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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 11 di venerdì 18 novembre 2022

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

CHIARA COLOSIMO , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 16 novembre 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 40, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza per il pieno riconoscimento dei diritti e delle tutele dei caregiver familiari, anche alla luce della recente pronuncia del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità - n. 2-00009)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Grippo ed altri n. 2-00009 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Grippo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

VALENTINA GRIPPO (A-IV-RE). Grazie, Presidente, la illustro. Colleghi, buongiorno Ministra, lo scorso 3 ottobre, il Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità ha condannato l'Italia per la mancanza di tutela giuridica ai caregiver, alle persone che si occupano di un familiare o di una persona cara con disabilità o con fragilità. L'ONU ha riscontrato che l'incapacità dell'Italia di fornire servizi di supporto individualizzati a una famiglia di persone con disabilità è discriminatoria e viola taluni dei diritti di queste persone, non solo il diritto a una vita familiare, ma anche quello più generale - che poi è il cardine della delibera ONU - di vivere in modo indipendente e avere diritto agli standard di vita di qualsiasi altra persona.

Il Comitato ONU è partito, come prevede la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, da un caso specifico di una nostra concittadina, una cittadina italiana, che ha denunciato all'ONU una situazione che è comune a moltissimi nostri concittadini. La signora in questione è caregiver, si occupa della figlia che ha una disabilità, e del partner, anch'esso con una disabilità, e, come spesso accade nei nuclei familiari, è anche l'unica a produrre un reddito che consente di mantenere questa famiglia. Pertanto, la cittadina ha presentato ricorso all'ONU e ha denunciato il fatto che per alcuni anni le era stato consentito di lavorare in smart working, in telelavoro, poi a un certo punto questo diritto le è stato negato e non le sono stati riconosciuti altri emolumenti, sostegni, né diritti nei confronti del datore di lavoro.

Noi ovviamente ringraziamo la cittadina, che ha avuto la forza di denunciare, visto che, come sappiamo, la Convenzione tutela direttamente i cittadini ed è in grado di richiamare direttamente gli Stati membri laddove un diritto venga leso. Ma sappiamo bene, chiunque di noi si occupa di questo tema sa che non avevamo bisogno di venire condannati per capire che i caregiver sono un'emergenza in questo Paese. Chiunque conosca il tema, sa che la tutela delle persone con disabilità in Italia è in grande misura appoggiata su un sistema di welfare familiare, che vede impegnati più di 3 milioni di concittadini - il 70 per cento, peraltro, sono donne - sui quali grava uno sforzo di cura inenarrabile. Peraltro, il ruolo di cura che i nostri concittadini svolgono volentieri, spesso per scelta, e che probabilmente non delegherebbero a nessun altro, merita di venire tutelato, supportato, aiutato. Invece, molto spesso, i caregiver vengono lasciati soli. Questa denuncia ci arriva e, ripeto, non avevamo bisogno di venir condannati dall'ONU, perché chiunque parli con associazioni, chiunque parli con chi si occupa di questo caso, ma semplicemente chiunque guardi nelle proprie famiglie, sa di che cosa stiamo parlando.

È importante sapere, però, che i caregiver talvolta arrivano a pagare un prezzo personale di salute importantissimo. C'è uno studio della premio Nobel per la medicina, Elisabeth Blackburn, che ci dice che, addirittura, le aspettative di vita di chi fa il caregiver sono molto più basse degli altri. E non ci stupisce, perché è un lavoro fortemente usurante, fortemente logorante, avere continuamente a che fare con una fragilità e con una disabilità. E quindi, laddove questo è necessario, si fa volentieri. Laddove, invece, potrebbe essere alleggerito e supportato dallo Stato, è estremamente grave che non avvenga. Parliamo di persone che hanno bisogno di riconoscimento sociale e supporto morale, ancora prima che economico; hanno bisogno di venir supportate da reti, ancor prima che - anche se serve anche quello - di avere supporto economico, organizzativo e previdenziale. Ripeto non solo per le persone con disabilità, non solo per il rispetto dei caregiver, ma perché è il sistema italiano, è il nostro modello di welfare familiare che ce lo richiede.

Nel caso che portiamo all'attenzione oggi, per cui l'Italia viene condannata, abbiamo raccontato qual era la fattispecie e la nostra concittadina ha presentato la petizione per sé e per conto della figlia e del partner. Questo è un altro aspetto importante, perché la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità - che fra l'altro, lei, Ministro, in quest'Aula, un paio di giorni fa, ha richiamato quando parlavamo dei decreti attuativi della legge quadro sulle disabilità - ci dice che i caregiver meritano una tutela indiretta, per tutelare meglio le persone con disabilità, ma anche diretta, per lo sforzo che sopportano; e il fatto che la decisione ONU abbia sottolineato questo aspetto è per noi molto importante.

Il Comitato ONU di fatto ha riscontrato che l'incapacità dello Stato italiano di fornire alla famiglia un sostegno adeguato, assistenza finanziaria, strumenti per la formazione, consulenza sanitaria, supporto psicologico equivale a una violazione dei diritti della figlia e del partner ai sensi della Convenzione e - aggiungiamo noi - equivale anche a una violazione dei valori costituzionali della nostra Nazione. L'ONU ha ordinato all'Italia di rispondere entro 180 giorni, indicando le misure correttive intraprese e di corrispondere evidentemente un risarcimento specifico a favore della famiglia.

Ma non è la prima volta che veniamo richiamati su questo tema ed è questa la cosa che ci fa soffrire di più. Già nelle osservazioni sull'Italia del 2016, il Comitato per i diritti delle persone con disabilità dell'ONU aveva espresso preoccupazione perché in Italia vi era una totale mancanza di misure specifiche per sostenere le famiglie dei minori con disabilità o adulti con elevate necessità di sostegno, compreso il sostegno economico. È evidente, peraltro, come, ad evidenziare le gravi carenze normative dell'Italia vi è questa decisione che crea un precedente. Porterà denunce analoghe, altre discussioni e probabilmente anche oneri finanziari per l'Italia, che forse avremmo potuto spendere meglio destinandoli direttamente agli strumenti che stiamo chiedendo.

Vi sono stati passi in avanti negli ultimi anni. Le ultime leggi di bilancio sicuramente hanno cercato di stanziare risorse economiche per i caregiver. Quella del 2018 ha istituito un fondo che era assente, il Fondo di sostegno di 75 milioni di euro, ed è già stato un passo importante; quella del 2021 ha stanziato 90 milioni per il triennio 2021-2023. Quindi, non possiamo che dare atto, a chi si occupava degli aspetti finanziari nel Governo precedente, di aver posto il problema. Ahimè, quelle risorse non solo sono insufficienti, ma pongono vincoli: per esempio, si prevede un contributo mensile massimo di 500 euro per il genitore disoccupato o monoreddito facente parte di nuclei familiari monoparentali con figli a carico aventi una disabilità riconosciuta in misura non inferiore al 60 per cento, quindi, si pongono tantissimi paletti; inoltre, si parla solo di genitori, mentre molto spesso il caregiver è un coniuge, un fratello o una persona vicina di altra natura; si pongono limiti al tipo di patologia che si deve avere; si pongono limiti al modello finanziario retributivo che la persona destinataria dell'intervento deve avere ed evidentemente riteniamo che questo non sia giusto. Inoltre, essendo intervenuti sotto il profilo finanziario e non dell'impianto normativo di fondo e del riconoscimento dei diritti costituzionali che spettano alle persone con disabilità e ai caregiver, non si crea un quadro normativo certo di riferimento che definisca diritti e chiarisca in modo inequivoco quali sono le tutele e gli strumenti volti a garantire quei diritti. Quindi, vi è una dotazione finanziaria - e ne diamo atto a chi l'ha voluta stanziare - ma evidentemente è mancato il lavoro di ossatura normativa su cui questi stanziamenti devono reggersi.

È noto che non parliamo di una cosa di cui iniziamo a discutere da oggi. Nella scorsa legislatura erano in discussione al Senato diverse proposte di legge in materia, a partire dalla n. 1461 e tutte le altre che sono state accorpate. Peraltro, le associazioni che si occupano di questi temi avevano fornito contributi importanti ed erano state audite in questo percorso, ma, ahimè, il percorso si era arenato in Commissione. La stessa cosa era avvenuta in passato. Infatti, sia nella XVIII sia nella XVII legislatura si avviava una discussione e poi si arenava. Evidentemente, non era considerata una priorità e non c'è stata la possibilità di portarla a compimento.

In ultimo, la legge delega n. 227 del 22 dicembre 2021 è stata un regalo di Natale che veniva fatto alle persone con disabilità e alle famiglie. E' stata prevista una delega, da lei citata un paio di giorni fa, che impegnava il Governo ad adottare, entro venti mesi, uno o più decreti legislativi in materia di disabilità. Evidentemente, oggi, nella delega, che abbiamo avuto modo di studiare nel dettaglio, vi sono alcuni spazi che ci lasciano sperare che la parte dedicata alle disposizioni sui caregiver e, soprattutto, al modello articolato di tutele e di sussidiarietà - che coinvolge tutto il mondo del no profit, l'associazionismo genitoriale, le scuole e tutti coloro che si spendono in questo Paese, per fortuna ricchissimo dal punto di vista dei meccanismi di tutela e di solidarietà - sia raccolta, valorizzata e riconosciuta. Siamo sicuri e confidiamo nel fatto che questo avverrà nei decreti attuativi, ma, ahimè, siamo già a metà del percorso: fra un po' festeggeremo il primo Natale; dei venti mesi ne sono trascorsi undici e ancora non abbiamo tempi certi. Sono contenta che quest'Aula abbia già toccato questo tema, perché evidentemente vuol dire che sta a cuore a più colleghi, ma abbiamo bisogno di una road map definita e di tempi certi per sapere quando questi decreti vedranno la luce (in particolare, oggi ci focalizziamo su quelli che hanno a cuore il tema dei caregiver).

Per questo chiediamo di sapere come il Governo intenda rispondere al caso concreto posto dall'ONU e, in generale, ai richiami del Comitato per i diritti delle persone con disabilità; chiediamo di sapere quali iniziative verranno intraprese per sostenere i caregiver familiari, prevedendo il giusto riconoscimento di quello che, spesso, a tutti gli effetti, è un impegno a tempo pieno, e ci riferiamo sia alle misure normative che alle misure governative; chiediamo se i fondi menzionati verranno stanziati e aumentati per le prossime annualità e con quali caratteristiche, visto che le ho evidenziato alcune criticità degli stanziamenti precedenti; poi, se si provvederà, con un intervento normativo anche in vista della necessaria e imminente attuazione della legge delega sulle disabilità di cui parlavamo, a dare una definizione strutturale dei diritti e delle tutele per i caregiver familiari, insieme al monitoraggio puntuale sui dati e sulle statistiche riferiti al fenomeno, perché è evidente che vi sono dati non censiti; rispetto a questo tema vi è un certo sommerso veramente ampio e, quindi, forse, anche uno studio approfondito dei numeri potrebbe aiutarci a elaborare politiche più pertinenti.

PRESIDENTE. La Ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA LOCATELLI, Ministra per le Disabilità. Grazie, Presidente, buongiorno a tutti. Grazie all'onorevole interrogante e agli altri deputati che hanno firmato e presentato l'interpellanza. Prima di leggere quello che ho preparato, parto dalla fine: la questione dei dati e delle statistiche, ovviamente, è importante, riguarda il nostro Paese e presenta delle lacune ormai da anni. Vorrei lavorare anche in questa direzione con il mio Ministero per cercare di ricomporre alcuni di questi dati mancanti che derivano, ahimè, da anni in cui, purtroppo, non si sono approfonditi da questo punto di vista o, meglio, sono contenuti in frammentati schemi che riguardano misure a tutti i livelli istituzionali. Però, un impegno voglio prendermelo. Sarà un lavoro arduo, ma ci dobbiamo provare veramente per il bene delle persone e per avere azioni politiche mirate, soprattutto dal punto di vista sociale, e più specifiche per i diversi settori e per le diverse persone.

In questo modo a lei rivolgo un grazie, perché mi offre l'opportunità di approfondire un tema che mi sta molto a cuore, che riguarda milioni di persone e di famiglie che amano e che curano i propri cari.

Stiamo parlando di persone che si fanno carico di compiti di cura quotidiani e inderogabili, che implicano impegno fisico ed emotivo, sacrifici in termini di rinunce personali, tempo e scelte di vita. L'attività di cura comporta responsabilità e condizioni di vita, anche familiare, che in particolare, nei casi più gravi della non autosufficienza, possono avere conseguenze sulla stessa vita familiare, sulle relazioni interpersonali e sulla salute del caregiver familiare.

In data 3 ottobre 2022, il Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità ha riscontrato la mancanza, nell'ordinamento giuridico nazionale, di misure efficaci per il sostegno dei caregiver familiari.

Il Comitato ha, infatti, rilevato come questo vuoto normativo possa generare una discriminazione ai danni delle persone con disabilità e delle relative famiglie e una violazione del loro diritto alla vita indipendente.

Il parere è stato reso ai sensi dell'articolo 5 del Protocollo opzionale della Convenzione ONU e, in applicazione di questa disposizione, l'Italia è stata invitata ad uniformarsi a una serie di raccomandazioni ed a presentare, nel termine dei 180 giorni, una relazione sulle iniziative intraprese.

La pronuncia del Comitato ONU conferma l'urgenza, che condivido, di provvedere al riconoscimento della figura del caregiver familiare, valorizzando, al contempo, l'attività di assistenza e di cura da questo prestata.

Come è noto, la figura del caregiver familiare viene definita per la prima volta a livello statale dall'articolo 1, comma 255, della legge di bilancio del 2018. Si tratta di una definizione che va sicuramente migliorata e, soprattutto, inserita in un contesto normativo di più ampio respiro, che possa assicurare protezione, tutele previdenziali, sanitarie e assicurative, ma anche tenere conto di altri aspetti, quali il sostegno psicologico ed eventuali percorsi di formazione per il caregiver familiare stesso e anche per chi con lui condivide i carichi di cura e di assistenza.

La medesima legge di bilancio per l'anno 2018 - lo ricordo - ha istituito un fondo con una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020, successivamente incrementata di 5 milioni di euro per gli anni 2019, 2020 e 2021. Il fondo era originariamente destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell'attività prestata dal caregiver familiare.

Il successivo decreto-legge n. 86 del 2018, nel trasferire la gestione del fondo alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ha tuttavia modificato l'originaria finalità del fondo stesso, che oggi non è volto più alla copertura di interventi legislativi, ma viene ripartito annualmente tra le regioni. L'ultimo decreto di riparto delle risorse, relativo al 2021, è stato adottato dal Ministro Stefani. Già abbiamo predisposto con i miei uffici il decreto per la prossima annualità e sono già stati fatti dei confronti informali con le regioni.

Accanto a questo stanziamento, nella consapevolezza della necessità di portare a compimento una riforma di sistema, la legge di bilancio per l'anno 2021 ha istituito un nuovo fondo, che prevede la copertura per la realizzazione dell'intervento legislativo a favore dei caregiver familiari. Il fondo ha una dotazione di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023 ed è stato istituito nella previsione del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che è competente per la gestione delle risorse stesse e per l'attuazione.

Nel corso delle precedenti legislature sono stati anche presentati, come citava anche lei, diversi progetti di legge alla Camera e al Senato, il cui iter di approvazione, purtroppo, non è mai stato completato.

Le Commissioni parlamentari hanno svolto un prezioso lavoro, però, attraverso il quale molte associazioni hanno potuto esprimersi nel merito dei punti maggiormente rilevanti e caratterizzanti delle proposte.

È, quindi, arrivato il momento di unire le diverse prospettive, di non disperdere i contributi delle audizioni che si sono svolte, anche alla Camera e al Senato, in questi ultimi 7 anni, più o meno, di discussione parlamentare e garantire oggi un percorso univoco e condiviso in modo trasversale.

L'urgenza di dover garantire una risposta a questo importante tema, però, non è determinata solo, a mio avviso, dalle seppur giuste considerazioni rimarcate dall'ONU, ma da una presa di coscienza e di responsabilità nei confronti di chi si occupa a tempo pieno dei propri cari con gravissima disabilità e che da molto tempo chiede attenzione.

Per questa ragione intendo impegnarmi direttamente, attraverso il confronto con gli altri Ministeri coinvolti e competenti in materia, affinché le iniziative assunte dai precedenti Governi con l'istituzione del fondo per il sostegno ai caregiver possano concretizzarsi finalmente in un'effettiva tutela, prevedendo anche il rifinanziamento e l'implementazione delle risorse a ciò dedicate.

In conclusione voglio rassicurare sul fatto che, nel dare attuazione alla legge delega in materia di disabilità, intendo procedere ad una armonizzazione della disciplina che tenga anche conto del ruolo importante rivestito dalla figura del caregiver familiare.

Mi preme, però, anche aggiungere che, anche oggi, voglio ricordare quelle persone che, magari dopo una notte insonne, dopo aver accudito il proprio caro, aver monitorato lo stato di salute, la temperatura, la saturazione, aver controllato il respiratore o magari aver dovuto assistere il loro figlio o il loro parente con una crisi insonne durante la notte, si sono già alzate da diverse ore e si stanno già preparando per affrontare la giornata dopo averli accuditi, aver svolto l'igiene quotidiana, averli imboccati, averli portati chi a scuola, chi al centro diurno o chi ha a casa, magari, con altre persone che li assistono. Noi abbiamo il dovere di dare delle risposte non solo a chi sacrifica la propria vita, anche per una scelta di amore e di affetto, ma a chi, a volte, la intreccia penalizzando la propria stessa vita in una dimensione della qualità della propria salute e del proprio tempo che non meritano di essere relegati a questa condizione.

I caregiver familiari, le persone che accudiscono i propri cari, chiedono una maggiore integrazione dei servizi stessi che ruotano intorno alla persona, alla famiglia, ai loro bisogni; chiedono di non rimanere invisibili, chiedono di essere ascoltati e io, per tutto quello che potrò fare in questo mandato, ho intenzione di dargli voce, di dargli visibilità, di trovare soluzioni normative, di confrontarmi anche con gli altri Ministeri perché la voce della signora che è giunta all'ONU possa essere la voce di tante altre persone che, anche qui da noi, hanno il diritto di ricevere delle risposte. Grazie.

PRESIDENTE. La deputata Grippo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

VALENTINA GRIPPO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Recepiamo con soddisfazione l'idea che sia l'intenzione di occuparsi di questo tema e, responsabilmente, anche dal nostro ruolo di opposizione, non possiamo che auspicare, visto quante famiglie verranno toccate da questi interventi, che questo avvenga; però è importante, in quest'Aula parlamentare, essere seri - questo è imposto a tutti noi - perché, come è stato detto, parliamo di persone per le quali i mesi, gli anni pesano più che per tutte le altre persone.

Quello di cui abbiamo parlato è stato correttamente ripercorso dalla Ministra, cioè anni di attese, di mancanza di iniziative normative o di decisioni sul piano finanziario, che, però, non erano corroborate da una corrispondente analisi di contenuto. E, quindi, per esempio, si prevedeva di sostenere il genitore di un bimbo con disabilità, ma di escludere il fratello, il coniuge o tanti altri membri della famiglia che vivono la stessa identica situazione, oppure si sceglieva di non intervenire sullo smart working per dare degli strumenti in più a chi aveva una classificazione come caregiver, che, come abbiamo detto, è una definizione assai più ampia di quella di genitore di nucleo monoparentale o con un certo reddito, eccetera, eccetera, che è quella prevista in finanziaria. Ovviamente, noi non possiamo chiedere a un Governo che è in carica da pochissimo tempo di assumersi le responsabilità di questa carenza, però, come dicevo, l'ONU ci aveva già richiamato, la prima volta nel 2006.

Mi sembra, Ministro, che lei abbia già avuto l'occasione di rivestire questo ruolo in precedenza e che la Ministra, che l'ha preceduta, provenga dalla sua stessa forza politica. Quindi, ciò che chiedo veramente in modo trasversale, prescindendo dai ruoli di maggioranza e opposizione, è di essere consapevoli che vi è una grave carenza in questo Stato e che non è stato fatto ciò che poteva essere fatto e che in altri Stati è stato fatto. Le persone che, nel proprio nucleo familiare, hanno una persona con disabilità motoria o una persona lungodegente, un anziano fragile, una persona con postumi di malattie oncologiche – parliamo, fondamentalmente, di una persona su quattro in Italia, dal punto di vista della disabilità, e, pertanto, parliamo di tutte le nostre famiglie, di persone che hanno aspettato un anno che venisse data attuazione a una legge delega molto confusa e generica (come è stato denunciato dalle associazioni) nelle sue linee guida –, oggi, non possono avere risposte che sono dichiarazioni d'intenti, non ancorate a un percorso preciso, con una milestone temporale precisa, con previsioni finanziarie e un modello di società e di welfare familiare chiaro.

Oggi, non ci possiamo più permettere di ritardare ulteriormente. Quindi, la ringrazio per ciò che ci dice di voler fare; è evidente che è corretto prevedere un'analisi statistica e una fotografia dei dati. Moltissimo viene fatto continuamente dalle associazioni e dalle realtà che, per motivi istituzionali o professionali, sono obbligate ad occuparsi di questo tema tutti i giorni, ma non indugiamo ulteriormente. La legge delega è stata approvata sotto Natale e facciamo in modo che a Natale i caregiver di questa Nazione non debbano ancora chiedersi chi si occuperà dei loro cari e soprattutto chi si occuperà di loro.

(Intendimenti ed iniziative in merito alla prosecuzione delle attività di contrasto al COVID-19, con particolare riferimento alla campagna di vaccinazione e al ripristino della pubblicazione dei dati, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del sottosegretario Gemmato - n. 2-00006)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Serracchiani ed altri n. 2-00006 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Furfaro se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per illustrare questa interpellanza, alla luce delle parole e degli atti di questo Governo, penso sia bene partire dalle basi, dal principio. Cosa è stato e cos'è il COVID? Vorrei provare a ricordarlo con qualche numero: 180.000 sono i nostri connazionali che sono stati portati via - lo ripeto: 180.000 -, come se, improvvisamente, perdessimo intere città, come Modena, Taranto, Reggio Calabria e Reggio Emilia; 6.600.000 sono le vittime in tutto il mondo, più degli abitanti di interi Stati; 378 sono i medici che, in Italia, hanno perso la vita, sacrificandosi per il bene dei nostri cari: penso al dottor Francesco Gasparini, un medico in pensione (67 anni) che, pur di dare una mano, decise di tornare in corsia e si rimise il camice da volontario, penso a Gino Fasoli, dottore di 73 anni, anche lui in pensione, a cui è toccata la stessa sorte e così tanti altri. E, se non bastassero i numeri a raccontare la gravità di quello che è accaduto, ci sono le immagini: la fila interminabile, tragica delle bare di Bergamo. Non solo: gli ospedali intasati, le foto dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari stremati, dopo una giornata di lavoro destinata a non finire mai, le testimonianze cariche di dolore dei familiari delle vittime, le persone anziane costrette, purtroppo, a rimanere sole e a salutare i nipoti e i figli dai balconi e dalle finestre. E poi le università chiuse, i corridoi scolastici senza il suono della campanella, i cinema, gli stadi ed i teatri silenziosi e spenti. Ecco, in quei giorni, il bollettino quotidiano della continua crescita dei contagi e dei morti accompagnava la nostra vita e il gran numero dei decessi di coloro che non ce l'hanno fatta ha sconvolto le nostre vite e i nostri affetti. Gli anziani, le persone fragili e il personale medico e sanitario, i soccorritori e tutti coloro che hanno operato senza sosta in condizioni drammatiche per il bene comune sono stati i più colpiti. Mentre tutto questo accadeva, mentre migliaia di italiani, in assenza di un vaccino – ripeto: in assenza di un vaccino -, morivano come mosche, c'era chi si divertiva a fare propaganda, a indossare o a non indossare la mascherina, a organizzare manifestazioni di protesta contro le misure sanitarie, ovviamente, senza alcun distanziamento tra un selfie e l'altro, a fare comizi e a stringere mani, mentre dichiarava allegramente di avere la febbre. Ecco, oggi quel qualcuno è diventato pure Ministro. Speravamo che, una volta al Governo, la destra avrebbe preso atto della realtà, smettendola di strizzare l'occhio ad apprendisti stregoni e negazionisti di ogni specie. Speravamo che, a campagna elettorale finalmente finita, si sarebbero affidati non ai tarocchi, ma alla scienza, ma così - a quanto pare - non è; anzi, le prime scelte concrete del Governo vanno nella direzione opposta. Ne ricordo alcune: via l'obbligo vaccinale per il personale sanitario; reintegro dei medici no-vax; via le mascherine nelle strutture sanitarie, salvo poi fare marcia indietro grazie a chi vive quotidianamente il dramma del COVID, ovvero le regioni; via il bollettino giornaliero della pandemia e la pubblicazione quotidiana dei dati grezzi e, infine, nessuna parola - ripeto: nessuna parola - sulla strategia che il Governo ha intenzione di portare avanti sulla vaccinazione. Anzi, a dire il vero, qualche parola sui vaccini c'è stata. Cito testualmente - e sottolineo testualmente - uno scambio tra il Sottosegretario Gemmato e il vicedirettore del Corriere della Sera; osservazione del giornalista: “senza i vaccini sarebbe stato magari peggio”, risposta del sottosegretario: “questo lo dice lei, non abbiamo l'onere della prova inversa. Ma io non cado nella trappola di schierarmi a favore o contro i vaccini”. Si resta basiti, perché non stiamo parlando di un passante, Gemmato è il Sottosegretario alla Salute e Gemmato ha il dovere di sapere che non è il vicedirettore del Corriere della Sera, Cazzullo, a dire che senza i vaccini sarebbe stato peggio, ma lo sono i dati, i numeri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma non sono state drammatiche semplicemente le dichiarazioni del momento, decontestualizzate; il giorno dopo, nel tentativo di mettere una pezza, che si è rivelata peggio del buco, Gemmato ha dichiarato che voleva solo derubricare il tema dei vaccini perché non è più attuale. Ecco, tramite la Presidenza, vorrei ricordare al signor Ministro e al Sottosegretario che, due anni fa, quando in Italia era tutto chiuso e i vaccini sembravano davvero un miraggio, morivano di COVID dieci persone ogni milione di abitanti. Oggi, che è tutto aperto, oggi che il distanziamento è un lontano ricordo, oggi che lo smart working è stato, in parte, abbandonato, oggi che le scuole sono finalmente di nuovo in presenza, oggi che le mascherine non sono più presenti nemmeno sui mezzi di trasporto pubblico, abbiamo un morto di COVID ogni dieci milioni di abitanti. Perché? Non per opera di qualche congiunzione astrale favorevole o perché il COVID sia improvvisamente scomparso, ma grazie alla scienza, grazie ai vaccini, grazie a quell'85,82 per cento di italiani che responsabilmente ha parzialmente protetto se stesso, la comunità e i medici. I vaccini - come dimostrato da uno studio dell'Università di Ginevra, pubblicato su Nature - riducono la carica virale, contengono parzialmente il contagio e la possibilità di sviluppare la malattia in forma grave. I vaccini - come evidenziato sempre su Nature - abbassano i tempi di negativizzazione da 7 a 4 giorni e - come riportato, a dicembre 2021, dall'Istituto superiore di sanità - hanno evitato il 72 per cento dei decessi per le persone con più di 80 anni. Come sempre certifica l'Istituto , nel periodo tra il 27 dicembre 2020, giorno in cui abbiamo iniziato a vaccinarci, ed il 31 gennaio 2022, i vaccini hanno permesso di evitare circa 8 milioni di casi, oltre 500.000 ospedalizzazioni, oltre 55.000 ricoveri in terapia intensiva e circa 150.000 decessi. I vaccini proteggono quel diritto della sacralità della vita, che tanto la destra ama sbandierare, quando si tratta di limitare i diritti delle donne. Ecco, il tasso di decessi tra i non vaccinati è, infatti, nove volte più alto, come riportato a luglio sempre dall'Istituto superiore di sanità. Non solo: il Sottosegretario Gemmato ha poi dichiarato che l'Italia è stata prima per numero assoluto di morti da COVID: falso.

Quando i dati relativi alla pandemia sono stati rilevati in tutto il mondo, su 228 Nazioni, l'Italia era all'ottavo posto; davanti a noi Paesi come gli Stati Uniti, con 1.100.000 morti e il Regno Unito, con 195 mila decessi. Ha poi dichiarato - sempre il Sottosegretario, ripeto, alla Salute - che siamo stati i primi per letalità da COVID; un'altra, l'ennesima, cosa falsa. La letalità considera i decessi in rapporto al numero di abitanti di un singolo Paese; ebbene, in base ai dati, l'Italia è al cinquantatreesimo posto nel mondo per letalità, con 107 morti ogni 100 mila abitanti; peggio di noi il Regno Unito con 111, il Portogallo con 117, gli Stati Uniti con 142, la Grecia con 149 e la Polonia con 180. Se l'Italia è passata dal terzo al cinquantatreesimo posto tra i Paesi con maggiore mortalità è stato proprio dopo il boom di vaccinazioni fatte dagli italiani e dalle italiane. Questi sono i numeri, questi sono i fatti che attraverso la Presidenza vorrei consegnare al signor Ministro.

A questo punto, penso che le ipotesi siano due: o il Sottosegretario alla Salute non conosceva i dati sul più catastrofico problema di salute pubblica di sempre, e sarebbe drammatico, oppure, pur conoscendoli, ha mentito sapendo di mentire, e sarebbe di una gravità inaudita; non ci sono altre ipotesi in campo, altro che decontestualizzazioni. E non bastano le frasi di circostanza o qualche smentita quando si parla della salute e della vita delle persone, perché abbiamo superato un periodo tragico dal punto di vista sanitario, sociale ed economico e lo abbiamo fatto, sì, grazie alla scienza, ai vaccini, ai medici, agli operatori sanitari, agli amministratori locali, al terzo settore e ai tanti presidi di prossimità e volontariato che si sono attivati, ma soprattutto lo abbiamo fatto e lo abbiamo superato quel tragico periodo grazie allo spirito di comunità e fratellanza degli italiani e delle italiane. Sì, proprio loro sono stati straordinari, perché senza l'aiuto, la perseveranza, i sacrifici, la volontà e la cura degli uni per gli altri non saremmo riusciti ad affrontare la peggiore tragedia che ci potesse capitare dal dopoguerra.

Ecco, proprio per questo, le prime mosse del Governo, le parole sui vaccini, i primi atti messi in campo sono pericolosi e rischiano di inficiare in parte i grandi sforzi fatti, perché danno un messaggio al Paese devastante dal punto di vista culturale; cioè dicono al Paese che la scienza, i vaccini, il grande senso di responsabilità e sacrificio, la cura degli uni e degli altri sono valori negoziabili e, allora, da qui, dai primi atti, dalle parole sbagliate, antiscientifiche e pericolose che abbiamo ascoltato da alcuni esponenti del Governo, nasce questa interpellanza urgente, perché non è negando i dati o abbracciando teorie negazioniste che si pone fine all'epidemia, ma solo continuando sulla strada della trasparenza e dell'evidenza scientifica.

Per questo chiedo, attraverso la Presidenza, di domandare al Ministro se non si ritenga di dover ripristinare la pubblicazione giornaliera dei dati, rendendoli accessibili a tutti; era stata un elemento virtuoso, di trasparenza, ma anche di collaborazione, tra società civile, ricercatori e istituzioni. Chiediamo al Ministro se intenda, soprattutto, dissociarsi categoricamente dalle dichiarazioni rilasciate dal Sottosegretario Gemmato e chiediamo se alla luce dei dati scientifici intenda ribadire l'importanza della vaccinazione e se non ritenga che i primi provvedimenti di questo Governo in tema di contrasto al COVID siano pericolosi in quanto possano indurre i cittadini ad abbassare l'attenzione su una questione così delicata.

Chiediamo, infine, al Ministro quali iniziative intenda intraprendere affinché si continui il lavoro portato avanti dal precedente Governo, nonché come intenda proseguire, sostenere e favorire la campagna di vaccinazione per le persone più fragili, in particolare, perché la capacità di un Governo di onorare la Costituzione sulla quale ha giurato si vede proprio da qui, dalla capacità di proteggere le persone più fragili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.

ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente; ringrazio gli onorevoli interpellanti per aver sollevato una tematica di grande rilevanza e di impatto che mi consente, oggi, di fornire tutti gli elementi utili a dipanare eventuali equivoci che si sono generati. Intanto, prima di leggere il mio testo vorrei ribadire chiaramente che mai questo Governo e mai io abbiamo pensato di abbandonare l'uso delle mascherine negli ospedali e nelle RSA; anzi, nella circolare che ho firmato il 31 ottobre scorso ho parlato, non solo, dell'endemia, oggi, da COVID-19, ma anche dell'avvicinarsi della stagione influenzale. D'altronde, le mascherine sono sempre state un presidio molto utile negli ospedali, anche prima della pandemia da COVID-19.

Inizio, ricordando che, a seguito dell'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 640 del 27 febbraio 2020, l'Istituto superiore di sanità, dal 28 febbraio 2020, coordina un sistema di sorveglianza che integra a livello individuale i dati microbiologici ed epidemiologici forniti dalle regioni e province autonome e dal Laboratorio nazionale di riferimento per SARS- COV-2 dell'Istituto superiore di sanità. Dal febbraio 2020, l'Istituto superiore di sanità pubblica settimanalmente un report esteso sull'andamento delle infezioni da COVID.

Ciò premesso, in merito al quesito relativo alla pubblicazione giornaliera dei dati aggregati, preciso che la raccolta di dati per la sorveglianza integrata del SARS-COV-2 e per il monitoraggio della situazione epidemiologica e delle condizioni di adeguatezza dei sistemi sanitari regionali continua ad essere giornaliera, come disposto dal decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, convertito dalla legge 19 maggio 2022, n. 52, all'articolo 13, comma 7. Pertanto, solo la pubblicazione dei dati, a partire dal 28 ottobre 2022, avviene con cadenza settimanale, ma i dati sono comunque sempre disponibili e su richiesta ostensibili.

Attualmente, le modalità di gestione e divulgazione delle informazioni rilevate tramite la sorveglianza COVID-19, basata sui dati aggregati, prevedono: la pubblicazione settimanale, il giorno di venerdì, degli open data sulla piattaforma GitHub - il formato dei dati pubblicati sulla piattaforma non varia e viene quindi resa disponibile l'informazione granulare relativa ai dati giornalieri per il periodo relativo ai sette giorni antecedenti alla data di pubblicazione, dal venerdì della settimana precedente al giovedì della settimana corrente; questa modalità permette di rendere fruibili i dati sia per la comunità scientifica sia per tutte le organizzazioni che realizzano analisi, utilizzando come fonte dati la sorveglianza COVID-19 basata su dati aggregati - e l'aggiornamento settimanale, sempre il venerdì, delle dashboard ArcGIS COVID-19 Italia. Anche su queste, i dati sono pubblicati mantenendo il formato originario e la granularità quotidiana per l'intervallo temporale che va dal venerdì della settimana precedente al giovedì della settimana corrente.

Ribadisco che rimane garantita la possibilità alle autorità competenti di acquisire in qualsiasi momento le informazioni necessarie anche quotidiane. Tra l'altro, ho più volte dichiarato che qualora ci fossero degli scostamenti significativi sui dati giornalieri, sarei io il primo a darne informazione.

Ricordo, inoltre, che sono attualmente operanti il sistema di monitoraggio settimanale del rischio COVID-19 e la cabina di regia composta da esperti del Ministero della Salute, dell'Istituto superiore di sanità e da rappresentanti delle regioni. Tale sistema, che integra dati derivanti da molteplici flussi informativi, si è dimostrato efficace nell'anticipare di alcune settimane la rilevazione degli aumenti nell'incidenza di casi gravi e di decessi. La cabina di regia ha chiesto, sin dal 22 luglio 2022, una semplificazione del monitoraggio, con l'utilizzo di alcuni parametri epidemiologici senza soglie predefinite, quali l'incidenza settimanale, l'Rt, l'impatto della vaccinazione, la stima della letalità, la percentuale di positività al test, il tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva.

I dati più recenti discussi in cabina di regia nella riunione dello scorso 11 novembre, relativi alla settimana dal 31 ottobre al 6 novembre, delineano il seguente quadro epidemiologico che qui riporto: incidenza sostanzialmente stabile, i dati del flusso dell'Istituto superiore di sanità nel periodo 31 ottobre - 6 novembre evidenziano un'incidenza in diminuzione, pari a 276 per 100 mila abitanti, rispetto alla settimana precedente che era di 331 per 100 mila abitanti nel periodo 24 ottobre - 30 ottobre; Rt in diminuzione e al di sotto della soglia epidemica nel periodo 19 ottobre - 1 novembre 2022; anche l'indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero diminuisce e si trova sotto la soglia epidemica; in lieve diminuzione è il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva a livello nazionale; in lieve diminuzione il tasso di occupazione in aree mediche COVID-19 a livello nazionale - era del 10 per cento il giorno 8 novembre, rispetto al 10,5 per cento del giorno 1° novembre.

Con riferimento, poi, alla necessità di ribadire l'importanza della vaccinazione anti-COVID-19 per il contrasto all'epidemia, posso con serenità affermare che in alcun momento essa è stata messa in discussione dal Governo, dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal sottoscritto. Anche il Sottosegretario di Stato, le cui dichiarazioni sono state evidentemente decontestualizzate, ha già avuto modo di smentire qualsivoglia malevola interpretazione. È appena il caso di aggiungere che anche le più recenti analisi dell'Istituto superiore di sanità, compendiate nella nota tecnica “Infezioni da SARS-CoV-2, ricoveri e decessi associati a COVID-19 direttamente evitati dalla vaccinazione, Italia, 27 dicembre 2020-31 gennaio 2022”, consentono di stimare che la campagna vaccinale contro il COVID-19 in Italia ha permesso di evitare, nel periodo sopraindicato, oltre 500 mila ospedalizzazioni, oltre 55 mila ricoveri in terapia intensiva e circa 150 mila decessi.

Questi dati confermano l'importanza della vaccinazione nel prevenire nuove infezioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi. Alla data dello scorso 16 novembre, nel corso dell'attuale campagna vaccinale anti-COVID-19 in Italia sono state somministrate 142.331.373 dosi. Il ciclo vaccinale è stato completato da 48.702.525 persone (pari al 90,20 per cento della popolazione over 12). La prima dose di richiamo (booster) è stata effettuata da 40.316.426 persone (pari all'84,51 per cento della popolazione potenzialmente oggetto di dose addizionale o booster, che ha ultimato il ciclo vaccinale da almeno quattro mesi). La seconda dose di richiamo è stata somministrata a 4.698.063 persone (pari al 24,57 per cento della popolazione potenzialmente oggetto della seconda dose di richiamo che ha ultimato il ciclo vaccinale da almeno quattro mesi). Inoltre, il 32,27 per cento della popolazione di 5-11 anni ha completato il ciclo vaccinale primario (1.289.402 soggetti).

Relativamente alla prosecuzione della campagna vaccinale anti-SARS-CoV-2/COVID-19, questa attualmente prevede: la somministrazione della seconda dose di richiamo, con vaccino a m-RNA bivalente con raccomandazione specifica per tutte le persone di età sopra i 60 anni, per le persone con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti di età maggiore di 12 anni, per gli operatori sanitari, gli ospiti e operatori delle strutture residenziali e le donne in gravidanza. Inoltre, i vaccini bivalenti possono essere resi disponibili su richiesta dell'interessato, come seconda dose di richiamo, per la vaccinazione dei soggetti di almeno 12 anni di età.

La somministrazione di un'ulteriore dose di richiamo con vaccino a m-RNA bivalente è raccomandata per le persone dagli 80 anni in su, gli ospiti delle strutture residenziali per anziani e le persone dai 60 anni in su con fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti, che abbiano già ricevuto una seconda dose di vaccino a m-RNA monovalente. Inoltre, su richiesta dell'interessato, anche tutti gli altri soggetti ultrasessantenni che hanno già ricevuto un secondo richiamo potranno vaccinarsi con un'ulteriore dose di vaccino.

Relativamente ai soggetti con marcata compromissione della risposta immunitaria, per cause legate alla patologia di base, o a trattamenti farmacologici, e ai soggetti sottoposti a trapianto emopoietico o di organo solido, è raccomandata una dose di richiamo, dietro valutazione e giudizio clinico specialistico, ai soggetti che hanno già ricevuto un ciclo primario di tre dosi (ciclo primario standard più dose addizionale), e una successiva ulteriore dose di richiamo.

Quanto alle strategie di comunicazione, anticipo che dal 1° dicembre prossimo venturo il mio Dicastero, in collaborazione con il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, avvierà una campagna di comunicazione mediante spot televisivi e radiofonici, da diffondere sia sulle reti Rai che sugli altri network nazionali e locali, per promuovere la vaccinazione anti-COVID-19 e la vaccinazione antinfluenzale. Nella campagna informativa, che sarà la principale per il periodo dicembre 2022-gennaio 2023, verrà anche ricordato che le due vaccinazioni, quella anti-COVID-19 e quella antinfluenzale, possono essere eseguite in una sola seduta. Tale iniziativa fa seguito agli ordinari strumenti di comunicazione del Ministero della Salute sia web che social, da sempre finalizzati a promuovere il vaccino anti-COVID-19 e, in questo periodo, anche il vaccino antinfluenzale.

Concludo, sulla base degli elementi informativi che ho reso, rassicurando gli onorevoli interpellanti che, nel rispetto del mandato che ho recentemente assunto come Ministro della Salute e nel rispetto della mia professione di medico, nessuna mia iniziativa potrà mai pregiudicare il diritto costituzionalmente garantito alla salute e alle cure di tutti i cittadini italiani.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti dell'istituto comprensivo “Marvasi” di Rosarno-San Ferdinando (Reggio Calabria), che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Il deputato Scotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza, di cui è cofirmatario.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente, penso che a lei si possa dire senza timore di smentita. Non sono soddisfatto, signor Ministro. Ho la sensazione che chi è decontestualizzato sia lei, non il suo Sottosegretario, perché lei si muove dentro uno schema in cui vi sono elementi di continuità oggettivi. Ha annunciato una campagna di informazione per il vaccino, per la quarta dose. Vorrei ricordarle che siamo molto indietro in questo momento: sulla quarta dose l'Italia è al 25 per cento rispetto alla media degli altri Paesi europei, la Francia è al 37 per cento, la Spagna al 38 per cento, la Germania al 34 per cento. Negli anni precedenti siamo stati - lo ha detto lei correttamente - il primo Paese al mondo per quanto riguarda la prima, la seconda e la terza dose. Oggi siamo indietro. Lo sa perché? Perché non si può dirigere un Dicastero delicato, come quello della salute, con messaggi polifonici o con ambiguità, come le dichiarazioni che sono state rilasciate dal suo Sottosegretario.

Non so dove abbia letto le smentite di Gemmato, ma, quando dice: “io non cado nella trappola di schierarmi a favore o contro”, il giorno dopo, questa sarebbe la smentita, signor ministro? “Il tema dei vaccini non è più attuale, ma un cittadino che lo guarda alla televisione per quale motivo dovrebbe recarsi al centro vaccinale e confermare la quarta dose?” Per quale motivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Dunque noi ci troviamo di fronte a un Ministero gestito da lei, che viene dalla comunità scientifica, che ha una storia indiscutibile nell'Istituto superiore di sanità, che è stato e che è - lo ha confermato - uno dei sostenitori dell'evidenza scientifica, di un patto tra politica e scienza, che è quello che regge il patto di cittadinanza, e poi c'è un altro signore, che gestisce il Ministero con lei, che strizza l'occhiolino ai no-vax. Questa contraddizione è irrisolvibile, o se ne va lei o se ne va il suo Sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

I principi cardine di qualsiasi democrazia sono la trasparenza e l'accessibilità ai dati, le dittature negano la trasparenza e l'accessibilità ai dati. L'attuale Presidente del Consiglio e diversi suoi Ministri - lo ha detto il collega Furfaro - nei mesi precedenti parlavano di dittatura sanitaria. Il principio delle dittature è negare l'accessibilità ai dati, lo ribadisco. Non si capisce per quale motivo, visto che la comunità scientifica ha bisogno di quei dati per studiare, i bollettini non debbano essere giornalieri, e perché, per quale bandierina ideologica, si sia deciso di cambiare registro.

Lo dica al suo Sottosegretario, lo dica al suo Presidente del Consiglio. Ora state per fare la legge di bilancio, vi sono cose che non si possono condonare. Il COVID non è una cartella esattoriale da rottamare e i dati non sono contante da alzare o abbassare a vostro piacimento. Dietro quei numeri vi sono le persone.

Soprattutto, lo dica al Presidente del Consiglio e al Ministro dell'Economia, che tra i dati che lei non ha citato, ce n'è uno a cui teniamo particolarmente: 2021-2022, l'Italia, attraverso i Governi che si sono succeduti e il suo Ministro della Salute, Roberto Speranza, hanno messo risorse sulla salute pubblica che hanno portato il nostro Paese, con il 7 per cento del PIL in rapporto alla spesa sanitaria, sopra la media europea. Se la sente di confermare questo dato? Se la sente di dirci che, nel 2023, saremo ancora sopra la media europea, oppure confermerà quello che c'è nel vostro programma elettorale, che il Servizio sanitario nazionale non è nemmeno citato? Vede, le proponiamo una cosa molto semplice in questa legge di bilancio, vale a dire di introdurre un meccanismo di adeguamento automatico delle risorse sanitarie che tengano sempre la spesa sopra il 7 per cento. In tal modo - e vado a chiudere - si eviteranno non soltanto questi episodi singolari che abbiamo citato e che sono il segno di un degrado, di una sottovalutazione, di un condono - il rientro dei medici no-vax, la fine dell'obbligo vaccinale per i medici e dei bollettini -, ma l'idea che la centralità dei beni comuni e la centralità della salute non sono più prioritari per questo Governo. Signor Ministro, se lei smentirà questo andazzo, questa impostazione, che è stata, nei fatti, confermata anche nel discorso di insediamento di Giorgia Meloni, quando sostanzialmente sul tema della salute sono state dedicate due righe e mezzo, se lei smentirà questo dato, noi la sosterremo, le diremo di andare avanti, perché la sua storia dice questo e perché noi non faremo mai un'opposizione contro gli interessi del Paese, a differenza di come avete fatto voi. Se, invece, ci smentirete, farete l'opposto, riprenderete una politica di tagli, una politica nella quale la salute non sarà più centrale, troverete in noi una barriera, perché siamo un'opposizione che mette al centro l'interesse generale e l'interesse generale si chiama diritto alla salute, come dice la nostra Costituzione sulla quale lei ha giurato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Chiarimenti ed iniziative in merito all'impiego dei cosiddetti navigator, per la definizione di una strategia occupazionale di tale figura e la riqualificazione dei servizi di politica attiva del lavoro - n. 2-00007)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Barzotti ed altri n. 2-00007 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Aiello se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Noi, oggi, con questa interpellanza urgente, vogliamo portare all'attenzione dell'Aula, e soprattutto del Governo, il tema delle politiche attive del lavoro, nello specifico la figura dei navigator. Quella dei navigator è una figura professionale che costituisce una comunità professionale formata da circa 1.500 persone, rispetto alle 3.000 inizialmente assunte, una comunità professionale dotata di competenze specialistiche acquisite sia attraverso una formazione specifica, sia da tre anni di attività sul campo.

In ossequio alle finalità di contrasto alla povertà e di reinserimento sociale ed economico dei percettori del reddito di cittadinanza, hanno operato come case manager all'interno dei centri per l'impiego e hanno svolto un'attività di raccordo tra imprese e disoccupati di lunga durata, ricercato ed individuato offerte di lavoro e opportunità formative, ma soprattutto hanno lavorato sul piano delle effettive opportunità occupazionali e sociali, in contesti gravati da decennali carenze strutturali e di organico, strutture, queste, diversificate in tutta la Nazione.

I navigator hanno lavorato durante l'emergenza pandemica, l'emergenza sanitaria, durante quel periodo molto particolare; sono venuti meno alcuni obblighi, ad esempio, dei beneficiari del reddito di cittadinanza, è venuto meno il funzionamento dei centri per l'impiego, perché molte sedi sono rimaste chiuse, o, comunque, le limitazioni sanitarie hanno compromesso l'andamento delle politiche attive del lavoro. Tutto ciò va quindi considerato.

Va considerato anche che l'articolo 40-bis del decreto-legge n. 152 del 2021 aveva autorizzato ANPAL a prorogare i contratti stipulati con i cosiddetti navigator fino al 30 aprile 2022, così come va tenuto presente che il decreto-legge n. legge 4 del 2019 ha consentito alle società a partecipazione pubblica, alle agenzie, agli enti locali, regioni e province autonome, di assumere ulteriori 4.600 unità di personale, compresa la stabilizzazione del personale già assegnato alle regioni. Va poi considerata anche l'ultima nota ANPAL di ottobre da cui si desume che i beneficiari del reddito di cittadinanza, indirizzati ancora alle politiche attive, che hanno sottoscritto un patto per il lavoro, sono circa 920 mila, di cui 660 mila, il 71 per cento, è soggetto alla sottoscrizione del patto per il lavoro, mentre il 18,8 per cento, circa 173 mila, risulta già occupato.

Volendo citare altri dati, il rapporto Istat ci dice che, nonostante nella ricerca di lavoro continui a prevalere l'uso informale, l'utilizzo di azioni di ricerca del lavoro più formali è in aumento; in particolare, la percentuale di persone che si rivolge ai centri per l'impiego risulta in aumento, questo anche perché con l'introduzione della figura professionale dei navigator molti cittadini si sono sentiti spronati a rivolgersi a tali centri. Parliamo di un incremento importante: oggi la percentuale delle persone che si rivolgono ai centri per l'impiego è pari al 21,3 per cento del totale. Anche il PNRR investe risorse importanti per il potenziamento delle politiche attive del lavoro con riferimento ai centri per l'impiego e per l'impiego del personale dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. In particolare, per riqualificare i centri per l'impiego, sarebbe paradossale non valorizzare le risorse umane già formate, su cui abbiamo ampiamente investito, che sarebbero da impiegare immediatamente. Ad oggi, risulta incerta la collocazione di circa 1.500 navigator: 538 con collaborazioni cessate tra maggio e agosto, e 958 lo scorso 31 ottobre.

Al riguardo segnalo che il Ministero, secondo noi, si è contraddetto nella misura in cui lo stesso, con una circolare del 28 ottobre, ha espressamente richiesto alle regioni un'urgente manifestazione di volontà in riferimento alla possibilità per le regioni di continuare a utilizzare i navigator per l'attuazione del programma GOL. Ricordo che tale programma si riferisce non soltanto ai beneficiari del reddito di cittadinanza, ma anche alla totalità dei soggetti disoccupati e, quindi, alle persone occupabili che possono rivolgersi al centro per l'impiego per ottenere un orientamento nel mondo del lavoro. Tuttavia, dopo questa circolare del 28 ottobre, arriva un comunicato stampa da parte dello stesso Ministero del Lavoro, in data 1° novembre, che risulta in assoluta contraddizione rispetto alla volontà precedentemente espressa dal Ministero.

Per quanto ciò detto, vogliamo sapere dal Ministero del Lavoro quali siano i motivi che hanno spinto il Ministro a questo repentino cambio di orientamento e se non sia necessario e urgente definire una strategia occupazionale per la figura dei navigator in modo tale da garantire la continuità dell'investimento già effettuato negli anni in formazione e professionalità, che sono ormai acquisite e certamente funzionali all'interno del sistema dei servizi per il lavoro e per l'inclusione sociale che il nostro Paese necessita.

E ciò, prioritariamente, con riguardo all'attuazione del programma GOL, il programma di garanzia occupazione e lavoro, al fine di riqualificare i servizi per la politica attiva del lavoro, anche con riferimento al Piano di potenziamento dei centri per l'impiego e al Piano nazionale sulle nuove competenze. Quindi, vogliamo chiarimenti dal Governo su quali siano le loro intenzioni.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con il presente atto parlamentare, gli onorevoli interpellanti richiamano l'attenzione del Governo sulle figure professionali dei navigator.

Al riguardo, preliminarmente è doveroso chiarire che l'annoso problema della scadenza dei contratti degli ex navigator al 31 ottobre era già presente nell'impianto normativo della precedente legislatura.

Non ultimo, l'articolo 34 del decreto-legge n. 50 del 2022, è stato approvato, su proposta del Ministro Orlando, dall'intero Consiglio dei Ministri, presieduto dal Presidente Draghi, ha seguito il normale iter di conversione parlamentare e ha disposto la ricontrattualizzazione per 2 mesi da parte di ANPAL Servizi Spa, decorrenti dal 1° giugno 2022 e prorogabili per un periodo massimo di 3 mesi. Pertanto, un'ulteriore proroga dei contratti degli ex navigator non è tecnicamente possibile.

Allo stato attuale, come già specificato dal Ministro, nell'ambito dell'attività di coordinamento svolta, è stata avviata una mera attività ricognitiva tra le regioni per capire gli orientamenti regionali relativi allo stato di avanzamento delle assunzioni di personale presso i centri per l'impiego.

Per quanto riguarda gli ex navigator, a monte, si rileva che alcune regioni avevano già stabilito di non avvalersi della facoltà di proroga di ulteriori 3 mesi aggiuntivi al bimestre giugno-luglio 2022, statuito delle disposizioni richiamate, per la nuova contrattualizzazione di tali figure da parte di ANPAL Servizi Spa, con funzioni di assistenza tecnica per il reddito di cittadinanza e per l'attuazione della fase di avvio del programma GOL.

Pertanto, in alcune realtà regionali, il supporto fornito dai navigator è, di fatto, già cessato il 31 luglio 2022.

In linea generale, si fa presente che l'eventuale nuova contrattualizzazione delle figure professionali degli ex navigator sarebbe connessa alla sussistenza di economie finanziarie nell'ambito delle risorse residue rimaste inutilizzate per il potenziamento dei centri per l'impiego. In particolare, per le regioni che hanno registrato una saturazione del budget finanziario dedicato al potenziamento, si profila, di fatto, una indisponibilità di risorse da destinare a tale scopo.

Si precisa, altresì, che le presunte necessità assunzionali di ANPAL connesse all'attuazione del programma GOL non sono riferibili al profilo dei navigator, non avendo l'Agenzia compiti di erogazione diretta di servizi e misure (a supporto della quale i navigator hanno prestato la loro collaborazione), ma meramente di coordinamento della Rete dei servizi per il lavoro, inclusiva delle competenti strutture regionali per le politiche attive del lavoro, di cui all'articolo 1 del decreto legislativo n. 150 del 2015.

Per completezza, segnalo, altresì, che, secondo il quadro normativo vigente, per gli ex navigator l'aver prestato l'attività di assistenza tecnica costituisce titolo per un punteggio aggiuntivo nei concorsi per l'assunzione di personale nei centri per l'impiego.

Concludo, evidenziando che la delicatezza del tema sollevato circa eventuali ulteriori utilizzi degli ex navigator, come suggeriti dagli onorevoli interpellanti, richiederebbe una più ampia riflessione sul sistema ordinamentale in materia di politiche attive, affinché siano adeguatamente valorizzate le esperienze lavorative e la migliore allocazione delle risorse pubbliche.

PRESIDENTE. Il deputato Aiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Ovviamente, ringrazio il sottosegretario Durigon per la risposta, ma non posso ritenermi soddisfatto delle parole poc'anzi ascoltate qui in Aula. Intanto c'è da sottolineare un fatto, che ormai diamo per assodato, perché, per ben cinque o sei volte, il Sottosegretario ha definito le figure professionali dei navigator chiamandole ex navigator, quindi possiamo dire che ormai l'esperienza navigator possiamo considerarla conclusa. Secondo, il Ministero del Lavoro ha parlato di una scadenza che era già prevista con la legislazione vigente, ha parlato di proroga non più applicabile e non più possibile. Avete giocato e state giocando a “scaricabarile” nei confronti delle regioni. Quindi, state rimandando la questione alla competenza regionale. Io voglio trattare questo tema parlando anche delle regioni, perché, purtroppo, notiamo che le regioni non hanno uno stesso orientamento. Ci sono regioni, che, magari, sono più attente al tema delle politiche attive del lavoro – e, quindi, stanno cercando soluzioni anche immediate per gli ex navigator -, e altre regioni che, fin dall'inizio, hanno osteggiato questo percorso di potenziamento delle politiche attive del lavoro e ostacolato anche la figura dei navigator. Quindi, richiamiamo le regioni alle proprie responsabilità e, come Ministero, cerchiamo di indirizzare le regioni verso un orientamento unitario, unico, che non sia da regioni da “serie A” e regioni di “serie B”, perché, altrimenti, stiamo giocando sulla pelle di 1.500 lavoratori e di 1.500 famiglie.

Poi lei ha parlato anche di punteggio aggiuntivo per quanto riguarda i futuri concorsi. Per carità, potremmo anche essere d'accordo con il riconoscimento di un punteggio aggiuntivo a chi ha svolto già la professione di navigator, però le chiedo: quando saranno questi concorsi? Tra 6 mesi, tra 1 anno, tra 2 anni? E in questi 6 mesi, 1 anno, 2 anni, queste persone cosa faranno? Le famiglie come andranno avanti quotidianamente per garantire i propri bisogni quotidiani e i propri bisogni di vita? Stiamo parlando di 1.500 persone formate, con competenze, che hanno superato un esame, che hanno superato una prova, le abbiamo utilizzate per 3 anni nei centri per l'impiego, adesso è arrivato il nuovo Governo e se ne sta lavando le mani. Noi, ovviamente, non ci stiamo. Noi stiamo dalla parte di questi lavoratori e delle loro famiglie.

Vogliamo e chiediamo nuovamente al Governo di trovare una soluzione, perché è il Governo che deve farsi carico di questi lavoratori, è il Ministero che deve dare una risposta chiara, concreta, coerente, strutturale, nei confronti di 1.500 lavoratori e delle loro famiglie, che, ad oggi, non sanno qual è il loro futuro, ad oggi non sanno cosa faranno da domani in poi. Sottosegretario, so che è molto sensibile al tema delle politiche attive del lavoro, quindi, la invito a trovare al più presto una soluzione per i navigator. Noi del MoVimento 5 Stelle saremo sempre al loro fianco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi in ordine alle iniziative assunte in seguito al grave episodio che ha visto coinvolti agenti del commissariato di Primavalle di Roma - n. 2-00008)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Magi e Schullian n. 2-00008 (Vedi l'allegato A).

Chiedo deputato Magi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente, la illustro. Il sottoscritto ha già ripercorso in due interrogazioni del 15 settembre e del 13 ottobre scorsi le informazioni che erano allo stato disponibili in merito alla vicenda di Hasib Omerovic, l'uomo di etnia rom affetto da sordità, che il 25 luglio 2022 è precipitato dalla finestra della sua abitazione a Roma, dove si trovava, assieme alla sorella, disabile, durante una perquisizione della polizia.

Quattro agenti si sarebbero presentati in borghese presso l'abitazione della famiglia Omerovic, sprovvisti di mandato di perquisizione, a seguito di alcune segnalazioni originate dalla pubblicazione di un post su Facebook, poi rimosso, che recitava: “Fate attenzione a questa specie di essere, perché importuna tutte le ragazze, bisogna prendere provvedimenti”.

Secondo quanto riportato nell'esposto presentato dalla famiglia Omerovic, nei giorni successivi all'intervento un agente del commissariato di Primavalle avrebbe riferito informalmente ai familiari che Hasib avrebbe “infastidito, molestandole, alcune ragazze del quartiere”, per cui gli agenti si sarebbero recati nella sua abitazione per chiedere l'esibizione dei documenti. Secondo il racconto dell'agente alla famiglia, Hasib, durante l'intervento della Polizia, sarebbe rimasto tranquillo, tanto che gli stessi gli avevano scattato delle foto, poi mentre stavano andando via, avrebbero sentito alzare la tapparella della finestra della camera da dove Hasib si sarebbe buttato.

Non è chiaro il motivo per cui la polizia sia entrata nell'abitazione e abbia richiesto ad Hasib i documenti, né perché gli siano state fatte alcune fotografie. I familiari non sono a conoscenza di eventuali verbali a suo carico, né di alcuna attività di indagine specifica svolta dalla Polizia giudiziaria (rilievi, fotografie o altro), né al loro arrivo sul posto, né successivamente.

La sorella, unica testimone oculare, pur essendo affetta da disabilità, ha raccontato in modo chiaro ai genitori e all'amministratore di sostegno i fatti, nonché ha reso testimonianza in presenza di una psicologa incaricata dalla procura, riferendo la propria versione della vicenda: “Ho sentito suonare e ho aperto la porta. Una donna con degli uomini vestiti normalmente sono entrati in casa. La donna ha chiuso la serranda della finestra del salone; hanno chiesto i documenti di Hasib, hanno fatto le foto, lo hanno picchiato con il bastone. Hasib è caduto e hanno iniziato a dargli i calci. È scappato in camera e si è chiuso. Loro hanno rotto la porta, loro gli hanno dato calci e pugni. Lo hanno preso dai piedi e lo hanno buttato giù”.

La vicenda è stata resa pubblica durante una conferenza stampa tenutasi alla Camera il 12 settembre 2022, nel corso della quale è stato illustrato l'esposto della famiglia. Nell'esposto i familiari riferiscono, allegando le foto, che la serratura della porta d'ingresso della camera di Hasib è completamente divelta, la tubatura esterna del termosifone sradicata dal muro; poi, c'è il rinvenimento del bastone di una scopa spezzato e di sangue sul lenzuolo.

In una successiva conferenza stampa, il 29 settembre 2022, l'avvocato della famiglia, Arturo Salerni, ha menzionato ulteriori punti oscuri, come il fatto che l'ospedale Gemelli, due giorni dopo l'accaduto, abbia restituito, in una busta bianca, indumenti e scarpe diversi da quelli indossati da Hasib il giorno della caduta. L'accertamento degli eventi, che hanno portato alla caduta e al conseguente ricovero, a causa delle lesioni riportate presso l'ospedale Gemelli, ad oggi è oggetto di indagini da parte della procura della Repubblica di Roma.

A quanto si apprende a mezzo stampa, in particolare attraverso due articoli pubblicati dal quotidiano la Repubblica l'11 e il 12 novembre scorsi, la procura ha contestato a quattro agenti del commissariato locale di Primavalle i reati di tentato omicidio e falso. Negli stessi articoli di stampa si rivela che ai quattro agenti viene contestato di avere posto in essere atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di Hasib Omerovic, persona affetta da disabilità, essendo mutuo dalla nascita, avendolo percosso e minacciato, afferrandolo poi per i piedi e gettandolo dalla finestra della stanza da letto dell'abitazione dove lo stesso risiedeva. Per quanto attiene al reato di falso, ai quattro indagati verrebbe contestato di aver omesso nella relazione di servizio alcuni aspetti della vicenda, sostenendo che Hasib si sarebbe lanciato nel vuoto dalla finestra della camera da letto, omettendo di indicare che lo stesso era stato percosso e minacciato e che era stata sfondata la porta di una stanza interna dell'appartamento.

A seguito della prima conferenza stampa del 12 settembre 2022, il Dipartimento della pubblica sicurezza ha comunicato che, in relazione all'intervento effettuato dagli agenti del distretto di Primavalle presso l'abitazione, il capo della polizia, Lamberto Giannini, segue in prima persona gli accertamenti che la questura di Roma sta effettuando per fare luce su quanto accaduto con la massima trasparenza, garantendo una costante collaborazione con la procura della Repubblica. Secondo quanto si è appreso nei giorni successivi, il questore di Roma, Mario Della Cioppa, avrebbe rimosso il dirigente del commissariato di Primavalle, nonché la vice dirigente. Inoltre, in data 30 settembre 2022, da un articolo apparso sul quotidiano la Repubblica, gli agenti indagati non sarebbero più in servizio presso il commissariato di Primavalle, essendo tre in ferie forzate e il quarto agente trasferito ad altra sede. Da recentissime indiscrezioni di stampa sembrerebbe, invece, che gli agenti oggetto di indagine della procura risulterebbero nuovamente in servizio.

Siamo a chiedere al Ministro dell'Interno se, fatti salvi i profili di competenza dell'autorità giudiziaria, sia stata disposta un'indagine interna su quell'intervento della Polizia e a quali risultati abbia condotto e se, in relazione alla gravità delle ipotesi di reato e agli atti illegittimi emersi dagli accertamenti, siano stati assunti dei provvedimenti cautelari nei confronti degli indagati o dei loro superiori.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Interno, Nicola Molteni, ha facoltà di rispondere.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli deputati, collega Magi, gli onorevoli interpellanti chiedono notizie in merito all'episodio, avvenuto a Roma lo scorso 25 luglio, nel corso del quale il signor Hasib Omerovic, di etnia rom, è precipitato dalla finestra della sua abitazione durante un sopralluogo effettuato dal personale del quattordicesimo distretto di pubblica sicurezza di Primavalle.

Attualmente, il signor Omerovic risulta essere ancora ricoverato presso il reparto di neuroriabilitazione ad alta intensità del policlinico “Gemelli” di Roma, in una condizione di minima coscienza e costantemente sottoposto a monitoraggio.

Come evidenziato anche dagli onorevoli interpellanti e sulla base delle notizie acquisite dal Ministero della Giustizia, la procura della Repubblica presso il tribunale di Roma in relazione all'episodio ha avviato un procedimento penale per i reati di false informazioni al pubblico ministero, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e tortura, delegando alle relative indagini le squadre mobili della questura di Roma.

Per rispondere agli specifici quesiti posti nell'atto di sindacato ispettivo parlamentare, riferisco che lo scorso settembre l'amministrazione ha adottato misure di carattere organizzativo e, in particolare, l'avvicendamento del dirigente del distretto, sostituito con un primo dirigente di PS, ritenuto particolarmente qualificato, e del funzionario addetto. Tali provvedimenti sono stati assunti rispettivamente con atto del capo della Polizia e del questore di Roma. Inoltre, in raccordo con gli organi inquirenti, sono stati disposti ulteriori atti organizzativi che hanno interessato i quattro dipendenti coinvolti nei fatti del 25 luglio scorso. Nello specifico, uno di essi è stato assegnato ad un altro ufficio di pubblica sicurezza della capitale, mentre gli altri tre sono stati adibiti a servizi di vigilanza interna nell'ambito del quattordicesimo distretto.

Infine, poiché il procedimento penale pende ancora nella fase delle indagini preliminari ed è coperto dal segreto investigativo, non sono stati avviati procedimenti disciplinari nei confronti del personale interessato in attesa degli sviluppi del procedimento penale.

Assicuro che la vicenda è attentamente seguita dai vertici del Dipartimento di pubblica sicurezza e che, all'esito del procedimento penale, saranno avviate le iniziative disciplinari, naturalmente in presenza dei presupposti.

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Molteni e, attraverso di lui, il Ministero, che ha voluto darci questa risposta, per aver espresso l'attenzione, la massima attenzione che si vuole riservare a questa vicenda.

Ovviamente, noi tutti sappiamo che da una parte ci sono le responsabilità penali, che sono individuali, e dall'altra c'è da tutelare quello che è un bene in qualche modo anche superiore, garantito dalla Costituzione, che è il bene della fiducia che i cittadini devono avere nei confronti delle istituzioni e - mi viene da dire - in modo particolare di quelle istituzioni che hanno il monopolio dell'uso della forza, quindi di tutti i corpi di polizia come in questo caso.

I provvedimenti cautelari, quindi le eventuali sospensioni, vengono adottati, anche nell'attesa di una sentenza che riconosca una condanna in via definitiva e servono esattamente a tutelare l'amministrazione e l'istituzione. Il Sottosegretario ci ha dato anche un'informazione rispetto all'ipotesi di reato, che è diversa da quella che noi apprendiamo e abbiamo appreso attraverso gli organi di stampa.

Però, c'è un punto che a me preme sottolineare: questo fatto di cronaca è un fatto di cronaca i cui risvolti penali poi saranno accertati, ma di cui nulla si era saputo finché non lo abbiamo reso pubblico qui in una conferenza stampa alla Camera dei deputati: cioè che una persona fosse precipitata dalla finestra della propria abitazione durante un intervento di polizia dai non meglio precisati contorni. Nelle ore successive a quella conferenza stampa abbiamo saputo da fonti - così si dice nelle agenzie - che non c'era un mandato; abbiamo saputo da fonti che c'erano quattro e poi otto agenti coinvolti. Questo, ovviamente, non va solamente rivolto all'attuale Governo. Io ho presentato due precedenti interrogazioni al precedente Governo a risposta scritta, perché erano gli unici strumenti di sindacato ispettivo che, in quel momento, a Camere sciolte, era possibile utilizzare. Tuttavia, non c'è stata alcuna risposta.

Io credo che la trasparenza su fatti di questo tipo sia un bene importante di cui la stessa amministrazione del Ministero dell'Interno debba tenere conto, proprio per non ledere quel rapporto di fiducia che i cittadini devono avere nei confronti delle Forze dell'ordine e nei confronti di tutta l'amministrazione e anche per ristabilire la dignità e l'onorabilità di tutte quante le Forze di polizia. Questo è un discorso che deve valere su un binario parallelo a quello dell'accertamento della verità giudiziaria, del lavoro che l'autorità giudiziaria sta facendo e che tutti noi speriamo faccia nel più breve tempo possibile.

La famiglia di Hasib Omerovic chiede verità per quello che è accaduto e questa credo che debba essere una richiesta condivisa da tutte le istituzioni e da tutte le forze politiche di una democrazia in cui deve vigere e deve essere tutelato lo Stato di diritto. Purtroppo, la storia del nostro Paese ci racconta come molto spesso, in casi analoghi, proprio la mancanza di attenzione pubblica, la mancanza di informazione e la mancanza di trasparenza, poi hanno creato dei problemi nell'accertamento anche della verità giudiziaria. Questo è l'intento del sottoscritto, che ha risposto a una richiesta di sostegno e di aiuto da parte di quella famiglia.

Non c'è mai stata alcuna strumentalità e noi speriamo che vi sia, da parte dell'autorità giudiziaria, la massima rapidità, ma chiediamo anche al Ministero dell'Interno la massima attenzione e anche di fornire in queste sedi - è stato fatto oggi, perché c'è stato l'uso dello strumento dell'interpellanza urgente e non poteva essere evitato, precedentemente non è stato fatto -, di fornire a tutti i cittadini, nella sede più adeguata, che è quella del Parlamento, le informazioni su questi tipi di reati o, comunque, di ipotesi di reato, che, ovviamente, andranno affrontati. Vi prego, tenete la massima attenzione perché è attraverso questa trasparenza che si tutela la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Baldino. Ne ha facoltà, per due minuti.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, signora Presidente. Colleghi, oggi si celebra la Giornata mondiale delle vittime della strada e io, nell'intervenire, nel manifestare sostegno, solidarietà e vicinanza a tutti i familiari di coloro che hanno perso la vita percorrendo la strada, in particolare mi rivolgo a chi ha perso la vita, ai familiari delle vittime di una strada tristemente nota come la “strada della morte”, che è la statale 106 “Jonica”, una strada statale che congiunge tre regioni, che collega Taranto a Reggio Calabria; una strada statale che, dal 1996, conta oltre 700 vittime; una strada statale costellata di fiori, mazzi di fiori, foto ricordo, a distanza di pochi chilometri gli uni dagli altri; una strada statale vittima di promesse mancate da oltre 20 anni, di promesse di ammodernamento mancate.

Quindi, oggi sono a chiedere a questo Governo, al Governo nazionale e anche alla giunta regionale che finalmente si ponga fine a questa storia, una storia fatta di morte, una storia fatta di dolore, una storia fatta di diritti negati, perché, attraverso quella strada, si cerca di raggiungere anche i servizi essenziali come gli ospedali ed altri servizi pubblici essenziali. Per questo chiedo - a nome dei cittadini calabresi, soprattutto di quelli dell'Alto Jonio Cosentino, che sono interessati dal tratto più pericoloso di quella strada, una strada a una sola carreggiata, senza corsie di accelerazione e di decelerazione, una strada anche a scorrimento veloce, che chiedono di essere considerati cittadini non di serie B - che, finalmente, si mantenga fede alle promesse fatte negli ultimi 20 anni. Soprattutto, oggi, c'è l'occasione - Presidente, sto concludendo -, con la legge di bilancio, di stanziare i 3 miliardi promessi per l'ammodernamento di quella strada e trovare le risorse ulteriori per ammodernare anche il resto, senza gettare fumo negli occhi dei cittadini calabresi e siciliani: oggi si parla del ponte sullo Stretto, che già ci è costato un miliardo di euro di perizie, che non sono servite a nulla.

Quindi, credo che queste siano le vere urgenze dei cittadini calabresi. Noi calabresi non vogliamo essere considerati cittadini di serie B, ma crediamo di essere, come tutti gli altri italiani, cittadini di serie A (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 22 novembre 2022 - Ore 11:

1. Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

La seduta termina alle 11,05.