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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 29 novembre 2023

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Ddl n. 1342 – Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2022-2023

Tempo complessivo: 16 ore e 30 minuti, di cui:

• discussione sulle linee generali: 10 ore e 30 minuti;

• seguito dell'esame: 6 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatori 40 minuti
(complessivamente)
40 minuti
(complessivamente)
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 43 minuti 50 minuti
(con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 7 ore e 37 minuti 3 ore e 30 minuti
Fratelli d'Italia 46 minuti 33 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 49 minuti 37 minuti
Lega – Salvini premier 45 minuti 24 minuti
MoVimento 5 Stelle 47 minuti 30 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 45 minuti 19 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 45 minuti 15 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 45 minuti 15 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 45 minuti 11 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 45 minuti 14 minuti
Misto: 45 minuti 12 minuti
  Minoranze Linguistiche 26 minuti 7 minuti
  +Europa 19 minuti 5 minuti

Pdl n. 1275 e abb. – Disposizioni per l'istituzione del salario minimo

Seguito dell'esame: 8 ore.

Relatore per la maggioranza 20 minuti
Relatore di minoranza 40 minuti
(complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 38 minuti
(con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 32 minuti
Fratelli d'Italia 1 ora e 5 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 45 minuti
Lega – Salvini premier 44 minuti
MoVimento 5 Stelle 38 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 35 minuti
Azione –Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 22 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 22 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 21 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 21 minuti
Misto: 19 minuti
  Minoranze Linguistiche 11 minuti
  +Europa 8 minuti

Pdl n. 823 – Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di illeciti agro-alimentari

Seguito dell'esame: 7 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 5 minuti
(con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 35 minuti
Fratelli d'Italia 54 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 37 minuti
Lega – Salvini premier 36 minuti
MoVimento 5 Stelle 32 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 29 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 18 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 18 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 18 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 17 minuti
Misto: 16 minuti
  Minoranze Linguistiche 9 minuti
  +Europa 7 minuti

Pdl nn. 712 e 722 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021

Seguito dell'esame: 5 ore.

Relatori 40 minuti
(complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 36 minuti
(con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 14 minuti
Fratelli d'Italia 38 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 26 minuti
Lega – Salvini premier 26 minuti
MoVimento 5 Stelle 22 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE 20 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 13 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 13 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) - MAIE 13 minuti
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe 12 minuti
Misto: 11 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti
  +Europa 5 minuti

Pdl n. 893 e abb. – Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione

Seguito dell'esame: 8 ore.

Relatori 40 minuti
(complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 12 minuti
(con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 8 minuti
Fratelli d'Italia 1 ora
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 42 minuti
Lega – Salvini premier 41 minuti
MoVimento 5 Stelle 35 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 32 minuti
Azione –Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 21 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 20 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 20 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 19 minuti
Misto: 18 minuti
  Minoranze Linguistiche 10 minuti
  +Europa 8 minuti

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2023

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 4 ore e 30 minuti.

Governo 45 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 5 minuti
Gruppi 1 ora e 55 minuti
(discussione)
1 ora e 40 minuti
(dichiarazioni di voto)
Fratelli d'Italia 22 minuti 10 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 16 minuti 10 minuti
Lega – Salvini premier 15 minuti 10 minuti
MoVimento 5 Stelle 13 minuti 10 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente – PPE 12 minuti 10 minuti
Azione –Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 8 minuti 10 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 8 minuti 10 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE 7 minuti 10 minuti
Italia Viva – Il Centro – Renew Europe 7 minuti 10 minuti
Misto: 7 minuti 10 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 6 minuti
  +Europa 3 minuti 4 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 29 novembre 2023.

  Albano, Ascani, Bagnai, Baldino, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Deborah Bergamini, Bignami, Bitonci, Boldrini, Braga, Brambilla, Caiata, Calovini, Cappellacci, Carloni, Caroppo, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Cesa, Cirielli, Colosimo, Enrico Costa, Sergio Costa, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Fassino, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gardini, Gava, Gebhard, Gemmato, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Kelany, Lacarra, Leo, Letta, Lollobrigida, Lucaselli, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Onori, Orsini, Osnato, Nazario Pagano, Panizzut, Patriarca, Pellegrini, Pichetto Fratin, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tabacci, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Albano, Ascani, Bagnai, Baldino, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Deborah Bergamini, Bignami, Bitonci, Boldrini, Braga, Brambilla, Caiata, Calovini, Cappellacci, Carloni, Caroppo, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Cesa, Cirielli, Colosimo, Enrico Costa, Sergio Costa, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Faraone, Fassino, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Kelany, Lacarra, Leo, Letta, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Onori, Orsini, Osnato, Nazario Pagano, Panizzut, Patriarca, Pellegrini, Pichetto Fratin, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tabacci, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 28 novembre 2023 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   FABRIZIO ROSSI: «Modifiche agli articoli 299, 300, 301, 302 e 305 del codice di procedura civile in materia di interruzione del processo» (1574);

   MARIANNA RICCIARDI ed altri: «Modifica all'articolo 4 della legge 2 agosto 1999, n. 264, in materia di scorrimento delle graduatorie per l'ammissione ai corsi universitari ad accesso programmato» (1575).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge VARCHI ed altri: «Disposizioni in materia di riconoscimento dell'apnea ostruttiva nel sonno come malattia cronica e invalidante nonché per la diagnosi e la cura di essa» (765) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Patriarca.

  La proposta di legge MARATTIN e RICHETTI: «Soppressione di alcune imposte, tasse e diritti di entità minore» (793) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Bonifazi, Boschi, De Monte, Del Barba, Faraone, Gadda, Giachetti e Gruppioni.

  La proposta di legge PAVANELLI ed altri: «Disposizioni in materia di turismo accessibile e inclusivo» (1463) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Marianna Ricciardi.

  La proposta di legge QUARTINI ed altri: «Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della clownterapia o terapia del sorriso» (1558) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Di Lauro.

Assegnazione di un progetto di legge
a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali)

  MAGI ed altri: «Disciplina della gravidanza per altri solidale nonché modifiche alla legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di requisiti soggettivi per l'accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita» (1221) Parere delle Commissioni I, V, VI, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Assegnazione di una proposta di inchiesta
parlamentare a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, la seguente proposta di inchiesta parlamentare è assegnata, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IX (Trasporti):

  BICCHIELLI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio cibernetico e sull'attuazione delle strategie e delle misure di sicurezza nazionali» (Doc. XXII, n. 30) – Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 28 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Istituto nazionale di alta matematica «Francesco Severi» (INDAM), per l'esercizio 2021, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 153).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 29 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della fondazione Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura (ENPAIA), per l'esercizio 2022, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 154).

  Questi documenti sono stati trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 29 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense, per l'esercizio 2020, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 155).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 29 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Ente nazionale di previdenza ed assistenza della professione infermieristica (ENPAPI), per l'esercizio 2021, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 156).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 29 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Cassa italiana di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti (CIPAG), per l'esercizio 2021, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 157).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 28 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 3, della legge 15 dicembre 1999, n. 482, la relazione concernente l'attuazione degli interventi relativi alla promozione dello sviluppo delle lingue e delle culture, indicate all'articolo 2 della citata legge n. 482 del 1999, diffuse all'estero e alla diffusione all'estero della lingua e della cultura italiane, riferita all'anno 2022 (Doc. LXXX-bis, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) e alla VII Commissione (Cultura).

Annunzio di risoluzioni del Parlamento europeo.

  Il Parlamento europeo, in data 22 novembre 2023, ha trasmesso le seguenti risoluzioni, approvate nelle tornate dal 16 al 19 ottobre e dall'8 al 9 novembre 2023, che sono assegnate, ai sensi dell'articolo 125, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, nonché, per il parere, alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), se non già assegnate alle stesse in sede primaria:

   risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1217/2009 del Consiglio per quanto riguarda la trasformazione della rete d'informazione contabile agricola in una rete d'informazione sulla sostenibilità agricola (Doc. XII, n. 237) – alla XIII Commissione (Agricoltura);

   risoluzione legislativa sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione n. 1313/2013/UE su un meccanismo unionale di protezione civile (Doc. XII n. 238) – alla VIII Commissione (Ambiente);

   risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (CE) n. 1224/2009, (CE) n. 768/2005, (CE) n. 1967/2006 e (CE) n. 1005/2008 del Consiglio e il regolamento (UE) 2016/1139 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i controlli nel settore della pesca (Doc. XII n. 239) – alla XIII Commissione (Agricoltura);

   risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (CE) n. 767/2008, (CE) n. 810/2009 e (UE) 2017/2226 del Parlamento europeo e del Consiglio, i regolamenti (CE) n. 1683/95, (CE) n. 333/2002, (CE) n. 693/2003 e (CE) n. 694/2003 del Consiglio e la Convenzione di applicazione dell'Accordo di Schengen, per quanto riguarda la digitalizzazione della procedura di visto (Doc. XII n. 240) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

   risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1683/95 del Consiglio per quanto riguarda la digitalizzazione della procedura di visto (Doc. XII n. 241) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

   risoluzione concernente la posizione del Consiglio sul progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2024, corredata dell'allegato: Emendamenti al progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2024 (Doc. XII n. 242) – alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);

   risoluzione concernente la posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 3/2023 dell'Unione europea per l'esercizio 2023 – Aggiornamento delle entrate (risorse proprie) e altri adeguamenti tecnici, tra cui l'istituzione e il finanziamento per il 2023 del nuovo strumento per il rafforzamento del settore industriale della difesa e del regolamento europeo sui chip (Doc. XII n. 243) – alla V Commissione (Bilancio);

   risoluzione sulla relazione 2022 della Commissione sul Montenegro (Doc. XII n. 244) – alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea);

   risoluzione sui recenti sviluppi nel dialogo Serbia-Kosovo, tra cui la situazione nei comuni nel nord del Kosovo (Doc. XII n. 245) – alla III Commissione (Affari esteri);

   risoluzione sugli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele, il diritto di Israele di difendersi in linea con il diritto umanitario e internazionale e la situazione umanitaria a Gaza (Doc. XII n. 246) – alla III Commissione (Affari esteri);

   risoluzione sullo Stato di diritto a Malta sei anni dopo l'assassinio di Daphne Caruana Galizia e sulla necessità di proteggere i giornalisti (Doc. XII n. 247) – alla III Commissione (Affari esteri);

   risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante norme armonizzate sull'accesso equo ai dati e sul loro utilizzo (normativa sui dati) (Doc. XII n. 248) – alla IX Commissione (Trasporti);

   risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica taluni regolamenti per quanto concerne l'istituzione e il funzionamento del punto di accesso unico europeo (Doc. XII n. 249) – alla VI Commissione (Finanze);

   risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un punto di accesso unico europeo che fornisce un accesso centralizzato alle informazioni accessibili al pubblico pertinenti per i servizi finanziari, i mercati dei capitali e la sostenibilità (Doc. XII n. 250) – alla VI Commissione (Finanze);

   risoluzione legislativa sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica talune direttive per quanto concerne l'istituzione e il funzionamento del punto di accesso unico europeo (Doc. XII n. 251) – alla VI Commissione (Finanze);

   risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 909/2014 per quanto riguarda la disciplina di regolamento, la prestazione di servizi transfrontalieri, la cooperazione in materia di vigilanza, la prestazione di servizi accessori di tipo bancario e i requisiti per i depositari centrali di titoli di paesi terzi (Doc. XII n. 252) – alla VI Commissione (Finanze);

   risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (UE) 2019/833 che stabilisce le misure di conservazione e di esecuzione da applicare nella zona di regolamentazione dell'Organizzazione della pesca nell'Atlantico nord-occidentale (Doc. XII n. 253) – alla XIII Commissione (Agricoltura);

   risoluzione legislativa sulla proposta di decisione del Consiglio recante modifica della decisione (UE, Euratom) 2020/2053 relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (Doc. XII n. 254) – alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);

   risoluzione legislativa sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo di partenariato per una pesca sostenibile tra l'Unione europea e la Repubblica del Madagascar e del relativo protocollo di attuazione (2023-2027) (Doc. XII n. 255) – alla III Commissione (Affari esteri).

Annunzio di progetti di atti
dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 28 novembre 2023, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (UE) 2016/1011 per quanto riguarda l'ambito di applicazione delle norme per gli indici di riferimento, l'uso nell'Unione di indici di riferimento forniti da un amministratore ubicato in un paese terzo e taluni obblighi di segnalazione (COM(2023) 660 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 29 novembre 2023;

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sulla mobilità delle competenze e dei talenti (COM(2023) 715 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'attività di EURES nel periodo luglio 2020 – giugno 2022 – Presentata a norma dell'articolo 33 del regolamento (UE) 2016/589 (COM(2023) 724 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);

   Allegato della proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che modifica la decisione di esecuzione (UE) (ST 8091/22 INIT; ST 8091/22 ADD 1), del 4 maggio 2022, relativa all'approvazione della valutazione del piano per la ripresa e la resilienza della Bulgaria (COM(2023) 746 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio).

  La Corte dei conti europea, in data 29 novembre 2023, ha comunicato la pubblicazione della relazione annuale specifica su eventuali passività potenziali relative all'esercizio finanziario 2022 derivanti dallo svolgimento, da parte del Comitato di risoluzione unico, del Consiglio o della Commissione, dei compiti loro attribuiti dal regolamento (UE) n. 806/2014, che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla VI Commissione (Finanze), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 28 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha inoltre richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:

   proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2014/62/UE per quanto riguarda taluni obblighi di comunicazione (COM(2023) 582 final);

   proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 1999/2/CE, 2000/14/CE, 2011/24/UE e 2014/53/UE per quanto riguarda determinate prescrizioni in materia di comunicazione nei settori degli alimenti e dei loro ingredienti, dell'emissione acustica ambientale, dei diritti dei pazienti e delle apparecchiature radio (COM(2023) 639 final);

   proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) n. 1379/2013, (UE) n. 167/2013 e (UE) n. 168/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda determinate prescrizioni in materia di comunicazione (COM(2023) 643 final);

   proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prevenzione delle dispersioni di pellet di plastica per ridurre l'inquinamento da microplastiche (COM(2023) 645 final);

   proposta di regolamento del Consiglio che modifica l'allegato II del regolamento (CE) n. 396/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i livelli massimi di residui di tiacloprid in o su determinati prodotti (COM(2023) 739 final).

Trasmissione dall'Autorità garante
per l'infanzia e l'adolescenza.

  L'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, con lettera in data 28 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12, comma 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 luglio 2012, n. 168, il bilancio di previsione della medesima Autorità per l'esercizio 2024, approvato in data 28 novembre 2023, corredato dalla nota illustrativa, nonché il bilancio pluriennale relativo al triennio 2024-2026.

  Questi documenti sono trasmessi alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Richiesta di parere parlamentare
su atti del Governo.

  Il Ministro dell'istruzione e del merito, con lettera in data 28 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, commi 2 e 3, della legge 15 luglio 2022, n. 99, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale recante disposizioni in merito ai criteri e agli standard di organizzazione per la condivisione tra le fondazioni ITS Academy, le istituzioni universitarie e di alta formazione artistica, musicale e coreutica interessate e gli enti di ricerca, delle risorse logistiche, umane, strumentali e finanziarie; ai criteri e alle modalità per i passaggi tra i percorsi formativi degli ITS Academy e i percorsi di laurea a orientamento professionalizzante e viceversa; ai criteri generali per il riconoscimento della validità dei crediti formativi certificati all'esito dei percorsi di quinto e sesto livello del Quadro europeo per le qualificazioni (EQF) ai fini del tirocinio per l'accesso all'esame di Stato per le professioni di agrotecnico, geometra, perito agrario e perito industriale, nonché ai fini del tirocinio da valutare in sede di esame finale per il conseguimento delle lauree abilitanti; alle modalità per rendere trasparente e sostenere, attraverso l'adozione di tabelle nazionali di corrispondenza, il riconoscimento dei crediti certificati acquisiti dai diplomati ITS Academy a conclusione dei percorsi formativi di differente livello, ai fini dell'eventuale prosecuzione degli studi in corsi di laurea e accademici nelle Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (98).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VII Commissione (Cultura), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 29 dicembre 2023. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 14 dicembre 2023.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI BRAGA, RICHETTI ED ALTRI N. 1-00210, MARI ED ALTRI N. 1-00211, SANTILLO ED ALTRI N. 1-00213, RIZZETTO, GIACCONE, TENERINI, ALESSANDRO COLUCCI ED ALTRI N. 1-00215 E MANES ED ALTRI N. 1-00218 CONCERNENTI INIZIATIVE IN MATERIA DI AGGIUDICAZIONE E GESTIONE DEGLI APPALTI, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLA TUTELA DELLE RETRIBUZIONI E ALLA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    1) il tema di una adeguata retribuzione in grado di assicurare un'esistenza libera e dignitosa per il lavoratore e la sua famiglia è oggetto di un acceso dibattito nel nostro Paese e di una netta contrapposizione tra la proposta delle opposizioni, sostenuta da un ampio spettro di forze sociali e da una vasta letteratura, per l'introduzione anche in Italia del salario minimo legale e una aprioristica preclusione delle forze di maggioranza nei confronti di tale strumento giuridico;

    2) conferma di tale contrapposizione è stata offerta, lo scorso 27 luglio 2023, in occasione della discussione generale sulla proposta di legge sul salario minimo, quando il presidente del gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia, evidenziando la disponibilità della sua forza politica e della maggioranza ad un confronto approfondito sul tema – senza avvalersi della forza dei numeri – e, rivendicando la fondatezza di soluzioni alternative, segnalava tra le questioni che hanno un grande impatto sui livelli delle retribuzioni nel nostro Paese anche la circostanza della diffusione della pratica delle gare al massimo ribasso negli appalti pubblici. Una prassi che andava stigmatizzata e per la quale la sua forza politica aveva presentato, in più occasioni, emendamenti volti alla sua cancellazione;

    3) anche nel recente e controverso documento approvato, a maggioranza, dal Cnel «Elementi di riflessione sul salario minimo», in più passaggi si evidenzia una diretta correlazione tra le basse retribuzioni che caratterizzano alcuni ambiti e settori lavorativi e le modalità di assegnazione e gestione degli appalti, prevalentemente pubblici, dove, ad esempio, la contrattazione collettiva non riesce a «garantire trattamenti retributivi adeguati (almeno stando agli indicatori suggeriti dalla direttiva europea, e cioè il 60 per cento del salario lordo mediano e il 50 per cento del salario lordo medio), e come confermato da recenti interventi della magistratura»;

    4) criticità che riguarderebbero anche la diffusione di forme elusive e del sommerso in diversi settori, così come negli appalti di servizio;

    5) e ancora, laddove il suddetto documento indica le proposte indirizzate agli interlocutori istituzionali, tra l'altro, si suggerisce di intervenire per contrastare il fenomeno del lavoro povero con misure ad hoc finalizzate al «sostegno al reddito dei lavoratori e delle famiglie, di contrasto al sommerso, di gestione delle gare pubbliche al massimo ribasso»;

   6) anche alla luce di tali ultimi pronunciamenti sembrano maturate le condizioni politiche per procedere con una proposta normativa finalizzata a limitare la possibilità di ricorrere al criterio di aggiudicazione delle gare con il massimo ribasso per gli appalti della pubblica amministrazione, i cui effetti si ripercuotono sui lavoratori e sui loro salari e per intervenire sull'istituto del subappalto, in coerenza con le indicazioni europee che indicano in questo istituto una possibilità di maggiore partecipazione delle piccole e medie imprese e una modalità di esecuzione di lavori e servizi in termini di maggiore efficienza, specializzazione, intervento da parte dell'aggiudicatario di appalti pubblici;

   7) allo stesso tempo, non possono non tenersi in dovuta considerazione le possibili conseguenze che potranno determinarsi sulla condizione della sicurezza sul lavoro derivanti dalla progressiva applicazione delle misure che hanno ampliato la facoltà di ricorrere tanto al subappalto, a cascata, quanto al criterio del massimo ribasso;

   8) elementi questi che assumono una cruciale rilevanza, in particolare, negli appalti di servizi ad alta intensità di manodopera, dove la competizione rischia di spostarsi sul costo della manodopera stessa (che rappresenta spesso oltre l'80 per cento dell'importo complessivo dell'offerta) con prevedibili effetti sulla tutela delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, se non addirittura del rispetto delle clausole sociali per la stabilità occupazionale;

   9) al fine di assicurare l'effettiva individuazione del miglior rapporto qualità/prezzo, occorrerebbe anzitutto prevedere l'obbligo per le stazioni appaltanti di valorizzare gli elementi qualitativi dell'offerta ed individuare criteri tali da garantire un confronto concorrenziale effettivo sui profili tecnici, nonché reintrodurre un tetto massimo per il punteggio economico. Per i lavori, sarebbe altresì opportuno vietare l'utilizzo di formule per l'attribuzione del punteggio alla componente prezzo che premino in misura maggiore i ribassi elevati;

   10) per di più, in maniera del tutto anticoncorrenziale, l'articolo 50 del nuovo codice degli appalti – confermando le misure introdotte dalla normativa emergenziale – prevede due sole modalità di affidamento sotto soglia: affidamento diretto e procedura negoziata senza bando. Oltre alle possibili ricadute negative in tema di trasparenza, la maggiore criticità connessa a questa impostazione è rappresentata dal fatto che negli affidamenti diretti la valutazione sarà effettuata, di fatto, secondo un criterio del minor prezzo e che, nelle restanti e residuali ipotesi di ricorso a procedure negoziate senza bando, la norma consente alle stazioni appaltanti di ricorrere alternativamente o al criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa o a quello del prezzo più basso, senza alcun obbligo di motivazione circa la scelta. Questo determinerà un forte utilizzo del criterio del prezzo più basso che non consente di valorizzare aspetti quali la qualità del prodotto, dell'innovazione e della sostenibilità ambientale dello stesso;

   11) è stato autorevolmente calcolato che, nel complesso, con il nuovo codice degli appalti, di cui al decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36, che ha reso strutturali gli affidamenti diretti fino a 150 mila euro, la procedura negoziata senza bando invitando cinque imprese fino a 1 milione di euro, e l'invito di dieci imprese fino alla soglia europea di 5,38 milioni di euro, ovvero le soglie derogatorie pensate per la fase emergenziale della pandemia, ben il 98 per cento degli affidamenti nel campo dei lavori pubblici potrà essere negoziato e assegnato senza bando di gara;

   12) in relazione in particolare all'istituto del subappalto, previsto dall'ordinamento europeo e nazionale per favorire la partecipazione delle piccole e medie imprese e per consentire in specifiche circostanze una più efficiente organizzazione del lavoro in relazione all'esecuzione di parti di lavorazioni e servizi ben individuati già dichiarati dall'appaltatore in fase di gara, si ritiene opportuno intervenire sul rischio concreto che il già previsto divieto di ribasso sui costi della manodopera e della sicurezza venga di fatto aggirato, come spesso avviene, ricorrendo a ribassi su altre componenti di prezzo;

   13) appare urgente un'iniziativa normativa che risponda alle segnalazioni e ai rilievi sopra evidenziati,

impegna il Governo:

1) ad adottare, per quanto di competenza, le opportune e tempestive iniziative normative volte prioritariamente a prevedere che:

  a) per l'affidamento dei contratti di importo inferiore alle soglie europee, le stazioni appaltanti procedano all'aggiudicazione dei relativi appalti esclusivamente sulla base del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa;

  b) nell'aggiudicazione degli appalti di lavori, servizi e forniture, il criterio del minor prezzo possa essere utilizzato «esclusivamente» per i servizi e le forniture con caratteristiche standardizzate o le cui condizioni sono definite dal mercato, fatta eccezione per i servizi ad alta intensità di manodopera, introducendo altresì l'obbligo di motivazione in capo alla stazione appaltante in caso di utilizzo del criterio del minor prezzo;

  c) i costi della manodopera e della sicurezza siano sempre scorporati dall'importo assoggettato al ribasso;

  d) a tutela delle imprese, in particolare piccole e medie, che operano in regime di subappalto e dei lavoratori delle stesse, l'affidatario sia obbligato a dichiarare già al momento dell'offerta quali lavorazioni o servizi intenda appaltare, nonché i relativi valori economici, e a corrispondere al subappaltatore l'intero importo relativo alla lavorazione o servizio, così come aggiudicato dalla stazione appaltante senza alcun ribasso su alcuna componente di prezzo e indicandone il relativo importo economico, ribadendo la priorità sui costi della manodopera e della sicurezza ma impedendo che ulteriori ribassi possano indirettamente incidere sull'organizzazione delle prestazioni o sulla tenuta economica della impresa subappaltatrice.
(1-00210) «Braga, Richetti, Orlando, Scotto, Andrea Rossi, Cuperlo, Vaccari, De Maria, Manzi, Girelli, Forattini, Roggiani, Serracchiani, Ghio, Curti, Fossi, Fornaro, Bonafè, Furfaro, Di Biase, Malavasi, Marino, Boldrini, Gribaudo, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli».


   La Camera,

   premesso che:

    1) tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori è prioritario per garantire la qualità e la trasparenza negli appalti delle pubbliche amministrazioni e ridurre il rischio di infiltrazioni criminali. Nel sistema degli appalti è prevista, tra l'altro, la possibilità che le stazioni appaltanti autorizzino il subappalto cosiddetto a cascata, una norma non condivisibile introdotta con le ultime modifiche apportate al codice degli appalti;

    2) in una fase nella quale – a fronte delle enormi risorse derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, dal Fondo complementare, da eventi come le Olimpiadi invernali e il Giubileo – vanno avviate e concluse tutte le opere necessarie alla crescita del Paese e della qualità delle città italiane e alla messa in sicurezza del territorio, questo non deve comportare una riduzione delle tutele dei lavoratori in materia di diritti e tutela della sicurezza e della salute;

    3) è necessario, anzi improrogabile, che le amministrazioni pubbliche, in qualità di stazioni appaltanti, definiscano protocolli, con le parti sociali, per la contrattazione di anticipo, protocolli nei quali, tra l'altro, siano chiaramente indicati limiti nei bandi di gara contro il subappalto a cascata e si qualifichino gli appalti ad aziende strutturate in grado di eseguire, direttamente con i propri dipendenti e mezzi, gli appalti ottenuti;

    4) si devono contrastare i rischi che possono derivare dalla liberalizzazione del subappalto e dall'allungamento della filiera nei cantieri: dalla compressione dei costi e, di conseguenza, dei diritti e delle tutele dei lavoratori all'aumento delle zone grigie, nelle quali si possono evidenziare forme di sfruttamento e il non rispetto dei contratti nazionali, nonché possibili infiltrazioni criminali;

    5) la pratica delle gare al massimo ribasso va esclusa, in quanto sono evidenti le ricadute e l'impatto sulle basse retribuzioni alle quali si assiste nell'ambito degli appalti pubblici;

    6) attualmente il nuovo codice appalti non prevede un limite generale ma lascia spazio alla discrezionalità delle stazioni appaltanti; le amministrazioni procedenti possono, previa adeguata motivazione, indicare nei documenti di gara le prestazioni o le lavorazioni da eseguire esclusivamente a cura dell'aggiudicatario, venendosi così ad introdurre un divieto solo facoltativo, parziale o totale, di ricorso al subappalto tenuto conto: a) delle specifiche caratteristiche dell'appalto; b) qualora sia necessario per rafforzare il controllo nelle attività di cantiere, per condizioni di lavoro e salute o per la prevenzione di rischi di infiltrazione criminale;

    7) in materia di limiti al subappalto e alla possibilità per le stazioni appaltanti di individuare le prestazioni che dovranno essere eseguite a cura dell'aggiudicatario o che non potranno formare oggetto di subappalto, in ragione di specifiche caratteristiche dell'appalto, si vanno consolidando interventi della giustizia amministrativa, come la recente sentenza del tribunale amministrativo regionale del Friuli Venezia Giulia, la n. 187 della sezione I del 27 maggio 2023;

    8) la pubblica amministrazione per acquisire beni, forniture e servizi effettua una valutazione delle esigenze e sceglie le modalità per soddisfare tali esigenze attraverso le procedure previste nel decreto legislativo n. 50 del 2016;

    9) il decreto legislativo n. 50 del 2016 dispone che l'aggiudicazione dei contratti pubblici deve avvenire in un contesto effettivamente trasparente e concorrenziale e la scelta del pubblico contraente deve ricadere sul concorrente che abbia effettivamente presentato l'offerta economicamente più vantaggiosa;

    10) in particolare, il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa è vincolante in caso di «contratti relativi ai servizi sociali e di ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica, nonché ai servizi ad alta intensità di manodopera»;

    11) ai fini della valutazione della congruità dell'offerta con cui si partecipa alla gara d'appalto, l'offerta è considerata anormalmente bassa se la stazione appaltante ha accertato il mancato rispetto degli obblighi in materia ambientale, sociale e del lavoro stabiliti non solo dalla normativa europea e nazionale, ma anche dai contratti collettivi, una norma richiamata dall'articolo 97, comma 5, del decreto legislativo n. 50 del 2016;

    12) con riguardo ai minimi retributivi negli appalti pubblici, la proposta di direttiva europea sul salario minimo prevede che gli Stati membri adottino misure adeguate a garantire che gli operatori economici, nell'esecuzione di appalti pubblici o contratti di concessione, si conformino ai salari stabiliti dai contratti collettivi per il settore pertinente e ai salari minimi legali, laddove esistenti;

    13) dallo stesso documento del Cnel «Elementi di riflessione sul salario minimo in Italia» del 12 ottobre 2023 si evince che le esternalizzazioni e, dunque, il ricorso ad appalti e subappalti dei servizi hanno prodotto una compressione dei costi, scaricando i risparmi dell'impresa appaltante sulle condizioni di lavoro dei dipendenti dell'appaltatore e del subappaltatore, creando un dumping contrattuale nel sistema degli appalti;

    14) la sentenza della Corte costituzionale 26 marzo 2015, n. 51, ha stabilito che, anche se nel tempo sia stata attribuita alla contrattazione collettiva, nel settore privato e poi anche nel settore pubblico, il ruolo di fonte regolatrice nell'attuazione della garanzia costituzionale di cui all'articolo 36 della Costituzione, come riaffermato anche dalla sentenza della Corte di cassazione 2 ottobre 2023, n. 27713, questo non impedisce al legislatore di intervenire a fissare in modo inderogabile la retribuzione sufficiente, attraverso la previsione del salario minimo legale, suggerito dall'Organizzazione internazionale del lavoro come politica per garantire una «giusta retribuzione»,

impegna il Governo:

1) ad assumere, in tempi rapidi, iniziative di carattere normativo finalizzate a:

  a) obbligare le stazioni appaltanti, nel caso di affidamenti di contratti inferiori alle soglie stabilite a livello europeo, ad aggiudicare gli appalti esclusivamente tenendo conto dell'offerta economicamente più vantaggiosa;

  b) escludere il ricorso ad aggiudicazioni al massimo ribasso e in ogni caso a garantire che gli oneri relativi alla sicurezza e agli oneri contrattuali, nonché i costi della manodopera, siano scorporati dalle offerte;

  c) vietare negli appalti pubblici il ricorso a subappalti a cascata, prevedendo contestualmente la priorità nell'affidamento dei contratti di appalto a quelle aziende strutturate in grado di eseguire direttamente, con i propri dipendenti e mezzi, tutte le fasi degli appalti affidati e, con riferimento alle associazioni temporanee di imprese, prevedere il ricorso al subappalto esclusivamente per lavori di complessità rilevante o per eventi non prevedibili;

  d) prevedere comunque, e in ogni caso, che l'affidatario dell'appalto dichiari al momento dell'offerta: le parti di lavorazioni o servizi che saranno eventualmente subappaltati, indicandoli in maniera analitica; il loro onere economico, che sarà integralmente riconosciuto all'impresa subappaltatrice e che non potrà essere soggetto in alcun modo a ribassi, garantendo al contempo i costi di manodopera e della sicurezza dei lavoratori dell'impresa subappaltatrice;

  e) vincolare il trattamento economico di tutti i lavoratori impiegati nell'esecuzione dei lavori, qualsiasi sia la tipologia di contratto della prestazione di lavoro, ai livelli retributivi previsti dai contratti collettivi nazionali, sottoscritti dalle organizzazioni dei lavoratori e di parte datoriale comparativamente più rappresentativi a livello nazionale;

  f) introdurre negli appalti pubblici il trattamento economico minimo orario di 9 euro lordi;

  g) ripristinare la norma della parità di trattamento retributivo per contrastare il dumping contrattuale nel sistema degli appalti dei servizi tra appaltatore e subappaltatore, come evidenziato, da ultimo, anche dal documento del Cnel «Elementi di riflessione sul salario minimo in Italia» del 12 ottobre 2023;

  h) prevedere il potenziamento degli organici e delle professionalità degli enti preposti ai controlli in tema di rispetto delle misure di sicurezza e prevenzione degli infortuni sul lavoro, nonché delle norme contrattuali in materia di garanzia del trattamento economico e del versamento di oneri previdenziali per i lavoratori impegnati in appalti pubblici;

  i) procedere nella qualificazione delle stazioni appaltanti, prevedendo il potenziamento degli uffici tecnici e la riduzione del numero delle stazioni appaltanti dalle attuali circa ventimila a tremila.
(1-00211) «Mari, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Grimaldi, Ghirra, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    1) una retribuzione equa che offra un tenore di vita dignitoso e migliori condizioni di lavoro, nel rispetto delle norme di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, sono un presupposto fondamentale per conseguire una crescita equa, inclusiva e sostenibile;

    2) come evidenziato nella direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 ottobre 2022 relativa a salari minimi adeguati nell'Unione europea, la concorrenza nel mercato interno dovrebbe essere basata su standard sociali elevati, con particolare riferimento al livello di tutela dei lavoratori, alla creazione di posti di lavoro di qualità, nonché all'innovazione e a miglioramenti della produttività che garantiscano nel contempo condizioni di parità;

    3) il contrasto al dumping sociale e alla «povertà lavorativa» e, dunque, l'obiettivo di impedire una concorrenza basata sulle differenti condizioni salariali esistenti nei diversi Stati membri dell'Unione europea deve trovare adeguato riscontro e corrispondenza in una normativa nazionale rigorosa e in un'attenta disciplina lavoristica che non lasci margini alla sostanziale elusione dell'accesso effettivo dei lavoratori alla tutela garantita dalla retribuzione minima prevista nei contratti collettivi;

    4) a tal fine, in linea con il consolidato indirizzo giurisprudenziale, confermato dalla sentenza della Corte costituzionale 26 marzo 2015, n. 51, che rinvia ai trattamenti economici minimi previsti nei contratti collettivi di lavoro firmati da associazioni comparativamente più rappresentative quale parametro esterno di conformità della retribuzione ai requisiti della proporzionalità e della sufficienza (articolo 36 della Costituzione), occorre che sia fissata una soglia salariale minima oraria, nell'ambito della medesima categoria, invalicabile al ribasso da parte della contrattazione collettiva, che consenta di contrastare il fenomeno persistente dei cosiddetti contratti collettivi «poveri», che prevedono retribuzioni quasi prossime alla soglia di povertà;

    5) occorre inoltre individuare ed eliminare forme di exit option, che consentono ai datori di lavoro di avvalersi di prestazioni offerte dai fornitori esterni, sottoposte ad una disciplina diversa e meno protettiva, con il rischio di incentivare il ricorso ad imprese che adottano un più basso costo del lavoro, collocate in settori dotati di più deboli contratti collettivi;

    6) l'appalto rappresenta uno degli strumenti principali mediante i quali si concretizza l'elusione dei meccanismi istituzionali di tutela e regolazione del mercato del lavoro;

    7) i rischi legati al mancato rispetto dei contratti collettivi nell'esecuzione degli appalti o nella catena del subappalto e, dunque, la necessità che le amministrazioni aggiudicatrici o gli enti aggiudicatori adottino misure adeguate, volte a garantire l'applicazione dei salari determinati dai contratti collettivi, è emerso già in sede di approvazione delle direttive appalti 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio;

    8) come evidenziato tuttavia nel documento del Cnel del 12 ottobre 2023, «Elementi di riflessione sul salario minimo», nell'ambito degli appalti pubblici anche la contrattazione collettiva non riesce a garantire trattamenti retributivi adeguati;

    9) l'articolo 11 del decreto legislativo n. 36 del 2023, che codifica il principio dell'applicazione dei contratti collettivi nazionali di settore, prevede infatti che l'operatore economico possa liberamente scegliere il contratto collettivo da applicare, con l'unica condizione che vengano garantite ai dipendenti le stesse tutele indicate dalla stazione appaltante o dall'ente concedente. Tuttavia, tale facoltà ha portato alla prassi diffusa di utilizzare contratti collettivi, come quello multiservizi, di vigilanza e dei servizi fiduciari, dotati di margini di applicazione idonei a consentire il rispetto del predetto limite ma con trattamenti economici molto bassi, tanto da essere ritenuti, dalla giurisprudenza, in contrasto con l'articolo 36 della Costituzione;

    10) inoltre, sebbene il medesimo articolo 11 del codice ponga in capo alle stazioni appaltanti e agli enti concedenti l'obbligo di menzionare il contratto collettivo applicabile al personale dipendente impiegato nell'appalto o nella concessione, le offerte spesso non riportano l'effettivo ammontare del costo della manodopera necessaria per il corretto espletamento del servizio, il cosiddetto «costo reale» (o costo ore lavorate effettive);

    11) numerose sentenze del giudice amministrativo confermano che nella scelta dei criterio di aggiudicazione del minor prezzo, ai sensi dell'articolo 108, comma 3, lettera a), del decreto legislativo n. 36 del 2023, si insinuano prassi che portano facilmente alla violazione delle disposizioni del codice poste a tutela del personale impiegato;

    12) sebbene, in forza del combinato disposto degli articoli 108, comma 9, e 110, comma 5, lettera d), del decreto legislativo n. 36 del 2023 e al fine di non compromettere il diritto dei lavoratori alla retribuzione minima, tutelato dall'articolo 36 della Costituzione, prima dell'aggiudicazione le stazioni appaltanti devono verificare che il costo del personale non sia inferiore ai minimi salariali retributivi, anche nei casi di gara al massimo ribasso, e tanto più nei servizi «ad alta intensità di manodopera», la disciplina normativa vigente non offre adeguate soluzioni nei confronti di comportamenti elusivi di tale obbligo;

    13) la recente modifica del codice dei contratti pubblici non ha risolto le fragilità presenti nella disciplina previgente, con particolare riferimento all'applicazione di taluni istituti e meccanismi di aggiudicazione;

    14) in tema di affidamento dei contratti di importo inferiore alle soglie comunitarie, l'articolo 50 del codice prevede, infatti, un notevole innalzamento delle soglie per l'affidamento diretto e per la procedura negoziata senza bando. Pur tacendo le ricadute pregiudizievoli di tali disposizioni sulla concorrenza e sulla prevenzione delle condotte illecite, nonché i profili di contraddittorietà rispetto al principio espresso nella legge delega di apertura al confronto competitivo fra gli operatori, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese, occorre considerare che l'applicazione del criterio del minor prezzo, previsto in questi casi, oblitera l'esigenza di vagliare il pregio tecnico delle offerte che, per il discrimen di ammissibilità, tendono ad assestarsi sugli standard minimi richiesti dalla lex specialis;

    15) il criterio del prezzo più basso, in cui assume rilievo la sola componente prezzo, dovrebbe essere limitato ai casi in cui la stazione appaltante sia in grado di predeterminare in modo sufficientemente preciso l'oggetto del contratto e quest'ultimo abbia connotati di ordinarietà ed elevata standardizzazione in relazione alla diffusa presenza sul mercato di operatori in grado di offrire in condizioni analoghe il prodotto richiesto;

    16) andrebbe invece rafforzato il sistema di qualificazione delle imprese appaltatrici e subappaltatrici, fissando i requisiti di affidabilità che esse devono possedere in relazione all'integrale rispetto della disciplina lavoristica e della disciplina in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro;

    17) con riferimento all'istituto del subappalto, l'articolo 119 del codice ne prevede la liberalizzazione, con il solo limite del divieto di cessione dell'intera commessa e della «prevalente esecuzione delle lavorazioni relative alla categoria prevalente e dei contratti ad alta intensità di manodopera». Posto che spesso le attività in subappalto coincidono con quelle caratterizzanti l'oggetto dell'appalto, ovvero riguardano le lavorazioni relative alle categorie prevalenti, incluse nell'oggetto sociale del contraente principale, occorre, anche in tali casi, prevedere l'applicazione dei medesimi contratti collettivi nazionali di lavoro al fine di garantire un paritetico trattamento economico e normativo dei lavoratori, nonché gli stessi standard qualitativi e prestazionali del contratto principale;

    18) il medesimo articolo 119 del codice introduce per la prima volta l'istituto del subappalto a cascata, rimettendo alle stazioni appaltanti la possibilità di limitarne l'utilizzo in presenza di circostanze particolari. Occorre, tuttavia, rilevare che la consentita «frammentazione» delle quote oggetto di subappalto potrebbe vieppiù agevolare non solo l'elusione della normativa antimafia, ma anche la normativa a tutela del lavoro. Per evitare tale evenienza è auspicabile che si preveda il divieto generalizzato di ricorso al subappalto a cascata;

    19) al fine di mitigare l'impatto derivante dall'estensione generalizzata dell'istituto del subappalto occorre, inoltre, estendere gli obblighi e i divieti previsti nei rapporti tra contraente principale e subappaltatore (comunicazione preventiva dei nominativi dei subappaltatori, divieto di ribassare i costi della sicurezza e della manodopera, regime della responsabilità solidale, subappalto nei limiti della prevalente esecuzione della prestazione), anche ai rapporti tra subaffidatari e subappaltatori;

    20) con riferimento alla stabilità occupazionale l'articolo 102, al comma 1, lettere a) e b), del codice prevede che le stazioni appaltanti nei bandi richiedano agli operatori economici di garantire, oltre all'applicazione del contratto collettivo nazionale e territoriale di settore, anche «la stabilità occupazionale del personale impiegato», nonché «le pari opportunità generazionali, di genere e di inclusione lavorativa per le persone con disabilità o svantaggiate». Ai sensi del comma 2, l'operatore economico indica nell'offerta le modalità con le quali intende adempiere agli impegni. Anche in questo caso sarebbe necessario un intervento correttivo della disposizione in questione, al fine di evitare il rischio che le stazioni appaltanti procedano a un'applicazione generalizzata e indiscriminata, per qualsiasi tipo di appalto, delle clausole sociali diverse dall'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro;

    21) dal rapporto annuale Inail si evince che nel 2022 sono stati denunciati 703.432 infortuni sul lavoro, circa il 24,6 per cento in più rispetto agli oltre 564 mila del 2021: un aumento dovuto sia ai contagi professionali da COVID-19, ma anche agli infortuni «tradizionali»;

    22) i dati evidenziano – ancora una volta e non tenendo conto di tutto il «sommerso» che coinvolge quasi 3 milioni di lavoratori – la necessità di pianificare efficaci e mirate strategie per abbattere il numero degli infortuni e delle malattie professionali, consolidando la sinergia tra istituzioni, parti sociali, lavoratori e imprese, con l'obiettivo comune di diffondere ulteriormente la cultura della prevenzione, per la crescita sociale ed economica del Paese;

    23) una sinergia che può rendere in termini di maggior tutela per salute e sicurezza nei luoghi di lavoro solo laddove non si lascino margini a regole flessibili o derogatorie, in particolare nell'ambito del sistema degli appalti e dei subappalti;

    24) l'importanza di elaborare procedure di appalto incentrate sulla sicurezza del lavoro è dimostrata dalla circostanza che, nel settore edile, nonostante il considerevole aumento dei cantieri trainati dall'attivazione degli incentivi fiscali, in particolare del superbonus 110 per cento, la presenza di regole stringenti previste dalla normativa di settore, ha consentito, secondo i dati forniti dall'Inail, una drastica riduzione dell'incidenza degli infortuni nel quinquennio 2018-2022, con una variazione di periodo del -16,4 per cento;

    25) il costo globale degli infortuni e delle malattie professionali in Italia è di circa 45 miliardi di euro ovvero circa il 3,5 per cento del prodotto interno lordo;

    26) il tema dell'impatto economico di una gestione non adeguata della sicurezza negli ambienti di lavoro – tra l'altro affrontato in un report del 2019 da parte dell'Agenzia europea per la sicurezza – spiega chiaramente quanto sia impellente l'individuazione di una strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto degli infortuni sul lavoro che coinvolga anche il sistema degli appalti: affidare gli appalti in ragione del minor costo del lavoro è qualcosa di inaccettabile perché quel che si taglia è la qualità del lavoro;

    27) in tema di controlli, inoltre, precise indicazioni sulle criticità del sistema delle ispezioni sul lavoro e sulle possibili innovazioni da introdurre sono contenute nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sul riordino del sistema della vigilanza in materia di lavoro, contribuzione e assicurazione obbligatoria a seguito delle modifiche introdotte dal decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149, nella prospettiva di una maggiore efficacia delle azioni di contrasto ai lavoro irregolare e all'evasione contributiva (Doc. XVII, n. 7), approvato nella XVIII legislatura dalla XI Commissione della Camera dei deputati nella seduta del 2 dicembre 2020;

    28) nell'ambito della richiamata indagine conoscitiva si era, in particolare, sottolineato il progressivo assottigliamento delle risorse umane destinate ai controlli, evidenziando come l'Inail nel 2019 potesse contare, per lo svolgimento dei controlli di propria competenza, solamente su 269 ispettori, a fronte dei 284 in servizio nel 2018, dei 299 in servizio nel 2017 e dei 350 in servizio nel 2016;

    29) similmente appare necessario adottare una modalità organizzativa maggiormente efficiente per il sistema dei controlli sul lavoro, ovverosia istituire una procura nazionale del lavoro che, attraverso la distribuzione dei magistrati in pool specialistici, sia suscettibile di assicurare efficienti sinergie tra i diversi attori coinvolti e uniformità dell'intervento;

    30) con riferimento alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, non trascurabile è poi il tema delle false cooperative e della somministrazione abusiva di manodopera, che costituisce una vera e propria piaga per l'intero sistema lavoro e infesta il nostro Paese ormai da decenni. Solo con riferimento alle cosiddette cooperative «spurie», infatti, nel 2021 il personale ispettivo ha effettuato controlli nei confronti di 1.320 cooperative, accertando illeciti nei confronti di 835 aziende, con un tasso di irregolarità pari al 69 per cento;

    31) se la nostra Carta costituzionale, all'articolo 41, stabilisce che l'iniziativa economica privata è libera, allo stesso tempo prevede che essa non possa «svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana» e che «la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali»;

    32) così l'articolo 6, comma 8, lettera g), e l'articolo 21 del richiamato decreto legislativo n. 81 del 2008 concernono il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi e richiedono l'elaborazione di criteri finalizzati alla definizione del relativo sistema, con riferimento alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro;

    33) sebbene siano trascorsi anni dall'entrata in vigore delle disposizioni citate, nulla è ancora stato fatto e, invero, sono state già da tempo avanzate proposte di istituzione della cosiddetta «patente a punti» per le imprese, ovverosia un meccanismo in base al quale chiunque intenda avviare un'attività economica debba soddisfare preventivamente una serie di requisiti minimi in materia di salute e sicurezza sul lavoro per accedere al mercato ed il cui mantenimento costituisca, poi, condicio sine qua non per rimanere nello stesso,

impegna il Governo:

1) ad adottare tempestive iniziative normative volte prioritariamente:

  a) a garantire l'accesso effettivo dei lavoratori del sistema appalti e subappalti ai livelli retributivi previsti dai contratti collettivi stipulati dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale;

  b) al fine di contrastare, negli appalti pubblici, il fenomeno dei cosiddetti contratti collettivi «poveri», ferma restando l'applicazione generalizzata del contratto collettivo nazionale di lavoro e a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, a introdurre una soglia minima salariale inderogabile in peius, pari a 9 euro all'ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali è più debole, prevedendo che la soglia si applichi soltanto alle clausole relative ai cosiddetti «minimi», lasciando al contratto collettivo la regolazione delle altre voci retributive;

  c) a rivedere a ribasso le soglie per l'affidamento diretto e per la procedura negoziata senza bando;

  d) a limitare il ricorso al criterio del prezzo più basso ai soli casi in cui la stazione appaltante sia in grado di predeterminare in modo sufficientemente preciso l'oggetto del contratto e quest'ultimo abbia connotati di ordinarietà ed elevata standardizzazione in relazione alla diffusa presenza sul mercato di operatori in grado di offrire in condizioni analoghe quanto richiesto;

  e) a prevedere che i costi della manodopera e della sicurezza siano sempre scorporati dall'importo assoggettato al ribasso della base d'asta;

  f) in relazione al principio di applicazione dell'adeguato contratto collettivo nazionale di settore, ad introdurre un criterio di verifica ed eventuale sostituzione dello stesso rispetto all'appalto e ai profili professionali prescelti dall'impresa;

  g) a prevedere il divieto generalizzato di ricorso al subappalto a cascata, al fine di scongiurare l'elusione della normativa antimafia e della normativa di tutela del lavoro e garantire anche per le attività in subappalto un paritetico trattamento economico e normativo dei lavoratori, nonché gli stessi standard qualitativi e prestazionali del contratto principale, prevedendo l'applicazione dei medesimi contratti collettivi nazionali di lavoro;

  h) al fine di mitigare l'impatto derivante dall'estensione generalizzata dell'istituto del subappalto, a inserire nella valutazione delle offerte criteri premiali legati all'impegno di esecuzione diretta delle prestazioni e a estendere gli obblighi e i divieti previsti nei rapporti tra contraente principale e subappaltatore, con particolare riferimento al divieto di ribassare i costi della sicurezza e della manodopera, al regime della responsabilità solidale e al limite della prevalente esecuzione della prestazione, nonché ai rapporti tra subaffidatari e subappaltatori;

  i) a rafforzare il sistema di qualificazione delle imprese appaltatrici e subappaltatrici, fissando i requisiti di affidabilità che esse devono possedere in relazione all'integrale rispetto della disciplina lavoristica e della disciplina in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche istituendo la cosiddetta «patente a punti» per la qualificazione delle imprese ovvero un meccanismo in base al quale chiunque intenda avviare un appalto o un subappalto debba soddisfare preventivamente una serie di requisiti minimi in materia di salute e sicurezza sul lavoro per accedere e restare nel mercato di riferimento;

  l) ad implementare l'organico tecnico di tutti gli enti preposti alla prevenzione degli infortuni sul lavoro e ai controlli in tema di rispetto delle misure di sicurezza e di lavoro regolare, in particolare con riguardo al sistema degli appalti, subappalti e cooperative «spurie».
(1-00213) «Santillo, Barzotti, Ilaria Fontana, Aiello, L'Abbate, Carotenuto, Morfino, Tucci».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il rischio di basse retribuzioni e il fenomeno del lavoro povero in Italia si annidano soprattutto nell'ambito di modelli organizzativi del lavoro e gruppi di lavoratori specifici. Sono questioni che, oltretutto, sono dovute a debolezze strutturali del sistema economico italiano, mai corrette nei decenni precedenti, che vanno dalla carenza ultradecennale di investimenti in fattori essenziali per lo sviluppo, all'assenza di strumenti che favoriscano la capacità di innovazione di parte dell'apparato produttivo; si tratta di fragilità del sistema che hanno un impatto sull'andamento del mercato del lavoro e che, nel tempo, hanno anche favorito fenomeni di lavoro irregolare e sottopagato che, inevitabilmente, influiscono anche in termini di condizioni di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;

    2) le misure necessarie per garantire una retribuzione equa sono state oggetto, in tempi recenti, di un approfondito studio a partire dai lavori svolti in Commissione lavoro pubblico e privato alla Camera dei deputati, attraverso un ampio ciclo di audizioni, che ha visto esprimersi autorevoli giuslavoristi, referenti del mondo delle imprese e delle associazioni di categoria sulla contrattazione collettiva e sull'opportunità o meno di introdurre una retribuzione minima per via legislativa;

    3) da ultimo, in materia, è stato emesso il documento approvato dal Cnel, «Elementi di riflessione sul salario minimo», che racchiude l'autorevole parere dell'organo consultivo di rilievo costituzionale sulla complessità delle cause che concorrono all'aggravarsi del problema del lavoro povero e sulle possibili iniziative di rimedio da adottare;

    4) quanto emerso ha condotto ad un'inconfutabile conclusione, ossia la necessità di privilegiare l'individuazione del trattamento economico minimo in coerenza con la tradizione del sistema italiano di relazioni industriali, fondato sulla contrattazione collettiva, che copre più del 90 per cento dei lavoratori. Di contro, sul ricorso a misure di altra natura è stato prospettato il rischio concreto di effetti distorsivi e controproducenti, senza garantire, oltretutto, una retribuzione di base, proporzionata e sufficiente, come prevede all'articolo 36 la Carta costituzionale;

    5) sicché bisogna valorizzare e privilegiare la contrattazione collettiva, poiché si fonda sul contributo di quelle forze sociali che rappresentano, con le ovvie responsabilità connesse, gli interessi della domanda e dell'offerta di lavoro e sono portatrici di istanze economiche e sociali;

    6) ciò premesso, nell'ambito dell'ampio dibattito svolto sono state messe in evidenza diverse aree di criticità su cui intervenire, in relazione alla stessa contrattazione collettiva, a partire dai ritardi nei rinnovi contrattuali e dal numero eccessivo di contratti collettivi nazionali di lavoro a determinati modelli organizzativi del lavoro, come le gare pubbliche, con specifico riferimento al massimo ribasso e al lavoro nelle cooperative, a gruppi di lavoratori più esposti al problema delle retribuzioni insufficienti (area del lavoro autonomo fittizio, della parasubordinazione, del lavoro temporaneo, del lavoro a tempo parziale involontario);

    7) pertanto, anche in continuità con i provvedimenti già assunti dal Governo Meloni, a partire dal decreto-legge «lavoro» (decreto-legge n. 48 del 2023), volti a migliorare le condizioni di lavoro di lavoratori e lavoratrici, si ritiene necessario avviare iniziative a sostegno di retribuzioni eque e del lavoro regolare attraverso il rafforzamento della contrattazione collettiva, nonché misure volte a escludere specifici fenomeni distorsivi che si verificano, soprattutto, nell'ambito di determinati sistemi di organizzazione del lavoro,

impegna il Governo:

1) ad individuare, per la determinazione delle tariffe minime ovvero per l'individuazione dei contratti da applicare nell'ambito degli appalti pubblici, sistemi contrattuali di riferimento, a partire dai contratti collettivi nazionali di lavoro di maggiore applicazione;

2) ad adottare ogni iniziativa utile per garantire che, nelle gare pubbliche al minor prezzo, i costi della manodopera e della sicurezza non siano compresi nell'importo assoggettato al ribasso;

3) ad adottare iniziative normative che regolamentino ulteriormente l'applicazione del criterio del minor prezzo nell'aggiudicazione degli appalti di lavori, servizi e forniture, al fine di garantire l'effettiva applicazione delle dovute tutele contrattuali a lavoratori e lavoratrici coinvolti;

4) a porre in essere iniziative di contrasto, con particolare riferimento all'ambito degli appalti pubblici, alle false cooperative che utilizzano la forma cooperativa in modo strumentale, senza rispettare le finalità mutualistiche, e in cui si verificano fenomeni di illegalità sotto le sembianze di evasione fiscale e contributiva, di contratti pirata, di somministrazione illecita e di caporalato, anche attraverso una riforma della vigilanza del sistema cooperativo, stante che le verifiche periodiche esercitate per la verifica dell'effettiva natura mutualistica delle stesse si sono dimostrate insufficienti.
(1-00215) «Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci, Mattia, Nisini, Tassinari, Schifone, Caparvi, Battilocchio, Coppo, Giagoni, Malagola, Zinzi, Mascaretti, Bof, Volpi, Montemagni, Zurzolo, Pizzimenti, Benvenuti Gostoli, Foti, Iaia, Lampis, Milani, Fabrizio Rossi, Rotelli, Rachele Silvestri».


   La Camera,

   premesso che:

    1) tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori rappresenta un obiettivo imprescindibile del mondo del lavoro in tutti i settori produttivi e professionali e costituisce una priorità e una garanzia sia per il lavoratore che per il datore di lavoro, contribuendo inoltre a migliorare la produttività del lavoratore stesso;

    2) un'attenta pianificazione delle procedure attuative delle varie fasi lavorative ed un'adeguata e qualificata formazione, in termini non solo di sicurezza, sono elementi fondamentali di ogni ciclo del lavoro e contribuiscono a migliorare la qualità e la trasparenza della fase di stesura ed aggiudicazione degli appalti nelle amministrazioni pubbliche, limitando anche l'insorgere di eventuali «zone grigie» nella predisposizione degli atti amministrativi;

    3) la tutela del lavoratore e l'implementazione della trasparenza del ciclo produttivo diventano elementi fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi della pubblica amministrazione, in una fase, quella che si sta vivendo, caratterizzata da ingenti risorse finanziarie derivanti non solo dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma anche dai fondi complementari, dai fondi strutturali e di coesione. Risorse, queste, fondamentali per la crescita economica e infrastrutturale del nostro Paese, risorse, tra l'altro, destinate alla riqualificazione delle aree interne e dei territori di montagna, alle periferie e alle aree conurbate delle città e per la messa in sicurezza dell'intero territorio, senza dimenticare comunque la transizione ambientale e digitale;

    4) sembra sempre più necessario mettere in atto tutte quelle azioni virtuose di collaborazione tra gli enti istituzionali dello Stato, le amministrazioni pubbliche, le parti sociali e le associazioni di categoria, per addivenire a protocolli applicativi e d'intesa sulle materie concernenti la sicurezza, anche nell'ottica di aumentare, da una parte, la qualità del lavoro e, dall'altra, la trasparenza e l'efficacia della macchina pubblica e la sua celerità nel dare risposte ai cittadini e ai territori;

    5) la transizione digitale è oramai un obiettivo primario del sistema Italia, da incentivare e non da osteggiare. La medesima transizione digitale deve, altresì, tenere conto della frammentarietà del livello delle amministrazioni pubbliche e soprattutto degli enti locali, che, comunque, anche se le ultime disposizioni legislative stanno permettendo un adeguato rinnovamento e un'implementazione della forza lavoro, si trovano in una fase di transizione tecnologica, informatica e professionale estremamente gravosa, che genera disagi ambientali, personali e psicologici importanti;

    6) il tema di un'adeguata retribuzione sia del comparto privato che pubblico è l'unica garanzia per i lavoratori, per assicurare loro, innanzitutto, la serenità sul posto di lavoro, l'attaccamento al datore di lavoro, la consapevolezza di essere parte importante del proprio ente o azienda, nonché per garantire un'esistenza libera e dignitosa per il lavoratore e la sua famiglia;

    7) il tema del lavoro non può sempre solo ricondursi a elementi di contrapposizione tra le parti sociali e i datori di lavoro. Il tema del lavoro deve essere anche tarato in funzione della diversità territoriale del nostro Paese. Appare, quindi, sempre più necessario immaginare azioni e misure che valorizzino e agevolino le attività professionali, produttive, commerciali soprattutto in quei territori poco appetibili, lontani dai principali centri e aggregazioni di servizi, incentivando con adeguate misure anche i dipendenti pubblici che si trovano necessariamente a lavorare in enti amministrativi posti in aree marginali e disagiate. Quest'ultimo è l'unico modo per contrastare la desertificazione territoriale e produttiva di ampie aree del Paese;

    8) il tema del lavoro nel Paese non può non mettere al centro delle priorità il mondo giovanile, che rappresenta il presente. Un presente da valorizzare, incentivare per fare crescere i giovani che entrano nel mondo del lavoro;

    9) il tema del lavoro nel nostro Paese legato ai giovani non può prescindere dal mettere in atto azioni e politiche che leghino e agevolino la vicinanza dei giovani al posto di lavoro, per superare il fenomeno del lavoro povero e della disaffezione dei giovani alle loro aree di origine;

    10) è necessario mettere in campo ogni azione utile e incisiva per evitare che si mettano in moto meccanismi che generino correlazioni tra le basse retribuzioni in alcuni ambiti e settori lavorativi e le modalità di assegnazione e gestione degli appalti, prevalentemente pubblici;

    11) si deve cercare in maniera puntuale ed efficace, nel rispetto delle procedure legislative, soprattutto negli appalti pubblici, di contrastare la compressione dei costi e l'allungamento dei tempi contrattuali, garantendo sistemi di adeguamento e aggiornamento del costo delle lavorazioni efficaci e continui, attraverso protocolli collaborativi tra gli enti, stazioni appaltanti e associazioni di categoria, al fine di tutelare i diritti dei lavoratori e delle imprese;

    12) la procedura delle gare al massimo ribasso nell'ambito degli appalti di lavori pubblici deve essere limitata fortemente, in quanto incide sensibilmente, anche se non in maniera evidente, sui costi della sicurezza, sulla qualità delle opere, sulla retribuzione dei lavoratori e sull'utile dell'impresa;

    13) attualmente, il nuovo codice degli appalti lascia spazio alla discrezionalità delle stazioni appaltanti, una discrezionalità che deve essere comunque monitorata in funzione della tipologia della gara di appalto, per evitare che vengano meno il controllo delle attività di cantiere, delle condizioni di lavoro e salute dei lavoratori o la prevenzione di rischi di infiltrazione criminale;

    14) nel settore edile, con riguardo ai minimi retributivi negli appalti pubblici, è necessario sempre più che si adottino misure adeguate a garantire che gli operatori economici, nell'esecuzione delle opere in tali settori o contratti di concessione, si conformino ai salari stabiliti dai contratti collettivi per il settore pertinente e ai salari minimi legali, laddove esistenti,

impegna il Governo:

1) ad adottare, per quanto di competenza, le opportune e tempestive iniziative normative volte prioritariamente a:

  a) valutare ed incentivare, per l'affidamento dei contratti di lavori pubblici, servizi e forniture, procedure che limitino l'utilizzo dell'assegnazione al massimo ribasso;

  b) valutare l'opportunità che, nell'aggiudicazione degli appalti di lavori, servizi e forniture, il criterio del minor prezzo possa essere utilizzato solo nel caso in cui non infici l'effettiva e corretta applicazione delle dovute tutele contrattuali per tutti i lavoratori;

  c) considerare i costi della manodopera e della sicurezza non comprimibili e non soggetti ai ribassi contrattuali;

  d) garantire, in maniera continuativa e in modalità coordinata tra le regioni, gli adeguamenti dei prezzi delle materie prime e delle lavorazioni finite, in «tempo reale», al fine di tenere conto delle varianze complessive dei mercati, garantendo in questa maniera anche un puntuale aggiornamento del costo della manodopera, nel rispetto della determinazione delle tariffe minime;

  e) prevedere, per la definizione delle tariffe minime applicabili, ovvero per l'individuazione dei contratti da applicare in materia di appalti pubblici, l'utilizzo delle modalità contrattuali di riferimento di maggiore applicazione;

  f) valutare la possibilità di mettere a sistema modalità premianti per chi investe e realizza opere in aree territoriali disagiate, come le aree interne, i piccoli comuni e le aree di montagna, caratterizzate da importanti distanze dai principali centri di servizi e reperimento materiali, o poste in ambiti difficilmente raggiungibili dal sistema viario esistente o in contesti che determinano, a causa delle condizioni climatiche e della quota altimetrica, limitati periodi di effettiva attività;

  g) sollecitare e incentivare le regioni ad implementare gli investimenti nella formazione professionale sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, con specifico riferimento al settore degli appalti pubblici, al fine di una migliore sinergia tra istituzioni pubbliche, mondo imprenditoriale, associazioni di categoria e scuola;

  h) valutare di rafforzare il sistema di qualificazione delle imprese appaltatrici e subappaltatrici, rendendolo più virtuoso ed efficace nei confronti della disciplina lavoristica e della disciplina in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro;

  i) prevedere che l'affidatario dell'appalto indichi al momento dell'offerta i lavori e servizi in subappalto, precisando l'importo da riconoscere all'impresa subappaltatrice, con l'obbligo di non procedere a ribassi e di garantire i costi della manodopera e della sicurezza dei lavoratori dell'impresa subappaltatrice;

  l) assicurare che il trattamento economico dei lavoratori impiegati nell'esecuzione dei lavori, per qualsiasi tipologia di contratto di lavoro, sia allineato ai livelli retributivi previsti dai contratti collettivi nazionali, sottoscritti dalle organizzazioni dei lavoratori e di parte datoriale comparativamente più rappresentativi a livello nazionale;

  m) tutelare la sicurezza sul lavoro nei cantieri edili con riferimento agli appalti pubblici, prevedendo una regolamentazione dell'utilizzo dei telefoni cellulari, considerato che il loro uso durante l'orario di lavoro può essere causa di infortuni anche gravi per le maestranze.
(1-00218) «Manes, Schullian, Gebhard, Steger, Gallo».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Elementi in ordine agli effetti delle disposizioni che hanno previsto la deroga all'applicazione della causa di scioglimento delle società per riduzione di capitale sotto il minimo legale – 3-00823

   MARATTIN, FARAONE, DEL BARBA, DE MONTE, GADDA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 6 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23 (cosiddetto «decreto liquidità»), si stabiliva la momentanea disapplicazione degli articoli 2446, secondo e terzo comma, 2447, 2482-bis, quarto, quinto e sesto comma, e 2482-ter del codice civile;

   veniva meno, a seguito delle disposizioni sopra citate, l'operatività della causa di scioglimento della società per riduzione o perdita del capitale sociale di cui agli articoli 2484, primo comma, n. 4), e 2545-duodecies del codice civile;

   la deroga al contenuto degli articoli citati del codice civile ha comportato considerevoli effetti pratici consistenti nell'esclusione, seppur temporanea, della rilevanza delle perdite di capitale subite e nella sospensione dell'operatività della causa di scioglimento per riduzione del capitale al di sotto del minimo legale;

   tralasciando ogni valutazione sulla validità dello strumento, successivamente, prima con legge 30 dicembre 2020, n. 178, a decorrere dal 1° gennaio 2021, si è proposta una nuova formulazione del medesimo articolo 6, poi, con legge 30 dicembre 2021, n. 228, si è giunti all'attuale disposizione normativa, con la quale la riduzione del capitale prevista dagli articoli 2446, 2447, 2482-bis e 2482-ter del codice civile, dapprima sospesa dall'aprile 2020 al 31 dicembre dello stesso anno, può essere rinviata, in relazione alle perdite emerse nell'esercizio in corso alla data del 31 dicembre 2022, fino all'assemblea che approva il bilancio del quinto esercizio successivo (esercizio 2025), di fatto prolungando la sospensione della causa di scioglimento di cui all'articolo 2484, primo comma, n. 4, del codice civile, anche in questo caso fino all'assemblea che delibererà sul bilancio dell'esercizio 2025;

   nella novellata formulazione dell'articolo 6 del suddetto decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, si precisa poi, che, in ogni caso le perdite devono essere distintamente indicate nella nota integrativa con specificazione, in appositi prospetti, della loro origine, nonché delle movimentazioni intervenute nell'esercizio –:

   se il Governo, nella sua opera di monitoraggio della situazione debitoria delle imprese che hanno usufruito della deroga all'applicazione della causa di scioglimento delle società per riduzione di capitale sotto il minimo legale, abbia contezza della consistenza debitoria attuale di tali società attraverso i bilanci e le dichiarazioni Ires presentati in questi anni, anche rispetto agli eventuali utili e, sulla base delle risultanze dei dati acquisiti, quale preveda sia l'impatto degli esiti della misura sull'eventuale mancato gettito per l'erario.
(3-00823)


Elementi e iniziative in merito al progetto di acquisizione dell'azienda di biotecnologia Holostem terapie avanzate s.r.l. da parte della Fondazione Enea Tech e Biomedical – 3-00824

   BENZONI, RICHETTI, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Holostem terapie avanzate s.r.l. è una azienda biotecnologica dedicata allo sviluppo, alla produzione e alla distribuzione di prodotti per terapie avanzate, basati su colture di cellule staminali epiteliali per la terapia cellulare e genica;

   Holostem nasce dal 2008 come uno spin-off universitario a partire dall'esperienza del Centro di medicina rigenerativa dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, specializzato nell'applicazione clinica delle cellule staminali epiteliali;

   i prodotti di Holostem hanno applicazioni nella terapia salva-vita delle ustioni oculari e hanno dato avvio alla prima sperimentazione clinica di terapia genica della epidermolisi bollosa, una malattia genetica rara, grave e invalidante, nota anche come «sindrome dei bambini farfalla»;

   la terapia Holoclar a base di cellule staminali contro la cecità è distribuita in esclusiva da Holostem (per dieci anni dalla registrazione) in sette Stati europei;

   i successi della ricerca e dell'applicazione clinica di Holostem sono stati celebrati sulle riviste scientifiche più importanti del mondo, da Lancet a Nature, e hanno avuto vasta risonanza sulla stampa internazionale, tra cui New York Times, Cnn e Bbc;

   circa un anno fa, dopo un periodo di crisi coincidente con la fase più acuta della pandemia, era stata annunciata la messa in liquidazione di Holostem, che potrebbe essere salvata dall'intervento della Fondazione Enea tech e biomedical, che gestisce per conto del Ministero delle imprese e del made in Italy il «Fondo per la ricerca e lo sviluppo industriale biomedico» e che ha manifestato da mesi l'interesse all'acquisizione dell'azienda biotecnologica modenese;

   gli attuali azionisti cederebbero gratuitamente la società, dopo averne ripianato il debito e lasciando in dote nelle sue casse ben 17 milioni di euro;

   prima dell'avvio delle trattative con Holostem due aziende straniere avevano avanzato offerte, che non sono state considerate in assenza di garanzie circa la permanenza della struttura produttiva e di ricerca in Italia;

   questa acquisizione risulta ferma al Ministero delle imprese e del made in Italy perché, secondo l'analisi della struttura tecnica del Ministero, l'operazione potrebbe configurare un aiuto di Stato illegittimo, malgrado sia impossibile ravvisarvi gli estremi di un ostacolo alla concorrenza, essendo Holostem al momento l'unico produttore e distributore di terapie per patologie definite «orfane», proprio perché rare e prive di altri trattamenti utili –:

   quali siano le ragioni dell'opposizione al progetto di acquisizione di Holostem terapie avanzate s.r.l. da parte della Fondazione Enea tech e biomedical e dell'incomprensibile ritardo nell'autorizzazione dell'operazione.
(3-00824)


Misure a favore del settore siderurgico, con particolare riferimento all'approvvigionamento del rottame ferroso, nel quadro di un piano nazionale di tutela delle filiere produttive strategiche – 3-00825

   BORDONALI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la disponibilità interna di rottame ferroso è strutturalmente inferiore rispetto alla produzione nazionale di acciaio da forno elettrico ed è per questo motivo che si importa almeno il 25 per cento del fabbisogno di rottame di ferro dai Paesi non appartenenti all'Unione europea;

   negli ultimi tempi, la difficoltà di approvvigionamento di alcuni tipi di rottami, dovuta in particolare al conflitto in Ucraina, al rallentamento generale dell'economia e all'aumento delle esportazioni di rottame ferroso, prevalentemente dai porti italiani verso Paesi non appartenenti all'Unione europea, ha aggravato ulteriormente la situazione;

   l'articolo 30 del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 maggio 2022, n. 51, prevede, in considerazione delle tensioni geopolitiche, del crescente prezzo delle materie prime e delle difficoltà di approvvigionamento, che i rottami ferrosi siano considerati materie prime critiche e che la loro esportazione in quantità superiore alle 250 tonnellate sia soggetta a obbligo di notifica al Ministero delle imprese e del made in Italy;

   alcune acciaierie del nostro Paese hanno dovuto nei giorni scorsi sospendere la produzione per mancanza di rottame interno con relativa connessa tensione sui prezzi;

   sarebbe auspicabile che, nel controllo di suddette notifiche, ad ognuna di essa possa corrispondere una reale esportazione, in modo da non eludere il sistema di monitoraggio e dunque di controllo;

   sarebbe, altresì, auspicabile una valutazione dell'impatto di nuove produzioni a forno elettrico sul territorio nazionale, al fine di non minare la competitività delle acciaierie a forno elettrico già esistenti –:

   quante tonnellate in uscita siano previste, secondo le suddette notifiche, nei prossimi 60 giorni e da quali porti, nonché quante ne siano uscite nei due mesi precedenti e se esista un piano nazionale a tutela delle imprese che costituiscono le filiere produttive strategiche, stante la possibile crisi di rottame nazionale.
(3-00825)


Elementi in merito alla procedura di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con riferimento alle misure di competenza del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste – 3-00826

   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CERRETO, ALMICI, CARETTA, CIABURRO, LA PORTA, LA SALANDRA, MALAGUTI, MARCHETTO ALIPRANDI e MATTIA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 novembre 2023 la Commissione europea ha dato notizia dell'approvazione formale della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza presentata dall'Italia;

   tale procedura di revisione ha dato luogo a un piano rafforzato, con un incremento generico delle risorse destinate agli investimenti da 191,5 miliardi di euro a 194,3 miliardi di euro;

   nel complesso, il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste è titolare delle seguenti misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza: sviluppo della logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo, con una dotazione di 800 milioni di euro; «Parco Agrisolare», con una dotazione di 1,5 miliardi di euro; innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare, con una dotazione di 500 milioni di euro; investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche, con una dotazione di 880 milioni di euro, per un totale di 3,68 miliardi di euro;

   tra le diverse misure intestate al Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, la misura «Parco Agrisolare» ha registrato un'ampia partecipazione e apprezzamento da parte del mondo delle imprese;

   la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza valutata favorevolmente dalla Commissione europea presenta notevoli novità in riferimento alle misure di competenza del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e agli stanziamenti a queste destinati –:

   se intenda illustrare l'esito e i risultati della procedura di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con riferimento alle misure di competenza del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
(3-00826)


Chiarimenti in ordine alla recente vicenda riportata dalla stampa relativa ad una fermata straordinaria sulla tratta ferroviaria Roma-Napoli – 3-00827

   FRANCESCO SILVESTRI, CARAMIELLO, SANTILLO, BALDINO, AURIEMMA, CAPPELLETTI e FENU. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 54, secondo comma, della Costituzione recita solennemente che: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge». Tale disposizione individua una sorta di «dovere di fedeltà qualificata» gravante sui pubblici ufficiali, rispetto a quella generalmente prevista al primo comma per la generalità dei cittadini. Una fedeltà rafforzata dall'obbligo di prestare giuramento, che non è però esteso a tutti coloro cui sono affidate funzioni pubbliche, ma sussiste solo nei casi espressamente previsti dalla legge. Il giuramento, soprattutto in relazione ai titolari di organi politici e costituzionali, introdurrebbe un vincolo ulteriore e diverso dall'obbligo di osservanza della Costituzione e delle leggi e comunque dai doveri di disciplina e onore sopra richiamati; tale vincolo concernerebbe nel rispetto di quelle regole di correttezza costituzionale che non sono facilmente riproducibili in specifiche definizioni legislative ed opererebbe proprio nella sfera morale, quella cioè di fronte alla quale l'operatività dei precetti giuridici normalmente si arresta;

   a giudizio degli interroganti la notizia secondo la quale il Ministro interrogato avrebbe obbligato il personale di un treno a farlo scendere in una fermata, senza chiarirne i contorni, appare un segnale devastante della politica nei confronti dei cittadini;

   difatti, come denunciato dalla stampa nazionale, a causa di un guasto sulla tratta tra Roma e Napoli, il Frecciarossa 9519, partito da Torino e diretto a Salerno, ha accumulato un ritardo di 111 minuti. Proprio su quel convoglio, a Roma Termini, intorno alle 12, è salito il Ministro interrogato;

   visto il ritardo accumulato, la decisione del Ministro interrogato e dello staff sarebbe stata quella di richiedere una fermata ad personam, al fine di scendere nella stazione di Ciampino e proseguire con l'auto blu, provocando un ulteriore ritardo al convoglio e a tutti coloro che vi viaggiavano;

   anche il solo sospetto che, attraverso il suo ruolo di Governo, il Ministro interrogato abbia a giudizio degli interroganti abusato del proprio status al fine di turbare un servizio pubblico, ovvero un servizio di pubblica necessità, ha irrimediabilmente compromesso la sua onorabilità;

   la condotta sopra menzionata, dunque, a parere degli interroganti svelerebbe uno sfacciato abuso del potere, non compatibile con il decoro e la decenza delle istituzioni repubblicane –:

   se non ritenga, anche alla luce dell'attenzione data dall'opinione pubblica sulla vicenda, di chiarire se questa condotta sia ascrivibile alla normale attività del dicastero di cui è responsabile.
(3-00827)


Iniziative volte a concedere i ristori per l'abbattimento dei suini colpiti da peste suina africana ai soli allevamenti che operano nel rispetto del principio del benessere animale – 3-00828

   EVI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   nella puntata del 5 novembre 2023 di Report – Rai3 dal titolo «I Monatti», sono state trasmesse immagini realizzate dall'organizzazione non governativa Last chance for animals che mostrano abusi e irregolarità durante gli abbattimenti negli allevamenti di maiali colpiti dalla peste suina africana in provincia di Pavia e Mantova, in particolare relativamente a misure di biosicurezza e maltrattamenti nei confronti degli animali;

   le immagini andate in onda fanno emergere gravi interrogativi sulla gestione degli animali nelle fasi dello stamping-out, con animali presi a calci e a bastonate. Nel caso di abbattimento per elettrocuzione, il posizionamento degli elettrodi è spesso errato e la procedura può diventare molto dolorosa per l'animale;

   nel caso del sito di Pieve del Cairo, quella che sembra essere una dei veterinari incaricati di supervisionare le operazioni e il responsabile dell'allevamento risultano presenti costantemente nelle aree dove avvengono i maltrattamenti;

   relativamente alle misure di biosicurezza, dalle immagini emerge che gli addetti ai lavori entrano ed escono dai recinti dove viene effettuata l'elettrocuzione e in quelli dove gli animali sono stabulati in attesa, senza guanti e presidi sanitari;

   è stato filmato un cassone aperto con le carcasse dei maiali abbattuti, talmente pieno da rimanere aperto e accessibile ad altri animali;

   secondo quanto consta agli interroganti un'altra organizzazione non governativa, Essere animali, ha riscontrato, oltre alle violazioni delle norme di benessere animale, anche un'ulteriore grave criticità relativa allo spandimento di liquami nelle zone infette. Su questo Essere animali ha presentato un esposto in procura con cui si denuncia che nel mese di settembre 2023 sono avvenuti episodi di spandimento di liquami zootecnici nella zona di Sairano (Pavia) colpita da peste suina africana. Liquami che dopo diversi giorni non erano ancora stati sepolti nel sottosuolo;

   la capacità di propagazione del virus e, probabilmente, il ritardo con cui le misure di biosicurezza imposte a tutti gli allevamenti di suini già da giugno 2022 sono state messe in atto hanno portato alla tragica situazione del pavese dove sono stati soppressi oltre 40.000 maiali. Tra questi, anche quelli del rifugio «Cuori liberi», colpito dal provvedimento di abbattimento, nonostante gli animali non fossero destinati al circuito della produzione di alimenti –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza volte a una verifica sulla concessione di eventuali ristori agli allevamenti oggetto dell'inchiesta e se non ritenga necessario destinare tali ristori solamente a coloro che operano nella legalità, per garantire non solo la messa in biosicurezza degli allevamenti ma anche standard più elevati di benessere animale.
(3-00828)


Elementi in merito al protocollo di intesa per il rilancio del servizio civile agricolo – 3-00829

   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il servizio civile universale, noto anche come servizio civile nazionale, è la scelta volontaria di dedicare alcuni mesi della propria vita al servizio di difesa, non armata e non violenta, del Paese, all'educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, attraverso azioni per le comunità e per il territorio, normate e disciplinate in origine con la legge 15 dicembre 1972, n. 772;

   esso si svolge presso una serie di enti convenzionati con il Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, una struttura facente capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento oggetto di delega verso il Ministro per lo sport e i giovani;

   l'economia agricola rappresenta uno dei pilastri della capacità produttiva e della cultura imprenditoriale italiana, ma attraversa da tempo una fase di difficoltà che richiede risposte innovative anche da parte delle istituzioni: nel 2022, infatti, il valore aggiunto del settore agricoltura, silvicoltura e pesca è calato, in termini reali, dell'1,8 per cento, mentre il volume della produzione è diminuito dell'1,5 per cento e l'occupazione del 2,1 per cento;

   il 22 novembre 2023 il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e il Dipartimento per lo sport e i giovani hanno sottoscritto un protocollo d'intesa per il rilancio del servizio civile agricolo, di durata triennale e avente ad oggetto la formazione di mille giovani nel contesto del settore primario del nostro Paese;

   l'istituzione del citato protocollo d'intesa individua la possibilità di svolgere attività di servizio civile in riferimento all'attività agricola in zone di montagna, agricoltura sociale e salvaguardia della biodiversità, con riferimento al decreto legislativo 6 marzo 2017, n. 40;

   i giovani operatori volontari partecipanti al programma avranno modo di acquisire competenze trasversali che aumentino le prospettive di occupabilità in ambito agricolo e agroalimentare, promuovendo e potenziando la conoscenza delle pratiche e della cultura contadina, in particolare nelle aree interne del Paese –:

   se il Ministro interrogato intenda illustrare il contenuto del protocollo d'intesa del servizio civile agricolo, con riferimento alle opportunità per i giovani che intendono aderire e per il mondo dell'agricoltura.
(3-00829)


Intendimenti del Governo, nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in relazione all'adozione delle riforme strutturali, con particolare riferimento a quelle in materia di pubblica amministrazione, giustizia e concorrenza – 3-00830

   DELLA VEDOVA. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 novembre 2023 la Commissione europea ha presentato una proposta di decisione di esecuzione del Consiglio relativa alla revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza presentata dall'Italia;

   il Governo, di fronte ai gravi ritardi accumulati nell'implementazione della tabella di marcia dei progetti presentati sin qui nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, oltre che alla luce delle mutate condizioni rispetto alla loro presentazione, ha chiesto di cancellare o di modificarne un grande numero, determinando tagli di bilancio in alcuni settori che difficilmente potranno essere compensati dall'introduzione di altri;

   la Commissione europea, dopo un lungo e attento esame, ha dato il via libera a tali modifiche, insistendo però sulla necessità di procedere di pari passo con la definizione di importanti riforme strutturali, sempre nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con la richiesta di fissare scadenze precise per la loro realizzazione –:

   quali impegni concreti e cogenti il Governo intenda assumere per la calendarizzazione e l'adozione delle sopra citate riforme, a cominciare da quelle della pubblica amministrazione e della giustizia penale e civile, nonché di una normativa sulla concorrenza in linea con le raccomandazioni dell'Unione europea al fine di adempiere agli obbiettivi vincolanti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(3-00830)


Iniziative, a livello nazionale ed europeo e nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, volte a incrementare le strutture educative per l'infanzia – 3-00831

   SALA, BARELLI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, DEBORAH BERGAMINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CATTANEO, CORTELAZZO, DALLA CHIESA, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MARROCCO, MAZZETTI, MULÈ, NEVI, ORSINI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SORTE, SQUERI, TASSINARI, TENERINI e TOSI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   la missione 4 – istruzione e ricerca – componente 1 – Potenziamento dell'offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università – investimento 1.1 «Piano per asili nido e scuole dell'infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia» del Piano nazionale di ripresa e resilienza mira ad aumentare l'offerta di strutture per l'infanzia mediante la costruzione, la riqualificazione e la messa in sicurezza di asili nido e scuole dell'infanzia, al fine di garantire un incremento dell'offerta educativa e delle fasce orarie disponibili per la fascia di età 0-6 anni, migliorando in tal modo la qualità dell'insegnamento;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede l'aggiudicazione, entro il 30 giugno 2023, dei contratti per la costruzione, la riqualificazione e la messa in sicurezza di asili nido, scuole dell'infanzia e servizi di educazione e cura della prima infanzia, nonché la creazione, entro il 31 dicembre 2025, di almeno 264.480 nuovi posti per servizi di educazione e cura per la prima infanzia (fascia 0-6 anni);

   in data 7 agosto 2023, il Governo ha inviato alla Commissione europea la proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, comprensiva del capitolo RePowerEU, nella quale è contenuta anche la proposta di aumento della dotazione finanziaria della misura di 900 milioni di euro e una rimodulazione del target finale per tener contro dell'incremento dei costi delle materie prime;

   il Governo ha recentemente annunciato il giudizio favorevole della Commissione europea sia in relazione alla proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza formulata dall'Italia, sia in ordine al raggiungimento degli obiettivi previsti ai fini del pagamento della quarta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   il nuovo Piano, superando le numerose criticità attuative del piano precedente, consentirà di sostenere la crescita economica attraverso un più incisivo precorso di riforme, che passano da 59 a 66, e di investimenti in vari settori –:

   quali siano le iniziative assunte, a livello nazionale ed europeo, dal Governo per incrementare l'offerta di strutture per l'infanzia.
(3-00831)


Chiarimenti in merito alla revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con riguardo ai criteri di selezione dei progetti da mantenere e all'individuazione delle risorse alternative per finanziare i progetti previsti in precedenza – 3-00832

   BRAGA, DE LUCA, UBALDO PAGANO, IACONO, MADIA, GUERRA, LAI, MANCINI, ROGGIANI, BONAFÈ, CIANI, GHIO, TONI RICCIARDI, FERRARI, MORASSUT, CASU, FORNARO e DE MARIA. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   in attesa della pronuncia definitiva del Consiglio dell'Unione europea, la Commissione europea, il 24 novembre 2023, ha approvato la proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano, incluso il nuovo capitolo sul «RePowerEU», presentata dal Governo nell'estate 2023 dopo mesi di incertezze e ritardi;

   la proposta, che modifica più della metà tra riforme e investimenti e circa un terzo degli obiettivi totali del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è stata trasmessa al Parlamento soltanto pochi giorni prima della presentazione ufficiale alla Commissione europea – senza fornire una puntuale documentazione dei progetti modificati –, non consentendo di fatto l'esame parlamentare espressamente previsto dall'articolo 9-bis, comma 2, del decreto-legge n. 152 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 233 del 2021, e disattendendo la richiesta, reiterata in sede parlamentare dal Partito democratico, di un pieno coinvolgimento del Parlamento;

   il nuovo Piano, all'esito dei negoziati, comporta un aumento delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza da 191,6 a 194,4 miliardi di euro e non già di 21 miliardi di euro come dichiarato dal Governo, peraltro da ricondurre esclusivamente ai 2,8 miliardi di euro per il finanziamento del capitolo RePowerEU;

   ingenti risultano invece i tagli apportati, pari a circa 16 miliardi di euro e in prevalenza a danno dei progetti degli enti locali (circa 10), investendo fondamentali misure per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni (6 miliardi di euro), la gestione e riduzione del rischio alluvionale e idrogeologico (1,287 miliardi di euro), la rigenerazione urbana (2 miliardi di euro), i piani urbani integrati (circa 1 miliardo di euro), la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni di euro), cui si aggiungono le rimodulazioni che compromettono l'incremento dell'offerta di asili nido e di scuole dell'infanzia originariamente previsto, con oltre 100.000 posti e 900 milioni in meno, e il rafforzamento dell'assistenza sanitaria intermedia, tagliando circa 500 tra case e ospedali di comunità –:

   quale sia la reale portata del nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza, in particolare chiarendo – anche attraverso la trasmissione di documentazione dettagliata al Parlamento in un'ottica di trasparenza e condivisione – con quali criteri e modalità di monitoraggio siano stati selezionati i progetti da mantenere e quelli da definanziare e, conseguentemente, con quali eventuali fonti alternative e disponibili di copertura il Governo intenda portare avanti i progetti cancellati, come ha più volte dichiarato, soprattutto quelli relativi agli asili nido, ai comuni, al contrasto del dissesto idrogeologico e alla sanità territoriale.
(3-00832)


RELAZIONE DELLA XIV COMMISSIONE SULLA RELAZIONE PROGRAMMATICA SULLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALL'UNIONE EUROPEA NELL'ANNO 2023, SUL PROGRAMMA DI LAVORO DELLA COMMISSIONE PER IL 2023 E SUL PROGRAMMA DI DICIOTTO MESI DEL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA (DOC. LXXXVI, N. 1-A)

Doc. LXXXVI, n. 1-A – Risoluzioni

   La Camera,

   premesso che:

   esaminata la relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2023, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023, e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1° luglio 2023-31 dicembre 2024), e preso atto degli elementi acquisiti nel corso dell'approfondita istruttoria svolta presso la XIV Commissione e dei pareri espressi dalle Commissioni in sede consultiva;

   ritenuto che:

   l'esame congiunto dei documenti, che dovrebbe avvenire nel rispetto delle tempistiche dettate dalla legge n. 234 del 2012, consente al Parlamento di esercitare una funzione di indirizzo, attraverso una vera e propria sessione parlamentare europea di fase ascendente, di fornire un contributo, attraverso una riflessione più ampia e complessiva, alla definizione di un quadro organico e coerente della politica europea del nostro Paese, articolata intorno a grandi obiettivi e linee d'intervento prioritarie, che tenga conto della valutazione e del confronto con le priorità delle Istituzioni europee;

   la discussione, riferita al 2023 ormai in conclusione, si colloca in un contesto particolarmente delicato alla luce delle grandi sfide che l'Unione europea è stata chiamata ad affrontare nel corso di quest'anno, a partire dalla persistente necessità di contrastare la crisi economica seguita alla pandemia da COVID-19, alla revisione della governance economica europea, al conflitto russo-ucraino e alla conseguente crisi energetica, alla lotta ai cambiamenti climatici, alla gestione dei flussi migratori, nonché al ruolo dell'Unione europea nel quadro del conflitto in corso in Medio Oriente e più in generale nel contesto politico ed economico globale,

impegna il Governo:

   a sostenere il rafforzamento del processo di integrazione europea, da un punto di vista politico, economico, sociale e culturale, con un approccio costruttivo e collaborativo sulle possibili modifiche da apportare in futuro all'attuale assetto istituzionale, alle regole e alle procedure decisionali, anche al fine di migliorare l'efficacia e la tempestività delle risposte europee alle sfide del nostro tempo, nonché il coinvolgimento democratico, nella consapevolezza di un contesto globale di criticità che travalicano i confini nazionali e che richiedono una sempre maggiore coesione e una capacità di intervento superiore a quella dei singoli Stati membri;

   a favorire concretamente e seriamente la rapida conclusione del processo di revisione della governance economica europea – quale elemento fondamentale per il compimento del processo di integrazione europea – per scongiurare gli effetti della disattivazione della clausola di salvaguardia generale del PSC, portando avanti un negoziato soddisfacente, ai fini della previsione di una adeguata flessibilità, titolarità e differenziazione nazionale, riduzione della pro-ciclicità e adattamento a contesti economico-finanziari mutevoli, nonché sostegno alla crescita, secondo una visione della stabilità economico-finanziaria dell'Unione europea nel suo insieme. Ciò in particolare promuovendo: la rimozione di regole automatiche e criteri quantitativi uguali per tutti gli Stati membri, la previsione di una maggiore flessibilità e modificabilità dei piani nazionali; l'esclusione dalla spesa netta di spese per riforme o per investimenti, in particolare quelle relative al PNRR, per la transizione verde e digitale, il contrasto del dissesto idrogeologico e del cambiamento climatico; lo scorporo del debito accumulato a causa di emergenze o eventi eccezionali, con percorsi di rientro specifico; la previsione di meccanismi di stabilizzazione automatica, sul modello SURE; una maggiore attenzione all'obiettivo della crescita sostenibile e della coesione sociale; la costituzione di una capacità fiscale dell'eurozona e la previsione e il rafforzamento degli strumenti comuni su temi di interesse dell'Unione europea, rendendo permanente il Next Generation EU; l'istituzione di una piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa (STEP), l'avvio della riflessione per la revisione, in una prospettiva di medio periodo, dei parametri di riferimento del 3 per cento per il disavanzo pubblico e del 60 per cento per il debito pubblico, ormai privi di rappresentatività;

   a contribuire ad una revisione del Quadro finanziario pluriennale (QFP) dell'Unione europea 2021-2027 e alla introduzione di nuove risorse proprie volte ad alimentare il bilancio europeo, anche attraverso una capacità fiscale e nuovi strumenti di imposizione fiscale propri, in modo da dotare di risorse adeguate le politiche europee, in particolare finalizzate agli investimenti sostanziali a sostegno della crescita e della coesione territoriale, in settori strategici come la duplice transizione verde e digitale;

   a sostenere il Green deal europeo, fondamentale strumento di risposta ai cambiamenti climatici, e al contempo opportunità di rilancio e ricostruzione su nuove basi della capacità economica e industriale sia a livello europeo che italiano, costituendo la transizione ecologica l'occasione per un cambiamento, che non lasci indietro nessuno, verso un nuovo modello produttivo;

   ad impegnarsi per la prevenzione e la tempestiva riduzione delle procedure di infrazione nei confronti dell'Italia, ai sensi degli articoli 258 e 260 del Tfue, anche al fine di rimuovere gli effetti potenzialmente dannosi a carico della finanza pubblica;

   a promuovere il ruolo strategico, l'autorevolezza, la coesione e la credibilità politico-istituzionale dell'Unione europea nel contesto globale, come interlocutore primario nelle relazioni internazionali, anche per contribuire all'individuazione e al perseguimento di soluzioni politiche e diplomatiche per la risoluzione dei conflitti in corso.
(6-00069) «De Luca, Madia, Iacono, Casu, Fornaro».


   La Camera,

   esaminati congiuntamente il Programma di lavoro della Commissione per il 2023 – Un'Unione salda e unita (COM(2022) 548 final), la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2023 (Doc. LXXXVI, n. 1) e il Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1° luglio 2023-31 dicembre 2024) – Portare avanti l'agenda strategica elaborato dalle future presidenze spagnola, belga e ungherese e dall'alto rappresentante, presidente del Consiglio «Affari esteri» (10597/23);

   considerato che:

    1) la Relazione programmatica annuale rappresenta, insieme alla Relazione consuntiva e secondo l'impianto della legge 24 dicembre 2012, n. 234, il principale strumento per l'esercizio della funzione di partecipazione del Parlamento alla funzione di governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea;

    2) occorre sottolineare come la Relazione programmatica è stata trasmessa dal Governo con un ritardo di quasi sei mesi rispetto al termine di presentazione del 31 dicembre previsto dall'articolo 13, comma 1 della richiamata legge n. 234 del 2012 con la conseguenza che il Parlamento si ritrova ora ad esaminare e a esprimersi su orientamenti e priorità politiche relative non all'anno successivo ma a quello ormai in via di conclusione;

    3) è di tutta evidenza che un tale ritardo, attribuibile in primo luogo alla mancata presentazione nei tempi della Relazione programmatica da parte del Governo, impedisca di fatto di svolgere, nell'ambito dell'esame parlamentare, considerazioni di carattere generale sulle strategie politiche dell'Unione europea e sulle priorità del nostro Paese al riguardo e svuoti in gran parte di significato gli obiettivi che il Governo aveva indicato come prioritari nonché le azioni volte a perseguirli nel contesto del processo di integrazione europea per l'anno 2023, in via di conclusione;

    4) difatti, a causa del ritardo nell'esame congiunto, si osserva come molte delle iniziative contenute nel programma di lavoro della Commissione abbiano già ricevuto attuazione e la Relazione programmatica riporti, a sua volta, in molte parti, informazioni non aggiornate in merito alle richiamate specifiche iniziative, come per la presentazione di proposte legislative da parte della Commissione europea;

    5) a tal proposito, si ribadisce la necessità del rispetto delle tempistiche di presentazione della Relazione programmatica – nel più ampio contesto di un sistematico e tempestivo adempimento, da parte del Governo, degli obblighi informativi nei confronti del Parlamento, previsti dalla legge n. 234 del 2012, e delle prerogative parlamentari;

    6) con specifico riguardo ai contenuti della prima parte della Relazione programmatica, riferita alle questioni istituzionali, il Governo fa una disamina di alcune delle problematiche che affliggono l'attuale sistema di governance economica dell'Unione europea, la cui riforma è ancora in fase di stallo a causa dei ripetuti fallimenti dei negoziati politici sulla sua definizione, nonché della necessità di salvaguardare maggiormente gli investimenti digitali e verdi, senza fare però alcun riferimento agli investimenti nel settore della sanità e della cultura;

    7) il mancato raggiungimento di un accordo sulle proposte legislative di revisione della governance economica europea desta forti preoccupazioni in vista del rischio concreto di riattivazione dei vecchi parametri fiscali, considerato che all'inizio del prossimo anno verrà disattivata la clausola di salvaguardia generale del Patto, azionata da marzo 2020;

    8) il tema dell'aggiornamento e della revisione del quadro della governance economica europea rappresenta, pertanto, una questione cruciale nel dibattito europeo non più rinviabile a fronte della nuova realtà economica – pesantemente influenzata dalle crescenti tensioni e dai mutati scenari geo-politici internazionali – e da rilanciare il prima possibile per sostenere una crescita inclusiva e la sostenibilità di bilancio a lungo termine;

    9) nella relazione si accenna altresì alla revisione intermedia del Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 e alla connessa istituzione di nuove risorse proprie; è evidente come, gli ulteriori sviluppi della crisi pandemica, la crisi economica, la sfida migratoria, la guerra russa in Ucraina e la conseguente crisi umanitaria ed energetica, la rapida accelerazione dell'inflazione e dei tassi di interesse, le ripetute perturbazioni delle catene di approvvigionamento globale abbiano inciso, a partire dal 2020, anno della sua adozione, sul bilancio a lungo termine dell'Unione, con una serie di sfide senza precedenti;

    10) con riferimento ai contenuti della parte seconda della relazione, riferita alle politiche strategiche, il documento dà conto, tra le altre, delle iniziative dell'Unione europea per l'attuazione del Green Deal e per l'adozione del pacchetto climatico Fit for 55, quale strumento per il mantenimento degli impegni presi con l'Accordo di Parigi e reso vincolante dalla legge per il clima, finalizzato ad allineare la normativa vigente in materia al nuovo obiettivo di riduzione, entro il 2030, delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990, con l'obbiettivo di arrivare alla «carbon neutrality» per il 2050;

    11) le proposte facenti parte del citato pacchetto, strettamente interconnesse e complementari, intervengono in una serie di settori: clima, energia e combustibili, trasporti, uso del suolo e silvicoltura e, tra queste, il punto focale è il riesame della direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia (Epbd), con la quale si intende delineare strumenti ad hoc per raggiungere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050;

    12) in particolare, la direttiva europea sull'efficienza energetica costituisce un tassello cruciale nel quadro della legislazione europea, preposta a garantire il rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione e delle esigenze ambientali dell'Unione europea, aggiornando continuamente i suoi termini nella continua necessità di regolare le performance degli edifici, contenere le emissioni di gas serra, contribuire allo sviluppo dell'efficienza energetica e alla generazione di energia da fonti rinnovabili. Si tratta anche di una delle leve necessarie per attuare la strategia «ondata di ristrutturazioni» (Renovation wave), pubblicata nell'ottobre 2020, mediante misure concrete di regolamentazione, finanziamento e sostegno volte a raddoppiare il tasso annuo di ristrutturazione energetica degli edifici entro il 2030 e a incoraggiare ristrutturazioni profonde per edifici a ridotto o nullo consumo di energia;

    13) come noto, l'Europa ha attraversato nel 2023 una crisi energetica senza precedenti: nonostante le misure messe in atto per contenere l'aumento dei prezzi e garantire ai cittadini la sicurezza dell'approvvigionamento occorre una prospettiva condivisa a livello europeo per continuare ad accelerare sulla diffusione delle energie rinnovabili ed abolire progressivamente il gas, rendere le bollette dei consumatori meno dipendenti dalla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili, garantire una maggiore autonomia sul fronte energetico, anche mediante il rafforzamento delle strategie di diversificazione degli approvvigionamenti e la realizzazione di nuove ed efficienti reti energetiche transeuropee, in linea con il Green Deal europeo e il piano REPowerEU;

    14) il Consiglio dell'Unione europea ha approvato il 16 ottobre 2023 conclusioni che fungeranno da posizione negoziale generale dell'Unione europea per la 28a conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28) nelle quali in particolare chiede con un'urgenza un'azione più determinata e maggiore ambizione a livello mondiale in questo decennio critico, in linea con le relazioni del Gruppo intergovernativo di esperti (Ipcc), sottolineando che per limitare il riscaldamento a circa 1,5 °C è necessario raggiungere il picco globale delle emissioni di gas a effetto serra al più tardi entro il 2025 e ridurle del 43 per cento entro il 2030 e del 60 per cento entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019;

    15) nelle conclusioni si sottolinea altresì che il passaggio a un'economia climaticamente neutra richiede la graduale eliminazione a livello mondiale dei combustibili fossili non soggetti ad abbattimento e il raggiungimento di un picco nel loro consumo; in tale contesto viene ribadita l'importanza di eliminare i combustibili fossili dal settore energetico ben prima del 2050 e l'importanza di realizzare un sistema energetico globale completamente o prevalentemente decarbonizzato già negli anni 2030; infine, nelle conclusioni si chiede la progressiva eliminazione, prima possibile, delle sovvenzioni ai combustibili fossili che non affrontano le questioni della povertà energetica o di una transizione giusta;

    16) nell'ambito del Green Deal europeo, si inserisce anche la strategia «Farm to Fork» ed in particolare l'annuncio della Commissione europea di revisionare entro il 2023, oltre che la legislazione sull'etichettatura dei prodotti alimentari, anche quella relativa al benessere animale, inerente alle condizioni degli animali negli allevamenti, durante il trasporto e nel momento dell'abbattimento;

    17) nella strategia Farm to Fork vengono altresì identificate le proteine alternative, cui appartengono le carni vegetali e coltivate, come un'importante area di intervento e di investimento grazie al ruolo cruciale che queste rivestono per il conseguimento dei target climatici;

    18) in materia di giustizia, la Relazione programmatica richiama espressamente il pacchetto di riforme antiriciclaggio presentato dalla Commissione europea nel luglio 2021: la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo è fondamentale per garantire la stabilità finanziaria e la sicurezza in Europa e, a tal fine, la Commissione propone, al centro del pacchetto legislativo, la creazione di una nuova autorità antiriciclaggio dell'Unione europea che trasformerà la vigilanza AML/CFT e rafforzerà la cooperazione tra le Unità di informazione finanziaria, operando in coordinamento con le autorità nazionali ai fini della tutela della sicurezza e della stabilità finanziaria;

    19) tra le nuove iniziative annunciate dall'Esecutivo europeo, particolare rilievo assume inoltre la proposta di direttiva n. COM (2023) 234 final che stabilisce norme minime relative alla definizione dei reati e sanzioni in materia lotta contro la corruzione, vincolando gli Stati membri all'adozione di norme di armonizzazione minima delle fattispecie di reato riconducibili alla corruzione e delle relative sanzioni, nonché di misure per la prevenzione del fenomeno corruttivo e di strumenti per rafforzare la cooperazione nelle relative attività di contrasto. Tale proposta di direttiva assume un forte rilievo soprattutto per l'Italia, considerato che è interesse nazionale rafforzare gli strumenti di prevenzione e lotta alla corruzione, disponendo il nostro Paese di un'Autorità anticorruzione indipendente come Anac, di fatto il modello che l'Unione europea ha preso a riferimento;

    20) la Relazione richiama inoltre diverse iniziative UE in tema di fiscalità, tra cui la strategia per una tassazione societaria equa e per contrastare efficacemente l'elusione fiscale; la proposta di direttiva finalizzata all'uso improprio di entità di comodo ai fini fiscali; il pacchetto IVA nell'era digitale; l'adeguamento della fiscalità in materia di tabacchi; la proposta di direttiva in materia di cooperazione amministrativa;

    21) rispetto alla dimensione del Pilastro europeo dei diritti sociali e alle implicazioni richiamati nella Relazione in merito alla promozione di azioni tese a favorire la conciliazione vita-lavoro, si evidenzia come il lavoro sia uno degli ambiti in cui i divari di genere sono più visibili e che in Italia solo poco più di una donna su due ha un lavoro, con un tasso di occupazione femminile del 51,1 per cento, ben al disotto della media europea del 65 per cento;

    22) per contrastare il fenomeno del «lavoro povero», l'Unione europea ha approvato la direttiva (UE) n. 2022/2041 del 19 ottobre 2022, finalizzata all'introduzione di un salario minimo adeguato per i lavoratori nell'Unione, norma che avrebbe dovuto essere correttamente recepita dagli Stati membri entro il 15 novembre 2024; l'Italia è infatti uno dei pochissimi paesi dell'Unione europea a essere sprovvisti di una normativa sul salario minimo, insieme a Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria e in parte Cipro, dove la protezione del salario minimo è fornita esclusivamente dai contratti collettivi;

    23) con riferimento alla sezione dedicata alla Promozione del nostro stile europeo, vengono incluse nella Relazione alcune delle iniziative ritenute strategiche rispetto ai programmi stabiliti dall'Unione europea al fine di promuovere l'innalzamento della qualità e l'inclusività dei sistemi educativi, l'apprendimento permanente e lo sviluppo delle competenze, anche attraverso la mobilità per l'apprendimento, il riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche dei Paesi terzi, secondo le iniziative dell'Unione per la creazione di uno Spazio europeo dell'istruzione – da realizzare entro il 2025;

    24) relativamente al tema migratorio, sono attualmente in corso i negoziati tra il Consiglio e il Parlamento europeo su una serie di dossier per riformare l'attuale quadro legislativo europeo in materia di asilo e migrazione, al fine di addivenire all'adozione di un nuovo quadro regolatorio prima delle elezioni europee del giugno 2024. Nel nuovo Patto europeo sulle migrazioni, in realtà non vengono superate le criticità ataviche dell'attuale sistema comune di asilo e dei cosiddetti regolamenti di Dublino: non viene intaccato il principio del Paese di primo ingresso che attribuisce ai paesi di frontiera la responsabilità di gestire le domande di asilo e l'obbligatorietà della redistribuzione dei migranti in tutti gli Stati membri, in una visione solidaristica del fenomeno migratorio che viene di fatto sterilizzata dalla possibilità di prevedere un pagamento pari a 20 mila euro da destinare al Fondo Comune per la gestione delle frontiere interne per ogni migrante non accolto;

    25) nella parte terza della Relazione dedicata alla dimensione esterna dell'Unione europea, il Governo auspica in riferimento al conflitto russo-ucraino un ruolo attivo e determinante dell'Unione europea a sostegno degli sforzi di pace. Ciononostante, si ravvisa un totale stallo degli interventi diplomatici per giungere a una soluzione di pace, cristallizzando di fatto gli interventi a sostegno dell'Ucraina nel mero invio di armamenti;

    26) con riferimento al processo di allargamento e vicinato, si evidenzia come la regione dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Kosovo), non ultimo alla luce dei molteplici risvolti connessi alla guerra di aggressione russa in Ucraina, risulta essere strategica per gli equilibri dell'intero continente europeo in termini di pace, stabilità e sicurezza ma che i progressi nelle riforme di adesione all'Unione europea di tale regione abbia subito una notevole battuta d'arresto;

    27) la Relazione si conclude con una breve analisi sulla necessità di adeguare periodicamente il diritto interno a quello unionale e ridurre le procedure di infrazione. Nonostante l'impegno proferito dal Governo nella Relazione per assicurare tale adeguamento periodico attraverso i disegni di legge europea e di delegazione europea l'Esecutivo ha presentato alle Camere il disegno di legge di delegazione europea 2023 con notevole ritardo rispetto alla tempistica dettata dall'articolo 13 della legge n. 234 del 2012, impedendo di fatto il regolare e tempestivo esame parlamentare del suddetto disegno di legge, peraltro ancora in attesa di approvazione,

impegna il Governo:

   1) a dare un sistematico e tempestivo adempimento agli obblighi informativi e di coinvolgimento previsti dalla legge n. 234 del 2012 nei confronti del Parlamento, finalizzati ad un esame regolare e appropriato, da parte degli organi parlamentari competenti, dei progetti di atti e documenti dell'Unione europea di volta in volta in discussione in sede europea, per contribuire alla definizione delle politiche dell'Italia nelle sedi decisionali dell'Unione europea e migliorare altresì il processo di partecipazione democratica all'Unione;

   2) a rafforzare e a promuovere gli strumenti di partecipazione attiva del Parlamento italiano alla definizione delle politiche dell'Unione europea, con particolare riguardo alla sessione europea di fase ascendente, che coinvolga tutte le istituzioni, al fine di poter rappresentare, in sede unionale, le reali necessità dei cittadini italiani, in un'ottica di dialogo rinforzato e di contributo al processo di democratizzazione dell'Unione europea;

   3) in merito agli aspetti relativi alla governance economica, nell'ambito del processo di riforma in corso delle regole fiscali del Patto di stabilità e crescita, a lavorare per il superamento degli ormai irrealistici parametri quantitativi del 3 per cento e del 60 per cento, privi di una reale giustificazione economica e spesso oggetto di critiche, con il conseguente superamento della fase preventiva e quella correttiva del PSC, la cui applicazione si è dimostrata a più riprese incoerente, e garantire altresì un'applicazione omogenea della procedura per gli squilibri macroeconomici, al fine di affrontare adeguatamente il fenomeno della pianificazione fiscale aggressiva e gli eccessivi surplus di specifici Stati membri, prevedendo, inoltre, percorsi di rientro dal debito realistici che tengano conto delle specificità degli Stati membri e del loro quadro macroeconomico complessivo e, inoltre, superando l'utilizzo prevalente di indicatori non osservabili come il saldo strutturale, al fine di ancorare la sorveglianza macroeconomica a indicatori direttamente osservabili e misurabili;

   4) prevedere altresì nell'ambito dei negoziati in corso, lo scorporo dal calcolo del deficit di determinate categorie di investimenti pubblici nazionali produttivi, che sono ostacolati dall'attuale quadro di bilancio – tra i quali gli investimenti destinati all'istruzione, quelli in ambito di spesa sanitaria, gli investimenti green, quelli destinati alle energie rinnovabili e ai beni pubblici europei – nonché esentare, dalla regola di spesa, gli investimenti finanziati dai prestiti del programma Next Generation EU che promuovono gli obiettivi a lungo termine dell'Unione europea, per rendere l'economia e il sistema energetico dell'Unione europea più competitivi, sicuri, omogenei e sostenibili; a scongiurare, nell'ambito dei negoziati sulla nuova governance economica europea, il rischio che la spesa per la difesa, in particolare quella destinata alla produzione di armamenti, venga esclusa dai vincoli europei di bilancio;

   5) a proseguire i negoziati in corso sulla revisione intermedia del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 congiuntamente all'esame delle proposte per l'istituzione di nuove risorse proprie – strutturate come durature, eque e che possano contribuire a promuovere le priorità politiche dell'Unione – per adeguare il bilancio dell'Unione alle nuove sfide globali e garantendo al contempo un bilancio di dimensioni adeguate, per consentire il finanziamento delle nuove priorità, senza compromettere l'efficacia delle politiche tradizionali, e che disponga di appropriati margini di flessibilità, anche per poter reagire in futuro adeguatamente e tempestivamente alle eventuali emergenze ambientali, sociali e alle crisi internazionali;

   6) in tema di politiche ambientali, a sostenere ogni iniziativa finalizzata alla decarbonizzazione dell'economia fissando come obiettivo la neutralità climatica entro il 2050, assicurando sistemi energetici competitivi e sicuri, attraverso un percorso condiviso e sostenibile sul piano economico ed energetico, promuovendo tale percorso anche a livello europeo ed internazionale, sia in riferimento all'agenda della Presidenza italiana del G7 nel 2024, sia in riferimento all'Accordo di Parigi;

   7) a proseguire i negoziati in sede europea per la revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia e il sostegno all'individuazione di adeguate misure per il raggiungimento degli obiettivi di ristrutturazione ed efficientamento energetico del parco immobiliare nazionale, anche in vista dell'obiettivo di neutralità climatica al 2050;

   8) ad intraprendere nelle opportune sedi istituzionali, nazionali ed europee, le misure necessarie atte a sollecitare l'urgenza di una rapida revisione dell'attuale legislazione dell'Unione europea sul benessere animale nonché il celere prosieguo dei negoziati e della relativa procedura legislativa da parte delle istituzioni europee e degli Stati nazionali;

   9) a trasmettere altresì con urgenza alla Commissione europea, nei rispetto della direttiva 2015/1535, la notifica TRIS precedentemente ritirata, inerente alle conseguenze derivanti dal divieto di vendita, importazione e produzione della cosiddetta carne coltivata in termini di limitazione della libera circolazione delle merci e del mercato interno, al fine di scongiurare l'apertura di una potenziale procedura di infrazione a carico dell'Italia per violazione del diritto eurounitario;

   10) ad assumere tutte le necessarie iniziative di competenza per sostenere e promuovere nelle opportune sedi istituzionali, nazionali ed europee, la designazione dell'Italia quale Paese candidato a sede ospitante dell'istituenda Autorità europea antiriciclaggio, individuando, in particolare, la città di Roma quale sede preferenziale per ospitare l'Autorità, sostenendone la candidatura in ragione dell'esperienza maturata dal nostro Paese nella lotta alla criminalità organizzata, al terrorismo domestico ed internazionale, nonché dell'efficacia delle attività delle singole autorità italiane competenti in materia di antiriciclaggio;

   11) ad intraprendere tutte le necessarie iniziative, nelle opportune sedi istituzionali nazionali ed europee, volte ad una rapida approvazione della proposta di direttiva UE 2023/0135 (COD) in materia di lotta contro la corruzione, al fine di rafforzare ulteriormente i meccanismi per la prevenzione e lotta alla corruzione, ampliando l'ambito di azione rispetto al singolo Stato ed estendendolo a tutta l'Unione europea;

   12) in linea con gli orientamenti e i princìpi sanciti dall'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), potenziare le misure di contrasto all'economia digitale sommersa, e introdurre nuove forme di imposizione applicabili all'effettivo valore economico delle attività innovative caratterizzate dalla dematerializzazione delle attività, a partire da quelle svolte dai gruppi multinazionali di imprese operanti sul territorio nazionale, garantendo un livello minimo di tassazione effettiva nel territorio dello Stato, anche in recepimento dei princìpi di cui alla direttiva (UE) 2022/2523;

   13) ad adottare tutte le iniziative, anche normative, finalizzate, nel quadro del rafforzamento dell'applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne, a facilitare la conciliazione dei tempi vita-lavoro, attraverso il potenziamento dei servizi di cura per l'infanzia e il riequilibrio del sistema dei congedi;

   14) ad assicurare, in linea con gli impegni assunti in sede unionale, il corretto recepimento nell'ordinamento nazionale – nel primo provvedimento utile – della direttiva (UE) 2022/2041, al fine di favorire, in attuazione dell'articolo 36 della Costituzione, l'effettiva realizzazione di un mercato del lavoro più inclusivo, equo e paritario, abbattendo le disuguaglianze, anche in termini di divario retributivo di genere;

   15) a dare priorità al tema dell'istruzione, dell'educazione e della formazione, in linea con i principali programmi stabiliti dall'Unione europea e con l'iniziativa finalizzata alla creazione di uno Spazio europeo dell'istruzione entro il 2025, al fine di restituire peso e valore all'istruzione scolastica, per promuovere la formazione degli insegnanti, per valorizzare la professionalità docente e per sostenere l'innovazione didattica e organizzativa, nella consapevolezza che la scuola debba rappresentare uno dei più importanti fattori di crescita del Paese, garantendo il diritto allo studio e la garanzia di accesso per tutti e a tutti i livelli di istruzione;

   16) ad adottare misure in armonia con la Strategia europea per la gioventù, in particolare con riguardo alla partecipazione dei giovani e delle organizzazioni giovanili alla vita democratica, sociale e culturale del Paese, e a promuovere, nell'ambito dell'adozione di politiche pubbliche, sia nazionali che di respiro europeo, con particolare riferimento ai settori della salute, dell'istruzione, della formazione, del lavoro, del sistema previdenziale e fiscale, valutazioni d'impatto sulle giovani generazioni;

   17) con riferimento alle politiche relative alla gestione dei flussi migratori e all'asilo, a sostenere, nelle more dell'approvazione del nuovo Patto europeo sulla migrazione, il superamento dell'attuale disciplina della gestione dei flussi migratori, basata su uno strumento, il Regolamento di Dublino, penalizzante per i paesi di primo approdo come l'Italia per arrivare ad una redistribuzione con quote obbligatorie di migranti per tutti gli Stati europei, con sistemi solidaristici automatici e non volontari che, se così non fosse, renderebbe di fatto il nuovo Patto europeo sulla migrazione e l'asilo una non-riforma del sistema vigente;

   18) con riguardo alle operazioni di salvataggio in mare, sia in condizioni di particolare emergenza che in condizioni ordinarie, in particolare per quel che riguarda il soccorso a imbarcazioni di migranti, a lavorare per un cambio di prospettiva che miri a considerare frontiere europee le frontiere marittime, in modo da assicurare una gestione più stabile e più solidale tra Stati membri di coloro che arrivano nel territorio dell'Unione europea dopo essere stati salvati in mare, al fine di prevenire situazioni di estrema criticità, infrastrutturale, sociale e umanitaria per le isole di frontiera, come Lampedusa;

   19) a rafforzare la cooperazione dell'Unione europea con le Nazioni Unite, in particolare con l'UNHCR e con l'OIM, per incentivare corridoi umanitari sicuri per l'arrivo in territorio europeo al fine di garantire l'assistenza umanitaria necessaria e il rispetto dei diritti umani dei migranti e promuovere canali di ingresso legali nell'Unione europea attraverso una progressiva programmazione di flussi di lavoratori a livello europeo;

   20) in relazione ai conflitto russo-ucraino, a profondere il massimo sforzo sul piano diplomatico, in sinergia con gli altri Paesi europei, per l'immediata cessazione delle operazioni belliche con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare, portando il nostro Paese a farsi capofila di un percorso di soluzione negoziale del conflitto che non lo impegni in ulteriori forniture di materiali di armamento, per il raggiungimento di una soluzione politica in linea con i principi del diritto internazionale;

   21) ad intraprendere tutte le azioni necessarie atte a scongiurare la distrazione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza a favore del co-finanziamento dell'industria della difesa, in particolare per la produzione di armamenti, considerato che tali fondi rappresentano lo strumento principale di ripresa e rilancio dell'economia del Paese provato dalla recente pandemia e non uno strumento di supporto ad una economia di guerra;

   22) sull'importanza del processo di allargamento per la costruzione di un'Europa più forte, ad adoperarsi, negli opportuni consessi nazionali, europei e internazionali, al fine di rilanciare fermamente il processo di allargamento dell'Unione europea per quanto concerne i Balcani occidentali, in particolare verso quei Paesi che hanno mostrato un pieno allineamento nel campo della politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, dimostrando geopoliticamente maggiore solidarietà e vicinanza nei confronti delle nostre sensibilità;

   23) a incrementare gli sforzi per la definizione e la risoluzione delle procedure di infrazione attualmente a carico dell'Italia, ai sensi degli articoli 258 e 260 del TFUE, ponendo una particolare attenzione alla fase informativa e di coinvolgimento attivo delle Camere, in merito all'avvio o agli sviluppi delle procedure di infrazione e di pre-infrazione EU-Pilot, in coerenza con il dettato dell'articolo 15 della legge n. 234 del 2012, al fine di assicurare una sostanziale riduzione delle procedure di infrazione ed evitare effetti finanziari negativi a carico della finanza pubblica;

   24) in vista della presentazione della prossima Relazione programmatica 2024, ad adoperarsi, nelle opportune sedi istituzionali, affinché si delinei una strategia europea strutturata su politiche comuni di ampio respiro e che sia adeguata alle attuali sfide della crescita e all'esigenza di equilibrio fra la riduzione e la condivisione dei rischi da parte di tutti gli Stati membri.
(6-00070) «Bruno, Scutellà, Scerra».


   La Camera,

   premesso che:

    esaminata congiuntamente la relazione della XIV Commissione sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023 – Un'Unione salda e unita (COM(2022) 548 final), sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023 (Doc. LXXXVI, n. 1) e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1° luglio 2023-31 dicembre 2024) – Portare avanti l'agenda strategica, elaborato dalle future presidenze spagnola, belga e ungherese e dall'Alto rappresentante, presidente del Consiglio «Affari esteri» (10597/23);

    preso atto degli elementi di analisi e di valutazioni acquisiti nel corso dell'istruttoria svolta presso al XIV Commissione Politiche dell'Unione europea e dei pareri espressi dalle Commissioni in sede consultiva;

    l'esame dei documenti programmatici del Governo italiano e degli strumenti di programmazione legislativa e politica dell'Unione europea ha costituito una preziosa occasione per approfondire le principali questioni che devono essere affrontate dagli Stati membri e dalle Istituzioni europee, nonché per esprimere una valutazione complessiva sugli obiettivi prioritari individuati e sulle strategie messe in campo a livello nazionale e di Unione europea;

    la disamina dei tre atti programmatici offre quindi al Parlamento il quadro dei lavori in corso e programmati in sede di Unione europea: in questo senso, il coinvolgimento attivo e tempestivo del Parlamento sui temi oggetto della relazione programmatica risulta imprescindibile al fine di definire un piano comune e condiviso della politica europea italiana nel contesto europeo e risulta altresì funzionale ad uno sviluppo equilibrato dell'Unione;

    l'analisi e la discussione dei suddetti documenti devono dunque intendersi come uno dei principali strumenti per l'esercizio ex ante della funzione di indirizzo e di intervento del Parlamento nella definizione attiva, da parte dell'Italia, della politica europea, nonché come funzione di controllo sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea;

    considerata la peculiarità dell'attuale fase di fine legislatura europea, si rende quanto mai necessario un ripensamento del ruolo geopolitico dell'Unione europea, al fine di rafforzarne la coesione come attore primario sulla scena globale;

    si rende altresì necessario avviare, con l'apertura della nuova legislatura europea e con l'insediamento di una nuova Commissione nella seconda metà del 2024, una riflessione complessiva sulle politiche che l'Unione europea è chiamata a definire in materia di crescita, lavoro, autonomia strategica ed innovazione, contemperando le esigenze della sostenibilità ambientale con quelle della tutela sociale ed occupazionale;

    per quanto riguarda il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2023, esso si colloca in un contesto caratterizzato dalla necessità di fronteggiare le crisi prodotte prima dalla pandemia di COVID-19 e poi dall'aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina e dalla conseguente crisi energetica, concentrandosi sulle tematiche già definite negli orientamenti politici della Presidente von der Leyen ad inizio del mandato dell'attuale Commissione europea, a partire dal Green Deal europeo, alle quali si aggiunge la presentazione di una proposta di direttiva COM (2023) 234 che stabilisce norme minime relative alla definizione dei reati e sanzioni in materia di corruzione;

    per quanto attiene al Programma di diciotto mesi del Consiglio, vi si sottolinea che il trio di Presidenza in carica, formato, a partire dal 1° luglio 2023, da Spagna, Belgio e Ungheria, collaborerà per trovare soluzioni comuni alle sfide e ai compiti futuri e in particolare che la guerra di aggressione russa contro l'Ucraina, unita alla crescente incertezza a livello mondiale, impone all'Unione europea di rafforzare la sua resilienza e autonomia strategica;

   considerato altresì che:

    la Relazione programmatica, predisposta dal Governo ai sensi dell'articolo 13 della legge n. 234 del 2012, si articola in quattro parti, relative rispettivamente allo sviluppo del processo di integrazione europea, alle specifiche politiche strategiche, alla dimensione esterna dell'Unione europea, al coordinamento nazionale delle politiche europee;

    ciascuna parte è suddivisa in capitoli tematici ai quali, secondo il modello utilizzato nei due anni precedenti, vengono ricondotti ben 113 «dossier» specifici, relativi a singole questioni o proposte legislative dell'Unione europea: ogni dossier riporta l'obiettivo individuato, le azioni che il Governo intende porre in essere per perseguirlo, nonché i risultati attesi;

    la prima parte della Relazione definisce quale obiettivo prioritario del Governo quello di assicurare all'Italia una funzione trainante nel processo di approfondimento dell'integrazione europea, in coerenza con le posizioni e gli interessi nazionali;

    la seconda parte si sviluppa intorno ai richiamati quattro obiettivi strategici del programma di lavoro della Commissione europea per il 2023 mentre la terza parte illustra gli orientamenti del Governo in materia di dimensione esterna dell'Unione europea con particolare riferimento all'autonomia strategica europea, al rafforzamento della politica commerciale europea, alla dimensione esterna delle politiche migratorie dell'Unione europea, alla politica di allargamento ed a quella del vicinato meridionale e alle attività di assistenza militare, finanziaria all'Ucraina;

    la quarta parte infine è dedicata all'azione di coordinamento nazionale delle politiche europee, nonché di comunicazione e formazione sull'attività dell'Unione europea;

    espresso apprezzamento per l'azione profusa dall'Esecutivo per perfezionare, sulla base dell'esperienza progressivamente acquisita, i contenuti della Relazione programmatica, preceduta, per semplicità di consultazione, da una sintesi delle principali materie trattate e che risulta più ricca di elementi informativi e di dati utili ad una valutazione sulle priorità da perseguire;

    valutato positivamente l'impegno del Governo a procedere alle necessarie attività di impulso alle Amministrazioni interessate dai dossier, con azioni di stimolo sia alla partecipazione alle consultazioni promosse dalle Istituzioni europee sia allo sviluppo tempestivo di percorsi valutativi ex ante e alla redazione di una relazione sull'analisi di impatto della regolamentazione in fase ascendente che dia evidenza agli effetti attesi, positivi e negativi, che possono manifestarsi a livello nazionale, in modo da orientare il processo decisionale e tutelare gli interessi nazionali in tutte le fasi dell'iter legislativo;

    ribadita l'esigenza di un'azione sinergica tra Governo e Parlamento nella fase di formazione del diritto e delle politiche dell'Unione, non soltanto con riferimento alla posizione negoziale italiana da rappresentare nelle sedi decisionali ma anche con riferimento al cosiddetto «dialogo politico» con la stessa Commissione europea e al controllo sull'applicazione del principio di sussidiarietà previsto dai Trattati;

    considerato che questo tipo di sinergia assume un rilievo strategico per garantire un'applicazione efficace e coerente del diritto dell'Unione europea, soprattutto a fronte di nuove discipline unionali particolarmente onerose e restrittive, soprattutto in relazione al rispetto di nuovi parametri ed all'introduzione di nuove tecnologie e standard tecnici legati alle transizioni verde e digitale, con una ricorrente sottovalutazione del principio della «neutralità tecnologica»;

    apprezzato in questa prospettiva l'impegno crescente delle amministrazioni competenti per una trasmissione più regolare e tempestiva alle Camere dei flussi di informazione qualificata sulle attività dell'Unione europea, in attuazione della legge 234 del 2012;

    rilevata l'insufficiente attenzione spesso riservata dalla Commissione europea al ruolo che i Parlamenti nazionali, per la posizione costituzionale che rivestono e per il fatto di essere espressione diretta dei cittadini, possono svolgere nella fase di definizione della legislazione europea affinché essa tenga conto delle specificità politiche, economiche, sociali e culturali di ogni ordinamento;

    ribadita l'esigenza di un processo normativo europeo maggiormente rispettoso dei princìpi che devono guidare l'esercizio delle competenze legislative dell'Unione europea, primi tra tutti quelli di sussidiarietà e proporzionalità, evitando una certa tendenza all'ipertrofia legislativa ed un accentuato ricorso al regolamento in luogo del più flessibile strumento normativo della direttiva;

    sottolineata altresì la necessità di limitare l'attribuzione di poteri delegati ed esecutivi troppo ampi ed indeterminati alla Commissione, stabilendo, in particolare, in modo più rigoroso ed in applicazione dell'articolo 290 del TFUE, una chiara delimitazione dell'oggetto della portata e della durata della delega;

    evidenziata l'esigenza di rafforzare la cooperazione tra i Parlamenti nell'Unione, sia con riferimento all'esame di specifiche proposte legislative sia in relazione a temi e questioni di interessi comuni;

    riaffermata la priorità di una politica legislativa dell'Unione europea che, in aderenza ai princìpi ispiratori del processo di integrazione europea, sia incentrata sulle grandi questioni piuttosto che rifugiarsi nella rassicurazione del dettaglio e della standardizzazione,

impegna il Governo:

   a) a proseguire nel rafforzamento e nella promozione degli strumenti di partecipazione attiva del Parlamento italiano alla definizione delle politiche dell'Unione europea, con particolare riguardo alla sessione europea di fase ascendente, che coinvolga tutte le istituzioni, al fine di poter rappresentare, in sede unionale, le reali necessità dei cittadini italiani, in un'ottica di dialogo rinforzato e di contributo al processo di democratizzazione dell'Unione europea;

   b) a promuovere un ancor più sistematico adempimento agli obblighi informativi e di coinvolgimento previsti dalla legge n. 234 del 2012 nei confronti del Parlamento, finalizzati ad un esame regolare e appropriato, da parte degli organi parlamentari competenti, dei progetti di atti e documenti dell'Unione europea di volta in volta in discussione in sede europea, per contribuire alla definizione delle politiche dell'Italia nelle sedi decisionali dell'Unione europea e migliorare altresì il processo di partecipazione democratica all'Unione, rafforzando ulteriormente le procedure di raccordo e di cooperazione tra il Parlamento nazionale, il Governo e gli europarlamentari italiani;

   c) a sostenere una posizione, nell'ambito delle iniziative proposte a livello europeo in vista dell'elaborazione di una carta o statuto del parlamentarismo e della democrazia, che tenga conto, per un verso, delle differenti tradizioni costituzionali, del pluralismo delle idee e degli orientamenti politici e culturali in seno all'Unione e sia intesa, per altro verso, all'affermazione dei valori fondamentali del modello di vita europea;

   d) a promuovere un ruolo attivo dell'Unione europea a supporto degli sforzi di pace, che poggi, da un lato, sul sostegno multidimensionale all'Ucraina e sull'aumento della pressione sulla Russia e, dall'altro, sul mantenimento di canali negoziali;

   e) a continuare nel pieno e convinto sostegno del processo di allargamento dell'Unione, con l'obiettivo, da un lato, di stabilizzare la regione balcanica e promuovere la sua integrazione nell'Unione europea, dall'altro, di sostenere il percorso di adesione di Ucraina, Moldova e Georgia;

   f) nell'ambito, strettamente connesso al precedente, delle politiche di difesa comune europea, a perseguire e promuovere una posizione chiara e coesa da parte dell'Unione sulle questioni internazionali di maggiore rilievo geopolitico, il ricorso, ove opportuno, ad un maggiore utilizzo dell'astensione costruttiva, un approccio proattivo verso l'utilizzo dello strumento sanzionatorio, individuando soluzioni che garantiscano la coerenza della politica italiana, lo sviluppo ed il rafforzamento degli strumenti a disposizione dell'Unione europea per la condotta della PSDC, come le operazioni e le missioni, sia civili che militari; l'attuazione degli impegni assunti con l'adozione della Bussola strategica la resilienza dell'Unione europea di fronte alle minacce ibride e cyber, nonché la capacità dell'Unione europea di preservare il libero accesso ai domini strategici contestati (spazio, cyber, marittimo);

   g) a rafforzare la dimensione esterna delle politiche migratorie, promuovendo i partenariati con i Paesi di origine e di transito, con un focus prioritario sui Paesi della riva sud del Mediterraneo e dell'Africa;

   h) a ridurre gli effetti del principio della responsabilità dello Stato membro di primo ingresso sulle domande di asilo, sostenendo, in coerenza con i principi della equa ripartizione degli oneri e della solidarietà iscritti nei Trattati, l'introduzione di un meccanismo di redistribuzione dei migranti;

   i) a definire princìpi e criteri chiari e coerenti per la gestione delle frontiere esterne e per lo sviluppo di una effettiva strategia europea in materia di rimpatri;

   j) ad un coordinamento strutturato e sistemico con gli altri Stati membri Mediterranei (cosiddetto «MED 5»), in modo da affrontare il fenomeno migratorio in maniera congiunta e sinergica con gli altri paesi particolarmente esposti;

   k) a sviluppare ulteriormente le iniziative in atto per il rafforzamento delle capacità di Tunisia, Egitto, Libia e in generale dei paesi di provenienza, di prevenire le partenze irregolari, di controllare in modo più efficace le proprie frontiere e di potenziare le capacità di ricerca e salvataggio nella regione, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e degli obblighi internazionali;

   l) ad introdurre regole certe a livello europeo per le organizzazioni private sulle operazioni di ricerca e salvataggio, nonché a uno stretto coordinamento fra gli Stati costieri e quelli di bandiera, in applicazione delle Convenzioni internazionali vigenti;

   m)a monitorare con attenzione i rischi connessi all'utilizzo dei flussi migratori quale strumento per azioni ibride di destabilizzazione delle democrazie europee;

   n) al contrasto del lavoro sommerso e al rafforzamento delle competenze dei lavoratori migranti, quali ad esempio la promozione di percorsi di apprendimento e di valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri, con particolare riferimento ai gruppi vulnerabili di migranti e in coerenza con gli obiettivi posti nella comunicazione della Commissione sull'Anno europeo delle competenze 2023 e nella Agenda europea delle competenze;

   o) a rafforzare il quadro legislativo per il contrasto al traffico di migranti, alla tratta di esseri umani, all'abuso sessuale sui minori, ai matrimoni forzati, alle mutilazioni genitali femminili, al terrorismo e all'estremismo violento ed al contrabbando di armi;

   p) in relazione alla riforma della governance economica europea, a promuovere la definizione di un percorso di riduzione del debito graduale, realistico e sostenibile nel medio periodo;

   q) a valorizzare il contributo della procedura per gli squilibri macroeconomici nel rafforzare la titolarità nazionale delle riforme e la trazione politica, promuovendo un approccio prospettico della suddetta procedura;

   r) a sostenere, nell'ambito della riflessione sull'approfondimento dell'Unione Economica e Monetaria, l'istituzione di un'efficace funzione di stabilizzazione centralizzata, supportando nei modi possibili la fornitura dei beni pubblici europei;

   s) ad assicurare che, in sede di negoziato europeo sulla revisione del Quadro finanziario pluriennale e del sistema di risorse proprie per il periodo 2021-2027, le nuove risorse proprie oggetto di discussione al fine di rafforzare il bilancio dell'Unione siano in grado di limitare il più possibile tagli ai programmi dell'Unione o aumenti del contributo dell'Italia, e degli altri Stati membri, a titolo di risorsa basata sul Reddito nazionale lordo;

   t) ad avviare, nel medesimo ambito negoziale, una riflessione sulla creazione di una dotazione supplementare del bilancio dell'Unione europea destinata specificamente a sostenere le Isole ad affrontare le loro sfide e disparità specifiche;

   u) in relazione alla transizione energetica, verde e digitale ed all'attuazione del Green Deal europeo, a perseguire, nel negoziato sulle proposte legislative relative alla decarbonizzazione del settore dei trasporti, l'obiettivo di evitare oneri eccessivi e non adeguatamente motivati in capo al settore produttivo ed ai cittadini italiani, attraverso soluzioni coerenti con il principio di neutralità tecnologica, sia con riferimento ai motori sia ai carburanti, e la estensione appropriata dei periodi transitori per l'attuazione della nuova normativa;

   v) con specifico riferimento alla proposta di regolamento sulle emissioni di CO2 dei veicoli pesanti, ad apportare le modifiche necessarie per consentire l'impiego di carburanti carbon neutral come soluzione per la sostenibilità del trasporto su strada, in particolare sulle tratte più lunghe;

   w) con riguardo alla proposta di regolamento cosiddetto «Euro 7», si valuti la revisione delle scadenze previste, comprese quelle relative alle emissioni di freni e agli pneumatici, per l'impossibilità delle imprese di accelerare ulteriormente i processi di sviluppo dei veicoli integrando i nuovi requisiti tecnici richiesti;

   x) con riferimento alle proposte per la qualità delle acque, a definire in sede negoziale tempi di applicazione per l'introduzione di nuove sostanze inquinanti, tali da consentire agli Stati membri l'adeguamento dei metodi di analisi e l'attuazione di misure specifiche unitamente alla definizione di un periodo transitorio per l'applicazione degli standard di qualità ambientale aggiornati ed una tempistica meno ravvicinata per il recepimento da parte degli Stati membri;

   y) nei negoziati in corso sulla revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia, il Governo prosegua, in linea con quanto stabilito nell'orientamento generale dal Consiglio dell'Unione europea, la sua azione per modificare la proposta originaria della Commissione europea in modo da rimettere a ciascuno Stato membro la definizione di un percorso per l'attuazione degli obiettivi comuni entro il 2050;

   z) con riferimento al negoziato in corso sulla proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti derivanti, il Governo dia seguito, in coerenza con l'articolo 7 della legge n. 234 del 2012, agli indirizzi contenuti nel documento finale approvato sulla medesima proposta dalle Commissioni ambiente ed attività produttive della Camera lo scorso 28 giugno;

   aa) in relazione al negoziato interistituzionale sulla libertà dei media, a perseguire la linea di preservare le norme di contrasto dello spyware nonché di adoperarsi per una rapida approvazione della proposta di direttiva sulle c.d. SLAPP (Strategie Lawsuit Against Public Participation);

   bb) in relazione al prospettato sistema obbligatorio di etichettatura nutrizionale (il cosiddetto Nutriscore), a ribadire in sede europea come un simile sistema possa condizionare le scelte del consumatore senza fornire le informazioni necessarie per un'alimentazione equilibrata determinando effetti discriminatori nei confronti di prodotti riconosciuti a livello comunitario come patrimonio nazionale (DOP, IGP, STG), obbligati per legge a mantenere determinati tenori di nutrienti, previsti dai disciplinari di produzione a tutela delle tradizioni e dei consumatori;

   cc) in relazione alle iniziative normative della Commissione europea per promuovere l'autonomia strategica europea, e segnatamente in merito alla proposta di regolamento sui semiconduttori, a sostenere la previsione del co-finanziamento delle iniziative previste anche attraverso fondi strutturali e di rafforzare il coordinamento delle procedure tra gli Stati membri per attirare gli investimenti esteri. Inoltre, in materia di aiuti di Stato facilitati per impianti innovativi, si sostenga una definizione che inglobi l'innovazione anche sui nodi tecnologici più maturi;

   dd) con riguardo ai negoziati sulla proposta di regolamento sulle materie prime critiche, ad includere l'alluminio nell'elenco delle materie prime strategiche e lo zinco e il fosforo in quello delle materie prime critiche;

   ee) ad adoperarsi per definire con urgenza una nuova strategia di politica industriale dell'Unione europea che rafforzi l'autonomia strategica dell'Unione e accompagni una transizione graduale e tecnologicamente neutra dei sistemi produttivi europei, con un sostegno adeguato erogato dal bilancio europeo, sul modello della Iniziativa NextGenerationEU;

   ff) a promuovere un approccio che non sovraccarichi le imprese con eccessivi oneri amministrativi e di rendicontazione e che permetta di raggiungere un adeguato bilanciamento tra standard ambientali e necessità di approvvigionamento; rafforzare la ricerca e l'innovazione per portare rapidamente sul mercato materie sostitutive, in particolare delle terre rare, e promuovere lo sviluppo di competenze professionali specifiche; incentivare maggiormente il riciclo, perché in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi in un arco temporale di breve/medio periodo rispetto a quello per le attività estrattive; a promuovere lo stanziamento di risorse finanziarie adeguate a livello dell'Unione europea, anche attraverso l'istituzione di un fondo di sovranità europeo, per l'attuazione del regolamento proposto, anche per rendere fruibili le tecnologie meno impattanti sul fronte ambientale;

   gg) a sostenere la rapida approvazione della proposta d'istituire una piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa (STEP), finalizzata a promuovere la competitività a lungo termine dell'Unione europea in materia di tecnologie critiche, nei settori della tecnologia estremamente avanzata e digitale, delle tecnologie pulite e delle biotecnologie. In ogni caso si sostiene pienamente la richiesta del Governo di procedere all'istituzione di un vero e proprio Fondo sovrano europeo per la politica industriale, dotato di risorse comuni europee adeguate;

   hh) a migliorare altresì a tale scopo tutti gli strumenti a disposizione delle agenzie Europol ed Eurojust ai fini dell'esercizio dei rispettivi ruoli di assistenza e coordinamento delle azioni di prevenzione e contrasto nonché delle indagini condotte dalle autorità competenti degli Stati membri;

   ii) a contrastare efficacemente i network che per via informatica diffondono in maniera subdola messaggi volti ad indurre persone in condizione di estrema debolezza a intraprendere viaggi finalizzati alla immigrazione illegale.
(6-00071) «Giordano, Candiani, Rossello, Pisano, Mantovani, Giglio Vigna».