Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 14 marzo 2024

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 14 marzo 2024.

  Albano, Ascani, Bagnai, Baldino, Barbagallo, Barelli, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Caiata, Calderone, Cantone, Cappellacci, Carè, Carfagna, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Enrico Costa, Sergio Costa, Deidda, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Ghio, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Lacarra, Leo, Letta, Lollobrigida, Loperfido, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Onori, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pellegrini, Pichetto Fratin, Polidori, Porta, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Serracchiani, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Stefani, Sudano, Tabacci, Tajani, Tirelli, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Zanella, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 13 marzo 2024 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   CALDERONE ed altri: «Modifiche all'articolo 453 del codice di procedura penale in materia di giudizio immediato nei riguardi di persona in stato di custodia cautelare» (1777);

   GUSMEROLI ed altri: «Delega al Governo per la revisione del sistema di vigilanza sulle cooperative» (1778);

   FENU ed altri: «Disposizioni in materia di accesso degli enti previdenziali di diritto privato alle banche di dati fiscali dell'Agenzia delle entrate e semplificazione degli adempimenti dichiarativi da parte dei professionisti iscritti presso i medesimi enti» (1779).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge PANIZZUT ed altri: «Introduzione degli articoli 18-bis e 18-ter della legge 1° aprile 1999, n. 91, in materia di anonimato dei donatori di organi e di tessuti a scopo di trapianto e di coloro che li ricevono» (111) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Mangialavori.

  La proposta di legge SERGIO COSTA ed altri: «Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio» (1652) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Di Lauro.

  La proposta di legge VARCHI ed altri: «Concessione della medaglia d'oro al valore dell'Esercito o della medaglia d'oro al valore dell'Arma dei carabinieri ai caduti italiani di Nassiriya» (1654) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Roscani.

Trasmissione dal Senato.

  In data 14 marzo 2024 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:

   S. 997. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale» (approvato dal Senato) (1780).

  Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di un progetto di legge
a Commissione in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:

   XII Commissione (Affari sociali)

  BICCHIELLI: «Disposizioni in materia di diagnosi, cura e integrazione sociale, scolastica e lavorativa delle persone affette dal disturbo da deficit di attenzione o iperattività» (1527) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 12 marzo 2024, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 1 della legge 8 agosto 1985, n. 440, recante istituzione di un assegno vitalizio a favore di cittadini che abbiano illustrato la Patria e che versino in stato di particolare necessità, della concessione di assegni straordinari vitalizi, con indicazione dei relativi importi, a Piero Tommaso De Berardinis, musicologo e artigiano digitale informatico, a Claudio Cinelli, drammaturgo, attore e scenografo, a Silvana Strocchi, attrice e regista, a Bruno Vaerini, architetto, e ad Angiolo Tondini, giornalista, fotografo, scrittore e poeta.

  Queste comunicazioni sono depositate presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 14 marzo 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria del Club alpino italiano (CAI), per l'esercizio 2021, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 200).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 14 marzo 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Fondazione «La Quadriennale di Roma», per l'esercizio 2021, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 201).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 14 marzo 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno (SVIMEZ), per l'esercizio 2022, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 202).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministero della giustizia.

  Il Ministero della giustizia, con lettera del 13 marzo 2024, ha trasmesso la nota relativa all'attuazione data all'ordine del giorno SCHULLIAN n. 9/1194-AR/7, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 25 luglio 2023, concernente l'opportunità di modificare l'articolo 125 del codice di procedura civile, nel senso di eliminare l'obbligo del difensore di indicare il proprio numero di fax.

  La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla II Commissione (Giustizia) competente per materia.

Trasmissione dal Ministro
per i rapporti con il Parlamento.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 14 marzo 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, la relazione – predisposta dal Ministero della giustizia – sulla consistenza, destinazione e utilizzo dei beni sequestrati o confiscati e sullo stato dei procedimenti di sequestro o confisca, aggiornata al mese di dicembre 2023 (Doc. CLIV, n. 3).

  Questa relazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia).

Annunzio di progetti
di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 13 marzo 2024, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Relazione semestrale sull'esecuzione delle operazioni di assunzione di prestiti, gestione del debito ed erogazione di prestiti a norma dell'articolo 12 della decisione di esecuzione C(2022)9700 della Commissione (COM(2024) 93 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);

   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea nella 58a sessione del comitato di esperti per il trasporto di merci pericolose dell'Organizzazione intergovernativa per i trasporti internazionali per ferrovia riguardo ad alcune modifiche dell'appendice C della convenzione relativa ai trasporti internazionali per ferrovia (COM(2024) 118 final), corredata dal relativo allegato (COM(2024) 118 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 12 marzo 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
  Con la predetta comunicazione, il Governo ha inoltre richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Rafforzare l'Unione europea attraverso riforme e investimenti ambiziosi (COM(2024) 82 final);

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) 2021/522, (UE) 2021/1057, (UE) 2021/1060, (UE) 2021/1139, (UE) 2021/1229 e (UE) 2021/1755 per quanto riguarda le modifiche degli importi assegnati a determinati programmi e fondi (COM(2024) 100 final);

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2021/1148 per quanto riguarda la dotazione finanziaria e l'assegnazione per lo strumento tematico (COM(2024) 301 final).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

COMUNICAZIONI DEL GOVERNO SULLO STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR)

Risoluzioni

   La Camera,

   premesso che:

    1) i Piani nazionali di ripresa e resilienza sono i programmi di riforme e investimenti per il periodo 2021-2026 che gli Stati membri definiscono per accedere ai fondi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), nel quadro di NextGenerationEU (NGEU);

    2) il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dell'Italia è stato approvato a livello europeo il 13 luglio 2021, con decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea (Council Implementing Decision, CID). La CID contiene un allegato con cui vengono individuati, in relazione a ciascun investimento e riforma, precisi obiettivi e traguardi, cadenzati temporalmente, al cui conseguimento si vincola l'assegnazione delle risorse, che è articolata in dieci rate entro il 30 giugno 2026;

    3) il PNRR italiano, approvato nel 2021, prevedeva 134 investimenti e 59 riforme, cui corrispondevano 191,5 miliardi di euro finanziati dall'Unione europea attraverso il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, suddivisi tra 68,9 miliardi di euro di sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi di euro di prestiti, da impiegare nel periodo 2021-2026 attraverso l'attuazione del Piano;

    4) il Governo ha comunicato di aver svolto, fin dal suo insediamento, un'intensa attività di verifica dell'effettiva corrispondenza tra i cronoprogrammi originariamente previsti per gli investimenti e le riforme inseriti nel PNRR e i cronoprogrammi aggiornati in considerazione dei recenti eventi geopolitici che hanno inciso notevolmente sui prezzi dell'energia, delle materie prime, dei materiali da costruzione e hanno inoltre causato strozzature nelle catene di approvvigionamento mondiali, provocando un aumento dell'inflazione oltre che generare nuove sfide, tra cui il rischio di povertà energetica e un incremento del costo di realizzazione degli interventi del Piano;

    5) all'esito della predetta attività istruttoria condotta sia con le Amministrazioni titolari sia con la Commissione europea, diversi interventi inclusi nel PNRR si sono rivelati nei fatti non compatibili con le condizionalità, anche di ordine temporale, previste dal Piano. In altri termini, in mancanza di un tempestivo intervento di tipo correttivo, si sarebbe prodotta l'inevitabile conseguenza di non ottenere da parte dell'Unione europea il trasferimento delle risorse collegate al raggiungimento delle milestone e dei target del PNRR, con un evidente grave pregiudizio degli equilibri di bilancio;

    6) il regolamento (UE) 2023/435 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 febbraio 2023 ha recato modifiche al regolamento (UE) n. 2021/241 istitutivo del Dispositivo per la ripresa e la resilienza, consentendo l'inserimento nei Piani nazionali del capitolo dedicato al piano REPowerEU, sulla base della considerazione che: «Dopo l'adozione del regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio, che ha istituito il dispositivo per la ripresa e la resilienza, gli eventi geopolitici senza precedenti provocati dalla guerra di aggressione da parte della Russia nei confronti dell'Ucraina e l'aggravarsi delle conseguenze dirette e indirette della crisi COVID-19 hanno avuto ripercussioni considerevoli sulla società e sull'economia dell'Unione, sulla sua popolazione e sulla sua coesione economica, sociale e territoriale. In particolare, è più che mai evidente che per una ripresa efficace, sostenibile e inclusiva dalla crisi COVID-19 sono indispensabili la sicurezza energetica e l'indipendenza energetica dell'Unione, essendo queste tra i principali fattori che contribuiscono alla resilienza dell'economia dell'Unione» (considerando n. 1). Inoltre, l'inserimento nei Piani per la ripresa e la resilienza di un capitolo dedicato al piano REPowerEU è funzionale a «ottimizzare la complementarità, la coerenza e la coesione delle strategie e delle azioni intraprese dall'Unione e dagli Stati membri per promuovere l'indipendenza, la sicurezza e la sostenibilità dell'approvvigionamento energetico dell'Unione» (considerando n. 5);

    7) l'iniziativa REPowerEU è stata attuata dalla Commissione europea anche mediante l'introduzione di opportune modifiche ai programmi legati alle politiche di coesione allo scopo di renderli idonei a fronteggiare l'emergenza energetica. Al regolamento (UE) 2023/435 è, infatti, collegata la possibilità di utilizzare le risorse della programmazione 2014-20 per finanziare misure eccezionali per supportare le piccole e medie imprese colpite dall'aumento del prezzo dell'energia e sostenere le famiglie bisognose nell'affrontare le spese energetiche unitamente ad un uso flessibile del Fesr e del Fse (cosiddetta iniziativa Safe). Pertanto, l'introduzione del capitolo aggiuntivo PNRR relativo al REPowerEU consente di avviare l'allineamento dei quadri programmatori delle diverse fonti di finanziamento, sia europee che nazionali, in materia di coesione e di assicurarne il coordinamento per una gestione maggiormente efficace ed efficiente;

    8) nella cabina di regia sul PNRR del 31 maggio 2023 è stata approvata la terza Relazione sullo stato di attuazione del PNRR, trasmessa al Parlamento in data 7 giugno 2023, nella quale sono indicati i contenuti preliminari del capitolo REPowerEU del PNRR italiano, nonché descritte le macro-tipologie di proposte formulate dalle amministrazioni ai fini della modifica del PNRR in termini di: rimodulazione delle milestone e dei target per effetto dell'aumento dei prezzi o ad altri fattori oggettivi; rimodulazione delle scadenze delle milestone e dei target intermedi; revisioni di denominazione/descrizione/meccanismi di verifica delle milestone e dei target intermedi, dirette a chiarire meglio gli obiettivi (CID e Operational Arrangements); revisioni collegate a criticità oggettive connesse al mutato contesto attuativo; riallocazione delle risorse per un utilizzo più efficiente delle stesse; revisione delle misure per un più efficace perseguimento degli obiettivi;

    9) nella Cabina di Regia sul PNRR dell'11 luglio 2023, riunita anche in presenza dei rappresentanti di Comuni, Province e Regioni, è stata discussa e approvata la proposta di revisione delle misure incluse nella quarta rata;

    10) nelle sedute della Cabina di Regia sul PNRR del 18 e 19 luglio 2023 sono stati illustrati al partenariato economico e sociale, in sei distinte sessioni a carattere settoriale, la terza Relazione sullo stato di attuazione del PNRR e, contestualmente, lo stato di avanzamento della revisione del Piano, inclusiva dell'introduzione del Capitolo REPowerEU;

    11) nella Cabina di Regia del 20 luglio 2023, riunitasi anche alla presenza dei rappresentanti di Comuni, Province e Regioni, è stata data comunicazione in merito alla terza richiesta di pagamento e contestualmente è stata approvata una ulteriore modifica delle misure connesse alla quarta rata;

    12) nella Cabina di Regia sul PNRR del 27 luglio 2023, riunita per l'esame preliminare della proposta di revisione complessiva del PNRR inclusiva del nuovo capitolo REPowerEU, è stata approvata la proposta di revisione del Piano;

    13) il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR ha trasmesso in data 27 luglio 2023 ai Presidenti dei due rami del Parlamento la proposta di revisione complessiva del PNRR inclusiva del capitolo REPowerEU;

    14) il 28 luglio 2023, la Commissione europea ha approvato le modifiche proposte dall'Italia relativamente alla quarta rata del PNRR. Le modifiche, oltre a recare la correzione di alcuni errori materiali, hanno riguardato gli interventi di efficienza energetica (Superbonus), l'ampliamento dei posti negli asili nido, lo sviluppo dell'industria spaziale e di Cinecittà, la mobilità sostenibile, il potenziamento del settore ferroviario, il sostegno alle attività di ricerca e sviluppo nel settore industriale, il sostegno finanziario alle imprese guidate da donne e la promozione del settore non profit nelle regioni meridionali, nonché il nuovo traguardo relativo ai nuovi alloggi universitari;

    15) il Parlamento ha approvato in data 1° agosto 2023, mediante apposite risoluzioni, la proposta del Governo di revisione del PNRR, comprensiva del capitolo REPowerEU;

    16) il 7 agosto 2023, la proposta di revisione del PNRR è stata trasmessa ai servizi della Commissione europea e il 4 settembre 2023 è iniziato il relativo iter istruttorio;

    17) con decisione del Consiglio ECOFIN del 19 settembre 2023, sono state approvate modifiche al PNRR dell'Italia relative ad alcuni traguardi e obiettivi da raggiungere entro il 30 giugno 2023 per l'ottenimento della quarta rata da 16,5 miliardi di euro;

    18) il 22 settembre 2023, l'Italia ha inviato alla Commissione europea la richiesta di pagamento della quarta rata;

    19) il 9 ottobre 2023, l'Italia ha ricevuto il pagamento della terza rata del PNRR pari a 18,5 miliardi di euro;

    20) il 24 novembre 2023, la Commissione europea ha espresso la propria valutazione positiva in relazione alla proposta di revisione del PNRR italiano, comprensivo del capitolo REPowerEU;

    21) con decisione del Consiglio ECOFIN dell'8 dicembre 2023, la proposta di revisione del PNRR italiano è stata definitivamente approvata;

    22) il 28 dicembre 2023, l'Italia ha ricevuto il pagamento della quarta rata del PNRR, pari a 16,5 miliardi di euro;

    23) il 29 dicembre 2023, l'Italia ha formalizzato la richiesta di pagamento della quinta rata del PNRR, pari 10,5 miliardi di euro, in relazione alla quale è in corso l'attività di verifica da parte della Commissione europea;

    24) complessivamente, le somme erogate all'Italia (unica tra i Paesi europei ad aver ricevuto il pagamento di quattro rate del PNRR ed aver presentato la richiesta di pagamento della quinta rata) ammontano a complessivi 101,9 miliardi di euro (di cui 40,5 miliardi di sovvenzioni e 61,4 miliardi di prestiti);

    25) a seguito della revisione, il PNRR italiano: ha una dotazione finanziaria incrementata a 194,4 miliardi di euro (di cui 122,6 miliardi di euro in prestiti e 71,8 miliardi di euro in sovvenzioni); prevede investimenti aggiuntivi per 25 miliardi di euro (di cui 11 miliardi afferenti ai nuovi interventi del capitolo REPowerEU e 14 miliardi derivanti dall'ampliamento di investimenti già previsti dal PNRR); è costituito da sette Missioni, di cui una relativa al capitolo REPowerEU, che prevedono 66 riforme (sette in più rispetto al piano originario) e 150 investimenti, diretti a promuovere la competitività e la resilienza dell'Italia, nonché la transizione verde e digitale; prevede un numero complessivo di milestone e target pari a 614 (a fronte dei 527 milestone e target originari);

    26) il capitolo REPowerEU del PNRR (la c.d. settima Missione) si articola in 17 nuovi investimenti (destinati a: reti dell'energia; transizione verde ed efficientamento energetico; filiere industriali strategiche, e uno strumento finanziario per il miglioramento della efficienza energetica dell'edilizia residenziale pubblica e sociale) e in cinque riforme (riduzione dei costi della connessione alle reti del gas per la produzione di biometano; power purchasing agreements – PPA –, ossia contratti innovativi per garantire remunerazione stabile a chi investe nelle fonti rinnovabili; green skills – formazione delle risorse umane del settore privato e dei dipendenti della pubblica amministrazione per rafforzare le competenze verdi; percorso per la razionalizzazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili; testo unico sulle autorizzazioni per le fonti rinnovabili);

    27) quanto agli investimenti, espunti dal PNRR a seguito della sua revisione, 12 miliardi di euro di investimenti sono rappresentati dai cosiddetti progetti in essere e, dunque, già finanziati a legislazione vigente. I restanti investimenti sono costituiti da interventi nuovi e, dunque, non già finanziati prima dell'approvazione del PNRR;

    28) la Cabina di Regia del PNRR nella seduta del 22 febbraio 2024 ha approvato la quarta Relazione sullo stato di attuazione del PNRR, attualmente all'esame delle Commissioni parlamentari, e la proposta di modifiche tecniche al PNRR definite di intesa con la Commissione concernenti errori materiali di trascrizione e chiarimenti necessari per assicurare la più efficace e tempestiva rendicontazione dei singoli obiettivi;

    29) in data 4 marzo 2024, il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR sul Piano nazionale di ripresa e resilienza ha trasmesso ai Presidenti delle Camere la proposta di revisioni tecniche del PNRR approvate dalla Cabina di Regia del 22 febbraio 2024;

    30) il decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante «Ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza», attualmente all'esame della Camera, contiene misure urgenti in diversi settori nevralgici per l'economia nazionale, finalizzate a garantire la realizzazione degli obiettivi del nuovo PNRR italiano, anche attraverso la piena responsabilizzazione delle amministrazioni titolari delle misure e degli interventi PNRR e dei soggetti attuatori e la nomina di Commissari straordinari per garantire la tempestiva realizzazione degli investimenti relativi agli alloggi universitari e al superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura;

    31) il decreto-legge n. 19 del 2024 prevede, inoltre, la copertura finanziaria relativa sia agli investimenti aggiuntivi previsti dal nuovo PNRR sia agli interventi non più finanziati a valere sulle risorse del Piano, di cui viene assicurata la realizzazione mediante lo stanziamento di risorse aggiuntive per circa 3,5 miliardi di euro; il decreto-legge assicura, altresì, la perdurante applicazione agli interventi non più finanziati dal Piano delle misure acceleratorie e di semplificazione previste per il PNRR, ivi comprese quelle relative al rafforzamento e supporto della capacità amministrativa e all'utilizzazione delle risorse del fondo per le opere indifferibili già assegnate;

    32) udite le comunicazioni del Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, le approva e,

impegna il Governo:

   1) a proseguire le interlocuzioni con la Commissione europea finalizzate ad una rapida conclusione della fase di verifica del raggiungimento degli obiettivi connessi alla quinta rata del PNRR e al conseguente pagamento della stessa;

   2) ad assumere ogni iniziativa, anche di tipo normativo, ritenuta necessaria per garantire il conseguimento entro il 2024 di tutti gli obiettivi occorrenti per il pagamento della sesta e della settima rata del PNRR e per la tempestiva formalizzazione delle relative richieste di pagamento;

   3) a proseguire nel costante e leale confronto con la Commissione europea finalizzato all'individuazione di modalità e soluzioni condivise per il superamento delle eventuali criticità che dovessero emergere nella fase di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, comprensivo del capitolo REPowerEU, nonché per garantire la tempestiva rendicontazione dei risultati conseguiti, assicurando, al contempo, la costante informazione del Parlamento e il coinvolgimento delle regioni, degli enti locali e del partenariato economico e sociale, anche ai fini dell'individuazione delle soluzioni e della definizione della proposte da formulare alla Commissione europea;

   4) a continuare ad informare il Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR e su tutte le misure messe in campo per assicurarne la tempestiva realizzazione.
(6-00096) «Foti, Molinari, Barelli, Lupi».


   La Camera,

   premesso che:

    1) udite le Comunicazioni del Governo in ordine allo stato di attuazione del PNRR;

    2) rilevato il ritardo con cui il Governo ha trasmesso al Parlamento la IV Relazione sullo stato di attuazione del PNRR, obbligo espressamente sancito dall'articolo 2, comma 2, lettera e), del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, nell'ambito della disciplina della governance e dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

    3) rilevato altresì che la disamina parlamentare di tale documento costituisce un'occasione ineludibile nell'ambito della dialettica parlamentare per fornire indicazioni al Governo sui profili sostanziali inerenti al processo di attuazione del PNRR ed al monitoraggio dei relativi traguardi e obiettivi, anche considerando che, come si apprende dalla IV Relazione citata, le modifiche approvate dalla Commissione in fase di revisione del Piano riguardano ben 145 misure nuove o modificate: si tratta di una sostanziale riscrittura del provvedimento;

    4) come noto, a seguito dell'approvazione, da parte del Consiglio Ecofin dell'8 dicembre 2023, della più ampia revisione del PNRR italiano, le risorse europee del Dispositivo di ripresa e resilienza destinate all'Italia sono aumentate da 191,6 a 194,4 miliardi di euro, in ragione dei 2,8 miliardi di euro in più di contributi a Fondo perduto assegnati all'Italia ai fini del finanziamento del capitolo REPowerEU. Le risorse già erogate all'Italia rappresentano, pertanto, il 52,4 per cento delle risorse europee del Dispositivo di ripresa e resilienza;

    5) va preliminarmente ricordato che il PNRR, così come modificato, contiene diverse revisioni testuali di misure, obiettivi o degli «Operational Agreements» (cioè le modalità tecniche definite dalla Commissione per la loro valutazione), e che i ritardi e le difficoltà evidenziate per un gran numero di misure del PNRR sono tali da giustificare uno slittamento temporale degli obiettivi concordati con la Commissione;

    6) le motivazioni alla base delle scelte per il definanziamento parziale o totale di misure già incluse nel Piano non appaiono invero del tutto chiare. Non appaiono evidenti, infatti, le circostanze che hanno portato al definanziamento di quelle specifiche misure e non di altre; tenendo conto che la ricognizione effettuata dal Governo nella III Relazione segnalava la presenza nel Piano di ben 83 interventi caratterizzati da elevate criticità, legate all'aumento dei costi e/o alla scarsità dei materiali e a ritardi nelle procedure amministrative, che non consentivano il rispetto dei target, di cui esse rappresentano solo una parte. Alla base dell'intervento di revisione sembrano mancare chiari criteri per la scelta degli interventi;

    7) prova ne sia che, nel riepilogo delle misure oggetto di revisione, nella IV Relazione, alle tabelle 6 e seguenti, si fa riferimento sistematicamente alla dizione «circostanze oggettive» per motivare le modifiche. In particolare, per le 103 misure già esistenti, le modifiche sono motivate con «circostanze oggettive» 74 volte, con «errori materiali» 18 volte, con «migliori alternative» 7 volte e con combinazioni delle precedenti per le residue 4 volte;

    8) perplessità desta altresì il ripetuto riferimento alle tempistiche di realizzazione degli interventi facenti capo ai comuni: dall'analisi presentata dall'ufficio Parlamentare di Bilancio al Senato il 5 dicembre 2023, in base ad una attenta ricognizione effettuata con la collaborazione dell'IRPET-Toscana, i comuni hanno procedure di gara avviate e aggiudicate maggiori della media del Piano;

    9) inoltre, nella sezione opendata del sito ufficiale del PNRR «Italia domani», non è ancora disponibile un quadro finanziario aggiornato del Piano che dia conto delle modificazioni intervenute, mentre apparirebbe indispensabile poter disporre di un documento ufficiale che fornisca una sistematica comparazione del Piano originario e di quello risultante dal processo di revisione, con misure, importi, target e scadenze;

    10) il 31 dicembre 2023 è giunto a scadenza il termine per il conseguimento dei traguardi e degli obiettivi connessi alla quinta rata del PNRR, i cui Fondi sono in attesa di erogazione da parte della Commissione europea: in particolare, lo slittamento in avanti degli obiettivi da raggiungere in ragione della revisione del Piano, ha avuto come conseguenza una diminuzione dei Fondi richiesti, passati, relativamente alla quinta rata, da 18 miliardi a 10,6 miliardi; è ragionevole ritenere che un fenomeno simile interesserà peraltro anche la sesta rata, legata al raggiungimento degli obiettivi di fine giugno 2024, che verrà pertanto probabilmente decurtata nell'ammontare delle risorse richieste;

    11) la realizzazione dei traguardi e degli obiettivi, cui è finalizzato ciascuno degli interventi del PNRR, è cadenzata temporalmente su base semestrale, a partire dal secondo semestre 2021 e fino al 31 dicembre 2026, data di conclusione del processo di attuazione del Piano; a tale riguardo, si rammenta che il numero di traguardi e obiettivi da conseguire, pari a 69 in base al PNRR originario, è stato ridotto a 52 in conseguenza della menzionata revisione del Piano approvata dal Consiglio Ecofin;

    12) permangono numerose difficoltà sistemiche generali che presidiano alla riuscita e attuazione del Piano, tra cui, in particolare, il ritardo generalizzato registrato nell'attuazione delle iniziative di investimento e di riforma rispetto alle scadenze concordate a livello europeo e di quelle con valenza meramente nazionale, nonché la perdurante impossibilità di accesso alle informazioni di monitoraggio degli investimenti sul territorio e il funzionamento del sistema Regis;

    13) al 31 dicembre 2023, dei 194,4 miliardi messi a disposizione per il nostro Paese a seguito della summenzionata revisione, da investire entro i prossimi due anni e mezzo, la spesa rendicontata del PNRR si è infatti attestata su quota 45,6 miliardi di euro, circa un quarto rispetto alla dotazione complessiva, ovvero il 23 per cento del totale, che scende al 22 per cento se si guarda al Piano così come è stato rimodulato;

    14) con la mozione 1-00146 e la risoluzione 6/00047, il Gruppo parlamentare «Movimento 5 Stelle» aveva peraltro già evidenziato il rischio di crescenti ritardi nell'attuazione dei PNRR a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi concordati, evidenziando al contempo l'esigenza di identificare immediatamente potenziali ritardi e problemi di attuazione e adottare misure tempestive per affrontarli;

    15) nonostante la revisione del Piano, restano infatti allarmanti i dati sullo stato attuale di avanzamento del PNRR: Come rilevato dall'ufficio parlamentare di bilancio nella sua analisi dello scorso dicembre, nel 2023 sono stati spesi appena 2,5 miliardi di Fondi PNRR, pari a circa il 7,4 per cento del previsto. Inoltre, il 75 per cento dei progetti esecutivi risulta in ritardo, con le fasi di progettazione e assegnazione considerate le più critiche. In particolare, la relazione dell'Upb riscontra ritardi nella fase di assegnazione degli appalti soprattutto nel Mezzogiorno;

    16) carenti sarebbero poi, sempre secondo la relazione dell'Upb, sia dal punto di vista della esaustività sia della tempestività, i dati presenti nella piattaforma Regis, considerati altresì poco coerenti sia internamente (tra le varie sezioni della piattaforma) che esternamente (confrontando ad esempio le informazioni contenute in altre banche dati);

    17) un altro elemento critico che emerge dall'analisi dell'Upb riguarda il fatto che i dati sulla spesa del PNRR risulterebbero «trainati» da quei progetti che non prevedono la realizzazione di opere da parte dei soggetti pubblici, in particolare di quelle misure che riguardano incentivi ai privati: 8,7 miliardi di euro sarebbero stati spesi, ad esempio, per interventi legati a Ecobonus e Sismabonus;

    18) va ricordato che la riduzione delle disuguaglianze territoriali è un elemento essenziale del Next Generation EU (NGEU) e quindi dei piani nazionali. A riguardo, il Dipartimento per le politiche di coesione deve verificare il rispetto dell'obiettivo di allocazione del 40 per cento nel Mezzogiorno attraverso apposite relazioni periodiche ma, nonostante le previsioni di legge, l'ultima Relazione disponibile risale a settembre 2022, con dati al giugno dello stesso anno;

    19) quello che emerge con chiarezza dai dati a fine 2022 è che la percentuale di allocazione delle risorse nel Mezzogiorno è molto diversa fra Ministeri, ed è particolarmente bassa per il Ministero delle imprese e del made in Italy (24,6 per cento), oltre che per il turismo. La grande rilevanza quantitativa della Misura Transizione 4.0, per quale non sono stati previsti dall'allora MISE vincoli di destinazione territoriale, pone il rischio che lo sviluppo industriale italiano si polarizzi ancora di più. Inoltre, se non si rafforza di molto la capacità produttiva al Sud, l'impatto di lungo termine del PNRR sarà molto minore, perché la domanda aggiuntiva si indirizzerà principalmente ad importazioni e non stimolerà la produzione locale;

    20) la garanzia dell'allocazione del 40 per cento è divenuta poi più incerta e preoccupante alla luce della revisione del PNRR, e di quanto previsto nel più recente decreto-legge n. 19 del 2024. Le analisi disponibili (fonte Svimez) mostrano infatti che senza dubbio la revisione renderà più difficile raggiungere l'obiettivo del 40 per cento: la quota nel Mezzogiorno degli investimenti esclusi dal Piano era significativa e maggiore della media (intorno al 52 per cento);

    21) nonostante infatti il citato vincolo di destinazione di almeno il 40 per cento delle risorse complessive a favore dei territori del Mezzogiorno previsto dal PNRR – che si aggiunge alle soglie del 37 per cento delle risorse per interventi per la transizione ecologica e del 25 per cento per la transizione digitale preoccupano inoltre i divari fra i territori a livello di macroaree e fra le regioni del Mezzogiorno che continuano a sussistere, mettendo in dubbio uno dei pilastri del Piano, la coesione territoriale;

    22) tale elemento è peraltro confermato anche dall'Upb, secondo il quale il comparto comunale risulta tra quelli con la maggior percentuale di avvio dei progetti (101 mila sono i soggetti attuatori), ma integra anche uno di quelli che presenta le maggiori fragilità. La quantità di passaggi burocratici a cui è necessario adempiere e la complessità della documentazione da fornire fa sì infatti che gli enti locali meno efficienti siano scoraggiati anche solo dal presentare le domande di finanziamento, con la conseguenza che rischiano di essere esclusi dai Fondi proprio quei territori che ne avrebbero più bisogno;

    23) per quanto attiene lo specifico profilo programmatico dell'utilizzo delle risorse del PNRR, così come rivisto dal Governo nei documenti di programmazione che si sono succeduti, la stessa Corte dei conti, nella Relazione sullo stato di attuazione del PNRR (marzo 2023), ha evidenziato come, rispetto alla programmazione iniziale, è stata prevista una traslazione in avanti delle spese originariamente assegnate al triennio 2020-2022, per oltre 20 miliardi complessivi, con il picco di spesa previsto nel biennio 2024-2025, e valori annuali che supereranno i 45 miliardi;

    24) se da un lato questo slittamento consente all'Italia di guadagnare tempo per completare gli affidamenti e realizzare i lavori, dall'altro non incide minimamente sulle ragioni dei ritardi finora accumulati. Se non si interviene sulle capacità burocratiche e amministrative degli enti locali, il rischio è comunque quello di arrivare al 2026 con una situazione estremamente critica;

    25) inoltre, nel Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica (maggio 2023), la Corte dei conti, sulla base dei dati relativi all'avanzamento del Piano, ha analizzato l'ulteriore rivisitazione della pianificazione finanziaria con l'intensificazione della spesa nel biennio 2021 e 2022, rispettivamente per 1,6 e 2,7 miliardi, dovuta sostanzialmente al maggiore tiraggio dell'Ecobonus e Sismabonus e dei crediti d'imposta del Piano Transizione 4.0. Il Rapporto prevede un rallentamento della spesa nel 2023 e nel 2024 dovuto alla riduzione dell'impatto dei crediti d'imposta Transizione 4.0, il cui effetto è stato anticipato nei precedenti esercizi. Resta confermato che il picco di avanzamento finanziario annuale dovrà essere conseguito nel 2024 e 2025, con valori pari, rispettivamente, a poco meno di 44 miliardi e 48,8 miliardi;

    26) nella Deliberazione 29 febbraio 2024, n. 59/2024/G, sullo «Stato di attuazione degli interventi PNRR e PNC oggetto di controllo nel corso del 2023 da parte della sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato» la Corte dei conti ha evidenziato il permanere di uno scostamento fra spesa attesa e spesa sostenuta nonché come «lo iato fra adempimenti procedurali e spesa effettiva» resti ancora molto significativo;

    27) le istruttorie svolte dalla Corte dei conti hanno avuto ad oggetto 50 investimenti e 1 riforma di PNRR, oltre a 6 iniziative previste dal PNC; l'attività ha riguardato, in aggiunta alle misure previste nella programmazione per i controlli del 2023, anche 27 iniziative esaminate nel corso del 2022, allo scopo di monitorarne ulteriormente l'avanzamento finanziario, fisico e procedurale rispetto alle evidenze già riscontrate, nonché riguardo ai relativi Milestone e Target;

    28) l'organo di controllo ha rilevato altresì che con la revisione del piano l'indirizzo governativo sembra quella di ridurre il coinvolgimento dei comuni, non considerando che il loro ruolo rimane comunque centrale nella realizzazione degli obiettivi e che pertanto resta quindi cruciale che si implementino altri interventi per integrare, nelle amministrazioni comunali, le competenze tecniche necessarie a sostenere i processi amministrativi e burocratici richiesti;

    29) non meno preoccupanti sono poi i dati relativi al rispetto dei meccanismi di tutela previsti per alcune categorie di beneficiari del PNRR: secondo il rapporto del think tank Period, pubblicato in occasione dell'8 marzo 2024, il 65,5 per cento dei bandi del PNRR ha derogato ai meccanismi di tutela pensati per favorire l'inclusione di donne, giovani e persone con disabilità. Nello specifico, nel 2,7 per cento dei casi si tratta di una deroga parziale (viene derogata la quota femminile o la quota giovanile o entrambe), mentre nel restante 62,8 per cento dei casi si parla di una deroga totale. Se si considerano le deroghe totali, la missione con la maggior percentuale di bandi derogati totalmente è la missione 1 (digitalizzazione e innovazione) con il 69,4 per cento, seguita dalla missione 2 (rivoluzione verde e transizione ecologica) con il 69,2 per cento;

    30) dall'analisi dei dati emerge pertanto un'assenza di trasversalità delle misure premiali e delle quote, confermando perlopiù una concentrazione in ambiti dove è già presente una significativa presenza femminile, come le infrastrutture sociali, la sanità, il turismo, e quote più basse proprio nelle missioni dove sono concentrate metà delle risorse economiche del PNRR, digitalizzazione e rivoluzione verde, con la conseguenza di far venire meno l'obiettivo del Piano di incrementare l'inclusione sociale, stimolando l'occupazione femminile, giovanile e delle persone con disabilità;

    31) la recente approvazione di un ennesimo decreto-legge da parte del Governo per l'attuazione del PNRR, il decreto-legge n. 19 del 2024, lascia in larga parte irrisolte le problematiche fin qui evidenziate. Se da un lato, infatti, il decreto contiene alcune indicazioni sulle risorse stanziate per portare comunque a compimento quei progetti rientranti in misure che sono state del tutto o in parte stralciate dal Piano a seguito della sua revisione, dall'altro, in assenza di un database aggiornato su tutti i progetti che saranno realizzati con i Fondi del Piano, non è possibile allo stato attuale decifrare con esattezza quali di questi progetti saranno portati a termine con altre fonti di finanziamento e quali invece saranno eliminati del tutto; inoltre, il decreto contiene nuove modifiche alla governance del Piano, che vedono un ruolo ancora più centrale della struttura di missione;

    32) per coprire i progetti definanziati e originariamente inclusi nel PNRR, vengono dirottate risorse da altri Fondi, principalmente il Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) e il Piano nazionale complementare (PNC). In particolare, il Fondo complementare è una delle voci principali a cui il Governo ha scelto di attingere per finanziare i progetti rimossi dal Piano: per coprire i costi delle nuove misure vengono infatti tagliati 3,8 miliardi di investimenti del PNC, solo in parte compensati da un rifinanziamento che però arriverà in gran parte dal 2026;

    33) un primo fondamentale ambito di intervento è il PNC al PNRR: in particolare, il nuovo decreto interessa ben 23 dei 30 interventi previsti dal Piano e investe risorse per 3,8 miliardi, complessivamente operando una riduzione degli importi del PNC per quasi 1,2 miliardi di euro. Si consideri però che tale operazione non è completa, in quanto si prevedono ulteriori interventi di definanziamento entro l'8 aprile 2024, anche a seguito di un monitoraggio di avanzamenti da effettuare da parte delle competenti amministrazioni e poi ancora dopo la ridefinizione dei cronoprogrammi degli interventi;

    34) molte e articolate sono le misure contenute nel PNC e particolarmente significativi paiono gli interventi operati sul sistema sanitario: è ridotta per 510 milioni di euro la misura relativa agli interventi strutturali sugli ospedali (originariamente 1.450 milioni), nonché le misure relative agli ecosistemi innovativi per la salute e a «salute, ambiente, biodiversità e clima». Sebbene si disponga che per una quota di tali interventi si provvederà con il Fondo Ordinario per l'edilizia sanitaria, tuttavia talune amministrazioni regionali (ad esempio, quella della Puglia) fanno presente, da un lato, di avere già impegnati, per la costruzione di nuovi ospedali, le residue risorse, e di avere appalti in corso per 150 milioni di euro finanziati con le risorse ora non più disponibili del PNC, dall'altro, la circostanza che lo spostamento verso la nuova fonte finanziaria determinerebbe un notevole aggravio procedurale, chiedendo quindi di mantenere per questi interventi modalità semplificate. In sostanza, le modifiche per la sanità destano complessivamente preoccupazione sia per la certezza delle risorse disponibili, sia per la tempistica delle realizzazioni, specie ricordando che l'intera operazione del Next Generation EU nasce anche come reazione alla pandemia COVID-19;

    35) inoltre, lo sviluppo del PNC andrà attentamente monitorato in quanto dovrà «restituire al FSC» le risorse ora prelevate. Se i dati disponibili mostrano un preoccupante complessivo avanzamento del PNC, con un conseguimento molto parziale degli obiettivi, è anche vero che esso co-finanzia (per 11 dei suoi 30 miliardi di euro) interventi PNRR e determina importanti programmi di investimenti pubblici;

    36) non va peraltro trascurato che entrambi i Fondi, sia il PNC sia il FSC, sono utilizzabili con forti limitazioni: il primo, infatti, ha già creato obbligazioni giuridicamente vincolanti non definanziabili, se non rinunciando ad interventi già previsti per un valore equivalente; il secondo, come noto, impone di concentrare l'80 per cento delle 9 misure nelle regioni del Mezzogiorno;

    37) con questa logica di rimodulazione, a rimetterci saranno soprattutto i comuni che pagheranno le spese del dirottamento dei Fondi operato dal Governo per coprire le spese definanziate con la revisione del Piano: tra questi, quelli per investimenti, messa in sicurezza degli edifici ed infrastrutture. L'elenco dei tagli è molto lungo: meno risorse per gli investimenti e la messa in sicurezza di edifici e territori, meno risorse per le ferrovie regionali (-410 milioni), per il rinnovo delle flotte di bus, treni e navi verdi (-60 milioni); meno risorse per il rinnovamento degli ospedali (-500 milioni del Fondo complementare);

    38) con riferimento ai tagli ai Fondi per gli enti locali, altri 730 milioni arriveranno da riduzioni dell'autorizzazione di spesa per il 2026 e 2027 relativa ai contributi ai comuni per investimenti di messa in sicurezza degli edifici e del territorio. E sempre i sindaci dovranno rinunciare ad oltre 1 miliardo complessivo tra 2027 e 2029 a valere su un altro Fondo per investimenti istituto dalla legge di Bilancio per il 2020;

    39) da notare infatti che circa 1,8 miliardi di euro di risorse provengono dal definanziamento di due Fondi che mettevano a disposizione proprio risorse a favore degli enti locali: si tratta del Fondo istituito presso il Ministero dell'interno per investimenti a favore dei comuni (1,06 miliardi) e di quello per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio (734,5 milioni); altri tagli consistenti riguardano 900 milioni derivanti dal Fondo per l'avvio di opere indifferibili, i cui Fondi già assegnati, però, restano a disposizione anche per quei progetti che non rientrano più nel PNRR;

    40) come denunciato anche a livello regionale, tale riprogrammazione, a livello nazionale, su Fondi già ripartiti alle regioni, non tiene conto del diritto, esercitato dalle regioni, alla propria programmazione, già in atto, con una sovrapposizione alla programmazione regionale che presenta problemi di costituzionalità, nel rapporto Stato-regioni, quanto al rispetto delle specifiche competenze;

    41) le coperture dovrebbero essere individuate contestualmente alle spese da finanziare e non con un mero riferimento a Fondi a destinazione indistinta, bensì individuando, sebbene a grandi linee, le specifiche finalizzazioni di spesa da ridurre o sopprimere. Ciò consentirebbe una valutazione contestuale delle priorità di spesa, rendendo possibile al tempo stesso una prima verifica della coerenza del quadro generale di finanza pubblica;

    42) in particolare, desta preoccupazione il fatto che il rifinanziamento previsto sia avvenuto su Fondi che non prevedono scadenze e controlli puntuali, come invece previsto per la spesa dei Fondi del PNRR e che l'assenza di adeguati meccanismi di verifica, così come la mancanza della scadenza tassativa del 2026 prevista dal Piano, esponga al concreto rischio di ritardi nella spesa;

    43) il FSC 2020-2027, per la parte non ancora impegnata, pari a circa 42 miliardi, è soggetto a una programmazione che arriva al 2031 e l'Ammontare maggiore di risorse risulta concentrato nel quadriennio 2027-2030. Andrebbe quindi chiarito quali interventi esclusi dal PNRR si intende differire in modo così considerevole nel tempo;

    44) sempre con riferimento alla dimensione degli enti locali, nell'ottica di preservare la qualità degli interventi, tra gli elementi di criticità del Piano e della sua esecuzione va annoverata anche la capacità amministrativa: con la revisione del Piano, l'intento del Governo, confermato nel nuovo decreto PNRR, sembra infatti quello di ridurre il coinvolgimento dei comuni, nonostante il loro ruolo rimanga comunque centrale nella realizzazione degli obiettivi;

    45) a ciò si aggiunga che, ancora una volta, i comuni, diretti interessati nell'attuazione del PNRR, non sono stati adeguatamente coinvolti nella rimodulazione del Piano, né nelle valutazioni circa l'adozione del nuovo decreto e delle relative coperture finanziarie;

    46) destano dubbi, inoltre, gli effetti in termini di finanza pubblica delle rimodulazioni del Piano operate dal Governo: la revisione del PNRR, infatti, incide contemporaneamente su tre diversi profili, relativi rispettivamente ai Milestones e Targets, alle rate europee di rimborso e alla spesa effettiva per gli interventi; in particolare, restano da quantificare le esigenze di cassa che scaturiranno dalla revisione del profilo temporale delle rate, in particolare dalla riduzione degli importi che dovrebbero essere erogati nel 2024 (quinta e sesta rata);

    47) Critica rimane poi l'attuazione dal punto di vista dell'emanazione dei provvedimenti attuativi: il nuovo decreto PNRR, attualmente all'esame della Camera, rinvia infatti a 26 provvedimenti per rendere pienamente operative le misure previste dal testo, un numero che va ad aggiungersi ai 315 provvedimenti attuativi ancora da varare;

    48) nel complesso, non sembra trascurabile il rischio che la revisione complessiva del PNRR, che inserisce nuove spese nel Piano senza cancellare quelle già previste, ma «esternalizzandole» a carico del bilancio nazionale, generi un cospicuo aumento della spesa, salvo che l'impegno a mantenere la realizzazione delle spese originarie non vada inteso come meramente programmatico e privo di contenuto fattivo;

    49) non può infine sottacersi, come, in un'ottica di messa a terra del PNRR, nonché di continuazione nel reperimento delle risorse da esso derivate, sarebbe stato fondamentale mantenere inalterati quegli strumenti normativi di cui il nostro Paese si è dotato nei Governi Conte I e II, ed in particolare, la legge n. 3 del 2019, che ha predisposto un complesso sistema di contrasto ai fenomeni corruttivi, facendo ottenere il plauso all'Italia da parte del GRECO, il Gruppo di Stati contro la Corruzione in seno al Consiglio d'Europa;

    50) è notorio che la corruzione costituisca ormai una delle principali porte di ingresso della criminalità organizzata, ed in particolare, di quella di stampo mafioso, interessata sempre di più ad insinuarsi nella gestione delle risorse pubbliche e nella economia legale, con un costo per lo Stato di circa 60 miliardi l'anno, determinando, così, perspicue implicazioni economiche e sociali;

    51) da ultimo, un allarme sulle irregolarità che stanno caratterizzando l'attuazione del PNRR è stato lanciato anche dal Procuratore generale della Corte dei conti, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, con riferimento alle frodi e alle indebite percezioni delle risorse da parte dei soggetti attuatori, nonché alla realizzazione di opere senza seguire i progetti, generando così «uno sperpero» dei Fondi assegnati,

impegna il Governo:

   1) a trasmettere tempestivamente alle Camere, in ottemperanza alle scadenze previste, la V Relazione sullo stato di attuazione del PNRR, nel rispetto delle prerogative parlamentari e in ottemperanza all'obbligo espressamente sancito dall'articolo 2, comma 2, lettera e), del citato decreto-legge n. 77 del 2021, nell'ambito della disciplina della governance e dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, accompagnato da un documento ufficiale che fornisca una sistematica comparazione del Piano originario e di quello risultante dal processo di revisione, con misure, importi, target e scadenze;

   2) a garantire, per quanto di competenza, il coinvolgimento pieno e tempestivo del Parlamento nel processo di definizione delle eventuali ulteriori proposte di modifica del PNRR, assicurando di informare e chiarire in modo puntuale alle competenti Commissioni parlamentari quali siano i cambiamenti richiesti nonché le conseguenti previsioni in termini di effetti degli investimenti e di crescita del sistema Paese, così come nella definizione del capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del PNRR, al fine di assicurare la coerenza dello stesso rispetto alla evoluzione dell'economia verso un modello sostenibile;

   3) a garantire altresì l'integrale, tempestivo ed efficiente utilizzo da parte dell'Italia dei Fondi del PNRR, in tempi rispettosi del cronoprogramma con riferimento alle scadenze concordate a livello europeo e di quelle con valenza nazionale, evitando il ricorso ad ulteriori riprogrammazioni temporali nell'utilizzo delle relative risorse che hanno come conseguenza solo quella di uno slittamento in avanti della spesa originariamente prevista, senza incidere in maniera effettiva e significativa sulle cause dei ritardi finora accumulati;

   4) a scongiurare altresì il rischio che con la rimodulazione dei fondi operata dal Governo per coprire progetti definanziati, originariamente inclusi nel PNRR, vengano dirottate risorse dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) e dal Piano nazionale complementare (PNC), con conseguente riduzione di risorse per il finanziamento di altri interventi in settori strategici quali salute, istruzione, diritto allo studio e ricerca, ambiente, biodiversità e clima, compreso l'efficientamento energetico, in assenza peraltro di scadenze, controlli puntuali e adeguati meccanismi di verifica, come invece previsti per la spesa dei fondi del PNRR, a danno soprattutto degli enti locali;

   5) ad assicurare massima priorità, nell'attuazione degli investimenti e degli interventi previsti nel PNRR relativamente al contenimento del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo, al contrasto alla povertà e all'esclusione sociale, all'equità e progressività del sistema fiscale, alla parità generazionale e di genere, all'istruzione, al diritto allo studio e alla ricerca nonché alla funzionalità piena del Servizio sanitario nazionale, in particolare costituendo dei consessi che, per settori e ambiti di competenza, con il coinvolgimento dei competenti organi parlamentari, provvedano alla valutazione e al monitoraggio delle fasi di attuazione del Piano;

   6) in particolare, a non vanificare la grande conquista di aver ottenuto le risorse utili per rafforzare la capacità del Servizio sanitario nazionale (Ssn) assicurando di evitare stasi o rallentamenti procedurali nel percorso volto al rispetto dei previsti milestone e target e per recuperare possibili ritardi accumulati e a vigilare, per quanto di competenza, affinché i progetti in corso di approvazione rispondano alle esigenze di funzionalità delle strutture sanitarie da realizzare, con riferimento ai contingenti di personale richiesti, ai servizi e alle opere infrastrutturali connaturate alle attività che verranno espletate all'interno delle stesse;

   7) a scongiurare la distrazione delle risorse del PNRR a favore del co-finanziamento dell'industria della difesa, in particolare per la produzione di armamenti, considerato che tali fondi rappresentano lo strumento principale di ripresa e rilancio dell'economia del Paese provato dalla recente pandemia;

   8) con specifico riguardo alla revisione del PNC, a rendere una tempestiva informativa alle Camere circa gli ulteriori interventi di definanziamento da definirsi entro l'8 aprile 2024, sì da garantirne un costante e accurato monitoraggio con riguardo agli investimenti pubblici previsti – di per sé negativo sia per l'impatto macroeconomico sia per il miglioramento delle condizioni del Paese per imprese e cittadini;

   9) sempre con riferimento alla dimensione degli enti locali e alla centralità del ruolo da essi ricoperto nella realizzazione degli obiettivi del PNRR, a sostenerne la capacità amministrativa, nonché ad adottare le necessarie misure per rafforzare il coinvolgimento dei comuni nell'attuazione del Piano, anche al fine di un migliore coordinamento nelle progettualità e negli investimenti in corso nel PNRR, assicurando alle amministrazioni comunali le competenze tecniche necessarie a sostenere i processi amministrativi e burocratici richiesti, nel rispetto dell'autonomia programmatoria di regioni e province autonome, in conformità al principio di leale collaborazione;

   10) ad assicurare il rispetto dei meccanismi di tutela previsti per alcune categorie di beneficiari del PNRR, tra cui donne, giovani e persone con disabilità, nonché il raggiungimento di obiettivi trasversali, come l'inclusione sociale e la sostenibilità economica, sociale e ambientale degli interventi, vigilando sul rispetto di tali vincoli da parte dei bandi di gara e stimolando a tal fine l'occupazione femminile, giovanile e delle persone con disabilità;

   11) a pubblicare celermente la Relazione istruttoria sul rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno di almeno il 40 per cento delle risorse territorialmente allocabili, al fine di mantenere l'ambizione di riequilibrio territoriale del PNRR, nonché ad assicurare il rispetto della destinazione minima del 40 per cento dei finanziamenti dei PNRR al Sud ed il vincolo di concentrazione delle risorse nelle regioni del Mezzogiorno previsto dal Fondo di Sviluppo e Coesione, al fine di consentire, nell'ottica dell'obiettivo della coesione territoriale, il pieno superamento delle disuguaglianze e dei divari territoriali a livello di macroaree e fra le regioni del Mezzogiorno che rappresenta proprio uno degli obiettivi più qualificanti del PNRR;

   12) a rendere pienamente accessibili e aggiornate le informazioni relative al monitoraggio degli investimenti sul territorio, sia dal punto di vista della esaustività sia della tempestività, nonché ad assicurare l'effettivo funzionamento del sistema Regis e la coerenza dei dati ivi contenuti, sia internamente, tra le varie sezioni della piattaforma, sia esternamente con informazioni contenute in altre banche dati, evidenziando, anche alla luce della revisione del Piano, quali progetti saranno portati a termine con altre fonti di finanziamento e quali invece saranno eliminati del tutto;

   13) ad adottare iniziative volte a ripristinare e rafforzare, senza indugio e con provvedimenti normativi aventi carattere di urgenza, il controllo concomitante della Corte dei conti sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e sul Piano nazionale complementare;

   14) a porre al centro dell'azione di Governo tutte le ulteriori politiche necessarie alla predisposizione di un adeguato sistema di controlli, prevenzione e trasparenza delle somme di denaro derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonché alla repressione degli eventuali reati conseguenti all'utilizzo irregolare delle ingenti somme relative ai progetti del PNRR, monitorando ed eventualmente modificando le norme dei decreti legge di attuazione del PNRR in vigore per una efficace gestione delle stesse risorse e un maggiore contrasto delle frodi e delle indebite percezioni da parte dei soggetti attuatori.
(6-00097) «Francesco Silvestri, Torto, Alfonso Colucci, D'Orso, Riccardo Ricciardi, Pellegrini, Fenu, Caso, Ilaria Fontana, Iaria, Pavanelli, Barzotti, Quartini, Caramiello, Scutellà, Scerra».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il 7 agosto 2023 il Governo ha trasmesso alla Commissione europea la proposta di revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in applicazione della procedura per la revisione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza delineata dall'articolo 21 del Regolamento (UE) 2021/241, al fine di tenere conto di «circostanze oggettive» ritenute idonee a pregiudicare la realizzazione di alcune riforme o investimenti e per implementare il capitolo del REPowerEU;

    2) lo scorso 4 marzo il Governo ha trasmesso alla Commissione europea una bozza di ulteriore revisione del PNRR, al fine di recepire interamente i contenuti della decisione del Consiglio ECOFIN dell'8 dicembre 2023, con cui è stata approvata la (prima) revisione del PNRR;

    3) l'ottenimento delle risorse del capitolo REPowerEU ha garantito al Paese ulteriori 2,9 miliardi di euro, mentre la revisione e rimodulazione dei traguardi e obiettivi concordati, nonché lo spostamento di alcuni investimenti su fondi nazionali dalle tempistiche tutt'altro che certe, ha visto il definanziamento di importanti interventi PNRR in materia di turismo, cultura, rinnovabili, mobilità sostenibile, tutela del territorio e delle risorse idriche, investimenti nella rete ferroviaria, ricerca e sviluppo, infrastrutture sociali, famiglia, Terzo settore e coesione territoriale;

    4) a distanza di poco più di 1000 giorni dalla conclusione del PNRR gli interventi infrastrutturali e le opere che dovrebbero garantire il conseguimento dei traguardi e obiettivi prefissati del Next Generation EU risultano ferme, se non addirittura non avviati;

    5) sia l'Ufficio parlamentare di bilancio che la Corte dei conti hanno evidenziato come, ad oggi, il Paese sia riuscito a spendere solo il 14 per cento delle risorse finanziarie ricevute, denunciando una crescente e strutturale difficoltà di spesa delle amministrazioni pubbliche e, più in generale, dei soggetti attuatori;

    6) la prospettiva di rafforzamento e messa in sicurezza dell'infrastruttura ferroviaria rimane ancora sostanzialmente disattesa pervia dell'accumulo di ritardi, cancellazioni e rimodulazioni degli interventi e continui spostamenti di risorse dal PNRR a risorse nazionali, effettuati con l'unico scopo di rinviare a data da destinarsi – e quindi immobilizzare – la realizzazione degli interventi: emblematica da questo punto di vista l'ipotesi di stralciare circa 4 miliardi di finanziamento del PNRR previsti per la realizzazione del Terzo Valico ferroviario dei Giovi, uno dei cantieri più importanti e strategici del Paese, che non può essere in alcun modo rinviato;

    7) sempre sul piano infrastrutturale non sono chiare le ragioni per cui si sia optato per definanziare importanti interventi al Sud – come quelli ferroviari previsti in Sicilia e in provincia di Avellino – né si hanno ancora notizie sul raddoppio della linea ferroviaria Roma-Pescara: cancellati i 620 milioni di euro dei fondi PNRR inizialmente stanziati per l'opera, il Governo ha annunciato la volontà di recuperare circa 730 milioni di euro (soprattutto dalle risorse del Fondo di sviluppo e coesione), senza fornire alcun chiarimento circa i tempi di consegna;

    8) il PNRR del luglio 2021 includeva lo sviluppo del sistema europeo di gestione del trasporto ferroviario al fine di dotare 1.400 km di linee ferroviarie del sistema ERTMS (European Rail Traffic Management System), ma anche in questo caso il Governo ha deciso di optare per un definanziamento pari a circa mezzo miliardo di euro;

    9) nell'ultimo anno gli interventi del Governo per l'attuazione del PNRR si sono concentrati soprattutto sull'assunzione di personale e sulla stabilizzazione di quello inizialmente assunto a tempo determinato;

    10) le ulteriori modifiche da ultimo apportate non offrono rassicurazioni circa l'effettiva attuazione del PNRR, che ad oggi risulta interamente demandata a una continua negoziazione che vede il Governo sfruttare a pieno l'imminente tornata elettorale europea,

impegna il Governo:

   1) ad incrementare la capacità di spesa dei soggetti attuatori al fine di scongiurare il rischio di nuove e ulteriori modifiche del PNRR, ovvero – nel peggiore degli scenari – di perdere le risorse ottenute;

   2) ad intervenire in maniera strutturale per riformare la piattaforma ReGiS per risolvere il problema del disallineamento tra i dati inseriti sulla piattaforma e l'effettivo stato di avanzamento del programma di investimenti, al fine di avere uno strumento che possa realmente e in modo efficace monitorare in tempo reale l'effettiva attuazione del Piano;

   3) a garantire integralmente il finanziamento degli interventi in materia di turismo, cultura, rinnovabili, mobilità sostenibile, tutela del territorio e delle risorse idriche, investimenti nella rete ferroviaria, ricerca e sviluppo, infrastrutture sociali, famiglia, Terzo settore e coesione territoriale che sono stati oggetto della rimodulazione;

   4) a garantire la piena implementazione degli interventi infrastrutturali ferroviari e per l'intermodalità, al fine di garantire la sicurezza delle persone, della logistica e del trasporto nella sua funzione fondamentale di volano della crescita del Paese.
(6-00098) «Faraone, Gadda, De Monte, Del Barba, Marattin, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».


   La Camera

impegna il Governo:

   1) ad assumere ogni opportuna iniziativa per assicurare la piena funzionalità della piattaforma ReGIS garantendo la sua tempestiva alimentazione per assicurare che i dati ivi inseriti assicurino la rappresentazione dell'effettivo stato di avanzamento del programma degli investimenti;

   2) a garantire la piena implementazione degli interventi infrastrutturali ferroviari e per l'intermodalità, al fine di garantire la sicurezza delle persone, della logistica e del trasporto nella sua funzione fondamentale di volano della crescita del Paese.
(6-00098)(Testo modificato nel corso della seduta) «Faraone, Gadda, De Monte, Del Barba, Marattin, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è parte del progetto europeo denominato NextGenerationEU (Ngeu), proposto dalla Commissione europea nell'aprile 2020 e approvato nel luglio dello stesso anno per finanziare la ripartenza dell'economia dell'Unione europea;

    2) il PNRR è, in virtù dell'ammontare dei finanziamenti ad esso dedicati e in combinazione con quelli forniti dal PNC (Piano Nazionale Complementare), un'occasione unica per l'Italia dal punto di vista della capacità di spesa e di esecuzione di investimenti strategici per accompagnare il necessario cambiamento strutturale dell'economia italiana al fine di rimediare alla stagnazione della produttività, promuovere un modello di crescita sostenuto e sostenibile e favorire l'aumento del reddito nazionale, che rappresentano condizioni imprescindibili per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche e la competitività del Paese;

    3) il PNRR offre all'Italia la disponibilità di 71,8 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto, e di un massimo di 122,6 miliardi di euro in finanziamenti tramite prestiti del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf);

    4) il Governo italiano ha deciso di utilizzare appieno la propria capacità di finanziamento tramite la Rrf, compreso il contributo aggiuntivo dello strumento RepowerEU, portando il totale degli investimenti del PNRR a 194,4 miliardi di euro, rendendo l'Italia la prima beneficiaria del Ngeu a livello europeo in termini assoluti;

    5) il Governo italiano ha istituito, tramite il decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, il Piano Nazionale Complementare (PNC), il quale ammonta ad un totale di 30,6 miliardi di euro ed ha la funzione di fornire fondi supplementari al completamento di alcuni investimenti previsti dal PNRR, nonché di finanziare ulteriori e diversi investimenti;

    6) il Governo italiano ha approvato e presentato alla Commissione europea il PNRR il 30 aprile 2021} e quest'ultima ha pubblicato, il 22 giugno 2021, il proprio parere positivo al Piano nazionale italiano, e il 13 luglio 2021 il PNRR è stato definitivamente approvato con la Decisione di esecuzione del Consiglio;

    7) l'erogazione dei fondi, prevista in una rata di prefinanziamento e dieci rate semestrali, è soggetta al raggiungimento di determinati obiettivi e traguardi prestabiliti dal PNRR, e il raggiungimento degli stessi viene verificato dalla Commissione europea;

    8) l'Italia ha ad oggi ricevuto parte dei fondi del PNRR per un totale di 102,5 miliardi di euro, di cui 24,9 miliardi relativi al prefinanziamento e 77,6 miliardi divisi tra le prime quattro rate (21,3 miliardi di euro le prime due rate, 18,5 miliardi di euro la terza rata e 16,5 miliardi di euro la quarta rata);

    9) sono noti i ritardi accumulati fino ad oggi sul raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi previsti dal PNRR, nonché sull'attuazione dei progetti finanziati con il PNC;

    10) la terza rata, arrivata solo il 9 ottobre 2023, è passata da 19 miliardi di euro a 18,5 miliardi di euro: i 500 milioni di differenza, relativi all'obiettivo dell'incremento dei posti letto per gli studenti universitari, sono stati spostati sulla quarta rata, passata da 16 a 16,5 miliardi di euro, dato che è stato mancato l'obiettivo di 7.500 posti letto aggiuntivi negli studentati entro la fine del 2022, in quanto molti posti considerati aggiuntivi erano preesistenti. Il target quantitativo è stato trasformato in una milestone qualitativa, ovvero l'avvio delle assegnazioni per completare l'obiettivo di 60 mila letti entro il 2026 da raggiungere entro il 30 giugno 2023;

    11) il 24 novembre 2023 la Commissione europea ha approvato la proposta di modifica del PNRR italiano, la quale prevede 145 misure nuove o modificate e l'inserimento del nuovo capitolo RepowerEU, finanziato con 2,8 miliardi di euro a fondo perduto e che si compone di 5 nuove riforme, 5 investimenti rafforzati di misure già esistenti e 12 nuovi investimenti;

    12) una delle modifiche approvate riguarda il target relativo alla realizzazione entro il 31 dicembre 2025 di nuovi posti per asili nido e scuole per l'infanzia, che passano dagli iniziali 264 mila posti agli attuali 150 mila, nonostante nel 2022 si siano dimesse 45 mila donne lavoratrici dal loro impiego e il 63,6 per cento di queste l'abbiano fatto per conciliare occupazione e cura dei figli;

    13) risulta, inoltre, modificato l'intervento per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico, in particolare per quanto riguarda il fondo destinato alla realizzazione di misure strutturali e non strutturali nei territori più a rischio e che ora sono destinati unicamente alla ricostruzione nei territori dell'Emilia-Romagna, della Toscana e delle Marche colpiti dagli eventi alluvionali del maggio 2023, finanziato con 1,3 miliardi di euro del PNRR;

    14) per quanto riguarda i target in ambito sanitario, le modifiche apportate comportano che le Case di Comunità da realizzare con i fondi europei scendano da 1.450 a 1.038, gli Ospedali di Comunità da 400 a 307 e le Centrali Operative territoriali da 600 a 480;

    15) le modifiche hanno comportato lo stralcio dei fondi per la realizzazione di diverse linee ferroviarie, tra cui si segnalano in particolare le tratte ad Alta Velocità Palermo-Catania e Salerno-Reggio Calabria, dato che nel frattempo, con la legge 30 dicembre 2023, n. 213, si è previsto il finanziamento del progetto per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, il cui costo previsto è pari a 11,6 miliardi di euro complessivi dei quali, nel prossimo triennio, 607 milioni di euro nel 2024, 885 milioni di euro nel 2025 e 1.150 milioni di euro nel 2026;

    16) ulteriori modifiche hanno riguardato il Piano Nazionale Complementare, in particolare con il taglio di circa 700 milioni di euro previsti per la sanità, di cui circa 550 milioni di euro stanziati per il programma «verso un ospedale sicuro e sostenibile» e circa 150 milioni di euro stanziati per il programma «ecosistema innovativo della salute», programmi che il Governo ha previsto di rifinanziare attraverso il fondo per l'edilizia ospedaliera previsto dall'art. 20, comma 1, della legge 11 marzo 1988, n. 67, il quale risulta ad oggi, però, quasi esaurito;

    17) più in generale, come accertato dalla Quarta relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l'Italia ha speso solo il 28 per cento delle risorse da utilizzare entro il 2026, per un totale di circa 46,6 miliardi di euro, confermando la scarsa capacità di spesa del nostro Paese;

    18) rispetto alla stima iniziale, che prevedeva una spesa pari a circa 86 miliardi di euro per la fine del 2023, sono stati spesi poco più della metà dei fondi disponibili secondo la programmazione originaria;

    19) rimangono da spendere circa 151 miliardi di euro entro la metà del 2026, con un ritmo di 60 miliardi di euro l'anno, una capacità di spesa tre volte superiore rispetto a quanto fatto nel 2023, quando si è registrata una spesa complessiva di 21,2 miliardi di euro;

    20) dei 21,2 miliardi di euro spesi nel 2023, quasi il 60 per cento riguardava strumenti automatici di spesa come i crediti d'imposta del superbonus immobiliare o di transizione 5.0, i quali risultano ad oggi quasi completamente esauriti;

    21) dai dati disponibili, risulta che il 29 per cento delle riforme che il Governo considera approvate presentano in realtà ritardi nelle misure di attivazione, in particolar modo quelle che riguardano la pubblica amministrazione, la giustizia e l'istruzione;

    22) nella Quarta relazione non sono presenti dati sul rispetto della quota del 40 per cento delle risorse da destinare al Mezzogiorno e non ci sono informazioni sullo stato di avanzamento degli appalti: non sono presenti dati per stabilire quante risorse non sono state assegnate, quante sono state assegnate ma non bandite, quante sono bandite ma non aggiudicate, quante aggiudicate ma non realizzate;

    23) desta preoccupazione la scarsa capacità di spesa di alcuni ministeri, i cui risultati alla fine del 2023 erano ben al di sotto della capacità di spesa media, in particolare il Ministero del Lavoro (0,6 per cento dei fondi spesi), il Ministero del Turismo (2,8 per cento di fondi spesi), il Ministero dell'Agricoltura (3 per cento di fondi spesi) e il Ministero della Salute (4 per cento di fondi spesi);

    24) il decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, approvato dal Consiglio dei ministri il 26 febbraio 2024, ha previsto il finanziamento dei nuovi interventi inseriti nella versione aggiornata del PNRR per un importo pari a 9,4 miliardi di euro e il rifinanziamento dei progetti usciti dal Piano e non ancora coperti con fondi nazionali per un importo pari a 3,4 miliardi di euro;

    25) lo stesso decreto ha previsto poteri sostitutivi in caso di ritardo da parte dei soggetti attuatori e il recupero dei fondi in caso di mancato conseguimento degli obiettivi finali;

    26) è stata, altresì, prevista la possibilità per i soggetti attuatori di aumentare l'anticipazione del costo dei singoli interventi dal 10 per cento al 30 per cento per i progetti PNRR e inserita una disposizione per consentire che i progetti precedentemente parte del PNRR ma non più coperti dai fondi – in seguito alle modifiche apportate al Piano – possano beneficiare della stessa struttura di quelle ancora incluse, ad esempio per quanto riguarda le procedure semplificate e il reclutamento del personale;

    27) il Piano Transizione 5.0 annunciato nelle scorse settimane, destina 6,3 miliardi di euro, aggiuntivi rispetto ai 6,4 miliardi residui del Piano 4.0 fino al 2025, a favore della transizione digitale e ambientale solamente per il biennio 2024-2025, rendendo estremamente difficile – e limitato – il lavoro di programmazione degli investimenti delle aziende nel medio e lungo periodo;

    28) destano enorme preoccupazione, allo stato attuale, i gravi ritardi già accumulati su progetti che riguardano le priorità trasversali di giovani e donne, sia in linea diretta che indiretta, si registrano notevoli e gravi ritardi. Per quanto riguarda i giovani, l'indicatore di realizzazione al 2024 è di circa il 30 per cento, a fronte di una previsione fissata ad oltre il 60 per cento, mentre per quanto riguarda la parità di genere, sono stati finora realizzati circa il 33 per cento degli interventi sul 70 per cento previsto;

    29) il piano di estensione del tempo pieno scolastico, anche attraverso la costruzione o ristrutturazione delle mense per un totale di circa 1.000 edifici entro il 2026 – la quale ha un impatto diretto sia sulle giovani generazioni che sui tassi di mancata partecipazione femminile al lavoro – sconta già un notevole ritardo;

    30) il piano di finanziamento dei programmi in ricerca e innovazione, realizzati da partenariati allargati ad atenei, centri di ricerca e imprese – il quale prevede tra i target il 40 per cento di ricercatrici a tempo determinato – risulta essere in ritardo;

    31) per quanto riguarda gli interventi volti a rafforzare le condizioni di accesso ai servizi di asilo nido e materno e a sostenere la genitorialità, a garantire efficaci opportunità educative e prevenzione precoce dell'abbandono scolastico, del bullismo e di altri fenomeni di disagio, oppure ancora che mirano a migliorare l'offerta di istruzione e prevenire il fenomeno dell'abbandono scolastico precoce – nell'ambito dei servizi socio-educativi a contrasto della povertà educativa nel Mezzogiorno a sostegno del Terzo Settore – ancora non è stato pubblicato il bando relativo al 2024;

    32) in ultimo, come riportato da ANAC a giugno 2023, il 69 per cento dei bandi finanziati con fondi del PNRR prevede una deroga totale alla clausola che obbliga le imprese che si aggiudicano la gara a occupare almeno il 30 per cento di giovani under 36 e donne, così come previsto dalle linee guida allegato al decreto interministeriale 7 dicembre 2021: ben 51.850 su un totale di 75.109 affidamenti PNRR o PNC censiti nella Banca dati nazionale dei contratti pubblici di ANAC da luglio 2022 al 1° giugno 2023,

impegna il Governo:

   1) ad illustrare gli strumenti che intende adottare per garantire che la capacità di spesa dei soggetti attuatori del PNRR triplichi nel 2024 rispetto al 2023;

   2) a fornire un quadro dettagliato dello stato di avanzamento degli appalti relativi a progetti PNRR, per consentire una mappatura dettagliata, specificando quante risorse non sono state assegnate, quante sono state assegnate ma non bandite, quante sono bandite ma non aggiudicate, quante aggiudicate ma non realizzate;

   3) a implementare un sistema di monitoraggio che fornisca informazioni dettagliate sul cronoprogramma e sul rispetto dei vari target, molti dei quali già in ritardo, afferenti alle priorità trasversali, sia dirette che indirette, riferite ai temi dei giovani e della parità di genere;

   4) a fornire i dati aggiornati circa la quota di bandi di progetti PNRR che attualmente prevedono delle riserve di assunzione in favore di donne e giovani under 36, come previsto dal Piano stesso;

   5) a evidenziare quali provvedimenti intenda adottare per rendere effettiva la clausola che garantisce che almeno un 30 per cento delle assunzioni legate alla aggiudicazione dell'appalto sia destinata a giovani di età inferiore a 36 anni e un altro 30 per cento donne, così come previsto dalle linee guida allegato al decreto interministeriale 7 dicembre 2021;

   6) a fornire informazioni dettagliate sul rispetto della quota del PNRR destinata al Mezzogiorno, quantificata dalla legge nella misura del 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente;

   7) a prevedere, nell'ottica di stimolare la crescita e la competitività del tessuto produttivo nazionale anche durante la fase di transizione digitale ed energetica, di rendere strutturali i meccanismi di incentivazione fiscale previsti dal Piano 4.0 a favore degli investimenti in beni materiali e immateriali, in ricerca e sviluppo e nella formazione dei lavoratori, da parte delle aziende;

   8) a garantire che i progetti fuoriusciti dal Piano e rifinanziati con risorse nazionali non subiscano ulteriori rallentamenti e arrivino a compimento entro e non oltre il 2029, come previsto dal nuovo decreto PNRR, con particolare riferimento a quelli relativi ai nuovi posti per asili nido e scuole per l'infanzia, alle misure contro il dissesto idrogeologico e all'assistenza ospedaliera di prossimità, anche tramite un maggior coinvolgimento dei privati e del terzo settore nel percorso di raggiungimento degli obiettivi;

   9) a dare priorità alla realizzazione delle infrastrutture su ferro nella Regione Sicilia e nella Regione Calabria, con particolare riferimento alle infrastrutture necessarie per realizzare collegamenti ad alta velocità nelle tratte Salerno-Reggio Calabria e Palermo-Messina-Catania, definendo puntualmente i tempi di realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina;

   10) ad aumentare il Fondo per l'edilizia ospedaliera previsto dall'articolo 20, comma 1, della legge 11 marzo 1988, n. 67 per un importo pari a 700 milioni di euro, al fine di rifinanziare gli interventi usciti dal Piano nazionale complementare, con particolare riferimento ai programmi «verso un ospedale sicuro e sostenibile» ed «ecosistema innovativo della salute», precedentemente compresi nel Piano;

   11) ad adottare iniziative di competenza per rifinanziare la realizzazione di misure strutturali e non strutturali contro il dissesto idrogeologico nei territori più a rischio, definanziate in favore della ricostruzione dei territori alluvionati nel maggio 2023, la cui realizzazione è quanto mai indispensabile per prevenire nuovi eventi catastrofici;

   12) per quanto riguarda l'ecobonus e il sismabonus come riformulato nel nuovo capitolo REPowerEU, a migliorare ulteriormente la misura prendendo in considerazione, oltre al reddito familiare, anche la classe energetica dell'edificio, dando priorità a quelli con prestazioni energetiche più basse e prevedendo, con gli opportuni accorgimenti, meccanismi che consentano anche ai soggetti privi di capacità fiscale di beneficiarne;

   13) a garantire il superamento delle criticità archeologiche, geologiche e di natura amministrativa riscontrate in ordine alla realizzazione e rafforzamento dell'alta velocità, scongiurando qualsiasi ritardo o rinvio che possa pregiudicare l'indifferibile esigenza di assicurare al Paese una rete ferroviaria solida, funzionale ed efficiente, a tal fine provvedendo a un piano di manutenzione straordinaria volto a scongiurare i ritardi strutturali registrati soprattutto negli ultimi mesi;

   14) ad approvare un programma di interventi volto a realizzare nuovi impianti di desalinizzazione, potenziando e riattivando quelli esistenti, in modo tale da recuperare il gap con gli altri Paesi europei e mettere al riparo l'Italia dai sempre più prolungati eventi siccitosi che negli ultimi anni si sono tradotti, in numerose zone del Paese, in situazioni strutturali di scarsità idrica;

   15) a perseguire la riduzione della frammentazione degli interventi, nuove e più snelle modalità di supporto anche tecnico per gli enti locali e le stazioni appaltanti e, in generale, a preferire interventi con impatto diretto e misurabile sulla crescita della produttività totale dei fattori.
(6-00099) «Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Carfagna, Castiglione, Enrico Costa, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino».


   La Camera

impegna il Governo:

   1) a fornire un quadro dettagliato dello stato di avanzamento degli appalti relativi a progetti PNRR, per consentire una mappatura dettagliata, specificando quante risorse non sono state assegnate, quante sono state assegnate ma non bandite, quante sono bandite ma non aggiudicate, quante aggiudicate ma non realizzate;

   2) a fornire i dati aggiornati circa la quota di bandi di progetti PNRR che attualmente prevedono delle riserve di assunzione in favore di donne e giovani under 36, come previsto dal Piano stesso;

   3) a fornire informazioni dettagliate sul rispetto della quota del PNRR destinata al Mezzogiorno, quantificata dalla legge nella misura del 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente;

   4) a garantire che i progetti fuoriusciti dal Piano e rifinanziati con risorse nazionali non subiscano ulteriori rallentamenti e arrivino a compimento entro e non oltre il 2029, come previsto dal nuovo decreto PNRR, con particolare riferimento a quelli relativi ai nuovi posti per asili nido e scuole per l'infanzia, alle misure contro il dissesto idrogeologico e all'assistenza ospedaliera di prossimità, anche tramite un maggior coinvolgimento dei privati e del terzo settore nel percorso di raggiungimento degli obiettivi;

   5) ad assumere ogni iniziativa necessaria per assicurare la realizzazione delle infrastrutture ferroviarie ed in particolare di quelle ad alta velocità, nei territori delle regioni Calabria e Sicilia;

   6) ad assumere ogni iniziativa necessaria ad assicurare la realizzazione degli interventi finalizzati alla prevenzione e al contrasto del dissesto idrogeologico con particolare riguardo ai territori caratterizzati da maggior rischio;

   7) per quanto riguarda l'ecobonus e il sismabonus come riformulato nel nuovo capitolo REPowerEU, a migliorare ulteriormente la misura prendendo in considerazione, oltre al reddito familiare, anche la classe energetica dell'edificio, dando priorità a quelli con prestazioni energetiche più basse e prevedendo, con gli opportuni accorgimenti, meccanismi che consentano anche ai soggetti privi di capacità fiscale di beneficiarne;

   8) ad agevolare il superamento delle criticità archeologiche, geologiche e di natura amministrativa riscontrate in ordine alla realizzazione e rafforzamento dell'alta velocità, scongiurando qualsiasi ritardo o rinvio che possa pregiudicare l'indifferibile esigenza di assicurare al Paese una rete ferroviaria solida, funzionale ed efficiente, a tal fine provvedendo a un piano di manutenzione straordinaria volto a scongiurare i ritardi strutturali registrati soprattutto negli ultimi mesi;

   9) ad approvare un programma di interventi volto a realizzare nuovi impianti di desalinizzazione, potenziando e riattivando quelli esistenti, in modo tale da recuperare il gap con gli altri Paesi europei e mettere al riparo l'Italia dai sempre più prolungati eventi siccitosi che negli ultimi anni si sono tradotti, in numerose zone del Paese, in situazioni strutturali di scarsità idrica;

   10) a perseguire la riduzione della frammentazione degli interventi, nuove e più snelle modalità di supporto anche tecnico per gli enti locali e le stazioni appaltanti e, in generale, a preferire interventi con impatto diretto e misurabile sulla crescita della produttività totale dei fattori.
(6-00099)(Testo modificato nel corso della seduta) «Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Carfagna, Castiglione, Enrico Costa, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino».


   La Camera,

   udite le Comunicazioni del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza,

   premesso che:

    1) il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) costituisce il programma di utilizzo delle risorse del Recovery Fund messe a disposizione dall'Unione europea per il finanziamento dell'iniziativa Next Generation UE (NGEU). Il «Recovery and resilience facility – RRF» ha una dotazione di 723,8 miliardi di euro, di cui 338 miliardi di grants (ossia sovvenzioni) e 385 miliardi di loans (ossia prestiti). In tale ambito l'Italia ha ricevuto uno stanziamento pari a 191,5 miliardi, di cui 122,6 miliardi di prestiti e 68,9 miliardi di sovvenzioni;

    2) a seguito del negoziato con la Commissione europea sulle modifiche al PNRR, conclusosi con l'approvazione della decisione dell'8 dicembre 2023 da parte del Consiglio ECOFIN, la dotazione finanziaria complessiva del Piano del nostro Paese è passata dai suddetti 191,5 miliardi di euro a 194,42 miliardi di euro – 122,6 miliardi di prestiti e 71,8 miliardi di sovvenzioni – per un incremento pari a 2,9 miliardi di euro dovuto ai contributi aggiuntivi a fondo perduto (per un totale pari 2,76 miliardi di euro) assegnati all'Italia per l'iniziativa REPowerEU (quel piano ambizioso, parte integrante del PNRR, volto a ridurre la dipendenza dell'Unione europea dai combustibili fossili russi e accelerare la transizione verde) e all'adeguamento della dotazione finanziaria del PNRR connessa alla rivalutazione del PIL (circa 140 milioni di euro);

    3) il nuovo PNRR revisionato con la succitata Decisione del Consiglio UE l'8 dicembre 2023 comprende 66 riforme, sette in più rispetto al piano originario, e 150 investimenti;

    4) è stata inoltre prevista una nuova Missione 7 dedicata al REPowerEU: a Missione 7 contiene cinque nuove riforme e 12 nuovi investimenti volti a conseguire gli obiettivi del piano REPowerEU per rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi prima del 2030. Sono inoltre stati previsti cinque investimenti rafforzati nell'ambito di misure preesistenti;

    5) le modifiche al PNRR dovute a circostanze asseritamente oggettive riguardano 96 misure: 30 misure non sono più parzialmente realizzabili perché l'elevata inflazione ha aumentato i costi inizialmente stimati, 6 misure non sono più parzialmente realizzabili a causa delle interruzioni della catena di approvvigionamento, 7 misure non sono più parzialmente realizzabili a causa dei cambiamenti nella domanda del mercato derivanti da cambiamenti nelle condizioni di mercato, inclusi i costi più elevati che influiscono sulle procedure di appalto; 1 misura non è più parzialmente realizzabile a causa della mancanza di domanda; 43 misure sono state modificate per attuare alternative migliori al fine di raggiungere l'ambizione originaria della misura; 3 misure non sono più realizzabili nei termini specifici previsti nel PNRR originario a causa di nuove circostanze impreviste;

    6) le risorse liberate dalla rimozione o dalla modifica delle misure sono state utilizzate per includere 6 nuove misure: M1C2, Riforma 2.3 (Razionalizzazione e semplificazione degli incentivi alle imprese); M1C1, Investimento 1.10 (Sostegno alla qualificazione e all'E-Procurement); M1C2, Investimento 7 (Sostegno al sistema produttivo per la Transizione Ecologica, Tecnologie Net – Zero e competitività e resilienza delle filiere strategiche); M2C1, Investimento 3.4 (Fondo Rotativo Contratti di Filiera (FCF) a sostegno dei contratti di filiera per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, selvicoltura, floricoltura e vivaismo); M3C, Investimento 1.9 (Collegamenti interregionali); M3C2, Investimento 2.3 (Cold ironing);

    7) l'aumento di 145 milioni di euro derivante dall'aggiornamento del contributo finanziario massimo è utilizzato per implementare l'Investimento 1.7 (Borse di studio per l'accesso all'Università), nell'ambito della Mission 4, componente 1. Con la stessa base giuridica (articolo 18, comma 2, del Reg. 2021/241) è stata inoltre aggiunta la nuova Riforma 1.9.1 – Riforma per accelerare l'attuazione della politica di coesione, nell'ambito della Missione 1 della componente 1;

    8) la citata nuova Missione 7 relativa al REPowerEU comprende 5 nuove riforme e 17 investimenti: cinque investimenti erano già presenti nel PNRR iniziale e sono stati ampliati e ricondotti nella Missione 7. Il capitolo REPowerEU comprende anche misure ampliate che interessano 4 misure nell'ambito delle componenti M1C1, Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA, e M2C2, Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile;

    9) al 31 dicembre l'Italia ha ricevuto dall'Unione europea risorse pari a € 101.930.714.506,00; le spese sostenute sono pari a 45,6 miliardi di euro, che scendono a poco meno di 43 miliardi se si considera che 2,6 miliardi fanno riferimento a misure che sono state stanziate dal nuovo PNRR; nel 2023 sono state spese risorse per 21,1 miliardi di euro;

    10) complessivamente, pertanto, al 31 dicembre l'Italia ha speso il 42 per cento delle risorse ricevute e il 22 per cento del totale del budget del PNRR. Di conseguenza, per completare il Piano, nel triennio 2024-2026 l'Italia dovrà spendere circa 151 miliardi di euro, per una media di 50 miliardi per ciascun anno, più del doppio di quanto fatto finora;

    11) tuttavia, non è dato comprendere in che modo debba realizzarsi il necessario cambio di passo, indispensabile per la compiuta realizzazione del Piano;

    12) peraltro, si protrae il lungo e tortuoso percorso caratterizzato da una totale opacità dei processi decisionali e da un coinvolgimento veramente limitato, per non dire assente, del Parlamento e delle parti sociali;

    13) nonostante le rassicuranti parole della Presidente del Consiglio e quelle del Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il PNRR la quarta relazione al Parlamento suscita particolari preoccupazioni sullo stato di attuazione del PNRR, sulla realizzabilità dei progetti, sull'efficienza dell'impiego delle risorse stanziate;

    14) infatti dalla Relazione si evince come gli investimenti diretti in opere pubbliche siano fermi all'11 per cento del plafond disponibile, su temi come Lavoro, Politiche sociali, Salute le percentuali di spesa oscillano tra lo 0,8 e il 3,7 per cento;

    15) nel dettaglio, la spesa sostenuta è particolarmente bassa: il Ministero della Salute ha speso appena il 3,7 per cento dei 15,6 miliardi disponibili e il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali appena lo 0,8 per cento. Particolarmente preoccupante è dato di fondo che riguarda gli investimenti diretti in opere pubbliche che come detto sono fermi a un preoccupante 11 per cento del plafond disponibile, mentre il grosso della spesa è consistito fin qui nell'erogazione di incentivi automatici;

    16) si rileva, oltretutto, che la Nadef del 2022 conteneva una previsione di spesa per il 2023 pari a oltre 40 miliardi di euro, mentre ne sono stati spesi poco più della metà. Altrettanto preoccupante risulta essere la mancanza di dati relativi all'entità specifica delle risorse spese per ciascuno dei progetti in essere: come è noto, essi riguardano interventi che erano in parte già considerati negli andamenti di finanza pubblica precedenti al PNRR e nelle previsioni di crescita macroeconomica del nostro Paese, a tali progetti sono stati destinati circa 67 miliardi di euro, di cui 15,6 miliardi di euro riferibili al Fondo Sviluppo e Coesione sotto forma di anticipazione della programmazione 2021-2027;

    17) una risposta del tutto insufficiente oltre che inadeguata sembra arrivare dagli ultimi provvedimenti emanati dal Governo i quali avrebbero dovuto affrontare e risolvere il delicato tema della copertura di quegli interventi non più finanziati, totalmente o in parte, dal PNRR a seguito della riformulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dal Consiglio dell'ECOFIN l'8 dicembre 2023;

    18) com'è noto, oggetto di definanziamento sono stati gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni (6 miliardi di euro di cui 2,6 miliardi già spesi); Aree interne – Potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità (725 milioni); promozione impianti innovativi (incluso offshore) (675 milioni); valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni); i progetti di rigenerazione urbana (da 3,3 miliardi a 2 miliardi); i piani urbani integrati (da 2,493 miliardi a 900 milioni); il finanziamento di progetti presentati da giovani ricercatori (da 600 a 210 milioni); i finanziamenti per l'utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate (da 2 a 1 miliardo);

    19) la copertura degli incrementi e delle autorizzazioni di spesa è ottenuta attraverso una lunga serie di tagli, di cui si elencano di seguito gli interventi più significativi:

    a) Fondo Sviluppo e Coesione:

     FSC 2014-2020 (annualità dal 2024 al 2025): – 110 milioni;

     FSC 2021-2027 (annualità dal 2024 al 2027): – 4,908 miliardi;

     FSC 2021-2027 (annualità dal 2028 al 2030): – 1,663 miliardi (solo in termini cassa);

    b) Piano Nazionale Complementare (PNC) al PNRR: – 3,813 miliardi nel triennio 2024-2026;

    c) Riduzione di fondi dei Ministeri: – 1,361 miliardi nel triennio 2026-2028;

    d) Fondo per investimenti a favore dei comuni istituito presso il Ministero dell'interno (articolo 1 comma 44 della legge n. 160 del 2019): – 1,060 miliardi nel triennio 2027-2029;

    e) Fondo per le opere indifferibili: – 900 milioni per il biennio 2025-2026;

    f) Contributi ai comuni per investimenti relativi a opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio (articolo 1 comma 139 della legge n. 145 del 2018): – 734,5 milioni di euro nel biennio 2026-2027;

    g) Investimento «Verso un ospedale sicuro e sostenibile»: – 690 milioni di euro mediante corrispondente versamento all'entrata del bilancio dello Stato delle somme iscritte in conto residui nello stato di previsione del Ministero della Salute;

    h) Contratti di sviluppo relativi ai progetti di sviluppo industriale (articolo 1 comma 253 della legge n. 213 del 2023): – 400 milioni nel biennio 2024-2025;

    20) è inoltre previsto l'utilizzo di 400 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2027 e 2028, delle risorse disponibili nello stato di previsione della spesa del MEF, nell'ambito della missione 29 «Politiche economico-finanziarie e di bilancio e tutela della finanza pubblica», programma 5 «Regolazioni contabili, restituzioni e rimborsi di imposte», unità di voto 1.4;

    21) riguardo al Piano Nazionale Complementare (PNC) occorre segnalare che le risorse sono spalmate fino al 2028 e non fino al 2026, come nella versione precedente. Le risorse spostate negli anni 2027 e 2028 sono pari a 2,335 miliardi di euro (ad esempio gli interventi di messa in sicurezza di ponti, viadotti e tunnel su strade come la A24 e la A25 vengono posticipati al 2027-2028); l'ammontare complessivo del PNC scende a 29,4 miliardi di euro con una riduzione di 1188,51 mln di euro rispetto alle risorse originarie; i tagli si concentrano sostanzialmente sugli investimenti del Ministero della Salute (-677 milioni di euro), sul rinnovo delle flotte di navi verdi (-575,5 milioni di euro), sugli Ecosistemi per l'innovazione al Sud in contesti urbani marginalizzati (-105,75 milioni di euro). È stato invece incrementato di 330 milioni di euro l'investimento relativo allo Sviluppo dell'accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici;

    22) si ribadisce come la copertura degli interventi cancellati o ridimensionati nella nuova versione del PNRR, avvenga con modalità inaccettabili: si utilizzano significative risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, che vengono di fatto sottratte in particolare alle regioni del Sud, con la previsione che possano rientrare con possibili definanziamenti del Piano Complementare al PNRR, si tagliano pesantemente le risorse del Ministero della Salute, non si ripristinano le risorse per la prevenzione del dissesto idrogeologico: in sostanza si confermano scelte politiche regressive del Governo nei confronti del Mezzogiorno, che contribuiranno ad ampliare i divari tra i territori del Paese, compromettendo i diritti fondamentali delle persone come quello alla salute;

    23) l'emergenza pandemica ha esplicitato la necessità di rafforzare la capacità del SSN di fornire servizi adeguati sul territorio, in particolare per affrontare le rilevanti questioni che derivano dall'invecchiamento della popolazione, tenuto conto che una quota significativa e crescente della stessa, pari circa al 40 per cento, è afflitta da malattie croniche;

    24) dalla revisione del PNRR il Governo ha operato un taglio di 510 strutture tra ospedali e case della comunità riducendole da 1350 a 936 le Case della Comunità e da 400 a 304 gli ospedali. Tuttora il rafforzamento del Servizio sanitario nazionale e dei servizi territoriali, anche dopo il taglio derivante dalla revisione, è messo a rischio anche dalla grave carenza di medici di medicina generale, di infermieri e di pediatri;

    25) la missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), relativa alla salute destina risorse al potenziamento della rete di assistenza territoriale, sanitaria e socio-sanitaria attraverso lo sviluppo delle case di comunità, l'assistenza domiciliare integrata (Adi), la telemedicina, nonché attraverso gli ospedali di comunità; in tale contesto è stato emanato il cosiddetto «DM71», recante gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi delle strutture dedicate all'assistenza territoriale e al sistema di prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico, ma la carenza di medici – e, più in generale, di personale sanitario – rischia di impedire l'attuazione effettiva di quanto recato dalla Missione 6 del PNRR;

    26) gli investimenti del PNRR richiederanno un incremento, sia pure progressivo, delle spese per la gestione dei nuovi servizi, così come si dovrebbe procedere alla ulteriore implementazione dei livelli di assistenza, ad esempio inserendo in tale ambito anche la riabilitazione delle persone affette da tumori;

    27) i servizi di psichiatria in Italia presentano da anni numerose criticità, negli anni scorsi si è assistito ad un calo dei dipartimenti, passati da 183 a 141, così come si registrano in calo i posti letto, ridottisi di 400 posti, una percentuale del 10 per cento; così come si assiste ad una carenza del personale che produrrà tra 2 anni la mancanza di mille psichiatri e circa 10 mila tra infermieri e altro personale; le risorse, anch'esse in calo, sono ampiamente sotto la media europea: destiniamo il 2,9 per cento del Fondo sanitario, mentre in sede di Unione europea si indica una percentuale del 10 per cento; contestualmente in corso una riduzione anche degli utenti passati dai 850 mila del 2017 ai 730 mila del 2020, una riduzione non dovuta certo ad una diminuzione delle patologie mentali, anzi, i problemi di salute mentale risultano in crescita costante, e il Covid ha ulteriormente incrementati;

    28) servono interventi per una salute mentale di comunità, ponendo sempre al centro il paziente, per poter dare una risposta rapida, appropriata ed efficace alla complessità dei problemi connessi ai disagi psichici. Una concreta attuazione, su tutto il territorio nazionale, di misure adeguate a garantire a tutte le persone con sintomi di disagio l'effettivo accesso ad un'assistenza sanitaria e socio-sanitaria che tenga conto delle loro specifiche esigenze;

    29) quanto alla non autosufficienza: per l'estrema esiguità delle risorse stanziate, di cui nel biennio 2025-2026 potrà beneficiare una platea estremamente ridotta, che va da 13 mila a 19 mila persone a fronte di 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, di cui almeno un milione assistito da assistenti familiari: occorre investire con un progressivo, certo, strutturale e ben più consistente incremento dei fondi sanitari e sociali per sostenere l'assistenza per milioni di persone non autosufficienti e le loro famiglie;

    30) è necessario destinare risorse adeguate finalizzate alla piena attuazione della Missione 6 del PNRR per garantire l'assistenza territoriale, nonché la spesa di personale dipendente da assumere nelle case e negli ospedali di comunità, da reclutare anche in deroga ai vincoli in materia di spesa di personale previsti dalla legislazione vigente;

    31) nella Missione 5 del PNRR, rubricato «Inclusione e coesione», si prevede il supporto alla partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, il rafforzamento delle politiche attive del lavoro, nonché il sostegno all'inclusione sociale. Eppure, si portano avanti misure discutibili: si fanno saltare le clausole previste per incentivare l'occupazione femminile e giovanile. Come si sa, la consistenza delle risorse destinate al nostro Paese era direttamente proporzionale alla consistenza dei divari da colmare: quelli di genere, tra le generazioni e territoriali, e che caratterizzano l'economia e il mercato del lavoro del nostro Paese a svantaggio della società intera. Più occupazione femminile equivale a più Pil e facilita la natalità;

    32) più occupazione giovanile corrisponde alla costruzione di futuro: peccato che tali vincoli siano stati fatti saltare. Con l'ultimo provvedimento emanato in ordine di tempo si prevede il perfezionare la disciplina preesistente, più volte modificata tra il 2008 e il 2022, della «patente» di conformità aziendale alla normativa in materia di igiene e sicurezza del lavoro, rilasciata dall'ispettorato del lavoro, necessaria all'impresa o al lavoratore autonomo per operare nei cantieri edili. La proposta di valutare la sicurezza e gli incidenti sul lavoro è incongrua se non inutile in quanto la cosiddetta «patente a punti» parte da 30 crediti e consente di operare con una dotazione pari a 15; si prevede un taglio di 20 punti in caso di incidente mortale. Punti che però potranno essere recuperati con un semplice corso di formazione, consentendo così alle imprese di riottenere i requisiti minimi. La decurtazione è di 15 o 10 punti se l'infortunio determina un'inabilità, da 10 a 7 punti per altre violazioni. Non può che trattarsi di una proposta «beffa»: ad esempio, se fosse stata in vigore tale disposizione sulla patente a punti le aziende eventualmente coinvolte nel crollo del cantiere Esselunga avrebbero pagato una sanzione e, partecipando a corsi di formazione, tornare alle loro attività dopo pochi mesi. Pertanto, con tutta evidenza si tratta di una proposta coerente con quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, allorquando al suo insediamento affermò la sua volontà di lasciare le mani libere alle aziende, facendo pagare il caro prezzo in termini di vita quotidianamente a lavoratrici e lavoratori, mentre si sarebbe dovuto intervenire in ben altro modo e con ben altre proposte, per esempio: estendere le tutele del Codice degli appalti pubblici al privato;

    33) di contro, alla richiesta di maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro, il Governo risponde con un aumento degli ispettori, ancora insufficienti, ma in tale contesto tale maggiore dotazione deriva da iniziative partite negli anni scorsi e da altri esecutivi. È necessario intervenire, in particolare, sulla prevenzione, sulla formazione e sulla cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché sui sub appalti;

    34) nell'ambito dei negoziati intrattenuti l'estate scorsa con l'Unione europea il Governo ha scelto 'deliberatamente ed unilateralmente di colpire i fragili ed aumentare le diseguaglianze della società civile, tagliando risorse già destinate ad interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana delle periferie delle grandi metropoli, come il Corviale, Tor Bella Monaca, Santa Maria della Pietà a Roma, ma anche il progetto per la «nuova Scampia» del Comune di Napoli, deludendo le aspettative dei residenti di quei quartieri che nei progetti vedevano il riscatto da una condizione di marginalità e la possibilità di emancipazione dalla criminalità organizzata;

    35) non è stata prevista una modifica da più parti auspicata sul dimensionamento scolastico che non va nella direzione indicata dagli obiettivi del Piano sia in ordine alla riduzione del numero degli studenti per classe sia in termini di riduzione dei divari territoriali: l'effetto concreto comporterà dal prossimo anno scolastico un aumento degli studenti per classe, nelle prime della scuola secondaria superiore fino a 27 e 30 alunni, diversamente abili compresi. Poi, a latere, ci saranno le prime classi del Made in Italy e quelle della sperimentazione della Filiera Tecnologica Professionale che, ad invarianza di organico assegnato ad ogni scuola – soprattutto a quelle che con vibrante orgoglio e inflessibile determinazione, hanno aderito alla sperimentazione – non supereranno i 13/15 alunni per classe;

    36) negli ultimi provvedimenti adottati dal Governo è contenuta anche una stretta sulle rendicontazioni attraverso la previsione di azioni di recupero in caso di mancato o incompleto raggiungimento degli obiettivi: si procederà dunque con l'attivazione del potere sostitutivo che potrebbe colpire le scuole più in difficoltà e rischia di essere un'operazione autoritaria in mancanza di supporto fornito per tempo alle scuole. Se può essere considerata come positiva la valorizzazione del consiglio di orientamento rilasciato dalle istituzioni scolastiche agli alunni della classe terza della scuola secondaria di I grado, la previsione di un decreto del Ministro per l'adozione di un modello unico nazionale da integrare nell'E-portfolio rappresenta una misura del tutto negativa, che limiterà l'autonomia delle istituzioni scolastiche e va nella direzione della standardizzazione dell'orientamento implementando più lo strumento dell'E-portfolio che le inclinazioni degli alunni;

    37) in materia di alloggi e residenze universitarie gli interventi fino ad oggi previsti sono assolutamente insufficienti a dare adeguata risposta alle richieste avanzate dalle studentesse e dagli studenti: a fronte della necessità di una garanzia degli investimenti pubblici in materia di diritto allo studio sempre più marcato appare l'intento di favorire il mercato privato. Si continuano ad incentivare le Università telematiche che continuano a non rispettare gli standard in ricerca e didattica, oltre a non garantire una seria formazione accademica. Di contro le Università statali non sempre riescono a garantire spazi adeguati e solo a titolo di esempio i supervisori di tirocinio per i corsi di Scienze della Formazione primaria non sono sufficienti, nonostante ci sarebbe un importante bisogno di incrementare le maestre e i maestri abilitati. Le tende montate davanti alle facoltà delle principali città italiane hanno acceso i riflettori su uno dei tanti problemi dell'università italiana: la carenza di alloggi per studenti a prezzi accessibili. Al fine di dare risposte alle esigenze di nuove residenze universitarie il Governo ha intrapreso la strada di introdurre forme di semplificazione per il cambio di destinazione d'uso degli immobili, esenzioni da alcune norme urbanistiche, protezioni per i fondi allocati e l'opportunità per l'Agenzia del demanio di selezionare immobili statali inutilizzati anche al di fuori del PNRR, fungendo da stazione appaltante per progetti di alloggi universitari;

    38) le finalità di tali misure, cioè incrementare i posti letto degli alloggi universitari, sono ovviamente condivisibili mentre discutibili appaiono le modalità di realizzazione. Con il «Pacchetto Housing-PNRR» il Governo prevede di avere 60.000 nuovi posti in residenza entro il 31 giugno 2026, un numero totalmente insufficiente se rapportato con l'attuale numero (in crescita) di fuorisede che sfiora i 600.000, andando a coprire, pertanto, meno del 10 per cento del reale fabbisogno di posti letto. Inoltre, da qui al 2026, non sono ancora previste soluzioni concrete per chi attualmente non ha possibilità di entrare in uno studentato. Ci sarebbe bisogno di soluzioni immediate per poter permettere a tutti di svolgere il proprio percorso di studi. Il Pacchetto prevede la possibilità anche per soggetti privati di partecipare alla costruzione/realizzazione/offerta di residenze per studenti. In questo caso gli studentati privati saranno vincolati a destinare solo il 30 per cento dei posti assegnati a studenti nelle graduatorie DSU, mentre il resto dei posti dovrà avere un prezzo inferiore ai canoni di mercato del 15 per cento. Con un recente provvedimento il Governo, al fine di assicurare la realizzazione degli alloggi universitari entro il 30 giugno 2026, ha introdotto misure per semplificare il procedimento di cambio di destinazione d'uso del patrimonio edilizio esistente per realizzare nuovi studentati, intervenendo sulla normativa urbanistico-edilizia, garantendo snellimenti procedimentali e incentivazioni economiche. Ancora una volta si lascia la possibilità ai privati di lucrare sulle vite e sulle necessità degli studenti fuorisede, mentre sarebbe necessaria una gestione degli alloggi universitari totalmente pubblica e realmente efficace. Il cambio di destinazione d'uso degli immobili e la procedura accelerata, nonostante siano delle modalità utili a semplificare l'aspetto burocratico dell'apertura di nuovi studentati, non possono che essere un regalo per le aziende private, ma devono comunque garantire trasparenza e sicurezza nella gestione degli alloggi e sui costi ed in particolare su chi accede;

    39) i medesimi provvedimenti prevedono misure di rafforzamento della capacità amministrativa mediante incremento di dotazioni organiche per diversi Ministeri, ad esclusione del comparto «Istruzione e Ricerca», per il quale si limita a prevedere solo anticipazioni di annualità successive ad invarianza di organico, come nel caso della scuola, o ad ampliare la platea dei precari come per le assunzioni a tempo determinato dei ricercatori nelle università e negli enti pubblici di ricerca;

    40) occorre escludere in modo netto qualunque utilizzo delle risorse del PNRR per investimenti e acquisti in armamenti, e comunque è necessario informare il Parlamento su qualunque decisione attinente tali risorse, in linea con i documenti di indirizzo votati all'unanimità dal Parlamento;

    41) in tema di giustizia, i risultati raggiunti sono del tutto insufficienti e non in linea con l'obiettivo assegnato: sono stati adottati infatti sedici atti attuativi di cui nove per la riforma civile e sette per quella penale e gli indicatori di durata che segnano il rapporto tra processi pendenti e processi definiti, segnalano al 30 giugno 2023 una riduzione rispetto al 2019 del 19,2 per cento nel settore civile e del 29 per cento nel settore penale. Questi dati non sono comunque sufficienti per il raggiungimento degli obiettivi concordati inizialmente con l'Unione europea, che prevedevano entro la fine del corrente anno 2024 la riduzione del 65 per cento dell'arretrato presso i tribunali e del 55 per cento presso le Corti di appello e la riduzione del 90 per cento dell'arretrato sia presso i Tribunali che presso le Corti d'appello entro il 2026 ma risultano non in linea neanche con i target revisionati che prevedono che entro dicembre 2024 venga ridotto del 95 per cento l'arretrato al 31 dicembre 2019 dei Tribunali e delle Corti di appello, mentre entro il giugno 2026 si arrivi alla riduzione del 90 per cento delle cause pendenti al 31 dicembre 2022 e relative ai fascicoli iscritti al 1° gennaio 2017. Appare fondamentale inoltre provvedere alla stabilizzazione dei contratti a tempo determinato del settore e integrare definitivamente nell'organico del Ministero gli addetti dell'ufficio per il processo;

    42) in materia ambientale si segnala che l'ultimo ciclo del semestre europeo è stato avviato il 21 novembre 2023, con la presentazione dell'analisi annuale per la crescita sostenibile 2024, in cui la Commissione europea ha riassunto le dinamiche macro-economiche e le criticità legate all'attuale situazione geopolitica, e come queste possono essere affrontate attraverso le strategie europee adottate e in corso d'attuazione, considerando anche le misure straordinarie del PNRR;

    43) di valenza strategica, integrativa all'analisi annuale per la crescita sostenibile 2024, è la raccomandazione relativa alla garanzia di una transizione equa verso la neutralità climatica adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 7 giugno 2022. Questa raccomandazione ha una valenza trasversale strategica nell'unire gli obiettivi ambientali con la dimensione delle politiche sociali ed economiche dell'Unione europea, all'orizzonte 2030 e oltre. Rappresenta di fatto una guida per gli Stati membri nell'attuare il principio di transizione giusta del Green Deal europeo, in coerenza con il piano d'azione per il pilastro europeo dei diritti sociali, legando e mettendo a sistema diverse iniziative strategiche già avviate dall'Unione europea;

    44) la Commissione europea ha evidenziato i risultati ottenuti dal febbraio 2022 in termini d'indipendenza dalle importazioni di fonti fossili dalla Russia con l'azzeramento dell'import di carbone, 90 per cento in meno di petrolio, 2/3 in meno d'import del gas; con le attuali condizioni del mercato dell'energia favorevoli, la Commissione chiede la fuoriuscita dai sussidi alle fonti fossili e dando atto che 23 Paesi hanno presentato gli aggiornamenti dei PNRR con il programma REPowerEU ne chiede una rapida attuazione. Ciò andrà attuato in coerenza con la prospettiva dei piani nazionali integrati energia e clima (PNIEC), che dovranno essere consegnati nella loro versione finale a giugno 2024;

    45) in proposito la Commissione chiede agli Stati membri di seguire le precedenti raccomandazioni per Paese del pacchetto di primavera del semestre europeo 2023, e annuncia che a dicembre 2023 presenterà raccomandazioni specifiche sui PNIEC per ciascun Paese (Goal 7, Goal 13). Queste misure dovranno essere sostenute integrandosi con il piano industriale net-zero e rafforzando gli investimenti in ricerca e innovazione. Nel contesto, la border carbon tax (Goal 7) sosterrà la parità di condizioni con la concorrenza extra-Unione europea evitando fenomeni di delocalizzazione;

    46) lo sviluppo delle azioni per la decarbonizzazione dovrà essere combinata con gli sforzi per invertire la perdita di risorse naturali, sviluppare pratiche agricole sostenibili, preservare i servizi ecosistemici e adattarsi meglio e più rapidamente a un clima più avverso, in particolare nel settore della resilienza idrica. Inoltre, la Commissione indica che per preservare la stabilità di bilancio e prevenire gli shock finanziari in futuro, è sempre più necessario che gli Stati membri considerino e si preparino all'impatto fiscale di eventi meteorologici eccessivi e altri rischi climatici nella loro pianificazione di bilancio a medio termine. L'attuazione delle misure necessarie al rispetto degli obiettivi in materia ambientale è del tutto inadeguata, e neanche nell'ultimo provvedimento emanato dal Governo c'è traccia di misure realmente efficaci per la realizzazione dei progetti;

    47) ad esempio in materia di mobilità sostenibile il PNRR si mostra del tutto inadeguato: ad esempio si prevede di acquistare 3.400 autobus elettrici, ma avremmo bisogno di almeno 7.000 unità. Riguardo al trasporto rapido di massa sono previsti 38 progetti e il livello di attuazione alla data odierna è poco superiore del 12,50 per cento. Il Piano prevede lo stanziamento di 11 km di nuove linee della metropolitana, ma ne servirebbero almeno 200 per le nostre città metropolitane per soddisfare almeno parzialmente le esigenze di mobilità dei grandi centri. Avremmo inoltre bisogno di 400 km di tranvie, 400 km di filobus e 1000 treni per superare il deficit di offerta di Trasporto Pubblico Locale;

    48) sulla mobilità ciclistica i progetti previsti sono 189 e lo stato di attuazione è del 14 per cento. C'è quindi una preoccupazione forte, che riguarda – a poco più di due anni dalla scadenza prevista – i tempi della realizzazione dei progetti del PNRR;

    49) le linee ferroviarie regionali vengano definanziate per 250 e 160 milioni di euro nel 2024 e 2025, ma rifinanziate in pari misura nel 2027 e 2028. Stesso discorso per i fondi destinati al cold ironing, con i 90 e 80 milioni di euro decurtati dalle previsioni per 2024 e 2025 che torneranno fra tre e quattro anni, e per quelli (5+5 milioni) per ultimo e penultimo miglio ferroviario o stradale;

    50) nel dettaglio, sono eliminati o ridimensionati i finanziamenti all'alta velocità nel Sud per 787 milioni; ridimensionati, con l'eliminazione della Pescara-Roma, le connessioni diagonali per 692,2 milioni; ridimensionato il sistema Ertms, con una riduzione dei finanziamenti per 504 milioni; ridotte per 345 milioni le risorse per il miglioramento delle stazioni ferroviarie del Sud. Per contro, viene aumentata la dotazione finanziaria relativa ai collegamenti di alta velocità nel Nord, portandola a 8.730 milioni di euro (+159,9 mln.). Anche l'ultimo provvedimento emanato in ordine di tempo dal Governo conferma i timori su definanziamento e rimodulazione degli investimenti ferroviari al Sud, materiale rotabile ferroviario, upgrade tecnologico rete e la cancellazione del limite del 2026 per la realizzazione degli investimenti;

    51) l'attuale versione del PNRR, che avrebbe nell'eliminazione del gap di genere uno dei suoi tre assi trasversali, secondo le stime del MEF destina il 79,8 per cento degli investimenti in settori commerciali a maggioranza di lavoratori uomini, e di fatto solo il 6,8 per cento delle risorse contribuirà a colmare il divario di genere nel lungo termine;

    52) in un gioco di matrioske il Governo porta avanti un progetto di ricalibrazione temporale e di risorse del Paese e per il Paese basato, in sostanza, sul fatto che all'entrata in vigore del decreto siano state o meno assunte obbligazioni giuridicamente vincolanti', per alcuni interventi finanziati dal PNC e il definanziamento o il rifinanziamento di altri, senza alcun coinvolgimento delle parti sociali. Tutto questo mentre si azzerano le risorse del fondo di perequazione infrastrutturale, che costituisce la premessa per il riequilibrio tra le diverse aree geografiche del Paese. Il Mezzogiorno continua a pagare il prezzo più alto in termini di desertificazione industriale, produttiva, sociale e demografica;

    53) inoltre nella riscrittura del PNRR, dei 15,9 miliardi di euro definanziati, i Comuni perdono circa 13 miliardi, tra efficienza energetica, rigenerazione urbana, piani urbani integrati e riduzione rischio idrogeologico, con la garanzia, opaca, che queste risorse saranno comunque garantite;

    54) questa riscrittura che si traduce in drastici tagli a finanziamenti e investimenti di importanti voci del PNRR, a cominciare da quelle di carattere sociale e ambientale, sollevano fortissime preoccupazioni e certificano definitivamente il fallimento politico dell'Esecutivo;

    55) a fronte dei suddetti drastici definanziamenti, non danno alcuna garanzia le rassicurazioni del Ministro;

    56) giova qui ricordare che uno dei principali obiettivi del PNRR è quello della riduzione delle disuguaglianze territoriali il cui raggiungimento oggi appare assai incerto, a causa sia dei criteri di riparto delle risorse utilizzati dal Governo Draghi, sia della revisione del Piano;

    57) va anche ricordato che la riduzione delle disuguaglianze territoriali è un elemento essenziale del Next Generation EU (NGEU) e quindi dei piani nazionali. Insieme alla riduzione delle disuguaglianze generazionali e di genere, la riduzione delle disuguaglianze territoriali è uno dei grandi obiettivi trasversali del PNRR italiano;

    58) tuttavia, il PNRR non ha una esplicita dimensione territoriale: in esso mancano sistematicamente i criteri che dovrebbero ispirare l'allocazione geografica delle risorse di ciascuna delle sue misure. Mancano, cioè, indicatori relativi ai livelli di sviluppo delle diverse aree, alla gravità dei problemi occupazionali o di dotazione territoriale di infrastrutture e servizi pubblici rispetto ai quali modulare gli interventi;

    59) gli stessi obiettivi da raggiungere sono quasi sempre declinati come medie nazionali. Il Piano fino ad oggi procede per linee settoriali, e l'unica chiave territoriale del Piano italiano è la norma generale che prevede che almeno il 40 per cento delle risorse territorializzabili siano allocate nelle regioni del Sud, criterio che si applica a tutte le misure del PNRR;

    60) l'effettiva allocazione territoriale delle risorse è stata frutto dei criteri, assai differenti da caso a caso, adoperati dai Ministeri, a partire dal giugno 2021, per la scelta dei progetti da finanziare, e quindi la loro localizzazione;

    61) tocca poi al dipartimento per le politiche di coesione verificare il rispetto dell'obiettivo di allocazione del 40 per cento nel Mezzogiorno attraverso apposite relazioni periodiche;

    62) nonostante le previsioni di legge secondo i dati riportati nell'ultima relazione disponibile risalente al settembre 2022, l'obiettivo della quota Sud (circa 86,9 miliardi di euro di spesa) risulta raggiungibile, ma non necessariamente garantito: quello che piuttosto emerge con chiarezza è che la percentuale di allocazione delle risorse nel Mezzogiorno è molto diversa fra Ministeri, ed è particolarmente bassa per il Ministero delle Imprese e del Made in Italy oltre che per il turismo;

    63) la grande rilevanza quantitativa della Misura Transizione 4.0, per la quale non sono stati previsti dall'allora MISE vincoli di destinazione territoriale, amplifica il rischio che lo sviluppo industriale italiano si polarizzi ancora di più. Inoltre, se non si rafforza la molto capacità produttiva al Sud, l'impatto di lungo termine del PNRR sarà molto minore, perché la domanda aggiuntiva si indirizzerà principalmente ad importazioni e non stimolerà la produzione locale,

impegna il Governo:

   1) ad assegnare priorità assoluta al rafforzamento del Servizio sanitario nazionale e dei servizi territoriali, a garantire in ogni caso la realizzazione delle Case della comunità e degli ospedali previsti dalla Missione 6 del PNRR, al fine di attuare un intervento strutturale essenziale per il Servizio sanitario nazionale, individuando ulteriori finanziamenti e al contempo ad assumere tutte le iniziative necessarie ad affrontare la grave carenza di medici e di infermieri essenziali per un Servizio sanitario pubblico in grado di affrontare le criticità evidenziatesi durante l'emergenza sanitaria;

   2) sulla salute mentale, a prevedere misure adeguate a garantire a tutte le persone con sintomi di disagio l'effettivo accesso ad un'assistenza sanitaria e socio-sanitaria che tenga conto delle loro specifiche esigenze;

   3) a rispettare gli impegni di investimento in materia di formazione, rafforzamento delle politiche attive del lavoro, sostegno all'inclusione sociale; a garantire il rispetto delle clausole volte a incentivare l'occupazione femminile e giovanile; a rivedere la disciplina della «patente» di conformità aziendale alla normativa in materia di igiene e sicurezza del lavoro e a prevedere l'assunzione di un più congruo numero di ispettori del lavoro;

   4) a rivedere l'organizzazione delle competenze quanto alle politiche di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori in termini di gestione unitaria e coordinata, al fine di garantire maggiore incisività ed efficacia ai controlli;

   5) a garantire il pieno rispetto nelle procedure di affidamento degli appalti del PNRR e del Piano nazionale complementare della clausola che obbliga le imprese che si aggiudicano la gara a occupare almeno il 30 per cento di donne e di giovani sotto i 36 anni;

   6) a ripristinare nell'ambito del PNRR le risorse già destinate alla riqualificazione e rigenerazione urbana delle periferie, rifinanziando in particolare: la misura M5C2/2.1 (3,3 miliardi di euro), che prevede interventi per la rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di emarginazione e degrado sociale; la misura M5C2/2.2 (circa 2,5 miliardi) dedicata ai piani urbani integrati, che prevede una progettazione urbanistica partecipata, con l'obiettivo di valorizzare grandi aree urbane degradate, colmando deficit infrastrutturali e di mobilità, nonché la misura M5C3/1.1.1 (circa 725 milioni di euro) relativa al potenziamento dei servizi e delle infrastrutture sociali di comunità nelle aree interne;

   7) ad adottare tutte le iniziative, anche in coordinamento con gli enti territoriali, necessarie a rispettare gli investimenti e gli obiettivi del PNRR in materia di istruzione e servizi educativi;

   8) a individuare nuove risorse al fine di evitare il dimensionamento scolastico che inficia soprattutto le aeree deboli del Paese e a garantire un organico aggiuntivo per ridurre il numero degli alunni per classe;

   9) a garantire trasparenza e sicurezza nella gestione degli alloggi universitari, sugli effettivi costi e sulla platea dei beneficiari;

   10) a garantire il rispetto degli impegni assunti in materia ambientale, l'assegnazione di tutte le risorse attualmente stanziate per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico così in materia di infrastrutture e mobilità sostenibili, da attuare in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, valorizzando la riduzione del gap, infrastrutturale esistente al Sud e nelle Isole;

   11) ad escludere dal sistema incentivante tutti i sussidi ambientalmente dannosi, in particolare i sussidi ai combustibili fossili come da impegni assunti a livello internazionale;

   12) a escludere espressamente che le risorse del REPowerEU sostengano piani di investimento anche promossi e sostenuti da aziende pubbliche quali Enel, Eni, Terna, Snam, che riguardino fonti fossili e che non siano finalizzati alla decarbonizzazione dei sistemi produttivi;

   13) a implementare il finanziamento degli obiettivi volti ad accelerare l'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, favorendo l'autoproduzione e la produzione diffusa, nonché un sensibile snellimento delle relative procedure di autorizzazione;

   14) sempre per quanto concerne il capitolo REPowerEU, a escludere dall'utilizzo delle risorse ad esso destinate il finanziamento di progetti e piani di investimento che riguardino direttamente o indirettamente combustibili fossili al fine di garantire le necessarie risorse per il loro superamento attraverso investimenti nel settore delle fonti rinnovabili e delle energie alternative;

   15) ad aumentare significativamente il livello delle risorse da investire nei settori commerciali a maggioranza di lavoratrici donne, al fine di colmare il divario di genere nel lungo termine;

   16) a stabilizzare il personale a tempo determinato assunto alle dipendenze del Ministero della giustizia e ad individuare e attuare idonei strumenti di stabilizzazione degli addetti all'ufficio del processo;

   17) a escludere qualunque utilizzo delle risorse del PNRR per investimenti e acquisti in armamenti, e informare il Parlamento su qualunque decisione attinente tali risorse.
(6-00100) «Zanella, Grimaldi, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    1) nell'agosto del 2023, il Governo ha presentato alla Commissione europea una prima proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza a cui hanno fatto seguito una serie di continui aggiustamenti nel corso dei negoziati con la Commissione europea che hanno portato, con la Decisione del Consiglio Ecofin dell'8 dicembre 2023, ad un risultato finale distante sia dalla proposta iniziale di revisione sia dal PNRR originario;

    2) allo stato attuale, dopo oltre novanta giorni dalla Decisione del Consiglio Ecofin, il Governo non ha ancora fornito al Parlamento le informazioni dettagliate sulle modifiche apportate al PNRR originario sia sul fronte dei contenuti, a partire dalle singole schede di progetto, sia del quadro finanziario complessivo, con evidenza delle misure finanziate e dei definanziamenti operati;

    3) l'articolo 2, comma 2, lettera e), del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, stabilisce che il Governo è tenuto a riferire alle Camere sullo stato di attuazione del PNRR, trasmettendo semestralmente una Relazione. Tale Relazione, in base alla normativa vigente, deve contenere i prospetti di utilizzo delle risorse del programma NGEU e sui risultati raggiunti, nonché le eventuali misure necessarie per accelerare l'avanzamento dei progetti e per una migliore efficacia degli stessi rispetto agli obiettivi perseguiti. La Relazione deve essere corredata da una nota esplicativa sulla realizzazione dei traguardi e degli obiettivi stabiliti nel periodo di riferimento e da ogni elemento utile a valutare lo stato di avanzamento degli interventi, il loro impatto e l'efficacia rispetto agli obiettivi perseguiti, anche con riferimento alle priorità trasversali;

    4) la legge 29 luglio 2021, n. 108, di conversione del suddetto decreto-legge, ha altresì stabilito specifiche procedure di monitoraggio parlamentare sull'attuazione dei progetti del PNRR e sul rispetto dei termini entro i quali questi devono essere completati, prevedendo la possibilità di formulare osservazioni o valutazioni utili a tal fine;

    5) l'articolo 43 della legge 23 dicembre 2021, n. 238, ha previsto che le Commissioni parlamentari competenti per l'esame del PNRR sono tenute ad esaminare le Relazioni semestrali e a svolgere ogni opportuna attività conoscitiva e svolgere audizioni dei soggetti responsabili ed effettuare sopralluoghi presso i siti in cui sono in corso di realizzazione i progetti del PNRR. Al termine dell'esame di ogni Relazione semestrale, le Commissioni possono adottare «Atti di indirizzo al Governo» per indicare le eventuali criticità riscontrate nell'adozione delle Riforme e nella realizzazione dei progetti;

    6) a seguito dell'insediamento del Governo, le attività di conoscenza e monitoraggio del PNRR previste dalla legislazione vigente sono state puntualmente disattese, fino al punto di rimuovere anche le attività di controllo operate dalla Corte dei conti sullo stato di attuazione del PNRR;

    7) la terza Relazione semestrale sul PNRR, la prima presentata al Parlamento dal Governo in carica, ha iniziato il proprio iter nelle competenti Commissioni ma l'esame non si è mai concluso. Le Commissioni Affari europei e Bilancio che avevano richiesto l'Affare assegnato si sono limitate a svolgere un esiguo numero di audizioni senza mai giungere all'espressione di un Atto di indirizzo;

    8) l'esame della quarta Relazione semestrale, al momento risulta assegnata a tutte le Commissioni per l'espressione dei pareri, ma allo stato attuale non risulta calendarizzato in nessuna Commissione;

    9) le numerose modifiche apportate al PNRR, anche alla luce dell'inserimento del nuovo capitolo RepowerEU, approvate dal Consiglio Ecofin dell'8 dicembre 2023, mai trasmesse al Parlamento nella sua forma dettagliata e definitiva, necessitano di un serio e approfondito esame da parte delle Commissioni al quale il Governo non può nuovamente sottrarsi;

    10) il nuovo PNRR italiano, a seguito della revisione approvata dal Consiglio dell'UE con decisione dell'8 dicembre 2023, prevede ora sette Missioni, con l'inclusione del capitolo REPowerEU, e una dotazione finanziaria di 194,4 miliardi di euro, a fronte dei 191,6 miliardi del Piano originario;

    11) l'incremento delle risorse (2,9 miliardi) è determinato dalla concessione di ulteriori 2,76 miliardi come contributi a fondo perduto (sovvenzioni) per la realizzazione del RePowerEU e dall'aggiornamento del contributo finanziario massimo a fondo perduto pari a 0,14 miliardi;

    12) per finanziare il nuovo capitolo del REPowerEU, dal valore complessivo di quasi 11,2 miliardi di euro, e le ulteriori modifiche apportate al Piano, sono stati sostanzialmente apportati definanziamenti, integrali o parziali, rimodulazioni e riallocazioni delle risorse finanziarie previste dal Piano originario, peraltro con effetti sulle rate con cui saranno erogate le risorse dal 2024 e sulle correlate esigenze di cassa;

    13) per mesi, a partire dal giugno 2023 sino ad oggi, il Governo non ha indicato chiaramente e univocamente la reale portata delle modifiche al PNRR, che in larghissima parte incidevano sui progetti degli enti locali, né, tantomeno, le risorse alternative per finanziare le misure espunte dal PNRR e quelle parzialmente definanziate, limitandosi a prospettare il ricorso ad altre fonti di finanziamento nazionale e alle risorse dei Fondi strutturali e del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027;

    14) ciò ha generato uno stato di incertezza sulla prosecuzione degli investimenti del PNRR su progetti in buona parte avviati, nonché di preoccupazione rispetto allo spostamento di risorse finanziarie destinate ad altre finalità, con particolare riferimento alle politiche per il Mezzogiorno;

    15) a distanza di tre mesi dalla revisione, con il decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), l'Esecutivo si propone oggi di approntare le necessarie risorse finanziarie per dare continuità attuativa alle misure definanziate, che ammonterebbero ad una cifra complessiva inferiore a quella originariamente proposta (15,9 miliardi di euro);

    16) dalla relazione tecnica del provvedimento, tuttavia, risultano definanziamenti del PNRR per l'importo complessivo di 7,43 miliardi di euro a fronte dei 3,44 miliardi di euro appositamente stanziati;

    17) non solo il rifinanziamento risulta parziale, ma nel provvedimento stesso si prevede un monitoraggio sui costi di realizzazione degli interventi e degli investimenti previsti dal Piano Nazionale Complementare (PNC) al fine di apportare ulteriori possibili definanziamenti, nonché sulle iniziative intraprese ai fini del reperimento di fonti di finanziamento diverse da quelle a carico del bilancio nazionale per la copertura integrale dei costi delle misure eliminate dal PNRR;

    18) sul PNC, che prevede interventi non meno importanti di quelli inseriti nel PNRR su settori strategici come sanità, energia e trasporti, sono peraltro già espressamente stabiliti nel provvedimento una serie di definanziamenti;

    19) nel testo del decreto-legge non risultano chiare neppure le modalità di utilizzo del FSC in relazione alla copertura degli interventi definanziati dal PNRR anche al fine del rispetto del vincolo di destinazione dell'80 per cento delle risorse alle aree del Mezzogiorno. La predetta assegnazione delle risorse costituisce il presupposto per la riduzione di quei divari territoriali che alcune riforme volute dall'Esecutivo, prima tra tutte l'autonomia differenziata, rischiano di aggravare;

    20) quanto allo stato di attuazione del PNRR, nella quarta Relazione al Parlamento trasmessa il 26 febbraio scorso, il Governo rivendica, nel confronto con altri Stati membri, il primato italiano nelle richieste di pagamento, che invece non sussiste se si valutano le risorse ricevute in proporzione al totale assegnato sulla base del Piano;

    21) il livello di spesa effettivamente sostenuto finora è ben inferiore alle risorse già trasferite, essendo pari a circa 45,6 miliardi di euro (peraltro includendo anche i circa 2,6 miliardi di euro relativi alle misure spostate a seguito della revisione del Piano) a fronte dei 101,93 miliardi di euro ottenuti dall'Italia al 31 dicembre 2024, corrispondenti a circa il 52,4 per cento del totale del PNRR e comprensivi del prefinanziamento iniziale;

    22) tale scostamento, come rilevato da ultimo dalla Corte dei conti, è destinato a determinare uno slittamento della spesa effettiva negli ultimi anni di adozione del Piano;

    23) la quota maggiore di risorse spese è riferita a crediti d'imposta e all'ecobonus, mentre la realizzazione dei lavori pubblici risulta in grande affanno, essendo ferma al 12,5 per cento del budget, così come il MASE è uno dei ministeri con il maggior volume di spesa, mentre il MIT raggiunge solo il 15 per cento circa delle risorse assegnate;

    24) l'attuazione del PNRR deve essere valutata anche rispetto alla qualità della spesa in base alla capacità di produrre effetti in relazione alla riduzione del gap di genere, al sostegno all'occupazione giovanile e alla riduzione dei divari territoriali;

    25) su misure molto significative l'Esecutivo ha mostrato totale inadeguatezza. Sulla M4C1 – Investimento 1.1 Piano per gli asili nido l'unico dato certo è che, attraverso la revisione del PNRR, è stato ridotto l'obiettivo di creare nuovi posti per i bambini di 114 mila unità mentre «tuttora in corso», come si legge nella IV relazione sullo stato di attuazione, sono i nuovi avvisi e decreti di riparto, attesi dagli enti locali, per continuare ad investire in questo settore;

    26) altrettanto indicativa è la scelta del Governo di ridimensionare nel nuovo PNRR gli obiettivi legati al rafforzamento della sanità territoriale, ossia gli investimenti 1.1 «Case della Comunità» e 1.3 «Ospedali di Comunità» dalla M6C1, con una rimodulazione del numero delle strutture e dei presidi territoriali realizzabili (per le case della comunità da 1.350 a 1038 interventi e per gli ospedali da 400 a 307), a danno di quartieri, periferie e aree interne,

impegna il Governo:

   1) a garantire al Parlamento, nel rispetto della vigente normativa, un approfondito e dettagliato esame del PNRR, come revisionato a seguito della Decisione del Consiglio Ecofin dell'8 dicembre 2023, fornendo tutte le informazioni di dettaglio sulle modifiche apportate sia sul fronte dei contenuti del Piano sia del quadro finanziario complessivo, con evidenza delle singole misure finanziate e dei singoli definanziamenti operati;

   2) a garantire una costante trasmissione al Parlamento di tutte le informazioni necessarie a valutare lo stato di avanzamento del PNRR a livello delle singole schede progetto, al fine di favorire l'esercizio dell'attività di monitoraggio e controllo da parte delle competenti Commissioni parlamentari; a fornire, altresì, al Parlamento una dettagliata rendicontazione in merito agli obiettivi trasversali del PNRR, segnatamente parità di genere, giovani e Mezzogiorno, al fine di verificare il conseguimento degli obiettivi e monitorare lo stato di avanzamento dei singoli interventi a tal fine predisposti; a garantire la tempestiva presenza dei Ministri qualora chiamati in audizione in Parlamento per fornire informazioni e chiarimenti sull'attuazione del PNRR relativamente alle parti di rispettiva competenza;

   3) ad assicurare l'effettivo e integrale rifinanziamento delle misure espunte dal PNRR e di quelle parzialmente definanziate, con particolare riferimento agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni e a quelli per la rigenerazione urbana;

   4) ad utilizzare le risorse del Fondo di sviluppo e coesione a copertura degli interventi del PNRR senza pregiudicarne la natura aggiuntiva e il vincolo di destinazione dell'80 per cento in favore del Mezzogiorno;

   5) a garantire l'attuazione del nuovo PNRR nel pieno rispetto del cronoprogramma.
(6-00101) «Braga, De Luca, Ubaldo Pagano, Guerra, Iacono, Lai, Madia, Mancini, Roggiani».