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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 19 di lunedì 5 dicembre 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 12.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GILDA SPORTIELLO , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 2 dicembre 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 55, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 3 dicembre 2022, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente): “Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2022, n. 186, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi eccezionali verificatesi nel territorio dell'isola di Ischia a partire dal 26 novembre 2022” (674) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale).

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 12,25.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 12,25.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri (A.C. 547-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 547- A: Conversione in legge del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri.

Ricordo che nella seduta del 2 dicembre si è conclusa la discussione generale e che il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 547-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere che è in distribuzione (Vedi l'allegato A). In particolare, tale parere reca due condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Colleghi, vorrei evitare di perdere la voce… quindi tono basso, se no urliamo.

Avverto che l'emendamento 1.13 Provenzano è stato ritirato, fuori dalla seduta, dal presentatore. Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento e del punto 5.2 della circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, l'emendamento Magi 1.50, in quanto recante contenuto palesemente ironico.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere. Ovviamente, onorevole Urzì, il parere è su tutti gli emendamenti.

ALESSANDRO URZI' , Relatore. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 1.1 Bonafe', 1.2 e 1.3 Magi, 1.4 Caramiello, 1.5 Schlein, 1.6 e 1.7 Ilaria Fontana, 1.8 Bonafe', 1.10 L'Abbate, 1.9 Simiani, 1.19 Zaratti, nonché sugli identici emendamenti 1.11 Simiani, 1.20 Zaratti e 1.21 Santillo, il parere è contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento 1.13 Provenzano è stato ritirato.

ALESSANDRO URZI' , Relatore. Sugli emendamenti 1.14 Laus, 1.15 Bonafe', 1.16 Orrico, sugli identici emendamenti 1.22 Zaratti e 1.23 Manzi, nonché sull'emendamento 1.24 Zaratti, il parere è contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento 1.50 Magi è inammissibile.

ALESSANDRO URZI' , Relatore. È inammissibile, quindi non occorre.

Sugli emendamenti 2.50 Zaratti e 2.3 Provenzano, sugli articoli aggiuntivi 2.050 e 2.051 Enrico Costa, nonché sugli emendamenti 3.1 Zaratti, 3.2, 3.52, 3.50 e 3.51 Schlein, e 3.3 Provenzano, il parere è contrario. Sull'emendamento 4.2 Zaratti c'è una proposta di riformulazione: al comma 2, lettera a), numero 2.3, dopo le parole “approvvigionamenti di energia” inserire le seguenti parole: “e a promuovere l'impiego delle fonti rinnovabili”.

Sugli identici emendamenti 4.50 Bonafe', 4.53 Magi e 4.54 Ilaria Fontana, parere contrario. Sull'emendamento 4.52 Zaratti, parere…

PRESIDENTE. È quello condizionato dalla Commissione bilancio.

ALESSANDRO URZI', Relatore. …quello condizionato dalla Commissione bilancio….quindi il 4.100…

PRESIDENTE. Sull'emendamento 4.52, onorevole, il parere è contrario o favorevole?

ALESSANDRO URZI', Relatore. È contrario, Presidente. Sull'emendamento 4.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

Sui successivi emendamenti 4.3 Provenzano e 6.53 Alfonso Colucci, parere contrario. Sugli identici emendamenti 6.50 Bonafe', 6.51 Piccolotti e 6.54 Orrico, parere contrario, così come sui successivi emendamenti 6.6 Provenzano, 6-bis.50 Magi, 7.1 e 7.2 Bonafe' e 8.1 e 9.2 Zaratti.

Sugli articoli aggiuntivi 9.01 e 9.02 Giachetti, parere contrario.

Sui successivi emendamenti, 11.1 Bonafe', 11.2 L'Abbate, 11.3 Braga, 11.6 Bonafe', 12.1 Magi, 12.3 Zaratti, 12.4 Ilaria Fontana, 12.5 Zaratti, 12.6 Alfonso Colucci, 12.7 e 13.1 Bonafe', 13.2 Provenzano, parere contrario.

Sull'articolo aggiuntivo 13.01 Giachetti, parere contrario, mentre sull'emendamento 14.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Su cosa?

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Presidente, le volevo chiedere, per favore, se è possibile rileggere la motivazione dell'inammissibilità dell'emendamento 1.50 Magi.

PRESIDENTE. Facciamo un replay. Non è ammissibile in quanto recante contenuto palesemente ironico. Chiede la parola, prego Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Presidente, vorrei sottoporre a lei, all'Aula e, in particolare, ai colleghi di maggioranza, signor Presidente - e lo dico ai colleghi di maggioranza che oggi sono maggioranza, ma non è detto che lo saranno per tutta la vita - che noi consentiamo, a mio avviso, l'arbitrio alla Presidenza di stabilire che è un contenuto ironico il fatto che un collega presenti un emendamento chiedendo al Ministero dell'Istruzione di sostituire la parola “merito” con la parola “umiliazione”, che è una parola detta dal Ministro dell'Istruzione esattamente al pari dell'altra. Io penso, Presidente, che voi non possiate permettervi di stabilire che io quella cosa la dico perché voglio fare ironia: io la posso anche dire perché il Ministro mi ha convinto o per qualunque ragione.

Voi non potete toglierci la libertà di chiedere, con un emendamento, che sia inserita una parola italiana, del vocabolario italiano, presente in tutte le enciclopedie di Italia, perché voi ritenete che io la usi in modo ironico, E con quale arbitrio la Presidenza stabilisce che io la parola “umiliazione” la uso in senso ironico? Io voterò contro quell'emendamento, ma togliendo la libertà a un deputato sulla base di una presunta - da chi? - volontà mia o del collega Magi di essere ironico nell'utilizzo di una parola del vocabolario italiano, a mio avviso, state superando quello che è il potere della Presidenza e anche la monarchia nelle decisioni dell'inammissibilità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. La Presidenza conferma la decisione, che è conforme ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento e del punto 5.2 della circolare del Presidente della Camera del 1997. Vi è, peraltro, un precedente - l'ultimo in ordine cronologico - del luglio 2017 su un emendamento a firma Baldelli, il cui contenuto venne ritenuto oggettivamente ironico e, quindi, sconveniente.

Quindi, le confermo che la Presidenza ritiene inammissibile l'emendamento.

Passiamo all'emendamento 1.1 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo decreto è, di fatto, il primo atto del nuovo Governo ed è importante perché, occupandosi del riordino delle attribuzioni dei Ministeri, ci dice quale è, quale sarà, l'impostazione del lavoro di questa maggioranza. Allora, questo emendamento che abbiamo presentato chiede di tornare alla vecchia denominazione di “Ministero dello Sviluppo economico”, anziché “Ministero delle imprese e del made in Italy”, non perché non si creda nelle imprese e nel made in Italy - questo lo si capisce bene, anzi, per noi è importante che ci si occupi anche di questo nel Ministero -, però noi riteniamo che lo sviluppo economico del nostro Paese non riguardi solo le imprese. Lo sviluppo economico è un concetto ampio, è un concetto che ha a che fare sì con la produzione, con gli investimenti e con i consumi, ha a che fare con la crescita dell'occupazione, ma mi faccia anche dire, però, Presidente, che ha a che fare anche, per esempio, con il tasso di istruzione del nostro Paese, con la distribuzione del reddito, ha a che fare con la qualità dell'ambiente.

Allora noi pensiamo che sia più opportuno che si lasci “Ministero dello Sviluppo economico” e che non si restringa solo alle imprese, posto che, poi, la promozione delle imprese si fa dando alle imprese gli strumenti per competere all'estero, per competere nel mondo e per rinnovarsi. E devo dire che, nella vostra manovra, tutti gli strumenti che vanno in questa direzione, come “Industria 4.0” o come la legge Sabatini, che sono gli strumenti veri attraverso i quali realizzare la promozione delle imprese, e che sono stati o rifinanziati con risorse modeste o, addirittura, senza risorse. Ecco allora perché, invece di fare filosofia sui nomi, diciamo di tornare allo sviluppo economico e di occuparci dello sviluppo economico nella sua interezza, perché è di questo che ha bisogno il Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghi deputati, intervengo a sostegno dell'emendamento Bonafe' ed altri perché, su questo, siamo intervenuti in Commissione attività produttive - quindi la Commissione di riferimento del Ministero - motivando anche, in ragione di questo, il voto contrario al provvedimento. Perché, vede, Presidente, in questa ridenominazione da “Sviluppo economico” a “Imprese e made in Italy”…

PRESIDENTE. Concluda.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Ho già esaurito il mio tempo?

PRESIDENTE. Essendo il secondo intervento, lei ha diritto a un minuto di tempo.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Va bene. Allora, Presidente, chiedo alla Presidenza l'autorizzazione a depositare il testo del mio intervento, visto che ho esaurito il tempo.

PRESIDENTE. Aveva tempo, ma ha deciso di terminare. Vuole continuare? Trenta secondi, prego.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Come vede, sono assolutamente ligio, il suono della campanella l'avevo inteso come se fosse trascorso già un minuto…

PRESIDENTE. Ha un minuto e 30 secondi, adesso altri 30 secondi, anche 40 o 50.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Perfetto, Presidente, questo mi consente di spiegare il senso e il significato, perché, dicevo che questa ridenominazione limita già nella definizione, anzi, sminuisce rispetto a quello che è il complesso delle competenze del Ministero - ricordiamo che tra le competenze, per esempio, ci sono anche le telecomunicazioni -, ma, soprattutto, Presidente, questa ridenominazione è sintomatica di un concetto ristretto di sostegno allo sviluppo economico. Mai come oggi, il nostro Paese, Presidente, ha bisogno di politiche industriali mirate, oggi più di ieri: pensiamo a “Industria 4.0”, poi “Impresa 4.0”, che è stata una politica industriale più complessiva. Allora, il tema non è soltanto quello del sostegno alle imprese e al made in Italy che sono un elemento fondamentale, ma è quello del complesso dei distretti, delle filiere, e, quindi, da questo punto di vista, questa ridenominazione sottintende un concetto sbagliato di come sostenere lo sviluppo economico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Intanto, per associarmi alle considerazioni fatte precedentemente dal collega Giachetti, perché anche noi avevamo fatto un emendamento che è stato dichiarato inammissibile, cioè quello che traduceva il made in Italy con le parole “fare italiano”, in omaggio anche, diciamo così, alle considerazioni…

PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, mi scusi se la interrompo. Lei mi chiede di intervenire sull'emendamento 1.1. Quella vicenda l'abbiamo già chiusa.

Se vuole intervenire sull'emendamento 1.1, ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Io la ringrazio, però volevo evidenziare, siccome parliamo di questo argomento, che il nostro punto di vista era stato espresso in un emendamento che è stato dichiarato inammissibile. Mi pare assolutamente…

PRESIDENTE. In Commissione, onorevole.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). No, è stato dichiarato inammissibile oggi, perché in Commissione l'abbiamo…

PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, capiamoci. La Presidenza ha dichiarato inammissibile un solo emendamento, che era l'emendamento del collega Magi. Il resto appartiene alla Commissione. Lei vuole intervenire sull'emendamento 1.1?

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Certamente.

PRESIDENTE. Prego.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Sull'emendamento della collega Bonafe' noi esprimiamo un parere positivo sulla vicenda del Ministero dello Sviluppo economico. Anche su questo argomento abbiamo, appunto, presentato un emendamento - e ne parleremo in seguito - nel quale riteniamo prima di tutto che è abbastanza improprio trasformare il nome di un Ministero da “Sviluppo economico”, che è un concetto onnicomprensivo di una situazione del Paese che, ovviamente, dovrebbe tendere, diciamo così, a un miglioramento complessivo, a una visione generale dello stato economico del Paese, in una dizione, appunto, che riguarda il Ministero delle Imprese e del made in Italy.

Riteniamo che - e ne abbiamo parlato già in sede di dibattito generale - il fatto di pensare che sia necessario aggiungere le parole “made in Italy” al Ministero delle Imprese sia assolutamente pleonastico, perché pensare che le imprese italiane possano produrre prodotti che non siano made in Italy è abbastanza discutibile. Che il marchio made in Italy sia una delle cose più famose al mondo - è, appunto, il quarto come elemento di popolarità a livello internazionale - è un dato, ma è altrettanto evidente che per difendere il made in Italy non è necessario aggiungere questa parola alla dizione del Ministero, quanto intervenire nella difesa delle qualità fondamentali del made in Italy per quanto riguarda i prodotti agroalimentari, la tipicità e per quanto riguarda la filiera della moda, che ne rappresenta uno degli elementi fondamentali.

È per queste ragioni che noi riteniamo che nelle motivazioni e nelle attribuzioni che devono essere date a questo Ministero sarebbe stato opportuno indicare delle qualità fondamentali invece delle attività che effettivamente il Ministero deve svolgere per difendere il made in Italy. Io penso che per queste ragioni l'emendamento vada sostenuto con forza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi avete votato tutti? Allora, è il primo voto. Avverto davvero, perché ne abbiamo più di 50, che è l'unica volta che ammetteremo le corse podistiche in Aula o anche sulle scale.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Magi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Magi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4 Caramiello.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io su questo emendamento avrei qualcosa da considerare e da chiedere a quest'Aula. Qui parliamo di sovranità alimentare, di questa denominazione. Il termine, come è noto, Presidente, è nato negli anni Novanta, quel concetto di sovranità alimentare, ed è nato in opposizione, appunto, alle multinazionali degli OGM ed è stato coniato per la prima volta dalla Via Campesina. Quindi, parliamo dei tempi di Seattle, parliamo, quindi, dell'opposizione alle politiche del WTO.

Oggi la Via Campesina, però, è un'organizzazione internazionale, che è riconosciuta anche dalla FAO, che riunisce i movimenti contadini di tutto il mondo e rappresenta 250 milioni di piccoli produttori in India, in Africa, in Europa, in Indonesia, in Brasile e in Argentina (ovunque). Quindi, la sovranità alimentare, Presidente, è una definizione molto univoca, molto univoca. Dunque, sancisce il diritto dei popoli a scegliere i propri sistemi alimentare in un'ottica di sostenibilità e si oppone - si oppone! - alle politiche delle multinazionali, che chiaramente in certi contesti, specialmente in America Latina, vanno e stravolgono quel sistema alimentare.

Allora, io voglio avere delucidazioni in merito a questa denominazione, perché il tema l'ho sollevato anche in Commissione e in Commissione i colleghi e le colleghe di maggioranza mi hanno risposto: “Lo hanno fatto anche in Francia”. Io prendo atto di questo, Presidente, ma vorrei capire che cosa ha mosso il nostro Governo, non quello francese, a cambiare tale denominazione. Dunque, sarei grata al Governo e ai colleghi di maggioranza di dare una spiegazione propria, senza far riferimento alla scelta che è stata fatta in Francia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Caramiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.5 Schlein.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vaccari. Ne ha facoltà.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Cari colleghe e colleghi, intervengo per chiedere al Governo e anche alla maggioranza di rivedere il parere contrario su questo emendamento, innanzitutto perché già nell'audizione che abbiamo avuto la settimana scorsa del Ministro Lollobrigida le cose che questi ha detto non sono riuscite a fugare i nostri dubbi che accompagnano la nuova denominazione del Ministero, che, per quanto ci riguarda, avremmo voluto , come dice, appunto, l'emendamento, ancorata alla cifra della sostenibilità, oltre che a quella della sovranità alimentare, perché è meglio di altre aggettivazioni e si salda con la necessità del nostro tempo di unire lo sviluppo con la qualità e anche con la giustizia sociale.

Infatti, il tema della sovranità alimentare, come ha ripreso anche la collega Boldrini, rischia di apparire come un artificio retorico per rappresentare politicamente ciò che non dovrebbe essere. Per quanto ci riguarda, la sovranità alimentare è una cosa davvero seria, da non confondere con il sovranismo o, peggio ancora, con l'autarchia, perché sovranità alimentare significa difendere il valore del cibo come diritto umano da garantire e tutelare, significa cibo sano e nutriente da attività agricole pulite, in sintonia con la salvaguardia dell'ambiente e, al tempo stesso, con l'affermazione dei diritti per chi lavora la terra. E gran parte delle nostre aziende agricole, lo sappiamo, sono già in sintonia con questi orientamenti e ci consegnano per questo prodotti di grande eccellenza, affermati nei mercati mondiali. Ecco perché allora avremmo voluto il Ministero, come dice l'emendamento, denominato dell'agricoltura sostenibile e della sovranità alimentare, per affermare con limpidezza e con determinazione la strada da percorrere dentro lo scenario della transizione ecologica e scongiurare qualsiasi riferimento ad ipotesi sovraniste.

E al tempo stesso, come l'articolo 3 cita, i dubbi sulle reali intenzioni dell'Esecutivo si accrescono perché vi è anche l'assenza del richiamo alla strategia europea del Farm to Fork, ad esempio, ovvero quel piano decennale che la Commissione europea ha voluto per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente. Quindi una strategia che riguarda l'intera filiera alimentare, dalla produzione al consumo, passando naturalmente per la distribuzione. Non dunque un capitolo, ma un filo conduttore che, nel definire il riordino del Ministero, il Governo, per scelta, ha deciso di omettere. Per queste ragioni abbiamo chiesto di cambiare la denominazione e, come abbiamo già detto anche in Commissione, votando contro, perché pensiamo che possa essere maggiormente coerente con quanto oggi richiede anche il sistema agricolo del nostro Paese. Per questa ragione, chiediamo sia al Governo che alla Commissione di rivedere il parere contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Schlein, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).  

Passiamo all'emendamento 1.6 Ilaria Fontana.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Noi su questo emendamento ovviamente vorremmo dire la nostra. Tra le nuove competenze, quando abbiamo visto che tra quelle attribuite ai ministeri era stata tolta la transizione ecologica, un po' ci ha sorpreso, in negativo ovviamente. Faccio l'esempio di alcuni ministeri in Europa: la Francia ha il ministero della transizione ecologica e solidale, la Spagna quello della transizione ecologica e sfida demografica, il Belgio il ministero del clima, dell'ambiente, dello sviluppo e del Green Deal, l'Austria quello della protezione del clima, dell'ambiente, dell'energia, della mobilità, dell' innovazione e tecnologia.

L'Italia che fa? Fa sparire il Ministero della Transizione ecologia, quando abbiamo degli obiettivi molto più ampi, che è una sfida necessaria dal 2030 al 2050. Quindi noi riteniamo fondamentale il concetto di transizione ecologica, perché già nel suo nome è insita la sicurezza energetica. Noi chiediamo, tramite lei, Presidente, al Governo di ripensare a questo emendamento, perché porterebbe il Paese indietro anziché avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, per annunciare il voto favorevole del nostro gruppo a questo emendamento a prima firma Ilaria Fontana. Qui c'è una questione che è di sostanza, non è soltanto nominalistica, e richiama anche una preoccupazione di fondo che abbiamo rispetto al PNRR.

Il tema relativo alla transizione ecologica è uno degli assi portanti della strategia europea, è uno degli assi portanti del progetto che poi porta al PNRR per superare non soltanto il tema della pandemia, ma per provare a ripensare un altro modello di sviluppo, che sia soprattutto un modello di sviluppo sostenibile.

Da parte della destra - lo è stato già nella scorsa legislatura, ma ciò appare riconfermato con le scelte anche di carattere nominalistico - la sostituzione, e quindi la cancellazione in qualche modo del concetto e del nome di transizione ecologica, rischia di trasformarsi in un clamoroso autogol.

Possiamo avviare tutti i confronti che si vuole, come chiede anche la Presidente Meloni, rispetto al futuro del PNRR, ma, se si mettono in discussione il concetto e l'obiettivo della transizione ecologica, si va ad uno scontro aperto con l'Europa, oltre che andare non controcorrente, ma di fatto voler riportare indietro le lancette del tempo. Quindi, crediamo che questo sia un elemento importante e per queste ragioni voteremo a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 1.7 Ilaria Fontana.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Faccio riferimento all'emendamento che abbiamo presentato: anche qui non voglio ribadire una opposizione lessicale alla legittima capacità del Governo di nominare i Ministeri come vuole, ma vorrei spiegarne il senso. Il fatto di ribadire l'importanza della transizione ecologica, in questo caso con un'aggiunta nell'antefatto del Ministero dell'Ambiente, è legato al senso di questa azione: non si può considerare la sicurezza energetica a prescindere, quando il percorso che abbiamo definito, con le azioni che abbiamo fatto nel Governo precedente, è proprio della transizione ecologica, ossia portare l'Italia verso un'indipendenza dalle fonti fossili, andare verso le rinnovabili, e questo ha all'interno anche il concetto di sicurezza.

Prendo ad esempio i fatti più terribili della guerra tra Russia e Ucraina, dove i siti di produzione energetica diventano obiettivi militari, e capite bene che si può far molto male a una Nazione colpendo le sue centrali nucleari o gli impianti più complessi, petrolchimici. I pannelli fotovoltaici non hanno nessuna irrilevanza per la sicurezza. Quindi, ancor di più, il termine transizione ecologica ribadisce il concetto di sicurezza e di indipendenza. Per questo invito a riflettere sul nostro emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. È incredibile che in tutto il mondo le istituzioni provino a coinvolgere la comunità scientifica e la società civile per la cosiddetta conversione ecologica, la transizione ecologica dell'economia. In Italia questa parola sembra un fatto privato, anzi privatissimo, come lo sono gli interessi, in qualche modo, delle grandi imprese, dell'alta finanza. Comprendiamo le parole di questo Governo: di fatto loro vorrebbero utilizzare i soldi del PNRR per fare le stesse politiche che ci hanno mandato a sbattere. E forse è anche questo il senso dell'impostazione del nome di questo Ministero.

D'altra parte, la sicurezza energetica è tutta legata alla difesa di quel minuto in più, di quella era fossile da cui voi non volete non solo distanziarvi, ma che volete presidiare fino in fondo. E tra l'altro quei soldi, quelle risorse della sicurezza energetica servono esattamente, come le missioni militari, a difendere gli investimenti in quell'era fossile, soprattutto all'estero.

Per questo noi voteremo convintamente gli emendamenti delle opposizioni su questi temi e continueremo a dirvi che quel minuto in più non ce lo abbiamo, perché sono qui presenti i cambiamenti climatici, picchiano durissimo, fanno malissimo alla nostra economia, fanno malissimo a quell'agricoltura e a quella sovranità alimentare di cui parlavamo pochi minuti fa.

Per questo di fatto voi siete esattamente quella forza conservatrice che non avrà mai l'energia per trascinare il nostro Paese fuori da questa crisi sia sociale che ambientale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io voglio dare il mio contributo a questo emendamento, che condivido non solo io, ma anche il Partito Democratico. Anche noi presenteremo un emendamento che avrà lo stesso tenore.

Credo che le parole e le azioni abbiano un senso e, proprio per questo, le parole “transizione ecologica” hanno al loro interno tanti significati riguardanti le pratiche ambientali, il risparmio energetico, la capacità di vedere il futuro nel settore socio-economico; infatti, la transizione che assolutamente dovremo portare avanti nei prossimi anni e nei prossimi mesi dovrà tener conto degli aspetti socio-economici (posti di lavoro e industria), ma anche - è l'ultima cosa che voglio affermare - del fatto che ci saranno investimenti nella mobilità sostenibile e della centralità del ruolo dei fondi della programmazione ambientale e comunitaria. In questo caso, voteremo a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.8 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Abbiamo presentato questo emendamento che, un po' in linea con quanto è stato detto prima, chiede di tornare alla denominazione Ministero della Transizione ecologica. Pensiamo sia veramente sbagliato (lo dico senza mezzi termini), che sia un errore eliminare questo termine, perché in questo caso si tratta non solo di un cambio di nome, come hanno già detto i colleghi in precedenza, ma di capire cosa questo Governo voglia fare e in quale direzione voglia andare, se ritiene la transizione ecologica, effettivamente, come tanti altri Paesi europei - anzi, mi vien da dire come tutti i Paesi europei - un asset importante anche dello sviluppo economico di questo Paese.

Peraltro, lo ricordavano anche i colleghi, in diversi Paesi d'Europa ci sono ministeri della transizione ecologica. In questa sede vi siete vantati di aver fatto riferimento alla Francia per quanto riguarda il Ministero della Sovranità alimentare; ebbene, la Francia ha il Ministero della Transizione ecologica.

Noi però non vorremmo (davvero ci auguriamo di sbagliarci) che il cambio di nome, in verità, nasconda la volontà del Governo di non occuparsi di transizione ecologica, peraltro, coerentemente con quello che ha sempre fatto: una parte di questa maggioranza ha negato l'emergenza climatica, quindi ciò non mi stupisce; però, chiediamo anche un supplemento di riflessione. Infatti, quello che più ci preoccupa è che questa possa essere la porta attraverso la quale entrare per smontare il Piano nazionale di riprese e resilienza, perché sappiamo bene tutti che il 40 per cento delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza deve essere obbligatoriamente destinato a progetti e processi di transizione ecologica nelle sue varie declinazioni.

Allora, la nostra preoccupazione è che questo cambio di denominazione, visto che continuiamo a sentir parlare di rinegoziazione e di modifica del PNRR, sia la porta per entrare e per cambiare il Piano nazionale di ripresa e resilienza con gravi conseguenze per il nostro Paese, perché sappiamo quanto dipenderemo da queste risorse per tornare a crescere.

Aggiungo un paio di elementi. Non sfuggirà a nessuno che, a livello europeo, entro il 2050, ci siamo impegnati rispetto al processo di decarbonizzazione.

Questa è la carta da visita di una che non è una pericolosa socialista, cioè della Presidente della Commissione europea, von der Leyen, che, sulla transizione ecologica, ha giocato la fiche del suo mandato, ma non solo. Sappiamo anche che, a livello internazionale, abbiamo preso impegni che vanno in questa direzione e lo ricordava molto bene prima il collega Fornaro: attraverso la transizione ecologica, vogliamo potere adottare misure concrete, non solo per l'ambiente, ma anche per avviare quel cambio di paradigma del nostro modello di sviluppo e renderlo più sostenibile sia socialmente sia ambientalmente. Per tutti questi motivi, pensiamo sia davvero sbagliato eliminare l'espressione “transizione ecologica”.

Anche sulla sicurezza energetica, per carità, risparmiateci un po' di demagogia, perché, fino ad ora, non è stato presentato niente sul disaccoppiamento dei prezzi dell'elettricità e del gas, non è stato presentato un tetto nazionale all'innalzamento del tetto del gas, sono state presentate, quello sì, trivelle libere per tutti e poi lo stesso partito che oggi governa presenta ricorso al TAR sull'autorizzazione per il rigassificatore di Piombino.

Per tutti questi motivi, Presidente, crediamo sia fondamentale che il Ministero della Transizione ecologica resti come è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, riallacciandomi all'intervento della collega Bonafe', davvero rimango stupito che, su un tema come questo, non ci sia neppure un intervento da parte della maggioranza per farci capire le ragioni di questa scelta, che sono assolutamente incomprensibili e crediamo dannose per quello che spesso questa maggioranza evoca, ossia l'interesse nazionale. È un segnale negativo verso l'opinione pubblica, abbiamo scherzato sul tema della transizione ecologica, ma è un segnale che sarà accolto molto negativamente a Bruxelles, da parte dell'Unione Europea. Fermatevi, riflettete, ma per lo meno date una giustificazione che possa essere comprensibile e comunicabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente, spero di convincerla, se avrà il tempo di guardare lì sopra, perché il meteorite è già qui e proviamo in tutti i modi a dirvi che non abbiamo il tempo di spendere cinque anni di questa legislatura con una guida da “climafreghisti”, da negazionisti dei cambiamenti climatici.

Sappiamo che serve una legge straordinaria per il clima, per gli adattamenti climatici e tutto possiamo permetterci tranne che continuare a parlare di questa era fossile che ci ha portato fin qui. Per questo, probabilmente, avete deciso di cancellare l'obiettivo della transizione, c'era da aspettarselo per i vostri atteggiamenti di “tradizione ecologica”. La chiamate sicurezza energetica, ma, nei fatti, si tratta di milioni di euro che serviranno per difendere, con armi ed eserciti, impianti petroliferi, emissioni legate allo sfruttamento di fonti fossili dal Qatar al Mozambico.

Per questo, votiamo convintamente gli emendamenti delle opposizioni e chiediamo a questo Governo di aprire gli occhi, perché i cambiamenti climatici sono già qui, distruggono la nostra economia, fanno quello che avete visto, tanto nelle nostre città, quanto nelle nostre isole, tanto nella nostra agricoltura, quanto in quei luoghi in cui tutto succede molto più velocemente. Non parliamo di migrazioni solo quando vi fa comodo, perché guardate che gran parte di quelle migrazioni è legata ai cambiamenti climatici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Vedo che, come i colleghi, ribadiamo sempre le solite cose. Dobbiamo dire che il MoVimento 5 Stelle se ha chiamato il Ministero “della transizione ecologica” c'è stato motivo: era per avvicinare e avere questa transizione nella produzione. Parlo di produzione, perché si parla sempre di energia. Ecco perché per noi il nuovo titolo non va bene, perché c'è anche la parte che riguarda la materia, ossia l'economia circolare, che va a completare il discorso relativo all'abbassamento delle emissioni di CO2 per riuscire a raggiungere nel 2050 l'obiettivo di neutralità climatica, ma non solo.

Noi parliamo di questo, ma anche di avvicinare l'Italia agli obiettivi posti a livello europeo. Il Green New Deal è una strategia europea e ci dice di andare verso la neutralità climatica e ...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole L'Abbate. Per favore, colleghi, consentiamo alla collega di intervenire nel silenzio che abbiamo garantito agli altri. Prego.

PATTY L'ABBATE (M5S). …di effettuare una transizione che ritroviamo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. La Missione 2 del PNRR è “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, e guarda caso all'interno cosa c'è? C'è la parte dedicata all'energia, che non è solamente un discorso di sicurezza. Dobbiamo parlare anche di povertà energetica; il problema principale che sta venendo fuori adesso è questo: povertà energetica e trasformazione di un mix italiano che ancora è a base di combustibili fossili e l'unica strada che possiamo avere è quella di andare verso le rinnovabili, verso una smart grid efficiente, verso sistemi di accumulo, quindi un sistema completo. Ma attenzione: quella era una parte. Transizione ecologica è ben altro: è anche tutela del nostro ambiente, della risorsa acqua, del suolo. Oggi è la giornata del suolo: ce lo vogliamo ricordare? Oggi è la giornata del suolo, ma noi cosa abbiamo fatto finora? In passato, nella scorsa legislatura, come Movimento 5 Stelle in Senato abbiamo tentato di portare avanti una legge sul suolo, ma c'è stata bloccata; quindi, attenzione, sappiamo quello che sta accadendo adesso.

Transizione ecologica è tutto questo: tutela della salute dei cittadini, del nostro territorio, porre in essere la trasformazione nonché aiutare il modello economico, quindi non è una questione solo di sostenibilità ambientale, ma di sostenibilità economica, perché, se le imprese non fanno economia circolare, domani non saranno competitive a livello europeo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ricordiamoci che economia circolare significa non solo fare produzione - attenzione - ma anche fare la filiera inversa, fare recupero, fare riciclo. In Italia vi sono imprese che fanno riciclo - fiore all'occhiello - al secondo posto in Europa. E' questo che dobbiamo sostenere. Per questo abbiamo paura di questo cambiamento: semplicemente perché, forse, non sono state toccate con mano una serie di realtà che in Italia ci sono e che dobbiamo portare avanti e sostenere. Dobbiamo sostenere tutte le imprese che fanno anche economia circolare e che in questo settore sono fortissime. E alla fine, in conclusione, tutto questo è chiaramente collegato alla decarbonizzazione e sempre al cambiamento climatico. Volevo solo ricordarvi che non ci sarà un modello economico se non tuteliamo le risorse naturali, il capitale naturale. Le due cose vanno insieme, quindi come Movimento 5 Stelle non diciamo un “no” secco, ma un “no” scientifico, perché a livello internazionale ce lo stanno dicendo tutti: andiamo cortesemente in avanti, non facciamo passi indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa, a titolo personale. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non si tratta solo dell'eliminazione di una denominazione di un Ministero, ma di un orizzonte di azioni e politica. Credo sia uno schiaffo a tutte le giovani generazioni che, quasi unanimemente, negli ultimi mesi, hanno chiesto a gran voce in piazza politiche coraggiose in difesa dell'ambiente.

Allora, mi chiedo: se non basta l'Europa, che indica come asset preciso anche di investimento e finanziamento delle risorse per il Piano di ripresa e resilienza la transizione ecologica, se non bastano le tragedie che nei nostri territori si consumano quotidianamente e periodicamente a rotazione in diverse parti d'Italia, se non bastano le crisi umanitarie, generate anche dal cambiamento climatico, se non basta la richiesta delle imprese nel tessuto economico dei giovani di agire in questo senso, che cosa vi serve per capire che la transizione ecologica è una priorità e che può generare valore e non solo spesa?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Il dibattito, purtroppo, si ripete su questi termini che sono sostanziali e fondamentali perché definiscono l'obiettivo dell'azione del Governo e della Nazione in un contesto europeo, come è stato già ampiamente detto dai miei colleghi, un obiettivo che deve essere conseguente ad una serie di azioni. Non si tratta solamente di una sensibilità, ma di una visione, di un'azione conseguente, quindi non è esiziale denominarlo Ministero della Transizione ecologica e poi modificarlo in Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica; quando si parla di sicurezza - un tema che rientra nell'elenco dei bisogni e spesso viene usato come spauracchio da certe forze politiche - dobbiamo pensare che anche l'immigrazione e gli altri fenomeni derivano dalle conseguenze del dissesto ambientale, per cui per noi è fondamentale ribadire questo tipo di principio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche su questo tema c'è molto da dire. Dire “no” al concetto di transizione ecologica cosa sottende? Perché si deve dire “no” alla transizione ecologica? La transizione ecologica è tutela dell'ambiente, è lavoro buono ed è anche sicurezza energetica. Noi saremo sicuri, Presidente, quando saremo in grado di produrre la nostra energia e questo avverrà solo con le energie rinnovabili, la transizione ecologica. Concludo, ricordo ai negazionisti, e perché so che qui ce ne sono, che Fit for 55, Presidente, che il programma dell'Unione europea ci impone una scaletta, una roadmap che noi non possiamo disattendere. Pertanto, chiedo di riconsiderare questa scelta, perché negare la transizione ecologica vuol dire tenere l'Italia lontano da quella prospettiva europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Mi sento di intervenire di nuovo, in particolare su questo emendamento che riguarda una questione non formale, ma sostanziale. Abbiamo imparato la definizione di transizione ecologica perché all'inizio non si sapeva nemmeno cosa fosse: è un percorso che va accompagnato dalle norme giuste e noi, come legislatori, abbiamo il dovere di porle in essere. Togliere le parole “Transizione ecologica” dalla denominazione del Ministero per passare a quella di Ministero dell'Ambiente è un passo indietro verso il buio. Poi io mi chiedo anche e concludo, Presidente, abbiamo votato qui in quest'Aula nella scorsa legislatura la modifica della Costituzione, articoli 9 e 41. Cosa stiamo lasciando alle future generazioni? Un Ministero dell'Ambiente senza la transizione ecologica. Lo dobbiamo alle prossime generazioni: per loro, per il loro futuro, e anche per i ragazzi, perché è il loro presente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Onorevoli colleghi, volevo sottolineare anche un altro aspetto con riguardo alla transizione ecologica che ha iniziato un cammino, che investe anche piccoli comuni e che riguarda non soltanto la sicurezza energetica ma proprio un cambiamento epocale che guarda alle possibilità di efficientamento, di risparmio. Soprattutto dal punto di vista ecologico è importantissimo dire che noi miriamo a un cambiamento rispetto all'energia e ai carburanti fossili. Vengo da un comune che è particolarmente provato da questi aspetti, ieri sono stata a un funerale, perché da noi si muore per tumore a causa dell'inquinamento ambientale, determinato dalla presenza dell'ENEL e di varie industrie della zona. Quindi, prego anche di voler considerare questo aspetto di visione. Non si tratta solo di sicurezza.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Carmina. Scusate colleghi, per l'ordinato svolgersi dei lavori, se qualcuno intende intervenire non facciamo il rush finale, magari lo dite un po' prima così evitiamo di fare le corse, grazie onorevole Giachetti per la comprensione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). Grazie Presidente, in realtà l'onore l'onorevole Giachetti è stato sensibile nell'evidenziare la mia richiesta di intervento. Certamente ci uniamo agli appelli degli interventi dei colleghi, poco comprendendo ad oggi i motivi per cui sono state cambiate le denominazioni dei Ministeri. In realtà debbo dire che non è arrivata alcuna motivazione convincente, piuttosto sono tanti i dubbi anche di fronte alle politiche che si vorranno intraprendere dal Governo. Certamente, non è questo il momento di parlare di legge di bilancio, ma è il momento di riprendere alcuni interventi, come ad esempio quello riportato dal Ministro Pichetto in Commissione. Anche lì abbiamo fatto presente le nostre motivazioni, i dubbi e le perplessità, legati non soltanto all'Aula parlamentare, ma, ovviamente, anche all'esterno. Sarà difficile riuscire a convincere il nostro gruppo con motivazioni così deboli. Ed è anche stucchevole renderci conto dell'insensibilità, della distrazione o della non volontà di dare spiegazioni plausibili (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Voi siete la maggioranza del “più auto”, “più parcheggio”, “più inquinamento”, “più trivelle”. Ed è chiaro che avete eliminato la denominazione “transizione ecologica” dal nome del Ministero, perché per voi la transizione ecologica la facciamo poi, quando la situazione sarà ormai degenerata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Bonafe', con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 1.10 L'Abbate. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Il dibattito e il tema sono sempre gli stessi. Chiaramente non parliamo di un aspetto formale, ma di un aspetto sostanziale. Lo voglio ribadire, perché è veramente importante, dicendo anche una frase che viene spesso molto usata: se non ora, quando? Ma anzi, dobbiamo fare un salto indietro, perché noi stiamo agendo in vista di quelli che sono gli obiettivi internazionali dell'Agenda 2050, e non dobbiamo dimenticare che, se l'Italia, in un momento così drammatico della sua storia, ha avuto un sostegno con il PNRR, è stato proprio grazie al Green New Deal. Quindi, l'azione di transizione ecologica era nell'auspicio di questa nuova proposta, che ci ha portato a risollevarci e a dare un'opportunità in più. Per questo non ha senso agire e cambiare un termine, che, oltre che essere attuale, è una visione, un'azione, con quella che, invece, è una denominazione che, a nostro giudizio, è vuota, che non denota quella sensibilità e che, anzi, temiamo possa andare in direzione opposta, come il principio di questa azione di Governo, dalle trivelle ai rigassificatori, sta mostrando. Quindi, è una forma per ribadire la direzione chiara in cui deve andare il nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Cinque anni e più o meno 260 giorni, che cosa sono? È quanto poco tempo abbiamo per cambiare il paradigma. Fuori dal Ministero della Transizione, anzi, dell'Ambiente e della sicurezza energetica, c'è un orologio climatico enorme, che ci dice veramente quanti pochi anni abbiamo. Abbiamo 5 anni. Quindi, questa legislatura sarà fondamentale e noi non possiamo ricordarla come la legislatura del cambio dei nomi dei Ministeri, adesso di quello della “Transizione ecologica”, che sparisce nel lessico, perché un cambio di nome è un cambio culturale, e non possiamo permettercelo. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io, suo tramite, vorrei dire al collega Fornaro che non sono d'accordo sul fatto che sia un problema che la maggioranza non intervenga a difesa di questa decisione. Anzi, io ritengo che sia un bene, perché almeno ci si risparmiano alcuni strafalcioni argomentativi che già abbiamo sentito; Un collega ha definito Bankitalia un soggetto a servizio delle banche private che la partecipano, anziché soggetto la cui autonomia dal Parlamento e dal Governo va rispettata, ma che rappresenta gli interessi finanziari del Paese. A me non dispiace che non venga argomentato perché viene tolta l'espressione “Transizione ecologica”, perché avremmo scoperto, come ha accennato prima la collega Bonafe', che alla base di questo argomento c'è la volontà di cambiare politica rispetto al PNRR e di cambiare le politiche e gli obiettivi rispetto a cui noi abbiamo costruito il Piano, con il concorso di tante forze politiche.

Allora, quello che misuriamo oggi, cari colleghi di Forza Italia e della Lega - che con noi avete governato fino a fine legislatura, insieme al Governo Draghi, e sulla transizione ecologica abbiamo costruito una parte dei progetti del PNRR, con le imprese, con le regioni, con le filiere produttive del Paese, che sono consapevoli che la sfida globale richiede il cambiamento dei sistemi produttivi - è che subite l'egemonia e la prepotenza di Fratelli d'Italia, che era all'opposizione e vi imporrà progressivamente di superare quel Piano. Noi per questo sosteniamo questo emendamento, ma soprattutto, come Partito Democratico, ricorderemo a Fratelli d'Italia, a partire dalle prossime campagne elettorali, quando andranno a fare le manifestazioni sul territorio, che sono loro quelli che abbandonano una politica ambientalista e di sostegno alla transizione ecologica del Paese e del suo sistema produttivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Mentre le famiglie italiane sono in ginocchio e non riescono a pagare le bollette, mentre le imprese rischiano di chiudere per i costi energetici nei primi mesi di quest'anno, le grandi compagnie energetiche hanno messo da parte più di 50 milioni di euro di utili. Lo diciamo ancora qui, in quest'Aula, dopo le discussioni sull'Aiuti-ter e prima che queste discussioni riappaiano nell'Aiuti-quater e nella manovra finanziaria. Lo diciamo - un esproprio sociale in piena regola - che il Governo non ha alcuna intenzione di tassare per alleggerire la crisi energetica.

Invece avete deciso, proprio nell'Aiuti-quater, di introdurre quello sblocca trivelle; pensate che ai primi commi - ne parleremo fra il 27 e il 29 di questo mese, credo - voi riuscite a scrivere una cosa del genere: contribuire alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti attraverso l'incremento dell'offerta di gas di produzione nazionale. Insomma, con questo decreto, di fatto, rilascerete nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia, laddove appunto le risorse di gas siano superiori a 500 milioni di euro. Una norma che sembra scritta da un Ministero, che non è né quello della “sicurezza energetica”, né quello della “transizione ecologica”, sembra il Ministero della “post verità”. Si può inserire nello stesso comma una deregolamentazione sulle trivellazioni e l'obiettivo di ridurre le emissioni? Allora, diciamola così: in tutti i mari italiani ci sono giacimenti pari a 37 miliardi di metri cubi, che corrispondono a meno della metà del fabbisogno energetico attuale nel nostro Paese. La produzione annuale di gas nazionale vale dai 3 ai 5 miliardi di metri cubi. Ecco, le stesse stime del Governo dicono che l'incremento atteso dovrebbe più o meno riguardare 1,5 miliardi l'anno. È un grande regalo alle industrie petrolifere estrattive, in primis l'ENI, la stessa che, tra luglio e settembre, ha visto i suoi profitti aumentare da 3,7 miliardi a 10. Quello che, invece, avverrà realmente non è certo l'abbassamento del prezzo delle bollette, ma è un ulteriore arretramento della lotta alla crisi climatica, della transizione ecologica. Se in questi anni lo sviluppo delle fonti rinnovabili fosse andato con lo stesso ritmo avuto fra il 2010 e il 2013, oggi, l'Italia avrebbe potuto tagliare i consumi di gas di almeno 20 miliardi, cioè il 70 per cento in meno della nostra dipendenza che abbiamo ancora dal mercato russo. Ci sono 40 progetti fermi in Italia per la produzione di energia rinnovabile, proprio lì, nei nostri mari. Se fosse accertata la loro regolarità, autorizzarli dovrebbe essere la vostra priorità. Per questo le rinnovabili, insieme al risparmio e all'efficienza energetica possono portarci a superare la crisi e a raggiungere quell'indipendenza energetica. Queste risolvono davvero i problemi che l'era fossile crea. Riaprire alle trivellazioni in mare significa, invece, continuare con lo stesso identico modello estrattivo che ha prodotto quella crisi che la stessa Presidente Meloni ha pienamente riconosciuto, eppure il suo Governo va a tutto gas, a tutto gas contro il clima (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Nella scorsa legislatura ero eletta in Senato e avevo riportato in quell'Aula le parole del commissario straordinario delle Nazioni Unite. Allora le voglio riportare anche qui, perché, forse, non si è capito di che cosa stiamo parlando: “Arriveremo a raddoppiare il grado e mezzo di riscaldamento globale. Certi Governi e uomini d'affari dicono una cosa e ne fanno un'altra. Detta in maniera semplice: stanno mentendo. E i risultati saranno catastrofici: questa è un'emergenza climatica”. Dobbiamo assolutamente prendere atto del fatto che l'Italia, insieme al resto del mondo, deve agire per la transizione ecologica ed energetica, perché siamo in emergenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Si è appena conclusa la COP27: noi che cosa abbiamo fatto come Italia? Non abbiamo fatto un granché ed è questo che ci preoccupa, già ci siamo resi conto che non abbiamo fatto passi avanti. L'unico piccolo passo avanti a livello internazionale è stato quello sulla finanza climatica, però sulla decarbonizzazione siamo fermi, non abbiamo fatto nulla. È questo che ci preoccupa, non è una questione solo di nome del Ministero che cambia: dietro a un nome, ci sono delle azioni, ci sono delle politiche da portare avanti. Noi, come MoVimento 5 Stelle, parliamo molto con i giovani, con le associazioni dei giovani che sono nelle piazze, li abbiamo ascoltati. Noi dobbiamo andare nella giusta direzione, ma non mi sembra il caso. Chiudo solo con una frase, c'è un'altra cosa importante e la voglio dire. Il Parlamento europeo ha rivisto la direttiva sul risparmio energetico e noi dovremo ridurre del 40 per cento il consumo dell'energia finale entro il 2030. Una delle cose che dovrà fare il settore pubblico sarà ristrutturare, ogni anno, il 3 per cento del patrimonio edilizio. Le ricordo che risparmio energetico significa ecobonus, 110 per cento: se noi non risparmiamo, non costruiamo in modo ecosostenibile, come facciamo a risparmiare energia? Ve lo ricordo, è una cosa importantissima, un qualcosa che, appunto, è emerso dal MoVimento 5 Stelle, dobbiamo supportarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 1.9 Simiani.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Abbiamo visto, in questa mattinata, molti interventi legati a questo tema della transizione ecologica. Io ho chiare alcune cose e altre vorrei capirle, Presidente, dal Governo, perché credo che abbiamo chiaro quale è il cambio di marcia o, comunque, il cambio di obiettivo del Governo, però non sappiamo dove. Il fatto di aver tolto questa parola ci impone, chiaramente, una riflessione che tutti noi dobbiamo fare: dove vuole andare questo Governo. Il Ministro Fratin ha detto chiaramente, sulla questione del nucleare, che è il suo obiettivo è investire sulla ricerca; il Ministro Salvini, in molte interviste, ha detto il contrario.

Il fatto che oggi si discuta di due parole importanti e, comunque, fondamentali da inserire nella denominazione del Ministero diventa centrale non solo nella discussione di oggi, ma anche in quella futura, perché io voglio capire cosa pensa oggi il Governo sulla riduzione del PM10, cosa pensa esattamente il Governo sugli investimenti sugli autobus elettrici e sui mezzi che riguardano tutte le utilities delle società pubbliche; così come vorrei capire, effettivamente, quale processo è in atto nell'ambito del superbonus o dei bonus edilizi. Noi, in Commissione, abbiamo chiesto un'indagine conoscitiva su questo tema, perché pensiamo che i bonus edilizi abbiano portato un beneficio sull'inefficienza energetica e vorremmo continuare su questo, e vorremmo capire quale è l'obiettivo che ha oggi il Governo. Certo è quello della riduzione, di scendere, di ridurre e credo che, anche nelle prossime ore, nelle prossime settimane, quando discuteremo di questo anche in legge di bilancio, noi faremo opposizione, perché pensiamo che il tema dei bonus edilizi sia un tema non solo da discutere, ma da rispettare. Il passato Governo aveva indicato una data: 31 dicembre 2023. Voi l'avete ridotta, avete messo in difficoltà molte imprese e, soprattutto, avete messo in difficoltà per l'incertezza dal punto di vista dell'efficienza energetica.

L'ultima cosa, Presidente, è legata al valore della transizione ecologica. Noi siamo di fronte a una rivoluzione necessaria - io non so se i colleghi se ne sono accorti - in cui è importante che ci si applichi ogni giorno, da parte di ogni bambino e di ogni adulto, da quando ci si alza la mattina a quando si va a letto la sera; ed è importante affermare non solo una buona pratica ambientale, ma capire oggi, attraverso la transizione ecologica, il processo di cambiamento che la società deve avere. Il fatto che voi abbiate tolto questa denominazione non solo è grave, ma mette a rischio, chiaramente, un elemento fondante, che è quello del cambiamento climatico, a cui oggi nessuno guarda. Noi crediamo che il cambiamento climatico sia un tema da osservare, ma anche da azionare, dal punto di vista delle azioni che dobbiamo mettere in campo, perché crediamo che oggi non ci sia più tempo da perdere. Ecco perché chiediamo che ci sia un voto su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Riprendo ancora l'intervento che il gruppo Azione- Italia Viva ha fatto nel contesto dell'audizione del Ministro Pichetto Fratin. Uno dei punti fondanti del nostro programma è la riduzione del traffico delle auto private, il fatto che il cittadino possa scegliere il mezzo con il quale spostarsi; poi, un inciso importante lo abbiamo fatto con la grande preoccupazione di un qualcosa che incombe sul trasporto pubblico locale. Io ho chiesto al Governo di essere molto attento sulle difficoltà che sono in arrivo, sulla varietà dei nostri territori. Noi abbiamo intere zone che non sono servite dal trasporto pubblico locale: non vorremmo ci fosse una disattenzione e spiego perché. Il trasporto pubblico locale è gravato da un minor utilizzo legato ancora al periodo COVID, quando i mezzi pubblici non erano stati utilizzati per paura del contagio; purtroppo, prosegue la riduzione di trasportati, quindi anche la riduzione di incassi per le società e il taglio dei chilometraggi. Molte regioni si stanno apprestando a fare questa operazione, che sarebbe sicuramente dissennata. Su questo abbiamo una grande preoccupazione, perché non vediamo da parte del Governo un'attenzione e anche le misure corrispondenti a bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Vedete, durante la campagna elettorale mi è capitato spesso di dibattere con esponenti della maggioranza che negavano il cambiamento climatico. Quindi, oggi, forse, cari colleghi di minoranza, non ci dovremmo in qualche modo stupire di questa scelta, però francamente non credevo di arrivare oggi in Aula a dover dire che addirittura avete avuto il coraggio, senza spiegazioni, di togliere quell'etichetta, che poteva essere almeno simbolica. Ma, guardate, la risposta voi oggi - ed è imbarazzante il silenzio, è pavido il silenzio oggi in Aula - non la dovete a noi che siamo qui in Aula; voi oggi la risposta la dovete a quelle migliaia di ragazzi e di ragazze che sono scesi in piazza per chiedere con una voce di avere un futuro, di avere un futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ed è pavido giocare sulla loro pelle, perché loro qui in Aula non ci sono. È pavido andare a non intervenire su un qualcosa che è difficile da vedere, perché il pericolo legato al cambiamento climatico, colleghi e colleghe, lo sappiamo che è difficile da vedere e si percepisce meno rispetto ad altro, ma questo non toglie la vostra responsabilità. L'aria inquinata non la vediamo. Io arrivo da Torino, una delle città più inquinate d'Europa, ma i polmoni dei bimbi e delle bimbe la sentono l'aria inquinata.

Allora, facendo questo esempio io vi dico - e chiudo - che è ancora più pavido, perché io penso che voi lo facciate meramente per consenso elettorale, perché fa paura bloccare i diesel, che inquinano, perché magari fa paura aumentare la differenziata, che cambia le abitudini dei nostri cittadini e delle nostre cittadine, perché fa paura togliere spazi alle auto per costruire una pista ciclabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Fa paura perché magari si perde qualche voto, ma voi qui in Aula rispondete anche alle future generazioni e io francamente questo lo trovo inaccettabile, quando ci sono migliaia di amministratori locali che sul territorio affrontano in prima linea queste scelte sapendo che nell'immediato magari non possono essere comprese. Infatti, non ci stupisce che tagliate milioni per le piste ciclabili nella manovra (circa 94 milioni nel prossimo triennio).

Allora, colleghi e colleghe, io credo che sul tema della transizione ecologica e dell'ambiente non ci sia molto da scherzare ma ci sia ad assumersi le proprie responsabilità. Qui c'è chi lo fa con coraggio, ponendo questioni anche come quella dell'inceneritore di Roma con coraggio, e ci chi, invece, preferisce mettere la testa sotto la sabbia per una manciata di voti. Io, francamente, lo trovo vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Roggiani. Ne ha facoltà.

SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Troppe volte, purtroppo, anche in quest'Aula abbiamo compianto le tante vittime dei cambiamenti climatici. Sì, pensiamo alla Marmolada, pensiamo alle tante tragedie che hanno colpito il nostro Paese, le persone e le famiglie: è questo il cambiamento climatico.

Le parole hanno un peso e mentre le città si alleano tra di loro a livello mondiale per seguire l'Europa, per seguire degli obiettivi ambiziosi, invece il vostro obiettivo è chiaro, perché togliere le parole “transizione ecologica” non è meramente una scelta di parole ma è una scelta di contenuto. Del resto, è in linea con quello che il responsabile ambiente ed energia del partito maggiore al Governo, Fratelli d'Italia, Nicola Procaccini, ha dichiarato. Ha detto: “A 174 anni dal Manifesto del Partito Comunista di Marx, in Europa si aggira un altro spettro: quello dell'ambientalismo nella sua forma degenerata”. Io penso che ci voglia più rispetto per le generazioni future, per le vittime del cambiamento climatico e per un futuro che non possiamo farci rubare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sì, la preoccupazione c'è ed è anche motivata, Presidente, perché tutti noi ricordiamo in quest'Aula il discorso programmatico della Presidente del Consiglio: nessun accenno alle questioni ambientali, anzi a un certo punto ha pure detto che il conservatore è la persona più ambientalista di tutte e la nostra mente è andata chiaramente al Presidente Trump, che uscì dalla COP, o al Presidente Bolsonaro, che ha fatto uno scempio della foresta.

Poi sono arrivate le trivellazioni, Presidente, nelle zone non idonee - attenzione! -, cioè tra le 9 e le 12 miglia. Poi, che cosa è arrivato? È successo che uno si sarebbe aspettato una reazione dal Ministro dell'Ambiente. Invece, il Ministro dell'Ambiente non dice nulla. Allora per questo, Presidente, insistiamo. Siamo molto preoccupati, perché questa prospettiva di ritornare indietro fa paura a noi e fa paura ai nostri figli e ai nostri nipoti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e onorevole colleghe, vorrei sottolineare un punto, perché molto spesso, anche nell'ultima audizione in Commissione, abbiamo chiesto conto, ad esempio, su un altro cambio, su un'altra assenza che pare nominale ma che non è tale, che è quella della mobilità sostenibile nel Ministero delle Infrastrutture, e c'è stato detto che si semplifica il linguaggio, che si semplifica la comunicazione. Qui credo che quello che dobbiamo sottolineare è il fatto che la transizione ecologica ci dice due cose, ovvero che c'è un fattore di tempo e c'è un fattore di percorso. Sulla sicurezza energetica, invece, voi continuate, come fate nel linguaggio della propaganda, a indicarci qual è il problema e non qual è la soluzione. Invece noi, nel fattore tempo, che è quello che ci avete dimostrato di non saper gestire anche nella legge di bilancio…

PRESIDENTE. Concluda.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). …perché a tre mesi abbiamo l'orizzonte per la soluzione sul tema dell'energia…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bakkali.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). …noi, invece, vi chiediamo di gestire la complessità e la transizione energetica è gestione di complessità. Chiedetelo ai territori, territori che si stanno impegnando, ad esempio, con i rigassificatori e con l'implementazione delle energie rinnovabili. Quindi, vi chiediamo di accelerare, ma di accelerare sulle rinnovabili e sulle comunità energetiche.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bakkali!

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Quindi, acceleriamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. In tutto questo decreto e con questo cambio di nomi, che, di fatto, è un volersi lanciare in avanti - sì, prima cambiamo e poi facciamo i fatti -, togliere, quindi, “transizione ecologica” dal nome del Ministero, mi fa sorgere un'altra domanda: andrete, poi, in Europa a chiedere di cambiare, cioè togliere “transizione ecologica” dal PNRR? Come fate a giustificare il fatto che volete andare verso una “sicurezza energetica”, che può voler dire tutto e niente? Anzi, si torna indietro, al passato, perché sicurezza energetica può essere anche quella del carbone. Giustificare questo nei confronti dell'Europa, partendo dal cambio del nome di un Ministero, è qualcosa veramente di assurdo. Se volete proseguire fatelo pure, ma ciò lascia il tempo che trova!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Tutto il gruppo di Fratelli d'Italia e tutta la maggioranza ha ascoltato con molta attenzione le motivazioni dei colleghi e molto banalmente io faccio presente una cosa all'Aula: come ricordano i colleghi, oggi qui in Aula, da questa parte dell'Aula così come da quella parte dell'Aula - diciamolo forte e chiaro -, nessuno contesta i cambiamenti climatici. Però, attenzione, colleghi: i cambiamenti climatici non si vanno a modificare in meglio semplicemente cambiando il nome a un titolo, come state cercando di fare voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Alla collega Appendino del MoVimento 5 Stelle ricordo che stamattina - si parlava di mobilità sostenibile, quindi di mobilità elettrica da qui ai prossimi anni, come è nelle indicazioni anche dell'Unione europea - bastava leggere alcune righe di un'intervista fatta stamani dal Ministro Urso, che va completamente ad aprire, compatibilmente con il periodo, alla mobilità elettrica e, guarda caso, prevede anche un bonus per le colonnine elettriche. Questa è la risposta, anche cambiando i titoli, di una maggioranza che non si accontenta di cambiare i titoli, mentre si fa una sorta di legittimo - legittimo! - ostruzionismo, per quanto si può fare, soltanto su un titolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dopodiché, rispetto a quanto si ricordava prima sui cambiamenti climatici e su ciò che oggi provocano drammaticamente - qualche giorno fa ce ne siamo accorti, purtroppo, che cosa succede -, vado a citare, Presidente, non quanto posso dire io o quanto può dire una parte di questa maggioranza, anzi, una maggioranza in Aula, ma quanto ha dichiarato qualche giorno fa Legambiente, che dice: “L'ex Presidente Conte ricorda male. Grazie al condono previsto nel “decreto Genova” le pratiche di sanatoria inevase su Ischia vengono giudicate con criteri più permissivi di quello che fu il condono Craxi”. Quindi, noi, da questa minoranza, non prendiamo lezioni da questo punto di vista perché lo avete scritto voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E quindi, Presidente, ringraziando per questo interessante dibattito, dico soltanto una cosa: questa maggioranza, oltre che a cambiare i titoli, cambierà nei fatti quanto oggi voi, in alcuni casi anche in modo giustificato, siete a ricordare qui, in Aula. L'unica cosa, Presidente, ritengo che un processo di questo tipo non si possa mettere per terra soltanto contestando alcune righe rispetto ai Ministeri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente, ho ascoltato il collega che mi ha preceduto che ha detto che la transizione ecologica non si fa con il cambio di nome, però per loro si fa tagliando nella legge di bilancio il 40 per cento dei fondi destinati al dissesto idrogeologico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E poi rispondo - quando avremo più tempo lo faremo con maggior dettaglio - che la Cassazione penale, sezione terza, il 22 aprile del 2021, sentenza n. 23358, ha detto che non è un condono quello del 2018. Vada a studiare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per il suo tramite, al presidente Rizzetto vorrei dire che oggi abbiamo fatto e stiamo facendo legittimamente opposizione. Se vuole e desidera che gli dimostriamo cos'è l'ostruzionismo, ha solo da dircelo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lo dico perché - e lo ringrazio che sia intervenuto, lo avevo in qualche modo richiesto - il suo intervento non fa che riconfermare le preoccupazioni, perché, se le cose stavano nei termini detti dal collega, non c'era alcuna ragione per cambiare il nome al Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo è il punto. Presidente Rizzetto, non vanno sottovalutati i messaggi che si lanciano, e il messaggio che si lancia cambiando il nome al Ministero, ritornando al Ministero dell'Ambiente, ritornando indietro rispetto alle scelte compiute anche con il PNRR, significa dire che le ragioni del cambiamento del nome precedente, cioè quelle di introdurre la riconversione ecologica, erano sostanzialmente prive di fondamento. Questo è il messaggio sbagliato che state dando agli italiani e in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). La ringrazio, Presidente. Sono molto lieto dell'intervento del collega Rizzetto; senza bisogno che si faccia ostruzionismo, sarebbe molto utile invece che ci fosse un dialogo tra di noi. Sono rimasto colpito della sua arringa e del pathos che ha messo nel definire il condono una vergogna. Vorrei chiedere all'onorevole Rizzetto come ha votato Fratelli d'Italia sul decreto che immetteva la vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). E siccome si fa sempre così, che a parole si dicono delle cose e poi, quando si spinge il tasto, se ne fa un'altra, oggi è la quintessenza da parte dell'onorevole Rizzetto della doppia maniera di comportarsi: dire delle cose e poi, quando si vota, votare esattamente a favore di quello - diciamolo anche agli amici 5 Stelle - che è un evidente condono edilizio (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Sulla vicenda di Casamicciola sono stato il primo a dire che guardavamo con favore al fatto che il Governo riconoscesse il cambiamento climatico, visto che in una prima fase i modelli che erano stati utilizzati erano quelli di Bolsonaro e Trump, che sicuramente non sono riconosciuti come ambientalisti a livello mondiale. Ma la domanda che noi ci poniamo è: se la dicitura del Ministero non cambia la sostanza dell'impegno ambientalista, perché insistere così tanto nel modificarla? È una cosa che non riusciamo a capire. Questo non è ostruzionismo, ma è opposizione alla non comprensione di una modifica che sembra propedeutica, invece, a una sostanziale visione diversa sulla difesa del territorio, ed è questo che ci preoccupa moltissimo.

Per questo ai colleghi della maggioranza continuiamo, almeno per quanto riguarda la nostra parte, a chiedere di non fare determinate modifiche se non c'è una reale volontà di cambiare anche la sostanza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Presidente, vorrei dire al presidente Rizzetto, come giustamente ricordava il mio collega Fornaro, che facciamo opposizione, non ostruzionismo, perché altrimenti vorrei discutere con lei sulla semantica del termine “sicurezza”, perché la sicurezza va garantita.

Non è che, se voi prendete un tema e ci mettete vicino la parola “sicurezza”, quel diritto è garantito, per essere chiari. Dopodiché credo che siamo ancora in un'Aula democratica, e quindi, se la maggioranza prova fastidio che ci sia un'opposizione, ce lo dite e noi ci regoliamo di conseguenza. Mi scusi, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mutando la denominazione di alcuni Ministeri strategici non c'è soltanto un fatto verbale; è evidente che si intende dare un'idea dello sviluppo, più che dello sviluppo, dell'economia, cambiando il nome ad alcuni Ministeri strategici. Abbiamo parlato dell'ambiente, ma possiamo parlare del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che è una definizione quantomeno arcaica, perché ormai la legislazione, il lessico della comunicazione politica è da anni che si è trasformato e si parla di mobilità sostenibile. Il Ministro Salvini è venuto in Commissione trasporti e non ha citato per niente il programma del Ministero sul campo della mobilità sostenibile.

Le parole “mobilità sostenibile” non le ha nemmeno pronunciate, così come il Presidente del Consiglio, ripeto ancora una volta, nella sua relazione non ha parlato di dissesto idrogeologico. Sono le grandi emergenze di questo Paese, del continente e del mondo. Cambiare la denominazione di due Ministeri può essere una cosa banale; in realtà non lo è, e lo vediamo anche dai programmi del vostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Qui non stiamo cercando di creare problemi, ci vogliamo ricordare che dobbiamo essere collaborativi perché c'è un'Italia che ha bisogno di noi, quindi parliamo solo di fatti. Gli unici condoni che, di fatto, si conoscono sono il condono di Craxi nel 1985 e i condoni del Governo Berlusconi nel 1994 e nel 2003. Questi sono gli unici condoni, vengono chiamati in questo modo, quindi volevo ricordarlo alla destra. Perché noi siamo preoccupati? Perché sulla stampa avete detto delle cose un po' particolari, tipo che è fanatismo raggiungere i target europei sulle emissioni di CO2.

Questo è stato detto dal Governo esistente e questo ci preoccupa, come ci preoccupa anche che avete detto che il PNRR deve essere rivisto perché è stato fatto in tempi geopolitici molto diversi dagli attuali. Proteggere la produzione da una transizione miope e frettolosa, che significa? Non sono parole nostre, sono parole vostre, è questo che ci preoccupa. Quindi non le parole in sé, ma le azioni che stiamo vedendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, la verità dei fatti va ristabilita. Il “decreto Genova” è stato votato da Fratelli d'Italia, ma chiunque era in quest'Aula sa come è stato espresso il voto sull'articolo 25, sa cosa è stato detto in termini di dichiarazione di voto sull'articolo 25 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sa cosa è stato detto al Senato sull'articolo 25. Non veniteci a dire cose che non sono vere, mentite sapendo di mentire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Sempre sull'articolo 25, sfido tutti i miei colleghi di quest'Aula a presentare una nuova pratica di condono, e dico nuova pratica di condono, citando…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole.

ANTONINO IARIA (M5S). …citando l'articolo 25…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole.

ANTONINO IARIA (M5S). Non ci riuscirete.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole, sto parlando io. Stia sull'emendamento però, perché altrimenti facciamo un'altra discussione.

ANTONINO IARIA (M5S). Sulle sollecitazioni che sono state appena fatte.

PRESIDENTE. Stia sull'emendamento.

ANTONINO IARIA (M5S). Lo ripeto, non è sull'emendamento. Allora intervengo per fatto personale.

PRESIDENTE. L'intervento per fatto personale è a fine seduta, onorevole.

ANTONINO IARIA (M5S). Comunque lo ripeto: chiunque riesca a fare una nuova pratica di condono citando l'articolo 25 del 2018 voglio vedere se riesce a portarla a casa. Non era un condono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9. Simiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.19 Zaratti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Soltanto un paio d'anni fa veniva annunciata la costituzione del nuovo Ministero della Transizione ecologica e allora questo fatto fu salutato con un grande apprezzamento da parte delle associazioni ambientaliste e dell'opinione pubblica, perché sembrava che questo Paese volesse affrontare, in modo diverso, uno dei problemi cruciali della nostra epoca, cioè quello dei cambiamenti climatici. Soltanto dopo due anni questa denominazione è stata eliminata. La cosa paradossale non è questa, perché si capiscono le ragioni politiche e financo culturali che hanno spinto la maggioranza a fare questa scelta. La cosa che davvero mi sorprende è che, in questo periodo, il Governo abbia deciso di prendere tra i propri consulenti (almeno a quanto dicono gli autorevoli giornali del nostro Paese) l'ex Ministro della Transizione ecologica, Cingolani.

Vorrei domandare agli amici della maggioranza se, prima di fare questa scelta, oserei dire un po' bizzarra, di cambiamento del nome, il consulente Cingolani sia stato consultato, perché sarebbe paradossale che il Ministro che è stato Ministro della Transizione ecologica, alla fine, si ritrovi ad essere un consulente di un ministero con una denominazione totalmente stravolta.

Le parole non hanno un vuoto significato, c'è qualcuno che lo dice, ma non è così; le parole hanno sempre un peso e hanno un contenuto e, in questo caso, le parole sono pesanti. Infatti, dal mio punto di vista il punto cruciale non è soltanto quello di avere tolto le parole opportune, necessarie e fondamentali della transizione ecologica, il punto peggiore è di avere inserito, in questo contesto, quello della sicurezza energetica.

Cosa significa la sicurezza energetica (fondamentalmente, nelle funzioni del Ministero è abbastanza declinato)? La sicurezza energetica viene considerata unicamente la sicurezza dell'utilizzo dei combustibili fossili. Questo è il principale problema del nostro Paese, il principale problema della nostra sicurezza energetica, cioè che si ricorra costantemente alle combustibili fossili, che sono sul mercato internazionale, che non sono prodotte nel nostro Paese, che spesso per arrivare nel nostro Paese sono soggette a lunghe ed estenuanti trattative con regimi illiberali, come è accaduto nell'ultimo periodo.

È evidente che la sicurezza energetica è legata soltanto a una possibilità, cioè al fatto che si ricorra significativamente, in modo strategico, alle energie rinnovabili, che si produca cioè una transizione energetica, che è una questione fondamentale per il nostro Paese, ma, del resto, queste cose non le dicono soltanto gli ambientalisti e i militanti ecologisti oppure gli amici degli ecologisti. Qualche tempo fa, Fabio Panetta, che è stato in predicato, secondo i giornali, di diventare Ministro dell'Economia di questo Governo, ha testualmente detto: “Stimolando la produzione di energie rinnovabili a basso costo, esse possono contenere le pressioni inflazionistiche, e persino ridurre l'inflazione rispetto a uno scenario controfattuale caratterizzato dall'assenza di interventi".

Da oggi, stiamo beneficiando del costo contenuto delle energie rinnovabili al fine di attenuare l'impatto del rincaro dei combustibili fossili sui prezzi dell'elettricità. Secondo me, dovreste e dovremmo imparare da queste parole che sosteniamo fortemente e guardate che non bastano gli elementi, le furbizie trasformiste; la Premier, a Sharm el-Sheikh (scusate se dico la Premier, non vorrei offendere nessuno, utilizzando l'articolo determinativo femminile), ha detto testualmente: “L'Italia è impegnata a perseguire una transizione equa e nessuno resti indietro. Siamo in un momento decisivo nella lotta al cambiamento climatico e chiamati a fare sforzi più profondi e rapidi per proteggere il nostro Pianeta, la nostra casa comune”. Parole timide, ma che, sostanzialmente, contrastano fortissimamente con quello che abbiamo ascoltato in Commissione, che ascoltiamo qui, che ascoltiamo tutti i giorni dai Ministri del vostro Governo, quello cioè di una sostanziale - è vero - negazione degli effetti dei cambiamenti climatici. È necessario prendere coscienza e invertire la tendenza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). Grazie, Presidente, pensiamo che il tempo dedicato alla transizione ecologica, tra virgolette, e all'ambiente sia un tempo dedicato al futuro. Durante l'audizione del Ministro Pichetto Fratin (mi rifaccio sempre a quella, perché è un qualcosa di concreto e vi sono elementi su cui discutere), io e l'onorevole Fabrizio Benzoni ci siamo interrogati su alcuni temi e riprendo anche quanto è stato detto dal collega Rizzetto, parlando di colonnine di ricarica; vorrei rimarcare che il Parlamento europeo ci chiede un passo in avanti concreto verso la costruzione e l'ampliamento dell'infrastruttura di ricarica nazionale per i veicoli elettrici e pertanto abbiamo un obiettivo importante da rispettare. Questo obiettivo ci dice che, entro tre anni, ogni Paese europeo deve dotarsi di almeno una colonnina di ricarica ogni 60 chilometri, non soltanto per le automobili, ma anche per i camion e gli autobus, quel parco autobus che deve essere assolutamente rinnovato (stiamo parlando di autobus elettrici che oggi obiettivamente si vedono ben poco). Ci chiediamo se ci sarà la forza, la volontà, anche l'intenzione di raggiungere questo obiettivo, ma questo significherà che le colonnine di ricarica dovranno essere presenti nelle piazze più belle d'Italia e questo, in realtà, già c'è, già succede, ma anche nei piccoli borghi, anche nelle aree più decentrate. Sono stata sindaco, sono ancora consigliere comunale e sono molto preoccupata per ciò che accadrà a questi territori, per le opportunità che verranno date a questi territori, nei quali vivono ancora persone e credo anche - lo abbiamo detto in passato - che la transizione energetica si debba occupare del ripopolamento di quelle aree. Stiamo combattendo la desertificazione, un altro elemento importante che abbiamo fatto presente al Ministro e che deve essere, in qualche modo, il nostro elemento fondante dell'attività in Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.20. Zaratti e 1.21 Santillo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Abbiamo lungamente discusso sulla eliminazione delle parole “transizione ecologica”, ma francamente, in questo caso, ci troviamo di fronte a una questione altrettanto grave: il cambiamento della denominazione del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Sparisce, senza colpo ferire, la mobilità sostenibile.

Il problema è di natura ecologica, come hanno detto già alcuni colleghi, considerato quanto sia importante la mobilità elettrica. Facendo riferimento all'intervento del collega Rizzetto poco fa, anche in un'intervista stamattina il Ministro Urso ha sottolineato come la mobilità elettrica sia un elemento fondamentale, così come la rete infrastrutturale delle colonnine, per assicurare l'approvvigionamento delle vetture. E' fondamentale ma, se è così importante, così fondamentale, è del tutto evidente che il cambiamento di nome indica una direzione verso la quale effettivamente si vuole andare, anche perché investire sulla mobilità elettrica non è soltanto un beneficio per l'ambiente, per la salute, anche con riferimento all'abbassamento del PM10 nelle città, con tutto ciò che comporta, è anche una questione fondamentale per il nostro sistema produttivo, per il nostro sistema industriale, perché puntare sulla mobilità sostenibile significa puntare anche sulla ricerca, sull'innovazione. Un'impresa, un'industria che non punta sull'innovazione non è in grado di essere competitiva a livello europeo e a livello mondiale, tant'è vero che una parte consistente delle tecnologie, legate alla mobilità elettrica, viene importata nel nostro Paese.

Allora, il fatto di non voler sottolineare quanto la mobilità sostenibile sia un elemento fondamentale dal punto di vista delle buone pratiche ecologiche, della transizione ecologica, di non voler considerare quanto questo aspetto sia fondamentale per il sistema industriale italiano, in modo particolare dell'auto, è una sottovalutazione gravissima alla quale bisognerebbe porre rimedio. Ciò che non apprezzo in questa discussione, avendo una grande stima dei colleghi, tutti presenti in quest'Aula, è il fatto che non si riesca a fare mai una discussione nel merito, né in Commissione, né in Aula, che possa permettere il recupero di un palese e chiaro errore ai danni dell'interesse del Paese, delle italiane e degli italiani, come in questo caso. E' mai possibile che vi sia una tale incapacità totale di ascolto?

Scusatemi colleghi della maggioranza, avete numeri che consentono ovviamente a questa maggioranza, a questo Governo di governare in tranquillità: non avete bisogno di arroccarvi su tutto, aprite un dialogo, perché si possono migliorare i provvedimenti nell'interesse del nostro Paese(Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, dopo le preoccupazioni sulla modifica del nome, con l'eliminazione della transizione ecologica, si aggiungono le altre con riferimento al Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, senza comprenderne il perché. Quando si va a cambiare il nome di un Ministero, tra l'altro così importante, che porta con sé anche il settore delle costruzioni, nei fatti si va ad indicare la vostra concezione, la vostra idea, il vostro pensiero, il vostro progetto di trasporti, anche con riferimento a come vengono realizzate le infrastrutture. Ci dovete spiegare: queste infrastrutture le volete realizzare a prescindere, anche violentando i territori? Perché il problema si pone quando voi cambiato il nome; non è che si cambia il nome e rimane tutto lì, altrimenti il nome non lo cambiate. Noi invece ci teniamo talmente tanto a tutelare l'ecologia e l'ambiente che la sua tutela l'abbiamo fatta inserire in Costituzione nella scorsa legislatura. Questo significa dare un futuro, una visione; invece, quando si toccano parole come sostenibilità ambientale, ecologia, sembra che ciò vi dia fastidio. Allora vi domando: quando pensate a una programmazione sulle infrastrutture e volete realizzare un ponte, volete costruirlo soltanto perché dovete produrre acciaio o quel ponte serve per consentire spostamenti sempre rispettando l'ecologia? O piuttosto, quando parlate di trasporti, che tipo di trasporto volete privilegiare? Il trasporto su gomma, il trasporto su nastri di asfalto che violentano il territorio o cercate di privilegiare metodologie di trasporto come quelle su ferrovia o via mare? E ancora, quando parliamo di mobilità, questa sì ancora più sostenibile all'interno dei nostri centri urbani, quindi cercare di far diminuire l'inquinamento da CO2, volete incentivare la mobilità individuale o la mobilità di massa e collettiva col trasporto rapido di massa? Non lo so, date risposte concrete a queste domande! Invece con il vostro cambio nome di questo Ministero state dando una risposta che va verso tutt'altra strada.

Quindi con riferimento ad un Ministero così importante e impattante sul territorio, anche alla luce delle pessime notizie che ci giungono in tema di ecologia e sostenibilità ambientale nella legge di bilancio, vale la pena rivedere il vostro parere in favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. La scelta del Governo di eliminare nella denominazione del Ministero la locuzione “e della mobilità sostenibili” ci lascia fortemente perplessi. Da questo punto di vista abbiamo depositato in Commissione trasporti una proposta alternativa di parere che non è stata votata e che sostanzialmente rispecchia l'emendamento 1.11 Simiani che abbiamo proposto. A nostro giudizio la scelta del Governo comporta un doppio passo indietro. Il primo riguarda le risorse del PNRR: il 40 per cento di quelle risorse è destinato alla transizione ecologica; in queste settimane è forte il dibattito sulla capacità di quelle risorse di arrivare concretamente a destinazione. Non vorremmo che l'eliminazione di quella locuzione sia una prima dichiarazione di resa da parte del Governo. Si vive anche di scelte precise e chiare, di messaggi che si mandano al Paese: eliminare la locuzione “e della mobilità sostenibili” sa di dichiarazione di resa proprio nella parte in cui il Mezzogiorno, il Sud del Paese aspetta una risposta chiara, netta dal punto di vista della mobilità sostenibile e della transazione ecologica.

L'altra faccia della medaglia, che fa eco a questa scelta, è anche il cambio di denominazione per cui si torna a quella di Ministero dell'Ambiente, eliminando l'espressione “transizione ecologica”. Sono due facce della stessa medaglia che ci lasciano veramente perplessi; quindi l'appello alla maggioranza è quello di non fare una prova di forza sui messaggi che diamo al Paese e trovare una soluzione condivisa, accogliere l'emendamento, anche alla luce degli sforzi che sono stati fatti in Europa, nel contesto europeo, che guarda alla transizione ecologica come modello di sviluppo del Paese e del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Mentre il resto d'Europa investe su ferro, su tram, su autobus elettrici e su piste ciclabili, in Italia si preferisce lasciar morire, ogni 35 ore, una persona in bicicletta. Nel nostro Paese ogni 100 milioni di chilometri percorsi muoiono più di cinque ciclisti. Questo è l'esempio di una politica che non va verso la transizione ecologica e il trasporto ecosostenibile. L'Italia deve cambiare passo e sicuramente il cambio di nome non va in quella direzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente, e grazie a questa Assemblea. Vorrei tornare sul tema della mobilità sostenibile. Dicevano gli antichi: nomina sunt consequentia rerum. Questa dicitura, questo inciso ha un significato particolare e non si comprende perché si voglia abolire. Cos'è che non va nella mobilità sostenibile? Non ci viene data tuttora una risposta. Cosa si può pensare? Forse perché rimanda alle esigenze dell'ambiente? Ma l'ambiente è il luogo in cui si sviluppano le attività umane. Forse perché rimanda all'esigenza della salute dei cittadini? Sentivo prima l'intervento dell'onorevole Appendino che puntava il dito sulle esigenze dell'ambiente e della salute e sulle emergenze che vengono determinate dall'inquinamento, ma la salute è un bene primario, l'ambiente è il luogo dove si sviluppa l'uomo. E' l'uomo che deve essere al centro dell'attenzione della nostra Assemblea; è l'uomo che deve avere priorità, al di là delle esigenze economiche. Questo sembra semplicemente un passo indietro e ritornare alla vecchia dicitura è solo un passo indietro e non si vuol guardare al futuro, a quello che oramai è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.11 Simiani, 1.20 Zaratti e 1.21 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

L'emendamento 1.13 Provenzano è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.14 Laus.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Laus. Ne ha facoltà.

MAURO ANTONIO DONATO LAUS (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo provvedimento mi ha colto un po' di sorpresa; sono rimasto spiazzato e credo di essere in buona compagnia, credo che tanti italiani siano rimasti spiazzati da questo provvedimento perché pensavo, pensavamo, che le priorità degli italiani fossero altre, ma in modo particolare che questo Governo e le forze che sostengono questo Governo, le forze di maggioranza, avessero altre priorità, così ci è stato raccontato, non solo durante la campagna elettorale, ma da anni. Ecco che la formula magica del decreto: “Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza”, ci lascia a bocca aperta e, quindi, essendo stato tirato - tra virgolette - “per i capelli”, mi sono permesso di presentare anche io un emendamento, visto che avete aperto voi le danze sui titoli e sulle denominazioni.

Allora, ho pensato di suggerire per questo articolo 5-bis: “Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali assume la denominazione di Ministero dei lavoratori e dell'equità sociale, sì, proprio quella che voi state mortificando e state scientificamente umiliando e basta leggere gli articoli di competenza del lavoro di questa legge di bilancio e toccherete - anzi, avete già toccato con mano, perché il parto l'avete generato voi - quanta mortificazione e quanto accanimento nei confronti delle fasce più deboli.

Allora, è per questo motivo e sulla base di queste argomentazioni che ho pensato che il Ministero del lavoro, effettivamente, sarebbe molto più giusto, più corretto, più consono e più idoneo chiamarlo Ministero dei lavoratori e dell'equità sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Laus, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.15 Bonafè.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Parliamo di un'altra denominazione, quella del Ministero dell'istruzione. Noi capiamo, ma non condividiamo, naturalmente, l'approccio muscolare che il Governo ha voluto dimostrare, ridefinendo il Ministero dell'istruzione e introducendo in maniera esplicita il concetto di merito. D'altronde viviamo in una società orientata alla performance, una società dove chi più ha più deve avere; lo ha detto più volte, la signora, il signor Primo Ministro, ed è una caratteristica della destra; la destra aspira alla disuguaglianza fra le persone, la sinistra all'uguaglianza, non lo dico io, l'ha detto un mio illustre concittadino che si chiamava Norberto Bobbio.

Io ho avuto a che fare, nella mia carriera sportiva, con la performance, ma nello sport c'è uno strumento oggettivo per definire il merito: un tempo, una prestazione o un risultato. Invece, Presidente, qual è lo strumento oggettivo per definire il merito, non solo, di uno studente, ma per esempio di un docente? È realizzare il talento del suo miglior studente o far migliorare i tanti che quel talento magari non lo possiedono? Perché a noi quei tanti interessano. Noi crediamo in una scuola dove più che istruire, come dice l'etimologia, cioè riempire un contenitore, ci si preoccupi di educare, che sempre dal punto di vista etimologico ha il significato opposto: ex-ducere, tirare fuori.

Noi crediamo in una scuola pubblica che aiuti a identificare il talento e a creare quelle condizioni affinché tutti, indipendentemente dalle condizioni di partenza, dalle condizioni economiche, possano raggiungere il proprio potenziale.

Il prossimo 27 maggio festeggeremo il centenario della nascita di don Lorenzo Milani, che diceva: “Se si perdono i ragazzi difficili, la scuola non è più scuola: è un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Ebbene, non fatelo rivoltare nella tomba, proprio nell'occasione del suo centesimo anniversario. Si preoccuperebbe don Milani e ci preoccupiamo noi, anzi, ci spaventiamo un po' di un Ministro dell'Istruzione e del merito che definisce l'umiliazione uno strumento didattico, peggio, l'umiliazione pubblica. Noi vogliamo due cose: più formazione per gli insegnanti e, soprattutto, una lotta senza quartiere all'abbandono scolastico.

Per il Partito Democratico imparare è un diritto, non un premio, l'ha detto magistralmente il collega che siede alle mie spalle: Gianni Cuperlo. Noi chiediamo la soppressione dell'articolo 6 e sa perché, Presidente? Per una ragione simmetrica a quella in base alla quale lei ha respinto l'emendamento proposto dal collega Magi; lei lo ha definito “evidentemente ironico”. Noi chiediamo il ritiro della nuova denominazione del Ministero dell'istruzione perché crediamo che sia evidentemente e preoccupantemente ideologico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.16 Orrico.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. L'emendamento che proponiamo intende sopprimere la parola: “merito”. Temiamo, infatti, viste le dichiarazioni del Ministro Valditara - che si è affrettato a dire che chi non va a scuola non debba ricevere il reddito di cittadinanza, non considerando che molti studi dimostrano che il contesto sociale incide sull'accesso all'istruzione -, che questo sia un tentativo di aumentare le disuguaglianze e riconoscere a chi già parte avvantaggiato ulteriori vantaggi, andando verso una scuola classista, quando invece la scuola dovrebbe essere inclusione sociale, dovrebbe essere un ascensore sociale.

Il nostro è un Paese diseguale; il MoVimento, con i Governi Conte, ha investito più di 10 miliardi sull'istruzione, non possiamo dire lo stesso di questo Governo e della sua prima legge di bilancio che ci apprestiamo ad esaminare. Presidente, non possiamo parlare di merito se non affrontiamo le diseguaglianze, visto che ancora oggi, nel 2022, sono 1.382.000 i minori in povertà assoluta. Ci saremmo aspettati una risposta diversa dalla cosiddetta destra sociale, ma è evidente che l'etichetta non corrisponde alla reale sostanza; d'altronde, sono quelli che quando hanno governato hanno tagliato più di 8 miliardi all'istruzione e alla ricerca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Noi voteremo contro questi emendamenti, questo e anche quelli successivi, perché li riteniamo pretestuosi e anche, oggettivamente, incomprensibili, perché crediamo che il merito debba essere un obiettivo di tutte le società evolute. Al Governo bisogna chiedere di realizzare il merito, non di abolirlo, bisogna chiedere di evitare che il merito diventi oggetto di una vuota retorica e che sia semplicemente declamato nella definizione del titolo di un Ministero.

Bisogna chiedere di realizzare dovunque il merito, a tutti i livelli, penso ai tanti ragazzi che escono dalle nostre scuole e dalle nostre università, studenti talentuosi e meritevoli che, poi, non trovano lavoro nel nostro Paese o ai ragazzi talentuosi del Sud che non trovano lavoro al Sud e che spesso sono costretti ad emigrare nel Nord oppure all'estero.

Allora, qual è l'alternativa al merito? È forse il nepotismo? Questo noi non riusciamo a capire. Allora, seguendo questa linea, noi crediamo che il rischio sia anche quello di alzare una palla a favore di questo Governo e di questa maggioranza, perché crediamo che la maggioranza del Paese voglia che il merito sia riconosciuto, che il talento sia premiato, che l'impegno dei più meritevoli sia valorizzato. Più che altro e piuttosto, noi, invece, vigileremo perché il merito non resti uno slogan, perché anche il merito non resti intrappolato in una retorica vuota e perché la retorica meritocratica non produca ingiustizie oppure danni a favore dei ragazzi e degli studenti più svantaggiati e meno talentuosi. Ecco perché noi voteremo contro questo emendamento e anche contro quelli successivi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Colleghi, secondo le intese, noi avremmo dovuto sospendere alle 14,30. Io adesso ho due colleghi che avevano chiesto di parlare. Se nessuno poi si aggiunge, proverei a chiudere questo emendamento e ricominciare alle 16. Se c'è l'accordo di tutti, quindi, farei intervenire l'onorevole Piccolotti e l'onorevole Ferrari, e poi faremo la nostra pausa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Grazie, colleghi. Credo che il dibattito sulla questione della denominazione del Ministero dell'Istruzione si stia facendo interessante. Non credo sia un caso, infatti, la convergenza di Azione-Italia Viva con il mondo di Fratelli d'Italia su questa denominazione che aggiunge il merito. Lo dico perché questa impostazione, quella meritocratica, è un'impostazione che contraddice quella di una politica sociale e dimostra che il Governo attualmente in carica ha una politica di taglio liberista. Lo dico perché è chiaro che cosa sta accadendo. Con la definizione e l'introduzione della parola “merito” si intende mettere in campo delle politiche - e l'articolo 6 lo dice esplicitamente - che realizzino esperienze formative finalizzate alla valorizzazione del merito. Questo vuol dire investire su quei ragazzi e quelle ragazze, che, per condizioni sociali di partenza, sono più facilitati nell'acquisizione di punti di merito, e disinvestire, invece, su quelle aree del Paese dove la povertà economica e materiale determina anche un andamento diverso degli studenti e delle studentesse. Per quanto ci riguarda, noi di Alleanza Verdi e Sinistra siamo e saremo sempre contrari ad operazioni che favoriscano i già favoriti. Questa è la realtà delle politiche che il Ministro Valditara ha messo in campo e ha illustrato anche in Commissione.

La vorrei dire un po' anche così: mi sarebbe piaciuto che la parola “merito”, invece di essere messa accanto alla parola “istruzione”, fosse stata messa accanto alla parola “lavoro”, perché in un Paese come questo, dove il lavoro si trova solo attraverso contatti familiari e spesso attraverso metodologie che poco hanno a che fare con il merito, in un Paese dove i meritevoli che lavorano hanno spesso dei salari da fame, forse sarebbe stato meglio imprimere questo principio nel mondo del lavoro e cominciare a lavorare sul fatto che, appunto, salgano i salari e salgano le tutele per tutti coloro che, dalla mattina alla sera, si impegnano nel proprio lavoro e ottengono tanti risultati. È evidente che voi, invece, volete fare il contrario. Il Ministro Valditara è venuto in Commissione e ha annunciato di aver costruito un gruppo di lavoro sul rispetto, iniziativa che ho trovato un po' singolare. Forse finalmente si è capito a quale rispetto facesse riferimento: probabilmente era il rispetto delle gerarchie sociali esistenti, e noi questo rispetto non lo vogliamo coltivare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Per dire, invece, che il Partito Democratico voterà a favore di questo emendamento. Da insegnante dico che chi parla di merito nella scuola non ci ha mai lavorato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Forse nelle aziende, ma nella scuola no!

Quando introducete la realizzazione di esperienze formative finalizzate alla valorizzazione del merito e non delle capacità e dei talenti, voi state introducendo il concetto di merito come indirizzo e fate un danno consapevole. La scuola e la sua frequenza non sono uguali per tutti. Parlare di merito nella scuola dell'obbligo non può essere disgiunto dal riaffermare il tema dell'uguaglianza delle opportunità. E invece il vostro è proprio il fare parti uguali tra disuguali e non valutare che, nella competizione che il concetto di merito porta con sé, si rischia di non tenere in considerazione che la linea di partenza non è uguale per tutti. Perché se oggi, in questo Paese, l'ascensore sociale è drammaticamente bloccato, se non addirittura invertito - il Report della Caritas li chiama “pavimenti appiccicosi” -, il vostro parlare di merito significa ignorare consapevolmente e colpevolmente che, oggi più di ieri, il successo dei nostri bambini e bambine, ragazzi e ragazze, dipende dalla famiglia e dal luogo geografico e sociale in cui nascono. Questo vostro approccio non è solo volutamente e consapevolmente ingiusto nei confronti dei singoli, ma nuoce alla competitività, questa sì, del Paese, che così non lavora per valorizzare talenti e capacità, ma si limita a registrare l'eventuale successo di chi ha più chance già in partenza. Vi prenderete la responsabilità di questi danni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 57, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 547-A​)

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 547-A. Ricordo che, prima della sospensione, è stato da ultimo respinto l'emendamento 1.16 Orrico. Passiamo agli identici emendamenti 1.22 Zaratti e 1.23 Manzi, che si trovano a pagina 8 del fascicolo. Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Grazie Presidente, l'invito che noi rivolgiamo alla maggioranza è a riflettere, se possibile, su questo emendamento, perché il problema, colleghi, non è il concetto di merito, il punto è dove lo collochi e come lo interpreti. Per dire, non vi sembri un fuor d'opera, ma, una decina di giorni fa, la storica Filarmonica di New York, fondata nel 1842, ha visto per la prima volta il numero di donne superare quello dei colleghi uomini. È accaduto perché nella selezione dei nuovi musicisti è stato adottato un metodo innovativo: le audizioni avvengono dietro un sipario chiuso e la commissione non conosce il nome, il volto, il genere dei candidati. Concetto, fatemelo dire, che, se applicato alla selezione meritocratica dei nostri docenti universitari, vedrebbe un drastico calo dei cognomi che con maggiore frequenza segnalano una peculiarità tutta italiana: la curiosa trasmissione antropologica delle cattedre e dei meriti per via ereditaria. In questo caso, però, parliamo effettivamente del concetto di merito ma, nel caso della scuola…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cuperlo. Colleghi…

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). È il riposo postprandiale, deve essere comprensivo.

PRESIDENTE. Dice? Ma no, vedrà che siamo tutti ordinati. Prego.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Dicevo, nel caso della scuola dell'obbligo in particolare, quel concetto in sé nobile - merito - si adatta malissimo al traguardo che io immagino tutti condividiamo dentro quest'Aula e che è consentire, anche a chi non nasce in un contesto o in una famiglia ricca, di affrontare la pagina della sua crescita, della sua formazione con gli stessi diritti e le stesse opportunità di coetanei più fortunati. Perché, fatemelo dire, colleghi, se potete riflettete un istante su questo aspetto, tra i ritardi del nostro sistema scolastico, c'è anche il fatto che siamo il Paese dove si boccia di più: il 16 per cento contro una media europea del 12. Al che si potrebbe rivendicare come un bene la maggiore severità delle nostre scuole: si potrebbe, ma non sarebbe giusto, perché per i ragazzi che vengono da famiglie meno abbienti le bocciature salgono al 26 per cento. Ecco, vedete, lì, in quella percentuale, molto prima del compiersi della maggiore età, per tanti, per troppi, il concetto di merito è già evaporato. Detto ciò, io capisco la posizione dei colleghi che in quest'Aula, anche questa mattina, hanno difeso il principio e vorrei rassicurarli che neppure da parte nostra vi è la volontà di colpirlo, come ha detto benissimo Mauro Berruto intervenendo questa mattina. Il problema è che avete proprio imboccato il concetto contromano, confondendo l'idea del merito - quello scolpito all'articolo 34 della Costituzione - con l'ambigua categoria della meritocrazia. Succede, non è che ve ne facciamo una colpa mortale, ci si può confondere, come quando un Ministro confonde l'umiltà con l'umiliazione: stessa radice del termine, ma esito radicalmente contrapposto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Comunque, se non vi fidate delle nostre rassicurazioni, io vorrei chiedervi di non ignorare il lavoro di due bravissimi ricercatori della Banca d'Italia, non sono del gruppo del PD, sono ricercatori, studiosi. In una ricerca dedicata a questo tema hanno confrontato la Firenze di oggi con quella quattrocentesca dei Medici e hanno fatto la scoperta piuttosto sconfortante - chiudo - che le famiglie più ricche e quelle più povere - parliamo di cognomi e di genealogie - sono rimaste le stesse di 6 secoli e di 20 generazioni fa. Voi direte: ma, allora, come si fa a promuovere davvero una parità di accesso e la possibilità di contenere i meriti laddove vi siano? Io non ho certezze, ma, ad esempio, in Germania, Grecia, Danimarca, Scozia, Svezia, Norvegia o Finlandia, nelle università pubbliche non si pagano tasse per accedervi. Pensateci, fosse solo perché potreste dire al vostro Ministro delle Infrastrutture che sarebbe un ulteriore risparmio sull'utilizzo del POS e gli donereste un istante di felicità e di gratificazione; però, per intanto, se poteste evitare di archiviare il concetto di scuola pubblica con quello di merito, noi ve ne saremmo riconoscenti. Ma poiché temo che non lo farete, noi, su questo emendamento, come nel voto conclusivo a questo decreto, sul tabellone, illumineremo la luce rossa e, come abbiamo accennato nella discussione generale su questo provvedimento, in un'Aula gremita e attenta, passando con il rosso, si rischiano sempre dei serissimi guai (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Non si tratta tanto di discutere la questione del merito, anche perché voglio ricordare che ci sono decine di migliaia, centinaia di migliaia di giovani italiani e italiane che si sono laureati con merito, che si sono diplomati con merito; tra l'altro molti di essi, purtroppo, sono costretti a cercare un lavoro adeguato alla loro professionalità all'estero, dove questo merito viene ampiamente riconosciuto. Non è che il merito finora nella scuola non ci sia stato, quello che non c'è stato davvero è l'inclusione, quello che non c'è stato davvero nella scuola sono le pari opportunità. Queste sì che sono il vero ascensore sociale, perché, senza pari opportunità, senza inclusione, non ci sono condizioni che permettano a tutti quanti di arrivare all'obiettivo finale. Pensate a come è difficile arrivare a un alto grado di preparazione: le università di questo Paese - ha ragione il collega Cuperlo -, il costo delle nostre università è troppo alto e non è alto soltanto rispetto a quei Paesi che fanno pagare niente - che sarebbe auspicabile -, ma anche rispetto a quello che si paga in tante altre in tanti altri Paesi. Il costo…

PRESIDENTE. Mi scusi, recuperiamo tutto. Vi devo pregare di seguire l'intervento in Aula del collega e abbassare molto la voce o uscire dall'Aula, perché, viceversa, oggi pomeriggio diventa complicato. Prego, onorevole Zaratti.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Il costo delle nostre università è eccessivo, non soltanto per chi ha la fortuna di frequentare l'università o la scuola vicino casa, nella propria città; ma chi è che è in grado di pagare il soggiorno dei propri figli dall'altra parte del nostro Paese, a Milano, a Torino, dove ci sono le università più qualificate, specialmente dal punto di vista tecnico? Non sarebbe, invece, necessario investire nel Sud del nostro Paese per far eccellere ancora di più le capacità che in quella parte del Paese ci sono?

Quindi, ci vuole inclusione, ci vogliono pari opportunità e penso che questo sia l'obiettivo che noi ci siamo posti nel chiedere di inserire l'inclusione nel nome di questo Ministero. Mi lasci dire, signor Presidente, un'ultima battuta: il fatto che questo Ministero non si chiami più della pubblica istruzione non è soltanto un danno concettuale, è un danno alla storia del nostro Paese, perché intorno al concetto di pubblica istruzione è stata costruita l'identità nazionale, è stato costruito il processo di alfabetizzazione di questo Paese. Quindi, cancellare quelle parole non soltanto è uno sbaglio verso il futuro, ma è anche un grave mancanza di rispetto per il passato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Quello che mi preoccupa in questo termine è che stiamo andando in una direzione veramente un po' sbagliata perché, anche su quello che stiamo cercando di fare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, una delle tre cose trasversali è proprio quella di includere. C'è molto chiasso, veramente non riesco nemmeno a parlare, Presidente.

PRESIDENTE. Allora, colleghi, siamo al terzo intervento per richiamare tutti al rispetto dell'Aula. Vi chiedo collaborazione, non mi fate fare il maestrino. Quindi, vi prego, ognuno responsabilmente ascolti l'intervento, altrimenti, lo ripeto però per l'ultima volta, esca dall'Aula. Prego, onorevole L'Abbate.

PATTY L'ABBATE (M5S). La ringrazio, Presidente. Dicevo, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza uno degli obiettivi trasversali è proprio quello di eliminare il gap che c'è fra Nord e Sud. Ma non è solo quello: a livello anche internazionale uno dei problemi principali che abbiamo a livello di comunità mondiale è quello della disuguaglianza. Quindi, in che cosa dobbiamo andare avanti? Stiamo parlando di sostenibilità sociale in questo caso. Le parole che mi sarei aspettata sono pari opportunità e inclusione, pari opportunità e inclusione, ripetiamolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quando ho sentito il termine “merito” ho immaginato un attimo una classe, purtroppo per certe situazioni è una cosa che personalmente conosco. E se abbiamo un bambino che è portatore di handicap, che facciamo? Creiamo serie A e serie B? Già adesso, lo devo dire, abbiamo dei problemi con l'inclusione di bambini che hanno delle difficoltà. Immagino che con questo merito chi magari ha un'intelligenza elevata o la famiglia dietro che gli dà supporto va avanti, e l'altro? Ricordo, ragazzi, che il reddito di cittadinanza ha dato una mano ai bambini poveri, avete sentito la collega quanti ne abbiamo in Italia (Commenti)? Purtroppo, è la realtà! Non parlo parafrasando o facendo slogan, parlo di dati. Andate a vedere dal punto di vista demografico quanti bambini poveri abbiamo e sono bambini che nelle nostre scuole hanno solo quello per poter diventare domani delle persone che saranno nella nostra comunità, e saranno chi deciderà le cose, saranno i manager, saranno coloro che saranno nei posti principali un domani, ce li ritroveremo. Vogliamo avere un'Italia con delle persone incapaci, con delle capacità che non sono state aiutate o supportate a scuola? Questo dobbiamo evitare che succeda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Ho cercato di trattenermi a lungo, Presidente, non ce l'ho fatta. Premesso che si giudicano le cose dalle azioni che questo Ministero farà per promuovere il merito, non certo da un cambio di nome, però c'è una cosa che proprio non riesco a farmi passare. Mi sembra di aver capito, ascoltando gli interventi dei colleghi alla mia destra, che l'avversione verso la parola “merito” derivi dalla convinzione che premiare il merito significhi cristallizzare l'esistente. Avevo 24 anni quando mi alzai in consiglio comunale a Ferrara la prima volta a difendere il merito; si alzò un assessore dei Verdi e disse “basta con questa storia del merito, se avessimo avuto il merito non sarebbe esistito Einstein”.

Sono passati una ventina d'anni, confesso di non aver ancora capito che cosa esattamente volesse dire, ma da quello che capisco dagli interventi dei colleghi l'avversione alla parola “merito” deriva dal fatto che si dice “guardate, se voi premiate il merito, cristallizzate quelle che sono le situazioni di vantaggio relativo”. Vorrei capire a che punto della storia è stata questa l'interpretazione. Il merito è quella cosa che sovverte le posizioni relative (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE); non può non essere così, perché altrimenti, seguendo la vostra linea, premiando il demerito dovrei favorire chi sono gli svantaggiati. Gianni, il concetto di merito è inscindibile dal concetto di pari opportunità.

PRESIDENTE. Onorevole…

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Mi rivolgo all'onorevole Cuperlo tramite il Presidente.

PRESIDENTE. Facciamo il centralino!

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Il concetto di merito è intrinsecamente e ontologicamente inscindibile dal concetto di pari opportunità. Parentesi: ma allora perché non avete nell'emendamento proposto che al merito si accoppiasse il concetto di pari opportunità, ve lo avrei firmato subito. Il punto fondamentale è comprendere che non esiste un'attenzione al merito senza un'ossessione verso l'uguaglianza delle condizioni di partenza, non di arrivo. Sentendovi parlare è troppo forte in me la tentazione di credere che voi, in realtà, vogliate l'uguaglianza delle condizioni di arrivo e non di partenza. Essa stessa, questa sarebbe il contrario del merito (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Tramite lei mi rivolgo al collega Marattin.

PRESIDENTE. Sempre come il centralino! Prego.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Sì, noi adesso ci stiamo abituando, Presidente.

PRESIDENTE. Va bene. Fino a quando è libero.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Lei è così gentile da svolgere anche questa funzione.

PRESIDENTE. È un piacere.  

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Qui c'è un punto fondamentale, che il collega ha dimenticato, ma che è trascurato dal resto dell'Aula: la grave indifferenza che questo Governo, questa maggioranza mostra verso le condizioni di risultato a cui arrivano le persone, perché l'uguaglianza delle opportunità diventa una vuota retorica quando la distanza nei risultati tra le persone, tra le fasce sociali, tra i territori che oggi continuano a condizionare le vite delle persone, configurando l'ingiustizia più grande, cioè che il destino di un individuo è segnato dalla famiglia o dal luogo in cui ha la ventura di nascere. Quando diventa troppo grande quella disuguaglianza dei risultati, anche a causa delle politiche di redistribuzione alla rovescia che questa destra sta mettendo in campo, e lo dimostra proprio il Ministero dell'Istruzione e del cosiddetto merito, che ha visto anche in questa legge di bilancio subire di fatto dei tagli, allora quelle uguaglianze e le opportunità diventano solo una vuota retorica, che diventa legittimazione etica delle disuguaglianze. Sono le parole di Papa Francesco, Presidente, ed è la ragione per cui noi sosteniamo questo emendamento con grande forza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Come tanti dei miei colleghi, mi batto da tutta la vita perché ogni capace e meritevole, anche se privo di mezzi, arrivi ai massimi gradi di istruzione. Lo faccio da quando battagliamo per le borse di studio, vi ricordo che basterebbe votare un nostro emendamento per far sì che con 300 milioni di euro non ci siano più idonei non vincitori. E allora l'unico modo per dare una risposta è proprio questo: far sì che non ci siano persone che hanno bisogno di quel diritto allo studio e non vengono sostenute dallo Stato italiano, idonei non vincitori perché, e concludo Presidente, credo che, se la scuola diventa mezzo di riproduzione di un destino sociale già scritto, il merito è solo una menzogna.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Anche io, come il collega Marattin, ho cercato di soprassedere, però poi alla fine vorrei semplicemente riportare quello che c'è scritto nel vocabolario della lingua italiana rispetto alla parola “merito”: diritto alla stima, alla riconoscenza, alla giusta ricompensa, acquisito in virtù delle proprie capacità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia, impegno, opere, prestazioni, qualità, valore, punto. Essere contro il merito vuol dire essere contro quello che ho appena letto. Giudicate voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Anch'io, come il collega Marattin, ho provato a trattenermi, però, di fronte a cotante affermazioni, per rispetto ai nostri studenti, ai nostri lavoratori del comparto scuola, Presidente, mi perdonerà, ma non posso tacere. Innanzitutto, per il suo tramite, vorrei ricordare al collega che l'esatta denominazione del Ministero, ancor prima di quello odierno, è Ministero dell'Istruzione, e non Ministero della Pubblica istruzione: non esiste più da vent'anni quella denominazione, essendo compreso, grazie a un comunista di nome Luigi Berlinguer, attraverso la legge n. 62 del 2000, nel sistema nazionale dell'istruzione. Presidente, ricordo, per il suo tramite, al collega, che anche le scuole paritarie fanno parte del sistema nazionale dell'istruzione, quindi, si chiama Ministero dell'Istruzione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)! Per suo tramite, Presidente, chiedo di prendere nota, che venga messo agli atti anche questo.

Fa veramente dispiacere vedere come, nel dibattito parlamentare, sia considerata una colpa affiancare due parole: merito e istruzione. Fa veramente dispiacere. Lo dico da ex precario della scuola, da uomo che si è sempre battuto per i precari, per i veri proletari, per gli insegnanti che, con 1.200 euro al mese, vanno avanti; ma capisco come, per una determinata parte politica, che per anni ha causato la deriva progressista, così come stigmatizzata dall'intellettuale Luca Ricolfi, capisco come, per chi abbia utilizzato per anni la scorciatoia del disimpegno, del 6 politico, del tutti promossi, il merito possa essere una colpa. Allora, guardate, al di là delle parole, perché è chiaro che questo Governo avrà cinque anni per dimostrare in che modo concretizzare il merito, gli insegnanti oggi dicono grazie a questo Governo, perché grazie a noi, fra una settimana, in busta paga avranno quello che voi, per anni in cui siete stati al comando dei ministeri, non siete riusciti a controllare: l'aumento dello stipendio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Commenti Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Allora!

ROSSANO SASSO (LEGA). 2.000 euro sono entrati in busta paga. Il merito passa anche da questo (Commenti Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista! E poi perdonatemi se prendo atto, Presidente, e mi avvio alla conclusione…

PRESIDENTE. Aspetti, onorevole Sasso…

ROSSANO SASSO (LEGA). … perché solo i fatti ci daranno ragione…

PRESIDENTE. Onorevole Sasso, la prego, un attimo solo. Per favore, quando poi interverrete voi, risponderete, come credete, all'onorevole Sasso. Prego.

ROSSANO SASSO (LEGA). Capisco che, per chi professa l'ideologia della falce e il martello (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Commenti Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), l'ideologia dell'uguaglianza a tutti i costi, sia indispensabile! Guardate, il merito vuol dire riconoscere pari diritti nelle condizioni di partenza, non in quelle di arrivo! Concludo, dicendo che capisco che ci sia, da un lato, chi vorrebbe più merito. Vi ricordo, Presidente, mi permetto di farlo per suo tramite, che una determinata parte politica ha avallato scelte disastrose nel campo della nostra scuola, arrivando a sperperare una cifra pari a 400 milioni di euro, spacciandola per didattica innovativa, che per sempre porteranno il marchio dell'infamia nello sperpero di denaro pubblico. Presidente, per suo tramite, ricordo ai colleghi, soprattutto del MoVimento 5 Stelle, ma anche a quelli del PD, che l'hanno avallato, 400 milioni di euro in banchi a rotelle (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)! E ci vengono a fare la morale per il merito! Ma di che cosa stiamo parlando? Andiamo avanti e cerchiamo di fare gli interessi della nostra comunità scolastica, e cito il noto pedagogista Dewey: “Quel che i genitori migliori e più saggi desiderano per il proprio figlio, la comunità lo deve desiderare per tutti i suoi ragazzi”. E noi lo desideriamo! Viva il merito, vive il figlio dell'operaio che diventa dottore, abbasso l'uguaglianza, l'ideologia dell'uguaglianza a tutti i costi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente )!

PRESIDENTE. C'è un intervento sull'ordine dei lavori dell'onorevole Zaratti, ascoltiamolo. Prego, onorevole Zaratti, su cosa?

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Mi rivolgo a lei, Presidente, perché, a inizio seduta, opportunamente, devo dire, mi ha richiamato, perché il mio intervento non era legato all'oggetto dell'emendamento stesso. Vorrei chiedere lo stesso trattamento per il collega che mi ha preceduto: non c'entra nulla l'uguaglianza, non c'entra niente la deriva progressista, non c'entra niente la falce e il martello. Mi sarei aspettato da lei un richiamo, Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Quindi il suo è, in realtà, un intervento sul Regolamento, non è sull'ordine dei lavori, però va bene. In ogni caso, onorevole Zaratti, il collega Sasso si è attenuto scrupolosamente all'oggetto dell'emendamento, che è relativo alla pubblica istruzione, rispetto a quello che voi chiedete negli emendamenti. Dopodiché, nella dialettica d'Aula, come sa, se dovessi intervenire ogni qualvolta si dice una sola parola che non è esattamente nel perimetro, quest'Aula smetterebbe di avere il ruolo che ha. Quindi, nel rispetto di tutto e nel rispetto del Regolamento, andiamo avanti (Applausi). Ha chiesto di intervenire, a titolo personale, l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Vorrei chiarire che cosa intendiamo, quando critichiamo le politiche del merito e della meritocrazia. Lo vorrei chiarire, facendo un esempio molto semplice, che mi riguarda, perché sono la figlia di un operaio e di una bidella e perché vengo da un piccolo paese di montagna, in cui quasi nessuno parlava italiano; parlavano quasi tutti dialetto e, quando sono andata a scuola, alla prima elementare di questa scuola di montagna, i bambini intorno a me parlavano quasi tutti dialetto. Non credo che fosse lo stesso nella scuola del centro storico della città dove andavano i figli di famiglie più ricche, più colte e più istruite. Se qualcuno avesse fatto le prove Invalsi, avrebbe scoperto che noi, della piccola scuola di montagna, delle famiglie più povere parlavamo e scrivevamo in italiano molto peggio degli altri. Allora, a me sembra che la politica del merito che metterete in campo, siccome parliamo di investimenti e non di valutazioni …

PRESIDENTE. Allora, onorevole, lei ha un minuto ed è già oltre di 20 secondi.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). …significherà una cosa sola: investire sulle scuole dove ci sono i figli dei più ricchi e disinvestire (Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) sulle piccole scuole dove invece c'è difficoltà…

PRESIDENTE. Onorevole, la ringrazio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Sempre per un minuto, quindi, è inutile poi protestare. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Siamo lieti della circostanza che la maggioranza ci illustra il concetto di merito, attingendo al vocabolario Treccani. Riteniamo più congruo, invece, fare riferimento alla Costituzione che, all'articolo 34, comma 3, dice: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Norma, questa, costituzionale, che deve essere letta in relazione al disposto dell'articolo 2 che sancisce la eguaglianza sostanziale e che impone alla Repubblica la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che limitino la libertà e l'uguaglianza. Cari colleghi, riferiamoci alla Costituzione e non al dizionario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Mari, per un minuto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Ho visto che molti colleghi non riescono a trattenersi, alcuni parlano anche a nome della scuola, avendo fatto il mio stesso mestiere; io l'ho fatto per tutta la vita, fino all'8 ottobre, quello di maestro elementare. Dico semplicemente che per i 2 milioni e 300 mila alunni della scuola primaria, per il milione e 500 mila e rotti alunni della secondaria di primo grado e per i 2 milioni e 600 mila alunni circa della secondaria di secondo grado nella scuola statale, pubblica, questo problema non si pone. Non lo so se si ponga per gli 800 mila e rotti alunni della scuola paritaria; non lo so, ma qui il problema non si pone. Ma se voi mettete questa dizione, un motivo c'è, non è quello di cambiare la scuola pubblica, non è quello di introdurre in merito, perché lì il problema non si pone, assolutamente, non è questa la questione. Avete un'altra idea di scuola, perché avete un'altra idea di società, questa è la sostanza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ci provate a arrivare in tanti modi, come si è sempre fatto, perché la scuola è servita sempre a questo…

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere, per favore.

FRANCESCO MARI (AVS). …anche attraverso la scuola pubblica. Credo che però troverete sulla vostra strada quei 700 mila docenti che tutte le mattine vanno a scuola.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mari. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zingaretti, per un minuto. Ne ha facoltà.

NICOLA ZINGARETTI (PD-IDP). Grazie Presidente. Sulla parola “merito” non accettiamo lezioni da nessuno, perché tale parola entra nella Costituzione repubblicana all'articolo 34 nel 1946 grazie a un emendamento di Palmiro Togliatti, accolto dal relatore dell'articolo, onorevole Aldo Moro; quindi il problema non è assolutamente questo, ma la suddetta scelta di merito sulla scuola avviene in un tempo di totale blocco dell'ascensore sociale, insieme a politiche con le quali state minando l'uguaglianza in questo Paese, contro il reddito di cittadinanza, con l'autonomia differenziata, con il “no” al salario minimo, con i tagli alla scuola e alle scuole che ci saranno, cioè tutte scelte che aumenteranno le disuguaglianze in questo Paese. E non spetta al giovane garantirsi l'arrivo poiché l'articolo 3 della Costituzione afferma che è la Repubblica a rimuovere gli ostacoli, mentre voi li state mettendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Amorese. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO AMORESE (FDI). Grazie, Presidente. Capisco che questo dibattito arrivi da una rimodulazione dei vostri concetti base, delle vostre poesie, però quello che ha detto ora l'onorevole Zingaretti mi ha veramente sollecitato l'intervento perché il reddito di cittadinanza è il contrario del merito, cioè il livellamento totale di ciò che noi nella scuola vogliamo portare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Capisco l'elaborazione del lutto, capisco la nostalgia del sei politico o del diciotto politico, a seconda delle aule, però davvero, se il vostro metodo, se il vostro parametro nella scuola è il reddito di cittadinanza, veramente vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie Presidente. Non ho un'avversione a prescindere sul termine “merito”, ma il merito si calcola dopo che si è adempiuto alla responsabilità repubblicana di rimuovere gli ostacoli. Dopo che ci avrete mostrato che nella legge di bilancio non ci sono solo i soldi per le paritarie, ma anche per aumentare le borse di studio, per sostenere i costi universitari, per garantire libri gratuiti in tutto il periodo dell'obbligo, per i trasporti scolastici gratuiti, per le borse alloggio studenti, per compensare il gap informatico delle famiglie più povere, quando avrete fatto tutte queste cose ed altro, poi potrete calcolare, premiare e valorizzare il merito. E questo sarà un vantaggio per tutti, ma questo lo si potrà fare soltanto dopo; eppure nella legge di bilancio tutto questo non lo vedo, ecco perché non pensiamo che sia in buona fede quel titolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.22. Zaratti e 1.23. Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'emendamento 1.24 Zaratti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Voglio partire solo da una cifra per illustrare il nostro voto favorevole all'emendamento del collega Zaratti: un milione e 400 mila bambini in Italia vivono in condizioni di povertà assoluta. Nel momento in cui ci interroghiamo intorno alla parola “merito”, forse le parole, le cifre hanno un loro rilievo e una certa importanza, proprio perché nessuno di noi è per il sei politico e contro il merito; ma, se come classe politica e come classe dirigente non ci facciamo carico di intervenire su questo e su quei bambini cui lo Stato deve offrire una rete di servizi scolastici adeguati, noi non interveniamo in alcun modo sul merito.

L'articolo 34 della Costituzione, che è stato spesso ricordato in questa sede, oltre a riconoscere, giustamente, che tutti i più meritevoli hanno diritto ad accedere ai più alti gradi di istruzione, si apre anche con una frase secondo me fondamentale, quella secondo cui la scuola è aperta a tutti. Dire che la scuola è aperta a tutti vuol dire che la scuola deve farsi carico ovviamente di chi più è meritevole ma anche di chi rischia di rimanere indietro e non è solo una questione di mettere tutti sulla stessa linea di partenza; è una questione che implica la necessità di intervenire su quelle diseguaglianze che, purtroppo, nel nostro Paese ancora ci sono: diseguaglianze territoriali, diseguaglianze che si legano alla povertà educativa, che riguardano gli studenti. La scuola, nella quale crediamo e che vogliamo sostenere, quindi è inclusiva, è una scuola delle pari opportunità, una scuola giusta che intervenga non per umiliare, come “voce dal sen fuggita” - il Ministro giorni fa lo ha ricordato - ma è una scuola che lotta contro le diseguaglianze. Vi è un elemento in più: visto che le parole sono importanti, vi sono due elementi che vorrei ricordare in questa sede ai colleghi. La scuola del merito non è quella per cui si inserisce con un emendamento, approvato in I Commissione, pochi giorni fa, un incremento degli uffici di diretta collaborazione del Ministro dell'Istruzione, attingendo proprio ai fondi per il miglioramento e la valorizzazione dell'istruzione scolastica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non è la scuola del merito quella per cui, con le misure inserite nella legge di bilancio, si prevedono norme in materia di dimensionamento scolastico che rischiano di penalizzare territori o parti importanti di territorio del nostro Paese e penso alle aree interne, alle regioni del Mezzogiorno. Mi riferisco anche agli interventi previsti nella legge di bilancio per ridurre i fondi al sistema integrato 0-6 o ancora al fondo per il miglioramento e la valorizzazione dell'istruzione scolastica.

Allora, quando parliamo di merito dobbiamo porci tali quesiti e interrogarci, quando andremo a discutere, con riferimento alla legge di bilancio, gli interventi che vorremmo attuare su questi temi. Finché la discussione si limiterà ad una riduzione di nomi, ad un principio soltanto nominalistico, non avremmo fatto grandi passi in avanti; e se questa è la declinazione che, lo ricordavo poco fa, voi assegnate al termine “merito” ci troverete sempre in una direzione fortemente ostinata e contraria rispetto alla vostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

L'emendamento 1.50 Magi risulta inammissibile.

Passiamo quindi all'emendamento 2.50 Zaratti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo molto velocemente su questo argomento. Siamo intervenuti anche in sede di discussione generale rispetto alla questione fondamentale della modifica della denominazione del Ministero delle Imprese e del made in Italy con riferimento alla quale sarebbe importante - lo vogliamo ancora una volta sottolineare - che la valorizzazione del made in Italy passi prima di tutto attraverso il contrasto dei fenomeni di falsificazione dei prodotti tipici.

Ci sono esempi famosi come quello del Parmesan, del Prosecco, della manifattura, dei marchi made in Italy nel settore della moda e, quindi, questa mancanza di riferimento ai fenomeni di contraffazione e di sfruttamento dei marchi italiani rende questa norma sostanzialmente incompleta. Per questo abbiamo presentato questo emendamento che è aggiuntivo dell'articolo e che, quindi, chiediamo alla maggioranza di votare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo a sostegno dell'emendamento Zaratti e credo che anche la maggioranza dovrebbe prestare una qualche attenzione a questo emendamento, perché con gli emendamenti, le votazioni e la discussione sull'articolo 1 dicevamo che il Ministero che prima era dello sviluppo economico - e per il quale si è trovata una denominazione ristretta come quella proposta, ossia: Ministero delle imprese e del made in Italy - vede via, via diminuire le proprie competenze. Ora, questo è l'articolo che fa riferimento alle attribuzioni del Ministero; tra l'altro, Presidente, domani c'è l'audizione del Ministro Urso qui alla Camera, quindi, forse, è utile anche che il Parlamento possa consentire al Ministro di avere attribuzioni tali da poter operare nella maniera più efficace.

Allora, Presidente, da questo punto di vista l'emendamento Zaratti interviene su un aspetto fondamentale, perché tutti sappiamo quanto sia di rilievo promuovere il made in Italy e sappiamo tutti quanto l'elemento di maggior sofferenza delle nostre filiere, dei nostri marchi sia sul versante della contraffazione. Tale elemento è stato anche oggetto nelle legislature precedenti di interventi da parte delle Commissioni con indagini conoscitive, con interventi specifici e allora, se proprio avete intenzione di cambiare la denominazione del Ministero, noi continuiamo a ritenere che fosse più appropriato Ministero dello sviluppo economico, ma se proprio intendete denominarlo in riferimento alle imprese e al made in Italy, almeno dategli le attribuzioni per poter svolgere fino in fondo questo compito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarracino. Ne ha facoltà.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Soltanto per dire - oltre a quello che è stato detto stamattina, lo ribadisco – che chiamare così il Ministero delle imprese è una scelta di parte, guardando alle dichiarazioni anche di Confindustria sulla manovra, neanche troppo riuscita. Noi, invece, siamo dalla parte dello sviluppo e del progresso, non per la crescita solo di qualcuno, ma per lo sviluppo e il benessere di tutta la nostra società. Prima, Presidente, qualcuno ha detto in quest'Aula: abbasso l'uguaglianza. Noi, invece, diciamo: viva l'uguaglianza, perché ci sono diseguaglianze in questo Paese che hanno raggiunto livelli che sono eticamente inaccettabili e noi quelle diseguaglianze le combatteremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'emendamento 2.3 Provenzano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quali siano le ragioni di quest'opera di ridenominazione e di riorganizzazione dei Ministeri è, a nostro avviso, fin troppo chiaro e il dibattito di questa mattina e anche quello di oggi ce lo hanno confermato: avete inaugurato una neolingua ministeriale per ragioni identitarie, per ragioni ideologiche - lo ha spiegato l'altro giorno l'onorevole Cuperlo, nella discussione generale -, ma qui noi ci chiediamo non solo quali siano le ragioni, ma quali siano gli effetti di quest'opera di riorganizzazione. Perché se è vero che nomina sunt consequentia rerum, è anche vero che le cose conseguono ai nomi e lo abbiamo visto a proposito del Ministero dell'istruzione e del merito, con una scelta dettata dall'indifferenza alle ragioni dell'uguaglianza, perché il merito senza uguaglianza significa un'altra cosa, significa “censo”, una cosa molto antica, quando in questa legge di bilancio abbiamo assistito ai tagli a quel Ministero e alla riduzione delle effettive e uguali opportunità.

Noi crediamo che l'effetto di quest'opera di riorganizzazione sia estremamente negativo per il Paese, ma questo emendamento, Presidente, consente alla maggioranza di dimostrare che non è così, perché noi ci chiediamo: nel bel mezzo di una crisi economico sociale che è conseguenza della sciagurata invasione della Russia di Putin, in un Paese che era già provato dalla pandemia, era proprio il caso di impegnare strutture dello Stato in una difficile opera di riorganizzazione che, per ammissione di questo stesso decreto, durerà fino al 30 giugno del 2023, otto mesi dopo l'insediamento del Governo, per riorganizzare i ministeri? E per questo chiediamo con questo emendamento che fra tre mesi il Governo possa relazionare e far conoscere lo stato di attuazione di questa riorganizzazione al Parlamento anche per il tema specifico del PNRR.

Presidente, qui c'è una serie di emendamenti, ma questo riguarda il Ministero delle imprese e del made in Italy, cioè il già Ministero dello sviluppo economico, che era un Ministero cruciale e decisivo per l'attuazione del PNRR, ad esso sono intestati quasi 25 miliardi di interventi territorialmente riconoscibili, oltre a incentivi; qual è l'impatto di questa opera di ridefinizione e riorganizzazione delle strutture e degli uffici con cui gli operatori economici, sociali, i cittadini, i lavoratori si sono interfacciati in questi mesi sull'attuazione del PNRR?

Dico ciò, perché si sta aprendo una discussione, prima, posta in maniera maldestra, poi, dissimulata, ora finalmente esplicita sull'allungamento dei tempi di attuazione del PNRR. Io voglio ricordare che il PNRR va innanzitutto attuato e penso al dissesto idrogeologico che incrocia la cronaca drammatica di queste ore - da qui, voglio rivolgere un messaggio alle popolazioni di Messina e di tutto il Sud (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che hanno subito in queste ore i danni del maltempo e dell'alluvione, e chiedere al Governo anche la dichiarazione dello stato di emergenza per rispondere a quelle calamità -, quel dissesto idrogeologico che è stato tagliato nella legge di bilancio, perché c'è un taglio di risorse. Invece, per esempio, il PNRR vede risorse importanti che vanno attuate; già la modifica della governance che la maggioranza ha messo in campo tra Ministero dell'economia e delle finanze e il super Ministro Fitto, Ministro senza portafoglio, ma con tante risorse, avrà un impatto e voi vi state precostituendo l'alibi - questo è il punto fondamentale - per i ritardi del PNRR.

Ecco, dimostrate che non è così, non avete nulla da nascondere al Parlamento con una relazione che ci dica qual è l'impatto sul PNRR. Anche perché voglio assicurare che a noi non sfuggirà nulla, perché su questo non permetteremo che si sprechi un'occasione. Qui non sono in gioco solo i rapporti interni alla maggioranza, le vostre ideologie, le vostre questioni identitarie, è in gioco quello sviluppo del Paese che proprio avete rimosso, anche nella denominazione di questo Ministero, perché lo sviluppo economico, sono certo le imprese, ma sono anche le lavoratrici e i lavoratori, sono anche le comunità, sono anche le istituzioni e le istituzioni sono una cosa seria, e se anche quest'opera di riorganizzazione fosse soltanto un'opera di ridenominazione questo non sarebbe molto serio. Allora, per il rispetto che ci vuole per le istituzioni e per questo Parlamento, io, Presidente, chiedo davvero al Governo di rivedere il parere contrario su questo emendamento e di presentarsi alle Camere in trasparenza per relazionare fra tre mesi sullo stato di attuazione di questo riordino, di questa riorganizzazione e anche sull'impatto che questa avrà sul nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Provenzano, il Governo ha ascoltato la sua richiesta, ma non chiede di intervenire.

Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Provenzano, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.050 Enrico Costa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Questa proposta emendativa prende le mosse dalla legge sulla presunzione di innocenza. La legge sulla presunzione di innocenza stabilisce che le forme di comunicazione delle procure della Repubblica siano tassative, ossia forme di comunicazione con comunicato scritto. Ci può essere un'eccezione: l'eccezione è la conferenza stampa. Quando, la conferenza stampa? Quando si ravvisa l'interesse pubblico ad informare i cittadini. Questo interesse pubblico deve essere espresso in un atto motivato, scritto, del procuratore della Repubblica: voglio fare la conferenza stampa non per avere un palcoscenico mediatico, ma perché ci sono determinate ragioni di interesse pubblico, che vanno scritte e declinate. Manca un pezzo, però: quali controlli ci sono su questi atti? Chi controlla questi atti? Chi controlla che non ci siano motivazioni fatte con la fotocopiatrice o con il ciclostile? Chi controlla che non siano clausole di stile? Perché il controllo è importante? Perché ci sono delle sanzioni disciplinari, laddove vi sia una violazione di queste regole. Abbiamo dibattuto tanto nella scorsa legislatura. Allora, cosa dice questa proposta emendativa? Interviene sulle competenze del Ministero della Giustizia, nello specifico dell'Ispettorato del Ministero della Giustizia, e stabilisce che l'Ispettorato generale del Ministero della Giustizia effettua un monitoraggio costante degli atti motivati dei procuratori della Repubblica in ordine alla sussistenza dell'interesse pubblico che giustifica l'autorizzazione a conferenze stampa e comunicati degli organi inquirenti. Perché vogliamo questo? Perché siamo stufi di avere conferenze stampa che siano come presentazioni di film, con il trailer degli atti d'indagine, con il nome delle inchieste, con le intercettazioni sbattute in rete. Ci possono essere conferenze stampa, ma dove c'è un interesse pubblico. Questo è un bilanciamento costituzionale che abbiamo faticosamente raggiunto nel recepire la direttiva europea sulla presunzione di innocenza. Oggi noi vogliamo dare un potere in più al Ministro Nordio, al Ministro della Giustizia, all'Ispettorato, perché si vada a controllare che effettivamente questa norma venga rispettata, perché noi di conferenze stampa ne vediamo ancora troppe. E soprattutto vediamo la conferenza stampa che diventa la vera sentenza, quando la sentenza vera arriverà dopo anni e una persona innocente avrà uno sfregio che difficilmente potrà essere cancellato. Quindi, questa è la ragione di questa proposta emendativa, è un'attribuzione, un potere in più dato al Ministero della Giustizia, ma sulla base di un aggiornamento normativo che ha visto la legge sulla presunzione di innocenza approvata a stragrande maggioranza nella scorsa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Onorevole Costa, il Governo condivide l'orientamento tracciato dal suo articolo aggiuntivo e anche dal successivo 2.051. L'intervento, però, richiede un'analisi più dettagliata e approfondita circa le attribuzioni dell'Ispettorato, per quanto riguarda questa proposta emendativa, e circa il dettaglio numerico delle unità dei magistrati collocati fuori ruolo, per quanto riguarda la seconda proposta emendativa 2.051. Quindi le formalizzo un invito al ritiro di queste due proposte emendative, con l'impegno di accogliere un ordine del giorno per entrambe.

PRESIDENTE. Onorevole Costa, prego.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Siamo all'inizio della legislatura e, devo dire, io ho una grande fiducia nel Ministro Nordio. Quindi accetto questo invito al ritiro e a presentare un ordine del giorno, che ricalchi, ovviamente, il testo delle due proposte emendative. Sono atti di indirizzo molto chiari e molto netti, e sono convinto veramente che l'Aula possa condividere un percorso di indirizzo al Governo che arriverà poi ovviamente ad un testo normativo che abbia migliori dettagli.

PRESIDENTE. Dunque, gli articoli aggiuntivi 2.050 e 2.051 Enrico Costa sono ritirati.

Passiamo all'articolo 3, all'emendamento 3.1 Zaratti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. L'articolo si inserisce tra le competenze del Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, seguendo anche la logica dei precedenti emendamenti. Nel merito, sulle competenze dei singoli ministeri, vorrei sottolineare in modo particolare che c'è un settore del mondo dell'agricoltura, che è quello della filiera biologica, che viene assolutamente trascurato. Vorrei ricordare che il settore dell'agricoltura e, in modo particolare, del biologico, del chilometro zero, è tutta quella parte dell'agricoltura italiana che è l'agricoltura di qualità. La nostra agricoltura, lo sappiamo tutti, è difficile che possa competere con le grandi produzioni agricole sulle quantità. Una delle caratteristiche fondamentali che deve essere assolutamente valorizzata è la qualità del nostro prodotto, è la qualità di alcune filiere importanti come quella biologica. Per questo riteniamo che sarebbe importante che, all'interno delle competenze del neocostituito Ministero, si possano trovare indicazioni chiare, da parte del legislatore, rispetto a quelle che sono le eccellenze che devono essere devono essere tutelate e che devono essere assolutamente valorizzate. Se noi non facciamo questo su una parte così importante delle nostre esportazioni, una parte così importante della nostra produzione agricola, secondo me faremo un grande danno, una grande sottovalutazione di questi comparti, che non sono più comparti di nicchia, ma sono invece comparti, che, anche in termini di fatturato, danno un contributo importante al nostro PIL. Per questo penso che sarebbe stato utile, anche in Commissione, un atteggiamento più collaborativo e maggiormente accogliente, diciamo così, da parte della maggioranza e del Governo. Questi emendamenti, evidentemente, nel merito non modificano la sostanza del decreto che stiamo discutendo e della volontà politica generale del Governo stesso ma, se accolti, potrebbero dare un contributo efficace a tante migliaia di piccole e medie imprese, e anche grandi imprese che si occupano e che hanno investito in questi settori e che, attraverso questi emendamenti che noi stiamo presentando, potrebbero avere un importante sostegno alla propria attività.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'emendamento 3.2 Schlein.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, rappresentante del Governo, abbiamo presentato questo emendamento e anche i seguenti per sottolineare come nelle competenze del Ministero dell'Agricoltura ci sia già l'importanza di inserire un riferimento specifico al rispetto della strategia europea Farm to Fork, un riferimento anche all'equa remunerazione dell'intera filiera e alla valorizzazione della catena del valore. Basta incontrare ed ascoltare le categorie del settore per sapere che l'agricoltura è tra le vittime più colpite dell'emergenza climatica. Eventi climatici estremi, sempre più frequenti e sempre più intensi, che causano danni e causano incertezza alla continuità produttiva, la siccità di quest'estate, ma anche le insolite gelate in periodi inconsueti, cimice asiatica e altri agenti esterni patogeni: una fragilità che la nostra agricoltura non aveva mai conosciuto prima. Ma l'agricoltura sa di essere anche una delle responsabili delle emissioni climalteranti.

Il rapporto dell'IPCC sul cambiamento climatico e il territorio ha evidenziato come i sistemi alimentari siano responsabili tra il 23 e il 37 per cento delle emissioni globali: è una percentuale altissima, di cui è responsabile molto l'agricoltura industriale basata su deforestazione, uso dei suoli intensivo, combustibili fossili, filiere lunghe e anche cibo di scarsa qualità e sprechi. Bisogna quindi accompagnare il settore con investimenti e ricerca, con innovazione, che possa ridurre l'impatto sul pianeta della produzione agricola. Questa strategia europea Farm to Fork, che registra un avanzamento straordinario dell'elaborazione europea su cosa occorra fare in questa direzione e incarna una visione a 360 gradi su come accompagnare le filiere dal produttore al consumatore.

La Farm to Fork, lo dobbiamo dire con forza da questa Aula, aiuta l'agricoltura e aiuta gli agricoltori ed è una necessità per tutto il settore, quindi deve essere una priorità per il ministero. Non si capirebbe il contrario, lo voglio dire con forza alla maggioranza. Quella strategia, insieme con quella sulla biodiversità, intende accompagnare l'agricoltura attraverso la conversione ecologica necessaria, ridurre le emissioni, l'uso della chimica, aumentare le superfici coltivate con tecniche di agricoltura biologica e a basso input, e salvaguardare anche la biodiversità, contrastando il consumo di suolo.

Vorrei ricordare, colleghe e colleghi, non so se in molti in quest'Aula lo sanno, che oggi è la giornata internazionale del suolo. Il suolo è una risorsa vitale per la nostra sopravvivenza su questo pianeta. Una transizione quindi urgente, che porti l'agricoltura ad essere più resiliente e capace di resistere agli shock climatici che sono sotto gli occhi di tutti, ed è più resiliente solo se più diversificata e agroecologica. Dobbiamo ritrovare l'equilibrio col pianeta, perché - lo avete detto prima in molti durante la discussione sul perché non ci sia più il Ministero della transizione ecologica - di pianeta ne abbiamo solo uno e non lo abbiamo in proprietà, tutt'al più lo abbiamo in prestito e dovremo restituirlo alle prossime generazioni.

Vi richiamo quindi con attenzione su questo tema, perché il riferimento che abbiamo fatto in questo emendamento vi coinvolge e ci coinvolge, credo, tutte e tutti. Oltre a questo, nell'emendamento abbiamo fatto riferimento all'equa remunerazione dell'intera filiera. Un riferimento, colleghi, che ha lo scopo di salvaguardare il reddito dei piccoli e medi agricoltori e anche di contrastare le pratiche inaccettabili di sfruttamento e caporalato di lavoratrici e lavoratori agricoli. Quando la guerra si fa sui prezzi al massimo ribasso bisogna sempre pensare a chi sta pagando il nostro risparmio, non può essere fatto a spese delle più basilari tutele dei diritti del lavoro; perché di persone costrette a lavorare 14 ore al giorno per quattro euro all'ora, se e quando vengono pagate, non ne possiamo più vedere! Se lasciamo che si insinui il seme della ricattabilità nella nostra società ne germoglierà un'ingiustizia sociale che non riguarda solo quei lavoratori e quelle lavoratrici, ma ci riguarderà tutti come comunità.

Chiudo ricordando che in Commissione avete chiesto di riformulare questo emendamento, facendo passare soltanto la parte sull'equa remunerazione. Noi non abbiamo compreso questa vostra scelta e quindi lo ripresentiamo intero, sperando di avervi convinto a votarlo insieme a noi, ma anche qualora così non fosse mi auguro che l'atteggiamento sia conseguente e non capisco il parere negativo almeno su quello sull'equa remunerazione. Il mio invito quindi è a votare insieme a noi questo importante emendamento, perché altrimenti significa che avete cambiato idea e non sentite la necessità di supportare gli anelli più deboli della filiera agricola e dovrete risponderne davanti a loro.

Vi invito, quindi, ad accogliere questa nostra richiesta o a uscire da qui e spiegare agli agricoltori, così come ai lavoratori e alle lavoratrici agricole perché il Ministero non intende tutelarli ed essere loro alleato, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento. Articolo 8 e seguenti.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Questo emendamento, che ha testé presentato la collega Schlein, è stato oggetto delle valutazioni della Commissione bilancio con un parere contrario, in quanto suscettibile di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura.

Presidente, siccome siamo ai primi passi della legislatura, è utile anche capire quali siano gli spazi. Allora io rileggo, anche a favore dei colleghi, cosa proponeva l'emendamento 3.2: al comma 2, lettera a), numero 3), dopo le parole: “la produzione di cibo di qualità,” aggiungere le seguenti: “il rispetto della strategia Farm to Fork, l'equa remunerazione dell'intera filiera, la valorizzazione della catena del valore,”.

Come possa questo rientrare nella violazione delle norme di bilancio francamente non riusciamo a comprenderlo. Così come per l'emendamento 3.50, dove si diceva dopo di aggiungere dopo le parole “la produzione di cibo di qualità” aggiungere “l'equa remunerazione dell'intera filiera”, in un articolo, mi consentiranno i colleghi, e non voglio abusare della loro pazienza…

PRESIDENTE. Collega, lei interviene su un deliberato della Commissione bilancio; nell'autonomia della commissione la questione poteva essere sollevata. Se lei me la solleva in Aula cosa posso fare io?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Per il suo tramite vorrei informare il Presidente della Camera, ed è questa la ragione dell'articolo 8, perché è evidente che se la Commissione bilancio sceglie un metro di questo tipo entriamo in una dimensione assolutamente difficile da comprendere quando si presentano gli emendamenti.

Questo articolo, al comma 2, dice che “sono altresì attribuiti al Ministero le funzioni i compiti spettanti allo Stato in materia di: tutela della sovranità alimentare, garantendo la sicurezza delle scorte, dell'approvvigionamento alimentare, il sostegno della filiera agroalimentare e della pesca e dell'acquacoltura, il coordinamento delle politiche di gestione delle risorse ittiche marine, la produzione di cibo di qualità, la cura e la valorizzazione delle aree e degli ambienti rurali, la promozione delle produzioni agroalimentari nazionali sui mercati internazionali”.

Noi cosa possiamo fare? Evidentemente o togliere delle materie oppure aggiungerle, ma che ciò costituisca di per sé in automatico, secondo l'interpretazione della Commissione bilancio, il determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica francamente è difficile da comprendere.

Quindi è chiaro che per noi è difficile, lo abbiamo sempre fatto anche nelle scorse legislature, votare contro la Commissione bilancio, ma in questo caso lo faremo, perché se io le leggo l'emendamento 3.50 siamo esattamente allo stesso capo a), cioè aggiungere dopo le parole “la produzione di cibo” l'equa remunerazione dell'intera filiera. Cioè se io ho tra i compiti del Ministero anche quello dell'equa remunerazione dell'intera filiera automaticamente scatta un rilievo di nuovi o maggiori oneri, lei capisce che diventa veramente difficile comprendere quale sia il parametro usato dalla Commissione bilancio.

Lo dico per questo provvedimento, ma soprattutto in chiave futura; è ovvio che lei adesso non può fare nulla, ci mancherebbe, però la prego di informare per le vie brevi il Presidente della Camera, affinché si capisca e si comprenda questa scelta, che, se dovesse essere confermata, aumenta ulteriormente lo spazio di discrezionalità della Commissione bilancio, a questo punto non solo come massimo garante del rispetto della finanza pubblica, ma come un soggetto che fa interventi invece nel merito, cosa che non dovrebbe fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, io la ringrazio, riporterò la questione, tuttavia il parere della V Commissione è un parere motivato nelle premesse e nella sostanza. Capisco la questione e la rispetto, tuttavia va riportata, per quanto mi riguarda, poi il Presidente della Camera farà le sue valutazioni, tutte all'interno della V Commissione. La ringrazio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. C'è da dire che quando parliamo di Farm to Fork anche questo rientra nel Piano nazionale di riprese resilienza nella mission 2, quindi nella parte in cui si parla appunto di agricoltura sostenibile, ed è importante. Significa quindi andare verso la direzione giusta: è una delle azioni che bisogna portare avanti.

Anche quando parliamo di valorizzazione della catena di valore, significa alla fine evitare gli sprechi su tutta la catena: quella del cibo e dell'agricoltura, dove sappiamo che invece di sprechi ve ne sono tanti. Si parte con una serie di azioni già dall'inizio, dal momento in cui viene raccolto, viene stoccato; evitare poi gli sprechi di cibo, dopo che attraverso la trasformazione dei prodotti agroalimentari sono diventati cibo sulle nostre tavole. Riteniamo quindi che questo emendamento sia veramente importante, se vogliamo andare nella direzione che ci siamo preposti, ossia nella direzione in cui sta andando tutto il main stream a livello europeo, noi lo riteniamo veramente valido e opportuno. Ovviamente poi il discorso della remunerazione va insieme ad un discorso un po' più ampio, ad inserirsi anche chiaramente in quello che sta accadendo a livello di una inflazione a due cifre che, ovviamente deve rivedere le remunerazioni di tutti i comparti lavorativi, quindi anche della filiera agroalimentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pavanelli: rinuncia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Schlein, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'emendamento 3.52 Schlein.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Forattini. Ne ha facoltà.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io intervengo a sostegno degli emendamenti 3.52 e 3.50 a firma Schlein e altri per ribadire che, se vogliamo la sovranità alimentare e non il sovranismo, dobbiamo invertire i risultati ottenuti dalla nostra agricoltura in quest'ultimo anno, altrimenti rischiamo che tanti obiettivi rimangano solo sulla carta. Per cui chiediamo di inserire un riferimento all'equa remunerazione, come ha ben spiegato la collega, anche perché ricordo che quest'anno i cambiamenti climatici hanno portato ad una perdita del 10 per cento della produzione agricola nazionale.

Nell'emendamento 3.50, invece, chiediamo che venga inserita la strategia Farm to Fork, anche perché non può prescindere la nostra agricoltura dal piano decennale voluto dalla Comunità europea, una transizione verso la quale il sistema alimentare deve volgere, una transizione equa, sana e rispettosa dell'ambiente, una transizione irreversibile, ma che va sostenuta. Per questa ragione noi abbiamo proposto questi emendamenti, che, ovviamente, sosteniamo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.52 Schlein, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.50 Schlein, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'emendamento 3.51 Schlein.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Parlate di sovranità alimentare: la nostra agricoltura è la più ricca d'Europa, con un valore aggiunto pari a 31,3 miliardi di euro davanti a Francia e Spagna. Io vivo in una terra come la Sicilia, che vanta già 40 produzioni agroalimentari certificate, oltre 30 mila ettari di terra dedicate alla produzione biologica: perché questa produzione così intensa ed elevata non si fermi, l'attenzione deve essere prima di tutto dedicata ai nostri agricoltori - i quali risultano essere i più poveri in Europa - e all'ambiente. Inoltre è fondamentale continuare la collaborazione sinergica che c'è tra l'Europa per le soluzioni immediate, come anche per la questione della siccità, e un'uscita dignitosa dalla situazione post-pandemica, che ha lasciato questo settore devastato.

L'agroalimentare è un settore di importanza strategica soprattutto per via dello sviluppo e dell'occupazione che riesce a garantirci. Attraverso questa Strategia si assicura la qualità dell'intera filiera agroalimentare.

Il riconoscimento di questa primazia italiana e in ambito alimentare ci spetta, ma va assunto con i corretti negoziati in ambito europeo. Il motivo, quindi, è chiaro a tutti: la qualità dei nostri prodotti e il nostro know-how vanno esportati all'estero perché siano riconosciuti e riconoscibili; consentire ai consumatori di fare questo nel migliore dei modi e, prima di tutto, il principio europeo del mercato unico, se sfruttato e regolamentato nel migliore dei modi. Questo assunto non mette chiaramente in dubbio la necessità di combattere per l'assoluta trasparenza e riconoscibilità al consumatore dei nostri prodotti; battaglie che sicuramente devono vederci in prima fila in Europa, ma che vanno combattuta con i corretti negoziati in ambito europeo e con le conseguenti attuazioni del PNRR nella Missione 2 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Mi stupisce che questo emendamento non sia stato accolto. Il Farm to Fork è all'interno dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e all'interno del PNRR voluto fortemente in Europa dal nostro Presidente Giuseppe Conte e dico che è stato votato da una grandissima parte di questa maggioranza. Nell'ultima legislatura abbiamo votato il disegno di legge sul biologico e molti di voi lo avete votato con noi. Il MoVimento 5 Stelle aveva anche presentato dei disegni di legge sull'agricoltura di precisione che andavano nella direzione del risparmio delle risorse idriche per migliorare la qualità del suolo. Ma il Farm to Fork dovrebbe essere proprio nella strategia vostra, cioè quella che la maggioranza sta cercando di portare avanti, cioè la sovranità alimentare.

È veramente abbastanza stupefacente che questo tema non sia rientrato in questo decreto per quanto riguarda le linee guida del Ministero. Infatti il Farm to Fork aiuta la catena agroalimentare del nostro Paese e di tutta Europa e porta la riduzione dei pesticidi, migliora la coltivazione, migliora la qualità del suolo, migliora anche, come dicevo prima, il risparmio idrico che, come sapete, è una delle grandi emergenze non solo del nostro Paese, ma di tutta l'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.51 Schlein, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'emendamento 3.3 Provenzano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come ha preannunciato il collega Provenzano, noi abbiamo presentato una serie di emendamenti di questo tipo per i vari Ministeri. Cosa chiediamo con questi emendamenti, in questo caso cosa chiediamo per il Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste? Chiediamo al Governo di riconoscere la richiesta che facciamo di presentare una relazione sullo stato di attuazione delle procedure per la riorganizzazione dei Ministeri. Ma quello che più preme sottolineare, Presidente, è che noi vogliamo chiedere con questo emendamento anche di avere una relazione sullo stato di attuazione che la riorganizzazione dei Ministeri comporta per l'attuazione del PNRR. Perché, come avrà sentito ormai da diversi interventi del mio gruppo politico, noi siamo preoccupati.

Noi siamo oggettivamente preoccupati riguardo alle vostre intenzioni rispetto all'attuazione del PNRR, non solo per quello che leggiamo sugli articoli di stampa, prima si parla di rinegoziare il PNRR, poi si parla di modifiche del PNRR, ma anche rispetto a quello che state portando avanti in questo decreto sulla riattribuzione dei Ministeri, perché andate a toccare quelli che sono Ministeri sensibili anche nelle funzioni proprio per i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza sui quali, lo voglio ricordare, ci giochiamo lo sviluppo di questo Paese. E allora vogliamo ricordare con questo emendamento, Presidente, che per noi il PNRR non va né rivisto né negoziato. Il PNRR va attuato, va attuato nella sua interezza e quindi chiediamo attraverso questo emendamento, che ci auguriamo che il Governo possa riconsiderare, che venga fornita una relazione sull'impatto che la riorganizzazione che state mettendo in campo dei Ministeri ha sul Piano nazionale di ripresa e resilienza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'emendamento 4.2 Zaratti, sul quale c'è una riformulazione. Chiedo all'onorevole Zaratti se intende accoglierla o meno.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Vorrei che sia letta la riformulazione.

PRESIDENTE. Relatore, vogliamo agevolare l'onorevole Zaratti?

ALESSANDRO URZI', Relatore. Presidente, l'avevamo letta in precedenza, ma la rileggo con grande piacere. Al comma 2, lettera a), numero 2.3, dopo le parole: “approvvigionamenti di energia” inserire le seguenti: “e a promuovere l'impiego delle fonti rinnovabili”.

PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, accetta la riformulazione?

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Sì, Presidente, accetto la riformulazione, anche perché quello che era scritto all'origine sul decreto, e cioè tra le competenze del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica veniva scritto “individuazione e attuazione delle misure atte a garantire la sicurezza, la flessibilità e la continuità degli approvvigionamenti di energia”, sembrava definire unicamente un quadro di approvvigionamento di risorse dovute ad energie fossili, ed è per questo che noi abbiamo deciso di modificare e fare questo emendamento. Ovviamente, la riformulazione non rispecchia pienamente il nostro pensiero perché, dal nostro punto di vista, la sicurezza energetica in questo Paese può essere garantita unicamente dal fatto che si possa far fronte alle esigenze di energia utilizzando le uniche fonti di energie autoctone e cioè il sole e il vento. Ovviamente la riformulazione non tiene pienamente conto del nostro punto di vista, però apprezziamo da parte del relatore e del Governo il fatto che abbiano voluto aggiungere anche le energie rinnovabili in questo quadro di competenze del Ministero dell'Ambiente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Zaratti, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Passiamo agli identici emendamenti 4.50 Bonafe', 4.53 Magi e 4.54 Ilaria Fontana. Non vedo richieste di intervento. No, Ilaria Fontana in rigor mortis. Prego.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Noi chiediamo di sopprimere i commi 3-bis e 3-ter proprio in merito all'incremento di 30 unità nel Ministero dell'Ambiente. Per essere chiari, il MoVimento 5 Stelle non è contro l'efficienza, tant'è vero che voglio ricordare a quest'Aula e prima di tutto a me stessa che il primo concorso del Ministero dell'Ambiente - il Ministero dell'ambiente, ricordo, è nato nel 1986 - lo fece Sergio Costa, l'allora Ministro. Quindi è ovvio che noi non siamo contro l'efficienza e contro il merito. Poi ricordo ancora che nel “decreto Recovery” all'articolo 34, abbiamo garantito ulteriori assunzioni proprio per aiutare la struttura del Ministero dell'Ambiente. Quindi, certamente il MoVimento 5 Stelle sarà sempre per l'efficienza e per il merito; ovviamente, senza alcun dubbio però, non saremo mai complici di creare un nuovo poltronificio. Per questo il nostro voto sarà convintamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche noi abbiamo chiesto di sopprimere questi commi perché abbiamo avuto un ampio dibattito anche questa mattina sul Ministero della Transizione ecologica e sulla volontà di questa maggioranza e di questo Governo di depotenziare quello che a nostro parere invece è un Ministero importante. Qui apparentemente il comma che chiediamo di sopprimere sembrerebbe andare in direzione contraria, però ci chiediamo perché andare ad aumentare il contingente di personale di diretta collaborazione del Ministro, parliamo di 30 unità per l'importo di 975 mila euro l'anno, anziché andare ad aumentare il personale in generale, e non quello di diretta collaborazione del Ministro. Ce la spieghiamo questa volontà da parte del Governo, penso che è da tutta questa mattina che stiamo andando a fondo delle motivazioni che hanno portato la maggioranza a depotenziare questo Ministero, però questa volontà del Governo ci sembra eccessiva e non va nella direzione di favorire invece la transizione ecologica con strutture efficienti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Abbiamo grande rispetto per il lavoro che i Ministri, non soltanto i Ministeri, devono affrontare, e le complessità che sono in campo effettivamente necessitano di professionalità, di competenze, di persone in grado di coadiuvare in un momento così importante della storia del nostro Paese, soprattutto quando si tratta di questioni legate alla transizione ecologica, perché poi la possiamo chiamare come ci pare, ma di questo si tratta all'interno delle competenze del Ministero. Le motivazioni che sono state addotte sulla necessità di aumentare di queste 30 unità le dotazioni sono senz'altro nobili.

Si dice che è necessario potenziare il personale destinato a lavorare per la sicurezza energetica e, cosa ancora più importante dal mio punto di vista, ma altrettanto importante dal mio punto di vista, per la promozione di energie provenienti da fonti rinnovabili. Questo è un punto importante perché la cosa che vogliamo sottolineare è che, se è necessario impinguare le risorse umane e professionali su questi settori, nulla osta. Quello che non comprendiamo davvero è perché non si potenziano le strutture del Ministero che già si occupano di PNRR, di energie rinnovabili, di sicurezza energetica e, invece, si va a implementare il personale di diretta collaborazione con il Ministro. Ora, a mio parere, il Ministro Pichetto Fratin non ha bisogno di altre 30 persone negli uffici di diretta collaborazione; forse il Ministero ha bisogno di tante professionalità. E allora sottrarre eventualmente queste risorse dal Ministero e dal personale tecnico addetto alle singole funzioni del Ministero è un errore.

Se ci sono risorse aggiuntive, vanno allocate lì, negli uffici, tra coloro che effettivamente, giorno per giorno, devono fare quel lavoro. Credo che di personale a sua disposizione il Ministro Pichetto Fratin, per quello che deve fare, ne abbia già in abbondanza e sicuramente non ne ha bisogno di ulteriore. Per questo, pensiamo che questa norma, così formulata, sia un po' uno scivolone che, secondo me, può essere corretto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.50 Bonafe', 4.53 Magi e 4.54 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.52 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.53 Alfonso Colucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. L'emendamento aggiunge, nel capitolo delle attribuzioni del Ministero dell'Istruzione e del merito, un ulteriore obiettivo: la rimozione delle disuguaglianze e delle disparità di condizioni.

Non capisco come mai questo Governo e questa maggioranza non vogliano accogliere questa nostra proposta. Eppure, in Italia esiste un'enorme disparità tra territori sulla qualità delle strutture scolastiche, sull'accesso alle tecnologie, sulla qualità del contesto educativo, sulle opportunità: basti pensare che solo il 36 per cento degli studenti nel nostro Paese accede al tempo pieno, per non parlare di palestre idonee e mense scolastiche.

La spesa pro capite per bambini sotto i tre anni in Calabria è di 149 euro, in Trentino di 2.482 euro. La dispersione scolastica in Campania è del 19,8 per cento; dove, invece, c'è il tempo pieno, la mensa o la palestra, la dispersione si riduce notevolmente. In Sicilia, Campania, Calabria e Puglia i giovani tra i 15 e i 29 anni, che sono NEET, sono tre ogni due giovani occupati. Diventa, dunque, vuoto parlare di merito se prima non garantiamo a tutti le stesse condizioni di partenza, se prima non lavoriamo e lottiamo, affinché l'articolo 3 della Costituzione, che viene prima dell'articolo 34 sul merito (e questo non a caso), abbia piena attuazione.

Cosa significa merito in una società dove le diseguaglianze sono sotto gli occhi di tutti, dove, in Calabria, l'aspettativa di vita di un bambino di vivere in salute è di 55 anni, contro i 66 del Veneto, dove chi nasce in una famiglia di origine straniera deve aspettare, in media, trent'anni per accedere alla cittadinanza e a tutto ciò che ne consegue, come, ad esempio, i concorsi pubblici, in una società in cui appare non politicamente corretto parlare di misoginia, omofobia, transfobia e discriminazioni varie? Dare la colpa a chi non ce la fa, non è la soluzione; certamente, è la soluzione contro la quale ci battiamo e continueremo a batterci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo nuovamente per associarmi alle parole della collega Orrico e per sostenere il voto favorevole su questo emendamento, proprio perché, come ricordavamo poco fa, la rimozione delle diseguaglianze e delle disparità di condizioni non può trascurarsi quando si parla di Ministero dell'Istruzione.

Citavamo prima i dati dei rapporti relativi alla dispersione scolastica e alla povertà educativa. Questa è un'emergenza su cui, anche attraverso le risorse del PNRR, si è cercato di intervenire e che si è cercato di superare. Pensiamo però che gli interventi su cui il Ministero deve concentrarsi in questo momento vadano contro questo, più ancora che sul merito, perché, come ricordava anche lo stesso Don Milani, non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra diversi. A quella diversità non possiamo non richiamarci e, in questo senso, anticipiamo che sarà l'obiettivo su cui interverremo con i nostri emendamenti in sede di approvazione della legge di bilancio, proprio perché il nostro obiettivo, prima ancora che il merito, è di costruire una scuola inclusiva che, ovviamente, si preoccupi di chi è più bravo, ma soprattutto di chi rischia di rimanere indietro; questo è il tema, dal momento che l'istruzione è un diritto fondamentale per questo Paese di cui non possiamo non farci carico (applausi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.53. Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 6.50 Bonafe', 6.51 Piccolotti e 6.54 Orrico.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, chiediamo di sopprimere la norma con la quale il Governo preferisce aumentare le risorse per lo staff del Ministro dell'Istruzione e del merito, al posto di incrementare gli investimenti sulla scuola: 800 mila euro per il 2022 e 1,28 milioni di euro dal 2023; al contrario, il nuovo contratto collettivo nazionale dei docenti prevede un aumento di appena 100 euro lorde a regime o piuttosto abbiamo un taglio con l'accorpamento degli istituti scolastici, che eliminerà circa 700 scuole, a discapito, ovviamente, dei territori più marginali e più piccoli.

Ecco la politica del merito di questo Governo: dare ai ricchi, tagliando alle categorie che dovrebbero essere considerate una risorsa per questo Paese, come lo sono gli insegnanti. Siamo, dunque, lontani anni luce dal tanto declamato merito su cui ho ascoltato variegati interventi in quest'Aula e, piuttosto, siamo pericolosamente vicini al ritorno della politica che pensa agli staff, alle consulenze e ai privilegi; e, intanto, zero risorse per intervenire sul fronte del precariato, del reclutamento e dei concorsi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo è il primo atto di questo Governo, il primo decreto che presenta: è un atto importante perché definisce l'impostazione che il Governo intende dare alla propria azione politica.

Colleghi, è bene sapere che questo emendamento ci dice che cosa pensa veramente il Governo sulla scuola, sull'istruzione; vuole promuovere il merito e quindi aumenta le risorse alle strutture, sicuramente meritevoli, di diretta collaborazione del Ministero, andando a reperire risorse dal Fondo della buona scuola per l'offerta formativa. Provo a essere più esplicita: dopo aver tagliato i fondi sulla scuola in sede di manovra, senza essere intervenuti sulle risorse per gli insegnanti e gli operatori della scuola, si prevedono risorse per lo staff del Ministro, praticamente andando a reperirle dai fondi per la didattica. Anche noi ci chiediamo se sia questo il merito, se si intenda promuovere in questo modo il merito e peraltro stiamo parlando di risorse importanti: 800 mila euro per il 2022 e più di un milione a decorrere dal 2023. Ecco perché abbiamo presentato un emendamento soppressivo e ci auguriamo che il Governo, nello spirito di premiare il merito, come abbiamo più volte sentito dire in quest'Aula, riconsideri questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Poiché nutro profondo rispetto nei confronti dei colleghi e di quest'Aula parlamentare, il mio intervento è volto a ristabilire la verità. Per suo tramite ricordo ai colleghi che l'emendamento, approvato nel corso dell'iter di conversione del cosiddetto decreto-legge Ministeri, conferisce, sì, 480 mila euro al capitolo destinato al funzionamento della diretta collaborazione del Ministero dell'Istruzione e del merito. A differenza però di quanto dichiarato in tutte queste settimane e anche quest'oggi, detto incremento, Presidente, non riguarda lo staff di consiglieri o esperti del Ministro, bensì docenti e funzionari che sono in comando presso il Ministero dell'istruzione, con riferimento ai quali questa maggioranza prende atto del prezioso compito e del lavoro svolto.

Vi informo che il Ministero dell'Istruzione ha circa 30 unità in meno rispetto a tutti gli altri Ministeri. L'incremento previsto dall'emendamento in oggetto non è in grado di allineare comunque la dotazione finanziaria rispetto alla media degli altri dicasteri; a conferma di ciò, si fa presente che, a fronte di una dotazione teorica, anche con riferimento agli uffici di diretta collaborazione del Ministero alle prese con il PNRR, alle prese anche con un problema legato all'accorpamento dei due Ministeri, Ministero dell'Istruzione e Ministero dell'Università, non è assolutamente vero che sono stati tolti i soldi; i soldi, ve lo ricordo ancora una volta per suo tramite, Presidente, sono stati dati in più e i 100 euro lordi, Presidente, e per suo tramite lo ricordo alla collega Orrico, per gli insegnanti sono abbastanza, visto che, per otto lunghi anni, non hanno avuto il rinnovo del contratto e oggi lo avranno, lo ricordo ancora una volta, con 2.000 euro di arretrato. Magari per noi parlamentari sarà poco, visto lo stipendio privilegiato di cui possiamo godere, ma per un insegnante della scuola italiana, mi creda, sono tante.

Volevo anche dire, Presidente, e mi avvio alla conclusione, che grazie a questo Fondo è stata fornita la copertura a diverse disposizioni normative, alcune delle quali oggettivamente incoerenti rispetto alla originaria finalità.

Tra queste, vorrei ricordare a tutti i colleghi, in particolare, l'articolo 12, comma 8-bis, del decreto-legge n. 91 del 2017, con il quale, a differenza nostra, non si premiavano i dipendenti del Ministero, quelli che sono in comando, quelli che lo erano sia con il Ministro Bianchi sia con il Ministro Azzolina, ma, ai tempi del Ministro Fedeli, del PD, furono erogati, non 480 mila euro da questo fondo, ma ben 4 milioni di euro per l'Accademia di Santa Cecilia, fondazione con personalità giuridica di diritto privato, sottoposta all'alta vigilanza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Quindi, capirete, è molto poco attinente al tema della scuola, per cui, per favore, per suo tramite, Presidente, con la massima umiltà, che vi sia opposizione: confrontiamoci su temi sacrosanti, come la stabilizzazione dei precari, su quello che volete voi, ma andare a fare le pulci ai funzionari del Ministero dell'Istruzione, lavoratori che lavorano davvero giorno e notte, mi sembra davvero ingeneroso e per loro rispetto voteremo questo emendamento. Studiatevi meglio le carte la prossima volta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Davvero voglio rassicurare sul fatto che le carte ce le siamo studiate e ce le studiamo assai bene. Qui stiamo votando lo spostamento di 480 mila euro dall'attività propria del Ministero dell'Istruzione alla dotazione del personale degli uffici di diretta collaborazione del Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Colleghe e colleghi deputati, davvero questo è il concetto di merito che questo Governo vuole affermare? E' il merito del personale adibito alla diretta collaborazione del Ministro o il merito degli studenti, soprattutto coloro che godono di minori mezzi e che hanno maggiormente bisogno di avvalersi dei mezzi della scuola? La scuola ha bisogno di mezzi proprio per perequare quelle diseguaglianze di base, di cui abbiamo parlato nell'interpretazione orientata dell'articolo 34 con l'articolo 2 della Costituzione. Studiate voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, essendo parlamentare romano, eletto a Roma, in linea di principio, ogni volta che aumenta il personale dei ministeri tendo a non essere proprio ostile, però, in questo caso, bisogna comprendere di cosa stiamo parlando. Stiamo parlando dell'aumento dello staff di diretta collaborazione del Ministro, della struttura politica, non stiamo parlando di lavoratori che si dedicheranno ai progetti del PNRR.

Come il collega sa, quando ha avuto responsabilità di Governo, e noi abbiamo votato anche la fiducia al Governo di cui faceva parte (quindi abbiamo fatto un po' di tutto), nel PNRR sono previste risorse per l'assunzione di personale dipendente a tempo determinato per seguire progetti del PNRR; questo vale sia per le amministrazioni centrali che per quelle locali che in questi anni hanno fatto i bandi e stanno procedendo all'assunzione di competenze per svolgere il PNRR. La diretta collaborazione è un'attività di supporto agli organi politici legittima, importante, di sicura rilevanza, ma non c'entra nulla con le argomentazioni che il collega ha portato (Applausi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.50 Bonafe', 6.51 Piccolotti e 6.54 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.6 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'emendamento 6-bis.50 Magi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo anche per sottoscrivere l'emendamento del collega Magi. Questa è una questione, come dire, abbastanza delicata, perché fino ad ora abbiamo discusso significativamente, anche con l'ultimo emendamento, sull'aumento delle dotazioni organiche degli uffici di diretta collaborazione, questione che, comunque, aveva un senso; c'è più di qualcuno che dice che spesso capita che i Governi che si insediano facciano provvedimenti di questo genere. In questo caso si tratta dell'incremento di una sola unità al Ministero della sanità. Ora, fare un provvedimento di legge per una sola persona è sempre poco opportuno, una volta si parlava di leggi ad personam, non credo che questo sia il caso, naturalmente - perché altrimenti, come si diceva una volta, la storia prima è tragedia e, poi, diventa farsa - però, effettivamente bisogna avere un minimo di attenzione, anche perché in questo provvedimento, al di là della poca opportunità, c'è un problema, secondo me, di mancanza di rispetto della norma finanziaria.

Ora, alla fine, si prevede l'invarianza finanziaria per tutto il provvedimento, sennonché, in base all'articolo 81 della Costituzione, il Governo e il relatore hanno presentato un emendamento che riguarda, appunto, la copertura finanziaria per quegli articoli nei quali alla fine c'è stato un aumento di spesa, ma non per questo punto. Perché? Perché nella dizione dell'articolo sembrerebbe che non ci sia invarianza di spesa poiché si dice: aumentiamo un posto di direttore generale e, contemporaneamente, riduciamo quattro posizioni di dirigente sanitario, complessivamente equivalenti. Quali sono i costi? Complessivamente, la nuova riorganizzazione degli uffici va a costare 446 mila euro in più. Ora, francamente, lo dico anche al relatore che so essere attento a queste cose, mi pare che un direttore generale probabilmente costi un po' di meno di 446 mila euro lordi, credo; ma la questione che ci dà più di qualche sospetto è capire questi quattro dirigenti sanitari che fine fanno. Perché le cose sono due, lo dico anche al Governo: o questi quattro dirigenti non sono mai stati assunti e si tratta di una mera possibilità del Ministero e, quindi, il Ministero assume il direttore generale, ma non accede più ai quattro dirigenti sanitari non ancora assunti, in qual caso c'è varianza di finanza, oppure questi quattro dirigenti sono già assunti al Ministero della Sanità e, allora, teoricamente, dovrebbero essere licenziati per fare posto al nuovo direttore generale. In entrambi i casi c'è qualcosa che non funziona, oppure, la norma è scritta male, e lo dico anche al presidente della Commissione bilancio, perché ha fatto dei provvedimenti relativi a questo provvedimento, ma di questo aspetto evidentemente non si è parlato.

Quindi, io penso che ci debba essere un ripensamento e chiedo al Governo e al relatore di accantonarlo per verificarne le coperture finanziarie e poi, eventualmente, riconsiderarlo, ma così francamente non mi pare proprio che vada bene.

PRESIDENTE. Chiedo al relatore se abbia intenzione di aderire alla richiesta. No.

Allora, onorevole Zaratti, insiste per la votazione della richiesta di accantonamento?

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Sì.

PRESIDENTE. Bene, allora, un intervento a favore e uno contro. Chi vuole parlare a favore della richiesta dell'onorevole Zaratti? Nessuno? Onorevole Colucci, vuole intervenire lei a favore? No. Qualcuno vuole intervenire contro? No. Abbiamo tutti le idee chiare.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, allora, la richiesta di accantonamento, senza registrazione di nomi… Adesso vuole intervenire? Una cosa alla volta: poniamo in votazione l'accantonamento e, poi, l'onorevole Colucci, come è previsto, parlerà.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 6-bis.50 Magi, avanzata dall'onorevole Zaratti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 40 voti di differenza.

Andiamo, quindi, avanti con la discussione dell'emendamento 6-bis.50 Magi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. La norma che stiamo discutendo rientra in una congerie di norme che sono funzionali ad aumentare i contingenti del personale alla diretta dipendenza dei singoli Ministri, ma questa in particolare appare di grande gravità per noi, perché determina, a fronte della creazione di un posto di dirigente alla diretta dipendenza del Ministro, la soppressione di quattro posti di dirigente sanitario. Veramente, viene da chiedersi se questo è il concetto di sanità che voi avete, una sanità che si sguarnisce sui territori, come se l'esperienza del COVID che abbiamo vissuto e che non abbiamo ancora superato non avesse dimostrato piuttosto la necessità di rafforzare il sistema sanitario. Invece, questo Governo, con questa norma, va a diminuire il presidio sui territori, abolendo quattro posizioni di dirigente sanitario. Davvero, noi non possiamo votare questo norma ed esprimiamo la nostra più netta disapprovazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Io ringrazio i colleghi che mi hanno preceduto, semplificandomi il compito, però, vorrei attirare l'attenzione dell'Aula e anche l'attenzione del Governo sul fatto che una norma di questo tipo è davvero imbarazzante, perché si interviene con dei provvedimenti normativi ad personam – come li ha definiti il collega Zaratti -; effettivamente, è così, mai come in questo caso si tratta di una posizione, cioè si va a modificare la dotazione organica della dirigenza di un Ministero di una posizione. Io sono disposto a ritirare questo emendamento se il Governo ci spiega qual è la motivazione che è alla base di questa norma. Colleghi, praticamente c'è scritto il nome, mi suggerisce qualcuno, effettivamente, è così, ma al di là del nome, potremmo persino essere d'accordo su questa modifica alla dotazione organica del Ministero, ma è inaccettabile che, primo, un Parlamento si debba occupare di una norma che ha queste caratteristiche, secondo, che non arrivi nessun tipo di delucidazione da parte dell'Esecutivo.

PRESIDENTE. Onorevole Magi, la sua richiesta è stata udita dai rappresentanti del Governo, ma li vedo silenti e, quindi, ritengo che non vogliano intervenire. Se qualcun altro vuole intervenire, se no andiamo in votazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Presidente, come ha detto prima l'estensore dell'emendamento, qui, praticamente manca solo il nome. Ora, a questo punto io mi chiedo se il Governo ha pensato che questo povero dirigente che verrà assunto si prenderà gli strali di un po' tutti, perché praticamente si è fatto fare questo provvedimento ad personam, che è una cosa assurda, per cui credo che anche solo per questo dovrebbe essere ritirato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6-bis.50 Magi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo all'emendamento 7.1 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Avrete capito che abbiamo un assillo e che ci poniamo il problema dell'attuazione del PNRR possibilmente nei tempi previsti; penso che questo dovrebbe essere un assillo anche della maggioranza.

E, allora, Presidente, noi non capiamo la ratio di avere inserito in questo articolo, che è l'articolo sulle disposizioni per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la possibilità di assunzione di dirigenti anche in deroga fino al 31 dicembre 2026 per l'attuazione del PNRR, quando sappiamo tutti che entro la fine del 2026 il PNRR deve essere semplicemente attuato. E allora, ripeto, non capiamo la ratio, il perché ci sia questo slittamento dei termini, e la nostra preoccupazione aumenta perché qui sembra che ogni tassello che state mettendo sia per precostituire un alibi per non attuare il PNRR entro le previsioni previste dall'Europa.

PRESIDENTE. Altri colleghi intendono intervenire? No. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori perché pochi minuti fa sono uscite agenzie con dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Fazzolari, a nostro giudizio particolarmente gravi, che necessitano di un pronto chiarimento del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, sentiamo la questione e poi decidiamo.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Si chiama Parlamento…

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, vada avanti, la prego. Colleghi…

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Il sottosegretario Fazzolari ha sostanzialmente sostenuto che il parere, l'opinione espressa in audizione dalla Banca d'Italia, in particolare di critica sul tetto dei contanti, sia dovuta al fatto che Banca d'Italia è partecipata - queste sono le sue parole - da parte di istituti bancari privati, che quindi avrebbero tutta l'evidenza (Applausi polemici di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Prima di applaudire, inviterei i colleghi a leggersi lo statuto di Banca d'Italia, che all'articolo 1…

PRESIDENTE. Colleghi!

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). …che all'articolo 1 dice che Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e i soggetti privati detengono quote di Bankitalia e in nessun modo intervengono. Voi state mettendo in discussione l'imparzialità e l'indipendenza della Banca d'Italia. Questo è francamente inaccettabile e per queste ragioni chiediamo che il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenga e smentisca le affermazioni gravi e inaccettabili del sottosegretario alla Presidenza, Fazzolari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento ha udito la sua richiesta e ci farà sapere qual è l'intendimento del Presidente del Consiglio. Noi nel frattempo andiamo avanti.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà. Immagino sull'ordine dei lavori, collega?

MARCO OSNATO (FDI). Sì, Presidente facevo un cenno con la testa. Io credo che sia sempre positivo, se il Presidente del Consiglio riterrà di venire in Aula, ma credo che in questa occasione non ce ne sia un grandissimo bisogno.

Il collega Fornaro ricorderà, infatti, che in quest'Aula, nella scorsa legislatura, c'è stato un progetto di legge, una proposta di legge, sulla attribuzione a soggetti pubblici della Banca d'Italia, che aveva a prima firma l'onorevole Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi penso che non abbia un'opinione molto diversa da quella del sottosegretario Fazzolari. Peraltro, non è che quello che dice il sottosegretario Fazzolari sia così campato in aria. Non ripeto tutto quello che avevamo già esposto in quell'occasione, Presidente, ma che la privatizzazione sostanziale di Banca d'Italia nasca dalla privatizzazione di banche che erano banche statali, senza una vera decisione di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) sul fatto che Banca d'Italia dovesse sostanzialmente essere detenuta da soggetti privati, che poi è vero che hanno un direttorio, un governatore e un tutta una serie di cose, ma proprio il fatto che debba avere tutte queste sovrastrutture per evidenziare una sua pubblicità sta a significare che c'è un problema, se no non avrebbe avuto bisogno di tutta una serie di strutture che evidenziavano la necessità di avere una guida pubblica. Per cui…

PRESIDENTE. Onorevole Osnato, mi dice qual è la sua richiesta sull'ordine dei lavori?

MARCO OSNATO (FDI). Sì, concludo dicendo che sicuramente la mia proposta è che la Commissione finanze, che è competente per questo, come già annunciato, da gennaio in poi riaprirà un dibattito sul tema della Banca d'Italia, di tutto il sistema del credito, non ci sarà sicuramente nessun timore ad affrontare anche posizioni che, capisco che appaiano scomode, ma che, evidentemente, non sono né una novità, né un vulnus per la democrazia italiana, cosa che, invece, credo si possa rivolgere ad altri ambienti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Su questa vicenda abbiamo sentito l'onorevole Fornaro, che parla ovviamente anche a nome del suo gruppo, ha risposto l'onorevole Osnato dall'altra parte. Colleghi, io eviterei di aprire un dibattito su questo. Se c'è un intervento di altri gruppi, dopodiché c'è un timeout. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Che intervento è? Sull'ordine dei lavori o per un richiamo al Regolamento?

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). È un intervento per richiamo al Regolamento, Presidente, articolo 8, che riguarda le sue competenze.

PRESIDENTE. Prego.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Io la rispetto molto, però non è come lei ha detto, perché l'onorevole Fornaro ha fatto un intervento sull'ordine dei lavori e ha fatto una richiesta precisa. Non esiste nel Regolamento della Camera e dei nostri lavori che, se un deputato dell'opposizione fa una richiesta sull'ordine lavori, gli risponda un altro deputato. Non si è mai visto, non esiste…

PRESIDENTE. Onorevole, era sull'economicità dell'ordine dei lavori…

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). …se mi consente, però, mi faccia finire, perché ho il mio tempo. Le vorrei anche dire che il collega può fare una richiesta sull'ordine dei lavori, ma quello non era un intervento sull'ordine lavori, perché ha replicato a un altro intervento, sennò, se vuole, visto che siete in maggioranza, Presidente, facciamo così su ogni cosa. Se lei pensa che sia normale che io intervengo sul Regolamento, sull'ordine dei lavori, propongo la richiesta che venga il Presidente del Consiglio e mi risponde un deputato dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe), possiamo andare avanti così, se vuole, per i prossimi giorni, cinque volte al giorno, come vuole lei, eh!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, il collega Fornaro non ha chiesto un'informativa ma una puntualizzazione del Presidente del Consiglio (Commenti del deputato Giachetti)… Mi ascolta, onorevole? Io le rispondo su quello a cui lei mi ha chiamato. Il collega Osnato ha chiesto che la Commissione finanze, quindi sull'ordine dei lavori… che c'entra, abbia pazienza, però, lo lasci alla determinazione della Presidenza. A questo punto, ripeto, se ci sono interventi sull'ordine dei lavori, andiamo avanti, se no passiamo all'emendamento 7.2.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà… Aspetti un attimo… Onorevole Mancini, lei chiede di parlare per un richiamo al Regolamento? Allora ha la precedenza, prego. Però, che non sia sulla stessa questione.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Intervengo per un richiamo al Regolamento sull'articolo 8 e seguenti. Rispetto l'anzianità d'Aula del collega Giachetti, però vorrei segnalare che avevo chiesto di intervenire per un richiamo al Regolamento e non mi è stato consentito, altrimenti avrei…

PRESIDENTE. Collega, lei ha alzato la mano, abbia pazienza, però…

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). No, mi è stato detto…

PRESIDENTE. Il collega Fornaro, anzi, è intervenuto per il gruppo, però, ripeto, se lei mi avesse richiamato sul Regolamento, io l'avrei fatta parlare prima. Ma non aveva chiesto di intervenire sul Regolamento. Prego.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Il collega Osnato ha introdotto nel dibattito dell'Aula un contenuto, da presidente della Commissione finanze, annunciando - cosa che, nelle dichiarazioni programmatiche del Governo, non era avvenuta - che è intenzione della Commissione finanze della Camera aprire una discussione sul rapporto su Banca d'Italia, cosa che la Presidente del Consiglio in quest'Aula non ha detto. Allora, dato che è un fatto politico nuovo, noi prendiamo atto del fatto politico nuovo posto dal collega Osnato, che ha ritenuto di informare l'Aula. In questi casi, però, bisogna prevedere, come prevede il nostro Regolamento, che si apra una discussione parlamentare. Non è che il presidente della Commissione ci può dire che è cambiato il programma della maggioranza su un punto fondamentale e noi, qua, facciamo i passanti! Poi la nostra capogruppo porrà la questione nelle sedi opportune, ma noi preannunciamo che su questo c'è bisogno di un dibattito parlamentare. Se viene il Governo, meglio, altrimenti lo faremo con gli strumenti dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Mancini, comunque… Onorevole Osnato, non ne usciamo più: se lei deve intervenire sul Regolamento, lo faccia; altrimenti la questione la riteniamo chiusa ed è stata valutata dalla Presidenza nella maniera in cui vi ho detto. Abbia pazienza, onorevole Osnato, un attimo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Su che cosa?

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Ancora sull'ordine dei lavori, signor Presidente, riprendendo il punto sollevato dall'onorevole Fornaro.

Io penso che le parole del sottosegretario Fazzolari siano state particolarmente gravi, non perché si sia messo a disquisire sulla necessità di modificare la struttura giuridica e il capitale della Banca d'Italia, ma perché ha messo in relazione la posizione della Banca d'Italia, in questo Parlamento, sul contante, al fatto che sia un'istituzione governata da banche private.

Ritengo che questo sia un gravissimo attacco all'autonomia e all'indipendenza della Banca d'Italia e al riguardo appoggio la richiesta del collega Fornaro, specificando che il Governo venga in Aula a chiarire la posizione dello stesso su Banca d'Italia: se è quella del sottosegretario Fazzolari contro l'autonomia, in nome del fatto che nel capitale, come è notorio, vi siano le banche private, oppure se questo Governo intende continuare a rispettare sic stantibus rebus l'autonomia e l'indipendenza della Banca d'Italia. Poi farete le proposte per cambiare lo Statuto e il capitale.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Della Vedova. Quindi, lei formalizza una richiesta di informativa che il rappresentante del Governo ha udito. Per quanto mi riguarda trasmetterò la stessa richiesta al Presidente della Camera per verificare la disponibilità della Presidenza del Consiglio a riferire in Aula secondo quanto da lei richiesto; dopodiché anche nell'ambito della Conferenza dei presidenti di gruppo avremo modo di approfondire la questione.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 547-A​)

PRESIDENTE. Colleghi, se a questo punto siamo tornati nell'alveo del provvedimento che stiamo discutendo riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 547-A.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.2. Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.2 Zaratti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'emendamento 9.01 Giachetti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Presidente, faccio una dichiarazione su questa proposta emendativa, ma anche sul 9.02 e in qualche modo anche sul 13.01, in maniera che se poi altri colleghi del gruppo vogliono intervenire su questi argomenti hanno il tempo disponibile e non un minuto a titolo personale.

Perché li metto insieme, signor Presidente, Governo, colleghi? Perché, in realtà, questi tre articoli aggiuntivi hanno tutti una loro filosofia: cercare di costruire una cabina di regia che consenta su alcune questioni particolari di sorpassare, di bypassare tutta una serie di problematicità che hanno reso spesso e volentieri molto complessa l'attuazione di politiche, soprattutto di prevenzione, perché c'era sovrapposizione di responsabilità, e per mille ragioni, che adesso è inutile ricordare, presenti ogni volta che dobbiamo affrontare la questione.

Cosa chiede questo articolo aggiuntivo signor Presidente? Chiede di ripristinare quella struttura di missione che il Governo Renzi aveva messo in piedi nella XVII legislatura, nella quale investì 9,8 miliardi di euro nell'ambito del piano finanziario 2013-2015, e che aveva proprio come ragione fondamentale, forse per la prima volta, di puntare più sulla prevenzione che non sull'intervento, quando poi le tragedie, come è successo per esempio ad Ischia, si consumano, perché sappiamo perfettamente - e questo è noto - che è molto meno costoso fare prevenzione piuttosto che poi dover riparare a tutti i danni che gli eventi determinano.

Signor Presidente, d'altra parte, perché dico li metto tutti e tre insieme? Perché anche l'altra struttura di missione, che avevamo immaginato per un tema non meno importante, come quello dell'edilizia scolastica, aveva esattamente la stessa funzione e lo stesso spirito: creare una cabina di regia coordinata che potesse intervenire con la forza e con la capacità organizzativa che ha la Presidenza del Consiglio. Ragione per la quale abbiamo presentato il terzo articolo aggiuntivo, il 13.01 se non erro, il quale chiede che il Governo non compia l'errore che invece ha compiuto - ha la possibilità di tornarci - di togliere la Protezione Civile dalla Presidenza del Consiglio, per problemi interni alla maggioranza, perché al Ministro Musumeci non gli hanno dato non so se i porti, le galline o non so che cosa…! Ovviamente è ironia, Presidente, vorrei che lei non mi censurasse come ha fatto con l'ammissibilità, perché l'ironia penso che a voce ancora ci rimanga, visto che poi lei, Presidente, su questo è un maestro, quindi figuriamoci!

Ecco, vorrei dire che togliere la Protezione civile alla Presidenza del Consiglio, una delle poche cose che funzionano in questo Paese, ce lo riconosce tutto il mondo, e metterla sotto un Ministero, toglie la forza che ha la Presidenza del Consiglio dal punto di vista del coordinamento. Si tratta di un errore e non vorrei che questo errore lo dovessimo verificare come è accaduto ad Ischia. Vi è il combinato disposto della abolizione della struttura di missione da parte del Governo Conte 1; accade, signor Presidente, che il Meloni 1 vota insieme al Conte 1 esattamente per lo stesso motivo, cioè il Conte 1 ha abolito l'unità di missione, e purtroppo nel combinato disposto col condono edilizio abbiamo visto che cosa questo procura, e il Governo Meloni 1, invece di utilizzare questi emendamenti per reintrodurla, si unisce al Conte 1 per bocciarla.

Vorrei, e chiudo Presidente, dirle anche che trovo abbastanza bislacca la decisione della Commissione bilancio, perché la fine di questo emendamento recita: agli adempimenti derivanti dall'attuazione delle disposizioni di cui al comma 1 e 2 del presente articolo si provvede, nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie, nella disponibilità della Presidenza del Consiglio dei ministri a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. In italiano questo significa, signor Presidente, che si usa esclusivamente ciò che è già nella disponibilità della Presidenza del Consiglio e degli altri Ministeri; è una forma di coordinamento, non ha spese aggiuntive e non si sa perché la Commissione bilancio dia un parere contrario.

Chiudo - non vedo il collega Foti e mi dispiace - con una sola precisazione, perché ritorniamo un attimo al condono che fa parte del tema del dissesto idrogeologico, perché il collega Foti ci ha spiegato che loro erano contro il condono edilizio; tuttavia, siccome il condono edilizio stava dentro il “decreto Genova” loro hanno votato a favore di tale decreto. Io non ho detto che il collega Foti era a favore del condono edilizio, ma ho detto che, sapendo che lì c'era il condono, ha votato a favore; a differenza di altri, per esempio noi che non abbiamo pensato che la questione Genova potesse legittimare una cosa del genere. Diversamente - e non penso che il PNRR sia una cosa meno importante, ma penso che per questo Paese abbia una sua rilevanza -, in quell'occasione i colleghi di Fratelli d'Italia non è che abbiano votato a favore del PNRR anche se c'era qualcosa che non gli andava bene; si sono astenuti sul PNRR. Quindi, la decisione di votare il condono dentro il provvedimento Genova è una decisione politica che prescinde dalle parole che rimangono sospese per aria, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi su questo emendamento dichiariamo la nostra astensione per un motivo molto chiaro. L'esperienza e la storia di tutti i tentativi che si sono svolti in questo Paese per dare una risposta seria al problema del dissesto idrogeologico hanno sempre scontato un gap, anche durante l'esperienza della struttura di missione, che è stata sperimentata nel corso di un paio di Governi fa.

Mi riferisco al fatto che in questo Paese non mancano le risorse, ma c'è un grande problema di risposta sul posto degli enti locali, dei comuni e delle regioni e, quindi, di utilizzo di queste risorse che esistono, sono nei cassetti delle amministrazioni ma non vengono spese a sufficienza. Non ha risolto questo problema l'esperienza della struttura di Missione, che pure era composta di importanti e di validissimi professionisti, perché il problema di fondo è rappresentato dalla difficoltà di affrontare il tema delle opere per il dissesto, un tema in continua evoluzione e che necessita sul posto di task force, di gruppi di lavoro, di tecnici che continuamente e stabilmente affrontino localmente, a livello provinciale e a livello regionale, la mutazione degli agenti atmosferici e delle situazioni reali che si determinano, a causa dei cambiamenti climatici, con modifiche dello stato dei luoghi. Per questo nel primo “decreto Semplificazioni” approvato dal Parlamento, il decreto-legge n. 77, il Parlamento ha inserito delle norme diverse, norme che indicano la necessità di creare delle task force nei luoghi, in particolare a livello delle province, controllate dalle regioni, che abbiano anche facilità di intervento su procedure molto particolari come, ad esempio, quelle degli espropri, che debbono essere sviluppate e promosse localmente.

Ma il problema qual è? È che queste norme, che sono già legge, che sono già dentro i meccanismi di funzionamento dello stesso PNRR, non vengono applicate. Questo è il vero problema e ciò rende molto difficile la spesa. La nostra opinione è che tornare a un meccanismo centralizzato, all'idea che dal centro si possa, con un coordinamento forte e con un intervento dall'alto, risolvere i problemi del dissesto idrogeologico, dalla Val d'Aosta alla Sicilia, sia una strada sbagliata. Bisogna puntare sull'efficacia del lavoro degli enti locali. Nel momento in cui parliamo di autonomia differenziata, la prima cosa che debbono fare le regioni e i comuni, col sostegno delle amministrazioni centrali, è affrontare questo tipo di problemi, perché combattere il dissesto idrogeologico, intervenire quindi sui fiumi, sui cigli franosi ed altro, non è fare una strada o un ponte, ma significa intervenire su situazioni in continuo mutamento. Pertanto, bisogna avere le risorse, i tecnici, specializzazioni particolari e una conoscenza diretta dei luoghi. Per questo motivo noi ci asterremo su questa proposta emendativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Prendiamo atto che il Partito Democratico ha cambiato orientamento rispetto a pochi giorni fa, dato che in Commissione ha votato a favore di questa proposta emendativa e mi dispiace che adesso argomenti anche le ragioni di un'astensione, soprattutto con l'onorevole Morassut, che ben dovrebbe sapere che l'unità di missione contro il dissesto idrogeologico, voluta dal Governo Renzi - e forse qui ha sbagliato il mio collega Giachetti a non ricordarlo -, è stata confermata dal Presidente Gentiloni e ha continuato ad operare fin tanto che il Governo Conte non l'ha cancellata.

I fatti: l'unità di missione ha funzionato e bene, tanto è vero che in due anni con il Governo Renzi sono stati spesi 1,4 miliardi – spesi, in materia di dissesto idrogeologico - che si aggiungono agli altri 8 miliardi, che ha ricordato l'onorevole Giachetti, complessivamente stanziati. Peraltro, questa collaborazione tra i diversi livelli di governo del territorio è stata concretamente operata perché i commissari erano i presidenti di regione, ma un'unità di missione a Palazzo Chigi consentiva di far funzionare meglio i Ministeri coinvolti con le regioni e gli enti locali e, avendo dato un meccanismo di completa trasparenza dei cantieri con la georeferenziazione, tutti i cittadini potevano, in modo trasparente, verificare come procedevano i cantieri e come venivano spesi i loro soldi, i soldi dei cittadini. Questa era una garanzia in più di realizzazione degli investimenti, che senza l'unità di missione si è persa. Vorrei che venissero elencati i dati dal 2018 in poi, perché, purtroppo, i dati ci dicono che quella capacità di spesa per investimenti per la messa in sicurezza del territorio si è persa con la chiusura dell'unità di missione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie Presidente. Intervengo per ristabilire un po' cos'è accaduto nel tempo, perché nel 2019 ci si è resi conto che questa struttura di missione non aveva nemmeno dei chiari e degli effettivi poteri indirizzati. Tra l'altro, i risultati sperati - lasciamo stare questa cifra appena ricordata che, insomma, è ben poca cosa rispetto alla risposta concreta da dare sul territorio in termini di dissesto idrogeologico - non si sono avuti, perché c'è una burocratizzazione media del procedimento, che segna la struttura di missione, che è pari a circa 12 mesi. Questa struttura ha poi un costo, un costo medio di un milione di euro l'anno, che ci sembra una cifra che si può spendere in altro modo. Questi sono i rilievi che all'epoca vennero fatti dal nostro Ministro Costa, il quale ha dato, invece, una risposta concreta con il piano “Proteggi Italia”, mettendo sul piatto 11,5 miliardi di euro. Poi, c'è voluto il nostro Presidente Giuseppe Conte, col Piano nazionale di ripresa e resilienza, a individuare altri 2 miliardi di euro nel settore della difesa del suolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quello che va fatto, secondo noi, è dare una condizione di ordinarietà a questo sistema della criticità ambientale. Tra l'altro, la struttura di missione va a mescolare dissesto idrogeologico e criticità ambientali con infrastrutture idriche. Insomma, a me sembra una minestra riscaldata. Qui dobbiamo potenziare gli enti che già si stanno occupando del settore della difesa del suolo: le autorità di distretto, le autorità di bacino e le regioni, che sono nominate soggetti attuatori grazie al piano “Proteggi Italia”. Quindi, soggetto attuatore significa che il presidente di regione - ahimè, non ne governiamo nessuna - può spendere questi soldi in tema di difesa del suolo. Allora, chiedetevi come mai le regioni che voi amministrate, specialmente il centrodestra con 14 su 20 in Italia, non intervengano fattivamente nel campo della difesa del suolo. Per questi motivi noi voteremo contro questa proposta emendativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (A-IV-RE). La ringrazio, Presidente. Io credo sia legittimo che il MoVimento 5 Stelle rivendichi di chiarire che voterà contro questa proposta emendativa. Del resto, l'unità di missione l'hanno smontata loro. I risultati, però, purtroppo - e dico “purtroppo” perché stiamo parlando di interventi che servivano al territorio nazionale per prevenire i fatti terribili che abbiamo visto e che continuiamo a vedere - ci dicono che la loro politica non ha funzionato. Però, quello che considero veramente inaccettabile - e non riesco a trovarvi una spiegazione che non sia veramente la scelta strategica e continua del Partito Democratico di allinearsi al MoVimento 5 Stelle - è di avvalorare questa tesi, perché questa unità di missione è stata costruita quando noi eravamo nel Partito Democratico, quando la condividevano, quando l'hanno votata. Il Governo Gentiloni l'ha mandata avanti e l'ha portata avanti con efficienza. Considero questo allineamento politico su un tema di questo tipo veramente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, l'esame di questa proposta emendativa mi consente anche di evitare di non rispondere, dopo essere stato tirato per la giacchetta da Giachetti. Infatti, me lo deve consentire l'amico Giachetti: io ho detto una cosa vera; lui ha anteposto una ricostruzione molto personale. Devo, quindi, pensare che chi ha votato diversamente dal voto favorevole sul “decreto Genova” non voleva che si ricostruisse il ponte di Genova, che rimanesse quella situazione, che non si facesse il commissario straordinario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché era questo ciò che diceva quel decreto! Io penso legittimamente - ma forse è un mio retropensiero - che dietro quel voto non favorevole ci fosse probabilmente dell'altro. Si tratta di una cosa molto semplice: che i commissari delegati erano il presidente della regione di centrodestra e il sindaco di Genova di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché se andiamo a vedere la discussione di quei giorni di quello si è trattato e non di altro. Ma vede, collega Giachetti, il problema è un altro. Le dichiarazioni di voto io penso servano anche per manifestare, in un decreto-legge, qual è l'opinione, comunque, rispetto al complesso degli articoli che un gruppo intende evidenziare. Allora, io la sfido a prendere la dichiarazione di voto dell'onorevole Fidanza alla Camera e del senatore Ruspandini al Senato e di andare a vedere se la critica che è stata mossa a quel decreto-legge da parte dei parlamentari di Fratelli d'Italia non era rivolta esclusivamente all'articolo 25, a cui lei ha fatto riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dopodiché, dato che oggi vi è stato un grande movimento intorno al fatto che tornando al Ministero dell'Ambiente si torna indietro, mentre, se si teneva la dizione di prima, andava avanti, vorrei chiedere soltanto una cosa: qualcuno può riportare in Parlamento, visto che non l'abbiamo mai visto, il collegato ambientale che il Ministro Costa ha annunciato all'inizio, quando è diventato Ministro e non è mai stato depositato in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché, quello sì, che sarebbe servito alla materia ambientale, al riordino ambientale e, dirò di più, ad evitare che vi siano sovrapposizioni di competenze in materia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.01 Giachetti, con il parere contrario del relatore, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 9.02 Giachetti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Proveremo a convincere i colleghi della bontà del prossimo emendamento, su cui si è già anche intrattenuto il collega Giachetti, che riguarda il ripristino dell'unità di missione per l'edilizia scolastica. Onde evitare equivoci con i colleghi del MoVimento 5 Stelle, premetto che le unità di missione possono essere a costo zero. Per esempio, l'unità di missione contro il dissesto idrogeologico - avevo responsabilità di Governo, quindi conosco bene i conti - era fatta con risorse interne, quindi c'era personale della Protezione civile, del Ministero dell'Ambiente e della Presidenza del consiglio. Quindi, non aveva il costo di un milione di euro l'anno, c'erano solo due contratti di collaborazione esterna, che, vi posso garantire, non arrivavano certamente a quelle cifre. Lo stesso dicasi per l'unità di missione sull'edilizia scolastica. Non sono carrozzoni, non servono a fare assunzioni, a differenza, per esempio, da quanto proposto con il Governo Conte in relazione al PNRR, quando, fantomaticamente, volevano prendere 300 esperti a pagamento, che, poi, fortunatamente, sono stati bloccati. Quindi, queste unità di missione si possono fare a costo zero, ma si possono fare a servizio dei cittadini.

Questo lo dico, lo premetto prima che il Partito Democratico decida, legittimamente, come votare, se cambiare opinione anche su questo emendamento rispetto al voto favorevole espresso in Commissione: questa unità di missione è stata istituita dal Governo Renzi, sì, nel 2014. È stato uno dei primi atti del Governo Renzi, perché Renzi da Presidente del Consiglio, primo e unico Presidente del Consiglio sindaco, che ha avuto l'esperienza di sindaco nella storia della nostra Repubblica, scrisse una lettera ai sindaci italiani e i sindaci e i tanti amministratori locali chiesero, come priorità, di concentrarsi sulle scuole. Qui, ci sono molti colleghi che sono stati sindaci, amministratori locali, alcuni lo sono ancora, e sanno che le scuole sono una priorità per tutte le comunità e lo sappiamo anche noi, da semplici cittadini, come genitori, educatori che i figli, i bambini, le bambine i ragazzi e le ragazze sono il patrimonio più importante che possiamo avere. Allora, la condizione minima è che siano in scuole sicure, che non ci dobbiamo preoccupare, quando li mandiamo a scuola, dello stato di sicurezza delle nostre scuole, dell'edilizia scolastica; poi viene, chiaramente, quello che in quelle scuole avviene, dell'insegnamento e dei contenuti ne abbiamo discusso prima.

Noi, con l'unità di missione, confermata dal Governo Gentiloni - che ben ha operato anche con il Governo Gentiloni, questo lo dico sempre a beneficio del Partito Democratico -, abbiamo sbloccato 10 miliardi di investimenti, pari al totale degli investimenti in edilizia scolastica dei 30 anni precedenti, e 5 di questi 10 miliardi sono stati spesi concretamente nel periodo dei Governi Renzi e Gentiloni attraverso la collaborazione con le province, i comuni e le città metropolitane. Questo per la messa in sicurezza delle scuole esistenti e sono state realizzate ben 300 scuole del tutto nuove, ovviamente con criteri di efficienza energetica, con strutture non soltanto nuove, sicure, ma anche belle per accogliere i nostri studenti e le nostre studentesse.

Ma dico di più: grazie allo “Sblocca scuole” – quindi, al programma collegato all'unità di missione dei Governo Renzi e Gentiloni - sono stati sbloccati 1,2 miliardi di margini di bilancio ulteriori per gli enti locali, che hanno potuto investire nelle scuole. E tutto questo è verificabile sempre attraverso il monitoraggio che, con un sito trasparente online, qualunque cittadino, anche del MoVimento 5 Stelle poteva, stando comodamente a casa sua, verificare.

Allora, l'unità di missione ha funzionato, questi sono i dati; è arrivato il Governo Conte 1 e ha deciso di chiudere l'unità di missione. Non ci vuole niente a ripristinarla e non ci vuole niente a far funzionare gli investimenti. È inutile continuare a dire che serve meno burocrazia in questo Paese, perché i soldi ci sono, ma, poi, si blocca per la burocrazia. Quando troviamo il modo per sbloccare quei soldi, per far funzionare meglio la collaborazione tra Stato, comuni, province e città metropolitane, come nel caso delle scuole, non bisogna inventarsi niente di nuovo: basta che il Governo Meloni copi quello che ha già funzionato in passato. Non carrozzoni nuovi, non nuove ricette, non tavoli, gruppi di lavoro che impiegano mesi per non arrivare a fare nulla. Quando una cosa funziona, ci si limita a copiarla: questo è il senso dell'emendamento, ribadisco, a costo zero, come chiarisce il testo dell'emendamento stesso (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Io volevo specificare bene il nostro voto di astensione di prima, legato al dissesto idrogeologico, perché dovete sapere che, nel 2021, nel decreto n. 77, articolo 36-ter, del 2021 - tutti noi, compresa Italia Viva, abbiamo votato questo provvedimento e questo articolo -, si specifica chiaramente di dare alle regioni, e non solo, in questo caso, dicendo chiaramente di introdurre la denominazione “commissario di Governo per il contrasto al dissesto idrogeologico”, per i commissari aventi competenze in maniera di contrasto al dissesto idrogeologico. Sicché, più forza alle regioni e per questo…

PRESIDENTE. Collega, lei si vuole connettere adesso a questo nuovo emendamento?

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Su questo…

PRESIDENTE. Su questo, non su quello. Vada su questo articolo aggiuntivo; cioè, lei deve parlare sull'articolo aggiuntivo 9.02, non può fare il VAR sul 9.01.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Allora, scusi, va bene.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.02 Giachetti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.1 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo all'emendamento 11.2 L'Abbate.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, purtroppo, la discussione è tutta di ordine semantico, quindi, parliamo del significato e del cambiamento delle parole che abbiamo inserito. L'articolo 11 parla del Comitato interministeriale per la transizione ecologica, quindi torna il concetto della transizione ecologica, cancellato, ahimè, dal nome del Ministero. Il nostro emendamento va a ribadire questi aspetti, con sostituzioni che vengono poste nell'articolato. Vorrei spiegare la ratio di questo emendamento. Il Piano per la transizione ecologica ricomprende i contenuti strategici relativi alla sicurezza energetica. Pertanto, la nuova denominazione del CITE - Comitato interministeriale per la transizione ecologica - non solo non appare necessaria, ma ha l'effetto, non condivisibile, di attribuire a tale materia un ordine di priorità rispetto alle complessive politiche che il Comitato è chiamato a coordinare attraverso il Piano per la transizione ecologica.

Le ribadisco: riduzione delle emissioni di gas climalteranti, mobilità sostenibile, contrasto del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, risorse idriche e relative infrastrutture e qualità dell'aria, economia circolare, bioeconomia circolare e fiscalità ambientale. Pertanto si ritiene che questi temi debbano essere messi in evidenza, e quindi il contenuto del nostro emendamento va proprio a ribadire, ahimè, per l'ennesima volta, queste cose che vengono un pochettino troppo spesso snaturate in maniera non comprensibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.2 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo all'emendamento 11.3 Braga.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo di riportare al Comitato interministeriale per la transizione ecologica la facoltà di indicare le fonti di finanziamento per attuare la transizione ecologica, senza limitarsi a quelle stabilite dalla legislazione vigente.

Il disegno di legge, infatti, vuole limitare l'azione del Comitato a indicare solo le fonti già previste dalla normativa e dagli atti vigenti. Sappiamo bene, però, che per accompagnare la transizione ecologica per i cittadini, le imprese e per la nostra società è oggi imprescindibile usare incentivi e strumenti finanziari appositi per esercitare una vera leva finanziaria tramite normative e iniziative specifiche che vadano ad aggiungersi a quella che è già la legislazione vigente.

Limitare l'azione del Comitato alle fonti di finanziamento già stabilite significa in effetti sottovalutare l'importanza di ciò che necessita la transizione ecologica e di come questa vada accompagnata anche dal punto di vista finanziario. Questo nasconde, e nemmeno troppo bene, il tentativo di privare la transizione ecologica dei mezzi necessari affinché questa si realizzi, e sottintende la mancanza di una vera volontà di formulare misure apposite per la transizione ecologica, prefigurando quindi un ruolo marginale di quest'ultima nell'azione del Governo. Chiediamo, quindi, che il Comitato possa indicare non solo le azioni e le misure, ma anche e soprattutto le fonti di finanziamento specifiche per realizzare efficacemente le misure che la transizione ecologica necessita.

Altrimenti il Paese si limiterà negli anni futuri a piccoli interventi, che non porteranno a niente di sostanziale, a nessun cambiamento reale verso la direzione della transizione ecologica, che è una priorità che ci chiede con forza non solo la crisi energetica che stiamo navigando oggi, ma che ci chiedono anche la nostra società, l'Unione europea, il mondo scientifico e soprattutto le nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.3 Braga, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo all'emendamento 11.6 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Molto velocemente, noi pensiamo che sia un'anomalia che le delibere del CITE, cioè del Comitato interministeriale per la transizione ecologica, non siano pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale.

Per questo chiediamo con questo emendamento che ci sia questa possibilità, anche perché sono delibere, sono decisioni di un organismo che è molto importante, che è centrale per gli investimenti in materia ambientale. Crediamo che, per ottemperare fino in fondo al criterio della trasparenza, sia opportuno che queste decisioni non siano solo pubblicate sul sito, come peraltro è stato deciso in Commissione su nostri emendamenti, ma ripropongo la necessità di pubblicarle anche sulla Gazzetta Ufficiale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Todde. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA TODDE (M5S). Grazie, Presidente. Una disposizione di questo tipo risulta essere completamente contraria a qualsiasi principio di trasparenza. Infatti, prevedere che il CITE, Comitato fondamentale oggi più che mai per le sorti del sistema industriale ed energetico del Paese, possa adottare delle deliberazioni non più soggette a pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non può che condurre verso la difficoltà di imprese e industrie, in particolare quelle operanti nei settori cosiddetti hard to abate, di avere contezza di quelle che saranno le misure impattanti sul loro operato. Anche semplicemente pensare che la trasparenza sia un ostacolo alla celere attuazione del lavoro di un Comitato come il CITE fa capire quale sia la concezione di democrazia e di diritto dell'informazione che lascia ben intendere come il Governo Meloni intenda affrontare le necessarie interlocuzioni che esso deve adottare nei confronti di imprese e cittadini.

Derogare alla trasparenza è sintomo di un Governo che non vuole far conoscere il suo pensiero e non deve rendere conto del suo operato. Niente di più sbagliato e niente di più preoccupante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.6 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo all'emendamento 12.1 Magi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Con questo emendamento si intende cogliere l'opportunità della modifica della denominazione del Ministero che è divenuto Ministero del mare, evidentemente da parte del Governo con l'intenzione di valorizzare il mare come occasione di attività, di benessere, di attività ricettiva, turistica, di tutela del patrimonio ambientale, territoriale, marittimo, ricordando che però il mare è anche un luogo, il nostro mare, il mar Mediterraneo, in cui si muore. E sono migliaia e migliaia le persone che muoiono nel tentativo di attraversare il mar Mediterraneo; l'UNHCR ci dice che, nonostante siano diminuiti i tentativi di attraversamento, è aumentata la letalità di questi tentativi di attraversamento.

Sono più di 3 mila i morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo nel 2021. Quindi chiedo all'Aula di votare, modificando la dizione anche in Ministero del salvataggio in mare.

Ma voglio concludere attirando l'attenzione della Presidenza su un fatto: stamattina non ho potuto intervenire in merito alla dichiarazione di inammissibilità dell'emendamento 1.50, ringrazio il collega Giachetti per averlo fatto. Anche questo emendamento in teoria si sarebbe potuto valutare come un emendamento sarcastico; non è sarcastico, casomai è tragico per il contenuto che ha, ma, così come quello di tentare di modificare la denominazione del Ministero del made in Italy in Ministero dei prodotti autoctoni.

Lo avevo fatto con intenzione sarcastica, altri avrebbero potuto farlo in quest'Aula con intenzione seria. Questo per dire quanto è scivolosa la china dell'interpretazione dell'intenzione che va al di là della formulazione letterale. Comunque chiedo che venga messo ai voti e chiedo che venga votato favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.1 Magi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.3 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 12.4 Ilaria Fontana.

Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei richiamare la vostra attenzione su questo nostro emendamento, perché chiediamo di sopprimere alcune parole e di sostituirne altre, che sicuramente hanno un senso molto più appropriato con riferimento al nuovo Comitato interministeriale per le Politiche del Mare. Proponiamo, infatti, che, quando si parla di tutela e valorizzazione della risorsa mare dal punto di vista ecologico, ambientale ed economico, la parola “logistico” venga sostituita con “sociale”. Attenzione, ricordiamoci della sostenibilità sociale.

Un altro punto importante: quando si parla di valorizzazione economica del mare con riferimento all'archeologia subacquea, al turismo, all'iniziativa a favore della pesca e dell'acquacoltura (fin qui per noi va bene), chiediamo assolutamente che siano soppresse le parole “e dello sfruttamento delle risorse energetiche”, perché suppongo che con questa frase non si intenda il moto ondoso; fosse quello, saremmo sicuramente dalla parte giusta, perché il moto ondoso va nella direzione delle energie rinnovabili, ma stiamo parlando sicuramente di trivellazioni in mare, cosa che spesso abbiamo detto essere non sostenibile dal punto di vista economico, una risorsa con miliardi di metri cubi che non ci basterebbero nemmeno per due anni, se fossero utilizzati dall'Italia. Attenzione, ribadiamo che non è lo Stato a dover avere la proprietà di queste estrazioni, ma ovviamente sono date al mercato, ai privati.

Attualmente, già quello che viene estratto non alle imprese italiane, va venduto sul mercato al miglior offerente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E' giusto ricordare questo perché, ripeto, questo Governo deve fare passi avanti, non deve fare passi indietro, non deve creare danni ambientali che domani dobbiamo andare a pagare! Uso questo linguaggio più da economista, non tanto dal punto di vista ambientale, perché so che, alla fine, queste cose colpiscono un po' di più, perché dal lato ambientale abbiamo tutte le ragioni, ma vi parlo anche degli aspetti economici. Domani, pagheremo il danno ambientale prodotto da quello che stiamo facendo, con danni che già sono stati fatti alla pesca e al turismo. Sappiamo già con questa inflazione quello che sta accadendo. Assolutamente, chiediamo che ragioniate su questo e che venga eliminata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.4 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 12.5 Zaratti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Il testo del decreto prevede che l'istituendo Comitato interministeriale per le Politiche del Mare debba elaborare il cosiddetto Piano del mare, coerentemente con le iniziative a favore dello sfruttamento e comprende, ovviamente, lo sfruttamento delle risorse energetiche, come, peraltro, è stato già detto nel corso dell'intervento di chi mi ha proceduto.

Con l'emendamento, specifichiamo che dette iniziative di competenza del Cipom (Comitato interministeriale di coordinamento delle politiche del mare) debbano riguardare le sole risorse energetiche rinnovabili. Non siamo assolutamente contrari al fatto che il mare possa diventare una grande risorsa per la produzione energetica del Paese, ovviamente se queste energie sono energie rinnovabili; faccio riferimento, ovviamente, agli impianti fotovoltaici offshore, ma, dal punto di vista tecnologico, si potrebbero fare anche altre cose: c'è una società italiana che, in Scozia, sta realizzando un impianto che prevede l'utilizzo della forza delle maree per recuperare energia pulita e rinnovabile.

Quello su cui siamo assolutamente contrari è che, invece, ci possa essere un'ulteriore ricerca di fonti fossili nel nostro mare, anche perché è stato valutato che lo sfruttamento di questi giacimenti di gas del nostro Paese possa permettere il recupero di circa 4 miliardi di metri cubi di gas all'anno e soltanto per dieci anni, perché le nostre risorse sono assolutamente limitate. Faccio presente che soltanto la rete di distribuzione del gas di proprietà della SNAM, ogni anno, perde per 3,5 miliardi di metri cubi di gas. Basterebbe, semplicemente, mettere in efficienza la rete di distribuzione del gas per recuperare questa energia. Quindi, è sbagliato, perché non si può pensare che, nella gestione di problemi complessi, come appunto quelli del mare, la mano sinistra non sappia mai quello che fa la destra. Infatti, è del tutto evidente che, per recuperare una piccola parte di energia, si mette in discussione una parte importante della nostra economia, che riguarda non soltanto il settore della pesca, ma anche quello del turismo sulle nostre coste. Quindi, l'utilizzo e lo sfruttamento di queste risorse così scarse e così insignificanti dal punto di vista della gestione generale dell'autonomia energetica del Paese va a discapito di un pezzo importantissimo, fondamentale di economia, che crea ricchezza, valore aggiunto e che occupa in questo momento milioni di persone, quindi, milioni di posti di lavoro. Da questo punto di vista, diciamo sì allo sfruttamento energetico del mare per le energie rinnovabili, ma assolutamente un “no” netto e secco a ulteriore trivellazioni nel nostro mare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.5. Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.6. Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 12.7 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente, questo decreto ha istituito, all'articolo 12, un Comitato interministeriale di coordinamento delle politiche del mare, che provvede all'elaborazione e all'approvazione del Piano del mare. Il Piano del mare, onorevoli colleghi, contiene gli indirizzi strategici su varie questioni, tra le quali troviamo anche la valorizzazione del demanio marittimo, con particolare riferimento alle concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricettive. Ora, qual è il punto? Il punto è che, in questo Comitato, siede anche il Ministro del Turismo, in questo caso, l'onorevole Santanchè, che, dunque, si occuperà, per competenza, di un dossier che la riguarda molto da vicino, in quanto titolare, prima della nomina, di uno stabilimento.

È evidente che, pur avendo, la Ministra, ceduto le quote successivamente alla nomina, non appare per noi politicamente opportuna la sua presenza in questo dossier; tra l'altro, va anche ricordato che la proroga delle concessioni demaniali marittime è stata oggetto, nel corso degli ultimi anni, di un acceso dibattito sia giurisprudenziale che normativo. Questo emendamento su un comitato interministeriale, chiarendo che questa competenza appartiene all'autorità delegata per le politiche del mare, vuole dunque accendere un faro su un tema delicato e sul quale, oltre alle annose questioni con l'Unione europea, si è andato anche a sommare questo potenziale conflitto d'interessi del Ministro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.7 Bonafe', con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.1 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.2 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 13.01 Giachetti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Intervengo rapidamente solo perché resti agli atti, tanto ho poche speranze di convincere il Governo e la sua maggioranza a cambiare parere.

Con questo emendamento chiediamo sostanzialmente di tornare indietro rispetto alla decisione della Presidente Meloni di spogliarsi della delega in materia di protezione civile per attribuirla al Ministro Musumeci. Non si tratta di una valutazione sulle competenze e sulle capacità del Ministro Musumeci, ma di cosa funziona meglio per il Paese.

La Protezione civile - e lo so per essermene occupata direttamente e lo sanno tutti i colleghi qui in Aula - è un sistema che coinvolge non soltanto la Presidenza del Consiglio ma coinvolge dai volontari dei nostri comuni sino alle professionalità, alle competenze della Protezione civile, passando per la difesa, per le Forze dell'ordine, per il personale sanitario, passando attraverso anche il ruolo dei nostri amministratori locali, delle regioni. E' un sistema, un sistema così vitale per il nostro Paese - è vitale nel vero senso della parola, perché da come reagisce con prontezza e capacità di reazione la Protezione Civile dipende la vita o la morte dei nostri cittadini -, non può che essere in capo alla massima autorità di Governo che è il Presidente del Consiglio; proprio perché ha l'obbligo, il dovere anche di garantire l'unità di indirizzo del suo Governo e quindi di presiedere, a mio avviso, anche su un sistema di protezione civile che è fondamentale. Soprattutto è fondamentale che la Protezione civile senta di poter contare sull'appoggio politico del Presidente del Consiglio e del suo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio perché ci sono momenti drammatici, purtroppo, che si verificano nella storia del nostro Paese.

Mi auguro che non succedano con questo Governo ma, purtroppo, accadono, a prescindere dalla volontà politica: eventi terribili, come terremoti, alluvioni che abbiamo vissuto anche di recente nel nostro Paese, ed è impensabile che non sia Palazzo Chigi, che non sia il Presidente del Consiglio in prima persona a rispondere prontamente di quel sistema e a mettere a disposizione tutte le risorse umane e strumentali necessarie.

Non entro nella valutazione ripeto delle capacità e delle competenze del Ministro Musumeci, ma è profondamente sbagliato spostare quella competenza e quella delega dalla Presidenza del Consiglio a un qualsiasi Ministero, a un qualsiasi Ministro, non solo di questo Governo, ma di qualunque Governo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo per associarmi alle preoccupazioni espresse poc'anzi dalla collega Boschi, che si tramutano nell'emendamento a cui noi daremo pieno sostegno. È una preoccupazione forte. Spiace che sia l'ultimo emendamento e siamo anche, ovviamente e ragionevolmente stanchi, ma questo avrebbe necessitato di una riflessione molto più ampia, perché la Protezione civile è un patrimonio straordinario del nostro Paese e, da questo punto di vista, il fatto di non aver più come riferimento gerarchico e funzionale quello del Presidente del Consiglio dei ministri, ma averlo affidato ad un Ministro senza portafoglio, rischia di creare dei cortocircuiti e rischia, soprattutto, di non dare quel peso politico e quella copertura politica che, come giustamente ha ricordato la collega Boschi, in eventi straordinari ed eccezionali è necessario avere.

L'altra preoccupazione è che proprio la Presidenza del Consiglio, in quanto istituzione, garantiva anche quel raccordo con gli altri Ministeri, con il sistema degli enti locali, che rappresentano una forza del nostro sistema di Protezione civile, che ovviamente, come tutte le cose, può essere migliorabile, può presentare dei limiti, ma che è considerato nel resto d'Europa uno dei modelli a cui guardare.

Quindi, da questo punto di vista, davvero crediamo che questo sia un errore. Ripeto, non c'è un giudizio di merito nelle capacità del Ministro Musumeci, c'è un ragionamento di struttura, c'è un ragionamento di architettura istituzionale, che vedeva la collocazione della Protezione civile al suo posto e al posto giusto. Non è un caso che molte realtà del volontariato, che è l'altra gamba fondamentale della Protezione civile, abbiano espresso forti preoccupazioni in questa direzione. Non vorremmo giammai che questo sia dovuto al fatto che, a un certo punto, negli scambi delle deleghe, il Ministro Musumeci si sia ritrovato senza competenze e gli sia stata data come contentino la Protezione civile. La Protezione civile, ripeto, è un patrimonio di questo Paese, teniamola fuori dalle logiche di scambio di deleghe ministeriali, quindi auspichiamo che ci possa essere ancora, all'ultimo momento, un ripensamento da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Intanto, intervengo per sottoscrivere l'emendamento presentato dal collega Giachetti. Credo che questa sia una delle questioni più importanti, una delle più importanti, di questa nostra discussione, perché, quando si chiude un Governo, ovviamente, ci sono tante questioni da vedere e le competenze che devono essere assegnate ai singoli Ministri sono sempre oggetto di una discussione. Questo è normale, non è questo il primo Governo che lo fa e non sarà neanche l'ultimo, quindi non è questo in discussione. Però noi abbiamo una strana abitudine nel nostro Paese, quella di cercare di smontare anche le cose che funzionano, e questa è proprio la fattispecie della nostra cattiva abitudine.

La Protezione civile è un'eccellenza del nostro Paese, da quando Zamberletti la riformò di sana pianta e, proprio in quell'occasione, appunto, propose - e, poi, effettivamente si realizzò - che il fosse assegnata direttamente alla Presidenza del Consiglio. Ora, è evidente che tante materie possono essere delegate e tante materie, nel corso del tempo, possono vedere diverse allocazioni, ma, per quanto riguarda la Protezione civile, in un Paese come il nostro, di Protezione civile ne abbiamo bisogno tanto. Lo abbiamo visto negli ultimi giorni, negli ultimi mesi, se pensate che, dall'estate in poi, abbiamo visto catastrofi importantissime, ci sono stati più morti che in una guerra - dai morti della Marmolada a quelli delle Marche, a quelli di Ischia -, dovuti ai cambiamenti climatici, al dissesto del territorio, e la nostra Protezione civile bisogna dire è all'avanguardia non soltanto nel nostro Paese, ma a livello internazionale.

Quindi, per queste ragioni, penso che effettivamente - con il massimo rispetto del Ministro Musumeci, che sicuramente è una persona molto abile e certamente preparata, questo non è in dubbio - la scelta che si sta facendo in questo momento dovrebbe essere affrontata con maggiore serietà, con maggiore capacità di vedere la necessità e l'interesse del Paese. Ci vuole ragionevolezza nelle cose e in questo caso la scelta di togliere la Protezione civile dalla Presidenza del Consiglio non è una scelta ragionevole, non è una scelta nel migliore interesse del nostro Paese, non è una scelta che va a incrementare l'efficienza di questa struttura, la quale, certamente, come tutte le cose, può essere migliorata, deve essere migliorata, dobbiamo avere maggiore cura dei nostri cittadini e delle nostre cittadine, ma da questo punto di vista, secondo me, corriamo il rischio di fare un gravissimo errore.

Guardate che su tante cose noi ci possiamo dividere, anzi, ci stiamo dividendo e ci divideremo ancora, ma su questo no, su questa materia dovremo essere tutti quanti d'accordo per cercare la massima efficienza a tutela nostra, dei nostri figli, delle nostre famiglie e dei nostri concittadini. Per questo sosteniamo convintamente questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere l'emendamento del collega Giachetti, perché, ha ragione il collega Zaratti, non dovremmo dividerci su questa richiesta. La Protezione civile è un patrimonio di tutti, è un patrimonio del Paese, è il fiore all'occhiello del nostro Paese. Ha fronteggiato diverse sfide, veniva ricordato, come le calamità naturali dovute anche al cambiamento climatico, ma voglio ricordare anche l'operazione preziosa che ha fatto la Protezione civile nell'emergenza COVID di questi anni e non solo, come ha gestito tutta l'accoglienza dei profughi di questi anni e in ultimo dei profughi dopo l'aggressione all'Ucraina da parte della Russia.

Noi pensiamo che la Protezione civile debba rimanere alla Presidenza del Consiglio e non debba essere usata per compensare un vuoto di deleghe che il Ministero del mare oggi ha per motivazioni che la maggioranza conosce meglio di me.

PRESIDENTE. Non essendovi altri colleghi che intendono intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.01 Giachetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.100 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 54).

Si è così concluso l'esame degli emendamenti.

Mi pare che vi sia l'intesa - chiedo conferma - tra tutti i gruppi, nel senso di interrompere a questo punto l'esame del provvedimento per riprenderlo nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30, con l'esame degli ordini del giorno. A seguire, avranno luogo le dichiarazioni di voto finale e, quindi, la votazione finale del provvedimento.

Chiedo conferma se vi siano intese in tal senso ai colleghi di maggioranza: sì, bene.

Allora, così rimane stabilito.

Ricordo, infine, che nella seduta di domani avrà luogo alle ore 13 la commemorazione dell'onorevole Gerardo Bianco.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta, che ovviamente si svolgeranno in un clima di rispetto e di silenzio.

Dunque, invito i colleghi a uscire ordinatamente, per consentire all'onorevole Berruto di svolgere il suo intervento, per due minuti. Però, prima che intervenga, davvero, vi prego di uscire ordinatamente e in silenzio. Prego, onorevole Berruto.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sì, le chiedo il silenzio, perché vorrei commemorare la memoria di un grande campione, quindi chiedo rispetto non per me, ma per lui.

PRESIDENTE. A maggior ragione, vista la tragicità del fatto che lei si appresta a ricordare in Aula, invito l'Aula per l'ennesima volta a rispettare il collega Berruto e l'oggetto dell'intervento. Prego, onorevole Berruto.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, un aeroplano pieno di persone, ogni anno, inesorabilmente, si schianta nel nostro Paese. E pieno di ciclisti. Dal 2018, oltre 1.100 morti, in media 225 ciclisti morti all'anno, non solo atleti e corridori, ma donne, pensionati, ragazzi che andavano a scuola, bambini. È una mattanza. In Italia, quando va bene, un ciclista muore investito ogni due giorni. Cinque anni fa abbiamo pianto Michele Scarponi, oggi piangiamo Davide Rebellin, due straordinari e famosi campioni. Ma poche ore dopo Rebellin, è morto nello stesso orrendo modo Manuel Lorenzo Ntube, un ragazzo di 16 anni, promessa del Padova calcio. Chi sarà la prossima vittima?

C'è un senso che noi, onorevoli colleghi, possiamo dare a queste tragedie? Sì, c'è. Il senso che da quest'Aula possiamo dare è quello di portare a termine una battaglia combattuta da anni, da tante persone che hanno perso i loro cari. Un'azione richiesta, dopo la tragedia di Davide Rebellin, anche con una lettera al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, alla Premier Giorgia Meloni, firmata da tanti sportivi e persone che amano la bicicletta. Quelle persone chiedono una legge, una modifica al codice della strada che imponga la distanza di un metro e mezzo nell'operazione di sorpasso di un ciclista, esattamente come succede in tanti Paesi europei: 150 centimetri che fanno la differenza fra la vita e la morte, ma soprattutto inizierebbero a cambiare la cultura di un Paese dove la strada è un campo di battaglia. La strada, invece, è di tutti. E se tutti devono rispettare chi si muove lungo una strada, c'è una differenza: un ciclista, magari, fa spazientire un automobilista, lo fa tardare 5 minuti, ma un automobilista distratto e nervoso ha fra le mani un'arma che può uccidere un ciclista.

Onorevoli colleghi, firmiamo insieme le poche righe di questa legge: un metro e mezzo, non costa un euro, non ha bandiera e non ha parte politica, è solo una questione di civiltà e di volontà, la nostra volontà in memoria di Michele Scarponi, Davide Rebellin e di migliaia di altre vittime, prima della prossima tragedia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morrone. Ne ha facoltà.

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi Forlì, la Romagna e il ciclismo italiano hanno dato l'ultimo saluto a uno dei campioni più famosi, orgoglio e leggenda dello sport nel nostro Paese: Ercole Baldini, uno dei più grandi talenti del ciclismo italiano di tutti i tempi, ci ha lasciati a 89 anni. Vogliamo ricordarlo anche in quest'Aula come una luminosa figura di sportivo e di persona buona e sorridente, modesto anche quando raccontava le sue prestigiose vittorie e le avventure della sua vita. È stato soprannominato il treno di Forlì, da una canzone che gli aveva dedicato Secondo Casadei, suo conterraneo, perché Baldini fu un vero recordman, per aver vinto, tra l'altro, la medaglia d'oro olimpica a Melbourne nel 1956, un campionato del mondo e il Giro d'Italia nel 1958. Suo onore anche il record dell'ora nel 1956 al Vigorelli, dove arrivò a 46,394 chilometri orari. Forlì e la Romagna non dimenticheranno mai lo spettacoloso Baldini. Oltre alla casa-museo, inaugurata nel 2003 e dedicata al ciclismo, dove sono raccolti cimeli, coppe, fotografie e medaglie, penso che Forlì debba essere intitolato a Ercole un luogo pubblico come ossequio, un grande figlio della nostra città e un indimenticabile campione sportivo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Molto velocemente, per portare all'attenzione sua e di quest'Aula una preoccupazione forte, che riguarda una categoria che ha dato tanto al nostro Paese, soprattutto durante il COVID. Mi riferisco nello specifico a coloro che ogni giorno montano il proprio banco presso i mercati delle nostre comunità locali. Lei sa sicuramente, Presidente, che nel 2018 è stata disposta l'esclusione del commercio su aree pubbliche dall'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

Ebbene, ci sono comuni oggi - e il caso specifico riguarda Pordenone - che non stanno procedendo con il rinnovo ma stanno sospendendo sostanzialmente, nelle more del fatto che non sia chiara l'interpretazione di quella normativa. Noi abbiamo anche già deposto un'interrogazione, ma il tema oggi - e lo voglio portare qui - si riferisce al fatto che ci sono scadenze imminenti e che le preoccupazioni e le paure stanno aumentando da parte di questi operatori e di queste operatrici.

Allora, Presidente, io spero che possa esserci un'indicazione chiara alla luce del percorso fatto, che ha coinvolto, peraltro, tutte le categorie con un ampio confronto, in modo tale da togliere questa incertezza e questa paura. Poter avere una parola chiara del Governo darebbe sicuramente anche maggiore certezza a chi a livello locale deve poi attuare queste norme.

Servirebbe sicuramente anche una riforma organica del settore, ma di questo si discuterà. Quello che oggi - le posso assicurare - diventa sempre più emergenziale è una risposta certa rispetto a un impegno che, peraltro, quest'Aula si era già presa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 6 dicembre 2022 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri. (C. 547-A​)

Relatore: URZÌ.

La seduta termina alle 19,25.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 4 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 6 il deputato Gatta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 8 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 21 e 22 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 25 il deputato Caroppo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 39 il deputato Del Barba ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 39 il deputato Sottanelli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 547-A - EM. 1.1 266 263 3 132 113 150 43 Resp.
2 Nominale EM. 1.2 267 267 0 134 114 153 43 Resp.
3 Nominale EM. 1.3 268 268 0 135 115 153 43 Resp.
4 Nominale EM. 1.4 260 258 2 130 109 149 43 Resp.
5 Nominale EM. 1.5 274 274 0 138 117 157 43 Resp.
6 Nominale EM. 1.6 276 273 3 137 120 153 43 Resp.
7 Nominale EM. 1.7 283 279 4 140 121 158 41 Resp.
8 Nominale EM. 1.8 287 283 4 142 123 160 41 Resp.
9 Nominale EM. 1.10 286 286 0 144 127 159 41 Resp.
10 Nominale EM. 1.9 285 282 3 142 121 161 41 Resp.
11 Nominale EM. 1.19 284 281 3 141 121 160 41 Resp.
12 Nominale EM. 1.11, 1.20, 1.21 284 281 3 141 119 162 41 Resp.
13 Nominale EM. 1.14 284 281 3 141 122 159 41 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM. 1.15 280 279 1 140 104 175 41 Resp.
15 Nominale EM. 1.16 290 289 1 145 105 184 41 Resp.
16 Nominale EM. 1.22, 1.23 288 286 2 144 102 184 45 Resp.
17 Nominale EM. 1.24 284 264 20 133 102 162 44 Resp.
18 Nominale EM. 2.50 287 284 3 143 121 163 43 Resp.
19 Nominale EM. 2.3 288 284 4 143 122 162 43 Resp.
20 Nominale EM. 3.1 283 279 4 140 122 157 43 Resp.
21 Nominale EM. 3.2 291 287 4 144 127 160 43 Resp.
22 Nominale EM. 3.52 281 277 4 139 120 157 43 Resp.
23 Nominale EM. 3.50 280 276 4 139 119 157 43 Resp.
24 Nominale EM. 3.51 292 288 4 145 125 163 43 Resp.
25 Nominale EM. 3.3 281 277 4 139 123 154 43 Resp.
26 Nominale EM. 4.2 RIF. 289 289 0 145 289 0 43 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM. 4.50, 4.53, 4.54 284 280 4 141 121 159 43 Resp.
28 Nominale EM. 4.52 281 235 46 118 77 158 43 Resp.
29 Nominale EM. 4.100 291 291 0 146 167 124 43 Appr.
30 Nominale EM. 4.3 290 286 4 144 124 162 43 Resp.
31 Nominale EM. 6.53 290 286 4 144 123 163 43 Resp.
32 Nominale EM. 6.50, 6.51, 6.54 285 281 4 141 121 160 43 Resp.
33 Nominale EM. 6.6 285 281 4 141 122 159 43 Resp.
34 Nominale EM. 6-BIS.50 287 283 4 142 121 162 43 Resp.
35 Nominale EM. 7.1 282 278 4 140 119 159 43 Resp.
36 Nominale EM. 7.2 281 279 2 140 120 159 43 Resp.
37 Nominale EM. 8.1 281 280 1 141 121 159 43 Resp.
38 Nominale EM. 9.2 283 280 3 141 120 160 43 Resp.
39 Nominale ART. AGG. 9.01 270 214 56 108 22 192 43 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale ART. AGG. 9.02 271 271 0 136 79 192 43 Resp.
41 Nominale EM. 11.1 272 269 3 135 112 157 42 Resp.
42 Nominale EM. 11.2 273 272 1 137 115 157 42 Resp.
43 Nominale EM. 11.3 276 273 3 137 115 158 42 Resp.
44 Nominale EM. 11.6 273 270 3 136 113 157 42 Resp.
45 Nominale EM. 12.1 278 278 0 140 115 163 42 Resp.
46 Nominale EM. 12.3 281 280 1 141 116 164 42 Resp.
47 Nominale EM. 12.4 278 220 58 111 42 178 42 Resp.
48 Nominale EM. 12.5 277 273 4 137 95 178 42 Resp.
49 Nominale EM. 12.6 273 214 59 108 42 172 42 Resp.
50 Nominale EM. 12.7 272 269 3 135 111 158 42 Resp.
51 Nominale EM. 13.1 277 274 3 138 112 162 42 Resp.
52 Nominale EM. 13.2 270 268 2 135 111 157 42 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 54)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale ART. AGG. 13.01 276 238 38 120 78 160 42 Resp.
54 Nominale EM. 14.100 280 201 79 101 162 39 42 Appr.