zelante, non per forzare la volontà del minore, ma per capire da dove nasca questo tipo di disagio, che può essere, ripeto, chiaramente determinato, in un'età così giovane, anche dalla situazione di difficoltà di salute della madre.

Quindi, la preoccupazione rispetto al quadro che lei mi ha ricostruito, che ancora ho, che ancora le sottopongo, sollecitando, se possibile, un monitoraggio da parte vostra, riguarda l'ultima cosa a cui lei ha fatto riferimento, cioè la sollecitazione a un accordo fra le parti per una nuova temporizzazione degli incontri: se è una sollecitazione e se ci fosse mai un atteggiamento ostativo da parte di uno dei genitori, non potrebbe produrre nei tempi necessari un esito minimamente umano; umano non solo per la madre, ma, ripeto, anche per il figlio. Infatti, non voglio fare la psicologa, ma immagino che il figlio, diventato grande, quando comprenderà meglio queste cose, capirà di non avere avuto la possibilità di incontrare almeno un'ultima volta una madre che così tanto desidera almeno di poterlo salutare. È un caso su cui vi chiedo di continuare a tenere accesi i fari, perché credo che sia una cosa di utilità collettiva, al di là della specificità di questo caso.

Sulle questioni più generali, è molto importante la sottolineatura che lei, Sottosegretario, ha fatto dei provvedimenti normativi che sono stati adottati, in particolare il recentissimo provvedimento n. 149 del 2022, che ha preso anche atto di un lavoro serissimo fatto dal Parlamento, in maniera trasversale, nella legislatura precedente. È importante sottolineare questo aspetto di cui, però, anche qui, è necessario monitorare l'attuazione (il fatto che lei abbia citato il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile nei confronti delle donne mi fa capire che un'intenzione c'è), perché è un punto di delicatezza estrema, non solo per la questione del figlio e del suo benessere, ma anche proprio per il tema generale della violenza contro le donne.

È proprio questo, cioè l'incapacità del civile, anche a fronte di dati conclamati e di referti, di parlare con il penale. Quindi la donna, se vittima di violenza domestica, si trova quasi sempre, e quando ci sono dei figli, in un circuito vizioso drammatico, che, poi, sfocia in cose molto gravi che abbiamo visto e vediamo nella cronaca di tutti i giorni. Cioè, si trova in una situazione in cui non può muoversi, perché, se subisce la violenza, rischia la propria vita e, in termini di violenza assistita, la rovina della vita dei propri figli - violenza assistita, quando non agìta -; se denuncia, però, corre il rischio enorme di incontrare difficoltà quasi insormontabili nella determinazione dell'affidamento dei figli.

Purtroppo, abbiamo evidenze in merito, come, la raccolta di testimonianze dei casi in sede di Commissione d'inchiesta sui femminicidi nella precedente legislatura o di persone che agiscono nei tribunali; anche i centri antiviolenza, che seguono questi casi, o la cronaca di tutti i giorni ce lo rimandano. Quindi, la donna si trova nella situazione di essere accusata di rappresentare la causa delle difficoltà del figlio ad intrattenere rapporti con un padre violento.

L'accuratezza con cui lei ha esposto la situazione in essere mi conforta. La sollecitazione in più che mi sento di farle è che il Ministero metta a punto un monitoraggio veramente costante sull'attuazione di queste innovazioni normative volute a seguito di un'analisi precisa, di cui non abbiamo ancora avuto, per ovvie ragioni temporali, l'esito dell'applicazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Elementi ed iniziative in merito alla situazione finanziaria e al piano industriale di Ansaldo energia S.p.a. - n. 2-00028)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lupi e Cavo n. 2-00028 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Cavo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente, intendo illustrarla. Ringrazio il Presidente, i colleghi, i Sottosegretari presenti e il Sottosegretario che risponderà a questa interpellanza su un tema specifico, quello di Ansaldo Energia, che si inserisce in un quadro di strategia industriale di politica energetica ovviamente più ampio.

Nella fattispecie, rispetto alla presentazione di questa interpellanza, avvenuta nei primi giorni del dicembre scorso, c'è stata un'evoluzione, lo dico per precisione. In particolare, con l'accordo del 20 dicembre scorso si è scongiurata la cassa integrazione. Questo accordo prevede 270 mila ore di formazione per coprire lo scarico di lavoro, previsto per la carenza, ovviamente, di commesse per il 2023, di oltre 200 mila ore; di questo stiamo parlando. L'accordo della formazione prevede, appunto, di coprire questo scarico di lavoro. Si tratta di una misura tampone, importante, che scongiura questa cassa integrazione ma solo fino all'agosto del 2023.

L'accordo siglato, appunto, tra direzione Ansaldo Energia e RSU definisce un programma formativo per sviluppare competenze per 1.644 quadri, impiegati e operai. Il programma si svolgerà tra marzo e luglio e coprirà per ogni lavoratore da un minimo di 96 a un massimo di 180 ore.

Questo è un importante passo avanti che, però, deve essere inquadrato all'interno del contesto in cui si sta trovando Ansaldo Energia, situazione ovviamente complessa. Come recita l'articolo 10 dell'accordo stesso - l'ultimo che vediamo, legato alla formazione -, la realizzazione del programma formativo consentirà di non ricorrere, almeno fino al mese di agosto 2023, ad ammortizzatori sociali per contrastare la negativa situazione economico-produttiva. Si parla di negativa situazione economico-produttiva, dunque, niente cassa integrazione solo per i primi sei mesi dell'anno; vi saranno sei mesi di tempo per agire in un settore che sarà sempre più centrale per il prossimo futuro.

Ricordiamo infatti che - e qui ritorniamo al motivo per cui, a inizio del mese di dicembre, abbiamo presentato questa interpellanza - Ansaldo Energia è una società leader nel settore energetico, strategica per il Paese, con più di 40 società e filiali in Italia e nel mondo, nonché più di 3 mila unità di lavoratori. Il 1° agosto 2022 ha reso noto alle rappresentanze sindacali che il consiglio di amministrazione dell'azienda ha analizzato gli effetti economici negativi derivanti dal conflitto russo-ucraino, con riguardo agli investimenti nella power generation a gas, prendendo atto del contesto inflazionistico circa i materiali di produzione. Nella stessa sede ha certificato la situazione patrimoniale della società e illustrato alcune linee di indirizzo del nuovo piano industriale, le quali, a giudizio del sindacato, sono risultate poco idonee a risolvere le problematiche in cui si trovava l'azienda, con il rischio di possibili esuberi, a fronte di una riduzione della produzione. Ad agosto, dopo mesi in cui si prospettava un futuro in crescita per l'azienda, era emerso improvvisamente un buco di 400 milioni di euro, causato dal venir meno di importanti commesse, appunto, in seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina.

Siamo nel pieno di una transizione ecologica epocale, nell'ambito della quale Ansaldo Energia può svolgere un ruolo centrale. Ecco, perché sarebbe importante che, al di là della formazione, funzionale comunque allo sviluppo delle competenze necessarie alla svolta green, si potesse contare su nuove commesse a copertura del monte ore di lavoro, anche per il secondo semestre 2023. In questi mesi, si è sentito parlare - ci sono state diverse notizie - anche di possibili accordi commerciali di cui ovviamente, poi, chiediamo o meno la veridicità.

Lo stop alle commesse è dovuto alla crisi energetica chiaramente causata dalle tensioni in seno all'Europa, all'indomani dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia; la crisi economica dovuta all'aumento dei prezzi energetici e di molte materie prime ha messo in ginocchio molti settori produttivi in Italia e non solo, ma proprio nell'ambito energetico, più che uno stop, non può che rappresentare una pausa temporanea su un processo di transizione che coinvolge il Paese a tutti i livelli, non solo nel settore dell'energia, ma della produzione, della logistica e dei consumi.

Ansaldo Energia Spa rappresenta un fiore all'occhiello della realtà industriale, nazionale e ligure - permettetemi, sono una parlamentare ligure - ; un'azienda di eccellenza, fondamentale per il territorio in cui insiste, sia per i livelli occupazionali sia per l'indotto che genera, ma centrale per la politica industriale di tutto il Paese; rappresenta, inoltre, una leva essenziale per il processo di conversione verso la riduzione dell'impatto ambientale della produzione energetica in Italia.

Per tutti questi motivi riteniamo importante questa interpellanza e rivolgiamo al Governo, in particolare al Sottosegretario che gentilmente ci risponderà, una domanda che non è soltanto di carattere specifico, industriale e locale, ma riferibile ad un complesso strategico, all'interno del quale rientra una politica energetica industriale nazionale.

La prima richiesta che rivolgiamo con questa interpellanza - lo ribadisco, ancora attuale, seppur con le evoluzioni che ci sono state nel frattempo - è se venga confermata e in che modo la notizia della ricapitalizzazione di Ansaldo Energia; è stata deliberata dal consiglio di amministrazione di Ansaldo Energia, ma deve essere ratificata da Cassa depositi e prestiti che detiene l'88 per cento della società (la quota rimanente, lo ricordiamo, il 12 per cento, è detenuta dalla Shanghai Electric). Quindi, chiediamo le tempistiche di una definitiva ratifica di una ricapitalizzazione che dovrebbe ammontare, ma anche di questo chiediamo conferma, a 550 milioni di euro e potrebbe scongiurare, nel medio periodo, ulteriori problemi all'azienda.

Un'iniezione di risorse è fondamentale a dare respiro, ma non prescinde - e questo è il secondo punto dell'interpellanza - dalla necessità di approntare un piano industriale dove sia definito il ruolo di Ansaldo Energia, in particolare nella rivoluzione energetica che, come Paese, ci approntiamo ad affrontare. Quindi, la seconda domanda è se il piano industriale - che ovviamente il Governo può conoscere più dettagliatamente ed eventualmente presentarci in maniera più particolareggiata - sia un piano industriale che possa portare al rilancio nel medio e lungo periodo, ovviamente, dell'azienda. Siamo, quindi, a chiedere al Governo quali iniziative intenda mettere in campo per definire una strategia complessiva tale da rilanciare Ansaldo Energia sotto il profilo della piena capacità e continuità occupazionale e produttiva, al fine di salvaguardare il ruolo della società sul mercato della power generation e i suoi lavoratori, a tutela di un settore strategico per il Paese.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze, Federico Freni, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Inizio con una breve ricostruzione della vicenda Ansaldo Energia, da cui sono partiti gli interroganti. È vero, il 1° agosto dello scorso anno, Ansaldo Energia ha comunicato alle rappresentanze sindacali, e non solo ad esse, che gli esiti della crisi ucraina avevano fortemente impoverito il tessuto industriale e il contesto inflazionistico rendeva comunque gravemente lesionata l'attività della struttura. Contestualmente, ha comunicato, però, di aver discusso e approvato le linee guida di un nuovo piano industriale con obiettivi ben definiti. Contestualmente, ha però dichiarato l'esistenza - e non poteva fare altrimenti, codice civile alla mano - dei presupposti di cui all'articolo 2446 del codice civile, fissando per il 31 ottobre un'assemblea.

Nel corso dell'assemblea del 31 ottobre, i soci, di cui appunto fa parte CDP Equity, posseduta al 100 per cento da Cassa depositi e prestiti, hanno dato avvio a tutte le attività funzionali alla ridefinizione di una complessiva manovra di rafforzamento finanziario della società.

All'esito di questa delibera del 31 ottobre, il 29 novembre 2022, Ansaldo Energia ha comunicato di aver definito le linee guida per la modifica e per la manovra finanziaria di rafforzamento patrimoniale, trasmettendole contestualmente agli azionisti e ai creditori. Gli azionisti ovviamente avevano partecipato alla stesura delle linee guida in quanto facenti parte, tramite propri esponenti, del consiglio di amministrazione. Queste linee guida - come ipotizzato dagli interpellanti e il Governo può confermarlo - prevedono un rafforzamento patrimoniale di oltre 550 milioni, l'estensione dal 2023 al 2027 delle linee di credito bancario in scadenza e il mantenimento costante - cosa assai più complessa in determinati casi - delle linee per cassa che attualmente esistono; prevedono inoltre l'estensione al 2028 della scadenza del prestito obbligazionario, attualmente prevista nel 2024. In questo contesto, il piano di rafforzamento finanziario che abbiamo appena illustrato è stato trasmesso ai soci, tra cui appunto CDP Equity, che si sono riservati una valutazione complessiva entro il primo trimestre del 2023 per giungere a un rafforzamento complessivo della società nel primo semestre del 2023, precisando però - ma questa è una precisazione più codicistica - che il rafforzamento finanziario della società è comunque subordinato, anche alla luce della normativa vigente e delle regole statutarie, all'adesione complessiva dei creditori al Piano e non può essere un rafforzamento che prescinde dalla volontà dei creditori e che, quindi, è rimesso alla sola volontà dei soci. Nel confermare che Ansaldo energia persegue l'obiettivo di chiudere la manovra di rafforzamento finanziario nel primo semestre del 2023, il Governo conferma non solo l'interesse per l'attività di Ansaldo energia, ma anche di aver messo in campo tutte le attività necessarie e di essere disponibile a lavorare quotidianamente per il rafforzamento strutturale, dal punto di vista finanziario, di Ansaldo energia, consapevole che la crisi ucraina e la conseguente fiammata inflazionistica hanno duramente pregiudicato il core business della società e che - come gli interpellanti hanno correttamente rilevato - la società costituisce risorsa strategica anche alla luce delle evoluzioni in materia ambientale che si attendono nei prossimi anni.

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie Presidente. Ringrazio sicuramente il Sottosegretario per l'illustrazione di tutte le tappe che ci sono state e per la spiegazione anche tecnico-amministrativa di tutto quello che è avvenuto in questi mesi. Sono soddisfatta delle parole che ho ascoltato - parlo ovviamente anche a nome del mio gruppo e del deputato Cesa, che è qui con me, interessato a questa tematica come del resto tutti i parlamentari del gruppo che rappresento - perché, lo ribadisco, questa è una realtà importante per il Paese. Ho ascoltato parole importanti e anche un impegno di data, che ovviamente ho appuntato, riferito a questo primo semestre del 2023, per chiudere l'operazione di ricapitalizzazione. Quindi sarò, anzi, saremo soddisfatti nel momento in cui si arriverà, con alcuni “se” che credo anche doverosamente il Sottosegretario abbia riportato, entro quella data alla chiusura dell'operazione finanziaria di ricapitalizzazione, perché è importante sia per la liquidità sia per la ripartenza vera dell'azienda. È un impegno importante quello relativo alla data, così come sono importanti le parole “impegno sul rafforzamento finanziario e strutturale dell'azienda”, che sono state dette in maniera chiara. Quindi, ringrazio il Sottosegretario per questo.

Ci sono dei passaggi ancora da monitorare, quindi lo faremo e seguiremo tutte le evoluzioni. Devo dire che non c'è stato - ma deduco che sia perché la risposta è arrivata sostanzialmente sul fronte finanziario, oggetto del primo quesito importante di questa interpellanza - un approfondimento invece per quanto riguarda la parte relativa al piano industriale. Torneremo a seguire - anche perché sarà un argomento di cui si tratterà nei prossimi mesi - anche questo aspetto, che però discende dal primo, da quello primario, quello finanziario ed economico. Per cui, se sarà necessario, riporteremo anche in quest'Aula interpellanze per cercare chiarimenti e specifiche, fiduciosi che gli impegni del Governo, sia in termini di investimento - e ovviamente sosteniamo in pieno questa attenzione - sia in termini di tempistiche, possano essere rispettati, nell'interesse dell'azienda ma anche del Paese.

(Chiarimenti in ordine alle criticità relative all'eventuale richiesta di cittadinanza italiana da parte dell'ex Presidente del Brasile Bolsonaro ed agli effetti sulla richiesta avanzata dai figli - n. 2-00040)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Serracchiani ed altri n. 2-00040 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Porta se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FABIO PORTA (PD-IDP). Grazie, Presidente, la illustro. Signor Sottosegretario, l'interpellanza che io illustro, ma che è stata sottoscritta dal presidente del nostro gruppo parlamentare, da altri colleghi della Commissione affari esteri e anche dal vicesegretario del nostro partito, Provenzano, è particolarmente urgente, come ovviamente è giusto che sia in questi casi, e direi anche attuale, a seguito dei recenti fatti accaduti a Brasilia, di cui sicuramente la signora Sottosegretaria è a conoscenza e che tutti noi abbiamo seguito. Nella capitale dello Stato federale del Brasile, infatti, domenica scorsa c'è stato un gravissimo attacco alle istituzioni democratiche, ai tre poteri costituzionalmente preposti a sovrintendere alla democrazia brasiliana, quindi alla Corte costituzionale, al Parlamento e all'Esecutivo. L'attacco è stato diretto, in prima persona, al Presidente della Repubblica Lula, al quale ovviamente ribadiamo anche oggi tutta la nostra solidarietà, al Vicepresidente Geraldo Alckmin, al Parlamento brasiliano, ai nostri colleghi brasiliani e alla Corte costituzionale. Ripeto: si è trattato di un attacco violento di migliaia di manifestanti che hanno invaso la piazza e sono entrati in questi palazzi, con il rischio che gli incidenti potessero anche provocare delle vittime. Fortunatamente l'attacco è avvenuto di domenica, giorno festivo, quindi il Parlamento e anche gli altri organismi erano vuoti, però faccio presente che sono state individuate anche cinque granate che potevano esplodere e produrre effetti ovviamente ancora più gravi. Ci sono stati degli arresti, come sappiamo: oltre 1.000 manifestanti sono stati arrestati. Si tratta di sostenitori, fanatici ma pur sempre sostenitori, dell'ex Presidente della Repubblica Bolsonaro che, tra l'altro, in questo momento si trova fuori dal Brasile, negli Stati Uniti, dal 30 dicembre scorso, da due giorni prima della cerimonia di trasferimento del mandato presidenziale al suo successore, il Presidente Lula. Il fatto che Bolsonaro non abbia partecipato a questa importante cerimonia ovviamente è stato interpretato come un ulteriore elemento di incitazione dei suoi fanatici elettori che - ricordiamo - non accettano il risultato democraticamente uscito dalle urne. E' stato interpretato come incitazione rispetto a manifestazioni antidemocratiche per ribaltare o per chiedere il ribaltamento del risultato, se non addirittura un intervento militare, un vero e proprio colpo di Stato per sovvertire la democrazia brasiliana. L'ex Presidente Bolsonaro, nel suo profilo Twitter e non soltanto in quello - come il Sottosegretario sa, come è stato ricordato ieri e riferito dallo stesso Ministro degli Affari esteri, Tajani - continua a definirsi il Presidente del Brasile. Tra l'altro, due giorni fa, ha anche messo in rete un post nel quale dichiara illegittima l'elezione del suo successore, post che poi è stato ritirato.

Dico tutte queste cose per rafforzare la preoccupazione che si ha non solo in Brasile, ma anche nella comunità internazionale, rispetto ad atteggiamenti gravi, perché provengono da un ex Presidente della Repubblica, di sostanziale delegittimazione delle istituzioni democratiche.

Tutti questi comportamenti è probabile che, nelle prossime settimane, siano oggetto di indagini da parte della giustizia brasiliana, se non di una vera e propria incriminazione dei soggetti responsabili, a partire dall'ex Presidente della Repubblica, sul quale pendono diversi capi di imputazione, quindi non soltanto relativi ai fatti successi pochi giorni fa. Quindi, non ci riferiamo soltanto a questi episodi, ma ad altri comportamenti gravi tenuti dall'ex Presidente Bolsonaro nel corso del suo mandato presidenziale. Tra tutti, voglio ricordare l'atteggiamento irresponsabile e negligente con il quale questi ha affrontato la pandemia, che ha colpito il Brasile più di altri Paesi: sono morte oltre 700 mila persone. Personalmente, ricordo addirittura affermazioni di scherno, se non di offesa, anche relativamente al nostro Paese: quando nelle prime settimane l'Italia fu colpita fortemente dal COVID, il Presidente Bolsonaro ironizzava sul fatto che, essendo l'Italia un Paese ad alta presenza di persone anziane, era normale che qui si morisse più che in altri Paesi, e lo faceva con un sorrisino quasi di compiacimento.

Ho fatto questa premessa, signor Sottosegretario, per evidenziare che, anche oggi, che il signor Bolsonaro non è più il Presidente della Repubblica del Brasile, l'attenzione e la preoccupazione italiana, ma anche della comunità internazionale, si dirigono ancora verso gli atteggiamenti e i comportamenti di questa persona e della sua famiglia. Ricordiamo che i tre figli dell'ex Presidente Bolsonaro, Flávio, Eduardo e Carlos, sono tutti e tre personaggi pubblici, con incarichi politici: senatori, deputati, consiglieri comunali.

È per questo che la nostra interpellanza chiede al Governo una informazione chiara e completa sull'iter delle richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana, che sarebbero state presentate dai figli dell'ex Presidente Jair Bolsonaro. E chiediamo anche qualche informazione più specifica, più chiara e più dettagliata sulla stessa eventuale possibilità che l'ex Presidente Bolsonaro presenti analoga domanda. Questo perché non vorremmo che tale diritto possa essere strumentalizzato e utilizzato in maniera impropria, come uno scudo, come un diversivo per ritardare, se non fuggire, dalle loro responsabilità civili e penali rispetto al Paese dove hanno la residenza e anche gli obblighi civili e politici, cioè il Brasile.

Il deputato Eduardo Bolsonaro e il fratello, senatore Flávio Bolsonaro, figli dell'ex Presidente, si sarebbero rivolti, come credo il Sottosegretario già sa, alla nostra ambasciata a Brasilia per sollecitare l'iter della richiesta di cittadinanza italiana, che sarebbe stata avviata nel 2019. Il Governo ha già risposto ad una analoga interpellanza presentata da un mio collega nel novembre scorso, chiarendo che questa domanda sarebbe stata presentata da Flávio ed Eduardo Bolsonaro nel 2020, che i richiedenti hanno presentato una prova prescritta dalla legge che conferma la loro residenza a Brasilia, e che, in tal senso, non risulterebbe alcuna domanda presentata dall'ex Presidente Bolsonaro.

In un'intervista radiofonica di qualche giorno fa, il Ministro Tajani ha dichiarato che l'ex Presidente Bolsonaro non ha mai chiesto la cittadinanza italiana e che non gli risulta che possa ottenerla. Poi ci sono leggi che autorizzano la cittadinanza, se c'è qualcuno che la chiede, ha diritto ad averla, eccetera, eccetera. Non si tratta di una scelta personale. Queste sono parole del Ministro Tajani.

Adesso, signor Sottosegretario – ed è qui uno dei quesiti che le rivolgiamo -, considerando che, ai fini del riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis, è necessario che i discendenti dell'avo italiano, compreso il richiedente, non abbiano mai perso la cittadinanza italiana, cioè che ci sia una trasmissione ininterrotta del diritto, vorremmo capire se questo diritto non si interrompa - visto che il Ministro ha dichiarato che l'ex Presidente Bolsonaro non avrebbe diritto alla cittadinanza italiana - e, dunque, se questo non precluda la trasmissione della cittadinanza anche ai figli. Inoltre, in merito all'altra fattispecie, che sottolineiamo in questa interpellanza, vorremmo la conferma che - come nel caso di tutti i cittadini italiani che presentano analoga domanda presso i consolati del Brasile, aspettando 7, 8, a volte anche più di 10 anni per avere una risposta -, anche in questo caso, siano rispettate le tempistiche, per quanto lunghe e complesse, e non si faccia alcun tipo di favoritismo. Però sulla questione indicata dal Ministro, vorremmo capire se siamo di fronte ad una interruzione, di fatto, della catena di trasmissione della cittadinanza e se questa non faccia decadere anche i requisiti dei figli dell'ex Presidente Bolsonaro.

Aspetto con attenzione il chiarimento e la risposta del sottosegretario, ribadendo che noi del gruppo del Partito Democratico, ma credo che questo valga per gran parte di questo emiciclo, vigileremo, sia sulla situazione (e poi, a seguito della sua risposta, mi soffermerò su questo anche nella replica), sia sulle eventuali conseguenze che potrebbero ricadere sulla famiglia Bolsonaro rispetto non soltanto alla eventuale richiesta di cittadinanza, ma anche alla situazione penale, che potrebbe derivare da una eventuale incriminazione dello stesso o dei suoi familiari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e gli insegnanti dell'Istituto superiore di istruzione di Barga, Lucca, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

La Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Maria Tripodi, ha facoltà di rispondere.

MARIA TRIPODI, Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Porta per aver illustrato l'interpellanza e gli onorevoli interpellanti che l'hanno presentata.

Onorevole Porta, lei ha fatto una premessa molto dettagliata e molto lunga e intanto mi pregio di rispondere alla sua premessa sulla questione dei gravissimi atti che ci sono stati in Brasile. Mi perdoni, ho notato anche una certa strumentalizzazione rispetto a questo e rispetto al tema dell'interpellanza che voi presentate, e intendo chiarirli. Innanzitutto, il Governo italiano ha preso posizione in merito, stigmatizzando chiaramente questi fatti gravissimi, tra l'altro, come era giusto e come è sempre stato, perché l'Italia, da sempre, riconosce i Governi democraticamente eletti, e questa è una prima cosa.

Glielo dico perché ho notato, per usare un eufemismo, una vena di strumentalizzazione. È giusto e rientra nel dibattito politico, perciò le rispondo in modo molto chiaro, evidenziando, tra l'altro, che il Ministro Tajani ha tempestivamente condannato questi atti con la dovuta fermezza ed anche naturalmente il Presidente del Consiglio Meloni. Quindi, non c'è da parte dell'Italia, men che meno del nostro Governo, alcuna posizione equivoca, come, purtroppo, a volte, ho letto sui giornali anche - le dico la verità - con leggero fastidio. Questo è il primo elemento che intendevo mettere in chiaro.

In merito alla sua interpellanza, poi, le rispondo con altrettanta chiarezza. Il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis, come è noto, è disciplinato dalla legge n. 91 del 1992 e dalla circolare dell'8 aprile 1991 del Ministero dell'Interno. Queste disposizioni sanciscono i criteri e i presupposti in base ai quali si ha diritto a vedersi riconosciuto il nostro status civitatis per discendenza. In particolare, sono due i requisiti previsti dal nostro ordinamento: la discendenza da un cittadino italiano e la mancanza di un evento interruttivo della trasmissione della cittadinanza italiana nella linea di discendenza. Nel riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis non è quindi prevista alcuna discrezionalità né valutazione da parte dell'amministrazione. Il responsabile del procedimento in merito deve soltanto verificare, esaminando per ogni singola pratica la documentazione presentata a supporto, che l'interessato abbia i requisiti stabiliti dalle disposizioni in materia. Solo dopo l'esito positivo dell'esame viene riconosciuta la cittadinanza. Tale disciplina vale per qualsiasi richiedente - ma non lo dico io, lo stabilisce la legge - ed evidentemente è stata applicata anche per l'esame delle pratiche presentate da alcuni membri della famiglia Bolsonaro.

Con specifico riguardo all'ex Presidente del Brasile, visto che lei lo ha ampiamente sottolineato ed evidenziato, confermo quanto detto dal Ministro degli Affari esteri agli organi di stampa, ossia che il Presidente Bolsonaro non ha presentato istanza di riconoscimento della cittadinanza italiana.

Onorevole Porta, spero di essere stata sufficientemente chiara. Le dico anche che le strumentalizzazioni, che legittimamente sono state fatte dal partito che ha presentato questa interpellanza - il bello del dibattito politico è anche questo - sono di natura politica, ma penso che la chiarezza con cui il Governo e il Ministero degli Affari esteri si sono espressi in merito non lasci alcun dubbio al riguardo.

PRESIDENTE. Il deputato Porta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza.

FABIO PORTA (PD-IDP). Intanto, ringrazio il Sottosegretario per la gentilezza e la completezza della risposta; tuttavia - mi dispiace ribadirlo - non ha risposto all'unica vera domanda che ho posto, ovvero perché il Ministro Tajani, in un'intervista radiofonica, ha sostenuto, come ci ha appena detto il Sottosegretario, che l'ex Presidente Bolsonaro non ha presentato domanda di cittadinanza, affermando, inoltre, e voglio essere testuale nel riferire le parole del Ministro: “non mi risulta possa ottenerla”. Ecco, volevamo capire cosa risulta, invece, al Ministro.

Se, infatti, l'ex Presidente Bolsonaro, al di là del fatto che abbia presentato o meno la domanda, non può ottenere la cittadinanza, anche i suoi figli molto probabilmente, vista la trasmissione di cittadinanza iure sanguinis che lei ci ha ben spiegato, non potrebbero ottenerla, anche se ne presentassero domanda. Questo è un primo appunto, rispetto alla risposta parziale, incompleta e che non risponde comunque al quesito principale.

Quanto alla strumentalizzazione, come il Sottosegretario sa bene, ieri abbiamo avuto un'intensa audizione su questi temi, per quanto limitata nei tempi, con il Ministro Tajani, ovviamente nel rispetto della dialettica maggioranza e opposizione, come lo stesso Ministro ha riconosciuto: non abbiamo strumentalizzato nulla; abbiamo soltanto evidenziato un paio di elementi che ci sono parsi stonati rispetto alla gravità, tra l'altro, dei fatti avvenuti domenica. In primo luogo, al di là della tempistica con cui abbiamo espresso la solidarietà al Brasile, siamo stati l'unico Paese che non ha espresso direttamente e personalmente la solidarietà al Presidente Lula. Ecco, c'è una difficoltà a pronunciare queste due piccole sillabe. Il secondo elemento, che non è un dettaglio, visto che parla un Sottosegretario degli Affari esteri, è che, a maggior ragione alla luce di quanto accaduto domenica, l'assenza di un rappresentante del Governo italiano - sono più specifico, di un membro del Governo italiano - all'insediamento del Presidente Lula il 1° gennaio ha costituito un fatto non irrilevante agli occhi non soltanto delle istituzioni del Brasile - una grande potenza economica, commerciale, politica, regionale, ma non solo - ma anche degli oltre 30 milioni di cittadini italo-brasiliani.

Signor Sottosegretario, ho seguito come tanti la diretta televisiva dell'insediamento del Presidente Lula che ha salutato personalmente tutte le delegazioni straniere che sono andate a Brasilia a incontrarlo e a prestare omaggio a quel momento importante non solo per il Brasile, ma per la democrazia del mondo, minacciata - e tutti lo sapevamo - in quel preciso istante. Abbiamo visto il Presidente della Germania, il Presidente del Portogallo, i Ministri di Francia, Gran Bretagna, Spagna, ossia tutte le grandi potenze europee, mentre non abbiamo visto nessun rappresentante, nessun membro del Governo italiano esprimere la nostra soddisfazione, a differenza di quanto avvenuto - quindi, non si tratta di una strumentalizzazione, ma di un resoconto dei fatti - con l'insediamento del Presidente Bolsonaro in occasione del quale il Governo aveva inviato il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Centinaio. Quindi, non si tratta di strumentalizzazioni, ma di una semplice ricostruzione dei fatti, che - ripeto - alla luce di quanto accaduto domenica ci fa capire che forse, da parte italiana, sarebbe stata necessaria una maggiore attenzione e una maggiore sensibilità rispetto al Paese e al contesto politico-istituzionale che quel Paese stava vivendo.

Per quanto riguarda la sua risposta, in conclusione, voglio confermare e aggiungere, affinché rimanga anche agli atti di quest'Aula parlamentare, che, in ogni caso, il riconoscimento della cittadinanza - che, come lei ha giustamente detto, non può essere precluso per questioni di natura discrezionale o politica ed è evidente sia così - non farebbe decadere gli obblighi che comunque i richiedenti la cittadinanza avrebbero nei confronti dello Stato brasiliano.

Inoltre, anche, in ragione tra l'altro dei trattati esistenti di estradizione e anche di trasferimento dei detenuti tra Italia e Brasile, non limiterebbero in alcuna maniera il decorso della giustizia brasiliana anche nel caso di presenza in Italia di soggetti, con cittadinanza o meno, che avessero commesso dei reati in Brasile. Quindi, la ringrazio e apprezzo la sua disponibilità, la sua correttezza. Spero che successivamente, anche nelle occasioni che avremo in Parlamento, il Ministro chiarisca un po' meglio il punto sull'impedimento da parte dell'ex presidente Bolsonaro di accedere a o di vedere riconosciuta, come è meglio dire, la cittadinanza italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative volte al mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi a seguito della cessione degli stabilimenti Whirlpool in Europa, nonché per il sostegno dell'intero comparto di produzione degli elettrodomestici in Italia - n. 2-00022)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Manzi ed altri n. 2-00022 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Curti se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario.

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Sì, grazie, Presidente. Grazie, Sottosegretario, grazie a tutti i membri del Governo presenti. Sottosegretario, oggi portiamo alla sua attenzione il tema della Whirlpool nel tentativo di scongiurare il rischio che una delle belle storie di lavoro e impresa possa concludersi con il più tragico ed amaro degli epiloghi.

È una storia che origina nelle Marche all'inizio del secolo scorso, quando Aristide Merloni fonda le industrie Merloni, dando così avvio a una fase di sviluppo che, decennio dopo decennio, conduce le imprese di famiglia, nel frattempo cresciute in numero e struttura, ad assumere la leadership nei vari mercati di riferimento. Il tratto comune, ma direi, più correttamente, il principio fondante dell'iniziativa imprenditoriale dei Merloni si individua certamente nel forte legame che essi instaurano con il territorio.

I Merloni sono infatti una famiglia che esprime una forte identità marchigiana per principi e cultura del lavoro. Quelle della famiglia Merloni, in sostanza, sono imprese che mettono al centro le comunità in cui insediano i propri stabilimenti. I lavoratori vivono a poca distanza, mentre a corollario dell'impresa sorgono e si sviluppano sul territorio di prossimità innumerevoli piccole imprese. Nasce, cioè, l'indotto Merloni, un modello che per decenni ha contribuito alla crescita economica di aree prevalentemente rurali ed al benessere sociale delle comunità di insediamento. Un modello nel quale il contributo fornito dai lavoratori rappresenta uno dei principali fattori di successo del gruppo; contributo materiale, di competenze, emotivo. Un esempio di coesione e sostenibilità, di cui, per moltissime ragioni, oggi è impossibile non provare nostalgia. Nel 1975, nel contesto di una riorganizzazione del gruppo, nasce la Merloni Elettrodomestici Spa, diretta da Vittorio Merloni. Dopo una fase di enorme sviluppo, caratterizzata dall'acquisizione di marchi e unità produttive, l'azienda assume dimensioni e caratteristiche di una conglomerata, cambiando nel 2005 la denominazione in Indesit Company, fino a giungere ai più difficili e recenti passaggi.

Nel 2014, infatti, veniva finalizzata la cessione delle quote di maggioranza di Indesit Company, da Fineldo e famiglia Merloni a Whirlpool Corporation. A corollario del closing, il presidente di Whirlpool Corporation definiva tale operazione come una concreta opportunità di posizionare il business europeo di Whirlpool su un percorso di crescita e di continua creazione di valore, insieme a una società di riconosciuto standing quale Indesit. Negli esercizi successivi, tuttavia, contravvenendo a tali intenzioni strategiche, Whirlpool attuava un significativo ridimensionamento delle forze lavoro, nonché la dismissione di unità produttive sul territorio nazionale. Tale strategia dimostrava inequivocabilmente la volontà del gruppo di procedere ad una progressiva esautorazione della piattaforma produttiva italiana. Faccio presente che soltanto nelle Marche il gruppo Merloni strutturava fin dagli anni Settanta due insediamenti per la produzione di elettrodomestici a Fabriano, nella provincia di Ancona, e a Comunanza, nella provincia di Ascoli Piceno, capaci di impiegare cumulativamente circa 1.500 lavoratori.

Tali insediamenti, anch'essi oggetto di cessione a Whirlpool Corporation, favorirono, come già accennato, lo sviluppo di un corollario produttivo animato da numerosissime aziende di indotto. In sostanza, ciò che si è andato a generare intorno alla presenza del gruppo Merloni è stato un vero e proprio volano economico, sia diretto che indiretto. Una dinamica virtuosa in grado di garantire per diversi decenni la stabilità economica e sociale dei territori interessati. Giova evidenziare che tanto Comunanza quanto Fabriano sono ubicati nel contesto di due aree interne e montane, caratterizzate da un fisiologico svantaggio strutturale. Territori cioè marginali, inseriti nel cratere sismico, che oggi soffrono per le conseguenze del terremoto e sono impoveriti da un progressivo spopolamento.

Negli ultimi anni le politiche di Whirlpool presso questi, come altri, stabilimenti in Italia sono state improntate al costante depotenziamento della capacità produttiva. Oltre ad aver rinunciato alle nuove assunzioni, il gruppo ha altresì favorito l'esodo dei lavoratori attraverso il ricorso a specifici incentivi economici all'uscita. Inoltre, con il frequente ricorso alla cassa integrazione sono stati attuati periodi di fermo produzione e notevoli riduzioni di orario. Il tutto, ovviamente, ha causato notevole pregiudizio economico ai lavoratori ed alle loro famiglie. Whirlpool, inoltre, ha mantenuto per vari esercizi un atteggiamento ondeggiante circa i contenuti del piano industriale. Più volte sollecitato da tavoli di confronto, più volte contestato attraverso iniziative organizzate dalle varie sigle sindacali, il gruppo si è chiuso in un riserbo inaccettabile.

Una condotta che non può non generare enormi preoccupazioni. Nel nostro Paese, infatti, la multinazionale ha 7 siti e impiega circa 5 mila lavoratori, per non parlare di quelli ovviamente inseriti nell'indotto. In sostanza, è grande e comprensibile la preoccupazione che angoscia i lavoratori degli stabilimenti produttivi delle Marche, della Campania, della Lombardia e della Toscana. Occorre ricordare che il 28 settembre scorso, con atteggiamento inqualificabile, Whirlpool ha disertato il tavolo del MiSE. Il successivo 21 ottobre, a seguito della trimestrale e forse nel tardivo tentativo di rimediare alla grave gaffe istituzionale, ha annunciato l'avvio della procedura di cessione dell'area produttiva Emea (Europa, Medio Oriente ed Africa) e contestualmente la trattativa in corso con due potenziali acquirenti.

I sindacati, a seguito di tale annuncio, hanno più volte sollecitato il Ministero affinché fosse fissato un tavolo di concertazione per vincolare l'eventuale cessione a garanzie occupazionali e produttive. Considerando che la ventilata procedura di cessione va ad interessare il futuro di circa 1.500 lavoratori soltanto nelle Marche e di oltre 5 mila in tutta Italia, considerando inoltre che tale operazione si celebra nel contesto di una grave contingenza economica caratterizzata dalla pesante dinamica inflattiva, considerando che la Whirlpool negli ultimi anni ha dimostrato una costante mancanza di trasparenza circa le strategie aziendali e che, al contempo, non ha mai condiviso gli elementi essenziali del piano industriale, considerando che è necessario che una cessione così impattante per il tessuto economico e sociale dei territori già in crisi sia gestita attraverso adeguati criteri di governance, considerando inoltre che è indispensabile che il Ministero delle Imprese e del made in Italy e le rappresentanze sindacali dei lavoratori siano costantemente informati e coinvolti nelle diverse fasi della trattativa, che sia fondamentale che il Ministero a sua volta coinvolga le amministrazioni locali dei territori interessati, che l'eventuale cessione dovrà essere vincolata a specifiche inderogabili garanzie occupazionali e produttive, è necessario scongiurare operazioni meramente speculative e, al contempo, dovrà essere verificata l'affidabilità dei nuovi proprietari, attivando con gli stessi un canale istituzionale diretto.

In questo momento di turbolenza dei mercati, con ripercussioni anche sulle vendite degli elettrodomestici, è necessario aumentare le risorse destinate agli investimenti per lo sviluppo di nuovi prodotti certificati per il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale. Le risorse del PNRR devono essere destinate anche per rafforzare quei tessuti industriali in cui manteniamo una forte leadership come quello del settore del bianco.

Risulta non più derogabile, inoltre, procedere a una completa revisione delle politiche industriali di settore, in considerazione del progressivo depauperamento di un comparto vitale per l'economia nazionale, da troppo tempo vittima di operazioni opache o di scarsa prospettiva.

Chiediamo, quindi, al Governo di attivare, con somma urgenza, un tavolo con Whirlpool e le parti sindacali presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy, per analizzare il piano industriale del gruppo e ottenere ampia informativa sulle procedure di cessione; chiediamo, inoltre, al Governo quali misure intenda attuare, affinché l'eventuale cessione risulti vincolata a specifiche garanzie circa il mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi; chiediamo, infine, quali azioni il Governo voglia avviare per sostenere il comparto della produzione degli elettrodomestici in Italia.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente, grazie onorevoli interpellanti. Come è stato ricordato, l'atto in discussione riguarda il percorso complesso che ha interessato la multinazionale Whirlpool, con particolare riguardo alla revisione strategica delle attività nella regione Europa, Medio Oriente e Africa (Whirpool EMEA).

Al riguardo, ricordo e informo che, comunque, il Ministero delle Imprese e del made in Italy ha seguito la situazione in parola sin dall'apertura della vertenza e ha dedicato alla stessa un apposito tavolo di crisi.

Alla riunione del 28 settembre scorso, tenutasi tra le amministrazioni interessate e le parti sociali, da un lato, le rappresentanze sindacali hanno stigmatizzato il comportamento della proprietà che non ha partecipato all'incontro, come lei ha detto, e, dall'altro, le istituzioni hanno ribadito l'impegno ad assicurare il corretto ripristino delle procedure di interlocuzione, al fine di addivenire a soluzioni condivise con riferimento alla situazione in parola. Attualmente, sono in corso interlocuzioni del Ministero con le parti interessate, per definire la data del prossimo incontro del tavolo Whirlpool EMEA, che avrà ad oggetto l'esame delle future strategie aziendali.

Alla questione specifica dello stabilimento di Napoli della società è stata dedicata, inoltre, l'ultima riunione del tavolo Whirlpool, che è stata convocata il 14 dicembre scorso e alla quale hanno partecipato la prefettura di Napoli, la regione Campania, il comune di Napoli, il commissario straordinario del Governo della ZES Campania, Invitalia e le rappresentanze sindacali. In quell'occasione, si è discusso dell'atto di cessione a valore simbolico dell'area industriale di via Argine 310 a Napoli da Whirlpool EMEA al commissario straordinario del Governo della ZES Campania e questo atto si è perfezionato il 23 dicembre scorso.

In tale occasione, si è, altresì, preso l'impegno di formalizzare l'avviso pubblico per la ricerca di potenziali investitori, in modo da garantire che la cessione dell'immobile possa avvenire verso soggetti che presentino piani completi e dettagliati e che venga assicurata la tutela dell'intero bacino, dando priorità di occupazione ai lavoratori ex Whirlpool alle medesime condizioni economiche e normative della società di provenienza e vigilando sul mantenimento dell'impegno, in modo che i tempi di assunzione rimangano nei limiti del periodo coperto dagli ammortizzatori. A tale scopo, il Ministero è in contatto con il commissario e le altre istituzioni per la redazione del bando per la successiva fase di reindustrializzazione. A breve, verrà, inoltre, convocato un incontro di aggiornamento con le parti presenti al tavolo del 14 dicembre scorso proprio per esaminare lo stato della situazione.

Con riferimento, invece, alla specifica richiesta posta dagli onorevoli interpellanti di avviare iniziative per sostenere il comparto della produzione di elettrodomestici in Italia, si rappresenta che presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy è stato convocato, per il prossimo 18 gennaio, un tavolo di confronto, anche con le parti sindacali, relativo ai settori automotive, siderurgia ed elettrodomestici. Alla luce della strategicità del settore per il nostro Paese, questo Governo valuterà, anche alla luce delle risultanze del citato tavolo, la possibilità di prevedere apposite misure di sostegno per le imprese italiane operanti nel comparto elettrodomestici.

PRESIDENTE. La deputata Manzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie, signora Presidente, e grazie alla Sottosegretaria. Il collega Curti ha illustrato nel dettaglio la storia e quelle le vicende, più o meno recenti, del gruppo Whirlpool.

Il senso della nostra interpellanza - la ringrazio anche per gli aggiornamenti; il testo era stato presentato nel mese di novembre e, quindi, prima degli aggiornamenti relativi, in particolare, alla situazione campana - ha una prospettiva più generale, proprio perché riguarda altre tre regioni: oltre, ovviamente, alla situazione specifica campana, le Marche, la Lombardia e la Toscana; ed è il segnale di una grande preoccupazione che tutti noi abbiamo come rappresentanti (sia rappresentanti nazionali, che rappresentanti locali). È stato ricordato il comportamento grave e inaccettabile che, nel mese di settembre, l'azienda ha tenuto: uno schiaffo istituzionale rispetto al tavolo che era stato promosso presso il Ministero a cui erano presenti, tra l'altro, i rappresentanti delle istituzioni locali, delle regioni e le forze sindacali.

Quello che vogliamo segnalare con la nostra interpellanza - e, quindi, in questo senso, mi dichiaro parzialmente insoddisfatta, ma spiegherò le motivazioni - è che c'è un'urgenza e c'è una necessità di stringere l'azienda alle sue responsabilità. Non mi riferisco solo all'atteggiamento di settembre, ma, in generale, a una scarsa trasparenza da parte dell'azienda sulle sue scelte future rispetto al settore dell'Europa, del Medio Oriente e dell'Africa, proprio perché si rincorrono voci circa una possibile vendita di questi rami di azienda.

Non sono ancora noti i nomi dei possibili acquirenti - tra l'altro, si rincorrono, anche qui, possibili ipotesi - e questo, ovviamente, non può che generare grande preoccupazione, in primo luogo, da parte dei lavoratori, che vedono un futuro piuttosto incerto, e, in secondo luogo, da parte dei territori, molti dei quali, come ricordava il collega Curti, sono collocati in aree interne, in aree che già hanno subìto gli effetti della crisi economica - nel caso delle Marche anche gli effetti del sisma -, gli anni della pandemia e del post-pandemia, in un contesto economico generale che sicuramente, in questo momento, non né facile né semplice.

Quindi, la sollecitazione che poniamo, io come prima firmataria e gli altri colleghi cofirmatari - che, tra l'altro, appartengono alle regioni che sono coinvolte da questa grave crisi aziendale - è che il Governo non possa fermarsi.

I primi passi sono stati fatti, ma riteniamo che sia quanto mai urgente e necessario sollecitare il più possibile e stringere l'azienda alle sue responsabilità, sia per il numero dei lavoratori coinvolti - più di 5 mila - sia per la situazione complessiva, soprattutto anche per il fatto che prendere l'una o l'altra decisione da parte del gruppo, quindi cedere a eventuali acquirenti o no la propria azienda, non è indifferente rispetto al territorio. Non è indifferente anche perché, nel caso in cui l'azienda decidesse di non cedere ad altri il proprio settore, si parla di pesanti ridimensionamenti, anche in termini occupazionali, su quei territori. Quindi, è ovvio che non sarebbe in ogni caso una scelta a costo zero e non lo sarebbe anche per un altro motivo, perché, detenendo l'azienda una quota tra il 18 e il 20 per cento del mercato degli elettrodomestici nell'intera area, eventuali operazioni di cessione sono sottoposte al controllo e alla vigilanza anche dell'Antitrust a livello europeo e ciò allungherebbe ulteriormente i tempi e i termini della vicenda.

Questo è il motivo per cui sollecitiamo, con quanta più urgenza possibile, la convocazione del prossimo tavolo, la fissazione della prossima data di confronto, proprio perché, senza polemica, la Presidente del Consiglio, più volte, ha dichiarato che non va disturbato chi produce. Nessuno vuole mettere in discussione la libertà di impresa e di investire, però è la Costituzione stessa che, all'articolo 42, prevede rispetto alla proprietà privata - e lo ricollego, in questo senso, anche alla libertà di iniziativa economica - che i limiti sono determinati allo scopo di assicurarne la funzione sociale e così da renderla anche accessibile a tutti.

Funzione sociale vuol dire anche la responsabilità che l'azienda ha nei confronti dei territori su cui ci sono gli stabilimenti e, in primo luogo, nei confronti dei lavoratori, anche per tutto quel pregresso di cassa integrazione che i lavoratori hanno vissuto in questi anni non semplici.

Quindi, in questa sede, ci associamo alle richieste anche dei sindacati e delle comunità locali, non solo per la convocazione di un tavolo, e salutiamo con soddisfazione anche il tavolo del 18 gennaio che riguarda, in realtà, le strategie più complessive di questo settore. Riteniamo che sia importante attenzionare anche questo ambito, perché è un settore molto importante a livello economico per gli investimenti che possono esserci e anche per le misure, in particolar modo, che possono essere adottate. Il nostro Paese sta affrontando una situazione di transizione e di passaggio, anche economico, non semplice e le prospettive non sembrano, anche in termini occupazionali, facili o semplici per i lavoratori. Quindi sollecitiamo in questo senso un'attenzione ulteriore e aggiuntiva da parte del Governo.

Ci avrete al vostro fianco in ogni occasione che possa essere di sostegno e di tutela dei livelli occupazionali, della tutela dei lavoratori per le comunità di cui siamo rappresentanti ma, più in generale, nell'interesse, da rappresentanti nazionali, degli investimenti e nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative per la piena attuazione delle direttive della Presidenza del Consiglio dei ministri per la declassifica e il versamento straordinario di documenti all'Archivio centrale dello Stato, anche con riferimento a quanto denunciato dalla presidente dell'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica - n. 2-00043)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Marattin ed altri n. 00043 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Marattin se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie, Presidente, la illustro. Signora Sottosegretaria, io mi approccio a questo tema con tutto l'equilibrio che non sempre la vita pubblica italiana ha avuto, sulla base del nostro passato. Noi siamo un Paese ammalato di complottismo, sono un complotto i vaccini, è un complotto qualsiasi cosa che succeda. Ovviamente, è una distorsione del dibattito pubblico, non è la regola, ma è una cattiva distorsione e, soprattutto, è una distorsione che nasconde il pieno raggiungimento della verità, perché è un alibi molto comodo etichettare tutto come complottismo. Se tutto è un complotto, allora niente è un complotto. Invece, chiunque abbia approcciato quello che è successo nella nostra Repubblica, dalla metà degli anni Sessanta in poi, sa benissimo che ci sono tante cose strane nel nostro passato.

Questo Parlamento, non il blog di qualche complottista, con le varie commissioni istituite, dalle Commissioni Stragi, alle due Commissioni sul rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, ha certificato che vi sono cose non ancora chiarite. Le sentenze della magistratura, laddove sono arrivate, perché in alcuni casi - penso a piazza Fontana - non sono giunte all'individuazione dei colpevoli; hanno chiarito che nella nostra storia ci sono tanti buchi che non possono essere archiviati semplicemente come complottismo, che non possono essere usati come polemica politica. Ogni anno, quando ricordiamo il 2 agosto, la strage alla stazione di Bologna, ancora in questo Parlamento utilizziamo quella strage come mezzo di lotta politica e, invece, dovremmo avere la maturità di capire che fare chiarezza su quanto è accaduto nella nostra storia dalla metà degli anni Sessanta in poi non è una questione di lotta politica, non è più neanche una questione giudiziaria, probabilmente, ma è una questione di verità storica.

La faccio breve proprio perché non voglio fare troppa poesia. Quello che è successo è che, a seguito della direttiva del Governo Renzi del 2014, poi ampliata dal Governo Draghi qualche anno dopo, sono stati possibili la desecretazione e il versamento all'Archivio centrale dello Stato di un gran numero di documenti relativi a quegli anni. Nessuno di noi si aspettava che fra quei documenti ci fosse il fascicolo “verità su quanto è accaduto” ma, ripeto, è un materiale importante per gli storici e per i rappresentanti del popolo, se vale quello che ho detto prima, cioè che il futuro di questo Paese non può essere pienamente costruito se non abbiamo piena chiarezza sul passato. Si è, poi, costituito un comitato per l'attuazione del processo di versamento. In questo comitato sono presenti i presidenti di alcune associazioni dei parenti delle vittime delle stragi, fra cui Daria Bonfietti, che è stata anche parlamentare di questa Repubblica, presidente dell'Associazione delle vittime della strage di Ustica del 27 giugno 1980, in cui persero la vita 81 nostri connazionali e su cui non si è mai fatta chiarezza su cosa sia effettivamente accaduto.

Daria Bonfietti ha recentemente denunciato, in un articolo di stampa, una cosa su cui sono qui, in modo molto laico, a chiedere conferma al nostro Governo e, cioè, che fra i documenti riversati all'Archivio centrale dello Stato mancherebbero interamente tutti i documenti relativi al periodo 1968-1980 dell'Archivio del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, nonché tutta la documentazione afferente al Ministro e al capo di Gabinetto. Io non so se sia vero e, invece di cavalcare l'onda populista di costruire castelli su cose spesso non vere, ho deciso - abbiamo deciso, con il nostro gruppo parlamentare - di utilizzare gli strumenti a disposizione dei parlamentari della Repubblica per chiedere al Governo se sia vero che fra il materiale riversato all'Archivio centrale dello Stato manca un periodo storico così importante e coincidente con il periodo più oscuro della nostra Repubblica. Mi fermo qui. Vorrei sapere se manchino questi documenti e, ovviamente, dopo la sua gentile risposta, mi riserverò di commentare.

PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e insegnanti dell'Istituto comprensivo Frascati 1, plesso “Evaristo Dandini”, di Frascati, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

La Sottosegretaria di Stato, Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interpellanti. Poiché questa interpellanza del deputato Marattin vede, quale cofirmatario, l'onorevole Richetti, colgo l'occasione per augurargli una prontissima guarigione e di poter tornare prestissimo in Aula. Io rispondo al quesito per il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e, in relazione al quesito posto dagli onorevoli interpellanti, il Ministero rappresenta quanto segue.

Gli uffici del MIT hanno fornito, sin dal momento della sua costituzione, ampia collaborazione al Comitato consultivo sulle attività di versamento all'Archivio centrale dello Stato e agli Archivi di Stato della documentazione di cui alle direttive del Presidente del Consiglio dei ministri Renzi, del 22 aprile 2014, e del Presidente del Consiglio dei ministri Draghi, del 2 agosto 2021.

Come risulta dalla relazione annuale del Comitato, datata 12 ottobre 2022 e pubblicata sul sito del Governo, l'attività del sottogruppo relativo al MIT ha evidenziato che il mancato versamento documentale-archivistico “non è derivato certo da una mancanza di collaborazione”, ma dall'esigenza di una puntuale ricognizione degli archivi di deposito. Infatti, in questi ultimi sono avvenuti i versamenti delle serie archivistiche prodotte dai Dicasteri confluiti nel Ministero, a seguito delle trasformazioni istituzionali succedutesi nel corso degli anni.

Pertanto, è stata ravvisata la necessità di un sopralluogo da parte di una delegazione mista di personale del Ministero e dell'Archivio di Stato presso l'archivio di deposito di Ciampino, in esito al quale non è stata rinvenuta alcuna documentazione afferente gli avvenimenti di interesse del comitato né atti secretati; analogamente, i responsabili degli archivi di Pomezia e di Cesano hanno escluso la presenza nelle loro strutture di detta documentazione.

Al contempo, il Ministero ha nominato la commissione per la sorveglianza e lo scarto degli atti di archivio del Gabinetto e degli uffici di diretta collaborazione. Tale Commissione, come previsto dall'articolo 41 del codice dei beni culturali, sta procedendo alle attività di sorveglianza sulla conservazione del patrimonio documentale del Gabinetto dell'onorevole Ministro e degli uffici di diretta collaborazione, nonché allo scarto d'archivio previsto dal DPR n. 37 del 2001.

La commissione, insediatasi in data 13 settembre 2022, si è riunita l'11 ottobre, il 25 ottobre e il 7 dicembre 2022 e i lavori sono tuttora in corso. Sono stati svolti sopralluoghi presso gli archivi di deposito del MIT, anche con il supporto di personale dell'Archivio di Stato, ai fini della più accurata ricognizione del materiale documentale del Ministero e della predisposizione del versamento all'Archivio di Stato della documentazione individuata come di interesse archivistico. Il Ministero assicura che i lavori della commissione per la sorveglianza e lo scarto degli atti di archivio del Gabinetto e degli uffici di diretta collaborazione del MIT proseguiranno in linea con gli obiettivi definiti dal comitato, ossia ricostruire la storia archivistica degli archivi del Ministero e ispezionare i depositi delle sedi di via Nomentana e via Caraci, come già avvenuto per quello di Ciampino. Allo stesso tempo, il MIT condivide l'auspicio che il comitato possa continuare la sua attività finalizzata a un'opera ricostruttiva basata sulla trasparenza che possa innescare il recupero di fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie, Presidente, ringrazio la Sottosegretaria, anche per il saluto al collega Matteo Richetti, che ovviamente aspettiamo prestissimo qui con noi. Non so bene cosa dirle, Sottosegretaria, perché mi pare di aver capito che, da una parte, si dica che non è stato trovato nulla, dall'altra, che, invece, il materiale relativo agli uffici di Gabinetto e di diretta collaborazione del Ministro è ancora oggetto di ispezione, se ho capito bene; poi leggerò meglio la sua risposta.

Che non sia stato trovato nulla è un qualcosa che meriterebbe una riflessione, perché in quegli anni le infrastrutture di trasporto sono state oggetto di attentati in questo Paese, sarebbe un po' strano se il Ministero competente non avesse documentazione in merito a stazioni che vengono fatte saltare in aria o ad aerei che cadono. Accolgo, invece, con favore la notizia che la documentazione afferente agli uffici di diretta collaborazione del Ministro e del Gabinetto è ancora oggetto di scrutinio e le posso assicurare che la vicenda è oggetto di interesse da parte di alcuni parlamentari di questa Repubblica; per esempio c'è un'interrogazione simile del collega Federico Fornaro, dal quale mi dividono tante cose, ma ci accomuna la consapevolezza che se questa Repubblica non fa piena chiarezza sul suo passato non riuscirà mai a comprendere il suo presente e a costruire il suo futuro. Auspico che questa attività non ancora conclusa di ricognizione del materiale afferente agli uffici del Ministro, del Gabinetto, e agli uffici di diretta collaborazione possa proseguire. Vi assicuro che vi sarà ancora interesse da parte di questo Parlamento nel verificarne gli esiti, per tutto quello che ho detto finora.

(Elementi in merito all'adozione dei provvedimenti attuativi della legge in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici - n. 2-00029)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mule' e Cattaneo n. 2-00029 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Mule' se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIORGIO MULE' (FI-PPE). Grazie, Presidente, la illustro. Signori del Governo, onorevoli colleghi, si tratta di un'interpellanza urgente che nasce da una constatazione che - lo dico subito - è amara. La legge a cui si fa riferimento è quella che introduce, dopo un periodo lungo quasi vent'anni, l'obbligatorietà dei defibrillatori insieme ad un'altra serie di misure che riguardano la formazione, soprattutto la capacità per ogni cittadino di poter soccorrere una persona grazie all'uso dei defibrillatori senza incorrere in eventuali procedimenti penali.

È una legge che va nella direzione della formazione diffusa, capillare, per dare quella cultura del soccorso, del primo soccorso che in questo caso riguarda decine di migliaia di cittadini. Ogni anno, Presidente, sono circa 60 mila gli italiani che, a causa dell'arresto cardiaco, perdono la vita; il defibrillatore, laddove è presente, nella prossimità del luogo dove avviene l'arresto cardiaco, salva, se si interviene nell'immediatezza - per immediatezza parliamo di diversi, svariati minuti, fino a 8-10 minuti -, la vita delle persone in moltissimi casi; in molti altri ne contiene le patologie che possono poi sopravvenire e che, ahimè, significano avere una vita deviata rispetto a quella che potrebbe essere.

Questa legge, una legge che è stata votata all'unanimità - mi piace sottolinearlo - alla Camera, al Senato e di nuovo alla Camera, in terza lettura, ha avuto un percorso difficile; è una legge che parte nel 2019 e che soltanto due anni dopo, nel 2021, ma finalmente, Deo adiuvante, arriva al suo traguardo. La legge, come tutte le leggi, dotata, peraltro, anche del denaro che necessita per la diffusione dei defibrillatori, ha bisogno dei decreti attuativi, che sono in capo a vari Ministeri, quelli interpellati oggi, vale a dire il Ministero della Salute, il Ministero dell'Economia e delle finanze, l'ex Ministero dello Sviluppo economico, oggi, Ministero delle Imprese e del made in Italy. Presidente, l'interpellanza verte esattamente su questo: a che punto siamo? Perché, da quando la legge è stata approvata e, quindi, parliamo oramai dell'agosto del 2021, i termini per l'emanazione di questi decreti, che erano fissati in 60-120 giorni, sono abbondantemente scaduti. Oggi, che ci troviamo a un anno e mezzo, a diciotto mesi dalla legge, l'interpellanza urgente mira a sapere a che punto siamo. Nel mettermi in ascolto con rispetto della risposta che il Governo intenderà dare, dico subito che la prognosi è nefasta rispetto a questi decreti, perché laddove fossero stati già adottati evidentemente avremmo già delle iniziative che, ahimè, non sono, in questo momento, a conoscenza di chi parla. Tuttavia, è giusto, prima di ogni altra considerazione, ascoltare ciò che il Governo intende replicare a questa interpellanza.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato Wanda Ferro ha facoltà di rispondere.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interpellanti per questa esposizione su un tema molto delicato, soprattutto in un momento in cui formazione e prevenzione diventano un fattore basilare per la salute e anche per una forma di cultura che deve essere sempre più prontamente messa in atto, con dati forniti in modo puntuale rispetto ad una casistica preoccupante, che riguarda, ahimè, tanti casi, che possono poi risultare penalizzanti dal punto di vista della salute.

Come ricordato nell'interpellanza in esame, la legge 4 agosto del 2021, n. 116. “Disposizioni in materia di utilizzo di defibrillatori semiautomatici ed automatici”, all'articolo 1, comma 2, dispone la definizione del programma pluriennale per favorire la progressiva diffusione e l'utilizzazione dei defibrillatori semiautomatici ed automatici esterni negli aeroporti, porti e nelle stazioni ferroviarie, nonché a bordo dei mezzi di trasporto aerei, ferroviari, marittimi e della navigazione interna. La stessa legge n. 116 del 2021 prevede i conseguenti provvedimenti attuativi.

Allo scopo di predisporre il citato programma pluriennale, il Ministero della Salute ha condotto le necessarie e importanti attività propedeutiche ed ha predisposto un apposito schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, con la previsione della ripartizione in favore delle regioni, sulla base della popolazione residente al 1° gennaio 2022 (fonte Istat) - al netto delle risorse relative alle province autonome di Trento e di Bolzano, rese indisponibili ai sensi dell'articolo 2, comma 109, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, legge finanziaria per il 2010 - delle risorse assegnate dalla legge n. 116 del 2021, in coerenza con le dotazioni annuali, per un importo complessivo pari a 10.000.000,00 di euro per gli anni dal 2021 al 2025.

In base alle previsioni del programma pluriennale, le regioni presenteranno al Ministero della Salute uno specifico piano di utilizzo delle risorse loro assegnate secondo le dotazioni annuali previste per gli anni dal 2021 al 2025.

Lo schema di DPCM, nella versione ultima del 23 dicembre 2022, è alle valutazioni definitive dell'Ufficio di gabinetto del Ministro, ai fini del perfezionamento dell'iter.

Inoltre, il Ministero dell'Economia e delle finanze, in base a quanto previsto dall'articolo 1, comma 5, della legge n. 116 del 2021, con proprio provvedimento registrato alla Corte dei conti in data 22 ottobre 2021, ha disposto l'istituzione di un nuovo piano gestionale al capitolo n. 3603 “contributo all'acquisto di defibrillatori semiautomatici e automatici esterni (articolo 1, comma 5) anno 2021, euro 2.000.000”, imputandolo al Ministero della Salute.

Detto capitolo anche nel 2022 è stato assegnato a questo Ministero.

Per quanto riguarda gli aspetti legati alle campagne di informazione e di sensibilizzazione, di cui all'articolo 8 della legge n. 116 del 2021, desidero segnalare quanto segue.

In materia di promozione della cultura del primo soccorso, di rianimazione ed uso dei defibrillatori, questo Ministero ha supportato il Ministero dell'Istruzione nella realizzazione della campagna di comunicazione “#MIStaiACuore”, diffusa nelle scuole nel corso del 2022, con il concorso anche della competenza tecnica dell'INAIL nella produzione dei materiali, mediante la sottoscrizione di un accordo di collaborazione interistituzionale.

Inoltre, già nel 2021, questo Ministero ha sottoscritto un accordo di collaborazione con l'Associazione nazionale comuni italiani, l'ANCI, per la realizzazione di un progetto denominato “Salute in comune”, rivolto a sensibilizzare i comuni sulle pratiche di primo soccorso e sull'utilizzo di questi dispositivi, nonché a fornire materiali di comunicazione divulgativa allo scopo di aumentare le opportunità per i cittadini di poter ricevere, nei casi di bisogno, un appropriato trattamento salvavita.

Il progetto “Salute in comune” è il frutto di esperienze derivate dalla trentottesima Assemblea ANCI di Parma del 9-11 novembre 2021. In questa occasione, nello stand espositivo del Ministero della Salute, nei tre giorni, si è sottolineata l'importanza del primo soccorso e l'appropriatezza e tempestività degli interventi.

In tale contesto, sono state organizzate attività dimostrative nelle quali personale della Croce Rossa Italiana e dell'INAIL ha effettuato con i partecipanti manovre di rianimazione cardiopolmonare, illustrando le pratiche del primo soccorso e spiegando l'impiego dei defibrillatori, anche invitando i presenti a provare le procedure ed il funzionamento dei dispositivi mediante l'utilizzo di manichini.

L'iniziativa “Salute in comune” ha ottenuto il consenso dei sindaci presenti alla manifestazione, che hanno espresso il chiaro desiderio di essere coinvolti, quali destinatari e collaboratori attivi, nella diffusione delle future iniziative di sensibilizzazione relative alle tematiche illustrate.

Pertanto, in occasione della trentanovesima Assemblea ANCI di Bergamo del 22-24 novembre 2022, sono state replicate le stesse medesime attività divulgative e offerte ulteriori informazioni riguardanti la promozione della salute.

Nel 2022 inoltre il Ministero della Salute ha sottoscritto un accordo di collaborazione con la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, con l'obiettivo di diffondere la cultura del primo soccorso nelle scuole e di sviluppare le capacità di intervento attivo, mediante una serie di lezioni pratiche gestite dagli stessi ordini professionali.

Nell'ambito di tale progetto, si intende informare e formare i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori, con particolare riguardo alla valutazione dei rischi e della necessità di intervento, alle principali azioni da compiere nei vari casi di incidenti e traumi per poter mettere in sicurezza l'infortunato e chiamare ovviamente i soccorsi e all'identificazione dei soggetti a cui rivolgersi tempestivamente per poter ottenere assistenza nel soccorso.

Il progetto intende consentire agli studenti e alle studentesse di vivere le esperienze emotive del primo soccorso anche tramite simulazioni virtuali, apprendendo le varie tecniche in maniera più diretta e compartecipe. Questo è quanto.

Ovviamente, rivolgo un grazie particolare agli interpellanti e ribadisco che lo schema di DPCM sollecitato è in questo momento all'attenzione per il perfezionamento dell'iter.

PRESIDENTE. Il deputato Mule' ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIORGIO MULE' (FI-PPE). Grazie, Presidente. Vedrò di articolare nel tempo a disposizione la soddisfazione o la parziale soddisfazione rispetto a ciò che è stato riferito dal Governo. Innanzitutto, il ringraziamento è all'onorevole Sottosegretario Ferro - per la certa attenzione e passione che la lega al tema della prevenzione e al tema in questo caso dei defibrillatori - la quale ha un incarico che esula dal tema dell'interpellanza (non a caso, rivolta a tre Ministeri diversi: Salute, MEF e Ministero delle Imprese e del made in Italy), che peraltro era stata rinviata su richiesta del Governo. Ringrazio il Sottosegretario Ferro per la cortesia, ma di fatto nessuna delle materie che riguarda la legge interessa o interpella il Ministero dell'Interno, in quanto si tratta di un argomento di pertinenza di altri Ministeri. È evidente che, nella giornata odierna, degli undici rappresentanti di Governo dei tre Ministeri, nessuno avesse la disponibilità a venire in Aula e quindi ringrazio, per il sacrificio, l'onorevole Ferro. Non è una nota polemica, ma segnala il fatto che su questo tema si pretende da chi parla un'attenzione che non verrà mai meno da parte dei soggetti interessati.

Intanto, prendo davvero con grande favore il fatto che si è cambiato verso e che finalmente, con il suo arrivo, il nuovo Governo - a fronte di un letargo legislativo e amministrativo durato mesi e mesi e nonostante le emergenze, nonostante la legge di stabilità da approvare, nonostante la pandemia, nonostante tutto quello che il precedente Governo non aveva fatto - il 23 dicembre - e di questo rendo onore e merito al Governo - ha predisposto lo schema che andava fatto entro 120 giorni. E lo ha fatto nei 120 giorni da quando si è insediato. Questa è un'eccellente notizia e lo dico ai rappresentanti delle associazioni cardiovascolari di formazione e a tutti coloro che, con me e con noi, qui in Parlamento, hanno lottato perché arrivasse questo strumento legislativo.

La predisposizione dello schema, questa attività propedeutica che adesso è in capo alle regioni per il piano di utilizzo, segna finalmente il calcio d'inizio necessario per attuare la legge, con una dotazione che - va sottolineato - non è di qualche centinaia di migliaia di euro: sono dieci milioni, che è una bella cifra, tra il 2021 ed il 2025.

Quindi, va benissimo il fatto che il 23 dicembre la Presidenza del Consiglio abbia predisposto lo schema, con la sensibilità che va riconosciuta su quei temi e che appunto interessa il Governo nella sua interezza, rispetto ai defibrillatori. Parliamo di 60 mila persone, ripeto: 60 mila persone. L'esperienza internazionale dimostra che, laddove i defibrillatori si trovino a una distanza percorribile in uno o due minuti da quando si interviene, si riesce a salvare il 30 o il 40 per cento delle persone. Parliamo di decine di migliaia di vite ogni anno; parliamo di 15.000 0 20.000 italiani che salviamo da morte certa laddove interviene il defibrillatore.

Benissimo, siamo finalmente sulla strada giusta, siamo finalmente sulla strada che il Governo presieduto dall'onorevole Meloni finalmente intraprende dopo questo letargo incomprensibile.

Però, bisogna stare sul pezzo perché, vedete, a volte non sono necessari - come dimostra la risposta dell'onorevole Sottosegretario - il machete o la spada, a volte basta un fioretto, ma un fioretto di tipo amministrativo, basta mettere in pratica ciò che la legge ci dice di fare e qui si dimostra che si può fare.

Però, ci sono altri decreti da fare, c'è il decreto sui criteri di installazione dei defibrillatori, in capo al Ministero della Salute, in 60 giorni, quello sull'utilizzo dei defibrillatori delle società sportive, sempre in capo al Ministero della Salute, e quell'accordo che va fatto con le regioni. Per fare che cosa? La famosa app che sui telefonini consente a chiunque di sapere dove c'è un defibrillatore e dove c'è un soccorritore, in tempo reale, senza uscire matti a chiamare. Bisogna fare in modo che tutto ciò accada nei tempi che ci siamo dati e questo non può che avvenire, a questo punto, entro i prossimi 90 giorni. Questo, peraltro, sarà monitorato da chi ha presentato l'interpellanza e dal gruppo, da Forza Italia, rispetto a una risoluzione che, a questo punto, deve accompagnare il primo impegno importante che ha preso il Governo con lo schema di decreto del 23 dicembre. Una risoluzione che chiederemo di approvare al Parlamento, insieme a tutto ciò che deve ulteriormente accompagnarla, quindi atti ispettivi, certo. Ci rivedremo a all'inizio del mese di marzo per valutare e verificare a che punto siamo, se, cioè, il lodevole nuovo impegno del Governo viene seguito dagli ulteriori atti che vanno compiuti.

Tra gli ulteriori atti, il Sottosegretario citava ciò che è stato fatto sulle campagne di informazione, rifacendosi all'articolo 8. Mi permetto, però, di dire che la campagna dei comuni e dell'ANCI - meritoria, per carità, perché tutto fa brodo in questo caso - non è quella prevista dall'articolo 8, in questo caso dal comma 3. Infatti, il comma 3 dell'articolo 8, insieme a tutto l'articolato che riguarda le campagne di informazione e sensibilizzazione, afferisce ed è legato a ciò che la RAI deve fare, a ciò che il concessionario di servizio pubblico deve fare. Non è un caso che, nel comma 3, si specifichi che il Ministero dello Sviluppo economico, oggi Ministero delle Imprese, assicura che nel contratto di servizio con la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo sia previsto l'obbligo - l'obbligo! - di riservare spazi d'informazione nella programmazione televisiva pubblica, nazionale regionale.

Quindi, benissimo il fatto che il Ministero della Salute promuova le campagne periodiche di sensibilizzazione sociale, la diffusione e la conoscenza, ma bisogna parlare a tutti gli italiani, non bisogna limitarsi a un lodevole stand o a un lodevole luogo dove, nell'ambito di una manifestazione, come si deve fare, si fa vedere con i manichini come si fa il primo soccorso. Va fatto in TV, va fatto negli orari in cui ci sono i ragazzi, va fatto negli orari non confinati alla notte o alla mattina presto ma negli orari in cui la gente guarda in modo che sappia che, se c'è qualcuno che sta male e ha un infarto o un arresto cardiaco, il defibrillatore è uno strumento che salva la vita, che non è nemico dei soccorritori, perché non ha nessuna conseguenza per chi lo usa e per chi eventualmente lo riceve. Infatti, a differenza di molti uomini, il DAE, il defibrillatore, è uno strumento intelligente, che si mette in moto solo se riconosce che i parametri vitali necessitano di un intervento. Ma deve farlo la RAI e deve essere la RAI ad essere sollecitata, laddove invece dovrebbe avere autonomamente questa sensibilità. Non ci dovrebbe volere una legge e la specifica di un contratto di servizio affinché la RAI faccia queste campagne. La RAI dovrebbe avere nelle trasmissioni di massimo ascolto, ripeto, la necessità di farlo. Allora mi permetto, su questo, di suggerire in maniera davvero pressante che il Governo si faccia portatore con la società titolare del servizio radiotelevisivo pubblico di avviare queste campagne in maniera autonoma, concordandolo, facendosi aiutare da decine e decine di associazioni che questo fanno.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIORGIO MULE' (FI-PPE). Ho concluso, Presidente, la ringrazio. L'impegno, quindi, rimane quello di aggiornarci al mese di marzo, nel frattempo a presentare una risoluzione e seguire con una nuova interpellanza gli esiti della vicenda.

(Iniziative di competenza volte ad una rapida erogazione delle risorse del Fondo per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, anche alla luce dei rilievi formulati dalla Corte dei conti - n. 2-00042)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Morfino ed altri n. 2-00042 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Onori se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, altri membri del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, il rapporto ISPRA, rubricato “Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio”, nel suo ultimo aggiornamento fornisce il quadro di riferimento sulla pericolosità per frane e alluvioni, sull'erosione costiera e sugli indicatori di rischio per l'intero territorio nazionale. Il summenzionato rapporto rileva che il 93,9 dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera. In questi comuni vivono i loro abitanti. In particolare, 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti sono a rischio alluvioni. Tra questi comuni italiani, gravi elementi di criticità e di rischio presenta anche il territorio della regione siciliana, così come rappresentato dalla mappa della propensione al dissesto geomorfologico proposta dal Dipartimento regionale della Protezione civile e condiviso dalla giunta regionale siciliana con delibera n. 354 del 25 luglio 2022. La Corte dei conti, d'altra parte, con deliberazione 31 ottobre 2019, n. 17, trasmessa al Parlamento, ha esaminato le modalità di funzionamento e di gestione del Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico, rilevando criticità ascrivibili alla lentezza dell'attività dei centri di spesa, alle complessità connesse alle varie procedure e all'esecuzione degli interventi condizionata dal pagamento differito. Altre criticità riguardano, poi, l'inadeguatezza delle procedure e la debolezza delle strutture attuative, così come la necessità di revisione dei progetti approvati e/o delle procedure di gara non espletate, e, non meno importante, la reale possibilità per le amministrazioni nazionali e locali di rendere esecutivi i progetti di intervento. In modo specifico, la Corte dei conti rileva che il Fondo medesimo, creato per favorire la progettazione ed accelerare la cantierabilità delle opere e degli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico, non ha raggiunto ad oggi l'obiettivo per il quale era stato creato. Ciò è dovuto - continua la Corte dei conti - ad una carenza di progettualità dovuta, a sua volta, soprattutto alle difficoltà che hanno gli enti locali in termini di coperture finanziarie necessarie per la progettazione di primo livello ed esecutiva degli interventi programmati. In tal senso, sempre secondo i rilievi espressi dalla Corte dei conti, sarebbe opportuno rimodulare le modalità di accesso al Fondo, in particolare nel Mezzogiorno, prevedendo un incremento significativo della quota delle risorse da destinare al primo livello progettuale. A tal proposito, si chiede l'impegno del Governo su urgenti e indifferibili iniziative di competenza per consentire un rapido avanzamento delle procedure di erogazione delle risorse del Fondo per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, anche per finanziare le progettazioni di primo livello, sgravando i comuni da tale onere tecnico-finanziario.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, Matilde Siracusano, ha facoltà di rispondere.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli colleghi. Con riferimento alle questioni da lei poste, collega, si rappresenta quanto segue. La situazione di rischio idrogeologico del Paese esposta dagli interpellanti è ben nota a questo Ministero, così come illustrato dai dati forniti da ISPRA nel rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia. Una naturale propensione al dissesto, dovuta all'assetto geomorfologico del territorio nazionale, è accentuata da uno sviluppo delle aree urbanizzate talvolta carente nella programmazione, nonché da fenomeni meteorologici estremi sempre più frequenti. Il quadro di esposizione ai rischi idrogeologici sopradescritto, confermato dall'entità dei danni che sovente si registrano a valle di eventi calamitosi, anche verificatisi di recente, comporta la necessità di collocare il tema del contrasto al dissesto idrogeologico tra quelli di massima priorità per il Paese.

Il Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico, istituito presso l'ex Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare dall'articolo 55 della legge 28 dicembre 2015, n. 221, ha lo scopo di favorire le attività progettuali fino al livello esecutivo, necessarie per il successivo appalto ed esecuzione dei lavori di interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. La dotazione di 100 milioni di euro al Fondo è stata assegnata con delibera CIPE n. 32/2015 e le relative risorse sono state attribuite alle regioni e alle province autonome secondo la chiave di riparto ordinaria, che attribuisce l'80 per cento nelle aree del Mezzogiorno e il 20 per cento nelle aree del Centro-Nord. Le risorse del Fondo confluiscono in un unico capitolo di bilancio, di competenza di questo Ministero, mentre il loro utilizzo è disciplinato dal DPCM 14 luglio 2016. A valle dell'istruttoria delle proposte delle regioni, le risorse sono assegnate, con decreto direttoriale, ai soggetti beneficiari, presidenti delle regioni, in qualità di commissari di Governo contro il dissesto idrogeologico.

Il trasferimento del finanziamento, assegnato al programma di ciascuna regione alla contabilità speciale intestata al commissario di Governo, è regolato per quote. Segnatamente, la prima quota, pari al 26 per cento, è trasferita all'atto dell'assegnazione del finanziamento; la seconda quota, del 47 per cento, è trasferita dopo l'inserimento dei dati dei singoli interventi nel sistema di monitoraggio unitario BDU, istituito presso il Ministero dell'Economia e delle finanze, una volta ottenuta la certificazione della spesa sostenuta nel medesimo sistema, almeno pari al 75 per cento del valore della prima quota; infine, la quota di saldo, non superiore al 27 per cento del valore complessivo del finanziamento, è trasferita, sempre previa certificazione della spesa sostenuta almeno pari al 75 per cento del valore della seconda quota. Attraverso l'utilizzo delle risorse a disposizione del Fondo, al 31 dicembre 2022 sono state finanziate 467 progettazioni esecutive, per un impegno di oltre 97 milioni di euro, a valle dell'attività istruttoria prevista dal DPCM 14 luglio 2016. Al 31 dicembre 2022, inoltre, è stata erogata per tutte le regioni la prima quota del 26 per cento, mentre le regioni Marche, Puglia, Toscana e Valle d'Aosta hanno raggiunto i requisiti per l'erogazione della seconda quota del 47 per cento.

Il Fondo ha caratteristiche di rotazione e, quindi, al momento del finanziamento dell'esecuzione dell'intervento, le somme già anticipate per la corrispondente progettazione sono recuperate e versate ad apposito capitolo delle entrate del bilancio dello Stato, per essere riassegnate al medesimo Fondo, per il finanziamento di nuove ulteriori progettazioni. I commissari di Governo sono responsabili dell'attuazione degli interventi e del corretto e tempestivo inserimento dei dati nel sistema di monitoraggio gestito dal MEF.

L'apparente lentezza registrata nell'erogazione di tali risorse, rilevata dalla Corte dei conti nella deliberazione dell'ottobre 2019, è conseguenza della particolare natura di rotazione del Fondo, in quanto il periodico finanziamento, con risorse di questo Ministero o di altre amministrazioni, di interventi la cui progettazione viene sostenuta con il Fondo conduce ad un recupero delle relative somme anticipate dal Fondo stesso, che non possono essere più computate nel sistema di monitoraggio. Ciò riduce, quindi, il valore complessivo della spesa gravante sul Fondo certificata nel sistema di monitoraggio e, di fatto, rende complesso il raggiungimento delle condizioni previste anche per la sola erogazione della seconda quota.

Attesa la consapevolezza di quanto lamentato dagli interpellanti, sono ipotizzabili modifiche di carattere contabile e amministrativo al funzionamento del Fondo, nella rimodulazione delle quote di assegnazione delle risorse, nonché nelle modalità di restituzione del finanziamento. Inoltre, per quanto concerne modifiche di carattere tecnico, ovvero delle procedure di verifica di ammissibilità e dei criteri di valutazione, si può fare riferimento a quanto disciplinato dal DPCM 27 settembre 2021 concernente i criteri di priorità e le procedure per l'attribuzione delle risorse destinate al finanziamento degli interventi in materia di mitigazione del rischio idrogeologico, che ha apportato sensibili semplificazioni in suddette procedure rispetto al regime precedentemente vigente.

In merito alla questione relativa alla carenza di dotazioni organiche e di uffici adeguatamente specializzati, si fa presente che per l'attività di progettazione la delibera CIPE n. 64/2019 prevede che i commissari di Governo possano avvalersi della Sogesid per il supporto tecnico specialistico e per le attività propedeutiche alla messa a bando e realizzazione degli interventi finanziati attraverso il Fondo di sviluppo e coesione, entro il limite del 3 per cento del finanziamento assegnato, attraverso apposite convenzioni. Tale misura fa seguito a quanto previsto dall'articolo 10 del decreto-legge n. 91 del 2014, che, per le attività di progettazione ed esecuzione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, già prevedeva che il presidente della regione, nell'esercizio dei poteri, possa avvalersi, sulla base di apposite convenzioni per la disciplina dei relativi rapporti, di tutti i soggetti pubblici e privati, nel rispetto delle procedure ad evidenza pubblica prescritte dal codice dei contratti pubblici, ivi comprese le società in-house delle amministrazioni centrali dello Stato dotate di specifica competenza tecnica. È pertanto facoltà delle regioni attivare tale procedura, per dotarsi del personale tecnico necessario per lo svolgimento delle proprie funzioni.

Attesa l'intenzione del Governo di prendere in debita considerazione ogni ulteriore proposta finalizzata a efficientare il funzionamento del Fondo oggetto dell'interpellanza, si rappresenta che qualsivoglia modifica dovrà tradursi in un DPCM, così come previsto dalla procedura, ai sensi dell'articolo 55 del collegato ambientale.

PRESIDENTE. La deputata Onori ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Ci dichiariamo parzialmente soddisfatti. Apprezziamo il riconoscimento della lentezza e delle problematicità che abbiamo presentato e apprezziamo che ci sia un'attenzione per queste problematiche. Saremo ancora più soddisfatti quando potremo valutare, nei fatti, la concretezza dell'impegno e le modalità che si decideranno di adottare.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 16 gennaio 2023 - Ore 10:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2022, n. 186, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi eccezionali verificatisi nel territorio dell'isola di Ischia a partire dal 26 novembre 2022. (C. 674-A​)

Relatore: ZINZI.

2. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 12 dicembre 2022, n. 190, recante disposizioni urgenti in materia di prolungamento delle operazioni di votazione. (C. 698​)

Relatrice: DEBORAH BERGAMINI.

La seduta termina alle 12.