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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 22 di venerdì 9 dicembre 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

CHIARA COLOSIMO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 6 dicembre 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 53, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi e iniziative di competenza in ordine alla sicurezza degli impianti di recupero/riciclo di rifiuti urbani e loro derivati, con particolare riferimento all'impianto affidato alla società MyRechemical e ad altri analoghi previsti dalla cosiddetta “Alleanza per l'economia circolare” - n. 2-00032)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Quartini ed altri n. 2-00032 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Quartini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il rappresentante del Governo, Sottosegretario Claudio Barbaro; tra l'altro, siamo nel ponte dell'Immacolata, quindi la presenza sia del Presidente che del Sottosegretario è assolutamente gradita.

Con questa interpellanza, più che di sicurezza energetica, come è stato ridefinito il Ministero -abbiamo discusso a lungo nelle scorse sedute per il cambio di nome - stiamo parlando di sicurezza per la salute.

Sappiamo che l'Italia, purtroppo, è al primo posto per mortalità da inquinamento: 90 mila morti l'anno circa. Sappiamo che la Piana fiorentina - quindi Empoli compreso, che è oggetto di questa interpellanza -, con l'ipotesi di realizzazione di questo gassificatore, e la Val Padana sono le aree più inquinate d'Europa e, quindi, ci tocca, purtroppo, questa classifica impietosa: 90 mila morti l'anno. Probabilmente, gli effetti dell'inquinamento hanno contribuito, in maniera significativa - e lo sappiamo -, anche alla gravità stessa della pandemia. Sappiamo che il virus ha agito su alcuni fattori di rischio, tra cui l'inquinamento atmosferico, con tutte le insufficienze respiratorie e le problematiche tumorali che può causare, fino a 90 mila morti. Il virus ha agito proprio su queste patologie, generando, probabilmente, gran parte dei problemi che ha causato proprio per la concomitanza delle patologie associate anche all'inquinamento, oltre ad altri fattori di rischio, tant'è vero che si parla di “sindemia” piuttosto che di “pandemia”. Quindi, da questo punto di vista, è un tema molto sensibile, quello della sicurezza dei cittadini.

Sappiamo che la regione Toscana ha bandito una delibera con un avviso pubblico esplorativo “per la manifestazione di interesse alla realizzazione di impianti di recupero/riciclo di rifiuti urbani e/o rifiuti derivati dal trattamento degli urbani”. Hanno manifestato interesse 39 soggetti e fra tutte le proposte, anche quella fornita da Alia servizi ambientali per la produzione di prodotti chimici di base a partire da combustibile solido secondario, mediante impianto da erigersi a Empoli (gassificatore, sostanzialmente).

Su queste basi, si legge che Alia oggi ha affidato a MyRechemical il contratto di ingegneria di base da completarsi entro la fine del 2022. Un “distretto circolare” di tipo “waste-to-chemicals” è in grado di “recuperare diverse frazioni presenti nei rifiuti impossibili da riciclare meccanicamente, con una tecnologia innovativa di conversione chimica”.

Si tratta, sostanzialmente, di un eventuale contratto per un impianto di metanolo e idrogeno da rifiuti, con possibilità di gestire ben 256 mila tonnellate annue di rifiuti, dai quali ottenere circa 125 mila tonnellate di metanolo (impiegabile come combustibile alternativo per la mobilità sostenibile o come materia prima seconda nell'industria chimica e manufatturiera) e 1.400 tonnellate di idrogeno (che può essere utilizzato nei processi industriali per decarbonizzazione industrie energivore e hard-to-abate).

Tuttavia - questa è una prima considerazione che dovremmo avere molto presente - la definizione di distretto circolare, come è stata definita dalla regione Toscana, è ingannevole e inadeguata, in quanto le normative UE suggeriscono che la produzione di combustibili è esplicitamente esclusa dalla definizione di riciclo. Quindi, non si tratterebbe di una reale alleanza, come dicono in regione Toscana, per l'economia circolare, tant'è vero che nel progetto ci sono anche altri impianti, a Rosignano e a Pontedera, sia per la produzione di etanolo che metanolo o metanolo e idrogeno. Questi impianti destano preoccupazione. Sicuramente, è positivo il fatto che la gestione delle filiere della carta, plastica e vetro in mano ad Alia e quelle della frazione organica dei rifiuti solidi urbani, oltre al trattamento del proprio rifiuto indifferenziato (RUI), abbia una chiusura coerente. L'assenza di impianti di smaltimento finale, che oggi comporta l'invio a terzi, deve prevedere opportune garanzie, però, sulla sicurezza dell'impianto in sé e sui prodotti e sostanze da questo emesso.

Ebbene, il processo di recupero di gas di sintesi - chiamato syngas - da cui ottenere metanolo e idrogeno e di prodotti secondari che usciranno dall'impianto (si parla di granulato inerte vetrificato, zolfo puro e anidride carbonica, fanghi classificabili come rifiuti speciali, NOX, SOX, altre sostanze chimiche) non fornisce sufficienti garanzie, come non le fornisce l'impianto di per sé.

Le rassicurazioni fornite ad oggi sono generiche ed è assente un percorso trasparente e partecipativo a livello territoriale, a livello profondo, sostituito da una serie di metodologie insufficienti. Le uniche analogie possibili sono su impianti giapponesi di vent'anni fa, che non sono, quindi, assolutamente comparabili.

È evidente la necessità di adottare prudenza, clausole di salvaguardia, princìpi di cautela, quando si parla di salute e sicurezza, rispetto a sostanze che verranno emesse e che configurano il gassificatore come un vero e proprio inceneritore.

Quindi, noi interpelliamo il Ministro - e ringrazio il sottosegretario di essere qui presente - per chiedere se il Governo intenda adottare iniziative al fine di acquisire opportune informazioni e dati relativi alla sicurezza dell'impianto di cui in premessa e di impianti analoghi presenti nel nostro Paese, alla natura delle relative emissioni e all'impatto sulla salubrità dell'aria, nonché agli effetti di medio e lungo termine sulla salute delle persone e sull'integrità delle matrici ambientali.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica, Claudio Barbaro, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni poste dagli onorevoli interpellanti, si rappresenta quanto segue.

Come descritto nell'interpellanza, la regione Toscana, nel novembre 2021, ha bandito un avviso pubblico esplorativo per la manifestazione di interesse alla realizzazione di impianti di recupero e riciclo di rifiuti urbani e di rifiuti derivati dal trattamento degli urbani.

La regione Toscana ha riferito che, parallelamente all'avviso pubblico esplorativo di cui sopra, ha dato avvio al procedimento di elaborazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati - Piano regionale dell'economia circolare.

Il citato avviso, finalizzato a raccogliere le manifestazioni di interesse alla realizzazione di impianti di recupero e riciclo di rifiuti urbani, così come esplicitato nello stesso - cito testualmente quanto riportato nel testo - “(...) non comporta l'instaurazione di posizioni giuridiche od obblighi negoziali, né costituisce alcun vincolo per la regione Toscana e/o le Autorità d'ambito territoriali ottimali”, ma ha l'unico scopo di rafforzare il quadro conoscitivo del predetto Piano regionale dell'economia circolare e costituisce un elemento di arricchimento sul piano delle conoscenze a disposizione della regione Toscana.

Del resto, secondo quanto rappresentato da ISPRA, al momento risulta che sono ancora in una fase di valutazione le possibili proposte progettuali, senza evidenza di percorsi autorizzativi avviati.

La regione Toscana informa, altresì, che, nell'ambito del Piano regionale dell'economia circolare, è chiamata ad assicurare la chiusura del ciclo di trattamento dei rifiuti urbani prodotti annualmente in Toscana, oltre che per quanto riguarda lo smaltimento, sottoposto a regime di privativa, anche per le attività di recupero e riciclo, che sono rimesse al libero mercato.

Pertanto, a seguito della pubblicazione dell'avviso oggetto dell'interpellanza, sono pervenute 41 manifestazioni, di cui 39 coerenti con il contenuto dell'avviso stesso; tra queste ultime, anche gli impianti citati nell'interpellanza.

La tematica del riciclaggio chimico è, allo stato attuale, al centro dell'attenzione nell'ambito delle attività di revisione della normativa a livello di Unione europea, in quanto tale tipologia di trattamento potrebbe implementare il recupero dei rifiuti nell'ottica del raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva quadro e dalle disposizioni relative a specifici flussi (si vedano, ad esempio, gli imballaggi. Atteso il dibattito in corso in sede di Unione europea, riguardo al tipo di recupero che si intende attuare con i processi chimici, questi possono essere essenzialmente visti come quei processi attraverso cui i rifiuti, ad esempio quelli plastici, sono scomposti in monomeri o in altri elementi chimici di base, che possono, quindi, sostituire le materie prime che si sarebbero dovute altrimenti utilizzare per specifiche applicazioni.

Il processo di tipo chimico potrà avere, pertanto, differenti finalità, anche in funzione del rifiuto in ingresso, essendo, in alcuni casi, orientato all'ottenimento di nuova materia prima, da destinare alla produzione di nuovi prodotti, o, in altri casi, alla produzione di combustibili per utilizzi in ambito energetico. Tale distinzione è, ovviamente, rilevante nell'ottica del raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio, fissati a livello di Unione europea.

Si segnala che il ruolo che possono svolgere questi processi nell'ambito del trattamento dei rifiuti, è evidenziato sia dal Programma nazionale di gestione dei rifiuti (PNGR) e sia dai bandi predisposti in materia di economia circolare nell'ambito del Programma nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), soprattutto ai fini della gestione della plastica.

Il PNGR, ad esempio, riporta, tra le azioni da mettere in atto, lo sviluppo e la realizzazione di impianti con nuove tecnologie di riciclaggio delle frazioni di scarto.

Inoltre, nell'ambito del PNRR sono fissati i  seguenti target, per il raggiungimento dei quali è previsto, per la gestione dei rifiuti in plastica, anche il ricorso al riciclaggio di tipo chimico: riciclo del 55 per cento dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE); riciclo dell'85 per cento nell'industria della carta e del cartone; riciclo del 65 per cento dei rifiuti plastici (attraverso riciclaggio meccanico, chimico, “Plastic Hubs”); 100 per cento di recupero nel settore tessile, tramite “Textile Hubs”. In particolare, il Ministero dell'Ambiente, con il decreto ministeriale n. 397 del 28 settembre 2021, ha stanziato risorse finanziarie per la realizzazione dei progetti “faro” di economia circolare, che promuovono l'utilizzo di tecnologie e processi ad alto contenuto innovativo nei settori produttivi, individuati nel Piano d'azione europeo sull'economia circolare, quali elettronica e ICT, carta e cartone, plastiche e tessili.

Con riferimento all'impianto oggetto dell'interpellanza, si rappresenta che lo stesso è riconducibile alla società Alia Servizi Ambientali, e riguarda possibili stabilimenti che rientrano nei procedimenti di competenza regionale, per la parte autorizzativa.

Da una interrogazione dell'inventario ISPRA degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, alla data attuale, la società citata, Alia Servizi Ambientali, non risulta avere stabilimenti né in Toscana, né sul resto del territorio nazionale. In ogni caso, qualsiasi nuovo impianto sarà soggetto a procedure autorizzative, il cui compito è proprio quello di assicurare il rispetto delle normative rilevanti che riguardano quella tipologia di impianto.

D'altronde, la regione Toscana riferisce che gli impianti oggetto delle manifestazioni di interesse, collocati nel libero mercato, dovranno essere oggetto di apposita istanza, da parte dei proponenti, di valutazione di impatto ambientale e di autorizzazione integrata ambientale, nell'ambito delle quali saranno valutati tutti gli impatti di carattere ambientale, paesaggistico e sulla salute umana, nonché la fattibilità dell'opera. Pertanto, sarà cura di questo Ministero continuare le opportune interlocuzioni con gli enti preposti all'eventuale rilascio delle autorizzazioni, nonché a quelli preposti ai controlli di detti impianti, tenendo presenti gli obiettivi europei di decarbonizzazione e di promozione dell'economia circolare, al fine di ridurre gradualmente il ricorso alle discariche.

PRESIDENTE. Il deputato Quartini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Di nuovo grazie al Governo e al sottosegretario che lo rappresenta. La risposta, forse, e anche inevitabilmente, è abbastanza generica, e quindi direi che non è soddisfacente, soprattutto nella componente in cui si richiede, da parte nostra, una valutazione di impatto sulla salubrità dell'aria e sulla salute degli eventuali gas prodotti dal gassificatore, che, dal nostro punto di vista, rappresenta un vero e proprio inceneritore.

Quindi, è chiaro che i processi autorizzativi, inevitabilmente, devono passare dalla valutazione di impatto ambientale e dall'autorizzazione integrata ambientale. È il minimo sindacale.

Resta il punto che, al di là delle normative che dovranno essere eventualmente integrate e verificate a livello europeo, la produzione di combustibili, comunque, non rientra nel concetto stesso di riciclo, così come definito a livello di normativa UE. Quindi, sono, comunque, incoraggiato a ritenere che, sicuramente, come ha concluso il sottosegretario, ci saranno una sorveglianza e un monitoraggio attento anche rispetto ai procedimenti autorizzativi dell'opera, che, in ogni caso, deve contemplare la valutazione di impatto ambientale. Resta, comunque - e spero che si operi in direzione della sua risoluzione - anche il problema dei percorsi partecipativi da parte dei territori e da parte dei cittadini.

I cittadini non possono, senza consapevolezza dei rischi che si vanno a correre, trovarsi di fronte a impianti così importanti, impianti industriali così devastanti, che possono mettere a rischio la loro salute, che possono mettere a rischio la salute dell'ambiente e dell'aria. Da questo punto di vista, spero che davvero si faccia un monitoraggio anche su questo, nel cercare di essere trasparenti, nel mostrare l'impatto reale che questi impianti possono avere sulla sicurezza dei cittadini, non sulla sicurezza energetica. Questa è un pochino la mia riflessione. Ricordo che, in assenza di dati, il dubbio ci deve far ricorrere sempre a un principio di prudenza, a un principio di cautela, a una salvaguardia rispetto al repentaglio a cui mettiamo la vita dei nostri cittadini.

(Rinvio dell'interpellanza urgente D'Attis - n. 2-00030)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente n. 2-00030 presentata dai deputati D'Attis ed altri.

Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative volte a garantire il diritto allo studio, con particolare riferimento ai servizi abitativi per le studentesse e gli studenti fuori sede e all'impiego dei fondi del PNRR destinati agli stessi - n. 2-00031)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Orrico ed altri n. 2-00031 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Quartini se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANDREA QUARTINI (M5S). Sì, illustro. Grazie di nuovo, Presidente, e grazie di nuovo al Governo. L'interpellanza che vado ad illustrare in questo caso riguarda una delle tante emergenze che stanno affliggendo i giovani nel nostro Paese, troppo spesso dimenticati. Si sta parlando della difficoltà di accesso ai benefici dei meritevoli in misure di assistenza allo studio costituzionalmente garantite, non solo dall'articolo 34 della Costituzione, che recita che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto a raggiungere i gradi più alti degli studi, ma questo è anche un elemento importante se si rende coerente con l'articolo 2 della Costituzione, dove troviamo, oltre alla garanzia dei diritti inviolabili, anche l'importanza dell'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, e con l'articolo 3, che ci dice che, per la pari dignità sociale e uguaglianza, lo Stato si preoccupa di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

La combinazione di questi tre articoli ci dice che il concetto di merito deve essere visto nel contesto delle pari opportunità e deve essere visto, in un'ottica solidaristica, come merito collettivo, non come merito competitivo; come merito di collaborazione del sistema solidaristico e non come metodo di competizione. È stata fatta di recente una conferenza stampa con l'Unione degli studenti universitari e con la CGIL, la sua componente sindacale rispetto agli inquilini, dove è stata rappresentata una situazione di estremo disagio a livello nazionale che è vissuta dagli studenti fuori sede. Secondo un'indagine fatta di recente, abbiamo una questione abitativa che riguarda 730 mila fuori sede privi di una residenza universitaria nel nostro Paese e soltanto 36 mila sono i posti letto di residenze universitarie, effettivamente presenti sul territorio nazionale, gestiti da atenei ed enti di diritto allo studio. Tutto il resto va sul privato.

Stando all'ultimo report di alcune agenzie immobiliari su questo punto, si evidenzia come sia in costante aumento il costo delle stanze singole e doppie per i fuori sede, con cifre che hanno raggiunto un aumento dell'11 per cento per la stanza singola, per una cifra di 439 euro medi, con picchi che vengono raggiunti nelle principali città italiane che sono nettamente superiori a questo livello medio. Per esempio, a Milano una stanza singola viene mediamente 620 euro al mese, a Roma 465 euro al mese, a Padova 458 euro al mese, a Firenze 451 euro al mese, a Bologna 447 euro al mese. Sono cifre significative, importanti. E, se noi mettiamo insieme anche la passata situazione pandemica, che ha ridotto drasticamente le capacità economiche e contributive di molti nuclei familiari, ci si rende conto che c'è davvero un rischio reale di dover rinunciare a una serie di possibilità e potenzialità anche in ambito di diritto allo studio. Il mercato immobiliare privato, peraltro, vive in un sistema che andrebbe monitorato meglio, mettiamola così, perché sappiamo benissimo che spesso le abitazioni e le camere sono fornite in condizioni precarie, il denaro viene richiesto spesso senza alcuna formula contrattuale, senza rilasciare alcun documento, nella più totale, spesso, illegalità. Il diritto a poter abitare in una stanza o appartamento, oltre a essere costituzionalmente di per sé garantito, è, in questo caso, servente a quello di poter studiare, cioè poter esercitare il diritto allo studio. Da questo punto di vista il sistema sicuramente è complesso, perché una parte è a gestione delle regioni, una parte è a gestione statale.

Si tratta di un problema significativo; badate, non è un problema di poco conto, perché anche nel contesto del diritto allo studio universitario noi osserviamo un fenomeno che ci deve far preoccupare. Rispetto all'accesso alle borse di studio, che dovrebbe essere garantito costituzionalmente, o ad altre provvigioni per le famiglie e per studentesse e studenti, noi abbiamo una quota importantissima, che raggiunge anche il 35-40 per cento, di cosiddetti idonei non vincitori. Vuol dire che non ci sono abbastanza finanziamenti per soddisfare tutte queste richieste, e quindi non viene garantito il diritto allo studio. È un elemento su cui davvero dobbiamo riflettere e investire di più; fra l'altro, voi, come Governo, avete cambiato anche la dizione di uno dei Ministeri, quello dell'Istruzione e del merito. Se questo merito, come dicevo io, è collettivo, collaborativo, che risponde al principio di obbligo di solidarietà dello Stato, va allora garantito. Il fatto che ci siano degli idonei non vincitori non è accettabile, non è assolutamente accettabile. Bisogna cominciare a lavorare, bisogna finanziare di più.

Con questa interpellanza chiediamo, quindi, quali urgenti iniziative si intendano adottare in tutte le sedi utili e opportune per sostenere le famiglie di studentesse e studenti, oltre che studentesse e studenti stessi, nel pagamento del canone di locazione loro richiesto, in modo da garantire l'effettivo diritto ad uno studio superiore ed universitario di qualità, che è la base formativa della società; quali iniziative si ritenga di dover porre in essere per contrastare le disuguaglianze geografiche e di censo; quali iniziative si intendano compiere per monitorare l'impiego dei fondi per il rinnovamento degli alloggi destinati agli studenti, ed il loro impiego, anche potenziando, attraverso linee guida omogenee, l'attività di rilevazione, assistenza e organizzazione dei DSU regionali (Uffici del diritto allo studio regionali); quali iniziative si intendano compiere per controllare e reprimere gli abusi compiuti nel settore privato delle locazioni.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Claudio Barbaro, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Grazie, Presidente. L'interpellanza presentata dall'onorevole Orrico ci permette di approfondire in quest'Aula un tema che sta molto a cuore al Governo, un tema su cui il Ministro competente, Anna Maria Bernini, si è già espresso nel corso dell'audizione presso le Commissioni cultura, di Camera e Senato, lo scorso 22 novembre, ma su cui occorre ritornare per sottolineare la centralità del diritto allo studio e della sua universalità nella crescita del nostro Paese.

Una società della conoscenza richiede, infatti, un investimento massimo e inclusivo sul capitale umano. A questo, tende la Missione 4 del PNRR, che contiene anche interventi significativi per un concreto e agevole accesso agli atenei. In questa direzione, si collocano le ingenti risorse per le borse di studio (500 milioni di euro dal PNRR), che permettono non solo di aumentare di oltre 700 euro gli importi delle borse, ma anche di allargare la platea degli studenti beneficiari. Sono stati innalzati, infatti, i limiti massimi dell'ISEE e dell'indicatore della situazione patrimoniale equivalente per poter accedere alle borse. L'obiettivo del Piano è ambizioso: almeno 300 mila studenti dovranno avere una borsa di studio per accedere all'università entro l'ultimo trimestre del 2023, una cifra che dovrà salire di altre 36 mila unità entro l'ultimo trimestre del 2024. Vogliamo andare oltre e per questo il disegno di legge di bilancio, all'esame di questo ramo del Parlamento, incrementa di altri 500 milioni di euro, per il biennio 2024-2025, il Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio. Si tratta di un tassello fondamentale per realizzare quell'uguaglianza sostanziale richiamata in premessa dall'interpellante.

Complementare a questo impegno è l'attenzione sul tema degli alloggi per gli studenti, indispensabili per rimuovere ingiusti ostacoli economici alla crescita dei capaci e meritevoli, come sancito dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato. Dobbiamo incrementare i posti letto, passando dagli attuali 40 mila a oltre 100 mila nel 2026. È nostro dovere procedere in tempi rapidissimi e rispettare la destinazione del 40 per cento a soggetti che abbiano sede legale nelle regioni del Mezzogiorno nell'ambito del complessivo periodo di riferimento del PNRR, fino al 2026. Con questa convinzione, è stato messo in campo un considerevole sforzo economico, normativo e amministrativo, che avrà successo solo con la partecipazione di tutti gli attori coinvolti, come università, regioni e operatori privati.

Questa interpellanza ci dà modo di aggiornare il Parlamento su alcuni avanzamenti del PNRR. Alcune tappe intermedie di questo processo rientrano proprio tra le prossime scadenze di competenza del Ministero dell'Università e della ricerca. Il PNRR prevede, infatti, lo stanziamento di 300 milioni di euro per la creazione e assegnazione di almeno 7.500 posti letto aggiuntivi entro il 31 dicembre 2022 e, al più tardi, entro l'assessment period, che scadrà il 28 febbraio 2023. Ai fondi del Piano vanno aggiunti gli ordinari canali di finanziamento previsti dalla legge n. 338 del 2000, ossia 167 milioni di euro di risorse statali, unitamente a ulteriori 300 milioni di euro di rifinanziamento previsti dal disegno di legge di bilancio per il 2023.

Si riepilogano, in dettaglio, i diversi step di avvicinamento al target: 2.084 posti letto sono stati creati e assegnati tramite gli ordinari canali di finanziamento previsti dalla legge n. 338 del 2000. Tali unità abitative, ad oggi, sono già completate e assegnate a studenti o sono, comunque, in corso di completamento entro le scadenze previste dal Piano. Queste strutture rispondono ai requisiti e alle caratteristiche previsti dall'accordo di finanziamento PNRR e, pertanto, sono computabili all'interno del target. Nei prossimi giorni, inoltre, si procederà alla sottoscrizione dei contratti da parte dei soggetti attuatori degli interventi per un totale di 4.478 posti letto aggiuntivi. Tale intervento va ascritto all'interno dei finanziamenti resi disponibili a fine estate. Infine, proprio per conseguire l'obiettivo, entro il 28 dicembre scadrà il bando per identificare almeno 938 alloggi con risorse pari a circa 150 milioni.

Sul piano dell'innovazione normativa, si segnala l'articolo 25 del decreto-legge n. 144 del 2022, convertito con modificazioni dalla legge n. 175 del 2022. Questa norma ha previsto l'assegnazione di 660 milioni di risorse PNRR a università, istituzioni AFAM, enti regionali per il diritto allo studio e soggetti privati come corrispettivo per il godimento dei posti letto per studenti universitari, per i primi tre anni dalla effettiva fruibilità, secondo canoni di mercato, peraltro, calmierati.

È in fase molto avanzata l'iter di adozione di due decreti ministeriali che contribuiranno ad attuare questa disposizione con molteplici finalità, tra cui: definire le procedure per la ricognizione dei fabbisogni territoriali e dei corrispettivi unitari per posto letto; stabilire nuovi standard qualitativi di alloggi e residenze; disciplinare le agevolazioni fiscali previste a vantaggio dei soggetti aggiudicatari degli interventi.

L'impiego dei fondi sarà naturalmente monitorato. Tutti i bandi fin qui menzionati contengono una serie di obblighi, anche di derivazione europea, a carico dei soggetti attuatori e attribuiscono competenze specifiche del Ministero, con poteri di verifica e di accertamento anche nella regolarità della rendicontazione e della documentazione.

Quanto ai bandi finanziati con risorse statali, va evidenziato il ruolo svolto dalla commissione paritetica alloggi e residenze per studenti universitari, che provvede all'istruttoria dei progetti.

Infine, la legge di bilancio 2021 aveva stanziato 15 milioni per le spese di locazione abitativa sostenute dagli studenti fuorisede iscritti alle università statali. Ne hanno beneficiato circa 10 mila studenti appartenenti a un nucleo familiare con un indice ISEE non superiore a 20 mila euro annui e non destinatari di altri contributi pubblici per l'alloggio. Il Ministero dell'Università e della ricerca sta valutando di istituire un Fondo analogo per 2023 e resta aperto ai contributi del Parlamento e degli studenti.

PRESIDENTE. Il deputato Quartini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie anche al sottosegretario Barbaro, la cui risposta, devo dire, è parzialmente soddisfacente, nel senso che prendo assolutamente atto con favore della volontà del Governo di considerare strategicamente prioritario riuscire a investire sul diritto allo studio universitario. Diciamo parzialmente, solo parzialmente, perché i fondi restano insufficienti e questo diritto va garantito costituzionalmente. Nessuno deve rimanere fuori e non deve esistere l'ipotesi che ci possa essere anche un solo idoneo non vincitore e non garantito. Lo Stato non lo dovrebbe permettere, perché va assolutamente garantito. Ricorda un po' gli occupabili, di cui si parla rispetto al reddito di cittadinanza, questa idea dell'idoneo non vincitore. Di che cosa stiamo parlando? Non viene garantito un diritto! Quindi, questo non dovrebbe succedere e bisogna monitorare meglio, di più, con grande attenzione, con grande trasparenza e, naturalmente, con la sensibilità necessaria.

Credo che si debba fare anche di più nella capacità del Governo di rendere omogeneo il sistema rispetto alle diseguaglianze che ci sono a livello regionale. C'è una grande preoccupazione, da questo punto di vista, rispetto al regionalismo differenziato che il Governo vuole portare avanti, che andrebbe nella direzione opposta, anche se una parte dei finanziamenti per il diritto allo studio universitario - mi sembra abbia detto il 40 per cento - dovrà essere destinata a quote per il Mezzogiorno, quindi per superare almeno questo gap storico che abbiamo nella strutturazione geografica del nostro Paese. Da questo punto di vista, si deve fare di più e si deve garantire di più, perché non è possibile che qualcuno resti indietro rispetto allo studio universitario, che – lo ripeto - è la base per riuscire anche ad essere attrattivi per tanti nostri giovani, che altrimenti sono costretti ad andare all'estero o addirittura a studiare all'estero. Questa è una parte molto importante. Pensiamo al caro alloggi che osserviamo a Milano, cioè quei 650 euro a stanza che un cittadino italiano dovrebbe pagare per stare a Milano a studiare: costa meno andare a studiare a Edimburgo, costano meno gli alloggi a Edimburgo rispetto a ciò che costano a Milano.

Quindi, bisogna anche fare un monitoraggio e stare molto sul chi vive e molto attenti anche rispetto al controllo del privato che affitta e che sicuramente fa un lucro che è superiore. È un extraprofitto, diciamo, rispetto a quella che è la media europea.

Anche su questo non ha risposto e, quindi, sono decisamente insoddisfatto della risposta.

Per il resto, confido che davvero vi siano questa sensibilità e questa buona intenzione da parte della compagine governativa nell'investire sempre di più.

(Chiarimenti ed iniziative di competenza in merito all'abbattimento dell'antico Ponte Garziolo avvenuto nell'ambito dei lavori di ammodernamento della strada statale Palermo-Agrigento - n. 2-00033)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lupi ed altri n. 2-00033 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Cesa se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LORENZO CESA (NM(N-C-U-I)-M). Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario onorevole Barbaro, pongo all'attenzione di quest'Aula la vicenda allucinante della demolizione di un pregevolissimo ponte di origine medievale nel territorio tra i comuni di Mezzojuso e Ciminna, in provincia di Palermo.

Il Ponte Garziolo - ponte citato e descritto già nel 1782 da pubblicazioni del Regno di Sicilia, che già si occupava della cura dei ponti, all'epoca - si trovava a 500 metri rispetto a un altro ponte di pari epoca, denominato Ponte della Spina, che permetteva di attraversare un affluente del torrente Azziriolo. Questa struttura di pregio aveva un'unica arcata in pietra da taglio e una forma originaria cosiddetta a schiena d'asino, successivamente modificata tra la fine del secolo XVIII e gli inizi del secolo XIX per adattarlo alle mutate esigenze viarie derivanti dalla realizzazione della prima parte della cosiddetta strada che collegava Catania e Messina attraverso la montagna.

Già nell'agosto del 2014 era stato evidenziato il pericolo di danneggiamento o di demolizione di due importanti ponti di arcaica fattura, antichi, insomma, del periodo medievale, in quanto l'area su cui essi insistevano era interessata dai lavori relativi al raddoppio della statale Palermo-Agrigento. Con una lettera inviata all'ANAS, all'epoca, nel 2014, al nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri, alla sovrintendenza beni culturali di Palermo e ai sindaci di Mezzojuso e Ciminna, comuni nei quali ricade il ponte, venivano richiesti appositi chiarimenti in ordine al pericolo sopra evidenziato. Nel riscontrare la nota, l'ANAS aveva allora rassicurato circa l'assenza progettuale di opere che avrebbero potuto comportare il danneggiamento e, addirittura, l'abbattimento delle due storiche architetture.

Un mese fa, agli inizi di novembre, i due leader di un'associazione molto importante di Palermo, che è Beni Culturali Sicilia, BCSicilia (“Bella Sicilia”), trovandosi lì a fare una ricognizione nell'area, hanno constatato l'abbattimento di Ponte Garziolo, con contestuale allocazione di gabbionate per la sistemazione dell'alveo del torrente nell'ambito appunto dei lavori di ammodernamento della statale Palermo-Agrigento, mentre i resti dello stesso ponte sono stati accatastati nei pressi del luogo ove sorgeva. Secondo quanto dichiarato da questa importante associazione che si occupa della tutela dei beni culturali e ambientali, BCSicilia, già nell'agosto del 2014, come ho già detto, era stato evidenziato il periodo di danneggiamento o di demolizione e l'Anas aveva rassicurato che tutto ciò non sarebbe accaduto.

Nonostante le garanzie date e a cui ho fatto riferimento in precedenza, il Ponte Garziolo è stato completamente abbattuto e l'associazione BCSicilia ha pertanto presentato una denuncia-querela alla procura della Repubblica presso il tribunale di Termini Imerese per accertare i fatti e gli eventuali rilievi penali.

La distruzione di un antico ponte dimostra totale insensibilità verso un'eredità culturale importante e non vogliamo che la triste vicenda, che è accaduta un mese fa, in quell'area, possa ripetersi e possa essere sottaciuta.

Per questo motivo, con il suddetto atto di sindacato ispettivo, chiediamo se la notizia, intanto, corrisponda al vero e quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministeri interpellati intendano assumere per appurare la responsabilità dell'accaduto, verificando anche se l'abbattimento sia stato regolarmente autorizzato, alla luce della normativa vigente in materia di tutela dei beni culturali dalla sovrintendenza dei beni culturali e ambientali di Palermo e, nel caso, garantire un risarcimento, che significa rimettere in piedi questo ponte, visto che è stato comunque mantenuto il manufatto smontato, di fatto; quindi, prevedere cosa fare per ripristinare questo ponte. Si proceda quindi all'accertamento delle responsabilità sulla demolizione di un manufatto di indubbia valenza storico-artistica e paesaggistica, ma soprattutto a tutela dei tanti attraversamenti che rischiano di fare la medesima tragica fine.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Claudio Barbaro, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli Lupi, Romano e Cesa - che, peraltro, l'ha illustrata in maniera esaustiva - per l'interpellanza. Oggi, in base alle informazioni in mio possesso, sono in grado di fornire elementi utili rispetto ai temi posti in discussione.

Preme sottolineare che la tutela del patrimonio culturale nella regione siciliana fuoriesce dalle attribuzioni ministeriali, essendo riconducibile alla competenza regionale. Lo Statuto della regione siciliana, infatti, prevede all'articolo 14, lettera n) che, pur “nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato, senza pregiudizio delle riforme agrarie e industriali deliberate dalla Costituente del popolo italiano”, la regione ha competenza legislativa esclusiva in materia di “turismo, vigilanza alberghiera e tutela del paesaggio, conservazione delle antichità e delle opere artistiche”. E, per quanto qui interessa, il DPR 30 agosto 1975, n. 637, dettato in attuazione dello Statuto, all'articolo 1, prevede che: “L'amministrazione regionale esercita nel territorio della regione tutte le attribuzioni delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato in materia di antichità, opere artistiche e musei, nonché di tutela del paesaggio”.

Da ciò si deduce agevolmente come il Ministero della Cultura non abbia né competenza né responsabilità sull'accaduto segnalato dall'onorevole interrogante. Nondimeno, dalle informazioni acquisite per il tramite del Comando carabinieri tutela patrimonio culturale, l'abbattimento del Ponte Garziolo risulta essere stato regolarmente autorizzato, per causa di forza maggiore, nonché approvato in sede di Conferenza dei servizi con l'emissione di un decreto d'intesa Stato-regione in data 9 dicembre 2021. Naturalmente, anche al di là della stretta competenza tra Stato e regioni, il Ministero della Cultura resta sempre disponibile a collaborare con la regione siciliana nella tutela del patrimonio culturale della Nazione presente sul territorio insulare, in spirito di leale cooperazione.

PRESIDENTE. Il deputato Cesa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza.

LORENZO CESA (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente, ringrazio il Sottosegretario Barbaro. Capisco sia una competenza di carattere regionale e faremo in modo che questa interpellanza, che abbiamo voluto fosse portata in quest'Aula, venga replicata anche nell'ambito dell'assemblea regionale siciliana. Mi sembra che, però, l'ANAS sia un ente a carattere nazionale, capisco che c'è stata la Conferenza Stato-regione, ma faremo in modo comunque che tutto ciò che è accaduto in questa vicenda non si replichi, perché la Sicilia ha 500 ponti di questa fattura e il nostro auspicio è che veramente questi beni culturali vengano tutelati, anche per ripristinare antichi percorsi che attraversavano tutta la Sicilia. Bisogna tornare a rendere fruibili quei percorsi anche ai fini turistici.

Comunque, ringrazio il Sottosegretario e il Governo per il chiarimento e faremo in modo che questa interpellanza, presentata a livello nazionale, possa essere riportata a livello regionale, e chiederemo chiarimenti, soprattutto, per sapere se la sovrintendenza ai beni culturali e ambientali della regione Sicilia abbia autorizzato un simile scempio.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 12 dicembre 2022 - Ore 10:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 299 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 novembre 2022, n. 169, recante disposizioni urgenti di proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento di iniziative della NATO, delle misure per il servizio sanitario della regione Calabria, nonché di Commissioni presso l'AIFA. Differimento dei termini per l'esercizio delle deleghe in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (Approvato dal Senato). (C. 664​)

Relatori: BAGNASCO, per la IV Commissione; LOIZZO, per la XII Commissione.

La seduta termina alle 10,20.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 30 novembre 2022:

  - a pagina 99, prima colonna, terza riga, il numero 19 si intende sostituito con il numero 20;

- a pagina 99, prima colonna, ventunesima riga, il numero 19 si intende sostituito con il numero 20;

- a pagina 99, prima colonna, trentacinquesima riga, il numero 19 si intende sostituito con il numero 20.