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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 20 di martedì 6 dicembre 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta. Buongiorno ai colleghi e buongiorno al personale della Camera, che ci consente l'ordinato e sereno svolgimento dei lavori.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FABRIZIO CECCHETTI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 58, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Colleghi, abbiamo il piacere di avere presenti in tribuna le studentesse e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore “Tito Lucrezio Caro” di Cittadella, in provincia di Padova. A loro, a nome della Presidenza e di tutta l'Aula parlamentare, diamo i migliori saluti, anche ovviamente ai docenti accompagnatori, a tutte le ragazze e ai ragazzi presenti. Buon lavoro e buona vita, soprattutto (Applausi).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Dunque, colleghi, il preavviso per i venti minuti decorre fino alle ore 9,55. Adesso sospendiamo per cinque minuti, in attesa che arrivi il rappresentante del Governo, per poter magari dare corso all'illustrazione degli ordini del giorno per chi lo desiderasse. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 9,41.

La seduta, sospesa alle 9,36, è ripresa alle 9,41.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri (A.C. 547-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 547- A: Conversione in legge del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 547-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Il deputato Casu ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/547-A/10.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, con questo ordine del giorno affrontiamo un tema molto importante e cruciale per il Paese, per la discussione di quest'Aula e anche per l'atto di riordino dei Ministeri che oggi stiamo affrontando.

Non dobbiamo dimenticare che, con questo atto, viene a mancare l'indicazione di un Ministero per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale proprio nel momento in cui il Paese si trova a gestire le risorse del PNRR e a dover mettere in opera le riforme delle medesime, tenendo conto che larga parte di tali fondi - se consideriamo “Italia Domani”, 40,29 miliardi di euro, il 21,05 per cento del totale del Piano - è proprio destinata a questa missione.

Questo ordine del giorno fa una considerazione importante; noi siamo il principale Paese ad aver destinato il maggior numero di risorse alla transizione digitale; in ordine di risorse, i quattro Paesi che hanno destinato dopo di noi più fondi alla transizione digitale hanno tutti un Ministero con una chiara indicazione all'innovazione e alla transizione digitale: la Spagna, che destina al digitale 19,60 miliardi di euro, ha un Ministero dell'Economia e della transizione digitale; la Germania, che destina alla digitalizzazione 13,32 miliardi di euro, ha un Ministero federale incaricato del digitale e dei trasporti; la Grecia, che ha stanziato 9,60 miliardi di euro per la transizione digitale, ha un Ministero per la governance digitale; infine, la Francia, che destina alla digitalizzazione 8,38 miliardi di euro, ha il Ministero dell'Economia, delle finanze, della sovranità industriale e digitale, con un Ministro incaricato.

Questa considerazione ci dice in che direzione guarda l'Europa e guardano gli altri Paesi che hanno messo al centro della propria proposta le due grandi sfide del PNRR, la transizione ecologica e la transizione digitale, con il grande obiettivo della transizione verso l'equità, verso la giustizia e contro le diseguaglianze, che è il cuore di questa proposta. Penso che nella giornata di ieri sia stata sottolineata, anche dai banchi della maggioranza, una questione vera, importante: non è solo questione di nomi dei Ministeri, infatti, non stiamo parlando solo di nomi di Ministeri, ma della scelta politica che sta mettendo in campo questo Governo e la più grande amarezza che provo è che questa scelta politica rappresenta una grande rimozione. Non stiamo rimuovendo solo il riferimento alla transizione ecologica, non stiamo rimuovendo solo il riferimento alla transizione digitale, non stiamo rinunciando solo al concetto di mobilità sostenibile, noi stiamo in qualche modo andando in una direzione diversa da quella promessa, che ciascuno di noi aveva fatto a se stesso, che collettivamente avevamo vissuto, condiviso e che era stata parte della nostra vita nei mesi difficilissimi della lotta alla pandemia; mi riferisco a quella promessa di quattro semplici parole: mai più come prima. Ce lo siamo detto tante volte, non possiamo dimenticarlo ora e la scelta dell'Europa di investire sulla transizione ecologica, sulla transizione digitale e sulla sfida dell'equità significava dare strumenti per andare in quella direzione, mettere al centro questi cambiamenti e capire che, oggi, nella nostra vita che è un continuum di spazi fisici e digitali, non si possono difendere i nostri principi, i valori della nostra Costituzione, i nostri obiettivi politici, senza dare importanza a questo cambiamento. Pensiamo solo a quanto sia fondamentale, nel campo della sanità, la consapevolezza che abbiamo assunto di quanto la telemedicina e l'utilizzo sapiente delle nuove tecnologie ci possano aiutare. Ecco, tutta questa consapevolezza noi non la possiamo perdere.

Quindi, penso sia importante almeno con questi ordini del giorno renderci conto che non possiamo guardare al futuro e alle sfide del futuro con gli occhi e con le lenti del passato. Dobbiamo essere consapevoli che quelle sfide sono le nostre sfide. Per questo chiediamo al Governo di accogliere i nostri ordini del giorno, perché non sta andando in una direzione opposta alle proposte del Partito Democratico, non sta andando in una direzione opposta alle idee delle opposizioni, sta andando in una direzione opposta all'interesse del futuro del Paese e alla direzione che stanno portando avanti i grandi Paesi europei. Fermatevi, siamo ancora in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Barbagallo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/547-A/11.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ieri, in Aula, abbiamo evidenziato tutta la nostra preoccupazione rispetto alla scelta del Governo di rimuovere l'espressione “e della mobilità sostenibili” rispetto alla definizione del dicastero delle infrastrutture. Noi non vorremmo che questa scelta in realtà ostenti un disimpegno da parte del Governo verso quella che, invece, è la sfida più importante del tempo che viviamo - l'ha detto bene prima il mio collega Casu: la sfida della transizione ecologica, della transizione digitale, della transizione energetica -, a fronte della quale sono state previste ingenti risorse. Ben quattro delle sei Missioni del PNRR dovrebbero essere gestite appunto dal Ministero delle infrastrutture e alcune di queste Missioni, in particolare la Missione 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, e la Missione 3, Infrastrutture per una mobilità sostenibile, gestiscono la gran parte di queste risorse.

È arrivato più volte in queste settimane il grido d'allarme dei territori, dei comuni, delle regioni e delle città metropolitane…

PRESIDENTE. Un attimo solo, onorevole Barbagallo. Colleghi, per cortesia, diamo modo al collega di illustrare nel silenzio che merita l'ordine del giorno. Vi prego, quindi, di abbassare il tono della voce.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). È arrivato anche in quest'Aula il grido d'allarme di comuni, città metropolitane e regioni sulla difficoltà di far atterrare concretamente le risorse del PNRR per alcune sfide che sono irrinunciabili e costituiscono la sfida vera non soltanto della classe dirigente e politica, che oggi amministra l'Italia, ma della generazione che vuole essere protagonista del tempo che viviamo; mi riferisco alla sfida della decarbonizzazione, in particolare nel settore dei trasporti, nel settore stradale, da cui proviene il 92 per cento sostanzialmente delle emissioni.

Nel tempo in cui viviamo - in cui occorre dare risposte celeri anche sulle due misure trasversali previste dal PNRR, quella della semplificazione delle procedure e quella di un codice dei contratti sempre più semplice, che consenta aggiudicazioni più veloci e celeri per non finire intrappolati nei meandri della burocrazia - il Governo non può girarsi dall'altra parte e rinunciare alla definizione di mobilità sostenibili nella denominazione del Ministero.

Siamo preoccupati e siamo ancora più preoccupati dopo aver letto stamattina la dichiarazione del governatore Zaia, che a un autorevolissimo quotidiano ha rassegnato la sua idea secondo cui, se ci sono regioni che non riescono a spendere quei soldi, quei soldi vanno redistribuiti alle regioni più virtuose e più ricche.

Presidente, noi riteniamo che questa posizione, ostentata oggi sulla stampa, nasconda l'intendimento di una parte del Governo. Quindi con l'ordine del giorno chiediamo un impegno vero, concreto, del Governo ad attuare le missioni del PNRR, che avevano lo scopo principale di lenire le diseguaglianze fra Nord e Sud, garantendo investimenti certi e l'assegnazione di quelle risorse alle regioni che erano più in difficoltà, alle regioni del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Manzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/547-A/12.

Colleghi, non ci siamo, nel senso che in Aula non ci sono il silenzio e l'attenzione che dovrebbero esserci, l'ho già detto una volta, lo diciamo la seconda volta, però così non riusciamo a lavorare bene. Quindi, per favore, i delegati d'Aula mi diano una mano, onorevole Ziello e altri, nel ristabilire un clima di ascolto. Poi prego i colleghi anche di evitare di dare le spalle alla Presidenza, che non è una bella cosa e non è soprattutto accettabile per rispetto alla Presidenza. Quindi, silenzio, evitiamo di dare le spalle, ci sediamo nelle postazioni e ascoltiamo l'onorevole Manzi.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Torniamo, in questo caso, a parlare di merito con questo ordine del giorno. Ma prima di iniziare, vorrei condividere, in realtà, con l'Aula e con i colleghi, un pensiero riferitomi da una amica insegnante, relativo soprattutto al modo in cui gli studenti, i ragazzi a cui lei insegna, hanno accolto pochi giorni fa quelle parole pronunciate dal Ministro Valditara sul valore educativo dell'umiliazione. Quei ragazzi sono rimasti abbastanza sconvolti, perplessi, e devo dire si è aperto anche un dibattito sul senso di quello strumento.

Il Ministro ha anche chiesto scusa rispetto a questo, però resta in ogni caso più di una perplessità sulla validità di un'impostazione didattica quale è quella che il neo istituito Ministero dell'Istruzione e del merito vuole fare propria.

Ieri, anche nel dibattito introdotto dai colleghi, si è a lungo parlato del valore dell'articolo 34 della Costituzione. L'ho riconosciuto io stessa nel mio intervento. Ecco, riconoscere il valore e l'importanza del premiare e dell'intervenire, in correlazione anche con l'articolo 3 della Costituzione, per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla piena eguaglianza sostanziale tra i cittadini, e quindi intervenire anche per premiare i più meritevoli, non può appunto far trascurare il valore dell'istruzione come servizio essenziale, che deve essere riconosciuto ai cittadini. Ed è per questo che nel nostro ordine del giorno richiamiamo proprio il valore dell'istruzione come istruzione pubblica, ricomprendendo tra l'altro tutto il sistema integrato nazionale di istruzione, e il valore soprattutto del nostro progetto di scuola, che vuole essere una scuola inclusiva, una scuola democratica, innanzitutto, e una scuola giusta, che vuole intervenire a sostegno dei più giovani, soprattutto nella fase di formazione, con i dati - li ricordavo proprio ieri - preoccupanti e allarmanti che incidono sulla povertà educativa e sulla dispersione scolastica.

E nell'intervenire proprio su questo, il nostro ordine del giorno pone anche una questione, che è al centro di un emendamento che è stato approvato in Commissione affari costituzionali pochi giorni fa, quell'emendamento che vuole in realtà inserire e che prevede fondi ulteriori, attingendo proprio alle risorse della legge n. 107 al Fondo per la valorizzazione e il miglioramento dell'istruzione scolastica, per implementare i cosiddetti uffici di staff.

Tra l'altro, ieri anche il collega Sasso ha dato delle motivazioni circa la necessità di implementare queste risorse. Noi siamo, devo dire, abbastanza perplessi sul fatto che le risorse di quel capitolo, possano essere utilizzate per finanziare e per sostenere gli uffici di staff. Ma anche di fronte a quelle osservazioni, vogliamo fare una proposta al Governo e invitare, in questo senso, con il nostro ordine del giorno, il Governo a implementare quelle risorse e quindi a reintegrare quel fondo, che è stato utilizzato per gli uffici di staff.

Penso che sarebbe il modo migliore da parte del Ministro Valditara e da parte del Ministero dell'Istruzione per testimoniare la volontà di non ridurre le risorse, a beneficio ovviamente della valorizzazione e del merito.

Secondo noi, appunto, se merito deve essere, si deve partire non solo dalle parole, ma anche dagli investimenti perché, in questo caso, sono importanti. Il nostro ordine del giorno va in questo senso e mi auguro che, da parte del Governo, ci sia un accoglimento positivo rispetto a questa sollecitazione, su cui, tra l'altro, avremo modo di confrontarci in legge di bilancio con gli emendamenti che saranno presentati. Una serie di emendamenti che, come gruppo PD, vogliono rimarcare anche la nostra idea di investimento nell'istruzione, che deve partire sin dalla più tenera età, sin dal sistema 0-6, proprio perché, se non si interviene su quella fascia di età, non c'è la possibilità di farlo sin dall'inizio su quelle diseguaglianze e su quelle differenze, che, purtroppo, rischiano concretamente di impedire ai più giovani di avere le opportunità che tutti meritano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Berruto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/547-A/13.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Torniamo sulla ridefinizione del Ministero dell'Istruzione in Ministero dell'Istruzione e del merito. In fase di discussione del provvedimento, con un emendamento a firma del gruppo Partito Democratico, abbiamo proposto di abrogare il termine “merito” e di affiancare, invece, il termine “pubblica” a “istruzione”, perché la parola richiama automaticamente alla funzione sociale della scuola, a quella missione che l'articolo 34 della Costituzione contiene. Un articolo considerato tra i più importanti e che riconosce ai più meritevoli il diritto di accedere ai più alti gradi di istruzione, ma che, al contempo afferma che la scuola è aperta a tutti. Un principio da richiamare oggi e ancora più urgente nel contesto attuale, che registra un elevato tasso di abbandono scolastico precoce.

Mi permetta di chiarire un aspetto, Presidente, perché vorrei evitare, a me e a quest'Aula, di sentire un altro discorso della montagna, come quello dell'onorevole Rossano Sasso di ieri, un I have a dream al contrario, fondato sull'apologia della disuguaglianza. Per fortuna non erano presenti in Aula gli studenti che sono qui questa mattina, perché, se avessero sentito quelle urla “abbasso l'uguaglianza”, qui, nell'Aula dove è stato scritto e approvato l'articolo 3 della nostra Costituzione, probabilmente non avrebbero capito lo spettacolo agghiacciante che siamo in grado di dare qualche volta.

Chiarisco, allora, che “pubblica” non significa “statale”. Proprio l'onorevole Luigi Berlinguer, che ieri l'onorevole Sasso evocava, diceva che la scuola è una e una soltanto, statali e paritarie sono pubbliche, e il sistema nazionale di educazione è uno solo, e l'obiettivo prioritario dello Stato è renderlo accessibile a tutti. Il principio è, dunque, riconoscere quella funzione pubblica anche alle scuole private. Consiglio la lettura di Fuoriclasse, un libro di Malcolm Gladwell, un sociologo canadese. Uno dei saggi che compongono quel libro si intitola Effetto Matteo. Non vi agitate, non è “quel” Matteo, ma è quello del Vangelo, e per la precisione il riferimento è al versetto 29 del capitolo 25 del Vangelo secondo Matteo, che recita: “(…) a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quel poco che ha”. Ecco, potremmo tradurlo così: il ricco diventa sempre più ricco, mentre il povero diventa sempre più povero. La nostra posizione sul tema del merito, la spiego con una storia, che cita Gladwell, prendendo ad esempio l'hockey su ghiaccio canadese. Il suo studio - replicabile in tantissime discipline, se avete voglia di controllare - evidenzia come i giocatori più forti, cioè quelli che arrivano a giocare nella National Hockey League (NHL), la Lega hockey di massimo livello, siano quelli nati nei mesi di gennaio, febbraio e marzo. Tutto ciò accade non perché vi sia una particolare correlazione astrologica tra l'hockey e quei mesi, ma perché, molto più banalmente, la data del 1° gennaio funge da spartiacque nel dividere l'anno sportivo da quello successivo, e i ragazzi nati all'inizio dell'anno, soprattutto quando sono molto giovani, sono fisicamente più sviluppati rispetto a quelli nati alla fine dell'anno, e quel piccolo vantaggio iniziale li farà apparire come più meritori nella loro classe di età, i loro allenatori dedicheranno loro più tempo per aiutarli a far emergere il loro talento, di conseguenza questi ragazzi saranno stimolati a provare più esperienze, insistendo maggiormente su di loro, giocheranno più partite e proprio per questo saranno selezionati con molta più probabilità rispetto agli altri.

Si alleneranno con allenatori e compagni migliori, saliranno di livello, avranno accesso a un'istruzione e ad allenamenti ancora più avanzati rispetto ai nati della fine dell'anno. Andate a vedere nelle nazionali di sport, che preferite e guardate, in quali mesi sono nati gli atleti che le compongono. Non c'è alcun merito nell'essere nati a inizio anno rispetto a quelli nati alla fine. Semplicemente, i primi hanno un piccolo vantaggio iniziale rispetto ai secondi, ma riusciranno ad accrescere le loro capacità molto di più rispetto a coloro che non potranno godere di quelle stesse opportunità. Si può osservare la stessa cosa in tanti altri settori come, per esempio, l'istruzione. Pensate alla banale differenza del mese di nascita e, se ci aggiungiamo la provenienza dei genitori, il numero di libri posseduti, la disponibilità economica, la scuola dell'infanzia diventa il primo luogo dove emergono queste differenze. Se mi avete seguito, intuirete che sono proprio quelle differenze alla partenza - e mi riferisco anche all'onorevole Marattin - che determinano un'enorme differenza all'arrivo. Sapete perché noi proponiamo l'accesso gratuito alla scuola dell'infanzia? Perché un accesso diverso alla scuola dell'infanzia è la madre di tutte le ingiustizie. Voi pretendete di risolvere scrivendo gratis la parola merito in un Ministero, ma il costo di un grande investimento sulla scuola dell'infanzia non è paragonabile a quello più elevato di perdere potenziali talenti che non emergeranno mai. Proprio uno studio italiano del 2014 evidenzia come i voti degli studenti più giovani negli anni presi in considerazioni siano più bassi rispetto a quelli dei loro compagni di classe. Perché accade questo? Perché si tende sempre a pensare che il successo sia una funzione individuale in cui l'unica variabile in gioco siamo noi e la nostra voglia di fare, ma non è così. Il merito sta sì nella singola persona, ma è più importante l'ecosistema che quella persona circonda. Ecco perché per noi docenti e scuola pubblica sono quell'ecosistema. Per questo chiediamo l'impegno del Governo a promuovere interventi che favoriscano il più possibile l'attuazione del principio dell'istruzione pubblica, che è il più grande investimento sul futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il collega Caramiello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/547-A/2.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento in esame prevede una nuova denominazione per il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, con l'acronimo di MiPAAF, modificandola in Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, quindi MASAF. Queste nuove attribuzioni non determinano un cambio di denominazione che, però, nei fatti potrebbe avere ricadute burocratiche ma anche di carattere economico per lo stesso Dicastero. In particolare, mi riferisco alle produzioni DOP, IGP e biologiche, costrette a modificare moduli di certificazione, controllo ed etichettatura. Infatti, proprio in merito a questo ultimo punto, tale cambio nella denominazione del Dicastero agricolo comporterebbe, ad esempio, per le etichette delle certificazioni dei prodotti a denominazione nonché dei prodotti biologici riconosciuti, l'adeguamento relativamente alla dicitura sull'organismo di controllo, ovvero da organismo di controllo autorizzato dal MiPAAF a organismo di controllo autorizzato dal MASAF.

Si ricorda che il mondo delle DOP agricole è un sistema complesso e organizzato che in tutto il territorio nazionale coinvolge circa 198 mila operatori e 291 consorzi di tutela autorizzati dal Ministero, mentre nel settore del biologico operano oltre 70 mila aziende monitorate da 16 organismi di controllo autorizzati. Il necessario cambio di etichetta sarebbe una sorta di tassa speciale che andrebbe a colpire migliaia di aziende agricole, imprese di trasformazione e distribuzione, tutte eccellenze italiane dell'agroalimentare che, anziché vedersi agevolate dall'amministrazione, potrebbero imbattersi nell'ennesima complicazione burocratica in un momento in cui, dopo la crisi causata dalla pandemia da COVID-19, l'intero settore DOP e IGP si trova in una fase di crescita.

Voglio ricordare che la stessa situazione si era verificata già nel 2018, quando l'articolo 1 del decreto-legge n. 86 del 2018 aveva trasferito al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali le funzioni in materia di turismo. Allora la soluzione fu trovata nell'impiego delle etichette già realizzate fino a esaurimento scorte, anche se dopo qualche mese il Ministero tornò ad essere chiamato MiPAAF.

A ogni buon conto, Presidente, pur condividendo l'obiettivo di garantire in maniera più concreta la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari anche in relazione con quanto è avvenuto nel mondo agricolo, con l'emergenza COVID-19 prima e con il conflitto russo-ucraino poi, si ritiene, comunque, che il cambio di denominazione sia oltremodo superfluo, nonché potenzialmente oneroso per il settore agricolo che, al contrario, avrebbe bisogno di interventi concreti e strutturali.

Per questo motivo questo ordine del giorno impegna il Governo a ripensare al cambio di denominazione del Dicastero, pur mantenendo le nuove attribuzioni, specie in relazione alla sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari, e in ogni caso a tutelare - vado a concludere, Presidente - da eventuali oneri burocratici ed economici da ciò derivanti il mondo delle produzioni agroalimentari di qualità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere sugli ordini del giorno. Prego, onorevole Siracusano.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Ordine del giorno n. 9/547-A/1 Alfonso Colucci, parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/547-A/2 Caramiello, parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/547-A/3 Appendino, parere favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare possibili iniziative volte ad acquisire contributi partecipativi anche degli organismi rappresentativi delle categorie oggi non menzionate dalla disposizione ove la materia all'ordine del giorno afferisca a temi relativi all'area di interesse”.

Ordine del giorno n. 9/547-A/4 Pavanelli, parere favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a dare informazione periodica alle Commissioni parlamentari competenti, anche per il tramite di una relazione scritta, in ordine ai principali argomenti trattati dal CIMIM”.

PRESIDENTE. Colleghi, a questo punto pretendo silenzio, perché altrimenti cominciamo con “non ho sentito, ripetiamo”. Quindi, silenzio assoluto.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Ordine del giorno n. 9/547-A/5 L'Abbate, parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/547-A/6 Foti, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/547-A/7 Todde, parere contrario.

Ordini del giorno n. 9/547-A/8 Giachetti e n. 9/547-A/9 Enrico Costa, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/547-A/10 Casu, parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/547-A/11 Barbagallo, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/547-A/12 Manzi, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/547-A/13 Berruto, parere favorevole con riformulazione: “nel rispetto degli articoli 33 e 34 della Costituzione, a valutare l'opportunità di”.

Ordini del giorno n. 9/547-A/14 Morassut, n. 9/547-A/15 Toni Ricciardi, n. 9/547-A/16 Orfini e n. 9/547-A/17 Bakkali, parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/547-A/18 Peluffo, parere favorevole con la seguente riformulazione: sostituire le parole: “e comunque non oltre i sessanta giorni” con le seguenti: “nei tempi che saranno concordati con la commissione”.

Ordine del giorno n. 9/547-A/19 Bonafe'…

PRESIDENTE. C'è un attimo di suspense.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Ordini del giorno n. 9/547-A/19 Bonafe' e n. 9/547-A/20 Provenzano, parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/547-A/21 Simiani, parere favorevole con l'eliminazione del riferimento ai Governi precedenti e inserire il riferimento ai target europei. Quindi, la riformulazione è: “a garantire la prosecuzione degli impegni in materia di transizione ecologica, con particolare riferimento ai target europei”.

PRESIDENTE. Quindi, parere favorevole con riformulazione.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, favorevole con riformulazione del dispositivo.

Ordine del giorno n. 9/547-A/22 Malavasi, parere contrario.

Per gli ordini del giorno n. 9/547-A/23 Marino, n. 9/547-A/24 Forattini, n. 9/547-A/25 Vaccari, n. 9/547-A/26 Andrea Rossi e n. 9/547-A/27 Roggiani, tutti favorevoli con la seguente medesima riformulazione: “impegna il Governo a porre la massima attenzione ai temi della promozione del consumo di cibi sostenibili, alla sicurezza alimentare alla riduzione degli sprechi alimentari, alla lotta contro le frodi alimentari lungo la filiera ed al sostegno ad una filiera alimentare sostenibile ed a valutare la possibilità di sostenere eventuali iniziative normative su tali temi”; quindi questa è la riformulazione che si propone per gli ordini del giorno dal n. 9/547-A/23 al n. 9/547-A/27, rispettivamente degli onorevoli Marino, Forattini, Vaccari, Andrea Rossi e Roggiani.

PRESIDENTE. Quindi, parere favorevole con la riformulazione che ha letto.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Esatto.

PRESIDENTE. La ringrazio.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/28 Ferrari, il parere del Governo è contrario, così come sugli ordini del giorno nn. 9/547-A/29 Di Sanzo, 9/547-A/30 Curti, 9/547-A/31 Laus, 9/547-A/32 Gnassi, 9/547-A/33 De Luca e 9/547-A/34 Zaratti. Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/35 Grimaldi il parere del Governo è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/36 Evi il parere del Governo è contrario.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Siracusano. A questo punto, passiamo alle votazioni.

Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/1 Alfonso Colucci c'è un parere favorevole con riformulazione. Onorevole Alfonso Colucci, accetta? Sì. Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/2 Caramiello il parere è contrario; lo poniamo in votazione, onorevole Caramiello? Sì.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/2 Caramiello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

Colleghi, è il primo voto; quindi, come sempre, diamo un minimo di agibilità a coloro che devono raggiungere il posto.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/3 Appendino vi è un parere favorevole con riformulazione; l'onorevole Appendino accetta. Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/4 Pavanelli vi è un parere favorevole con riformulazione; l'onorevole Pavanelli accetta? Mi rivolgo all'onorevole Pavanelli o, altrimenti, in sua vece, al delegato d'Aula. Mi dite se accettate la riformulazione o no? È accettata.

Onorevole L'Abbate, sul suo ordine del giorno n. 9/547-A/5 vi è parere contrario. Onorevole L'Abbate? Onorevole L'Abbate, lo vuole mettere in votazione o andiamo avanti? Lo vuole porre in votazione? D'accordo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/5 L'Abbate, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/6 Foti il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/7 Todde il parere del Governo è contrario. Chiede di metterlo in votazione, onorevole Todde? Sì. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/7 Todde, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/547-A/8 Giachetti, che è accolto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Presidente, ringrazio il Governo per l'accoglimento, ma chiedo che sia votato, grazie.

PRESIDENTE. D'accordo, onorevole Giachetti.

Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Presidente, signori colleghi, su questo ordine del giorno leggiamo espressioni che rappresentano evidentemente un orientamento del Governo che non possiamo assolutamente condividere, laddove si dice che vi è un condizionamento da parte dei magistrati che partecipano ai Ministeri, al Ministero della Giustizia in particolare, un condizionamento grave, che addirittura orienta, indica, quasi detta la regola da seguire. Questo modo di rappresentare, per la verità, non lo condividiamo assolutamente, perché rappresenta un modo di pensare molto grave. La magistratura è garante di legalità, è l'organo che applica le leggi, rappresenta sostanzialmente una garanzia della nostra democrazia, della nostra Costituzione, di tutto ciò che c'è come pilastro della nostra giustizia e, quindi, diciamo che è un modo di esprimersi che rappresenta un'idea rispetto alla quale siamo totalmente contrari.

Quanto al contenuto, noi stessi avevamo rappresentato una riduzione dei magistrati, e su questo è evidente che anche noi abbiamo, da sempre, concordato, ma non si può pensare che i magistrati siano tenuti al di fuori del Ministero della Giustizia, essendo coloro che più di tutti conoscono la macchina della giustizia, in tutte le sue espressioni e in tutte le sue manifestazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

È per questo che sono voluto intervenire, per sottolineare come non possiamo assolutamente condividere che si assumano a base di un provvedimento affermazioni lesive dell'intero ordine della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo, a nome del gruppo del Partito Democratico, sul punto specifico, per esprimere un voto di astensione, ma motivarlo.

L'ordine del giorno che sarà a breve posto in votazione richiama l'applicazione delle norme Cartabia che il Parlamento ha votato; in particolare, con la normativa approvata dalle Camere, è stato previsto che, entro un anno, il Governo interverrà con i decreti coerenti con il principio di riduzione dei magistrati fuori ruolo; è un principio, quindi, assunto, accolto.

L'ordine del giorno nulla toglie rispetto a questo punto e chiede la conferma al Governo di lavorare in quella direzione, motivata sul principio condiviso che è necessaria una riduzione attraverso un lavoro serio e rigoroso per capire in quali uffici sarà necessario utilizzare magistrati fuori ruolo e in quali uffici questa funzione non sarà necessaria.

Non votiamo a favore, ma ci asteniamo, perché in parte narrativa è stato richiamato come motivazione un principio che può apparire come divisivo, quando, invece, questo principio di riduzione del posizionamento dei magistrati fuori ruolo può essere realizzato nell'interesse comune, con il contributo fattivo, certamente, delle forze parlamentari e di tutti i soggetti che contribuiscono al buon esercizio della giurisdizione.

In questi anni ci impegneremo ad alimentare non uno scontro tra i soggetti della giurisdizione, ma un principio di leale collaborazione attraverso il quale riusciremo a migliorare il valore e il ruolo della giustizia nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Anche noi, come Alleanza Verdi e Sinistra, esprimeremo un voto di astensione rispetto a questo ordine del giorno, non perché non venga condivisa la ratio, che è quella della riduzione del numero dei magistrati fuori ruolo presso il Ministero della Giustizia - aspetto condivisibile - ma proprio per alcune espressioni che indirizzano questo ordine del giorno nelle premesse, laddove si parla proprio di condizionamento, di ingerenza assolutamente decisiva nella politica giudiziaria del Paese. Quindi, per questo motivo, ribadisco il voto di astensione.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno c'è un parere favorevole: l'onorevole Giachetti chiede all'Aula di esprimersi.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/8 Giachetti, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Ordine del giorno n. 9/547-A/9 Costa, parere favorevole: l'onorevole Costa chiede che sia posto in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale… chiedo scusa, revoco l'indizione della votazione, perché l'onorevole Cafiero De Raho chiede di intervenire. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Signor Presidente, colleghi, anche su questo ordine del giorno vi è un aspetto che voglio sottoporre all'attenzione di tutti, perché è su questo che si esprime sostanzialmente questa Camera in relazione a quello che sarà il futuro della magistratura. Quindi abbiamo un'avvisaglia chiarissima: parliamo del monitoraggio dei provvedimenti giustificativi delle conferenze stampa e dei comunicati, i provvedimenti dei magistrati che dimostrano che vi è un interesse pubblico a che vi sia una conferenza stampa o un comunicato.

Già la disposizione, di per sé, quella che la riforma Cartabia ha introdotto, ha evidenziato un grave vulnus all'informazione, perché, da quel momento, i magistrati hanno temuto che dalla conferenza stampa o dal comunicato potesse derivare una conseguenza disciplinare; ciò, però, finisce per violare un principio fondamentale della nostra Costituzione: vi è un diritto di informare, vi è un diritto all'informazione. Quando organizzazioni criminali, mafiose, camorristiche, 'ndranghetiste operano con infiltrazioni nei comuni, con continuità negli enti locali, nelle regioni, con la politica, perché mettiamo a tacere la magistratura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Io credo che su questo la magistratura debba dare informazione.

Il monitoraggio non entra semplicemente a rilevare quante conferenze stampa, quanti comunicati, quale sia la forma, ma, addirittura, entra per sindacare la giustificazione sulla rilevanza dell'interesse pubblico. Ma qual è il parametro dell'interesse pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Abbiamo un parametro che non esiste, finiamo per valutare qualcosa che non c'è, entriamo in un provvedimento di un magistrato: questo è solo il primo passo, signori e questo ci preoccupa tanto. È per questo che siamo contrari, perché, secondo noi, una disposizione del genere è già, di per sé, in violazione della nostra Costituzione, dell'indipendenza della magistratura e, soprattutto, della capacità di informare, del diritto all'informazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Io penso che il marketing giudiziario sia quanto di più incivile, illiberale e arbitrario ci possa essere (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), perché è fatto sulla pelle delle persone presunte innocenti! Queste conferenze stampa alle quali si assiste, con procuratore capo, procuratore aggiunto, sostituto procuratore, ufficiali hanno la presentazione come fosse un film. Vengono dati i nomi alle inchieste: nessun codice scrive che l'inchiesta deve avere un nome (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), nessuno indica alle Forze di polizia di fare il trailer delle indagini, con il marchio, le macchine che sgommano, gli arresti, le fotografie, le intercettazioni sbandierate!

E guardate, c'è solo un soggetto che manca, cioè la difesa, perché quello che viene trasmesso, trasferito in quella fase è qualcosa di non definitivo, è qualcosa tutto da verificare. L'ordinanza di custodia cautelare deve ancora andare al riesame, deve ancora andare in Cassazione, però si pietrifica nell'immaginario collettivo, perché, se noi non abbiamo la separazione delle carriere, noi vediamo un giudice di fronte a noi e pensiamo che quello sia semplicemente colui che pronuncia una sentenza e, invece, la sentenza vera arriverà anni e anni dopo.

Ho sentito le parole dell'onorevole Cafiero De Raho: ebbene, io penso che, se riflettesse anche sulle sue conferenze stampa, nell'arco della sua carriera (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e andasse a vedere quelle persone che sono state comunicate all'esterno, vedrà che, in molti casi e in molte corti d'appello, c'è una sfilza di ingiuste detenzioni che vengono pagate (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Ma non è quel rimborso o quel ristoro economico che cancella una cicatrice, che è durata anni. Quindi, io penso che questo Parlamento, con questo ordine del giorno di indirizzo al Governo, dia un segnale conforme, assolutamente conforme e coerente con la Costituzione e con l'articolo 27 (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Io voterò a favore di questo ordine del giorno, però, forse, ho sentito male: ho sentito l'onorevole Cafiero De Raho ritenere che noi vogliamo impedire ai magistrati di parlare. Cioè, in questo Paese, quelli che non parlano o lo fanno direttamente saltando da una trasmissione all'altra - per non fare nomi, soltanto qualche giorno fa, il procuratore Gratteri ci ha illustrato il suo pensiero politico anche rispetto a tante cose - o lo fanno attraverso la commistione che c'è tra le procure della Repubblica e le redazioni dei giornali di giudiziaria, con le quali normalmente vengono sbattute sulle pagine dei giornali non solo notizie che sarebbero riservate, ma anche commenti e giudizi dei procuratori (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), e adesso l'onorevole Cafiero De Raho viene a spiegare a noi che noi vorremmo impedire ai magistrati di parlare! Noi vorremmo, casomai, cercare di fare in modo che i magistrati parlassero, soprattutto, con le indagini, con le sentenze e con tutte le norme che riguardano il riserbo delle indagini e con le loro sentenze e non attraverso metodi e scorciatoie che non sono - quelli no - previsti dalla nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io vorrei rimanere sul tema che viene posto in votazione. Questo ordine del giorno chiede di consentire che venga fatta un'attività di monitoraggio rispetto a una norma che è in vigore. La precedente legislatura ha approvato una norma che stabilisce le metodologie con le quali possono essere effettuate le comunicazioni pubbliche sulle indagini in corso e le conferenze stampa da parte della procura della Repubblica che indaga e, se debitamente autorizzata, della polizia giudiziaria. Non stiamo discutendo di modificare la norma. Nell'ordine del giorno n. 9/547-A/9 Enrico Costa si chiede che venga effettuato un monitoraggio puntuale e attento della norma esistente. Poi si può discutere se la norma sia condivisibile o meno, ma non è questa la sede; si può discutere di tutti i temi relativi alla giustizia, avremo tempo per farlo. L'ordine del giorno - vorrei rimanere su quello - chiede che sia effettuata un'attività di monitoraggio sul rispetto della legge. Credo che su questo sia difficile obiettare. Per questo motivo, ci esprimiamo a favore dell'ordine del giorno (Applausi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Spero che nessuno stia mettendo in dubbio il principio di presunzione di innocenza, posto che siamo assolutamente contrari a qualsiasi forma di spettacolarizzazione di indagini piuttosto che di procedimenti giudiziari. Noi, come Alleanza Verdi e Sinistra, ci asterremo, perché, anche in questo caso, la ratio è quella giusta rispetto al monitoraggio, alle norme in vigore, ma lo strumento, cioè quello dell'Ispettorato generale del Ministero della giustizia, ci lascia perplessi. Quindi, da questo punto di vista, esprimiamo perplessità, sebbene ne troviamo condivisibile la ratio. Esprimo un voto di astensione per il mio gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Il tema è delicatissimo. Credo che i processi vadano valutati sulla base dei risultati definitivi e cioè del risultato che le procure portano a casa una volta che quel processo ha superato tutti i gradi di giudizio e, purtroppo, il nostro è l'unico Paese al mondo in cui ci sono conferenze stampa, in cui si viene sbattuti in prima pagina in virtù di misure cautelari che poi non reggono alla prova definitiva. Il vero tema è questo: rovinare la vita delle persone attraverso - stavo per usare un termine più volgare - uno svergognamento pubblico. Vorrei capire cosa ci sia di antidemocratico e di pericoloso nella formulazione adottata e sulla quale dobbiamo votare. Dobbiamo semplicemente prevedere che l'Ispettorato, che è l'organo istituzionalmente preposto al controllo della regolarità dell'andamento della vita giudiziaria del Paese, effettui un monitoraggio sugli atti motivati dai procuratori della Repubblica in ordine alla sussistenza di un interesse pubblico alla conferenza stampa. Chiedo ai miei ex colleghi, peraltro, presenti in Aula, quale sia l'attentato alla democrazia contenuto in queste due parole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Viviamo in uno Stato di diritto, non in uno Stato governato dalle Procure della Repubblica, e lo dico da ex procuratore della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). So che non posso interloquire con il mio avversario dialettico, ma l'interrogativo è: cosa c'è di istituzionalmente scorretto in un'analisi di questo genere (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Azione-Italia Viva-Renew Europe)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Vorrei lasciare agli atti un contributo minimo rispetto a questa tematica che è molto importante e delicata.

Il dibattito è giusto, è giusto quello che ha detto il deputato di opposizione, è giusto quello che ha detto il deputato Costa e i contributi successivi. Sono vicende importanti che non riguardano soltanto la singola persona che subisce la gogna mediatica, dovuta ad un semplice avviso di garanzia, ad un'indagine che si avvia, che poi magari non avrà mai fine, perché decorrono i tempi e la cosa va pure in prescrizione. Si tratta anche di percorsi familiari, di percorsi che vanno ad incidere sulla vita delle famiglie, come quella di Luigi Mazzei, di Lamezia Terme, che ha subito undici anni di processo, salvo poi scoprire che nulla vi era di concreto. Luigi Mazzei è morto la scorsa estate, dopo aver presentato il suo libro su una vicenda, su una vera e propria odissea, che ha riguardato lui, la sua famiglia, la storia, come tante altre storie che sono state massacrate da procuratori spettacolari, che non solo sono andati ad incidere profondamente sulla vita di queste persone e delle loro famiglie, ma hanno macchiato intere comunità. È un ordine del giorno di buonsenso che sicuramente andrà votato e sostenuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiarire che cosa possa sottendere questo ordine del giorno e, quindi, rispondere anche alla domanda della collega: cosa istituzionalmente viene messo in pericolo? Ebbene, viene messa in pericolo la divisione dei poteri. Tale ordine sottende un controllo politico dell'attività della magistratura e noi non lo possiamo permettere. Questo - la divisione dei poteri dello Stato - è pericolosissimo, sottende un controllo politico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ad un'attività che deve essere autonoma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Ribadiamo questo concetto, perché, secondo me, va cristallizzato. Questo ordine del giorno sottende un disegno preciso, chiaro e pericoloso, che è quello di creare un vulnus al principio di separazione dei poteri, al principio di indipendenza e autonomia della magistratura. C'è un controllo politico, quindi, il potere esecutivo in qualche modo interviene ulteriormente a gamba tesa sull'operato della magistratura.

Poi, secondo me, non si prende in considerazione un altro aspetto. Si dà una lettura sempre parziale, mi riferisco al fatto che, in qualche modo, le conferenze stampa e i comunicati sono sempre contro qualcuno e non, invece, un'occasione anche a tutela dell'indagato (Commenti), a tutela di come veramente sono andate le cose, nella ricostruzione dei fatti. Quando una conferenza stampa ricostruisce i fatti, anche da questa ricostruzione potrebbero esserci elementi a tutela stessa dell'indagato e, quindi, comunque in direzione dell'accertamento della verità processuale, per carità. Quindi, sono queste le considerazioni che volevo esprimere. Facciamo carta straccia della nostra Costituzione. Come? Con un ordine del giorno, che però ci dà una direzione chiara verso cui si vuole andare. Noi non possiamo assolutamente condividere questa direzione, andiamo in direzione assolutamente contraria, a difesa della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Signor Presidente, quanto abbiamo sentito questa mattina provenire soprattutto dai banchi del MoVimento 5 Stelle ci dà chiaramente non soltanto l'impressione, ma la certezza di quella che, per una certa parte politica, è l'idea di giustizia di questo Paese. Signori del MoVimento 5 Stelle, toglietevi dalla testa che questa Repubblica possa essere continuamente governata da magistrati, come voi pretendete (Applausi dei deputati del gruppo applausi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Questo non passerà, perché la nostra è una Repubblica parlamentare, una Repubblica fondata sul consenso popolare, non è assolutamente fondata sull'uso politico, che voi alimentate, della giustizia in questo Paese! È finita quell'era, colleghi!

Avete fatto delle regole dello Stato di diritto carta straccia. Avete fatto leggi pomposamente indicate come “Spazzacorrotti” che la stessa Corte costituzionale ha spazzato via, perché, a fronte dell'idea che nel nostro ordinamento debba prevalere il tintinnio di manette, come avete in questi anni cercato di attirare solo per una questione mediatica e di consenso, noi proponiamo, invece, un ragionamento che sia pacato, dove bisogna ripristinare la cosiddetta tripartizione dei poteri, dove le leggi le fa il Parlamento, dove vi è un Esecutivo, dove il potere giudiziario è chiamato ad applicarle. Noi non intendiamo fare processi contro la magistratura, ma non esiste nel nostro ordinamento un organismo di qualunque natura, compresa la magistratura, che possa dirsi sottratto ai controlli.

E mi spiace che una persona che proviene dai banchi della magistratura, come l'onorevole Cafiero De Raho, non sappia che gli ispettori che fanno i controlli sono gli stessi magistrati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Di che cosa vi lamentate? Qui non si sta delegando a nessuno un potere che non sia quello istituzionale.

E allora ecco la ragione per la quale riteniamo che questo ordine del giorno vada nella direzione giusta, perché è ora di finirla con i processi che sono diventati il palcoscenico per creare le carriere di alcuni pubblici ministeri e di alcuni magistrati. Noi vorremmo che il processo tornasse a diventare il luogo nel quale si accerti la verità.

Mi auguro che venga inaugurata una nuova stagione, perché sulle questioni che sono proprie della giustizia, onorevole De Raho, questo Governo e questa maggioranza stanno dedicando 3 milioni di euro proprio per la Direzione distrettuale antimafia; si stanno impegnando risorse importantissime sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata, e voi non potete confondere il ruolo di contrasto che stanno esercitando in questo momento il Governo e la maggioranza, ma anche quello di controllo di quella attività che spesso viene messa in atto da certe procure che sono convinte ancora di poter condizionare la politica. Questa è una stagione per noi finita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo con l'intenzione di riportare questo dibattito al criterio della verità; criterio della verità che mi pare si sia un attimo smarrito nel corso degli interventi su questo ordine del giorno.

L'ordine del giorno a firma del collega Costa, infatti, al di là di qualsiasi riflessione sul carattere assolutamente non cogente degli ordini del giorno - quindi, sostenere che si voglia vietare qualcosa a qualcuno con un ordine del giorno dimostra quantomeno una scarsa conoscenza dei Regolamenti parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) -, al di là di questa premessa di metodo, il tema posto da questo ordine del giorno è quello della necessità di un monitoraggio.

Allora, chi può avere interesse a schierarsi contro questo monitoraggio? Chi può avere interesse ad evitare che l'Ispettorato del Ministero della Giustizia, per lo più popolato da magistrati fuori ruolo, controlli l'effettiva applicazione della legge da parte dei loro colleghi? Chi può avere questo interesse? Forse chi ritiene che le procure non debbano parlare con i fatti, cioè con le condanne, cioè con processi istruiti e portati a compimento a spese degli italiani e non con le conferenze stampa, che poi rivelano talvolta indagini che si chiudono in bolle di sapone, con sperpero di denaro pubblico? Forse è questo l'intendimento? Forse si vuole evitare che il monitoraggio venga compiuto per consentire a chiunque di sbattere il mostro in prima pagina, salvo poi riservare poche righe a eventuali assoluzioni?

Noi vorremmo semplicemente una conduzione normale dei rapporti tra la magistratura e la stampa. Noi vorremmo che ci fosse qualcuno che si prendesse la responsabilità di dire: “questa notizia è di interesse pubblico e dunque va comunicata”. Ovviamente, auspichiamo che il processo si concluda con una sentenza, diversamente da quando poi giacciono per anni nelle stesse stanze delle procure perché magari si sa di non potere istruire un processo che finirebbe con un nulla di fatto.

E, allora, forse è il caso che si effettui questo monitoraggio per comprendere quanti e quali procuratori autorizzino quante e quali conferenze stampa per comunicare cosa. È un monitoraggio. Non si faccia confusione…e mi preoccupa che a farlo sia proprio un ex magistrato. Mi preoccupa che si confonda, quasi in un processo di osmosi, il fatto, cioè l'indagine, con la comunicazione dello stesso fatto. Mi preoccupa molto perché evidentemente la proiezione all'esterno di ciò che si dovrebbe fare è più forte dell'esigenza di lasciare impresso in atti e documenti il valore delle proprie azioni.

E, allora, ho sempre in mente le parole di un grandissimo magistrato, che fu Giovanni Falcone, che, con Paolo Borsellino, diceva sempre che chi istruisce i processi deve far parlare i fatti, chi ascolta i pentiti deve cercare i riscontri.

Allora, sogno che in un Paese civile, in questa epoca, la giustizia non sia una clava da brandire contro l'avversario politico, ma sia uno strumento realmente efficace per la prevenzione e per la repressione di delitti, non certo per inseguire un flash o una telecamera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alfonso. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Presidente, grazie. Intervengo per dare ulteriore valore a tutto ciò che è stato detto su una questione che non è assolutamente incidentale, nonostante che la procedura parlamentare non collochi la discussione di oggi al centro dell'agenda delle questioni rilevanti, almeno per l'agenda di oggi.

Voglio ringraziare la franchezza delle parole usate da parte di tutti, di chi ha cercato di porre i limiti, sapendo che quando si maneggia la complessità del diritto c'è una grande regola che noi dovremmo coltivare, ed è la regola della cultura del limite. Noi dobbiamo impegnarci tutti a non essere incontinenti.

Allora, l'argomento sollevato con l'iniziativa parlamentare pone la questione: può servire alla collettività e all'ordinamento determinare una conferenza stampa che informi - come diceva il collega Cafiero De Raho - stabilendo la coppia tra diritto e dovere di informare? Però, attenzione, noi sappiamo che chi informa con quelle conferenze stampa è una parte; poi c'è un'altra parte, che è l'avvocatura e c'è una terza parte, che è la magistratura giudicante, che genera quel valore straordinario, resistente, che è la sentenza, che più di tutte le altre iniziative cattura e rende disponibile la giustizia, la giurisdizione, la giuscrittura.

Noi dobbiamo sapere che quelle conferenze stampa, che hanno la volontarietà e la volontà di aiutare il giudizio della collettività, danno luogo a momenti di demolizione della credibilità e della dignità della persona oggetto di quella iniziativa comunicativa che molte volte è irrecuperabile. Una conferenza stampa che genera articoli di stampa sulla vita economica e imprenditoriale demolisce il rating bancario in quel lasso di tempo, ci sono fatti documentati. Allora, bene il diritto-dovere di informare, ma stabiliamo la continenza, il limite.

E qual è la garanzia dell'iniziativa sollevata dai colleghi parlamentari? Che l'attività di monitoraggio non è affidata a dei contrarianti, ma all'Ispettorato generale del Ministero della giustizia; il monitoraggio dona conoscenza, rinvenimento di conoscenza, a valle della quale c'è l'attività di indirizzo del Parlamento, che non vuol dire “parlamentire”, parlamentare non è “parlamentire”! Allora, diamo valore a questa iniziativa e poniamoci - e concludo - quell'altra grande questione: noi dovremmo fare sì che quando si fanno le conferenze stampa, che sono il dies a quo, poi si vada a misurare quanto di quella conferenza stampa, con la sentenza, sia rispettato. C'è un gigantesco articolo 358 del codice di procedura penale che stabilisce l'obbligo in capo a chi coltiva l'accusa di ricercare gli elementi a favore dell'indagato, anche questo ci dovrebbe riguardare, ma non organizzando una distinzione conflittuale tra gli uni e gli altri; convergenza, perché a valle c'è il bene e la dignità della persona. Alcuni indagati hanno deciso di finire con il loro progetto di vita per la grandezza della demolizione patita. Allora, l'iniziativa è valente, lavoriamoci e poi diamo valore alle attività di risulta del monitoraggio che si è detto. Io ho voluto dire questo per dargli forza, dargli significato e per non farlo essere uno strumento di “divisività” ma di lavoro collettivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

Mi scusi, onorevole Giuliano, a questo punto, siccome vedo che altri colleghi vogliono intervenire, faccio solo presente ai delegati d'Aula che siamo al decimo intervento su questo ordine del giorno e che, se vogliamo mantenere il termine che ci eravamo dati, quello delle 13, poi, eventualmente, dovreste rivedervi per vedere come andare avanti.

Prego, onorevole Giuliano.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Ritengo che sia opportuno ribadire alcuni punti fondamentali: questo ordine del giorno, per come è scritto, per l'impegno finale, per come è congegnato anche nelle premesse, mette uno stigma gravissimo sul lavoro della magistratura e sulla comunicazione che la magistratura fa all'esterno di questo lavoro. Se andiamo a leggere attentamente l'impegno finale, la sensazione che si ha, corroborata anche da tutto ciò che viene indicato nelle premesse, è che, nonostante ci sia stata, con la riforma “Cartabia”, una delimitazione, una perimetrazione molto forte della comunicazione che deve essere data all'esterno da parte dei procuratori della Repubblica che devono concedere un'apposita autorizzazione corroborata da un interesse pubblico sottostante alle conferenze stampa, sia prassi non rispettare questi limiti. Quindi, c'è innanzitutto un'accusa a gamba tesa, non fondata su elementi nei confronti della magistratura; in secondo luogo, c'è sottesa una gravissima censura che questo Parlamento e questo Governo accettano di mettere alla magistratura. Istituire un monitoraggio sulle autorizzazioni alle conferenze stampa e, quindi, un monitoraggio sulla sussistenza dell'interesse pubblico, vuol dire censurare la capacità e il dovere di informazione della magistratura nei confronti dei cittadini e nei confronti dello stesso indagato perché, come diceva poc'anzi il collega Gianassi, voglio ricordare a tutti che proprio a tutela dell'indipendenza e del pubblico interesse che persegue la magistratura tutta, che sia giudicante o requirente, il pubblico ministero è obbligato a raccogliere anche elementi a favore dell'indagato e deve dare un'informazione corretta dei fatti, così come sono stati accertati, a vantaggio della verità materiale e della verità processuale.

Ecco, con questo monitoraggio, il Parlamento autorizza il Governo a entrare a gamba tesa nell'attività di un potere che è separato; quindi, la politica ingerisce sul potere della magistratura e, soprattutto, istituisce una vera e propria censura politica sul dovere di informazione della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo vuol dire fare carta straccia dei principi costituzionali su cui si basa il nostro ordinamento democratico.

Presidente, un'ultima notazione mi sia consentita per dare un'informazione anche ai cittadini che ci seguono. Il collega di Forza Italia, prima, ha parlato della legge Spazzacorrotti e ha dato un'informazione non esatta. Ricordo che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 32 del 2020, che vi invito a leggere precisamente, non ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della legge cosiddetta Spazzacorrotti, ma ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'applicazione retroattiva del divieto di concessione di benefici penitenziari ai condannati per reati di corruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In sostanza, la Corte ha stabilito che la legge Spazzacorrotti, con l'annesso divieto di concessione di benefici penitenziari a coloro che si sono macchiati di gravi reati contro la pubblica amministrazione, si può applicare soltanto ai reati commessi dopo l'entrata in vigore della stessa legge Spazzacorrotti, che si dimostra una legge assolutamente efficace, la cui validità e la cui efficacia non sono mai state messe in dubbio dalla Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per fare anch'io chiarezza; mi riallaccio alle parole della collega che ha parlato in precedenza; in questo caso, l'ordine del giorno si pone in una materia delicatissima perché c'è un conflitto di diritti costituzionalmente garantiti: la presunzione di innocenza dell'imputato, ma anche l'interesse pubblico e, direi, democratico all'informazione dei cittadini su quanto avviene. In questo caso, già c'era stata la perimetrazione dei poteri della magistratura di divulgare informazioni sui propri procedimenti, richiedendo appunto l'autorizzazione con atto motivato del procuratore della Repubblica alla divulgazione di comunicati stampa e di conferenze stampa. Ora, la motivazione sulla base delle specifiche ragioni di interesse pubblico, quindi, è stata già effettuata previamente dal procuratore della Repubblica. Il monitoraggio che si chiede, pertanto, è sulle valutazioni del procuratore della Repubblica in merito all'interesse pubblico e, quindi, è sostanzialmente un controllo politico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), al di là del fatto che ci siano all'Ispettorato del Ministero della Giustizia dei magistrati, a loro volta, però, nominati dal Ministro della Giustizia e, quindi, evidentemente di sua scelta, ecco, diciamo così.

In realtà, chi può affermare che non vi sia un interesse pubblico alla conoscenza di fatti determinati anche nella fase di indagine? Fra l'altro, il nostro ordinamento, il nostro sistema prevede tutta una serie di misure, anche misure cautelari, misure di prevenzione, che sono previe rispetto a una sentenza di condanna, proprio per cautelare e bilanciare le esigenze di tutela della sicurezza della comunità, sicurezza sociale, rispetto anche ai diritti di un eventuale cittadino imputato che poi potrebbe essere assolto. Ciò nonostante il nostro sistema prevede la custodia cautelare, prevede le misure di prevenzione, eccetera, eccetera; quindi, perché negare e controllare i procuratori della Repubblica sull'interesse pubblico a divulgare questi fatti? È evidente: si mette un bavaglio, si fa una censura, un esplicito controllo.

Per questo noi siamo contro e mi richiamo proprio alle parole di Falcone, qui citate, perché poi fate come con il Vangelo, che si cita a proposito e a sproposito; lui diceva: parlate di mafia, fate conoscere i fatti, non tacete, ditelo nelle scuole quello che avviene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, ogni bavaglio, ogni censura alle procure della Repubblica (Commenti)… i procuratori sono tutti dei gran signori …

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi…

IDA CARMINA (M5S). Sì, io sono convinta di sì.

PRESIDENTE. Colleghi…

IDA CARMINA (M5S). In ogni caso, quando…

PRESIDENTE. Colleghi, onorevole Varchi…

IDA CARMINA (M5S). … ne risponderà giudiziariamente, in ogni caso, c'è una violazione del principio di bilanciamento dei poteri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Non giriamoci intorno, questo impegno di cui stiamo parlando, quindi del monitoraggio degli atti motivati del procuratore della Repubblica, è un vero e proprio controllo che la politica vuole fare sull'operato della magistratura, è un vero e proprio bavaglio, non ci dobbiamo girare intorno, è questo l'obiettivo politico! E tra l'altro, ci preoccupa moltissimo che questo tipo di controllo lo voglia fare questo Governo, espressione di questa maggioranza, che è stata costruita anni fa da Silvio Berlusconi. E a questo proposito voglio leggere una dichiarazione del 2016…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Pellegrini, mi usi una cortesia: può parlare al microfono vicino, perché i suoi colleghi hanno difficoltà anche ad ascoltarla? Prego.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Posso ricominciare da capo, Presidente? Visto che non si è sentito, mi ha detto che non si è sentito…

PRESIDENTE. No, no. Abbiamo ascoltato. Io ho aderito a una richiesta dei suoi colleghi che la sentivano poco bene, adesso la sentiranno meglio, ma l'hanno sentita.

MARCO PELLEGRINI (M5S). D'accordo. Allora dicevo: l'obiettivo è chiaro, l'obiettivo politico è chiaro: è quello di mettere un bavaglio alla magistratura libera e indipendente, che fa gli interessi della giustizia e gli interessi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti). E noi siamo ancora più preoccupati per questo, perché questo tipo di controllo lo vuole fare questa maggioranza, che è espressione di un centrodestra - o destra, che dir si voglia - che è stato creato da Silvio Berlusconi nel lontano 1992-1993-1994. E voglio a proposito leggere una dichiarazione di Berlusconi del gennaio 2016, in cui disse: il cancro peggiore della nostra democrazia è la magistratura italiana. Noi siamo preoccupati per questo, perché un Ministro, espressione di questa maggioranza, vuole fare questo controllo sulla magistratura e vuole porre questo bavaglio. Questa è la nostra posizione e saremo fermissimi al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/9 Enrico Costa, con il parere favorevole del Governo, rispetto al quale lo stesso onorevole Costa ha chiesto all'Aula di pronunciarsi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/547-A/10 Casu, su cui c'è parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, per rispettare le intese intercorse tra i gruppi, rinuncio alla dichiarazione di voto, limitandomi a ribadire che votare in Italia contro un Ministero per l'Innovazione e la transizione digitale significa votare contro gli interessi del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/10 Casu, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

L'ordine del giorno n. 9/547-A/11 Barbagallo sarebbe accolto come raccomandazione. Onorevole Barbagallo, accetta? Accetta. Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/12 Manzi, c'è un parere favorevole con riformulazione. Onorevole Manzi, accetta? Accetta. Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/13 Berruto c'è un parere favorevole con riformulazione. Onorevole Berruto? Accetta. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/547-A/14 Morassut, su cui c'è parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi vogliamo mettere in luce, in questo ordine del giorno, la necessità di una maggiore pubblicità delle decisioni e delle deliberazioni del CITE. Sappiamo che cos'è il CITE: un organismo interministeriale strategico che si occupa di transizione ecologica, le cui funzioni in questo provvedimento sono state estese anche alla sicurezza energetica. Ma le funzioni mirano anche alle deliberazioni relative agli incentivi nazionali ed europei, per quanto riguarda la sicurezza energetica, e quindi sono molto rivolte alle imprese. Ora, nella originale versione del decreto, la pubblicità degli atti in Gazzetta Ufficiale era stata cancellata e poi reintrodotta nel dibattito per gli atti, attraverso l'utilizzo del sito Internet del Ministero. Noi chiediamo che si torni alla pubblicazione ufficiale degli atti, cioè nella Gazzetta Ufficiale, anche per l'impresa - e quindi chiedo anche ai colleghi della maggioranza di riflettere su questo punto -, per chiarezza dell'impresa, degli operatori, di tutti coloro che lavoreranno, nell'ambito dell'operazione di transizione ecologica, dentro le procedure complesse delle incentivazioni. Cito soltanto la vicenda dell'ecobonus: abbiamo visto quanto è stata complessa l'applicazione di quelle norme. Noi chiediamo, quindi, di tornare alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale perché questo dà la certezza e la formalità delle deliberazioni del CITE. Faccio notare, peraltro, che il CITE - che ormai lavora di concerto con il CIPESS, cioè l'altro organismo di programmazione per lo sviluppo sostenibile - pubblica gli atti sul sito Internet del Ministero dell'Ambiente, mentre il CIPESS pubblica in Gazzetta Ufficiale. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è d'obbligo ed è consuetudine per tutti gli atti pubblici, anche i decreti e le ordinanze ministeriali, non soltanto le leggi ordinarie. Quindi, è un atto veramente molto, molto poco chiaro questo tentativo di rendere più ristretta - intanto nella formalità, ma anche nella diffusione - la pubblicazione degli atti del CITE, che, tra l'altro, è l'organismo che presiede alla programmazione del Piano della transizione ecologica, che è stato approvato da poco nelle Commissioni e che è diventato il Piano della transizione ecologica e della sicurezza energetica. Pertanto, chiediamo, anche ai colleghi della maggioranza, di riflettere su questo punto e di tornare alla pubblicazione formale degli atti del CITE in Gazzetta Ufficiale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Todde. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA TODDE (M5S). Grazie, Presidente. L'articolo 11 apporta una serie di modifiche alla disciplina del Comitato interministeriale per la transizione ecologica, cosiddetto CITE, nonché alla denominazione e ai contenuti del Piano per la transizione ecologica. Le principali modifiche sono finalizzate al coinvolgimento, nell'organizzazione del CITE, dell'istituendo Ministero delle Imprese e del made in Italy, tenendo conto dei riflessi nel settore produttivo della transizione ecologica e dell'attuale contesto di crisi energetica, nonché dell'inserimento delle materie energetiche tra quelle che devono essere coordinate dal Piano per la transizione ecologica.

Il comma 1, lettera d), elimina l'obbligo di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle delibere del CITE. Una disposizione di questo tipo risulta essere completamente contraria a qualsiasi principio di trasparenza. In aggiunta, la stessa modalità di drafting pone in luce come il Governo Meloni si stia avviando verso una gestione della cosa pubblica preoccupante. Infatti, anziché espressamente emendare il suddetto articolo 57-bis, richiedendo l'abrogazione dell'ultimo periodo, così come prescriverebbe ogni buon manuale di drafting, ha preferito riscriverlo, per nascondere la vera volontà di questa disposizione: non rispettare il principio di trasparenza e poter lavorare nella totale oscurità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti, prevedere che il CITE, Comitato fondamentale in un momento delicato come l'attuale per le sorti del sistema industriale ed energetico del Paese, possa adottare deliberazioni non più soggette a pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, non può che creare difficoltà alle imprese e alle industrie, in particolare quelle operanti nel settore hard to abate: come si pensa che possano avere contezza di quelle che saranno le misure impattanti sul loro operato, andando a cercarsele sul sito? Richiamare i princìpi di semplificazione e razionalizzazione delle risorse, pur essendo princìpi fondamentali nell'organizzazione dello Stato, non può essere sufficiente. Questi principi non possono e non devono derogare i princìpi di trasparenza e notorietà di suddette deliberazioni. Anche semplicemente pensare che la trasparenza e la condivisione siano ostacolo alla celere attuazione del lavoro di un Comitato come il CITE, fa trasparire una concezione del diritto all'informazione che ci fa capire come questo Governo voglia lavorare e condividere con imprese e cittadini.

Derogare alla trasparenza è un sintomo di un Governo che non vuole e non deve rendere conto del suo operato. Per questo abbiamo chiesto anche noi al Governo di impegnarsi a ripristinare la pubblicazione delle deliberazioni del CITE in Gazzetta Ufficiale, ed è per questo che riteniamo estremamente grave la decisione di respingere il nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/14 Morassut, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/15 Toni Ricciardi il parere è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sarò rapido, visti gli accordi. Mi consenta di esprimere la solidarietà profonda e sentita a tutti i colleghi e le colleghe del Mezzogiorno, del Sud, eletti in tutte le compagini, soprattutto quelle di Governo, per non aver accettato nemmeno che si potesse discutere in quest'Aula la nostra richiesta al Governo, di riferire come si vuole riorganizzare la Presidenza del Consiglio rispetto alle questioni del Sud e soprattutto quale saranno le tempistiche e le modalità di attuazione del PNRR, che, ricordo a tutte e a tutti, ha per scadenza il 2026. Noi non riusciamo a capire come non si possa accettare che il Governo venga qui, in quest'Aula, a riferire su tale scadenza.

Chiudo, Presidente. Mi sia consentito di esprimere profonda solidarietà a tutte le elette e gli eletti all'estero di maggioranza, perché anche lì abbiamo sentito che doveva essere istituito il Ministero degli Italiani nel mondo, di cui non si ha traccia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/15 Toni Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/16 Orfini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/547-A/17 Bakkali. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io brevissimamente, per lasciare agli atti della discussione che questo parere contrario di fatto si riferisce alla richiesta che facciamo di riferire trimestralmente presso la competente Commissione parlamentare sul tema della mobilità sostenibile. Abbiamo capito in discussione che il tema della denominazione del Ministero è derubricato a questione semantica. Per noi è invece sostanziale. Pertanto, questo intervento per fare un appello ai componenti della IX Commissione per chiedere a gran voce di riferire sul tema della mobilità sostenibile, che per noi è strategico, considerato che su di esso convergono risorse importanti per modernizzare e per rendere sostenibili, digitali e interconnesse le infrastrutture del nostro Paese. È un appello ai colleghi perché la Commissione è luogo di scambio e di informazione. Monitoreremo passo dopo passo l'attenzione sulla mobilità sostenibile, che per noi - ripeto - è sostanziale e non nominale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/17 Bakkali, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

L'ordine del giorno n. 9/547-A/18 Peluffo è accolto con una riformulazione. L'onorevole Peluffo accetta. Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/19 Bonafe' il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/19 Bonafe', con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/20 Provenzano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Ordine del giorno n. 9/547-A/21 Simiani, parere favorevole con riformulazione: è accettata. Ordine del giorno n. 9/547-A/22 Malavasi: il parere del Governo è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Capisco che il parere contrario, che a me personalmente amareggia, è dovuto al fatto che l'odine del giorno non sia così pertinente rispetto a questo decreto che stiamo discutendo. Però, ci tengo a intervenire per sottolineare l'importanza di quello che chiedeva l'ordine del giorno, almeno perché rimanga agli atti. Chiedevamo un impegno del Governo per garantire, con ogni iniziativa utile, una redistribuzione del valore più equo e pertinente fra tutti gli attori della filiera. Parliamo di una filiera agroalimentare molto importante, con oltre 500 miliardi di fatturato, più di 2 milioni di imprese e 3,6 milioni di occupati; una filiera che, però, spesso va a discapito proprio di chi produce. Ciò deriva da uno squilibrio che si genera in tutta la filiera, dove l'industria di trasformazione è quella che erode la maggior parte degli utili. Crediamo sia importante tutelare i produttori, che sono quelli che rendono possibile questa filiera. Inoltre, questi dati erano riferiti alla situazione precedente a quella dell'aumento dei costi energetici, conseguentemente gli utili si saranno erosi ancora di più. Credo sia molto importante tutelare gli operatori della filiera, che oggi hanno solamente il 5,1 per cento dell'utile, al fine di garantire una filiera - e un cibo di qualità - che oggi è in condizioni di grande fragilità economica.

Si tratta di una sottolineatura che voglio fare affinché rimanga agli atti; un impegno che magari possiamo portare avanti anche con la Commissione competente, proprio per garantire e assicurare a tutta la filiera un'equa remunerazione, anche per l'importanza che riveste la filiera agroalimentare nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/22 Malavasi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Adesso abbiamo un pacchetto di ordini del giorno, n. 9/547-A/23 Marino, n. 9/547-A/24 Forattini, n. 9/547-A/25 Vaccari, n. 9/547-A/26 Andrea Rossi e n. 9/547-A/27 Roggiani, sui quali c'è un'identica riformulazione. Quindi, se viene accolta, come viene accolta, andiamo avanti.

Ordine del giorno n. 9/547-A/28 Ferrari: il parere del Governo è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Solo per dire che ci risulta incomprensibile la bocciatura di questo ordine del giorno. Si tratta di un atto di mancata trasparenza di fatto, perché quasi un milione di euro viene tagliato dal bilancio del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica per destinarlo all'assunzione di 30 persone per gli uffici del Ministro.

Vi chiedevamo semplicemente di informare il Parlamento in merito a quali voci di spesa saranno tagliate per questa operazione. Avete deciso di non farlo sapere né a noi, né ai cittadini venendo meno, in questo modo, all'assunzione di responsabilità chiara del vostro operato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/28 Ferrari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/547-A/29 Di Sanzo, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno chiedeva solo di fare chiarezza sullo scopo delle ulteriori 30 unità assegnate al Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Le disposizioni del disegno di legge già rischiano di rallentare, di fatto, l'attività del Governo in materia di transizione ecologica, soprattutto ora, durante l'attuazione del PNRR. Non è chiaro quale sia lo scopo di queste ulteriori 30 unità, e noi chiedevamo semplicemente di fare chiarezza su quale fosse stato l'impatto operativo sul Ministero. Prendiamo atto che il Governo, ancora una volta, non sente l'esigenza di fare chiarezza sul tema della transizione ecologica, cosa già ampiamente dimostrata dal cambio del nome del Ministero e continua a nascondere quali siano le reali intenzioni su questo tema.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/29, Di Sanzo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/30 Curti il parere del Governo è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Curti. Ne ha facoltà.

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo molto brevemente, anche nel rispetto dei nuovi tempi che ci siamo dati, in realtà solo per manifestare, ovviamente, il dispiacere per il parere contrario da parte del Governo, seppur questo non mi sorprende, anche alla luce della discussione che si è svolta ieri, qui in Aula, proprio in tema di politiche ambientali e di transizione ecologica. Questo perché nell'ordine del giorno noi ponevamo il tema dell'articolo 12 del provvedimento in esame, che va a modificare l'articolo 57-bis, comma 4, del codice dell'ambiente, dove viene disciplinato il Piano per la transizione ecologica e per la sicurezza energetica. La modifica apportata prevede che il Piano non vada più a individuare le fonti di finanziamento, ma, al contrario, si limiti a indicare quelle già previste nella normativa e dagli atti vigenti. Io credo che questo modo di procedere mortifichi anche il concetto della transizione ecologica, sia dal punto di vista ideale che da quello pratico. La transizione ecologica non può essere ridotta a un mero slogan; la transizione ecologica è un'etica di riferimento, che, tuttavia, deve tradursi nella pratica costante. Per questo abbiamo presentato l'ordine del giorno con cui si impegna il Governo a mettere le risorse necessarie per affrontare il tema della transizione ecologica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/30 Curti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Sull'ordine del giorno n. 9/547-A/31 Laus il parere del Governo è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Laus. Ne ha facoltà.

MAURO ANTONIO DONATO LAUS (PD-IDP). Grazie, Presidente. Solo un flash: non riesco a capire quali siano le argomentazioni che hanno indotto il Governo a esprimere un parere contrario su questo ordine del giorno. La riorganizzazione non attiene a una base logistica o a un magazzino; ci sono competenze, professionalità, trasferimenti all'interno di ciascun ministero. Noi cosa abbiamo chiesto? Semplicemente l'apertura di un tavolo con le organizzazioni sindacali, né più e né meno, ma, da questo parere contrario si evince, in modo chiaro, univoco e non equivoco, qual è la postura di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non mi pare che il Governo intenda mutare il parere. Quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/31 Laus, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/547-A/32 Gnassi, che chiede di intervenire. Però, mi segnalano gli uffici che l'onorevole Gnassi ha già svolto due interventi…Non li ha fatti, abbiamo confuso con Gianassi. Quindi, l'onorevole Gnassi ha facoltà di parlare. C'era un dittongo che ci era sfuggito.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per sottolineare l'attenzione che il Partito Democratico vuole dare a quella che spesso è evocata come industria strategica - o una delle industrie strategiche - del Paese e poi, magari, nei fatti, questa evocazione non si traduce. Mi riferisco, in concreto, al turismo. Trovo, e troviamo, singolare che, su di un semplice ordine del giorno che chiede che si riferisca sull'attività del portale per una adeguata conoscenza degli strumenti di promozione del nostro Paese nel mondo, Italia.it, si esprima parere contrario. Questo non ha niente a che fare con gli intenti, ad esempio, del Ministro Santanchè, quando è venuta in audizione in Commissione attività produttive, oppure anche con le stesse dichiarazioni del Presidente del Consiglio Meloni, quando ha dichiarato che, nel nome di un interesse generale del Paese, il turismo poteva essere uno di quei settori su cui esprimere competenze in senso anche trasversale.

Ricordo, e concludo, che il nostro Paese, per quanto riguarda gli arrivi stranieri, raggiunge i 65 milioni, la Francia ne fa 90, la Spagna 83; il contributo della spesa degli arrivi stranieri in Italia è di 44 miliardi, in Francia 59 e in Spagna 92; se consideriamo la differenza, ci sono un paio di finanziarie tra la Francia, la Spagna e l'Italia. Il turismo è fatto di innovazione di processo e di prodotto, di ricerca e sviluppo, di strumenti per l'aggregazione di impresa ed anche - e infine - di promozione e commercializzazione.

Questo ordine del giorno ribadisce la nostra volontà e il nostro intento di metterci a disposizione di un'industria e di verificare, anche sul lato della promozione, le attività.

Chiedere che si potesse riferire dell'attività svolta da Italia.it è non solo un'attenzione, ma una disponibilità, e non capiamo francamente le ragioni per cui un ordine del giorno così semplice, puntuale, oserei dire piccolo e di merito, venga respinto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Gnassi, vediamo se viene respinto; lo vediamo adesso, mettendolo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/32 Gnassi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/547-A/33 De Luca. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente. Con il parere contrario su questo ordine del giorno confermate, ancora una volta, le nostre grandi preoccupazioni rispetto alla vostra idea di Paese e di investimento nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Ricordiamo a noi stessi che era il 15 luglio 2020; in quest'Aula è stata approvata una risoluzione che invitava il Governo a negoziare a Bruxelles questo Piano straordinario di investimenti, per la prima volta finanziato attraverso l'emissione di Eurobond; quella risoluzione, a prima firma Delrio, è stata votata, ma ha avuto ricevuto il voto contrario di tutto il centrodestra; in quel momento, il centrodestra ha votato contro il Next Generation EU e contro la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e residenza. In campagna elettorale la vostra coalizione ha affermato, a più riprese, che avrebbe riscritto il PNRR, che l'avreste rivisto, che sareste tornati indietro, giocando col fuoco e mettendo a rischio un Programma di investimento straordinario, da oltre 200 miliardi di euro, per la transizione digitale, gli investimenti nella sostenibilità ambientale e nella coesione sociale e territoriale del Paese.

Ora proponete una norma confusa e pasticciata, l'articolo 7, comma 2, di questo provvedimento di legge, che affida al Servizio centrale per il PNRR, incardinato presso il Ministero dell'Economia e delle finanze, l'attività di supporto all'altro Ministero, al quale avete affidato la gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, cioè il Ministero per gli affari europei.

E ciò, senza chiarire, però, quali sono i rapporti tra i due Ministeri, senza chiarire le funzioni che questo servizio svolgerà, senza chiarirne le competenze, senza chiarire in che modo tutto questo non rallenterà l'attuazione efficace e tempestiva del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ecco, noi, oggi, vi chiediamo di chiarire al Paese quale sia la vostra idea rispetto a questo piano di investimenti straordinario, che per noi deve essere attuato quanto più rapidamente possibile e non deve essere rallentato o insabbiato.

E vi chiediamo semplicemente, in questo ordine del giorno, di garantire la piena, efficace e tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e di riferire al Parlamento, anche per il tramite del Ministro Fitto, al quale abbiamo chiesto di riferire ed intervenire nella Commissione competente, ma senza alcuna risposta finora.

Cogliamo l'occasione qui, in quest'Aula, per reiterare la richiesta a che il Ministro Fitto venga a riferire al Parlamento, anche in Commissione, su quale sia lo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e quale sia l'idea che il Governo ha rispetto a questo straordinario programma di interventi e di riforme, che sono decisivi per il futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Su un lutto del deputato Luigi Marattin.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Luigi Marattin è stato colpito da un grave lutto: la perdita della mamma.

La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea (Applausi).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno A.C. 547-A​)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/33 De Luca, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Ordine del giorno n. 9/547-A/34 Zaratti, parere contrario: l'onorevole Zaratti ne chiede la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/34 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Ordine del giorno n. 9/547-A/35 Grimaldi, accolto con riformulazione, che viene accettata.

Ordine del giorno n. 9/547-A/36 Evi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, Presidente. Come è noto, abbiamo il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, ma questa sicurezza energetica a questo Paese non viene assolutamente garantita dai primi provvedimenti che il Governo sta attuando e ha proposto al Paese.

Ci riferiamo, ovviamente, al tema della dipendenza dalle fonti fossili, alla grande questione del caro energia - poi lo vedremo nella legge finanziaria -, a un provvedimento legato agli extraprofitti che, francamente, ci fa venire la nostalgia del Governo Draghi, perché, quando una norma proposta in finanziaria riduce il gettito degli extraprofitti, questo indica che non c'è una strategia energetica in questo Paese, tanto meno una sicurezza energetica.

Quello che con questo ordine del giorno vogliamo porre con molta forza è che è giunto il momento di dire anche un po' “basta” alla costruzione di una politica energetica fatta con le interviste sui giornali, parlando, da una parte, di nucleare - alcuni, tra l'altro, non facendo alcuna differenza tra nucleare da fissione o da fusione - o riproponendo, dall'altra parte, una forte dipendenza dalle fonti fossili, dimenticando che, invece, dobbiamo puntare con molta forza nel rilanciare un piano strategico che punti sulle rinnovabili. In questa occasione faccio notare che questo Governo nulla sta dicendo e nulla sta facendo su provvedimenti importanti, come, ad esempio, il decreto sulle comunità energetiche che è molto atteso dal settore e da tante famiglie italiane, non solo dagli operatori.

Quindi, noi chiediamo che l'ordine del giorno venga messo in votazione, perché speriamo che, prima o poi, questo Governo ci dica come intenda procedere nel settore energetico, come intenda procedere, ad esempio, per riportare il nucleare in Italia, in virtù del fatto che c'è stato un referendum; quindi, lo dica e non faccia come ha fatto poche votazioni fa.

Concludo. Trovo anche che sia una forma irriguardosa nei confronti della Camera dei deputati e del Parlamento che il Governo si rifiuti di dire, ad esempio, su alcuni ordini del giorno, come verranno utilizzate le risorse sull'aumento delle unità, delle 30 unità del Ministro Pichetto Fratin.

Questa è la ragione per cui noi impegniamo il Governo in maniera chiara sulla strategia energetica - ovviamente, noi siamo assolutamente contrari al nucleare - per puntare in maniera molto forte su una politica legata alle rinnovabili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/547-A/36 Evi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 547-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Noi Moderati voterà a favore del decreto di riordino dei Ministeri, perché, dal nostro punto di vista, non si tratta semplicemente della denominazione dei Ministeri, ma, considerato che il Governo e, in particolar modo, la maggioranza sono fortemente politici, che gli elettori hanno voluto investirli di un mandato molto chiaro, in ragione anche di un programma che abbiamo sottoposto agli elettori…

PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo l'Aula ordinatamente! Scusi, onorevole Colucci. Non è la ricreazione, sono le dichiarazioni di voto. Quindi, per favore, in silenzio: chi deve lasciare l'Aula la lasci e l'onorevole Colucci serenamente svolgerà il suo intervento. Mi scusi, onorevole, riprenda pure, grazie.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Se mi permette, ricomincio, Presidente.

PRESIDENTE. Prego.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Noi Moderati voterà a favore del decreto di riordino dei Ministeri perché non pensiamo che sia una semplice denominazione dei Ministeri. Visto che il Governo e, in particolar modo la maggioranza, hanno una forte impronta politica, data dal voto che ha voluto il popolo italiano nei confronti del centrodestra, indirizzando con forza l'orientamento di una maggioranza e, quindi, di un Governo, noi crediamo che, dietro la denominazione dei Ministeri, ci siano indicazioni molto chiare su quali siano la direzione e l'indirizzo che il Governo deve intraprendere, anche perché il voto degli italiani si è basato su un programma.

Il centrodestra ha voluto fare una campagna elettorale non indirizzata semplicemente a voler vincere le elezioni, non indirizzata a contrastare gli altri avversari politici, ma abbiamo sottoposto ai cittadini un programma chiaro, concreto, che crediamo dia delle risposte importanti ai bisogni e alle esigenze delle famiglie e delle imprese.

Allora, mi soffermo su alcuni Ministeri per capire quale sia l'importanza delle terminologie che sono state scelte. Ad esempio, il Ministero dello “Sviluppo economico” e del “made in Italy”. In questi giorni abbiamo sentito prolungate e incomprensibili polemiche intorno alla denominazione “made in Italy”: c'è chi ha detto che doveva essere utilizzato l'italiano, c'è chi ha detto che era un termine inappropriato all'interno della descrizione del Ministero. Ma questo è il termine più noto che c'è a livello internazionale: identifica con forte chiarezza le imprese italiane, la nostra manifattura, la caratteristica per cui il nostro Paese e le nostre imprese sono famose in tutto il mondo. Per noi, inserire “made in Italy” nella dicitura del Ministero dello Sviluppo economico vuol dire dare attenzione alle imprese, dare attenzione al lavoro e, con grande chiarezza, sostenere che non siamo per l'assistenzialismo, come abbiamo detto in campagna elettorale e in quest'Aula per molti anni.

Non siamo perché i giovani abbiano il sussidio di Stato, ma siamo perché le imprese siano sostenute e incoraggiate ad operare e, quindi, generino lavoro per poter dare fiducia e prospettiva ai nostri ragazzi.

Ma un altro Ministero che con chiarezza evidenzia qual è la nostra impostazione di governo, ad esempio, è il Ministero dell'Agricoltura e della sovranità alimentare. Anche qui, polemiche straordinarie, sino a che non ci si è accorti che il termine sovranità alimentare non era stato creato da chi, fino a qualche tempo fa, veniva definito come il sovranista, una parte del centrodestra veniva additata da avversari politici come la cosiddetta sovranista. Quando si è scoperto che in Francia l'equilibrato e democratico Macron ha utilizzato esattamente il termine sovranità alimentare, le polemiche si sono spente.

Ma noi affermiamo, con forza, l'utilità di questo termine, perché per noi vuol dire proteggere i nostri prodotti. Voi sapete quanto grave è nel mondo l'italian sounding? Si tratta di prodotti non realizzati in Italia, ma che per somiglianza, nel packaging, nella narrazione sono accomunati ai nostri prodotti ed è certamente uno di quei temi su cui il Governo deve lavorare, in collaborazione con l'Europa, così come sul tema, ad esempio, del cibo sintetico, che è già stato oggetto di una nostra interrogazione durante il question time al Ministro competente, al Ministro Lollobrigida, che ha sottolineato quanto l'Italia lavorerà per difendere i prodotti agroalimentari e per scongiurare la possibilità che il cibo sintetico possa finire nella nostra grande distribuzione, sulle nostre tavole. Allora, usare i termini sovranità alimentare vuol dire dare una centralità all'agricoltura che, in Italia, è una delle principali attività e che dobbiamo difendere con forza anche in Europa.

Altro Ministero su cui ci siamo voluti caratterizzare con la terminologia è il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Oggi, non sfugge a nessuno - è in tutti i dibattiti politici e istituzionali - che la vera emergenza è quella energetica. Dobbiamo garantire gli approvvigionamenti. Siamo per rispetto all'ambiente, ma siamo anche per lo sviluppo economico. Allora, le posizioni ideologiche a cui abbiamo assistito, in questi anni, in quest'Aula, non hanno fatto nient'altro che portarci all'opposto della tutela ambientale, all'utilizzo, per gli enormi ritardi a causa di continue politiche del no, perché, da un punto di vista energetico, si parla di transizione ecologica, qualcuno insiste sulla necessità di produrre energia con fonti rinnovabili, però, a causa delle politiche del no, non si è fatto nulla e, oggi, in piena crisi energetica, siamo tornati al fossile. Questi sono i grandi risultati e i successi che ha portato avanti chi sull'ambiente ha una posizione ideologica.

Allora, siamo per uno sviluppo sostenibile al punto tale che, per conto del gruppo Noi Moderati, ho costituito l'intergruppo sulla sostenibilità.

E poi un altro Ministero - e mi fermo con gli esempi - è quello Ministero dell'Istruzione e del merito: anche qua si è voluto accostare il termine del merito a chissà quali filoni storico-culturali e politici del nostro Paese, ma il merito è semplicemente quell'elemento che garantisce pari opportunità a tutti i cittadini e visto che consideriamo la scuola e la formazione elementi centrali, pensiamo che, attraverso un'adeguata costruzione di una competenza e di una professionalità, si possa realizzare quello che forse solo in Italia e in pochi altri Paesi si è verificato, l'ascensore sociale, ovvero la possibilità di cambiare stato sociale all'interno di una comunità, partendo da qualsiasi condizione, anche le più difficili, proprio perché ci devono essere pari opportunità e deve essere premiato il merito.

Allora, Presidente, invito le opposizioni a entrare nel merito, perché le sterili polemiche sulla denominazione dei ministeri, in questi giorni, hanno semplicemente evidenziato l'assenza di vere proposte costruttive da parte dell'opposizione e ci hanno privato di un vero confronto nel merito, che, magari, avrebbe potuto vedere qualche contributo interessante per migliorare ancora di più il merito del decreto all'attenzione dell'Aula.

Concludo Presidente con una polemica che ha innescato un nostro emendamento, il cui primo firmatario è il sottoscritto e che prevedeva l'incremento da 65 a 68 dei membri del Governo.

Questo emendamento è stato ispirato meramente per garantire efficienza e funzionalità, perché è difficile lavorare in assenza, in alcuni Ministeri, di sottosegretari. Faccio un esempio su tutti: il Ministro Fitto, che ha la responsabilità del Ministero per gli Affari europei, le politiche di coesione e il PNRR, è l'unico rappresentante di un Ministero così importante che gestisce le risorse più corpose e significative del bilancio dello Stato, ma nel momento in cui il Ministro Fitto avrà impegni internazionali, impegni istituzionali, come potrà svolgere appieno le sue funzioni il Governo, il Ministero? Questo è uno degli esempi, ma ci sono diversi ministeri, dove, purtroppo, c'è l'assenza di sottosegretari e viceministri.

Allora, credo che, anche in questo caso, la polemica innescata da parte dell'opposizione sia stata semplicemente per assenza di argomenti e per cercare di alzare l'asticella e la visibilità su un aspetto che non ci interessa, perché chi ci ha accusato di aver fatto questo emendamento, perché cerchiamo le poltrone, evidentemente, quando fa proposte che sembrano interessanti e costruttive, lo fa esclusivamente nell'interesse delle poltrone. Chi parla così è perché è abituato a lavorare in questo modo. Non pretendiamo e non chiediamo nulla, ma crediamo di fare sempre proposte, su questo caso e tutte le volte che avremo questo atteggiamento, semplicemente, per tornar utili e per rendere concreto quel mandato elettorale che gli italiani hanno dato al centrodestra moderato ovvero quello di governare il Paese per risolvere i problemi e ogni emendamento che poniamo è assolutamente costruttivo e in questa direzione. Questo è il nostro solo obiettivo, l'obiettivo di Noi Moderati, e continueremo a dare il nostro contributo al Governo, al centrodestra e alla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Signor Presidente, signora rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, ci troviamo di fronte a un provvedimento che, in origine, sembrava semplice, facile per il Governo, l'esordio della maggioranza sul decreto di riordino dei Ministeri sembrava davvero un provvedimento che potesse essere affrontato con grande tranquillità. Eppure, così non è stato per due motivi fondamentali: uno è che si è cercato e si è trasformato un provvedimento in un manifesto di natura ideologica, che ha voluto dimostrare, non solo politicamente, ma anche culturalmente, qual è la volontà di questo Governo; la seconda ragione è che si è cercato di trasformare, in corso d'opera, questo decreto nella soluzione di tutti i problemi che la maggioranza, seppur giovane, ha accusato in questo piccolo periodo di governo.

Presidente, lo dico a lei, ma il riferimento è anche all'intervento del collega che mi ha proceduto: l'emendamento per aumentare, in modo surrettizio, in questo provvedimento, il numero dei sottosegretari può essere motivato come vogliamo, ma è abbastanza paradossale che, nel provvedimento di riordino dei ministeri, venga inserito o si sia tentato di inserire, meglio dire, un emendamento che aumentasse il numero dei sottosegretari. Ma questo è soltanto uno degli indicatori delle difficoltà della maggioranza, per non parlare dell'aumento inverecondo del personale al servizio dei ministri, alle dirette dipendenze e di collaborazione dei ministeri, a discapito anche della funzionalità degli stessi ministeri.

Ciononostante, il provvedimento ha un merito, quello di chiarire il profilo del nuovo Governo che, dobbiamo dire, già da adesso impatta negativamente sui temi ambientali e sociali, sull'istruzione, con un pericoloso accenno al ritorno al passato.

Andando nello specifico, il Ministero dello Sviluppo economico diventa il Ministero dell'Impresa e del made in Italy; ne abbiamo lungamente discusso di come appunto il made in Italy sia uno dei brand più importante a livello mondiale e che, quindi, ci sia un sostegno da parte del Governo, di qualunque segno esso sia; è una questione naturalmente che riveste una notevole importanza.

Risulta abbastanza strano e bizzarro il fatto che la denominazione di Ministero dello sviluppo economico, che è onnicomprensiva e riguarda appunto la possibilità di progettare lo sviluppo del nostro Paese, sia stata modificata in Ministero delle Imprese e del made in Italy. Ma, se noi proprio vogliamo valorizzare il made in Italy, avremmo dovuto inserire negli obiettivi di questo Ministero il contrasto ai fenomeni di falsificazione dei prodotti tipici agroalimentari, come per esempio la contraffazione del Parmesan o del Prosecco. Avremmo dovuto inserire la missione di tutelare la manifattura e i marchi del made in Italy nel settore della moda, cosa che non è stata fatta. Per passare poi al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, che è diventato Ministero dell'Agricoltura e della sovranità alimentare. Ora, se sovranità alimentare significa nazionalismo alimentare, sarebbe veramente comunque fuori tempo e fuori luogo, a meno che non si voglia proporre nel nostro Paese una nuova battaglia del grano, che non si voglia proporre nuovamente al nostro Paese una nuova autarchia. Sarebbe francamente, prima che dannoso, anche ridicolo. Ma, se invece la dizione “sovranità alimentare” vuole significare l'autonomia e la libertà degli agricoltori di utilizzare delle sementi che invece sono monopolio di quattro o cinque grandi multinazionali a livello mondiale, allora su questo noi siamo disponibili assolutamente a dialogare, anche se ci sarebbe piaciuto vedere negli obiettivi del Ministero un'incisiva tutela e valorizzazione dei nostri prodotti agroalimentari, in particolar modo della filiera biologica, che negli ultimi anni rappresenta in maniera significativa un'eccellenza del nostro export, oltre a rappresentare, insieme ai nostri prodotti di nicchia, un fattore importante di sana e corretta alimentazione. Quindi ci sono molte questioni che vanno affrontate, ma noi vogliamo prestare particolare attenzione al cambiamento del nome del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Anche su questo c'è stato un approfondimento durante il dibattito, ma, mentre noi cambiamo il nome del Ministero, continua la guerra ingiustificata e disumana che il Governo russo sta conducendo in Ucraina, il peggiore degli eventi che ha innescato una crisi energetica in corso da mesi e che pone l'Italia, in misura anche superiore ad altri Stati membri, di fronte a un evidente problema strategico: dove prendere l'energia e, soprattutto, quali fonti sfruttare per mandare avanti le industrie, scaldare le case e accendere le luci nelle camere dei nostri bambini. La situazione attuale ci sta dimostrando quanto sia complesso e critico il momento in cui bisogna recidere ogni legame con le fonti fossili per costruire un sistema energetico rinnovabile, pulito, sicuro per tutti. La scelta più strategica è talmente evidente che sembra ovvia. L'obiettivo numero uno dovrebbe essere investire subito e in modo massiccio sulle rinnovabili, energie sicure e pulite, mature e competitive, che possono essere installate quasi ovunque e in poco tempo; potrebbero ridurre sensibilmente la dipendenza energetica dell'Italia, abbassando i costi ed esponendoci di meno ai rischi dell'inflazione. Rinnovabili, accumuli, pompaggi, reti, risparmio ed efficienza rappresentano l'unica soluzione in grado di garantire sicurezza energetica, pace, minori impatti ambientali e climatici e perfino convenienza economica, soprattutto in un Paese come il nostro, che potrebbe sfruttare più facilmente di altri il sole ed il vento.

Queste non sono considerazioni che fanno ormai soltanto gli ambientalisti, ma sono considerazioni di senso comune, si sentono affermare spesso anche dai banchi della maggioranza. E allora ci domandiamo perché queste considerazioni, che sono di senso comune, che la gran parte dei nostri concittadini e delle nostre concittadine afferma, non soltanto nei dibattiti, ma nelle piazze, nei supermercati, non diventano oggetto prioritario delle politiche di Governo? È evidente che c'è una contraddizione forte. Del resto, la nostra Premier ha affermato recentemente: l'ho detto tante volte proprio in rapporto alla crisi energetica, ne sono convinta sempre di più ogni giorno, da questa crisi l'Italia può uscire più forte, può uscire più autonoma di prima, ma, per farlo, deve avere coraggio, visione, guardare oltre, immaginare una strategia di lungo termine. Penso, ad esempio, alla possibilità che abbiamo di rilanciare la nostra produzione nazionale di energia o quella di rendere il nostro Mezzogiorno una specie di hub, una sorta di hub di approvvigionamento energetico dell'intera Europa. Sarebbe imperdonabile perdere occasioni come queste.

Ed è sbagliato, Presidente Meloni, è sbagliato; è sbagliato pensare ancora che dobbiamo rifornirci di gas e trasformare il Sud del nostro Paese in una specie di gigantesco hub, perché la scelta giusta, soprattutto per il Mezzogiorno, ma per il Paese, è quella di investire sulle energie rinnovabili, sulla produzione davvero nazionale di energia, sulla produzione davvero autoctona di energia, che nasce da due cose fondamentali, delle quali noi siamo ricchi. Non siamo ricchi di carbone, non siamo ricchi di gas, non siamo ricchi di petrolio, nonostante quello che dicono i nostri amici di Azione non siamo ricchi neanche di uranio, ma siamo ricchi di sole e siamo ricchi di vento. Questa è la scelta di fondo da fare, anche perché anche il sistema industriale del nostro Paese, Presidente, dice che questa è la strada. Gli operatori energetici su questo punto si sono già espressi: sono in grado di installare oltre sessanta gigawatt di rinnovabili in tre anni, a patto che si velocizzino al massimo gli iter autorizzativi. Sessanta gigawatt in termini energetici sostituirebbero 15 miliardi di metri cubi di metano, una quantità ben sette volte più grande degli aumenti di produzione di gas previsti dal Governo, e produrrebbero 80 miliardi di chilowattora all'anno, praticamente più di quanto potrebbero produrre le famose sei centrali nucleari Erp che si vorrebbero realizzare in Francia. Questi sono i dati. Mi avvio a concludere perché molti degli argomenti che abbiamo affrontato, quelli dell'istruzione, del merito…una battuta sulla vicenda dei ragazzi che studiano. Attenzione, lo dico a chi si occupa di pubblica istruzione, al Ministro, attenzione: l'eccessiva pressione nei confronti dei nostri ragazzi può diventare perniciosa. Qualche giorno fa un giovane ragazzo, non riuscendo più a sostenere la pressione degli esami all'università e nascondendo questi risultati alla famiglia, si è suicidato. Non è il primo caso, sono molti i casi che sono simili a questo. Chiudo, Presidente, e la ringrazio della pazienza, facendo un appello al Governo: avete cominciato con l'inciampo, avete trasformato un provvedimento in una battaglia ideologica, e devo dire che così non si governa, così non si fanno gli interessi delle italiane e degli italiani. Bisogna pensare a quelli che sono i bisogni reali del Paese e su quel punto lavorare con la collaborazione del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Dunque, l'atto che ci troviamo ad esaminare è abbastanza consuetudinario per ogni Governo che si insedia. Diciamo che il riordino delle attribuzioni dei Ministeri rappresenta l'atto di esordio per ogni nuovo Governo; ci siamo trovati ad esaminare tanti provvedimenti come questo, e molto spesso non si tratta soltanto di atti tipicamente organizzativi. Sono atti dai quali, invece, emerge anche una scala di priorità di un Esecutivo all'inizio della sua attività, l'impronta che il Governo vuole dare alla sua attività, così come ha riconosciuto lo stesso relatore nel corso della sua relazione illustrativa. Dico subito con chiarezza che questa scala di priorità è una scala di priorità che come Azione-Italia Viva non possiamo condividere per diverse ragioni.

Mi limito a sottoporre all'attenzione dell'Aula due elementi di riflessione: uno più generale, che riguarda anche i DPCM con cui sono state attribuite le deleghe ai Ministeri senza portafoglio, perché credo che i due provvedimenti vadano letti insieme, e un altro invece più specifico, che riguarda il merito del provvedimento che ci troviamo ad esaminare. Vengo al primo punto e, nella dimensione più generale dell'attribuzione delle deleghe ai vari Ministeri senza portafoglio, l'elemento di riflessione che voglio sottoporre all'attenzione di quest'Aula riguarda la macroscopica questione del Sud, al centro anche di un pasticcio istituzionale senza precedenti nella recente storia della Repubblica italiana. Perché mi chiedo e vi chiedo: ma voi avete mai visto un Ministro, nominato per esercitare le funzioni di Ministro per il Sud e le politiche per il mare, trasformarsi, nell'arco di tre settimane, in tutt'altra cosa?

Nel Ministero per la Protezione civile e neanche per le politiche per il mare, perché le principali competenze, che riguardano le politiche per il mare, i porti, le ZES, la pesca, la quota sud del PNRR vengono attribuite ad altri Ministri e, quindi, il fu Ministro per il Sud si trasforma nel Ministro per la Protezione civile e - vogliamo dire - per le spiagge? Visto che gli viene attribuita la competenza in materia di concessioni demaniali marittime.

Vi sembra normale? A noi no, però, questo è successo, perché nella cerimonia solenne del giuramento al Quirinale, seguita in diretta televisiva da milioni e milioni di cittadini italiani, noi avevamo un Ministro per il Sud nella persona di Nello Musumeci e ci siamo detti: bene, bene così, quindi, il Sud conserverà la sua centralità, continuerà ad essere prioritario nell'agenda politica di questo Governo. Sarà data continuità all'operazione di ricucitura del Paese, all'opera di implementazione delle infrastrutture, dell'alta velocità ferroviaria, delle ferrovie regionali, dei porti, delle ZES, degli asili, delle scuole, saranno tutelati e messi a terra i consistenti progetti e investimenti progettati e programmati per il Sud attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza, quindi, ci siamo sentiti confortati, ma non era così, perché tre settimane dopo, a seguito di un DPCM, il Sud è stato trasferito altrove e le competenze per il Sud sono state trasferite altrove e sono diventate una specie di appendice del Ministero per gli Affari europei, per le politiche di coesione e per il PNRR e, quindi, le competenze per il Sud sono scese nella scala delle priorità nazionali.

Non è soltanto una questione di denominazione dei ministeri; abbiamo avuto la conferma di quello che sto dicendo nella stesura della legge di bilancio dove non un euro, lo ripeto, non un euro, è stato stanziato per finanziare i livelli essenziali delle prestazioni, quegli standard minimi di servizi che devono essere garantiti a tutti i cittadini, dal nord al sud del Paese. Avete istituito una cabina di regia, ma io vi ricordo che il Governo Draghi, senza fare polemiche e senza cabine di regia, ha finanziato tre livelli essenziali delle prestazioni, stanziando quasi 2 miliardi di euro per i LEP asili, per i LEP trasporto scolastico degli studenti con disabilità e per i LEP assistenti sociali. Non un euro è stato stanziato in legge di bilancio per continuare l'implementazione delle ZES che, grazie al Governo Draghi, sono diventate finalmente operative con la nomina di tutti i commissari e con l'attivazione di tutti gli sportelli unici digitali. Non un euro è stato stanziato neanche per prorogare i crediti di imposta, il credito d'imposta Sud e il credito di imposta per le Zone economiche speciali.

A nulla, lo ripeto, a nulla servono le dichiarazioni con cui il Ministro Giorgetti e gli altri Ministri cercano di correre ai ripari dicendo: provvederemo nel corso dell'esame della legge di bilancio, perché lo sappiamo tutti, sappiamo come funziona, quando un tema è prioritario per un Governo quel tema entra di diritto nella versione originaria della legge di bilancio. Allora, per essere sicuri che non ci siano dimenticanze riguardo ai temi delle politiche del Mezzogiorno, noi ci faremo carico di presentare degli emendamenti che vadano nella direzione di finanziare i LEP che mancano, di prorogare i crediti di imposta e di continuare l'implementazione dell'infrastrutturazione delle Zone economiche speciali. Resta comunque il fatto che quello che avete dato è un segnale sicuramente preoccupante. Vi siete sbizzarriti nella denominazione dei vari Ministeri, ma avete mancato di attenzione nei confronti di un tema che per noi deve essere centrale nell'agenda politica del Governo; sicuramente lo è per noi.

Il secondo segnale preoccupante è legato al merito di questo provvedimento, ai lavori in Commissione, ai lavori d'Aula, agli emendamenti che sono stati approvati e a quelli che sono stati bocciati; sono stati bocciati due ragionevoli emendamenti che Azione e Italia Viva hanno proposto e che, come ricordava il collega Giachetti, sono stati proposti prima della tragedia di Ischia, i quali prevedevano il ripristino della struttura di missione istituita dal Governo Renzi contro il dissesto idrogeologico. Sappiamo tutti quanto questo tema sia importante e prioritario; qualche giorno fa, tutti, nessuno escluso, tutti, ci siamo detti d'accordo sulla necessità di investire energie e risorse per mettere in sicurezza il territorio e per contrastare il dissesto idrogeologico; avevate avuto l'opportunità di dimostrare che la lotta contro il dissesto rappresentava per voi una priorità, ma alla prima occasione avete sprecato questa opportunità e sicuramente ciò non è un bel segnale.

Così come non è un bel segnale la vostra indifferenza, dimostrata con il voto contrario sull'emendamento che noi abbiamo proposto per istituire una struttura di missione per sostenere l'attuazione dei piani di edilizia scolastica, per favorire la modernizzazione, l'ampliamento e la messa in sicurezza dei nostri edifici scolastici, anche per vigilare su un corretto, efficace ed efficiente uso dei fondi che abbiamo a disposizione.

Ambiente e scuola erano e sono, per noi di Azione e Italia Viva, delle priorità assolute, eravamo convinti che un Governo che alza la bandiera della sicurezza, del merito, della sovranità, ne avrebbe discusso, si sarebbe dimostrato aperto al confronto, così invece non è stato e avete preferito usare le poche risorse a disposizione per incrementare gli organici e gli uffici del Ministero della scuola e del Ministero dell'ambiente. Per carità, è successo in passato, è successo anche questo, in passato, però, non viviamo tempi ordinari, viviamo tempi eccezionali e di fronte a tempi eccezionali anche la scala delle priorità dovrebbe essere rimodulata per essere messi nelle condizioni di rispondere con efficacia alle sfide enormi che ci troviamo di fronte.

Da un Governo che fa dell'interesse nazionale la sua parola d'ordine, noi ci saremmo aspettati che questo interesse nazionale e questa parola d'ordine venissero declinati con segnali chiari, anche in un provvedimento come questo sul riordino delle attribuzioni dei Ministeri, a favore di temi importanti come Sud, tutela del territorio e scuola. Così non è stato e, quindi, siccome questo decreto non rappresenta soltanto un atto organizzativo, ma indica una direzione e quella direzione per noi è sbagliata, adesso noi non sappiamo se questi errori siano frutto della fretta, dell'improvvisazione, del braccio di ferro interno alla maggioranza, sta di fatto che questi errori trasmettono segnali sbagliati, che noi non possiamo né accettare né ignorare. Per questa ragione, dichiaro il voto contrario del gruppo di Azione-Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

NAZARIO PAGANO (FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento si limiterà ad alcune osservazioni fondamentali che vanno oltre le denominazioni utilizzate per i vari dicasteri. Intanto, mi pregio, anche forse nella qualità di presidente della Commissione affari costituzionali, credo che sia necessario farlo, ricordare come sia la Costituzione, la nostra Carta costituzionale, a stabilire, all'articolo 95, terzo comma, che la Costituzione stessa riserva alla legge l'ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri e, poi, soprattutto, la determinazione del numero, delle attribuzioni e dell'organizzazione dei Ministeri. Quindi, è la nostra Costituzione che stabilisce tutto questo e devo anche dire, come giustamente ci ricorda il Comitato per la legislazione di questo ramo del Parlamento, che vi sono stati già tanti precedenti, con i quali Governi appena nati hanno poi deciso di darsi numeri, attribuzioni e organizzazioni differenti dei vari Ministeri.

Il Comitato per la legislazione, opportunamente, ricorda le esperienze più recenti e cioè quella del 2018 quando nacque il Governo Conte 1, quella del 2019, quando nacque il Governo Conte 2, ed, infine, quella del 2021, quando nacque il Governo di Mario Draghi, presieduto dal professor Mario Draghi. Ebbene, in tutte e tre queste ultime circostanze, visto che sono tutte occasioni che fanno riferimento alla precedente legislatura, alla passata legislatura - dico bene onorevole Urzì? -, è giusto ricordare come, anche in quelle occasioni, anche in quelle circostanze, furono date nuove denominazioni ai dicasteri e fu data una nuova riorganizzazione ai dicasteri stessi.

Anche la collega Carfagna, che è stata Ministro per il Sud nella passata legislatura, durante il Governo, presieduto da Mario Draghi, ricordava poco fa che quel Ministero era stato organizzato secondo un criterio che ella stessa aveva apprezzato e gradito.

Ma tutto questo sta a significare che siamo nell'ordine delle cose. Non è solo la Costituzione che stabilisce tutto questo, ma anche le esperienze precedenti hanno stabilito tutto questo.

Ma entriamo un po' nel merito di quello che, evidentemente, questo Governo ha voluto intendere con gli emendamenti, che in I Commissione affari costituzionali sono stati comunque votati e inseriti e, quindi, hanno modificato il testo, sia pure parzialmente, con il parere favorevole del Governo, qui rappresentato dal sottosegretario Matilde Siracusano, che ringrazio per l'attività che ella svolge in qualità di sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento e per il lavoro che, come dire, l'ha impegnata tantissimo e la impegnerà ancora di più, soprattutto in I Commissione affari costituzionali. Ebbene, è giusto che non si possa, a mio avviso, circoscrivere la valutazione del provvedimento in esame al solo mutamento nominalistico dei ministeri, che pure ha tanto interessato molti colleghi dell'opposizione. Ma, secondo me, soprattutto quel che appare importante ed è assolutamente organica, a quanto stabilito dal terzo comma dell'articolo 95 della Costituzione, è la razionalizzazione che viene data nell'ambito dell'attribuzione delle competenze dei ministeri, che è stata chiaramente finalizzata alla ottimizzazione dell'azione di Governo e all'efficientamento della stessa.

È evidente che ciascuno ragiona secondo i propri criteri e anche secondo le proprie identità. Non escludo che, soprattutto all'interno di questa riorganizzazione, per le denominazioni che vengono date, una sorta di identità che viene data ai ministeri stessi da parte di questo Governo è giusto che vi sia.

Ma a tal proposito - e mi riferisco all'efficientamento delle attribuzioni concesse ai nuovi dicasteri, è giusto ricordare, almeno sotto il profilo operativo, due organismi che vengono istituiti e che non esistevano, caro Presidente, onorevole Giorgio Mule', e cioè: il Comitato interministeriale per le politiche del mare, che non esisteva, ed è evidente che questo Governo, questa maggioranza, intende dare invece importanza a questo aspetto; e non ultimo, e certamente non secondario al primo, il Comitato interministeriale per il made in Italy nel mondo, il cui acronimo è CIMIM.

E questo lo dico anche perché, poco fa - lei lo ricorderà, Presidente Mule' - abbiamo approvato un ordine del giorno, a prima firma del capogruppo Foti, ma sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza e voluto dal Ministro per le Riforme, Casellati, in cui si calca l'accento proprio su questo aspetto, ossia sul volere inserire, persino con modifiche costituzionali, il concetto di eccellenze, di identità dei nostri prodotti e del nostro made in Italy, di quel che noi siamo capaci di fare anche distinguendoci dal resto del mondo.

In altre parole, due delle scelte strategiche, aventi un ruolo centrale nel programma di Governo, sono state poste alla base di questo provvedimento, ed è stato loro garantito un supporto e un coinvolgimento anche da parte degli altri dicasteri che conservano competenze affini o che, comunque, nell'esercizio delle proprie funzioni, possono interferire con il processo relativo.

Questo lo dico anche perché, poco fa, la collega Carfagna ha messo in dubbio il fatto che, per esempio, al Ministro per il Sud siano attribuiti altri ruoli e altre competenze. Però, tutto questo ha una sua organica volontà organizzativa. Ciò, naturalmente, serve per evitare sfasature e contraddizioni che possono esservi tra un ministero e l'altro, o anomalie che potrebbero emergere in mancanza di un coordinamento effettivo, e al contempo garantire un'ampia condivisione delle scelte strategiche e di indirizzo di questo Governo. Ovviamente, si parla di questo Governo, che vuole evidentemente sottolineare e marcare alcune priorità rispetto ad altri.

Tali organismi, quelli che ho appena citato avranno, inoltre, una funzione di controllo e di monitoraggio. Si è parlato poco fa, sempre nel corso di un ordine del giorno, di quanto importante sia monitorare le azioni che questa maggioranza svolge, per capire dove andiamo, con che velocità andiamo e, soprattutto, con quale correttezza rispetto al programma di Governo si ottengono i risultati.

Attraverso lo stesso provvedimento si è tentato anche di correggere qualche stortura, ponendo l'accento sul tema, per esempio, oggi assolutamente prioritario della sicurezza energetica: un settore, che, come dimostrano i recenti avvenimenti, ha una sua importanza fondamentale per l'economia del Paese, al fine di garantire la disponibilità di rifornimenti energetici affidabili a prezzi ragionevoli. Ricordiamo, per esempio, i primi provvedimenti che hanno riguardato le trivellazioni e i pozzi che noi abbiamo già nell'Adriatico e dai quali dobbiamo attingere il gas naturale nostro, senza doverlo per questo acquistare altrove ed essere dipendenti da altri.

Quindi, concludo dicendo che questa connotazione della compagine governativa non è un vezzo, né una costruzione burocratica. Non è altro che una vera e propria riorganizzazione, un riordino delle attribuzioni che sono compatibili per portare avanti il nostro programma, rendere coerente l'impianto organizzativo del Governo con le finalità e con gli intenti che lo stesso si prefigge, un elemento di novità nel panorama dell'azione politica italiana.

Per questo motivo, cari colleghi, caro Presidente Mule', caro relatore, oggi il gruppo di Forza Italia esprime parere favorevole e voterà favorevolmente a questo provvedimento in conversione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, signor Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, non immaginavamo, approcciandoci a questo provvedimento che riguarda la ridenominazione dei Ministeri e la definizione delle loro attribuzioni, che si potesse dar luogo ad un dibattito così ricco. Un dibattito così ricco, però, potremmo dire, ex uno latere, cioè dal lato dell'opposizione, perché davvero non abbiamo ascoltato da parte della maggioranza alcun approfondimento, alcun motivo sostanziale per i singoli provvedimenti che sono stati proposti o in contrapposizione agli emendamenti che sono stati da noi suggeriti. Abbiamo avuto i riferimenti al dizionario della lingua italiana, al Bignami, talvolta anche al Cencelli, mentre probabilmente dovremmo riferirci alla Costituzione italiana, ai codici e alle leggi in questo nostro dibattito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Semmai un domani qualcuno vorrà studiare questo fenomeno, sarà un fenomeno definibile come ostruzionismo della maggioranza. È qualcosa di assolutamente particolare e unico nel panorama italiano e probabilmente anche internazionale. Stiamo facendo scuola. Infatti, davvero io non capisco come non si possa accogliere la precisazione, nella definizione delle attribuzioni del Ministero dell'Istruzione, della finalità della rimozione delle diseguaglianze e delle disparità di condizioni, che noi abbiamo proposto in un nostro emendamento.

È inutile ora qui soffermarci sull'interpretazione del combinato disposto degli articoli 34 e 2 della Costituzione. Su questo tema ci siamo già intrattenuti e quindi repetita non iuvant. Ma quello che potremmo oggi ulteriormente definire è che sicuramente non rimuovere le disparità di partenza del processo formativo e le condizioni di povertà - la povertà non è solo una povertà economica, è anche povertà culturale, è talvolta anche povertà territoriale per il fatto di essere nati o di vivere in zone del territorio italiano meno fortunate rispetto alle altre - costituisce uno strumento per premiare i soliti meritevoli, quelli che hanno le condizioni di partenza tali da essere favoriti nei loro processi.

Davvero qui voglio ricordare quella definizione data dal presidente Conte nel suo primo intervento in quest'Aula: “La povertà non è un demerito”. Veramente teniamolo a mente questo principio, che, peraltro, ha espresso anche Papa Francesco.

Allora, di questo decreto-legge noi possiamo dare oggi un'interpretazione, una lettura in filigrana forse diversa da quella che in quest'Aula è stata fin qui suggerita. Se voi mi consentite, applicherei i criteri che si adottano nella scuola, nella scuola del merito, per poter definire e analizzare, certo nella sintesi che questo intervento richiede, il provvedimento stesso. Ad esempio, sovranità alimentare quanto al Ministero dell'Agricoltura. Noi abbiamo suggerito di adottare il criterio di sicurezza delle scorte, e questa aggiunta di un concetto, sovranità, che sembra essere, per la sua evocazione nazionalistica, decisamente antistorico e anche assai lontano - mille miglia - da quelle che sono le nostre idee, appare totalmente contestabile. Allora, utilizzando quella terminologia propria delle scuole, anzi della scuola del merito, potrei dire: bocciati nel merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Abbiamo appreso che dal Ministero dell'Ambiente si elide l'espressione “transizione energetica”, ma che questa elisione non comporta l'elisione della transizione energetica dalla mission del Ministero stesso. Qui intendiamoci: abbiamo una fattispecie, a dire della maggioranza, nella quale la denominazione non è essenziale e, però, ce n'è un'altra, l'articolo 25 del decreto-legge “Genova”, nella cui rubrica si legge “definizione delle procedure di condono”, da cui invece si desumerebbe l'esistenza di un nuovo condono edilizio. Cerchiamo di capire le norme e cerchiamo di leggerle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quell'articolo 25 del “decreto Genova” non introduceva alcun nuovo condono né derogava a vincoli peraltro preesistenti, come il vincolo idrogeologico, introdotto con un regio decreto del 1923, e semplicemente fissava procedure per la definizione di quegli abusi, così consentendo di individuare gli abusi più gravi, gli abusi maggiori - quelli sì che producono un danno irreversibile al territorio - che sarebbero stati passibili di demolizione ai sensi della normativa richiamata. Quindi, anche su questo aspetto, riprendendo quel lessico iniziale, diciamo: bocciati nel merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Continuiamo. Abbiamo poi avuto un novero di norme che sono tutte assimilabili a un'unica ratio. Qual è questa ratio? L'impoverimento dell'attività caratteristica di alcuni Ministeri. Ministeri secondari? No, no! Parliamo del Ministero dell'Ambiente, del Ministero dell'Istruzione e del Ministero della Salute, che sono impoveriti nelle loro risorse per l'aumento di contingenti del personale degli uffici di diretta collaborazione dei singoli Ministri. Attenzione: non si tratta di importi secondari, perché si stanziano 975 mila euro quanto al Ministero dell'Ambiente. Poi, si sottraggono 480 mila euro dai fondi per l'istruzione - quella che è l'istruzione pubblica, si sarebbe detto; vogliamo favorire chi può pagarsi la scuola privata? - per la creazione di personale di diretta collaborazione del Ministro. Quanto al Ministero della Salute, si sopprimono quattro posizioni di dirigenti sanitari - sono coloro che stanno sul territorio, coloro che consentono alla sanità di funzionare sul territorio - per la creazione di un posto alla diretta dipendenza del Ministro.

Su queste norme manca solo una cosa perché il loro senso sia chiarito: i nomi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). I nomi, perché sono norme ad personam e naturalmente i nomi non potevano essere inseriti in questo provvedimento e lo capiamo. Li conosceremo tra qualche giorno, quando le nomine saranno fatte.

Davvero, l'Italia non ha bisogno di questo. L'Italia ha bisogno di più, ha bisogno di investire nella salute e l'esperienza del COVID, che abbiamo trascorso e che non è completata, che non è finita, ahimè, dimostra piuttosto la necessità di investire nel settore della sanità, di rafforzare le strutture sanitarie, di premiare il personale medico e paramedico, che qualche mese fa era da noi osannato come eroico e di cui oggi questa maggioranza, invece, si dimentica. Abbiamo bisogno di investire nell'istruzione e non di sottrarre soldi per l'attività dell'istruzione stessa.

Ma poi abbiamo questa norma di cui non si è sufficientemente discusso, a mio avviso. Siamo già arrivati alla fine?

PRESIDENTE. Duole dirlo, ma ha un minuto, collega.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, vengo colto veramente di sorpresa perché qui ci sarebbe da parlare tanto. Dunque, molto velocemente, questa norma, che proroga l'articolo 10 del DPR n. 227 del 2003, attribuisce alla figura del Vice Ministro dell'Economia un ulteriore contingente di 16 unità. Cosa stiamo creando? Un Ministero ombra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ritenete che il Ministro Giorgetti non sia autosufficiente? Ritenete che debba essere commissariato? È una maggioranza che probabilmente è già divisa.

Davvero - e qui mi accingo a concludere perché il tempo è tiranno, ma non certo quest'Aula - noi non siamo preoccupati delle divisioni che già emergono in questa maggioranza; siamo piuttosto preoccupati del grave danno che al Paese può derivare dagli esordi di questo Governo, che ha varato, come suo primo atto, una norma sui rave party, norma che è totalmente non sbagliata ma sballata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che come primo atto ha aumentato l'utilizzo della soglia del contante a 10 mila euro, salvo poi rivederla, e che, appunto, ci propone all'approvazione un testo che avrebbe e dovrebbe avere solo natura burocratica e che, invece, in filigrana tanto ci dice della politica disastrosa di questa maggioranza.

Per queste ragioni, io ho l'onore di annunciare il voto negativo - permettetemi: di disapprovazione - del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bordonali. Ne ha facoltà.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, oggi ci apprestiamo ad approvare un decreto che potrebbe sembrare un mero atto formale. Infatti, ormai è prassi che un Governo appena formato riorganizzi i Ministeri per rendere più efficace la propria azione nell'attivazione, appunto, del programma di Governo. È talmente diventata prassi che voglio ricordare, soprattutto al collega che è appena intervenuto, che addirittura nella scorsa legislatura ci furono tre Governi e ci furono ben quattro decreti, di cui due nello stesso Governo PD-5 Stelle. Su questo decreto, però, io capisco le reazioni dell'opposizione, perché effettivamente è la sintesi del programma, è l'identità, è la filosofia che contraddistingue la Lega e il centrodestra.

Voglio entrare anch'io nel merito dei singoli Ministeri per approfondire, appunto, qual è la filosofia di questi cambi di denominazione dei Ministeri, che però si addentrano in quello che è il nostro programma. Parto dal Ministero dello Sviluppo economico, Ministero che diventa Ministero delle Imprese e del made in Italy. Io lo so che a una parte di questo Parlamento solo la parola “impresa” suscita alcuni risentimenti, ma l'impresa è da sempre al centro dell'azione politica della Lega.

Aiutando le imprese, colleghi, e non dando i redditi di cittadinanza, ma, appunto, aiutando le imprese, si aiuta a crescere il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché si introduce un circolo virtuoso: più lavoro - ribadisco, non redditi di cittadinanza -, più ricchezza, più consumi, più produzione. Dopo due anni di COVID, in un momento difficile come questo, per il caro energia e le materie prime, l'impresa deve essere messa al centro e gli interventi per destinare maggiori risorse, per semplificare sono già stati i nostri primi atti; non solo abbiamo cambiato i nomi dei ministeri, ma già siamo intervenuti aiutando le imprese nel “decreto Aiuti-quater” e in legge di bilancio. Abbiamo operato in tal senso, con maggiori risorse per il caro energia, per l'innalzamento della soglia della flat tax - continuavano a dire che non si poteva fare la flat tax, l'abbiamo fatta e siamo arrivati a 85 mila euro per le piccole e le medie imprese -, abbiamo stralciato le cartelle. La Lega sta realizzando quanto promesso in campagna elettorale.

Mi permetta di spendere alcune parole anche sull'introduzione del termine Made in Italy, se ne è parlato molto: alcuni volevano italianizzare questo nome; come si fa a italianizzare un brand? Made in Italy è un marchio, un brand, è conosciuto a livello mondiale, anzi KPMG censiva, nel 2012, che Made in Italy è il terzo marchio al mondo per notorietà, dopo Coca Cola e VISA e lo studio del Made-In-Country-Index lo sancisce al settimo posto, in termini di reputazione, tra i consumatori. Per questo è fondamentale l'opera che svolgerà il Comitato interministeriale del Made in Italy, che, attraverso il coordinamento di più ministeri, potrà indirizzare e coordinare le strategie in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese italiane, per valorizzare il Made in Italy.

Le stesse considerazioni valgono per le modifiche che abbiamo introdotto per quanto riguarda il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, che è stato rinominato Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste; anche in questo caso, non è una mera modifica lessicale; tutelare la sovranità alimentare – e, in questo caso, tramite lei, Presidente, rispondo all'onorevole Colucci, che è intervenuto precedentemente - vuol dire effettivamente quello che ha detto lui:- prevedere la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti, ma vuol dire anche rimettere al centro il nostro Paese rispetto a scelte che la Lega ritiene profondamente sbagliate, per non dire demenziali e per le quali tutti dovremmo unirci: il Nutri-Score e il cibo sintetico non fanno bene al nostro Paese! (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) E dobbiamo unirci tutti contro queste nefandezze! Nutri-Score è un sistema che cerca di indirizzare i cittadini verso scelte alimentari; ok, noi siamo sempre stati d'accordo, noi siamo per l'etichettatura, i cittadini devono sapere cosa mangiano, ma non devono essere condizionati, soprattutto se tale condizionamento va in una sola direzione. La Lega continuerà a difendere le nostre eccellenze alimentari, pasta, formaggi, carne, olio, vino; continuerà a combattere a fianco dei nostri produttori, contro il cibo sintetico o contro chi vorrebbe sostituire – concedetemelo, sono bresciana - l'ottimo spiedo bresciano con un piatto di insetti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi continueremo a opporci a ciò. Dobbiamo seguire l'esempio – colleghi, io su questo faccio un appello veramente a tutti i gruppi, a tutti i colleghi - della regione Lombardia, del Presidente Fontana e dell'assessore all'agricoltura Rolfi; in regione Lombardia è stata approvata, all'unanimità, una mozione contro il cibo sintetico; impegniamoci anche noi, andiamo in quella direzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Per quanto riguarda la modifica del Ministero della Transizione ecologica in Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, ascoltavo, in discussione una collega dei 5 Stelle che chiedeva un ripensamento e una continuità con i Governi precedenti. Forse la collega non si è accorta che, nell'arco dell'ultimo anno, l'autosufficienza energetica è diventata prioritaria rispetto ad altre scelte e il decreto richiama espressamente la competenza del Ministero stesso in materia di individuazione e attuazione di misure atte a garantire la sicurezza, la flessibilità e la continuità dell'approvvigionamento di energia.

La Lega non lo ha mai messo in discussione, e mai lo metterà, e continuerà ad occuparsi di tutela ambientale, di sostenibilità, di economia circolare. Siamo sullo stesso piano per quanto riguarda il fine, forse non siamo sullo stesso piano per quanto riguarda i mezzi; noi, ad esempio, abbiamo continuato e continueremo a difendere l'utilizzo dei termovalorizzatori che bruciano rifiuti e producono energia, noi li sosteniamo e continueremo a sostenere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Per quanto riguarda il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, ieri un collega parlava di neo lingua per ragioni ideologiche, rispetto alle nostre modifiche sui termini utilizzati per i Ministeri; forse in passato veramente si poteva utilizzare la neo lingua per ragioni ideologiche, perché mobilità sostenibile, che oggi non compare più nel nome del Ministero - e lo riporto anch'io, leggo anch'io il vocabolario, lo dico, tramite lei, Presidente, all'onorevole Colucci -, dalla Treccani è: “razionalizzazione del traffico veicolare e programmazione ed incentivazione dell'uso dei mezzi pubblici di trasporto per l'efficace salvaguardia delle condizioni atmosferiche ambientali, soprattutto nei centri urbani”. Vede, Presidente, noi della Lega siamo tantissimi, ci sono sindaci, tanti amministratori locali: della mobilità sostenibile devono occuparsi i sindaci; è funzione dei sindaci intervenire sul traffico e garantire la mobilità. Un ministro - ed è nostro il Ministro Salvini - deve gestire, coordinare e sviluppare il trasporto, nel suo complesso, su tutto il territorio nazionale, e già lo sta facendo egregiamente, ad esempio velocizzando quell'opera strategica che è rimasta troppo tempo ferma come l'Alta velocità Torino-Lione.

Spendo poche parole, Presidente sulla questione del merito, veramente poche. Abbiamo seguito il dibattito su questo termine, che ho capito che una parte di questo Parlamento osteggia; forse c'è una nostalgia verso termini di sessantottina memoria, quali il livellamento, quali il sei politico, il diciotto politico; ecco, noi non vogliamo tornare a quello; noi vogliamo che a tutti sia garantita la stessa possibilità di accedere all'istruzione; però è anche vero che bisogna incentivare chi dimostra maggiore impegno, chi ha la possibilità di andare avanti, chi ha maggiore merito. E, a tal proposito, soprattutto osservando che tante critiche sono arrivate dai banchi dei colleghi del PD e del MoVimento 5 Stelle su questo nuovo nome del Ministro, io voglio ricordare come durante il COVID - da qualcuno è stato ricordato, in discussione generale - ci fu un problema; il problema era che molti ragazzi non potevano accedere alla didattica a distanza perché, purtroppo, il divario digitale in Italia – viene testimoniato ancora da dati Istat - è del 33 per cento per le nuove generazioni, quindi nella didattica a distanza questo livellamento non c'era; ecco, io voglio ricordare che in quel periodo, in quel drammatico periodo, anziché intervenire, il Governo del PD e dei 5 Stelle, con il Ministro Azzolina, con risorse sul digitale intervenne con le risorse sui banchi o sulle mascherine nelle scuole, che poi costarono ingenti risorse, e poi costarono ancora quando dovettero essere bruciate; lì è la vostra parità e il livellamento per gli studenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Lì è il vostro merito? (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

Il vostro merito – o, meglio, il vostro demerito - l'hanno riconosciuto i cittadini italiani ed è per questo che non voi bocciate noi, ma i cittadini hanno già bocciato voi, alle scorse elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il decreto che votiamo oggi, di fatto, è il primo atto legislativo di questo nuovo Governo di destra e, come ogni primo atto, è importante, perché è un po' come il biglietto da visita con il quale si presenta questo Governo, e ci dice qual è l'impostazione di questo Governo, qual è - come ha detto la collega prima - la filosofia di questo Governo. E, guardate, occuparsi della riattribuzione dei Ministeri è anche un atto formale dovuto, cioè ogni Governo che si insedia mette mano al riordino dei Ministeri, però, qui, noi, se andiamo a fondo e leggiamo bene, in nuce e fra le righe, vediamo alcune cose. E non posso negare, cari colleghi, che, se questo è l'inizio, se questo è il primo atto, siamo molto preoccupati: siamo molto preoccupati, innanzitutto, del cambio di nome di alcuni Ministeri, perché, diciamolo, dietro la scelta di chiamare le cose in un modo piuttosto che in un altro, c'è sempre un significato preciso, come è stato, peraltro, detto. E, allora non vorremmo, e ci auguriamo di sbagliarci, che il cambio di nome, cioè levare un nome per metterne un altro, in verità nasconda la volontà del Governo di non occuparsi di alcuni temi, che per noi sono centrali o, meglio, noi riteniamo che siano centrali per l'interesse del Paese, e, invece, di occuparsi di altri temi.

Tutto legittimo, ci mancherebbe altro. Legittimo, cioè, che si decida di cancellare dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti proprio la mobilità sostenibile. Ma a noi, sommessamente, sorge il dubbio che a voi della mobilità sostenibile interessi poco; dubbio fondato visto l'azzeramento delle risorse per il fondo delle piste ciclabili e per la mobilità che voi avete fatto in legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), proprio mentre i sindaci - e non solo quelli del PD -, quelli che sentono i bisogni, quelli che sono più vicini ai bisogni dei cittadini, stanno investendo, nelle nostre città, proprio sulle piste ciclabili, proprio sui bus elettrici, sulle tramvie, sulle città sostenibili.

Legittimo anche che si decida di cancellare “transizione ecologica” dalla denominazione del Ministero dell'Ambiente. Ma, almeno, si abbia il coraggio di dire chiaramente che si leva dal nome “transizione ecologica”, perché non ci si vuole occupare di transizione ecologica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E ditelo, più che a noi qui dentro, ai tanti ragazzi e alle tante ragazze che, in questi anni, sono scesi in piazza perché, loro sì, che hanno scommesso su un futuro più sostenibile e voi state tradendo la loro speranza. Del resto, non avete mai negato di considerare le politiche ambientali come un inutile orpello. Per voi l'economia circolare è materia da integralismo ambientale - cito alla lettera -, non volano di sviluppo, come, invece, dovrebbe essere. Qualcuno di questa maggioranza è arrivato a dire che l'emergenza climatica, semplicemente, non esiste; e che volete, sono le ere geologiche, no?

Tutto questo, proprio mentre non una pericolosa socialista o un'ambientalista ante litteram, ma la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen impegna l'Europa sul più ambizioso piano di decarbonizzazione mai visto da qui al 2050 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), come mezzo per contrastare il cambiamento climatico, ma anche per rifondare la nostra economia su basi più sostenibili.

E, allora, mentre l'Europa va in questa direzione, a noi sembra una scelta miope anche solo quella di cambiare il nome di “transizione ecologica”: una scelta che già, dal cambio del nome, ci fa tornare indietro sui temi sui quali, peraltro, si giocherà il futuro e, chiaramente, tutto questo per noi va contro l'interesse del nostro Paese.

“Ambiente e sicurezza energetica” è il nuovo nome; poi, magari, un giorno, ci spiegate anche come volete garantire la sicurezza energetica, perché, per il momento, noi non ce ne siamo accorti, a meno che per voi la sicurezza energetica non si garantisca con il piano di trivellazioni anche in zone che il PiTESAI definisce non idonee. Un Piano che avete presentato, sì, questo in tempi record, ma che, se va tutto bene, porterà a un aumento di 10 miliardi di metri cubi di energia da fonti fossili non domani, in 15 anni; per inciso, il fabbisogno annuo è di circa 70 miliardi di metri cubi. Questi sono solo dati che voglio ricordare alla maggioranza. Però una cosa è certa: nel frattempo, oggi, i vostri sindaci bloccano con i ricorsi al TAR le autorizzazioni per i rigassificatori, di cui il vostro nuovo consulente sulla sicurezza energetica Cingolani ha più volte ricordato l'importanza per non rimanere al buio e al freddo già dal prossimo inverno.

Non avete detto niente - non dico fatto, dico almeno avere le idee chiare - su efficienza energetica, né su come potenziare le fonti di energia rinnovabili, niente sulle comunità energetiche, di cui pure mancano solo i decreti attuativi, sarebbe una cosa anche abbastanza facile da fare.

Ma quello che più ci preoccupa di questo cambio di nome è che, in realtà, può essere la porta dalla quale entrare per smontare il PNRR, che non avete mai fatto mistero di voler, prima, rinegoziare, ora rivedere. Ogni giorno che passa, c'è sempre qualcosa di questo Piano che non vi convince, che non va bene. Ve lo diciamo ora e ve lo continueremo a ripetere: non vi permetteremo di sabotare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), un Piano di investimenti straordinario. Il PNRR non va rinegoziato, va attuato, a partire da quel 40 per cento di risorse da destinare obbligatoriamente - e sottolineo, obbligatoriamente -, guarda caso, per i progetti sulla transizione ecologica nelle sue varie declinazioni.

E il dubbio che voi vogliate far fare passi indietro al PNRR diventa realtà, quando vediamo che la nostra semplice richiesta al Governo di presentare al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione del PNRR, dopo il nuovo assetto dei Ministeri e delle loro strutture interne, che, inevitabilmente, per forza di cose, avrà anche riflessi, questa viene bocciata senza appello, eppure crediamo dovrebbe essere un impegno di tutti vigilare, perché non ci siano ritardi. E non è chiaro, Presidente, anche quale sarà la catena di comando del PNRR, quale sarà la governance, da chi dipenderà: tutto questo non l'avete chiarito, eppure sono questioni essenziali per il futuro del nostro Paese. Sul PNRR ci giochiamo un pezzo del nostro rilancio economico, ma anche la credibilità di essere un partner affidabile per gli altri Paesi europei, un Paese che rispetta gli impegni nei tempi previsti, visto che, ricordo, siamo il Paese europeo che ha avuto la maggior dote di questo Piano di investimenti finanziato con eurobond e con debito pubblico europeo.

E andiamo avanti. Avete voluto chiamare il Ministero dello Sviluppo economico “Ministero delle Imprese e del made in Italy”. Potremmo obiettare che lo sviluppo economico è un concetto più ampio, che ha a che fare con la produzione delle nostre imprese, con gli investimenti, con i consumi, ma anche con il tasso di istruzione di un Paese, con la distribuzione del reddito, con la qualità del suo ambiente circostante. Ma, se avete deciso che per voi sviluppo economico si fa solo promuovendo le nostre imprese - cosa buona e giusta, non siamo contrari -, almeno siate coerenti. In legge di bilancio avete messo solo qualche spicciolo su “Industria 4.0” per l'innovazione tecnologica e non avete rifinanziato la legge Sabatini, strumenti - quelli sì - che permettono al nostro sistema produttivo di essere competitivo nel mondo e di promuovere meglio il nostro made in Italy. Del resto, non avete nemmeno previsto un Ministero per la transizione al digitale, pur essendo l'Italia il Paese che investe maggiormente su questo all'interno del Next Generation EU (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E potrei continuare con “Agricoltura e sovranità alimentare”. Vi abbiamo chiesto di inserire l'equa remunerazione della filiera agroalimentare e la valorizzazione della catena del valore: sono battaglie che dovrebbero vederci tutti dalla stessa parte e, invece, anche su questo, niente, non è passato niente.

E arriviamo al Ministero dell'Istruzione e del merito. Guardate, colleghi, lo dico davvero con sincerità: il Partito Democratico non è, come avete voluto far credere in quest'Aula, contrario al merito, ma parlare del merito nella scuola dell'obbligo non può essere disgiunto da riaffermare le pari opportunità, le uguaglianze di opportunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Il merito si calcola dopo che si è adempiuto alla responsabilità della Repubblica di rimuovere gli ostacoli, dopo che avrete dimostrato che nella legge di bilancio non ci sono solo i soldi per le scuole paritarie, per le scuole che dispensano facili diplomi, ma dopo che ci avrete messo i soldi per aumentare le borse di studio, per sostenere i costi universitari per i meritevoli, per garantire i libri gratuiti per tutto il corso dell'obbligo, per gli alloggi degli studenti, per compensare il gap informatico delle famiglie più povere.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 12,50)

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Tutto questo nella legge di bilancio non c'è, ma, al contrario, in questo decreto prevedete l'aumento delle strutture di diretta collaborazione del Ministro - certo, il suo meritevole staff -, andando, però, a reperire risorse proprio dal fondo della “Buona scuola” per l'offerta formativa, per la didattica. E ricordo che l'aumento in busta paga, nel mese di dicembre, a 1 milione e 200 mila lavoratori tra docenti e personale ATA non è merito del Governo Meloni, come avete voluto far credere ieri, ma è merito del Governo precedente. E, poi diciamolo, Presidente - mi avvio a concludere -, con questo decreto non avete perso l'occasione di sistemarvi anche qualche piccolo problemuccio della vostra maggioranza, che è rimasto aperto. Per carità, anche questo è legittimo. Avete avuto almeno il pudore di ritirare l'emendamento presentato in Commissione che prevedeva di aumentare il numero dei sottosegretari, supponiamo per accontentare qualche forza della maggioranza, probabilmente, rimasta esclusa dagli incarichi di Governo. Ma non vi siete fatti mancare la possibilità di risistemare le deleghe di qualche Ministero rimasto sguarnito dopo la spartizione interna.

Peccato che l'avete fatto a danno di un'eccellenza del nostro Paese, la Protezione civile, impegnata, in questi anni, nelle sfide difficili e complicate delle calamità naturali, dell'emergenza COVID, dell'accoglienza ai profughi. Per dare il contentino a un Ministero creato ad hoc, ma rimasto senza niente, di cui, sia chiaro, non mettiamo in dubbio le capacità del Ministro, la Protezione civile, per questo motivo, passa dalla mano della Presidenza del Consiglio, dove è sempre stato, al Ministero del mare.

Vedete, colleghi - e davvero chiudo -, dobbiamo dire le cose come stanno: la verità è che a questa maggioranza interessa di più marcare un'identità che risolvere i problemi. L'abbiamo già visto, l'abbiamo visto con il reato di rave qual è il vostro metodo di governo; vi siete inventati una nuova fattispecie di reato sproporzionato nelle pene, dimenticandovi che già la legislazione vigente vi ha dato la possibilità di intervenire e, infatti, siete dovuti tornare indietro.

Ecco, colleghi, non vi stupirete se il nostro voto, il voto del Partito Democratico, sarà un voto contrario. Abbiamo fatto il nostro lavoro di opposizione, preparando emendamenti per migliorare questo vostro atto: tutti bocciati, senza appello. Non ci stupisce. Avete vinto le elezioni, avete una maggioranza per governare, sappiate però che continueremo a essere vigili, perché nessuna maggioranza può far tornare indietro il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo applausi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Corato. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Grazie, Presidente. Innanzitutto, voglio ringraziare il Sottosegretario, onorevole Siracusano, che per tutto questo tempo è stato in Commissione e in Aula. Ringrazio anche il presidente della Commissione e il relatore, l'amico Urzi'.

Questo è stato il primo decreto-legge del Governo di centrodestra. Lo dico ai colleghi della sinistra, del centrosinistra, dei 5 Stelle: mi aspettavo un po' più di fantasia. È stato un po' deprimente sentire, in Commissione, per qualche spostamento di orario - comincio dalla Commissione, perché, purtroppo, queste cose, le ho dovuto sentire e risentire in Commissione -, argomentazioni ripetute continuamente, anche se qualcuna era semantica, come ha ricordato qualche collega, perché, per fortuna, siamo andati sul piano semantico, almeno così non abbiamo risentito le stesse cose, gli stessi argomenti.

Colleghi dell'opposizione, non avete capito che cosa sia successo il 25 settembre e lo dimostra questo dibattito; non avete capito che c'è un Governo di centrodestra politico a guida del Presidente del Consiglio, che è una donna di destra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non riuscite a capirlo! Il dibattito lo abbiamo ascoltato e riascoltato; l'ho ascoltato per non so quante ore (se metto insieme le ore, tra Commissione e Aula, insieme anche agli altri amici) e ci sono stati interventi, come quello di una mia collega Gardini. Bastava leggersi quell'intervento e avremmo potuto chiudere lì, poiché venerdì ha dato risposte, che ho lette e ho detto: forse non avranno capito. Ci siamo sentiti qui per altre tre sedute, addirittura sedute intere dedicate a non so quanti emendamenti (non li ho neanche contati) e tanti ordini del giorno per dire le stesse cose.

Un dibattito che fa capire. Se gli italiani, che, per fortuna, non hanno sentito molto di quanto è stato detto qui dentro, avessero ascoltato quello che avete ripetuto qui per sedute intere - non gli italiani che hanno votato per il centrodestra, ma gli italiani che hanno votato per voi -, avrebbero posto queste domande: ma non hanno capito cosa sta succedendo, cosa è successo il 25 settembre e cosa sta succedendo in questo Paese? Cosa vi aspettavate come primo decreto del Governo? Anche se devo dire, con molta onestà, l'onorevole Giachetti, ma anche l'onorevole Cuperlo, hanno detto: sì, nei precedenti Governi era normale, non c'è stato mai nulla di eccezionale su questo tipo di decreti. Lo ha detto anche, se non sbaglio, l'onorevole Carfagna. Ma, allora, qual è il problema? Abbiamo dato un segnale politico sul primo decreto: bene, e qual è il problema? Pensavo che l'approccio fosse stato diverso; dalla sinistra, ogni tanto, mi aspetto qualche novità, ma qui avete ribadito pedissequamente, uno dopo l'altro, salvo qualcuno, tesi che avete ripetuto negli ordini del giorno, nei vostri emendamenti, in Commissione, l'avete fatto qui, senza alcuna novità. Questo è un Paese che, dal 25 settembre, ha un'impronta totalmente diversa da quello che avete lasciato qualche giorno prima. Chi pensa ancora di essere in un'epoca draghiana, se lo deve togliere dalla testa! Non siamo più in quella stagione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È finita! E, invece, dagli interventi di molti di voi vedo che sono interventi di vedovi, di persone che hanno ancora qualche vedovanza da ricordare. È finita. Questo è un Governo che voleva dare e ha dato proprio su questo decreto e su quello che voi avete segnalato, giustamente per carità, ma lo avete fatto in maniera ripetitiva. Ma inventatevi qualcosa, ogni tanto, qualche volo pindarico servirebbe per alzare un po' il livello parlamentare dei dibattiti. Tant'è che avete detto che la maggioranza non ha risposto. Per la verità, qualche collega si è azzardato a rispondere; ci ha provato, Rizzetto, ci hanno provato altri, ma quando hanno visto che il livello continuava ad essere quello, ma che vale? Vale la pena stare a parlare, intervenire e rispondere, quando la monotonia delle vostre argomentazioni tornava puntualmente? Allora, farò qualche riferimento ad alcune questioni, perché a molte hanno risposto quei pochi e calibrati interventi che ha fatto la maggioranza e, quindi, non mi dilungherò, non voglio essere monotono, nella monotonia complessiva di questo dibattito. Farò riferimento, ad esempio, alla questione del Ministero dell'Agricoltura. Si è usato il termine sovranità alimentare: certo, volevamo dare il segnale e mica siamo qui per passar le carte. Siamo per dare segnali politici chiari al Paese e credo che gli italiani lo abbiano capito. Faccio notare ai colleghi del centrosinistra che questa espressione tanto contestata, sovranità alimentare, venne utilizzata, voi pensate un po', in una intervista (non l'avete mai citato, ovviamente, ma è persona che conoscete bene, perché fa parte del vostro ambiente), sul quotidiano il Manifesto dal fondatore di Slow Food Carlo Petrini, che è persona vicina, non certamente al mio ambiente politico, ma molto vicino a voi. Petrini disse che non si può pensare che possa esistere una politica alimentare senza l'economia e la produzione locale; secondariamente, questi presidi sul territorio, garantiti dalla sovranità alimentare, che non è autarchia, sono parte integrante della biodiversità in ogni luogo.

La forza di questo sistema risiede nella ricchezza di biodiversità. Se vado a inficiare la realizzazione di economie e produzioni locali, perdo inevitabilmente biodiversità. Questi due aspetti, quello produttivo, che garantisce la biodiversità, e quello dei presidi di economia locale, sono i motivi per cui la sovranità alimentare va perseguita con determinazione. Sono parole di Carlo Petrini, molto vicino agli ambienti e molto citato in un'intervista al quotidiano il manifesto, tanto per capirci. Vorrei venire ad un'altra contestazione, questa volta alla questione, di cui si è parlato, del merito. Anche qui vorrei ricordare che su questa questione noi più volte abbiamo indicato il merito perché, se è vero che lo Stato ha il dovere di assicurare un'istruzione a tutti, è anche vero che ha anche il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale anche nell'istruzione. È anche vero che nello stesso articolo della Costituzione si parla di pieno sviluppo della persona umana, ossia quello che vogliamo promuovere. Infatti, l'attività di sostenere chi ha maggiori difficoltà non può non essere accompagnata dalla promozione di chi, per suo maggiore sforzo personale, ossia il merito, ha e può dare alla società di più.

Il centrosinistra, del resto, nella sua crociata contro il termine “merito” vorrebbe un livellamento verso il basso delle capacità della popolazione. Noi siamo per un modello diverso in cui chi si impegna, a prescindere dal contesto sociale da cui proviene, viene premiato in quanto meritevole. Questo è il senso della dicitura del nuovo Ministero. Colgo l'occasione per rispondere anche alla frase “i ragazzi non hanno bisogno di buone punizioni, ma di buone relazioni”. Se è vero che il percorso educativo non può e non deve essere fatto di umiliazioni, è anche vero che non può essere disgiunto da metodi correttivi volti a rieducare, così come peraltro previsto dall'azione penale dello Stato secondo la Costituzione, nei confronti di chi usa la propria libertà e lo spazio educativo per danneggiare il prossimo. Ciò senza dimenticare il fatto - mi avvio alla conclusione, Presidente - che, in Francia, lo avete detto voi, Macron, che è il vostro riferimento, usa questo termine (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ce lo avete detto voi, ve lo ricordo io. Permettete ogni tanto…

PRESIDENTE. Onorevole De Corato, si rivolga alla Presidenza. Ha concluso il suo tempo.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Volevo ricordarlo. Ecco i motivi, in breve, per cui voteremo convintamente, molto più convintamente di quando siamo entrati in quest'Aula perché, per fortuna, ci avete convinto voi con quelle argomentazioni ridicole e ripetitive (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che, per circa tre sedute, ci avete ripetuto in maniera veramente dissuasiva nei vostri confronti da parte delle nostre volontà politiche.

Per cui ribadisco il voto favorevole di Fratelli d'Italia a questo decreto che va nella direzione politica di dare segnali chiari e precisi al popolo italiano in queste materie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 547-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale e approvazione – A.C. 547-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 547-A: "Conversione in legge del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

In ricordo dell'onorevole Gerardo Bianco.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, nella giornata del 1° dicembre è venuto a mancare, all'età di 91 anni, Gerardo Bianco, già membro di questa Camera in diverse legislature, Ministro e parlamentare europeo. Nato a Guardia Lombardi il 12 settembre 1931, laureato in lettere classiche, è stato docente universitario di storia della lingua latina e letteratura latina presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli studi di Parma.

Protagonista della vita politica nazionale, è stato un esponente di primario rilievo della Democrazia Cristiana - per la quale è stato segretario provinciale di Avellino, poi eletto consigliere provinciale, nonché responsabile del settore della ricerca scientifica e dell'Ufficio studi - e, successivamente, del Partito Popolare Italiano, nelle cui fila è stato dapprima segretario dal 1995 al 1997, e poi presidente dal 1997 al 1999.

Ha dato infine un contributo significativo nell'ambito del processo di fondazione dell'Ulivo. Eletto alla Camera per la prima volta nel 1968, ne è stato membro per nove legislature, dalla V alla XI e nelle legislature XIV e XV.

Nel corso della sua lunga attività parlamentare, è stato componente delle Commissioni giustizia, affari esteri, bilancio, difesa, istruzione, lavoro, agricoltura, nonché della Giunta per il Regolamento.

Ha rivolto grande attenzione alle tematiche comunitarie, in qualità di presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, nella IX legislatura, e di membro del Comitato per la diplomazia parlamentare e presidente delle delegazioni parlamentari presso l'Assemblea del Consiglio d'Europa e dell'Assemblea dell'Unione dell'Europa occidentale. È stato anche parlamentare europeo nella IV legislatura.

Nel corso della X legislatura ha ricoperto la carica di Vicepresidente della Camera sino al 1990, allorquando è divenuto Ministro della Pubblica istruzione nel VI Governo Andreotti. Profondamente legato al Meridione, nella sua attività politica si è costantemente fatto portavoce delle istanze del Mezzogiorno, anche in qualità di presidente dell'Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno, incarico che ha ricoperto dal 1998 sino alla fine.

La sua grande cultura e il suo alto senso delle istituzioni, insieme allo stile garbato e sempre misurato, sono i tratti che ne definiscono meglio la personalità e che sono rimasti nel cuore di tutti coloro - colleghi parlamentari e cittadini - che qui a Montecitorio gli hanno reso l'ultimo saluto, visitando la camera ardente e partecipando alle esequie.

Con la morte di Gerardo Bianco scompare una figura di altissima levatura politica e culturale, un fine intellettuale che ha saputo efficacemente coniugare un'appassionata attività di studioso con un intenso impegno nelle istituzioni e nella politica.

Ai familiari qui presenti desidero quindi rinnovare l'espressione del più sentito cordoglio anche a nome dell'Assemblea, invitandola a un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Letta. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie per aver ricordato la militanza politica, i ruoli istituzionali e la passione di una personalità di straordinaria intensità, che ha lasciato una traccia profonda nella politica italiana. Gerardo Bianco è stato per tutti questi anni un punto di riferimento per tanti di noi. La comunità delle democratiche e dei democratici si stringe attorno alla sua famiglia, ne ricorda l'esemplare personalità, il percorso politico sempre lineare, l'impegno straordinario.

Un uomo dalla profonda cultura che ha vissuto a cavallo di questo secolo, ha inciso, ha lasciato segni profondi nella vita del nostro Paese. Come lei ha ricordato, non è stato solo - come alcuni giornali hanno voluto sinteticamente raccontare - un democristiano, un democristiano DOC, no, questo è un modo troppo semplice per definire una personalità che è riuscita a rappresentare al meglio quella storia politica e poi è riuscita, dopo, quando si è entrati nella seconda Repubblica, a costruire con impegno scenari che sono ancora quelli che governano quest'Aula parlamentare e la politica italiana. L'ha fatto con coraggio, assumendosi grandi responsabilità, sempre capace di sorprendere, mai banale, mai a guardare dall'alto in basso, sempre in grado di stare con tutti, con la rara capacità che in politica hanno pochi, cioè quella di far prevalere l'ascolto sulla parola, la capacità di ascoltare, la capacità di interagire con tutti coloro con i quali entrava in contatto. È stata una personalità, signor Presidente, la voglio ricordare così, la persona di Gerardo Bianco, capace di tenere insieme polarità diverse e portarle sempre verso una sintesi più avanzata, sempre così, è riuscito a non far mai sì che queste sintesi avanzate fossero profezia solitaria, sempre, che fossero un disegno collettivo, insieme alle tante persone con le quali ha condiviso i passaggi più difficili, più coraggiosi e più complessi della vita politica.

Era profondo in tutte le sue argomentazioni, ma riusciva a essere sempre ironico, alle volte scanzonato; ognuno di noi avrà sempre il ricordo del suo sorriso, accanto alla profondità delle sue parole. Era in grado, come lei ha appena detto, di vivere le istituzioni in tutta la sua profondità, di difenderle, ma allo stesso tempo è stato in grado di vivere politicamente con intensità anche fuori dalle istituzioni, dimostrando a ognuno di noi che si può far politica anche fuori dalle istituzioni, riuscendo a lasciare un segno, come lui l'ha lasciato.

È stato allo stesso tempo - e voglio terminare su questo - attaccato alla sua terra e profondamente europeista. Il suo passaggio al Parlamento europeo, che lei ha voluto giustamente sottolineare, è stato, per come io l'ho conosciuto, una delle attività, uno degli impegni politici che più ne aveva marcato la sua grande curiosità e il suo grande impegno per gli scenari che in quegli anni stavano cambiando.

Infine, termino con i due aggettivi che mi sento di esprimere con maggiore forza: è stato allo stesso tempo un uomo politico libero e coraggioso, come deve essere chi fa politica, pensando soprattutto alle idee che ha, al bene comune, all'interesse del Paese e dell'Europa. Questi sono stati i punti cardinali della bussola che ha guidato Gerardo Bianco.

La nostra comunità si stringe attorno a lui e ai suoi familiari e vorrei che il suo ricordo, il ricordo del suo straordinario impegno politico e dei valori che l'hanno guidato possa essere anche per tutti noi uno stimolo ancora maggiore a fare bene, ognuno di noi, il nostro dovere (Applausi - Deputati si levano in piedi).

PRESIDENTE. Chiedo cortesemente ai deputati che devono interloquire fra di loro di farlo al di fuori dell'Aula.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotondi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO ROTONDI (FDI). Signor Presidente, per me è molto difficile parlare oggi, perché sono qui, sono entrato in politica per essere stato ammesso a 15 anni nella corte più eccentrica e singolare della politica di quella che si chiama Prima Repubblica: la compagnia di amici di un intellettuale prestato alla politica che ha cambiato la politica senza smettere di essere una personalità straordinaria di intellettuale e corrispondente ai tratti che lei ha splendidamente ricordato, di mitezza, di umanità, di cordialità.

Quarantacinque anni di amicizia mi consentirebbero di parlare a lungo, ma starò nei minuti che lei mi accorda. Potrei raccontarle cose che sicuramente piacerebbero ai colleghi più giovani, perché la figura di Gerardo Bianco andrà conosciuta e ricordata a lungo e raccontata. Onorevoli colleghi, potrei raccontarvi di don Bonifacio e donna Maria Bianco, nobiltà terriera del Sud, che mandarono questo figlio bravo a studiare a Milano alla Cattolica, dove conobbe e intrecciò rapporti con provinciali che si chiamavano De Mita, in parte corregionali o co-meridonali come Misasi che, con Enrico Mattei, diedero impulso a scelte destinate a condizionare la Democrazia Cristiana; potrei raccontare del sodalizio con un grande che lui ha sempre onorato, Fiorentino Sullo, con cui questa covata di giovani realizzò sintesi coraggiose e poi intrecciò i ferri di una polemica rovente che fece dire al grande Giorgio Bocca: cosa avrà mai la magia di questa politica che strappa queste intelligenze vocate alla buona lettura e alla letteratura e le consegna a palchi di paese, dove spiegano concetti complessi a popolazioni che forse non le seguono fino in fondo? È un tempo lontano, ma vicinissimo, se pensiamo alle scelte che Gerardo Bianco ha fatto e ne potrei raccontare tante. Preferisco, per valorizzare questi pochi minuti, tenermi solo su quella che è la testimonianza che lo definisce e lo consegna all'immortalità in quest'Aula, dove è stato protagonista fino alla fine; mi viene spontaneo guardare verso i banchi del centro, dai quali nell'ultima legislatura punteggiava i dibattiti con le citazioni mai presuntuose, sempre pertinenti e ironiche che animavano la vita parlamentare. Bianco è stato il difensore del Parlamento, sempre. Certo, come lei ha ricordato Presidente, ha fatto scelte politiche che sono state importanti ed io cito anche quelle che non ho condiviso: l'Ulivo, la fondazione del Partito Popolare e, soprattutto, mi inchino a un maestro che ha consentito all'allievo di avere un'opinione diversa, senza che smettesse di essere allievo.

È stato maestro fino alla fine, ricordandomi, anche nell'ultima conversazione, che il primo dovere che noi abbiamo come parlamentari è difendere il Parlamento, come lui ha fatto. Lo fece nella Democrazia Cristiana. Noi ci riuniamo in una saletta che si chiama Aldo Moro e si chiama così perché Moro lì spiegò l'opportunità di votare la fiducia al Governo Andreotti di solidarietà nazionale a cento parlamentari della Democrazia Cristiana che non la volevano votare ed erano guidati da Gerardo Bianco che esprimeva - si diceva che erano i peones, i cento, la maggioranza silenziosa - un'opinione diversa.

Grandezza di Moro, che si inchinava di fronte a peones ad illustrare, ma grandezza di Gerardo Bianco che difendeva la libertà del Parlamento rispetto anche a un'indicazione di partito; il Parlamento autonomo dal partito, come quando fu eletto per volontà dei parlamentari capogruppo del primo partito, contro la volontà della segreteria del partito. Se noi avessimo un'oncia del coraggio civile che ha avuto Gerardo Bianco, questo Parlamento non sarebbe divenuto in alcune legislature quello che, ahimè, purtroppo, talvolta è stato: una cinghia di trasmissione della volontà dei partiti.

E anche nel suo ultimo incarico di presidente degli ex parlamentari, lui ha prestato il suo sorriso bonario a una battaglia a difesa della dignità e della libertà del Parlamento, ben sapendo che la furia demagogica - ben concertata da direttori d'orchestra e corifei del circo mediatico - che attraversava il dibattito civile nel Paese, aveva la sola finalità di tagliare le unghie a questa Assemblea, perché i forti sono già forti, e chi parla qui non parla a nome dei forti, ma dei più deboli, e quindi tutte le battaglie antipolitiche e antiparlamentari sono sempre battaglie contro i più deboli. Presidente, questa penso sia la lezione più grande del presidente Bianco.

Io non gli ho mai dato del “tu”, pur quando me lo ha chiesto, l'ho sempre chiamato presidente. Penso di doverla ringraziare, perché il suo gesto di accogliere qui la salma, con la camera ardente visitata da tanti colleghi, e programmare subito questa commemorazione archivia una stagione, diciamo, di leggerezza non casuale, che abbiamo avuto in passato, nel rispetto della nostra stessa storia. E quindi è un auspicio bellissimo, che fa coincidere questo momento doloroso, forse, con una inversione di tendenza, di cui il presidente Bianco sorriderà dal paradiso. E quindi io, che non gli ho mai dato del “tu”, voglio, a nome del gruppo parlamentare e penso di tutti i colleghi, concludere dicendo solo: grazie, Gerardo (Applausi - Deputati si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zinzi. Ne ha facoltà.

GIANPIERO ZINZI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, a nome mio e del gruppo della Lega, le più sentite condoglianze alla famiglia dell'onorevole Bianco. Ma consentitemi anche di fare alcune brevi considerazioni. Intanto, una particolare emozione nel ricordare un profilo politico così alto, a cui mi accomuna la radice territoriale - era un campano, come lo sono io - e la radice culturale democratico-cristiana.

Non avendo avuto il privilegio di conoscerlo personalmente come i colleghi che mi hanno preceduto, mi piace ricordare quello che ho letto e quello che mi hanno raccontato altri parlamentari ed ex parlamentari. Era un galantuomo, un intellettuale, un profilo così alto da avere la capacità di immergersi nelle regole e anche nella palude della politica e, a volte, del Parlamento. Ma anche un innovatore - lo ha ricordato il collega Letta - perché ha saputo guardare al futuro in una stagione politica in cui c'era bisogno di guardare oltre. Per cui, un intellettuale, un uomo dalle radici cristiane, un difensore delle radici cristiane, e soprattutto, come ha ricordato il Presidente Fontana, un tratto garbato. E io ritengo che sia importante che l'uomo prevalga anche sul politico, nel momento del ricordo.

Un punto di riferimento per tanti - e concludo così - in un territorio, la Campania, in cui i punti di riferimento li ha sempre cercati e trovati in un territorio, l'Irpinia, in cui un altro punto di riferimento importante era l'onorevole Ciriaco De Mita. E io penso che da lassù - e mi piace ricordare e pensare questo - entrambi ci guardino, accompagnando da padri il futuro del nostro Paese (Applausi - Deputati si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gubitosa. Ne ha facoltà.

MICHELE GUBITOSA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, giovedì scorso ci ha lasciato un grande politico irpino, un esimio rappresentante della nostra terra, dalla quale provengo. L'onorevole Gerardo Bianco è stato un uomo di eccelsa cultura, ha sempre difeso le istituzioni con tutto se stesso e ha dimostrato negli anni coerenza e visione.

Quando ho avuto l'opportunità di ascoltare i suoi interventi sono sempre rimasto affascinato dalla sua capacità oratoria, dalla sua interpretazione dei cambiamenti del mondo e dal suo profondo attaccamento alla sua terra, l'Irpinia, che non gli ha mai fatto mancare profondo affetto e ammirazione.

Il suo riconosciuto rigore morale e la sua grande passione per la politica hanno, infatti, sempre rappresentato un esempio per chi si è avvicinato alla cosa pubblica e per tutti i cittadini che lo hanno conosciuto e stimato.

Ho incontrato l'onorevole Bianco qualche mese fa, mentre passeggiava in via Campo Marzio: ho avuto un piccolo e piacevole confronto con lui, ed ho riscontrato una lucidità straordinaria nel rappresentare l'attualità politica e nell'anticipare quello che sarebbe poi avvenuto.

Se ne è andato un uomo straordinario, interprete della vita pubblica nazionale, un nobile pezzo della nostra storia personale e collettiva, un grande irpino, che ha sempre difeso gli interessi del Mezzogiorno d'Italia, sfidando tutte le logiche clientelari.

Lo ricorderò sempre con profonda commozione e porgo le mie condoglianze, a nome del gruppo MoVimento 5 Stelle, ai suoi affetti più cari (Applausi - Deputati si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patriarca. Ne ha facoltà.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, spesso si sente dire che la politica è un'arte. Non so se sia così, certamente è una passione e, in alcuni casi, una missione.

Gerardo Bianco, che oggi ricordiamo a quasi una settimana dalla scomparsa, era di sicuro un appassionato, anzi oserei dire un innamorato della politica, in tutte le sue molteplici forme. Politica a cui ha dedicato tutta la sua vita, ricoprendo incarichi di prestigio come presidente del gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana e poi Ministro dell'Istruzione, ed ancora eurodeputato, fondatore e animatore di movimenti politici che guardavano alla grande tradizione del cattolicesimo popolare.

In lui la politica non era mai un motore immobile, ma una continua sfida intellettuale e culturale, perché la politica senza cultura, senza intelligenza e senza visione, è solo sterile attrazione.

Nel gruppo dei giovani moderati provenienti dalla Campania, i “magnifici sette” dell'Irpinia, che raggiunsero i vertici del partito di Don Luigi Sturzo e quelli dello Stato, Gerardo Bianco era considerato un eretico, il pensatore non allineato, che, a dispetto della mitezza, che non è una debolezza, aveva il coraggio di prendere posizioni controcorrente e di ergersi a difesa dei princìpi, anche tutelando le ragioni dei suoi rivali, che per lui non divennero mai nemici.

Bianco è stato un autentico democratico e un sincero garantista, quando il garantismo era la parte sbagliata della storia e abbracciarne i valori significava subirne le conseguenze. Scelte che non ha mai, Gerardo Bianco, rinnegato, rinnovandole anzi, una volta abbandonato lo scranno parlamentare, ma non la politica. Perché la politica - e questo è uno dei più grandi insegnamenti del cattolicesimo popolare - si può coltivare anche lontano dalle istituzioni, semplicemente prendendosi cura delle esigenze del prossimo.

Come ogni raffinato latinista, sapeva che il contesto è tutto. Per questo ha mantenuto fede alla propria identità e alle proprie radici, anche a costo di apparire isolato. Come ogni buon meridionalista, sapeva che il nostro Sud ha bisogno di occasioni e non di assistenzialismo, ha bisogno di buona politica e non solo di ordinaria amministrazione. E questa continua tensione verso il rilancio del Mezzogiorno lo ha accompagnato sempre, fino alla fine. Il suo monito a credere nelle ragioni del Sud è una bussola che tutti noi dobbiamo sempre tenere a vista.

Gerardo Bianco è stato un politico vero e un leale servitore dello Stato. Preservarne gli insegnamenti e onorarne la memoria significa non disperdere il suo gigantesco contributo. Con la sua dipartita sta lentamente sparendo una generazione di politici che hanno fatto la storia di questo Paese, una generazione di liberi e forti il cui eco non si spegne oggi ma continuerà a riecheggiare in quest'Aula e nel Paese finché ci saranno uomini e donne che ispireranno la loro azione politica a quei valori di cui Gerardo Bianco è stato portatore (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Gerardo Bianco ha rappresentato proprio in quest'Aula, di cui è stato anche vicepresidente e di cui è stato membro importante per nove legislature - lo ha ricordato lei -, una delle voci forse più limpide di quell'esercizio della politica cristianamente ispirata che ha rappresentato un pensiero di riferimento per molti di noi, per molti nel Paese. Un pensiero e una cultura - io arriverei a definirla una scuola quella del cattolicesimo democratico - che, in uomini come Gerardo Bianco, ha trovato sintesi, sì, per l'ispirazione cristiana della politica ma anche per la profonda laicità dello Stato e delle sue istituzioni, in una traduzione tutt'altro che scontata. È difficile trovare una sintesi più incisiva di quella di Gerardo Bianco e di pochi altri, sintesi di equilibrio, di mitezza, di gentilezza, finanche nei modi, unita a una caparbietà, a una determinazione e a un coraggio, cui ha fatto riferimento anche il collega Enrico Letta, che chi come me, come noi e come la nostra generazione ha toccato con mano proprio nel momento in cui, insieme ad altri, Gerardo Bianco è stato chiamato a restituire una casa ai cattolici democratici in quell'esperienza del Partito popolare, che ha seguito la crisi così profonda della Democrazia Cristiana, anche a fronte di scelte differenti, e lo ha fatto rieditando, insieme a Mino Martinazzoli, un appello con cui ha chiamato tanti di noi alla politica.

Ma Gerardo Bianco è stato anche uomo di moniti importanti. In queste ore e in questi giorni ci si scomoda nel ritrovare citazioni. Ce n'è una che mi ha fatto molto riflettere - a dire la verità due - perché è stato motivo di discussione tra noi ed è quella che fa riferimento a quella frase: “Abbiamo rinunciato a morire democristiani ma non per questo vogliamo morire socialdemocratici”. Fu oggetto di una conversazione tra di noi, perché le frasi di Gerardo Bianco non andavano mai contestualizzate al presente - questa cosa, anche nelle discussioni con il collega Enrico Letta, questa malattia del presentismo quante volte è tornata? - e in quella discussione tra noi due mi disse: In realtà il contenuto di quel monito vi vorrebbe invitare all'idea che in politica lo schieramento, il campo di gioco, l'alleanza non è solo una cosa da scegliere; è finanche una cosa da costruire. Ecco, quanto di presente c'è in quella idea, così come il monito, quello molto più severo, che ci ha messo in guardia - oserei dire, se mi è permesso, che mi ha messo in guardia - dall'idea che ogni scelta in cui c'è cedimento all'antipolitica, anche involontario, anche partendo da una battaglia che ritieni giusta e sacrosanta, rischia di essere - anche oltre le tue intenzioni - un colpo inferto alla credibilità delle istituzioni e della politica che, come Gerardo Bianco ripeteva, non sono incrollabili.

È in questo modo, in questo stile e in questa profonda cultura che Bianco aveva che risiedono le ragioni che hanno portato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, qualche giorno fa ad utilizzare parole che meglio non si potevano riassumere e usare e a definire Gerardo Bianco “leale servitore delle istituzioni”. In quel “leale servitore delle istituzioni” c'è tutta l'integrità di un uomo che mancherà alla politica e che mancherà alla sua famiglia, alla quale il gruppo di Azione-Italia Viva da quest'Aula non solo porge il più sentito cordoglio ma vuole mandare un abbraccio colmo di gratitudine (Applausi – Deputati si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Care colleghe e cari colleghi, signor Presidente, il nostro gruppo Alleanza Verdi e Sinistra si associa al commosso ricordo e al vivo rimpianto della figura dell'onorevole Gerardo Bianco che, purtroppo, è mancato lo scorso 5 dicembre. Quando era divenuto segretario politico del Partito popolare italiano, dopo la drammatica fine della Democrazia Cristiana, con lui i Verdi, nel 1995-1996, avevano vissuto e collaborato alla positiva e feconda esperienza della formazione dei comitati Prodi e, quindi, alla costituzione dell'Ulivo, all'insegna del quale tutti insieme vincemmo le elezioni politiche del 1996, con la leadership di Romano Prodi. Poi nel 2006 ci ritrovammo assieme anche nella nuova e pur breve esperienza dell'Unione, che vide per la seconda volta la vittoria di Romano Prodi.

Abbiamo imparato a conoscere la sua capacità di dialogo, il confronto aperto e plurale tra soggetti politici che avevano storie e culture diverse ma che si ritrovarono accomunati da ideali e valori finalizzati al cambiamento e al rinnovamento politico e istituzionale, dopo la drammatica crisi del sistema dei partiti all'inizio degli anni Novanta.

Gerardo Bianco, come è stato ricordato, ha avuto una lunghissima esperienza parlamentare, per ben nove legislature. È stato anche parlamentare europeo e, prima ancora, Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, a dimostrazione della sua profonda vocazione europeista, egli che era meridionalista. Sia pure nelle diverse articolazioni politiche che hanno caratterizzato il suo ruolo nella fase successiva al fine della Democrazia Cristiana, Gerardo Bianco è stato sempre fedele alla sua impostazione di cattolico democratico e di cristiano sociale, promotore del dialogo tra le diverse formazioni politiche della coalizione del centrosinistra. È stato, inoltre, un uomo di vastissima cultura e un valente latinista, collaborando in tale veste anche all'Istituto della Enciclopedia Italiana.

Successivamente, alla fine della sua personale esperienza parlamentare, è stato per molti anni anche presidente dell'Associazione nazionale degli ex parlamentari, per continuare a dimostrare, pure in quella veste, il suo profondo attaccamento alla centrale funzione del nostro Parlamento.

Certamente venivamo da storie e itinerari politici diversi, ma quando le nostre strade si sono incontrate abbiamo tutte e tutti apprezzato la sua lealtà, la sua apertura culturale, la sua ininterrotta capacità di dialogo e di confronto anche tra posizioni differenti. Ci inchiniamo ora alla sua memoria e inviamo ai suoi familiari la nostra profonda partecipazione al loro grande dolore per la perdita di un uomo che ha onorato il Parlamento e l'Italia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cesa. Ne ha facoltà.

LORENZO CESA (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente Fontana, mi associo ai ringraziamenti fatti già da Gianfranco Rotondi a lei per il gesto davvero nobile che ha voluto riservare, ricevendo, venerdì, qui, in queste sale, nelle sale del nostro Parlamento, la salma del presidente Bianco, quindi la ringrazio davvero di cuore per questo gesto.

Onorevoli colleghi, quest'Aula rende oggi omaggio a Gerardo Bianco, a un uomo colto e giusto, riconosciuto protagonista per decenni della vita politica del nostro Paese, un uomo che ha saputo interpretare i cambiamenti della nostra società, infondendo ogni sforzo per rendere la politica vicina alle reali esigenze della gente, degli italiani, della sua gente, della gente del Sud. Le nove legislature in questo Parlamento, gli incarichi politici e di governo, di sempre maggiore spessore e responsabilità, da quello di Vice Presidente della Camera, a quello di Ministro della Pubblica istruzione, nonché il mandato di rappresentanza europeo sono la testimonianza tangibile di una vita dedicata, con passione e coerenza, alla politica e alla cosa pubblica.

Gerardo Bianco aveva, poi - mi si permetta, sul piano personale - una caratteristica rara e preziosa: un'umiltà e una gentilezza d'animo, che lo hanno contraddistinto come un autentico galantuomo, prima ancora che un personaggio politico di vero rango.

Aveva da poco compiuto 91 anni, la gran parte dei quali dedicati alla Democrazia Cristiana, di cui fu, prima a lungo, appassionato componente - ricordava Gianfranco, capogruppo anche “controvento”, io fui uno di quelli che diede una mano, in quel momento -, e poi, lucido promotore, nel travagliato anno 1994, di nuove aggregazioni politiche, nel fermo convincimento dell'insostituibile ruolo dei cattolici nella vita politica italiana. E se, oggi, Enrico e tanti altri amici che vedo presenti ora in Aula sono qui, lo si deve a quel coraggio che Gerardo Bianco ebbe in quel momento.

Soltanto poco più di un anno fa, a Radio Radicale, aveva spiegato la sua visione del ruolo centrale del Parlamento e delle responsabilità di chi assume il mandato parlamentare; queste furono le sue parole: “Il Transatlantico per qualcuno era il luogo dei passi perduti; per me, invece, rappresentava il luogo in cui incontravo e mi confrontavo con tutti i parlamentari, soprattutto quelli dell'opposizione”.

Gerardo Bianco non ha mai interpretato la politica come fine, bensì come mezzo per realizzare una società nella quale tutti avessero le stesse opportunità, sempre come luogo di incontro e di confronto su idee e lungimiranti visioni di prospettiva, e mai come scontro politico fine a se stesso.

In conclusione, Gerardo Bianco è stato un autentico Democratico cristiano e popolare, la cui lezione di stile e di contenuti è tuttora di profonda attualità, anche e soprattutto per le nuove generazioni che si avvicinano alla politica.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, celebriamo, quindi, con sincera commozione e sentimento di riconoscenza il ricordo di un collega autorevole, dalle non comuni virtù politiche ed umane, a cui il Paese sarà sempre grato. Grazie, Gerardo. E alla famiglia rinnovo le mie e le nostre più sentite condoglianze (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cesa. Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata alle ore 14.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 14,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 58, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata convenuto che le comunicazioni del Ministro della Difesa, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 185 del 2022, avranno luogo nella seduta di martedì 13 dicembre, alle ore 16.

La relativa organizzazione dei tempi sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

È stato inoltre convenuto, con riferimento alle comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2022, già previste per martedì 13 dicembre, alle ore 9,30, che lo svolgimento dell'intervento del Presidente del Consiglio e delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto avrà luogo con ripresa televisiva diretta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per ricordare che oggi, quindici anni fa, nella mia città è accaduta una più terribili tragedie della nostra storia, e mi riferisco all'incendio che ha devastato la ThyssenKrupp, strappando alla vita Antonio, Roberto, Angelo, Bruno, Rocco, Rosario e Giuseppe. Da allora, Presidente, ogni anno la mia città si stringe in loro memoria; una memoria che, però, nel dolore, è anche intrisa di forza, coraggio e speranza; la forza di madri, padri, parenti e amici di andare avanti, di provare a superare un dolore che può essere compreso soltanto da chi lo vive sulla sua pelle e la forza di non arrendersi agli eventi, ma di lottare, per chi resta e per la memoria dei loro cari e poi il coraggio, il coraggio sempre loro, dei familiari, che hanno dimostrato, nel combattere per la ricerca di verità e giustizia. Eventi, peraltro, quelli di carattere giuridico che sono come sale su una ferita aperta. E la speranza, sì, infine, la speranza, perché non possiamo tornare indietro e cambiare il passato, ma possiamo guardare avanti e fare tutto il possibile, nella speranza che la memoria non si affievolisca e che la tragedia di ThyssenKrupp rappresenti un punto di non ritorno rispetto alla sicurezza sul lavoro. Ed è per questo che credo il ricordo sia importante, Presidente, perché è come un inciampo, come un gradino che manca e, nel mancare, ti mette di fronte alla responsabilità sui temi del lavoro, della sicurezza e della necessaria fiducia che ci deve essere tra lavoratori e datori di lavoro. Questa speranza e questa memoria finalmente, dal 2020, sono rappresentati in un simbolo, nel memoriale a loro dedicato al Cimitero monumentale di Torino. E, quindi, anche oggi - e concludo, Presidente -, qui, in quest'Aula, vogliamo ricordare Antonio, Roberto, Angelo, Bruno, Rocco, Rosario e Giuseppe (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 7 dicembre 2022 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 14,50.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 4 il deputato Bonelli ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 3 il deputato Quartini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 5 il deputato Furgiuele ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 547-A - ODG N. 2 287 274 13 138 115 159 51 Resp.
2 Nominale ODG 9/547-A/5 288 287 1 144 126 161 51 Resp.
3 Nominale ODG 9/547-A/7 290 287 3 144 126 161 51 Resp.
4 Nominale ODG 9/547-A/8 294 227 67 114 184 43 50 Appr.
5 Nominale ODG 9/547-A/9 305 293 12 147 248 45 50 Appr.
6 Nominale ODG 9/547-A/10 300 298 2 150 132 166 50 Resp.
7 Nominale ODG 9/547-A/14 307 304 3 153 137 167 50 Resp.
8 Nominale ODG 9/547-A/15 307 304 3 153 139 165 50 Resp.
9 Nominale ODG 9/547-A/16 305 301 4 151 134 167 50 Resp.
10 Nominale ODG 9/547-A/17 306 302 4 152 134 168 50 Resp.
11 Nominale ODG 9/547-A/19 310 310 0 156 142 168 50 Resp.
12 Nominale ODG 9/547-A/20 308 308 0 155 140 168 50 Resp.
13 Nominale ODG 9/547-A/22 308 306 2 154 139 167 50 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/547-A/28 307 305 2 153 136 169 50 Resp.
15 Nominale ODG 9/547-A/29 305 303 2 152 137 166 50 Resp.
16 Nominale ODG 9/547-A/30 307 303 4 152 136 167 50 Resp.
17 Nominale ODG 9/547-A/31 308 305 3 153 137 168 50 Resp.
18 Nominale ODG 9/547-A/32 304 304 0 153 137 167 50 Resp.
19 Nominale ODG 9/547-A/33 302 299 3 150 130 169 50 Resp.
20 Nominale ODG 9/547-A/34 300 300 0 151 131 169 50 Resp.
21 Nominale ODG 9/547-A/36 292 291 1 146 106 185 50 Resp.
22 Nominale DDL 547-A - VOTO FINALE 297 295 2 148 164 131 47 Appr.