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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 10 di mercoledì 16 novembre 2022

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 11,45.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO TRAVERSI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 10 novembre 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 46, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ROBERTO TRAVERSI, Segretario, legge:

Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede: interventi per la riqualificazione ambientale dell'area del fiume Volturno, nel comune di Cancello e Arnone (1) - alla VIII Commissione (Ambiente);

l'istituzione della Giornata della salute umana e dell'ambiente (2) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e XII (Affari sociali);

una disciplina più restrittiva in materia di utilizzo dei fuochi d'artificio (3) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

iniziative per il rafforzamento delle misure a tutela della quiete pubblica nelle ore notturne (4) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

la riduzione della tassa sui rifiuti solidi urbani (5) - alla VI Commissione (Finanze);

la riduzione dell'IVA sui beni di prima necessità (6) - alla VI Commissione (Finanze);

norme per incentivare la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica (7) - alla I Commissioni (Affari costituzionali);

la riduzione dell'IVA sui materiali da costruzione (8) - alla VI Commissione (Finanze);

iniziative per assicurare l'uniformità dei premi dell'assicurazione obbligatoria degli autoveicoli in tutto il territorio nazionale (9) - alla VI Commissione (Finanze);

l'istituzione della Giornata della buona educazione, della cultura e del rispetto delle leggi (10) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

misure a tutela dei fiumi e delle montagne (11) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Michele Zanna, da Molfetta (Bari), chiede interventi a tutela dei lavoratori dipendenti di aziende interessate da provvedimenti di arresto dell'attività di pesca (12) - alla XI Commissione (Lavoro);

Gerardo Andriotta, da Sant'Ippolito (Pesaro e Urbino), e altri cittadini chiedono: iniziative per promuovere l'utilizzo della moneta scritturale (13) - alla VI Commissione (Finanze);

l'istituzione di un organismo composto da magistrati e ufficiali del Corpo della guardia di finanza per verificare la corretta contabilizzazione dei flussi finanziari della GST@Virtual Bank (14) - alla VI Commissione (Finanze);

Simon Baraldi, da Bologna, chiede: la gratuità dei farmaci contraccettivi e dei profilattici per tutti i cittadini che hanno meno di 30 anni di età (15) - alla XII Commissione (Affari sociali);

nuove modalità di esercizio del diritto di voto per i cittadini che per motivi di studio o di lavoro siano temporaneamente domiciliati fuori dal comune di residenza (16) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

che la laurea magistrale in giurisprudenza abbia valore abilitante per l'esercizio della professione forense (17) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VII (Cultura);

Mariella Cappai, da Monserrato (Cagliari), chiede: disposizioni a tutela dei rapporti tra i genitori biologici e i figli minorenni in affido presso terzi (18) - alla II Commissione (Giustizia);

l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sui procedimenti di affidamento di minori a soggetti diversi dai genitori biologici (19) - alla II Commissione (Giustizia);

interventi urgenti per la riduzione dell'inquinamento atmosferico, del suolo e delle acque, anche favorendo le attività agricole rispetto a quelle a elevato impatto ambientale (20) - alla VIII Commissione (Ambiente);

aumenti stipendiali per il personale degli istituti penitenziari (21) - alla XI Commissione (Lavoro);

di aumentare di almeno 100 unità la dotazione di personale della Polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale “Ettore Scalas” di Uta (Cagliari) (22) - alla XI Commissione (Lavoro);

Stefano Conte, da Matera, chiede di innalzare il limite massimo di età per l'accesso alla carriera diplomatica (23) - alla III Commissione (Affari esteri);

Francesco Romano, da Saviano (Napoli), chiede:

la concessione di congedi retribuiti e contributi figurativi ai lavoratori che donano il sangue (24) - alla XI Commissione (Lavoro);

una riduzione del 50 per cento della tassa sui rifiuti in favore degli invalidi civili e dei disabili (25) - alla VI Commissione (Finanze);

nuove norme in materia di detrazione delle spese per l'acquisto dei libri di testo scolastici (26) - alla VI Commissione (Finanze);

nuove norme in materia di detrazione delle spese per l'acquisto dei prodotti parafarmaceutici (27) - alla VI Commissione (Finanze);

la possibilità di riscattare gli anni di frequenza universitaria anche in caso di mancato conseguimento del diploma di laurea (28) - alla XI Commissione (Lavoro);

norme in materia di dichiarazioni dei redditi dei lavoratori esodati del settore bancario (29) - alla VI Commissione (Finanze);

Luca Cattaneo, da Gravellona Lomellina (Pavia), chiede la nomina di un commissario straordinario per il completamento del raddoppio della linea ferroviaria Mortara-Milano e la realizzazione di un nuovo ponte sul fiume Ticino (30) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti);

Massimiliano Valdannini, da Roma, chiede:

misure per l'unificazione delle Forze di polizia e la riduzione delle auto blu (31) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

misure per garantire l'identificabilità del personale delle Forze di polizia impiegato in attività di ordine pubblico (32) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Giovannina Iervolino, da Ottaviano (Napoli), chiede:

iniziative per garantire la libertà di recensire i prodotti acquistati sulla piattaforma di commercio online Amazon (33) - alla X Commissione (Attività produttive);

norme per accelerare l'esame delle domande di condono edilizio (34) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Mirko Guardamiglio, da Milano, chiede:

norme a tutela della vita fin dal concepimento nonché in materia di fine vita e di distinzione tra matrimonio e unioni civili (35) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);

Massimo Noli e Paola Alberti, da Firenze, chiedono l'introduzione dell'articolo 577-bis del codice penale in materia di omissione di denuncia dell'intento omicida altrui (36) - alla II Commissione (Giustizia);

Eros Corradetti, da Osimo (Ancona), e altri cittadini chiedono una legge elettorale proporzionale che favorisca la democrazia dell'alternanza e la stabilità di Governo (37) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede:

misure urgenti per contrastare il crescente fenomeno delle dimissioni di medici ospedalieri (38) - alla XII Commissione (Affari sociali);

l'acquisto di desalinizzatori a osmosi inversa per contrastare l'emergenza idrica (39) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Giuseppe Fortunato, da Napoli, chiede di rendere gratuito l'utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici da parte del personale di polizia in uniforme (40) - alla IX Commissione (Trasporti);

Francesco Porta, da Vittuone (Milano), chiede la possibilità di riscattare a fini pensionistici i periodi di tirocinio post lauream per la professione di psicologo (41) - alla XI Commissione (Lavoro);

Remo Bibbiani, da Rosignano Marittimo, e altri cittadini chiedono l'abolizione delle norme che prevedono la rivalutazione automatica dell'assegno di mantenimento a seguito di separazione o divorzio (42) - alla II Commissione (Giustizia);

Fabio Castrignano, da Manfredonia (Foggia), chiede che i processi di installazione degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili non compromettano la tutela del paesaggio (43) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);

Maurizio Munda, da Limbiate (Monza Brianza), e altri cittadini chiedono misure a tutela dei sofferenti psichici (44) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Carlo Morganti, da Roma, chiede:

iniziative per il recesso dal Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate ed Associate, firmato a Parigi il febbraio 1947 (45) - alla III Commissione (Affari esteri);

l'abrogazione delle disposizioni transitorie e finali XII e XIII della Costituzione (46) - alla I Commissione (Affari costituzionali).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 11 novembre 2022, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali): “Conversione in legge del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri” (547) - Parere delle Commissioni III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XIII e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Annunzio del conferimento di incarichi a Ministri.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 10 novembre 2022, il Presidente del Consiglio dei ministri mi ha invitato la seguente lettera:

“Onorevole Presidente, la informo che con miei decreti, in data odierna, sentito il Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 9 della legge 23 agosto 1988, n. 400, ho conferito al Ministro senza portafoglio, senatore Sebastiano Musumeci, detto Nello, l'incarico per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro senza portafoglio, onorevole Raffaele Fitto, l'incarico per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro senza portafoglio, senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati, l'incarico per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. Firmato: Giorgia Meloni”.

Annunzio della nomina di un Vice Ministro.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 11 novembre 2022, il Presidente del Consiglio dei ministri mi ha inviato la seguente lettera: “Onorevole Presidente, la informo che con decreto del Presidente della Repubblica, in data odierna, adottato su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, della delega di funzioni conferita dal Ministro dell'economia e delle finanze, è stato attribuito il titolo di Vice Ministro al Sottosegretario di Stato presso il medesimo Dicastero, onorevole Maurizio Leo”.

Annunzio cambio denominazione di Ministri.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 14 novembre 2022, il Presidente del Consiglio dei ministri mi ha inviato la seguente lettera: “Onorevole Presidente, informo la signoria vostra che a seguito dell'emanazione del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri, il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha nominato il senatore Adolfo Urso Ministro delle imprese e del made in Italy, l'onorevole Francesco Lollobrigida Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, l'onorevole Gilberto Pichetto Fratin Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il senatore Matteo Salvini Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il professor Giuseppe Valditara Ministro dell'istruzione e del merito. Firmato: Giorgia Meloni”.

Informativa urgente del Governo sulla gestione dei flussi migratori e, in particolare, sui recenti interventi di assetti navali di organizzazioni non governative nel Mediterraneo centrale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla gestione dei flussi migratori e, in particolare, sui recenti interventi di assetti navali di organizzazioni non governative nel Mediterraneo centrale.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro dell'Interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente e onorevoli deputati, ho accolto con molto favore l'invito a riferire in Parlamento sulla gestione dei flussi migratori e, in particolare, sui recenti interventi svolti da assetti navali privati, gestiti da organizzazioni non governative nel Mediterraneo centrale, in aree SAR non di competenza italiana. L'occasione di oggi, infatti, mi consente di illustrare i fatti, gli atti adottati e le scelte assunte in attuazione di indirizzi in materia di politiche migratorie, che il Governo ha ben chiari e che sono stati illustrati dai partiti della coalizione in maniera compiuta durante la campagna elettorale.

Atti e scelte alla base dei quali vi è una priorità assoluta: la tutela della dignità umana e della persona. Vale la pena di ricordarlo al principio di questo mio intervento, dicevo, affinché il tema della dignità della persona sia la lente attraverso cui si possano mettere a fuoco le decisioni di questo Esecutivo, a cui spetta, tra gli altri, anche il delicatissimo compito di governare i flussi migratori.

L'Italia conosce bene il significato di dignità, non più solo valore fondamentale, ma anche parametro di condotta dei cittadini e per chiunque eserciti un potere pubblico. Ne conosce bene il significato soprattutto questo Governo, che lo intende come dovere delle istituzioni di assicurare condizioni di vita adeguate e, appunto, dignitose a tutti, a chi è accolto e a chi accoglie. L'attenzione alla dignità e la sua declinazione non possono infatti fermarsi alle soglie dei centri di accoglienza. Rispetto all'ingresso in Italia è prioritario valutare dove e come trovino alloggio i richiedenti asilo e se siano praticabili allo stato i processi di integrazione presso le comunità locali che li ospitano (Applausi del deputato Deidda).

Prima di entrare nel merito dell'informativa, sento il dovere di ringraziare tutti coloro (gli appartenenti alle Forze di Polizia e alla Guardia costiera, il personale sanitario, i prefetti, i sindaci, le donne e gli uomini della Croce Rossa e del volontariato) che hanno prestato la loro opera in occasione dei fatti in questione.

Vorrei anche rivolgere un ringraziamento, a nome del Governo e mio personale, a quanti concorrono ogni giorno alla gestione dell'accoglienza e all'enorme sforzo che da anni va conducendo l'Italia per assicurare ai migranti condizioni dignitose di ospitalità, in una cornice di legalità (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

In uno scenario internazionale già saturo di tensioni e conflitti - basti pensare all'aggressione russa all'Ucraina - la forte ripresa dei flussi migratori diretti in Europa attraverso il Mediterraneo risente di cause geopolitiche ed economiche, a partire dai persistenti squilibri strutturali tra Paesi avanzati e Paesi in via di sviluppo. Tale situazione è ulteriormente aggravata dalla debolezza delle istituzioni statali e dalle crisi economiche che affliggono alcuni Paesi dell'Africa settentrionale e del Medioriente e in particolare dalla forte instabilità politica interna in Libia. Si tratta - come ha affermato il Presidente Meloni nelle dichiarazioni programmatiche del Governo - di una di quelle sfide epocali che non possono essere affrontate dai singoli Stati e sulle quali è arrivato il tempo che l'Unione europea sviluppi una grande politica per le migrazioni.

L'azione del Governo su questo è e resterà, sempre, ispirata a umanità e fermezza. Non abbiamo nessuna intenzione di venir meno ai doveri di accoglienza e solidarietà nei confronti di persone in fuga da guerre e persecuzioni. Al contempo, affermiamo con determinazione il principio che in Italia non si entra illegalmente e che la selezione di ingresso in Italia non la fanno i trafficanti di esseri umani (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Svilupperò più avanti questi impegni programmatici, ma non c'è dubbio che il percorso da seguire è quello di governare le migrazioni, anziché subirle. Anticipo soltanto che la necessità di governare i flussi migratori e di fermare le partenze illegali trova conferma anche nelle difficoltà che sta incontrando il sistema nazionale di accoglienza rispetto all'andamento in crescita dei flussi di ingresso. Sono difficoltà che ben conoscono i prefetti e i sindaci e che mettono a dura prova la sostenibilità dell'intero sistema, con evidenti ricadute in termini di inefficienza dei servizi offerti, di lievitazione dei costi e, non ultimo, di capacità di assicurare un'effettiva integrazione delle persone. D'altronde, quanto il tema della pianificazione e di un'efficace azione di governo dei flussi sia decisivo per consentire un'autentica integrazione è argomento risalente e condiviso, che spesso ha tuttavia messo a dura prova la coerenza di alcune posizioni ideologiche. Basti pensare a chi, oggi in posizione critica nei confronti dell'azione di Governo, in altri tempi lanciava il grido dai territori schiacciati da flussi massicci di migranti, a cui era diventato insostenibile garantire una sistemazione degna, e che riteneva che il reato commesso da un richiedente asilo fosse aggravato dall'aver violato il patto di accoglienza.

Come Ministro dell'Interno devo poi sempre considerare che la sostenibilità dell'accoglienza si misura anche in termini di impatto sulla sicurezza delle nostre comunità.

Intendo preliminarmente osservare che i numeri delle operazioni in mare, per oltre 90 mila ingressi di migranti nel solo 2022, mostrano un aumento di circa il 60 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021, incidendo pesantemente sul sistema di accoglienza nazionale già provato dagli arrivi dall'Ucraina, 172 mila persone. Nel periodo che va dal 1° gennaio 2021 al 9 novembre 2022, le ONG, nell'ambito di 91 eventi di sbarco, hanno portato sulle coste italiane 21.046 migranti, di cui 9.956 nel 2021 e 11.090 finora nel 2022. Secondo i dati Frontex, l'Agenzia per il controllo delle frontiere esterne dell'Unione europea, sul totale degli ingressi irregolari nel territorio dell'Unione nel 2022, gli attraversamenti lungo il canale di Sicilia rappresentano la rotta principale degli ingressi illegali diretti in Europa via mare. Tali ingressi sono incomparabili ai flussi via terra per oneri, modalità tecnico-operative e complessità degli scenari di intervento. Allo stato sono presenti circa 100 mila migranti nei centri di accoglienza nazionali e le prefetture stanno sempre più segnalando una tendenza alla saturazione dei posti disponibili e criticità nel reperimento di nuove soluzioni alloggiative, anche a causa della particolare congiuntura economica. Un dato che mostra tale tendenza è quello delle gare indette e concluse nel 2022. Nell'anno in corso sono state concluse 570 procedure di gara per la contrattualizzazione di oltre 66 mila posti; ma poiché ben 76 gare sono andate deserte i posti messi a contratto sono stati soltanto poco più di 37 mila, pari al 50 per cento del totale programmato.

Un altro dato significativo aggiornato e utile per documentare la crescita della pressione migratoria è fornito dalle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale. Alla data del 10 novembre scorso, sono state presentate 69.078 richieste di protezione internazionale, vale a dire ben il 56 per cento in più rispetto al 2021 e sono state emesse 50.048 decisioni, pari a circa il 27 per cento in più rispetto al 2021. Di queste decisioni il 57 per cento ha avuto come esito un diniego, mentre il 43 per cento si è concluso positivamente con l'attribuzione delle seguenti forme di protezione: un 13 per cento è stato riconosciuto come rifugiato, un 12 per cento ha ottenuto la protezione sussidiaria e il 18 per cento quella speciale.

Dal raffronto tra i dati degli arrivi, quelli di presentazione delle domande di asilo e del loro limitato accoglimento, si desume chiaramente che la maggior parte delle persone che giungono in Italia è spinta da motivazioni di carattere economico e, quindi, non ha titolo a rimanere sul territorio nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Questa rappresentazione mostra plasticamente che la specificità italiana è costituita dagli sbarchi che vedono il nostro Paese nella posizione di gran lunga più sfavorita circa gli ingressi via mare rispetto a qualsiasi Stato europeo, con ciò rendendo del tutto inconferente qualsiasi comparazione che non ricomprenda gli sbarchi.

Sotto il profilo delle attività di contrasto dell'immigrazione irregolare, la complessa attività di monitoraggio degli sbarchi di migranti richiede un particolare sforzo operativo, attraverso azioni immediate al momento dello sbarco e con approfondimenti investigativi coordinati dalle procure della Repubblica per individuare le reti criminali transnazionali che gestiscono il traffico illecito. Solo in relazione agli sbarchi delle navi ONG nei porti di Catania e Reggio Calabria, oggetto dell'odierna informativa, le locali autorità provinciali di pubblica sicurezza hanno dovuto mettere in campo un imponente dispositivo, costituito da misure di vigilanza e di sicurezza pubblica, che ha richiesto il concorso di ben 330 unità a Catania e di un'aliquota di 60 uomini dei reparti inquadrati a Reggio Calabria. Un incremento incontrollato dei flussi migratori rischierebbe di porre ancor più sotto stress tale sistema.

Ma vengo ora ai fatti degli ultimi giorni. Gli interventi oggetto della presente informativa sono stati condotti dalle navi ONG Humanity 1, Geo Barents, Rise Above e Ocean Viking, le tratteremo una per una.

È importante sottolineare che la totalità degli interventi è avvenuta in aree SAR non italiane, precisamente maltesi e libiche, e che nessuno di essi è stato coordinato dal centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo italiano, né di altri Paesi. Queste le singole vicende delle navi coinvolte. La nave Humanity 1, battente bandiera tedesca, della ONG SOS Humanity, ha eseguito tre interventi di recupero nel periodo dal 22 al 24 ottobre scorso, per un totale di 180 migranti, in aree SAR libiche e maltesi.

A partire dal 23 ottobre, la Humanity 1 ha inoltrato alle autorità italiane, oltre che a quelle maltesi e libiche, e per conoscenza alla Germania, numerose richieste di place of safety. Il 24 ottobre, il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, con una nota verbale indirizzata alla Repubblica Federale Tedesca, Stato di bandiera, ha sottolineato che gli interventi di recupero dei migranti sono stati svolti dalla nave in piena autonomia e in modo sistematico in aree SAR libiche e maltesi, senza ricevere indicazioni delle autorità statali responsabili delle predette aree, informate, al pari dell'Italia, solo ad operazioni avvenute.

La nota ha altresì rilevato che la condotta della nave non era in linea con lo spirito delle norme europee ed italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale, sollecitando lo Stato di bandiera a compiere ogni azione necessaria per l'individuazione di un place of safety per i migranti, nell'esercizio dei propri poteri sulle navi. Lo stesso giorno, sulla base della predetta nota verbale, ho emanato una direttiva alle Forze di polizia e al comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto con la quale ho chiesto di informare il dipartimento della pubblica sicurezza sulle possibili evoluzioni della situazione, anche ai fini della valutazione dei presupposti per l'applicazione del divieto di transito e sosta della nave ONG nel mare territoriale italiano, come previsto dalle leggi vigenti.

Il 2 novembre ho rappresentato al nostro Ministro degli Affari esteri l'esigenza di mantenere aperte le interlocuzioni con la Germania, al fine di sollecitare l'esercizio della sua giurisdizione sulla stessa nave e di acquisire informazioni sulle persone a bordo, che non ci sono state mai date. In pari data, l'ambasciata tedesca, negando ogni responsabilità dello Stato di bandiera, ha chiesto al nostro Ministro degli Affari esteri di fornire un sollecito supporto allo sbarco in un porto italiano delle persone a bordo delle navi della ONG, invocando il rispetto delle convenzioni internazionali in materia.

Sempre il 2 novembre, la Farnesina ha inviato un'ulteriore nota verbale all'ambasciata tedesca, chiedendo informazioni sulle persone presenti a bordo, anche con riguardo ai profili di identificazione e ad eventuali casi di vulnerabilità, nonché sulle aree marine in cui la stessa aveva operato e sulle eventuali richieste di protezione internazionale. Anche questa richiesta è caduta nel vuoto.

Nella serata del 4 novembre, a seguito dell'ingresso della Humanity 1 in acque territoriali nazionali, ho adottato, sulla base dell'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 130 del 2020, di concerto con il Ministro della Difesa e con il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, avendone preventivamente informato il Presidente del Consiglio dei ministri e il Consiglio dei ministri, il divieto di sostare nelle acque territoriali nazionali oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso e assistenza nei confronti delle persone in condizioni emergenziali ed in precarie condizioni di salute segnate dalle competenti autorità nazionali.

Il provvedimento specificava, altresì, che a tutte le persone rimaste a bordo dell'imbarcazione sarebbe stata comunque assicurata l'assistenza occorrente per l'uscita dalle acque territoriali. Sottolineo che l'adozione del provvedimento appena evocato non ha imposto un divieto di ingresso assoluto, ma ha stabilito un divieto di sosta nelle acque territoriali oltre il tempo necessario a consentire la presa in carico delle situazioni di vulnerabilità a bordo.

Il 5 novembre alla nave Humanity 1 è stato indicato il porto di Catania per le operazioni di soccorso e di assistenza alle persone in precarie condizioni di salute. Nella serata, il locale ufficio di sanità marittima ha autorizzato lo sbarco di 143 dei 179 migranti a bordo. Il 6 novembre, il comandante della Humanity 1, nonostante gli fosse stato intimato, in ottemperanza al decreto interministeriale, di lasciare il porto di Catania, dichiarava di non volersi allontanare fino a che non fossero sbarcati anche i rimanenti 36 migranti. Dopo tre giorni, l'8 novembre, a seguito di valutazione psichiatrica dell'équipe medica dell'azienda sanitaria locale salita a bordo della nave, tutti i migranti sono sbarcati.

Quanto alla Geo Barents, la seconda nave, battente bandiera norvegese, della ONG Medici senza frontiere, informo che tra il 27 e il 29 ottobre la nave ha eseguito sette interventi in area SAR maltese, recuperando 572 migranti. Dal 27 ottobre al 5 novembre la nave ha inoltrato alle autorità maltesi ed italiane per conoscenza e a quelle norvegesi ripetute richieste di place of safety. Il 29 ottobre la Farnesina, con una nota verbale alle autorità norvegesi, anche qui formulava rilievi analoghi a quelli espressi per la nave Humanity 1 con riguardo alle modalità di svolgimento degli interventi e al mancato coordinamento da parte delle autorità italiane, sollecitando la Norvegia a svolgere ogni azione necessaria per l'individuazione di un place of safety per i migranti. Il 3 novembre l'ambasciata norvegese declinava ogni responsabilità come Stato di bandiera, affermando di contro la competenza dello Stato responsabile dell'area SAR, vale a dire Malta, ed in subordine degli Stati costieri limitrofi. Anche in questo caso, il nostro Ministero degli Affari esteri inviava un'ulteriore nota verbale all'ambasciata norvegese con le medesime richieste formulate alla Germania per la Humanity 1. A seguito dell'ingresso della nave nelle acque territoriali nazionali il 5 novembre, ho adottato anche qui il provvedimento di divieto nei confronti della Geo Barents, analogamente a quello della Humanity 1. Il 6 novembre alla nave è stato comunicato il porto di Catania quale luogo designato per le operazioni di soccorso e assistenza, e nella serata le autorità sanitarie competenti hanno autorizzato lo sbarco di 357 dei 572 migranti a bordo. Il 7 novembre è stato intimato al comandante della Geo Barents di lasciare il porto di Catania, in ottemperanza al decreto interministeriale. Lo stesso giorno la nave, con comunicazione telematica indirizzata alle autorità italiane, contestando il provvedimento di divieto, ha segnalato il progressivo deterioramento della situazione a bordo e la sussistenza di condizioni di pericolo per la vita e l'incolumità fisica dei migranti, soggiungendo che tre di essi, immediatamente soccorsi, si erano gettati in mare dal ponte e che altri minacciavano di farlo.

Anche qui, dopo tre giorni, l'8 novembre, a seguito di valutazione psichiatrica dell'équipe medica della locale ASL salita a bordo della nave, tutti i migranti sono sbarcati. Una vicenda del tutto diversa, se ne è parlato, riguarda la nave Rise Above, una nave più piccola, battente bandiera tedesca, della ONG Mission Lifeline, che ha tratto a bordo 95 persone a seguito di tre interventi operati il 3 novembre in acque SAR di Malta. A partire dal 3 e fino al 7 novembre, la nave ha inoltrato alle autorità italiane, oltre che maltesi, libiche, tedesche e tunisine, diverse richieste di place of safety. Il 7 novembre, data la criticità delle condizioni descritte dal comando di bordo, con particolare riferimento alla scarsità di viveri e di carburante che avrebbe permesso la navigazione per non oltre 24-48 ore, il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza a bordo, e pertanto, d'intesa con il Ministero dell'Interno, ha comunicato alla nave di dirigersi verso il porto di Reggio Calabria, dove tutte le persone sono sbarcate il giorno seguente.

Questa è la motivazione del trattamento diverso che ha ricevuto questa nave rispetto alle altre due.

Riferisco, infine, in merito alla nave Ocean Viking, la quarta, battente bandiera norvegese, della ONG SOS Méditerranée, che ha operato dal 22 al 26 ottobre sei interventi, per un totale di 234 migranti, in area SAR libica e maltese. Quindi, come vedete, mai operati in area SAR italiana. A partire dal 22 ottobre, la Ocean Viking ha inviato richieste di place of safety alle autorità italiane, maltesi, libiche, francesi, greche e spagnole, e per conoscenza alla Norvegia. Nei confronti della Ocean Viking è stata adottata il 24 ottobre una nota verbale da parte del Ministero degli Affari esteri con rilievi analoghi a quelli formulati per le navi delle altre due ONG, la Humanity 1 e la Geo Barents, sollecitando la Norvegia, in quanto Stato di bandiera, a compiere ogni azione necessaria per l'individuazione di un place of safety per i migranti nell'esercizio dei propri poteri sulle navi.

Lo stesso giorno, sulla base della predetta nota verbale, anche nei confronti della Ocean Viking ho segnalato, con la stessa già citata direttiva, alle Forze di Polizia e al comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto la necessità di informare il Dipartimento della pubblica sicurezza sulle possibili evoluzioni della situazione, anche ai fini della eventuale valutazione dei presupposti per l'applicazione del divieto di transito e sosta nel mare territoriale italiano. Il 2 novembre ho rappresentato al nostro Ministero degli Affari esteri l'esigenza di mantenere aperte le interlocuzioni con la Norvegia, al fine di sollecitare l'esercizio della sua giurisdizione sulla nave ONG e acquisire informazioni sulle persone a bordo. L'ambasciata del Regno di Norvegia, il 3 novembre, ha negato qualunque responsabilità in ordine alle attività di search and rescue effettuate al di fuori della propria area SAR, ed è in proposito appena il caso di evidenziare che l'intervento in questione non era avvenuto neppure in area SAR di competenza italiana. Anche nel caso di specie, il nostro Ministro degli Affari esteri ha inviato un'ulteriore nota verbale all'ambasciata norvegese, chiedendo informazioni sulle persone presenti a bordo della nave, sulle aree marine in cui la stessa ha operato e sulle eventuali manifestazioni da parte delle persone a bordo della richiesta di protezione internazionale. Anche qui richiesta rimasta inevasa. Tuttavia è bene precisare che sulla vicenda della Ocean Viking ci sono dei passaggi assolutamente da sottolineare. Innanzitutto, la Ocean Viking non è mai entrata in acque territoriali italiane, a differenza delle altre due, e di conseguenza alla nave in questione le autorità italiane non hanno notificato mai alcun provvedimento di divieto, al contrario, come dicevo, di quanto fatto con le due navi precedenti.

Inoltre, nel primo pomeriggio dell'8 novembre i sistemi di rilevazione della posizione indicavano che la Ocean Viking, dopo avere sostato per diversi giorni davanti alle coste della Sicilia sudorientale, aveva iniziato, di sua spontanea volontà, la navigazione in direzione ovest, senza fornire alcuna comunicazione né alle autorità italiane né a Malta, Paese assegnatario dell'area SAR e molto più vicino dell'Italia ai luoghi degli interventi.

La decisione della Ocean Viking di allontanarsi dalle coste italiane risulta essere stata presa dopo che i media avevano già diffuso la notizia che le persone soccorse a bordo delle altre navi ONG erano tutte sbarcate. I fatti, quindi, evidenziano come la Ocean Viking si sia diretta autonomamente verso le coste francesi, di sua spontanea ed esclusiva volontà.

Una decisione questa non solo mai auspicata dall'Italia, ma che ha di fatto creato attriti sul piano internazionale, anch'essi assolutamente non voluti dal Governo, con il rischio di produrre ripercussioni sulle politiche migratorie a livello europeo, ma non come conseguenza di una decisione presa dal Governo italiano. E' un dato certo che le convenzioni internazionali vigenti non stabiliscono a priori quale debba essere il place of safety, né che esso debba coincidere con il porto più vicino, come talvolta si dice e conseguentemente che l'Italia debba farsi carico di tutti i migranti che vengono portati nelle nostre acque territoriali da assetti navali privati, perfettamente funzionanti, ben attrezzati e quindi senza problemi sotto il profilo della sicurezza della navigazione.

Segnalo che, allo stato, la gran parte delle navi ONG che operano in quel quadrante del Mediterraneo presenta proprio queste caratteristiche simili. Ora, sebbene sia indubitabile che l'operazione di salvataggio si concluda solo quando l'incolumità dei naufraghi non è più in pericolo e le loro esigenze di base sono soddisfatte e che la normativa internazionale non individui la nave intervenuta di per sé come luogo sicuro, è anche vero che le linee guida dell'IMO, Organizzazione internazionale marittima onusiana, affermano che le navi possano essere considerate luoghi sicuri temporanei qualora esse siano in grado di ospitare in sicurezza i sopravvissuti; lo sottolineo non solo perché molte delle navi ONG presentano le caratteristiche appena richiamate, ma soprattutto perché viene in questione, in base alla Convenzione UNCLOS e alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, la responsabilità degli Stati di bandiera sia ai fini della tutela dei diritti fondamentali delle persone salvate sia ai fini dell'individuazione di un appropriato place of safety (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Sono queste le basi giuridiche delle interlocuzioni avvenute con tutte le autorità tedesche e norvegesi tenute a esercitare le proprie responsabilità di coordinamento delle operazioni SAR svolte da navi battenti la propria bandiera, impartendo loro le istruzioni necessarie.

Gli Stati di bandiera quindi avrebbero dovuto operare in stretto raccordo con i comandanti delle navi ONG, effettuando tutte le valutazioni preliminari della situazione esistente sulle navi ed azionando, solo all'esito delle stesse e di mancanza eventuale di altre soluzioni, quindi solo allorquando fosse successo questo, i meccanismi della cooperazione internazionale.

Pertanto, nelle circostanze che hanno visto protagoniste le navi ONG in questione, l'individuazione del place of safety avrebbe dovuto essere effettuata in prima battuta dallo Stato competente per l'area SAR in cui sono avvenuti gli eventi, quindi quasi sempre Malta, in cooperazione con lo Stato di bandiera delle navi, ovvero, in assenza del coordinamento, quantomeno da parte di Malta e dello Stato di bandiera, in cooperazione con gli Stati costieri limitrofi.

Conseguentemente, la richiesta di un place of safety in territorio italiano avrebbe dovuto essere inviata alle autorità italiane dallo Stato di bandiera delle navi ONG, e non da queste ultime, come invece è avvenuto. Ebbene, nonostante ciò, l'Italia ha adottato una linea di azione ispirata a criteri di salvaguardia della vita umana, intervenendo anche in situazioni che andavano molto al di là dei suoi obblighi di diritto del mare ed europeo.

E qui assume rilievo particolare la questione del comportamento delle navi delle ONG, a proposito delle quali vale osservare che proprio perché intervengono in contesti difficili esse devono coordinarsi con le autorità competenti, scambiando flussi informativi tempestivi e completi.

È evidente che, se le ONG agiscono sistematicamente in modo autonomo, diminuisce la capacità dello Stato di area SAR di dirigere e condurre a buon fine le operazioni di salvataggio. Se, poi, come è avvenuto nei casi di specie, le navi ONG si dirigono verso i porti di uno Stato diverso da quello responsabile del coordinamento nell'area SAR senza osservare le procedure previste e in violazione delle leggi nazionali dello Stato costiero in materia di immigrazione, è legittimo considerare il transito di tali navi quale passaggio non inoffensivo, ai sensi dell'articolo 19 della Convenzione UNCLOS, anch'esso più volte citato.

Vengo ora ad alcune considerazioni che attengono al ruolo delle imbarcazioni di ONG nelle dinamiche dei flussi di immigrazione irregolare nel Mediterraneo centrale. Sulla base delle più recenti analisi degli scenari di rischio periodicamente elaborati da Frontex, emerge che la presenza degli assetti navali delle ONG in prossimità delle coste libiche continua a rappresentare un fattore di attrazione, lo dice Frontex (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier); il cosiddetto pool factor, secondo Frontex, va riferito sia ai migranti, che si sentono rassicurati dalla presenza in mare di tali assetti, sia alle organizzazioni criminali dedite al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, le quali plasmano il loro modus operandi in rapporto alla presenza di assetti ONG nell'area, e questa constatazione prescinde dalle intenzioni umanitarie che muovono le ONG.

Su di un piano più generale, l'Italia ha sempre sottolineato la necessità che gli arrivi dei migranti conseguenti ad intervento di recupero in mare non possano pesare sui soli Paesi che rappresentano la frontiera esterna dell'Europa e che geograficamente sono più esposti ai flussi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Queste considerazioni valgono ancor più nel caso in cui gli interventi conseguono ad operazioni non coordinate dagli Stati e condotte da navi facenti capo a ONG e spesso in acque SAR non italiane, come è avvenuto per l'appunto nei casi che abbiamo descritto.

Per questo abbiamo sostenuto, e sosterremo, l'esigenza di un maggior coinvolgimento dello Stato di bandiera dell'imbarcazione nel garantire che i propri comandanti rispettino le norme di diritto del mare e che assumono la responsabilità della gestione dei migranti. Non può essere un soggetto privato a scegliere, in modo più o meno preordinato, il Paese dove sbarcare i migranti, determinando con ciò stesso l'applicazione delle regole di Dublino sugli Stati di primo ingresso. Aggiungo che gli stessi Stati che esortano l'Italia ad accollarsi gli oneri dell'accoglienza sono tra i fautori più intransigenti, in sede europea, del contrasto ai cosiddetti movimenti secondari e tra i principali oppositori al mutamento del regime di asilo di Dublino, come se fosse possibile poi bloccare i cosiddetti movimenti secondari e trascurare del tutto quelli primari, che ne sono alla base, e come se la solidarietà intraeuropea fosse dovuta rispetto ai movimenti secondari e facoltativa per quelli primari.

Lo scorso 12 novembre, con la dichiarazione congiunta dei Ministri dell'Interno di Malta, Italia, Cipro e del Ministro dell'Immigrazione e dell'asilo della Grecia, abbiamo convenuto sulla necessità e urgenza di una discussione seria su come coordinare meglio gli interventi nel Mediterraneo, garantendo che tutte le navi delle ONG rispettino le convenzioni internazionali e le altre norme applicabili e che tutti gli Stati di bandiera si assumano le loro responsabilità in conformità alle stesse.

Quanto alle ulteriori iniziative intraprese sul piano politico a livello internazionale dal Governo, esse segnano sicuramente una discontinuità rispetto al recente passato; nei prossimi mesi entreranno nel vivo i negoziati su alcune delle principali proposte normative previste nel pacchetto di iniziative unionali noto come Patto europeo sull'immigrazione e asilo, ma tale insieme di strumenti, al momento, non è soddisfacente. La già ricordata dichiarazione congiunta dei quattro Stati membri più esposti ai flussi via mare, in linea con le finalità del Patto europeo, ha sostenuto la necessità di sviluppare una nuova politica europea in materia di immigrazione e di asilo, realmente ispirata ai princìpi di solidarietà e responsabilità e che sia equamente condivisa tra tutti gli Stati membri. Come Ministri dell'Interno, abbiamo richiamato l'approvazione, lo scorso giugno, di una dichiarazione politica che istituisce un meccanismo di relocation temporaneo e volontario, nonostante i Paesi Med5, che sono Italia, Grecia, Cipro, Malta e Spagna sostenessero uno schema di relocation obbligatorio.

Ebbene, com'è noto, questa forma volontaristica di ricollocazione non riesce a decollare, sia perché il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari in Italia nel corso di quest'anno, sia perché il numero di trasferimenti finora effettuati è molto basso; ad oggi, a fronte di una disponibilità manifestata da 13 Stati europei per oltre 8.000 ricollocamenti, sono state effettivamente trasferite dall'Italia solo 117 persone, di cui 74 in Germania, 38 in Francia e 5 in Lussemburgo. Aggiungo che l'attuale meccanismo di ricollocazione, per come è strutturato, finisce per selezionare soltanto i potenziali aventi diritto di protezione internazionale, lasciando quindi ai Paesi di primo ingresso - l'Italia in primis - tutti coloro che migrano per ragioni economiche. Segnalo che tale sistema non è la prima esperienza di redistribuzione di migranti che ha mancato gli obiettivi; anche con l'Accordo di Malta i trasferimenti effettuati sono stati circa mille, in un arco temporale di quasi 4 anni.

Si tratta, com'è evidente, di risultati del tutto insoddisfacenti e che ci rafforzano nella convinzione di dover superare le criticità registrate attraverso un sensibile miglioramento del Patto europeo, lavorando insieme per politiche europee realmente efficaci.

In questa prospettiva, nel solco dei recenti contatti con i Paesi del Med5, ho condiviso l'intenzione di presentare un piano volto a rilanciare l'impegno europeo in favore dei principali Paesi terzi di origine e transito dei flussi migratori.

L'Italia è favorevole a un piano complessivo di sostegno e sviluppo del Nordafrica, che coniughi le misure per la crescita con quelle per la sicurezza e il contrasto al traffico di esseri umani e che, soprattutto, sia condizionato a una maggiore collaborazione per la prevenzione delle partenze e per l'attuazione dei rimpatri.

Come efficacemente indicato dal Presidente del Consiglio, serve un “piano Mattei” per l'Africa, cioè programmi di investimento di ampio respiro verso i Paesi destinatari, che hanno dinamiche demografiche esplosive e che devono essere coinvolti nella gestione delle risorse messe a disposizione, affinché si realizzino processi di crescita duraturi e sostenibili. Questa è una scelta strategica per il futuro delle istituzioni e dei cittadini europei, ma anche per assicurare la realizzazione delle speranze delle giovani generazioni africane.

Sempre in coerenza con gli impegni programmatici del Governo, stiamo affrontando il tema della migrazione legale sia per proseguire e incrementare le diverse iniziative di corridoi d'ingresso umanitari in Italia di persone vulnerabili sia per verificare possibili strategie per utilizzare percorsi di immigrazione legale come leva nei confronti di Paesi terzi di origine e transito dei flussi.

In una prospettiva globale di approccio ai temi migratori si inserisce, infatti, lo strumento collaudato, come dicevo, dei corridoi umanitari, che - ci tengo a evidenziarlo - assicurano un percorso di accoglienza capace di coniugare sicurezza, tutela dell'incolumità delle persone e legalità, essendo imperniato su una logica diametralmente antitetica a quella del traffico dei migranti.

Nella stessa direzione, in recenti contatti con i Paesi del cosiddetto gruppo MED 5 ho anticipato l'idea di un possibile intervento normativo nazionale per creare percorsi di ingressi legali in favore di quei Paesi terzi che garantiscano concretamente la loro collaborazione nella prevenzione delle partenze e soprattutto nell'attuazione dei rimpatri. Si tratta di un'iniziativa da portare avanti, d'intesa anche con i Ministri del Lavoro e degli Affari esteri, che mira a rivedere gli attuali meccanismi previsti dal testo unico sull'immigrazione, a partire da quelli applicati per i decreti Flussi, inserendo uno strumento premiale per i Paesi più impegnati nella lotta all'immigrazione illegale, con l'obiettivo di contrastare il traffico dei migranti e al contempo rafforzare i canali di ingresso legale.

Queste sono le linee d'azione del Governo per invertire una rotta che per anni non ha tenuto adeguatamente in conto l'interesse nazionale. È, infatti, indispensabile che la gestione dei flussi non sia abbandonata allo spontaneismo né, tanto meno, alle organizzazioni criminali dei trafficanti di esseri umani. Abdicare al controllo delle frontiere equivale a favorire le reti criminali e mettere a repentaglio l'incolumità dei migranti e la sicurezza dei cittadini dei Paesi di destinazione dei flussi. È bene sottolinearlo: non ci resta altro tempo per dare una risposta seria e decisa alla necessità di ricondurre il fenomeno migratorio a una rigorosa cornice di legalità. A testimoniarlo non ci sono soltanto i morti in mare, ma anche chi, sopravvissuto, si ritrova schiavo, costretto a vivere nei ghetti, vittima di tratta o anche, nella migliore delle ipotesi, di sedicenti cooperative che impiegano manodopera senza alcuna tutela (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

L'Italia continuerà, come ha sempre fatto, a rispettare i suoi impegni internazionali e pretenderà, a buon diritto, che gli altri Stati facciano lo stesso. L'Italia non è venuta mai meno - e certo non lo farà con questo Governo - alle sue tradizioni di solidarietà e di accoglienza. Bisogna, però, riconoscere, senza ipocrisia, che l'accoglienza ha un limite invalicabile nella capacità dello Stato di ingresso di assicurare percorsi di integrazione concreti ed efficaci e in questo senso il controllo dei flussi migratori è condizione indispensabile per coniugare sicurezza, legalità e coesione sociale.

In sostanza, dunque, il nostro approccio a questi temi, fondamentali per la convivenza civile e la sicurezza dei cittadini, sarà basato su pragmatismo e concretezza, nella continua ricerca di un dialogo costruttivo e di una piena collaborazione sia in ambito bilaterale che europeo, come autorevolmente affermato dal nostro Presidente della Repubblica. Non smetteremo di costruire condizioni e strumenti sul piano interno, europeo e internazionale affinché, accanto al diritto di emigrare, sia assicurata a ogni persona la libertà di restare nel proprio Paese, ovvero la possibilità di condurre una vita sicura e dignitosa nella propria terra. Il Governo perseguirà questa linea con determinazione e coraggio e sono sicuro che l'Unione europea saprà essere all'altezza delle sue radici di civiltà, dei suoi valori unificanti e delle sfide globali che abbiamo di fronte, mettendo in campo una grande politica comune per le migrazioni a beneficio degli Stati ma soprattutto delle persone. Grazie per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Signor Presidente, la vorrei pregare, atteso che il Ministro ha ripetuto per tre volte, a proposito del ruolo delle ONG e del possibile favoreggiamento rispetto alla immigrazione clandestina, che lo dice Frontex, siccome presumo che il signor Frontex non abbia chiamato il Ministro per dirglielo e neanche che in una informativa pubblica e formale dentro l'Aula della Camera il Ministro possa riportare delle notizie di stampa, la pregherei di chiedere al Ministro - che, capisco, adesso magari non l'ha sottomano - se può lasciare agli atti della Camera il documento formale di Frontex in cui si dicono queste cose o anche un riferimento attraverso il quale questo dibattito possa effettivamente lavorare sulla base di cose certe e non di opinioni (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Il Governo è presente e, quindi, può prendere atto, chiaramente, di questa richiesta.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà per sette minuti.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, signor Ministro, grazie di un'informativa che è stata esauriente, completa e condivisibile. Siamo certi che lei lascerà agli atti quanto è stato testé richiesto. Noi lasciamo agli atti anche un'altra testimonianza, quella degli italiani del Friuli-Venezia Giulia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), perché oggi sulla rotta balcanica si stanno verificando delle situazioni di grande preoccupazione che dovrebbero interessare tutta quest'Aula.

Vede, signor Ministro, questa maggioranza di centrodestra ha avuto dagli elettori anche un compito ben preciso: quello di difendere i confini nazionali. Il suo intervento ci ha assicurato che il Governo sicuramente manterrà questa parola (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Dico questo, signor Ministro, perché è stato veramente brutto in questi giorni assistere a questa fiera delle parole, dove pareva che questa maggioranza e questo Governo fossero composti da persone disumane. Questa è stata l'etichetta che è stata appiccicata da media interessati e da concorrenti politici a una vicenda che i fatti dimostrano non essere di quel tipo: noi saremmo disumani e non avremmo avuto abbastanza attenzione e cuore a soccorrere le persone in mare. Ma dall'inizio di quest'anno sono circa 90 mila le persone che sono sbarcate sulle coste italiane. Se fossimo stati disumani, se avessimo applicato regole che altri, anche recentemente, hanno dimostrato di applicare al di là delle regole, siamo sicuri che saremmo a quei dati o saremmo a molto meno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Allora, signor Ministro, io penso anche al gioco delle parole che è stato fatto, perché tra luogo di sicurezza e porto di sicurezza - lei me lo insegna - c'è una bella differenza. Eppure, qualcuno l'ha voluta azzerare, anche se autorevoli giuristi l'hanno sicuramente rimarcata. Addirittura chi si occupa di diritto marittimo, a livello italiano e non solo italiano, ha detto: “Questo Governo sta facendo applicare rigorosamente le regole che ci sono”.

Vedete, che il problema non sia rilevante lo dimostra anche un fatto: il codice di condotta per le ONG del 2017 non porta la firma di un Ministro di centrodestra; porta la firma del Ministro Minniti. Allora, dobbiamo chiederci: dal 2017 ad oggi forse la situazione è migliorata o se, come riteniamo noi di Fratelli d'Italia, è peggiorata non è il caso effettivamente di rimettere mano al codice di condotta da subito, per fissare delle regole del gioco che siano effettivamente regole del gioco e non delle prese in giro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Lei, con molta opportunità e anche con molta pacatezza, ha fatto riferimento, nella parte finale di un intervento che non è stato notarile, che non è stato all'insegna del burocratese, ma che ha, a nostro avviso, anche grosso significato politico, al tema vero dell'immigrazione, che è un tema che abbiamo sotto gli occhi tutti, che non è di oggi o di ieri, ma che probabilmente sarà esplosivo domani. Allora, la ricerca di una soluzione non è portare l'Africa in Europa o l'Africa in Italia, ma che l'Italia e l'Europa vadano in Africa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e cerchino in Africa di creare le condizioni, perché quei popoli possano lavorare e produrre su quelle terre, magari liberando l'Africa da certi sfruttatori europei, tra cui sicuramente non ci sono gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Quando parliamo di Europa, signor Ministro, ne parliamo a ragion veduta, perché il meccanismo di solidarietà volontaria, cui lei prima ha fatto riferimento, nei dati ci dimostra che è fallito. Ma abbiamo sentito di quali numeri stiamo parlando? E c'è ancora qualcuno che dice che il problema è l'Italia! No! Il problema è che l'Italia, con forza, deve porre la questione in Europa per una situazione che è intollerabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Infatti, non possiamo pensare di far fronte da soli a questa situazione! E nessuno si illuda anche di dire: ma vi abbiano dato un pugno di dollari o un pugno di euro. Questa non è solidarietà, anzi, quella è una pratica che, forse, chi l'ha paventata faceva meglio a non utilizzarla, perché la mercificazione della persona per noi non esiste (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per i banchi della destra non esiste (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Allora, vede, signor Ministro, sicuramente le siamo a fianco, perché siamo convinti che, grazie anche alla sua saggezza di uomo delle istituzioni, collaborerà pienamente con l'Europa per evitare che l'Italia diventi l'hub di tutti gli immigrati dell'Africa, perché è un ruolo che non spetta all'Italia, non possiamo accettare questo, non vogliamo accettare questo. Lo dico nel pieno rispetto delle persone, dei drammi delle persone, perché nessuno di noi è un insensibile ma, al tempo stesso, nessuno di noi può far finta che, nel segno di una solidarietà pelosa, tutto sia lecito e solo sul territorio italiano. Allora, vede, signor Ministro, per quanto ci riguarda, come destra di Governo, le diciamo “vada avanti su questa strada”. Chi ha diritto, entra in Italia, chi non ha diritto, se ne sta fuori (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orfini, per sette minuti. Ne ha facoltà.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, ho ascoltato con attenzione la sua puntuale ricostruzione, però, vede, c'è qualcosa che dimostra che sia stata una gestione fallimentare, fuori, credo, da ogni considerazione politica e da ogni dubbio, ossia il fatto che, alla fine, avete dovuto farli sbarcare tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) e avete dovuto farli sbarcare tutti, perché quello che avete provato a fare non si poteva fare, è semplicissimo: non si poteva fare. Infatti, lei lo sa: se c'è una nave in difficoltà, bisogna intervenire e non c'è differenza tra le navi, si deve intervenire per una ONG, come per qualunque altra nave si trovi in quella condizione, perché quell'operazione di salvataggio si concluda con lo sbarco in un porto sicuro, perché non esiste nessuna norma e non si può fare, una roba abominevole, come lo sbarco selettivo, che vi siete inventati, senza, appunto, riuscire ad applicarlo, perché non si possono rompere gli accordi internazionali.

Guardi, Ministro, lei ha fatto considerazioni su quelle navi, considerandole come luoghi sicuri. Le lancio una sfida costruttiva: la prossima volta faccia una cosa, si metta vestiti sportivi, esca dal suo ufficio e vada a visitare una di quelle navi, vada a vedere una di quelle navi con sopra centinaia di persone provate fisicamente e psicologicamente che scappano da un Lager, che hanno rischiato di annegare in mare, che sono state salvate da una nave, quando rischiavano di annegare, e che, per giorni, a causa del fatto che non viene assegnato a quella nave un porto, sono costrette a vivere - centinaia di persone - schiacciate in condizioni inaccettabili.

Le guardi negli occhi, provi a dormire con loro; io l'ho fatto e, come me, altri colleghi che, in quei giorni, sono stati lì a presidiare e poi torni qua e ci dica se quello è considerabile un luogo sicuro.

Ministro, il decreto che lei, insieme a Crosetto e a Salvini, ha fatto era semplicemente un decreto illegale, illegittimo, e per questo voi non avete potuto applicarlo. Non mi aspetto che lei faccia quello che farei io, ha ragione, avete vinto le elezioni - lo ha ricordato il collega Foti - su una linea ben precisa, però credo sia legittimo chiedere al Ministro dell'Interno, penso sia legittimo, da parte di tutti, chiedere che, ancor più come tutti i cittadini, il Ministro dell'Interno rispetti le leggi nazionali e internazionali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

Quello che è avvenuto in questi giorni è l'opposto di quello che dovrebbe fare un Ministro dell'Interno e anche che cessino alcuni argomenti. Il Presidente Giorgia Meloni ha parlato di navi pirata riferite alle ONG. I pirati sono quelli che violano le leggi, che mettono a rischio la sicurezza, che mettono a rischio le vite umane, esattamente la descrizione del comportamento che ha avuto il Governo in questa vicenda: se c'è un pirata in questa vicenda è seduto tra i banchi del Governo, non sulle navi delle ONG (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra - Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

Lo dico, perché dovete anche smetterla con questa campagna di criminalizzazione. Avete parlato di centri sociali galleggianti, lei è tornato qua citando Frontex, potremmo aprire una discussione su Frontex, come è avvenuto al Parlamento europeo, che gli ha bocciato il bilancio; lei la conosce l'attendibilità di quella fonte, però guardi gliela passo, prendo, per buoni i dati che lei ha citato; nel periodo cui fa riferimento Frontex, sono sbarcate 125 persone di media al giorno, quando c'erano le ONG in mare, 135, cioè di più, quando le ONG non c'erano.

Sa dove abbiamo preso questi dati? Al Ministero dell'Interno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Magari la prossima volta, prima di venire in quest'Aula, gli dia un'occhiata. Volete cercare i trafficanti? Guardate, avete nomi, cognomi e numeri di telefono. Chi organizza il traffico è la cosiddetta Guardia costiera libica, non sono le ONG, quella che noi ancora oggi finanziamo per una responsabilità collettiva di questo Parlamento.

Avete detto delle cose assurde. Il Ministro Crosetto, mi dispiace non ci sia, ha detto che le ONG, con il loro comportamento, alimentano fenomeni negativi. Sa qual è l'unico fenomeno che alimentano le ONG? La vita: salvano vite umane (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Per questo, andrebbero ringraziate, non criminalizzate. Non le volete nel Mediterraneo? La soluzione è semplicissima, saranno d'accordo, prima di tutto, quelle ONG: rimettiamo le navi del nostro Paese e dei Paesi europei nel Mediterraneo a fare quello che oggi fanno le ONG, come è avvenuto, in questo Paese, ai tempi di Mare Nostrum, che fu uno dei periodi di orgoglio di questa Nazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

Ma io voglio discutere con voi di tutto. C'è un problema nella gestione dei flussi? Certo, ma la soluzione non può essere l'esternalizzazione delle frontiere, non può essere chiudere le persone nei Lager, per non vederli arrivare qui. C'è un problema nell'accoglienza? Abbiamo un sistema sotto stress? È vero, Ministro, ha detto, su questo, parole importanti che considero un'autocritica, perché quel sistema dell'accoglienza, soprattutto la parte migliore, i progetti SPRAR, quando lei si occupava di questo, insieme al suo allora Ministro Salvini, avete provato a smantellarlo con i “decreti Sicurezza”(Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Se c'è una sofferenza, è anche grazie alle scelte che, negli anni, avete fatto voi. C'è un carico eccessivo verso l'Italia? Sì, certo, assolutamente, può chiedere ai suoi colleghi di maggioranza, perché ci sono gli accordi di Dublino e perché non siamo riusciti a cambiarli. Glielo chieda, chieda ai leghisti, che stanno lì seduti a fianco a lei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). C'è un problema di immigrazione irregolare? Certo, vogliamo affrontare e aprire canali di immigrazione regolari? Cambiamo la Bossi-Fini, siamo qua, disponibili a discuterne. C'è un problema di sostegno all'Africa? D'accordo, mi aspetto che, nella prossima legge di bilancio, lei si batta, perché aumentino i fondi alla cooperazione internazionale, per fare un esempio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Vede, Ministro, e vado a concludere, lei ha detto, in più di un'occasione, che non accetta soluzioni e io non ho titolo per dargliene, però una cosa gliela voglio dire: lei ha giurato sulla Costituzione, come i suoi colleghi, e in quella Carta costituzionale non c'è nulla nella lettera e nello spirito della Costituzione che autorizzi un Ministro a definire alcuni esseri umani un carico residuale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)! Nulla.

E lei ha avuto due occasioni al Senato e alla Camera per scusarsi di quella enormità e non le ha colte.

Infine, voglio formularle un augurio. Io spero che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi lei troverà modo di farsi qualche domanda in più: di fronte a casi del genere non solo chiedersi quanti ne arrivano, è una domanda legittima, ma chiedersi anche da cosa scappano. Perché se lei saprà formularsi questa domanda, forse si renderà conto - prima di tutto lei e poi i suoi colleghi - che quello che avete fatto in quei giorni, nulla ha a che fare con il rispetto della dignità umana (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Azione-Italia Viva-Renew Europe e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro dell'Interno per la puntuale informativa che ha reso e che è servita non soltanto a spiegare il comportamento del Governo nei casi di specie, cioè quelli delle quattro navi ONG interessate dall'azione del Governo delle ultime settimane, ma è servito soprattutto per inquadrare prima di tutto quello che è il contesto generale in cui ci stiamo muovendo. Perché senza capire il contesto generale, è difficile capire la logica politica che sta dietro alle azioni che il Governo ha intrapreso e che - lo voglio dire da subito - la Lega appoggia al 100 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Giustamente lei ci ha ricordato che siamo di fronte a un sistema dell'accoglienza al collasso. Sappiamo tutti quali sono i dati degli sbarchi nell'ultimo anno: siamo arrivati a 90 mila, a cui vanno aggiunti, però, i migranti che legalmente arrivano in Italia per altre tratte. Penso ai 12 mila all'anno che arrivano dal Friuli-Venezia Giulia dalla tratta balcanica, o penso al fatto che, essendo scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina quest'anno, ci siamo fatti carico, come giustamente ha ricordato, di 170 mila, quelli sì, profughi veri e certificati, ucraini, in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E quindi, per capire la situazione di difficoltà del sistema dell'accoglienza, non ci vuole qualche ricerca particolare, basta aprire un telegiornale o un giornale, ricordare i servizi che abbiamo visto sull'hotspot di Lampedusa o parlare coi cittadini di Lampedusa, fare un giro a Ventimiglia per vedere quali sono le conseguenze dei cosiddetti movimenti secondari, andare a visitare un CAS o un centro SPRAR per capire che c'è un problema oggettivo di numeri. E quando si usa, come argomento per ritenere che il Governo non dovrebbe limitare le politiche migratorie, il fatto che altri Paesi come Francia e Germania hanno più richiedenti asilo, si finge di non capire una cosa: si finge di non capire che in Europa stiamo creando un sistema a doppia velocità sull'immigrazione. Si sta creando un'Europa di “serie A”, dove qualche Paese può scegliere quali immigrati accogliere in funzione della propria economia, e un'Europa di “serie B”, cioè quella dei Paesi mediterranei, che sono costretti a fare i conti con l'immigrazione clandestina incontrollata (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) e con le conseguenze devastanti e questo porta sulla sicurezza e sulla deflazione salariale nei rispettivi Paesi.

E anche il tema dei cosiddetti movimenti secondari, tali per cui quasi si giustifica la reazione degli altri Paesi europei nei confronti dell'Italia e della politica italiana, autoaccusandoci e dicendoci: fanno bene francesi e tedeschi ad attaccare il Governo italiano, perché non siamo sufficientemente bravi a controllarli. Beh, cari signori, i problemi sono legati, perché se i nostri centri di accoglienza non riescono più a prenderne, se il numero è incontrollato e siamo al collasso, è evidente che poi sfuggono anche i movimenti secondari. È un cane che si morde la coda. Non si può fare finta di non vederlo, come non si può far finta di non rendersi conto che questa Europa a due velocità sull'immigrazione è esplicitata anche dai cosiddetti accordi formali che sono stati sottoscritti.

Si è fatto tanto parlare nel 2019 sugli accordi di Malta: lo avevamo detto che non sarebbero serviti a nulla e non sono serviti a nulla, visto che prevedevano la redistribuzione volontaria. E si parla molto degli accordi di qualche mese fa, che vedono il coinvolgimento di 19 Paesi europei e 4 Paesi Schengen sulla redistribuzione, quegli accordi, per intenderci, che la Francia avrebbe minacciato di sospendere. Prima di tutto ricordiamoci, come è stato citato per i 3 mila e rotti immigrati che la Francia dovrebbe accogliere, che ne sono stati accolti una trentina, quindi anche se l'accordo volontario fosse sospeso, non sarebbe una tragedia per il nostro Paese. Ma ciò che fa sottintendere la logica dell'accoglienza a due velocità, è anche il fatto che questi accordi prevedono che, nel caso in cui uno di questi Paesi volontariamente non si faccia carico della propria quota di migranti, può in qualche modo compensare pagando i Paesi di primo approdo. Quindi abbiamo una parte dell'Europa, l'Europa del Nord, che dice: cara Italia, cara Grecia, cara Malta, noi vi paghiamo, ma i clandestini ve li tenete voi. Io questo non capisco che cosa c'entri con l'accoglienza, con la solidarietà, con una condivisione dei Paesi e dei problemi a livello europeo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Mi sembra una scelta politica precisa di alcuni a danno di altri. E quindi, come lei giustamente ha spiegato, è evidente che in questo contesto l'Italia deve fare tutto quello che può per limitare l'afflusso di immigrati clandestini nel nostro Paese, perché a noi questo sistema per cui solo noi dobbiamo farci carico della clandestinità, semplicemente non sta bene. Ha specificato in maniera molto chiara come l'attenzione umanitaria ci sia stata, e questo spiega la differenza tra il trattamento delle diverse ONG, dove un trattamento è stato riservato alla Humanity e alla Geo Barents, mentre la Rise Above è stata fatta entrare in Italia perché c'era un'oggettiva situazione di pericolo, e per quanto riguarda le altre due, invece, si è fatta rispettare quella che è la legge. I salvataggi non sono stati fatti nell'area SAR italiana, non c'è stato il coinvolgimento delle autorità italiane, quelle navi battono bandiera di un altro Stato, e quindi, per il diritto internazionale, quando entro su una nave che batte bandiera in un altro Stato, io sto entrando in quello Stato, quindi in prima istanza è responsabilità di quello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) avviare le pratiche dell'accoglienza per quei migranti. Anche perché ricordiamo che il comandante di una nave è un pubblico ufficiale e quindi il comandante di una nave potrebbe, lui per primo, raccogliere le richieste di asilo. E quando, soprattutto a fronte delle indagini delle nostre autorità, si ritiene che ci sia un pericolo per la sicurezza se quelle navi entrano nel nostro territorio e c'è un divieto, il divieto va rispettato. Se il divieto non viene rispettato, quelle ONG stanno commettendo un atto illegale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E quindi è incredibile che noi stiamo qua a discutere dell'errore del Ministro dell'Interno nel far rispettare la legalità e nel contrastare l'immigrazione clandestina secondo quelle che sono le nostre leggi.

E voglio ricordare anche un'altra cosa. Anche l'altro argomento, cioè il fatto che si tratti di salvataggio in mare, tale per cui è necessario portare le persone nel porto sicuro più vicino, è un argomento che è privo di pregio e che non regge, perché, come è stato spiegato, il porto sicuro più vicino non sono i porti italiani, ma sarebbero i porti della Tunisia, o sarebbero i porti di Malta. E allora qua c'è una grande contraddizione di chi critica questo Governo, perché vedete, io ricordo che quando il Ministro dell'Interno era Matteo Salvini, una delle critiche più forti che veniva fatta dalla sinistra, era stata il fatto che il Ministro non era stato in grado di potenziare gli accordi per i rimpatri con la Tunisia. Ora, mettiamo a posto le idee: la Tunisia è un Paese sicuro quando dobbiamo fare i rimpatri, ma non è un Paese sicuro se devo far sbarcare chi è clandestino o chi ha un problema di sicurezza in mare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? C'è un'evidente contraddizione. Così come c'è una contraddizione a non voler far rispettare le regole, quando il Primo Ministro che ha dettato un codice di condotta per le ONG è stato il Ministro Minniti. O come c'è un'evidente contraddizione quando si difende il reddito di cittadinanza e si dice che in Italia c'è un problema occupazionale, ci sono salari troppo bassi e quindi il reddito di cittadinanza non deflaziona i salari e non disincentiva il lavoro, e quindi abbiamo 2 milioni e mezzo di italiani che prendono il reddito di cittadinanza, ma possiamo pensare di accogliere 90 mila migranti clandestini che vengono qua per trovare lavoro, essendo migranti economici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Anche questa, evidentemente, è una contraddizione.

E lo diciamo a ragion veduta - e chiudo, Presidente - perché, come tutti sanno, dalla rotta mediterranea il grosso degli immigrati che arrivano sono egiziani, bengalesi e tunisini, quindi migranti economici. E allora cosa occorre fare? E questo senza scomodare Frontex, perché il fatto che le ONG incentivino gli arrivi non ce lo deve dire Frontex, ce lo ha dimostrato Matteo Salvini da Ministro dell'Interno, quando, grazie al decreto Salvini 2, gli sbarchi si sono ridotti a 11 mila unità, perché le ONG non facevano più quell'attività (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). E le diamo un suggerimento, signor Ministro: riprenda il decreto Salvini 2 e preveda anche la confisca delle navi che violano le regole italiane, perché questo è l'unico deterrente che ha dimostrato di funzionare.

E per chiudere con una nota costruttiva, se noi vogliamo una solidarietà europea, non la vogliamo in una presunta redistribuzione che non c'è. Noi vorremmo che, se il Trattato di Dublino prevede che il Paese di primo approdo sia quello che deve farsi carico delle procedure per capire chi ha diritto a restare in Europa o no e che quindi il problema sia in carico dell'Italia, poi l'Europa non ci possa rispondere che chi non ha diritto a stare in Italia e deve essere rimpatriato, è anche quello un problema che spetta soltanto all'Italia, e quindi si punti il dito verso di noi perché non abbiamo accordi bilaterali sufficientemente forti per il rimpatrio. Allora, se l'Europa vuole essere solidale, questi accordi di rimpatrio con i Paesi di provenienza facciamoli tutti insieme e apriamo canali di immigrazione legale verso l'Egitto, la Tunisia, il Bangladesh e quei Paesi che ci portano immigrati irregolari e migranti economici. Questa è la solidarietà che noi vogliamo per coniugare la legalità ai diritti delle persone. Noi vogliamo, quindi, un'Europa che non discuta su come redistribuire chi immigra illegalmente in Europa. Noi vogliamo un'Europa che protegga le sue barriere esterne e faccia passare il principio che in questo continente si entra se si ha diritto, non violando le regole. Grazie, signor Ministro, buon lavoro, ha il pieno appoggio della Lega (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie Presidente, signor Ministro, membri del Governo, onorevoli colleghe e colleghi. Ministro, lei oggi è venuto in Aula per tenere un'informativa, costretto dal precipitare degli eventi. I suoi tentativi di spiegazione non possono coprire un'evidenza: dopo pochi giorni dall'insediamento del Governo, i nodi sono venuti al pettine e lo spessore della realtà ha ridotto in briciole anni di slogan urlati dalla destra, dimostrando tutta la velleità e vacuità di certe posizioni. Governare e gestire la complessità richiede pensiero profondo, conoscenza rigorosa e capacità di comprensione, ma non appena vi siete trovati al posto di guida avete sbandato alla prima curva tortuosa, nell'intento di soddisfare un elettorato che avete illuso, con promesse vane e proposte impraticabili - come affermato dallo stesso Ministro della Giustizia, Nordio - ed irrealizzabili, lesive dei diritti umani e del diritto internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non si può continuare ad utilizzare il delicato e complesso tema dell'immigrazione come campo di scontro politico e come occasione per far crescere il proprio consenso elettorale. Vanno cercate soluzioni condivise, al di là di ogni contrapposizione ideologica, che partano però da un principio: l'essere umano è sempre il fine di ogni azione politica, mai un mezzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E non chiamiamola “emergenza”: abbiamo di fronte un fenomeno strutturale, globale, molto complesso e in costante crescita. Nel giorno in cui si stabilisce il record di 8 miliardi di abitanti sulla terra, in cui crescono i motivi che determinano le persone a migrare, compresi i motivi climatici, il Governo si affanna e perde tempo prezioso, dando la stura a una crisi diplomatica per poche centinaia di persone, a cui si nega l'ingresso nei porti italiani, con ciò rischiando di compromettere il buon lavoro fatto dal presidente Conte, che ha convinto i maggiori alleati europei della necessità di una ricollocazione e redistribuzione condivisa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È un Governo che si interessa dell'aspetto più marginale del problema e lo dicono i numeri. Come lei ben sa, Ministro, gli sbarchi tramite ONG costituiscono poco più del 10 per cento del totale; il 32 per cento avviene tramite l'intervento della Guardia costiera - a cui va un sentito ringraziamento -, la vera avanguardia solidale dell'Italia, ed il 56 per cento sono sbarchi autonomi. Parliamo di poche migliaia di persone, in un'Europa che è stata in grado di accogliere in pochi mesi milioni di rifugiati ucraini. Non solo: per sventolare vessilli di propaganda identitaria, avete creato una crisi diplomatica con la Francia in tutta l'Unione europea. Lo scontro fra i due Paesi ha responsabilità da ambo i lati. La reazione francese è stata esagerata ed alimenta tensioni fra singoli Stati, in un momento in cui invece c'è urgente bisogno di cooperazione e solidarietà e, certamente, in tema di solidarietà e di accoglienza, l'Italia non accetta lezioni da nessuno, ma la crisi - dobbiamo ammetterlo - l'ha innescata l'Italia, o meglio un Governo di destra, che continua a puntare su maldestri interventi che calpestano la dignità delle persone e utilizza la questione migratoria quale “distrattore” per camuffare l'inconsistenza di interventi significativi e adeguati sulle questioni che più stanno a cuore agli italiani. Tutti concordiamo che le coste italiane siano frontiera dell'Europa, che la questione migratoria debba trovare nell'Unione europea la sede naturale per una sua gestione ordinata e virtuosa e che l'Italia non possa essere lasciata sola; così come non possono essere lasciati soli i prefetti e i sindaci ed io lo so bene perché sono stata sindaco di Porto Empedocle, un paese frontiera, che ha accolto la maggior parte dei migranti. A questo proposito, esprimo la mia solidarietà al sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino e al sindaco di Pantelleria, Vincenzo Campo, con il quale mi sento giornalmente. È lì che il Ministero deve intervenire, per approntare soluzioni adeguate e sostenere i territori e le amministrazioni che sopportano il carico maggiore del fenomeno, proseguendo nel percorso virtuoso attuato dal presidente Conte che, per primo, ha riconosciuto la valenza dei territori costieri nel sistema migratorio. Occorrono politiche lungimiranti fondate sul principio di solidarietà, con interventi obiettivi di breve, medio e lungo termine. Non siamo all'anno zero perché, grazie al duro e serio lavoro svolto negli ultimi anni, in particolare su iniziativa del presidente Conte, il concetto di solidarietà ha ripreso valore in Europa e la distribuzione dei migranti è entrata nel vocabolario e negli accordi europei. Certamente occorre un passo ulteriore: passare da una redistribuzione su base volontaria a una redistribuzione obbligatoria nei diversi Stati europei, generalizzata e immediata, con carattere vincolante, con la previsione di sanzioni per i Paesi che non rispettino le quote nazionali, considerati anche i migranti economici che ogni Paese può assorbire nel proprio mercato del lavoro. Servono autorevolezza e perseveranza per convincere i partner a superare il Trattato di Dublino, proprio quello stesso trattato firmato da un Governo di destra, e superare la logica del primo approdo. Magari anche il Presidente Meloni, riponendo in cantina l'armamentario del sovranismo, convincerà i colleghi nazionalisti europei a spostarsi su posizioni più costruttive, in cui si esprima vera solidarietà all'Italia. Se così sarà, l'Italia e l'Europa tutta ne trarranno giovamento; se invece il Governo italiano persevererà nelle posizioni che già tanti danni hanno fatto, sarà evidente a tutto il mondo il fallimento di quell'indirizzo. Noi siamo contro il traffico degli esseri umani, contro ogni illegalità, ma non ci associamo alla crociata contro le ONG perché, mentre si discute, la gente muore nel Mediterraneo e, come lei ben sa, Ministro, l'intervento di soccorso in mare è un imperativo morale, prima che giuridico, un dovere inderogabile per tutti gli operatori del mare da millenni; come sanno i pescatori del mio paese, di Lampedusa e tutti gli altri che operano nel mare di Sicilia. Sono anche questi operatori privati e intervengono ben sapendo a volte di essere multati. Faccio allora mio - finisco e lo rivolgo a tutti voi - l'appello di Papa Francesco, fatto domenica scorsa nella giornata mondiale della povertà, perché quelli di cui parliamo sono esseri umani: “Con il nostro cuore, ovattato e indifferente, non riusciamo più a sentire, afflitti da una sordità interiore che ci impedisce di ascoltare il grido soffocato di dolore dei più poveri”, dei poveri che muoiono nel mare, Ministro. Eppure, noi siamo l'Italia, fondata sul principio di solidarietà del riconoscimento dei diritti inviolabili e universali dell'uomo, che vanno difesi ad ogni costo e in qualunque latitudine, ovunque si trovi un uomo, anche in mezzo al mare. E lì, sempre e comunque, troverete il MoVimento 5 Stelle e tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del liceo “Catullo” di Monterotondo, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà, per 7 minuti.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente e onorevoli colleghi. Grazie signor Ministro per l'informativa precisa e per la ricostruzione puntuale dei fatti dei giorni scorsi su cui si è molto discusso, in termini e con termini a volte inopportuni, e per i dati che ci ha fornito, completi e al tempo stesso preoccupanti. Forza Italia, membro del Partito popolare europeo, sul tema della gestione dei flussi migratori ha elaborato nel tempo una linea coerente, corredata da una serie di proposte concrete ed operative che mettiamo a disposizione del Governo e del Paese.

Si deve partire da un presupposto imprescindibile: il tema immigrazione e controllo delle frontiere esterne non può che essere impostato su chiave comunitaria, con responsabilità, solidarietà e oneri che vanno condivisi necessariamente tra gli Stati membri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Lasciare soli, come spesso è accaduto anche nel recente passato, gli Stati di confine in questo contesto è un errore imperdonabile, totalmente incompatibile con lo spirito europeo, con quell'acquis communautaire che dovrebbe essere alla base delle scelte strategiche a Bruxelles, un concetto nodale, ma non ancora diventato prassi, una domanda basilare e di buonsenso che, tuttavia, spesso, fatica ad essere accolta, come amaramente ravvisato in questi giorni, tra gli altri, dal Pontefice e dal presidente del Partito Popolare Europeo Weber.

La richiesta italiana, ribadita in queste ore dal Ministro Tajani, di un vertice europeo ad hoc, specifico, tra i Ministri degli Esteri e dell'Interno, sulla questione è una mossa concreta nella giusta direzione, con la speranza che quella possa essere l'occasione per l'avvio del cambio di passo che l'Italia chiede. Non è davvero più tempo di rinvii.

Il Regolamento di Dublino del 2003, venti anni fa - un'era geologica -, va totalmente rivisto; la regola del primo approdo si è tradotta in una negazione della solidarietà e in una deresponsabilizzazione sulla questione migratoria di alcuni Stati membri che, per ragioni geografiche, non sono Stati di confine.

Tuttavia, vorrei anche sottolineare la vicenda del cosiddetto nuovo Patto europeo sulla migrazione e l'asilo - presentato dalla Commissione nel settembre del 2020 ed il cui negoziato, a causa dei veti incrociati degli Stati membri, è in una fase di stallo quasi totale - che è purtroppo l'emblema chiaro della necessità di cambiare impostazione, come indicato dal nostro Paese, superando la logica, antitetica rispetto al progetto europeo, dei blocchi contrapposti. Ma se difesa dei confini e contrasto all'immigrazione clandestina illegale devono essere una cornice irrinunciabile, va comunque, poi, impostata un'azione più complessiva. Va strutturato quello che il presidente Silvio Berlusconi e il presidente Tajani hanno chiamato un Piano Marshall per l'Africa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), con risorse adeguate, sotto l'egida e il coordinamento della Commissione europea, un'iniziativa generale che aiuti lo sviluppo delle aree più povere e, in termini geopolitici, rafforzi l'interazione dell'Europa nel continente.

Lei, Ministro, ha fatto un passaggio su questo aspetto nel suo intervento, è ora di lavorarci insieme concretamente, quindi, con un nuovo approccio necessario, strategico, verso quell'Africa che nel 2050 sarà popolata da 3 miliardi di persone. Vanno assolutamente rafforzati la sinergia, la collaborazione e lo scambio proficuo di informazione con i Paesi di transito; l'esempio è rappresentato dalle intese e dagli accordi bilaterali che in passato il Governo di centrodestra, guidato dal Presidente Silvio Berlusconi, ha messo in campo con risultati concreti: nel 2009, 9.573 sbarchi totali; nel 2010, 4.406; fatti e numeri non propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Infine, altri aspetti alla base delle nostre proposte riguardano la revisione e l'estensione a livello comunitario del codice di condotta delle ONG, avviato da Minniti nel 2017, con regole precise da discutere insieme senza proclami ideologici, sistemi, che devono essere cogenti ed obbligatori, con parametri prefissati di rimpatri e ricollocamenti - quest'anno, lo ricordava, Ministro, su 90 mila arrivi, ci sono state 117 persone ricollocate, lo 0,13 per cento, direi che davvero non ci siamo -; il rafforzamento di Frontex e delle agenzie UE dedicate; il potenziamento del ruolo specifico e della funzione di Europol e dell'operazione IRINI, interessante ed efficace modello d'azione; la semplificazione delle procedure di immigrazione legale. Queste, in sintesi, le direttrici sulle quali, secondo noi, l'Italia deve muoversi in questo complicato e delicato contesto, senza mai perdere di vista l'umanità, cornice di fondo, come ci ricorda spesso il presidente Silvio Berlusconi. Va, quindi, portata avanti un'azione concreta, adeguata ed efficace, imperniata su rispetto della legalità, pragmatismo e solidarietà. Buon lavoro, Ministro, Forza Italia farà la sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Signor Presidente della Camera, Ministro Salvini - e non è un lapsus, se devo scegliere tra la copia e l'originale, preferisco rivolgermi all'originale, signor Ministro - la vicenda di cui parliamo oggi è il grande tema dell'immigrazione? Ovviamente, no, questa è una messa in scena, a metà tra la farsa e l'avanspettacolo, che sarebbe da classificare come ridicola, se non fosse costruita sulla pelle di disgraziati, che prima di arrivare in Italia hanno subìto di tutto. Ma, allora, non c'è un problema immigrazione in Italia? Non è vero che su questo fronte l'Europa è inadeguata, che Italia, Spagna e Grecia sono spesso lasciate sole e che la causa è una regolamentazione sbagliata e punitiva? Sì, certo, questo è il problema, ed è anche molto serio, ma vorrei farvi presente che il primo a sottoscrivere il rinnovo degli accordi di Dublino fu, visto che è stato ripetuto cinque volte nell'intervento di chi mi ha preceduto, il Presidente Berlusconi e il Governo di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe), sempre perché ci sia una consapevolezza collettiva.

Allora, signor Vicepresidente Tajani, Ministro degli Affari esteri, e signor Ministro, è necessario cambiare questi accordi? Sì, certo, è necessario cambiare questi accordi, ma per farlo ci vuole un serio lavoro di mediazione diplomatico, costruendo rapporti positivi, esattamente come aveva iniziato a fare il Governo Draghi che intanto aveva ottenuto un impegno per il ricollocamento.

Onorevole Molteni, mi rivolgo a lei, tramite la Presidenza, perché ci conosciamo da parecchio tempo: certo, è un impegno e intanto è qualcosa che è scritto, è qualcosa che va irrobustito, ma è sicuramente qualcosa che ha prodotto di più di quello che non avete prodotto voi nei vari Governi in cui vi siete cimentati in questa materia. Perché non possiamo dimenticarlo, lei - lo dico sempre attraverso la Presidenza - onorevole Molteni, è anche il segno di continuità tra il Governo Conte 1 e il Governo Meloni 1 e, siccome ho sentito la Presidente Meloni, il Presidente Meloni, in campagna elettorale, dire che il blocco navale sostanzialmente era il ripristino della missione Sophia, forse lei potrà aiutare l'onorevole Meloni a ricordare chi ha affossato la missione Sophia nel 2018, quando ci fu il primo Governo a presidenza Conte, così come tante altre questioni su cui, adesso, non ho la possibilità di intervenire.

Ma non dimentichiamoci che c'è un altro tema di cui ho sentito parlare; c'è un problema - signor Presidente e signor Ministro - che riguarda la destra e riguarda anche la sinistra, perché un problema che abbiamo avuto in questo Paese e che ha portato all'estremizzazione di questo argomento è che nessuno, chi più e chi meno, è stato in grado di organizzare una integrazione di questi flussi che consentisse, anche nelle città e anche tra le persone, di vivere in modo più dignitoso la presenza di persone che, comunque, hanno bisogno di aiuto. Quindi, c'è un problema di integrazione, che è un problema di tutti e che sicuramente è un problema anche di oggi. Peraltro, è solo utile ricordare che nella graduatoria dei Paesi per i quali viene richiesto asilo noi siamo terzi, con 53.610 persone, dietro alla Germania, con 190.554, e alla Francia, con 120.685, e che tra i maggiori oppositori, signor Ministro, alla politica della redistribuzione vi sono sempre state le destre europee di Polonia e Ungheria e voi stessi, con i vostri voti al Parlamento europeo, vi siete opposti alla gestione solidale degli arrivi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

Non si può fare sempre il gioco delle tre carte, amici cari. Ma, se tu fai il bullo, signor Ministro, se batti i pugni sul tavolo e mostri i presunti muscoli, finisce che rimbalzi e stai peggio di prima. Quindi sia chiaro: se volete fare sul serio, noi siamo pronti a confrontarci; se state ancora in modalità campagna elettorale, non vi seguiremo. L'improvvisazione e l'inadeguatezza - ha fatto bene chi è intervenuto prima di me a metterlo in evidenza - con la quale avete gestito questa vicenda, che non riguarda solo le relazioni con la Francia che pure in materia di immigrazione non ha molto da insegnarci (penso a Ventimiglia, ma anche alla ritorsione sui 3.500 che avrebbe dovuto ricollocare e il contestuale invito agli altri Paesi a fare altrettanto, come se anche in questo caso fosse ammissibile giocare con la vita e sulla pelle di persone che hanno passato l'inferno), ma più in generale con l'Europa e i Paesi che più contano.

Vi siete e ci avete cacciati in una situazione in cui non solo siamo isolati ma, grazie all'insipienza delle vostre scelte, una per tutte gli sbarchi selettivi o il documento firmato insieme a Grecia, Malta e Cipro, senza neanche la condivisione della Spagna, siamo riusciti a farci bacchettare praticamente da tutti. Ma c'è di più: se guardate i dati degli ultimi anni, il numero di immigrati nel nostro Paese è praticamente sempre lo stesso. Come mai è sempre lo stesso? Perché lo sapete anche voi: da noi sono principalmente di transito, perché poi se ne vanno in altri Paesi; tant'è che il numero degli immigrati negli ultimi dieci anni è tendenzialmente sempre lo stesso, al netto degli arrivi. E ora quello che apprendiamo è che state pensando di ritornare, come nel gioco dell'oca, al “Conte 1”, quello dei “decreti Sicurezza” esibiti con trionfalismo tramite cartelli nella sala stampa di Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio Conte e dal suo vice Salvini. Sì, perché qui ho sentito anche l'intervento della collega dei 5 Stelle. Quando fu affossata la missione Sophia da parte di Salvini, Salvini era il Vicepresidente del Governo Conte (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe), così come Conte aveva il cartello insieme a Salvini. Il problema è che loro hanno un processo di rimozione. Nell'ultimo intervento che ha fatto il leader Conte sembrava che loro non fossero stati - ho finito - al Governo Draghi e avessero partecipato. È vero che si sono dimenticati di far dimettere i Ministri, ma hanno fatto parte di quel Governo, e lui ne parlava come se stesse parlando del Governo a cui ha fatto opposizione per tutta la vita! Così rimuovono che i “decreti Sicurezza” di Salvini erano figli di Conte e di tutto l'ambaradan che li seguiva.

Adesso ripristiniamo la guerra alle ONG, ancora una volta con la spregiudicatezza di chi sa che sta ingannando le persone, atteso che le ONG - e questi sono dati formali, signor Ministro, non quelli che il signor Frontex le ha comunicato - sono responsabili di meno del 15 per cento di coloro che arrivano via mare nel nostro Paese. Vi farete qualche domanda e vi darete qualche risposta, che forse state utilizzando questo solo come strumento di distrazione di massa? Concludo: personalmente, signor Ministro, sono figlio di un funzionario pubblico, di un funzionario dello Stato, e lei è stato, prima di diventare Ministro, un funzionario dello Stato, un alto funzionario dello Stato. Ricordo come mio padre viveva la sua funzione, anche con l'integrità, con la responsabilità dell'esercizio che svolgeva. Le devo dire che per me è una grande tristezza vederla ridotta a fare il megafono e il replicante di Salvini, soprattutto in questo indegno spettacolo che avete messo in scena (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà per sette minuti.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (AVS). Onorevole Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, onorevoli membri del Governo, Antonio Gramsci scrisse che, se l'uomo politico sbaglia nella sua ipotesi, è la vita degli uomini che corre pericolo. La vostra ipotesi di fermare i processi migratori attraverso la sospensione di vite in mare, viola norme nazionali e internazionali. Tra l'altro, per brevità di tempo, qui vorrei ricordarvi che abbiamo presentato una interpellanza, alla quale aspettiamo una risposta. Quindi avete messo in pericolo la vita dei naufraghi.

Gramsci aveva ragione quando scrisse che i provvedimenti devono aderire alla realtà. Ecco perché non bisogna soltanto varare i provvedimenti seduti dietro una scrivania, ma bisogna avere il coraggio e l'audacia di scendere sul campo per constatare di persona l'impatto e le conseguenze delle proprie scelte politiche. Per questo motivo sono salito sulla nave Humanity 1 la mattina del 6 novembre, la nave di soccorso di SOS Humanity presso il porto di Catania. Quando ero a bordo, un naufrago mi ha rivolto piangendo la seguente frase: “help, help, help”, che in italiano vuol dire “aiuto, aiuto, aiuto”. L'attività politica deve essere illuminata da una forza morale, la simpatia umana. Per questo credo che possiamo dividerci su tutto in quest'Aula, possiamo legittimamente avere dialettica, dissenso politico in quest'Aula, ma di fronte a una cosa non possiamo dividerci: quando si tratta di dare una risposta all'unisono a chi grida help, aiuto, cioè salvare le vite umane, tutte le vite (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Noi questo dobbiamo avere come elemento unificante tra di noi. A tal riguardo, vorrei ricordarvi che Papa Francesco disse che esiste una vita umana, ovvero non esiste una vita umana più sacra di un'altra. Ogni vita umana è sacra. Quindi possiamo dividerci su tutto, ma non possiamo dividerci sul rispetto dell'articolo 10 della nostra Carta costituzionale, laddove è scritto che l'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. E ancora la nostra Carta costituzionale all'articolo 117 stabilisce che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. La Costituzione non può essere considerata un pezzo di carta appoggiato su qualche scrivania, perché perderebbe sostanza, anima e vita.

Per questo motivo dico che bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità, disse Piero Calamandrei rivolgendosi agli studenti. Non so cosa hanno pensato quegli studenti che pochi minuti fa erano seduti in quest'Aula ad ascoltare parole che sono di piena violazione dei diritti costituzionali. Inoltre avete proceduto con lo sbarco selettivo. Io ero lì, lo avete fatto nei confronti dei naufraghi della nave Humanity 1, lo avete fatto nei confronti della nave Geo Barents e soprattutto lo avete fatto in piena violazione della legalità costituzionale e degli obblighi internazionali. Nessuna norma di legge prevede o consente di selezionare i naufraghi in base a una scala di vulnerabilità o anche solo limitare i loro diritti di libertà personale e il diritto di chiedere asilo. Vorrei in qualche modo ricordarvi che voi avete scelto di selezionare come se si trattasse di oggetti galleggianti sul mare, e non di persone costrette a vivere in uno stato di prigionia galleggiante, nel silenzio gridante del mar Mediterraneo, diventato un cimitero galleggiante. Voi avete scelto la linea dell'illegalità e della propaganda identitaria; infatti, vi siete allineati con le parole di Marine Le Pen, che, a leggerle sul Corriere della Sera stamattina, sembravano le parole della Presidente Meloni. Voi avete scelto di inventare un nemico, usando il corpo di naufraghi e di chi ha deciso di salvarli al posto dello Stato per trovare una coesione interna del Governo e un'identità all'azione del Governo.

Signor Ministro, lei prima ha ringraziato le associazioni del Terzo settore, chi svolge attività di accoglienza nel rispetto della legalità, tutte quelle esperienze virtuose.

Voi li avete distrutti; lasciateli parlare e ascoltateli. Con questo processo di produzione e di demonizzazione del nemico, avete inventato il migrante in generale, come compromesso, compromettendo la credibilità del nostro Paese. L'Italia ha bisogno di dialogare e di cooperare alla pari con i Paesi africani o altri Paesi di provenienza dei migranti. Al riguardo, come possiamo essere interlocutori credibili con i Paesi africani o con altri Paesi quando gli stessi Paesi ci percepiscono come coloro i quali esprimono una avversità nei confronti dei loro figli? L'Italia ha bisogno di normalizzare i rapporti con i nostri partner europei, con l'Unione europea, ma soprattutto di andare insieme a richiedere una modifica del “regolamento Dublino”. A tal riguardo, vorrei dare una risposta ai nostri fratelli e colleghi francesi: le parole Liberté, Égalité, Fraternité devono valere per tutti; non a seconda delle circostanze, non a seconda di chi ci si trova davanti. Per questo motivo, quanto avviene al confine, a Ventimiglia, o altrove, a Bardonecchia, non è né in linea né coerente con le parole Liberté, Égalité, Fraternité (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Mi avvio verso le conclusioni. La nostra popolazione, signor Presidente, signor Ministro, la popolazione italiana è esausta; come pensate di risolvere un processo così complesso quale quello dei migranti quando oggi abbiamo 83 milioni di persone che vivono, fuggono, scappano per via delle violazioni dei diritti umani? Abbiamo 4.600.000 rifugiati, e non c'è l'invasione dell'Europa, ma spesso sono sempre di più nei Paesi a medio reddito. E, ancora, come pensiamo di dare una risposta a 216 milioni di persone che scappano per via della crisi climatica? La nostra popolazione è esausta; ci sono 5.600.000 italiani che vivono all'estero. Come pensate di dare una risposta a chi non riesce a pagare la bolletta, a chi non riesce a sfamare la propria famiglia? Ci sono 600.000 famiglie italiane che non sanno come curarsi. Abbiamo 4.300.000 persone con un salario da fame, 3 milioni dei nostri giovani che non lavorano, non studiano e non sono in alcun percorso formativo!

Concludo chiedendovi, se pensate di costruire un piano per l'Africa, di ricordarvi le parole di Gandhi: Chi decide per me, senza di me, è contro di me. Ricordatevele. Ricordatevi le parole - e concludo - di Aimé Césaire: una civiltà che non riesce a risolvere i suoi problemi più impellenti è una civiltà in decadenza. Perché chi è costretto all'esilio non chiede di circolare liberamente ovunque, ma spera piuttosto di giungere lì dove il mondo possa di nuovo essere comune, perché migrare è un atto esistenziale e un atto politico; vi invito a leggere il libro di Hannah Arendt sulla voce dei migranti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà, per sette minuti.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro dell'Interno, non è la prima volta che in questo Parlamento, con Governi diversi affrontiamo, o attraverso informative o attraverso un dibattito parlamentare, la questione drammatica ed epocale della gestione dei flussi migratori. Ricordo, sin da quel lontano 2013 - 3 ottobre 2013: Lampedusa, 368 persone morte in quel mare - che fino ad oggi, al 2022, sono più di 1.400 le persone che hanno perso la vita nel tentativo di fare quel viaggio, della speranza, troppe volte sfruttato dai trafficanti di persone. Io credo che questi temi non si debbano affrontare, proprio perché siamo in Parlamento, con un approccio ideologico, ma entrando nel merito delle questioni e avendo la coscienza che le soluzioni possono essere diverse, ma l'obiettivo è uno. E devo dire che il Ministro dell'Interno, nella sua informativa resa al Parlamento, ha non solo risposto puntualmente alle questioni che il Parlamento chiedeva, le questioni più puntuali legate all'attualità, ma ha dato una prospettiva che Noi Moderati condividiamo, intanto nei principi ispiratori.

Essendo il mio uno degli ultimi interventi, mi permetto di fare un po' una sintesi anche della posizione politica che, come maggioranza, ma in particolare come Noi Moderati vogliamo affrontare. È stato detto con chiarezza - e credo che questo dovremmo condividerlo tutti, maggioranza e opposizione -: tutela della dignità umana, il Ministro dell'Interno l'ha ripetuto più volte e dall'altra parte (non “ma” dall'altra parte) la sicurezza e la difesa dei confini, dei confini non solo dell'Italia, ma dei confini dell'Europa. La frase: non si entra illegalmente nel nostro Paese non è una frase o un principio di non umanità, è un principio che difende il diritto alla sicurezza e alla tutela dei propri confini, nella coscienza della dignità umana di tutti coloro che vogliono poi entrare nel nostro Paese. Ha fatto bene a ricordarlo, ma questo è sempre stato un principio ispiratore della nostra proposta politica: l'accoglienza è doverosa, ma l'accoglienza o è dignitosa o non è accoglienza, è solo per lavarsene la coscienza. I criteri con cui rispondere a questa sfida che abbiamo davanti sono stati detti, e sono quelli che devono ispirare l'azione di un Governo e di un Parlamento e su cui giudicare se si sta andando sulla corretta strada: il realismo, la prudenza, la decisione e la responsabilità, il pragmatismo. Il principio fondamentale è che da soli non ci si salva nell'affrontare queste sfide epocali. In questo cambiamento abbiamo visto, in pochi anni, susseguirsi tre grandi sfide epocali che riguardano esattamente le questioni della convivenza civile non solo dell'Italia, ma dell'Europa intera, dell'unità dell'Europa intera: la prima, la salute, un nemico sconosciuto, il COVID; la seconda, la crisi economica e drammatica sul cuore del benessere e della coesione sociale, della materia prima, e la crisi l'energia, con un'inflazione drammatica; la terza, il grande tema della gestione dei flussi migratori. In tutte e tre queste sfide epocali che abbiamo davanti c'è un principio che vale: da soli non ci si salva. Non si pensi che una parte dell'Europa, magari la più lontana, nell'affrontare un problema o l'altro si salva fregandosene o dicendo: è un problema tuo e che l'altra, invece, lo debba affrontare a turno, a seconda della collocazione geografica (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Ci si salva insieme, con la responsabilità comune e senza pregiudizi e, permettetemi, non dando lezioni, ad alcun Paese, di accoglienza o di moralità o di dignità o di rispetto del diritto internazionale; ogni Paese, l'Italia in prima fila, fa la sua parte e la fa sempre con dignità. Lo ricordo a tutti, la Guardia costiera, in tutti questi anni, ha fatto centinaia e centinaia di salvataggi nel nostro Mare Mediterraneo e a loro, come a tutti quelli che si impegnano, va la nostra gratitudine (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Si rispettino le quote di ripartizione, lo si è detto con molta chiarezza, se si è fatto un accordo si rispettino le quote di ripartizione. Ha fatto bene il Ministro dell'Interno a ricordare i dati, perché la realtà è realismo; o si parte dalla realtà o è tutto un pregiudizio ideologico.

È evidente che il flusso migratorio riguarda il tema di coloro che scappano dai loro Paesi a causa della persecuzione, delle guerre, della persecuzione di un credo, di un ideale religioso, di un credo politico, ma qui stiamo affrontando un tema ancora più importante e più grave: gli immigrati economici, cioè quelli che scappano, che vogliono fuggire dalla loro terra per una speranza di benessere futuro; proprio per questo tale tema va affrontato diversamente, non può esservi solo l'unico principio “accogliamoli”, proprio perché quella è la speranza che cercano. L'Europa e l'Occidente intero devono dare una risposta sulle origini di questa fuga e, allora, da questo punto di vista, c'è un primo tema da affrontare non “contro”, ma “per”: l'Europa ha messo a disposizione sulla rotta balcanica 6 miliardi di euro. Ben venga, vada avanti su questo per quell'accoglienza, ma non è pensabile – e, a questo proposito, vi è la grande questione delle questioni - che oggi siano 500 i milioni di euro messi a disposizione per governare i flussi che provengono dalla rotta del Mediterraneo. È qui è il grande tema, l'assenza dell'Europa nella gestione del Mediterraneo, della politica del Mediterraneo: è impensabile che l'Europa sia assente e che abbia delegato nonostante la sua tradizione, in particolare dell'Italia, alla Russia, alla Cina, alla Turchia il presidio di un continente che è fondamentale. Bene ha fatto il Ministro degli esteri a ricordare il Piano Marshall e che la sua prima visita si è svolta appunto in Africa, perché quello è il continente su cui la sfida si gioca, e si gioca secondo la tradizione occidentale, che la nostra cultura politica, quella del centrodestra, rappresenta.

Per quanto riguarda il ruolo delle ONG, la mia storia e la nostra storia non possono mettere in discussione la stima e la partecipazione per quanto riguarda la cooperazione internazionale e il ruolo di queste organizzazioni nel mondo, non solo nel continente africano. Ma una domanda va posta, l'aveva affrontata Minniti con un codice che fu adottato al riguardo: le ONG fanno un lavoro fondamentale ma, se c'è il rischio che diventino i punti di riferimento, i traghetti dei commercianti di persone, tutti dobbiamo domandarci come evitarlo, ONG comprese. E non è che lo si fa mettendo in discussione il ruolo delle ONG! Anche su questo non accettiamo lezioni politiche da nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Non è che la sinistra ha sensibilità sulla cooperazione internazionale e sull'aiuto mentre il centrodestra se ne frega e se ne disinteressa. È lo scopo di tutti ma, se c'è un rischio, dobbiamo avere il coraggio di affrontarlo. Nessuno scontro ideologico occorre su questi temi.

Allora, abbiamo un'unica strada: quella della solidarietà internazionale e del rispetto degli impegni internazionali. Ricordo - e apro una parentesi - che soccorrere in mare libico qualcuno viola esattamente quel codice di regolamentazioni che ci siamo dati e che lo stesso Minniti prevedeva. Quindi, le regole internazionali valgono per tutti, non valgono solo per un Paese, a seconda dei colori o di chi governa quel Paese.

In conclusione - e la ringrazio, signor Presidente - c'è anche una questione culturale e lo dico all'amico Orfini. Credo che il Ministro dell'Interno non abbia bisogno di nessuno che lo difenda, però perdonatemi, forse siamo in pochi, quindi mi permetta questa ultima battuta che ha anche un'origine culturale molto importante. Pensare che la locuzione “farsi carico” sia espressione di mercificazione della persona significa non fare ragione all'origine di quelle parole che sono fondamentali nella tradizione cristiana. Ricordo una grande lezione del cardinal Martini da Gerusalemme, che diceva: “Intercedere vuol dire farsi carico dell'altro”. Sono alcune delle parole più belle che si possano usare, perché “farsi carico” non è disinteressarsi, è accogliere, è portare verso di sé, è andare verso l'altro. Utilizziamo la polemica politica su tutto, ma cerchiamo insieme di comprendere quale sia la strada e non facciamo strumentalizzazioni inutili che non ci aiutano a individuare la strada e il percorso su un tema fondamentale e importante come quello che stiamo affrontando. C'è un Governo politico, c'è un programma che anche Noi Moderati abbiamo sottoscritto…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). …e in questo programma c'è il tema della sicurezza e quello di una gestione molto chiara e molto netta dei flussi migratori. Dunque, è dovere della politica rispondere agli elettori che ci hanno eletto e che hanno detto: “Governa”, con l'intelligenza dell'ascolto delle opposizioni, ma anche con la fermezza e la capacità di assumersi la responsabilità di decidere e di metterci la faccia. Questa è la posizione di Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà per tre minuti.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Ministro Piantedosi, lei ha parlato del rispetto della dignità umana come priorità dell'azione di Governo e del rispetto della legalità. Nelle ultime due settimane, Ministro, abbiamo visto un altro film. Abbiamo visto un brutto film fatto di un inutile accanimento su un numero esiguo di naufraghi, con l'intento di mandare un messaggio all'Europa, un messaggio sbagliato nel metodo e nel merito e, quindi, controproducente. Abbiamo visto lo sbarco selettivo sulle basi delle condizioni mediche, in contrasto con il diritto di chiedere asilo, che è sancito dalla nostra Costituzione oltre che dagli obblighi internazionali dell'Italia.

La legge italiana - in questo il sottosegretario Molteni la può aiutare; vedo che forse già lo sta facendo in questo momento - prevede che lo straniero rintracciato nel territorio italiano, dopo avere attraversato irregolarmente il confine o salvato in un'operazione di salvataggio, sia condotto presso gli appositi centri, sia per l'assistenza sia per i rilievi fotodattiloscopici. Lei, Ministro, ha avuto la presunzione di superare la legge con un decreto interministeriale, quindi con un atto amministrativo. In queste ultime settimane abbiamo visto un'azione di Governo disastrosa, basata su una mistificazione della realtà. È stato detto che noi siamo quelli che sopportano di più il peso dell'accoglienza.

Se ha la bontà di dedicarmi l'attenzione per i due minuti che mi restano, Ministro, sicuramente conosce i numeri dell'accoglienza nel resto d'Europa; sicuramente sa che non siamo quelli che di più dobbiamo sopportare il peso dell'accoglienza, sicuramente conosce l'entità dei movimenti secondari, sicuramente conosce, rispetto alle richieste degli altri partner europei di riammettere i cosiddetti dublinanti, quante effettivamente ne riammettiamo.

Ci è toccato sentire, non solo da lei ma anche dal suo collega Tajani, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, che è andato via, espressioni come taxi dei migranti e pool factor. È incredibile che ancora si debbano sentire da chi riveste cariche di Governo illazioni di questo tipo, che sono state smentite da tutte le inchieste giudiziarie che ci sono state. Il fatto che lei citi Frontex, Ministro, non l'aiuta, perché lei fa riferimento a un'informale comunicazione di Frontex del 2016 che, successivamente, lo stesso direttore di Frontex ha smentito e lei cita, in maniera mendace e falsa, le linee guida dell'Organizzazione marittima internazionale rispetto al porto sicuro di sbarco, che dicono esattamente l'opposto di quello che lei ha detto davanti al Parlamento.

Concludo con l'unica nota positiva che lei ci ha riservato oggi: l'impegno a implementare i canali legali di ingresso nel nostro Paese. Abbiamo già depositato una proposta di legge che va in questa direzione. Ma perché farlo con il “decreto Flussi”, che è un sistema che ha dimostrato tutta la sua rigidità richiedendo periodicamente sanatorie, e non invece superando la “legge Bossi-Fini”, prevedendo, in altri termini, la possibilità di regolarizzare gli stranieri irregolari che sono già nel nostro Paese a determinate e rigorose condizioni, ad esempio la disponibilità di un datore di lavoro ad assumerli? A questa domanda speriamo lei avrà la bontà di rispondere nella sua azione di Governo, (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Semplicemente nella scorsa seduta, nella votazione del 10 novembre 2022 nel fascicolo distribuito a tutti i gruppi in Aula mancava l'ordine del giorno n. 9/5-A/35 Urzì. Siamo a chiederle la rettifica del voto da parte del nostro gruppo. Come sapete, Alleanza Verdi e Sinistra si schiera a favore degli agricoltori, sostenendo, ovviamente, l'introduzione di sostegni e aiuti economici, in particolare in questo momento di crisi energetica anche per loro, di inflazione e aumento di costi di produzione ma, appunto, proiettando il sistema agricolo verso una trasformazione in chiave più ecologica di quella di oggi. Dunque, non possiamo certo accettare che, con questo ordine del giorno, n. 9/5-A/35, presentato dall'onorevole Alessandro Urzì, ci si spinga ben oltre rispetto ai soli aiuti economici. L'ordine del giorno richiama esplicitamente, in premessa, le deroghe alla “direttiva Habitat” e alla legge nazionale, che consentirebbero anche misure cruente quali l'abbattimento.

Per questi motivi, visto che non abbiamo avuto la possibilità di leggerlo, chiediamo la modifica della nostra posizione: da astensione ad una vera e propria posizione contraria perché, come avete capito, pensiamo che non sia un'opzione accettabile, dal momento che la biodiversità sta vivendo un momento di estrema crisi. Infatti, la perdita della biodiversità è in costante aumento, come sapete, e le specie a rischio di estinzione sono oltre un milione nel mondo.

Per questo diciamo “no” alla sola ipotesi di autorizzare abbattimenti di grandi carnivori, evocata dal neo Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Francesco Lollobrigida. Se questo è l'orientamento del Governo, che trova sponda anche in questo Parlamento, allora Alleanza Verdi e Sinistra si opporrà sia qui dentro sia, ovviamente, nella società italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

In ricordo dei caduti di Nassiriya.

PRESIDENTE. Come già preannunciato ai gruppi, ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la deputata Paola Maria Chiesa per ricordare l'anniversario della strage di Nassiriya.

Prima di dare la parola anticipo sin d'ora che sullo stesso argomento vi sono ulteriori iscritti a parlare.

Ha chiesto di parlare la deputata Paola Maria Chiesa. Ne ha facoltà.

PAOLA MARIA CHIESA (FDI). (I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, intervengo, per la prima volta, in quest'aula, perché lo scorso 12 novembre il cuore della patria era a Nassiriya. Sono passati 19 anni, ma l'Italia non dimentica i suoi figli.

Il 20 marzo 2003 inizia ufficialmente la seconda guerra del Golfo, con l'invasione dell'Iraq da parte di una coalizione guidata dagli Stati Uniti d'America. L'obiettivo principale era la deposizione di Saddam Hussein, un obiettivo raggiunto rapidamente, se pensiamo che il 1° maggio dello stesso anno la guerra può dirsi conclusa.

Il 22 maggio l'ONU chiede a tutti gli Stati di contribuire alla rinascita dell'Iraq. L'Italia partecipa con la missione Antica Babilonia, fornendo Forze armate dislocate nel sud del Paese, con base principale a Nassiriya, sotto la guida inglese.

La missione italiana inizia il 15 luglio del 2003 ed è un'operazione militare con finalità di peacekeeping, cioè di mantenimento della pace. Il 12 novembre 2003 avviene il primo grave attentato a Nassiriya: il Reggimento MSU dei Carabinieri, cioè quell'unità multinazionale specializzata nelle operazioni all'estero, si trovava a Nassiriya, in due basi, la base Maestrale e la base Libeccio. Alle ore 10,40 locali - in Italia erano le ore 8,40 - un camion cisterna carico di esplosivo liquido infiammabile, tritolo, esplode all'ingresso della base Maestrale provocando, a sua volta, l'esplosione del deposito munizioni. Il carabiniere Andrea Filippa, di guardia all'ingresso della base Maestrale, riesce ad uccidere due attentatori suicidi ed è per questo che il camion cisterna esplode non all'interno della base, ma sul cancello, all'ingresso, limitando così una strage di ben più ampie proporzioni. Il bilancio è tragico: 28 morti, 19 italiani, 9 iracheni; di questi 19 italiani 12 erano carabinieri. Nell'esplosione rimase coinvolta anche la troupe del regista italiano Stefano Rolla che si trovava nell'abitato per girare proprio un documentario sulla ricostruzione di Nassiriya grazie ai nostri italiani. Nell'esplosione rimasero coinvolti anche cinque militari dell'Esercito italiano di scorta alla troupe televisiva di Stefano Rolla. Sono passati 19 anni ma, lo ripeto, l'Italia non dimentica i suoi figli (Applausi): Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante, Giovanni Cavallaro, sottotenente, Giuseppe Coletta, brigadiere, Andrea Filippa, appuntato, Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente, Daniele Ghioni, maresciallo capo, Horacio Majorana, appuntato, Ivan Ghitti, brigadiere, Domenico Intravaia, vice brigadiere, Filippo Merlino, sottotenente, Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, Alfonso Trincone, maresciallo aiutante, Massimo Ficuciello, capitano, Silvio Olla, maresciallo capo, Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore, Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto, Pietro Petrucci, caporal maggiore, Marco Beci, operatore internazionale, Stefano Rolla, regista (L'intera Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi – Generali applausi).

Ricordo bene quel 12 novembre 2003, ricordo bene anche i giorni successivi. Mentre una piccola parte di anti italiani si divertiva a scrivere sui muri la vergognosa scritta “dieci, cento, mille Nassiriya”, italiani perbene chiamavano i nostri caduti eroi. Sì, sono eroi, eroi non per essere caduti, eroi per essere partiti, eroi per aver scelto una vita non facile, una vita lontana da casa, dalle comodità, dagli effetti più cari.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 14)

PAOLA MARIA CHIESA (FDI). Sì, sono stati e sono eroi, uomini coraggiosi, uomini liberi, uomini con sogni, speranze, paure, orgogliosi di indossare la divisa e fieri di essere italiani.

Il 12 novembre di ogni anno ricordiamo tutti i caduti militari e civili nelle missioni internazionali. Fratelli d'Italia, davanti a questo ricordo, si inchina (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guerini. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

LORENZO GUERINI (PD-IDP). Signora Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, pochi giorni fa l'Italia ha celebrato la Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, una ricorrenza solenne, un momento di ricordo di un grande dolore, di raccoglimento, di riflessione, in concomitanza con l'anniversario dell'attentato di Nassiriya, in cui persero la vita 19 nostri connazionali, i cui nomi sono appena risuonati in quest'Aula, 17 militari e 2 civili, oltre a 9 iracheni; i feriti furono 20, 15 carabinieri, 4 militari e un civile. Una strage che colpì profondamente l'Italia e gli italiani, una strage e un dolore che non dimenticheremo mai.

Partendo da questo ricordo, oggi vorrei rivolgere insieme a voi il mio commosso pensiero a tutti i militari che hanno sacrificato la loro vita (Applausi) o sono rimasti feriti nei diversi contesti in cui il nostro Paese è chiamato ad operare per contribuire alla stabilità e alla sicurezza internazionale. Insieme ai caduti militari, voglio ricordare anche i numerosi caduti civili che hanno testimoniato con la loro vita e hanno contribuito alla costruzione della pace (Applausi), sostenendo gli sforzi delle nostre missioni come operatori di organizzazioni internazionali, volontari e rappresentanti del mondo dell'informazione. A tutti questi caduti civili e militari e alle loro famiglie rinnovo la mia e la nostra più profonda gratitudine e riconoscenza.

La memoria è custode di tutte le cose, noi siamo, in una parte significativa, la nostra memoria. Ecco perché perdere il passato significa perdere il futuro e la memoria dei caduti non appartiene solo le Forze armate, né alle sole istituzioni, né ad una parte politica. È, invece, patrimonio prezioso indivisibile dell'intera comunità nazionale. Le Forze armate sono costantemente in prima linea nel garantire la nostra sicurezza sia nelle missioni internazionali sia sul territorio nazionale, a volte, purtroppo, fino al sacrificio della vita. Rendere loro omaggio non solo è un atto dovuto, ma è un gesto di verità e gratitudine. Onorarne la memoria è un elemento fondamentale dell'identità del nostro Paese e per questo l'Italia tutta è vicina a chi ha dato la vita per il nostro Paese (L'intera Assemblea si leva in piedi - Applausi).

E per onorare il sacrificio e la memoria dei nostri caduti, abbiamo un compito preciso: dobbiamo continuare il nostro quotidiano lavoro di costruttori di un presente di libertà e di prosperità per noi e di un futuro sempre più sicuro solidale ed inclusivo per i nostri figli. In un contesto globale sempre più caratterizzato da crescenti tensioni e crisi evidenti o latenti, fare memoria di chi ha sacrificato la vita servendo l'Italia significa anche ricordare chi oggi in molte zone del mondo sta operando con professionalità e dedizione per favorire stabilità e sicurezza. Uomini e donne che vogliamo ringraziare per tutto quello che stanno facendo con fatica, lontano da casa, tenendo alto il nome dell'Italia. Sono certo, e l'ho constatato nelle recenti responsabilità che ha avuto l'onore di ricoprire, che l'intero Parlamento è consapevole dell'importanza del loro operato e che continuerà a sostenerne con convinzione e concretamente l'azione.

Significa, inoltre, continuare a operare perché il nostro Paese sia sempre più protagonista attivo all'interno delle organizzazioni internazionali di riferimento - le Nazioni unite, la NATO, l'Unione europea - per l'affermazione della giustizia e della libertà, presupposti per una vera e giusta convivenza pacifica tra i popoli, oggi a maggior ragione quando la guerra è tornata nel cuore dell'Europa a causa della ingiustificata e irresponsabile aggressione russa all'Ucraina. Così facendo, daremo il giusto tributo a chi, nel difendere questi valori, ha perso la vita. Ed è come cittadino, oltre che come rappresentante delle istituzioni, come tutti voi, che sento il dovere di rendere omaggio ai nostri caduti, nei confronti dei quali tutti noi ci dobbiamo sentire debitori. Di questi valorosi italiani conserveremo il ricordo, sempre e per sempre (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mule'. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI-PPE). (I deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE si levano in piedi). Grazie, signora Presidente. Signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, pochi giorni fa, lo ricordava il collega Guerini, con la famiglia della Difesa ho avuto l'onore di rappresentare la Camera dei deputati in occasione della celebrazione eucaristica per la giornata dedicata ai caduti militari e civili nelle missioni internazionali di pace. Nella chiesa dell'Ara Coeli ho ritrovato e abbracciato i familiari di molte vittime della strage di Nassiriya, avvenuta, come ricordavamo, il 12 novembre 2003: madri, padri, figli, mogli, fratelli, sorelle. Vorrei trasmettervi la compostezza, la dignità e soprattutto la serenità, unita alla fierezza che trasmettono i loro occhi, ancora oggi, nella rievocazione di una tragedi che, dopo diciannove anni, porta ancora intatti i segni del dolore. Al loro cospetto la Patria si inchina, così come oggi noi, deputati della Repubblica, di ogni schieramento, ci inchiniamo davanti al loro sacrificio. Ed è in questa parola - sacrificio - che c'è la grandezza di un'azione insieme normale ed eroica, compiuta dalle vittime di quell'attentato. Compirono un'azione che, in quanto tale, celebra il sacro, celebra ciò che importa, celebra il valore che dà un senso alla vita. Che cosa c'era di sacro in quella missione in terra irachena? C'era l'adesione al giuramento che ognuno di loro aveva prestato alla Repubblica, il sigillo estremo al vincolo indissolubile di fedeltà alla Costituzione e a quell'articolo 52 che impone come sacro il dovere del cittadino di difendere la Patria. Nassiriya era Roma, perché quell'area era equiparata ai nostri confini e dunque era territorio da difendere, perché i valori fondanti della nostra libertà e democrazia pretendevano di essere difesi nonostante ci si trovasse geograficamente lontani dal suolo patrio. Per questo motivo, oggi, nel ricordo dei martiri di Nassiriya, militari e civili, il nostro pensiero va a tutti coloro che, con l'orgoglio di indossare la divisa dove spicca lo scudetto tricolore, difendono nei teatri di tutto il mondo, a rischio della propria vita, la pace e i valori che ne costituiscono le fondamenta: libertà e democrazia (Applausi). I nostri 8 mila militari, impegnati in 44 missioni in ogni angolo del mondo, loro, presidio vivente di quei valori, stringono idealmente il testimone dei fratelli in armi caduti a Nassiriya. Vorrei dire grazie ai familiari dei nostri caduti, a tutti coloro che sono stati privati con violenza della dolcezza di una carezza, della tenerezza di un abbraccio, del conforto di una parola, della saggezza di un consiglio. Ma l'Italia non dimentica. Noi non dimentichiamo. E quella carezza, quell'abbraccio, è quello che oggi ognuno di noi dà a queste famiglie. La memoria dei vostri cari è per noi presidio saldo e ancoraggio sicuro a ciò a cui ogni cittadino deve tendere. L'adesione quotidiana è dunque, nei fatti, ai precetti della Costituzione, con quella normalità che sfida e vince la paura, che non accetta di piegarsi davanti alla tirannia e alla sopraffazione. L'enorme tributo… l'enormità del tributo pagato dall'Italia a Nassiriya sull'altare della ricerca della pace, ci torna in soccorso ogni volta che la storia ci mette davanti al bivio di decisioni insieme gravide di responsabilità e di pericolo.

La consapevolezza, anzi, la certezza che non può esistere pace senza giustizia indica spesso la via obbligata di un impegno che espone anche la forza militare come peso e precondizione per far tornare la bilancia della giustizia nel suo giusto equilibrio. La storia oggi interpella le nostre coscienze sulla ricerca di una pace che pretende, a pochi chilometri dai nostri confini, giustizia. Noi, memori del sacrificio di chi, in terra irachena, ci rese e ci rende orgogliosi del nostro essere italiani, non abbiamo avuto tentennamenti e perplessità. Siamo certamente ancora una volta dalla parte giusta della storia, siamo dalla parte dei giusti di Nassiriya, che dal cielo degli eroi ci osservano. Onore ai caduti, viva l'Italia (I deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier si levano in piedi - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (A-IV-RE). (I deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe si levano in piedi). Grazie, signor Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il ricordo di quanto avvenne il 12 novembre 2003 nella città irachena di Nassiriya è impresso a fuoco nella mente e nel cuore di ogni italiano. A 19 anni di distanza dall'attentato alla base italiana Maestrale, con un bilancio drammatico di 28 morti e numerosi feriti, è doveroso fermarsi in segno di rispetto per i 12 Carabinieri, i 5 militari dell'Esercito e i 2 civili italiani feriti nell'attacco kamikaze, insieme ai nove civili iracheni. Tutte vittime innocenti di una ideologia ostracista, di un virus pericoloso e mortale qual è il fondamentalismo islamico che nulla ha da condividere con i nostri fratelli musulmani, anche loro prigionieri inermi di questa visione del mondo basata sui fedeli e gli infedeli.

L'attentato di Nassiriya è stato il più grave attacco alle truppe militari italiane dalla fine della Seconda guerra mondiale. La guerra entrò nelle case degli italiani alle 8,45 del mattino - a Nassiriya erano le 10,45 - come un lampo abbagliante. Il Paese rimase talmente turbato che la commozione pervase subito grandi e bambini. Tantissimi furono gli attestati di solidarietà nei confronti dell'Arma dei carabinieri e dell'Esercito italiano. Ricordiamo ancora le immagini struggenti dei fiori lasciati davanti alle caserme in moltissime città d'Italia. Da quel giorno il mondo ha assistito, purtroppo, ad altri anni di guerre e violenze, di soprusi, di negazione dei più elementari diritti umani in tante nazioni.

I caduti di Nassiriya - lo ricordo a tutti noi - erano in Iraq nell'ambito di una missione di peacekeeping volta a garantire l'incolumità della popolazione civile e a vigilare sulla ripresa della vita sociale in quel Paese. Bene ha fatto l'Italia, sei anni dopo, con la legge n. 162 del 12 novembre 2009, a istituire - ripeto - la Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace. L'Italia è tra i 7 Paesi maggiormente impegnati nelle operazioni di peacekeeping ONU. La nostra partecipazione alle missioni è sempre stata particolarmente apprezzata, rappresentando un vero e proprio modello, soprattutto grazie alla capacità di dialogo dei nostri contingenti con le popolazioni locali, all'impegno dimostrato in campo sia civile, che militare, nell'operazione di stabilizzazione e mantenimento della pace. Dopo 19 anni Nassiriya diventa un monito per tutti e un onere al tempo stesso: mai abbassare la soglia di attenzione nei confronti del terrorismo internazionale, che si cela spesso dietro Governi nazionali impastati con il verbo della violenza e del sopruso.

L'Italia, culla della democrazia, nata dalle ceneri fumanti dei bombardamenti dell'ultimo conflitto mondiale, deve essere sempre pronta a riprendere e a rispondere a ogni richiesta di aiuto, che provenga da chi vive il dramma della mancanza della libertà e del rispetto dei diritti fondamentali. E non dimentichiamo che le istituzioni hanno l'onere di coinvolgere soprattutto le giovani generazioni, sensibilizzandole nella direzione dei valori più alti.

Il ricordo della strage di Nassiriya non sia soltanto una cerimonia o una manifestazione, ma diventi anche un momento di riflessione vera e diventi pagina eterna della storia nazionale, una storia intrisa del sangue dei suoi eroi, caduti per servire gli ideali della pace e della libertà dei popoli oppressi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carra'. Ne ha facoltà.

ANASTASIO CARRA' (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo in Aula, il 12 novembre ricorreva il XIX anniversario della strage di Nassiriya, dove persero la vita 19 italiani, fra cui 12 carabinieri, 5 soldati e 2 civili. Erano le 8,40 (ore italiane), quando la base italiana Maestrale subiva uno spietato attacco, forse il più grave per il nostro Paese dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Quella mattina anche io indossavo la divisa dell'Arma dei carabinieri, come ho fatto per circa 38 anni con onore e orgoglio al servizio di questo straordinario Paese, quando apprendevo con dolore della strage che era appena avvenuta. Un dramma che, ancora oggi, affligge il mio cuore, facendo emergere il ricordo drammatico di quel giorno, del sacrificio di sangue dei nostri uomini che erano partiti per terre lontane per portare un segnale di pace e rispondere ad una promessa fatta tempo addietro e sigillata poi col sangue e, soprattutto, con il coraggio. A loro, quindi alle loro famiglie, va oggi il mio più sentito ringraziamento. Ai nostri eroi, prima da carabiniere e poi da deputato, ho voluto dedicare questo mio intervento alla Camera dei deputati, onorando e continuando a prodigare il mio impegno per questo Paese. In fondo, che senso avrebbe oggi ricordare il loro sacrificio, se non dovessimo impegnarci tutti noi, signore e signori deputati, a garantire che le nostre Forze armate non vengano più lasciate sole, come spesso è accaduto in questi anni, nelle diverse missioni che le hanno interessate, sia fuori, che dentro i confini dei nostri territori? A cosa servirebbe ricordare il loro martirio e la morte di tanti altri appartenenti alle Forze dell'ordine, se continuiamo a negare loro gli strumenti necessari per proteggere l'incolumità di noi tutti? Oggi, in qualità di rappresentante del gruppo Lega, ritengo che il miglior modo per ricordare i nostri eroi sia ricordarci dei tanti che rimangono in campo a battersi per quei valori di patria, democrazia e libertà che fanno di tutti noi italiani fieri (I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier si levano in piedi - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi ricordiamo una strage terribile, che ha segnato il nostro Paese, l'Italia. Il 12 novembre 2003, quindi 19 anni fa, alle 10,40, ore locali, nella nostra base militare Maestrale in Iraq, un'autocisterna imbottita di esplosivo e di liquido infiammabile, guidata da un nemico dell'Italia, da un nemico della pace, dopo aver assaltato la postazione di guardia, fu diretta contro la nostra base e l'esplosione causò ingenti danni, quali il crollo della palazzina che era occupata dai nostri carabinieri dell'Unità specializzata multinazionale, un reggimento dell'Arma a cui era affidato il compito non facile di mantenere l'ordine pubblico e di assistere le autorità locali deputate alla ricostituzione e all'addestramento della polizia irachena nella città di Nassiriya e in tutta la provincia del Dhi Qar, nel Sud del Paese. L'esplosione violentissima provocò il crollo della palazzina che ospitava i carabinieri e uccise 28 innocenti, tra cui 12 militari dell'Arma, i sottotenenti Giovanni Cavallaro, Enzo Fregosi, Filippo Merlino, Alfonso Trincone, i marescialli aiutanti Alfio Ragazzi e Massimiliano Bruno, il maresciallo capo Daniele Ghione, i brigadieri Giuseppe Coletta e Ivan Ghitti, il vice brigadiere Domenico Intravaia, gli appuntati Horacio Majorana e Andrea Filippa. Poi cinque militari dell'Esercito, cioè il capitano Massimiliano Ficuciello, il maresciallo capo Silvio Olla, il caporal maggiore scelto Emanuele Ferraro, il primo caporal maggiore Alessandro Carrisi e il caporal maggiore Pietro Petrucci e poi due civili nostri connazionali, Marco Beci, un funzionario della cooperazione internazionale e Stefano Rolla, un regista impegnato per le riprese che avrebbero dovuto documentare e illustrare la ricostruzione del Paese; infine 9 iracheni, tra passanti e collaboratori del nostro contingente. In quella terribile giornata, persero la vita 28 persone che si sacrificarono per la pace e per la libertà (Applausi).

Fu in questo modo colpito uno dei quartieri generali dell'operazione Babilonia, è stato ricordato prima dei colleghi, un'operazione di peacekeeping che aveva anche l'obiettivo di portare sollievo alla popolazione sofferente, stremata dalla guerra, e di avviare un percorso di ricostruzione della normalità in un territorio flagellato dal conflitto, un aiuto concreto, possibile grazie anche alle particolari capacità delle nostre Forze armate e dei nostri soldati dal volto umano di sapersi rapportare con la popolazione locale, di ottenerne la fiducia e di cooperare proficuamente per la ricostruzione e per il ritorno a una vita quanto più possibile normale. Sono queste caratteristiche e capacità non comuni, che molti nel mondo riconoscono alle nostre Forze armate.

L'aiuto del nostro contingente riguardò anche, per esempio, la salvaguardia del patrimonio archeologico iracheno. Infatti, due dei nostri militari caduti, cioè i marescialli aiutanti Bruno e Ragazzi furono insigniti della medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte proprio per la loro azione di tutela, in una situazione operativa così difficile. Nonostante tutto ciò, nonostante tutto quello che il nostro contingente aveva fatto, la nostra base purtroppo venne attaccata e si verificò quella che probabilmente fu la più grande strage che ha coinvolto i militari italiani dalla fine della Seconda Guerra mondiale, una strage che, per le modalità esecutive e per le ragioni che avevano portato lì il nostro contingente, colpì moltissimo l'opinione pubblica e indusse decine di migliaia di cittadini a sfilare davanti alle bare dei caduti esposte al Sacrario delle Bandiere del Vittoriano nel giorno dei funerali di Stato.

Quella strage aprì una ferita che probabilmente non si è ancora rimarginata e che tiene vivo il dolore e il ricordo dei caduti nel cuore di tutti noi a 19 anni di distanza. È, quindi, nostro preciso dovere continuare a ricordare e a onorare i nostri morti.

L'orrore di quella strage e la perdita di tante vite innocenti, sacrificate nel nome della pace e della libertà, ci fa capire ancor di più quanto sia difficile tentare di ricostruire un Paese dopo o nel corso di un conflitto e ci ammonisce sull'importanza, durante qualsiasi guerra, di perseguire con tutte le forze i tentativi diplomatici per il cessate il fuoco, per una tregua e, in prospettiva, per la pace e per la cooperazione tra i popoli.

In questo momento, la guerra in Ucraina e le ingenti perdite di vite umane, in numero altissimo tra i civili, impongono, ancor di più, alle nostre coscienze di impegnarci al massimo delle nostre energie e di produrre lo sforzo più grande proprio per evitare ulteriori sofferenze e ulteriori perdite di vite umane (Applausi).

Dal 2009, il 12 novembre è diventata la giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali di pace e, a questo proposito, sono state molto significative e assolutamente condivisibili - e mi avvio a concludere - le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha ricordato, cito testualmente “i tanti concittadini che continuano a operare all'estero con generosità e altruismo per la stabilizzazione dei conflitti, espressione autentica di un Paese coeso e pronto a offrire il proprio contributo nelle più travagliate regioni del mondo, a salvaguardia della stabilità e del rispetto dei diritti umani, valori fondanti della nostra Costituzione. A loro la Repubblica guarda con affetto e profondo rispetto”.

Concludo, Presidente, ribadendo il ringraziamento e il rispetto nei confronti di tutti coloro – militari, ma anche civili - che si offrono con coraggio e cooperano per salvare vite umane e per raggiungere la pace, a rischio della propria incolumità. Lo fanno per tutti noi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, da 19 anni commemoriamo la morte di altrettanti nostri connazionali caduti a Nassiriya.

Da 19 anni ricordiamo i loro nomi: Giovanni, Enzo, Filippo, Alfonso, Alfio, Massimiliano, Daniele, Giuseppe, Ivan, Domenico, Horacio, Andrea, Massimiliano, Silvio, Emanuele, Alessandro, Pietro, Stefano, Marco. E insieme a loro anche nove iracheni sono deceduti nello stesso attentato, alcuni dei quali erano coraggiosi collaboratori del nostro contingente.

Da 19 anni, commozione e rabbia si fondono e si confondono; rabbia, perché una ferita del genere, per un evento così crudele e assurdo, non si può e non si deve rimarginare; commozione, perché - come disse l'allora Ministro della Difesa, Antonio Martino, nel riferire alle Camere i fatti di quel giorno terribile - vogliamo continuare a credere nella missione di pace, stabilità e solidarietà per la quale essi sono caduti. Ancora oggi, nel nostro agire e nelle decisioni che assumiamo in quest'Aula, dobbiamo avvertire il dovere di non rendere vano quel sacrificio, il sacrificio dei nostri militari nelle missioni all'estero, contesti nei quali, signor Presidente, davvero, abbiamo portato l'eccellenza italiana, in termini di competenza, in termini di conoscenza, in termini di capacità, ma io direi soprattutto in termini di empatia, capacità di comprendere le diversità delle realtà locali e la complessità di strutture sociali, tribali e religiose.

Signor Presidente, oggi, questa commemorazione cade in un contesto particolare; stamattina, mentre pensavo alle parole più giuste da pronunciare in quest'Aula, da una parte, seguivo le notizie in arrivo dalla Polonia, dalla guerra in Ucraina, dal G20 di Bali e, dall'altra, in diretta web dalla NASA, guardavo il lancio del razzo Artemis, proiettato verso l'orbita lunare. Ecco, mentre l'uomo si prepara a tornare sulla Luna, infuria, a poche migliaia di chilometri da noi, un conflitto armato, suscitato da mai sopite pulsioni imperiali di stampo novecentesco.

Da questi scranni ricordiamo che, neanche venti anni fa, i nostri ragazzi cadevano nella trincea della libertà, in un Medio Oriente ancora avvolto dalla furia oscurantista.

Signor Presidente, pensiamo a loro, pensiamo alle famiglie che si armano a Kiev in difesa del proprio Paese, pensiamo alla rivolta in corso in Iran, pensiamo alla poco onorevole fuga dall'Afghanistan e all'occasione che una drammatica attualità offre oggi all'Occidente per riscattarsi.

Ecco, proprio per questo, mai come oggi, non dimenticare i nostri caduti significa vivere con consapevolezza e coraggio il presente, da italiani, da occidentali. Credo che nessuno in quest'Aula non sia stato profondamente turbato dalle notizie che si sono susseguite dalla serata di ieri. Con tutta la cautela che la realtà impone, dobbiamo sapere che ci troviamo di fronte a uno snodo della storia, come quello davanti al quale, diciannove anni fa, si trovarono i nostri ragazzi, e di fronte alla minaccia mai sopita del terrorismo internazionale, di fronte a venti di guerra, antichi e nuovi, di fronte a conflitti tanto tradizionali quanto non convenzionali, il ruolo e l'impegno di una Nazione come la nostra potranno mutare nelle modalità, ma non nella consapevole determinazione a contrastare ogni compressione del diritto dei popoli e delle libertà delle persone. Perché questo, signor Presidente, si conviene a un grande Paese come il nostro, all'interno delle sue storiche alleanze e della Comunità europea di cui facciamo parte. Onore ai caduti, viva l'Italia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Presidente, colleghi: “L'anniversario della strage di Nassiriya, come accade ogni anno, rinnova il dolore di una ferita mai rimarginata, una sofferenza, però, sempre accompagnata da un grande orgoglio per l'eroico sacrificio di mio padre”. Queste sono le parole di grande dignità e verità pronunciate da Marco, figlio del vicebrigadiere dei Carabinieri, Domenico Intravaia, caduto a Nassiriya, assieme agli altri 18 italiani, uno per ogni anno che ci separa da quel fatidico giorno di 19 anni fa, il 12 dicembre 2003, una di quelle giornate in cui capita di ricordare dove si era.

Quel giorno, la violenza di un teatro, che veniva definito post bellico, entrò nella casa degli italiani in maniera terribile, dirompente e inaspettata; il tragico attentato fu il più grave attacco alle truppe militari italiane dalla fine della Seconda guerra mondiale e oggi ricordiamo quei caduti, non dimenticando i nove civili iracheni che perirono con loro e i tantissimi feriti. L'attentato portò tutti noi a valutare le difficoltà di quelle missioni e i pericoli per i nostri militari; una valutazione che dobbiamo continuare a fare a fronte delle missioni di pace che i nostri contingenti continuano a svolgere in numerosi teatri di guerra e lo dobbiamo, soprattutto, fare noi che sediamo in Parlamento; le Camere avevano autorizzato quella missione, denominata Antica Babilonia, il 15 aprile 2003, prima della risoluzione delle Nazioni Unite che disponeva che l'autorità provvisoria della coalizione restituisse il prima possibile le responsabilità e l'autorità di governo alla popolazione dell'Iraq. Si immaginava con ottimismo quello che non è successo per tanti anni. Dal 2009, come sappiamo, il 12 novembre di ogni anno, giorno dall'attentato di Nassiriya, celebriamo la Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace.

Chiudo, evocando la foto simbolo della strage di Nassiriya, quella celeberrima del soldato italiano dal volto addolorato che si aggiusta l'elmetto con alle spalle la base Maestrale, letteralmente sventrata e circondata dalle macerie, realizzata dalla fotografa tedesca Anja Niedringhaus, premio Pulitzer 2005, che fu uccisa a sua volta in Afghanistan nel 2014 da un talebano con addosso la divisa delle forze di sicurezza governative; un susseguirsi di tragici eventi e un monito che ci ricordano che la spirale di violenza rischia di diventare senza fine quando il multilateralismo viene accantonato come metodo per raggiungere il consenso a livello internazionale e democrazia e stato di diritto soccombono alle dittature, alle teocrazie e agli etnonazionalismi. È questo l'impegno che deve rimanere, quello di difendere la democrazia e la libertà - anche oggi, facendo tesoro degli errori del passato, certamente - da autoritarismi e dittature (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Sono passati 19 anni da quel tragico 12 novembre 2003, quando nella strage di Nassiriya persero la vita 12 carabinieri, 5 militari dell'Esercito, due civili italiani e, ricordiamolo, anche 9 civili iracheni. Mai come in questi momenti, l'Italia deve essere e sentirsi unita nella commemorazione di chi ha perso e dato la vita per il proprio Paese, a cui va la nostra riconoscenza, e nella vicinanza ai loro familiari. Ricordiamoci che la pace rappresenta sempre e solo l'unica soluzione e finalità, oltre a essere il presupposto per la difesa dei diritti, come indicato dalla nostra Costituzione.

Commemorare, oggi, significa ricordare che i diritti umani sono tra loro tutti interconnessi, a prescindere dal luogo in cui vengono violati. Commemorare oggi significa anche sostenere la battaglia delle donne iraniane e afgane e accogliere chi scappa da guerre e persecuzioni, perché lottare per un diritto significa lottare per tutti i diritti, non riconoscere un diritto altrui significa diventare tutti più deboli.

Purtroppo, sappiamo che l'Iraq oggi non è affatto pacificato e anche l'Afghanistan, in cui l'Italia è stata a lungo impegnata in missioni internazionali, ha visto il ritorno dei talebani. La memoria, quindi, è sincera solo se, ricordando il passato, si proietta lo sguardo verso il futuro che, come Alleanza Verdi e Sinistra, immaginiamo solo orientato alla pace. Onore ai nostri caduti (Applausi).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi sull'ordine dei lavori volti a ricordare l'anniversario della strage di Nassiriya.

Modifica nella composizione della Giunta per il Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera, in data 14 novembre, ha chiamato il deputato Nazario Pagano a far parte della Giunta per il Regolamento, ai sensi dell'articolo 16, comma 1, del Regolamento, in sostituzione del deputato Alessandro Cattaneo, dimissionario.

Modifiche nella composizione dell'Ufficio di Presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 15 novembre 2022, il presidente del gruppo parlamentare Partito democratico- Italia Democratica e Progressista ha reso noto che l'Assemblea del gruppo ha deliberato, in pari data, di nominare segretario, nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza del gruppo medesimo, il deputato Andrea Casu in sostituzione del deputato Roberto Morassut.

Al deputato Andrea Casu è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Annunzio della costituzione della Giunta delle elezioni e della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta odierna, la Giunta delle elezioni ha proceduto alla propria costituzione e sono risultati eletti: presidente, il deputato Federico Fornaro; vicepresidenti, i deputati Carmela Auriemma e Giandiego Gatta; segretari, i deputati Maddalena Morgante, Giulio Cesare Sottanelli e Gianluca Vinci.

Comunico inoltre che, nella seduta odierna, la Giunta per le autorizzazioni ha proceduto alla propria costituzione e sono risultati eletti: presidente, il deputato Enrico Costa; vicepresidenti, i deputati Alessandro Palombi e Devis Dori; segretari, i deputati Ingrid Bisa, Ylenja Lucasaselli e Marco Lacarra.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per la Pubblica amministrazione, la Ministra dell'Università e della ricerca, la Ministra per le Disabilità, il Ministro della Cultura e il Ministro per i Rapporti con il Parlamento.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Elementi in ordine al funzionamento del portale del reclutamento del personale delle pubbliche amministrazioni – n. 3-00014)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Paolo Emilio Russo ed altri n. 3-00014 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Paolo Emilio Russo se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Sì. Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, la pubblica amministrazione è l'architrave dell'organizzazione di uno Stato, ma è anche l'interfaccia della libera iniziativa privata. Occupa in Italia quasi tre milioni e mezzo di persone e deve essere capace di raccogliere le migliori competenze sul mercato. Per incrociare domanda e offerta, per aiutarla a reperire nuove competenze e garantire trasparenza e merito, è stato introdotto il 1° luglio scorso il portale unico del reclutamento sviluppato dal Dipartimento della funzione pubblica. Dal 1° novembre le amministrazioni sono obbligate a utilizzare questo portale per tutte le assunzioni a tempo determinato e indeterminato.

La interroghiamo, signor Ministro, per avere informazioni sul funzionamento di questo nuovo strumento, sul numero degli utenti registrati e per avere una prima disamina sulla sua efficacia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ZANGRILLO, Ministro per la Pubblica amministrazione. Grazie Presidente e grazie all'onorevole interrogante. Il portale unico del reclutamento, o più semplicemente inPA, è una soluzione digitale altamente innovativa, ideata per raggiungere l'obiettivo di rispondere, in termini strategici, organizzativi e operativi alle urgenti necessità di riforma strutturale del sistema dei concorsi pubblici. Il portale rappresenta una rivoluzione nell'ambito dell'accesso al lavoro pubblico poiché consente di selezionare personale in tempi rapidissimi e di effettuare la raccolta delle informazioni per la creazione del cosiddetto fascicolo unico del candidato. Come richiamato dall'interrogante, la normativa attualmente in vigore stabilisce che dal 1° novembre 2022 le amministrazioni centrali e le autorità amministrative indipendenti siano obbligate a pubblicare i propri bandi di concorso per assunzioni a tempo determinato e indeterminato sul portale di reclutamento, e tramite la stessa piattaforma acquisiscono le domande di partecipazione alle procedure selettive.

L'utilizzo del portale è esteso anche alle regioni ed enti locali per le rispettive selezioni del personale. Il decreto del Ministro per la Pubblica amministrazione del settembre del 2022 prevede che le istruzioni per le funzionalità del portale saranno definite dal Dipartimento della funzione pubblica, d'intesa con la Conferenza delle regioni e delle province autonome, con ANCI, UPI, da concludersi con esito positivo entro il 31 dicembre di quest'anno. In fase di prima applicazione, e comunque non oltre il 31 maggio 2023, le regioni e gli enti locali possono continuare a utilizzare anche i propri portali eventualmente in uso. Inoltre, sempre nell'ottica di una maggiore semplificazione, a decorrere dal 2023, la pubblicazione delle procedure di reclutamento nei siti istituzionali e sul portale esonera le amministrazioni dall'obbligo di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Ad oggi la piattaforma raccoglie oltre 6 milioni di profili professionali, anche in virtù delle intese firmate con il mondo delle professioni ordinistiche e non ordinistiche ed estende il suo perimetro di ricerca alla platea di ben 16 milioni di iscritti a LinkedIn, che si aggiungono ai circa 310 mila utenti registrati. I soggetti accreditati sul portale appartengono a diverse tipologie: amministrazioni statali, autorità amministrative indipendenti, regioni ed enti locali. Coerentemente con quanto previsto dalla normativa, attraverso il portale è possibile svolgere una serie di attività in modo rapido e semplificato. Le amministrazioni, infatti, potranno pubblicare bandi per il reclutamento di personale a tempo determinato e indeterminato, avvisi di mobilità e avvisi di selezione per il conferimento di incarichi di lavoro autonomo per la realizzazione di interventi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, pubblicare graduatorie finali di merito ed esiti delle procedure, effettuare comunicazioni dirette ai candidati e assistere le attività delle commissioni esaminatrici. Il portale unico del reclutamento rappresenta, dunque, uno strumento innovativo attraverso il quale le amministrazioni centrali e locali potranno selezionare il personale munito della necessaria professionalità per rispondere più velocemente alle molteplici esigenze di cittadini e imprese.

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Emilio Russo ha facoltà di replicare, per due minuti.

PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Signor Ministro, siamo soddisfatti per la risposta. Il buon funzionamento della pubblica amministrazione garantisce infatti al Paese una maggiore competitività e soprattutto un'adeguata qualità di vita ai cittadini. L'elemento portante dell'apparato pubblico sono le persone, il capitale umano, e gli oltre 6 milioni di profili professionali che ha citato poc'anzi, che risultano raggiungibili dalla pubblica amministrazione e rappresentano certamente un primo successo per incrociare domanda e offerta.

La sfida che abbiamo davanti come Paese è quella di superare la narrazione di una pubblica amministrazione lenta, arcaica, con tante persone che non hanno voglia di fare, alla quale magari si accede con metodi clientelari. Siamo impegnati tutti insieme a combattere questa rappresentazione con i fatti, passo dopo passo, con energia e determinazione. Continueremo a farlo perché è giusto e perché lo dobbiamo alle capacità e all'impegno di centinaia di migliaia di ottimi dipendenti pubblici che oggi, anche in questo momento, stanno servendo il nostro Paese.

Concludo con l'auspicio che il successo di questa nuova forma di digitalizzazione dei sistemi per l'impiego, quindi dell'incrocio domanda e offerta, possa essere replicato nella gestione dei cosiddetti occupabili, che oggi percepiscono il reddito di cittadinanza perché non sono riusciti a trovare un lavoro o non hanno trovato un lavoro adatto alle loro caratteristiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative in materia di personale degli enti locali, al fine di un utilizzo ottimale delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza - n. 3-00015)

PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Richetti ed altri n. 3-00015 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.

MARIA CHIARA GADDA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il Piano nazionale di ripresa e resilienza stanzia miliardi di euro per i territori per colmare quelle differenze geografiche, di genere e generazionali che colpiscono da decenni il nostro Paese, ma questo si scontra con l'attuazione, il problema storico del nostro Paese, soprattutto se guardiamo al fatto che 50 miliardi di euro in 4 anni saranno sulle spalle dei nostri comuni e degli enti locali, che peraltro sono quelle realtà che maggiormente necessitano di piani di investimento e di risorse.

Il gruppo di Azione-Italia Viva la interroga oggi per capire come si intenda rimuovere quei colli di bottiglia che vedono, da un lato, il paradosso, l'assenza o la mancanza presso i nostri enti locali di competenze interne adeguatamente formate e, dall'altro lato, il tetto, il limite del 5 per cento alle assunzioni, che di fatto, in questo momento, non consente di assumere personale esterno, in particolare quello tecnico, in grado di seguire tutte le fasi progettuali e di attuazione soprattutto degli investimenti in infrastrutture, che oggi appunto sono fondamentali per il Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

PAOLO ZANGRILLO, Ministro per la Pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. Grazie all'onorevole interrogante. La tematica posta, relativa al rafforzamento della capacità amministrativa dei comuni ed in particolare l'esigenza di garantire al loro interno la presenza di personale qualificato per rivestire funzioni di responsabile unico del procedimento da destinare alla realizzazione dei progetti attuativi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha trovato una prima iniziale risposta nell'articolo 10 del decreto-legge n. 36 del 2022.

Tale disposizione consente, per tutto il periodo del Piano nazionale di ripresa e resilienza e quindi fino alla fine del 2026, alle amministrazioni titolari di interventi previsti nel PNRR, ivi inclusi regioni ed enti locali, di conferire incarichi retribuiti di lavoro autonomo a soggetti collocati in quiescenza; in particolare, consente il conferimento di incarichi di progettazione, di coordinamento della sicurezza in fase di progettazione, direzione lavori, direzione dell'esecuzione, coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione e collaudo, nonché gli incarichi che la stazione appaltante ritenga indispensabile a supporto dell'attività del responsabile unico del procedimento.

La stessa disciplina, inoltre, seppure al momento solo per il tempo necessario all'espletamento delle procedure di reclutamento di personale da parte della medesima amministrazione, consente altresì, in presenza di particolari esigenze alle quali i comuni non possono far fronte con propri dipendenti, di conferire ai soggetti in quiescenza anche l'incarico di responsabile unico del procedimento.

Quanto all'esigenza di derogare al tetto massimo degli incarichi dirigenziali che gli enti locali possono conferire ai soggetti esterni all'amministrazione, debbo evidenziare che il limite del 5 per cento citato in premessa riguarda i dirigenti esterni e le alte specializzazioni che possono essere delegati alla firma. La medesima disposizione consente, inoltre, agli enti locali di poter conferire incarichi dirigenziali ad estranei alla pubblica amministrazione, complessivamente per il 30 per cento dei posti istituiti nella dotazione organica. Si tratta di percentuali importanti e in media corrispondenti quasi al doppio di quelle previste per le pubbliche amministrazioni centrali che siano titolari di progetti di Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Tuttavia, sono consapevole che all'eccezionalità del momento è necessario rispondere con strumenti altrettanto eccezionali. Perciò ritengo sia opportuno valutare un'eventuale modifica dell'attuale disciplina in una prospettiva temporale limitata e mediante il rafforzamento di procedure che garantiscano trasparenza e imparzialità delle scelte dell'amministrazione.

PRESIDENTE. Il deputato Castiglione ha facoltà di replicare, per due minuti.

GIUSEPPE CASTIGLIONE (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, prendiamo atto con soddisfazione delle ultime osservazioni che lei ha fatto circa la possibilità di una modifica dell'attuale normativa. Dobbiamo infatti prendere atto, perché i dati sono assolutamente evidenti; noi oggi registriamo un ritardo nell'utilizzazione delle risorse del PNRR. Ci sono, in questo momento, una serie di risorse che riguardano i fondi strutturali, il Fondo di sviluppo e coesione e, purtroppo, l'accesso da parte dei comuni oggi è un accesso difficile.

Quindi noi la ringraziamo per queste sue considerazioni, però vogliamo sollecitarla, perché alcune modifiche sono assolutamente necessarie, perché i ritardi sono assolutamente importanti e soprattutto ci sono tempi lunghi per quanto riguarda gli avvisi che vengono pubblicati dalle singole amministrazioni. Questi avvisi si concludono con delle graduatorie e poi le graduatorie non permettono l'affidamento dei lavori. Quindi ci sono dei ritardi che vanno colmati, dei ritardi che noi registriamo ogni giorno; c'è un ritardo anche nel reclutamento del personale. Lei ha fatto riferimento ad alcune iniziative, ad una piattaforma assolutamente importante per il reclutamento del personale, però quella piattaforma oggi non ha potuto ancora assicurare quelle professionalità che servono alle amministrazioni locali, se guardiamo ai grandi comuni; se guardiamo anche ai piccoli comuni, è assolutamente impossibile: oggi nessuno di loro ha potuto avere accesso a questa piattaforma, importantissima e rilevantissima, uno strumento - noi riteniamo - molto importante, però occorre attivare queste procedure e questa piattaforma, e soprattutto occorre dare risposte ed assicurare delle professionalità che, oggi, né i piccoli, né i grandi comuni hanno nel nostro Paese. Quindi le sue parole ci confortano, perché non c'è dubbio che occorre modificare alcuni strumenti, occorre mettere in condizione i comuni di poter attivare questi strumenti. Oggi lei parlava di misure eccezionali in un momento eccezionale. La ringraziamo per questo, però la preghiamo di voler monitorare con grande attenzione questo problema, che è un problema rilevantissimo per assicurare ai comuni quelle risorse che sono assolutamente indispensabili.

(Iniziative volte allo stanziamento di risorse per il rinnovo del contratto nazionale del comparto delle funzioni locali, nonché per agevolare il ricorso agli istituti del comando e del distacco tra amministrazioni - n. 3-00016)

PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00016 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Intanto saluto il Ministro, al quale faccio gli auguri di un miglior lavoro possibile. Oggi è una giornata particolare, perché c'è stata finalmente la firma del contratto degli enti locali, quindi una giornata importante per tutto il comparto. Noi ci permettiamo - mi permetto - di segnalare, comunque, le problematiche relative alle capacità assunzionali degli enti locali, nel senso che le assunzioni sono possibili in un rapporto tra spese del personale ed entrate correnti. Se le spese del personale sono aumentate in ragione di questo ottimo accordo, mentre le entrate non aumentano, è chiaro che, comunque, i comuni avranno sempre più difficoltà nell'assumere le persone.

Quindi il quesito è molto più tecnico rispetto a quanto dice il titolo, ossia se il Ministro non intenda adottare iniziative normative al fine di estendere la sterilizzazione degli oneri finanziari agli incrementi del contratto collettivo nazionale di lavoro ai fini della quantificazione delle nuove assunzioni del personale. Oggi è prevista questa sterilizzazione soltanto per gli arretrati relativi agli anni 2019, 2020 e 2021, quindi a tutto l'incremento della spesa in regime. Ciò costituirebbe un grande aiuto anche in prospettiva.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

PAOLO ZANGRILLO, Ministro per la Pubblica amministrazione. Grazie, Presidente e grazie all'onorevole Pastorino. In relazione al quesito posto, voglio preliminarmente evidenziare che considero le realtà degli enti locali come strategiche per lo sviluppo del Paese e posso assicurare la massima attenzione del Governo, del mio Dicastero e la mia personale verso le problematiche che provengono da questo settore, con particolare attenzione ai comuni di minori dimensioni - peraltro, io provengo dal Piemonte, che è una regione con moltissimi piccoli comuni - soprattutto per il rafforzamento delle capacità amministrative e per assicurare una risposta adeguata alle attività che derivano dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Con i provvedimenti di riforma della Pubblica amministrazione introdotti nell'ambito del PNRR e con i rinnovi dei contratti collettivi nazionali, in particolar modo quello delle funzioni locali che, come lei, onorevole Pastorino, ha ben citato, è stato sottoscritto proprio questa mattina, è stato fatto molto per porre le basi per la riqualificazione del personale delle pubbliche amministrazioni, ma molto effettivamente ancora possiamo fare e possiamo farlo insieme alle realtà locali. In quest'ottica si colloca la misura ricordata dall'onorevole interrogante, introdotta in sede di conversione del decreto-legge n. 36 del 2022, che reca ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e che ha stabilito che, a decorrere da quest'anno, la spesa per il pagamento degli arretrati dovuti a seguito del rinnovo contrattuale non rilevi tra i parametri stabiliti a legislazione vigente per la determinazione delle facoltà assunzionali degli enti locali. Peraltro, si tratta di materia che riguarda la sostenibilità finanziaria della gestione della spesa degli enti locali, che non può essere esaminata senza coinvolgere, evidentemente, il MEF, il Ministero dell'economia e delle finanze; tuttavia, lo sforzo che le amministrazioni locali stanno portando avanti in questo periodo rende auspicabile l'avvio di un nuovo e proficuo confronto, teso ad individuare soluzioni tempestive e concrete, funzionali al rapido evolversi del quadro esistente delle realtà locali.

Sono, quindi, disponibile ad avviare, fin da subito, un tavolo di confronto che ci consenta di valutare, insieme a tutti gli interlocutori istituzionali coinvolti - penso alla Conferenza delle regioni, all'UPI, all'ANCI, al Ministero dell'Interno e a quello dell'Economia e delle finanze -, le prospettive di modifica della disciplina che regola il turnover del personale degli enti locali, per una migliore qualificazione della spesa e per il rafforzamento della loro capacità amministrativa e progettuale.

Con riguardo, invece, al tema delle limitazioni dei comandi e dei distacchi, devo evidenziare che si tratta di misure introdotte per il conseguimento dei target del PNRR afferenti la riforma della pubblica amministrazione, nell'ambito di una precisa Missione, M1C1-56, e che, all'esito della conversione del decreto-legge n. 36 del 2022, con cui sono state introdotte, sono state valutate dalla Commissione europea come adeguate al raggiungimento degli obiettivi aziendali. È, dunque, evidente che eventuali necessità correttive di questa nuova disciplina potranno essere valutate alla luce della seppur breve esperienza applicativa nei tavoli di monitoraggio e di confronto con la Commissione europea, al fine di migliorare le riforme introdotte senza compromettere gli obiettivi già acquisiti.

PRESIDENTE. Il deputato Pastorino, ha facoltà di replicare, per due minuti.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Io sono soddisfatto delle parole pronunciate dal Ministro soprattutto all'inizio, quando ha parlato di elementi strategici per il Paese e per gli enti locali, soprattutto i più piccoli. Lei, Ministro, sa molto bene che io ho l'onore di fare il sindaco di una piccola realtà che si chiama Bogliasco, in Liguria e quindi sono cose che conosco bene. Mi rendo benissimo conto che, comunque, la richiesta impatta sull'equilibrio generale dei conti pubblici, ma è una richiesta - quella della sterilizzazione - che sta nelle cose, nel momento in cui gli adeguamenti contrattuali pesano, al netto degli arretrati, un miliardo di euro. Lei capisce bene che sterilizzare questa parte costituirebbe un grande aiuto per gli enti locali, anche in questi ultimi anni; gli ultimi Governi hanno comunque provveduto al rinnovo di tanti contratti nazionali all'interno delle amministrazioni centrali, ma con oneri a carico dello Stato.

In questo caso gli oneri sono a carico degli enti locali, quindi vi è una sorta di squilibrio, evidente e manifesto, lo dico appunto con riguardo al mondo degli enti locali, un mondo molto prezioso, soprattutto nelle piccole realtà liguri e piemontesi - mi permetto di aggiungere liguri – dove, però, l'età media dei dipendenti è molto alta e ci sono davvero delle limitazioni, di cui abbiamo parlato in precedenza, relative a distacchi o deroghe sempre più complicate. Per cui, dare risposte al territorio è sempre più difficoltoso, e sappiamo quanto sia importante la presenza degli enti locali all'interno del territorio come veicolo di distribuzione dei servizi e come risposta a tutte le necessità che conosciamo bene, presenza che io mi permetto di sottolineare come fondamentale. Quindi, mi auguro appunto che il tavolo di confronto - anche con l'ANCI, l'ha citata - possa venire avviato al più presto possibile, anche perché la legge di bilancio è prossima; dunque, questo è un tema che io proverò a riproporre nelle sedi più opportune.

(Iniziative di competenza volte all'aumento dei finanziamenti alla ricerca pubblica, al fine di ridurre il divario con gli altri Paesi europei e stabilizzare gli attuali titolari di assegno di ricerca – n. 3-00017)

PRESIDENTE. La deputata Piccolotti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00017 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Gentile Ministra, nell'ultimo decennio l'università e la ricerca hanno vissuto anni difficili e chiesto a gran voce un'inversione di rotta strutturale e di lungo respiro. È per questo che i - e le - presidenti di 87 società scientifiche italiane le hanno scritto una lettera, sollecitandola a seguire le indicazioni e le proposte del tavolo tecnico per la strategia italiana in tema di ricerca, sostenute con forza anche dal premio Nobel Parisi, le quali suggeriscono di accompagnare le risorse del PNRR con una programmazione quinquennale di 10,4 miliardi, di cui 3 miliardi nei prossimi 3 anni, dalle risorse del bilancio ordinario dello Stato. Contemporaneamente, alcuni sindacati come la FLC CGIL e alcuni movimenti dei ricercatori, come il Coordinamento nazionale ReStrike, hanno denunciato il rischio che, a seguito dei nuovi tetti di spesa fissati dalla legge n. 79 del 2022 per le nuove e migliorate tipologie contrattuali per la ricerca, in assenza di finanziamenti adeguati, circa 5.000 assegnisti, sui 15.000 attuali, rischierebbero di non vedersi rinnovato il contratto.

Chiediamo, quindi, quali iniziative di competenza la Ministra interrogata intenda assumere per l'aumento dei finanziamenti della ricerca pubblica.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ANNA MARIA BERNINI, Ministra dell'Università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. Grazie all'onorevole interrogante, deputata Piccolotto, grazie agli altri deputati interroganti. Sì, ho ricevuto la missiva, devo dire molto puntuale e molto gradita, da parte di molte e importanti società scientifiche italiane. È una missiva che pone l'accento su di un tema rilevantissimo e assolutamente strategico per il Paese, prima ancora che per l'università e per la ricerca: l'impegno per il finanziamento della ricerca, specie in relazione alle prospettive del periodo successivo – quindi, oltre il 2026 - all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il Governo si è formato nelle ultime settimane e a breve avrò l'onore di presentare in Parlamento le linee programmatiche lungo le quali intendiamo sviluppare l'azione del Ministero dell'Università e della ricerca; sarà quella la sede per stimolare un ulteriore - rispetto a oggi - e più articolato confronto con il Parlamento su questi temi. In ogni caso, già in questa occasione, di cui vi ringrazio, desidero ribadire l'importanza di individuare e attivare interventi che, pur nel rispetto dei limiti imposti dalle esigenze di sostenibilità del bilancio, diano alla ricerca un supporto quantitativamente adeguato, ma soprattutto stabile e continuo, perché la stabilità dei finanziamenti riveste importanza almeno pari alla loro entità, in quanto la continuità dell'accesso ai fondi per la ricerca di base, così come la continuità delle risorse necessarie per il reclutamento, sono condizioni essenziali per la migliore programmazione dell'attività di ricerca, a tutto vantaggio della stessa e della valorizzazione del merito dei ricercatori. La concentrazione di finanziamenti in un breve lasso temporale da un lato è certamente un bene, ma rischia, se non ben orientata, di determinare finanziamenti non in grado di premiare e selezionare opportunamente le eccellenze del nostro sistema.

Dei contenuti della lettera - ampiamente condivisibili, lo ribadisco - ho apprezzato, in particolare, il monito che le ingenti risorse del PNRR non costituiscano una mera parentesi, terminata la quale il sistema della ricerca debba ritornare allo status quo; al contrario, il PNRR deve costituire non solo l'occasione di un'inversione di tendenza, ma il vero e proprio innesco di un rinnovamento profondo e duraturo. Da questo punto di vista, va anzitutto chiarito che il disegno del PNRR già si fa carico di una prospettiva di innovazione strutturale. Sin dalla fase di programmazione degli interventi in attuazione delle linee di ricerca, è espressamente richiesto ai soggetti proponenti, a pena di inammissibilità del finanziamento, di prevedere una sostenibilità di lungo termine degli investimenti, in modo da garantire una prosecuzione delle attività di ricerca dei nuovi centri oltre il termine del PNRR e, di riflesso, garantire un adeguato livello occupazionale, stabile e duraturo.

Per le iniziative che, inevitabilmente e per propria natura, assumono carattere di temporaneità, sarà un mio preciso impegno promuovere l'incremento strutturale delle dotazioni dei fondi ordinari annuali da assegnare alle università e agli enti pubblici di ricerca, a partire dal Fondo integrativo statale per la concessione delle borse di studio, nonché altre iniziative statali in tema di diritto allo studio. Incrementi analoghi potranno essere adottati negli anni a venire per le principali fonti di finanziamento delle università e degli enti per il diritto allo studio, ovvero l'FFO e il FOE - ovvero, Fondo di finanziamento ordinario e Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca -, evitando la drastica diminuzione di risorse annuali a loro disposizione una volta che il PNRR sarà definitivamente concluso.

Il Ministero metterà in campo ogni possibile azione affinché le risorse impegnate producano effettivamente nei tempi stabiliti i risultati e gli obiettivi per i quali sono state attivate.

PRESIDENTE. Ministro, deve concludere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministra dell'Università e della ricerca. Da questo punto di vista - sto concludendo, chiedo scusa, sto cercando di compensare la mancanza di linee programmatiche -, le risultanze del tavolo tecnico per la strategia italiana in tema di ricerca fondamentale costituiscono un importante punto di riferimento per il futuro. Vogliamo lavorare, tra l'altro, in particolare alla definizione di un piano di investimenti pluriennali a favore della ricerca fondamentale che sia orientato al mondo dell'università e degli enti di ricerca. Dare continuità e stabilità agli investimenti pubblici - e concludo, Presidente - in ricerca significa credere nella capacità di innovazione del nostro Paese e dei suoi giovani, costruendo per loro un contesto strutturale in grado di resistere e sopravvivere a sostegni finanziari troppo temporari o precari.

PRESIDENTE. La deputata Piccolotti ha facoltà di replicare, per due minuti.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Grazie, gentile Ministra. Io non posso che dirmi solo parzialmente soddisfatta di questa risposta, perché se, da un lato, lei prende alcuni impegni sul necessario - a questo punto constato che condividiamo questo punto di vista: aumento dei finanziamenti alla ricerca -, dall'altro, non ci dà gli elementi per fare una valutazione nel merito di come questi finanziamenti verranno erogati e della loro quantità e qualità.

In particolare, le segnalo la mia preoccupazione per il fatto che la sua risposta ha eluso la questione dei contratti dei ricercatori e delle conseguenze della legge n. 79 del 2022, ossia quella che riforma il pre-ruolo. Lo dico perché circa un terzo dei ricercatori, stanti i tetti di spesa minimi che la nuova legge stabilisce, rischiano di non vedersi rinnovato il proprio contratto e questo potrebbe accadere già a partire dal 1° gennaio 2023.

Quindi, le sollecito, in attesa delle sue linee di indirizzo e di vedere con quale piano affronterà il tema dell'aumento dei fondi della ricerca, anche una particolare attenzione su questo problema specifico, dei contratti dei ricercatori. Infatti, perdere un terzo degli attuali assegnisti sarebbe per l'Italia una grave perdita, non solo economica: sarebbe non solo un investimento che in qualche modo viene completamente vanificato, ma anche una perdita etica e civile, perché questo Paese, più di ogni altra cosa, ha bisogno di sapere, conoscenza e sviluppo e solo la ricerca li può garantire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Elementi in merito all'attuazione della legge n. 227 del 2021, recante delega al Governo in materia di disabilità – n. 3-00018)

PRESIDENTE. Il deputato Panizzut ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00018 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

MASSIMILIANO PANIZZUT (LEGA). Grazie, Presidente, e colleghi. Buongiorno, Ministro. È un piacere rivederla qui con noi, ma soprattutto è un piacere che, grazie alla Lega e a Matteo Salvini, c'è ancora il Ministero per le Disabilità. Ne approfittiamo anche, visto che siamo all'inizio, per ringraziare l'ex Ministro Erika Stefani per il lavoro che ha svolto.

Come Lega, siamo convinti che con lei, anche per la sua sensibilità e capacità in materia, si possa fare molto e riprendere tutti i lavori che, purtroppo, la pandemia ha bloccato. Ricordo che le persone fragili hanno subito e pagato i disagi e stanno ancora pagando molto più di altri cittadini. La domanda che le poniamo comunque è semplice. Premesso che la legge n. 227 del 2021, in attuazione del PNRR, ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per la revisione e il riordino delle norme vigenti in materia di disabilità, le chiedo se ci possa fornire, appunto, aggiornamenti in merito all'attuazione della legge recante delega al Governo in materia di disabilità.

PRESIDENTE. La Ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ALESSANDRA LOCATELLI, Ministra per le Disabilità. Grazie, Presidente, e grazie anche agli onorevoli interroganti per il quesito che mi offre la possibilità di dare una risposta rispetto al percorso che stiamo attuando sulla legge delega per la disabilità.

Come è noto, l'approvazione della legge delega è avvenuta in attuazione del PNRR. La prima riforma della Missione 5, Componente 2, individua, infatti, la legge quadro per la disabilità tra le azioni chiave per promuovere l'autonomia, l'inclusione e il principio di autodeterminazione delle persone con disabilità, secondo un approccio coerente con la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità. Questo anche per rispondere a quello che diceva lei inizialmente, onorevole Panizzut, rispetto ai bisogni delle fragilità che, soprattutto in questi ultimi anni, hanno patito isolamenti, rinunce e tanti sacrifici.

I decreti legislativi, infatti, che verranno adottati produrranno importanti riforme che sono attese ormai da tanti anni. Penso, tra tutti, alla semplificazione e alla riunificazione dei processi di accertamento della disabilità, alla realizzazione della valutazione multidimensionale rispetto al progetto di vita individuale e a quello relativo alla partecipazione della vita delle persone con disabilità. Per attuare tali riforme il Ministro Erika Stefani, che anch'io ringrazio molto per tutto quello che ha fatto in questi anni, ha istituito due commissioni: una commissione redigente, composta da persone di comprovata esperienza e competenza, e una commissione istituzionale, che vede coinvolti i rappresentanti delle amministrazioni statali e territoriali e altri enti coinvolti nella riforma.

Dopo pochi giorni dal mio insediamento ho voluto incontrare queste due commissioni, così importanti per il percorso e per i lavori, che individuano i modi più idonei per accelerare l'iter procedimentale di approvazione dei decreti legislativi. Al riguardo, posso dire che alcuni decreti sono già in fase avanzata di definizione e presto penso li potremo trasmettere per i percorsi e i pareri predefiniti. Ieri sera si è tenuta una di queste riunioni e settimanalmente abbiamo intenzione di confrontarci sia con le due commissioni sia con gli enti maggiormente coinvolti in tutti questi processi.

Credo che questa legge delega abbia un ruolo chiave non solo per il PNRR, ma proprio per riformare i modi di vedere la disabilità nel nostro Paese, a partire da un approccio che possa identificare i bisogni delle persone e non una distribuzione standardizzata di quelli che sono i servizi. Quindi, credo che questo possa portare a una vita più dignitosa, adeguata ed equa per tutti.

PRESIDENTE. Il deputato Panizzut ha facoltà di replicare per due minuti.

MASSIMILIANO PANIZZUT (LEGA). Grazie, Presidente. La ringrazio per la risposta. Sono certo che tra Governo e Parlamento riusciremo a lavorare insieme per dare risposte concrete, ma mi preme dire che tutte le norme che si approvano poi devono avere reale sviluppo e concretezza nel quotidiano della vita delle persone con diverse abilità. È inutile parlare di inclusione o di abbattimento delle barriere architettoniche quando poi sappiamo di casi di gente che non può uscire dal palazzo o di gente che non può andare sul marciapiede perché ci sono le buche o perché ci sono le auto parcheggiate o magari soggetti che vanno nei centri diurni e poi, però, purtroppo, sono relegati a casa nei fine settimana, nella speranza che qualche parente, se c'è, li porti a fare un giro.

Noi, insieme allo Stato e alle istituzioni, non possiamo lavarci la coscienza, facendo il minimo sindacale per le persone che chiedono solamente gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini. Ci vuole l'impegno concreto di tutta la società. Il fatto che esistano situazioni o vite di diversa abilità va anche insegnato nelle scuole per rendere partecipi gli uomini del domani che saranno medici, architetti, progettisti. Ci vuole la cultura della diversa abilità, inserita nella società, che la valorizza umanamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative volte a implementare le risorse destinate all'attuazione delle disposizioni di cui alla legge n. 106 del 2022 in materia di spettacolo – n. 3-00019)

PRESIDENTE. Il deputato Berruto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Manzi ed altri n. 3-00019 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nel luglio scorso, verso la fine della precedente legislatura, in un momento di drammatica ed epocale crisi del settore dello spettacolo, è stata approvata una legge di riforma attesa da anni, un vero e proprio codice dello spettacolo, dodici articoli che ridefiniscono la governance del settore, disciplinano profili lavoristici e assistenziali, disegnano nuove norme in materia di contratti, riconoscono il ruolo professionale degli attori, introducono l'indennità di discontinuità e benefici previdenziali. Una legge attesa da anni dai lavoratori del mondo dello spettacolo che consente l'avvio di un nuovo welfare centrale per la vita economica e culturale del nostro Paese, soprattutto riconosce la dignità di quei lavoratori.

Le chiediamo, signor Ministro, se, in fase di approvazione della prossima legge di bilancio, intenda implementare le risorse destinate all'attuazione delle disposizioni e se possa dare al mondo dello spettacolo indicazioni puntuali sull'approvazione in tempi brevi dei decreti attuativi.

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GENNARO SANGIULIANO, Ministro della Cultura. Grazie, Presidente. Grazie per questa interrogazione che mi consente di affrontare una questione viva della cultura italiana.

La legge n. 106 del 15 luglio 2022, recante delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo, come ha anche ricordato, contiene disposizioni volte al riordino della disciplina in materia dello spettacolo, nonché l'introduzione di importanti strumenti di tutela dei lavoratori del settore. Mi riferisco, fra le altre, alla disposizione recante la delega per l'adozione del codice dello spettacolo e ancora a quella riguardante la delega del Governo per l'introduzione di una indennità di discontinuità quale indennità strutturale e permanente in favore di tutti i lavoratori discontinui del settore dello spettacolo e su questo punto le posso dire che, compatibilmente con le esigenze generali di bilancio, mi adopererò per integrare e aumentare la consistenza finanziaria di questa indennità.

Vi è poi la previsione riguardante l'istituzione di un nuovo osservatorio dello spettacolo, la cui attivazione certamente sarà utile a promuovere e a favorire l'attivazione di nuove iniziative nel settore. E, ancora, penso alla disposizione riguardante l'istituzione del tavolo permanente per lo spettacolo che, una volta istituito, sarà sicuramente un importante strumento per favorire il dialogo tra gli operatori, e, in tal modo, individuare e risolvere le evenienze critiche del settore; sarà una sorta di cinghia di trasmissione tra coloro i quali fanno spettacolo e noi che siamo chiamati, in un certo senso, a sostenerli, a riordinare l'intero settore.

È volontà di questo Ministero dare attuazione alle misure introdotte dalla legge delega, nonché di attivarsi al fine di valutare la possibilità - come le dicevo anche prima - di incrementare le risorse necessarie per l'introduzione dell'indennità di discontinuità, nel caso in cui quelle già previste nella legge delega del 2022 non risultino sufficienti a tale scopo. Tale volontà dovrà certo conciliarsi, lo dicevo anche prima, con i tempi previsti per l'esercizio della legge delega (maggio 2023), che risulta assai stringente per il Governo appena entrato in carica. Inoltre, è all'attenzione del Ministero lo studio e l'elaborazione di politiche detrattive in materia di spettacolo.

PRESIDENTE. La deputata Manzi ha facoltà di replicare, per due minuti.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie, signor Ministro. Questa interrogazione voleva condividere con lei e con gli altri colleghi le preoccupazioni, penso comprensibili, rispetto a quel testo di legge, il codice dello spettacolo, che ha avuto una genesi lunga e complessa, ma anche - e questo è un elemento importante da ricordare - una condivisione, ampia e trasversale, con le forze politiche dell'attuale maggioranza.

Nonostante i tempi stringenti, riteniamo sarebbe davvero una sciagura, per la seconda volta dopo il precedente codice dello spettacolo, sprecare l'occasione dei decreti attuativi, lasciandoli decadere, come è avvenuto in passato.

Il Parlamento, in questo momento, si trova in una condizione importante, quella di attuare un testo che è stato condiviso, tra l'altro, con tanti operatori del settore, che ha dato grandi e giuste aspettative a questo comparto, tra l'altro con una miglioria anche rispetto al passato, un principio fondamentale, quello secondo cui la cultura è condizione fondamentale per la democrazia e chi lavora in questo campo è un soggetto che merita attenzione, tutele e soprattutto riconoscimenti. Chi sceglie di lavorare nella cultura, nella musica e nel teatro va incoraggiato e aiutato, soprattutto in quei momenti di vuoto lavorativo che sono ordinari e che caratterizzano questo mestiere. Nella legge c'è una parte di queste risorse. Cogliamo, in questo senso, con speranza le parole da lei pronunciate in questa sede rispetto all'incremento delle risorse e, soprattutto, rispetto ai tempi di quei decreti attuativi.

Sarà nostro compito ricordare questo impegno in sede di legge di bilancio, quando ci troveremo a lavorare sugli emendamenti, per far sì che quei lavoratori, che oggi ci ascoltano, possano veder riconosciuto un diritto fondamentale che la legge stessa ha riconosciuto loro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative volte a garantire la salvaguardia di Villa Verdi, con particolare riferimento all'esercizio del diritto di prelazione da parte dello Stato – n. 3-00021)

PRESIDENTE. Il deputato Amorese ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00021 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

ALESSANDRO AMORESE (FDI). Grazie, Presidente, colleghi, signor Ministro, alcune premesse. Lo scorso 30 ottobre è stato l'ultimo giorno di apertura di Villa Verdi, la casa dove Giuseppe Verdi ha vissuto per cinquant'anni, ora in parte adibita a museo, sita in località Sant'Agata, nel comune di Villanova sull'Arda.

A causa della impossibilità di risolvere la questione ereditaria, sorta nel 2001 tra gli eredi del compositore, la Villa sarà venduta all'asta, con il rischio che vada perduto un bene di valore inestimabile sotto il profilo storico e culturale.

Nelle more, la normativa impone un vincolo di visitabilità del bene che si trova per ora posto in capo al tribunale e rispetto al quale si attende di conoscere con quali modalità sarà garantito. L'unica soluzione idonea percorribile è l'esercizio del diritto di prelazione che in questi casi la legge riserva allo Stato, permettendo l'acquisizione della casa museo e la continuazione della fruizione dei suoi spazi da parte dei visitatori. Chiediamo, quindi, in che modo il Ministero intenda garantire la salvaguardia di Villa Verdi e il suo immenso valore storico e culturale.

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GENNARO SANGIULIANO, Ministro della Cultura. Allora, questa è una questione che credo debba essere nel cuore di tutti gli italiani perché, mi consenta una premessa di natura culturale, la casa di Verdi è il luogo non solo dove ha vissuto il grande compositore, ma anche il luogo della memoria collettiva nazionale, è un pezzo della vita di ciascuno di noi (Applausi), quindi lo Stato non si può assolutamente permettere di lasciare che questo bene vada in degrado.

La questione si è determinata per effetto di una sentenza del tribunale civile, emessa dalla suprema Corte di Cassazione, concernente una disputa ereditaria fra una serie di soggetti (i soggetti sono tre). Appena ho appreso le notizie di stampa, mi sono immediatamente attivato, ho telefonato al presidente della regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, mi ha fatto piacere ascoltare che la sua posizione era assolutamente convergente sulla necessità di intraprendere e fare qualcosa. Nei giorni 9 e 10 ottobre, su mio input, c'è stata un'ispezione del soprintendente locale, accompagnato da un ufficiale dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio. Le cito testualmente quello che è scritto nella relazione del soprintendente. Si afferma che nei luoghi sono state riscontrate condizioni di degrado e anche per i beni mobili pertinenziali, che sono in cattivo stato di conservazione, e fa l'elenco appunto del dettaglio di questi luoghi.

Adesso stiamo aspettando prima di muoverci - perché la legge ci impone di attendere - la decisione del tribunale di Parma, che deve innanzitutto nominare un custode giudiziario, come prevede il codice civile, e poi deve farci capire quali possano essere le modalità di vendita e la prassi che si intende seguire in questo caso, ma la questione ha la mia vigile attenzione e sicuramente noi interverremo in questo ambito. Abbiamo due strade: quella della trattativa diretta oppure quella di far concludere un'eventuale asta, con l'esercizio successivo del diritto di prelazione, ma in ogni caso ci siamo.

Mi consenta di lanciare in questa sede una proposta, che ho già riscontrato con alcuni soprintendenti di importanti teatri italiani. Proveremo ad organizzare una serie di concerti - i soprintendenti della Scala e del Teatro dell'Opera di Roma mi hanno già dato disponibilità e li ringrazio - di musiche di Giuseppe Verdi e il ricavato di questi concerti, per partecipare ai quali i cittadini potranno pagare un biglietto con un prezzo modico, andrà a rimpinguare il fondo che ci servirà per acquisire Villa Verdi (Applausi).

PRESIDENTE. Il deputato Messina ha facoltà di replicare per due minuti.

MANLIO MESSINA (FDI). Grazie Presidente e onorevoli colleghi e grazie signor Ministro. L'applauso ha sancito di fatto la piena soddisfazione del gruppo di Fratelli d'Italia che ha mosso appunto questa interrogazione e voleva anche mostrare l'apprezzamento nei confronti della sua sensibilità, di cui non avevamo dubbi, su un tema assolutamente importante per la storia del nostro Paese e anche per il percorso che il nostro movimento, che il nostro partito, Fratelli d'Italia, ha fatto, non solo nel campo culturale, ma anche nel campo turistico. Infatti - come ben saprà e come mi insegna - queste strutture e questi monumenti, di cui il nostro Paese è pieno, non sono solo una rappresentazione storica della nostra vita e della nostra cultura, ma anche hanno una “refluenza” importante sui flussi turistici. Grazie a questo, l'Italia diventa patrimonio mondiale e, grazie a questo, il nostro Paese viene visitato. Per cui, la piena certezza che ci dà oggi di seguire questa pratica per conservare e acquisire, nel più breve tempo possibile, quando i tempi lo vorranno, la casa di Giuseppe Verdi, è una rassicurazione per noi e la ringraziamo davvero per questa sua disponibilità. Ribadisco che non avevamo dubbi, ma abbiamo anche voluto sancire, con questo applauso, la sua disponibilità e l'apprezzamento del gruppo di Fratelli d'Italia per la sua risposta. Grazie davvero signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative per il rilancio della cultura e l'accesso dei cittadini al patrimonio artistico, con particolare riferimento all'apertura gratuita dei musei e alla situazione di Villa Verdi – n. 3-00020)

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi e Cavo n. 3-00020 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, questa interrogazione riconosce una grande importanza alla cultura come fattore di valorizzazione e di sviluppo dei nostri territori, partendo dal PNRR, ma provando ad andare anche oltre. Il PNRR ed il Fondo complementare, con oltre 5 miliardi, hanno finanziato, tra l'altro, la digitalizzazione del nostro patrimonio culturale, l'accesso per i portatori di disabilità ai bandi per l'accessibilità ai musei non statali e hanno avuto domande per oltre 400 milioni di euro, circa tre volte la capienza delle risorse di 123 milioni di euro; stesso andamento per le domande al bando nazionale dei borghi sotto i 5.000 abitanti. Una progettualità dei nostri territori da cogliere come segnale positivo e da sostenere.

Credere nella cultura e nella piena fruizione del patrimonio significa anche riaprire, com'è accaduto, il dibattito sulla gratuità dei musei, ad esempio per i residenti dei rispettivi comuni, o aumentando le giornate di gratuità. Le chiediamo pertanto se intenda aprire appunto alla gratuità dei musei; nello specifico nel testo dell'interrogazione, abbiamo anche chiesto quali azioni intenda attuare per la casa museo di Giuseppe Verdi. Già ha risposto e ovviamente abbiamo colto questa risposta, ma ribadiamo anche noi la necessità di una fruizione pubblica per questa casa museo. Più in generale, le chiediamo quali iniziative intenda intraprendere per il rilancio massimo e l'accessibilità massima del nostro patrimonio culturale.

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GENNARO SANGIULIANO, Ministro della Cultura. Sulla casa di Verdi ho già risposto; posso aggiungere che la prossima settimana mi recherò personalmente in quel luogo, in modo da avere anche un riscontro visivo, in prima persona, sullo stato di conservazione dei luoghi.

Per quanto concerne il dibattito sull'eventualità di rendere assolutamente gratuiti i musei, voglio fare una ricognizione dello stato dell'arte. Noi garantiamo, la prima domenica del mese, l'ingresso gratuito a tutti e sono assolutamente intenzionato a mantenere questo regime, anzi voglio allargarlo a tre date simbolo della storia repubblicana: il 25 aprile, il 2 giugno e il 4 novembre, cioè far sì che, in quei giorni, i musei restino aperti e gratuiti. Poi, tutti i giovani fino a 18 anni dell'Unione europea - non solo italiani, ma di tutta l'Unione europea - non pagano il biglietto per l'accesso al museo; fino a 25 anni, pagano solo 2 euro. Voglio ricordare che la Svezia, qualche giorno fa - adesso non ricordo precisamente quando - ha derogato al suo principio storico di garantire i musei gratuiti e li farà pagare; invece, in tutta Europa gli ingressi nei musei vengono pagati, anche in maniera piuttosto consistente. Fa eccezione forse solo la Gran Bretagna, perché ha una politica di donazioni, collegata alla possibilità di detrazioni fiscali di questi grandi enti donatori. Questa è una cosa che si può realizzare solo con una grande riforma fiscale.

Peraltro, secondo me, rendendo del tutto gratuito un museo, si svilisce il valore dei beni che vi vengono conservati. Dunque, ricordando che, in base ai dati pre-pandemia, i musei rendevano allo Stato 242 milioni di euro l'anno (rendendoli gratuiti, quindi, dovremmo trovare questa somma sostitutiva nell'ambito del bilancio dello Stato), possiamo valutare per i residenti di una città un sistema di carte agevolate, lavorando insieme agli enti locali, ai comuni e alle regioni, di modo che chi è residente nel comune, pagando un prezzo complessivo, possa girare tutti i musei della sua città. Questa è una cosa che però va tecnicamente soppesata e valutata.

Per il resto, ritengo che vadano mantenuti gratuiti gli ingressi domenicali e che vada fatta un'estensione a tre giornate simbolo del nostro del Paese.

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di replicare, per due minuti.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie Ministro. La ringrazio per questa risposta che dà un'importante apertura sul tema dell'ampliamento della gratuità dei musei su giornate sicuramente simboliche, ma anche sullo studio di un meccanismo che garantisca un equilibrio tra un'ampia fruizione e la necessità di mantenimento di un equilibrio finanziario; come gruppo di Noi Moderati, condividiamo il concetto di equilibrio.

Questa interrogazione ha voluto mettere al centro la cultura, per segnalare quanto questo tema sarà ed è a noi caro. Abbiamo focalizzato questa interrogazione sostanzialmente sul sistema museale, concentrandoci anche su Villa Verdi; apprendiamo con piacere che anche il gruppo di Fratelli d'Italia ha posto l'attenzione su una tematica importantissima, la ringrazio e mi ritengo soddisfatta della risposta concernente Villa Verdi e del fatto che, nella risposta alla nostra interrogazione, abbia precisato la visita sul luogo. Io arrivo dal territorio; ho fatto l'assessore regionale alla cultura per tanti anni e penso che recarsi sul luogo e mostrare attenzione al territorio siano segnali importantissimi, che porteranno ad una soluzione per la fruizione pubblica di un luogo che sicuramente è memoria e identità per l'Italia.

Del resto, non mi aspettavo qualcosa di diverso da un Ministero che ha dato sempre importanza e rilevanza ai luoghi della storia, della cultura e della musica. Io arrivo dalla Liguria e ho avuto sostegno dal suo Ministero riguardo al progetto importantissimo della Casa dei cantautori, che sta continuando e che state seguendo con grandissima attenzione; anche di questo la ringrazio. Tutto questo per dire che seguiremo il tema della cultura, il sistema museale, il sistema teatrale, il tema dello spettacolo dal vivo (attualissimo) ed il tema del PNRR per tutto quello che ha segnalato come progettualità dei territori, progettualità che dovrà essere ascoltata e analizzata. Come ex coordinatrice della commissione cultura della Conferenza delle regioni, ovviamente, porrò attenzione su queste tematiche; saremo al suo fianco, Ministro, come stimolo nella proposta e, ovviamente, come sostegno nelle scelte. La ringrazio e dichiaro soddisfazione, ovviamente, per le risposte che abbiamo ottenuto.

(Iniziative urgenti volte a rimuovere gli ostacoli che limitano l'accesso alla detrazione fiscale del cosiddetto superbonus nella forma della cessione del credito – n. 3-00022)

PRESIDENTE. Il deputato Santillo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Francesco Silvestri ed altri n. 3-00022 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Con l'interrogazione vogliamo porre all'attenzione del Governo il problema del blocco della cessione dei crediti d'imposta derivanti dai bonus edilizi che sta portando sul lastrico, al fallimento, circa 40 mila imprese, sta causando la possibile perdita di diverse centinaia di migliaia di posti di lavoro e lede l'interesse di milioni di cittadini italiani. La preoccupazione è aumentata dopo che Poste Italiane, con una nota del 7 novembre, ha comunicato che il servizio di acquisto dei crediti, ai sensi del “decreto-legge Rilancio”, è sospeso per l'apertura di nuove pratiche.

Con la nostra interrogazione, chiediamo al Governo di farci sapere cosa intenda fare per superare il problema del blocco della cessione dei crediti fiscali derivanti dai bonus edilizi, anche con riferimento ai profili della responsabilità solidale del cessionario, e se intenda interloquire con istituti di credito o intermediari finanziari, società partecipate o, comunque, controllate dallo Stato, come RFI o come possono essere Poste Italiane e CDP, al fine di riavviare quel processo di acquisto e cessione dei crediti anche dalle predette società (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Ringrazio i colleghi interroganti e rispondo in vece del Ministro dell'Economia e delle finanze che, come sapete, è impegnato all'estero con la Presidente Meloni.

La disciplina dei crediti fiscali, prevista dal “decreto-legge Rilancio” (n. 34 del 2020), è stata oggetto, nella scorsa legislatura, di numerose modifiche, alcune delle quali hanno riguardato anche il regime della cedibilità dei crediti. Da ultimo, con il decreto-legge n. 50 del 2022, il cosiddetto decreto Aiuti, è stato previsto che le banche, che si siano rese acquirenti di questi crediti, possano sempre cedere ai propri correntisti i crediti, purché si tratti di clienti diversi dai consumatori o dagli utenti, come definiti dall'articolo 3 del codice del consumo. Il cliente, a sua volta, non potrà cedere il credito, ma solo utilizzarlo in compensazione.

Per quanto attiene ai profili della responsabilità del cessionario, di cui parlava l'interrogante, la legge di conversione del decreto-legge n. 115 del 2022, il cosiddetto decreto Aiuti-bis, è intervenuta, specificando che il concorso in violazione, al cui ricorrere scatta la responsabilità solidale del cessionario, si abbia solo nei casi di dolo e di colpa grave.

Con riferimento, poi, a quanto richiesto dagli interroganti, si fa presente che il Governo, nel decreto-legge recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, il cui iter è appena avviato – voi sapete che è stato inviato al Senato -, ha previsto misure volte a consentir, a determinate condizioni che le cessioni dei crediti o gli sconti in luogo del corrispettivo dovuto, disposti in favore dei soggetti, di cui all'articolo 121, comma 1, lettere a) e b) del decreto-legge n. 34 del 2020, possano essere ripartiti in un lasso temporale più ampio di quello già previsto a legislazione vigente.

Mi permetto di aggiungere, pertanto, che - come dire - per apprezzare meglio, in maniera più analitica, conoscere e dibattere le proposte legislative del Governo a cui facevano riferimento l'interrogante e i colleghi che hanno firmato l'interrogazione, la sede più opportuna, in questo momento, è rappresentata dal Senato e, poi, dalla Camera, per la conversione del decreto appena approvato dal Consiglio dei Ministri.

PRESIDENTE. Il deputato Santillo ha facoltà di replicare, per due minuti.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, la risposta non ci soddisfa. Il meccanismo della cessione del credito d'imposta in maniera plurima, una volta certificato il primo passaggio e poi illimitate cessioni, è stato creato ed è distinto dal superbonus 110 per cento, ma non c'è ombra di dubbio che ha consentito l'uscita dell'Italia dal periodo della pandemia, rilanciando l'economia, creando posti di lavoro e tutelando l'ambiente.

A dirlo non siamo noi, come forze politiche. Pensi, il rapporto del Censis, pubblicato oggi, ci dice che il superbonus ha attivato circa un milione di posti di lavoro e ha portato nelle casse dello Stato 43 miliardi di euro, lo ripeto, 43 miliardi di euro. Come se non bastasse, ANCE, nel rapporto del 25 ottobre scorso, ci ricorda che se il PIL italiano nel 2021 ha avuto un incremento di 6,7 punti percentuali, 1,8 di questi sono dovuti al settore delle costruzioni e perché c'è stato il superbonus 110 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Come se non bastasse, grazie al settore delle costruzioni, si sono avuti investimenti in Italia che hanno avuto un incremento del 20 per cento nel 2021, del 12 per cento nel 2022 e, purtroppo, grazie a ciò che ha fatto precedentemente il Governo Draghi, partendo da affossare il superbonus con il decreto-legge Antifrode e con tutta una serie di modifiche normative, adesso si prospetta un meno 5 per cento per gli investimenti nelle costruzioni nel 2023.

Benvenuto a lei e al Governo che si doveva distinguere dal Governo Draghi. Invece, noi veniamo a sapere dalla presentazione del decreto-legge Aiuti-quater che lei, con il Governo Meloni, ha ucciso il superbonus perché sta portando i bonus edilizi al 90 per cento, che sono tutt'altra cosa. Dunque, noi vorremmo che il patto che lo Stato ha firmato con il cittadino venga invece mantenuto, che vengano prorogate le scadenze del superbonus 110, che venga risolto in maniera univoca il problema della cessione dei crediti, ristabilendo il principio della cessione plurima, una volta certificato il primo passaggio e, infine, che il Paese e gli italiani vengano dotati di un piano di stabilità delle agevolazioni edilizie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 46, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, già convocata alle ore 16,30 per la lettura degli esiti di tale riunione e dell'ordine del giorno della prossima seduta.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 17,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 18 novembre - 6 dicembre 2022.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata convenuta la seguente articolazione dei lavori per il periodo 18 novembre - 6 dicembre:

Venerdì 18 novembre (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Martedì 22 novembre (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Mercoledì 23 novembre (ore 10)

Discussione sulle linee generali delle mozioni Ascari ed altri n. 1-0004 e Polidori e Cattaneo n. 1-0005 concernenti iniziative per l'eliminazione della violenza contro le donne

(ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

(ore 16)

Seguito dell'esame delle mozioni Ascari ed altri n. 1-0004 e Polidori e Cattaneo n. 1-0005 concernenti iniziative per l'eliminazione della violenza contro le donne

(con ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto)

Al termine

Esame delle questioni pregiudiziali riferita al disegno di legge n. 547 - Conversione in legge del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri (ove presentate)

Venerdì 25 novembre (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Martedì 29 novembre (ore 10 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali di mozioni da presentare e richiedere entro mercoledì 23 novembre

Mercoledì 30 novembre (ore 9.30 e ore 16, con eventuale prosecuzione notturna)

Seguito dell'esame di mozioni da presentare e richiedere entro mercoledì 23 novembre

Mercoledì 30 novembre (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 2 dicembre (ore 9.30)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 547 - Conversione in legge del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri (da inviare al Senato – scadenza: 10 gennaio 2023)

Lunedì 5 (ore 12-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e martedì 6 dicembre (ore 9.30-13.30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 547 - Conversione in legge del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri (da inviare al Senato – scadenza: 10 gennaio 2023)

L'organizzazione dei tempi per l'esame delle mozioni concernenti iniziative per l'eliminazione della violenza contro le donne sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Presidente, gentili colleghe e colleghi, come noto, domenica 6 novembre ha preso il via a Sharm el-Sheikh il 27° Panel intergovernativo delle Nazioni Unite sul clima, la COP27, ed è stato osservato come tra le più evidenti contraddizioni emerse in questo consesso vi sia la seguente: come può esistere lotta climatica senza diritti umani.

Alaa Abdel Fattah, attivista anglo-egiziano, volto autorevole dell'opposizione al Presidente al-Sisi, è in stato di detenzione da circa nove anni. Per mesi ha poi portato avanti uno sciopero della fame, al quale, in concomitanza con COP27, ha aggiunto per alcuni giorni anche un rischioso sciopero della sete. Ricordo a tutti che negli ultimi anni la situazione del rispetto dei diritti umani in Egitto è sensibilmente peggiorata e sappiamo tutti che, tra i casi più eclatanti, vi è la barbara uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni, rispetto alla quale stiamo ancora aspettando che giustizia venga fatta.

Per questo mi auguro vivamente che il recente incontro del Presidente Meloni con il Presidente al-Sisi non sia stato semplicemente una finestra per frasi di circostanza e foto visto che, al contrario di leader di Paesi quali Francia, Regno Unito, Germania, nonché esponenti delle Nazioni Unite, il Presidente Meloni non ha fatto alcun esplicito riferimento nelle sue dichiarazioni pubbliche al caso di Alaa Abdel Fattah.

Chiedo dunque - e su questo il MoVimento 5 Stelle sta presentando un'interrogazione - che ci si adoperi tempestivamente e con ogni mezzo, nelle opportune sedi, al fine di salvaguardare l'incolumità fisica di Alaa Abdel Fattah, porre termine al suo ingiusto stato di detenzione e, al contempo, considerare la lotta per la salvezza ambientale come una questione indissolubilmente connessa alla tutela dei diritti umani, in tutte le sue dimensioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Penza. Ne ha facoltà, per un minuto.

PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, volevamo esprimere la nostra solidarietà per quanto accaduto all'onorevole Borrelli nei giorni scorsi, investito da una moto guidata da un individuo sconosciuto che ad oggi non ha nome e che, per convenzione, chiameremo criminale. Sulla vicenda indaga la procura di Napoli ma, da quanto traspare dalle testate giornalistiche, appare evidente la pista della vendetta mafiosa in merito alle continue lotte contro la criminalità e l'abusivismo che il collega Borrelli combatte costantemente, lotte che tutta Napoli onesta sposa e promuove e che il MoVimento 5 Stelle sostiene. Ad alta voce, chiediamo al Governo di intervenire affinché fatti del genere non capitino più. Lo dobbiamo a Napoli, lo dobbiamo all'onorevole Borrelli, lo dobbiamo all'Italia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente intanto per ringraziare l'onorevole appena intervenuto e il MoVimento 5 Stelle, per questa solidarietà al nostro collega.

Come sapete, per ricostruire solo i fatti, venerdì notte, intorno alle 22,25 il nostro collega Francesco Emilio Borrelli è stato nuovamente aggredito nei pressi della sua abitazione, diciamo nuovamente perché stiamo ancora attendendo il processo per i fatti precedenti, di cui forse avremo la possibilità di parlare presto.

Il nostro collega si trovava davanti al suo garage; questo tipo di modalità spesso viene utilizzata dalle organizzazioni criminali anche per ridurre l'impatto del tipo di violenza. Vorrei dire una cosa, si parla spesso tanto male della politica, ma oggi facciamo un umile appello: quando le nostre denunce danno il via ad indagini e operazioni per contrastare l'illegalità e il potere delle organizzazioni criminali mafiose, sarebbe importante che questi colleghi e colleghe non fossero mai lasciati soli. Per questo ringraziamo ovviamente i colleghi deputati.

Concludo per dire che le mafie sono già radicatissime, spesso si sentono intoccabili; evitiamo la delegittimazione e la solitudine, che non possono essere certo armi da aggiungere all'arsenale di queste organizzazioni. Presidente, mi faccia solo finire, dicendo che ovviamente esprimiamo anche noi la nostra solidarietà, che abbiamo già espresso negli scorsi giorni al deputato Borrelli, e ricordiamo che è impegnato da sempre nella lotta alla criminalità organizzata e nella difesa della legalità. Non ci faremo intimidire e spero che tutta l'Aula sarà unita a lui nel continuare a portare avanti le nostre battaglie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà, per due minuti.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, intervengo oggi, in quest'Aula, a nome del gruppo del Partito Democratico, per ricordare una data storica. Esattamente cento anni fa, il 16 novembre 1922, in quest'Aula è stato pronunciato il “discorso del bivacco”: è l'inizio del ventennio fascista, l'inizio di una pagina tra le più nere della storia del nostro Paese, una data che non possiamo dimenticare perché in quelle parole, in quella minaccia nei confronti dei rappresentanti del popolo italiano - e nel momento in cui si attaccava in quel modo il Parlamento e con quei termini - si apriva una ferita che a lungo ha segnato la storia del nostro Paese. Tuttavia, voglio dire una cosa importante: oggi c'è un segnale che penso sia significativo. Castellino che, non a caso, proprio oggi voleva entrare alla Camera, non è entrato. È stato tra gli animatori dell'assalto alla CGIL, di Forza Nuova, di quelle forze neofasciste, neonaziste che ancora oggi si ispirano a quei valori così lontani da quelli della nostra Costituzione. Non è entrato e io penso che, così come non è potuto entrare lui oggi in quest'Aula, noi da quest'Aula dobbiamo dire che quel messaggio, quel ricordo non è un messaggio che divide ma unisce. Noi dobbiamo difendere sempre la funzione del Parlamento e dobbiamo impegnarci per dare seguito a quell'impegno che abbiamo preso un anno fa, cioè quello di procedere allo scioglimento di tutte le organizzazioni fasciste, neofasciste e neonaziste. Penso che su questa strada possiamo fare la cosa migliore per onorare il ricordo anche di quei parlamentari che in quel giorno decisero di opporsi non solo alle idee che venivano portate avanti, ma anche all'idea di non rispettare quest'Aula e il Parlamento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Valentina D'Orso. Ne ha facoltà per un minuto.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare, suo tramite, Presidente, il Governo alla tempestiva adozione del DPCM che, ai sensi dell'articolo 8 del decreto-legge n. 144 del 2022, deve tempestivamente definire le modalità e i termini di presentazione delle domande per consentire l'erogazione del contributo agli enti del Terzo settore per far fronte al caro bollette. Vorrei dare voce all'accorato appello degli enti del Terzo settore che si trovano in questo momento schiacciati da queste bollette con le quali si chiedono loro somme stratosferiche. Ricordo a me stessa che gli enti del Terzo settore rappresentano la spina dorsale del nostro Paese e, quindi, non possiamo non far fronte immediatamente alle esigenze che essi rappresentano. In queste ore il decreto-legge sta completando la sua conversione al Senato. Noi ci aspettiamo che già un minuto dopo l'approvazione definitiva sia adottato questo DPCM, che stabilisca procedure snelle, veloci e inclusive per dare risposta a quanti più soggetti del Terzo settore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così terminati gli interventi di fine seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 18 novembre 2022 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 17,45.