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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 8 di mercoledì 9 novembre 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 16,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNARITA PATRIARCA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 35, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,33).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Su un lutto del deputato Andrea De Bertoldi.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Andrea De Bertoldi è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.

La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Agostino Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente e colleghi. Intendo porre all'attenzione dell'Aula il gravissimo problema legato al blocco della cessione dei crediti fiscali derivanti dai bonus dell'edilizia, un problema che sta spingendo sempre più imprese, decine di migliaia di imprese, sull'orlo del fallimento e sta generando una crisi di posti di lavoro per decine di migliaia, anzi per centinaia di migliaia di italiani; è una crisi che interessa milioni di italiani. Lo faccio perché, con una nota del 7 novembre scorso, Poste ha comunicato letteralmente che il servizio di acquisto dei crediti di imposta, ai sensi del decreto-legge Rilancio - quindi di quel decreto-legge che ha creato il superbonus ed il meccanismo di cessione e circolazione dei crediti d'imposta - è sospeso per l'apertura di nuove pratiche.

Allora, noi chiediamo che il Governo, segnatamente il Ministro dell'Economia e delle finanze, venga urgentemente a riferire in Parlamento perché vogliamo sapere cosa intenda fare per superare il problema del blocco dei crediti fiscali derivanti dai bonus edilizi e se intenda interloquire con società che sono controllate o partecipate dallo Stato – parlo, per esempio, della stessa Poste SpA, di Cassa depositi e prestiti, di Rete ferroviaria italiana e di ENI – per la ricerca di una soluzione per riavviare quel processo di acquisto e cessione dei crediti fiscali derivanti dai bonus edilizi.

Colleghi, è un gravissimo problema quello che attanaglia il superbonus, purtroppo colpito molte volte da modifiche normative che sono intervenute nel corso del Governo Draghi. Ma il superbonus è stato il volano per il settore dell'edilizia in tempo di COVID per il nostro Paese e ha garantito, nel 2021, un contributo di 1,8 punti percentuali sui 6,7 punti percentuali totali di aumento del PIL, nel nostro Paese. A fornirci i dati sul superbonus, e quindi sulla cessione dei crediti, è la stessa ANCE, con una nota del 25 ottobre 2022, in cui evidenzia che i lavori edilizi hanno registrato un investimento superiore al 20 per cento nel 2021, al 12 per cento nel 2022 mentre – ahinoi -, a seguito degli attacchi sferrati dal precedente Governo al superbonus, è previsto un decremento degli investimenti del 5,7 per cento nel 2023.

Per tali motivi, chiediamo che il Governo venga a riferire con urgenza in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Santillo. Il Governo è presente in Aula, ha ovviamente audito la sua richiesta e quindi darà poi notizie alla Presidenza.

Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2022 e relativa integrazione (Doc. LVII, n. 01-bis e Doc. LVII, n. 01-bis - Integrazione).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2022 e relativa integrazione (Doc. LVII, n. 01-bis e Doc. LVII, n. 01-bis - Integrazione).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 7 novembre 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 7 novembre 2022).

Avverto, inoltre, che alla Nota di aggiornamento e alla relativa integrazione è annessa una Relazione, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, con cui il Governo sottopone all'autorizzazione parlamentare il ricorso all'indebitamento. A tale proposito, ricordo che, ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, la deliberazione delle Camere deve essere approvata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti. Pertanto l'esame della Nota di aggiornamento e della relativa integrazione si concluderà con l'approvazione di due distinti atti di indirizzo: il primo relativo alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, da votare a maggioranza assoluta; il secondo relativo alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2022 e alla relativa integrazione, da votare a maggioranza semplice, sulla base degli esiti della precedente deliberazione.

Ricordo che, per l'esame della Nota, l'articolo 118-bis, comma 4, del Regolamento, prevede un dibattito limitato, nel quale, agli interventi del relatore e del rappresentante del Governo, seguono l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente del gruppo Misto, nonché dei deputati che intendano esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi. Le risoluzioni riferite alla Relazione e quelle relative alla Nota di aggiornamento e relativa integrazione dovranno essere presentate nel corso della discussione.

Interverrà quindi, in sede di replica, il rappresentante del Governo, che dovrà indicare quali risoluzioni intenda accettare con riferimento sia alla Relazione, sia alla Nota di aggiornamento e relativa integrazione.

Si procederà infine ai voti, secondo le modalità precedentemente indicate.

In entrambi i casi, a norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo che, in caso di approvazione, precluderà le altre.

(Discussione - Doc. LVII, n. 01-bis e Doc. LVII, n. 01-bis - Integrazione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Colleghi, con l'avvertenza di aiutare la Presidenza nella gestione del dibattito, vi prego di prendere posto, di non sostare nell'emiciclo e di non creare inutili capannelli. Colleghi, per favore. Colleghi, per favore.

Ha facoltà di intervenire il relatore, presidente della Commissione speciale, deputato Roberto Pella.

ROBERTO PELLA, Relatore. Grazie, Presidente Mule'. Sottosegretario, onorevoli colleghi, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) costituisce uno degli strumenti fondamentali del ciclo della programmazione economica e finanziaria del Paese. L'articolo 7, comma 2, della legge di contabilità e finanza pubblica ne prevede la presentazione alle Camere per le conseguenti deliberazioni parlamentari, mentre l'articolo 10-bis ne disciplina i contenuti. Questi riguardano, in particolare, l'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica, l'aggiornamento degli obiettivi programmatici individuati dal Documento di economia e finanza, le eventuali modifiche e integrazioni al DEF conseguenti alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma, l'obiettivo di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato e di saldo di cassa nel settore statale, l'indicazione dei principali ambiti di intervento della manovra di finanza pubblica per il triennio successivo, l'indicazione di eventuali disegni di legge collegati.

La NADEF, approvata il 4 novembre 2022 e oggi all'esame della Commissione, rivede e integra quella approvata dal Governo Draghi alla fine di settembre, in cui venivano fornite le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica a legislazione vigente e si rinviava al futuro Governo l'elaborazione dello scenario programmatico.

Con riguardo al primo semestre 2022, la Nota di aggiornamento rileva un andamento complessivamente positivo dell'economia italiana, nonostante le tensioni geopolitiche, il rincaro dei prezzi dei beni energetici e l'inflazione. Grazie al buon andamento del primo semestre, la previsione di crescita del PIL per il 2022 sale al 3,3 per cento rispetto al 3,1 previsto dal DEF di aprile.

La dinamica positiva del PIL è stata sostenuta soprattutto dalla domanda interna al netto delle scorte, mentre la domanda estera netta, condizionata dalla crisi energetica, ha contribuito negativamente al PIL. È risultato positivo nel primo semestre anche l'andamento degli investimenti. A questi si associa una ripresa del settore dei servizi grazie all'allentamento delle misure restrittive adottate al fine di contrastare la pandemia e all'aumento dei flussi turistici.

L'anno in corso si è caratterizzato, tuttavia, per un consistente incremento dei prezzi delle materie prime, già iniziato dalla metà del 2021 a causa delle difficoltà nelle catene di approvvigionamento di alcuni prodotti semilavorati, successivamente intensificatosi a causa soprattutto del conflitto in Ucraina. Dalla metà del 2022 si è assistito ad un'impennata delle quotazioni del gas naturale e dell'energia elettrica, la quale, combinata agli aumenti dei prezzi delle materie prime, soprattutto alimentari, si è riflessa sull'incremento sia dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (che ha toccato il picco dell'11,9 per cento su base annua nel mese di ottobre), sia dell'indice armonizzato dei prezzi al consumo (nuovo picco del 12,8 per cento su base annua ad ottobre).

La Nota di aggiornamento presenta due scenari di previsioni macroeconomiche, uno tendenziale e l'altro programmatico, coerenti con lo scenario aggiornato riguardante le variabili esogene internazionali. Lo scenario programmato incorpora, altresì, l'impatto sull'economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio per il 2023.

La prima Nota di aggiornamento, presentata a fine settembre 2022 dal Governo Draghi, recava uno scenario macroeconomico tendenziale che ha ottenuto la validazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio il 30 settembre 2022. Il nuovo scenario macroeconomico tendenziale contenuto nella NADEF di novembre 2022, rivista e aggiornata sulla base dei più recenti dati congiunturali, è stato validato dall'UPB per gli anni 2022 e 2023 lo scorso 4 novembre 2022. In proposito, la presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, la professoressa Lilia Cavallari, nel corso dell'audizione svoltasi questa mattina davanti alle Commissioni speciali di Camera e Senato, ha riferito che l'organismo da lei presieduto ha altresì proceduto alla validazione in data odierna anche del quadro macroeconomico programmatico per l'anno 2023 contenuto nella integrazione alla NADEF 2022.

La Nota di aggiornamento di novembre reca uno scenario tendenziale aggiornato rispetto a quello presentato dalla NADEF dello scorso settembre alla luce delle più recenti tendenze dell'economia italiana che sono risultate più positive del previsto. Nella NADEF presentata a settembre la previsione di crescita del PIL per il 2022 era rivista in rialzo: al 3,3 per cento dal 3,1 per cento del DEF di aprile. A settembre, tuttavia, le prospettive economiche per la seconda metà dell'anno apparivano meno favorevoli in ragione della registrazione nei mesi estivi di un peggioramento della fiducia delle imprese e di una flessione di diversi indicatori congiunturali, tra cui l'indice della produzione industriale. Dopo il buon andamento del primo semestre dell'anno in corso, nella NADEF di settembre il PIL trimestrale era atteso ridursi marginalmente sia nel terzo che nel quarto trimestre dell'anno.

Le informazioni congiunturali più recenti, riportate dalla Nota di novembre, indicano, invece, contrariamente alle aspettative, che la dinamica del PIL si è mantenuta positiva anche nel terzo trimestre dell'anno, sebbene in rallentamento rispetto alla performance del primo semestre, facendo registrare una crescita dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente. La fase espansiva del PIL è proseguita, dunque, per il settimo trimestre consecutivo, portando la crescita acquisita per l'anno in corso al 3,9 per cento, 4 decimi di punto percentuale in più rispetto al dato riportato nella NADEF di settembre.

Tale dato riflette, dal lato della produzione, un aumento marcato dei servizi, mentre l'industria manifatturiera e le costruzioni hanno subito una moderata contrazione. Il miglioramento del PIL va ascritto a un rimbalzo congiunturale della produzione industriale registrato in agosto (+2,3 per cento), nonché a un robusto recupero della produzione nel settore delle costruzioni (+2,7 per cento).

A tali fattori la Nota di aggiornamento aggiunge, inoltre, gli effetti positivi derivanti dal calo del prezzo dell'ingrosso del gas naturale registrato a ottobre, sia a livello europeo, sia sul mercato italiano, pur in un quadro inflazionistico ancora persistente.

Nel quadro aggiornato delle prospettive di crescita dell'economia italiana per il 2022, presentato nella Nota del 4 novembre, la stima di crescita del PIL nello scenario tendenziale a legislazione vigente è stata pertanto rivista al rialzo al 3,7 per cento, rispetto al 3,3 per cento ipotizzato a settembre. Rispetto al dato programmatico del DEF di aprile, si registra, quindi, un miglioramento pari a +0,6 punti percentuali.

Malgrado il buon andamento dei dati congiunturali, la Nota ribadisce che l'evoluzione del contesto economico risulta ancora fortemente condizionata dalla persistenza di rilevanti rischi al ribasso, legati soprattutto all'intensificarsi delle tensioni inflazionistiche e all'indebolimento del ciclo economico internazionale. Rischi, questi, già esposti e analizzati nella NADEF di settembre.

Per quanto riguarda, in particolare, l'andamento del prezzo dell'energia, nella NADEF di settembre si evidenziava il persistente aumento della bolletta energetica per imprese e famiglie italiane nei mesi estivi, nonostante gli interventi di calmierazione di bollette e carburanti adottati nel corso del 2022. Ad agosto i prezzi all'ingrosso dell'energia hanno raggiunto un picco di 12 volte superiore alla media del quinquennio 2016-2020 nel caso del gas naturale e di circa 11 volte nel caso dell'energia elettrica.

Rispetto alle previsioni contenute sul punto nella NADEF di settembre, la Nota di novembre sottolinea che il prezzo nazionale del gas naturale, pur attestandosi ancora su livelli elevati, risulta recentemente in forte calo rispetto al picco di agosto. In particolare, il prezzo del gas sul mercato virtuale italiano è risultato inferiore a quello scambiato sul mercato europeo di riferimento, complici l'elevato livello di stoccaggio raggiunto a fine settembre e le temperature sopra la media che hanno ridotto la domanda di gas. Malgrado le recenti diminuzioni, i prezzi dell'energia restano elevati ed esposti al rischio di una nuova impennata nel corso dei mesi invernali, soprattutto in ragione del fatto che l'approvvigionamento di gas dell'Italia si basa principalmente su flussi di importazione soggetti a rischi nell'attuale scenario geopolitico.

Il rialzo dei prezzi all'importazione dell'energia si è trasferito sui prezzi alla produzione e, conseguentemente, sull'inflazione al consumo di ottobre, che ha raggiunto, secondo l'indice armonizzato dei prezzi al consumo riportato nella Nota, un nuovo picco del 12,8 per cento.

La Nota rileva, pertanto, che il positivo andamento dell'attività economica nel terzo trimestre si inserisce, tuttavia, in un contesto gravato dal peggioramento del clima di fiducia delle imprese e dei consumatori, già prefigurato dalla NADEF a fine settembre.

Permangono, in generale, le attese di un rallentamento del ciclo economico a livello globale per il 2023, evidenziato da una revisione al ribasso delle più recenti previsioni degli organismi nazionali e internazionali, dettate dalle persistenti tensioni inflazionistiche e dai corposi rialzi dei tassi-guida da parte delle principali banche centrali, decisi in risposta ai dati dell'inflazione, che impattano sui bilanci delle famiglie e delle imprese.

Per il 2023 il nuovo quadro macroeconomico tendenziale prospetta una perdita di slancio dell'attività economica per effetto dell'indebolimento del ciclo internazionale ed europeo, con un tasso di crescita del PIL rivisto al ribasso (+0,3 per cento rispetto allo 0,6 per cento contemplato nella NADEF di settembre). Con riferimento alla previsione programmatica del DEF, la crescita attesa per il 2023 risulta fortemente ridimensionata (-2,1 punti percentuali). Per il biennio di 2024-2025 la NADEF di novembre conferma, invece, la previsione di crescita del PIL di fine settembre, rispettivamente dell'1,8 e dell'1,5 per cento.

Il ridimensionamento della crescita del PIL nel 2023 rispetto alla NADEF di settembre dipende essenzialmente da cambiamenti intervenuti nelle principali variabili esogene incidenti sulla previsione, che risultano ora più sfavorevoli, sia rispetto ad aprile, sia rispetto a settembre. In particolare, l'impatto più rilevante della revisione delle variabili esogene proviene dalla nuova previsione di crescita del commercio mondiale, rivista nettamente al ribasso.

Rispetto al forte ridimensionamento della crescita attesa per il 2023, previsto dalla NADEF di settembre, la Nota di novembre prevede una ripresa della crescita congiunturale del PIL, già a partire dal secondo trimestre dell'anno prossimo, sostenuta dalla discesa del prezzo del gas naturale e dalla riduzione delle pressioni inflazionistiche, fattore che dovrebbe favorire anche un riassorbimento dell'incertezza di famiglie e imprese sul futuro, nonché dalla ripresa della domanda estera.

Un apporto importante alla ripresa deriverà, sotto questo profilo, dalla spinta fornita dagli investimenti del Piano di ripresa e resilienza. La NADEF di settembre osserva che, nel 2023, la crescita del PIL beneficerà anche dello slittamento della spesa per investimenti del PNRR, originariamente calendarizzati nel 2022. L'ammontare di risorse effettivamente spese per i progetti del PNRR nel corso del 2022 è, infatti, inferiore a quello delle proiezioni contenute nel DEF di aprile, soprattutto a causa del ritardato avvio di alcuni progetti, dovuto sostanzialmente all'impennata dei costi di realizzazione delle opere pubbliche.

Nel quadro tendenziale presentato nella NADEF di settembre, la variazione attesa per il 2023 delle spese legate al PNRR dà luogo ad un impulso aggiuntivo alla crescita del PIL stimato in maggiori 0,3 punti percentuali rispetto alle stime del DEF di aprile.

La recente impennata dell'inflazione nel mese di ottobre ha portato a rivedere al rialzo anche il deflatore del PIL nello scenario tendenziale; di conseguenza, il PIL nominale risulta più elevato nell'intero arco di previsione rispetto a settembre, con ricadute positive sulle proiezioni di finanza pubblica.

Nel 2022, il deflatore del PIL resta invariato rispetto alla NADEF di settembre, 3 per cento, mentre il deflatore dei consumi sale al 7 per cento nel 2022, rispetto al 6,6 previsto a settembre. Nel 2023, invece, la previsione del deflatore del PIL passa al 4,2 per cento, dal 3,7 per cento previsto a settembre, e quella del deflatore dei consumi al 5,9 per cento, dal 4,5 previsto a settembre, mentre le previsioni delle due NADEF risultano sostanzialmente coincidenti, per quanto riguarda questi due indicatori, nel biennio 2024-2025.

Nella NADEF presentata a settembre dal Governo Draghi non è presente il quadro macroeconomico programmatico, in quanto l'analisi delle tendenze in corso e le previsioni per l'economia e la finanza pubblica italiane si sono limitate allo scenario a legislazione vigente. Nella versione rivista e aggiornata della NADEF presentata il 4 novembre, invece, il nuovo Governo dichiara di confermare, per il 2022, l'obiettivo di deficit del DEF pari al 5,6 per cento del PIL e di utilizzare, con un prossimo “decreto-legge Aiuti-quater”, il risultante spazio di bilancio, quantificabile in poco più di 9 miliardi, a copertura di nuove misure di mitigazione del costo dell'energia, quali la riproposizione dei crediti d'imposta a favore delle imprese e il taglio delle accise sui carburanti fino al 31 dicembre.

Per quanto concerne la manovra di finanza pubblica 2023-2025, in considerazione dell'incertezza del quadro economico e della necessità di continuare ad adottare misure di contrasto del caro energia, il Governo ha deciso di richiedere, con la relazione che accompagna la NADEF 2022, l'autorizzazione del Parlamento a fissare un nuovo sentiero programmatico per l'indebitamento netto della PA rispetto al quadro a legislazione vigente. I nuovi livelli programmatici di deficit in rapporto al PIL sono così fissati al 4,5 per cento per il 2023, al 3,7 per il 2024 e al 3 per cento per il 2025. Le risorse della manovra netta saranno impiegate per il contrasto al caro energia nei primi mesi del 2023.

La manovra di finanza pubblica 2023-2025 sarà volta ad assicurare il supporto a famiglie e imprese, al fine di contenere l'impatto dell'elevata inflazione sull'attività economica, e, in particolare, i provvedimenti di politica fiscale saranno orientati a fronteggiare il caro energia e l'aumento delle bollette.

Nello scenario programmatico, dunque, la crescita del PIL reale è prevista allo 0,6 per cento nel 2023, all'1,9 per cento nel 2024 e all'1,3 per cento nel 2025. Le misure della nuova manovra di finanza pubblica dovrebbero determinare, rispetto allo scenario tendenziale, un incremento del tasso di crescita del PIL di 0,3 punti percentuali nel 2023 e di 0,1 punti percentuali nel 2024.

Rispetto alla stima a legislazione vigente, la più elevata crescita prevista dal quadro programmatico nel 2023 sarà trainata soprattutto dai consumi delle famiglie, favoriti da un aumento del reddito disponibile nominale e dall'attenuazione dell'inflazione al consumo, indotta dalle misure di contenimento dei prezzi. Inoltre, la più elevata domanda interna comporterà l'attivazione di maggiori importazioni nel prossimo biennio.

Per quanto concerne il mercato del lavoro, la NADEF di settembre sottolinea un andamento positivo nel corso del 2022 grazie alla crescita dell'occupazione. A livello tendenziale, la NADEF di settembre prospettava un indebolimento del mercato del lavoro nella seconda metà del 2022, a causa del rallentamento dell'attività economica e delle prospettive di incertezza sul piano internazionale. Contestualmente, si attendeva un lieve aumento del tasso di disoccupazione, 8,2 per cento nel 2022.

Nella NADEF rivista e integrata di novembre si evidenzia, invece, una crescita del tasso di occupazione a settembre, nonché un tasso di disoccupazione del 7,9 per cento, invariato rispetto ad agosto e ai minimi dal 2009 ad oggi. La previsione del tasso di disoccupazione per il 2023 viene rivista lievemente al ribasso rispetto alla NADEF di settembre, 8,1 per cento, ed è confermata all'8 per cento nel 2023, al 7,7 nel 2024 e al 7,5 per cento nel 2025.

Nello scenario programmatico, la Nota di novembre prevede che la maggiore espansione del PIL possa comportare un minore tasso disoccupazione, il quale risulta minore dello 0,1 per cento nel triennio 2023-2025 rispetto a quanto delineato nel quadro tendenziale.

Il quadro programmatico di finanza pubblica conferma il livello di indebitamento netto per l'anno in corso, pari al 5,6 per cento del PIL, riportato nel DEF di quest'anno. Il Governo ha deciso di utilizzare il risultante spazio di bilancio, quantificabile in poco più di 9 miliardi, in larga parte a copertura di nuove misure di mitigazione del costo dell'energia, quali la riproposizione dei crediti di imposta a favore delle imprese e il taglio delle accise sui carburanti fino al 31 dicembre.

Quanto alla manovra 2023-2025, che sarà contenuta nella prossima legge di bilancio, in considerazione dell'elevata incertezza del quadro economico e della necessità di continuare a contrastare il caro energia, il Governo ha deciso di richiedere, con la relazione che accompagna il presente documento, l'autorizzazione del Parlamento a fissare un nuovo sentiero programmatico per l'indebitamento netto della PA.

I nuovi livelli programmatici di deficit in rapporto al PIL sono posti al 4,5 per cento per il 2023, al 3,7 per cento per il 2024 e al 3 per cento per il 2025. Il confronto con il tendenziale aggiornato evidenzia come i nuovi obiettivi generino uno spazio di bilancio pari all'1,1 per cento del PIL nel 2023 e allo 0,1 per cento del PIL nel 2024, mentre nel 2025, al netto degli arrotondamenti, l'obiettivo di indebitamento netto è inferiore di circa 0,2 punti percentuali rispetto alla stima tendenziale.

I nuovi obiettivi di deficit sono compatibili con un graduale miglioramento del saldo primario, che diventerà lievemente positivo nel 2024, per poi raggiungere un valore pari a circa l'1 per cento del PIL nel 2025. Inoltre, il saldo strutturale, ovvero il saldo di bilancio corretto per il ciclo e al netto delle misure una tantum, migliorerà lungo tutto il triennio su un sentiero di graduale avvicinamento all'obiettivo di medio termine. Le nuove stime indicano che il saldo strutturale nel 2025 si colloca su livelli molto vicini a quelli previsti nell'interno della NADEF di settembre, da meno 3,7 per cento a meno 3,6 per cento.

In ottemperanza alle norme della legge di contabilità e finanza pubblica sui contenuti obbligatori della NADEF, il Governo precisa che il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato di competenza potrà aumentare fino a 206 miliardi di euro nell'anno 2023, 138,5 miliardi nel 2024 e 116,5 miliardi nel 2025. Il corrispondente livello del saldo netto da finanziare di cassa potrà aumentare fino a 261 miliardi di euro nel 2023, 180,5 nel 2024 e 152,5 nel 2025.

Per quanto riguarda il debito pubblico, lo scenario programmatico aggiornato conferma una riduzione del rapporto tra debito lordo e PIL nell'anno in corso, più accentuata rispetto a quanto previsto dal DEF. L'obiettivo per il rapporto debito/PIL è, infatti, previsto scendere dal 150,3 per cento nel 2021 al 145,7 per cento nel 2022. Anche per quanto riguarda i prossimi tre anni, i nuovi obiettivi programmatici del rapporto debito/PIL sono inferiori, in media, di circa 0,6 punti percentuali rispetto a quelli del DEF, grazie a una dinamica del PIL nominale programmatico più sostenuta e al miglioramento del saldo primario della PA.

Tali fattori migliorativi più che compensano il rialzo del costo implicito di finanziamento del debito risultante da più elevati rendimenti sui titoli di Stato a reddito fisso e dai maggiori adeguamenti all'inflazione per i titoli indicizzati ai prezzi al consumo.

Nel 2023 e 2024 il debito lordo della PA nello scenario programmatico è atteso collocarsi rispettivamente al 144,6 per cento e al 142,3 per cento del PIL, mentre nell'anno finale della proiezione, il 2025, è atteso collocarsi al 141,2 per cento, leggermente al di sotto dell'obiettivo del 141,4 per cento del DEF.

Unitamente alla NADEF, il Governo ha trasmesso al Parlamento la relazione che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di bilancio di medio termine, ai fini della necessaria autorizzazione parlamentare. La relazione, adottata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, prevede che scostamenti temporanei del saldo di bilancio strutturale dall'OMT siano consentiti in caso di eventi eccezionali, sentita la Commissione europea e previa autorizzazione approvata dalle Camere, a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, indicando, nel contempo, il piano di rientro verso l'OMT. La presentazione della relazione è motivata dal fatto che, tenuto conto del quadro macroeconomico complessivo e del rischio di un rallentamento dell'economia nei prossimi mesi, a fronte di una previsione di deficit tendenziale della PA del 5,1 per cento del PIL quest'anno e in discesa fino al 3,3 nel 2025, il Governo ritiene necessario prevedere un rientro più graduale del deficit.

Con la Relazione, sentita la Commissione europea, il Governo richiede l'autorizzazione al ricorso all'indebitamento nell'anno 2022 per l'utilizzo del margine di 9,1 miliardi di euro quale differenza tra l'andamento tendenziale (5,1 per cento) e quello programmatico (confermato al 5,6 per cento) da destinare al finanziamento di interventi di contrasto agli effetti negativi dell'incremento dei prezzi dei prodotti energetici su famiglie imprese ed enti, nonché altre misure inerenti al settore dell'energia.

I livelli massimi del saldo netto da finanziare del bilancio Stato, in termini di competenza e di cassa, saranno conseguentemente rideterminati come sopra specificato in considerazione degli effetti delle misure che saranno adottate.

Inoltre, il Governo chiede, rispetto al precedente quadro programmatico fissato dal DEF 2022 e confermato con le successive Relazioni al Parlamento, l'autorizzazione alla revisione degli obiettivi programmatici di indebitamento netto, per un importo in termini percentuali di PIL pari allo 0,6 per cento nel 2023, allo 0,4 per cento nel 2024 e allo 0,2 nel 2025.

Il livello programmatico di indebitamento netto in rapporto al PIL è pari al 5,6 per cento nel 2022, al 4,5 per cento nel 2023, al 3,7 nel 2024 e al 3 per cento nel 2025, corrispondenti, in termini strutturali, al 6,1 per cento nel 2022, al 4,8 nel 2023, al 4,2 nel 2024 e al 3,6 nel 2025. Tali obiettivi comportano la disponibilità di un ammontare di risorse, rispetto alla previsione tendenziale, di oltre 21 miliardi di euro per il 2023 e circa 2,4 miliardi di euro per il 2024. Queste risorse, con la prossima legge di bilancio, saranno destinate a misure dirette al rafforzamento del contrasto al caro energia per famiglie e imprese.

Nella NADEF presentata dal Governo Draghi a fine settembre si dà conto, in apposita sezione finale…

PRESIDENTE. Onorevole Pella, sta concludendo?

ROBERTO PELLA, Relatore. Ci sarebbero ancora due pagine, Presidente, se mi lascia 5 minuti.

PRESIDENTE. Lei è già in debito d'ossigeno, quindi vada con calma.

ROBERTO PELLA, Relatore. Grazie, Presidente. A tal proposito, la NADEF di settembre espone le politiche intraprese dal precedente Governo fino a quel momento con riguardo agli ambiti interessati dalle tre raccomandazioni del Consiglio.

La prima raccomandazione invitava l'Italia ad assicurare, nel 2023, una politica di bilancio prudente, limitando la crescita della spesa primaria corrente finanziata a livello nazionale e tenendo conto dei sostegni temporanei e mirati alle famiglie e alle imprese più vulnerabili colpite dagli aumenti dei prezzi dell'energia. Si invitava l'Italia, inoltre, a perseguire, per il periodo successivo al 2023, una politica di bilancio in grado di assicurare una riduzione credibile e graduale del debito e la sostenibilità del bilancio a medio termine.

A questo riguardo, la NADEF di settembre ha esposto le principali misure di sostegno alla ripresa economica.

La raccomandazione n. 1 invitava l'Italia, altresì, ad adottare e attuare adeguatamente la legge delega sulla riforma fiscale al fine di ridurre le imposte sul lavoro e aumentare l'efficienza del sistema fiscale. È la NADEF di settembre, inoltre, a dar conto dell'iter del disegno di legge di riforma del sistema fiscale, esaminato nella XVIII legislatura e tuttavia non concluso a causa della fine anticipata della medesima.

La versione rivista e aggiornata della NADEF presentata a novembre evidenzia, per quanto riguarda il fronte dei provvedimenti fiscali, margini di utilizzo dello spazio di bilancio disponibile per la riproposizione dei crediti d'imposta a favore delle imprese e il taglio delle accise dei carburanti fino al 31 dicembre 2022.

Infine, nell'ambito della raccomandazione n. 1, la NADEF di settembre ricorda le misure intraprese in materia di rischio idrogeologico, con particolare riferimento a quelle volte ad accelerare le procedure per l'elaborazione dei progetti, a semplificarne l'iter realizzativo e di finanziamento, nonché ad aumentare la capacità amministrativa degli organi responsabili alla loro attuazione.

La raccomandazione n. 2 ha invitato l'Italia a procedere con l'attuazione del PNRR, in linea con i traguardi e gli obiettivi indicati nella decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea del 13 luglio 2021, nonché a concludere rapidamente i negoziati con la Commissione sulla programmazione della politica di coesione per il periodo 2021-2027, al fine di avviare l'attuazione dei relativi programmi.

Per quanto concerne il primo profilo, la NADEF di settembre ha rammentato l'avvenuto conseguimento di tutti i 45 traguardi e obiettivi previsti per il secondo semestre di attuazione del PNRR, consentendo al Ministero dell'Economia e delle finanze di avanzare alla Commissione la richiesta di pagamento della seconda rata, pari a 21 miliardi. A tal proposito, il 27 settembre la Commissione ha espresso una valutazione preliminare positiva sul raggiungimento di tali traguardi.

Quanto al secondo profilo, relativo alla programmazione della politica di coesione, la NADEF di settembre rammenta che il 15 luglio 2022, a conclusione del negoziato formale avviato il 17 gennaio 2022 dal Dipartimento per le politiche di coesione, è stato approvato l'Accordo di partenariato 2021-2027 dell'Italia.

Con la raccomandazione n. 3, infine, il Consiglio dell'Unione europea ha invitato l'Italia a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e a diversificare le importazioni di energia, nonché a sviluppare interconnessioni delle reti di energia elettrica, a rafforzare le proprie capacità supplementari in materia di energie rinnovabili e ad adottare misure per aumentare l'efficienza energetica e promuovere la mobilità sostenibile. A questo riguardo, la NADEF di settembre ricorda come la transizione energetica e la riduzione della dipendenza dalle fonti fossili, in particolare dal gas, abbiano acquisito crescente rilevanza nell'agenda di Governo. Per quanto concerne lo sviluppo delle rinnovabili, la NADEF di settembre rammenta l'approvazione del Piano per la transizione ecologica, che fornisce un quadro delle politiche ambientali ed energetiche integrato con gli obiettivi già delineati nel PNRR.

Alla Nota di aggiornamento di novembre risultano allegati il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva, il quale riporta i principali risultati ottenuti dall'attività di recupero del gettito fiscale e contributivo, nonché la relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva, nella quale sono riportati i dati relativi all'economia sommersa e i risultati conseguiti nell'azione di contrasto all'evasione fiscale e contributiva ed alcune possibili linee di intervento coerenti con gli obiettivi previsti dal PNRR in tema di riduzione dell'evasione.

Con riferimento, in particolare, all'evoluzione delle dinamiche di evasione fiscale, emerge che, nell'arco del periodo compreso tra il 2015 e il 2019, il tax gap si è ridotto in termini assoluti di circa 6,9 miliardi di euro e la propensione al gap si è ridotta di circa 2,7 punti percentuali.

Quanto alla riscossione, il risultato annuale relativo all'obiettivo di riscossione complessiva svolta dall'Agenzia delle entrate è pari a 13,7 miliardi di euro, di cui 4 miliardi derivano dalla riscossione coattiva, 8 miliardi dai versamenti diretti e 1,7 miliardi dalle iniziative relative all'attività di promozione.

La ringrazio, Presidente, anche per il tempo che mi ha ulteriormente concesso.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo. Presidente Foti… presidente Foti? Facciamo intervenire la rappresentante del Governo.

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Il parere è conforme al relatore.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Io ho 3 minuti, approfitterò magari anche delle sue buone concessioni di questo pomeriggio. Abbiamo ascoltato le parole del relatore, quindi, riguardo a questo aumento di deficit al 4,5 per cento, ci sarà lo spazio per interventi per 23 miliardi, poi ci sono i 9 miliardi per l'IVA, che costituiscono i 30 miliardi, di cui il Presidente Meloni e il Ministro Giorgetti hanno parlato, per interventi sull'energia, cosa della quale siamo soddisfatti, nel senso che questo è il problema, l'abbiamo sempre detto. Quindi, abbiamo apprezzato anche un approccio prudente; le tensioni inflazionistiche sono uno scenario che andremo a verificare nel tempo. E, quindi, ci permettiamo di dire che questo dovrebbe contenere o dovrebbe andare a contenere, proprio nel segno di questa prudenza, anche tante di quelle promesse elettorali e, magari, andare nella direzione di iniziative orientate a vari elementi di equità.

Mi permetto - e ci permettiamo - di sottolineare, però, due aspetti in questo senso, nell'utilizzo delle risorse, che sono, come abbiamo detto, molto preziose, i cui dati arrivano dalla relazione sull'economia non osservata alla Nota di aggiornamento del DEF, secondo la quale l'evasione fiscale sarebbe a rischio aumento a causa della flat tax. Quindi, se, in linea generale, il dato del tax gap fiscale e contributivo mostra, per la prima volta, un calo sotto la soglia dei 100 miliardi di euro, resta alta la propensione all'evasione, sia per le partite IVA che sul fronte Irpef, pari al 68,7 per cento, e questo dato è contenuto in una Nota allegata al DEF.

Al centro dell'attenzione sono i regimi fiscali sostitutivi, e la necessità di restare sotto una determinata soglia di fatturato che alimenta il fenomeno della sottodichiarazione e rischia, quindi, di trasformarsi in un boomerang per i conti pubblici.

La pubblicazione della relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva allegata alla NADEF arriva proprio nel mezzo di una discussione alla quale abbiamo assistito nei scorsi giorni, relativa alla possibilità di innalzare a 85 mila euro il regime dei forfettari. Lo stesso risultato emerge anche nell'analisi svolta dal Dipartimento delle finanze sul regime forfettario, la flat tax al 15 per cento e le partite IVA. Il Dipartimento finanze evidenzia un effetto di autoselezione dei contribuenti con ricavi e compensi sotto la soglia massima di 65 mila euro al fine di usufruire dell'imposta sostitutiva, del regime forfettario.

Quindi, ci permettiamo di fare questa osservazione anche alla luce del fattore risorse, che, da quanto anticipato dal Governo, dall'atteggiamento prudente, e da quanto confermato anche dal relatore Pella, fa sì che, comunque, ci debba essere attenzione a questo tipo di considerazione e, quindi, a quello che è stato detto anche in campagna elettorale, perché gli effetti redistributivi devono essere tangibili e andare in una direzione ben precisa.

Noi ci siamo sempre permessi, anche in sede di discussione della delega fiscale, nella scorsa legislatura, e approfitto per fare gli auguri di buon lavoro al collega Osnato, nuovo presidente della Commissione finanze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…

PRESIDENTE. Cortesemente, riesce a chiudere, collega?

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). … di dire che l'indirizzo deve essere quello relativo a una equità nella distribuzione del risorse, a un fisco che guardi tutti gli aspetti, a partire da quello menzionato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Manes. Ne ha facoltà.

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, colleghi, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, NADEF, che rivede e integra le previsioni macroeconomiche della finanza pubblica, che è stata approvata lo scorso 28 settembre e che elabora anche lo scenario programmatico per il triennio 2023-2025, rappresenta sicuramente uno strumento fondamentale per lo sviluppo futuro del nostro Paese in un momento in cui le famiglie, le imprese e tutte le attività produttive stanno subendo in maniera inesorabile gli effetti della crisi energetica e gli effetti speculativi sulle materie prime. Appare evidente che, nella fase attuativa del documento, quindi nella prossima legge di bilancio, sarà opportuno, su alcuni specifici temi, garantire alle famiglie e alle attività produttive un adeguato e continuo sostegno finanziario per contenere l'inevitabile disagio economico prossimo venturo.

In particolare, riteniamo che dovrebbe essere opportuno mettere in atto misure strutturali e puntuali a sostegno anche dei territori di montagna che, purtroppo, stanno risentendo maggiormente degli effetti della crisi energetica e ambientale. È evidente che in montagna vivere costa di più e produrre costa di più. Sono necessarie, pertanto, azioni puntuali, innovative e incisive. Non dimentichiamo, inoltre, che i disagi climatici e, quindi, energetici sono maggiori in alcune aree del nostro Paese. Appare, quindi, necessario, ad esempio, riformare parzialmente gli articoli 10 e 11 del decreto legislativo n. 148 del 2015, per intenderci il decreto che ha riformato gli ammortizzatori sociali che rendono impossibile, ad esempio, per le imprese edili accedere alla Cassa integrazione per il maltempo, soprattutto nei territori di montagna come la Valle d'Aosta e l'Alto Adige.

I comuni tutti non possono, poi, non essere al centro dell'attenzione del documento. I problemi che vivono le imprese e le famiglie li vivono in ugual misura anche i comuni.

Con riferimento, poi, agli ambiti territoriali tutti, se mi permette, voglio fare un accenno all'attuazione del PNRR. Per realizzare i progetti occorrerà confermare per i prossimi anni i finanziamenti del Fondo istituito che integra le risorse per permettere, soprattutto agli enti locali, di sostenere l'aumento dei costi delle materie prime e, di conseguenza, delle lavorazioni finite, problema che non può gravare solo sulle spalle dei comuni e, soprattutto, dei piccoli comuni. Per quanto riguarda l'attuazione del superbonus, è necessario procedere celermente a una semplificazione e a una razionalizzazione del sistema, garantendo alle imprese e ai cittadini, che hanno investito e che stanno investendo, certezza del risultato, senza inficiare il lavoro sin qui svolto. Non dimentichiamoci che il cantiere edile è solo la parte terminale del percorso; la componente più importante è di fatto la pratica tecnico-amministrativa che presuppone tempi, modalità, procedure e sforzi economici importanti. È impossibile ridurre o azzerare tutto questo. Pertanto, dobbiamo continuare a dare fiducia ai nostri concittadini e alla nostra attività imprenditoriale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Innanzitutto, rivolgo i migliori auguri al Governo e al sottosegretario per l'Economia per l'inizio di questa nuova legislatura.

Il provvedimento che stiamo per votare contiene l'aggiornamento delle previsioni economiche di finanza pubblica del quadro economico grazie all'aggiornamento degli obiettivi programmatici e ci dà un quadro realistico della situazione in cui la nostra economia si viene a trovare alla fine del 2022, per tutto il 2023 e per gli anni successivi, sottolineando, quindi, a tutto il Parlamento l'importanza del momento che stiamo attraversando e, con sano realismo, anche la gravità del momento. Infatti, non serve ribadire concetti già segnalati nei mesi scorsi da tutte le principali istituzioni pubbliche, locali, nazionali e internazionali, ma è doveroso ricordare che quanto oggi approviamo servirà soprattutto a fronteggiare le molteplici emergenze in corso.

Forse i tanti numeri che leggiamo e che abbiamo ascoltato anche nella relazione approfondita dell'onorevole Pella, per la loro natura e per il contenuto, ci distraggono dal mettere a fuoco il contesto in cui ci stiamo muovendo.

Come hanno avuto modo di ricordare il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e, questa mattina il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, i dati sull'economia italiana dimostrano un primo preoccupante rallentamento, se paragonati al primo semestre del 2022. Dopo un incremento congiunturale dell'1,1 per cento nel secondo trimestre, fra luglio e settembre il PIL è aumentato dello 0,5 per cento in termini congiunturali e, nonostante l'andamento favorevole, che porta a rivedere al rialzo - al 3,7 per cento - la previsione di crescita per l'anno in corso, permangono rilevanti rischi al ribasso per la parte finale dell'anno, legati all'intensificarsi delle tensioni inflazionistiche e all'indebolimento del ciclo economico internazionale.

Mi permetto di fare, a nome del nostro gruppo, due osservazioni di politica economica importanti, anche nel quadro che abbiamo ricevuto con questo aggiornamento della NADEF. La prima osservazione è molto chiara, molto semplice e fondamentale: ancora una volta, anche con questi dati e previsioni dobbiamo sapere che la spina dorsale del Paese - e l'abbiamo visto nei momenti drammatici di crisi economica, come quelli della pandemia, e ancora oggi affrontando la prima crisi fondamentale, forse più preoccupante rispetto a quella della pandemia, che riguarda i costi delle materie prime e dell'energia - è rappresentata dalle piccole, medie e grandi imprese. Dobbiamo ricordarcelo! La forza del nostro Paese risiede in questo: nell'artigiano, nel libero professionista, nella piccola e media impresa (può essere energivora o gasivora o non energivora) che si radica sul territorio e che gioca ogni giorno la sfida per la crescita. È il soggetto che ogni mattina si alza, si rimbocca le maniche e decide di vincere la sfida che la realtà gli pone davanti: questa è la nostra forza, è la produttività di questo Paese. È da questo elemento che bisogna partire con qualsiasi provvedimento di politica economica per rafforzare e sostenere, in momenti difficili come questo, le nostre imprese, tutte le imprese, quelle piccole, quelle medie e quelle grandi, nonché gli artigiani e i professionisti: ciò significa non solo investire su di loro ma investire sul futuro del nostro Paese. Allora, tutte le risorse che saranno destinate, in base al principio fondamentale per cui la risorsa pubblica diventa un moltiplicatore di risorsa privata, saranno ben spese. È quel famoso debito buono di cui abbiamo parlato negli anni precedenti, inaugurato dal Presidente Draghi.

Perché questa osservazione è fondamentale? Già ieri il Presidente del Consiglio Meloni si è recato in Europa a lavorare, a collaborare e a dialogare su come affrontare, insieme con l'Europa, la sfida fondamentale che abbiamo davanti. Le sfide non si vincono da soli! Anche questa sfida, come quella del COVID, non la vince un singolo Paese; la vince l'Europa nel suo complesso, se è capace di capire e di ritrovare le ragioni dell'unità europea, che risiedono esattamente nell'idea di affrontare insieme le sfide che si hanno davanti. Il benessere è la pietra miliare su cui costruire la pace! Non a caso, ricordo che l'Unione europea nasce, all'inizio degli anni Cinquanta, esattamente su questo principio del benessere economico. Allora, ovviamente, si trattava del tema del carbone e dell'acciaio, ossia delle grandi materie prime che avrebbero rilanciato il sistema economico europeo.

Allora, questo tipo di osservazione è fondamentale per comprendere il fatto che le risorse europee debbano essere destinate a salvare questa spina dorsale. Faccio un esempio banale e molto semplice: noi abbiamo fondi fondamentali a disposizione, come quelli del PNRR, e i fondi strutturali per salvare le imprese, in particolare per le nostre economie in crisi nelle diverse zone svantaggiate del Paese. Ma che ce ne facciamo delle risorse che l'Europa ci mette a disposizione, se le nostre imprese falliscono o chiudono perché non riescono ad affrontare, al Nord come al Sud, la sfida del caro energia o la sfida del caro delle materie prime? Per questo, da sempre, anche in campagna elettorale, il gruppo Noi Moderati ha posto la questione di utilizzare come prima risposta al caro energia, come si fece durante il COVID, i fondi strutturali delle diverse Nazioni messi a disposizione, ma non per utilizzare o per sfruttare a fondo perduto o chissà come le risorse europee, che non sapevamo come spendere. Infatti, se la ratio è salvare, sviluppare e moltiplicare la spina dorsale di un Paese, che sono le piccole e medie imprese, allora la prima cosa è non farle chiudere: non farle chiudere e permettere loro di vincere la sfida, così come è stato fatto durante l'emergenza del COVID.

In secondo luogo, il secondo dato su cui noi possiamo riflettere - e poi vado verso la conclusione - deve essere quello della tensione e del disagio sociale che abbiamo. E il caro materie prime - e, in particolare, l'inflazione che è arrivata all'11 per cento nel nostro Paese - e il caro energia possono creare tensioni sociali nel sistema sociale fondamentale, che si chiama famiglia e che ha sempre retto nel nostro Paese. Non a caso, il Ministro Franco, nella relazione precedente presentata alla Commissione bilancio sulla prima NADEF, ha sottolineato come il risparmio delle famiglie, in questo periodo, sia aumentato. Da sempre, le nostre famiglie risparmiano, cioè hanno la logica di garantire e di tutelare il futuro ai propri figli e ai propri nipoti. Ma una tensione sociale, come quella che stiamo affrontando, rischia di erodere questo risparmio, per cui, se non si interviene sotto questo aspetto, rischiamo di far saltare quella unità sociale, che è fondamentale, insieme al lavoro con le imprese, per affrontare sfide importanti quali quelle che abbiamo davanti.

Sotto questi due aspetti, dovrebbe esserci un'unità sostanziale all'interno di questo Parlamento. Un'unità sostanziale che, ovviamente, vede il Governo e la maggioranza fare la propria parte e l'opposizione collaborare su alcuni temi, perché la sfida delle tensioni sociali che abbiamo davanti, la sfida del salvaguardare la spina dorsale del Paese, che è il sistema produttivo del Paese, è una sfida comune e di tutto il Parlamento.

Concludendo, in sintesi, è evidente per Noi Moderati il principio fondamentale che ispira e deve ispirare e che vedremo tradotto nella nuova legge di bilancio: la politica economica - è il primo intervento che noi facciamo - è quella ispirata all'economia sociale di mercato; libero mercato, perché il lavoro lo danno le imprese, perché la ricchezza la producono la creatività e l'imprenditorialità della nostra gente e dei nostri cittadini, e giustizia ed equità sociale, che vanno di pari passo. Non è la ridistribuzione di un reddito, ma è la creazione di una ricchezza che permette a tutti di fare un passo avanti e non di morire nell'assistenzialismo.

In secondo luogo, vi è, ovviamente, il tema del cuneo fiscale, che deve permettere di ridare potere d'acquisto ai nostri lavoratori. È fondamentale andare in quella direzione. Come abbiamo detto più volte tutti in campagna elettorale, è fondamentale che la riduzione del costo del lavoro vada per i due terzi, per la maggior parte, a vantaggio dei lavoratori. In questo modo, si salvaguardia e si danno immediate risposte.

Infine, il premio esentasse che abbiamo visto proporre oggi dal Ministro Giorgetti, ovvero, un premio fino a 3 mila euro, che le imprese possono dare ai propri dipendenti e che costa zero, perché senza tasse, va anche nella logica del programma che avevamo presentato. insieme al centrodestra, ovvero qualsiasi risorsa l'impresa può mettere a disposizione dei propri operai e dei propri dipendenti, con un aumento di stipendio o con un premio di produttività, deve essere avvantaggiata da un punto fiscale, cioè deve costare zero.

PRESIDENTE. Si avvii a concludere, per favore, onorevole Lupi.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente, anche per la sua cortesia e la sua disponibilità. Auguri anche a lei - è una delle sue prime sedute - e buon lavoro a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lupi, auguri a tutti. È iscritto a parlare l'onorevole Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Poche centinaia di migranti, tantissime donne e bambini, per giorni al largo delle nostre coste: che cosa ha fatto il Governo Meloni? Sulla loro pelle, una grande operazione di distrazione di massa, per nascondere al dibattito pubblico una ricetta economica che, per uscire dalla crisi, fa pagare sempre gli stessi. Con furbizia e cinismo, state facendo di tutto per non dare a vedere che sull'economia non vi saprete allontanare, forse se non in termini peggiorativi, dalle scelte del precedente Governo, così aspramente criticato dalla Presidente del Consiglio quando si trovava all'opposizione.

In questi giorni, il Ministro Giorgetti ha descritto ossessivamente la proposta economica di questo Governo come “prudente”. Prudente, prudente - l'ha detto otto volte, oggi, in sala del Mappamondo –, realistica, sostenibile e responsabile. Se vi chiedete dov'è l'agenda Draghi, mi pare di averla vista proprio nel taschino del Ministro Giorgetti. Ecco, diciamoci la verità: c'è un grande assente in questa discussione e si sente anche dai primi interventi; servirebbe – lo dico così - un'analisi sugli effetti del potere d'acquisto dei salari e, quindi, sulla crescita di sacche di povertà e disuguaglianze.

Al momento, le strette sui tassi d'interesse varate dalle banche centrali per contenere l'inflazione puntano a tenere fermi gli stipendi e a ridurre i consumi, perché recessione e perdita del potere d'acquisto sono l'unico modo che conoscono per raffreddare i prezzi. Mi pare un po' la tesi anche di questo Governo. Noi diciamo in quest'Aula le stesse parole del popolo della pace sceso in piazza sabato a Roma: “Su i salari e giù le armi”. Se non partiamo dagli stipendi e dalla vita reale delle persone, in Italia la riduzione dei salari reali sarà concreta e la disoccupazione continuerà a crescere, a crescere e a crescere ancora. Il ritorno dell'inflazione ha dimostrato quanto sia indifeso il lavoro davanti alla crescita dei prezzi, in assenza di un sistema che indicizzi automaticamente i salari e le pensioni all'aumento del costo della vita e che preveda un blocco dei prezzi limitatamente a un paniere di beni e servizi essenziali, soprattutto nelle fasi di crescita indotte da meccanismi speculativi, come quelli che continuiamo a vedere oggi. Non si può continuare a parlare del record dell'inflazione, senza dire che ci sono altri record. Vogliamo parlare dei patrimoni? Mai stati così tanti, nelle mani di pochi, dei numero 1 sempre più irraggiungibili. O parliamo dei profitti delle grandi multinazionali? Quelle farmaceutiche, per esempio, dei produttori di armi, dei monopolisti delle vendite online, dei grandi player dell'energia, di cui non parlate mai. Mentre quasi un quarto dei residenti in Italia versa in condizioni di povertà assoluta (5 milioni 600 mila persone) o relativa (oltre 8 milioni di persone), tre singoli individui - dico “tre”! - posseggono tanta ricchezza quanto il 10 per cento della popolazione più povera.

Come sapete, noi siamo piccoli, siamo in pochi a chiedere una next generation tax: tassare i profitti dove vengono generati. Sì, noi vogliamo abolire l'IMU e anche l'imposta di bollo sugli investimenti e istituire un'imposta ordinaria sostitutiva unica e progressiva sui grandi patrimoni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), la cui base imponibile è costituita da una ricchezza superiore ai 500.000 euro. È una follia? Ma mi rivolgo a voi invece, lo chiedo al Governo. Noi vogliamo chiedere ai primi qualcosa di più; voi che pensate? Li volete lasciare lì? Continuare a colpire gli ultimi, lasciando i primi sempre più irraggiungibili? I recenti dati divulgati dall'INPS ci dicono che la pandemia ha aumentato le disuguaglianze e che all'interno del lavoro dipendente la distribuzione dei redditi si è ulteriormente polarizzata, con il 23 per cento dei lavoratori che guadagna meno di 780 euro al mese, mentre l'1 per cento dei lavoratori meglio retribuiti ha visto un ulteriore aumento di un punto percentuale sulla massa redistributiva complessiva. Non ce n'è menzione! Non ce n'è menzione in tutta la NADEF! Il nostro è diventato un Paese in cui 8 nuovi contratti di lavoro su 10 sono a termine; 1.000 sono, invece, le forme di precarietà. Quando torneremo alla normalità del contratto unico a tempo indeterminato? Vogliamo parlare dei pensionati? Il 32 per cento dei pensionati vive con meno di 1.000 euro al mese e l'attuale sistema pensionistico non è socialmente sostenibile, perché costringe le persone a rimanere al lavoro oltre i limiti e l'età compatibili. Se non foste così ossessionati dalle promesse elettorali gratta e vinci, scoprireste che ci sono le modalità per trovare risorse per fare queste politiche e che la gran parte delle risorse potrebbero arrivare proprio dalla lotta all'evasione fiscale. Una traccia? La trovate nell'allegato alla NADEF, che per settimane vi siete rifiutati di pubblicare! Che cosa dice? Mostra innanzitutto un dato: la tendenza alla riduzione del mancato versamento delle imposte, soprattutto per quanto riguarda l'IVA e l'IRAP. La riduzione delle mancate entrate in numeri assoluti è significativa, per la prima volta sotto i 100 miliardi nel 2019 e con un'ipotesi di riduzione ancora maggiore nel 2020.

La relazione esamina in via preliminare anche l'impatto della flat tax - e nessuno ne parla qua - al 15 per cento per le partite IVA con ricavi e compensi fino a 65.000 euro, ovvero il regime forfettario, ampliato nel 2019 dal Governo “Conte 1”, su richiesta proprio della Lega. Dall'analisi dei contribuenti aderenti, si nota un particolare addensamento proprio sotto la soglia limite dei 75.000 euro. Cosa dice il centrodestra? Beh, allora alziamola. Peccato che prima, nel 2019, questo addensamento si riscontrava sotto la vecchia soglia.

Che cosa ne deducete? Che molti contribuenti hanno la possibilità di attestare i propri ricavi in corrispondenza delle soglie definite attraverso, appunto, omessa fatturazione o mancata attività. La conclusione più sbagliata a cui si possa giungere è quella per cui alzando la soglia si assisterebbe a un incremento del gettito; non è così, non è successo in passato e non succederà in futuro. Su chi non incidono le variazioni della soglia dei regimi forfettari? Su coloro che incassano fino a 20 mila euro, i veri contribuenti minimi, i mono-committenti, quelli che esercitano attività marginali; su di loro andrebbe eventualmente ritarato il regime semplificato forfettario.

Arrivo alla conclusione; la relazione, poi, racconta come la tecnologia, oggi, ci consenta di contrastare in molti modi l'evasione; ricordo lo split payment, riguardo al quale, nel frattempo, nelle legislature precedenti, si è constatato sempre più che la trasmissione telematica dei corrispettivi da parte degli esercizi commerciali permette di disperdere nell'ultima transazione l'IVA dei passaggi precedenti; insomma, il tassello finale di questa telematizzazione delle comunicazioni tra operatori e Agenzia è costituito dall'estensione della fatturazione elettronica, dal 2022, anche ai forfettari fino a 25 mila euro. Il resto, tuttavia - lo diciamo così, alla sottosegretaria - dovrebbe farlo la politica, negando qualsiasi spazio ai condoni e alle tregue fiscali, incrementando le risorse a disposizione dei controlli e garantendo la certezza della pena per i reati di natura fiscale. Tuttavia, vediamo bene, dalle prime dichiarazioni e proposte, che il Governo intende andare in tutt'altra direzione, dall'innalzamento del tetto del contante ai condoni e all'estensione della flat tax per le partite IVA. Presidente, ma chi è che va in giro con valigette piene di carta, chi è che, in Italia, paga un orologio di lusso con 10 mila euro? Io un'idea me la sono fatta. Presidente, ci pare che di contrasto all'evasione fiscale non si abbia voglia di parlare, mentre ci si affanna a distinguere fra evasione buona e cattiva e a lanciare slogan come: “non disturbare chi vuole fare”. Non a caso, il modo in cui intendete affrontare la crisi energetica ci svela che la destra sovranista si rifiuta di chiedere il giusto a chi ha accumulato miliardi di extraprofitti e preferisce aumentare il deficit, che rischia di trasformarsi, in futuro, in tagli ai servizi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ultime tre righe, Presidente. Outsider, underdog; purtroppo abbiamo a che fare con la solita destra italiana di governo, per nulla sociale, ma marcatamente ordoliberista, ossessionata dalla riduzione dei prelievi fiscali, ma decisa a cancellare ogni forma universale di sostegno al reddito, pronta a rinegoziare il carico tributario pregresso con i contribuenti inadempienti e a lasciare campo libero alle imprese, a conservare intatti i privilegi di chi possiede rendite, patrimoni e profitti extra.

Finché non vi sentiremo parlare e agire nel segno della giustizia fiscale e ambientale, noi proveremo a far di tutto per contrastarvi, fuori e dentro il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luigi Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Presidente, non si colpisce un avversario che alza bandiera bianca. Voi, oggi, iniziate quel percorso di risalita di quelle valli che avete disceso per anni con orgogliosa sicurezza. Intendiamoci, è cosa buona e giusta che voi implicitamente – stamattina, nelle parole del Ministro Giorgetti, che faceva apparire Mario Draghi un pericoloso estremista keynesiano, esplicitamente e nella risoluzione relativa alla NADEF implicitamente - riconosciate di aver cambiato completamente opinione rispetto a come avete fatto opposizione, per chi era opposizione e a come avete fatto la campagna elettorale, per le altre due o tre forze politiche di questa maggioranza.

Tuttavia, noi riteniamo che se in Italia la percentuale di nostri connazionali che si reca a votare è scesa per la prima volta sotto il 70 per cento, se ogni due anni, da una decina d'anni a questa parte, sei milioni di italiani cambiano partito e se i colleghi neo eletti, differentemente da quanto accadeva qualche decennio fa, forse non riescono a vantarsi di essere diventati parlamentari, perché sono guardati male dai nostri cittadini, ossia se la politica ha perso credibilità è anche perché, da un po' di tempo a questa parte, il modo in cui si prende il consenso non è che sia diverso dal modo in cui si governa, è l'opposto del modo in cui si governa. Allora, forse, è per questo che si sta rompendo il rapporto, che è alla base di ogni Stato democratico, fra rappresentanti e rappresentati. Ecco perché è malato il modo in cui chiediamo il consenso e il modo in cui ci approcciamo al governo della cosa pubblica.

Voi avete presentato un quadro macroeconomico, all'interno del quale state per presentare la vostra prima manovra di bilancio, talmente prudente, talmente timido, che persino i professoroni, i tecnici, la finanza che tanto avete disprezzati, sono dal doppio a nove volte più ottimisti di voi; i tecnici, i mercati, quelli contro cui avete scagliato i peggiori anatemi della storia repubblicana, dicono: state facendo 21 miliardi di deficit, ci saranno questi effetti e questi altri. Voi siete nove volte più pessimisti o la metà più pessimisti, a seconda della variabile. Ma cosa vi è successo? È successo che avete sbattuto contro la realtà e adesso, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, avrete il problema di mantenere un consenso che avete preso in tutt'altro modo, che è quello che è capitato già a qualcun altro, in precedenza. Voi siete quelli che dicevate, fino a poche settimane fa, che 40 milioni di italiani potevano pagare il 15 per cento di tasse - una manovra che costa dai 40 ai 60 miliardi di euro - e che non ci sarebbe stato bisogno di trovare copertura, perché il PIL sarebbe cresciuto talmente tanto da generare un gettito fiscale per coprire 40 o 50 miliardi e, oggi, siete in questo Parlamento, sede della sovranità popolare, a dire che 21 miliardi di deficit creano 5 miliardi di PIL, uno dei moltiplicatori più bassi che si siano mai uditi in quest'Aula. Bravi, è la strada giusta, lo ripeto, è la strada giusta, ma adesso che cosa volete fare? Avete presentato una risoluzione di maggioranza dove, oltre a dire l'ovvio, dite: vabbè, ci sono 10 o 15 disegni di legge collegati che vogliamo applicare alla legge di bilancio. Probabilmente, allora, state pensando di fare una legge di bilancio quasi tabellare, nel mettere tutto il deficit contro il caro bollette, che è una decisione che condividiamo ed è la ragione per cui noi voteremo convintamente la relazione, a maggioranza assoluta, sullo scostamento, dopodiché vedrete più avanti cosa fare, perché se guardate l'elenco dei disegni di legge collegati che avete scritto nella risoluzione c'è tutto lo scibile umano, dalle pensioni alla disabilità, alla competitività delle imprese, agli interventi in materia infrastrutturale, tutto. Fra l'altro, sono titoli, quindi, lì ci può essere la cosa migliore di questo mondo come la cosa peggiore di questo mondo; forse state buttando un po' la palla avanti e forse è per questo motivo che siete stati così prudenti, perché volete tenervi qualche risorsa per il corso dell'esercizio. Va bene, però, che cosa volete fare? Riuscite a dirci cosa volete fare su fisco e pensioni? Il Ministro Giorgetti, anche stamattina, ha ribadito quello che ha detto di fronte a tutto il Paese, in conferenza stampa: se volete qualche intervento ve lo dovete pagare, se volete fare interventi in materia di fisco e pensioni dovete trovare copertura in fisco e pensioni.

Allora, sul fisco ciò cosa vuol dire? Vuol dire che per finanziare la flat tax incrementale - che è un provvedimento, proverò a motivarlo in un minuto, totalmente inutile e su cui vi rivolgiamo un appello, sottosegretaria: lasciate perdere, perché buttate via risorse per finanziare questa cosa - volete alzare qualche altra tassa? Voi siete gli stessi che avete tenuto bloccato un Paese 6 mesi, l'anno scorso, non sulla riforma del catasto, ma su un'integrazione statistica al catasto, perché avete detto: non è che, forse, fra 5 anni ci sarà un italiano che pagherà un euro in più di tasse? Non si può fare. Avete bloccato il primo tentativo di riforma fiscale dopo cinquant'anni e voi adesso venite qui, a dire: per fare la flat tax incrementale devo alzare qualche altra tassa. Quale, come, quanto? Per finanziare un provvedimento? Vi prego, non lo fate.

Flat tax incrementale vuol dire che, se l'anno prossimo guadagnerò non più di quest'anno, ma più del massimo che ho guadagnato nei tre anni precedenti, mi farete pagare quel pezzo il 15 per cento. Ma i lavoratori dipendenti non hanno, da un anno all'altro, fluttuazioni di reddito tali da sentire in tasca un beneficio del genere, anche perché i premi di produttività sono già tassati al 10 per cento, che è inferiore al 15, fino a prova contraria. E, se state pensando di introdurre questo meccanismo per un lavoratore autonomo, non mi torna il perché vogliate innalzare il limite del forfettario: il forfettario prevede già una tassazione del 15 per cento su tutto, quindi che se ne fa del 15 per cento sull'incremento? Attenzione, perché così create un potenziale comportamento elusivo: io smetto di fatturare a ottobre, in modo da avere artificialmente un fatturato più alto l'anno prossimo e godere di quel pezzettino. Quanto costa questo provvedimento? Uno o due miliardi? Non lo fate! È inutile. E, se volete aumentare qualche altra tassa per finanziare questo provvedimento, è ancora più inutile.

Sulle pensioni, stamattina il Ministro Giorgetti ci ha detto che, nell'orizzonte di previsione di questi documenti di finanza pubblica, ossia tre anni, la nostra spesa previdenziale che è già la più alta del mondo - ripeto: è la più alta del mondo in rapporto al PIL -, dovrà sopportare 50 miliardi di euro di aumenti solo per garantire la giusta indicizzazione delle pensioni ai salari. E Giorgetti giustamente dice: se volete introdurre “quota 41”, “quota 102” o la quota che volete, ve la dovete pagare riducendo la spesa per pensioni in qualche modo. Allora, vi chiedo il perché. Nel 1998, la ricchezza media delle famiglie composte solo da giovani era superiore alla ricchezza media delle famiglie composte solo da anziani: oggi è 12 volte inferiore. Ripeto: la ricchezza media delle famiglie composte solo da giovani è dodici volte inferiore a quella composta solo da anziani. A fine anni Ottanta il reddito delle famiglie anziane era inferiore al reddito delle famiglie giovani, oggi è il 50 per cento di più. Se abbiamo delle risorse da spendere, per pietà, mettiamole sui giovani e sul futuro di questo Paese, non per innalzare la spesa pensionistica più alta del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe)! Noi vi offriamo un progetto. Sulle pensioni c'è una cosa importante da fare, ossia rendere strutturale l'anticipo pensionistico sociale, riconoscendo che non tutti i lavori sono uguali: se ti sei spaccato la schiena, puoi andare in pensione a 63 anni; se hai fatto il grande dirigente ministeriale, vai in pensione, come tutti gli altri, a 67. Questo provvedimento, che introdusse il Governo Renzi nel 2015, ogni anno si rinnova. Rendiamolo strutturale e ampliamo insieme la lista dei lavori gravosi e usuranti per cui questa facilitazione si applica! Per il resto, prevediamo che ogni euro, versato da un giovane nella previdenza complementare, che è la vera pensione di garanzia per i giovani, venga accompagnato, per i primi tre anni, da un euro pubblico, in modo da far decollare veramente per gli under 35 questo pilastro della previdenza complementare.

Avete scritto nella NADEF che, grazie alla maggior fedeltà fiscale degli italiani, ci sono 3,1 miliardi disponibili, però dite che ne usate solo 1,4. Non ho capito il perché: se sono 3,1 miliardi, perché volete usarne solo 1,4? Usiamoli tutti e usiamoli per continuare un processo di riforma sistemica del nostro fisco! Non andate a spizzichi e bocconi! Nella scorsa legislatura siamo arrivati a un millimetro dal primo tentativo, tutti insieme, anche con l'opposizione di allora, di riforma del nostro sistema fiscale, che fu creato prima che l'uomo sbarcasse sulla luna, Noi diciamo di cominciare anche qui dai giovani, con una detassazione strutturale e forte per qualunque ragazzo entri nel mondo del lavoro e abbia meno di trent'anni. Poi c'è l'IRAP, c'è l'Ires, c'è il secondo modulo dell'Irpef, eccetera.

Il Ministro Giorgetti questa mattina ha detto che, sulla ratifica del MES - su cui nella scorsa legislatura in quest'Aula si sono raccontate le più grandi “balle” della storia repubblicana - il Governo italiano per decidere cosa fare aspetterà la pronuncia della Corte costituzionale tedesca. Sapete perché state dicendo così? Perché non sapete come giustificare agli italiani tutta la narrazione che avete fatto sul MES in questi anni. Ma governare significa prendersi la responsabilità delle cose che si sono dette e di quelle che verranno fatte.

Signor Presidente, concludo. Noi siamo diversi; noi faremo un'opposizione seria e responsabile perché amiamo il nostro Paese più di quanto amiamo il nostro partito politico presente e quello che fra un po' faremo.

Se seguirete questo approccio, troverete in noi mai un alleato di Governo, ma un interlocutore serio, credibile e leale; se seguirete il populismo ed il consenso facile, non ci sarà nessuno in quest'Aula che vi contrasterà più duramente. Vi attendiamo al varco fin dai prossimi giorni. Nel frattempo, il gruppo di Azione-Italia Viva-Renew Europe annuncia il suo voto di astensione sulla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Luca Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Il complesso delle decisioni del Governo che oggi approviamo è composto da un'ulteriore Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza e dalla Relazione al Parlamento per richiedere l'autorizzazione allo scostamento di bilancio. L'aumento inaspettato del PIL, previsto al 3,7 per cento, consente all'Esecutivo di contabilizzare 9,5 miliardi da destinare al “decreto Aiuti-ter”. Il documento chiarisce che sono presenti rilevanti rischi al ribasso per la parte finale dell'anno, legati all'intensificarsi delle tensioni inflazionistiche e all'indebolimento del ciclo economico internazionale. Per il 2024 ed il 2025 le previsioni di crescita del PIL sono rimaste invariate all'1,8 e all'1,5 per cento.

Quanto alla Relazione al Parlamento per richiedere l'autorizzazione allo scostamento di bilancio, in essa sono fissati gli obiettivi del deficit al 5,6 per cento nel 2022, al 4,5 per cento nel 2023 e si dà conto dell'extragettito di 9,1 miliardi per il 2022. Tali obiettivi comportano la disponibilità di un ammontare di risorse, rispetto alla previsione tendenziale, di oltre 21 miliardi di euro per il 2023 e di circa 2,4 miliardi di euro per il 2024. Queste risorse, con la prossima legge di bilancio, saranno destinate a misure dirette al rafforzamento del contrasto al caro energia per famiglie e imprese. A queste si aggiunge poi l'ammontare di 9 miliardi di euro derivanti dal cosiddetto extragettito del 2022, derivante dal miglior risultato realizzato dalla nostra economia in questi ultimi trimestri. Altre variabili importanti che vengono fissate nella NADEF sono il rapporto debito-PIL programmatico, che è fissato in 145,7 per cento per l'anno 2022, in calo negli anni successivi, fino al 141,2 per cento per l'anno 2025. L'aumento del prezzo del gas naturale durante l'estate ha sospinto al rialzo la crescita dei prezzi all'importazione dell'energia al 111 per cento sul corrispondente periodo dell'anno scorso, che si sono trasferiti sui prezzi alla produzione (più 41,8 per cento a settembre) e sull'inflazione al consumo di ottobre. Se la tendenza all'aumento dei costi dell'energia, all'inflazione non si arresterà, già per il quarto trimestre del 2022 è possibile prevedere un drastico rallentamento rispetto alla buona performance del terzo trimestre (pari a un +0,5 per cento). Tale risultato è stato garantito dall'ottimo andamento della stagione turistica, ma è dovuto soprattutto alla spinta data dal settore edilizio, al quale, secondo stime dell'ANCE, deve imputarsi oltre un terzo della crescita del PIL di quest'anno. Tra le note positive dobbiamo registrare che, nel terzo trimestre, il PIL è cresciuto - come già detto - dello 0,5 rispetto allo 0,2 europeo. Il fatturato dell'industria è aumentato del 20 per cento nei primi otto mesi dell'anno e altrettanto quello dei servizi. Anche l'occupazione è in crescita e si attesta sopra i 23 milioni di addetti, ma è comunque inferiore al 10 per cento della media europea, soprattutto per la ridotta partecipazione al mondo del lavoro delle donne (sotto il 50 per cento).

Tra le note negative invece ritroviamo la spesa per gli interessi sul debito pubblico: quest'anno l'Italia spenderà per interessi circa 77 miliardi di euro (+22,8 per cento) rispetto ai 63 miliardi dello scorso anno.

Il DEF di aprile aveva ipotizzato una spesa di 65,9 miliardi. Ma soprattutto si registra un cambio di scenario: la BCE, per spegnere la spirale inflazionistica, alza i tassi e abbandona gli acquisti comunitari di titoli di Stato. L'Ufficio parlamentare di bilancio segnala che nel 2022 le emissioni nette, cioè quelle che servono a finanziare il nuovo fabbisogno, sono state di 37 miliardi, coperti dalle operazioni BCE sul mercato secondario. La spesa per interessi nel 2025 è prevista a 88,2 miliardi, più del record del 2012, quando lo spread era schizzato a 536 punti. Il consiglio direttivo della BCE ha aumentato i tassi di riferimento di 2 punti percentuali nelle ultime tre riunioni e ha introdotto misure volte a ridurre le riserve in eccesso del sistema bancario. A tali interventi della BCE è conseguito un significativo aumento dei tassi di mercato dell'euro, che non mancherà di esercitare un effetto depressivo sulla crescita dell'area euro. L'effetto dei tassi, oltre a far lievitare la spesa per interessi, si porta via parte dei benefici che sarebbero derivati dal finanziamento degli investimenti delle imprese a tasso equo e persino dagli investimenti PNRR del 2023. Va, comunque, apprezzato il fatto che nella NADEF ci sia chiaramente scritto che il rialzo dei tassi butta giù il PIL, ma non frena l'inflazione. Nonostante la politica restrittiva, la pressione sui prezzi non diminuisce.

In attesa di più approfondite interlocuzioni con i vertici dell'Unione, questa situazione ci obbliga a una politica economica - come ha detto il Ministro dell'Economia nel presentare la NADEF programmatica e lo scostamento di bilancio - prudente, realistica e sostenibile. Altrettanto corretta è l'osservazione che qualsiasi intervento fiscale o previdenziale deve essere coperto all'interno dello stesso settore di intervento. La tassa occulta di un'inflazione a due cifre erode il potere d'acquisto di salari e pensioni, e le politiche monetarie restrittive messe in campo dalla FED e dalla BCE rischiano di non produrre gli effetti sperati. Secondo alcuni osservatori, nel corso del 2023, si potrebbe materializzare il doppio spettro di alta inflazione e recessione, che gli aumenti reiterati dei tassi rischiano di aggravare ulteriormente. Anche in questo caso, non può essere la sola politica monetaria a far fronte a una situazione caratterizzata da altissima incertezza.

Ciò premesso, nella manovra economica in via di definizione, la priorità non può, dunque, che essere accordata a tutte le misure che possono spingere il più possibile sul pedale della crescita. È, peraltro, la strada maestra per avviare il debito verso un percorso di graduale riduzione. Per ora l'unica certezza è il taglio di 3,5 miliardi alle spese dei ministeri, di cui 800 milioni nel 2023. La relazione sulla lotta all'evasione certifica che, grazie soprattutto alla fattura elettronica, c'è stato un recupero di gettito di circa 3 miliardi; di questi, solo 1,4 andranno al Fondo taglia-tasse, essendo la restante quota già impegnata.

Negli oltre 1000 miliardi di spesa pubblica vi sono margini per consistenti risparmi. Si dovrebbe contestualmente mettere mano alle tante volte annunciata e mai realizzata revisione delle cosiddette spese fiscali. Anche da questo capitolo potrebbe essere recuperata un'importante risorsa da destinare alla riduzione delle tasse. Se abbiamo 30 miliardi e tutto va all'energia, le risorse per la flat tax, per quota 41, per la proroga del cuneo fiscale, per il taglio dell'IVA al 5 per cento per i prodotti primari, per l'innalzamento delle soglie del fringe benefit e per la riduzione delle imposte sui premi di produttività, devono essere trovate o con l'aumento del PIL, o con il taglio della spesa pubblica.

Quanto al primo aspetto, cioè la crescita di PIL, esprimiamo preoccupazione non solo per il rallentamento dell'edilizia, ma anche per il fatto che nel DEF dello scorso aprile c'è scritto che gli investimenti PNRR sarebbero stati 30 miliardi nel 2022. Nella nuova NADEF c'è scritto che, invece, nel 2022 saranno 15, ma ne faremo 41 nel 2023, 46 nel 2024, 46 nel 2025 e 36 nel 2026.

Questa mole di investimenti è necessaria per l'economia ed è essenziale che sia garantita da questo Governo, come è necessario che siano fatte le riforme previste dal PNRR. Se non perseguiamo con forza queste azioni, allora può partire un attacco al nostro debito, che ci obbligherà a innalzare i tassi di finanziamento, portando lo spread ai livelli del 2011. Questa è la bomba a orologeria che si potrebbe innescare: alto debito, alta spesa, alto deficit, alte tasse, alta inflazione, investimenti ostacolati dal ridotto rendimento.

Quanto al secondo aspetto, nel 2022, il totale della spesa pubblica supererà, per la prima volta, i 1000 miliardi, pari al 54,5 per cento del PIL, a fronte di entrate pari a 933 miliardi nel 2022. L'anno prossimo tali entrate dovrebbero arrivare a 981 miliardi. Invece di perseguire la politica di salvaguardia di bilancio, che ci obbliga a una politica economica asfittica, o di propugnare la strada dello scostamento di bilancio con più deficit e più debito per finanziare una politica economica forte, nel 2023 occorrerebbe toccare i due totem dei 1.048 miliardi di spesa e dei 981 miliardi di entrate.

Prima di concludere, fatemi ricordare come la nostra attenzione è posta anche a disinnescare la sugar tax e la plastic tax, per cui anche qui dobbiamo trovare risorse, affinché questi settori non vengano mortificati in maniera irrimediabile.

Chiudo con l'osservazione che il PIL reale pro capite italiano oggi è eguale a quello prepandemico: il +6,7 per cento del 2021, aggiunto al +3,7 per cento del 2022, consentono di recuperare il buco del -9 per cento creato dal COVID nel 2020. La cattiva notizia è che questo PIL reale pro capite è allo stesso livello dell'anno 2000, con la differenza che nel 2000 questa somma era superiore alla media europea del 20 per cento, oggi è inferiore alla media europea del 7 per cento e alla media dei Paesi dell'area euro del 15 per cento. Gli ultimi Governi non sono riusciti a sciogliere questi nodi. La spesa pubblica corrente è aumentata, le tasse sono aumentate, il debito è salito, i servizi sono peggiorati e gli investimenti pubblici sono stati tagliati. Queste le sfide che dovremo affrontare. Le decisioni che approviamo oggi sono solo il primo passo in un cammino lungo e difficoltoso.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, purtroppo spiace vedere questa presenza fredda dei membri del Governo, per cui mi appresto a salutare l'unica sottosegretaria presente e disponibile qui ad ascoltarci. Oggi discutiamo su un testo importante per la programmazione macroeconomica e per le previsioni tendenziali di finanza pubblica. Un testo, quello della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, che ci consente anche di fare una valutazione della strategia economica che adotterà questo Governo e sulla quale si baserà poi l'imminente manovra di bilancio.

La prima cosa che balza all'occhio è che questo documento manca completamente di visione e di programmazione politica, ed è chiaro che non si sta facendo ancora abbastanza. Ovviamente, parliamo di numeri, di dati, di profili tecnici, che nulla hanno a che vedere con quei begli esercizi di retorica che i partiti di questa maggioranza hanno portato avanti nel mese di campagna elettorale. Siete stati votati proprio per prendere di petto questa emergenza e soprattutto per risolvere problemi inderogabili di famiglie e imprese. E, quindi, alla luce di questo, sarebbero stati necessari investimenti di altra entità, perché, guardate, non bastano questi pannicelli caldi.

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ci aveva assicurato che con l'aggiornamento alla NADEF sarebbero stati messi in campo 30 miliardi di maggior deficit, di cui 22 a sostegno della legge di bilancio del 2023.

Invece, scorro le pagine di questo documento e leggo che lo scostamento di fatto è molto più esiguo. Parliamo di appena lo 0,6 per cento del PIL, vale a dire poco più di 11 miliardi di euro. La previsione di crescita tendenziale del PIL del Governo per il prossimo anno si ferma di fatto allo 0,3 per cento, leggermente aumentato allo 0,6 per cento programmatico, ovvero lo stesso previsto dal precedente Esecutivo. Quindi, ben poca cosa. Devo confessare che noi siamo stati pessimisti a pensare che questo Esecutivo avrebbe proseguito sulla linea del Governo Draghi; siamo stati pessimisti perché, con nostro grande stupore, ci rendiamo conto che si è anche capaci di tornare indietro, come a dire che al peggio non c'è mai fine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non c'è nulla di innovativo in questo documento, un vuoto totale di obiettivi, in termini di politica economica. Questo Governo, in soldoni, pensa di poter contrastare i grandi problemi di cittadini e imprese con una miseria.

Noi riteniamo che si sarebbe dovuto, invece, fissare il nuovo obiettivo programmatico di deficit/PIL a un livello quanto più possibile vicino al 5,6 per cento del 2022, in modo che si sarebbe davvero programmato uno scostamento di bilancio di circa 30 miliardi di euro, tutti a sostegno della manovra. Questa stessa richiesta mi pare di ricordare che era stata sbandierata in campagna elettorale dal Partito della Lega e dall'attuale Ministro Matteo Salvini. Oggi, però, alla luce di questi dati, mi pare di poter dedurre che hanno già chiuso quella promessa e l'hanno riposta nei loro cassetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi non ci stancheremo mai di ripeterlo, sono mesi che, come MoVimento 5 Stelle, stiamo chiedendo un vero scostamento di bilancio, per contrastare gli effetti del caro energia, soprattutto per famiglie e imprese, ma è chiaro che né il Governo Draghi né questo Governo, decisamente, hanno ritenuto e ritengono necessario intervenire con forza, con coraggio, con determinazione, ed è evidente che alle chiacchiere delle promesse della campagna elettorale purtroppo non hanno fatto seguito i fatti, anzi.

Del resto, abbiamo avuto un'anticipazione di quelle che sono le priorità di questo Governo, le voglio ricordare nell'ordine: emanare una comunicazione ufficiale per rendere noto che la Presidente Meloni deve essere chiamata con l'appellativo “Il signor Presidente del Consiglio dei Ministri”; poi è arrivata la proposta Gasparri per l'abolizione della legge che disciplina l'aborto, cancellando così anni di battaglie e di diritti acquisiti, e riportandoci di colpo nel 1800; la proposta della Lega di alzare il tetto del contante a 10 mila euro, per farci credere che, in realtà, sono sicuramente i cittadini che sono in difficoltà a pagare le bollette che girano con valigette piene di contanti, e non gli evasori e i corrotti; e infine, ciliegina sulla torta, il preoccupante decreto sui rave party, ritenuto da questo Governo una priorità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È scritto talmente male che la stessa maggioranza prevede oggi di rimetterci le mani, in Parlamento.

Ora, a fronte di tutto questo, sorge una spontanea domanda: dove sono le proposte concrete per aiutare il nostro Paese e dove sono le risposte al grido di aiuto di tanti sindaci che oggi vivono una serie di difficoltà legate al caro bollette in tutti i nostri comuni italiani? Dove è finita quella volontà di dimostrare che si è migliori di un Esecutivo precedente o dell'Esecutivo “Conte 1” o dell'Esecutivo “Conte 2”? Dove è finita quella volontà di affrontare i problemi di famiglie, di imprese, di sanità, di ricerca, di università, di scuola? Noi non avremo sicuramente risposte.

Voglio ricordare a quest'Aula che il nostro Paese ha già affrontato un grave periodo di difficoltà economica e sociale, durante il periodo della pandemia. In quei mesi fu proprio il coraggio e la tenacia del Presidente Conte a consentire al Paese di superare quell'emergenza, di ottenere miliardi dall'Unione europea e di ottenere una crescita del PIL pari al 6,7 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In quel tempo la crescita del PIL registrata dall'Italia è risultata la più elevata tra le grandi economie europee, e questo proprio grazie alle politiche adottate dal Governo Conte per sostenere davvero le famiglie e le imprese. Ricordo, invece, che in quest'Aula c'era chi alacremente criticava i tecnici del Governo; oggi, però, si è seduti da quella parte e mi sembra davvero di essere tornati al Governo dell'austerity di Monti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Poi, c'è un'altra riflessione da fare, se davvero questo Parlamento vuole lavorare per un taglio alle bollette, allora la strada è soltanto una: bisogna subito procedere a una vera tassazione degli extraprofitti, non soltanto delle società energetiche, per recuperare quei 9 miliardi di mancato gettito, ma - come MoVimento 5 Stelle, lo chiediamo e lo chiederemo ancora - per estendere questa tassazione anche al settore farmaceutico. Ci vuole anche la volontà e il coraggio di scontentare qualche potentato economico, per mettere al primo posto i cittadini in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, colgo questa occasione anche per dare un nostro contributo fattivo a questo Esecutivo, che oggi ci porta qui, in Aula, un documento, lo ripeto, vuoto di soluzioni, di visioni, in ottica della manovra di bilancio. Ci sono due misure su cui si fonda la ripresa del nostro Paese: la prima è il superbonus, uno strumento economico che ha dato al nostro Paese una spinta eccezionale, e questo nessuno lo può mettere in dubbio. Sentiamo parlare già di un suo depotenziamento, vedremo come e in che termini, però ricordo che un Governo serio, virtuoso e volenteroso continuerebbe a puntare con forza su questa misura, senza tentennamenti. E per continuare a far funzionare il superbonus è necessario che il Governo - come, del resto, avevano promesso, nella scorsa legislatura, sia il Partito di Fratelli d'Italia che quello della Lega - si attivi per sbloccare definitivamente la circolazione dei crediti fiscali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché non è accettabile, e vogliamo per questo il rappresentante del Ministero dell'Economia a riferire in Aula, che una società come Poste sospenda il meccanismo di acquisto e cessione dei crediti stessi, in più estesi a tutti i bonus edilizi. Questo davvero non lo possiamo accettare.

Presidente, mi permetto anche una riflessione nel merito, perché noi parliamo di sicurezza energetica, questo è il nome che avete dato al Ministero della Transizione ecologica. Va precisato che non si raggiunge alcuna sicurezza energetica quando si pensa di parlare e di attivare processi per la nuova estrazione di idrocarburi; nessuna sicurezza energetica se si è legati a un'idea di sviluppo che ci riporta al carbone, che ci riporta alle trivelle nei nostri mari o al ponte sullo Stretto. Il terremoto di questa mattina ci dimostra come il nostro territorio, in realtà, sia un territorio fragile, e di questo bisogna tenere conto quando si parla di trivellazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), a maggior ragione se poi ricordiamo chi allora gridava, come l'onorevole Meloni, “Basta alle trivellazioni, basta all'inquinamento del nostro mare, basta a un Governo ipocrita e servo dei poteri forti!”, sono sue parole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Noi saremo qui a contrastare fortemente e alacremente tutto questo. Non basta cambiare un nome al Ministero, bisogna cambiare politica, perché soltanto potenziando il ricorso alle energie rinnovabili, all'energia del sole, del nostro vento, saremo davvero al sicuro, consapevoli che qualunque crisi internazionale non ci potrà mai togliere le nostre risorse. E, infine, prendo atto che questo Esecutivo non intende più abolire un'altra grande misura, che è quella del reddito di cittadinanza. Oggi si parla soltanto di modifiche, perché in campagna elettorale, al termine della campagna elettorale, così è stato annunciato.

Non sappiamo ancora bene di quali modifiche si parli, però il MoVimento 5 Stelle ha già la sua proposta e partiamo dal rendere operativi al 100 per cento i centri per l'impiego, senza i quali è impossibile pensare di dare lavoro a chi prende il reddito di cittadinanza. Vedete, il principio deve essere sempre lo stesso: non un euro in meno a chi ne ha diritto e a chi ne ha bisogno. E mi permetto di suggerire al Presidente Meloni, che ci avrebbe fatto piacere avere qui, oggi, in Aula per un provvedimento tanto importante: io e lei siamo stati elette nella stessa regione, siamo state elette in Abruzzo, una regione governata da una giunta di centrodestra, a guida del governatore Marsilio. Ecco, se fino ad oggi la Meloni non ha avuto il tempo di chiamare il presidente Marsilio, lo facciamo insieme, così come possiamo chiamare tutti insieme i 13 governatori delle regioni guidate dalla destra che, dopo quattro anni, potrebbero iniziare a fare qualcosina per rendere operativi questi centri di impiego (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io sono convinta che bisogna dimostrare ai cittadini che, quando si parla di sostenere i più deboli, i più fragili e i poveri, bisogna essere tutti dalla stessa parte e dalla parte giusta. Questo è il nostro impegno, io spero che il Governo tenga bene a mente queste nostre parole oggi, anche perché è proprio per questo motivo che è stato chiamato a lavorare e non certo per cancellare i diritti o per mostrare i muscoli con decreti da Stato di polizia. Bisogna sicuramente fare di più e, ad ogni modo, non sarà certo la nostra forza politica, quella del MoVimento 5 Stelle, ad opporsi ad un piccolissimo, umilissimo, timidissimo scostamento di bilancio, che riteniamo, ovviamente, minimo e insufficiente a poter risolvere i problemi del disagio economico e sociale. Pertanto, il nostro voto su questa parte, ed esclusivamente su questa, sarà favorevole, non senza però rendere conto dell'amarezza e della delusione di una comunità che, oggi, a noi affida la sua voce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bagnai. Ne ha facoltà.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, nell'intervenire in questo in questo dibattito sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che è effettivamente uno degli atti più rilevanti, più incisivi che un Governo si trova a dover varare nell'esercizio delle sue funzioni, lasciatemi intanto commentare, valutare un'affermazione che ho sentito nel corso di questo dibattito: l'affermazione secondo cui la politica avrebbe perso credibilità perché, sistematicamente, in politica, durante la campagna elettorale, si promettono delle cose e, poi, una volta arrivati a governare il Paese, si viene riavvicinati alla dura realtà dei fatti e si cambia atteggiamento con voltafaccia, un presunto voltafaccia, che, a quanto mi pare di capire, sarebbe quello che determina il disamore, la disaffezione dei cittadini verso la cosiddetta politica, che, poi, saremmo noi.

Questo racconto ha una sua plausibilità naturalmente, però, come tutti i racconti che vengono da una certa parte dell'emiciclo, che sono caratterizzati da una forte tensione ideale e anche da un po' di sogno, io intanto devo dire che questo racconto contrasta con un fatto. Abbiamo qui, davanti a noi, una rappresentanza di un Governo che è il primo Governo politico in Italia dopo una lunghissima serie di Governi tecnici (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), il che dimostra che, forse, tutta questa disaffezione per la politica non c'è. E voglio dire anche a chi ha rimproverato alla rappresentanza qualificata del Governo che in questo momento assiste ai nostri lavori di non essere sufficientemente nutrita, che questo Governo, in questo momento, ha molto da fare. Siamo riusciti a dimostrare che si può esercitare il diritto democratico del voto senza inceppare la vita politica, senza ledere la continuità amministrativa, senza sfilacciare il rapporto con l'Europa, resta il fatto che i tempi sono stretti e, quindi, è anche corretto che, in questo momento, chi ha responsabilità di Governo sia intento ad esercitarle.

A me sembra che, se qualcosa potrebbe aver fatto perdere credibilità alla politica, magari sono altri atteggiamenti, come gli atteggiamenti di chi aveva annunciato che, se avesse perso, si sarebbe ritirato dalla politica e sei anni dopo è ancora lì (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa è un'affermazione molto chiara, molto netta, non è un'affermazione programmatica, è un'affermazione binaria, “0-1”: ti dico che sarà zero e, poi, è 1, 1 ancora in mezzo ai piedi. Io, peraltro, lo dico con stima e simpatia naturalmente, ma se si dice una cosa di un certo tipo, così impegnativa, forse bisognerebbe anche stargli dietro.

I Governi tecnici: ho sentito parlare, è stata evocata l'agenda Draghi. Permettetemi un breve inciso: prima è stata fatta una citazione, si è parlato di “armi di distrazione di massa” con riferimento a quanto sta accadendo in merito alla questione dei migranti. La citazione è sbagliata, il titolo della professoressa Kelly Greenhill di Harvard che tocca il tema della migrazione, si chiama Armi di migrazione di massa: è stato pubblicato anche in italiano ed è un libro che illustra 51 casi in cui i trafficanti di esseri umani hanno gestito flussi migratori per destabilizzare Paesi democratici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo lo ricordo perché noi non ci stiamo a fare la parte dei cattivi e non vorremmo neanche fare - mi sia perdonata la trivialità di questa espressione - quella dei fessi, nel senso che io ritengo - il Presidente mi perdoni - che questa idea, secondo cui, nella meravigliosa famiglia europea, la filantropia è distribuita in modo così diseguale che i filantropi sono solo al Nord e i cattivi sono solo al Sud, onde occorre che, nel Mediterraneo, la filantropia sia esercitata da associazioni che spendono, fra l'altro, un sacco di soldi, di cui sarebbe interessante sapere da dove vengono, e che sono tutte prevalentemente del Nord, a me lascia un po' perplesso. Io penso che gli uomini siano mediamente più buoni che cattivi e lo siano mediamente dappertutto; poi c'è la politica e la gestione della migrazione è un fatto politico di cui oggi non dobbiamo parlare, peraltro, per cui chiudo questa parentesi. Ho sentito parlare di agenda Draghi, io mi ricordo quando si parlava di agenda Monti. Forse, qualche similitudine fra queste due esperienze potrebbe essere trovata, ma io voglio ricordare che c'è una differenza fondamentale ed è questa: il Presidente Draghi è stato chiamato a gestire uno shock che il Paese aveva subito; il Presidente Monti ha causato uno shock al Paese con le politiche di austerità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo ce lo dicono i dati. E, allora, ragioniamo un attimo perché, io non voglio assolutamente entrare in giudizi di valore sui Governi precedenti, sull'operato dei Governi che si sono succeduti; ma, quando si danno giudizi di valore sull'operato dei Governi che si sono succeduti in questa legislatura - nella precedente, mi perdoni, in questa non si succederanno, così la chiudiamo qui questa vicenda -, forse bisognerebbe ricordare un dato oggettivo. Scusatemi, i numeri a memoria me li ricordo, ma non voglio sbagliare, quindi ve li leggo: nel periodo dell'austerità, diciamo dal 2011 al 2013, il rapporto debito-PIL è passato dal 120 per cento del PIL al 132 per cento del PIL, cioè è aumentato di 12 punti. Noi abbiamo adottato la general escape clause, prevista dal Patto di stabilità e crescita, il 23 marzo del 2020. Nel periodo dal 2020 al 2022, abbiamo avuto una diminuzione dal 154,8 per cento al 145,7 per cento del PIL, cioè meno 9,2 punti. Cioè, quale è il punto?

Il punto è che quelle regole europee cui ci siamo dovuti prosternare e che adesso, grazie a Dio, stiamo cambiando, ci hanno dimostrato di essere utili per i loro scopi quando vengono sospese e questo è uno dei contributi molto evidenti di questa NADEF di cui si apprezza la concisione, perché eravamo anche stanchi di leggere NADEF di 105 pagine. Il pragmatismo di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) si dimostra anche nell'averci dato un documento che un parlamentare non dotato delle doti sovrumane di Pico della Mirandola - diciamo così - può affrontare e leggere.

Nella figura 1.1 si capisce che tutta una serie di cose che ci sono state raccontate nel corso del tempo sul rapporto fra deficit e debito forse devono essere riviste in un quadro macroeconomico.

Voglio parlarvi di un altro punto che ho visto essere molto caro a chi mi ha preceduto. Tutti hanno insistito sull'eccessiva prudenza di questo Governo. Allora, io vorrei ricordare - perché non è che posso nascondermi dietro un dito - che da responsabile economia del mio partito sono uno di quelli che ha anche chiesto che si facesse uno scostamento di 30 miliardi per sovvenire alle esigenze causate dal caro energia. Però, scusate, anche qui dobbiamo far valere il principio di realtà. Io voglio ricordare che all'inizio di quest'anno il tasso d'interesse della BCE - mi riferisco a quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale - era zero; adesso è al 2 per cento. I tassi di interesse stanno decollando in tutto il mondo e noi abbiamo un importante stock di debito pubblico. Se noi osserviamo la situazione macroeconomica attuale, troviamo che di fronte a un'inflazione a due cifre abbiamo ancora dei tassi di interesse a una cifra. Questo che vuol dire? Vuol dire che il tasso di interesse è negativo e lo è a dei livelli mai sperimentati negli ultimi 50 anni di storia. Questo lascia pensare che prima o poi la correzione al rialzo, che già è stata intrapresa, proseguirà: potrebbe proseguire.

Quindi, bene fa questo Governo, con grande buonsenso, a tenersi un margine, perché quello che fa esplodere il rapporto debito-PIL non è il livello del deficit ma è il rapporto fra tasso d'interesse e tasso di crescita. Se il tasso di interesse reale è negativo e lo resta - ed è quindi inferiore al tasso di crescita - il rapporto scende, ma noi non abbiamo nessuna certezza che i mercati finanziari non reagiranno con innalzamenti dei tassi. È questo che ci obbliga ad essere prudenti ed è per questo che apprezziamo la prudenza del Governo attualmente in carica e la prudenza del Ministro Giorgetti.

Poi, voglio anche dire una cosa: non vi piace la prudenza? Ce ne faremo una ragione! È sempre meglio delle vostre “sparate”. Vogliamo fare una breve analisi retrospettiva delle previsioni in alcune NADEF precedenti? Facciamola rapidamente.

Vi parlo della NADEF del 2013, che per il 2014 prevedeva un tasso di crescita all'1 per cento: il tasso poi fu meno 0,4 (NADEF firmata dal compianto Ministro Saccomanni); vi parlo, poi, della NADEF del 2015, che prevedeva, per il 2016, un tasso di crescita dell'1,6 per cento: la crescita fu poi dello 0,9 (NADEF firmata dal Ministro Padoan); vi parlo della NADEF del 2017, che prevedeva per il 2018 un tasso di crescita dell'1,5 e la crescita fu poi dello 0,8 per cento. Quindi, scusate se lo faccio notare - non è per orgoglio di bandiera - ma sinceramente con questi precedenti mi viene da pensare che un politico prestato alla tecnica come il Ministro Giorgetti farà molto meglio di tanti tecnici prestati alla politica che abbiamo visto succedersi nei Governi dell'ultimo decennio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché i risultati sono stati questi. Noi ora questa larghezza di promesse, di crescita, di benessere, di prosperità futura purtroppo non possiamo permettercela e dobbiamo tenere la strada dell'equilibrio e della prudenza (non dispiaccia).

Poi, c'è il tema europeo, che è stato evocato e sul quale vorrei chiudere, anche per esortare e per invitare il Governo a mantenere un atteggiamento di equilibrio e di fermezza nel suo rapporto con l'Unione.

Questa mattina il Ministro Giorgetti ha evocato in Aula la dicotomia fra i Paesi del Nord Europa, più ostili all'inflazione, e i Paesi del Sud Europa, più favorevoli alla crescita. Questa è una dicotomia che si è andata stratificando in lunghi anni. Noi abbiamo avuto per tanti anni, per circa 15 anni, una situazione di bassa inflazione al Nord e di alta inflazione al Sud. Fra le tante caratteristiche della fase storica strana che stiamo vivendo c'è anche quella che questa situazione si è rovesciata: a settembre i Paesi del Sud, quindi Italia, Spagna e Francia, avevano un'inflazione a una cifra; i Paesi del Nord, Germania e Olanda, avevano un'inflazione a due cifre, con l'Olanda al 17 per cento (la virtuosa Olanda!). Certo che adesso magari si preoccuperanno per l'inflazione, però devono anche preoccuparsi per la crescita. Infatti, noi sappiamo che il Fondo monetario internazionale prevede per noi una recessione, ma prevede una recessione più profonda per la Germania.

Allora, che cosa voglio dire, chiudendo perché non voglio approfittare della larghezza di tempo che mi è concessa (qui, dove anche gli spazi sono ampi, io restringerò i tempi)? Voglio dire una cosa molto semplice: io so che questo Governo lo sa, però credo che sia utile metterlo agli atti di quest'Aula, perché ci sono tutte le condizioni, oltre a quelle storiche, a quelle culturali e anche a quelle congiunturali, perché l'Italia vada a trattare in Europa chiedendo pari dignità e non assumendo quell'atteggiamento di pregiudiziale sfiducia in se stessa, quel complesso di inferiorità, quel sentimento di colpevolezza verso colpe che non sono tali, perché è solo, nella maggior parte dei casi, aver eseguito con estrema diligenza i compiti a casa che venivano consigliati da quelle stesse entità sovranazionali che adesso stanno cambiando orientamento.

Questo vale sia nel macro che nel micro. Noi abbiamo bisogno di un Governo che abbia spina dorsale. Visto che prima abbiamo evocato il Ministro Padoan, voglio ricordare che quando quel Governo non si oppose al bail-in e causò un disastro nel settore bancario italiano, dopo ci furono due giudizi di due livelli di giustizia europea che diedero torto alla Commissaria Vestager sul caso Tercas. Allora, noi abbiamo bisogno di un Governo che sappia che l'Italia non è figlia di un dio minore e che, quindi, sappia, se del caso, contrastare decisioni che ritiene ingiuste. Avrà tutto il nostro sostegno in questo modo di agire e in questo modo di porsi, perché questo modo di agire e questo modo di porsi sono quelli più favorevoli non solo all'interesse del Paese ma anche all'interesse dell'intero progetto europeo. La ringrazio, Presidente, per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, non ci aspettavamo grandi cose da un Governo di destra, ma nemmeno potevamo immaginare che in meno di venti giorni poteste essere capaci di regalare al Paese uno spettacolo tanto mediocre. Almeno speravamo, in un documento di programmazione politico-economica, in un messaggio chiaro al Paese, proteso al futuro e, quindi, agli investimenti, mentre il Paese affonda in una crisi profondissima, tante famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese e molte imprese sono ad un passo dal chiudere i battenti per il caro energia.

Invece, ci avete regalato, in successione, un decreto anti-rave, di cui vi siete vergognati solo sei ore dopo, il carcere ostativo, sconfessando le indicazioni della Corte costituzionale, e - permettetemi - l'ennesima messa in scena sulla pelle dei migranti. Di emergenza energetica non se n'è sentito parlare praticamente mai! Le uniche misure utili sono quelle prese da un Governo che non è il vostro e di cui vi accingete a prorogare le identiche misure. Anzi, qualche vostro Ministro, che si è avventurato sul tema, spesso è intervenuto per smentire un altro Ministro dello stesso Governo.

In successione: trivelle sì e trivelle no, rigassificatore sì, ma anche rigassificatore “no”, perché qualche amministratore locale non è convinto. Davanti a questo spettacolo tragicomico, la domanda che viene spontanea porsi è solo una: qual è la strategia del Governo? Cosa volete fare in tema di sicurezza energetica nazionale? E ora che ci presentate questa Nota di aggiornamento al DEF viene da chiedersi: cosa vuole fare questo Governo da grande? Infatti, l'unica informazione utile che si legge nel documento è che sfrutterete i margini di bilancio, creati grazie al Governo precedente, per prorogare le stesse misure contro il caro bollette che aveva assunto il precedente Governo. Tutto il resto, la parte in cui dovreste spiegare a questo Parlamento e al Paese cosa volete fare con la prossima legge di bilancio, è totalmente assente. Per il suo tramite, vorrei ricordare al collega che mi ha preceduto che pragmatismo non può trasformarsi in mortificazione delle prerogative parlamentari. Lo fate anche contro la norma che sottende a questo passaggio che stiamo compiendo, che, invece, pretende ci siano indicazioni chiare sui principali ambiti d'intervento della manovra. È pure - permettetemi - contro il buonsenso, che impone di presentare in Parlamento - e non solo sui giornali - le intenzioni sul da farsi nelle scelte di politica economica. Eravate così distratti dalla spartizione di poltrone, che vi siete dimenticati che qui c'è un Paese che deve attraversare indenne le conseguenze dei rincari energetici e dell'inflazione.

PRESIDENTE. Perdoni, onorevole Ubaldo Pagano. Diamo l'attenzione all'onorevole Ubaldo Pagano, che merita, prendiamo per favore posto ed evitiamo di dare le spalle alla Presidenza, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

UBALDO PAGANO (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. Ci chiediamo, allora, cosa dobbiamo aspettarci in materia di fisco, se i partiti che oggi siedono al Governo saranno in grado di continuare con il taglio del cuneo fiscale che abbiamo portato avanti negli scorsi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), in favore dei redditi medio-bassi, oppure se vorranno percorrere la strada dell'iniquità, dell'ingiustizia, del “meno hai e più paghi”, tassa piatta per i ricchi e una bella pacca sulle spalle per i lavoratori che faticano a mantenere figli e famiglia. Per inciso, che la flat tax sia una perversione che sconfessa la Carta costituzionale è un fatto acquisito, ma che addirittura spinga i contribuenti a nascondere i propri ricavi per beneficiare dell'aliquota più bassa ve lo dicono persino i tecnici del Ministero dell'Economia nella relazione allegata alla Nota di aggiornamento al DEF. D'altronde, come sappiamo, il contrasto all'evasione fiscale e il concetto di equità non figurano, né tra gli obiettivi, né tra i valori di questa destra italiana. Eppure la riduzione progressiva dell'evasione è uno degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ci chiediamo come intendete concretamente perseguirlo, se continuerete ad ipotizzare i soliti condoni tombali, che premiano solo gli evasori seriali, oppure se seguirete le indicazioni dell'Agenzia delle entrate e del MEF, estendendo la tracciabilità dei pagamenti, incrociando le banche dati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), riconoscendo la realtà dei contribuenti onesti, magari cominciando a diminuire la loro tassazione.

Di lavoro poi non si parla, men che meno di occupazione femminile e giovanile. Nella nostra risoluzione, sottolineiamo l'esigenza di favorire l'occupabilità delle donne, ad esempio, con una tassazione agevolata per il secondo percettore di reddito in famiglia, continuando a puntare sui congedi parentali, sull'assegno unico e sulle infrastrutture sociali che sono ancora carenti. Nella vostra NADEF non c'è nemmeno una delle risposte che si aspettano di trovare gli italiani. Allora, lo spazio di questo confronto ci torna utile per lasciare agli atti almeno alcune domande, che speriamo nella prossima legge di bilancio trovino almeno parziale risposta. Con quali interventi, misure e strumenti intendete proteggere i soggetti maggiormente colpiti dall'incremento dei prezzi? Continuerete nel solco di quanto fatto dal Governo Draghi? Quali e quante risorse volete utilizzare per difendere i salari, le pensioni e il potere d'acquisto dei cittadini? E, ancora, che fine faranno i bonus edilizi? Ad oggi, non sappiamo, né se verranno confermati, né in quale percentuale, né sappiamo per quali categorie di immobili, né quante risorse volete investirci. E, ancora, abbiamo una recrudescenza del problema della cessione dei crediti fiscali.

Le soluzioni per sbloccarli le avete affidati a qualche velina, ma vi siete guardati bene dal mettere nero su bianco sui documenti ufficiali; forse perché la differenza tra la realtà e la propaganda oggi vi presenta il conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Sulla tassazione sugli extraprofitti avete fatto un gran baccano in questi mesi, perché ritenuta una misura ingiusta. Bene! Anzi, male! Avete avuto l'occasione di cambiarla, di migliorarla, di renderla più equa, per esempio, dispensando le piccole e medie imprese e distinguendo chi ha investito in rinnovabili per l'autosufficienza da chi invece realizza profitti spropositati. Anche in questo caso siamo passati da un'occasione ad un'occasione persa. Nel frattempo, gli italiani pagheranno il prezzo degli aumenti e pure quello delle vostre fantasie propagandistiche, mentre la maggior parte delle soluzioni si trova nel dialogo con i partner europei. È questo il tratto distintivo con molti degli interventi dei colleghi di maggioranza. Continuiamo a ripeterlo e lo faremo anche in futuro: per fare gli interessi nazionali bisogna concordare in Europa nuovi strumenti di intervento comuni, sul modello del Next Generation EU, per evitare che l'inflazione aggravi le disuguaglianze. Bisogna stringere accordi in Europa sugli acquisti aggregati di energia per calmierare i prezzi del mercato, continuare a ridurre la dipendenza dall'estero e la diversificazione delle importazioni, investire coraggiosamente nelle rinnovabili e favorire lo sviluppo delle comunità energetiche. Occorre, quindi, continuare sulla strada della transizione ecologica, perché i cambiamenti climatici non aspettano che vi convinciate finalmente del disastro che ci attende, se non ci diamo una mossa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma tutto questo dov'è? Dov'è in un documento che dovrebbe essere almeno il manifesto politico programmatico di questo nuovo Governo? Eppure il Presidente del Consiglio aveva parlato in quest'Aula di fare, ad esempio, del Mezzogiorno un hub di produzione di energia pulita. Dove sono questi progetti? Perché non fa fede alle sue parole e non investe le risorse necessarie per incentivare l'efficientamento energetico e l'autoproduzione degli edifici pubblici e privati con misure a carattere strutturale e finanziariamente sostenibili? Allora, colmare un divario infrastrutturale inaccettabile - cito testualmente -, eliminare le disparità, creare occupazione, garantire la sicurezza sociale e migliorare la qualità della vita per ora restano solo belle parole, senza l'ombra di un fatto né di un impegno solennemente contenuto in atti formali.

A proposito di politiche sociali e pensioni, parlate, ovviamente nel dibattito mediatico, di “quota 41”, di “quota 102” e via dicendo, ma queste ipotesi, che si sprecano sui giornali, non trovano alcun riscontro, neanche minimo, in questo documento che ci accingiamo ad esaminare. Allora, sulla famosa pensione di garanzia per le nuove generazioni, che rischiano di passare da carriere lavorative discontinue e precarie a pensioni ben al di sotto della soglia di dignità, non resta che un titolo nel discorso di insediamento. Nemmeno si è spesa una parola per i lavori gravosi e usuranti o per quelli di cura in ambito familiare. Ad oggi, ad esempio, non avete saputo dirci se l'Ape sociale o l'opzione donna saranno resi strutturali, come invece auspichiamo nella nostra risoluzione. Finalmente, i nodi delle vostre bugie vengono al pettine. Speriamo solo che a farne le spese non siano i cittadini, soprattutto i cittadini più fragili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), quelli che, oggi più che mai, avrebbero bisogno di un sostegno e di un aiuto dello Stato.

Di cultura, scuola, università e ricerca nemmeno una traccia, anche solo per distrarci sull'argomento. Leggiamo, sempre sui giornali, che il Governo sarebbe pronto a tagliare di 2 miliardi di euro lo stanziamento annuale per la scuola italiana, mentre, di converso, il Ministro Calderoli dichiara che sarebbe opportuna la regionalizzazione dell'istruzione, una bomba culturale per l'unità del Paese, che fermerà l'ascensore sociale e aggraverà le disuguaglianze. È questo che intendevate quando avete parlato di merito?

Sulla sanità, invece, apprendiamo che la lezione che ci ha impartito la pandemia non vi è bastata. Per la prima volta, infatti, dopo un biennio di crescita degli investimenti, pensate a ridurre la spesa pubblica destinata al servizio sanitario, con buona pace dei tanti annunci fatti in campagna elettorale.

Invece, lo diciamo chiaramente: servirebbe aumentare ancora le borse di specializzazione, investire di più sull'assistenza e la terapia domiciliare, sulla medicina del territorio, sul rafforzamento delle strutture e sull'assunzione del personale sanitario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che manca e mancherà sempre di più nei nostri presidi se dovesse interrompersi il sentiero virtuoso di maggiori investimenti degli ultimi anni.

Infine, a proposito del PNRR e delle politiche industriali di questo Paese, nella speranza che vi sia passata la voglia di smembrare il Piano, non leggiamo nemmeno una parola su come intendete attuarlo, né quali misure volete adottare per compensare il rincaro delle materie prime e permettere la realizzazione di tutte le opere previste, perché il tema vero non sarà distinguere quelle che non saranno realizzate, ma trovare una soluzione per realizzarle tutte, a fronte dei rincari dei materiali che ci sono stati. Stessa cosa dicasi per Industria 4.0, la transizione ecologica e tutto il sistema di incentivi e agevolazioni per sostenere l'innovazione delle nostre imprese e favorire la ricerca e la formazione dei lavoratori alle nuove competenze.

Insomma, è un grande vuoto, che lascia spazio a tantissimi interrogativi. Come detto, le mancate risposte di questa NADEF non ci avvicinano neanche di un millimetro a quelle che sono le esigenze degli italiani e per questo annuncio il voto contrario del PD alla risoluzione di maggioranza sulla NADEF, avendo peraltro depositato una nostra risoluzione, che prova a cogliere tutte le questioni che ho qui meglio esplicitato; mentre voteremo a favore della richiesta di scostamento per prorogare le misure per contenere gli effetti del caro energia, perché ci pare evidente che, di fronte a soluzioni che possano andare a risolvere, anche di pochissimo, le esigenze degli italiani, non faremo mai venir meno il nostro apporto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre, disse Lincoln. Ecco, alla prima occasione, ci avete dato modo di smontare, pezzo per pezzo, ognuna delle tante bugie propagandistiche che avete raccontato in questa insana campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi, il prossimo è l'ultimo intervento di quelli previsti per la seduta di oggi, prima che il Governo eventualmente replichi. Quindi, inviterei intanto a concludere come abbiamo fatto questa seduta dando alle scale lo scopo originario per il quale esistono, in quest'Aula. Ricordo poi che, subito dopo, ci saranno i voti, quindi, invito già da adesso i delegati d'Aula, per non perder tempo, a fare in modo che tutti i colleghi siano in Aula.

È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Sono contenta che il collega Pagano abbia ricordato a se stesso le parole di Lincoln, perché finalmente la farsa del Partito Democratico al Governo è terminata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); abbiamo cambiato, finalmente - lo ripeto, finalmente - i componenti del Governo, abbiamo un nuovo Presidente del Consiglio e dico, Presidente, per suo tramite, alla collega dei 5 Stelle, che la può chiamare “Il Presidente”, “La Presidente”, la può anche semplicemente chiamare Giorgia, il Presidente di tutti, perché è quello che raccontiamo attraverso questa NADEF (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, veniamo alla NADEF, perché a me lascia anche molto stupita il fatto che colleghi esperti che hanno vissuto la Commissione bilancio nella legislatura passata e che continuano a essere nella Commissione bilancio chiedano a un documento programmatico di fare l'elenco dei provvedimenti di questo Governo, un Governo che - vorrei ricordarlo - si è appena insediato e che ha già dimostrato il proprio coraggio, perché in quest'Aula è stato ribadito più volte che il Ministro Giorgetti, oggi, in audizione e ancora prima, quando ha depositato il documento, ha utilizzato la parola “prudenza”. Presidente, prudenza non ha un'accezione negativa, la prudenza è l'intelligenza del coraggio, perché il coraggio diventa intelligente quando non ha paura di vestirsi con gli abiti della sicurezza, e perché non deve essere scambiata per codardia; la prudenza vuol dire non buttare l'economia di questo Paese al macero semplicemente perché qualcuno dai banchi dell'opposizione cerca di invocare uno scostamento che, in questo momento, danneggerebbe l'Italia. Questo è il coraggio del Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), questo è il coraggio di questa NADEF: mettere in sicurezza l'Italia e gli italiani. Questa è stata la priorità e la si ritrova all'interno di ogni pagina di questo documento, lo si ritrova anche leggendo quegli allegati che evidentemente a qualcuno sono sfuggiti, perché ho sentito parlare, in precedenza, della mancanza di spesa e vorrei ricordare, però, che proprio dal documento che stiamo esaminando risulta chiaro che, a legislazione vigente, la spesa pubblica supera i 1.000 miliardi; non è vero che l'Italia non spende, la verità è che sino a questo momento ha speso male (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), lo ripeto, ha speso male, ed è questo il coraggio che ha avuto il Ministro Giorgetti: rimettere in ordine i conti, per razionalizzare la spesa e passare finalmente a parlare di investimenti.

Allora, noi in questo documento non dovevamo ritrovare l'elenco dei provvedimenti che questo Governo farà e che farà, statene certi, perché le promesse della campagna elettorale per noi non sono promesse; per noi la campagna elettorale ha rappresentato il momento di confronto con i cittadini e il momento nel quale abbiamo detto agli italiani la verità, e la verità è che in questo momento la priorità è il caro energia, la priorità è il carrello della spesa. E dove dovevamo metterli i soldi? Dove doveva scegliere di depositare le risorse economiche della nostra Nazione un Governo che vive in un momento di urgenza e necessità? Li ha messi nelle priorità, ha fatto delle scelte perché le persone coraggiose fanno scelte e la scelta è chiara ed è evidente quando si fanno i rapporti anche con l'inflazione interna e la deflazione dei consumi. Noi abbiamo un'inflazione che arriva dall'estero, perché a guardare i dati si evince chiaramente che il 7,9 per cento incide nei livelli inflattivi che provengono dall'estero, quindi, ciò vuol dire che la nostra economia può tenere, la nostra economia può reggere, ma lo può fare se trova dalla sua parte un Governo capace di fare la lista delle priorità, di mettere risorse sul caro energia…

PRESIDENTE. Colleghi…

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Allora, proprio da questo partiamo, perché quando si parla di caro energia è ovvio ed è scontato, a mio avviso, fare riferimento all'Europa; non possiamo scindere questi due momenti, ma qualcosa in Italia lo possiamo fare e qualcosa in Italia è stato coraggiosamente fatto, attraverso questo documento, perché il delicato movimento di equilibri che è stato inserito nel rapporto debito-PIL dà serenità ai mercati, dà la possibilità di ritrovare investimenti per la nostra Nazione e, soprattutto, rimette in circolo l'economia reale italiana ed è questo l'obiettivo; l'obiettivo che dobbiamo raggiungere è avere una proiezione prudente e pragmatica della nostra economia.

Quindi, al netto dell'energia e delle allocazioni, noi dobbiamo sempre considerare che il saldo primario positivo del 2024 è una novità rispetto alle previsioni che lo davano al 2025, e come lo vuole raggiungere questo Governo il saldo primario positivo? Lo fa senza allarmismi inutili, al netto degli interessi passivi, impegnandosi ad evitare lo spread, che danneggerebbe - e questo lo sappiamo tutti - ancora di più la nostra economia.

Noi siamo usciti finalmente dalla logica dello sperpero e siamo entrati nella logica dell'utilizzo migliore delle risorse economiche della nostra Nazione, come un buon padre di famiglia farebbe. Allora, diciamo anche che il racconto che è stato fatto, anche in quest'Aula, degli italiani evasori e corrotti è un ritratto che non riprende la nostra Italia, che non riprende i nostri cittadini e, se qualcuno si fosse preso la briga di leggere l'Allegato 1 a questo documento, probabilmente avrebbe capito come in realtà i dati dell'evasione fiscale e del nero non sono dati che aumentano. Allora, dobbiamo fare in modo che quelle risorse pubbliche vengano utilizzate sempre più e sempre meglio per far emergere ancora le sacche che ci sono, concentrandosi su quelle. Il quadro di pragmatismo di questa NADEF sicuramente convincerà tutti coloro i quali hanno voglia di investire nel futuro degli italiani e noi a questo non possiamo sottrarci. Ho sentito dire che non basta cambiare il nome ad un Ministero per cambiare la politica di un Paese: no, infatti non basta cambiare il nome a un Ministero; serve cambiare i Ministri e finalmente abbiamo i Ministri giusti, lì dove si può veramente cambiare il futuro della nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti).

Noi abbiamo una partita europea aperta in questo momento, che questo Governo non perderà, che sicuramente giocherà fino all'ultimo secondo. Ma il Governo aveva necessità di mettere in sicurezza il Paese: lo ha fatto con il coraggio della prudenza, con il coraggio di chi ama la propria Nazione e non ha bisogno di sbandierare risultati soltanto per essere acclamato dal proprio elettorato, ma nell'esclusivo interesse della Nazione. Concludo, Presidente perché, dal nostro punto di vista, esprimo il compiacimento del gruppo di Fratelli d'Italia nei confronti di questo documento.

Concludo semplicemente con un invito: noi abbiamo il dovere - e lo dico ai rappresentanti del Governo presente - di riallocare almeno 5 o 6 punti di PIL, adottando una logica di diverse priorità di impatto. Dobbiamo adottare la logica micro di cui l'Italia è sempre stata sprovvista. Abbiamo la necessità di riattivare un meccanismo moltiplicatore: lo Stato deve diventare il moltiplicatore degli investimenti privati perché abbiamo la necessità di mobilitare soprattutto quelli. Allora, noi condividiamo i principi e la programmaticità espressi da questo Documento. Sappiamo che ci saranno provvedimenti successivi che completeranno, o meglio inizieranno a delineare l'operato di questo Governo, ma state certi che lo faremo sempre senza raccontare menzogne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

Avverto che, a seguito delle comunicazioni pervenute nel corso dell'odierna seduta, risulta che nel pomeriggio di oggi taluni deputati in missione per la parte pomeridiana della seduta abbiano partecipato alle votazioni nominali nelle Commissioni permanenti ai fini della loro costituzione, decadendo in tal modo dalla missione per l'Assemblea.

Conseguentemente il numero dei deputati in missione per la parte pomeridiana della seduta è pari a 22, diversamente da quanto comunicato in precedenza.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. LVII, n. 01-bis e Doc. LVII, n. 01-bis – Integrazione)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la seguente risoluzione riferita alla Relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, che è in distribuzione: Foti, Molinari, Cattaneo e Lupi n. 6-00005 (vedi l'allegato A).

Avverto altresì che sono state presentate le seguenti risoluzioni riferite alla Nota di aggiornamento del DEF 2022 e relativa integrazione, che sono in distribuzione: Ubaldo Pagano ed altri n. 6-00001; Francesco Silvestri ed altri n. 6-00002; Zanella ed altri n. 6-00003; Richetti ed altri n. 6-00004; Foti, Molinari, Cattaneo e Lupi n. 6-00006 (vedi l'allegato A).

(Parere del Governo - Doc. LVII, n. 01-bis e Doc. LVII, n. 01-bis – Integrazione)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, che invito a dichiarare quale risoluzione intenda accettare sia con riferimento alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, sia con riferimento alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2022 e relativa integrazione.

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Dichiaro che il Governo accoglie la risoluzione di maggioranza Foti, Molinari, Cattaneo e Lupi n. 6-00005, riferita alla Relazione, ed accoglie la risoluzione di maggioranza Foti, Molinari, Cattaneo e Lupi n. 6-00006, riferita alla NADEF. Di conseguenza non accoglie le altre risoluzioni.

(Votazioni - Doc. LVII, n. 01-bis e Doc. LVII, n. 01-bis – Integrazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Cattaneo e Lupi n. 6-00005, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, accettata dal Governo.

Ricordo che, a norma dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione, e dell'articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, per l'approvazione di tale risoluzione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) ( Applausi).

Essendo stata approvata la risoluzione n. 6-00005, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Cattaneo e Lupi n. 6-00006, riferita alla Nota di aggiornamento del DEF 2022 e relativa integrazione, accettata dal Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2) (Applausi).

Sono così precluse le ulteriori risoluzioni riferite alla Nota di aggiornamento del DEF 2022 e relativa integrazione.

Colleghi, nel chiedervi di lasciare l'Aula in silenzio e in maniera ordinata, per favore… chi è che fa questo brusio? Chi è che fa questo brusio? Ordinati!

Annunzio della costituzione delle Commissioni permanenti.

PRESIDENTE. Comunico che, nelle rispettive sedute di mercoledì 9 novembre 2022, le Commissioni permanenti hanno proceduto, ai sensi dell'articolo 20 del Regolamento, alla propria costituzione, che è risultata la seguente: Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni, presidente Nazario Pagano, vicepresidenti Riccardo De Corato e Matteo Mauri, segretari Simona Bordonali e Pasqualino Penza; Giustizia, presidente Ciro Maschio, vicepresidenti Pietro Pittalis e Federico Cafiero De Raho, segretari Jacopo Morrone e Alessandro Zan; Affari esteri e comunitari, presidente Giulio Tremonti, vicepresidenti Paolo Formentini e Lia Quartapelle Procopio, segretari Salvatore Caiata e Federica Onori; Difesa, presidente Antonino Minardo, vicepresidenti Monica Ciaburro e Piero Fassino, segretari Marta Antonia Fascina e Vittoria Baldino; Bilancio, tesoro e programmazione, presidente Giuseppe Tommaso Vincenzo Mangialavori, vicepresidenti Giovanni Luca Cannata e Gianmauro Dell'Olio, segretari Nicola Ottaviani e Claudio Mancini; Finanze, presidente Marco Osnato, vicepresidenti Alberto Bagnai e Giorgio Lovecchio, segretari Guerino Testa e Mauro Del Barba; Cultura, scienza e istruzione, presidente Federico Mollicone, vicepresidenti Giorgia Latini e Valentina Grippo, segretari Marco Perissa e Mauro Berruto; Ambiente, territorio e lavori pubblici, presidente Mauro Rotelli, vicepresidenti Francesco Battistoni e Patty L'Abbate, segretari Massimo Milani e Angelo Bonelli; Trasporti, poste e telecomunicazioni, presidente Salvatore Deidda, vicepresidenti Flavio Tosi e Roberto Morassut, segretari Domenico Furgiuele e Luciano Cantone; Attività produttive, commercio e turismo, presidente Alberto Luigi Gusmeroli, vicepresidenti Ilaria Cavo e Paola De Micheli, segretari Luca Squeri e Eleonora Evi; Lavoro pubblico e privato, presidente Walter Rizzetto, vicepresidenti Chiara Gribaudo e Tiziana Nisini, segretari Lorenzo Malagola e Dario Carotenuto; Affari sociali, presidente Ugo Cappellacci, vicepresidenti Luciano Ciocchetti e Luana Zanella, segretari Carlo Maccari e Paolo Ciani; Agricoltura, presidente Mirco Carloni, vicepresidenti Maria Cristina Caretta e Maria Chiara Gadda, segretari Raffaele Nevi e Andrea Rossi; Politiche dell'Unione europea, presidente Alessandro Giglio Vigna, vicepresidenti Gianfranco Rotondi e Maria Anna Madia, segretari Calogero Pisano e Isabella De Monte.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 9 novembre 2022, il deputato Tommaso Foti ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia ha proceduto, in data 9 novembre 2022, alla sua elezione a presidente del gruppo.

Il presidente del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia ha altresì comunicato che l'assemblea del gruppo medesimo ha nominato: vicepresidente vicario il deputato Manlio Messina; vicepresidenti i deputati Alfredo Antoniozzi, Elisabetta Gardini e Massimo Ruspandini; delegati d'Aula i deputati Gianluca Vinci, Chiara La Porta e Luca Sbardella. Complimenti a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossano Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Lei vorrebbe anche silenzio, immagino, quantomeno.

ROSSANO SASSO (LEGA). Se possibile.

PRESIDENTE. Allora mi dia un secondo solo, la prego. I colleghi adesso saranno così cortesi da lasciare l'emiciclo e consentire al collega Sasso di svolgere ordinatamente l'intervento di fine seduta. Prego, onorevole Sasso.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Trentatré anni, fa il 9 novembre del 1989, cadeva il muro di Berlino, finiva finalmente l'orrore del muro, l'orrore della dittatura comunista, l'orrore della negazione della libertà. “Oltre ogni muro”, dicevamo allora noi, studenti poco più che quattordicenni. “Oltre ogni muro” lo ripetiamo oggi e lo ribadiamo a voce alta, perché vede, Presidente, ancora oggi, c'è ancora qualcuno che non ha fatto i conti con la storia e con la propria coscienza politica. Presidente, c'è ancora qualcuno, anche in quest'Aula, che storce il naso quando si parla di muro di Berlino, quando si parla di 9 novembre. È il caso degli attacchi, che sono emersi dalle agenzie di stampa nelle ultime ore, ai danni di un membro del Governo, in questo caso del Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, che ha avuto la colpa di applicare quanto previsto da una legge dello Stato, la legge n. 61 del 2005, che istituisce proprio nella Repubblica italiana la “Giornata della libertà” (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Lo ricordo, per suo tramite, a qualche smemorato collega nostalgico della falce e del martello, al quale evidentemente è caduto sulla testa qualche mattone, al punto da dimenticare gli orrori di quella che è stata una dittatura feroce. Per cui lo ribadiamo ancora una volta - e mi dispiace se qualcuno se la prende a male -, lo ripetiamo in quest'Aula: oggi, 9 novembre del 2022, viva la libertà, abbasso il comunismo, oltre ogni muro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amorese. Ne ha facoltà. Un attimo che attivano il microfono. Prego.

ALESSANDRO AMORESE (FDI). Presidente, colleghi, mi unisco al ricordo di una data simbolica: il 9 novembre deve diventare la festa dei popoli dell'Europa. Tra l'altro, mi sovviene che in quest'Aula, pochi anni fa, tutti i gruppi hanno votato in merito a questa circolare, che viene descritta come un revisionismo storico, che non è, perché noi abbiamo semplicemente, il Governo ha semplicemente detto la verità, raccontato la storia, cioè che con quel muro è caduto il comunismo, il socialismo reale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Abbiamo letto effettivamente - il collega ha ragione - dei distinguo che speravamo fossero sepolti con quel muro. Invitiamo la sinistra, che spesso dà delle lezioni di storia, lezioni di morale, e francamente ne ha poca possibilità, se rimpiange quel muro. Speriamo che questa sinistra non rimpianga più quel muro e festeggi con noi la caduta del muro di Berlino ogni 9 novembre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. A che titolo, onorevole?

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). È un intervento di fine seduta, Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola. Vorrei dire una cosa molto semplice: è giusto, perché questo Parlamento l'ha votato, che si festeggi tutti insieme quel momento, quella caduta di quel muro, la fine della Guerra fredda. E, dunque, noi ci uniamo a quel messaggio universale di pace e di fratellanza, perché per noi tutti i muri sono sempre sbagliati e vanno abbattuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Altra cosa, signor Presidente, è consumare surrettizie vendette con la storia, utilizzare il Ministero della pubblica istruzione per indottrinare qualche dirigente scolastico e, aggiungo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti)…mi consenta di finire di parlare…

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo terminare l'intervento.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). …e aggiungo somministrare qualche “bignamino” ad uso e consumo dell'attualità rispetto alla grandezza di una storia che andrebbe studiata e non all'idea, che mi pare traspaia anche dalle parole scritte del Ministro della pubblica istruzione Valditara, un tentativo di condizionare la libertà di insegnamento di questo Paese, che è difesa dalla Costituzione repubblicana (Commenti - Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Dunque, viva la libertà, ma evitiamo strumentalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 10 novembre 2022 - Ore 9,30:

(ore 9,30, con votazioni non prima delle ore 15)

1. Discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, recante ulteriori misure urgenti in materia di politica energetica nazionale, produttività delle imprese, politiche sociali e per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). (C. 5-A​)

Relatrici: CATTOI e LUCASELLI.

La seduta termina alle 19,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Rel. art. 6 L. 243/2012 - ris. 6-05 369 369 0 201 357 12 7 Appr.
2 Nominale NADEF 2022 Integrazione -ris. 6-06 370 347 23 174 218 129 7 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.